I Like The Way You Smile With Your Eyes

di Kagome_86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Primi passi ***
Capitolo 4: *** Spese pazze e chiarimenti ***
Capitolo 5: *** EXTRA #1 - La precedenza (Harry's PoV) ***
Capitolo 6: *** Stand Up ***
Capitolo 7: *** Piantagrane ***
Capitolo 8: *** She's The One ***
Capitolo 9: *** Papà ***
Capitolo 10: *** EXTRA #2 - Come Volevasi Dimostrare... (Liam's POV) ***
Capitolo 11: *** Al lavoro! ***
Capitolo 12: *** Taken ***
Capitolo 13: *** Mesiversario ***
Capitolo 14: *** EXTRA #3 - Errori di dimensioni epiche (Harry's PoV) ***
Capitolo 15: *** Everything About You ***
Capitolo 16: *** Senza Titolo ***
Capitolo 17: *** Cose Strane ***
Capitolo 18: *** Scelte ***
Capitolo 19: *** EXTRA #4 - Poi non dire che non te l'avevo detto (Louis' PoV) ***
Capitolo 20: *** Save You Tonight ***
Capitolo 21: *** Harold e la signorina Perfettina ***
Capitolo 22: *** Astinenza ***
Capitolo 23: *** EXTRA #5 - Super Mario e Conquiste segrete (Zayn's PoV) ***
Capitolo 24: *** Baci e Abbracci ***



Capitolo 1
*** Incontri ***


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Capitolo 1 - Incontri

«Ashley! Non correre! Siamo in anticipo di più di due ore, perché devi correre così!»
Mamma mi urla dietro, rincorrendomi attraverso l’atrio del Logan Airport. Papà deve essere rimasto indietro con Peter, loro sono la calma fatta persone, figuriamoci se possono capire quanto sia eccitata di andare dalla mia zia preferita che abita in Italia! E poi è il mio primo viaggio da sola, davvero non possono capire quanto io sia entusiasta. Ci sarà lo scalo a Londra e poi via fino a Milano. Non vedo l’ora! La zia mi ha promesso un giro di negozi appena sarò da lei e, anche se so già che non troverò niente che mi vada bene – sono troppo piatta e ho i fianchi troppo larghi perché possa andarmi bene una qualsiasi cosa – sono felicissima. Un giro per le boutique di Milano lo sognano tutte le mie amiche e io finalmente potrò vantarmi di averlo fatto!
«Ashley, quando sarai a Milano ricordati di non correre così, non vorrei che tua zia pensasse che ti abbiamo allevata come una selvaggia!» mamma e le apparenze sono da sempre un’accoppiata vincente. Specie perché la zia è la sorella di papà.
«Farfallina,» odio quando mi chiama così, non ho più tre anni! «Non dare retta a tua madre, tua zia avrà bisogno di un po’ di filo da torcere. Perciò datti da fare!»
La sorella che ha mollato la famiglia a diciotto anni per cercare fortuna nel campo della moda. E l’ha avuta, ovviamente. Adoro la zia Sam – che ho visto solo due volte in vita mia – e sono stata felicissima di ricevere il suo invito a passare le vacanze estive da lei. Un mese di Italia, lontana da questi due che non mi fanno mai fare niente. E soprattutto lontana da quel rompiscatole di Peter, che anche adesso sta tirando la manica di papà perché per tirarlo fuori di casa gli ha promesso di portarlo in quel negozio di videogiochi che gli piace tanto.
Mi accompagnano al check in, da qui in poi proseguirò da sola.
«Stai attenta, farfallina» mi sussurra papà, mentre mi abbraccia. Mamma piange – cioè, piange, neanche partissi per la guerra – e Peter mi molla un bacio sulla guancia subito prima di dire «Beh, adesso che lei attraversa il check in possiamo anche andarcene, no?»
Mamma gli lancia un’occhiataccia e io gli faccio una linguaccia. Già mi manca quel rompi di mio fratello.

* * *

Quasi sette ore di volo, e sono SOLO a Londra. Menomale che ne mancano solo due, ovviamente se la coincidenza si degnasse di partire in orario. Cosa che non farà, almeno a quanto hanno detto agli altoparlanti. Londra la odio. Odio questo accento inglese, i ragazzi sembrano tutti degli snob precisini, seduti composti nelle loro seggioline. Rivoglio il caos della mia America. O trovare quello italiano. Questa tappa di mezzo non ci voleva proprio. Chissà poi perché zia Sam non ha prenotato un volo diretto. Ce ne sono, e pure parecchi.
«Amo i voli per l’Italia. Per quanto ti impegni saranno sempre più in ritardo di te!» mi volto verso l’autore della battuta e mi rendo conto che è un ragazzo castano con gli occhi chiari che sembra sia stato buttato giù dal letto proprio ora e che si sta rivolgendo al suo amico, un biondino tutto spettinato che sta prendendo la chitarra dalla custodia.
«Cos’hai da guardare?» mi chiede un tizio con i capelli neri e gli occhi arrabbiati. Sembra un teppista e mi spaventa anche un po’.
«N-niente» rispondo, titubante, e abbasso gli occhi sul pavimento. Spero che se ne vada, ma quando alzo lo sguardo dopo cinque minuti lo trovo ancora lì a tenermi d’occhio.
«Zayn! Piantala. Non vedi che la stai spaventando?» alzo lo sguardo per vedere chi sia il mio cavaliere e ringraziarlo e mi trovo di fronte il sorriso più dolce che abbia mai visto. Ha due bicchieroni di Starbucks in mano e me ne porge uno. «Caffè latte, vuoi?»
Ci metto un po’ a capire che si sta rivolgendo proprio a me – e deve pure pensare che sia un po’ scema, dato che non c’è nessuno, a parte noi e i suoi amici – poi scuoto la testa. Non ho fame, no. Anche se il mio stomaco brontola contrariato. «Sei proprio sicura?»
Sorrido e accetto il bicchiere.
«Ehi! Era il mio!» protesta il tizio con lo sguardo cattivo. Quello che ha chiamato Zayn.
«Potevi pensarci prima di spaventare questa ragazza. A proposito, come ti chiami?» mi chiede.
«A-Ashley.»
«A-Ashley. È un nome molto curioso, tuo padre è un rapper, forse?» ride un ragazzo con il naso all’insù e degli occhi azzurri bellissimi.
«No. Ashley, e basta. Balbetto un po’ quando sono in imbarazzo e quando parlo con gente che non conosco» chissà perché sto dicendo tutte queste cose. Con molta probabilità non ci vedremo più per il resto della nostra vita, dopo essere scesi dall’aereo che ancora non abbiamo preso.
«Beh, all’imbarazzo non posso rimediare. Ma alla conoscenza sì. Io sono Liam e loro sono Zayn, Louis, Harry e Niall» mi dice, indicando se stesso, il tizio con lo sguardo da duro, naso all’insù, occhi verdi e il biondino spettinato.
Adesso che li guardo meglio sono tutti e cinque dei bellissimi ragazzi.
«Come mai andate in Italia?» chiedo, incuriosita.
«Lavoro» mi rispondono in coro e mi stupisco per il modo in cui le loro voci si armonizzano. Poi mi stupisco anche perché non penso che abbiano più di diciott’anni. E già lavorano.
«E tu invece come mai stai andando a Milano?» mi chiede Liam. Si siede vicino a me, mentre gli altri ritornano alle loro occupazioni. Niall accorda la chitarra, Zayn si allontana – probabilmente per andare a ricomprare il cappuccino che Liam ha offerto a me – Louis si infila gli auricolari e fa finta di suonare la batteria. Harry… Harry dorme. Con la testa sulla custodia della chitarra.
Scoppio a ridere e Liam si guarda intorno. Poi ride anche lui. «Ormai non mi fanno più effetto, sono come la mia famiglia, ma ammetto che dall’esterno devono essere una scena piuttosto buffa.»
«Comunque sto andando a trovare mia zia. Ha un’agenzia di non-so-che-cosa-anche-se-credo-si-tratti-di-moda a Milano e -»
«Fammi indovinare. Ti vuole come modella. Faresti una figura splendida su una passerella!»
Lo sapevo che prima o poi la pacchia sarebbe finita. Non poteva essere vera tutta quella gentilezza. I ragazzi come lui non sono gentili con le ragazze come me. Mi alzo in piedi.
«Guarda che gli specchi a casa mia ci sono» getto il bicchiere di carta, ormai vuoto, nel cestino e cambio posto.
Ma ovviamente Liam non molla. Certo, ormai che ho capito il suo gioco deve farmi pensare di essere sincero.
«Guarda che dicevo sul serio, Ashley
«Anche io, Liam» calco la voce sul suo nome, come ha fatto lui con il mio.
Ci guardiamo per un po’. Poi sbuffa e si lascia cadere sulla sedia di fianco alla mia.
«Nessuno ti ha detto che potevi.»
«Neanche il contrario, però!»
«Sei uno che non molla, eh?»
«Mai» la sua voce è così carica, quando pronuncia quest’unica sillaba. Distolgo lo sguardo, sentendomi arrossire.
“I passeggeri del volo BA0566 con destinazione Milano Malpensa sono pregati di avvicinarsi al Gate 27”
«Oh. Finalmente» sospiro, con sollievo.
«Che c’è, non vedi l’ora di liberarti di noi?»
«N-No. N-non vedo l’ora di abbracciare la zia» rispondo e il sorrisetto di Liam mi fa arrossire.
«Sei in imbarazzo?» mi chiede, sempre con lo stesso sorrisetto, prima di sollevarmi il mento con due dita.
«Liam, dai muoviti che se no non possiamo metterci vicini!» lo rimprovera… Harry.
«Ma se abbiamo i posti prenotati!» gli risponde, poi si gira verso di me «Tu in che posto stai?»
«Non lo so. I biglietti li ha prenotati la zia, non ho guardato più di tanto» rispondo, alzando le spalle.
«Fammi vedere.»
«Ecco qui» gli porgo il mio biglietto e lui scoppia a ridere.
«Ma guarda tu le coincidenze! Ragazzi! Non ci crederete mai! Abbiamo conosciuto la persona che siederà vicino ad Hazza per tutto il viaggio!»
Lancio uno sguardo ad Harry. Se non avesse quest’aria fin troppo furba e l’aspetto da bello addormentato appena risvegliato forse un pensierino ce lo farei pure, in fondo è un bel ragazzo, ma il fatto che i ragazzi siano scoppiati a ridere mi fa preoccupare un po’.
«Perché ridete?»
«Spero che tu abbia scorte di schifezze per un reggimento dentro quella borsa. Harry sa fare solo due cose. Parlare e mangiare. E spesso le fa insieme» mi dice il biondino con gli occhi azzurri. Niall. Ha un accento strano, non sembra neanche inglese. «Sono irlandese, Ash. Posso chiamarti Ash, vero?»
Annuisco. Irlandese. Questo spiega il suo strano accento, ma non come abbia fatto a capire che stessi pensando proprio a quello.
«Oh, grazie, Niall, per la bella presentazione.»
«Non era una presentazione. Era un avvertimento» dice serio Zayn, con l’espressione corrucciata e le braccia incrociate.
Mi alzo in piedi e raccolgo le mie cose. Un trolley, il maglioncino che avevo sulle spalle e che mi è scivolato, gli occhiali da sole e l’iPod.
«Ehi, se vuoi mi siedo io vicino a te. A Harry non dispiacerà» mi dice Liam, caricando il suo borsone sulla spalla.
Ma l’espressione di Harry lascia intendere il contrario.
«No, tranquillo» rispondo, poi mi avvio verso il gate. Prima di mettermi in fila, mi volto di nuovo verso Liam. «E, per rispondere alla tua domanda di prima, no, non ho fretta di mollarvi. Anzi, sono contenta di avervi trovati qui all’aeroporto. Mi sarei annoiata a morte, senza di voi!»
Liam sorride e socchiude gli occhi – è bellissimo, quando fa così – poi mi circonda le spalle con un braccio e ci avviamo insieme verso l’imbarco. «Grazie» mi sussurra.

***

Dunque, questa è la mia prima storia nel fandom (anche se non è la prima storia in assoluto)... comunque, vi prego di perdonarmi se non sarò troppo fedele con i caratteri dei ragazzi. La mia passione per i 1D è nata da poco... guardavo i trending topics su Twitter e un giorno ne avevano addirittura tre, così mi sono incuriosita ed ho ascoltato le loro canzoni e *puff* colpo di fulmine. Dei ragazzi so veramente poco, perciò se qualcuna vuole darmi anche una mano con le informazioni mi farebbe un immenso piacere.

Ah, il titolo è preso in prestito da Everything about you

Per il momento vi saluto. Kisses.

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Capitolo 2
*** Rivelazioni ***


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Capitolo 2 - Rivelazioni

Dopo aver mangiato una quantità industriale di dolciumi, Harry si addormenta in una posizione scomposta sul sedile dell’aereo, il che mi lascia il tempo di tirare fuori il libro che stavo leggendo anche durante il volo da Boston a Londra e cercare di finirlo. Gli altri sembrano abbastanza presi in una partita a carte – che non so come riescano a giocare, tra le altre cose.
«Che leggi?» alzo gli occhi dal libro e mi trovo di fronte Niall. Ma hanno già smesso di giocare? Un urlo sul sedile posteriore – prontamente sedato dalla vecchia bisbetica della fila opposta – mi dice di no.
«Me ne sono tirato fuori. Quando quei tre mettono in palio i dolci di Harry mi sembra sempre di fargli un torto» abbassa gli occhi sul nostro compagno di viaggio. «Dormirebbe persino in mezzo a un campo di battaglia.»
«Ma non è che sono i dolciumi a fargli male? Mio padre dice sempre che -»
«Non suggerire mai ad Harry di vivere senza i suoi dolci, potrebbe ucciderti» afferma serio.
«Comunque mio padre, che è medico, dice sempre che quando si alza lo zucchero nel sangue aumenta il sonno.»
Per un po’ cala il silenzio, tra di noi, interrotto solo dal lieve ronzio proveniente dal naso di Harry. Povero, sta in una posizione scomodissima, non deve essere facile respirare, così.
«Fai sempre quello che dicono i tuoi?» mi chiede, buttando lì la frase come se niente fosse, ma nascondendoci chissà quali significati.
«Quasi. E comunque, considerando che il novanta per cento delle volte dicono cose opposte l’uno all’altro, diventa difficile fare qualcosa che loro non dicano» sbotto, un po’ infastidita da questa sua affermazione.
«Non mi hai ancora detto cosa stai leggendo» dice, cambiando di nuovo argomento.
«Hunger Games. Ho visto il film un po’ di tempo fa e mi sono incuriosita, così ho deciso di comprare il libro. E mi sta piacendo un sacco, anche se so già come va a finire.»
«Sì, è stato un gran film. E Jennifer e Josh sono simpaticissimi!»
«Li conosci?»
«Ce li hanno presentati alla premiere qui a Londra. Ancora stento a credere che ci invitino a certi eventi» mi risponde.
«Ma che lavoro fate? Sempre che tu possa dirmelo» chiedo, curiosa. I loro nomi non mi dicono niente.
«I cantanti» borbotta Harry. Con le nostre chiacchiere dobbiamo averlo svegliato.
«Buon risveglio, Hazza!» gli dice Niall.
«Buono mica tanto visto che a svegliarmi è stata la tua voce, Horan» dice mentre si ricompone i capelli e si siede decentemente. «Mica hai un dolcetto?»
Si è girato verso di me con un sorriso speranzoso. Ha le guance rosse e gli occhi lucidi di uno che si è appena svegliato. Sembra un orsacchiotto, mi viene voglia di fargli le coccole.
Ma a che pensi, Ashley! Mi rimprovero e mi affretto a rispondere ad Harry, che ancora mi guarda con gli occhi da bimbo sperduto.
«N-no. N-non a portata di mano» cacchio, ho balbettato. Adesso si accorgeranno tutti che sono in imbarazzo. Ma perché prima ho detto quella cosa a Liam? Perché? Ecco, adesso sono anche arrossita.
«Pace, comprerò qualcosa quando saremo all’aeroporto.»
«Conoscendoti avrai la valigia piena di quella robaccia!» Liam infila la testa tra i nostri sedili per prendere in giro Harry. Poi mi guarda e sorride. «Spero tu non ti sia annoiata troppo.»
«No, ho letto un po’ e poi Niall è venuto a farmi compagnia. Chi ha vinto i dolci di Harry?» gli chiedo, con una nota di rimprovero nella voce.
«Io, ovviamente» mi risponde, con un sorriso ancora più grande. Harry mi pare stranamente tranquillo, per essere uno che sta per perdere tutto ciò a cui tiene.
«Non mi sembra carino vantarsene» affermo. Lui mi guarda per un attimo, poi scambia un’occhiata con Harry e Niall e scoppiano a ridere.
«Harry, spiegale, per favore» dice Liam, mentre continua a ridere.
«Non può aver pensato che lo faceste senza il mio permesso!» risponde lui e io lancio un’occhiataccia a Niall.
«E va bene, ammetto di aver calcato un po’ la mano sul ‘mi sento in colpa’, ma volevo parlarti e non sapevo come giustificare il fatto che avevo smesso di giocare» dice, preso in contropiede.
Proprio in quel momento, una voce dall’altoparlante ci chiede di sederci ai nostri posti e di allacciarci le cinture perché stiamo per iniziare le manovre di atterraggio. Niall torna a sedere vicino a Louis ed Harry ne approfitta per spiegarmi che i ragazzi usano i suoi dolci come fiches per il poker, ma solo quelli che mette a disposizione. Non gli hanno mai mancato di rispetto. Qualche volta gli nascondono le confezioni, ma alla fine gli ridanno sempre tutto.
Mi ritrovo a stringere la mano nella sua, quando l’aereo inizia la discesa. Ho sempre paura che possiamo schiantarci a terra. La sua voce roca, però, mi aiuta a rilassarmi, e quasi non mi accorgo di quando le ruote dell’aereo toccano terra.
«Quando saremo a terra sarà meglio che tu non stia troppo vicina a noi» mi suggerisce Harry, poi mi supera e raggiunge Niall, Louis e Zayn sulla passerella. Un po’ mi sento offesa. Abbiamo passato tutto il viaggio insieme e non vuole che mi vedano insieme a loro? Una mano calda si infila nella mia, c’è un foglietto di carta nel suo palmo, che rimane nel mio quando il secondo dopo lascia di nuovo la mia mano.
«È il mio numero di telefono, Ash. Fanne buon uso» dice, un istante prima di allungare il passo per raggiungere i suoi amici. Sembra ripensarci per un istante e infatti si volta verso di me e mi sorride. «Ash, non prendertela per quello che ti ha detto Harry. Capirai subito che è meglio per te!»
Quando arrivo nella zona accessibile al pubblico, capisco che i ragazzi avevano ragione. Se tutto questo caos è per loro – non mi chiedo perché non li conosco, dato che non ascolto mai musica moderna – qualcuna di quelle pazze avrebbe potuto attentare alla mia vita o rintracciarmi su twitter, o su facebook oppure ancora… le urla si fanno più acute e assordanti e capisco che anche i ragazzi sono usciti. Mi dispiace non poterli salutare per bene, sono stati davvero carini durante il viaggio, ma è meglio che li lasci alle loro fan. È il loro lavoro, d’altra parte.
Inizio a cercare mia zia con lo sguardo, sperando di riuscire a trovarla in mezzo a tutta questa gente. Quando la vedo le corro incontro, trascinandomi dietro le mie valigie pesanti.
«Zia Sam!» urlo. Poi mi accorgo che sta parlando con cinque uomini enormi. Tutti vestiti di nero, con degli auricolari e gli occhiali da sole. Cinque guardie del corpo.
Lei si volta verso di me e accenna un sorriso, mentre alza una mano per salutarmi. È bella come sempre, con i capelli biondi raccolti sulla nuca e quegli enormi occhi verdi messi in evidenza da un tratto sapiente di eyeliner nero.
«Ciao, tesoro!» mi dice, quando la raggiungo. «Ancora cinque minuti, che quei testoni fanno un po’ di foto con le fan, e ce ne andiamo.»
La guardo stupita. Testoni? Fan? Il primo a raggiungerci è Zayn, gli altri si attardano un po’ di più con le ragazze. Zia Sam assegna uno di quegli armadi ad ognuno di loro e ci fa caricare le valigie su un carrello.
«Da adesso alla macchina non ci si ferma più, siamo d’accordo? Louis, non ti fare impietosire dalle ragazze. Hector, assicurati che non si fermi neanche per allacciarsi le scarpe» è così autoritaria mentre parla. Non l’avevo mai vista in questa veste, la zia Sam è quella che mi porta in giro per negozi e mi aiuta a fare scherzi alla mamma. «Ah, Ashley, puoi metterti in mezzo al gruppo? Vorrei evitare che tua madre ti veda su un tabloid proprio il giorno in cui arrivi in Italia. Le prenderebbe una crisi isterica» mi sorride con fare complice. Ecco, questa è la zia Sam che conosco.

* * *

«E così, la tua zia Sam è la nostra Sam» mi dice Harry, con quel sorriso tutto fossette che farebbe sciogliere anche un ghiacciaio.
«Potresti raccontarci aneddoti divertenti su di lei. Magari possiamo ricattarla un po’» urla Louis, che sta facendo non so cosa con Niall sul sedile del furgoncino con i vetri oscurati su cui siamo saliti.
«Non è che sappia molto di lei. Ci siamo viste dal vivo tre volte con questa, il fatto che lei sia in Italia non ci aiuta, ma è la mia zia preferita e le voglio un sacco di bene» rispondo.
«Ma tua zia non vive in Italia, Ash» mi dice Zayn «Era qui prima di noi solo per finire di sistemare le ultime cose per le tappe del tour.»
«Esatto, Zayn. E stasera devo aggiornarvi, perché ci sono delle novità. Scusami, tesoro, se non ti ho raccontato che la casa discografica mi ha mandata a Londra a curarmi degli affari di questi qua. Tuo padre non mi ha mai permesso di parlarti del mio lavoro per paura che spiccassi il volo come me. Ragazzi, sapete che Ashley è una bravissima pianista? Ha vinto un sacco di concorsi e quest’anno andrà alla Julliard. E poi spiccherà il volo.»
Arrossisco per le parole della zia. È vero, con il pianoforte me la cavo bene. Più che bene. E forse la mia estrema timidezza è dovuta al fatto che passo troppe ore sul piano in compagnia di Chopin, Bach, Beethoven e Mozart.
«Ah, e non chiedetele se conosce le vostre canzoni, perché dubito che sappia chi siete – ed è il motivo per cui mi sono permessa di farla volare con voi – e soprattutto perché in casa sua si ascolta solo musica classica. Ma quest’estate cambieranno un sacco di cose. Capito, Ashley? Domani tra l’altro ti porto a fare un po’ di spese, i vestiti che compra tua madre non fanno al caso nostro. Ho delle idee grandiose per te, vedrai.»
«Zia, ma dov’è ‘casa’ esattamente?» chiedo. Se si è trasferita non può avere ancora la sua casa, no?
«Beh, la villetta al lago di Garda l’ho tenuta come casa delle vacanze. Ci sono tre camere da letto e due bagni e siamo in un paese di duemila anime dove il settantacinque per cento della popolazione supera i sessant’anni. Perciò, niente possibilità di fare danni, per voi, e niente possibilità che le fan vengano a rompere le scatole a me e mia nipote. E il primo di voi che posta una foto su Twitter o dà un’indicazione sul posto dove vi trovate prima di essere tornato in Inghilterra perde l’uso dell’iPhone per il resto del mese.»
«Un mese? Ma la promozione del nuovo singolo non doveva durare una settimana?» chiede Liam, stravolto.
«E infatti durerà una settimana. Le altre tre settimane ve le farete in vacanza sorvegliata. Vorrei evitare che diventiate il bersaglio del gossip durante le vacanze, perciò staremo tutti insieme in allegria. Che ne dite?»
Le facce dei ragazzi non mi sembrano così entusiaste e mi viene da ridere.
«Beh, almeno non avrò bisogno di usare il tuo numero di telefono» sussurro a Liam, che risponde con un sorriso.
«Hai ragione» mi sussurra di rimando.

***

Dunque, ribadisco che non so come si chiami la/il manager dei ragazzi, e che spero che la storia stia piacendo a quelle quattro anime che hanno letto il primo capitolo. Se mi lasciate un pensierino non mi offendo, eh ^^

Spero di ripassare presto

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Capitolo 3
*** Primi passi ***


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Capitolo 3 - Primi Passi

«Zia, ma questa la chiami “villetta”?» le chiedo e non riesco a chiudere la bocca per lo stupore. La casa è su due piani, anche se a quanto ho capito è abitabile solo al piano superiore, ed è circondata da non so quanti metri di giardino. C’è anche la piscina.
«Se ti fai un giro in paese noterai che è una delle più piccole» mi risponde lei.
«Aspetta, Sam. Vuoi dire che non solo l’età media da queste parti è sopra i cinquanta, ma anche che nessuno chiamerà i paparazzi perché tutti tengono alla privacy?» chiede Zayn.
«Esatto.»
«Ma sei un genio!» esclama e la stringe in un abbraccio. Credo sia la prima volta che lo vedo sciogliersi, in quasi sei ore che lo conosco.
«Ma non significa che potrai fumare quanto ti pare. Ho un accordo con il tabaccaio del paese. Gli ho lasciato una vostra foto e gli ho raccomandato di non vendervi più di un pacchetto a settimana.»
«A testa?»
«No. Di gruppo. E non mi dire che nei tre giorni che vi ho lasciati da soli ha iniziato a fumare qualcun altro del gruppo perché altrimenti invece che un pacchetto da venti potrete comprarne solo uno da dieci. E poi vediamo se ti viene ancora la voglia di attaccare il vizio a qualcun altro.»
Scoppio a ridere. La zia Sam in questa veste mi fa ridere da matti. Si voltano tutti a guardarmi.
«Scusa, zia. Non volevo prenderti in giro. È solo che mi fai ridere, non sono abituata a vederti così seria. Sembri la mamma quando mette in castigo Peter!»
«A proposito di Peter, come sta quella peste di tuo fratello?»
«Non so, non ho ancora sentito casa da quando sono partita. Ma immagino che sia alle prese con un videogioco nuovo, al momento!» le rispondo, contenta che non si sia arrabbiata per il paragone con mamma. Credo si odino, anche se non so per quale motivo. Oltre al fatto che sono diametralmente opposte, ovviamente.
«Ad ogni modo, signorino, per tornare a noi due. Non più di venti sigarette a settimana. E sono stata buona. Se te le giochi bene ne avrai tre al giorno» conclude la sua discussione con Zayn, poi passa a Harry.
«Hazza, c’è qualcosa che mi devi dire?»
«Sì, ti voglio bene, Sam!» afferma e sorride. Sul suo viso si formano le solite tenere fossette.
«Non sei stato a fare una visita dal dentista per una certa carie?»
«Chi è stato?» la sua espressione cambia subito e si rivolge ai suoi amici con una furia omicida negli occhi.
«Non ti arrabbiare con loro, sono la vostra manager, è il mio dovere saperlo. Comunque me l’ha detto tua madre, che è preoccupata per te e per i tuoi denti. Ad ogni modo, voglio i dolci che ci sono nella tua valigia. Tutti. Louis, assicurati che me li dia tutti. Per il momento direi che ho finito. Stasera vi aggiorno sulla situazione del mini-tour promozionale dei prossimi giorni e anche sulle mie idee per le settimane successive. Ah, ecco cosa mi sono scordata. Harry, per telefono mi hai detto di aver scritto due nuove canzoni, vero?» Harry annuisce. «Stasera alla riunione puoi portare i tuoi appunti? Ora possiamo andare a disfare i bagagli.»
Niall, Louis e Liam si dirigono verso una stanza, Zayn e Harry in quella esattamente di fronte. A me e alla zia rimane la terza stanza.

«Non sarai stata un po’ troppo dura con loro?» chiedo a zia Sam, dopo che ha disfatto la sua valigia e mi ha aiutata a disfare  la mia, senza nascondere l’orrore per certe robe che mamma mi ha infilato in valigia a mia insaputa.
«Dici?» mi chiede di rimando, con un sorriso. «Non si direbbe, ma voglio loro un gran bene, Ash. Zayn è quello che mi fa arrabbiare di più. Deve fare il duro a tutti i costi e non si rende conto che la sua voce è un tesoro da proteggere. Ed Harry con tutti i dolci che mangia prima o poi si farà venire il diabete. Sì, sono dura, ma lo faccio per loro. Stasera scendi alla riunione, così lo capirai anche tu.»

*             *             *

La riunione si tiene in una specie di studio di registrazione insonorizzato. C’è qualsiasi strumento, qui dentro. Persino un pianoforte. E sono sicura che la zia mi abbia fatta scendere appositamente per farmelo vedere. Stare un mese senza poggiare le dita sui tasti d’avorio di un pianoforte sarebbe stata una tortura infinita, per me.
La zia espone i piani del tour e i progetti per le tre settimane successive, che prevedono un po’ di lavoro, per i ragazzi. La casa discografica vorrebbe far uscire il loro nuovo disco all’inizio dell’anno prossimo, perciò sono già in ritardo con i lavori. Tra l’altro la zia vorrebbe che i pezzi portassero tutti il loro nome, quindi dovranno darsi da fare. È per questo motivo che li ha portati in questo posto tranquillo.
Harry suona i pezzi che ha composto per farli sentire ai ragazzi. Ha indubbiamente una gran voce e la canzone è molto… carina. Ma direi banale, non ha un briciolo della particolarità che sono abituata a trovare nelle melodie classiche. Nessuno dice niente, ma lo vedo persino sulla faccia di Harry che non è contento del risultato e che avrebbe voluto lavorarci un po’ di più, prima di farle ascoltare agli altri.
Finita la riunione, se ne vanno tutti a dormire. Io decido di rimanere qualche minuto in più. Fremo dalla voglia di mettere le mani sul pianoforte da quando ci ho posato gli occhi un paio d’ore fa. Sono stanchissima, e mi riprometto di suonare solo un pezzo. Ma un solo pezzo è poco più di cinque minuti e sono troppo pochi. Mi convinco che un altro pezzo non mi toglierà troppo sonno e che comunque la zia mi verrebbe a cercare se dovessi fare troppo tardi.
Non so al termine di quanti pezzi dopo Liam mi fa notare la sua presenza.
«Chopin, Notturno in Mi bemolle maggiore Opera nove Numero due» recita, prima di sedersi sullo sgabello al mio fianco. «Tua zia ha ragione. Sei bravissima.»
«Grazie» arrossisco. E non so se è per il complimento o per la sua vicinanza.
«Non riuscivi a dormire neanche tu?» mi chiede. Solo in quel momento noto che ha in mano un bicchiere di latte, il tipico pasto notturno di chi non riesce a prendere sonno.
«Non sono mai andata a dormire. A dire la verità non so neanche che ore siano» rivelo.
«Sono le tre!» mi rimprovera con un sorriso. «Il pianoforte ti fa sempre quest’effetto?»
«Non a casa. Lì non ho una stanza completamente insonorizzata per poter suonare senza che qualcuno mi dica di smettere. E tu come mai sei sceso?»
«Non lo so, a dire la verità. Forse speravo di trovare qualcuno con cui parlare ed eccoti qui» sospira.
Lo guardo mentre finisce di bere il latte. Quando posa il bicchiere scoppio a ridere, perché gli è rimasto un baffo di latte. Lo pulisco con un fazzoletto di carta. Adesso a sospirare sono io.
«Come ti è sembrata la canzone di Harry?»
«Vuoi la verità?» mi fa un cenno di assenso con la testa. «Non sembrava soddisfatto neanche lui, Liam. Sembrava che avesse svolto il compitino assegnatogli e non che avesse fatto una cosa di cui era fiero. Quella canzone manca… di personalità. Manca di anima. Il testo ha un significato e la musica lo porta da tutt’altra parte. Nel testo c’è il cuore di Harry, nella musica no. E si sente.»
Non ricordo bene le parole della canzone che ci ha fatto ascoltare prima, ma la musica sì. La musica mi rimane impressa subito. Inizio a suonare le prime battute della canzone di Harry e subito Liam mi viene dietro con le parole. La sua voce è… indescrivibile. Calda, piena, sensuale. Mi avvolge e mi fa rabbrividire. Non mi era mai capitato prima.
Smetto di suonare. Lui va avanti per un po’ poi si ferma e mi guarda.
«Perché ti sei fermata?»
«Perché ho capito cos’è che non funziona!» esclamo. Mi dirigo verso l’armadio della stanza, quello in cui sicuramente troverò quaderni pentagrammati e matite e torno a sedermi accanto a Liam. «Se qui cambiamo questo accordo con questo e qui inseriamo questo giro…»
Era tanto che non mi infiammavo così per una composizione. Forse non mi è mai successo. Con molta probabilità ho sempre commesso lo stesso errore che Harry ha fatto con questa canzone. Comporre come se fosse un compito da svolgere e non qualcosa che doveva venire dal mio cuore. Ed è la vicinanza di Liam ad aiutarmi, non c’è altro motivo. In fondo la canzone è una canzone d’amore.
Continuo a strimpellare e scribacchiare sul quaderno. Liam si alza in piedi e gironzola per la stanza, poi si siede sul divanetto – probabilmente per gli ospiti che vogliono ascoltare qualche sessione di registrazione – e si addormenta.

Mi dispiace svegliarlo, ma ho bisogno della sua voce per vedere se funziona.
«Liam?» lo scuoto leggermente e lui sobbalza. «Scusa» dico.
«Tranquilla. Vuoi andare a dormire?»
«Ormai? No! Ho finito di sistemare la melodia. Te la faccio sentire una volta, poi ti va di provare a cantare?» gli chiedo, e un po’ mi pento di averlo svegliato.
«Certo che mi va!» salta in piedi e viene di nuovo vicino al piano. Mi gira le pagine, anche se in realtà non ne avrei bisogno.
«È davvero la stessa canzone?» mi chiede alla fine. Si alza in piedi. «Sono pronto. Dammi l’attacco.»
La sua voce si adatta bene alla nuova melodia e, nonostante sia convinta che ci siano ancora dei miglioramenti da fare per poterla adattare a tutte e cinque le loro voci, finalmente questa canzone mi piace.
Quando arriviamo alla fine sono straentusiasta. «Così è molto meglio, non credi anche tu?» mi volto a guardarlo e finisco con il fissarlo negli occhi. È maledettamente serio, mentre mi guarda.
«È stupenda, come te in questo momento.»
Poi le sue labbra sono sulle mie. Calde, morbide e sensuali. Proprio come la sua voce. E proprio come la sua voce mi catturano e mi danno i brividi.
Non so quanto tempo passiamo a baciarci, prima che Louis si schiarisca la voce e ci interrompa. O meglio, non so da quanto è lì a guardarci quando si decide a farlo.
«Certo che uno si preoccupa che siate stati rapiti e invece voi due siete quaggiù a fare i piccioncini» dice, con fare cospiratorio. Poi cambia tono di voce. «Ehi! Sono quaggiù, non li ha rapiti nessuno!»
Gli altri tre membri del gruppo arrivano di corsa e rimproverano Liam di non aver lasciato neanche un biglietto, perché li ha fatti preoccupare e volevano chiamare la polizia, ma che zia Sam non lo ha permesso. Lei scende con tutta calma, con un bicchiere di caffè americano in mano.
«Allora, Ash. Hai trovato la soluzione?» mi chiede. Non capisco cosa voglia dire. «Mi ha detto tuo padre che quando hai un problema ti siedi al pianoforte e non ti stacchi fino a quando non hai trovato la soluzione. L’hai trovata?»
Annuisco.
«Bene. Ragazzi, sedetevi. Ashley e Liam hanno qualcosa da farci sentire.»
Come faccia già a saperlo è qualcosa che non riesco a comprendere, comunque Liam si mette vicino a me, come poco fa, ed inizia a cantare mentre io suono.
Alla fine i ragazzi ci guardano sbalorditi. Harry ha persino la bocca aperta.
«Non volevo cambiarla così tanto… spero non ti dispiaccia.»
«Dispiacermi? Hai trovato la soluzione al problema che mi affliggeva da un mese e mezzo e su cui avevo perso il sonno, Ash! È stratosferica così! Grazie, grazie, grazie!» si alza per abbracciarmi. È il suo modo di ringraziarmi.
«E siccome la base di tutto è la tua canzone, Harry, potrai avere un pacco di orsetti gommosi alla coca cola. Ma dovranno durarti almeno tre giorni» gli dice zia Sam. «Comunque, ragazzi, vi presento la vostra compositrice ufficiale per il prossimo album.»
Adesso tocca a me rimanere a bocca aperta. «Cioè, è sempre stato il tuo piano fin dall’inizio?»
«No, il mio piano era passare un mese con la mia nipotina preferita. La mia speranza che ti trovassi bene con i ragazzi e li aiutassi. Ad ogni modo adesso andate a prepararvi
» dice, cambiando destinatario e rivolgendosi ai ragazzi. «Oggi avete due ore di sessione di autografi e io ed Ash dobbiamo pensare a un guardaroba nuovo per lei.»

***

Intanto due piccolissime note: la casa che ho descritto è questa, (spero che non sia di nessuna/o di voi ^^, o forse sì, beata/o lei/lui), mentre la sonata per pianoforte che Liam riconosce e cita potete trovarla qui  

Per il resto bla bla bla, non so niente o poco dei ragazzi, non ho idea di come si chiami la/il loro manager e questa è tutta un'opera di fantasia. E il capitolo è vagamente ispirato a 'Up All Night'

Ah, sì, ho sentito la nuova canzone (I Should Have Kissed You)... ma che bella che è!

