CAMERON'S EYES

di Diomache
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jealousy?? ***
Capitolo 2: *** Non riesco ad odiarti ***
Capitolo 3: *** Semplicemente noi ***



Capitolo 1
*** Jealousy?? ***


Ciao a tutti,
ho scritto questa ff il giorno prima di iniziare la scuola.. ero tutta in subbuglio, quindi se la trovate un po' fuori di testa sapete il perché.. il titolo è motivato dal fatto che tutto è visto sotto lo sguardo di Cameron. So che a molti di voi questo personaggio non va giù, io provo ad interpretarlo, a cercare di comprenderne la filosofia, voi non uccidetemi!
Anzi, ci terrei che anche a chi non piace questo personaggio, mi lasciasse un commentino, così, per sapere che ne pensa...
Questa ff riprende l'ultimo episodio trasmesso in tv… " conflitto di competenze"e poi ho aggiunto un pezzettino di mio in tutto sono due capitoli.
I commenti sono davvero graditi, quindi lasciatemi una recensione!!
Un bacio particolare a tutti coloro che amano questo telefilm e in particolare la coppia House/Cameron.
Buona lettura,
Diomache.

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CAMERON'S EYES

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Capitolo I: Jealousy??

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Il ding consueto dell'ascensore annuncia la porta scorrevole che si apre un istante dopo, facendo uscire me e House.

Siamo appena stati a controllare i valori di Sebastian. Sta bene. Sarà dimesso tra pochissime ore. Cammino al fianco del mio burbero capo fino a quasi la hall.

È silenzioso, non ha detto una parola fino adesso.

-allora, uscirai con lui?-

No, era silenzioso.

Questa domanda mi lascia letteralmente senza fiato, non posso evitare di sorridere.

-credi che questi siano affari tuoi?- domando, con un sorriso stampato sulle labbra. Un sorriso di piacere. Una domanda inaspettata, davvero inaspettata. No, no, calma Cameron, stai calma. La sua potrebbe essere solo curiosità. Magari E' solo curiosità.

-no.- risponde lui, indifferente. Come se avere una risposta da me non gli importasse sul serio.

-comunque non credo.- ecco, mi contraddico ogni due minuti. Poco prima gli avevo detto che non erano affari suoi e adesso sono io che gli vado a rivelare le mie intenzioni. Un'ipocrita, ecco quello che sono. La verità è che morivo dalla voglia che lui me lo chiedesse e morivo dalla voglia di dirgli che non ci sarei uscita.

-ma come, due giorni fa gli tenevi la mano! Cos'è cambiato?-

Non ci posso credere. Lo ha notato.

Io pensavo che nella frenesia di quell'attimo il brevissimo contatto che c'era stato tra me e Sebastian non si fosse neppure visto. Invece Greg lo ha notato eccome. E a giudicare dal sarcasmo che hai adoperato, mio caro House, forse un pochino ti ha dato fastidio.

Arriviamo davanti alla hall.

-lui praticamente vive in Africa. Non c'è futuro.- mento egregiamente.

Ora ci siamo fermati, lui è davanti a me e mi scruta con i suoi potentissimi occhi azzurri.

So che avrà da ridire su questa mia risposta. Lui ha da ridire su tutto ciò che mi riguarda e se c'è una cosa che adora fare è psicanalizzarmi. E si arrabbia quando tento di farlo io.

È proprio impossibile.

-o forse…- inizia, con voce palesemente sarcastica. Ecco, l'analisi è iniziata- ti spaventa il fatto che ora c'è un futuro.- mi osserva come se avesse detto la più grande perla della psicologia moderna. - tu non eri attratta da lui perché era disposto a morire per una causa, tu eri attratta da lui perché poteva morire davvero.-

Ecco, ha snocciolato la sua bella teoria. La sua soluzione del puzzle che si chiama Cameron.

Ecco quello che sono per lui, un puzzle. Mi sembra d'avergli già detto che sono troppo complicata perché lui possa risolvermi così facilmente, cosa vuole che glielo ricordi ogni due minuti?

Decido di assecondarlo, non mi va di litigare con lui. Forse sono ancora troppo nel brodo di giuggiole che la sua curiosità sul mio rapporto con Sebastian mi ha creato.

-giusto. È tanto semplice.-

-cos'è semplice?- a volte credo che nemmeno lui segua bene quello che dice.

-gli affibbio un'etichetta e parto da lì.-

la risposta non deve averlo convinto molto.- mm questo lo fanno tutti. Siamo come ci vedono gli altri. La gente vede in Sebastian un grande medico e lo finanzia..-

- Sebastian è un grande medico.- lo interrompo un po' bruscamente, non so neanch'io se supportata dall'ammirazione che provo per Charles o semplicemente perché in questo momento vorrei contraddirlo su tutto e soffiare sopra le piccole ed insignificanti ceneri della sua gelosia.

Greg storce il viso in un'espressione poco persuasa. - la realtà è irrilevante.- si volta verso la hall e nota qualcosa che lo incuriosisce, che attira la sua attenzione. Si volta quindi verso di me, con uno sguardo che non mi piace per niente.

Lo sguardo compiaciuto ed intrigante di chi ne ha appena pensata un'altra delle sue.

-te lo dimostro.- ecco, quel tono di voce altrettanto preoccupante. E altrettanto irresistibile.

-chi mi conosce mi vede come un bastardo e mi tratta da bastardo.- avanza verso la porta trasparente.- chi non mi conosce, mi vede come uno storpio e mi tratta come uno storpio. Sarei un vero idiota se non traessi vantaggio da questo fatto.- dice chiudendo la porta dietro le sue spalle.

I miei occhi, increduli e divertiti, si godono la scena. Lui che si scusa con Cecilia per la pedata che le ha dato con il bastone e la Cuddy che, incredula quanto me, pensa che per una volta House le ha obbedito. La scenetta finisce, lui fa un gesto strano nei confronti della Cuddy e si dirige verso l'uscita. Ma prima di varcarla si gira verso di me, guardandomi come per dire 'visto?'.

Non posso fare a meno di sorridergli, complice. Poi scompare dalla mia vista mentre vedo la Cuddy parlare con la paziente, poi girarsi verso dove era uscito House. Forse ha capito tutto.

O forse no.

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-ah sei pronto.- entro nella camera di Sebastian e lo trovo a parlare animatamente al cellulare.

