Noi στερɣομεν Classico !

di Lenni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Δίς καί τρίς τό καλόν ***
Capitolo 2: *** Γνώμαι πλέον κρατούσιν ή σθένος χερών ***
Capitolo 3: *** πάτει μαθος ***
Capitolo 4: *** Ελλυχνίων όζειν τά ενθυμήματα ***



Capitolo 1
*** Δίς καί τρίς τό καλόν ***


Δίς καί τρίς τό καλόν
Due o tre volte le cose belle

 
Liceo Classico Alessandro Volta.
Solo il nome di quell'intricata struttura mattonata riusciva a scatenare una vasta gamma di effetti collaterali sugli sfortunati malcapitati costretti ad entrare al suo interno: si andava dalle eruzioni cutanee che ritraevano sui visi degli studenti crateri paragonabili solo a quelli lunari a molto più comuni crisi isteriche capaci di impallidire anche Vittorio Sgarbi. Chiunque aveva il suo personale momento di panico trovandosi di nuovo a far conto con i temibili pericoli scolastici, fatta eccezione per una specie in via d'estinzione, sempre più rara, che si accalcava eccitata di fronte ai tabelloni. 
Le primine. Solo il nome di quell'ammasso di capelli unti e matite perfettamente appuntati faceva venire l'acquolina in bocca. 
E il pensiero volava di mente in mente, per quanto poco recettiva, dato che il desiderio era solo uno: rito di iniziazione

Quarta Ginnasio A.
Marco Tirinnanzi fissava quelle misere tre lettere con un misto di disgusto, raccapriccio e nostalgia per l'estate. 
-Buongiorno ragazzi, benvenuti al Liceo Classico Volta-
Dejavù? No, solo sfiga. Traducibile anche in una spettacolare tripletta: 3, 4, 3. 
Schema di calcio? No: Greco, Latino e Inglese nella pagella di fine anno. In confonto a Marco Tirinnanzi, anche il grande Maradona scompariva.
-Facciamo l'appello, che dite? Così ci conosciamo un po', che dite?-
Una sfilza di nomi, per di più imbarazzanti (Domenica Spedito ... cosa, un pacco con una batteria di pentole Mondialcasa?!), si susseguirono placidamente, accompagnati da mani alzate più o meno riluttanti.
-Marco Tirinnanzi?- sorriso da parte della prof di Matematica, tale Loretta Simoncelli. Un perfetto connubio di rughe, capelli stopposi e risatona tutta denti.
-Chi non muore si rivede!- esclamazione del nostro eroe o presunto tale, sprofondato nel banco più vicino alla porta.
-Eh già figliolo, d'altro canto, repetita iuvant!-
-Sto cazzo ... -
Colpo di tosse. -Scusa Marco?-
-Mi farò il mazzo, prof!-
Mazzo o cazzo che fosse, l'anno era cominciato. E quello non era che l'inizio.


 

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Capitolo 2
*** Γνώμαι πλέον κρατούσιν ή σθένος χερών ***



Γνώμαι πλέον κρατούσιν
ή σθένος χερών


I retti ragionamenti fanno più presa delle robuste mani

 

Marco Tirinnanzi non era certo l'unico sventurato avventuriero riapprodato in quei tanto conosciuti quanto temuti banchi, dato che anche il suo nuovo compagno di sventura, Ugo Pastori, era giunto a fargli compagnia grazie allo storico 2 a Matematica che aveva troneggiato sornione tra i 5 e i 6 delle altre materie.
Tale Ugo Pastori, di primo acchito, non era generalmente paragonabile a tutti quegli sbarbatelli seriosi di cui solitamente pullula il Classico: assolutamente no. Egli era un giovine di assai inquietante aspetto, dalle spalle larghe come le ante spalancate dell'armadio di Paris Hilton e dagli occhi cattivi come le divisioni tra polinomi nel compito di Algebra della Simoncelli. Sul viso dai tratti vagamente suini spopolavano brufoli di varia dimensione, accumonati dal fatto che tutti -tutti- erano ornati da acuminate punte di pus che minacciavano di scoppiare non appena parlavi col padrone, intenzionate ad accecarti al minimo accenno di rivolta.
Futile dire che ovviamente -c'era da immaginerselo?- era propenso alla pace come una donna lo è nel periodo di saldi quando può vantare in mano una fantastica carta di credito precedentemente "sottratta" al marito/compagno/trombamico/padre.
Non sconvolgetevi, d'altro canto si sa: in guerra, saldi e Classico, tutto è lecito.

