Un giorno sì e uno no

di ninilke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non sono una bambina ***
Capitolo 3: *** Una scatola di palline ***
Capitolo 4: *** Molto peggio chi mi ignora ***
Capitolo 5: *** Non brilla davvero ***
Capitolo 6: *** Ho mai detto di voler essere dolce? ***
Capitolo 7: *** Il mio amante segreto ***
Capitolo 8: *** Come un lampo nella notte ***
Capitolo 9: *** Sembra un bacio ***
Capitolo 10: *** Speriamo che funzioni ***
Capitolo 11: *** I bisbetici domati ***
Capitolo 12: *** Un casino totale ***
Capitolo 13: *** Rendimi felice ***
Capitolo 14: *** L'uomo è cacciatore ***
Capitolo 15: *** Tutti e cinque i miei sensi ***
Capitolo 16: *** Io ho detto amore ***
Capitolo 17: *** Il mio Boccino ***
Capitolo 18: *** La sua fidanzata ***
Capitolo 19: *** Cambiati i vestiti e sciogliti i capelli ***
Capitolo 20: *** L'eroe, come una volta ***
Capitolo 21: *** Capodanno a Casa Malfoy ***
Capitolo 22: *** Per me sei lontanissimo ***
Capitolo 23: *** Una famiglia normale ***
Capitolo 24: *** Bel giorno per morire ***
Capitolo 25: *** Delirio? ***
Capitolo 26: *** Quella tonalità di rosa ***
Capitolo 27: *** Memoria cancellata ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Draco Malfoy stava percorrendo il lungo corridoio al piano terra del Ministero della Magia: aveva ormai quasi trent’anni, lavorava lì da sei, ma quel luogo gli metteva addosso una sorta di timore reverenziale. Forse erano le colonne, così alte da far perdere lo sguardo in lontananza a chi volesse osservarle fino in cima; forse i soffitti, illuminati dagli splendidi riflessi dei lampadari di cristallo, non si sa se per magia o se per dono di natura; forse i pavimenti, di quel non-colore che ti fa perdere il conto dei passi. Draco non sapeva perché, ma, camminando accanto alle ampie porte-finestre che davano sul cortile, sentiva che quel posto gli stava bene e lui stava bene a quel posto. Salì le scale del settore H, assorto nei suoi pensieri, finchè non fu distratto da una voce squillante:

-Boccino, boccino, boccino!!

Quella voce era del suo bambino, Scorpius: stava rincorrendo un Boccino d’oro giocattolo, creato per far divertire i futuri Cercatori, che produceva piccole orbite attorno alla giovane promessa del Quidditch. Draco si scansò dalla traiettoria dell’oggettino volante appena in tempo per non farsi colpire in pieno viso, poi lanciò uno sguardo severo al figlio:

-Scorpius, papà non è qui per giocare! Oggi è un giorno importante, quindi per favore, fai il bravo.

Il bambino guardò distrattamente il padre, poi si rilanciò all’inseguimento del suo prezioso bottino alato: il boccino, però, iniziò ad andare un po’ troppo in alto per le manine di Scorpius, che già disperava di vederlo tornare. Ad un tratto, però, il suo folle volo fu arrestato dalla mano di uno dei più grandi Cercatori della storia di Hogwarts, Harry Potter.

-Preso! Grifondoro vince la partita!

Il piccolo Scorpius si lasciò andare in un sospiro di sollievo, poi guardò il viso del suo salvatore e si aprì in un grande sorriso:

-Papà, papà! C’è quel signore con il fulmine in fronte!

Harry sorrise a quell’affermazione così candida: era tutta la vita che era “Il prescelto”, “Il Grande Harry Potter”, “Colui che aveva sconfitto l’Oscuro Signore” e adesso quel bambino lo aveva declassato a “signore col fulmine in fronte”! Osservandolo, intuì chi potesse essere il padre che era stato appena chiamato a gran voce: appena alzò lo sguardo, infatti, gli si parò davanti chi confermò le sue teorie:

-Buongiorno Malfoy… Credo che tuo figlio voglia che tu mi noti…

Draco cercò di mantenere uno sguardo di ghiaccio e il ghigno che si portava sempre stampato in faccia, probabilmente da quando era nato: in fondo con Potter non andava d’accordo, quindi perché mostrarsi educato?

-Sì Potter, ho notato la cosa. Questa è la prima volta che vedi mio figlio, giusto?

-In effetti sì… Ma ti somiglia al punto che mi è sembrata subito una faccia nota- Harry abbozzò un sorriso, ma subito lo ritrasse, notando che l’uomo di fronte a lui non sembrava voler cambiare espressione. -Piuttosto, perché sei nel settore H? Non lavori al G?

-Sto andando ad un colloquio col direttore del settore H: devono scegliere due dipendenti che si occupino delle relazioni tra il Ministero e Hogwarts. Sono stato caldamente suggerito per quel posto…- rispose con un sorrisetto altero.

-Da tuo padre?- chiese ingenuamente Harry. Troppo ingenuamente, visto lo scatto d’ira che ebbe Draco:

-Ma quanti anni credi che abbia, Potter?  Dal direttore del settore G! Libero di non crederci, ma so fare il mio lavoro!- Draco si guardò attorno cercando Scorpius: voleva solo allontanarsi da quel corridoio, ma soprattutto da quell’idiota di Potter, che però sembrò ridere di lui.

-Spera che non ti diano quel posto, Malfoy!- rispose l’altro divertito. Draco lo guardò confuso: doveva essere un’offesa? Non stava capendo, come indicava chiaramente la sua espressione. -Intendo, spera di non essere uno dei due impiegati… L’altro sono io!

Gli occhi di ghiaccio sembrarono rompersi in mille pezzettini. Il dubbio era amletico: presentarsi o meno a quel colloquio, sapendo che rischiava di dover lavorare con Potter? L’incarico era di prestigio, lo stipendio di tutto rispetto, ma chi glielo faceva fare di staccarsi dal suo amato settore G? Non trovò risposta al suo interrogativo, perché prese la parola suo figlio:

-Papà, se oggi vinci il lavoro vai a lavorare col signore col fulmine?

-I lavori non si vincono, Scorpius. Comunque non credo che andrò a quel colloquio, non ho intenzione di lavorare gomito a gomito con Potter.

- E perché?

Già, bella domanda: perché? Sette anni di scuola passati a bisticciare erano un buon motivo, no? Ma cosa c’era alla base dei sette anni di bisticci? Di sicuro Draco non se lo ricordava nemmeno… Perché le domande dei bambini dovevano essere così stupidamente ingenue? Inaspettatamente a salvarlo dal momento di empasse fu proprio Harry:

-Vedi Scorpius… Ti chiami Scorpius, vero?- iniziò Harry, per poi continuare dopo un cenno del capo del bambino -Anche io e il tuo papà siamo stati ragazzini: quando eravamo giovani litigavamo spesso, non andavamo d’accordo perché eravamo diversi. Per lavorare insieme bisogna andare d’accordo, quindi forse è meglio così, se il tuo papà non fa il colloquio. Capito?

La testolina bionda si abbassò verso il pavimento, poi si rialzò verso Harry, poi di nuovo verso il pavimento:

-Ma tu sei cattivo?

I due adulti lo guardarono confusi:

-No… non credo di essere cattivo. Perché?

-Perché due bambini litigano se uno dei due è cattivo! Il mio papà non è cattivo… sei tu quello cattivo!

Harry non sapeva cosa rispondere: dopo essere stato bollato come “il signore col fulmine”, adesso era “quello cattivo”: quel bambino stava scardinando le sue certezze riguardo la propria reputazione! Draco gli lanciò un sarcastico sguardo di sottovalutazione e guardando il bambino disse:

-Figuriamoci, Potter era tanto buono e tanto caro… Il più amato dagli abitanti del mondo magico!

-Escludendo la tua famiglia, i Serpeverde, i Mangiamorte, Voldemort e tutte le carogne che gli stavano dietro!

Gli occhi di Draco sembrarono socchiudersi, l’espressione era contratta in una smorfia severa: trattenendo a stento uno scatto d’ira sibilò a Scorpius di andare a giocare nel giardino lì accanto, davanti alla porta finestra in modo che potesse vederlo. Attese che il bambino fosse uscito, poi fissò Harry negli occhi: sembrava che stesse cercando le parole, tutte le sensazioni possibili si facevano strada dietro i suoi occhi, tremendamente inespressivi. Poi sembrò sciogliersi, il suo volto privo di espressioni, come se dentro di lui si fosse combattuta una lotta all’ultimo sangue, ma dove non c’erano né vincitori né vinti: Harry lo guardava senza battere ciglio, aspettando una sua parola, che dopo un’attesa eterna arrivò:

-Non avrei dovuto. Scusa.

Quattro parole pronunciate in modo secco, senza alcun sentimento evidente, senza che chi le aveva pronunciate sembrasse minimamente coinvolto. Però le aveva dette! Draco Malfoy chiede scusa a Harry Potter: roba da primo di aprile! Ma la neve che si appoggiava sugli alberi del cortile del Ministero parlava chiaro: non era aprile!

-Ho sentito bene?- chiese dubbioso il Mago Più Amato Del Mondo Magico.

-Non farmelo ripetere- rispose in un sibilo la Carogna. -Non voglio che mio figlio sappia…riguardo alle guerre magiche, al Signore Oscuro… a me. Guardalo, è un bambino: ci sono cose che un bambino non deve nemmeno immaginare- disse Draco, lanciando un’occhiata a un piccolo impiastro biondo che inseguiva un boccino inciampando nella neve. Poi, su quel volto tradizionalmente contratto in una smorfia, apparve un’ombra di sorriso. -Quanto è tonto mio figlio, certe volte!

Gli occhi verdi dell’altro uomo stentavano a credere a ciò che vedevano, ma parvero capire:

-Ho tre figli anche io, capisco cosa intendi… La mia risposta alle tue provocazioni forse era poco adatta alle orecchie di tuo figlio. Ma la miccia l’hai accesa tu!

-Infatti, è per quello che ti ho chiesto quello che ti ho chiesto.

-Scusa?!- alluse ironico Harry

-Quello che ti ho chiesto!- scandì meccanico l’altro. -Comunque scusa mio figlio, non sa ancora bene cosa significhi essere cattivo. Quindi non sa che tu non potresti esserlo neanche lontanamente.

-Perché, tu sì?

Malfoy sembrò offeso da questa affermazione:

- Per quanto non piaccia neanche a me, sai bene cosa c’è sul mio avambraccio- rispose, alludendo al Marchio Nero che gli era stato apposto da ragazzo. -E poi pensavo che sette anni a renderti la vita un inferno fossero sufficienti a dimostrare qualcosa!

Harry si lasciò andare ad una risata sarcastica:

-Tu avresti fatto cosa? Andiamo Malfoy, sono Harry Potter! I miei genitori sono morti quando avevo un anno, sono stato cresciuto dagli zii brutti e cattivi, ho passato i miei sette anni di scuola a combattere contro l’orribilissimo Signore Oscuro che ha terrorizzato il mondo magico, ho visto morire file di persone nel mio nome, compresi due presidi di Hogwarts, e io stesso ho rischiato miliardi di volte di lasciarci la pelle. Mi sarei dovuto preoccupare di te?! Un ragazzino viziato, figlio di papà, a cui tutto è stato dato e niente è stato tolto? Un tafano molesto con una perenne espressione da costipato? Saresti tu quello che ha reso la mia vita un inferno?! Ma smettila dai!

Nel corridoio del piano terra del Ministero della Magia c’erano due uomini: uno lanciava parole di accusa, l’altro ascoltava in silenzio, come masticandole dentro di sé. Perenne espressione da costipato?! Ma come si permetteva? Però “tafano molesto” un po’ l’aveva apprezzata, forse l’avrebbe riutilizzata rivendendola come propria… Ma non era il momento di darla vinta a Potter:

-Facciamo così, piantiamola qua, tanto sai che persone siamo! Io non ho più niente da fare qui, non sosterrò il colloquio. Non dopo aver saputo chi sarebbe il mio collega! Anzi, mi meraviglia che abbiano scelto te: sapevo che la selezione era molto scrupolosa, temevo quasi di poter essere scartato io! A quanto pare mi sbagliavo… Posso andarmene sereno!- esclamò Draco facendo qualche passo.

-Paura, Malfoy? - lo freddò Harry.

-Ti piacerebbe!- gli rispose l’altro, con uno sguardo tagliente. Ci fu un lungo attimo di silenzio, poi Draco assunse un’espressione un po’ dubbiosa. -Non l’abbiamo già fatta? Dico, questa cosa qua del “paura-ti piacerebbe”?

-Ma sai che forse… Un duello al secondo anno?

-Eh… eh, sì, sì, mi sa di sì. Quando parlavi serpentese…

-Parlo anche serpentese! Vedi che sono cattivo? Ha ragione tuo figlio, Malfoy!

-Già, fammi vedere cosa sta combinando quel… Ehi! Sbaglio o quella è tutta la famiglia Potter?! E stanno circondando mio figlio!! Scorpius, spostati da lì- esclamò Draco correndo fuori nel giardino, mentre Harry lo seguiva per raggiungere i suoi parenti. Sua moglie Ginny lo aspettava insieme ai suoi due figli, intenti a lanciarsi palle di neve, e alla bambina, ancora nel passeggino. A poca distanza stavano arrivando suo fratello Ron, sua cognata Hermione e i loro due bambini. Ovviamente non stavano “circondando” il piccolo Malfoy, erano solo lì vicino, ma gli occhi di un padre protettivo potrebbero vedere qualsiasi cosa!

-Guarda papà! Queste persone hanno i capelli come le carote!- gridò Scorpius al padre, indicando col ditino i nuovi arrivati. Lo sguardo di Draco però lo ammutolì all’istante.

-Scorpius, chiedi scusa! Non hai detto una cosa educata!

L’ammonizione di Draco fu seguita dal silenzio assordante delle famiglie Potter e Weasley che lo guardavano mute: da quando si preoccupava dell’educazione? Lui, che su quei capelli come le carote avrebbe potuto comporre centinaia di insulti? Anzi, niente condizionale, l’aveva già fatto! A rompere il silenzio fu ancora Scorpius: indubbiamente non gli piaceva stare zitto!

-Scusa signora… Anche tu. Anche voi. E ma quanti che siete!- Scorpius guardò con stupore quella famiglia numerosa, ignaro che i Weasley non fossero certo tutti lì. Il suo sguardo non era ancora caduto sulla bambina che stava nel passeggino, ma non appena ciò accadde, il bambino sembrò perdere la sua parlantina sciolta. Rimase in silenzio a fissarla, mentre Harry iniziò a parlare:

-Ragazzi, finalmente! Non vedevo l’ora di dirvi che mi hanno dato il posto! Sono uno dei due impiegati speciali del settore H… Ottimo no?- disse sorridendo. Tutta la sua tribù accolse la notizia con espressioni di gioia, sorrisi e abbracci: Draco li guardò con distacco, senza capire. Come sempre, del resto: ma non cambiavano mai quelli? Sì, erano più maturi, avevano figli, ma erano sempre, tremendamente, loro!

-Grande Harry!- si complimentò Ron -Resta solo da sperare che non ti mettano insieme a un impegatastro noioso, di quelli con la candela al naso e i capelli leccati all’indietro!- Harry gli sorrise ironico:

-Rischiava di esserci Malfoy, ma si è tirato indietro… Lui dice che è per non lavorare con me, ma chi lo sa… Appunto, Malfoy: vorrei presentarti i miei figli. Quel disgraziato tutto spettinato è James, invece quello che le prende dal fratello è Albus… - Harry scosse la testa e urlò al figlio maggiore di smetterla, perché nessuno in famiglia era di gomma.  -Questi invece sono i cuginetti, Rose, la più grande, e Hugo, che è arrivato davvero da poco. Da noi invece l’ultima è qui, nel passeggino: lei è Lily e credo che tuo figlio stia fissandola da una decina di minuti…

In effetti era proprio imbambolato! Draco si sentì leggermente in imbarazzo, quindi chiese al bambino perché osservasse con tanta attenzione la piccola Potter.

-Papà… io la voglio!

Una decina di persone trasalì nel giardino. Draco si fece più pallido del solito:

-Vuoi…cosa, Scorpius?

-La bimba!- rispose indicando Lily.

Il Weasley più anziano non mandò giù quelle parole, anche se venivano dalla bocca di un bimbo di tre anni.

-Ehi giovanotto, mia nipote non è un giocattolo! Non puoi… volere la mia Lily! E non provare nemmeno a guardare mia figlia, sai!

Scorpius distolse lo sguardo dalla bimba, passò a Ron, poi a Harry:

-Signore col fulmine… io voglio tua figlia! Il mio papà la può comprare perché ha tanti soldi! Quanti soldi vuoi?

-SCORPIUS!!!- urlò un Draco sinceramente imbarazzato- Basta! Non dire più una parola, hai già aperto la bocca a sproposito troppe volte! Andiamocene- concluse, voltando le spalle e trascinando il figlio via con sé. Fu però costretto a fermarsi perché qualcosa lo colpì dietro la testa: era la prima, anzi la primissima volta, che qualcuno scagliava un ciuccio in testa a Draco Malfoy! Quell’insolente della piccola Potter aveva osato rovinare la sua uscita di scena: era proprio figlia di suo padre! E se la rideva divertita, la signorina! Scorpius lasciò la stretta di mano paterna e corse dalla bambina: la guardò, poi con espressione dolce scosse la testa e le disse:

- No bimba, non si fa. Puoi fare male al mio papà…- si chinò a raccogliere il ciuccio, poi glielo porse. Lei lo prese tra le mani, sorrise al bambino e disse solo “pà”: non è che sapesse ancora dire molto, ma ultimamente andava forte su “mà” e “pà”. Suo fratello cercava invano di insegnarle a dire “James”, ma forse pretendeva un po’ troppo da lei. Harry si avvicinò al passeggino e, posando una mano sulla spalla di Scorpius, gli sorrise: non si aspettava che il figlio di Malfoy potesse essere così tenero! Va bene, aveva solo tre anni, ma il suo James non era mai stato così e neanche Albus sembrava sulla buona strada… E poi era tutto orgoglioso perché la sua bambina piaceva proprio a tutti, anche al’erede di casa Malfoy.

-Grazie Scorpius, se avrò bisogno di un consiglio su come far star buona Lily chiamerò te! Quanto al vendertela… beh, mi sa che non posso proprio! Ha uno zio molto geloso- concluse Harry sorridendo all’amico Ron, ormai ufficialmente “lo zio geloso”. - Magari un giorno vi incontrerete ancora a scuola. Tu le sarai simpatico e diventerete amici, senza neanche bisogno di comprarla!

Il bambino guardò Harry, poi Draco: conoscendo i precedenti tra loro due, si domandò se tra lui e Lily sarebbe andata allo stesso modo. Lui era così simile a suo padre e lei aveva gli stessi occhi di Harry: Hogwarts avrebbe visto ancora gli interminabili battibecchi tra un Potter e un Malfoy? O si sarebbero semplicemente evitati, mantenendosi a debita distanza? E se non l’avesse rivista più? A lui era simpatico quel visino, così piccolo e arrossato dal freddo dell’inverno, che sembrava accompagnarsi al color carota dei pochi capelli che spuntavano dal berretto di lana. Poi, il lampo di genio:

-Papà, vinci il lavoro!- gridò a Draco con un sorriso enorme -Per favore!

Il padre temette di capire, ma chiese delucidazioni:

-Speri che io lavori con Potter in modo da rivedere sua figlia?- non ricevette risposta, ma un sorrisone fu più che sufficiente- No Scorpius, mettiti in testa che non lo farò!

-Paura!- disse Harry simulando un colpo di tosse.

Draco non si scompose, prese un respiro profondo e si rivolse al suo nemico giurato:

-Ti spiace guardare un attimo mio figlio? Devo andare a un colloquio di lavoro!- e si diresse a lunghi passi verso il luogo dell’appuntamento. Dieci minuti dopo uscì di nuovo in giardino, stavolta con un foglio in mano, che sventolò davanti a Harry. -Contento?!

-Io no! E nemmeno tu, credo! O sbaglio?

In effetti era così, non era contento di aver ottenuto quel posto! Ma perché era andato a quel colloquio, quando aveva detto e ribadito che di lavorare con Potter non se ne parlava? E ma Potter lo aveva sfidato! E ma lui aveva trent’anni, doveva pur voler dire qualcosa! La soluzione al suo travaglio interiore era lì, sotto di lui, che gli abbracciava forte le gambe:

-Bravo papà!! Adesso lavori col signore col fulmine!

Lui non aveva una tribù di parenti a fargli le feste, la sua famiglia non era abituata a queste cose. La sua famiglia aveva pochi membri,nessuno dei quali particolarmente affettuoso o portato a mostrare i propri sentimenti e pensieri, nessuno che somigliasse a un Potter o a un Weasley. Però che colpa aveva Scorpius se era così pieno di vita? Draco non lo avrebbe cambiato: quello era il suo unico figlio e lo amava davvero, roba che avrebbe fatto rabbrividire generazioni di suoi antenati.  Guardò Harry:

-Cominciamo lunedì alle 8- Nessuna espressione, nessuna intonazione particolare nella voce, niente che lasciasse intuire se fosse soddisfatto, disperato, indifferente. Una lastra di marmo.

-Allora a lunedì- si limitò a rispondere -Ciao Scorpius, fai il bravo!- Tutto il clan dei Potter - Weasley fece ciao con la mano al bambino, ignorando serenamente il padre, che non sembrò prendersela affatto: d’altronde neanche lui aveva salutato. Scorpius si avvicinò un’ultima volta al passeggino di Lily: la guardò negli occhi e le disse solo “Ci vediamo”. Lei sembrò capire e fare di sì con la testa, guardandolo allontanarsi nella nebbia insieme al padre.

Harry Potter e Draco Malfoy erano appena diventati colleghi di lavoro: quanto sangue sarebbe stato sparso nei giorni a venire? Nessuno osava immaginare che potesse trattarsi addirittura di settimane…

Scorpius Hyperion Malfoy aveva tre anni, gli occhi azzurri e le idee chiare. E un nome orribile!

Lilian Luna Potter aveva un anno, i grandi occhi verdi di papà e non sapeva cosa le riservasse la vita. Ed era una bambina dispettosa.

Questo fu il loro primo incontro, ma il bello doveva ancora venire…

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Anzitutto, grazie per aver aperto questo capitolo ed essere arrivato fino alla fine: per me è già una conquista! Ciò detto, mi sembra giusto presentare questa ff a chi la sta leggendo: è una storia che ho scritto tra settembre e dicembre 2011 e posso dire che è stata un'esperienza che mi ha coinvolto molto a livello emotivo. Spero che possa essere così anche per chi la leggerà! Dal prologo non si capisce ancora come si svilupperà la storia, ma serve un po' per presentare i personaggi in gioco: Harry, Draco e i loro coetanei li conosciamo già, ma sui loro figli ho avuto libertà di creare, quindi li ho immaginati così!

Inizio già col dire che, avendola finita, posso dire subito quanto sarà lunga: prologo-26 capitoli-epilogo. Sembra lunghetta, ma l'intenzione è di postare uno o due capitoli a settimana (di solito mercoledì e domenica), giusto per dare gli ultimi ritocchi.

Aspetto recensioni, anche acide, tanto per capire se posso migliorare o se ho commesso errori imperdonabili che vanno contro l'opera originale!

Grazie per aver letto questo Prologo: spero di pubblicare domenica il primo capitolo!

Ninilke

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Non sono una bambina ***


Capitolo 1 - Non sono una bambina!

Un suono metallico e un tonfo. Questi furono i primi due rumori che si sentirono quella mattina nella camera di Scorpius Malfoy.  Il suono metallico era la sua sveglia, il tonfo era lui che cadeva dal letto: ultimamente gli era preso questo vizio di starsene in dormiveglia sul bordo del letto, ma quella mattina non aveva preso bene le misure e si era ritrovato lungo e disteso sul pavimento. Per fortuna i suoi compagni di stanza avevano il sonno pesante, se no avrebbe rimediato la prima figuraccia della giornata! Anzi, dell’anno scolastico, perché Scorpius aveva iniziato il suo settimo anno a Hogwarts solo da una settimana: sapeva, però, di essere un po’ maldestro, quindi le sue figuracce non avrebbero tardato ad arrivare. Gli sembrava di sentire la voce di suo padre: “Sei maldestro come un Weasley!” e forse un po’ era vero, un Malfoy non può essere così sgraziato! Il ragazzo che dormiva sopra di lui emise una specie di grugnito, segno che stava dando il suo buongiorno al mondo:

-Che schifo, oggi iniziamo con Trasfigurazione- biascicò Ralph.

-Ma partiamo anche con gli allenamenti di Quidditch- gli fece eco dall’altro lato della stanza Derek. - Quest’anno dobbiamo sfondarli a quelli di Grifondoro! Vero Josh?

Josh era il quarto ragazzo che dormiva in quella stanza, uno dei Serpeverde più odiati della scuola, che però era sempre circondato da compagnie femminili: in genere il numero di fanciulle per maschio era inversamente proporzionale alla sua simpatia e lui non usciva da questo canone. Era un bel ragazzo, bravino nel Quidditch, ma assolutamente discutibile come essere umano, tanto che rispose:

-Dobbiamo sfondarli a Quidditch, ma anche in tutto il resto! Basta guardare quante ragazze girano attorno a noi e quante a loro! La nostra fortuna è che abbiamo gente come me…- disse, senza celare un minimo di vanità- …e anche come Malfoy! Vero che anche oggi la stanza è tua?- concluse con un sorriso malizioso.

C’era questo accordo tra i quattro: se a uno serviva la stanza per portarci qualche “amichetta”, gli altri si sarebbero fatti un giro per qualche ora. Le amichette non mancavano a Josh e nemmeno a Derek: forse un po’ a Ralph, ma di sicuro non a Scorpius. Era alto, biondo, con gli occhi azzurri: non aveva le spalle larghe di Josh o i pettorali di Ralph e nemmeno la carnagione scura di Derek, però era un bel ragazzo, peraltro consapevole del proprio fascino. E quel giorno la stanza spettava a lui.

-Sì, la stanza mi serve dalle tre, quindi trovatevi un hobby…

-Cerca di non stancarti troppo però- gli rispose Josh- Alle sei ci sono gli allenamenti, non voglio un Cercatore fiacco! Anche se a te chi ti ammazza, Malfoy?!- concluse l’amico dandogli una leggera spallata.

-Farò il possibile per non farmi prosciugare, Capitano- rispose Scorpius con un ghigno che faceva tanto cameratismo maschile, ma che più che altro dissimulava una smorfia di dolore. Ci era appena caduto su quella spalla!

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Una ciabatta in pieno viso! Così era stata svegliata Lily Potter quella mattina: con una ciabatta e una voce squillante che urlava “Scusami scusami scusami scusami!”. Sia la voce che la ciabatta erano di Isabel, una delle sue compagne di stanza: a suo dire c’era una fastidiosissima zanzara che le ronzava attorno e nel tentativo di colpirla aveva centrato la sua amica, che dormiva beatamente. Il trambusto fece sobbalzare anche Marine e Margareth, le due gemelle che dividevano la stanza con loro, per comodità le Mar-Mar:

-Isabel, sei una disgraziata!- cominciò una Mar, lanciandole un cuscino addosso.

-Sei viva Lily?- continuò l’altra Mar con uno sguardo assonnato.

Lily si alzò dal letto cercando di darsi un’aria sveglia e cosciente, proruppe in uno sbadiglio a tutta bocca, che vanificò il precedente tentativo e disse solo:

-Ahio!- poi si stropicciò gli occhi e continuò -Non ti aggredisco fisicamente perché ho troppo sonno, perciò mi limiterò a dirti che sei stupida!- concluse Lily in uno sbadiglio -Sei una strega, porca Morgana, non ti è venuto in mente un incantesimo? Ho capito che è mattina, ma la ciabatta non la usa neanche mia nonna!

-Eh lo so!- rispose ridendo Isabel -Ma tanto non ti ammazza niente a te!- disse dandole un bacio in fronte.

Lily le sorrise e poi voltò il viso con una leggera smorfia: aveva appena preso una ciabatta su quella fronte!

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La Sala Grande era già imbandita per la colazione, gli studenti erano già seduti e la Preside, Minerva McGranitt, stava già preparandosi a fare uno dei suoi discorsi  al corpo studentesco: le piaceva proprio essere diventata il capo! Del resto era la prima Preside donna della storia di Hogwarts, se si escludeva la breve parentesi della professoressa Umbridge, ma quella era una stupida breve parentesi vestita di rosa, mentre lei era la Signora Preside, per Merlino! Sì, le piaceva proprio essere il capo!

-Gentili studenti, vorrei darvi un breve avviso prima che terminiate la colazione: saprete meglio di me che oggi iniziano gli allenamenti di Quidditch. Pregherei tutti gli studenti interessati di mantenere la consueta serietà: l’attività sportiva non, e ripeto non, potrà diventare una giustificazione per chi si presentasse impreparato alle lezioni; invito poi a non riempire la nostra infermeria di reduci delle partite, quindi, per favore, esigo da tutti, Serpeverde inclusi, un gioco leale e corretto. Ciò detto, auguro a tutti una buona giornata- concluse, sedendosi a bere il suo tè.

Come se le parole della McGranitt fossero state dette in un’altra lingua, dal tavolo Serpeverde partirono occhiatacce e insulti verso i loro nemici giurati, che dal canto loro non si limitarono a guardare in silenzio. Quando ebbero finito di mangiare, il capitano delle Serpi andò dritto dal suo collega Grifondoro, Albus Severus Potter:

-Allora, il nostro ragazzino dagli occhiali rotondi ha imparato a giocare durante l’estate?- lo provocò Josh -Non farmi annoiare anche quest’anno a guardarti gironzolare sulla scopa! Adesso che poi non c’è più tuo fratello James siete senza un Cercatore degno di questo nome… Quello dell’anno scorso faceva proprio pena, lasciatelo dire, Capitano!

Albus alzò lo sguardo dal suo piatto con aria svogliata, fissò Josh e si limitò a dire:

-Abbiamo un nuovo Cercatore. La saga dei Potter non è ancora finita- rispose indicando la sorella minore, Lily, qualche posto più in là.

Il Serpeverde scoppiò a ridere in modo sguaiato:

-Non ci posso credere! Ahah! Quella è il nuovo Cercatore?! Ma vi piace perdere, sfigati!- poi si voltò verso Scorpius -Ehi, vieni a sentire qua! Quest’anno lo scontro sarà tra te e quella testolina rossa! Non c’è gusto!

La testolina rossa si voltò, sentendosi oggetto del discorso e si diresse a lunghi passi verso quell’idiota di Josh Hamilton: il problema era che la testolina arrivava a stento al petto del Serpeverde, quindi non avrebbe potuto incutergli grande timore. Decise però di provarci ugualmente:

-Hai qualcosa da dirmi?- domandò con sguardo stizzito.

-Sì, che sei ridicola- rispose tranquillo Josh -Hai notato il nostro Cercatore? Sembra molto più minaccioso di te, vero Malfoy?- continuò, dando una pacca sulla spalla del compagno. Ancora quella spalla! Scorpius cercò di mantenersi impassibile e nascondere il dolore, ma si domandava cosa diavolo avesse quel giorno la sua spalla di così attraente per il suo capitano. Poi prese la parola:

-Non mi spaventa giocare contro una bambina- rispose serio -Ma non mi spaventerebbe neanche uno grosso due volte lei!

-Non sono una bambina!- gridò Lily stringendo i pugni e mettendosi a muso duro davanti a Malfoy. Lui fece una smorfia e le diede un colpetto in fronte con un dito: ma cosa aveva la fronte di Lily quella mattina?

-Ci vediamo sul campo- concluse Josh voltando le spalle ai Grifondoro, seguito da Scorpius.

-Non vedo l’ora- rispose ironico Albus, aspettandosi che la sorella lo seguisse. Lily però rimase ferma dov’era, poi sorrise al fratello e disse:

-Io ho una cosa da fare… Ci vediamo in giro… Al massimo agli allenamenti! Ciao Capitano!- e corse in direzione di Malfoy e Hamilton. Albus odiava il sorriso da bambina dispettosa che aveva sua sorella in certe occasioni: gli puzzava sempre di guai in arrivo e in quel momento aveva tutta l’aria di volerne combinare una delle sue. Ma cosa poteva farci? Ormai era grande, aveva quindici anni, non era più una bambina. Sì, e lui era una Cioccorana… Lily era piccola, poche storie! Ma chissà dove era finita…

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Josh, Derek, Ralph e Scorpius stavano salendo le scale che portavano al piano superiore, discutendo di quanto sarebbe stato facile vincere il campionato con una bambina come Cercatore dei Grifondoro. Scorpius salutò i suoi compagni, che si stavano preparando ad affrontare una lezione di Trasfigurazione, mentre lui proseguì nel corridoio per recarsi nell’aula di Pozioni, dove avrebbe avuto lezione di li a poco: era una fortuna che esistesse la scelta dei corsi, non avrebbe retto più di due ore di Trasfigurazione a settimana! Di certo Pozioni gli era più congeniale, meno roba di bacchetta e più questione di intrugli: lui era uno preciso, di quelli che dosano le zampette di ragno sul bilancino, non uno di quelli dalla bacchetta facile, che fanno tutto con una leggera mossa del polso. In generale non era un tipo molto attivo, fisico, gli piaceva di più usare la testa: era fisico solo in due cose, di cui una si fa con la scopa e il boccino e l’altra con una ragazza e un posto adatto. Camminava lungo il corridoio compiacendosi di se stesso, quando una voce lo chiamò con decisione:

-Ehi Malfoy!- gridò Lily in mezzo al corridoio -Volevo precisare che non sono una bambina!

-Una che fa due piani di scale e metà del corridoio più lungo della scuola solo per dirmi questo, non è forse una bambina?- rispose Scorpius senza scomporsi. Vide la ragazza avvicinarsi e fermarsi a un passo da lui: la cosa non giocava certo a favore di Lily che, essendo più bassa di lui di una ventina di centimetri, non faceva altro che mettersi in ridicolo. E allora perché stava sorridendo in quel modo tra l’infantile e il diabolico?All’improvviso diede un leggero pugno sulla spalla a Scorpius, diciamo un buffetto, una cosetta da signorinelle: ciononostante il ragazzo contrasse le labbra, come se stesse per mettersi a frignare.

-Ahia! Ma sei scema?- le gridò, vergognandosi poi per la sua reazione spropositata, data l’entità del colpo -Come ti viene in mente di darmi quella specie di pugno?

-Come immaginavo!- rise Lily -Sei caduto dal letto!

Scorpius la guardò confusa: lei non c’era nella sua stanza due ore prima, come faceva a saperlo?

-Ehi, Potter! Guardami, ti sembro uno che cade dal letto?

-Il mondo si divide in persone che cadono dal letto e persone che no?!

-Non sono maldestro come un Weasley!

-Io sono per metà Weasley, ma l’ultima volta che sono caduta dal letto avevo cinque anni! Tu sei caduto dal letto- gli rispose lei dandogli un’altra pacca sulla spalla.

-E cosa te lo fa pensare? Sentiamo- Scorpius era davvero curioso: va bene che era una strega, ma era abbastanza sicuro che la palla di vetro non ce l’avesse, almeno al di fuori delle lezioni di Divinazione!

-Hamilton ti ha dato una pacca sulla spalla e tu hai fatto una faccia che lasciava spazio a poche ipotesi: ti sei fatto male, ma in quanti modi ti puoi far male a una spalla, se non cadendo dal letto?- concluse Lily con quell’aria saccente che i Babbani avrebbero definito “alla Sherlock Holmes”.

Che domanda stupida! Poteva essere stato durante un allenamento di Quidditch…No, iniziavano quel pomeriggio. Potevano averlo urtato per le scale… Peccato che nessuno urtasse Scorpius Malfoy, né qualcun altro della sua combriccola. Poteva essere stato…sì, questa sembrava buona:

-Si dà il caso che noi grandi facciamo cose che voi bimbi non fate, intendo… nella nostra intimità! Diciamo che ho avuto un’amica particolarmente passionale e siamo andati a sbattere un po’ ovunque. Ti basta?- la provocò sicuro il ragazzo.

-Sicuro che non fosse un uomo?- lo guardò sarcastica lei -Voglio dire, mi sa che hai preso una bella botta! Secondo me era quel rinoceronte del tuo amico Ross… Dai, si chiama Ralph Ross, è proprio un nome da rinoceronte!- concluse divertita.

In quel corridoio c’erano un diciassettenne basito e una quindicenne che rideva:

-Ma non eri venuta qui ad attaccare briga, Potter?

-Eh? Ah già sì, sì- rispose lei cercando di recuperare la serietà. Poi però ricominciò a sogghignare da sola e si limitò a dire -Va bè, me ne vado, tanto mi tocca di nuovo vederti agli allenamenti- e si allontanò, sempre soffocando delle risatine qua e là. Lo sapeva anche lei di essere un po’ infantile, ma non poteva farci niente, era carattere! E Ralph Ross era un nome da rinoceronte…

Scorpius rimase fermo a guardarla allontanarsi: per essere scema, era scema, però aveva occhio. Nessuno aveva notato che gli faceva male la spalla, solo lei, con cui non aveva mai nemmeno parlato: in genere Lily era la bambina muta che stava accanto ai fratelli durante le quotidiane sessioni di insulti tra Serpeverde e Grifondoro, non l’aveva mai sentita fiatare. Quell’anno però era entrata nella squadra di Quidditch, come banalmente ci si aspettava da una Potter, quindi pareva aver acquisito il dono della parola: forse l’aveva sempre posseduto, ma se Lily parlava non era certo con lui. Scorpius stava già perdendo troppo tempo, era ora di andare a Pozioni! Poi qualche altra lezione, pranzo, sesso digestivo, Quidditch, cena, uno sguardo agli appunti e dormita ristoratrice. Il mattino dopo sarebbe stato lo stesso, quello dopo anche e quello dopo ancora pure. Oppure no?

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-Ragazze sono le sei meno cinque, vado agli allenamenti- urlò Lily uscendo dalla sua stanza. Nella Sala comune incontrò suo fratello, che la accolse con un sorriso.

-Pronta? Hai preso tutto?

-Andiamo agli allenamenti, mica in gita!- rispose la sorella con un sorriso.

-Era una domanda da capitano, da fratello maggiore…

-…e da rompipalle! Dai Albus andiamo, ho voglia di allenarmi.

Ragazzina incontenibile, non c’era altro da dire: Albus a volte dubitava che quella potesse essere sua sorella, ma gli occhi erano quelli di suo padre, non ci pioveva. Il caratterino era tutto dei Weasley, invece: ok, nessun dubbio, era sua sorella. Non si sa se per questioni genetiche o se per indole naturale, ma Lily si dimostrò anche una buona giocatrice di Quidditch in quella prima giornata di allenamenti. I Serpeverde, forse, erano stati un po’ troppo spavaldi, ma d’altronde chi poteva esserlo più di loro?

-Allora Albus, come ho giocato?- domandò Lily al fratello.

-Il tuo capitano è molto contento di averti in squadra- rispose in un sorriso -Ma il tuo fratello maggiore è preoccupatissimo…Quei Bolidi sono troppo…Troppo!

-Dai, smettila di fare l’apprensivo, ce l’ho già un padre!- ribattè Lily sbuffando, poi tacque un attimo e riprese -Appunto, è domani che viene papà?

-Sì, da domani ogni quindici giorni per tutto l’anno scolastico: ormai sai come funzionano le visite degli “Impiegati straordinari del Ministero della Magia”- ripetè cantilenando il ragazzo.

-Allora gli dirò che diventerò la Cercatrice più temeraria della storia di Grifondoro!

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Ciao! Ecco il primo capitolo vero dopo l'assaggio dato col Prologo: visto che salto temporale? Ve li avevo appena presentati bambini pucciosi e ora Scorpius ha già 17 anni e Lily 15: come vola il tempo... Annotazioni sparse: sì, sono del partito che crede che Lily sarebbe una Grifondoro e non una Serpeverde; sì, i compagni di stanza sono del tutto inventati; sì, la mia Lily ha gli occhi verdi anche se secondo alcuni dovrebbe averli marroni come Ginny, ma a me fa comodo siano verdi, pappappero. Dett oquesto, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto e vi rimando direttamente a mercoledì per il prossimo: c'è già un indizio sul suo contenuto nelle ultime righe, quando si parla "dell'arrivo di papà". Infatti arriva papà! E ci sarà da ridere...

Al prossimo capitolo,

Ninilke

 

 

 

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Capitolo 3
*** Una scatola di palline ***


Capitolo 2 - Una scatola di palline

-Ti sto dicendo che mettere quel rozzo troglodita di Hagrid ad accogliere studenti e visitatori non mi sembra una buona idea, che figura ci fa la scuola? domandò Draco Malfoy a Harry Potter, varcando la soglia di Hogwarts.

-Non è un rozzo troglodita, è una bravissima persona!

-Definisci “persona”…

-Oh per Merlino! Perché ogni volta che ti incontro qui dentro mi viene un senso di fastidio lungo la schiena?- chiese stizzito Harry.

-Perché ti ricordi che da ragazzo eri l’eroe della scuola, mentre adesso sei solo quello sfigato di Impiegato del Ministero- gli rispose l’altro senza scomporsi.

Harry e Draco lavoravano da quattordici anni come Impiegati speciali del settore H del Ministero della Magia: si occupavano della gestione dei rapporti tra la scuola di Hogwarts e il Dipartimento dell’Istruzione e, incredibile a dirsi, avevano dimostrato di saper collaborare. Erano seri nello svolgere i loro compiti e in grado di mettere da parte i dissapori personali: non erano mai stati amici e non lo erano diventati con il lavoro, ma andavano relativamente d’accordo, nonostante i frequentissimi bisticci. Il loro incarico prevedeva che ogni quindici giorni si recassero a Hogwarts per eseguire controlli di varia natura: norme di sicurezza, problemi col Sindacato Insegnanti, lamentele dei Caposcuola e, da alcuni anni, controlli serratissimi sui loro pargoli che studiavano lì. Harry aveva visto, nove anni prima, il suo James arrivare a Hogwarts e ogni scusa era buona per andare a controllare cosa stesse facendo, dove e con chi: Draco non perdeva occasione per prenderlo in giro (ma, anche a non averla, l’avrebbe creata), sostenendo che lui con Scorpius non si sarebbe certo comportato in quel modo. Gradasso di un Serpeverde! I primi due anni di suo figlio furono un perenne tentativo di non diventare lo zimbello della scuola a causa di un padre fin troppo presente e apprensivo: quando Harry sottolineava a Draco il suo atteggiamento, la sua risposta era che lui aveva un solo figlio e doveva tutelarlo, invece i Potter erano tre, avevano due cugini e si potevano guardare a vicenda. Scorpius però si sapeva tutelare benissimo da solo. Tutelare da cosa poi, non lo sapeva.

-Ehi, c’è la McGranitt- notò Harry -Sbaglio o ha la faccia di una che ha appena visto un Dissennatore?

-Ah non so, sei tu quello bravo a capire la psicologia umana… Speriamo non ci siano Dissennatori perché non evoco un Patronus da secoli e temo che il tuo stupido cervo non basterà.

-Che tenero, sai qual è il mio Patronus!- esclamò Harry prendendolo in giro.

-Piantala idiota- lo zittì l’altro con una gomitata -Buongiorno professoressa McGranitt. Noi stiamo per iniziare il nostro giro, ci vorranno poche ore, come sempre.

La professoressa invitò i due uomini a seguirli in Presidenza, li guardò in silenzio, poi sembrò agitarsi molto, indecisa se piangere o urlare, poi buttò fuori l’aria e disse d’un fiato:

-Siamo invasi!

I due sbarrarono gli occhi:

-Invasi da cosa?

-Mucilli pelosi!

Harry la guardò profondamente confuso: ignorava cosa fossero i Mucilli pelosi, ma non sembravano avere un nome così terribile da far piangere la McGranitt! Draco fece solo di sì con la testa.

-Di quanti esemplari si parla?- domandò a braccia conserte - Se si tratta di una decina o una dozzina di Mucilli sarà facile sterminarli in tempo per evitarne la riproduzione- concluse, portandosi una mano sul mento con espressione seria.

La McGranitt parve molto imbarazzata, come se l’avessero appena beccata a rubare delle Cioccorane dalla dispensa: Harry si immaginò la scena di lei che va a passi leggeri verso la cucina, apre il barattolone dei dolci, si frega le mani e poi ce le butta dentro arraffando quello che può, poi una torcia elettrica le illumina il volto, le guance gonfie di tutti i dolci che tiene in bocca e le labbra sporche di cioccolato, mentre rane dolci saltellano attorno a lei, che si limita a ripetere “nosh ftavo fafendo niefte”.  Dannata fantasia! Bisognava recuperare il contegno: cosa stava dicendo la McGranitt?

-Vedete… Non ci siamo accorti subito della presenza dei Mucilli perché eravamo appena rientrati dalla pausa estiva, c’era da organizzare il nuovo anno, non avevamo ancora dato un assetto chiaro al…

-Sì, ma quanti sono?- la fermò secco Draco

-Forse qualche… decina?- rispose imbarazzata la Preside.

-Quante decine?- continuò Malfoy, dilatando le narici e serrando le labbra.

-Mah… Saranno… un centinaio…

-Un centinaio di Mucilli?!- gridò Draco inorridito

-Un centinaio di decine, signor Malfoy- gli gridò in risposta la Preside, sempre più agitata.

-Fa mille!- concluse Harry, come se avesse sei anni. -Centinaia di decine… Mille e rotti, toh!

Draco lo fulminò, poi assunse lo sguardo bonario di un padre con un neonato e disse:

-Dimmi una cosa: ignori completamente cosa siano i Mucilli, vero?- Harry tacque un po’, poi fece di sì con la testa -Sei un dannato ignorante, Potter! “Signor Malfoy, questo nuovo incarico al settore H è riservato ai migliori impiegati, può ritenersi fiero di sé”. Già, ma non del mio collega!! Non avevano una scimmia ubriaca da mettere al tuo posto quattordici anni fa?

-Signor Malfoy!- lo freddò la Preside - La prego, non perdiamo la calma. Abbiamo un problema serio da affrontare. Quanto a lei, signor Potter,beh… le spiegherò cosa sono i Mucilli pelosi: si tratta di piccole creature tondeggianti, grandi all’incirca come una moneta da una falce e ricoperte da una peluria grigiastra. Non sono pericolosi, ma se si sentono attaccati spargono un gas soporifero, che è leggero se si tratta di pochi esemplari, ma piuttosto potente se ve ne sono diversi: le lezioni prevedono studenti vigili, laddove possibile, quindi un’invasione di Mucilli non ci serviva proprio!

-Aggiunga poi che sono creature molto fertili e veloci a riprodursi- si intromise Malfoy.

-Putroppo sì, infatti sono noti anche come “Conigli della polvere”…

-… o come “Quelli là che camminano vicino al tavolo”- conluse Draco puntando la bacchetta verso una gamba della scrivania vicino a loro -Dirumpe!-. Tre Mucilli scoppiarono con un piccolo “pop” e di loro rimase solo un po’ di polvere grigiastra.

-Molto bene, signor Malfoy- osservò la Preside.

-Vuole dare 100 punti a Serpeverde?- le rispose Draco. Difficile a dirsi, ma, stava sorridendo? “Sorridere” era un parolone, diciamo che stava facendo dell’ironia non sarcastica, era una battuta non accompagnata da un ghigno o dalla famosa espressione costipata, ecco tutto.

Harry li guardò, insolitamente serio, poi disse:

-Quindi la scuola è invasa da quelle creature. Direi che il compito di debellarle spetta a noi due.

-Sì ma non possiamo andare in giro per la scuola ad eliminarle una alla volta! Se sono un migliaio adesso, figuriamoci ora di stasera!- gli rispose Draco- Gli studenti se ne stanno già occupando in qualche modo?

-Gli studenti non lo sanno- rispose la Preside, nuovamente imbarazzata -Per ora il fenomeno si è manifestato in zone poco frequentate. Inoltre i ragazzi sono ancora troppo intenti a raccontarsi delle loro vacanze per guardarsi attorno… Beata gioventù! Poi ieri è iniziato il Quidditch, quindi una distrazione in più!

I due uomini si persero nei loro pensieri: erano appena iniziati gli allenamenti, a cui partecipavano anche i loro figli, quindi la loro ispezione quel giorno si sarebbe protratta fino alle sei, decisamente.

-Nossignori, so già a cosa state pensando!- li bloccò la McGranitt -Gli allenamenti di Quidditch non sono aperti al pubblico, tanto meno se quel pubblico è qui per lavorare e per risolvere un problema delicato!- il tono della sua voce si faceva gradualmente più alto -Urge una soluzione e vi invito a trovarla con la massima serietà! Arrivederci!- e uscì dalla Presidenza, lasciando i due Impiegati speciali del settore H del Ministero della Magia a guardarsi la punta delle scarpe, come da ragazzini.

- Ma io volevo andare agli allenamenti- sbuffò Harry.

-Ma la Preside ha detto di no- gli fece eco, deluso, Draco.

-Andiamoci lo stesso!- propose Harry speranzoso.

-Ah no, io non ti assecondo Potter! Non voglio rischiare il posto perché ti ho seguito in una delle tue stupide sfide ai regolamenti! Abbiamo quarant’anni, smettila di fare il ragazzino!- concluse Draco.

-E se trovassimo una soluzione entro le sei?- domandò Harry, sfidandolo.

-Ma dai! La McGranitt ci sta lavorando sopra da una settimana e tu sei convinto di farcela in… che ore sono?... in sette ore? Sei proprio un bambino Potter!

Harry estrasse dalla tasca della giacca il suo telefono cellulare, una delle migliori invenzioni babbane di tutti i tempi, e selezionò uno dei numeri dalla rubrica con soddisfazione. Attese qualche secondo, poi sorrise:

-Ciao Hermione! Ti disturbo? No, non ho combinato niente… Sono solo le nove, cosa posso aver già combinato? Non sono mica tuo marito!- osservò Harry con un sorriso -Senti… aspetta, poi ti spiego, mi serve una consulenza… è per una cosa di lavoro. Immagina che ci siano cento palline bianche in un quadrato: le devi colorare tutte di rosso, ma manualmente ne puoi colorare solo una o due alla volta e hai poco tempo. Come fai? Attenzione, perché se passa troppo tempo le palline diventano duecento.

Draco lo fissava, totalmente incapace di formulare un pensiero: palline in un quadrato? Ma non poteva semplicemente spiegarle come stavano le cose? La Granger era una delle persone più intelligenti che conoscesse, tranne forse per la scelta del marito: non l’avrebbe mai confessato ad anima viva, ma lui stesso si era soffermato più volte ad osservarla. Era una ragazza seria, lucida di mente, ma coraggiosa al punto da seguire Potter nelle peggiori situazioni solo per l’immensa amicizia che li legava: col tempo poi era diventata anche molto carina… Peccato che non fosse una Purosangue, se no avrebbe fatto carte false per averla! Ma comunque lui una moglie l’aveva trovata, Astoria Greengrass: nessuna donna poteva eguagliare Astoria nella mente e nel cuore di Draco Malfoy. Sapeva che si sarebbe dovuto dare un contegno, non poteva essere così tremendamente innamorato di lei, era un algido Malfoy lui! Ma Astoria… Alta, mora, lunghi capelli mossi sulle spalle sottili, un corpo da fare invidia anche dopo i quarant’anni… Altro che la Granger, lui aveva la sua Astoria! Sì sì, quella sera le avrebbe fatto ricordare perché lo aveva sposato, glielo avrebbe ricordato proprio bene… I suoi pensieri sulla sua vita coniugale furono interrotti dalla voce di Harry, che ancora blaterava al telefono:

-Sì ma… ma è troppo grosso! Non si può… altra soluzione?

Di che diavolo parlava? Cosa era troppo grosso? La Granger voleva puntare un cannone contro la scuola e farla saltare? Ah no, impossibile, per lei si trattava di una grossa scatola di palline…

-Uhm… sì, questo è perfetto…Ottimo, ti devo un favore enorme! Ci vediamo in questi giorni- e riattaccò. Harry Potter sembrava molto soddisfatto, Draco Malfoy sembrava molto dubbioso.

-Palline?!

-Hermione è una madre molto apprensiva! Un’invasione di Mucilli nella scuola dei suoi bambini la manderebbe in crisi: farla ragionare su problemi astratti la mantiene lucida- concluse sereno -Forse abbiamo la soluzione.

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Lily Potter stava uscendo dall’aula in cui aveva appena subito un’ora di Pozioni: odiava quella materia, era solo un insieme di nomi di elementi, cose da dosare, calderoni da mescolare… Molto meglio Trasfigurazione! Le piaceva l’idea che una piuma potesse diventare una farfalla o che una coppa si trasformasse in un mazzo di fiori: certo, alcuni oggetti erano più predisposti di altri ad essere trasfigurati, ad esempio un libro poteva diventare tante cose, ma di solito quelli le toccava solo leggerli…

-Ehi signorina!- esclamò Isabel arrivandole alle spalle- Come sei concentrata! Ti sei innamorata?

-Sì, di Pozioni!- le rispose ridendo Lily -Chi può amare una materia così stupida?

-Le persone intelligenti, Potter!- La voce antipatica che le rispose era quella di Josh Hamilton, che usciva dall’aula accanto coi suoi soliti amici Derek, Ralph e Scorpius. -Scommetto che sei una frana!

-Come se lui fosse il migliore della scuola!- sostenne ironica Lily -Le voci sul tuo conto sono poco confortanti, Hamilton! Scarsino a scuola, scarsino a Quidditch… mi sa che sei scarsino in tutto!

-Come ti permetti, bambina viziata? Ci sono decine di ragazze che possono raccontarti di quanto io non sia “scarsino”: io alle ragazze piaccio, piaccio eccome!- sorrise malizioso lui.

-Alle ragazze non piaci tu, alle ragazze piace il… - ma non si seppe mai cosa piacesse alle ragazze, perché una delle Mar-Mar le tappò la bocca sussurrandole “C’è tuo padre!”

In effetti Harry e Draco si stavano avvicinando a passo veloce al luogo in cui, eccezionalmente, si trovavano insieme la figlia di uno e il figlio dell’altro e sembravano intenzionati a fermarsi proprio lì. Scorpius sembrò imbarazzato, disse ai suoi compagni di incamminarsi e che li avrebbe raggiunti poco dopo; la stessa cosa fece Lily con le sue amiche: né l’uno, né l’altra volevano che i loro padri li facessero vergognare! I due si guardarono: un’occhiata veloce, inespressiva, non volevano dirsi niente, stavano solo constatando la presenza dell’altro. In effetti era la prima volta che si trovavano insieme durante una delle ispezioni, cosa che sembrò stupire anche i loro padri:

-Come mai insieme?- domandò Harry.

-Buongiorno anche a te, papà!- gli rispose Lily ironica -Comunque non eravamo qui insieme…eravamo nello stesso posto nello stesso momento, punto e basta- concluse, un po’ stizzita. Un po’ troppo,in effetti: la domanda di suo padre era stata assolutamente neutra, non c’era allusione, rimprovero né nulla, solo un po’ di stupore forse. Lily, però, ci teneva a far sapere che era lì per caso, non c’era affatto l’intenzione di condividere lo stesso angolo di mondo con Scorpius Malfoy. Lui, dal canto suo, era rimasto in silenzio.

-Hamilton?- si limitò a domandare Draco al figlio, che annuì. -Un giorno o l’altro soffocalo nel sonno- concluse Malfoy con un’espressione di granito sul volto.

-Vedo che è simpatico anche a lei!- osservò Lily con un sorriso. Non aveva mai parlato a Draco Malfoy. Considerando che la prima volta che aveva parlato con Scorpius era stata il giorno prima, erano stati due giorni di progressi, per quanto riguardava le relazioni interpersonali!

-Josh è il figlio di uno degli uomini più boriosi, ignoranti e maleducati che abbia mai conosciuto- rispose serio Draco -Sfortunatamente è anche uno dei più ricchi e potenti e, ovviamente lavora al Ministero, seduto ad una delle scrivanie più grosse…

-Hector Hamilton!- completò Harry -Il direttore del settore G. Quello sì che è un pezzo grosso! Fino a un paio di anni fa non sapevo nemmeno avesse dei figli, lo so solo perché me lo hai detto tu.

-Fortuna che ne ha solo due- soggiunse Draco, cambiando espressione- Josh e Madelaine, hanno 17 anni, come Scorpius- Nel dirlo sembrava quasi preoccupato o malinconico o comunque pensieroso. Guardò suo figlio, abbassò lo sguardo e poi ripuntò gli occhi su di lui -Torna tra una settimana.

Scorpius chiuse gli occhi, sbuffò leggermente e disse solo “Ok”. I due Potter li guardarono dubbiosi:

-Malfoy… è ancora quel problema?- domandò Harry al collega, che subito assunse uno sguardo severo.

-Lo sai che non ti riguarda, Potter. È una cosa di famiglia- chiuse secco Malfoy.

Lily, senza capire di cosa parlasse suo padre, guardava in silenzio la scena: strano, di solito lei aveva sempre qualcosa da dire, ma in quel momento non sapeva proprio trovare le parole. Fece l’errore di voltarsi a guardare Scorpius: teneva lo sguardo fisso a terra, era evidentemente preoccupato per quella “cosa di famiglia” appena menzionata e non sembrava per niente uno spavaldo Serpeverde. Peccato che le mancassero le parole e che ci fossero gli adulti, se no avrebbe potuto riempirlo di insulti per vendicarsi del giorno prima, quando le aveva dato della bambina immatura e le aveva mollato quel colpetto in fronte, giusto sul livido lasciato dalla ciabatta di Isabel! Ma forse non lo avrebbe fatto: era così carino con quell’espressione pensierosa. E lei era così in imbarazzo per averlo anche solo pensato!  “Smettila Lily”, si disse tra sé, ma senza staccare gli occhi da Malfoy.

-Oggi ci sono gli allenamenti!- esclamò allegro Harry, rompendo quel silenzio di piombo. Draco lo fulminò: aveva un’espressione truce, che non lasciava spazio a dubbi su quanto fosse infuriato, e quello scemo di Potter si preoccupava del Quidditch?!

-Non ho voglia di pensare a queste cose, Potter!- lo liquidò Malfoy.

-Sì che ne hai!- rispose l’altro con un ghigno -Sei preoccupato, vorresti non esserlo, quindi ti andrebbe di vedere il Quidditch! Sono io quello bravo a capire la psicologia umana- terminò Harry soddisfatto.

-Non possiamo andarci, te l’ho già detto!  Quante volte bisogna dirtele le cose?

-Fai come vuoi… Io troverò il modo di andarci anche senza di te- rispose Harry alzando lo sguardo, come a voler osservare la disposizione dei lampadari nel corridoio. Con la coda dell’occhio, però, vedeva il suo collega che cambiava espressione di continuo, il duello interiore era forte: voleva mantenersi serio e impassibile, però voleva andare a vedere gli allenamenti, però non poteva perché se la McGranitt li avesse scoperti non avrebbe gradito, però voleva mantenersi serio e impassibile, però… Sbuffò:

-Prima finiamo il progetto e lo portiamo alla Preside, poi vediamo…- concluse con l’aria di uno che aveva dovuto cedere per forza a un ricatto.

-Sì sì, prima finiamo i compiti, poi andiamo a giocare…- lo canzonò Harry.

-Va bè che i compiti ce li ha fatti la Granger…- rispose Draco, con una specie di ombra di mezzo sorriso. Era impercettibile, ma Scorpius la notò: era sicuro che pochi minuti prima fosse furibondo, conosceva suo padre, però adesso sembrava sereno e blaterava di Quidditch, progetti e compiti da fare.

-In che senso la zia vi ha fatto i compiti?- chiese Lily dubbiosa -E poi che progetto dovete consegnare? E perché vi interessano gli allenamenti? Ma pensate di venirci?

-Ehi, fiume in piena!- la fermò suo padre -Una cosa alla volta! Diciamo che la scuola ha un piccolo problema interno e a noi toccherà risolverlo: ovviamente non ne possiamo parlare, è una questione tra noi e la Preside, a cui consegneremo il progetto con la soluzione- si pavoneggiò Harry.

-Riguardo agli allenamenti- si intromise Draco -Potter ha avuto la balzana idea di andare a vederli, nonostante l’esplicito divieto della Preside. Io sto cercando di dissuaderlo…

-Poche storie Malfoy, so già che stasera sarai lì con me- lo zittì Harry- Andiamo dalla McGranitt, se no non ce la faremo mai- proseguì, posandogli una mano sulla schiena per spingerlo avanti -Buona giornata Lily, ci vediamo stasera alle sei. Ciao Scorpius.- concluse, mentre Draco riuscì solo a dire “Buona giornata” mentre l’altro lo spintonava nel corridoio.

Lily e Scorpius rimasero lì uno accanto all’altro in piedi a fissare i loro padri andarsene per un tempo che sembrò eterno: già, il tempo scorreva e loro dovevano essere a lezione già da un quarto d’ora!

-Ma guarda che ore sono!- esclamò Lily -Ho lezione dall’altra parte di Hogwarts!

-Anche io- rispose Scorpius - Perderei un sacco di tempo solo per arrivare.

Cappa di silenzio imbarazzato nel corridoio di Hogwarts: nel centro della cappa, Lilian Luna Potter e Scorpius Hyperion Malfoy. Inaspettatamente, lei scoppiò a ridere e lui la guardò:

-No scusa… Mi è tornato in mente tuo padre… “Un giorno o l’altro soffocalo nel sonno”… Ahah, è stato bellissimo! - spiegò lei, asciugandosi le lacrime che iniziavano a uscire dai suoi occhioni verdi. Scorpius si fece serio e sibilò:

-Nessuno ride di mio padre!

-Bè, tranne il mio!- ribattè Lily, ridacchiando ancora. -E poi dai, ha fatto una battuta… Perché era una battuta, vero?- sembrò preoccuparsi lei.

-Diciamo di sì- rispose lui senza guardarla e si incamminò per il corridoio, lasciandosela alle spalle. Lei però fece una breve corsetta e gli arrivò alle spalle.

-Chi arriva tra una settimana, per farti fare quella faccia?

Lui non si voltò, continuando a camminare. A quell’atteggiamento, Lily sfoderò un ghigno dei suoi e gli posò una mano sulla spalla facendo pressione, memore del giorno precedente. Lui si voltò con espressione sofferente, gridandole di andarsene e tentando di scacciarla come si fa con gli insetti. Lei lo prese per il mantello della divisa e iniziò a tirarlo, lui cercò di allontanarla con entrambe le braccia, ma lei gli si piazzò davanti mettendogli le mani sul petto per fermarlo. Lui le prese i polsi e si scostò le mani di dosso, per cui lei attaccò con la testa, usandola come ariete, e si allacciò con le braccia al suo torace. Lui le urlò di smetterla e lei, alzando la testa gridò:

-Mi stai ignorando!

-Mi stai abbracciando!- rispose lui, facendola finalmente smettere. Lily rimase lì, un po’ stupita: cingere la vita della persona davanti a lei, con la testa posata sul suo petto, si configurava come abbraccio? Ma no, lei era sicura che stesse lottando perché le dava tremendamente fastidio essere ignorata, tanto più da un inutile Serpeverde, non lo stava mica abbracciando! Alzò la testa e, senza staccare le braccia dalla sua vita, lo guardò innocentemente e chiese ancora:

-Chi arriva tra una settimana, per farti fare quella faccia?

Scorpius capì che era un osso duro, nonostante quell’aria da bambina innocente, quindi si limitò a rispondere “Madelaine”. Gli occhioni verdi di Lily Potter colsero una gamma di sensazioni che lei credeva impossibili in un Serpreverde: era triste, preoccupato, insicuro, sembrava volersi difendere da qualcosa di troppo grande per lui e anche per suo padre, a quanto le era parso di capire.

-Ne vuoi parlare?- domandò lei ingenuamente. In un nanosecondo, però, si rese conto dell’assurdità: Scorpius Malfoy non si sarebbe messo a parlare dei fatti propri con lei, che era una sconosciuta, una Grifondoro, una che gli aveva parlato per la prima volta il giorno prima, una che gli aveva appena fatto la guerra nel corridoio della scuola. Eppure le sue orecchie sentirono qualcosa di spaventosamente simile a una resa volontaria!

- Adesso no, ma tra un po’ sì…- rispose lui piano e stavolta lei lo lasciò andare, senza fare storie. Scorpius non capiva il perché delle proprie azioni, ma gli sembrò che parlare con lei sarebbe stata la cosa giusta…

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Eccoci al capitolo numero 2: vince sicuramente il titolo di capitolo più simpatico della ff, quindi non aspettatevi sempre tutto 'sto brio. Ci sarà qua e là qualche battuta brillante, ma non assicuro nulla... In questo capitolo si inizia a presentare il rapporto tra Draco e Harry, colleghi di lavoro per i motivi che sapete se avete letto il mio Prologo e, a distanza di 14 anni, ancora insieme: i loro bisticci saranno una delle colonne portanti dell'intera storia, come si intuisce! Altra colonna portante sarà l'amore tra Draco e Astoria, che assumerà più senso quando si racconterà quella "questione di famiglia" a cui si accenna in questo capitolo: chi arriva tra una settimana per farti fare quella faccia? Per scoprire il perchè del broncino di Scorpius, vi toccherà leggere il prossimo capitolo! A domenica...

Ninilke

 

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Capitolo 4
*** Molto peggio chi mi ignora ***


Capitolo 3 - Molto peggio chi mi ignora

All’ora di pranzo, la Sala Grande si riempì di studenti affamati: al tavolo dei Grifondoro, Lily fu accolta dalle domande delle sue amiche:

-Finalmente! Dov’eri finita?- le domandò Isabel curiosa -Ho dovuto dire al professore che eri malata!

A Lily venne in mente di rispondere “Sono rimasta in corridoio a fare la lotta con Malfoy, ma poi tutto si è concluso con un tenero abbraccio”, ma forse non le avrebbero creduto. Sarebbe successa la stessa cosa se avesse detto che si era attardata a parlare con suo padre: cosa mai avevano da dirsi per un’ora? Decise che tanto valeva rispondere:

 - Sono rimasta in corridoio a fare la lotta con Malfoy, ma poi tutto si è concluso con un tenero abbraccio

-Sì, io sono un Ippogrifo e lei la regina di Danimarca! Avrò mai una risposta seria da te?- la punzecchiò Isabel, ignorando che quella fosse una risposta seria. Lily sorrise tra sé, poi aggiunse:

-Ho perso un po’ di tempo con mio padre, mi sono accorta che era tardi e sono andata in camera a sistemare la borsa del Quidditch per gli allenamenti- Non era del tutto falso, era ciò che aveva fatto davvero dopo essersi congedata da Scorpius. In effetti non si erano congedati, lui se ne era solo andato dopo che lei aveva sciolto il suo abbraccio: “Oh troll, cosa cavolo mi è venuto in mente?!” si domandò nella testa.

-E poi dai, un tenero abbraccio da Malfoy? Quello lì altro che teneri abbracci- aggiunse maliziosa Isabel. Le Mar-Mar le guardarono e sogghignarono: era la loro faccia da “abbiamo un gossip”.

-Pare che si sia… diciamo, intrattenuto, anche con una Grifondoro, quella che siede nell’ultimo posto là a sinistra- iniziò Marine -Evidentemente non sta neanche a guardare i colori delle Case, prende solo quello che gli interessa- concluse Margareth.

-Ma a voi non sembrava che avesse una ragazza?- domandò Isabel infilzando il pollo nel suo piatto con la forchetta- Tipo, un paio di anni fa? Una che poi è sparita?

Anche a Lily sembrava di ricordare fumosamente una cosa del genere: non che le fosse mai interessato, però  adesso che glielo faceva pensare… Era alta, mora, bel fisico… Poteva essere che avesse anche un’ espressione odiosa, non ricordava bene, ma era una Serpeverde, quindi sarebbe stato normale: anche perché poi le sembrava che avesse pure un fratello nella stessa Casa, forse era…Josh. Lily trasalì, guardò in direzione di Scorpius e disse sottovoce:

-Madelaine… Madelaine Hamilton

-Esatto!- esclamò Isabel- Era lei la sua ragazza!

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-Avanti! Entrate pure!

A quelle parole, Harry e Draco fecero capolino da dietro la porta della Presidenza.

-Ma non avevamo ancora bussato!- osservò Harry.

-Vi sentivo bisticciare nel corridoio- rispose la McGranitt alzando un sopracciglio -Certi vizi non si perdono- concluse in un sorriso dolce. -Spererei che foste qui per dirmi che avete trovato una soluzione al nostro problema, ma riconosco che sono passate così poche ore che…

-Ce l’abbiamo!- la fermò Harry trionfante. Teneva in mano un foglio piegato, che poi aprì sulla scrivania -Le spiego il nostro progetto?

-Davvero siete già pronti?! Oh Potter, non sa quanto questo mi sollevi- rispose lei con un sospiro -Sono così in apprensione in questi giorni! Non vorrei mai che accadesse qualcosa ai miei studenti, non potrei mai permettere che si pensasse che non sia in grado di fare il mio mestiere di…

-Professoressa…- la bloccò dolcemente Harry- Si calmi, ora è tutto sotto controllo. Immaginavo che potesse farsi prendere un po’ dall’agitazione, per cui ho reso tutto molto più… razionale, diciamo. Osservi questo foglio- disse indicando quello che aveva poggiato sulla scrivania poco prima.

-Ci sono dei cerchietti in un quadrato- notò la Preside -Mi state prendendo in giro?

-Assolutamente no, professoressa- intervenne Draco -Spiego io il progetto!- bisbigliò a Harry, lasciando intendere che fosse proprio quello a farli bisticciare poco prima in corridoio. -Immagini di avere delle palline bianche in un quadrato e di doverle colorare tutte di rosso. Sapendo che manualmente ne può colorare solo una o due alla volta e che se passa troppo tempo queste aumenteranno di numero, come potrà ottimizzare i tempi?

La donna sembrò pensarci, come davanti a un indovinello, ma poi si arrese. Poi ebbe un guizzo:

-Spargo il colore dall’alto?

-Esatto!- le rispose Draco -Ora, immagini che il quadrato sia la scuola,le palline i Mucilli e il colore rosso la sostanza che li stermina. Spargendo dall’alto una sorta di insetticida si potrebbero eliminare tutti i Mucilli presenti.

La professoressa sembrò rinvigorirsi, ma poi si afflosciò:

-E gli studenti? Non posso far piovere veleno sopra i ragazzi! No, mi spiace, il progetto è bocciato…

-Aspetti, non è finita!- la rassicurò Harry. Prese una penna e disegnò delle linee verticali e orizzontali sul foglio, tra le varie palline, come a dividerlo in quadrati più piccoli. -Suddividendo la scuola in settori, potremmo bonificarne uno alla volta dopo averlo accuratamente reso inaccessibile agli studenti per il tempo della disinfestazione! Avremmo ipotizzato una ventina di…

-Sì! Sì, sì, questa è un’idea!- esclamò giuliva la Preside -Corro a comunicarlo al corpo insegnanti! Sono fiera di voi, ragazzi, fiera di voi!- urlò uscendo in tutta fretta dall’aula.

-Pensa che siamo ancora suoi studenti?- chiese sarcastico Draco.

-Saremo per sempre i suoi ragazzi- concluse Harry scuotendo la testa soddisfatto.

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Erano le sei meno dieci e Lily non stava più nella pelle: voleva andare agli allenamenti, ma non le interessava nulla di scope e boccini, lei voleva vedere Scorpius! Aveva passato le ultime ore a farsi una ramanzina severa nella testa sul fatto che non dovesse minimamente essere così, ma si era stufata di darsi ordini da sola sulla condotta da tenere anche quando pensava tra sé e sé! Il suo unico ordine, al momento, era “Devo parlare con Malfoy!”. Sì, ma come poteva fare? Non poteva avvicinarlo davanti ai suoi amici, sarebbe stato imbarazzante sia per lei che per lui. Non poteva nemmeno arrivargli alle spalle, coprirgli la bocca con un panno imbevuto di cloroformio, aspettare che perdesse i sensi, trascinarlo a peso morto in una stanza e, una volta sveglio, farlo parlare! Anche se l’idea era da tenere in conto… Non ebbe tempo di avere altre idee geniali, perché era già arrivata all’ingresso degli spogliatoi, proprio nel momento in cui, nello spogliatoio accanto, arrivavano i Serpeverde: le loro squadre dovevano allenarsi insieme due volte a settimana. “Questioni di tempo”, diceva la McGranitt, ma a Lily sembrava solo una cosa molto stupida: ogni lunedì e martedì, la sua squadra si sarebbe allenata con quella dei simpaticoni vestiti come gli alberi di Natali, verdi con le loro belle strisciate di argento, anche se pure le divise Grifondoro tendevano al natalizio, con quel bel rosso e oro! Probabilmente la Preside aveva fatto apposta ad abbinare le loro Case, anziché far allenare i Grifondoro con i Tassorosso o i Corvonero: c’era del sadico in quella donna, Lily lo aveva sempre pensato… E poi si lamentava se l’infermeria era piena di “reduci dagli allenamenti”: provasse lei a giocare contro un rinoceronte vestito come un albero di Natale! O contro Derek, che già aveva la carnagione scura, ma col buio faceva anche più paura! Poi vide lui, l’oggetto dei suoi pensieri delle ultime ore: sembrava proprio che volesse evitarla, dato che teneva gli occhi fissi sulla parete degli spogliatoi. Accanto a lui stava, ovviamente, Josh:

-Eccola, la Cercatrice dell’asilo! Pronta a cadere dalla scopa?- la stuzzicò il Serpeverde. Lily lo guardò distrattamente, poi tornò ad osservare Scorpius, che tornò ad osservare il muro: dannazione, non c’era niente su quel muro, poteva guardare lei! Lei odiava essere ignorata, soprattutto in quel modo così cristallino, soprattutto da uno a cui non aveva fatto niente! Tranne quella cosuccia del corridoio…

-Tu alimenti il mio ego- disse Lily meccanicamente, rivolgendosi a Josh, ma senza degnarlo di uno sguardo -Mi riempi di attenzioni, facendo così, ed è una cosa che ingigantisce la mia autostima. Mi mette molto più in difficoltà chi mi ignora- concluse, scandendo bene l’ultima parola ed entrando poi nello spogliatoio per raggiungere Albus.

I Serpeverde si guardarono senza capire e andarono a cambiarsi: in realtà uno di loro aveva capito, aveva capito benissimo, ma fece finta che non fosse così. L’allenamento iniziò: Scorpius era concentrato a seguire lo zigzag del boccino per il campo, anche se alle sei passate non era per niente facile. A metà allenamento iniziò la solita partitella di riscaldamento contro i Grifondoro e solo in quel momento Malfoy realizzò che la Cercatrice dell’altra squadra era quella matta che lo aveva assalito in corridoio quella mattina: al fischio d’inizio, le scope si levarono in volo e lui si dedicò alla sola ricerca del boccino. Peccato che Lily si stesse dedicando alla stessa cosa, quindi spesso le loro traiettorie si incrociarono, ma non si potè dire altrettanto per gli sguardi, in quanto Scorpius evitò che ciò accadesse. Alle sette la partitella finì, con un vantaggio di dieci punti per Serpeverde e un’ammonizione a Ralph Ross per gioco falloso. Mezz’ora dopo gli spogliatoi si erano ormai svuotati, ma si potevano ancora sentire delle voci:

-Hai visto che ce l’abbiamo fatta?

-Sì, ma è la prima e l’ultima volta. Non accadrà una seconda!

Draco Malfoy e Harry Potter stavano uscendo dallo spogliatoio Grifondoro, da dove avevano seguito di nascosto l’intero allenamento: stavano già bisticciando su chi avesse il figlio più bravo, quando sentirono dei passi. Si voltarono e videro la professoressa McGranitt e Hagrid che si avvicinavano al campo, quindi cercarono di nascondersi il meglio possibile:

-Quindi direi che questo potrebbe essere il settore Q, giusto Hagrid?

-Sì professoressa, con questo siamo a quindici. Da là farei iniziare il settore R.

Le voci si allontanarono e Draco e Harry decisero di uscire dal loro nascondiglio: si erano rannicchiati in una profonda buca nel terreno, nella quale era stato facile entrare, ma da cui sembrava essere difficile uscire, soprattutto per due che non perdevano occasione per rinfacciarsi la colpa di ogni disastro che combinavano.

-Vedi Potter! Questo succede perché io ti assecondo! Sei un impiastro!

-Vorrei ricordarti che se sei qua sotto è perché sei idiota quanto me!

-Almeno ti dai dell’idiota da solo! Una minuscola soddisfazione, ma è già qualcosa!- sbraitò Malfoy.

-Oh che lagna che sei!- sbuffò Harry -Che sarà mai? Ci Smaterializziamo fuori dalla buca e ce ne andiamo, non serve farne una tragedia!

-Siamo a Hogwarts! Non ci si può Smaterializzare all’interno dei confini del castello: ti sembra che il campo di Quidditch sia fuori dai confini?! Perché non colleghi mai il cervello!

-Oh, come sei noioso… Facciamo così, sali sulle mie spalle, io ti tiro su, tu esci e mi fai un incantesimo di Levitazione per tirarmi fuori, va bene?

-Ma non ci penso nemmeno! Piuttosto resto qui dentro, guarda!- rispose l’altro, voltando il viso.

-Oh ma quante storie! Perché no? Cos’ha la mia idea che non va?

-Hai idea di chi sia io?- rispose infervorato -Draco Malfoy non sale spalle di chicchessia- disse, abbassando la voce per recuperare il solito contegno superbo.

-E allora cosa vuoi fare? Gridare aiuto aspettando che ci tiri fuori la McGranitt- domandò stizzito Harry.

-Molto più saggiamente, telefono a mio figlio- rispose l’altro estraendo il suo cellulare da una tasca interna della giacca: se persino il Purosangue integerrimo si era convertito alla tecnologia Babbana, doveva trattarsi davvero di ottime idee! E poi tutti, ormai, avevano un cellulare e altri ninnoli babbani a casa o al lavoro, quindi mantenersi ultraconservatori non avrebbe avuto alcun senso dopo la seconda guerra magica. Trovato il numero in rubrica, fece partire la chiamata -Scorpius, sono io… Potresti venire urgentemente al campo di Quidditch? Sono… caduto in una buca e non riesco ad uscirne… Grazie.

Harry lo guardò stupito: non solo non aveva minimamente accennato al fatto che ci fosse anche lui, ma non aveva nemmeno cercato di inventarsi qualche scusa mirabolante sul motivo per cui si trovava lì. Evidentemente Draco Malfoy non era tipo da “salire sulle spalle di chicchessia”, ma da cadere nelle buche sì! In ogni caso pochi minuti dopo i due sentirono dei passi: stavano già per tirare un sospiro di sollievo, ma niente assicurava loro che si trattasse di Scorpius. Decisero di aspettare, cercando di capire di chi potesse trattarsi, ma non sentivano nulla di particolare: i passi sembrarono dirigersi allo spogliatoio Grifondoro, ipotesi confermata dal fatto che intravidero le luci accendersi. Poi altri passi arrivarono dalla direzione opposta, stavolta seguiti da una voce:

-Papà? Papà, sei qui?- domandò Scorpius, ma nessuno rispose. Si voltò per cercare tracce del padre, ma l’unica persona che vide fu Lily, che stava uscendo dallo spogliatoio di fronte a lui: avrebbe voluto evitarla, ma erano soli, come avrebbe potuto? Ma in fondo, perché avrebbe dovuto degnarla di uno sguardo? Lui era Scorpius Malfoy e lei era Lily Potter, questo era più che sufficiente per voltarsi dall’altra parte.

-So chi è- esclamò Lily con tono serio arrivando all’improvviso alle spalle di Scorpius -So chi è Madelaine.

Lui cercò di ignorarla, continuando a cercare la buca di cui parlava suo padre. Lei stava ferma, non diceva una parola, ma teneva lo sguardo fisso su di lui: la zona attorno al campo di Quidditch era poco illuminata e a quell’ora il sole era già tramontato, ma lui sentiva quello sguardo addosso come se fosse solido.

-Non so di cosa parli, Potter- abbozzò Scorpius.

-Madelaine era la tua ragazza- concluse Lily. Scorpius si voltò di scatto e si mise un dito davanti alle labbra, facendole capire di non dire altro: mosse qualche passo in direzione di quella che sembrava una profonda buca nel terreno e si sporse.

-Ah, eccoti qui… Buonasera signor Potter- disse Scorpius in modo piatto e inespressivo. Pronunciò un incantesimo di Levitazione e i due uomini uscirono dalla loro trappola:

-Papà?!- domandò dubbiosa Lily -Oh, buonasera signor Malfoy- salutò con un sorriso, tornando poi con espressione dubbiosa al padre -Che ci facevi in una buca? Non dovresti essere a casa da un pezzo?

-E tu non dovresti essere a cena, signorinella?- cercò di ribattere suo padre.

-Sì, ma avevo dimenticato una cosa nello spogliatoio e sono tornata a prenderla. Ma parlavamo di te nella buca…anzi, di voi! Come ci siete finiti?

-A te l’onore, Potter- sentenziò serafico Draco. Quando faceva così, a Harry ricordava tanto Piton che, per carità, alla fine era un buon uomo, ma che caratteraccio che aveva i primi tempi!

-Siamo caduti perché c’era poca luce- inventò Harry.

-Sono le sette e mezza, non le due del mattino!- ribattè sua figlia- E poi scusa, siete caduti insieme?

-Non le sai proprio raccontare- disse Draco scuotendo la testa -Stavamo scappando dalla McGranitt perché ci siamo intrufolati a seguire gli allenamenti dalla finestrella sopra gli spogliatoi- rispose indicando il basso sottotetto di fronte a lui, il tutto senza battere ciglio.

-Ah, io non le so raccontare?! E tu che confessi candidamente? Per estorcerti un’informazione non ci sarebbe neanche bisogno di torturarti, neanche con dei batuffoli di cotone!

Lo sproloquio di Harry fu interrotto dalla suoneria del cellulare di Lily, che rispose. Staccò un po’ il ricevitore dall’orecchio, segno che il suo interlocutore stava alzando la voce, poi sorrise:

-Sì Albus, ho una buona scusa per essere in giro- premette un tasto e, indirizzando il telefono verso Harry, disse -Ho messo il vivavoce: papà, dì “ciao” ad Albus.

-Ciao Albus-  ripetè meccanicamente lui -Tranquillo, tua sorella è qui con me…

- Ma che ci fai ancora a scuola a quest’ora?

-Questioni di lavoro… Ma sto andando a casa adesso- rispose imbarazzato Harry.

-La McGranitt ha dato un avviso su un’invasione di Mucilli… Ne sapevi niente?

-Ecco!- gioì suo padre -Era proprio quella la questione di lavoro! Prima sono stato un po’ vago perché non sapevo se la preside ve ne avesse già parlato, ma adesso che è tutto chiaro… A posto così, no? Buon appetito Al!- concluse Harry di fretta, afferrando il telefono di Lily e chiudendo la chiamata. Sguardi perplessi attorno a lui.

-Non le sai proprio raccontare- concluse Draco. I ragazzi chiesero delucidazioni riguardo all’invasione di Mucilli di cui parlava Albus e, dopo l’ennesima replica dell’esempio delle palline nel quadrato, ogni dubbio fu risolto. Appena terminate le spiegazioni, Draco voltò le spalle a Harry e guardò suo figlio -Sbaglio o la signorina Potter ha parlato di Madelaine?

-Non le ho detto niente, te lo giuro!- si giustificò Scorpius.

-Però vorresti- affermò Draco. Per un attimo sembrò una domanda, ma no, il tono era assolutamente affermativo: chiuse un attimo gli occhi, sospirò e disse -Scorpius, è una Potter: i Potter non sanno raccontare bugie, ma sono testardi come Ippogrifi quando vogliono qualcosa, compreso se quel qualcosa è un’informazione. Non oso immaginare quanto sarà pressante con te per sapere…

-Non sono pressante!- urlò Lily

-Signorina Potter, lo ha già seguito da qualche parte? Non so, in giro per i corridoi?

-No- rispose lei, secca.

-Lo ha già aggredito? Verbalmente, ma anche fisicamente?

-No- confermò lei, alzando il tono. Draco si limitò a posare lo sguardo su Scorpius.

-I Potter non sanno mentire- ghignò -e sono testardi come Ippogrifi. Non sai quanto mi costi ammetterlo, però devo dire che sono persone affidabili, sai, quelle da “animo nobile”, capisci cosa intendo? Ovviamente non conosco lei, conosco suo padre, ma temo l’abbia educata a sua immagine e somiglianza- commentò con aria un po’ schifata -Quando proprio non ho potuto fare a meno di raccontare del…problema che ha ma nostra famiglia, Potter ha saputo essere un buon confidente: se anche tu avrai bisogno di parlare della cosa e sentirai di poterti fidare di lei, non tirarti indietro.

Harry sbarrò gli occhi: Malfoy che diceva quelle cose? In sua presenza? No, era un’occasione troppo ghiotta per non fare una battutaccia all’algido Draco, doveva solo trovare uno spunto, un qualcosa da dire… Il cervello sembrava non collaborare: aveva la bocca secca e un peso allo stomaco. Per Merlino, quelli erano complimenti e venivano da Malfoy! Era abituato a sentirsi dire di tutto su quanto fosse di qui, quanto di là, ma di solito era la gente a lui cara a lodarlo o quantomeno coloro che gli si dimostravano solidali e vicini: Harry Potter si sentiva un idiota, ma in quel momento capì che un complimento dal suo nemico di gioventù lo lusingava più di altri cento dei suoi tanti ammiratori. Così tacque: aveva perso un’occasione per prendere un po’ in giro Malfoy, ma ce ne sarebbero state centinaia in seguito, ne era sicuro…

-Le posso dire tutto?- domandò in un sussurro Scorpius.

