I Like The Way You Smile With Your Eyes di Kagome_86 (/viewuser.php?uid=35757)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Primi passi ***
Capitolo 4: *** Spese pazze e chiarimenti ***
Capitolo 5: *** EXTRA #1 - La precedenza (Harry's PoV) ***
Capitolo 6: *** Stand Up ***
Capitolo 7: *** Piantagrane ***
Capitolo 8: *** She's The One ***
Capitolo 9: *** Papà ***
Capitolo 10: *** EXTRA #2 - Come Volevasi Dimostrare... (Liam's POV) ***
Capitolo 11: *** Al lavoro! ***
Capitolo 12: *** Taken ***
Capitolo 13: *** Mesiversario ***
Capitolo 14: *** EXTRA #3 - Errori di dimensioni epiche (Harry's PoV) ***
Capitolo 15: *** Everything About You ***
Capitolo 16: *** Senza Titolo ***
Capitolo 17: *** Cose Strane ***
Capitolo 18: *** Scelte ***
Capitolo 19: *** EXTRA #4 - Poi non dire che non te l'avevo detto (Louis' PoV) ***
Capitolo 20: *** Save You Tonight ***
Capitolo 21: *** Harold e la signorina Perfettina ***
Capitolo 22: *** Astinenza ***
Capitolo 23: *** EXTRA #5 - Super Mario e Conquiste segrete (Zayn's PoV) ***
Capitolo 24: *** Baci e Abbracci ***
Capitolo 1 *** Incontri ***
Capitolo
1 -
Incontri
«Ashley!
Non correre! Siamo in anticipo di più di due ore,
perché devi correre così!»
Mamma
mi urla dietro, rincorrendomi attraverso l’atrio del
Logan Airport. Papà deve essere rimasto indietro con Peter,
loro sono la calma
fatta persone, figuriamoci se possono capire quanto sia eccitata di
andare
dalla mia zia preferita che abita in Italia! E poi è il mio
primo viaggio da
sola, davvero non possono capire quanto io sia entusiasta. Ci
sarà lo scalo a
Londra e poi via fino a Milano. Non vedo l’ora! La zia mi ha
promesso un giro
di negozi appena sarò da lei e, anche se so già
che non troverò niente che mi
vada bene – sono troppo piatta e ho i fianchi troppo larghi
perché possa
andarmi bene una qualsiasi cosa – sono felicissima. Un giro
per le boutique di
Milano lo sognano tutte le mie amiche e io finalmente potrò
vantarmi di averlo
fatto!
«Ashley,
quando sarai a Milano ricordati di non correre
così, non vorrei che tua zia pensasse che ti abbiamo
allevata come una
selvaggia!» mamma e le apparenze sono da sempre
un’accoppiata vincente. Specie
perché la zia è la sorella di papà.
«Farfallina,»
odio quando mi chiama così, non ho più tre
anni! «Non dare retta a tua madre, tua zia avrà
bisogno di un po’ di filo da
torcere. Perciò datti da fare!»
La
sorella che ha mollato la famiglia a diciotto anni per
cercare fortuna nel campo della moda. E l’ha avuta,
ovviamente. Adoro la zia
Sam – che ho visto solo due volte in vita mia – e
sono stata felicissima di
ricevere il suo invito a passare le vacanze estive da lei. Un mese di
Italia,
lontana da questi due che non mi fanno mai fare niente. E soprattutto
lontana
da quel rompiscatole di Peter, che anche adesso sta tirando la manica
di papà
perché per tirarlo fuori di casa gli ha promesso di portarlo
in quel negozio di
videogiochi che gli piace tanto.
Mi
accompagnano al check in, da qui in poi proseguirò da
sola.
«Stai
attenta, farfallina» mi sussurra papà, mentre mi
abbraccia. Mamma piange – cioè, piange, neanche
partissi per la guerra – e
Peter mi molla un bacio sulla guancia subito prima di dire
«Beh, adesso che lei
attraversa il check in possiamo anche andarcene, no?»
Mamma
gli lancia un’occhiataccia e io gli faccio una
linguaccia. Già mi manca quel rompi di mio fratello.
* * *
Quasi
sette ore di volo, e sono SOLO a Londra. Menomale che
ne mancano solo due, ovviamente se la coincidenza si degnasse di
partire in
orario. Cosa che non farà, almeno a quanto hanno detto agli
altoparlanti.
Londra la odio. Odio questo accento inglese, i ragazzi sembrano tutti
degli
snob precisini, seduti composti nelle loro seggioline. Rivoglio il caos
della
mia America. O trovare quello italiano. Questa tappa di mezzo non ci
voleva
proprio. Chissà poi perché zia Sam non ha
prenotato un volo diretto. Ce ne
sono, e pure parecchi.
«Amo i voli per l’Italia. Per quanto ti impegni
saranno
sempre più in ritardo di te!» mi volto verso
l’autore della battuta e mi rendo
conto che è un ragazzo castano con gli occhi chiari che
sembra sia stato
buttato giù dal letto proprio ora e che si sta rivolgendo al
suo amico, un
biondino tutto spettinato che sta prendendo la chitarra dalla custodia.
«Cos’hai da guardare?» mi chiede un tizio
con i capelli neri
e gli occhi arrabbiati. Sembra un teppista e mi spaventa anche un
po’.
«N-niente» rispondo, titubante, e abbasso gli occhi
sul
pavimento. Spero che se ne vada, ma quando alzo lo sguardo dopo cinque
minuti
lo trovo ancora lì a tenermi d’occhio.
«Zayn! Piantala. Non vedi che la stai spaventando?»
alzo lo
sguardo per vedere chi sia il mio cavaliere e ringraziarlo e mi trovo
di fronte
il sorriso più dolce che abbia mai visto. Ha due bicchieroni
di Starbucks in
mano e me ne porge uno. «Caffè latte,
vuoi?»
Ci metto un po’ a capire che si sta rivolgendo proprio a me
– e deve pure pensare che sia un po’ scema, dato
che non c’è nessuno, a parte
noi e i suoi amici – poi scuoto la testa. Non ho fame, no.
Anche se il mio
stomaco brontola contrariato. «Sei proprio sicura?»
Sorrido e accetto il bicchiere.
«Ehi! Era il mio!» protesta il tizio con lo sguardo
cattivo.
Quello che ha chiamato Zayn.
«Potevi pensarci prima di spaventare questa ragazza. A
proposito, come ti chiami?» mi chiede.
«A-Ashley.»
«A-Ashley. È un nome molto curioso, tuo padre
è un rapper,
forse?» ride un ragazzo con il naso
all’insù e degli occhi azzurri bellissimi.
«No. Ashley, e basta. Balbetto un po’ quando sono
in
imbarazzo e quando parlo con gente che non conosco»
chissà perché sto dicendo
tutte queste cose. Con molta probabilità non ci vedremo
più per il resto della
nostra vita, dopo essere scesi dall’aereo che ancora non
abbiamo preso.
«Beh, all’imbarazzo non posso rimediare. Ma alla
conoscenza
sì. Io sono Liam e loro sono Zayn, Louis, Harry e
Niall» mi dice, indicando se
stesso, il tizio con lo sguardo da duro, naso
all’insù, occhi verdi e il
biondino spettinato.
Adesso che li guardo meglio sono tutti e cinque dei
bellissimi ragazzi.
«Come mai andate in Italia?» chiedo, incuriosita.
«Lavoro» mi rispondono in coro e mi stupisco per il
modo in
cui le loro voci si armonizzano. Poi mi stupisco anche
perché non penso che
abbiano più di diciott’anni. E già
lavorano.
«E tu invece come mai stai andando a Milano?» mi
chiede
Liam. Si siede vicino a me, mentre gli altri ritornano alle loro
occupazioni.
Niall accorda la chitarra, Zayn si allontana – probabilmente
per andare a
ricomprare il cappuccino che Liam ha offerto a me – Louis si
infila gli
auricolari e fa finta di suonare la batteria. Harry… Harry
dorme. Con la testa
sulla custodia della chitarra.
Scoppio a ridere e Liam si guarda intorno. Poi ride anche
lui. «Ormai non mi fanno più effetto, sono come la
mia famiglia, ma ammetto che
dall’esterno devono essere una scena piuttosto
buffa.»
«Comunque sto andando a trovare mia zia. Ha
un’agenzia di
non-so-che-cosa-anche-se-credo-si-tratti-di-moda a Milano e -»
«Fammi indovinare. Ti vuole come modella. Faresti una figura
splendida su una passerella!»
Lo sapevo che prima o poi la pacchia sarebbe finita. Non
poteva essere vera tutta quella gentilezza. I ragazzi come lui non sono
gentili con le ragazze come me. Mi alzo in piedi.
«Guarda che gli specchi a casa mia ci sono» getto
il
bicchiere di carta, ormai vuoto, nel cestino e cambio posto.
Ma ovviamente Liam non molla. Certo, ormai che ho capito il
suo gioco deve farmi pensare di essere sincero.
«Guarda che dicevo sul serio, Ashley.»
«Anche io, Liam»
calco la voce sul suo nome, come ha fatto
lui con il mio.
Ci guardiamo per un po’. Poi sbuffa e si lascia cadere sulla
sedia di fianco alla mia.
«Nessuno ti ha detto che potevi.»
«Neanche il contrario, però!»
«Sei uno che non molla, eh?»
«Mai» la sua voce è così
carica, quando pronuncia
quest’unica sillaba. Distolgo lo sguardo, sentendomi
arrossire.
“I
passeggeri del volo
BA0566 con destinazione Milano Malpensa sono pregati di avvicinarsi al
Gate 27”
«Oh. Finalmente» sospiro, con sollievo.
«Che c’è, non vedi l’ora di
liberarti di noi?»
«N-No. N-non vedo l’ora di abbracciare la
zia» rispondo e il
sorrisetto di Liam mi fa arrossire.
«Sei in imbarazzo?» mi chiede, sempre con lo stesso
sorrisetto, prima di sollevarmi il mento con due dita.
