Romeo, save me, I've been feeling so alone.

di dangerandmandy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - i was her, she was me ***
Capitolo 2: *** an end to change ***
Capitolo 3: *** don't you cry tonight ***
Capitolo 4: *** purity ***
Capitolo 5: *** another world ***
Capitolo 6: *** pain and fault ***
Capitolo 7: *** torn ***
Capitolo 8: *** reverse ***
Capitolo 9: *** struggle ***
Capitolo 10: *** mirror ***
Capitolo 11: *** Inseparable ***
Capitolo 12: *** take my hand ***
Capitolo 13: *** demons ***
Capitolo 14: *** shot down ***
Capitolo 15: *** surprise ***
Capitolo 16: *** blind ***
Capitolo 17: *** pieces ***
Capitolo 18: *** Juliet ... ***
Capitolo 19: *** addicted ***
Capitolo 20: *** the reason ***
Capitolo 21: *** despair ***
Capitolo 22: *** close to you ***
Capitolo 23: *** home ***



Capitolo 1
*** Prologo - i was her, she was me ***


Erano due. Erano amiche. Era la loro magica estate. Era l'inizio di qualcosa di nuovo.
Bridget ed Alison. Il fuoco e il ghiaccio. Si conoscevano praticamente dalla nascita. Le madri erano state inseparabili, anche se la loro amicizia si era affievolita con il procedere degli anni, con l’incalzare dei problemi. Ma quella di Bridget e Allie no. Non era destinata a finire. Non era nemmeno destinata a iniziare. Eppure erano lì.
Se una delle due doveva superare un problema, l'altra c'era. Senza troppe tragedie o problemi. Vivevano l'una in funzione dell'altra. Bee rompeva con un ragazzo e Allie sentiva il cuore spezzato per lei. E viceversa.
E il dettaglio più strano della loro amicizia era che se a una delle due stava per capitare una disgrazia o un avvenimento felice, potevano percepirlo in anticipo.
Le due amiche erano invidiate da tutta Manatthan per vari motivi. Entrambe le famiglie cui appartenevano erano benestanti, ma non se ne vantavano. Le due biondine erano grate per tutto ciò che possedevano, anche se ciò non bastava ad evitare loro occhiate cariche di odio e di invidia e allusioni taglienti al loro stato sociale. Inoltre erano belle, ma senza sforzo. Per questo a scuola ogni ragazzo era praticamente ai loro piedi. Bridget ne era lusingata e sfruttava il suo fascino per conoscerne quanti più possibile. Erano tutti come ipnotizzati da lei e la cosa la divertiva alquanto, ma non aveva mai trovato qualcuno che la guardasse come lei desiderava. Ad Allie invece infastidiva quel loro comportamento assurdo. Come potevano rinunciare alla loro dignità così facilmente? Si sentiva soffocata dalle loro proposte ridicole, dal loro morboso attaccamento a lei. Desiderava qualcuno che le fosse amico. Bridget ed Allie avevano un mucchio di sogni che avrebbero voluto realizzare insieme, ed uno di questi era certamente Londra. La patria di quei cinque ragazzi che le avevano aiutate a superare i momenti più difficili. Quanto avrebbero voluto incontrarli. Desideravano ridere e scherzare con loro e ringraziarli per tutto quello che avevano fatto per loro senza neanche saperlo. Avevano avuto bisogno delle loro voci, perché la loro vita non era così perfetta come sembrava. Entrambe avevano vissuto esperienze che le avevano segnate profondamente. Solo Allie sapeva ciò che Bridget aveva dovuto affrontare, e soltanto Bee sapeva ciò che il destino aveva riservato per Allie.
 
Bridget

Dei biondi capelli lunghi, lisci come la seta, incorniciavano il volto di Bridget. Erano simili al colore del miele, come le ripeteva sempre sua nonna. 'I tuoi capelli sono un dono', le ricordava continuamente accarezzandoglieli. Il colore della pelle della ragazza ricordava quello dell'ambra, le guance erano morbide e vellutate, le labbra rosse e carnose.
Bridget era anche molto alta, infatti era stata assunta come ragazza immagine presso diversi marchi e dopo aver posato, trovava anche il tempo per danzare. Era una forza della natura, quella ragazza. Ed era anche un'ottima calciatrice.
Quando Bridget camminava possedeva una grazia eterea, sovrannaturale. Gli occhi avevano una forma particolarmente insolita, erano grandi, furbi e sinceri. Il loro colore variava a seconda dell'umore: talvolta erano verdi, altre volte d'oro.
Il trucco che usava Bridget era muoversi, muoversi sempre, a passo tanto veloce da risultare inebriante, ma anche incauto.
Quello era il modo che usava per non ricordare: non guardare mai indietro.
Durante l'inverno si era fermata un po' e le cose dolorose, vecchie cose che credeva di aver dimenticato, l'avevano raggiunta. Non sembrava affatto Bridget Jolie.
Chi diceva che doveva esserlo?
Bridget era stata una ragazza allegra, solare, attiva e invidiata da tantissime ragazze. I ragazzi le ruotavano attorno come la terra attorno al sole.
Adorava feste, brunch e balli, adesso invece preferiva starsene a dormire e commiserarsi.
L'unica cosa che l'aveva trattenuta al mondo era stata Allie, che osservava l'amica sentendosi male per lei. Bridget era stata la sua forza, speranza e porto sicuro.
Allie tuttavia sapeva che prima o poi la sua Beezy avrebbe cominciato a ricordare e avrebbe mostrato la sofferenza che aveva rinchiuso a forza in un armadio. Ma si sa,prima o poi il passato ritorna sempre a farci visita.
A partire dai suoi 14 anni, Bridget aveva ricevuto così tanti inviti e fischi di ammirazione da non riuscire a ricordare un periodo in cui non fosse stato così.
Perché lei non era solo bella, ma faceva colpo. Il sole sembrava sorgere e tramontare sulla testa della bionda. Tutte le ragazze si perdevano un pochino, con la potente Bridget in giro.
Dopo una serie di ragazzi davvero poco sensibili e delicati, ma solo rudi e prestanti, Bridget era caduta nella rete di un uomo sposato. La mattina successiva al loro incontro aveva ascoltato le parole che l'uomo, di cui non ricordava nemmeno il nome, mormorò alla figlia per rassicurarla.''Tornerò presto a casa'', diceva. Bridget non potè fare a meno di non reputare quella situazione analoga alla sua.
Corse a casa e cominciò a ricordare, nonostante lottasse contro se stessa per non farlo. Chiuse gli occhi, si accasciò sul pavimento e ricordò il volto della madre solcato dalle lacrime.
Ricordò i suoi occhi lucidi.
Ricordò quella bambina che osservava attonita suo padre che faceva le valigie.
Sentì la voce di suo padre che le mormorava: ''Tornerò.'' E non lo aveva mai fatto.
La madre di Bridget, Madeline, una forte donna in carriera, rafforzata ulteriormente dalla scoperta del tradimento del marito, aveva condotto la figlia di appena sei anni da uno psicologo dopo che la terribile vicenda era avvenuta.
Il dottore parlava di "catatonia". Bee amava il padre, amava correre in spiaggia con lui, amava quando la teneva sulle spalle, amava sentirsi protetta. E lui l'aveva lasciata. Dopo sei mesi la piccola Bridget si riprese fino a diventare una ragazza forte, ironica, sicura di sé. Aveva dimenticato di provare nostalgia.
Ma in seguito all'incontro con quell'uomo, dopo una notte di eccessi, l'impertinente diciottenne divenne un fantasma.


Alison

Nessuno di quelli che la conoscevano riuscivano a capire chi era davvero Alison. Il mistero faceva parte di lei, lo si capiva guardandola negli occhi, quegli occhi che ricordavano il mare d'inverno. Non solo per il colore, azzurro scuro screziato di bianco, ma anche perchè il mare, in inverno, è tormentato, agitato, indomabile. E così era il suo animo. Tuttavia, sembrava sempre che riuscisse a tenere sotto controllo tutta la sua vita, quando invece era esattamente il contrario. Quanto avrebbe voluto avere il coraggio di cambiare la sua vita. Viveva in una specie di gabbia d’oro. Le sue giornate non conoscevano un attimo di svago. Subito dopo la scuola, il suo autista personale la conduceva nella scuola dove studiava danza, l’unico luogo dove si sentiva davvero al sicuro. Al termine della lezione era riportata a casa, dove la aspettava l’insegnante di pianoforte. E ancora lezioni di francese, portamento, poi svolgeva i compiti per il giorno seguente e dopo cena ripeteva i passi di danza, ossessionata com’era dall’essere perfetta. L'unica con cui era davvero se stessa era Bridget, anche se non mancavano momenti in cui neanche l'amica riusciva a spiegarsi certi suoi comportamenti.
Allie aveva una lunga chioma bionda, quasi bianca, mentre il colorito della sua pelle era candido come la neve, con accenni di rossore e qualche lentiggine sulle guance.
La sua bellezza la faceva sentire impacciata e scoperta. Le infliggeva il genere di attenzioni che detestava.
Alison passava troppo tempo ad accertarsi che nessuna delle persone di cui si fidava desse importanza al suo aspetto fisico, e a evitare quelli che lo facevano. I ragazzi della sua età la temevano, ma Allie non lo sapeva. Allontanava le persone senza neanche rendersene conto. Non sapeva che era il suo stesso sguardo ad incutere timore. 
Un giorno la sua vita prese una svolta inaspettata: si innamorò.
Allie non si lasciava mai travolgere dalle emozioni, così, quando per la prima volta si impadronirono di lei, divennero incontrollabili. Allie ebbe per la prima volta il coraggio di osare, di abbandonare la sua vita rigida e schematica, che certo non si addiceva ad una ragazza di diciassette anni. Visse insieme al suo primo amore la migliore estate della sua vita, ma, una volta giunta al termine, qualcosa si spezzò nel cuore di Allie: la madre, apprensiva nei confronti della figlia ai limiti dell’inverosimile, la costrinse a porre fine a quella relazione che tanto l’aveva cambiata, dato che si avvicinava l’autunno, e con sé il ritorno alla sua vecchia, noiosa vita.
In genere Allie registrava che una cosa era triste prima di sentirla. Questa volta l’ordine era inavvertito. E la colse di sorpresa. Faceva così male che non riusciva a sopportarlo. Era troppo difficile tornare a vivere come se nulla fosse successo. E così accadde un’altra cosa che la ragazza non aveva programmato: non toccò più cibo. Il suo corpo lo rifiutava. E si spense. Ma Allie era forte, anche se non lo dava a vedere e, nel giro di un inverno, riuscì a placare il dolore.
Era arrivata di nuovo l’estate. Era arrivata una nuova occasione per cambiare ciò che era.
    

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Capitolo 2
*** an end to change ***


Finalmente l'ultimo anno di liceo era giunto al termine. A Bridget sarebbero mancati i suoi compagni di classe, ma niente era paragonabile al senso di libertà che provava. Finalmente lei ed Alison si sarebbero dedicate alla loro passione: la moda.
Bridget aspettava Alison, che sarebbe dovuta arrivare a momenti. Sentiva tuttavia un senso di angoscia e panico che minacciava di schiacciarla... e non riusciva a capirne il motivo. Scese dal letto con fare circospetto, come con il timore che qualcuno potesse sentirla, nonostante fosse sola in casa. Si guardò allo specchio e per la prima volta si rese conto della sua autodistruzione: i suoi capelli, che erano sempre stati il suo vanto, le ricadevano sulle spalle tristi, spenti e senza la minima cura. Gli occhi erano cerchiati di viola e sembravano gli occhi di una statua: inermi, privi di vita. Sembravano sussurrare: ''Guardatemi, sto morendo poco alla volta! La potente Bridget si sta distruggendo per qualcuno che non sa apprezzarla!'' Solo in quel momento la ragazza capì. Capì che era stupido annientarsi per qualcuno che nemmeno ti cerca. Capì che valeva troppo per lasciarsi andare. Capì che lei non aveva bisogno dell'affetto di suo padre. A lei bastavano se stessa, sua madre e Allie. Le vennero in mente le parole di quella canzone che adorava:
''Don't need make up to cover up, being the way that you are is enough.''
Sentendo dentro di sé che era giunta a una fine per poter ricominciare, come una fenice risorge dalle sue ceneri, Bridget sentì di essere tornata. Decise di dedicarsi alla cura della propria persona: lavò con cura i capelli e cominciò ad asciugarli.
Mentre arricciava i morbidi capelli sentì bussare alla porta. Quando Alison vide lo sguardo dell'amica, finalmente vivo, non poté fare a meno di sussurrare, abbracciandola: ''Finalmente sei tornata, Bee.''
Bridget sorrise. Era felice di poter tornare di nuovo la spensierata e mondana ragazza di un tempo.
Ma voleva evitare alcool, fumo e amori sbagliati.
Sapeva che era necessario non ripetere gli errori del passato per poter sfuggire a ciò che la inseguiva ormai da anni.
Sapeva che Alison sarebbe stata al suo fianco in ogni caso.

''Bee, ricordi la richiesta di uno stage di un anno presso la maison Dior a Londra che abbiamo spedìto a Gennaio? Indovina?!? Mia madre con un giro di telefonate è riuscita a farci ottenere il posto!
Finalmente qualcosa va per il verso giusto!'' squittì Allie entusiasta.
Bridget non riusciva a parlare. La felicità e la soddisfazione avevano preso pieno possesso del suo corpo.

"È solo l'inizio, Allie. Il meglio deve ancora venire!'' mormorò all'amica, con il presentimento che qualcosa avrebbe cambiato irreparabilmente la loro vita.
 
Dal diario di Bridget,quel primo luglio:
Stamattina ho toccato il fondo. 
È stata un'esperienza terribile. Mi sono guardata nello specchio e ho visto qualcosa di cui non mi ero mai accorta prima: la distruzione.
E ho capito, finalmente, che lui non ha alcun potere sulla mia vita.
Bee è tornata.
 
Dal diario di Allie,quel primo luglio:
Oggi sono andata da Beezy e sono felice di dirti, caro diario, che è tornata la stessa.
Ma ho visto una nuova luce nei suoi occhi... come se avesse capito che se voleva rinunciare al suo passato, e quindi alla sua sofferenza, doveva evitare follie. Può farcela e io sarò al suo fianco.
Suo padre è stato stupido a rinunciare a una ragazza splendida come lei.
Oggi, dopo nove mesi, finalmente ho mangiato di nuovo. La notizia che mi ha dato mia madre ha fatto sì che qualcosa dentro di me si risvegliasse. Lei mi vuole bene e si sente in colpa per lo sbaglio che ha commesso, ma non posso perdonarla, anche se sento che sto accettando passivamente tutto ciò che è successo. Ogni giorno sembra andare sempre meglio, ma non posso dire di averlo dimenticato. Era quello giusto. Lo so. Sogno il giorno in cui non la penserò più in questo modo. Chi mi guarda da fuori dice che sto bene. Ho ottenuto il mio obiettivo. Sai, "sorrisi e lacrime possono essere molto pericolosi se lasciati fuori controllo", dice la protagonista di uno dei miei libri preferiti. E ha ragione. Gli altri possono sfruttarli a tuo svantaggio. Ed io ho paura. Ma adesso basta. Londra segnerà una grande svolta.


Erano a Londra da tre giorni esatti e Bee era riuscita, con il suo fascino e la sua spregiudicatezza, a conoscere i personaggi più in vista a Londra.

Le madri di Allie e Bridget erano molto ricche ed influenti nel campo della moda: la madre di Bridget le concedeva qualsiasi cosa e anche quella di Allie, per cercare di tirare su il morale alla figlia, stava iniziando a lasciarla libera. Potevano fare qualsiasi cosa purché non creassero problemi, ma le ragazze preferivano evitare di chiedere loro aiuto.
Così sfoderavano le loro armi: la sensualità di Bridget e lo sguardo enigmatico di Allie.
Era la sera dell'otto luglio ed in città si parlava di un esclusivo party in maschera, in un locale alla moda di Londra. Le ragazze riuscirono ad ottenere i biglietti e si dedicarono con particolare attenzione al loro aspetto.
Beezy indossava una maschera nera che celava tutto il viso ad eccezione della bocca, che aveva tinto di un rosso accesissimo. I capelli erano leggermente ondulati e le cadevano con grazia lungo la sua schiena. Il vestito, uno splendido Marc Jacobs, era d'oro e fasciava interamente le gambe flessuose, snelle e abbronzate.
Indossò un paio di Louboutin e si sentì bene. Soltanto la scelta di un vestito perfetto sapeva farla sentire a suo agio.
Allie invece era più sobria: indossava una maschera di piume nere, i capelli biondi erano raccolti in una acconciatura complicata e il suo vestito era di una seta azzurra orientale, stretto in vita e leggermente a sbuffo nella parte inferiore. Completò l’abbigliamento indossando un paio di Jimmy Choo oro.
''Sembri un angelo!'' mormorò con ammirazione Bridget all'amica. Invidiava la compostezza di Allie, mentre lei era irruente, passionale ed esibizionista. 

Infatti, appena giunta al locale, notando che era in scena uno spettacolo di burlesque, salì sul palco e cominciò a muoversi sensualmente. Accarezzava i suoi capelli, poi i suoi fianchi e ondeggiava ammiccando.
Tra la folla esterrefatta vi era un ragazzo dai capelli castani che la guardava in maniera diversa dagli altri uomini. Non sembrava eccitato, ma seriamente colpito dalla ragazza che aveva intanto lasciato cadere sul pavimento il vestito ed era rimasta semplicemente con una sottoveste di pizzo nero.
Allie osservava stupita l'amica.
"Non cambierà mai" pensò.  Si rese conto che lei non avrebbe cambiato questo aspetto di Bridget. Era questo il motivo per cui l'ammirava. Molte persone, tra cui Allie, si ritraevano quando sentivano avvicinarsi un’emozione fuori dal loro controllo. Bee andava avanti, diritta ad incontrare quell'emozione. Subito. Era una cosa che a Alison piaceva.
 
Bridget scese dal palco con la consapevolezza di aver infranto la regola che si era dettata, secondo cui avrebbe dovuto contenere la sua irruenza. 
Non le importò. Voleva vivere libera, senza costrizioni.
''Non si può tenere a freno una ragazzaccia'', pensò.
Cercò tra la folla che si era creata intorno a sé Alison. Si stupì di trovarla a osservare un biondino niente male.
Alison non era come Bridget, a cui non dispiaceva affatto conversare con le persone del sesso opposto. Alison rivolgeva loro la parola solo in caso di necessità. Ed ora invece mostrava interesse per un ragazzo, con uno sguardo completamente diverso da quello che aveva solitamente.
I suoi occhi non sembravano impenetrabili ed enigmatici e Bridget non poté fare a meno di sentirsi felice.
Era stata davvero male per la sofferenza dell'amica perché, dopo aver amato e osato, per la prima volta, Alison si era mostrata volubile e aveva pianto.
Lacrime cariche di dolore, un dolore così vero che stupiva persino Bridget.
Un dolore così amaro, che faceva sembrare l'amore una condanna a morte.
Un dolore così intenso da mozzare il respiro in gola.
Le due amiche avevano superato un inverno difficile per due motivi diversi e si erano sostenute a vicenda, riuscendo entrambe a non cadere. Adesso stavano ricomponendo la loro vita.
Bee capì che la salvezza di Allie dipendeva dal biondino.
La sua invece sarebbe dipesa da qualcuno?  
 

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Capitolo 3
*** don't you cry tonight ***


Bee si avvicinò al bancone per richiedere un drink.
''Un Bloody Mary, per favore!'’ Ordinò, sorridendo al cameriere, che sbattè tre o quattro volte le ciglia per rendersi conto che non stava sognando quell'angelo.
''Non è giusto farsi servire per primi utilizzando il proprio fascino'' osservò un ragazzo dietro Bridget, che per lo stupore si voltò.
Quello sguardo lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Quella voce l'aveva aiutata a superare il dolore quando poteva chiedere aiuto soltanto alla notte.
Sapeva benissimo chi fosse, nonostante la maschera nascondesse ancora il volto d'angelo.
Gli sorrise.
''Lo stai rifacendo'' mormorò Louis Tomlinson.
''Rifacendo cosa?'' rispose impavida Bridget.
''Tentare di sedurre un uomo con il tuo sorriso.''
''Non è colpa mia se posso ammaliare gli uomini così facilmente. Odio vincere facile.''
''Sicura di te?''
''E' la vita che mi ha insegnato ad esserlo. E mi odio per questo. Comunque piacere, mi chiamo Bridget.''
''Non sono sicuro di volerti dire chi sono...''
''Non importa ragazzo misterioso, smettila di guardarmi e portami a ballare!''
E dicendo queste parole, fingendo di non averlo riconosciuto, afferrò la mano del ragazzo e i due cominciarono a ballare, guardandosi intensamente.
Bridget capì che quella notte qualcosa di magico le stava capitando. E non perché il ragazzo in questione era Louis Tomlinson. Semplicemente l'aveva guardata senza spogliarla con gli occhi. L'aveva guardata con rispetto come se fosse qualcosa di fragile. Era stato in grado di andare oltre la maschera.
 
Anche Allie aveva percepito che c’era qualcosa di strano nell’aria. Aveva visto il modo in cui quel ragazzo guardava Bridget: sentiva che quella sera sarebbe accaduto qualcosa di straordinario all’amica. Finalmente tutto stava andando per il meglio. Quanto a Allie, era felice di essere lì, non perché si trovava ad una festa, ma perché aveva la possibilità di sfruttare un’occasione preziosa per conoscere persone influenti nel campo della moda. La moda era la sua passione segreta, il suo sogno nel cassetto era quello di diventare una modella. Il suo scopo, però, non era quello di conquistare la notorietà. Lei si sentiva in paradiso quando indossava un abito d’alta moda. E voleva trasmettere a tutti le sensazioni che provava sfilando, interpretando gli abiti, giocando sulla passerella. Sapeva che nessun’altra cosa le sarebbe riuscita meglio. Fantasticando sul suo futuro, andò a farsi versare dello champagne. Finalmente poteva assaporare dopo tanto tempo il suo amato Moet, ora che aveva ripreso a mangiare e aveva abbandonato quei disgustosi integratori. Ma non fece neanche in tempo ad avvicinare il bicchiere alle labbra che, sorpresa per ciò che aveva visto, le cadde dalle mani.
Quelle labbra. Quegli occhi. Li avrebbe riconosciuti fra mille. Niall Horan era davanti a lei, ne era sicura.
Era passata la mezzanotte, Bridget era sparita chissà dove, e in quel momento una voce proveniente dagli altoparlanti intimò gli invitati a togliere le maschere. E Allie sentì che le forze la stavano abbandonando, ma doveva mantenere il controllo. Ora che tutti, compresa lei, avevano tolto le maschere,non ebbe più alcun dubbio:era lui, era Niall.  A quel punto sarebbe dovuto accadere qualcosa: come ogni ragazzo faceva quando Allie era nei paraggi, avrebbe dovuto alzare gli occhi e guardarla con stupore, ma Niall non la notò neppure. Allie ovviamente sapeva che sarebbe successa una cosa del genere, perché Niall non era ‘ogni ragazzo’, Niall era il suo idolo.  Niall Horan era un ragazzo che lei aveva visto soltanto nei suoi sogni.
Vide Bridget lanciarle un’occhiata complice, ma l’amica non aveva capito: Allie aveva deciso che non avrebbe fatto nulla per avvicinarlo, anche se avrebbe voluto corrergli incontro ed abbracciarlo. Allie era strana. Non voleva autografi né foto con i suoi idoli, aveva paura di perdere il controllo e apparire come una esaltata scappata da un manicomio, perchè era così che si sarebbe comportata al cospetto di uno di loro. Così, si allontanò con un po’ di amarezza nel cuore. Camminando nella direzione opposta rispetto a quella del dolce biondino, vide Briget insieme ad un ragazzo dai capelli castani. Entrambi indossavano ancora le maschere incuranti del resto del mondo. Continuavano a ballare come se il resto del mondo non esistesse e Alison non poté fare a meno di essere felice per Bridget, perché sapeva che la sua amica aveva trovato qualcuno che meritava almeno un po' quella ragazza così fragile e straordinaria.


Allie aveva attirato attorno a sé un bel po’ di ragazzi, e si intrattenne a ballare con loro. Ad un certo punto cominciarono a farsi coraggio e a spingersi troppo oltre per i suoi gusti, quindi li respinse con garbo. Sentì qualcuno ridere alle sue spalle. E il suo cuore si fermò di colpo. Mentre si girava, sapeva cosa avrebbe visto a momenti: quella era la risata di Harry Styles, non poteva sbagliarsi. "Sei stata uno spasso mentre li mandavi via. Nessuna ragazza si sarebbe comportata come te, al posto tuo." disse il ricciolino. "Ciao Harry." si limitò a rispondere Allie, mentre dentro sentiva che stava per svenire.
"Sai chi sono?"
"Sei così sorpreso? Ogni ragazza della mia età sa chi è Harry Styles."
"Qualcosa nella tua voce mi dice che tu non sei una mia fan." Lo aveva fatto di nuovo. Era stata tagliente contro la sua volontà. Ma cosa aveva nel cervello? Perché faceva sempre il contrario di quello che voleva? Perché era stata così fredda? Di solito lo era per evitare delusioni, ma ora era di fronte ad Harry Styles, non aveva bisogno di difese con lui, lo sapeva. Ancora incredula per ciò che le stava capitando, si avvicinò ad Harry, e cominciò a sussurrargli nell’orecchio, cantando con voce tremante per l’emozione: "If I’m louder,would you see me? Would you lay down,in my arms and rescue me?" Non era da Allie dire: "Si,s ono una tua fan e ti amo alla follia." Non era una persona esplicita. Ed Harry sembrava positivamente sorpreso. Sorrise, e Allie pensò che non c'era niente di più incantevole al mondo del suo sorriso. Poi, afferrata dal desiderio di non lasciarsi scappare quell'occasione, senza rendersi realmente conto di ciò che stava accadendo, cominciò a fargli tutte quelle domande che aveva sempre desiderato porgli. Ed il ricciolino rispondeva entusiasta. Ridevano e si prendevano in giro come se si conoscessero da sempre, mentre il tempo scorreva veloce. Allie prese ad imitarlo dicendo: "Get out of my kitchen!" ed Harry le disse che non era brava con le imitazioni, allora Allie ci riprovò con: "FLY." ma fallì ancora una volta. Si sentiva incredibilmente bene. Ad un certo punto il manager di Harry gli disse che doveva abbandonare la festa a causa di un’emergenza, ed Harry non potè fare altro che obbedire. "Ciao, ragazzina", disse il ricciolino alla ragazza, schioccandole un dolcissimo bacio sulla guancia. Allie si sentiva in paradiso. Ragazzina… ragazzina? E fu in quel momento che si rese conto di non avergli neanche detto il suo nome. Ma ormai era troppo tardi, Harry era già lontano. Aveva trascorso la mezz’ora migliore degli ultimi tempi. Poi cominciò a riflettere: perché non si era comportata così anche con Niall? Infondo quello che voleva era soltanto chiacchierare con il suo idolo per un po’. Ma sentiva che se avesse parlato con lui, una volta terminata la conversazione le sarebbe crollato il mondo addosso, quando invece avrebbe dovuto soltanto essere grata per l’occasione che avrebbe avuto.

Nel frattempo Louis, dopo aver ballato una decina di canzoni con la sua biondina, decise di condurla sul terrazzo da cui era possibile vedere la Torre di Londra. Per un attimo Bridget temette che volesse condurla in camera con sé, ma poi, dopo aver osservato il suo sorriso, che ricordava quello di un bambino, si fidò di lui.
"E' strano" pensò la ragazza "Io non mi sono mai fidata subito di un ragazzo". Ma in cuor suo sapeva che Louis non era come gli altri. Arrivati su quella terrazza, a Bee mancarono le parole... la sensazione che provava in quel momento era indescrivibile. Non era solo felicità. Assolutamente no. Era una combinazione armoniosa di dolcezza, appagamento, insicurezza e paura. Paura di non riuscire a godere a pieno di quello splendido momento.
Quel momento in cui c'erano solo Bridget, Louis e i loro occhi.
Il ragazzo si sedette sul pavimento fissando il paesaggio, invitando la bionda a fare lo stesso.
La guardò con intensità negli occhi e le chiese: ''Chi sei?''
Bridget rimase spiazzata da quella domanda, nessuno era mai stato interessato al suo carattere, soltanto alle sue chilometriche gambe.
''Mi chiamo Bridget Jolie, ho 18 anni e vengo da Manhattan. Mia madre lavora nel campo della moda e mi ha trasmesso fin da bambina questa passione. E' l'unica cosa che ci lega, per il resto siamo due estranee, perché praticamente è sempre fuori a causa del lavoro. Ho appena finito il liceo con il massimo dei voti e lavorerò per un anno presso la maison Dior qui, a Londra. Ho fatto la ragazza immagine e sono andata a letto con così tanti ragazzi da non ricordarne più i volti. L'unica persona con cui riesco a essere me stessa è Alison, la mia migliore amica da quando sono nata. E' una ragazza straordinaria, bellissima, composta, intelligente... io la ammiro.''
''Tu non sei da meno''  la interruppe Louis. ''Non mi hai ancora parlato di tuo padre, però!''
Quella frase la ferì come un coltello e per un attimo sentì le forze venir meno... come aveva fatto quel ragazzo a scoprire il suo punto debole?
''So che il tuo esibizionismo, il tuo egocentrismo, la tua vanità e la tua frivolezza costituiscono un muro per difenderti dal mondo. Hai paura, lo leggo nei tuoi occhi troppo sinceri. Hai così paura che hai bisogno di non far vedere al mondo la tua fragilità. Hai così paura perché non vuoi mostrare la tua ferita che sanguina da troppo tempo senza che tu te ne accorga.''
E in un attimo la maschera che Bridget aveva costruito con tanta minuzia e cura nei suoi tormentati diciotto anni, cadde per volontà di Louis William Tomlinson, che aveva compreso il dolore della ragazza come nessuno, neppure lei stessa, aveva fatto.  


In quel momento Bridget si sentì inerme. Priva di una qualsiasi protezione. Si alzò di scatto,tentando di lasciarsi alle spalle il dolore e Louis, che era riuscito a toccare i tasti più dolenti del suo cuore. Il ragazzo, con determinazione, la fermò, intrappolandola nella morsa delle sue muscolose braccia. In quel momento Bee si sentì stanca.
Stanca di fingere.
Stanca di se stessa.
Stanca  di non essere all'altezza del cuore di Louis.
Stanca di non riuscire a confessare ciò che la stava lacerando.
Lui le accarezzò con dolcezza i capelli e la fece accoccolare sul suo petto.
''Mio padre mi ha abbandonata quando avevo sei anni, perché mia madre ha scoperto che la tradiva con una ventenne. Io lo amavo e lui mi ha lasciata. Io l'ho cercato e lui è sparito. Dimmi, cosa c'è di sbagliato in me? Per i primi tempi ho incolpato mia madre: se lei lo avesse perdonato, lui non se ne sarebbe andato. Poi ho capito che era colpa solo di mio padre, sua e di nessun altro. Sono cresciuta quindi tentando di dimenticare di sentire la sua mancanza.
Poi una notte sono stata con un uomo sposato. E la mattina, mentre dormivo in un lussuoso letto di un albergo a 5 stelle, ho sentito la sua voce mormorare alla figlia: 'Tranquilla,torno presto”. Erano le stesse parole con cui mi salutò mio padre andandosene. In quel momento pensai a quella bambina bionda a cui non pensavo da anni. E non potei fare a meno di paragonarla alla figlia di quell'uomo sconosciuto. E il dolore che avevo accuratamente evitato per 12 anni, mi travolse. Acuto, sconvolgente e straziante...''.
Soltanto in quel momento Bee si rese conto di quello che aveva fatto. Aveva riportato in vita il suo passato, lo aveva raccontato ad un ragazzo che conosceva da poche ore. Ma in fondo lui non era uno sconosciuto. Lei aveva imparato a conoscerlo attraverso le sue canzoni. Le venne spontaneo dirgli: “Sai,sei tra le poche persone che conoscono questa storia".
''Le persone dovrebbero andare oltre le tue belle gambe'' mormorò in un sussurro Louis.
''Ma tu non mi hai ancora detto chi sei'' rispose allegra Bridget, fingendo di non aver capito chi fosse. Sapeva che lui aveva paura che lei lo guardasse come Louis Tomlinson dei One Direction.
''Ti dirò chi sono domani a cena. Dammi solo il tuo indirizzo e mi vedrai senza questa maschera''.
Bee gli diede le informazioni necessarie e lo salutò con un bacio sulla guancia.

Cercò Allie tra la folla e la trovò su un divano di pelle nera lucida con uno sguardo perso nel vuoto, come se fosse immersa in uno stato di grazia sovrannaturale. Si ricordò del biondino e credette che fosse stato per merito suo.
Insomma, come potevano i ragazzi resistere alla sua amica?
''Ti sei data da fare a quanto vedo!'' urlò Bridget per attirare l'attenzione dell'amica, che non si era nemmeno accorta della sua presenza.
''Io non ho fatto un bel niente, a differenza tua'' sibilò Allie, visibilmente strana.
''Vorresti dirmi che tu e quel biondino che hai attirato a te con il tuo meraviglioso sguardo non avete fatto nulla?
Sul serio, è stata la prima volta che ti ho visto interessata a un ragazzo!'' disse enfatizzando le parole.
''Quel biondino era Niall Horan!'' rispose Allie a Bridget conducendola fuori da locale.
''Hai ballato con Niall Horan?'' chiese Bee all'amica, rimuginando sul fatto che aveva confessato i suoi segreti molto probabilmente a Louis Tomlinson, componente come Niall dei One Direction. Che coincidenza! O era destino?
''No, non mi ha nemmeno guardata. Però ho parlato con Harry... posso dirti che ho rischiato un infarto. Però, avresti dovuto vedere! Sono riuscita a non fargli capire che sentivo lo stomaco in subbuglio ogni volta che mi guardava. Penso che sia anche merito suo. Sa mettere a proprio agio gli altri, proprio come immaginavo. Non puoi fare altro che adorarlo! Il suo sorriso è ancora più incredibile dal vivo. E la sua voce è così sexy. E i suoi capelli sono fantastici.
Ma dimmi, tu cosa hai fatto tutta la sera? Con chi sei finita a letto questa volta?'' disse Allie salendo sul taxi chiamato dall'amica.
''Ho solo parlato, e sottolineo parlato,con un ragazzo. E' stato davvero carino'' rispose Bee, incredula del fatto che la sua amica aveva parlato con Harry Styles.
''Beezy, tu non sei la tipa che parla soltanto con un ragazzo che reputa carino. Chi è? Come si chiama? Lo rivedrai?''
''Non lo so, non si è tolto la maschera. Ma credo sia... Louis! Louis Tomlinson! Mi ha invitata a cena domani sera!'' rispose Bee ancora incredula.
Alison soffocò un grido e disse ''Bee, credo che gli One Direction ci hanno prese di mira! E non mi dispiace affatto!''.
Bridget non poté fare a meno di sospirare pensando agli occhi Louis. E al suo sorriso. E alla sua voce.
Le due ragazze pagarono il tassista dopo il breve tragitto in auto, ed entrarono silenziosamente nella loro villetta.
Velocemente si liberarono di quei due vestiti splendidi, indossarono i rispettivi indumenti per la notte e si abbracciarono, gesto rituale che facevano prima di addormentarsi. Le due amiche non avevano bisogno di troppe parole, a loro bastavano gli sguardi. E così, alle tre del mattino, dopo una notte a dir poco folle, caddero tra le braccia di Morfeo.
 
'Ti amo!’ furono le ultime parole che Allie sentì, prima di trovarsi completamente immersa in acqua. In altre circostanze avrebbe provato una rabbia tremenda ma, non appena riemerse, non potè fare a meno di rivolgere un dolcissimo sorriso a colui che dall’alto la osservava compiaciuto. Come poteva essere arrabbiata? David aveva fatto la cosa giusta. Ora Allie non aveva più paura. Invece di tuffarsi insieme a lei da quella montagna, l’aveva spinta all’improvviso. Così Allie non aveva neanche avuto il tempo di pensare a quello che le stava succedendo. Tutto finì in un lampo, lasciandole una sensazione mai provata prima. Era felice. Invitò David a tuffarsi e in un attimo erano di nuovo insieme. Allie avrebbe voluto fermare il tempo. …
… D’improvviso il cielo si fece scuro e David,il primo e unico amore della sua vita,disse,rabbuiandosi:’Devo andare,Allie.’ >>

Allie si svegliò di soprassalto. Erano passati ormai quattro mesi da quando lo aveva sognato l’ultima volta. Perché proprio in quel momento doveva farlo di nuovo? Perché proprio lì,nel luogo dove avrebbe cercato di realizzare i suoi sogni? Come da copione, il sogno iniziò con un evento felice che aveva realmente vissuto insieme a lui e poi, all’improvviso, qualcosa cambiava rispetto alla versione originale, qualcosa non andava per il verso giusto, proprio quando sembrava che tutto fosse perfetto.
Allie sentì il bisogno di parlare con la sua migliore amica. Non importava che fossero solo le sei del mattino, doveva parlarle, e sapeva che Bridget la avrebbe ascoltata, anche mezza dormiente. Inoltre, l’amica l’aveva lasciata in sospeso riguardo il suo incontro con un probabile Louis Tomlinson.


 

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Capitolo 4
*** purity ***


 
Bee si alzò e non poté fare a meno di sentire una sensazione di benessere diffusa in tutto il corpo. In preda a una serenità incontenibile afferrò il suo notes, su cui appuntava tutti i pensieri:
Caro diario, sono felice. Mi sono sempre interrogata su cosa sia la felicità.
La felicità rende sopportabile persino la morte.
La felicità ti impedisce di parlare. 
La felicità ti rende completo. Ma cos'è in realtà? Non so se troverò mai una risposta. Ma adesso mi sembra di sentirla esplodere in me. Travolgente e immensa.
Ieri ho conosciuto un ragazzo al ballo in maschera. Non era uno dei soliti.
Non mi ha nemmeno baciata. Eppure mi ha salvata. Gli ho raccontato delle mie ferite. E mi ascoltava.
Quel ragazzo non si è nemmeno tolto la maschera e sai perché? Perchè con ogni probabilità è Louis Tomlinson. Il ragazzo che mi ha fatto riempire intere pagine di diario con le frasi delle sue canzoni. O meglio quelle dei One Direction.
Ha paura che io lo guardi solo perché è una stella. E sai che ti dico? A me non importa.
È stato in grado di andare oltre la mia apparente superficialità.
Non vedo l'ora di vederlo stasera a cena.
Adesso mi rimetto a dormire, sono solo le 5:45 del mattino! Ma avevo bisogno di descrivere questo mio stato di grazia. Spero solo che duri.
 
Allie fu felice di scoprire che non avrebbe avuto bisogno di interrompere il sonno di Bridget, dato che l’amica era già sveglia, seduta alla scrivania con aria sognante. L’aura che emanava Allie non era altrettanto positiva; Bee lo notò e sedette sul letto insieme all’amica, aspettando che iniziasse a parlare. Sentiva che doveva dirle qualcosa di molto importante, anche se Allie, da quando si era svegliata, non aveva aperto bocca. “Sono stata una stupida a credere di aver dimenticato.” Non aveva bisogno di aggiungere altro. In quel momento Bridget la strinse in un abbraccio lunghissimo, così forte da rendere più sopportabile il dolore. Restarono così per almeni dieci minuti.
“Ehi tu, abbiamo una conversazione in sospeso!” esordì Allie cercando di sorridere. Voleva cambiare argomento, di certo sapere che la sua migliore amica avrebbe probabilmente avuto un appuntamento con LOUIS TOMLINSON era più che abbastanza per risollevarle il morale.
“Non vorrei illudermi, ma io credo che lui abbia visto qualcosa in me, che nessun altro ragazzo aveva mai visto…” sentenziò Bridget. 

Bee capì che Alison, dopo essersi sfogata, aveva bisogno di restare sola. Poteva dire di conoscere meglio la sua amica che se stessa. Sapeva esattamente come Allie si sentiva in quel momento e sapeva che voleva riflettere.
Bridget indossò dei pantaloncini blu, una canotta bianca e delle scarpe da ginnastica, legò i lunghi capelli in una morbida treccia e, dopo essersi assicurata che Allie mangiasse, uscì e cominciò a correre ascoltando della musica (ovviamente erano i One direction). Adorava fare jogging. Si sentiva libera, poteva scaricare le tensioni e la sua mente era libera dai pensieri che minacciavano di sopraffarla.
Tuttavia quella volta non riuscì a mantenere la testa sgombra. Pensava innanzitutto a Alison. La sua amica aveva il diritto di essere felice, ma sapeva anche come era fatta. Lei non avrebbe lasciato andare via i ricordi tanto facilmente, perché temeva che, se avesse perso anche quelli, non ci sarebbe stata una prova tangibile della loro esistenza. Voleva dimenticare, ma al tempo stesso non voleva farlo.
Intanto i One direction cantavano:
 
I wanna be with you 
I wanna feel your love 
I wanna lay beside you 
I cannot hide this even though I try 
Heart beats harder 
Time escapes me 
Trembling hands touch skin 
It makes this hard girl 
And the tears stream down my face 
If we could only have this life for one more day 
If we could only turn back time 
You know I'll be 
Your life, your voice your reason to be 
My love, my heart 
Is breathing for this 
Moment in time 
I'll find the words to say 
Before you leave me today.
 
Questa canzone descriveva a pieno la situazione di Allie, ma doveva trovare il coraggio di andare avanti. Inoltre più ascoltava le parole di quella canzone, più aveva la consapevolezza che il ragazzo della scorsa notte fosse Louis.
Ad un tratto un pallone da calcio le arrivò sul piede e Bridget ovviamente prese a calciarlo.
''Non ho mai visto nessuna ragazza giocare a calcio come te!'' mormorò qualcuno dietro Bridget.
''Forse perché non esiste nessuna come me!'' rispose ridacchiando, voltandosi. Ad un tratto le mancarono le parole. Ad un tratto, credette di essere sul punto di svenire. Liam Payne, i suoi occhi inconfondibili, il suo sorriso angelico erano a pochi centimetri di distanza da lei. Insomma, come poteva essere così fortunata da incontrare due membri dei One Direction? Non poteva crederci.
Lui rise, avendo notato la sua reazione e disse “È strano vedere come una ragazza che sembra non farsi zittire da nessuno, ammutolisca dinnanzi al suo idolo.''
Bee ricambiò il sorriso e gli rispose: ''Come fai a sapere che sono una fan? Non credo di averlo scritto in faccia! Per caso leggi nella mente?''
''Cantavi a squarciagola 'I want'. Ecco perché lo so''.
Bridget arrossì mormorando:''Mi dispiace di aver rovinato la vostra canzone!''
''Figurati… è sempre un po' strano sentire cantare le proprie canzoni..noi siamo dei ragazzi normali alla fine…'' rispose Liam.
''Sei davvero molto gentile. E bravo. E fantastico. E bello. E fai sognare milioni di fans nel mondo. Posso solo ringraziarti, perché grazie alla tua voce ho superato momenti difficili...'' e dicendo quelle parole che poche ragazze avrebbero pronunciato in sua presenza, non si sentì minimamente in imbarazzo. Liam sembrava così normale.
''Siamo noi a ringraziarti per il supporto. Come ti chiami?'' rispose il cantante.
''Bridget Jolie, vengo da Manhattan, mi sono trasferita qui a Londra per uno stage presso la maison Dior''.
''Beh, è stato un piacere conoscerti'' disse e subito dopo le schioccò un bacio sulla guancia. Rapidamente si dileguò e Bee non poté fare a meno di sentirsi la ragazza più felice del mondo.

Alison ascoltò con pazienza il racconto di Bridget sull'incontro con Liam... era possibile che ognuna delle due aveva incontrato due dei One Direction in meno di ventiquattro ore?
Forse il destino voleva ripagarla per il fatto che aveva perso l'amore della sua vita. Aveva perso il ragazzo che le aveva insegnato a mostrare i suoi sentimenti. Aveva perso il ragazzo che l'aveva fatta salire così in alto, da farla vivere in un sogno.
Ma adesso doveva sforzarsi di non ricordare di averlo perso. Chissà dove era in quel momento. Chissà se pensava a lei qualche volta. Chissà se ricordava quelle notti d'estate fatte di promesse e baci segreti.
Allie doveva imparare a ricordare quell'esperienza come qualcosa che l'aveva cambiata e fortificata. Come un'esperienza da cui imparare. Non un'esperienza da rimpiangere.
Mentre faceva tutte quelle riflessioni, Bridget sembrava in preda ad un elettroshock. Rideva e parlava contemporaneamente. Saltellava seduta sul divano ancora in pantaloncini. Sembrava che cominciasse in quel momento a realizzare. Come al solito Alison era più lucida e razionale. Spedì Bee a farsi una doccia mentre lei finiva di prepararsi. Raccolse i capelli biondi in una coda alta che le metteva in rissato gli occhi, indossò un paio di shorts blu, una camicetta bianca di organza e un paio di ballerine Hollister. Si truccò leggermente e dopo aver completato questa operazione, iniziò a rileggere per l'ennesima volta 'Le pagine della nostra vita'.

-Mia adorata Allie, non sono riuscito a dormire questa notte perché so che tra noi è finita. L'amarezza è passata,perché so che quello che c'è tra noi è autentico. E se un giorno, in qualche posto lontano nella nostra nuova vita ci rivedremo,io ti stringerò con gioia e ricorderò quest'estate trascorsa sotto gli alberi,a imparare l'uno dell'altra e a far crescere il nostro amore. L'amore più bello è quello che risveglia l'anima, e che ci fa desiderare di arrivare più in alto; è quello che incendia il nostro cuore e porta la pace nella nostra mente. Questo è quello che tu mi hai dato. Ed è quello che speravo di darti per sempre. Ti amo. Arrivederci, Noah.
(Le pagine della nostra vita-Nicolas Sparks)
Alison non riuscì a trattenere le lacrime che ancora una volta le rigarono, copiose, le guance rosee.

Nel frattempo Bee riuscì a calmarsi, fece una doccia rilassante, asciugò i lunghi capelli e indossò un paio di shorts di jeans a vita alta, una maglia monospalla a righe bianche e blu e le immancabili ballerine Marc Jacobs.
Allie asciugò le lacrime prima che l’amica potesse notarle e chiese a Bridget: “Pronta per questa giornata di shopping?”.
Dopo una lunga giornata trascorsa per le vie più rinomate di Londra, verso le cinque le due bionde tornarono a casa con circa venti buste colme di vestiti e scarpe di ogni genere. Dopo cira un’ora, Allie uscì per recarsi nella biblioteca più vicina. I libri erano decisamente i suoi migliori amici. Bridget, invece, si accucciolò sul letto indossando le sue cuffiette e si addormentò ascoltando le voci dei suoi cinque angeli.
Si svegliò verso le 18.50 dopo un lungo sonno ristoratore, in fondo quella notte non aveva dormito nemmeno cinque ore, e cominciò a prepararsi per quella magica cena. Louis sarebbe passato a prenderla verso le 20:30.
Con lentezza disarmante entrò nella vasca. L'acqua calda ebbe il potere di calmare l'irruenta Bridget, trepidante di attesa. Uscita dalla vasca, avvolse il corpo in un morbido asciugamano rosa e si diresse verso la cabina armadio che custodiva i vestiti suoi e di Alison.
Decise di non indossare uno dei suoi abiti, erano tutti troppo corti e appariscenti, sebbene non volgari.
Ne scelse uno di Alison, perché voleva essere bella per Louis senza tuttavia risultare eccentrica. Non voleva attirare sguardi.
Era un vestito nero, tranne per la parte superiore che era bianca, che le fasciava il corpo fino alla ginocchia. Le spalline dell'abito erano sottilissime e decise di abinarvi sopra un blazer nero. Indossò le classiche Louboutin nere, raccolse i capelli in un elegante chignon e si truccò con leggerezza, ad eccezione del rossetto rosso, che le colorava le labbra piene.
Prese la sua pochette Chanel, indossò il bracciale e la collana Tiffany e controllò l'ora: erano esattamente le 20:30... Che il presunto Louis avesse cambiato idea?
Che avesse capito che lei non era poi alla fine così speciale?
Mille domande affollavano la mente della ragazza, che si accasciò sul divano mentre osservava i minuti scorrere lenti… 20:33 ,20:35 ,20:39 ,20:40 ,20:49… improvvisamente sentì qualcuno suonare il clacson con un po' troppa forza.
Bee si alzò di scatto, chiuse casa con rapidità e scese così velocemente le brevi scale che per poco non rischiò di slogarsi una caviglia. Il suo corpo era pervaso dal desiderio di incontrare di nuovo il suo sguardo.
Bridget, senza voltarsi a guardare indietro, entrò nella macchina dello sconosciuto e si voltò. Le mancò il respiro e poté giurare che il suo cuore avesse perso un colpo. Louis Tomlinson era a pochi centimetri di distanza dal suo volto e la osservava. Bridget, in cuor suo, sperava che non smettesse più di farlo… adorava il modo in cui la guardava.
''Ciao Louis William Tomlinson'' cominciò Bridget.
''Ciao anche a te, Bee. Di solito non faccio mai attendere le ragazze, ma il traffico qui a Londra è pazzesco e ho dovuto scegliere una strada secondaria per non farmi pedinare dalle fans. .. perchè ho l'impressione che tu non sia stupita di sapere chi sono?'' disse guidando sereno Louis.
''Perché, Louis Tomlinson, la tua voce mi fa compagnia ovunque mi trovi. Perchè la tua voce è la colonna sonora della mia vita. Perchè credo di conoscere meglio il tuo viso e quello di Harry, Niall, Liam e Zayn che il mio.
Credi che io, che vi adoro indiscutibilmente, possa non riconoscere i vostri visi, anche se celati da delle buffe maschere?!?Così mi offendi!''
Louis rise di cuore.
''Non mi sarebbe dispiaciuto una volta incontrare qualcuno che non sappia chi sono. A volte voglio tornare il ragazzo divertente di Doncaster con la passione per la musica.''
''Per me potresti essere anche il re d'Inghilterra, questo non cambierebbe nulla.
Come fai sempre a comprendere i miei stati d'animo? Comincio a preoccuparmi!''
''Bridget, basta soffermarsi sui tuoi occhi'' le rivolse uno sguardo fugace, smettendo di fissare la strada per un secondo ''hanno il vizio di parlare troppo!''
Bridget arrossì. Non le capitava mai, soltanto con Louis le era successo. Quel ragazzo era decisamente speciale. Decise di cambiare discorso, non voleva parlare ancora di sè.
''Ho incontrato Liam questa mattina mentre facevo jogging… è così dolce e premuroso. E ieri, alla festa, la mia amica Alison ha parlato con Harry e visto Niall. Dimmi un po', ci state perseguitando?!?'' disse ridendo Bee.
A Louis quel suono sembrò la melodia più dolce dell'universo.
''Hai avuto fortuna, biondina, ma dimmi una cosa..Ti piacciono le carote?!''
Bridget trattenne a stento le risate e rispose: ''Adoro le carote e Nandos..dimmi un po' hai intenzione di portarmi lì stasera?''
''Volevo, ma Niall è geloso di quel ristorante. Ha paura che io mi innamori di quel posto e gli soffi la ragazza! Stasera ti porto da “Olives and figs”, ci sei mai stata?'' e continuarono a chiacchierare amabilmente fino a quando, dieci minuti dopo, arrivarono nel ristorante. Louis le aprì galantemente la portiera dell'auto ed entrarono nel locale. Le era mai capitato? La risposta era ovviamente no e si sentì la ragazza più fortunata del mondo. Il ristorante era davvero fine ed elegante, come poteva benissimo aspettarsi da un ragazzo come Louis. Un maître francese fece accomodare i due ragazzi in una area riservata, lontana da occhi indiscreti, flash e paparazzi. Bee gli fu grata per questo. Si accomodarono al tavolo e ordinarono. Louis offrì alla bionda dello champagne che lei accettò volentieri sorridendogli. Cominciarono a parlare della band, della vita di Louis prima del successo, della sua famiglia, a cui era legatissimo. Louis disse a Bridget che quando sorrideva assomigliava a sua sorella Lottie. La ragazza si sentì onorata per le sue parole e lo ringraziò. La bionda continuava a sorprendersi di quanto fosse semplice e naturale parlare con lui.
Mangiarono in un silenzio che non risultò affatto imbarazzante.
Poi Lou le offrì un bicchiere di Martini bianco e Bridget gli disse:
''Stai per caso tentando di ubriacarmi?''
''Non mi sembra che tu sia astemia!E poi non sono Harry Styles..'' rispose Louis, ridendo tra sé e sé ripensando ad una scena divertente.
''A che pensi?''
''Una volta Harry vide una brunetta niente male in un locale e flirtando, le offrì qualche bicchiere di troppo. Harry la portò a casa, credendo di chiudere la serata in bellezza, invece passò tutta la notte a sorreggerle i capelli mentre vomitava!
Da allora io e i ragazzi lo tormentiamo con questa storia!''
Bridget rise di gusto e bevve il drink in un sorso. Louis le sorrise, si alzò e andò a pagare.
Una volta fuori dal ristorante, Louis le chiese: ''Dato che non mi sembra prudente andare in giro per locali stasera perché sei già brilla, che ne dici di venire a casa Direction?''
Bridget sgranò gli occhi e si fermò in quell'istante. Lei a casa dei suoi idoli? Il suo corpo non era pronto a reggere tutte quelle emozioni in soli due giorni.
''Dai Bee, ci divertiremo con i ragazzi..e poi mi hai detto che mi avresti considerato un ragazzo normale!''
''Se svengo, non lasciami cadere.''
''Mai'' disse lui, rendendo la ragazza così felice che i suoi occhi divennero lucidi.
Salirono in macchina e ascoltarono un pò di musica. Cantarono a squarciagola 'She will be loved' e Bee non poté fare a meno di sentirsi come Ronnie in 'The last song'. Solo che era lei a rovinare la canzone e lui a renderla semplicemente perfetta.
 