-Non esistono azioni di cui mi penta- rispose Draco con decisione -Tranne quelle che il mio collega conosce già- continuò abbassando il tono e lo sguardo -Nulla di ciò che ho fatto dopo il mio diciottesimo compleanno è per me motivo di vergogna.

-Disse l’uomo appena estratto da una buca- commentò Harry a bassa voce. Evidentemente non abbastanza bassa, perché Draco lo guardò con occhi feroci. Poi il miracolo: Draco Malfoy sembrò ridere! Non una risata sguaiata, di quelle da osteria, più che altro uno sbuffo sarcastico: l’espressione truce di un attimo prima si era come sciolta, i muscoli del viso erano incredibilmente rilassati, persino gli occhi sembravano aver cambiato colore. Harry si portò una mano sul petto -Merlino, che ansia! Stavo già dicendomi “Ahi, questa è la volta buona che le prendo!” e invece…

-Muoviti, abbiamo delle mogli che ci aspettano- si limitò a dire Draco incamminandosi -Ci vediamo tra due settimane Scorpius.

-Un attimo- lo fermò Harry, voltandosi verso sua figlia -Cosa avevi dimenticato nello spogliatoio? Qualcosa di importante?

-Oh sì- rispose convinta Lily, accompagnando le parole con un deciso cenno del capo -Importantissimo! Avevo dimenticato la spilla!- disse estraendo una grossa spilla tonda dalla tasca e avvicinandola al petto, come se volesse appuntarla al maglione. Scorpius la guardò, spalancò gli occhi e la bocca, poi indicò Lily:

-Io…io la voglio!

Draco serrò le labbra, dilatò un po’ le narici, alzò un sopracciglio e disse seccamente:

-Mi pare si chiami… deja vù…

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Eccomi con un nuovo capitolo: diciamo che questo è il primo momento in cui Lily e Scorpius realizzano che sta per succedere qualcosa tra di loro, parrebbe qualcosa di emotivamente importante...E soprattutto si scopre un dettaglio in più su questa Madelaine: la ex ragazza di Scorpius sta per tornare, ma che accoglienza le sarà riservata? Tutte le risposte a questo interrogativo nel prossimo capitolo!

P.S. Grazie a chi ha recensito i primi tre capitoli: è davvero un piacere sapere che qualcuno apprezza la mia storia! Grazie anche a chi l'ha solo letta: sappia chè è già qualcosa di grande per chi scrive sapere di avere regalato qualche momento piacevole ad altri!

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 5
*** Non brilla davvero ***


Capitolo 4 - Non brilla davvero

Lily Potter aveva ancora il dito di Scorpius Malfoy puntato addosso, ma decise di non badarci per un attimo e guardare verso i loro genitori:

-Che cosa sta sembrando un deja vù?

-La scena di mia figlia puntata dal signorino qui presente - rispose Harry evidentemente stizzito -Siccome è già successo e l’avvenimento ha avuto ripercussioni importanti…

-Come è già successo? Quali ripercussioni?- domandava a raffica Lily.

-Quattordici anni fa- risposero quasi all’unisono Harry e Draco con un’espressione vacua, come da condannati a morte -Siete il motivo per cui lavoriamo insieme…- concluse Malfoy buttando gli occhi al cielo. Siccome Lily non sembrava convinta, Harry proseguì:

-Dato che eri una bambina bellissima, non appena Scorpius ti vide, quattordici anni fa, rimase come ipnotizzato da te ed esclamò solennemente che…ti voleva- spiegò Harry arricciando le labbra su quest’ultima affermazione -Disse che il suo papà era ricco e che mi avrebbe dato tutti i soldi che volevo, pur di averti. Tuo zio Ron si arrabbiò moltissimo, anche se sapeva che era solo un bambino, quindi Scorpius passò al contrattacco: capendo di non poterti ottenere con la forza, pregò suo padre di sostenere il colloquio che lo avrebbe portato a lavorare con me, cioè il padre della splendida bambina nel passeggino.

Lily parve un po’ sorpresa: ovviamente non ricordava niente dell’accaduto, quattordici anni prima aveva solo un anno, però si domandò se Scorpius avesse anche solo lontanamente memoria di quel momento. Questo dubbio la portò a guardare verso di lui: stupidamente cercò di immaginarselo bambino, con le guance arrossate dal freddo, gli occhi grandi e il sorriso da un orecchio all’altro. Sapeva che non era un ragazzo sorridente, ma inspiegabilmente immaginava che fosse stato un bambino allegro e vivace, di quelli che non stanno mai zitti e cercano di comprare le bambine degli altri! Lui la guardò di rimando, ma l’incontro dei loro sguardi durò una frazione di secondo, tanto era l’imbarazzo provato in quel momento: condividere un ricordo così lontano della loro infanzia sembrava una cosa tanto intima da unirli nel profondo e in quell’attimo non era ciò che volevano, quindi distolsero lo sguardo.

-Se quattordici anni fa- riprese Harry- vedere Scorpius fare…quella cosa… mi era sembrato tenero, dato che era solo un bambino di tre anni, adesso vedo davanti a me un uomo e non c’è nulla di tenero! Quella è la mia bambina, chiaro?- concluse secco lui. Lily stava già per ribattere che quel discorso era dannatamente medievale e che non c’era assolutamente niente tra lui e Malfoy, quando fu proprio lui a parlare:

-Ma lei non mi interessa!- si limitò a dire con sufficienza -Io parlavo della spilla.

-Oh- rispose Harry tra l’imbarazzato e il sollevato -Certo, la spilla… Che spilla è?

-La spilla speciale dell’edizione super-mega-extra limitata dei Topi di Bristol- esclamarono in coro Lily e Scorpius, stupendosi subito della loro abilità nel cacciarsi in situazioni per loro imbarazzanti.

-Come fate a dire una cosa così lunga all’unisono?- domandò Harry -E soprattutto, perché una spilla ha un nome così lungo?

-Dovrebbero essere…- cominciò Draco -Questi…Topi di Bristol… sono forse quella band musicale dannatamente stupida che ascolti tu?

-Non sono stupidi, sono demenziali!- lo corresse Scorpius.

-Cantano canzoni d’amore demenziali! Per questo la spilla ha un nome così lungo, doveva essere demenziale- aggiunse Lily. -Ce ne sono solo otto in tutto il mondo.

-Considerando che i fans di questi signori saranno forse… bah, nove- cominciò Draco -ne arguisco che l’unico a non averla sia mio figlio.

-Guarda che è un pezzo rarissimo! Non credevo che ne avrei mai vista una dal vivo!- ribattè Scorpius emozionato come un bambino . Guardò poi Lily per una frazione di secondo e chiese -La posso vedere? Intendo, toccare, tenerla in mano…?   

-Le mie orecchie stanno facendo arrivare al mio cervello messaggi perversi- disse Harry in uno sbuffo di collera -Andiamo Malfoy se no inizierò a farmi una pessima idea di tuo figlio.

I due uomini salutarono e se ne andarono, lasciando soli i loro figli.

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La cena era ormai terminata e la professoressa Mc Granitt stava tornando in Presidenza per dare un’ultima occhiata alle sue scartoffie prima di ritirarsi nella sua stanza: nel corridoio fu fermata dall’insegnante di Pozioni, che le porse un foglio con soddisfazione:

-Ho i risultati dei test.

-Molto bene, li visionerò domattina.

-Professoressa, oso insistere perché li guardi adesso. Il risultato la stupirà…

La preside diede una veloce occhiata al documento: aveva commissionato dei test per individuare quale pozione o composto potesse essere più adatto ad essere vaporizzato nell’aria di Hogwarts per la disinfestazione e, data l’insistenza dell’insegnante, in quel momento  era molto interessata al risultato delle analisi. Iniziò a leggere a bassa voce:

-“Sulla base delle caratteristiche blablabla e analizzando la composizione blabla, si nota una decisa intolleranza dei Mucilli a…” Che cosa?!- si stupì -Ma siamo certi di questi test?

-Assolutamente! Ritengo che sia una buona notizia, no?

-Ottima, complimenti per il suo operato. Allora domattina stessa inizieremo la bonifica: provvederò ad avvisare gli studenti a colazione- concluse, preparandosi a godersi una lunga dormita senza preoccupazioni.

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-Vero che è bellissima?- esordì Lily, mostrando la spilla -Sul bordo c’è scritta una frase della loro canzone…

-… “Aiutami a volare, ho la scopa impazzita!”, l’ho riconosciuta!- completò Scorpius con un sorriso. Tremendo errore, stava sorridendo a Lily Potter! Subito recuperò un contegno degno di suo padre: ringraziò Lily per avergli fatto vedere la spilla, gliela riconsegnò in una mano e voltò le spalle per andarsene. Lei però non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo andare via: doveva trovare qualcosa da dire, un modo per fermarlo che non fosse la solita aggressione fisica, solo che non le venne in mente niente di meglio che dare voce a quello che era stato il suo pensiero.

-Non ho la benché minima intenzione di lasciarti andare via!- disse d’un fiato. Lui si fermò, si voltò con sguardo serio e disse solo:

-Scusa?!

-Non ho la benché minima intenzione di lasciarti andare via!- ripetè Lily camminando a passo deciso fino ad arrivare esattamente di fronte a lui.

-Nessuno mi dice dove devo andare e cosa devo fare, chiaro?- sibilò lui.

-Hamilton lo fa!- lo provocò lei -“Andiamo di qua, facciamo di là”, lui dice e tu e gli altri due amichetti lo seguite come cagnolini ammaestrati. Com’è che a lui non dici niente?

-Non sono un cagnolino ammaestrato!- si infervorò Scorpius, avvicinandosi a lei con fare minaccioso e puntandole la bacchetta al lato del collo. Si avvicinò un poco a lei e sussurrò adirato -E adesso lasciami in pace, altrimenti me la paghi sul serio- Si aspettò uno sguardo impaurito da lei, un gemito, un brivido, una blanda reazione di terrore ma o tutto questo tardava ad arrivare, oppure lei non lo stava provando affatto.

-Intanto però sei ancora qui- si limitò a dire lei. Poi sorrise un po’ maligna come suo solito e fece pressione sulla spalla di Scorpius, quella con cui si divertiva  torturarlo da due giorni a quella parte: lui non ebbe reazioni e sfoderò un sorrisino più malvagio del suo.

-Peccato Potter, non puoi fare niente- la schernì sarcastico Malfoy- La spalla non mi fa più male, sono passate quasi quarantotto ore da quando sono caduto!

-Allora lo vedi che sei caduto dal letto!- gioì lei con un sorriso. Scorpius resto un attimo in silenzio e nella sua testa risuonò la voce di suo padre, che ripeteva il solito “Sei maldestro come un Weasley!”: e lo era davvero, perché non solo cadeva dal letto, ma si faceva anche beccare da quella bambina antipatica! Lily gli voltò le spalle e fece qualche passo, poi alzò gli occhi sopra di sè: stava già diventando buio e la luna già appariva nitida in cielo, una grossa palla bianca in mezzo al blu scuro della sera. Scorpius colse l’occasione per andarsene, ma per l’ennesima volta lei tentò di fermarlo, stavolta solo con le parole:

-Non brilla davvero…

-Cosa?!- domandò Scorpius, dandosi poi subito dello scemo per aver assecondato i vaneggiamenti di quella lì e aver sprecato un’occasione per tornarsene finalmente dentro.

-La luna! A chi la guarda, sembra che risplenda, ma in realtà la luna non brilla di luce propria: è il sole a renderla visibile di notte, anche se lui non c’è. Lui, che di giorno dà la luce, il calore e la vita, accetta di farsi da parte solo per renderla la regina della notte; lei lo ricambia muovendosi attorno a lui, giorno dopo giorno, come in una danza. Senza il Sole, la Luna sarebbe solo un ammasso di terra freddo e buio,non sarebbe niente.

-Perché mi dici queste cose?- domandò Scorpius in un tono troppo dolce rispetto a quanto volesse.

-Il mio secondo nome è Luna- rispose lei guardandolo con un’espressione per lui nuova -Solo a me sembra un nome malinconico?

-Io…mi chiamo Hyperion- rispose lui in un soffio, come aspettandosi che lei lo prendesse in giro per un nome così strano. Lei però si limitò a sorridere e dirgli “Lo so”: già, Hogwarts era peggio di un paesino babbano dove tutti sanno tutto di tutti, ma in quel momento Scorpius si sentì sollevato all’idea che non sarebbero arrivati commenti ironici,quindi continuò. -Per anni ho pensato che fosse un nome orribile, poi mi sono interessato al suo significato- iniziò, vedendo che lei sembrava dargli retta sul serio- Secondo la mitologia babbana, il titano Hyperion ebbe tre figli, che erano il Sole, la Luna e l’Aurora. Scorpius invece è il nome latino della costellazione dello Scorpione: praticamente nel mio nome ci sono il sole, la luna e le stelle, quindi tu non lamentarti della tua Luna!

-Lilian, detta Lily, come il giglio- rispose lei porgendogli la mano, come se si stesse presentando per la prima volta -Non l’abbiamo mai fatto, intendo… questo: presentarci dandoci la mano e dicendo i nostri nomi.

Scorpius la guardò con occhi ostili: ma per chi l’aveva preso? Lui non aveva più tre anni, non faceva le bambinate con cui si divertiva la Potter, non aveva voglia di starsene lì a perdere tempo con lei, quella ragazzina immatura che ormai da due giorni continuava a giragli attorno… “giorno dopo giorno, come in una danza”… Le parole che aveva detto poco prima Lily risuonavano nella sua testa come se ci fosse un megafono: lei era Luna, che a chi la guarda sembra sempre in grado di splendere, ma è solo apparenza. Lei era Luna, che gli girava attorno come attratta da una forza invisibile che le impediva di lasciarlo in pace. In quel momento a Scorpius sarebbe piaciuto sentirsi Sole, essere un po’ meno altezzoso e poter desiderare che lei gli stesse vicino: possibile che stesse accadendo solo perché lei si era mostrata un po’ malinconica, così diversa dalla Potter del giorno prima? Forse, ma lui non era uno di quelli abituati a guardarsi dentro: lui non c’entrava niente con il Sole, che dà la luce, il calore e la vita, lui era solo Scorpius, un ragazzo di diciassette anni antipatico, arrogante e viziato. Guardò la mano che Lily gli porgeva e, sforzandosi di mantenere uno sguardo altero, se ne andò: lei non cercò di fermarlo. Passo dopo passo, Scorpius sentì nello stomaco un senso di vuoto: giustificò quella sensazione col fatto che la sua cena era stata interrotta sul nascere dalla telefonata del padre, ma si rese conto di non saper nemmeno raccontare le bugie. Non aveva mai pensato a sé come al Sole, ma aveva diciassette anni e forse poteva ancora cambiare, magari parlando con Lily, la creatura più simile alla Luna che avesse mai conosciuto. Come sempre pensò a cosa gli avrebbe detto suo padre, ma l’unica frase che gli venne in mente fu quella che aveva pronunciato poche ore prima: “se sentirai di poterti fidare di lei, non tirarti indietro”. Si portava dentro troppi pensieri, troppi segreti e troppi ricordi dolorosi per non condividerli con qualcuno: suo padre lo aveva capito e gli aveva dato il permesso, anzi, lo aveva quasi spinto a scegliere lei per farlo. Forse avevano qualcosa in comune e lui nemmeno lo sapeva: beh, adesso sapeva che le piacevano i Topi di Bristol! A lui piaceva molto quella loro canzone che diceva “Il sole è ghiacciato, il mondo non ha più la sua luce, ma tu fidati di me”, canzone demenziale, ma pur sempre d’amore: si sentiva così, come un sole ghiacciato e spento, ma aveva la sensazione che le cose sarebbero cambiate. Basta perdere tempo, doveva tornare da lei, sperando che fosse rimasta lì a controllare che la luna stesse al suo posto e non avesse pensato, cosa condivisibilissima, di tornarsene dentro, magari: invece no, per fortuna c’era ancora. Da quando era una fortuna per lui incontrare Lily Potter? Basta perdere tempo, se l’era già detto! Le andò di fronte a passo deciso, sospirò e le tese la mano:

-Scorpius Hyperion Malfoy

-Lilian Luna Potter

Due deficienti! Si sentivano assolutamente deficienti. Ma anche vergognosamente bene…

-Perché vuoi che ti parli di me?- domandò Scorpius.

-Ti è mai capitato di volere qualcosa senza saperne il motivo? Come un desiderio irrazionale che non ti riesci a spiegare, ma che ti è nato dentro e che ti intestardisci di soddisfare?

-Mah, a quanto mi dicono qualche anno fa ho cercato di comprare una bambina…- alluse lui.

-Invece sono qui con te gratis!- rispose lei, senza pensare al significato delle sue parole. Solo una volta uscite dalla sua bocca presero un senso più profondo e inaspettato: “sono qui con te” suonava come qualcosa di troppo affettuoso e dolce, qualcosa che tra di loro non c’era. E allora perché Lily sentiva il sangue correre in vene che a malapena sapeva di avere? Come se il cuore dovesse pompare a una velocità supersonica per non scoppiare in quel momento? Non stava succedendo niente di niente, eppure…

-Oh troll, sono già le dieci passate!- si stupì Scorpius- Dobbiamo rientrare assolutamente, adesso è tardi!

-Già- rispose delusa Lily -è ora di andare… Non ti farò più domande, scusami. Sono stata più assillante in questi due giorni con te che in una vita con chiunque altro.

-Ma ci sono altri giorni dopo oggi- le disse Scorpius -Giorni in cui voglio… vederti che mi giri attorno, sai, come fai tu! Perché così… come avevi detto a Josh?...ah sì, “alimenti il mio ego”.

-Non lo faccio per alimentare il tuo ego da pallone gonfiato! Volevo solo fare due chiacchiere!- rispose lei stizzita, cercando di mantenersi seria. Poi però, i due si guardarono e sorrisero: “Volevo solo fare due chiacchiere” era il titolo di una canzone dei Topi e in un attimo si trovarono a canticchiare.

volevo solo fare due chiacchiere, ma ora sei qui vicino a me

E io vicino a te…eh sì, addio alle chiacchiere”.

-Non mi aveva mai imbarazzato cantare questa canzone- si stupì Lily.

-Non l’avevi mai cantata insieme a un ragazzo come me- le rispose Malfoy con un tono proprio da Malfoy, figlio, padre, nonno e forse bisnonno.

-Non avevo mai trovato un altro fan dei Topi, piuttosto!- rispose lei, dissimulando l’imbarazzo -Guarda, ho anche questo- aggiunse, chinandosi a cercare qualcosa nella borsa del Quidditch che aveva ancora con sé, poggiata a terra. Ne estrasse un’agendina un po’ logora, probabilmente di qualche anno prima e la aprì quasi nel centro: due pagine erano state riempite da una dedica autografata dai membri dei Topi.

-Questa è roba seria!- commentò Scorpius -Io non li ho mai visti dal vivo!

-Io sì, abbiamo fatto anche una foto con loro- rispose Lily porgendogli una fotografia da cui i membri della band salutavano chi la osservava.

-Ma allora c’è un’altra fan dei Topi!- esclamò lui indicando la ragazzina insieme a Lily sulla foto. Lei però sembrò rabbuiarsi, come se avesse toccato un argomento delicato.

-Lei…non c’è più- rispose distogliendo lo sguardo -Si chiamava Sabrina, eravamo amiche da quando avevamo tre anni. Poi due anni fa se ne è andata dopo una lunga malattia: questa è l’ultima foto che ho insieme a lei.

-Oh…mi dispiace, non immaginavo- si scusò, apparentemente con dispiacere sincero.

-Ma no certo, non potevi saperlo!- lo rassicurò Lily, per poi prendere fiato e guardare Scorpius dolcemente -Poco prima di morire chiesi a Sabrina se volesse essere seppellita insieme alla nostra preziosissima spilla dei Topi, pensa a quanto eravamo melodrammatiche- cominciò lei con gli occhi lucidi- ma lei mi rispose che avrei dovuto tenerla per ricordarmi sempre di lei. “Questa spilla è un pezzo così raro che sarebbe un peccato sprecarlo per chi non c’è più!”, così mi diceva.

Lily guardò la spilla che teneva tra le mani: era una grossa spilla tonda e piatta, di semplice plastica colorata, nulla di prezioso, con impressa un’immagine della band e tutto attorno una frase di una canzone. La vera particolarità era sul retro, dove si trovavano due sottili aperture con dei fogliettini all’interno, che servivano ad indicare il nome del proprietario o dei proprietari. Un tempo c’erano un fogliettino col nome “Lily” e uno col nome “Sabrina”, ma ora il secondo aveva lasciato spazio ad un foglietto bianco.

-Sabrina mi disse che se avessi trovato un altro fan dei Topi, sarebbe potuto diventare l’altro proprietario della spilla: “ma solo se ti renderà felice, altrimenti guai a te!” e poi rideva- Una lacrima rigò il volto di Lily -Vuoi scrivere il tuo nome sotto il mio?- domandò a Scorpius in un sussurro.

Lui trasalì: quella spilla sembrava un ricordo così personale, importante, privato… E poi c’era quel “se ti renderà felice”: lui non l’avrebbe resa felice, perché le stava chiedendo una cosa del genere?  

-Io non sono quel tipo di persona- rispose lui, cercando di apparire gelido.

-Quale tipo?- domandò lei, senza asciugarsi le lacrime che le rigavano il viso.

-Quello che fa queste cose! Queste… Dai, sono cose da ragazzine!

-Mi stai dicendo che non vorresti essere il comproprietario di una delle otto spille speciali dell’edizione super-mega-extra limitata dei Topi di Bristol?- domandò lei in un leggero sorriso. Lui cercò di mantenere il suo piglio da ragazzo freddo ed insensibile, ma vedere quella ragazzina che gli sorrideva tra le lacrime lo metteva stranamente a disagio. E poi quella spilla era così rara…

-Oh, al diavolo! Hai una penna, Potter?- le domandò, quindi lei si chinò a prenderne una dalla borsa del Quidditch e gliela porse. Lui estrasse il sottile foglietto dal suo vano e scrisse il proprio nome,poi lo inserì di nuovo e guardò Lily -E non piangerci sopra che me la bagni!- disse stizzito, togliendole una lacrima dal viso con un gesto rapido, come se stesse levando della polvere. Il contatto tra la sua mano e la guancia di lei ebbe come conseguenza una morsa alla bocca dello stomaco per entrambi: Lily pensò che fosse il gesto più dolcemente ostile che avesse mai ricevuto. Lo guardò, sperando in un sorriso, ma lui disse solo -Io non ti renderò felice…

-Non lo so- lo stupì lei -Guardami: sono qui sotto una luna bellissima, un attimo fa cantavo una delle mie canzoni preferite, su questa spilla non c’è più uno spazio vuoto che mi fa sentire sola e ho qualcuno che mi toglie le lacrime dal viso quando piango. Non so se mi renderai felice, ma per adesso sei sulla buona strada.

Scorpius guardò per terra, come se temesse che dovesse aprirsi una voragine sotto di lui da un momento all’altro: era esattamente così che si sentiva, come se mancasse la stabilità sotto i suoi piedi. Stava odiando quella ragazzina perché lo aveva messo in una posizione difficilissima con se stesso: si sentiva un bipolare, perché un attimo era in un modo, quello dopo era in un altro, era freddo, ma poi sensibile, era serio, ma poi cantava canzoni demenziali. Sì, ma anche lei, un attimo piangeva e quello dopo rideva, un po’ era la solita Potter-bambina dell’asilo e un po’ era una Potter diversa da come la immaginava, per quanto la conoscesse pochissimo. O invece adesso la conosceva di più? Lei si era aperta, raccontandogli dei fatti personali e anche un po’ dolorosi, quindi lui avrebbe dovuto fare lo stesso? No, lui non faceva niente per dovere o per imposizione, faceva solo quello che gli suggerivano l’istinto e la coscienza! “Oh, zitta coscienza!” si ritrovò a dirsi mentalmente.

-Non so cosa ti aspetti da me- cominciò - ma io so cosa voglio da te. Voglio che mi ascolti quando ti racconterò di me, voglio che mi dica cosa pensi anche se non sarò d’accordo, voglio bisticciare con te per ore, ma non voglio essere tuo amico- concluse con tono deciso.

-Riassumendo- disse lei con tono ironico -Potrò farmi i fatti tuoi, commentare a mio piacimento, divertirmi a stuzzicarti di continuo e in più non avere nessuna…diciamo…implicazione sentimentale? Accetto!

-Riconosco che nessuno farebbe niente per niente, quindi in cambio ti darei quello che vuoi. Cosa preferisci, soldi, qualche vestito firmato? Sai che sono più che benestante, quindi non mi faccio problemi…

-A parte che tuo padre lavora col mio, quindi a reddito saremo lì- iniziò lei sbarrando gli occhi -anche se lo so che tu hai tutte quelle cose tipo mega-villa, eredità di famiglia e blablabla… Ma poi la devi smettere di cercare di comprarmi, non hai più tre anni!- continuò sorridendo ironica -Non sono mica la tua puttana!

Scorpius sembrò colpito dalle sue affermazioni, poi si limitò a dire:

-Se lo farai senza nulla in cambio sembrerà che ti interessi- azzardò, con sguardo sarcastico.

-Vedrò di trovare qualcosa con cui potrai sdebitarti… Ma poi scusa, come farai a raccontarmi quello che devi raccontarmi? I tuoi amici non diranno niente? No perché le mie amiche direbbero fiumi di parole e…

-Comprerei anche il tuo silenzio- la zittì lui -Ci vedremo di nascosto, dopo cena, per un po’ di volte, non so quante me ne serviranno. E comunque i miei compagni di stanza non sono miei amici.

Incontri notturni clandestini con Scorpius Malfoy: Lily pensò che se in quel momento qualcuno stava vincendo alla lotteria era comunque molto meno fortunato di lei. Poi chiese:

-Visto che sarò la tua psicologa, cadenza delle sedute?

-Ma che ne so! Quando capita!

-Allora il mio prezzo sarà questo: voglio che ci incontriamo una sera sì e una no qui, accanto al campo!

-Perché così spesso? Allora c’è dell’interesse, signorina- insinuò lui maliziosamente.

-Ma smettila! È solo la regola di mia madre!

-Che c’entra tua madre?

-“Se vuoi che le cose vengano bene, falle sempre un giorno sì e un giorno no”. A casa mia vige questa regola per le cose importanti! Certo, escluse quelle cose tipo il lavarsi o il mangiare, ma per il resto…

-Quindi… tu vuoi che “la cosa venga bene”?

-Ti dirò, sì!- concluse lei -Quindi levati quell’espressione da algido Malfoy e sciogliti un po’ per il nostro incontro… che a questo punto sarà dopodomani. - Lily si domandava cosa diavolo la rendesse così spavalda, ma qualsiasi cosa fosse stava andando alla grande! Decise di andarsene, per conservare la “vittoria”, lasciando Scorpius da solo a pensare. Si era infilato in bel pasticcio, ma irrazionalmente pensava di dover andare avanti con quella pazzia: in fondo Madelaine sarebbe arrivata solo sei giorni dopo e questo pensiero gli provocò un brivido. L’unica cosa da fare era andare a dormire e non pensarci più…

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E questo era il quarto capitolo! I Topi di Bristol torneranno spesso, ma saranno solo una delle cose che Lily e Scorpius scopriranno di avere in comune: si sono inteneriti parecchio in questo capitolo, no? E diciamo che il bello deve ancora venire!

A domenica

Ninilke

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Capitolo 6
*** Ho mai detto di voler essere dolce? ***


Capitolo 5- Ho mai detto di voler essere dolce?

-Ma a me piace arancione!

-Ma io lo voglio viola! Sarà, viola, ho deciso!

-Arancione arancione arancione!

-Viola viola viola!

-Per Merlino, smettetela!- sbraitò Lily svegliandosi di soprassalto. Marine e Margareth stavano urlando colori a meno di un metro da lei che dormiva beatamente, dato che non erano nemmeno le sette del mattino: probabilmente avevano iniziato a discutere a bassa voce e poi, come sempre, erano finite a gridare senza rendersi conto -Si può sapere cosa deve essere viola o arancione?!

-Il nostro vestito per la festa di Natale- rispose timidamente Margareth. Una delle novità introdotte dalla professoressa McGranitt quando divenne preside fu l’istituzione di una festa di Natale, che non aveva nulla a che vedere col famoso Ballo del Ceppo organizzato per il Torneo Tremaghi, e che rappresentava l’occasione per una raccolta fondi a sostegno dell’ospedale magico di San Mungo: in quella serata i genitori degli studenti potevano venire a trovare i propri figli, ma l’avrebbero poi trascorsa festeggiando in una sala diversa da quella dei ragazzi. Per alcuni sarebbe stato imbarazzante lasciarsi andare al divertimento sotto lo sguardo severo di mamma e papà, questo la McGranitt lo sapeva: era stata ragazzina anche lei, sebbene non ricordasse più in quale secolo…

-La festa di Natale?!- urlò Lily- Siamo a settembre e voi già pensate a quello?! E soprattutto, alle sette del mattino?! No no, voi siete assolutamente matte!- concluse lei tirandosi le coperte abbondantemente sopra la testa. Dopo un po’ si scostò leggermente il lenzuolo di dosso, fece capolino da sotto e domandò -Ma perché dovete vestirvi per forza dello stesso colore?

-Lo abbiamo sempre fatto per le feste o le cerimonie- rispose Marine -come una tradizione, diciamo.

-Ma è un peccato!- commentò Lily -Voglio dire, sarete anche gemelle, ma non vi somigliate poi tanto!

In effetti Margareth aveva i capelli più chiari di sua sorella e li portava più lunghi, legati in due trecce, mentre Marine aveva un caschetto castano scuro.

-Siete così belle che dovreste valorizzarvi, trovare il colore giusto per ognuna di voi- disse Lily scrutandole come un detective -ma anche assecondare i vostri gusti personali! A una piace l’arancione e all’altra il viola? Bene, un vestito viola e uno arancione, fine del problema!

-Tutto bene Lily?- domandò dubbiosa Isabel , che era rimasta in silenzio fino a quel momento -Di solito appena sveglia non sai neanche distinguerti un piede dall’altro per infilarli nelle ciabatte, invece oggi sei qui cosciente e viva a dare consigli di moda! Dì la verità, c’entra con il motivo super-segreto per cui ieri sera non ti si è vista fino alle dieci e mezza passate?

Il motivo era super-segreto perché Lily, ovviamente, non aveva fatto parola con nessuno dell’accaduto, perciò si limitò a rispondere:

-Ma cosa dici?! Io sono normalissima!

-Fammi capire- continuò Isabel - Per caso il signor Motivo Super-segreto ti porta con lui alla festa di Natale? Voglio dire, questo giustificherebbe il tuo interesse smodato per i vestiti di stamattina…

-Siamo a settembre- rispose evasiva Lily, dirigendosi verso il bagno e chiudendosi la porta alle spalle. Figuriamoci se sarebbe andata alla festa di Natale con Malfoy! A parte il fatto di certo c’era qualche ragazza che avrebbe fatto carte false per essere la sua dama e che nemmeno lei era totalmente priva di ammiratori, ma poi la sola idea che il rampollo di casa Malfoy si presentasse alla festa con la figlia minore del grande Harry Potter avrebbe fatto tremare i pavimenti di Hogwarts. Lily concluse che non era tempo di pensare a queste idiozie, ma di andare a colazione, soprattutto considerando che la sera prima non aveva cenato, se non con una merendina trangugiata prima di dormire.

Dall’altro lato della scuola, Scorpius aprì lentamente gli occhi ancora appesantiti dal sonno: l’orologio diceva che un quarto d’ora dopo sarebbe suonata la sveglia, quindi non cercò nemmeno di riaddormentarsi. Si accoccolò sul bordo del letto, guardando il pavimento come dall’orlo di un burrone e si perse nei suoi pensieri: voleva cercare di ricordare cosa avesse sognato durante la notte, perché quella mattina si era svegliato insolitamente sereno. Ricordava che c’era la luna, il campo da Quiddtich, che il cuore gli batteva forte: poi smise di pensare, rendendosi conto che quelle immagini non erano state un sogno, ma la realtà della sua sera precedente. Fissò il pavimento, cercando di concentrarsi sui rumori del mattino: gli studenti già svegli nelle stanze vicine, gli uccelli che canticchiavano con il loro suono monotono e inespressivo, il respiro pesante di Ralph nel letto sopra al suo e quello di Josh dall’altro lato della stanza. Guardando lui, gli tornò in mente che cinque giorni dopo sarebbe arrivata Madelaine: non la voleva vedere, sapeva che avrebbe dovuto litigare per ore con lei, che avrebbe cercato di rendergli la vita impossibile, tutto per quella stupida storia di famiglia che nessuno conosceva. Ne doveva parlare con la Potter, doveva sfogarsi con lei: non sapeva perché proprio con lei, ma suo padre sembrava tanto convinto che fosse la persona giusta, da aver persuaso anche lui. Ma ci avrebbe pensato solo la sera successiva, fino ad allora nessun contatto.

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Le tavole della Sala Grande erano già imbandite e i vassoi già pieni, pronti per essere assaliti da un’orda di studenti affamati: tutti si accomodarono e Lily indirizzò un’occhiata fugace alla zona dei Serpeverde. Scorpius era arrivato insieme alla sua combriccola, aveva fatto i soliti cenni di saluto alle sue amichette e si era accomodato, senza nemmeno guardare nella direzione di Lily: in quel momento la ragazza pensò che l’aggettivo “Grande” fosse estremamente limitato per definire quella sala. La professoressa McGranitt si alzò per dare un avviso:

-Ho una comunicazione da fare in merito alla questione…dell’invasione di Mucilli anticipata ieri: siamo fortunatamente riusciti a trovare un antidoto, che permetterà di attuare una rapida ed efficace disinfestazione. Si è riscontrato che i Mucilli sono particolarmente intolleranti al Veritaserum…

Il brusio che si creò in Sala costrinse la Preside a fermarsi un attimo, per poi riprendere:

-Per favore, un po’ di silenzio. La disinfestazione avverrà spargendo dall’alto il Veritaserum un settore alla volta per alcuni giorni: la fortuna è che se uno studente dovesse inavvertitamente venire a contatto con la sostanza non subirebbe conseguenze affatto gravi, ma invito comunque tutti a tenersi lontani dai settori in corso di bonifica. Saranno affisse in giornata le tabelle con il programma di disinfestazione.

Terminato il suo discorso, la preside tornò a sedersi per continuare la sua colazione, mentre gli studenti si diedero ai commenti:

-Sarebbe un bel casino!- esordì Isabel -Intendo, venire a contatto col Veritaserum. Non ha conseguenze fisiche, ma andresti in giro a raccontare i fatti tuoi a tutti!

Lily pensò che sarebbe stata una fortuna se lei e Scorpius si fossero trovati sotto un bel getto di antidoto, così sarebbe stata certa che lui le stava raccontando tutta la verità. “Di cui chiaramente a me non interessa nulla, sia ben chiaro…” si disse. No, non le sapeva proprio raccontare…

Intanto al tavolo Serpeverde fioccavano altrettante riflessioni:

-Dovremmo buttare la McGranitt sotto un getto di Veritaserum e farci dire dove tengono i tesori di Hogwarts- grugnì Ralph ingozzandosi con una fetta di torta. Scorpius guardandolo pensò che sembrasse proprio un rinoceronte! Il bestione cercò un cenno di assenso da parte di Josh, ma poi si accorse che stava sfoggiando le sue arti di ammaliatore con una ragazza seduta vicino a lui: probabilmente per quel pomeriggio la stanza sarebbe stata sua. Malfoy stava imburrando svogliatamente la sua fetta biscottata, quando Josh gli rivolse la parola:

-Quando il buongiorno si vede dal mattino!- cominciò ironicamente -Io sono qui a convincere una bella ragazza a passare il pomeriggio con me- disse voltandosi un attimo verso di lei, che rispose con una risatina imbarazzata- e invece tu sei tutto solo con la tua fetta biscottata! Sai, dovresti darti alla pazza gioia in questi giorni, dato che quando arriverà Madelaine sarà la fine della pacchia…

A Scorpius cadde la fetta biscottata nel piatto: l’argomento lo metteva di pessimo umore e lo rendeva parecchio nervoso, ma si domandava quanto Josh ne fosse consapevole.

-Io e tua sorella non stiamo più insieme, lo sai.

-Ah, io lo so, è lei che fa finta di non sentire! Dai retta a me, goditi questi cinque giorni. A parte che non credo serva dirtelo, dato che ieri sera sei sparito dalla circolazione… Strano, non è il tuo orario!

-Capita- rispose evasivo Scorpius- Diciamo che la mia nuova amichetta preferisce divertirsi di sera- continuò, con uno sguardo da spavaldo uomo di mondo -quindi mi adatterò.

-Deve essere proprio brava per farti cambiare abitudini! Peccato che durerà pochi giorni…

-Te l’ho già detto- rispose seccamente Scorpius serrando i pugni -Io e tua sorella non stiamo insieme! Continuerò a frequentare chi mi pare per quanto tempo mi pare.

-Come vuoi- disse Josh distogliendo lo sguardo -Ma stai attento…

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Lily guardò l’orologio che aveva al polso e sbuffò: erano le tre e quel giorno non aveva niente da fare, se non studiare. Niente lezioni carine, tipo Trasfigurazione, niente Quidditch perché era il giorno dei Tassorosso, niente appuntamento serale con Malfoy. Decise di non pensare a quest’ultimo punto, ma di programmare la giornata successiva:  niente lezioni carine, tipo Trasfigurazione, niente Quidditch perché era il giorno dei Corvonero, però… appuntamento serale con Malfoy. Erano le tre e le successive trenta ore sarebbero state assolutamente prive di interesse: le avrebbe riempite l’attesa ingiustificata e ingiustificabile per le nove della sera successiva.

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Mancava mezz’ora all’incontro con Lily e Scorpius camminava avanti e indietro per la sua camera vuota: i suo compagni erano in Sala Comune con gli altri Serpeverde, mentre lui era lì, stupidamente agitato. Si sentì una ragazzina perché era preoccupato di come vestirsi! L’orario scolastico era ormai terminato, quindi avrebbe potuto togliere la divisa e indossare gli abiti “borghesi”: la scusa ufficiale coi suoi compagni era che andava a divertirsi un po’ con una delle sue ammiratrici, quindi non poteva essere sciatto. Ma lui non era mai sciatto, lui era nato elegante! In virtù di questa affermazione, convenne con sé stesso che il casual chic fosse la miglior soluzione: camicia bianca con le maniche arrotolate, jeans, scarpa stringata e via. Nell’uscire, incontrò Derek e Ralph:

-Ehi, il nostro damerino va a farsi un giro!- lo stuzzicò Derek.

-Perché damerino?- domandò piccato Scorpius.

-Dai, quella camicia bianca… Chi ti sbatti stasera? La duchessa di Cambridge?- ironizzò Ralph.

Scorpius pensò che Ralph non indossasse mai camicie solo perché le sue dita tozze non gli avrebbero permesso di allacciarsi i bottoni, cosa che comunque sarebbe stato troppo stupido per fare. Non aveva un’opinione molto alta dei suoi compagni di stanza, per cui li congedò con un cenno della mano. Arrivò al campo di Quidditch cinque minuti prima delle nove: era addirittura arrivato in anticipo ad un appuntamento con la Potter, roba da non credere! E poi non era un appuntamento, era un incontro tra due persone che avevano pattuito un luogo e un’ora per fare una cosa, punto e basta. Il cielo era nuvoloso e la luna era coperta. “Meglio, meno romanticismo stucchevole nell’aria, mica che a quella vengano strane idee”, commentò tra sé. Poi “quella” arrivò: il suo look apparentemente semplice ed improvvisato era stato frutto dello stesso andirivieni per la stanza che aveva attanagliato Scorpius, ma questo lui non lo doveva sapere. La scelta finale era stata per una t-shirt rossa, un paio di jeans e delle ballerine nere: niente di impegnativo, non doveva mica fare colpo su Malfoy! Arrivò davanti a lui e si guardarono per diversi secondi, totalmente privi di cose da dirsi: ognuno aspettava che l’altro parlasse, ma anche “ciao” sembrava un pensiero troppo alto da formulare.

-A che ora ce ne andiamo?- domandò a un tratto Lily per rompere il silenzio.

-Bah sono le nove e uno- cominciò Scorpius -quindi già alle nove e due mi sembra sufficiente…

-Ehi! Non ho perso tempo a prepararmi per stare qua un minuto!

-Hai perso tempo a farti carina per me?- alluse ironico lui -Che bel pensiero! Sono sempre più convinto di interessarti sai?

-Ma piantala dai!- rispose lei stizzita -Piuttosto tu, con quella camicia elegante…

-Ma cosa avete tutti contro la mia camicia?!- si offese Scorpius- Mi piacciono le camicie! Mi piace come mi stanno, mi trovo comodo e sono versatili, punto!

Lily scoppiò a ridere senza ritegno: lui realizzò che forse la sua catilinaria in difesa delle camicie non fosse proprio virile o adatta all’immagine di sciupafemmine snob che avrebbe voluto crearsi, però che colpa ne aveva se gli piaceva essere bello? Perché lui era bello, questo era fuori discussione! Si sedette sul prato sbuffando,poi disse:

-Smettila di ridere e siediti

-Magari “per favore” addolcirebbe un po’ la frase, non trovi?

-Ho mai detto di voler essere dolce?- la snobbò lui. Lei si sedette accanto a lui e gli diede un pizzicotto sul braccio -Ahia! Ma sei scema? Sei di una violenza inaudita!

-Ho mai detto di non voler essere violenta?- gli rispose lei in un sorriso ironico.

-E poi non toccarmi!- le intimò lui in tono secco.

-Io ti tocco quanto voglio Malfoy!- gli rispose lei, sostenendo il suo sguardo di sfida.

-Allora vedi che c’è dell’interesse!- affermò nuovamente lui, avvicinandosi a lei con sguardo ironicamente malizioso. Poi si fermò, come deluso -Beh?!

-“Beh” cosa?- chiese lei.

-Dov’è lo sguardo imbarazzato, il rossore sulle guance… ? Ti sto provocando Potter, reagisci!

-Ah certo- rispose lei dandogli ragione come quando la si dà ai matti, consolandolo poi delle leggere pacche sulle spalle -Tranquillo, un giorno troverai qualcun altro coi tuoi stessi problemi e vi farete compagnia…

-Scema- le rispose lui un po’ offeso, scostandole la mano dalla spalla.

-Oh, ma c’è un bimbo col broncio qui- lo prese in giro Lily.

-Non sono un bimbo!- rispose stizzito Malfoy -E non ho il broncio!

Lily si alzò in piedi, si mise di fronte a lui e domandò:

-Credi che andrà così per tutta la sera? Voglio dire… è meglio lasciar stare e tornarcene dentro?

Il tono adesso era più serio, non aveva più voglia di giocare: lui alzò lo sguardo e, senza dire una parola, le prese una mano e la tirò leggermente, facendo segno con la testa di tornare a sedersi accanto a lui. Anche dopo che lei si fu seduta, però, lui non le lasciò la mano, restando in silenzio a pensare.

-Mi imbarazza molto di più questo- disse lei dopo un po’ a bassa voce -Quando fai le cose senza pensare e il risultato è imbarazzante per entrambi…

Lui le lasciò la mano e la guardò negli occhi: finalmente l’aveva messa in imbarazzo, aveva vinto lui! Peccato che anche lui non fosse proprio a posto: la voglia di fare lo spavaldo era sotto le scarpe, quindi decise di comportarsi in modo naturale.

-Mi andava- si limitò a dire -Mi andava e l’ho fatto-. Lei non disse niente, fece solo di sì con la testa guardando il prato, come a dire che non c’era nessun problema e aspettò che lui parlasse. -Tu fai le domande, io rispondo, ok?

-Ok… Partiamo dall’inizio: perché quando tuo padre ha parlato di Madelaine sei diventato così triste? Lei era la tua ragazza, dovrebbe farti piacere rivederla… è da un po’ che non è a Hogwarts…

-Una cosa alla volta- la interruppe Scorpius -Madelaine non è la mia ragazza…

-Ho detto “era”, infatti

-No intendo… Madelaine…- si interruppe lui, per poi riprendere con un sospiro -Madelaine è mia moglie!

Lily sbarrò gli occhi: ma voleva prenderla in giro?! Però non aveva l’aria di uno che scherza…

-Come tua moglie?! Ma avete diciassette anni! E poi scusa, quando l’avresti sposata?

-Lei e io siamo legati da un contratto da quando siamo nati: attualmente è solo la mia… promessa sposa, diciamo, ma non appena mi sarò diplomato lei diventerà ufficialmente mia moglie.

-Un matrimonio combinato?! So che è tremendamente indelicato da dire, ma la storia si fa interessante!

-Grazie, adoro essere un fenomeno da baraccone- commentò Scorpius sarcastico -Forse è meglio partire dal principio. Durante la seconda guerra magica, mio nonno Lucius e il nonno di Madelaine, Lambert, erano al servizio del Signore Oscuro: erano entrambi uomini ricchi e potenti e si conoscevano molto bene tra loro. Suo nonno però era molto avido, sia di ricchezze che di potere, quindi cercò di convincere mio nonno a firmare un contratto con cui dichiarava di voler cedere agli Hamilton tutti i suoi beni: la cessione sarebbe avvenuta con il matrimonio degli eredi delle due famiglie, cioè Draco Malfoy e Lucille Hamilton, la zia di Madelaine. A rafforzare l’accordo ci sarebbe stato un Voto Infrangibile, che avrebbe portato alla morte chi  avesse rifiutato il contratto. Ovviamente mio nonno si oppose, ma Hamilton lo colpì con un incantesimo di Confusione e lo costrinse a firmare: mia nonna Narcissa, saputo l’accaduto, fece esaminare il documento ad un folletto notaio, sottolineando che suo marito non aveva firmato consapevolmente quel contratto. Il notaio non potè annullare il Voto infrangibile e consigliò di appellarsi al beneficio del dubbio, chiedendo una parziale modifica del contratto: il matrimonio si sarebbe tenuto solo dopo che i figli fossero diventati maghi adulti, cioè dopo il diploma, e solo se nel frattempo non avessero trovato un’altra persona che diventasse il proprio marito o moglie. Mio nonno era già praticamente disperato, ma poi mio padre conobbe mia madre…

-Wow, che storia avvincente!- commentò Lily -Ma tu che c’entri?

-Mio padre conobbe mia madre al settimo anno di scuola e al giorno del suo diploma erano già ufficialmente fidanzati: Lambert non potè far altro che constatare che il matrimonio si sarebbe celebrato di lì a poco. Si rivolse ad un altro notaio e fece modificare il contratto, aggiungendo una clausola prima inesistente: se mio padre si fosse separato o fosse rimasto vedovo, sarebbe poi stato obbligato a sposare Lucille; se invece avesse avuto dei figli, il contratto avrebbe vincolato anche loro, costringendoli a sposare gli eredi dei figli di Lambert, cioè di Lucille o di suo fratello Hector. Lucille non si è mai sposata e non ha avuto figli, mentre Hector ha avuto due figli gemelli, Madelaine e Josh. Purtroppo questa clausola è stata aggiunta poco dopo che mia madre ha scoperto di essere incinta.

-Ma quel contratto è illegale!- urlò Lily -Lambert ha aggiunto quella clausola con l’inganno, è una frode! Non potete essere costretti a vivere così, non è giusto- continuò lei, infervorata come un avvocato.

- Lo so- si limitò a dire Scorpius a bassa voce- Per un po’ ho cercato di accettare lo stato delle cose: da piccolo pensavo che un giorno non ci sarebbe stato niente di male a sposare Madelaine. Era una bella bambina e crescendo non ha fatto che migliorare, pensavo che standoci insieme avrei imparato ad amarla e avrei liberato mio padre da quello stupido contratto. Il problema, però, è che gli Hamilton sono tutte persone orribili, dal primo all’ultimo e Madelaine è assolutamente una delle peggiori. Questi due anni senza di lei sono stati il paradiso per me…

-Infatti, dov’è stata?- domandò Lily sempre più curiosa.

-Sai quella borsa di studio che permette a chi la vince di passare due anni in una scuola all’estero?

-Sì, certo, il bando è una delle questioni gestite da mio padre! E anche dal tuo, ovvio…

-Ecco. Anche la scelta di chi sia meritevole di ottenerla dipende da loro… Mi spiego?

-Tuo padre ha truccato le graduatorie?!- sbarrò gli occhi -Le ha fatto ottenere la borsa per starsene via due anni?!

-Non è proprio così- rispose Scorpius alzando un po’ la voce- A parte il fatto che il suo piazzamento era piuttosto buono, lei era favorita perché sarebbe stata trasferita a Beaubatons: sua madre è francese, quindi lei è perfettamente bilingue. Nonostante questo ripete come un mantra che il suo nome “È Màdelaine, all’inglese, non Madelàine, alla francese” a chiunque sbagli pronuncia- spiegò lui, facendo un’imitazione derisoria -Quanto la odio! E comunque non è stato mio padre ad avere l’idea di truccare la graduatoria…

-Ma se la responsabilità è solo di tuo padre e del mio!- commentò lei, poco convinta. Poi sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca -Mio padre?! L’idea era di mio padre?!

-Così pare- rispose Scorpius dolcemente -Tuo padre è uno che odia le ingiustizie, quindi usa tutti i mezzi di cui dispone per mettere a posto le cose: almeno, questo è quello che dice mio padre.

Lily sorrise: sì, il suo papà era sempre stato così, l’eroe ribelle che combatte per i propri ideali senza sottostare a nessuna regola, che vuole solo il meglio per le persone che gli sono vicine e, quando è proprio preso da manie di onnipotenza, cerca di salvare il mondo come quando era ragazzo. In effetti era proprio possibile che l’idea fosse stata sua…

-Quindi adesso- cominciò Lily -se Madelaine tornasse alla carica, tu saresti fregato! Ormai sei al settimo anno, non hai più molto tempo!

-Lo so… Ho passato questi due anni cercando di divertirmi il più possibile, intendo… proprio con le ragazze: da una parte mi serviva a non pensare, dall’altra forse speravo che mi andasse bene come a mio padre e che trovassi anch’io la ragazza giusta, quella che avrei sposato - Scorpius si imbarazzò un po’ e tacque.

-Quindi scusa, tua madre era una delle “amichette” di tuo padre?- si schifò un po’ Lily.

-No no, assolutamente! Mia madre è due anni più giovane di mio padre, lui non l’aveva nemmeno mai notata fino al settimo anno: lei poi si è dichiarata e lui non ha capito più niente, solo che era libero dall’incubo di Lucille perché aveva trovato la donna della sua vita, fine della storia.

-Oh che teneri!- si emozionò Lily incrociando le mani davanti a sé con gli occhi dolci -Spera di avere la stessa fortuna di tuo padre!

-Lo spero, infatti- concluse lui, sdraiandosi sull’erba.

-Va bè, tu credici- lo consolò Lily, sdraiandosi a sua volta -Comunque scusami… Scusami per essere stata insistente, immatura,per aver pensato che tu fossi solo un viziato figlio di papà senza preoccupazioni. Cercherò di fare la brava d’ora in poi!- concluse, voltandosi verso di lui.

-Esiste un “d’ora in poi”?- domandò lui un po’ scettico, guardandola di rimando. Lei non disse nulla, però gli prese la mano, che era distesa accanto alla sua, poi guardò il cielo e disse:

-Mi va. Mi va e lo faccio.

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Finalmente si spiega un po' questo super segreto sulla faccenda di Madelaine: è stata un po' contorta da scrivere, spero non lo sia altrettanto da capire! Intanto si conoscono un pochino i bizzarri compagni di stanza, sia di Lily che di Scorpius: non mi piace l'idea che gira in tante ff che lui debba stare solo con gli eredi dei vecchi Serpeverde e lei solo coi mille parenti Weasley: un minimo di socializzazione con gli estranei sarà concessa, no?! In ogni caso il prossimo capitolo chiarirà ulteriormente che piega sta prendendo il rapporto tra i nostri due protagonisti...

A mercoledì

Ninilke

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Capitolo 7
*** Il mio amante segreto ***


Capitolo 6 - Il mio amante segreto

La voce del professor Ruf riempiva l’aula in cui si stava tenendo la lezione di Storia della Magia che un’assonnata Lily stava seguendo controvoglia, domandandosi se l’essere un fantasma autorizzasse Ruf ad essere così noioso: già la sua indole allegra la faceva sentire un po’ costretta tra le quattro imponenti pareti della scuola, ma le lezioni noiose non facevano che smorzare ulteriormente il suo entusiasmo. Stava giocherellando con l’angolo della pagina, quando finalmente la campanella pose fine allo strazio:

-Uff, non ne potevo più- commentò Isabel, altrettanto annoiata.

-A chi lo dici! Ho un sonno clamoroso…- rispose Lily.

-Finchè vai a letto tardi…- allusero le Mar-Mar -Anche ieri sera sei uscita col tuo amante segreto, eh?

-Non è il mio amante segreto- si schermì Lily -è una persona con cui mi vedo, solo questo.

-E passate la sera a vedervi? Non penso che vi guardiate e basta, dai…

-Beh, ieri sera mi ha preso la mano- commentò lei, con aria sostenuta.

Ci fu uno scontro tra il “Che palle!” di Isabel e il “Che teneri!” delle Mar-Mar, ma Lily decise di non dare ascolto a nessuno dei due commenti e cambiare argomento: non era affar loro quello che lei faceva durante i suoi appuntamenti con Malfoy. Che non erano appuntamenti, ma solo incontri tra due persone che avevano pattuito un luogo e un’ora per fare una cosa. E che si tenevano la mano, guardandosi negli occhi teneramente e avvampando per l’imbarazzo quando ciò accadeva: no, qualcosa non andava!

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Quante cose potevano succedere in tre giorni? Scorpius se lo domandava ormai di continuo: magari incontrare di nuovo Madelaine non sarebbe stato così terribile, poteva essere cambiata in quei due anni, essere diventata una brava ragazza, dolce e simpatica. Non credeva davvero a questa ipotesi, ma il solo pensiero rendeva un po’ meno angosciosa l’attesa: avrebbe voluto trovare qualcosa da fare per distrarsi, ma i suoi unici hobby a Hogwarts erano il Quidditch e le ragazze e quello non era giorno di allenamenti. Fortunatamente quel pomeriggio la stanza sarebbe stata sua…

L’ora di cena arrivò dopo un uggioso pomeriggio di pioggia: Lily si ritrovò a pensare che se la sera dopo fosse piovuto, l’appuntamento tra lei e Malfoy sarebbe saltato, ma in ogni caso non se lo sarebbero potuto comunicare. Urgeva ottenere il suo numero di cellulare: “Sì, così penserà definitivamente che ci sto provando! Sì però l’idea degli incontri è stata sua! Però la frequenza l’ho decisa io. Il suo numero mi serve solo per una questione di comodità, oh. Cosa si aspetta che abbia da dirgli? Per adesso speriamo solo che domani non piova…”

Mentre Lily rimuginava fissando il piatto ancora vuoto, la McGranitt si alzò in piedi per dare l’ennesimo avviso della giornata: le piaceva proprio quando il cicaleccio cessava e nella Sala Grande risuonava solo la sua voce squillante!

-Desidero comunicarvi che, come stabilito, è iniziata l’attività di bonifica dai Mucilli: fortunatamente sembra andare tutto per il meglio, eccetto per qualche incauto studente che si è avvicinato troppo alle aree in cui era in corso la disinfestazione. Naturalmente nessuna conseguenza grave, ma prestate attenzione se volete preservare i vostri affari personali dalla curiosità altrui…

Ciò detto, la preside si accomodò e diede inizio alla cena: Scorpius fissava distrattamente i vassoi che si riempivano istantaneamente e che si svuotavano altrettanto istantaneamente, ma non per magia, solo per voracità umana. I suoi “affari personali”, come li aveva chiamati la McGranitt, sarebbero tornati a trovarlo solo tre giorni dopo nelle fattezze di Madelaine Hamilton: non pensava di poter essere così angosciato, ma d’altronde non pensava nemmeno che il suo settimo anno sarebbe arrivato tanto presto. Voleva decisamente confidarsi con qualcuno e quel qualcuno sedeva alla tavolata Grifondoro: la sera successiva ci sarebbe stata lei ad ascoltarlo. “Speriamo solo che non piova…”

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-Un buon sabato, ragazze!- esordì giuliva Isabel quella mattina -Non è meraviglioso svegliarsi e sapere che non è giorno di lezioni?

-Sarà- le rispose Lily stropicciandosi gli occhi -ma a me non sembra tanto diversa dalle altre mattine.              

-Eh, lo sappiamo che tu ormai vivi solo per quello che combini la sera…- alluse Isabel, avvicinandosi all’amica con sorriso complice, sostenuta dalle Mar-Mar, che ammiccavano a loro volta -Stasera che fai? Ti annoi in sala comune con noi o vai a farti una vita col tuo amante segreto?

-Ancora con ‘sto “amante segreto”?! Non è il mio amante! E non fare quella faccia! Se ti aspetti di beccarmi con i capelli spettinati, il lucidalabbra sbavato e il reggiseno slacciato imboscata dietro qualche colonna ti sbagli di grosso!

-Però ,che passione! Io al massimo speravo di beccarvi a tenervi per mano… C’è una Potter in astinenza qui- concluse Isabel, chiudendosi la porta del bagno alle spalle e lasciando Lily a riflettere: “Perché mai dovrei mettere il lucidalabbra, poi…”

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-Il sabato pomeriggio è consacrato ai pronostici di Quidditch- sentenziò Derek ai suoi compagni di stanza: non era un ragazzo particolarmente estroverso, ma era talmente appassionato a quello sport da trasformarsi quasi in un’altra persona quando giocava, guardava una partita o semplicemente parlava di Quidditch -Dai, sono le due, è l’ora adatta! Voglio i vostri pareri sulle partite di domani!

-Ma ho sonno!- si lamentò Ralph - Josh è in giro si scampa il supplizio, quindi voglio scamparmelo anch’io!

Scorpius pensò che “supplizio” fosse un parolone per lo striminzito vocabolario di Ralph, quindi abbinato a “scampare” era meritevole di fuochi d’artificio! Mantenne queste riflessioni per sé e guardò fuori dalla finestra: il sole sembrava esserci, pallido e ormai debole, ma c’era. “Speriamo che regga… Non ho voglia di passare la serata con questi, voglio andare dalla Potter. Oh che candore, senza giri di parole, proprio! Io sono Hyperion, sono il padre del sole… Dai Sole, fai contento papino! Sto parlando a un corpo celeste: qualcosa non va…”.

Non si sa se per le preghiere di Scorpius o se per il vento che aveva mosso le nuvole, ma dalle tre il sole iniziò a riscaldare come se non fosse la metà di settembre, ma quasi quella di agosto: tutta la scuola era illuminata dai raggi caldi e il cielo era sereno, senza neanche una nuvola. Si prevedeva una serata gradevole e calda. Meteorologicamente parlando…

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Mancavano dieci minuti alle nove e Lily fissava nervosamente il quadrante del suo orologio da polso, facendo il tifo perché la lancetta lunga corresse il più veloce possibile sul dodici: era il motivo per cui preferiva gli orologi analogici a quelli digitali, lì non si poteva tifare per nessuno! Alle nove esatte Scorpius apparve al campo da Quidditch:

-Niente camicia bianca stasera?- domandò Lily senza salutare.

-Si era sporcata sdraiandomi sull’erba- rispose lui con noncuranza -Stasera camicia nera. E coperta da mettere sul prato, se mi voglio mettere comodo.

-Saggia decisione… Anch’io mi sono messa in nero: saremmo pronti a svaligiare la Gringott!

Il nervoso peregrinare per la stanza aveva condotto Lily alla scelta di un top nero a dolcevita che lasciava scoperte le spalle: era stata un’insolita giornata di sole e voleva indossarlo un’ultima volta prima di dichiarare ufficialmente conclusa l’estate. Dopo un’indecisione di diversi minuti legata alla scelta del reggiseno (con o senza spalline? Questo è il problema), aveva optato per quello senza. E poi sì, il lucidalabbra alla fine lo aveva messo.

-Diciamo che oggi il nero rispecchia il mio umore- commentò Scorpius -Dopodomani arriva la stronza.

-Sono state bandite le buone maniere da Hogwarts?- domandò sarcastica Lily.

-Aspetta due giorni, poi mi dirai se sarai ancora in vena di eufemismi!- concluse lui nervosamente, aprendo la coperta sull’erba e sedendosi imbronciato.  Lily si sedette accanto a lui, poi chiese:

-Posso?- facendo cenno alla coperta.

-Ovviamente no! Ti porti la tua la prossima volta!

-Quindi c’è una prossima volta?- domandò lei cercando di trattenere un giubilo inappropriato.

-Cominciamo a far finire stasera, poi vediamo…- rispose lui, voltando la testa verso il niente alla sua destra.

-Allora, come ti senti? Intendo… oltre che del colore della camicia.

-Non riesco a non pensarci! Ieri ho cercato di distrarmi, ma non c’erano gli allenamenti e la tipa non mi ha aiutato granchè…

-“La tipa” immagino sia stata il tuo hobby di ieri pomeriggio…

-Sì, è una delle mie compagne di giochi… Ieri però non è servita. Sì va bè, dopo aver finito ho dormito, ma quello è fisiologico, avrei potuto far da solo…

-Basta basta basta!- lo zittì lei scuotendo la testa -Non mi interessa quello che succede nei tuoi pantaloni!

-Infatti non li avevo!

-Oh troll! Cosa non ti è chiaro di “basta basta basta”?

-Oh, la bambina si imbarazza!- la schernì Scorpius

- La bambina adesso ti molla un ceffone! Senti, fatti in là e poche storie, offrimi spontaneamente un pezzo di coperta- concluse lei, dandogli leggere spinte su una spalla.

-Sì va bene, ma solo perché sono un gentleman- la accontentò lui, scostandosi un po’ -Strano però… Sto parlando di Madelaine, ma non ci sto pensando. Cioè, non ho quel senso di nausea che sta lì fisso da due giorni a questa parte. Credo che azzuffarmi con te sia terapeutico!

-Visto?! Sono brava!

-Ma se non hai fatto niente!

-Intanto sono qui, già questo è qualcosa- rispose lei con aria sostenuta -E poi ti ascolto davvero, non faccio neanche finta-. Lily tacque un attimo -Cosa stai facendo?! Sbaglio o stai annusando l’aria? Non è un buon segno di sanità mentale, forse sei un po’ troppo preoccupato!

-C’è un profumo…- rispose Scorpius senza smettere di annusare, guardando poi Lily e avvicinando il naso al suo braccio -Sei tu! Hai l’odore del mio giardino!

-Prego?!

-In un’ala del giardino di casa mia c’è un roseto: profumi di rose- concluse Scorpius soddisfatto.

-Beh, è il bagnoschiuma che uso di solito, in effetti è alle rose. Ricapitoliamo- lo guardò dubbiosa Lily -Sei un estimatore delle camicie eleganti, senti a distanza il profumo delle rose  e ti annoia fare sesso con le ragazze… Se metti insieme i pezzi,il puzzle non dice proprio “eterosessuale”!

-Osi mettere in dubbio?- la guardò lui con occhi gelidi -Guarda che saresti la prima!

-Oh ma smettila di fare il sostenuto- lo zittì Lily, sdraiandosi sulla coperta -Raccontami un po’ cosa hai fatto in questi due giorni!

-Non mi sono sdraiato sulla coperta degli altri, ad esempio- rispose sarcastico, sdraiandosi a sua volta -E poi non voglio raccontarti i fatti miei!

-E allora cosa facciamo qui? Ci guardiamo in faccia e aspettiamo l’alba?!

-Ma che palle che sei! Ci sono fatti miei di cui voglio parlarti e altri no: la mia quotidianità fa parte di quelli che no!

-Io pensavo che il “discorso Madelaine” l’avessi completato l’altra sera…

Lui evase la domanda, guardò il cielo e disse solo:

-Profumi come il mio giardino…- per poi tacere. Rimase in silenzio per un paio di minuti, poi posò le labbra sulla spalla di Lily, che tremò visibilmente.

-Scusa la banalità… mi hai baciato una spalla?- domandò lei con curiosità.

-No, ti annusavo- rispose lui semplicemente.

-Questo non migliora la tua posizione, Malfoy!

-Però ti è piaciuto… Ho sentito il brivido che hai avuto!

-Sarà… sarà il freddo- abbozzò lei.

-Ti saresti potuta coprire di più! Se speri di fare colpo su di me, sei ben lontana dallo scopo…

-Sei un illuso e un cafone! Illuso perché quando scelgo i vestiti lo faccio solo per me stessa e cafone perché non sei per niente il gentleman che ti vanti di essere!

Lui non disse niente, ma posò di nuovo le labbra sulla spalla di lei.

-La smetti di annusarmi?!

-Ti stavo dando un bacio…

Era stata una giornata calda: Lily usò questa scusa per giustificare l’improvvisa vampata che l’aveva presa dalla punta dei piedi alla punta dei capelli. Cercò di mantenere la calma:

-E a cosa debbo l’onore?

-Mi distrai e non penso alle cose spiacevoli… Ti stavo ringraziando- rispose lui semplicemente.

-Ma tu sei Scorpius Malfoy! L’algido figlio dell’altrettanto algido Draco, quello che va in giro con Josh Hamilton a fare stragi di cuori femminili e non concede un sorriso neanche a pregare- lo schernì Lily.

-Nessuno mi ha mai scansato dalla mia coperta dicendomi di non fare il sostenuto. Tu l’hai fatto e ho pensato fosse una buona idea- concluse lui, tornando a guardare il cielo.

-Tu non sei normale…- commentò lei con un tenero sorriso. Poi posò la testa sulla sua spalla -Posso?

-Eh, allargati, tanto ormai… Non illudermi che non farai comunque di testa tua!- rispose lui un po’ stizzito, ma lasciando che lei posasse la testa nell’incavo tra il collo e la spalla. Ad un tratto, Lily iniziò ad annusare il collo di Scorpius, che fu pervaso dalla stessa vampata che poco prima aveva colpito lei. 

-Tu non profumi di niente… Hai solo il tuo odore addosso. Poco male, quando tornerai nel tuo letto avrai il mio odore sulla pelle…

-Basta basta basta!- si ritrovò a dire Scorpius davanti agli occhi sbalorditi di Lily -Tu non sei cosciente del potenziale di certe azioni e parole!

-Oh, non mi dire che adesso c’è un bambino in imbarazzo!

-Io annuso in modo carino!- sbottò Scorpius, rendendosi poi conto di aver fatto un’affermazione veramente stupida -Tu lo fai… dai, c’è della malizia lì!

-Ma non ero solo una bambina?- lo provocò Lily.

Lui non raccolse la provocazione, ma si fece serio: sembrava sul punto di dire qualcosa, ma continuava a tacere e pensare. Poi finalmente aprì bocca:

-La mia prima regola è “Se ti va, fallo”. Ci sono però azioni che possono avere delle conseguenze: potrebbe succedere che inizi ad affezionarti a me o io a te e non voglio che succeda. Non voglio sentirmi legato a te né voglio che tu ti senta legata a me. Non so nemmeno se sia sensato vederci ancora, non ho altro da dirti.

Detto questo, tacque senza guardare Lily: lei avrebbe voluto dire qualcosa, ma tutto le sembrava insensato. Soprattutto lui era insensato! Lei non si sarebbe mai affezionata a Scorpius Malfoy!

-Non sono d’accordo!- affermò lei sicura -Dimmi, sei sicuro che quando Madelaine sarà qui non avrai voglia di venire qui al campo a bisticciare un po’ con me? Non ero “terapeutica” un attimo fa? È tardi per tornare indietro: mi hai tirato dentro in questa storia e adesso ci rimango, punto e basta.

-Non voglio che ti succeda qualcosa- ammise lui carico d’imbarazzo -Tu non sei un membro della mia famiglia, non sei nemmeno mia amica, tu non sei nulla per me!- disse, alzandosi in piedi.

-Non sono nulla un corno Malfoy- gli gridò contro lei, mettendosi in piedi di fronte a lui -Dieci minuti fa ero qualcosa, uno stupido qualcosa che profuma del tuo giardino, ma che ti fa stare meglio! Stai attento alle parole che usi, prima di dirmi ancora che non sono nulla per te!- tacque lei, visibilmente agitata.

Lui si guardò le scarpe, deglutì e la guardò timido:

-Io ho diciassette anni e ancora cado dal letto- cominciò a bassa voce -Faccio l’arrogante, ma poi adoro il profumo delle rose e le camicie eleganti. Ascolto i Topi di Bristol e ho tutte le loro canzoni. Questi, insieme alla questione di Madelaine, sono i miei segreti, i lati di me che tengo nascosti perché mi vergogno o perché sono strettamente personali: tu li conosci tutti, quindi non puoi non essere nulla per me. Ti chiedo scusa.

Lily tacque: quel silenzio significava “Ho vinto io!”, ma anche “Cavoli, vorrei gridare come una scema e fare il giro del campo di corsa perché eri schifosamente tenero”. Decise di rompere il silenzio:

-Stabiliamo un limite- propose -Se l’altro fa qualcosa che riteniamo stia valicando il limite di ciò che è consentito, lo diciamo. Cioè, tipo, se il modo in cui ti annuso, che a me sembra normale ma va bè, va oltre il tuo limite del tollerabile, basta dirlo.

-Idea particolare- commentò lui -Però potrebbe funzionare. Se diremo “Soglia” sarà perché staremo oltrepassando il limite: anche se mi domando cosa diavolo potremmo fare di così…

Lei iniziò ad annusargli il collo e lui esclamò subito: “Soglia!”

-Questa era di prova!- sorrise lei, senza più traccia dell’arrabbiatura di prima.

-Sono le dieci, direi che è tardi!- concluse lui senza commentare. Lei convenne che fosse il caso di rientrare:

-Ma rientriamo insieme? Se qualcuno ci vedesse cosa diremmo, scusa?

-Passiamo dal corridoio sul retro, a quest’ora non c’è mai nessuno.

Il tempo di fare tre passi dentro e Lily vide Isabel venire in quella direzione dal fondo del corridoio: fece segno a Scorpius di nascondersi dietro una delle grandi colonne laterali, ma poi lo raggiunse.

-Se mi vede qui, saprà che sono stata al campo da Quidditch e non potremo più incontrarci lì- spiegò, appiattendosi contro la colonna. Si sporse due o tre volte per controllare l’amica, sempre senza staccarsi dalla fredda pietra del pilastro, ma ad un tratto, sopra le loro teste apparve Pix, il dispettoso Poltergeist di Hogwarts, che urlò il suo nome con un inchino sarcastico. Lily pregò che Isabel non avesse sentito, ma purtroppo un Poltergeist che grida in un corridoio vuoto attira abbastanza l’attenzione: la ragazza si avvicinava piano piano, come cercando l’amica, segno che non l’aveva vista nascosta dietro l’ultima colonna. Lily era estremamente nervosa per la situazione in cui si era cacciata e avrebbe cacciato, involontariamente, anche Scorpius se Isabel li avesse visti. All’improvviso si imbarazzò e disse a bassa voce:

-Ops… c’è un problema!

-La tua amica? L’ho notata! Pix ha urlato come un…

-No, un altro- disse lei carica di imbarazzo -Mi si… no va bè, niente…

-Ti si… cosa?           

-Mi si è slacciato il reggiseno!- rispose lei con l’imbarazzo ormai alle stelle. Evidentemente annusare Scorpius era meno imbarazzante, ma forse era anche la tensione per il fatto che Isabel fosse già a metà corridoio a metterla in agitazione -Se quella mi trova imboscata dietro una colonna col reggiseno slacciato andrà a pensare chissà cosa!

-Certo che finchè ti strusci sulle colonne come un ninja! E poi dov’è il problema? Hai la maglietta addosso, mica si vede!

-Parli perché non sei una donna e non lo sai! Non ha le spalline, sta su con la forza di gravità e i gancetti, ma se i gancetti partono, la gravità può poco!- Lily cercò di allacciarselo, trafficando dietro la propria schiena, ma ogni tentativo sembrava inutile e Isabel si avvicinava ormai alla stregua del cattivo nei film di fantascienza o dell’assassino efferato negli horror. Al culmine dell’agitazione, bisbigliò “Allacciamelo!”.

-Dici a me?!- domandò titubante Scorpius, rendendosi conto di come quella sera fosse particolarmente versato per le domande stupide. -Sei fortunata che io abbia esperienza con questi…- alluse lui. Adesso veniva la parte difficile: alzò la maglietta di Lily e vi infilò le mani, che si mossero sulla sua schiena a cercare i lembi del reggiseno. La sensazione era quella degli astronauti quando escono dalla navicella per riparare un componente danneggiato su una stazione spaziale: sanno che dovrebbero solo riattaccare il pezzo A al pezzo B, senza perdere tempo, ma come si fa a non lasciarsi incantare dalla bellezza della luna, che risplende candida nel buio dello spazio? Come si può non sentirsi, per un attimo, padroni dell’universo? Scorpius si domandava la stessa cosa: cercava di riattaccare il pezzo A al pezzo B, senza lasciarsi distrarre dalla pelle chiara di Lily Luna Potter, pelle che sentiva fredda sotto le sue dita e che faceva contrasto col nero del suo top. Una volta riuscito ad agganciare i due lembi, fece scivolare le proprie mani lungo la schiena di Lily, forse troppo lentamente per non far trasparire le sue reali intenzioni: lei non riusciva nemmeno a deglutire e ogni respiro le sembrava provenire da metri sott’acqua. Come facevano a non sentirsi, per un attimo, padroni dell’universo?

-Sta arrivando! Che facciamo?- domandò preoccupata Lily.

-Ho un ‘idea- la tranquillizzò lui, spiegandogli il suo piano.

Pochi istanti dopo, Isabel vide i capelli rossi di Lily spuntare da dietro la colonna:

-Beccata signorina! E a giudicare dall’aria circospetta non devi essere sola- ammiccò lei -Sai, sono davvero curiosa di conoscere l’identità dell’amante misterioso!- disse, sporgendosi verso la colonna, con gli occhi che brillavano di avida curiosità -Faccio quella educata e lo saluto, ok? Buonasera signor… Oh! Oh beh… non me lo aspettavo!

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E il capitolo finisce con l'attimino di suspance! Quale sarà stata l'ideona di Scorpius? Precisazioni doverose da fare: nello scorso capitolo e in questo ho descritto come sono vestiti. Si sappia che non succederà praticamente più: non voglio che si pensi che la mia ff sia così frivola da badare a queste cose, solo che qui mi serviva ai fini della storia...I loschi fini, tipo i reggiseni infidi che si slacciano nei momenti peggiori! Altra precisazione: nello scorso capitolo si spiegava il famoso contratto che lega le famiglie Malfoy e Hamilton: qualcuno mi ha scritto che c'era un punto che era risultato dubbio, ma nei prossimi capitoli tutto si chiarirà, promesso! Grazie per queste recensioni utili, aiutano anche me a migliorare la mia storia, quindi non preoccupatevi di darmi i vostri pareri: accetto anche le critiche, ma per ora sono contenta di non averne ricevute :)

A domenica

Ninilke

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Capitolo 8
*** Come un lampo nella notte ***


Capitolo 7- Come un lampo nella notte

-Buonasera signor… Oh! Oh beh…non me lo aspettavo!- si ritrovò a dire Isabel -Stupidina Potter, potevi anche dirmelo che non c’era nessuno! Pensavo già di avere lo scoop del secolo!

-Te l’ho detto! Non mi beccherai dietro una colonna con i capelli scompigliati, il lucidalabbra sbavato e il reggiseno slacciato! Sono una ragazza discreta, io- rispose lei, sorridendo tra sé e sé.

-Allora cosa ci facevi dietro una colonna?

-C’era una fila di Mucilli e volevo farli fuori, quindi non dovevo fare troppo rumore per non spaventarli- La fortuna aveva voluto, in effetti, che una famigliola di Mucilli facesse un giretto da quelle parti proprio in quel momento , fornendo un alibi alla giovane Potter. Quanto a Scorpius, non si era mai spostato da lì, solo levitava sopra le loro teste: il suo piano era stato di far eseguire a Lily un incantesimo di Levitazione, in modo da toglierlo dal campo visivo di Isabel, troppo concentrata a cercare dietro la colonna, non certo sopra di essa. 

-Uffa, sei una continua delusione- sbottò lei all’amica -Dai, andiamo a nanna che sono stanca.

-Sì, infatti. Non vedo l’ora di varcare la soglia- rispose Lily, facendo scendere Scorpius dal soffitto e ponendo fortemente l’accento sull’ultima parola, con espressione di dissenso. Lui fece di sì con la testa, indicò se stesso e bisbigliò stizzito “Io soglia!”, rendendosi poi conto che “io soglia” era un’espressione talmente sgrammaticata che non l’avrebbe attribuita neppure a Ralph quando parlava nel sonno.

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Era domenica, giorno di Quidditch sia ad Hogwarts che nel resto del mondo magico: ad inaugurare il campionato scolastico sarebbe stata la partita tra le due squadre tradizionalmente rivali, Grifondoro e Serpeverde. Lily e Scorpius si rivolsero uno sguardo da perfetti avversari mentre aspettavano il fischio d’inizio accanto ai loro capitani:

-Che perda il peggiore, Potter- provocò lui.

-Mi sa che sarai tu a leccarti le ferite, Malfoy- rispose lei con lo stesso tono.

La partita ebbe inizio e l’incessante zigzag delle scope fece comprendere quanto fosse pesata a pubblico e giocatori la lontananza dai campi per la pausa estiva: le due squadre si inseguivano punto a punto, non c’era un attimo di respiro e i due Cercatori sembravano scandagliare ogni centimetro quadrato del campo in cerca del Boccino. Dopo un tempo che sembrò infinito, Grifondoro conduceva il gioco con venti punti di vantaggio e il tabellone segnava che mancavano poco più di due minuti alla fine: in quel momento il Boccino fu colpito da un raggio di sole e attirò su di sé l’attenzione dei due Cercatori, che si lanciarono in picchiata verso l’angolo destro del campo. Poco più di un minuto per annullare i metri di distanza tra le dita tese e l’ambito premio, mentre la sfida tra i due giocatori era sempre più serrata: improvvisamente un bolide colpì, con una traiettoria imprevista, entrambi i Cercatori, disarcionandoli a pochissimi metri da terra mentre l’arbitro poneva fine alla partita. Lily e Scorpius rimasero a terra, doloranti e un po’ frastornati, mentre i rispettivi compagni li raggiungevano:

-Lily stai bene?- si preoccupò subito Albus -Ti porto in infermeria? Riesci ad alzarti?

-Ehi Scorpius, tutto intero?- domandò senza apparente apprensione Ralph. Entrambi rassicurarono le rispettive squadre che si era trattato di una cosa da nulla, che avrebbero avuto qualche livido ma niente di serio e che erano pronti a ritirarsi negli spogliatoi, chi a festeggiare la vittoria, chi a pensare alla prossima partita: né Lily né Scorpius si voltarono per sincerarsi delle condizioni dell’altro, dandosi mentalmente degli stupidi per non averlo fatto…

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La Sala Comune di Serpeverde si stava svuotando e i pochi ancora svegli stavano ormai per recarsi nelle proprie camere, esibendosi in sontuosi sbadigli: solo Scorpius non aveva la minima intenzione di andare a dormire. La tensione per l’imminente arrivo di Madelaine lo metteva estremamente a disagio: sapeva che se l’avesse rifiutata avrebbe fatto il diavolo a quattro, sapeva che le sarebbe bastato correre da papà per scatenare il pandemonio, sapeva che inferno avrebbero passato lui, i suoi genitori, persino i suoi nonni. Sapeva che dalla mattina dopo tutto sarebbe stato molto più difficile: cercò di distrarsi osservando incantato dalla finestra il tremendo temporale che si era scatenato, come se la natura intera sapesse della sciagura a cui lui andava incontro. Chiuse gli occhi per ascoltare i suoni della tempesta: la pioggia che scrosciava incessante sui vetri, i tuoni che rimbombavano per il cielo dopo la luce accecante dei fulmini, il vento che soffiava potente. Poi un suono lo fece rabbrividire:

-Gentile ad aspettarmi alzato…

Madelaine Hamilton aveva appena varcato la soglia del dormitorio Serpeverde: Scorpius la guardò come pietrificato, incapace di proferire una sola sillaba o anche solo di articolare un pensiero. Rimase immobile ad osservarla, mentre il bagliore dei lampi la avvolgeva di un chiarore spettrale: i lunghi boccoli neri erano parzialmente raccolti sul capo, gli occhi scuri lo fissavano con avidità. Era tornata a prendersi ciò che era suo: camminò verso di lui con decisione e, arrivata di fronte a lui, posò le proprie labbra sulle sue. Scorpius non fece nulla, pregò solo di morire.

-Perché sei già qui?- domandò finalmente lui.

-Ma che accoglienza calorosa! Dal mio fidanzato mi aspettavo qualcosa di più…

-Non sono il tuo fidanzato, lo sai benissimo!- alzò la voce Scorpius -E ti ho chiesto perché sei già qui!

-Si era detto lunedì. Domani ricomincio le lezioni, ma almeno il tempo di arrivare vuoi darmelo?- rispose lei con supponenza -Vuoi passare la notte con me? Così mi accoglierai per bene…

-Non pensarci nemmeno!- la zittì lui, glaciale -Anzi, me ne vado in camera mia, non voglio perdere altro tempo con te!

-Attento a quello che fai- disse lei scandendo le parole -Da domani mi divertirò molto con te…

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Scorpius aveva passato una notte travagliata dagli incubi, ma aveva già messo in conto che sarebbe andata così: si alzò dal letto come se il suo corpo fosse di cemento, trascinandosi verso il bagno. Si guardò allo specchio, ma l’immagine che gli si presentò di fronte sembrava il ritratto della disperazione: pensò a ciò che lo aspettava a colazione e una morsa allo stomaco lo fece sentire estremamente vulnerabile. Sarebbe stata dura sopportare una giornata di lezione e gli allenamenti di Quidditch, contando che era ancora un po’ dolorante per la caduta del giorno prima, quando era finito a terra con Lily: in quel momento sentì un brivido, ma non sgradevole come quelli che aveva provato nelle ultime ore, da quando era apparsa Madelaine. Un brivido come quelli che provava da piccolo, quando dopo aver avuto tanta paura per qualcosa, correva a piangere dalla mamma a sentirsi dire che tutto andava bene: chissà come stava la sua mamma… Sapeva che lei e Draco erano preoccupati, se lo sentiva perché li conosceva bene: era per loro che doveva trovare il coraggio di affrontare la situazione, fargli capire che non era più un bambino e che potevano essere fieri di lui. Per ora doveva solo ingoiare le lacrime e scendere in Sala Grande.

Lily fissava il soffitto magico della Sala Grande: il cielo era ancora squarciato dai lampi e l’orribile tempesta della sera prima non accennava a smettere. Al tavolo Serpeverde si stava accomodando in quel momento il drappello di compagni di Malfoy: Scorpius aveva l’aria di chi aveva passato una notte terribile e si aspettava potesse andare solo peggio, tanto che poco dopo fece il suo ingresso Madelaine. Lily non riusciva a toglierle gli occhi di dosso: era una bellissima ragazza, dai capelli lunghi e il fisico perfetto, nessuno lo avrebbe negato. Peccato per quell’espressione sadica che la rendeva immediatamente antipatica a chiunque la guardasse: Josh sembrava estremamente felice del ritorno della sua sorellina, Ralph e Derek erano completamente imbambolati e l’intera tavolata Serpreverde, anzi, l’intera scuola, commentava sottovoce il ritorno della fidanzata di Scorpius Malfoy.

-Non è la sua fidanzata!- sbottò Lily a Isabel, che l’aveva appena definita in quel modo.

-E che ne sai tu? E perché te la prendi poi?- si stupì l’amica, restando con una fetta biscottata a mezz’aria.

-Non… non sarà la sua ragazza sapendo quante se ne è passate in questi due anni- rispose lei vaga -E poi non sembra tanto felice di rivederla!

-Per quanto mi interessa…- cambiò discorso Isabel, addentando finalmente la fetta biscottata -Anzi, un po’ mi interessa: dicono che sia capace di far rigar dritto sia suo fratello che il suo fidanzato, quindi magari la smetteranno di fare gli arroganti con noi Grifondoro.

Lily rinunciò a sottolineare di nuovo che Madelaine non era la fidanzata di Scorpius, anche perché a lei la cosa non interessava: tanto per ribadire il suo disinteresse, pensò bene di fissare Malfoy per tutto il resto della colazione. Nel momento in cui la Sala stava per svuotarsi, Albus passò vicino al tavolo dei Serpeverde e Josh attirò la sua attenzione:

-Ehi Potter, oggi verrai ad allenarti o passerai il resto del campionato a goderti la vittoria di ieri? Guarda che sarà l’ultima!- lo provocò lui, ghignando verso la sorella e aspettandosi la sua approvazione.

-Sarebbe quasi, e dico quasi, sensato stuzzicarmi quando perdiamo- rispose lui calmo -ma farlo quando vinciamo è da sfigati, non trovi?

Josh non rispose, ma si limitò ad un’espressione di dissenso, mentre sua sorella si avvicinò ad Albus:

-Tu saresti il Capitano Grifondoro… Beh, diciamo che mio fratello è fatto di un’altra pasta- commentò lei sarcastica -E invece chi è il Cercatore? Quello che dovrebbe sfidare il mio tesoro?