«Liam, dai muoviti che se no non possiamo metterci
vicini!»
lo rimprovera… Harry.
«Ma se abbiamo i posti prenotati!» gli risponde,
poi si gira
verso di me «Tu in che posto stai?»
«Non lo so. I biglietti li ha prenotati la zia, non ho
guardato più di tanto» rispondo, alzando le spalle.
«Fammi vedere.»
«Ecco qui» gli porgo il mio biglietto e lui scoppia
a
ridere.
«Ma guarda tu le coincidenze! Ragazzi! Non ci crederete mai!
Abbiamo conosciuto la persona che siederà vicino ad Hazza
per tutto il
viaggio!»
Lancio uno sguardo ad Harry. Se non avesse quest’aria fin
troppo furba e l’aspetto da bello addormentato appena
risvegliato forse un
pensierino ce lo farei pure, in fondo è un bel ragazzo, ma
il fatto che i
ragazzi siano scoppiati a ridere mi fa preoccupare un po’.
«Perché ridete?»
«Spero che tu abbia scorte di schifezze per un reggimento
dentro quella borsa. Harry sa fare solo due cose. Parlare e mangiare. E
spesso
le fa insieme» mi dice il biondino con gli occhi azzurri.
Niall. Ha un accento
strano, non sembra neanche inglese. «Sono irlandese, Ash.
Posso chiamarti Ash,
vero?»
Annuisco. Irlandese. Questo spiega il suo strano accento, ma
non come abbia fatto a capire che stessi pensando proprio a quello.
«Oh, grazie, Niall, per la bella presentazione.»
«Non era una presentazione. Era un avvertimento»
dice serio
Zayn, con l’espressione corrucciata e le braccia incrociate.
Mi alzo in piedi e raccolgo le mie cose. Un trolley, il
maglioncino che avevo sulle spalle e che mi è scivolato, gli
occhiali da sole e
l’iPod.
«Ehi, se vuoi mi siedo io vicino a te. A Harry non
dispiacerà» mi dice Liam, caricando il suo borsone
sulla spalla.
Ma l’espressione di Harry lascia intendere il contrario.
«No, tranquillo» rispondo, poi mi avvio verso il
gate. Prima
di mettermi in fila, mi volto di nuovo verso Liam. «E, per
rispondere alla tua
domanda di prima, no, non ho fretta di mollarvi. Anzi, sono contenta di
avervi
trovati qui all’aeroporto. Mi sarei annoiata a morte, senza
di voi!»
Liam sorride e socchiude gli occhi – è bellissimo,
quando fa
così – poi mi circonda le spalle con un braccio e
ci avviamo insieme verso
l’imbarco. «Grazie» mi sussurra.
***
Dunque,
questa è la mia prima storia nel fandom (anche se non
è la prima storia in assoluto)... comunque, vi prego di
perdonarmi se non sarò troppo fedele con i caratteri dei
ragazzi. La mia passione per i 1D è nata da poco... guardavo
i trending topics su Twitter e un giorno ne avevano addirittura tre,
così mi sono incuriosita ed ho ascoltato le loro canzoni e
*puff* colpo di fulmine. Dei ragazzi so veramente poco,
perciò se qualcuna vuole darmi anche una mano con le
informazioni mi farebbe un immenso piacere.
Ah,
il titolo è preso in prestito da Everything about you
Per
il momento vi saluto. Kisses.
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Capitolo 2 *** Rivelazioni ***
Capitolo
2 -
Rivelazioni
Dopo
aver mangiato una quantità industriale di dolciumi,
Harry si addormenta in una posizione scomposta sul sedile
dell’aereo, il che mi
lascia il tempo di tirare fuori il libro che stavo leggendo anche
durante il
volo da Boston a Londra e cercare di finirlo. Gli altri sembrano
abbastanza
presi in una partita a carte – che non so come riescano a
giocare, tra le altre
cose.
«Che leggi?» alzo gli occhi dal libro e mi trovo di
fronte
Niall. Ma hanno già smesso di giocare? Un urlo sul sedile
posteriore –
prontamente sedato dalla vecchia bisbetica della fila opposta
– mi dice di no.
«Me ne sono tirato fuori. Quando quei tre mettono in palio i
dolci di Harry mi sembra sempre di fargli un torto» abbassa
gli occhi sul nostro
compagno di viaggio. «Dormirebbe persino in mezzo a un campo
di battaglia.»
«Ma non è che sono i dolciumi a fargli male? Mio
padre dice
sempre che -»
«Non suggerire mai ad Harry di vivere senza i suoi dolci,
potrebbe ucciderti» afferma serio.
«Comunque mio padre, che è medico, dice sempre che
quando si
alza lo zucchero nel sangue aumenta il sonno.»
Per un po’ cala il silenzio, tra di noi, interrotto solo dal
lieve ronzio proveniente dal naso di Harry. Povero, sta in una
posizione
scomodissima, non deve essere facile respirare, così.
«Fai sempre quello che dicono i tuoi?» mi chiede,
buttando lì
la frase come se niente fosse, ma nascondendoci chissà quali
significati.
«Quasi. E comunque, considerando che il novanta per cento
delle volte dicono cose opposte l’uno all’altro,
diventa difficile fare
qualcosa che loro non dicano» sbotto, un po’
infastidita da questa sua
affermazione.
«Non mi hai ancora detto cosa stai leggendo» dice,
cambiando
di nuovo argomento.
«Hunger Games. Ho visto il film un po’ di tempo fa
e mi sono
incuriosita, così ho deciso di comprare il libro. E mi sta
piacendo un sacco,
anche se so già come va a finire.»
«Sì, è stato un gran film. E Jennifer e
Josh sono
simpaticissimi!»
«Li conosci?»
«Ce li hanno presentati alla premiere qui a Londra. Ancora
stento a credere che ci invitino a certi eventi» mi risponde.
«Ma che lavoro fate? Sempre che tu possa dirmelo»
chiedo,
curiosa. I loro nomi non mi dicono niente.
«I cantanti» borbotta Harry. Con le nostre
chiacchiere
dobbiamo averlo svegliato.
«Buon risveglio, Hazza!» gli dice Niall.
«Buono mica tanto visto che a svegliarmi è stata
la tua
voce, Horan» dice mentre si ricompone i capelli e si siede
decentemente. «Mica
hai un dolcetto?»
Si è girato verso di me con un sorriso speranzoso. Ha le
guance rosse e gli occhi lucidi di uno che si è appena
svegliato. Sembra un
orsacchiotto, mi viene voglia di fargli le coccole.
Ma a che pensi,
Ashley! Mi rimprovero e mi
affretto a rispondere ad Harry, che ancora mi
guarda con gli occhi da bimbo sperduto.
«N-no. N-non a portata di mano» cacchio, ho
balbettato.
Adesso si accorgeranno tutti che sono in imbarazzo. Ma
perché prima ho detto
quella cosa a Liam? Perché? Ecco, adesso sono anche
arrossita.
«Pace, comprerò qualcosa quando saremo
all’aeroporto.»
«Conoscendoti avrai la valigia piena di quella
robaccia!»
Liam infila la testa tra i nostri sedili per prendere in giro Harry.
Poi mi
guarda e sorride. «Spero tu non ti sia annoiata
troppo.»
«No, ho letto un po’ e poi Niall è
venuto a farmi compagnia.
Chi ha vinto i dolci di Harry?» gli chiedo, con una nota di
rimprovero nella
voce.
«Io, ovviamente» mi risponde, con un sorriso ancora
più
grande. Harry mi pare stranamente tranquillo, per essere uno che sta
per
perdere tutto ciò a cui tiene.
«Non mi sembra carino vantarsene» affermo. Lui mi
guarda per
un attimo, poi scambia un’occhiata con Harry e Niall e
scoppiano a ridere.
«Harry, spiegale, per favore» dice Liam, mentre
continua a ridere.
«Non può aver pensato che lo faceste senza il mio
permesso!»
risponde lui e io lancio un’occhiataccia a Niall.
«E va bene, ammetto di aver calcato un po’ la mano
sul ‘mi
sento in colpa’, ma volevo parlarti e non sapevo come
giustificare il fatto che
avevo smesso di giocare» dice, preso in contropiede.
Proprio in quel momento, una voce dall’altoparlante ci
chiede di sederci ai nostri posti e di allacciarci le cinture
perché stiamo per
iniziare le manovre di atterraggio. Niall torna a sedere vicino a Louis
ed
Harry ne approfitta per spiegarmi che i ragazzi usano i suoi dolci come
fiches per
il poker, ma solo quelli che mette a disposizione. Non gli hanno mai
mancato di
rispetto. Qualche volta gli nascondono le confezioni, ma alla fine gli
ridanno
sempre tutto.
Mi ritrovo a stringere la mano nella sua, quando l’aereo
inizia la discesa. Ho sempre paura che possiamo schiantarci a terra. La
sua
voce roca, però, mi aiuta a rilassarmi, e quasi non mi
accorgo di quando le
ruote dell’aereo toccano terra.
«Quando saremo a terra sarà meglio che tu non stia
troppo
vicina a noi» mi suggerisce Harry, poi mi supera e raggiunge
Niall, Louis e
Zayn sulla passerella. Un po’ mi sento offesa. Abbiamo
passato tutto il viaggio
insieme e non vuole che mi vedano insieme a loro? Una mano calda si
infila
nella mia, c’è un foglietto di carta nel suo
palmo, che rimane nel mio quando
il secondo dopo lascia di nuovo la mia mano.
«È il mio numero di telefono, Ash. Fanne buon
uso» dice, un
istante prima di allungare il passo per raggiungere i suoi amici.
Sembra
ripensarci per un istante e infatti si volta verso di me e mi sorride.
«Ash,
non prendertela per quello che ti ha detto Harry. Capirai subito che
è meglio
per te!»
