If I resist temptation..oh, I know for sure that I will lose the bet

di Evaney Alelyade Eve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tea, Biscuit and... ***
Capitolo 2: *** A moment just for us. ***
Capitolo 3: *** Initially he wanted to be a pirate. ***
Capitolo 4: *** I said, ‘Hey boy, you are beautiful’. ***
Capitolo 5: *** It's not your dream, John. ***
Capitolo 6: *** Sherlock Holmes: La vittoria di Watson, la rivincita del detective.. ***
Capitolo 7: *** John Watson : la vittoria di Sherlock , la vendetta del dottore. ***
Capitolo 8: *** L'incubo di Sherlock : una domanda da un milione di dollari! ***
Capitolo 9: *** E poi mi resi conto: ero innamorato. ***
Capitolo 10: *** Because the night, belong to Lovers. ***
Capitolo 11: *** You can stand under my umbrella ***



Capitolo 1
*** Tea, Biscuit and... ***


Tea, Biscuit and....


Quando Sherlock Holmes voleva qualcosa, la otteneva sempre, da chiunque.
Quella volta Sherlock voleva il biscotto che John stava mangiando. L'ultimo dei suoi biscotti preferiti, e , giurò il soldato , non gliel'avrebbe mai ceduto. Mai...ma si sa, quando Sherlock si fissa con qualcosa è impossibile fargli cambiare idea, così, sorridendo all'ingenua soluzione strategica di John ti tenere il biscotto tra i denti , con molta nonchalance, gli si avvicinò quel tanto che bastava per afferrare tra i denti il resto del biscotto.
- Sherlock! - sbuffò il biondino sia per la sorpresa che per il tè bollente che gli si era rovesciato sul tavolo. Il coinquilino gli rivolse un sorrisetto sornione, e John decise che non gliel'avrebbe fatta passare liscia; non quella volta : iniziò infatti a tirare leggermente il biscotto, solo per fargli capire che non era deciso a cederglielo ; per un momento era stato sul punto di cedere a causa dell'espressione adorabilmente imbronciata dell'amico , ma fortuntamente era riuscito a resistere...solo che davvero non poteva immaginare quanto fosse bastardo il suo amico. No, la verità era che lo sapeva, ma non credeva sarebbe arrivato a tanto pur di prevalere! Infatti, l'infilgardo amico, aveva  allentato la presa - tanto che per un attimo John pensò di aver vinto - solo per  stringere tra i denti tutto il biscotto che lo separava dalle labbra di John, su cui poi aveva appoggiato le sue. Ecco, si è già detto che John sapeva della bastardità dell'amico,  ma non si aspettava proprio che sarebbe arrivato a baciarlo addirittura! Infatti aveva mollato la presa, arrossendo fino alla punta dei  capelli, e Sherlock ne aveva approfittato per afferrare il biscotto tra il pollice e l'indice della mano sinistra, per iniziare a divorarselo con tutta calma.
Eh no, quando Sherlock voleva qualcosa, sapeva perfettamente come ottenerla, soprattutto da John, che cercava ancora di riprendere fiato, sconfitto
.

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Capitolo 2
*** A moment just for us. ***


A moment just for us.





Gregory Lestrade è l'ispettore di polizia di New Scotland Yard; è divorziato da un po di tempo e oggi può dirsi innamorato...del governo. Oh no, non il governo in senso..di istituzione, ma...oh insomma! E' innamorato di Mycroft Holmes. Si, proprio il fratello del nostro S.A.F ( Sociopatico ad Alta Funzionalità ). Ora chiunque, bene o male , sa che Mycroft è il governo britannico, no? Ecco, lui è proprio innamorato di un tipo del genere. A dir la verità, Greg non sa bene com'è successo, semplicemente un giorno Mr Holmes l'aveva convocato e....non sa bene se era stato nel momento in cui i loro occhi si erano incrociati..o quando le loro mani si erano accidentalmente sfiorate..fatto sta, che da allora si era ritrovato ad essere rapito da una macchina lussuosa e dai vetri scuri, che lo conduceva dal suo Myc-..da Mycroft, ogni sera, dopo il lavoro.


O almeno questo succedeva ai primi tempi. In quell'ultimo periodo Greg si è ritrovato..abbandonato. Letteralmente. Nè una chiamata...nè un rapimento. Mr Holmes è semplicemente troppo occupato per dedicargli un po di tempo, e Greg...beh Greg ci soffre parecchio. Gli è già successo con la sua ex-moglie di sentirsi così solo, e quella sensazione lo angoscia. Possibile che il lavoro sia più importante di lui?!

Un bel giorno , il suo giorno libero ad esser precisi , Mycroft  chiama. Greg è davvero indeciso se ignorare la chiamata o rispondere , ma alla fine, con un sospiro rassegnato , preme il tasto verde del cellulare, e da inizio alla conversazione.
- Salve, Mr Holmes - risponde acido.
- Greg..- la voce dell'altro sembra stanca , ma Greg non si fa intenerire, è troppo arrabbiato - Disturbo? -
- Ovvio che no, signore. Che posso fare per lei? - tono professionale, complimenti Greg, sei  grande!
-  Sii pronto tra...un quarto d'ora. - e riattacca. Greg rimane vicino alla cornetta ancora qualche minuto, cone spressione vuota, ascoltando il tu,tu,tu del telefono,  prima di mandare al diavolo tutto e correre a prepararsi.

La consueta macchina nera arriva, e Greg sospira rassegnato : gli toccherà mezz'ora di tragitto con Anthea, "Miss Cordialità".
- Anthea! - appena la macchina si ferma, apre violentemente lo sportello e inizia a sbraitare - puoi dire al tuo capo che....- stupore : lì, sul sediolino dove di solito dovrebbe esserci la ragazza c'è..- Mycroft! -
- Ciao Greg - è contento di vederlo, se ne rende conto anche il polizotto : quello è uno dei rari sorrisi che Mycroft gli regala nelle rare occasioni in cui sono soli.
- Che..? - domanda perplesso.
- Non ci vediamo da un po...e so che sei arrabbiato con me, no? Perciò ho pensato di farmi perdonare...in qualche modo - borbotta. Non è da Mycroft sentirsi in imbarazzo, ma c'è sempre una prima volta per tutto, no?
- Si in effetti sono un po arrabbiato con te Mycroft. Credi che il lavoro sia più importante di me?! - e finalmente può buttare fuori quel chiodo fisso che l'aveva tormentato in quelle due settimane di lontananza.
- Non ritengo affatto che il mio lavoro sia più importante di te, di noi , Gregory Lestrade - ribatte serio l'altro, mentre il suddetto si accomoda sul sediolino accanto al suo....compagno - ma sai benissimo la situazione in cui mi trovo, e non ho avuto un solo attimo di respiro. -  si lascia andare contro lo schienale del sediolino, e Gregory si accorge solo in quel momento di quanto sembri stanco.
- Okay, va bene, forse ho esagerato..però il tempo di un sms potevi trovarlo....non è bello sentirsi abbandonati in quel modo, Mycroft. So che tu e tuo fratello siete abituati a non essere umani, però questo non vi d-  -  saggiamente Mycroft decide di interrompere il monologo dell'ispettore con un bacio. E Greg si lascia zittire docilmente.
- Mi dispiace davvero....allora dove vuoi che ti porti? - chiede poi, con nonchalance.
- Al parco - gli risponde semplicemente l'ispettore - ho voglia di un gelato e tu devi prendere un po d'aria. - .

Seduti su delle altalene, il più appartati possibili , mangiando un gelato - Mycroft per amor di Greg ha dovuto mettere da parte, con frustrazione , la sua dieta -  parlano del più e del meno.
Greg sa quanto possa essere impegnato Mycroft, e sa anche quanto gli sia stato difficile trovare il tempo di incontrarlo, senza contare che sembra parecchio stanco, ma l'ispettore non riesce a sentirsi in colpa - ci penserà più tardi, magari la prossima volta sarà lui a doversi far perdonare, soprattutto la faccenda del gelato -  e può solo godere di quel piccolo, magnifico momento che il suo compagno ha ritagliato soltanto per loro.







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Capitolo 3
*** Initially he wanted to be a pirate. ***


Initially he wanted to be a pirate.
 

 

- Mycroft! - urlò il piccolo Sherlock, in una mattina d'Aprile , mettendosi all'impiedi sul letto, nelle camera che condivideva con il più grande.

- Cosa, Sherlock? - chiese Mycroft, distogliendo a forza gli occhi dalla pagina del libro che stava leggendo tutto assorto, e rivolgendo un'occhiata divertita ai riccioli ebano e orribilmente arruffati del fratellino, e alla benda nera - probabilmente del vecchio maggiordomo - che gli ricopriva l'occhio sinistro. Per non parlare  della spada di legno, e della maglietta a righe rosse e bianche che gli andava troppo grande.