-Sono io- si fece avanti Lily con aria apertamente di sfida. Madelaine rise e lo fece in modo così sgradevole e offensivo che lei dovette concentrarsi sul rumore dei tuoni per non saltarle addosso e schiaffeggiarla: immaginò la scena di lei che le tirava i capelli fino a terra, mentre Madelaine si divincolava come una volpe in una tagliola ordinando a Scorpius di aiutarla, anche se lui stava seduto a guardare facendo il tifo per la matta coi capelli rossi che la stava trascinando in giro tirandola per i lunghi boccoli per tutto il pavimento.

-Ma dici sul serio? Tu saresti quella che dovrebbe mettere in difficoltà Scorpius?

-E tu saresti quella che dovrebbe farlo contento? Ma smettila, non vedi che faccia che ha?- rispose lei nervosa, stupendo suo fratello e le sue amiche per lo strano interesse accordato alla questione.

-Queste cose non ti riguardano!- squittì piccata Madelaine. Che suoni sgradevoli sapeva produrre quella ragazza! -Tu non devi avvicinarti a Scorpius, nemmeno guardarlo!

-Ah no? E guarda io cosa faccio!- la provocò Lily andando vicino alla sedia dove era Scorpius -Non solo lo guardo, ma mi avvicino pure!

In quel momento Madelaine impugnò la bacchetta e fece partire uno Schiantesimo in direzione di Lily, che si abbassò fino a terra per schivarlo, scomparendo alla sua vista e nascondendosi dietro Scorpius: lui la guardò basito, domandandosi cosa diavolo stesse facendo, ma lei gli bisbigliò soltanto “A stasera”.

-Non provarci mai più- urlò Albus puntando la bacchetta verso la nuova arrivata.

-Zitto tu, chi ti credi di essere? Scorpius, fai qualcosa!

L’unico qualcosa che fece fu alzarsi in silenzio e abbandonare la Sala Grande, lasciando tutti ammutoliti a guardarsi furenti.

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-No Malfoy, non mi è piaciuto come hai trattato mia sorella- si stava lamentando Josh mentre finivano di prepararsi per gli allenamenti -Lo sai come è fatta, adesso si sfogherà con me tutto il tempo!

-Problemi tuoi, io ho già detto che non la voglio intorno!- rispose Scorpius senza guardarlo -Io sono pronto -lo liquidò, uscendo dallo spogliatoio. Avvicinandosi al campo, vide i fratelli Potter già pronti che parlavano tra loro: Albus sembrava in vena di una delle sue solite ramanzine e Lily non voleva dargli ragione nemmeno quella volta. Passò accanto a loro senza dire niente, come faceva sempre con Albus: se non fosse stato per Josh, che stava a provocarlo in ogni momento, lui non avrebbe praticamente nemmeno saputo che voce avesse. Fu però lui a fermarlo:

-Ti dovrei parlare…- disse soltanto, mentre Scorpius lanciò un’occhiata fugace a Lily, domandandosi se lei c’entrasse qualcosa -Mio padre mi ha detto di non farti niente.

-Come scusa?!

-Mio padre mi ha detto di…

-Ho sentito cosa hai detto! Non ne capisco il senso, però!

-Ha detto che anche se a me sembrerà una cazzata, devo lasciarti fare. A te e a Lily. Non so di cosa parli, ma sappi che non ti farò niente. E che mia sorella non me lo vuole dire…- concluse, voltandogli le spalle.

-Potter- lo chiamò Scorpius in modo secco, aspettando che lo guardasse -Ringrazia tuo padre da parte mia.

Albus non disse nulla, limitandosi a guardarlo con occhi di fuoco e voltandogli di nuovo le spalle: era evidente che non approvasse quello che stava accadendo, qualunque cosa fosse, Scorpius lo capiva. Si trattava di un segreto che riguardava la sua sorellina e l’orribile Malfoy, roba che avrebbe mandato fuori di testa qualsiasi fratello maggiore minimamente coscienzioso: ma lui non era così orribile!

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All’ora di cena non aveva ancora smesso di piovere, anche se la tremenda tempesta era ormai finita da diverso tempo: Lily era nervosa perché aveva passato un’ora ad allenarsi sotto una fastidiosa pioggerellina fredda che le bagnava la faccia e le ostacolava la visuale, rendendola un meraviglioso bersaglio per i bolidi. Il nervosismo era accentuato dalla presenza di una ragazza mora al tavolo delle Bisce, nome amorevole destinato ai colleghi verdi e argento, che aveva la sfrontatezza di non darle nemmeno le spalle, ma anzi di lanciarle occhiatacce appena possibile. Peccato che alle nove non sarebbe stata Madelaine ad avere appuntamento con Scorpius al campo da Quidditch: Lily si stava già crogiolando nella sua vittoria personale, ma poi riflettè che stava piovendo e che non era stata stabilita una regola su come comportarsi in caso di maltempo. Si sarebbero visti lo stesso oppure no? Avrebbero cambiato location o sarebbero rimasti lì a bagnarsi? Se l’era già detto una volta: urgeva il suo numero di cellulare! Ma si era dimenticata di chiederglielo più di una volta e adesso era un bel casino, con Madelaine già lì a far danni: appunto, era arrivata, quindi lui avrebbe avuto bisogno di parlare, ne era sicura!

-Quel budino ti ha insultata?- le domandò Isabel -No, perché dalla violenza con cui lo tratti si direbbe che abbiate un conto in sospeso!

- Sono normalissima- rispose Lily infilandosi il cucchiaino in bocca con gesto deciso -Ho un problema con la pioggia. Non so se stasera esco con Amante Segreto e non ho il suo numero per chiederglielo.

-E ti sembra un buon motivo per suppliziare un budino?!- commentò Isabel -Mandagli un gufo, no?

La soluzione pennuta non aveva nemmeno sfiorato la mente di Lily, che valutò l’idea come piuttosto buona e corse in camera sua a prendere carta e penna: scritto il messaggio, lo affidò a uno dei pochi gufi della scuola, che erano usati solo per consegne eccezionali, in quanto un metodo di comunicazione un po’ obsoleto, specificando il destinatario e accorgendosi che persino un uccello potesse stupirsi della sua identità. Poco dopo, l’animale fece capolino dalla finestra della Sala Comune Serpeverde, avvicinandosi a Scorpius sotto gli occhi dubbiosi dei suoi compagni, che non avevano praticamente mai usato un gufo per comunicare, e di Madelaine, che strappò il biglietto dalle mani di Scorpius e lo lesse ad alta voce:

Ciao tesorino amorino, sono Wendy, la ragazza di ieri pomeriggio! Mi sono accorta che dopo il nostro incontro assolutamente bellissimissimo di ieri ho dimenticato di CHIEDERTI IL NUMERO DI CELLULARE e non saprei COME CONTATTARTI se volessi augurarti la buonanotte… Mi serve saperlo subitissimo perché non saprei COSA FARE STASERA  con questa pioggia se non mi augurassi anche tu la buonanotte. Scrivimi in fondo al foglio il tuo numero, per favore!! Tanti tanti baci, la tua Topolina di Bristol…

Madelaine si lasciò andare ad una smorfia inorridita e porse il foglio a Scorpius:

-Chi è questa disperata? A parte una che non conosce l’uso del maiuscolo?

-Una un po’ fuori di testa, ma simpatica- rispose Scorpius, trattenendo una risata che scalpitava per uscire. Scrisse il proprio numero di telefono sul foglio e lo riconsegnò al gufo, che ripartì come se fosse di fretta.

-Non dico nulla perché non temo nemmeno la competizione di questa cretina- bisbigliò Madelaine all’orecchio di Scorpius -ma non azzardarti a toccare una ragazza che non sia io, altrimenti…

-Altrimenti cosa?- domandò lui fissandola furente, ma sapendo già cosa aspettarsi.

-Altrimenti papà e mamma potrebbero avere qualche problema a casa…- alluse lei con fare minaccioso. Lui la lasciò andare via, senza replicare: non voleva alimentare oltre quella fiamma.

Il beccare del gufo sul vetro fece alzare Lily dal letto su cui era sdraiata: il fatto che la bestiola fosse lì, significava che Madelaine non l’aveva arrostito a colpi di bacchetta capendo che il messaggio era per Scorpius e questo era già positivo. Srotolò il foglio e lesse il numero di telefono sul fondo: lo compose sul proprio cellulare e inviò un messaggio, chiedendo solo cosa dovessero fare quella sera. Erano ormai le otto e mezza e la pioggia ancora cadeva, sottile e capricciosa, ma un minuto dopo il telefono vibrò per segnalare che era arrivata la risposta: Lily, inspiegabilmente, tremò più del telefono, lesse il messaggio con un sorriso  e, a Isabel che chiedeva cosa proponesse Amante Segreto, rispose solo  “Tutto ok”, dato che la risposta era stata “Alle nove alla colonna di ieri”.

Alle nove meno dieci Scorpius era già seduto sul basamento dell’ultima colonna del corridoio: era riuscito ad allontanarsi dal dormitorio senza che gli altri lo vedessero, quindi nessuno avrebbe nemmeno saputo dov’era diretto. Nonostante fosse ancora presto, Lily stava già arrivando e non appena arrivò alla colonna si sedette sul basamento accanto a lui:

-Hai avuto problemi col biglietto che ti ho mandato?- domandò senza salutare.

-Solo a trattenere le risate- rispose lui con un sorriso triste appena accennato, guardandosi un livido sull’avambraccio  -Ti sei fatta male ieri col bolide?

-Non particolarmente, non era niente di serio… Certo, se becco il deficiente che l’ha tirato lo ribalto, però…

-Ralph- disse lui -L’ha tirato il rinoceronte.

-Inizi a usare il lessico dei Potter! Bravo ragazzo!- lo prese in giro Lily, dandogli una pacca sulla gamba. Scorpius si morse il labbrò, come a trattenere una smorfia di dolore -Ti ho centrato un livido? Scusa, non pensavo ti fossi fatto male!

-A posto, non fa niente…Sono forte io!- le rispose lui con gli occhi lucidi.

-Ma stai piangendo?! Cavoli,  ti ho fatto così male?

-Non sto piangendo! E se anche fosse… non sei tu il motivo…

-Ah già, la stronza- commentò tristemente Lily.

-Hanno bandito le buone maniere da Hogwarts?- domandò lui, riprendendo le parole di Lily di due giorni prima. -L’hai amata a prima vista anche tu, vero?- chiese sarcastico.

-Come fa una ragazza così carina ad essere così stronza? Ha insultato mio fratello, me, ha fatto tanto la sostenuta con te e in realtà è solo una cretina! Una sciacquetta e una cretina!- si infuriò lei.

-Ehi! È di mia moglie che stai parlando…- ironizzò lui.

-Non è ancora tua moglie- commentò lei innervosita -Non lo è adesso e non lo sarà, punto e basta!- concluse incrociando le braccia -Che hai da fare quella faccia?

-Perché ti scaldi tanto? Sei invidiosa?- la provocò lui.

-Certo che sono invidiosa!- rispose lei, stupendolo non poco -Quella lì con la questione del contratto ha messo nei casini tutta la tua famiglia, ha fatto preoccupare persino mio padre e mi ha fatto litigare con mio fratello, senza contare che è solo una sciacquetta arrogante: eppure suo fratello stravede per lei e tutti i ragazzi la guardano con gli occhioni. Io, invece, per mio fratello sono solo la scema che si sta andando a cacciare in qualche strano casino per motivi ignoti, per le mie amiche sono l’antipatica che non vuole svelare l’identità del suo amante segreto e l’unico ragazzo che mi guarda con gli occhioni è quello sfigato di Julian McCoy, che di sicuro mi chiederà di andare con lui alla festa di Natale. Ovviamente mi toccherà cercare di distogliere lo sguardo dalle collinette di forfora sulle sue spalle o quantomeno dalla perenne candela al naso! Mi chiedi se sono invidiosa della stronza? Ovvio che lo sono!

La sfuriata di Lily si concluse con un sonoro sbuffo, dopodiché si appoggiò con la schiena alla colonna, sempre tenendo le braccia incrociate davanti al petto e l’espressione imbronciata.

-Dimmi una cosa- iniziò Scorpius -Se io non esistessi, tu attaccheresti lo stesso briga con Madelaine? Voglio dire, hai capito come è fatta lei: risponderesti alle sue provocazioni o le lasceresti semplicemente scivolare?

-Non lo so- rispose lei riflettendoci seriamente -Non sono una che si scalda tanto di solito…

-Come no? Ma se io e te non facciamo altro che bisticciare!

-Appunto, io e te- rispose lei semplicemente -Solo con te mi azzuffo come un gattino arrogante! E poi con Josh e da oggi la new entry, ma con loro mi arrabbio sul serio… Con te mica mi arrabbio!

-Quindi, tornando alla mia domanda, forse non faresti rissa ogni mattina a colazione con Madelaine se io non esistessi… è a causa mia che è successo…

-Ehi, non sei mica il centro del mondo!- rispose lei con leggero dissenso.

-Però stamattina lei voleva colpirti!- disse lui alzandosi in piedi -Ti avrebbe potuto fare male e ne sarei stato indirettamente responsabile! Capisci perché non voglio che tu ti leghi a me?

-E a me invece fa comodo!- gli rispose lei, alzandosi in piedi e salendo sopra al basamento per guardarlo dritto in faccia -Mi fa comodo perché finalmente faccio qualcosa su cui nessuno può mettere bocca perché la faccio di nascosto, qualcosa in cui nessuno mi può dire che sono troppo piccola o troppo inesperta o troppo incapace, qualcosa che riguarda solo me!

-Sei piccola invece! Sei una bambina che non vuole capire che questa non è roba per te! Ho fatto male a tirarti dentro in questa storia, avrei dovuto capirlo subito che ti stavi illudendo: hai visto in me cose che non ci sono! È meglio se vai, io non posso fare niente per te, non sono la soluzione per farti diventare grande, non posso renderti felice!  

-Non hai mai avuto espressioni- iniziò lei a bassa voce -Non ti ho mai visto ridere, piangere, essere pensieroso e malinconico o sereno e rilassato, mai: mai prima di una settimana fa. Poi sulla tua faccia sono scoppiate tutte le espressioni del mondo, come se fossero rimaste lì per tanto tempo aspettando per uscire. Per me vale lo stesso: sono stata la sorella muta di James e Albus per anni, non ho mai risposto alle provocazioni perché nessuno me le ha mai rivolte, non ho mai pianto davanti a nessuno pensando a Sabrina. Per colpa tua ho provato delle emozioni: tu mi fai sentire la vita, Malfoy! Non ti permetterò di togliermela così…

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Oh, finalmente è arrivata 'sta Madelaine! Simpatica come un dito in un occhio, ma è arrivata: ha portato un po' di scompiglio, ma almeno adesso Lily sa che cosa affligge il povero Scorpius. Sapranno affrontare questo terremoto insieme? Tutte le risposte nel prossimo capitolo!

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 9
*** Sembra un bacio ***


PREMESSA DELL'AUTRICE: mercoledì ho pubblicato il capitolo sbagliato! Ho invertito questo col successivo, per cui mi sono bruciata una parte della storia così in un attimo... E soprattutto l'ho bruciata a voi, che non avrete capito un piffero dell'inizio! Chiedo umilmente scusa...

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Capitolo 8 - Sembra un bacio

Le parole di Lily avevano profondamente colpito Scorpius, che cercava di non pensare, anche se gli tornavano in mente tutti i loro incontri precedenti: lei col suo stupido profumo di rose, lei che si fa largo sulla sua coperta, lei coi vaneggiamenti sul suo essere come la luna, quando lui non si sentiva sole perché non era caldo e non dava la vita. Adesso era caldo perché il nervosismo lo faceva ribollire e, a quanto diceva Lily, sapeva “farle sentire la vita”: non sapeva davvero cosa fare con lei, quindi la guardò, mentre una lacrima le scendeva lungo una guancia, nonostante l’espressione fiera. Scorpius deglutì:

-Io ho bisogno di te- disse piano -Sei l’unica che non ha paura di Madelaine, che non trema solo sentendo il nome di suo padre. Io ho bisogno di te, ma sono preoccupato per te: da me non avrai affetto, amicizia o amore perché non voglio preoccuparmi più di così per te. Lo capisci?

-Cazzate, Malfoy!- rispose lei -Tu mi dai già queste cose: mi baci una spalla, mi chiedi se mi fanno male i lividi, guardi con me le stelle e sono l’unica a cui pensi quando sei giù. Nessuno si è mai comportato così, anche se diceva di amarmi: tu dici il contrario, ma questi sono gesti d’affetto, punto.

-Va bene- rispose lui, scocciato. -Se ti abbraccio è un gesto di affetto?- chiese con aria un po’ sostenuta.

-Sì che lo è…- rispose lei, un po’ stupita -Oh… è un modo per chiedere un abbraccio?

Lui rispose di sì con la testa e la guardò, cercando di nascondere gli occhi lucidi, stringendole le braccia al collo: grazie al basamento della colonna erano alti uguali, ma lei scese dal gradino, tornando un po’ più bassa di lui. Teneva la testa all’altezza della sua spalla, con le braccia gli stringeva forte la vita, mentre sentiva che un braccio di Scorpius la teneva all’altezza delle spalle e la mano opposta le accarezzava i capelli: a guardarli, non si capiva chi stesse consolando l’altro. Dopo alcuni minuti, sciolsero il loro abbraccio: Lily si sedette e invitò Scorpius a fare lo stesso, vedendolo ancora pensieroso.

-Come sono state queste ore con lei?-chiese con voce pacata. Lui le raccontò tutto, dal suo arrivo inaspettato la sera prima, alle assurde pretese su di lui, alle minacce velate alla sua famiglia, senza evitare di parlare di come si sentisse dentro, per quanto fosse già palese.

-Da una parte speravo che in questi due anni fosse migliorata- spiegò Scorpius -ma dall’altra sapevo che se avessi ceduto anche solo per un attimo mi sarei trovato in un casino troppo grande per la mia famiglia. Lei mi considera come una cosa sua, ma io non sono una cosa e non sono suo!

-Perché quando ti ha baciato non l’hai respinta?

-Non avevo praticamente ancora realizzato che fosse lì, ero come bloccato e lei ne ha approfittato: non è stato come quando… come quando un bacio te l’aspetti- spiegò lui un po’ imbarazzato -Sai quando senti che è nell’aria… Gli occhi che si muovono veloci, le labbra secche, il nodo alla gola… Poi succede e senti il corpo che va da solo: il cuore che batte in ogni angolo, lo stomaco sottosopra e poi…e poi a scendere… Con lei non ho sentito niente, assolutamente niente.

-Soglia, Malfoy- disse lei senza guardarlo.

-Ho detto qualcosa di…esagerato?- domandò lui sinceramente stupito.

-Hai questa ingenuità ogni tanto!- rispose lei cercando di mantenere la calma -Sei tremendo certe volte…

Gli occhi che si muovono veloci, le labbra secche, il nodo alla gola…

-Soglia, Potter!- si trovò a dire Scorpius. -Anzi, direi che possiamo proprio andare… Sono quasi le dieci- concluse, alzandosi in piedi e porgendo una mano a Lily per invitarla ad alzarsi a sua volta: lei la prese e si incamminarono lungo il corridoio, accorgendosi di essersi tenuti per mano solo quando arrivarono al bivio.

-Io vado di qua- esordì Scorpius, lasciandole la mano con gesto nervoso.

-Io di là… Ci vediamo domani agli allenamenti, allora- disse lei, distogliendo lo sguardo, per poi tornare a guardarlo negli occhi -Davvero ti veniva da ridere leggendo il biglietto che ti ho mandato? Sai ridere?!

-Guarda che è stato difficilissimo trattenermi- rispose lui con una smorfia infastidita -Anche perché erano ventiquattro ore che avevo il morale a terra!

-Wendy è molto felice di questo- rispose Lily, facendo quella che doveva essere l’imitazione della fantomatica amichetta di Scorpius, assolutamente inventata per l’occasione: in effetti lui rise, senza nemmeno preoccuparsi di dissimulare la cosa. Lei ovviamente calcò la mano e andò avanti ad essere Wendy ancora per qualche minuto, mentre lui non aveva ancora smesso di ridere, per quanto cercasse di mantenere un contegno: Lily tornò ad essere se stessa e gli sorrise.

-Anche Lily è contenta di vederti ridere… Cerca di dormire stanotte- concluse lei, incamminandosi.

-Ehi- la fermò lui -Wendy voleva la buonanotte… -disse lui, dandole un leggero bacio sulla fronte e lasciando lì Lily a sentirsi stupidamente gelosa del suo alter ego inventato.

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L’ora di colazione assunse connotati da “Mezzogiorno di fuoco” quando Madelaine iniziò ad infastidire Scorpius, domandandogli dove fosse sparito la sera precedente:

-Non sono cose che ti riguardano, lo sai benissimo.

-Certo che mi riguardano, io e te stiamo insieme, ricordatelo!- lo provocò lei.

-A mia insaputa, si vede, perché io mi ricordo di averti lasciato due anni fa! E non me ne pento mai!

La discussione stava assumendo toni un po’ troppo alti, attirando l’attenzione dei ragazzi seduti attorno a loro, da bravi abitanti del paesotto babbano che sembrava Hogwarts in certi momenti: Madelaine invitò, quindi, Scorpius a uscire nel corridoio, per chiarire la questione a quattr’occhi, cosa che fecero sotto lo sguardo vigile di Lily, che li osservò preoccupata allontanarsi.

-Noi siamo legati da un contratto, lo hai dimenticato?- domandò Madelaine con supponenza.

-Lo saremo solo alla fine dell’anno scolastico, lo sai! Fino ad allora io ho la mia vita e tu hai la tua!

-Sbagliato! Io ho la mia vita e anche la tua, perché posso essere molto…influente- disse lei, socchiudendo gli occhi sull’ultima parola: sarebbe bastato un cenno di suo padre perché al Ministero fosse licenziato uno degli impiegati speciali del settore H,per essere immediatamente sostituito senza appello.

-Io continuo a godermi la mia vita, poi vedrò che ne sarà di me- rispose lui infuriato -Però tu non toccare la mia famiglia, se no giuro che ti ammazzo- concluse, voltandole le spalle. Lei lo fermò, si mise di fronte a lui e lo baciò, premendo forte le labbra contro le sue e cercando di prolungare la cosa il più possibile: lui cercò di divincolarsi dalla sua presa, ma lei gli puntò la bacchetta contro un fianco, invitandolo a non opporsi, mentre con l’altra mano gli accarezzava i capelli per tenergli ferma la testa.

-E tu che dicevi che non stanno insieme- commentò Isabel a Lily vedendoli mentre insieme alle Mar-Mar uscivano  dalla Sala Grande -A me quello sembra un bacio…

Lily fissava la scena, incapace di distogliere lo sguardo: non le piaceva affatto ciò che vedeva, ma c’era una forza invisibile che la costringeva a restare lì impotente a guardare Madelaine che si prendeva il suo premio. Scorpius la vide e l’unico pensiero che gli passò per la mente fu quello di assecondare Madelaine, di rispondere al suo bacio, stringendole la vita e accarezzandole i capelli: per tutta risposta, lei allontanò la bacchetta dal suo corpo, ormai certa di avere la vittoria in tasca e lui, all’improvviso, si liberò dalla sua stretta e corse via. Codardo? Forse, ma non certo stupido.

Madelaine notò la presenza della ragazza coi capelli rossi con cui si era azzuffata il giorno precedente, ma decise di ignorarla, ancora troppo nervosa per la fuga di Scorpius dalle sue mani: quanto a Lily, fu costretta a trattenersi per la presenza delle sue amiche, a cui non avrebbe potuto spiegare la ragione dei propri gesti, altrimenti l’avrebbe seriamente trascinata per i capelli lungo tutto il corridoio. Scorpius aveva platealmente rifiutato Madelaine perché aveva preferito scappare come un vile, piuttosto che stare con lei, ma, a conti fatti, la sera prima aveva rifiutato anche lei per quella storia della preoccupazione eccessiva nei suoi confronti, la paura di farla soffrire e compagnia bella: non c’era dubbio, Scorpius Malfoy era un vile! Mentre era persa in queste amare riflessioni, Lily ricevette un messaggio sul proprio cellulare, proprio da lui:

“Sono alla colonna. Ho bisogno di parlare con te adesso!”

Nessun “per favore”, nessuna richiesta garbata, nulla di tutto questo: Lily non aveva voglia di assecondare tutti i capricci di quello lì, che un giorno diceva di non provare nulla per Madelaine e il giorno dopo la baciava in quel modo! Non voleva andare a cercarlo dietro quella colonna dove avevano combinato di tutto, tra ridere, piangere, abbracciarsi e allacciare reggiseni di nascosto: non voleva, però era di strada… Congedò le sue amiche e disse che le avrebbe raggiunte subito, mentre lei andava da quel disgraziato: era lì, seduto sul basamento che la aspettava coi pugni chiusi e l’aria di uno che non voleva per niente ridere, neanche con l’imitazione di Wendy.

-Avresti potuto mettere un “per favore” nel messaggio!- lo aggredì Lily.

-Saresti potuta anche non venire!- le rispose lui con lo stesso tono, alzandosi in piedi.

-Ma sei scemo? Mi hai detto tu di venire! E poi come ti salta in mente di fartela in mezzo al corridoio?!

-Avevo una bacchetta puntata addosso e mi serviva un modo per distrarla! Ma poi non mi devo giustificare con te per quello che faccio!

-E allora cosa vuoi da me? Perché mi hai fatto venire?- gridò lei, ormai totalmente incapace di capire.

-Perché ho paura- rispose lui con la voce che veniva meno -Sono uno che scappa quando ha paura, che non riesce a guardare le cose in faccia senza chiudere gli occhi.

-L’ho notato da sola- commentò lei, cercando di non lasciarsi piegare dai sentimentalismi -C’era bisogno di farmi venire fino a qui? Direi che posso andare!

-Mi volevo scusare- disse lui, sbattendo la mano contro la colonna e poi appoggiandosi ad essa -I Grifondoro sono coraggiosi e hanno grandi ideali, i Serpeverde hanno come unico ideale il proprio interesse e sono fondamentalmente dei vili. Vedi la mia divisa? È verde e argento, mentre la tua è rossa e oro. Non è giusto che tu perda tempo con una persona vile, che ti dice che non ti darà nulla perché ha paura, quindi ora le cose sono due: o esci dalla mia vita e smetti di pensare alla questione di Madelaine o ci resti e io farò di tutto per smettere di essere così debole, lascio a te la scelta.

-Anche non scegliere è da vili- rispose Lily, seriamente provata.

-Bene… allora sei libera di andare. Troverò il modo di affrontare la cosa, perché so che la mia famiglia conta su di me: dopo che oggi li ha minacciati ancora, ho promesso a Madelaine che se farà loro qualcosa la ammazzerò personalmente. Un Serpeverde lo farebbe… 

-Dimmi solo una cosa- disse lei con voce agitata -Ti è piaciuto baciarla, sentirtela vicina in quel modo, sapere che ti voleva solo per sé?

-Sì- rispose lui con un leggero sbuffo e gli occhi bassi - Mi è piaciuto- concluse con tono secco, aspettando che lei dicesse qualcosa.

-Allora ci vediamo domani sera al campo alle nove… Ci vuole coraggio anche per essere sinceri- disse lei, incamminandosi per lasciarselo alle spalle prima di gridargli contro.

-Sei arrabbiata?- domandò lui con tono ingenuo. La goccia che fa traboccare il vaso: Lily corse indietro e iniziò a riempirlo di pizzicotti ovunque, come faceva sua nonna Molly con lei quando era piccola.

-Certo che sono arrabbiata, razza di babbuino! - cominciò lei con la voce più acuta del normale- Quella lì è pericolosa, devi stare lontano da quei boccoli neri, se no va a finire che bisogna staccarvi con la fiamma ossidrica! E non ti azzardare più a rifare una cosa del genere con lei, chiaro?!- concluse, smettendo di prenderlo a pizzicotti e fermandosi a riprendere fiato e, successivamente, un contegno. Nel farlo, notò che un’intera classe del primo anno stava arrivando in quella direzione, guidati da Hagrid, pronti per uscire dalla porta che si trovava alla fine di quel corridoio: istintivamente Lily si nascose dietro la colonna, sapendo che il gigante l’avrebbe tempestata di domande e Scorpius si nascose con lei. Lui aveva la schiena appoggiata contro la colonna e lei gli stava di fronte, controllando che tutti gli studenti fossero usciti e non li avessero notati nascosti nella penombra: poi Lily sentì le braccia di Scorpius stringersi attorno a lei, quindi lei gliele strinse attorno al collo, alzando la testa verso la sua e mettendosi un po’ in punta di piedi, sorretta da lui.

Gli occhi che si muovono veloci, le labbra secche, il nodo alla gola…

-No, meglio di no- disse Lily, mordendosi poi la lingua per non essere stata zitta.

-Hai ragione, meglio di no- concordò Scorpius, allentando la presa e vedendo che lei faceva altrettanto -Mi basta già questo per restare con la testa altrove per tutta la giornata…

-Siamo strani…- commentò lei con un sorriso.

-Per questo stiamo bene insieme- rispose lui -Grazie per essere venuta qui…e per essere rimasta.

-Stiamo davvero bene insieme…- disse lei, andandosene con un sorriso sconvenientemente grande sul viso.

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Era passata ormai una settimana dal “meglio di no” che aveva evitato che Lily e Scorpius si lasciassero andare ad un inappropriatissimo bacio dietro quella che ormai era la loro colonna; era passata una settimana anche dall’arrivo di Madelaine, ma il ricordo dei due avvenimenti provocava nei due ragazzi sentimenti ben diversi. Ovviamente, durante i loro incontri serali parlavano solo del secondo, evitando accuratamente di creare altre situazioni equivoche: avevano scoperto di avere caratteri compatibili, per quanto non molto simili, e di avere alcune cose in comune oltre alla passione per i Topi di Bristol e la palese insofferenza per Madelaine. Era finalmente arrivato il terzo martedì di settembre, giorno in cui gli impiegati speciali del settore H sarebbero tornati a scuola, ufficialmente per controllare la questione dei Mucilli e altre varie ed eventuali occorse in quei quindici giorni, ufficiosamente per andare a dare un’occhiata ai loro pargoli: per Draco il compito era facile perché aveva un solo figlio, ma per Harry si trattava dei due figli e dei due nipoti, Hugo e Rose, che Ron e Hermione avevano caldamente sottolineato essere i loro tesori, quindi guai se fosse successo qualcosa… A questi, si aggiungevano i vari figli di parenti e amici, quindi si sarebbero raggiunti numeri astronomici: la fortuna voleva che l’essere lì per questioni di lavoro esentasse parzialmente Harry dalla penosa via Crucis tra un ragazzino e l’altro che, per carità, erano adorabili, ma dopo un po’…

-Potter sei sempre in ritardo!- si lamentò Draco quando il collega arrivò alle otto e trentuno, ben un minuto dopo l’orario pattuito.

-Sì lo so, ho trovato traffico…

-Ma se ti sei Smaterializzato! Tu e le tue scuse babbane…

-Ehi! Non fare il Serpeverde snob!- commentò Harry, accorgendosi che il collega lo guardava con un sopracciglio alzato e l’espressione scettica -Che pretese che ho…  Sarebbe come dire a un ghiacciolo di non essere freddo!

-Solo tu e Silente parlate coi ghiaccioli- gli rispose Draco, varcando la soglia della scuola. Si diressero in Sala Grande, certi che gli studenti stessero ancora facendo colazione, e rimasero affascinati a guardare quanto le tavole fossero splendidamente imbandite come ai loro tempi: si sentivano vecchi a pensare “ai loro tempi”, ma si consolavano pensando di essere ancora in forma, tutto sommato. Rose e Hugo vennero loro incontro e, dopo un saluto veloce e distratto a Draco, si rivolsero a Harry:

-Zio, siamo contentissimi di vederti, ma dobbiamo andare a lezione quindi non c’è tempo per le chiacchiere- tagliò corto la figlia maggiore -Dì a mamma e papà che stiamo bene, mangiamo e non abbiamo il raffreddore- completò Hugo sventolando una fasciatura alla mano -Ah, non dire neanche di questa…

-Hai fatto a botte con qualcuno?- domandò preoccupato Harry.

-Figuriamoci!- rispose Rose -Mio fratello farà a botte con qualcuno solo quando i draghi sputeranno bolle di sapone! Noi andiamo, buon lavoro- disse, congedandosi, seguita dal fratello.

-I tuoi nipoti sono strani- commentò Draco -Hanno il senso dell’umorismo, cosa di cui i loro genitori sono completamente privi, però fisicamente me li ricordano abbastanza…

-Ron ha senso dell’umorismo!

-Sembrare tonti non vuol dire avere senso dell’umorismo! Oh, fortunatamente sta arrivando Scorpius… e anche i tuoi- disse Draco, marcando con il tono di voce la differenza tra il suo erede e “quelli di Potter”.

-Papà, spiegami questa storia- esordì Albus arrabbiato -Che cavolo succede tra Lily e… lui?

-Modera i toni, innanzitutto- rispose Harry, mostrandosi autoritario -E poi non succede niente che io non approvi, quindi non preoccuparti per tua sorella…

-Ah, non devo preoccuparmi? Questa qui esce quasi tutte le sere a fare chissà cosa e io non devo preoccuparmi?! Beato te che ti fidi!- commentò lui, quasi non considerando la presenza di Lily esattamente alle sue spalle.

-Ehi Potter!- lo interruppe Scorpius -Tua sorella non si chiama “questa qui” e poi è grande abbastanza per non aver bisogno della balia: smettila di fare il fratello maggiore apprensivo e falle vivere la sua vita!

-Siamo all’assurdo!- disse Albus buttando gli occhi al cielo -Vado a lezione, parlerò con mio padre in un altro momento, magari senza di te nei paraggi…

Draco e Harry guardarono i propri figli in silenzio: somigliavano molto a loro da ragazzi, ma litigavano per motivi assolutamente diversi.

-Vi scontrate spesso tu e mio figlio?- domandò Harry, credendo di sapere già la risposta.

-In realtà no- lo stupì Scorpius -Non ci guardiamo nemmeno perché non ci siamo granchè simpatici, ma da qualche giorno direi che mi odia proprio… credo per via di…lei- spiegò, indicando Lily.

-Sei un ipocrita!- commentò acida Lily, rivolgendosi poi a Draco -Signor Malfoy, può gentilmente tapparsi le orecchie un attimo? Grazie. Sei un ipocrita perché dici a mio fratello di non trattarmi come una bambina e poi sei sempre lì a dirmelo tu; che non mi chiamo “questa qui” e adesso sono diventata “lei-segno-col-dito”! Guarda che tu e Albus in queste cose siete uguali! E poi non parlare mai più in quel modo a mio fratello, lui si comporta così solo perché mi vuole bene e si preoccupa per me!

-Ah già, perché io sono il cattivo, no?! Lui ti deve proteggere da me perché io faccio paura! Lui non mi conosce e quindi può pensare quello che vuoi, ma tu lo sai come sono, lo sai che non ti farei mai…- ma poi si fermò all’improvviso, come ricordandosi solo in quell’istante della presenza dei loro genitori -Le chiedo scusa signor Potter, non mi sarei dovuto comportare così coi suoi figli- disse, abbassando il capo e guardando poi suo padre -Con te mi devo scusare o andava bene così?- domandò ingenuamente.

-No, andava bene così- rispose Draco, prendendosi un’occhiataccia dai Potter presenti -Solo non pensavo ti piacesse tanto la signorina Potter…

-Papà!!- lo zittì Scorpius con evidente imbarazzo. Harry lo guardò con piglio fortemente indagatore, mentre Lily cercava di voltare la testa dall’altra parte, ma era troppo curiosa di osservare le sue espressioni.

-Adesso dovrebbe arrivare il momento in cui tu neghi l’evidenza e dici “Ma no, non è assolutamente vero, non mi piace affatto”, io dovrei fare finta di crederti e Potter dovrebbe guardarti con l’occhio severo da padre geloso. La signorina è già a posto così, timida e muta ad aspettare una tua reazione- concluse Draco con soddisfazione: Harry temette che volesse anche esibirsi, che so, in una danzetta, tanto per sottolineare quanto fosse certo delle proprie posizioni, ma fortunatamente si astenne.

-Non mi chiamo “la signorina”- precisò Lily -Ce l’ho un nome, ma oggi nessuno lo usa?!

-Le sto mostrando rispetto, signorina- precisò Draco -Inoltre non è importante il modo in cui la chiamo: una rosa mantiene il proprio profumo con qualunque nome la si chiami.

-Ah, mi ha annusata anche lei?!- domandò Lily ingenuamente. Scorpius scoppiò a ridere in modo decisamente evidente e Draco domandò il significato di quelle parole -No, è perché suo figlio…- ma si interruppe, pensando che se avesse detto davanti a suo padre che un ragazzo l’aveva annusata probabilmente Harry  avrebbe conosciuto l’infarto.

-Non so cosa abbia detto o fatto mio figlio, ma è colpa di sua madre- iniziò Draco -Da bambino lo portava sempre a giocare vicino al roseto, quindi i ricordi felici dell’infanzia per lui sono legati alle rose: strano che non provi interesse per la signorina Weasley… Intendo, si chiama Rose…

-Devi rendermi ridicolo per forza?- domandò Scorpius alterato -E poi lo sai che io e Rose ci parliamo solo a lezione una volta ogni morte di troll, come con tutti i Grifondoro.

Lily ebbe un brivido: aveva sentito male o Malfoy aveva pronunciato il nome di sua cugina? E da quando Rose e lui si parlavano, per quanto una volta ogni tanto? E soprattutto, perché Rose poteva essere chiamata per nome, mentre  per lei servivano delle perifrasi? Forse Lily era il fiore sbagliato, forse per uno come Scorpius ci voleva una come Rose, più grande, carina, brillante e più colta, una che riconosce subito una citazione di Shakespeare, che sarà anche babbano, ma è Shakespeare! Però Scorpius non aveva negato che lei gli piacesse… ma a Lily non interessava, assolutamente!

-Ah, era Shakespeare!- esclamò Harry di colpo, come ridestandosi dal sonno della ragione -La cosa della rosa… Va bè, niente. Non fare quella faccia, Malfoy, o riproverai la sensazione di diventare un furetto!

-Come scusa?!- sbarrò gli occhi Scorpius.

-Non lo sapeva!- disse Draco con l’aria di un bambino che fa i capricci -Devi rendermi ridicolo per forza?

-Dev’esserci un’iniziativa “Imbarazza un Malfoy” qui da qualche parte- alluse Scorpius, godendosi la piccola vendetta sul padre -Comunque… Veniamo alle cose serie piuttosto: hai avuto problemi al lavoro? Intendo, con Hamilton?

-Mah, a parte essere il solito vanaglorioso sputasentenze dall’espressione idiota, non più del solito. Tu hai avuto problemi con Madelaine?

-Lei non si chiama “la signorina”?- domandò curiosa Lily.

-Gliel’ho già detto, chiamo “signorina” le persone che rispetto, non qualsivoglia persona mi capiti a tiro.

Lily sorrise gratificata: era proprio un uomo elegante il signor Malfoy, doveva essere da lui che Scorpius aveva preso la passione per le camicie e l’aria da persona di classe, come dalla madre aveva preso l’interesse per le rose. Le sarebbe piaciuto entrare a far parte della famiglia Malfoy… Le sarebbe piaciuto anche non fare certi pensieri! I suoi deliri furono interrotti dall’inatteso arrivo della persona più odiata della sala, quella che non era “la signorina Hamilton”, ma a cui sarebbe piaciuto essere “la signora Malfoy”.

-Ciao Draco- salutò con spavalda confidenza -Quanto tempo che non ti vedo!

-Buongiorno- rispose lui con distacco -Il tempo passa in fretta quando non si hanno dispiaceri per la testa…

-Io e Scorpius siamo molto felici insieme, mi sembrava giusto fartelo sapere- alluse malignamente, raccogliendo il pieno dissenso del diretto interessato e di Lily -Credo che si noti che siamo una coppia molto solida, che durerà per tutta la vita…

-Ma no, si sbaglia- rispose sereno Harry -Scorpius è il fidanzato di mia figlia!

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Riusciranno Lily e Scorpius a tappare la bocca a quella che non si merita di essere chiamata "signorina"? E soprattutto, quanto sono carini Harry e Draco?! Va bè, me lo dico pure da sola... Postilla: pubblico oggi per rimediare al patatrac che ho fatto mercoledì, quindi salta la pubblicazione di domani e ci vediamo direttamente mercoledì prossimo... Scusatemi ancora!

Ninilke

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Capitolo 10
*** Speriamo che funzioni ***


Capitolo 9 - Speriamo che funzioni

PREMESSA DELL'AUTRICE: mercoledì ho pubblicato il capitolo sbagliato! Ho invertito questo col precedente, per cui mi sono bruciata una parte della storia così in un attimo... E soprattutto l'ho bruciata a voi, che non avrete capito un piffero dell'inizio! Chiedo umilmente scusa...

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-Ma no, si sbaglia- rispose sereno Harry -Scorpius è il fidanzato di mia figlia!

Madelaine si aprì in un’espressione di sorpresa, ma non tanto quanto Scorpius e Lily, che iniziarono letteralmente a sudare freddo, domandandosi cosa stesse farneticando Harry.

-Lei è Madelaine Hamilton, la figlia di Hector, no? Anzi, permettimi di darti del tu, sei così giovane… Ecco, mi spiace contraddirti, ma Scorpius non è il tuo ragazzo perché sta con mia figlia Lily, la conosci già, vero?

-Sì, ho avuto modo- rispose lei guardandola sprezzante con la coda dell’occhio -Comunque non credo a questa storia che stiano insieme, al massimo si tratterà di un’avventura, una cosa da poco: non le conviene affezionarsi a Scorpius, non lo vedrà alle prossime feste di famiglia e non terrà in braccio i suoi figli!

-Temo di non essermi spiegato- riprese Harry con tono meno accondiscendente -Conosco Hector da diversi anni, più che altro per fama, ma sono perfettamente a conoscenza del contratto che lega la vostra famiglia a quella dei Malfoy- spiegò, mettendo un po’ in crisi la spavalderia di Madelaine -So dei matrimoni combinati, delle mille clausole del contratto, del fatto che tu sposerai Scorpius a meno che lui non trovi una ragazza prima del diploma: eccola qui, Lilian Luna Potter, mia figlia.

-Sta dicendo la verità? Draco, dimmi come stanno le cose!- sbraitò Madelaine a braccia conserte, battendo un piede a terra -Alle sue parole credo poco, ma forse alle tue potrei dare più credito…

-Sì, è la pura verità- rispose lui pacato -E permettimi di dire che sono estremamente sollevato all’idea che mio figlio frequenti la figlia del mio collega e non te: è lei la ragazza giusta per Scorpius, nulla da obiettare.

-Non usare quei modi con me, altrimenti sai bene che mio padre…

-Tuo padre cosa?!- urlò Draco, seriamente innervosito -Tuo padre, tuo padre… sempre lui! Sai che un figlio che non ha neanche il coraggio di fare minacce a proprio nome senza chiamare in causa papino non vale nulla? Sai che tuo padre non sarà sempre lì ad assecondare i tuoi capricci? Credi forse che io e Harry non siamo all’altezza di tuo padre? Hai ancora tanto da imparare dalla vita, ragazzina!

Dopo queste parole, Madelaine non potè fare altro che andarsene indignata, lasciando i quattro in silenzio, chi a sbollire la rabbia, chi a riflettere sull’accaduto, chi a stupirsi per essere stato chiamato Harry…

-Papà, sei impazzito?!- si ritrovarono a dire Lily e Scorpius all’indirizzo dei propri genitori.

-Lo so ragazzi- rispose Harry per primo -Il mio è stato un gesto estremamente avventato, ma sono sicuro che saprete gestire la situazione a vostro favore: fingete di stare insieme per il tempo utile a capire come rendere nullo il contratto, dopo di che sarà tutto sistemato- promise con calma.

-Perché si preoccupa tanto per noi?- domandò Scorpius.

-Beh, lui è il mio collega… Quando l’ho conosciuto era una persona…come dire? Orribile? Direi che non andavamo affatto d’accordo, più che altro per il caratteraccio orrendo che aveva: poi però siamo diventati adulti ed è capitato di lavorare insieme e da lì abbiamo capito che anche se non andiamo sempre d’accordo, le cose che facciamo insieme vengono bene. Il suo carattere non è più così orribile, tanto che quando è stato costretto a raccontarmi tutto due anni fa, ho pensato fosse giusto dargli una mano, come a dire che apprezzo il cambiamento: anche io ho una famiglia a cui tengo molto, quindi mi immedesimo in lui e so quanto possa essere preoccupato.

-Se è il tuo modo di fare complimenti, Potter, fa schifo- commentò Draco, voltandosi leggermente dall’altra parte per dissimulare una certa soddisfazione: a lui i complimenti piacevano sempre -Il “carattere orribile” tienitelo per te la prossima volta... Comunque anch’io devo scusarmi per aver agito d’impulso: so che comportandomi così ho messo in una situazione difficile tutti voi, anche lei, signorina Potter, che non c’entra nulla in questa storia. Purtroppo gli Hamilton tirano fuori il peggio di me…

-Lei è stato…wow!- commentò Lily -Quelle cose avrei voluto dirgliele io! Poi è stato coraggioso a dire che lei e mio padre siete all’altezza del suo, anche se voi siete sicuramente un gradino più su- disse sorridendo.

-Ehi ehi, basta lusingare Malfoy- si stizzì Harry - Non voglio doverti contendere a tutta la famiglia! E poi io non riceverò altrettanti complimenti da Scorpius!

-Oh, figurarsi!- commentò Draco -Mio figlio è sempre stato un tuo fan, ovviamente senza che io ne capissi il motivo: da bambino continuava a dire che voleva conoscere il Signore col fulmine, poi quando ha convinto il suo papà a lavorare con lui è stato come vincere alla lotteria!

-Dai, basta papà…- cercò invano di fermarlo Scorpius -E poi non è politicamente corretto sottolineare le…imperfezioni fisiche delle persone! Magari da bambino, ma poi basta…

-A parte il fatto che lo chiami ancora così- lo corresse il padre, mentre lui già cercava una pala per sotterrarsi -ma poi io sono trent’anni che lo chiamo Sfregiato… Negheresti che lo è? E allora! Chiamalo Sfregiato, chiamalo Signore col fulmine, chiamalo Potter, tanto è sempre lui, come la rosa.

-Sento il Bardo piangere dalla tomba- commentò Harry -Comunque mi fa piacere sapere che mi apprezzi, Scorpius… Non preoccuparti per i modi di tuo padre, so com’è fatto!

-Sì sì, bravi tutti…- lo interruppe Draco -Andiamo dalla McGranitt? Se no se ne va chissà dove e ci tocca fare tutto il giro del castello?

Harry convenne che fosse una buona idea, quindi salutò i ragazzi dicendo loro di stare attenti e riflettere su come comportarsi, mentre Draco lo spintonava per farlo camminare; Lily e Scorpius si separarono con un “Ne parliamo stasera” e si diressero alle rispettive lezioni.

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I due impiegati speciali del settore H stavano seguendo la Preside per il corridoio che portava al suo ufficio, a tratti faticando a starle dietro, nonostante l’età piuttosto avanzata: entrati in Presidenza, la McGranitt  li fece accomodare dicendo che sarebbe tornata subito dopo.

-Di solito quando finivo in presidenza era perché stava per succedere un casino- commentò Harry.

-Per forza, eri bravissimo a trovarti un’avventura all’anno con cui giocarti l’osso del collo! Doveva fare un gran lavoro Severus per starvi dietro, a te e a Silente…

-Shhh!Guarda che ti sente!-  lo zittì Harry indicando la fila di quadri che raffiguravano i precedenti presidi, tra cui lo stesso Silente. Draco si alzò dalla sedia e andò ad osservare da vicino il ritratto in movimento del professore, che sorrideva bonario come quando era in vita: poco dopo distolse lo sguardo e guardò Harry.

-Lo so che avevo un carattere orribile: ho iniziato a cambiare dalla cosa successa con Silente al sesto anno. Non volevo più vivere così, ma oramai sul braccio era scritta la mia nuova natura e pensavo di non poter fare nulla per cambiare la situazione: poi guardando Silente che si lasciava uccidere per qualcosa in cui credeva davvero ho capito che bisognava fare solo quello che ci si sente, non quello che ci è imposto. Io non volevo uccidere un vecchio innocente ed inerme in nome di una causa che non condividevo, ho preferito lasciare ad altri il lavoro sporco e pensare solo a me stesso, a come diventare qualcuno di cui non mi sarei vergognato guardandomi allo specchio, soltanto questo.

-Ripeto, guarda che ti sente- sorrise Harry indicando di nuovo Silente, che ora sembrava ringraziare Draco con un cenno del capo per le sue parole: dal quadro accanto, Severus Piton guardava la scena con un’espressione serena che in vita non gli si sarebbe mai attribuita. Harry andò vicino al suo ritratto -Sarebbe un peccato se nessuno dei miei figli vivesse un’avventura come quelle che ho passato io… Mi sembrava giusto permettere a Lily di lasciarsi al suo gesto sconsiderato senza fare, almeno stavolta, il padre apprensivo: Piton non approverebbe, questo sarebbe un atteggiamento tipico di mio padre, ma credo che anche mia madre sarebbe stata d’accordo. Non sono più un ragazzino, adesso so dov’è il limite da non superare!

-Bene, direi che gli esami di coscienza li abbiamo fatti- commentò ironico Draco -Ma la McGranitt quanto ci mette? È stata rapita da una colonia di Mucilli?   

In quel momento la Preside rientrò nell’ufficio e Draco si augurò che non avesse sentito le sue lamentele, poi la vide leggere alcuni fogli per poi porgerli loro.

-Sono i risultati dei test che hanno permesso di individuare la sostanza adatta a debellare i Mucilli e gli esiti parziali della disinfestazione: direi che sono ottimi, siamo vicini al 60%- disse pimpante, lasciando loro un po’ di tempo per leggere -Siete stati davvero perspicaci a suggerirci come risolvere questo problema, perciò avrei deciso di premiarvi, se così si può dire- I due uomini attesero curiosi, domandandosi cosa mai potesse offrire come premio un’anziana preside di una scuola di stregoneria a due maghi quarantenni -Avete l’autorizzazione ad assistere agli allenamenti di Quidditch.

-Ma sempre?- domandò Harry come se non avesse ancora superato i dieci anni.

-Per adesso limiterei la concessione ad oggi, per le prossime volte si vedrà… Per ora abbiamo finito, andate pure, godetevi la scuola e non dimenticatevi il Quidditch alle sei- li congedò sorridendo.

Draco si chiuse la porta alle spalle, guardò Harry e disse solo: “Oggi Quidditch…Meraviglioso!”

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Lily stava affrontando le ore di lezione della giornata combattendo contro una soglia dell’attenzione particolarmente bassa: probabilmente avrebbe seguito senza distrarsi solo una lezione di ScorpiusMalfoyologia, che purtroppo non figurava nel suo piano di studi. All’ora di pranzo la situazione fu particolarmente tesa: Madelaine aveva fatto cambio di posto con Ralph e ora non sedeva più accanto al suo presunto fidanzato, sebbene lo avesse riempito di occhiatacce dal primo al dolce; Scorpius, dal canto suo, la ignorava serenamente, cercando piuttosto lo sguardo di Lily dall’altro lato della Sala: lei non poteva far altro che fissare il piatto vuoto, incapace di reggere un’aria così pesante. La speranza era di distendere i nervi agli allenamenti, ma quando arrivò agli spogliatoi trovò proprio Madelaine ad attenderla:

-Buongiorno signorina, come mai il tuo fidanzato non è con te? Forse perché è il mio?- domandò sarcastica a Lily, che cercò di evitarla -Sto parlando con te! Hai qualcosa da nascondere, forse?

-Sì, ce l’ho, e allora? La storia tra me e Scorpius e un segreto tra me e lui, nessuno a scuola lo sa, quindi ti pregherei di tenere la cosa per te- disse, voltandole le spalle.

-Ma sentila, è la scusa più vecchia del mondo! Falla finita, so benissimo che non state insieme, non ti…

Madelaine non completò la frase perché Scorpius arrivò e raggiunse Lily, prendendole una mano: fortuna volle che Josh e gli altri fossero già nello spogliatoio, ma ne sarebbero usciti di lì a poco, quindi bisognava risolvere la situazione in fretta.

-Problemi?- domandò secco a Madelaine.

-Secondo lei vi frequentate di nascosto perché non volete che il resto della scuola lo sappia; secondo me, invece, nessuno sa nulla perché non state neppure insieme. Chi ha ragione?

In quel momento Ralph uscì dallo spogliatoio e Scorpius, lasciando la mano di Lily, si rivolse a lui:

-Ehi, vieni un attimo. Io di solito a che ora mi faccio lasciare la stanza?

-Alle tre o alle cinque, dipende dalla tipa- rispose lui banalmente -Te lo sei dimenticato?

-E invece cosa succede quasi tutte le sere?

-Ah, lì partono le paranoie!- rispose buttando gli occhi al cielo -Lì te ne vai avanti e indietro per la camera facendo casino coi cassetti, poi esci senza dire niente e vai da Quella delle nove. Te l’ho già detto, dev’essere proprio brava per farti cambiare il posto e l’ora solita! Dimmi chi è, così qualche volta vado anch’io a farmi il dessert…

-Mi spiace, è proprietà privata- disse lui con un espressione supponente -Grazie, vai pure. Dunque Madelaine, nonostante Ralph sia un rinoceronte, ha centrato la questione: ovviamente “quella delle nove” è un modo un po’ orrendo di chiamarla, ma si parla di lei, è da lei che vado all’insaputa degli altri.

-Questo non dimostra niente- rispose lei con tono di sfida -Facciamo così, vi libero da un peso e dico a tutti che state insieme, così non dovrete più preoccuparvi di nulla, ok?- sorrise con sguardo cattivo.

-Se lo farai, noi diremo a tutti del contratto- rispose Lily raccogliendo la sfida -A te la scelta: vuoi davvero che tutti sappiano cosa combina il tuo papà? Che si sappia perché quello che sarebbe il tuo ragazzo non ti considera nemmeno e fa di tutto per non averti intorno?

-Due anni fa non era così- rispose lei, cercando di non farsi piegare -Il contratto non lo obbligava a stare con me, baciarmi in pubblico e tenermi per mano: non era scritto da nessuna parte di portarmi a letto!- sottolineò lei alzando la voce e indirizzando a Lily un’occhiataccia.

-Due anni fa ho sbagliato- ammise Scorpius -adesso c’è solo lei nella mia vita!

-Ah sì, la cornuta… Se lei è Quella delle nove, allora Quella delle tre e Quella delle cinque chi sono, altre fidanzate che tieni nascoste?

-Non le vedo più- rispose Scorpius -Da quando sto con lei ho smesso di vederle! Chiedi a tuo fratello da quanto non mi faccio lasciare la stanza. Almeno a lui crederai?- domandò serio. Madelaine vide il fratello avvicinarsi, ma preferì non approfondire la questione e tornare nella propria stanza senza dire nulla, mentre Josh si preparava già a lanciare qualche provocazione a Lily: il trillo del fischietto però segnò l’inizio degli allenamenti, impedendogli di dedicarsi al suo hobby. Scorpius guardò Lily:

-Per la mezz’ora della partitella sarai la mia nemica giurata, Potter…

-Altrettanto, Malfoy… Adesso cercherò solo di annichilirti, poi il resto te lo do stasera!

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Erano da poco passate le nove e Lily era sdraiata sulla sua coperta nel prato del campo di Quidditch: le nuvole erano dense, probabilmente il giorno dopo ci sarebbe stato brutto tempo, ma la preoccupazione maggiore di quel momento non era per il meteo, quanto per il ritardo di Scorpius. Si trattava solo di pochi minuti, ma bastarono a impensierirla: se Madelaine avesse fatto storie? Se avesse raccontato a qualcuno di loro? Fortunatamente lui arrivò, notando che la sua espressione si rilassava a poco a poco:

-Come mai quella faccia?- domandò sedendosi accanto a lei.

-Pensavo avessi avuto problemi… dico con i tuoi compagni di stanza.

-Volevo essere sicuro che Madelaine non mi seguisse… Sto diventando paranoico!

-Come quando scegli le camicie?- alluse ironica Lily, ricordando le parole di Ralph di qualche ora prima.

-Parla per te!- rispose lui un po’ imbarazzato -Non mi dire che prendi i vestiti a caso dal’armadio e poi esci! Guarda che poi lo vedo che sei truccata, anche se i lampioni del campo hanno una luce da cimitero!

-Non è un peccato voler essere presentabile- replicò altrettanto imbarazzata lei.

-No, “presentabile” è “metto i vestiti per coprirmi”, invece “scelgo i vestiti e poi mi trucco” è “carina”- contestò lui, rendendosi poi conto di averle appena fatto involontariamente un complimento -E non farti strane idee, soprattutto adesso che per la stronza stiamo insieme!

-Sì, anche tu sei carino Malfoy- disse lei, quasi senza ascoltarlo. Dopo un po’, domandò -Davvero non vedi più Quella delle tre e Quella delle cinque?

-Confermo- rispose lui senza guardarla -Con una ci eravamo semplicemente stancati, invece l’altra è rimasta incinta… No, non fare quella faccia, io non c’entro! Anche lei aveva un Quello delle tre, è roba sua…

-“Roba sua”, come sei gretto- commentò lei un po’ sdegnata -Povera però, una ragazza di diciassette anni che si ritrova in quella situazione: ha deciso di tenerlo?

-Molto di più: non solo lo terrà, ma Quello delle tre ha pensato che fosse il caso di stare insieme ufficialmente e starle vicino. Non so quanto durerà, ma per adesso è una scelta coraggiosa…

-Tu non hai mai messo incinta nessuna, vero?- domandò lei sinceramente preoccupata.

-Ma ti sembra?! Certo che no!- rispose lui prontamente -Però… Madelaine ci ha provato… A volte non prendeva la pillola sperando di restare incinta…- spiegò lui, tacendo poi qualche secondo -Che schifo…

-Succedeva spesso? Cioè, che voi…

-No!- la bloccò lui -Sarà successo…boh, poche volte, però sto male ogni volta che ci penso. Possiamo cambiare discorso, per favore? Ho la nausea adesso.

Lily non disse nulla, ma si avvicinò a lui per abbracciarlo e, stringendo le braccia attorno al suo collo, gli chiese scusa per aver tirato fuori l’argomento: lui si voltò un po’ di lato per ricambiare la stretta e la avvicinò un po’ a sé. Lei spostò un ginocchio al di là delle gambe distese di Scorpius, sedendosi su di esse, e lui la avvicinò ulteriormente a sé: sentiva il suo abbraccio, dolce e sicuro allo stesso tempo, sentiva le sue dita tra i capelli e il profumo di rosa del bagnoschiuma, ma poi, per sua sfortuna, sentì anche qualcosa che fece sgranare gli occhi a Lily:     

-Malfoy!- lo guardò lei imbarazzata -Dimmi che non sto sentendo quello che credo di star sentendo!

-Oh senti, è successo, è la natura! Sei seduta sopra di me, non so se l’hai notato!- rispose lui cercando di far ricadere la colpa su di lei, che lo guardò con occhi ingenui.

-Ma non pensavo che… Voglio dire, sono…io!

-E io sono io! Fatte le presentazioni, scendi per favore?

-Parli con me o con “lui”?- lo prese in giro Lily, con la sua solita aria da bambina in vena di scherzi.

-Smettila! Vorrei vedere te!- disse lui sbuffando e sciogliendo il suo abbraccio. Lily tornò a sedersi accanto a lui, senza smettere di sorridere e sicura di voler andare avanti a tormentarlo.

-Ha ragione tuo padre, io ti piaccio Malfoy!

-Oh certo, lei mi abbraccia, mi si siede addosso e poi sono io quello innamorato perso! Sei tu, piuttosto, che devi ammettere che ti piaccio!

- Va bene, va bene, basta così!- disse lei scuotendo la testa -Passiamo alle cose serie, cambiamo argomento: beh, neanche troppo, si parla sempre di me e te insieme… però per finta!

-Grande idea quella di tuo padre- ironizzò Scorpius -Sarà proprio facile adesso!

-Non è stata una delle sue pensate migliori!- concordò Lily -Però ha detto che sarà una soluzione temporanea in attesa di capire come annullare il contratto!  E sono sicura che Madelaine non dirà niente a nessuno: sapremmo come zittirla! Al massimo sarà davanti a lei che dovremo… inventarci qualcosa…

-Speriamo che funzioni…- rispose lui -No, aspetta, un attimo: cosa intendi con “inventarci qualcosa”?

-Dai che hai capito! Davanti agli altri, tutto normale, davanti a lei… recitiamo!

-Cosa, monologhi di Shakespeare?- chiese sarcastico lui -Dillo chiaramente che ti piaccio e stai solo cercando una scusa per…- me lei lo zittì iniziando ad annusargli il collo -Soglia! La pianti?!

-Ok, questo lo possiamo fare- disse lei, iniziando a contare sulle dita -Poi tenerci per mano, qualche abbraccio veloce ogni tanto, una carezza sul viso, che ne so… Credi di poter sopportare tutto questo?

-Sì, credo di sì- rispose lui cercando di mantenersi distaccato -Però non ti bacerò!

-I baci non sono stati inseriti nella lista. E poi no, i baci sono una cosa che o fai davvero o non fai, punto e basta: non li voglio i tuoi baci per finta…- si interuppe Lily, ragionando sul senso delle proprie parole e sul grado di equivocità che stava toccando quella sera. Una goccia di pioggia sul viso la distolse dai suoi pensieri, mentre  la serie di gocce successive li costrinse ad andare a ripararsi alla colonna:

-Mancano dieci minuti alle dieci- cominciò Scorpius -Direi che possiamo andare.

-Ma sei arrivato più tardi!- contestò d’impulso Lily, mettendosi poi una mano davanti al viso, realizzando che si stava mettendo in una pessima situazione.

-Se proprio vuoi che resti…- disse Scorpius, cercando di non sembrare eccessivamente gratificato -Abbiamo dieci minuti da occupare- continuò avvicinandosi a lei, che ancora teneva la mano a coprirle in parte il viso -Mi fai Wendy?- domandò lui con il tono di un bambino che chiede al clown di fargli un cagnolino col palloncino. Lei scostò la mano dal viso, lo guardò un po’ dubbiosa, capì che era serio e, dopo un sorriso, impersonò il suo alter ego: a quanto sembrava, questa Wendy doveva essere un’oca da competizione, quelle ragazze frivole che riempiono le frasi di issimoissimoissimo e chiamano il proprio interlocutore solo con vezzeggiativi o nomignoli del calibro di Tesorino Amorino. Non c’era dubbio che a Scorpius facesse ridere, perché anche se cercava di trattenersi, Lily vedeva che era sul punto di scoppiare: quando furono le dieci, Wendy/Lily congedò quel ragazzo biondo che rideva come un disperato.

-Ok, sono le dieci. Tesorino Amorino, Wendy deve andare e ti dà la buonanotte- concluse Lily sbuffando, come se fosse uscito dal suo corpo un demonio -Guarda che è insostenibile essere Wendy! Lo faccio solo perché ti fa ridere e so che ne hai bisogno…

-Ha ragione Shakespeare- le sorrise Scorpius -Posso chiamarti in tutti i modi del mondo, anche Wendy, ma tu sei sempre tu, la sostanza non cambia… Buonanotte Potter…

-Aspetta- lo fermò lei con titubanza -Se davvero…se davvero un nome vale l’altro, puoi chiamarmi una volta sola col mio? Intendo… chiamarmi Lily- domandò a bassa voce. Lui la guardò ed esitò: in realtà si vergognava un po’ all’idea di chiamarla per nome, anche se non sapeva spiegarsi il motivo, quindi cercò di evitare parzialmente la sua richiesta.

-Lo so che ti chiami Lilian Luna Potter!- rispose con tono un po’ secco, ma poi la vide sorridere in modo un po’ deluso e accennare ad andarsene, quindi disse solo -Buonanotte Lily…

Lei si voltò e, con un grande sorriso, rispose “Buonanotte Scorpius…”

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Da quel primo giorno di autunno era ormai passato più di un mese: era già il primo di novembre, giorno in cui, tradizionalmente, si iniziava a parlare seriemente della Festa di Natale, senza più accennarvi distrattamente o descrivendola come un evento ancora lontanissimo. Il cerimoniale prevedeva, anzitutto, la scelta di un partner, a cui poi andava avanzata la richiesta, rifiutabilissima dal candidato prescelto: una volta stabilita la coppia, si procedeva con la scelta degli abiti di entrambi, meglio se abbinati con criterio, e al loro acquisto; a ciò andava aggiunto un piccolo cadeau con cui ciascuno avrebbe omaggiato l’altro. Diciamo che la ritualità dell’evento aveva un sapore vagamente medievaleggiante, ma una volta l’anno si poteva anche cedere a questa piccola follia: la McGranitt cercava di dare dignità alla manifestazione sottolineandone la finalità benefica, ma anche indicandola come un’ottima occasione per i ragazzi e le ragazze più timide per fare conoscenze o trovare il coraggio di dichiararsi al proprio amore segreto. Sicuramente la preside aveva un romanticismo d’altri tempi, ma c’era chi era sulla sua stessa lunghezza d’onda: le Mar-Mar discutevano febbrilmente della Festa già da settimane, quindi il primo giorno di novembre era stato accolto con particolare entusiasmo. Il motivo era il più banale, ma anche il più complesso da gestire: Margareth, la meno timida delle due, già da qualche mese nutriva un interesse particolare per un suo coetaneo Grifondoro, fatto che non avrebbe destato grande scalpore, se non fosse stato per la timidezza che le impediva di dichiararsi e un po’ per l’identità del ragazzo in questione. Ma ormai sua sorella Marine era irremovibile e la spingeva in tutti i modi a farsi avanti: era deciso, Margareth sarebbe andata al ballo col suo amore inconfessabile, Hugo Weasley!

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E adesso inizia il delirio pre-natalizio. Ne usciranno decentemente? La risposta mercoledì...

Ninilke

 

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Capitolo 11
*** I bisbetici domati ***


Capitolo 10 - I bisbetici domati

Lily si svegliò con il sottofondo della solita “canzoncina del sabato mattina” che Isabel mugugnava per celebrare l’arrivo di ogni weekend, ma non appena voltò la testa verso i letti delle Mar-Mar, le trovò giusto accanto al suo, che aspettavano che fosse abbastanza cosciente per parlare:

-Quando il mio gatto fa così o ha fame o si è svegliato con la voglia di coccole- commentò ironica Lily -Non sento fusa, quindi magari avete appetito: tranquille, adesso scendiamo a fare colazione!

-Ma no Lily, non è questo- cominciò Marine -è che Margareth deve chiederti un favore…- abbozzò lei, dando leggere gomitate nel fianco della sorella.

-Sì beh, non è proprio un favore, è più…un aiuto, ecco. Cioè, mi chiedevo… sempre se lo sai eh… però non…

-Oh, basta Margareth!- la interruppe la sorella con un piglio insolitamente deciso -Vuole andare alla festa con tuo cugino, solo che non sa come chiederglielo! Le daresti una mano?

-Ah però!- commentò Isabel uscendo dal bagno -Non pensavo che qualcuno glielo avrebbe mai chiesto… Senza offesa Lily! È che tuo cugino è un po’… imbranato? Goffo? Timido? Particolare, direi!

-Non è imbranato!- si infervorò Margareth, anticipando Lily, di solito l’unica a schierarsi in difesa del povero Weasley -Hugo è un ragazzo dal carattere un po’ particolare, hai ragione, ma è per questo che… che, ecco!

-A Margareth piace Hugo! A Margareth piace Hugo!- la canzonarono Lily e Isabel, anche se poi la prima cercò di rendersi seria -Tu stai tranquilla, andrò a tastare il terreno con mio cugino. Anche se, ti dirò, è più difficile di quanto sembri, non è uno molto abituato a queste cose… Ma mi impegnerò!- concluse, accettando la missione e scompigliando i capelli dell’amica, prima di andarsene trionfante in bagno.

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La preside McGranitt aveva ricordato a colazione l’arrivo del primo novembre, quindi il formale inizio dei preparativi della festa di Natale e del periodo in cui si iniziava ad invitare gli studenti a comunicare il prima possibile le loro intenzioni per le vacanze natalizie: si poteva, infatti, scegliere tra rimanere a Hogwarts per tutto il periodo delle festività, andare a casa, oppure trascorrere in famiglia i soli giorni 24,25 e 26 di dicembre, per poi tornare a scuola e partecipare, tra le altre cose, alla grande festa di fine anno.

-Ottimo, si apre la stagione della caccia- commentò Isabel, fregandosi le mani -Dai che magari quest’anno qualcuno riesco a raccattarlo…E tu Margareth, mi raccomando, combattiva!

-Aspetto che Lily mi prepari il terreno- rispose a occhi bassi lei -A proposito, sai già con chi andrai alla festa?

Lily sembrò pensarci su: se voleva che Madelaine credesse alla storia del fidanzamento con Scorpius, sarebbe sicuramente dovuta andare con lui, ma tutta la scuola avrebbe visto questa insolita coppia presentarsi alla festa con noncuranza e sarebbero piovute domande da ogni dove. Era anche vero, però, che tutti sapevano che il partner della festa di Natale poteva benissimo non esserlo nella vita, quindi che male ci sarebbe stato ad essere l’attrazione della serata per quel 23 dicembre e poi ritornare alla vita di tutti i giorni? Certo, spiegare a fratelli, cugini e amiche la situazione sarebbe stato un po’ problematico, ma se la sarebbe cavata senza rivelare il segreto di casa Malfoy: già, però chi le assicurava che lui volesse andarci con lei? In fondo lui aveva di certo altre pretendenti e lei nessun diritto di precedenza…

-Ciao Lily!- la voce nasale di Julian McCoy la riportò al mondo reale in modo sgradevolmente inatteso -Mi domandavo se qualcuno ti avesse già invitata alla festa di quest’anno!

Candela d’ordinanza al naso e collinette di forfora sulle spalle: come rifiutare l’invito di uno così? Soprattutto con la prospettiva di poter andare alla festa con Scorpius Malfoy: alto, biondo, occhi azzurri, fisico asciutto, pelle chiara, mani grandi dalle dita sottili, eleganza innata e aria da bello e dannato… Sì, ma anche lo scemo che cade dal letto e si fa beccare, ascolta i Topi di Bristol, ride in modo indegno per Wendy e ha il vizio di annusare la gente che sa di rose. Sì, Lily ci sarebbe andata con lui!

-Oh, Julian, mi spiace ma per quest’anno sono già impegnata- sorrise lei compiacente.

-Ma… ma è impossibile!- si stupì lui -La colazione è iniziata solo 10 minuti fa, non è possibile che qualcuno sia già venuto a chiedertelo! Si comincia il primo giorno di novembre, non prima… - se ne andò blaterando Julian, stoicamente attaccato al regolamento non scritto che stava alla base della sacrosanta Festa.

-Sei davvero impegnata?- domandò Isabel con un’occhiata di traverso -Vuol dire che ti porta Amante Segreto? Ma così non sarà più segreto!

-Deve ancora chiedermelo ufficialmente, ma…sì, credo che andrò con lui- rispose lei con un sorrisetto che mal celava una certa soddisfazione. In quel momento Lily fece l’errore di guardare Scorpius e lo trovò attorniato da almeno quattro o cinque ragazze, nemmeno tutte Serpeverde, sicuramente pretendenti per quel posto che doveva essere suo: “doveva”? Sì, per Merlino, doveva! Lui, però,  le stava rifiutando tutte, a giudicare dalle facce mogie che si allontanavano: rimaneva solo un osso duro contro cui combattere, la solita Madelaine, che cercava ancora di conquistarlo:

-Le rifiuti tutte per invitare me?- domandò lei sarcastica.

-Ti piacerebbe- le rispose Scorpius senza guardarla -Sai già con chi andrò…

-Oh sì, la tua fidanzatina… Lei lo sa? Altrimenti non mi spiego quel bel ragazzo accanto a lei in questo momento- lo provocò lei, indicando Lily. In effetti si era appena avvicinato a lei Andreas, un ragazzo di Grifondoro per cui aveva avuto una certa infatuazione al primo anno, ma per cui ormai era tutto passato: c’era da dire che nel corso degli anni era diventato davvero carino, alto, moro, con gli occhi scuri e quell’aria da bravo ragazzo che piace tanto alle mamme. Scorpius intuì che la stesse invitando, ma non riuscì a capire cosa lei avesse risposto: Andreas sorrideva, ma in modo un po’ incerto, come se lei non avesse detto né sì né no e forse era andata proprio così. Lily si voltò un attimo verso di lui e Scorpius si rese conto che, probabilmente, non era affatto scontato che sarebbe stato il suo Partner della Festa: glielo avrebbe dovuto chiedere, ma con tutta la Sala Grande a guardarlo sarebbe stato un po’ difficile. L’unica idea che gli venne fu di mandarle un sms: Lily smise un attimo di parlare con Andreas e lesse il messaggio.

“Ma alla festa ci andiamo insieme?”

Il messaggio di risposta arrivò in fretta e fu accolto da Scorpius con un’espressione da martire:

“Finchè non me lo chiedi, no. E devi chiedermelo di persona!”

Lily temeva di aver osato un po’ troppo: non era affatto detto che lui accettasse le sue condizioni, ma il fiato di Madelaine sul collo lo sentiva anche lei dall’altra parte della Sala Grande.

-Le hai fatto una scenata di gelosia via sms?- domandò lei -Modo stupido di gestire una relazione, direi!

-Non sono geloso, mi fido della mia ragazza- rispose lui, prendendosi un attimo di tempo per riprendere fiato: non era ancora abituato a parlare di Lily chiamandola “la mia ragazza”, anche se non lo era per davvero, quindi si sentiva sempre un po’ strano dopo quelle parole. Scorpius pensò a come e quando chiedere a Lily di andare alla festa, ma lo disturbava la voce stridula di Madelaine, intenta a spiegare che il suo nome era “Màdelaine all’inglese e non Madelàine alla francese” a un incauto pretendente: non avrebbe parlato con Lily fino alla sera successiva, ma quell’Andreas sembrava interessarle parecchio, quindi gli serviva una soluzione. E uno sturalavandini con cui tappare la bocca a Madelaine!

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Sarebbero state le tre di un nuvoloso sabato pomeriggio come altri, se non fosse stato per una Margareth inquieta che misurava a grandi passi la stanza: Lily si era informata, senza che ve ne fosse davvero bisogno, se Hugo avesse ricevuto proposte, cosa che, ovviamente, non era avvenuta neanche quell’anno. La notizia aveva elettrizzato Margareth, ma ciò non era stato sufficiente a darle il coraggio di farsi avanti: per l’intera mattinata si era ripromessa di farlo a pranzo e dal primo al dolce aveva giurato a se stessa che sarebbe andata da Hugo nel primo pomeriggio. Alle tre, però, era ancora nella sua stanza a camminare avanti e indietro e ammorbare le sue compagne coi suoi dubbi: a un tratto Isabel sbuffò, chiudendo la rivista che stava leggendo, aprì la porta della stanza e si affacciò verso la Sala Comune. Tornò in camera e, guardando Lily con aria decisa, disse:

-Tuo cugino è di sotto da solo. Tu la prendi per i piedi e io per le braccia, ora!

E così fecero: il tempo di realizzare cosa stava accadendo e Margareth si trovò ad essere portata di peso nella Sala Comune come fosse appena stata catturata da qualche tribù di cannibali pronti a buttarla in un pentolone di acqua calda. Le due ragazze la portarono davanti a Hugo e tornarono in camera con noncuranza, lasciandola lì come un pacco postale, davanti all’espressione confusa del ragazzo: ad attenderle in stanza c’era Marine, allibita e preoccupata per come sarebbero andate le cose. Passarono pochi minuti e Margareth fece ritorno in camera: si chiuse la porta alle spalle senza dire niente e andò a sedersi sul proprio letto, tirando su col naso. Le altre tacquero, imbarazzate e un po’ tristi per quello che palesemente doveva essere accaduto: Lily e Isabel si scusarono per aver agito d’impulso e con una dose di tatto misurabile in nanometri e cercarono di consolarla, ma lei sorrise tra le lacrime, sostenendo che andava tutto bene e che non ci era rimasta così male. Poi qualcuno bussò alla porta e Lily andò ad aprire, trovando proprio Hugo davanti a sé: era già pronta a gridargli contro i peggiori insulti conosciuti, ma lui la precedette, chiedendo semplicemente di poter parlare con Margareth. Lei alzò lo sguardo, fino a quel momento rimasto fisso sulle proprie ginocchia, e mostrò il viso bagnato dalle lacrime, che cercò di cancellare con la mano: camminò a testa bassa fino alla porta e uscì, lasciandosi alle spalle tutti, tranne Hugo, che la seguì giù per le scale che portavano alla Sala Comune.

-Vuoi venire alla Festa con me?- domandò lui imbarazzato. Lei voltò la testa di scatto:

-Ma… te l’ho appena chiesto io e mi hai detto di no!

-Eh ma…era la prima volta che qualcuno me lo chiedeva! Io non sarei un buon cavaliere, davvero, per questo ti ho detto di no. Però boh, se me l’hai chiesto avrai i tuoi motivi, quindi… vuoi venire?

Lei sorrise e fece di sì con la testa, anche quando lui le domandò se fosse proprio sicura, sicura, sicura e se non volesse andare con qualcuno di più adatto: Lily guardò la scena con tenerezza, soprattutto perché Hugo e Margareth erano probabilmente le persone più sentimentalmente incapaci che conosceva, come se nel loro DNA non fosse prevista la possibilità di innamorarsi. Il beccare di un gufo al vetro della finestra la costrinse ad allontanarsi: poteva essere chiunque a mandarlo e chiunque poteva essere il destinatario, quindi lei, Isabel e Marine si avvicinarono dubbiose per aprire all’ambasciatore pennuto. Isabel prese il foglietto contenente il messaggio, lo aprì e lo lesse ad alta voce:

Gentilissima signorina Potter, mi concederebbe l’onore di prendere parte con me alla Festa di Natale? Suo scocciatissimo, Amante Segreto”

-Ah, allora è vero che sei già impegnata con Amante Segreto!- commentò Isabel -Certo che poteva firmarsi col suo vero nome! Però poi addio segreto… Voglio proprio vederlo in faccia a questo qui!

-Non ho ancora detto che ci andrò con lui- rispose Lily, prendendole il foglio di mano e aggiungendo una riga di risposta a penna:

“Gentilissimo Amante Segreto, quando dico “di persona”, vuol dire “di persona”, trovi Lei il modo… Sua esigentissima Quella delle Nove”

Il gufo ripartì e Lily si domandò curiosa cosa avrebbe inventato Scorpius, che poco dopo le scrisse un sms:

“Sono fuori dal dormitorio Grifondoro: non aspettarti che entri in quel recinto di maiali che, di sicuro, sarà la vostra Sala Comune e esci, così smetti di fare l’esigentissima”

Lily ormai non si stupiva nemmeno più di come l’elegante Scorpius potesse perdere tutto il suo bon ton quando lei lo costringeva a fare le cose controvoglia, anche perché sapeva che un po’ lo faceva apposta per non sembrare troppo accondiscendente ai suoi capricci: uscì dal dormitorio e lo trovò in piedi ad aspettarla a braccia conserte. Nemmeno il tempo di dire una sillaba, che lui la prese per la vita con un braccio e se la caricò su una spalla come se fosse una pecorella fuggiasca da riportare all’ovile, mentre lei si dimenava ordinando di lasciarla giù: lui la accontentò solo dopo che ebbe voltato l’angolo, raggiungendo un punto appartato del corridoio.

-Ma dico io, ti sembra il modo?! Non sono mica un salame!

-E io non sono qui a implorare nessuno, chiaro?- rispose lui serio: Lily si domandò se, forse, non avesse tirato un po’ troppo la corda, ma decise di non cedere.

-Sei venuto solo a dirmi questo?- chiese lei incrociando le braccia e battendo nervosamente un piede.

-Sai che io potrei andare alla festa con chi mi pare, vero?- domandò lui, sempre con tono freddo.

-Ma no… Madelaine…

-Madelaine un corno! A lei abbiamo raccontato che stiamo insieme di nascosto, quindi sarebbe stupido presentarci lì con tutta Hogwarts che ci guarda. E poi lei sa benissimo che andare alla festa insieme non significa essere fidanzati, quindi è una formalità a cui potremmo anche rinunciare, no?

-Ma mi hai chiesto tu di andarci con te!- ribattè lei, cercando di nascondere la delusione -Hai cambiato idea in dieci minuti?

-Se io dico che è una buona idea, lo è; se dico che è un’idea stupida, è un’idea stupida, chiaro?!- disse lui con tono sprezzante -Accetta pure la proposta di chi vuoi, io non te ne farò altre. Ti saluto!- concluse lui andandosene. Lily pensò che fosse il caso di lasciarlo andare: dopo tutto le sue parole, per quanto pronunciate con un tono e un’espressione orribili, erano parzialmente sensate. Forse aveva davvero esagerato, approfittandosi della posizione di vantaggio di cui credeva di godere per la storia di Madelaine: qualche settimana prima lui era stato chiaro, perché le aveva detto che sarebbe stato disposto a darle il suo affetto se lei gli fosse rimasta accanto per risolvere quella situazione; persino Draco contava su di lei, perché la riteneva una persona affidabile e invece adesso si era messa a fare il bello e il cattivo tempo solo per quella stupida idea di suo padre di far finta di stare insieme! No, forse non era il caso di lasciare andare Scorpius, per cui gli corse dietro e lo raggiunse: gli prese una mano con entrambe le sue e lo trascinò di nuovo nel punto appartato in cui erano prima.

-Hai ragione, ti chiedo scusa… Per tutto: mi sono comportata in modo immaturo e ho approfittato della situazione. Io stavo solo…giocando, diciamo, ma non ho pensato che tu ti saresti potuto arrabbiare sentendoti preso in giro- disse Lily, interrompendosi un attimo e sentendo la voce diventare più flebile -Riguardo alla festa…vai pure con chi vuoi, io mi arrangerò per conto mio…

-Beh, se la tua seconda scelta è il ragazzo di stamattina potevi anche dirgli subito di sì- rispose lui con tono ancora un po’ scocciato -Penso che gli farà piacere, visto come ti guardava…

-Sì, pensavo di andare da lui dopo per… Aspetta un attimo, ma sei invidioso?!- domandò lei, aspettandosi già che lui negasse spudoratamente e se ne andasse inorridito dall’ipotesi.

-Ovvio che sono invidioso!- rispose lui stupendola - Quello lì può presentarsi tranquillo e sereno a colazione, invitarti alla festa col sorriso da buon partito e lasciarti lì con l’espressione inebetita a pensare a cosa rispondergli; io invece devo usare telefoni, gufi e chissà cos’altro per invitarti di nascosto e mi vedo rimbalzato ogni volta, sapendo di avere Madelaine pronta a sputtanarmi a vita se quella che dovrebbe essere la mia ragazza mi pianta in asso per un altro. Ovvio che sono invidioso!

-Soglia, Malfoy- si limitò a dire Lily, iniziando a piangere. Lui la guardò confuso e lei pensò che fosse il caso di spiegarsi meglio -Quello che stai dicendo mi sta mettendo in imbarazzo e so che non sono le tue intenzioni: dovrei sentirmi in colpa, forse, ma riesco solo a diventare rossa perché vorrei… vorrei che tu mi dicessi che sei geloso di Andreas- disse lei guardandolo -So da sola che sto sbagliando, ma credo di volere davvero che tu ti senta legato a me… da qualcosa. Quindi soglia, Malfoy…

-Ho domato la bisbetica- commentò lui con voce calma -Mi hai fatto impazzire, ti ho fatta impazzire di più, ma adesso mi dici che vuoi sentirti importante per me. Ho domato la bisbetica!- concluse lui con un leggero sorriso e rimanendo in silenzio per un attimo -Ti posso abbracciare?

-Che ne è stato del “mi va e lo faccio”?- domandò lei, sorridendo timida.

-Hai domato il bisbetico…- rispose lui abbracciandola e tenendole la testa vicino alla sua spalla per accarezzarle i capelli: Lily li aveva lisci e sottili e Scorpius aveva scoperto che gli piaceva molto giocherellarci, attorcigliarseli attorno alle dita, sentirli sotto i polpastrelli, ma anche che gli piaceva quando lei appoggiava la testa alla sua spalla, perché così poteva baciarle la fronte. Non che questo fosse successo così spesso in quei quasi due mesi, da quando si parlavano, però le volte in cui capitava, a lui faceva piacere, quindi pensò bene di approfittare della situazione per posare le labbra sulla fronte di Lily. Lei si allontanò leggermente da lui, sciogliendosi dal suo abbraccio, alzò la testa e, guardandolo negli occhi, bisbigliò “Sei un lunatico”, andandosene con un sorriso: lui la fermò prendendola per la vita con entrambe le mani e avvicinò le labbra al suo orecchio:

-Sai che siamo equivoci noi due?- sussurrò, ottenendo come risposta un sorriso -Non si è proprio capito dove vogliamo arrivare…

-Io alla porta della mia stanza…-rispose lei ironica, tenendo però le mani di lui e intrecciando le dita alle sue.

-Non so nemmeno io perché lo stiamo facendo…- iniziò lui, dandole un leggero bacio sul collo -…ma mi sa che sono stato un cretino a non farlo prima.

Lily sentiva un martellare incessante nel petto, ma non poteva essere il cuore, quella doveva essere una mandria di Thestral al galoppo, come minimo: Scorpius lasciò la presa attorno alla sua vita e, evidentemente imbarazzato, si mise davanti a lei.

-Adesso ci vieni alla festa con me?- domandò , con la testa leggermente inclinata e un sorriso ingenuo.