Beauty queen of only eighteen
She had some trouble with herself
He was always there to help her
She always belonged to someone else
I drove for miles and miles
And wound up at your door
I've had you so many times but somehow
I want more
I don't mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved.

Ad un tratto, senza nemmeno essere resa conto, si ritrovò a camminare su un vialetto che conduceva ad un'immensa villa fatta di mattoni color ruggine. Prese coraggio a valicare quella porta solo perché Louis era al suo fianco.
Poteva desiderare altro?

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Capitolo 5
*** another world ***


Lo sguardo di Allie, esperto in fatto di libri, notò una copertina rosso scarlatto dal titolo intrigante. Mentre stava per afferrare il libro che avrebbe voluto leggere quel pomeriggio, sedendosi su una delle poltrone della biblioteca in modo da dimenticare, per poche ore, il resto del mondo, vide che un’altra mano lo aveva già fatto suo, così arretrò la sua e alzò lo sguardo, per scoprire chi era a condividere la sua stessa passione per i libri fantasy. 
Dovette sforzarsi di non urlare. Come era possibile che lei ed Harry Styles si trovassero nello stesso luogo alla stessa ora per la seconda volta da quando lei era a Londra? Avrebbe voluto gettare le sue braccia al collo del ricciolino e non staccarsi più da lui. Ma era una persona troppo composta e si preoccupava sempre troppo di infastidire gli altri per farlo. Restò a fissarlo per qualche secondo. E poi si rese conto che doveva assolutamente smetterla di sembrare una spastica, così trovò il coraggio per distogliere il suo sguardo da quei meravigliosi occhi verdi.  Ma evidentemente quella giornata Dio voleva metterla alla prova, voleva testare quanto riusciva a mantenere la calma, vedere fin dove si spingeva la sua freddezza, che tanto la faceva sentire protetta da tutto e da tutti.
“Non avevi detto di sapere chi sono?” disse Harry prendendole il mento tra le mani e costringendola a guardarlo negli occhi. Le ginocchia di Allie stavano per cedere, ma la ragazza riuscì a sfruttare la poca lucidità che le era rimasta per pronunciare una breve serie di parole: “Certo, solo… non… ero sicura… che tu ti ricordassi di me.”
“Perché sei così negativa? Noi adoriamo tutte le nostre fans, e tendiamo sempre a ricordarci di ognuna di loro, specialmente se sono divertenti come te.” Divertente? Davvero Harry pensava che lei fosse divertente? Si era sempre considerata fin troppo seria e noiosa, e ora Harry Styles le stava dicendo che era divertente? Stava sognando, era l’unica spiegazione. Vedendo che Allie non spiccicava parola, ma semplicemente fissava il vuoto incredula, pensò bene di prendere l’iniziativa ancora una volta. Allie in seguito, ricordando quella giornata, si rese conto che Harry aveva avuto proprio tanta pazienza: intrattenere una conversazione con lei non era affatto facile.
“Non ci credi? Allora voglio proporti una cosa: vieni a casa mia, mi sa che anche gli altri sono già lì!” A casa sua? Gli altri? Allie si diede un pizzico. Faceva male, ma non abbastanza. Se ne diede un altro. E un altro ancora, badando a non farsi vedere da Harry, fino a che non si convinse che non stava sognando. Tuttavia la fase dello shock era stata superata con successo. Ora Allie si trovava in una specie di trans, come sempre le capitava quando doveva affrontare qualcosa che per lei era inverosimile. In questo stato si scopriva a dire e a fare cose che non avrebbe mai detto o fatto normalmente. Così riuscì a rispondere, in tono scherzoso, come se stesse parlando con un amico: “Quella non era una proposta, era un obbligo!”
“Esatto. Ma qualcosa mi dice che non ti tirerai indietro. Si, sono convinto che tu sia una matta, ma non credo a tal punto da rifiutare un incontro con i One Direction!” Ora non solo era divertente, era anche una matta? Incredibile. “Andiamo!” si affrettò a rispondere la ragazza, temendo che Harry avesse potuto cambiare idea da un momento all’altro.
Man mano che camminavano, Allie superò anche la fase della trans e riuscì a realizzare con chiarezza quello che le stava succedendo. Così prese a cantare spezzoni di tutte le canzoni dei One Direction, proprio come faceva quando restava sola nella sua camera. Harry era sempre più sorpreso da quella biondina… come mai la prima volta che si erano conosciuti era stata così aperta con lui, mentre quel giorno non si gli si era avvicinata per paura di non essere riconosciuta? E perché aveva prima adottato quel comportamento così distaccato, mentre ora, mentre cantava, sembrava una bambina che giocava insieme al suo migliore amico? Tuttavia la sua stravaganza la rendeva ancora più adorabile agli occhi dei riccio, che prese a cantare insieme a lei. Giunti alla porta della maestosa casa Styles, Allie improvvisamente si zittì, ed avvertì un dolore fortissimo nello stomaco. Lo stesso che sentiva ogni volta che doveva affrontare un’interrogazione o un compito in classe… lo stesso che provò la sera del suo primo appuntamento con David, mentre aspettava che lui venisse a prenderla. Quando poi la porta si aprì, il cuore per poco non le uscì fuori dal petto. Tre angeli, che un attimo prima scherzavano insieme su un divano, ora stavano fissando un’ incredula Allie. Ed Allie non potè fare a meno di ricambiare lo sguardo. Prima si perse negli intensi occhi di Zayn Malik, poi fu la volta del dolce sguardo di Liam Payne. E infine incontrò il blu degli occhi di Niall Horan.


“Ti prego, Allie, svegliati!” Harry sembrava davvero preoccupato. Era forse morta? Uno schiaffo la costrinse ad aprire gli occhi. E li vide, di nuovo. Si, era morta e quello era il paradiso. Allie non riusciva a parlare. Semplicemente fissava ognuno di loro, con le parole che le si bloccavano in gola. “Ci hai fatto prendere un colpo!” … silenzio. “Dì qualcosa,piccola.”  Il cuore di Allie ebbe una piccola scossa e poi si fermò. Zayn Malik le aveva rivolto la parola? Zayn Malik la aveva chiamata “piccola”? In quel momento si rese conto che avrebbe dovuto davvero dire qualcosa,s e non voleva rischiare di sembrare un’idiota. “Mi dispiace.”-si limitò a rispondere. “Ti dispiace di cosa?”-anche Liam Payne le aveva parlato. Stavolta riuscì ad attutire meglio il colpo, si stava abituando alla situazione. “Per prima cosa di avervi interrotti,s embrava che vi stesse divertendo molto. Poi, di essere svenuta e quindi di avervi infastidito.” Fu allora che tutti, compreso Niall che, fino a quel momento,era rimasto in silenzio, iniziarono a ridere rumorosamente, e impiegarono un bel po’ di tempo per riuscire a ricomporsi. “Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Si, avevo ragione, sei proprio una matta coi fiocchi! Ragazzi, lei è Allie, la ragazza di cui vi ho parlato, che ho conosciuto alla festa di ieri sera. Vi avevo detto che era divertente, no?” Anche ad Allie scappò una risata. “Piacere di conoscerti,Allie!”-risposero in coro Zayn e Liam. Niall, invece, era silenzioso. Ad Allie la sua indifferenza faceva male e non poco, ma cercò di non badarci, non voleva rovinarsi quel momento perfetto. “Patatine!”- esclamò la ragazza avvistandone un enorme pacco sul divano. Zayn, che era il più vicino, lo prese e glielo passò. Allie iniziò a mangiarne a bizzeffe, rispondendo con piacere alle domande che le ponevano, curiosi, quei cinque meravigliosi ragazzi. Poi si rese conto di aver dimenticato una cosa importantissima, e domandò:”Dov’è Louis?”.  “Stasera Louis aveva un appuntamento con una ragazza che ha incontrato alla festa di ieri. Sembrava molto emozionato.”- era stato Liam a prendere la parola. Ora non aveva più dubbi. Bridget in quel momento si trovava con Louis Tomlinson, ed era così felice per l’amica.
 
Entrando in quella casa Bridget non poté impedire alle sue gambe di tremare. Non solo Zayn, Liam, Harry e Niall erano difronte a lei, ma c'era anche Alison con loro. E non potè non notare che l’amica non era fredda e distaccata come al solito. Appariva così spontanea e… felice. Come se quei cinque angeli avessero capito fin dal primo momento chi era davvero Allie, cosicchè la ragazza non aveva avuto bisogno di adottare il suo solito sistema di difesa. Ad un tratto Alison e gli altri componenti dei One direction si resero conto della presenza di Louis e di una bionda dalla gambe chilometriche nella stanza. Liam la riconobbe subito, gli altri invece non sapevano neppure chi fosse.
''Alison? Che ci fai tu qui?'' disse Bridget scombussolata all'amica, che rispose: ''Ho incontrato Harry in biblioteca e mi ha invitata qui.''  Il tono di Allie fece intendere che non era sorpresa più di tanto da quello che stava succedendo.
''Voi due come vi conoscete?'' mormorò stranito Louis, che, invece, sembrava non riuscire a trovare il pezzo mancante di un puzzle.
''Alison è la mia migliore amica, quella di cui ti ho parlato ieri sera al ballo in maschera. C'era anche lei al party e lì ha conosciuto Harry.'' Poi Bridget si accorse di un particolare che la fece sorridere. “Scommetto che non è neanche arrivata, che ha iniziato ad ingozzarsi con quel cibo spazzatura!” Bee si riferiva all’enorme pacco di pop-corn che avevano fatto seguito alle patatine e che stava divorando insieme ad Harry. Si, Allie era tornata. La Allie che mangiava a ruota libera e non aveva alcun problema con il cibo, dato che non ingrassava mai. Chissà, forse un giorno l’avrebbe colta nel pieno di una dichiarazione d’amore ad un barattolo di Nutella, proprio come ai vecchi tempi! Zayn propose di recarsi sulla terrazza a bere un drink e i ragazzi accettarono tutti volentieri. Louis continuava a tormentare Bridget, dicendole che sarebbe tornata a casa ubriaca fradicia. La ragazza rideva così tanto che non riusciva nemmeno a muoversi, sentiva la pancia indolenzita. Alla fine si sedettero tutti intorno ad un tavolo, sorseggiando un bicchiere di Martini bianco e chiacchierando amichevolmente, ad eccezione di Louis che toccava i capelli di Bridget, suscitando la reazione di Harry.
“Dì un po', biondina, non vorrai mica sottrarmi Louis, utilizzando i tuoi capelli? Solo io posso sedurlo con i miei ricci!” mormorò Harry, fingendo un’ espressione contrariata.
“Bridget preferisce utilizzare lo sguardo, come Zayn” disse malizioso Louis.
“E come Zayn Bridget passa le ore davanti lo specchio ad adorarsi!” esclamò Alison, ridendo.
“Non è assolutamente vero! Zayn, dobbiamo coalizzarci contro di loro!” rispose Bridget, rivolgendosi al moro, che rispose: “Tutta invidia la loro! Ma come biasimarli? Il mio ciuffo fa invidia anche a quello di Elvis!”
Liam, che fino a quel momento era stato silenzioso, esclamò: “Io sono la Svizzera!”
“La Svizzera?” disse Harry, che non aveva compreso l'allusione.
“Possibile che tu non abbia capito, Hazza! Liam voleva dire che è neutrale, che non si schiera con nessuno!” disse Alison, facendo ancora risuonare la sua risata nel cuore della notte.
Harry, fingendosi offeso, fece per alzarsi, ma Louis lo fermò dicendo: ”Io sono sempre dalla tua parte, curly boy!''
I due ragazzi simularono un bacio e Bee non poté fare a meno di sorridere. Adorava la loro amicizia. Il modo in cui si proteggevano a vicenda. Il modo in cui si sorridevano.
La serata proseguì serenamente e i sette continuarono a chiacchierare amabilmente fino alle due del mattino, quando Allie e Bee decisero di tornare a casa, perché i ragazzi la mattina successiva sarebbero stati molto impegnati e le due bionde non volevano farli restare svegli tutta la notte.
Bridget però, da brava osservatrice, non potè fare a meno di notare che Niall sembrava assente.
Da come appariva in pubblico non sembrava affatto silenzioso. Bee ipotizzò che la sua timidezza fosse dovuta al fatto che si trovava con due ragazze sconosciute.


Louis accompagnò con la sua Mini Cooper le due fanciulle a casa.
Giunta sulla soglia della porta, Alison salutò Louis e lo lasciò in compagnia di Bridget.
La ragazza lo fissò nei suoi meravigliosi occhi, annegando nella profondità di quell'azzurro così intenso e perdendosi nella dolcezza di quel momento. Louis parve fare la stessa cosa.
Ad un tratto, dopo che passarono attimi, secondi, minuti o ore - Bridget non era in grado di dirlo - il ragazzo le accarezzò con dolcezza i capelli e Bridget chiuse gli occhi. Voleva provare quelle sensazioni senza servirsi della parte razionale di sé, voleva sentirle con il cuore. Poi Louis le sfiorò le braccia e fianchi e, con il dorso della mano, accarezzò la sua guancia rosea. Bridget aprì gli occhi e trovò il volto sorridente di Louis davanti al suo.
Ma Louis posò semplicemente le labbra sulla guancia della bionda,  che aveva gli occhi che splendevano come zaffiri. Lo osservò allontanarsi con la sua auto e sparire. In vita sua non le era mai capitata una sensazione così sconvolgente, dolce, amabile.
Quando rientrò in casa, Alison non le chiese nulla. Era come se Bridget fosse circondata da un alone di serenità e felicità. “Tutto merito di Louis”, pensò.
Quel ragazzo aveva salvato Bridget tantissime volte, prima con la sua angelica voce, poi con la sua presenza.
Alison gli fu grata per questo.

Dal diario di Bridget, quella notte:
1:45 a.m.
Il ragazzo misterioso è Louis Tomlinson. Credo di desiderarlo, come in vita mia non ho voluto nessuno. Ma non importa quanto dovrò soffrire, sarà mio. Perchè la mia felicità dipende dal suo sorriso. Oggi, salutandomi, mi ha semplicemente sfiorato e dato un bacio sulla guancia, eppure mi sento in un sogno. È stato il contatto più intimo che abbia mai avuto con una persona, nonostante sia stata con un'infinità di uomini prima di lui. Io e Louis soli con i nostri sentimenti. Nient'altro. Mi chiedo se c'è qualcuno prima di lui che mi abbia davvero guardata. Adesso smetti di tormentarti con queste inutili domande, Bee. Solo un nome: Louis William Tomlinson. Louis William Tomlinson. Ti prego vieni qui e salvami. 
 


Essendo andati a dormire tardi la sera prima, quella mattina Zayn, Harry, Liam e Louis non riuscivano a trovare la forza di alzarsi dal letto, nonostante fosse mezzogiorno. Niall invece non aveva chiuso occhio. Aveva trascorso tutta la notte tra la cucina, il soggiorno e il terrazzo. Aveva riflettuto. Per quanto avesse cercato di scacciare quell’immagine, non riusciva a non figurarsi nella mente quel paio d’occhi blu che avevano catturato il suo sguardo il giorno precedente. Sentiva che gli avevano comunicato qualcosa di molto intenso, ma non riusciva a capire cosa. E si sentiva uno stupido per essersi comportato in quel modo insensato. Solo che era confuso. E non voleva accettare che a farlo sentire in quel modo fosse stata una ragazzina dall’aria snob, con la quale aveva avuto l’occasione di condividere solo poche ore. Volendo interrompere quei pensieri che tanto lo tormentavano, pensò di svegliare gli amici. Per primo toccò a Liam. Liam non se la prese più di tanto per essere stato svegliato dal biondino, quella mattina era di buon umore. Era contento di aver conosciuto le due americane. Entrambe erano speciali per ragioni diverse. Bridget era solare, loquace, era una tipa che entrava rumorosamente nelle vite altrui, ma sapeva farlo con dolcezza. Quanto a Allie, sembrava che provenisse da un altro mondo, che fosse spaventata da una realtà nella quale era stata stata catapultata, senza che avesse potuto impedirlo. La vedeva come una creatura da proteggere. Inoltre, era felice per Louis, perché aveva trovato una ragazza che gli sembrava davvero perfetta per lui, e sperava con tutto il cuore che tra lui e Bee sarebbe accaduto qualcosa. Mentre sorseggiava del caffè insieme a Niall, immerso in questi pensieri, una voce lo riportò alla realtà. Era Zayn, che cantava ‘With you’ di Chris Brown. Anche lui sembrava allegro. “Siamo stati proprio fortunati ad incontrare quelle due newyorkesi! Almeno loro non ci guardano come se fossimo degli alieni, nonostante siano nostre fan. Dovremmo tenercele strette, altrimenti rischiamo di non poter avere più contatti con il genere femminile per il resto della nostra vita!” disse Zayn ridacchiando. “E il merito è tutto mio e di Louis!” esordì Harry con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. “Quindi non toccatele. Sono nostre! A proposito, dov’è il mio Lou? Non ci coccoliamo da troppi giorni, mi manca.”
“Eccomi, amore della mia vita!” disse Louis dirigendosi verso Harry. E iniziò a fargli il solletico, provocando una risata generale. Era impossibile non ridere, con Louis nei paraggi. Dopo essersi versato del caffè, Louis tornò in camera di Harry per riposare ancora un po’. Prima di tornare a letto, però, decise di controllare il cellulare. E dovette pentirsene subito. 

“Pensavo che stare lontani per un po’ fosse la cosa migliore, ma mi sbagliavo. La tua assenza è diventata insostenibile. La verità è che ti amo ancora, Lou. Vorrei incontrarti per poter parlare da vicino, vorrei farlo stasera. Solito posto, solita ora. Ti aspetto.” 

Un attimo prima, Louis Tomlinson era convinto che fosse arrivato il momento giusto per lui per cambiare vita. Ed era stata proprio Bridget, con la sua dolcezza e la sua voglia di vivere, a fargli credere che fosse possibile voltare pagina senza più guardarsi alle spalle. Ma bastarono pochi secondi, e il passato travolse Louis come un impetuoso uragano, dalla cui potenza è impossibile sottrarsi.
Aveva amato Eleanor come non aveva amato nessun’altra. Doveva vederla.
Posò il cellulare sul comodino e, dato che ormai non sarebbe più riuscito a riposare, decise di raggiungere gli altri ragazzi per prepararsi insieme alla registrazione della loro nuova video-diary. Quella mattina stessa, infatti, sarebbero arrivati registi e costumisti e sarebbe stato meglio per loro ripassare alcune battute, dato che quella settimana non ne avevano avuto occasione. Due ore dopo Niall indossava un costume da pizzaiolo e si divertiva a combinare pasticci con dell’impasto dietro il bancone della cucina, mentre gli altri, seduti attorno al tavolo, lo schernivano e gli ordinavano di sbrigarsi. Registrare video-diaries era assolutamente una delle cose più divertenti del loro essere una band e, attraverso di esse, potevano mantenere un legame con il reality che li aveva fatti incontrare, che li aveva fatti diventare i One Direction. Nella pizzeria immaginaria non poteva di certo mancare Kevin, che con il suo fascino da piccione aveva fatto innamorare Louis e scatenato una feroce invidia da parte di Harry. Così, mentre Lou era intento ad offrire una patatina fritta al suo nuovo amore, Hazza, con uno scatto del gomito, fece cadere il piccione dal tavolo, fingendo di averlo fatto involontariamente. Come al solito Niall non riuscì a trattenere il riso, e trascinò con sè anche Zayn, mentre Liam si complimentava con Harry per la sua tenacia. Finito questo spezzone si presero una breve pausa per poi registrarne un altro,in cui Louis era seduto con aria triste sul divano, vestito completamente di nero. Si, la forza carica d’invidia con cui Harry aveva spinto giù dal tavolo Kevin era stata capace di ucciderlo! Ma Lou era l’unico ad essere in lutto per l’accaduto. Gli altri, infatti, sorseggiavano tranquillamente del te e discutevano di argomenti frivoli con intensa partecipazione. Una volta finita anche questa registrazione, erano ormai circa le sette del pomeriggio e i ragazzi avevano saltato il pranzo a causa delle registrazioni. “Bene, così stasera avremo una scusa per mangiare il triplo! Perché non ordiniamo da mangiare al McDonalds? Magari guardiamo anche quel film che è appena uscito,’’Buio”! Harry, tu hai letto il libro e lo adori, no?” cominciò Niall. “Oh Dio, quasi mi ero dimenticato che fosse uscito il film! Si, bella iniziativa, Niall! Adesso mando un messaggio ad Allie per dirle di venire subito qui. Anche a lei piace il genere fantasy, e sono convinto che adora anche lei “Buio”, o, se non lo conosce, lo adorerà. Sicuramente verrà anche Bridget,c osì potremmo prendere ancora un po’ in giro Louis!” rispose entusiasta Harry. “Uhm, okay, allora organizzatevi voi, adesso io devo uscire. Starò via più o meno un’ora.” disse Louis, e si dileguò. Gli altri quattro non fecero molto caso alla sua vaghezza.

Sulla strada verso il piccolo parco in cui Louis aveva trascorso pomeriggi indimenticabili insieme ad Eleanor, un milione di pensieri affollarono la sua mente. Cosa avrebbe provato nel momento in cui la avrebbe rivista, dopo cinque lunghi mesi pieni di sofferenza? Rabbia? Affetto? … Amore? Avrebbe finalmente ottenuto i chiarimenti di cui tanto aveva bisogno? Più i passi che lo separavano dal parco diminuivano, più Louis desiderava tornare indietro. Temeva che la nuova vita che si stava costruendo sarebbe stata distrutta da quell’incontro, come un castello di sabbia è distrutto dalle onde del mare. Ma, allo stesso tempo, sapeva che la cosa più giusta da fare era andare incontro alla verità, e affrontarne le conseguenze.
Il ragazzo aveva soprattutto paura. Paura di ferire Bee.
Louis sapeva che tra loro c'era qualcosa di indescrivibile, di magico, di irrazionale, di assolutamente perfetto. Per questo voleva vedere la sua ex. Per avere la conferma di essersi lasciato alle spalle quella storia.
Dopo pochi minuti, Eleanor arrivò. Indossava una camicetta di seta azzurra e dei semplici shorts blu. Lo guardò per pochi secondi che sembrarono interminabili, e nei suoi occhi Louis non poté non notare una forte determinazione.
''Sono contenta che tu sia qui, Tommo. Mi dispiace di essere sparita negli ultimi mesi, ma avevo bisogno di pensare a noi. Avevo paura. Non è facile per una ragazza superare lo spavento per… una probabile gravidanza… e poi tu mi avevi detto che non eri più felice con me, che litigavamo troppo spesso. Insomma, avevo bisogno di riprendere le redini della mia vita, che non vale più nulla senza il tuo sorriso. Io ti amo e mi sei mancato ogni giorno di più.
Sto morendo poco alla volta, perché tu non sei con me. Riproviamo.''
Dette quelle parole, Eleanor sorrise.
Louis in quel momento era stupito dal discorso della mora, ma non sentiva l'amore divampare nel suo cuore. Per un attimo, anzi, gli tornò in mente il sorriso da bambina di Bridget, che tanto adorava.
Ad un tratto, tuttavia, per essere certo di non provare più nulla per Eleanor, la baciò. Lei ovviamente non si tirò indietro, anzi si avvinghiò a Louis con passione.
Il ragazzo concluse quel bacio con la consapevolezza che non era Eleanor la ragazza che voleva. Era una certa biondina con una ferita che nessuno aveva mai disinfettato, bella come il sole e insicura al tempo stesso.
“Mi dispiace Els, ma qualsiasi cosa ci sia stata tra noi è finita qui. Io non ti amo più. Era così ed è stato bellissimo, ma troppi dubbi,  litigi ed eventi hanno rovinato tutto. E mi dispiace lasciarti, ma è l'unica cosa che ci resta da fare.
Trovati un ragazzo che sappia amarti, che sappia capirti più di quanto abbia fatto io. Ciao Eleanor, ti auguro il meglio” e dicendo quelle parole, sentendosi sollevato come gli era capitato poche volte negli ultimi tempi, tornò a casa, felice di poter rivedere il suo sole personale.

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Capitolo 6
*** pain and fault ***


Quando Alison entrò in casa Styles, ormai per la seconda volta, non potè trattenersi dal salutare Harry con un abbraccio e dallo stritolargi le guance. Cosa le stava capitando? Non si era mai lanciata in manifestazioni di affetto così esplicite. Ma quei ragazzi erano terribilmente in grado di tirarle fuori tutta la dolcezza che cercava di tenere nascosta. “Comunque, nessuno ama “Buio” più di me,chiaro?” disse la bionda dopo averlo salutato. Poi furono Zayn e Liam a stringerla in un abbraccio, mentre Niall si limitò ad un semplice ‘Ciao’. E ancora una volta sentì come se una lancia le stesse attraversando lo stomaco. Ancora non riusciva a spiegarsi perché Niall fosse così freddo con lei. Era fan dei One Direction da abbastanza tempo da aver capito molte cose su ognuno di loro, quindi,  sapeva che Niall era fondamentalmente un ragazzo insicuro. Ma l’idea che si era fatta di lui era anche quella di un ragazzo dolce, estroverso, ironico. Di solito erano sempre gli altri a non capire lei; ora Allie, per la prima volta, si trovava nella situazione inversa. Ma non era l’unica cosa che non riusciva a spiegarsi. Lei era fan di ognuno di loro e amava incondizionatamente tutti e cinque i membri della band. E allora perché ogni volta che incontrava gli occhi di Niall, sentiva come se avesse trovato tutto ciò che aveva disperatamente cercato in diciotto anni? Allie pensava che non era possibile provare un sentimento del genere per una persona con la quale aveva scambiato così poche parole. O forse semplicemente non voleva accettarlo? Forse aveva paura: paura di amare di nuovo, paura di perdere il controllo. Perché Allie aveva imparato che lasciarsi andare significava inevitabilmente cadere.
Anche Bridget salutò tutti con un abbraccio, poi domandò: “Louis?”.
 “È uscito un paio d’ore fa. Non ci ha detto il motivo per cui si è assentato, ma sembrava urgente. Comunque, tornerà a momenti” la rassicurò Zayn. Solo che Bee non riusciva a stare tranquilla. Voleva vederlo, in quel preciso istante. Doveva poteva trovarsi in quel momento? Perché non aveva detto nulla ai suoi migliori amici? Liam, che notò una certa agitazione sul volto di Bee, cercò di rassicurarla: “Ehi, non farti strane idee, Bridget! Louis ha occhi solo per te, soltanto un cieco non se ne accorgerebbe.” Liam era proprio come Bridget lo aveva immaginato. Secondo lei Liam era l’amico perfetto. Era gentile e sapeva sempre quale era la cosa giusta da dire. Lo abbracciò, fregandosene di risultare invadente. E Liam non sembrò minimamente infastidito, anzi credeva che col tempo avrebbe instaurato un ottimo legame di amicizia con quella biondina.
Mentre Allie era stata letteralmente trascinata da Harry in camera del riccio, che voleva sfidarla mostrandole la sua collezione di libri fantasy, Beezy si intrattenne in una piacevole conversazione con Zayn e Liam, mentre aspettava con ansia che Louis suonasse il campanello.

''Zayn, secondo me dovresti cambiare foto su twitter... sei un po'… truzzo, come dicono le italiane!'' disse Liam, mentre erano tutti e tre coinvolti in una discussione sui social-network.
''Truzzo?!?''disse Zayn con voce incerta.
''Le italiane lo dicono spesso quando ci menzionano, così ho pensato di chiedere a Lena, la nostra assistente italiana, di tradurlo'' rispose Liam.
''É qualcosa di negativo?'' disse Zayn con una espressione corrucciata, adorabile sul suo volto perfetto.
''Non lo ho ben capito. Beh, vedi, in inglese non esiste nessuna parola che possa esprimere il concetto, ma indica chi è molto vanitoso, chi adora farsi foto per fare sfoggio della propria bellezza.''
La discussione fu interrotta quando sentirono il campanello bussare e Bridget, incurante del fatto che portava delle scarpe dal tacco vertiginoso, corse letteralmente ad aprire la porta. Doveva vederlo. Ne aveva bisogno come aria nei polmoni.
''Tomlinson, non si fanno attendere gli ospiti, soprattutto se sono ragazze!'' disse Bridget, mostrandogli un sorriso luminoso.
Louis le diede un bacio dolcissimo sulla guancia destra e Bee, come la sera precedente, si sentì in paradiso.
''Adesso sono qui'' rispose il ragazzo.
Niall, nel frattempo, sembrava occupato a ordinare la cena telefonicamente. Bee attese che smettesse di parlare a telefono e gli si avvicinò. Louis sembrava occupato momentaneamente a chiacchierare con Hazza e Zayn, che lo interrogavano su dove fosse stato. Così approcciò Niall, dicendogli:
''Hey Niall! Non abbiamo avuto molto tempo per parlare, e ne avrei bisogno!''
Il biondino, evidentemente sorpreso dalla sfacciataggine di Bridget, arrossì e le chiese, educato:
''Beh, cosa vorresti sapere?''
''Perché sei così silenzioso in presenza mia e di Allie? Forse ti infastidisce la presenza di due fans con voi? Ti prego, sii sincero.''
Bridget voleva capire. Odiava i misteri. Voleva sapere esattamente cosa passasse nella testa di Niall James Horan.
Il ragazzo mormorò, imbarazzato fino alle radici dei capelli, balbettando:''Mmh, mi dispiace di aver dato l'impressione sbagliata.. sono solo molto timido, scusami.''
Bridget gli sorrise radiosa e gli disse:''Mi chiedi scusa perché sei timido? Sei fantastico, Niall''.
''Potrei anche ucciderti adesso, Niall, lo sai vero?''disse Lou, che comparve improvvisamente dietro Bridget, il quale non poté fare a meno di ridere e mormorare:''Sei tu che sei in ritardo''.
Louis fece una espressione smarrita e le disse:''Devo parlarti''.
La ragazza capì immediatamente che era qualcosa di importante, perché gli occhi di Lou erano diventati seri e distanti come il ghiaccio.
Lo seguì nella camera da letto di Harry lì vicino senza dire una parola e il ragazzo cominciò a parlarle mentre a Bee tremavano le gambe. Quella mattina si era alzata con una terribile sensazione di panico e angoscia addosso e temeva ciò che Louis le avrebbe detto. Credeva che quella sensazione terribile sarebbe sparita con Louis vicino. Si sbagliava.
''Voglio parlarti di ciò che mi è successo questa mattina, che ha a che fare con il motivo per cui non mi hai trovato qui quando sei venuta. Bee, non c'è bisogno di avere paura, è tutto a posto tra noi. Io non voglio ferirti, per questo ti sto parlando con grandissima sincerità, ci tengo alla nostra amicizia e...'' improvvisamente squillò il telefono e Louis dovette rispondere perché era la casa discografica. Bee, nel frattempo, sentì qualcuno bussare alla porta e, poiché i ragazzi erano impegnati, andò ad aprire, credendo che fosse il servizio a domicilio del McDonald's.
Per poco non svenne. Eleanor Calder giaceva davanti a Bridget con la sua falsa espressione di dolcezza.
La bionda soffocò un urlo... un urlo carico di stupore e... paura.
Aveva paura che lei le soffiasse via tutto ciò di cui aveva bisogno.

''Scusami, desideri qualcosa?'' cominciò aggressiva Bridget.
''Vorrei che tu ti volatilizzassi e che mi lasciassi passare” rispose annoiata Eleanor, credendosi una diva di Hollywood.
''Io invece vorrei che tu mi dicessi che cavolo ci fai qui e chi cerchi” rispose Bridget, con gli occhi che le lampeggiavano per la rabbia.
''Chi sei? A giudicare dal biondo innaturale e dalle gambe, credo che tu sia una di quelle troiette che Harry trova in squallidi locali a luci rosse e che, dopo essersi portato a letto, abbandona sistematicamente.''
''Ecco perchè ho l'impressione di averti già visto! Perché sei una prostituta anche tu, giusto?'' disse la bionda a mo di sfida.
''Chi cavolo credi di essere smorfiosa?'' rispose Eleanor, alterata.
''Chi cavolo credi di essere tu?!? Non sei nessuno!''
''Sono la ragazza di Louis William Tomlinson, ecco chi sono. Quindi lasciami stare e fammi passare.'' E con una spinta Eleanor oltrepassò Bridget, che per un attimo si sentì mancare.. ecco che si spiegava la sensazione di angoscia che l'aveva travolta quella mattina, l'espressione incerta di Louis, la sua frase:''Ci tengo alla nostra amicizia.''
Era una semplice amica per lui?
Bridget non riusciva a sopportarlo. In vita sua non aveva mai provato qualcosa di simile per una ragazzo. Veniva trattata dagli uomini come un giocattolo e lei si adeguava ai loro comportamenti.
Inerme sulla porta, mentre una nuova voragine si era aperta nel suo petto, corse via, maledicendo se stessa, la sua ingenuità, il suo porre così tanta fiducia nelle persone, che poi finivano col deluderla.
Salì su un taxi velocemente, cercando di tornare lucida quanto bastasse per prendere una decisione.
Chissà adesso cosa pensavano Liam, Niall, Zayn ,Harry , Allie e... Louis. Le provocò una fitta nel cuore solo pronunciare nella sua mente quel nome.
''Signorina, le sta squillando il cellulare ininterrottamente da cinque minuti... dovrebbe rispondere, se vuole evitare di causarmi una crisi di nervi'' disse il tassista facendo rinsavire Bee, che non si era nemmeno resa conto che il suo iPhone stava squillando.
Ovviamente rifiutò la chiamata e immediatamente capì cosa doveva fare.
Giunta a casa, si liberò delle decolté, indossò un paio di ballerine, prese la valigia e vi catapultò dentro alcuni dei suoi vestiti preferiti. Velocemente ordinò un biglietto del treno e lo stampò, pregando che nessuno venisse a cercarla.
Chiuse la porta lasciandosi alle spalle i suoi sentimenti, il suo cuore spezzato, promesse, speranze, sospiri, segreti e soprattutto se stessa.
Portò con sé soltanto il dolore che era deciso a non volerla lasciare andare.
L’espressione del volto di Allie, un attimo prima sorridente per la battuta che aveva fatto Liam, immediatamente si incupì non appena vide Eleanor. La ragazza che tanto aveva preso in giro insieme a Bridget ora era lì, davanti ai suoi occhi. Aveva uno sguardo fastidiosamente compiaciuto. E Bridget non c’era. Subito Allie capì tutto. Furiosa si alzò di scatto e si diresse contro la brunetta, afferrandola per il collo della maglia.
“Dove diavolo è Bridget?” urlò in preda alla rabbia.
Niall, che le stava di fronte, sgranò gli occhi. Si, in effetti Allie aveva fatto una cosa che aveva stupito persino se stessa.
“Calma,ragazzina! La tua amichetta ha dovuto semplicemente accettare la verità. Louis è il mio ragazzo.” disse Eleanor, enfatizzando le ultime due parole.
“Non ti è ancora chiaro ciò di cui abbiamo parlato oggi, Eleanor? Tra noi due è finita. Qui, quella che deve accettare qualcosa, sei tu.” rispose Louis, sconvolto, mentre Harry staccava Allie dall’ormai ex-fidanzata di Louis.
“L' incontro di questa mattina?!? Che diavolo succede, Tommo?!?” mormorò Hazza poi.
“Chi ti ha dato il permesso di mettere di nuovo piede in questa casa, dopo tutti i casini che hai combinato?!” anche Zayn era furioso.
“Vogliate scusarmi, ma devo andare a cercare la mia amica. Conoscendola, sicuramente non sarà corsa a casa.” Allie non riuscì a nascondere il panico nella sua voce.
“Allie, come puoi pensare che non ti aiuteremo? Dicci, dove può essere Bridget?” intervenne Liam.
“In giro per locali, suppongo."
“Bene, allora io Zayn e Harry la cercheremo lì. Niall, tu va con Allie a controllare a casa. Se Bee non è lì, possiamo almeno sperare che abbia lasciato qualche indizio.” Allie potè confermare la sua ipotesi: Liam era un ragazzo d’oro.Un momento… lei e Niall da soli? Quella serata si prospettava molto più difficile di quanto pensasse.

Louis, rimasto solo in casa con Eleanor, la guardò con fare circospetto. Perché si comportava così?
''Eleanor, perché lo hai fatto? Se davvero mi amassi, vorresti la mia felicità. E questa felicità, mi dispiace, non ti include. Sei sparita per mesi, rifiutando le mie chiamate, senza curarti di chiedermi se mi facesse male. Faceva male, Els. Così tanto che per la prima settimana, volevo mollare tutto e andare su un'isola lontana da tutti e tutto. Poi ho pensato a Harry, Liam, Zayn e Niall. Ho pensato a quanto avrebbero sofferto per me. Ho pensato alla mia famiglia, alle mie fans. E amo troppo tutti quanti loro per lasciarmi andare. Poi, senza che io chiedessi nulla, è arrivata Bridget. Una volata di allegria e amore per la vita. Non stiamo insieme, eppure ho bisogno di lei, almeno quanto lei ha bisogno di me. Non rinnego il mio amore verso te, ma ormai io non ti amo più.
Quindi adesso lascia questa casa e per sempre la mia vita.''
Eleanor non riusciva a capacitarsi delle parole del ragazzo. Era come subire una doccia gelata in pieno inverno.
''Forse è stato meglio così Lou. Per me non sei mai stato altro che un premio e io adoro vincere. Addio'' disse la brunetta, mentendo così bene, da sembrare quasi seria.
Doveva sembrare indifferente, altrimenti sarebbe scoppiata in lacrime.
Diede rapido un bacio sulle labbra a Louis, che la osservava stranito, e lasciò l'abitazione, cercando di dimenticare che Louis aveva appena scelto un'altra ragazza.
Il ragazzo, dopo che Eleanor se ne andò, rimase a pensare. Davvero aveva passato un anno insieme ad una ragazza a cui non importava nulla di lui?
Ma perché stava ancora ad interrogarsi? Ormai non aveva più senso.
E poi sapeva che Eleanor con ogni probabilità mentiva. Lei era orgogliosa e non avrebbe mai voluto mostrarsi sconfitta. Adesso doveva solo pensare a un modo per parlare a Bridget.
Di scatto si alzò e fuggì via dalla abitazione come un forsennato. Correva a perdifiato verso il garage per prendere la macchina e raggiungere Bridget. Ma più cercava di vincere la sua sfida contro la forza di gravità, più le sue gambe si mostravano incapaci e deboli. Doveva raggiungere quella ragazza che gli aveva mostrato cosa significasse vivere. Bridget, con la sua vitalità, solarità e allegria, gli aveva mostrato un mondo che non conosceva. Era stato bene con delle ragazze prima, ma lei era un caso diverso. In tre giorni era riuscita ad apprezzarlo per quello che era. Con lei non era Louis Tomlinson dei One direction. Con lei era il semplice ragazzo di Doncaster. Non poteva lasciarla andare. Dopo la pausa con Eleanor, Louis aveva promesso che non si sarebbe mai più fatto coinvolgere troppo da una ragazza. Ma Bridget era diversa. Lei gli insegnava a poco a poco a fidarsi di nuovo, lui le insegnava a lasciarsi conoscere e amare.
Entrò velocemente nella macchina e pregò tutti i santi che le fans non lo inseguissero in quella sua folle corsa contro il tempo che incombeva minaccioso. 

“Uhm ,si… ehm, d’accordo… useremo la mia moto… uhm,Allie, allora… ehm, andiamo?” Niall era palesemente imbarazzato. 
“Ehm… certo, grazie per la disponibilità…” si,lo era anche Allie. Grazie per la disponibilità? Vero che era sempre una ragazza gentile, ma quella volta era stata davvero troppo formale. I due biondini si avviarono insieme verso il garage, senza dire una parola. Poi, Niall prese un casco, e glielo porse. “E tu?” disse Allie.
“Oh,non importa”.
“Come non importa? É tuo, quindi prendilo senza fare storie”.
“No Allie, davvero. Tienilo tu.”
Allie non riusciva a capire. Perché Niall non l’aveva mai degnata di uno sguardo né le aveva mai rivolto la parola, mentre ora sembrava… essere preoccupato per lei? Forse in verità non gli importava niente. Forse era semplicemente un ragazzo gentile. In ogni caso, sarà stata colpa di quel paio di occhi blu che tanto la facevano impazzire, della fuga di Bridget che l’aveva resa irascibile o della situazione assurda in cui si trovava, ma Allie non riuscì più a controllare le proprie parole.
“Senti, smettila, per favore. So che questa situazione ti infastidisce e non poco. So che in questo momento sono un peso per te. E tu che fai? Ti mostri gentile nei miei confronti? Al posto tuo sarei contento se facessimo un incidente e mi succedesse qualcosa di grave, almeno non ti starei più tra i piedi. Guarda che l’ho capito che la mia presenza non ti è gradita.”
Allie non aveva il coraggio di alzare lo sguardo. Si era pentita per ciò che aveva detto non appena aveva finito di pronunciare l’ultima sillaba di quel discorso assurdo. Niall non riusciva a parlare per lo stupore. Per quanto riguardava lei, sarebbero potuti restare così anche per sempre, dal momento che non aveva intenzione di aprire bocca. Sarebbe riuscita a dire soltanto altre cose insensate e non voleva.
Silenzio. Infondo era meglio così. Ma bastò un attimo, e tutto cambiò. Allie all’improvviso si trovò a dover controllare i brividi che avevano preso possesso del suo corpo. Non riusciva a fermare il cuore che aveva preso a battere nervosamente. Non aveva più aria alla gola. Era bastato che le labbra di Niall si posassero, delicate e tremanti allo stesso tempo, sulla rosea guancia di Allie.
“Perdonami, Allie. Se sono stato brusco,giuro che non era mia intenzione. Ma ti prego, non pensare più neanche per un attimo che io ti voglia morta.” finalmente Niall si fece coraggio. Ma Allie continuava a tenere gli occhi bassi. Sapeva che se avesse guardato negli occhi Niall, non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime. Niall capì, e non replicò. Semplicemente mise via il casco. “Andiamo.”
Niall salì sulla moto e Allie fece per imitarlo, avvinghiandosi ai manici sui lati. Ma Niall, per fare in fretta, guidava fin troppo veloce, così per poco non rischiò di scontrarsi con un camion ed Allie, istintivamente, gli cinse con forza i fianchi per lo spavento. Quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto, nonostante avesse voluto abbandonare quella posizione, si rese conto che non ci riusciva. Provava una sensazione indescrivibile. Come se avesse trovato il suo posto nel mondo. Lo cercava ormai da troppo tempo e stava cominciando a perdere le speranze. Mentre ora sembrava che il suo posto fosse proprio lì, su quella moto, stretta a Niall Horan.
Quindi poggiò anche la testa sulla schiena del biondino e si lasciò andare. Delle lacrime cominciarono a rigarle il volto, bagnando la camicia del ragazzo. Erano così tanti i motivi per cui piangeva che, in quel momento, non riusciva a ricordarsene nemmeno uno. 
Arrivati a destinazione Allie si affrettò a scendere dalla moto e corse verso la porta di casa. Voleva evitare di dover parlare con Niall, stava cominciando a provare imbarazzo per essere stata così disinibita. “Bridget,ti prego,dimmi che sei qui!” … Nessuna risposta. “Perlustra la cucina e il salotto in cerca di un indizio!” ordinò Allie, mentre si precipitava in camera da letto. Trovò il portatile sul letto di Bridget. Era sicura che fosse sulla scrivania, prima di uscire. Subito lo accese e aprì la cronologia di Google. L’ultima ricerca era stata quella della prenotazione di un biglietto del treno per… Sutton. In quel momento Niall entrò in camera, ma Allie fece finta di non accorgersene e continuò a guardare il pc. Niall, ormai alle sue spalle, prese a leggere la pagina che la ragazza aveva aperto. “Sutton... si trova a quaranta minuti da qui.” esordì. “Uhm… l’orario di partenza del treno è previsto per le dieci... cioè fra un quarto d’ora! Dobbiamo sbrigarci!” disse allarmata Allie,e aggiunse: “Chiama Louis,io avverto gli altri!” Digitò con velocità impressionante i tasti del suo blackberry e attese. Uno squillo. Due. Tre. “Pronto?”  urlò Harry, cercando di scavalcare con la sua voce il caos di chissà quale locale. “Harry,correte subito alla stazione centrale! Bee sta per lasciare la città!” anche Allie urlò, sperando che il riccio fosse riuscito a capire. Nel frattempo Niall parlava con Louis: “Amico, Bridget ha prenotato un biglietto del treno per Sutton. Ovunque tu sia, corri alla stazione! Ci vediamo lì!”
Nel frattempo i due biondi già erano fuori la porta di casa, pronti a partire. Stavolta, però, Allie evitò di stringersi a Niall, nonostante fosse tentata dal farlo. Una volta arrivati alla stazione tutti erano già lì, tranne Louis. “Oh, Harry, è tutto così orribile!” mentre pronunciava queste parole Allie, instintivamente, si gettò tra le braccia del riccio,in lacrime. Liam prese ad accarezzarle i morbidi capelli. “Ti riporteremo indietro Bridget, promesso” disse. “Andiamo, presto!” Louis era arrivato di corsa e, sempre correndo alla velocità della luce, si stava dirigendo verso il binario per Sutton, seguito dagli altri. Tutto inutile. Il treno era già partito. “Fra quanto arriverà il prossimo?” chiese frustrata Allie. “Non lo so,ma starò qui ad aspettare fino a che non passa. Da solo. La colpa di tutto questo è mia. E io devo risolvere la situazione.” rispose Louis.
“Ma cosa dic…”
“No, Allie, Louis ha ragione. Lui deve parlare con Bridget, non noi. Lascialo andare.” la interruppe Liam.
“Uhm… okay. Louis,mi raccomando.” “Allie, mi sa che tengo a Bridget quasi quanto te.” la rassicurò Louis.
Zayn, Liam, Harry e Niall abbracciarono uno per uno l’amico, e si avviarono insieme ad Allie fuori dalla stazione. “Ragazzi, io non me la sento di lasciare Allie da sola. Stasera dormo con lei.” cominciò Harry.
“Beh, vorremmo unirci anche noi,con il permesso di Allie!” aggiunse Liam. “Già! Fossi in te, Allie, non mi fiderei di quel maniaco di Hazza!” disse Zayn,riuscendo a strappare un sorriso alla biondina, che rispose: “Sarebbe fantastico.”
I One Direction, coloro che la avevano aiutata nei momenti più bui della sua vita con le loro voci, ora potevano confortarla di persona. Allie provava un senso di immensa gratitudine nei loro confronti.
                                                             
           

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Capitolo 7
*** torn ***


 
“Allie, posso dormire con te? Louis mi manca tanto”. Harry aveva improvvisato un’irresistibile voce da bambino. Allie e uno dei suoi idoli nello stesso letto? “Calma Allie, calma” pensò. “Va bene, piccolino. Ma mi ricorderò di essere stata una semplice distrazione per una notte”  rispose fingendosi offesa, ma con scarsi risultati. Erano ormai le tre del mattino. Zayn dormiva nel letto di Bridget, fino ad un minuto prima insieme ad Harry, mentre Liam e Niall avevano optato per il divano al piano di sotto.
“Allie, hai una playstation?” chiese Harry, soltanto cinque minuti dopo essersi infilato nel letto di Allie.
“Si”.
“Giochiamo?”
“Hazza, dormi, che è meglio”.
“Non ci riesco”.
“E, giustamente, devi torturare me, che invece ho gli occhi che mi si chiudono da soli.”
“Proprio così. Anzi, sai che ti dico? Più continui ad essere così acida, più io non ti darò tregua!”
Detto questo Harry cominciò a tormentare Allie facendole il sollettico. “Hazza, ti prego, smettila! Aiuto! Non farmi urlare, non voglio che gli altri si sveglino!”
“Non la smetterò finchè non mi chiederai scusa!”
“Okay, va bene, perdonami, ti prego! Contento ora?”
“Mmmh… forse!”
“Cosa vuol dire forse? Harry, guarda che vado da Liam e gli dico che hai tentato di molestarmi. Lo faccio davvero!”
“Così giochi sporco, però!” Detto questo, il riccio finalmente lasciò in pace Allie. La ragazza era stupita dal modo in cui riusciva ad essere così spontanea con Harry. La verità era che quel ragazzo tirava fuori il meglio di lei. Non si era arreso di fronte al silenzio e al distacco adottati dalla biondina. Ed Allie aveva esattamente bisogno di questo. Aveva bisogno di qualcuno che rompesse quel muro che lei si era costruita senza neanche rendersene conto. Aveva forse trovato l’amico che aveva sempre desiderato?


Bridget non ricordava niente del tragitto in treno e né di come fosse giunta in quell'hotel, che si trovava in una cittadina a pochi chilometri da Londra. Non ne ricordava più nemmeno il nome, aveva scelto una meta a caso.
Ricordava solo di essere entrata nella stanza, di aver posato la valigia sul letto e di essersi rannicchiata in un angolo con le ginocchia strette in petto. Le lacrime cominciarono a scendere lente lungo le sue guance perlacee e i singhiozzi, trattenuti fino a quel momento, scuotevano violenti il suo petto.
Davvero stava piangendo per un ragazzo conosciuto solo tre giorni prima?
Ma per Bee Louis non era un ragazzo qualunque. Lui era quello a cui aveva rivelato il suo segreto inconfessabile. Lui era quello che, con una sola carezza, l'aveva fatta vivere in un sogno. Lui era quello che riusciva a farla ridere tanto da sentirsi male. Lui era quello che era riuscito a farla sentire quasi ubriaca di felicità. Lui era quello che lei aveva creduto essere quello giusto. Ma in realtà a Louis non importava niente di tutto ciò. Voleva solo Eleanor, nessun'altra, lei era stata solo un piacevole svago. 
Bridget non riusciva ad accettalo, non riusciva ad accettare quella sofferenza. 
In realtà nessuno aveva ferito tanto Bridget quanto Louis. Forse solo suo padre.
Quanto desiderava poter rivedere di nuovo i meravigliosi occhi scuri di Zayn.
Quanto desiderava rivedere il sorriso rassicurante di Liam.
Quanto desiderava rivedere le fossette di Harry.
Quanto desiderava rivedere le guance rosse di Niall.
Quanto desiderava rivedere gli occhi Louis.
Ad un tratto Bee si sentì sola. La sua migliore amica era a Londra e non voleva coinvolgerla in quella storia, voleva che lei godesse dell'amicizia dei ragazzi senza nessuna interferenza da parte sua. Nonostante soffrisse. Già le mancava.
Quando doveva superare un ostacolo, c'era Allie, pronta a confortarla.
Adesso chi le avrebbe impedito di cadere?
 

“Harry, senti, ho parlato con Louis e… uhm, scusa il distrubo, magari ne parliamo dopo.”
Erano circa le sette del mattino. Niall aveva sentito Louis al telefono e si era recato in camera di Allie, per riferire il contenuto della conversazione ad Harry, ma aveva dovuto interrompersi, trovandosi di fronte ad una scena inaspettata. Il capo di Allie, che finalmente era riuscita ad addormentarsi, era poggiato sul petto di Harry, mentre con un braccio cingeva il busto del riccio che, a sua volta, accarezzava delicatamente i capelli della ragazza.
“Ehm… Non ti preoccupare, Niall, dimmi tutto.”  Nel frattempo Allie aveva aperto gli occhi. Avrebbe desiderato non averlo mai fatto. Soffocò un grido, per poi infilare la testa nel cuscino. Non si era resa conto di essersi avvicinata tanto ad Harry. Probabilmente era successo mentre dormiva.
“Louis ieri notte è tornato a casa, perché non passava più nessun treno. Lo ha preso stamattina presto, è arrivato da qualche ora e ha già trovato un albergo disponibile. A breve inizierà a cercare Bridget.”
“Perfetto”.
“Niall, buongiorno, amore mio!” Zayn si era appena svegliato.
“Buongiorno anche a te!” Niall corse ad abbracciarlo. Allie non potè fare a meno di sorridere. Aveva sempre percepito un legame particolare tra i due.
Ad un certo punto si accorse che i tre componenti della band che si trovavano in quella camera la guardavano in modo strano. “Allie, smettila di comportarti come un’ebete e datti da fare!” si ritrovò a dire a se stessa. Poi a loro:“Mi dispiace dirlo, ma non sarebbe meglio che ora tornaste a casa? Chissà quante cose avrete da fare!”
“Mi sa che hai ragione, Allie. Ti chiamiamo più tardi, d’accordo? Su ragazzi, andiamo!” disse Liam sbucando dalla porta.
Ebbero bisogno di pochi minuti per ricomporsi, dal momento che avevano dormito vestiti.
“Allie, non stare troppo in pensiero, ci pensiamo noi a Bee!” disse Zayn mentre metteva in moto l’auto.
Rientrando in casa, Allie non riuscì a trattenere le lacrime. Erano lacrime di gioia, senza dubbio. Si, Bridget era lontana, ma Allie sapeva di potersi fidare ciecamente di quei cinque angeli.