- Chiedimi cosa voglio fare da grande! - ordinò con fare imperioso, per quanto glielo potesse permettere la sua vocetta stridula, scostandosi dagli occhi una ciocca ribelle di riccioli e mostrando, nel parlare, lo spazio vuoto lasciato dall'ultimo dentino caduto. Il maggiore degli Holmes mise da parte il libro, e cercando di  mantenere un'espressione seria, per non far arrabbiare il suo fratellino, fece quanto gli era stato detto.
- Che cosa vuoi fare da grande, Sherlock? -
- Il PIRATA! - ed urlato questo, il piccolo Sherlock si lanciò dal suo letto su quello del fratello, in quello che avrebbe dovuto essere un'arrembaggio.






























Angolino Autrice : Lossò, è miseramente breve, ma.....non so perchè adoro l'immagine del piccolo Sherlock xD

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Capitolo 4
*** I said, ‘Hey boy, you are beautiful’. ***


Big boy you are beautiful

 

Walks in to the room

 

Feels like a big balloon

 

I said, ‘Hey boy, you are beautiful





Mycroft Holmes era parte del governo britannico - era  il governo britannico - , era alto, pallido, di bell'aspetto ma soprattutto era...grasso. Orribilmente, assolutamente grasso. Com'era possibile ingrassare così tanto nell'arco di un mese?! Era da secoli che stava fisso davanti allo specchio a fissarsi quel po di pancetta che aglio cchi degli altri sarebbe sembrata pochissima, ma che ai suoi occhi lo rendeva obeso. Lui , però, sapeva perfettamente di chi era la colpa! La colpa era del suo fidanzato, Gregory Lestrade ,che approfittava di ogni loro uscita per fargli mangiare schifezze e carboidrati!
La colpa, tuttavia, era anche sua che non sapeva resistere alle espressioni estatiche di Greg davanti ad una bella ciambella, o a qualsiasi altra cosa. Mycroft si era sempre reputato come una persona decisa che sapeva quando era il momento di dire 'no'...eppure l'ispettore era l'unico al quale non sapeva negare nulla, anche se questo influiva negativamente sulla sua dieta.

Afferrato il suo cellulare, chiamò il primo numero nel registro delle chiamate.
- Greg! - ringhiò - vieni subito quì! -.

Un quarto d'ora dopo, Lestrade era  sulla soglia della casa di Mycroft, a Pall Mall , che veniva ricevuto dalla domestica.
- Oh, Mr Lestrade! Grazie al cielo è quì! E' grave questa volta! - aveva esclamato, sollevata la donna, facendolo accomodare.
- Che è successo? - rispose di rimando l'ispettore, preoccupato.
- Non lo so, è chiuso in camera sua da stamattina! - confessò la donna
- Va bene, vado da lui, prima che faccia una strage col suo ombrello del cavolo - borbottò Greg, e congedadosi dalla donna , si diresse al piano di sopra.

Entrò nella camera del suo compagno : era intatta e in ordine come al solito, a parte il letto da cui mancava un cuscino. L'ispettore fece un breve sospiro, poi fece qualche passo in avanti, chiudendosi la porta alle spalle.
- Mycroft? - chiamò, non vedendolo da nessuna parte; non sapeva perchè ma aveva uno strano presentimento : e se Mycroft aveva deciso di farlo fuori? ' Naah ' pensò per tranquillizzarsi ' non è mica di Sherlock che stiamo parlando!'
- Mycroft? - tentò di nuovo, ma non ottenne alcuna risposta, così mentre stava per dirigersi al piano di sotto, dall'altro lato dell'enorme letto matrimoniale, fece capolino la punta di un ombrello inconfondibile, accompagnato da un lamento.
- Mycroft! - esclamò  Lestrade, affrettando il passo verso l altro capo della stanza, dove trovò , con suo enorme sgomento , Mycroft disteso a terra, a pancia in giù , con il viso immerso completamente in un cuscino. Ecco svelato il mistero del cuscino mancante.
- Ma che diavolo è successo? Ti senti male?! - esclamò Greg ,grattandosi la nuca perplesso.
- Si che sto male! - urlò l altro, anche se l'enfasi fu soffocata dal cuscino - ed è tutta colpa tua Greg! -
- Co-colpa mia?! - l'ispettore sgranò gli occhi, spremendosi il cervello per cercare di ricordare che diavolo gli avesse mai fatto.
- Si, dannazione! - l altro Holmes alzò il capo  solo il tempo di lanciargli un'occhiataccia, poi tornò a nascondersi nel cuscino.
- Ma..ma che diavolo ho fatto, si può sapere?! - Greg cominciava a spazientirsi.
- Sto ingrassando Greg! - si decise a confessare l altro, dopo un minuti di silenzio - la mia dieta sta andando a rotoli! - .
Doveva esserci qualcuno in Paradiso che gli voleva molto bene, perchè Greg riuscì a trattenersi, anche se a stento , dallo scoppiare in una sonora risata dinanzi alla faccia irritata e frustrata di Mycroft, che aveva lasciato il suo nascondiglio solo per studiare la sua reazione. Facendo un sospiro impercettibile, si arrischiò a rispondergli : - Ma non è vero! Stai benissimo così, Mycroft! -
- Non dire bugie, Lestrade! - sbraitò l'altro, ricacciando la testa nel cuscino.
Esasperato l altro si sedette a terra, all'altezza del viso del suo compagno , e gli afferrò le spalle per convincerlo a voltarsi. Non era un'impresa facile : per quanto Mycroft potesse sembrare magro e poco muscoloso, aveva uan forza niente male.
- Per l'amor del cielo, Mycroft! Non sei grasso!  Smettila con questa sciocchezza della dieta! -
- Non è vero! - finalmente si era deciso a voltarsi, e adesso fissava Lestrade con un'espressione....uh, non c'era altro termine se non adorabile.
- Mycroft ascoltami bene : sei ..stai....insomma Myc, sai benissimo che non sono bravo con queste cose, ma...stai davvero bene così! Sei...sempre bello, insomma. - Non era possibile essere ancora impacciati in quel modo, ed arrossire come un adolescente alla sue tà, no? Eppure Greg si sentiva seriamente come un adolescente impacciato.
- Dici sul serio? - borbottò lui , contemplando il rossore che colorava le guance del suo compagno.
- Sul serio, quindi adesso alzati, vestiti e.....usciamo, okay? -
- Okay...solo....dillo di nuovo. - fu il turno di Mycroft di arrossire; e non era affatto da lui.
- C-cosa? -
- Che..sono...bello. -
- Oh...ehm..s-sei sempre....bello -
- Grazie - e gli regalò il primo sorriso della giornata : fino a quel momento non era mai riuscito a comprendere perchè le donne sentissero costantemente il bisogno di sentirsi dire che erano belle, ma adesso , invece capiva: non era una questione di vanità , era più che altro un metodo sicuro per aumentare la propria autostima. Gliel'avesse detto qualcun altro non gli avrebbe fatto nessun effetto, ma se a pronunciarlo, soprattutto in quel modo, era Greg allora era tutt'altra cosa.








Autrice : Lossò cosa state pensando : WTF?!  X°D  lo penso anche io, ma per vostra sfortuna  e di Myc soprattutto  finchè reapersun creerà immagini del genere, vi ritroverete deliri del genere! XD
Devo chiedere immensamente perdono soprattutto a Myc! speriamo non mi faccia arrestare dal governo britannico per calunnia D:   Inoltre vi chiedo scusa se sono stata un po troppo OC, ma non so perchè, ogni volta che penso a questi due me li immagino in situazioni dolci....mi ispirano dolcezza e complicità e...e tanto Ammoreh Findus! *^*/   Detto ciò, mi eclisso!
ps. inutile dirvi da chi ho preso il titolo, no?! ;D
















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Capitolo 5
*** It's not your dream, John. ***


It's not your dream, John.
 

John è appena tornato dal Supermarket vicino casa, quello che sta a pochi isolati ed è sempre aperto, mentre Sherlock...beh , Sherlock non c'è più.

Il dottore , perchè John era un medico militare tornato dalla guerra , sobbalza quando si trova davanti al portico di casa una figura vestita di nero, con una ribelle chioma ebano e una stupidissima ed anonima sciarpa blu. La sua maledettissima sciarpa blu. La sua figura lo guarda, silenziosa e in attesa, come se si aspettasse di sentirsi dire "Bentornato, Sherlock! " o di essere pestato per bene, ma, quando il cuore di John riprende a battere in modo normale, lui emette un sospiro rassegnato e la sorpassa, diretto alla porta.
<< Sei solo un sogno. Un'illusione. >> è un sussurro appena udibile ma la figura sente comunque e per un attimo spalanca gli occhi - oddio i suoi occhi azzurro ghiaccio - sorpresa, poi china il capo, i capelli mogano che calano come un sipario su quelle distese di ghiaccio, quasi come se fosse dispiaciuta di essere solo un'illusione, un'eco prodotto dalla mente logorata di John per non sentirsi più così solo.