-Uffa…- rispose lei -Con quella faccia non ti direi di no comunque!- concluse sorridendo.

-Lily…- disse lui dolcemente, mentre lei diventava del colore dell’omino del semaforo, quello dritto come un soldato sull’attenti -Non mi hai ancora risposto…- continuò lui, realizzando di averla chiamata per nome.

-Sì che vengo con te… Scorpius!- rispose lei, andando verso la porta del dormitorio e salutandolo con la mano, mentre lui la guardava domandandosi se Hogwarts avesse deciso all’improvviso di testare i nuovi riscaldamenti.

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Alle nove della sera successiva, Scorpius e Lily si incontrarono alla colonna, causa pioggia incessante che nel pomeriggio aveva costretto Tassorosso e Corvonero a giocare bagnandosi fino alle ossa e forse oltre: lui era arrivato con un sorriso particolarmente soddisfatto e lei ne domandò il motivo.

-Madelaine si stava vantando del bellissimo vestito che ha comprato per la festa, ma io l’ho zittita dicendole che sarà ridicola: ha rifiutato tutti i pretendenti, sperando di andarci con me e adesso le è rimasto solo suo fratello, lui e quell’orribile vestito che lei trova meraviglioso. Sai quelli schifosamente eleganti? No, non si può proprio: alla festa di Natale bisogna essere pacchiani! Quanto vorrei che mio padre non facesse storie per farmi vestire elegantissimo a tutti i costi…- si lamentò, sedendosi vicino a lei.

-La penso allo stesso modo!- commentò Lily sorridendo decisa -Bisogna essere kitsch, c’è poco da fare! Saremo la coppia più pacchiana della festa, promesso- disse in una risata.

-Se riesci a convincere mio padre, assolutamente sì! Magari ce la fai, gli piaci così tanto…- commentò lui buttando gli occhi al cielo.

Lily resistette alla tentazione di domandare se la cosa valesse solo per Draco o si estendesse anche ad altri membri della famiglia, tipo il figlio, e si limitò a chiedere se avesse già scelto di quali colori si sarebbero vestiti: pacchiani sì, ma almeno abbinati!

-Tu hai già un’idea? - chiese lui -Partiamo dal tuo vestito, poi passiamo al mio che sarà più facile.

-Non saprei…-iniziò lei titubante, ma poi lo guardò negli occhi -Azzurro! Il mio vestito sarà azzurro.

-Ti ho dato l’ispirazione? Bene…-rispose lui compiaciuto -In effetti coi tuoi capelli rossi è proprio un abbinamento azzardato: mi piace! Quindi io voglio il mio completo kitsch, quello grigio un po’ lucido che sembra argento!

-Oh troll, che pugno nell’occhio!- commentò lei con una smorfia.

-Ma non è brutto!- si lagnò lui -Sembri mio padre… Allora, è grigio scuro e una camicia bianca lo rende molto più civile: poi ci metto una cravatta a righe azzurre e grigie, così tutto ha senso! Va bene?

-Saremo la coppia più kitsch della serata!- disse lei con un sorriso -Devo trovare dei sandali azzurri in tinta col vestito. E devo trovare il vestito! E poi gli accessori… Oh quanto lavoro!

-Sì, ma qui non è più mia competenza! Lo shopping è cosa da donne e io non lo sono, lì ti divertirai con le tue amiche quando inizieranno le libere uscite a Hogsmeade…- commentò lui.

-Sembrano quei discorsi da coppie sposate: la donna in giro per negozi con le amiche e l’uomo a casa a vedere il Quidditch in tv con gli amici e una Burrobirra!

-Ma smettila, che tanto lo so che se fossimo sposati una domenica sì e una no ti avrei in fianco sul divano a guardare il Quidditch con me!- rispose lui, rendendosi poi conto della piega che stava prendendo il discorso. Lei però sorrideva senza guardarlo, probabilmente imbarazzata per lo stesso motivo, quindi lui le mise un braccio attorno a una spalla -Una domenica sì e una no, perché è la regola di mamma Potter- completò sorridendo e facendo sì che lei, finalmente, lo guardasse.

-Martedì convincerò tuo padre che il tuo completo da uomo di latta non è così inelegante- iniziò lei, beccandosi un’occhiataccia -ma tu convincerai il Signore col fulmine che il mio vestito non è troppo corto…

-Ah perché, avrai un vestito…molto corto?- domandò lui interessato.

-Lo voglio corto e possibilmente che lasci scoperte le spalle…o almeno una!

-Vuoi avere proprio tutti gli occhi addosso!- commentò lui con un tono leggermente infastidito.

-Me ne bastano due, in tinta col vestito…- rispose lei con leggerezza, appoggiando la testa alla sua spalla.

-Soglia, Potter!- esclamò lui, stringendola comunque verso di sé -Sei una disgraziata…

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Gli impiegati speciali del settore H avevano appena finito di confrontarsi con la preside riguardo all’organizzazione della sacrosanta festa di Natale che lei aveva tanto a cuore e stavano già dirigendosi verso la prima aula vuota che avessero trovato per consumare il loro pranzo: quando erano in ufficio pranzavano separatamente, sostenendo che quella fosse la loro ora d’aria e di non volere l’altro a dar fastidio. Nei giorni in cui andavano a Hogwarts cercavano sempre di cavarsela prima di mezzogiorno per non dover essere costretti a mangiare insieme, ma da quando la McGranitt aveva permesso loro di assistere agli allenamenti, si erano trovati costretti a scegliere il male minore: rinunciare a guardare i loro pargoli giocare, peraltro bene, al loro sport preferito o fare a meno dell’ora d’aria una volta ogni due settimane? Il compromesso era stato quello di pranzare nella stessa aula, ma ai due lati opposti e senza guardarsi, per poi uscire un’ora dopo a fare un giretto di ricognizione per il castello, aspettando le sei.

-Quest’aula sembra libera- disse Harry, che aveva la mappa in mano, entrando seguito da Draco. Pochi secondi dopo, la porta si chiuse da sola di scatto e si sentì un fischio, come di un allarme che si inserisce.

-Potter, qual è il settore che bonificano a quest’ora?- domandò Draco gelido.

-Il D, ma questo è l’E, ne sono praticamente sicuro- rispose lui, guardando confuso la mappa  e il grosso cartello “SETTORE D” che campeggiava sopra la sua testa -O forse mi sbaglio?

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Eccoci! Innanzitutto chiedo scusa per non aver postato ieri, ma è stata una giornata particolarmente caotica: spero di mantenermi puntuale in futuro! Mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto perchè, ammetto, temo che passi per un po' troppo stereotipato e frivolo: ci sono giusto un 2-3 mila FF in cui c'è 'sto sacrosanto ballo di Natale/festa natalizia/pseudo Ballo del Ceppo e roba del genere, quindi non vorrei peccare di scarsa originalità... Nel mio liceo c'era sempre la festicciola di Natale, quindi non mi sembra così inverosimile che la facciano anche a Hogwarts, che sono dei pomposi da matti! E poi Lily e Scorpius mi sono piaciuti qui, sia nel litigio bisbetico (chiara citazione dell'opera di Shakespeare, che fa sempre colto...), sia nel dialogo alla colonna: e a dirmelo da sola mi sento un sfigata, ma oh, a me paiono carini! A voi?

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 12
*** Un casino totale ***


Capitolo 11 - Un casino totale

Un’ora dopo essersi involontariamente chiusi nell’aula, Draco e Harry ne uscirono visibilmente diversi da come ne erano entrati: erano umidi per la pioggia di Veritaserum che li aveva investiti, ma soprattutto portavano su di sé gli evidenti segni di uno scontro. I capelli scompigliati, i vestiti in disordine e un graffio sul volto di Draco parlavano chiaro e la sfortuna volle che la loro ritrovata libertà coincidesse col momento in cui gli studenti stavano abbandonando la Sala Grande dopo il pranzo: decine di occhi si inchiodarono sui due uomini, percorrendo i loro corpi dalla testa ai piedi, mentre i commenti a mezza voce si moltiplicavano in un brusio assordante come uno sciame di vespe. Harry e Draco si guardavano di traverso, ancora visibilmente scossi, alternando quelle occhiate ad altre volte a ricercare i propri figli, sperando di non trovarli: non volevano essere visti in quel modo dalle persone a cui avevano cercato di insegnare l’educazione e il rispetto per gli altri, erano seriamente preoccupati di cosa avrebbero pensato, ma si sa che la fortuna aiuta gli audaci e chi fa a pugni in una stanza, di certo, non è un eroe. Gli occhi severi di Albus incontrarono quelli del padre, che già era pronto a spiegare cosa fosse accaduto, ma suo figlio si limitò a scuotere la testa e allontanarsi senza parlare: una reazione opposta la ebbe Scorpius, che camminò verso suo padre come verso il patibolo, cercando di ignorare il vociare alle sue spalle.

-Cosa… cosa avete fatto?- chiese preoccupato. Alle sue spalle sentì la voce di Lily, una voce debole e incrinata dalla rabbia, che chiedeva gentilmente ai presenti di tornare nelle loro stanze e non fare commenti, mentre lei si avvicinava a Harry e Draco con sguardo incredulo. A farsi largo tra la folla fu la Preside McGranitt, profondamente accigliata:

-Signori, vorreste gentilmente spiegarmi cosa è accaduto? Anche se ciò che vedo lascia poco spazio all’immaginazione!

-Potter e io siamo rimasti chiusi in un’ aula durante la bonifica…- cominciò Draco con la voce alterata.

-…il Veritaserum ci è piovuto addosso e abbiamo iniziato a dire… a parlare troppo sinceramente, ecco- continuò Harry con un tono altrettanto nervoso.

-…non ci è piaciuto ciò che abbiamo sentito e ci siamo… confrontati, forse in modo bruto…

-Forse?!- gridò la McGranitt fuori di sé -Signor Malfoy, vi siete azzuffati come animali solo per delle cose dette dall’altro! L’essere umano ha il dono della parola, ma nulla vi autorizza ad usarlo a sproposito per insultarvi reciprocamente: avreste potuto discutere da persone civili, quali evidentemente non siete!

I due uomini la guardarono come se volessero ribattere, ma si resero conto di non essere nella posizione per farlo: non con la McGranitt, che aveva solo ragione, non con quei graffi sul viso e non davanti ai propri figli, che ancora li guardavano basiti e muti.

-Chiaramente, considerate revocato qualsiasi trattamento di favore da parte mia: dalla presenza agli allenamenti di Quidditch, alla possibilità di utilizzare liberamente le aule di Hogwarts o di gironzolare per il castello, a qualsiasi forma di beneficio di cui godeste fino a un’ora fa. Considero conclusa la conversazione.

La professoressa si allontanò, ma era chiaro che fosse la prima a sentirsi delusa dal comportamento dei suoi ex studenti: possibile che non avessero imparato nulla in quegli anni sul rispetto, la comprensione reciproca o la semplice importanza di mantenere rapporti civili? Nulla su loro due, Potter e Malfoy, sempre pronti a bisticciare, da bambini come da adulti? Evidentemente no…

-Papà…- cominciò piano Lily -Cosa vi siete detti di così orribile?

-Preferisco non parlartene- rispose Harry senza degnare l’altro di uno sguardo. Lily guardò Draco, sperando che almeno lui fosse collaborativo, ma la risposta fu solo -Vale anche per me.

-Credo che dovremmo sapere, invece- li interruppe Scorpius con sguardo severo -Almeno per capire se fosse davvero necessario picchiarsi… Noi aspettiamo, vero?- domandò, voltandosi per avere un cenno di assenso da Lily, ma trovandola invece intenta a combattere contro una lacrima che voleva scendere a tutti i costi e che lei cercava vanamente di trattenere: le mise un braccio attorno alle spalle e le sussurrò che andava tutto bene, completamente incurante della presenza dei loro genitori.

-Giù le mani da mia figlia!- gli intimò Harry, ricevendo in cambio un’occhiata truce da parte di Scorpius e una triste da Lily, che mise una mano sul suo petto per stargli più vicina. Harry guardò il pavimento, deglutì e guardò Scorpius -Scusami… In questo momento sono l’ultima persona a poter pontificare su cosa sia giusto e cosa no. Scusami anche tu Lily: il tuo papà non dovrebbe mai farti piangere…

-Gli ho detto che lo odiavo- proruppe Draco sbuffando -Che lo odiavo sul serio e che ha quasi rovinato la mia vita e che negli anni successivi alla scuola , quelli in cui non l’ho visto, sono stato la persona più felice del mondo- confessò, aspettando reazioni.

-Io gli ho detto che il suo odio era palese, ma lui ha risposto che quello che vedevo era solo una pallida idea di quanto mi odiasse per aver mandato suo padre ad Azkaban e per aver fatto l’eroe nei sette anni in cui siamo stati compagni di scuola, anche se mi chiedo che colpa ne avessi e perché la cosa ti riguardasse!- domandò, guardandolo per la prima volta dopo diversi minuti.

-Immagina che per anni tutti ti vizino, facendoti credere di essere speciale, di essere chissà chi e poi renderti conto che non sei nessuno: la prima reazione sarebbe l’invidia,no?- iniziò Draco, ancora arrabbiato -A scuola ho incontrato te, quello che ha ucciso Tu-Sai-Chi senza neanche muovere un dito. Io a undici anni ero consapevole di essere un ragazzino viziato e arrogante, ma ero anche intelligente e ti ho chiesto di essere amici appena ti ho conosciuto: da parte tua sarebbe stato stupido accettare, quindi non l’hai fatto! Dunque cosa hai ottenuto? Un ragazzino viziato, arrogante, invidioso e respinto!

-Speri sia una buona scusa? Ma smettila di…

-Zitto! A questo aggiungi che mio padre voleva farti fuori da quando ero nato e che da sempre mi faceva il lavaggio del cervello a riguardo; mettici anche questo schifo che ho sul braccio -gridò arrotolandosi una manica della camicia per scoprire il Marchio Nero sull’avambraccio -mettici che ho visto portarmi via mio padre, che era la persona a cui tenessi di più al mondo; in tutto questo ero solo, assolutamente solo, perché la gente attorno a me non mi era vicina davvero!

-E quindi? Volevi una vita come la mia, che era piena di casini?

-Volevo una vita, punto e basta! Pensavo che non avrei mai avuto una vita, qualcosa che fosse mio davvero, ho fatto fatica ad uscire da quello schifo in cui sono stato fino ai sedici anni! Poi è morto Silente… il resto lo sai già- si fermò Draco, senza più dire nulla, ma ancora con gli occhi carichi di rabbia.

-Se sei riuscito a trovare una moglie, avere un figlio, un lavoro e in generale a diventare quello che sei, vuol dire che potevi benissimo fare tutte queste cose da solo: a che ti serviva odiarmi?

-Secondo i te i sentimenti “servono”? Ma sei veramente idiota, allora!

-E tu che porti dentro queste cose da quando siamo ragazzini, tu non sei un idiota? Guarda che tu per me non eri invisibile: chiedi pure a Ron e Hermione delle paranoie che mi sono fatto al sesto anno per capire cosa diavolo stessi combinando! Loro non notavano niente, ma io vedevo che ti comportavi in modo diverso, sembravi diverso anche nell’aspetto: ero sicuro che fossi diventato un Mangiamorte, ma loro mi davano del pazzo e del fissato. Ma io lo sapevo che non eri lo stesso Malfoy di prima, da quel momento dovevo avere davvero paura di te, non stavamo più giocando: ti sei fermato in tempo, questa è stata la tua salvezza!- concluse Harry, fermandosi a riprendere fiato -E adesso? Adesso mi odi ancora?- domandò, fissando i propri occhi verdi in quelli grigi dell’altro, con aria severa.

-Non intendo risponderti- si limitò a dire Draco con espressione granitica.

-Hai un articolo di giornale nell’agenda elettronica- lo interruppe Scorpius con aria di sfida -Uno che conserva nel proprio hard disk un articolo della Gazzetta del Profeta di quattordici anni fa, deve essere molto legato a ciò che è accaduto…

Dracò chiuse un attimo gli occhi, poi aprì la ventiquattro ore che portava con sé e ne estrasse l’agenda elettronica di cui parlava suo figlio, aprì alcune cartelle e trovò il file in questione: era un breve articolo della Gazzetta on-line datato quattordici anni prima e raccontava della nascita di una nuova figura professionale al Ministero della Magia, la coppia di impiegati speciali del settore H, incaricati della gestione diretta dei rapporti tra la scuola e il Dipartimento dell’istruzione. A ricoprire l’incarico erano stati scelti Draco Malfoy e Harry Potter, raffigurati nell’immagine a lato del testo. Draco porse l’agenda a Harry:

-Ai giornalisti hai detto “Nell’articolo scrivete prima il suo nome del mio, se no si offende”: lo so che mi stavi solo prendendo in giro, però il mio nome non era mai stato prima del tuo da nessuna parte. Tu non eri più importante di me e io non ero più importante di te; non c’era nessuno dalla tua parte né dalla mia, perché eravamo solo noi due a ricoprire l’incarico; non avevamo una missione opposta per cui scontrarci, ma una comune per cui collaborare. Sono ripartito da zero, per questo non ti mai detto niente su quello che pensavo una volta: avevo chiuso quella porta e non la volevo riaprire più.

-Ti sei mai pentito? Dico, di aver accettato il lavoro?

-Lo stipendio è ottimo, ogni due settimane vedo mio figlio, torno a Hogwarts a vedere se regge…

-Parlo di me! Ti sei mai pentito di aver sostenuto il colloquio?

-E restare tutta la vita col dubbio di come sarebbe stato lavorare con te? No, non avrei potuto… Se al tuo posto mettessero un altro, io forse me ne andrei, perché ormai sono abituato a vedere la tua faccia idiota ogni mattina, a sentire la tua voce irritante quando ti lamenti che si è rotta di nuovo la macchinetta del caffè, ad aspettare fuori da Hogwarts quando arrivi in ritardo e poi inventi scuse poco credibili… A pranzo, durante l’ora d’aria, telefono a mia moglie per ricordarmi che non sono sposato con te!

A Harry scappò un sorriso, nonostante cercasse di trattenerlo, ma poi decise che era il caso di smetterla di tenere il muso: sapeva quanta fatica fosse costata a Draco ammettere tutte quelle cose e inoltre si sentiva ancora in colpa per essersi “azzuffato come un animale”, come aveva detto la McGranitt.

-Ma litigate sempre così?- domandò Lily con occhi ingenui.

-Grazie al cielo no- rispose Harry, guardando Draco, che guardava il soffitto -Sì, accetto le tue scuse…

-E quando mi sarei scusato?- domandò lui, voltando la testa di scatto.

-La contemplazione del soffitto equivale, nel tuo linguaggio non verbale, a “Scusa, avevi ragione tu”: di solito la vedo quando discutiamo di qualcosa su cui sei assolutamente certo di aver ragione tu e poi si scopre che ce l’avevo io. Anche io sono abituato a te, Malfoy!

-Tu non ti scusi?- domandò Draco, cercando di mantenere un’aria un po’ altezzosa.

-Mi scuso… Con te, ma anche con Scorpius e con Lily: non siamo stati un bello spettacolo. Mi sa che dovremmo scusarci anche con la McGranitt…

-Mi associo alle scuse a voi due- completò l’altro -E muoviamoci ad andare dalla McGranitt perché rivoglio il mio diritto al Quiddtich! Tu piuttosto- disse poi a Scorpius- perché sei pettinato? Cosa hai combinato?

Scorpius aveva “litigato col pettine”, come diceva suo padre, cioè aveva l’abitudine di lasciare i capelli un po’ in disordine, che era solo apparente perché era creato ad arte, ma che a Draco sembrava solo un evidente segno di sciatteria: se quei capelli biondi erano disposti così ordinatamente, in genere era perché a Scorpius serviva un favore dal padre o la sua approvazione per qualcosa.

-Per la festa di Natale vorrei mettere il completo grigio…- azzardò il ragazzo -No perché ci vado con lei e siamo d’accordo sull’idea che sia un evento kitsch, quindi tutti e due…

-Fai quello che vuoi…- lo interruppe Draco -Non posso dirti di non renderti ridicolo, quando io stesso ti ho messo in imbarazzo poco fa, sarei incoerente… E quella festa è davvero pacchiana, sono contento che la signorina Potter la pensi allo stesso modo: sarete grotteschi insieme. Badi, è un complimento…

-Tu, Lily, come ti vestirai?- domandò Harry.

-Non lo so ancora bene, per ora sarei dell’idea di cercare un abitino azzurro.

-Quanto “-ino” sarebbe l’abito?- si informò, come previsto, il padre preoccupato.

-Tranquillo signor Potter, controllerò io gli eventuali sguardi indiscreti- lo rassicurò Scorpius.

-Sono i tuoi sguardi indiscreti a preoccuparmi…- commentò Harry, mettendo in imbarazzo Lily, che era ancora accoccolata a Scorpius: pensò che fosse il caso di staccarsi da lui e guardò suo padre.

-Starò a casa solo tre giorni per Natale, poi tornerò a scuola, così passerò l’ultimo dell’anno qui: il mio vestito per la festa di Capodanno sarà elegante, promesso. Anche a lei, signor Malfoy: mi farò fare una foto, così le farò vedere che so essere elegante anche io!

-Rimarrai qui per… lui?- domandò Harry, sempre più convinto di non doversi addentrare oltre con le domande in merito a Scorpius, per il proprio bene.

-Eh? No beh… Isabel resta qui per le feste perché i suoi vanno in crociera, quindi le farei compagnia. E poi sì, c’è anche lui, perché Madelaine va a casa: se tornasse dai suoi se la troverebbe sempre attorno, quindi resto per non fargli festeggiare Capodanno da solo.

-Cercate di non “festeggiare” troppo- commentò Harry acido -Noi andiamo dalla Preside, casomai ci vediamo più tardi… Buon pomeriggio ragazzi- concluse, allontanandosi con Draco.

-Chissà che idee strane si è fatto tuo padre- disse Scorpius una volta che i due furono lontani -Voglio dire, cosa crede che ci sia tra noi?- domandò a Lily con sincerità.

-Cosa credi che ci sia tra noi?- gli domandò lei di rimando, aspettando una risposta seria: era da tanto che voleva chiederglielo e da troppo che ingoiava quella domanda, ma sapeva che non ci sarebbe mai stato un “momento giusto” per fargliela, che non sarebbe mai stato disposto a risponderle. Però doveva almeno provarci, giusto per vedere le sue reazioni e fare lei stessa chiarezza nella propria testa.

-Tra noi c’è un casino totale…- rispose lui scuotendo la testa -Ci vediamo pomeriggio a Quidditch!- la salutò lui, di fatto evadendo la domanda o, comunque, fornendo una risposta poco soddisfacente, ma a Lily bastò così: almeno non aveva risposto “Niente, scema, cosa vuoi che ci sia?”. C’era un casino totale, ma era loro…

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Dopo cena, Lily stava tornando al dormitorio Grifondoro insieme a sua cugina Rose: quest’ultima stava raccontandole che probabilmente sarebbe andata alla festa con Albus, dato che né l’una né l’altro avevano avuto voglia di cercarsi un partner, mentre Lily cercava di deviare la conversazione su un altro tema, temendo che la cugina le facesse domande sul suo cavaliere. Finalmente arrivarono alla porta della stanza di Rose e Lily le augurò la buonanotte: il tempo di fare qualche passo e sentì provenire un grido dalla camera dove aveva appena lasciato la cugina.

-Cosa succede?- domandò allarmata affacciandosi: Rose non rispondeva, ma si limitava ad indicare il proprio letto, completamente sfatto e ricoperto di grossi ragni pelosi. Nonostante somigliasse molto alla propria madre, una cosa che sicuramente aveva ereditato da Ron era l’assurda e tremenda paura dei ragni, anche se sapeva bene quanto fosse difficile incontrarne di veramente pericolosi a Hogwarts: tranne in quel momento, in cui quelle orribili zampette percorrevano l’intera estensione del suo letto e le impedivano anche solo di respirare per la paura. Lily, incerta sul da farsi, puntò la bacchetta contro i ragni e, trattandoli come Mucilli, gridò “Dirumpe!” e questi scomparvero, lasciando solo della polvere grigia sul lenzuolo. Rose corse ad abbracciarla, ancora col respiro affannoso e Lily le consigliò di affacciarsi a prendere un po’ d’aria fresca: le riusciva difficile pensare ad una improvvisa invasione, era molto più probabile che si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, ma chi poteva avercela con Rose? Qualche pretendente scartato per la festa o qualche ragazza invidiosa della sua intelligenza o, forse, semplicemente un ragazzino con troppo tempo libero e in vena di scherzi idioti… Quando le compagne di stanza di Rose tornarono, Lily affidò loro la cugina e se ne andò in camera pensierosa, in parte temendo che fosse in serbo qualche sorpresa anche per lei: arrivata però, vide che tutto sembrava in ordine e, tra sé e sé, si diede della paranoica.

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La mattina seguente, a colazione, Rose sembrava aver recuperato la serenità, che però fu presto rovinata quando vide suo fratello entrare in Sala Grande completamente blu: si avvicinò a lui perplessa, lo sfiorò con un dito e si portò una mano alla bocca, mentre Lily li raggiungeva a bocca spalancata.

-Non è colpa mia, mi sono svegliato così, lo giuro!- si giustificò Hugo -Ero…già blu!

-Sì ma…hai mangiato qualcosa o toccato delle strane erbe? Come… per Merlino, sei blu!- commentò Lily.

-L’ho notato da solo e credo l’abbia notato anche tutta la scuola, a giudicare dalle facce!- In effetti l’intera Sala Grande fissava inebetita Hugo, tra le risate di alcuni e i commenti straniti di altri: Margareth si alzò, lo raggiunse e si mise a squadrarlo da capo a piedi, con aria indagatrice.

-Sì, è blu cobalto!- soggiunse seria.

-Ti sembra il momento?- domandò Lily- Sappiamo che hai vaste conoscenze in ambito di moda, ma…

-Ma no, non hai capito!- la interruppe lei, guardando poi Hugo con evidente imbarazzo -Hai… hai bevuto qualcosa ieri dopo gli allenamenti?

-Dopo gli allenamenti…Sì, ho provato un nuovo integratore che hanno servito a tutti, tornati nello spogliatoio: una ditta di articoli sportivi ne ha inviati alcuni scatoloni come campioni omaggio e ieri due ragazze di Serpeverde li hanno dati a tutti i giocatori. Dici che sono allergico?!

-No, il tuo campione è stato…manipolato!- affermò sicura lei -Anche Lily ne ha preso uno, ma anziché berlo subito lo ha portato in camera e lo ha appoggiato sul comodino: l’ingrediente principale è la polvere di Pianta Mirella, che trattata accuratamente può far diventare chi la assume color blu cobalto! Qualcuno ha modificato il tuo campione per farti uno scherzo stupido…

-Wow, roba da gemelli Weasley- commentò Hugo -Comunque… grazie per avermelo detto! Credevo di averne combinata un’altra delle mie, invece adesso sono più tranquillo!

-Ma come fai ad essere tranquillo?!- gridò Lily -Ieri i ragni di Rose, oggi tu che sei blu… O c’è un’epidemia di scherzi o qualcuno ce l’ha con la vostra famiglia… cioè, la nostra…

Nemmeno il tempo di finire di parlare che l’intero tavolo Grifondoro proruppe in un brusio tra un agitato muovere di sedie:  Albus era appena svenuto e giaceva a terra col viso del colore del gesso. Lily corse da lui e gli si inginocchiò accanto, chiamandolo a gran voce e scuotendolo: solo dopo numerosi tentativi, il ragazzo sembrò sbattere leggermente le palpebre e riprendere i sensi. Quando ebbe gli occhi completamente aperti, mormorò con voce sforzata “Confuso”: Lily lo aiutò a mettersi seduto, gli porse un po’ d’acqua e, dopo qualche sorso, Albus iniziò a parlare.

-Qualcuno mi ha Confuso- disse con voce ancora debole -Ho visto Hugo, ho cercato di alzarmi, ma era come se le gambe fossero di pietra: ho tentato di bere un po’ d’acqua, ma sentivo solo dei fischi nella testa, che diventavano sempre più forti; poi la Sala ha iniziato a cambiare colore e tutto mi sembrava blu come Hugo, finchè non ho visto un lampo e sono svenuto…

Lily era seriamente preoccupata: tre brutti scherzi in due giorni non potevano essere una coincidenza, ma nessuno aveva mai avuto motivi di risentimento verso le famiglie Weasley e Potter. E poi perché solo lei sembrava essersi salvata da questa triste catena? Nel momento in cui il tè che era nella tazza di Isabel si innalzò come un geyser davanti a lei, facendola sobbalzare dalla sedia, Lily ebbe un tremendo presentimento: voltò la testa di scatto verso Madelaine e la vide che stava uscendo dalla Sala Grande, tenendo la bacchetta nascosta sotto al mantello e puntandola contro il tavolo Grifondoro. Quella goccia fece traboccare il vaso e Lily le corse dietro nel corridoio:

-Sei stata tu!- le urlò a gran voce -Tu hai combinato questo casino! Come ti sei permessa?

-Piano con le accuse, signorina!- la zittì lei con aria di sfida -Hai forse delle prove?

-Non le ho, ma so che sei stata tu! Perché lo hai fatto? Loro non ti hanno fatto niente!

-Ammettiamo pure che sia stata io- iniziò Madelaine con tono allusivo -Se volessi vendicarmi per quella storiella che dici esistere tra te e Scorpius, non potrei certo prendermela con lui, lui è quello che voglio ottenere: forse sì, me la prenderei con te, mi divertirei un po’ coi tuoi amici e poi passerei direttamente alla radice del problema. Coi tuoi amici andrei leggera, ma con te…- disse, lasciando la frase incompleta.

-Quindi lo ammetti, ammetti di essere stata tu!- ribattè Lily al colmo dell’ira. Ma dov’era la McGranitt quando serviva? Probabilmente ancora in Sala Grande a sincerarsi che tutto andasse bene: ma non andava bene niente in quel momento e se Lily avesse raccontato tutto sarebbe solo andata peggio, ormai si aspettava solo danni da Madelaine. Stava per scoppiare a piangere, quando sentì un braccio attorno alle proprie spalle, ma non perse neanche un secondo a domandarsi di chi fosse:

-Sappiamo che sei responsabile di tutto- le disse Scorpius con espressione truce -Racconta tutto alla McGranitt o lo faremo noi, non mi interessano le conseguenze: la famiglia e gli amici di Lily non hanno nessuna colpa se tu sei una povera pazza!

-Oh, ecco il prode cavaliere che arriva a salvare la sua dama- lo schernì Madelaine, avvicinandosi a loro con espressione sarcastica -Questa sarebbe la ragazza che ti starà accanto tutta la vita? Quella che un giorno ti darà dei figli e con cui spenderai il resto dei tuoi giorni? Complimenti, mio caro, hai davvero gusti sopraffini- commentò lei, sfiorando con un dito il viso di Lily, ormai distorto dalla rabbia.

-Giù le mani da mia moglie- sibilò Scorpius, mentre Lily sentì i battiti del cuore rincorrersi l’un l’altro come in una gara -Non puoi toccarla nemmeno con un dito!

-In tal caso… Confundo!- gridò Madelaine puntandole contro la bacchetta.

-Expelliarmus!- la precedette Lily, salvandosi all’ultimo: la bacchetta dell’altra rotolò via proprio mentre la Preside usciva nel corridoio attirata dal trambusto, non vedendo, però, nulla di insolito, eccetto Scorpius Malfoy che abbracciava Lily Potter. Certo, le sembrò strano, ma dopo Weasley blu, capì che la giornata sarebbe stata già abbastanza dura senza occuparsi dei love affairs degli studenti:

-Non abbiamo finito…- bisbigliò Madelaine, passando accanto a Lily mentre andava via, salutando cerimoniosamente la McGranitt: Scorpius rafforzò la stretta attorno alle spalle della ragazza, che ormai era troppo scossa per non scoppiare in lacrime.

-Piangi sempre quando sei con me…- finse di lamentarsi lui, per poi avvicinarsi al suo orecchio -Andiamo alla colonna, che tra un po’ ci sarà il mondo intero in questo corridoio.

I due arrivarono al loro luogo prediletto, secondo solo al campo da Quidditch, e Scorpius appoggiò la schiena alla colonna, permettendo a Lily di posare la testa sul suo petto e sfogarsi.

-Mi dispiace che questo succeda a causa mia- cominciò lui, accarezzandole i capelli -La tua famiglia non c’entra nulla e mi sento davvero in colpa. Forse dovrei… dovrei assecondarla, magari smetterebbe di…

Lily lo guardò severa, allontanando il proprio corpo dal suo e iniziando a parlare, ancora tra le lacrime:

-Ha fatto troppi danni perché io lasci correre: alla tua famiglia, a te, ora persino alle persone a cui voglio bene, solo perché sono legate a me. Non posso permetterle di comportarsi in questo modo, ma nemmeno a te di dargliela vinta: prima ha detto che non si è accanita su di te perché tu sei “quello che vuole ottenere”. “Ottenere”, capito?! Come se fosse una gara e tu fossi il premio! Allora sappia che, se è una gara, non è l’unica concorrente disposta a giocare sporco…- concluse, arrabbiata.

-Ho fatto di tutto perché non succedesse, ma adesso ci sei dentro in pieno: benvenuta nel mio casino totale, Lily Potter- disse lui dolcemente, guardandola con occhi tristi -Benvenuta per sempre…

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Ed ecco il nuovo capitolo! La frase conclusiva mi sembra avere poco senso, però suona bene, boh... Il titolo, al contario, è poco elegante e suona male, quindi si compensano! Una precisazione: più di una volta Lily e Scorpius si rivolgono a Harry e Draco chiamandoli "signore": in italiano non si usa, ma in inglese è prassi abbastanza comune e sinceramente mi riesce comodo come espediente per far capire meglio a chi si rivolgono. Specifico perchè, ribadisco, in italiano è un po' formale come espressione e può sembrare irrealistica e pesante. Per il resto questo capitolo non fa altro che peggiorare la situazione di Madelaine, sempre più insopportabile: sembra solo a me?

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 13
*** Rendimi felice ***


Capitolo 12 - Rendimi felice

Una volta che Lily si fu un po’ calmata e, soprattutto, che si fu fatto troppo tardi per tergiversare oltre, lei e Scorpius si diressero alle rispettive lezioni, che si rivelarono una completa perdita di tempo, causa patologica distrazione di entrambi: lei era ancora profondamente scossa per ciò che era accaduto ai suoi cari, mentre lui cercava di non pensare che fosse solo colpa sua. Lily aveva accettato consapevolmente di fare parte della sua vita, con tutti i rischi che questo comportava: Scorpius aveva ormai quasi la certezza che lei non fosse semplicemente “affezionata”, ma che ci fosse un sentimento più profondo, che lui non voleva nemmeno immaginare. Gliel’aveva detto di non legarsi a lui, di non pensare che avrebbe potuto renderla felice, che da lui sarebbero venuti solo guai: l’aveva vista piangere troppe volte in quei due mesi, per troppe volte si era scontrato con la sua espressione malinconica come la Luna, la Luna che gira attorno al Sole perché una forza più grande di lei la costringe a farlo. Scorpius giurò a se stesso di impegnarsi per non far piangere più Lily: doveva farla sempre essere splendente, come la Luna quando è piena e illumina la notte, perché lui era il Sole che la legava a sé, al di là della razionalità delle cose.

Quel giorno c’era stato il sole, quello vero, e un leggero vento aveva tenuto lontane le nuvole più minacciose, lasciando il cielo velato, ma non facendo prevedere pioggia per la serata: anche se ormai era novembre e il caldo era solo un ricordo lontano, Lily e Scorpius continuavano, quando possibile, ad incontrarsi sul prato del campo di Quidditch, armati di giacche e coperte di lana da stendere a terra. Arrivarono praticamente insieme, cosa che non succedeva molto spesso, e stesero le coperte per sedersi.

-Va un po’ meglio rispetto a stamattina?- domandò lui con voce calma, ottenendo in risposta un cenno affermativo del capo e un sorriso un po’ tirato: si sdraiò e sperò che Lily facesse altrettanto, ma lei superò le sue aspettative e si accoccolò direttamente accanto a lui. Scorpius sentiva il freddo di novembre attorno a sé, ma un caldo agostano dentro, come se fosse appena esplosa l’estate e la colpa fosse tutta di quel corpo rannicchiato vicino al suo: il loro bizzarro rapporto era iniziato per la curiosa insistenza di lei, testarda, allegra e un po’ troppo bambina per i suoi gusti e invece in quel momento Lily era lì, insicura, preoccupata, ma ancora bambina, così fragile da cercare riparo tra le braccia di Scorpius. Lui sarebbe stato abbastanza forte da sostenerla?

-Fa freddo stasera- disse lei piano -Chissà se le tue rose stanno bene…

Si preoccupava per le sue rose anziché per sé stessa! Lo stomaco di Scorpius fece i salti mortali e il cuore iniziò a battere troppo forte per andare avanti a negarlo: si stava stupidamente innamorando di lei!

-Mi interessa solo che stia bene tu- rispose lui guardandola negli occhi -Se hai freddo entriamo…

-Stai avendo pietà di me perché stamattina ho avuto un momento di debolezza?- domandò lei, volendo essere un po’ ironica, ma poi cambiò espressione: Scorpius aveva iniziato a percorrere con un dito il profilo del suo viso, le scostava i capelli dagli occhi e la osservava con uno sguardo più intenso del solito. La mandria di Thestral che, ormai, Lily era sicura dimorasse nel suo petto, stava scalpitando senza che lei potesse fermarla e il cervello sembrava essere scollegato: sarebbe stata stupida a negarlo oltre, si stava innamorando di lui!

-Stamattina a lezione non ho fatto altro che pensare a te perché ero preoccupato- iniziò lui imbarazzato -Sentivo lo sguardo di Madelaine addosso e non so cosa mi abbia trattenuto dall’idea di appenderla al soffitto… Non voglio più vederti piangere, d’accordo?

-Io e te abbiamo una spilla insieme…- rispose lei piano -Quella spilla ti obbliga a rendermi felice- sorrise, avvicinandosi a lui e cingendolo in vita con un braccio -Rendimi felice, Scorpius…

Lui si voltò su un fianco e, mentre con il braccio che era a terra racchiudeva le spalle di Lily, con la mano dell’altro continuò ad accarezzarle il viso: si avvicinò a lei e le baciò la fronte. “Rendimi felice, Scorpius”, echeggiava nella sua testa. Scese a baciarle la punta del naso, sentendosi profondamente idiota. “Rendimi felice, Scorpius”. Le sfiorò il naso con il proprio e chiuse gli occhi, come aspettando di morire.

-A questo punto dovresti dire che non è il caso…- sussurrò lei.

-No, dovresti dirlo tu..- le rispose lui piano. Gli occhi che si muovono veloci, le labbra secche, il nodo alla gola… “Rendimi felice, Scorpius”… Nessuna Luna ad illuminare la notte, poche stelle ad osservare quei due corpi infreddoliti stretti in un abbraccio e divisi da inutili millimetri, perché ormai si trattava solo di questo: rimanevano lì, fermi, come ad aspettare un’interruzione che di certo sarebbe arrivata, come il verso di un gufo, un rumore di passi, una qualsiasi cosa che li avrebbe distolti dal loro intento. Le labbra che si sfiorano non fanno alcun rumore, ma portano con sé una tempesta, invisibile agli occhi, ma impossibile da respingere: Lily e Scorpius erano completamente sballottati da quella tempesta, soggiogati da una forza che non credevano di poter creare o forse di dover creare. Ma si sa, la Luna e il Sole hanno un legame che per secoli è rimasto incomprensibile, ma che oggi è qualcosa di scontato, voluto dalla natura molto prima che fosse chiaro agli uomini.

-Grazie- disse Lily quando le sue labbra si staccarono da quelle di Scorpius.

-Grazie a te- rispose lui, stupendosi di quanto potesse fare un contatto di labbra talmente casto e impercettibile che sarebbe stato ardito chiamare “bacio”. Però l’avevano fatto, era il loro primo bacio: “primo” lasciava intendere che ce ne sarebbero stati altri…

Trascorsero il resto della serata commentando quella giornata, iniziata in modo decisamente movimentato, e la precedente, che non era poi stata da meno, sempre abbracciati l’uno all’altra: arrivate le dieci, decisero di avviarsi verso le proprie stanze, quindi entrarono nel lungo corridoio che portava ai dormitori. Nel farlo, passarono, come sempre, accanto a quella che era diventata la loro colonna e Lily si fermò proprio vicino ad essa: alzò gli occhi e fissò lo sguardo sulla parte laterale del capitello, indicandola col dito.

-L’avevi mai visto?- domandò, facendo notare a Scorpius la presenza di un bassorilievo a forma di sole e luna incastrati l’una nell’altro. Osservarono che tutti i capitelli avevano dei bassorilievi incisi che variavano da colonna a colonna: fu inevitabile pensare che quella colonna dovesse diventare ufficialmente loro proprietà, perché persino la fredda pietra parlava di loro. -Quindi noi ora…-cominciò Lily arrossendo -cosa siamo? Cioè, come siamo…

-Siamo due che fingono di stare insieme, ma che non hanno ancora le idee chiare su cosa fare per davvero… Ti piace come definizione?- azzardò lui. Lily annuì, perché in effetti le sue idee non erano proprio chiare: fino a quel momento Madelaine non era mai stata molto convinta della sincerità della loro storia, ma nonostante questo aveva scatenato il pandemonio, quindi se si fossero messi insieme sul serio, la situazione sarebbe solo peggiorata, portando con sé strascichi imprevedibili. Arrivati al bivio, si trovarono nell’imbarazzante situazione di non sapere come salutarsi: un altro bacio, un abbraccio, una diplomatica stretta di mano, una scrollata di fazzoletto in stile anni ’20…cosa, insomma? Rimasero a fissarsi con le braccia lungo i fianchi, finchè lui non sorrise e si inchinò deferente con una mano sullo stomaco:

-Buonanotte madamigella!

-Buonanotte anche a voi- rispose lei, piegando leggermente la testa le ginocchia e aprendo i lembi esterni della gonna e dirigendosi poi verso il dormitorio Grifondoro con un sorriso divertito sulle labbra.

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Quasi all’insaputa degli studenti, era già arrivato il primo giorno di dicembre, ma mancavano ancora più di venti interminabili giorni alle vacanze di Natale: il nuovo mese portava con sè una sferzata di aria fredda e piogge frequenti, che rendevano, se possibile, ancora più penosa l’attesa delle feste. Scorpius, dal canto suo, si sentiva più sereno rispetto a qualche settimana prima perché, fortunatamente, Madelaine sembrava aver rinunciato alle sue ripicche, ma non ancora a lui, purtroppo: la sua non-storia con Lily sembrava procedere bene, condita dai soliti bisticci che li contraddistinguevano, ma anche dalle interminabili sedute di abbracci sotto le stelle o accoccolati alla colonna con la luna e il sole. Non c’erano più stati baci, se non qualcuno sporadico sulla fronte o sulla guancia: per far tornare la tempesta avrebbero aspettato un momento in cui fosse stato proprio necessario, quasi un bisogno impellente. A Scorpius cominciava a non bastare più quello che c’era stato fino a quel momento, ma decise di tenere la cosa per sé…

-Gentili studenti- incominciò la McGranitt, dando la prima comunicazione della giornata, col solito tono di quella a cui piaceva proprio dare gli avvisi -essendo ormai giunto il mese di dicembre, andrò ora a comunicarvi quali saranno gli ospiti che prenderanno parte, quest’anno alla festa di Natale.

Il risvolto positivo della “Festa pacchiana”, come lo chiamavano Lily e Scorpius, era che, in quanto evento benefico, attirava a Hogwarts anche personaggi discretamente famosi in veste di testimonial e band di un certo successo per garantire un piacevole sottofondo musicale: dopo che la Preside ebbe annunciato la presenza del famoso attore Ivan Wacheslavovic, molte ragazze si lasciarono andare a squittii eccitati e soddisfatti, ma non eguagliarono certo il trambusto scatenato dai ragazzi nel sapere che sarebbe stato accompagnato dalla sua fidanzata, la bella attrice Morgana Mitchell. La musica, invece, sarebbe stata offerta dalla nota cantante Nena Quark e da due giovani band, i Lucida Follia e i Topi di Bristol.

-I Topi di Bristol?!- urlò felice Lily lanciando in aria la fetta imburrata che teneva in mano.

-Per la tua unica e sola gioia, direi- commentò Isabel, staccando schifata la fetta di Lily dal proprio maglione -Sarai l’unica fan in tutta la scuola, a giudicare dal dissenso generale…

Lily, con un sorriso da un orecchio all’altro, cercò lo sguardo di Scorpius, che manteneva la solita espressione impassibile, ma che lei sapeva star combattendo contro il desiderio di saltare sul tavolo: lo capiva dal modo in cui si mordicchiava il labbro, ormai lo conosceva… “Basta Lily, pensa ad altro” intimò a se stessa “Però dai, come è bello quando fa così… e poi sarà così contento che vengono i Topi… stasera festeggiamo!” , proseguì, intimandosi nuovamente di piantarla e sorridendo nel ripensare alle parole di suo padre riguardo al Capodanno: “Cercate di non festeggiare troppo…”

-Anche Amante Segreto ascolta i Topi- raccontò Lily tutta contenta, imburrando una nuova fetta biscottata -Oggi a Quidditch metto la spilla, così la vede…

-Ah, è un tuo compagno di Quidditch!- esclamò Margareth indicandola -Ti sei scoperta, signorina! Dicci chi è, dai, tanto siete in 7 in squadra, sarà facile scoprirlo…

-Non ve lo posso dire, dai!- cercò di cambiare discorso Lily -In più si tratta solo di aspettare una ventina giorni: alla festa vedrete tutti chi è e capirete perché doveva restare segreto.

-Uhm, riflettiamo- iniziò a dire Rose, ormai perfettamente a conoscenza dell’intera questione di Amante Segreto, raccontatale da Isabel -Escludiamo il Portiere, che è Hugo; restano 3 Cacciatori e 2 Battitori…

-Rose, per favore!- la fermò Lily -Davvero, ragazze, si tratta solo di una ventina di giorni e poi saprete tutto… E smettetela di guardare Andreas in quel modo, non è lui!

-Sì, lo so- commentò con noncuranza Isabel -Lui viene alla festa con me… Non ve l’avevo detto?

-Ti meriteresti un’altra fetta imburrata, ma stavolta dritta in faccia- commentò Margareth, che reagiva sempre con un po’ di stizza quando non le si comunicava un gossip di un certo livello: Hugo la sentì e sorrise alla battuta, facendo arrossire Margareth dall’altro lato del tavolo.

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Alle nove di quella sera, Lily si presentò alla colonna, dato che la pioggerella del mattino si era trasformata in nevischio, giusto durante gli allenamenti, costringendola a combattere contro i cristalli ghiacciati, oltre che contro i Bolidi assassini di Ralph Ross e la innegabile bravura del Cercatore dell’altra squadra, che era lì ad aspettarla seduto sul basamento.

-Vengono i Topi, vengono i Topi- canticchiò lei arrivando -Sei contento?

-Sarei saltato sul tavolo- rispose lui, alzandosi in piedi -Oggi ho visto la spilla, quindi mi sono sentito ispirato: guarda- disse alzandosi il maglione e scoprendo una inconfessabile maglietta dei Topi di Bristol -Io con questa non ci andrei in giro, però a te la posso far vedere!

-E io che pensavo che nemmeno esistessero le t-shirt nel tuo armadio- ironizzò lei.

-Non tante, ma ci sono… Un po’ alla volta te le farò vedere tutte- rispose lui, risedendosi e aspettandosi che lei si accomodasse vicino a lui: inaspettatamente, però, si inginocchiò davanti a lui, coi gomiti sopra le sue gambe e un grosso sorriso.

-Mi piace che tu non ti vergogni davanti a me- disse lei -Quando cadi dal letto, quando indossi magliette improbabili, quando mi annusi perché so di giardino… Anch’io non mi vergogno davanti a te: di solito non piango di fronte alle persone, perché io sono una ragazza allegra, ma con te ho pianto tante di quelle volte che ci potresti innaffiare le tue rose…

-C’è una cosa di cui mi vergogno- iniziò lui un po’ titubante -Però riguarda te, quindi non so se dirtela…

-Lanci il sasso e nascondi la mano? Non si fa, Malfoy, sai che adesso ti torturerò finchè non me lo dici… Devo ricominciare a rincorrerti in giro per la scuola?

-Se alla festa sarai… molto carina- disse lui -io non credo di volermi trattenere: non credo che mi basterà darti un bacio sulla guancia… Capisci cosa intendo?

-Hai svegliato la mandria di Thestral…-rispose lei, sperando che lui ricordasse la conversazione in cui lei gli aveva spiegato la sua bizzarra metafora per indicare il battito sostenuto del cuore -Dormivano così bene… Ma poi mancano più di venti giorni, non stare già a pensare a questo!

-Mh, va bè…Hai sentito che viene anche Ivan Wacheslavovic?- cercò di cambiare discorso lui.

-Oh, altrochè se l’ho sentito!- rispose lei con convinzione -Non ce n’è, è proprio un gran bel pezzo d’uomo: alto, biondo, begli occhi azzurri…

-Come se io fossi verde e con gli occhi a lato come i pesci martello!- si stizzì un po’ Scorpius -E poi lo sai che viene con la fidanzata, quindi non hai speranze che ti noti…

-Oh, c’è un ragazzo geloso qui- lo prese in giro lei, alzandosi in piedi e tendendogli una mano per fare altrettanto: lui la guardò un attimo con espressione sostenuta, ma poi le prese la mano e si alzò. Lei lo guardò e disse -Guarda che anche tu sei un bel ragazzo, se no non verrei alla festa con te…

-Noi andiamo alla festa insieme per la storia di Madelaine- rispose lui, cercando di mantenersi un po’ distaccato, ma lei iniziò a baciargli il collo sussurrandogli “Raccontala a qualcun’altra, Malfoy…”: fu costretto a cedere e la strinse alla vita, scegliendo poi di far scivolare una mano sotto la sua maglietta. Lei non disse nulla, ma andò avanti a sfiorare con le labbra il suo collo, mentre con le mani gli accarezzava i capelli: a Scorpius era mancata la pelle di Lily, nonostante l’avesse sfiorata in quel modo una sola volta, quella famosa del reggiseno, sempre dietro quella colonna.

-Questo è perché hai messo un “se” davanti a “sarai carina”- disse lei, tornando a guardarlo negli occhi -mentre per quello che hai detto dopo… non so, questa cosa la possiamo considerare “più di un bacio sulla guancia” ?

-Al momento sono molto… provato emotivamente, mettiamola così- rispose Scorpius, allusivo -Però penso che se Madelaine ci vedesse adesso avrebbe un attacco di cuore!

-Cosa devo fare per non farti pensare continuamente a lei?- domandò un po’ irritata Lily.

Scorpius non rispose, ma avvicinò la punta del naso a quella della ragazza:

-Non è a lei che penso continuamente…- iniziò lui -Quando i Topi canteranno “Ora e per sempre, per sempre ora” ti bacerò davanti all’intera Sala Grande, non mi interesserà se tutti ci guardano…- concluse, allontanando il proprio viso da quello di Lily, sperando di averla fatta arrossire per prenderla un po’ in giro.

-Non crederai mica di essere l’unico “emotivamente provato” qui- gli rispose lei con sfrontatezza, prendendogli le mani e avvicinando il viso al suo -Vengono i Topi, dobbiamo festeggiare…

Scorpius stava già per posare le labbra su quelle di Lily, ma lei si ritrasse con un sorriso da bambina in vena di scherzi: lui la guardò con espressione scettica e un sopracciglio alzato.

-Non mi abituerò mai al fatto che sei una ragazzina scema- disse, senza crederlo davvero e dandole poi un colpetto sulla fronte con una nocca-Però ormai mi gironzoli attorno da troppo tempo per far finta di non conoscerti- aggiunse lui, sempre mantenendo un’aria serafica.

-E se non fanno “Ora e per sempre, per sempre ora”?- domandò poi Lily con espressione dubbiosa.

-Te la canterò in un orecchio e poi ti bacerò davanti all’intera Sala Grande…

-E non hai ancora visto il vestito…- lo provocò lei, ricevendo in cambio un’occhiataccia.

-Fila nella tua stanza, se no non so se ti lascio andare via stasera…

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Draco Malfoy aveva 44 anni, durante i quali era stato tante persone diverse: bambino viziato, ragazzino arrogante, Mangiamorte senza convinzione, ma anche buon marito, padre premuroso e ottimo lavoratore. Tutte queste personalità non si erano cancellate l’una con l’altra, ma si erano come stratificate in lui, tanto che a tratti l’ottimo lavoratore tornava testardo come il ragazzino arrogante di un tempo e il buon marito lasciava spazio a capricci da bambino viziato: quella mattina i capricci l’avevano fatta da padrone a casa Malfoy e Draco era uscito di casa facendo sbattere la porta alle proprie spalle, giusto in faccia a sua moglie. Lui e Astoria non litigavano spesso, ma se accadeva era solo per questioni veramente serie, non certo per le quisquilie della vita quotidiana, che sapevano sempre risolvere in modo sereno e diplomatico: a chi li guardasse da fuori, talvolta, sarebbero potuti sembrare un po’ freddini, ingessati, ma quello era il loro matrimonio, il loro modo di amarsi e nessuno avrebbe dubitato della solidità della relazione. La “questione seria” che aveva ingrigito la mattina di Astoria riguardava quell’orribile faccenda del contratto che legava i Malfoy agli Hamilton: il giorno precedente, Hector Hamilton in persona aveva approfittato della pausa pranzo per una “visita di piacere” a Draco.

-Come mai qui nel settore H?- aveva domandato Draco, immaginando di essere la risposta.

-Mia figlia mi ha riferito che il suo fidanzato sta tenendo un comportamento un po’ irriguardoso nei suoi confronti… Ne sai nulla?

-Con “il suo fidanzato” intende Scorpius? Non mi risulta che lo sia più ormai da un paio d’anni… Tanto più che ora è fidanzato con la figlia del mio collega: ti ha riferito anche questo?

-Credo si tratti di quella che Madelaine definisce “la ragazzina ridicola coi capelli rossi”… In tal caso direi che tu e Potter mi state solo facilitando il compito…

-Di cosa parli?- aveva chiesto Draco, cercando di non lasciar trapelare la preoccupazione.

-Questo incarico del settore H, non so…mi sembra un po’ superfluo. Se il Ministero ne facesse a meno, risparmierebbe un bel po’ di galeoni, non trovi? Ne parlerò domani col Primo Ministro, sono sicuro che terrà in considerazione un mio consiglio… Arrivederci Malfoy.

 Astoria aveva preso molto seriamente le parole di Hamilton, ben consapevole della sua influenza sul Primo Ministro: far licenziare Draco sarebbe stato un colpo basso, ma nulla sarebbe stato troppo per uno come Hector. Le sue preoccupazioni, però, avevano irritato suo marito, che le aveva urlato di essere perfettamente in grado di gestire la situazione da solo, senza che lei si intromettesse nella questione: peccato che lei fosse sua moglie, quella che lo aveva salvato dal matrimonio con Lucille Hamilton, dalla perdita dei beni di famiglia e che da 25 anni sopportava i suoi sbalzi d’umore, le sue molteplici personalità, il suo modo di fare spesso irritante. Draco guardò lo schermo del suo cellulare, sperando di trovare una sua chiamata o un suo messaggio, ma il display non gli mostrò altro che il simbolo di Serpeverde, che lui usava come sfondo: come se ci fosse il rischio di dimenticare quale fosse la sua natura…

-Perché non sbraiti per il mio ritardo?- domandò Harry arrivando all’ingresso di Hogwarts, dove lo aspettava Draco -Di solito quattro minuti sarebbero un buon motivo per un Avada Kevadra…

-Hamilton vuole farci licenziare- rispose Draco con aria seria -Oggi parlerà con Salvado…

-Capisco- si limitò a dire Harry, serrando le labbra e annuendo leggermente -Sai da solo che quella faccia contrita non influenzerà l’andamento del colloquio tra Hamilton e il Primo Ministro, vero?

-E cosa dovrei fare, mettermi a ridere?- domandò Draco alterato.

-Mettiamo caso che Hamilton convinca Salvado a farci fuori: in quel caso andremmo a difendere il nostro posto nello stesso modo in cui lui ce lo ha fatto perdere, cioè convincendo Salvado a nostra volta!

-Tu sei troppo ottimista!- lo rimproverò Draco alzando la voce -La fai troppo facile!

-E tu, come sempre, non hai le palle di affrontare le situazioni!- rispose con foga Harry -Piangersi addosso è troppo facile, mio caro: io non sono ottimista, perché ho imparato a mie spese che l’eccessiva fiducia nelle cose regala solo epici calci in culo, ma sono realista, perché credo che sia io che te meritiamo il nostro posto. Quindi adesso mi fai il favore di fare l’uomo e alzare la testa, perché non sarà uno stronzo qualsiasi a piegarti, chiaro?- concluse, con notevole convinzione.

-Sì- rispose soltanto Draco, fissando poi il terreno: aveva come un nodo alla gola perché ripensava ad Astoria, che lo guardava con gli occhi lucidi mentre usciva di casa, alle parole di Harry, che lo avevano scosso come una scarica elettrica, ma tornò con la mente anche agli anni della sua infanzia, anni in cui mai avrebbe permesso che qualcuno calpestasse il suo orgoglio. Aveva  44 anni, ma in quel momento avrebbe voluto averne ancora 11 per sentirsi schifosamente spavaldo come era allora, così pieno di sé da farsi odiare dopo cinque minuti da chiunque fosse nello stesso chilometro quadrato, così certo del nome che portava da sembrare un principe, quando in realtà era solo un ragazzino dal volto pallido e aguzzo. I suoi pensieri furono interrotti dalla suoneria del suo cellulare: sperò ardentemente che si trattasse di Astoria, ma purtroppo il nome di Hector Hamilton lampeggiava sul display accanto all’icona della cornetta.

-Sono lieto di annunciarti ufficialmente che la tua sedia traballa, Malfoy…Salvado sta valutando con attenzione la mia proposta e stasera stessa telefonerà a te e Potter per comunicarvi la sua decisione.

-Sei uno stronzo!- gridò Draco nel ricevitore.

-Piano con le parole, altrimenti potrei rincarare la dose… In bocca al lupo, Malfoy… o forse no?- chiuse la conversazione Hector, senza dare possibilità di replica.

-Entro stasera sapremo…- cominciò Draco -Se questo è il prezzo da pagare per aver fatto le cose giuste, allora preferisco sbagliare ancora…

-Cosa intendi?- domandò Harry con apprensione.

-Non mi servirà tentare di modificare il contratto, lui lo cambierebbe per mille volte e mille altre ancora: devo trovare l’originale e distruggerlo. So che ne esistono due sole copie, di cui una è la nostra e l’altra è in mano sua, ma non so dove la nasconda: ha una casa enorme, un ufficio enorme e Passaporte che lo collegano a decine di luoghi diversi e non posso permettermi di perlustrare il mondo intero, perché so che impazzirei prima. So che commetterei un’azione illegale, abbassandomi al suo livello, ma per la mia famiglia sarei disposto a uccidere e lui sarebbe il primo della lista…

-Troveremo il contratto…-lo consolò Harry.

-Ho detto “troverò”- lo corresse Draco con sguardo severo -Tu stanne fuori!

-Troveremo il contratto- lo contraddisse Harry, avvicinandosi a lui con fare minaccioso -e sia tu che io resteremo incollati alle nostre scrivanie finchè non avremo i capelli bianchi. Troveremo il contratto e libereremo i tuoi genitori dall’ansia di vedersi portare via tutto, tuo figlio da quella di sposare quella stronza di Madelaine e te dalla paura che facciano del male anche ad Astoria…

Si trattava di quello: Draco aveva il profondo terrore che Hector potesse mettere in pericolo sua moglie, al punto da averlo spinto a reagire con aggressività proprio con lei, la donna che avrebbe protetto a costo della vita, ma davanti a cui non voleva mostrarsi debole e insicuro. Almeno per lei,voleva essere un eroe!

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E dopo tante richieste...finalmente c'è stato il bacio! Va bè, un bacetto casto, ma preferiscono fare con calma... Piccola annotazione sullo scorrere del tempo: ogni tanto procedo raccontando giorno per giorno, ogni tanto c'è un salto di una o due settimane, salto sempre segnalato. Tengo a precisare, però, che non sono mai casuali: voglio dire, io so sempre che giorno è nella storia perchè mi son messa lì buona buona col calendario! La Rowling ambienta questo momento (il settimo anno di Scorpius) nel 2024 e, nello specifico, questo capitolo si conclude martedì 2 dicembre (infatti ci sono in visita Harry e Draco, che vengono un martedì ogni 15 giorni). Mi è servito un sacco fare la scansione temporale ordinata, così tenevo meglio d'occhio la situazione...

Va bè, comunque si capisce che l'ultima parte del capitolo è quella che apre la strada alla parte meno pucciosa e più intricata, quella del contratto: non che dall'oggi al domani smettano di fare puccioserie, anzi, solo che c'è un po' più di thriller... va bè, thriller non è la parola giusta, ma si capisce!

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 14
*** L'uomo è cacciatore ***


Capitolo 13 - L’uomo è cacciatore

Era martedì e Scorpius sapeva che subito dopo colazione avrebbe incrociato suo padre, a scuola per le ispezioni: voleva assicurarsi che andasse tutto bene, dato che nei giorni precedenti le minacce di Madelaine si erano fatte sempre meno velate. Aveva preferito non parlarne con Lily fino a quando non fosse stato sicuro che non c’era nulla da temere, ma poi gli venne in mente che il suo rapporto con lei era nato proprio per ottenere consigli  e conforto sulla situazione: guardò l’orologio, che indicava le sette e sperò che Lily fosse già sveglia, quindi portò il cellulare in bagno e provò a telefonarle. Dopo un paio di squilli a vuoto, Scorpius sentì la voce, per la verità un po’ assonnata, di Lily:

-Se sei caduto da letto non mi interessa…

-Scusa se ti telefono… a quest’ora soprattutto…- disse lui parlando a bassa voce per non farsi sentire -Solo che c’era una cosa che…

-Ce la fai a essere alla colonna tra dieci minuti?- chiese lei con voce dolce -Non mi piace il tuo tono…

Lui rispose che avrebbe fatto il possibile per essere pronto e si domandò se lei ce l’avrebbe fatta, sapendo bene quanto tempo ci mettesse a prepararsi quando doveva incontrarsi con lui: Scorpius si ritrovò a pensare che era molto tenera quando faceva così… “Ma che tenera e tenera, l’uomo è cacciatore, non posso stare a pensare alle tenerezze! Certo, c’è da dire che sa essere appagante anche sotto quella prospettiva…” pensò, passandosi una mano sul collo, che a lei sembrava piacere tanto. Guai a pensare certe cose di prima mattina, soprattutto per un ragazzo, a maggior ragione se non vede più Quella delle Tre e Quella delle Cinque ormai da un po’ e Quella delle Nove si diverte a stuzzicarlo fino alla pazzia…

-Non riesco a credere che tu sia già pronta!- esclamò Scorpius arrivando alla colonna.

-Te l’ho detto, non mi piaceva il tuo tono di voce- rispose lei con un sorriso -Sei preoccupato per qualcosa?

Lui cercò di mantenere un’aria un po’ spavalda, giusto per non farle sapere quanto lei lo avesse rammollito in quei due mesi, ma poi guardò il suo sorriso, così diverso da quello infantile e dispettoso della sera prima: c’era un momento per giocare e uno per essere seri e quello era il momento di essere seri. Le raccontò dei suoi timori riguardo Madelaine, delle sue allusioni ai “provvedimenti” che avrebbe preso suo padre e del fatto che le sue avances fossero tornate particolarmente insistenti: su quest’ultimo punto, Lily assunse un’espressione degna dell’intera famiglia Malfoy, ma poi tornò un po’ più serena.

-Hai fatto bene a dirmelo- gli disse lei -Ne parleremo dopo con gli impiegatissimi e vedremo quali buone nuove portano dal Ministero… Adesso vai che è già ora di colazione.

-Non capisco se mi sembri di più una mammina apprensiva che manda a scuola il bambino tonto o una di quelle mogli premurose da film anni ’50 che saluta il marito che va al lavoro- commentò lui ironico.

-Non avrei dovuto farti venire così in fretta- disse lei, osservando con disappunto la divisa di Scorpius -Hai il nodo della cravatta storto- notò, sistemandoglielo -ed è evidente che stamattina la tua spettinatura ad arte è stata assolutamente casuale- concluse ravvivandogli qualche ciuffo con le dita.

-“Moglie premurosa” vince su “mammina apprensiva”- commentò lui, più a se stesso che a lei -Ci vediamo dopo con gli impiegatissimi- la salutò, baciandola sulla fronte: anche se il grado di virilità del gesto rasentava lo zero, gli piaceva un sacco baciarle la fronte!

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Harry e Draco attesero fuori dalla Sala Grande che i ragazzi terminassero la colazione per raccontare ai propri figli la questione del possibile licenziamento: i primi studenti che uscirono, lanciarono qualche occhiata ai due, ricordando ancora quella volta in cui li avevano visti subito dopo l’ormai celebre scontro al Veritaserum, che era anche il motivo per cui la McGranitt non li salutò nemmeno, abbandonando la Sala, ma si limitò ad un veloce sguardo a labbra serrate. Anche Madelaine li vide e pensò bene di avvicinarsi:

-Ciao Draco!- salutò con aria di sfida -Hai già ricevuto la telefonata di mio padre?

-Sì, ma non ho nessuna preoccupazione- rispose lui, cercando di mantenere un’aria serena -Qualsiasi cosa deciderà Salvado, non condannerà a morte né me né il mio collega: siamo abbastanza bravi nel nostro lavoro da non temere di restare in mezzo a una strada…

Lei non disse nulla, ma sbuffò con sufficienza e se ne andò: Draco si stupì della sua insolita capacità di mantenere il controllo e non prenderla a schiaffi in mezzo al corridoio, ma d’altronde la sua posizione era già abbastanza compromessa così e non avrebbe voluto fare altri danni. Quando finalmente arrivarono anche Scorpius e Lily, lui e Harry raccontarono tutta la questione, specificando che sarebbero stati informati della decisione del Primo Ministro quella sera stessa, ma che confidavano nelle proprie potenzialità:

-Allora cos’è quell’espressione tesa?- domandò Scorpius a suo padre.

-Ho avuto una discussione con la mamma questa mattina…- iniziò lui con un sospiro.

-Ma sì, è una donna- lo rassicurò Scorpius -Portale qualche fiore o un braccialetto e sarà a posto così…

-Che maschilista che sei!- bisbigliò Lily nella sua direzione -Non lo ascolti, signor Malfoy! Non le porti niente!- consigliò sicura lei, guardando Draco con aria sicura, ricevendo in cambio un’occhiata dubbiosa -Guardi che una donna arrabbiata non vuole i fiori o i gioielli… bè, magari aiutano, ecco…però non è questo il punto: a sua moglie deve solo spiegare che cosa l’ha fatta innervosire, senza essere aggressivo, in modo che lei possa mettersi nei suoi panni e cercare di capirla. E poi le prepari una tazza di cioccolata calda… Con questo freddo la troverà una cosa molto tenera e sarà davvero a posto così!

-Posso fare a meno di comprarle un gioiello costoso e limitarmi a una tazza di cioccolata?- domandò interessato Draco, guardando poi suo figlio -Scorpius, guai a te se fai scappare questa ragazza: nella nostra famiglia serve una così!- asserì, facendo arrossire Lily alla sola prospettiva di entrare a far parte della famiglia Malfoy -Quanto a lei, signorina Potter, la prego di stare vicina a mio figlio: stamattina ha dei capelli gradevoli alla vista e oso sognare che lei abbia una parte di merito in questo…

-Io ti prego di non stare troppo vicina- lo interruppe Harry -Piuttosto, a che punto siete con i preparativi per la festa? I vostri vestiti sono pacchiani come speravate?

-Non li abbiamo ancora provati- ammise Lily -In effetti manca una ventina di giorni e ancora non abbiamo pensato ai cadeau, controllato i vestiti, insultato un po’ Madelaine per il suo brutto abito… Dovremo impegnarci in questi giorni, Malfoy!- annuì, mentre Harry e Draco si congedavano.

-Oggi penserò a come gestire la cosa e poi te lo farò sapere- disse lui svogliatamente, salutando i loro padri che se ne andavano  -E devo anche pensare a cosa regalarti… Che palle questa festa! Non ho ancora trovato un motivo per farmelo piacere…

-72 centimetri- esclamò lei, lasciandolo dubbioso -Il mio vestito è lungo così… è un buon motivo?

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Di ritorno dagli allenamenti di Quidditch, Hugo trovò Margareth ad aspettarlo nella Sala Comune: si stupì nel vederla ancora lì, notando che tutti gli altri erano già a cena, mentre lui si era attardato a cercare la maglietta che aveva perso nei meandri dello spogliatoio. La osservò col solito sguardo un po’ stralunato e gli sembrò timida come sempre, anche se non riusciva a nascondere una certa impazienza, soprattutto dopo che tutti gli altri Grifondoro l’avevano abbandonata per andare in Sala Grande: appariva chiaro che aspettasse proprio lui…

-Perché non sei a cena?- domandò lui timido -Cercavi me?- chiese, ulteriormente vergognoso.

-Sì… è per i vestiti della festa- iniziò lei arrossendo -Volevo sapere se il mio si abbinasse col tuo… non so ancora com’è ed ero… un po’ curiosa- concluse in una risatina isterica, di cui si vergognò orribilmente.

-Ha una giacca- spiegò lui -Una camicia, dei pantaloni e una cravatta. È fatto così!

Lei gli lanciò un’occhiata severa, apparendo totalmente priva della sua solita aura di candida timidezza: le due grandi passioni delle Mar-Mar erano il gossip e la moda, quindi non transigevano sui modi approssimativi con cui certa gente affrontava questi argomenti sacrosanti.

-Volevi anche il colore?- domandò lui ingenuo, ma soprattutto leggermente preoccupato dallo sguardo di quella che gli sembrava una ragazza visibilmente insicura solo due minuti prima.

-Desidererei sapere colore, stoffa, taglio e, se possibile, vedere come ti stanno, di grazia- rispose lei mantenendo la sua espressione da “Sto parlando di moda, per Merlino!”- Quando avrai tempo, chiaramente- completò, cercando di riassumere il suo sguardo timido e servile e di mettere a tacere il sacro fuoco dello stile che ardeva in lei. Lui ci pensò su un attimo, poi annuì:

-Se hai un attimo, te lo faccio vedere anche adesso… In camera non c’è nessuno,sono tutti a cena- disse lui, notando che il viso di Margareth arrossiva, anzi, scalava tutti i toni del rosso dal mattone al magenta, passando per lo scarlatto e il porpora: Hugo aveva la disabitudine a collegare il cervello alla bocca prima di parlare e non si intratteneva spesso con una ragazza, quindi la situazione lo spiazzava più del tollerabile.

-Certo… andiamo- si limitò a rispondere lei, non alzando le sguardo oltre le ginocchia del ragazzo. Arrivati nella stanza, lui si mise a scandagliare l’armadio come un palombaro in cerca di tesori in un vecchio relitto, mentre lei lanciava occhiate nervose nei vari angoli della stanza: a un tratto, notò con orrore una combriccola di Mucilli che sgusciava dal letto accanto e non potè fare a meno di lanciare un gridolino terrorizzato, facendo voltare anche Hugo. Le creaturine pelose si spaventarono più di lei e diffusero nell’aria la loro famosa polvere soporifera, che, d’accordo, non era nociva, ma sarebbe stato sgradevole per chiunque crollare addormentato, magari davanti a degli estranei: Margareth e Hugo non ebbero la prontezza di spirito di tapparsi il naso (d’altronde, nessuno dei due era noto per l’acume) e furono semplicemente investiti dalla nuvola giallina dei Mucilli, al punto che le palpebre si fecero pesanti quasi subito e iniziarono a barcollare come ubriachi. Hugo azzardò qualche passo fino al proprio letto, fortunatamente quello inferiore del letto a castello, e vi si accasciò sopra in diagonale, nella posa tipica di quegli omini fatti solo di contorni bianchi sull’asfalto che raccontano di uno appena caduto dal dodicesimo piano; Margareth, invece, con gli ultimi residui di coscienza rimastigli, constatò che l’occasione era troppo ghiotta per rinunciarvi, quindi si lasciò cadere vicino a Hugo, facendo ospitare la propria testa alla spalla destra del povero ragazzo, inconsapevole di cosa accadesse al proprio corpo addormentato.

Un’ora dopo, Hugo sentì dei rumori provenire dal corridoio oltre la porta: si svegliò piano, ancora con le palpebre pesanti e la bocca impastata dal sonno, ma soprattutto voltato su un lato, con uno strano formicolio al braccio e un leggero senso di immobilità. Aprì completamente gli occhi e trattenne a stento un grido: Margareth dormiva accanto a lui, anzi era praticamente dentro di lui, perché le braccia di Hugo l’avevano chiusa in un abbraccio e le loro gambe erano quasi intrecciate. Pochi istanti dopo, anche lei iniziò ad aprire gli occhi, ma percepì sotto i palmi qualcosa di piatto e rigido e uno strano peso sul fianco: sbarrò gli occhi come se non avesse nemmeno le palpebre e notò il braccio di Hugo posato sulla propria vita e il suo petto che si alzava e si abbassava piano sotto le mani. In una frazione di secondo, entrambi realizzarono che quello sarebbe stato uno di quei momenti in cui uno apre la porta, vede una scena stupefacente, raccoglie la mascella caduta e domanda cosa cavolo succeda, sentendosi rispondere “non è come pensi, possiamo spiegare!”: i compagni di stanza di Hugo spalancarono la porta ancora parlottando e notarono i due ragazzi allacciati tra loro nel letto e carichi di imbarazzo, ma uno di questi chiese solo:

-Mucilli, eh?- indicandoli col dito-Vi siete addormentati di botto per quella schifo di polvere, no? Se non sapessimo che tipo è Hugo avremmo pensato chissà cosa!- risero gli amici. Lui però si sentì un po’ deluso, come se lo ritenessero incapace anche solo di pensare poter essere lì con una ragazza per un motivo diverso da una nuvola tossica: non era mai stato innamorato, né interessato alle donne in senso lato, ma questo non significava che non fosse in grado di provare delle emozioni anche lui, che fosse un manichino privo di sentimenti che andassero al di là di una discreta passione per il Quidditch e i draghi di suo zio Charlie. Alzò lo sguardo e incrociò quello di Margareth, realizzando di non aver ancora lasciato la presa su di lei, ma non ebbe nemmeno la forza di imbarazzarsi, tanto lo aveva messo di cattivo umore il commento del suo amico: decise di sdraiarsi sulla schiena e aprire le braccia, perché Margareth potesse scavalcarlo e scendere senza battere la testa contro il materasso sopra del letto a castello, ma gli sembrò che lei compisse tutte queste azioni con una lentezza estenuante, come a volersi godere ogni nanosecondo che passava. Finalmente la ragazza si mise in piedi e lui fece altrettanto, mentre gli amici sollevarono commenti sul fatto che le sue “capacità venatorie stessero a zero”, rimediando in risposta un sorrisino tirato che avrebbe voluto sembrare accondiscendente, ma sembrò solo offeso: Margareth lo notò e, armata di non si sa quale coraggio, stampò un leggero bacio sulla guancia di Hugo, salutandolo poi con la mano, ammutolendo i presenti e lasciando lui a torturarsi una ciocca di capelli col dito, preso da un insolito mix di imbarazzo e soddisfazione. Dal canto suo, Margareth tornò nella sua stanza urlando alle sue amiche che, al momento, “era” e non solo “aveva” lo scoop più succoso della scuola: Lily la osservò, pensando che, qualunque cosa avesse combinato, le avrebbe soffiato quell’ambito titolo la sera della Festa, presentandosi con un cavaliere degno di decine di ore di commenti delle Mar-Mar stesse…

Il cavaliere di cui sopra, intanto, era nella sua stanza a pensare a come lui e Lily avrebbero potuto incontrarsi per provare gli ormai celebri vestiti: se uno dei due fosse entrato nel dormitorio dell’altro, chiunque li avrebbe visti e, a parte poter dire addio all’effetto sorpresa, sarebbero stati tartassati di domande e occhiatine dall’intero paesotto babbano che fingeva di essere una scuola di magia. A un tratto, un’idea, la più banale del mondo, folgorò la sua mente: si sarebbe fatto lasciare la stanza e lei sarebbe entrata dalla finestra arrivando da fuori con la scopa, cosa che di sicuro una Cercatrice avrebbe saputo fare! Scorpius chiese di poter avere la camera libera per le tre e, ottenutala tra una serie di commenti assai poco nobili dei suoi compagni, mandò un sms a Lily per spiegarle la sua idea: lei rispose che accettava, eccezionalmente, di abbandonare lo status di Quella delle Nove per diventare Quella delle Tre e lui lo interpretò come un nulla osta al suo progetto. “Il progetto dei vestiti, non quello… quello senza…” commentò a se stesso “Da quando avrei ‘sto progetto io?! Anche da troppo, direi… Ma è la Potter, la bimba scema, come faccio a poter pensare queste cose con lei? Certo, ogni tanto sa bene come non fare la bambina… e poi quell’idiota mi fa venire i crampi allo stomaco come una ragazzina di tredici anni! Mi sa che il progetto che ho su di lei riguarda più organi del solito…” constatò, mentre il suo cuore cominciava a battere in maniera sgradevolmente forte nel suo petto.

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La professoressa McGranitt era nel suo ufficio e guardava con aria sconsolata il telefono a cui aveva appena finito di parlare: era stata contattata dal Ministro dell’Istruzione in persona, evento che l’aveva fatta balzare in piedi dalla sedia dove era stancamente accomodata e che, al termine della chiamata, l’aveva fatta risedere con un’aria triste e pensierosa. A quanto le sembrò di capire, il Primo Ministro stava valutando il grado di necessità dell’incarico di impiegati speciali del settore H, valutazione che sarebbe stata rivolta ad un’eventuale rimozione della carica stessa: Salvado aveva contattato il suo Ministro dell’Istruzione, Marissa Garland, suggerendole di ascoltare l’opinione della Preside di Hogwarts in merito alla questione. Era stato deciso un incontro, fissato per il giorno successivo alle tre, tra il ministro, la preside e i due impiegati oggetto del dibattere, che sarebbero stati informati dalla Garland in persona: Minerva McGranitt fissò un punto nel vuoto, indecisa su come comportarsi durante il colloquio. Non aveva ancora perdonato a quei due delinquenti di Potter e Malfoy quella faccenda della zuffa di qualche settimana addietro, ma c’era il rischio che perdessero il proprio lavoro se lei non si fosse schierata dalla loro parte: cercò un aiuto osservando il quadro del professor Silente, che la guardava dalla parete e, stupendo persino se stessa, scoppiò in lacrime. Albus avrebbe saputo cosa fare, lui era il Preside perfetto, non uno che si galvanizzava a dare avvisi a colazione e a sentire il silenzio timoroso che si creava nei corridoi al suo passaggio; lui con quell’aria da vecchio stralunato e la stupida passione, così babbana, per il sorbetto al limone; lui, che aveva dato tutto per la scuola, compresa la vita, e che ora sorrideva bonario dalla tela incorniciata accanto a lei.

-Non sorridermi come se fossi stupida!- disse, più a se stessa che a lui, asciugandosi una lacrima -Sono una donna che ha visto tante cose, che ti è stata vicino sempre, a volte impedendoti di sbagliare, perché senza di me ti saresti infilato in chissà quali situazioni!- confessò, ormai priva del timore reverenziale di un tempo: stava solo parlando a un quadro, non poteva mica sentirla davvero, era solo un’ illusione data dal movimento di chi vi era ritratto -Però mi manca la tua saggezza, la tua risposta pronta, il tuo essere lucidamente folle… Ce la farò Albus? Ce la farò davvero ad essere alla tua altezza?!- chiese tra le lacrime. Lui, come previsto, non rispose e continuò a sorridere, ma stavolta sembrò un’espressione di assenso, come se avesse afferrato il senso delle parole della McGranitt e quella fosse la sua risposta: lei pensò di star lavorando troppo di fantasia, ma quando lui fece l’occhiolino, lei arrossì di vergogna, realizzando che allora lui davvero sentiva tutto! Ma intanto aveva avuto la sua risposta…

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Le tre di martedì 3 dicembre furono l’ora di due appuntamenti importanti nella giornata di Lily e Scorpius: il colloquio tra i loro padri e il Ministro e il loro incontro stupidamente mondano per quei cavolo di vestiti. Alle tre meno dieci, Lily mise tutto l’occorrente nella borsa del Quidditch e, inforcata la scopa, raggiunse la stanza di Scorpius, non senza fatica, essendo quasi ignara di quale fosse: trovatala, picchiettò leggermente al vetro e lui le aprì.

-Freddo schifoso, ci sarà un grado al massimo- commentò lei trafficando col davanzale per entrare e lanciando la borsa nella stanza -Grazie per non aiutarmi affatto, tu!- si lamentò con Scorpius. Lui sbuffò, poi la prese per la vita e la tirò leggermente, mentre lei si aggrappava con le gambe alla sua vita e incrociava i piedi per tenersi agganciata, mentre con le braccia si teneva al suo collo.

-Cosa sei, una scimmietta?- le domandò lui, cercando di non connotare di eccessiva malizia la situazione.

-Maleducato!- sbuffò lei posando i piedi a terra -Se permetti la scimmietta deve provare il suo vestito: posso usare il bagno?- domandò con aria sostenuta.

-L’alternativa è cambiarti in mezzo alla stanza- rispose lui con aria allusiva, ma lei si limitò a mostrargli il dito medio e si diresse in bagno: nel corso dei mesi erano diventati forse un po’ meno sdolcinati, ma più ironici e pericolosamente attratti l’uno dall’altra, ma non era mai accaduto nulla di eccessivamente “intimo” per quello stupido dubbio che avevano di starsi anche innamorando, tarlo insopportabile che rodeva il cervello di entrambi e impediva di pensare all’altro come a un puro oggetto sessuale o a un semplice trastullo per la psiche. E poi si divertivano anche così, quindi perché cambiare lo stato delle cose?

Lily chiuse la porta del bagno dietro di sé, posò la borsa a terra e ne estrasse il suo prezioso vestito azzurro: era stata folgorata non appena lo aveva visto in negozio, perché era esattamente della stessa tonalità degli occhi di Scorpius, cosa che l’aveva resa certa che quell’abito le avesse sussurrato “Comprami, comprami, comprami”, motivo per cui l’aveva notato. In quel momento, però, il suo bel vestitino non sembrava sfolgorare come al negozio, ma appariva svilito dall’attuale location: Lily non era mai stata nel bagno di una stanza di soli maschi e si stupì della differenza con quello della sua splendida camera di sole donne. Diverso l’odore, più acre e pungente e con un retrogusto di dopobarba, diverso il grado di disordine, paradossalmente più limitato che nel bagno delle ragazze, diversi gli oggetti che Lily trovò negli armadietti: sì, perché stava aprendo tutte le antine per cercare quale fosse quello di Scorpius e farsi un po’ i fatti suoi. Si stava domandando come avrebbe potuto riconoscerlo, quando si imbattè nella foto di una ragazza che definire poco vestita sarebbe stato un ridicolo eufemismo, quindi chiuse l’antina e sperò tra sé che fosse l’armadietto di qualcun altro; l’anta successiva rivelò, attaccata al proprio interno una foto della formazione di Quidditch dei Serpeverde, fatto che lasciò Lily un po’ dubbiosa sull’identità del proprietario, ma i dubbi si sciolsero all’armadietto successivo: attaccato all’interno dell’antina c’era quello che sembrava essere un biglietto di una rappresentazione teatrale, “La bisbetica domata”. Possibile che una famiglia orgogliosamente Purosangue come i Malfoy, si fosse piegata a quelle filobabbanerie che tanto si erano diffuse dalla fine della guerra in poi? Possibile, dato che sia Draco che Scorpius citavano Shakespeare come se lo conoscessero a memoria! E poi Ralph Ross che va a vedere Shakespeare a teatro fu un’immagine inconcepibile persino per la fervida fantasia di Lily, quindi sì, l’armadietto era di Scorpius: pastiglie per il mal di testa, preservativi, forbicine per unghie, rasoio per quel’accenno di barba che si ritrovava e una boccetta di profumo , “Le petit noir” di Georgette Miraux, che Lily riconobbe come assolutamente costoso. Lo stappò e ne annusò un po’,cercando di immaginare come sarebbe stato sulla pelle di Scorpius: “perché conosco a memoria l’odore della sua pelle? Potter pervertita… Però è proprio buono questo profumo!”

-Ti vuoi muovere?- gridò Malfoy da oltre la porta: si stava annoiando ad aspettare, quindi si era sdraiato sul suo letto, sempre in bilico sul bordo come era abituato a fare quando si perdeva a pensare. Lily sbuffò e pensò che fosse il caso di vestirsi, quindi si infilò il suo bell’abitino azzurro-occhi-di Scorpius, i sandali bianco ghiaccio in tinta con la borsetta e alti quanto la borsetta medesima e legò i capelli in una specie di chignon morbido, che doveva solo sembrare casuale, non esserlo per davvero, ma quello là che si annoiava oltre la porta le metteva fretta: si guardò allo specchio, sperando che le restituisse un’immagine di quelle che provocano reazioni animali nell’uomo medio, ma vide solo una bambina su dei tacchi alti con un vestito orfano di una spalla. Aprì la porta un po’ delusa da sé stessa, ma ciò che accadde la fece sorridere: Scorpius, nel vederla, era caduto dal letto, stavolta non sulla spalla, ma direttamente con una panciata al pavimento e la fissava con sguardo attonito all’altezza del suolo. Lei si avvicinò per aiutarlo ad alzarsi, ma lui dimostrò di potercela fare da solo, sempre senza dire una parola e limitandosi ad osservarla, deglutendo di tanto in tanto: prese i suoi vestiti per andare a cambiarsi a sua volta, ma lei lo fermò.

