Harry Potter e il ritorno di James e Lily

di Salsero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una notte molto oscura ***
Capitolo 2: *** Visite inaspettate ***
Capitolo 3: *** Da studenti a ladri ***
Capitolo 4: *** Un vecchio nemico ***



Capitolo 1
*** Una notte molto oscura ***


Capitolo 1

Capitolo 1

Una notte molto oscura

Camminava nella notte con un cappuccio in testa, il mantello nero che volava dietro i suoi passi veloci. Si guardò attorno furtivo. “Numero quattro, ma dove sta?” Continuò a camminare per qualche minuto, mentre muoveva la testa a destra e a sinistra osservando i numeri delle abitazioni, illuminati dai faretti. Dietro di lui, scritto su una segnaletica, c’era scritto Privet Drive. La figura continuava a camminare al centro della strada, travolta dall’oscurità. Ad un certo punto, eccola la: l’abitazione contrassegnata dal numero quattro. Si avvicinò al vialetto della casetta. Appena mise piede al suo interno, fu per la prima volta, in quella nottata oscura, illuminato completamente. Era una figura incappucciata, un uomo molto alto. La figura fece un altro passo, e così via, fino ad arrivare davanti alla porta.

Che ore erano? Sicuramente molto tardi!

Mise una mano all’interno del mantello nero, e ne tirò fuori una busta contenente una lettera che, sulla superficie nera, sembrava facesse acido. Sempre molto lentamente, la figura si chinò e poggiò la lettera sul tappetino davanti alla porta. Come se fosse preso da una fobia improvvisa, si voltò veloce e corse via, con il mantello svolazzante dietro di lui…

Crack.

Harry Potter si svegliò di colpo. Aveva appena sentito quello che era il rumore di una materializzazione. Tenne le orecchie aguzzate per qualche secondo, poi si tolse le coperte da dosso e corse alla finestra; buio pesto… non si vedeva niente. L’unica cosa che si poteva scorgere, era la luce che illuminava i vialetti di Privet Drive, che la gente teneva accesi tutta la notte.

Harry si allontanò dalla finestra e si avvicinò al comodino, dove prese gli occhiali che si portò davanti agli occhi. Fatto questo, ritornò alla finestra per vedere meglio. Ancora buio, era inutile. Eppure aveva sentito un sonoro Crack!, non poteva sbagliarsi. Ma lì? A Privet Drive? L’unico posto dove sarebbe potuto stare al sicuro? Eppure ricordò benissimo che, due anni prima, era stato attaccato da due Dissennatori, le terribili guardie della prigione dei maghi, Azkaban.

Improvvisamente si accorse di avere la gola secca. Si allontanò di nuovo dalla finestra, per avviarsi alla porta. Non diede neanche uno sguardo ad Edvige, la sua splendida civetta dalla chioma bianca, che ronfava felice in una gabbia con due rane morte nel fondo. Quando Harry le passò accanto, la civetta alzò gli occhi, lo guardò per qualche istante e li richiuse indignata, perché era stata svegliata da un sonno profondo.

Harry aprì la porta ed uscì nel corridoio. Sentì il forte russare di Vernon Dursley, lo zio di mezza età, che dormiva al fianco della moglie, Petunia. Scese le scale ed andò in cucina. Prese un bicchiere e lo riempì con dell’acqua da sotto la fontana. Sorseggiò l’acqua con piacere. Quando ebbe finito di bere, posò il bicchiere nella lavastoviglie e si avviò verso le scale.

Quando si ritrovò davanti alla porta d’ingresso, vide uno strano luccichio. Senza pensarci due volte, Harry corse sopra, rientrò nella stanza e prese da sotto il cuscino la sua bacchetta magica. Poi ritornò sul pianerottolo, davanti alla porta d’ingresso. Fece un lungo sospiro, la bacchetta levata davanti a se, verso il legno della porta. Mise la mano libera sul pomello e, con un forte scatto, lo girò e tirò forte. Quando la porta fu aperta del tutto, Harry vide che non c’era niente di anormale.

Stava per richiudere la porta, quando rivide il luccichio. Lo seguì lentamente, e fu incuriosito da una lettera sullo zerbino, che aveva sulla busta una scritta dorata, che aveva creato il luccichio.

Harry, sempre sull’attenti, si abbassò e prese la lettera. Richiuse subito la porta, si voltò, e si avviò verso la cucina. Accese le luci e si sedette al tavolo, dove posò anche la bacchetta. Posò la busta sul tavolo, con la scritta vero di lui. La osservò e lesse: Privet Drive, 4, Harry Potter.

“È per me” pensò Harry. La prese di nuovo tra le mani e la aprì. Molto lentamente, tirò fuori il foglietto di carta e lesse:

Caro Harry,

sono spiacente con tutto il cuore di dirti che sei in pericolo di vita.

Come saprai, ormai, quando i tuoi genitori furono uccisi da Lord Voldemort, tua madre ti colpì con una magia molto antica, che ti ha assicurato protezione per tutta la vita, fino a quando non saresti diventato un uomo, cioè fino al tuo diciassettesimo compleanno.