-Quello è il mio posto-
Pare che siano queste le consonanti seguite da vocali che Ugo Pastori rivolse al giovane Lucio Ghirelli. O per lo meno, così il fanciullo decise di interpretare quell'ammasso inconsistente di fiato spinto a forza contro le corde vocali. Non c'era altro modo per definire quei rumori, credetemi.
-Ah, si? E dove sta scritto?-
E' opportuno far notare ai miei cari lettori che Lucio Ghirelli non era certo un tipo impressionabile. Laureato col massimo dei voti in Studio dello Sclero dei Genitori Per Non Aver Mandato La Lavastoviglie (laurea meglio conosciuta come SSGPNAML), specializzato in Litigatologia Applicata a Sorella Minore e Bionda e con un futuro dottorato in Fanculizzazione da parte di Ragazze (Cesse e non), Lucio non aveva alcun problema a parlare con i bulli. 
-Quel posto è mio!-
Il lessico di quell'ammasso di cromosomi a forma di deficiente era decisamente limitato.
-Oh, certo-
Nonostante quel insieme di ossicini e lentiggini continuasse a rispondergli, il King Kong del Volta non sembrava intenzionato a mollare la presa. Anzi, più il gioco lo infastidiva, più sembrava intenzionato a spazzare via il povero Ghirelli con la stessa potenza del fiato del Lupo Cattivo davanti alla casa di paglia di quel deficiente del primo porcellino.
-Te ne devi andare- il cambio di frase scatenò un tremito terrorizzato per tutta la classe -Perchè quel posto è mio- fortunatamente la parentesi culturale non durò a lungo.
-Ah si?- il luccichio perfido e consapevole che Lucio dedicò a Pastori fece sudare freddo chiunque, anche chi fingeva di ripassare chino sulla coniugazione atematica di fero per origliare meglio. -Quindi non ti spanterai se tacchinerò l'astuccio in Greco, giusto?-
-E'?-
Era la fine.
Colpito e affondato.
Come aveva fatto ad essere così stupido?
Una goccia di sudore scivolò calda lungo la tempia, accerchiando le piccole rughe nervose che si erano intrecciate intorno agli occhi del ragazzo. Tentò di cercare un segno di umanità nel ghigno di Lucio, implorando una mutà pietà che sapeva -ne era sicuro- non sarebbe mai arrivata.
Il silenzio calò immediato, come un pesante sipario alla fine di un'opera teatrale ottocentesca. Poi, con quell'unica parola, più potente di tutte le altre, fece fuori Ugo King Kong Metropolitano Pastori. 
-Puppa-

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Capitolo 3
*** πάτει μαθος ***


πάτει μαθος
Dal dolore si impara

 

-Quindi qual è il piano Ghiro? Aspettiamo la Latini e ci facciamo dare la versione?-
Il giovane Lucio smise di muovere convulsamente le dita grosse come piccoli wurstel intorno alle manopole del joystick e mise in pausa, in modo che neanche il volere di Marco Tirinnanzi potesse sovrapporsi all'ormai più concreta possibilità di raggiungere i fantomatici quarti di finale della Champions League del nuovo Fifa 2011. 
-Si, mi ha mandato un messaggio. Leggi e non rompere le balle finché non ho finito la partita-
Detto ciò il nuovo Diego Armando Maradona dei videogiochi lanciò tra le gambe del compagno di studi un vecchio Samsung con il vetro graffiato e consunto, manco fosse scampato al naufragio del Titanic. Marco Tirinnanzi, per niente impressionato dal residuo bellico probabilmente coevo alla seconda Guerra Punica, non impedì in alcun modo  che il suddetto ordigno si schiantasse rumorosamente contro il pavimento ricoperto di lanugine e polvere.
-Oh, ma che cazzo fai?- il commento del proprietario fu oltremodo fine -Guarda che se lo tronchi me lo ricompri nuovo-
-Povera stella, stanne certo: spenderò tutti i miei averi per aggiustarti 'sto troiaio di merda! Cioè, ma te sei un invasato, ma che ti fumi, oh? Cambia spacciatore!-
Anche il lessico usato dall'incolpato risaliva senza dubbio alla Corte del Re Sole. Anche se la sintassi si rifaceva più a quella del 1861. Si sa, insieme all'Unità di Italia, si erano uniti anche i vocaboli di Tirinnanzi sotto alla bandiera tricolore.
Per niente sconvolti da quel colorito scambio di sostantivi, i due ragazzi tornarono alle proprie occupazioni: uno intenzionato a far segnare definitivamente Messi, l'altro concentrato a farsi i cazzi del primo col suo cellulare.