Quando arrivo nella zona accessibile al pubblico, capisco
che i ragazzi avevano ragione. Se tutto questo caos è per
loro – non mi chiedo
perché non li conosco, dato che non ascolto mai musica
moderna – qualcuna di
quelle pazze avrebbe potuto attentare alla mia vita o rintracciarmi su
twitter,
o su facebook oppure ancora… le urla si fanno più
acute e assordanti e capisco
che anche i ragazzi sono usciti. Mi dispiace non poterli salutare per
bene,
sono stati davvero carini durante il viaggio, ma è meglio
che li lasci alle
loro fan. È il loro lavoro, d’altra parte.
Inizio a cercare mia zia con lo sguardo, sperando di
riuscire a trovarla in mezzo a tutta questa gente. Quando la vedo le
corro
incontro, trascinandomi dietro le mie valigie pesanti.
«Zia Sam!» urlo. Poi mi accorgo che sta parlando
con cinque
uomini enormi. Tutti vestiti di nero, con degli auricolari e gli
occhiali da
sole. Cinque guardie del corpo.
Lei si volta verso di me e accenna un sorriso, mentre alza
una mano per salutarmi. È bella come sempre, con i capelli
biondi raccolti
sulla nuca e quegli enormi occhi verdi messi in evidenza da un tratto
sapiente
di eyeliner nero.
«Ciao, tesoro!» mi dice, quando la raggiungo.
«Ancora cinque
minuti, che quei testoni fanno un po’ di foto con le fan, e
ce ne andiamo.»
La guardo stupita. Testoni? Fan? Il primo a raggiungerci è
Zayn, gli altri si attardano un po’ di più con le
ragazze. Zia Sam assegna uno
di quegli armadi ad ognuno di loro e ci fa caricare le valigie su un
carrello.
«Da adesso alla macchina non ci si ferma più,
siamo d’accordo?
Louis, non ti fare impietosire dalle ragazze. Hector, assicurati che
non si
fermi neanche per allacciarsi le scarpe» è
così autoritaria mentre parla. Non l’avevo
mai vista in questa veste, la zia Sam è quella che mi porta
in giro per negozi
e mi aiuta a fare scherzi alla mamma. «Ah, Ashley, puoi
metterti in mezzo al
gruppo? Vorrei evitare che tua madre ti veda su un tabloid proprio il
giorno in
cui arrivi in Italia. Le prenderebbe una crisi isterica» mi
sorride con fare
complice. Ecco, questa è la zia Sam che conosco.
* * *
«E
così, la tua zia Sam è la nostra Sam»
mi dice Harry, con
quel sorriso tutto fossette che farebbe sciogliere anche un ghiacciaio.
«Potresti raccontarci aneddoti divertenti su di lei. Magari
possiamo
ricattarla un po’» urla Louis, che sta facendo non
so cosa con Niall sul sedile
del furgoncino con i vetri oscurati su cui siamo saliti.
«Non è che sappia molto di lei. Ci siamo viste dal
vivo tre
volte con questa, il fatto che lei sia in Italia non ci aiuta, ma
è la mia zia
preferita e le voglio un sacco di bene» rispondo.
«Ma tua zia non vive in Italia, Ash» mi dice Zayn
«Era qui
prima di noi solo per finire di sistemare le ultime cose per le tappe
del tour.»
«Esatto, Zayn. E stasera devo aggiornarvi, perché
ci sono delle
novità. Scusami, tesoro, se non ti ho raccontato che la casa
discografica mi ha
mandata a Londra a curarmi degli affari di questi qua. Tuo padre non mi
ha mai
permesso di parlarti del mio lavoro per paura che spiccassi il volo
come me.
Ragazzi, sapete che Ashley è una bravissima pianista? Ha
vinto un sacco di
concorsi e quest’anno andrà alla Julliard. E poi
spiccherà il volo.»
Arrossisco per le parole della zia. È vero, con il
pianoforte me la cavo bene. Più che bene. E forse la mia
estrema timidezza è
dovuta al fatto che passo troppe ore sul piano in compagnia di Chopin,
Bach,
Beethoven e Mozart.
«Ah, e non chiedetele se conosce le vostre canzoni,
perché
dubito che sappia chi siete – ed è il motivo per
cui mi sono permessa di farla
volare con voi – e soprattutto perché in casa sua
si ascolta solo musica
classica. Ma quest’estate cambieranno un sacco di cose.
Capito, Ashley? Domani tra l’altro ti porto a fare un
po’ di spese, i vestiti che
compra tua madre non fanno al caso nostro. Ho delle idee grandiose per
te,
vedrai.»
«Zia, ma dov’è
‘casa’ esattamente?» chiedo. Se si
è
trasferita non può avere ancora la sua casa, no?
«Beh, la villetta al lago di Garda l’ho tenuta come
casa
delle vacanze. Ci sono tre camere da letto e due bagni e siamo in un
paese di duemila
anime dove il settantacinque per cento della popolazione supera i
sessant’anni.
Perciò, niente possibilità di fare danni, per
voi, e niente possibilità che le fan
vengano a rompere le scatole a me e mia nipote. E il primo di voi che
posta una
foto su Twitter o dà un’indicazione sul posto dove
vi trovate prima di essere
tornato in Inghilterra perde l’uso dell’iPhone per
il resto del mese.»
«Un mese? Ma la promozione del nuovo singolo non doveva
durare una settimana?» chiede Liam, stravolto.
«E infatti durerà una settimana. Le altre tre
settimane ve
le farete in vacanza sorvegliata. Vorrei evitare che diventiate il
bersaglio
del gossip durante le vacanze, perciò staremo tutti insieme
in allegria. Che ne
dite?»
Le facce dei ragazzi non mi sembrano così entusiaste e mi
viene da ridere.
«Beh, almeno non avrò bisogno di usare il tuo
numero di
telefono» sussurro a Liam, che risponde con un sorriso.
«Hai ragione» mi sussurra di rimando.
***
Dunque,
ribadisco che non so come si chiami la/il manager dei ragazzi, e che
spero che la storia stia piacendo a quelle quattro anime che hanno
letto il primo capitolo. Se mi lasciate un pensierino non mi offendo,
eh ^^
Spero
di ripassare presto
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Capitolo 3 *** Primi passi ***
Capitolo 3 - Primi
Passi
«Zia,
ma questa la chiami “villetta”?» le
chiedo e non
riesco a chiudere la bocca per lo stupore. La casa è su due
piani, anche se a
quanto ho capito è abitabile solo al piano superiore, ed
è circondata da non so
quanti metri di giardino. C’è anche la piscina.
«Se ti fai un giro in paese noterai che è una
delle più
piccole» mi risponde lei.
«Aspetta, Sam. Vuoi dire che non solo
l’età media da queste
parti è sopra i cinquanta, ma anche che nessuno
chiamerà i paparazzi perché
tutti tengono alla privacy?» chiede Zayn.
«Esatto.»
«Ma sei un genio!» esclama e la stringe in un
abbraccio.
Credo sia la prima volta che lo vedo sciogliersi, in quasi sei ore che
lo
conosco.
«Ma non significa che potrai fumare quanto ti pare. Ho un
accordo con il tabaccaio del paese. Gli ho lasciato una vostra foto e
gli ho
raccomandato di non vendervi più di un pacchetto a
settimana.»
«A testa?»
«No. Di gruppo. E non mi dire che nei tre giorni che vi ho
lasciati da soli ha iniziato a fumare qualcun altro del gruppo
perché
altrimenti invece che un pacchetto da venti potrete comprarne solo uno
da dieci.
E poi vediamo se ti viene ancora la voglia di attaccare il vizio a
qualcun
altro.»
Scoppio a ridere. La zia Sam in questa veste mi fa ridere da
matti. Si voltano tutti a guardarmi.
«Scusa, zia. Non volevo prenderti in giro. È solo
che mi fai
ridere, non sono abituata a vederti così seria. Sembri la
mamma quando mette in
castigo Peter!»
«A proposito di Peter, come sta quella peste di tuo
fratello?»
«Non so, non ho ancora sentito casa da quando sono partita.
Ma immagino che sia alle prese con un videogioco nuovo, al
momento!» le
rispondo, contenta che non si sia arrabbiata per il paragone con mamma.
Credo
si odino, anche se non so per quale motivo. Oltre al fatto che sono
diametralmente opposte, ovviamente.
«Ad ogni modo, signorino, per tornare a noi due. Non
più di
venti sigarette a settimana. E sono stata buona. Se te le giochi bene
ne avrai
tre al giorno» conclude la sua discussione con Zayn, poi
passa a Harry.
«Hazza, c’è qualcosa che mi devi
dire?»
«Sì, ti voglio bene, Sam!» afferma e
sorride. Sul suo viso
si formano le solite tenere fossette.
«Non sei stato a fare una visita dal dentista per una certa
carie?»
«Chi è stato?» la sua espressione cambia
subito e si rivolge
ai suoi amici con una furia omicida negli occhi.
«Non ti arrabbiare con loro, sono la vostra manager,
è il
mio dovere saperlo. Comunque me l’ha detto tua madre, che
è preoccupata per te
e per i tuoi denti. Ad ogni modo, voglio i dolci che ci sono nella tua
valigia.
Tutti. Louis, assicurati che me li dia tutti. Per il momento direi che
ho finito.
Stasera vi aggiorno sulla situazione del mini-tour promozionale dei
prossimi
giorni e anche sulle mie idee per le settimane successive. Ah, ecco
cosa mi
sono scordata. Harry, per telefono mi hai detto di aver scritto due
nuove
canzoni, vero?» Harry annuisce. «Stasera alla
riunione puoi portare i tuoi
appunti? Ora possiamo andare a disfare i bagagli.»
Niall, Louis e Liam si dirigono verso una stanza, Zayn e
Harry in quella esattamente di fronte. A me e alla zia rimane la terza
stanza.
«Non
sarai stata un po’ troppo dura con loro?» chiedo a
zia
Sam, dopo che ha disfatto la sua valigia e mi ha aiutata a disfare la
mia, senza nascondere l’orrore per certe
robe che mamma mi ha infilato in valigia a mia insaputa.
«Dici?» mi chiede di rimando, con un sorriso.