Se ti è stata spedita questa lettera significa che, ahimé, devo essere morto.

Ora, mio caro Harry, devo confessarti un evento molto importante: tutto quello che credevi di sapere sui tuoi genitori, sul tuo passato, è tutta una bugia; Lily e James Potter non sono morti, sono ancora vivi…

Harry si allontanò dal tavolo strisciando la sedia a terra, la rabbia in corpo che aumentava sempre di più. Non aveva il coraggio di completare. “Ma chi fa questi scherzi?” pensò a denti stretti. Si avvicinò di nuovo al tavolo. Prese la lettera e vide la firma, prima di leggerla tutta. Quando la lesse, gli venne un tuffo al cuore: Albus Silente.

- No… - esclamò a bassa voce. - Non può essere.

Rimase per qualche minuto in silenzio a rileggere sempre più volte il nome dell’ex preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ucciso da un seguace di Lord Voldemort, un anno prima.

Infine prese coraggio e continuò a leggere la lettera:

Ti domanderai il perché di questa lettera, Harry. Sappi che ti sarebbe arrivata solo in caso della mia morte. Ma torniamo a noi: Io tuoi genitori, come ho gia detto non sono morti, come hai creduto per tutti questi anni. Le uniche persone che sanno la verità, ero solo io.

I tuoi genitori, gia sapendo di essere in pericolo di vita, si rifugiarono a Godric’s Hollow e si protessero con una magia che tuttora è presente. Una magia molto antica che consiste nella protezione dell’anima. In parole povere, ti dico dolo di cercare il nome di quest’incantesimo: Tutèla ex Corpus. Sono sicuro che la tua amica, la signorina Granger, potrà aiutarti.

Ti starai chiedendo dove sono in questo momento i tuoi genitori. Ti chiedo solo un favore: non cercarli, ti cercheranno loro al momento opportuno. Ti chiedo solo di stare attento, perché in questo momento, mentre leggi questa lettera, potresti essere attaccato in qualunque momento.

Ti prego, caro Harry, stai attento. Sei stato sempre un ragazzo molto intelligente e dotato. Sei un ottimo mago, e sono sicuro che riuscirai a battere Voldemort perché, come dice la Profezia, tu sei il Prescelto, e da un giorno all’altro, lo dovrai affrontare faccia a faccia.

Buona fortuna dal tuo fedelissimo

Albus Silente

Harry rimase per parecchio tempo a fissare il foglio. Come di solito capitava in quei casi, rileggeva spesso la lettera, ma questa volta non lo fece. Rimase a guardare il foglio bianco, perso nei suoi pensieri. Era vero? I suoi genitori erano vivi? La persona che aveva scritto la lettera era Albus Silente? Ma se i suoi genitori erano vivi, significava che Silente lo aveva mentito per diciassette anni. Preso da una strana fobia, si alzò con la lettera e la bacchetta in mano, si voltò e salì veloce in camera sua.

La prima cosa che fece, fu prendere un paio di fogli di pergamena e una piuma dal suo baule. Si sedette alla scrivania ed iniziò a copiare la lettera che aveva ricevuto dal probabile Silente, su due fogli puliti, poi prese due altri due fogli e scrisse due lettere diverse:

Cara Hermione,

scusa se ti invio questa lettera a quest’ora, ma ho bisogno immediatamente del tuo aiuto. Ho ricevuto una lettera che mi ha spedito Silente prima di morire. Te ne invio una copia. Voglio sapere se hai mai sentito parlare di un incantesimo chiamato Tutèla ex Corpus.

Spediscimi la risposta appena puoi. Probabilmente mi troverai alla Tana.

Tanti saluti dal tuo amico

Harry

Prese la lettera che aveva copiato e la mise nella busta insieme a quella che doveva essere spedita ad Hermione, poi la mise da parte.

La seconda lettera era per il suo amico Ron Weasley:

Caro Ron,

ti prego, devo andarmene immediatamente da Privet Drive. Sono successe tante cose, poi ti racconto. Cerca di venirmi a prendere il prima possibile. Per adesso ti mando una lettera che mi è arrivata e che mi ha spedito Silente prima di morire. Gia ho parlato con Hermione, quindi non contattarla.

Il tuo amico

Harry

Infine mise anche questa lettera in una busta insieme alla seconda copia della lettera di Silente. Restava da svegliare Edvige. Le si avvicinò e le massaggiò il pelo.

- Edvige, per favore, svegliati, devi consegnare queste lettere - la chiamò.

Edvige aprì gli occhi ed emise un acuto fastidioso.

- Ti prego, giuro che dopo ti farò fare tutti i pisolini che vuoi.

La civetta emise un altro acuto ed uscì dalla gabbia che Harry aveva aperto. Il ragazzo mise le lettere vicino alla zampa della civetta e le disse: - Questa portala a Ron, e quest’altra ad Hermione.

Appena Harry aprì la finestra, la civetta uscì velocissima, volando nella notte oscura che andava via via schiarendosi.