 
Bee si alzò quella mattina con ancora addosso il top di seta bianco e la gonna a vita alta nera che indossava la sera precedente. Aveva una terribile emicrania, postuma al pianto di quella sera. Così, per calmarsi, come faceva di solito, si gettò sotto la doccia, evitando di pensare.
Tutto sommato doveva solo ringraziare Louis. Le aveva regalato i tre giorni più belli della sua intera vita. Doveva imparare ad accettare quanto le era stato dato e a non chiedere di più. Così, con quella consapevolezza, si asciugò i lunghi capelli, indossò un costume turchese a fascia, degli shorts di jeans sfrangiati, una canotta e delle infradito e fece colazione. Poi prese la borsa di paglia e andò alla ricerca di un club privato con tanto di piscina.
Chiese delle indicazioni ai passanti che osservavano ammaliati l'avvenenza della ragazza e dopo circa mezz'ora si ritrovò in uno splendido circolo privato. Cercando nella sua borsa, non poté fare a meno di non notare il suo i-phone: lo accese e vi trovò trenta chiamate perse di Allie, circa quindici di Louis e un messaggio da un numero sconosciuto:
-Bee, sono Liam. Ti supplico chiamami e dimmi dove sei. Siamo tutti preoccupati, sai? Allie è disperata perché non sa che fare.
Louis deve spiegarti cosa è realmente accaduto, perché è stato tutto un malinteso. Lui non ama Eleanor. Non la ama più.
Se non hai ancora voglia di vederlo, ti prometto che, se mi dirai dove sei, verrò a prenderti senza dirlo a nessuno. Ma devi affrontare la situazione. Sei forte, Bee. L'ho capito la prima volta che ti ho vista.
Per favore Bridget, dà a Lou solo la possibilità di spiegare.
Liam xx
Rilesse l'sms di Liam circa trenta volte prima di realizzare che era reale.
Davvero a Louis non importava più di Eleanor?
Ma Bridget decise di non pensarci. Dopo la sera precedente aveva capito che affezionarsi ad un ragazzo significava automaticamente   soffrire  , anche solo per un malinteso.
Il suo cervello le diceva di lasciare la situazione come era. Avrebbe soltanto usato gli uomini per una notte e poi li avrebbe abbandonati. La sua felicità non poteva dipendere da qualcun altro. Lei era indipendente, una forza della natura. Il suo cuore le diceva di chiamare Liam e di dirgli dove diavolo era.
La situazione era davvero complicata. 
A chi dare retta? Al suo cuore che la portava a Louis o alla sua parte razionale che la spingeva ad allontanarsi da quel ragazzo troppo perspicace? 
Bee si impose di dimenticare e si tuffò in piscina. 
Tornò a casa verso le 17, fece una doccia e si sdraiò con una semplice maglia larga addosso sul letto.
Si sentiva sola senza Allie. Decise di chiamare la madre che non sentiva da giorni. Come al solito la telefonata non durò più di sei minuti. Era normale che sua madre lavorasse tanto anche d'estate? Certo aveva uno stipendio davvero considerevole, che permetteva alla figlia di fare compere da Louis Vuitton e Chanel, ma Bridget aveva più bisogno della madre di quanto lei stessa volesse ammettere.
Dopo decise di guardare un film. Scelse 'Dear John' e pianse.
“Ma stasera c'è la luna piena e questo mi fa pensare a te perchè so che, qualunque cosa io stia facendo e dovunque io sia, questa luna sarà grande esattamente quanto la tua, dall'altra parte del mondo.”
Le venne in mente il suo Tomlinson. Chissà cosa faceva in quel momento…
Ad un tratto bussarono alla porta della sua lussuosa stanza d'albergo. Bridget credeva fosse il servizio in camera e andò ad aprire, incurante del fatto che indossava una maglia che le arrivava a stento sotto al sedere.
Quando aprì la porta si maledisse per non aver guardato dallo spioncino chi fosse.
Louis la osservava con intensità, con quegli occhi blu che impedivano a Bee di ragionare, che la scrutavano con fin troppa attenzione.
''Perché sei qui, Louis? Come hai fatto a trovarmi?'' gli chiese, visibilmente agitata.
''Ho controllato sul tuo pc con il permesso di Allie e ho visto che il tuo treno era diretto verso Sutton. Io e i ragazzi abbiamo annullato tutti gli impegni di questo pomeriggio perché io potessi raggiungerti. Dobbiamo parlare di ieri sera, Bridget'' rispose Lou.
''Non voglio alcuna spiegazione, Eleanor è stata abbastanza chiara.''
''Io e lei non stiamo più insieme, ti ha mentito''.
''Non mi importa. Amici, ricordi?''
''Ma di che parli? E poi Bridget, non so nemmeno perché ti sto dando delle spiegazioni, dato che non sei la mia ragazza e che ci conosciamo da tre giorni. Sei una bambina, ecco cosa sei. Sei scappata senza avere la minima fiducia in me. Hai creduto davvero che io, mentre stavo con Eleanor, potessi vedermi con un'altra ragazza? Chi credi che io sia?!? Forse mi sono sbagliato su di te'' disse amaro Louis.
Le sue parole la ferirono come coltelli e Bridget sentiva quei tagli sanguinare. Ma ovviamente non lo dette a vedere.
''Mi dici perché mi hai proposto di uscire quella sera? Volevi portarmi a letto?!? Bastava chiedere!'' e così dicendo Bridget, senza alcun ritegno, si spogliò e rimase nuda davanti a Louis, che rimase attonito sulla soglia.
Bridget gli si avvicinò pericolosa e sinuosa, erano solo pochi centimetri a dividere le loro bocche. Il corpo della ragazza era come percorso da scariche elettriche, voleva sentire Louis ancora più vicino. Poteva sentire il suo odore inconfondibile, che ricordava quello della brezza marina, delle rose, della seta e del sole. Posò le mani sulle sue spalle e gli baciò il collo.
''Non sei la Bridget che adoravo'' disse Louis, visibilmente deluso, sottraendosi al tocco della ragazza.
''Non lo sono mai stata, lo capisci?!? Adesso per favore vai via e torna da Eleanor. Ti ama davvero, apprezzo la determinazione con cui ha combattuto per te'' rispose Bee, umiliata. Louis si allontanò arrabbiato.
Cosa aveva ottenuto da quella sera? Soltanto un litigio tra lui e Bridget. Si erano feriti a vicenda. Non poteva desiderare di peggio.
 

“Mmh… pronto?”
“Allie, scusami, ti ho svegliata?”
“Uhm… Zayn? Sei tu?”
“Si. Volevo sapere come stavi.”
“Zayn, sei troppo gentile, davvero. Comunque sto bene, grazie a voi.”
“Bene, allora sbrigati a prepararti.”
“E perché?”
“Non voglio anticiparti nulla. Fra mezz’ora siamo lì!” Detto questo, Zayn agganciò.
Un urlo di gioia esplose dalla gola di Allie. Ancora non si era abituata all’idea che quei ragazzi ormai facevano parte della sua vita. Ma desiderava con tutto il cuore che non ne sarebbero mai usciti.
Tre quarti d’ora dopo, alle quattro e mezzo del pomeriggio, Harry, Zayn e Liam si trovavano, per la seconda volta in meno di ventiquattro ore, in camera di Allie. “Sbrigati!” gridò Harry mentre frugava tra i libri della ragazza.
“Quanta fretta, eccomi!” disse Allie uscendo dal bagno. Indossava una gonna corta bianca, una T-shirt a righe bianche e blu, delle francesine basse argento e stava recuperando dal letto la sua immancabile borsa MiuMiu color fango. “Wow, Allie, non lamentarti se poi Harry ti salta addosso, già ti ho avvertita ieri sera!”
“Ma cosa dici, Zayn, Harry è innocuo!” e così dicendo iniziò a torturare le morbide guance del riccio, suscitando la risata di Zayn e Liam. Dopo qualche secondo si interruppe. “Dove è Niall?”
“Ti prego Harry, dimmi che sta arrivando” si ritrovò a pensare.
“Doveva far visita ad un amico...” rispose Harry. Ma Allie sospettava che Niall volesse evitarla.
“Non perdiamo altro tempo, il Chessington Park ci aspetta!” disse Zayn afferrando un braccio della bionda e trascinandola al piano di sotto.
“Cosa?”
“Hai sentito bene!” rispose Harry.

....


 “Ti prego, Harry, tutto quello che vuoi, ma lì no!”  il tono della voce di Allie era disperato, nonostante il buffo modo in cui Harry era vestito per non farsi riconoscere le strappò l’ennesimo sorriso. Lui, Zayn e Liam avevano coperto la testa con un berretto, che a sua volta era coperto dal cappuccio di un’enorme felpa e, inoltre, tutti e tre indossavano un gigantesco paio di occhiali da sole. Per fortuna, quel giorno il luna park non era molto affollato.
“Come puoi avere paura di una giostra del genere, Allie?” domandò Harry.
Allie fino a quel momento si era divertita da matti. Ma ora Harry le stava chiedendo troppo. Le montagne russe. Solo a pensarci sentiva un vuoto d’aria nello stomaco.
“Mi dispiace, piccolo. Andate voi!”
“No, Allie, tu devi venire e devi superare questa tua assurda paura.”
Harry aveva ragione. Allie odiava il fatto che non aveva abbastanza coraggio da andare oltre i propri limiti.
“Guarda che non è assurda, sai, molte persone hanno paura dell’altezza” rispose la biondina, che cercava di trattenere le lacrime. In più occasioni aveva provato a salire su giostre adrenaliniche ma, ogni dannata volta, c’era stato qualcosa che glielo aveva impedito. Ed ora si era per l’ennesima volta tirata indietro. Era proprio una codarda.
“Dai, Allie, ti prego, fallo per me!” gli occhi dolci di Harry erano davvero irresistibili, ma la paura aveva un potere ancora maggiore su Allie.
“Harry, non forzarla, non se la sente. Andate tu e Liam, io le faccio compagnia qui!” era Zayn.
“Zayn, grazie. Ma non è necessario che tu rimanga qui” rispose Allie.
“Oh, non preoccuparti, neanche io vado matto per le montagne russe!”
Allie gli sorrise. Poi si rivolse ad Harry: “Sentito? Ci sarà Zayn qui con me. Pensa solo a divertirti, Hazza” e detto questo prese a scompigliargli i ricci. “E va bene, ma non finisce qui!” rispose Harry, mentre si incamminava con Liam verso la biglietteria.
“Accompagnami a comprare dello zucchero filato, vuoi?” ricominciò il moro.
“Con piacere!” rispose la ragazza, ignara di ciò che stava per succedere. Mentre si incamminavano verso il bancone dello zucchero filato, infatti, Zayn con estrema velocità la sollevo tra le braccia e iniziò a intraprendere il percorso inverso.
“Harry, sbrigati, prendi altri due biglietti!”
“Che cosa? Zayn, fammi scendere subito!”
“Non ci penso neanche!”
“Perché lo stai facendo? Aiuto!”
“Shh. Non vuoi che ci riconoscano, vero?”
Ovvio che l’ultima cosa che Allie desiderava era che i One Direction fossero riconosciuti ed assaliti da una folla di ragazzine esaltate.
“Non piangere, Allie, non piangere” si impose la ragazza. Doveva prendere consapevolezza del fatto che sarebbe salita sulle montagne russe a momenti. Non poteva fare nulla per cambiare la situazione. Almeno ci sarebbero stati i suoi eroi insieme a lei.
In pochi istanti, Allie si ritrovò seduta su un vagone delle montagne russe con una pesante sbarra di ferro che le schiacciava lo stomaco.
“Va tutto bene, piccola. Ci divertiremo!” disse una voce al suo fianco.
“Sei perfido, Zayn. Non mi fiderò mai più di te!”
Ed ecco che iniziava la salita. Lenta. Allie aveva una paura tremenda e non riusciva a respirare. Temeva che il vagone in cui era seduta si staccasse dal binario da un momento all’altro. Poi, i battiti del suo cuore iniziarono improvvisamente a tornare regolari. Zayn Malik le stava stringendo la mano.
“Così mi fai sentire in colpa, però” disse il moro.
“Te lo meriti!”
La discesa si avvicinava.
Amica, sei pronta?” era Harry, che, seduto sul vagone davanti al suo, aveva voltato il capo per prenderla in giro.
“Dopo ti strappo tutti i ricci che ti ritrovi” si sorprese a dire Allie. E, mentre minacciava Harry, non si accorse che la discesa era iniziata.
“Cazzo!” urlò.
Risate. Alison Grace aveva appena detto una parolaccia?
E come mai non stava urlando, nonostante stessero scendendo ad una velocità impressionante?
Allie scoprì di non avere affatto paura. Anzi, più la velocità aumentava, più le piaceva.
Si sentiva libera. Ora capiva perché avevano insistito tanto a farla salire su quel vagone.
Quando il giro finì, i ragazzi fecero fatica a tenere in piedi la biondina, che oscillava da una parte all’altra, a causa dei capogiri che la giostra le aveva procurato. Ma notarono con piacere che la ragazza sorrideva.
“Potrò ancora godere dei miei favolosi ricci?” domando Harry. A quelle parole Allie tornò alla realtà. E li guardò negli occhi, uno per uno.
“Venite qui, tutti e tre!” disse, e si ritrovò stretta in un abbraccio dolcissimo. Allie doveva tutto a quei ragazzi, non solo per ciò che avevano fatto per lei quel giorno.

 
Bridget si impose di non versare alcuna lacrima. Louis le aveva chiaramente fatto capire che la odiava. L'unica persona di cui le importasse davvero la odiava. Ma brava Bee! Complimenti!
Sei riuscita ad allontanare persino Louis!
Si vestì velocemente, indossando un corpetto aderente blu e delle decolté abbinate, uscì e si diresse nel primo bar che trovò, per poter bere scotch e gin per dimenticare ancora

 ...

Dal diario di Bridget quella notte:
Il mio stato di grazia e felicità soprannaturale è già finito. Peccato.
Louis sta con Eleanor, Eleanor Calder. Ne ho già parlato nelle pagine precedenti, questo inverno, ricordi quanto la odiavo? Il mio risentimento nei suoi confronti è persino aumentato.
Sono distrutta, il mio cuore è a brandelli. 
Ho creduto che Lou potessi farmi conoscere la felicità e adesso soffro più di prima.
Sono una stupida. Una stupida agonizzante.

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Capitolo 8
*** reverse ***


La mattina seguente Bee si svegliò stesa sul pavimento. Perché si trovava lì? E perché non riusciva a trovare la forza di alzarsi? Forse perché non c'era qualcosa o qualcuno per cui valesse la pena farlo. 
Bridget pensò che sarebbe stato bello e sicuramente più facile lasciarsi andare.
Poi le venne in mente Allie. Stava impazzendo senza lei. Insomma, chi poteva ricomporre i pezzi del suo cuore meglio della sua migliore amica? L'unica a cui Bridget aveva raccontato come si sentiva dopo l'abbandono del padre. L'unica che aveva visto Bridget così fragile da poterla uccidere semplicemente stringendola un po’.
In quel momento probabilmente si trovava con Harry. Non voleva chiamarla e intristirla o rovinarle la giornata.
Pensò a Liam. Quel ragazzo era adorabile. Incerta, prima che potesse cambiare idea, lo chiamò.
Due squilli. Poi tre. Infine rispose.
''Pronto?!?'' disse con la sua voce cristallina, ancora un po' insonnolita.
''Liam, sei tu?'' mormorò Bee.
''Bridget, santo cielo, come stai? Hai parlato con Lou? E’ tutto a posto?''
''Louis mi odia.''
''Louis ti odia? Bridget, ma che diavolo dici?''
''Abbiamo litigato. Io mi sono volontariamente comportata da stupida e sicuramente mi odia. Probabilmente sarà con Els ora.''
''Bridget, non è successo nulla di grave, chiarirete, qualsiasi cosa tu abbia detto o fatto. Questa mattina io e i ragazzi abbiamo tantissimi impegni, ma verso le 18 prendo un treno e ti raggiungo, ok?'' disse Liam, preoccupato.
''Non ce n’è bisogno, Liam. Ci vediamo tra qualche giorno a Londra.''
“O tra qualche mese” pensò Bee, e attaccò.
Quando sarebbe tornata a Londra? A partire da settembre avrebbe dovuto cominciare a lavorare alla maison Dior. Aveva sempre sognato quel posto e non poteva rinunciarvi. Così decise di prendere un quaderno per abbozzare qualche disegno. La sua vena artistica prese il sopravvento e Bridget disegnò un abito così bello da sembrare reale.
Poi decise di dedicarsi a un po' di shopping, anche se sapeva che in una piccola cittadina si sarebbe dovuta accontentare.
Cosa c'è di meglio di una mattinata di shopping per curare cuori infranti?

 
-Buongiorno Allie. Come stai?
Sai, oggi Liam è andato a Sutton, da Bridget. Suppongo che Louis abbia fallito.
Ma non preoccuparti, quando Liam si mette in testa una cosa, riesce sempre!
 
-Harry, sto bene, anche se non ti nascondo che sono preoccupata.
Ma mi fido di voi.
 
Allie era più che preoccupata. Se Louis, l’unico ragazzo a cui Bridget si era mai davvero interessata, non era riuscito a convincere l’amica, la situazione doveva essere estremamente grave. Sapere che Bridget stava soffrendo e non poter fare niente per aiutarla era davvero frustrante. Non poteva più sopportare di stare lì ad aspettare. Così decise che, se Liam e Bridget non fossero tornati entro quella sera, avrebbe preso al volo il primo treno per Sutton.
Per scacciare qualsiasi pensiero negativo dalla sua testa, Allie quella mattina scelse ‘L’ospite’, uno dei suoi libri preferiti, e si rannicchiò su una delle poltrone del soggiorno.
Nonostante avesse letto quel libro almeno una decina di volte, non se ne stancava mai. Ad ogni rilettura scopriva sempre dei particolari nuovi. E, ogni volta, non riusciva a trattenere le lacrime.
“Non conoscevo i canoni di bellezza di questi sconosciuti, eppure sentivo che quel volto era bellissimo. Non appena mi accorsi che sentivo il desiderio di guardarlo, svanì. “E’ mio.” disse il pensiero estraneo che non avrebbe dovuto esistere.”
Allie si sorprese a pensare a Niall.
Ci volle il suono del campanello per riportare Allie alla realtà. Erano trascorse quattro ore da quando aveva iniziato a leggere ed erano ormai le quattro del pomeriggio. Sperando che Bridget fosse finalmente tornata corse alla porta. Ma, non appena la spalancò, dovette maledire se stessa per averlo fatto. Niall Horan era lì fermo davanti a lei.
I due si scambiarono un brevissimo sguardo pieno d’imbarazzo, interrotti da Harry, che sbucò da dietro la schiena di Niall.
“Buongiorno!” esclamò. “Che ci fai ancora così?”
Allie indossava una morbido vestitino color verde acqua abbastanza corto e, nonostante sembrasse impeccabile anche vestita in quel modo, si sentiva terribilmente in imbarazzo.
“Ehm… buongiorno anche a voi! Beh, non è colpa mia se mi piombi in casa all’improvviso!” Allie si sforzò di sembrare a suo agio.
“Non voglio sentire storie, corri a vestirti!” replicò il riccio.


 
 “Sei sicuro che mi facciano restare lì?” chiese incerta Allie.
Circa un’ora dopo l’arrivo dei ragazzi a casa della bionda, i tre erano in cammino verso gli studi di una delle radio più ascoltate di Londra.
“Certo, ho richiesto che tu stessi lì ad assistere io, Harry Styles in persona!”
“Capirai!” scherzò la barbie.
“Cosa vorresti dire, scusa?!” Harry stette al gioco.
“Nulla, nulla! Invece, dimmi, dov’è Zayn?”
“Zayn è ancora a letto! Ieri sera, sul tardi, dopo averti accompagnata a casa, un amico lo ha portato in giro per locali. Abbiamo pensato di non svegliarlo, tanto non sarà solo lui a mancare alla radio oggi.”
“Incoscienti, come avete potuto permettergli di ubriacarsi? Non oso immaginare quanto starà male ora… povero Zayn!”
“Oh, non credo proprio! Quando è tornato, erano circa le cinque del mattino, aveva il viso ricoperto di rossetto e non faceva altro che invocare il nome di una certa Karen! Sembrava ipnotizzato” . Tutti e tre, chi per il ricordo della scena, chi cercando di immaginarla, scoppiarono a ridere e, presi da quella piacevole conversazione, arrivarono in fretta a destinazione.
Quel mattino Niall ed Harry avrebbero dovuto cantare ‘Moments’. Certamente sarebbe stata una versione originale, dal momento che tre dei membri della band non erano presenti. Allie, dal canto suo, era contenta. La delicata voce di Niall, nelle canzoni dei One Direction, per lei trovava sempre troppo poco spazio. Tutta la prima parte fu cantata da Harry; il ritornello, invece, da entrambi.
Poi toccò a Niall. E fu allora che il biondo, forse trasportato dall’intensità del testo, istintivamente alzò lo sguardo verso Allie, che si trovava dall’altra parte del vetro, insieme ai tecnici del suono. E non riuscì più a distogliere il suo sguardo da quello della ragazza. Sentiva come se una una forma di attrazione superiore avesse guidato la traiettoria dei suoi occhi nella direzione della biondina. Quindi, anche se avesse voluto smettere di fissarla, non ne avrebbe trovato la forza.
 
“Close the door, throw the key, don’t wanna be reminded
Don’t wanna be seen, don’t wanna be without you,
My judgments clouded like tonight’s sky.”
 
Allie, invece, abbassò lo sguardo, avvampando. Sentiva la testa girarle e, se avesse tenuto anche solo per un secondo i suoi occhi fissi in quelli di Niall, sarebbe sicuramente venuta meno. Non riusciva a sopportare il fatto che quel ragazzo avesse così tanto potere su di lei. Si sentiva terribilmente vulnerabile in sua presenza. E non capiva il motivo per cui la stesse guardando con così tanta intensità. Di solito sembrava non accorgersi neanche della sua presenza.
 
“Hands are silent, voice is numb, try to scream out my lungs, it makes this harder”
 
Era forse stupida? Quella era assolutamente l’occasione giusta per comunicare a Niall quello che non riusciva ad esprimere a parole. Ce l’aveva in pugno. E stava lasciando che le scivolasse dalle mani. Cosa provava per Niall? Allie non riusciva ancora a capirlo. Ma aveva bisogno di quel volto angelico. Alzò lo sguardo. Sentì le gambe tremare, ma non si tirò indietro, quando notò che Niall aveva ancora gli occhi puntati su di lei.

  
Erano quasi le otto e Bee si trovava stesa sul letto mentre sfogliava distrattamente una rivista. Si sentiva come una esiliata, una rifugiata politica. Non parlava quasi mai e non vedeva mai facce amiche. Era ora che facesse conoscenza, soprattutto perché il suo soggiorno si prospettava lungo. Così indossò un paio di shorts neri, un top di seta grigio, delle scarpe r0sse dal tacco vertiginoso e, mentre si truccava, bussarono alla porta.
Quando aprì si ritrovò Liam Payne, bello come un dio greco e dolce come il miele, di fronte a sè.
Bridget non poté trattenersi e lo abbracciò. In quella stretta vi erano tutta la tristezza e la solitudine che Bridget aveva nascosto, tutto il suo dolore, tutte le parole taciute. Liam la strinse a sé per un arco di tempo infinito.
Poi la condusse sul divano e vide che piangeva. Le lacrime non sminuivano la sua bellezza, anzi la facevano assomigliare a un cucciolo sperduto. Liam le accarezzò tenero i capelli e le disse:
''Bridget, per favore, ferma le lacrime. Devi chiarire con Louis, eravate entrambi arrabbiati. Adesso basta. Tu sei forte. Fai vedere chi sei! Combatti per quello che vuoi!'' le disse, convinto.
''Liam, ti prego, non mi lasciare sola questa notte. Non mi è mai capitato nella vita di tenere così tanto a un ragazzo come è successo con Louis. Io avevo paura. Paura di legarmi troppo a lui e di non essere più in grado di gestire la mia vita... Louis è andato oltre l'apparenza. Lui mi capiva. Lui mi osservava. Lui mi parlava come se gli importasse. E non mi posso permettere di perderlo, capisci?'' disse Bee, adagiata nella sua valle di lacrime.
''Allora adesso calmati, guardiamoci un film strappalacrime e poi addormentiamoci. Domani mattina tu tornerai a Londra e parlerai con Louis, riferendogli esattamente cosa senti. Va bene, piccola?''
''Grazie, Liam. Non ho mai conosciuto una persona come te. Come fai ad essere così perfetto? Ti interessi di me, nonostante la situazione non ti coinvolga personalmente. Non so cosa avrei fatto senza te'' disse Bridget, senza nascondere il tremore nella sua voce.
''Bee, ho fatto solo quello che il mio istinto mi diceva di fare. So che tu hai bisogno di Louis almeno quanto lui ha bisogno di te. Non potete rinunciare, senza nemmeno averci provato''  rispose Liam, stendendosi al fianco di Bridget, che si sentì finalmente protetta e al sicuro.
La mattina dopo Bee si svegliò a causa dei raggi di sole che filtravano attraverso le sottili tende bianche. Controllò l'orologio e vide che erano solo le otto. Ad un tratto si rese conto di aver dormito stretta a Liam. I suoi ricci cadevano distratti e perfetti sulla sua fronte, aveva le labbra leggermente arricciate e un'espressione tenera sul volto. Non era stato solo un sogno. Liam aveva davvero trascorso la notte con lei solo per rimettere insieme i pezzi del suo cuore e farla sentire meglio. Quel pensiero le fece venire le lacrime agli occhi.
Soltanto Alison avrebbe fatto una cosa del genere per lei. E adesso Liam si comportava con lei come se si conoscessero da una vita, come se fossero amici. Quel ragazzo era davvero un angelo inviato dal cielo.
Evitando di fare rumore, prese il suo i-phone e le cuffiette e iniziò ad ascoltare un po' di musica.
 
“I'm all out of faith, this is how I feel. I'm cold and I am shamed lying naked on the floor. ”
 
Adorava 'Torn', anche se la intristiva un po’. In quel momento la descriveva alla perfezione.
Poi prese il suo diario e scrisse qualche appunto:
-Sono lacerata, distrutta e sebbene Louis non curerà mai le mie ferite, c'è Liam con me. È così adorabile, tenero e affettuoso… è l'amico che non ho mai avuto. È molto più di quanto sperassi. Spero solo non mi abbandonerà. Lo fanno tutti.
Ad un tratto Liam aprì gli occhi, si stiracchiò e guardò Bridget con una faccia così seria che a Bee venne da ridere.
''Buongiorno, biondina! Hai dormito bene?'' disse con la voce ancora impastata per il sonno.
''Benissimo! Grazie per essere rimasto, non ne potevo più di questa solitudine. Avevo bisogno di qualcuno'' rispose Bridget, sorridendogli.
''Quindi uno vale l'altro?'' disse Liam, fingendosi offeso.
''Ovviamente! No, sul serio Liam, non avevo bisogno di nessun altro. Tu mi hai capita, senza giudicarmi. Ci sei stato, senza starmi troppo addosso. Dal primo momento in cui ti ho visto, ho capito che sei una persona fantastica e che sono davvero fortunata ad avere un amico come te'' rispose Bridget.
Liam l'abbracciò. Poi mormorò: ''Che ne dici di andare a fare colazione? Adesso però devo recarmi nel mio albergo a cambiarmi, sono impresentabile. Ci vediamo nella hall tra mezz'ora, ok?''
“ È  perfetto. Dopo però dobbiamo decidere a che ora prendere il treno!''
''Ci ho già pensato io, prima di venire da te''.
''Come facevi a sapere che sarei venuta con te?''
''Dimentichi che sono Liam Payne e che sono noto per essere un bravissimo veggente!''
''Sinceramente ti preferisco cantante!"
''A dopo, piccola''.
''Attento ai paparazzi!'' urlò Bee, mentre Liam se ne andava dalla stanza, ridacchiando.
Velocemente Bridget si fece una doccia e indossò una minigonna blu, una maglia a balze bianca e un paio di decoltè rosse. La ragazza amava essere elegante in qualsiasi occasione. Poi rassettò la stanza, mise tutti i suoi vestiti in valigia, lasciò la sua stanza d'albergo e pagò.
''Hey Liam Payne, mi firmeresti un autografo?'' mormorò Bee a Liam, che si guardava intorno spaesato nell'ingresso dell'immenso hotel.
Il ragazzo rise e poi si diressero chiacchierando a fare colazione.
Si sedettero ad un tavolino di un grazioso e rustico bar, in una piccola via di Sutton, e consumarono velocemente la loro colazione. La partenza era prevista per le undici. Dopo aver bevuto un cappuccino, i due ragazzi si recarono dapprima in hotel a prendere le valigie e poi presero il treno.
Liam si muoveva sempre con grandissima discrezione ed un indossava un buffo cappello da rapper per evitare di essere riconosciuto.
Durante il tragitto in treno, Bee si torturava le mani per l'ansia. Liam, da perfetto osservatore, cercò di distrarla in tutte le maniere possibili. Prima cominciarono a farsi foto buffe, poi canticchiarono alcune delle canzoni dei One direction preferite da Bridget e infine parlarono tra loro.
''Liam, posso chiederti un favore? Puoi spiegarmi cos'è successo tra Lou e Eleanor?''.  La bionda sussultò soltanto nel pronunciare i loro nomi insieme.
''Credo che sia meglio che ne parli con lui'' rispose il ragazzo.
''C'è qualcosa tra loro? Nascondi qualcosa?''
''Bridget, smettila di immaginare storie impossibili. Voglio semplicemente che il mio amico abbia la possibilità di spiegare il malinteso. Tutto qui''.
''Quindi dici che dovrei calmarmi?''
''Tremi così tanto che sembri in preda ad una crisi di panico! Quindi si, calmati!''
''È l'effetto che fai a tante ragazze, credo che tu debba esserci abituato''.
Liam rise. Quel suono era così rassicurante. Somigliava ad una melodia... semplice, ma perfetta.
''Tra poco più di dieci minuti arriveremo alla stazione. Ma non mi hai ancora detto perché sei scappata, credendo a quella pazza ossessionata di Eleanor''.
''Dalle foto che circolavano su Internet, sembrava che a te fosse simpatica Eleanor''.
''Lo era, fino a quando non si è rivelata un' arpia. Louis ha sofferto per lei davvero tanto. Ma adesso tocca a te raccontare''.
''Quando lei mi ha detto di essere la ragazza di Lou, io mi sono sentita morire. Come potevo credere che lei mentisse? Eleanor sembrava sicura di sé. Louis si comportava in modo strano, come se temesse una mia reazione.. . io non potevo tollerare di vederli insieme. Mi sentivo una illusa, che aveva creduto che qualcuno potesse vedere in lei qualcosa di particolare, una luce speciale. Io non ho mai avuto una storia con un ragazzo, mai un appuntamento in cui lui ti apre la porta e ti chiama principessa. Io non mi sono mai lasciata coinvolgere da nessuno. E poi è arrivato Louis.
Non l'ho cercato, eppure ha sconvolto l'equilibrio precario del mio cuore. Ho cercato di allontanarlo e di evitare le sue spiegazioni perché non volevo che la mia felicità dipendesse troppo da lui''.
''Sono bellissime questa parole. Dovresti dirle a lui''.
''Per farlo fuggire via da me? Non ci tengo proprio. Se mi vuole come amica, lo accetterò. Sono troppo egoista per lasciarlo andare''.
''Perché dovrebbe fuggire via da te?''
''I ragazzi di solito hanno paura delle dichiarazioni delle ragazze...''.
''Soltanto se non ricambiano i loro stessi sentimenti. E poi mica gli dici che vuoi avere una famiglia con lui o che vuoi sposarlo? Se non provi non lo saprai mai!''
''Smettila di copiare Chris Martin, Payne!''
''Adoro i Coldplay. A te piacciono?''
''Li adoro. Credo che siano una delle mie band preferite!''
''Dobbiamo ingelosirci?'' disse ironico Liam.
''Il mio cuore appartiene ai One direction, nonostante quei ragazzi non riescano ancora a realizzare quanto emozionino le loro fans, quanto bravi siano!''
''E noi siamo felici di avere delle fans affettuose come te. Oddio! Dobbiamo scendere, si stanno per chiudere le porte!''
Con uno scatto, Liam le afferrò la mano e la trascinò fuori dal vagone. Purtroppo un volant della maglietta di Bee rimase incastrato tra le porte... ma il ragazzo, prontamente, lo strappò via con forza. Ormai la maglia di Bridget era ridotta ad un brandello di seta che la copriva a stento, ma Liam le aveva salvato la vita, impedendole di essere trascinata via dal treno in corsa. Con le gambe ancora tremanti, Bridget abbracciò Liam, stringendolo forte a sè. Aveva sentito la morte respirare sul suo collo. L'aveva guardata negli occhi.
Liam le accarezzò i capelli e le sussurrò nell'orecchio: ''Shhh... biondina, è tutto a posto''.
La folla osservava attonita la scena. Ad un tratto una ragazzina riconobbe Liam tutti cominciarono a chiedergli foto e autografi. Dopo che Liam li accontentò pazientemente, Bridget gli disse: ''Sei il mio eroe. Mi hai salvata più volte con la tua voce, ieri mi hai impedito di cadere, adesso hai anche evitato che io finissi sotto un treno... Grazie''.
''Meriti di essere felice, Bee'' rispose il ragazzo.


---

Bridget e Liam si guardavano attorno smarriti. La ragazza cercava Louis, ma non lo vide da nessuna parte. Ad un tratto la ragazza notò Zayn.
Era bellissimo. L'espressione leggermente corrucciata e forse preoccupata, la mascella tesa e la maglia nera, che ripercorreva con precisione il fisico scolpito, lo rendevano perfetto. Ad un tratto il moro alzò lo sguardo e vide Bee.
Lei gli si avvicinò e non ebbero bisogno di parole, comunicavano con lo sguardo. Poi la ragazza lo abbracciò così forte che Zayn tossì.
''È bello che tu sia tornata, Beezy!'' disse poi Zayn.
Bridget gli sorrise e disse:''È tutto merito di Liam!''
''È merito di Liam anche questa maglia a brandelli?'' mormorò Harry sarcastico, spuntato da chissà dove.
''Io non sono un maniaco come te, Hazza. Le si è semplicemente incastrata la maglia tra le porte del treno e per evitare che potesse farsi male'' disse Liam, enfatizzando le sue parole "l'ho strattonata e le si è stracciato il top.''
''Da dove salti fuori, riccio?'' chiese Bridget, ancora imbarazzata per la stupida domanda del ragazzo.
''Ero con Allie e Niall al bar'' rispose Harry.
''Dove sono loro?'' chiese Bridget e nel momento stesso in cui fece la domanda, vide la sua migliore amica con il biondino. Bee corse incontro ad entrambi e li stritolò con un abbraccio.
''Non lasciarmi mai più, capito? Non posso sopportare cinque disastri senza alcun supporto!'' disse Allie, leggermente commossa.
I ragazzi risero.
Era possibile che Bee si fosse affezionata più a cinque ragazzi conosciuti meno di una settimana prima, che alle persone che conosceva da una vita?
Ma Louis non c'era. Bridget cercò di non pensarci, nonostante facesse male. Doveva parlare con lui. Doveva trovare il coraggio di farlo, non poteva sempre comportarsi da bambina e scappare, nonostante fosse estremamente facile.



Bridget ed Allie tornarono nel loro appartamento, mentre i ragazzi avevano un qualche impegno con la casa discografica. Parlarono con naturalezza ed Allie raccontò all’amica dei momenti che aveva trascorso con i ragazzi.
Bridget urlò, quando seppe che i ragazzi avevano dormito nella sua stessa stanza e che Zayn ed Harry avevano dormito nel suo letto. A momenti sembrava non realizzare che i cinque ragazzi facevano parte della sua vita, quando fino a poche settimane prima era solita vederli solo nei suoi migliori sogni. Bee si posò delicata sul cuscino e inspirò i loro profumi: quello di Zayn era il più riconoscibile, era un mix armonioso di scotch, tabacco, miele, ambra ed ebano, quello di Hazza era meno forte e ricordava quello dell'erba appena tagliata, del mare d'inverno e delle rose. Le ragazze accesero poi il computer e scoprirono che sul web circolavano delle foto di Liam mentre salvava una ragazza misteriosa. Fortunatamente il volto di Bridget non era riconoscibile.
''Beezy, come stai?''. La domanda di Alison interruppe la riflessione di Bridget e la spiazzò.
''Bene, non ti sembra?'' disse Bridget, facendo finta di niente. Altrimenti sarebbe scoppiata in lacrime.
''Sei la mia migliore amica, ti conosco. Tu non stai bene, Bee. Non saresti scappata via così''.
''Dovevo restare a guardare Lou e Eleanor?''
''Non c'è niente tra loro, lo capisci?''
''Immagina che adesso incontri una ex di Niall e ti dica che stanno insieme. Che fai, non le credi?''
Alison perse le parole. Era così evidente che Niall le facesse un certo effetto?
''Dovresti dargli la possibilità di spiegare. Chiamo i ragazzi e li invito a cena, qui da noi. E non hai alcuna possibilità di sottrartene, chiaro?''
''Ai suoi ordini, capitano''  rispose Bridget, ironica.

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Capitolo 9
*** struggle ***


Louis avrebbe preferito camminare sui carboni ardenti, piuttosto che rivedere Bridget, bellissima e distante, di fronte a sé. Temeva quello che si sarebbero detti. Ma i ragazzi lo avevano praticamente costretto ad andare alla cena organizzata da Alison. Pensò alle possibilità di fuga. Vagliò l'idea di farsi rapire dalle fans, oppure di simulare uno svenimento. Rabbrividì di fronte a quelle prospettive. Forse sarebbe stato meglio vedere la biondina.
Verso le 19.20 cominciò a vestirsi e indossò una maglia bianca a righe rosse, un pantalone blu e dei mocassini dello stesso colore del jeans. Laccò i capelli con cura e notò, con sorpresa, che era in anticipo. Si sedette sul divano aspettando che quei vanitosi dei suoi amici si sbrigassero, dato che preferiva affrontare subito la situazione, piuttosto che subire una lenta tortura. Quando vide Niall notò subito che qualcosa non andava: i suoi occhi erano vacui, l'espressione esprimeva indecisione e paura. Le cause potevano essere solo due: o Nandos aveva chiuso oppure Niall pensava ad un ragazza.


A partire dalle 18.00, l'ansia si era impossessata di Bridget, che non faceva altro che saltellare, parlare tra sé, maledire la sua migliore amica e tremare. Verso le 19.oo fece una doccia rapida e scelse i vestiti che avrebbe indossato: optò per una camicetta di organza bianca, per delle Louboutin nere e per una cortissima gonna dorata a vita alta con delle balze verticali, che partiva con una fascia elasticizzata nera e terminava morbida sulle anche della ragazza. Raccolse i capelli in una morbida treccia di lato e colorò le labbra con il suo solito rossetto rosso, ma per il resto si truccò leggermente. Alison invece indossò un abito senza spalline lilla che metteva in risalto gli occhi azzurri e la carnagione diafana. La ragazza, al contrario di Bridget, era davvero ossessionata dall'essere impeccabile. Bee, invece, non aveva pazienza per sforzarsi di sembrare più bella: lo era e basta. Questa era un'altra differenza tra le due migliori amiche: Bridget era molto spontanea e naturale, mentre Alison tendeva sempre a non lasciar trasparire le sue emozioni, sempre se non ci fossero stati in giro i One direction. Allie non poteva nascondere la simpatia e l'affetto che provava nei loro confronti, nemmeno se lo avesse voluto. E poi c'era qualcosa nei loro atteggiamenti che rendeva tutto semplice.

Quando bussarono alla porta, Bridget sentì le gambe venire meno e rischiò di slogarsi una caviglia. Alison andò ad aprire e salutò tutti con grazia. Bee baciò sulle guance Zayn, Harry, Niall e Liam, poi alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Louis. Non riusciva a capire cosa celassero. Odio? Paura forse? Risentimento?
''Ciao Louis'' incominciò Bridget, ma dal ragazzo non ricevette alcuna risposta. E come quella sera in quel lussuoso albergo a cinque stelle, la ragazza si sentì umiliata.
---

I sei ragazzi stavano consumando la cena che Alison aveva prontamente ordinato. Louis continuava a fingere che Bridget non esistesse. Mentre Harry stava raccontando un divertente aneddoto, Bee si sentì stanca di quella situazione. Non riusciva a sopportare lo sguardo di indifferenza di Louis. Rischiava di iniziare a gridare da un momento all'altro.
''C'è qualcosa che non va, Louis Tomlinson?'' disse Bridget, alzandosi in piedi.
''Stai parlando con me?'' rispose Louis, freddo come il mare d'inverno. Freddo come i suoi occhi.
''Non comportarti come un idiota! Smettila di fingere che non ti importi!'' urlò la bionda.
''Forse è meglio che vi lasciamo soli'' mormorò Liam, imbarazzato.
''Liam, non importa, resta'' gli rispose Bee.
''Resta come volevi che restasse quella notte? Peccato che non abbia accontentato la tua frenesia!'' disse Louis.
''Ma cosa farnetichi, Louis? Come puoi credere certe cose?'' e così dicendo, trattenendo le lacrime ,se ne andò.
Nessuno la seguì, perché Alison disse che la sua migliore amica aveva bisogno di restare sola.

 
     ---
 
Bridget vagava per le strade di Londra, cercando di dare un senso a quanto era successo. Ad un tratto si sentì afferrare per un braccio e non tentò nemmeno di urlare: in fondo, se anche fosse stato un maniaco, sarebbe importato davvero a qualcuno? Entrò nell'auto e si voltò: era semplicemente Zayn, che la fissava con una espressione preoccupata.
''Stai bene?'' mormorò il moro.
''Ho litigato con Louis e lui, per l'ennesima volta, mi ha fatto capire quanto mi odi e la grandissima considerazione che ha di me. Non è tempo per noi, e forse non lo sarà mai''.
''Bridget, state soltanto evitando di guardare negli occhi la realtà, che tanto vi spaventa. Tieni veramente a lui? Combatti! Abbi il coraggio di dirgli la verità!''
''So che è la cosa giusta da fare, ma adesso non voglio parlarne. Portarmi ovunque tu voglia, non voglio restare sola di nuovo''.
''C'è un bar poco conosciuto nel quartiere di Bromley, così possiamo evitare di incontrare fotografi e fans… una sbronza storica… ci stai?''
''Zayn, sei il migliore!''
Zayn e Bee si recarono così in un vecchio bar, simile a quelli ottocenteschi del Far West. Sembravano due vecchi amici che si erano ritrovati dopo tanti anni. Ridevano, fumavano qualche sigaretta e, nel frattempo, bevevano bicchieri di Malibu, di vodka, di Jack Daniel's e di scotch, il drink preferito di Zayn, senza nemmeno riuscire a realizzare quanti ne avessero già mandati giù. Non erano ubriachi, ma riuscivano a parlare senza inibizione.
“E se per dimenticare Louis andassi a letto con diecimila ragazzi? Tu che ne dici, Zayn? Funzionerebbe?” disse all’improvviso Bridget.
“Non credo! Ma io sono l’ultima persona che può dirtelo”.
“Perché? Raccontami, Zayn, che hai combinato? Con me puoi parlare: qualsiasi cosa tu abbia fatto, io ho fatto di peggio, fidati!”
“Beh, la farò breve, ok? Ho cercato di dimenticare la prima e per ora unica ragazza che io abbia mai amato andando a letto con la prima che mi capitava a tiro. E, cazzo, non ci sono riuscito!”
“Oddio, è terribile! E dimmi… avevi fatto l’amore con quella ragazza?” la conversazione non poteva certamente assumere un tono serio, visto lo stato in cui si trovavano i due.
“Si! La mia prima volta! Avevo quattordici anni, ti rendi conto? Sono passati cinque anni! E sai perché non riesco a dimenticarla? Perché quella stronza abita a due isolati dal mio!”
“Okay Zayn, basta. Una Vodka, per favore!” ordinò Bridget. “Non ce ne andremo di qui fino a quando non riusciremo più a reggerci in piedi!”. 
                                                                                        


La mattina seguente Bridget si svegliò con un mal di testa terribile. Ricordava quanto avesse adorato parlare con Zayn, quanto fosse stato affettuoso a riportarla a casa, quanto si fossero confessati a vicenda.
Quando Allie notò che l'amica era sveglia, non poté non rivolgerle uno sguardo preoccupato. 
''Buongiorno Bee''.
''Ciao Alison. Divertita ieri sera?”
''In realtà per niente. Louis ha sbattuto la porta ed è uscito poco dopo di te, Zayn ti ha inseguito e io sono rimasta con Liam, Hazza e Niall, preoccupatissima per quello che avresti potuto combinare!''
''Alison, ti sei trasformata a mia insaputa, in mia madre? Anzi no, perché nemmeno a lei importa qualcosa di me!''
''B., lo sai che io tengo a te! Sono la tua famiglia. Noi non abbiamo bisogno di nessun altro, capito?''
''Facile parlare per te! Come se io fossi cieca a non aver visto come vi guardate tu e Niall!''
''Bridget, tra te e Louis si sistemerà tutto!''
''Ho smesso di crederci, Alison. Non riusciamo nemmeno più a guardarci in faccia, come se avessimo avuto chissà quale storia impossibile!''
''Intanto stasera dobbiamo andare al loro concerto. Harry mi ha detto che staremo nel backstage, ricordi? Ne abbiamo parlato a tavola!''
''Ero più intenta a subire l'indifferenza di Louis! Comunque, ci sarò solo per gli altri componenti della band".
 

 Bridget ed Allie cominciarono a prepararsi alle 19.30, dato che il concerto era previsto per le 21.00.
Bee indossò un vestitino rosa chiaro senza spalline.
Alison, invece, era come al solito meno eccentrica: indossò un vestitino nero con le maniche arricciate, una cintura sottilissima rossa in vita e delle Louboutin classiche.
''Bridget, sei perfetta stasera. Hai per caso deciso di torturare Louis?''
''Ho solo bisogno di parlargli. Ero così arrabbiata ieri sera... e stamattina... ma stasera mi presenterò da lui vestita dei miei sentimenti e finalmente potrò dare una svolta a questa situazione''.

---

 
 ''Voi due sareste...?'' chiese rude la guardia del corpo dei One direction, quando Bridget e Allie chiesero di poter entrare nel backstage. 
''Due amiche dei ragazzi, quindi adesso sparisci e lasciaci passare'' disse Bee, stanca della discussione che si protraeva da circa mezz'ora.
''Senti carina, sai quante ragazze ripetono la tua stessa frase? E poi credo che tu debba andare più ad una sfilata di moda che ad un concerto!''
''La mia amica è un po' irritabile nell'ultimo periodo. Non potrebbe chiamare i ragazzi, che potranno confermare che abbiamo diritto ad entrare?'' chiese Alison, imbarazzata e, allo stesso tempo, infastidita.
L' uomo fece quanto chiesto gentilmente dalla pallida biondina.
''Styles, qui ci sono due bionde davvero niente male, che pretendono di raggiungervi nei camerini. Hai intenzione di spassartela già prima del concerto?!?'' disse la guardia del corpo, ironica.
Dalla risposta di Harry, si poté facilmente capire che non apprezzò l'allusione in presenza delle due ragazze.
''Uhm, a quanto pare potete passare, scusate…''
Allie e Bee non sentirono nemmeno il resto della frase perché corsero letteralmente dalle ragioni del loro sorriso.
Quando entrarono nei camerini, alle ragazze mancarono le parole.
Zayn, Niall, Louis, Harry e Liam giacevano a petto nudo davanti a loro. Bridget finse maggiore disinvoltura, ma evitò di guardare il suo Tommo, altrimenti avrebbe rischiato un infarto.
''Biondine! È mai possibile che non riusciate a non attirare l'attenzione delle persone?'' disse Liam, intento a infilarsi dei jeans grigi.
''Che cosa è successo?'' chiese Niall visibilmente geloso.
''John, il tizio della sicurezza, ha cercato di fare della facile ironia su Allie e Bee'' rispose Zayn.
''Vedo che ti sei ripreso dalla sbronza epica di ieri sera!'' disse, ridendo, Bridget.
''Jolie, potrei anche denunciarti!'' disse il moro.
''Per cosa?!? Per aver tentato di ubriacare un cantante?!?'' e i ragazzi scoppiarono a ridere. Louis compreso. Bridget, da un momento all’altro, divenne la ragazza più felice del mondo. Quella risata era il suono più incantevole che Dio avesse creato.
La ragazza cercò gli occhi azzurri di Louis. I due incrociarono i loro sguardi e cominciarono la loro muta conversazione.

Some people say it’s so wrong, but even when we fight, girl you turn me on.
 
Ad un certo punto Harry, Liam, Zayn e Louis dovettero allontanarsi per sostenere una breve intervista. Niall, però, preferì restare dentro. 
“Allie, and…” Bridget fu costretta ad interrompere la frase, dal momento che vide Alison avvicinarsi al biondino. E si rese conto che avrebbe dovuto portare pazienza per almeno qualche minuto al di fuori del backstage.
Alison non potè non notare che gli occhi di Niall comunicavano tormento.
“Cosa c’è, Niall?” gli chiese, facendosi coraggio.
“Allie”.
 Niall, alzando di scatto il capo, pronunciò il nome della ragazza con così tanta enfasi, da procurarle le vertigini.
“Non è niente. Solo… mi serve qualche minuto.”
“Non mentirmi, ti prego”.
 I loro volti erano ormai a pochi centimetri di distanza. E Niall non riuscì a non essere sincero con quell’angelo che si trovava di fronte a lui.
“La verità è che sono preoccupato. Lo sono sempre prima di un concerto, ma questa volta particolarmente. Nell’ultimo periodo la pressione esterna è troppo forte. Mi vedono come l’elemento fragile della band. Ma si sbagliano, e non so cosa fare per dimostrarlo. Questo concerto credo che in un certo senso sarà decisivo. E ho troppa paura.”
Nessuno più di Allie poteva capire Niall in quel momento. Senza riflettere, gli prese il volto tra le mani, accarezzando con i pollici le morbide guance del biondo. 
“Allie, cosa…” 
“Shh.”
I pollici di Alison si posarono sulle labbra perfette di Niall.
“Puoi farcela. Non pensare neanche per un attimo di essere inferiore agli altri. Tu non lo sai… la tua voce in particolare, mi ha cullata ogni volta che il tormento non si decideva ad abbandonarmi, mi ha fatto sentire amata e al sicuro. E sono convinta che hai regalato la stessa sensazione a molte altre ragazze come me.”
Ecco, l’aveva detto. Per la prima volta, Alison Grace aveva ignorato le conseguenze che i suoi gesti avrebbero potuto avere.
Troppe volte aveva rinunciato alla possibilità di essere felice.
Troppe volte si era convinta di non essere mai abbastanza.
Troppe volte era stata eccessivamente dura con se stessa. 
Risultato? Si era costruita una gabbia con le sue stesse mani.
Ma ora Allie non aveva più la forza di fingere.
"Alison, non serve che tu sia così gentile, davvero."
"Io sto semplicemente dicendo la verità. Non aver paura, Niall, non ce n'è motivo." 
Niall strinse tra le sue le piccole mani di Allie, ancora posate sul suo volto. No, ora non aveva più paura.
"Dobbiamo andare, Niall..." Era Harry. Allie si voltò immediatamente, incrociando lo sguardo del riccio, che notò strano. 
"Ehm... certo." rispose il biondo.
"Buona fortuna." augurò Allie, che, dirigendosi verso l'uscita, stampò un bacio sulla guancia ad Harry.
 
I ragazzi salirono sul palco seguiti da un boato. Bridget ed Alison si ritrovarono a piangere, come due bambine.
Piangevano di felicità. Piangevano perché incominciavano solo allora a realizzare che quei folli ingles,i che fino a pochi giorni prima avevano popolato solo i loro migliori sogni, facevano parte ormai della loro vita. E poi era un sogno assistere a un loro concerto. Erano fantastici. Bee e Allie cantavano a squarciagola e i ragazzi, talvolta, lanciavano loro degli sguardi divertiti o facevano loro degli occhiolini.
In particolare, Louis rivolgeva spesso il suo splendido sorriso a Bee.
Ma, senza dubbio, alla ragazza uscì fuori dal petto il cuore quando Louis cantò i suoi assoli in 'Stand up' e 'More than this', guardandola di sottecchi.
 
'I know your hearts been broken but don't you give up, I'll be there,I know it, to fix you with love.'
 
'And then I see you on the street
In his arms, I get weak
My body feels I’m on my knees
Praying.'
 