«Non si
direbbe, ma voglio loro un gran bene, Ash. Zayn è quello che
mi fa arrabbiare
di più. Deve fare il duro a tutti i costi e non si rende
conto che la sua voce
è un tesoro da proteggere. Ed Harry con tutti i dolci che
mangia prima o poi si
farà venire il diabete. Sì, sono dura, ma lo
faccio per loro. Stasera scendi
alla riunione, così lo capirai anche tu.»
*
*
*
La
riunione si tiene in una specie di studio di
registrazione insonorizzato. C’è qualsiasi
strumento, qui dentro. Persino un
pianoforte. E sono sicura che la zia mi abbia fatta scendere
appositamente per
farmelo vedere. Stare un mese senza poggiare le dita sui tasti
d’avorio di un
pianoforte sarebbe stata una tortura infinita, per me.
La zia espone i piani del tour e i progetti per le tre
settimane successive, che prevedono un po’ di lavoro, per i
ragazzi. La casa
discografica vorrebbe far uscire il loro nuovo disco
all’inizio dell’anno
prossimo, perciò sono già in ritardo con i
lavori. Tra l’altro la zia vorrebbe
che i pezzi portassero tutti il loro nome, quindi dovranno darsi da
fare. È per
questo motivo che li ha portati in questo posto tranquillo.
Harry suona i pezzi che ha composto per farli sentire ai
ragazzi. Ha indubbiamente una gran voce e la canzone è
molto… carina. Ma direi
banale, non ha un briciolo della particolarità che sono
abituata a trovare
nelle melodie classiche. Nessuno dice niente, ma lo vedo persino sulla
faccia
di Harry che non è contento del risultato e che avrebbe
voluto lavorarci un po’
di più, prima di farle ascoltare agli altri.
Finita la riunione, se ne vanno tutti a dormire. Io decido
di rimanere qualche minuto in più. Fremo dalla voglia di
mettere le mani sul
pianoforte da quando ci ho posato gli occhi un paio d’ore fa.
Sono
stanchissima, e mi riprometto di suonare solo un pezzo. Ma un solo
pezzo è poco
più di cinque minuti e sono troppo pochi. Mi convinco che un
altro pezzo non mi
toglierà troppo sonno e che comunque la zia mi verrebbe a
cercare se dovessi
fare troppo tardi.
Non so al termine di quanti pezzi dopo Liam mi fa notare la
sua presenza.
«Chopin, Notturno in Mi bemolle maggiore Opera nove Numero
due» recita, prima di sedersi sullo sgabello al mio fianco.
«Tua zia ha
ragione. Sei bravissima.»
«Grazie» arrossisco. E non so se è per
il complimento o per
la sua vicinanza.
«Non riuscivi a dormire neanche tu?» mi chiede.
Solo in quel
momento noto che ha in mano un bicchiere di latte, il tipico pasto
notturno di
chi non riesce a prendere sonno.
«Non sono mai andata a dormire. A dire la verità
non so
neanche che ore siano» rivelo.
«Sono le tre!» mi rimprovera con un sorriso.
«Il pianoforte
ti fa sempre quest’effetto?»
«Non a casa. Lì non ho una stanza completamente
insonorizzata per poter suonare senza che qualcuno mi dica di smettere.
E tu
come mai sei sceso?»
«Non lo so, a dire la verità. Forse speravo di
trovare
qualcuno con cui parlare ed eccoti qui» sospira.
Lo guardo mentre finisce di bere il latte. Quando posa il
bicchiere scoppio a ridere, perché gli è rimasto
un baffo di latte. Lo pulisco
con un fazzoletto di carta. Adesso a sospirare sono io.
«Come ti è sembrata la canzone di Harry?»
«Vuoi la verità?» mi fa un cenno di
assenso con la testa. «Non
sembrava soddisfatto neanche lui, Liam. Sembrava che avesse svolto il
compitino
assegnatogli e non che avesse fatto una cosa di cui era fiero. Quella
canzone
manca… di personalità. Manca di anima. Il testo
ha un significato e la musica
lo porta da tutt’altra parte. Nel testo
c’è il cuore di Harry, nella musica no.
E si sente.»
Non ricordo bene le parole della canzone che ci ha fatto
ascoltare prima, ma la musica sì. La musica mi rimane
impressa subito. Inizio a
suonare le prime battute della canzone di Harry e subito Liam mi viene
dietro
con le parole. La sua voce è… indescrivibile.
Calda, piena, sensuale. Mi
avvolge e mi fa rabbrividire. Non mi era mai capitato prima.
Smetto di suonare. Lui va avanti per un po’ poi si ferma e
mi guarda.
«Perché ti sei fermata?»
«Perché ho capito cos’è che
non funziona!» esclamo. Mi dirigo
verso l’armadio della stanza, quello in cui sicuramente
troverò quaderni
pentagrammati e matite e torno a sedermi accanto a Liam. «Se
qui cambiamo
questo accordo con questo e qui inseriamo questo
giro…»
Era tanto che non mi infiammavo così per una composizione.
Forse non mi è mai successo. Con molta
probabilità ho sempre commesso lo stesso
errore che Harry ha fatto con questa canzone. Comporre come se fosse un
compito
da svolgere e non qualcosa che doveva venire dal mio cuore. Ed
è la vicinanza
di Liam ad aiutarmi, non c’è altro motivo. In
fondo la canzone è una canzone d’amore.
Continuo a strimpellare e scribacchiare sul quaderno. Liam
si alza in piedi e gironzola per la stanza, poi si siede sul divanetto
–
probabilmente per gli ospiti che vogliono ascoltare qualche sessione di
registrazione – e si addormenta.
Mi
dispiace svegliarlo, ma ho bisogno della sua voce per
vedere se funziona.
«Liam?» lo scuoto leggermente e lui sobbalza.
«Scusa» dico.
«Tranquilla. Vuoi andare a dormire?»
«Ormai? No! Ho finito di sistemare la melodia. Te la faccio
sentire una volta, poi ti va di provare a cantare?» gli
chiedo, e un po’ mi
pento di averlo svegliato.
«Certo che mi va!» salta in piedi e viene di nuovo
vicino al
piano. Mi gira le pagine, anche se in realtà non ne avrei
bisogno.
«È davvero la stessa canzone?» mi chiede
alla fine. Si alza
in piedi. «Sono pronto. Dammi l’attacco.»
La sua voce si adatta bene alla nuova melodia e, nonostante
sia convinta che ci siano ancora dei miglioramenti da fare per poterla
adattare
a tutte e cinque le loro voci, finalmente questa canzone mi piace.
Quando arriviamo alla fine sono straentusiasta.
«Così è molto
meglio, non credi anche tu?» mi volto a guardarlo e finisco
con il fissarlo
negli occhi. È maledettamente serio, mentre mi guarda.
«È stupenda, come te in questo momento.»
Poi le sue labbra sono sulle mie. Calde, morbide e sensuali.
Proprio come la sua voce. E proprio come la sua voce mi catturano e mi
danno i
brividi.
Non so quanto tempo passiamo a baciarci, prima che Louis si
schiarisca la voce e ci interrompa. O meglio, non so da quanto
è lì a guardarci
quando si decide a farlo.
«Certo che uno si preoccupa che siate stati rapiti e invece
voi due siete quaggiù a fare i piccioncini» dice,
con fare cospiratorio. Poi
cambia tono di voce. «Ehi! Sono quaggiù, non li ha
rapiti nessuno!»
Gli altri tre membri del gruppo arrivano di corsa e
rimproverano Liam di non aver lasciato neanche un biglietto,
perché li ha fatti
preoccupare e volevano chiamare la polizia, ma che zia Sam non lo ha
permesso. Lei scende con tutta calma, con
un bicchiere di caffè americano in mano.
«Allora, Ash. Hai trovato la soluzione?» mi chiede.
Non
capisco cosa voglia dire. «Mi ha detto tuo padre che quando
hai un problema ti
siedi al pianoforte e non ti stacchi fino a quando non hai trovato la
soluzione. L’hai trovata?»
Annuisco.
«Bene. Ragazzi, sedetevi. Ashley e Liam hanno qualcosa da
farci sentire.»
Come faccia già a saperlo è qualcosa che non
riesco a
comprendere, comunque Liam si mette vicino a me, come poco fa, ed
inizia a
cantare mentre io suono.
Alla fine i ragazzi ci guardano sbalorditi. Harry ha persino
la bocca aperta.
«Non volevo cambiarla così tanto… spero
non ti dispiaccia.»
«Dispiacermi? Hai trovato la soluzione al problema che mi
affliggeva da un mese e mezzo e su cui avevo perso il sonno, Ash!
È
stratosferica così! Grazie, grazie, grazie!» si
alza per abbracciarmi. È il suo
modo di ringraziarmi.
«E siccome la base di tutto è la tua canzone,
Harry, potrai
avere un pacco di orsetti gommosi alla coca cola. Ma dovranno durarti
almeno
tre giorni» gli dice zia Sam. «Comunque, ragazzi,
vi presento la vostra
compositrice ufficiale per il prossimo album.»
Adesso tocca a me rimanere a bocca aperta. «Cioè,
è sempre
stato il tuo piano fin dall’inizio?»
«No, il mio piano era passare un mese con la mia nipotina
preferita. La mia speranza che ti trovassi bene con i ragazzi e li
aiutassi. Ad
ogni modo adesso andate a prepararvi»
dice, cambiando destinatario e rivolgendosi ai ragazzi.
«Oggi
avete due ore di sessione di
autografi e io ed Ash dobbiamo pensare a un guardaroba nuovo per
lei.»
***
Intanto
due piccolissime note: la
casa che ho descritto è questa,
(spero che non sia di nessuna/o di voi ^^, o forse sì,
beata/o lei/lui), mentre la sonata per pianoforte che Liam riconosce e
cita potete
trovarla qui
Per
il resto bla bla bla, non so niente o poco dei ragazzi, non ho idea di
come si chiami la/il loro manager e questa è tutta un'opera
di fantasia. E il capitolo è vagamente ispirato a 'Up All
Night'
Ah,
sì, ho sentito la nuova canzone (I Should Have Kissed
You)... ma che bella che è!
|
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Capitolo 4 *** Spese pazze e chiarimenti ***
Capitolo 4 - Spese
pazze e chiarimenti
«Buongiorno,
bella addormentata!» è il sorriso di Liam ad
accogliermi al risveglio e mi accorgo di aver dormito per tutto il
viaggio,
dato che siamo nel pieno centro di Milano. E per di più di
averlo fatto sulla
sua spalla. Sobbalzo.