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Capitolo 2
*** Visite inaspettate ***


Capitolo 1

Capitolo 2

Visite inaspettate

Per tutta la nottata, Harry non chiuse gli occhi. La lettera aveva completamente scombussolato i suoi pensieri. Guardò l’orologio e si ricordò che era il giorno del suo compleanno. Ricordo le parole di Silente: - Sei in pericolo di vita.

Ma quel giorno doveva pur arrivare prima o poi. Silente lo aveva gia avvertito una volta. Gli aveva gia raccontato che appena avesse raggiunto i diciassette anni, cioè appena fosse diventato maggiorenne, l’incantesimo che lo aveva protetto fino ad allora era svanito.

“Adesso o la va, o la spacca” pensò.

Il suo pensiero e la sua speranza, era nei suoi amici, Ron ed Hermione. Coloro che lo avevano aiutato e consolato per tutti quegli anni. Per la prima volta, in tutta la sua vita, non ebbe così tanta paura di Voldemort, perché sapeva che la sua protezione era svanita del tutto. Ma se i suoi genitori erano ancora vivi, significava che non avrebbero mai permesso a Voldemort di uccidere il loro unico figlio. Almeno lo sperava. Non era neanche tanto sicuro che quella lettera gli era stata spedita da Albus Silente, l’unico mago di cui si era fidato enormemente dopo il suo padrino Sirius Black, morto per mano della cugina, che adesso era rinchiusa ad Azkaban.

Quando si fece giorno, Harry era ancora sveglio e fissava il soffitto senza guardarlo, perso nei suoi pensieri. Improvvisamente sentì il passo pesante di zio Vernon che si avviava verso il piano di sotto. Dietro di lui, si sentì un passo più debole, sicuramente di zia Petunia. Harry rimase per parecchi minuti ad osservare il soffitto. Dopo un pò, sentì il cugino Dudley che scendeva le scale. Dudley era l’unico figlio dei Dursley e veniva trattato con molto riguardo. Harry non poteva mai scordare tutte le volte che, quand’era piccolo, veniva maltrattato dal cugino. Ma da quando Harry era diventato un mago, Dursley si teneva puntualmente alla larga da lui.

Finalmente, Harry si decise a scendere in cucina.

-Giorno – esclamò a bassa voce.

I Dursley lo guardarono per meno di un secondo, poi distolsero lo sguardo senza degnarlo con una risposta.

Harry non finì nemmeno di sedersi su una sedia, che bussarono alla porta.

- Harry, ragazzo, vai ad aprire la porta – muggì lo zio da sotto i baffi.

Harry non rispose ed ubbidì allo zio. Il suo morale, che fino ad un attimo prima era giu, salì a mille e di più: lì, sulla soglia della porta, c’erano i suoi amici Ron ed Hermione. Il primo fu subito riconosciuto da una chioma rossa e perché era più alto di Harry, Hermione aveva invece capelli castani lunghi. Il suo volto era simpatico ma allo stesso tempo intelligente.

- Harry – urlò Hermione buttandosi sulle sue spalle.

- Ehm… ciao Hermione – balbettò Harry. – Ron… - strinse la mano al rosso.

In quel momento Hermione iniziò a parlare come suo di solito: - Oh, Harry, appena ho ricevuto la tua lettera ho detto a Ronald di correre subito qua. Ma ci pensi, Harry, i tuoi genitori potrebbero essere vivi? Mio Dio, non lo avrei mai immaginato. Silente lo sapeva, sapeva che i tuoi erano vivi. Forse non te l’ha detto perché aspettava il momento opportuno, forse credeva che Voldemort avrebbe potuto leggerti nel pensiero e quindi avrebbe potuto ucciderlo. Oh, Harry…

- Hermione, Hermione – la calmò Harry appoggiandole le mani sulle spalle, - calma, stai calma. Prendi fiato.

Ron la guardò con gli occhi sgranati. – Cavolo, ogni volta che la vedo mi spaventa di più.

Improvvisamente entrò nel corridoio zio Vernon, rosso in faccia. – Cosa diamine succede qui? – sbraitò. Appena vide Hermione e Ron, emise un urlo. – Tu – puntò Ron con un dito. – Tu, mi ricordo di te e della tua famiglia. Un paio di anni fa mi avete distrutto il camino.

- Io, ehm… - cercò di scusarsi Ron, ma prima che potesse finire, lo zio lo afferrò per il colletto.

- Mi devi più di seicento sterline di riparazioni.

- Ora basta, vieni Ron, Hermione – disse Harry, salvando Ron dalle grinfie dello zio, portandolo in camera sua insieme ad Hermione.

Si sedette sul letto insieme ai due, e sospirò.

- Bene, adesso vi spiego tutto per bene.

*

- Cosa pensi di fare, adesso? – domandò Hermione, una volta che Harry gli ebbe raccontato gli eventi della sera prima.

- Non lo so – rispose Harry, - credo che seguirò il volere di Silente, non… cercherò di… trovare i miei genitori. Saranno loro a trovare me, ha detto Silente. – Disse quelle parole con tristezza. “Vorrei che mi trovassero al più presto”.

