Una macchia di caffè.

di Eih mondo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** Si, è ubriaco. ***
Capitolo 3: *** “ 18.30 – Carnaby Street” ***



Capitolo 1
*** Introduzione. ***


Una macchia di caffè.
     
                                                                                                                                                                                                                                       L
ondra, 22-12-11   02:37
 
Spensi la luce,
chiusi la porta con una mandata di chiave
e andai a dormire.


Ormai non aspettavo più mia sorella, non lo facevo già da tempo.
Cercai di chiudere gli occhi ma i frastuoni della città non me lo permisero.
Accesi la TV, chi non accende la TV per avere un po’ di compagnia (?) , incominciai a cambiare canale cercando qualcosa di decente da vedere, ma cosa pretendevo era troppo tardi.
Presi una coperta e il mio labrador, Ciabatta, si venne a sdraiare con me.
Non so come fanno, ma i cani sanno sempre quando il proprio padrone ha bisogno di loro.
Il battito del suo cuore mi faceva sentire protetta, forse era l’unico che riusciva a farmi sentire così bene.
Ciabatta si alzò dal divano e cominciò a gironzolare per casa, lo faceva sempre quando mancava mia sorella.
Ad un certo punto sentì silenzio per le strade di Londra ma non durò molto poiché venne interrotto da fragorose risate.
Suonò  il citofono : era mia sorella, le aprì.
Rimani sul divano e aspettai.
“Shh, non fate rumore” “Toglietevi le scarpe prima di entrare!AHAH” la sentì sghignazzare.
-Ma con chi starà parlando, sarà ubriaca- pensai.-
Ciabatta si avvicinò alla porta ed iniziò ad abbaiare, non abbaiava mai quando vedeva mia sorella.
Mi voltai e vidi due ragazzi tutti bagnati con le loro scarpe in mano.
Mia sorella spiegò loro dove sistemarsi e prima di andare a letto mi disse:
 
“Andy devi andare nella tua stanza a dormire, devi lasciare il divano a Louis ed Harry” 


- piccola introduzione- 




 
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Capitolo 2
*** Si, è ubriaco. ***





Londra, 12-11-11 ore 03:12
 
 
Annuì
e senza salutare mi diressi in camera
con Ciabatta al mio seguito
che mordeva la mia vestaglia da notte
che ormai era tutta rovinata.

Mi buttai a peso morto sul letto e con il piede chiusi la porta bruscamente, accessi il computer e lessi l’e-mail a cui da tempo non davo più importanza.
 
“Scusami?!”
Alzai gli occhi e vidi questo ragazzo, capelli ricci marroni, occhi verdi di un verde mai visto e un sorriso da perdere il fiato.
Il solito amico puttaniere di mia sorella, pensai.
 
“Mh? Dimmi?” Risposi freddamente.
“Mi potresti dire dove si trova il bagno? Tua sorella sta dormendo eh…non vorr”
Non gli feci neanche concludere la frase che pigramente mi alzai dal letto e scalza lo raggiunsi nel corridoio.
“Si, seguimi” Risposi.
“..” Sorrise.
“Ecco a te il bagno!” Mi voltai e mi diressi nella mia stanza con la solita flemma.
Mentre camminavo per il corridoio oramai così monotono ai miei occhi sentì vibrarmi la tasca.
- Chi può essere a quest’ora, pensai -
“A. sono Polly ascoltati questo brano, sono questi i ragazzi che ti dicevo!” Perplessa aprii il brano e incominciai ad ascoltare.
 
-Dopo tutto non è male, è orecchiabile: chissà dove li avrà beccati quell’ebete di Polly, pensai-
 
Vidi che Ciabatta si era addormentato e silenziosamente uscì dalla stanza e mi diressi in cucina nella speranza di trovare qualcosa da mangiare, o qualche avanzo di mia sorella commestibile.
Arrivai, era buio in salone e con la paura di svegliare qualcuno attaccandomi al muro incominciai a camminare attentamente nel ombra finche non trovai il frigo.
 
Lo aprii, e la luce mi abbagliò.
Notai subito una brocca con del caffè sul fondo e senza pensarci la presi e la posai sul tavolo munendomi di una tazzina gialla, la mia preferita.
Mi voltai per prendere la brocca ma non c’era.
Riaprii il frigo sperando di averla lasciata lì, ma niente, era sparita.
Accesi la luce del salone e trovai uno degli amici di mia sorella, sul divano con la brocca in mano che stupidamente cercava di nascondersi sotto la coperta, la MIA coperta.
 