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Capitolo 4
*** Spese pazze e chiarimenti ***


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Capitolo 4 - Spese pazze e chiarimenti

«Buongiorno, bella addormentata!» è il sorriso di Liam ad accogliermi al risveglio e mi accorgo di aver dormito per tutto il viaggio, dato che siamo nel pieno centro di Milano. E per di più di averlo fatto sulla sua spalla. Sobbalzo.
«Dovevi svegliarmi! Sarai stato scomodissimo, in questa posizione per tutto il viaggio, Liam!» i ragazzi si mettono a ridere e zia Sam, dal sedile davanti, borbotta qualcosa che suona come un “io te l’avevo detto”.
«Eri così angelica» risponde Niall.
«E poi due ore di sonno te le meritavi, stanotte non hai dormito per niente!» aggiunge Louis e fa l’occhiolino.
Mi sento arrossire, per fortuna zia Sam prende in mano la situazione.
«Ragazzi, stiamo per arrivare. Vi do le ultime raccomandazioni, poi vi lascio allo stato brado fino all’ora di pranzo. Harry, cerca di non dare il tuo numero in giro come l’anno scorso, poi abbiamo dovuto cambiarlo. Liam, non ti sporcare la camicia con il gelato al cioccolato, non avremo il tempo di comprarne una pulita. E hai quasi vent’anni! Zayn… qui non ho il controllo sui tabaccai, ma quando torniamo a casa vi perquisisco. E ricordati di stare attento ai paparazzi. Louis e Niall, cercate di non mettervi a giocare a calcio in mezzo a Piazza del Duomo, per favore. Questo è tutto. Qualcuno vuole venire a fare shopping con me e Ashley?»
Prego in non so che lingua che Liam non si offra volontario, ma è Harry a sorprendermi.
«Vengo io, se a Ash non dispiace. Mi servono un paio di polo, per mettere i dolci ho sacrificato lo spazio dei vestiti. Non vi darò nessun fastidio!» dice. È difficilissimo dirgli di no, se fa quel faccino tenero da cucciolo bastonato, ma non voglio assolutamente che assista alle mie prove di vestiti che non mi andranno bene di sicuro e così sto cercando la forza di scaricarlo con la scusa che si annoierebbe, visto che sarebbe l’unico maschio, quando Liam mi precede.
«Vengo anche io, un gelato al cioccolato me lo mangio più che volentieri e una camicia di riserva può sempre fare comodo. E poi ad Harry servirà un po’ di compagnia, mica posso lasciarlo solo con due donne tutto il giorno!» esclama, tutto allegro. Non mi sfugge il sorrisetto che si scambiano Zayn e Louis e così capisco. Mi hanno fregata. Si erano messi d’accordo! Forse addirittura a casa.
«A parte che si tratta di due ore… non potete andare da un’altra parte?» sbuffo, allontanandomi da Liam per quanto concesso dalla larghezza del sedile e da Niall che sta seduto al mio lato destro.
«Ash! Se devono andarsene in giro per negozi preferisco che vengano con noi, almeno evito che comprino magliette indecenti!» mi risponde zia Sam e mi sorge il dubbio che sappia tutto anche lei. Ma mi avrebbe detto qualcosa, come minimo. Tipo ‘stai attenta’, oppure ‘Ash, non è il caso. Liam deve concentrarsi sulla musica, ora’. O no?
«E va bene. Ma dovete stare lontani da me» dico, esasperata. Mi hanno messa all’angolo ed è una cosa che non sopporto. E la zia lo sa.
«Ok. Allora è deciso: Harry e Liam vengono con noi, e voi tre cercate di non fare troppi danni. Ci vediamo sugli scalini del Duomo alle tredici in punto.»

*             *             *

Dopo aver accompagnato i due in uno store Lacoste, dove Harry compra due polo e Liam una camicia azzurra, la zia mi trascina in un negozio di costumi da bagno.
«Non ne hai neanche uno e non ho intenzione di rispedirti a casa così pallida. E poi la piscina della villetta dovremo sfruttarla, no?» mi dice e finalmente riesco a mettermi nei panni dei ragazzi quando li mette di fronte a decisioni già prese.
«Ma loro due rimangono fuori.»
So che sto facendo i capricci come una bambina, ma davvero, mi vergogno da matti. I costumi non ho voluto metterli in valigia di proposito, non perché non ne avessi.
«Tanto la vetrina è enorme, vedremmo tutto comunque» ride Harry. «Anzi, se siamo dentro magari ci distraiamo con qualche altra ragazza.»
Beh, se voleva tirarmi su il morale proprio non c’è riuscito.
«Ash, non posso farli stare fuori. Se si accorgono di chi sono non riusciamo più a venirne fuori, invece dentro – e con me vicino – le ragazze non si avvicinano. Magari si provano qualche costume anche loro e non rompono troppo» mi dice zia Sam, un po’ più accomodante. Deve aver capito che mi sto infastidendo e cerca di raddrizzare il tiro.
Alzo le spalle e entro nel negozio. Prendo un cestino vicino alla porta e inizio a guardare i costumi – rigorosamente quelli interi. Ne afferro uno lilla senza bretelle, completamente liscio, con la fascia del seno increspata e lo metto nel cestino.
«Perché non provi questo?» mi sussurra all’orecchio una voce con cui ormai sono diventata familiare e che mi fa rabbrividire comunque. Ha in mano un imbarazzante due pezzi grigio con un sacco di fiocchetti.
«Perché non lo metterei mai» sbuffo. «E comunque, non dovevate starmi lontani?»
«Pensavo che saresti stata contenta di passare un po’ di tempo con me» mi risponde lui, serafico. Mi sforzo di non guardarlo negli occhi, perché di sicuro riuscirebbe a fregarmi.
«Hai fatto male i tuoi conti. Non stiamo insieme, ci siamo baciati mezza volta e non mi piace essere messa all’angolo. E ora lasciami scegliere i costumi in pace» sbotto e cambio scaffale, per allontanarmi da lui. Scelgo un due pezzi a fascia blu con le stelle bianche. È carino e poi mi sembra divertente l’idea di indossare un pezzo della bandiera americana.
«Cos’hai detto a Liam?» mi chiede zia Sam mentre infila nel mio cestino il costume che mi aveva proposto quell’idiota.
«Niente che ti riguardi» le rispondo.
«Mi riguarda tutto quello che riguarda loro, come devo dirtelo? So che vi siete baciati, ho sentito i ragazzi mentre ne parlavano stamattina, Ash.»
«Appunto. Un bacio. Nient’altro» so di essere sgarbata, ma non riesco a farne a meno. Dopo aver scoperto che la zia mi ha praticamente portata qui per lavorare, non sono più così entusiasta di questa vacanza. E lo sono ancora meno se penso che tutti cercano di farmi fare cose che non voglio.
«Sei sicura che non ci sia nient’altro? Voglio dire, hai composto stanotte. E se quello che mi ha detto tuo padre è vero, non componevi da mesi, ormai. L’ultima volta è stata -»
«Per il colloquio alla Julliard. Comunque la canzone è tutto tranne che finita e l’ha praticamente scritta Harry, io l’ho solo un po’ sistemata.»
«Ma adesso funziona, te l’ha detto anche lui» insiste. «Ed è una canzone d’amore.»
«Stai cercando di spingermi verso Liam, zia? Pensavo che mi avresti detto di stare attenta.»
«È un bravo ragazzo, dagli una possibilità» mi suggerisce. «E questo ti starà d’incanto. Direi che quattro costumi possono bastare, perciò vai a provarli e poi ci dedichiamo a qualche boutique seria. Dovremo comprare anche un po’ di biancheria intima. Non capisco come tu non ti ribelli a quello che ti compra tua madre, non hai più dodici anni.»
Finisco per comprare tutti e quattro i costumi, anche quello che ha scelto lui, cercando di convincermi che non è per questo che lo compro, ma perché mi sta davvero bene.
Ottengo che almeno nel negozio di intimo i ragazzi non entrino. E capisco di aver fatto bene quando vedo la biancheria che sceglie zia Sam. Arrossisco senza neanche averla provata, figuriamoci quando a casa mi toccherà fare la sfilata.
E poi andiamo a fare un giro per boutique. Armani, Cavalli, Gucci, Prada e persino Valentino. Zia Sam insiste per comprarmi almeno un vestito in ognuna delle boutique, senza farmi vedere i prezzi. Avrà speso un patrimonio, ma del resto immagino che guadagni una fortuna. Non mi sono mai fatta problemi di soldi, con lei, ma con tutti questi regali ammetto che mi sta mettendo un po’ in imbarazzo.
«Zia, scusa, ma quest’abito non lo metterò mai» mi lamento, quando decide di comprarmi un abito da cocktail nero lungo fino al ginocchio con dei dettagli di pizzo. Da Valentino.
«Tesoro, mai dire mai nella vita. E poi ti sta un incanto! Ragazzi, non siete d’accordo anche voi?» Liam non ha aperto bocca da quando abbiamo discusso nel negozio di costumi. Harry ogni tanto borbotta qualcosa, ma è qualcosa di assolutamente incomprensibile. Perciò mi stupisco quando sento Liam parlare.
«Assolutamente stupenda, come sempre.»
Alzo lo sguardo allo specchio e incontro i suoi occhi. Arrossisco e abbasso di nuovo lo sguardo.
«Perfetto. Lo prendiamo» dice zia Sam, rivolgendosi alla commessa.
Quando esco dallo stanzino di prova ad aspettarmi c’è solo Liam.
«Grazie» gli dico, per i complimenti che mi ha fatto.
«Era la pura verità. Mi scusi per essere stato così prepotente?» fa il faccino da cucciolo bastonato – non so se abbia imparato da Harry o se Harry abbia imparato da lui – e mi fa sorridere.
«Sì. Ma non farlo più, è una cosa che odio. E già c’è zia Sam senza che vi ci mettiate anche voi.»
«Ok. Ti va di venire a pranzo con me? Solo io e te?»
«Non prenderla male, ma no. Davvero. Devo ancora capire perché mi fai l’effetto che mi fai e se è qualcosa che voglio. E poi sinceramente ho un po’ paura delle fan. Però mi posso sedere vicino a te al ristorante con gli altri, e se fai il bravo ti lascio tenere la mia mano sotto il tavolo.»
Scoppia a ridere e mi lascia un po’ perplessa. «Ma siete tutte così, in famiglia?»
Sorrido anche io e lo abbraccio, di slancio. Poi raggiungiamo la zia ed Harry, che sono impegnati in una discussione animata.
«Interrompiamo qualcosa?» chiedo.
«No, tranquilla. Mi stava solo facendo il conto delle calorie per il pranzo!» sorride Harry. Conoscendo la zia avrà cercato di convincerlo a mangiare una bistecca e un po’ di insalata.
«A proposito di pranzo, sarà il caso di avviarci? Ho fame e un po’ paura di quello che possono aver combinato quei tre, da soli. L’ultima volta Louis ha cercato di portare a casa un piccione» dice Liam, lasciando cadere il braccio che aveva appoggiato alla mia vita.
«Oddio, perché mi hai ricordato del piccione, Liam! Sbrighiamoci. Di questo passo avranno adottato un gatto o un cane randagio, conoscendoli!»
«Anche perché poi Louis insisterà per portarlo a casa. Muoviamoci!» Harry corre fuori dal negozio e sparisce per qualche istante. Poi torna indietro.
«Sì, ma… in che direzione dobbiamo andare?»

***

Siamo arrivati alla fine del capitolo 4, visto che non mi dite niente non posso sapere se vi sta piacendo oppure no, comunque continuo a postare... ormai l'ho iniziata, voglio arrivare alla fine ^^

Di questo capitolo cosa c'è da mostrare: i costumi acquistati da Ashley (1 - 2 - 3 - 4)... il #2 è quello scelto da Liam u.u
Questo invece è il vestito di Valentino, che avrebbe fatto più figura su una stampella che su quella modella lì. Ad Ashley comunque sta meglio u.u

A presto. Spero.

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Capitolo 5
*** EXTRA #1 - La precedenza (Harry's PoV) ***


EXTRA #1 - La precedenza

«Spiegami perché ti stai comportando così» mi dice Sam. Fingo di non capire a cosa si stia riferendo e alzo un sopracciglio. «Non fare il finto tonto. Sai di cosa parlo» continua lei.
La commessa sta preparando il pacchetto con il nuovo vestito di Ashley, che le stava davvero benissimo. Cioè, ogni cosa che Sam le ha fatto provare oggi le stava divinamente. La cosa peggiore è stata non dirglielo… a un certo punto Liam mi ha anche rimproverato perché pensava che i miei borbottii fossero di disappunto. Pensava che non mi piacesse.
Sospiro e alzo le spalle. «È che… erano mesi che non vedevo Liam così vivo, Sam. Cosa dovrei fare? Andare da lui e da Ashley e dire loro ‘Ehi, guardate che voi due non potete innamorarvi, perché Sam ha fatto venire Ashley qui solo per me’. Non sarebbe una gran mossa. E non sarei un buon amico.»

Ritorno indietro di otto mesi. Stavo ancora con Caroline all’epoca e Sam mi aveva invitato a casa sua per parlare. Credo di essere l’unico del gruppo ad aver messo piede a casa di Sam e questo solo perché sono quello che combina più guai.
Devo ammettere che non mi aspettavo di trovare tutte quelle foto, pensavo che avesse una casa meno personale. Ma forse avevo un’idea completamente sbagliata di lei, tutta la durezza che mostrava in pubblico non era altro che un modo di proteggere quella Sam che ogni tanto emergeva negli abbracci a Louis che non riusciva a sopportare quando le fan mandavano messaggi di odio ad Eleanor, nelle parole dolci a Niall quando si dispiaceva per qualcosa e anche nella preoccupazione per il narcisismo di Zayn. Ma che veniva fuori soprattutto in momenti come quello, in cui cercava disperatamente di evitarci delle sofferenze. Anche se le sofferenze per amore fanno parte della vita.
Ma da dove mi escono, queste?
«È vero?» mi aveva chiesto mentre lasciava sul tavolinetto del salotto un vassoio con due tazze e una teiera. Ovvio, la tipica ospitalità inglese. Mi veniva da ridere al pensiero che lei fosse americana, non lo si sarebbe mai detto.
«Cosa?» avevo risposto.
«Che hai una relazione con la Flack» non era riuscita a nascondere una smorfia di disapprovazione.
«Ah, quello. Mi chiedevo quando l’avresti scoperto.»
Ed era vero che me lo chiedevo. Accoglievo la consapevolezza che finalmente lo sapesse quasi con sollievo.
«Non mi rispondere così e siediti. Voglio guardarti quando mi parli.» Era quasi come avere una conversazione con mia madre. Quasi come un anticipo della conversazione che avrei avuto con mia madre di lì a poco.
Continuavo a guardare le foto in bella mostra sulla libreria. Ce n’era una che mi aveva colpito particolarmente. Era una foto di una ragazza con dei bellissimi occhi azzurri. C’erano diverse foto di quella ragazza, riconoscevo quegli occhi in una bambina di quattro o cinque anni e in quelli di una ragazza seduta al pianoforte.
«È mia nipote Ashley, Harry. Ora, vuoi venire a sederti qui?»

«Non sarebbe una mossa molto intelligente, ma hai davvero intenzione di lasciartela sfuggire?»
Sospiro di nuovo. «Cosa dovrei fare? Andare davvero da Liam a dirgli di mettersi in fila? Te l’ho detto, e poi te ne sarai accorta da sola, erano mesi che non lo vedevo così interessato a qualcuna. Non voglio mettermi in mezzo.»
«Spero che ti ricorderai queste parole, Harry.»
«Sarò il migliore amico che Liam e Ashley possano avere. Non ti preoccupare per me» le dico.

*             *             *

«Harry, si può sapere cos’hai? Sospiri da due giorni» Louis mi raggiunge in piscina. È sera e gli altri sono tutti in salotto a giocare alla wii. Io mi sono allontanato con la scusa di voler lavorare ad una canzone, ma continuo a sbattere la matita sul retro del bloc notes senza riuscire a mettere giù le idee che continuano a rincorrersi nella testa. Era ovvio che Louis si sarebbe preoccupato, prima o poi.
«Niente» ovviamente non mi crederà.
«Harry, viviamo insieme da quanto, ormai? Credi che non capisca quando hai qualcosa?»
«No, e per favore, puoi ricominciare a fare il Louis deficiente? Non ho voglia di parlare» sbotto. Non si merita una rispostaccia, ma davvero non ho voglia di parlarne.
Per tutta risposta si siede sulla sdraio, vicino a me, mi sfila dalle mani il blocco di carta e la matita e mi stringe in un abbraccio.
«Allora, amore mio, si può sapere cos’hai?» È così che risponde alla mia richiesta di riprendere a fare il deficiente. Ma non sono dell’umore neanche per quello. Lo allontano.
«Scusami, Lou»
«È più grave di quanto sembri. C’entra per caso una ragazza?»
Sollevo lo sguardo di scatto e lo fisso. Si vede così tanto?
«Tranquillo, Liam non se ne è accorto. Ancora.» mi dice.
«È così evidente?» chiedo.
«Un po’. Me ne vuoi parlare?»
Penso che forse parlarne a Louis non possa che farmi bene, in fondo è il mio coinquilino, la persona che più di tutte mi conosce. E poi non è il completo cretino che vuole far credere di essere.
«Ricordi quando Sam mi ha fatto andare a casa sua?»
«Quella volta che aveva scoperto di Caroline?» Annuisco. «Mi stai per raccontare quello che non mi hai mai voluto raccontare?»
«Credo di essermi innamorato di Ashley vedendola in una fotografia. Quando poi io e Caroline ci siamo lasciati… quando lei mi ha lasciato, stavo così male che Sam per tirarmi su mi ha promesso che mi avrebbe fatto conoscere sua nipote.»
«Questo spiegherebbe la disposizione dei posti sull’aereo, ma non perché tu non ti sia ancora fatto avanti» mi dice. Louis mi conosce troppo bene per non sapere quale sia la risposta, sta solo aspettando che me la ricordi da solo. Come me la sono ricordato questo pomeriggio, quando ho risposto a Sam.
«Hai visto Liam? Hai visto come gli brillano gli occhi quando è con lei? È da quando ha scoperto che quella stronza di Danielle gli aveva messo le corna che non lo vedo così vivo. Non ho intenzione di rubargli tutto questo.»
Lou sorride e mi stringe di nuovo in un abbraccio. «Troverai anche tu la ragazza giusta per te.»
«E se invece me la stessi lasciando sfuggire dalle mani? Lou, Ashley ha capito cosa volevo dalla canzone senza che ci fosse bisogno che le spiegassi niente!»
«Ma è stata la vicinanza di Liam a farla arrivare lì. Questo dovrebbe dirti molto dei suoi sentimenti, Harry.»
Ha ragione. Ha maledettamente, fottutamente ragione. Lei si sta innamorando di Liam, tanto mi deve bastare per ritirarmi in un angolo e fare quello che so fare meglio. L’amico.
«Hai ragione. Come sempre, quando si tratta di amore» lo prendo in giro.
«Sono il più vecchio, devo anche essere il più saggio» dice, mentre scoppia a ridere.
«No, sei il più deficiente, ma ti voglio bene lo stesso.» Gli do un bacio sulla guancia e lui fa finta di svenire. Poi si lamenta perché gli diciamo che è un cretino.
«Harry, cerca di togliertela dalla testa, finché non la conosci abbastanza. Non voglio che tu soffra» sono le parole di un fratello, quelle che Louis mi rivolge mentre è ancora sdraiato sul lettino con gli occhi chiusi.
«Ci proverò» gli rispondo.
«Dovrai fare molto più che provarci, se già sai di essere innamorato di lei.»
«Mi impegnerò» la dialettica è una cosa a cui Louis sta molto attento.
«Ottimo.»
«E se non ci riuscissi?»
«Poi non venirmi a dire che non te l’avevo detto.»

***

Ed ecco il primo degli EXTRA dal punto di vista dei ragazzi. Questo si colloca nel capitolo 4. La prima parte è la discussione che Harry e Sam hanno avuto mentre Liam e Ashley sono rimasti vicino ai camerini di prova, mentre la seconda è una discussione di cui Ashley non è a conoscenza, perciò non ne avevate neanche un piccolo indizio. Spero che vi sia piaciuto, comunque.
Quando pubblicherò il prossimo capitolo 'consecutivo', questo extra finirà proprio dopo il capitolo 4.

La canzone che accompagna il capitolo è I Wish.

Complimenti a tay98 che aveva capito che Harry era innamorato di Ashley (anche se non poteva immaginare che lo fosse da un bel po' di tempo), e grazie a tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: Mistina, LaSognatrice, Love5Carrots, Marti__ e Clo_97

Che mi dite, stavolta?

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Capitolo 6
*** Stand Up ***


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Capitolo 5 - Stand Up

Alla fine della prima settimana in Italia posso dire di sapere com’è la vita di una popstar. Stressante. Ma mi sono fatta anche una certa cultura del repertorio dei ragazzi e ho iniziato a lavorare all’arrangiamento della nuova canzone. Qualcosa da fare dovevo trovarmelo, mentre loro giravano per l’Italia a firmare autografi e a cantare. Sono andata con loro, ma funzionavo un po’ come la mascotte del gruppo, e la zia non voleva che girassi troppo vicino ai ragazzi. Non ci capisco niente. Un momento mi spinge verso Liam e il momento dopo mi dice che è meglio se non gli sto troppo appiccicata.
Comunque Niall mi ha messo a disposizione la sua chitarra – in realtà si è offerto di darmi lezioni, ma quando l’ho presa in mano ha capito che sapevo già suonarla – per lavorare all’arrangiamento. Avremmo bisogno di qualcuno per la parte delle percussioni, ma potrei riuscire a lavorarci su. Se di notte Liam mi lasciasse lavorare in pace.
Ormai il mio iPod manda a ripetizione le loro canzoni, le ho analizzate fin nei minimi dettagli e posso dire di conoscerle ormai bene quanto loro. Si tratta di melodie semplici, ma che rimangono impresse e che costituiscono il loro stile.
Il quaderno pentagrammato su cui avevo annotato la melodia iniziale della nuova canzone – alla quale devono ancora dare un titolo, tra le altre cose – si è arricchito di osservazioni e colori. Mancano giusto le percussioni, che sono una lacuna grossa nella mia formazione. E potrei approfittare della situazione per imparare qualcosa. Magari stasera mi guardo un paio di tutorial base su Youtube, di solito imparo velocemente.
«Stai ancora lavorando?» mi chiede Liam dopo avermi sfilato un auricolare. Si siede a bordo piscina, con i piedi nell’acqua – la zia insiste perché non stia tutto il giorno attaccata al pianoforte – e mi bacia.
Ah, già, alla fine della prima settimana in Italia, ho ceduto definitivamente ai dolcissimi occhi di Liam e stiamo ufficialmente insieme.
«Sì, ma adesso metto via tutto, non vorrei che si bagnasse qualcosa, perderei una settimana di lavoro!»
«Perché metti sempre via tutto quando arrivo io?» mi chiede. So che sta giocando e gli sorrido, mentre  mi alzo in piedi e raccolgo tutto quanto.
«Perché ti prendo come un avvertimento.»
«Di cosa?»
«Del loro arrivo!» rido e faccio appena in tempo a mettere via l’iPod e il quaderno prima che Louis si lanci in piscina.
«L’ultimo che arriva è un babbuino!» urla, ma Zayn, Niall e Harry sembrano tutto tranne che disposti a dargli ascolto.
Liam viene vicino a me e prende la crema solare dalla mia borsa. Ormai ha preso l’abitudine a spalmarmela appena mi tolgo il prendisole. Mi sposta i capelli su una spalla e inizia ad accarezzarmi la schiena.
«Te l’ho detto che questo costume ti sta d’incanto?» indosso il costume che ha scelto lui, quello che ancora mi fa vergognare ma che mi sta davvero bene.
«No, non avevi ancora avuto l’occasione.»
«Ehi, voi due, piccioncini, venite a giocare con noi?»
«Finisco di spalmarle la crema e arriviamo!» urla Liam in risposta a Louis, poi, abbassando la voce, si rivolge a me. «Non ti ho ancora chiesto qual è la tua preferita.»
«Di cosa?»
«La tua canzone preferita del nostro album. Se non ti abbiamo ancora stufata non facciamo proprio così schifo.»
«Mi auguro tu stia scherzando, avete delle voci bellissime e siete bravissimi. Comunque… Stand up*» dico, mentre mi alzo, sperando che capisca il gioco di parole, e soprattutto che capisca perché ho scelto quella canzone
Mi tuffo in acqua e raggiungo il resto del gruppo. Liam ci raggiunge dopo qualche istante.
Passiamo il pomeriggio a giocare in acqua, e sono la prima ad uscire dalla piscina quando inizio a sentire freddo. Mi avvolgo per bene nel telo da spiaggia e corro in casa. Zia Sam pare essere sparita dalla circolazione – ogni tanto capita – così prendo la biancheria, un paio di pantaloncini e una maglietta da casa e mi infilo nel bagno per una doccia.
Quando esco i ragazzi si stanno organizzando con i turni dei bagni a loro disposizione.
«Serve una mano ad asciugare i capelli? Mi è toccato l’ultimo turno in doccia» mi chiede Harry, con già il phon in mano.
Rido, non riesco mai a dirgli di no. E poi se riesce a tenere a bada i suoi capelli – ho scoperto che lo stile ‘buttato giù dal letto’ lo sistema con cura quasi maniacale ogni mattina – con i miei non avrà problemi. Mi lascio coccolare un po’ da questo scemo, che mi fa una messa in piega niente male, e scendo in sala prove con il portatile. Sto scandagliando Youtube alla ricerca di video con spiegazioni per principianti e non mi rendo conto che Liam mi sta guardando.
«Lavori più di noi, Ash. Ogni tanto una pausa prendila.»
«È che quando mi metto in testa una cosa devo per forza portarla a termine, Liam. E poi non mi farà male imparare a suonare la batteria. Dai commenti a questo video pare che i ragazzi trovino una ragazza che suona la batteria terribilmente sexy ed eccitante» rido.
«Ma che leggi!»
«I commenti ad un video. Ma nessun tutorial per principianti. Dobbiamo per forza chiamare qualcuno da fuori… in questo posto dimenticato da Dio ci sarà qualcuno che in una vita passata era un insegnante di batteria?» gli chiedo e gli tiro il bordo della maglietta per farlo sedere sul divanetto. Ho bisogno di qualche coccola, non essere riuscita nel mio intento mi rende triste.
Mi circonda le spalle con un braccio ed io mi sistemo sulla sua spalla. Profuma di buono, come sempre.
Ci scambiamo qualche bacio, prima che vengano a romperci le scatole. «Vengo a ricordarvi che di solo amore non si vive. È pronta la cena» zia Sam è tornata ed è pure più carica del solito.
Scambio un sorriso con Liam e gli do la mano mentre ci avviamo al piano di sopra.
«Ash, ho bisogno che tu domani vada a trovare il signor Almadori. È un simpatico settantenne, avvocato in pensione il cui nipote suona la batteria in un complesso locale. Devi convincere il nipote a darti lezioni. Per quanto riguarda voi, ragazzi, domani sarà una giornata faticosa. Dovrete arrangiare la seconda canzone di Harry, e scrivere almeno il testo di una terza canzone. Abbiamo bisogno di una ventina di pezzi per la fine del mese. D’accordo?»
I ragazzi annuiscono, seri, e non azzardano una parola.
«Scusa, Sam, ma se Ashley domani non c’è chi ci aiuterà con gli arrangiamenti?» chiede Niall e gli altri lo guardano sorpresi. Sembra che zia Sam non venga abitualmente contraddetta, sulle questioni importanti.
«Ve la caverete benissimo senza di me, come avete fatto finora. E domani sera mi farete sentire quanto siete stati bravi. Sono sicura che andrete alla grande» li rassicuro. Non credo ne abbiano davvero bisogno, sanno quali sono le loro possibilità, penso che si lamentino per Liam, che non fa notare niente e si limita a stringermi la mano. Siamo già a questo punto? E quando il mese finirà?
Non ho voglia di pensarci ora, perciò inizio a sparecchiare e aiuto Louis e Zayn a pulire la cucina e il soggiorno.
«Secondo te perché lo fa?» mi chiede Zayn. Alzo gli occhi e incontro i suoi. Neri, profondi, pieni di domande. «Sam, perché ti allontana?»
Sospiro. Temevo che me l’avrebbe chiesto. Ha questa capacità di leggere dentro le persone e di aprire bocca solo quando è strettamente necessario che è straordinaria, in un ragazzo.
«Cerca di proteggervi» è una cosa che posso affermare con sicurezza. Zia Sam li protegge come fa una leonessa con i suoi cuccioli. «Alla fine del mese io tornerò negli Stati Uniti, pronta ad iniziare la mia avventura alla Julliard, con un bellissimo ricordo di voi e di questa estate. Voi tornerete in Gran Bretagna e dovrete iniziare un tour de force per registrare il nuovo album ed iniziare a promuoverlo. Cerca di non farci affezionare troppo.»
«Credi non avesse idea che uno di noi potesse innamorarsi di te?»
«Penso di no. E comunque Liam non è innamorato di me» rispondo, poi torno a spazzare a terra.
«Sei troppo intelligente per non aver capito perché Niall ha contraddetto Sam, Ashley» mi dice Louis, dimostrando che in fondo ha un cervello nascosto da un cuore grande come una casa – che non è necessariamente un difetto.
«Anche voi cercate di proteggervi» dico, senza alzare la testa. Raccolgo la spazzatura e esco dalla stanza senza aggiungere una parola. Scendo in sala musica e mi siedo al mio amato pianoforte. Non mi curo neanche di chiudere la porta. Voglio – pretendo – che tutti sentano il mio cuore piangere. Zia Sam sa cosa significhi per me la Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven e voglio che si senta in colpa, almeno un po’.
Nell’istante in cui sollevo le mani dalla tastiera, le braccia di Liam mi stringono al suo petto
«Non voglio che tu stia così» mi dice.
«Io sto così perché tu stai così. Hai capito perché la mia canzone preferita del vostro album è Stand Up?» gli chiedo, sollevando un po’ la testa in modo da guardarlo negli occhi.
«Dal momento in cui ti ho incontrata tutto è cambiato, sapevo che dovevo averti e non mi importava cosa avrei dovuto passare**
» recita a memoria.
«Quando la ascolto penso che tu la stia cantando per me. E allora mi passano i brutti pensieri. Ma stasera i ragazzi mi hanno fatto capire che tu ci starai malissimo, quando dovremo separarci, perché succederà, e mi sono sentita uno schifo, Liam. Perché ho accettato di far crescere i nostri sentimenti senza pensare alle conseguenze. E poi me la sono presa con zia Sam, perché lei sapeva che sarebbe potuto succedere, e ha lasciato che succedesse. E adesso prova a sistemare i danni che ha fatto» dico.
Si siede sulla panca del pianoforte, vicino a me, e mi bacia.
«Pecca per troppo amore» dice Niall. Ci voltiamo verso di lui, non sappiamo da quanto tempo sia lì, insieme a Harry, Louis e Zayn, ma di sicuro hanno sentito l’ultima parte del discorso.
«E comunque non è detto che a voi due debba andare male. Potreste continuare una relazione a distanza, in fondo non è che Ash possa venire in tour con noi, ne andrebbe della nostra fama di rubacuori, se ci fidanzassimo tutti insieme» scherza Louis.
«Sei un cazzone. Qui si tentava di fare un discorso serio, se non l’hai notato» interviene Harry.
«Ero serissimo! Ash non potrebbe comunque venire sempre ai nostri concerti, quindi avrebbero comunque una relazione a distanza.»
«Sì, ma a una distanza ragionevole! Così sono separati da un oceano!» la voce di Niall sovrasta le boccacce che Louis e Harry continuano a farsi.
Scoppio a ridere. Prima o poi mi prenderanno per matta – e forse un po’ lo sono – ma non è colpa mia se mi fanno ridere.
«Ragazzi, è una cosa tra me e Liam. Sono contenta che ci teniate così tanto a lui – e spero un pochino anche a me – ma qualsiasi decisione ci sia da prendere spetta a me e a lui» affermo, e mi rendo improvvisamente conto di quanto la vicinanza di zia Sam stia facendo bene alla mia autostima.
«In più, non è escluso che la tua meravigliosa zia riesca a convincere i tuoi genitori a farti passare un mese in Inghilterra, in un vero studio di registrazione, in compagnia di questi cinque buffoni» dice la zia, mentre circonda le spalle di Zayn e Louis con le sue braccia.
«Davvero zia?» chiedo stupita. Annuisce. «Sei un mito!»
«Lo so, lo so. Comunque, visto che siete tutti qui, perché non proviamo la canzone, prima di andare a dormire?»

***

Buon pomeriggio a tutte/i :)

Come prima cosa voglio ringraziare Marti___ e Giulia37 per le recensioni allo scorso capitolo, nonché hugmehoran per la recensione al capitolo 2 (scusa se non ti ho ringraziata prima)

Ed ora passiamo alle note di questo capitolo. 

Nel capitolo trovate Ashley che suona la Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven, un pezzo struggente che pare che il compositore avesse dedicato alla sua allieva preferita, di cui era innamorato (per saperne di più, potete guardare qui).
Spero che queste mini-lezioni di musica classica non annoino nessuno... mi ritengo un'ascoltatrice onnivora, amo veramente tutto (non so suonare il pianoforte, con mio grande rammarico), e ritengo che i ragazzi abbiano un gran talento. In tempi recenti non mi era più capitato di perdere la testa per un gruppo... in realtà non ritengo ce ne fossero per cui perdere la testa. Ho avuto il mio periodo Take That (ai tempi d'oro, io avevo 6 anni, all'epoca), e il mio periodo Backstreet Boys (e se ve lo state chiedendo, sì, sono COSI' vecchia).

Ho altre due noticine da fare, la prima riguarda i due punti asteriscati: il primo, segnalato da (*) è ovviamente il titolo della canzone preferita da Ashley, ma non solo... in inglese il doppio senso mi sarebbe venuto meglio, ma ragionandoci un po' su, loro parlano in inglese, quindi con un po' di immaginazione funziona lo stesso: stand up significa 'alzarsi in piedi', che poi è proprio quello che fa Ashley mentre dice il titolo (lo so che l'avevate capito tutte/i, ma è sempre meglio essere chiari u.u, e il link alla canzone l'ho messo perché sono sicura che non vi dispiacerà riascoltarla); mentre il secondo, segnalato da (**) è la traduzione dei primi due versi della stessa canzone, che mi sembrano perfetti per descrivere il rapporto di  Liam ed Ashley finora.

La seconda... è che questa storia mi sta piacendo da matti (me lo dico da sola, sono proprio arrivata).