- Oh, Harry – singhiozzò Hermione gettandosi nuovamente sulle sue spalle.

- No, Hermione, per favore. – Quando harry riuscì a liberarsi dalla presa audace di Hermione, domandò: - A proposito, hai scoperto cos’è l’incantesimo Tutèla ex Corpus?

Hermione abbassò la testa. – Non ancora, mi spiace.

- Siamo stati svegli tutta la notte per trovare spiegazioni su questo incantesimo – intervenne Ron.

Harry li guardò stupefatto.

- Ehm… no, no, non fraintendere – disse subito Ron. – Hermione ieri pomeriggio è venuta a casa per l’estate. Infatti Edvige ha fatto solo un viaggio, ora è si trova alla Tana.

Hermione, da parte sua, si guardò le unghie senza parlare.

- Silente ha detto che Tutèla ex Corpus è un incantesimo molto antico – continuò Harry. – Forse i libri di scuola non lo riportano per questo motivo. Se quest’anno sarei andato ad Hogwarts, avrei potuto cercare nella Sezione Proibita della biblioteca.

Hermione lo guardò preoccupata. – Harry, sei sicuro di non voler andare a scuola quest’anno.

- Hermione, gia ne abbiamo parlato – disse Harry. – Quest’anno mi limiterò a cercare Piton e Voldemort, per ucciderli.

Hermione non osò replicare, ma tenne il muso per un po’.

- Ma Harry, non hai letto cos’ha detto Silente? Stai fuori dai guai – disse Ron.

- Ma allora cosa posso fare? – domandò Harry. – Se non posso cercare Voldemort, se non posso cercare i miei genitori, cosa dovrei fare?

- Forse tornare ad Hogwarts – rispose Ron.

Harry non rispose.

Forse Ron aveva ragione. Forse doveva ritornare ad Hogwarts, ma era improbabile che la scuola avrebbe riaperto dopo quello che era successo l’anno prima.

- Un momento – disse Harry, - ma come avete fatto a venire qui?.

- Materializzazione combinata – rispose Hermione. – Ho portato Ron, qui.

- E come faremo a ritornare?

- Abbiamo prenotato tre posti al Nottetempo – esclamò Ron. – Farà una sosta all’una, fuori Privet Drive.

- Bene – disse Harry. – Allora è meglio fare le valigie, perché si parte.

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Capitolo 3
*** Da studenti a ladri ***


Capitolo 1

Capitolo 3

Da studenti a ladri

 

- Mi sembra una cosa stupida, Harry – disse Hermione. – Perché dovrei farlo? -

            - Perché devo capire.

            - Ma sei impazzito, allora?

            - Che aspetti, vai?

            - Ma la sicurezza magica è troppo avanzata.

            - Non preoccuparti, ci penseremo io e Ron.

            Si trovavano a Diagon Alley, era sera. La Gringott, la banca dei maghi, aveva il portone dorato chiuso. Harry, Ron ed Hermione, erano nascosti fuori il vialetto di Notturn Alley. Avevano in dosso il mantello dell’invisibilità di Harry. Ormai tutti è tre erano molto cresciuti, perciò i piedi erano ben visibili.

            - Harry, ma, io… - implorò Hermione.

            Harry non disse una parola e la spinse fuori dal mantello. – Vai, vai.

            Hermione lo guardò rabbiosa per qualche secondo, poi si voltò e si avviò verso la porta, dove un mago buffo dormiva su uno sgabello. Harry dalla sua posizione vedeva benissimo i movimenti di Hermione. La ragazza si avvicinò all’uomo sullo sgabello e lo oltrepassò completamente, si avvicinò alla porta ed estrasse la bacchetta.

            - Alohomora – pronunciò a bassa voce. La porta emise uno scatto e lentamente iniziò ad aprirsi.

            Quando fu aperta del tutto, Hermione si volto verso i due ragazzi invisibili e fece un cenno con la mano di venire verso di lei. Così, Harry e Ron, iniziarono ad incamminarsi verso la porta della banca. Harry aprì il mantello per far entrare Hermione sotto, e il trio entrò dentro.

 

*

 

Harry si  liberò presto dalla dura stretta della signora Weasley e strinse la mano del padre di Ron. Erano alla Tana, la casa di Ron ed erano arrivati da poco con il Nottetempo.

            - Oh, Harry caro, fatti abbracciare – esclamò la signora Weasley stritolandolo di nuovo.

            - Salve, s-signora Weasley – gemette Harry.

            Entrò in cucina insieme agli altri e vide una ragazza carina con i capelli rossi che leggeva un libro seduta al tavolo.

            - Oh, Ginny, ciao… - esclamò Harry arrossendo. Appena un mese prima, era il suo ragazza. Ma in seguito alla morte di Albus Silente, l’aveva lasciata per paura che si mettesse in pericolo.

            - Ciao, Harry – disse Ginny, poi ritornò a fissare le pagine del libro come se niente fosse.

            - Venite, ragazzi, sedetevi. Metto subito qualcosa sul fuoco – disse la signora Weasley.