John si richiude la porta alle spalle, e si scrolla la neve dai capelli. Sospira, di nuovo , passandosi una mano sul viso sconvolto, poi si dirige in cucina. Una bella e pulita cucina, senza teste o occhi nel frigo, o esperimenti che gli danno il mal di testa sul tavolo....proprio una bella cucina che in quel momento non fa altro che dargli la nausea : è troppo pulita, è troppo bella, è troppo vuota...scappa, letteralmente, dalla cucina sentendosi soffocare, il cuore a mille.
<<Sei un idiota John >> si dice duro  respirando profondamente, e tuttavia va a rifugiarsi sulla sua poltrona, di fronte al fuoco, ma questo non fa altro che peggiorare il suo malessere.
Si guarda attorno, come farebbe un bambino curioso, e non vede altro se non un vuoto incolmabile : la sua poltrona è vuota, il suo violino è abbandonato sul divano e non suona più da così tanto che ha reso tutto troppo odiosamente silenzioso e triste, come quando nelle fiabe dopo la dipartita del mago buono, tutto diventava arido e sterile e senza speranza. La sua assenza è  come un muro massiccio che schiaccia John , pian piano , ogni giorno. Gli avevano detto che sarebbe passata ma...non è così. . Il fuoco scoppietta nel camino ma non riscalda : la stanza è fredda e desolata e John vorrebbe tanto vederlo. Ancora, anche solo una volta....di colpo il suo corpo scatta in piedi, la poltrona che quasi si rovescia, si muove da solo, il cervello è out. Corre verso la porta come un dannato, e quando la raggiunge la spalanca di colpo : non gli importa sapere se è un'illusione, un sogno o se lui magari è in punto di morte e Sherlock è venuto a prenderlo ; non gli importa di essere impazzito e di vedere cose che non esistono ; non gli importa nulla sa solo che vuole disperatamente vederlo e sentirlo..e magari non sentirsi più così tanto solo. Quella dolorosa solitudine lo sta uccidendo.

Il  vento freddo gli schiaffeggia il viso, ma John può vedere ancora quella figura lì, come l'aveva lasciata : le spalle abbassate e il capo chino, ricoperto di neve. Un barlume di realtà, di consapevolezza s'impossessa di lui, e il dottore si rende conto che no, quella non era un'illusione, nè un sogno nè altro, quello era davvero Sherlock. Quasi scoppia a ridere per l'ironia della situazione : l'appartamento è l'illusione, la voragine di vuoto e solitudine che ad ogni ticchettio di lancetta lo uccide. Nell'appartamento c'è la consapevolezza dolorosa dell' assenza di Sherlock e della solitudine nella quale lui è caduto , mentre lì fuori, sul pianerottolo, con la testa ricoperta di neve e una stupida sciarpa blu, c'è la sua realtà. D'improvviso, come una primavera anticipata, il biondo riesce di nuovo ad avvertire il freddo del clima, il fioccare della neve, la luce fioca del lampione...li avverte di nuovo ed è vivo,  come non lo è più da un po'. Il sangue gli scorre nelle vene, il cuore prende a battere forte e l'eccitazione sale .Sente un'altra cosa, qualcosa che non percepiva davvero da...beh, da tanto : la sua stessa voce.
 << Tu..tu non sei un sogno! >> e non è più un bisbiglio appena  udibile, ma un tono forte e..sorpreso! Si, John è sorpreso dal fatto che non si è reso subito conto che quello sul pianerottolo è Sherlock , perchè di 'figura' non si può più parlare , in carne ed ossa. Uno Sherlock che è ancora lì in silenzio che lo fissa in quieta attesa; John si rende conto solo in quel momento che i suoi occhi sono lucidi e le sue guance sono rosse come pesche.  

La smania di stringerlo s'impossessa di lui e saltando a piè pari atterra tra le braccia , prontamente tese, di Sherlock. Lo stringe così forte a sè che potrebbe fargli del male, ma è qualcosa che, dopotutto quello che ha passato, gli deve concedere, no?

Ancora una volta John avverte l' ebbrezza di essere vivo e la consapevolezza travolgente che quello tra le sue braccia è davvero Sherlock : nè un fantasma, nè un uombra, nè un corpo morto ricoperto di sangue. Sherlock con la sua figura longilinea..Sherlock con il calore del suo corpo vivo...Sherlock con il suo profumo impercettibile ma che John percepisce comunque.....Sherlock con i suoi occhi azzurri e i suoi capelli mogano e spettinati...

<< Sono reale, John, davvero. >> e il detective non può che ricambiare l'abbraccio del suo John, permettendo alle emozioni di permeare, per una volta, i muri della ragione che aveva costruito intorno a sè in anni e anni di sociopatia, mentre John può dare libero sfogo alle lacrime che i tanti orrori visti e subiti in guerra avevano arginato. 





Autrice :
Non voglio tediarvi a lungo questa volta, anche perchè ci ha pensato già la mia storia! X°D  
Volevo solo rettificare che la storia è un po diversa dall'immagine ( Voi: Ma non ci dire!) e tuttavia dovevo linkarvela non solo per condividere l'opera magnifica di questa/o autrice/autore (?) ( AMOH questi tratti! >___< ) ma anche e soprattutto perchè volevo condividere con voi la dolcezza assoluta che mi ha ispirato questa immagine! >__<  E so che vi ho già parlato di un ipotetico incontro tra i due, ma so che capirete che è stto impossibile non scriverne un'altra versione con un'immagine così! Detto questo.....Bye Bye ;D

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Capitolo 6
*** Sherlock Holmes: La vittoria di Watson, la rivincita del detective.. ***



Sherlock Holmes : la vittoria di Watson, la rivincita del detective......

Uno dei momenti che John odiava di più quando investigava in un caso con Sherlock, era appunto quando il suddetto diventava improvvisamente logorroico. Insopportabili sparate a macchinetta che mandavano in tilt chiunque! A volte il dottore aveva pensato che Sherlock lo facesse proprio apposta in modo  da confondere le persone ed avere così  l'occasione di fare il saccente e l'arrogante. Sherlock non poteva essere così..infantile,no?
- Basta, ho mal di testa - si lamentò borbottando Lestrade.
- Concordo - mormorò cupo Anderson.
- Ma non sta mai zitto?! - si tappò le orecchie la Donovan.
- Sherlock...- avvisò John, ma nulla quello continuava imperterrito - Sherlock...smettila. - l'irritazione già saliva.
- Alloralavittimaindossavaquestocappelloperchèc'eratropposolesietepropriocosìstupidi....- e continuava a blaterare, sordo alle lamentele di tutti.
- John fa qualcosa! - supplicò Lestrade, adottando la stessa soluzione di Donovan , seguito subito da Anderson , di tapparsi le orecchie. Perchè quando Sherlock si comportava come un marmocchio , tutti chiedevano a John di fermarlo? Non era giusto, mica era la sua balia....o si?!
- Sherlock dannazione smettila! - provò ad alzare la voce, conscio che non avrebbe funzionato.
-...ealloral'assassinonehaaprofittatoperaggredireMrsLovecraft....- per l'appunto. Allora che poteva fare? Sherlock parlava con la bocca e l'unico modo per farlo tacere era tappargliela. Ma come? Dovevano imbavagliarlo? Mettergli una mela in bocca? Sedarlo?
"Perchè non un bacio?!"  una vocetta maliziosa e al coltempo astuta, che rassomigliava - John non ne capirà mai il motivo - a quella di Mycroft, gli sussurrava all'orecchio una delle soluzioni più improbabili e imbarazzanti  che  John stesso avrebbe mai pensato. Baciare Sherlock, davanti a tutti?! MAI!
- Epoicomesenullafossehaarchitettatotuttoquestoperchèblablabla....- e basta, John era arrivato al suo limite di sopportazione, forse doveva mettere ordine alle sue priorità.
- Per l'amor di Dio sta zitto! - e l'aveva fatto, afferrandolo per la sciarpa e costringerlo a piegarsi quel tanto che gli bastava per poggiare le labbra sulle sue. L'effetto  fu immediato : silenzio. Adorato, pacifico....forse c'era fin troppo silenzio!
Lestrade, Donovan ed Anderson erano bloccati, pietrificati , paralizzati ognuno in una posa diversa e li osservavano ad occhi sgranati - così tanto che John credette di vederli rotolare via dalle orbite - e con la bocca spalancata , anche Sherlock sembrava alquanto stupito : fissava John con gli occhi spalancati. Non se l'aspettava mica una cosa del genere!
"E vai così ragazzo!!!! " adesso la vocina somigliava a quella di Moriarty "Gesù dovrò tornare dalla psichiatra..." pensò inorridito John, mentre mollava la sciarpa di Sherlock : qualsiasi pensiero doveva essere rimandato! bisognava festeggiare :  John aveva vinto!Aveva zittito il genio! Ehi 1 - 0 per John Watson!
Imbronciato per essere stato zittito in quel modo Sherlock voltò il capo, le guance leggermente rosse , e la bocca curvata all'ingiù in una smorfia di disapprovazione, mentre John si leccava il labbro superiore con espressione trionfa che non si sgonfiò nemmeno sotto l'occhiataccia rivoltagli dal suo logorroico amico. Ma si sa, Sherlock Holmes deve avere l'ultima parola su tutto, così stretto John tra le sue braccia lo coinvolse in un bacio....non proprio casto ecco. Per niente in effetti, con John che diventava rosso per la vergogna e Lestrade che si passava una mano sul viso come a reprimere qualcosa o a fare qualche pensiero su Myc-...insomma sul caso, mentre Donovan e Anderson si scambiavano occhiate shockate. Sherlock Holmes 1 - 1 John Watson.  
Sherlock era riuscito a metterlo in imbarazzo come non mai, ottenendo la sua rivincita - era a quello che mirava, visto il sorrisetto sornione che aveva incollato sulle labbra - ma John avrebbe avuto la sua vendetta, oh sì....

to be continued
 



Autrice:
Reapersun io TI AMO

.