A presto :)

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Capitolo 7
*** Piantagrane ***



Capitolo 6 - Piantagrane

Liam non ha voluto che leggessi il testo della canzone che hanno scritto ieri. Harry dice che è perché in quelle righe c’è molto dei sentimenti di Liam per me, quegli stessi sentimenti che non mi ha ancora rivelato, e che non vuole che io venga a sapere da un foglio di carta. Ho deciso che i ragazzi avranno il beneficio del dubbio e che lascerò loro la possibilità di lavorare da soli alla musica.
Ho scoperto che Louis strimpella un po’ il pianoforte e mi piacerebbe dargli qualche lezione, ha delle belle mani e un gran cervello – anche se continuo a dirgli che lo usa poco – imparerebbe subito. E sul palco farebbero un figurone, se oltre a cantare suonassero anche. Farebbero un salto di qualità, come si dice di solito.
Ma non mi sembrano molto interessati, per il momento preferiscono saltare e giocare sul palco. Un po’ li capisco, sono dei ragazzi normalissimi, a cui piacciono le cose che piacciono a tutti. Si divertono come le persone normali. Il loro unico problema è che quando vanno in giro in posti affollati la gente li riconosce e li assale.
Comunque, in questi giorni Matteo - Matt per me che non riesco a pronunciare il suo nome senza storpiarlo - mi ha insegnato le basi della batteria. Non è facile come pensavo, ci sono diversi tipi di bacchetta per i diversi tipi di utilizzo che si vuole fare e per i diversi effetti che si vogliono ottenere. I primi due giorni abbiamo studiato solo un po’ di teoria, oggi abbiamo iniziato con la pratica. Per fortuna Liam non è qui, temo che si sarebbe ingelosito da matti se avesse visto come mi stava vicino Matt per insegnarmi a tenere le bacchette.
«Matt, visto che probabilmente non caveremo un ragno dal buco con queste lezioni, cosa diresti se proponessi alla zia e al gruppo di farti venire alla villa ad aiutarci con gli arrangiamenti?» per fortuna Matt parla benissimo l’inglese, complice il fatto che suo nonno ha insistito con i suoi genitori per mandarlo a fare l’università a Londra.
«Direi che con te lavoro per la gloria, per contribuire all’arrangiamento mi piacerebbe avere qualcosa in cambio» mi risponde, in tutta franchezza. Diciamo che apprezzo il fatto che mi risponda così sinceramente, e mi fa riflettere sul fatto che effettivamente io con i ragazzi sto ‘lavorando per la gloria’, come dice lui. Beh, ma ci ho guadagnato comunque. Ho Liam, adesso.
«Lo so. Stasera proverò a tastare il terreno, Matt, davvero. Il tempo è pochissimo e non capisco perché mia zia si sia messa in testa che debba essere io a suonare la batteria, davvero, non è roba per me!»
«Con un po’ di tempo in più diventeresti  bravissima, sei portata e non lo dico per dire.»
«Ma di tempo non ne ho, quindi chiederò se puoi venire tu» insisto. Lo squillo del cellulare mi informa che la zia Sam è al cancello della villa.
«Ti accompagno» mi dice Matteo.
«È fantastico, così posso iniziare a presentarti alla zia» sorrido.
Ma quando arriviamo al cancello, trovo una sorpresa. In auto, al posto del guidatore, c’è Liam.
«Sam mi ha chiesto di venirti a prendere» mi dice con freddezza. Non scende dall’auto, non mi sorride. Direi che non è proprio il caso di fargli quella proposta in questo momento.
«Beh, Matt, ci vediamo domani» lo saluto con un bacio sulla guancia ed entro in auto. Liam parte sgommando e non accenna a diminuire la velocità. Mi rendo subito conto che non è a casa che stiamo tornando.
«Liam, rallenta» gli chiedo, dopo qualche minuto. Per tutta risposta fa rombare il motore.
«Liam, ti prego, rallenta!» urlo, quasi in lacrime. Mi sta spaventando, non l’ho mai visto così di malumore.
Inchioda all’improvviso, per fortuna indosso la cintura di sicurezza. Siamo in mezzo alla campagna, non passa nessuno. La cosa non mi rassicura per niente e odio sentirmi così. Non dovrei in presenza della persona che amo, no?
«Io -» inizia, poi si volta verso di me. «Oddio scusa Ash, non volevo… io… che idiota che sono, ti ho spaventata!»
Sgancia la sua cintura e anche la mia, poi mi stringe tra le sue braccia. Non gli importa che macchierò sicuramente la polo bianca che indossa con il trucco. L’unica cosa che gli interessa è consolarmi.
«Ash, mi dispiace davvero. È che quando ti ho visto sorridere a quello lì… ho avuto così tanta paura. Io… io ti amo, Ashley. E non volevo dirtelo così, aspettavo il momento giusto, un momento più romantico, un momento in cui non ti avevo appena spaventata a morte. Volevo cantarti la canzone che abbiamo scritto ieri e poi dirti quello che provo per te, ma comunque la realtà è che ti amo, Ash. E non voglio perderti, neanche quando i due mesi che possiamo passare insieme saranno finiti.»
Mi asciugo le lacrime con un fazzolettino di carta che trovo nella borsa e lascio passare qualche secondo. Voglio che stia un po’ sulle spine, prima di sentirmi dire le parole che aspetta. Un po’ se lo merita per avermi spaventata così.
Quando lo sento inspirare profondamente parlo. «Ti amo anch’io, stupido testone. Ti amo credo fin dal primo momento in cui ti ho visto, quando mi hai difesa da Zayn e mi hai offerto il suo caffè. E poi ti sei appiccicato a me.»
«Già sapevo che non potevo lasciarti scappare. Direi che mi è andata di lusso, considerato che pensavo di dover scappare alle grinfie di Sam per poterti incontrare e invece Sam ti ha portata dritta nelle mie braccia» dice. Poi mi bacia. È delicato, quasi stesse chiedendo il permesso per poterlo fare. Dischiudo le labbra, sento il suo respiro mescolarsi al mio e mi sembra di essere la persona più felice della terra. Ho un ragazzo dolcissimo, con un sorriso splendido e due occhi furbetti che mi ama, sto passando una vacanza in Italia con lui e presto andrò in Inghilterra, sempre con lui. Posso desiderare qualcosa di più?
«Quella fortunata sono io» gli rispondo e gli do un altro bacio. Poi i nostri telefoni iniziano a squillare. Contemporaneamente.
«È Niall» gli dico, dopo aver guardato lo schermo.
«Sul mio invece sta chiamando Harry» sorride.
«A chi rispondiamo?»
«Tra i due mali direi che Niall è il minore. Intanto ripartiamo» mi risponde.
«Si può sapere che fine avete fatto?» mi urla Niall nell’orecchio, senza neanche darmi il tempo di dire ‘Pronto’.
«Ciao, Niall. Stiamo tornando alla villa, perché?»
«Perché Liam è uscito quasi due ore fa per venirti a prendere, iniziavamo a preoccuparci!» evidentemente siamo in viva voce, perché giurerei di aver sentito Zayn. Metto il viva voce anche io, tanto Liam sente tutto comunque.
«Sono vivo e vegeto, ragazzi! Avevamo solo bisogno di stare un po’ da soli» c’è il sorriso nella sua voce, me ne rendo conto senza neanche guardarlo. È felice, come quando canta. Come me.
«Gliel’hai detto, vero? Amico, era ora!» Harry ha capito tutto subito, come al solito.
«Sì, gliel’ho detto» risponde lui, trattenendo una risata.
«E lei come l’ha presa? Non deve essere facile sopportare che un idiota come te sia innamorato di lei» Louis.
«Lei, che è la proprietaria del telefono con cui siete in linea, avrebbe un nome. E comunque è felicissima che un idiota come Liam sia innamorato di lei» dico mentre cerco di mantenere un tono da permalosa inacidita. Ovviamente non ci riesco, sono troppo felice.
«Ma allora appena arrivate possiamo farle sentire la canzone nuova?» chiede Niall. Sembra piuttosto orgoglioso, il che mi fa presupporre che si tratti di un gran bel pezzo.
«Ma manca tutta la parte delle percussioni!» esclama Harry.
«Dai, le facciamo sentire la versione acustica! Alle percussioni ci pensiamo dopo!»
«A proposito di percussioni, ragazzi…» non so se è il momento giusto per parlarne, ma sono tutti e cinque qui – più o meno – e io e Liam avremo tempo per discuterne da soli dopo, quindi inspiro profondamente e parlo. «Non riuscirò ad imparare a suonare la batteria in quello che resta del mese. Senza contare che abbiamo – o meglio avete – solo quattro canzoni, e in venti giorni ne dobbiamo scrivere altre sedici, che è praticamente una canzone al giorno.»
«Cosa proponi?» chiede Liam.
«Matt potrebbe lavorare alle percussioni, mentre noi andiamo avanti con le altre canzoni» sparo, poi trattengo il fiato in attesa delle loro reazioni.
«Sì» Niall.
«Perché no?» Harry.
«Se ti fidi di lui non vedo perché non provarci» Louis.
«Direi che va bene» Zayn. Manca solo un voto.
«Liam?» lo chiama Louis dall’altro capo della linea telefonica.
«No.»
È lapidario e sinceramente non sono stupita dalla sua risposta. Sta a me adesso trasformare quel no in un sì. Facendogli capire che Matteo non è una minaccia per noi due, perché io amo lui e vedo solo lui.
Il silenzio dei ragazzi mi stupisce. «Ehi, ci siete ancora?» chiedo.
«Sì, cercavamo di capire Liam, a dire la verità» risponde Niall, che deve aver tolto il viva voce, dato che non sento più gli altri.
«Niente di preoccupante, Niall. Ma credo che io e lui dobbiamo fare una chiacchierata. Ci vediamo tra poco» chiudo la chiamata e metto via il telefono.
«Cosa ti preoccupa?» gli chiedo.
«Niente. Ma non voglio quel tizio vicino a te. Ho visto come ti guarda e non lo voglio a meno di tre metri da te» mi risponde.
«Beh, se tu non gli permetterai di arrangiare le percussioni dei vostri pezzi dovrò continuare a prendere lezioni per farlo io, e ti assicuro che mi starebbe più vicino così che curando direttamente l’arrangiamento.»
«Mi pare un’osservazione sensata. Vai avanti.»
«Si tratterebbe di un rapporto puramente professionale, mi ha fatto capire che vorrebbe essere pagato, quindi portato a termine il lavoro non dovresti più avere a che fare con lui.»
«Altra osservazione estremamente intelligente. Sei troppo furba. C’è altro che devi dirmi?»
Fare la civetta è una cosa che non mi viene naturale, ma il momento mi pare quello giusto. Avvicino le labbra al suo orecchio.
«Non so proprio come mi guarda, perché l’unico sguardo che riesce a farmi rabbrividire è il tuo. Perché l’unico che amo sei tu e sei anche l’unico che vedo» sussurro.
Liam inchioda di nuovo. Questo vizio di fare frenate del genere dovrò toglierglielo. Volta la testa e mi bacia. Non c’è nulla della delicatezza dei baci di prima. È un bacio appassionato, profondo, pieno di cose non dette che forse non saprò mai.
Quando le nostre labbra si separano poggia la fronte alla mia e mi guarda negli occhi.
«Ok. Hai vinto tu. Sì.»


***

Finalmente al gruppo si è aggiunto un batterista - non sarà una presenza costante nella storia, ma per un paio di capitoli starà in mezzo ai piedi (ma non sarà di troppo disturbo, come avete potuto notare dal discorso di Ashley a Liam) - che aiuterà i ragazzi a finire le canzoni del nuovo album.
Ringrazio mio cugino (che non saprà mai a cosa sono servite le cose che gli ho chiesto oggi pomeriggio al telefono) per la consulenza su 'come si suona una batteria' e, visto che sono in vena di credits, la battuta dello scorso capitolo sulle ragazze che suonano la batteria era del mio migliore amico.
Niente musica classica in questo capitolo, ma tanto tanto Lashley (come ha battezzato la coppia hugmehoran).

Grazie mille alle anime che commentano la storia, siete davvero splendide :* (Marti__; TittiLanzani_; hugmehoran, Giulia37 nello scorso capitolo)

Kiss, a presto.

-K-

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Capitolo 8
*** She's The One ***


Capitolo 7 - She's The One

A dispetto del fatto che Liam ancora lo guardi male ogni volta che ci sono io nei paraggi, Matt porta avanti il suo lavoro con entusiasmo.
«Non avrei mai creduto che avrei lavorato con i One Direction, avresti anche potuto avvisarmi.»
«Non credevo fosse importante» gli rispondo. Se ne esce con questa storia dopo tre giorni che ci lavora, probabilmente non ci crede ancora. Stiamo incidendo la parte alle tastiere – abbiamo preferito il synth rispetto al pianoforte classico, per rimanere più vicini al loro stile – e Matt se la cava alla grande anche in sala regia.
«Scherzi? In Inghilterra vanno fortissimo!»
«Anche in Italia, da quel che ho potuto vedere.»
«Giusto, hai fatto il tour con loro.»
«Già» sono di poche parole, ma la verità è che non vedo l’ora che arrivi Niall per registrare la parte alla chitarra e riposarmi un po’. E per vedere Liam.
Stiamo lavorando in un modo pazzesco, tutti quanti. Loro sono di sopra a scrivere i testi della settima canzone – non so proprio come facciano a produrre testi così velocemente, mi sorprendono ogni giorno di più – e noi qui di sotto a lavorare alla musica.
Mancano due settimane alla fine del mese. Zia Sam ci ha fatto sapere che hanno prenotato lo studio di registrazione per un mese a partire dal sedici di agosto, ma che le tracce dovranno essere pronte per il trentuno luglio perché la casa discografica vuole scegliere le tredici canzoni da inserire nell’album. Le altre sette verranno distribuite tra edizioni speciali dei cd, dei singoli e magari per qualche attività di beneficienza.
«Ashley, mi stai a sentire?»
«Scusa, Matt, mi ero persa» gli rispondo in tutta sincerità. Ride.
«Avevo capito, tranquilla. Comunque se vuoi  fare una pausa vai con comodo. Niall sarà qui fra poco, io approfitterò per fumare una sigaretta.»
Rido, mentre ripenso al contrabbando che hanno messo su Zayn e Matteo.
«Quando vi scoprirà zia Sam sarete finiti.»
«Se ci scoprirà» mi risponde lui con una risata furba.
«È un quando, fidati. Con me e Liam ci ha messo un paio d’ore.»
«Beh, siamo già a tre giorni e ancora non ha detto niente, probabilmente non se ne è ancora accorta»
«O lo sa già, ma visto che lavori bene con i ragazzi per il momento ha deciso che il lavoro è più importante della voce di Zayn» ribadisco, anche se non ci credo proprio. Se zia Sam sapesse che Zayn sta fumando quasi il triplo di quello che lei gli ha consentito, Matteo vedrebbe il suo contratto rescisso in meno di dieci minuti. Vuole troppo bene a Zayn per lasciare che si faccia del male così. «Comunque sia, non ho intenzione di intossicarmi. Salgo di sopra a riposarmi un po’.»
Per le scale incontro Niall.
«Come andate?» chiedo.
«Alla grande. Liam è davvero ispirato in questi giorni. Siamo all’ottava canzone» dice, con orgoglio. Lo guardo con gli occhi sgranati.
«Davvero?» chiedo, con la voce che mi esce un po’ stridula. Lui scoppia a ridere.
«Dovresti essere contenta, bellezza. Sei la sua musa ispiratrice, no?» sono sicura di essere arrossita fino alla radice dei capelli. «A noi comunque torna comodo!»
«Ne sono sicura!» rido e continuo a salire le scale.
«Fanno una pausa tra dieci minuti» mi informa, prima che entri in casa.
«Grazie, sei un angelo!»
«Nah, ho solo gli occhi e i capelli di un angelo!»
«E la voce!» scuoto la testa ed entro in casa. In cucina mi verso un bicchiere di succo di frutta. Vorrei farmi un bagno in piscina, ma se è vero che hanno finito anche il testo della settima canzone mi dovrò di nuovo sedere al pianoforte questa notte e quindi non ho tempo da perdere adesso.
Chiudo gli occhi e mi appoggio al mobile.
«Devi riposarti di più. Sei troppo stanca» Liam mi toglie il bicchiere dalle mani e mi abbraccia. Non apro neanche gli occhi. Appoggio la fronte alla sua spalla e mi lascio cullare.
«Voi scrivete troppo velocemente» bofonchio.
«È che scrivere canzoni d’amore è facile, se sei innamorato» mi risponde lui, poi posa le labbra sui miei capelli.
«Se continui a cullarmi così mi addormento» gli dico, dopo qualche minuto.
«Non sarebbe un male, se dormissi un po’ di più, Ash. Liam, perché non ve ne andate a fare un giro, questo pomeriggio? Siete a buon punto col lavoro, prendetevi un po’ di pausa, in fondo per Ashley dovrebbe essere una vacanza» zia Sam ci sorprende, ma Liam non smette di abbracciarmi. All’inizio mi imbarazzavo e mi separavo da lui, ma ora il fatto che mi tenga stretta nonostante la zia mi sembra davvero dolce.
«Che ne dici?» mi chiede.
«Mi basta un pomeriggio di riposo, posso anche stare in piscina, senza andare in giro, ma ho bisogno di staccarmi dal pianoforte, dal synth, dalla chitarra e dalla sala di registrazione. E anche dal quaderno pentagrammato» dico.
«Liam, ti va di prendere l’auto?» tante volte mi chiedo se la zia mi ascolta quando parlo.
«Ma ti ho detto -»
«Se dà un pomeriggio di vacanza a me è giusto che lo dia anche agli altri, e se stiamo qui non ti riposerai. Ne sono più che sicuro. Quindi ti porto in un posto che Sam mi ha fatto vedere qualche giorno fa su google maps. Vedrai che ti piacerà» mi dice Liam. Inizio a pensare che non riuscirò mai a fare quello che voglio, con loro due intorno. Sembra quasi che si siano…
«Ma voi due da quanto siete d’accordo?» chiedo, quando faccio finalmente due più due.
«Te l’avevo detto che non ci sarebbe cascata» dice lui a zia Sam.
«Considerato che gliel’hai praticamente detto, scemotto, avevo ragione io» gli risponde lei.
«Allora, ti va di andare in questo posto?» mi chiede.
«Sei sicuro che sia una buona idea allontanarci da qui? Voglio dire… i paparazzi… le fan.»
«Non sanno che siamo ancora in Italia, potrei essere semplicemente uno che somiglia a Liam dei One Direction, no?»
Lo guardo storto, come a dirgli che non è che può sperare di farla franca così facilmente. Non è un tipo che passa inosservato. Cioè… è… un figo stratosferico. E ci sto insieme. La mia faccia deve essere abbastanza eloquente, perché zia Sam si mette a ridere.
«Che hai, Ash?» mi chiede Liam.
«Credo che abbia appena realizzato di stare con un figo pazzesco» gli risponde zia Sam. «Le chiavi della macchina sono nello svuotatasche all’ingresso, non tornate tardi!»
Zia Sam se ne va e il suono della sua risata si disperde all’esterno della villetta.
«Aveva per caso un costume?» chiedo a Liam.
«E così mi ritieni un figo pazzesco?» mi chiede di rimando. Arrossisco.
«Mi hai beccata. E ora lasciami andare a cambiare» gli dico, cercando di sciogliere l’abbraccio.
«Non posso venire con te?» mi chiede, con gli occhi dolci e la voce bassa.
«Non ti sembra di prenderti troppe confidenze?» gli rispondo, mentre esco dalla cucina cercando di fare la provocante.
Decido di non cambiare gli shorts, cambio solo la maglia e mi trucco un po’. In auto Liam inizia a cantarmi What Makes You Beautiful, probabilmente per farmi capire che gli piaccio di più struccata, ma ottiene solo l’effetto di farmi ridere.
«Davvero? Mi canti una canzone dei One Direction?» gli dico.
«Pensavo ti piacessero» risponde, mentre mette in moto.
«Sì, per carità, mi piacciono. Ma puoi scegliere di meglio» lo prendo in giro.
«Questa è una delle mie preferite» mi dice mentre fa partire un cd già nel lettore. Il furbastro aveva già previsto la mia reazione. Lo adoro anche per questo.
Ascoltiamo in silenzio fino all’ultima nota. È una canzone d’amore bellissima, dedicata ad una lei che per il cantante è l’unica giusta e l’unica possibile.
«Chi è?» chiedo, quando spinge lo stop sul lettore.
Scoppia a ridere. «Spesso dimentico quanto poco tu conosca della musica pop. È She’s the One, di Robbie Williams. È un grande… sai che abbiamo cantato con lui?»
«Davvero?»
«Sì, alla finale di X Factor» mi risponde. «Abbiamo cantato proprio questa canzone, e lui è stato grandioso, con noi.»
«Quindi torniamo sempre a voi?»
«No. La canzone era per te» mi dice. «Penso sia la canzone d’amore più bella di tutti i tempi, Ashley, e volevo dedicartela.»
«Ma a me andava benissimo What Makes You Beautiful, specialmente perché…» mi fermo un secondo «prima accosta.»
Mi obbedisce non appena troviamo uno spiazzo abbastanza largo.
«Cosa c’era di tanto sconvolgente?» sorride.
Mi avvicino il suo orecchio, cercando di non piantarmi il freno a mano nella coscia. «Specialmente perché quando prendi quelle note basse nella strofa mi sale un brivido su per la schiena e mi viene voglia di baciarti. Ed è per questo che ti ho fatto fermare.»
È la prima volta che sono io a scegliere il momento in cui baciarlo. La prima volta che do inizio ad un bacio così profondo. La prima volta che avrei voglia di qualcosa di più.
«Ti amo» mormora quando siamo costretti a separarci per riprendere fiato.
«Non puoi sapere quanto ti amo io» gli rispondo.

***

Buongiorno a tutti! 

Stamattina ho realizzato di non aver ancora descritto fisicamente Ashley, un po' perché trattandosi di un racconto in prima persona trovo irrealistico che lei si fermi per un intero paragrafo per parlare del suo aspetto esteriore, specialmente con il carattere che ha - è generosa e totalmente disinteressata a queste cose, tutto ciò di cui le importa è il pianoforte e adesso anche Liam, senza contare la sua estrema timidezza, che la rende incapace di parlare di sé - e un po' perché in questo modo ognuno è libero di immaginarsela come vuole. Ad ogni modo, quando scrivo, nella mia testa la fisionomia che più somiglia ad Ashley è quella di Kaya Scodelario, attrice di Skins e interprete di Catherine Earnshaw nell'ultimo adattamento cinematografico di Cime Tempestose (nel link potete vedere la foto più simile alla mia idea di Ashley... più per l'abbigliamento che per altro, la fisionomia è sempre quella).
Tra le altre cose odio le descrizioni fisiche, non ho descritto neanche i ragazzi, se non nel momento in cui Ash li incontra all'aeroporto, e anche lì si è limitata a parlare di quelli che - secondo me - sono i loro caratteri distintivi. Diciamo che preferisco che a descriverli siano le loro azioni.

Finita la lezioncina su quanto odio scrivere le descrizioni fisiche (è più forte di me, purtroppo), passiamo alle note vere e proprie di questo capitolo: le due canzoni nominate sono What Makes You Beautiful, il cui testo penso conosciate tutti benissimo (ma ve la linko lo stesso perché, come al solito, non può farvi che piacere riascoltarla) e She's The One, di Robbie Williams, che vi propongo qui nella versione originale (meravigliosa) e qui nella versione cantata dai 1D alla finale di X Factor UK nel 2010 (altrettanto bella ma, non vogliatemi male, la preferisco originale).

Prima di passare ai ringraziamenti, vorrei dirvi che qui ho raccolto qualche gif dell'esibizione dei ragazzi a Sanremo (quelle dell'intervista le creerò prossimamente e potrete trovarle nello stesso album... quando le aggiungo vi avverto, comunque). Non sono proprio in ordine cronologico, ma spero mi perdoniate lo stesso...
Come ho già avuto occasione di dire a qualcuna di voi nelle risposte alle recensioni, si vedeva che erano emozionati di stare su quel palco (e le mummie in platea non è che contribuissero a rendere loro il compito più facile... per fortuna l'orchestra un po' partecipava battendo le mani... chi scommette che il novanta per cento degli spettatori in sala non aveva capito che Liam voleva che battessero le mani, quando ha detto "let me see claps of hands"?
E ho letteralmente ADORATO il fatto che abbiano fatto mettere al centro Niall, che in WMYB canta pochissimo, sono stati davvero davvero molto carini.
Un'ultima cosa, sempre con riguardo all'esibizione di Sanremo, che probabilmente nessuno di quelli a cui voglio dirla leggerà mai, ma è un modo di togliermi un sassolino dalla scarpa: l'esibizione era TOTALMENTE live. Chi conosce il loro disco sa perfettamente che ci sono state due o tre differenze di interpretazione tra la versione incisa e quella cantata sul palco (e basterebbe guardare le due versioni su youtube per rendersene conto), in secondo luogo ci sono stati dei problemi con i volumi dei microfoni che non si sarebbero avuti se avessero cantato in playback (difficilmente la regolazione dei volumi dei microfoni è sbagliata, su un pezzo inciso). Terzo, ma non ultimo, e questo può aiutarvi anche a riconoscere un'esibizione live quando andate ad un concerto, se l'artista sul palco riesce a far sentire richieste di partecipazione del pubblico con ogni probabilità l'esibizione è live. Mi spiego meglio, difficilmente in un'esibizione in playback i microfoni sono accesi, semplicemente per il fatto che muovendo le labbra per fare il labbiale del fiato dalla bocca esce comunque. A chi canta una canzone da due anni probabilmente esce anche la voce (è capitato a me durante una pausa studio a casa di un mio amico, difficilmente non capita a chi si fa trascinare dalla sua musica), ecco perché di solito i microfoni sono spenti durante un'esibizione in playback. Voi l'avete sentito Liam? Io sì.

Tolto il sassolino dalla scarpa, passiamo ai ringraziamenti: hugmehoran, TittiLanzani_, Marti__, Giulia37, Tay98... siete meravigliose, lasciatemelo dire. Grazie dei pensieri che mi lasciate, mi rendete immensamente felice, ogni volta.

Un bacio a tutti quanti

Spero a presto
-K-

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Capitolo 9
*** Papà ***


Capitolo 8 - Papà

Questo paesino è fin troppo vivo, per essere così piccolo, eppure nessuno sembra riconoscere Liam.
Un gruppo di ragazze lo fissa insistentemente e lui quando se ne accorge sorride in quel modo particolare che usa solo quando pensa che nessuno lo stia guardando, mi stringe più forte e continua a camminare.
«Sono felice» mi dice sottovoce, quando arriviamo al belvedere sotto il castello che regala una vista meravigliosa sul lago.
«Chiunque sarebbe felice, nella tua posizione» rido.
«No, seriamente. Ero felice anche prima, voglio dire faccio quello che amo di più e vengo pagato per farlo, è la cosa che tutti vorrebbero, lo so. Ma nelle ultime due settimane sono ancora più felice, perché ho trovato una ragazza che ama quello che amo io, che vuole bene ai miei amici e non si lamenta della loro invadenza e che mi ama per quello che sono.»
Ho gli occhi completamente fissi nei suoi dall’inizio alla fine del discorso. Non lo ritenevo capace di tanta profondità. O forse sì, ma non volevo pensarlo così perfetto. Perfetto per me, ad ogni modo. Ha tanti di quei difetti…
«Sono felice anch’io» gli rispondo, rifugiandomi tra le sue braccia. Adoro sentirmi protetta e il suo petto è così caldo, così…
«Vieni a vivere con me.»
Allento l’abbraccio per sollevare la testa verso il suo viso. Sono sorpresa, non mi aspettavo una richiesta del genere.
«Ti chiederei di sposarmi, ma abbiamo appena diciotto anni e -» lo interrompo con un dito sulle labbra.
«Liam, no. La mia risposta è no. Ti amo e voglio stare con te, ma… Liam, è inutile girarci intorno. Io voglio andare avanti con la mia vita, non voglio che quello che c’è tra me e te mi impedisca di realizzare i miei sogni. Tra poco più di un mese dovremo separarci, Liam. E per quanto vorrei rimanere con te, vivere con te… devo pensare anche a me, alla mia carriera e, per quanto felice mi rendi, per quanto felice tu potresti rendermi… non voglio rinunciare alla Julliard e non voglio rinunciare ai miei sogni. Io ti amo, Liam, e non voglio mettere una data di scadenza a noi due, perché non sarebbe giusto, ma non voglio neanche essere una di quelle ragazze che rinuncia a tutto ciò per cui ha lavorato solo per un ragazzo.»
Liam mi stringe tra le braccia così forte che temo possa spezzarmi, poi lo sento ridere. Era davvero così divertente il mio discorso?
«Mi sarei sorpreso se avessi detto di sì, Ash, ma dovevo chiedertelo. E comunque non voglio che tu rinunci ai tuoi sogni per me. Amo te e mi prendo tutto il pacchetto, sogni inclusi. Quando ripartirai sarò tremendamente triste, ma allo stesso tempo felice, perché saprò che stai andando in un posto che ti renderà felice.»
«E quando scriverai una canzone sulla mia partenza sarò felicissima di arrangiarla» scherzo. Ora so che non rideva per il mio discorso, ma perché era felice che avessi avuto quella reazione.
Rimaniamo sul belvedere fino al tramonto, poi torniamo a prendere l’auto. Durante il viaggio di ritorno ascoltiamo tutto il cd che ha preparato. Liam canticchia, sembra che il mio ‘no’ non abbia intaccato il suo buonumore.
Arriviamo a casa in tempo per assistere alla sfuriata di zia Sam a Zayn.
«Ma non capisci che così ti rovini con le tue mani, brutto idiota che non sei altro?»
«Tutto si può dire, tranne che sia brutto» scherza Louis.
«Stanne fuori, Louis» gli risponde zia Sam. È a questo punto che entriamo in soggiorno anche io e Liam.
«Tu lo sapevi?» mi accusa la zia, con gli occhi fuori dalle orbite.
«Sì» affermo e sorreggo il suo sguardo.
«Perché non me l’hai detto?» mi chiede. Sembra delusa dal mio comportamento, ma io sarei molto più schifata da me stessa se l’avessi fatto.
«Perché non è mia abitudine tradire gli amici» rispondo. Liam stringe la mia mano, nel tentativo di calmarmi, probabilmente.
«E tradire me, invece? Tradire la mia fiducia non conta niente per te?»
«Non gliele ho mica comprate io! Avresti potuto dirmi qualcosa in quel caso, ma non puoi accusarmi di aver tradito te. Se te l’avessi detto avrei tradito Matt e Zayn, zia. E comunque ero sicura che l’avresti scoperto presto.»
«Pare che tu abbia trovato pane per i tuoi denti, Samantha» l’unico che chiama zia Sam con il suo nome intero è…
«George! Che ci fai qui?»
«Papà!» esclamo, e subito lascio la mano di Liam per corrergli incontro ed abbracciarlo.
«Ciao, Ash! Sei cresciuta molto, in queste due settimane. E non sto parlando di altezza» mi dice mentre mi abbraccia. «C’era un convegno a Milano e ne ho approfittato per portare una valigia di indumenti adatti al clima inglese per la mia bambina.»
«Sono contenta di vederti, George, ma non puoi restare -»
«Ho una camera prenotata nell’albergo del convegno, Sam. Stai tranquilla. Ash, non mi presenti i tuoi amici?»
«Subito, papà. Loro sono Harry, Niall, Zayn, Louis e lui è Liam. Il mio ragazzo» è la prima volta che lo presento così a qualcuno, e mi rendo conto che forse a Liam non farà piacere, ma ormai il danno l’ho fatto. Lo guardo per un istante e comincio a mordermi il labbro. Lui mi sorride rassicurante e si avvicina a me.
Mi circonda la vita con una mano e porge l’altra a mio padre.
«Piacere di conoscerla, signor Jameson» gli dice, con quell’inconfondibile e sexy accento inglese.
«Un inglese. Mia figlia sta con un inglese. Piacere di conoscerti, Liam. Ashley, sai che a tua madre verrà un infarto e se la prenderà con tua zia per la promiscuità a cui ti ha costretta?»
Alzo le spalle. «Come vuole. Se tutto va bene non la rivedo fino a Natale» gli dico.
«Ash… devo parlarti un minuto» mi risponde, serio. Annuisco e Liam mi lascia andare. Gli sorrido e mi allontano con mio padre.

«Ash, non sono qui soltanto per un convegno. Ho ricevuto una proposta di lavoro qui in Italia, sarebbe un posto di prestigio e mi piacerebbe accettare.»
«Lasciami indovinare. Mamma non vuole?» gli chiedo, centrando il problema. Annuisce.
«Sai perché tua zia e tua madre non si sopportano?»
«No, non me l’avete mai raccontato.»
«Sam accusa tua madre di avermi tarpato le ali e di star facendo lo stesso con te e Peter. Questa storia non te l’abbiamo mai raccontata perché non volevamo che pensassi di non essere stata voluta. Ti abbiamo amata e ti amiamo ancora, Ashley. All’epoca, avevo appena finito la facoltà di Medicina e mi avevano offerto un posto di lavoro in Inghilterra. Si sarebbe trattato di tre anni e poi sarei tornato negli Stati Uniti, avrei sposato tua madre, perché l’amavo, e avremmo realizzato la nostra vita insieme» inizia. «Poi saltò fuori che lei era incinta. Aspettava te. Sam aveva quindici anni e mi incoraggiava a partire comunque, perché, giovane com’era, non riusciva a concepire che qualcuno potesse rinunciare ai propri sogni, e soprattutto perché diceva che se amavo davvero Joan come dicevo l’avrei trovata ad aspettarmi. Con un bambino.»
«È colpa mia se non hai realizzato i tuoi sogni, quindi?» gli chiedo.
«No, Ashley. La colpa è solamente mia. Ho avuto paura. I tuoi nonni minacciarono di non farmi vedere il bambino, se non avessi sposato tua madre. Ma anche quelle erano minacce vuote, la legge era dalla mia parte, se ti avessi riconosciuta non avrebbero potuto impedirmi nulla. Tua madre minacciò di abortire, se me ne fossi andato.»
«Perciò è comunque colpa mia. Tu sei rimasto perché io potessi venire al mondo.»
«Io sono rimasto perché non potevo sopportare l’idea che tua madre facesse quello sbaglio. Ti vuole bene, Ash, a modo suo. Ma è una donna fragile, lo è sempre stata. Era succube dei suoi genitori, che non potevano concepire l’idea di avere una figlia nubile con un bambino. È sempre stata incapace di reggersi sulle sue gambe, lo sai. L’illusione che tutto fosse perfetto è sempre stata più importante della realtà, per lei. Ma non sono più in grado di sopportare le sue enormi insicurezze, Ashley. Forse non lo sono più da tempo e trovo il coraggio di rendermene conto solo ora che la vita mi sta offrendo un’altra grande occasione. Non la amo più.»
«Perché mi racconti tutto questo, papà?» sono arrivata alle lacrime, me le sento scendere lungo le guance, ma quando lui prova ad avvicinarsi faccio un passo indietro.
«Perché ho intenzione di chiedere la separazione da tua madre, Ash, e porto Peter con me in Italia. Non ho intenzione di permettere a tua madre di trasmettere a lui le sue insicurezze. Vorrei anche te con me, ma ora che hai la tua grande occasione non ho intenzione di togliertela. New York non è sufficientemente lontana da Boston per non permettere a tua madre di cercare di mettere bocca su ogni aspetto della tua vita, ma sono sicuro che la Ashley che sta venendo fuori durante questo soggiorno lontano da casa sarà più che in grado di gestire la situazione.»
«Quanto… quanto ne sa la zia Sam?»
«Sam sa tutto da prima che tu partissi. Stavo solo aspettando il momento giusto per dirti tutto. Volevo essere io a farlo. Dovevo essere io.»
Ho l’impressione che il cuore possa scoppiarmi da un momento all’altro. Papà lascia la mamma, io sono nata soltanto perché papà ha rinunciato ai suoi sogni.
«Le hai detto tutto, George?» la voce di zia Sam è piena di rammarico. Non la sopporto.
«Non osare mai più farmi una ramanzina solo perché ti ho nascosto un fottutissimo pacchetto di sigarette. Tu mi nascondevi questo e ti sei permessa di urlarmi contro! Sai cosa me ne fotte della voce di Zayn? Tu mi hai nascosto che mio padre ha intenzione di separarsi da mia madre e di mettere tra loro due un oceano!» urlo.
Inizio a correre. Arrivo ad un’estremità del giardino e mi siedo a terra. È completamente buio e sono sicura che nessuno verrà a cercarmi, quaggiù. Scoppio a piangere e non so per quanto rimango qui sa sola.

«Tuo padre se ne è andato» è Louis il primo a raggiungermi. Mi posa una coperta sulle spalle e si siede accanto a me.
«Anche i miei si sono separati, lo scorso anno» lo so, Liam me l’ha detto, ma forse questa è la giustificazione che sta dando al fatto che in questo momento vicino a me ci sia lui e non il mio ragazzo.
Sospiro.
«Se non avessi avuto i ragazzi e la musica… non so proprio cosa avrei fatto. Non l’ho presa molto bene, ma avevamo un’agenda piena di impegni e non potevo permettermi di deprimermi.»
Mi posa un braccio sulle spalle e mi attira contro di sé. Ricomincio a piangere.
«Grazie» riesco a mormorargli tra i singhiozzi.
«Perché non mi chiedi di Liam?»
«Perché quello con i genitori separati sei tu, ho immaginato che fossi venuto tu perché sai cosa sto provando» rispondo.
«E pensi che il tuo ragazzo mi avrebbe mandato qui da solo?» effettivamente il ragionamento non fa una piega. «Tuo padre lo sta portando in pronto soccorso.»
Scatto in piedi in allarme. «Cos’è successo?»
«Niente di grave. Quando ti ha sentita urlare è corso fuori e ha dato un pugno a tuo padre, ma siccome non è capace a tirarli si è fatto male. George pensa che si sia rotto due dita.»
Da quando Louis chiama per nome mio padre? Lo guardo a lungo, prima incredula e poi divertita. Scoppio a ridere. Louis mi fissa per qualche istante, poi scoppia a ridere anche lui.
«Pensavo la prendessi peggio» mi dice.
« E come dovrei prenderla? Il mio ragazzo prende a pugni mio padre e lui, invece di incavolarsi, lo accompagna in pronto soccorso. Ridere è il minimo che posso fare, credimi.»
«Ad ogni modo… Sam ti aspetta per andare a recuperare l’infortunato.»

***

Mmmmmm vedo che quando chiacchiero troppo non vi piace, quindi oggi chiacchiero meno e lascio che a parlare siate voi u.u

Grazie a hugmehoran e Tay98 per le recensioni.

Un bacio grande grande grande a tutti
-K-

A presto (spero)

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Capitolo 10
*** EXTRA #2 - Come Volevasi Dimostrare... (Liam's POV) ***


Extra2 - ILTWYSWYE

EXTRA #2 - Come volevasi dimostrare...