            Dopo pranzo, Harry, Ron ed Hermione, andarono in camera di Ron. Appena vi entrarono, sentirono un grido acuto e videro Edvige planare sulla testa di Harry. Il ragazzo l’accarezzo e l’appoggiò sull’armadio, poi si sedette sul letto insieme agli altri due.

            - Bene, ragazzi – disse Harry. – Adesso dobbiamo vedere di scoprire il Tutèla ex Corpus cos’è.

            - Gia lo abbiamo cercato, Harry, te lo detto – disse Ron. – Ma non ne abbiamo trovato traccia.

            In quel momento entrò la signora Weasley in camera. – Ragazzi, sperò che più tardi mi diate una mano a buttare via tutte le edizioni vecchie del Profeta. Arthur si è deciso. – Detto questo, uscì.

            - Cosa voleva dire? – domandò Hermione.

            - Oh, niente di speciale. Mio padre, da quand’era ragazzo, conserva ogni edizione della Gazzetta del Profeta. Pensate che ne abbiamo più di mille nello sgabuzzino nel giardino.

            - Cavolo, più di mille ?! – esclamò Harry.

            Così, quel pomeriggio, i tre scesero a dare una mano alla signora Weasley e al signor Weasley. Entrarono nello sgabuzzino con delle grandi buste in mano. Appena accesero la luce, furono invasi da centinaia di scatoloni rinchiusi in uno spazio enorme, ingrandito grazie alla magia.

            - Okay, ragazzi – disse la signora Weasley, - dateci dentro.

            Iniziarono a prendere tutte le edizioni del Profeta e a metterle nella busta che ognuno aveva. Mentre raccoglievano i giornali, la signora Weasley esclamava: - Quanta robaccia. – Mentre il signor Weasley diceva malinconico: - Quanti ricordi. – Prima di gettare il giornale nella busta.

            Ogni tanto, Harry dava occhiate alle edizioni vecchie del Profeta, riscontrando alcune volte, cose molto interessanti, come l’inaugurazione del Ghirigoro, la salita al potere di Cornelius Caramell, ex primo ministro, e anche i primi attacchi di Voldemort, come l’uccisione di una signora molto ricca che possedeva immensi tesori ed un elfo.

            - Ron, ma tuo fratello Bill dov’è, e Fleur? – domandò improvvisamente Hermione.

            - È in Francia – rispose Ron, - a conoscere la famiglia di Fleur. Ma torna fra qualche giorno.

            - Harry, mi passi quello straccio – disse Hermione ad Harry. – Harry, hei, Harry.

            Harry alzò il capo. – Guardate qui. – Lo sguardo sul suo volto era indecifrabile; sembrava di aver visto un fantasma. Lentamente passò il giornale impolverato che aveva fra le mani ad Hermione.

            La ragazza lesse, Ron dalle sue spalle:

 

…La banca Gringott custodisce al momento i più importanti segreti dei maghi Zomei appartenenti a più di mille anni fa. Fra questi segreti ricordiamo anche quello della Tutèla ex Corpus. Tutt’ora, questi manoscritti, sono custoditi alla banca Gringott alla camera blindata di numero sconosciuto…

 

            - Non è possibile – commentò Ron. – Gringott, alla Gringott.

            - Maledizione – disse Hermione. – Non possiamo certo andare lì, bussare alla porta, e dire “Mi scusi, posso avere i manoscritti dei maghi Zomei?”

            I due guardarono Harry che ricambiò lo sguardo.

            - Ti prego, Harry, so a cosa stai pensando, ed è impossibile – sussurrò Hermione ad Harry, quando la signora Weasley fu ben lontana.

            - Dobbiamo entrare nella Gringott di nascosto – disse harry, piano.

            - Che? – urlò Ron. – Ma sei impazzito?

            Harry scuotè la testa. – No, dobbiamo infiltrarci, questa sera.

 

*

 

            - Harry, tutto a posto? – disse Hermione.

            Harry ritornò in se togliendo qualsiasi altro pensiero dalla testa. – Si, sto bene, non preoccuparti. Andiamo.

            Camminarono lungo il corridoio. Nonostante la banca fosse chiusa, all’interno erano accese alcune lampade, così che era bene visibile. Arrivarono in fondo al corridoio sempre con il mantello dell’invisibilità. Si ritrovarono in un altro ampio salone con il pavimento di marmo.

            - Dove andiamo? – domandò Ron.

            - Credo che sia di qua – rispose Harry indicando destra. – Una volta sono venuto con Hagrid.

            Il trio camminò per un po’ a destra, poi Harry si fermò davanti ad una porta. Alla sinistra della porta, e su tutta la parete, c’erano centinaia di schedari che arrivavano molto in alto. Su ogni schedario c’erano il contenuto di cinquanta camere blindate e, sul manico di essi, vi erano riportati i numeri delle camere.

            - Cavolo – disse Ron, - e adesso dove cerchiamo?

            Harry imprecò. – Non lo so, ma dobbiamo assolutamente trovarlo. Muoviamoci.