«Dovevi
svegliarmi! Sarai stato scomodissimo, in questa
posizione per tutto il viaggio, Liam!» i ragazzi si mettono a
ridere e zia Sam,
dal sedile davanti, borbotta qualcosa che suona come un “io
te l’avevo detto”.
«Eri
così angelica» risponde Niall.
«E
poi due ore di sonno te le meritavi, stanotte non hai
dormito per niente!» aggiunge Louis e fa
l’occhiolino.
Mi
sento arrossire, per fortuna zia Sam prende in mano la situazione.
«Ragazzi,
stiamo per arrivare. Vi do le ultime
raccomandazioni, poi vi lascio allo stato brado fino all’ora
di pranzo. Harry,
cerca di non dare il tuo numero in giro come l’anno scorso,
poi abbiamo dovuto
cambiarlo. Liam, non ti sporcare la camicia con il gelato al
cioccolato, non
avremo il tempo di comprarne una pulita. E hai quasi
vent’anni! Zayn… qui non
ho il controllo sui tabaccai, ma quando torniamo a casa vi perquisisco.
E
ricordati di stare attento ai paparazzi. Louis e Niall, cercate di non
mettervi
a giocare a calcio in mezzo a Piazza del Duomo, per favore. Questo
è tutto.
Qualcuno vuole venire a fare shopping con me e Ashley?»
Prego
in non so che lingua che Liam non si offra volontario,
ma è Harry a sorprendermi.
«Vengo
io, se a Ash non dispiace. Mi servono un paio di
polo, per mettere i dolci ho sacrificato lo spazio dei vestiti. Non vi
darò
nessun fastidio!» dice. È difficilissimo dirgli di
no, se fa quel faccino
tenero da cucciolo bastonato, ma non voglio assolutamente che assista
alle mie
prove di vestiti che non mi andranno bene di sicuro e così
sto cercando la
forza di scaricarlo con la scusa che si annoierebbe, visto che sarebbe
l’unico
maschio, quando Liam mi precede.
«Vengo
anche io, un gelato al cioccolato me lo mangio più
che volentieri e una camicia di riserva può sempre fare
comodo. E poi ad Harry
servirà un po’ di compagnia, mica posso lasciarlo
solo con due donne tutto il
giorno!» esclama, tutto allegro. Non mi sfugge il sorrisetto
che si scambiano
Zayn e Louis e così capisco. Mi hanno fregata. Si erano
messi d’accordo! Forse
addirittura a casa.
«A
parte che si tratta di due ore… non potete andare da
un’altra
parte?» sbuffo, allontanandomi da Liam per quanto concesso
dalla larghezza del
sedile e da Niall che sta seduto al mio lato destro.
«Ash!
Se devono andarsene in giro per negozi preferisco che vengano
con noi, almeno evito che comprino magliette indecenti!» mi
risponde zia Sam e
mi sorge il dubbio che sappia tutto anche lei. Ma mi avrebbe detto
qualcosa,
come minimo. Tipo ‘stai attenta’, oppure
‘Ash, non è il caso. Liam deve
concentrarsi sulla musica, ora’. O no?
«E
va bene. Ma dovete stare lontani da me» dico, esasperata.
Mi hanno messa all’angolo ed è una cosa che non
sopporto. E la zia lo sa.
«Ok.
Allora è deciso: Harry e Liam vengono con noi, e voi
tre cercate di non fare troppi danni. Ci vediamo sugli scalini del
Duomo alle
tredici in punto.»
*
*
*
Dopo
aver accompagnato i due in uno store Lacoste, dove
Harry compra due polo e Liam una camicia azzurra, la zia mi trascina in
un
negozio di costumi da bagno.
«Non ne hai neanche uno e non ho intenzione di rispedirti a
casa così pallida. E poi la piscina della villetta dovremo
sfruttarla, no?» mi
dice e finalmente riesco a mettermi nei panni dei ragazzi quando li
mette di fronte a decisioni già prese.
«Ma loro due rimangono fuori.»
So che sto facendo i capricci come una bambina, ma davvero,
mi vergogno da matti. I costumi non ho voluto metterli in valigia di
proposito,
non perché non ne avessi.
«Tanto la vetrina è enorme, vedremmo tutto
comunque» ride
Harry. «Anzi, se siamo dentro magari ci distraiamo con
qualche altra ragazza.»
Beh, se voleva tirarmi su il morale proprio non
c’è
riuscito.
«Ash, non posso farli stare fuori. Se si accorgono di chi
sono non riusciamo più a venirne fuori, invece dentro
– e con me vicino – le ragazze
non si avvicinano. Magari si provano qualche costume anche loro e non
rompono
troppo» mi dice zia Sam, un po’ più
accomodante. Deve aver capito che mi sto
infastidendo e cerca di raddrizzare il tiro.
Alzo le spalle e entro nel negozio. Prendo un cestino vicino
alla porta e inizio a guardare i costumi – rigorosamente
quelli interi. Ne
afferro uno lilla senza bretelle, completamente liscio, con la fascia
del seno
increspata e lo metto nel cestino.
«Perché non provi questo?» mi sussurra
all’orecchio una voce
con cui ormai sono diventata familiare e che mi fa rabbrividire
comunque. Ha in
mano un imbarazzante due pezzi grigio con un sacco di fiocchetti.
«Perché non lo metterei mai» sbuffo.
«E comunque, non
dovevate starmi lontani?»
«Pensavo che saresti stata contenta di passare un
po’ di
tempo con me» mi risponde lui, serafico. Mi sforzo di non
guardarlo negli
occhi, perché di sicuro riuscirebbe a fregarmi.
«Hai fatto male i tuoi conti. Non stiamo insieme, ci siamo
baciati mezza volta e non mi piace essere messa all’angolo. E
ora lasciami
scegliere i costumi in pace» sbotto e cambio scaffale, per
allontanarmi da lui.
Scelgo un due pezzi a fascia blu con le stelle bianche. È
carino e poi mi
sembra divertente l’idea di indossare un pezzo della bandiera
americana.
«Cos’hai detto a Liam?» mi chiede zia Sam
mentre infila nel
mio cestino il costume che mi aveva proposto quell’idiota.
«Niente che ti riguardi» le rispondo.
«Mi riguarda tutto quello che riguarda loro, come devo
dirtelo? So che vi siete baciati, ho sentito i ragazzi mentre ne
parlavano
stamattina, Ash.»
«Appunto. Un bacio. Nient’altro» so di
essere sgarbata, ma
non riesco a farne a meno. Dopo aver scoperto che la zia mi ha
praticamente
portata qui per lavorare, non sono più così
entusiasta di questa vacanza. E lo
sono ancora meno se penso che tutti cercano di farmi fare cose che non
voglio.
«Sei sicura che non ci sia nient’altro? Voglio
dire, hai
composto stanotte. E se quello che mi ha detto tuo padre è
vero, non componevi
da mesi, ormai. L’ultima volta è stata -»
«Per il colloquio alla Julliard. Comunque la canzone
è tutto
tranne che finita e l’ha praticamente scritta Harry, io
l’ho solo un po’
sistemata.»
«Ma adesso funziona, te l’ha detto anche
lui» insiste. «Ed è
una canzone d’amore.»
«Stai cercando di spingermi verso Liam, zia? Pensavo che mi
avresti
detto di stare attenta.»
«È un bravo ragazzo, dagli una
possibilità» mi suggerisce. «E
questo ti starà d’incanto. Direi che quattro
costumi possono bastare, perciò vai
a provarli e poi ci dedichiamo a qualche boutique seria. Dovremo
comprare anche
un po’ di biancheria intima. Non capisco come tu non ti
ribelli a quello che ti
compra tua madre, non hai più dodici anni.»
Finisco per comprare tutti e quattro i costumi, anche quello
che ha scelto lui, cercando di convincermi che non è per
questo che lo compro,
ma perché mi sta davvero bene.
Ottengo che almeno nel negozio di intimo i ragazzi non
entrino. E capisco di aver fatto bene quando vedo la biancheria che
sceglie zia
Sam. Arrossisco senza neanche averla provata, figuriamoci quando a casa
mi
toccherà fare la sfilata.
E poi andiamo a fare un giro per boutique. Armani, Cavalli,
Gucci, Prada e persino Valentino. Zia Sam insiste per comprarmi almeno
un
vestito in ognuna delle boutique, senza farmi vedere i prezzi.
Avrà speso un
patrimonio, ma del resto immagino che guadagni una fortuna. Non mi sono
mai
fatta problemi di soldi, con lei, ma con tutti questi regali ammetto
che mi sta
mettendo un po’ in imbarazzo.
«Zia, scusa, ma quest’abito non lo
metterò mai» mi lamento,
quando decide di comprarmi un abito da cocktail nero lungo fino al
ginocchio
con dei dettagli di pizzo. Da Valentino.
«Tesoro, mai dire mai nella vita. E poi ti sta un incanto!
Ragazzi,
non siete d’accordo anche voi?» Liam non ha aperto
bocca da quando abbiamo
discusso nel negozio di costumi. Harry ogni tanto borbotta qualcosa, ma
è
qualcosa di assolutamente incomprensibile. Perciò mi
stupisco quando sento Liam
parlare.
«Assolutamente stupenda, come sempre.»
Alzo lo sguardo allo specchio e incontro i suoi occhi.
Arrossisco e abbasso di nuovo lo sguardo.
«Perfetto. Lo prendiamo» dice zia Sam, rivolgendosi
alla
commessa.
Quando esco dallo stanzino di prova ad aspettarmi
c’è solo
Liam.