-Sei tu che hai “Le petit noir” nell’armadietto?- domandò curiosa.

-Ti sei messa a ficcare il naso nel bagno?- domandò lui di rimando- So io che ci hai messo tre ore! Tipico dei bambini essere curiosi…- commentò lui avvicinandosi alla porta del bagno.

-Mi piace molto- disse lei -Hai fatto bene a comprarlo.

-Me l’ha regalato Madelaine- rispose lui con tono nervoso entrando nel bagno con un sospiro: glielo aveva portato lei dalla Francia due anni prima, quando stavano insieme, e ripeteva di continuo che quel profumo sarebbe stato benissimo a chiunque, compreso a lui, che a dire della signorina dal naso fine, aveva una pelle dall’odore strano. Da quando l’aveva lasciata non aveva più messo neanche una goccia di Petit Noir, scordandone quasi la fragranza, ma decise di fare un’eccezione, dato che a Lily sembrava essere piaciuto: finì di prepararsi, indossando il completo grigio per cui aveva tanto discusso in passato con suo padre e si guardò allo specchio, sicuro del suo fascino. “Sicuro?” sembrò domandargli lo specchio “E allora perché tu sei qui a guardarti mentre fuori dalla porta c’è una bella ragazza ad aspettarti?”. Perché Lily era bella, bella davvero… Aprì la porta e sperò che lei apprezzasse anche solo un decimo di quanto aveva apprezzato lui la sua visione, ma lei non aveva nessun letto da cui cadere, anche se i tacchi vertiginosi potevano costituire una valida alternativa: la trovò invece davanti allo specchio, intenta a sistemarsi alla meglio il famoso chignon, che ormai non sarebbe sembrato casuale e nature neanche a un cieco, ma che non la soddisfaceva per niente e la costringeva a litigare con le forcine.

-Quanto casino che fai, è solo una prova- le disse piano lui, arrivando alle sue spalle e posandole le mani sui fianchi -Ci siamo solo io e te…

-Appunto…- rispose lei un po’ imbarazzata, voltando le spalle allo specchio per guardarlo -Sì, sembri l’uomo di latta- commentò, cercando nell’ironia un riparo dall’ondata di occhiate ammirate che gli avrebbe rivolto -Ma sì, carino, nel complesso…

-E allora perché stai arrossendo?- la sfidò lui, avvicinandosi un po’. Lily sentì la fragranza di Petit Noir, osservò lo sguardo spavaldo di Scorpius, sentì una vampata partirle dai piedi e si limitò ad essere sincera:

-Tu sei…molto carino…molto,molto, molto-iniziò lei con un imbarazzo a cui non era abituata -Mentre io sono solo una bambina vestita da donna, che non sa nemmeno legarsi i capelli e spera inutilmente di essere carina… anche se è solo una prova e ci siamo solo io e te…

-Credi che io cada dal letto solo perché sono maldestro?- chiese lui con aria ironica, addolcendo poi lo sguardo -Mi piace il vestito, mi piacciono le scarpe, ma da soli non mi avrebbero fatto cadere dal letto: evidentemente chi li porta è una ragazza molto bella…

Lily non lasciò passare un secondo e abbracciò Scorpius, che grazie ai tacchi era davvero poco più alto di lei, e sentì le sue braccia cingerle la vita, quindi lo guardò negli occhi e chiese piano:

-Sono più bella di Madelaine?

-Non direi proprio!- rispose Madelaine stessa, spalancando la porta della stanza.

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E ti pareva che non arrivasse Madelaine! Bè, questi erano i nostri eroi alle prese con la festa pacchiana: Scorpius, Hugo... ma l'uomo è cacciatore o no? A parte che mi son sentita dire che il titolo di questo capitolo sembra lo slogan dello spot dei salamini (?!), secondo me la "caccia" porterà i suoi frutti. Secondo voi?

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 15
*** Tutti e cinque i miei sensi ***


Capitolo 14 - Tutti e cinque i miei sensi

Madelaine teneva in mano la bacchetta come fosse una di quelle usate dalle maestrine dell’Ottocento per picchiare le mani dei bambini dispettosi:

-Inutile chiudere le porte qui a Hogwarts, non c’è nessuna serratura che un “Alohomora” non possa aprire…

-Scusa, ma vorremmo un po’ di privacy, se possibile- la zittì Lily nervosamente, sciogliendosi dall’abbraccio di Scorpius e voltandosi completamente verso la porta.

-E per fare cosa?- la guardò lei scettica -Smettetela con questa storia che state insieme, non vi credo!

-Per fare cosa?- domandò Scorpius spavaldo, spostandosi dietro a Lily -Per soddisfare tutti e cinque i miei sensi: la vista, perché capisci da sola quanto lei sia bella, al di là di come sia vestita; il tatto, perché ogni volta che la sfioro sento i brividi come se nevicasse, anche se si tratta dei suoi orribili “pizzicotti di nonna Molly” ; l’udito, perché adoro la sua risata, il modo in cui dice il mio nome e il suo strano concetto di “intonata” quando si mette a cantare; l’olfatto, perché non ho mai trovato nessuno che avesse il profumo del mio giardino…- concluse Scorpius, mentre il viso di Lily arrossiva, diventando tutt’uno coi capelli.

-Mancherebbe il gusto…- sottolineò Madelaine scettica.

-Oh, giusto, me ne stavo quasi dimenticando- le rispose Scorpius, fingendosi particolarmente tonto: si avvicinò al viso di Lily,lo voltò un poco con un dito e le diede un leggero bacio sulle labbra, allontanandosi poi con un sorriso -Il gusto è quello della soddisfazione estrema che provo ogni volta che penso che c’è lei con me e non qualcun’altra…- commentò con sguardo allusivo.

-“Soddisfare i miei cinque sensi”- lo imitò con sdegno Madelaine -L’unico senso che ispirate a me è quello di nausea! Non riesco a sopportare la vostra vista…- disse, uscendo senza neanche chiudere la porta.

-Anche le visite a sorpresa adesso! Quanto la odio…- si lamentò Lily, ma Scorpius le sussurrò di tacere.

-Se la conosco bene come credo- iniziò lui, bisbigliandole all’orecchio -non se n’è andata davvero…

-Già- rispose lei, sempre sottovoce -mi è sembrato di vedere un’ombra muoversi… Restiamo ancora un po’ così, che magari si stufa e se ne va!

Scorpius si domandò tra sé cosa diavolo avesse visto Lily, dato che la sua era solo una bieca scusa per restare ancora un po’ a coccolarla senza passare per uno sdolcinato, ma benedisse la sorte che aveva donato alla ragazza un attimo di traveggole: le mise le braccia attorno alla vita, avvicinò la testa alla sua e, finalmente, realizzò che il famoso vestito azzurro aveva una manica sola, quindi la spalla sinistra di Lily era lì, volontariamente indifesa, pronta per essere dolcemente assalita. Baciò piano la sua pelle, sentendola fredda sotto le labbra, realizzando poi che se era dicembre e quella matta se ne stava lì mezza nuda, era perché proprio ci teneva ad essere guardata con occhi avidi, possibilmente in tinta col vestito: Lily, infatti, iniziò ad accarezzare piano la guancia di Scorpius e a giocare coi suoi capelli, in modo da trattenerlo il più possibile vicino a sé.

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-Bussi tu o busso io?- domandò Draco a Harry, avvicinandosi alla porta della presidenza.

-Come minimo già saprà che siamo qui fuori… Sai che ha occhi e orecchie dappertutto!- rispose Harry, trovando conferma delle sue parole non appena la McGranitt aprì la porta, invitandoli ad entrare e accomodarsi. La preside si servì una tazza di tè, ma non accennò neppure ad offrirne ai due ospiti, sedendosi poi alla scrivania dal lato opposto al loro:

-Il ministro Garland dovrebbe essere qui tra qualche minuto, ma prima desidererei discutere con voi in merito alla mia posizione in questa situazione- iniziò lei, ottenendo la massima attenzione -So già che il Ministro propende per l’idea di farvi licenziare- disse, mentre i due deglutivano visibilmente -Mi ha parlato molto francamente ieri al telefono, ma io le ho risposto che avrei cercato di dissuaderla da questa idea perché credo nell’importanza del vostro incarico: ciò detto, sappiate che, ora come ora, credo meno nella vostra idoneità per ricoprirlo. Immagino conosciate da soli la motivazione…

-Professoressa…-cercò di ribattere Harry -Ormai sono passate alcune settimane dal…fatto e le assicuro che non ci sono più stati dissapori di alcun genere col mio collega, davvero!

-Voi siete un dissapore continuo da trent’anni, Potter!- ribattè la preside- Conosco i miei studenti, soprattutto quelli “particolari” come voi due! Forse voi sottovalutate la visibilità di cui godete all’interno della scuola, davanti ai ragazzi: voi rappresentate le istituzioni, è vero, ma soprattutto siete per loro un ponte col mondo degli adulti, le figure di riferimento per i problemi che da soli non saprebbero affrontare e i loro mediatori con il Ministero- spiegò lei seria -La figura dell’impiegato speciale è stata creata proprio per far sentire i giovani più partecipi dell’organizzazione, attraverso un continuo rapporto con chi prende le decisioni dall’alto. Non posso permettere che l’incarico sia ricoperto da due persone immature, devo potermi fidare di voi completamente, lo capite?

-Quindi perché siamo qui?- chiese Draco un po’ alterato -Il ministro ha già preso una decisione, lei anche, quindi noi saremmo qui a parlare al vento se tentassimo di difendere la nostra posizione, giusto?

-Sbagliato, signor Malfoy- rispose piccata la McGranitt, assumendo poi un’espressione più dolce -Sbagliato, perché vi conosco da troppo tempo per fingere di non conoscere le vostre qualità e non so cosa prevarrà ora, se il mio senso di responsabilità o gli sciocchi sentimentalismi da anziana professoressa… - Le sue parole furono interrotte da qualcuno che bussò alla porta: la professoressa andò ad aprire e l’immarcescibile bidello, Argus Gazza, annunciò il Ministro Marissa Garland, che entrò nell’ufficio salutando con un leggero cenno del capo. Draco notò che la donna era ben più giovane di lui e sembrò irritarsi alla prospettiva che le sue sorti professionali fossero nelle mani di una novellina; Harry, invece, lanciava occhiate preoccupate al collega, come se temesse uno dei suoi imprevedibili exploit.

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-Fino a che ora hai la stanza libera?- domandò Lily con una voce dolce che lasciava pienamente trasparire la speranza che la risposta fosse “le quattro di domani pomeriggio”, ma purtroppo ottenne solo un “le cinque”, che le disegnò una smorfia delusa sul viso. Scorpius guardò l’orologio:

-Sono già le quattro e un quarto… Vai a cambiarti dai, che fa un freddo da Dissennatori qui dentro- mentì Scorpius, particolarmente accaldato, ma ignobilmente preoccupato che Lily si prendesse una bronchite per colpa sua. “Colpa mia?! Della sua vanità, casomai! Ma lei si è fatta bella per me, quindi colpa mia…Uffa!”

-Perché sbuffi?- domandò lei, iniziando a prendere dalla borsa i vestiti con cui era arrivata.

-Mi è venuto in mente che alle quattro e mezza mi deve chiamare una persona- sviò il discorso lui, ricevendo in cambio un’occhiata interrogativa che significava “Telefonata gradita o sgradita?” -Mi deve chiamare Oliver, il mio migliore amico- rispose lui con un sorriso sereno.

-Non sapevo avessi un amico!- commentò Lily, accorgendosi poi della leggera mancanza di tatto.

-Oliver è il figlio dei domestici della mia famiglia, quindi siamo cresciuti insieme, anche perché ha la mia età.

-Ma i vostri domestici non sono elfi?- chiese dubbiosa lei -Mio padre ne parla sempre…

-No, i miei nonni hanno gli elfi, ma loro abitano solo una metà del megamaniero: io e i miei abitiamo l’altra metà e abbiamo due domestici, umani chiaramente, che sono i genitori di Oliver. La sua famiglia vive nella dependance che sta nella parte posteriore del giardino, quindi da piccoli giocavamo sempre insieme in questa specie di prato sconfinato che c’è attorno casa mia… Magari un giorno la vedrai- disse sorridendo.

-E perché non è a Hogwarts se ha la tua età?

-Perché è un MagoNo- rispose Scorpius con un’espressione un po’ triste -Si è sempre sentito un po’ a disagio per questa cosa, ma da due anni è un volontario al San Mungo e questo lo fa sentire finalmente utile: mi deve chiamare per dirmi se quest’anno verrà alla festa di Natale a raccogliere le donazioni per conto dell’ospedale. Se viene, te lo farò conoscere, anche se mi farà un effetto strano…

-Perché strano?- domandò Lily, sempre più incuriosita.

-Oliver per me rappresenta…boh, il mondo reale, come se Hogwarts fosse solo una parentesi tra un’estate e l’altra: già vedere mio padre ogni due settimane mi fa sentire in bilico tra due mondi, ma se arrivasse anche lui,mi sentirei un po’ confuso, non so come spiegartelo…- spiegò lui in un sorriso.

-Stai sorridendo troppo per il tuo standard, Malfoy- osservò lei ironicamente, dando un bacio sulla guancia a Scorpius e dirigendosi verso il bagno, mentre lui la invitava a non metterci ancora tre ore e a non frugare anche nel cassetto dello scarico dietro il water. Lily iniziò a cambiarsi, maledicendo sottovoce i trampoli su cui era stata fino a quel momento, ma lanciando poi un’occhiata complice alle belle scarpe bianco ghiaccio che le avevano temporaneamente donato un’altezza adatta a guardare Scorpius da vicino; mentre si compiaceva delle sue scelte in materia di look, sentì che lui stava rispondendo al telefono: il primo pensiero fu di restare lì e aspettare che terminasse la chiamata, per poi uscire e salutarlo, magari con qualche moina più del lecito, ma giusto per affrontare col giusto spirito il volo sulla scopa fino alla sua stanza; optò però per una soluzione differente, cioè scostare leggermente la porta del bagno e ascoltare la conversazione.

-…sì, va bene anche quella cosa là. No, non ho…ma piantala, idiota- rise Scorpius -Va bè, il resto lo capirai da solo quando vieni… No, no, fidati, lo capirai da solo se ne valeva la pena! - attimo di pausa -Ah, è lì? Dai passamela, noi ci sentiamo nei prossimi giorni…- altra pausa -Ehi! Ciao cucciola, come stai?- Lily si sentì un attimo morire: chi cavolo era “cucciola?” -Io sto bene, però…Davvero vieni anche tu? Oh, allora ci vediamo tra poco… Ma sì che sei sempre tu la mia principessa! - Lily si sentì decisamente morire sull’ultima parola -A presto… Un bacio!- Sui saluti, Lily spalancò la porta del bagno e ne uscì con espressione truce, lanciandosi senza una parola verso la sua borsa, pronta a fare fagotto e a lasciare la stanza: non sarebbe rimasta un secondo di più in compagnia di quella Biscia!

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Il giovane ministro Marissa Garland dimostrò di essersi pienamente meritata il dicastero sfoggiando una perfetta conoscenza dell’intero regolamento del Ministero, una capacità oratoria notevole ed evidenti doti da affabulatrice: ancora mezz’ora e Harry si sarebbe licenziato da solo, tanto era persuasiva! Per sua fortuna, fu interpellata la professoressa McGranitt:

-Sono perfettamente consapevole del fatto che il Ministero potrebbe fare a meno di sovvenzionare un incarico che ritiene superfluo -iniziò lei con accondiscendenza -ma mi permetta di dire che da quando è stata creata la qualifica dell’impiegato speciale, la scuola ne ha solo beneficiato.

La preside raccontò di tutti i successi ottenuti dagli impiegati speciali, del modo in cui era più facile gestire i rapporti tra Hogwarts e il Ministero e sottolineando tutti i possibili risvolti positivi esistenti, raggiungendo quasi il grado di persuasività del ministro, ma poi la Garland pose la domanda più difficile a cui rispondere:

-Professoressa, ritiene che il signor Potter e il signor Malfoy siano adatti a ricoprire questo ruolo?

-A fronte di questi quattordici anni di servizio e, soprattutto, in virtù del fatto che li conosco da quando erano ragazzini…- iniziò, prendendo poi una pausa che fece letteralmente pendere Harry e Draco dalle sue labbra -…sì, direi che lo sono- rispose, tra i sospiri sollevati dei due. -Se mi permette, le dirò di più: non ho mai conosciuto due ragazzi tanto legati tra loro!- affermò, raccogliendo un’occhiata sbalordita -Sono sempre stati amici inseparabili, da quando avevano undici anni e giocavano nella squadra di Quidditch di Corvonero… Sono stati degli studenti così a modo: mai una scaramuccia, mai un problema, nonostante la situazione un po’ particolare del signor Potter- disse, mentre la Garland annuiva, affermando di essere perfettamente a conoscenza della “situazione particolare”- Il suo amico Draco gli è sempre stato accanto, dandogli coraggio, tanto che erano diventati quasi degli eroi nazionali: tutti i nuovi studenti speravano di essere smistati a Corvonero per seguire le loro orme… cari ragazzi, davvero cari!

Dopo queste affermazioni, il ministro si coprì la bocca con una mano, segno che stava riflettendo e poi annuì tra sé, come approvando la propria decisione:

-Sì, penso che convincerò il primo Ministro a rivedere la sua posizione: se questo incarico è ritenuto così importante, avrete sicuramente delle ottime ragioni…

Dopo i convenevoli di rito, il Ministro Garland si congedò, lasciando Harry e Draco a fissare confusi la preside, aspettando delle spiegazioni:

-No, signori, non è demenza senile- cominciò lei con un sorriso tronfio -Volevo solo mettere alla prova quella ragazzina: si crede tanto brava perché conosce i regolamenti a memoria e ha la lingua lunga, ma non basta questo per pensare di poter decidere le sorti degli studenti. La scuola non è fatta solo di libri e nozioni, la scuola è fatta di persone, che hanno caratteri, sogni e qualità che non possono essere annullati da chi cerca di omologare uno studente all’altro: quella donna è troppo giovane per aver conosciuto voi due ai tempi della scuola, ma è riprovevole che non si sia mai domandata nulla su chi ha frequentato Hogwarts prima di lei, nemmeno quando si è trattato di Harry Potter! Si parla di Harry Potter, per Merlino, hanno scritto dei libri su di lei! Nulla togliendo a lei, signor Malfoy…

-Certo, certo… Conosco la situazione- rispose lui, alzando leggermente il sopracciglio d’ordinanza -Quindi potremmo dire che ha inventato tutta quella storia per dimostrare che Minerva McGranitt non si fa mettere i piedi in testa dalla prima venuta, è esatto?- chiese Draco con un’aria spavalda.

-Assolutamente sì, signor Malfoy- rispose lei serafica -Non avrei saputo quali altre parole utilizzare! Mi domando solo che cosa possa aver spinto il primo Ministro a prendere in considerazione l’ipotesi del licenziamento in modo così repentino…

Draco e Harry tacquero per alcuni secondi, ma poi decisero che sarebbe stato il caso di raccontare alla Preside l’intera storia del contratto, della famiglia Hamilton, delle loro ripicche e persino della finta storia d’amore tra Lily e Scorpius, che purtroppo scatenava la vera gelosia di Madelaine: la McGranitt sembrò riflettere per un po’, ma poi scosse il capo dispiaciuta.

-Non posso fare nulla per aiutarvi, purtroppo… Certo, se sentissi anche solo un accenno al contratto da parte dei figli del signor Hamilton, non esiterei ad avvertirvi, ma per ora sono impotente. A meno che non possiate…sì, sembra una buona idea: dovreste cercare di scoprire se gli Hamilton hanno una cassetta di sicurezza alla Gringott- suggerì lei.

-Ma professoressa, è un metodo un po’…obsoleto!- azzardò Harry, cercando tutte le possibili perifrasi per non dirle che era vecchia -Qualche anno fa sarebbe stata una buona idea, ma si sa che ormai nemmeno la Gringott è sicura al cento per cento… Comunque proveremo, grazie per il suggerimento! E per tutto…

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Scorpius aveva appena fatto in tempo a notare l’aria furente di Lily, quando lei mise mano alla scopa, pronta per lasciare la stanza, quindi la afferrò per un braccio, ma lei si divincolò dalla stretta:

-Ma che cavolo ti è successo, sei impazzita?!

-Non è successo niente, si è solo fatto tardi- rispose lei senza guardarlo.

-Hai sentito la telefonata?- chiese lui con tono alterato, ricevendo in cambio solo silenzio -Hai sentito la telefonata- disse nuovamente, ma stavolta in tono affermativo, assumendo poi un tono dolce -Guardami un attimo…Per favore- chiese, prendendo la mano di Lily con una stretta leggera: lei, sentendo un innaturale “per favore” uscire dalle sue labbra, acconsentì alla richiesta e lo guardò -Ero al telefono con Oliver, che poi mi ha passato Ann, sua sorella…

-Ah, quindi “la tua principessa” si chiama Ann, piacere di conoscerla! Non vedo l’ora di incontrarla alla festa, visto che, pare, ci sarà anche lei…

-Annie ha cinque anni…- la interruppe lui con un sorriso, vedendola poi assumere un’espressione leggermente imbarazzata - è sua sorella, ma ha parecchi anni meno di noi: nonostante questo è molto legata a me e le piace quando le dico che è la mia principessa! Ma ha cinque anni…Lei!- spiegò Scorpius, calcando molto sull’ultima parola, con tono di leggero rimprovero.

-Sì…certo…lo avevo capito subito!- abbozzò Lily, ma lui assunse un’espressione scettica per poi sedersi sul suo letto e tirarla leggermente verso di sé per farla sedere accanto.

-Perché eri così arrabbiata?- chiese, mentre lei girava la testa dall’altra parte: lui le voltò piano il viso per guardarla negli occhi, ma lei continuò a non rispondere. Si avvicinò piano a lei, ma Lily arretrò con la schiena, finchè non sentì il cuscino sotto la testa e capì che la fuga era finita -Perché eri arrabbiata?- domandò di nuovo lui, chinandosi sopra di lei e accarezzandole piano i capelli: Lily dovette aggrapparsi al copriletto per resistere alla tentazione di buttargli le braccia al collo, ma non voleva dargliela vinta, non un’altra volta, quindi pensò di rispondergli con una domanda.

-Perché io e te non stiamo insieme?- chiese con fermezza.

-Ce lo siamo già detto… Non credo di essere la persona adatta a una storia seria, un rapporto in cui ci sono solo due persone, legate da responsabilità, regole non scritte, con una libertà limitata… Ho fatto fatica a lasciarmi andare con te perché non volevo che tu ci stessi male, ma adesso vedo che forse ho sbagliato perché non sei felice comunque: non potrei darti quello che cerchi, lo sai…

-E le cose che hai detto a Madelaine? Quelle cos’erano, parole al vento?

-Lo sai che con Madelaine fingiamo!- rispose lui alzando la voce -Quelle cose non…non le penso davvero!

-Ma mi hai baciata!- gridò lei, ormai con le lacrime agli occhi -Quando abbiamo stabilito il nostro accordo, si era detto chiaramente che i baci sarebbero stati solo sinceri! E non era il primo bacio tra di noi, ce n’è già stato un altro, non te lo ricordi? E poi non mi dire che in questi tre mesi sono stata la sola a farmi questa domanda: perché non stiamo insieme?- chiese Lily esasperata.

-Schiarisciti le idee, io vado in bagno- disse lui, alzandosi e dirigendosi verso la porta, sbattendola poi dietro le sue spalle: prese un respiro profondo, poi un altro e un altro, ma realizzò che l’ossigeno sembrava restio ad entrare nei suoi polmoni, come se perfino l’aria si rifiutasse di avere a che fare con uno stronzo di tale portata. “Perché non stiamo insieme?” era la domanda che Scorpius sperava non avrebbe mai toccato le sue orecchie, soprattutto se posta da Lily: lei sarebbe stata l’unica a cui non avrebbe saputo cosa rispondere e infatti le aveva rifilato solo una serie di bugie. Non si era mai pentito di un solo attimo passato con lei, neanche di quelli tristi, ma soprattutto credeva fermamente nelle parole dette a Madelaine poco prima: Lily era troppo per lui, non avrebbe saputo affrontare un sentimento totalizzante come l’amore e questa era l’unica risposta da darle. Aprì la porta, sperando che lei fosse stupidamente ancora lì ad aspettarlo e non avesse già montato in sella alla scopa: fortunatamente, l’amore rende stupidi, per cui la trovò rannicchiata sul letto a bagnare il suo cuscino di lacrime. Si inginocchiò davanti al suo viso e cercò le parole adatte per consolarla, ma essere la causa delle sue lacrime non lo aiutava affatto:

-Non sono capace- disse soltanto -Non sono capace di gestire la cosa… Sono sensazioni troppo forti rispetto a quello a cui sono abituato, non so come affrontarle…

-Forse è meglio che vada…- lo interruppe lei, alzandosi dal letto -Per oggi ci siamo visti, quindi stasera non ce ne sarà bisogno. A questo punto non so se ce ne sarà ancora nei giorni a venire…

-Mi stai dicendo che non vuoi più che ci vediamo?!- chiese lui preoccupato.

-Se stessimo insieme, ti starei lasciando- rispose lei prendendo la borsa e la scopa, nonostante la vista offuscata dalle lacrime -Ci vedremo alla festa di Natale il 23, ti farò sapere come organizzarci…

-No,non puoi…- cercò di fermarla lui, realizzando poi che lei poteva, poteva benissimo -Posso almeno aiutarti a uscire dalla finestra?-azzardò lui -Prima mi è sembrato difficile…

Lily fece uscire la scopa, che la attese come il fido destriero di Zorro sotto la finestra, ma arrivare all’alto davanzale sembrò più problematico, per lei che non sapeva volare: cercò di darsi la spinta con le braccia, rimediando solo una serie di salti a vuoto, finchè non sentì sulla vita le mani di Scorpius, che la fecero finalmente sedere sul davanzale. Si voltò un attimo a guardarlo e le sembrò un peccato mortale lasciare da solo quel ragazzo così bello, che la osservava con occhi teneri, sperando che lei restasse: no, probabilmente lui sperava che se ne andasse, così sarebbe stato finalmente libero di tornare alla sua vita di prima, di prima di lei, che non era stata niente, se non una strana parentesi. Con questi pensieri in testa, Lily salì sulla scopa e tornò nella propria stanza, pronta a bagnare di lacrime un altro cuscino.

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Draco e Harry lasciarono la Presidenza con un sorriso soddisfatto, sereni per aver mantenuto il proprio posto di lavoro, ma anche per aver recuperato l’approvazione della professoressa McGranitt: mentre si crogiolavano nella propria vittoria, Harry guardò l’ora e sbuffò.

-Sono già le sei meno un quarto- notò scocciato -Speravo di poter andare da Lily e Albus a raccontare del colloquio, ma se stasera non sono a casa per le sei, mia moglie mi lincia… Usciamo a cena per il nostro anniversario, quindi mi dovrò preparare, aiutare lei a prepararsi e blablabla. Tu pensi di vedere Scorpius adesso? Perché se lo racconti a lui, qualcosa mi dice che lo saprà presto anche Lily…

-Sì, in effetti potrei sentire se mio figlio ha dieci minuti… -osservò Draco -Tu vai pure, non avrei il coraggio di mettermi contro tua moglie…- commentò con aria da perfetto Malfoy.

-Ma suvvia, noi siamo gli eroi di Corvonero!- rispose Harry ridendo -Come le sarà venuto in mente?!- domandò, più all’aria circostante che a Draco, mentre se ne andava. Dal canto suo, Draco iniziò a cercare il numero di Scorpius sulla rubrica del cellulare, ma gli sembrò di vedere Lily camminare nel corridoio che attraversava quello della presidenza: fece qualche passo per voltare l’angolo e la vide seduta a terra con la testa tra le ginocchia, evidentemente in lacrime. Fu un attimo pensare di andare da lei, ma poi si domandò cosa avrebbe potuto fare per consolarla: purtroppo però, i piedi andavano da soli e in un attimo la raggiunse, mentre lei, vedendo un’ombra, alzò la testa.

-Oh…buonasera signor Malfoy- salutò imbarazzata, tra le lacrime.

-Le augurerei buonasera anche io, se non stridesse con ciò che vedo- commentò lui -Il corridoio non è un buon posto per trovare consolazione, signorina Potter, non si trovano mai le persone adatte per parlare…

-Ma io non voglio parlare- rispose lei -Per questo non sono nella mia stanza: le mie amiche facevano troppe domande e io non potevo rispondere… Cioè, non volevo, non volevo…

-Non poteva, perché si tratta di Scorpius, non è vero?- domandò lui, quasi scusandosi per suo figlio, mentre lei chinava il capo in silenzio. Inaspettatamente, Draco si sedette accanto a lei, chiamandola dolcemente -Lily, non piangere- disse, facendole alzare la testa di scatto -Non piangere, perché non servirà… Mio figlio non è cattivo, ma può farti molto male se non stai attenta: non devi mai, e dico mai, dargli la possibilità di scegliere, perché è quasi sicuro che farà la scelta sbagliata!

-Che cosa intende?- chiese lei incuriosita dall’insolita tenerezza di Draco.

-Scorpius ti ha mai raccontato di come io e sua madre ci siamo fidanzati?- chiese lui con un sorriso.

-Beh, in effetti sì- rispose lei imbarazzata -Ha detto che è stata una cosa del tipo “lui non nota lei finchè lei all’improvviso si dichiara e lui rimane folgorato”, più o meno così…

-Poco credibile, no?! Bene, sappi che sono 17 anni che mentiamo a nostro figlio- sentenziò lui con aria spavalda, mentre lei lo guardava confusa -Se tuo padre sapesse che sto per raccontarti questa cosa, credo mi appenderebbe al soffitto, lasciandomi penzolare per giorni a implorare pietà… Ma mi sembra giusto che te la racconti ugualmente: tu però non farne parola né con lui, né con Scorpius… poi capirai il perché!

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Dai che siete un po' curiosi di leggere la storia di Draco e Astoria! Ma poi queste scaramucce tra Scorpius e Lily si risolveranno o no? E soprattutto, la McGranitt è tanto una cara donna come Preside, no?

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 16
*** Io ho detto amore ***


Capitolo 15 - Io ho detto amore

-Cosa mi deve raccontare di così tremendo?- chiese Lily, ormai pienamente rapita dalle parole di Draco.

-La vera storia di come io e mia moglie ci siamo fidanzati!- spiegò lui, sentendosi un menestrello medievale alle prese con un pubblico estasiato, che aspetta trepidante la sua storia -Devo partire dal novembre del mio settimo anno ad Hogwarts: era stato il novembre più freddo degli ultimi trent’anni e nevicava praticamente ogni giorno. Già da qualche tempo, avevo capito che una ragazzina di Serpeverde mi aveva messo gli occhi addosso, probabilmente perché sua sorella Daphne aveva la mia stessa età e quindi mi aveva notato: la ragazzina era Astoria, detta Tori, che sapeva bene di non avere speranze di fare colpo su di me, che avevo diverse… amiche intime. Cercherò di non scandalizzarti troppo con il mio racconto…

-No no, vada pure, non si preoccupi- lo rassicurò Lily, quasi rimpiangendo una bel bicchierone di popcorn con cui accompagnare il racconto.

-Una sera, ricevetti un gufo da una delle mie…amiche intime, Eleanor, che mi invitava ad andare a trovarla nello spogliatoio di Serpeverde per passare un po’ di tempo insieme: era una bella ragazza, bionda, prosperosa, sapevo che non mi sarei pentito. O meglio, pensavo di no… Arrivai allo spogliatoio e la trovai che mi aspettava con un sorriso molto promettente: portava un lungo cappotto marrone, ma subito mi lasciò intendere che era l’unica cosa che indossava, ad eccezione di una striminzita mutandina di pizzo… Mi fermo o vado avanti?- domandò cauto Draco.

-E ma se salta subito alla fine io non capisco cosa è successo nel mezzo!- si lamentò un po’ lei -Ecco, magari eviterei i dettagli più scabrosi, però un riassunto dei punti salienti lo vorrei…

-Bene, allora ti dirò che bastarono pochi secondi perché io e Eleanor iniziassimo a…consumare il nostro rapporto: stavamo per arrivare al clou della situazione, quando notai che i suoi capelli biondi iniziavano a diventare scuri e il suo corpo prosperoso a farsi più minuto. Il tempo di realizzare cosa stesse accadendo e trovai Tori Greengrass avvinghiata a me: mi lanciò uno sguardo di sfida, si infilò in un attimo il cappotto e scappò via con i miei vestiti… Aveva fatto una Polisucco, la ragazzina! E io ci ero cascato come un idiota!

-Quindi cos’ha fatto?- domandò Lily con una leggera risata.

-La prima cosa che mi è venuta in mente, l’ho rincorsa: il problema è che ho attraversato nudo e di corsa il campo da Quidditch innevato, quindi faceva un freddo da Dissennatori, se conti che era anche sera. Insomma, si è fatta rincorrere fino al corridoio del dormitorio di Serpeverde, ma poi si è nascosta in un angolo appartato e si è lasciata raggiungere: appena arrivai, iniziai a coprirla di insulti, mentre lei mi lanciava i vestiti perché potessi almeno recuperare un minimo di contegno, ma continuando a ridere di me. Le chiesi cosa cavolo le fosse saltato in mente e cosa sperasse di ottenere e lei mi rispose che non voleva più essere ignorata da me: era sicura di essere la donna della mia vita e credeva di conoscermi molto più di chiunque altro, compresa Pansy, che era la mia ex, e Lucille Hamilton, che ufficialmente era la mia ragazza, ma che tutti sapevano avere più corna di una mandria di bufali.

-E a quel punto si è arrabbiato molto?

-Pensavo fosse completamente pazza: come poteva dire di conoscermi, se non le avevo mai nemmeno parlato? L’istinto che mi venne fu di darle uno schiaffo, ma lei mi bloccò il polso e fissò il Marchio sul braccio: iniziò a percorrerne i contorni con un dito, come affascinata, e io le dissi che mi avrebbe dovuto portare rispetto, adesso che sapeva chi ero davvero, che non poteva prendersi gioco di un Mangiamorte. Lei mi sorrise e, inspiegabilmente, baciò il Marchio Nero e mi disse: “Ti amerò per come sei, con le tue luci e le tue ombre, ma ti amerò sempre”. Sul momento rimasi confuso, ma poi notai che teneva la bacchetta nella tasca del cappotto, quindi improvvisamente gliela presi e corsi via: lei, ovviamente, mi inseguì e per la seconda volta attraversai a piedi nudi il campo innevato, dato che la signorina non si era portata via anche le mie scarpe, quelle le aveva lasciate nello spogliatoio… - commentò Draco nervoso, notando poi che la sua ascoltatrice attendeva con impazienza l’epilogo -In definitiva, tornai proprio nello spogliatoio e mi feci raggiungere da Tori, che mi urlò di ridarle la bacchetta: io, ovviamente, la lasciai lì a gridare fingendo di non sentirla, finchè lei non si avvicinò, abbassò la testa e mi disse “Se anche qualcuno ti avesse visto, non avresti fatto di certo una brutta figura… Saresti stato uno che veniva da un incontro con una delle tue conquiste, mantenendo un’aria spavalda nonostante la scema gli avesse fatto uno scherzo da bambini: e poi sei così bello che non ti saresti nemmeno dovuto vergognare del tuo corpo…”. Non ho mai capito se queste fossero delle scuse o la motivazione del gesto insano, ma disse così…

-Quindi stava dicendo che il suo scherzo non l’avrebbe danneggiata più di tanto, una cosa del genere?

-Sì, credo intendesse dire che, comunque, non mi avrebbe mai ferito davvero: nessuno aveva mai avuto questa preoccupazione con me, quindi restai lì a guardarla in silenzio, aspettando che dicesse qualcos’altro. Mi guardò con aria timida e confessò: “Speravo che mi guardassi con degli occhi diversi, ma sono riuscita solo a dimostrare di essere una bambina… Scusami Draco”. E questa sarebbe la parte che raccontiamo di solito a Scorpius, anzi una versione edulcorata e corretta: quella in cui lei si dichiara e lui non capisce più niente, perché ti giuro che lì, davvero, ho visto il mondo cadermi addosso. Tori non era più una bambina, col cavolo se lo era dopo quello scherzetto da commedia di serie B, ma soprattutto non lo era perché era stata più matura di me nell’ammettere come stavano le cose: io non ero abituato alle persone dirette, che dicono le cose senza giri di parole e provano sentimenti sinceri… Forse questo lo sai già…

-Sì- annuì lei con un sorriso -Papà ogni tanto si lascia andare ai racconti di gioventù…

-Ecco: lei aveva fatto la cosa più semplice del mondo, cioè aveva detto la verità, ma chi l’ha detto che essere sinceri sia semplice? Le ho ridato la sua bacchetta e poi l’ho baciata: lei sorrise, convinta di aver già portato a casa la vittoria più grande, e fece per andarsene, ma io la trattenni e le diedi un altro bacio, poi un altro e un altro ancora. Per farla breve, quella sera feci l’amore con Astoria per la prima volta.

-Ma…non avevate già…dico, prima che lei scappasse…?

-A parte che te l’ho detto, ci eravamo fermati prima… ma soprattutto quella ragazza non era Astoria e quello era accoppiarsi come animali: io ho detto amore…

-Oh Merlino, che teneri!!- pigolò Lily con occhi sognanti, facendo quasi arrossire Draco e imbarazzandosi a sua volta per il commento particolarmente maturo: cercò quindi di recuperare un minimo di serietà e sospirò. -Quindi la morale della favola qual è?

-I Malfoy non sanno scegliere, preferiscono che qualcun altro lo faccia per loro: quando però capiamo che un scelta è quella giusta, allora la facciamo nostra e la manteniamo per tutta la vita. Tu pensi di essere la scelta giusta per Scorpius?- chiese lui con espressione seria -Non rispondermi con avventatezza, come fate sempre voi Potter, pensaci bene…

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Scorpius era nella sua stanza, sdraiato sul letto a fissare il materasso sopra di lui: i suoi compagni erano rientrati e lo avevano trovato con un’espressione ben diversa da quella che aveva di solito quando gli si lasciava la stanza libera. Non avevano fatto domande, non erano mica ragazzine, ma ogni tanto si lanciavano occhiate furtive e dubbiose: Scorpius, per non vederli, si era voltato con la faccia verso la parete e aveva chiuso gli occhi, sperando di addormentarsi, nonostante il casino che stava facendo Derek nel cercare una maglietta nei cassetti. Il sonno non arrivava, ma soprattutto era difficile riposare con quell’orribile profumo di rose sul cuscino e un mal di stomaco lancinante: come faceva a farsi perdonare da Lily? Ma soprattutto, doveva farsi perdonare o semplicemente lasciarla libera, come aveva fatto poco prima guardandola volare via dalla sua vita?

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-Io non…non saprei- rispose Lily alla domanda di Draco -Scorpius è troppo difficile da capire, non riesco a interpretare i suoi gesti perché a volte…- si interruppe di botto -…non so se posso raccontarle queste cose, magari si vergogna!

-Che bizzarra concezione del pudore che hai!- commentò lui un po’ stizzito -Se la storia è la mia è tutto un “vada, vada, racconti pure, che io sono smaliziata”, ma se la storia è la tua, magari mi vergogno!- disse, guardando Lily di traverso e aggiungendo poi -Scusami, mi sono lasciato un po’ andare… Parla pure.

-Va bene…- disse lei, iniziando a raccontare a grandi linee quei tre mesi, soffermandosi di più sul racconto dei momenti in cui pensava di contare davvero qualcosa per Scorpius, per terminare poi con un sospiro e la voce rotta dall’emozione -Grosso modo è successo questo… Perciò non capisco cosa voglia da me, anche se ora ho abbastanza chiaro cosa voglio io da lui!

-Sai già che se vi metteste assieme, avreste una data di scadenza, vero?- domandò lui, come se parlasse di un cartone di latte o una scatoletta di tonno -Il contratto diventerà esecutivo appena Scorpius si diplomerà: se per allora lo avremo già trovato e distrutto, forse non avrete più motivo di sentirvi legati; se invece, malauguratamente, non fossimo riusciti nell’intento, lui sposerà Madelaine, non esiste la possibilità che sposi te. Sarebbe un gesto stupido e avventato…

-Ma sua moglie l’ha sposata! Non sapeva del contratto?

-Certo che lo sapeva, ma le ho raccontato tutto solo quando ho avuto la certezza che mi amasse davvero: la nostra storia sarebbe nata indipendentemente dal contratto e ci saremmo sposati comunque, abbiamo solo accelerato i tempi! Abbiamo detto agli Hamilton che eravamo ufficialmente fidanzati il giorno del mio diploma e l’ho sposata quando era a metà del sesto anno: non è stato facile per lei terminare gli studi, soprattutto sapendo che io non ero vicino a lei a Hogwarts e entrambi temevamo per l’incolumità del’altro. Per te e Scorpius le cose sarebbero molto diverse, lo capisci da sola… Tu devi scegliere la piega da far prendere a questa storia, devi dimostrare di essere matura anche se agli occhi del mondo sei ancora una bambina, anche a quelli di mio figlio.

Lily si raggomitolò nelle ginocchia e posò la fronte su di esse, mormorando: “Ho bisogno di tempo…”. Draco si alzò e la invitò a fare altrettanto, poi la salutò, consigliandole di tornare nella sua stanza a farsi consolare dalle amiche. -Ah, un’altra cosa: l’altro giorno ho preparato la cioccolata a mia moglie- sorrise lui -Ma da solo, proprio, senza farla fare ai miei domestici: lei ha riso e poi mi ha perdonato. Quindi ti ringrazio per l’ottimo consiglio, spero di sdebitarmi un giorno…

-Non avrebbe un’altra storiella con la morale, tipo quella che mi ha raccontato prima?- domandò lei con aria innocente -Anche meno…privata di quella!

-Storiella con la morale…- pensò un attimo lui -Sì, questa è carina: sai perché mia moglie ha un roseto?

-Le piacciono i fiori?- tentò Lily -O il profumo delle rose?

-No… Quando ci siamo sposati, Astoria ha deciso che non le piaceva mandarmi a quel paese, quindi ogni volta che le fosse venuto l’istinto di farlo, sarebbe andata in giardino a piantare un bulbo di rosa: se avessi visto un bocciolo nuovo, avrei dovuto mandarmi da solo a quel paese e apprezzare il fatto che non mi ci avesse mandato lei. E ti dirò che funziona, perché questo la aiuta a sbollire il nervosismo iniziale e io so sempre quando devo andare a farmi perdonare qualcosa, senza bisogno di gridarsi contro e lanciarsi i piatti. La morale è: coltiva solo fiori a bulbo, come le rose e i tulipani, perché sono più facili da piantare. O forse è un’altra, lo lascio decidere a te- sorrise lui, stavolta andandosene per davvero.

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Erano passati già due giorni dal loro litigio e Scorpius ancora non sapeva come comportarsi: possibile che fosse così difficile scegliere? Oltretutto quella sarebbe dovuta essere una delle “sere sì”, una di quelle in cui si sarebbero dovuti vedere, ma Lily non si era fatta viva e lui aveva deciso di fare altrettanto, non si sa se per orgoglio o per cosa: se alle otto ancora il telefono non aveva squillato e nessun gufo aveva picchiettato sul vetro, era perché Lily era ancora dell’idea di non farsi vedere.

Dal canto suo, intanto,lei era nella propria stanza e fissava dubbiosa le manovre convulse di Isabel che frugava sul fondo dell’armadio, infilata con tutta la testa: finalmente uscì dalle ante e sventolò trionfante un sacchettone di caramelle miste. Invitò le amiche a sedersi sul tappeto in centro alla stanza e chiese a Marine di fare il suo dovere, cioè estrarre l’ultimo numero della rivista “Streghella” a cui era abbonata e lanciarsi a pagina 45 per cominciare il test “Scopri se il tuo ragazzo è l’uomo ideale”.

-Data l’eccezionale presenza di Lily, stasera serata donne stereotipate!- annunciò festante Isabel -Abbiamo i pigiamini con gli orsetti, le caramelle gommose, 15 anni e un test idiota da fare: siete pronte fanciulle?

Lily era un po’ titubante dato l’argomento del test, al momento particolarmente calzante con la sua situazione sentimentale, eccezion fatta per il dettaglio che Scorpius non era “il suo ragazzo”: le Mar-Mar, però, sembravano così convinte che sarebbe stato un peccato non accontentarle, anche se un ragazzo non ce l’avevano neppure loro…

-Bene, allora…- iniziò Marine come se stesse recitando il regolamento -Tu Lily risponderai riferendoti ad Amante Segreto, tu Mar parlando di Hugo e tu Isabel… ci racconti un po’ di Andreas?- domandò allusiva, ottenendo un sorrisetto in risposta -Io faccio le domande e tengo i punteggi!

Tutte annuirono e iniziarono il test: alcune domande erano piuttosto banali, sullo stile “Ha un bel fisico?” o “Le ragazze lo trovano carino?”, a cui Lily rispose “Purtroppo sì” entrambe le volte, ma altre erano un po’ più bizzarre, tipo “Che tu sappia, si è mai vestito da donna?” o “Gareggia con gli amici a chi fa pipì più lontano?”: Scorpius vestito da donna era un pensiero grottesco e sperò che non gli fosse mai nemmeno passato per l’anticamera del cervello; la gara a chi piscia più lontano…oh cielo, c’è davvero chi lo fa?! Alla domanda “La cosa più tenera che ha mai fatto per te?”, Lily si prese del tempo per riflettere, mentre Isabel rispondeva sconsolata “Mi ha detto dov’è il bagno del secondo piano il giorno che gliel’ho chiesto…” e Margareth tirò fuori ancora la storia dei Mucilli e di quanto fosse stato bello svegliarsi tra le braccia del suo Hugo: Marine invitò Lily a rispondere e lei pensò alla prima cosa che le venne in mente.

-Mi ha lasciata andare via… Mi ha permesso di scegliere se continuare a stare con lui, magari soffrendo, o uscire dalla sua vita e riprendere la mia aria spensierata di prima… Questa è la cosa più tenera che abbia fatto per me- confessò lei, sentendo che gli occhi iniziavano a pizzicare, pronti a piangere.

-Il fatto che la tua serata si stia consumando all’insegna di caramelle gommose e pigiamini con gli orsetti, lascia intendere che tu abbia scelto la seconda opzione- osservò Isabel -però l’aria spensierata non la vedo!

-Non so chi sia- si aggiunse Margareth -ma io non so cosa darei per avere una persona che mi ama anziché stare qui a sognare che tuo cugino si innamori all’improvviso!

-Lui non mi ama!- ammise Lily -Almeno, dice di no… Non stiamo neanche insieme, siamo solo due che passano del tempo a fare cose di cui dopo si pentono…o almeno dicono che è così.

-Siccome immagino di che cose si tratti- la interruppe Isabel -io direi che il modo in cui definite il vostro rapporto è solo una formalità… Che importanza può avere il nome che gli date? Servirebbe solo a rendere la cosa più razionale, gestibile e oggettiva, ma adesso vienimi a dire che preferisci una storia “razionale-gestibile-oggettiva” alle farfalle nello stomaco!

-I thestral…-rispose piano Lily -La mandria di Thestral nel petto… Io e lui diciamo così… Noi diciamo così…

Era deciso, l’indomani avrebbe cercato di fare pace con Scorpius, magari in un modo un po’ particolare, giusto per fargli capire che ci teneva sul serio…

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La mattina successiva, a colazione, Scorpius era intento a osservare le proprietà assorbenti delle fette biscottate intinte nel tè, arrivando sempre alla conclusione che, dopo cinque o sei secondi, la fetta fa “pluf” nella tazza e il tè schizza: pensò di essere, ormai, pronto a dedicarsi alla vita da scemo del villaggio, magari andando a lanciare briciole ai pesci del Lago Nero di Hogwarts o addestrando qualche strana creatura insieme a Hagrid, ma poi vide qualcosa che lo lasciò a bocca aperta. Lily era appena entrata in Sala Grande e si avvicinava a passo spedito al tavolo dei Serpeverde o, per meglio dire, a lui: quando fu a meno di un metro di distanza, Scorpius tentò di dire qualcosa, ma lei gli chiuse la bocca con un bacio, lungo e profondo. Lui la allontanò, assunse un’aria furibonda e gridò:

-Sei diventata scema?!

-Perché, non ti ha fatto piacere?- domandò lei sgranando gli occhi.

-Smettila Madelaine!- urlò lui, capendo subito che si trattava di una banalissima Polisucco, ipotesi confermata dal fatto che la vera Lily entrò in quel momento nella Sala e vide di fronte a Scorpius un’altra sé, a cui però stavano tornando i capelli neri! Non aspettò un secondo e arrivò da lei livida di rabbia:

-Questo è veramente troppo!- gridò, prendendola finalmente per i boccoli  -Come hai osato, razza di oca che non sei altro?- rincarò, tirando più forte e avvicinando le labbra al suo orecchio, sussurrando tra i denti -Non toccare mai più Scorpius o giuro che ti distruggo… Lui è solo mio!

Madelaine si divincolò dalla sua stretta e corse a piagnucolare dalla McGranitt che la Potter le aveva tirato i capelli e meritava una punizione, ma lei la guardò con aria dispiaciuta:

-Oh accidenti, temo proprio di essermi distratta poco fa… Purtroppo non ho visto nulla!- mentì la Preside, cercando di non scoppiare a ridere -Le assicuro che prenderò provvedimenti- concluse, lanciando poi un invisibile cenno di assenso in direzione di Lily.

Scorpius fissava Lily in silenzio, tra gli sguardi confusi dei presenti, completamente ignari delle motivazioni dello strano gesto di Madelaine e piuttosto basiti per la reazione della piccola e simpatica Potter: lei si voltò a guardare le sue amiche, che indicarono Scorpius come se nemmeno fosse lì e iniziarono a bisbigliare “è lui!”, ormai certe di sapere chi fosse Amante Segreto. Lily sorrise e fece di sì con la testa nella loro direzione, portandosi poi l’indice davanti alle labbra e invitandole a mantenere la cosa per sé: guardò, quindi, Scorpius e si domandò se fosse il caso di dire qualcosa, suscitando la curiosità del paesotto babbano, o andarsene in silenzio, chiudendo ancora la porta a quel povero ragazzo. “Un momento, non è lui il povero ragazzo, sono io quella che ha pianto e…”

-Sapevo che non eri tu!- le disse Scorpius, mentre tutta Hogwarts tendeva le orecchie avide -Non profumava di rose…- ammise, suscitando il cicaleccio generale. Vide che Lily iniziò a contare sulle dita e si domandò cosa stesse combinando, ma poi lei gli rischiarò le idee:

-Oggi sarebbe una sera no, domani sarebbe una sera sì: sarà una sera sì?- chiese lei dolcemente.

-Piove- rispose Scorpius in un sorriso che fece impallidire l’intera tavolata Serpeverde -Colonna- aggiunse, mentre il paesotto rumoreggiava come un vecchio motore perché proprio non dava un senso al sintagma “sera sì-pioggia-colonna”: forse perché erano solo fatti loro…

Tornando in camera dopo colazione, Lily realizzò che erano fatti loro, ma anche delle sue amiche e dei suoi cugini Rose e Hugo, che la tempestarono di domande: Albus fortunatamente sapeva già che qualcosa bolliva in pentola, quindi la lasciò tranquilla, più che altro per non dover affrontare lui stesso il discorso.

-Non ho aggettivi per definirti!- iniziò Rose, sentendo suo fratello commentare “Strano!” a bassa voce e mollandogli quindi una gomitata -Ma come è successo? Da quanto succede? Perché succede?

-Dai, Rose- la interruppe Isabel -Non è il caso di essere così curiose… Terrà una conferenza stampa quando sarà pronta! Perché il pubblico vuole sapere…

-Uffa, non sarò più io il gossip più interessante della nostra camera!- si lamentò Margareth, incrociando poi lo sguardo di Hugo e diventando rossa come i suoi capelli: lui notò la cosa, assunse un’aria dubbiosa domandandosi se potesse avere a che fare con lui e poi sentì che gli ingranaggi del cervello iniziavano a girare, come per elaborare un pensiero complesso.

-Hai raccontato dei Mucilli?!- le domandò, vedendola lanciare risposte casuali -L’hanno trovato interessante? Ho fatto qualcosa di interessante?!- si stupì lui -E senza neanche fare niente, pensa!

-Ti ha dato fastidio…il fatto che lo abbia raccontato?- chiese lei titubante, vedendolo poi rispondere di no con una certa convinzione -Sai…volevo essere interessante anch’io per una volta, ma da stamattina direi che Lily mi ha abbondantemente superato- confessò con un sorriso un po’ amaro.

-Battiamoli, battiamoli!- propose Hugo, contento come un bambino -Io da solo non so essere interessante, però magari con te…Oh…- si fermò, realizzando il senso delle proprie parole: battere qualcuno in una gara a chi diventa il gossip più succulento del paesotto babbano, di sicuro sua madre si augurava questo per lui! “Perché mia madre non è mai stata un gossip succulento e non sa cosa si prova! Beh, però, quella volta che papà è stato geloso di Viktor Krum? E quando lei e lo zio Harry avevano passato tutti quei giorni da soli per cercare gli Horcrux a fare chissà cosa?”. Lì le voci si erano scatenate, altro che se si era spettegolato, e a Hugo non risultava affatto che Hermione si fosse schermita più di tanto.

-Diventiamo un gossip interessante!- propose a Margareth come se avesse appena inventato un nuovo gioco: lei accettò, tra l’imbarazzato e il sorpreso, e poco dopo andò ad aggiungere la sua risposta all’ultima domanda del test di Streghella, quella di cui la sera prima non aveva capito il senso.

-“Si adatta alle tue passioni?”… sì, decisamente! 

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Alle otto e mezza della sera successiva, Lily camminava avanti e indietro per la sua camera: era domenica, ma quel pomeriggio per Grifondoro non era giorno di Quidditch, o meglio, erano solo stati spettatori della partita Serpeverde-Tassorosso, vinta dalle Bisce, nonostante la solita ammonizione a Ralph Ross per gioco falloso. La giornata per Lily era quindi stata quasi eterna, senza contare che la pioggia incessante aveva reso particolarmente grigia l’atmosfera: ma erano le otto e mezza, finalmente, quindi mancava solo mezz’ora al momento in cui avrebbe visto di nuovo Scorpius, visto per davvero, non come in quei quattro giorni.

-Vai da Amante Segreto stasera?- domandò Isabel con l’aria di una già pronta a darsi una risposta da sola, tanto era palese -Possiamo dire “Malfoy” o ti scandalizza?

-Non mi scandalizza…- rispose lei con un sorriso -L’importante è che lo sappia il minor numero di persone possibile, visto che già adesso siamo a una cifra considerevole… Vorrei aspettare la festa di Natale per farlo sapere a tutto il mondo, è uno sfizio mio! Anche se in realtà non stiamo neanche insieme, quindi non ci sarebbe niente da far sapere…

-Per curiosità…-iniziò Marine, avvicinandosi -…da quanto tempo va avanti la cosa?

-Non saprei dirtelo- rispose Lily -So che ci siamo parlati la prima volta una settimana dopo l’inizio dell’anno scolastico: ci siamo detti delle cose e poi lui me ne ha dette altre, ma tutto è iniziato perché lui…- si bloccò lei all’improvviso -La spalla gli faceva male già prima!- gridò tutta contenta -Non mi aveva ancora detto niente di lei, ci eravamo già parlati prima per la spalla: non ci siamo conosciuti per quella storia là, è stato prima,  è stato prima- continuò a dire saltellando tra gli sguardi basiti delle altre. Le salutò con un sorriso enorme e corse alla colonna: Draco aveva detto che la loro storia non avrebbe avuto senso perché era fondata solo sulla questione di Madelaine, ma l’interesse stava nascendo già prima, quando aveva scoperto che era caduto dal letto. Sì, avevano iniziato a vedersi perché lui le raccontasse di Madelaine, ma poi avevano continuato a incontrarsi, tanto che il giorno successivo sarebbero stati tre mesi esatti da quell’otto settembre in cui era caduto da quel benedetto letto! Arrivò alla colonna dieci minuti prima delle nove, ma Scorpius era già lì: corse per arrivare il prima possibile, vedendo che lui la aspettava con un sorriso grande quanto il suo, ma poi si fermò di colpo, prese fiato e lo guardò, cambiando espressione.

-So che Madelaine per te rappresenta un problema serio- iniziò cercando di mantenersi impassibile -Ho sempre rispettato questa situazione, cercando di starti vicino, ma se succederà un’altra volta che tu mi lasci da sola a piangere in un letto, sappi che io me ne andrò davvero, dal tuo letto e dalla tua vita! Non voglio più sentirmi dire che sono una bambina, se il vero bambino sei tu, e non voglio più che tu dica che non hai le palle per affrontare le situazioni, altrimenti di darò un calcio tale che farà ricordare eccome se le hai!- disse, facendo poi una pausa-  Sei pronto a farmi tornare?

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Sarà pronto a farla tornare? Diciamo che Lily è un po' più grande di 14 capitoli fa, non vi sembra? Se questo servirà a qualcosa, si vedrà nel prossimo capitolo!

A mercoledì,

Ninilke 

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Capitolo 17
*** Il mio Boccino ***


Capitolo 16 - Il mio Boccino

-Sei pronto a farmi tornare?- chiese Lily, mentre Scorpius non aveva ancora smesso di sorridere.

-Pronto! Se vuoi un po’ alla volta, come se stessimo iniziando tutto daccapo… Dobbiamo ricominciare dalle presentazioni?- chiese lui tendendole la mano -Scorpius Hyperion Malfoy.

-Sei caduto dal letto!- esclamò lei con un sorriso.

-No, oggi no!- rispose lui un po’ confuso.

-Ma no, all’inizio! Se non fossi caduto dal letto non ti saresti fatto male alla spalla, io non lo avrei notato, non ti avrei dato fastidio, non avrei saputo di Madelaine, non me l’avresti raccontato, non ci saremmo conosciuti e non saremmo…arrivati a questo punto!

-Mio padre mi fa sempre sentire uno scemo quando scopre che sono caduto dal letto, invece stavolta ne è nata una cosa bella!- commentò lui, vedendola arrossire- Siamo una cosa bella Lily…- disse abbracciandola e tornando, finalmente, a sentire il profumo delle rose e i suoi capelli tra le dita. Lei ricambiò l’abbraccio, ormai senza più traccia dei dubbi che avevano costellato quei quattro giorni: era disposta a stare con lui anche con la “data di scadenza” come aveva detto Draco, ma voleva passare il maggior tempo possibile insieme a lui, indipendentemente dal significato di quell’ “insieme”.

- Dici che siamo una “cosa bella”?- chiese lei, guardandolo con un sorriso -Cioè?

-Beh, per me sei… sei come il Quidditch!

-Che cosa originale! Nessun maschio medio avrebbe saputo dirla!- commentò lei ironica.

-Ma no, intendo… Allora, io sono un Cercatore e anche tu lo sei, quindi potrai capire di cosa parlo: quando giochiamo, è come se la nostra partita fosse separata rispetto a quella degli altri, perché mentre loro sono impegnati a infilare una Pluffa dopo l’altra, noi siamo concentrati a cercare il nostro Boccino. A volte i Cacciatori mi guardano chiedendomi se non mi annoio mai a star dietro a quella pallina con le ali, correndo anche il rischio di non prenderla mai, ma io rispondo sempre che la sensazione che provi quando ti lanci in picchiata con la mano tesa verso il Boccino è diversa da qualsiasi altra cosa: se poi riesci ad afferrarlo, a sentire che le sue ali rinunciano a scappare da sotto le tue dita, ti senti il padrone del mondo. Questo è quello che sento con te: vedo gli altri che sono come i Cacciatori, che si limitano a passare da una ragazza all’altra come se stessero tenendo il conteggio dei punti, cosa che ho sempre fatto anche io prima di conoscere te. Tu sei il mio Boccino: seguo il tuo volo disordinato e imprevedibile, a volte con la paura di non raggiungerti mai, ma quando sei qui con me e non cerchi più di scapparmi tra le dita, io sono il padrone del mondo… Capisci cosa intendo?

-Che cosa originale! Nessun maschio medio avrebbe saputo dirla!-disse lei, stavolta seriamente -Dobbiamo ricominciare un po’ alla volta, allora?

-Non è che dobbiamo… proviamo!- disse lui -Ma solo se a te va, non voglio farti arrabbiare, se no mi tiri i capelli come hai fatto con la stronza ieri mattina!- concluse sorridendo.

-Non parliamo di lei!- propose Lily, staccandosi lentamente dal suo abbraccio -Ricominciamo con calma, senza fretta, senza bugie, senza paura… Magari alla festa capiremo cosa è il caso di fare!

-E se vediamo che ci stiamo lasciando prendere troppo… “soglia”, come una volta!

-Quanto odio quella parola- sussurrò lei, guardandolo negli occhi e sentendo, finalmente, che la mandria di Thestral era tornata. “Ma sono sempre stati così azzurri? Gli occhi, non i Thestral… Quanto è bello! E sono il suo Boccino d’oro, io e solo io, sono un Boccino, sono un Boccino…” -Soglia, Malfoy!

-Ma se non ho fatto niente!- si difese lui.

-Eh lo so, mi andava di scaricare la colpa su di te!- rise lei -Dieci meno cinque, carino, si va a nanna…- disse incamminandosi, sempre col sorriso sulle labbra.

-Allora posso abbracciarti?- chiese lui -In modo assolutamente innocente, solo per darti la buonanotte…

-Sì, però…-iniziò lei, assumendo poi la sua aria da bambina dispettosa -Devi prima prendermi!- disse correndo via per il lungo corridoio: in quel momento capì cosa provò Tori Greengrass quando si fece rincorrere da Draco Malfoy, sentì sulla sua pelle la sensazione di essere inseguita dalla persona da cui lo desideri di più, si sentì davvero un Boccino in fuga! Scorpius era veloce, quindi dopo un po’ la raggiunse e la strinse tra le braccia, sentendosi il cuore scoppiare, per la corsa e per colpa di quella testolina rossa che se ne stava lì a prendersi il suo abbraccio: si guardarono negli occhi, sentirono una morsa allo stomaco, ma poi buttarono gli occhi al cielo e dissero insieme “Soglia!”

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-Ultimo martedì di visite prima di Natale- commentò stancamente Draco, entrando a Hogwarts con Harry -Tra una settimana ci sarà anche quella benedettissima festa…

-Ci verrai, vero?- chiese Harry -Non voglio passare l’intera serata a spiegare da solo a Ron perché la sua nipotina sia lì con quel disgraziato di tuo figlio!

-E perdermi la coppia più pacchiana della festa pacchiana? Certo che ci sarò! Sperò solo che mia moglie non si annoi troppo… Non posso mica sperare che si metta a far conversazione con la tua! Astoria è una donna più… Astoria è Astoria, è proprio…

-Basta con le solite tiritere su tua moglie! Abbiamo capito che sei innamorato perso, piantala!- lo zittì Harry, domandandosi come sempre cosa avesse Ginny di sbagliato -Andiamo dalla McGranitt, così magari calmi i bollenti spiriti, almeno davanti a lei…

Gli impiegatissimi si recarono in Presidenza per svolgere il loro ultimo servizio prenatalizio: essere tornati, anche se non a pieno regime, i cocchini della McGranitt li aveva messi di buon umore, tanto che avevano deciso, di un insolito comune accordo, di portare un regalino alla loro preside preferita. Dopo che ebbero discusso delle questioni legate alla scuola, le comunicarono tristemente che la sua ipotesi, quella su un’eventuale cassetta di sicurezza alla Gringott a nome di Hector Hamilton, si era rivelata un buco nell’acqua: notarono che si impensierì non poco, quindi cercarono di tirarle su il morale con il loro prezioso pensierino. Le avevano comprato un bel segnalibro, di quelli in pelle, fatti a mano da esperti elfi artigiani e lavorati con cura, con incisa alla base una M scritta in un carattere ricercato e svolazzante: magari non era un granchè, ma era un pensiero da parte di quei due, quindi avrebbe apprezzato almeno lo sforzo, come una nonna che sorride bonaria davanti alla torta di fango dei suoi nipotini. E in effetti fu così, nonna Minerva sorrise ai suoi cocchini, guardandoli poi un po’ di traverso:

-Se lo fate per riavere il permesso di seguire gli allenamenti, dovete dimostrarmi di essere davvero pentiti per quel brutto episodio, va bene?- chiese in un sorriso commosso.

-Ma no professoressa- rispose Harry -Non è per il Quidditch, è solo un pensierino per Natale, non…

-Pentitissimi, pentitissimi davvero!- lo interruppe l’altro, non appena sentì profumo di Quidditch -Il regalo l’abbiamo scelto insieme, perché noi andiamo d’accordo! E anche alla festa di Natale, vedrà come andiamo d’accordo! Ci piace guardare gli allenamenti insieme, perché andiamo d’accordo- disse Draco mettendo un braccio attorno alle spalle di Harry -Vero che andiamo d’accordo?!

-Tu mi spaventi!- disse l’altro, fissandolo atterrito -Però è vero che andiamo d’accordo- azzardò, guardando la preside con aria perfetto da bravo ragazzo quale non era mai stato -Ed è quasi Natale…

-Va bene, va bene…- acconsentì lei -Anche perché oggi sarebbe l’ultimo allenamento congiunto tra Serpeverde e Grifondoro prima delle vacanze, quindi siete fortunati… Godetevi il vostro Quidditch- disse salutandoli e guardandoli uscire dalla presidenza, mentre lei rimirava tutta contenta il suo bel segnalibro.

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Scorpius stava raggiungendo lo spogliatoio di Serpeverde coi suoi compagni, quando vide Lily e il resto della sua squadra: alzò leggermente la mano in segno di saluto, tanto ormai tutti sapevano che si conoscevano, ma poi vide Josh dirigersi dritto verso di lei, quindi gli andò dietro.

-Devo parlarti- disse a Lily, che lo guardava dubbiosa, cercando gli occhi di Scorpius dietro di lui -Riguarda il contratto…-. Non avevano mai sentito Josh parlare della questione, a volte dubitavano quasi che ne sapesse qualcosa, ma in quel momento fu stranamente lui a tirare in ballo il discorso -Non mi piace questa storia, non mi piace quello che fa la mia famiglia, quindi sappi che io non farei niente contro di te: mio padre e mia madre cercano di convincermi che sarebbe giusto il contrario, ma loro sono solo i miei genitori, possono parlare quanto vogliono, a me non interessa…

Lily e Scorpius lo guardarono, incapaci di pensare a una famiglia in cui un figlio fosse così indifferente ai propri genitori, dato che entrambi venivano da famiglie in cui i legami contavano tantissimo, per quanto fossero indubbiamente diverse nel loro genere.

-Se però fosse mia sorella a chiedermi aiuto, io glielo darei: Madelaine sa essere una vera stronza, lo riconosco, ma io le voglio bene e non saprei resistere all’idea di accontentarla. Questi due anni senza di lei per me sono stati davvero pesanti, perché lei è l’unica persona con cui stia bene, nessun’altra al mondo: se lei mi chiedesse di aiutarla con questa storia del contratto, io lo farei senza esitazioni…

-Vuoi bene a tua sorella in modo molto profondo…- si stupì sinceramente Lily.

-C’è chi lo chiama perverso…- rispose lui senza espressioni -Perverso e immorale… Ma io amo Madelaine e questa è l’unica motivazione per cui non ti ho ancora fatto del male seriamente: se Scorpius è tuo, non sarà suo, capisci cosa intendo?

-Quindi è per questo…- disse Scorpius -Per questo non hai mai fatto commenti all’idea che io vedessi altre ragazze oltre a tua sorella nè ti sei mai lanciato nei soliti discorsi da fratello apprensivo… Ti faceva comodo!

-Grazie Josh- disse Lily, senza guardare Scorpius e rivolgendosi solo all’altro -Apprezzo molto che tu me lo abbia detto: se mi succederà qualcosa, capirò le tue motivazioni… Non sono disposta,però, a capire quelle di tua sorella, perché sono le sue ad essere “perverse e immorali”: si è intestardita su Scorpius, considerandolo come un oggetto da avere a tutti i costi, ma secondo me non sa nemmeno cosa significhi provare sentimenti sinceri. Capisco te, ma non lei, mi dispiace…

Josh sospirò e se ne andò, lasciando soli Scorpius e Lily:

-Io non ce la farei a essere così sereno- le disse lui -Lo avrei preso a cazzotti all’inizio del discorso…

-Mi dispiace per come vive la situazione- ammise lei -A me non verrebbe mai da amare i miei fratelli in…quel modo, ma se a lui è capitato, non posso fargliene una colpa: certo, se magari evitasse di minacciarmi di morte, gradirei di più, però non è detto che succederà davvero qualcosa…

-Arrivano gli impiegatissimi- disse lui, cercando di non ascoltare quello che gli sembrava solo un delirio: disse a suo padre e a Harry che dopo gli allenamenti avrebbero dovuto raccontare le ultime novità , dato che, stavolta, era davvero una faccenda seria.

Al termine, dopo che gli spogliatoi furono completamente liberi, Harry, Draco, Lily e Scorpius si recarono in quello di Serpeverde, scelto da Draco per non meglio precisate “questioni affettive”, che solo Lily comprese pienamente: i due ragazzi raccontarono ciò che aveva detto Josh, parlando anche della grande idea della Polisucco avuta da Madelaine qualche giorno prima e della loro reazione alla cosa.

-Glieli hai tirati forte, spero- commentò Draco, visibilmente alterato -Quella stupida oca da cortile…

-Non incitare mia figlia alla violenza!- lo rimproverò Harry -Comunque abbiamo informato la McGranitt della situazione e so che provvederà a tenere gli occhi aperti, soprattutto alla Festa di Natale, dove ci sarà tanta di quella gente che Madelaine potrebbe combinare un casino davvero serio…

-Ci andate sempre insieme, vero?- domandò Draco, alzando un sopracciglio -Non ci sono stati problemi o cose simili, no?- domandò,  fingendo di non sapere nulla.

Lily stava già rispondendo prontamente che andava tutto bene e che non era successo niente di particolare, reggendo il gioco di Draco che lo reggeva a lei davanti a suo padre, ma Scorpius li sorprese:

-Abbiamo fatto un po’ di casino nei giorni scorsi- disse scuotendo la testa -Poi però abbiamo chiarito la situazione e adesso va meglio, cioè…bene, direi.

-Oh, hai la mia piena solidarietà Scorpius- rispose inaspettatamente Harry -Se è come sua madre, ti avrà lasciato lì per giorni a domandarti cosa cavolo hai fatto di così grave, mentre lei ti tiene il muso, salvo poi scoprire che si è fatta un viaggio mentale dei suoi e tu non hai fatto niente…

-Non è andata proprio così, ma…in parte, forse…Però era soprattutto colpa mia!- ammise lui, mentre lei sorrideva soddisfatta per la vittoria che le veniva riconosciuta.

-Io non do mai ragione a nessuno- notò Harry, guardando poi Draco -Tuo figlio è un bravo ragazzo, non è come te! Potrei quasi accettare questa cosa che gira intorno a mia figlia…

-No, è la Luna che gira intorno al Sole- disse Lily, quasi soprappensiero, facendo sorridere suo padre e meritando una smorfia compiaciuta da Draco, che apprezzava i modi un po’ strani della piccola Potter.

-Avete già comprato i regali da scambiarvi per la Festa?- chiese Harry, ottenendo due risposte affermative -Quando pensate di darveli?

-Beh… domani è una sera sì- disse Lily, rivolgendosi a Scorpius -Potremmo fare domani…

-Ah, fate “un giorno sì e uno no”?- domandò Draco -La regola di mamma Potter regna sovrana ovunque!

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-Ho un problema col fiocco!- si lamentò Lily con le sue amiche, reggendo tra le mani un pacchetto regalo -Di che colore glielo metto? Perché ne ho uno azzurro, uno oro e uno verde e non so quale scegliere…

-Eh sì, è una domanda da un milione di falci questa- ironizzò Isabel -Chiedi alle esperte di moda, magari ti trovano la soluzione più glamour…

Le Mar-Mar si concentrarono sul pacchetto, avvolto da una carta rossa, e convennero che il fiocco più adatto fosse quello oro: Lily, però, ribattè che faceva “troppo Grifondoro” e sapevano benissimo chi fosse il destinatario del regalo. Chiesero, quindi, perché avesse preso tre fiocchi diversi:

-Quello azzurro perché è il colore dei suoi occhi e del mio vestito, quello verde perché è il colore dei miei occhi e delle Bisce, quello oro perché è il colore del Boccino -spiegò come se fosse la cosa più ovvia del mondo -Mi sa che li userò tutti e tre, tanto è per la festa pacchiana! Sì, mi piace…

Lily uscì dalla stanza per recarsi al suo appuntamento tra le occhiate dubbiose delle sue amiche, che iniziarono, però ad essere rose dai medesimi tarli riguardo ai colori dei fiocchi, la forma del pacchetto, la tinta dell’ombretto… Mancava troppo poco a quella cavolo di festa!

-Chi ha un regalo? Chi ha un regalo?- la accolse Scorpius festante alla colonna -Io avrò un regalo!

-Sei diventato matto?- lo guardò dubbiosa Lily.

-Questa è una cosa che sanno anche i miei compagni di stanza e forse tutti i Serpeverde: adoro ricevere regali, mi piace essere viziato! Vanno bene anche quelli brutti, mi piace anche solo l’idea stessa che qualcuno mi vizi… A farli non sono un granchè, ma a riceverli sono bravissimo!

-Adesso ti dirò se sei davvero scarso- disse lei, prendendo il pacchetto che lui le porgeva e facendo altrettanto -Aprilo prima tu, visto che ti vedo così emozionato… Dopo leggi il biglietto, così capisci bene.

Scorpius aprì con foga il suo pacchetto e vi trovò una t-shirt nera, che però riconobbe subito essere fatta di un particolare materiale magico: quel tipo di magliette era stato realizzato perché vi potesse comparire una scritta sempre diversa, in base alle scelte di chi la indossava e per un numero illimitato di volte.

Ti ho regalato una t-shirt per non far sentire troppo sole quelle che ci sono nel tuo armadio, schiacciate dalla superiorità delle camicie. Ti consiglio di scriverci sopra qualche citazione di Shakespeare, tanto i tuoi compagni scemi non le coglierebbero e sono sempre d’effetto…

Grazie per portarmi alla festa,

la tua bisbetica domata, che comunque la chiami profuma sempre di rosa.

 

Lily invece scartò il pacchetto di Scorpius con delicatezza chirurgica, tanto era bella persino la carta che lo racchiudeva e vi trovò una scatolina blu, leggermente brillantinata, che aprì con lentezza cinematografica: sul cuscinetto interno della scatolina, faceva bella mostra di sé un braccialetto d’argento con un piccolo ciondolo a forma di spicchio di luna. Brillava come se fosse fatto di polvere lunare, ma era solo un effetto dato dalle luci un po’ soffuse del corridoio: a volte, però, le apparenze e l’immaginazione bastano a creare quella che i Babbani chiamano Magia.

-Mi spiace, io non ti ho scritto un biglietto- si giustificò Scorpius -Però ho un’altra cosa per te- disse, porgendole una tavoletta di cioccolato -Non sapevo come prepararti la cioccolata calda…

Lily lo guardò come se fosse frastornata e la sua stupida maglietta magica le sembrò più insignificante di uno straccio per la polvere: “quello che non era un granchè a fare i regali” le aveva appena messo tra le mani un braccialetto bellissimo, che avrebbe fatto svenire le ragazze più sensibili e, quantomeno, provocato un certo turbamento nelle altre, Lily compresa. In più c’era quella storia della cioccolata, il modo più dolce per chiedere scusa, che la metteva in crisi, soprattutto perché corroborato da quel sorriso tenero da gattino bagnato e da quegli occhi magnetici del colore del fiocco: c’era solo una cosa da fare…

-Soglia, Malfoy- disse sconsolata.

-E che palle!- si lamentò lui -Non ho fatto niente stavolta, davvero! Ha ragione tuo padre a dire che vi fate chissà che film e poi ve la prendete con noi- disse buttando gli occhi al cielo e appoggiandosi con la schiena alla colonna: Lily gli mise le braccia attorno alla vita, posò la testa sopra al suo petto e chiuse gli occhi, come se si volesse addormentare lì. Scorpius ricambiò il suo abbraccio e si avvicinò piano al suo orecchio -Non hai cambiato idea sul “Soglia”? Magari un pochettino… Giusto per ricordarti chi sono…

-Il tuo regalo è bellissimo- miagolò lei, sempre abbracciandolo e con gli occhi chiusi -Potrei concederti un bacio… Piccolo però!- disse, staccandosi un po’ da lui, che poso leggermente le labbra sulla sua fronte -Intendevo…- spiegò lei, indicandosi le labbra con un sorriso.

-Oh…Ma come faccio a darti un “bacio piccolo”? Cioè, se lo facciamo troppo in fretta diventiamo due che vanno a sbattere uno contro l’altro, non due che si stanno baciando… No, mi oppongo! Anzi, soglia Potter, vai a violentare qualcun altro- affermò lui, facendo un po’ il sostenuto e sciogliendo l’abbraccio.

-Scimmietta!- esclamò lei, alzando le braccia verso il suo collo -Se salgo sul basamento mi prendi in braccio, che faccio la scimmietta?- domandò, come se avesse sei anni appena compiuti.

Scorpius non considerò questo come un atto di violenza degno di opposizione e permise alla bambina di fare la scimmietta: perché aveva in braccio una bella ragazza e si limitava a giocare con lei come se fossero entrambi scemi? Era salutare per lui o avrebbe raggiunto davvero la follia, andando avanti con quella storia del “soglia”? Poi lei gli diede, involontariamente la risposta:

-L’ultima volta che mi hai presa in braccio, poi siamo stati quattro giorni senza vederci- iniziò, con un sorriso timido-  Sono stati lunghissimi, perché mi mancavi, mi mancava tutto di te. Il modo in cui mi abbracci, mi guardi, il tuo profumo, il tuo sorriso… Ho sempre pensato che se mi fossi trovata a stare così per un ragazzo mi sarei sentita scema e banale, troppo vulnerabile: devo andarci piano con te, se no potrei non riuscire a disintossicarmi… Per favore, vacci piano con me!

Scorpius capì, soprattutto perché riconosceva pienamente di essere meraviglioso, quindi potenzialmente una droga, ma anche perché, stupidamente, per lui valeva lo stesso discorso: quattro giorni senza Lily lo avevano ridotto ad essere uno sfigato che regala tavolette di cioccolata implorando perdono a una che non gli darà niente in cambio, se non col contagocce. Ma a lui quelle gocce servivano, perché ormai Lily era troppo importante per farne a meno! Decise di posare le labbra sulle sue in modo delicato, sperando che quel bacio le sembrasse abbastanza “piccolo”, ma si accorse di dover prolungare di qualche attimo quell’incontro perché anche lui aveva una mandria di Thestral che non sgranchiva le zampe da un po’: quella era la sensazione che adorava, la stessa che provava quando teneva il Boccino tra le mani e non lo sentiva più sbattere le ali in cerca della libertà, il senso di avere conquistato l’inconquistabile.

-Quanto manca alla festa?- chiese Lily, rimettendo i piedi a terra.

-Sono le nove e mezza del 17 dicembre, quindi… 143 ore e mezza!- rispose lui con sicurezza -Perché?

-Allora tra 143 ore non mi sentirai più pronunciare la parola “soglia”.

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142 ore dopo quella conversazione, cioè alle otto della sera della festa, nella camera di Lily era il pandemonio: le ragazze si aiutavano l’una con l’altra per finire di prepararsi, chi allacciando la zip del vestito all’amica, chi passandole le forcine, chi mettendole il mascara…

- Margareth, tienili aperti ‘sti occhi!- la rimproverò Marine, nonostante sapesse bene che la sorella non era troppo abituata ai trucchi -Se no Hugo non ti guarda più stasera! E tu Lily, basta con quelle forcine, sembri un puntaspilli!- commentò l’esperta di moda -Isabel, quelle sono scarpe, non pinne da sub, cerca di calzarle con un minimo di delicatezza…

-Oh, dai, non hanno mica un’anima!- rispose l’amica, beccandosi un’occhiataccia: certo che le scarpe hanno un’anima, soprattutto quelle con un tacco superiore agli otto centimetri!  -Bene, visto che siamo tutte pronte… Guardiamoci allo specchio!

Le quattro ragazze si sottoposero all’impietoso commento dello specchio, come se fosse magico e sapesse parlare: ma si sa che il silenzio dice più di quanto si vorrebbe sentire…

-Sembro una zucca!- si lamentò Marine, accennando al suo vestito arancione, in tinta con il cerchietto e la borsetta, spezzato solo da una fascia nera in vita e dalle scarpe abbinate.

-Io ho lo stesso colore di Nick-quasi -senza-testa -commentò Margareth, riferendosi al suo abito lilla chiaro, che arrivava fino al ginocchio e si intonava con gli accessori bianchi e lilla.

-Io sembro una troia- ammise sconsolata Isabel, indicando il suo vestito rosso, che sul manichino sembrava meno volgare, ma che in quel momento a lei sembrava tanto da ragazza “allegra”.

-Ragazze, siete tutte bellissime- le consolò Lily, chiudendole tutte in un abbraccio -Grazie per essere rimaste mie amiche anche se vi ho un po’ piantate in asso per quello scemo di Malfoy… Vi voglio bene!

Grosso abbraccio collettivo nella camera delle ragazze Grifondoro: a comporre il mucchio Lily, Isabel, Margareth, Marine e tanta banalità. Ma la banalità più carina del mondo! A interrompere il momento di tenerezza fu qualcuno che bussò alla porta: Margareth andò ad aprire e trovò Hugo davanti a sé, con il competo beige che le aveva già mostrato, ma condito da un’inedita collana di fiori di stoffa gialli, in stile hawaiano. Lei lo guardò sorpresa, ma lui sorrise compiaciuto:

-Era un po’ smorto, allora ho pensato a un tocco di colore! Ce n’è una anche per te- disse porgendole un’analoga collana. Margareth guardò il suo vestito lilla fantasma, pensò che anche il suo outfit fosse “un po’ smorto” come quello di Hugo e infilò la testa nella collana di fiori: lui la osservò con occhio clinico e sorrise -Sì, il giallo si abbina col lilla e anche col beige. Sono stato bravo?

-Sai distinguere il lilla dalle altre tonalità di viola!- esclamò lei sbarrando gli occhi.

-Quindi sono stato bravo!- ribadì lui soddisfatto.

-Tu sei l’uomo perfetto!- concluse lei, capendo cosa intendesse Lily con “mandria di Thestral”.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E così si svela l'arcano: Scorpius l'ha fatta tornare e adesso non la molla più, soprattutto adesso che è arrivata la festa pacchiana! Cosa succederà in 'sta benedetta serata?

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 18
*** La sua fidanzata ***


Capitolo 17 - La sua fidanzata

Lily aveva appuntamento con Scorpius alle otto e mezza alle scale che portavano al dormitorio di Grifondoro: lui si era chiaramente opposto all’idea di salirle e aveva proposto di aspettare nel corridoio antistante, proposta che lei aveva approvato. Quando Scorpius intravide Lily scendere il primo gradino, le voltò le spalle e lei rimase un po’ confusa:

-Sono le 8 e 28 e trenta secondi- iniziò lui con tono da saputello -Finchè non scade questo minuto e mezzo, io non ti guardo. Alle otto e mezza scade il “soglia”, quindi non mi scappi più neanche se voli!

-Sei proprio un bambino!- ironizzò lei, guardando il quadrante del suo orologio da polso: sessanta secondi, “Forza lancetta, corri!”… cinquanta secondi, Isabel e Andreas scendono le scale… quaranta secondi, Hugo e Margareth escono dal dormitorio… trenta secondi, Marine e Rose si incamminano insieme verso la Sala… venti secondi, la scala si sposta.

-La scala si sposta?!- si stupì lei -Stupide scale magiche!-esclamò, vedendo però che Scorpius aveva salito gli ultimi gradini e ora distava pochi passi da lei: entrambi si reggevano al corrimano per non rovinare miseramente a terra, ma lui aveva desistito dal suo intento di non guardarla fino allo scoccare della mezza e ora si avvicinava a lei col sorriso di un bambino sulle giostre… Dieci secondi, Lily è tre gradini sopra Scorpius… Cinque secondi, Scorpius sale due gradini… Tre, due, uno… Lily iniziò a riempire di baci Scorpius, sulle guance, sulle labbra, sulla fronte, sul collo, tutto mentre la scala continuava a spostarsi e regalare loro un’instabilità particolarmente scomoda alla situazione e, soprattutto, ai tacchi di lei: quando finalmente la scala trovò una collocazione a lei gradita e si fermò, Scorpius guardò Lily con un sorriso soddisfatto.

-Cos’è, non ne potevi più?

-La scala era molto scenografica, sarebbe stato un peccato non approfittarne- minimizzò lei, guardandolo poi con un sorriso complice -E poi sì, non ne potevo più! Tra l’altro chissà dove siamo finiti…

-Oh, che scala gentile!- commentò Scorpius, realizzando di trovarsi nel “loro” corridoio, quello della “loro” colonna -Visto che è presto e la Sala Grande non è lontana, potremmo andare un attimo alla colonna a perdere tempo- propose con un’aria di chi ha solo cattive intenzioni.