            Così iniziarono la loro ricerca; aprirono prima gli schedari in basso e scovarono all’interno. C’erano delle stanze che contenevano per la maggior parte denaro, altre contenevano manufatti magici, pergamene sacre, lasciate li da secoli e senza mai essere stati più ripresi.

            - Guarda questo quanti soldi ha. Anche più di te, Harry.

            - Ron, stai zitto – lo ammonì Hermione.

            Ormai avevano scovato in tutti gli schedari in basso, senza trovare traccia del tesoro dei maghi Zomei. Passarono molti minuti, che si trasformarono in ore. Avevo perquisito la maggior parte degli schedari, ed erano arrivati a controllare quelli più in alto, usando una scala molto lunga, che arrivava fino al soffitto.

            Dopo più di cinque ore (Ron si meravigliava ogni volta che vedeva una camera piena di soldi), il trio si stanco e si sedette a terra, appoggiandosi al muro.

            - Non ce la faremo mai – si lamentò Ron.

            - Credo che questa volta abbia ragione Ron, Harry – affermò Hermione.

            Harry riflettè per un po’, poi fu colpito da una pedana al fianco della porta che portava al carrello per le camere blindate. Si alzò e si avvicinò. Sulla pedana c’era una pergamena, una piuma dorata ed un contenitore vuoto. Come ipnotizzato, Harry prese la piuma e scrisse sulla pergamena: Tesoro Zomeo.

            Immediatamente, sul contenitore vuoto, apparve una scheda. Harry e la presa e la aprì leggendo: Antico Tesoro dei Maghi Zomei, custodito nella camera blindata numero 943.

            - Cosa? E noi avremmo perso tutte queste ore quando avremmo potuto prendere la scheda in cinque minuti? – disse Ron.

            - Andiamo – rispose Harry sorpassando la porta che portava al carrello (dopo averla aperta con l’Alohomora).

            Salirono sul carrello.

Quando Ron salì, disse: - Harry, sei sicuro di come funzionaaaaaaaaaaaaaaa

            Harry aveva gia azionato una leva, e il carrello era iniziato a scendere a grande velocità. Il trio emise un forte urlo. Mentre scendevano sempre più nelle profondità della terra, Harry cercava di vedere i numeri delle camere blindate, ma era tremendamente difficile; non riusciva a vedere tutti i numeri. Poi guardò il carrello e vide una piccola pedana al centro, contrassegnata da un contatore. Harry si avvicinò e selezioni sul contatore il numero 943 e girò nuovamente la leva. Questa volta il carrello rallentò, anche se era ancora abbastanza veloce.

            - Accidentaccio – sussurrò Ron, quasi non riusciva a parlare.

            Dopo quasi mezz’ora, il carrello si fermò davanti alla camera blindata numero 943. I tre ragazzi scesero e si avvicinarono alla porta.

            - Bene – disse Harry. – Ron, ora tocca a te.

            Ron deglutì, poi prese da sotto il mantello una bottiglietta con del liquido verde all’intero. Tolse il tappo e la svuotò completamente all’interno della serratura, mentre diceva fra se e se: - Questa pozione divoratrice di Fred e Gorge funzionerà di certo.

            Quando il liquido fu scomparso del tutto nella serratura, Harry sentì l’interno della porta sciogliersi, divorato dalla pozione. Con gli occhi arzilli, potette ammirare la porta blindata aprirsi improvvisamente. I tre ragazzi si intrufolarono all’interno, Harry aveva il mantello dell’invisibilità gettato in una tasca.

            L’interno della camera era gigantesco ed inverosimile.

            - Cavoli – fu l’unico commento di Ron, mentre Harry ed Hermione osservarono ad occhi aperti: la camera sprizzava fiamme dal profondo di una rupe. Sopra la rupe, si innalzava un ponte di pietra e, in fondo al ponte, c’era la cima di un altissimo pilastro di pietra che partiva dalle fiamme. Sopra la cima del pilastro di pietra, c’era una piattaforma con sopra delle pergamene dall’aria molto vecchia.

            - Sono i manufatto dei maghi Zomei – disse Harry. – Io vado, li prendo e torno, voi restate qui. – Iniziò ad avviarsi verso il ponte il mise un piede sopra.

            - Harry – lo avvertì Hermione. – Stai attento.

            Harry si voltò e le sorrise. – Non preoccuparti. – Poi riprese il suo cammino sul ponte. Mentre camminava su di esso, si sforzò di non guardare in basso, ma più si opponeva, più la testa si abbassava. Vide le fiamme spaventose cuocere come una fornace il ponte sotto di lui. Si affrettò ad arrivare dall’altra parte, e ci riuscì. Senza degnarli di uno sguardo, afferrò i logori fogli di pergamena appoggiati sulla pedana, e riattraverso il ponte.

            Improvvisamente, come se venisse dal nulla, un urlo micidiale e spaventoso, echeggiò nella sala. Come un fulmine, una figura alata proruppe dalle fiamme e si appoggiò sul ponte, di fronte ad Harry.

            Era un drago.