Da: Gaga Latini
Ci vediamo tra mezz'ora, sono per la strada.
Non ammazzatevi troppo di lavoro in mia assenza, eh ! ;-)


Tipico della Latini. Era cintura nera di sarcasmo, non lasciava una frecciatina che fosse una impunita neanche sotto tortura. Non era particolarmente bella, anche perchè l'apparecchio non l'aiutava, ma la sua simpatia era travolgente nel vero senso della parola. Parlare con lei era come farsi investire da un'onda anomala mentre scorrazzi allegramente per il deserto del Gobi: completamente destabilizzante. Inoltre è opportuno citare che, come intuibile dal cognome, la dolce pulzella primeggiava tra tutti per le sue spiccate qualità nel Latino, nonostante la sola vista di un sigma o di un lambda le faceva l'effetto che Superman riceveva dalla kryptonite.
Era comunque la loro ultima chance.



-Buongiorno bella gente! E ciao anche a te, Nanzi!-
Gaia Latini fece il suo sfolgorante ingresso nella stanza di Lucio esibendo il suo irresistibile sorriso metallico.
-Latini, non cominciare a rompere le palle già da ora!- 
La ragazza aveva infatti il potere di rendere Marco ancora più fine di quanto in realtà era: un perfetto principe d'Inghilterra, in sostanza.
-Chi, io?- Gaia si puntò contro l'indice, utilizzando la sua collaudata faccia da cucciolo -Come potrei romperti le palle proprio io?-
Sbatté un paio di volte le lunghe ciglia corvine, provocando un tornado kansasiano per i miseri moscerini che cercavano di trastullarsi beatamente alle loro spalle. Nonostante il profondo sgomento dei piccoli insetti, quella maschera di pentimento infantile non intaccò minimamente il cuore del prode Nanzi, andando a puntellare invece il limite sottile della sua pazienza. Aveva infatti già aperto bocca per controbattere qualcosa, quando un ammasso di libri si schiantò sulla scrivania di Lucio facendoli ammutolire entrambi. Forse però, più del rumore, furono i titoli ad impressionare i ragazzi: Tutto Eschilo, Simposio, Oggi Storia e Maiorum Lingua
-Ragazzi, state rompendo i coglioni!- l'intervento di Ghirelli fu provvidenziale, oltre che poetico -Smettete di beccarvi e cominciamo questi compiti! Vorrei aver finito prima che Gaga sia entrata in menopausa, vi sembra così impossibile come cosa?-
-Ma porca troia, è ovvio: questa vecchia frigida ci è già entrata da un pezzo!-
-Marco, cazzo!-
-Eh, scusa! Ma porca merda, non si può neanche scherzare!-
-Fine eh?-
L'occhiata di Ghiro fu calda come una confezione di ghiaccioli alla menta giù nelle mutande.
-Gaga-
-Va bene, va bene, la smetto-