«Grazie» gli dico, per i complimenti che mi ha
fatto.
«Era la pura verità. Mi scusi per essere stato
così
prepotente?» fa il faccino da cucciolo bastonato –
non so se abbia imparato da
Harry o se Harry abbia imparato da lui – e mi fa sorridere.
«Sì. Ma non farlo più, è una
cosa che odio. E già c’è zia
Sam senza che vi ci mettiate anche voi.»
«Ok. Ti va di venire a pranzo con me? Solo io e te?»
«Non prenderla male, ma no. Davvero. Devo ancora capire
perché mi fai l’effetto che mi fai e se
è qualcosa che voglio. E poi
sinceramente ho un po’ paura delle fan. Però mi
posso sedere vicino a te al
ristorante con gli altri, e se fai il bravo ti lascio tenere la mia
mano sotto
il tavolo.»
Scoppia a ridere e mi lascia un po’ perplessa. «Ma
siete
tutte così, in famiglia?»
Sorrido anche io e lo abbraccio, di slancio. Poi
raggiungiamo la zia ed Harry, che sono impegnati in una discussione
animata.
«Interrompiamo qualcosa?» chiedo.
«No, tranquilla. Mi stava solo facendo il conto delle
calorie per il pranzo!» sorride Harry. Conoscendo la zia
avrà cercato di
convincerlo a mangiare una bistecca e un po’ di insalata.
«A proposito di pranzo, sarà il caso di avviarci?
Ho fame e
un po’ paura di quello che possono aver combinato quei tre,
da soli. L’ultima
volta Louis ha cercato di portare a casa un piccione» dice
Liam, lasciando
cadere il braccio che aveva appoggiato alla mia vita.
«Oddio, perché mi hai ricordato del piccione,
Liam! Sbrighiamoci.
Di questo passo avranno adottato un gatto o un cane randagio,
conoscendoli!»
«Anche perché poi Louis insisterà per
portarlo a casa.
Muoviamoci!» Harry corre fuori dal negozio e sparisce per
qualche istante. Poi torna
indietro.
«Sì, ma… in che direzione dobbiamo
andare?»
***
Siamo
arrivati alla fine del capitolo 4, visto che non mi dite niente non
posso sapere se vi sta piacendo oppure no, comunque continuo a
postare... ormai l'ho iniziata, voglio arrivare alla fine ^^
Di
questo capitolo cosa c'è da mostrare: i costumi acquistati
da Ashley (1
- 2
- 3
- 4)...
il #2 è quello scelto da Liam u.u
Questo invece è il vestito
di Valentino, che avrebbe fatto
più figura su una stampella che su quella modella
lì. Ad Ashley comunque sta meglio u.u
A
presto. Spero.
|
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Capitolo 5 *** EXTRA #1 - La precedenza (Harry's PoV) ***
EXTRA #1 - La precedenza
«Spiegami
perché ti stai comportando così» mi
dice Sam.
Fingo di non capire a cosa si stia riferendo e alzo un sopracciglio.
«Non fare
il finto tonto. Sai di cosa parlo» continua lei.
La commessa sta preparando il pacchetto con il nuovo vestito
di Ashley, che le stava davvero benissimo. Cioè, ogni cosa
che Sam le ha fatto
provare oggi le stava divinamente. La cosa peggiore è stata
non dirglielo… a un
certo punto Liam mi ha anche rimproverato perché pensava che
i miei borbottii
fossero di disappunto. Pensava che non mi piacesse.
Sospiro e alzo le spalle. «È che… erano
mesi che non vedevo
Liam così vivo, Sam. Cosa dovrei fare? Andare da lui e da
Ashley e dire loro ‘Ehi,
guardate che voi due non potete innamorarvi, perché Sam ha
fatto venire Ashley
qui solo per me’. Non sarebbe una gran mossa. E non sarei un
buon amico.»
Ritorno
indietro di otto mesi. Stavo ancora con Caroline all’epoca
e Sam mi aveva invitato a casa sua per parlare. Credo di essere
l’unico del
gruppo ad aver messo piede a casa di Sam e questo solo
perché sono quello che
combina più guai.
Devo ammettere che non mi aspettavo di trovare tutte quelle
foto, pensavo che avesse una casa meno personale. Ma forse avevo
un’idea
completamente sbagliata di lei, tutta la durezza che mostrava in
pubblico non
era altro che un modo di proteggere quella Sam che ogni tanto emergeva
negli
abbracci a Louis che non riusciva a sopportare quando le fan mandavano
messaggi
di odio ad Eleanor, nelle parole dolci a Niall quando si dispiaceva per
qualcosa e anche nella preoccupazione per il narcisismo di Zayn. Ma che
veniva
fuori soprattutto in momenti come quello, in cui cercava disperatamente
di
evitarci delle sofferenze. Anche se le sofferenze per amore fanno parte
della
vita.
Ma da dove mi escono, queste?
«È vero?» mi aveva chiesto mentre
lasciava sul tavolinetto
del salotto un vassoio con due tazze e una teiera. Ovvio, la tipica
ospitalità
inglese. Mi veniva da ridere al pensiero che lei fosse americana, non
lo si
sarebbe mai detto.
«Cosa?» avevo risposto.
«Che hai una relazione con la Flack» non era
riuscita a
nascondere una smorfia di disapprovazione.
«Ah, quello. Mi chiedevo quando l’avresti
scoperto.»
Ed era vero che me lo chiedevo. Accoglievo la consapevolezza
che finalmente lo sapesse quasi con sollievo.
«Non mi rispondere così e siediti. Voglio
guardarti quando
mi parli.» Era quasi come avere una conversazione con mia
madre. Quasi come un
anticipo della conversazione che avrei avuto con mia madre di
lì a poco.
Continuavo a guardare le foto in bella mostra sulla
libreria. Ce n’era una che mi aveva colpito particolarmente.
Era una foto di
una ragazza con dei bellissimi occhi azzurri. C’erano diverse
foto di quella
ragazza, riconoscevo quegli occhi in una bambina di quattro o cinque
anni e in
quelli di una ragazza seduta al pianoforte.
«È mia nipote Ashley, Harry. Ora, vuoi venire a
sederti qui?»
«Non
sarebbe una mossa molto intelligente, ma hai davvero
intenzione di lasciartela sfuggire?»
Sospiro di nuovo. «Cosa dovrei fare? Andare davvero da Liam
a dirgli di mettersi in fila? Te l’ho detto, e poi te ne
sarai accorta da sola,
erano mesi che non lo vedevo così interessato a qualcuna.
Non voglio mettermi
in mezzo.»
«Spero che ti ricorderai queste parole, Harry.»
«Sarò il migliore amico che Liam e Ashley possano
avere. Non
ti preoccupare per me» le dico.
*
*
*
«Harry,
si può sapere cos’hai? Sospiri da due
giorni» Louis
mi raggiunge in piscina. È sera e gli altri sono tutti in
salotto a giocare
alla wii. Io mi sono allontanato con la scusa di voler lavorare ad una
canzone,
ma continuo a sbattere la matita sul retro del bloc notes senza
riuscire a
mettere giù le idee che continuano a rincorrersi nella
testa. Era ovvio che
Louis si sarebbe preoccupato, prima o poi.
«Niente» ovviamente non mi crederà.
«Harry, viviamo insieme da quanto, ormai? Credi che non
capisca quando hai qualcosa?»
«No, e per favore, puoi ricominciare a fare il Louis
deficiente? Non ho voglia di parlare» sbotto. Non si merita
una rispostaccia,
ma davvero non ho voglia di parlarne.
Per tutta risposta si siede sulla sdraio, vicino a me, mi
sfila dalle mani il blocco di carta e la matita e mi stringe in un
abbraccio.
«Allora, amore
mio,
si può sapere cos’hai?» È
così che risponde alla mia richiesta di riprendere a
fare il deficiente. Ma non sono dell’umore neanche per
quello. Lo allontano.
«Scusami, Lou»
«È più grave di quanto sembri.
C’entra per caso una ragazza?»
Sollevo lo sguardo di scatto e lo fisso. Si vede così tanto?
«Tranquillo, Liam non se ne è accorto.
Ancora.» mi dice.
«È così evidente?» chiedo.
«Un po’. Me ne vuoi parlare?»
Penso che forse parlarne a Louis non possa che farmi bene,
in fondo è il mio coinquilino, la persona che più
di tutte mi conosce. E poi non
è il completo cretino che vuole far credere di essere.
«Ricordi quando Sam mi ha fatto andare a casa sua?»
«Quella volta che aveva scoperto di Caroline?»
Annuisco. «Mi
stai per raccontare quello che non mi hai mai voluto
raccontare?»
«Credo di essermi innamorato di Ashley vedendola in una
fotografia. Quando poi io e Caroline ci siamo lasciati…
quando lei mi ha lasciato,
stavo così male che Sam per tirarmi su mi ha promesso che mi
avrebbe fatto
conoscere sua nipote.»
«Questo spiegherebbe la disposizione dei posti
sull’aereo,
ma non perché tu non ti sia ancora fatto avanti»
mi dice. Louis mi conosce
troppo bene per non sapere quale sia la risposta, sta solo aspettando
che me la
ricordi da solo. Come me la sono ricordato questo pomeriggio, quando ho
risposto a Sam.
«Hai visto Liam? Hai visto come gli brillano gli occhi
quando è con lei? È da quando ha scoperto che
quella stronza di Danielle gli
aveva messo le corna che non lo vedo così vivo. Non ho
intenzione di rubargli
tutto questo.»
Lou sorride e mi stringe di nuovo in un abbraccio. «Troverai
anche tu la ragazza giusta per te.»
«E se invece me la stessi lasciando sfuggire dalle mani?
Lou, Ashley ha capito cosa volevo dalla canzone senza che ci fosse
bisogno che le
spiegassi niente!»
«Ma è stata la vicinanza di Liam a farla arrivare
lì. Questo
dovrebbe dirti molto dei suoi sentimenti, Harry.»