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Capitolo 4
*** Un vecchio nemico ***


Capitolo 1

Capitolo 4

Un vecchio nemico

Il drago era bellissimo, ma spaventoso. Era alto più di dieci metri ed era completamente rosso. Sulla sua schiena fino alla coda lunghissima che penzolava giu dal ponte, c’erano tante spine che fuoriuscivano dalla pelle. Gli occhi erano gialli e aveva i denti digrignati pericolosamente.

Harry deglutì. – Cavolo, ci mancava solo questa – esclamò fra se e se.

Dall’altra parte del ponte, Hermione emise un urlò e si abbracciò a Ron che rimase a bocca aperta mentre osservava l’enorme e possente drago, emette un altro spaventoso ruggito.

Harry, con i manoscritti degli antichi maghi Zomei stretti al petto con una mano e la bacchetta impugnata con l’altra, arretrò di un piccolo passo. – Buono, traghetto. Stai buono.

Il drago emise un altro urlo in aria e dalle sue narici fuoriuscirono scintille infuocate. Harry studiò velocemente la situazione; era intrappolato su quel ponte insieme al drago. Se sarebbe tornato indietro, non avrebbe concluso niente, l’unica cosa da fare era raggiungere l’altra parte del ponte, che conduceva alla via di fuga. Ma il corpo del drago era troppo grande, e bloccava il passaggio. Cosa fare?

Harry vide con orrore che, il drago, si preparava a sputare una fiammata come se fosse una terribile sentenza di morte.

- Harry, corri – urlò Hermione.

- Sbrigati – esclamò Ron.

“Come se fosse facile” pensò Harry, poi gli venne un’idea folle che però era l’unica possibilità di sopravvivenza; la coda del drago. Questa stava penzoloni giu dal ponte. Harry vide di nuovo il drago che stava per sputare la fiammata, poi vide ancora la coda. Doveva decidersi.

Fece un lungo sospiro, tenne ben stretti i manufatti al petto e posò la bacchetta nei jeans. Poi saltò verso la coda. Sentì la superficie rugosa di essa, sotto le mani. Si tenne saldo e si rese conto che la coda stava penzolando verso la superficie della rupe. Emise un urlo di coraggio e si lasciò andare. Volo per due metri e finì completamente in faccia alla pietra. Si rese conto che stava iniziando a cadere, ma riuscì ad inserire la mano in una cavità e a tenersi ben stretto.

Senza esitare, Ron ed Hermione corsero verso la rupe credendo che Harry fosse spacciato. Ma non era così. Appena videro Harry che, con difficoltà, si teneva stretto alla superficie pietrosa, lo aiutarono a salire… e ci riuscirono.

Il drago, da parte sua, quando Harry saltò sulla sua coda, non si accorse di nulla; si guardò attorno curioso. Ma quando sentì l’urlo di terrore di Hermione, si voltò giusto in tempo per vedere i due ragazzi correre da Harry e tirarlo su. Il drago, più arrabbiato di prima, emise un altro urlo e battè i piedi pesanti sul ponte. Non ci volle molto prima che questo cedesse, ma il drago si tenne a mezz’aria sbattendo le ali.

-Via, via, viaaaaaa…. – urlò Harry. Il trio corse verso la porta di uscita, ma non fecero in tempo prima che il drago si parasse davanti ad essa bloccandone il passaggio.

- E adesso? – piagnucolò Harry.

Harry guardò il drago negli occhi, cercando di mettergli paura. Ma ebbe l’effetto contrario.

- C’è solo una cosa da fare – disse Hermione con voce tremante: - dobbiamo affrontarlo.

I tre ragazzi si guardarono in faccia. Harry estrasse la bacchetta e disse: - Mi è venuta un’idea. Al mio tre gridiamo tutti Sectumsempra, dovrebbe funzionare.

Ron ed Hermione annuirono e cacciarono le bacchette.

- Uno… - disse Harry. Il drago si preparò ad una sputata infuocata. – due… - Ormai il drago era pronto. – treeeeee… - Harry, Ron ed Hermione puntarono la propria bacchetta contro il drago ed urlarono contemporaneamente: - SECTUMSEMPRA.

Il drago emise l’urlo più forte che avesse mai fatto. Parte del suo corpo, le sue ali, la coda, il viso, iniziarono a tagliarsi come se fossero state colpite da delle lame e molto sangue schizzò da tutte le parti. Il drago continuò ad urlare e volò via. Quando fu all’altezza della rupe, le ali si fermarono e cadde nel vuoto, precipitando nella fiamme ardenti. Il grido si spense all’istante.

Passò qualche secondo di silenzio.

- Andiamo – sospirò Harry.

Improvvisamente una voce disse: - Neanche per sogno, Potter.

I tre ragazzi si voltarono e sgranarono gli occhi; lì, sulla soglia della porta blindata, c’era Raptor, il vecchio insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure e grande servitore di Lord Voldemort.