-Con la scuola piena di amici e parenti in giro a perdersi per i corridoi, bella idea Malfoy!- lo schernì lei, limitandosi poi a constatare che lui l’aveva già sollevata e se l’era caricata in spalla come un sacco di patate: non oppose nemmeno resistenza, sapendo di non averlo affatto viziato nei giorni precedenti e realizzando di non aver viziato per niente nemmeno se stessa. -Dieci minuti però, non di più…

-Sì, venti minuti, va bene- disse lui, fingendo accondiscendenza, ma cercando già di cambiare le carte in tavola: le fece posare i piedi a terra, poi si appoggiò con la schiena alla colonna e la avvicinò a sé -Sei molto più bella dell’altro giorno, davvero- disse, stampandole un bacio in fronte e vedendola girarsi,dandogli le spalle:  Lily si appoggiò con la schiena contro il suo petto e chinò la testa verso destra, lasciando pienamente scoperto il collo e la spalla sinistra, che artatamente era lasciata libera dal vestito.

-Ti ricordi cosa hai detto a Madelaine l’ultima volta che ho indossato questo vestito?- chiese piano, mentre lui la assecondava e iniziava a darle piccoli baci sul collo -Adesso mi puoi dire se…quelle cose le pensavi veramente o erano davvero solo bugie per convincere lei?

-Madelaine non c’è- iniziò lui, guardandola negli occhi -Ma io sono qui con te, ti abbraccio e ti riempio di baci: se volessi solo una scopata, non farei la fatica che sto facendo a correrti dietro in questi mesi, mi limiterei a fare come i Cacciatori. Da te voglio qualcosa di diverso perché tu sei il mio boccino e anche se certe volte mi fai dannare, davvero basta poco per… com’era?... “soddisfare tutti e cinque i sensi”.

-E non posso neanche più dirti “soglia”!- finse di lamentarsi lei, baciandolo poi sulle labbra in uno di quelli che avrebbe definito “baci piccoli” -Allora, smettiamo di fare gli sdolcinati e andiamo alla festa?

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La seconda sala più grande del castello era stata allestita a stanza in cui ospitare i parenti e i genitori arrivati un po’ per prendere parte alla festa e un po’ per prelevare i loro fanciulli e portarli a casa per le feste natalizie, chi per soli tre giorni, chi per l’intero periodo di vacanze: d’altronde i maghi minorenni non potevano godere di troppa libertà di movimento, né smaterializzarsi senza averne le capacità, quindi erano ancora tutti costretti ad affidarsi a mamma e papà, da bravi bambini. I coniugi Malfoy lanciarono un’occhiata rapida in direzione dei Potter, notando la sproporzione numerica: due contro Harry, Ginny, James e l’ausilio dei Weasley in parata, in un parterre di zii, fratelli, cugini che avrebbero riempito la stanza anche da soli. Draco cercò di evitare le attenzioni di alcuni suoi ex compagni di scuola, diventati poi genitori dei compagni di Scorpius, e convinse sua moglie a cercare almeno di avvicinarsi a quell’infilata di teste rosse: non appena, però, furono vicini, tutti si dileguarono come quando si aprono le porte dell’ascensore, lasciando soli Harry e Ginny a scusarsi per la mancanza di educazione.

-Spiegheresti ai tuoi parenti che non sono infetto?- domandò irritato Draco -Passi per me, che ci sono abituato, ma almeno un minimo di rispetto per mia moglie potrebbero dimostrarlo!

-Dai, non fa niente- lo tranquillizzò Astoria, porgendo poi una mano a Ginny -Sono Astoria Malfoy. Non ci siamo mai presentate in questi anni, anche se i nostri mariti lavorano insieme- disse con un’espressione tranquilla, non quella algida da vera Malfoy -Tu sei Ginevra, giusto?

-Ginevra… Quanto tempo è che nessuno mi chiama così?- si stupì Ginny -Comunque sì, sono Ginny Potter: in realtà ci siamo già conosciute ai tempi della scuola, ma mai presentate… La differenza di Case aveva un certo peso una volta- sorrise lei dolcemente.

-Mi fa piacere conoscerti- disse Astoria, provocando un certo stupore collettivo -Sei la signora di “un giorno sì e uno no”: è un ottimo consiglio, sai? Rende tutto più semplice, non so se mi spiego…

-Si organizza meglio il tempo, le responsabilità, ma soprattutto si assecondano i desideri di tutti!- si pavoneggiò Ginny -Sì, è un gran metodo, lo so! Non sono abituata a sentire complimenti in merito…neanche in generale, a dirla tutta- concluse, con un’occhiatina di traverso a suo marito.

In quel momento, Draco e Astoria notarono la presenza di due nuovi arrivati, un ragazzo e una bambina, e quest’ultima li stava raggiungendo di corsa:

-Zio!- chiamò a gran voce la bambina, abbracciando le gambe di Draco e salutando poi Astoria -Ciao zia! Hai visto che bello il mio vestito?- chiese, facendo notare a tutti il suo abitino col albicocca -La gonna fa la ruota, guarda!- mostrò piroettando.

-Dai Annie, basta- la ammonì dolcemente il ragazzo -Gli zii stanno parlando con delle altre persone, non possiamo disturbare. Comunque ciao!- salutò con un sorriso -Buonasera anche a…oh- si fermò all’improvviso -Lei è… il collega di Draco. Buonasera signor Potter, buonasera signora!- salutò con emozionata deferenza e mal celata soddisfazione.

-Un altro fan del Signore col fulmine- spiegò Draco con sguardo distratto, prendendo poi in braccio Annie -Vero che sono io il tuo preferito?- chiese con aria superba, sentendosi rispondere sonoramente di sì e ricevendo un abbraccio: d’improvviso,tutta la tribù dei Weasley precedentemente dileguatasi iniziò a guardarlo, dapprima con timore, come un gruppo di macachi davanti a un fuoco, poi con stupore, come quando le scimmie scoprono che il fuoco brucia, ma può non essere sgradevole.

-Zia Astoria, dov’è Scorpius?- chiese Annie, evidentemente desiderosa di vedere il suo beniamino, a cui Draco sarebbe stato eternamente secondo.

-Nella Sala Grande insieme agli altri ragazzi- spiegò lei con un sorriso -Adesso Oliver ti porta da lui, va bene?

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Lily e Scorpius stavano per varcare l’ingresso della Sala, che era stata addobbata come un centinaio di alberi di Natale e brillava al punto che sarebbe stata visibile dallo spazio: lei lo guardò e pensò di stringergli la mano, valutando poi la cosa come inadeguata. L’occhio però le cadde sul suo vestito striminzito, i tacchi vertiginosi e la spalla scoperta appositamente per lui, quindi si disse che nulla quella sera sarebbe stato troppo sconveniente: gli prese la mano e lui intrecciò le proprie dita alle sue.

-Sei pronta a sbalordire Hogwarts?- chiese lui, come fosse sul punto di fare la ruota con la coda e aprendo la porta: gli sguardi dell’intero paesotto babbano caddero sulla coppia, scatenando il solito brusio che provocava questo genere di eventi, ma pochi secondi dopo cessò. Niente più occhiatine complici, gomitate d’intesa, commenti a mezza voce: nessuno stupore per l’inedita accoppiata?

-Ci siamo giocati l’effetto sorpresa qualche giorno fa, a colazione- sbuffò Lily -Se fossi Margareth mi lamenterei di non essere il gossip più succoso della serata…

-A dire il vero non suscitate il benché minimo interesse- esclamò la voce acida di Madelaine alle loro spalle: la ragazza era accompagnata dal fratello e aveva raccolto decine di sguardi, per lo più maschili, perché il suo elegante vestito blu notte la rendeva davvero molto affascinante, fatto che poteva solo aumentare il suo ego già spropositato -Scorpius, non sai proprio scegliere…

-Oh, chi non muore si rivede- la interruppe Oliver, entrando nella Sala -E io, stupidamente, speravo di non rivederti più… Non rovinarci la serata, dai- propose sarcastico, vedendola voltare le spalle e andarsene. Josh rimase fermo dov’era, poi bisbigliò in direzione di Lily e Scorpius:

-Ha in mente qualcosa… Non so cosa, ma non sarà una bella serata.

-Grazie Josh- disse Lily con un leggero sorriso -Passa una buona serata con tua sorella… Purtroppo stasera è molto bella, avrà centinaia di ammiratori- osservò lei, sempre sorridendo con sincerità e fare tenero.

-Non voglio la tua pietà, Potter!- la interruppe Josh irritato -Io non ne avrò per te, se Mad mi chiedesse di farti stare al tuo posto, cosa assai probabile!

-Scusala Josh- disse Scorpius -Non è una Serpeverde, non può capire…- concluse con aria sconsolata, guardandolo poi raggiungere la sorella. Si voltò verso Oliver e, finalmente, sorrise -Entrata in scena d’effetto, complimenti- disse, posando poi lo sguardo su Annie e prendendola in braccio -E tu principessa, non dici niente?- le chiese sorridendo.

-Chi è lei?- domandò imbronciata indicando Lily -Non la voglio!

-Ma la vuole lui…-rispose Oliver allusivo, beccandosi un calcio in uno stinco da Scorpius -Ahio! Volevo dire che la vuole con lui alla festa di stasera…- spiegò, guardando poi Lily e porgendole la mano -Non ci siamo presentati: io sono Oliver, ma questo lo saprai già, tanto quanto so che tu sei Lily- disse sorridendo e stringendole la mano.

-Oliver è praticamente mio fratello- spiegò Scorpius -quindi sa tutto quello che mi succede: ovviamente sa anche chi sei, ma non gli ho raccontato tutti i fatti nostri...- si giustificò -A te Annie va bene se stasera sto un po’ con lei? C’è una band che ci piace molto e ci terrei a sentirli con lei, ok?

-Uffa, potevi dirmelo che avevi la fidanzata!- si lamentò la bambina, facendo arrossire Lily, che per il momento non era affatto la sua fidanzata…

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-Vorremmo scusarci per poco fa- esordì Hermione rivolgendosi a Draco -Non siamo stati molto civili… In fondo Harry lavora con te, quindi sappiamo che non sei più…come prima, ecco.

- Sì, d’accordo- rispose lui svogliatamente -Piuttosto Potter, mi preoccupa il fatto che tua moglie e la mia stiano parlando fitto fitto da una decina di minuti, ormai… Guarda che non voglio che diventino amiche!

-Non abbiamo corso questo rischio noi due in quattordici anni, cosa vuoi che succeda a loro in dieci minuti?

Fece il suo ingresso in sala Hector Hamilton, accompagnato dalla sorella Lucille: non appena Astoria la vide, si avvicinò a Draco, che le mise un braccio attorno alle spalle, mentre lei posava una mano sul suo petto. Gli sgraditi ospiti si avvicinarono ai Malfoy:

-Buonasera- iniziò Hector -Ho saputo che avete mantenuto il vostro posto di lavoro, ne sono molto contento- commentò sarcastico -Questa sera ci farà compagnia anche Lucille: sei contenta Tori?

Astoria assunse un’espressione torva e strinse le dita in un pugno, quasi aggrappandosi alla camicia di Draco, che rinsaldò la stretta attorno alle sue spalle con aria cupa: lo sguardo di Lucille era viscido quanto quello del fratello e in quel momento si stava posando su Draco con una brama che fece assumere ad Astoria l’atteggiamento di una tigre che difende i propri cuccioli. Delle persone accanto a loro, solo Harry comprendeva cosa stesse accadendo, mentre gli altri osservavano rapiti e confusi gli Hamilton che si allontanavano: Astoria li guardò e sembrò intimidita.

-Scusate, vi saremo sembrati pazzi…- disse piano, sentendo poi le labbra di Draco sulla fronte e la sua voce calma che le sussurrava di stare tranquilla: Harry sospirò, guardò la propria famiglia e poi i Malfoy.

-Ho un’idea- esclamò risoluto -Non dirò più del dovuto, ma forse la mia famiglia può aiutarvi…

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I Topi di Bristol erano appena saliti sul piccolo palco allestito per l’occasione, accolti da studenti sbuffanti e occhiate di disappunto, eccezion fatta per due fan estasiati che li osservavano ad un metro dal palco, indicando tronfi una grossa spilla della band: il gruppo era composto da quattro membri e, a dispetto del nome, nessuno era di Bristol, infatti due erano giapponesi e due tedeschi, ma da tempo trapiantati nel Regno Unito. Da brava band demenziale, avevano dei nomi d’arte all’altezza, costituiti dal proprio cognome ripetuto due volte: il cantante, Bauer Bauer, salutò il pubblico di Hogwarts, ricevendo solo leggeri applausi di cortesia, quando non fischi di dissenso; il batterista, Gunter Gunter,  cercò di scaldare un po’ l’atmosfera con una rullata di introduzione, ma i fan continuavano ad essere solo i due di prima; il bassista, Tora Tora (abbreviazione di Toraguchi), cercava di non sotterrarsi per la vergogna, fingendo di essere concentratissimo ad accordare il già perfetto basso elettrico; a rompere gli indugi fu il chitarrista, Sai Sai (abbreviazione di Sayonij), che liberò dalla sua chitarra il riff che introduceva il loro maggior successo “Piove, piove, son già le nove”, canzone malinconica su una ragazza che aspetta invano il ragazzo che le dà buca. Lily e Scorpius iniziarono a cantare senza ritegno il testo per intero, notando però che anche tutti gli studenti alle loro spalle canticchiavano a bassa voce: quella canzone era davvero famosa, non potevano negarlo e dopo un po’ diventava quasi orecchiabile con quel “piove, piove”.

-Da quando sei così spudorato?- domandò Oliver a Scorpius prendendolo un po’ in giro.

-Ho deciso che non voglio più vergognarmi delle cose che mi piacciono!- rispose lui con decisione, prendendo in mano la spilla e voltandola sul retro -Sono il comproprietario di una delle otto, guarda: Lily e Scorpius! Sai che l’ho cercata per un sacco di tempo e adesso finalmente l’ho trovata!

-Parli della spilla, vero?- chiese lui ironico, strizzando l’occhio a Lily -Scusami se faccio queste battutine, ma mio fratello ha bisogno di qualche imbeccata, ogni tanto…

-Un’imbeccata è una signora appesa per il collo?- chiese Annie con gli occhi spalancati.

-Ma no!- rispose Oliver indignato- Vuol dire che per adesso Lily non è ancora la fidanzata di Scorpius, ma a lui piacerebbe, quindi dobbiamo dargli una mano… capito?

Lily si imbarazzò non poco per queste affermazioni: cos’era questa storia che Scorpius la voleva come fidanzata? Perché lui non faceva niente per cambiare discorso? Se lo sarebbe chiesto finita la canzone, che al momento era “Aiutami a volare, ho la scopa impazzita”.

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-Orecchie aperte e cervelli accesi- iniziò Harry rivolto alla sua tribù -Immaginate di dover nascondere qualcosa di prezioso e di non avere alcun limite su dove farlo. Avete Passaporte collegate con ogni angolo del mondo, una cassaforte in casa e diversi parenti compiacenti: dove lo mettete?

Varie proposte arrivarono da ogni membro della famiglia, compreso un banale “Alla Gringott”, a cui però Harry dovette rispondere che no, non c’era nessuna cassetta di sicurezza intestata al proprietario dell’oggetto.

-Neanche a uno dei “parenti compiacenti”?- domandò curioso Ron -Se sono davvero tanti come dici, magari la cassetta è a nome suo per essere meno rintracciabile..

Draco e Astoria sbarrarono gli occhi: Lucille Hamilton era stata spesso via per viaggi di lavoro e non aveva creato una famiglia, quindi era quasi stata dimenticata da chi conosceva la sua famiglia di origine, come se fosse morta e facesse apparizioni improvvise e estremamente saltuarie. Nessuno avrebbe pensato a una cassetta a suo nome, sapendo che non possedeva alcun bene di valore da custodire alla banca: Draco si sentì un idiota e fissò Ron, che si inquietò non poco.

-Non so come sia successo, ma hai avuto un’idea molto intelligente- ammise con riluttanza -Se si rivelerà una buona intuizione, ti ringrazierò, ma fino ad allora accontentati di questo- concluse, suscitando in Ron un senso di netta soddisfazione, nonostante la vittoria fosse solo parziale: per chi non è abituato, divenire oggetto di attenzioni e interesse può generare notevole orgoglio, se non un delirio di onnipotenza…

Nella Sala Grande, si stava palesando una delle conseguenze del sopracitato delirio e riguardava proprio il figlio di Ron: da quando aveva messo piede nel salone, Hugo non aveva ancora smesso di salutare tutti con fare allegro e lanciare sorrisi d’intesa anche ai più illustri sconosciuti, giusto per far notare a tutti la collana di fiori gialli che spiccava sul suo completo e sull’abito della sua dama. Dal canto suo, la dama accettò di buon grado lo strano comportamento di Hugo, più che altro eccitata dall’idea di essere mostrata all’intera scuola come un motivo di vanto: la sua mise della serata era stata frutto di mesi di riflessioni, in solitaria e con la sorella, e avere Hugo accanto costituiva una vittoria che andava ben oltre le sue aspettative, quindi nulla avrebbe rovinato la sua sera di gloria, quella in cui sarebbe stata il “gossip più succoso della festa”.

Per sua somma sfortuna, Madelaine era decisa a stupire la Sala ben più di lei e per farlo si avvicinò con aria arrogante a Scorpius e Lily:

-Se ti dicessi che ho un rametto di vischio, me lo daresti un bacio?- gli chiese, fingendosi ingenua.

-Nemmeno se quel rametto me lo cacciassi in un occhio!- rispose lui con una smorfia.

-Peccato che tu sia stupido, potresti dare molto… Confundo!- urlò Madelaine puntandogli contro la bacchetta e avvinghiandosi a lui, cominciando a baciarlo con foga, mentre era vittima dell’incantesimo. Lily la scansò via con uno spintone e abbracciò Scorpius, accarezzandogli dolcemente il viso per assicurarsi che stesse bene, poi fissò la ragazza:

-La devi smettere!- sibilò -Lascia in pace me e Scorpius! Lui non vuole te, vuole me, rassegnati!

-Per volere te, mi bacia in modo molto passionale…- la provocò Madelaine, disegnando una smorfia di disappunto sul volto dell’altra: Scorpius, ormai ripresosi dall’incantesimo, strinse a sé Lily e avvicinò il proprio viso al suo, ma poi sentì gli occhi dell’intera Sala addosso e rimase fermo a pochi centimetri da lei, senza fare nulla. -Sei una bambina ridicola- commentò Madelaine -E tu Scorpius sei al suo livello!

Lily fece per girare il viso verso di lei e ribattere qualcosa, ma Scorpius non le diede il tempo materiale: lei odiava quando qualcuno la zittiva, perché si sentiva come la stupida a cui non doveva essere concesso di parlare, quella che avrebbe rovinato tutto dicendo cose sbagliate. In quel momento, però, le sue labbra erano state chiuse da quelle di Scorpius in un contatto che non significava “Taci, idiota”, ma “Voglio davvero te e non la stronza”: aprì le sue labbra, ma non per parlare, e finalmente seppe che sapore avessero i baci di Scorpius, “soddisfò il senso del gusto”, come avrebbe detto lui. Per la verità li soddisfò tutti e cinque: poco prima, il signorino aveva fatto razzia di cioccolatini all’arancia e la sua bocca aveva conservato quel sapore, dolce e aspro nello stesso tempo; nelle orecchie di Lily rimbombavano tutti i suoni della sala, compreso lo scalpitare di zoccoli di due mandrie di Thestral e la voce calda di Bauer Bauer, che cantava del sole ghiacciato; inspirò, come sperando di percepire un profumo particolare, magari “Le petit noir”, ma sentì solo l’odore di Scorpius, che le sembrò un ottimo motivo per rendere ancora più profondo il loro bacio; il tatto…beh, in quel momento ogni cellula del suo corpo era tesa a ricercare quello del ragazzo che stava stringendo avidamente a sé, come se potesse improvvisamente volare via da sotto le sue dita allo stesso modo del boccino d’oro, ma soprattutto non aveva mai sentito il sangue scorrere in modo così potente e il cuore battere in modo così chiaro.

-Io l’ho detto che era la sua fidanzata!- commentò Annie, indicandoli col ditino quando si separarono lentamente, leggermente senza fiato: Lily guardò Scorpius come non aveva mai fatto prima, né con lui né con nessuno e considerò appagato pienamente anche il senso della vista, pensiero condiviso anche dall’intero paesotto babbano, che fissava inebetito con tanto d’occhi.

-Avete osato più di quanto possiate permettervi- li minacciò Madelaine, rivolgendo poi un cenno al fratello perché la seguisse: Scorpius strinse a sé Lily e cercò di sorridere, ma le sue labbra riuscirono solo a disegnare un ghigno teso e nervoso. Lei gli accarezzò dolcemente i capelli e lo baciò sulle labbra, poi sorrise.

-Va tutto bene- gli disse piano -Non succederà nulla…

Il tempo di dire quella frase e Oliver cadde a terra, come tramortito: Annie si spaventò molto e si accucciò accanto a lui, mentre il suo migliore amico lo chiamava per farlo svegliare. Lily, invece, corse nella sala degli adulti a cercare i loro genitori e la Preside, per chiamare aiuto: nella Sala Grande, praticamente nessuno notò nulla poiché avevano appena fatto il loro ingresso i due attori a lungo attesi, Ivan Wacheslavovic e Morgana Mitchell, e avevano attirato su di sé gli sguardi dei presenti. La professoressa McGranitt arrivò di corsa, per quanto possibile a una donna tanto anziana, e si informò su cosa fosse successo: dal corridoio, intanto, si potevano sentire le voci concitate dei coniugi Malfoy, della famiglia Hamilton e di Harry. Scorpius fece levitare il corpo svenuto di Oliver, assicurandosi che Annie gli stesse vicino, e uscì nel corridoio, certo di trovare risposta ai suoi dubbi: Draco stava gridando inferocito contro Madelaine, accusandola di essere responsabile dell’accaduto, mentre Hector sosteneva con aria spavalda la totale innocenza della figlia. Lily aiutò Scorpius a posare a terra Oliver, mentre lui fissava Madelaine con occhi furenti:

-Cosa hai fatto?- ringhiò - Oliver non ti ha fatto niente! Non c’era nessun bisogno di Confonderlo in quel modo, è un MagoNo, non regge facilmente un attacco simile!

-Tutto bene Scorpius…- disse una voce flebile alle sue spalle, che subito riconobbe come quella di Oliver -Adesso va meglio…- disse, alzandosi piano con l’aiuto di Lily.

-Visto? Non si è fatto nulla- provocò Madelaine -Però potrebbe anche andare peggio, qualche altra volta…

Scorpius non riuscì a trattenersi e afferrò la ragazza per le spalle, sbattendola contro la parete, completamente privo dell’intenzione di avere pietà di lei: stava per dire qualcosa, quando Josh urlò “Stupeficium!” e dalla sua bacchetta partì un incantesimo che scagliò il ragazzo a un paio di metri da Madelaine. Inspiegabilmente, Hector Hamilton posò una scatolina su uno dei tavoli disposti nel corridoio e scomparve, come risucchiato da una Passaporta,  e fece lo stesso anche e sua sorella: Draco non potè fare a meno di pensare che questo comportamento fosse strano, ma in quel momento  era troppo concentrato su Madelaine per riflettere.

-Dov’è il contratto?- domandò Scorpius con voce roca a Josh -Dimmi subito dov’è, lo devo distruggere immediatamente!- disse avvicinandosi -Lo vuoi anche tu, lo so!

-Stai zitto!- ribattè l’altro con aria severa -Non sai niente di me e non saprai niente da me, è inutile! Non è a te che do ascolto…- disse, serrando un po’ gli occhi.

-Josh- lo chiamò dolcemente Lily -Non devi assecondarla, è pazza, completamente pazza… Questo non è amore, è solo una…

-Stupeficium!- urlò Josh, scagliando Lily contro la parete e lasciandola svenuta a terra.

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E finalmente è arrivata la festa! Inizio col botto, direi... Vi ho presentato un po' Oliver, che fa subito una bella figura perchè diventa la povera vittima della signorina Madelaine dopo neanche un'ora che è arrivato. Intanto, però, primo vero bacio tra Lily e Scorpius: questo era bello, non mi si può dire nulla :) Come proseguirà questa festa delirante?

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 19
*** Cambiati i vestiti e sciogliti i capelli ***


Capitolo 18 - Cambiati i vestiti e sciogliti i capelli

Hugo e Margareth sedevano con aria annoiata su uno dei divanetti della sala Grande: completamente ignari di cosa stesse accadendo nel corridoio, come del resto tutti i presenti in entrambe le sale, si guardavano con aria sconsolata per aver perso, in men che non si dica, il titolo di “coppia interessante della festa”, decisamente scalzati da Lily e Scorpius e il loro bacio da favola.

-Uh, idea, idea, idea!- esclamò all’improvviso Hugo, avvicinandosi a uno dei tavoli su cui erano posate le bevande: avvicinò la bacchetta alle varie caraffe e, bisbigliando un incantesimo, a poco a poco iniziarono a zampillare fontane colorate da ogni brocca, producendo anche spettacolari vortici liquidi che andavano poi a ricadere o nelle caraffe stesse o nei bicchieri di coloro che si avvicinavano incuriositi. Occhi puntati su Hugo Weasley, ego a livello cento: Margareth si avvicinò a lui con aria soddisfatta, ormai certa di avere in pugno la fascia di “componente femminile della coppia interessante della festa”, ma dovette ricredersi.

-Guarda come nuoto!- gridò Rose Weasley sospesa in aria da Marine, che la faceva levitare, mentre lei dava profonde bracciate al nulla come se, appunto, stesse nuotando: sembrava divertirsi un mondo e anche la sua amica rideva in modo incontrollabile, segno evidente che entrambe avevano alzato un po’ il gomito.

-Fai nuotare anche me!- si lamentò Marine, dopo aver fatto scendere l’amica e essersi fatta librare in aria: salutò con sorriso ebete Margareth, che la guardava con occhi sbarrati accanto a Hugo, altrettanto sbigottito dal comportamento della propria sorella. Si avvicinò a loro Albus, che con aria serena e pacata squadrò sua cugina e domandò:

-Quanti bicchieri hai bevuto?

-Uno Bruno, Due Bue, Tre Frappè! Tre bicchieri di quella cosa rosa!- rispose tutta contenta Rose, facendo segno con le dita che i bicchieri erano stati proprio tre e lasciando intendere di aver bevuto un cocktail a base di vodka e Erba Glassa, cosa che l’avrebbe lasciata brilla per un bel po’.

-E tu Marine?- chiese sconsolato a quella che nuotava.

-Bruno, Bue, Frappè…e quattro! Cos’è che fa rima con quattro?!- chiese,ridendo fino alle lacrime, rivelando di essersi lasciata prendere la mano anche più della sua amica.

Hugo e Margareth tornarono mogi al divanetto, cercando di godersi la canzone di Nena Quark che in quel momento animava la loro noiosa serata.

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Lily giaceva a terra, apparentemente svenuta, quindi stavolta fu Oliver a cercare di metterla seduta per farla riprendere: a poco a poco, la ragazza aprì gli occhi e Scorpius, sollevato dalla cosa, si voltò verso Madelaine, sempre più deciso a non risparmiarle nulla.

-Voglio sapere dov’è il contratto! Dimmelo Madelaine, altrimenti…- gridò, ma fu interrotto da Oliver, che cercò di calmarlo.

-Non te lo dirà, già sai come ragiona la stronza…- ammise sconsolato. Madelaine, però, giudicò questo appellativo come un affronto troppo grosso e non glielo perdonò: aprì la scatolina lasciata sul tavolo da suo padre, ne estrasse una boccetta con un liquido verde e la scagliò a terra, facendola rompere e producendo un botto, da cui esalò del fumo del medesimo colore. Urlò poi uno Schiantesimo contro Oliver e, insieme al fratello, afferrò la grossa chiave d’ottone contenuta nella stessa scatoletta, scomparendo istantaneamente: Scorpius trovò di nuovo l’amico accasciato accanto a sé, che però stavolta non era stato Confuso, bensì Schiantato e colpito da quello strano fumo verde. Il suo corpo era freddo e pallido, non sembrava respirare e, nonostante continuasse a chiamarlo, non accennava a svegliarsi: la professoressa McGranitt si portò una mano alla bocca e assicurò a tutti che avrebbe fatto il possibile per venire a capo della situazione senza che nessuno venisse a scoprire l’accaduto, correndo poi ad allertare Madama Chips perché preparasse l’infermeria. Draco e Harry fissavano increduli la scena, domandandosi se non avessero fatto troppo poco per evitare ciò che stava accadendo, per quanto fosse poco chiaro anche a loro di cosa si trattasse: Astoria, però, li distrasse dalle loro congetture, guardandosi attorno.

-Dov’è Annie? L’avete vista?- chiese preoccupata. Tutti la cercarono con lo sguardo, finchè non sentirono un pianto sommesso provenire da sotto il tavolo accanto a loro: nascosta dietro alla pesante tovaglia di stoffa bianca e oro, la bambina era accoccolata alla parete, tenendosi le ginocchia e lasciandosi bagnare il viso da grosse lacrime. Astoria e Draco si avvicinarono a lei per farla uscire, ma non servì a nulla, il botto l’aveva spaventata troppo; Scorpius, lasciando a malincuore che, per un attimo, fosse suo padre a badare al corpo di Oliver, cercò di convincere Annie che andava tutto bene, che era tutto passato, ma i suoi occhi erano troppo lucidi e il suo viso troppo scosso perché le sue parole fossero vere. Il ragazzo si allontanò e, appoggiando un braccio alla parete, vi posò la fronte contro e si lasciò a profondi sospiri, che divennero poi lacrime, per quanto cercasse di trattenerle: Lily fece per avvicinarsi a lui, ma Astoria la precedette, posandogli una mano sulla spalla.

-Non posso lasciare Oliver qui- gli disse risoluta -adesso lo porterete in infermeria per fargli avere le prime cure e cercare di scoprire cosa gli abbiano fatto, ma poi verrà a casa con noi - decise, guardando poi suo marito -Io vado a casa a parlare coi suoi genitori… Tu e il signor Potter andrete alla Gringott, ora! È troppo importante sapere il prima possibile come fermare quei pazzi criminali!

Lily si avvicinò al tavolo sotto cui si trovava ancora Annie, mentre gli altri la guardavano scettica, immaginando che la piccola si sarebbe rifiutata un’altra volta di uscire: la sua idea, però, fu diversa dalle precedenti. Se Annie non voleva uscire, sarebbe entrata lei: si accucciò e la raggiunse dietro la cortina, sottraendosi allo sguardo dei presenti, riapparendo poco dopo con la manina della bimba stretta nella sua.

-Vieni Annie, ti porto nella mia stanza e ti faccio vedere un vestito bellissimo- le disse, cercando di evitare che vedesse il corpo del fratello, ancora disteso a terra: si voltò verso Scorpius e gli fece segno di chiamarla più tardi per farle sapere cosa fare, aprendosi poi in un gran sorriso verso la bambina.

-Scorpius- lo chiamò Harry con aria seria -Lily sarà qui con te per il tempo necessario a tua madre di andare a casa e preparare il tutto. Noi ti diamo una mano a portare il tuo amico in infermeria e poi andiamo alla banca… Sistemeremo tutto tuo padre e io, stai tranquillo!

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Margareth si avvicinò alla sorella con l’aria di volerle fare la predica, ma ragionò sul fatto che sarebbe stata vana, dato il grado di ebbrezza raggiunto da Marine nel corso della serata:

-Si può sapere che cavolo ti è saltato in mente?- le chiese, quando finalmente smise di ridere.

-Faceva schifo questa festa- ammise lei, cambiando totalmente espressione: fase due della sbornia, dopo la gioia sfrenata, la depressione -Hai notato che sono venuta da sola? Io non avevo nessun ragazzo con cui divertirmi, nessuno che mi avesse chiesto di essere la sua compagna per stasera, né per nessuna delle sere a venire! Tu hai quello scemo di Hugo, ma io non ho neanche uno straccio di ragazzo, lo hai notato?!

Margareth stava per ribattere che il suo grande amore non era affatto scemo, ma vedere che Marine aveva iniziato a piangere fragorosamente la fece sentire leggermente a disagio, sensazione che aumentò quando notò che Hugo era alle sue spalle e aveva assistito all’intera scena: incerta su come uscire dalla situazione, abbracciò la sorella, cercando di calmarla e notò che il ragazzo fece altrettanto con la propria, approdata al medesimo stadio di post-ebbrezza.

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Scorpius era nell’infermeria insieme a Madama Chips, che stava analizzando Oliver da lontano, come intimorita all’idea di toccarlo: posò alcuni oggetti sul suo corpo, identificandoli poi come strumenti della medicina magica, e cercò di emettere un verdetto.

-Credo di aver capito- sentenziò -Un banale Schiantesimo non produce effetti così ingenti da solo, neppure su un MagoNo: è chiaro che la vera arma sia stata quella pozione verde, ma se non si scopre da quali ingredienti fosse composta, non troveremo mai la soluzione.

 -Ma non esiste…non so, un antidoto che vada bene per tutto? O un modo per scoprire gli ingredienti?- domandò concitato, togliendo la giacca e la cravatta e posandole sul lettino, vicino a Oliver.

-Se si dà l’antidoto sbagliato, potrebbe essere assolutamente inefficace, se non addirittura dannoso o…letale- ammise, abbassando la voce -Per quanto riguarda gli ingredienti, potrebbe trattarsi davvero di qualunque cosa: è proprio l’imprevedibilità a rendere efficace pozioni come questa. Bisogna essere certi della sua composizione, altrimenti per il tuo amico non ci sarà nulla da fare…- spiegò, cercando di non assumere un’espressione troppo avvilente e lasciandolo solo nell’infermeria. Scorpius prese il telefono e compose il numero di Lily:

-Puoi venire in infermeria?- chiese con voce triste.

-Arrivo… Annie si è addormentata, almeno adesso sembra tranquilla. Hai bisogno di qualcosa in particolare?

-Sì…- rispose lui piano -Cambiati i vestiti e sciogliti i capelli- rispose, lasciandola un po’ dubbiosa, ma comunque fiduciosa che le sue parole avessero un senso. Poco dopo, infatti, arrivò in infermeria con in braccio Annie, che dormiva serena con la testa sulla sua spalla: Scorpius le raccontò ciò che gli aveva detto Madama Chips, non nascondendo una grandissima preoccupazione,poi  guardò la bambina e le accarezzò piano i capelli, sperando che anche nel sonno potesse sentire che lui era lì vicino a proteggerla da tutto il male che avrebbe potuto vedere nel mondo. Nonostante la stanza fosse poco illuminata, vide i suoi occhi aprirsi piano, anche se ancora pesanti per il sonno: la bimba sbadigliò e realizzò di essere in braccio a Lily, quindi, quasi in dormiveglia, sorrise al suo beniamino.

-Può essere la tua fidanzata- ammise con voce assonnata -Ha un vestito bellissimo per capodanno…

Scorpius la prese in braccio e la posò delicatamente sul lettino accanto a quello di Oliver, aspettando che si addormentasse, poi tirò la tendina che faceva da divisorio e andò a sedersi sull’ultimo lettino dell’infermeria,quello vicino al muro, con la testa tra le mani: Lily si accomodò accanto a lui, accarezzandogli i capelli per fargli coraggio, e lui si appoggiò con la schiena alla parete, invitandola a sedersi in braccio a lui. Lei si mise in piedi davanti alle sue ginocchia e si sporse piano, dandogli un leggero bacio sulle labbra, quindi lui la tirò piano a sé: si sedette sulle sue gambe, continuando a baciarlo e abbracciandolo sempre più stretto, mentre lui faceva altrettanto.

-Non voglio che Oliver muoia- ammise Scorpius come un bambino, tra un bacio e l’altro -Non voglio che tutte le persone a cui sono legato siano in pericolo per colpa mia- continuò, mentre gli occhi iniziavano a pizzicare per le lacrime che già si affacciavano -Voglio averti vicino… Diventeresti la mia ragazza, Lily?- chiese, mentre lei lo guardava triste, abbassando il capo.

-Ti direi di sì, sai che lo farei, ma non in questo momento- iniziò -Magari adesso parli così perché sei preoccupato per Oliver, ma se lui si riprendesse e tu non te la sentissi più di stare con me…beh, non mi farebbe piacere! Non è il momento per affrontare questo discorso… Per ora sappi che sono qui, va bene?

Da dietro la tendina provenne il rumore sommesso del pianto di Annie, che iniziò a chiamare sottovoce il fratello: Lily si alzò e andò vicino a lei, domandandole se andasse tutto bene.

-Dov’è Oliver?- chiese piano la bambina, sfregandosi un occhio.

-Oliver è qui, sta dormendo. Tu non riesci a dormire?- le domandò Lily, vedendola poi scuotere la testa in segno di diniego. La prese in braccio e si avvicinò alla finestra dell’infermeria:

-Hai visto che bella luna che c’è stasera?- chiese Lily, indicando col dito oltre il vetro -La luna non brilla davvero, è il sole che la fa diventare così bella: se non ci fosse il sole, la luna sarebbe come…un grosso sasso, non sarebbe per niente bella!

-Davvero?- domandò Annie un po’ assonnata, ma senza più lacrime -E perché?

-Perché la luna ama il sole e vuole essere bellissima per lui, quindi cerca di non sembrare un brutto sasso grigio, ma di brillare sempre… come il mio braccialetto!- spiegò, mostrandole il polso su cui luccicava il regalo che Scorpius le aveva portato per la festa -Tutti guardano la Luna, ma è solo per il Sole che lei brilla- concluse, vedendo che Annie si era finalmente riaddormentata con la testa sulla sua spalla: la rimise nel lettino e richiuse la tendina, voltandosi poi verso Scorpius con un sospiro, aspettandosi di trovarlo ancora là seduto. Lui invece si era alzato e ora era in piedi di fronte a lei, che le teneva il viso tra le mani e la baciava piano sulle labbra:

-La lezione di Astronomia più bella che abbia mai sentito- commentò a bassa voce, iniziando poi a giocherellare coi suoi capelli -Te li ho fatti sciogliere perché mi rilassano…- ammise ingenuamente.

-E i vestiti? Perché me li hai fatti cambiare? Ho agguantato di corsa una maglietta e una felpa, ma non ho trovato niente di meglio della gonna della divisa!- si lamentò lei, dando un’occhiata veloce alla sua t-shirt nera, alla felpa in tinta e al triste grigio delle pieghe della gonna.

-Tanto non sembri un sasso- la consolò lui -A me sembri sempre la mia Luna… cioè, la Luna…non la mia- si corresse, quasi mordendosi la lingua -Anzi, è giusto: tu sei la mia Luna, sei la mia Lily!

“Sei la mia Lily” fu un’affermazione dalla potenza gigantesca per la ragazza: non poteva negare di essere Lily, ma nemmeno di essere sua, perché le dita che si intrecciavano coi suoi capelli, il braccio che le cingeva le spalle e gli occhi azzurri che la guardavano in quel modo, dolce e aspro insieme, come il cioccolato all’arancia, non facevano che confermare quella frase. Lei era la sua Lily. Anche lui, però, era suo, perché ormai lo aveva detto chiaramente a Madelaine, lo aveva mostrato all’intera Sala Grande e persino Annie, lo scoglio davvero insormontabile, era d’accordo nell’affermare che lui era il suo Scorpius! Mise le braccia attorno al suo collo e si alzò in punta di piedi, cercando di essere il più alta possibile, poi iniziò a baciarlo, praticamente con la stessa intensità di poco prima, in Sala Grande: lui lo notò e la strinse a sé, sentendo che il corpo di Lily era praticamente sorretto dal suo per la poca stabilità che le dava stare sulle punte. La Luna non cade perché la forza del Sole la mantiene al suo posto: non erano amore, erano astronomia, scienza pura basata sulle regole dell’attrazione tra corpi. E loro erano corpi che si attraevano moltissimo, soprattutto se la luce dell’infermeria era così bassa, il mondo fuori da lì faceva così schifo e pensavano all’altro come qualcosa di così vicino da essere chiamato “mio”: Scorpius sentì le dita di Lily tra i capelli e un brivido lo percorse da capo a piedi, quindi cercò di provocare la medesima reazione in lei, come a voler essere certo di saperla rendere felice anche lui. Tra le tante cose, gli piaceva la sua schiena, quindi pensò di posare piano i polpastrelli sulla sua pelle, risalendo dalla vita lungo tutta la colonna vertebrale e sentendo la sua pelle reagire al contatto, come se migliaia di microscopiche catapulte avessero sparato tutte insieme: l’eccellente funzionamento del sistema nervoso, li fece passare,quindi, dall’astronomia alla neurologia. Le dita di Scorpius si imbatterono durante la loro corsa in un corpo estraneo, riconosciuto poi come il reggiseno di Lily: rimase fermo, incerto su cosa fare dato che lei aveva smesso di baciarlo, ma poi la sentì ridere piano, in quel modo stupido che aveva lei quando si sentiva infantile.

-È  quello senza spalline…- disse con un sorriso, rimettendo i piedi completamente a terra -Se lo slacci crolla tutto, lo sai da solo…

-Scema…- commentò lui con un sorriso, togliendo piano le mani da sotto la sua maglietta -Hai capito adesso perché volevo che ti cambiassi?- domandò con un sorriso allusivo -Volevo passare qualche minuto in tua piacevole compagnia…piacevolissima, direi… prima dei prossimi giorni.

-Dai, saranno solo tre- sorrise lei avvicinandosi soddisfatta.

-Ecco…in effetti no- ammise a bassa voce Scorpius -Prima, mentre eri nella tua stanza con Annie, ho deciso coi miei che resterò a casa qualche giorno per vedere cosa fare con Oliver e cercare il contratto- spiegò, lasciando Lily un po’ delusa -Gli Hamilton ci invitano tutti gli anni a trascorrere il 27 a casa loro, un invito abbastanza forzato direi, e, anche se quest’anno speravo di non andare, potrebbe essere una buona occasione per scoprire come preparare l’antidoto… Non so se sarò qui durante le vacanze…

-Hai tutte le ragioni del mondo- lo tranquillizzò Lily, lasciandosi cadere sulla poltrona -I tuoi genitori hanno bisogno di te, Annie e Oliver hanno bisogno di te e la famiglia di Madelaine deve essere fermata subito, non possiamo aspettare l’anno prossimo solo perché è vacanza!

-Scorpius, sono io- disse una voce oltre la porta, che lui riconobbe come quella della madre -Preparati e prendi Annie, stiamo andando.

-Perché hai bussato? La porta dell’infermeria non è chiusa a chiave!- le domandò, ricevendo in cambio solo un sorriso malizioso e un’occhiata dolce in direzione di Lily -Mamma!- esclamò imbarazzato, riconoscendo però che Astoria aveva perfettamente centrato le intenzioni di suo figlio e indovinato cosa fosse accaduto poco prima: Tori Greengrass sapeva cosa aspettarsi dal sangue del suo sangue!

-Farò levitare Oliver fino all’ingresso e lì mi Smaterializzerò a casa con lui, poi tornerò a prendere te e Annie -disse scomparendo. Scorpius prese in braccio la bambina, stando attenta a non svegliarla e Lily lo osservò: un giorno sarebbe stato un bravo padre, pensiero estemporaneo delle undici. Lui si avvicinò e la baciò piano sulla fronte: sarebbe stato anche un bravo marito, undici e un minuto. Astoria tornò e prese Annie, poi sorrise a Lily -Grazie per essere stata vicino a mio figlio: so bene che fatica si faccia a star dietro ai Malfoy, ma credimi, a lungo andare diventa appagante- commentò con aria dolcemente ironica -Dai Scorpius, salutala e andiamo- disse, voltandosi -Qualunque cosa accadrà alle mie spalle, io non sto guardando…

Suo figlio si mise una mano sul viso, quasi a domandarsi che genitori bizzarri gli fossero stati affibbiati dalla natura, ma le sue lamentele alla genetica furono interrotte dalla mano di Lily, che scostò la sua e la pose sui propri capelli, come a invitarlo a stropicciarglieli un’ultima volta prima di andare:

-Stai attento- gli disse a bassa voce, mentre lui le lasciava un leggero bacio sulle labbra e scioglieva le dita dai lunghi capelli rossi, pensando che un giorno Lily sarebbe stata una brava moglie…

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-Signori, sono le ventitré passate- si lamentò un anziano folletto, dopo che Harry e Draco furono giunti alla Gringott -Non potete abusare della nostra disponibilità, stiamo chiudendo ormai!

-La prego, sarà questione di un attimo- cercò di convincerlo Harry con fare supplichevole.

-Lascia stare, lo dicevo io che hanno ragione alla Ozbank- disse Draco, attirando lo sguardo irritato del folletto: la Ozbank era la banca concorrente della Gringott e, in pochi anni, era riuscita a sottrarre diversi clienti al più antico istituto di credito del mondo magico, grazie alla sua politica moderna e innovativa.

-Cosa dicono quegli incompetenti?- domandò stizzito il folletto.

-Che non siete servizievoli, non andate incontro alle esigenze del cliente, che loro sanno come rendersi utili sempre stando aperti 24 ore su 24, che…

-Basta così, basta così!- lo interruppe -Seguitemi, sarò felice di aiutarvi- affermò, nonostante un leggero ringhio sembrasse raccontare il contrario: Draco ghignò soddisfatto e Harry si limitò a scuotere la testa con un sorrisetto sarcastico, ma complessivamente contento che a lavorare con lui ci fosse quella Biscia di Malfoy, anziché un noioso impiegato che odora di cavolfiore.

-Avremmo bisogno di sapere se una delle vostre cassette di sicurezza è intestata a Lucille Hamilton… Per quanto ne so, questo non viola la privacy di una vostra cliente, in base al decreto legge 321 del 2016 sulla trasparenza fiscale, che lascia…

-Sì, sì, lo so…- lo fermò il folletto, agitando un dito nodoso e verdastro davanti al suo viso -Non mi tratti come uno stupido!- gli intimò, posando poi il medesimo dito su un grosso libro e facendolo scorrere dall’alto in basso: a Harry ricordò tanto quando, ai tempi della scuola, Piton compiva il medesimo gesto sul registro e poi, con un lampo malvagio negli occhi, finiva scandendo il suo nome e sottoponendolo ad una interminabile interrogazione di Pozioni.

-Signor Potter…- lo chiamò il folletto.

-Ma oggi spiegava!- rispose d’impulso Harry, realizzando poi che non fosse quella la risposta da dare, almeno dall’occhiata confusa che gli rivolse da oltre gli occhiali a mezzaluna il suo interlocutore -Mi scusi… Mi dica pure, c’è qualcosa che non va?

-La volevo informare che esiste una cassetta a nome di Lucille Hamilton. È molto vicina alla sua: c’è forse un legame col fatto che la stiate cercando?

-Può essere- rispose lui evasivo -Che numero ha la cassetta?- chiese, vedendo gli occhi del folletto brillare.

- In base al decreto legge 321 del 2016 sulla trasparenza fiscale, non sono autorizzato a rilasciare questo tipo di informazioni: posso dirle se c’è, non quale sia…- spiegò con aria saccente.

-Ma sappiamo che è vicino alla sua- lo corresse Draco, con tono di sfida -Visto che si è già tradito una volta, perché non farlo anche due?

-Buonanotte signori, lieto di avervi serviti- rispose serio il folletto, chiudendo il libro con un colpo deciso e scendendo dal suo alto seggiolino per andarsene.

-Ti lasci sempre prendere la mano!- lo rimproverò Harry.

-E tu non conosci i regolamenti!- rimbeccò Draco -E comunque eri una sega in Pozioni!

Harry sbarrò gli occhi, ma poi li alzò al cielo: passava troppo tempo con quello lì, ormai gli leggeva anche nel pensiero senza neanche bisogno della…

-Legilimanzia!- esclamò concitato, guardando Draco, che lo riguardò a sua volta -Devi entrare nella testa di Hamilton e scoprire dov’è il contratto!

-Credi che non ci abbia mai provato in questi anni?- chiese scettico l’altro -Non sono così scemo! Guarda che lui sa usare ottimamente l’Occlumanzia, non come te, che sei una sega anche in quello…

-E Lucille?- domandò Harry con aria seria -Riusciresti a penetrare la sua mente? Non penso che si manterrebbe sicura e tranquilla se tu la convincessi a lasciarsi andare… Capisci cosa intendo?

-Capisco- rispose Draco deglutendo -Ne parlerò con Astoria… Non posso fare una cosa del genere senza che lei lo sappia: già mi fa schifo l’idea, pensa cosa verrebbe fuori se scoprisse che non gliel’ho detto…

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-Le farai uno splendido regalo di Natale!- sbraitò Astoria, facendo tremare le pareti di casa Malfoy  -Come ti è venuta questa idea geniale?- domandò al marito, che si limitò ad indicare con aria scettica il suo collega.

-L’idea è stata mia, Astoria- si giustificò Harry -So che sarà sgradevole, ma potrebbe funzionare… Il piano è che lui tenga impegnata Lucille…

-“Tenga impegnata” è un misero giro di parole considerando quello che dovrà fare!- lo interruppe lei.

-…Tenga impegnata Lucille- continuò Harry, fingendo di non sentire -e intanto tu le legga la mente per scoprire in che cassetta si trova il contratto. Ti presterò il Mantello dell’Invisibilità della mia famiglia, così potrai vedere senza essere vista: lo devi fare tu perché se Lucille scoprisse cosa sta pensando lui…beh, salterebbe il piano, capisci?

-Augurati che funzioni, Potter- lo minacciò Astoria con gli occhi socchiusi, ricordando a tutti perché fosse stata una Serpeverde -Quanto a te…- disse poi rivolgendosi a Draco, ma non completò la frase, voltando poi le spalle e dirigendosi nella camera matrimoniale, lasciando i due uomini soli nel salone.

-Tua moglie è inquietante- commentò Harry turbato.

-Non l’avrei sposata, altrimenti!- rispose Draco, con un ghigno -Inquietante e meravigliosa…

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Allora, confesso che la scena dell'infermeria è una delle mie preferite di tutta la fanfiction: spero sia piaciuta anche a voi! Per il resto, Madelaine si fa sempre più odiosa e i casini aumentano: riusciranno Draco e Harry a trovare una soluzione?

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 20
*** L'eroe, come una volta ***


Capitolo 19 - L’eroe, come una volta

Lily non ricordava una vigilia di Natale più brutta di quella: la Tana Weasley era sempre stato per lei il luogo più sereno del mondo, ma nemmeno l’allegra brigata dai capelli rossi poteva farla sorridere, dato che era tremendamente tesa. Sarebbero stati tre giorni lunghissimi perché non sapeva cosa sarebbe successo tra casa Malfoy e Villa Hamilton, se Scorpius sarebbe tornato a scuola il 27 o sarebbe rimasto tra gli artigli dell’arpia, se Oliver si sarebbe mai ripreso, insomma, non poteva prevedere nulla, nemmeno se sarebbe nevicato, perché neanche il cielo sembrava in vena di risposte certe. Sbatté un pugno sul tavolo e si alzò dalla sedia dove era seduta, andando a cercare consolazione nel grosso frigorifero babbano che aveva di recente acquistato nonno Arthur.

-Non troverai nessun Malfoy in frigo- esclamò Ginny arrivandole alle spalle, con sorriso ironico -Astoria mi ha raccontato tutto…Ma forse cercavi solo del burro, non è vero?

-Sì…ho voglia di un toast- abbozzò lei, lasciandosi poi andare a un grosso sospiro -Un toast con gli occhi azzurri- ammise, risedendosi poi sulla sedia con aria sconsolata -Non guardarmi così!- disse, rivolgendosi a sua madre un po’stizzita -Non credo che tu possa darmi le risposte che cerco…

-A undici anni, Harry Potter inizia a frequentare Hogwarts- cominciò lei, con aria seria -Incontra molti ragazzi, ma soprattutto quello che sarà per sempre il migliore dei suoi amici, Ronald Weasley: Ron ha una sorella più piccola, che appena vede Harry prende una sbandata formidabile per lui. Il ragazzino con la cicatrice e gli occhiali tondi ha un’ammiratrice, Ginny Weasley!- disse, alzando un po’ il tono -L’anno dopo, la scuola è in pericolo, si teme il ritorno di Tu-Sai-Chi, c’è una ragazzina in ostaggio: chi è? Ginny Weasley! Nel corso degli anni, Harry Potter si infila in un quantitativo spropositato di situazioni pericolose, ma chi va a cercare la Profezia al Ministero insieme a lui? Ginny Weasley! Chi abita alla Tana, sede temporanea dell’Ordine della Fenice? Ginny Weasley! Chi partecipa all’Esercito di Silente per salvargli la pelle? Ginny Weasley! Chi gli sta vicino fino alla resa dei conti finale? Ginny Weasley! Sempre Ginny Weasley!- concluse, ormai con un tono di qualche ottava superiore al normale.

-La so la storia, davvero…- le disse Lily, un po’ sbigottita dal comportamento della madre.

-Quello che intendo- iniziò, riprendendo la calma -è che sì, c’erano i suoi amici accanto a lui, ma c’ero anche io: all’inizio ero solo una bambina coi capelli rossi, timida e poco sicura di sé, ma poi tuo padre mi ha fatta crescere, mi ha reso la donna che sono… Quando frequentavamo noi Hogwarts, era un periodo di lotte continue e di instabilità, per cui tutti noi eravamo chiamati a maturare subito, a diventare grandi il prima possibile: molti ex studenti, noi compresi, si sono sposati giovani e hanno formato una famiglia proprio per allontanare da sé questo senso di precarietà, per non sentirsi più soli. Far innamorare tuo padre è stata forse l’avventura più grande in cui mi sia cimentata, mi è costato fatica stargli vicino sempre, ma è solo grazie alla forza di volontà se adesso sui documenti c’è scritto “Ms. Ginevra Potter” e non “Quella scema di Ginny Weasley”! Anche perché se un documento mi desse della scema, me la prenderei un po’…

-Mi stai dicendo che oggi siamo fortunati, giusto?- chiese Lily, certa di aver capito -Che non ha senso rischiare e mettersi in pericolo, dato che non c’è più la guerra?

-Ti sto dicendo che nessuno mi ha mai detto di scegliere proprio tuo padre, con tutti i ragazzi che c’erano al mondo!- la stupì lei -Vedere mia figlia che migra dal salotto, alla cucina, alla camera da letto con un muso lungo come quello di un Thestral, mi fa pensare che ci sia in ballo qualche storia d’amore travagliata, ma chi sono io per darle le risposte che cerca?- domandò con sorriso soddisfatto.

- Ms. Ginevra Potter!- rispose prontamente Lily, sentendosi saccente come zia Hermione: aveva ragione la sua mamma, nessuno le aveva detto di innamorarsi proprio di Harry, soprattutto conoscendo la sua storia, quella dei suoi genitori, tutti i guai che ne sarebbero derivati… Lily si sentì allo stesso modo: Scorpius non era mai stato un buon partito, da bravo Serpeverde qual era, ma non appena aveva scoperto il buono di lui, era stata travolta dal mare di dubbi legati alla particolare situazione della sua famiglia e al modo in cui avrebbe dovuto gestire il suo legame con lui, legame che non sarebbe nemmeno dovuto nascere: non glielo aveva detto nessuno di scegliere proprio lui, semplicemente non lo aveva scelto, era solo capitato nella sua vita come un tremendo e meraviglioso incidente.

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-Che piacere vederti, Draco!- mentì Hector Hamilton, aprendo la porta di casa e rivolgendosi poi a sua moglie, con aria complice- Vai a ordinare agli elfi di preparare del tè… Entra pure- disse, facendolo accomodare -Non c’è Scorpius? Madelaine sarebbe molto felice di vederlo- alluse con tono viscido.

-No, è a casa con mia moglie- rispose Draco, dissimulando la presenza di Astoria, nascosta alle sue spalle dal mantello dell’invisibilità -Sono qui per discutere del contratto- affermò con espressione granitica- Quello che è successo ieri a scuola mi ha fatto molto riflettere: siete una famiglia potente, lo devo riconoscere, molto più di noi…

-Lieto di sentirtelo dire- lo interruppe Hector, volgendo poi lo sguardo verso la porta -Oh, Lucille, hai visto chi ci è venuto a trovare?- domandò alla sorella, che si era appena affacciata nel salone: Lucille Hamilton appariva come una donna strana a chi la osservasse, come se fosse invecchiata da giovane e avesse mantenuto quasi le stesse fattezze nel corso degli anni; sembrava perennemente intenta a pensare a qualcosa di lontano, ma con uno sguardo assai poco rassicurante. La si conosceva poco, date le frequenti assenze a scuola e i lunghi viaggi di lavoro che la tenevano via di casa per diverso tempo: Draco si era sempre domandato di cosa si occupasse, dato che non gli era mai stato rivelato e soprattutto considerandola assolutamente inadatta a qualsiasi professione.

-Ciao Lucille- la salutò con voce calda e sguardo penetrante, vedendola cambiare espressione: gli occhi vacui avevano lasciato il posto ad una sorta di sguardo avido, come quello di un animale selvatico lasciato digiuno per troppo tempo -Sono qui per te- le disse, approfittando dell’evidente interesse suscitato in lei -Posso parlarti in privato? Magari…nella tua stanza?- chiese, chinando leggermente il capo e rendendo più profondo il suo sguardo.

-Non parlerai con nessuno, se non con me!- gli rispose Hector -Mia sorella ha da fare in questo…

-Non c’è problema Hector!- lo ammutolì Lucille -Se avrai bisogno di qualcosa, io e Draco saremo nella mia stanza… - concluse, incamminandosi poi verso la camera: entrò prima di lui, quasi scomparendo alla sua vista, ma quando Draco entrò la trovò in piedi accanto alla scrivania. La stanza di Lucille sembrava essere rimasta ferma a quando aveva diciassette anni: c’erano le sue foto di allora appese alle pareti, l’arredamento e gli oggetti sembravano recuperati da una capsula del tempo di più di vent’anni prima e l’aria stessa sembrava non essere stata cambiata nel corso del tempo. Draco entrò, assicurandosi in qualche modo che Astoria lo seguisse, poi si chiuse la porta alle spalle: si guardò attorno con aria interessata, toccò alcuni oggetti come per controllare se fossero veri o solo ologrammi e poi posò lo sguardo su Lucille.

-Hai una stanza molto particolare…- commentò.

-A me sembra normale- rispose lei -Era così anche l’ultima volta che sei stato qui, non te lo ricordi?- chiese, tornando alla sua espressione vacua -Ti stavo aspettando…

-Lo so, Lucille- le disse, avvicinandosi piano a lei e iniziando a intrecciare le dita ai suoi riccioli neri -Sai, a volte penso di aver fatto la scelta sbagliata, lasciandoti per Astoria- continuò, avvicinandosi e cingendole la vita con un braccio -Ma potremmo sempre recuperare, no?

-Pensi che io sia stupida?- gli chiese, assumendo però l’espressione folle e minacciosa: lo fissò intensamente, come se volesse incenerirlo, ma lui capì che stava solo cercando di leggergli la mente, quindi si concentrò su di lei. Immaginò di baciarla, di stringerla a sé, di toccare il suo corpo e poi… -Mi piace ciò che vedo, Draco, mi piace molto… Hai davvero cambiato idea su quella stupida?

-Tori è sempre stata solo una bambina- rispose lui, avvicinandosi con occhi maliziosi -A me serve una donna- dichiarò, baciandola con passione, che venne prontamente ricambiata da Lucille: da sotto il mantello, Astoria cercava di non pensare che quello fosse suo marito, di rincuorarsi all’idea che le sue parole erano false e che lui le voleva bene veramente, di non concentrarsi sulle sue mani, che percorrevano l’intero corpo dell’altra, e sulle sue labbra, che ora lei baciava avidamente come se fossero sempre state sue. Cercò di concentrarsi, invece, sulla sua mente, per leggere i suoi pensieri: questo non fece che peggiorare la situazione, dato che i pensieri di Lucille Hamilton al momento erano assolutamente sconsigliati alla moglie del bel signore biondo avvinghiato a lei. -Ho sbagliato a rifiutare il contratto- disse il bel signore biondo ansimando, mentre lei lo baciava ancora -Se potessi averlo tra le mani come sto avendo te, lo leggerei con più attenzione…- continuò, mentre Astoria si impegnava a penetrare la mente di Lucille: si iniziò a delineare un’immagine, come una cassaforte scura, forse la cassetta di sicurezza. A quest’immagine si sostituì quella di Draco disteso sopra Lucille, intento a baciare ogni centimetro della sua pelle, segno che la donna era ancora pienamente in balia delle emozioni che lui le stava dando -Ho bisogno di sicurezza- le disse lui piano,- come se tu fossi la combinazione perfetta per darmi ciò che cerco…

“Sicurezza”, “combinazione”…interessante scelta di parole per uno che non sta affatto parlando di una cassaforte in una banca: Astoria la vide chiaramente, cassetta 483, numero in ottone e bassorilievi in pietra scura. Scostò leggermente il mantello, sperando che solo Draco la vedesse, cosa che fortunatamente accadde:

-Lucille… credo che ora sia meglio che io vada- si congedò lui, forse in modo troppo brusco -Se Astoria si domandasse dove sono stato per tutto questo tempo non saprei cosa inventare- si giustificò.

-Dove sei stato tutto questo tempo?- gli domandò Lucille -Lontano da me, ecco dove sei stato! Perché dovrei lasciarti andare?! No, tu non vai da nessuna… - ma non riuscì a terminare la frase, dato che Astoria le lanciò un Incantesimo Sonnifero da dietro il mantello, uscendone poi senza una parola e smaterializzandosi.

Tornato a casa, Draco cercò la moglie in salotto, poi in camera e persino in bagno, ma poi si affacciò alla finestra della cucina e la vide al roseto:

-Non crescerà nessuna rosa con questo freddo…- le disse piano, arrivando alle sue spalle.

-Non sto piantando nulla, infatti- rispose lei stizzita, guardandolo poi con aria truce. Lui assunse la sua espressione glaciale, quella dei tempi d’oro, e sostenne il suo sguardo di sfida -Draco, tu mi ami?

-Siamo sposati da 25 anni, non mi sembra una domanda da fare…

-Ti ho chiesto se mi ami- lo interruppe lei, deglutendo -Essere sposato con me, non significa amarmi.

-Se è per quello che hai visto con Lucille, sai benissimo da sola che stavo solo raccontando…

-Ti ho chiesto se mi ami, cazzo!

-Ti amo Astoria- gridò Draco -Ti amo, ti amo, ti amo! Va bene?!- chiese sarcastico, avvicinandosi a grandi passi a lei: arrivato a un passo, però, abbassò la testa, le prese una mano e la guardò negli occhi senza più aria di sfida -Ti amo Astoria, davvero- ribadì, baciandola sulle labbra.

-Buon per te- rispose lei, quasi imbarazzata, notando poi che lui la guardava con aria scettica -Ti amo anch’io, Draco… Da tanto tempo…

-Eh no, lo devi gridare, se no non siamo pari- la provocò lui: Astoria lo fissò, si morse leggermente un labbro per trattenere una risata, poi scosse la testa divertita. Non aveva mai urlato “Ti amo” a nessuno, anche perché non aveva mai amato nessuno al di fuori di lui, ma soprattutto non pensava di potersi trovare a farlo a quarant’anni passati e per di più con l’uomo che aveva sposato 25 anni prima: alzò lo sguardo e vide Scorpius che li osservava dalla finestra, completamente basito da quella specie di litigio che si stava consumando in giardino e che stava assumendo i connotati di un romanzetto d’amore babbano.

-Ti amo Draco- bisbigliò Astoria, indicando al marito che il figlio li guardava da dietro il vetro, scuotendo la testa come avrebbe fatto un qualsiasi ragazzo di diciassette anni.

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-Allora, scoperto qualcosa?- domandò Harry a Draco, dopo che si fu materializzato in ufficio.

-Sì, che vederti anche la sera della vigilia di Natale mette a dura prova la mia soglia di tolleranza- rispose sarcastico l’altro -E che la gelosia rinsalda i rapporti di coppia, ma questo è un commento da rivista per signorine- continuò, sempre con aria saccente e soddisfatta.

-Che schifo- commentò Harry, mentre Draco pensava si riferisse alle suddette riviste -Hai quell’aria soddisfatta perché hai appena scopato…

-Potter!- squittì l’altro, leggermente imbarazzato -Comunque, non siamo qui per parlare di questo- disse, cercando di recuperare il contegno parzialmente svanito -La cassetta è la 483: è davvero vicino alla tua, come ci ha detto il folletto?

-Sì, non dovrebbe essere difficile arrivarci- confermò Harry -Ovviamente domani e dopodomani la Gringott sarà chiusa, il 27 e il 28 cadono nel weekend, quindi… dobbiamo aspettare cinque giorni!

-Mi rifiuto! Categoricamente!- ribattè l’altro -Che ore sono? Le nove! Bene, ci andiamo adesso!

-Ma è la vigilia di Natale!- obiettò l’altro -Pensavo di stare con la mia famiglia, sai com’è!

Draco lo fissò con aria seria, poi abbassò lo sguardo:

-Tornatene a casa Potter, andrò da solo- decise, guardando poi il soffitto.

-Scuse accettate…- disse Harry, notando che stava fissando il soffitto e ripensando al suo linguaggio non verbale, poi lo guardò -Forse è meglio che venga con te… Fingeremo di dover accedere alla mia cassetta e poi ci sposteremo a quella di Lucille: anche tu hai una famiglia che ti aspetta a casa, ma per loro questo Natale non sarà affatto piacevole se tra un po’ Scorpius si diploma…

-Lo faccio solo per farti divertire come una volta- ribattè Draco, nascondendo di apprezzare la solidarietà di Harry -Così farai ancora l’eroe dopo tanto tempo…

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-Ecco, signor Potter, siamo arrivati alla sua cassetta- disse il solerte impiegato della Gringott -Preferisce che allontani il signor Malfoy o può assistere?

-Oh, non ce n’è bisogno- rispose cortesemente Harry, mentre Draco si sentiva un pacco inopportuno da sistemare -Anzi, torni pure alla sua postazione, posso cavarmela da solo, conosco la password di accesso- spiegò, indicando il tastierino elettronico di cui erano dotate, ormai da qualche anno, le cassette di sicurezza: mentre il folletto si allontanava, brontolando contro le diavolerie moderne e filobabbane, Draco si mise ad osservare i numeri di ottone riportati sulle varie cassette.

-483, è questa!- esclamò poco dopo -Ha ancora la chiusura antica, niente tastierino elettronico- sbuffò -Non sembra esserci neanche una serratura, probabilmente c’è un qualche sistema magico per aprirla- ipotizzò, osservando il grosso bassorilievo in pietra che la adornava e cercando qualche indizio.

-Potrebbe non essere così difficile- lo rassicurò Harry -Guarda, rappresenta un serpente arrotolato su se stesso… Tipico di voi Serpeverde montati- commentò con un ghigno.

-Beh, allora se non ti sembra difficile, aprila!- lo sfidò Draco, notando poi che Harry aveva iniziato a sibilare contro la pietra: improvvisamente, il serpente sembrò animarsi e a poco a poco parve sciogliersi, fino a lasciare una grossa apertura nella parete anteriore della cassetta.

-Serpentese… Sono bravo, no?- domandò Harry, facendo segno all’altro di osservare dentro: la cassetta era quasi vuota, tranne per una pergamena arrotolata e chiusa da un nastrino nero. Draco la afferrò trionfante e la srotolò, trovandola poi inesorabilmente bianca: guardò Harry, incerto se piangere o mettersi a urlare, ma poi si limitò a fissare il foglio bianco, cercando di penetrare nella fibra stessa.

-Dovrebbe essere uno scherzo o qualcosa di simile?- chiese adirato -Non c’è scritto niente, niente! Una cassetta di sicurezza per un foglio bianco, è ridicolo!- sbraitò.

-Abbassa la voce!- lo ammonì Harry -Se un folletto ti sentisse ci troverebbe con le mani nel sacco e lì sì che sarebbero guai! Siamo impiegati del Ministero, non te lo ricordi?

-Sì, lo so- rispose Draco, facendo uscire l’aria dalle narici come un drago infuriato -Ok, chiedi aiuto ai tuoi- ordinò sicuro -Forza Potter, chiedi aiuto alla tua famiglia! Quelli avranno sicuramente una risposta!- incalzò, notando l’aria scettica dell’altro - Chiederesti aiuto alla tua meravigliosa famigliola coi capelli rossi? Per favore…-domandò, alzando gli occhi al cielo -Muovendoti, però!

-Il telefono sta già squillando- rispose l’altro -Volevo solo tenerti un po’ sulle spine…- ghignò -Ginny? Ciao tesoro…Sì, lo so che non sono alla Tana, non serve l’orologio magico per notarlo! Torno tra poco, davvero, ma prima avrei bisogno di un consiglio: abbiamo un foglio bianco che non dovrebbe essere bianco, che cosa potrebbe significare?- chiese, aspettando una risposta: dopo qualche secondo assunse un’aria scettica e si rivolse a Draco -Avete da fare domani pomeriggio? Intendo, tu,tua moglie e tuo figlio?

-Beh, festeggiare il Natale sarebbe un impegno… perché vuole saperlo tua moglie?

-Sareste invitati alla Tana per aiutarti a risolvere il problema- spiegò Harry, notando che il collega si stava già aprendo in un’espressione tra l’inorridito e il basito -Ginny…? Ha detto che saranno lì per le tre- comunicò, mentre Draco balbettava parole incomprensibili -Sto tornando, arrivo…

-Cosa ti salta in mente, Sfregiato?! Io non varcherò la soglia di quella bettola neanche sotto tortura!

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Come volevasi dimostrare, la famiglia Malfoy si trovò alle tre davanti a casa Weasley, ma il capofamiglia sembrava volersi mantenere sulle sue posizioni:

-Io non entro, al massimo escono loro!- sbottò, facendo i capricci.

-Malfoy, non fare il bambino!- lo redarguì Astoria -Siamo qui solo per la grandissima disponibilità di Ginevra, quindi adesso tu entri senza fare storie, chiaro?

-Gne gne gne, tu e Ginevra!- ironizzò lui, rendendosi conto che forse stava davvero facendo troppi capricci, quindi si decise a suonare il campanello: nel farlo, però, si accorse che la porta era già aperta e che Harry lo aspettava appoggiato allo stipite, godendosi la scena.

-Se la smetti di lagnarti, potremmo darti anche un po’ di dolce- disse, invitandoli ad entrare -Però devi fare l’ometto adesso…- aggiunse con aria sarcastica, ricevendo un’occhiataccia come risposta: il colpo d’occhio per Draco fu davvero forte, perché l’intera famiglia Weasley, arricchita dai vari parenti, li stava fissando come se fossero un dipinto, di cui osservavano le forme, i colori, il tratto,la stesura della pittura…

-Bene, questi siamo tutti noi- annunciò Harry -Ma se preferite fare una selezione di chi debba ascoltare e chi no, siamo disponibili ad accettare le vostre condizioni…

-Io non…- iniziò Draco, ma poi le parole si fermarono nella sua gola: perché tutti quegli sconosciuti si stavano interessando a lui? Che cosa c’entravano, chi aveva chiesto nulla? Ah già, lui stesso…Sì, ma non aveva chiesto che fossero così disponibili e servizievoli, non con lui, che era stato il peggior compagno di scuola che si potesse avere, un pessimo avversario a Quidditch, un egoista viziato che non aveva fatto altro che insultare i Weasley perché erano poveri, la Granger perché aveva il sangue sporco e Potter perché era Potter! Perché lo guardavano in quel modo, aspettando solo una sua parola, come soldati davanti al loro generale? Non erano contenti di farlo, si vedeva dalle facce, però lo avrebbero fatto perché lo avevano chiesto Harry e Ginny, che erano membri della famiglia e che quindi andavano ascoltati: forse i legami familiari non erano importanti solo per i Serpeverde…

-Buongiorno signor Malfoy- lo salutò Lily, arrivando in quel momento dalle scale insieme a Hugo e Rose -Lo so che la Tana non è come casa sua, ma credo che niente al mondo sia come casa sua!- commentò ridendo -Non sarà una reggia, però è Casa!

Non saranno la più prestigiosa famiglia di maghi Purosangue, ma sono una Famiglia: questo pensiero diede a Draco la forza di continuare il suo discorso. Sospirò e guardò i presenti, poi cercò le parole adatte.

-Per noi Serpeverde è difficile chiedere aiuto- iniziò con aria seria -Preferiamo morire, piuttosto che abbassarci e passare per dei deboli- disse, attirando su di sé sguardi scettici, come se il pubblico fosse già stanco dell’oratore -Ma questo è anche il motivo per cui gli eroi siete voi Grifondoro: voi siete quelli che osano, quelli che si buttano stupidamente in cose troppo grandi per loro, rischiando la pelle ogni volta. Per voi è coraggio, per noi è stupidità, ma sono questioni di punti di vista…

-Hai finito, Malfoy?- lo interruppe Ron, battendo una mano sul tavolo e sentendo quella di Hermione sopra la sua, che lo invitava a stare calmo.

-Noi Serpeverde non osiamo, perché siamo consapevoli di quali siano i nostri limiti: in genere non siamo disposti a superarli, preferiamo restare lì, col nostro limite invalicabile davanti perché non siamo stupidi Grifondoro!- disse, attirando sempre più sguardi tesi -A volte però dobbiamo oltrepassare i nostri limiti e per farlo dobbiamo avere qualcuno accanto, possibilmente disposto ad osare più di noi: ho bisogno di voi, branco di Grifondoro. Non della vostra pietà, perché “avete il cuore grande” e siete magnanimi; non del vostro affetto, perché non saprei che farmene. Ho bisogno di voi perchè siete coraggiosi, saggi, determinati, tutte cose che io sono solo in parte. Siete disposti ad aiutarmi?- chiese, ricevendo solo silenzio in cambio.

-Piombi qui, senza che nessuno sappia niente della situazione, e pretendi anche di avere il nostro aiuto?- rispose Ron -Lo so che non è carino e forse nemmeno educato, ma io non voglio dare il mio aiuto alla tua famiglia nè tantomeno a te, che ce ne hai fatte passare di tutti i colori! Non mi interessa se Harry dice che sei tanto bravo e simpatico, né che mia sorella parli di tua moglie come di una donna fantastica, non me ne frega proprio niente!

-Conti pure su di me, signor Malfoy- gli disse Lily, arrivando davanti a lui con un sorriso -Anche se lo sa da un po’ che sto dalla sua parte! Anche lei signora Malfoy, davvero! E poi è simpatica a mia madre, quindi non potrei nemmeno credere che ci sia qualcosa di male in lei- aggiunse, sempre sorridendo, per poi guardare Scorpius: si avvicinò piano a lui, sentendo gli occhi di una trentina di persone addosso. Abbassò lo sguardo, poi lo puntò su di lui e fece la prima cosa che le venne in mente, quella più spontanea: l’imitazione di Wendy! Lui, come previsto, iniziò a ridere, anche se ormai non era più inarrestabile come una volta, stava diventando un repertorio troppo noto, ma bastò allo scopo di Lily: l’intera famiglia li guardava, lei fare la scema e lui ridere senza pudore, come se fosse la scena più naturale del mondo. Forse lo era davvero, erano solo due ragazzi che avevano imparato a conoscersi, al di là delle differenze e senza tenere conto di cosa fosse successo in passato, guardando solo a ciò che avevano realizzato di apprezzare nell’altro: Lily abbandonò i panni di Wendy e guardò lo zio Ron con gli occhioni supplicanti di una bimba che chiede alla mamma di comprarle una bambola nuova o di adottare un gattino ferito.

-Li possiamo aiutare? Per favore…- chiese con tono lacrimevole -Dai zietto, fallo per me!

Lo zietto si limitò a fare un cenno di assenso con la mano, pur mantenendo un’espressione scocciata e Lily lanciò uno sguardo soddisfatto a Draco e Astoria, lieta di aver contribuito alla causa, dirigendosi poi verso la cucina: cercò gli occhi di Scorpius tra tutte quelle teste e notò che lui la stava guardando cercando di non farsi vedere da tutti i suoi parenti. Pensò che dovesse sentirsi a disagio, quindi decise di accelerare i tempi per dare la possibilità ai Malfoy di tornare a casa a festeggiare il Natale: in realtà avrebbe voluto che restassero, ma costringere quella famiglia nella Tana era come chiudere in una scatola degli insetti impazziti, che dopo un po’ iniziano a dare testate alle pareti e realizzano di essere in trappola. Decise di consigliare ai Malfoy quali membri della famiglia avrebbero dovuto far parte del piccolo Esercito in Supporto dei Malfoy, abbreviato ESM, riducendo poi il numero dai circa trenta iniziali a soli cinque membri: ovviamente Harry, che ormai era dentro, volente o nolente; Ginny, che ormai si chiamava Ginevra, perché secondo Astoria era molto più gradevole e Astoria era una donna così simpatica…; Hermione, perché il cervello non aveva perso lo smalto di un tempo, nonostante il passare degli anni e una famiglia di scapestrati a cui badare; Lily stessa, che si era autonominata Generale, senza neanche conoscere i gradi militari, solo ad orecchio; e infine Ron…Convincerlo era stata dura, ma Lily era certa che si sarebbe divertito a fare anche lui l’eroe, come una volta!

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Oh, finalmente un po' di azione! E finalmente si conosce un po' la vicenda del triangolo amoroso tra Lucille, Draco e Astoria: tutti simpatici a casa Hamliton, vero? Doverosa sottolineatura: la frase "Non sarà una reggia, però è Casa" l'ho presa pari pari da uno dei libri della Rowling (forse il secondo, ma non ci giurerei), che la mette in bocca a uno dei gemelli Weasley. Mi sembrava appropriata, così ce l'ho messa... Per il resto, vi piace questa svolta un pochino action? Tranquilli che tanto tra un po' ritornano anche i momenti sentimentali...

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 21
*** Capodanno a Casa Malfoy ***


Capitolo 20 - Capodanno a Casa Malfoy

-Questa è più o meno la storia per intero- disse Draco, terminando di spiegare al neonato ESM la situazione: Hermione fissava lui e Astoria con espressione seria e preoccupata, Ginny non faceva che rassicurare la sua nuova amica che avrebbero fatto il possibile per aiutarli e Lily teneva la mano di Scorpius stretta sotto al tavolo, nascosta dalla vista degli altri. Solo Ron manteneva un’aria indecifrabile: si prese il mento tra le dita, segno che stava riflettendo, poi iniziò ad annuire a se stesso.

-C’è una cosa che non capisco- iniziò, fissando un punto nel vuoto -Se il contratto vincola Lucille a te e lei sembra così interessata all’idea di portarti via a tua moglie, perché sparire così spesso? Non sarebbe più intelligente che tu la avessi sempre sotto gli occhi,in modo che ti possa…che so, far cadere in tentazione?

-Lo escludo!- rispose secca Astoria, alzando un sopracciglio -Voglio dire, escludo che lei scompaia per ragioni logiche: i suoi “viaggi di lavoro” mi sono sempre sembrati una scusa per nascondere qualcos’altro, come se apparisse di tanto in tanto per ricordare a tutti che esiste, ma poi fosse un’estranea…

-Il foglio bianco!- esclamò Ginny con aria tesa -Lo avete con voi?- chiese, vedendo poi che Draco glielo porgeva, ancora arrotolato e chiuso dal suo nastrino: si alzò per prendere una penna, srotolò la pergamena e sospirò profondamente, come per andare in apnea, poi posò la punta della penna sul foglio.

-Mi chiamo Ginny Weasley- scrisse, vedendo poi l’inchiostro scomparire poco dopo.

-Io sono Lucille Hamilton- rispose una scritta apparsa come dal nulla. Occhi di tutti puntati sulla carta.

-Conosci Draco Malfoy?

-Sì,diventerà mio marito…- Ginny lesse con attenzione, guardando poi l’inchiostro svanire, e continuò.

-In che anno siamo, Lucille?

-Nel 1997

-Capite cosa sta succedendo?- domandò ai presenti, che ammutolirono, tutti eccetto Scorpius e Lily, che non comprendevano -Penso che Lucille sia come bloccata ai suoi  17 anni: quello che vediamo è solo il ricordo di lei! La sua stanza rimasta come allora, il suo sguardo perso nel vuoto, le sue sparizioni per lungo tempo… Forse non è completamente morta, ma di sicuro non è viva, non come lo intendiamo banalmente!

Ginny raccontò a chi era troppo giovane per sapere gli avvenimenti legati alla camera dei segreti, al diario di Tom Riddle, al fatto che a scrivere su quelle pagine erano stati proprio lei e suo marito: ora, Harry era stato la chiave per aprire la cassetta di sicurezza e lei aveva svelato l’enigma del foglio bianco, dopo anni e anni di tentativi vani della famiglia Malfoy. Allora i Potter erano davvero la soluzione!

-Probabilmente Lucille esiste solo all’interno della sua stanza, come Riddle - ipotizzò Ginny- Vi sembra possibile una spiegazione del genere?

-Ma l’abbiamo vista a scuola la sera della festa! Quando Oliver…-si interruppe laconico Scorpius -Madelaine lo ha ridotto così, ma in presenza di suo padre e sua zia, Hector le ha lasciato la scatolina. Oltretutto si sono Smaterializzati da Hogwarts, cosa praticamente impossibile…

-La chiave è una Passaporta- spiegò Draco -Gli Hamilton ne hanno a decine… Piuttosto non so come abbiano potuto tenere lontani i sospetti in questi anni, se Lucille non può uscire dalla sua camera.

-I “viaggi all’estero”- rispose Hermione- Potrebbero essere una copertura per giustificare dei lunghi periodi di assenza: per farla comparire ogni tanto basterebbe che qualcuno fingesse di essere lei, giusto per tenere calme le acque.

-Ma sì, una morta che compare e scompare lascia tutti tranquilli…- commentò sarcastico Ron, rendendosi poi conto che era esattamente così che stavano le cose -Giusto! Bisogna far sapere che è ancora viva, se no il contratto decade, quindi la si fa tornare solo ogni tanto!

-Visto, signor Malfoy?- disse Lily -Siamo la soluzione ai suoi problemi!- esclamò trionfante.

-Per ora, basta così- rispose lui, abbassando il capo -Astoria, potresti Smaterializzarti a casa a prendere il dolce?- chiese, con voce un po’ triste: la moglie scomparve e riapparve poco dopo con una tortiera in cui era contenuto un dolce a base di panna e Erba Glassa.

-Per il vostro aiuto e la vostra ospitalità- spiegò, porgendo la tortiera a Ginny e notando che Ron assunse un’aria nervosa -Forse non…non vi piace l’Erba Glassa?

-No, non è questo il problema…- spiegò Hermione -Nostra figlia ha avuto un problemino con un cocktail a base di Erba Grassa l’altra sera alla festa e Ron è un po’ arrabbiato…

-Un problemino?!- sbraitò lui -Tua figlia ubriaca che nuota per aria ti sembra un “problemino”? Ringrazi solo di essere sempre stata una brava ragazza, altrimenti sai già che l’avrei sbattuta al Polo Sud a battere i denti e a guardare in faccia i trichechi!- concluse serio.

-A proposito di questo…- iniziò Lily con tono querulo, guardando i suoi genitori -Posso restare a casa per le vacanze? Lo so che avevo detto che sarei rimasta a scuola a fare compagnia a Isabel, ma adesso anche le Mar-Mar sono bloccate là perché il “problemino” di Rose lo ha avuto anche Marine e i suoi preferiscono mandarla a Hogwarts, anziché tenerla a casa a divertirsi…

-Quando fai frasi così lunghe non mi piaci- commentò Harry -Mi sembra sempre che mi nascondi qualcosa… Fortunatamente so già di che “qualcosa” si tratta- alluse, guardando con la coda dell’occhio Scorpius -Fammi capire: da quanto state insieme?- domandò a bruciapelo.

-Non stiamo insieme!- risposero in coro Lily e Scorpius, con un certo imbarazzo.

-Sì, la prenderò per buona… Comunque resta pure a casa, anzi, direi che devi farlo per… come si chiama? L’ESM! Hai una causa per cui combattere, anche se è Natale…

-Scusateci ancora per questo- lo interruppe Astoria, con un certo dispiacere -Anche se…Un attimo, mi consulto con gli uomini- disse, iniziando poi a parlare sottovoce con Draco e Scorpius e riemergendo poi dal capannello di teste con un bel sorriso -Vi andrebbe di festeggiare l’ultimo dell’anno a casa nostra? Siete invitati tutti, chiaramente, tanto c’è posto…

L’Esercito di Supporto ai Malfoy lanciava sguardi dubbiosi da un punto all’altro della stanza: capodanno a Casa Malfoy? Avrebbero accolto il nuovo anno in un modo sicuramente bizzarro e inatteso, ma soprattutto in una casa che avrebbe ospitato comodamente la Tana almeno quattro o cinque volte: essendo ospiti, poi, non avrebbero neanche pagato quella location da favola, quindi perché dire di no? In fondo quel Malfoy non era così odioso, quando faceva la persona adulta…

-Prenotato per cinque- esclamò Ron- Il resto della famiglia si arrangia!

-Molto bene- rispose Astoria -Allora vi aspettiamo per le otto… Vi sarà più facile arrivare dall’ala nord, ma andrà benissimo qualsiasi ingresso- spiegò con un sorriso, facendo poi vergognare Ron per non avere mai avuto una casa tanto grande da essere divisa in “ali”.