Poi come arrivo lui congeda la persona dall'altra parte del telefono e lo ripone in tasca. Gli consegno le medicine e lui non mi nasconde che le userà per i suoi pazienti e che , probabilmente, ci rivedremo presto, molto presto, perché tornerà tra appena due mesi, nonostante la scorta che gli ho dato sia almeno di sei.

Poi, con in spalla il suo borsone, mi si avvicina e mi fissa intensamente.

-…potresti portarmeli tu, in Africa.-

Gli sorrido in maniera un po' colpevole.

-no. Non credo.- sussurro fissandolo negli occhi.

Charles mi guarda, scandalizzato. - ti piace lavorare per House, lo trovi soddisfacente??- mi domanda, incredulo. Non trovo le parole per rispondergli.

Sei un bel ragazzo Sebastian, davvero un uomo giusto, un grande benefattore. E forse se ti avessi incontrato tempo fa non avrei esitato a partire con te per l'Africa. Curare quei bambini malati mi avrebbe riempito la vita, esattamente come riempie la tua. Ma ora è diverso.

Non c'è bisogno di aggiungere nulla, Sebastian legge nei miei occhi la risposta che cercava.

In uno slancio, mi bacia la guancia lì nell'angolo vicino alla bocca e mi abbraccia calorosamente. Io contraccambio l'abbraccio con un entusiasmo quasi pari al suo poi ci distacchiamo e lui si avvia verso la porta, velocemente. Io lo osservo andarsene a passo svelto dall'ospedale e dalla mia vita.

Chissà , forse mi pentirò di questa mia scelta. Magari sarei dovuta uscire con lui, avrei dovuto conoscerlo meglio.

No, sarebbe stata una follia. Lo avrei preso in giro esattamente come avrei preso in giro me stessa, sperando che una cena potesse cambiare le cose nel mio cuore.

Charles Sebastian. Affascinante, single, grande filantropo.

È il genere di uomo di cui è facile innamorarsi, la sua causa è affascinante, è un uomo che crede profondamente quello che fa e il suo carisma è contagioso.

"ma lui non è House." Le parole di Chase mi rivengono in mente mentre, sorridendo, osservo Sebastian che viene inondato dalle domande e dai riflettori dei giornalisti.

Già, non è House.

Annuisco silenziosamente e mi dirigo verso il mio ufficio, camminando lentamente.

Non so perché ma mi viene in mente quando, un po' disperata, confusa ed incredula, avevo gridato ad un House più ermetico e bastardo del solito che adesso sono guarita. Che sono come tutti gli altri, che ora lo odio. Non posso dire che non sia vero. Lo ammetto, lo odio.

Lo odio quando mi guarda con quella sua aria di sufficienza patetica, forse più patetica di me.

Lo odio quando mi crede piccola, ingenua, dolce ed indifesa, un animale di pezza appena fatto dalla nonna. Quando mi crede una crocerossina e non pensa che anch'io sia capace di amare sinceramente.

Lo odio quando mi considera un puzzle, un enigma, una ragazza danneggiata.

Lo odio sempre, lo odio con tutta me stessa quando mi manipola, mi costringe mentire.

E lo amo.

Con la stessa intensità.

Questo è il vero enigma. Mi sono sempre chiesta come si fa ad amare ed odiare con la stessa passione, con lo stesso ardore. Forse perché stiamo parlando di House. Con lui la normalità perde senso, poter fare un ragionamento sensato su di lui è praticamente impossibile. È la contraddizione fatta persona.

Raggiungo finalmente l'ufficio che ora è vuoto, non c'è nessuno. Entro velocemente e prendo le cartelline che avevo lasciato lì poco prima, poi mi giro di scatto e sbatto violentemente contro qualcuno. Le cartelline mi scivolano di mano e in quell'istante realizzo.

È House. Il mio impatto ha fatto cadere anche il suo bastone.

Ora i suoi occhi mi fissano, divertiti. Ecco,sta per prendermi in giro.

-ehi.- esclama guardando il bastone a terra.- ma questo è un attentato!-

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Continua…

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Mi raccomando, recensite!!!

Diomache.

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Capitolo 2
*** Non riesco ad odiarti ***


Ciao a tutti,
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per le vostre stupende recensioni, non potete immaginare quanto mi abbiano fatto piacere!!!!!!!!
Allora, ringrazio:sakura_kinomoto, Rue Meridian, FraFra, Jaly Chan, Gr4zI4_90, nathaniel, piccy6,lilli, Christine Black, sam carter__, Artemisia e hikary.
GRAZIE A TUTTI!!!
Poi volevo dirvi che per motivi logistici non saranno più due capitoli perché mi è venuta più lunga di come avevo sospettato…..
Mi sono impegnata moltissimo per questo chap, cercando anche di migliorarmi un po' nello stile, spero che possa piacervi.. voi, mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!!!!!!
Un bacio a tutti i fan di House e a tutte le cottoncandy!!!!!
Bax!
Diomache

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CAMERON'S EYES

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Capitolo II: Non riesco ad odiarti

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Resto ferma, stupita, per qualche istante, fissandolo con uno sguardo che giudicherà sicuramente da ebete. -…scusa.- dico alzando le spalle, con un sorriso impacciato.

House rotea gli occhi poi si piega per raccogliere il suo bastone. Prende anche le mie cartelline, quindi me le porge, con uno sguardo un po' distratto. Faccio per riprendermele ma lui le ritira un secondo prima ed inizia ad osservarle, incuriosito.

-non ci posso credere.- esclama leggendo il nome del paziente impresso sul contenitore plasticato. Mi lancia uno sguardo divertito, quindi si tuffa di nuovo sulla cartellina, aprendola ed iniziando ad esaminarne il contenuto. - questa Cindy è una persecuzione!-

Incrocio le braccia con una vivida espressione di disappunto espressa nel viso.

Dannazione a lui e alla sua curiosità.

-secondo te l'ha capito che sta per morire?- chiede lui, sarcastico, leggendo i dati di Cindy, la ragazza a cui appena pochi giorni fa avevamo diagnosticato un tumore terminale ai polmoni.

Io non rispondo, mi limito ad osservarlo con uno sguardo duro e cinico.

Cindy. La giovane che House aveva snobbato perché decisamente più intrigato dal caso di quell'assassino che, una volta messo in piedi da noi, era andato a morire sulla sedia elettrica. Lei, così socievole eppure terribilmente sola, così piena vita e condannata a morire in pochi mesi.

-è una mia paziente.- dico quindi, con un tono un po' duro che vela un chiarissimo 'fatti gli affari tuoi'.

House alza i suoi occhi divertiti dalla cartellina e li concentra su di me. Aggrotta la fronte, intrigato.