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Capitolo 7
*** John Watson : la vittoria di Sherlock , la vendetta del dottore. ***


John Watson : la vittoria di Sherlock , la vendetta del dottore.

Presto John si sarebbe vendicato. Si, l'avrebbe fatto, una piccola rivalsa su quell'arrogante cetriolone vestito di nero e con la sciarpa blu! Voleva metterlo in imbarazzo? Benissimo, l'avrebbe ripagato con la stessa moneta! Il problema maggiore consisteva nel trovare l'occasione adatta, e questa tardava a presentarsi : erano due settimane che non avevano un caso interessante tra le mani e che Lestrade non li chiamava, quindi John non solo era stato super-impegnatissimo alla clinica , ma anche nel fare da balia al suo annoiato cetr- coinquilino.  E il dottore potrebbe assicurarvi benissimo che tra la clinica super-affollata e Sherlock super-annoiato, preferiva di gran lunga la prima.

Trascorse dunque queste due settimane, finalmente arrivò una chiamata da Lestrade : un uomo era stato ritrovato, impiccato con una catena, al Tower Bridge, ed urgeva la consulenza di Sherlock. Inutile dire che il detective ne fu subito piacevolmente - Davvero, Sherlock, questo fa venire i brividi! - compiaciuto : finalmente qualcosa di interessante a cui dedicarsi, oltre che rompere le scatole a John, che finalmente era libero dalle continue crisi di noia e astinenza dal fumo/fareilcoglioneconScotlandYard  di Sherlock.

Quando arrivarono sul posto, la scientifica aveva già recuperato il cadavere ed Anderson ci stava già gironzolando attorno facendo tutte quelle cose che..faceva la scientifica insomma. Sherlock gli risvolse un'occhiata a metà tra l'esasperato e lo sprezzante, e si diresse spedito da Lestrade, intento a parlare animatamente al telefono.
- No Myc-....!! Fammi......okay, va bene, ma fam-....EH?! Dannazione Myc -  il povero ispettore da rosso com'era per l'irritazione  sbiancò quando si ritrovò Sherlock davanti - adesso devo andare, ciao!  - e attaccò in fretta il telefono, diventando nuovamente rosso - Sherlock! - gli strinse la mano, in imbarazzo.
- Lestrade...non ti preoccupare non mi interessano affatto le tue conversazioni private con mio fratello. Che abbiamo quì? - si diresse verso il cadavere - Anderson per l'amor di Dio, spostati! - e iniziò ad esaminarlo. Ovviamente Sherlock non poteva evitare di fare allusioni alla telefonata, mettendo ancora di più in imbarazzo il detective, che ora era rimasto impalato, con lo sguardo vitreo e le orecchie in fiamme , che fissava il vuoto. John avendo pietà di lui gli si accostò e per distrarlo gli chiese informazioni sulla vittima e sul caso. Il povero Lestrade si ricompose, per quello che potè , e schiarendosi la gola rispose alle domande che gli venivano sottoposte, lieto di poter spostare l'attenzione dalle sue chiamate private.

L'uomo era  Micheal Potter, di anni 43 , impiegato in una delle banche della City.  Non aveva precedenti , per quello che avevano potuto scoprire fino a quel momento e aveva una famiglia a Whitcomb Street. Anderson e la Donovan si erano avvicinati a John e l'ispettore, più che altro per star lontani da Sherlock ed ignorare i suoi stupidi commenti, come li aveva definiti la donna.
- Si è suicidato? - fu la prima domanda, quella che pressava la mente di tutti e che era il motivo per cui si era richiesta la consulenza di Sherlock.
- Be..a primo impatto sembra così - rispose Lestrade.

- Perchè mai? - chiese John.
- Forse......forse aveva contratto qualche debito e non sapendo come pagarlo s'è ucciso. Non è il primo che vediamo, soprattutto in un periodo come il nostro. O magari ha scoperto che la moglie l'ha tradito, l'ha uccisa e per il rimorso s'è impiccato. - azzardò Anderson.
- O forse era semplicemente pazzo e si è impiccato. - aggiunse la Donovan.
- Potrebbe essere stato licenziato, e senza soldi e altro s'è ucciso. - propose John, riflettendo.
Le loro riflessioni furono interrotte dalla voce arrogante di Sherlock :

- Solo perchè tu tradisci tua moglie, Anderson, non vuol dire che tutti debbano essere traditi o traditori! Non era pazzo, Donovan , per l'amor di Dio! E non era stato nemmeno licenziato, avanti John! Un po' di fantasia, lascia le congetture idiote a Scotland Yard! Anzi , per favore - congiunse le mani - smettetela di fare congetture poco probabili ma soprattutto stupide! - . Ci fi una generale alzata d'occhi al cielo, poi Donovan ed Anderson furono prudentemente mandati da Lestrade a finire di raccogliere prove , con l'ordine di far prelevare il cadavere.

- Se hai finito di offendere i miei uomini, Sherlock - mormorò rassegnato Lestrade - vorresti dirmi se hai scoperto qualcosa? -
- Certo che ho scoperto qualcosa, Lestrade. Il caso è relativamente semplice. - e detto questo trasse dalla tasca il suo pink iPhone e si mise a trafficarci, cercando chissà cosa. Fu allora che John ebbe l'illuminazione : il momento adatto per la sua vendetta! Avrebbe dato una piccola rivincita anche a quel poveretto di Lestrade! Certo...John non era tipo da fare certe cose....in una situazione del genere poi...però....insomma l'aveva baciato davanti a tutti , anche se il suo era stato un bacio semplice, a stampo , quindi una cosa come quella....Ghignando, portò una mano dietro la schiena di Sherlock, senza nemmeno sfiorarlo , e la lasciò scendere fino sul fondoschiena. Gli si accostò un po, con la scusa di vedere quella che stava cercando sul cellulare , poi , senza che nessuno intorno e nemmeno Lestrade davanti se ne accorgesse , diede una bella pacca sul fondoschiena di Sherlock, che dapprima sussultò , poi divenne rosso come un peperone e quasi si fece sfuggire il cellulare dalle mani, mentre lanciava a John una fugace espressione sbalordita. In risposta John gli fece un sorriso...."angelico" .
- Sherlock ? - domandò perlplesso Lestrade, guardando da l'uno all'altro.

- Eh? Oh...n- nulla...- tornò a fissare, con un'intensità un po esagerata , il telefono , anche se un mezzo sorrisetto arrivò a stiracchiargli le labbra.
- Hai scoperto qualcosa? - chiese con noncuranza John, lasciando la mano lì , dove l'aveva appoggiata.
- Di più, l'ho risolto. - fu la sicura risposta dell' altro, che passato il primo momento di sorpresa ed imbarazzo, manteneva una certa faccia da poker.
- Oh bene! Aspetta che do disposizioni ai miei uomini - e detto questo, Lestrade si allontanò  per un attimo lasciando i due da soli. John e Sherlock si squadrarono a lungo , quasi a vincere una gara di sguardi e fu solo quando avvertirono i passi di Lestrade che ritornava, che Sherlock velocemente bisbigliò all'orecchio di John, una semplice parola : Dopo. E quel sussurro era così deciso e carico di promesse , che John sentì un brivido percorrergli la schiena, mentre
sogghignava,  pregustandosi quello che poi sarebbe accaduto.





Autrice:
Eccoci alla fine di Rivincita&Vendetta! X°D Lossò che vi aspettavate chissà che cosa...ma volevo omaggiare quest'immagine di Reapersun che è il continuo dell'altra! Vorreste che vi parlassi di quel "Dopo", vero?! Chissà....forse un giooooorno lo farò! O forse no? Ni? Boh! XD






















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Capitolo 8
*** L'incubo di Sherlock : una domanda da un milione di dollari! ***


L'incubo di Sherlock : una domanda da un milione di dollari!


"Oh hell, what does it matter?! So we go round the sun - if we went round the moon or... round and round the garden like a teddy bear, it wouldn't make any difference."
- SH
 


Una delle rare notti in cui Sherlock poteva dormire, e doveva fare un incubo!  Era meglio se non avesse ascoltato i dannati consigli di John sul riposare un po, e fosse rimasto sveglio come faceva quasi sempre!