Mi buttai sul divano e li tolsi la brocca di mano, ma involontariamente mi si rivoltò tutta sul divano di tela bianca.
 
“Dio mio, cosa hai fatto!” Esclamò.
“Io? Ma se sei stato tu! C’è.. tu mi hai preso la brocc” ma non riuscì a finire la frase che lui subito  gridò:
“Una macchia di caffè!”
“Ma davvero?!” Risposi sarcasticamente al ragazzo facendomi sfuggire un sorriso.
“Si, ma ho io la soluzione!” Prontamente mi disse.
“Ah si, sentiamo?” Appoggiai le mani sui fianchi.
“COMPRIAMO UN ALTRO DIV..”li tappai la bocca cercando di non farlo gridare ma con un cane mi leccò la mano e finì la frase.
Scoppiammo a ridere.
“Ma sei ubriaco?” Li chiesi pulendomi la mano.
“Si, è ubriaco!” Mi voltai e vidi il ragazzo dal capello riccio poggiato sulla porta.
“Harry, CIAO COME STAI? LEI HA MACCHIATO IL DIVANO!” gridò l’altro con una faccia da ebete (?).
“Si, Louis tranquillo, sto bene ma tu non gridare, ok?” Rispose l’amico.
-Ok, se non ho capito male il ragazzo riccio si chiamava Harry e l’altro, beh l’altro che mi aveva appena leccato la mano, Louis, pensai –
Harry si avvicinò e si sedette sul divano scostando la macchia di caffé molto evidente.
Imbarazzata mi alzai subito dal divano e cercai subito una scusante in cucina.
I due ragazzi seguivano ogni mio movimento e, dopo vari tentavi trovai la mia scusante.
“Ecco, lo sgrassatore..!” rossa in faccia, esclamai.
CHANTECKER, IL GALLO DEL PULITO!” strillò Louis.
Harry cominciò a ridere e io con lui.
Mi avvicinai al divano con un panno e con il flaconcino in mano, quando Louis me li levò di mano e incominciò a pulire la macchia canticchiando.
 
Misi le mani in tasca timidamente mentre i due ragazzi erano presi nel pulire il divano e velocemente mi tolsi la vestaglia e rimasi in pigiama.
Era tutto così strano, era come se quei due li conoscessi già, ogni singola parola e grida, per quanto riguarda Louis, le avessi già sentite….
Ma mi rimboccai le maniche e andai ad aiutare. 


-primo capitolo-


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Capitolo 3
*** “ 18.30 – Carnaby Street” ***




                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Londra, 22-12-11   07:34
 
Un bagliore di luce trafilato dalla serranda semichiusa mi svegliò.
Tutta la casa, era immobile, muta, l’unico rumore che si riusciva ad udire era il respiro affannoso del mio cane.
Mi guardai intorno ancora intontita per la scorsa notte e scorsi l’orologio della cucina, per un momento rimasi impassibile ma dopo vari secondi mi resi conto che mancavano giusto 20 minuti all’arrivo dello scuolabus.
 
DIO MIO, E’ DAVVERO TARDISSIMO!” Esclamai, e mi buttai sotto lo strato di schiuma che capeggiava sull’orlo della vasca.
 
Dopo 15 minuti, ero pronta.
 
Ciabatta mi lecco ben bene la faccia, come era solito fare, e chiusi la porta di casa che sbatté ferocemente a causa della corrente.
Corsi, non avevo mai corso così tanto, si, ero una ragazza pigra.
 
“Dai su sali!” Sentii una mano che mi tirava.
Alzai lo sguardo, era Polly, la mia migliore amica.
 
Polly, era la mia migliore amica da una vita, era la mia compagnia di avventure.
Capelli castani tendente al biondo, occhi marroni color cioccolato, curve al punto giusto, e un sorriso che ti illuminava la giornata.

 
“Dio, pensavo lo perdessi il bus!” Mi sedetti accanto a lei.
“Ma sei sempre così, così…” Disse Polly.
RITARDATARIA!” Aggiunsi io.  
 