-già. E immagino che sia venuta qui per farti un salutino, giusto?- mi chiede, sarcastico.

-giusto.- ribadisco io, ironica e seccata insieme.

-d'altra parte, di qualsiasi cosa si tratti il tuo segreto professionale ti impedirebbe di rivelarmela, vero?-

Stringo un po' gli occhi mentre cerco di penetrare quella mente terribilmente subdola e contorta, per capire, o almeno, cercare vagamente di capire dove diavolo voglia andare a parare, lui e la sua ironia.

House mi porge la cartellina di Cindy e le altre, quindi mi sorride, come se mi avesse letto nel pensiero. A volte, comunque, credo che possa farlo davvero.

-ma se proprio vogliamo fare i fiscali, io non avrei nemmeno dovuto leggerla questa, ti pare?- continua con il suo tono così maledettamente casuale, distratto, superficiale.

Ah, ora ho capito dove vuole andare a parare.

Con un gesto brusco mi riprendo le cartelline che fino a prima erano rimaste a mezz'aria e sospiro, piena di rassegnazione ma anche di un po' d'amarezza.

-quindi , dato che il segreto professionale si è andato a far benedire.. mi spieghi cosa diavolo vuole ancora da noi, questa Cindy?-

-mi dispiace deludere la tua curiosità infantile.- rispondo, un po' acida.- ma si tratta solo di un'analisi.-

Greg fa una smorfia di disappunto.

-che ti aspettavi?.-

-pensavo che avessi trovato un'altra delle tue scappatoie per escludere il cancro dalla diagnosi di Cindy.- fa una pausa.- e non fare quella faccia, guarda che ne sei capace!-

-si, come una bambina che spera sempre!- rispondo a tono, citando la definizione che mi aveva affibbiato appena qualche giorno fa.

House mi guarda con una leggera espressione di ammirazione e stupore. Forse non credeva che io avessi ricordato le sue parole. Forse pensa che quello che dice mi passi attraverso come le chiacchiere di corridoio delle infermiere, pensa che mi entri da un orecchio e mi esca dall'altro?

Beh, si sbaglia.

Io ricordo tutto.

Avanza leggermene con il suo bastone arrivando nei pressi della lavagnetta dove ci sono ancora impresse le ipotesi che avevamo fatto riguardo al caso di Sebastian.

-esattamente.- dice quindi, tanto per non tradire la sua fama di bastardo.

Cala uno strano silenzio, un silenzio anche un po' imbarazzante. L'ufficio è quasi completamente al buio e lo sarebbe se non fosse leggermente illuminato dalla luce dell'ufficio adiacente, quello personale di House. Greg mi da ancora le spalle, è voltato verso la finestra e tiene il suo sguardo fisso nel panorama sempre più autunnale. È proprio lui ad interrompere quest'atmosfera quasi irreale.

-come mai non sei ancora andata a casa? Sono quasi le otto e mezzo.-

-potrei chiedertelo anch'io.-

-si ma l'ho fatto prima io!- dice con lo stesso tono vittorioso ed irritato di sempre.

Sospiro, rassegnata. So benissimo dove ci poterà tutta questa discussione. Finirà con l'ennesima analisi psicologica e con l'ennesimo, disastroso e patetico quadro clinico.

Fantastico.

-allora? Ti ha mangiato la lingua il gatto o sei ancora scioccata per la partenza del dott. Sebastian?- si ferma un istante e si gira verso di me.- non devi vergognarti, ho pianto anch'io.-

-ah.- inizio, sbigottita.- perché ce l'hai tanto con lui, me lo spieghi?-

-come siete noiosi tutti quanti, ci deve essere per forza un motivo se qualcuno ti sta sulle palle??-

Alzo le spalle, rassegnata.- di solito le persone normali ce l'hanno ma suppongo che per te si debba fare un discorso a parte.-

-tu mi sopravvaluti sempre.-

Adesso mi è praticamente di fronte, ci troviamo entrambi vicini al tavolo intorno al quale stiamo seduti tutti i giorni per lavorare. Eppure adesso fa un effetto strano ritrovarci qui, in ufficio, in un orario che non è quello di lavoro, soli, io e lui.

-e comunque non hai ancora risposto alla mia domanda.- incalza, fissandomi con i suoi potenti occhi azzurri. -facciamo un gioco: io rispondo a te, se tu rispondi a me. Su, avanti!-

Mi passo una mano sulla fronte e finalmente mi decido a soddisfare la sua insopportabile curiosità.

-Foreman mi ha chiesto di sostituirlo nel suo turno di notte. Aveva un problema.-

Lui non dice nulla, si limita a fissarmi con uno dei suoi sguardi da psicanalista, uno sguardo nello stile " wow, questa non me l'aspettavo!" Uno degli sguardi che odio.

E amo.

-ma non hai fatto il turno di notte anche ieri e lunedì?- mi chiede, sempre più intrigato.

Alzo le spalle. - anche domenica.-

House annuisce come se avesse capito tutto.

No, mi dispiace, Greg, tu di me non hai proprio capito nulla.

-ti stai allenando per essere eletta'miss masochista del Princeton'?-

Rimango in silenzio, sotto i suoi occhi irrisori.

-o è un altro dei tuoi patetici gesti d'altruismo?-

Incrocio le braccia, per nulla divertita da tutta questa situazione.

-non era questo il gioco.- evado, brillantemente.- adesso sei tu che devi rispondere a me.-

Greg sorride, divertito, distoglie per un attimo lo sguardo.

Questa volta sono io ad insistere. -come mai sei ancora qui? Avresti potuto essere a casa da mezz'ora, secondo l'orario dei turni- vorrei aggiungere che lui di solito va a casa una mezz'ora abbondante prima della conclusione del turno. Quindi la faccenda si fa ancora più strana.

Questa volta è lui a sentirsi analizzato, suppongo. E deve essere così perché, dopo nemmeno un istante, dice: - e se non rispondessi?-

-ti becchi la penitenza.- ribatto con naturalezza, come se stessimo davvero giocando.

E forse è vero.

Ma lo stiamo facendo con i nostri sentimenti e questo non porterà a niente di buono.

House appoggia tutto il suo peso sul bastone e mi guarda, storcendo leggermente la testa di lato.

-diciamo che non mi andava di andare a casa e mi sono trattenuto un po'. È bello stare in ospedale quando non c'è niente da fare.- è palesemente sarcastico.- ti va bene come risposta?-

Alzo le spalle. È una bugia. Ma è meglio di niente.