Si trovava in uno studio televisivo perchè partecipava in uno di quei Quiz a premi  americani che aveva visto qualche volta in Tv, nel momento di massima noia. Era circondato da un sacco di spettatori, e il conduttore che gli stava di fronte non doveva avere più di una sessantina, capelli biondi e un sorriso stampato in faccia, che era a dir poco irritante. Il pubblico era in totale silenzio e aspettava che il tizio , Monty Carson , aprisse le danze.
" Allora sig. Holmes, è pronto a giocare questa emozionante partita per ottenere un milione di dollari?!" chiese, ammiccante. Di solito Sherlock gli avrebbe detto di tenerseli pure, ma sentiva un'irrefrenabile voglia di giocare e vincere quei soldi.
"Certo, Mr Carson, quando vuole!" aveva risposto così, sicuro.
"Ohohoh, ecco un giovanotto davvero interessante! Facciamogli un bell'applauso di incoraggiamento e partiamo!!" e subito il pubblico obbedì, cominciando a battere le mani per qualcuno di cui gli interessava poco e niente.

Il gioco proseguì, domanda dopo domanda, in modo così rapido che nemmeno Sherlock , con la sua geniale mente, riusciva a concepirlo o a rendersene conto o a ricordare le domande; l'unico punto fisso era il viso perennemente sorridente di Monty Carson. Inquietante.
All'improvviso il tempo riprese a scorrere lentamente, e Monty , con sguardo carico d'intesa , urlava :
- Bene, bene! Mr Holmes è riuscito a rispondere a tutte le domande correttamente! Adesso però.....siamo all'ultima decisiva domanda, ed il momento è carico di tensione, signori e signore!!! L'ultima fondamentale domanda per la conquista di un milione di dollari è : La terra gira intorno a......?
A) Sole
B) Saturno
C) Luna
D) Plutone  


A questo punto Sherlock venne investito da quello che si può definire panico! Si ricordava chiaramente la conversazione avuta tempo prima con John, quella in cui l'amico rideva incredulo per questa sua ignoranza...eppure non riusciva a ricordare la soluzione! Adesso si rendeva conto che era fondamentale sapere una cosa del genere, dannazione!

- "Le ricordo, Mr Holmes , che questa è una domanda da un MILIONE DI DOLLARI!!! "- chissà perchè quell'individuo aveva bisogno costantemente di urlare ogni minima cosa, constatò irritatissimo, Sherlock. - Adesso faremo partire il conto alla rovescia, che è di 60 secondi."

E di nuovo il tempo scorreva inverosimilmente veloce, fino ad arrivare a 10 secondi, il che, per il conduttore era qualcosa di incredibilmente eccitante.
- Dieci secondi mr Holmes! - diceva ridendo e poi iniziava a contare - 1......2........3......- e il pubblico insieme a lui -...4......5.........6.......-
Allora Sherlock cominciava a sudare freddo, e davvero non era da lui una cosa del genere, ma non poteva farne a meno! Sentiva l'agitazione e quei maledetti dollari scivolargli via dalle mani per una sciocchezza del genere!E poi stringeva i denti e serrava le labbra sottili  mentre un'irritazione sempre pressante cresceva e cresceva.....e avrebbe voluto davvero che John fosse accanto a lui.....si! Perchè lui sapeva la risposta che al suo cervello sfuggiva....
-10, Mr Holmes! La risposta?!?!?! - incalzò il conduttore, come se avesse calato la falce sulla testa di Sherlock, che non ne potè più delle sue stupide grida entusiaste, dei suoi stupidi sorrisi e dei suoi ancora più stupidi capelli tinti, del pubblico che obbediva come un branco di pecore a tutto quello che quell'idiota diceva.....e fece l'unica cosa possibile in un momento del genere : chiamò a gran voce l'unica persona di cui si fidasse ciecamente e che l'avrebbe salvato....
- JOOOOOOOOOOOOOOOHN! - e subito sentiva la presenza del suo amico, la sua voce che risuonava nello studio che lentamente si oscurava e scemava, mentre tremava tutto, finchè Sherlock riemergendo dal buio si ritrovò nella sua camera, nel suo letto, con il viso di John a pochi centimentri, che lo fissavano preoccupato.
- Sherlock?! Hai avuto un incubo?! Stai tranquillo è tutto okay adesso, sei quì, sono quì! - gli disse il biondo per calmarlo, perchè ancora faceva vagare lo sguardo febbrilmente tutt'attorno, mentre gli si aggrappava alle braccia.
- John....diavolo John....non sono mai stato così felice di....di vederti - e sorridendo gli prese il viso tra le mani e lo baciò, lasciandolo basito e piacevolmente sorpreso.



***


- Dico sul serio Sherlock...che diavolo hai sognato stanotte?! - era l'ennesima volta che, seduti al tavolo per la colazione, John glielo chiedeve, e sempre per l'ennesima volta Sherlock scosse il capo evitando di rispondere.
- Non c'è bisogno che tu lo sappia...ma è stato orribile! - aggiunse il detective, finendo la sua tazza di caffè.



***

La notte stessa Sherlock sognò di nuovo la stessa cosa, o meglio , sognò il continuo del suo orribile incubo. Lo studio era rimasto così come l'aveva lasciato, con il conduttore che urlava "10" accompagnato dalle ovazioni del pubblico e lui che si alzava in piedi e urlava : - JOOOOOOOOHN! - .
Quando tutti si riebbero dalla sorpresa, dapprima si diffuse un mormorio concitato , poi Monty Carson alzò la mano richiedendo il silenzio, e con la faccia di chi doveva dare una notizia atroce, e voce greve rispondeva:
- Mi dispiace Mr Holmes, ma la risposta non è "John". Non è neppure tra le opzioni!....dunque signori e signori.......- ma Sherlock aveva smesso di ascoltarlo, perchè quel vecchio idiota non sapeva che quella era davvero la risposta giusta : la Terra , Sherlock , girava attorno a John, e questo era tutto quello che bastava sapere.



 





 






Autrice :

 

Ebbene si, è questa la fatidica immagine che mi ha ispirato tutttttto questo! Ahahahahhahahahahahahah, e vi giuro ogni volta che la guardo mi viene da ridere come na scema! X°D
Vi è piaciuto? Vorreste mai fare lo stesso incubo di Sherlock?! Io no ò_ò ......per fortuna c'era il suo Joooooohnny-boy! ;D
 



















 

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Capitolo 9
*** E poi mi resi conto: ero innamorato. ***


E poi mi resi conto : ero Innamorato.

[...] L'intensità dell'emozione che provava, lo sorprendeva piacevolmente, - lui che era sempre vissuto affidandosi al cervello, sentiva prepotentemente l'esistenza del cuore ; così  si lasciò andare a corpo morto agli incanti di quella impressione, nuova per lui...-

Sherlock richiuse di colpo il libro, sconvolto e si portò una mano al cuore : si agitava furiosamente, così tanto da fargli male , battendo prepotentemente per affermare la sua esistenza, proprio com'era accaduto a Tiburzio. l'unica differenza era che Tiburzio provava una passione ardente per un quadro, Sherlock per qualcuno di reale. Si sentiva come se gli fosse caduto un velo spesso dagli occhi e vedesse tutto per la prima volta : tutto era nuovo luminoso e..fresco. Un'emozione forte che lo eccitava sì, ma al coltempo lo terrorizzava. I veli spessi della ragione che aveva usato come benda per coprirsi il cuore e tapparsi le orecchie alla voce rumorosa del cuore , l' ibernazione forzata che aveva imposto al proprio cuore e i muri, i fossati, i cancelli , le sbarre di ragionamenti ..tutto era scomparso, sparito, evaporato!!
- Calmati Sherlock - si disse, le labbra sottili strette per lo sforzo di imporsi la calma, una mano che passava a scompigliare i riccioli - non sei un'idiota! Ragiona, analizza, pensa! - e fu quasi un grido accorato, un'appello supplichevole che rivolgeva al suo stesso cervello. Brancolava nel buio, cercando quella spessa benda che l'aveva protetto fino ad allora, ma senza riuscirci. Non poteva credere che fosse stato invaso e conquistato dal cuore! Lui non avrebbe dovuto avercelo un cuore, dannazione! E invece eccolo quì a rimbombargli trionfo nelle orecchie, a tremare e ad agitarsi per i passi che stavano salendo le scale in quel momento....
- Sherlock...che hai? - la voce di John gli giunse alle spalle, preoccupata , e Sherlock sentì l'isteria bussare alla sua porta; fortuna riuscì a mantenere un certo autocontrollo e a rispondergli con voce atona
- Nulla. Niente, cosa ti fa pensare che abbia qualcosa?! - ed era un tono irritato che, sorprendentemente, non scalfì l'amico, che si limitò a sospirare, scuotere la testa e dirigersi in cucina parlando di cenare o qualcosa del genere.
Sentiva una sorta di rabbia verso John, qualcosa che non era normale nemmeno per un tipo come lui : perchè era così arrabbiato? Oh, sì.....era chiaro, adesso! Era arrabbiato con John perchè questo era tutta colpa sua! Colpa dei suoi stupidi capelli corti, colpa dei suoi occhi azzurri , colpa della pazienza che aveva con lui, colpa della sua totale fiducia in lui e dell'ammirazione che provava sin dalla prima volta. Tutta colpa di Mycroft anche, che gli aveva regalato quello stupidissimo libro di Gautier! Perchè diavolo adesso si metteva a leggere le cose che gli regalava Mycroft?! Ah, sì perchè era annoiato a morte dall'assenza di casi ma soprattutto dall'assenza di John. John, dannazione! No, non poteva restare lì, accucciato sul suo divano in preda a quell'orribile agitazione, a pochi passi da John. Sentiva che avrebbe fatto qualcosa di..terribilmente idiota e per di più non ragionato. Preso da una sorta di laborio febbrile, si alzò dal divano come se fosse un giocattolo a molla e si fiondò in camera sua, dove indossò la prima cosa che gli capitava ; prese giaccone e sciarpa e senza dir nulla uscì nell'aria fredda di una Londra immersa nel buio della notte.