In quel momento Bee capì cosa doveva fare. Quando il concerto fu sul punto di terminare, bisbigliò qualcosa nell'orecchio della sua migliore amica, corse nei camerini, prese un foglio bianco dalla pochette e iniziò a scrivere, con mano tremante:

Louis, abbiamo entrambi commesso un errore. Abbiamo semplicemente scelto la strada più facile: evitare di guardare in faccia alla realtà, che ci spaventa, che ci impedisce di dormire, che ci proibisce di guardarci negli occhi.
Mi manchi, Lou. E voglio rimediare. Ti aspetterò sul lato nord del London Eye.
Se non verrai entro l'una, capirò. E non ti aspetterò mai più.
Bee xx
 
Corse via, prese un taxi al volo e corse incontro al suo destino.                                                               
      

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Capitolo 10
*** mirror ***


Bridget non seppe dire quanto tempo lo avesse aspettato. Forse un'ora, o forse due. O forse tutta la vita.
Ad un tratto Bee poteva sentire Louis al suo fianco. Si voltò. Lo guardò negli occhi e sussurrò: ''Sei venuto''.
'"Ne dubitavi?'' mormorò Louis, prendendole le mani.
''Mi dispiace, Lou. Mi dispiace di essere fuggita come una bambina. Mi dispiace di non essere riuscita a dirti quello che sento, quando già lo sapevo. Mi dispiace di non riuscire a darti una ragione per restare''.
''Bee, per favore, smettila di pensare di non essere all'altezza, perché sei esattamente ciò di cui ho bisogno.
Avevo accettato di vedere Eleanor soltanto per avere delle spiegazioni e per dirle addio. L'ho baciata, soltanto per capire se ci fosse ancora qualcosa che mi legasse a lei.
Ma la verità è che da quando ti ho conosciuta, tutto mi riporta a te. Il sorriso innocente dipinto sul volto di un bambino. L'odore della notte. Le note di una canzone. Il tuo pensiero è ormai una costante nella mia vita, mi tiene sveglio di notte e mi dà il buongiorno al mattino. Ogni ragazza che incontro, vorrei potesse essere te. E so che non vorrei essere in nessun altro posto, se non con te. Mi pentirei, se ti lasciassi andare così'' mormorò Louis, poggiando la sua fronte contro quella della ragazza.
''In questi giorni ho riflettuto a lungo sulle sensazioni che sto provando e sono arrivata alla conclusione che vivere sempre in funzione di un altro, vivere protesi al di fuori di sé è doloroso, ma preferisco provare e restare scottata, piuttosto che vivere di rimpianti.
Ti sei mai chiesto cosa sia l'amore, Lou? È irrazionalità, desiderio bruciante, è quella gelosia che minaccia di sopraffarti. È attesa. Quell'attesa che ti logora, che ti costringe a sperare anche quando è inutile. Quell'attesa che ti porta a osservare il cielo pensando ad un sorriso che ti è rimasto dentro. Quell'attesa che ti fa compagnia in quelle notti che ti uccidono. L'amore è passione, ti avvolge sensualmente come seta; l'amore è rischio, paura di cadere, l'insieme perfetto e soave di tremiti segreti, occhi che brillano come zaffiri e sospiri.
Amare significa anche perdere le parole, significa piangere e prosciugare le lacrime. Perché l'amore è connesso inevitabilmente al dolore.
Ma so che se ci dessimo una possibilità, per me l'amore saresti tu, Lou'' disse Bee, mostrandosi sincera e vulnerabile agli occhi di un uomo, come mai aveva fatto.
Louis le sorrise e prese dolcemente il suo viso tra le mani. Avvicinò piano le loro bocche e, con lentezza struggente, la baciò.
Fu uno di quei baci per cui continui a sentire lo stesso brivido dopo cent'anni, per cui tremi al solo ricordo e pagheresti lo scotto di anni, pur di riviverlo. Quel bacio sapeva delle lacrime salate che erano sgorgate dal volto della ragazza, sapeva di felicità, di parole non dette. Le lingue dei due amanti si muovevano tremanti, come se temessero di rovinare quel momento.
Quando, per riprendere fiato, si allontanarono leggermente, Louis mormorò un: ''Finalmente sei mia'' e la strinse forte a sè.
Poteva esistere qualcosa di più dolce, inevitabile e irreversibile di quello? Bridget non vi trovò risposta, ma ebbe la consapevolezza che avrebbe potuto vagare per tutti gli oceani e tutte le terre del mondo, senza trovare mai un sorriso all'altezza di quello di Louis, l’unico ragazzo che avesse mai desiderato.
Ad un tratto Bee rise, mentre le lacrime continuavano a sgorgarle dagli occhi, rigando le sue guance. Louis la guardò, cercando di decifrare l'espressione della bionda.
''Perché piangi e ridi contemporaneamente?''
''Perché ti aspetto da una vita e adesso sei qui, al mio fianco. E non posso desiderare di meglio'' e così dicendo, lo attirò a sé con dolcezza.


Dopo aver trascorso circa un'ora sulla cima del London Eye, i due ragazzi decisero di tornare a casa, per evitare sguardi indiscreti. Non appena furono sulla soglia, mano nella mano, Bee e Lou furono travolti dagli abbracci di Liam, Zayn , Allie, Harry e Niall. Non appena riuscirono a sottrarsi da quella morsa stringente, Liam sussurrò all'orecchio di Bridget:''Mi devi un favore, Jolie!''.
''Con immenso piacere, Payne!''  fece Bridget di rimando e gli stampò un bacio sulla guancia.
Louis piombò dietro la bionda e urlò:''No! E' mia!''.
I ragazzi rimasero fino alle quattro del mattino a chiacchierare.
Ad un tratto Hazza e Niall proposero alle due ragazze di dormire lì con loro. Le biondine accettarono senza problemi, erano troppo stanche per cercare un taxi e tornare a casa. Lou attirò l'attenzione della sua bionda, sussurrandole nell'orecchio: ''Che ne dici di salire su in camera?''. Il corpo di Bee fu immediatamente percorso da scariche elettriche.
“Ottima idea'' rispose, con fare ammiccante.
Con la scusa che Bridget aveva sonno, i due salirono sopra in camera.
Non appena Louis chiuse la porta, Bee prese a baciargli il collo, le spalle e le labbra. Il ragazzo ovviamente non si ritrasse, anzi condusse la ragazza sullo spazioso letto al centro della stanza.
Lentamente salì sopra di lei - che intanto si era liberata del vestito ed era rimasta con la sola biancheria di pizzo nero - e, per evitare di pesarle, si appoggiò sui gomiti. Lou continuò a baciarla, mentre le sfiorava delicatamente i fianchi e la schiena. Bee lo fece prigioniero in una rete di gambe, lenzuola e capelli morbidi come la seta. Ad un tratto guardò Louis negli occhi, seria, e gli chiese:
''Perché hai scelto me?''
Louis sorrise e, con un po' di imbarazzo, disse:''Perché sei la sola che mi fa sentire le farfalle nello stomaco. Perché amo il tuo sorriso da bambina, le tue fossette, i tuoi occhi innocenti che contrastano con il tuo corpo sinuoso. Perché se ci sei tu, ogni cosa è al suo posto. Perché dovunque tu sia, anche lontana miglia e miglia di distanza, posso sentirti vicina a me. E perché so che potrei innamorarmi di te".
I due ragazzi passarono il resto della notte a conversare, baciarsi e sfiorarsi, senza tuttavia fare l'amore. Era la seconda volta che Bee si ritrovava in un letto con uomo senza andare fino in fondo.
Ma le sembrò tutto magico comunque.

Allie vide una Bridget che non aveva mai conosciuto. Beezy si era sempre mostrata radiosa, solare, ottimista, tuttavia il suo sguardo l’aveva spesso svelata profondamente triste. Ora invece sembrava essere stata travolta da un’ondata di pura felicità. I suoi occhi cercavano instancabilmente Louis e, quando lo incontravano, sprigionavano una luce incredibile.
“V per Vendetta! Vi prego, guardiamolo!” Harry aveva appena acceso la Tv, scoprendo che stava trasmettendo uno dei suoi film preferiti.
“Si! Adoro questo film!”  rispose entusiasta Allie.
“Ragazzi, vi rendete conto di che ore sono?” intervenne Liam.
“Che ci importa, nonnetto? Male che vada, ci addormenteremo guardando il film!” scherzò Zayn.
Liam alla fine dovette acconsentire, persuaso dagli occhioni dolci di Allie e deciso a dimostrare a Zayn di non essere un “nonnetto”.
Allie corse a preparare una ciotola di pop-corn e si stabilì sulle gambe di Hazza, circondata da braccia che tentavano di afferrare il contenuto della ciotola. Si sentì terribilmente bene.

“Nessuno dimenticherà più quella notte e il significato che ha avuto per questo paese. Io non dimenticherò mai l'uomo e il significato che ha avuto per me.”

Al suono di queste parole, Allie si addormentò, scivolando inconsapevolmente sul petto di Niall, che si trovava accanto ad Harry. Allie era stata l’ultima a cadere nelle braccia di Morfeo, dal momento che tutti gli altri, sfiniti a causa del concerto, dormivano profondamente già da un pezzo. Ma Niall si destò, avvertendo che Allie giaceva su di lui.
Non appena aprì gli occhi e la vide, le sue labbra si curvarono in un sorriso. Non riusciva a spiegarsi come Dio avesse potuto creare un essere così grazioso. Desideroso di un contatto con la sua pelle candida, le sfiorò delicatamente le morbide guance, stando attento a non svegliarla. Si riteneva il ragazzo più fortunato del mondo in quel momento, semplicemente perché Allie dormiva accanto a lui. Poteva sentire i suoi deboli respiri che gli sfioravano il collo, procurandogli i brividi. E stette a contemplarla per svariate ore, fino a che non arrivò il mattino seguente ed Allie, abbagliata dai raggi del sole, si svegliò. Niall chiuse immediatamente gli occhi, fingendo di stare ancora dormendo, e poté sentire Allie sussultare, probabilmente perché si era resa conto di essersi addormentata sul petto del biondo.
Sentì i leggeri passi di Alison avviarsi in direzione della cucina, e si rilassò. Trascorse un minuto. Due. Tre.
“Niall, sei proprio uno stupido” si disse.
Sentiva che non avrebbe mai più incontrato una ragazza che lo avrebbe fatto sentire in quel modo. Ogni volta che incontrava il suo sguardo, sembrava che il mondo si fermasse. Di solito era intimorito dalle ragazze della sua età, perché più volte era stato da loro deluso. Ma, osservando Alison quella notte, vide se stesso come qualcuno che avrebbe potuto farle del male, talmente gli era sembrata fragile e delicata.
“Non sprecare questa occasione, sai che te ne pentirai”.
Niall si decise ad alzarsi e si diresse in cucina. Poteva sentire i battiti del suo cuore rimbombargli nelle orecchie.
“Ciao, Allie” disse alla biondina, che trovò intenta ad affondare il cucchiaio che aveva tra le mani in una tazza di cereali.
“Oh, ciao Niall” rispose Allie, curvando le labbra in un sorriso che, seppur debole, ebbe il potere di provocare le vertigini a Niall.
Allie avrebbe voluto avvicinarsi a Niall e stringerlo forte a sé. La sola presenza di quel ragazzo bastava a farla impazzire.
Restarono a fissarsi per una manciata di secondi che sembrarono interminabili. Dal modo in cui si guardavano, sembrava che tutta la loro vita si fosse ridotta a quell’attimo. Sembrava che l’uno avesse un estremo bisogno dell’altra e viceversa come un tossicodipendente ha bisogno della sua dose.
Niall si sentì uno stupido per aver voluto respingere, in un primo momento, i sentimenti che provava nei confronti Allie.
“Come stai?” continuò Alison. “Immagino bene. Ieri hai dato il meglio di te. Le tue paure erano infondate, finalmente ne hai avuto la conferma, no?”
“Non ce l’avrei mai fatta senza di te. Le tue parole mi hanno dato un coraggio incredibile. Grazie”.
Allie sorrise ancora. “Il merito è esclusivamente tuo”.
“No, Allie. Sono in debito con te”.
“Uhm, se proprio ci tieni!” scherzò la bionda. “Ti va di sederti accanto a me?”
Niall non aspettava altro. “Certo!”
“E tu, come stai?” chiese una volta seduto. “Ti manca la tua famiglia?”
“Bridget è la mia famiglia. Se lei è con me, va tutto bene.
Mi manca il modo in cui mio padre mi capisce solo guardandomi e il modo in cui mi fa sentire al sicuro… qui senza di lui mi sento un po’ scoperta, ma sento che ce la posso fare. Il mese prossimo io e Bridget inizieremo uno stage di moda e questo mi dà forza. Io sono nata per la moda. Come tu sei nato per il canto”.
Il biondo arrossì.
“Allora penso di poter capire quanto sia importante per te”.
 Fece una pausa. “Scusami se sono indelicato, se vuoi puoi anche non rispondere, ma non mi hai parlato di tua madre…”
“Beh, la tua domanda era se mi mancasse la mia famiglia, no? So di essere una persona cattiva, ma non posso negarlo: non sento la mancanza di mia madre. Avevo bisogno di allontanarmi da lei. Io le voglio bene, ma lei mi ama così tanto da essere egoista nei miei confronti senza rendersene conto. Non mi lascia respirare”.
Perché non avrebbe dovuto parlargliene? Alison sentiva che di Niall poteva fidarsi. Il ragazzo scostante che aveva conosciuto sei giorni prima era totalmente sparito. Perché aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti? Di certo Allie non sapeva spiegarselo, ma non le importava. L’unica cosa che contava per lei era poter godere della sua presenza.
“Dai tempo al tempo, ti mancherà anche lei. Se la sua presenza è stata così influente, non riuscirai a vederti senza tua madre”.
“Niall, so che può sembrare il contrario, ma io sono abbastanza forte. Mia madre mi ha dato dei problemi a causa del suo amore soffocante, ed io sono riuscita ad affrontarli."
Un pensiero in quel momento andò a David.
Da quando era a Londra, più passavano i giorni e più si rendeva conto che faceva sempre meno male.
“Forse è stata proprio la sua presenza a rendere più facili da superare i problemi che lei stessa ti ha causato, te lo sei mai chiesta? Comunque, sia io che gli altri cercheremo di non farti mancare nulla”.
“No, non ci avevo mai pensato. Ma non credo che sia come dici tu.
Comunque, se non volete farmi mancare niente, dovresti dire ad Hazza di cambiare marca di cereali! Questi sono disgustosi!”
Niall scoppiò a ridere. “Lo so! Pensa che, quando resto a dormire qui, pur di non mangiarli faccio colazione con patatine in busta!”
“Anche io lo ho fatto qualche volta!” Allie si unì alle risate di Niall, soffocate per timore di svegliare il resto della casa.
Quell’atmosfera sembrava non lasciare alcuno spazio al dolore.

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Capitolo 11
*** Inseparable ***



Louis fu svegliato dagli intensi raggi di luce che filtravano attraverso le tendine bianche. Quando aprì gli occhi notò immediatamente che Bridget dormiva stretta al suo petto, i lunghi capelli d'oro che avvolgevano il suo torace. Il ragazzo la osservava come un cieco osserva per la prima volta il sole. Come un poeta guarda la sua Musa ispiratrice. Come Petrarca guardava Laura. Era così bella. Era adorabile senza nemmeno provarci. Il destino era stato davvero buono nei suoi confronti. Gli aveva inviato quell'angelo, quando disperava di trovarne uno.
Ad un tratto, come se avesse sentito che qualcuno la osservava, Bee aprì gli occhi. Due fari di un verde intenso lo scrutavano seri: ''Louis?!'' mormorò con voce incerta.                            
''Buongiorno, carota!'' e il ragazzo le diede un bacio sul capo.
Ma Bridget continuava a fissarlo attonita.
''Sei... reale?'' disse tremante la bionda.
''Vuoi una prova?'' e così dicendo le stampò un bacio sulle labbra. Bridget si posizionò a cavalcioni sul suo ragazzo e approfondì quel bacio.
Il sapore delle labbra di Louis era perfetto, come la sera precedente.
''Adesso mi credi?'' disse il ragazzo, ironico.
''Mmh, forse...''
Delle risate tuttavia interruppero quel momento magico. Harry, Niall, Allie, Liam e Zayn giacevano sulla soglia, imbarazzati e divertiti.
Bee arrossì e tentò di nascondersi sotto il lenzuolo.
''Bella biancheria, bionda!'' disse Harry, ridendo.
''Non posso dire lo stesso del tuo cervello, Styles!'' rispose la bionda, suscitando delle risate.
Poi i ragazzi lasciarono che Louis e Bee si vestissero, per fare colazione tutti insieme. Tommo fece una doccia, porse alla bionda una sua camicia con la quale coprirsi e lasciò che la sua ragazza si lavasse a sua volta.
Una volta raggiunta la cucina, Louis fu assalito dalle domande di quel pervertito di Harry: ''Amore della mia vita! Allora racconta, com'è Beezy a letto? È un fenomeno vero? L'hai scelta proprio bene!'' e così dicendo diede una pacca sulla spalla di Louis.
''Harry, a volte potresti risparmiarti certi commenti inopportuni, lo sai, vero?'' si intromise Liam.
''Si vede proprio che non scopi da una settimana! Sei più pervertito del solito!'' intervenne Zayn.
''Abbiamo trascorso tutta la nostra settimana con le biondine e io non ho avuto il tempo di adescare nessuna fanciulla!'' si difese Harry.
La conversazione fu interrotta da Allie, che era entrata nella cucina senza fare il minimo rumore.
''Dov'è Bridget?'' mormorò ad un tratto.
''Parlavi di me, Alison?'' e Bee schioccò un bacio sulla guancia della sua migliore amica.
Nel frattempo Louis cercava disperatamente di preparare dei pancakes, mentre Zayn e Liam cercavano invano di dargli una mano.
Fecero colazione ridendo e scherzando tutto il tempo. Bridget non si era mai sentita così felice in vita sua. Aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo. E quel posto era lì, al fianco di Niall, Zayn, Harry, Allie, Liam e Louis, il suo principe.

''Grazie per prima!'' sussurrò Louis a Liam, una volta soli.
''So quanto tu tieni a lei, Lou. In fondo è anche normale... siamo fratelli, giusto?'' e così dicendo abbracciò l'amico.
''Ovviamente, Liam! Sai, stanotte io e Bee stavamo per andare fino in fondo... e, cavolo, era tutto perfetto. Ma ad un tratto mi ha guardato negli occhi e mi ha chiesto perché l'avessi scelta. E in quel momento ho capito quanto fragile sia, ho capito che non meritava che io la facessi mia in così poco tempo. Voglio aspettare con lei, per farle capire quanto davvero significhi per me. Abbiamo parlato fino alle sei del mattino di ogni cosa. Credo... di essere sul punto di innamorarmi. E la cosa che mi stupisce è che è diverso dalle altre volte, perché con Bridget è stato amore a prima vista. Ricordo ogni cosa della sera in cui l'ho conosciuta. Ballava con una tale grazia, da sembrare una dea. Gli occhi di tutti gli uomini erano puntati su lei, eppure aveva un'espressione... desolata, come se si sentisse persa e cercasse se stessa. Ho paura di tutte queste sensazioni, Liam!''
''Non devi averne. Osa, Lou".
 La conversazione fu interrotta da Zayn che scherzava con Niall, che sembrava di ottimo umore. E molto probabilmente il suo sorriso derivava da una certa barbie irresistibilmente glaciale, che coinvolgeva il biondino sempre di più.


Tornate a casa, Allie e Bridget avevano entrambe gli occhi che brillavano, non c'erano parole per descrivere il giorno precedente e la mattinata appena trascorsa. Purtroppo le ragazze avevano dovuto lasciare i loro ragazzi perché avrebbero dovuto fare un servizio fotografico. Bridget aveva baciato così a lungo Louis, da scatenare la gelosia di Harry. Non riusciva a trovare la forza di staccarsi dal suo ragazzo. Non si era mai sentita così.

Dal diario di Bee, quel giorno:
Romeo save me they’re tryna tell me how to feel, this love is difficult, but it’s real. Don’t be afraid we’ll make it out of this mess. It’s a love story, baby just say yes.
Romeo ha salvato Giulietta la scorsa notte.

Era trascorsa una settimana da quella magica notte. La settimana più bella della vita di Bridget, la settimana più bella di qualsiasi vita. I ragazzi erano stati impegnatissimi tra incontri con le fans, servizi fotografici, registrazioni di nuove canzoni, concerti in varie parti dell'Inghilterra, ma trovavano sempre spazio per le loro bionde, che li seguivano dappertutto.
Un giovedì sera, mentre tutti insieme sorseggiavano whisky e champagne, Louis annunciò: ''Ragazzi, devo darvi una notizia fantastica!''
''Hai finalmente trovato qualcuno disposto ad affittarti un cervello? Harry ha deciso di smettere di andare a puttane?'' mormorò Bee, che si trovava seduta sulle gambe del suo ragazzo. Louis e Hazza si scambiarono un'occhiata complice e cominciarono a riempire di solletico Bridget, che non riusciva a respirare e a smettere di ridere. Liam però intervenne per salvare la ragazza e prese a cuscinate il riccio e l'amico.
“È sempre Liam il mio eroe'' disse Bee, andando verso quest'ultimo a sé e facendo una linguaccia a Tommo, che andò a farsi consolare da Harry.
''Volevo semplicemente annunciarvi che domani partiremo per Doncaster!'' disse Louis, finalmente.
''Mi sembra un'ottima idea! Meritiamo un po' di svago dopo questa settimana!'' rispose Zayn, entusiasta.
''Amore mio, tu hai sempre delle idee brillanti!'' esclamò Harry.
''Harry, sai quanto io ti ami, ma ti pregherei di evitare di fare troppo il rubacuori a Doncaster... sono protettivo nei confronti delle mie cittadine!'' disse Lou, divertito.
''Non vorrei interrompere il vostro quadretto idilliaco, ma esisto anche io!'' disse Bee, spostandosi sulle gambe del suo ragazzo.
''Non fare la gelosa!'' gridò Louis, guardandola negli occhi.
''Io non ho niente da invidiare a Harry!'' rispose Bridget.
''Indovina io cosa ti invidio... pussy!'' urlò il ragazzo, suscitando le risate degli amici.
''Secondo me dovresti curarti, Styles. Non ho mai visto nessuno così ossessionato dal sesso come te!'' disse Niall.
''In presenza delle signore dovresti contenerti, Hazza!'' continuò Allie, dando un buffetto affettuoso all'amico.

Quella sera stessa i ragazzi prepararono freneticamente le valigie ed è inutile dire che Bee ed Alison portarono con sé praticamente il loro armadio.
''Ragazze! Dobbiamo stare via solo per il weekend...'' mormorò Niall la mattina seguente, quando osservò le tre valigie delle bionde.
''Niall, tu non capisci! Insomma, se poi vorrò indossare un abito che non ho portato con me? Potrei rischiare una crisi isterica'' rispose Allie.
''Sono perfettamente d'accordo con lei!'' mormorarono all'unisono Bridget e Zayn.
''La tua vanità non è una novità, Malik!'' disse Louis, dando una pacca affettuosa sulla spalla dell'amico.
''Semplicemente adoro risultare impeccabile. Ma poi, insomma... tu non hai una bionda a cui dedicarti, al posto di pensare al mio stile?'' mormorò Zayn.
''Ma io ti amo, Zayn!'' urlò Tommo, abbracciando l'amico.
''Uffa Lou! Prima mi tradisci con Bee, adesso con Zayn... il prossimo sarà Liam, per caso?'' disse Harry, contrariato.
''No! Liam è mio!'' urlò Niall.
''Ragazzi, per evitare altre crisi tra coppie, credo sia meglio andare a prendere la macchina!'' disse Allie, frapponendosi nella discussione. Finalmente salirono tutti nella spaziosa Porsche di Zayn e iniziarono il loro viaggio.

“Possiamo cambiare canzone, Allie?”
Come al solito, Alison aveva scelto una canzone strappalacrime e Bridget stava cominciando a perdere la pazienza.
“Non capisci proprio niente, Bee!” rispose Allie, e riprese ad accompagnare la canzone con il canto che la sua amica aveva interrotto.
“Sei una noia amica, lasciatelo dire!” scherzò Beezy.
“Dai, Bee, questa canzone non è male!” intervenne Liam.
“Oh, almeno tu mi capisci”.
“Ragazzi, voi non vi sentite messi da parte?” chiese Harry. “Allie, ti trovi in una macchina con i One Direction, che definisci il tuo gruppo musicale preferito, e osi ascoltare davanti a noi una canzone di un’altra band? Questo è un affronto!”
“Hazza, non ci avevo pensato! Potrai mai perdonarmi?”
“No, mai. E non mi incanti con quegli occhioni dolci!”
“Sicuro?” Così dicendo, Allie prese ad avvicinarsi sempre di più ad Hazza, per costringerlo a guardarla negli occhi.
“Smettila!”
Con la coda dell’occhio Allie notò che Niall sembrava piuttosto nervoso. Istintivamente, interruppe quel contatto così intimo con Harry.
“Bene, dal momento che ho l’onore di trovarmi in una macchina con la mia band preferita in assoluto, perché non mi cantate qualcosa?” disse poi, guardando il biondo.
“Hai una richiesta in particolare?” chiese Zayn.
“Tell me a lie!” risposero in coro Allie e Bridget.
I ragazzi furono lieti di intonare una delle canzoni che più preferivano dell’album. E Louis, con estrema dolcezza, mentre con una mano teneva il volante, con l’altra prese ad accarezzare con dolcezza le gambe di Bridget, seduta accanto a lui.
“Vacci piano, Tommo!” lo interruppe Zayn.
“Shh! Non metterli in imbarazzo” sussurrò Allie.
“Figurati! Louis e imbarazzo? Non credo che queste due parole possano trovarsi nella stessa frase!” constatò Liam.
Tra scherzi e prese in giro, i sette non impiegarono molto a giungere a Doncaster.
“Allie non si sveglia”.
“Allora pensaci tu a portarla dentro”. Louis, di scatto, caricò Bridget sulle spalle, per compiere un ingresso trionfale in casa Tomlinson.
“Louis, è fantastica!” squittì Bridget con la sua voce melodiosa, prima di coinvolgere il brunetto in un lungo, dolcissimo bacio.
Niall, con incertezza, sollevò delicatamente Allie tra le braccia. Era così magra che temeva si spezzasse da un momento all’altro. Facendo attenzione a non svegliarla, la portò al piano di sopra, nella camera di una delle sorelle di Louis, e la adagiò piano sul letto.
Nel frattempo, al piano di sotto, Zayn e Liam erano impegnati a staccare Louis e Bridget l’uno dall’altra. Sembravano due calamite.
“Lou, Bee, niente cena per voi stasera!”
“Liam, non stai cercando di convincere Niall... Oh, dico a voi, non vorrete costringerci ad usare la forza?”
Ma Louis e Bridget non avevano intenzione di lasciarsi andare. Non avevano bisogno di nient’altro.


Verso le 19, Niall ed Allie decisero di dedicarsi alla preparazione della cena. Bridget non si mostrò molto fiduciosa nei confronti dei due, o almeno non nei confronti della sua migliore amica, che nei suoi tentativi precedenti aveva quasi incendiato una casa, preparato muffins senza farina, insalate con lo zucchero e pizze che non ne avevano minimamente l'aspetto. 
Zayn ed Harry erano invece molto concentrati in una partita all'ultimo sangue alla Play-Station 3, erano due eterni bambini.
Liam sembrava piuttosto intento a rispondere alle fans su Twitter, ascoltando musica. Alcune ragazze gli avevano chiesto dove si trovassero gli One Direction, dato che si era sparsa la voce del loro allontanamento. Il ragazzo aveva risposto che si erano concessi un weekend di relax in Scozia. Si, Liam Payne aveva mentito. Ma per una giusta causa.
Louis e Bridget, invece, erano impegnati in una sfida di calcio. Il ragazzo non riusciva a credere che la biondina fosse così talentuosa in quello sport - solitamente praticato da uomini -, agile ed elegante. Bee si divertiva tantissimo a vedere Lou che la inseguiva, nell'inutile tentativo di sottrarle il pallone. Ad un tratto cadde sfinito sul prato del retro di casa sua; trascinò giù con se la bionda e iniziò a farle il solletico. Era il suo punto debole.
''Prometti solennemente di non rivelare a nessuno che sei più forte di me a calcio!''
''Mai! Rassegnati, Tommo, c'è chi sa cantare e chi sa giocare a calcio, ballare, sfilare e fare mille altre cose!'' sussurrò con il respiro corto la ragazza, contorcendosi per le risate.
''Come siamo modeste!''esclamò il ragazzo.
''Hai sempre adorato questo aspetto di me, fin dal primo momento che ci siamo conosciuti''.
''Si, perché so che fa parte della maschera che avevi per proteggerti dalle emozioni. Ma, come vedi, non si può sfuggire a lungo da esse... ed eccoci qui''.
''Meno male che ci sei tu, Louis, a ricordarmi chi sono... Non so cosa sarei senza te''.
---

La perfetta armonia di quella sera contrastava con il caos mentale che avevano generato i pensieri di Niall Horan.
Ogni parte di lui reclamava Alison. Ormai non poteva più negarlo.
Inutili erano stati i tentativi di ignorare Allie durante la prima settimana.
La verità era che la desiderava in un modo che non poteva sopportare. I suoi occhi non riuscivano mai a saziarsi dello sguardo di Alison. Sentiva lo stomaco in subbuglio ogni volta che sentiva pronunciare il suo nome. Diventava matto ubriacandosi del profumo dei suoi capelli, che sembravano aver catturato i raggi del sole e quelli della luna. Ma aveva bisogno di tutte quelle sensazioni. Lo facevano sentire terribilmente vivo.
“Stanotte ci sarà la luna piena.” Aveva annunciato la ragazza a cena, perdendosi in pensieri a lui ignoti. E, immerso nella rievocazione del suo sorriso, accennato ma devastante, sentì il cuore esplodergli nel petto. Soltanto Alison avrebbe potuto ricucirglielo. Colei che aveva il potere di lacerare la sua anima, era allo stesso tempo l’unica che poteva rimetterne insieme i pezzi. Si alzò dal letto nel quale da troppo tempo si stava contorcendo e, senza esitazioni, si recò nella camera dove dormiva Alison.
“Come fa una fila di vermi presso un cadavere” così diceva Baudelaire. Quella poesia sembrava scritta pensando a Niall Horan.
Una volta entrato nella stanza, Niall si sedette accanto ad Alison. Per un po’ la osservò mentre dormiva, e stette ad ascoltare il dolcissimo suono dei suoi deboli sospiri. Somigliava ad una bambina. Quasi si era pentito di essersi recato in quella stanza con l’intenzione di svegliarla, ed esitò per qualche minuto. Ma, più la osservava, più si faceva strada nella sua mente l’idea che Alison fosse l’altra parte di sé. E non poteva assolutamente lasciarla andare.
Prese ad accarezzarle dolcemente un braccio, ed il solo contatto con la sua pelle morbida gli provocò i brividi. Dopo poco Alison aprì gli occhi. Impiegò qualche secondo per mettere a fuoco la situazione. E, una volta realizzato che quell’angelo che si trovava di fronte a lei era Niall James Horan, dovette trattenere le lacrime. Poi vide Niall avvicinarsi al suo volto, e il cuore cominciò a battere violentemente nel suo petto.
“Vieni con me” le sussurrò Niall, cercando di non lasciarsi tradire dal suo respiro irregolare. Poi la prese per mano, e la guidò fuori dalla stanza in cui ormai Harry era rimasto solo.
“Dove mi stai portando?” gli chiese Allie una volta fuori la porta di casa. Anche la sua voce tremava.
“Lo scoprirai fra poco”.



Ad un tratto Louis sussurrò nell'orecchio di Bee: ''Che ne dici di andare a fare una passeggiata?'' e le stampò un bacio sul collo. La ragazza gli sorrise radiosa e acconsentì.
Una volta usciti di casa, Louis si incamminò verso una stradina segreta, per evitare di essere pedinato da fotografi o fans scatenate. I due ragazzi attraversarono un bosco incantevole, tenendosi mano nella mano. Lou camminava con passo sicuro. Lui e Bee non parlarono durante tutto il tragitto. Forse per non rovinare quell'atmosfera quasi surreale, forse per non disturbare la quiete della notte. O forse perché non avevano bisogno di parole inutili, la situazione parlava da sè.
Quella sera, a mezzanotte, ci sarebbero stati  i fuochi d'artificio, come tutti gli anni a Doncaster, e Louis con chi avrebbe voluto condividere quello spettacolo, se non con la luce dei suoi occhi? Ad un tratto si ritrovarono in uno splendido prato fiorito, su cui crescevano candide margherite.
Bridget non ebbe il tempo di proferire parola, perché improvvisamente il silenzio della notte fu squarciato da un boato.
Mille fuochi d'artificio esplosero nel cielo e quella pioggia di colori e vitalità sembrava scoppiare nel cielo soltanto per farsi vedere dai due ragazzi. Era come se si trovassero in un'altra dimensione, magica e incredibilmente perfetta, come se non esistessero altro che loro due. Sarebbe potuta scatenarsi la terza guerra mondiale, ma Louis e Bridget non se ne sarebbero accorti. Sedevano sul prato con gli occhi rivolti verso il cielo, il capo della bionda sul petto del suo ragazzo, che la stringeva forte a sè.
Bee, però, non riuscì però a frenare la sua dannata curiosità e gli chiese: ''Sapevi che ci sarebbero stati i fuochi d'artificio, vero?''
''Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati, quando tu mi hai raccontato qualcosa del tuo passato che non avevi mai raccontato a nessuno?''
''Ti ho raccontato di mio padre...''
''Beh, questo è il posto in cui mi portava mio nonno tutte le notti per osservare le costellazioni. È spettacolare, non è vero?''
''Spettacolare come il tuo gesto?'' sussurrò Bridget nell'orecchio di Louis, e mentre mormorava quelle parole si rese conto di ciò che doveva fare.
Attirò Louis a sé, lo baciò con una passione tale che poteva incendiare un'intera foresta e si stese, conducendo il ragazzo su di sè. Louis comprese immediatamente le intenzioni della biondina e cominciò a torturarle il collo con dei baci languidi e passionali per poi scendere sempre più giù, fino a baciarle la sua pelle più segreta.
I respiri della ragazza erano corti ed irregolari. 
Aveva mai provato delle emozioni così stupefacenti da perdere ogni brandello di sé? Ovviamente la risposta era negativa.
Louis la stava conducendo alla vita e, soprattutto, all'amore.
Le mani tremanti di Bee presero a esplorare il corpo statuario e assolutamente perfetto del ragazzo. Era come se avesse riacquistato miracolosamente la sua virtù e si sentisse di nuovo incerta, insicura. Il corpo di Bridget era percorso da tremiti, scariche elettriche e un piacere intenso si era impossessato di ogni parte delle sue membra. Lou liberò infine il corpo della ragazza del leggero vestitino di seta verde che portava. Poi la guardò e poté giurare di non aver mai visto nulla di più bello di Bridget nuda, con i suoi lunghi capelli biondi che sembravano oro intrecciato a fili d'erba, distesa sul campo di margherite dove si recava da bambino. Nonostante il corpo della ragazza, caldo e appassionato, fosse adagiato sull'erba ricoperta di brina non provava assolutamente freddo. I suoi erano brividi causati dal desiderio, causati da Louis.
A sua volta Bee puntò il suo sguardo negli occhi di Louie e sussurrò nel silenzio della notte: ''Nessuno mi ha mai guardata come fai tu. A dire il vero credo che nessuno mi abbia mai veramente osservata'' e sorrise. Di tutta risposta Louis le cantò:
Undecided,
voice is numb,
try to scream out my lungs
but it makes this harder,
And the tears stream down my face.
E la amò con dolcezza, come mai nessun altro aveva fatto.



“Potrei stare ore ed ore a fissare le stelle. Per me, non esiste spettacolo migliore. Grazie di avermi portata qui, Niall.”
Niall aveva deciso di condurre Alison sul tetto, affinchè la ragazza potesse ammirare la luna piena da una prospettiva ideale.
“Non devi ringraziarmi”.
A quel punto Niall, senza che potesse controllare le proprie azioni, portò una mano verso una guancia della ragazza, e prese ad accarezzarla con dolcezza. Ricevette una risposta inaspettata a quel gesto. Alison gli bloccò la mano, e la strinse forte. Gli sorrise. E lo uccise. Ogni respiro che prendeva, seduta accanto a lui, riportava in vita le speranze più profonde del biondo.
E come poteva Alison fingere di non sentire quelle farfalle? Le stavano riempiendo la pancia. Più i giorni passavano, più si rendeva conto di provare per Niall un sentimento senza dubbio più forte di quello che sentiva per gli altri cinque membri del gruppo.
Probabilmente essere semplicemente fan di Niall Horan non le bastava.



La mattina seguente Bridget si alzò di buon’ ora nel letto della camera di Louis. Stentava ancora a credere a quanto era successo. Era stata una notte di poesia. 
Ricordava il corpo appassionato e straordinario di Louis avvinghiato al suo. Ricordava il contatto febbricitante delle loro membra. Ricordava le frasi di “Moments” che il moro le aveva cantato perché, nonostante la canzone fosse terribilmente triste, si adattava al momento.
Più osservava Louis stretto a lei, più non riusciva a credere che fosse suo. Lo aveva aspettato così a lungo, da aver perso le speranze. E invece era lì, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Un raggio di luce accecante illuminava il volto sereno di Louis, come se fosse stato una creatura divina o un angelo.
In un certo senso, lo era.
Bee prese ad accarezzare il suo volto e sussurrò: ''Louis Tomlinson, nonostante io sappia che non sentirai mai queste parole perché stai dormendo, voglio dirtele lo stesso. Sei il mio eroe, Tommo. Tu mi hai impedito di precipitare in un oscuro baratro, mi hai insegnato cosa significasse lottare per qualcuno. Io non riesco a d esprimere a parole quello che provo per te. Mi logora, mi squarcia, mi completa, mi fa sentire viva, mi commuove, mi rende felice. Ho paura di legarmi troppo a te e sai perché? Perché se un giorno ti accorgerai di essere troppo per me e mi lascerai, io non saprei da che parte ricominciare. La mia felicità è inevitabilmente connessa a te'' e così dicendo gli baciò teneramente la fronte. Louis allora aprì gli occhi e sorrise.
''Ciao, principessa!'' mormorò come se si trovasse ancora nelle braccia di Morfeo.
''Dormi carota, credo tu sia ancora nel mondo dei sogni...''
“È per questo che tu sei al mio fianco e hai detto quelle parole. Così sincere da sembrare quasi parte della vita reale. Peccato che tu sia solo un illusione''.
Bridget non ebbe neanche il tempo di replicare, perché furono interrotti dalle grida disumane dei ragazzi, che entrarono spalancando la porta.
''Adesso so che non è stato un sogno'' disse Lou nell'orecchio di Bee per evitare che gli altri potessero udire quelle parole.
''Allora ragazzi, avete dormito bene?'' disse Niall, sovreccitato.
''Era così, Niall, fino a quando tu non mi hai svegliato! E poi ho un mal di schiena terribile...'' mugugnò Louis, immergendo la sua faccia nel cuscino.
''Vado a prenderti una pillola, nonnetto'' disse Bee, suscitando l'ilarità degli amici.
''A quanto pare, sei troppo vecchio per fare certe cose, Tommo. C'era umidità ieri notte...'' disse Harry, evitando attentamente di farsi udire da Bridget, per evitare una sua battuta sarcastica.
''Qualcuno qui è fuori di testa per la gelosia...'' provocò Zayn.
''Louis è mio, chiaro? E non permetterò a quella bionda calciatrice troppo cresciuta di prenderselo!'' rispose Harry.
''Aw, Harry! Il mio cuore ti appartiene!'' disse Louis e abbracciò il suo Hazza.
''Hey! Vi ho sentiti! E ti ho pure portato la medicina, traditore che non sei altro!'' gridò Bridget, che nel frattempo era magicamente riapparsa ridendo nella stanza.
''Credo sia meglio che vi lasciamo chiarire in santa pace... dopo faremo colazione tutti insieme, giusto?'' squittì Alison.
''Perfetto!'' rispose Bridget all'amica.
''Preparo i muffins allora!'' esclamò Liam.
Così Niall, Harry, Allie, Zayn e Liam lasciarono soli Lou e la sua bionda, che si fecero una doccia e si vestirono in fretta.
''Stasera andiamo ad una festa!''
''Ad una festa?!?'' esclamò Bridget sorpresa. Era pronta a condividere con il mondo il suo amore per Louis?
''Tranquilla'' le sussurrò, prendendole le mani e fissandola con quei suoi occhi blu ''è soltanto un mio vecchio compagno di scuola, che festeggia il compleanno... ci saranno anche gli altri''.
''Quindi niente paparazzi?''
''Di cosa hai paura, Beezy?''
''Che il mondo scopra... di noi''.
''E quindi?'' sorrise il ragazzo.
'Per favore, Louis, per la tua incolumità, è meglio che tu smetta di essere così fantastico' pensò la bionda.
''Non mi sento ancora pronta ad affrontare la pressione mediatica… ma per te farei questo e altro''.
Louis le baciò le labbra dolcemente, mentre Bridget incrociava le mani dietro il suo collo.
''Credo che sia meglio per noi non prolungare ulteriormente questo bacio, altrimenti potremmo far aspettare troppo gli altri e sai quanto Niall diventa irascibile se non mangia...'' disse ridendo Bee.
''Credo che varrebbe la pena saltare la colazione e dedicarci ad un'attività in particolare...'' sussurrò Louis nell'orecchio della ragazza con fare ammiccante, cingendole i fianchi e cominciando a sfiorarle il collo con le sue labbra perfette.
''Ma insomma ragazzi, non vi si può lasciare un attimo soli che subito vi saltate addosso! Andiamo a fare colazione all'aria aperta!'' esclamò Zayn, distruggendo i progetti di Lou. 

 

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Capitolo 12
*** take my hand ***


Quando Bridget si accorse dell'ora, non riusciva a credere che fosse tanto tardi, aveva osservato l'orologio pochi istanti prima ed erano appena le 17, poi, ricontrollandolo, aveva scoperto che erano già le 19 e avrebbe dovuto essere pronta in circa un'ora o poco meno. La colpa era di Louis e dei ragazzi... era tutto perfetto quando era con loro, tutto era a posto.
 Molte volte la ragazza si sentiva sola in mezzo alla gente. Spesso si ritrovava a chiedersi se fosse quello il posto in cui voleva davvero essere. E la risposta era quasi sempre negativa. Ora era tutto talmente straordinario, che Bee odiava il fatto che i minuti trascorressero. Avrebbe preferito che tutto rimanesse come era: lei, la sua migliore amica, il suo ragazzo e quei pazzi dei suoi cantanti preferiti e ora anche amici. 
Queste erano le riflessioni di Bridget mentre si trovava sotto la doccia. Una volta uscita asciugò i lungi capelli e indossò uno dei suoi vestiti preferiti: un delizioso abito Moschino con la scollatura all'americana, la cui parte superiore era decorata da delle ciliegie su un fondo bianco, mentre quella inferiore presentava un fondo nero ornato da altre tipologie di frutta. Una specie di foulard, cucito insieme al vestito, riprendeva il motivo del busto. I colori dell'abito mettevano in risalto l'abbronzatura dorata della ragazza.
Decise di arricciare i capelli, colorò le labbra carnose con un rossetto fragola e passò del mascara sulle ciglia già lunghe e folte.  
Indossò poi un paio di sandali neri Louboutin, gli orecchini Cartier che sua madre le aveva regalato per il suo sedicesimo compleanno e afferrò la sua pochette Chanel azzurra. Quando uscì dalla stanza, Louis credette di non aver mai visto niente di così perfetto, niente che fosse così simile ad un angelo: Bee indossava quell'abito che esaltava particolarmente la sua bellezza e per giunta gli sorrideva, mettendo in evidenza le fossette. 
''Che ne pensi?'' mormorò, compiendo una giravolta su se stessa.
''Che Venere progetterà di ucciderti!''
''Cosa?!?'' esclamò la ragazza.
''Venere è gelosa della tua bellezza. Cavolo tesoro, sei incantevole stasera'' Louis prese la mano di Bee e la incrociò con la sua. 
''Tomlinson, non è che stiamo diventando troppo dolci?''
''Mi preferisci rude e spietato, biondina?''
''Dico solo che potrei abituarmi a tante attenzioni...'' mormorò Bridget nell'orecchio di Louis, che afferrò i fianchi della ragazza e la baciò.
Bridget sentiva delle farfalle svolazzare senza sosta nel suo stomaco, sentiva le sue gambe tremare. Possibile che Louis le facesse sempre quell'effetto? Possibile che non riuscisse ad abituarsi ad essere amata? Possibile che fosse ubriaca di felicità?
Ovviamente Zayn e Niall interruppero quel momento idilliaco. Erano specializzati nelle interruzioni. 
''Ehm… ragazzi, credo che sia ora di andare. Io andrò in macchina con Allie, Zayn e Liam, mentre voi due e Hazza andrete nell'altra… ok?'' propose Niall.
“È perfetto'' mormorò Bridget sospirando e afferrando la mano di Louis.
 
---

I sette ragazzi entrarono in una graziosa villa nella periferia di Doncaster. Subito, pronto ad accoglierli, piombò Shawn, l'amico di Louis, che già aveva avuto modo di conoscere gli altri componenti della band.
''Auguri, skater boy!'' urlò Louis, gridando e abbracciando l'amico. A quel coro si unì anche il resto dei ragazzi, mentre Bee e Alison rimasero imbarazzate sulla soglia.
''E questa due biondine sarebbero..?'' chiese Shawn sottraendosi alla morsa infernale dei ragazzi.
''La Barbie di giaccio è Alison, mentre la Barbie statuaria e abbronzata è Bridget, la ragazza di Louis'' rispose Harry.
''Una nuova fiamma per te, Tommo?'' disse Shawn.
''Io e Harry abbiamo incontrato le ragazze ad una festa... poi ci siamo conosciuti, siamo diventati amici e... eccoci qui'' tagliò corto Louis, percependo l'imbarazzo di Allie e Bee.
''Piacere di conoscervi'' disse infine Shawn, stringendo la mano di Allie e poi quella di Bee.



“Mi concedi questo ballo?”
Allie, attirata nella direzione del biondo dal suo sguardo magnetico, prese la mano che Niall aveva coraggiosamente proteso verso di lei, e gli sorrise.
Mentre si avviavano verso il centro della pista, Alison poteva sentire la mano di Niall stringere nervosamente la sua. Ed il suo cuore diede inizio ad un inseguimento ad alta velocità.
Una volta in pista, Niall strinse la biondina a sé cingendole la vita con un braccio. Lo sguardo di Alison ormai non lo intimoriva affatto. Anzi, gli infondeva un coraggio che non aveva mai pensato di possedere. Mentre l’uno assecondava i movimenti dell’altra Niall non staccò neanche per un attimo il suo sguardo da Alison. Guardava le sue spalle, il suo collo, la sua bocca come rapito. Alison, dal canto suo, più lo osservava, più acquisiva consapevolezza del fatto che sarebbero potuti trascorrere mesi, anni, secoli, ma non sarebbe mai riuscita ad abituarsi alla sua bellezza disarmante. E non si sentiva degna di essere guardata in quel modo da lui.
Ad un certo punto vide il viso del biondo avvicinarsi pericolosamente al suo. E fu in quel momento che un’immagine familiare la travolse con tutta la sua potenza. 
Alison si era dimenticata di dimenticare David. 
Ecco perché lo sapeva: quando ricordi di dimenticare, vuol dire che stai ricordando. Invece, quando hai dimenticato di dimenticare, allora dimentichi davvero.
La cosa che riportò Allie a David fu quella sensazione che ormai l’aveva inghiottita completamente: il sangue le ribolliva nelle vene, non aveva più aria alla gola, sentiva le gambe tremare. E le era bastato desiderare, per una impercettibile frazione di secondo, assaporare le labbra di quell’angelo che la teneva stretta fra le sue braccia, facendola sentire incredibilmente protetta. Quel desiderio aveva avuto il potere di riportare in superficie un’ immagine che la sua mente, per una settimana, aveva dimenticato di evocare. Di solito Alison riusciva a non ricordarsi di David per uno, massimo due giorni, ma mai per un’intera settimana.
Rivide David farle capire cosa fosse la passione. Poi, rivide la rabbia nei suoi occhi, quando fu costretta a dirgli addio. Ed ebbe paura.
Ma non le fu concesso neanche un attimo per riflettere, dal momento che le labbra di Niall, improvvisamente, incontrarono le sue, facendo svanire tutta l’agonia che aveva accumulato in così poco tempo. 
E ad Alison sembrò come se fino a quel momento non avesse mai vissuto davvero.
Niall ricordava difficilmente l'ultima volta che si era sentito così. Gli sembrò di essere finito in una corrente marina, risucchiato, sballottolato da una parte all’altra senza possibilità di fermarsi. Stava morendo, ma così dolcemente. Continuava a baciarla, e a baciarla. Erano entrambi inebriati, ubriachi di quella follia. Ogni attimo di dolcezza era più intenso del precedente. Ognuno dei due stava conducendo l’altro in un mondo di cui avevano ignorato l’esistenza.   
Alison si accorse che l’immagine di David stava diventando sempre più lontana. I contorni del suo volto stavano sbiadendo a poco a poco. Era finalmente libera.



"Bridget non era sicura di essere in grado di sopportare tutta quella tensione. Per la prima volta nella sua vita si sentiva vulnerabile al cospetto di un ragazzo. Bridget di solito era quel tipo di ragazza che si distingueva per la luce particolare che emanava, per la sua irruenza e la sua vitalità. Ed ora odiava quella sensazione del tutto inaspettata. Si sforzò di apparire spavalda, sicura di sé, senza paura. Un solo passo falso sarebbe stato fatale. Una sola mossa sbagliata e sarebbe caduta nel baratro di quegli occhi di ghiaccio, non riuscendo più a ribellarsi alla volontà di quel ragazzo che l’aveva catturata nella sua morsa".

Bridget si era lasciata trasportare via dal ricordo della notte in cui aveva incontrato Louis.
Era tutto cambiato così velocemente che Bridget sentì le vertigini. Ballava con le braccia strette al collo di Louis, come quella notte. Ma adesso lei e Louis si possedevano, lo avevano anche impresso nelle loro membra, nella loro anima.
E in quel momento non vestiva nessuna maschera, come se avesse improvvisamente capito chi fosse, come se avesse realizzato che era inutile tentare di attirare l’ attenzione altrui, compiendo azioni sconsiderate. Nella sua vita la bionda aveva più partecipato a feste che visto suo padre. Aveva trascorso più tempo in compagnia di un bicchiere di gin, che in compagnia di sua madre. Aveva assaggiato ogni tipologia di alcolico. Era stata persino arrestata per aver dato una festa, ancora minorenne, in cui circolavano droga e alcool ed essere stata denunciata dai vicini per gli schiamazzi. 
“È fantastico tornare alla normalità a volte. Qui mi trattano tutti come Louis William Tomlinson, il ragazzo con la passione per la musica. Sono felice che tu veda anche questa parte di me e non solo la pop star."
"Stammi a sentire, Tomlinson: dal primo momento in cui ti ho visto, nonostante avessi fin da subito capito chi tu fossi, ho visto qualcosa in te che non ha nulla a che fare con il tuo essere un cantante di successo. Mi piace il modo in cui mi guardi. Come se potessi credere in me stessa. Mi piace il modo in cui rovini il ciuffo a Zayn. Mi piace il modo in cui torturi Liam, inseguendolo con i cucchiai. Mi piace il modo in cui mi tradisci con Harry. Mi piace...'' e Bee perse le parole. In quello stesso istante anche Louis si accorse della scena che aveva ammutolito la sua biondina. 
Alison e Niall si stavano davvero baciando davanti ai loro occhi?
''Bee, perché ti stupisci tanto? Insomma, si capiva già dai loro intrecci di sguardi che tra Niall e Allie c'è qualcosa. In presenza di Alison Niall ammutolisce stranamente e smette di contemplare il cibo, per guardare lei. Alison, a sua volta, cerca sempre il biondino. Tutti sapevano che era solo questione di tempo prima che entrambi si decidessero a guardare i propri sentimenti. Non capisco la tua reazione!" disse Louis, nell'orecchio della bionda.
“Anche io ho sempre notato una certa attrazione tra loro. Solo che... non ho mai visto Alison concedersi a nessuno, né tanto meno essere così felice. Come se adesso la sua vita avesse acquistato il senso che prima non aveva. Forse sono una pessima amica. Non ho mai capito a fondo la sofferenza di Allie, perché mi sono sempre ostinata a credere che stesse bene. Avrei dovuto fare qualcosa..." vaneggiò Bridget.
Louis afferrò il volto della sua ragazza e disse, guardandola negli occhi: ''Smettila di dire sciocchezze. Sei un'amica perfetta, Allie ti adora, ti considera la sua famiglia".
"Tu non capisci, Lou. Alison nella sua vita ha amato e sofferto per un solo ragazzo, David. Si conobbero la scorsa estate, ma trascorsa quest'ultima, il loro amore divenne impossibile, ostacolato anche dalla madre di Allie, sempre molto, forse troppo apprensiva nei confronti della figlia. Alison tiene davvero a Niall, per essersi concessa a lui…".
"Bridget, non puoi sempre agire. Devi restare a guardare. So che andrà tutto bene. Conosco Niall, si prenderà cura di lei".
"Louis, non fraintendere, so che Niall sarà perfetto per la mia migliore amica. L'ho sempre saputo!" esclamò Bridget.
"Allora adesso smettiamo di complicarci l'esistenza e godiamoci questo istante... dove eravamo rimasti?" disse Louis, continuando a ballare con la bionda.
"Stavo elencando le cose che mi piacciono di te...''
''Anche stamattina abbiamo lasciato qualcosa in sospeso... sono state bellissime le tue parole di stamattina... perché non volevi che io le ascoltassi e mi hai detto che stavo sognando?"
"Io non sono mai stata smielata..."
"Solo perché non ne hai mai avuto la possibilità...''
"Credo che tu abbia ragione. Strano'' rise Bridget.
"Hey ragazzi! Fortunatamente abbiamo un'atra coppia da prendere in giro oltre a voi!" esclamò Zayn, spuntato da chissà dove.
"Finalmente avete qualcun altro da importunare... direi che questo è uno dei giorni più belli della mia vita" rispose Bee, ridendo.
"Non cantare vittoria troppo in fretta, Jolie" disse Liam.
"Payne! Adesso anche tu sei contro di me?"continuò Bridget.
"L'ho sempre detto che non ci si può fidare di questi One direction!" esclamò Alison, che nel frattempo si era avvicinata ai ragazzi.
Niall le cingeva dolcemente i fianchi, tenendo gli occhi fissi solo su di lei. 
Sembrava che lui ed Allie stessero vivendo in una realtà parallela, in una dimensione tutta loro.
Bridget si chiese se anche lei, dopo il bacio con Louis, avesse avuto lo stesso aspetto della sua amica. 
"Sono ufficialmente offeso!" gridò Harry.
"Dai, Hazza!" e così dicendo Alison si staccò da Niall a malincuore e abbracciò teneramente Harry. 
"Nessuno riesce a resisterti" sussurrò poi Niall nell'orecchio della sua ragazza, credendo che nessuno lo ascoltasse.
Sul volto di Alison comparve un sorriso splendente, quasi accecante, un sorriso... vero.
Bee non riusciva a credere ai suoi occhi. Sospettava che qualcuno avesse chiuso Allie nell'armadio e che lì con loro si trovasse una sua copia. Sembrava così spontanea, così estroversa, così... serena. 