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Una settimana: tanto separa l’ultimo giorno dell’anno dal Natale. Sette giorni sono assai più dei due a cui Lily e Scorpius erano abituati per stare lontani: possibile che 168 ore fossero così lunghe? Certo, un giorno sì e uno no si erano sentiti al telefono, ma non era la stessa cosa: avevano parlato di Oliver, che non accennava a riprendersi, delle noia che portano le domeniche senza Quidditch, della neve che aveva ammantato di silenzio il paesaggio e di Annie, che non la finiva più di ripetere che voleva rivedere il vestito di Lily, perché era troppo, troppo bello. Finalmente, la sera del 31, Lily potè indossare il suo vestito, quello che aveva promesso sarebbe stato da ragazza elegante e non da sgualdrinella pacchiana, come era invece quello azzurro, ormai celebre: questo abito era di un rosa cipria piuttosto delicato, a tubino e senza spalline, lungo fino a poco sopra il ginocchio. La vera particolarità, però, era che la parte superiore del bustino, in corrispondenza del seno, era interamente ricoperta da piccole roselline di stoffa, senza però risultare inelegante: presentarsi da lui vestita da rosa, era una chiara dichiarazione di intenti, per la serie “Sono la donna della tua vita, punto e basta”. E dopo sette giorni senza di lui, anche la totale assenza di spalline, che lasciava scoperto il decolleté, parlava da sé: Lily si augurò che Scorpius cogliesse…

Dal canto suo, Scorpius fissava i soffitti di casa sua con preoccupazione: da qualche anno, i suoi genitori avevano preso l’abitudine di addobbarli con alcuni Vischi Volanti, ossia dei classici rametti di vischio che, senza alcuna possibilità di controllo, all’improvviso si staccavano dalla parete e svolazzavano per la stanza, fermandosi poi sopra una coppia. Ovviamente bisognava rispettare la tradizione e baciarsi sotto di essi, pena la vendetta dei rametti, che bersagliavano di bacche i malcapitati: sì, perché i Vischi Volanti non guardavano in faccia a nessuno e si posavano anche sopra alle coppie peggio assortite, magari due sconosciuti che erano vicini per caso. Scorpius si domandò perché i suoi insistessero con quei cosi tanto stupidi, ma sperò che per quella sera gli facessero comodo: il Signore Col Fulmine non avrebbe certo lasciato investire la sua bambina da una pioggia di bacche, solo per non aver dato un piccolo e casto bacetto. Schifosamente piccolo e casto…

Alle otto e un minuto, Draco Malfoy aprì le porte di casa ai suoi, piuttosto insospettabili, ospiti: Harry guidava il piccolo nugolo dei parenti, tenendo a braccetto Ginny in una sorta di parodia di un babbano Ballo delle debuttanti; Hermione cercava di togliere una macchia inesistente dal volto di suo marito, che fissava a bocca aperta ogni angolo del cortile e dell’ingresso, come un bambino davanti alla ruota panoramica. A chiudere la fila c’era Lily, che cercava di trattenere un sorriso tronfio nel suo bel vestito rosa: guardò Draco, cercando di cogliere un cenno di approvazione , che però tardava ad arrivare.

-Non sono elegante?- chiese con incertezza.

- Hai molti vestiti rosa nel tuo armadio?- domandò lui, senza risponderle. Lei scosse il capo, domandandosi il perché di questa richiesta -Hai assecondato i gusti di Scorpius anziché i tuoi- rispose lui con aria un po’ severa -Non devi mai rinunciare a essere te stessa per nessuno, va bene?- la ammonì con fare paterno.

-Tranquilla, nulla è perduto…- la rassicurò Astoria, raggiungendo alle spalle suo marito: puntò la bacchetta contro Lily e con un incantesimo trasformò il suo abito da rosa a bianco, mantenendo la tinta originaria solo sulle roselline -Così è molto più adatto- sorrise la donna, rivolgendosi poi a Ginny -Ma come sei elegante, Ginevra! Mi piace moltissimo questo abito…- e poi fu solo chiacchiericcio donnesco: Draco lanciò un’occhiata scettica a sua moglie e poi a Harry, che aveva la medesima espressione.

-Da quando anche stilista?- domandò lui, sarcastico -Comunque grazie per il discorsetto a mia figlia, io non ci avrei pensato…

-Sapere che pensi sarebbe una novità!- rispose l’altro a tono, rivolgendosi poi ai coniugi Weasley -Benvenuti… Non sto a chiedervi se vi piace la mia casa perché è evidente: siccome, però, non vi ho invitati per vantarmi, chiuderei il discorso. E la bocca, se fossi Weasley…

Ron, infatti, osservava ancora a fauci spalancate quella che Draco chiamava “casa”, ma che lui avrebbe definito solo “wow”: lasciò per un attimo Hermione e si avvicinò ad una parete, di cui osservò incuriosito gli intarsi e le decorazioni. Nello stesso istante, un Vischio Volante si staccò dalla parete e si andò a posare sopra le teste di Draco e Hermione, già fremendo per scagliare le sue bacche: la donna ebbe un tremito, conoscendo bene le caratteristiche di quegli stupidi rametti, ma potendo affermare altrettanto anche del signor Malfoy. Lui la fissò, rimuginando che forse una scarica di bacche non sarebbe stata così dolorosa, ma poi il suo cervello elaborò un pensiero più complesso: gli tornò in mente la loro adolescenza, quando aveva ammesso a se stesso che un po’ la Granger gli piaceva; pensò che più di una volta avrebbe voluto dichiararsi, farle sapere che non era il mostro che lei credeva, che non era davvero contro di lei; riflettè sull’opportunità di potere, almeno per un secondo, avvicinarsi legittimamente a lei, in un modo nuovo per entrambi. Stava zitta, la Granger: lei, che aveva sempre la bocca piena di parole, spesso inutili, in quel momento era lì, muta e confusa come mai era stata davanti a Malfoy, il suo silenzio coperto dal tremore del Vischio sopra di lei. Draco le prese una mano e posò piano le labbra sopra il dorso, guardandola negli occhi:

-Sei una brava strega e una persona buona: il tuo sangue non ha mai avuto nulla di sbagliato… Scusami…

Hermione lo guardò, incapace di formulare un pensiero: biascicò qualcosa per salvare la faccia.

-Apprezzo le tue scuse, ma non servivano… Sono qui per aiutare te e la tua famiglia, quindi ti avevo già perdonato… Però apprezzo, davvero- concluse, lasciando la sua mano: Ron si avvicinò con aria accigliata, domandandosi perché quel manigoldo stesse baciando la mano di sua moglie, ma poi notò il Vischio e sembrò trovare una spiegazione logica. Meno logico gli sembrava il rossore sulle guance di Hermione, ma decise di non badarci, per il quieto vivere, limitandosi a cingere le spalle della donna con un braccio. Draco emise una sorta di sbuffo sarcastico e raggiunse Astoria, che era intenta a versare da bere per sé e per la sua amica Ginevra, poco distante: fregandosene degli onori di casa, fece posare a sua moglie i bicchieri, le prese una mano e la condusse in giardino, senza una parola e chiudendosi la porta alle spalle.

-Sei diventato matto?- domandò lei con aria un po’ dubbiosa. Lui, senza rispondere, la baciò: non come poco prima aveva baciato la mano di Hermione, a fior di labbra e con distacco, ma con un trasporto e una passione che difficilmente si attribuirebbero ad una coppia sposata da 25 anni. Ma gli serviva: aveva ripensato a sé stesso, sedicenne infelice con una sbandata per la Granger, il periodo peggiore della sua vita; subito dopo aveva guardato Astoria, la donna che lo aveva sedotto facendolo sentire un idiota, più o meno come Hermione, ma che lo aveva amato da sempre, l’esatto opposto di Hermione. Tori aveva avuto coraggio ad innamorarsi di lui, a stargli vicino nonostante tutti i suoi casini, a non lasciarsi mai abbattere da tutto ciò che era e sarebbe accaduto dopo la fine della guerra ad una famiglia come i Malfoy, che tanto era stata coinvolta col Signore Oscuro e che avrebbe pagato per i propri errori. Aveva avuto coraggio, lo aveva amato e non aveva mai mostrato egoismo: sarebbe stata una perfetta Grifondoro, ma era una Serpeverde, Purosangue da generazioni. Tutto ciò che Draco aveva sempre desiderato.

-Sono contento di averti sposato…- confessò  lui, quasi con ingenuità.

-Spero che non sia il tuo modo di dirmi che mi hai tradita!- commentò lei, quasi inorridita.

-E dove la trovo un’altra come Tori Grengrass?- domandò lui, con un sorriso.

-Mi dai i brividi quando sorridi…- osservò -Ma grazie per il fuori programma…

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Scorpius stava uscendo dalla dependance in cui abitava la famiglia di Oliver: i suoi genitori avevano preferito restare lì e non prendere parte ai festeggiamenti in casa Malfoy, ma Annie non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo, quindi il suo paladino era venuto a salvarla dalla fredda torre in cui era rinchiusa. O almeno, la fiaba nel suo cervello raccontava più o meno questo: la bimba, però, sapeva che al magnifico castello c’era una bella principessa ad attendere il paladino e, in realtà, non le era neanche troppo antipatica. Attraversarono il giardino, entrando dal retro e facendo un trionfale ingresso nel salone, dove tutti li accolsero con un sorriso: Scorpius notò l’assenza dei suoi genitori, rifiutandosi di domandarsi perché cavolo i padroni di casa dovessero aver lasciato soli gli ospiti, ma poi i suoi occhi furono rapiti da Lily. Prevedibile, certo, ma non poteva dire altrettanto di quell’abito bianco con le rose: sembrava uscita da un catalogo di vestiti da sposa babbani, una creatura che veniva da una dimensione quasi onirica. Ecco perché Annie non la finiva più di parlarne! Fece per avvicinarsi a lei, ma un Vischio Volante lo interruppe: guardò Annie, che teneva la manina nella sua e lo guardava con un’espressione da “Eh, ti tocca…” e le sorrise. La prese in braccio e le diede un bacio sulla guancia, badando bene di farlo schioccare, e lei rise tutta contenta: gli adulti in sala non poterono fare a meno di notare che quel ragazzo non aveva preso niente dal padre, se non il colore dei capelli, mentre l’ospite più giovane (Annie esclusa) osservava la scena, domandandosi quando sarebbe venuto il suo turno. “Sette giorni che aspetto e mi tocca vederlo baciare un’altra: ok, ha cinque anni, ma è un’altra! Bacia anche me, dai!!”

-Buonasera…- le disse, arrivando finalmente davanti a lei: il suo sguardo zigzagò come quando durante le partite inseguiva il boccino, ma in realtà era solo una rapida panoramica dello spettacolo che aveva davanti. Gli occhi verdi che lo cercavano, le labbra dolcemente torturate dai denti per nascondere l’emozione, il bordo del vestito posto davvero in basso: reggiseno senza spalline, ormai lo sapeva anche Scorpius!

-Non provare a baciarla!- intimò Ron, temendo per la purezza della sua nipotina -E mani dietro la schiena!

Lily arrossì, guardando lo zio e cercando di ribattere, ma Scorpius assunse un’espressione che non lasciava presagire nulla di buono per le coronarie del povero Ron: “Giuro solennemente di avere cattive intenzioni”, avrebbe detto qualcun altro prima di loro. Mise, in effetti le mani dietro la schiena e posò la fronte contro quella di Lily, poi bisbigliò:

-Chiudi gli occhi e leggimi nella mente- disse, abbassando le palpebre a sua volta: immaginò di prenderla con sé, portarla nella sua stanza e lì darle un lungo bacio, accarezzando la sua pelle e tornando a sentire, finalmente, il suo profumo; gli sarebbe piaciuto stenderla sul proprio letto e riempire di baci il suo viso, il suo collo e poi scendere, fino a raggiungere il bordo di rose; lì, l’avrebbe voltata su un fianco e avrebbe fatto scendere la cerniera lampo che teneva chiuso quell’abito, bello ma inutile. Si fermò, temendo di ricevere un galattico calcio in uno stinco per quel pensiero leggermente ardito, ma poi si accorse che le immagini continuavano a scorrere: non erano più i suoi pensieri, ora stava leggendo la mente di Lily. La ragazza immaginò di sciogliere i capelli, per regalare a Scorpius il suo solito trastullo, e di lasciare che le sue mani abbassassero la lampo del vestito, in modo da regalargli un trastullo nuovo: le sue dita sbottonavano veloci la camicia di Scorpius e, in breve si posavano sul suo petto, ancora glabro e delicato come quello di un ragazzino. Ma lui ormai era quasi un uomo e nessun uomo avrebbe accettato di far terminare la scena proprio a quel punto: i pensieri di Lily e quelli di Scorpius si accavallarono, come scene di battaglia in un quadro cinquecentesco, come una sinfonia concitata suonata da un’orchestra appassionata, come una notte di tempesta che lascia dopo di sé l’arcobaleno a colorare il mattino. Aprirono gli occhi, realizzando che, purtroppo, era stato tutto frutto della loro immaginazione, non c’era niente di reale: niente, tranne loro, fronte contro fronte, col cuore che batteva come fosse di corsa e i gli sguardi incatenati.

-Non è stata una buona idea- commentò Ron scuotendo la testa -Chissà cosa sta pensando quel pervertito…

-Non mi sembra che lei si sia allontanata indignata- osservò Harry -O è meno peggio di quanto temiamo, o tua nipote è meno santa di quanto speri…

-Ah, “mia nipote”… Che non è tua figlia, certo! Sei veramente…- ma non si seppe mai cosa Harry fosse, dato che un Vischio Volante si posò sopra lui e il suo migliore amico.

-Dai, dammi un bacio, così facciamo la pace -lo schernì Harry, con vocetta infantile: Ron si rifiutò categoricamente e una scarica di bacche lo bersagliò in pieno viso, mentre il suo amico correva via per non essere colpito.

-Ti facevo più eroico, Potter- commentò sarcastico Draco, ormai rientrato dal giardino: la sua espressione spavalda, però, si spense quando un altro Vischio si posò sopra di lui -Credi farà male?- grugnì, osservando le bacche che già si agitavano per partire come missili.

-Sono molto più delicato di quanto credi- gli rispose sarcastico, dandogli un bacio sulla guancia e poi ridendo della sua espressione, neanche fosse diventato un’altra volta un furetto.

-Ma che schifo!- squittì Draco, neanche fosse diventato un’altra volta un furetto -Sei un pervertito, guarda! Io non mi fido a lavorare con te con la paura che mi salti addosso!

-Ti facevo più eroico, Malfoy- ribattè Harry con un sarcasmo da Serpeverde -E poi se metti i Vischi alle pareti, devi accettarne le conseguenze…

Il viso di Draco si colorò di un rosa simile a quello delle roselline di Lily, segno che stava arrossendo in modo per lui poderoso: probabilmente per stizza, dato che i suoi gusti riguardo agli addobbi erano stati criticati, ma forse anche per l’ingenuità stupida con cui il suo collega faceva le cose. Nessun uomo bacia Draco Malfoy, prendendolo anche in giro dopo! Stava cercando le parole adatte per tenergli testa, ma Hermione attirò l’attenzione su di sé:

-Ho portato una cosa che potrebbe essere utile se gli Hamilton… avessero cattive intenzioni.

-Uso superfluo del periodo ipotetico- commentò scettico Draco: osservò la donna estrarre qualcosa dalla sua borsetta e distribuirlo ai presenti. Sembravano delle monete, ma avevano una superficie riflettente, come uno specchio insolitamente piccolo: a chi poteva essere utile un oggetto del genere?

-Sono specchietti da dentista, ma senza l’impugnatura- lo illuminò lei -I miei genitori erano dentisti, quindi ho preso l’ispirazione- disse tronfia, guardando Harry, ossia l’unico con un passato babbano: dopo aver spiegato cosa fosse un dentista e, conseguentemente, perché avesse bisogno di uno specchietto tanto piccolo, venne al dunque -Li ho modificati con la magia per renderli degli specchi a doppio senso.

Harry ebbe un tremito: poco prima di morire, Sirius gli aveva lasciato proprio uno di quegli specchi incantati, accompagnandolo ad una lettera in cui diceva che usandoli si sarebbero potuti mantenere in contatto. Peccato che quello specchio gli fosse capitato tra le mani solo dopo che il suo padrino era scomparso dietro a quel velo che Harry ancora ricordava con dolore:

-Mi sembra una buona idea- commentò con sorriso tirato rivolgendosi a Hermione -Quanti sono?

-Uno per ognuno di noi, quindi 8- rispose sicura Hermione -Serviranno per comunicare in casi di emergenza.

-Qualcuno vuole un po’ di spumante?- domandò Astoria con una voce che cercava di sembrare allegra, ma che stava palesemente combattendo contro le lacrime per poter uscire -Su, niente catastrofismi! Va tutto bene…- disse, cercando di rassicurare se stessa più che i presenti: gli occhi di tutti erano puntati su di lei come se fosse una pazza, una che non sapeva più da che parte stesse la ragione e che si appigliava a speranze ingenue in cerca di una salvezza che non sarebbe arrivata facilmente.

-Va tutto bene- le confermò Ginny con un sorriso, avvicinando il suo bicchiere a quello dell’amica per farlo tintinnare -Brindiamo a qualcosa- propose, guardando gli altri in sala -Non so… al fatto di essere qui! Sono con la mia famiglia e i miei amici,quindi sono contenta: io e Hermione sognavamo da sempre di passare l’ultimo dell’anno in un posto così- affermò, sorridendo complice all’amica -Grazie Astoria per questa opportunità: sono contenta di averti conosciuto, anche se le circostanze sono sgradevoli.

Scorpius osservò la scena come se fosse distante anni luce e, senza dire nulla, uscì nel giardino per andare verso il roseto: Lily, notando la sua espressione triste, lo seguì.

-Che cos’hai?- domandò dolcemente.

-Tua madre è un’ipocrita!- sibilò lui arrabbiato -E anche la mia! Cercano di non sembrare preoccupate, di negare l’evidenza, ma sappiamo tutti perché voi siete a casa nostra! Gli Hamilton sono pericolosi, non possiamo fare finta di niente e goderci la festa, brindando a quanto siamo contenti di essere qui: se devo dirla tutta, non sono contento che tu sia qui!

-Perché?- chiese lei a bassa voce.

-Perché… io non riesco a fare come tua madre: non riesco a non pensare alle “circostanze sgradevoli” che hanno portato la tua famiglia qui, non posso fingere che tu sia qui perché siamo amici e volevamo festeggiare la fine dell’anno insieme.

-Preferiresti che in questi tre mesi non fosse successo niente?- domandò lei, stavolta arrabbiata -Preferiresti essere qui da solo a prendere a pugni il muro, sperando che le cose si sistemino da sole? Guarda tua madre!- gli disse, indicando oltre il vetro della finestra la sala illuminata -Sta sorridendo e sai perché? Perché sa che ci siamo noi, siamo qui per aiutarvi. Guarda tuo padre: lui e mio padre non sono mai stati amici, ma adesso sono uniti, un’altra volta, da una situazione che potrebbe essere pericolosa sul serio. Però è la prima volta che sono dalla stessa parte e si sentono vivi per questo: la vita la senti solo quando rischi di perderla! 

-Anche quando rischi di perderla tu…- ammise lui con occhi tristi, passando delicatamente un dito sulla sua guancia -In questo momento non ho nulla di più importante di te… Anzi, non ho neanche te -concluse, tornando in casa senza aggiungere  altro e lasciando Lily a guardare le rose.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Dai che non ve la aspettavate la festa di Capodanno! Lo so che avevo promesso l'azione e quelle cose lì, ma non ce n'è, mi piace troppo essere frivola e festaiola! Il finale non è proprio allegro, in effetti, ma il prossimo capitolo sarà quello della svolta: cosa succederà?

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 22
*** Per me sei lontanissimo ***


Capitolo 21 - Per me sei lontanissimo

Una rosa per ogni volta che lo avrebbe mandato a quel paese: il metodo di Astoria Greengrass in Malfoy aveva una falla, cioè che se non sia aveva un bulbo sottomano sarebbe stato difficile resistere alla tentazione di spedire l’amato in destinazioni sgradevoli. Lily osservò le rose, ormai rovinate dal freddo pungente di quegli ultimi giorni di dicembre, e cercò di aprire con la punta delle dita un bocciolo ancora chiuso: i petali però, per quanto fragili, opponevano resistenza e non permettevano di raggiungere  l’interno. Ci sono cose che devono restare chiuse, forse valeva lo stesso per il cuore di Scorpius: era inutile cercare di forzare, credendo di avere ormai la chiave per entrare e andare fino in fondo, quel ragazzo era troppo anche per lei. Nessuna rosa, per quanto bella e delicata, è priva di spine che tagliano la pelle e la feriscono, lasciando il segno dell’ingenuità con cui ci si è avvicinati: le spine di Scorpius erano visibili da un chilometro di distanza, quindi perché andargli vicino, pungersi fino a farsi male e poi darsi dell’ingenua? Lily era persa nei suoi pensieri e non si accorse che ormai tutti nella sala si stavano riunendo in un capannello a fissare l’orologio: sentì attraverso il vetro della finestra il suono ovattato delle voci che partivano col conto alla rovescia, scandendo i secondi che mancavano all’arrivo del nuovo anno. Venti, diciannove, diciotto… Corse verso la porta, domandandosi perché non l’avessero aspettata: diciassette, sedici, quindici… Posò la mano sulla maniglia, ma questa oppose resistenza, come se fosse chiusa dall’interno: ma era impossibile, sapevano che lei era in giardino! Quattordici, tredici, dodici. Bussò al vetro, sperando che qualcuno venisse ad aprire e non fossero troppo occupati col conteggio: undici, dieci, nove. Astoria si voltò e vide chi stava facendo tutto quel chiasso, rischiando di incrinare il suo bel vetro: si rivolse a suo marito, indicando la finestra, e poi agli altri presenti in sala, sempre con aria dubbiosa. Otto,sette,sei: Draco andò alla porta e la aprì, osservandola poi con espressione severa. Cinque, quattro, tre.

-Chi diavolo sei? Come sei entrata nella mia proprietà?- domandò secco. Due, uno, zero: l’anno iniziava in modo inatteso, tremendo e inatteso.

-Mi prende in giro?- domandò Lily, constatando da sola quanto Draco fosse serio -Lo chieda ai miei genitori, sono lì dietro di lei!

-Potter, questa ragazza è figlia tua?- domandò, rivolgendosi a Harry: lui si avvicinò alla porta, la squadrò e scosse la testa.

-Mi somiglia, sì… Somiglia a Ginny…Ma io non l’ho mai vista- ammise candidamente: Lily sentì la terra mancarle sotto i piedi. Il suo papà, che l’adorava da sempre perché era la sua unica bambina, adesso arrivava al massimo a dire che “gli somigliava”, ma che purtroppo non l’aveva mai vista. Lo scansò ed entrò nella sala, guardando Ginny, i suoi zii, Astoria, Annie: possibile che nessuno la riconoscesse?

-Scorpius!- chiamò disperata -Dov’è Scorpius?- chiese, sperando che almeno lui conservasse un minimo ricordo di lei: Astoria la guardò, alzando un sopracciglio con aria indagatrice.

-Come conosci mio figlio? Sei una sua compagna di scuola?- domandò con voce fredda.

-Io sono…- iniziò Lily, per poi sentire la voce morirle in gola: quanto avrebbe voluto poter dire “Io sono la sua ragazza” in quel momento! Se però nemmeno sua madre sembrava riconoscerla, chi mai avrebbe potuto contraddirla? -Io sono la sua ragazza!- affermò seria -Questa è mia madre, Ginevra, quello è mio padre, Harry. Mia zia Hermione e mio zio Ron- elencò, indicando tutti col dito -Lei è Annie, la sorella di Oliver, il migliore amico di Scorpius.

-Ti sei informata bene…- osservò Draco con voce tagliente -Io però non ti conosco, quindi esci da casa mia!

In quel momento Scorpius rientrò nella sala, notando che tutte le attenzioni erano concentrate su una ragazza con i capelli rossi e un bel vestito bianco: si avvicinò con espressione dubbiosa e si rivolse a Ginny.

-Per caso è una vostra parente? Voglio dire…i capelli!- domandò con aria ingenua.

-Scorpius…- sussurrò Lily, notando poi lo stupore del ragazzo nel sentirsi chiamare per nome.

-Questa qui dice di essere la tua ragazza- spiegò Draco -Strano che mio figlio non ti conosca, vero?- alluse, guardandola serio. Estrasse la bacchetta e gliela puntò alla gola -Ti manda Hector, non è così? Cosa credi, che io caschi in questa specie di trappola? Dimmi chi sei e cosa vuoi o un Cruciatus sarà il tuo modo di festeggiare il nuovo anno!

Harry mise una mano sulla spalla di Lily e guardò Draco con aria pacata.

-Aspetta, non essere precipitoso come sempre- disse, rivolgendosi poi a Lily -Non mi sembra una persona cattiva, magari è solo vittima di qualche incantesimo strano: raccontaci, chi sei davvero?

Lily spiegò tutto, per quanto le sembrasse assurdo raccontare di sé ai propri genitori e agli zii che l’avevano vista crescere: i Malfoy la osservavano in silenzio e Annie scuoteva la testa con fare scettico, quindi lei si avvicinò a Scorpius con aria afflitta. In quel momento, un Vischio Volante si posò sopra di loro: lui guardò il rametto e poi quella ragazza, innegabilmente carina e con quelle roselline sul vestito bianco che la rendevano anche piuttosto elegante. Lei si sciolse i capelli, che caddero lisci sopra le spalle, e lo guardò negli occhi: poi iniziò a muovere le labbra piano, come se cercasse di parlare ma la voce non uscisse. Astoria e Draco temettero che stesse pronunciando qualche pericoloso incantesimo, ma poi Scorpius udì distintamente quello che stava dicendo:  “Chiudi gli occhi, cancella i ricordi, non ti lascerò mai cadere. Stai con me, ora e per sempre e sarà per sempre ora”

-Topi di Bristol…-riconobbe lui, lanciando poi uno sguardo preoccupato alle bacche, già pronte a partire: le diede un rapido bacio sulla fronte e poi rimase un attimo fermo, domandandosi da quando baciasse le ragazze sulla fronte. La guardò negli occhi e annuì -Topi di Bristol…- ripetè -Cos’altro sai di me?

-Ti piacciono le camicie, le rose, le citazioni di Shakespeare- iniziò lei, come se stesse ripetendo una filastrocca -Il mio bagnoschiuma alla rosa, i miei capelli per giocherellarci e i cioccolatini all’arancia perché il nostro primo bacio…serio… aveva quel sapore.

-Signor Potter…- iniziò Scorpius, rivolgendosi a Harry -Questa è sua figlia?

-Non saprei- rispose lui, ormai col tarlo del dubbio -Perché?

-Se la porto un attimo di là con me, lei non sarà…geloso o simili, giusto?- azzardò con aria da perfetto Malandrino -Fino a prova contraria non è suo padre!

Lily gli rivolse un sorriso e lo seguì per le scale che portavano al piano superiore, dove era anche la stanza di Scorpius: lui aprì la porta della camera e la invitò ad entrare, sedendosi poi sul letto.

-Che tipo sono?- le domandò con aria curiosa -Voglio dire, siccome sembri conoscermi bene, magari hai un’opinione di me che mi stupirà! Davvero sei la mia ragazza?

-Quasi- rispose lei imbarazzata -Abbiamo preferito non ufficializzare la cosa perché la situazione di Oliver è delicata e rischiava di essere l’unico motivo per stare insieme: quando lui starà bene e il contratto sarà distrutto ne riparleremo…

-Quindi il contratto esiste anche nella… tua dimensione, non so come dire: come facciamo a stare insieme nonostante Madelaine? Devi essere una ragazza speciale per tenerle testa!

-Ci vediamo un giorno sì e uno no e così andiamo avanti: un po’ alla volta, senza pensare troppo a cosa verrà nel futuro e superando a testa alta le persecuzioni della stronza. Da sola non sono speciale, ma con te  divento una persona migliore: mi hai fatta crescere, non sono più bambina come qualche mese fa, perché mi hai messo in una situazione che mi ha costretto a diventare grande. Ma posso solo ringraziarti per questo, perché adesso non ho più paura di quello che potrebbe succedermi.

Scorpius la osservò, poi prese una ciocca dei suoi capelli tra le dita e iniziò ad arrotolarla, srotolarla e arrotolarla ancora.

-Intendi questo con “giocherellare coi tuoi capelli”?- domandò con fare ingenuo.

-No, intendo così…- rispose lei, iniziando ad accarezzare i suoi capelli e scendendo piano a posare le dita sul suo collo, graffiando piano con le unghie: lui la imitò, lasciando che i suoi occhi si concentrassero su quelli di Lily e provando davvero una sensazione di calma nel tenere quelle ciocche rosse tra le dita. Lei indietreggiò un po’ con la schiena fino a distendersi sul letto e lui colse quell’interessante opportunità per stendersi sopra di lei: iniziò a baciarla sul viso, poi sul collo e poi a scendere, fino a raggiungere il bordo di rose e si fermò. La guardò e vide che stava piangendo:

-Potrebbe esserci una qualunque al posto mio- sussurrò con voce rotta -Non ti ricordi di me…

 Scorpius si sdraiò accanto a lei e le accarezzò i capelli, guardandola con espressione dolce:

-Di solito con te sono tenero? Vado bene così?- le domandò, come fosse un babbano che chiede istruzioni per accendere il forno, ma ottenendo comunque un cenno di assenso -Ma oltre che tenero… cioè, se sei la mia ragazza ogni tanto succederà qualcosa… o nella tua dimensione non succede niente?

-Smettila di dire “la mia dimensione”!- si stizzì leggermente lei -E poi sì, ogni tanto succede qualcosa- ammise con un po’ di imbarazzo -Ti piacciono i baci sul collo, quando sto lì proprio a perdere tempo con la tua giugulare- affermò con una leggera risata -E poi mi dai i baci sulla fronte per ricordarmi che sono bassa: allora io mi arrampico e faccio la scimmietta, così ci guardiamo bene in faccia e ci baciamo belli convinti…

-La scimmietta…-ripetè lui meccanicamente -Mi piaci!- esclamò risoluto -Sì, mi piaci: peccato che non mi ricordi di te, sicuramente avrei tante sensazioni piacevoli legate a noi due.

“Noi due”: l’aveva detto in modo così semplice! Solo mezz’ora prima erano insieme a guardare il roseto e adesso lui si rammaricava di non sapere nemmeno chi fosse: ci sarebbe stato di nuovo spazio per essere “noi due”? L’occasione per stare, finalmente, insieme senza nessuno che cercasse di rovinare la loro vita?

-Giusto!- esclamò Lily con aria dubbiosa -Se tu non sai nemmeno chi io sia, con chi sei andato alla festa di Natale? Oliver è stato colpito perché tu e Madelaine stavate litigando a causa mia!

-Alla festa sono andato con Madelaine, che ha colpito Oliver perché le ha dato della stronza- spiegò lui con semplicità -Ci sono andato con te nella tua…cioè, nei tuoi ricordi?

-Me lo hai regalato tu…- gli disse, mostrandogli il braccialetto con lo spicchio di luna: lui lo osservò, concentrandosi su come brillasse, tanto da sembrare ricoperto di vera polvere lunare. Ma la Luna non brilla davvero, è solo perché il Sole la illumina che a noi sembra splendere: Scorpius si avvicinò piano a Lily e sentì il profumo delle rose, la pelle fredda sotto le sue dita e il cuore che batteva più velocemente del normale.

-Mi spiace, mi sembra di non averti mai vista prima d’ora. Sei un bel mistero…

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Dopo che furono tornati nel salone, Lily passò ancora diversi minuti a spiegare ai presenti chi lei fosse, scrutata però da espressioni dubbiose che non sembravano volersi lasciar convincere facilmente: solo dopo quasi un’ora, Harry fu accarezzato dall’idea che quella potesse essere sua figlia, ma non c’era alcuna prova per questa ipotesi. Si era ormai fatto tardi e gli ospiti pensarono di congedarsi: Annie salutò tutti agitando la manina, Ron e Hermione ringraziarono cordialmente Astoria e Scorpius per l’ospitalità e lanciarono un cenno di saluto a Draco, che rispose allo stesso modo, e si Smaterializzarono a casa. Ginny e Harry, invece, restarono titubanti sul da farsi:

-Se questa ragazza fosse nostra figlia, dovrebbe venire a casa con noi- iniziò lui -Ma se fosse una trappola?

-Non possiamo lasciarla in mezzo a una strada- rispose Ginny -Metti che sia davvero chi dice di essere, che genitori degeneri saremmo? Ci dimentichiamo di lei e in più la abbandoniamo a se stessa?

-Facciamo così, mi Smaterializzo un attimo a casa e cerco una qualche traccia di lei- propose Harry -Avrà delle foto, dei vestiti, un letto…qualcosa che indichi che abiti con noi, insomma! Tu resta qui, torno subito- disse, cercando di scomparire,ma senza alcun risultato.

-Hai dimenticato come si fa?- lo schernì Draco -Sei grande adesso, dovresti farcela da solo…

-Non scherzare Malfoy, non ci riesco- rispose l’altro preoccupato -Ginny, prova tu- suggerì alla moglie, che però si trovò nelle stesse condizioni: non riusciva a Smaterializzare neanche un angolo del vestito e fissava con apprensione gli altri.

-Sarà di certo colpa tua!- sostenne Draco, rivolgendosi minaccioso a Lily, che però scosse il capo, intimorita: guardò suo padre, che si concentrava vanamente, poi sua madre, sinceramente provata dalla situazione.

-Provo a uscire in giardino, magari la tua casa è stata schermata- tentò Harry, aprendo la porta: al solo tentativo di varcarla, fu sbalzato indietro come da un campo di forze che bloccava l’uscio, impedendogli di abbandonare la stanza. Tentò di nuovo, cedendo anche il posto a Ginny, che risultò ugualmente impossibilitata ad uscire: erano bloccati nella casa dei Malfoy! Lily iniziò a giustificarsi, giurando di essere assolutamente innocente e, inaspettatamente, Draco sembrò crederle:

-Ho paura che sia un’idea degli Hamilton- iniziò con aria seria -Potrebbero aver scoperto che abbiamo aperto la cassetta di sicurezza: bloccati qui, di sicuro non potremmo ostacolare i loro movimenti, né cercare il contratto. Non capisco, però, cosa c’entri la ragazzina…

-Madelaine mi odia- spiegò Lily -Vorrebbe Scorpius solo per sé, ma per sua sfortuna lui sta…stava con me: ha minacciato più volte di far succedere il pandemonio e credo che questa sia la sua vendetta, rendermi un’estranea agli occhi di chi mi è vicino, soprattutto del suo grande amore…

-Credibile- commentò Astoria, fermandosi poi a riflettere -Facciamo così: visto che abbiamo una stanza degli ospiti, Harry e Ginevra passeranno la notte qui, poi domani rifletteremo a mente più lucida.

-E io?- domandò ingenuamente Lily: già, che ne sarebbe stato di lei, di cui non interessava nulla a nessuno?

-Dormirai nella mia stanza- propose Scorpius -C’è una poltrona molto comoda, potrai stare lì.

Draco lo fissò con aria severa, domandandosi se fosse il caso di fidarsi e lasciare suo figlio da solo con quella sconosciuta, ma poi lei lo guardò con occhi imploranti:

-Se mi ospita qui per la notte, farò tutto quello che vuole: l’unica cosa che non posso fare è andarmene prima che Scorpius si ricordi di me- affermò, ma senza il tono melodrammatico che avrebbe in genere accompagnato una frase del genere -Se siamo finiti in questo casino è solo perché abbiamo avuto il coraggio di rischiare: darla vinta agli Hamilton significherebbe ammettere la loro superiorità e io so che non è affatto così. Noi siamo più forti di loro, che sono uniti solo dalla voglia di ottenere qualcosa, perché vogliamo difendere qualcuno a cui teniamo: mio padre tiene a lei, signor Malfoy, lo sapete entrambi.

-Buonanotte signorina- si congedò laconico Draco, facendo però apparire un sorriso sereno sul volto di Lily: l’aveva chiamata “signorina”…

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Lily entrò nella stanza di Scorpius e iniziò ad osservarla: alle pareti c’erano poche foto, su una delle quali Scorpius era ancora bambino, e qualche poster, per lo più di Quidditch, dei Topi di Bristol o di qualche evento a cui aveva partecipato. Sorrise al pensiero di trovarsi, finalmente, nel luogo più intimo del ragazzo di cui era innamorata: sì, ormai non lo negava più, era innamorata di lui, proprio adesso che nella sua mente e nel suo cuore non sembrava esserci più spazio per lei. Si sedette tristemente sulla poltrona e tolse le scarpe, che avevano messo a dura prova la resistenza dei suoi piedi per via del tacco alto, poi si accorse che Scorpius la stava guardando:

-Pensi di dormire vestita così?- le chiese ironico.

-Non ho portato il pigiama e i miei non possono andare a casa a prenderlo- rispose lei con un sorriso malinconico -Anche perché non so se a casa ci sia ancora qualcosa di mio…- concluse, alzandosi a piedi nudi e avvicinandosi alle foto sulla parete.

-Ti piace il Quidditch?- le chiese lui, vedendola poi sorridere in modo amaro.

-Sono la Cercatrice dei Grifondoro… Tu sei più bravo di me, ma solo perché sei più esperto. Chi ci sarebbe al mio posto, dato che sembro non esistere?

-Potter!- rispose lui serenamente -Cioè…tuo fratello Albus, nella tua logica. Prima c’era James, ma poi si è diplomato e lui ha preso il suo posto: tutto molto banale, direi. Giocare contro la mia ragazza sarebbe molto più divertente, credo- affermò, immaginando una partita del genere.

-Il poster dei Topi…-sorrise lei -Nella “mia dimensione”, come la chiami tu, sei il comproprietario di una delle spille speciali- disse, vedendolo poi emozionarsi come quando gliel’aveva mostrata la prima volta -Purtroppo non ho portato neanche questa… Dovrei abbandonare queste borsette così piccole- sdrammatizzò, sentendo gli occhi pizzicare per le lacrime.

-Quidditch, Topi di Bristol…interessante-iniziò lui -E poi carina, simpatica, intelligente… Comincio a capire perché sto con te, bravo Scorpius.

Lily sorrise: di certo lui non se lo ricordava, ma quella era la prima volta in cui ammetteva con tale candore che lei gli piaceva e che addirittura andava fiero della propria scelta. Quando i ricordi sarebbero tornati, gliel’avrebbe fatto notare! Ma sarebbero tornati?

-Hai dei vestiti da prestarmi?- domandò, riponendo poche speranze in una risposta affermativa -Per la notte e anche per domani, credo: non posso restare così, per quanto il vestito sia bello…

-Sei bassa- notò lui, in modo poco cavalleresco -Cioè, bassa no, ma più di me di sicuro: magari ho una maglietta che mi va piccola- ipotizzò, iniziando a spulciare nell’armadio: Lily si avvicinò a lui e sorrise.

-Eccole, le povere t-shirt che soccombono alla superiorità numerica delle camicie! Avevi detto che forse un giorno le avrei viste e in effetti… -constatò soddisfatta -Questa ti va piccola, secondo me- disse, prendendone una nera con un disegno dalla gruccia ed esaminandola -Perché tieni una maglietta che palesemente non ti va più? Non toglie spazio prezioso alle camicie?

-Era la mia preferita quando ho iniziato la scuola, a undici anni mi stava: la prima volta che ho volato su una scopa nel giardino di casa l’ho indossata e mi ci sono affezionato. Non sono neanche sicuro che fosse legale volare in giardino, ma mio padre mi ha dato il permesso… Perché la metti via? Dovrebbe starti.

-Ma è un ricordo- disse lei con aria ingenua.

-Non ha senso dare importanza ai ricordi se possono volare via in un attimo- rispose lui serio -Io non mi ricordo di te, ma magari per me sei importante e adesso ci stai male. Prendi la mia maglietta, è tutto quello che posso fare per te… Anzi, forse ho anche dei pantaloncini…-disse, iniziando premurosamente a cercare negli angoli remoti dell’armadio.

Dormire in pantaloncini e maglietta all’inizio di gennaio non era la migliore delle prospettive, ma a Lily sembrò comunque un momento degno di essere ricordato: quanti altri ricordi nuovi avrebbe costruito con Scorpius nei giorni a venire? Il vento freddo faceva tremare i rami degli alberi, ormai ghiacciati nel buio della notte: in pantaloncini e maglietta, sarebbe congelata…

-Hai una coperta pesante?- chiese -Quella poltrona non sembra riscaldare molto…

-Domanda stupida- rispose lui ironico -Anzitutto esistono incantesimi contro il freddo, nel caso l’avessi dimenticato, ma soprattutto ho un letto a una piazza e mezza: se vuoi dormire con me, c’è spazio per entrambi…- alluse, non senza una certa dose di malizia.

-Vada per la coperta e gli incantesimi- rispose lei, con aria un po’ abbattuta -Non voglio andare a letto con uno che mi reputa un’estranea. E hai capito benissimo cosa intendo con “andare a letto”…

-Come preferisci- rispose lui, lanciandole la maglietta e i pantaloncini in una smorfia di supponenza e prendendo dei pantaloni grigi dall’armadio -Quando poi vorrai cambiarti, questo è il bagno interno della mia stanza- le disse, indicando la porta sulla sinistra, in cui entrò. Scorpius guardò la propria immagine riflessa nello specchio, osservandosi con insolita attenzione, come temendo di dimenticarsi anche di se stesso: scavò nei meandri della propria memoria, cercando anche solo una traccia di quella ragazza coi capelli rossi che stava oltre la porta, ma non trovò alcun segno di lei. Però era strana: diceva di essere la sua ragazza, sembrava anche piuttosto attratta da lui, ma di dormire insieme non se ne parlava e la infastidiva l’idea che lui la baciasse senza ricordare chi fosse. Strana, d’accordo, ma con Madelaine non c’era paragone! Lei sapeva a malapena cosa fosse una Pluffa, mentre Lily si dichiarava un Cercatore, segno che almeno conosceva uno dei ruoli principali del Quidditch, sforzo che a Madelaine era impossibile richiedere; canticchiava i Topi di Bristol sapendo che Scorpius avrebbe colto la citazione, quindi era chiaro che la sua passione segreta non fosse più tale; e poi quelle rose sul vestito, che non erano esattamente un ornamento ordinario e che sapevano proprio di fatto apposta, come a dire “L’ho scelto per te”, mentre Madelaine era  così vanesia ed egoista da scegliere solo vestiti che mettessero in risalto la sua bellezza, anche a costo di apparire quasi volgare. Scorpius era assorto in questi ragionamenti quando allungò il braccio verso il mobile accanto a sé nel bagno, convinto di trovarvi la maglietta del pigiama: la sua presa, però, finì a vuoto, segno evidente che l’aveva dimenticata sul letto e che, avendo già tolto la camicia, stava prendendo freddo per niente. Aprì la porta per uscire, quasi dimentico della presenza di Lily nella stanza, e realizzò di non avere addosso nulla, tranne i pantaloni che usava come pigiama: questa presa di coscienza, però, non lo sconvolse per nulla, dato che si sentiva stranamente spontaneo con la sconosciuta dai capelli di carota.

-Ho dimenticato un pezzo- esordì senza troppa enfasi -Mi hai distratto…

Lily lo osservò e non potè nascondere di gradire lo spettacolo che le si parava davanti: non aveva mai visto Scorpius con così poca stoffa addosso, tranne nella sua immaginazione poche ore prima, quando si erano reciprocamente letti la mente, ma era tutta un’altra cosa! Fissarlo con aria avida era decisamente sconveniente, ma anche lui sarebbe potuto uscire vestito da quel bagno: siano benedette le distrazioni che portano a dimenticare capi di abbigliamento in giro per casa!

-Perché mi guardi così?- domandò lui incuriosito -Sei la mia ragazza, mi avrai già visto senza maglietta, no?

-No- rispose Lily, imbarazzata -Non abbiamo mai…avuto modo di toglierci i vestiti.

-Oh…-commentò lui, sembrando quasi deluso, non si sa se dalla situazione o da se stesso: vide che Lily fissava punti casuali nella stanza, tra cui un interessantissimo bordo del letto e un accattivante gamba del tavolo, come se cercasse di distogliere lo sguardo dal bel fanciullo che si ostinava a non vestirsi. Poi gli occhi dovettero cedere alle lusinghe rivolte dalla pelle chiara di Scorpius e si concessero veloci assaggi di quel corpo così stupidamente bello: non c’erano altri modi per definirlo, era solo bello! Un’occhiata dopo l’altra, a Lily sembrava di leggere i versi di una poesia, ciascuno armoniosamente in accordo coi precedenti e tanto gradevole da far desiderare i successivi: il corpo di Scorpius era come una poesia che raccontava di lui. L’incarnato chiaro, che faceva tanto inglese altolocato; il fisico asciutto, tipico dei Cercatori agili e veloci; i brividi che corrono sulla pelle di uno che, per somma vanità, vuole essere guardato in tutto il suo splendore: Lily si avvicinò a lui con aria malinconica, come se l’ultimo verso della poesia fosse particolarmente triste, e si concentrò sul suo braccio sinistro.

-Un’altra volta?- domandò in un leggero sorriso, passando piano la punta dell’indice sul livido che spiccava sulla pelle chiara -Sei caduto ancora dal letto?

-Può darsi…- rispose evasivo Scorpius, leggermente toccato da quella domanda che lo presupponeva abbastanza tonto, anzi, “Maldestro come un Weasley”: Lily stava ancora ripassando i contorni del livido, come se ne fosse stata ipnotizzata, e lui la trovò molto dolce mentre si preoccupava per quella macchietta come se fosse una ferita di guerra. Le mise un braccio attorno alla vita e la avvicinò a sé, senza che lei opponesse resistenza alcuna: non voleva fare altro, solo tenersela lì per un po’, come una coperta con cui ripararsi dal freddo della prima notte dell’anno, ma lei lo fece rabbrividire ancora di più. Lo strinse con entrambe le braccia e gli appoggiò la testa sulla spalla:

-Anche se il tuo corpo è qui, per me sei lontanissimo…

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Eh, e adesso? Tutti che si dimenticano di Lily, chissà per colpa di chi... Come ne usciranno?

p.s. Non so quanti siano (o se ci siano) miei lettori maschi: spero non li urti la descrizione del fisicaccio di Scorpius XD

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 23
*** Una famiglia normale ***


Capitolo 22 - Una famiglia normale

Dopo che Scorpius si fu rassegnato all’idea di vestirsi e che avrebbe condiviso il letto solo con la propria ombra, Lily si accomodò alla meglio sulla poltrona: la coperta e l’Incantesimo Riscaldante l’avrebbero protetta dall’assideramento, ma cosa l’avrebbe salvata dalla tentazione di sgusciare sotto le lenzuola di Scorpius? Forse solo l’amor proprio e il desiderio di preservare un minimo di dignità, dato che, allo stato delle cose, lei risultava un’estranea apparsa inspiegabilmente in casa sua: immaginò cosa sarebbe accaduto se al suo posto ci fosse stata un’altra e si scoprì molto irritata. Il signorino si sarebbe fatto una qualsiasi solo perché si dichiarava la sua ragazza o aveva riconosciuto in lei qualcosa che lo aveva spinto a comportarsi in quel modo? Lily pensò che non avrebbe resistito tutta la notte con quel dubbio a perforarle il cervello, quindi si scostò la coperta di dosso e si diresse a passo deciso verso il letto di Scorpius, puntandogli la bacchetta contro per illuminargli il viso: sperò di trovare un orribile mostro, in modo da non dover fare i conti con l’idea di essere innamorata di un viscido ragazzo arrapato che si sarebbe portato a letto la prima arrivata, ma la luce rivelò ben altra immagine. Dormiva sereno, con un’espressione che mai lo avrebbe dipinto come il cattivo della situazione, eppure Lily aveva sofferto per lui: tre mesi, quasi quattro, da tanto andava avanti il loro rapporto, che non aveva mai conosciuto una definizione. Come chiami qualcosa che ti sa sbattere a terra con la violenza di un tifone, per poi farti volare verso il cielo come un’altalena? Che ti fa sentire una nullità se non c’è e onnipotente se c’è? Che ti riempie la mente di dubbi, come se avessi perso completamente la conoscenza di te stesso, ma che ti regala tutte le risposte che hai sempre cercato?

-Amore…- sussurrò piano Lily, vicino al viso di Scorpius: avrebbe voluto urlargli “stronzo” e gli aveva bisbigliato tutt’altro, segno che ormai aveva già detto addio alla consapevolezza di sé. Lui non sembrò aver sentito, quindi lei istintivamente gli accarezzò con la mano libera dalla bacchetta i capelli biondi, che nel sonno erano più spettinati che mai: le palpebre ebbero un tremito e a poco a poco si aprirono.

-Che c’è?- sussurrò lui con voce roca e occhi socchiusi, poco cosciente di chi fosse e perché.

-Niente, dormi- lo tranquillizzò lei, sempre accarezzandogli i capelli, ma scostandogli la luce dal viso, realizzando che non gli avrebbe dovuto fare un terzo grado in stile film polizieschi babbani anni ’90.

-Dormo…-farfugliò lui - ‘Notte, amore…

Lily sentì che le gambe non l’avrebbero sorretta ancora a lungo: l’aveva chiamata “amore” o se l’era sognato? No, era lui che stava dormendo, non lei, quindi era esclusa l’ipotesi del sogno: d’accordo, le parole pronunciate nel dormiveglia non hanno grande valore perché sono solo il prodotto sconnesso e disordinato di un cervello in stand-by, ma essere chiamata “amore” da Scorpius era stato gradevole, gradevolissimo, un delirio, quindi chi se ne frega della neurologia!

Pensò di scendere in salotto, almeno per fare due passi e schiarirsi le idee: arrivata, però, notò che sul divano era seduto Draco, una tazza di tè in una mano e una foto nell’altra, che sembrava molto concentrato, tanto da non notarla.

-La disturbo?- domandò Lily con voce incerta, vedendolo sollevare la testa all’improvviso: la fissò per un momento che sembrò eterno, poi le fece un cenno col capo, come a dirle di sedersi pure sul divano accanto. Lei sembrò evadere il linguaggio non verbale e si accomodò vicino a lui, dando una sbirciata alla foto: per essere stampata, doveva essere piuttosto datata, tanto che le sembrò di non riconoscere le persone raffigurate. C’erano un ragazzino biondo dall’aria arrogante e due adulti, forse i suoi genitori: l’uomo aveva lunghi capelli lisci e un bastone con un serpente, mentre la donna esibiva un’espressione fiera e antipatica, ben abbinata a quella del suo pargolo.

-Sono io- spiegò Draco -Era il mio primo giorno di scuola e volevo immortalare il momento, così feci scattare  questa foto: nessuno vuole una foto coi propri genitori, non quando deve celebrare un evento personale! Mi chiedo ancora perché l’abbia fatta con loro…- riflettè, quasi parlando da solo -Se i miei si fossero dimenticati completamente di me, forse sarei impazzito- disse, guardando poi Lily.

-Sono sicura che recupereranno la memoria- commentò lei, cercando di tranquillizzarsi e di non essere troppo negativa -Mio padre è Harry Potter, il grande eroe che ha salvato il mondo magico: vuole che si lasci vincere da una situazione così? Ma no, figuriamoci…- sdrammatizzò, anche se con tono dolceamaro.

-Le darò un consiglio paterno, ma si consideri libera di non ascoltarlo- iniziò lui -Non speri che siano gli altri a venire da lei, ma sia lei a dimostrare agli altri quanto tiene a loro: se i Potter sono davvero i suoi genitori, faccia loro capire che si possono fidare, senza sperare che tutto si sistemi da sé.

-E se fosse meglio così?- domandò lei all’improvviso -Se io sparissi e vi lasciassi tranquilli a cercare il contratto? Potrebbe essere il lato positivo della situazione: se nessuno sa chi sono, non si sentirà la mia mancanza quando me ne andrò- constatò in modo triste.

-Ma lei non era quella che non voleva andarsene prima che Scorpius recuperasse i ricordi?- domandò lui un po’ irritato -Com’è volubile, signorina!

-Allora troviamo il contratto- decise Lily sbuffando e portandosi le ginocchia al petto e accoccolandosi sul divano -Mi può dare il foglio che era nella cassetta di sicurezza?

-Chi mi dice che non lo distruggerà per conto degli Hamilton?- chiese lui con espressione seria, ma poi si alzò per prenderlo da un cassetto nascosto e glielo porse, già privo del nastrino e srotolato.

-Chiediamo direttamente a Lucille Hamilton di darci una mano- propose, come se stesse elaborando un piano complesso -Scriva lei, forse riconoscerà la grafia- disse, richiamando a sé una penna con un Accio e porgendogliela: Draco posò la punta sul foglio, valutando se l’idea di Lily potesse essere sensata, quindi iniziò a lasciare una parola dopo l’altra sulla carta.

-Lucille, sono Draco

-Quando?- scrisse lei in risposta: lui fissò turbato quella parola, che subito scomparve nella trama del foglio.

-“Quando” cosa?

-Il Draco di quando? Del presente o del futuro?

Per Lucille era il 1997, lo aveva scritto a Ginny qualche giorno prima: il suo presente era in quell’anno, ma sembrava sapere che il tempo aveva continuato a scorrere, lasciandosela alle spalle. Quello che le scriveva era, nella sua ottica, il Draco del futuro: quanto sapeva Lucille degli anni successivi al 1997?

-Ho bisogno di te- le scrisse, eludendo la domanda, ma sperando che si rispondesse da sola.

-Anche io ne avevo di te, quando sono morta

Draco raggelò: allora davvero Lucille era morta! Ma non era possibile, tutti l’avevano vista in quegli anni, per quanto saltuariamente: quando tornava dai suoi “viaggi di lavoro”, quando lo baciava con passione sotto gli occhi basiti di Astoria, persino in quel momento, quando rispondeva alle sue domande, dato che raramente i morti scrivono!

-Non ho mai saputo che fossi morta- le scrisse, quasi per giustificarsi.

-Mi ha uccisa tuo padre- disse lei, facendogli cadere la penna di mano -Te lo posso mostrare-: il foglio sembrò squarciarsi, illuminato da una forte luce. Draco si sentì trascinare e afferrò Lily per un polso, costringendola a seguirlo: si trovarono in una stanza che riconobbero come il salotto di casa Hamilton. Un giovane Hector, seduto al tavolo, fissava con espressione vuota Lucius Malfoy, mentre suo padre sedeva accanto a lui: Hector scriveva alcune parole su un foglio e queste si imprimevano poi sulla sua pelle, aprendola in modo doloroso, per quanto il viso del ragazzo non lasciasse trasparire alcuna sofferenza.

-Lo tempro contro il dolore- spiegò Lambert con aria sadica -Un Mangiamorte deve saper resistere alla tortura, altrimenti canterà davanti a tutti: all’Oscuro Signore non piacerebbe…

-Voglio parlare con tua figlia- lo interruppe Lucius, coprendo la sua voce -Acconsento al matrimonio.

-Interessante- commentò Lambert, alzandosi e avvicinandosi annuendo -Mi fa piacere che tu… Crucio!- esclamò all’improvviso, puntandogli contro la bacchetta e sottoponendolo alla tortura: Lucius gridò e, con il massimo della concentrazione possibile, disarmò l’altro e si Smaterializzò nella stanza di Lucille, augurandosi che la ragazza fosse lì. Per sua fortuna la trovò e, afferratala per un braccio, si Smaterializzò con lei: la condusse nella propria casa, sapendo che era ancora minorenne e che, quindi, non si sarebbe potuta Smaterializzare a sua volta. Lei lo fissò con sguardo di sfida, sostenendo di non avere alcuna paura e che il contratto avrebbe reso lui uno spiantato e Draco suo marito: Lucius chiuse gli occhi e inspirò profondamente, poi li riaprì e puntò la bacchetta contro di lei. Lucille cercò la propria, ma realizzò di averla lasciata nella propria stanza: trovandosi disarmata,si dimostrò codarda e implorò pietà, sostenendo che avrebbe cercato di convincere suo padre a desistere, per mantenere la propria vita.

-Dov’è il contratto?- chiese Lucius con fermezza.

-Non glielo posso dire- rispose lei -Però lo farò annullare, lo giuro! Mi risparmi, non ho colpe…

-Hai cercato di uccidere Astoria, lo consideri,forse, non avere colpe?- gridò lui.

-Ma Draco è mio!- gridò lei di rimando -Troverò il modo di eliminarla, così potrò averlo per sempre- disse, ormai dimentica di essere disarmata e in preda a una sorta di delirio.

-Crucio!- pronunciò lui, vedendola come tremare, ma sostanzialmente impassibile alla tortura: Lambert doveva averla temprata tanto quanto il fratello -Crucio!- ripetè, sperando di piegarla. Lucille scappò, nascondendosi dietro l’alta libreria del salotto: Lucius intravide il suo viso riflesso nello specchio posto di fronte e, senza ulteriori esitazioni, puntò la bacchetta contro di esso. L’incantesimo più orribile del mondo magico fu scagliato in un lampo verde che andò a colpire lo specchio, incrinandolo, e poi la persona che vi era riflessa: Lucille cadde a terra, ma poi il suo corpo sembrò attratto da una forza invisibile verso l’alto, vorticò su se stesso fino a diventare una piccola sfera di fumo scuro e scomparve, senza lasciare alcuna traccia. Lucius appoggiò la schiena alla libreria, riprendendo fiato: i profondi sospiri gonfiavano e sgonfiavano il suo petto e la fronte era imperlata di piccole gocce di sudore. Pronunciare le parole “Avada Kedavra” non gli piaceva mai, ma se fosse stato l’Oscuro Signore a chiederlo non avrebbe atteso un secondo: quella volta, però, era stata una sua iniziativa, aveva scagliato la Maledizione Senza Perdono per salvare la propria famiglia e se stesso. Lord Voldemort non avrebbe gradito una simile magnanimità, ma d’altronde lui nemmeno sapeva cosa volesse dire avere una famiglia…

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Draco e Lily si trovarono seduti sul divano di casa Malfoy, quello da cui erano stati trascinati via poco prima: fissavano il foglio bianco senza parlare, come sperando di poter cancellare quelle scene dalla propria mente. Lui non poteva credere che suo padre avesse fatto una cosa del genere: anzi no, poteva crederci benissimo, conosceva Lucius Malfoy, con tutto ciò che questo comportava. C’erano poi le sue parole, “Hai cercato di uccidere Astoria”: quando era successo? Perché lui non lo sapeva? Quante altre verità gli erano state nascoste? Era tutto troppo per lui.

-Le preparo un altro tè?- domandò Lily con voce dolce -Forse è meglio una tisana alla Pianta Mirella…Ne ha in casa?- chiese, prendendo la tazza: Draco gliela prese di mano e la posò sul tavolino davanti a sé.

-Torni a dormire, la faccenda non la riguarda- disse, con tono severo.

-Che palle, smettetela!- ribattè Lily, alzando la voce e senza la benché minima preoccupazione per il concetto di “educazione” -Mi avete stufata con questa storia che “la faccenda non mi riguarda”! Se davvero fosse così, a quest’ora sarei a casa mia, nel mio letto, con la mia famiglia: invece, guarda un po’, sono a casa Malfoy, con addosso i vestiti di Scorpius Malfoy e vengo catapultata nei ricordi della famiglia Malfoy!

-Non usare quel tono con me!- la interruppe Draco.

-Non usi lei quel tono con me!- ribattè Lily con la stessa enfasi -Anche se Scorpius non ha il minimo ricordo di me, io continuo a considerarlo una persona importante: se sta dicendo che la faccenda non mi riguarda solo perché il mio cognome non è Malfoy, allora sa che le dico? Tra dieci anni o giù di lì sposerò Scorpius, così diventerò Lady Malfoy e tutti i vostri casini saranno anche fatti miei, d’accordo?

Rossa di rabbia e incurante del fatto che stesse quasi gridando alle quattro del mattino, Lily realizzò che forse si era lasciata un po’ andare: d’accordo, era un argomento che la faceva sentire molto vulnerabile, ma quello era il signor Draco Malfoy, non un suo compagno di scuola, magari piccoletto e sfigato. Il signor Draco Malfoy si alzò dal divano, prese la tazza che precedentemente aveva posato e la porse a Lily:

-Fatti una tisana alla Pianta Mirella- suggerì con un ghigno sarcastico, allontanandosi: inspiegabilmente fu trattenuto dal senso di colpa verso quella ragazza irascibile e si voltò per lanciarle un ultimo sguardo, possibilmente di rimprovero. La trovò a fissarlo, fiera e decisa, nonostante la stupida tazza tra le mani e i vestiti di suo figlio addosso: un brusio alle sue spalle lo avvertì che anche gli altri presenti in casa si erano alzati, forse attirati dal trambusto. La presenza di un pubblico eccitò la parte istrionica dell’animo di Draco, che decise di rendere quel momento una piccola scena madre, prima di lasciar tornare i suoi ascoltatori ai loro comodi giacigli:

-Dici di conoscere bene la nostra famiglia- cominciò con tono da antico oratore greco -Di conoscere bene Scorpius e allora ti chiedo: chi sei tu per pensare di essere alla nostra altezza?- chiese, con tono volutamente antipatico: erano anni che non si formalizzava su questioni così medievali come il casato, la nobiltà familiare e corbellerie simili, ma quella situazione lo allettava.

-Chi sono io?- domandò retoricamente la ragazza -Lilian Luna Potter, della Casa di Grifondoro: sono una strega Purosangue, da due generazioni per parte di padre, da innumerevoli per parte di madre. La mia famiglia è imparentata alla lontana con la vostra, ma soprattutto mio padre ha sconfitto Lord Voldemort, non una, ma due volte. Voi siete alla mia altezza?

Quella, quella era la ragazza che Draco voleva far entrare nella sua famiglia, altro che Madelaine! Ma soprattutto, quella era la ragazza che Scorpius non avrebbe osato nemmeno sognarsi e che invece esisteva, palese e reale, sotto i suoi occhi. Harry la guardò con un misto di curiosità e orgoglio: lui era l’eroe che aveva salvato il mondo magico, d’accordo, ma nessuno gli era mai sembrato così fiero di lui nel raccontarlo. Nessuno tranne, forse, Ginny, che infatti lo aveva sposato e che, probabilmente, gli aveva dato quella figlia di cui lui non aveva memoria, ma che sentiva di amare: non solo per i complimenti appena ricevuti, ma per un legame che vedeva crescere col passare delle ore. Si chiamava Lily, come la sua mamma, e aveva i suoi stessi occhi verdi: gli fu chiaro che quella era la sua bambina, indipendentemente dai ricordi.

-A costo di essere ripetitiva- iniziò Astoria -Andiamo a dormire: domani ci sembrerà tutto più facile da affrontare, se saremo un po’ riposati…

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Casa Malfoy non si svegliò prima dell’una: nessuno si aspettava che, dopo quella notte un po’ burrascosa, sarebbero riusciti a dormire tanto e così bene, ma si sa, il sonno toglie i cattivi pensieri, quindi, più ce n’è, più è consigliato dormirci sopra! Lily aveva trascorso la notte sulla poltrona, ma la sua schiena indolenzita non la ringraziò affatto, una volta che ebbe aperto gli occhi: se li stava ancora stropicciando, assonnata, quando realizzò di non essere nella propria stanza, ma in quella di Scorpius. Si voltò per controllare se stesse ancora dormendo, ma lo trovò assorto a fissare il soffitto, sdraiato con le mani dietro la testa.

-Buongiorno…- lo salutò con la voce ancora un po’ roca per il sonno -Dormito bene?- chiese con un sorriso: lui non rispose, ma, scostando una mano da dietro la testa, le fece cenno di raggiungerlo a letto.

-Accio mentine- disse lui, puntando la bacchetta contro un barattolino blu sulla scrivania e prendendone poi una -Vuoi? Scusa, non sopporto questo aspetto del risveglio…- si lamentò. Lily lo immaginò come un giovane lord settecentesco schifato da una pozza di fango che rischia di inzaccherare la sua livrea bianca ricamata d’oro: gli mancava solo il parruccone boccoloso e sarebbe stato un perfetto ospite a Versailles. No, era decisamente troppo appassionata di storia babbana!

-Un giorno voglio insegnare Babbanologia a Hogwarts- esclamò tutta contenta sdraiandosi vicino a lui -Sarei la gioia di mio nonno! Tu cosa vuoi fare da grande?- domandò, come se avessero avuto sette anni.

-Io sono già grande, bambolina- rispose lui con tono sarcastico, stupendosi poi per quello che aveva detto: anzitutto “bambolina” era un termine assolutamente estraneo al suo lessico abituale, ma poi da quando si prendeva tanta confidenza con quella lì? Forse da sempre, ma il suo ricordo di lei non si spingeva oltre la mezzanotte precedente -Forse lavorerò al Ministero- disse, cercando di correggere un po’ il tiro -Non penso spesso al futuro perché quello che mi riserva rischia di non essere un granchè…

-Già, scusa- lo interruppe lei con aria un po’ triste -Non pensavo neanche più a Madelaine e al fatto che io sembri non esistere… Speravo di essere io il tuo futuro.

-Posso chiederti di non dire altro?- chiese lui con tono fermo -Non mi sento a mio agio a parlare di questo, non finchè non ricorderò chi sei: ho sentito stanotte quando dicevi a mio padre che tra dieci anni o giù di lì mi avresti sposato e tutto il resto- spiegò, vedendola imbarazzarsi leggermente -Magari anche io ho sognato le stesse cose con te: diventare grandi insieme, avere un lavoro soddisfacente, sposarci, avere dei figli… Magari però non è successo, per me sei stata poco più di un’avventura, una storiella da nulla di cui non ricordo nemmeno un minuto: sposerò Madelaine alla fine dell’anno scolastico, non avrò un lavoro nobilitante perché Hector non mi permetterà mai di avere successo, vedrò sgretolarsi la mia famiglia e tutto quello che mi resterà saranno le partite di Quidditch in tv la domenica pomeriggio. Capisci perché non penso spesso al futuro?

-Chiudi gli occhi e leggimi la mente- gli disse lei dolcemente, posando la fronte contro la sua: le immagini che apparvero un po’ alla volta mostravano loro due insieme sdraiati nel prato del campo di Quidditch, poi il giorno del diploma di Scorpius, con lui sorridente che la abbracciava, poi ancora loro due, ma un po’ più grandi. Lui che stringe la mano a un uomo più anziano, forse chi gli ha appena dato un lavoro, e sorride tornando a casa; lei che insegna a una classe del primo anno cosa sia un forno a microonde, osservata da decine di occhi curiosi. Loro due sorridenti davanti a un officiante scambiarsi gli anelli, poi di nuovo loro che si siedono stremati sul divano, forse dopo aver appena sistemato la loro casa; un’altra immagine di loro in casa, in quella che sembra essere una banale quotidianità, ma che fa tanto famiglia; poi, tra i sorrisi, una bambina, capelli biondissimi e grandi occhi verdi, che guarda con amore la sua mamma e il suo papà.

-Violet- disse piano Scorpius, ancora a occhi chiusi -Mi piace il nome Violet- concluse, guardandola poi con un sorriso timido.

-Mi vergogno un sacco per aver anche solo pensato a cose così stereotipate- sembrò scusarsi lei, distogliendo lo sguardo imbarazzata, ma vedendo che lui la fissava ancora sorridendo: era lì, a pochi centimetri dal suo Scorpius, davanti a cui si era praticamente sputtanata in modo irrimediabile, avendogli mostrato tutti i suoi sogni più infantili, ma sapeva che quel ragazzo non sarebbe stato davvero “il suo Scorpius” finchè non avesse recuperato i ricordi. Si dovette, quindi, trattenere dall’abbracciarlo forte e baciarlo finchè non fosse stata notte, ma pensò che non ci sarebbe stato nulla di male a guardarlo negli occhi: tragico errore, perché erano quegli occhi a farla sentire tutta un’altra persona rispetto alla banale Lily Potter che era prima, era quello sguardo a renderla una ragazza anziché una bambina, era solo quell’azzurro gradasso in mezzo alla faccia che la faceva pensare che i suoi occhi l’avrebbero trovata ovunque, anche a chilometri di distanza.   

-Può essere che il tuo vestito di Natale fosse azzurro?- domandò lui timidamente, facendo spuntare sul viso di lei un sorriso enorme -Ho avuto un flash, ma non ricordo altro, mi spiace…- si scusò, ma per Lily questo fu più che sufficiente: appiccicò le labbra contro le sue, non in uno di quelli che avrebbe definito “bacio piccolo”, ma in quello che i babbani chiamano “ventosa dello sturalavandino”, come temendo che qualcuno le portasse via il suo Scorpius. Perché quello, un ricordo alla volta, sarebbe tornato ad essere lo Scorpius di prima e sarebbe stato suo, era deciso!

-Anche a me piace il nome Violet- gli disse, staccando le labbra dalle sue -Spero di vederla, un giorno…

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Harry aprì gli occhi piano e cercò di realizzare che ore fossero: la foschia rendeva il sole particolarmente pallido, ma al primo di gennaio era da considerare come una benedizione qualsiasi spiraglio di sereno. Si avvicinò alla finestra per scoprire quale vista si godesse da quell’angolo di casa Malfoy e si ritrovò ad osservare il giardino: il roseto curatissimo di Astoria, la dependance della famiglia di Oliver, il prato sconfinato che circondava tutta la casa, insomma, una specie di piccolo paradiso che sembrava uscito da qualche spot delle merendine. Dalla famiglia Malfoy si sarebbe aspettato qualcosa di diverso, che so, siepi modellate a forma di drago, stanza delle torture, passaggi segreti dietro le librerie e invece nulla, solo una casa elegante e arredata in modo ricercato e un bel giardino curato: come se Draco non avesse mai avuto un lato oscuro.

-Cosa guardi di bello?- domandò Ginny, svegliandosi piano.

-Nulla di che, davo un’occhiata al giardino…- rispose lui svogliato: per essere onesti, un po’ lo infastidivano queste domande così vuote e Ginny sembrava abbastanza avvezza a proporgliele. Non glielo avrebbe mai confessato, ma questo lato di lei, a volte, gli faceva pensare di aver sposato una donna un po’ troppo incline alla banalità, una che somigliava troppo a sua madre Molly, che negli anni era praticamente diventata la mamma di riserva anche per Harry stesso: non puoi sposare una che ti sembra tua madre, è innaturale!

-Sincerità, grazie- intimò lei in un sorriso ironico -In quel giardino non c’è nulla che meriti di essere osservato con tanta attenzione: cosa ti ha colpito davvero?

-Sembra la casa di una famiglia normale- rispose lui, temendo che lei non capisse fino in fondo le sue parole -I Malfoy non sono una famiglia normale…

-Non lo siamo neanche noi- commentò lei, andando vicino a lui -Abbiamo faticato tanto per diventare normali perché la nostra vita di prima era diventata troppo dura per essere vissuta: stavamo sopravvivendo alla nostra esistenza, quindi abbiamo messo da parte sogni, ambizioni e tutto il resto per diventare dei mediocri. Abbiamo costruito delle bolle in cui viviamo col sorriso, sperando di dimenticare quello che siamo stati costretti a vedere: tu hai perso delle persone a cui hai voluto bene, io ho perso mio fratello, ma il tempo è passato e abbiamo voglia di guardare avanti, sperando di non dover più fare i conti col dolore. Siamo famiglie “normali” solo in apparenza, ma nessuno di noi lo è davvero.

-Noi siamo normali, Ginny- ribattè lui con tono incerto.

-Da ragazzino dicevi che da grande avresti fatto l’Auror- disse lei -Oggi invece sei un Impiegato del Ministero, hai una moglie e forse tre figli, se Lily lo è davvero: se fossi un Auror rischieresti la vita in ogni secondo, cosa che hai fatto per tutta la tua adolescenza. Eri stanco di sentirti sempre appeso a un filo e hai preferito la stabilità, diventando una persona “normale”: Malfoy ha fatto lo stesso, cercando di lasciarsi alle spalle il passato. Costa tanto a tutti, ma è l’unico modo per affrontare le conseguenze della guerra.

-Se cercavi la normalità, perché hai sposato proprio me?

-Noi siamo normali, Harry…- rispose lei ironicamente, riprendendo le sue parole di poco prima: Ginny sapeva decisamente il fatto suo, non era affatto vuota, ma ogni tanto suo marito lo dimenticava.

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-La smetti di guardarmi in quel modo?- sibilò Draco a Harry, durante la colazione -Mi mette a disagio essere fissato, soprattutto con quegli occhioni…

-Cosa volevi diventare da grande?- domandò Harry a bruciapelo, vedendo l’altro rischiare di ingozzarsi con una fetta biscottata: Draco lo osservò con la sua tipica espressione di confusione mista a dissenso, ma poi si accorse che la domanda esigeva seriamente una risposta. Guardò la sua tazza di tè e vi intinse un’altra fetta biscottata, come a dissimulare un po’ di imbarazzo.

-Mio padre!- rispose con voce pacata -Lavorare al Ministero, avere una famiglia ed essere rispettato. Il tutto, senza diventare un Mangiamorte -. Indipendentemente dai casi della vita, certi sogni si realizzano.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Oh, un bel capitolo in cui non succede nulla! Dai, praticamente parlano e basta... Anche se però sono chiacchiere costruttive! E poi sì, quella cosuccia del viaggio nel tempo: è un po' intricato, ma tra poco si districa!

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 24
*** Bel giorno per morire ***


Capitolo 23

Astoria fissava la tavola, ancora coperta dalle tazze della colazione e dai resti di fette biscottate: di solito a sparecchiare ci pensavano i genitori di Oliver, che amavano farsi chiamare spocchiosamente “i domestici”, ma che più che altro erano amici di famiglia che davano una mano in casa. I Malfoy accettavano la loro collaborazione perché sapevano delle difficoltà incontrate nel trovare un lavoro, quindi li avevano assunti per occuparsi di quella casa gigantesca. Da quando, però, Oliver aveva avuto “l’incidente”, come lo chiamavano loro, Astoria aveva ritenuto di potersi occupare da sola delle faccende domestiche: fortunatamente era una strega, quindi il grosso del lavoro lo poteva fare a colpi di bacchetta, mentre la madre di Oliver era assolutamente babbana. Una babbana alla corte dei Malfoy, pura fantascienza: forse, però, Draco aveva davvero smussato molto i suoi spigoli nel corso degli anni.

-Mi fa un estremo piacere vederti così…sguattera!- esclamò una voce cattiva alle sue spalle. Hector Hamilton si era materializzato in casa e fissava con aria derisoria la donna, totalmente colta alla sprovvista.

-Draco!- cercò di gridare con voce rotta, mentre notava la presenza di Madelaine e Josh insieme a lui -Draco!- chiamò di nuovo e stavolta lui la raggiunse, già con la bacchetta puntata, intuendo che la situazione non fosse delle migliori.

-Esci da casa mia!- intimò allo sgradito ospite, che si limitò a ridere di lui: Harry, Ginny, Scorpius e Lily arrivarono alle sue spalle, tutti con le loro bacchette sguainate, da bravo esercito -Te lo ripeto, esci da casa mia! Cosa siete venuti a fare?

-Beh, è il compleanno dei miei ragazzi- iniziò Hector con voce melliflua -Da oggi potranno Smaterializzarsi da soli… L’idea che ha avuto la mia bambina mi piace molto, quindi credo che la metterò in pratica subito. Petrificus totalis!- gridò all’indirizzo di Scorpius, che cadde a terra come una statua. Madelaine si materializzò accanto al suo corpo e lo afferrò saldamente, cercando poi di Smateralizzarsi via: per sua sfortuna, non era né troppo esperta, né troppo portata, quindi non riuscì immediatamente nel suo intento. Ciò diede a Lily il tempo necessario di Schiantarla lontano da lui, mentre Astoria annullava l’incantesimo.

-E tu chi saresti?- domandò Madelaine con tono superbo, mentre Lily si scaldava visibilmente.

-Lei è la mia ragazza- rispose Scorpius seccamente, alzandosi per porsi accanto a lei.

-Ancora con questa storia…- sibilò tra i denti l’altra, sgranando poi gli occhi some accorgendosi di aver detto qualche parola di troppo.

-Cosa intendi con “ancora”?- gridò Harry -Allora quello che ci ha raccontato Lily è tutto vero! È davvero chi dice di essere! Questa è mia figlia, stronza, è mia figlia!

-Se te ne dimentichi è un problema tuo!- rispose lei con un ghigno -Anzi, toglierò il problema alla radice!

Madelaine si materializzò alle spalle di Lily e, stavolta, riuscì a scomparire portando con sé la ragazza: Scorpius fissò Hector con sguardo furente.

-Dove l’ha portata?

-Cosa vuoi che ne sappia?- rispose lui con sufficienza, mentre Scorpius si avvicinava a Josh.

-Dove l’ha portata?- domandò a quello che per sei anni era stato il suo compagno di stanza -Dov’è? Dimmi dov’è?- gridò, prendendolo per il colletto della camicia con una mano. Josh assunse un’espressione marmorea, socchiuse un po’ gli occhi e dilatò le narici, poi scosse la testa: avvicinò un dito alle labbra e iniziò come a boccheggiare.

-Gli ho tolto la parola- spiegò banalmente Hector -Succede a chi disobbedisce agli ordini: se non vuoi che si ribellino, non lasciare che parlino…- disse, rivolgendo poi un’occhiata compiaciuta a Madelaine, appena riapparsa con un sorrisetto soddisfatto, segno che almeno lei non lo avrebbe tradito.

-Movimentiamo un po’ la situazione?- propose la ragazza, cercando l’approvazione del padre: Hector le rispose con un mezzo sorriso e annuì, poi puntò la bacchetta verso il soffitto. Si udì una sorta di boato, per il quale tutti chiusero gli occhi: non appena li riaprirono, capirono di essere stati Smaterializzati in un altro luogo, nettamente diverso da casa Malfoy. Era una zona rocciosa, forse il versante in ombra di una montagna: non c’erano tracce di abitazioni, non si capiva nemmeno se fossero ancora nel mondo magico o avessero raggiunto una località babbana. Il sole era basso, sarebbe tramontato poche ore dopo: di sicuro non erano in Inghilterra.

-Bel posto per morire, no?- domandò cattivo Hector.

-Sarà anche l’ultimo che vedrai!- sibilò Draco con aria feroce.

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Lily aprì gli occhi con fatica: l’ultima cosa che ricordava erano le braccia di Madelaine che la tenevano, il pavimento che le scompare da sotto i piedi e la sensazione di essere trascinata via da un aspirapolvere gigante. Dopo questo, solo un dolore inimmaginabile per tutti gli Schiantesimi che le aveva rivolto la sua rivale in amore: le sembrò un miracolo poter schiudere ancora le palpebre, ma ciò che vide la fece trasalire. Un ampio spazio bianco e luminoso, un silenzio etereo a permeare l’ambiente e neanche un’anima in giro.

-Oh troll, sono morta!- esclamò preoccupata. Si guardò le braccia e le gambe, immaginando di trovarle piene di lividi e graffi, ma le vide perfette come non erano mai state, soprattutto a causa dei bolidi di Ralph Ross durante gli allenamenti: era decisamente in Paradiso, o quantomeno in zone limitrofe. -C’è nessuno?- domandò, sperando di non ottenere risposta e poter scappare a cercare l’uscita.

-Solo chi speri di trovare!- le rispose una voce alle sue spalle: Lily si voltò e trovò davanti a sé una ragazzina dai lunghi capelli scuri e mossi, un po’ mingherlina per la sua età apparente ma con un sorriso allegro.

-Sabrina…- sussurrò emozionata -Ma allora sono morta sul serio!

-Per adesso no!- la tranquillizzò l’amica -Però se non ti sbrighi a tornare indietro potresti...Beh, meglio non perdere tempo! Perché sei qui?

-Una stronza mi ha ridotto in fin di vita a suon di Schiantesimi!- rispose Lily arrabbiata -Ci sono queste due famiglie, no? Io sono innamorata di un ragazzo di una famiglia che…

-Frena, frena, frena… Mi bastava la prima parte! Io non posso fare niente per guarire le tue ferite, però posso cercare di darti un consiglio utile: mi sembra di capire che tutto si riduce a una questione tra famiglie, giusto?- domandò Sabrina, vedendo poi Lily annuire -Allora la soluzione sarà questa, la famiglia!

-Sì, hai ragione…- commentò lei -Non è vero, non ho capito!

-Oh come sei scema!- si lamentò l’altra, facendo ridere Lily -Il vero tesoro di una famiglia sono i figli.

-Oh, quanta saggezza!- ironizzò Lily -Sì, però continuo a non capire! Dai, non fare la criptica solo perché sei…- ma si bloccò: sarebbe stato indelicato ricordare a quella che era stata la sua migliore amica che era morta? Si intristì un po’ e la guardò con occhi malinconici -Mi manchi, sai?

-La spilla ha ancora lo spazio vuoto?

-No- rispose Lily scuotendo la testa con un sorriso -C’è Scorpius adesso.

-E ti ha resa felice?

-Sto morendo per lui… Come sono caduta in basso!- ironizzò, notando poi l’espressione scettica di Sabrina: improvvisamente formulò un pensiero -Lucille è morta...o similmorta, quello che sia, quindi è qui! Lucille Hamilton?! Dove sei? Lucille Hamilton?!

La diretta interessata apparve alle sue spalle: la fissò con interesse, d’altronde l’aveva  già vista quando era stata attirata insieme a Draco nei suoi ricordi, quindi si domandava cos’altro volesse da lei.

-Chi sei? Perché mi cerchi?

-Sono…sono la figlia di Draco- mentì Lily, mentre Lucille spalancava gli occhi -Mio padre è in pericolo per via del contratto, Hector vuole ucciderlo!- piagnucolò, cercando di sembrare sincera.

-Quindi tu sposeresti il figlio di Hector, giusto?

-Sarebbe così…- rispose laconica, mentre cercava di stare dietro alla bugia che stava raccontando: se lei era la figlia di Draco, avrebbe dovuto sposare il figlio di Hector, quindi Josh. Ok, era tutto chiaro. -Io e Josh non vogliamo sposarci, ma tuo fratello non vuole ascoltare le nostre ragioni…

-Hector sta sicuramente facendo la cosa giusta!- si stizzì Lucille.

-E a mio padre non pensi?- insinuò Lily -Vorresti davvero che l’uomo per cui sei morta perdesse la vita in modo così doloroso? Non hai un minimo di pietà per lui?

-Lui non ne ha avuta per me!- gridò l’altra -Il passato non si cancella, guarda!- disse, aprendosi un po’ la camicetta e scoprendo la pancia: c’era un segno vistoso sulla sua pelle, come una ferita mai rimarginata, probabilmente il punto in cui Lucius l’aveva colpita -Ogni secondo che passa, io ricordo il momento in cui sono stata investita da quella luce verde, ma non avrò mai pace finchè il ricordo di me resta bloccato nella mia stanza: solo se andrà distrutto, potrò dire definitivamente addio alla vita!

-Il vero tesoro di una famiglia sono i figli- rimuginò tra sé Lily -Se Lambert ha permesso che sua figlia morisse, è perché Hector ha qualcosa che lei non aveva…pensa Lily, pensa…Quando Lucius l’ha uccisa, Lucille era da sola nella sua stanza, invece suo fratello era con suo padre a farsi torturare: che gioiosa attività padre-figlio… Le scritte sulla pelle venivano curate subito con la magia, mentre la ferita di Lucille non è stata rimarginata: forse era troppo tardi o forse non era importante…

-Puoi non riflettere su questo in mia presenza?- domandò Lucille irritata, mentre Lily sembrò quasi stupita di trovarla ancora lì -Almeno tu, smetti di dire che non conto niente! Anch’io avrei potuto resistere al dolore, mi stavo impegnando, ma la sua pelle valeva più della mia!

-Che modo grezzo di esprimersi!- commentò Lily -“La sua pelle”… dì, piuttosto “la sua vita”! A meno che tu non intenda…proprio la pelle, cioè, l’epidermide, quella che sta sopra la carne, quella rosa…Oh Merlino, ho capito, ho capito! Non so bene cosa, ma ho capito!

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-Allora, Draco, preferisci consegnarmi da solo tuo figlio, o me lo devo prendere io?- domandò altezzosamente Madelaine -Se non verrà con le buone…

-Io non vado da nessuna parte!- sbraitò Scorpius -Stupeficium!- gridò, ma Josh lo colpì di rimando: lo guardò, cercando di capire quanto fosse contro la propria famiglia e quanto a favore, ma lo vide solo gesticolare qualcosa nella sua direzione. Indicò Hector e si passò il pollice alla base del collo, come ad indicare una decapitazione, poi guardò Madelaine e si mise una mano sul cuore: lui è uno stronzo e lo puoi anche ammazzare, ma lei la amo.  

-Fammi capire- iniziò Draco -Io non ti servo più vivo, tanto Lucille è morta: hai bisogno solo di Scorpius, quindi pensi di portartelo via e fargli sposare tua figlia, è così?

-Perfetto!- rispose Hector -Quindi se non ti dispiace…- ma le sue parole furono interrotte da uno Schiantesimo, lanciato contro di lui da Astoria, che lo fissava furente. -Sei quello che sei sempre stata: una puttana arrogante! Levicorpus!

Astoria si ritrovò sospesa per aria, mentre Hector la avvicinava pericolosamente al costone di roccia: la fece sbattere ripetutamente contro la pietra, finchè Draco non riuscì a disarmarlo. La donna cadde a terra, prontamente soccorsa da Ginny, mentre lui puntava la bacchetta con fare minaccioso:

-Avada Ke…- ma non riuscì a terminare l’incantesimo: due braccia forti lo bloccarono alle spalle, facendogli deviare la traiettoria della bacchetta, ma i suoi nemici erano tutti davanti a lui. Chi poteva essere ad ostacolarlo? -Potter, che cazzo fai?