Ha ragione. Ha maledettamente, fottutamente ragione. Lei si
sta innamorando di Liam, tanto mi deve bastare per ritirarmi in un
angolo e
fare quello che so fare meglio. L’amico.
«Hai ragione. Come sempre, quando si tratta di
amore» lo
prendo in giro.
«Sono il più vecchio, devo anche essere il
più saggio» dice,
mentre scoppia a ridere.
«No, sei il più deficiente, ma ti voglio bene lo
stesso.»
Gli do un bacio sulla guancia e lui fa finta di svenire. Poi si lamenta
perché
gli diciamo che è un cretino.
«Harry, cerca di togliertela dalla testa, finché
non la
conosci abbastanza. Non voglio che tu soffra» sono le parole
di un fratello,
quelle che Louis mi rivolge mentre è ancora sdraiato sul
lettino con gli occhi
chiusi.
«Ci proverò» gli rispondo.
«Dovrai fare molto più che provarci, se
già sai di essere
innamorato di lei.»
«Mi impegnerò» la dialettica
è una cosa a cui Louis sta molto
attento.
«Ottimo.»
«E se non ci riuscissi?»
«Poi non venirmi a dire che non te l’avevo
detto.»
***
Ed
ecco il primo degli EXTRA dal punto di vista dei ragazzi. Questo si
colloca nel capitolo
4. La prima parte è
la discussione che Harry e Sam hanno avuto mentre Liam e Ashley sono
rimasti vicino ai camerini di prova, mentre la seconda è una
discussione di cui Ashley non è a conoscenza,
perciò non ne avevate neanche un piccolo indizio. Spero che
vi sia piaciuto, comunque.
Quando pubblicherò il prossimo capitolo 'consecutivo',
questo extra finirà proprio dopo il capitolo 4.
La
canzone che accompagna il capitolo è I
Wish.
Complimenti
a tay98
che aveva capito che Harry era innamorato di Ashley (anche se non
poteva immaginare che lo fosse da un bel po' di tempo), e grazie a
tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: Mistina,
LaSognatrice,
Love5Carrots,
Marti__
e Clo_97
Che mi dite, stavolta?
|
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Capitolo 6 *** Stand Up ***
Capitolo
5 - Stand Up
Alla fine della
prima settimana in Italia posso dire di
sapere com’è la vita di una popstar. Stressante.
Ma mi sono fatta anche una
certa cultura del repertorio dei ragazzi e ho iniziato a lavorare
all’arrangiamento della nuova canzone. Qualcosa da fare
dovevo trovarmelo,
mentre loro giravano per l’Italia a firmare autografi e a
cantare. Sono andata
con loro, ma funzionavo un po’ come la mascotte del gruppo, e
la zia non voleva
che girassi troppo vicino ai ragazzi. Non ci capisco niente. Un momento
mi spinge
verso Liam e il momento dopo mi dice che è meglio se non gli
sto troppo
appiccicata.
Comunque
Niall mi ha messo a disposizione la sua chitarra –
in realtà si è offerto di darmi lezioni, ma
quando l’ho presa in mano ha capito
che sapevo già suonarla – per lavorare
all’arrangiamento. Avremmo bisogno di
qualcuno per la parte delle percussioni, ma potrei riuscire a lavorarci
su. Se
di notte Liam mi lasciasse lavorare in pace.
Ormai
il mio iPod manda a ripetizione le loro canzoni, le ho
analizzate fin nei minimi dettagli e posso dire di conoscerle ormai
bene quanto
loro. Si tratta di melodie semplici, ma che rimangono impresse e che
costituiscono il
loro stile.
Il
quaderno pentagrammato su cui avevo annotato la melodia
iniziale della nuova canzone – alla quale devono ancora dare
un titolo, tra le
altre cose – si è arricchito di osservazioni e
colori. Mancano giusto le
percussioni, che sono una lacuna grossa nella mia formazione. E potrei
approfittare della situazione per imparare qualcosa. Magari stasera mi
guardo
un paio di tutorial base su Youtube, di solito imparo velocemente.
«Stai
ancora lavorando?» mi chiede Liam dopo avermi sfilato
un auricolare. Si siede a bordo piscina, con i piedi
nell’acqua – la zia
insiste perché non stia tutto il giorno attaccata al
pianoforte – e mi bacia.
Ah,
già, alla fine della prima settimana in Italia, ho
ceduto definitivamente ai dolcissimi occhi di Liam e stiamo
ufficialmente
insieme.
«Sì,
ma adesso metto via tutto, non vorrei che si bagnasse
qualcosa, perderei una settimana di lavoro!»
«Perché
metti sempre via tutto quando arrivo io?» mi chiede.
So che sta giocando e gli sorrido, mentre
mi alzo in piedi e raccolgo tutto quanto.
«Perché
ti prendo come un avvertimento.»
«Di
cosa?»
«Del
loro arrivo!» rido e faccio appena in tempo a mettere
via l’iPod e il quaderno prima che Louis si lanci in piscina.
«L’ultimo
che arriva è un babbuino!» urla, ma Zayn, Niall e
Harry sembrano tutto tranne che disposti a dargli ascolto.
Liam
viene vicino a me e prende la crema solare dalla mia
borsa. Ormai ha preso l’abitudine a spalmarmela appena mi
tolgo il prendisole.
Mi sposta i capelli su una spalla e inizia ad accarezzarmi la schiena.
«Te
l’ho detto che questo costume ti sta
d’incanto?» indosso
il costume che ha scelto lui, quello che ancora mi fa vergognare ma che
mi sta
davvero bene.
«No,
non avevi ancora avuto l’occasione.»
«Ehi,
voi due, piccioncini, venite a giocare con noi?»
«Finisco
di spalmarle la crema e arriviamo!» urla Liam in
risposta a Louis, poi, abbassando la voce, si rivolge a me.
«Non ti ho ancora
chiesto qual è la tua preferita.»
«Di
cosa?»
«La
tua canzone preferita del nostro album. Se non ti
abbiamo ancora stufata non facciamo proprio così
schifo.»
«Mi
auguro tu stia scherzando, avete delle voci bellissime e
siete bravissimi. Comunque… Stand up*» dico,
mentre mi alzo, sperando che
capisca il gioco di parole, e soprattutto che capisca perché
ho scelto quella
canzone
Mi
tuffo in acqua e raggiungo il resto del gruppo. Liam ci
raggiunge dopo qualche istante.
Passiamo
il pomeriggio a giocare in acqua, e sono la prima
ad uscire dalla piscina quando inizio a sentire freddo. Mi avvolgo per
bene nel
telo da spiaggia e corro in casa. Zia Sam pare essere sparita dalla
circolazione – ogni tanto capita – così
prendo la biancheria, un paio di pantaloncini
e una maglietta da casa e mi infilo nel bagno per una doccia.
Quando
esco i ragazzi si stanno organizzando con i turni dei
bagni a loro disposizione.
«Serve
una mano ad asciugare i capelli? Mi è toccato
l’ultimo turno in doccia» mi chiede Harry, con
già il phon in mano.
Rido,
non riesco mai a dirgli di no. E poi se riesce a
tenere a bada i suoi capelli – ho scoperto che lo stile
‘buttato giù dal letto’
lo sistema con cura quasi maniacale ogni mattina – con i miei
non avrà
problemi. Mi lascio coccolare un po’ da questo scemo, che mi
fa una messa in
piega niente male, e scendo in sala prove con il portatile. Sto
scandagliando
Youtube alla ricerca di video con spiegazioni per principianti e non mi
rendo
conto che Liam mi sta guardando.
«Lavori
più di noi, Ash. Ogni tanto una pausa prendila.»
«È
che quando mi metto in testa una cosa devo per forza
portarla a termine, Liam. E poi non mi farà male imparare a
suonare la
batteria. Dai commenti a questo video pare che i ragazzi trovino una
ragazza
che suona la batteria terribilmente sexy ed eccitante» rido.
«Ma
che leggi!»
«I
commenti ad un video. Ma nessun tutorial per
principianti. Dobbiamo per forza chiamare qualcuno da fuori…
in questo posto
dimenticato da Dio ci sarà qualcuno che in una vita passata
era un insegnante
di batteria?» gli chiedo e gli tiro il bordo della maglietta
per farlo sedere
sul divanetto. Ho bisogno di qualche coccola, non essere riuscita nel
mio
intento mi rende triste.
Mi
circonda le spalle con un braccio ed io mi sistemo sulla
sua spalla. Profuma di buono, come sempre.
Ci
scambiamo qualche bacio, prima che vengano a romperci le
scatole. «Vengo a ricordarvi che di solo amore non si vive.
È pronta la cena»
zia Sam è tornata ed è pure più carica
del solito.
Scambio
un sorriso con Liam e gli do la mano mentre ci
avviamo al piano di sopra.
«Ash,
ho bisogno che tu domani vada a trovare il signor
Almadori. È un simpatico settantenne, avvocato in pensione
il cui nipote suona
la batteria in un complesso locale. Devi convincere il nipote a darti
lezioni.
Per quanto riguarda voi, ragazzi, domani sarà una giornata
faticosa. Dovrete
arrangiare la seconda canzone di Harry, e scrivere almeno il testo di
una terza
canzone. Abbiamo bisogno di una ventina di pezzi per la fine del mese.
D’accordo?»
I
ragazzi annuiscono, seri, e non azzardano una parola.
«Scusa,
Sam, ma se Ashley domani non c’è chi ci
aiuterà con
gli arrangiamenti?» chiede Niall e gli altri lo guardano
sorpresi. Sembra che
zia Sam non venga abitualmente contraddetta, sulle questioni importanti.
«Ve
la caverete benissimo senza di me, come avete fatto
finora. E domani sera mi farete sentire quanto siete stati bravi. Sono
sicura
che andrete alla grande» li rassicuro. Non credo ne abbiano
davvero bisogno,
sanno quali sono le loro possibilità, penso che si lamentino
per Liam, che non
fa notare niente e si limita a stringermi la mano. Siamo già
a questo punto? E
quando il mese finirà?