- Lei – gemettero i tre ragazzi contemporaneamente. Immediatamente, Raptor estrasse la sua bacchetta ed esclamò: - Accio bacchette. – Le bacchette di Harry, Ron ed Hermione, volarono via dalle loro tasche e finirono nelle mani di Raptor.

- Si, sono io – disse spregevolmente l’uomo.

- Ma questo non ha senso, lei è morto – urlò Harry.

Raptor emise una risata con vera gioia. – Gia. Dovrei essere morto. Peccato, Potter, che quando tu svenisti, sette anni fa, il signore oscuro è riuscito a rimettermi in vita grazie a parte della sua energia. Ed ora eccomi qui. Mi ci sono voluto sette anni per rimettermi completamente in sesto. Fino ad adesso ho vissuto come uno barbone.

Harry non rispose, poi gli venne una cosa in mente. – Come sa che stavamo qua? Ci ha seguiti.

- Ottimo intuito, Potter – serpeggiò Raptor. – Però devo ammettere che non avrei mai immaginato che tu fossi così stupido.

- Che intende dire?

- Intendo dire che credi alle lettere come se niente fosse.

Harry si sentì sprofondare. – Allora è stato lei a mettermi a spedirmi quella lettera di Silente.

Raptor rise ancora. – Ragazzo idiota, non hai ancora capito? Non è stato Silente a spedirti la lettera, bensì io. Era tutta una finta.

Questa volta Harry si sentì davvero morire. Allora i suoi genitori non erano vivi.

- Come hai mai potuto immaginare che i tuoi fossero ancora vivi dopo un attacco del Signore Oscuro? – continuò Raptor. – Eppure il Signore Oscuro mi ha raccontato del Prior Incantatio.

Harry desiderò la morte per qualsiasi altra cosa al mondo. Si era completamente dimenticato del Prior Incantatio. In quel momento aveva visto i fantasmi dei suoi genitori. Purtroppo non ci aveva pensato perché era stato tanto preso dalla notizia che i suoi genitori potessero essere ancora vivi, che la sua mente si era completamente sgombrata.

- Ma adesso – disse Raptor. - È giunto il momento di morire. – Puntò la sua bacchetta su tutti e tre.

Harry si preparò alla fine, non c’era niente da fare.

- Expelliarmus. – Un doppio grido si levò da dietro Raptor. Questi perse le bacchette di mano e volò molto lontano, vicino alla rupe.

A lanciare l’incantesimo erano i gemelli Weasley, Fred e George. Harry andò a prendere subito la sua bacchetta a terra, imitato da Ron ed Hermione.

- Che ci fate qui? – sbottò Ron.

- Grazie fratellino - esclamò Fred. – Comunque vi abbiamo seguito da lontano, e non appena abbiamo visto entrare Raptor dopo di voi nella banca, abbiamo pensato: Perché non intervenire al momento giusto.

- E così è stato – affermò George puntando la bacchetta su Raptor che si stava rialzando.

- Maledetti Weasley – disse l’uomo. – Me la pagherete. – Urlò estraendo dal nulla un’altra bacchetta.

Harry, Ron, Hermione, Fred e George, esclamarono all’unisono: - Expelliarmus.

La potenza di cinque incantesimi messi assieme, colpì Raptor in pieno corpo, facendolo volare per parecchi metri, fino a cadere nel vuoto della rupe, con un grido sprezzante.

- Prova a resuscitare adesso, Raptor – esclamò Harry con rabbia.

*

Quando risalirono in superficie, furono accolti da una squadra di Auror e dal resto della famiglia Weasley. Era gia giorno. La signora assestò una buona tirata di orecchie ai gemelli e a Ron. Mentre Harry ed Hermione erano scampati al suo attacco raccontando cos’era successo nel profondo della banca.

Harry riconsegnò i manufatti degli antichi Zomei ai folletti, chiedendo scusa. I folletti, da parte loro, si comportarono in modo sgarbato e dissero che avrebbero aumentato la sicurezza della banca, visto che neanche un drago era riuscito a fermare tre ragazzini.

Così, infine, Harry, Ron ed Hermione, ritornarono insieme ai Weasley alla Tana.

Il giorno dopo, Harry stava nel giardino della Tana insieme a Ron ed Hermione. Erano stesi sul verde osservando il cielo.

- L’abbiamo scampata bella, vero? – disse Harry.

- Io di te non mi preoccupavo tanto – esclamò Hermione.

- Cosa? – disse Ron. – Ma se non hai fatto altro che urlare.

- Intendevo dire che Harry non sarebbe mai potuto morire li sotto.

- Perché? – domandò Harry.

- Perché la Profezie dice che solo Voldemort può ucciderti o viceversa. Quindi era scritto nel tuo destino che saresti sopravvissuto.

- Ora che ci penso hai ragione – affermò Harry. - Così la prossima volta che un mago oscuro mi attaccherà, non dovremmo preoccuparci.

Risero. Passarono qualche minuto di silenzio, poi Harry disse: - Sapete, quest’anno farò una cosa che di certo i miei genitori avrebbero voluto che facessi.

- Cosa? – domandò Ron.

- Tornerò ad Hogwarts.

FINE

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