 
---
 
La mattina seguente, nonostante fossero tornati a casa all'alba, i ragazzi si svegliarono verso le 11. Avevano dormito meno di cinque ore. Persino Zayn, noto in tutto il mondo per la sua pigrizia, era riuscito ad affrontare la separazione dal letto.
Liam si era alzato prima di tutti  e aveva preparato la colazione per i suoi amici. 
Sembrava che niente potesse distruggere quella loro intimità … anche se quegli  attimi di tranquillità erano destinati a terminare. Quella sera, infatti, i sette avrebbero dovuto lasciare Doncaster: i ragazzi, il giorno dopo, sarebbero stati impegnatissimi con la casa discografica. 
Nessuno avrebbe dimenticato quel viaggio. La loro amicizia era ormai inevitabilmente consolidata, Bridget e Louis avevano mischiato le loro anime e la loro pelle, Allie e Niall avevano finalmente deciso di provarci. 
I ragazzi trascorsero la restante parte della mattinata a giocare a calcio, sotto esortazione di Bridget, ovviamente. Le squadre erano composte da Niall, Allie, Louis e Harry da una parte, Bee, Liam e Zayn dall’altra. 
Alison non riusciva proprio a trovare nulla di poetico nell’inseguire uno stupido pallone, mentre per la sua migliore amica il calcio rappresentava alla perfezione lo svolgersi della vita:frenesia, corse per cercare di giungere ad un obiettivo, vittorie entusiasmanti e sconfitte deludenti. 
Inoltre non c'era nulla che riuscisse a eccitare Bridget più di un avversario affascinate. 
Durante il match tratteneva con grande agilità la palla tra i suoi piedi, mentre Louis tentava invano di sottrargliela. Ogni tanto le loro spalle, le loro gambe si sfioravano casualmente e ciò contribuiva a incrementare a dismisura l'adrenalina di Bridget, che correva, rideva, esultava senza fermarsi. Ovviamente riuscì a vincere la partita contro il suo ragazzo e i suoi compagni di squadra, nonostante questi ultimi fossero in superiorità numerica. La bionda amava vincere. Ne aveva bisogno come aria nei polmoni. Odiava arrendersi e, qualsiasi cosa facesse, cercava sempre di dare il massimo di se stessa.
Era come se fosse in continua lotta contro una forza misteriosa … che altro non era che la parte di sé che odiava, quella parte di sé che tendeva a nascondere. Per questo era sempre stata ella stessa a ostacolare la sua completa felicità.
Fino all'incontro con Louis, Bridget Jolie era stata la tipica cattiva ragazza: era infatti stata spesso il soggetto preferito degli scatti dei paparazzi e degli articoli di giornale di New York; era riuscita a ubriacarsi persino il giorno di Natale, soltanto per citare uno dei tanti episodi sul genere che aveva vissuto. 
Quel giorno la famiglia è solita riunirsi, rappacificarsi, mentre Bee e sua madre cenavano ogni anno con del sushi, davanti ad un film di Penelope Cruz. Al posto di consolidare la loro unione, ricalcavano l'incolmabile distanza che le separava.
Bee doveva imparare a perdere se stessa, a lasciar andare via le sofferenze del suo passato e soprattutto la vecchia sé. La ragazza, infatti, cominciava a temere che la precaria situazione di equilibrio che credeva di vivere potesse essere messa a repentaglio dalla sua irruenza. "Tommo, rassegnati, subisci la seconda sconfitta in silenzio!" gridò alla fine della partita Liam.
"E tu come fai a saperlo? Bee, avevi promesso di non rivelarlo a nessuno!" esclamò Louis.
"Tu volevi che promettessi, io non ho detto nulla!" rispose la bionda.
"Traditrice di una bionda tinta!" urlò Lou.
"Non giocare sporco, Tomlinson. Accetta la sconfitta con sportività!" si intromise Alison.
La discussione, come sempre, degenerò, tramutandosi in una guerra di gavettoni. 
Allie e Bridget avevano come alleato solo Liam, mentre tutti gli altri erano coalizzati contro di loro.
Dopo questa lunghissima rissa, che si concluse con un bagno nella piscina dei vicini, che erano partiti, i ragazzi fecero una doccia, mangiarono dei terribili sandwich preparati da Alison e partirono per tornare a Londra.
Bee e Alison sentivano di aver lasciato una parte del loro cuore lì, a Doncaster, dove tutto era iniziato. 
Avrebbero conservato gelosamente il ricordo di quel weekend.

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Capitolo 13
*** demons ***


Bridget passeggiava tranquilla per le strade di Londra, dopo che era trascorsa una settimana dallo splendido weekend a Doncaster. Era diretta verso la maison Dior, per consegnare un articolo sulla moda maschile, anche se in anticipo, in quanto avrebbe dovuto cominciare a lavorare a settembre.
Louis era una fonte di ispirazione. Lui e le sue maglie a righe. Lui e le sue bretelle. 
Lungo la strada incontrò Stella McCartney, una delle più grandi amiche di sua madre.
"Beezy! Da quanto sei qui a Londra?" chiese entusiasta la stilista, abbracciando Bridget.
La bionda era davvero felice di incontrarla. Stella era sempre stata la persona che somigliava di più ad una madre.
Nonostante la ragazza si sforzasse di apparire sempre spavalda e immune alla mancanza, sentiva di aver bisogno di sua madre. Sentiva il bisogno di una calorosa stretta materna. Ma non era in grado di esprimerlo.
"Poco più di tre settimane.." rispose Bee.
"Come è possibile che non sia ancora stata pubblicata una tua foto a qualche esclusivo party?" continuò la donna, alludendo alla vita scatenata della ragazza.
"Ho deciso di cambiare" sentenziò Bridget, leggermente infastidita per il commento.
Possibile che fosse nota solo per la sua vecchia, ma non del tutto superata, passione per balli, brunch e alcool? 
"Vali tanto, Bridget, non dimenticarlo mai. Spero che qualche ragazzo prima o poi se ne accorga".
"Beh, recentemente ho conosciuto un ragazzo davvero fantastico..".
"Allora siete entrambi ufficialmente invitati alla mia sfilata di stasera. Puoi portare anche Alison, e chiunque tu voglia".
"Non vedo l'ora che arrivi stasera! So già che amerò ogni singolo capo della tua nuova collezione!" così la bionda salutò Stella.
Mentre camminava verso casa, ad un tratto un pensiero balenò nella mente di Bee.
‘E se Louis non accettasse di accompagnarmi alla sfilata?’
Quella, infatti, sarebbe stata la loro prima uscita ufficiale. Di conseguenza tutto il mondo avrebbe appreso della loro relazione.
Se qualche giorno prima Bridget si era mostrata titubante all'idea, adesso temeva che potesse esserlo Louis.
Era pronto a mostrarsi con una ragazza che non fosse la melensa e falsa Eleanor?
 
 
Una volta tornata a casa, Bridget aveva raccontato dell'incontro e della sfilata a Alison, che reagì con molta più calma.
"Beezy" sussurrò accarezzando i capelli dell'amica "Louis accetterà sicuramente. Non mi sembra il tipo di ragazzo che preferirebbe rinunciare soltanto per nascondere la sua vita privata. Quindi adesso chiami Louis e gli chiedi di venire qui".
"Alison..".
"Bridget, non hai scelta. Chiama".
A volte Allie riusciva a sembrare più autoritaria di un generale.
Bee chiamò, mentre sentiva il suo cuore battere all'impazzata.
"Hey bionda" rispose Louis di buon umore, nonostante fosse impegnatissimo da giorni in tutte le attività che mantengono occupato un cantante di successo.
"Hey Tomlison" e Bridget prese una pausa. Sentiva il cuore in gola.
"Bee, va tutto bene? Mi sembri.. preoccupata. Non sarai mica incinta?'' chiese Louis, ironico.
"Divertente" rispose la bionda, simulando una risata."Sai come ti divertiresti a essere padre a vent'anni? Pensa anche a quella povera creatura indifesa di tuo figlio, con un padre così infantile!"
"Bee, sul serio, mi dici che hai? Sto cominciando a preoccuparmi".
"Niente per cui tu debba agitarti. Ne parleremo a pranzo, ok? Ci incontriamo alle 13 in sala di registrazione?"
"Mi sembra perfetto. Harry e Liam si immoleranno per distrarre le fans".
"Ci vediamo dopo, Tommo".
"A dopo, bionda".
 
 
 
"Allora, Bridget, mi racconti cosa è successo che ti ha sconvolta tanto da farti perdere la parola?" disse Louis, una volta che lui e la sua ragazza restarono da soli.
Bee prese un respiro. Davvero aveva paura di invitarlo a una sfilata?
"Mia madre è una grande amica di Stella McCartney e, dato che io sono stata una delle ragazze immagine del suo marchio a New York, mi ha invitato alla sua sfilata. Che ne diresti di venire con me?" mormorò in un sussurro quasi impercettibile.
Louis la guardò negli occhi e sfoggiò un'espressione indecifrabile.
Bridget voleva maledire se stessa e il suo modo di muoversi, sempre troppo incauto e veloce.
Perché commetteva sempre gli stessi errori? Si ricordò di ‘Same Mistakes’ e di quanto la rispecchiasse.
Dopo una frazione di secondo, il suo ragazzo cominciò a ridere con ilarità.
"Sei davvero comica Bridget!" ululò Louis.
"E tu sei davvero un idiota" rispose Bee, infastidita.
"E tu sei davvero tenera in una maniera dolcissima. Avevi paura che rifiutassi?" mormorò sereno Louis, che con un dito aveva sollevato il mento della bionda, costringendola a guardarlo negli occhi.
Erano così azzurri e  così limpidi che Bee poteva annegare nelle loro profondità, per poi risalire lentamente e a fatica a galla. 
Sarebbe rimasta a fissarli per ore, così come faceva con le stelle. 
Quante notti aveva trascorso sul tetto di casa sua a esaminare i mille astri che popolavano il cielo della notte? Ricordavano così tanto gli occhi del suo ragazzo.
Gli occhi di Louis erano il suo faro, la guidavano durante le tempeste che minacciavano di sopraffarla.
“È ovvio, Lou. Esci da una storia travagliata e.."
"Stasera ci saremo solo tu ed io. Non importa del resto del mondo, giusto?"
"Siamo insieme, andrà tutto bene" e così dicendo Bridget lo strinse a sé, sperando che durasse per sempre.
 
 
 
Le due bionde trascorsero tutto il pomeriggio a prepararsi per la serata.
Alison sembrava più del solito un angelo: indossava un leggiadro ed innocente vestito bianco e lasciava cadere lungo la schiena i capelli leggermente mossi.
Bee invece decise di indossare un vestito argentato, abbinandovi delle scarpe del medesimo colore. Raccolse i capelli in una lunga treccia che le scendeva lungo la spalla sinistra, colorò le labbra con il suo adorato rossetto rosso e infine completò l'opera con una borsa dello stesso colore del rossetto.
I ragazzi passarono a prendere le due amiche verso le otto, in limousine.
Louis si limitò a stringere a sé Bridget e a stamparle talvolta qualche bacio sulla spalla destra. 
Zayn sembrava agitato quanto Bee, che immediatamente percepì il nervosismo dell’amico.
Ma a cosa era dovuta quell'ansia? 
 
 
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Una volta scesi dalla vettura, gli occhi dei paparazzi furono puntati tutti sui One direction e sulle loro misteriose accompagnatrici.
Louis aprì la porta alla sua ragazza e le rivolse uno sguardo eloquente, che fu in grado di trasmetterle la sicurezza necessaria per affrontare quella situazione.
Ovviamente a Louis furono rivolte più domande su Eleanor, a cui si limitò a rispondere con un: ''Tra me ed Eleanor è finita da mesi ormai. Credo che già conosciate la disinibita Bridget, giusto?" disse per poi entrare nella location raffinata ed elegante dove di sarebbe svolta la sfilata.
Louis strinse la mano sinistra di Bridget, che capì che se era con lui sarebbe stata capace di affrontare anche il mondo intero.
 
 
La sfilata fu splendida, Stella aveva persino proposto a Bridget di sfilare per lei in occasione del prossimo evento e l'aveva invitata, assieme ai ragazzi, ad un esclusivo party, che si sarebbe tenuto quella sera stessa in un locale poco distante.
Una volta giunti lì, Liam, Bridget, Louis, Harry, Niall e Alison presero a chiacchierare tra loro, come sempre. Ma Bee si accorse dell'assenza di Zayn. Con una scusa si dileguò tra la folla e lo vide ad un bancone, impegnato a sorseggiare un drink.
"Zayn?!?" disse Bridget, cogliendo il moro da dietro, che immediatamente si voltò. 
"Beezy" rispose il ragazzo con un tono di voce incolore, che non aveva nulla a che vedere con quello caldo e suadente che utilizzava normalmente.
"Stai bene?" mormorò la ragazza, scrutando attentamente il volto dell'amico. Voleva capire. Non riusciva a vedere Zayn in quello stato. Non poteva sopportarlo.
"Mmmh, voglio solo divertirmi stasera. Non voglio più pensare. Sono stanco di aspettare" e così dicendo afferrò un bicchiere di scotch, per poi puntare al vestito inguinale di una rossa scialba.
"Zayn, non farlo. E sai che parlo per esperienza personale".
"Ti piace sottolineare il fatto che nella tua vita hai tenuto più tempo tu le gambe aperte che le porte di casa mia?" disse tagliente il bruno. Quelle parole furono un pugno in pieno viso per Bridget. Perché era così freddo e meschino?
Louis, nel frattempo, era impegnato in una conversazione con un suo amico, che aveva fortuitamente incontrato alla sfilata.
"Se Louis ti avesse sentito, sarebbe certamente esplosa una rissa".
"Mi dispiace averti ferita, ok? Solo che non ho voglia di parlare. Ho bisogno di stare solo" confessò Zayn, abbassando lo sguardo.
Bee lo perdonò all'istante. Sapeva che in quel momento Zayn non rispondeva delle sue azioni. 
"Mi dispiace averti disturbato, quando vorrai parlarmi sai che ci sono sempre per te, vero?" e così dicendo la bionda fece per andarsene.
Voleva dimenticare tutta quella scena e tornare dal suo Louis.
"Aspetta!" esclamò Zayn, afferrando una mano della bionda, che sfoderò un'espressione alquanto sconvolta. 
"Non… andare via" esitò "Balliamo? Io… ho bisogno di te, più di quanto possa ammettere a me stesso".
Bridget annuì con il capo.
Zayn poggiò la mano sinistra sul fianco di Bee, con l'altra afferrò una mano della bionda e i due cominciarono a ballare un valzer.
Bee aveva bisogno di risposte.
In pochi secondi il moro si era mostrato depresso, arrogante, triste e quasi... disperato.
"So che hai bisogno di una spiegazione, ma... godiamoci questo momento. Prometto che domani ti racconterò tutto".
I loro movimenti erano aggraziati e fluidi. Nel frattempo cominciarono a guardarsi negli occhi. 
Le labbra di Zayn sfioravano i lunghi capelli di Bridget delicatamente.
"Sono felice di averti conosciuta, Bee. Sei una delle persone più vive, più straordinarie, più belle che conosca" mormorò Zayn nell'orecchio della bionda, una volta terminata la canzone.
"Anche io lo sono, Malik. Qualsiasi cosa tu stia affrontando... voglio esserci per te" e così dicendo baciò la guancia del bruno e lasciò la pista da ballo. Zayn le rivolse un sorriso da lontano.
Bridget si sentì felice di essere riuscita a far tornare il buon umore all'amico.
 
 
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“Niall!” Alison sentì pronunciare il nome del suo ragazzo da una voce fin troppo acuta per i suoi gusti. Si voltò e vide avvicinarsi a lui una ragazza di una bellezza mozzafiato, ma spaventosa. I suoi strani occhi dorati erano incantevoli, ma facevano venir voglia di fuggire. 
“Come stai?” chiese rivolgendo al biondo un sorriso abbagliante.
“Ciao... sto bene, e tu?”
“Beh, direi bene… anche se non ti nascondo che mi sei mancato” e così dicendo lo abbracciò, mentre il volto di Allie assumeva un’espressione disgustata. 
“Dov’eri finito?” continuò sciogliendo l’abbraccio. “Ti sarai sicuramente annoiato, senza di me”. Niall arrossì. Mentre Alison si sentì terribilmente invisibile.
“Niall, ci vediamo dopo” annunciò velocemente e con voce flebile, prima di dileguarsi.
“Alison, aspetta… “ - ma Allie era letteralmente corsa verso il bancone delle bevande.
“Dov’è Horan? E cos’è questo faccino imbronciato?”
“Harry. Nulla, non preoccuparti”.
“Non crederai di poter mentire a me”.
“Allora abbracciami e non fare domande”.
Harry eseguì il comando dell’amica. “Anche se sei una traditrice” - scherzò - “non posso fare a meno di volerti bene”.
“Allie!” gridò Niall strappandola via dal riccio. “Perché sei scappata?”
Harry immediatamente comprese la causa del malumore dell’amica e prese ad allontanarsi.
“Non pensavo che te ne saresti accorto, sai?” 
“Che stai dicendo, Alison?”
“Puoi arrivarci benissimo da solo” rispose Allie con una tranquillità che sembrava nascondere gelida rabbia.
Niall sentì una risata lenta, intensa e compiaciuta alle sue spalle. Kate.
“Mi dispiace, non avevo intenzione di ferirti”.
“Chi è?” domandò brusca Alison, puntando il suo sguardo in quello del biondo, come per sfidarlo. Niall sentì il sangue gelarsi nelle vene. Poi, afferrò Alison per un braccio e la condusse in un angolo.
“È stata la mia ragazza per un anno e mezzo. Sembra incredibile che una come lei abbia potuto provare attrazione per uno come me, lo so”.
“No, affatto. Continua”. 
“Mi ha tradito, Alison. Con il mio migliore amico.” Disse Niall con calma e semplicità. E si costrinse a non distogliere lo sguardo.
Alison lo stava fissando con aria incredula. Come se non riuscisse a capire quello che aveva appena sentito. In quel momento non era capace di emettere alcun suono. Ora sapeva che Niall aveva sofferto in un modo che lei non avrebbe mai potuto capire. 
“Alison, ti prego, calmati”. Allie sentì le mani di Niall tentare di sciogliere i pugni in cui le sue mani si erano contratte, senza che se ne accorgesse. 
“Quindi, se lei non ti avesse tradito, tu non l’avresti mai lasciata” fu l’unica cosa che riuscì a dire. Acida, distaccata e pungente, come da copione. Ma dentro Alison sentiva che stava morendo poco a poco.
“No”. Allie si aspettava quella risposta, tuttavia fu come se una lama affilata le avesse attraversato lo stomaco.
“Almeno non fino a tre settimane fa. Non fino al momento in cui ti ho incontrata. Guardarti mi faceva sentire stordito, eppure non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso. Non lo sopportavo, Alison. Sapevo che non sarei riuscito a reggere altra sofferenza. Ma, so che può suonare stupido, sentivo come un fascio di energia che ci collegava. Non potevo ignorarlo. Mi sentivo così vicino a te, come se ci comprendessimo a vicenda. Come se fossimo nati l’uno per l’altra. E capii che non c’era motivo di opporre resistenza”.
Era la prima volta che Niall parlava così apertamente alla sua biondina.
Il cuore di Alison rallentò e il sangue le incendiò le guance. Sentì una dolce sensazione di calore lungo il corpo, che sapeva di libertà e possibilità. Stava tremando, riusciva a sentire il battito del cuore nelle dita, ma non era in grado di dire se fosse il suo o quello di Niall. Attirò il ragazzo a sé, e lo baciò. E lì trovò pace. Era al sicuro, apparteneva a qualcosa. Ed era così semplice, così bello.
 
 
“Alison, guarda…” Harry aveva notato che Kate si era nuovamente avvicinata a Niall, e gli accarezzava un braccio con fare provocatorio. Sembrava un felino pronto all’attacco. Mentre Niall era così innocuo, così composto, così di valore da degnare Kate delle sue seppur scarse attenzioni, quando quella malvagia seduttrice non meritava neanche un suo sguardo.
Alison avvertì una opprimente sensazione di rabbia.
Qualcosa che stava crescendo dentro di lei a una velocità incredibile. 
Qualcosa che andava fermata.
“Che stai facendo? Lascialo andare, subito!”
Qualcosa di splendente investì Kate. Splendente come i raggi del sole. O della luna, quando è piena e talmente luminosa che puoi addirittura leggere. Era Allie.
In seguito, Alison non avrebbe mai ricordato esattamente quel che era successo dopo. Un attimo prima discorreva tranquilla con Harry, e un attimo dopo si era lanciata sulla ragazza e l’aveva spinta a terra. 
Alison era quasi alta quanto Kate, ma per il resto erano completamente diverse. Kate era prosperosa, lei era magra. Kate era vestita di rosso e lei di bianco. Kate aveva una folta chioma di capelli neri, lei aveva capelli lunghi, lisci e scintillanti.
Sembrava impossibile che Niall avesse potuto provare interesse per due ragazze tanto differenti tra loro.
“Lasciami!” esclamò una voce stridula. Un colpo ingrato colpì lo stomaco di Alison, mentre Kate si rialzava in piedi a fatica.
Ma Alison non si diede per vinta. Riservò alla mora un pugno deciso, e le labbra di Kate iniziarono a sanguinare. 
Non si era mai comportata così in tutta la sua vita. Alison era sempre stata considerata una creatura da tenere al sicuro. Molte volte si era sentita come uno di quei gioielli particolarmente rari, esposti in vetrine dotate di antifurto e tenuti costantemente sotto controllo. Tutto ciò aveva reso la sua vita terribilmente noiosa. Persino David, nonostante avesse spinto Alison ad affrontare il mondo direttamente, non si era astenuto dal ribadire più volte la sua fragilità. Ora, per la prima volta, era Alison a voler proteggere qualcuno. Voleva proteggere Niall. La piccola e sprovveduta Allie sarebbe stata disposta a trasformarsi in una potente guerriera, pur di tenere al sicuro quel tesoro che voleva appartenesse soltanto a lei.
 
 
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Bridget cercò Louis tra la folla e lo trovò in un angolo, intento a bere un drink ad elevatissimo tasso alcolico, a giudicare dall'odore.
"Lou" disse la bionda, prendendogli la mano.
Subito il ragazzo si ritrasse dal tocco e la guardò negli occhi.. Bridget poté giurare di non aver mai visto una simile collera nel suo sguardo.
Soprattutto la colpirono la freddezza e la distanza con cui la guardava.
"Puoi dirmi che succede?" continuò Bridget.
"Hai anche il coraggio di chiedermelo! Sei come tutte le altre!" urlò Louis.
"Sei ubriaco".
"Non ero ubriaco, credimi, quando ti ho vista avvinghiata a uno dei miei migliori amici!"
"Stavo solo ballando con Zayn, non è successo nulla. Non vorrei nessun altro al di fuori di te, Louis".
Louis non rispose. Si limitò a bere un altro sorso di quello strano liquido che aveva nel bicchiere.
"Tu.. non ti fidi di me?" sussurrò incerta Bridget. Sapeva di non essere stata esattamente una santa, ma adesso era cambiata. O almeno ci stava provando.
"Vorrei che non fosse così" rispose Louis.
"Stammi bene a sentire, Tomlinson. Sei la cosa più bella che sia mai stata mia. E non ti lascerò andare facilmente, perché io ho bisogno di te, del tuo meraviglioso sorriso e dei tuoi occhi come aria nei polmoni. Sai quante notti ho trascorso a osservarti mentre dormivi? Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che tu sia reale. Sei tutto ciò per cui ho sempre sperato e lottato. Quindi adesso non venirmi a dire che potrei guardare anche solo per una frazione di secondo un ragazzo allo stesso modo con cui guardo te. È un insulto" mormorò Bridget con voce commossa e solenne. 
Gli occhi di Louis emisero uno stano luccichio. Afferrò la bionda per la vita e la baciò come se non avesse bisogno di nient'altro.
Bridget lo strinse forte a sé, afferrando i suoi lisci capelli.
Ad un tratto la quiete di quel momento fu interrotta da una strana scena: Alison si era avvicinata pericolosamente a una ragazza straordinariamente bella e aveva cominciato a tirare i suoi meravigliosi capelli corvini.
Possibile che davvero quella scena si presentasse davanti agli occhi di Bridget?
Era forse ubriaca?
La cosa più alcolica che aveva assaggiato quella sera erano state le labbra del suo ragazzo.
Insomma, scatenare una rissa non era qualcosa che apparteneva ad Alison. Era più tipico della spregiudicata Bridget. Non della delicata e fragile Allie. 
Quando Bee vide la bruna lasciare il segno delle sue cinque dita sulla guancia della sua migliore amica, sentì l'ira prendere pieno possesso di ogni sua terminazione nervosa.
Incurante delle scarpe alte che calzava, corse in soccorso di Alison. Louis tentò di afferrarla, ma Bridget si divincolò abilmente.
Quando raggiunse le due litiganti, si limitò a stracciare senza il minimo sforzo il sottile vestito che la bruna indossava.
In soccorso di quest'ultima arrivarono due ragazze che sembravano fatte di plastica. Avevano lo stesso seno rifatto, le stesse labbra la cui forma ricordava quella di un canotto e lo stesso tipo di vestito che non lasciava nulla all'immaginazione.
Soltanto l'intervento di Harry, Louis, Zayn e Liam impedì che quella rissa degnasse ulteriormente. Niall invece sembrava catatonico.
Bridget suppose che fosse lui il motivo per cui Alison aveva avuto quella reazione. Soltanto Niall era in grado di provocare delle reazioni così estreme in Allie.
 
Una volta abbandonata la sfilata, Alison e Niall stettero muti. 
"Ho la ragazza che riesce a essere sexy persino mentre scatena una rissa!"gridò Louis. Ormai l'alcool era entrato in circolo nelle sue vene e gli effetti cominciarono a farsi sentire. 
"Cavolo, Bee! Avresti dovuto vedere la sua faccia mentre le stracciavi l'abito! Non ho mai visto niente di così divertente!" urlò Zayn, ubriaco quasi quanto Louis.
"Io sono il più divertente. Potrei offendermi, Zayn. E ho molti motivi per esserlo!" rispose Louis.
"Credo che inizierò a guardare incontri di pugilato da oggi in poi" disse Harry.
"Ragazzi, siete proprio degli idioti! Avrebbero potuto farsi male!" esclamò Liam.
"Sei sempre il solito orsetto coccoloso, Payne. Sei così tenero che mi fai quasi venire il diabete. Temo di fare la tua stessa fine un giorno!" commentò Harry.
“Il mio fidanzato è perfetto così come è” disse Zayn.
Nel frattempo Louis stava baciando appassionatamente Bee, che era seduta a cavalcioni su di lui. Dopo quella rissa, anche lei aveva alzato il gomito, quindi si trovava in una condizione analoga a quella del suo fidanzato e del moro.
"Odio dover guardare ogni giorno sempre le stesse scene. Devo trovarmi una ragazza"disse Harry.
"Concordo a pieno" mugugnò Zayn.
"Che problemi avete?" rispose Louis.
"Si presuppone che io sia il tuo fidanzato. Pensa alla tristezza che assalirà le nostre fans quando scopriranno che Larry Stylinson non esiste più!" sghignazzò Harry.
"Non ci sarà mai una fine per Larry, ragazzi!"esclamò Liam.
"Così come non ci sarà mai una fine per Ziam e per tutte le altre bromance" concluse infine Zayn.
 

Quando giunsero a casa, Bridget si accoccolò sul letto tra le braccia di Louis. Si sentiva al sicuro, protetta. 
Quella notte, tuttavia, un'immagine le impediva di dormire tranquilla: lo sguardo tenero e angosciato di Zayn Jawaad Malik.
Bee riuscì ad addormentarsi solo alle quattro del mattino, per poi risvegliarsi poco dopo. Ad un tratto decise di alzarsi con cautela, attenta a non svegliare Louis e di andare da Zayn. Indossava semplicemente una maglia di Louis e la sua intraprendenza.
Quando aprì la porta della camera del bruno, lo trovò intento a fissare il soffitto. Non sembrava stupito di vedere Bridget camminare in punta di piedi, insonnolita e tormentata, e sedersi sul suo letto.
"Sapevo che saresti venuta. Ti stavo aspettando" mormorò Zayn, in un sussurro.
"Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che è come se le nostri menti comunicassero" rispose la bionda.
"Già".
"Zayn, guardami negli occhi e dimmi che sta succedendo. Mi sto seriamente preoccupando per te. Non avrai mica intenzione di lasciare la band?"
"Rilassati, Bridget. Questo non avverrà mai. 
Io credo… io credo di essermi innamorato".

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Capitolo 14
*** shot down ***


Bridget sbattè tre o quattro volte le palpebre perché non riusciva a crederci. Non riusciva a credere di non essersi ricordata prima della storia che Zayn le aveva raccontato la sera in cui aveva litigato con Louis, dopo che era tornata dalla sua folle permanenza a Sutton.
"Sto impazzendo, Bee. Sempre gli stessi pensieri affollano la mia mente e non riesco a liberamene. Tutte le volte che vedo.. lei - disse a fatica - sento le farfalle svolazzare impavide nel mio stomaco, impallidisco e non riesco a proferire parola. Riesce sempre a zittirmi, con ogni suo sguardo, con ogni suo respiro. Mi sento cadere a pezzi. Sono stato un idiota a lasciarla andare via" singhiozzò Zayn.
Bridget lo strinse forte a sé, voleva che lui percepisse il suo calore. Voleva che si sentisse meno solo e sconfitto.
"Avevo solo quattordici anni quando la vidi per la prima volta. Si era appena trasferita in una casa a pochi isolati dalla mia, andavamo alla stessa scuola. Quando frequentavamo gli stessi corsi, non potevo fare a meno di scrutarla. Ai miei occhi appariva perfetta. Solo ora mi accorgo di quanto lo fosse.
Una sera, ad una festa, presi coraggio e la invitai a ballare con me. Non mi era mai capitato di essere così spontaneo con una ragazza. Le altre erano così superficiali e accondiscendenti, per un ragazzo sarebbero state in grado di fare qualsiasi cosa. Ma Rose no. Rose ha sempre la risposta pronta. Rose non indossa vestiti appariscenti per farsi notare, brilla di suo. Rose ha una risata cristallina e musicale. Rose odia piangere in pubblico, si sforza di apparire spavalda.
Fu proprio quella notte che la baciai, mentre osservavamo le stelle. Sento ancora il suo sapore sulle mie labbra. E non riesco a dimenticarlo. I giorni successivi continuai a comportarmi da fidanzato innamorato, benché non mi rendessi conto di quanto l'amassi, di quanto avessi disperatamente bisogno della mia dose giornaliera di lei. 
Un giorno la invitai a casa mia, pregandola di spiegarmi un argomento di fisica. Stava svolgendo una complicata equazione, quando mi guardò con i suoi occhi caldi e profondi color miele  e mi sorrise. Un qualche impeto indescrivibile si impossessò di me. La baciai con foga e la condussi sul mio letto. Facemmo l'amore come se fossimo soli nel mondo, come se non esistesse niente di più importante, come se sentissimo che qualcosa avrebbe potuto distruggere da un momento all'altro la nostra felicità. Qualche giorno dopo quel pomeriggio, Rose si comportava in modo strano ed era fredda e distaccata. Il miele dei suoi occhi era come solidificato. I suoi occhi erano rossi e spaventati. Osservavano ogni cosa con fare circospetto. Quando infine mi decisi a domandarle cosa avesse, a fatica riuscì a dirmi che sospettava di essere incinta. 
In quel momento sentii il mondo cadere sulle mie spalle. Non riuscivo a sopportarne il peso. Le urlai contro delle parole terribili, accusandola di essere una sciagurata, il cui unico scopo era quello di incastrarmi, che non l'avevo mai amata, che per me era stata solo un piacevole passatempo.
Rose non pianse. Rose con superiorità mi disse che ero un bambino e che era stata una stupida a credere che io fossi diverso. Dopo una settimana mi mandò un sms dicendomi che fortunatamente non sarei diventato padre. Così credetti che tra noi potesse tornare tutto come prima. Mi presentai difronte casa sua con un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini, come avevo visto fare nei film, e la implorai di incontrarci. Quando la vidi, non riuscivo a reggere il suo sguardo: i suoi occhi erano carichi di risentimento, di disprezzo e di odio. Non si gettò tra le mie braccia, ma si limitò a intimarmi di non rivolgerle più la parola.

A partire da quell'istante mi trasformai: diventai un ribelle, un duro, un essere così insensibile che la cosa più poetica che riuscivo a sussurrare ad una ragazza era o 'apri le gambe' o 'grande scopata!'. Il resto della storia la conosci: sono andato a X-factor, sono diventato famoso e ho creduto di essermi innamorato. Ma la verità è che nessuna delle donne con cui sono stato mi ha fatto sentire come mi faceva sentire lei..
Cavolo Beezy, sei stata la prima a conoscere tutti i dettagli di questa storia".

"Dovresti parlarle, Zayn. Devi spiegarle che sei cambiato, che non sei più un ragazzino immaturo" rispose la bionda. 
"Ieri sera era alla sfilata di Stella Mccartney, perché è sua nipote. Non mi ha nemmeno rivolto lo sguardo. Non acconsentirà mai di vederci."
"Se non provi, non lo saprai mai".
"Non lasciarti influenzare troppo da Liam, Bee" e il ragazzo rise, stanco. Quel sorriso si era spento prima di arrivare ai suoi occhi.
"Sul serio, Zayn. Parlale come hai parlato a me stanotte. Se sarà necessario, falle una serenata in pubblico o scrivile una canzone. Ma fa qualcosa per riconquistarla".
"Grazie, Bee. Il tuo incoraggiamento è fondamentale. Come sai, non sono il classico tipo di ragazzo espansivo, che riesce a esternare facilmente le sue emozioni, che riesce a raccontarsi facilmente. Grazie, davvero" sussurrò il moro, che nel frattempo abbracciava la bionda.
"Voglio esserci per te, come tu ci sei stato per me anche prima che ci conoscessimo. Buonanotte, Zayn" e così dicendo Bee baciò il bruno sulla guancia. Quando uscì fuori dalla sua stanza, un intenso profumo le pervase le narici. Raggiunse la cucina e vi trovò Liam intento a preparare dei dolci. 
"Hey bionda! Come mai ancora sveglia?" cominciò Liam.
"Potrei farti la stessa domanda" rispose Bridget, avvicinandosi a lui.
"Non riesco a dormire e, dato che abbiamo la mattinata libera, posso permettermi di cucinare alle cinque del mattino" rispose, sorridendo.
"Neanche io ho sonno. Ho parlato con Zayn poco fa".
"Ti ha raccontato di Rose, vero?"
"Esattamente".
"Deve esserti davvero affezionato, se te ne ha parlato. Siamo venuti a conoscenza di questa storia solo pochi mesi fa. Zayn ha sempre cercato di dimenticarla, per questo non ne parlava. Perché se l'avesse raccontato, avrebbe avuto la certezza di amarla ancora. Sarebbe sembrato tutto reale."
"È scattato qualcosa in lui oggi. Sono sicuro che le parlerà."
"Lo spero" rispose Liam, sospirando.
"Che ne dici se ti aiuto a preparare muffins?" chiese poi Bridget.
"Se mi giuri che cucini meglio di Alison, te lo permetto!"
"Lo giuro!"rispose Bee, ridendo.

 
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Dopo che Bridget ebbe lasciato la sua stanza, Zayn si addormentò sereno, con la consapevolezza che avrebbe finalmente lottato per Rose, che era sempre stata tutto quello che aveva sognato.
Il bruno si alzò di buon umore e fece colazione con i suoi amici, assaggiando coraggiosamente i terribili biscotti preparati da Bee con della farina scaduta. 
Verso le 11 le due bionde tornarono al proprio appartamento, dopo che Bridget ebbe organizzato uno stratagemma per far incontrare Zayn e Rose.
La ragazza aveva infatti scoperto che Rose aveva recentemente lasciato Bradford e che si era trasferita a Londra per frequentare l'Università di Economia e lavorare presso l'atelier della zia.
"Bridget, credo che tu dovresti lavorare come investigatore privato!" aveva gridato entusiasta Liam. 
Semplicemente la bionda era abituata a gossip, riviste e articoli su Internet e quindi sapeva dove e come cercare.
"Zayn, il turno di lavoro di Rose termina alle 12. Pretendo che tu ti faccia trovare davanti all'atelier verso quell'ora. Mi raccomando, cerca di passare inosservato. Non puoi permetterti di farti riconoscere dalle fans" aveva detto la bionda.
Verso le 11.30 una terribile sensazione di angoscia attanagliava il ragazzo. Sentiva che qualcosa sarebbe andata storta. Camminava avanti e indietro per il salotto, fissando il pavimento e le sue scarpe.
Nemmeno la risata di Niall oppure lo sguardo comprensivo di Liam riuscivano a tranquillizzarlo. Aveva troppo da perdere.
Ma doveva provarci. Se non lo avesse fatto, non se lo sarebbe mai perdonato.
Louis prese il suo blackberry e scrisse su Twitter che si trovava insieme ai ragazzi nel centro di Londra per spostare l'attenzione delle fans, come gli aveva raccomandato Bee.
Zayn, pochi minuti dopo, lasciò l'appartamento sotto esortazione degli amici e si mise al volante della sua Porsche blu. Tentò di distrarsi accendendo la radio, ma non ci riuscì. Per un momento, anzi, pensò di tornare indietro. Ma poi ripensò a quanto avesse amato stringere tra le braccia Rose, a quanto avesse amato camminare per la strada stringendo la sua mano,  a quanto avesse amato l'idea che lei fosse solo sua. 
Dopo una ventina di minuti Zayn giunse a destinazione. Quando la vide, non ricordava più nulla del tragitto, dei minuti che erano trascorsi prima che lei arrivasse. 
Rose lo osservò. E lo trafisse. Gli passò oltre, senza nemmeno degnarlo di un saluto. Zayn si sentì umiliato, e abbassò lo sguardo.
Ma dove era finito il vero Zayn Jawaad Malik? Perché si stava comportando da ragazzino? Perché non stava ancora osando?
"Aspetta!" urlò il moro e afferrò Rose per un braccio.
"Non mi toccare!"sibilò la ragazza, scandendo ogni singola lettera.
"Siamo cresciuti oramai, Rosy! Non possiamo sempre fingere che non sia successo niente, dobbiamo guardare in faccia alla realtà"disse Zayn, osservandola negli occhi, sperando che lei potesse cogliere nei suoi sincero pentimento.
"Zayn sono passati cinque anni da quando stavamo insieme.. cosa ti fa credere che io provi ancora qualcosa per te? Non sono più la ragazzina inesperta e ingenua a cui hai sottratto la cintura di castità!" gridò la brunetta.
"Cosa me lo fa capire? Cerchi sempre di evitarmi, mi rispondi sempre con astio e rancore, segno che ancora un qualche fuoco brucia nel tuo cuore e.."
Rose gli impedì di completare la frase.
"C'è un solo fuoco che brucia nel mio cuore. È quello che mi spingerebbe a spaccarti la faccia per essere stato così sfrontato e per aver detto quelle parole. Sei solo un pallone gonfiato super-montato.. il fatto che tu abbia qualche ragazzina esagitata e con gli ormoni a mille e che sia un cantante di successo che fa parte di una boyband sfigatissima, non significa che io cadrò ai tuoi piedi".
"Guardami negli occhi" la sfidò Zayn. Lei non se lo fece ripetere due volte e così fece.
"Cosa ti aspettavi, Zayn? Che dopo questa chiacchierata sarei caduta di nuovo ai tuoi piedi? Mi dispiace, ma io non ci ricasco. Non sarò più debole. Sei proprio caduto in basso, Malik. Sono stanca" e così dicendo se andò. Lo lasciò lì a rimurginare sull'accaduto. 
Zayn non riusciva a muoversi di un centimetro. Sentiva soltanto il suo cuore e le sue speranze sbriciolarsi e frantumarsi in mille pezzi.
 
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Erano le undici di sera e Zayn era comodamente disteso sul divano di casa Styles-Tomlinson, dove recentemente si erano trasferiti tutti i componenti della band. Niall ed Alison erano andati a fare una passeggiata lungo le rive del Tamigi, Bee e Louis erano andati in uno dei locali più cool di Londra, mentre Liam e Harry erano usciti con Ed Sheeren e altri. 
"Dai, Zayn, esci con me e Hazza. Ti servirà a non pensare, amico. E poi immagina quanto rideremo alla vista di Harry che ci prova con tutte le ragazze che gli si avvicinano!" lo aveva supplicato Liam. Era senza dubbio il ragazzo più premuroso e dolce dell'universo. Sempre così disponibile nei confronti degli amici, sempre pronto ad ascoltarli e a consigliarli. Era un angelo. Peccato che nessuna ragazza se ne fosse ancora accorta. Dopo Danielle, tuttavia Liam non aveva perso la speranza di trovare qualcuna che riuscisse finalmente a comprenderlo.
Zayn gli aveva rivolto uno sguardo profondo e intenso, carico di tristezza.
"Scusami Liam, ma proprio non ho voglia di uscire, di vedere persone, di fingere che vada tutto bene" aveva risposto il bruno.
"Perfetto, allora resto qui. Passiamo tutta la notte a giocare alla x-box, quale cura migliore per i cuori infranti?" aveva risposto l'amico.
"Per piacere Liam, vai. Ho bisogno di stare da solo e pensare" aveva risposto Zayn e Liam non aveva avuto la forza di controbattere.
Quando tutti i suoi amici furono usciti, in casa regnò un silenzio assoluto. Eppure Zayn sentiva la sua mente urlare a squarciagola.
Ad un tratto, qualcuno bussò alla porta. Il moro, controvoglia, andò ad aprire, sospettando che fosse Niall che aveva dimenticato le chiavi di casa.
Non fece nemmeno in tempo ad abbassare la maniglia che qualcuno gli si scagliò contro per baciarlo con foga. 
Zayn non si staccò neppure per vedere chi fosse, perché aveva capito di chi si trattava nello stesso istante in cui quelle labbra soffici e carnose si erano posate contro le sue.
"Sono cinque anni che aspetto questo momento per umiliarti" disse Rose con il fiato corto, interrompendo il contatto con il moro.
"Umiliarmi?" rispose il ragazzo, stupito.
"Stai zitto e continua a baciarmi, idiota" tagliò corto la brunetta. Poi saltò in braccio a Zayn, avvolse le sue gambe attorno al suo bacino e incrociò le braccia dietro alla sua testa.
Rose baciava Zayn con passione, e talvolta gli mordeva le labbra e le spalle. Voleva fargli male, voleva che lui provasse almeno un po' di quel dolore che lei aveva sentito quando si erano lasciati. 
Le loro lingue si intrecciavano e si respingevano in una danza ardente ed esasperata.
Il bruno salì le scale e condusse Rose nella sua stanza da letto. Non appena smise di baciarla per chiudere la porta, lei rise.
"Perché ridi?" chiese Zayn. Stava rovinando tutta l'atmosfera che si era creata.
"Siamo soli in casa, chi vuoi che ci veda?" rispose la mora, che nel frattempo si era adagiata sul letto.
"Quei maniaci di Louis, Harry, Liam e Niall sono imprevedibili!" e così dicendo, salì su Rose.
Amava il suo modo di fare così provocatorio e ironico. Non c'era niente che riuscisse a eccitarlo di più di quella situazione contorta e travolgente.
Zayn prese a torturarle l'incavo del collo e della spalla con baci languidi e infuocati, per poi scendere sempre più giù. I respiri di Rose erano corti e irregolari, intervallati da brevi frazioni di secondo in cui la ragazza mormorava il nome di Zayn.
Infine Rose stracciò letteralmente i vestiti di Zayn che finirono, ridotti ormai a brandelli, ai piedi del letto. Un destino analogo toccò al vestito di seta azzurra che indossava la ragazza. 
Con passione e, allo stesso tempo, dolcezza, cominciarono a fare l'amore. 
In un primo momento Zayn si mostrò titubante, quasi incerto. 
Avrebbe voluto baciarla ovunque e, di conseguenza, non sapeva dove farlo. 
Avrebbe voluto renderla sua immediatamente, ma lo desiderava a tal punto, da aver paura di cominciare.
Non riusciva neppure a respirare, l'emozione era troppo forte. Il suo cuore minacciava di uscire fuori dal suo petto, scosso dai violenti e incostanti battiti. Ma l'amore disperato e travolgente che provava nei confronti della ragazza che aveva rubato il suo cuore per cinque anni vinse ogni cosa. La paura, l'insicurezza, l'indecisione. 
Si strinsero, si sussurrarono, si amarono fino all'alba, come se volessero recuperare il tempo perduto.
Rose si accoccolò contro il petto di Zayn. E in quel momento un vortice di emozioni lo travolse.
"Diglielo, Zayn. Non comportarti da codardo. 'Speak now', ricordi?" con queste parole lo tormentava la voce della sua coscienza.
Zayn deglutì e si fece coraggio, ripensando a tutte le volte in cui aveva ballato e cantato davanti ad un pubblico come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
"Rose, io.. ti amo. Era così cinque anni fa ed è così anche oggi. Mi dispiace di non essere stato all'altezza delle situazioni precedentemente, mi dispiace di non aver lottato abbastanza per te e di essermi arreso troppo facilmente, mi dispiace soprattutto di non essere stato in grado di dirti che ti amavo, quando già lo sapevo" sussurrò infine, accarezzando dolcemente i capelli della ragazza distesa al suo fianco.
"Tu non mi ami, Zayn. Quindi non dire parole di cui potresti pentirti. Sappiamo entrambi che tra noi c'è solo una qualche alchimia particolare, che siamo solo una esplosione chimica, che insieme siamo dannatamente pericolosi e sbagliati".
"Stammi a sentire Rose McCartney: io ti amo più di qualsiasi altra cosa su questa terra e tu sei costretta a fartene una ragione, ok?" disse guardandola negli occhi.
"Il mio amore per te è solo paragonabile a quello che provo verso la musica, verso la mia famiglia e verso Liam, Niall, Louis e Harry. Ma per il resto, non c'è niente che per me valga quanto un tuo sorriso. Amo quando inveisci contro di me. Amo quando sei sarcastica. Amo quando zittisci le persone. Amo le tue parole taglienti e i tuoi sguardi assassini. Ma amo anche quando mi baci delicatamente come se fosse la cosa più naturale al mondo. Amo quando mi guardi negli occhi e mi sorridi raggiante. Amo quando ti addormenti sul mio petto, al sicuro tra le mie braccia. Ho cercato a lungo di annientare queste emozioni, ma non ci sono riuscito. Perché la verità è che sei dentro me, Rose".
La ragazza non rispose, si limitò a baciarlo dolcemente. Poi, quando credette che si fosse addormentato, sussurrò al suo orecchio: "Meno male. Perché ti amo anch'io, Zayn, e non voglio lasciarti andare via ancora una volta".
 
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Nel frattempo, Harry e Liam si stavano divertendo da morire. Ad un certo punto della serata, il riccio si era chiuso nel privèè del locale con una rossa focosa, mentre Liam aveva invitato una ragazza dai capelli ramati a sedersi al tavolo con lui. Il ragazzo l'aveva scelta perché i suoi occhi verdi sembravano volergli comunicare qualcosa. Voleva solo capire cosa fosse. Erano grandi, ma.. spenti. Sembrava che fosse una Cenerentola stanca di aspettare il suo principe. 
"Come ti chiami?" aveva detto Liam, cominciando la conversazione.
"Ashley"aveva sussurrato, imbarazzata, continuando a torturarsi le mani per l'ansia.
"Ashley è
 un nome graziosissimo. E ti si addice" rispose, sorridendole. La ragazza ricambiò, mostrandogli un sorriso luminoso che ebbe il potere di incantare Liam.
"Perdonami, è difficile trovarsi Liam James Payne davanti" disse una manciata di secondi dopo. Eppure il ragazzo non trovò imbarazzante quel silenzio. Lo trovò, anzi, piacevole. Pensava infatti che si potesse comunicare di più attraverso gli occhi, piuttosto che attraverso le parole. Ecco perché lui e Zayn si intendevano particolarmente: perché si intendevano con uno sguardo.
"Per me ormai è raro trovare una ragazza che non mi urli in faccia" rispose e lei rise di nuovo. 
'Per piacere Dio, fa che questa magia continui' si ritrovò a pensare Liam tra sè.
Quando tornò a casa - con Harry ubriaco al suo fianco - si distese sul suo letto e ripensò alla serata appena trascorsa.
Aveva conversato con Ashley per più di due ore e aveva scoperto che si era recentemente trasferita da Edimburgo, che aveva appena compiuto diciotto anni e di conseguenza frequentava l'ultimo anno di liceo, che aveva un sorella maggiore. 
Quella ragazza gli ricordava qualcosa. O meglio qualcuno. Liam infatti aveva avuto, mentre lei parlava, la sensazione di conoscerla da sempre. Eppure non riusciva a capire cosa fosse. Quando tuttavia fu sul punto di addormentarsi, ricordò.
E il peso dei ricordi lo travolse come una marea spazza via i castelli di sabbia dei bambini. Si era illuso di aver superato quel dolore. Si era illuso che quella sofferenza si fosse trasformata in ispirazione e in esperienza. 
Era come se il suo dolore avesse smesso di torturarlo per due anni e avesse improvvisamente deciso di tornare nuovamente a fargli visita. 
Liam non aveva mai creduto che fosse possibile amare troppo qualcuno, ma in quel momento ebbe la consapevolezza che forse lo era. 
Sapeva che il sentimento che provava verso lei non era destinato a spegnersi o scalfirsi. 

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Capitolo 15
*** surprise ***


Fu così che tra concerti e sfilate, tra party e partite di calcio, tra risate e baci, arrivò il 29 agosto, il giorno del compleanno di Liam e Bridget. Alison, Harry, Niall, Louis e Zayn avevano organizzato per loro una festa a sorpresa. 
Durante tutta la mattinata e il pomeriggio Louis evitò Bridget, con la scusa che doveva provare per il concerto che si sarebbe tenuto quella sera stessa. La bionda era arrabbiata con il suo ragazzo, che non era stato in grado nemmeno quel giorno di ribellarsi al manager e di dedicare un po' di tempo a lei. Bee ovviamente non mostrò la sua delusione, ma si limitò a trattare con freddezza Louis, che quasi si pentì di aver organizzato per la sua ragazza una sorpresa. Ma poi si ricordò che la sua ricompensa sarebbe arrivata nel momento in cui avrebbe visto il il sorriso entusiasta di Bridget.
Anche Liam era leggermente amareggiato. Insomma, amava cantare, ma avrebbe preferito non trascorrere il suo diciannovesimo compleanno a provare e riprovare le stesse canzoni. Avrebbe preferito fare qualcosa di particolare quel giorno, qualcosa che non rientrasse nella sua routine. 
Verso mezzogiorno, uscì fuori dal teatro dove si stavano svolgendo le prove e si diresse da Starbucks per comprare qualcosa per sé e per i ragazzi. Niall aveva già cominciato a mostrare segni di insofferenza e lui stesso aveva bisogno di aria. Erano giorni che si comportava in modo strano. Anche i ragazzi se ne erano accorti, ma non gli avevano domandato nulla. Sapevano che Liam era fatto così: se qualcuno gli si avvicinava troppo, tendeva a scappare, ma se gli si lasciava tempo, era lui ad avvicinarsi. 
Mentre prelevava i frappuccini e i brownies che aveva ordinato, si scontrò con una ragazza.
"Accidenti!" sussurrò, dopo che l'intero contenuto del suo caffè le si era versato sulla maglia bianca. 
ACCIDENTI, aveva davvero detto?
"Perbacco, capitano sempre a me queste cose!" disse ancora.
Esistevano ancora ragazze che si esprimevano senza necessariamente imprecare?
Quando la fanciulla alzò il viso verso quello di Liam, per poco questi non rischiava un infarto! Ashley era proprio davanti ai suoi occhi, che lo fissava con tristezza. Dopo la sera in cui l'aveva conosciuta, non l'aveva più chiamata, nonostante le avesse promesso che lo avrebbe fatto.
"Ciao" disse lei, visibilmente imbarazzata.
"Uhm ciao Ashley. Mi dispiace per il caffè. Provvedo subito a ordinartene un altro. Per quanto riguarda la maglia invece.." continuò Liam lasciando in sospeso la frase, rosso in viso.
"Non preoccuparti. Devo andare, ok?" e così fece per andarsene, ma uno strano impeto si impossessò di Liam e lo spinse a bloccare la mano della ragazza. Egli stesso si meravigliò di quel suo gesto. 
"Aspetta!" - disse - "oggi è il mio compleanno e mi piacerebbe festeggiarlo con te.. passo a prenderti stasera dopo il concerto, ok? Possiamo passeggiare sul Tamigi, oppure andare a bere un drink, analcolico ovviamente!" e sfoggiò un sorriso sghembo.
"Ascolta, ragazzo, non importa se ti chiami Liam James Payne oppure Jesse McCartney, tu non puoi trattarmi in questo modo! Sparisci per settimane, e poi mi dici che vorresti trascorrere il tuo compleanno con me? Dico, ti senti bene? Fumi salvia con Miley Cyrus per caso?" rispose arrabbiata e, allo stesso tempo, delusa.
Quelle parole ferirono profondamente Liam. Non era affatto il tipo di ragazzo che poteva essere sembrato.
"Mi dispiace tantissimo non averti chiamata, Ashley, e per questo vorrei rimediare. Mi piace sul serio stare con te. E stasera non vorrei festeggiare in nessun altro modo, se non con te" mormorò, badando a non guardarla negli occhi. Quello che aveva detto era vero, ma solo parzialmente. Il suo cuore infatti stava nel frattempo urlando a squarciagola il nome di.. lei. Era difficile anche solo pronunciare mentalmente quelle poche lettere. 
Le guance della ragazza andarono a fuoco.
"Voglio darti un'altra possibilità, perché credo che tu sia stato sincero. Ti invio il mio indirizzo in un sms, ok? Ci vediamo stasera" e così dicendo, Ashley se ne andò.
"Credo che tu sia stato sincero" aveva detto, e queste parole rimbombavano nella mente di Liam, che camminava distrattamente tra la folla. 
In tutta la sua esistenza non aveva mai tradito una ragazza, ma in quel momento si sentì come se lo avesse fatto. Era attratto dalla timida e impacciata Ashley, ma allo stesso tempo era ancora legato alla ragazza per cui due anni prima sarebbe stato disposto anche a donare l'unico rene che aveva a disposizione. Il problema sorse nel momento in cui Liam si era reso conto che lo avrebbe fatto anche in quell'istante, nonostante non la vedesse da circa un anno.
Una volta ritornato nel teatro, radunò intorno a sé i ragazzi, perché sentiva come non mai il bisogno di sfogarsi. Dopo che gli raccontò dell'incontro con Ashley e delle sue emozioni, volle sentire i loro pareri.
"Perché le hai chiesto di uscire, Liam, se ami ancora Phoebe?" chiese schietto Harry. Non riusciva davvero a capire.
"Se l'avessi vista capiresti.. sono quasi identiche caratterialmente. Ashely è timida, riservata, introversa, delicata, leggiadra, romantica ed è assolutamente bellissima. L'ho invitata ad uscire stasera, dopo il concerto, per festeggiare il mio compleanno!" rispose Liam.
 "No, non puoi! Stasera abbiamo la.." disse Niall, interrotto da Louis, che gli tappò la bocca con la mano. Stava per rovinare la sorpresa.
"Stasera abbiamo la..?" chiese stranito Liam.
"Abbiamo la partita di calcio tra Manchester e Chelsea!" improvvisò Harry.
"Ma se il campionato è terminato tre mesi fa..!" rispose Liam, inarcando un sopracciglio. Non riusciva a capire il motivo di tanta stranezza da parte dei ragazzi, che avevano trascorso le ultime settimane a confabulare alle sue spalle.
"Ci hai scoperti, Liam! Avevamo organizzato un mega torneo di calcio alla X-box! Ma credo che sia meglio che tu esca con Amber!" esclamò Louis.
"Ashely, si chiama Ashley!" rispose Hazza, dandogli una gomitata.
Mentre gli altri continuavano a parlottare, Liam andò a chiedere al manager di anticipare il concerto.
"Insomma, sono l'unico a non essere perseguitato dal ricordo delle proprie ex? Prima Zayn e Rose, adesso Liam e Phoebe..!" continuò Harry.
"Perché sei un insensibile senza cuore che pensa solo a scopare!" rispose il moro sorridendo. Gli altri si unirono alla sua risata, ad eccezione di Louis che sembrava soprappensiero.
"Ragazzi, ho avuto un'idea geniale!" disse ad un tratto.
"Sarebbe?"chiese Niall.
"Ruberemo il cellulare a Liam e inviteremo Ashley alla festa a casa nostra.. ma chiameremo anche Phoebe, così Liam sarò costretto a prendere una decisione!" continuò Tommo.
"Mi sembra crudele metterlo così in imbarazzo. E poi Phoebe è in Australia!" rispose contrariato Zayn. Era sicuro che quella serata si sarebbe trasformata in un inferno.
"L'ho incontrata qualche settimana fa qui a Londra, ha concluso lo scorso mese lo stage in Oceania. Tu poi pensa alla tua Rose, le cose con lei ti vanno benissimo, di Liam ce ne occupiamo noi. Ci sarà anche lei stasera, no?" esclamò Harry, che riteneva che il piano di Louis avrebbe avuto successo.
"Allora ragazzi, su cosa complottate?" esclamò Liam, sbucato da chissà dove. 
Una cosa era certa: quella sera ci sarebbe stato da divertirsi.
 