Probabilmente gli sfortunati soldati che combatterono a Stalingrado erano decisamente più energici, a termine battaglia, dei nostri tre amici. Dopo quattro ore di studio più o meno approfondito di Temistocle e soci, Pericle e riforme, equazioni di terzo grado e usi del Past Simple, i giovani reduci si accasciarono mestamente sul piano del tavolo, sprofondando tra fogli, penne, raccoglitori, gomme, evidenziatori, fazzoletti usati e briciole di pane. 
-Vi rendete conto che resta ancora la versione?- mormorò sconsolata Gaia Latini, sporcandosi la guancia di giallo fluorecente premendola forte contro il libro di storia.
Lucio Ghirelli e Marco Tirinnanzi emisero un mugolio di disappunto. Evidentemente la traduzione della versione non rientrava esattamente nei loro piani.
-Ragazzi, non fate quelle facce!- era un ordine a cui i due, nonostante la titubanza, obbedirono -La Marri ce l'ha data e noi la faremo-
-Ce l'ha data?!-
-Pervertiti!-
Una dote fantomatica di quei tre discoli era certamente la scoperta di doppi sensi anche laddove non ci sarebbero mai stati. Probabilmente anche da una sedia pieghevole e un camper delle Barbie avrebbero trovato uno sbocco sessuale.
-Nanzi, sii gentile ... - la voce di Gaia si fece melliflua -Prenderesti il Rocci, là sullo scaffale? Ti prego, sono stanchissima...-
C'era puzza di bruciato e non si trattava delle flatulenze emesse dal gatto di casa Ghirelli.
-Perchè non te lo prendi da sola?-
-Andiamo Marco, falla contenta! E' un vocabolario, cosa vuoi che ti faccia?!-
Marco Tirinnanzi si alzò poco convinto dalla sedia, avvicinandosi circospetto allo scaffale. Il Rocci lo fissava con aria di sfida.
Il ragazzo deglutì, sfiorandone la costola. Le sue dita si chiusero come una morsa intorno al titolo scritto per verticale. 
-Ti muovi?-
-Taci-
Il ragazzo deglutì, ancora più forte. Cos'era che lo fermava? Non poteva essere così facile.
Sfilò piano il vocabolario e tutto fu chiaro: era fisica!
Il Rocci si schiantò con un tonfo sul suo piede, rigirandogli il polso. Un dolore lancinante lo investì, mentre i bigliettini di Ghiro si spargevano lungo la stanza. 
-Troia! Lo sapevi che pesava così tanto!-
-Sai com'è, io a volte li sfoglio i libri, non li uso solo come fermaporta!-
-I miei bigliettini! Nanzi ti uccido!-
Seguirono alcuni momenti di panico totale, smorzati dagli ululati di dolore del povero Tirinnanzi.
Morale della favola? Si ruppe l'alluce destro in dodici punti, ottenendo come risultato una fasciatura ingombrante che lo rendeva simile al piede dell'omino Michelin.
Imparò però da quell'incidente: mai -e dico mai!- prendere un Roccia alla sprovvista.




 

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Capitolo 4
*** Ελλυχνίων όζειν τά ενθυμήματα ***


Ελλυχνίων όζειν τά ενθυμήματα
I tuoi ragionamenti puzzano di stoppino.

 

Chiunque avesse trascorso meno di dieci minuti nel mitico spazio aperto adibito a cortile interno del Liceo Classico Alessandro Volta sapeva quali rischi comportasse introdurvisi. Non c'era da scherzare con quella strana imitazione di natura chiusa tra quattro solide mura di cemento e mattoni, dato che era lì che la più primitiva legge naturale veniva fuori: solo il più forte soppravviveva, il più debole era destinato a perire.


-Ghiro, scusami un attimo, hai mica visto Chest?-
Gaia Latini si avvicinò all'amico con passo felpato, facendolo sobbalzare terrorrizzato con quelle misere parole.
-Gaga!- berciò allora Lucio Ghirelli, colto in flagrante -Ti pare questo il modo?!-
-Scusami- Miss Sarcasmo 2012 non si lasciò sfuggire quella ghiotta opportunità di sfottimento -Non volevo disturbarvi-
L'allusione era chiara: Gaia non poteva che riferirsi a Bionda Focosa, affascinante signorina decisamente ben piazzata che quel mese faceva la sua porca figura -era propio il caso di dirlo- sulla copertina di Playboy, rivista decisamente in voga tra quei pochi maschietti che spiccavano rari in 4° Ginnasio "A". 
Lucio Ghirelli era uno di quelli.
-Tesoro, so che adesso sei in pubertà- non c'erano limiti alla stronzaggine della Latini -Ma seriamente, devo sapere dove è Nivea. La cerco da due ore!-
-Sei proprio una stronza!- rise Ghirelli, nascondendo il giornalino, assieme all'abbonamento dello stesso, sul fondo della cartella -Comunque non l'ho vista, io sono sempre stato qui-
-Su quello non avevo dubbi. Tu e Bob avrete avuto il vostro da fare ... va bene! Ci vediamo dopo allora, grazie lo stesso!-
-Gaga?-
La fanciulla si bloccò, serrando le mani intorno alla maniglia della porta.
-Si?-
Il suo metallico sorriso splendette angelico.
-Dì la verità, ti piacerebbe aver avuto anche tu il tuo da fare, con Bob-
Gli occhi marpioni di lui luccicavano maliziosi.
-Ghiro?-
-Dimmi-
-Sei un arrapato del cazzo-
-Anch'io ti amo-