Camminava da circa mezz'ora senza una meta precisa, senza aver nemmeno preso un taxi; si lasciava schiaffeggiare dal vento freddo e questo sembrò restituirgli una parvenza di lucidità , così che potè permettersi di analizzare tutto quello che era successo in una manciata di minuti.
"Eri agitato ed irrequieto da qualche giorno" si disse, infilando le mani nelle tasche : aveva dimenticato i guanti " e leggere quella frase è stata la goccia. Ma non dev'essere per forza quello che pensi, Sherlock! Ci dev'essere una spiegazione chimica, ragionevole del perchè sono così agitato! Vediamo un po...è colpa dell'astinenza? No...ho usato i cerotti più spesso del solito. Allora la noia? .....Si! Può essere che io sia così annoiato da aver iniziato a pensare strane cose senza volerlo, tanto per scacciare la noia! Si, si! Non ci dev'essere altra spiegazione! Non mi farò mettere nel sacco nè dal mio stupido cuore, nè da John! Logica, ragionamenti e lucidità! Sono queste le uniche cose importanti!" . Ragionare in quel modo, darsi una spiegazione sensata per quell'agitazione l'aveva tranquillizzato : non era stato preda di mostri chiamati "sentimenti" o "emozioni" ma dalla sua stessa noia. Quando rincasò era davvero tardi, ed era quasi certo che John fosse ormai a letto da ore, quindi si sorprese quando trovò la televisione accesa e John che russava sulla sua poltrona. Evidentemente aveva provato ad aspettarlo sveglio, ma stanco com'era non ci era riuscito. La tranquillità appena ritrovata sgusciò via, così com'era entrata, fuoco fatuo di un uomo disperato che cercava di evitare stancamente una realtà troppo aliena : si era innamorato, e proprio dell'uomo che di fronte a lui sbavava,dormendo, sulla sua stessa camicia. Sospirando rassegnato andò a sedersi sulla poltrona di fronte a quella del biondo e lì rimase, vestito di tutto punto, ad osservare quell'essere umano che aveva debellato, distrutto e polverizzato la fortezza in cui si era ritirato anni prima.



Autrice: 
Prima di tutto permettetemi di precisare che la frase iniziale, e Tiburzio appartengono alla penna di Theophile Gautier, di cui attualmente sto leggendo un libro. 
Detto questo, so che non è nulla di eccezionale o altro, ma Gautier e Poe mi hanno influenzato un pochino e volevo provare a descrivere Sherlock che si rendeva conto di essersi innamorato. Inoltre l'immagine l'ho scelta dopo la creazione di questa piccoletta, e vi potete chiedere perchè io abbia scelto questa, tra le millemila belle di Reaper! Semplice : perchè all'interno di Sherlock c'è John! Quando uno è innamorato ha dentro tutto l'amore per quella persona e..in un certo senso quella persona stessa, quindi si...mi sembrava abbastanza azzeccata! X°D 
Alla prossima u.u

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Capitolo 10
*** Because the night, belong to Lovers. ***


Because the night belong to Lovers

Desire is hunger is the fire I breathe
Love is a banquet on which we feed
.


La notte calò presto, così presto che il giorno sembrava essere stato solo un sogno nebuloso. C'era qualcuno che nel cuore di una Londra vittoriana  del XVII secolo l'attendeva con trepidazione, come si aspetta l'arrivo di un'amante. Seduto nel salotto della dimora del Conte Sherlock Holmes, al 221 di Baker Street, c'era John Watson. C'era un motivo per cui quel singolare uomo aspettava la notte impaziente : col calare del Sole e l'ascesa delle tenebre, il suo amante riapriva gli occhi di diamante e schiudeva le belle labbra sottili, rosse e voluttuose, che tanti baci gli avevano rubato, quasi che ogni volta avesse voluto prendersi la sua anima. A volte John aveva pensato di aver dato l'anima al Diavolo, ma il Diavolo non poteva amarlo come lo amava Sherlock. Era un amore travolgente, passionale, sensuale e romantico, a modo suo.
Nel pieno di quel XVII secolo, così scettico e illuminato, così ragionevole e calcolatore, nessuno poteva immaginare o anche solo credere che i due fossero un lupo mannaro e un vampiro. Proprio due di quei mostri che facevano rabbrividire le donne , incupire gli uomini e terrorizzavano i bambini. Due specie che avrebbero dovuto essere nemiche giurate, ma che trovavano in John e Sherlock un'unione a dir poco perfetta. I due vivevano in idillii fatti di sangue, sudore, forza , sensualità e dolci melodie, costantemente coperti dal manto soffice e protettivo della notte che, loro complice, li nascondeva agli occhi del mondo e creava loro una bolla perfetta d'intimità che persone normali potevano solo sognarsi.

Quella notte, dunque, John era seduto sulla sua poltrona verde smeraldo, un po consunta dal tempo, che aspettava il momento in cui quel coperchio si sarebbe aperto. Mancava poco ormai, e quando gli ultimi raggi di un sole morente sarebbero scomparsi, Sherlock avrebbe riaperto i suoi occhi e ritrovato il suo amante, pronto a donargli il suo sangue, la sua essenza, per sfamarlo. Pronto a donarsi per amarlo. Non era sempre stato così, anzi! All'inizio i due si sfioravano raramente con lo sguardo, anche se vivevano nella stessa casa, e spesso si erano rivolti a stento la parola. Non che si odiassero o altro, era semplicemente indifferenza. Ma Cupido, tenero quando voleva, capriccioso e spietato quando doveva scoccare le sue frecce, non aveva lasciato fuori dalla sua lista nemmeno questi due, ed era bastato un semplice sguardo, una semplice parola per accendere in entrambi desiderio e passione, con una spruzzata di amore. E così, era iniziata quella strana storia e quell'amarsi senza riserve.