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"Louis si comporta come se io non avessi bisogno di nulla" pensava ad alta voce Bridget, mentre cercava in una delle boutique più alla moda di Londra il vestito che avrebbe indossato quella sera.
"Forse sei tu a comportarti come se non avessi mai bisogno di nulla. Provati quello Chanel blu elettrico, ti starebbe alla perfezione" rispose Alison, serena.
Quella frase riecheggiò nella mente di Bridget.
"Non fraintendermi, Allie" disse, mentre entrava nel camerino per provare l'abito. "Non mi importa che non abbia organizzato un mega party con trecento invitati. A me importa solo di lui, nient'altro. Avrei soltanto voluto trascorrere tutta la giornata con Louis. Io non so spiegarti come mi sento quando è con me. Se solo penso ai suoi occhi, sento le vertigini. Ed è come se ogni passo che avessi fatto nella mia vita, tutti gli errori, le bugie, le gioie, il dolore, mi avessero portato a lui. Ogni volta che mi bacia, che mi sfiora, mi uccide. Ma così teneramente" sussurrò, sentendo in gola quel groppo che chiamano emozione. Gli occhi le pizzicavano. 
"Ti uccide? Da quando sei così tragicamente poetica, Beezy?" rispose Alison, evidentemente sorpresa per le parole dell'amica che nel frattempo era uscita dal camerino, sfoggiando quel vestito che metteva bene in evidenza la sua sinuosità.
"Mi ero ripromessa di non mettere mai la mia felicità nelle mani di qualcuno. Io sono sempre stata indipendente, ambiziosa, libera.
È stato così fino a nemmeno due mesi fa. Amavo, usavo e gettavo via gli uomini a mio piacimento. Il mio procedere impettita verso il futuro, il mio non guardarmi mai indietro mi impedivano di comportarmi in altro modo.
Poi è arrivato quell'essere meraviglioso che è Louis. Amarlo significa legare indissolubilmente la mia vita alla sua. Ho tentato di frenare queste emozioni, di fuggire via dalla verità, ma è stato impossibile. 
Amarlo significa distruggermi lentamente. Il sapore delle sue labbra, il suo sorriso luminoso, il luccichio dei suoi occhi mi feriscono. Feriscono come il paradiso. La passione, il desiderio, l'attesa mi logorano. La paura di perderlo e di deluderlo mi perseguitano. Eppure sono felice.
Sono così felice che vorrei urlare contro il cielo e correre a perdifiato fino a perdere le forze. Io lo amo così tanto, che non riesco ad immaginare un giorno in cui non sia così" e inaspettatamente Bee pronunciò quelle fatidiche sette lettere. Lei stessa non riusciva a credere a cosa aveva detto. Non aveva confessato mai a se stessa di amarlo, benché lo sentisse, figuriamoci pensare di dirlo ad alta voce!
"Bee! E' una rivelazione non da poco questa!" ma la discussione fu interrotta da un uomo che lanciava occhiate guardinghe a Bridget. La ragazza in un primo momento non se ne era neppure accorta, perché abituata a sentire posarsi su di sé gli sguardi degli uomini. Eppure quell'uomo la guardava con una tale insistenza che costrinse la bionda, da sempre incapace di frenare i suoi commenti, ad avvicinarglisi e a chiedergli spiegazioni.
"Mi dispiace averle dato una impressione sbagliata. Ma lei è così bella, che non ho potuto fare a meno di pensare che lei sarebbe perfetta come modella della mia nuova collezione di intimo. Mi chiamo John Vandumye e sono uno stilista emergente" disse l'uomo stringendole la mano.
"La ringrazio per i complimenti, ma già lavoro per la maison Dior" rispose la bionda, che indossava ancora l'abito blu che Alison le aveva suggerito di provare.
"Sono stato stupido a pensare che una ragazza come lei non lavorasse già per qualche altra maison. Comunque, se cambia idea, questo è il mio numero" e così dicendo le lasciò un bigliettino con il numero per contattarlo.
"Bee, non vorrai mica lasciare un affermatissimo marchio di moda per uno emergente?!? Lavorare per Dior è sempre stato il nostro sogno" chiese Alison, dopo che l'uomo sparì dalla circolazione.
"Non lo farei mai. Adesso provo questo vestito nero Valentino, che ne dici?"
"Non cambiare discorso. Abbiamo un 'ti amo' in sospeso" rispose ridendo Allie.
 
 
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Verso le 19:30 cominciò il concerto e i ragazzi salirono sul palco, grintosi e scatenati come non mai. Le fans urlavano e si disperavano a più non posso e reggevano tantissimi cartelloni dedicati a Liam. I ragazzi iniziarono a cantare 'Nanana', poi passarono a 'Up all night', 'What makes you beautiful', 'Same mistakes', 'Gotta be you', 'Stole my heart', 'Taken', 'I wish' e quando arrivò il momento di 'Save you tonight' Louis lanciò delle occhiate furtive verso le quinte, dove si trovavano, orgogliose ed emozionate, la sua Bridget, Rose ed Allie. 
Bee si ricordò della volta in cui aveva assistito, quasi due mesi prima, al concerto dei 'suoi' ragazzi nel backstage e le vennero i brividi. 
 
I can be no superman, but for you I'll be superhuman e Louis sorrise. 
"Sei il mio supereroe, Tomlinson" gli aveva detto Bridget qualche settimana prima, mentre guardavano accoccolati sul divano 'The avengers'.
"Ti sbagli. Non sono stato io a salvare te. Sei stata tu a salvare me" le aveva risposto, stampandole un dolcissimo bacio dal sapore di popcorn sulle labbra.
 
Poi venne il momento di 'Moments' e 'More than this', le canzoni preferite dalle due bionde. 
Niall, mentre cantava il suo assolo, sfiorava il braccialetto che qualche giorno prima gli aveva donato Alison. Si ricordò della prima volta in cui aveva cantato in presenza di Alison e del modo in cui si erano cercati con lo sguardo tutto il tempo. Era pura magia quella che c'era tra loro. 
Il destino aveva riservato a Niall James Horan molto più di quanto si aspettasse.
 
Close the door, throw the key 
Don't wanna be reminded, don't wanna be seen 
Don't wanna be without you, my judgement's clouded 
Like tonight's sky 
 
And then I see you on the street
In his arms, I get weak
My body falls, I'm on my knees, praying
 
Al suono di quelle parole, il cuore fragile e delicato di Bee Jolie fece conoscenza di un sentimento strano, indescrivibile, che ebbe il potere di domare il suo animo inquieto. Era un misto di gioia, serenità, leggerezza, libertà.
L'amore non la imprigionava. L'amore la rendeva libera. Libera di poter sognare, libera di essere felice, libera di essere finalmente se stessa.
Quando Louis e gli altri ragazzi rientrarono negli spogliatoi per effettuare un cambio d'abiti, la bionda diede un nome a quella sensazione: felicità.
La sua felicità era osservare il suo ragazzo cantare per lei. La sua felicità era vedere i suoi amici, gli unici che si fossero realmente preoccupati per lei, scherzare e divertirsi come dei bambini. La sua felicità era osservare Louis negli occhi e sentirsi al sicuro tra le sue forti braccia.
Ma la sua gioia più grande era la consapevolezza che Louis, l'unico che le avesse mai fatto provare quelle emozioni, fosse suo.
Bridget gli si avvicinò teneramente e gli diede un bacio, ardente di desiderio.
"Louis, non vorrai mica mettere incinta Bee poco prima di salire sul palco?" scherzò Rose, ancora stretta a Zayn.
"Mi sorprende che tu dica ciò, visto il modo in cui ululate tu e Zayn di notte…" rispose ridendo la bionda.
"Non mi sembra che voi passiate la notte a giocare a carte o a parlare del debito pubblico…" disse ancora la bruna.
"Non fate certi discorsi davanti ad Ali e Nialler, non violate la loro innocenza!" si intromise Harry.
I due biondini arrossirono all'istante, ma fortunatamente arrivò il manager dei ragazzi che li rispedì sul palco.
Le fans, quando entrò una torta con 19 candeline, presero a intonare 'Happy birthday' per Liam che, imbarazzato, abbracciò i suoi amici e ringraziò il suo pubblico. 

Louis, ovviamente, mise ulteriormente in mostra il suo infantilismo e lo costrinse a mangiare un pezzo di torta, imboccandolo con un cucchiaio.
Dopo questa breve scenetta, Louie prese il microfono e disse, incurante delle grida disumane provenienti dagli spalti:
"Vorrei cantare stasera una delle mie canzoni preferite, che dedico a tutte quelle ragazze che sanno lottare per amore, a quelle ragazze che sanno superare le difficoltà senza mai piegarsi, a quelle ragazze che nascondono il dolore, fingendo un sorriso spezzato, a quelle ragazze che si donano completamente, senza paura. In particolare, questa canzone è per te" sussurrò infine in maniera quasi impercettibile.
 
If there's somebody calling me on
She's the one
When you get to where you wanna go
And you know the things you wanna know
You're smiling
When you said what you wanna say
And you know the way you wanna play
You'll be so high you'll be flying
Though the sea will be strong
I know we'll carry on,
If there's somebody calling me on
She's the one.

 
Bee dovette frenare con tutta se stessa l'istinto di correre verso l'uomo di cui si era innamorata  e il cui sorriso le ricordava tutto ciò che ella avesse mai amato in vita sua, tutto ciò che nella sua vita vi fosse mai stato di prezioso e sacro.

Poi arrivò il momento di 'Tell me a lie' e Zayn ripensò alla sua Rose. Era meno di un mese che avevano ripreso a frequentarsi, nonostante ella non accettasse ancora di essere definita 'la sua ragazza'.
"Siamo tu e io, Zayn. Noi non abbiamo bisogno di etichette oppure di dirci delle frasi sdolcinate. Il mio sarcasmo, d'altronde, ti ha sempre eccitato, no?" gli aveva detto due giorni prima Rose, quando lui le aveva chiesto il motivo per cui non gli aveva mai detto che lo amava e il motivo per cui si infuriava, quando i paparazzi le chiedevano se stava davvero con Zayn Jawaad Malik.
Il moro, dal canto suo, conosceva Rose e non voleva imporle nulla. Avrebbe aspettato. Lo aveva fatto per cinque anni, no?
 
Tell me I'm a screwed up mess 
That I never listen listen 
Tell me you don't want my kiss 
That you're needing distance distance 
Tell me everything but don't you say he's what you're missing baby 
If he's the reason that you're leaving me tonight 
Spare me what you think 
Tell me a lie
 
Rose cercò di non badare al fatto che Zayn stesse cantando fissandola. Quel gesto avrebbe fatto piacere ad una ragazza romantica come Alison, ad una ragazza egocentrica come Bee, ma non ad una come lei. Ma che cosa avevano i ragazzi quella sera? Perché cantavano fissando le proprie fidanzate? Volevano cercare di intenerire le proprie ragazze per ottenere una doppia dose di sesso?
Eppure Rose continuava a sentire il suo cuore martellare contro la sua cassa toracica, le sue gambe tremavano e un' irresistibile sensazione di leggerezza le riempiva la mente. 
Sillabò un 'ti odio' verso Zayn, che sorrise beffardo. Era quella la bugia più grande che potesse raccontargli.
 
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"Hai organizzato tutto questo per me e Liam?" sussurrò Bridget che, dopo aver aperto la porta di casa, si ritrovò davanti agli occhi un centinaio di persone che gridavano 'Sorpresa!'.
"Siamo persone importanti e degne di venerazione!" esclamò ridendo Liam, che corse ad abbracciare tutti i suoi amici.
"E' un gesto troppo romantico, lo so" disse Harry, stringendo a sè Bee.
"La vicinanza a Liam nuoce" rispose la bionda, divertita.
"Hey riccio, lasciami abbracciare la mia migliore amica!" si intromise Allie, che avvolse Bridget in una morsa stringente.
"Ali.. non respiro!" sussurrò a fatica, scatenando la risata cristallina di Alison.
"Auguri, Beezy!"disse poi Rose, che diede alla bionda un regalo.
In poco meno di un mese, le due ragazze avevano legato tantissimo, erano profondamente in sintonia. Insieme erano davvero esplosive.
Nel frattempo qualcuno bussò alla porta e Louis, che aveva intuito di chi si trattasse, spinse Liam ad andare ad aprire. 
Ashley, fasciata da un vestito verde smeraldo che evidenziava perfettamente i suoi occhi, gli si presentò dinanzi.
"I tuoi amici mi hanno invitata alla festa e hanno chiamato una limousine che mi ha portata qui! Spero ti faccia piacere" disse la rossa, mentre le sue guance morbide e vellutate prendevano fuoco.
Era tremendamente tenera e indifesa. Liam avrebbe voluto prendersene cura.
"Sono felicissimo che tu ci sia" rispose il ragazzo, prendendola per mano e conducendola su uno dei divani di pelle del salotto.
"C'è tantissima gente qui! E io che credevo che le feste dei giocatori di football del liceo fossero le più affollate!" disse Ash, sfoggiando un'espressione stupita così divertente che Liam non riuscì a trattenersi dal ridere.
"Perché ridi?" chiese ancora la ragazza, contrariata.
"Sei adorabile" rispose con naturalezza Liam, alzando leggermente la voce per far sì che Ashley lo sentisse. La musica era assordante, il dj aveva seguito probabilmente il consiglio di Zayn.
"Grazie" sussurrò la rossa, arrossendo ulteriormente e fissando il pavimento.
"Raccontami qualcos'altro di te. Mi incuriosisci" continuò Liam.
"Per impressionarti forse dovrei dirti che amo le discoteche, il caos e gli alcolici, ma voglio essere sincera. Sono sempre stata quel tipo di ragazza che preferisce un buon libro a un serata di eccessi. Faccio volontariato e faccio parte di una squadra di nuoto. A scuola i miei voti sono sempre stati immacolati, quest'anno spero di ottenere una borsa di studio per il college, ma non mi sono mai considerata una secchiona. Non ho amici, ma solo conoscenti perché non riesco mai ad aprirmi troppo con le persone.. Ah e quasi dimenticavo.. sono astemia" concluse, cercando di stemperare il suo imbarazzo per essersi presentata con così tanta franchezza.
"Anche io non posso bere, perché ho un solo rene. Ma anche se potessi farlo, non lo farei, perché sono in grado di divertirmi anche da sobrio. E poi voglio avere ricordi significativi di questa età, non mi piacerebbe ricordare solo vodka e gin! Immagino che ti saresti aspettata che io fossi una star tutta rock' n' roll e alcol, ma non è così che sono".
"Sei così diverso dagli altri, Liam".
"E' una cosa positiva?"
"Assolutamente sì".
Liam prese con delicatezza la mano di Ashley e intrecciò le dita con le sue.
Incrociò il suo sguardo e per la prima volta, il ragazzo ebbe la certezza che ella fosse sicura di quello che stava per accadere.
Avvicinò con lentezza disarmante il suo volto a quello di lei, che chiuse gli occhi. I loro nasi si sfioravano, i loro corpi si erano avvicinati.
Liam sentiva degli sguardi taglienti su di sé. Probabilmente si trattava solo di uno dei ragazzi, che avrebbe poi provveduto a prenderlo in giro per il resto della sua vita.
Non volle interrompere quel contatto e appoggiò le sue labbra contro quelle di Ashely. Sapeva di menta piperita e ciliegie, nonostante non avesse utilizzato il rossetto. Era davvero unica quella ragazza, per questo aveva colpito Liam. Non diceva parolacce, arrossiva quando le si faceva un complimento, non si truccava per niente.
Stringendola a sé si sentì finalmente  a casa, come se avesse smesso di cercare qualcosa che lo tormentava. Voleva che con Ashley funzionasse, quindi si costrinse a lasciare andare via il suo passato. O almeno, voleva provarci. 
Amare Phoebe, senza condizioni nè ripensamenti, faceva parte della sua normalità, era diventata un' abitudine. Anche quando per un anno e qualche mese era stato con Danielle, sapeva che se Phoebe lo avesse cercato, avrebbe scelto lei.
Lui e Phoebe si erano conosciuti tre anni prima in vacanza, in Spagna. In tre settimane si erano messi insieme e si erano detti perdutamente innamorati. Ma quale folle avrebbe basato tutta la sua esistenza su una manciata di ore?
Una volta tornati in Inghilterra, Liam era andato a trovarla tre o quattro volte in Scozia, ma poi era entrato a X factor e si erano lasciati."
"Phoebe è troppo lontana" così si giustificò Liam.
Peccato che non sapesse che era stata proprio lì in quella stanza e che era scappata al piano di sopra, non appena aveva visto le labbra del ragazzo che aveva amato posarsi su quelle di una ragazzina. 

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Capitolo 16
*** blind ***


"Ma sono le tre del mattino, Tommo! E poi non posso lasciare la mia festa di compleanno!" esclamò Bee, ridendo. 
Louis l'aveva trascinata in macchina e le aveva proposto di partire in quel momento esatto, per andare in spiaggia in una località sconosciuta.
"E allora? Impiegheremo solo un paio di ore per arrivare a destinazione!" insistette il ragazzo.
"Tu sei pazzo!"
"Sono banale se ti rispondo che sono pazzo di te, amore?" e così dicendo, l'attirò a sé e la baciò, sorridendo sulle sue labbra. 
"Come faccio a rifiutare le tue proposte, se mi guardi con questi occhi cristallini?" 
La festa, cominciata verso le 11, era stata davvero magica. Verso mezzanotte meno cinque, Louis aveva insistito affinché Bee e Liam aprissero l'enorme torta al cioccolato e panna che aveva comprato in una delle più rinomate pasticcerie di Londra. Gli occhi di Niall si erano illuminati alla vista di quella meraviglia ed egli si era fatto promettere da Allie che ne avrebbe avuta una identica al suo compleanno.
Mentre Bridget e Liam tagliavano la torta, la bionda si ricordò di dover esprimere un desiderio.
'Voglio Louis, per sempre' pensò.
"Louis, secondo te può la festeggiata lasciare la propria festa di compleanno?"
"Se il suo nome è Bridget Amelie Jolie può tutto, fidati!"
"Persino conquistare un cantante con un ciuffo ribelle e la fissazione per le carote?"
"Assolutamente!"

 

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"Ho lasciato il cellulare al piano di sopra. Vado a recuperarlo, okay?" disse Liam cercando di dissimulare il tono impaziente della sua voce, e accarezzò lievemente le gote ormai scarlatte di Ashley, che in quel momento si sentiva totalmente smarrita, intrappolata nella rete del biondo.
"Oka..." ma Liam si era letteramente precipitato su per le scale, come se stesse cercando di inseguire qualcosa. E, nel profondo del suo cuore, Liam sapeva esattamente cosa stava inseguendo. O meglio chi.
Salito al piano superiore, intravide una capigliatura bruna dietro una porta socchiusa, e, come posseduto improvvisamente da un'ansia incontrollabile, si affrettò ad aprirla, per la prima volta senza riflettere sulle conseguenze che le sue azioni avrebbero potuto avere.
Ciò che accadde in quel momento fu talmente sorprendente e inatteso che Liam quasi urlò. Ciò che gli impedì di urlare fu qualcosa di simile a un arresto cardiaco. L'urlo gli arrivò in gola, ma poi Liam si imbattè in quel viso candido e in quelle labbra rosse come il sangue e tutto divenne indistinto. La mano, che aveva aperto di scatto la porta, gli cadde mollemente su un fianco. Le labbra si aprirono e si richiusero senza emettere suoni. Come attraverso una foschia, Liam fissava gli occhi limpidi di colei che era stata, e forse era ancora, l'amore della sua vita. Phoebe. Come poteva essere lì, davanti ai suoi occhi?
Anche lei lo stava guardando. La luce della luna si perdeva nei suoi capelli castano-ramati creando giochi di luce meravigliosi, trasformando alcune ciocche in fiamme e altre in zampilli di vino scuro. I suoi occhi grigio-azuzrri sembravano argento. Lo aveva trovato. Il mondo si fermò. Oltre alla musica che proveniva dal piano inferiore e che gli sembrava ora lontana, Liam non riusciva a sentire altro. Era come se il mondo intero fosse in attesa di qualcosa. Lentamente, Phoebe si alzò dal letto su cui era seduta. Si stavano davvero guardando l'un l'altro. Da quando i loro occhi si erano incontrati, nessuno dei due aveva distolto lo sguardo. Liam riusciva a leggere la meraviglia sul volto di Phoebe. Sembrava che fosse sorpresa di vederlo quanto lui... Ma, come era possibile? Era stata lei a trovarlo, era lei che si era messa alla sua ricerca.
Lentamente, Liam tese una mano per raggiungerla. Ma Phoebe non si mosse.
"Perchè sei qui, Phoebe?". Forse non aveva tentato l'approccio migliore, dal momento che la ragazza non gli rispose.
"Scusami, non avrei dovuto essere così brusco. La verità è che sono così sorpreso di vederti..." Liam notò che Phoebe non aveva ancora intenzione di rispondergli. Poi, si ricordò di Ashley. Si ricordò della strana sensazione che lo aveva invaso mentre la baciava. E capì.
"Oh, Phoebe, credo che tu abbia frainteso. Senti, non penso che qui sia possibile parlarne. Incontriamoci al Rosehill Gourmet tra mezz'ora, ti va? Ti prego, dimmi di si."
Phoebe fece un lieve cenno con la testa, poi sparì veloce dietro Liam, travolgendolo con il suo profumo. Un profumo che Liam ricordava bene. Era forte, ma allo stesso tempo così dolce. Solo in quel momento il ragazzo realizzò di ciò che gli era appena capitato, e, preso da un'eccitazione che non provava ormai da tempo, si sbrigò a salutare gli amici. 

 

"Desidera qualcosa?"
"No, grazie, aspetto una persona."
"Mi scusi se sono indiscreta, ma è sicuro arriverà? E' passata già mezz'ora..." domandò con un tono di finta innocenza una giovane cameriera del "Rosehill Gourmet", e sorrise maliziosa ad un agitato Liam Payne.
"Arriverà. Certo che arriverà."
La sua Phoebe era così. Distratta, confusionaria, maldestra. Ma agli occhi di Liam risultava maledettamente irresistibile.
Ricordava bene quegli occhi grandi e brillanti, quelle guance morbide e rosee, quelle morbide onde castane che più volte lo avevano avvolto e stordito con il loro profumo.
Aveva l'aria di una bambina. E forse, in un certo senso, era davvero ancora una bambina, così piccola e inesperta delle cose del mondo. Nonostante ciò, il suo sguardo emanava un qualcosa di pericoloso. Un fuoco avvampava nei suoi occhietti vispi e curiosi, che sembravano invitare dolcemente ad unirsi a quella pericolosa danza. Smarrimento. Questo era ciò che provò Liam la prima volta che la vide. E ogni tanto, anche successivamente gli capitò di perdere se stesso per un po', accecato dalla luce che l'imprevedibile Phoebe emanava. Ma trovava sempre il modo di riprendere coscienza di sè. Doveva mantenere il controllo per entrambi. E doveva essere forte. Perchè Phoebe, oltre ad essere ingenua, spericolata ed istintiva, era anche tanto fragile. E così la fermezza diventò parte del suo ruolo. Era ormai una sfaccettatura inconfondibile della maschera di Liam Payne. Liam Payne l'eroe. Ma dentro sentiva che stava morendo a poco a poco. Forse aveva somatizzato eccessivamente il dolore di troppe persone.
"Diavolo, mi scusi! Sono mortificata." una voce squillante richiamò l'attenzione del biondo. Era lei, era Phoebe.
Finalmente. La vide spostarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e sorridere imbarazzata al cameriere che aveva urtato, il quale non era riuscito a salvare tre bicchieri di vino bianco da un fragoroso schianto sul pavimento. Ma come si poteva provare rabbia nei confronti di tanta meraviglia?
"Oh no, non si preoccupi." rispose affabile il ragazzo, che certamente non sembrava essere stato risparmiato dall' involontario incantesimo di quella fatina.
"Oh... Liam."
Liam cominciò a sentire freddo. Quella non era la sua Phoebe. Ovvero, era la sua Phoebe quando, irrompendo nel ristorante, aveva colpito un cameriere, ma si era salvata con un sorriso disinvolto. Quel sorriso. Liam sapeva che non avrebbe mai trovato un sorriso più dolce, più abbagliante, più spontaneo di quello. Ma un attimo dopo non era più la sua Phoebe. Nel momento in cui la ragazza abbassò gli occhi su di lui il suo volto cambiò totalmente. Il sorriso era sparito, portando via con sè tutta la sua luce, e il suo sguardo sembrava così diverso da quello che Liam ricordava. Adesso era spento.
"Phoebe." la sua voce era un sussurro.
"Come stai?" domandò la bruna, e sembrava che stesse sul punto di piangere.
"Io... sto bene. Tu come stai, invece?"
"Va tutto alla grande."
Alla grande? Non sembrava affatto.
"Siediti. Ordiniamo qualcosa, ti va?"
"Oh, certo."
"Raccontami di te."
Phoebe si era accorta dello sguardo di Liam. E non le piaceva. Era sì coperto da un velo di malinconia, ma era anche pieno di speranza. Una speranza che sapeva non avrebbe mai potuto esaudire, tanto valeva stroncarla sul nascere.
"Liam, sto per sposarmi." brusca, decisa... crudele.
Adesso non era l'unica ad avere uno sguardo vuoto. Improvvisamente Phoebe si sentì meno sola. Ora lei e Liam condividvano qualcosa: la disperazione.
"Non è possibile." fu tutto ciò che Liam riuscì a dire. Non guardava più quella che un tempo era stata la sua piccola Phoebe, adesso guardava altrove, incredulo, così colmo di rabbia che non si accorse di aver distorto una forchetta, vittima delle sue mani iraconde.
"Cosa ti aspettavi, Liam? E' trascorso tanto, troppo tempo da quella fatidica estate. Siamo cresciuti, siamo... cambiati. Almeno io sono cambiata."
"Cosa mi aspettavo? Di certo non che tornassi all'improvviso dicendomi a bruciapelo che stai per sposarti! Noi ci siamo amati, Phoebe! Non sono sentimenti che si cancellano!"
"Ma si può cercare di andare avanti. Io l'ho fatto. E mi è sembrato che anche tu ci stessi provando."
"Tu non capisci, Phoebe."
Cosa importava a Liam del mondo intero, se aveva la possibilità riavere il suo unico vero amore? Ma quella che aveva davanti era un'altra donna. Era una donna irragionevole, e non era più in sintonia con lui.
"No, non capisco."
"Nè mi interessa farti capire. Addio."
E così dicendo si alzò, raggiunse la porta e la richiuse dietro di sè, lasciando Phoebe sola e piena di domande, già pentita per la sua solità, dannata istintività.


 

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Una volta arrivati sulla spiaggia, Louis e Bridget presero a correre a perdifiato, ascoltando solo il rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli, del vento che gli spettinava i capelli, dei loro cuori che correvano all'impazzata.
Ad un tratto, spossati e leggermente disorientati, si distesero sulla sabbia, accoccolandosi vicini.
"Sai Lou, non mi sono mai sentita così al sicuro come con te" sussurrò la bionda, mentre Louis giocava con una ciocca dei suoi capelli.
"Tuo padre non ti merita e non ha mai meritato una persona come te, piena di splendida energia e infrangibile come il mare in tempesta. Adesso non devi solo smettere di cercarlo, ma fargli capire che non ti importa di lui" rispose il ragazzo con i pugni stretti. Odiava sapere che la sua Bridget aveva sofferto per una persona come lui. Odiava sapere che lei aveva perso per un po' di tempo se stessa, per colpa sua. Odiava sapere che lei ci stava ancora male. 
"Come fai a conoscermi così bene? Come hai fatto a capire che parlavo di lui?" chiese Bee, sorridendo. 
"I tuoi occhi ... ricordi il nostro primo appuntamento?"
'Avanti Bee, questo è il momento giusto. Non comportarti da codarda, digli che lo ami più della tua stessa vita. Puoi farcela, lui merita quelle sette lettere e non ti deluderà!'
Bridget prese un sospiro, poi un secondo, poi un terzo. Eppure le sue gambe continuavano a tremare, i pensieri erano offuscati e la sua testa girava come se si trovasse sulle montagne russe. Louis nel frattempo le stava mordicchiando l'incavo tra la spalla e il collo.
"Lou" sussurrò la bionda, ancora alla ricerca di una buona dose di coraggio.
"Sì?"
"Io.. io.. io credo, credo proprio, cioè, beh, io…
... è fantastico qui, vero?"

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"Rose, non indovinerai mai cosa ho qui con me!" disse Zayn sulla soglia di casa di Rose, afferrando la ragazza per i fianchi e baciandola dolcemente per salutarla.
"Spero che tu abbia portato il tuo cervello e il tuo autocontrollo, perché devo studiare per l'esame di matematica di domani e, tra la settimana della moda, i preparativi della festa di Liam e Bee, lo shopping con Alison e le sedute psicoterapeutìche che ho fatto a Liam e Niall, non ho avuto il tempo di studiare. Mi sa che trascorrerò tutta la notte sui libri" comunicò la bruna, sull'orlo di una crisi isterica.
"Ma ... io sono riuscito ad ottenere i posti in tribuna per la partita Chelsea- Manchester United! Sogniamo di vedere questa partita insieme allo stadio da cinque anni! L'esame puoi sempre farlo la settima prossima, chissà quando ci capiterà una occasione del genere!" rispose Zayn, sfoderando un'espressione implorante e tenera, nel tentativo di persuadere Rose.
"Non cambio idea, Malik. Lo sai che tengo davvero all'università e non dare l'esame domani sarebbe una sconfitta che non potrei accettare. E poi smettila di guardarmi in quel modo" concluse, allontanandosi da Zayn.
"In che modo?"
"Come stai facendo! Non riesco a tenere a bada i miei pensieri..!"
"Tesoro, ho promesso a Nialler che ci sarei andato!" si lamentò Zayn.
"Ma è ovvio che tu debba andarci, però non divertirti troppo senza di me" rispose Rose, fingendo un sorriso. 
"Sia fatta la tua volontà, principessa. Ti chiamo domani mattina per infonderti coraggio! Forza Chelsea!" disse il moro, prendendo il viso della bruna tra le mani e baciandole teneramente le labbra.
Una volta lasciata la casa di Rose, Zayn sapeva esattamente cosa fare.




Mentre Alison Grace passeggiava tranquilla lungo la strada principale della città, respirando a pieni polmoni l'aria mattutina e con un grande sorriso stampato sulle labbra, nonostante la fatica dovutale dal dover trattenere tra le braccia minute un carico decisamente eccessivo di acquisti, dovette arrestarsi di colpo, e altrettanto velocemente quel sorriso brillante si dileguò. Quando vide l’uomo con i capelli neri davanti a lei, non riuscì subito a credere che fosse David. Anche se aveva la faccia di David, i piedi di David e la voce di David, continuò a pensare che forse si trattava di qualcun altro.
All’improvviso si sentì turbata e impaurita. Come se si fosse risvegliata nel bel mezzo di un test di ammissione. Era davvero lui? Era impossibile, perché David viveva in una piccola località turistica della California. Viveva nel passato. Viveva nella memoria e nell’immaginazione di Alison. Ecco l’unico luogo dove poteva trovarsi.
“Ciao, Alison.” cominciò fiero.
Alison immaginò il suo petto che si apriva come gli sportelli di una credenza e il suo cuore che saltava fuori, attaccato all’estremità di una molla.
David le rivolse uno sguardo compiaciuto. Come se fosse consapevole di ciò che stava per accadere. Come se avesse programmato la scena nella sua immaginazione, ed ora ardeva dal desiderio di realizzarla. Alison sentì una rabbia furiosa prendere possesso del suo corpo, una rabbia quasi sconosciuta e pericolosa. Da quando era a Londra Allie stava facendo i conti con una parte di sé che aveva sempre tenuto nascosta, ma che ora aveva cominciato a lottare per uscire allo scoperto. Era quella parte di lei che non conosceva alcun tipo di autocontrollo, che provava sentimenti eccessivi senza curarsi delle conseguenze.
Cosa avrebbe pensato David se avesse conosciuto la nuova Alison? Non era più la ragazza fragile ed indifesa di cui si era innamorato la scorsa estate; non era più la sua Alison.
Allie aveva così tanto da dire che a causa della confusione generata dai suoi pensieri non riuscì a proferire parola.
Davvero David credeva che lei si sarebbe gettata tra le sue braccia? Che avrebbe dimenticato quei nove mesi di attesa, di agonia, di struggimento? Era appena riemersa dalla profonda buca in cui era sprofondata durante l’inverno, ed ora David era tornato, e sembrava spingerla a forza per farla cadere nuovamente in basso. In quel momento, si accorse che desiderava più di ogni altra cosa tornare da Niall.
“Non toccarmi!” la bionda sentì la sua gola emettere dei suoni senza avere la possibilità di controllarli. David le aveva sfiorato una mano, ed il contatto le aveva inaspettatamente provocato fastidio.
“Alison, non capisci? Sono venuto a prenderti.”
“E tu non capisci che non puoi arrivare qui all’improvviso e stravolgere tutti i miei piani?” ormai Allie urlava.
“Io posso perché so che noi siamo destinati a stare insieme. E lo sai anche tu.”
“In un anno cambiano tante cose, David.”
“Non riuscirei mai a credere che qualcosa tra noi è cambiato.” Alison non rispose. Ciò che provava per David era totalmente cambiato, ma ammetterlo ad alta voce la spaventava. Smettere di amarlo era stata una conquista che aveva ottenuto con così tanta fatica che ora non le sembrava reale.
“Guardami negli occhi e dimmi che mi ami ancora, ti prego.”
“Sei arrivato troppo tardi, mi dispiace.”



"E tu cosa ci fai qui?" chiese sconcertata Rose, trovandosi Zayn nella sua stanza.
"Semplice! Sono venuto a offrirti il mio aiuto nello studio!" rispose il ragazzo, afferrando un pesantissimo libro di economia e appoggiandolo sul letto.
"
È 
sempre stata una delle mie preferite, ricordi?" continuò.
"E tu ricordi invece cosa è successo l'ultima volta che abbiamo studiato insieme? Per poco non mi ritrovavo incinta! Ti immagini adesso la mia vita con un piccolo Malik tra i piedi?!? Uno basta e avanza!" esclamò la mora, ridendo.
"Sul serio, Zayn, vai a vedere la partita, Niall andrà di matto se tu non ci sei!"
"Credo che adesso sia con Allie e non credo rimpianga il fatto di non essere andato alla partita.. a quest'ora il nostro biondino innocente sarà impegnato in attività ben più faticose e producenti!" rispose il bruno, soffocando una risata.
"E poi ho dei regali per te" proseguì, incominciando a tirare fuori dei pacchetti dal suo zaino.
Rose iniziò ad aprire il primo e si ritrovò tra le mani una scatola di cioccolatini al cioccolato bianco.
"Come facevi a sapere che sono i miei preferiti?" domandò la ragazza, piacevolmente sorpresa.
"Al liceo portavi sempre con te una barretta di cioccolato bianco nella borsa, che puntualmente mangiavi ad ogni intervallo"
"Te ne sei ricordato!" esclamò Rose, commossa. Poi prese ad aprire il secondo pacchetto.
"Un CD di musica classica!"
"Tutte le volte che dovevi studiare per qualche esame importante, ascoltavi un cd di Chopin."
"Come fai a saperlo?"
"Eravamo vicini di casa, quindi potevo sentire ogni tua minima mossa.. adesso apri il terzo regalo."
La ragazza obbedì.
"La tua maglietta nera a mezze maniche!"
"Alla festa di Marc Austin cinque anni fa, mi hai detto che portare i miei vestiti ti fa sentire al sicuro."
"C'è anche una nostra foto scattata in quell'occasione!" esclamò Rose con le lacrime agli occhi, mentre osservava quella foto in cui lei e Zayn sorridevano guardandosi negli occhi. Più la osservava, più aveva la consapevolezza che Zayn Jawaad Malik fosse l'amore della sua vita.
"E poi ho pensato di portarti questa" continuò il bruno, porgendole una peonia.
"Come facevi a sapere che è il mio fiore preferito? Ti ho sempre detto che odio i fiori e le piante!" disse la mora, tentando di combattere contro il pesante groppo alla gola che le impediva di parlare con un tono di voce scorrevole.
"La prima volta che sei venuta a casa mia, hai fatto i complimenti a mia madre che le aveva piantate in giardino" rispose lui, prendendole il viso tra le mani.
"Io ti amo, Zayn Malik. Ti amo perché riesci a ricordarti tutti questi dettagli insignificanti. Ti amo perché preferisci trascorrere una nottata di studio con me, piuttosto che andarti a divertire in giro. Ti amo perché non mi hai mai chiesto nulla al di fuori di amarti. Ti amo perché quando mi sorridi, mi fai sentire l'unica. Ti amo per la tua dedizione, per la tua energia, perché non hai rinunciato a noi, quando io l'avevo già fatto".


 


Divincolatasi a fatica dalle forti, decise, soffocanti braccia di David, Allie aveva cominciato a camminare a passo spedito verso casa con un unico pensiero nella testa: Niall Horan.
Mai come in quel momento aveva sentito il desiderio di affogare nei suoi occhi, di sentire il tocco delicato ma allo stesso tempo estremamente protettivo delle sue mani, di far scorrere le dita tra i suoi morbidi capelli, di assaporare quelle labbra che sembravano essere state cosparse di miele. Era deciso a farlo suo. Completamente, prepotentemente, coraggiosamente.
Aveva atteso anche troppo. A che scopo, poi? Non avrebbe dovuto lasciarsi persuadere dalle parole con le quali Niall la convinceva ogni volta a non spingersi troppo oltre. Il biondo parlava della ragazza quasi come se si trattasse di una creatura proveniente da un pianeta lontano, da tenere quanto più al sicuro possibile al fine di preservare tutta la sua rarezza e preziosità. Che assurdità. Alison non si sentiva affatto così. Era una ragazza come tutte le altre, e come tale sentiva il bisogno di provare certe sensazioni. E sapeva che soltanto Niall sarebbe stato in grado di regalargliele. Sapeva che quell'angelo sarebbe stato capace di farla arrivare in Paradiso, permettendole poi di ritornare viva.
Mentre apriva la porta di casa, dove avrebbe trovato Niall ad aspettarla, Allie dovette compiere uno sforzo enorme per evitare di ritrovarsi con una voragine al posto del petto, distrutto da un cuore i cui battiti erano troppo audaci. Quando poi spalancò rapida la porta, trovò Niall disteso sul divano, che le rivolse uno sguardo attento e indagatore. Alison capì di essere stata tradita dai suoi atteggiamenti. Ormai non c'era più da meravigliarsi di ciò, quei maledetti One Direction avevano stravolto ogni sua certezza. Entrambi non dissero una parola. Allora Alison, concentrato in un solo punto tutto il coraggio accumulato durante quel periodo che era stato a suo favore così imprevedibile, così intenso, così irreale, raggiunse il divano dove era sdraiato Niall, si inginocchiò davanti a lui e lo baciò. Niall capì immediatamente che Alison non gli stava rivolgendo un semplice saluto; quella sera il suo sguardo gli aveva comunicato qualcosa di oscuro, pericoloso... qualcosa che, fino a quel momento, aveva sempre cercato di tenere a freno non appena cominciava a farsi strada tra i suoi pensieri offuscandogli la mente, e che ora aveva disegnato tratti del tutto nuovi sul volto da bambina della sua Allie.
Le esili dita di quella creatura angelica avevano acquisito una decisione e una forza che lo spaventavano, mentre si insinuavano tra i suoi capelli che bruciavano come una torcia, mentre sentiva lingue di fuoco lambirlo da ogni parte. Fu allora che Niall prese il volto di Allie tra le mani e fece in modo che le loro labbra si allontanassero. Guardando i suoi occhi del colore dell'oceano, che quella sera gli avevano sussurrato di immergersi per sempre nelle sue acque, le labbra di Niall formarono un "no", muto. Per un istante, gli occhi di Alison si persero nel vuoto, aperti ma ciechi, come se non capisse per quale motivo Niall avesse rotto quella meravigliosa atmosfera. Ma un attimo dopo i suoi occhi avevano cominciato a riempirsi di lacrime.

"Tu non mi vuoi." fu tutto quello che disse, e la sua voce, inaspettatamente, non risultava rotta dal pianto. Era brusca, consapevole... fredda. O forse era semplicemente stanca.
"Alison, tu non immagini neanche quanto io ti desideri."
"Dimostralo."
"Non posso."
"Si che puoi. Potevi farlo stasera, e invece hai rovinato tutto."
"Ho paura."
"Di cosa, Niall?"
Anche Alison aveva avuto paura. Aveva vissuto un anno intero bloccata nel passato, immersa nel ricordo dell'estate precedente. E quell'estate aveva temuto di provare di nuovo quelle sensazioni che un anno prima l'avevano condotta verso la distruzione. Ma era riuscita ad andare avanti. Ci era riuscita grazie a Niall. Ora perchè colui che l'aveva salvata, era lo stesso che adesso le opponeva resistenza?
"Di... me."
"Non capisco."
"Non sono sicuro di essere ciò che meriti." Era impazzito. Niall era più di quanto Alison avesse mai potuto immaginare. Improvvisamente una nuova consapevolezza si impossessò della bionda, che interpretò l'affermazione di Niall come una scusa rifilatale per respingerla con garbo. E sentì come se una lama le avesse trafitto il cuore.
“Non farmi questo."
"Cosa, Allie?"
"Non dire bugie."
"Alison..."
"Và via! Non voglio più vederti."
L'orgoglio aveva ormai preso il sopravvento su ogni altro sentimento, e certo non era la prima volta che accecava l'ostinata Alison. La bionda diede le spalle a Niall, per nascondere le lacrime che avevano cominciato, di nuovo, a rigarle le guance, rapide ed abbondanti. Sentì Niall avviarsi verso la porta.

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Capitolo 17
*** pieces ***


Alle otto del mattino del giorno successivo al compleanno di Bee e Liam, Ashley, benché il giorno prima fosse andata a dormire decisamente più tardi di quanto facesse di solito, era già sveglia e si era subito messa a dipingere. L'arte era la sua passione segreta e la sua più grande aspirazione era quella di diventare una pittrice. Non le importava di avere successo. Le sarebbe bastata anche che una sola persona avesse comprato un suo quadro. Peccato che i suoi genitori non la pensassero allo stesso modo.
"Tesoro, la pittura non ha mai sfamato nessuno."le aveva detto ridendo suo padre, quando lei si era lasciata sfuggire che avrebbe frequentato un'accademia di arte dopo il liceo. Poi le aveva arruffato i capelli e detto:"Hai la stoffa dell'economista, me lo sento." Ashely odiava la matematica, odiava i numeri, odiava le incognite. Adorava infatti le certezze. Ecco perché nella vita non aveva mai corso nessun rischio, nemmeno quello di assaggiare un cibo diverso o di indossare qualcosa che fosse diverso da quello che normalmente indossava. Ecco perché non osava contraddire i suoi genitori, ma recitava obbediente la parte della figlia modello.
Dipingere era il suo sfogo: poteva dare libera espressione ai suoi pensieri, alla rabbia che non aveva mai ostentato, al suo dolore. La rossa soffriva perché non aveva il coraggio di cambiare il proprio destino: lasciava che la vita le scivolasse addosso come l'acqua dai tetti, subiva ogni cosa con grazia, ma passivamente. Non riusciva mai a ribellarsi, a fare qualcosa che gli altri non si aspettavano potesse fare. Ashley temeva di star sprecando la sua giovinezza senza cogliere l'attimo e senza divertimento, ma continuava a comportarsi in quel modo. Un altro tratto caratteristico della rossa, di cui nessuno si era mai accorto, era la sua capacità di essere un'ottima osservatrice.
Infatti la cosa che amava di più della pittura era che poteva osservare i suoi soggetti, che fossero modelli in carne ed ossa o che fossero oggetti, senza che loro facessero lo stesso. Le piaceva osservare le persone e dedurre dalle loro movenze e dai tratti dei loro volti esperienze del passato, attitudini, caratteri. La stessa cosa faceva con se stessa. Si guardava dall'esterno, non si piaceva, si commiserava, nonostante fosse consapevole dell'inutilità di quell'atteggiamento.
Quella mattina si era cimentata nella composizione di un quadro astratto, perché in grado di rispecchiare il suo stato d'animo.
La notte precedente sarebbe stata indimenticabile se Liam, dopo aver violato la purezza della sue labbra, avesse ballato con lei fino all'alba e l'avesse riaccompagnata a casa, come in ogni film romantico che si rispetti.
Ma il ragazzo aveva preferito rantolare qualcosa dopo averla baciata, fuggire al piano di sopra a cercare qualcosa- in cuor suo sapeva si trattasse di qualcuno- mentre lei lo aspettava accusandosi di essere una povera ingenua e riportarla a casa, sola con le sue speranze infrante e la consapevolezza che qualcosa di serio aveva turbato l'equilibrio di Liam Payne, il principe azzurro che si era rivelato solo un ragazzo seriamente confuso.
Ma Ashley non era né delusa, né arrabbiata, né triste. Sapeva che la felicità non era fatta per lei. Ormai la monotonia era la sua realtà.
Non importava quanto avesse provato a fuggire via da essa.
"Buon giorno, Ashley. Sei già sveglia? Ci sei per una colazione da Starbucks? Ti passo a prendere a casa quando vuoi.
Liam."
In un primo momento Ashley pensò di stare sognando. Ma poi si rese conto che l'sms di Liam era reale.
Che forse a Liam non era capitato nulla di grave e la sera prima era solo un po' stanco e sorpreso per quello che era successo?
Che forse non si era pentito di averla baciata?
Che forse era felice di trascorrere una giornata con lei?
"Tra un'ora davanti casa mia. Ash." si limitò a rispondere. Sarebbe stato quello il momento della verità.
Liam James Payne era il super eroe nella sua ipotetica fiaba o una semplice comparsa?

Il giorno successivo al suo compleanno, Bridget si alzò verso le due pomeriggio e, stiracchiandosi nel suo enorme letto a due piazze, fu sorpresa di non trovarvi Louis che dormiva al suo fianco.
"Che strano, oggi non aveva impegni di lavoro."si ritrovò a pensare la bionda, incapace di frenare un senso di inquietudine e angoscia che la stava pervadendo.
Fortunatamente il suo ragazzo, conoscendola, le aveva lasciato un biglietto sul comodino.
'Il manager mio e dei ragazzi ha un bisogno urgente di parlarmi. Sta tranquilla, non è nulla di grave.
Tornerò presto, lo so che già ti manco. Anche io preferirei essere altrove.. con te.
Tommo.'
Bee sorrise tra sé e si rilassò immediatamente e accese il pc. Quando aprì twitter, si pentì di averlo fatto e le sue mani cominciarono a tremare. Anzi non erano solo le sue mani a farlo, ma anche tutto il resto del corpo. Alla fine era successo: il suo passato era tornato a cercarla, infuriato e devastante, pronto a distruggere la sua nuova vita e la sua nuova personalità come il vento spazza via le foglie.
Erano ovunque le sue foto più compromettenti, quelle in cui fumava oppio ad un party di un imprenditore arabo, quelle in cui ballava priva di alcun freno inibitorio quasi nuda su un tavolo al matrimonio di un'amica di sua madre, quelle segnaletiche, scattate in prigione dopo che aveva dato una festa in cui circolavano liberamente droga e alcol, quelle in cui prendeva il sole in topless sullo yatch di Valentino.
Quando si era venuto a sapere della relazione tra Bee e Louis, la bionda aveva ovviamente subito una forte pressione mediatica, aveva ricevuto degli insulti, ma vi erano state anche fans dei One direction che erano favorevoli alla loro storia.
In quel momento invece circolavo soltanto commenti negativi sulla ragazza, che era definita 'una drogata' 'una ninfomane' 'la causa della rovina di Louis e della band'. Come se non bastasse, Bridget ricevette anche la notizia che avrebbe incominciato a lavorare alla maison Dior solo a Gennaio per provvedimenti disciplinari.
La bionda era come sull'orlo di un precipizio. Soltanto Louis l'avrebbe salvata dall'inevitabile caduta. In fretta indossò il primo paia di scarpe che trovò e uscì di casa in fretta per recarsi alla casa discografica dei ragazzi. Doveva trovare il suo Loueh a ogni costa. Ne aveva bisogno. Ne aveva bisogno per evitare una fragorosa caduta.
 
Ashely era ferma da circa venti minuti davanti allo specchio a contemplare la figura che aveva dinnanzi. In quel momento più che mai si sentì brutta, sola e.. ordinaria.
I suoi capelli sembravano scialbi e spenti a confronto di quelli luminosi e splendidi dell'eterea Bridget.
I suoi occhi sembravano smorti e vacui a confronto di quelli misteriosi e sorprendenti della delicata Alison.
Il suo sorriso sembrava spezzato e insignificante a confronto di quello raggiante e vivace della indomabile Rose.
Quelle tre ragazze era simili a stelle del cinema degli anni '30, a divinità e ciò contribuì ad abbassare ulteriormente il livello già basso dell'autostima della rossa.
Ma per qualche strana ragione, Liam aveva scelto lei e doveva essergliene grata. Così la ragazza aprì il suo cassetto e ricercò il completo intimo di pizzo nero di Victoria's Secret che le aveva regalato quella strega di sua cugina il giorno del suo diciottesimo compleanno solo pochi mesi prima solo per metterla in imbarazzo. Voleva sentirsi seducente e adulta. Afferrò poi un vestitino fin troppo corto per i suoi standard, che le arrivava poco sopra le ginocchia, di seta azzurra, un paio di ballerine color crema e una borsa del medesimo colore. Completò il quadro colorando le sue labbra con un rossetto rosso scuro, applicando del mascara sulle sue folti ciglia nere e evidenziò il colore dei suoi occhi con un velo di matita nera.
Quando si guardò allo specchio, scoppiò in lacrime. Piangeva perché non aveva visto niente di più patetico e imbarazzante.
Sembrava una ragazzina che si atteggiava ad adulta, ma che restava pur sempre una ragazzina. Era una bambina ingenua ed inesperta con un paio di decolleté alte, era una ragazzina ingenua ed inesperta ritta in un abito succinto, era una bambina ingenua ed inesperta quando indossava il suo vecchio pigiama di Topolino.
Velocemente- aveva appuntamento con Liam da pochi minuti a quella parte- si lavò il viso e si sfilò l'abito e le scarpe di dosso. Indossò una camicetta a mezze maniche azzurra e un paio di jeans, avvitati e chiari, che abbinò a un paio di converse blu. Legò i capelli in una coda ordinata per controllare i capelli ribelli e disordinati e prese la sua vecchia borsa di cuoio beige.
Scese in fretta le scale- voleva dimenticare la scena imbarazzante a cui aveva assistito poco prima- preoccupandosi però di salutare i genitori che fino a quel momento aveva ignorato e di inventare una scusa che se sembrasse almeno verosimile.
"Esco con una, ehm, amica."aveva detto Ashely, imbarazza fino alla radice dei capelli. I genitori, nonostante fossero consapevoli del fatto che la loro figlia non avesse amici e che si stesse comportando in maniera strana, non le prestarono troppa attenzione. Era come se avessero i paraocchi e guardassero esclusivamente verso un'unica direzione: la carriera della ragazza. Tutte le altre cose, come la sua felicità, passavano in secondo piano.
"Torna presto. Devi studiare, lo sai, la scuola ricomincerà tra poco."mormorò sua madre distrattamente, mentre pettinava la sua sorellina.
"Certo. Ciao mamma, ciao papà, ciao Stacey." rispose, uscendo in fretta.
Liam era lì che la aspettava, appoggiato allo stipite della porta, mettendo in bella mostra il suo volto d'angelo, non curandosi del fatto che qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo.
Quando la ragazza incontrò il suo sguardo, ebbe la certezza che qualcosa era andato storto.
"Ciao."disse la rossa, frenando il suo impeto di correre dentro casa.
 