Ora viene il peggio, adesso toccherà a me rispondere. E non so se riuscirò a mentire bene come fa lui. Sotto i suoi occhi penetranti io mi sento completamente indifesa, come un libro aperto.

-tocca a te adesso.-

Sospiro ora. -voglio tenermi occupata.-

-bene.- annuisce. - se lavorare ti entusiasma tanto, domani ti farai le mie due ore di ambulatorio…-

Sento la rabbia che mi assale improvvisamente, sto per urlargli addosso che non lo farò nemmeno sotto tortura ma non me ne da modo.

-ehi.- dice prima che io parli.- sto scherzando.-

Mi sembra di prendere ossigeno dopo un lungo periodo di apnea.

Un tuono irrompe improvvisamente, facendomi sobbalzare come una ragazzina. A questo punto mi sarei potuta aspettare una sua sghignazzata. Invece niente. Strano.

I suoi occhi sembrano più tranquilli, più profondi adesso.

Se possibile, mi sembra ancora più affascinante del solito, lui, e il suo sguardo penetrante.

Siamo diversi. Così diversi che poi alla fine ci scopriamo essere terribilmente uguali, uniti entrambi dalla nostra solitudine. Entrambi con il nostro dolore, entrambi con la nostra voglia d'amare.

I miei occhi si abbassano un istante, poi si rialzano verso di lui.

Perché non possiamo stare insieme, House?

Vorrei gridartelo, adesso, qui, in questo ufficio quasi completamente buio, illuminato solamente da una piccola luce e da quella saettante dei fulmini. Adesso che sei qui, davanti a me, mi piacerebbe chiederti il perché di tutte queste domande e non credere che accetterei da te una risposta evasiva o semplicemente un 'sono curioso'. Non è possibile, non puoi essere solamente curioso. Ci deve essere dell'altro.

Mi hai chiesto perché non sono uscita con Sebastian.

Non puoi averlo fatto solo per curiosità.

E io non sono uscita con lui solo perché non c'era futuro.

-non è solo per quello…- le parole mi scivolano via dalla bocca, come se non le controllassi.

House aggrotta la fronte, incuriosito. -ehm, credo di essermi perso.-

-sto parlando di Sebastian.- continuo.- io…-

-vuoi andare in Africa, con lui.-

Serro gli occhi, sentendo la rabbia e la rassegnazione che mi assalgono.

Di fuori ha cominciato a piovere a dirotto e il rumore incessante e continuo della pioggia occupa un po' il silenzio che si è formato tra di noi. Io appoggio le cartelline al tavolo, lo scavalco e mi dirigo vicino all'ultima finestra che è rimasta aperta, con l'intenzione di chiuderla prima che tutta quell'acqua allaghi l'ambiente.

Ma non lo faccio, le sue parole mi bloccano prima.

-quello cosa?- la sua voce è profonda, seria, concentrata. Sono di spalle eppure mi sento lo stesso i suoi occhi puntati addosso. Deglutisco , immobile.

-non è solo per quello che non sono uscita con lui.- dico quindi, lasciando che il vento freddo mi accarezzi il viso e i capelli stretti in una treccia. Sento House sospirare e avvicinarsi lentamente.

-ah ma lo so.- dice, sicuro di se. -per te ha perso punti non appena lo abbiamo dichiarato fuori pericolo. Ormai ho imparato a conoscerti. Sei complicata ma una volta capito il meccanismo..-

Questa volta mi ha ferita. Parecchio. Mi volto verso di lui, indignata, arrabbiata come forse non lo sono mai stata. Questa volta hai esagerato.

- bene!- sto urlando ma non me ne importa affatto.- hai risolto il tuo enigma finalmente. Una serie di sintomi e poi la diagnosi, come un caso clinico!-

Continua a guardarmi con il sguardo sarcastico e superiore, come si guarda un bambino di otto anni che ha un'indigestione perché ha mangiato troppa cioccolata. Il suo sguardo altero e distaccato che mi ferisce sempre.. Lo contemplo un istante e mi rendo conto che ho tanta voglia di piangere. Le mie guance sono sicuramente già arrossate ma non è il caso di piagnucolare, ora, qui, davanti a lui.

-tu non hai capito niente di me, niente!!- urlo di nuovo e scommetto che, se l'ospedale non fosse quasi desertico, questa stanza si sarebbe già riempita d'infermiere curiose. - io.. non sono ancora guarita, va bene?!-

Lui mi guarda, un po' sorpreso.

Io abbasso lo sguardo e il tono di voce.- non riesco ad odiarti.-

Ora anche House abbassa lo sguardo, silenziosamente.

Mi passo una mano sulla fronte, sospirando leggermente. Ma perché cavolo mi sono lasciata andare così?? Mi sono umiliata per l'ennesima volta. E per l'ennesima volta solamente per lui. Lui, che mi ferisce, ancora, con il suo perenne ed inquisitorio silenzio. Dovevo tacere, me l'ero ripromessa migliaia di volte.

Nego leggermente con il capo e cerco di riparare questa situazione. Prima che io possa dire qualcos'altro, un altro tuono rimbomba per tutta la stanza.

-io…- balbetto, con voce rotta.- scusami.. dimenticatelo..-

Mi muovo per superarlo e andarmene, ma, incredibilmente, Greg mi trattiene prendendomi per un braccio.

Mi volta verso di lui.

I nostri occhi si incontrano e un istante prima che io possa dire, fare o anche pensare qualcosa, lui si avvicina al mio viso e unisce le sue labbra con le mie.

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Continua...

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Diomache.

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Capitolo 3
*** Semplicemente noi ***


Ciao a tutti,
Eccoci giunti all'ultima parte della mia storia.. inutile dire che le vostre recensioni mi hanno reso felicissima e mi hanno dato uno sprint in più per questo nuovo ed ultimo capitolo..
Spero che mi facciate sapere cosa ve ne pare della conclusione, per me sarebbe davvero importante, soprattutto perché sto scoprendo di essere davvero una Cottoncandy incallita e sto preparando un'altra fic (penso che si intitolerà 'Chicago', ma è ancora da vedere..) quindi i vostri commenti mi servono per migliorare, mi raccomando!!!
Innanzitutto ringrazio infinitamente : Apple, Rue Meridian , sakura_kinomoto, Elbereth, IRENE!!, Christine Black e sam carter__. Grazie mille per le vostre bellissime recensioni!!!
Ringrazio infine tutti i lettori (anche quelli che l'hanno letta senza commentare..)
Un bacio!!! Alla prossima fic!!
Diomache.