- John - una soave voce melliflua, sussurrò il suo nome, carezzandone ogni lettera, e facendogli venire la pelle d'oca; si avvicinò di corsa alla bara, per accogliere il suo Sherlock, quasi come un cane che faceva le feste al suo padrone.
- Sherlock - mormorò in risposta, riempiendosi gli occhi con la figura perfetta e composta che gli stava davanti - Buongiorno. - e si chinò a sfiorare delicatamente con le labbra quelle del vampiro, che sorrise, mostrando i suoi canini aguzzi e bianchi più della neve. Uscito dalla sua bara, si stiracchiò , sotto lo sguardo incantato di John : la camicia di seta rossa che indossava era abbastanza attillata da lasciar intravedere un corpo perfetto, non troppo muscoloso e con una pelle d'avorio da far invidia alle belle statue marmoree di cui gli scultori e gli antichi greci si vantavano tanto. I capelli scompigliati ricadevano in riccioli d'ebano intorno al viso, incorniciandolo. Avevano un'aspetto soffice - e lo erano, John li aveva sfiorati tante volte - e profumavano di rose e vaniglia, così tanto che inebriavano più del vino migliore di Bacco o dei simposi. Il viso però, era per John, qualcosa di unico ed eccezionale : allungato in una forma piacevole a guardarsi, gli zigomi incavati che davano un'aria affascinante a quel viso già di per sè bello, la fronte ampia  che indicava l'estrema intelligenza di cui quella creatura era dotata, un paio d'occhi azzurro ghiaccio e di una profondità da brividi che al confronto lo zaffiro più bello sarebbe sembrato un semplice sassolino, e una bocca sottile e morbida, rossa e invitante come frutti di bosco, che si schiudeva in un sorriso lascivo, mentre gli si avvicinava con quel suo portamento elegante e sinuoso da far sembrare i reali rozzi e sgraziati come scaricatori di porto.
- Sherlock - ripetè John, fremendo al pensiero di quando avrebbe sentito affondare nella carne quei canini aguzzi, e il sangue scorrere via, nella sua bocca dove sapeva che la sua anima si scioglieva, e il suo amore veniva fuori. Secondo Sherlock quello era il sangue più prelibato che avesse mai  assaggiato, e di cui non poteva fare a meno. Quindi il lupo reclinò indietro la testa, offrendo il proprio collo, ma Sherlock  si limitò a sfiorare con la punta delle belle dita affusolate e fredde i fori che aveva lasciato la notte precedente.
- Non voglio morderti sul collo, John - era una strana abitudine che aveva, ma amava mordere John su qualsiasi parte del corpo, e i diversi forellini che aveva sparsi sull'addome e le braccia ne erano la testimonianza.
- Oh...e dove? - chiese sospirando l'altro, rimettendo la testa dritta per vederlo meditare a dita congiunte, mentre lo trapassava con gli occhi da parte a parte come aveva fatto tante volte. Quando prendeva una decisione poi, sorrideva, come in quel momento.
- Vieni - e prendendolo per un polso lo trascinò nella camera adiacente, lì dov'era sistemato un bellissimo letto a baldacchino, costruito col legno di antiche quercie, su cui erano intarsiati svariati ghirigori e motivi floreali. Si diceva che quello era il letto preparato da Ulisse per la sua devota moglie Penelope. Risoluto spinse di malagrazia John tra quele coperte nere e rosse, di seta. John amava anche questo del loro incontro notturno : la vena autoritaria e violenta che caratterizzava Sherlock in quei frangenti, dove i suoi occhi si scurivano diventando due pozze oscure, e lanciando occhiate pericolose che avrebbero fatto sciogliere o gelare il sangue nelle vene di chiunque, a seconda del caso. Ed era quello più di tutto a renderlo agli occhi di John, la creatura  più terribile e eccitante di tutte.
Senza dir nulla gli sbottonò pantaloni e glieli sfilò, lasciando scorrere sotto le sue mani i muscoli sviluppati e tesi dell'altro, mentre incatenava lo sguardo al suo. Non c'era bisogno di parlare, e John lasciò che Sherlock facesse come voleva, abbandonandosi completamente alle  sue cure.
Il vampiro dunque gli alzò la gamba sinistra, costringendolo ad alzare di poco il bacino dal materasso, e se l'appoggiò sulla spalla, tenendolo in alto con l'aiuto delle mani e della sua forza. Sherlock infatti, in quanto vampiro, era dotato di una forza sovrumana che non gli si sarebbe attribuita, giudicando il suo corpo longilineo e smilzo.
Iniziò a leccare e succhiare la pelle dorata del lupo, cercando il punto più morbido dove mordere o forse, semplicemente adorava i piccoli sospiri e i gemiti che sfuggivano dalle labbra socchiuse di John. Quando le sue orecchie furono sazie , morse senza preavviso un punto a metà strada fra l'inguine e il ginocchio, facendolo sussultare, oramai preda dell'eccitazione. Succhiando avvertì sulla lingua il sapore dolce che sapeva di marmellata e thè del suo sangue, e ne fu subito inebriato. Bastavano poche gocce a placare la sua sete, e presto i fori furono richiusi, passandoci la lingua sopra.  
Sherlock non aveva mai amato intraprendere rapporti di qualsiasi genere con chichessia, ma l'arrivo di John, volente o meno, aveva scombussolato tutto il suo mondo. Un mondo tetro e notturno, fatto di lunghe ore di solitudine e silenzi  che il violino lentamente aveva smesso di riempire, fino a rimanere lì, muto e abbandonato su quella poltrona verde smeraldo, che ormai era la poltrona di John. Se lo strumento non era più ricoperto di polvere ed inutilizzato, lo doveva al lupo, che una sera l'aveva sentito suonare e si era innamorato delle dolci e malinconiche melodie che riusciva a creare con quelle abili mani. Sherlock amava John che era così semplice e lo amava altrettanto semplicemente, donandosi a lui come le spighe si donano al vento e al sole caldo. Amava anche la sua compagnia, la quale col passare del tempo aveva reso la notte meno buia. Steso su quelle coperte, abbandonato completamente a lui, era uno spettacolo che valeva la sua centenaria esistenza. I capelli biondi e un po lunghi ricadevano sul viso e sul materasso in modo disordinato, le palpebre socchiuse che mostravano parzialmente degli occhi di un'azzurro placido tanto da ricordargli cieli d'estate ormai perduti, le labbra morbide e rosee schiuse per lasciar passare sospiri e gemiti, le belle gambe muscolose, le braccia forti che annesse ad un addome sublime, il tutto coronato da una carnagione leggermente abbronzata, lo rendevano agli occhi di Sherlock un'essere affascinante oltre ogni dire. Erano la Luna e il Sole, la luce e le tenebre, nonostante John avesse scelto le tenebre notturne per stargli accanto. 
- Sherlock - sospirò, aprendo del tutto il sipario su quei frammenti di cielo, per osservarlo mentre rimaneva immobile a contemplarlo. Per un attimo il vampiro sentì il proprio cuore smuoversi e tremare mentre il suo nome veniva pronunciato con tanto desiderio e amore, reclamando tutta l'attenzione della sua mente sveglia.
- John....- disse, senza nemmeno accorgersene, scendendo ad accarezzare con la mano le guance ricoperte da un filo di barba biondiccia che gli solleticava le dita; c'era un sentimento così forte, puro e splendente, nonostante l'eternità buia dinanzi a loro, che quello di Orfeo ed Euridice, Antonio e Cleopatra, Tristano ed Isotta e altri ancora sarebbe parso come un semplice fuoco fatuo, un rametto debole pronto a spezzarsi al primo colpo di vento, una cotta adolescienziale. Avrebbero dovuto scrivere di Sherlock e John, gli scrittori, se proprio volevano descrivere una storia d'amore come si deve. John si puntellò sui gomiti, per poter guardare negli occhi Sherlock; poi fece scivolare una mano tra i riccioli dell'altro, saggiandone la consistenza soffice come piume, prima di attrarre con forza le bocca dell'altro sulla sua. Nessuno dei due chiuse gli occhi, come si faceva di solito: il loro tempo era limitato e prezioso e non volevano perdere il contatto visivo con l'altro nemmeno per un istante. Era difficile descrivere le emozioni che quei due provavano, stretti l'uno nell'altro, come gli anelli d'oro della catena di Bacchide, solo più forti e più splendenti dell'oro stesso. Si stringevano fino a farsi male, ma senza farsene realmente: le loro mani forti non avrebbero potuto ferirsi a vicenda, mai. Difficile persino descrivere che cosa volesse dire per entrambi ritrovarsi nelle mani dell'altro, il tremore, i brividi che li sconquassavano e li eccitavano, finchè uno dei due non prevaleva sull'altro. Non c'era dolore più dolce di quello provocato nell'unire i loro corpi, non c'era piacere più sublime del sentire il calore dell'altro; non c'era estasi più grande dei loro corpi allacciati che inseguivano e ricercavano amore e piacere, che sfogavano desiderio e passione. Un coro di gemiti e sospiri che si intrecciavano nella più solenne delle melodie d'amore, e che avrebbero fatto vergognare la prostituta più consumata. Cupido di sicuro ammirava stupefatto, commosso e soddisfatto un amore che bruciava tanto da rendere il Sole una lampadina! Cenarono al banchetto dell'amore, dissetandosi con un nettare simile all'ambrosia degli Dei Immortali dell'Olimpo. Quando ricaddero stanchi, tra quelle lenzuola ormai sfatte, l'alba era prossima, così come il loro arrivederci.
- John...il sole sta per sorgere....- e alzandosi di malavoglia dall'abbraccio morbido e possessivo dell'amante, Sherlock si rivestì, mettendosi la sua camicia di seta viola preferita. Anche John di malavoglia si era alzato e ora raccoglieva da terra i suoi vestiti, con una malinconia crescente che lo prendeva ad ogni sorgere del Sole. Oh, se il Sole non fosse più sorto! Avrebbero potuto stare sempre insieme, e mai separati dal sonno che prendeva il Vampiro, e che lo conservava dai raggi del sole! Sherlock probabilmente lesse i pensieri e la tristezza che pervadeva l'animo di John, perchè avvicinandosi al violino prese a suonare una delle melodie più belle che avesse composto fin'ora, e che gli era stata ispirata direttamente da John. Quando finì di suonare, un timido raggio di Sole perpetrò attraverso le spesse tende nella stanza, illuminando il capo di John di una luce soffusa, mentre il pulviscolo della polvere si abbandonava ad un valzer lento e sentimentale.
- E' ora - disse solo Sherlock, e si apprestò ad entrare nella sua bara, il suo letto. John gli si avvicinò, sospirando - Suvvia John non fare quella faccia triste!Ci rivedremo presto! Stanotte ti suonerò il violino fin quando vorrai, ci ameremo fin quanto possiamo e staremo insieme fino all'alba...- anche per Sherlock, quella piccola separazione era quasi dolorosa, e in quei momenti avrebbe volentieri fatto a meno del suo riposo, ma John, che aveva l'opportunità di godere del Sole e i suoi raggi, doveva vivere nella luce del mattino anche per lui.
- Lo so, Sherlock. - sorrise dolcemente l'altro, prima di chinarsi a baciare le belle labbre, mentre le palpebre di Sherlock calavano a nascondere il diamante dei suoi occhi - Buonanotte. - e richiuse il coperchio.
Avrebbe atteso pazientemente l'arrivo della notte, come ogni giorno, e al suo risveglio Sherlock l'avrebbe ritrovato lì, accanto al suo giaciglio con un sorriso e tutto l'amore che poteva dargli. Sempre e per sempre.