-Troglodita, puoi venire un attimo?-
-Che cazzo vuoi, frigida?-
C'era dell'amore vero, tra quei due.
-Cerco Chest, l'hai vista?-
Marco Tirinnanzi valutò bene le sue possibilità, grattandosi il mento con fare cospiratore: poteva rispondere subito e liberarsi di quella scocciatura in meno di due minuti o, ipotesi numero due, romperle i coglioni e stuzzicarla fino allo sfinimento. 
La bella Gaia era ancora in attesa di un verdetto.
-Allora, encefalitico, che fai, le metti in fila due parole?-
Decisamente ipotesi numero due. Il piano però andava strutturato bene.
-Che cazzo fai, stronzo!- strillò irritata la malcapitata Latini, invasa da una pioggia di sudore -Che schifo, puzzi come un montone, finisci di scuotere quella testa o ti decapito!-
Ottimo, l'ora di educazione fisica era capitata decisamente a fagiuolo per nuocere a quel piccolo mostriciattolo rumoroso.
-Via Latini, un po' di testosterone, non può certo ucciderti ... - se gli sguardi avessere potuto uccidere, Marco ne era certo: quello sgorbio sarebbe stata un'ottima serial-killer -Comunque dai, ti accompagno io, l'ho vista in giardino...-
-G-giardino?-
La ragazza deglutì forte. Tirinnanzi non rise di quel segno di cedimento.
Sarebbe stata dura per entrambi: dividersi, in una situazione come quella, era il primo errore.
-Possiamo farcela- disse perciò -Ma tu stammi vicino-
E furono presi da una buona dose di sgomento, nel mentre in cui le suole delle loro Converse toccarono quell'erba pallida e stopposa. Essa scricchiolò sinistra sotto al loro peso, a causa dei piccoli passi incerti che i due, coraggiosamente, articolavano sul selciato. La nicotina li invase, eterea compagna di quel loro viaggio.
-Nanzi, non la vedo ... - il timore curvava la bocca di Gaia, ben attenta a non guardare nessuno negli occhi. Erano in territorio nemico, non c'era da scherzare.
-Tranquilla Gaga, la troviamo- quella di Marco era più una speranza, che una certezza -Non ti preoccupare-
Entrambi però lo sapevano, c'era eccome da preoccuparsi: erano finiti nel territorio dei fumatori.
Chiunque li guardava di sbieco, stringendo rabbiosamente tra le dita le preziose sigarette/sigari/canne come fossero pargoletti indifesi dall'Uomo Nero: i due avventurieri dovettero far leva su tutta la loro forza d'animo e faccia tosta per non scappare a gambe levate. 
Ragazzi e ragazzi limonavano spudoratamente davanti a tutti, pigiati contro i muri: i muri però finivano, a poco a poco, e quei giovani bramosi di contatto e calore umano si amavano ovunque, sulle panchine, vicino ai cestini, anche premuti l'un l'altro. Solo sfiorandoli, potevi contrarre una malattia venerea.
Ma il rischio peggiore che stavano correndo, la più grande trappola in cui stavano imprudentemente scivolando, era quella: l'assenza totale di ossigeno. La nicotina aveva formato un'atmosfera a parte sulle loro teste, neanche il sole riusciva a squarciare quella fitta cortina nebulosa.
Gaia e Marco alzarono gli occhi lacrimanti verso l'alto, certi di non rivedere mai più la luce: era finita.