Dalla faccia che ha fatto Sam quando ha sentito la voce del Signor Jameson e dalla sua reazione, credo che non si aspettasse la visita del padre di Ashley.
D’altra parte lei è stata felicissima di rivederlo, anche se la faccia che lui ha fatto poco fa, quando le ha chiesto di poterle parlare in provato, non prometteva niente di buono.
«Sam, sai cosa le deve dire, per caso?» chiede Louis. La domanda è giusta ma dalla bocca sbagliata. Avrei dovuto essere io a chiederlo, anche se conoscendo Louis e la sua attenzione allo stato d’animo di chi lo circonda non è così sorprendente.
«Sì e no, Lou. Diciamo che conoscendo George non mi aspettavo che sarebbe successo così presto, anche se è una cosa che non vedevo l’ora che accadesse» risponde. Non dice nient’altro sul cosa, però.
«Il padre di Ashley lascerà sua madre, vero? Mio padre aveva la stessa espressione, quando mi ha detto della separazione.»
Sam annuisce. «È questo il motivo che ha convinto George a mandare Ashley da me per le vacanze estive.»
Si allontana, probabilmente per raggiungere il signor Jameson ed Ashley.
Lou mi mette una mano sulla spalla.
«Ashley mi ha detto che non va molto d’accordo con sua madre, ma non so come prenderà questa storia della separazione. Specialmente se Sam sapeva tutto e non le ha mai detto niente» dico. Non so con chi sto parlando. Forse con me stesso, forse con loro… ormai è praticamente la stessa cosa, per certi versi.
«In particolar modo dopo la lite di prima» aggiunge Zayn, che come al solito capisce al volo quello che mi passa per la testa. Annuisco.
Le urla di Ashley interrompono la  nostra discussione. Vorrei correre subito da lei, ma Harry mi ferma e scuote la testa. «Vorrà stare un po’ da sola, adesso, Liam. Lasciala sfogare un po’, avrai tutto il tempo per correre da lei.»
Un ragionamento del genere mi sarebbe sembrato assurdo, qualche tempo fa. Non sapevo quale fosse il significato di “dare spazio”. Curato e coccolato come sono sempre stato, mi sembrava impossibile che qualcuno volesse stare da solo per pensare ai fatti suoi quando stava male.
Paradossalmente, sono state la fama e la batosta che ho preso con Danielle a farmelo capire. Sono diventato “il solitario”, quello che sta per i fatti suoi dopo i concerti e che per rilassarsi preferisce fare una Twitcam da solo in camera sua con duecentomila fan in linea piuttosto che andare in una discoteca in mezzo a quattrocento persone. E quando mi sono lasciato con Danielle è stato anche peggio, non volevo neanche fare le Twitcam. Mi bastava stare nel silenzio della mia camera a pensare ai fatti miei. Zayn e Niall devono aver pensato che fossi andato in depressione. Cercavano ogni modo per tirarmi fuori di casa durante i giorni di riposo.
Faccio un respiro profondo e tolgo la sua mano dal mio braccio. «Hai ragione» gli dico, poco prima che Sam e il signor Jameson rientrino in casa.
«Ragazzi, mi dispiace essere piombato qui in casa vostra ed aver disturbato la vostra quiete, ma era necessario che parlassi di persona con Ashley. Noi…»
«George, non devi spiegare niente ai ragazzi.»
«Una cosa ce la deve spiegare, invece.» Di nuovo la frase giusta ma dalla voce sbagliata. Questa volta è Niall a parlare, così mi volto verso di lui all’improvviso. Mi sorride, come se volesse incoraggiarmi a continuare, ma le parole continuano ad impigliarsi nella gola, non riesco a dire niente.
«Voglio bene ad Ashley e non voglio che stia male - è mia figlia, come potrebbe essere altrimenti - ma era necessario che lo sapesse, ragazzi.»
Non so se è per questa frase che scatto, o perché vorrei prendere a pugni Sam per non aver protetto Ashley, in qualche modo… magari mettendole la pulce nell’orecchio o cose così, ma all’improvviso il mio pugno chiuso si scontra con la mandibola del padre di Ashley. E subito dopo sento un dolore allucinante alle dita e Zayn trattiene le risate mentre me le tasta e mi fa urlare.
«Brutto imbecille, prendi del ghiaccio, invece di stare lì a ridere!» gli urlo addosso, mentre qualcuno poggia una busta di piselli surgelati sulla mia mano.
Il padre di Ashley la solleva, la tasta, prova a piegare le mie dita e mi guarda. «Potresti esserti rotto due dita, ragazzo.»
«Mi chiamo Liam, signor Jameson» ringhio.
«Certo, Liam» dice, poggiando di nuovo la busta di piselli sulla mia mano. «Sam, vorrei portare il ragazzo in Pronto Soccorso, ma quella che è vissuta in Italia sei tu, io non capisco una parola.»
«Vengo con voi, George. Fammi prendere le chiavi dell’auto. Vi seguo.» Il che significa che io dovrò andare in auto con il padre di Ashley. Dopo che l’ho preso a pugni. Benissimo. «Harry, vai a chiamare Ashley, dovresti trovarla da qualche parte in fondo al giardino» continua Sam, dando indicazioni ai miei amici.
«No! » grido. Non voglio che sia Harry a consolarla. Cioè, mi fido di lui, ma ho una strana sensazione. E poi quello che può capirla meglio in questo momento è Louis. «Lou, puoi andare tu? Sei quello che l’ha passata più di recente.»

*             *             *

Il padre di Ashley guida in maniera tranquilla ed è anche abbastanza silenzioso. O forse pensa che non ci sia niente da dire.
«Mi scusi» gli dico, in un momento in cui la radio non prende e c’è troppo silenzio dentro l’auto.
«Non ti devi scusare di niente, Liam. Te la sei presa perché ho detto di volerle bene e invece l’ho ferita, giusto?»
«Non lo so, forse ce l’avevo soltanto con Sam perché non le ha anticipato niente e poco prima fa l’aveva accusata di essere una traditrice per non averle detto niente delle sigarette di Zayn e me la sono presa con lei. Mi scusi, di solito sono più pacato» gli spiego.
«Ti ho già detto che non c’è niente di cui scusarsi, capita a tutti di perdere la testa. Fortunatamente la mia mandibola è più dura della tua mano.» Sorride. Il suo sorriso mi ricorda quello di Ashley… chissà come sta. «È più forte di quanto io e te pensiamo, Liam» mi risponde, quasi leggendomi nel pensiero.
«Lo so che è forte. È più forte di me, ed è determinata a realizzare i suoi sogni.»
«La determinazione l’ha presa da Samantha. Io non sono mai riuscito a impormi e sua madre… beh, ti avrà già raccontato qualcosa.»
«Non molto, a dire la verità. Non parla volentieri di lei, e io non voglio costringerla. Quando si sentirà pronta me ne parlerà.»
«Sei un bravo ragazzo, Liam.»
«Ci provo» rispondo. È facile andare d’accordo con il signor Jameson, o almeno credo. «Però prova a fare del male a mia figlia e ti insegno io come si tira un pugno su una mandibola.»
Come volevasi dimostrare… certo che sono proprio partito con il piede sbagliato, con quel pugno.

 ***

Innanzitutto chiedo scusa ancora una volta per averci messo tanto a scrivere questo secondo extra. Se siete passate sul mio blog sapete che ho avuto una settimana un po' movimentata, iniziata lunedì con l'anteprima stampa di Hunger Games (film che vi consiglio caldamente di vedere anche se non avete letto il libro, ma ancora di più se l'avete fatto) e terminata ieri con il rientro a casa (perché avevo bisogno di riposare un po' il cervello, dopo la settimana appena trascorsa...)

Devo chiedere scusa anche perché questo extra fa un po' schifo, ma mi serviva per mettere in luce il fatto che la gelosia di Liam non è spuntata fuori all'improvviso, è nata da un insieme di sensazioni che sono iniziate già dopo pochi giorni dall'inizio della storia con Ashley.
La canzone che lo accompagna è Lego House di Ed Sheeran... nei pensieri di Liam c'è sempre Ashley ^^

E poi devo ringraziare le otto persone che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie davvero per il sostegno che mi state dimostrando: Mistina, Zamieluna, Love5Carrots, Clo_97, Alex Spunk, kahlan5, Marti__ ed Xbiebsdirection.

Un bacio grande a tutti, anche a quelli che passano e leggono e basta
-K-

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Capitolo 11
*** Al lavoro! ***


Capitolo 9 - Al lavoro!

«Eri adorabile a quattordici anni!»
Alla fine le dita di Liam non erano rotte, ma gliele hanno fasciate comunque e zia Sam ci ha imposto due giorni di riposo completo. Lei e Zayn hanno fatto pace e lui ha promesso di comportarsi bene. Non so quanto durerà, ma per il momento sembra esserci tranquillità. Io e Liam passiamo le giornate a bordo piscina dato che non può bagnare la mano. Mi sono fatta una cultura con i fan video sui ragazzi.
Il suo provino a X Factor... è migliorato tantissimo in questi due anni, ma già allora la sua voce era qualcosa di incredibile.
«Perché, ora non lo sono più?» fa la faccia triste, sporge il labbro inferiore e gonfia le guance.
Rido e gli do un bacio. «Ora sei sexy, e lo sai.»
«Non ti dovevo far sentire Ricky Martin.»
«Dovevi impedirmi di diventare dipendente da Glee!» rido.
«Ehi, non è colpa mia se quando siamo tornati dal pronto soccorso quei quattro geni si erano dati alla danza!»
«E tu ti sei subito precipitato in mezzo a loro, nonostante la mano fasciata. Oddio, e questo?» becco un loro video a un concerto, stanno cantando Everything about you e continuano a fare… oddio, sono imbarazzanti.
«La smetti di cercarci su Youtube?»
«Ma siete così buffi!»
«Ma hai lo spettacolo in diretta tutti i giorni!»
«Vero, ma questi ti imbarazzano di più» rido e mi alzo in piedi.
«Dove vai?»
«A posare il pc. Poi torno a coccolarti» gli dico e gli do un bacio. Ma, quando torno, a coccolarlo trovo i suoi quattro migliori amici.
«Se sono di troppo me ne vado» scherzo.
«Veramente eravamo venuti a cercare te. Liam già sa cosa vogliamo chiederti» dice Niall.
«Se è per uscire insieme, devo informarvi che di solito sto con un ragazzo alla volta» scoppiano tutti a ridere e Liam si finge arrabbiato.
«Vorremmo che tu incidessi il disco con noi. Cioè, se non ti crea problemi con la scuola, ovviamente» Harry è entusiasta e non riesce a nasconderlo. Mi siedo sul lettino di Liam e li guardo uno alla volta con un’espressione estremamente seria.
«Ne sarò onorata. Ma solo se mi farete suonare un pianoforte vero!» rispondo.
«Questo era scontato» ribatte Louis.
«E grazie, so quanto ti è costato nascondere a Sam -»
«Non fa niente, Zayn.»
«Cercherò di non metterti più in una situazione del genere»
«Grazie» mi accoccolo al fianco di Liam e allargo il braccio libero. «Vi voglio bene, ragazzi.»
«Ti vogliamo bene anche noi, Ash» dice Harry, che è il primo a stringersi nell’abbraccio di gruppo.
Li adoro tutti e cinque, è impossibile non volere loro bene.
«L’avete già detto a zia Sam?»
Si guardano a vicenda, poi Liam mi stringe più forte «Sì, ma semplicemente perché ci ha sentiti mentre ne parlavamo. Sta cercando di concludere un accordo con la Julliard in modo che il contratto con la casa discografica non ti sia d’intralcio con gli studi.»
«Eravate sicuri che avrei detto di sì?» chiedo, prendendo immediatamente fuoco.
«No, ma lei ha detto che aveva solo venti giorni per cercare una soluzione e che era meglio non perdere tempo» mi risponde Niall.
«Ergo ha deciso di nuovo senza sentire il mio parere.»
Liam mi accarezza la schiena per cercare di calmarmi. «Credo che l’idea sia stata piuttosto quella di anticiparsi il lavoro nel caso l’avessi fatto. Sam non lascia niente al caso e dà di matto quando non può programmare le cose con largo anticipo. Considera che ha programmato le date del nostro tour del prossimo anno da febbraio di quest’anno. Immagino che conosca le difficoltà che potresti incontrare come professionista in una scuola che dovrebbe formare i professionisti di domani, perché è questo che diventerai, firmando il contratto, Ash.»
«Diciamo così» lascio cadere il discorso, non mi va di litigare con loro, che tra le altre cose non c’entrano niente. «Quindi sono ufficialmente a bordo?»
«Lo sei sempre stata. E se non ti permetteranno di partecipare faremo comunque in modo che il tuo lavoro ti sia riconosciuto» dice Louis.
«Vi ho già detto che vi voglio bene?» chiedo.
«Ehi, io sarei geloso!» esclama Liam.
«Non puoi.»
«E perché?»
«Perché tu sei quello che amo» dico e gli do un bacio tra i versi più o meno schifati dei suoi – nostri – amici idioti.

*             *             *

«Ho sentito papà» dico a zia Sam quando, due giorni dopo, finalmente smette di evitarmi. Abbiamo ricominciato a lavorare a pieno ritmo ed è uno dei pochi momenti di pausa che mi sto concedendo. I ragazzi hanno scritto i testi di altre quattro canzoni e dalla casa discografica ci hanno fatto sapere che basta così. Altre quattro canzoni saranno scritte da Ed Sheeran in persona – hanno concluso un accordo molto vantaggioso con la sua casa discografica, a quanto ci ha fatto capire zia Sam – e alle quattro rimanenti avremo più tempo per lavorare. Ed ha collaborato anche al loro primo album e i ragazzi sono davvero entusiasti di poter cantare le sue canzoni.
«Ho comunque dodici arrangiamenti da sistemare» è stato quello che ho fatto notare a zia Sam quando ce l’ha comunicato, prima di uscire dalla stanza, prontamente seguita da Liam che ormai capisce al volo quando ho bisogno di sfogarmi. È incredibile quanto siamo entrati in sintonia in appena tre settimane. Tra una settimana voleremo verso l’Inghilterra e poi me ne tornerò negli Stati Uniti. Continuo a cercare di non pensarci, ma più cerco di non farlo più lo faccio. Harry me lo legge in faccia e cerca di allontanarmi da Liam, quando ci riesce. È un caro amico. Per entrambi.
Comunque, è giunto il momento di mettere via le armi e firmare un armistizio con la zia.
«Che ti ha detto?» mi chiede, infatti.
«Che la mamma l’ha buttato fuori di casa. Peter era lì quando hanno litigato, ci ho parlato ieri sera.»
«Come sta?»
«Non vuole stare con nessuno dei due, non vuole scegliere tra mamma e papà. E siccome io ho diciotto anni e un contratto discografico che mi permetterebbe di mantenerlo, pensavo di chiedere la sua custodia.»
«Sei sicura?»
«No, ma cos’altro posso fare? Gli voglio bene e sarà l’unico a soffrire in questa situazione. Io non ci sarei, e comunque da maggiorenne con un reddito posso permettermi di non scegliere a chi essere affidata… lasciarlo con mamma sarebbe una condanna… costringerlo a scegliere papà…» sospiro.
«Magari gli farebbe bene cambiare aria. Una nuova scuola, dei nuovi stimoli potrebbero aiutarlo a staccarsi dalle sue consolle. Tu comunque avresti l’università e lo lasceresti spesso da solo.»
«Non so cosa fare, zia. Non voglio spingerlo verso l’uno o l’altro dei nostri genitori.»
«E infatti non devi farlo. Stagli vicino da sorella, e non è offrendogli una terza scelta che in realtà non esiste che lo farai, perché sei solo una diciottenne che presto andrà all’università e non puoi fargli da genitore.»
Sospiro. «Forse hai ragione.»
«Io ho sempre ragione. E adesso torna di sotto da quei sei fannulloni, che senza di te non combinano niente!»
La zia ha pienamente ragione, questi qua funzionano solo con il cane da guardia. E infatti li trovo a fare casino.
«Ma voi non dovevate provare le vostre parti?»
«Ma tu sei andata in pausa!» urla Louis, sdraiato sul divano con Liam, Niall e Zayn seduti sopra. Harry scatta le foto con l’iPhone.
«Beh, ora sono tornata e voglio sentirvi cantare.»
Ovviamente, anche se hanno fatto di tutto per farmi credere il contrario, si sono esercitati, perché, quando entro in sala regia e faccio partire la musica, cantano da veri professionisti.
«Sono fantastici. Non lo diresti mai guardandoli, ma sono davvero concentrati quando devono lavorare» mi dice Matteo, che dà voce ai miei pensieri.
«Sarà un album fantastico» confermo, un istante prima che, in un passaggio particolarmente brusco da una nota bassa ad una alta, Liam prenda una stecca. Non gli capita spesso, ma quando succede va in crisi. Strano che non abbia ancora chiesto di fermarci. Prendo in mano lo spartito – non lo faccio mai, mi fido di loro – e mi rendo conto del perché non l’ha chiesto. Non era un suo fraseggio. L’ho arrangiato per la voce di Niall, ecco perché Liam non diceva niente. Stoppo la musica.
«Non era la tua parte, Liam» dico nel microfono, e accendo l’altoparlante della sala regia per sentire la replica.
«Ma…»
«Ma niente. Era un fraseggio di Niall, armonizzato nella sua vocalità. Qui hai una doppia voce da fare, ma stop.»
«Sei peggio di tua zia» scherza Zayn.
«Da qualcuno devo aver preso» ribatto. Non mi piace scherzare sul lavoro. «Ricominciamo.»
Questa volta la prova va a meraviglia. Niall canta il suo fraseggio e lo fa in maniera divina.
«Cinque minuti di pausa» dico, quando finiscono. «Liam, tu vieni fuori con me un attimo.»
«Si può sapere cos’hai?» gli chiedo, una volta fuori. «Non sei il tipo che cerca di fare più assoli degli altri, anche perché te ne toccano mediamente più che agli altri.»
«Lo so è che…» si interrompe e mi guarda con gli occhi da cucciolo.
«Che cosa?»
«Che quella frase l’ho scritta per te, pensando a te e pensando di cantarla a te.»
«E io ti ho scombinato i piani arrangiandola per Niall?»
Annuisce. «Ho chiesto agli altri di poterla provare comunque, e loro sono stati d’accordo, sapevano quanto fosse importante. Solo che non è andata bene e tu ti sei arrabbiata.»
«Non me ne sarei neanche accorta se fosse andata bene. Siete dei professionisti e mi fido delle vostre scelte. La maggior parte delle volte va bene. Ieri Louis ed Harry si sono scambiati una parte, ma me ne sono accorta solo a notte fonda riascoltando le registrazioni con zia Sam. Ma sono andati bene, non mi importa. Sono una perfezionista, probabilmente vi manderò al manicomio per questo.»
«Probabilmente ti amo anche per questo» mi risponde. Prende il mio viso tra le mani e mi bacia.
«Ti amo anche io. Ora rientriamo e la registriamo, ok?»
«Sissignora» scatta sull’attenti.
«Scemo!»

***

:(

Inizio a pensare che la storia non vi piaccia più... ringrazio comunque tay98 e marti__ per le recensioni allo scorso capitolo. Ringrazio inoltre IsaPosse per la recensione al capitolo 7 per la quale non ho avuto occasione di ringraziarla nello scorso capitolo (perché l'ha inviata nel momento in cui stavo postando il capitolo).

Con le note parto dall'inizio, perché ci sono diversi video realmente esistenti a cui faccio riferimento:

- Audizione di Liam per X Factor nel 2008
- Liam a X Factor a 14 anni (e ammetterete che questo è roba di cui non vantarsi u.u)
- Audizione di Liam del 2010 (personalmente ogni volta che lo sento sto *O*)

Gli altri video a cui faccio riferimento sono:

- Sexy and I Know It (Glee Version). Non che i ragazzi abbiano dato mai segni di conoscere Glee, ma considerati i tipi non trovo improbabile che se lasciati da soli mezz'ora siano in grado di organizzare un festino danzante (e comunque, sono ragazzi, si divertono e fanno bene u.u). L'originale è dei LMFAO (che poi, mi chiedo... con tutte le canzoni di Ricky Martin che ci sono, proprio una non sua dovevano fargli cantare a Glee?)
- Everything About You (video sul quale Ashley decide che è meglio spegnere il pc e fare le coccole al malato, non mi ricordo come ci sono arrivata, ma sono sicura che se me lo ricordassi sarebbe una storia interessante u.u)

Con i video credo di aver finito ^^ Se vi pare che ne manchi qualcuno fatemi sapere u.u

Per quanto riguarda invece le modalità di registrazione di un disco... non sono propriamente quelle che stanno mettendo in pratica i ragazzi. Diciamo che è diverso quando si registra un demo da quando si registra una  canzone per un disco. Nel secondo caso, infatti, le voci vengono tutte registrate separatamente e poi rimesse insieme in maniera digitale. Per questo il risultato finale del disco non è mai quello che poi si sente in una versione live della stessa canzone (comunque avremo modo di parlarne poi, quando ci sposteremo a Londra :P )

Un bacio a tutti.
-K-

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Capitolo 12
*** Taken ***


Capitolo 10 - Taken

Ieri sera abbiamo finito di registrare il demo per la casa discografica. Abbiamo aggiunto due tracce in versione acustica – che i ragazzi vorrebbero includere come bonus track nel loro album – e zia Sam ha mandato tutto a Simon per e-mail.
Oggi siamo tutti in attesa del suo giudizio. Io per prima, perché da quel demo dipendono tutte le mie collaborazioni future con i ragazzi e loro perché non vogliono deludere la persona che ha creduto in loro come gruppo per prima.
«Simon non ha ancora chiamato?» chiede Liam. È il primo a svegliarsi ed è anche il più nervoso. Forse perché si preoccupa anche per le mie questioni personali, oltre che per quelle di lavoro.
Scuoto la testa.
«Tu hai dormito abbastanza? Sembri stanca» mi dice, mentre si siede sul divano e mi circonda le spalle con un braccio.
«Abbastanza sì, ma non troppo e non troppo bene. La telefonata di ieri sera con mamma mi ha preoccupata un po’.»
Mamma ha stranamente accettato che Peter si trasferisse con papà senza fare troppe storie, perciò deve avere qualcosa in mente e ho il terrore che questo qualcosa coinvolga anche me. «Se si trasferisce a New York rinuncio alla Julliard.»
«Vedrai che non succederà. Il silenzio di Simon è strano, comunque.»
«Sono sicura che il demo gli sia piaciuto, siete stati grandiosi. Dodici tracce in meno di un mese è un lavoro notevole!»
«Non ce l’avremmo mai fatta, senza di te» dice e mi posa un bacio sui capelli.
«Ce l’avreste fatta lo stesso, solo che io mi sarei annoiata a bordo piscina per tutto il mese e non avrei passato agosto a Londra. Direi che alla fine quella che ci ha guadagnato sono io!»
«Senza contare il contratto con la casa discografica e la possibilità di mettere il tuo nome su un disco che venderà milioni di copie in tutto il mondo» aggiunge.
«Ok, lo ammetto. Sto con te per interesse» rispondo, seria.
«Ah, sì?» borbotta, mentre inizia a farmi il solletico.

 Siamo ancora sul divano a scherzare per cercare di stemperare la tensione, quando zia Sam entra trafelata in soggiorno.
«Dove sono gli altri? E perché voi due siete ancora in pigiama?» credo di non averla mai vista così agitata. Ma Liam probabilmente sì, perché non si scompone e le risponde con estrema calma.
«Considerato che ieri abbiamo finito di lavorare credo che se la stiano prendendo con comodo, stamattina. Quanto a noi, ci andiamo a preparare. Se vuoi sveglio anche gli altri.»
«Sì, e vedi pure di sbrigarti.»
Mi lascio trascinare verso le camere, prima di chiedergli cosa sta succedendo.
«Sta arrivando Simon. Ovviamente senza preavviso. È l’unico che vedrai mai mandare al manicomio Sam in questo modo.»
«E… è una buona notizia?»
«Non so proprio cosa dirti. È del tutto imprevedibile. Comunque, adesso svegliamo Louis e Niall e con loro inventeremo un modo per buttare giù dal letto anche Zayn e Harry.»
«Ho un’idea migliore» gli dico. Entro in camera, prendo il portatile e le casse esterne. Collego tutto e metto il volume al massimo. «Tappati le orecchie.»
L’Ouverture della Carmen di Bizet crea abbastanza disturbo da tirarli tutti giù dal letto. Riesco a far alzare persino Zayn, che di solito è quello che crea più problemi. Appena sono tutti in corridoio fermo la musica.
«Si può sapere cos’è tutto questo casino? Non si può più dormire in pace?» chiede Harry, passandosi una mano sugli occhi.
«No, perché sta arrivando Simon» gli rispondo.
«Ma davvero? E ha detto qualcosa del demo?» chiede Zayn, mentre si strofina la barba di un giorno.
«Sam era piuttosto scioccata, sai che quando Simon le manda in aria i piani va completamente nel pallone. Comunque immagino che non le abbia detto niente, sai com’è fatto» risponde Liam.
Niall soffoca uno sbadiglio. «Immagino che lei sia già pronta ad accoglierlo, allora.»
«Sta agitata da matti» dico. «Mi sistemo e vado a prepararle una camomilla.»
«Ecco, sì, limita la quantità di caffeina che ingurgiterà oggi, per favore» mi dice Louis.
«Ok, ma voi sbrigatevi. Da come era in ansia la zia sembra una cosa piuttosto imminente.»
«Non conosci Sam sotto l’influenza di Simon, Ash. Non riesce a lavorare serenamente se si sente il suo fiato sul collo. È per questo che siamo preoccupati solo fino a un certo punto, quando Sam sta così non è attendibile.»

Ma l’arrivo di Simon era davvero imminente, perché zia Sam fa appena in tempo ad ispezionare i ragazzi prima che la sua auto si fermi davanti all’ingresso.
«Ciao, Sam. Ciao, ragazzi!» è tutto ciò che dice prima di togliersi i Rayban a specchio e puntare i suoi occhi inquisitori su di me.
«Lei è tua nipote?» chiede a zia Sam.
«Ashley Susan Jameson, piacere di conoscerla» allungo il braccio verso di lui e gli tendo la mano.
«Simon Cowell. Hai lo stesso caratterino di tua zia.»
«Me l’hanno detto spesso negli ultimi giorni e non può che farmi piacere, signor Cowell» rispondo. Non guardo la zia, non guardo i ragazzi. Non voglio sapere se secondo loro il mio comportamento è corretto. Continuo a sorreggere lo sguardo di Simon, che all’improvviso sorride e guarda dietro le mie spalle.
«Ottima scelta, Liam.»
Mi volto di scatto a guardare il mio ragazzo e l’espressione sorpresa sul suo volto mi conferma che non immaginava che Simon sapesse già tutto.
«C’è stata una fuga di notizie dopo la vostra visita a Sirmione, alcune ragazze vi hanno fotografati. Non è stato difficile far credere che Liam fosse in vacanza con la sua nuova fidanzata, considerato che loro quattro non erano in circolazione» zia Sam è di nuovo la persona professionale e calma che ho imparato a conoscere in questo mese.
«È anche per questo motivo che Sam, Harry, Niall, Zayn e Louis torneranno con me in Inghilterra, mentre voi due sarete accompagnati a prendere un volo di linea» ci informa Simon.
Annuisco.
«Liam, Danielle ha fatto un paio di comparsate a dei talk show dicendo con non se lo aspettava da te e un sacco di scemenze del genere. Dovremo pensare a una replica ufficiale.»
«Ah, aspetta, è per questo motivo che dopo tre mesi di silenzio mi fila di nuovo? Pensavo che dopo avermi tradito con quel ballerino spagnolo non avrebbe più avuto il coraggio di farsi vedere in giro. Comunque ho una sola replica da fare.»
Tira fuori il Blackberry e armeggia un po’.
«Fatto.»
«Grande, fratello!» è Louis il primo a capire cos’ha fatto. Gli altri si mettono a ridere con qualche secondo di differenza, tutti con i cellulari in mano.
«Liam! Taken è una canzone troppo bella, per dedicarla a lei!» esclama zia Sam.
«Ma è esattamente quello che ci voleva» risponde lui, senza scomporsi.
Simon tossicchia e riporta tutti all’ordine. «Scusate se vi interrompo, ma vorrei discutere un attimo di affari, prima che Ashley decida che c’è qualcosa di cui deve parlare con Liam.»
Mi precede di un nanosecondo, in effetti. Segno che conosce bene la zia Sam e i suoi tempi di reazione e di conseguenza i miei. Perché volevo proprio prendere da parte Liam e capire cos’è successo.
Ci sediamo tutti in soggiorno, Simon sulla poltrona che di solito è occupata dalla zia, io e i ragazzi sui due divani.
«Ho ascoltato attentamente il vostro demo. Come forse vi ha già anticipato Sam, Ed Sheeran e Tom Fletcher si sono detti entusiasti di collaborare ancora con voi e ci hanno inviato quattro canzoni a testa, che con le vostre dodici ci fa arrivare a quota venti» non ci sta dicendo niente di nuovo, ma i ragazzi sono trepidanti, sento i muscoli di Liam ed Harry completamente rigidi.
«Sapete che con questo album dovremo battere un ferro molto caldo. Siete già degli artisti internazionali, ma mi aspetto che il vostro secondo album batta i record di vendita del primo. So che potete farlo. Soprattutto con delle tracce valide come quelle che ho ascoltato ieri sera.»
Niall si illumina e non riesce a trattenere un sorriso. «Vuoi dire che ti è piaciuto?»
«Moltissimo. E con il team abbiamo già scelto le nove tracce che finiranno nell’album base. Ashley, hai fatto un gran bel lavoro con gli arrangiamenti, per essere un’esordiente con nessuna esperienza nella musica pop.»
Arrossisco. «Grazie, ma senza di loro non ci sarei riuscita.»
«Volevo congratularmi anche con il ragazzo che ha lavorato alle percussioni. Non c’è?»
«Matt è tornato a Londra, doveva partire per un viaggio con la ragazza» gli rispondo, e mi godo la faccia sorpresa di Liam nello scoprire che Matt è fidanzato e innamoratissimo di Lauren. «Che vuoi? Non mi hai mai chiesto se fosse fidanzato. Ti limitavi a fare il geloso ed eri troppo buffo.»
«Pare che la signorina ti abbia proprio preso all’amo, Liam.»
«È colpa di Sam» risponde lui. «Era tanto timida e carina, quando l’ho conosciuta.»
«Ovvio che fosse colpa mia» risponde la zia, con tono falsamente esasperato. Tutti scoppiano a ridere.
«Adesso possiamo allontanarci o c’è altro che deve dirci?»
«Puoi portare via Liam. E dammi del tu.»
«Grazie, Simon.»

 Mi assicuro di allontanarmi parecchio dalla casa, prima di fermarmi. Non voglio spie.
«Chi è Danielle?» chiedo a Liam. Cioè, ho capito che si tratta della sua ex, ma vorrei sapere qualcosa in più.
«Una ballerina che ho conosciuto a X Factor, con la quale ho avuto una relazione piuttosto duratura bruscamente interrotta in aprile.»
«E questo è quello che troverei su Wikipedia, più o meno parola per parola. Chi è Danielle per te
«Una che mi ha spezzato il cuore, l’ha calpestato, e ora, a quanto pare, sta cercando di far passare me per lo stronzo della situazione. Prova a riavvicinarsi e fa vedere a tutti che quello che la rifiuta sono io.»
«È per lei che eri nervoso in quest’ultima settimana? Voglio dire, più nervoso degli altri?»
Annuisce. «Dovevo parlartene, e ancora adesso non so perché non l’ho fatto. È che per me non significa più niente, Ash. Io amo te e lei si diverte a giocare con me perché vede che non sto più male per lei.»
«Ti piace vedermi a pezzi, mi vuoi solo perché sono di qualcun’altra.»*
«Esattamente. Non avrei  mai pensato che quella canzone si sarebbe rivelata profetica.»
«Pensi lo faccia per renderti gelosa. Lo so che odi sentirtelo dire, ma non ha più niente a che fare con te.»*
«La sai tutta a memoria?»
«Sì, e comunque sono un po’ gelosa.»
«Scherzi?»
«No. A lei hai dedicato una canzone su Twitter che vedranno milioni di persone.»
«A te abbiamo dedicato un album che ascolteranno milioni di persone, Ash.»
«Non è la stessa cosa… ma ti amo.»
«Per l’album?» so che sta scherzando.
«No, perché cerchi sempre la cosa giusta da dire e sei dolcissimo. Ti amo e… aspetta un secondo.»
Prendo il telefono e, mentre lo bacio, scatto una foto.
«Cosa fai?» mi chiede lui.
«Se mi aiuti è una dichiarazione di guerra a chiunque si metta tra me e te.»
«Mi hai citato?» chiede, quando il telefono gli segnala l’arrivo di una mail. Annuisco. Poco dopo è il mio telefono a squillare.
«E tu mi hai ritwittato. Direi che ora possiamo rientrare.»
In casa, sei persone ci assalgono tutte insieme.
«Sì, lo sappiamo che scoppierà un casino, Simon. Ma abbiamo diciott’anni e siamo innamorati. Che ci vuoi fare?» chiedo.
«Potevate fare in modo che la sfida a Danielle fosse meno palese?»
«Ho solo scritto al mio ragazzo che lo amo, con una foto di noi due e sullo sfondo il lago. Mai sentito parlare di foto ricordo?»
«E io ho solo ritwittato la foto, che è una gran bella foto, rispondendo alla mia ragazza che la amo. Cosa c’è di strano?» chiede Liam, mentre mi stringe in un abbraccio.
«Che devo farci con voi due?» sbuffa zia Sam.
«Non saprei proprio, Sam, ma forse ora è il caso che iniziamo a preparare le valigie, prima che tutti capiscano dove ci troviamo» risponde Zayn.
«Infatti» conferma Simon. «Alle 15 tutti pronti. Sam, non ti ho ancora fatto i complimenti. Organizzazione perfetta, come al solito.»
«Mi stai prendendo in giro, vero? Si è incasinato tutto!»
«Hai per le mani sei ragazzi tra i diciotto e i vent’anni, mi pare normale che qualche volta ti disobbediscano. E comunque scommetto che Ashley e Liam l’abbiano fatto solo perché è l’ultimo giorno che avrebbero passato qui.»
Non credo sia il caso di contraddirlo, perciò mi limito ad annuire e a fuggire a preparare le valigie.

 «Sai che sei totalmente adorabile?» mi chiede Liam, quando rimaniamo da soli in aeroporto. Qualche ragazza lo riconosce e si avvicina per farsi fare l’autografo. Qualcuna mi chiede persino il permesso. Ovviamente faccio quello che conviene a Liam, ossia annuire e sorridere. Spesso mi offro volontaria per scattare io stessa le foto. Dimostrarmi carina e gentile con le sue fan è il minimo che io possa fare. Una chiede l’autografo anche a me.
«Perché?»
«Perché poche persone si mostrerebbero così gentili con fan non loro.»
«Fanno parte del tuo lavoro, fanno parte di te. Sapevo con cosa avrei avuto a che fare. Ti ho preso così e ti tengo così. Non è nei miei piani cambiarti.»
«E io ti amo anche per questo» mi bacia davanti a tutti e qualcuno fa partire un applauso, ma non mi imbarazzo.
Lo amo e mi rende felice. Potrei desiderare di più?

***

Ammetto di non sapere molto della storia di Taken. Quello che so è che è una delle tre canzoni di Up All Night sulle quali i ragazzi portano la firma come compositori oltre che come interpreti (le altre due, mi insegnate, sono Everything About You e Same Mistakes). L'altra cosa che ci tengo a dire è che non sto assolutamente tirando accidenti alla storia tra Liam e Danielle, sono tanto carini insieme, ma questo è un racconto di fantasia e faccio come voglio u.u

Detto questo, mi devo ASSOLUTAMENTE scusare per il ritardo. Non ho neanche finito di rispondere alle recensioni... venerdì ho avuto due esami (sì, due lo stesso giorno, lasciamo perdere) e sono stata in coma per tutto il finesettimana. Ho finito di rivedere la storia giusto adesso (perché una promessa è una promessa, e il finesettimana non è ancora finito).

Devo ringraziare le sei persone che hanno recensito lo scorso capitolo e che spero di trovare anche nel prossimo: tay98, xniallswife_, Joey24, Marinne, Marti__ e Love5Carrots. Grazie davvero... a chi non ho ancora risposto prometto che risponderò entro domani sera.

Ed ora, veniamo ai credits:
- La scena del 'risveglio' necessita di ben due credits. Uno alla musica con cui Ashley decide di svegliare i ragazzi (Carmen - Ouverture, Bizet) e che - ve l'assicuro - se la mettete a tutto volume fa davvero un gran chiasso. L'altro al video che me l'ha ispirata: It's time to get up
- Le due frasi con l'asterisco sono traduzioni di versi di Taken (la prima nella versione originale sarebbe "You only love to see me breaking, you only want me 'cause I'm taken", mentre la seconda "You think I'm doing this to make you jealous, and I know that you hate to hear this, but this is not about you anymore"), ovviamente lo sapevate già, ma è sempre meglio specificare :)

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Mesiversario ***


11. Mesiversario

Covent Garden, Piccadilly Circus, Trafalgar Square con annessa National Gallery, Regent’s Park, Notting Hill – dove ci soffermiamo sulla porta blu diventata famosa per l’omonimo film – Hyde Park e persino lo stadio del Chelsea sono solo alcuni dei posti che Liam mi fa visitare nei primi giorni a Londra.
Polo e jeans, occhiali da sole sul naso e con la mano nella mia, sembra il perfetto turista, uscito da un catalogo vacanze. Abbiamo camminato molto, provato a prendere i mezzi e rincorso i taxi. Ci siamo divertiti qualche giorno, ne avevamo bisogno entrambi dopo un mese di lavoro intenso come quello che abbiamo appena passato e prima di iniziarne un altro ancora peggiore. E poi tutto questo girovagare continuo mi aiuta a non pensare alla situazione di mamma, papà e Peter.
Non vedo gli altri quattro membri dei One Direction da quando ci siamo separati in Italia e stasera avremo il nostro primo incontro in terra inglese. A casa di Harry e Louis.
«Sei sicuro che sappia cucinare?» chiedo a Liam per l’ennesima volta. Siamo seduti sul sedile posteriore di un taxi nero. Lui sorride e mi stringe la mano.
«Sì. Il fatto che in Italia abbia sempre fatto cucinare te e Sam non significa che Louis non lo sappia fare» mi ripete.
«Volevo solo accertarmi di non dover scendere al Mc Donalds sotto casa loro» dico.
«Come sai che c’è un Mc sotto casa loro?» mi chiede, stupito.
«Ricognizione su Google Maps» ribatto, fiera di me.
Liam scoppia a ridere e mi stringe il braccio intorno alla vita.
«Ti amo» mi dice sottovoce.
«Io di più.»