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CAMERON'S EYES

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Capitolo III: Semplicemente noi

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Tilt.

Ecco l'unica cosa di cui veramente riesco a capacitarmi, tutto quello che riesco a capire: il caos più completo. Il caos e il battito del mio cuore, che sta sfiorando pericolosamente la tachicardia, che sembra rimbombare in ogni fibra del mio essere.

Le sue labbra sono ancora appoggiate delicatamente sulle mie ma non più con la stessa prepotenza di un attimo fa, quando mi aveva attirato a se. È un contatto leggero, come una carezza, piccola, soffice, delicata.

House si distanzia un secondo dalle mie labbra passando la mano che prima teneva intorno al mio braccio sulla mia guancia.

Io apro gli occhi e lo vedo, vicinissimo a me, alla mia bocca. Mi rifletto nell'abisso blu dei suoi occhi, perdendomi quasi, nell'immensità dei suoi pensieri, delle sue contraddizioni, del suo dolore. Restiamo a fissarci qualche piccolissimo secondo. La sua mano è ancora sulla mia guancia. Mi accorgo di tremare, lentamente, ma in maniera costante.

Ho paura.

Ho paura che adesso lui si distanzi e se ne vada.

Ho paura che mi prenda in giro, che scherzi su quello che ha fatto.

Perché, anche se è stato solo un piccolissimo contatto, è stato comunque un bacio.

Ho paura che faccia qualche battuta sarcastica. Non lo sopporterei. Non ora.

Ma qualcosa nei suoi occhi mi fa capire che non accadrà. Come se avesse letto nei miei pensieri, House mi attira di nuovo a se e questa volta non è affatto una semplice carezza.

Un piccolo gemito e le nostre bocche si uniscono davvero, le nostre lingue si incontrano in un bacio vero, intenso, profondo. Posso dire definitivamente addio alle mie capacità intellettive, in questo momento non riesco a realizzare niente, solamente assaporo l'emozione di questo bacio, atteso, bellissimo e assolutamente inaspettato. Non posso credere che stia accadendo davvero…

Troppe volte avevo immaginato di baciarlo, troppe volte avevo sognato che lui mi baciasse in questo modo, quasi con rabbia, con desiderio, con passione.

Sento il bastone di House cadere a terra e subito dopo la sua mano che scivola dolcemente lungo il mio fianco e passare dietro la mia schiena per attirarmi di più a se.

Mi attira con forza verso il suo corpo mentre le nostre bocche non accennano a distanziarsi, cambiamo angolazione del bacio, ci accarezziamo. Io inizio a sciogliermi un po' dallo stupore iniziale e lo abbraccio, lo stringo forte a me, come se volessi imprigionarlo, come se non volessi più lasciarlo andare via.

L'aria fredda penetra dalla finestra e ci investe quasi completamente ma io non ci faccio caso e a quanto pare nemmeno lui che ora mi spinge, lentamente, verso il bordo del tavolo.

Io indietreggio lasciandomi guidare da lui, come sempre, lasciando che gestisca il gioco, anche adesso, tra le sue braccia.

House mi prende per la vita, mi solleva con facilità e mi fa sedere sul tavolo.

Stiamo perdendo il controllo.

Lo so e lo sa anche lui.

Ma non ho il coraggio di interrompere il nostro bacio, non voglio pensare che dopo ritornerà di nuovo la crudele normalità del nostro quotidiano, non voglio, non voglio. Non posso.

Così lascio che accada, insieme a lui. Osiamo insieme, abbracciati, avvinghiati. Anche lui sa benissimo le conseguenze di questo gesto eppure non accenna a distaccarsi da me, forse anche tu, House, hai le mie stesse paure. Forse anche tu temi quello che temo io.

Sinceramente, non so come sarebbe andata a finire se la porta non si fosse spalancata e Wilson non avesse fatto il suo ingresso, assolutamente ignaro di trovare qualcuno in quello studio buio e , soprattutto, qualcuno che stava amoreggiando.

E soprattutto me e House che stavamo amoreggiando.

Insomma non è cosa di tutti giorni.

Io e Greg ci distanziamo in un secondo, illuminati dalla luce artificiale accesa dall'oncologo, ma restiamo ancora nella stessa posizione di prima, paralizzati da quell'improvvisa interruzione.

Wilson ci guarda, sbigottito.

Bella situazione.

Gli occhi castani dell'oncologo si rivolgono prima ad House poi a me, con un crescendo di incredulità.

Certo, vedere House che si fa sorprendere in certe situazioni è strano ma House è comunque House. Trovarlo con ME, con la dottoressa Allison Cameron, questo sì che è da scoop di prima di pagina.

Sotto lo sguardo malizioso di Wilson io arrossisco violentemente e finalmente mi decido a riattivare le mie capacità intellettive scendendo velocemente dal tavolo, aggiustandomi il camice, i capelli. Tutto tenendo lo sguardo rigorosamente verso il basso.

Accidenti, che situazione imbarazzante.

Greg si limita ad osservare il suo amico con uno sguardo diciamo piuttosto indecifrabile e con un sorriso molto.. alla House… senza dire nulla, proprio ora che un paio delle sue battutine pungenti sarebbero proprio necessarie.

Finalmente James ha il coraggio di interrompere quello stranissimo silenzio carico di tensione.

-H.House… io non..- inizia tradendo un sorriso misto di rimprovero e di contentezza.

-ehi, quest'ufficio è diventato un punto di ritrovo! Jimmy!- esclama House, come se si fossero incontrati per sbaglio in corridoio.- ma tu non avevi una cena con l'infermiera di cardiologia?-

James gli lancia uno sguardo di biasimo.

-Ooops…per la cronaca era con tua moglie, me l'ero dimenticato…- finge di correggersi, provocandomi un sorriso di puro divertimento.

-non siete stati prudenti.- ci ammonisce Wilson, mettendo le mani in tasca.- se fosse entrato qualcun altro, avreste corso dei guai seri.-

Ha ragione. Inizio a giocherellare nervosamente con le mani, ipotizzando solamente quello che sarebbe accaduto se invece di James fosse entrata un'infermiera. L'avrebbe saputo tutto il PPTH in una manciata di secondi.

O se fosse entrata la Cuddy. Non credo di avere una fantasia tanto fervida da poter immaginare cosa avrebbe detto o fatto. Rabbrividisco solamente all'ipotesi.