Linda Chest Fillaci era un'allegra scolaretta dai biondi capelli che, secondo la leggenda, facevano addirittura swiiish. Due splendidi occhietti verdognoli, grandi come bottoni, brillavano sempre anche a dispetto dei rincari delle bollette dell'Enel, le braccia e gambe sottili sempre rivestite da morbido cotone dai toni pastello e, manco a dirlo, le guance sempre rosate al punto giusto, senza il minimo segno di trucco. Ebbene, questa era la bionda Linda, un'eterea presenza  semplice come una margherita, dolce come il miele, splendida come un angelo. Il suo soprannome sarebbe potuto benissimo essere Tantum Rosa, da quanto era delicata, specialmente per le faccende più intime. Eppure, i suoi compagni di (s)ventura, le avevano affibbiato quel Chest, tanto esotico quanto strano. 
Un abbreviativo, certo.
Ma di cosa?


-Marco, guarda! Eccola!-
Gaia Latini strinse forte il braccio di Marco Tirinnanzi, in preda all'emozione: erano salvi, finalmente!
-Cazzo- fu il commento del ragazzo, a cui mancò un battito per la felicità.
Ricambiò la stretta e a grandi falcate si diressero verso la compagna di classe che beata, continuava a chiaccherare con un pittoresco giovincello dai lunghi rasta ribelli.
-Gaga, Nanzi!- Linda allargò le braccia nel vederli arrivare -Sempre insieme voi due, eh?-
-Fottiti, Fillaci- sbottò messer Tirinnanzi, sempre padrone delle sue raffinate conoscenze linguistiche.
-Chest, è un secolo che ti cerco!- l'intervento di Gaia risollevò la situazione, nonostante i ringhi che Marco rivolgeva al ghigno della Fillaci -Dove cazzo eri? Ma è possibile che devo sempre trascinare il culo su e giù per tutta la scuola, prima di trovarti?!-
Niente da togliere al prode Tirinnanzi, ma anche la soave Latini era una valida artista con le parole: Petrarca non era che un rozzo bifolco in confronto a lei.
-Tesoro, sei delicata come un omogenizzato allo sterco di vacca, lo sai vero?- commentò divertita Linda Chesterfield Fillaci, facendo l'ennesimo tiro alla sua fida sigaretta. Sembrava un forno crematore di Aushwitz, era totalmente assuefatta da quel bastoncino puzzolente.
-E tu lo sai che quel cretino del tuo ragazzo continua a scartavetrarmi le ovaie perchè non ti ha ancora visto?- sbottò allora Gaga Sarcasmo Latini, facendo fumare le orecchie più delle bocche dei ragazzi tutt'intorno -Quel depravato è uno stalker, è quasi peggio di Nanzi!-
-Ah stronza!-
-Taci, idiota-
-
Cane, gatto, cane, gatto, chi l'ha detto che non si può?-
-Smettila di cantare, stronza!-
-Oh-oh, parlate anche all'unisono, adesso?-
-Troia!-
-Sei dolcissimo, Marco. Da carie, veramente.-
-Vaffanculo! E pensare che siamo venuti in questo covo di cannati solo perchè quello stalker mi snervava per la sua donna!-
-Anche tu Gaga non scherzi, gente, mi farete venire il diabete!-
Linda li fece tacere con una soffiata di fumo sui nasi, facendoli tossire. Ridacchiò, mentre la campanella suonava la fine dell'ora d'aria(?).
-Andiamo belli?- chiese, sbattendo le lunghe ciglia.
-Dai, su- borbottò Gaga, ancora offesa.
-Va bene- assentì Nanzi, tirandosi su per le scale.
Linda sorrise, guardandoli dietro agli occhiali da sole. Poi ricominciò a cantare.
I due, ovviamente, la rincorsero fino a che non si impadronirono delle sue preziose sigarette, che per punizione vorticarono giù per lo scarico del gabinetto.
-Goodbye Chesterfield!- fu il saluto di Latini e Tirinnanzi.
Linda sorrise, ma non lo disse ad altra voce -l'altro pacchetto le serviva!- : altro unisono.

 


 






 

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