*             *             *

«Allora, so cucinare?» esclama Louis al termine di una lauta cena a base di tacchino ripieno alle verdure e patate arrosto.
«Non ci credo, gliel’hai detto?» mi volto verso Liam con la faccia più arrabbiata che riesco a mettere insieme in mezzo secondo.
«Pensavo non ci fosse niente di male» replica, alzando le mani in segno di resa.
«Il tuo problema è che pensi troppo, alcune volte.»
Il silenzio e la risata che seguono un secondo dopo mi fa temere di aver detto qualcosa di sbagliato.
«Che c’è?» chiedo, un po’ indispettita dalla situazione.
«Niente, Ash. È una cosa che mi dicono sempre anche loro. Spiacente di avere un cervello» si alza e si avvicina alla finestra.
Sto per alzarmi anch’io, ma Harry mi fa un cenno con la testa e non mi muovo. È Zayn a raggiungerlo e a calmarlo. Spesso mi scordo quanto siano abituati a fare da soli e quanto non abbiano bisogno di me.
«Qualcuno pensa che siano fidanzati e che le ragazze di Liam servano solo per copertura» mi sussurra Niall. Trovo il suo sorriso a un palmo dalla mia guancia, quando mi volto.
«Non è esattamente il modo di tirarmi su il morale quando ho appena fatto incavolare il mio ragazzo e l’unico che possa avvicinarglisi è Zayn» sbotto.
«Dai che lo troviamo un modo per farti tornare il sorriso» dice Harry, poggiandomi un braccio sulle spalle e attirandomi verso di sé.
«Hazza. Giù. Le. Mani. Dalla. Mia. Ragazza.»
Scoppio a ridere. «Avevi ragione, Harry. Era proprio quello che mi ci voleva» gli dico e gli do un bacio sulla guancia. È una sfida a Liam? Forse.
«Non ti sembra di star giocando con il fuoco?» mi chiede lui, quando finalmente decide di tornare a degnare della sua presenza tutto il gruppo.
«Il fuoco saresti tu?» gli rispondo. Se risposta si può considerare un’altra domanda.
«Andiamo a fare una passeggiata» mi dice, di punto in bianco, mentre mi afferra per un polso e mi tira verso di lui.
«No. Non ci vengo a fare una passeggiata con te. Non in queste condizioni, Liam.»
«Ash… vuole solo parlarti» dice Zayn. Proprio la persona meno adatta a mettersi in mezzo in questo momento.
«Stanne. Fuori.»
«Hai intenzione di litigare con tutti, stasera? Pensavo che il problema fossi solo io!»
«E infatti il problema sei tu! Sei tu e tutti i pensieri di cui non mi rendi partecipe! Pensavo che con la storia di Danielle avessi imparato la lezione, ma ecco che ogni volta che sei di malumore l’unico che ti si può avvicinare è Zayn. Non pensavo che il nostro fosse un ménage à trois! E lo sai che ti dico? La passeggiata vado a farmela da sola.»
Sbatto la porta, uscendo. Ho bisogno di fare quattro passi, anche se da sola, in una città che non conosco, un po’ di timore mi viene. Ovviamente non mi aspetto di rimanere da sola a lungo, anche se non so quale dei cinque avrà la fortuna di vincere una Ashley di pessimo umore. E da cosa è partito tutto questo? Ero di ottimo umore quando siamo usciti… possibile che solo una mezza battuta riesca a combinare un casino di queste dimensioni?
«Lo sai che ama solo te» dovevo aspettarmelo. Mandano sempre Harry quando sono di cattivo umore.
«Come sei riuscito a convincerlo a mandare te, dopo il siparietto da uomo di Neanderthal di poco fa?»
«Perché era appunto un siparietto, e Liam lo sa bene. È come un fratello, per me, come potrei portargli via la persona che ama di più?»
«Non so, hai provato a dare un appuntamento a Zayn?» gli chiedo, in tono ironico e con una punta di acidità più di quello che vorrei.
«Sì, milioni di volte, ma è troppo fedele a Liam» scoppia a ridere e mi viene voglia di toccare le fossette sulle sue guance. «Ehi, che fai? Tocchi?»
Sono io a scoppiare a ridere, ora.
«C’è rimasto malissimo, quando te ne sei andata sbattendo la porta.»
«Poteva corrermi dietro e invece ha mandato te» gli rispondo, poi sospiro.
«Seriamente, quanto hai intenzione di farlo penare?»
«Direi fino a quando smetterà di fare strani pensieri di cui non posso far parte. Considerato che è impossibile, immagino che tra dieci minuti scenderà in strada per vedere che fine abbiamo fatto.»
Harry mi fissa per qualche istante con ammirazione. Nei suoi occhi verdi c’è una luce divertita e sulle guance si formano di nuovo le fossette.
«Delle volte mi stupisco del fatto che stiate insieme da poco più di un mese.»
«Un mese esatto. Oggi.»
«Aspetta. Non se ne è ricordato.»
Scuoto la testa.
«Ash, non vorrei peggiorare la situazione, ma… se aspetti che Liam festeggi ogni mese ti sei messa con la persona sbagliata. Non ricorderebbe il compleanno di sua madre, se non fosse per le fan che glielo ricordano con giorni di anticipo. E dubito che sappiano il giorno esatto in cui vi siete messi insieme» mi dice, chiaramente divertito.
«Non pretendevo chissà che festeggiamento, certo non mi aspettavo che mi facesse trascorrere davvero la serata con voi quattro. Senza offesa, chiaramente, siete parte della sua famiglia e vi sono grata per il bene che gli volete, ma… sì, ok, pensavo che la cena da Louis fosse una scusa.»
«Sei arrabbiata con lui?»
«Un po’ sì.»
«Allora non so se è il caso di dirti quello che sto per dirti.»
«Spara. Tanto peggio di così» alzo le spalle.
«Sai la frase per cui si è tanto arrabbiato?» annuisco. «Gliela stiamo ripetendo da giorni e non credo si aspettasse che gliela dicessi anche tu. Forse ha pensato che fossi d’accordo con noi, o non so cosa gli sia frullato in testa, ma detta da te l’ha fatto infuriare.»
«E riguardo a cosa gliela ripetete?»
«Devo davvero dirtelo?» mi chiede, con un sopracciglio alzato.
Ci metto un po’ per arrivarci, ma arrossisco fino alla punta dei capelli e ritorno quando lo capisco.
«Voi… lui… noi…»
«Lei, io, tu, essi. Cos’è, ti sei messa a recitare la grammatica?»
«È che… mi imbarazza parlarne con te, torniamo dentro?»
«Non stavi aspettando che scendesse il principe azzurro?» mi prende in giro.
«Ma quanto sei scemo, Harold?»
«Solo mia madre mi chiama con il mio nome intero!»
«Perché? È un bel nome, Harold.»
«Piantala!»
Stiamo ridendo e scherzando come due compagni di scuola, quando Liam ci raggiunge.
«Scusa» mi dice come prima cosa.
Lo guardo negli occhi per qualche istante, prima di avvicinarmi a lui e permettergli di stringermi in un abbraccio.
«Scuse accettate.»
«Ora che ha accettato le tue scuse, amico, ti converrebbe correre a festeggiare decentemente, prima che la magnanima fidanzata che ti sei trovato decida di ripensarci.»
«Festeggiare?» mi chiede, con lo sguardo confuso.
«Sì, festeggiare, Liam. Ora torno dentro casa, e spera che Zayn, Niall e Louis non abbiano finito il dolce!» risponde Harry, senza neanche voltarsi. Sono sicura che stia ridendo.
«Fes… un momento. Che giorno è oggi?»
«Trenta giorni che ti amo, smemorato mio» gli dico, prima di dargli un bacio.
«Ti amo anche io. Ma… è per questo che ti sei arrabbiata tanto?»
«No… sì… Liam, non lo so. È stato un insieme di cose, credo. A partire dal fatto che quando ti sei arrabbiato non mi è stato permesso avvicinarti. Sono dovuta rimanere in disparte a guardare Zayn che ti tirava su il morale e forse quello, più di tutto, mi ha innervosita. Ma ora sei qui e non ci voglio più pensare.»
«Sei un angelo.»
«No, lascio quel ruolo a Niall. Con i suoi capelli e i suoi occhi se lo merita, gli mancano solo un paio d’ali di piume bianche!»
«Non hai tutti i torti» dice in tono accondiscendente, mentre mi stringe di nuovo a sé.
«Io ho sempre ragione, Liam. Sempre» ribatto.
«Quindi, quando dici che penso troppo, intendi davvero che penso troppo?»
«Alcune volte sì» rispondo in tutta sincerità. So che questa è una risposta importante per lui e non intendo nascondergli niente. Devo essere la prima a farlo se voglio che lui faccia lo stesso con me.
Sospira e butta indietro la testa, prima di parlare ancora. «Ti va di venire a casa mia?»

***

Niente canzoni a fare da sfondo a questo capitolo, ma se proprio mi obbligate a sceglierne una mi viene da pensare a qualcosa che con i 1D non c'entra niente (ed è Wouldn't Change A Thing, dalla colonna sonora di Camp Rock 2). Spero non vi dispiaccia se sforo su Jonas Brothers e Demi Lovato ^^

Per quanto riguarda il mio ritardo, devo assolutamente scusarmi con voi, ma la fine della sessione di esami e la ripresa del lavoro mattutino (che spesso si protrae fino al pomeriggio) mi tolgono un sacco di tempo, perciò dovrò rallentare un po' con gli aggiornamenti :( Spero continuiate a seguire la storia, ad ogni modo.

Devo fare un mega-enorme-stra-grandissimo ringraziamento a Marti__ per aver consigliato questa storia come lettura in fondo al capitolo 20 della sua storia 'You're the Harmony to Every Song I Sing' (ho il vago sentore che a te non dispiaccia che abbia citato Wouldn't Change a Thing :P).
Ovviamente un grazie enorme va alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: Tay98, Love5Carrots, BENNYloveEFP, Marti__ e Clo_97.

Risponderò alle recensioni tra stasera e domani.

A - spero - presto. 
Un bacio grande grande a tutti

-K-

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Capitolo 14
*** EXTRA #3 - Errori di dimensioni epiche (Harry's PoV) ***


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EXTRA #3 - Errori di dimensioni epiche

«Niente, Ash. È una cosa che mi dicono sempre anche loro. Spiacente di avere un cervello.»
Ecco qui. Liam inizia a risponderle male. Perché dovrei lasciare che la tratti così? E so perfettamente che non mi devo impicciare, ma non posso fare a meno di scuotere la testa, quando vedo che Ash si sta per avvicinare a lui. Lo vedo che ci rimane male, specialmente quando Zayn lo raggiunge e lei non capisce cosa si stanno dicendo. La voglia di abbracciarla e farle tornare il sorriso è tanta, ma non posso. Non devo.
Non capisco cosa le dica Niall, ma la sua risposta è abbastanza chiara e non posso fare a meno di stringerla.
«Dai che lo troviamo un modo per farti tornare il sorriso» le dico.
Il suono della sua risata, quando Liam mi minaccia, e il bacio sulla guancia che mi dà per ringraziarmi – e per sfidare Liam – mi rendono all’improvviso il ragazzo più felice del mondo.
Possibile che io sia sempre così sdolcinato, quando penso a lei?
Lo sguardo che mi rivolge Liam è tutto tranne che pacifico. Tolgo il braccio dalle spalle di Ashley e li lascio battibeccare. Faccio finta di andare in bagno e invece mi rifugio in camera mia. Chiudo la porta alle mie spalle, sicuro che la serata finirà con Liam e Ashley che se ne vanno per litigare e fare pace in privato.
Mi sono appena buttato sul letto, quando sento sbattere la porta di casa e subito dopo qualcuno bussare alla mia stanza.
«Avanti» dico. Mi stupisce trovarmi di fronte un Liam abbattuto.
«Pensavo fossi uscito.»
«No. Era Ashley, stavolta l’ho fatta incazzare sul serio. Mi spieghi come fai tu?»
«A fare cosa?» rispondo e chiedo, alzandomi a sedere sul letto mentre lui si siede a sua volta.
«A non farla arrabbiare.»
«Semplicemente la metà delle cose che dico non le interessano e la metà che la interessa riguarda te. E comunque non è vero che non la faccio arrabbiare, Liam. Solo che di te le importa molto di più, e quindi si arrabbia di più» gli spiego, mentre mi rendo conto che la situazione è esattamente questa. Ashley con me non si arrabbia perché quello che penso non è importante. O almeno non lo è quanto il parere di Liam.
«È che stavolta non capisco proprio cosa ho fatto» sospira e butta indietro la schiena sul letto.
«Vuoi che ci vada a parlare io?» gli chiedo e spero che risponda di sì. Sospira un’altra volta, e so che è combattuto all’idea di mandarmi da lei. Che abbia capito la reale portata dei miei sentimenti per lei?
«Sì» dice alla fine di un interminabile minuto di riflessione.
Mi alzo in piedi. «Tra dieci minuti scendi.»
Se non avessi una scadenza potrei non rispondere delle mie azioni. Io di quella ragazza sono seriamente innamorato. Pensavo di riuscire a mantenere la promessa che ho fatto a Sam, ma a questo punto non ne sono più tanto sicuro. Prima o poi farò una cazzata. Prima o poi mi tradirò anche con lei.
Mentre mi dirigo verso la porta di ingresso sento lo sguardo dei miei compagni sulle mie spalle. È il loro il giudizio che temo di più, se dovessi commettere un errore. È quello di Louis lo sguardo che mi pesa di più, perché mi sembra di venire meno a una promessa che ho fatto anche a lui.
Non mi volto, non parlo con nessuno, non do spiegazioni. Lascio il compito a Liam. Esco di casa e scendo in strada. Qui a Londra ancora possiamo stare in pace, le fan non sanno dove è di preciso casa nostra, perciò io e Louis abbiamo ancora il problema di dover puntare la sveglia… ma abbiamo anche la possibilità di scendere in strada e parlare con un’amica senza doverci rintanare di corsa nel portone. Santa Sam che non ci ha mai permesso di venire direttamente a casa dall’aeroporto.
La vedo subito, quando raggiungo la strada. È di spalle e guarda la luna, e io mi ritrovo a sperare che non stia piangendo, perché altrimenti non saprei come trattenermi dal rompere – di nuovo – il naso di Liam.
Sospira, così decido di parlare. D’altra parte stare qui a guardare lei che guarda la luna non risolverebbe niente e poi tra dieci minuti Liam sarà qui e si farebbe delle domande, se mi trovasse in silenzio a guardare la sua ragazza.
«Lo sai che ama solo te.» Le mie parole spezzano il silenzio e fanno sussultare Ashley, che si volta verso di me con gli occhi sorpresi. Non riesce a nascondere le sue emozioni, ha gli occhi troppo grandi e sinceri, in questo è come me. Beh, come il me che non era innamorato della ragazza di uno dei suoi migliori amici.
«Come sei riuscito a convincerlo a mandare te, dopo il siparietto da uomo di Neanderthal di poco fa?» dovevo aspettarmi che avrebbe reagito così. È delusa dal fatto che non sia sceso subito Liam, ma non vuole dargli la soddisfazione di saperlo. Come se io andassi da lui a dirglielo.
«Perché era appunto un siparietto, e Liam lo sa bene. È come un fratello, per me, come potrei portargli via la persona che ama di più?»
È proprio questo il problema, in fondo. Che so che non potrei mai portare via Ashley a Liam. Se non fosse per l’affetto che ci lega sarebbe comunque un problema sul lavoro. Un casino di dimensioni colossali, come l’ha chiamato una volta Sam, ripetendo le esatte parole di Lou.
«Non so. Hai provato a dare un appuntamento a Zayn?»
«Sì, milioni di volte, ma è troppo fedele a Liam.» Scoppio a ridere, non vorrei ma lo faccio. E sono contento di averlo fatto quando mi trovo le sue mani sul viso. «Ehi, che fai, tocchi?»
Ride anche lei, adesso, ma non toglie le mani dal mio viso. Incontro i suoi occhi e la tentazione di fare quello che sarebbe un errore di proporzioni epiche è tanta.
Smetto di ridere, all’improvviso, e cerco di calmare il mio cuore che batte come un forsennato. È la vicinanza di Ashley, il suo profumo, o forse semplicemente sta cercando di ricordarmi che non posso sempre metterlo da parte?
«C’è rimasto malissimo, quando te ne sei andata sbattendo la porta.»
Parlare di Liam è un porto sicuro. Mi ricorda che lui esiste, che non devo fare cazzate e che lei è impegnata.
«Poteva corrermi dietro e invece ha mandato te.» Sospira.
«Seriamente, quanto hai intenzione di farlo penare?»
«Direi fino a quando smetterà di fare strani pensieri di cui non posso far parte. Considerato che è impossibile, immagino che fra dieci minuti scenderà in strada per vedere che fine abbiamo fatto.»
La guardo. Non so se essere sorpreso o ammirato per la facilità con cui è riuscita ad entrare nella routine di Liam in così poco tempo. Sorrido in modo del tutto involontario, perché per un attimo mi illudo che prima o poi capiterà anche a me la fortuna di trovare una ragazza così dolce, ma allo stesso tempo combattiva.

Finalmente capisco qual è il problema di stasera. È un mese che stanno insieme e Liam non se ne è ricordato. Cerco di calmarla e farle presente che la memoria di Liam per gli anniversari è pressoché pari a zero e poi le spiego perché Liam si è tanto arrabbiato per quella frase del tutto innocente che gli ha rivolto.
Ho la fortuna di vederla arrossire, è così bella quando è in imbarazzo, e mi diverto un po’ a prenderla in giro. Fino a quando il suo principe azzurro non scende in strada e io batto in ritirata in casa mia.
Quando rientro trovo Louis, Niall e Zayn tutti presi da una partita a FIFA 2012. Il dolce è sul tavolo intatto e decido di tagliarmene una fetta. Lou mi si avvicina.
«Posso averne una fetta anche io?»
«No. Tu non sei in carenza d’affetto» gli rispondo, infilando in bocca il primo boccone. Lo guardo per qualche secondo, ma non ce la faccio a rimanere serio e scoppio a ridere.
«Grazie, Lou. Ci sei sempre quando ho bisogno di te.»

***

I miei tempi si stanno allungando a dismisura... tra lo studio, la stesura della tesi e svariati altri impegni che non sto neanche a raccontarvi, trovare il tempo per scrivere la storia sta diventando sempre più difficile, ecco perché sto dilatando i tempi di pubblicazione. Spero comunque che rimaniate qui per aspettarmi :)

In questo Extra Harry ci ha raccontato cosa ha provato quella sera in cui Liam ed Ashley hanno litigato durante la cena a casa sua e iniziamo anche ad intuire come la pensano gli altri membri del gruppo (nessuno è felice, ma gli rimangono accanto comunque... in particolar modo Louis).
La canzone che avevo pensato di abbinare al capitolo è I should have kissed you, solo che a differenza del 'protagonista' della canzone, Harry sa perfettamente qual è la situazione sentimentale della ragazza di cui è innamorato e alla quale non ha ancora avuto il coraggio di confessare i suoi sentimenti.

Ringrazio, come ogni volta, le sante ragazze che continuano a recensire la storia, facendomi sapere esattamente cosa hanno provato e se hanno provato qualcosa con il capitolo... la storia rimarrà la stessa che ho in mente nonostante i vostri 'schieramenti', ma sono contenta di sapere che siete confuse quanto Ashley, al momento. Perciò, un mega-ringraziamento va a: Mistina, Clo_97, Love5Carrots, Heyitscaren, Zamieluna, xIlovePanda, Marti__

Per tutti quelli che me l'hanno chiesto, lo ripeto ancora una volta: LA STORIA NON E' FINITA. Riprenderò a raccontare dall'arrivo di Ashley negli Stati Uniti dopo aver finito di pubblicare tutti gli Extra. Siamo arrivati al #3, ne mancano ancora 3. Per l'elenco degli Extra potete guardare QUESTO POST sul mio blog :)

Non mi pare ci sia da dire altro... per tutto ciò che volete sapere e a cui non ho dato risposta... potete chiedere nelle recensioni ;)

Bacio a tutti
-K-

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Capitolo 15
*** Everything About You ***


12 - ILTWYSWYE

12. Everything about you

Ho ricordi confusi di quello che è successo da quando gli ho risposto di sì a quando siamo arrivati a casa sua. C'è Liam che mi prende per mano, che chiama un taxi e che immediatamente dopo manda un messaggio su Whatsapp a Zayn per farsi portare le giacche e la mia borsa.
Ricordo che ci siamo detti qualcosa, ma non ricordo bene cosa. Ho continuato a guardarlo negli occhi e a pensare che io lo amo davvero e che voglio fare questo passo con lui.
Poi c'è la parte irrazionale, o meglio quella più razionale, che prende il sopravvento. Liam ha avuto una relazione durata più di un anno, è impossibile pensare che lui e Danielle si siano limitati a giocare a scacchi, quando si vedevano.
E allora mi sento inadeguata e ho paura di deluderlo. È per questo che sono chiusa in bagno da mezz'ora e non riesco a decidermi ad uscire. Sono in piena crisi di panico.
«Ash, mi stai facendo preoccupare. Posso entrare?» mi chiede. Vedo la maniglia abbassarsi lentamente.
«No!» urlo, e subito la maniglia si rialza.
«Vuoi parlarne? Guarda che se esci non ti salto addosso. Non sono un animale e ho capito che c'è un problema, se non esci di lì.»
Non so come, le sue parole riescono a riscuotermi. Se entrasse adesso nel bagno mi troverebbe seduta con le spalle poggiate alla vasca e le gambe distese e si preoccuperebbe da morire.
Mi alzo e mi guardo allo specchio. Il mascara è colato lungo le guance – non mi ero neanche accorta di aver pianto – e ho gli occhi rossi. Apro l'acqua fredda e la faccio scorrere, prendo nel palmo della mano un po' di sapone e lavo il viso. Sono sicura che se cercassi da qualche parte troverei del latte detergente o delle salviettine struccanti. Liam è comunque un cantante. È normale che per i servizi fotografici lo trucchino un po', ed è normale che un po' di trucco gli rimanga anche quando torna a casa. Sarebbe strano il contrario. Ma non ho voglia di cercare, devo fare in fretta, perché non ho dubbi sul fatto che tra pochi minuti irromperà nel bagno. Che io voglia o no.
«Un minuto, esco subito» gli dico, consapevole del fatto che probabilmente sta aspettando dietro la porta.
E infatti, quando mi decido ad aprire, lo trovo poggiato allo stipite, con gli occhi chiusi e la faccia stanca. Gli faccio una carezza con il dorso della mano e sorrido, quando apre gli occhi. Mi fissa per qualche secondo, prima di stringermi in un abbraccio che mi toglie il respiro. Sento il suo naso sulla pelle del collo, le sue labbra sulla mia spalla.
«Non farmi più uno scherzo del genere» mormora, senza lasciarmi andare.
Lo stringo a mia volta, non so se per tranquillizzare lui o me stessa.
«Non voglio che tu ti senta costretta a fare qualcosa per cui non ti senti pronta, Ash.»
«Ma io... non è questo il problema, Liam.»
«E allora qual è?»
«Prometti di non arrabbiarti?» chiedo. Siamo ancora abbracciati fuori dalla porta del bagno e per una volta non ho nessuna intenzione di cambiare posizione per cercarne una più adatta. Forse sto iniziando a liberarmi delle imposizioni e della rigida educazione di mia madre che mi avrebbero spinta a cercare un “luogo più consono per parlare”. In questo momento non riesco a immaginare nessun posto migliore delle braccia di Liam.
Sono così rassicuranti, così forti. Mi danno l'impressione che qualunque cosa accada saranno qui per stringermi.
«Spara. Non mi arrabbierò.»
«Sicuro?»
«Di qualunque cosa si tratti.»
«Io...» prendo fiato «sono vergine
«E non è questo il problema, vero Ash?»
Sento di nuovo le parole di Harry di poco fa. “Delle volte mi stupisco del fatto che stiate insieme da poco più di un mese”.
Quando ha iniziato a capirmi così bene?
«No.»
«Non ti lascio andare finché non me lo dici.»
«Non ho intenzione di andare da nessuna parte» gli rispondo.
«Hai una risposta per tutto?» mi chiede, con un tono scherzoso. Probabilmente cerca di alleggerire l'atmosfera. Sa perfettamente che è andato 'in bianco', come si suol dire, ma non ha intenzione di farmelo pesare. Anche se vuole capire il perché.
E se ci penso sto facendo esattamente quello che fa lui, cerco di nascondergli le mie paure per evitare di preoccuparlo o infastidirlo. E finisco per fare entrambi.
«No, non ho una risposta per tutto. E questo mi fa paura. E ti rimprovero per cose che neanche cinque minuti dopo faccio allo stesso modo. E sì, il fatto che io sia vergine fa parte del problema. Ma non è il problema. Il problema è che tu non lo sei.»
«E quindi?»
Per quanto sia sensibile, si vede proprio che non è una ragazza.
«E quindi, signor Payne, ho paura di deluderla» tiro fuori tutto d'un fiato.
«Spero tu stia scherzando» mi dice. Lo sento irrigidirsi, sapevo che si sarebbe arrabbiato, per questo gli ho strappato quella promessa, prima.
«Hai promesso» gli ricordo.
«Non pensavo che fosse una cosa tanto stupida, Ash! Come puoi solo pensare che potresti deludermi?»
«Perché tu non lo prendi neanche in considerazione» gli rispondo. Lo sapevo che avremmo finito di nuovo col litigare. Lo sapevo.
«Non lo prendo neanche in considerazione perché è semplicemente assurdo il pensiero che io possa farmi delle aspettative per una cosa così importante!  L’unica cosa che mi aspetto e che voglio è che sia un’esperienza che entrambi potremo ricordare come una bella esperienza, voglio che tu possa ricordartela come una bella esperienza. E non perché io sia chissà quale fenomeno a letto. È perché ti amo» mi dice. Durante il suo discorso mi ha lasciata andare e ora mi guarda negli occhi. «Non voglio metterti fretta e non voglio che tu ne abbia perché pensi che io non possa aspettare. Io posso aspettare. E aspetterò fino a quando non ti sentirai davvero pronta.»
«Ma alla fine del mese io tornerò negli Stati Uniti, e tu -» mi zittisce con un bacio. È un bel modo per essere zittiti, in effetti, ma è un discorso che voglio affrontare ora che stiamo tirando fuori tutto quanto.
«Non voglio che tu ci pensi ora. Non voglio che tu ti senta sotto pressione o che faccia le cose di fretta solo perché pensi che non abbiamo tempo. Abbiamo tutto il tempo del mondo, Ash.»
«Ma non è vero, Liam! Alla fine del mese tornerò negli Stati Uniti, voi inizierete la promozione del nuovo album. Poi ci sarà il tour in Australia. Poi quello in Gran Bretagna. Poi magari ve ne andrete a fare un tour europeo, che è l’unico che ancora vi manca. Poi ci sarà quello negli Stati Uniti, e magari potremo vederci… un paio d’ore» sospiro. «Come abbiamo pensato che potesse funzionare, Liam?»
«Può funzionare» mi risponde lui, testardo.
«Tramite skype? O Twitter? O magari con un paio d’ore rubate tra una tappa del tour e l’altra? Sai perfettamente che non ti chiederei mai di mettermi prima della tua musica, perché non vorrei mai che tu chiedessi a me di rinunciare alla mia. Ti amo e ti prendo come sei. Ma la nostra è una relazione con una scadenza.»
«Perché sei tu a dargliela» mi dice e mi stringe di nuovo a sé. «Non voglio perderti.»
«Non mi perderai. Nonostante quello che ti ho detto, nonostante quello che dice la mia testa, non mi perderai. Io voglio con tutto il cuore che funzioni, ma perché funzioni tu devi sapere tutto quello che penso. E devi stringermi a te quando il pensiero che tu non mi sia vicino mi spingerà a voler mollare tutto.»
«Lo farò.»
Lo bacio, perché è tutto quello che voglio fare in questo momento. Non protesto quando mi prende in braccio – e vacilla, forse perché non si aspettava che pesassi così tanto – e mi porta in camera sua. Mi posa sul letto e mi dà un bacio sulla fronte.
«Ti posso prestare una T-shirt, se vuoi.»
«Posso dormire in canottiera.»
«Meglio la T-shirt» mi dice e mi lancia una maglietta di cotone azzurro con lo stemma di Superman. «È la mia preferita, perciò non farci cose strane.»
«Che significa?» gli chiedo, prima di entrare in bagno per cambiarmi.
«Che la puoi tenere. Ma quando ti vengo a trovare negli Stati Uniti – perché puoi stare certa che ti verrò a trovare, dovessi interrompere il tour per farlo – la voglio indietro.»
Mi fa ridere questa sua determinazione. Mi fa ridere perché mi rende felice, non perché sia divertente. Prima di entrare in bagno vedo che anche lui sorride.
Quando esco lo trovo già sotto le coperte. La cosa mi pare abbastanza premeditata, come se volesse mettere un punto alla nostra discussione di questa sera, come se l’argomento ‘sesso’ non fosse mai venuto fuori. Forse… ma chi prendo in giro. Ha ragione lui, non sono pronta, per quanto voglia e per quanto lo ami, il solo fatto che mi faccia tutte queste paranoie implica che abbia ragione Liam.
«Neanche due coccole prima di dormire?» chiedo, mentre mi infilo sotto le coperte con lui. Si stringe a me e mi dà un bacio sulle labbra.
«È tutto quello che avrai. Perciò fai la brava.»
«Ti amo. E sono felice che anche tu mi ami così tanto» gli rispondo.
«Ti amo e ti rispetto. E adesso dormiamo» spegne la luce e mi stringe tra le sue braccia.
Il sonno mi cattura immediatamente e dormo serenamente fino al mattino dopo.

***

Lo so che magari non è proprio il capitolo che vi aspettavate, ma parliamoci chiaro: tutti i problemi che Liam e Ashley cercano di affrontare in questo capitolo ci sono davvero, sinceramente non me la sono sentita di mandare 'avanti' la loro relazione senza che prima li affrontassero. Non mi sarebbe sembrato... naturale, ecco.
Spero che condividiate la mia scelta, se così non fosse, sentitevi libere di insultarmi via recensione u.u

Comunque, per passare a cosa più piacevoli: la canzone che accompagna questo capitolo, come avrete capito, è Everything About You, canzone centrale della storia. Di solito quando si usa la canzone 'perno' si è intorno alla metà o verso la fine. Io non so di preciso dove sono, ma la fine è ben lontana dalla mia mente, perciò che non vi passi neanche per la testa di abbandonarmi u.u
Un'altra canzone che ho ascoltato a ripetizione mentre scrivevo il capitolo è stata 'You Are so Beautiful' che amo nella versione dei One Direction (nel video, tra le altre cose, alla fine c'è un primo piano sugli occhi di Harry che mi fa sciogliere),  ma ancora di più nell'originale cantato da Joe Cocker (grandissima voce inglese, famosissimo negli anni '60-'70, attivo ancora oggi). 

Come ogni capitolo, mi trovo a dover ringraziare quelle sante che commentano ogni capitolo: tay98, Love5Carrots, Clo_97 e Marti__

E come ogni capitolo, mi trovo a dovermi scusare per i rallentamenti delle pubblicazioni... spero di riuscire a pubblicare prima... se così non fosse, voi non ci dimenticate u.u

Un bacio grande
-K-

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Capitolo 16
*** Senza Titolo ***


13.

È qualcosa che vibra sul comodino a farmi svegliare. Liam risponde, sottovoce, per non darmi fastidio.
«Sì, è qui» dice.
«No, non posso passartela» fa una pausa, per ascoltare quello che ha da dirgli chi è all’altro capo del telefono, presuppongo. «Sam, sta ancora dormendo. Facciamo così, appena si sveglia ti faccio chiamare, così ti calmi.»
Torna a letto e mi abbraccia.
«Scusa» mi dice nell’orecchio dopo qualche secondo.
«E di cosa?» rispondo, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Di averti svegliata. Non volevo.»
«Non ti preoccupare, se zia Sam ha chiamato doveva essere davvero preoccupata. Forse dovevo avvisarla, ieri sera.»
«Sì, probabile. Ma quella era ansia da lavoro. C’entra di sicuro Simon» brontola, prima che il suo telefono ricominci a vibrare. Liam lo guarda, lo poggia di nuovo sul comodino e si copre la faccia col cuscino. «Ma non è possibile!»
«Passamela, dai. Così poi possiamo coccolarci un po’.» Sorrido, allungandomi per prendere il Blackberry di Liam. Nel farlo schiaccio Liam contro il materasso con il mio corpo, e mentre rispondo rimango ferma in questa posizione. «Pronto?»
«Ash, allora sei sveglia! Ti passo a prendere tra mezz’ora. Iniziamo a registrare da oggi» mi dice, trafelata. Aveva ragione Liam, zia Sam è sotto l’effetto Simon Cowell.
«Ma come da oggi? Non dovevamo iniziare la settimana prossima?»
«Sì, ma ci sono quattro canzoni che non conosci che tu e i ragazzi dovete provare. E incidere. E comunque Simon ha deciso così.»
«Zia? Non hai del caffè in mano, vero?»
«No, Zayn ed Harry si sono precipitati qui per impedirmi di bere caffè. Volevano anche impedirmi di avvisare te e Liam, ma non ci sono riusciti» mi risponde.
«Louis e Niall?»
«Sono già allo studio di registrazione.»
«Dammi l’indirizzo, ci vediamo lì. Devo passare a casa a cambiarmi e tu di sicuro non hai il tempo materiale per aspettarmi» le dico.
«No, non ce l’ho.»
«Perfetto. Mi passi Harry un secondo?» Sento un po' di brusio, poi la voce di Harry che mi parla.
«Dimmi tutto, Ash.»
«Impeditele di avvicinarsi a una qualsiasi fonte di caffeina o teina. Il massimo che può bere è camomilla. Guida tu fino allo studio di registrazione e… mi servono le chiavi di casa, potete lasciarle al portiere?»
«Signor sì, signora!» ride al telefono. «L’indirizzo dello studio lo mando a Liam via Whatsapp.»
«Ok.»
«Salutamelo.»
«Dì ‘Ciao’, Liam.»
«Ciao» gli esce con una voce strozzata, si sente chiaramente che ha un peso sullo stomaco.
«Che state facendo, voi due?»
«Niente. Ci siamo svegliati proprio adesso. Gli sono salita sopra per rispondere al telefono.»
«E che avete fatto stanotte?» calca la voce sullo ‘stanotte’ e mi viene da ridere se immagino la faccia che starà sicuramente facendo in questo momento.
«Sei il solito, Harold! Non meriti che ti racconti niente. Ci vediamo allo studio.» Chiudo la chiamata senza aspettare la sua replica. Che ovviamente avrebbe incluso una qualche lamentela sul fatto che l’ho chiamato con il suo nome completo.
«Ti ha chiesto qualcosa di stanotte?» mi chiede Liam. Annuisco. «Dobbiamo metterci d’accordo su qualcosa da raccontare?»
«La verità non va bene? Non sono molti i ragazzi che avrebbero fatto quello che hai fatto tu per me stanotte» rispondo.
«Direi che la verità va benissimo.» Mi stringe forte ancora una volta, poi salta giù dal letto. «È il caso che ci sbrighiamo, non so per quanto Zayn ed Harry riusciranno a gestire Sam.»
Non mi ha dato neanche un bacio, stamattina. Inizio a pensare che non vada tutto bene come vuole farmi credere.