-ci piace vivere pericolosamente.- esclama House con finta noncuranza, interrompendo i miei pensieri.- parliamo di te: come mai ti abbiamo ancora tra i piedi?-

Wilson osserva entrambi con un sorriso gentile. -ero venuto a prendermi la giacca.-

Greg aggrotta la fronte, poi il suo sguardo si rivolge all'ambiente circostante.- ah era la tua quella che ho regalato a Chase!!!-

-cosa???-

-non arrabbiarti, ha azzeccato la sua prima diagnosi, mi sembrava un'occasione importante!-

Io finalmente trovo il coraggio di intervenire e, anche se con un sorriso divertito, dico, indicandogli l'altra parte dell'ufficio - la giacca è di là, James.-

Wilson mi lancia uno sguardo disteso, poi torna ad osservare l'amico con un accenno di rimprovero e con una piccolo movimento del capo, come a dire, 'Greg, sei un caso disperato' per poi dirigersi velocemente al recupero di questa maledettissima giacca.

-beh, io vado.- conclude Jimmy avviandosi alla porta ma prima di varcarla si volta di nuovo verso di noi. -e siate prudenti..-

-si papà.- lo interrompe Greg, come un adolescente interromperebbe un genitore troppo assillante.

Wilson scoppia a ridere, poi esce finalmente dall'ufficio, lasciandoci di nuovo soli.

Intanto di fuori la tempesta degli elementi non si è affatto placata, tuoni e pioggia continuano ad imperversare nel cielo, più o meno come dentro di me imperversano sentimenti ed emozioni diverse e completamente in contrasto tra di loro.

Ad esempio all'inizio avevo mentalmente imprecato all'arrivo di James perché aveva interrotto il nostro bacio, però adesso che se n'è andato io mi trovo a non essere molto sicura di voler rimanere sola con House.

Sono al settimo cielo perché finalmente questo bacio si è realizzato e non è più confinato nell'universo della mia immaginazione, eppure sono anche terrorizzata al pensiero di quello che accadrà ora. Forse è per questo che non ho ancora trovato il coraggio di guardare Greg negli occhi.

Sospiro quasi in maniera impercettibile e mi passo una mano sulla fronte, quasi per cercare di ristabilirmi psicologicamente. Improvvisamente sento House muoversi e i miei occhi scattano su di lui, rinunciando ad osservare ancora quell'interessantissimo angolo di pavimento.

Greg si sposta con la sua solita andatura claudicante verso la porta dell'ufficio.

Il mio cuore si ferma.

Se ne va.

Sento il respiro che inizia a mancarmi e gli occhi che si fanno lucidi. -te…te ne vai?.- dico ma più che altro è un sussurro.

-si.- risponde Greg girandosi verso di me ed incontrando finalmente i miei occhi.- vado ad avvertire che non puoi proseguire il tuo turno di notte.-

Lo guardo, stupita, stralunata e stranamente euforica.-…perché?..-

-perché hai un impegno.- mi risponde lui con il suo solito sorriso da mascalzone.

-e che gli dirai?-

- una bugia.- si interrompe un attimo.- tranquilla non dovrai farlo tu. Mi sacrificherò io per te.-

Sospiro, in bilico tra la contentezza e il desidero di non lasciare il lavoro. -non ci riuscirai.- sussurro, un po' rassegnata.- non c'è nemmeno la Cuddy che..-

-è per questo che conto di riuscirci.- mi fa l'occhiolino prima di spingere la porta di vetro e varcare la soglia del suo ufficio.

.

.

L'atmosfera di questo bar è buia ma anche calda insieme, un po' soft.

Le luci sono soffuse e anche qui regna un po' di penombra insieme a della delicata musica leggera. Io e Greg siamo seduti al bancone, su un paio di sgabelli. Lui ha ordinato un gin, io un bicchiere di vino bianco fresco, un po' frizzante.

Non posso ancora crederci che mi abbia chiesto veramente di andare a farmi un drink insieme a lui, né riesco ad immaginare come abbia fatto a farmi saltare il turno al PPTH.

So solamente che appena dopo una manciata di secondi era rientrato nell'ufficio, bello e maledetto come sempre e aveva annunciato la mia libertà.

Vorrei chiedergli come accidenti ci è riuscito ma ho quasi paura di quello che potrei sentirmi dire. Tuttavia, è meglio conoscere quello che mi aspetta, così per iniziare a preparare una linea difensiva da tenere con la Cuddy.

-per curiosità.- dico prendendo in mano il bicchiere di vino bianco.- come hai fatto a..-

-ah, quant'è vero che la curiosità è femmina!- esclama Greg facendo un sorso del suo gin. I suoi occhi si concentrano quindi sui miei. -no, è inutile che mi guardi così…-

-così, come?- domando, incuriosita, esibendo uno sguardo assolutamente innocente.

-tanto non te lo dico: segreto professionale.- continua, senza badare affatto alla mia domanda.- metti che si sparge la voce, l'ospedale non avrebbe più un medico di turno!-

Rido, quindi faccio anch'io un sorso della mia bevanda.- Wilson potrebbe comunque.- aggiungo osservandolo intensamente. House mi rivolge uno sguardo incuriosito, intrigato.

Continuo. -con quello che ha visto, potrebbe ricattarti in eterno.-

-naa, non lo farà.- esclama lui con un tono un po' superficiale.- sa benissimo che potrei riccattarlo anch'io, sarebbe un circolo vizioso!- continua facendo uno sguardo chiaramente allusivo alle scappatoie extramatrimoniali del dottor James Wilson.

Sorrido, poi il mio sguardo si abbassa un istante e quando lo rialzo Greg mi osserva intrigato, come se cercasse di leggermi nella mente. Gli tolgo la fatica, dicendo:

-perché mi hai invitato a bere qualcosa qui?- domando.

-qui non ti piace? …-

-si mi piace, intendevo: perché…-

-non ti andava di bere? Ma mi hai detto che avevi già preso qualcosa per cena …-

-House!!- lo interrompo bruscamente, alzando anche un po' il tono di voce, facendo girare verso di me il barista che mi guarda, attonito.- ehm, scusi..- sussurro, arrossendo vistosamente.

Squadro Greg che mi guarda, divertito.

Io sbuffo: a volte può essere davvero esasperante. -mi rispondi?- chiedo, con una certa insistenza.

Lui sospira e fa un altro goccio del suo alcolico. Sicuramente cercherà di evadere, di nuovo.

Ma io non posso accontentarmi di questi silenzi. Ho bisogno di sapere.

-perché…..- lascio che corra una lunga pausa.- perché mi hai baciata?- la mia voce è praticamente un sussurro e , nel brusio del bar e tra la sua musica, non so neppure se si sia sentita.