"Ehm, hai dormito bene stanotte? Ti ho svegliata questa mattina?"chiese Liam, imbarazzatissimo, cercando di iniziare una conversazione con Ashley, che sembrava ancora più spaesata, quasi assente, più del solito. Durante tutto il tragitto che avevano compiuto per arrivare da Starbucks non aveva aperto bocca.
"Mi sono alzata presto. Non mi piace dormire.. ho la sensazione di star sprecando del tempo prezioso. O almeno è quello che dice mio padre per invogliarmi a studiare."disse, torturandosi le mani per il nervosismo.
"Allora ragazzi, cosa posso portarvi?"si intromise in quella conversazione una cameriera, che squadrava Liam da capo a piedi. Era davvero bella. Aveva dei lunghi capelli neri che le accarezzavano dolcemente la schiena, gli occhi erano neri come la pece, la pelle ambrata e un fisico slanciato.
Ashley avrebbe voluto tanto sprofondare e volatilizzarsi per il terribile senso di inferiorità che le stava attanagliando lo stomaco.
Una ragazza sciatta come lei era seduta al tavolo con Liam Payne, mentre una ragazza splendida doveva servirla. Che ingiustizia che era la vita.
"Un milkshake alla vani.. anzi no, ai frutti rossi."disse la ragazza imbarazzata, che cercava invano di frenare il rossore sulle sue guance.
"Per me un frappuccino al caramello, grazie." rispose Liam, sfoggiando un mezzo sorriso.
"Vieni spesso da Starbucks?"chiese il ragazzo, per evitare qualche altra pausa imbarazzante.
"Adoro venire qui dopo scuola. Mi rilassa tantissimo."
"Hai già pensato cosa farai, una volta terminato il liceo?"
"Dovrei fare economia."mormorò incerta Ash.
"Non sembri.. convinta."
"E' questo il punto. Sono sempre gli altri a decidere per me. Io odio i numeri, voglio essere un'artista."si lasciò sfuggire Phoebe. I pittori potevano, con la loro arte, dire tutto senza dire parole, il che era un bene per una ragazza che non era troppo abituata ad avere contatti esterni con il mondo.
Ma con Liam era tutto diverso. Era riuscita a rivelargli tantissime cose che non era riuscita neppure ad ammettere a se stessa.
Forse era il desiderio di legarlo a se a spingerla a raccontarsi. Sperava forse poterlo attrarre con la sincerità?
"Che genere di arte ti piace?"domandò il biondo, incuriosito. Ashley poteva piacergli sul serio.
"La pittura. Pensa che per il mio diciottesimo compleanno, ho chiesto ai miei genitori di regalarmi un viaggio per Parigi, solo per andare a visitare il Louvre!"
Prima che Liam potesse aprir bocca, arrivò la splendida cameriera di poco prima, servendo i due ragazzi con un sorriso raggiante.
Liam parve accorgersi dell'imbarazzo di Ashley, soprattutto in presenza di quella ragazza che ringraziò, ma senza neppure guardarla in faccia. Se almeno poteva almeno un po' far sentire Ashley a suo agio, doveva provarci. Lei lo meritava.
Ma Ashley, che era abituata a studiare le persone, si accorse immediatamente dello sguardo di compassione e quasi pentimento che lui le stava riservando.
"Perché siamo qui? Perché tu mi hai.. baciata ieri sera?" chiese Ashley, vincendo la ritrosia che solitamente mostrava nel parlare di certi argomenti.
Solo che non capiva il comportamento di Liam. L'aveva prima baciata e poi se ne era andato. L'aveva invitata a colazione, ma stentava a parlare di quello che era successo.
Liam deglutì e si sentì in trappola. Si sentiva legato a quella ragazza da una strana empatia e forse per questo non riuscì a dirle la verità, cioè che continuava ad amare un'altra, nonostante avesse creduto di aver smesso di farlo. Certo, se non fosse esistita Phoebe, Liam avrebbe ritenuto Ashley la ragazza perfetta per lui.
"Mi piaci." confessò il biondo; ma forse avrebbe dovuto aggiungere che il suo cuore apparteneva ad un'altra.
 
Bridget era dietro la porta dell'ufficio del manager di Louis e dei ragazzi e stava origliando la conversazione. Era sbagliato, ma non riusciva a farne a meno.
"Louis, la situazione è più grave del previsto! Sono giorni che monitoravo la situazione, che cercavo di evitare che si scoprissero quelle foto, ma la realtà è che l'immagine della band è gravemente compromessa, spero non definitivamente.."
"Ma io credo che.."fece Louis con voce incerta e angosciata, interrotto dalla voce potente e autoritaria del manager di cui Bee non ricordava nemmeno il nome.
"Niente ma o credo o forse. I vostri nuovi contratti sono in bilico. Devi scegliere, so che è difficile, ma devi farlo: Bridget o la musica, che è ciò che hai SEMPRE amato, ciò che ci è sempre stata per te, ciò che ti ha tenuto vivo, anche quando sei stato sul punto di perdere tutto, anche te stesso."
"Io ho bisogno di pensare."fu la risposta secca, incolore di Louis.
Un oceano di dolore si aprì, immenso e sconvolgente, davanti a Bridget.
Aveva creduto che avrebbe potuto essere l'unica per lui. Aveva creduto che avrebbe potuto essere la sua armonia perfetta. Aveva creduto di poter essere ciò che aveva sempre sognato.
Louis, che la ragazza aveva creduto potesse salvarla, non le stava impedendo di cadere. Piuttosto la stava spingendo sul fondo.
 
Zayn aspettava Rose nel suo appartamento ormai da un'ora e non riusciva a stare fermo, fremeva dal desiderio di scoprire come era andato l'esame della sua ragazza. Avevano studiato fino a mezzanotte, poi il bruno aveva convinto Rose, che dopo aver protestato a lungo si era arresa, ad addormentarsi.
Aveva trascorso l'intera nottata a osservarla e ad accarezzarla, senza sentirsi stanco o annoiato. Rose era il suo muro di meraviglie.
Quando aveva ascoltato il rumore delle chiavi della ragazza che tintinnavano, Zayn corse ad aprire.
"Che ci fai qui?"chiese Rose sorpresa.
"Semplice, ti sto aspettando. So che ti avrebbe infastidito se ti fossi venuto a prendere con la mia Porche."rispose, studiando l'espressione della ragazza.
"Infatti."
"Allora come è andato l'esame?"
"Bene."
"Bene?"
"Ho avuto il punteggio massimo."rispose, guardandosi distrattamente le unghie.
"Cosa?!? E me lo dici così?"domandò Zayn, non riuscendo a capire il motivo del comportamento della ragazza.
"Come dovrei dirtelo, scusa?"chiese Rose, prestando ora la sua attenzione su un vaso di cristallo che le aveva regalato sua nonna e che odiava. Non gli era mai parso così degno di interesse.
Il bruno, stanco ormai di quel conversazione assolutamente inconcludente, afferrò il viso di Rose e la costrinse a guardarlo.
"Mi dici cosa hai o devo torturarti per farti parlare?"
"Oggi casualmente ha assistito al mio esame un professore di Yale. E' rimasto colpito da me e mi ha chiesto se mi farebbe piacere frequentare un semestre presso il suo college e magari lavorare come sua assistente."
"Ma è fantastico, amore! E' sempre stato il tuo sogno quel college, al liceo hai quasi picchiato un ragazza perché si era permessa di dire che era inferiore ad Harvard!"
"Ma io non ci andrò!"
"Perché stai rinunciando al tuo sogno?"
"Perché tu sei il mio sogno, Zayn!"gridò esasperata la bruna.
"Ma il fatto che tu vada a Yale non implica che ci lasceremo. Tu sei mia."rispose Zayn con un tono di voce commosso e rotto. Quelle parole erano il regalo più prezioso che avesse mai ricevuto.
"Sì invece! Non capisci? Io non potrei sopportare di sapere che sei chilometri e chilometri lontano da me! Non potrei sopportare di non trovarti più stretto a me ogni notte! Non potrei sopportare di vederti chiamare all'inizio ogni ora del giorno e poi sempre più raramente! Quando tu non ci sei, è come se ogni parte del mio corpo gridasse il tuo nome, è come se vivessi protesa al di fuori di me. Ti ho già perso, non permetterò che accada di nuovo."
"Se potessi, verrei con te, lo sai."
"Ma io non ti chiedo di farlo. Non puoi rinunciare alla musica!"
"E tu puoi rinunciare a Yale?"
"E' una mia decisione, sono consapevole della mia scelta. Ho finalmente trovato il mio equilibrio perfetto e non voglio distruggerlo."rispose Rose.
Zayn fece per controbattere qualcosa, ma la ragazza lo zittì, poggiando un dito sulle sue labbra.
"Che ne dici, invece di discutere su questioni inutili, di festeggiare in grande stile?"e sul volto della mora comparve un delizioso sorrisetto malizioso. Ma la mente di Zayn era altrove. Correva già verso una coraggiosa, ma carica di dolore decisione.

 
Appena Louis varcò la soglia della porta di casa, fu sopraffatto da Bridget, che gli aveva letteralmente gettato le braccia al collo, poggiando le sue labbra delicatamente contro quelle del ragazzo. Fu proprio il modo in cui lo aveva baciato, a far capire a Louis che qualcosa non andava in Bee. Era stato un bacio dolceamaro, tenero come un bambino che recita orgoglioso la sua poesia di Natale davanti ai suoi parenti, ma al tempo stesso disperato, come se Bridget stesse cercando una via d'uscita.
"Bee, che hai?"sussurrò Louis, cercando lo sguardo di lei, divincolandosi leggermente dalla presa in cui lo aveva catturato.
"Ti prego, nessuna parola."rispose con un tono di voce flebile e lo riattirò a sé, sforzandosi di non piangere. 
Qualche lacrima tuttavia riuscì a sfuggire dalla trappola delle sue ciglia, nonostante Bridget cercasse con tutta se stessa di non sentirsi così sola e lacerata. Quella sarebbe stata l'ultima notte che avrebbe trascorso con Louis, l'ultima notte in cui lui l'avrebbe guardata con quegli occhi cristallini attenti e protettivi, l'ultima notte in cui si sarebbe preso cura di lei. 
Ma se ami qualcuno veramente, devi essere pronta a lasciarlo andare. Bee non lo era, ma si promise di avere il coraggio necessario a farlo.

La mattina dopo Bridget si alzò all'alba, sconvolta da un sogno così vivido e angosciante da sembrare reale.
C'era un usignolo bellissimo che con il suo canto riusciva ad ammansire una tigre indomabile. Ma ad un tratto il felino, temendo di perdere l'usignolo, lo imprigionava in una gabbia d'oro. L'usignolo sopportava per qualche tempo quella tortura, ma non riusciva più a cantare. E così ne morì, seguito dalla tigre, pentita per ciò che aveva fatto.
Bee si vestì in fretta, tentando di muoversi con la massima cautela per non svegliare Louis e di evitare di scoppiare in lacrime, perché se soltanto il ragazzo le avesse chiesto di restare, sapeva che sarebbe stato difficile resistergli. E se invece lui non avesse fatto nulla per fermarla, lei si sarebbe sentita morire dentro. Bridget era schiacciata, sopraffatta dal senso di colpa. Inevitabilmente, tutti quelli che le si avvicinavano, che conoscevano non solo alla Bridget festaiola e mondana, finivano per farsi del male. Lei non avrebbe permesso che capitasse con Louis. Voleva ricordarsi di quello che erano di stati, di quello che avevano costruito senza che nessuna ombra gettasse oscurità su ciò che di più luminoso avesse mai avuto nella vita.
"Louis William Tomlinson, sei il mio eroe. Tu mi hai salvata, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Ma adesso sono io a dovermi mostrare coraggiosa, quindi ti lascio andare, ma almeno non ti perdo. Te lo devo.
In qualsiasi posto io mi trovi, lontana anche miglia da qui, sarai con me.
Ero sola, infelice e spaventata, poi ti ho incontrato.
Ti amo." Bridget cancellò subito quell'ultima riga che aveva scritto di getto. Quelle parole provenivano dal profondo del suo cuore, erano le più vere che avesse mai pronunciato. Ma Louis non lo avrebbe mai saputo. Qualche lacrima calda scivolò sul foglio, impregnato del dolore della ragazza.
Una volta lasciata la casa di Louis, Bee prenotò un volo per New York per il giorno successivo, non riuscendone a trovare uno per quel giorno stesso. 
Aveva bisogno di stare lontana da Louis, da Londra, da Alison e dai suoi occhi inquisitori, dalla pressione mediatica.
Ma nel frattempo dove si sarebbe rifugiata per sfuggire al resto del mondo? Proprio nel momento in cui si poneva questo quesito, la bionda ricevette una chiamata da un numero sconosciuto.
"Ciao Bridget, sono John Vandumye, ti ricordi di me?"
"Certo che ricordo. Desidera qualcosa in particolare?"domandò Bridget confusa.
"Ho saputo che sei stata temporaneamente allontanata dalla maison Dior.. che ne dici di posare per me? Esprimi quella trasgressione, quella vivacità, quella voglia di vivere che ben si adatta alla mia prima collezione!"
"Le ho già detto che non posso, ho altri impegni."
"Come farti umiliare da Dior e dal resto del mondo? Mostra quanto vali, dimostra che mantieni ancora la testa alta!"
Immediatamente Bridget chiuse la telefonata e gettò nella borsa. Ricevette subito dopo un sms: "George street 13, ventisettesimo piano alle 17 in punto." 
Sulle prime Bridget si sentì infuriata e oltraggiata. Come si permetteva quell'uomo di giudicarla e di parlarle in quel modo?
La bionda prese a camminare distrattamente per riflettere, cercando di confondersi tra la folla. 
In fondo cosa aveva da perdere? La sua reputazione, il suo desiderio di cambiamento, Louis l'avevano già abbandonata.
Perché non osare? Così chiamò al volo il primo taxi e lasciò che il destino facesse il proprio corso.

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Capitolo 18
*** Juliet ... ***


"Rose, ho bisogno di parlarti."disse Zayn con un sospiro, mentre era seduto sul divano con la sua ragazza, appoggiata con il capo sulle sue gambe. Doveva sforzarsi di risultare convincente, non poteva permettersi di sbagliare. Doveva fare sfoggio di un coraggio che non aveva mai mostrato e che forse non aveva mai avuto. 
Per un volta si sarebbe comportato da eroe e non da cavaliere oscuro, avrebbe dovuto esserne felice, nonostante ciò andasse a discapito della sua felicità. 
Sentiva di morire a poco a poco, se solo pensava all'idea della reazione di Rose, delle sue lacrime, della sua rabbia, del suo dolore. Ed egoisticamente soffriva perché non avrebbe più potuto godersi il suo sorriso al mattino, il luccichio dei suoi occhi, le sue labbra dal sapore intenso e al tempo stesso delicato, il suo broncio, il suo sorrisetto malizioso.
"Zayn, se dici così mi spaventi!"rispose Rose, rivolgendo il volto verso quello del suo ragazzo. Voleva capire cosa stava succedendo. Il giorno prima era stata una giornata perfetta, aveva finalmente smesso di cercare di nascondere quello che oramai era evidente: amava Zayn, più di ogni altra cosa, più dell'aria che respirava, più della città in cui viveva, più di se stessa.
Il bruno cominciò a contare mentalmente i secondi. Arrivato al quinto, quindi mormorò: "Io ti ho tradita due notti fa, Rose." La bruna balzò in piedi e per poco non perse l'equilibrio. La terra sotto i suoi piedi minacciava di crollare, le pareti delle sue certezze le stavano piombando contro, rischiava di soffocare.
"Che diavolo stai dicendo, Zayn! Non prendermi in giro, non è affatto divertente!"gridò, rivelando tutta la tensione accumulata in quei pochi istanti. 
"La verità. Non sono mai stato una persona costante, ci tengo a te, ma non abbastanza da volere che tu sia l'unica."rispose Zayn, tentando di utilizzare un tono di voce più freddo possibile.
"E tutte le stronzate che mi hai detto in questo periodo? Perché mi hai riempita di illusioni? Ti piace vedermi mentre mi distruggo per te?"continuò la bruna, che prese a colpire il petto del ragazzo che aveva davanti e che stentava a riconoscere. 
"Pensavo di essere in grado di innamorarmi. Mi sbagliavo."
"Ti giuro che questa è l'ultima volta che mi vedi. E ti dico una cosa: se continuerai a giocare con i sentimenti delle persone, ti ritroverai senza nessuno. E forse, in questo momento, è quello che meriti."disse Rose tutto d'un fiato, tentando di calmarsi e spingendo Zayn fuori dalla sua casa, dalla sua vita e soprattutto fuori dal suo cuore.

"Niall! Sei per caso impazzito? Mi scoppiano i timpani!" strillò Zayn, cercando di sovrastare l'assordante rumore prodotto dalla televisione, dal momento che Niall aveva portato il volume al massimo. Nessuna risposta. Niall se ne stava lì, immobile, come se Zayn non fosse mai entrato in soggiorno. Come se la televisione non fosse mai stata accesa. C'era soltanto lui, lui con il suo dolore. 
"Mi hai sentito?"
 Silenzio. 
"Niall, cazzo, così mi spaventi!" esclamò il moro strattonando l'amico, che nel frattempo continuava a guardare davanti a sè. A guardare nel vuoto.
"Non puoi andare avanti così. Devi andare da Alison, devi farlo, Niall."
"Non ho la minima idea di dove sia. Non risponde alle mie chiamate, e a casa non c'è mai."
"Trovala, okay?"  ma ormai Niall non prestava più attenzione alle parole dell'amico. Un brivido lo aveva pervaso lungo la schiena, ed improvvisamente tutto si fece chiaro. Schiaccianoci, passo a due finale. Il pezzo preferito di Alison. La televisione, il cui volume era rimasto nel frattempo invariato, sembrava urlare a Niall ciò che fino a quel momento gli era sfuggito, ma che adesso gli appariva come la cosa più naturale del mondo.

Una volta che Zayn fu via, Rose prese a scagliare contro il muro ogni cosa si trovasse davanti. Quando fu stanca, si adagiò sul letto, aspettando che quell'agonia terminasse. Il letto era sempre stato il luogo dove si rifugiava, ogni qual volta qualcosa andava storto. Ma in quel momento quelle lenzuola non erano in grado di contenere tutto il suo dolore. Nemmeno la casa era in grado di farlo, né Londra, né il mondo intero, né l'universo. Non si sentiva come se si fosse lasciata con un ragazzo, si sentiva piuttosto come ci si sente quando muore qualcuno. Aveva perduto l'amore della sua vita, la vita che aveva scelto. E con queste cose, aveva perduto se stessa, cessando di esistere. 
Questo era esattamente quello che aveva sempre tentato di evitare: vivere in funzione di Zayn. Vivere aspettando un suo sorriso, un suo bacio, una sua carezza. Affidare il proprio cuore alle sue mani, affidare tutta se stessa alle sue mani. Rose era riuscita a credere che questa volta sarebbe stato diverso, che Zayn sarebbe stato causa soltanto della sua felicità. Ma si sbagliava, aveva commesso lo stesso errore, ancora una volta. 
Rose non era delusa solo da Zayn, ma soprattutto da se stessa. Come aveva potuto permettere che lui avesse una tale incidenza sulla vita?
È questo il rischio che si corre in amore. Si può vincere, si può perdere. E lei aveva perso miseramente.
Sembrava che non fosse stata in grado di imparare dagli eventi del passato, ma che avesse continuato a procedere impettita verso il futuro, che l'aveva condotta all'auto annullamento. Aveva toccato il fondo ed era stata una esperienza devastante. Aveva però la consapevolezza di dove si trovasse il fondo. Questa era la sua inutile vittoria.
Rose capì che aveva bisogno di ricominciare una nuova vita, una vita senza amore e senza sofferenza. 
La sua nuova vita avrebbe avuto le sembianze di un biglietto aereo: un biglietto aereo che l'avrebbe condotta lontano, in un altro continente.
Yale era esattamente ciò che faceva al suo caso.

 
Niall correva, correva con tutta la forza e l'adrenalina che la prospettiva di quello che avrebbe visto alla fine della corsa gli infondeva. Correva verso un edificio che un tempo era stato una palestra di danza, ma che adesso risultava totalmente abbandonato.
"Che meraviglia. Potrebbe diventare il mio rifugio segreto." aveva detto Alison, quando Niall la portò lì. Era sicuro che ne sarebbe rimasta affascinata.
"Beh, non avresti dovuto dirlo, perchè adesso io lo so, quindi non è più tanto segreto." 
"Ma se un giorno io fuggissi via, pretenderei che tu mi trovassi."
E così fu. Niall trovò Alison, seduta al centro della sala, gli occhi chiusi mentre si concentrava su quel pezzo struggente che ogni volta le rivelava qualcosa di nuovo. Ma quella situazione di precaria quiete in cui Alison si era rifugiata venne interrotta bruscamente non appena Niall spense il registratore. 
Si guardarono negli occhi, impotenti, sgomenti. Alison sentì il battito che rallentava. Qualcosa negli occhi di Niall, in quel momento scuri come il mare, le provocò brividi leggeri sulla schiena. Il biondo si avvicinò a lei, deciso. Alison aveva bisogno di essere salvata. Niall lo aveva sempre saputo, da qualche parte dentro di sè, ma ora gli apparve più chiaro che mai. Ma, soprattutto, realizzò che soltanto lui avrebbe potuto raccoglierla dagli abissi e farla risalire in superficie. Ed era arrivato il momento. Non voleva aspettare neanche un attimo. Alison non gli era mai apparsa dcosì bella come in quel momento, priva di ogni maschera. L'aveva colta di sorpresa, abbandonata alla sua fragilità. Strinse con determinazione il suo volto tra le mani, e posò le labbra impazienti su quelle di Alison. 
Allie si sentì invasa da un'improvvisa sensazione di calore e di luminosità. Sapeva che stava arrossendo. Si sentiva vistosa e oppressa - e allo stesso tempo eccitata ed entusiasta. Ma in quel selvaggio turbinio di emozioni, dentro di lei una cosa restava chiara e luccicante come un diamante. Quella notte Niall sarebbe diventato suo, e nessuno avrebbe potuto più portarglielo via. Era questa l'unica cosa che importava.

Bridget si trovava in uno squallido hotel della periferia di Londra, quando qualcuno bussò alla porta. Per un momento la ragazza temette che potessero essere Liam o Allie, che, anche se nascosta nella sua tana, comunicava con lei telefonicamente. In realtà era semplicemente un membro della reception, che le consegnava un vestito avvolto in una costosa e pesantissima fodera,  insieme ad un biglietto:
"Stasera con quest'abito brillerai più di una stella. 10 pm Royal Palace. Ti aspetto.
J.M"
Era l'abito blu elettrico che aveva provato per il suo compleanno nel negozio in cui aveva conosciuto John. Mentre il Royal Palace era stato il luogo in cui aveva conosciuto Louis. Chissà quanto sarebbe stato strano ritornare in quel posto, dove aveva dato addio alla vecchia Bridget Ameliè Jolie. Chissà quanto sarebbe stato strano tornare a essere quella che era stata. Ma forse John le avrebbe semplificato le cose.
Quell'uomo era davvero affascinante e posare per lui in lingerie non era stato affatto imbarazzante. Ma forse ormai, dopo aver perso tutto quello che di più importante avesse posseduto, amore, amicizia, il lavoro che aveva sempre sognato, nulla poteva scalfirla. Dopo pochi minuti, il campanello trillò ancora.
Era Zayn. Era Zayn Jawaad Malik nei vestiti, nell'aspetto, nel ciuffo, ma non era lui. Bridget stentava a riconoscerlo. Eppure non si erano visti soltanto per poco! Ma la bionda era sicura: quello non era il suo Zayn, non era lo Zayn dell'ultimo mese. 
Il presunto Zayn si limitò ad entrare mesto e si tuffò tra le braccia della ragazza.
Un unico, solitario, amaro singhiozzo scosse il suo petto: il moro si tratteneva dal piangere, a differenza di Bridget. Aveva aspettato così tanto tempo per piangere, che si sentì profondamente sollevata.
"Rose mi ha lasciato."disse, appoggiandosi sul letto, guardandosi le mani.
"Che diavolo dici? Rose ti ama con tutta se stessa, non lo farebbe mai" chiese Bee, sospettosa. Sapeva che la sua amica non avrebbe mai azzardato una mossa del genere, se non per un valido motivo. 
"L'ha fatto perché l'ho tradita. O meglio perché lei crede che io l'abbia fatto" rispose il moro con la voce leggermente incrinata. Eppure si stava sforzando in maniera disumana di conservare il suo solito aspetto del bello e strafottente.
"Rose, non lo ammetterà mai, ma la gelosia la divora. Credimi, non è facile vedere milioni di persone innamorarsi della persona che ami, senza sentirsi in pericolo. Vedrai che si risolverà tutto, tu riuscirai a spiegarle che non hai fatto nulla" rispose la bionda, cercando di confortare l'amico. Non riusciva però a spiegarsi il suo comportamento. Perché Zayn era così triste da sembrare quasi un fantasma, da essere irriconoscibile? Perché le aveva parlato come se la sua situazione con Rose fosse irreparabile?
"Io non ho negato nulla, è questo il punto, anzi, sono stato io stesso a confessarglielo".
"Non capisco, Zayn"disse Bee, scioccata.
“È molto semplice invece: Rose non sarebbe mai andata a studiare a Yale, come le hanno proposto, perché temeva di perdermi. Io non voglio essere uno ostacolo alla realizzazione delle sue aspirazioni. E sono disposto a lasciarla andare. Come hai fatto tu, Con Louis. Beh, vedi Bee, in questi mesi ti ho conosciuta e capito molte cose. Io e te siamo molto simili: viviamo entrambi prigionieri di maschere che ci siamo costruiti, per tenerci lontani dalla sofferenza. Quando Louis mi ha detto che gli avevi scritto una lettera in cui lo lasciavi, non ci ho messo molto tempo a capire cosa avevi in mente. Non condivido la tua scelta, ma la comprendo e sappi che ti fa onore" disse il bruno, guardando Bee negli occhi.
"Ma, Zayn, a te bastava semplicemente rassicurarla, dirle che la lontananza non avrebbe compromesso nulla tra voi".
"Rose è testarda".
"Ma ti ama".
"Ma a volte l'amore non basta".


Una volta arrivata alla festa, Bee afferrò il primo bicchiere di gin che le capitò e ne bevve un sorso al volo. Sarebbe stata una serata lunga. 
Voleva dimenticare di aver visto Zayn e quello che aveva detto. Voleva dimenticare di dover restare e illudersi  di volerlo fare.
Ripensò a Louis e a quanto fossero belli e profondi i suoi occhi. A quanto fosse melodiosa e tenera la sua voce. A quanto fossero morbidi i suoi capelli. A quanto le mancasse. A quanto sarebbe stata insopportabile la sua assenza. Bee sospirò e forzò un sorriso. Ciò che ne uscì ricordava più una smorfia di dolore.
Una volta terminato il drink, non le sembrò di essere su di giri abbastanza. Così la bionda si mise alla ricerca di un cameriere che potesse servirla, ma alla fine le si parò davanti John, vestito di uno splendido vestito blu che metteva in risalto i suoi occhi. Era davvero un bell'uomo e dimostrava meno dei suoi trent'anni, con quella espressione sagace e beffarda dipinta sul viso. 
"Sei inquieta, stasera? Posso calmare il tuo spirito selvaggio con un ballo?"domandò alla ragazza, porgendole un bicchiere di scotch e sfoggiando un sorriso malizioso e seducente. Bridget sapeva che John stava flirtando con lei e si sentì prigioniera di se stessa, del suo corpo, della sua vita. Nessuno riusciva a guardarla come avrebbe voluto - era molto chiedere di non essere spogliata con uno sguardo? -  ad eccezione di una sola persona che aveva amato e… perduto.
Ma la bionda acconsentì. Non si rispettava abbastanza per non farlo.

"Sai Bee, a venti anni ogni avvenimento negativo che ci capita sembra essere un disgrazia, sembra segnare l'inizio della distruzione; poi vai avanti e ti senti stupido per averlo pensato."mormorò John all'orecchio della bionda, mentre erano intenti a ballare un valzer.
"Cosa intendi dire?"chiese Bridget, distaccandosi leggermente dal petto dell'uomo, per guardarlo dagli occhi.
"Che a volte bisogna amare ciò che ci fa stare bene. Sei una ragazza brillante Bee, credo tu abbia capito le mie intenzioni, altrimenti non saremmo qui ora, giusto?"disse, sorridendo.
La ragazza deglutì e desiderò con tutta se stessa di poter cancellare quella serata e con essa tutto il suo passato, tutto quello che era. 
John era pericoloso, i suoi occhi erano pericolosi. Quel verde smeraldo, penetrante ed inquieto, la terrorizzava; non era come quello caldo e rassicurante di Louis.
Era intrappolata nella rete in cui John l'aveva attirata e sentiva di non riuscire ad uscirne. 
L'uomo le sorrise e si avvicinò lentamente al volto della bionda, studiandone l'espressione.
Poi accadde tutto velocemente, così velocemente che Bridget, con un battito di ciglia, avrebbe potuto perdersi l'intera scena.
Un pugno, violento e improvviso, aveva colto inaspettatamente John, gettandolo a terra.
"Non ti permettere mai più di avvicinarti alla mia ragazza!"gridò Louis, visibilmente alterato, mentre le sue mani tremavano. 
John si risollevò da terra e colpì a sua volta  il ragazzo che aveva di fronte. Un’ espressione di orrore si dipinse sul volto di Bridget, che si frappose tra i due.
"Ormai l'hai perduta."sussurrò John.
"Azzardati a sfiorarla ancora e ti spacco la faccia."
"Ma io non starei a guardare. Pensaci Tomlinson, non ti conviene. Credi che qualcuno continuerebbe a comprare i CD della tua ridicola boy-band?"
"Stai giocando con il fuoco" ribattè Louis, scandendo ogni parola.
"Hai compiuto una scelta. Lei o l'immagine della tua band. E tu hai scelto l'opzione più semplice".
“È stata Bridget a scegliere per noi".
"Allora fatti delle domande" disse John, ridendo beffardo. Nel frattempo una folla di curiosi si era radunata attorno al gruppo, confabulando e scattando foto. 
Bee era paralizzata, la situazione era ulteriormente peggiorata. John e Louis avevano servito su un piatto di argento lo scoop del momento.
Louis Tomlinson stava compromettendo ulteriormente la sua precaria situazione per Bee, tormentata sempre più dal senso di colpa.
Il ragazzo, accecato dalla rabbia, si scagliò ancora una volta contro l'uomo che aveva innanzi e sferrò un pugno così violento da spaccare il labbro di quest'ultimo. Ma Bridget, per evitare una reazione da parte di John, strattonò Louis e lo trascinò via con sé, nonostante Louis cercasse con tutto se stesso di divincolarsi. Era frenato solo dalla paura di poter colpire Bee.
"Ci vediamo più tardi, tesoro!"aveva gridato di rimando l'uomo, sorridendole lascivo e asciugandosi la ferita all'angolo della sua bocca.
 
Bridget era riuscita a condurre Louis sul tetto dell'edificio, sperando che l'aria pungente di Londra e la vista meravigliosa riuscissero a calmarlo. In realtà, in cuor suo, sapeva che c'era una altra ragione ad aver motivato quella sua scelta: il ricordo della sera in cui aveva conosciuto il ragazzo. Quello era il loro posto e gli sarebbe appartenuto per sempre.
La bionda, una volta raggiunto il posto, si era messa a osservare la notte, i suoi colori, i suoi molteplici aspetti, evitando gli occhi di Louis, che nel frattempo teneva nervosamente le mani strette a pugno, aspettando una reazione della ragazza.
"Se taci per altri due secondi, torno indietro e stacco la testa a morsi a quel pervertito!"gridò Louis, facendo voltare di scatto Bee.
"Non mi sembra che mi sia saltato addosso".
"Ti ho salvata giusto in tempo".
"Salvata da cosa? Niente più ci tiene insieme" mormorò la bionda, fingendosi impassibile. Ma il suo cuore ululava di dolore.
"Sono il tormento e l'amore a farlo invece" rispose il bruno."Ti prego, dimmi perché mi hai lasciato" continuò poi, sfiorandole la mano. Nonostante fosse arrabbiato con lei, capiva le motivazioni di Bee e sapeva di amarla anche per quello.
Ma Bridget continuò a non proferire parola, perdendosi nelle due pozzanghere di oceano che aveva dinanzi. Non poteva rispondergli, avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Il giorno successivo avrebbe preso il suo aereo e vissuto come se niente l'avesse mai cambiata, come aveva sempre fatto per la maggior parte della sua vita. Annaspando, arrancando, perdendosi poco a poco.
"Dì qualcosa, ti prego!" urlò pochi istanti dopo Louis, afferrandola per le spalle e scuotendola. In quel momento tutti i buoni propositi, le promesse costruite da Bridget nelle ultime ore si disintegrarono come fiori in un campo di mine.
"L'ho fatto perché io ti amo! Ti amo così tanto che mi consuma. Ti amo così tanto da sentirmi, ogni volta che mi baci, che mi sfiori, che mi sorridi, viva e in alto e subito dopo mi sento come se fossi stata risucchiata e uccisa da un tornado. Ti amo così tanto e fa male. Male come il paradiso. Ti amo e proprio perché è così, non ti perdo. Io ti lascio andare" mormorò Bee, che non era mai stata in grado di tenersi tutto per sé, afferrando il volto di Louis, rimasto senza parole.
Il ragazzo era pronto a tutto, ma non a quelle parole. 
"Io… vorrei dirti lo stesso, ma non ci riesco. Non posso dirti che ti amo, quando solo pochi minuti fa stavi tra le braccia di un altro. Bee, io mi fidavo di te o almeno ci stavo provando. Non ho mai pensato tu fossi la ragazza esaltata e superficiale quale ti hanno sempre descritto. Tu sei molto di più. Sei amore, vita, passione, amicizia, solarità, intelligenza. Sei luce, ma sei anche ombra. Sai essere sofferenza, autodistruzione, irrazionalità. E poco prima, vedendoti con quel tizio, mi hai mostrato tutta la tua irruenza e impulsività. Bee, perché non sai amarti? Perché non sai amarti abbastanza, da consentirmi di fare lo stesso?"
"Mi dispiace" furono le parole che la bionda sussurrò, prima di fuggire via.

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Capitolo 19
*** addicted ***


"Ragazzi, giuro che non so che fare!" disse Louis in un sussurro quasi impercettibile. Era insieme a tutti i ragazzi nel salone della casa in cui ormai vivevano da quasi un anno. All'alba Harry era andato a cercarlo, consapevole del fatto che al suo amico era capitato qualcosa di brutto. Harry era così, era come se percepisse in anticipo le cose prima che accadessero al suo migliore amico. Infatti si era sentito tutta la serata come avvolto da una strana ansia.
Dopo quasi un'ora di ricerca lo aveva trovato, con l'aiuto di Zayn, sulla terrazza del Royal Palace in uno stato quasi di catatonia.
Per tutto il tragitto in macchina Louis non aveva aperto bocca e si era lasciato condurre a casa, dove gli amici avevano iniziato una conversazione su quanto fosse accaduto. Louis, ubriaco, inizialmente si era limitato a blaterare qualcosa, poi, a fatica era riuscito a formulare un discorso e a spiegare quello che era successo.
"Semplice. Devi fermarla e dirle che la ami" disse Liam, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. 
"Cosa ti fa credere che resti e non parta?" chiese Louis, alzando lo sguardo che fino a quel momento aveva sempre tenuto basso.
"Louis, tu non hai fatto niente per fermarla. Non l'hai rassicurata dicendole che l'amavi e che saresti stato con lei, qualunque fosse stato il prezzo da pagare. Sei stato un vero egoista a credere che lei sarebbe rimasta senza nessuna garanzia da parte tua" continuò Liam.
"In questo momento l'ultima cosa di cui ho bisogno è la tua predica da supereroe da strapazzo. Chi cavolo sei, Liam, per giudicarmi? Tu, che non hai neppure avuto le palle per confessare a quella ragazzina che l'hai baciata solo per consolare il tuo cuore a pezzi, solo perché ti ricorda quella psicopatica di Phoebe, che torna e dice che sta per sposarsi come se fosse la cosa più normale del mondo!" gridò Louis, che si era alzato improvvisamente e sembrava sul punto di scagliarsi sull'amico.
"Tommo, credo sia il caso di calmarsi" lo ammonì Zayn, che nel frattempo si era posto tra i due.
"Chi ti arroga il diritto di intrometterti? Vuoi forse difendere il tuo modello di vita? Mi dispiace ma sarai sempre il cattivo, Zayn" continuò Louis, fuori di sè.
"Ora basta, Lou! Ferendo i tuoi amici, non punirai te stesso per aver lasciato andare Bee!"gridò esasperato Harry.
"L'ho perduta, lo capisci, Harry? Io la amavo! Io la amo disperatamente, senza possibilità di via di uscita!"
"Lo sappiamo tutti e Bee tiene a te più di ogni altra cosa, idiota. Puoi sempre rimediare, il suo volo è tra due ore!"disse Zayn. Per quanto capisse la scelta di Bridget -  era molto simile alla sua - sapeva che meritava di stare con Louis.
"Bee è uno spirito libero, ragazzi. Io ho paura di dirle che la amo, perché non riesco a fidarmi completamente di lei."
"Devi essere pronto a giocarti tutto in questa relazione. È meglio aver amato e perduto, piuttosto che vivere sempre nel rimpianto! E poi Bridget mi sembra innamorata sul serio di te, quindi dubito che possa tradirti o fare cose del genere" intervenne Niall.
"E riguardo la band?!? Paul è stato chiaro: o Bee o gli One Direction. La mia scelta non riguarda solo me, perché in tal caso non si porrebbe proprio la domanda, ma riguarda anche voi!"continuò Loueh.
"Vogliamo la tua felicità, Tommo. E anche se perdessimo fans, che importa? Continueremo ad essere una band che canta per il puro piacere di farlo! E dicendo questo, credo di riflettere un po' il pensiero di tutti" rispose Liam, appoggiando una mano sulla spalla dell'amico.
"Siamo una famiglia, giusto?"disse Harry, sorridendo.
"Tutti per uno e uno per tutti ricordi?" gli fece eco Niall.
"Okay, adesso smettiamola, sembriamo troppo gay, più del solito!" esclamò ridendo Louis.
 
Erano le undici di sera ed Harry si trovava solo, steso sul divano,  a guardare un film senza senso che neppure gli piaceva. Louis era in qualche bar a ubriacarsi per lenire il suo cuore a pezzi, Niall era con Zayn, mentre Liam era andato da Phoebe perché era stanco di sentirsi sempre sull'orlo del baratro. Voleva evitare di sentirsi ancora così indeciso e stanco. Aveva intenzione di costringere la padrona del suo passato, la regina del suo cuore a una decisione. Un matrimonio perfetto con un ricco imprenditore o una vita movimentata e rock'n'roll con una pop star?
Il riccio era di malumore e non ne capiva neppure il motivo. O meglio, fingeva di non esserne a conoscenza. Tutti i suoi amici stavano lottando, soffrendo e gioendo per qualcosa o meglio, per qualcuno. Lui invece era solo in grado di uscire, bere, scegliersi una ragazza, ballare con lei ed infilarsi nel suo letto per poi dimenticarla. Cosa c'era che non andava nel suo cuore?
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Era tipico di Harry essere interrotto nel mezzo di una riflessione interessante. 
Quando andò ad aprire si ritrovò Ashley davanti, che lo osservava con i suoi grandi, meravigliosi occhi verdi carichi di rabbia. 
Era possibile che una ragazzina così fragile ed indifesa provasse una sensazione così forte e non ne fosse sopraffatta? Ma, avvolta in quel manto di rancore e tristezza, Ashley gli sembrava ancora più bella, più viva di quanto gli fosse mai apparsa.
Harry fu investito dal ricordo dell'istante in cui la vide per la prima volta alla festa di compleanno di Liam e di Bridget.
Era intento a sorseggiare un bicchiere di rum, quando si ritrovò a contemplare la prima ragazza che avesse meritato tutta la sua attenzione e adorazione. Doveva conoscerla a ogni costo, tanto lei non avrebbe mai saputo resistere al suo fascino. Era pur sempre Harold Edward Styles, giusto? Quando la ragazza gli si era avvicinata, aveva creduto che fosse già caduta ai suoi piedi. Sorrise tra sé, beandosi del suo bell'aspetto. 
"Scusami, per caso hai visto Liam? Sono la sua, ehm, amica Ashley". Harry non riuscì a proferire alcuna parola, era rimasto paralizzato.
Possibile che l'unica ragazza che lo avesse fatto sentire un po' più umano e vivo fosse già proprietà di un altro e, per giunta, di uno dei suoi migliori amici?
Il ghigno beffardo del ragazzo si era trasformato in una smorfia di dolore e amarezza. 
"Ciao Ashley" disse Harry, fingendo nonchalance, una volta che il flashback fu terminato.
"Ciao Louis" rispose lei. Uno squarcio si aprì nel petto del riccio, che continuò a fingere indifferenza. Possibile che lei non ricordasse neppure il suo nome?
"Sono Harry" protestò, con un tono di voce tagliente e sprezzante.
La ragazzina si mostrò addolorata e le sue guance avvamparono ulteriormente.
"Perdonami. Stavo cercando Liam, è in casa? Ho un bisogno urgente di parlargli" sussurrò, svelando tuttavia una grande decisione che incuriosì il ragazzo.
"E' uscito. Puoi riferire a me, se vuoi!"esclamò Harry.
"Digli che sono stanca di aspettare, non sono una bambola di pezza che subisce tutto passivamente. Può scegliere Phoebe, può diventare prete… non mi importa"sussurrò tremante.
Harry avrebbe voluto dirgli che Liam era da Phoebe, ma sapeva che era un compito che spettava all'amico. 
"Beh, allora digli che voglio parlargli. Io vado, buonanotte" concluse la rossa, facendo per andarsene.
"Aspetta!" gridò Harold, afferrandole la mano sinistra. "Che ne dici di farmi compagnia?"
Ashley rimase esterrefatta, non riusciva a rispondergli. Era la prima persona dopo Liam a interessarsi a lei. Solitamente infatti le persone tendevano a non avvicinarsi a lei, a evitarla, non perché, come Alison, la sua bellezza incuteva terrore e sgomento, ma perché si mostrava sempre infantile, fragile e delicata. Il genere umano odia doversi prendere cura delle cose. La timidezza di Ashely poteva essere scambiata per apatia, desolazione o forse per vacuità. Sembrava quasi un automa.
"Si" rispose la rossa, fingendo decisione e quasi aggressività. 
"Cosa ti andrebbe di fare?" chiese Harry, cercando di sfoderare il suo miglior sorriso.
"Che ne dici di guardare 'V per Vendetta’?''
“È uno dei miei film preferiti!"continuò il riccio, ricordandosi della sera in cui lo guardò in compagnia di Allie, che era diventata ormai la sua migliore amica. Quella ragazza sapeva capirlo. Sapeva dargli consigli al momento giusto, senza stargli addosso. 
"Aly, mi sento così stanco" le aveva confessato una volta, mentre passeggiavano lungo il Tamigi.
"Forse sei stanco perché hai già abbandonato la battaglia. E tu sei nato lottatore, Harold" aveva risposto, guardandolo negli occhi. 
In quel momento non aveva capito il significato delle sue parole, ma adesso Harry era consapevole di ciò che doveva fare.
 
"Non andrete mica in un club di spogliarelliste, vero?" chiese Phoebe, stesa sul divano, dopo essersi divincolata dalla presa del suo fidanzato - quasi marito.
Paul rise. "Solo un po' di droga e rock'n'roll, promesso" rispose, stampandole un bacio sulle labbra. "Sarò pronto per domani, signora Lambert" continuò poi. Phoebe rabbrividì sentendo quelle parole, ma si sforzò di sorridere. Non era certo quello il momento di mostrarsi titubante.
Quando finalmente il suo fidanzato la lasciò sola, la ragazza si sentì soffocare, schiacciata dal destino che, anche se con impulsività ed incoscienza, aveva scelto.
Era possibile che fosse morta e continuasse ancora a respirare?
Era possibile che il suo cuore avesse smesso di battere, pur continuando a pulsare sangue nelle vene?
La sola speranza di salvezza di Phoebe era quella che usava di consueto: rifugiarsi nel ricordo. Ne ricercò uno in particolare, uno che si sforzava di non evocare mai per la sua potenza distruttiva. Sarebbe mai riuscita a sopravvivere a esso? Sarebbe mai riuscita a sopravvivere con la consapevolezza che ormai il passato era irripetibile?
<< Era uno dei tanti pomeriggi passati da Phoebe a guardare tutte le esibizioni di Liam. Del timido e impacciato Liam Payne degli inizi; di quello più sicuro, ma sempre tenero di X-factor. La bruna si sentiva presa da un vortice di sensazioni, spesso contrastanti tra loro.
Ma quella che senza ombra di dubbio la dominava era la nostalgia: le mancava ascoltare la voce del suo ragazzo che cantava 'Cry me a river', mentre erano stesi sulla sabbia delle spiagge della Spagna del sud; le mancavano quelle sue telefonate, una volta terminata la vacanza, in cui le raccontava della scuola, delle sue aspirazioni, dei suoi amici; le mancava il modo in cui la stringeva a sé tutte le volte che si rivedevano e le sussurrava all'orecchio: "Questa distanza mi ucciderà".
E soprattutto le mancavano quelle certezze che in un primo momento lui le aveva dato: Liam le aveva promesso che, non appena avesse terminato il liceo, l'avrebbe sposata, sarebbero andati al college insieme e avrebbero ben presto messo su famiglia.
Da quanto era entrato a X-factor, l'unica cosa che era rimasta uguale era il loro amore.
"Se stiamo vivendo un periodo di grossi cambiamenti, in cui niente è certo, puoi essere sicura che niente mi fa sentire più vivo, più vicino al cielo del tuo sorriso. Ti amo, raggio di sole" le aveva detto l'ultima volta che si erano visti. Phoebe aveva creduto che potesse bastare e aveva trattenuto le lacrime, convinta che sarebbe stata in grado di essere forte. Invece si era rivelata esattamente l'opposto: dannatamente fragile. Come poteva sopportare che milioni di ragazzi si innamorassero di lui e mirassero a portarglielo via?
Liam era il suo eroe, era l'unico che la manteneva in vita, che le permetteva di continuare a respirare.
Molte persone avevano giudicato folle vivere in funzione di quell'amore: quale ragazza avrebbe affermato l'assoluta autenticità di un amore basandosi su una vacanza di tre settimane, su quattro incontri che erano seguiti ad essa e su lunghe telefonate?
Ma la ragazza non dubitava assolutamente della veridicità del sentimento che li univa. Del suo almeno. Dubitava di se stessa. Del suo egoismo. 
Ad un tratto qualcuno le aveva coperto gli occhi con le mani: Phoebe capì immediatamente di chi si trattasse dal tocco: lo avrebbe riconosciuto tra mille.
"Liam!"singhiozzò tra le lacrime, gettandosi tra le braccia del suo ragazzo.
"Hey, principessa" cantilenò con la sua voce melodiosa, cullando Phoebe dolcemente. L'insicurezza che la contraddistingueva, il suo essere perennemente distratta, la sua dedizione rendevano la brunetta irresistibile ai suoi occhi.
"Com'è possibile che tu sia qui? E non rispondermi che è un sogno, ti prego, perché non vorrei più svegliarmi" disse, asciugandosi le lacrime che erano sgorgate abbondanti dai suoi occhi.
"Abbiamo avuto una giornata libera, anche se domani sera io e i ragazzi abbiamo l'esibizione. Ho infranto anche le regole del programma venendo qui, ma mi mancavi da morire" rispose Lee, sedendosi sul letto della ragazza e tenendole le mani.
"Quando riparti?"chiese subito Phoebe.
"All'alba".
"Ti sei fatto quasi due ore di viaggio in aereo soltanto per poche ore?"
"Ma quelle poche ore mi permettono di fare questo..." sussurrò il biondino, per poi baciarle le labbra.
"Liam, ascolta queste parole perché sono le più vere che io abbia mai detto. Ti amo con tutta me stessa, ti amerò fino a quando sarò capace di guardarti con questi occhi, ti amerò fino a quando sarà un respiro come tanti altri a segnare la mia fine. Perché la verità è che noi ci apparteniamo... non credi che siamo stati fortunati? 
Siamo forse le poche anime gemelle che sono riuscite ad incontrarsi! E in qualsiasi parte del mondo, a qualsiasi ora del giorno e della notte, quando penserai a me, potrai essere sempre certo che io starò facendo lo stesso"e così dicendo lo aveva attirato a sé, piangendo per la gioia, per l'emozione, per la paura di veder terminare troppo in fretta quel loro momento, decisa a voler imprimere quella loro promessa, quel loro amore sulla sua pelle. >>
Liam era stato l'unico a cui aveva concesso di toccarla in quel modo. L'unico a cui avesse donato completamente tutta se stessa. L'unico a cui aveva permesso di farla sentire in quel modo. E quando lo aveva lasciato, scusandosi dicendo che la distanza non faceva bene ai loro cuori, si era promessa che non avrebbe mai più fatto l'amore con nessuno. Era accaduto con Liam una sola volta, proprio quella famosa notte, ma il vortice di emozioni era stato così intenso da sopraffarla, da spaventarla. Era quella la vera ragione per cui lo aveva lasciato: temeva di sentirsi sempre in quel modo. Così svuotata, così indifesa, così vulnerabile. Lei aveva bisogno di certezze, di essere padrona di sé stessa. Provava un grande affetto per Paul, che era stato in grado di sopportare tutte le sue stranezze: il fatto che lei gli impedisse di sfiorarla, che odiasse parlare di eternità, che non ascoltasse più musica.
Da quando stava con lui, non era più la ragazzina ingenua e insicura di quando era stata di proprietà di Liam, e quando quest'ultimo se ne era accorto ne era rimasto terrorizzato, ma non per il cambiamento subito da Phoebe: perché, nonostante tutto, continuava ad amarla in quella maniera tragica e dolorosa, cosa che ben si adattava al suo ruolo: quello di eroe tragico.
Con Paul, Phoebe non temeva mai di non essere abbastanza, mentre con Liam era stato sempre così. Era stato così fin dalla prima volta che lo aveva visto: era seduto in riva al mare a fare compagnia ad una vecchietta, cantando delle canzoni di Frank Sinatra e dei Beatles. Lo aveva osservato per quasi un'ora, piena di vergogna, dedicare il suo sabato sera a una sconosciuta per farla sentire un po' meno sola e un po' più viva.
Quando poi Liam la aveva notata, sorridendole e invitandola a unirsi a loro, senza esibizionismo o orgoglio, Phoebe aveva già la consapevolezza che quel ragazzo era un angelo. E quando, qualche sera dopo, su uno scoglio in mezzo al mare, lui l'aveva baciata, con quell'esitazione che lo contraddistingueva, Phoebe  non riusciva a credere che avesse scelto proprio lei.
Ed era stata questa l'altra ragione per cui lo aveva lasciato: se lo avesse fatto lui, consapevole della sua superiorità, e avesse scelto un'altra, come lo avrebbe sopportato?