*             *             *

Dopo essere passati da casa di zia Sam, dove mi sono cambiata e ho preso il portatile con tutti gli appunti per le canzoni – la zia non me li aveva ancora fatti stampare – arriviamo allo studio di registrazione.
Troviamo i ragazzi in un salottino, intenti a leggere gli spartiti delle nuove canzoni. Niall strimpella gli accordi alla chitarra e dalla sala di registrazione proviene un frastuono notevole.
«Chi c’è alla batteria?» chiedo mentre mi siedo su un divanetto, vicino ad Harry, che mi passa la mia copia degli spartiti.
«Non lo sappiamo, quando siamo arrivati già stava provando e non ci hanno fatti andare di là. Sam è sparita nell’ufficio con Simon da almeno venti minuti. Noi abbiamo iniziato a provare le nuove canzoni, ma senza Liam era praticamente inutile anche solo tentare» mi risponde Zayn, con la voce stanca. Lo guardo per un attimo e noto le sue profonde occhiaie. Lui che ci tiene sempre ad apparire al meglio ha una faccia stanchissima.
«Zayn, è tutto a posto?» gli chiedo. Liam alza lo sguardo dallo spartito che sta studiando insieme a Niall e mi fissa. Ok, ieri sera l’ho trattato male, ma è comunque il suo migliore amico. È un amico anche per me, voglio dire, è normale che io sia preoccupata per lui, no?
«Sì… sì, è tutto a posto. Ho dormito poco, tutto qui. Ieri sera quando ve ne siete andati ci siamo messi a fare un torneo a FIFA 2012 e abbiamo fatto le ore piccole.» La scusa non regge, considerato che non vedo negli altri tutta la stanchezza che noto in lui.
Mi alzo in piedi e mi siedo vicino a Zayn. Con la coda dell’occhio riesco a vedere che Liam segue i miei movimenti.
«Devo chiederti scusa» dico.
«No, avevi ragione. Ci ho pensato seriamente, stanotte. Avevi ragione, quando ti sei arrabbiata perché ho cercato di mettermi in mezzo.»
«Lo so che avevo ragione. Ma non dovevo trattarti in quel modo, perché so anche che tu lo facevi perché vuoi bene a Liam. E di questo devo essere solo felice. Devo essere felice che lui abbia accanto persone che gli vogliono bene.»
«Facciamo che siamo pari e non ne parliamo più?» mi chiede.
«Va bene» rispondo e gli do un bacio sulla guancia. Sembro quasi una bambina piccola a voler sancire il nostro trattato di pace in questo modo, ma voglio che a Liam sia chiaro che non ce l’ho con il suo migliore amico, e che può continuare a contare su di lui senza preoccuparsi che io gli salti alla gola ogni volta.
«Avete fatto pace?» Non mi ero accorta che Hazza si fosse alzato dal divano e si fosse avvicinato a noi. Annuisco e saluto anche lui con un bacio sulla guancia.
«Allora, che avete combinato, stanotte?» si siede sul bracciolo del divano e mi cinge le spalle con un braccio.
«Sbaglio o avevo detto che non ti avrei raccontato niente, Styles? La tua curiosità è davvero morbosa, alcune volte.»
«Cerco solo di essere un buon amico, Jameson. Non so perché ma ho l’impressione che ci siano guai in paradiso» sussurra.
«Cosa te lo fa pensare?» gli chiedo, subito sul chi va là. Se l’ha pensato anche lui allora le mie sensazioni stamattina non erano del tutto sbagliate, anche se Liam gioca a far finta che vada tutto bene. Di nuovo.
«Non so. Il fatto che tu stia qui a fare la carina con Zayn – senza offesa, amico – e lui lì a provare con Niall, ad esempio» mi dice.
Sorrido. «Lo sai com’è fatto, è uno stakanovista, proverà fino a quando non saprà tutto alla perfezione.»
«Esattamente come te, ed è strano che tu non sia con loro. Oltretutto in Italia non perdevi un secondo per stargli vicina e ora…»
«Harry, è tutto a posto, davvero.»
«Ash, non mi convinci, davvero. Hai un sorriso spento e falso che credo di non aver mai visto sulle tue labbra in un mese e mezzo che ti conosco. Neanche quando ci siamo incontrati all’aeroporto e facevi finta che ti stessimo antipatici.»
«Ma non facevo finta. Voi cinque eravate esattamente i tipi di ragazzi da cui mi ero sempre tenuta alla larga. Casinisti e bellocci. Ma ho avuto la possibilità di conoscervi e ora so che siete esattamente le persone che ho sempre voluto vicine. Simpatiche e con il cuore grande.»
«Anche quando facciamo battute cretine?»
«Soprattutto quando fate battute cretine, Harry» gli rispondo e sorrido.
«Ora è un sorriso sincero. Mi piace di più.»
«Perché ti preoccupi così tanto per me?» gli chiedo.
«Non so dirti il motivo preciso. So che mi sento stranamente protettivo con te, come se fossi la mia sorellina. Non voglio che quel babbuino di Liam ti faccia stare male, ecco tutto.»
«Harry, sono fatti loro» Zayn è stato zitto finora, ma prende la parola nel momento in cui Harry si spinge troppo in là. E mi evita lo sgradevole compito di essere io a farglielo notare.
Mi volto verso di lui e gli sorrido con gratitudine. Lui in tutta risposta fa un verso strano e si alza, va verso Louis e gli altri. Harry ne approfitta per prendere il suo posto.
«Allora?» insiste.
«Mi pare che Zayn sia stato abbastanza chiaro.»
«Ma io voglio sapere perché tu hai quella faccia strana.» Ma sono davvero così un libro aperto per tutti? Perché Harry ha capito subito che c’è qualcosa che non va?
«Stamattina non mi ha neanche baciata» butto fuori in un sospiro, stanca della sua insistenza.
«Ah.» Hazza che risponde a monosillabi non è un buon segno.
«Che c’è?»
«Niente. Ho dedotto che ieri sera non sia andata bene.»
«Liam è stato… fantastico. Perfetto, oserei dire. Ha gestito la situazione benissimo…»
«Strano modo di parlare di una notte di sesso sfrenato.» Sorride.
«Non l’abbiamo fatto» tiro fuori, tutto d’un fiato.
«Cosa?» chiede, con voce sorpresa e stridula che gli esce ad un tono troppo alto. I ragazzi smettono di fare qualunque cosa stessero facendo e ci fissano. Liam deve aver capito tutto, perché subito gli passa sul volto un’ombra. Si alza ed esce dalla stanza.
I miei occhi incontrano quelli di Zayn. Forse vuole andare lui… un cenno della sua testa mi dice che questa volta sono l’unica che può fare qualcosa. Anche perché il danno l’ho fatto io.
Lo raggiungo nell’ingresso dello studio di registrazione. Ha i pugni stretti lungo i fianchi e poggia la testa contro il muro. È la stessa posizione che ha assunto ieri sera. La stessa posizione di chi sta per prendere a pugni qualcosa.
«Non ho intenzione di accompagnarti in pronto soccorso un’altra volta» dico. Cerco di sdrammatizzare.
«Tecnicamente non mi hai mai accompagnato in pronto soccorso» mi risponde. Beh, almeno mi parla, è già un passo avanti.
«Hai ragione.» Sospiro. «Liam, si può sapere cos’hai?»
«E tu?»
«L’ho chiesto prima io. E sei tu quello che stamattina non mi ha neanche baciata.»
«A questo possiamo rimediare subito.»
«Non crederai di potertela cavare così facilmente?»
«No. Ma ci speravo. È che… credo di essere davvero geloso di Hazza, a volte. Con lui hai una sintonia che con me -»
«Con te ne ho una anche maggiore, Liam. E infatti sto con te, non con lui. Lui è un amico. Un caro amico, niente di più. Gli voglio bene, tanto, e mi piace parlare con lui perché, per quanto possa fare il cretino, mi sa ascoltare e qualche volta dice anche delle cose sensate. Ma sei tu quello che amo, quello che è sempre al centro dei miei pensieri, e quello con cui vorrei sempre parlare delle cose che provo.»
«La gelosia non è qualcosa di razionale» mi risponde.
«No, infatti. E non dico che tu non debba essere geloso. Mi rende felice sapere che un po’ lo sei, perché significa che hai paura di perdermi. Ma non devi esagerare. E soprattutto non puoi rischiare di rovinare l’amicizia che hai con loro per me. Dovresti sapere che non ti farebbero mai un torto così grande.»
«Te l’ha detto Harry?»
«Ieri, prima che tu scendessi in strada a chiarire con me.»
Sorride. «E gli hai creduto?»
«Certo. Non dubiterei mai dell’affetto che vi lega. Tu no?»
«No. Non lo so. Io… ho paura di perderti come ho perso Danielle. La lontananza è stata più forte di noi, di quello che provavamo, e lei ha semplicemente cercato da un’altra parte quello che io non potevo darle. Il tuo discorso di ieri sera, Ash… E stamattina, quando hai voluto parlare al telefono con Harry per fargli quelle raccomandazioni... e adesso, quando gli hai confidato tutto... ho avuto paura che ti stessi allontanando da me, che stessi cercando quello che io non riuscivo a darti. Ho cercato di nascondertelo, ma ogni volta che ti guardo penso a quello che mi hai detto. Mi sono di nuovo chiuso in me stesso e ti ho esclusa. Mi dispiace.»
«Me lo stai dicendo ora. Va bene lo stesso. C'è soltanto una cosa. Dopo quello che hai fatto per me ieri notte, come hai potuto anche solo pensare che potessi cercare qualcosa in qualcun altro?» Faccio piccoli passi verso di lui, ho come la sensazione che potrebbe allontanarsi come un animale ferito se facessi movimenti bruschi. Quando sono abbastanza vicina lo stringo forte a me. Risponde all’abbraccio e mi sento di nuovo completa. Possiamo combattere contro il mondo, se siamo insieme. E possiamo superare la lontananza, perché quello che proviamo l’uno per l’altra è reale.
«La paura non è razionale, come la gelosia. Ora posso darti il buongiorno che ancora non ti ho dato?» mi chiede, prima di posare le sue labbra sulle mie, che si dischiudono quasi immediatamente, lasciandogli libero accesso alla mia bocca.
Qualcuno si schiarisce la voce e ci separiamo subito.
«Non volevo disturbare, ma ho appena finito di provare e mi hanno detto di venire a chiamare la pianista» è una voce imbarazzata che conosco benissimo, quella che pronuncia queste parole.
«Matt!» urlo, passando dalle braccia del mio ragazzo a quelle dell’amico che pensavo di non rivedere così presto.
«Sono felice di rivederti, Ash. Liam, ovviamente la cosa vale anche per te» dice, dopo avermi dato un bacio sulla guancia per salutarmi.
«Avete riso parecchio alle mie spalle, voi due» risponde lui.
«Andiamo, Liam. Non sarai mica ancora arrabbiato perché non ti ho detto che Matt è fidanzato!»
«Aspetta, lui non lo sapeva? Era per questo che mi guardava male ogni volta che ti parlavo?»
Annuisco, sentendomi un po’ in colpa, ora che anche Matteo mi rimprovera.
«Allora è comprensibile!» dice e allunga la mano verso il mio Liam. «Non c’è nessun motivo per non essere amici, no?»
«Amici» afferma Liam, sicuro, mentre afferra la mano di Matt.
E speriamo che le cose inizino a girare per il verso giusto.

***

Torna in scena Matteo, e finalmente è tutto chiaro per tutti quanti (o quasi). 
Secondo voi cosa succederà ora? (Ovviamente le vostre ipotesi non avranno conferme da parte mia, non voglio spoilerarvi niente, ho tipo quattro pagine di appunti scritti a mano su un quaderno a quadretti che spingono la storia in una direzione ben precisa, però mi piacerebbe sapere cosa pensate che succederà u.u).

Un'altra cosa che mi piacerebbe sapere è se volete che inserisca degli 'extra' in cui la storia non va avanti, ma è raccontata da un altro punto di vista. Finora ho raccontato tutto dal punto di vista di Ashley, e la storia principale comunque continuerà in questo modo. Mi piacerebbe soltanto sapere se ci sono scene - o interi capitoli - che vorreste vedere raccontati da un altro personaggio.
Questo ve lo chiedo soprattutto alla luce del fatto che tra un-non-meglio-precisato-po' Ashley si separerà dai ragazzi per tornare negli Stati Uniti (è un'anticipazione, ma neanche tanto, penso che questo si capisse già piuttosto bene) e quindi la storia principale seguirà essenzialmente quello che succede a lei - i ragazzi ci saranno sottoforma di telefonate e videochiamate, ma per sapere quello che fanno 'realmente' dovrei cambiare punto di vista. Ovviamente la scrittura di questi extra richiederebbe lo stesso tempo di quella richiesta per un capitolo normale, ergo la storia non andrebbe avanti per un periodo più lungo, anche se di fatto sarebbero capitoli comunque inseriti nella storia. Non so se si è capito bene quello che sto chiedendo, magari se non vi è chiaro preciso meglio nel prossimo capitolo.

Altra noticina noiosa, o forse già arriviamo a quelle più carine: la canzone che accompagna questo capitolo è Chasing Cars, degli Snow Patrols (bellissima anche nella versione -ridotta- cantata dai ragazzi ad X Factor). Il testo di questa canzone è stupendo, ergo, se potete, ascoltatela con il testo sotto gli occhi. O una sua traduzione.

Ovviamente non manco di ringraziare le ragazze che hanno speso qualche parola per il capitolo inserendo una recensione: Clo_97, LaSognatrice, Love5Carrots e Marti__ (sto aspettando il tuo capitolo :P). Mi chiedo che fine abbia fatto Tay98, che finora è sempre stata puntualissima con i commenti. Spero tu stia bene, cara.

E' stato un caso che sia riuscita a pubblicare così presto, non ci fate l'abitudine u.u

Ah, già, il capitolo manca di un titolo. Mi aiutate a dargliene uno?

Un bacio a tutti
-K-

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Capitolo 17
*** Cose Strane ***


14. Cose strane

Ieri è stata una giornata strana. Ho ottenuto il permesso da zia Sam di stare con Liam fino alla fine del mese, così ho trasferito le mie cose da lui. Ho conosciuto il suo coinquilino, l’amico di sempre, quello che gli è venuto dietro da Wolverhampton e continua ad accompagnarlo e a permettergli di tenere la testa sulle spalle. E poi ho conosciuto Eleanor, la ragazza di Louis. Siamo stati a cena fuori e a fare una passeggiata, una sorta di appuntamento a quattro. Quei due sono una coppia strana. Bellissimi e perfetti insieme, ma completamente opposti. E forse è proprio per questo motivo che stanno bene insieme. Si completano e si compensano.
«A che pensi?» mi chiede Liam. Devo averlo svegliato con il rumore dei miei pensieri, perché sono stata immobile proprio per evitare di disturbarlo nel sonno.
«A ieri. A Louis ed Eleanor. Al fatto che probabilmente lei è l’unica persona che possa dirmi come resistere lontana da te» gli rispondo. Cambio fianco di appoggio per poterlo guardare negli occhi e per dargli il bacio del buongiorno. Gli accarezzo una guancia, ha un aspetto così tenero, appena si sveglia.
«Direi che è una buona idea. E poi diventare sua amica non può farti male di sicuro. Dico a Louis di portare anche lei allo studio, oggi. Quanti pezzi ti sono rimasti da incidere?» mi chiede in modo distratto, mentre prende il cellulare per chiamare Louis.
Metto una mano sulle sue, prima che riesca a far partire la telefonata, e mi siedo.
«Mi sono rimasti quattro pezzi. È strano aver finito il lavoro in così poco tempo, non mi abituerò mai ai tempi dell’industria musicale.» La sto buttando un po’ sul teatrale, esagero volutamente il tono esasperato. La verità è che in appena tre giorni ho inciso sedici pezzi al pianoforte. Zia Sam ha insistito perché le mie parti fossero le prime ad essere incise, visto che tra poche settimane diventerò irreperibile, e Simon è stato d’accordo con lei.
«Sentila, la concertista classica» mi prende in giro. «Allora, devo chiamare Louis oppure no?»
«No.»
«Ma hai detto -»
Lo zittisco con un bacio. «Ho detto che voglio parlare con Eleanor, non ho detto quando lo farò, né tantomeno che sprecherò un giorno in cui il mio ragazzo è praticamente libero dagli impegni in sala di incisione.»
«Perché sarei libero?» Finge di essersi dimenticato l’ordine di incisione, o più probabilmente lo ha dimenticato davvero.
«Perché dopo di me inciderà Niall le sue parti alla chitarra, perciò voi non potrete neanche provare le vostre parti vocali. E tu mi hai promesso un giro sul London Eye e una foto sul Millennium Bridge.»
«Maledetto Harry Potter. Quel ponte ha di attraente soltanto il fatto che l’hanno buttato giù nel film. È scivoloso, quando è umido. E a Londra è sempre umido» brontola, poi mi dà un bacio e si alza. «Vado a preparare la colazione. La prospettiva di un giro sul London Eye mi ha messo appetito.»

È una colazione tipicamente inglese, quella che mi trovo di fronte quando raggiungo Liam in cucina. Uova e pancetta, con un bicchiere di succo d’arancia.
Lo fisso per qualche istante.
«È una colazione sana e nutriente» mi dice.
«E ci metterò una vita a smaltirla. Un po’ di latte e cereali non li hai?»
«Dubito che tu vorresti imparare a mangiarli come li mangio io» afferma mentre inizia a tagliare la pancetta nel suo piatto e ad addentare il primo boccone.
«Ti sta dicendo che non ci sono cucchiai in casa, Ashley.» Mi volto verso Lucas, il coinquilino di Liam, e lo guardo preoccupata. Poi rivolgo lo stesso sguardo al mio ragazzo.
«State scherzando, vero?» chiedo.
«No, è la pura verità» risponde Liam, che ha il buon gusto di arrossire un po’.
«Liam, ti rendi conto che la cosa ha francamente del patologico? Quando eri bambino poteva anche essere una cosa carina, ma a diciannove anni la paura dei cucchiai – che poi, che razza di paura è? – dovresti fartela passare. Non fanno male a nessuno. Anzi! Sono la posata meno pericolosa!»
«Ok, io vi lascio. Dal periodo ‘i cucchiai non fanno male a nessuno’ ci sono già passato. Però, ehi, se riesci a convincerlo mandami un messaggio che vado subito a comprarne una confezione!»
Lucas prende le chiavi di casa nello svuota-tasche vicino all’ingresso e se ne va.
«Come fai ad avere sempre tutti dalla tua parte?» mi chiede Liam, con il broncio. Ecco, ora sembra davvero un bambino che fa i capricci.
«Perché dico sempre cose estremamente sensate con cui la gente non può fare a meno di essere d’accordo» ribatto, con un tono da maestrina che mi ricorda di chi sono figlia. «E comunque… potrei mostrarti un uso molto interessante dei cucchiai, se tu mi dessi un po’ di fiducia.»
Mi sono avvicinata a lui, gli cingo il collo con le braccia e mi fermo esattamente tra le sue gambe.
«Ti amo» mi dice, con un sorrisetto furbo.
«Tanto non la scampi» gli rispondo, prima di posare le labbra sulle sue. Siamo soli e ci lasciamo un po’ andare, almeno fino a quando non suona il campanello.
«Possibile che non si possano avere dieci minuti di pace?» sbuffo. «Finisci la colazione, vado io.» Do un bacio a Liam e mi avvio verso la porta senza preoccuparmi troppo del mio aspetto, sicura che sia uno dei ragazzi, che già mi hanno vista nelle mie peggiori condizioni.
«Liam, mi spieghi perché Sam mi ha chiamata ie… No, tu non sei mio figlio. Eppure questa mi sembra casa sua. O forse ho sbagliato piano?»
«Mamma?» Liam sbuca dalla cucina e corre ad abbracciare sua madre, mentre io non riesco ancora ad aprire la bocca per presentarmi.
«Mamma, lei è Ashley. La mia ragazza» mi introduce lui. Esattamente come io l’ho introdotto a mio padre.
«Lei è la giovane americana che ti ha rubato il cuore, allora» mi squadra per qualche secondo, poi mi tende la mano.
«Piacere, signora Payne» dico, stringendola.
«Ah, quante formalità. Chiamami Karen e dammi del tu. Immagino sia per te che Sam mi ha fatta precipitare qui. Sei sua nipote, no?»
«Non so cosa abbia in testa mia zia ultimamente, ma sì, sono sua nipote» dico, alzando le spalle. «Vado a sistemarmi, Liam, così intanto tu parli un po’ con tua madre. Ci vediamo tra qualche minuto, signo… Karen»
È la mezz’ora più lunga della mia vita quella che passo in bagno a prepararmi. So che non posso passarci troppo tempo, perché non voglio che la madre di Liam pensi che io sia una di quelle ragazze che passano la vita davanti allo specchio. E poi i capelli li ho lavati ieri sera, e Liam lo sa, perciò non ho neanche quella scusa. Ma tornare di là troppo presto mi farebbe sembrare invadente, cosa che non voglio assolutamente essere. Voglio lasciare al mio ragazzo i suoi spazi con sua madre, ma non posso passare la giornata in bagno. Tra le altre cose tra poco Harry sarà qui per portare me e Liam allo studio e… suona il citofono.
Faccio un respiro profondo ed esco dal bagno. Ormai sono pronta.
E ovviamente non è Harry quello che si affaccia sulla porta di casa.
«Zia Sam, che ci fai qui?» chiedo.
«Sono passata a salutare Karen e a vedere come ve la cavate voi due. Considerato che Liam non è ancora pronto direi che ho fatto bene a passare» mi dice, con aria di rimprovero.
«Quando fai così sembri mamma. E comunque Liam non è pronto perché stava parlando con sua madre» ribatto. Non mi fa paura, mi fa soltanto arrabbiare, quando fa così la prepotente.
«Confermo. Sam, dovresti rilassarti di più, sono due bravi ragazzi.»
La mamma di Liam mi piace sempre di più.
«Io vado a prepararmi, avrete sicuramente un sacco di cose di cui sparlare
» dice Liam un attimo prima di sparire dietro la porta del corridoio, lasciandomi in balia di queste due.
«C’è un po’ di caffè?» chiede zia Sam, mentre si siede sulla poltrona.
«In casa di Liam, Sam? Tutto ciò che prevede l’uso di cucchiaini non è contemplato in questa casa, dovresti saperlo» scoppia a ridere Karen.
«Francamente, non capisco perché tu non l’abbia mai costretto a usare un cucchiaio» le risponde lei.
«Perché dovresti avere imparato a conoscerlo. Ha una forza di volontà senza eguali e se si mette in testa una cosa è quella. Non c’è riuscita neanche Danielle, dubito che ci riuscirà mai qualcuno.» Finisce di parlare, poi mi guarda. Mi guardano entrambe, a dire la verità.
«Sì, lo so, esiste una ex che è decisa a non farsi da parte. Ma l’hai detto anche tu, no? Liam ha una grandissima forza di volontà, e io non sono da meno.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire. Sei una cara ragazza e sinceramente mi dispiacerebbe prendere in antipatia il primo e unico membro della famiglia di Sam che lei ci faccia conoscere.»
«A proposito di questo… stasera ho ospiti a cena che sono sicura vorrebbero vedere Ashley. E immagino che, nonostante la scazzottata, sarebbero felici di vedere anche Liam.»
«C’è papà?» chiedo. L’ultima volta che ci siamo visti non è andata granché bene, ma se passa dall’Inghilterra per andare in Italia significa che ha voglia di vedermi.
«E non è solo. Tuo fratello non vedeva l’ora di riabbracciarti, si è addirittura offerto di venire con me qui. Lo troveremo allo studio, lo passava a prendere Harry.»
«Peter è allo studio? E cosa aspettiamo ad andare?»
Karen mi guarda perplessa e zia Sam scoppia a ridere.
«Per una volta che sono impaziente di rivedere quella palla di Peter mi tratti così?» le faccio notare.
«No, hai ragione. Ora mi riprendo» dice lei.
«Parlatemi della scazzottata. Che c'entra Liam?
»
«Ha preso a pugni mio padre. A dire la verità non è stata proprio una scazzottata. Gli ha tirato un pugno e si è contuso due dita. Non è riuscito a piegarle per una settimana.
»
«
L'abbiamo portato al pronto soccorso, in Italia. Temevamo che fossero rotte. George temeva che fossero rotte.»
«George sarebbe?
»
«Mio padre, è un medico.
»
«E tu dov'eri quando è successo?
» mi chiede Karen, non so se più curiosa o infastidita dal fatto che non fossi lì per proteggere suo figlio.
«A piangere in giardino, mamma. Suo padre le aveva appena detto, senza alcun tatto aggiungerei, che aveva deciso di separarsi da sua madre. Avrei preso a pugni anche Sam, se non mi fossi fatto male e non fosse una donna» Liam risponde al mio posto, mentre mi stringe in un abbraccio. C'è sempre quando ho bisogno di lui, si è persino sbrigato a cambiarsi.
«I tuoi si separano? Come mai? Ovviamente se non sono troppo indiscreta
» chiede Karen.
«Diciamo che era ora che lo facessero. Caroline non era la donna adatta a George, non lo è mai stata» borbotta zia Sam.
«Caroline?» chiede Karen, sorpresa.
«Già. Probabilmente è per questo che la Flack non l’ho mai retta. Ovviamente escludendo il fatto che se a trentadue anni te la fai con un diciassettenne ci sono solo due motivi. Uno dei quali include il fatto che lui sia carino, famoso e può aiutarti a diventare popolare.»
«Caroline Flack è la ex di Harry» mi sussurra Liam nell’orecchio.
«E aveva trentadue anni? Poteva essere sua madre!»
«Non augurerei a nessuno di rimanere incinta a quindici anni, ma è stata la stessa cosa che ho detto a Harry quando si sono lasciati» dice zia Sam.
«Non era la donna adatta a lui. Si stava approfittando di un ragazzino» aggiunge Karen.
«Mamma, lo so che tu e Anne avete ricamato un sacco su questa cosa, ma non mi pare il caso di rivangare cose passate. Soprattutto quando siamo in ritardo!»
Liam deve aver fatto il collegamento “ex-ragazze” uguale “adesso parleranno di Danielle” e sta cercando di deviare la conversazione. Peccato che l’abbiano già fatto.
«A proposito di Anne. È un sacco che non la vedo, sai per caso se verrà a trovare Harry in questi giorni?»
«Non ne ho la più pallida idea, è un sacco che non parlo con Harry di qualcosa che non siano le canzoni del nuovo album.» Sul volto di Liam passa un’ombra. Possibile che sia davvero geloso di Harry?

***

Dunque, qualche precisazione:

-  non so il nome del coinquilino di Liam né tantomeno se sia vero che sono amici d'infanzia... come tutte le cose in questa storia è una realtà alternativa, ergo rielaborata da me;
- Le idee di Liam sul Millennium Bridge sono le mie. Quando ho avuto l'occasione di visitare Londra sono stata, come tutti i turisti (benché fosse una vacanza-studio) a vedere il Millennium Bridge. E' un cazzotto in un occhio che collega le due rive del Tamigi in un punto in cui una costruzione moderna come quella non c'entra assolutamente niente (il ponte collega due delle parti più antiche della città. Davvero, è un cazzotto in un occhio come quel grattacielo orribile progettato dal Principe Carlo... non so se avete presente quella specie di supposta di vetro e metallo che emerge in mezzo alla City). Per di più se avete - come me - la sfortuna di attraversarlo in una giornata particolarmente umida, vi renderete conto di quanto quel 'coso' stia lì solo per bellezza. L'unica cosa che non è vera è che a Londra sia sempre umido. Cioè, sul Tamigi probabilmente sì, ma quando sono stata io in tre settimane sarà piovuto due volte.
- La fobia di Liam per i cucchiai è cosa nota, anche se sembra che sia più per l'igiene nei ristoranti che una vera e propria fobia per i cucchiai.
- Karen e Anne dovrebbero essere i veri nomi delle madri di Liam e Harry, rispettivamente. Se ho sbagliato, chiedo perdono.

La canzone che accompagna questo capitolo... mmm è difficile da dire. Penso che Tell Mama di Etta James possa andare abbastanza bene, ma solo per quanto riguarda il ritornello ^^ (la mamma di Liam la vedo molto chioccia, mi dà quest'impressione).

Per il resto, voglio ringraziare le tre persone che hanno recensito lo scorso capitolo, lasciandomi anche i loro pareri (che sto elaborando), che sono: Love5Carrots, IsaPosse e Tay98, e vorrei salutare anche Marti__ e Clo_97, che ci sono sempre.

Un bacio grande a tutti
-K-

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Capitolo 18
*** Scelte ***


15. Scelte

Sono passati due giorni dalla visita della madre di Liam. Peter ci ha fatti impazzire tutti quanti, gli unici che riuscivano a stargli dietro erano Louis – che è un bambino troppo cresciuto – e Harry, che è stato costretto a interminabili partite a Pokemon sul DS.
La cena di quella sera è andata meglio di come potessi prevedere. Vero è che prevedevo disastri giganteschi e a catena, perché le cose andassero meglio ci voleva davvero molto poco. Karen e mio padre hanno subito stretto un buon rapporto e, sebbene la cosa mi abbia un po’ stupito all’inizio, a ripensarci più tardi, mentre Liam mi accarezzava i capelli per farmi addormentare, non mi è sembrato tanto strano. Papà non ha mai avuto problemi a farsi degli amici, c’era sempre gente di tutti i tipi in giro per casa, quando ero piccola. Poi a un certo punto hanno iniziato a scomparire. E adesso penso che non fosse colpa sua.
Sospiro, Liam sta facendo le prove con gli altri, nel pomeriggio inizieranno ad incidere le loro parti. Sono venuta in studio perché non avevo altro da fare, o meglio, perché ho appuntamento qui con Eleanor. Alla fine con Louis ho parlato io, non volevo turbare ancora Liam, non se lo merita, ma avevo davvero bisogno di parlare con qualcuno che mi potesse capire e mi potesse indirizzare sulla strada giusta. O meglio, non è che ‘avevo’. Ce l’ho ancora.
«Come mai non sei rimasta a casa a dormire?» mi chiede Matt. Erano due giorni che non mi facevo vedere qui, lui sta incidendo le sue parti più lentamente di quanto non abbiamo fatto io e Niall, complice il fatto che nel suo contratto con la casa discografica è previsto uno stage in sala regia.
«Ho appuntamento con Eleanor, la -»
«Ragazza di Louis» completa una voce squillante ed allegra. Eleanor tende la mano a Matt, poi si china su di me, che sto seduta sul divano, e mi dà due baci sulle guance. Prima di sedersi, ovviamente. «C’è un traffico spaventoso. Per andare in centro prendiamo i mezzi, se per te va bene.»
Annuisco. Eleanor è un ciclone, il corrispettivo al femminile di Louis, anche se decisamente meno infantile, e lasciarsi trascinare è molto più facile che opporsi. Non so da dove mi fosse venuta l’idea che potesse essere un tipino tranquillo. Dovevo essere impazzita.
«Io sono Matteo, ma ovviamente puoi chiamarmi Matt, come tutti qui» le risponde, con lo stesso sorriso che deve aver fatto a me quando si è presentato. Se ha sempre sorriso così non c’è da stupirsi che Liam ne fosse geloso.
«Sei il batterista italiano?» gli chiede lei, dimostrando che Louis le ha parlato di lui.
«In carne ed ossa. E le foto sul telefono di Louis non ti rendono giustizia, sei molto più bella di persona» le risponde, con una galanteria forse esagerata, ma del tutto apprezzata da Eleanor, che si mette a ridere.
«Frena i cavalli, italiano. Questa bellezza è mia» Louis irrompe nel salottino e si china per baciare la sua ragazza. Liam ci raggiunge qualche secondo dopo.
«Non pensavo faceste una pausa così presto» gli dico mentre gli faccio posto sul divano. Cioè, mentre mi alzo e mi siedo sulle sue ginocchia.
«Harry ha qualche problema con la sua parte e Sam ci ha buttati fuori mentre lei gli parla. Niall e Zayn sono saliti di sopra per capire se riescono a sentire qualcosa dal condotto di areazione. L’anno scorso sono quasi riusciti a rubare le tracce audio prima che fossero complete registrandole da lì.»
«Non vi sembra violazione della privacy?» gli chiedo, con aria di rimprovero. Lui sorride e mi bacia.
«Tutto ciò che succede a uno di noi, succede a tutti. Ma ultimamente sembra che Sam non la pensi così, parla con Harry molto più spesso che con noi.»
«Sei geloso?»
«Del fatto che Sam lo rimproveri così spesso? No.»
«Ashley, vogliamo andare?» Eleanor mi richiama e solo in questo momento mi rendo conto che io e Liam stavamo affrontando un discorso personale in mezzo ad altra gente.
«Aspettiamo che i ragazzi rientrino e poi andiamo» le dico. Mi alzo e prendo Liam per mano. «Vieni un attimo con me.»
Andiamo nel salottino dell’altra sala di registrazione, quella che Matteo usa per registrare le sue parti, e chiudiamo la porta.
«Si può sapere cosa ti sta succedendo? Sei insofferente al nome di Harry. Ogni volta che lo si nomina in una conversazione ti irrigidisci, rispondi male e cambi argomento» gli chiedo, senza troppi giri di parole.
«Non è niente, Ash. È che non mi piace quando qualcuno ti sta troppo intorno, lo sai.»
«Ma con gli altri ragazzi non fai tutti questi problemi. Se Niall o Zayn mi abbracciano non stringi i denti.»
«Te l’ho detto qualche giorno fa… sono geloso della sintonia che hai con lui, tutto qui» mi risponde.
«Sei sicuro che non ci sia altro?»
«Sicurissimo.»
Sospiro e mi siedo vicino a lui. Poggio le mani sul retro del suo collo e la fronte alla sua. Lo guardo intensamente negli occhi. «Io amo solo te» gli dico, prima di baciarlo.
Louis bussa alla porta qualche minuto dopo. «Liam, dobbiamo rientrare» dice e si allontana di nuovo.
Liam mi dà un bacio e sorride. «Ti amo anch’io.»

*             *             *

Fare compere con Eleanor è un’esperienza da non ripetere. Innanzitutto è un orribile colpo alla propria autostima il fatto che stia bene con qualunque cosa indosso, e poi la sua energia è illimitata, non si riesce a stare dietro ai suoi ritmi. Capisco perché vada così d’accordo con zia Sam.
«Hai chiarito con Liam?» mi chiede, una volta che ci siamo sedute al tavolinetto dello Starbucks, quando lei decide che per oggi abbiamo fatto abbastanza compere.
Distolgo l’attenzione dal frappuccino che sto sorseggiando e la rivolgo a lei. «Più o meno» le rispondo.
«In che senso? Ovviamente se ti va di parlarne, non sei obbligata, d’altra parte neanche ci conosciamo così bene.» La guardo e scoppio a ridere. Mi ha detto la stessa cosa che avrebbe detto Louis nella stessa situazione.
«Nel senso che credo mi stia nascondendo qualcosa» sbuffo, agitando la cannuccia nel bicchiere.
«Cioè che è geloso di Harry? È abbastanza palese perché non debba dirtelo, non credi?» È la sua franchezza che la rende odiosa. Non fa giri di parole inutili, va dritta al punto. È questa capacità, però, che mi fa fidare di lei. Non si fa problemi a dire quello che pensa, anche se quello che pensa è scomodo. «Ashley, penso che sia il caso che tu apra gli occhi. Che tu ad Harry piaccia è un dato di fatto.»
«Te l’ha detto Louis?» le chiedo.
«Non avrebbe mai tradito il suo migliore amico in questo modo, sono cose che si percepiscono. E a me è bastata mezz’ora in loro compagnia con te presente, per capirlo. Credo che tu sia l’unica che non si è ancora resa conto di come stanno le cose. E non capisco come sia possibile non capire quello che pensa Harry. Ha degli occhi così limpidi che si vede subito tutto quello che gli passa per la testa. E quando guarda te, credimi, non è ad un’amica che sta pensando. Stringe gli occhi e trattiene il fiato, soffre e non vuole farlo vedere. Ma è anche peggio perché i ragazzi lo conoscono fin troppo bene per non percepire il motivo del suo malessere.»
Deve averci osservati per bene, se ha tratto queste conclusioni.
«Secondo te sono una stronza?» le chiedo, con gli occhi fissi sulla cannuccia. È fucsia, una tonalità molto particolare…
«No, non lo sei. Semplicemente non hai dato peso ai segnali che ti mandava, probabilmente perché non ti interessano, come è giusto che sia, dato che stai con Liam.»
«E cosa dovrei fare?»
«Cercare di capire di chi non puoi fare a meno» mi risponde, in maniera secca, decisa. È come se mi avesse chiesto di tagliarmi via una delle due mani, e per me che sono una pianista è impensabile un pensiero del genere. Ma ha ragione, io sto con Liam, e se la mia amicizia con Harry lo rende insicuro… ma che cacchio sto pensando, ho sempre odiato la storia di Twilight perché a un certo punto lei rinuncia al suo migliore amico perché lui – non mi ricordo neanche i nomi – lo ritiene pericoloso, e ora sto per fare la stessa cosa? «Mica devi decidere adesso, Ashley.»
«È che… Devo davvero dargli questo potere? Decidere chi posso e chi non posso vedere?»
«La stai guardando dal lato sbagliato. Non è che tu non possa vedere Harry, credo che Liam neanche lo vorrebbe… ad essere sincera credo che neanche lui sappia cosa voglia, in questo momento. A parte te, ovviamente.» Sospiro e torno a perdermi nei miei pensieri. «Te l’ho detto, non devi decidere adesso» mi ripete.
«È che… io so esattamente senza chi non posso stare. Il pensiero di perdere Liam e di stargli lontana mi terrorizza e ad essere sincera non so come faccia tu a sopravvivere.»
«A volte è difficile sopportare di non vedere Louis per mesi, se non tramite lo schermo di un pc, ma stringo i denti perché so che tutto questo fa parte della sua vita e lo rende felice. E poi ci sono i giorni che passiamo insieme e, anche se sono sempre meno, mi ripagano di tutto il tempo che abbiamo trascorso separati. Per questo quando ci vediamo vorrei che Louis mi rivolgesse tutta la sua attenzione. Per questo quando le loro fans ci incontrano per strada chiedo a Louis di ignorarle. Loro hanno la sua attenzione tutti i giorni, io solo per qualche ora al mese. È per questo che le fan hanno iniziato ad odiarmi.»
«Ho letto qualcosa in proposito su internet» le rispondo. È vero, volevo avere un’idea di quello che mi avrebbe aspettato in quanto ragazza di uno dei One Direction, ma avevo paura di cercare il mio nome. Ero terrorizzata dall’idea che potesse essere associato a quello di Danielle in un paragone che non mi avrebbe sicuramente vista uscire vincitrice e così ho cercato il suo.
«Ecco, questo è un errore che non devi fare. Non cercare informazioni su di noi su internet. Viene fuori la peggiore merda che tu possa immaginare.»
Sgrano gli occhi al sentirle dire una parolaccia, poi mi metto a ridere.
«Calder, ha usato una parolaccia davanti ad una povera anima innocente. Cosa ha da dire a sua discolpa?»
«Che l’anima innocente tiene all’amo due dei più ambiti ragazzi della Gran Bretagna e del mondo intero, perciò non è tanto innocente.» Guarda l’orologio. «Forse è ora di rientrare.»