Evidentemente sì, però, perché House alza i suoi occhi ammaliatori verso di me, poi li riabbassa.

-hai presente l'attrazione fisica? Gran brutta bestia.-

Fuggi, di nuovo. Non può essere stata solo attrazione fisica. Non può. Non deve.

-mi hai portato qui .. per attrazione fisica?-

-ti ho baciato per quello.- il suo tono è un po' duro, un po' aspro.

No, non voglio crederti. Non può essere vero.

-ok.- deglutisco, un po' più nervosa di prima.- e mi hai portato qui per lo stesso motivo?-

-perché ti turba tanto?-

-e tu perché non rispondi a quello che ti chiedo?-

-perché non ti sto a sentire?!?-finge di ipotizzare, con il solito, sarcastico accento da bastardo.

La sua solita ironia.

Ma perché non ammetti che ti andava passare un po' di tempo con me?

Perché è così difficile, House! Perché non riesci ad amarmi??

Mi guarda, ben conscio che mi sta facendo di nuovo male. Ancora. Sospira, abbassa lo sguardo, poi sussurra, un po' più conciliante.- perché è tanto importante per te?-

È una domanda seria, profonda. Non c'è ombra di sarcasmo, adesso. Mi fissa intensamente negli occhi e io reggo quello sguardo penetrante, affascinante. -perché non ce la faccio più.- gli confido, con un pizzico di tremore nella voce. I suoi occhi non mi lasciano un solo istante mentre continuo:

-perché mi devi dire ora, in questo istante, perché tu mi hai baciata e perché mi hai portato qui. Perché sto soffrendo. Perché ti amo.- i miei occhi sono lucidi, più lucidi del solito. Sento le lacrime che premono paurosamente sulla soglia ma io stringo le palpebre con il preciso intento di ricacciarle all'indietro.

House abbassa lo sguardo sulla sua bevanda. Non dice nulla. Ma il suo silenzio è più forte di qualsiasi altro discorso. Io lo fisso, incredula, ferita.

Stupida, stupida, stupida. Ecco l'unica parola che mi riecheggia nella mente, ecco cosa vorrei mi gridasse anche lui. Vorrei che prendesse il coraggio di dirmi che sono stata una cretina ad illudermi che tutto sarebbe cambiato, una stupida, un'ipocrita perché avevo anche solo sperato di poter stare insieme a lui. Lui che non mi ama e che forse non mi amerà mai. Lui che mi ferisce ancora, di nuovo.

Non doveva baciarmi. Gli è sfuggito di mano ma non ha pensato a come mi sarei sentita io.

Egoista.

Bastardo.

Non si può baciare, abbracciare, desiderare una persona in quel modo.. così…splendido, in quel modo in cui non mi sentivo da tanto.. tantissimo tempo e poi… e poi dire che era solo attrazione fisica. E se anche fosse così, almeno abbi la decenza di starmi lontano, soprattutto abbi la decenza di trattenerti visto che ti avevo detto che tu per me eri ancora importante. E invece no, tu mi hai baciata.

Quindi o non mi ami o non vuoi amarmi.

Mi rendo conto che è inutile continuare a tormentarsi su quale sia l'ipotesi giusta. Il risultato è sempre lo stesso in entrambi i casi.

-Buonanotte House.- concludo lasciando che gli occhi mi trabocchino un po', quindi lascio cinque dollari sul bancone e scappo, correndo. Non voglio niente da lui, nemmeno che mi offra il vino.

House mi aveva osservata per tutto il tempo, senza fare nulla.

.

.

Il cucù di legno che ho appeso in salotto esce fuori dalla sua cuccetta ed inizia a canticchiare non appena la lancetta dei minuti si unisce a quella dei secondi, sul numero dodici. È mezzanotte. Me ne rendo conto solamente grazie a quell'orrendo cucù che mi riporta alla realtà, destandomi dal sonno in cui ero caduta.

Mi ritrovo sul divano, con addosso la mia camicia da notte bianca. È ancora quella estiva perché non ho avuto il tempo di cambiare i vestiti e non posso negare che ho anche un po' freddo, dato che quest'indumento mi arriva al ginocchio. Ho appoggiato alle ginocchia un paio di portafoto e un album di nozze. Quando sono tornata a casa, appena un paio di ore fa, mi ero buttata a piangere proprio sul divano e mi ero inevitabilmente immersa nei ricordi, alla ricerca di un appiglio a cui aggrapparmi per soffrire meno.

Così avevo preso l'album di nozze. Il mio primo grande amore finito nella tragedia. Mio marito: un uomo che il destino mi aveva strappato.

E poi un portafoto che conteneva sia me che Joe, il migliore amico di mio marito. Joe: l'uomo che io non avevo potuto amare. Non potevo pensare di stare con lui e contemporaneamente convivere pacificamente con me stessa. Non sarei stata capace di guardarmi allo specchio. È uno dei miei più grandi segreti, non l'ho rivelato a nessuno. E forse non avrò mai il coraggio di farlo.

E poi una foto in cui festeggiamo i 50 anni del PPTH, scattata appena un mese fa. Alcuni colleghi dell'ospedale e poi House, il mio House, sullo sfondo, con lo sguardo palesemente scocciato, perché lui odia le feste immotivate e odia le fotografie. House: l'uomo che non mi può amare. O che non mi ama affatto.

Non lo saprò mai.

Forse sono stata io che non l'ho saputo amare, che non l'ho saputo conquistare.

Mi alzo lentamente dal divano, con la testa a pezzi, gli occhi arrossati dal pianto. Ho solamente tanta voglia di dormire, di non pensare a niente, di lasciarmi andare. Di isolarmi per un po'.

Ma ovviamente tutto questo resta un'utopia perché improvvisamente suonano alla porta.

Aggrotto la fronte, prendo una felpa da indossare sopra la camicia da notte e mi dirigo alla porta.

La apro senza nemmeno guardare chi sia, imprudente e stupida come non lo sono mai stata.

I miei occhi si spalancano di stupore non appena incontrano la figura alta di House.

Eppure non riesco ad essere felice. La tristezza per la nostra ultima conversazione mi fa letteralmente venire l'amaro in bocca. -che vuoi?.- inizio, dura, fredda. -che cosa sei venuto a fare?-

Greg sospira.- questa deve essere la serata delle domande.-

Io faccio per chiudergli violentemente la porta in faccia ma lui stesso la blocca, fermandola con un rapido gesto della mano.