-Che cazzo fai tu?!- rispose arrabbiato Harry -Conosci le conseguenze…- alluse. In un lampo, Draco rivide la sua adolescenza passargli davanti: suo padre trascinato ad Azkaban dai Dissennatori, lui lasciato solo a sopportare tutto, l’odio di chi aveva perso i propri cari riversarsi contro la sua famiglia. Avrebbe potuto macchiarsi di una colpa tanto grave, permettendo che Scorpius vivesse le sue stesse sofferenze? Guardò Harry negli occhi e annuì, segno che aveva compreso le sue intenzioni, quindi l’altro lo lasciò andare: puntò nuovamente la bacchetta, stavolta con un ghigno da vero Malfoy.

-Serpensortia!- gridò, facendo apparire alcuni serpenti e provocando l’ilarità degli Hamilton.

-Vuoi uccidermi con delle bisce?- lo schernì  Hector -Non hai tutto questo tempo!

-Engorgio!- esclamò Draco, incurante delle sue parole: le “bisce”, come le aveva chiamate, divennero serpenti lunghi almeno sei metri e dagli occhi feroci, ma a un Malfoy incattivito non poteva certo sembrare abbastanza -Engorgio!- ripetè e stavolta divennero mostri davvero giganteschi.

-Che intenzioni hai?- domandò Hector, iniziando a temere leggermente per la propria incolumità -Sono bestie enormi, potrebbero benissimo uccidere anche te!

-Non con i giusti ordini…- ribattè Draco con sguardo penetrante: si rivolse a Harry e lo trovò assolutamente incapace di formulare anche solo un pensiero davanti a quegli animali -Ricorda a tutti chi è il mago più potente del mondo…- alluse, ridonando all’altro un coraggio che dormiva da anni. Il mago più potente del mondo iniziò a sibilare all’indirizzo dei grossi serpenti, che dapprima sembrarono ignorarlo, ma poi iniziarono a strisciare verso di lui: Harry provò come una morsa allo stomaco, non si sentiva in grado di domare delle creature simili, che avrebbero fatto la gioia di uno come Hagrid, non certo di uno come lui. Guardò Draco, quasi scusandosi per la propria incapacità, ma poi ebbe come un flash: ricordò di quando, da ragazzini, avevano dovuto affrontare insieme la foresta proibita e il piccolo Malfoy aveva dato prova della sua incredibile codardia; gli tornò in mente la volta in cui si era fatto attaccare da Fierobecco e a lui era toccato rabbonire l’animale, quindi anche in quell’occasione non era stato esattamente un eroe; l’ultimo ricordo fu quello dell’incendio nella Stanza delle Necessità quando, in preda al terrore e dopo aver visto uno dei suoi compari inghiottito dalle fiamme, lo aveva implorato di salvarlo. Draco Malfoy contava da sempre su di lui, anche se non lo aveva mai ammesso: in quel momento, invece, gli aveva dato tutti gli strumenti per dimostrare un’altra volta chi fosse davvero Harry Potter, ma soprattutto si stava apertamente affidando a lui.

-Che c’è? Avete osato troppo?- lo schernì Hector: in quell’istante, Harry ordinò qualcosa ai serpenti e uno dei più grossi si scagliò contro Madelaine, arrotolandosi tutto intorno al suo corpo. La ragazza iniziò a urlare, coprendo qualsiasi altro rumore, ma ad un tratto Scorpius sentì una sorta di lamento, come qualcuno che lo chiamava da lontano.

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Lily aveva aperto gli occhi lentamente, timorosa di trovarsi di nuovo tra le nuvolette bianche a disquisire coi morti: provò un dolore unico lungo tutto il corpo, quindi realizzò di essersi definitivamente svegliata da quella sorta di sogno. Temette di essere diventata cieca, non vedendo alcuno spiraglio di luce, quindi cercò la bacchetta nella tasca per illuminare un minimo la stanza: constatò, delusa, che indossava ancora i pantaloncini di Scorpius, che non avevano tasche, quindi la sua bacchetta doveva essere rotolata chissà dove in quella che presupponeva essere una piccola stanza. Andò a tentoni a cercare le pareti e si stupì quando la sua mano incontrò un interruttore: premendolo, si accese una piccola lampadina sul soffitto, che illuminò un po’ quello che sembrava uno stanzino vuoto, di cui non comprese l’utilità. Si sentì intimorita da quella brutta situazione e si accorse con orrore che la stanza sembrava rendersene conto: più lei aveva paura, più le pareti si avvicinavano tra loro.

-Terribile, sembra un film babbano!- commentò ad alta voce, sicura che nessuno potesse sentirla: la lieve ironia della frase, parve distenderla un po’, fatto che allontanò impercettibilmente una parete dall’altra -Ottimo, parlerò da sola, tanto non c’è anima viva… Che sensazione meravigliosa essere qui tutta sola e abbandonata con le mie ossa doloranti! Ah, ma se mi capita tra le mani quella figlia di Morgana la faccio diventare più blu di Hugo, ma a schiaffi! Chissà se almeno qualcuno mi sta cercando, sarò via da un po’ ormai…che ore sono?

Guardò il suo orologio da polso ed ebbe come un’illuminazione: infilò un dito sotto la cassa del quadrante e trovò ciò che cercava, il piccolo specchietto da dentista di sua zia Hermione. Era davvero minuscolo per essere considerato uno specchio, ma sperò che le fosse utile allo scopo: avrebbe solo dovuto pronunciare distintamente il nome di chi voleva contattare e sperare che lui sentisse.

-Scorpius Malfoy- disse con voce chiara, ma lo specchio continuò a rinviare solo l’immagine del suo occhio verde -Scorpius Malfoy- riprovò, stavolta un po’ più agitata, tanto che le pareti si avvicinarono -Scorpius Malfoy, Scorpius Malfoy e ancora Scorpius Malfoy!

Un occhio azzurro comparve nel tondino che teneva tra le dita e non potè far altro che sorridere.

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Scorpius sentì come una voce che lo chiamava da lontano: si voltò, ma non vide nessuno, finchè non gli sembrò che il suono provenisse dalla sua tasca. Vi infilò una mano ed estrasse lo strano aggeggino che Hermione aveva distribuito a tutti la notte precedente: era quasi sicuro di ricordare un “sono 8, uno per ognuno di noi”, quindi anche una certa ragazza dai capelli rossi doveva aver fatto parte del conteggio. Guardò nello specchietto e gli apparve un paio di occhi verdi, che riconobbe subito come quelli di Lily: cercando di non farsi notare dagli Hamilton, ormai concentrati nel tentativo di liberare Madelaine dalla stretta del serpente, le parlottò a bassa voce.

-Lily… dove sei?

-Non lo so, è una stanza incantata: sente la mia paura e rimpicciolisce a vista d’occhio! Come farete a trovarmi se non ho nessun indizio da darvi? E soprattutto, come faccio a non diventare purè?!

-Una stanza incantata…Potresti essere a casa degli Hamilton, mi sembrano tipi da stanze incantate! Tu cerca di non aver paura, verremo a prenderti: mio padre ha evocato dei serpenti enormi e il signore col fulmine li sta comandando, quindi stai tranquilla- cercò di persuaderla Scorpius. Creature gigantesche e battaglie feroci tra maghi: ma sì, c’era da stare tranquilli, era una situazione assolutamente ordinaria…

In quel momento, Josh si avvicinò a suo padre e gli battè una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione: Hector lo guardò e lo vide indicare concitato in direzione di Scorpius, che stava evidentemente combinando qualcosa di losco.

-Fermalo, Josh, qualsiasi cosa stia facendo!

Il ragazzo si materializzò alle sue spalle e lo cinse da dietro la schiena, bloccandogli le braccia, per poi Smaterializzarsi via con lui: non appena Scorpius sentì i piedi toccare terra, cercò di divincolarsi per colpirlo, ma poi realizzò dove lo aveva portato. Erano in una piccola stanza scarsamente illuminata e una ragazzina li fissava spalancando gli occhioni verdi, un po’ spaventata per l’improvvisa entrata in scena: l’intenzione di Josh era di rinchiudere anche lui lì dentro o di aiutarlo a liberare Lily?

-Non lasciarci qui!- lo implorò lei, mentre Scorpius la raggiungeva per abbracciarla: non appena la strinse, lei emise un gemito per il dolore che le aveva lasciato essere schiantata contro la parete. Lui allentò la presa, ma lei si accoccolò nel suo abbraccio, troppo intimorita all’idea di essere abbandonata ancora: quando poco prima si era trovata da sola, si era comportata da spavalda per non farsi stritolare dalle pareti, ma adesso che il suo eroe era arrivato a salvarla, non le importava nulla né di passare per una femminuccia, cosa che peraltro era, né del dolore fisico, che avrebbe sopportato a denti stretti.

-Capitano, portaci via da qui…- chiese Scorpius con tono dolce, chiamandolo nel modo che di solito usava quando aveva bisogno di un favore: Josh li osservò con attenzione, realizzando come nemmeno la totale amnesia di lui sembrasse aver oscurato il sentimento che li teneva legati ed ebbe il dubbio che l’amore non fosse ciò che lui provava per Madelaine. Sua sorella era più che altro un’ossessione, una forza potente che azzerava il suo pensiero e lo lasciava incapace di ragionare con la propria testa: quei due lì davanti, invece, erano deboli, ma non avevano paura, altrimenti la stanza li avrebbe già schiacciati, quindi dovevano avere una forza a lui sconosciuta dalla loro parte. Afferrò entrambi per i polsi e si Smaterializzò via, riapparendo poi accanto a suo padre: Hector non capì le intenzioni di suo figlio, ma poi lo vide immobilizzare i due ragazzi, legandoli con un incantesimo schiena contro schiena.

-Papà!- gridò Lily in direzione di Harry -C’è qualcosa sulla pelle di Hamilton, è quella la chiave!

Hector trasalì a quell’affermazione e cercò di zittirla, colpendola con uno Schiantesimo, che però sembrò rimbalzare via: Josh li aveva legati, ma aveva anche creato un campo di forze attorno a loro. L’uomo si voltò a cercare il figlio, che si Smaterializzò: l’aveva combinata troppo grossa per non scappare, questo era certo, ma era rimasto seriamente sconvolto dal sentimento tra Lily e Scorpius e da quello che la sua famiglia aveva combinato in quegli anni. Era tempo di andarsene.

-Fermalo, mi ucciderà!- biascicò Madelaine in direzione di Harry, riferendosi al serpente che ancora la stritolava: lui ordinò alla bestia di allentare la presa, salvo poi aizzarne altre due contro di lei.

-Perché è importante la pelle di tuo padre?- chiese -Parla o sarai completamente soffocata!

-Zitta Madelaine!- le ordinò suo padre -Non dire niente! Non dire niente!

-Parla!- rincarò Draco, intuendo che lei non era stata certo sottoposta all’allenamento antitorture come suo padre: l’immagine delle scritte che comparivano sulla pelle di Hector fu la luce che illuminò il buio nella sua mente -Ce l’ha scritto addosso! Il contratto è scritto sulla sua pelle!

Il serpente più grosso fu lanciato contro Hector, che lo respinse con un Cruciatus e poi lo sollevò in aria, scagliandolo poi giù dal vicino strapiombo: improvvisamente il suo corpo si irrigidì, colpito da un incantesimo immobilizzante, lo stesso usato proprio da lui contro Scorpius. Ginny lo aveva bloccato e  raggiunto di corsa, mentre Draco cercava di togliere i vestiti che tenevano coperta quella pelle tanto preziosa: purtroppo, con quell’incantesimo in atto era impossibile, quindi furono costretti a pensare ad un piano alternativo.  Si allontanarono velocemente da lui, lo liberarono dal suo stato di immobilità e subito, quasi in simultanea, Draco gridò “Evanesco!” e Ginny “Petrificus Totalis”: la camicia scomparve e Hector cadde inerte con la faccia a terra. Sulla sua schiena si distinguevano chiaramente le parole del contratto, quasi tatuate sulla sua pelle, ma in realtà incise da anni di cicatrici e ferite rimarginate: con un incredibile sforzo, Madelaine riuscì a divincolare una mano dalla morsa dei serpenti e a liberare il padre dallo stato di immobilità. Hector immediatamente si alzò in piedi, ma si trovò disarmato e con due bacchette puntate alla gola:

-Alleato con una stracciona come la Weasley…- commentò sprezzante all’indirizzo di Draco, sperando di risvegliare il suo animo più intimamente Serpeverde -Chissà cosa avrebbe detto l’Oscuro Signore.

-Ginevra Weasley è una strega Purosangue- rispose l’altro con espressione saccente -Voldemort era solo uno schifoso Mezzosangue!- concluse con voce roca.

-Uccideresti un Mangiamorte? Un servo dell’Oscuro Signore, proprio come te?

-L’ultima ombra di Voldemort in questo mondo è ciò che ha lasciato in chi lo ha ucciso- rispose Draco con voce tagliente, rivolgendo una rapida occhiata verso Harry -Tu, Hector, rimarrai sempre uno schiavo. Io, invece, sono l’unico padrone di me stesso…

-Avada Kedavra!

Un lampo di luce verde avvolse l’orizzonte, lasciando più di un cadavere a terra.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Oh oh ooooh! Chi è morto, chi è morto? Eh, al prossimo capitolo ve lo dico... Per ora accontentatevi di quello che è successo in questo capitolo, cioè gente che parla coi morti e via dicendo: poi si scoprirà come va a finire!

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 25
*** Delirio? ***


Capitolo 24 - Delirio?

Madelaine Hamilton rise in modo malefico e sguaiato dopo aver pronunciato la più orribile tra le Maledizioni senza perdono: solo quando stese il braccio davanti a sé, però, ebbe modo di constatare con orrore che la sua bacchetta non era affatto come la ricordava. Era spaccata in due, piegata al centro in un angolo innaturale, forse a seguito delle compressioni subite dai corpi dei serpenti: il fatto che avesse il braccio steso la portò, appunto, a domandarsi che fine avessero fatto quei bestioni. Quattro bisce inoffensive giacevano ai suoi piedi prive di vita: la rottura della bacchetta aveva deviato il colpo, indirizzando l’incantesimo verso i serpenti anziché contro Draco. Poco male, si era liberata e avrebbe scampato l’accusa di omicidio e la detenzione ad Azkaban per non aver commesso il fatto, così pensava: peccato che i Dissennatori avessero di che dissentire.

-Papà…- chiamò con voce tremula -Perché stanno venendo qui?

-Perché sei una stupida!- sbraitò Hector -Non devi usare quell’incantesimo! Sei maggiorenne adesso, sapranno subito dove sei e ti verranno a prendere, non è più come una volta, che riuscivamo a non farci beccare!

-Questa è una confessione di omicidio, signor Hamilton?

-Primo ministro…- sussurrò lui in un fil di voce, vedendolo apparire alle sue spalle, tra gli sguardi attoniti dei presenti -Come…?

-Conosce Ron e Hermione Weasley?- domandò Salvado -Qualcuno li ha Obliviati la scorsa notte, ma non al punto di far dimenticare loro di essere stati a casa Malfoy con la famiglia Potter: non vedendoli rientrare, però, sono tornati a cercarli. Non hanno trovato nessuno, quindi si sono allarmati: li hanno cercati con una diavoleria babbana…PSP? GSM? No, no, GPS, ecco, che avevano inserito in un altro affare, come uno specchietto tondo…

-Specchietto da dentisti! È tanto difficile?- si stizzì Hermione, comparendo accanto a lui, salvo poi ricordarsi che quello era il primo ministro, quindi c’era poco da fare la saputella.

-Signor Hamilton- riprese Salvado -c’è qualcosa che vuole dirmi? Altrimenti i Dissennatori saranno ben lieti di condurla ad Azkaban senza alcun processo: non sono sicuro che possano essere “lieti”, ma non ho alcun dubbio riguardo al suo arresto.

Hector tacque, quasi rassegnato, poi i suoi occhi si illuminarono, come presi dalla follia: rise, quasi senza espressioni, poi si voltò e iniziò a correre, lanciandosi nel vuoto. Il suo corpo si schiantò poco più in basso, cozzando contro uno sperone di roccia, la testa grondante di sangue: Madelaine non fiatò, limitandosi a coprirsi la bocca con una mano e iniziando a piangere. Il primo ministro dispose che i Dissennatori si accertassero del decesso di Hector Hamilton: i guardiani di Azkaban si attardarono attorno al corpo, come cercando di succhiare via un’anima che non c’era più, quindi si allontanarono, portando con sé il consueto alone di gelo.

-Non riesci a guardarli?- domandò a voce bassa Astoria, avvicinandosi a Draco: era ancora dolorante per essere stata sbattuta contro il costone di roccia, ma almeno riusciva ad abbozzare qualche passo.

-Mi ricordano quando è toccato a mio padre…- ammise lui tristemente.

-Guardali, Draco- suggerì lei -Stavolta sono qui perché è tutto finito: non c’è più il contratto, non c’è più motivo di aver paura, non c’è più niente di cui preoccuparsi. È tutto finito…

Draco alzò gli occhi: il sole di quella località sconosciuta stava tramontando, lasciando l’aria a colorarsi di arancione. Attorno a lui, solo persone ferite, nel corpo o nell’anima, e un senso di vuoto nel petto: Hermione stava sciogliendo l’incantesimo che legava Lily e Scorpius, mentre Ginny convinceva Astoria a sdraiarsi a terra per non affaticarsi, “Fa niente se si sporca la tua bella vestaglia da camera!”.

-Il brutto di dover combattere all’ora di colazione- commentò Harry con un mezzo sorriso ironico: Draco lo guardò e sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Non avrebbe pianto davanti a Potter, lo aveva già lusingato abbastanza negli ultimi tempi: non voleva affatto farlo, ma ebbe l’istinto di buttargli le braccia al collo, aggrappandosi in una stretta che ricordava quella dei tifosi alticci dopo una sonora vittoria della squadra del cuore, ma che in realtà significava ben altro. Draco Malfoy non aveva mai pianto così, con i singhiozzi che gli agitano il petto e le braccia di qualcuno che lo stringono per consolarlo: sì, perché Harry stava ricambiando la sua stretta, nonostante fosse confuso e sorpreso dall’insolito gesto. Più che insolito, assolutamente incredibile, ma quel biondino arrogante era sempre stato alla ricerca di questo: comprensione, consolazione, stima e, possibilmente, affetto.

-Ok…basta- sussurrò Draco allontanandosi da lui imbarazzato e senza guardarlo: cercò di recuperare il contegno e si rivolse al primo ministro -Credo di doverle diverse spiegazioni, alla luce delle quali potrebbe essere costretto a prendere dei provvedimenti, ma prima devo concludere la questione fino in fondo.

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Ginny si Materializzò con Draco nella stanza di Lucille Hamilton: la donna li osservò con curiosità, poi inorridì avvicinandosi a loro.

-Se la ragazza è tua figlia, questa è tua moglie- disse, riferendosi a ciò che le aveva detto Lily -I capelli… Che ne è stato di Astoria?

-Astoria è stato un errore adolescenziale, non ero davvero pronto per lei- mentì Draco, con aria dolce -Dopo che sei sparita la prima volta, ho sposato Ginny e abbiamo avuto una figlia: non sapevo che fossi morta.

-Il mio ricordo vive- rispose lei soddisfatta -Finchè si conserva la mia memoria, io non morirò davvero! Solo io sono la chiave per scoprire i segreti della famiglia, solo io…

-Hector è morto- le rivelò Ginny, facendo mutare la sua espressione -La cassetta di sicurezza numero 483 è stata aperta, lo sai: è così che abbiamo comunicato con te, attraverso la tua pergamena-  disse, ponendogliela davanti -Se questa pergamena venisse distrutta, tu scompariresti per sempre.

-Ma io sono la chiave, io sono importante, io sono…

-Tu non sei nulla!- ghignò Draco, dando fuoco al foglio di carta: non gli erano ancora chiari i dettagli, ma da quando aveva scoperto che quella ragazza aveva cercato di uccidere Astoria, meditava di porre fine ai suoi giorni, possibilmente in modo tragicamente epico. Le fiamme che avvolsero la pergamena, bruciarono a poco a poco anche ciò che restava di Lucille: forse stava gridando, ma Draco e Ginny non udirono alcun suono provenire dalla sua bocca spalancata, solo il crepitio del fuoco, che poi si spense da sé.

-Non avrei mai pensato di dovermi fingere tua moglie- sorrise Ginny.

-Non avrei mai pensato tante cose…

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Madelaine era seduta a terra con la schiena appoggiata alla parete rocciosa: Harry le passò accanto, ma preferì non dire nulla, a lei avrebbe pensato più tardi. Si avvicinò a Hermione con aria dubbiosa, domandandole come mai Ron non fosse con lei:

-Non hai notato che non c’è la moglie di Hamilton?- domandò lei con un sorrisetto -Mio marito l’ha trattenuta… Diciamo pure Obliviata e abbandonata in un centro commerciale babbano, seguendola a vista per tutto il pomeriggio: assurdo che stiano aperti anche al primo dell’anno, non trovi?

-Una volta non avresti mai affidato a Ron una missione in solitaria!- constatò ironico.

-Una volta non era mio marito!- rispose lei con semplicità, rivolgendo poi lo sguardo verso Lily -Adesso porteremo te e Astoria al san Mungo, riesci a resistere ancora per un po’?- domandò dolcemente -Oh, tra le altre cose, ho trovato un incantesimo che potrebbe farci tornare il ricordo di te.

-Davvero?!- esultò Lily, contorcendo poi il viso in uno spasmo di dolore -Questo è il motivo per cui sono felice che mia zia sia così intelligente! Che incantesimo sarebbe?

-Stringimi le mani- iniziò Hermione -Ora chiudi gli occhi e concentrati su un ricordo che condividiamo, uno di una certa importanza direi: nel momento in cui pronuncerò la formula “Reverte Memoria” dovrei iniziare a vedere nella mia mente ciò a cui stai pensando. Sei pronta?

Lily annuì, chiuse gli occhi e si concentrò su un ricordo legato alla zia: le tornò in mente quando, per il suo sesto compleanno, Hermione le aveva regalato una copia delle immortali “Fiabe di Beda il Bardo”, volume imprescindibile nell’infanzia di qualsiasi giovane mago. Era stato un momento importante per lei perché era il suo primo regalo “da grande”, un libro con poche figure e senza strani ippogrifini azzurri e draghetti che vanno a raccogliere le fragole: erano fiabe, ma rappresentavano il primo passo verso la cultura o almeno, questa era la speranza di zia Hermione. 

-Te lo ricordi?- chiese a bassa voce Lily, ancora con gli occhi chiusi: sentì Hermione lasciarle le mani e abbracciarla teneramente, chiedendole scusa per averla dimenticata così. Harry sorrise e capì che era arrivato il suo turno: prese le mani di Lily e chiuse gli occhi, ma per un tempo che gli sembrò lunghissimo  vide solo il nero dietro le palpebre abbassate. A poco a poco, si delineò un’immagine, dapprima un po’ sfocata, poi sempre più nitida: era davanti alla tomba dei suoi genitori con James e Albus ancora piccoli e il maggiore dei due si era avvicinato alla lapide con curiosità. Percorreva con un dito il nome del nonno e poi sorrideva, sapendo di averlo ereditato perché lui non c’era più: in quel momento, un'altra manina si mosse a tentoni sulla pietra fredda. Una bambina dai capelli rossi indicava con soddisfazione il nome Lily che campeggiava dorato sul marmo bianco: era l’unica parola che sapeva leggere, dall’alto dei suoi tre anni e aveva imparato che quello era il suo nome, Lilian Luna Potter.

-Mi dispiace…-sussurrò Harry, abbracciandola: nel frattempo, Ginny e Draco erano tornati dalla loro visita a Lucille Hamilton e Hermione aveva dato loro indicazioni sull’incantesimo.

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-Mamma…?- chiamò una voce stentata nel buio di una stanza -Papà? Non c’è nessuno?- provò di nuovo: il ragazzo a cui apparteneva la voce sentì un forte bruciore allo stomaco, come se gli stessero dando un pugno, quindi cercò di sedersi e chiamare aiuto. La gola era secca, come se non bevesse da giorni e ogni singolo muscolo del corpo sembrava indolenzito: sentì dei passi affrettati in lontananza, ma le palpebre si fecero pesanti e chiuse gli occhi, senza alcuna sicurezza di riaprirli, un giorno.   

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-Ora che siamo tornati, credo possiamo andare all’ospedale- propose Ginny -Astoria e Lily hanno bisogno di cure e molto riposo.

Draco si Smaterializzò con Astoria e Scorpius, mentre Hermione discuteva col Primo Ministro e Ginny e Harry si preoccupavano di Lily: la ragazza, però, lanciò un’occhiata a Madelaine, ancora rannicchiata contro la montagna. Nessuno si stava occupando di lei, nessuno l’aveva ancora degnata di uno sguardo: forse era la giusta ricompensa per tutto quello che aveva provocato la sua famiglia, ma bisognava fare qualcosa, almeno per porre davvero la parola “fine” su quella situazione.

-Puoi andartene, lo sai?- le disse Lily, avvicinandosi con passo malfermo  e inginocchiandosi alla sua altezza-Sei in grado di Smaterializzarti, i Dissennatori non ti porteranno via, quindi…perché sei ancora qui?

-Aspetto che torni papà…-rispose lei, fissandola con occhi vuoti -Quando tornerà andremo tutti in Francia dai nonni, così comprerò un bel vestito: mi piacerebbe verde, magari con un fiocco. Il mio papà dice sempre che sembro una bambolina quando metto i vestiti con il fiocco…

La pazzia: questo era il filo rosso che collegava tutti i membri della famiglia Hamilton. Lambert era pazzo di avidità, Hector per il lavaggio del cervello e le torture, Lucille per essere stata poco amata dai suoi genitori e rifiutata dall’uomo che avrebbe dovuto sposare e ora Madelaine, che aveva visto morire suo padre e con lui il contratto che la faceva sentire tanto potente: solo Josh aveva cercato di uscire da questa spirale di follia, ma era sparito senza lasciare alcuna traccia di sé.

-Lei viene al san Mungo con noi…- disse tristemente Lily, alzandosi con fatica: non meritava compassione, ma i Grifondoro hanno il cuore grande e non la negherebbero nemmeno al peggiore dei Mangiamorte. Le voltò le spalle, ma poi sentì un leggero scricchiolio e ghignò soddisfatta -Mangia lumache!- gridò, puntandole contro la bacchetta -Non credevi che l’avessi recuperata, vero? Sapevo che stavi solo fingendo!- esclamò, mentre l’altra iniziava ad essere colta dai conati e a vomitare viscida bava di lumaca.

-Come…hai…?- biascicò Madelaine tra un urto e l’altro.

-Come ho fatto a capire che stavi fingendo? Da una parte ho pensato che con la bacchetta fuori uso non avresti potuto attaccare in alcun modo, quindi ti sarebbe servito un piano B; dall’altra, era solo un po’ di sana vendetta. Quindi, ribadisco, tu vieni al san Mungo con noi: non per un problema di MagoPsichiatria, ma per una bella lavanda gastrica a base di Aconito e Unghia di Drago! Contenta?

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Un Medimago alto e robusto osservava con attenzione Lily e i suoi genitori, cercando di non badare troppo ai rigurgiti di Madelaine che, accanto a loro, era assistita da un’infermiera con un secchio.

-Per la ragazza abbiamo quasi pronta la sala della lavanda gastrica, ma la terremo in osservazione fino a domattina per queste lievi ecchimosi- li rassicurò il dottore, alzando leggermente il tono di voce in corrispondenza dei conati più violenti -Certo che chi l’ha ridotta così doveva proprio volerle male…- commentò.

-Considerando come lei ha ridotto me, mi sembra il minimo!- rispose Lily innervosita: erano evidenti i lividi e le ferite sul corpo, ma si poteva dire che ogni suo muscolo stesse gridando vendetta.

-Oh, scusatemi!- si imbarazzò il medico- Non pensavo che…Voglio dire, l’avete portata qui voi, pensavo fosse una vostra parente o qualcosa di simile! In questo caso… avete un recapito di qualche suo familiare?

-La ragazza è maggiorenne- tagliò corto Ginny -Potrebbe pensare a mia figlia, ora?- Lily la guardò con tenerezza: l’aveva chiamata “mia figlia” anche se non aveva ancora provato l’incantesimo, ma poteva averlo fatto solo perché era stato chiarito che fosse la figlia di Harry, quindi anche la sua. -Poco fa è stata ricoverata qui anche Astoria Malfoy: c’è modo di farle stare nella stessa stanza?- domandò Ginny con tono secco, senza staccare gli occhi dal dottore, come intimandogli di smetterla di perdere tempo in chiacchiere.

-Chiedo un attimo all’infermiera…- abbozzò lui, ma lo sguardo della signora Potter lo convinse a cambiare la sua risposta. -Provvediamo subito!

Dopo che Lily ebbe effettuato tutti gli esami di rito, almeno quelli che permisero di contarle le ossa rotte, fu fatta accomodare nella stanza in cui già riposava Astoria: le era stata data una dose abbondante di Ossofast-Beta e dormiva profondamente da almeno mezz’ora.

-Cos’è l’Ossofast-Beta?- domandò Harry all’infermiera che avrebbe assistito sua figlia, mentre Lily veniva fatta sdraiare e attaccata a una grossa boccia di liquido giallino tramite una flebo.

-La versione più nuova del vecchio Ossofast- rispose lei come se ripetesse la stessa tiritera ogni giorno -Alla composizione tradizionale sono stati aggiunti squame di drago e carbonato di calcio: il tempo di ricostruzione dell’osso è praticamente dimezzato e provoca molto meno dolore rispetto alla versione a cui siete abituati.

-Effetti collaterali?- chiese Ginny, da brava mamma, mentre osservava con preoccupazione la bocciona di pozione medicinale.

-Di due tipi, a seconda dei soggetti: o un sonno profondo di diverse ore, come per la signora…come si chiama?...Malfoy- disse, avvicinandosi con la punta del naso alla cartella clinica di Astoria -Oppure delirio!

-Come scusi?!- sbarrò gli occhi Lily -Cosa intende per “delirio”? Io non voglio straparlare come una matta! E poi per quanto tempo dura questo effetto collaterale?- domandò incalzante, ma l’infermiera sembrò provare una sorta di piacere perverso nel posare la bacchetta contro la boccia e avviare la discesa del liquido nella flebo.

-Per qualsiasi problema, chiamatemi- li rassicurò, mentre lasciava la stanza con un sorrisetto stupido e scansava Draco e Scorpius, che stavano rientrando.

-Le hanno appena dato la pozione- li avvisò Harry -Non sappiamo ancora se dormirà o delirerà, ma il fatto che non abbia ancora chiuso gli occhi mi preoccupa un po’…

Lily, infatti, fissava il soffitto a occhi spalancati, voltando ogni tanto la testa qua e là: posò lo sguardo sui suoi genitori, sorrise e poi iniziò a parlare.

-Mamma e papà!- esclamò soddisfatta, come se avesse tre anni, voltandosi poi verso il letto accanto -Povera Astoria…Mamma, a me piace Astoria perché è elegante, è una bella signora ed è anche simpatica!- disse, facendo sentire Ginny un po’ sminuita e ringalluzzendo Draco, orgoglioso di sua moglie.

-Ma Lily, anche la tua mamma ha tante qualità!- disse Harry, cercando di raddrizzare un po’ l’andamento della situazione.

-Mi piace anche Draco!- esclamò lei, per tutta risposta, disegnando una smorfia insoddisfatta anche sul volto di suo padre -Anche lui è elegante, è un bell’uomo ed è simpatico!- disse, mentre il diretto interessato si pavoneggiava come un divo del cinema -Anzi, simpatico no…

-Ehi!- la redarguì Draco, ferito nell’orgoglio -Lo accetto solo perché stai delirando…

-Dammi le mani, dammi le mani!- frignò lei guardandolo-Ti devi ricordare di me, voglio che ti ricordi!

Lui acconsentì un po’ confuso, mentre Ginny si sentiva sempre più offesa per essere stata scalzata persino da Malfoy: quando Lily gli prese le mani, pensò subito a quella volta in cui si era seduto accanto a lei nel corridoio, cercando di darle consigli utili su come gestire quel disgraziato di Scorpius. Draco aprì gli occhi e sorrise, facendo rabbrividire Harry, poco abituato a quell’espressione.

-Prima hai abbracciato il mio papà!- gli ricordò lei, vedendolo irrigidirsi per quella annotazione e voltarsi dall’altra parte, imbarazzato -Adesso siete amici?

-No!- rispose prontamente Draco, visibilmente messo alle corde da quella domanda così ingenua: guardò sua moglie, addormentata ma viva; guardò suo figlio, accanto a lui e ormai al sicuro da tutto e poi guardò i Potter. Se la sua famiglia era salva, se lui era salvo era solo grazie a loro: amici o non amici, sarebbe stato in debito per sempre con Harry Potter. Si avvicinò a Lily, bisbigliandole una cosa all’orecchio e facendola ridere -Le ho dato la mia risposta in forma privata, non guardarmi con quella faccia, Potter…

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-Dottore?! Dottore, è arrivato un altro paziente al Pronto Soccorso. Non respira, ma c’è battito, anche se molto leggero: ha sicuramente un braccio rotto, ma non presenta altri traumi evidenti.

-Lo accompagna qualcuno?

-I suoi genitori…Ha diciassette anni, si chiama Oliver.

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Scorpius si avvicinò al lettino di Lily e vi si accucciò accanto, osservandola con curiosità, come fosse qualcosa di nuovo o una bestia rara in qualche zoo. Lei, però, sembrò ignorarlo e guardò Ginny:

-Mamma… Chi sono io davvero?- domandò, senza chiarire meglio il senso di quella domanda: lei assunse un’espressione rammaricata e scosse leggermente il capo.

-Mi spiace non poterti rispondere, non mi ricordo ancora di te… Dammi le mani.

-No- disse Lily scuotendo la testa, capricciosa -La nonna Lily è riuscita a salvare papà perché gli voleva bene: se tu mi hai dimenticata, è perché non mi vuoi bene.

-Ma non è vero!- si giustificò lei, sentendo come una morsa allo stomaco -Sai bene che è per l’incantesimo, io amo i miei figli: James e Albus sono la mia vita, quindi di sicuro ti voglio bene quanto a loro!

-Chi sono io davvero?- la interruppe Lily, riproponendole la domanda di prima.

-“Bella come un giglio, elegante come la luna e coraggiosa come una vera Grifondoro: essere Lily Luna Potter significa questo”- ripetè Ginny come in trance, mentre gli occhi si bagnavano di lacrime: quando Lily era bambina, più volte aveva chiesto alla sua mamma perché l’avessero chiamata in quel modo, anche un po’ insolito. Certo, conoscere uno che si chiamava Scorpius Hyperion aveva molto ridimensionato l’eventuale stranezza di Lily Luna, ma non le andava molto a genio il fatto di avere il nome di altre due donne, come se lei non avesse una personalità propria: invece, con quella specie di motto, Ginny le aveva spiegato quanto il suo nome potesse essere significativo e quanto confidasse nella sua unica figlia femmina.

-Adesso ti ricordi?- le domandò, mentre la sua mamma la abbracciava forte -Occhio alla flebo…

-Oh sì, scusa, scusa…- si scansò Ginny, asciugandosi goffamente le lacrime dal viso e somigliando straordinariamente a sua madre nei suoi momenti di imbarazzo: certo che quella era la sua bambina, nessuna magia gliel’avrebbe più tolta, né dalla mente, né dal cuore.

-Alzati da lì, Scorpius- consigliò Draco al figlio, ancora accucciato accanto al lettino -Credo che voglia stare un po’ con la sua famiglia adesso, per te ci sarà tempo…

-Ma io voglio restare qui!- si lamentò lui, in modo un po’ immaturo.

-Non fare il ragazzino capriccioso!- lo redarguì il padre -Quando dopo torneremo a vedere come sta la mamma, allora resterai un po’ con Lily: adesso, però, lasciamoli da soli- disse, voltandosi e andando verso la porta, mentre Scorpius lo seguiva mestamente. Ad un tratto, però, sentì che qualcosa lo aveva colpito dietro la testa: era un bicchierino di plastica rigida, di quelli che il san Mungo offriva ai pazienti per prendere le pozioni due volte al giorno e che riportava tutto attorno una scritta col nome dell’ospedale. Si voltò verso Lily e la vide che rideva dispettosa -Ti perdono solo perché sei tu…- le disse, ironico: Scorpius raccolse il bicchierino e lo riportò all’attentatrice di padri altrui, guardandola con fare dolce.

-Guarda che te lo danno per berci- spiegò, posandolo sul comodino accanto a lei -E poi è duro questo coso, potevi fargli male!- la ammonì con tono paterno, mentre lei lo fissava sgranando gli occhioni verdi -Ci vediamo dopo?- le domandò, sperando in una risposta affermativa: anche lui voleva recuperare i ricordi, con o senza incantesimo, bastava che tornassero.

-Ci siamo visti ieri sera- rispose lei, lasciandolo dubbioso -Un giorno sì e uno no: ieri sì, oggi no. Ci vediamo domani sera!

-Lucida, per essere una che delira!- commentò Draco -Sentito, Scorpius? Avevo ragione, ce ne andiamo. Domani torniamo qui, così starai un po’ con lei: salutiamo i Potter e andiamo a parlare coi Medimaghi, in modo che ci informino se la mamma si dovesse svegliare.

-Non ho otto anni- storse il naso Scorpius, allontanandosi col broncio dal lettino di Lily e avvicinandosi a Harry e Ginny -Grazie di tutto, davvero: quando le cose saranno andate a posto vi inviteremo a pranzo da noi. Almeno, credo che mia madre lo farebbe se fosse sveglia… Buona serata. Se Lily avesse qualche problema, avvisatemi, trovate il mio numero sul suo cellulare…

-L’ho lasciato a casa tua- lo corresse Lily -Avevo fretta di combattere e l’ho lasciato in camera…- biascicò, chiudendo gli occhi e iniziando ad addormentarsi -Buonanotte a tutti…

-A domani, Lily- la salutò Scorpius, incerto se lei lo sentisse, ma sicuro di volere che il giorno seguente arrivasse al più presto.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Bene, Scorpius non vede l'ora che arrivi il giorno dopo: vero che non vedete l'ora neanche voi? Anche perchè adesso, ok, un Hamilton è fuori dai giochi, ma la simpatica figliola? Eh, tutto nel prossimo capitolo che, annuncio/ricordo sarà il penultimo! (per la vostra gioia...)

A domenica,

Ninilke

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Capitolo 26
*** Quella tonalità di rosa ***


Capitolo 25 - Quella tonalità di rosa

Scorpius non riusciva a dormire: le coperte pesanti lo riscaldavano a sufficienza, il cuscino era morbido e accogliente come sempre, quindi a tenerlo sveglio doveva essere qualche preoccupazione. Pochi giorni prima di iniziare a frequentare Hogwarts, sua madre lo aveva portato a Diagon Alley a fare qualche acquisto e si era concessa un po’ di shopping in un negozio di abbigliamento: sentendosi in colpa per aver riempito tre sacchettoni solo di vestiti per lei e non aver comprato nemmeno un paio di calzini a suo figlio, gli domandò bonariamente se avesse visto qualcosa di suo gradimento. Scorpius aveva fissato gli occhioni su una t-shirt nera con disegnata in bianco la silhouette di un Boccino d’oro: una maglietta semplice, nulla di che, ma per uno che sarebbe diventato sicuramente un Cercatore, quello era il minimo. Adesso quella maglietta era al san Mungo, accuratamente piegata e riposta su una sedia accanto al lettino della ragazza che l’aveva indossata poco prima: si era un po’ rovinata, ma qualche rammendo magico l’avrebbe riportata all’antico splendore. Un po’ come Lily, insomma. Un trillo improvviso distolse Scorpius dai suoi pensieri: era il suono di un cellulare, ma diverso dal suo, quindi intuì che fosse arrivato un sms sul telefono che Lily aveva lasciato nella sua stanza.

-Che faccio, lo leggo?- si domandò a bassa voce -Magari è importante…- si convinse, alzandosi dal letto e prendendolo: il nome Margareth non accese nessuna lampadina nella sua mente, ma intuì che dovesse trattarsi di qualche amica.

Ma tuo cugino ci è o ci fa? Un giorno sembro piacergli, il giorno dopo sono interessante come un troll di montagna…Boh! Digli qualcosa tu, magari per quando torniamo a scuola si sarà chiarito le idee…Beata te che hai Malfoy! ‘notte Potter, baci”.

-Eh già ,beata lei che ha me- commentò deluso Scorpius: se qualcuno era arrivato ad invidiarli, dovevano essere proprio una bella coppia! Peccato non ricordasse nulla di lei, tranne che alla festa di Natale indossava un vestito azzurro. “Se leggessi i suoi messaggi?” si domandò tra sé “Ma no, dai, sarebbe farsi i fatti suoi…” pensò, mentre le dita già smanettavano sui tasti del cellulare. “Chi cavolo è Amante Segreto?” si chiese, notando che diversi messaggi provenivano da questo mittente sconosciuto “Se la mia ragazza ha un amante segreto, ho il diritto di saperlo, no?”.

Non capisci niente di Pozioni perché è roba da persone intelligenti: a te lascio Trasfigurazione, che è più a misura di Potter”

“E comunque la tua amica sembrava una troia con quel vestito rosso”

“Bla bla bla… Questo è quello che sento quando parli”

-Ma che stronzo ‘sto amante segreto!- commentò ad alta voce Scorpius, andando poi a leggere altri messaggi dello stesso mittente.

“Il rinoceronte è stato appena messo in punizione dalla prof, quindi domenica salta la partita: a sapere che nessuno attenterà alla tua vita, mi sento più tranquillo! Bacio”

“Non sopporto più la voce della stronza: preferisco cento volte sentirti cantare, il che è tutto dire! Ti salva il fatto che canti i Topi e che li canti abbracciata a me…’notte, bacio”

-Oh Merlino…- si preoccupò Scorpius: “la stronza” era il modo in cui chiamava Madelaine, i Topi erano il gruppo preferito di una decina di persone nel mondo, tra cui lui e Lily e “Il rinoceronte” gli sembrava un nome straordinariamente calzante per un suo compagno di stanza. Digitò il proprio numero sul cellulare di Lily e sul display apparve ben evidente la scritta “Amante segreto- Chiamata in corso”, quindi premette il tasto di fine chiamata -Mi serve una tisana!

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-Infermiera, mi scusi...Infermiera?! Per Merlino, infermiera!!- sbottò ad alta voce Hermione nell'atrio del San Mungo, nonostante fosse ormai sera tardi: cercava di attirare l'attenzione di un'anziana addetta alla reception, che teneva la testa china sulla sua scrivania, intenta a risolvere cruciverba babbani.

 -Tengono sveglia la mente, sa?- commentò l'infermiera, con sorriso svagato.

 -Non lo metto in dubbio- rispose scettica Hermione, cercando di non sembrare troppo sarcastica -Io e mio marito siamo qui per una vostra paziente, Madelaine Hamilton: è arrivata qualche ora fa con la famiglia Potter.

-Hamilton ha detto? Mi lasci controllare...- disse, iniziando a scorrere l'elenco degli ultimi arrivi con la celerità di un bradipo, ma uno molto anziano e stanco della vita.

-Posso suggerirle di partire dal fondo, signora?- le consigliò Ron, facendo capolino da dietro le spalle della moglie: l'infermiera, vedendolo, rimase incantata dai begli occhi grandi del marito di quella nevrotica alla reception, tanto che decise bene di toglierla dal proprio campo visivo.

-Buongiorno, ha detto che è un parente della signora?- domandò con voce civettuola.

-Sono il marito- rispose, facendo apparire una smorfia insoddisfatta sul viso grinzoso dell'anziana -Sono qui per conto del Ministero- spiegò, estraendo il suo tesserino di riconoscimento. L'infermiera lo prese e lo avvicinò alla punta del naso per squadrarlo attraverso le spesse lenti degli occhiali.

-Accidenti, Dipartimento Auror... Allora farò il possibile per lei! E anche per la sua signora, naturalmente...- concluse con tono svogliato -Camera 117: salite al primo piano, prendete il corridoio sulla sinistra e poi, non il primo, non il secondo, non il terzo...

-Deve ragionare per esclusione fino al 17?- domandò Hermione innervosita.

-...il quarto corridoio sulla destra. Camera 117! Ha capito, signora, o glielo rispiego?- domandò a Hermione, che si sentì profondamente offesa nel veder messa in dubbio la sua intelligenza.

-Tutto chiaro, grazie!- rispose secca, mentre l'anziana lanciava sorrisini di complicità all'indirizzo di Ron -E per sua informazione, la 5 verticale è "modem", non "totem"! La vorrei vedere a connettersi a Internet da un simulacro indiano!- borbottò, allontanandosi -Questi Purosangue che giocano a fare i babbani... bah!

-Ma sì, non prendertela, è una vecchietta simpatica...- cercò di rabbonirla Ron, attirandosi uno sguardo tagliente in risposta.

-Lo dici solo perché è una sfacciata che ti riempie di complimenti! Nessuna donna guarda in quel modo mio marito, avesse anche l'età di Nicholas Flamel!- concluse Hermione, facendo sentire Ron tronfio come poche volte.

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 -Cos’è, la Notte degli insonni?- domandò Draco arrivando in cucina alle spalle di Scorpius.

-Ah, ciao…Sei preoccupato per la mamma?- chiese al padre con tono un po’ distratto.

-No, affatto- rispose lui con tranquillità, facendo voltare la testa di scatto a suo figlio -Non sono un marito snaturato, sono stato poco fa in ospedale: mi sono Smaterializzato un attimo per vedere se stava bene e sì, stava bene. Ho chiesto il permesso al Medimago di turno, non fare quella faccia!

-Ah, ok… E Lily dormiva?- domandò, cercando di non sembrare troppo interessato.

-Sì, ma si è svegliata perché ha sentito rumore: non era ancora lucida, ma secondo il dottore dovrebbe passare tutto entro domani.

-E allora come mai non dormi?

-Per una cosa che mi ha detto Lily- rispose Draco velocemente, cercando poi di cambiare discorso: Scorpius, però, volle saperne di più -Mi ha fatto riflettere sul fatto che sono fortunato: per ogni situazione, ho sempre avuto una seconda possibilità, una via d’uscita, un modo per cavarmela. Quando ho scelto di non essere un Mangiamorte, Severus ha ucciso Silente al posto mio; quando il nonno è stato portato ad Azkaban, io sono stato dichiarato innocente per potermi rifare una vita; quando sembravo costretto a sposare Lucille, è arrivata tua madre a tirarmi fuori dai casini; adesso, che Hector e i suoi erano a un passo dal farci fuori tutti, ci hanno pensato i Potter.

-Lily voleva farti sentire un fallito?- domandò Scorpius con aria stizzita.

-No, anzi… Voleva farmi notare quanta gente, nel corso degli anni, si è preoccupata per me, nonostante i miei modi e il mio carattere: Severus, i miei genitori, tua madre… tutti mi sono stati vicini senza volere niente in cambio da me, solo per amore. Il gelido Draco Malfoy si scopre commosso da queste attenzioni…

-Dev’essere questo che mi piace di Lily…-commentò Scorpius, guardando il pavimento -Il suo modo di vedere le cose e di amare in modo sincero le persone, trovando il bello anche dove non si vede.

-Domani ti ricorderai di lei- lo rassicurò Draco -L’unica cosa è che ci sarà suo padre nei paraggi, quindi dovrete tenere a freno l’entusiasmo…- alluse ironico.

-Ma tu come hai fatto con la mamma?- domandò, vedendolo impallidire più del solito al pensiero che chiedesse come si era innamorato di lei: va bene essere smaliziati, ma la storia del cappotto marrone non gliel’avrebbe raccontata! -Intendo, quando vi siete fidanzati, cosa hanno detto i nonni Greengrass?

-Conoscevano la mia famiglia, sapevano che eravamo importanti e benestanti, quindi non hanno  avuto troppo da ridire: certo, speravano che la zia Daphne si sposasse prima di sua sorella minore, ma tua madre aveva 16 anni all’epoca, quindi aveva battuto tutti sul tempo.

-Era imbarazzante? Sai, andare dai genitori della tua fidanzata, chiedere di sposarla… quelle cose lì.

-Tua madre era una ragazza particolare…- rispose lui, glissando sul’argomento, ma notando che suo figlio voleva saperne di più -Ha dichiarato ai suoi che mi avrebbe sposato, loro hanno pensato che scherzasse e le hanno dato la loro approvazione: tempo due giorni e aveva già comprato le pergamene per gli inviti. Tuo nonno ha urlato come una mandragola per un paio d’ore con tua nonna, poi sono entrato insieme ad Astoria nel salotto e l’ho zittito con uno sguardo: le tenevo la mano, non perché volessi ribadire che ormai era roba mia, ma perché avevo una paura vergognosa.

-Lui ti avrà chiesto “Quindi tu saresti il giovanotto che sposerà la mia bambina?” o cose simili, no?

-Veramente mi ha urlato una serie di insulti irripetibili, chiedendomi cosa diavolo avessimo in mente io e quella forsennata di sua figlia: mi ha dato fastidio che la insultasse, quindi gli ho puntato la bacchetta contro col mio solito fare melodrammatico. Poi l’ho abbassata verso il tavolo e ho fatto comparire una pergamena con l’invito, dicendo che avrei sposato sua figlia.

-Stai arrossendo?- domandò con tono canzonatorio Scorpius.

-I Malfoy non arrossiscono, non abbiamo la pelle adatta…- si scansò lui -Eccetto in quel momento, quando, poi, ho chiesto educatamente di poter sposare Astoria Greengrass: le mie guance non hanno mai più raggiunto quella tonalità di rosa!

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Astoria era seduta sul lettino della stanza che condivideva con Lily: aveva un vassoio sul comodino accanto a sè e si stava lamentando coi Potter della colazione, a suo dire troppo parca per una povera degente che aveva bisogno di energie. Difficilmente si sarebbe immaginato, ma Astoria era davvero una buona forchetta, non certo una di quelle donne che contano i bocconi e si prendono a bacchettate sulle mani quando si concedono uno sporadico dessert.

-Questi biscotti li avranno impastati quando la McGranitt era bambina!- si lamentava -Non c'è un incantesimo per rendere fragranti delle gallette rafferme? Ginny, tua cognata non fa mai cose così ai pranzi di Natale?

-Qualcuno ha ordinato dei biscotti?- domandò Draco entrando nella camera con una bella scatola blu tra le mani: sua moglie si lasciò a un gridolino di giubilo e accolse con gioia marito, figlio e biscotti.

-L'eroe del mondo magico...- commentò ironicamente Harry, salutando con un cenno i nuovi arrivati -...e suo figlio, chiaramente! Ieri sera Lily ha chiesto di te- gli disse, indicando la ragazza, che era ancora addormentata -Stava ancora delirando, quindi non ho capito troppo bene cosa intendesse, ma intanto ti avviso...

-I dottori hanno detto quando finirà l'effetto della Ossofast-Beta?- domandò Scorpius con apprensione.

-Ne avrà ancora per un paio d'ore, quindi se continua a dormire non dovrebbe iniziare a straparlare... Basta che non si sve...

Ma le sue parole furono interrotte da una fragorosa caduta di qualcosa nel corridoio: l'anziana infermiera che era alla reception si stava occupando di raccogliere i vassoi vuoti dalle varie stanze, ma nel caricare gli ultimi sul carrello portavivande aveva sbagliato mira nel puntare la bacchetta, facendoli rovinare a terra.

-Spero di non aver disturbato- si scusò, affacciandosi un po' nella stanza di Lily e Astoria, ma ormai la ragazza era già irrimediabilmente sveglia e pronta a farneticare ancora un po'.

-Papi- esclamò chiamando Harry -Lo sai che anche Scorpius è un po' il mio papino?

-Credo di non capire...- rispose lui, con aria dubbiosa.

-Sì perché lui si chiama Hyperion, che era il padre della Luna: io mi chiamo Luna, quindi lui è un po' il mio papà! Perché lui è più grande di me, è più bravo di me a Quidditch, è più bravo di me in Pozioni...Fa le cose come i grandi perché lui è grande! Magari non mi vuole bene perché sono piccola...

-Ma non è vero!- gridò Scorpius -Almeno, credo...-aggiunse, ricordandosi di non ricordare -Lily, se mi dai le mani ti potrò dire sul serio se ti voglio bene o no, per adesso posso solo immaginarlo...

-Tu vuoi bene a Scorpius?- le disse Draco, vedendola annuire in risposta -E...come dire?...ti piace? Gli vuoi bene in quel senso?

-Non mi piace dire che mi piace- rispose lei arricciando un po' le labbra -Mi piace il Quidditch, mi piacciono i Topi di Bristol, mi piacciono le caramelle al rabarbaro, ma Scorpius...Io Scorpius lo am...

Ma non potè completare la frase perché Scorpius le tappò la bocca con una mano: Harry gli domandò con lo sguardo il perché di quel gesto e lui arrossì.

-Adesso sta parlando senza volerlo e io non mi ricordo ancora bene di lei: credo di aver capito cosa stesse per dire, quindi vorrei sentirlo quando entrambi siamo consapevoli- spiegò abbassando un po' la voce -E tu smettila di leccarmi la mano, che schifo!- sbottò, togliendogliela dalla bocca e facendola ridere.

-Ecco la tinta di rosa di cui parlavo!- commentò Draco con un sorriso ironico.

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-Dottore, mio figlio si riprenderà?- domandò una donna dall'aria preoccupata a uno dei Medimaghi che erano nel corridoio.

-Stia tranquilla, signora: al giorno d'oggi è difficile morire di raffreddore...

-Ma...parliamo della stessa persona? Mio figlio Oliver è stato colpito con una pozione...è stato praticamente in coma per giorni...temevamo per la sua vita e...

-Signora, si calmi: suo figlio stava prendendo qualcosa per il raffreddore il giorno che è stato colpito?

-Credo di sì, le normali pozioni antivirali...Forse l'Estravirus. Ha qualche importanza?

-Molta, direi: quel farmaco contiene alte percentuali di Estragon, che parrebbe aver reso molto più tenui gli effetti della pozione che lo ha ridotto in quello stato. Ad oggi, suo figlio ha solo un po' di raffreddore, ma credo guarirà tra pochi giorni. Ora è più serena?

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-Razza di Poltergeist che non sei altro!- esclamò Scorpius facendo irruzione nella camera in cui era ancora ricoverato Oliver -Potevi dirmi che ti eri svegliato, no?

-Non fare l'offeso, sono stato cosciente a scatti per due giorni di fila e credo di aver vomitato anche il pranzo di Natale dell'anno scorso!

-Non ti arrabbiare, Scorpius- lo rabbonì Annie, che era lì per fare un po' di compagnia al fratello -Non vedi che è ancora verde?

-La smetti di dire che sono verde?! Che sorella pesante che ho...E anche che fratello, direi!

A quella parola, Scorpius accettò il consiglio della bambina e depose le armi, quindi si sedette vicino al lettino dell'amico:

-Ti sei perso un sacco di cose mentre dormivi- iniziò con aria un po' triste -C'è stata una festa di Capodanno, poi i Potter sono rimasti bloccati da noi, poi gli Hamilton ci hanno rapiti e portati in un posto sconosciuto, abbiamo combattuto, poi mio padre ha evocato dei serpenti e...

Ma Scopius dovette fermarsi, nonostante fosse sempre più preso dal suo racconto, perché Oliver era corso in bagno a vomitare: tornò qualche minuto dopo, bianco come un lenzuolo e con l'unico desiderio di sentire il silenzio regnare nella stanza.

-Mi spiace frenare così il tuo entusiasmo... Me lo racconterai quando starò meglio, ok?

-Va bene...allora torno da mia madre e da Lily...

-Anche Lily è ricoverata?- chiese Oliver con curiosità.

-Ti ricordi di lei?- si stupì Scorpius, avvicinandosi velocemente al lettino: spiegò velocemente la storia dell'amnesia (e Oliver sottolineò "velocemente"), quindi l'amico lo tranquillizzò.

-Sì, è davvero la ragazza di cui sei innamorato perso...Certo, non sono le parole che useresti tu, ma la sostanza è quella. Mi hai raccontato abbondantemente di lei- alluse con malizia.

-Ma lei ha detto che non abbiamo mai...- si bloccò, notando che Annie era ancora nella stanza e ascoltava interessata -..che non abbiamo mai oltrepassato il confine.

-Ma guarda che anche senza oltrepassare il confine si possono fare dei bei giretti...

-Quali giretti?- chiese, assumendo poi un’aria da tonto -Ok, voglio che mi torni questa cavolo di memoria!

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Hermione e Ron stavano aspettando il primo ministro fuori dal suo ufficio: Salvado ne uscì con un grosso sorriso e l’aria di uno che sta per ricevere una medaglia.

-Allora, avete già condotto qui la moglie e la figlia di Hamilton?

-Sì, la moglie si sta riprendendo dall’incantesimo di Confusione con cui l’ho colpita ieri- spiegò Ron.

-La figlia, invece, l’abbiamo affidata al suo segretario personale- concluse Hermione con il tono da perfetto prefetto di Hogwarts, quasi un tuffo nel passato.

-Segretario personale? Io non ho nessun segretario personale nel mio staff!

-Come no?!- domandò con terrore Hermione -L’uomo alto all’ingresso del dipartimento, quello con i capelli lunghi e gli occhi azzurri… Quello là vicino alla porta!- disse, indicando con concitazione alla sua destra.

-Il signore della manutenzione?!- si stupì Salvado -Nikola tiene d’occhio gli ascensori e i sistemi di teletrasporto dai gabinetti, non è il mio segretario personale!

-Credo di dovermi sedere…- commentò Hermione, senza notare l’assenza di una sedia alle sua spalle: Ron fece appena in tempo a dire “Accio”, richiamandone una, in modo da non far crollare sua moglie a terra, poi guardò il Primo Ministro con aria affranta.

-Ho paura che ci siamo persi Madelaine…

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Un drappello di infermiere commentava a bassa a voce la strana scena che si stava parando davanti a loro: un ragazzo era entrato con decisione nell’atrio del San Mungo e aveva porto un biglietto all’anziana addetta alla reception, senza dire una parola. La bizzarria dell’evento era rappresentata dal fatto che teneva sospesa in aria una ragazza dai lunghi capelli neri, che sembrava legata da corde invisibili, ma si agitava come un animale in gabbia e non emetteva alcun suono, quindi era stata anche privata della parola. L’anziana infermiera scandì “117”, temendo che il ragazzo, oltre che muto, fosse anche sordo, ma lui annuì in segno di ringraziamento e si diresse verso il primo piano: non il primo, non il secondo, non il terzo, ma il quarto corridoio sulla destra fu quello che imboccò. Bussò con decisione alla porta della stanza e ad aprirgli fu Draco: non disse nulla, si limitò a socchiudere un po’ gli occhi e a dargli uno schiaffo.

- Se fossi stato mio figlio lo avrei fatto anni fa- gli sibilò -Mi limito a questo perché hai salvato Lily e Scorpius, ma continuo a non capire le tue intenzioni- disse, lanciando un’occhiata a Madelaine. Josh si indicò la bocca, chiedendo silenziosamente che gli fosse ridonata la parola, cosa che non poteva fare da solo: Draco sciolse l’incantesimo che lo rendeva muto e aspettò un chiarimento.

-Non voglio che Madelaine vada ad Azkaban- disse il ragazzo, seppure in modo un po’ stentato per aver appena ricominciato a parlare.

-Esagerato, non ci andrà- lo schernì Draco -Non ha ucciso nessuno, quindi avrà qualche sanzione e a posto così. Troppo poco per quello che ha fatto- commentò, fissandola con aria truce.

-Dovete sapere delle cose…- iniziò a bassa voce Josh, guardando anche gli altri presenti, cioè Astoria e i Potter -Potreste anche cambiare idea sul nostro conto!

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

Potreste anche cambiare idea...ma anche no, chi può dirlo?! Bene, questo era il penultimo capitolo, in cui non sembra essersi risolto proprio tutto: Oliver si è svegliato (grazie all'estragon, che è il nome scientifico del dragoncello che si usa in cucina...sono proprio alla frutta!), Josh è ricomparso con la sorella legata e appesa per aria (vi ha fatto piacere, vero?) e Lily continua a sparare cannonate nel suo delirio. Si capisce che Josh si era Polisuccato da uomo della manutenzione per rapire Madelaine? Sì dai, lo avrete fatto 'sto saltino!

Comunque vi do appuntamento al prossimo capitolo, che sarà l'ultimo e in cui tutto avrà senso. Forse...

A mercoledì,

Ninilke

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Capitolo 27
*** Memoria cancellata ***


Capitolo 26 - Memoria cancellata

-Se sei venuto a fare l’avvocato del diavolo, non ci interessa!- lo zittì Draco.

-A me interessa- disse una voce alle spalle di Josh: Scorpius era tornato dalla stanza di Oliver e osservava incuriosito il suo capitano -Tirala giù e cerca di farla sedere su quella sedia- consigliò, indicando Madelaine -Se farà i capricci, le farò tirare i capelli da Lily: mi sono ricordato che le sarebbe molto piaciuto… Adesso che è anche fuori di testa si divertirà un sacco!

-Non sto più delirando!- rispose Lily dal fondo della stanza in un sorrisetto, lasciando Scorpius leggermente imbarazzato -Falla pure sedere accanto a me- propose, battendo una mano sul lettino, come per invitarla ad accomodarsi -Vuole un’altra porzione di escargot, mademoiselle Madelaine?- domandò sarcastica, vendendola sillabare qualcosa di simile a “Si dice Màdelaine, all’inglese, non Madelàine, alla francese”.  Josh storse un po’ il naso, poi acconsentì a calare delicatamente la sorella sul letto, mentre lei lanciava insulti afoni al suo indirizzo. Lui si chinò un po’ per guardarla da vicino, poi le accarezzò piano i capelli:

-Mad, lascia che racconti come stanno davvero le cose, poi potrai anche odiarmi per tutta la vita.

-Niente moine, dì solo quello che devi dire!- lo ammonì Draco -Non sono proprio un curioso di natura, ma questo argomento mi fa sentire tiepidamente tirato in causa!

-Va bene, allora comincerò dall’inizio: ho scoperto del contratto solo tre anni fa, quando si iniziò a ventilare l’idea che Madelaine facesse domanda per la borsa di studio. I miei genitori volevano che lei passasse due anni a Beauxbatons, in modo che mia madre si trasferisse a sua volta in Francia: non ne capivo l’esigenza , visto che per andare in collegio la mamma non serve, quindi chiesi spiegazioni a mio padre. Fu allora che mi venne raccontata la questione del matrimonio, l’eredità e tutto il resto.

-Sì, ma la Francia che c’entra?- lo interruppe Harry -Non sarebbe stato più logico tenerla a Hogwarts?

-Il punto è proprio questo- spiegò Josh, guardando poi sua sorella -Mad, ti ricordi dei due anni in cui sei stata in Francia?

 Lei assunse un’espressione stupita, come a domandargli se fosse ammattito di botto e annuì vigorosamente: lui, però, scosse il capo con aria afflitta.

 -Ti ricordi il nome delle tue compagne di stanza?- domandò dolcemente: lei riflettè un attimo, poi scosse il capo, un po’ titubante -Ti ricordi il colore delle lenzuola della tua camera?- chiese, con un tono leggermente più teso. Lei deglutì, quasi imbarazzata, poi cercò di dissimulare e indicò con decisione il lenzuolo bianco del lettino di Lily: lui la guardò con aria seria -Le lenzuola sono del colore della Casa di appartenenza e nessuna Casa di Beauxbatons è bianca. Ti ricordi di aver mai visto una partita di Quidditch?

Lei assunse un’espressione spavalda e sillabò qualcosa come “Non mi piace il Quidditch”, ma lui parve arrabbiarsi molto:

-Lo sai perché non hai mai visto il Quidditch?- chiese, gridandole contro -Perché si gioca di domenica! E sai dov’eri tutte le domeniche? A casa dei nonni, come ogni notte: la mamma veniva a prenderti dopo cena e ti portava lì, ti facevano il lavaggio del cervello e la mattina ti risvegliavi nel tuo letto come se nulla fosse successo!

-Cosa intendi con “lavaggio del cervello”?- domandò Lily.

-Mia madre la raggiungeva a scuola, la addormentava e la portava via: mentre era incosciente, prendeva i suoi ricordi e li metteva in un pensatoio, poi semplicemente li agitava, come in uno shaker. I ricordi che Madelaine ha degli ultimi tre anni sono confusi e disordinati: questo doveva portarla a credere che il contratto fosse giusto, che lei amava Scorpius e che i miei sarebbero vissuti felici e contenti facendo cadere in disgrazia i Malfoy.

-Guarda che era stronza già prima della Francia!- lo avvisò Lily, ricevendo poi un’occhiataccia da Ginny: “stronza” è una brutta parola in bocca a una signorina, per quanto calzante su una come Madelaine.

-Prima di andare in Francia era solo un po’…viziata- corresse il tiro Josh, attirandosi uno sguardo di biasimo dalla sorella -E credo fosse davvero interessata a Scorpius, al di là del contratto: a lei raccontarono subito tutto, forse perché pensavano che io fossi troppo stupido per capire e lei abbastanza stronza per accettare. E smettila di fare quella faccia, sei una stronza, punto e basta!- sbottò lui.

-Sentirtelo dire è una gioia- commentò ironica Lily -Quindi il periodo a Beauxbatons a cosa è servito?

-Ad accelerare i tempi: Mad era interessata a Scorpius, ma non al punto da sposarlo a diciotto anni e rovinare la sua vita o cose simili. Siccome i miei non avevano molto tempo, hanno pensato bene di friggerle il cervello e sperare che Scorpius si diplomasse alla fine del settimo anno, in modo che il contratto prendesse valore: di fatto, quindi, mia sorella non ha nessuna colpa vera, è solo… pazza!

-E stronza!- aggiunse Astoria, ricevendo anche lei un’occhiataccia da Ginny: le signore eleganti non usano queste brutte parole, porca Morgana!

-Bella storia, ci hai messo molto ad inventarla?- commentò scettico Draco -Non credo ad una sola parola di quello che dici. Siamo stati io e Potter a far vincere la borsa di studio a tua sorella, quindi come potevate essere certi che sarebbe andata in Francia?

-Eravate persone troppo intelligenti per non cogliere l’occasione di liberarvi di lei per un po’…Purtroppo per voi, mio padre era ancora più intelligente e aveva pensato anche a questo: indurvi in tentazione è stato un ottimo piano, dovete ammetterlo.

-Harry, Harry, è successa una cosa!- annunciò la voce di Ron, che arrivò trafelato nella stanza: quando trovò che tutti conversavano allegramente con i fratelli Hamilton, arrossì leggermente -Vedo che hai già saputo… Ha già saputo- bisbigliò a Hermione, che arrivò alle sue spalle.

-Noi…noi sapevamo che eravate qui!- asserì Hermione con falsa sicurezza -Per questo siamo qui, perché voi eravate qui, ecco. Vero, Ron? Siamo qui perché loro sono qui…è così facile!- ridacchiò in modo isterico.

-Quel Nikola aveva dei capelli così lunghi che temevo non ce ne stesse uno intero nel bicchiere di Polisucco- commentò ironicamente Josh, mettendo in imbarazzo i coniugi Weasley: gabbati da un trucco elementare, che anche loro avevano usato più di una volta. Stavano proprio diventando vecchi!

-Alla fine della fiera- cominciò Harry -Perché l’hai portata qui e non ti sei limitato…boh, a scappare con lei senza farti più vivo?

-Voglio mettere le cose a posto: adesso che mio padre è morto e mia zia Lucille è stata eliminata del tutto, il contratto non esiste più. A sapere di questa storia ci siamo solo noi e mia madre: siccome mi sarebbe d’intralcio, l’ho denunciata al Ministero. Per questo ho portato via solo Madelaine- spiegò Josh, facendo sbarrare gli occhi a sua sorella.

-D’intralcio per cosa?- domandò Draco con interesse -Che intenzioni hai?

-Diventare il tutore legale di Madelaine- dichiarò secco.

-Ma è maggiorenne, non le serve un tutore!- gli rispose Ginny -E poi hai la sua età, non credo sia logico.

-Il tutore serve ai minorenni e agli infermi mentali- spiegò Josh senza espressioni -Voglio che mia sorella sia dichiarata mentalmente inferma. Voglio che sia Obliviata. Completamente!- disse, vedendola alzarsi in piedi e agitarsi come una disperata, cercando di urlargli contro, pur senza voce. Legata da lacci invisibili, cadde a terra, ma continuò a rotolarsi con insofferenza e a fare i capricci, quindi lui si chinò e la fece rialzare: Draco lo fissò, sbigottito.

-Come hai detto, scusa?

-Voglio che la sua memoria sia azzerata, che non ricordi nulla: della nostra famiglia, del nostro passato, di tutto ciò che ha visto e vissuto. Che si dimentichi anche di se stessa.

-Dovete smettere di giocare con la sua mente!- lo ammonì seriamente Lily -Madelaine avrà dei difetti, ma non è colpa sua se è nata nella vostra famiglia: i tuoi genitori hanno fatto delle cose orribili, ma credo che la sua personalità ne abbia già risentito abbastanza, no? Perché vuoi punirla, se dici di volerti prendere cura di lei e diventare il suo tutore?

-Quando è tornata, qualche mese fa, non mi ha detto nulla di quello che era successo in Francia: l’ho scoperto per caso, ascoltando una sua conversazione con nostro padre. Ho avuto molta paura per quello che avrebbe potuto fare a Scorpius, ma anche a se stessa, ma all’inizio non ho fatto nulla: poi Madelaine ha iniziato a dire che lui si era fidanzato con te, fatto che mi giungeva assolutamente nuovo. Una sera ho seguito Scorpius e vi ho visti insieme…

-Shhh…- lo zittì imbarazzata Lily, indicando i suoi genitori.

-Bè, credevo che sapessero del campo di Quidditch…

-Shhh…la smetti?! Guarda che io ci tengo ai buoni rapporti coi miei!- disse Lily, vedendo che  Ginny, diversamente da Harry sembrava sogghignare, piuttosto che riservarle occhiate di rimprovero -Perché ridacchi?

-Eh? No, è che…sai, hai quasi sedici anni e…bè, anche papà aveva sedici anni quando ci siamo messi insieme- spiegò la donna -Io addirittura quindici, quindi sarebbe da ipocriti fare i moralisti, no?

-Possiamo tornare al tema principale, per favore?!- la ammonì Draco -Finisci il discorso, sto per avere una crisi isterica.

-Per concludere: se la sua memoria sarà cancellata, non farà più del male a nessuno. Avrò cura di lei e sarò sempre sorvegliato dal Ministero: non avrete più alcun problema con la nostra famiglia, lo giuro.

Madelaine, stranamente, si tranquillizzò: fissava il pavimento con aria triste, come a domandarsi se le parole di suo fratello avessero un senso, poi alzò lo sguardo verso Scorpius. “Scusa” gli disse senza voce, poi si voltò verso Lily e le fece una linguaccia, segno che a lei non avrebbe mai chiesto alcun tipo di perdono: fatto ciò, guardò suo fratello e fece di sì con la testa.

-Accetti di essere Obliviata?- le domandò Josh con un principio di groppo in gola, vedendola poi annuire -Non posso farlo io, penserebbero che stiamo fingendo o che sia uno strano piano crudele di non so che tipo: qualcuno vuole farlo al posto mio?

Nessuno nella stanza si prese questa responsabilità: sarebbe stato un gesto inumano privare una persona di ciò che era stata fino ad allora, anche se si trattava di Madelaine. L’unico a prendere una decisione fu Ron, che si Smaterializzò, ricomparendo poco dopo col primo ministro: Salvado fu informato di ciò che Josh aveva raccontato e confermò che sua madre, posta sotto interrogatorio (ovviamente aiutata da una buona dose di Veritaserum) aveva fornito una versione dei fatti pressoché identica.

-Le pratiche legali saranno pronte tra qualche giorno- disse a Josh -ma per ora posso occuparmi io di Obliviare Madelaine: la sua mente è stata molto compromessa dal lavaggio del cervello fattole da tua madre, forse arriverebbe da sola ad una sorta di punto di rottura tra pochi mesi. Certo, cancellare i suoi ricordi resta comunque una barbarie, quindi faremo in modo di eliminare solo quelli legati ai momenti più tristi della vostra famiglia e al contratto, d’accordo?

Josh accettò il compromesso e Madelaine chiuse gli occhi, offrendosi volontariamente alla bacchetta di Salvado: pronunciata la parola “Oblivion”, una sorta di fumo denso e verdastro le uscì dalla tempia.

-Ma i ricordi non sono semitrasparenti?- domandò stupito Harry, rammentando il Pensatoio di Silente e l’ultimo  ricordo di Piton, quello lasciatogli in punto di morte.

-Non dopo un lavaggio del cervello di tale entità- spiegò Hermione con tono saccente -Povera ragazza, doveva stare proprio male…

Madelaine aprì gli occhi: sbattè le palpebre un paio di volte e si guardò attorno. Cercò di parlare, ma si scoprì muta e legata : Josh le ridonò la parola e sciolse i lacci, quindi lei si tranquillizzò. Si guardò attorno, trovandosi circondata da volti sconosciuti, ma nessuno di questi sembrava volerle fare del male.

-Sono in un ospedale?- chiese con voce timida -Tu…hai un viso familiare.

-Io sono la tua famiglia, Madelaine- le rispose lui dolcemente -Andiamo a casa?- chiese, vedendola annuire. Lily si alzò e corse a bisbigliargli qualcosa all’orecchio: “Gli dirai che siete fratelli, vero?”. Lui non rispose, ma si limitò a sorriderle in modo amaro ed enigmatico: lei ebbe un brivido lungo la schiena, ma preferì non domandarsi oltre cosa sarebbe accaduto da quel giorno in avanti.

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Scorpius e Lily erano rimasti soli nella stanza, seduti sul lettino: Astoria aveva sostenuto di voler fare una passeggiata per il corridoio, ma in realtà erano ore che sperava che suo figlio si ricordasse di quella ragazza che le era così simpatica, quasi come sua madre. Harry e Ginny si erano arresi all’evidenza che quella specie di storia doveva essere seria se Lily si era quasi fatta ammazzare e, cosa peggiore, si appartava sul prato del campo da Quidditch a combinare chissà cosa; lo zio Ron era sempre geloso della sua bambina, ma la zia Hermione tirava le orecchie in modo molto persuasivo.

-Dunque…siamo soli- esordì Scorpius con leggero imbarazzo.

-Eravamo soli anche ieri notte in camera tua e mi sembravi meno emozionato all’idea- lo stuzzicò lei.

-I tuoi genitori non si ricordavano di te, i miei nemmeno e soprattutto io non avevo idea di chi fossi.

-Allora dammi queste mani, così te lo faccio ricordare- sorrise lei: lui le mostrò uno dei suoi ghigni migliori e avvicinò il viso a quello di lei.

-Ti fa ancora male tutto?- chiese, vedendola assumere un’espressione un po’ confusa e rispondere di no -Ottimo…- disse soltanto, baciandole dolcemente le labbra e iniziando a giocare coi suoi capelli: con una certa difficoltà emotiva, Lily lo interruppe e lo invitò di nuovo a darle le mani, così da far tornare i ricordi. Lui, però, scosse la testa come un bambino e continuò ad accarezzarle i capelli, iniziando a sussurrarle nell’orecchio con voce calda -Stavi per dire che mi ami…- le rivelò, iniziando a baciarle il collo e sentendo il battito del cuore farsi più forte.

-Mah, non credo…- abbozzò lei, imbarazzata -Magari intendevo qualcos’altro…- disse, realizzando che Scorpius voleva proprio farla impazzire.

-Hai detto qualcosa che somigliava a “Ti amo”, ma ti ho fermato io…- insisté, passando a baciarle nuovamente le labbra.

-Poteva essere di tutto…- si giustificò lei, tra un bacio e l’altro- Ti ammiro, ti ambisco, ti ammazzo, ti ambasciatore…

-Ti ambasciatore?!- si stupì lui, allontanandosi di botto dal suo viso con espressione basita: sbuffò una risata leggera, poi la guardò negli occhi con un’espressione dolce e innocente -Mi fai Wendy?

-Ma ti sembra il momento di…- ma si fermò a metà frase -Wendy?! Quindi ti stanno tornando i ricordi?!- squittì euforica.

-Quasi tutto direi- sorrise lui malizioso -Per quello ti ho chiesto se sentivi ancora male…- disse, ricominciando a baciarla e abbracciandola forte a sé. Lei ricambiò la stretta e lui le fece appoggiare la schiena sul materasso, sdraiandosi poi sopra di lei: Scorpius appoggiò il peso del corpo sugli avambracci e avvicinò il viso a quello di Lily, sfiorandole la punta del naso con il proprio.

-Non vuoi davvero che ti faccia Wendy in questo momento, vero?!- domandò lei, quasi trattenendo il fiato.

-In realtà puoi farmi un po’ quello che vuoi…- rispose lui con un sorriso che lasciava poco spazio ai dubbi -Ho chiuso la porta a chiave- disse a bassa voce, baciandole piano le labbra -Ho insonorizzato la stanza- continuò, sempre con leggeri baci -Allora, cosa mi dici?

-Sai di cosa avrei voglia?- miagolò lei con voce soffice -Biscotti al cioccolato!- esclamò con voce infantile.

-Ma porca Morgana, Potter!- sbottò lui allontanandosi e alzandosi dal lettino -Sei insopportabile quando fai così!- si lamentò, un po’ offeso, lasciandosi cadere seduto sul lettino accanto. Lily si alzò e si mise in piedi, ancora un po’ barcollante: lui d’istinto si sporse per sorreggerla, poi si fermò e mise il broncio -No, cadi, non mi interessa!- affermò, incrociando le braccia. Lei si sedette accanto a lui e gli appoggiò la testa su una spalla.

-Se tu non fossi mai entrato nella mia vita, a quest’ora sarei alla Tana con tutta la mia famiglia a ingozzarmi coi resti del pranzo di Capodanno: starei giocando a scacchi magici coi miei cugini o mi starei annoiando sul libro di Pozioni per preparare quei cavolo di G.U.F.O. La mia esistenza scorrerebbe monotona e, al mio rientro a scuola, la cosa più eccitante che avrei da raccontare sarebbe che ho una maglietta nuova, comprata durante i saldi a Diagon Alley.

-Leva la testa da lì Potter, non mi incanti- cercò di zittirla lui, ancora imbronciato e a braccia conserte: lei gli prese una mano e proseguì nel discorso.

-Invece sei entrato nella mia vita e l’hai rivoltata come un calzino: ero una bambina banale e senza nulla da raccontare e ora sono una ragazza che ha vissuto un’avventura pazzesca, che mi è quasi costata la pelle, ma di cui non credo mi pentirò perché l’ho accettata per una ragione che mi sta davvero a cuore…- disse, cercando lo sguardo di Scorpius -Questa ragione è un ragazzo capriccioso, viziato, arrogante, neanche troppo carino, direi…

-Ehi! Come osi, Capelli di Carota?- si stizzì lui, voltando finalmente lo sguardo verso Lily, che sorrise soddisfatta -Dopo questa fila di insulti, hai altro da dirmi? Altrimenti andrei- concluse, facendo per alzarsi.

-La storia di Madelaine è finita- iniziò lei, guardandolo con un sorriso -Oliver si è svegliato- continuò, avvicinandosi un po’ -Credo che adesso potremmo…stare insieme. Stare insieme per davvero! Ti va?

Lui le accarezzò piano il viso con un dito e si sporse verso di lei:

-Credo di volere…-  ma poi si aprì in un ghigno dispettoso  -Biscotti al cioccolato!- esclamò, alzandosi di scatto e uscendo di corsa dalla stanza, lasciandola lì a fissare il vuoto, bisbigliando “Scemo…”. Mosse qualche passo malfermo e uscì nel corridoio, incontrando sua madre: le chiese se avesse visto Scorpius e Ginny le indicò la sala d’attesa poco più avanti. Lo trovò lì, accanto ad un distributore automatico molto simile a quelli Babbani, con la sostanziale differenza dell’assortimento di bevande e cibi: aveva comprato un pacchetto di biscotti al cioccolato e li stava sgranocchiando soddisfatto.

-Mi era venuta voglia per davvero- si giustificò lui con un sorriso: lei lo fissò per un attimo, poi scosse il capo, ricambiando il sorriso -Ne vuoi uno?- le chiese, porgendole il pacchetto.

-Rinunceresti all’ultimo biscotto della confezione solo per me?- domandò lei con un tono profondamente ironico, come se si trattasse di un grande onore.

-Ti devo chiedere scusa e questo è cioccolato…- rispose lui, con un’espressione un po’ meno scherzosa -Mi piace giocare con te, ma riconosco che quello che è successo non è stato per niente un gioco. Non basterebbe tutto il cioccolato del mondo per scusarmi, ma un biscotto mi sembra un buon inizio per  “un ragazzo capriccioso, viziato, arrogante, neanche troppo carino, direi…”.

-Davvero ti piace giocare con me?- chiese lei con tono dolce, dando un morso al suo biscotto.

-Sei una ragazza molto carina, con degli occhi bellissimi e sgranocchi un biscotto mentre sorridi: potresti essere il sogno di migliaia di ragazzi e invece sei la mia vita…- Scorpius si fermò di botto e parve imbarazzarsi per le sue stesse parole -Oh troll, cosa cazzo sto dicendo?!- esclamò, spettinandosi un po’ i capelli. Lily glieli sistemò un po’ e gli sorrise:

-Se non ti sbrighi ad arrivare al punto in cui mi dici che mi ami e che starai con me per tutta la vita, verrà tuo padre di corsa a prenderti per un orecchio- disse, vedendolo assumere un’espressione un po’ dubbiosa -Ci sta fissando dal corridoio accanto, se ti volti un po’ lo vedi: è quel signore biondo a braccia conserte che batte nervosamente un piede a terra.

-Scorpius Malfoy non dice mai “Ti amo”- asserì lui con spavalderia -E non ti assicuro che starò con te per tutta la vita!- continuò, voltando lo sguardo verso una delle piante che ornavano la sala d’attesa e posandolo poi sulle spie luminose del distributore automatico -Però… potrei stare con te a partire da adesso. Perché alla fine è chiaro: ti ambasciatore anch’io, Lily!

Lei scoppiò a ridere, una risata liberatoria, felice e soddisfatta per tutto ciò che quel momento significava: l’anziana infermiera che passeggiava su e giù per i corridoi la invitò ad abbassare la voce, per non disturbare gli altri pazienti e lei si scusò educatamente, trattenendosi a stento e asciugandosi le lacrime che uscivano per il troppo ridere.

-Mi fai piangere sempre tu, disgraziato!- lo rimproverò lei con un sorriso.

-Stiamo insieme da un minuto e già hai da lamentarti?- sbuffò lui, nascondendo un sorriso.

-Abbiamo iniziato bisticciando e andremo avanti bisticciando!- profetizzò solennemente lei.

-Veramente abbiamo iniziato con me che grido “Papà, la voglio!”, indicandoti- puntualizzò lui -E ti voglio ancora…- concluse, baciandola dolcemente sulle labbra. Il severo sguardo di papà Potter lo freddò al’improvviso, ma lo sguardo di papà Malfoy giusto lì accanto lo fece sentire meno condannato ad una morte certa e dolorosa.

-In fondo ho sempre saputo che accettare quel lavoro sarebbe stata una buona idea…- commentò Draco -Un’ottima idea, Potter.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE

E questo era l'ultimo capitolo... Alcune di voi mi hanno chiesto se ci sarà un epilogo, ma ho già anticipato che non ci sarà, anche se all'inizio avevo ipotizzato il contrario: cercherò di spiegarvi il perchè, sperando che le mie adorabili lettrici capiscano e apprezzino. Quando ho iniziato a scrivere questa fanfiction era settembre dello scorso anno e quando l'ho finita era dicembre: ho scritto il prologo e i 26 capitoli e mi sono riservata di scrivere l'epilogo solo una volta pubblicata la storia per intero. Avevo bisogno di ispirazione e speravo che la mia vita (quella reale, non quella scritta) me la fornisse, diciamo che speravo che succedesse qualcosa di importante.
La sorte ha voluto che qualche cosa succedesse: ho incontrato un ragazzo che ha cambiato e sta cambiando ogni giorno la mia vita, di cui sono molto innamorata e che è stato il dono più bello che l'anno nuovo (o forse la vita intera) potesse farmi. Nella nostra storia ho trovato straordinarie coincidenze con quella di Lily e Scorpius, assolutamente casuali e non cercate, ma ce n'è stata una che mi ha convinto a non scrivere l'epilogo: come avevo scritto qualche capitolo fa, in ogni punto della mia fanfiction so che giorno è, nel senso che lo scorrere del tempo non era definito a caso, ma calendario alla mano e con precisione. L'ultimo capitolo si conclude l'8 gennaio ed è proprio l'8 gennaio che è iniziata la mia storia col mio ragazzo: mi è sembrata una coincidenza particolare, come se solo dopo aver scritto questa fanfiction avessi capito cosa volevo dalla vita e dall'amore e fossi finalmente pronta ad accoglierlo, come se l'epilogo della mia storia lo stessi scrivendo, giorno dopo giorno, dall'8 gennaio.
Per questo non scriverò nulla, ma augurerò a tutte le persone che hanno letto, apprezzato, adorato la mia fanfiction di scrivere da sole il proprio epilogo, con la speranza che le mie parole in questi mesi vi abbiano aiutato a divertirvi, sognare e, perchè no, crescere!
Grazie per avermi seguita in questa mia avventura di scrittrice, spero di avervi ancora tra le mie fans se scriverò ancora in futuro: ma, visto come è andata con questa ff, credo proprio che scriverò ancora!
Alla prossima,
Ninilke
p.s. Hai visto amore mio? Ti ho dedicato la chiusura! Ti amo...

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