*             *             *

Saluto Eleanor alla sua macchina, con la promessa che ci rivedremo presto per trascorrere un altro pomeriggio senza ragazzi intorno, poi rientro nello studio. Quando apro la porta è tutto spento e non vola un fiato. Strano che fosse ancora aperto.
«Come mai sei qui?» mi chiede la voce roca di quello che considero il mio migliore amico. Mi volto verso di lui e cerco i suoi occhi. Eleanor ha ragione, mi guarda esattamente come mi guarda Liam. Solo che lui non dovrebbe guardarmi così.
«Ciao, Harry. Gli altri?»
«Liam è andato a casa» mi risponde.
«Grazie» dico. Sto per uscire dalla porta quando sento la sua mano sul mio polso.
«Non te ne andare, rimani un po’ con me.»
Sospiro, perché è esattamente quello che non volevo, ma è anche quello che mi aspettavo, dopo la chiacchierata con Eleanor. «No, Harry, non posso. Devo andare da Liam.»
«Non può aspettare neanche cinque minuti?» mi chiede. Sembra quasi una supplica, e capisco che è questo il momento in cui dovrò passare per stronza, perché devo essere io a mettere un punto ad un qualcosa che non esiste ma che sta facendo soffrire due dei più dolci e intelligenti ragazzi del mondo.
«Harry, forse dovrei cercare di appoggiarmi meno a te. Confidarti meno cose… allontanarmi in un certo senso. Ti voglio bene e sei un caro amico, ma se questa amicizia fa soffrire Liam e lo fa preoccupare… allora dovremo essere amici, ma amici normali. Capisci cosa voglio dire?»
«Sì» sussurra e lascia il mio polso.
Esco dallo studio con il cuore pesante. Faccio la strada fino a casa quasi di corsa e quando entro nell’appartamento volo tra le braccia di Liam e inizio a piangere. Mi addormento così, tra le sue braccia, con le lacrime agli occhi, cullata dalle parole di conforto che il mio ragazzo mi sussurra, anche se non sa perché sto male.
Ho spezzato il cuore al mio migliore amico.

***

E' un capitolo tanto triste T_T ma dopo quello di ieri mi è venuto da scriverlo quasi di getto. Stanotte mentre guardavo i KCAs ho buttato giù quasi tutto il capitolo sul solito quaderno ^^

La canzone per questo capitolo... boh, non saprei proprio cosa abbinarci. Ci sono un sacco di canzoni adatte, ma riesco a pensare solo al cuoricino del povero Harry, quando cerco una canzone... quindi vi beccate Don't Ever Let It End dei Nickelback (altro gruppo che AMO profondamente ^^).

Al capitolo ho da aggiungere solo un paio di cose: la prima è che sono assolutamente convinta che quando in un rapporto di coppia si presenta un terzo incomodo (che di solito è sempre un amico di sesso opposto) ci siano sempre dei sacrifici da fare. Se l'amico è intelligente sa quando deve farsi da parte (e non allontanarsi totalmente, nell'amicizia l'importante è esserci quando l'altro ha bisogno, senza essere invadenti)... se è innamorato, come in questo caso, la cosa è più difficile. Ma la coppia è coppia e l'amico è a sé stante.
La seconda cosa è un commento alle parole che ho messo in bocca a Eleanor. Non è un caso che le pronunci. Sono idee mie come quasi tutto quello che trovate in questa storia, considerato che non conosco né lei né tantomeno i ragazzi, ed Ashley e Sam e tutti quelli che ho messo loro intorno sono personaggi inventati, comunque non è un caso che pronunci quelle parole.
Ieri mi sono imbattuta (sempre mentre guardavo i KCAs) in un tweet di Louis che si è trovato a dover difendere la propria fidanzata dall'attacco di una fan. Non ci ho capito molto, perché il post del contendere è stato cancellato, ma sono riuscita a leggerne abbastanza per immaginare il contenuto totale. Che riassunto era più o meno questo 'Eleanor è una strega (era un'altra parola, ma evito) perché non ha permesso a Louis di tornare indietro a farmi l'autografo'. Sinceramente? Louis nega che sia successo, ma se è successo davvero Eleanor J. Calder ha tutta la mia approvazione e tutto il mio sostegno. Vede il suo ragazzo per un paio di giorni al mese, mi sembra giusto che voglia goderselo senza scocciature. E non venitemi a dire che noi fans non sappiamo che si vedono così poco... è tutta una questione di rispetto.

Bon, dopo la tirata da vecchiaccia acida che mi costerà non so quante lettrici... colgo l'occasione per ringraziare Marti__, Clo_97, tay98, Mistina, e Love5Carrots per le recensioni lasciate al primo (sconvolgente, e me lo dico da sola) extra di questa storia. Vi anticipo che il prossimo extra sarà un Liam's PoV e riguarderà il capitolo 8 :)
Per le risposte alle recensioni vi dispiace aspettare fino a domani?

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Capitolo 19
*** EXTRA #4 - Poi non dire che non te l'avevo detto (Louis' PoV) ***


EXTRA #4 - Poi non dire che non te l'avevo detto

Sono in salotto a guardare un film con Eleanor, quando Harry arriva sbattendo la porta. È tardi, saranno passate almeno quattro ore da quando ce ne siamo andati dallo studio. Aveva detto che mi avrebbe raggiunto a casa in poco tempo, che doveva rivedere o riascoltare qualcosa… non ricordo bene, non gli ho dato troppo peso perché avevo fretta di tornare a casa ad aspettare Eleanor. Ora un po’ me ne pento.
«Vuoi che torni a casa mia?» mi chiede lei. Ferma il dvd e riaccende le luci. C’è un telecomando per tutto e alcune volte mi stupisco di come abbia imparato ad usarli prima di me che qui ci abito da un anno e mezzo, ormai.
«Harry non si aprirà con te qui, ma non voglio neanche che si crei un precedente. Non può pretendere che tu te ne vada ogni volta che lui è di malumore.»
«Lou, lo sai che non è così. E smetti di fare il broncio. Facciamo che io me ne vado perché domattina devo alzarmi presto per andare a lavoro e non posso fare tardi, ok?»
«È la verità?» chiedo. Quando mi dice di non fare il broncio mi viene automaticamente da farlo, sono un ragazzino troppo cresciuto, non posso farci niente.
«Sì, Lou.» Eleanor ha già finito di raccogliere le sue cose e si sta preparando per uscire. Le do un bacio.
«Domani ti racconto» le dico.
«No, non mi racconterai, perché non vorrai dirmi i segreti di Harry. Ma va bene così, ti amo anche perché sei un buon amico» mi dice. Mi fa una carezza mentre mi guarda negli occhi, sorride ed esce dall’appartamento.
Sorrido anche io, prima di ricordarmi perché se ne è andata così in fretta.
Io e Harry abbiamo un conto in sospeso, adesso.

*             *             *

«Fai che sia davvero grave» dico, mentre spalanco la porta della camera di Harry. Mi aspettavo di trovarlo davanti al televisore con le cuffie a giocare alla playstation, come fa sempre quando a casa c’è Eleanor e non vuole disturbarci. E invece la stanza è completamente al buio e quando la accendo mi arriva un cuscino in faccia.
«Spegni quella cosa» grida, così schiaccio di nuovo l’interruttore prima ancora di elaborare la voce di Harry. Che ha sempre una voce roca, è vero, ma non così roca.
«Harry, stavi…» mi interrompo prima di dire ‘piangendo’. È così ovvio che stesse piangendo, voglio dire: la luce spenta, a faccia in giù sul letto, la voce roca… Mi avvicino al letto, mi sdraio vicino a lui e lo abbraccio. Lui continua a singhiozzare per un po’, ma alla fine si calma. Credo si sia addormentato, ma non riesco ad andarmene da qui. È un amico e sta male. E io non posso fare niente per aiutarlo, anche perché non so neanche il motivo per cui sta male. Beh, potrei immaginarlo, ma finché non me lo dice non lo so.
Mentre cerco il modo di andarmene e lasciarlo riposare, Harry borbotta qualcosa.
«Lou,» mugugna. «Grazie. Ci sei sempre, quando ho bisogno di un amico.»
Quello che dice mi porta a credere che forse non vuole che me ne vada, ma di certo non possiamo dormire così. «Torno subito» sussurro.
Vado in camera mia, tolgo il materasso dal letto, assicurandomi che lenzuola, coperta e cuscino rimangano dove sono, e lo trascino fino alla sua camera. Lo lascio andare accanto al suo letto e mi ci butto sopra.
«Ti va di parlarne?» gli chiedo. Ho il dubbio – no, in realtà sono sicuro – che c’entri Ashley. E la cosa mi fa arrabbiare, perché gli avevo raccomandato di lasciarla perdere, di non innamorarsi di lei, finché era in tempo, e lui mi aveva promesso che sarebbe stato soltanto un buon amico, per lei e Liam. E guarda dov’è finito, per fare l’amico.
«Solo se non inizi con i rimproveri.» Ecco qui, praticamente mi ha detto tutto quello che dovevo sapere.
«No, non ti rimprovererò, oggi. Stai già abbastanza male per conto tuo» gli dico, sottolineando il fatto che lo lascerò in pace solo per oggi. O almeno fino a quando non starà abbastanza bene per sopportare i miei “Non dirmi che non te l’avevo detto”.
«Ero rimasto alla sala di registrazione, non so per quale motivo. Forse speravo che lei tornasse indietro. Volevo parlarle dei miei sentimenti prima che qualcun altro potesse farlo. Speravo che in questo modo non ci sarebbero stati problemi per la nostra amicizia.» Si ferma qualche istante, sospira pesantemente e tira su con il naso. Quando riprende a parlare la sua voce è di nuovo piena di pianto. «E invece, quando è tornata alla sala di registrazione, non si è neanche voluta fermare ad ascoltarmi. Mi ha detto che Liam l’aspettava e che la nostra amicizia lo fa stare male…»
Non riesce a continuare. La tentazione di sdraiarmi di nuovo accanto a lui per consolarlo è tanta, ma non sarebbe giusto. Anche perché non sarei del tutto sincero. Per me il fatto che Ashley abbia deciso di dare un taglio al loro rapporto è un bene sia per Harry che per Liam, che magari torneranno ad essere amici. Ci vorrà un po’ di tempo, ma non potranno negare che due anni di amicizia valgono più di due mesi in compagnia di una qualsiasi ragazza. Anche se Ashley è una ragazza splendida e dolcissima.
«Lou?» mi chiama. Probabilmente il mio silenzio vale più di mille parole e a lui sembra strano che io stia così zitto.
«Sì?»
«Non hai detto niente» mi fa notare.
«Ho dato la mia parola che non ti avrei rimproverato, Harry. E in questo momento ho solo rimproveri da farti per come hai gestito tutta la situazione, perciò è meglio che me ne stia in silenzio.» La voce mi esce più dura di quanto vorrei. Le mie parole sono più affilate di quanto avrei voluto. Ma è questo quello che penso ed Harry lo sa che non so dire bugie.
«Grazie comunque» mi dice e mi sorprende.
«Per quale motivo?»
«Perché so come la pensi, perché avevi provato ad avvertirmi e non ti ho voluto ascoltare. Perché mi hai sostenuto nonostante non credessi veramente che ce la potessi fare -»
Lo interrompo. «Non è vero. Io ti ho sostenuto perché credevo davvero in te. Quello che non credeva di potercela fare eri tu… e a dirti la verità non credo che tu ci abbia mai provato seriamente. Ce n’eravamo accorti tutti che ti eri innamorato di lei, te l’avevo anche detto, e tu mi hai fatto credere di avere la situazione sotto controllo...»
Mi fermo, prendo fiato, e mi rendo conto che lo sto rimproverando. Sorrido. «Scusa» gli dico.
«Dovrei essere io a chiedere scusa» mi risponde.
«Non sei tu quello che ha promesso di non rimproverarti e poi ti ha rimproverato lo stesso.»
«Lo so, ma se mi rimproveri è perché in qualche modo vuoi che io sia felice, perché in qualche modo mi vuoi bene.»
«Certo che ti voglio bene, testa di carota!»
«Ma non era ‘testa di rapa’?»
«Le rape non mi piacciono, preferisco le carote. Perciò testa di carota.»
Scoppia a ridere, ma dura solo un secondo.
«Penso che anche Ashley abbia dimostrato di volermi bene» dice, dopo aver sospirato per l’ennesima volta.
«Penso che abbia dimostrato di avere un gran cervello, oltre che un gran cuore. E sì, ha dimostrato che tiene davvero a te e ama davvero Liam. E che in qualche modo tiene anche a noi, visto che il passo indietro che ha fatto vi impedirà di buttare all’aria due anni di lavoro.»
«Sono stato davvero così cieco?» mi chiede.
«Ti sei innamorato. E ti avevo raccomandato di non farlo.»
«Devo chiedere scusa ad Eleanor.» dice, dopo qualche istante di silenzio. Cambia completamente argomento e mi coglie del tutto impreparato.
«Non credo le vorrà.»
«Beh, ma devo. Vi ho rovinato la serata romantica» ridacchia. Mi sta prendendo in giro!
«Bene, una di queste sere rimani a dormire da Niall e mi lasci casa libera. Così ti sdebiterai.»
«Affare fatto. Domani mi metto d’accordo con lui.»
Di nuovo un momento di silenzio. Di nuovo un sospiro.
«Lou, grazie.»
«Per cosa?»
«Perché quando ho bisogno di un amico ci sei sempre, anche a costo di rinunciare a una serata romantica con la tua ragazza.»
«Devo dirti un segreto.»
«Quale?»
«Anche Eleanor ti vuole bene. Ha capito che avevi bisogno di me prima che lo facessi io e se ne è andata di sua spontanea volontà. Oserei dire che non mi ha lasciato replicare alla sua decisione.»
«Sei fortunato, Lou. Spero di esserlo anche io, prima o poi.»
Non aggiungo niente, ha detto tutto quello che c’era da dire. Un sorriso si forma sulle mie labbra e non faccio niente per impedirlo. Ha ragione, sono maledettamente fortunato. E spero anch’io che presto possa esserlo anche lui.

***

Ho rallentato gli aggiornamenti perché sono un attimino... ehm... oberata tra lo studio e la scrittura di altra roba (leggi 'tesi di laurea') e sinceramente non mi viene proprio voglia di mettermi alla tastiera a scrivere altro... però eccomi qui, scrivo a rilento ma scrivo comunque.

Non ho molto da dire su questo extra... volevo solo mettere un po' in luce quello che è il rapporto tra Harry e Louis nella mia storia.

La canzone abbinata a questo capitolo è I'll Be There For You dei The Rembrandts, altrimenti nota come sigla di apertura e chiusura della fantastica serie TV che è stata Friends.

Ringrazio le otto persone che hanno recensito lo scorso capitolo, cioè: Mistina, Hayley 29, Zamieluna, Clo_97, Overseas, Octavia_1014, _YeahBuddy, Marti__

Il prossimo è Zayn... chissà cosa ci dirà ^^

Un bacio grande a tutti

-K-

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Capitolo 20
*** Save You Tonight ***


16. Save You Tonight

«Non riesco quasi a credere che abbiate già finito di registrare l’album» dico a Liam, mentre passeggiamo per il centro di Londra. Ha chiesto e ottenuto un paio di giorni di pausa, dato che hanno finito di registrare le parti vocali, e li sta dedicando tutti a me.
«Siamo stati bravi, sì. E il merito è anche tuo» mi risponde, prima di chinarsi a baciarmi.
«Il merito è vostro, avete scritto dei testi stupendi che mi hanno ispirata e che sono stati davvero facili da arrangiare. Avete un talento enorme e mi sono innamorata di tutti e cinque come artisti.» La faccia che fa è abbastanza eloquente. «Ma sei l’unico che voglio per intero.»
Mi dà un altro bacio, prima che il suo blackberry inizi a squillare. Come suoneria ha Moments e la gente si gira per strada a guardarlo. Scoppio a ridere. «Allora, vuoi rispondere oppure no?»
«Ma questa canzone è così bella» dice, prima di guardare il display. «E Louis potrebbe anche fare a meno di me.»
«Sai che se non rispondi a lui poi Eleanor inizierà a chiamare me, Liam. E sai anche che lei non mollerà, perciò tanto vale che tu gli risponda.»
Liam sospira. «Hai ragione, come sempre.»
Accetta la chiamata. «Pronto, Louis. L’ho visto sul display che eri tu, che vuol dire ‘come sapevi che ero io’? No, non siamo a casa. Sì, abbiamo da fare. Anche. Aspetta che lo chiedo ad Ashley.»
Non mi stupisce che mi coinvolga, prima di prendere una qualsiasi decisione, lo fa sempre, ormai. Siamo diventati ufficialmente una coppia rodata. Mi fa un po’ paura, questa cosa, ma la felicità che provo ogni volta che gli sono vicina mi fa dimenticare ogni dubbio e ogni incertezza.
«Louis dice se andiamo a mangiare con lui e i ragazzi» fa una pausa. «Sì, Louis, lo stavo dicendo. E Eleanor. Se vogliamo andare a mangiare al White Lion
Sospiro. I ragazzi ed Eleanor. Sono due settimane che cerco di evitare i posti dove ci sono i ragazzi, non sono più andata neanche allo studio per non incontrare Harry e ora dovrei andare a pranzo con loro? Con il rischio che lui si alzi a metà del pranzo per non stare in mia compagnia?
Sospiro e mi accorgo che Liam mi guarda. «Louis, ti richiamo tra due minuti.»
Chiude la chiamata e mi abbraccia. «Se non vuoi non dobbiamo andare per forza.»
«Liam, sono i tuoi amici, non posso impedirti di stare con loro ogni volta in cui te lo chiedono.»
«No, ma posso sempre usare la carta ‘tra otto giorni torna negli Stati Uniti, lasciateci godere quel poco tempo che possiamo ancora passare insieme’.»
«Da quanto usi questa carta?» gli chiedo con un sorriso.
«Ogni volta in cui voglio ottenere un favore, in effetti» mi prende in giro.
«Signor Payne, non la facevo così sfacciato e opportunista!» fingo di rimproverarlo e di allontanarmi da lui indispettita. Poi mi accorgo che due ragazze ci stanno guardando in maniera abbastanza insistente. «Liam, quelle sono tue fan?» gli chiedo sottovoce.
Lui alza lo sguardo e le vede. «Credo di sì, ma non ho intenzione di fare autografi, oggi» mi risponde, altrettanto sottovoce. Poi si rivolge a loro. «Ragazze, scusatemi, ma Ashley torna negli Stati Uniti la prossima settimana, vorrei passare con lei tutto il tempo che posso e dedicarle tutta la mia attenzione. Vi adoro, ma non posso fermarmi.»
È un attore nato, la sua faccia non tradisce la benché minima indecisione mentre parla e la sua espressione è un misto di rammarico e di affetto.
«Non ti preoccupare, Liam. Ti amiamo lo stesso!» gli urlano quelle. Lui mi prende per mano e ricominciamo a camminare. Subito mi arriva un messaggio di Eleanor.

‘Fossi in te disattiverei le notifiche di Twitter. Sei ufficialmente la stronza #2’

Scoppio a ridere e mostro il messaggio anche a Liam, che ride a sua volta. «Non provare a prendere le mie difese su Twitter, Liam. Sono stata la buona per tutta la vita, passare per stronza di tanto in tanto non può che farmi piacere. E a parte tutto, significa che ho qualcosa che gli altri mi invidiano… e quel qualcosa sei tu» dico, e lo bacio. «Comunque inizio ad avere fame… raggiungiamo gli altri?»
Liam sorride e mi prende per mano, mentre andiamo alla fermata della metro contatta Louis e gli dice di aspettarci. Prendere i mezzi con lui non è mai un’esperienza piacevole, ma ormai ha deciso che per oggi starà lontano dalle Directioner. Una fermata sulla Bakerloo in direzione Piccadilly e due sulla Piccadilly in direzione Covent Garden sono comunque un viaggio terrificante, per quanto brevissimo, se sei una popstar o in compagnia di una popstar. La piazza è gremita di gente, come al solito, ed è difficile raggiungere il White Lion. Quando riusciamo a sederci con gli altri, la prima cosa che noto è l’assenza di Harry.
Scrivo velocemente un messaggio a Eleanor da sotto il tavolo.

‘Non è andato via perché stavamo arrivando noi, vero?’

La risposta è rapida, sintetica e chiara.

‘No. Ora comunque vi spiega Louis.’

Niall pretende che si ordini del cibo, prima di iniziare a parlare di qualunque cosa dobbiamo parlare. Strano che quell’impiccione non ne sappia niente, di solito non c’è uno scoop che gli passi inosservato.
«Bene, ora che siamo tutti qui -»
«Non siamo tutti» interrompo il discorso di Louis, e tutti si voltano verso di me. «Manca Harry.»
«Ecco, appunto. Manca Harry. Ha ricominciato a vedere la Flack» spara, senza mezzi termini.
«Ma che…» Niall.
«Stai scherzando, vero?» Zayn.
«Fottuto imbecille» Liam, a cui stringo la mano per tranquillizzarlo, anche se sono ben lontana dall’essere calma persino io.
«No, non sto scherzando, purtroppo. E sì, è un imbecille di prima categoria, specie perché non vuole starmi a sentire. Dice cose senza senso, tipo che lei gli dà tutto quello di cui ha bisogno in questo momento.»
«Alias se lo scopa senza fare troppi problemi» il fatto che Niall usi un termine del genere mi stupisce e non poco, sgrano gli occhi e lui si mette a ridere. «Che c’è? Quella che si era fatta l’idea che fossi un angioletto sei tu, non è detto che corrisponda a verità!»
«Stavolta Sam lo ammazza. Ma sul serio, già l’ultima volta c’è andata molto vicina… c’è solo da sperare che non lo scopra» Zayn si preoccupa del risvolto pratico. Lui sa perfettamente come diventa la zia quando è incavolata. Fa paura.
«E pensare che le aveva persino promesso di restarsene lontano dai guai per un po’» dice Eleanor, chiaramente esasperata.
«Ashley, ti ho voluta qui perché devo chiederti un favore, e voglio farlo davanti a tutti. Puoi parlare tu con Harry? Sei l’unica che potrebbe convincerlo a smettere di combinare cavolate» mi dice Louis.
Guardo prima lui, poi Eleanor, poi di nuovo Louis, Zayn, Niall e infine il mio sguardo si ferma su Liam. Non so se sto chiedendo un appoggio, un motivo per non andare, o se semplicemente sto cercando di capire se posso andare. Non so cosa voglio ed è una situazione estremamente nuova, per me.
Da una parte c’è la lealtà al mio ragazzo, dall’altra l’affetto per il mio amico. È davvero dura prendere una decisione.
«Dovresti andare, Ashley. Louis ha ragione, sei l’unica che potrebbe far ragionare Harry. E poi è chiaro che ti manca come amico. Rimarrai qui in Inghilterra solo per altri otto giorni, non voglio che te ne vada con il rimpianto di non aver chiarito con lui» mi dice Liam.
A questo punto sono più confusa di prima. Guardo di nuovo Eleanor, che mi sorride comprensiva. Mi viene da pensare che sia tutta colpa sua, questa situazione, se non le avessi dato ascolto a questo punto… a questo punto probabilmente sarei senza un ragazzo e avrei comunque litigato col mio migliore amico.
Invece ora è Liam a spingermi verso il mio amico.
Mi alzo in piedi ed esco fuori dal locale senza dire una parola. Ho bisogno di allontanarmi dalle loro chiacchiere per qualche secondo, prima di rientrare e dire a tutti quello che ho deciso.
Mi siedo su una panchina di fronte all’ingresso e cerco di valutare i pro e i contro di tutta questa situazione. Lo faccio sempre, quando devo prendere una decisione importante, ma stavolta proprio non ci riesco.
«Va’ da Harry, Ash. Spiegagli perché hai paura di quello che prova per te da quando l’hai capito. Spiegagli che hai paura che possa buttare all’aria le nostre carriere e l’amicizia che ci lega solo per una ragazza. Litigaci sul serio e fatti dire che non ha intenzione di fare del male a Liam e che per questo era intenzionato a mettersi comunque da parte. Fatti dire che l’hai ferito, perché non l’hai lasciato neanche parlare, quel giorno. Fallo liberare dei suoi sentimenti e fagli capire che deve smettere di farsi del male.»
Il fatto che sia Niall a uscire dal White Lion per parlare con me non mi sorprende. Dopo Harry è forse quello con cui sono sempre stata più in sintonia, forse perché si tratta di un musicista come me. Sono le sue parole a riscuotermi.
Ha ragione Louis, ha ragione Niall, ma soprattutto ha ragione Liam. Io voglio chiarire con Harry, gli voglio bene e non voglio che si faccia del male. E soprattutto, devo fidarmi di lui. Mi aveva ripetuto più di una volta che non avrebbe mai ferito Liam portandogli via la ragazza, quando ancora non sapevo dei suoi sentimenti per me. Perché dovrei dubitare delle sue parole ora che li so?
«Qual è la strada più veloce per arrivare a casa di Louis ed Harry?»

***

Come promesso, non mi ricordo più a chi, torno a rompere le scatole in prossimità della Pasqua. Colgo l'occasione per fare gli auguri a tutti quanti, ovviamente. Mi raccomando non mangiate troppa cioccolata, eh!
La canzone di questo capitolo, come avrete sicuramente capito, è Save You Tonight. E' da adattare un po' perché il destinatario è Harry, ma in definitiva è questa, la canzone del capitolo.

Cosa c'è da commentare... innanzitutto, chi mi sa dire dove sono Ashley e Liam quando ricevono la chiamata di Louis? Su, è facile, ve l'ho praticamente scritto nel capitolo ^^
Il White Lion è un famoso pub al centro di Londra (come avrete capito dalla destinazione di Liam e Ashley, si trova a Covent Garden).

Non ho molte altre cose da dire, se non chiedervi se il capitolo vi è piaciuto.

Ringrazio le sette ragazze che hanno lasciato una recensione, con la promessa che entro stasera risponderò a tutte (sempre che mia nonna non continui a spuntarmi da dietro le spalle per leggere quello che scrivo: ODIO tornare a casa), sono stata davvero felice di leggere le vostre parole: Marti__, SheisBen, Love5Carrots, Mistina, Carola_Payne97, IsaPosse, Elle98.

Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma non vi assicuro niente, come al solito.
Un bacio grande e tanti auguri di Buona Pasqua

-K-

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Capitolo 21
*** Harold e la signorina Perfettina ***


17. Harold e la signorina Perfettina

Due linee metro, tre autobus e quasi un chilometro di corsa dopo, sono finalmente sotto casa di Harry. Spingo il pulsante del citofono senza pensarci troppo, ma mentre aspetto che mi risponda mi assalgono mille dubbi. Se non volesse parlarmi? Se non fosse in casa? O se, peggio ancora, ci fosse lei, con lui?
Il suono del cancello elettrico che si apre mi impedisce di pensare ancora. Entro nel portone e salgo le scale di corsa fino al secondo piano. Credo di aver paura di poter cambiare idea, per questo ho tanta fretta di vederlo.
Sulla porta indossa solo un paio di boxer e ha la faccia stravolta di chi si è appena svegliato.
«Ah, sei tu» mi dice, e il sorriso che aveva sulle labbra si spegne immediatamente. «Pensavo che Louis si fosse scordato le chiavi di casa.»
Rimane sulla porta, non la apre per farmi entrare, ma non la chiude neanche. Devo prenderlo come un buon segno?
«Posso entrare?» gli chiedo. Non riesco a non essere nervosa. Torturo le pellicine intorno alle unghie mentre aspetto che il signor Harold si degni di darmi una risposta.
Posa una mano tra le mie. Alzo gli occhi e incontro i suoi. «Non ti rovinare le mani. E certo che puoi entrare. Come mai sei sola?»
«Volevo passare un po’ di tempo con il mio migliore amico» rispondo, cercando ancora di far calmare il battito del cuore. Non sono una persona atletica e si vede.
«Liam ti ha dato il permesso per venirmi a trovare?» mi chiede, duro, poi mi fa entrare in casa e chiude la porta dietro le sue spalle.
«Non ho bisogno del permesso di Liam, Harry. Se ho deciso di allontanarmi da te è stato perché -»
«Lo so. Scusami» mi interrompe. E di nuovo cala il silenzio. È strano, non ci sono mai stati momenti di silenzio, prima. E odio il fatto che ci siano ora. È come se lui sapesse che io so, ma non riesce a dirmelo. «Se aspetti qualche minuto mi faccio una doccia, poi parliamo.»
Annuisco. Lui sorride, poi sparisce dietro la porta della sua camera. Quando riappare ha in mano biancheria pulita e vestiti. «Fai come se fossi a casa tua, se hai fame.»
«In effetti avrei -» mi zittisco, perché Harry entra in bagno senza ascoltarmi.
Non ho mangiato, al pub. Ed effettivamente ora che me l’ha fatto notare ho davvero fame. E con molta probabilità ha fame anche lui.

***

«Che buon profumo!»
Harry emerge dal bagno e si affaccia sulla porta della cucina con ancora l’asciugamano in testa. Con quello che ho trovato tra frigo e dispensa sono riuscita a preparare hamburger e insalata per entrambi, ma ci sarebbe bisogno di fare una bella spesa.
«Mangiamo, dai, che se si raffredda non è più buono» gli dico. Mi rendo conto di stare rimandando la discussione che dobbiamo necessariamente affrontare, ma voglio ritrovare la mia sintonia con lui, prima di tutto.
Assaggia il primo boccone e sorride. «Cucini meglio di Eleanor, su questo non c’è dubbio.»
«Se ti sentisse si offenderebbe a morte, Harold» lo rimprovero.
«Primo. Non mi può sentire, a meno che non ci siano delle ricetrasmittenti qui in casa. Secondo. Sa perfettamente di non essere in grado di cucinare. Terzo. Quante volte te lo devo dire che Harold è il modo in cui solo mia madre può chiamarmi?»
Rido. Stare con Harry mi fa sempre bene, me lo ero quasi dimenticata.
«Mi piace il modo in cui ti sorridono gli occhi» dice. Smetto improvvisamente di ridere. La forchetta cade nel piatto e mi trovo a fissarlo. «Mi piace il modo in cui mi guardi quando capisci che sono serio. Mi piaci quando ti imbarazzi ed inizi a balbettare. Mi piaci quando ti siedi al pianoforte e inizi a suonare, chiudi gli occhi e ti dimentichi di tutto quello che ti circonda. Mi piace il modo in cui guardi Liam, con un misto di tenerezza e di paura. Odio il modo in cui guardi Liam, perché vorrei che quello sguardo fosse per me.»
«Harry, io -»
«Non devi dire niente» mi interrompe. «Era questo che volevo dirti, quel giorno in studio, quando ci siamo trovati da soli. Volevo dirtelo perché tutti lo sapevano e non potevo sopportare l’idea che fosse qualcun altro a fartene rendere conto. Ma quando tu sei arrivata lì te n’eri già resa conto. È per questo che hai deciso di allontanarmi.»
Segue un silenzio duraturo. Harry fa cadere lo sguardo sul piatto e ricomincia a mangiare. Io non ce la faccio. Guardo quel turbante di spugna bianca e mi viene in mente la prima volta in cui si è avvicinato a me.
Sospiro. «Ho avuto paura, Harry. Paura per te e per gli altri. Paura che potessi buttare all’aria le vostre carriere e la vostra amicizia per me. Non sono riuscita a fidarmi di te, delle tue parole. Del fatto che per un mese e mezzo avessi cercato di tenere tutto sotto silenzio e ti fossi accontentato di essermi amico. Il migliore amico che potessi desiderare. Ma sei questo, per me. Il mio migliore amico. Il posto che occupa Liam è suo e di nessun altro.»
«E, per quanto possa volerlo, non penserei mai di rubarglielo. Sai che sei la prima ragazza ad averlo fatto sorridere di nuovo, dopo che si è lasciato con Danielle? Vedere quanto gli facessi bene fin dal primo secondo in cui ti ha vista forse è solo un altro dei milioni di motivi per cui mi piaci. Sei una ragazza speciale, Ashley.»
«Troverai anche tu la tua.»
Sorride. «Anche Louis mi ha detto la stessa cosa.»
«Prima o dopo che gli hai detto che hai ricominciato ad uscire con la Flack? Se poi di uscire si può parlare» il tono acido con cui parlo mi fa sorridere. Mi sento molto zia Sam.
Mi guarda perplesso, poi scoppia a ridere di gusto.
«Non mi dire che ci ha creduto! Non pensavo di essere stato così bravo!»
Continua a ridere e io ricomincio a mangiare, in attesa che si calmi e mi spieghi.
«Ho iniziato ad uscire da solo, da un paio di settimane. Ho bisogno di momenti per me, per pensare e capire cosa voglio e soprattutto per cercare di togliermi te dalla testa. Louis mi ha chiesto cosa facessi in tutto quel tempo che passavo da solo, così devo avergli fatto intendere che non poteva sapere se lo passavo davvero da solo» mi dice, prima di mangiare un altro boccone.
«Ha insistito per sapere chi fosse la fortunata e tu gli hai sparato il primo nome che ti è venuto in mente che l’avrebbe fatto desistere dal fare altre domande, giusto?» Annuisce. Rido e scuoto la testa. «Sai che si è davvero preoccupato?»
«Anche tu, se sei venuta di corsa fino a qui.» Posa su di me quegli enormi occhi verdi e arrossisco.
«Beccata» dico.
«Non era difficile. Sei arrivata con il fiato grosso, sei salita con le scale invece di aspettare l’ascensore e mi hai regalato un sorriso enorme quando hai capito che ero solo e che mi ero appena svegliato» mi risponde. Fa il giro intorno al tavolo e mi abbraccia. «Grazie.»
Lo stringo anche io.
«Di niente. Sei il mio migliore amico o no? Se ho l’impressione che tu stia facendo una cazzata devo correre a dirtelo. Specialmente se penso che tu la stia facendo per colpa mia.»
«Quarto. Non ti prendere mai la colpa delle mie cazzate, Ash. Ne faccio talmente tante che faticheresti a starmi dietro.»
La sua risata roca è il suono più bello che io riesca ad immaginare. Siamo di nuovo io e lui, una squadra di amici imbattibile.
L’asciugamano sulla sua testa mi cade in faccia ed inizio a ridere.
«Posso asciugarti i capelli?» gli chiedo. È così che abbiamo fatto amicizia, con lui che mi raccontava la storia di come erano diventati i One Direction mentre gli altri facevano la doccia.
«Solo se non mi fai diventare i capelli lisci» mi risponde.
«Agli ordini, mister Styles!» sciolgo l’abbraccio e vado in bagno a prendere il phon.

Un quarto d’ora di risate più tardi i capelli di Harry sono perfettamente a posto e sto cercando di convincerlo ad uscire un po’.
«Dai, andiamo a fare la spesa» gli dico. «Poi torniamo qui e facciamo tutto quello che vuoi.»
«Tutto? Ti presteresti anche a una partita a FIFA 2012
«Lo sai che non sono capace! Tu vuoi solo un motivo per prendermi in giro!»
«Ehi, se tu sei miss Perfettina 2012 non è mica colpa mia! Un difetto devo trovartelo. E comunque ora hai promesso, faremo tutto quello che voglio io. Perciò, FIFA 2012
«Sei un bambino» lo rimprovero.
«Sì, e ne vado fiero, mamma.»
Lo guardo intensamente per qualche istante. «Ti voglio bene, Harold.»
«Anche io, signorina Perfettina.»

***

Attenzione, questo capitolo contiene uno spoiler grande come una casa u.u

A parte questo, come state tutti quanti? Passate delle buone vacanze di Pasqua? Io devo aver ripreso almeno due chili qui a casa, non vedo l'ora di tornarmene all'università per smaltirli.
Sono rimasta molto delusa dal fatto che nessuno abbia controllato sulla cartina di Londra dove stavano gironzolando Ashley e Liam prima di essere chiamati da Louis nello scorso capitolo. Erano nei pressi di Oxford Circus u.u
Harry ve l'aveva fatta a tutte, eh? Tornare con la Flack? Non ci pensa proprio u.u
Dunque, in questo capitolo non c'è la litigata epica che stavate aspettando... è che io non ci credo molto in questa storia delle litigate epiche: si finisce sempre per dire qualcosa che non si pensa e per rinfacciarselo a vita. E poi Ashley e Harry non sono arrabbiati, soltanto dispiaciuti. Quindi ho preferito questo modo di farli chiarire.
Ciò non toglie che ci siano ancora due capitoli ambientati a Londra da scrivere... e chissà cosa accadrà!