Autrice:
Vi giuro..per la prima volta non so che pensare della mia storia o_o' lascio a voi i giudizi! >.< 
Ah..quando la leggerete, ascoltatevi "Patti Smith - Because the night" perchè se non fosse stata per questa canzone, non avrei mai potuto scriverla! Più che ascoltarla però, leggetevi il testo! Detto questo, vi saluto u_u
P.S volevo lasciarmela per Halloween, ma ehi, è troppo lontanoooo! >___<
pps l'immagine è di Reaper, ma l'ho modificata con picnik!
















 



















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Capitolo 11
*** You can stand under my umbrella ***


When the sun shines, we'll shine together 
Told you I'll be here forever
You can stand under my umbrella 






Lestrade si era scervellato un sacco per scoprire cosa regalare a Mycroft.
Insomma cosa poteva regalare ad uno che aveva jet privati e spie al suo servizio? Nulla, davvero nulla.

Secondo me” gli aveva detto John Watson, quando, in un momento di pura frustrazione, aveva spiegato la cosa al dottore “dovresti regalargli qualcosa che.. beh, qualcosa che non potrebbe mai comprare.”
Qualcosa che non potrebbe comprare?” era quello il punto, no?
Cosa non poteva comprare Mycroft?

 

Tornò a casa sconfitto un gran mal di testa, e ancora nessuna idea.
Certe volte Lestrade odiava il fatto che Mycroft fosse così ricco: non poteva fargli regali, non poteva portarlo in nessun bel posto, perchè poi Mycroft richiamava i suoi jet e qualsiasi tipo di sorpresa spariva... inoltre, lo faceva sentire terribilmente inferiore, come se stare con Mycroft implicasse la vita da “mantenuto” e per Diana, era l'Ispettore di Scotland Yard, lui!
Quindi, mentre se ne stava seduto a rimurginare sulla sua miserevole condizione economica rispetto a quella di Mycroft, Mrs Gonall, la sua vicina, bussò delicatamente alla porta.


-Salve, Greg – salutò lei radiosa – mi dispiace disturbarti.. -
-No,no, nessun disturbo davvero! E' successo qualcosa? -
Lestrade si era sempre trovato a suo agio con Lara: una donna semplice, cordiale e soprattutto molto discreta. Aveva due gemelli, Fred e George, due piccole pesti ma davvero simpatiche che avevano preso ormai l'abitudine di considerarlo come uno zio.
-No nulla...uhm, ecco, Fred e George ne hanno pensata un'altra delle loro, e vorrebbero costruire una casa di ombrelli colorati nel giardino.. mi chiedevo se avessi un paio di ombrelli che non ti servono.. vanno bene anche scuri! - mormorò imbarazzata, anticipando la sua risposta negativa.
-S-sì.. allora, credo di averne un paio, perchè non entri? Vado a prenderli, sono di sopra. -

 

Quando finalmente richiuse la porta, tornò a godersi di nuovo la morbidezza della sua poltrona.
"Ombrelli..una casa di ombrelli! Non l'avevo mai sentita! Quelle piccole pesti ne combinano di tutti i co-"  ma eccola, oh sì, eccola l'ispirazione, la soluzione a quel complicato rompicapo!
In quel momento si sentì quasi al pari di Sherlock, e capì cosa provava il detective ogni volta che risolveva un caso difficile!
- Ehi Mark! Ti ricordi quel favore che mi devi? Ecco... -

 

 

*******

 

- Greg, di grazia, posso sapere dove mi stai portando?- sbottò seccato Mycroft, bendato, mentre l'ispettore, tenendolo per mano, lo conduceva attraverso cespugli e alberi.
Per sua fortuna, Mark Rittlerspot, che aveva aiutato in un paio di occasioni, aveva una piccola casupola tra le campagne appena fuori Londra: un posto ideale per realizzare il suo piano in tutta tranquillità.
- Ancora un attimo di pazienza, Myc-  rispose, divertito.
Certo, rapire il Cane da Guardia della regina, Mycroft Holmes, era stata una vera e propria impresa ma non c'era nulla che Lestrade non potesse fare, con un po' di ingegno. Eludere la sorveglianza con una scusa qualsiasi? Un gioco da ragazzi. Convincere Mycroft a seguirlo senza fare domande e senza fargli capire nulla? Un'impresa da Titani, tuttavia, anni di allenamento con Sherlock a portare pazienza e nascondere piccole cose erano serviti a qualcosa.
Quando furono finalmente giunti a destinazione, Greg lasciò andare la mano del suo compagno, e, dopo aver sistemato gli ultimi dettagli, gli diede il permesso di sfilarsila benda.
Mycroft eseguì, e Greg mai, mai avrebbe potuto dimenticare l'espressione meravigliata e compiaciuta che incise ogni piccola ruga di quel volto che lui tanto amava.
-Greg..questo è.... -
-Il tuo regalo di compleanno, Mr Ombrello. - borbottò, visibilmente imbarazzato. L'idea era stata anche carina e riuscita ma adesso, dinanzi 

al fatto compiuto, si sentiva.. beh, si sentiva un'idiota. Se non fosse piaciuto? Se non fosse stato all'altezza...?! Oddio, quaratanni e passa, e si trovava ancora a farsi domande come unq ualunque ragazzino innamorato. Che vergogna.
Mycroft dal canto suo gironzolava intorno a.. a quella casupola fatta di tanti ombrelli colorati, col davanti quella che sembrava essere....
- Per l'amor... è una porta quella?! - domandò, sempre più sorpreso.
- B-beh, sì..... insomma... Buon Compleanno Myc. - borbottò, sempre più rosso. Okay, aveva inserito una porticina in legno - che aveva trovato nella casupola - come accesso alla "Casa degli Ombrelli" e allora? None rano più ragazzini, ma aveva ancora il diritto e il dovere di sorprendere quel ghiacciolo del suo compagno! E sì, aveva dato unn ome a quel piccolo rifugio multicolor, e no, non se ne vergognava affatto. Giusto un po', forse.
- Grazie. - borbottò impacciato Mycroft, e Greg potè capire,d al modo in cui stringeva il suo solito ombrello nero, che, proprio come un moccioso, stava morendo dalla voglia di entrarci. Mycroft era proprio un maniaco degli ombrelli, e quel comportarsi da moccioso gli fece venir voglia di ridere.

L'uomo in completo grigio se ne stava lì, in piedi, col suo ombrello stretto tra le mani, meditando: era abituato a trattare con le persone, persuaderle, convincerle di quello che voleva.. eppure Lestrade era l'unico, a parte sua fratello, a lasciarlo costantemente senza parole. L'unico che riusciva a sorprenderlo ogni qualvolta, regalandogli cose che lui non avrebbe mai pensato di comprare. Regalandogli cose che erano effettivamente impossibili da ottenere con i soldi.
Adesso cominciava a capire come si dovesse sentire suo fratello quando era in compagnia di John Watson. Dopotutto, per quanto se ne parlasse o ne fossero convinti, gli Holmes non erano dei, ma semplici uomini, e ogni tanto capitavano nelle loro vite persone importanti, persone che ricordavano loro cos'erano: umani. Umani con un cuore.


Fu impossibile nascondere la sorpresa quando entrarono finalmente in quel piccolo rifiugio: i raggi del Sole che riuscivano a filtrare tra le nuvole colpivano gli ombrelli colorati, illuminandoli di rosso, blu, verde, giallo, viola... ed era uno spettacolo molto più bello e significativo di quanto tutte le vetrate solenni e colorate di altrettanto solenni cattedrali avrebbero mai potuto offrire.
Non erano opere d'arte, ma erano il regalo di Greg, e questo per Mycroft, era mille volte più importante.
"Chissà se non dovessi proporre di istituire il "Giorno degli Ombrelli" come festa nazionale" pensava, già meditando su quali persone fare leva affinchè la proposta venisse accettata.
Ci pensò su per circa una manciata di minuti, prima di decidere che no, non voleva che tutto il Regno poi costruisse "case" simili a quella.
Preferiva che quella meraviglia restasse esclusivamente sua e di Greg.

 












































Spazio Autrice:
Oh mamma! Era davvero da uns acco di tempo che non aggiornavo questa raccolta! Spero che molti di voi, tra quelli che hanno sempre commentato, non mi abbiano abbandonato, ma ho attraversato mille oceani prima di giungere a trovare questa bellissima, ma dico bellissima, immagine! *^*
E perchè non riprendere con una bella Greg/Mycroft?! >////<
In verità speravo di riprendere a scrivere qualcosa su questi pairing appena iniziava la terza o giù di lì, volendo distrarmi dall'ultima puntata della seconda serie che sì, mi deprime ancora a morte, ma all'ispirazione non si comanda!

Ev

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