Era quasi l'una di notte e Harry stava accompagnando con la sua Jeep Ashely a casa. Avevano trascorso una serata magnifica: avevano chiacchierato delle loro vite con naturalezza, avevano riso e scherzato per tutto il tempo.
In quel momento nessuno dei due parlava, ma l'atmosfera non era per niente imbarazzante, anzi era magica e surreale. Tutto combaciava alla perfezione e Harry si sentiva sollevato, vicino a sentirsi finalmente felice. 
Una volta giunti davanti la porta di casa di Ashley, il riccio le sorrise e le accarezzò le guance con entrambe le mani. Non era sicuro di quello che stava per fare, non voleva affrettare i tempi, anche perché la ragazza era ancora vincolata a Liam, in un certo senso.
"Sono stato benissimo con te, Ash. Dobbiamo rifarlo più spesso" sussurrò il ragazzo.
"Anche io. Buonanotte, Harry" rispose la ragazza, sfoderando un sorriso luminoso. E così dicendo gli stampò un bacio sulle guance.
Harry si sentiva soddisfatto, quella notte aveva ottenuto più di quanto avesse mai preteso e si avviò, sotto una leggera pioggerellina, verso la sua auto. 
Mentre Ashley saliva al piano superiore, dov'è c'era la sua stanza, si sentì sola e desiderò che quel'angelo chiamato Harry Styles fosse con lei. La sua solarità, la sua allegria erano stati per la ragazza un antidoto alla sua perenne insicurezza.
Si chiese poi il motivo per cui non gli avesse chiesto di restare, in fondo i suoi severissimi genitori erano fuori. 
Poteva perdere il controllo almeno una volta nella sua vita?
Poteva agire senza pensare alle conseguenze future?
Poteva fingere di essere una ragazza come tutte le altre?
Senza pensarci un secondo di più, Ashley scese in fretta le scale, aprì la porta e prese a correre verso la Jeep di Harry, già in strada.
La rossa correva a perdifiato, ma non riusciva a percepire la stanchezza, era come se qualcuno le avesse iniettato nelle vene dell'adrenalina.
"Harreeeeeeh!"urlò ad un tratto. Il riccio si accostò immediatamente al marciapiede, uscì dalla vettura e corse incontro ad Ashley, ma non ebbe neppure il tempo di proferire una sola parola perché le labbra della ragazza si erano posate prepotentemente sulle sue. Non importava che la pioggia li stesse bagnando completamente, in quell'istante c'erano solo loro, consapevoli della assoluta perfezione di quello che stava accadendo. 
Ashley aveva insinuato le sue mani  nei capelli del ragazzo, i loro corpi aderivano perfettamente, ma si rese conto che voleva di più. 
Voleva molto di più. 
Voleva sentirsi amata quella notte, voleva sentirsi libera, voleva guardare in faccia le sue paure e dar loro finalmente il saluto d'addio. 
Voleva Harry e voleva imprimerlo nel suo corpo e nella sua anima. 
Voleva che lui fosse il suo principe e voleva essere incoronata da lui regina. 

Ad un tratto Phoebe fu interrotta nel bel mezzo del suo flusso di pensieri da un fulmine che squarciò il silenzio della notte e l'oscurità del cielo.
"Grandioso!" disse ad alta voce la bruna."Domani pioverà anche! Sposa bagnata, sposa fortunata, giusto?"commentò ancora sarcastica.
Si mise poi ad osservare il temporale dalla finestra, cosa che non fece che peggiorare il suo umore già tetro. Aveva paura, paura di sentirsi… sola.
Il gran bene a Paul, il suo fidanzato-quasi marito (cosa che non faceva altro che ripetersi) sarebbe bastato a farle dimenticare Liam e a farla vivere senza rimpianti?
Un colpo alla porta improvviso fece balzare Phoebe, che cadde dalla sedia per lo spavento. Con il cuore in gola corse ad aprire, pregando che non si trattasse di qualche sua amica che volesse festeggiare il suo addio al nubilato.
Ma si ritrovò davanti qualcuno che non si aspettava affatto. Liam James Payne la stava osservando con quei suoi soliti occhi caldi e rassicuranti, ma velanti da inquietudine e disperazione. Era completamente fradicio, aveva certamente camminato sotto la pioggia. O meglio corso, come era possibile dedurre dal rossore che coloriva le sue guance piene, dal respiro affannato, dai suoi meravigliosi ricci color miele che ricadevano disordinati sulla sua fronte.
Eppure Phoebe si ritrovò a pensare di non aver visto niente di così bello, di così puro, di così vero da sembrare irreale.
 
"Sei sicura?"mormorò Harry con voce tremante ad Ashley, mentre era steso al suo fianco. 
La pelle della ragazza era morbida e profumata proprio come Harry aveva immaginato ed ara candida e delicata come la neve. L'aspetto da bambina contrastava con i gesti lenti ma audaci cui si era lasciata andare. 
La rossa non rispose, ma con un semplice sguardo acconsentì che il ragazzo violasse la sua purezza, conservata intatta per diciotto anni.
Fu goffo, eccitante, inaspettato, ma allo stesso tempo così dolce che Ashley dimenticò l'iniziale imbarazzo. Non importava quanto fosse disinformata e ingenua, poteva finalmente spiegare le sue ali e volare verso quell'oceano di emozioni ancora sconosciute.

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Capitolo 20
*** the reason ***


"Non dovresti essere qui" si limitò Phoebe a dire, toccandosi il ginocchio, ancora dolorante per l'inconveniente di poco prima.
"Mi dispiace di averti spaventata. Lascia che prenda del ghiaccio e delle bende" rispose imbarazzato Liam, evitando di arrivare al dunque.
"Non puoi sempre aggiustare tutto e tutti, Liam." disse Phoebe, cercando di risultare fredda e distaccata. In realtà stava solo cercando di non pensare alla situazione che si era creata - altrimenti sarebbe scoppiata in lacrime.
"Lascia che mi prenda cura di te. Ricordi quello che mi dicesti quasi quattro anni fa? Il destino ci ha concesso la fortuna di incontrarci e ci sta offrendo la possibilità di stare insieme, non lo capisci?
Ti prego, lasciami essere il tuo principe azzurro" gridò Lee, tentando di sovrastare con la voce il rumore della pioggia.
"Ci sono persone che non possono essere salvate.. persone come me" rispose la ragazza, abbassando gli occhi e impedendo a Liam di prenderle le mani.
"Perché continui a colpevolizzarti per quello che ti è successo con i tuoi genitori? Perché sei così ostinata? Ti stai rinchiudendo in una gabbia da sola! Lascia che io aggiusti il tuo cuore e tutti gli ostacoli affrontati, l'attesa, i pettegolezzi, il dolore avranno avuto senso!" e così dicendo il biondo l'attirò a sé e la baciò. La baciò con tutto l'amore possibile, con tutto se stesso, con la rabbia che aveva sempre trattenuto.
Phoebe ricambiò, ancora indecisa. Aveva scelto Paul ormai, non poteva tirarsi indietro, giusto?
"Ti prego" mormorò Liam, guardandola negli occhi. Aveva bisogno di lei, come lei di lui.
Perché doveva essere così cieca, ottusa, ostinata? Perché doveva rendere tutto più difficile e doloroso?
"Avrei voluto incontrarti in un altro tempo" si limitò a rispondere la bruna, citando una delle frasi più belle del loro film preferito. Subito dopo, si tuffò tra le braccia di Liam, l'amore della sua vita.
Liam prese in braccio Phoebe, con il piede sinistro chiuse velocemente la porta e portò la ragazza nella stanza da letto, lasciandosi indicare la strada da lei, che nel frattempo gli accarezzava il volto. Vi trovò un letto singolo e la cosa lo stupì ed intrigò allo stesso tempo.
Insomma, aveva un fidanzato con cui trascorrere le notti insonni, quindi perché non un letto a due piazze?
Appoggiò con delicatezza la ragazza sul letto, stendendosi poi a sua volta su di lei. La baciava, la accarezzava, ma non riusciva a vincere l'indecisione.
Non sapeva come comportarsi, l'incertezza sul loro futuro lo stava logorando.
Cosa significava quello che stavano facendo?
In quel momento, mentre Liam stava confusamente cercando di schiarirsi le idee, Phoebe gli stava sbottonando la camicia, un gesto che stupì il ragazzo non poco.
La vecchia Phoebe non avrebbe mai preso l'iniziativa. La loro prima e unica volta era stata infatti caratterizzata da una goffaggine, lentezza ed imbarazzo che agli occhi delle altre persone sarebbe sembrata esasperante. Per loro non lo era stato: si erano scoperti poco alla volta.
"Devo sapere, Phee. Non posso godermi l'oggi, se non so che cosa saremo domani" disse, stendendosi su un fianco, sorreggendosi la testa con una mano.
"Saremo un ricordo scolpito nei nostri cuori. Tu troverai una ragazza migliore di me e sarai felice. E allora ricorderai e mi benedirai per la mia scelta" rispose la ragazza, con sincerità.
"Allora sono costretto a dirti addio, per quanto io voglia restare" continuò il ragazzo, sentendosi cadere a pezzi.
Si alzò dal letto e prese a riabbottonarsi la camicia. Sarebbe stata decisamente un'idea poco saggia uscire in quello stato e rendersi così più vulnerabile agli occhi dei paparazzi.
"Lee, ti prego, anzi, ti supplico, resta" mormorò Phoebe, afferrando la mano di Liam. "Ascolta, prima di te non ero nulla. Ridevo, mi divertivo, uscivo, ma non ero nulla. Tu mi hai dato senso. Ed io ora ho bisogno di te per sentirmi, almeno un'ultima volta, viva."
"Se rimanessi, non sarei più Liam James Payne, tradirei me stesso. Sono un gentleman e non posso trascorrere la notte con te, sapendo che domani sarai proprietà di un altro. Addio, raggio di sole". La voce del ragazzo si ruppe leggermente, pronunciando quell'ultima parola. Era il soprannome con cui la chiamava più di frequente. Phoebe era stata per Liam lo squarcio di sole che aveva disintegrato le tenebre del niente.
Così Liam aprì la porta e cominciò a scendere le scale, chiedendosi cosa ne sarebbe stato della sua vita.
Erano davvero arrivati alla fine, ai titoli di coda del loro film?
Quando fu vicino alla porta di ingresso, il biondo udì un suono, un singhiozzo smorzato che gli straziò l'animo. Liam poteva sopportare il proprio dolore. Poteva caricarlo sulle sue spalle e procedere a piccoli passi, con andamento incerto, ma poteva farcela. Quello di Phoebe no. Avrebbe preferito farsi prendere a pugni da un lottatore professionista,  farsi investire da un treno, sbattere mille volte la testa contro il muro, piuttosto che sapere che lei soffriva e, soprattutto, sapere di essere la causa del suo dolore.
Non avrebbe mai dovuto porla davanti ad una scelta. Era stato un egoista a volere che la sua felicità coincidesse con quella di Phoebe. Ella pensava che se si fossero messi insieme sarebbero stati infelici e forse aveva ragione. Liam non era fatto per essere il protagonista di un film a lieto fine, era tagliato per quelli che lasciano l'amaro in bocca, quelli per cui piangere, quelli che fanno riflettere nel cuore della notte guardando il soffitto. Di conseguenza, forse, non avrebbe saputo come comportarsi in una condizione di potenziale felicità.
A volte capita che non si sappia come affrontare delle situazioni. Liam non sapeva come comportarsi quando non c'erano problemi in vista.
Così, salì al piano superiore e, in lacrime, mormorò un "perdonami" sommesso. Phoebe sgranò gli occhi e lo accolse tra le sue braccia.
"Voglio solo che tu sia felice" gli disse, baciandolo.
Erano disperati, stanchi e dannatamente fragili, ma la loro reciproca cura era la loro unione.
Avevano ancora quella notte.
 
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Zayn camminava lungo uno dei tanti sentieri di quel campus con aria spaesata. Si sentiva disorientato, confuso, spaventato. Temeva la reazione di Rose, sapeva che non era giusto piombare ancora una volta nella sua vita, dopo due mesi di silenzio. Ma le mancava, le mancava terribilmente. Le mancava tanto da immaginarla tutte le volte che si fermava a chiudere gli occhi. Gli faceva male ricordare quegli occhi così vivaci, quel sorriso sornione, quelle battutine sempre pronte. Era egoista, certo. Ma era pur sempre umano. Così affrettò il passo - badando bene a tenere la testa bassa per evitare di farsi riconoscere - e raggiunse una noiosissima aula che riconobbe subito essere la segreteria.
"Mi scusi, avrei bisogno di una informazione" disse, un po' esitante , alla donna sui cinquant'anni che sedeva dietro un'ingombrante scrivania di legno.
"Si affretti a parlare allora" fu la risposta apatica che ricevette.
"Sono il cugino di Rose Bennet. Vorrei sapere il numero della sua camera, sa, sono passato a farle visita."
"Mi dispiace, ma non posso accontentarla, violerei la privacy degli studenti di questo college."
"Ma io sono Zayn Jawaad Malik." Zayn era inizialmente intenzionato a non farsi riconoscere, ma ormai aveva capito che quella era l'unica soluzione possibile.
"Può anche dire di essere il papa, questo non cambierebbe nulla"continuò la segreteria, continuando a digitare codici sulla tastiera e a fissare lo schermo del pc che aveva davanti.
"Un momento" disse un attimo dopo, sollevando lo sguardo. "Tu fai parte dei One direction?" chiese entusiasta.
"Uhm, sì" mormorò Zayn, vagamente intimorito dall'atteggiamento della donna.
"Posso avere un autografo?"  gli chiese, consegnandogli un block-notes e una penna.
"Come si chiama sua figlia?" domandò il bruno.
"Non è per mia figlia... è per me, naturalmente!"
 

"Le dico che deve esserci un errore. Rose Bennett studia qui ed è anche la segretaria del rettore" disse Zayn, digrignando i denti.
"Ti assicuro che non c'è nessuna Rosalie Scarlett Bennett qui. Anzi, controlla tu stesso" rispose la donna, mostrandogli l'elenco degli studenti.
"Perché non provi a chiamare tua cugina? Forse studia in un altro college.." proseguì.
“È complicato."
"Allora sai che ne vale la pena" sentenziò sorridendo, liberandosi della maschera di monotonia e ridicolezza che era sembrato appartenerle fino a quel momento.
"Comunque la ringrazio per il tempo prezioso che mi ha dedicato. L'ultima richiesta che ho è la di non dire a nessuno di avermi visto qui."
"Ma certo. Lotta per lei, ragazzo" e così dicendo quella stranissima segretaria lo accompagnò fuori la porta.
Zayn non sapeva che fare, non riusciva neppure ad arrendersi davanti all'evidenza.
Rose non era lì, eppure c'era, il bruno ne percepiva la presenza. Automaticamente, senza che se ne rendesse conto i suoi piedi lo spinsero verso la biblioteca.
"Se dovesse andare qualcosa storto qui a Londra, fuggirei in un continente lontano dove nessuno sappia chi sono. Arriverei addirittura a cambiare il mio nome, a comprare un passaporto falso. Non voglio che siano gli altri a decidere chi sono e ad avere potere sulla mia vita.
Per questo, Zayn, non mi legherò a te mai in nessuno modo, con etichette o cose del genere."

Nelle orecchie di Zayn riecheggiavano le parole che la bruna gli aveva detto solo pochi mesi prima, quando si rifiutava di essere definita 'la ragazza di Zayn Malik'. Poi, però, si era donata completamente a Zayn.
E lui, come ricompensa, le aveva spezzato il cuore.
Che grandissimo idiota.
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Liam fissava Phoebe, che dormiva accoccolata sul suo petto, da secondi, minuti, ore … non sapeva dirlo. Era come se avesse perso qualsiasi percezione del tempo. Il ragazzo non avrebbe voluto dimenticare nessun dettaglio del suo viso. A ottant'anni, scapolo e rimbambito, avrebbe continuato a ricordare quel volto genuino, roseo e infantile con nostalgia e tenerezza. Era convinto che lo avrebbe fatto anche in punto di morte.
Liam avrebbe tanto voluto fermare il tempo e rimanere così per sempre.
Dopo quella notte cosa gli sarebbe rimasto, se non un cumulo di macerie e ricordi? Come sarebbe andato avanti?
Il biondo era risucchiato da un vortice di interrogativi che lo sballottavano qua e là, impedendogli di mettere a fuoco seriamente la situazione. Gli sembrava quasi di vivere in una bolla.
Phoebe dischiuse gli occhi leggermente, sbattendo appena le palpebre. Alzò gli occhi su Liam e il suo volto si aprì in un sorriso magico, struggente. Come se, dopo aver visto Liam, la sua vita avesse riacquistato senso. Come se lui fosse tutto quello che aveva sempre sognato. Come se lo amasse più di ogni altra cosa. Come se la loro storia non fosse destinata a un tragico epilogo.
Liam avrebbe voluto ancora una volta piangere. Perché Phoebe si comportava in quel modo? Perché fingeva di non rendersi conto della situazione, come una bambina ingenua? Perché era così dannatamente irresistibile?
"Amore"sussurrò con voce impastata, gettandogli le braccia attorno al collo. Quel gesto fu troppo per Liam, che si irrigidì.
"Scusa. Sono distratta come al solito..Il fatto è che sono anni che sogno di svegliarmi e trovarti al mio fianco." Quelle parole furono come fendenti per il suo cuore.
Phoebe si tirò su e, scoprendosi nuda, indossò la prima maglia che riuscì a trovare nel cassetto.
"Sai, è la prima volta che succede. Non c'è mai stato nessuno dopo di te" mugugnò la bruna, cercando di giustificare il rossore delle sue guance.
"E allora perché diavolo mi hai lasciato per andare in Australia? Ti sarei venuto a trovare appena possibile e tu lo sai" disse Liam, con un tono di voce lapidario, quasi arrabbiato.
"Liam, pensi che sia facile essere la ragazza di una persona come te? Hai idea di quante volte io mi sia sentita inferiore e in dovere di eguagliarti? Credi che io avrei potuto sopportare di vedere milioni di persone, anzi milioni di ragazze, urlare il tuo nome a squarciagola e di saperle a immaginare il tuo viso prima di andare a dormire, cosa che avevo sempre sperato sarebbe stata una mia prerogativa? Pensi che io, dopo aver vissuto per anni tra case-famiglia, sia capace di subire lo stress di una vita movimentata come quella che ci si prospettava davanti?"
"Bastava dire che non volevi io facessi ‘X-factor’, per te avrei rinunciato alla carriera, alla fama, avrei continuato a cantare solo per te. Non pensavo la musica fosse un problema" rispose Liam, con un tono di voce interrogativo, ma per nulla di accusa questa volta. Voleva capire.
"Lee, non fraintendere, non credere che io voglia che tu non sia un membro dei One direction, che tu non abbia mai avuto tutto questo successo. È giusto che tu condivida il tuo talento con il mondo esterno, lo meriti. Solo che io ero egoista ed insicura e.. non ce l'ho fatta. Mi dispiace" mormorò Phoebe, giratasi di spalle. Non voleva far notare a Liam le lacrime che erano sgorgate dalle sue guance. Le sue non erano mai state scelte facili. Avrebbe voluto più di ogni altra cosa avere Liam per sempre al suo fianco, voleva vestirsi in quel momento,  fuggire con lui più di ogni altra cosa, ma, al tempo stesso, sapeva che non avrebbe mai funzionato. Aveva optato per la scelta meno dolorosa, ma che comunque la faceva soffrire. Era meglio un mera serenità o un amore tragico? Phoebe aveva deciso di scegliere la prima opzione.
"Io non ho occhi che per te. Tutte le ragazze a cui mi avvicino, hanno qualcosa a che fare con te. Mi sono avvicinato ad una ragazzina, Ashley, la ragazza più remissiva e tenera che abbia mai conosciuto. Mi è sembrata subito così indifesa, così ingenua, così forte e fragile allo stesso tempo da ricordarmi te, Phoebe. Anche lei soffre per i suoi genitori, soffre perché le sue scelte non le calzano perfettamente addosso. Però Ashely è pensierosa, riflessiva, si sente sola, è sempre velata da un alone di malinconia.
Tu no.
Tu decidi sempre in fretta, segui l'istinto e non la ragione, sei un po' lunatica e passi dalla felicità più inebriante alla depressione più totale. Non conosci mezze misure, mentre Ashely tenta sempre di frenare le sue emozioni, cerca di mantenersi nel mezzo. Sarebbe il tipo di ragazza adatta a me.. ma io voglio solo te. Ed è questo quello che mi spaventa.. vivrò sempre seguito dalla tua ombra? Le ho mentito, la ho illusa e tutto questo perché ci sei tu. Neppure a quarant'anni, se incontrassi il tuo viso in mezzo a una folla di persone, cesserei di guardarti con questi occhi" mormorò Liam, che nel frattempo si era avvicinato a Phoebe, stringendole il viso tra le mani.
"Perdonami" singhiozzò ancora la ragazza, accasciandosi contro il petto del biondino.
"Voglio solo che tu sia felice" disse il biondo, ripetendo le parole che lei gli aveva detto la notte prima.
"È questo il punto. Paul mi rende felice, lo amo, ma con te le emozioni sono come.. amplificate. Eppure il nostro grande amore non basterebbe, perché io non sarei felice all'idea che tu sia sempre in giro per il mondo, preso da mille pensieri. Sogno quella famiglia in cui mio marito, stanco dopo una lunga giornata di lavoro, torna a casa e mi bacia, mentre preparo la cena. Sogno la casa al mare, i film domenicali, le riunioni di famiglia, i litigi con i vicini, un cane, un giardino, dei bambini da crescere insieme, tutto quello che non ho mai avuto, riesci a capirmi? Voglio tranquillità, Lee."
"Phoebe, hai solo diciannove anni! Non puoi sapere cosa vorrai tra cinque, sei anni, sei ancora troppo giovane per un passo così importante! Ti giuro che ti darò tutte queste cose. Non essere impulsiva."
"Ma tu mi ami anche per questo" gli disse all'orecchio e poi lo guardò negli occhi. Non avrebbe potuto dire parole più vere. Phoebe avrebbe potuto subire migliaia di cambiamenti, eppure rimaneva sempre la stessa, almeno agli occhi di Liam. O almeno a non mutare era l'amore che egli provava.
"Phoebe, sul serio, pensaci. Chiama Paul e digli che forse avete affrettato un po' le cose, che lo ami, ma che non sei ancora pronta per un passo così importante. Sei ancora troppo giovane e ingenua. Tutto questo non è un gioco" si limitò a rispondere Liam.
"Quanto vorrei che lo fosse."
"Sai che ti dico? Voglio venire oggi in chiesa.
Voglio essere lì, immaginando di essere al posto di.. tuo marito. E osserverò il tuo sguardo, il sorriso che gli riserverai nel momento in cui pronunci il fatidico 'Lo voglio.'
Osserverò il luccichio dei tuoi occhi, mentre ti bacia. Forse solo così, forse solo vedendoti felice e lontana da me allo stesso tempo, riuscirò a lasciarti andare."
"Se tu ci sarai, io non riuscirei a sposare Paul, lo sai" rispose la bruna, abbassando gli occhi.
"Allora indossa il tuo abito.
Ci sposiamo.
Non importa che non ci sia alcun prete o che io non abbia l'abito adatto. Promettiamoci l'eternità" propose il bruno con un tono di voce solenne, costringendo Phoebe a guardarlo negli occhi.
La bruna non rispose, si limitò ad aprire l'armadio, a prendere un pesante abito avvolto da una fodera di seta e ad andare a cambiarsi.
Quando ritornò, sembrava una rosa bianca. Era semplicemente incantevole.
Il corpetto risaltava la sua vita stretta, le balze della gonna le sue gambe slanciate, il bianco il colore niveo della sue pelle.
Fu allora che Liam pianse.
Singhiozzò e le lacrime inondarono il suo volto. Un oceano di dolore gli si era piazzato davanti: Liam non vedeva altro che acqua, non sapeva come evitare di affogare. Era come se avesse preso consapevolezza soltanto allora che Phoebe stava per sposarsi con un altro. Ecco che la bolla in cui galleggiava era scoppiata, e lui era stramazzato al suolo.
Nonostante tutto, annaspando, si avvicinò alla bruna, prese le sue mani e mormorò a fatica: "Io accolgo te, Phoebe Collins, come mia sposa; prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita."
Phoebe fece lo stesso e pianse anche lei. Liam le stampò un bacio tenero e adorante sulle labbra, e se ne andò.
Adesso poteva morire.


 

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Capitolo 21
*** despair ***


Rose - o meglio Cassidy Sparks - ciondolava per i corridoi del college aspettando che cominciasse il corso di statistica. Ad un tratto, qualcosa catturò la sua attenzione: dei capelli corvini maschili, che spiccavano per la loro lucentezza. Le ricordavano tanto quelli di una persona in particolare…
Poi vide delle spalle ampie e muscolose, anche esse familiari; dopo ancora un paio di occhi scuri, che la scrutavano timorosi ed adoranti.
Rose si sentì soffocare. Sapeva che, ultimamente, il suo cervello stava perdendo colpi - ma non pensava fino a tal punto. Era arrivata persino a materializzare il suo ricordo di Zayn, adesso? Certo, sembrava più magro dell'ultima volta che lo aveva visto e la sua pelle era meno luminosa, ma si trattava pur sempre di Zayn.
Rose si avvicinò immediatamente al ragazzo, lo osservò da più vicino e non poté non soffermarsi sulle occhiaie piuttosto marcate, sul volto stanco, sulla barba incolta.
"Rose" disse con voce rauca il presunto Zayn, afferrandola per la mano. La ragazza si ritrasse immediatamente al tocco, ma non gli rispose, altrimenti avrebbe fatto una scenata davanti al nulla, dato che non poteva esserci nessun Zayn Jawaad Malik. Sempre se Zayn fosse mai esistito e non fosse stato uno scherzo del destino.
"Parlami almeno, lasciami spiegare. Hai tutto il diritto di avercela con me.."
"Taci.
Grandioso, adesso sono arrivata persino ad immaginarti. Parlo anche da sola, come se non bastasse" mormorò Rose, interrompendo Zayn.
"Sono qui. Sono io" disse il bruno, leggermente intimorito. Si era reso conto che Rose non stava bene. Stava soffrendo per colpa sua, cosa che Zayn non avrebbe mai voluto che accadesse.
Rose voleva essere indipendente e libera come il vento. E Zayn lo sapeva. Aveva cambiato il taglio di capelli: se prima i suoi capelli castano scuro le ricadevano morbidi lungo la schiena, adesso le arrivavano a malapena sulle spalle. Erano sempre mossi, ma erano di qualche tonalità più scura, erano quasi neri.
"Sparisci dalla mia vista, prima che ti uccida" rispose Rose, sfoderando uno sguardo orgoglioso e carico di risentimento. Si era mostrata fragile davanti alla persona che l'aveva ridotta in quello stato.
"Ti prego" proseguì il moro.
"No, sono io a pregarti, Zayn. Và via. Io avevo ricominciato la mia vita e tu piombi qui di nuovo. Non sei soddisfatto di quello che hai già fatto? Mi hai distrutta, fatta a pezzi. Si. Sei riuscito a piegare l'insensibile cuore di 'freezy- Rosy'. Lo hai fatto una volta e lo hai rifatto. Cos'era? Una stupida scommessa con i tuoi amici del liceo?" mormorò la bruna, furente e sprezzante. Il suo sguardo stava incenerendo Zayn, ma la cosa che lo stupiva di più era il tono con cui aveva detto ''freezy- Rose''. Quello era il nome con cui era stata più nota a scuola. I ragazzi, persino i capitani della squadra di football, non riuscivano a spiccicare parola in sua presenza o, quando ci provavano, erano sempre zittiti da lei. Ciò le aveva procurato numerose inimicizie, ma un gran numero di adulatrici, che Rose si limitava a trattare con sufficienza.
"Rose, ascolta. Io non merito nulla, sono stato un'idiota, ma ti chiedo di ascoltarmi. Anzi, no, ti supplico. Rimarrò fuori la tua porta fino a quando non mi aprirai. Ascolta quello che ho da dirti e poi puoi prendermi a pugni, cacciarmi via, urlarmi contro ma ti prego, fammi spiegare."
Rose avrebbe voluto rispondergli di sparire, ma qualcosa negli occhi di Zayn la costrinse a non farlo. Sembrava sincero. Certo, lo era sembrato anche quando le aveva detto di amarla e poi l'aveva tradita. La bruna non riusciva a prendere una decisione. Voleva sentire quelle parole, ma non voleva dare quella soddisfazione a Zayn.
Si limitò a fuggire via a passo veloce, singhiozzando e piangendo dentro sé.
Zayn non aveva raggiunto Rose, anche se avrebbe potuto benissimo farlo. Sapeva di non averne diritto, l'aveva già scossa abbastanza. Ma non voleva arrendersi, nonostante tutto. Avrebbe cercato la sua stanza, ora che sapeva il suo nuovo nome, ma doveva dare il tempo a Rose di rimuginare sulla situazione che si era creata.
Uscì velocemente dall'edificio, corse nel primo albergo che riuscì a trovare, prese una camera e così, con il cuore che gli scoppiava per le troppe emozioni, si addormentò - per la prima volta dopo tanto tempo - senza fare incubi.
--- 

“Uhm … dai, basta, Niall … quanto manca?”
“Sei esasperante, Ali.”
“Tu, però, sei ostinato. Non dici nulla.”
Alison sentì qualcosa di morbido sulla guancia destra ed ebbe un fremito. La benda che Niall le aveva messo sugli occhi aveva acuito gli altri sensi.
Perché  mi ha dato un bacio? – pensò. Io voglio sapere.
“Devi imparare a farti piacere le sorprese.”
Questa è bella, – pensò di nuovo – le sorprese non mi piaceranno mai. Ho bisogno di sapere quello che mi aspetta. Dispiace anche a me essere tarata male.
Lo sta facendo di nuovo. – pensò Niall, notando che le dita di Alison si stavano piegando come quelle di un gattino pronto all’attacco – dovrei portarla da un neurologo.
“Siamo arrivati?”
“Manca poco.”
Niall tolse le mani dalle spalle di Alison, prese un mazzo di chiavi dalle tasche ed aprì un cancello dalle inferriate dipinte di azzuro, che segnava la fine di un piccolo giardino.
Si voltò verso Alison per controllare le sue reazioni. Gli sembrava una statua di Dumas: le mani incrociate dietro la schiena, il capo che, leggermente rivolto verso l’alto, faceva risaltare il piccolo naso all’insù e le labbra contorte in una smorfia indispettita.
Alison, a primo impatto, poteva risultare indecifrabile.
Niall, però, aveva la capacità di intuire il significato di quello che faceva o diceva, anche quando era totalmente sconnesso dall’evidenza naturale.
Una volta, Zayn gli aveva domandato: “Come riesci a parlare con lei? Dice cose che, a me, fanno passare la voglia di parlare” e Niall rimase interdetto, perché non si era mai posto questa domanda. Comunicare con Alison, disinnescare pazientemente i meccanismi che usava come corazza, disincagliarla ogni volta dall’ancora cui si aggrappava testardamente erano mosse che compieva in modo automatico.
La spiegazione era una, semplice e ineluttabile: Niall ed Alison combaciavano.
 
 ---
 
Erano le nove di sera e Zayn si ritrovò a pensare che forse era trascorso abbastanza tempo. Conoscendo Rose, a quest'ora doveva essere stesa sul letto ad ascoltare musica: diceva che la rilassava. E Zayn aveva bisogno che fosse rilassata.
In un baleno, senza che se rendesse conto, si ritrovò davanti alla porta della stanza della bruna. Non ricordava nulla del percorso compiuto, di come avesse fatto a ottenere il numero della sua stanza, di come avesse fatto a trovare la stanza. Sicuramente era stato aiutato dalla provvidenza e dalla disperazione.
Non era agitato, molto di più. Sentiva il cuore in gola battere all'impazzata, le mani grondavano di sudore e ad ogni minimo rumore scattava come se fosse stato un ladro. Prese un respiro, poi un altro e un altro ancora. La situazione sembrava protrarsi fino all'alba del mattino successivo, Zayn non riusciva a vincere la paura, quando Rose andò ad aprirgli alla porta.
"La smetti di ticchettare con il piede qui fuori? Stavo studiando" disse con uno sguardo ancora più ostile della mattina.
"Posso entrare?" chiese in un soffio il bruno. Non si era neppure reso conto di aver cominciato a battere nervosamente il piede sul pavimento di linoleum.
"Tanto non ti arrenderai. Se adesso ti caccio, domani mattina sarai di nuovo qui, giusto?" chiese Rose con una punta di acidità ed orgoglio. In realtà voleva far credere a Zayn che non le importava nulla di quello che le avrebbe detto, che lo lasciava parlare giusto per poi mandarlo via.
La verità era che gli mancava e che, pur di trascorrere un po' di tempo con lui, sarebbe stata disposta ad affrontare la verità, qualunque essa fosse stata. Tanto, giunti a quel punto, il suo dolore non poteva peggiorare, giusto?
Il bruno entrò nella stanza leggermente imbarazzato, guardandosi intorno. Rose non condivideva la stanza con nessuno e il disordine sembrava regnarvi da monarca assoluto. La ragazza si appoggiò alla scrivania, incrociando le braccia al petto.
Zayn le si parò di fronte e la guardò. Era bellissima. Era bellissima con i capelli neri e corti, era bellissima con le pesanti occhiaie che evidenziavano il suo sguardo attento, era bellissima con quella felpa e quei pantaloni di tuta.
Era bellissima e Zayn non avrebbe mai potuto pensare il contrario. Ma era bellissima soprattutto per il mondo che portava dentro di sè. Quando pensava a Rose, Zayn non poteva fare a meno di immaginare la sua anima come un meraviglioso cristallo, di quelli il cui colore varia alla luce del sole.
"Allora, ti decidi a parlare o no?" disse, leggermente infastidita; si era resa conto che Zayn la stava osservando e questo la metteva terribilmente a disagio.
"Inizio col dirti che.. mi dispiace tanto, io non volevo ferirti. Mi risparmio la parte strappalacrime che tu odieresti e arrivo subito al dunque.
Io ti amo, Rose. Dirti che non era vero è stata una terribile bugia che sono stato costretto a pronunciare, proprio perché ti amo. E se ami qualcuno, devi essere pronto a sacrificare te stesso. Io non potevo permettermi di ostacolare le tue aspirazioni, tu sei brillante, intelligente, perché avresti dovuto buttare all'aria tanta fatica per nulla?"
"Non era una decisione tua, lo capisci? A cosa è servito il mio, il tuo dolore?!? Zayn, non puoi decidere sempre tutto tu! Avresti dovuto, almeno una volta, lasciar fare qualcosa a me! Come ti sei permesso di scegliere al posto mio? Ti ho già detto che tutto quello che volevo eri tu! Che importa avere il successo, se non hai nessuno con cui condividerlo?" disse Rose quasi disperata, alzandosi dalla scrivania e avvicinandosi a Zayn.
"Mi dispiace" mormorò il bruno, abbassando lo sguardo. L'aveva ferita.
"È stato un gesto nobile il tuo, ma io non ho bisogno di un cavaliere o di un principe azzurro. A me bastavi tu" disse Rose con tono di voce raddolcito.
Zayn pensò che quello fosse il momento giusto per fare pace, ormai si erano chiariti. Il bruno si avvicinò alla ragazza per baciarla, quando ella si allontanò di scatto.
"Come puoi pensare che tutto sia tornato come prima? Cosa ti aspettavi? Che mi sarei gettata tra le tue braccia? Che ti dicessi: 'Mi manchi, resta'? Ti sbagli, Zayn" disse esasperata la bruna.
"Io… non importa. Mi dispiace, Rose. E forse è meglio che tu mi lasci, perché sono un pericolo per me stesso e per chi mi circonda; perdere uno come me è la cosa migliore che ti possa capitare. Mi dispiace, addio" sussurrò il bruno.
Con quelle parole non voleva commiserarsi o sperare di piegare Rose; aveva finalmente detto a voce alta quello che pensava di se stesso.
Rose avrebbe voluto dire a Zayn che tutto quello che egli aveva detto non aveva senso, che lui era la cosa migliore che le fosse mai capitata, avrebbe voluto trattenerlo.
Ma non lo fece. Lasciò che il bruno se andasse.
Poi finalmente fu libera di scoppiare in lacrime.
 
 --- 
 
“Ahi!” E che ca*** - aggiunse Niall tra sé. La porto in una casa tutta per noi e mi dà uno schiaffo sul braccio. Che vipera.
“Ali? Tutto bene?”
Alison stava improvvisamente correndo da una stanza all’altra, ridendo come una matta.
Altrettanto improvvisamente, decise di smetterla e si paralizzò di fronte a Niall.
“Grazie” pronunciò accennando un sorriso, con le lacrime agli occhi.
Gli ultimi giorni erano stati tristi, per Alison: si sentiva sola. Stava vivendo l’allontanamento di Bridget come abbandono e disinteresse nei suoi confronti. Niall, questo, lo sapeva.
“Mangiamo, adesso. Ho preso anche delle birre, di quella marca che ti piace.”
Alison lo guardò stappare le birre, eccitato come un bambino.
Lo guardò porgerle la birra con un sorriso, timido. Occhi dentro occhi, come ogni volta.
Niall non aveva paura di guardarla negli occhi.
“Ti amo” disse Alison. Per la prima volta.
Ella lo amava perché era un uomo puro.
Soltanto un uomo puro, non avrebbe avuto paura di vedere il male dentro i suoi occhi.
“Alison.”
Niall le tolse la birra dalle mani.
Si guardarono, sgomenti e…felici da fare schifo.
“Vieni qui…” – ora Niall sussurrava, con le lacrime agli occhi, ora Niall strattonava Alison verso di sé – le sussurrava “ti amo” muovendo le labbra sopra le labbra di Alison e non le diede il tempo di sorprendersi, pensare, parlare, la baciò senza fiato, avidamente, tremando.
Fu tutto un groviglio di mani, capelli e lacrime, calore e bisogno e passione.
Si volevano, quella notte in modo diverso – disperato – e disperatamente si ebbero.

 

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Capitolo 22
*** close to you ***


Harry e Ashley, quel pomeriggio, si ritrovavano stesi sul letto della camera di Harry.
Ashley avrebbe dovuto fare i compiti, ma pensò che ne aveva fatti troppi per troppo tempo. Era arrivato il momento di mettere al primo posto se stessa, finalmente.
Harry le stava baciando le labbra e aveva cominciato lentamente ad alzarle la maglietta, disegnando dei cerchi immaginari sulla sua pelle.
Ashley si irrigidì, ma continuava ad assecondarlo. Dalla loro prima volta - dalla sua prima volta - non avevano più fatto l'amore. Ashley si sentiva stupida ed infantile, sapeva benissimo che avrebbe dovuto farlo per Harry, eppure non riusciva mai a prendere l'iniziativa, o almeno, a fare qualcosa che facesse capire al suo ragazzo che anche lei lo desiderava.
Il riccio si allontanò da lei e sorrise a pochi centimetri dalle sue labbra. Ecco, quello era proprio uno dei gesti che mandavano in estasi Ashley, che non poteva far altro che guardarlo.
"Qualcuno qui ha da studiare" mormorò lui, sollevandosi dal letto e aggiustandosi la camicia.
"Disse quello che non va a scuola da anni" rispose la rossa, sarcastica.
" È stancante essere un cantante, sai?" ribatté Harry con tono pungente.
"Sì, ma non è noioso. E poi non ho voglia di tornare a casa."
"Puoi anche restare qui, se vuoi. Io e i ragazzi abbiamo le prove per il concerto di stasera, ma Allie mi ha detto che rimane a casa nel pomeriggio. Potete farvi compagnia  a vicenda, anche lei ha del lavoro da sbrigare!"
"Non vorrei disturbare. Insomma questa è casa tua e dei tuoi amici, io non c'entro nulla, se tu non ci sei" disse Ashley, cominciando a raccogliere i suoi libri sparsi per la stanza.
"Ash, non dire assurdità. I miei amici ti adorano e qui ti troverai a tuo agio. Io scappo, sono già in ritardo, a più tardi" proseguì Harry, baciandola velocemente.
"Ma Harry!"
"A dopo, rossa!" e le lanciò un bacio, prima di uscire dalla porta.
 
--- 

"Bee, secondo te sono attraente?" mormorò Ashley alla bionda, mentre erano intente a farsi la manicure, prima del concerto dei ragazzi.
Bridget si voltò verso la sua amica - riteneva già di poterla definire tale - e scoppiò a ridere.
La rossa rimase interdetta e anche un po' offesa.
"Che c'è di divertente?" chiese con espressione seria dipinta sul volto. Bee cercò di non ridere ancora una volta, ma trovava assurdo che una ragazza come lei non si piacesse; anzi, ella trovava assurdo che qualcuno potesse non accettarsi.
"Non tutte sono nate con due metri di gambe, abbronzate e con un sorriso meraviglioso come il tuo!" continuò la rossa.
"Certo, io sono stata fortunata, ma credo che mi sarei accettata lo stesso, anche se avessi avuto le gambe storte! Noi siamo anima, non corpo; vedi, ho vissuto per 17 anni gioendo ed esibendo il mio corpo orgogliosa, per cercare di dimenticare la distruzione e la solitudine che avevo dentro. Ma non sono riuscita a evitarle per sempre. Così mi sono trasformata in un fantasma: se prima uscivo tutte le sere, in quel periodo vedevo raramente la luce del sole. Poi è arrivata Londra e il mio angelo, Louis. Ecco, lui è stato il cambiamento di cui avevo bisogno. Grazie a lui, ho cominciato a capire quanto valesse quello che avevo dentro, la spontaneità, la solarità e tutte quelle caratteristiche che fanno di me un essere unico e che hanno fatto sì che lui scegliesse me, con tutti i miei difetti. Ashley, tu hai un carattere meraviglioso ed è per questo che Harry ha voluto proprio te; tu sei stata per lui, quello che Louis è stato per me. Harry era spaventato, solo e confuso e tu gli hai dato un motivo per aprire gli occhi al mattino.
Ed è inutile nasconderlo, sei bellissima."
"Con i miei fianchi larghi e i miei incisivi leggermente separati?"
"Non è la perfezione a renderci attraenti, ma l'insieme dei nostri difetti"  rispose la bionda, guardando la ragazza che aveva di fronte. Sembrava una bambina con la sua ingenuità e insicurezza.
"Allora perché Harry non mi vuole … in quel senso?" domandò la rossa, fissando il rosa chiaro con cui aveva dipinto le sue unghie.
"Non capisco a cosa ti riferisci."
"Dalla nostra.. prima volta, lui non.. non l'abbiamo più fatto, ecco. Insomma, se hai una ragazza, desideri che accada, giusto? È chiaro che a Harry faccia piacere stare con me, ma non mi reputa sexy o in grado di soddisfarlo abbastanza! Lo so di non essere esperta, ma con un po' di pratica, imparerei" sussurrò la rossa.
La bionda prese a ridere e per poco non rischiava di soffocare. Quel discorso era davvero assurdo!
"Harry ti rispetta molto. La vostra prima volta è capitata senza che neppure vi conosceste, è stata dettata dalla pura attrazione reciproca! Anzi, Harry addirittura si è pentito di quello che ha fatto, perché avrebbe voluto che tu ti sentissi amata, la tua prima volta!" disse la bionda, seria, appoggiando una mano sulla spalla della rossa.
"È stata molto importante per me lo stesso ed è stata meravigliosa."
"Lo dici perché ora stai con Harry e perché hai finalmente fatto qualcosa che volevi davvero e che nessuno ti aveva imposto, ti sei sentita libera! Harry vuole che sia tu a prendere l'iniziativa questa volta."
"Come faccio, Bee? Io non sono sfrontata, sono timida ed impacciata!" mormorò Ashley, passandosi le mani tra i capelli. Il suo rosa non sembrava bello come il rosso di Bee.
"Hai solo bisogno di tempo."
La loro conversazione fu interrotta da Harry, che era entrato all'improvviso nella stanza.
"Stavate parlando di me?" disse, dopo aver osservato le espressioni perplesse dipinte sul volto delle due ragazze.
Bee e Ashley si guardarono e scoppiarono a ridere.
 
---


Harry baciò Ashley e ancora. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Da quando lei era diventata sua, la vita di Harry si era riempita di quella dolcezza di cui aveva sempre sentito la mancanza. Certo aveva avuto l'amore della sua famiglia, dei suoi amici, delle sue fans, delle poche ragazze con cui era stato per più di una notte, ma con Ashley era diverso.
Lei era diversa, aveva segnato quella svolta di cui aveva bisogno.
"Devo consegnare, come allegato al mio modulo di iscrizione per la London Academy of Arts, anche un ritratto. Di un uomo nudo, intendo" mormorò tutto d'un fiato la rossa all'improvviso, allontanandosi leggermente dal petto di Harry e sedendosi sul letto. Era rossa per l'imbarazzo e prese a giocare nervosamente con le mani.
"Perché dovresti?" mormorò Harry sorridendo. La purezza di Ashely lo inteneriva ogni volta che ella aveva modo di mostrarla. Era allo stesso tempo anche un po' intimorito; non era geloso che vedesse un ragazzo nudo che non fosse lui - o almeno non troppo - , ma temeva che questi potesse turbarla o che si innamorasse delle guance rosse della sua ragazza.
"Ho ricevuto una borsa di studio completa, quindi vogliono saggiare bene di non essersi sbagliati su di me: ogni artista è sempre costretto ad affrontare la nudità. Quando un pittore osserva attentamente le persone, ne mette bene a fuoco i limiti, le paure, le aspirazioni, riesce a comprenderne gli aspetti più segreti e a privarlo di ogni potenziale maschera o difesa. Il suo compito è quello di mettere a nudo con la sua opera d'arte l'oggetto rappresentato. È stata questa la grandezza di Leonardo: con la sua Gioconda, è riuscito a creare un’opera assolutamente enigmatica, ha compiuto una impresa in cui non è riuscito nessun artista. O meglio, quello che ci trasmette l'espressione della Gioconda è impertinenza e ironia: Leonardo si fa beffa di noi perché non riusciamo a decifrare il suo quadro. Tutti tendono, chi come te attraverso il canto, chi attraverso la scrittura, chi attraverso un pennello, chi attraverso un abito a trasmettere qualcosa."
Harry la guardò incantato, orgoglioso come non mai che Ashley fosse sua. Era una delle riflessioni più profonde e meravigliose che avesse mai ascoltato. Finalmente una ragazza che non sapeva parlare solo di feste, balli e abiti.
"Voglio che tu dipinga me" disse, mentre le baciava le labbra.
"Ti ho già fatto tantissimi ritratti! Okay, forse non avrei dovuto dirtelo, è solo che sei così perfetto!" mormorò Ashley imbarazzata. Non aveva mai detto a Harry che era diventato il soggetto prediletto dei suoi quadri. Erano stati proprio quei quadri, imbevuti della sua dedizione verso di lui, a farle ottenere una borsa di studio.
Ashley temeva di spaventare Harry con la sua assoluta devozione verso lui. Forse non era ancora amore - come faceva lei che non aveva mai avuto neppure una migliore amica a stabilirlo? - ma sapeva che di qualunque cosa di fosse trattato, era la cosa più importante che le fosse mai appartenuta.
Per questo aveva voluto tradurla su tela.
"Non hai capito, Ash. Io voglio che tu mi dipinga nudo."
Ashely deglutì.
"Non credo di esserne capace" mormorò imbarazzata.
"Non inventare scuse.. Non è che forse hai paura di affrontare la mia nudità?"
Ashley capì che, come sempre, Harry aveva ragione.
 
---

Le mani di Ashley tremarono e il pennello cadde rovinosamente al suolo. Harry sgranò gli occhi, ma non sembrò dare troppo peso all'accaduto.
Fino a quel momento, tutto era andato per il verso giusto: Ashley era riuscita a disegnare il volto di Harry con disinvoltura, rapidità e una precisione come mai le era capitato finora; infatti, per quanto fosse insicura, era riuscita ad ammettere che quello fosse il suo miglior ritratto di sempre.
C'era grande spontaneità e trasporto in quel quadro, un coinvolgimento emotivo che Ashley non aveva mai provato per nessuno. Aveva disegnato Harry come se ne ricordasse a memoria la fisionomia; ricordava esattamente dove le fossette solcavano le sue guance, dove i ricci coronavano la sua fronte, dove cominciava a crescere un accenno di barba.
Ma quando si trattò di cominciare a raccontare con il pennello il corpo di Harry, la rossa diventò impacciata, malferma e indecisa.
"Non ce la faccio.. scusami" mormorò la rossa, trattenendo le lacrime, dopo che ebbe provato per la settima volta a disegnare le spalle di Harry.
Corse via e si rifuggiò nel bagno, dove diede libero sfogo ai singhiozzi, nonostante sospettasse che il suo ragazzo l'avrebbe seguita subito; invece Harry lasciò trascorrere una decina di minuti prima di raggiungerla, perché sapeva che la sua Ashley aveva bisogno di stare sola con se stessa per un po’. Ella gli fu grata per questo.
"Posso entrare?" chiese dopo Harry, esitando sulla soglia.
La rossa, rannicchiata con le ginocchia al petto sotto al lavandino, non rispose. Harold allora decise di prendere l'iniziativa: si accoccolò sul pavimento vicino alla sua piccolina e lasciò che ella si tuffasse tra le sue braccia.
Fu in quel momento che Harry fu preso da una tenerezza che gli riempì gli occhi di lacrime. L'ultima volta che era accaduto era stato cinque mesi prima, quando aveva guardato 'One day' con Louis. C'erano stati dei giorni in cui avrebbe voluto tanto piangere e disperarsi, così da sentirsi vivo, ma ogni volta che ci provava, non era riuscito a versare neanche una lacrima. Era semplicemente frustrante.
 Sembrava che la sua esistenza volesse ostinatamente continuare a procedere nell'oscurità del nulla.
"Harreh?!?" chiese stupita Ashely, guardando nei suoi occhi, in quel momento azzurri come il cielo dopo la tempesta.
“È che mi sto innamorando di te, Ashley" mormorò il riccio, sorridendo.
"Ti stai innamorando di me?" chiese la rossa, stupita, come se davvero non riuscisse a credere alle sue orecchie.
"Harry, io sono un disastro! Insomma, guarda un po' le altre ragazze: sono tutte così belle, provocanti, sfrontate e disinibite. Qualche giorno fa, Kim disse con nonchalance che, dopo le partite di calcio, fa la doccia nuda negli spogliatoi, fregandosene di maschi o femmine che possono guardarla! Quando le altre ragazze si sono accorte dell'espressione evidentemente perplessa del mio viso, hanno detto, ridendo, che è inutile che cerco di fare la timida, che ormai tutto il mondo sa che mi porto a letto Harold Edward Styles, che devo smetterla di recitare la parte della ragazzina ingenua e inesperta. Dio ha voluto che prima che avessi il tempo di replicare arrivasse la vicepreside a chiederci di organizzare il ''Ballo di Inverno''.
Harry, non credere di amarmi, solo perché ti trovi bene con me. È da un po' che penso che tu abbia scambiato questa sintonia che abbiamo per amore. Quando ami qualcuno, ne sei attratto anche fisicamente, giusto? Insomma, io, tu.. noi..'' balbettava Ashely a fatica.
"Insomma, tu non mi desideri. Non facciamo l'amore da tre mesi, Harry!" esclamò tutto d'un fiato, arrossendo.
"Ashley, innanzitutto, ci tengo a sottolineare che il fatto che tu non sia frivola, scontata e maliziosa come le altre ragazze è solo un bene.
Ti amo proprio perché sei diversa.
E no, non è vero che non ti voglio, anzi. Quelle tue guance rosse, quel tuo respiro affannato quando ti sfioro e quelle tue mani tramanti che mi accarezzano il petto mi mandano in estasi, ma tra noi c'è una tale empatia, che il sesso non è la prima cosa che penso quando sto con te.
Ashley, hai bisogno di sentirti sicura, protetta e a tuo agio e fino ad ora non lo sei mai stata, perché hai sempre dubitato del mio amore per te.
Invece ora ti giuro che niente al mondo mi è più sacro del tuo sorriso." disse il riccio con un’ espressione seria, quasi solenne.
Ashley, in quel momento, si sentì libera da se stessa. Sentì di essere rinata dalle proprie ceneri, proprio come una fenice.
Baciò Harry e sorrise.
Era pronta.

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Capitolo 23
*** home ***


“Louis, che stai combinando?”
“Che intendi, Liam?” chiese Louis, anche se sapeva benissimo cosa l’amico intendesse.
“Bridget è tornata in città. È venuta a sentire il concerto.
Avevi detto che te la saresti ripresa e invece non hai fatto assolutamente nulla. Neanche la hai guardata negli occhi.”
“Ho avuto paura.”
Silenzio. Liam, questo, poteva capirlo.
Quella mattina piovigginava e l’aria era fresca. Era piacevole, quella pioggia estiva. Si adattava agli animi malinconici dei due ragazzi.
Dlin. Dlon.
“Buongiorno!” urlarono in coro Alison ed Harry, inzuppati e allegri. Matti, come sempre, soprattutto se erano insieme.
“Esistono gli ombrelli …”
“Gli ombrelli sono tristi, Liam” disse Alison mentre afferrava l’asciugamano che prontamente le aveva portato Louis.
“Dà qua” ordinò Harry all’amica e le scompigliò i lunghi capelli con l’asciugamano.
Quando ebbe finito, i due si tolsero le scarpe e corsero a indossare dei vestiti asciutti.
“Questa è la loro tipica euforia da piano malefico. Stanno escogitando qualcosa.”
“Quanto sei paranoico, Lou!” esclamò Harry sbucando dal bagno.
“Con te e Miss - manichino non si è mai abbastanza paranoici …
A proposito, Alison, dovresti lasciare dei vestiti tuoi qui, perché con quelli di Harry sei inguardabile.”
“Smettila di lamentarti e vai al bar dietro l’angolo. Bridget ti aspetta.”
Louis sbiancò all’istante. Sbam. Che colpo allo stomaco. Avevo ragione e, stavolta, si sono superati pensò.
 
 
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Bridget muoveva nervosamente le gambe, contemplando il cappuccino che le avevano servito. Non aveva avuto il tempo di fare colazione, poiché era stata letteralmente trascinata da Alison al bar, tuttavia temeva di vomitarlo per l’ansia.
Ad un tratto, sentì una mano sulla sua testa. Rimase immobile, non aveva ancora capito se fosse un’allucinazione o meno.
Ed ecco che sentì un profumo inconfondibile … il profumo dell’uomo che l’aveva salvata. E che la stava salvando anche in quel momento.
Le stava accarezzando i capelli come faceva sua nonna …
La stava facendo tornare bambina. La bambina che, a casa dei nonni, dimenticava i drammi che si consumavano all’interno della sua casa e si sentiva fortunata e amata.
Louis aveva capito che Bee, in quel momento, aveva bisogno di essere rassicurata. Anche lui ne aveva bisogno, ma non aveva potuto fare a meno di mettere da parte la sua paura, in modo da poter calmare quella di Bridget. Egli l’amava …
Mai aveva seriamente messo in conto la possibilità di stare senza di lei.
 
Alison, grazie.
Ora, però, perdonami: vado a casa nostra con Louis …
Ti voglio bene. Xxx
 
“Ragazzi, prendete lo champagne! Ce l’abbiamo fatta!”

 

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