La colonna sonora di questo capitolo è Trying Not To Love You, dei Nickelback (penso che userò il loro ultimo album con la stessa frequenza di Up All Night), spero che la canzone vi piaccia, perché per me è perfetta, almeno per descrivere la situazione dal punto di vista di Harry.

Infine voglio ringraziare le sette magnifiche ragazze che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo, come al solito le risposte arriveranno dopo il capitolo (penso entro domani sera), ma spero che mi perdoniate: Love5Carrots, Mistina, Elle98, Marti__, SheisBen, Carola_Payne97, Angie_4ever

Aggiornerò quando potrò... spero presto ^^

Un bacio
-K-

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Capitolo 22
*** Astinenza ***



18. Astinenza

«Sono tornata!» dico, mentre metto piede nel piccolo ingresso che separa la porta dal salotto.
«Ciao, amore!» Il saluto di Liam mi arriva soffocato dai suoni della televisione. Strano che non spenga tutto per venirmi a salutare, di solito lo fa. Appena giro l’angolo capisco perché.
«Ciao, Zayn!» saluto. Sono davvero entusiasta, mi fa piacere che Liam non sia rimasto da solo tutto il pomeriggio. Gli do un bacio sulla guancia, prima di sedermi sulle ginocchia del mio ragazzo e baciarlo sulle labbra.
«Mi fai perdere la corsa!» si lamenta, mentre Zayn scoppia a ridere.
«Grazie, Ash!» mi dice e taglia il traguardo con la macchinina guidata da Luigi.
«Sì, grazie, Ash. Mi devi una partita a Super Mario Kart» brontola Liam.
«Oh, su, quante storie. Non siamo fortunati al gioco, ma siamo fortunati in altro. Hai ancora intenzione di lamentarti?» gli dico, strofinando la punta del mio naso sul suo.
«No, assolutamente» dice, poi alza il viso e mi bacia.
«Me ne andrei volentieri per lasciarvi soli, ma visto che per voi non fa nessuna differenza aspetto la cena. Ormai l’abbiamo ordinata!»
L’“ahi” urlato da Zayn mi fa capire che Liam deve avergli tirato contro qualcosa. Deve avere una gran bella mira, se senza vederlo l’ha colpito. Oppure molta fortuna.

*             *             *

Stiamo rassettando la cucina, Zayn se n’è andato da poco e io e Liam abbiamo deciso di mettere in ordine prima di andare a dormire.
«Come mai avevate già ordinato la pizza?» chiedo, mentre gli passo un piatto per farglielo asciugare.
«Non sapevo a che ora saresti rientrata e non volevo disturbarti mentre eri con Harry. Avevate un sacco di cose di cui parlare» mi dice.
«Sai che non avresti disturbato.»
«Ok, non volevo che pensassi che ti stessi controllando.»
«Sei sempre così paranoico?» Mi volto verso di lui con l’ultimo piatto pulito in mano. Sgocciolo sul pavimento, ma non mi interessa.
«Solo se si tratta di te.» Mi sfila il piatto dalle mani, lo asciuga con cura e lo ripone. Poi mi stringe tra le sue braccia. «Non posso credere che tra otto giorni non ti avrò più qui a rimproverarmi di essere paranoico.»
«Continuerò a rimproverarti a distanza» ribatto, ma lo stringo forte anche io.
Le sue labbra iniziano ad accarezzare la pelle della mia spalla, risalgono verso il collo, seguono la linea della mandibola e si fermano sulla mia bocca. «Ti amo» mi dice, prima di baciarmi.
Sono talmente impegnata a stringermi al suo collo e a tenere la mia bocca salda sulla sua che a stento mi rendo conto che mi ha sollevata da terra e mi sta portando da qualche altra parte. In camera. Sul letto.
Sorrido quando sento il materasso cedere sotto il peso del mio corpo prima e del suo subito dopo.
«Non dobbiamo fare niente, se non ti va. Lo sai» mi dice, ma so perfettamente che i tempi sono maturi. Lo amo. Mi ama. Me l’ha dimostrato in mille modi, l’ultimo dei quali oggi pomeriggio. Sorrido.
«Chi ti dice che non mi va?» lo sfido e ritorno a baciarlo.

Tutto quello che succede dopo è una storia vecchia quanto il mondo. I vestiti volano via, i nostri respiri si confondono, il sudore scivola sulla sua schiena e bagna i miei polpastrelli. I nostri corpi diventano uno solo.

«Ashley…» mi chiama, con il respiro ancora affannato e il petto che fa su e giù come dopo un chilometro di corsa.
«Non lo dire. Piuttosto dimmi che mi ami e che sei felice. Perché io ti amo e sono felice.»
Se non l’avessi fermato mi avrebbe chiesto scusa o qualcosa del genere e allora sì che mi avrebbe fatto davvero male. Sarei stata costretta a rovinare il romanticismo del momento spiegandogli un po’ di fisiologia. Che è normale per una ragazza non essere completamente soddisfatta dal suo primo rapporto. Ma che il suo ragazzo deve pesare molto bene le parole e che chiedere scusa non è proprio una mossa intelligente.
«Ti amo. E sono felice. E non te lo dico perché mi hai chiesto di dirtelo. Te lo dico perché è la verità.» Mi stringe a sé. Inizio a disegnargli cerchi sulla pancia.
«Sei troppo muscoloso, per essere solo un cantante.»
«Mi preferiresti meno atletico?»
«No, sei perfetto così. Forse troppo, ecco. Magari con un paio di cubetti in meno ci sarebbero meno ragazzine a fare la fila dietro la porta» borbotto.
«Sei gelosa?»
«Un po’» rispondo.
«Solo un po’?» mi chiede mentre mi stringe più forte.
«E va bene, un bel po’. Sei cattivo» sbuffo.
«E perché sarei cattivo?» mi chiede, trattenendo a stento una risata. Non posso fare a meno di sorridere anche io.
«Perché mi hai fatto dire che sono gelosa delle tue fan» mi lamento con la vocina da bimba.
«Ti amo» mi risponde lui e mi dà un bacio sulla testa.
«Ti amo anch’io, testone» gli rispondo, poi mi accoccolo sul suo petto e mi addormento.

*             *             *

«Ritorna a letto» mugolo quando, stiracchiandomi, non trovo il corpo di Liam.
«Non posso, devo lavorare, stamattina» mi dice, però si siede vicino alle mie gambe e mi dà un bacio. «Rimani a letto ancora un po’, Ash. Riposati. Più tardi se vuoi puoi venire in studio. Cioè, vieni, i ragazzi ci terrebbero molto.»
«Va bene.» Mi giro su un fianco e abbraccio il cuscino. Mi rendo conto di non averlo neanche salutato decentemente solo quando sento il suo peso lasciare il materasso. «Liam?» lo richiamo.
«Dimmi.»
«Ti amo.»
«Non sai quanto ti amo io» mi risponde lui. Non lo guardo, ma sento dalla sua voce che è felice, come sono felice io, d’altra parte.
Con il sorriso sulle labbra, torno a dormire.

*             *             *

È brutto non trovare Liam dall’altra parte del letto per la seconda volta in una mattinata. Cerco il suo profumo sul suo cuscino, poi mi faccio forza ad alzarmi. Infilo della biancheria pulita e la sua felpa. A piedi scalzi raggiungo la cucina e mi preparo la colazione. Un paio di fette biscottate con la marmellata basteranno, è quasi ora di pranzo!
Mi faccio una doccia veloce e mi vesto altrettanto velocemente, non vedo l’ora di raggiungere lo studio. Liam mi manca tantissimo e cerco di trattenere i miei piedi dal mettersi a correre, una volta che scendo dal taxi.
Trovo i ragazzi in sala relax, tutti presi in una discussione della quale non cerco neanche di capire il senso: riguarderà sicuramente qualche videogioco.
Mi fiondo su Liam e lo bacio. «Mi sei mancato» gli dico.
«Qualcuno deve raccontarci qualcosa o sbaglio?» Niall è un idiota. Gli voglio bene, eh, ma è un idiota.
«Non sono affari vostri» risponde Liam, mentre io arrossisco dalla punta dei piedi alla punta dei capelli.
Zayn si alza in piedi ed esce dallo studio.
«Che ha?» chiedo agli altri.
«Niente, deve fare quello distaccato. In realtà si sta trattenendo dal saltare al collo di Liam e dirgli che è stra-felice per lui.»
«‘Fanculo, Louis!» urla una voce fuori campo.
«Ti amo anche io, Zayn!»
Scoppio a ridere. Sono felice e questi cinque sono dei buffoni. Beh, almeno quattro dei cinque. Il quinto se ne sta in silenzio. Sorride, ma in silenzio.
«Allora, perché avete voluto che fossi qui, oggi?» chiedo, per distogliere l’attenzione da me e Liam.
«Non possiamo ancora dirtelo, stiamo aspettando Simon» mi risponde Niall.
«Se c’è lui di mezzo inizio a tremare. A proposito di ansia, dov’è zia Sam?»
«Sono qui, Ash. E non sto in ansia, visto che so già di cosa vuole parlare Simon. Per una volta sono a piena conoscenza dei suoi piani, forse so più di quanto non sappiano i ragazzi, dato che l’ho aiutato nella programmazione.»
«Di cosa?» chiedo, tutto questo parlare non fa che mettermi curiosità.
«Intanto di una grandiosa festa di addio e di compleanno» esclama una voce ben nota.
«Mi avete organizzato una festa di addio?» È emozionante sapere che si sono affezionati a me così tanto da organizzarmi una festa di addio.
«Che sarà la stessa sera del mio compleanno?» Liam invece non mi pare troppo entusiasta della cosa.
«Non potevamo fare altrimenti, Liam, sai che avremmo evitato se fosse stato possibile» gli risponde zia Sam, poi lascia continuare Simon.
«Non solo. A questa magnifica festa, alla quale interverranno moltissimi pezzi grossi del mondo della musica – Liam, non fare quella faccia, so che avresti preferito trascorrere il compleanno a Wolverhampton – comunque, a questa magnifica festa suonerete per la prima volta uno dei pezzi del nuovo disco. Uno dei pezzi scritti da voi. Il primo singolo tratto dal nuovo album.»
Ancora non capisco il nesso tra le cose che ci sta dicendo e la mia presenza qui, e il fatto che tutti gli occhi dei presenti siano puntati su di me non aiuta.
«Perché mi guardate?»
«Perché sarai tu a scegliere la canzone che canteremo quella sera, Ash.» Harry mi fissa. I suoi occhi hanno un’intensità particolare, oggi. O forse sono solo io che ci faccio più attenzione.
«Ma…»
«Niente ma. È il regalo che io e i ragazzi vogliamo farti per essere stata con noi, averci sopportati e aiutati in questi due mesi» mi dice Liam e mi stringe più forte. Non sapeva della festa, ma che mi avessero chiamata qui per farmi scegliere il primo pezzo da lanciare sì.
«Non solo, ma abbiamo già le date del tour americano del prossimo anno e, dopo un’estenuante contrattazione con la Julliard, che ci ha fatto firmare un contratto in cui ci impegniamo a farti seguire le lezioni almeno in videoconferenza, possiamo annunciarvi ufficialmente che se vorrai sarai una dei musicisti ufficiali del tour dei One Direction.» Guardo zia Sam con uno sguardo pieno di sorpresa. Innanzitutto per quel ‘se vorrai’, e poi perché immagino che l’idea delle lezioni in videoconferenza sia stata sua per mettermi in condizione di superare gli esami nonostante viaggi con i ragazzi. E anche perché mi deve volere un gran bene, per fare in modo che io possa stare con Liam tutto il tempo del tour. «Ovviamente, e questo ci tengo a sottolinearlo, in tour vigerà la regola dell’anno scorso.»
«Cioè?» chiedo, io in tour con loro non ci sono mai stata.
Scoppiano tutti a ridere. «Astinenza.»

***

Ehm... scusatemi per l'ultima pessima battuta (che dà anche il titolo al capitolo), me la porto dietro da quando ho letto che secondo il loro entourage questi cinque dovrebbero restare casti e puri durante il tour. Vabbè, parlando d'altro... che ci scrivo oggi nelle note?

La canzone del capitolo è Everytime We Touch di Cascada, una canzone che io adoro e che spero possa piacere anche a voi.

Vi volevo dire che sul mio blog (a lungo trascurato, ma che ora ho ricominciato ad aggiornare), posterò di tanto in tanto qualche 'spoiler' dai capitoli. Spesso le idee per i capitoli mi vengono nel bel mezzo del nulla, e molte volte mi vengono in mente interi dialoghi senza alcuna collocazione logica... è questo che qualche volta vi darò la possibilità di leggere, stralci di conversazione che si collocano non si sa bene dove o quando, ma che ritroverete prima o poi nei capitoli.

In più a breve pubblicherò un elenco di extra che scriverò subito dopo il capitolo 19, con la loro collocazione precisa. Ovviamente per i prossimi extra vale lo stesso discorso del #1: alla pubblicazione sarà l'ultimo capitolo, alla pubblicazione del capitolo successivo verrà spostato dopo il capitolo a cui fa riferimento.

Perciò, ecco, magari passate, qualche volta, se volete qualche novità :)

Ovviamente ringrazio le sei ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, riempiendomi di complimenti: Alex Spunk, Love5Carrots, Mistina, SheisBen, PiccolaEl, Marti__ Grazie davvero, ragazze, spero di non aver spoilerato troppo con le risposte alle recensioni ^^.

Un doveroso grazie va anche a tutti i lettori silenziosi e a tutte quelle persone che hanno inserito la storia tra le seguite-preferite-ricordate.

Al prossimo capitolo
-K-

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Capitolo 23
*** EXTRA #5 - Super Mario e Conquiste segrete (Zayn's PoV) ***


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EXTRA #5 - Super Mario e Conquiste segrete... (Zayn's PoV)

«Ehi!» Continua a sbattere i piatti sul ripiano della cucina e a maltrattare i panini che sta preparando e fa finta di non sentirmi. «Liam! Se continui così quando stasera Ashley tornerà a casa avrai distrutto la cucina!»
Cerco di buttarla sul ridere, ma so perfettamente quanto gli è costato sorridere ad Ashley e convincerla che non gli pesava lasciarla andare da Harry. Lo vedo tirare fuori il cellulare, sbloccare lo schermo, iniziare a digitare qualcosa… scuotere la testa e rimettere via tutto. Sarà la trecentesima volta in due ore che fa così.
«Liam, chiamala. Non puoi continuare così» gli dico.
«Non voglio che pensi che la sto controllando.»
«Sono sicuro che non lo penserà» rispondo. Gli infilo una mano in tasca e gli porgo il suo iPhone.
Scuote la testa.
«No, Zayn, non la chiamerò. Mi fido di lei. Lei…» lascia il discorso a metà e sbarra gli occhi, così capisco perfettamente quello che stava per dire.
«Lei non è Danielle, Liam. Non lo è. E Harry non è quell’idiota di un ballerino spagnolo che avresti dovuto prendere a pugni fino a fargli saltare la perfetta dentatura costata anni di apparecchi ortodontici.»
Per la prima volta in questo pomeriggio lo vedo sorridere.
«Davvero secondo te il tipo ha portato l’apparecchio?»
Scoppio a ridere. «Non lo so, Liam. Ma passami quel panino, ho fame!»
Mangiamo in silenzio, Liam con lo sguardo rivolto alla finestra… no, al lavandino della cucina. Chissà a cosa sta pensando. Cioè, lo so a cosa sta pensando, ma quando fa così mi preoccupa e non poco.
«Liam?» lo chiamo e lui si riscuote.
«Non sono molto di compagnia, oggi, vero?» mi chiede, abbozzando un sorriso.
«No. Ma cucini sempre bene» rispondo. Gli do un pugno sul braccio.
«Questo è un affronto!»
«No, era un guanto di sfida. Ti va di fare una partita a Super Mario Kart?»
«Ti straccerò, Zayn. E pagherai l’affronto!»
Lasciamo i piatti nel lavandino e ci fiondiamo sul divano, ognuno col suo joystick. Di solito quando iniziamo a giocare compare anche Lucas, ma oggi pare non ci sia.
«Luke dov’è?» gli chiedo.
«Boh… credo abbia la ragazza, ma non mi ha detto niente e io non chiedo. Lo sai com’è fatto. E non lo chiamare Luke, che si incazza.»
«Proprio per questo è divertente!»
«Invece di divertirti con poco, stai attento alla partita. Chi prendi?»
«Mario, ovviamente!» rispondo, impossessandomi del mio joystick.
«Ci giochiamo la cena?» mi chiede. Valuto per un attimo perché sia proprio questa la posta che mette in palio. Poi capisco, ha paura che lo lasci qui da solo prima che Ashley rimetta piede in casa.
«Perfetto. Pizza?»
«Andata. E chi perde paga anche per Ash!»

*             *             *

Ci si mette d’impegno come al solito, non gli è mai piaciuto perdere, e siamo alla decima partita o giù di lì quando la porta si apre.
Lucas ha mandato un messaggio un’oretta fa, dicendo che non sarebbe tornato a casa per la notta, quindi non può che trattarsi di Ashley, ma Liam non si muove. Continua imperterrito a giocare, concentrato sullo schermo del televisore senza dare segni di essersi accorto di niente.
«Sono tornata!» urla, prima ancora di chiudere la porta e sul viso di Liam compare un sorriso di sollievo, quasi avesse paura che non sarebbe tornata.
«Ciao, amore!» le risponde, senza posare il joystick o spegnere la TV, è proprio deciso a vincere e sa che questa, in un modo o nell’altro, è la partita finale… anche perché le pizze stanno per arrivare!
«Ciao, Zayn!» Ashley mi saluta con un tono palesemente sollevato – credo che temesse di trovare Liam in preda alla depressione, che poi è il motivo per cui mi sono voluto assicurare che non rimanesse da solo, questo pomeriggio – prima di sedersi sulle ginocchia del suo ragazzo e distrarlo dalla partita, permettendomi di vincere facilmente tra le proteste di Liam, redivivo.
Sono contento di vederlo sorridere e mi sento di rubargli qualcosa, rimanendo qui in casa sua per la cena. Ma dato che devo pagarla io, il minimo che possa fare è rimanere qui a mangiarla.
Probabilmente avrei fatto meglio ad andarmene, comunque. Questi due sono disgustosi e sembra quasi che non si vedano da un mese, tante sono le smancerie che si scambiano. Nessuno di noi è intenzionato a parlare della giornata che Ash ha trascorso sola con Harry, o forse loro non sono intenzionati a farlo davanti a me. D’altra parte li capisco, neanche a me andrebbe di parlare dei fatti miei di fronte agli altri.
E infatti nessuno sa che mi sto vedendo con… lei.
Sospiro, e aspetto il momento in cui sarò finalmente solo per poter leggere in pace i messaggi che mi ha mandato nel pomeriggio, che capita proprio quando Karen chiama Liam al telefono e vuole parlare con Ashley.
Mi allontano dalla cucina e mi siedo sul divano, me ne andrei, ma non è carino farlo senza salutare, e mi immergo nella lettura degli otto messaggi che mi ha mandato. Sorrido come un ebete fino a che una mano non mi si posa sulla spalla.
«Grazie» è Ashley a cogliermi di sorpresa, perché… cioè io e lei non è che siamo proprio migliori amici. Insomma, la maggior parte delle volte in cui ha litigato con Liam c’ero io di mezzo. La colpa era per metà mia. E per metà di Harry, vabbè.
«Di cosa?» le chiedo.
«Di essergli stato vicino oggi pomeriggio» sta approfittando del fatto che Liam e Karen stiano al telefono un sacco, per parlarmi. E comunque lo fa sottovoce, cercando di non farsi sentire da lui. «Da solo sarebbe andato fuori di testa.»
«Veramente ci ha provato anche in compagnia. Comunque prego, anche se non è stato un grande sforzo, stare vicino ad uno dei miei migliori amici.»
Credo di essere arrossito, perché lei scoppia a ridere e mi dà un bacio sulla guancia. Credo sia la sua spontaneità la cosa che piace di più a Liam di lei. Somiglia molto a Sam, una volta che si scioglie.
«E con chi scambiavi messaggini, Casanova?» cambia argomento come stesse cambiando i piatti a tavola. È destabilizzante, in un certo senso. «No, scusa, non sono affari miei. Quando vorrai parlarne sarai tu a farlo» mi dice, prima ancora che possa aprire bocca per risponderle.
Sorride, è felice. L’avessi saputo che per toglierle il muso lungo degli ultimi giorni sarebbe bastato così poco avrei insistito prima con Liam perché la lasciasse far pace con Harry.
Forse, però, è la sua poca insistenza che mi fa aprire.
«Si chiama Perrie. È bionda, con gli occhi azzurri, un sorriso stupendo e un corpo da favola. Ha tre-quattro anni più di me – no, non lo so e non mi interessa – e gli altri non ne sanno ancora niente, perciò silenzio.»
Sorride ancora di più, se possibile.
«Sarò muta come un pesce rosso» mi risponde, prima di tornare da Liam.
Perfetto, è riuscita a conquistare anche me. Beh, l’aveva già fatto, ma finora avevo mantenuto il mio atteggiamento da duro, con lei.
Ora sa che è una facciata. Vabbè, probabilmente già lo sospettava da tempo.
Oh, fanculo. È una ragazza fantastica e sono felice che stia con Liam. Se la meritava proprio una come lei.
Mi alzo in piedi, saluto e me ne vado.

***

Dunque, mi vergogno un po' a tornare con così tanto ritardo, ma l'ho fatto (finalmente), anche se il capitolo non è dei migliori. Zayn è davvero difficilissimo, come voce (almeno per me).

Vi do qualche notizia: mi sono laureata - sì tutto bene, e anche quasi tre mesi fa, quindi direte voi "perché sei sparita così a lungo?". Perché per rimettere mano alla tastiera mi ci è voluto un sacco di tempo, e ancora adesso non riesco a scrivere come vorrei. Comunque eccomi qui, spero di non mancare più per così tanto tempo.

Ringrazio chi non ha perso la speranza di vedere tornare la storia con un nuovo capitolo - anche se si tratta ancora di un'extra. Il prossimo sarà Niall, e poi via con i nuovi capitoli della storia. Spero di metterci meno tempo, ma non assicuro niente.

Ringrazio, come al solito, chi ha recensito lo scorso capitolo: Overseas, Glee__, Marti__, Samah, Clo_97, Zamieluna e Lucy_Bastet, grazie davvero ragazze (probabilmente qualcuna di voi ha cambiato nick da quelli che conoscevo prima, vero?)

Un bacio grande

PS: Non è colpa mia se Liam e Danielle si sono lasciati T______T

PPS: La canzone per il capitolo è You Belong With Me di Taylor Swift

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Capitolo 24
*** Baci e Abbracci ***


19. Baci e Abbracci

Zia Sam mi ha costretta ad indossare l’abito che abbiamo comprato insieme in Italia, che sul residuo di abbronzatura che mi è rimasto dopo un mese in Inghilterra fa anche più figura del giorno in cui me l’ha regalato. Quando Liam mi ha vista non ha detto una parola e mi sono anche preoccupata che non gli piacesse più il modo in cui mi stava, poi mi ha abbracciata e mi ha detto che era rimasto senza parole per la mia bellezza. Scemo adulatore.
La festa è grandiosa, quelli della casa discografica continuano a sballottarmi qua e là per presentarmi questo o quel pezzo grosso della musica inglese, e io, come mi ha detto la zia prima di mollarmi a quello che a quanto pare dovrebbe essere il mio agente, mi limito a sorridere e annuire di tanto in tanto.
Dopo l’esibizione ho perso di vista i ragazzi. Liam dovrebbe essere da qualche parte con le sue sorelle e i suoi genitori, Louis si è allontanato con Eleanor, Niall è l’anima della festa e starà facendo un giro di chiacchiere con tutti i presenti… Della fine che possono aver fatto Zayn e Harry non ho proprio idea, ma se proprio devo essere sincera, in questo momento non mi interessa.
O meglio, non mi interesserebbe se, quando decido di approfittare di un momento di distrazione di Daniel, Harry non mi venisse a sbattere contro e non fosse completamente ubriaco.
«Ciao, Ash» mi dice, con un tono troppo alto e il fiato di un odore orribile. Lo prenderei a sberle se ciò non contribuisse ad attirare l’attenzione su di lui, così mi limito a prenderlo per un braccio e a trascinarlo nel giardino – parco è più corretto – dell’hotel in cui si tiene la festa.
C’è una panchina abbastanza appartata, che serve proprio al mio scopo. Faccio sedere Harry e mando un messaggio a Niall. Se Harry sta così, non oso immaginare come possa essere combinato Zayn. Liam è con la sua famiglia e Louis con Eleanor e non voglio disturbarli. Sì, Niall è la scelta giusta.
L’aria fresca sembra fare bene ad Harry, le sue guance diventano via via meno rosse e gli occhi meno lucidi.
«Devo essere uno spettacolo davvero pietoso, se rimani qui a farmi da balia» mi dice. Non so se sentirmi ferita o pensare che sia lui a sentirsi ferito. In quest’ultima settimana non l’ho trascurato… ho cercato di tenere per me e Liam la nostra vita di coppia, ma ho passato un sacco di tempo con lui. E poi se non gli ho detto niente è stato anche per cercare di non peggiorare la situazione… l’ombra nei suoi occhi di quella mattina non riesco a togliermela dalla testa.
«Non sei messo così male, quando mi sei venuto addosso pensavo peggio. E comunque avevo bisogno di allontanarmi dal salone per un po’, non ricordo i nomi di metà della gente che Daniel mi ha presentato stasera» gli rispondo.
«Ci farai presto l’abitudine. A non ricordare i nomi, intendo.» Lo guardo un secondo e scoppio a ridere, seguita a ruota da lui, che però si ferma subito. «Temo che domattina avrò un gran mal di testa.»
«E dovrai alzarti presto per venirmi a salutare.»
Domattina parto, torno negli Stati Uniti. Questi due mesi sono stati quelli che ho vissuto più intensamente da quando sono nata, credo. Sono successe tante cose, forse troppe. Ho trovato degli amici meravigliosi, mi sono innamorata di un ragazzo speciale, ho stretto un bellissimo rapporto con zia Sam e ho scoperto di avere con lei molte più cose in comune di quante non avessi mai potuto immaginare.
«Non me lo ricordare» borbotta.
«Che la sveglia suonerà presto?» gli chiedo.
«No, che domani parti e non ci vedremo fino all’anno prossimo.»
Vorrei ridere per stemperare un po’ la situazione, perché sta diventando complicato gestire la sua lingua sciolta. Se prima pensavo che fosse completamente ubriaco devo ricredermi, ha soltanto ingerito la quantità di alcol che gli serviva per perdere del tutto i freni inibitori. Come se già normalmente ne avesse molti.
«C’è sempre skype, Hazza.»
«Non usare quel nomignolo anche tu. Per te sono Harold.»
«Ma non era solo tua madre che poteva chiamarti così? Tra l’altro non mi hai fatto conoscere quella gran donna che sopporta di avere te come figlio, dovrai rimediare al più presto.»
«È meglio che tu non l’abbia conosciuta, credimi.»
«Ma tu sei proprio sicuro di aver bevuto, vero?»
«Quella che mi ha portato fuori dicendo che ero ubriaco sei tu. Come mai questi dubbi?»
«Fai discorsi più sensati ora che quando sei sobrio» gli rispondo.
«E non hai mai sentito Zayn… no, effettivamente lui dà di matto. Probabilmente dovremmo andare a cercarlo, Sam lo fa fuori se scopre quanto ha bevuto.»
«Più di te?»
«Parecchio più di me, io sto quasi bene.» Prova ad alzarsi, ma ricade giù seduto. Rido.
«Dove credevi di andare, Harold?»
«Ridi più piano, per favore» si lamenta, poi poggia la testa sulla mia spalla. È una situazione che ho già vissuto, questa. Due mesi fa, su un aereo che mi portava in Italia. Gli accarezzo i capelli proprio come ho fatto quel giorno.
«L’ultima volta che l’hai fatto mi sono addormentato sulla tua spalla» mi dice.
«E ti è dispiaciuto?» gli chiedo.
«No, ma se avessi approfittato probabilmente ora saresti la mia ragazza.»
Mi coglie di sorpresa, con quest’affermazione, non mi aspettavo una cosa del genere. Parlavo con lui così tranquillamente che quasi non mi ricordavo di tutto quello che ha bevuto.
«Harry, è l’alcol a parlare, non sei tu.»
«Ash… forse hai ragione, forse dovrei starmene soltanto zitto e godere della tua compagnia.»
Sto quasi per ribattere, quando le sue mani mi stringono il viso e le sue labbra sfiorano le mie. «Forse» dice, prima di baciarmi. Ha un sapore amaro, quello dell’alcol. Cerco di respingerlo con tutte le mie forze, poggio le mani sulle sue spalle e cerco di allontanarlo, ma non ci riesco.
Quando finalmente mi lascia andare gli do uno schiaffo. «Tu sei completamente fuori di testa!» gli urlo contro, prima di iniziare a correre, lontano da lui. Non guardo dove sto andando e non vedo Niall prima di sbattergli contro.
«Ehi, cos’è successo, Ash? Sembri sconvolta» mi dice, prima di passarmi un braccio dietro le spalle in modo fraterno.
«Niente di che. Harry si è ubriacato, o meglio, pensavo che fosse ubriaco, ora credo che sia soltanto un po’ alticcio» gli rispondo. «È su una panchina qui vicino.»
«È successo qualcosa?»
«Niente, Niall, tranquillo.»
«Va bene, me lo racconterà Hazza» mi risponde con un sorriso ed io mi trovo a pregare che Harry abbia ancora un briciolo di autocontrollo per non raccontargli tutto. Ma cosa spero? Mi ha appena baciata, che autocontrollo posso pensare che gli sia rimasto?
«Ash! Allora eri qui con Niall, iniziavamo tutti a darti per dispersa!» È la voce di Liam a raggiungerci, e quando alzo lo sguardo verso di lui vedo che è in compagnia di Louis ed Eleanor.
«Zayn?» chiedo.
«Dentro con tua zia a fargli da balia. Non è riuscita a trattenerlo dal bere troppo» mi risponde Eleanor.
«Qualcuno sa che fine ha fatto Hazza, invece?» chiede Louis.
«Addormentato su una panchina qui fuori» risponde Niall. Perché mi sta coprendo?
«Pensavo avesse combinato qualche cavolata delle sue.»
«No, era solo un po’ alticcio» risponde di nuovo Niall. Questo ragazzo ha dei superpoteri e ha capito più di quello che doveva, visto che continua a coprire Harry.
«Puoi andare a svegliarlo, Niall? Vorrei tagliare la torta e portare a dormire Ashley che domani ha un aereo da prendere.»
Liam mi circonda la vita con le braccia e mi riaccompagna all’interno della sala. Mi lascia con Louis ed Eleanor, prima di salire sul piccolo palco per ringraziare tutti i presenti per i regali di compleanno e per aver partecipato alla festa. Sorrido, perché il suo sguardo sicuro mi rasserena, ma evidentemente non è abbastanza, visto che  mi sento gli occhi di Eleanor puntati addosso.
Ma cos’è? Ho un display luminoso in fronte con su scritto “Ho baciato Harry Styles”?

*             *             *

Non ho detto niente a Liam, non ho detto niente a Louis, non ho detto niente ad Eleanor. Niall deve aver capito molto più di quello che gli è stato detto e non ha parlato. Harry stamattina all’aeroporto non si è fatto vedere, ma non c’era neanche Zayn, così nessuno ci ha fatto caso. Tranne me.
Louis ha provato a parlarmi, segno che è preoccupato per Harry e lui non ha voluto dirgli niente, ma Liam non mi ha lasciata un solo secondo, fino a quando non ho attraversato il check in. Da lì in poi non ho potuto fare altro che andare avanti, con la musica nelle orecchie. La mia musica, la loro musica, la nostra musica.
I ragazzi hanno preteso che autografassi le loro copie dei cd, sono stati ridicoli, ma credo fosse più per rallegrare il momento della separazione che per altro. E per farmi vedere la concept art del disco, ovviamente. Quando ho detto alla zia che sarebbe stata un’idea grandiosa farla disegnare a Zayn non mi sarei mai aspettata che accogliesse il suggerimento con tanto entusiasmo. E Zayn è stato bravissimo, le fan andranno pazze per questo cd, e non c’entra niente il fatto che me ne senta un po’ mamma anche io.
Mi siedo sulle poltrone della sala d’attesa VIP, quella dove ho incontrato i ragazzi per la prima volta. Rivedo Harry sdraiato a terra con la testa sullo zaino di Niall. Niall che accorda la sua chitarra. Louis che fa il deficiente al telefono – ora so che parlava con Eleanor – Zayn che mi guarda male e Liam che mi sorride e mi porge il caffè di Zayn. Quando li ho incontrati non avrei mai potuto pensare che sarebbero diventati una parte così importante della mia vita, in soli due mesi.
Quando chiamano l’imbarco per il mio volo mi affretto al gate.
Sono già seduta quando mi arriva un messaggio.

Non mi sono svegliato, scusami. Ci vediamo l’anno prossimo.

Era dal telefono di Louis, ma è sicuramente di Harry. Che pensasse che un suo messaggio l’avrei cancellato senza neanche leggerlo?
Rispondo sul suo numero.

C’è sempre Skype, Harold.

Continuiamo a scambiarci messaggi finché non annunciano il decollo, avrei voluto fare l’arrabbiata con lui ma non ci sono riuscita. Spengo il telefono. Potrei mettere la modalità volo, ma ho voglia di stare un po’ sola con i miei pensieri, nel tentativo disperato di rimetterli in ordine. Prendo la mia moleskine dalla borsa, una penna e inizio a scrivere tutto quello che mi passa per la testa. È dall’inizio della vacanza che non scrivo neanche una parola sul mio diario. È tempo di fare un bel resoconto.
Quando finisco di scrivere il viaggio è già a metà. Ricontrollo l’indirizzo dell’appartamento che papà ha affittato per me a New York, guardo una foto buffissima che io e Liam ci siamo fatti durante una passeggiata lungo il Tamigi e mi addormento. La hostess mi sveglia quando manca solo un’ora all’atterraggio.
Riaccendo il telefono e aspetto che mi arrivino tutti i messaggi. Harry è quello che me ne ha mandati di più, insieme a Liam, ma ce ne sono due di Zayn, uno di Eleanor, tre di Louis, cinque di Niall e uno di mia madre.
E l’ultimo a sorprendermi, insieme ai due di Zayn, che probabilmente me li avrà mandati sotto obbligo di Liam per scusarsi dell’assenza all’aeroporto, ma quando lo apro il suo contenuto non mi sorprende affatto.

Ti aspetto domenica a pranzo dai nonni.

Non un “ti voglio bene”, non un “mi sei mancata”, non un “ti andrebbe di venire…?”. No, mi informa di qualcosa che ha già stabilito. E che non è detto che mi vada bene.
I messaggi dei ragazzi mi tirano su il morale. Harry e Liam mi raccontano più o meno quello che la critica ha scritto della canzone che abbiamo suonato ieri sera, e sembra che i pareri siano tutti molto positivi. Solo un paio di giornalisti hanno avuto qualcosa da ridire, ma Harry dice che quei tizi li odiano perché non si sono mai fatti intervistare da loro, dato che scrivono solo spazzatura. Zia Sam cerca di tenerli ben lontani da chi non può fare che del male alla loro carriera.
Il che mi riporta a una certa Ashley Jameson. Forse zia Sam avrebbe fatto bene a tenere i ragazzi lontani anche da lei.

 ***

E siamo arrivati alla fine della prima parte. Ashley sta tornando negli Stati Uniti, dove l'aspetta una situazione familiare non proprio felicissima, dopo essere stata baciata da Harry. Quanti concordano con lei sul fatto che nascondere tutto sia stato meglio? In fondo Harry era alticcio e senza freni inibitori, non l'avrebbe mai fatto in una condizione normale, quindi coprirlo sembra l'idea migliore. Voi cosa ne pensate?

La canzone che accompagna questo capitolo è, ovviamente, I Should Have Kissed You, b-side del disco singolo di One Thing. Come al solito quando c'è Harry di mezzo le canzoni che scelgo per il capitolo calzano a pennello sui suoi pensieri. Quindi ho capito che Harry per me non pensa, canta.
Il titolo del capitolo riguarda la formula per i saluti che si usa in genere in fondo alle cartoline, quindi ha il duplice significato di voler indicare il bacio di Harry a Ashley e il fatto che lei sia in partenza :)
Altro non mi pare ci sia da aggiungere... è tutto piuttosto chiaro, non vi sembra?

I prossimi cinque appuntamenti saranno cinque EXTRA, uno per ogni ragazzo (l'ordine di pubblicazione lo potete trovare sul blog) e lo so che Harry già ne ha uno, ma gliene serviva un altro ^^

Ovviamente ringrazio le sei ragazze che mi hanno dato l'occasione di fare due chiacchiere con loro lasciandomi una recensione: Marti__, Kahlan5, Clo_97, Love5Carrots, Mistina, AlexSpunk.

Alla prossima.
Un bacio a tutti quanti.
-K-

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