Sospiro, poi riprendo, più dura:

-devi imparare a giustificare quello che fai. Non puoi permetterti di fare tutto quello che ti salta in mente.- continuo io, un po' seccata. -oppure ti credi così onnipotente da poter fare e disfare a tuo piacimento ogni cosa, senza contare affatto le conseguenze, dottor House??-

Lui osserva un istante la mia camicia da notte- promemoria per me: mai svegliare il can che dorme. Potrebbe mordere.- il suo apprezzamento sulla mia acidità non mi fa sorridere, anzi.

-sai essere davvero un bastardo se vuoi.- continuo, un po' ferita.- ma mi domando se essere sempre un bastardo sia la cosa che tu voglia davvero.-

Le mie parole lo turbano, si vede. Abbassa lo sguardo verso il suo bastone, quasi con aria colpevole.

-posso entrare?- mi chiede, con voce bassa.

Io lo osservo un istante. No, non voglio che entri. Mi ferirebbe ancora, mi farebbe di nuovo male. E io mi rendo conto che non posso più sopportarlo.

-no.- ribatto, quindi, fredda. Ma la mia mente ha per poco il sopravvento sul mio cuore. Quindi continuo, più conciliante. -se non mi dici cosa ti ha fatto venire qui.-

House rotea gli occhi.- Io faccio sempre solo quello che voglio fare.-

-bene.- ribatto io, incrociando le braccia.-fuori.- continuo cercando di nuovo di chiudere l'uscio e di nuovo con scarsi risultati. Greg fa, anzi, un passo oltre la soglia della mia abitazione.

-non è stata soddisfacente come risposta?-

-no.- continuo io.- applicati di più altrimenti…-

-altrimenti?.- mi chiede lui, intrigato.

-ti prendo il bastone e ti caccio fuori di casa mia.- continuo, con aria stizzita. Mi rendo conto che mi sta coinvolgendo nel suo solito gioco di botta e risposta. E non dovrei farmi coinvolgere.

Greg sgrana gli occhi e annuisce.- mm.. minacciosa…-

-allora?- insisto.

-perché il mio appartamento ha preso fuoco e non so dove andare.- tenta di nuovo, con voce irrisoria.

-risposta sbagliata.- rispondo io, più dura.

House si mostra palesemente scocciato. -ok. La Cuddy ha scoperto il mio giochetto e ho pensato che casa tua fosse il miglior rifugio.-

Sospiro.

-inventatene un'altra, questa era penosa.-

-è mezzanotte non puoi pretendere che la mia fantasia carburi come in pieno giorno!-mi guarda, insistente. Adesso basta con i giochetti. Lui mi osserva e capisce dal mio sguardo che non ho più intenzione di andare avanti così.

Voglio la verità.

Ho bisogno di sapere la verità.

-cosa sei venuto a fare qui?- domando ma in realtà suona quasi come una supplica.

-perché non riesco a tornare a casa- risponde House, cupo, profondo. Sincero? Si, credo di si.

Ha lo sguardo triste e desolato di chi ha vissuto troppo tempo nella solitudine. Il mio stesso sguardo.

House alza gli occhi e li punta nei miei, dicendo: . -perché non riesco a dormire. Perché ti amo.-

La sua voce risuona, nonostante sia bassa e sussurrata, sulle scale del condominio, nella mia casa deserta e nel mio cuore ferito ed incredulo. Lo osservo, sperando di aver sentito bene, sperando che non sia una sciocca allucinazione della mia mente.

House mi ha detto 'ti amo'.

Non posso crederci. L'ha fatto quasi con noncuranza, quasi, ma il suo tono era serissimo.

Apro la bocca, cercando di dire qualcosa. Ma l'unica cosa che riesco a balbettare è -entra..-

Non ricordo bene cosa è successo dopo. O meglio, lo ricordo così bene che il solo pensarci mi da alla testa e mi confonde.

Ricordo bene i nostri baci, le nostre carezze.

Ricordo Greg che asciuga le mie guance rigate di lacrime, i nostri vestiti che restano sparsi sul pavimento della mia camera e noi che ci distendiamo sul mio letto. Un letto che era stato per troppo tempo freddo e desolato, e che ora sembra quasi bollente, caldo ed ospitale come i nostri cuori, come le nostre anime. Le nostre mani che si congiungono, le nostre bocche, i nostri corpi, tutto unito in un'armonia a tratti frenetica, a tratti dolce e delicata. In un'armonia d'amore.

Ecco quello che siamo sempre stati, Greg. Due persone bisognose l'una dell'altra.

Tu hai sofferto tanto: Stacy ti aveva rubato il cuore e una gamba.

Io uscivo da un matrimonio finito in tragedia e dalla sofferenza di un amore mai iniziato.

Tu, arcigno, duro, sarcastico. Tu, il mio opposto. Tu diffidente verso gli altri, chiuso, scontroso.

Tu, la mia metà.

Ci ritroviamo abbracciati, io leggermente appoggiata al tuo torace, tu con le mani ancora tra i miei capelli. Ci fissiamo negli occhi, sfidando il buio della mia camera, in silenzio. Senza dire nulla eppure trasmettendoci a vicenda i nostri sentimenti così intensamente che nessuna esplicita dichiarazione d'amore sarebbe stata capace di fare.

Dopo un tempo che a me sembra interminabile è proprio Greg ad interrompere il nostro silenzio carico di complicità. -comunque era vero.-

Io aggrotto la fronte e lascio che lui prenda una ciocca dei miei capelli scuri ed inizi a giocarci con le dita.- che cosa?-

-la Cuddy. è stata avvertita che mancava un medico.-

Questa notizia mi coglie completamente impreparata e per poco non mi prende un infarto.

-co..cosa?-

House sorride.- sempre a credere a tutto quello che dico.-

Io lo guardo, stralunata, incredula e divertita. Eccolo, il mio House.

-sei un bastardo! Un manipolatore, un…-

-o Dio, salvaci!- esclama Greg alludendo al fatto che sto ricominciando con una delle mie prediche moraliste. Alza gli occhi al cielo e per troncarmi da principio mi chiude la bocca con un bacio.

Io lo lascio fare, toccando il cielo con un dito per la felicità.

La luna che filtra dalle ante spia di nuovo i nostri baci, i nostri abbracci.

Spia non più un capo e la sua assistente ma un uomo e la sua donna.

Semplicemente noi.

Allison Cameron e Gregory House.

Insieme.

.

FINE

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Recensite!!!^^
Bax!
Diomache.

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