Mi diede una pacca amichevole sulla schiena e continuammo a parlare del più e del meno ascoltando la sua playlist con artisti sconosciuti, o meglio conosciuti, ma solo da lei.
 
“Chimica in prima ora?” Chiesi aggiustandomi i capelli.
Polly annuì, lasciando cadere la sua borsa a terra.
 
La raccolsi e notai qualcosa di nuovo.
 
“Che cos’è?” Indicai una foto.
“Beh, si lui è..Niall!”
Niall? E ora chi è quest’altro?”
“E’ un ragazzo..che fa parte di una band, beh, una band che seguo da un po’ e che sta riscuotendo un enorme successo qui, in Inghilterra!”
“Sisi, le tue solite band emergenti! AHAH” Conclusi il discorso ed entrammo nell’istituto.
 
Si, la mia scuola non era come le altre, bensì era un istituto privato, poco distante dal centro di Londra.
SOLO FEMMINILE.
Beh, non so se era un aspetto positivo o negativo, ma so solo che all’interno di quel carcere in miniatura avevo trovato delle persone fantastiche, come Polly.
 
 
ORA DI CHIMICA
 
“Chi sa bilanciare questa reazione chimica?” Nella classe calò il silenzio, e il silenzio non fu l’unico a calare, visto che il mio naso stava calando sotto al libro per non attirare l’attenzione.
 
“Si, tu ….Strey” Indicò la mia compagna di banco, che prontamente rispose correttamente.
Aspettai con ansia l’ora di pranzo, o meglio la fine della lezione di chimica, ed dopo incessanti momenti di tensione, suonò la campanella.
 
Odio la chimica!” Gridai a Polly,Serena e George che si stavano avvicinando al tavolo con i vassoi.
 
“AHAHAH, mi chiedo ancora per quale motivo tu sia venuta qui!” George, il nostro migliore amico gay, esclamò, poi si sedette accavallando le gambe e posando il suo santuario capello alla Charlie Chaplin accanto a se.
 
Scoppiammo a ridere, e successivamente iniziammo a mangiare.
Continuavano a parlare del più e del meno, ma con la mente ero da tutt’altra parte.
I due ragazzi della scorsa sera, mi avevano colpito, non so in cosa, so solo che mi avevano colpito.
Ma il mio momento di riflessione venne interrotto da il vibrare della mia borsa.
Risposi, era mia sorella.
 
“Andy, dai fatti trovare al cancello principale, così ti porto a casa, se vuoi fai venire pure Polly!” Risposi affermativamente e buttai distrattamente il cellulare nella borsa.
 
“Polly, andiamo c’è mia sorella al cancello d’ingresso, se vuoi puoi restare da me a dormire.”
 
Non finii neanche la frase che Polly salutò George e Vanessa e si incamminò in mia compagnia verso l’entrata principale.
 
“Buonasera, dai su salite in macchina così vi accompagno a casa, che devo correre il atelier!”
 
Mia sorella era la direttrice di una atelier di moda nel centro di Londra, e questo le occupava la maggior parte della giornata. Non era una sorella molto presente, ma ai miei occhi, era sempre stata perfetta.
 
Scendemmo dalla macchina, salutammo mia sorella e prendemmo l’ascensore che insolitamente era libero.
Ciabatta ci accolse festosamente, cosa alquanto strana visto la sua pigrizia, e poi si ributto sul divano e con lui Polly e a seguire io.
Presi il telecomando ormai conficcato nelle pieghe del divano e notai “la macchia di caffè”, sorrisi.
 
“Posso chiamare mamma, per avvisarla che rimarrò qui per la notte?”
Annuii.
 
Le presi il telefono e notai che la segreteria telefonica conteneva un messaggio.
 
“Eih, Margy, sono Louis, emh, mi sono dimenticato li il telefono la scorsa notte, non è che ci vediamo a metà strada e mi riporti il telefono? Mandami un messaggio di conferma con l’ora e la strada sul numero di Harry.”
 
Rimasi immobile per 5 minuti, con il dito premuto sulla bottone del telefono, poi mi decisi.
Incominciai a cercare il telefono, lo trovai.
Inviai il messaggio : “ 18.30 – Carnaby Street”.
Sommersi di scuse sia Polly che il cane, e li disse che dopo mezzora sarei arrivata.
 
Ma non fu così. 



-secondo capitolo-


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