Non
ho voglia di pensarci ora, perciò inizio a sparecchiare
e aiuto Louis e Zayn a pulire la cucina e il soggiorno.
«Secondo
te perché lo fa?» mi chiede Zayn. Alzo gli occhi e
incontro i suoi. Neri, profondi, pieni di domande. «Sam,
perché ti allontana?»
Sospiro.
Temevo che me l’avrebbe chiesto. Ha questa
capacità
di leggere dentro le persone e di aprire bocca solo quando è
strettamente
necessario che è straordinaria, in un ragazzo.
«Cerca
di proteggervi» è una cosa che posso affermare con
sicurezza. Zia Sam li protegge come fa una leonessa con i suoi
cuccioli. «Alla
fine del mese io tornerò negli Stati Uniti, pronta ad
iniziare la mia avventura
alla Julliard, con un bellissimo ricordo di voi e di questa estate. Voi
tornerete in Gran Bretagna e dovrete iniziare un tour de force per
registrare
il nuovo album ed iniziare a promuoverlo. Cerca di non farci
affezionare
troppo.»
«Credi
non avesse idea che uno di noi potesse innamorarsi di
te?»
«Penso
di no. E comunque Liam non è innamorato di me»
rispondo, poi torno a spazzare a terra.
«Sei
troppo intelligente per non aver capito perché Niall ha
contraddetto Sam, Ashley» mi dice Louis, dimostrando che in
fondo ha un
cervello nascosto da un cuore grande come una casa – che non
è necessariamente
un difetto.
«Anche
voi cercate di proteggervi» dico, senza alzare la
testa. Raccolgo la spazzatura e esco dalla stanza senza aggiungere una
parola.
Scendo in sala musica e mi siedo al mio amato pianoforte. Non mi curo
neanche
di chiudere la porta. Voglio – pretendo – che tutti
sentano il mio cuore
piangere. Zia Sam sa cosa significhi per me la Sonata al Chiaro di Luna
di
Beethoven e voglio che si senta in colpa, almeno un po’.
Nell’istante
in cui sollevo le mani dalla tastiera, le
braccia di Liam mi stringono al suo petto
«Non
voglio che tu stia così» mi dice.
«Io
sto così perché tu stai così. Hai
capito perché la mia
canzone preferita del vostro album è Stand
Up?»
gli chiedo, sollevando un po’ la testa in modo da guardarlo
negli
occhi.
«Dal momento in cui ti
ho incontrata tutto è cambiato, sapevo che dovevo averti e
non mi importava
cosa avrei dovuto passare**»
recita a memoria.
«Quando
la ascolto penso che tu la stia cantando per me. E
allora mi passano i brutti pensieri. Ma stasera i ragazzi mi hanno
fatto capire
che tu ci starai malissimo, quando dovremo separarci, perché
succederà, e mi
sono sentita uno schifo, Liam. Perché ho accettato di far
crescere i nostri
sentimenti senza pensare alle conseguenze. E poi me la sono presa con
zia Sam,
perché lei sapeva che sarebbe potuto succedere, e ha
lasciato che succedesse. E
adesso prova a sistemare i danni che ha fatto» dico.
Si
siede sulla panca del pianoforte, vicino a me, e mi
bacia.
«Pecca
per troppo amore» dice Niall. Ci voltiamo verso di
lui, non sappiamo da quanto tempo sia lì, insieme a Harry,
Louis e Zayn, ma di
sicuro hanno sentito l’ultima parte del discorso.
«E
comunque non è detto che a voi due debba andare male.
Potreste continuare una relazione a distanza, in fondo non è
che Ash possa
venire in tour con noi, ne andrebbe della nostra fama di rubacuori, se
ci
fidanzassimo tutti insieme» scherza Louis.
«Sei
un cazzone. Qui si tentava di fare un discorso serio,
se non l’hai notato» interviene Harry.
«Ero
serissimo! Ash non potrebbe comunque venire sempre ai
nostri concerti, quindi avrebbero comunque una relazione a
distanza.»
«Sì,
ma a una distanza ragionevole! Così sono separati da un
oceano!» la voce di Niall sovrasta le boccacce che Louis e
Harry continuano a
farsi.
Scoppio
a ridere. Prima o poi mi prenderanno per matta – e
forse un po’ lo sono – ma non è colpa
mia se mi fanno ridere.
«Ragazzi,
è una cosa tra me e Liam. Sono contenta che ci
teniate così tanto a lui – e spero un pochino
anche a me – ma qualsiasi
decisione ci sia da prendere spetta a me e a lui» affermo, e
mi rendo
improvvisamente conto di quanto la vicinanza di zia Sam stia facendo
bene alla
mia autostima.
«In
più, non è escluso che la tua meravigliosa zia
riesca a
convincere i tuoi genitori a farti passare un mese in Inghilterra, in
un vero
studio di registrazione, in compagnia di questi cinque
buffoni» dice la zia,
mentre circonda le spalle di Zayn e Louis con le sue braccia.
«Davvero
zia?» chiedo stupita. Annuisce. «Sei un
mito!»
«Lo
so, lo so. Comunque, visto che siete tutti qui, perché
non proviamo la canzone, prima di andare a dormire?»
***
Buon
pomeriggio a tutte/i :)
Come
prima cosa voglio ringraziare Marti___
e Giulia37
per le recensioni allo scorso capitolo, nonché hugmehoran
per la recensione al capitolo 2 (scusa se non ti ho ringraziata prima)
Ed
ora passiamo alle note di questo capitolo.
Nel
capitolo trovate Ashley che suona la Sonata
al Chiaro di Luna di Beethoven,
un pezzo struggente che pare che il compositore avesse dedicato alla
sua allieva preferita, di cui era innamorato (per saperne di
più, potete
guardare qui).
Spero che queste mini-lezioni di musica classica non annoino nessuno...
mi ritengo un'ascoltatrice onnivora, amo veramente tutto (non so
suonare il pianoforte, con mio grande rammarico), e ritengo che i
ragazzi abbiano un gran talento. In tempi recenti non mi era
più capitato di perdere la testa per un gruppo... in
realtà non ritengo ce ne fossero per cui perdere la testa.
Ho avuto il mio periodo Take That
(ai tempi d'oro, io avevo 6 anni, all'epoca), e il mio periodo Backstreet Boys
(e se ve lo state chiedendo, sì, sono COSI' vecchia).
Ho
altre due noticine da fare, la prima riguarda i due punti asteriscati:
il primo, segnalato da (*) è ovviamente il titolo della
canzone preferita da Ashley, ma non solo... in inglese il doppio senso
mi sarebbe venuto meglio, ma ragionandoci un po' su, loro parlano in
inglese, quindi con un po' di immaginazione funziona lo stesso: stand
up significa 'alzarsi in piedi',
che poi è proprio quello che fa Ashley mentre dice il titolo
(lo so che l'avevate capito tutte/i, ma è sempre meglio
essere chiari u.u, e il link alla canzone l'ho messo perché
sono sicura che non vi dispiacerà riascoltarla); mentre il
secondo, segnalato da (**) è la traduzione dei primi due
versi della stessa canzone, che mi sembrano perfetti per descrivere il
rapporto di Liam ed Ashley finora.
La
seconda... è che questa storia mi sta piacendo da matti (me
lo dico da sola, sono proprio arrivata).
A
presto :)
|
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Capitolo 7 *** Piantagrane ***
Capitolo
6 - Piantagrane
Liam
non ha voluto che leggessi il testo della canzone che
hanno scritto ieri. Harry dice che è perché in
quelle righe c’è molto dei
sentimenti di Liam per me, quegli stessi sentimenti che non mi ha
ancora
rivelato, e che non vuole che io venga a sapere da un foglio di carta.
Ho
deciso che i ragazzi avranno il beneficio del dubbio e che
lascerò loro la
possibilità di lavorare da soli alla musica.
Ho scoperto che Louis strimpella un po’ il pianoforte e mi
piacerebbe dargli qualche lezione, ha delle belle mani e un gran
cervello –
anche se continuo a dirgli che lo usa poco – imparerebbe
subito. E sul palco
farebbero un figurone, se oltre a cantare suonassero anche. Farebbero
un salto
di qualità, come si dice di solito.
Ma non mi sembrano molto interessati, per il momento
preferiscono saltare e giocare sul palco. Un po’ li capisco,
sono dei ragazzi
normalissimi, a cui piacciono le cose che piacciono a tutti. Si
divertono come
le persone normali. Il loro unico problema è che quando
vanno in giro in posti
affollati la gente li riconosce e li assale.
Comunque, in questi giorni Matteo - Matt per me che non
riesco a pronunciare il suo nome senza storpiarlo - mi ha insegnato le
basi
della batteria. Non è facile come pensavo, ci sono diversi
tipi di bacchetta
per i diversi tipi di utilizzo che si vuole fare e per i diversi
effetti che si
vogliono ottenere. I primi due giorni abbiamo studiato solo un
po’ di teoria,
oggi abbiamo iniziato con la pratica. Per fortuna Liam non è
qui, temo che si
sarebbe ingelosito da matti se avesse visto come mi stava vicino Matt
per
insegnarmi a tenere le bacchette.
«Matt, visto che probabilmente non caveremo un ragno dal
buco con queste lezioni, cosa diresti se proponessi alla zia e al
gruppo di
farti venire alla villa ad aiutarci con gli arrangiamenti?»
per fortuna Matt
parla benissimo l’inglese, complice il fatto che suo nonno ha
insistito con i
suoi genitori per mandarlo a fare l’università a
Londra.
«Direi che con te lavoro per la gloria, per contribuire
all’arrangiamento mi piacerebbe avere qualcosa in
cambio» mi risponde, in tutta
franchezza. Diciamo che apprezzo il fatto che mi risponda
così sinceramente, e
mi fa riflettere sul fatto che effettivamente io con i ragazzi sto
‘lavorando
per la gloria’, come dice lui. Beh, ma ci ho guadagnato
comunque. Ho Liam,
adesso.
«Lo so. Stasera proverò a tastare il terreno,
Matt, davvero.
Il tempo è pochissimo e non capisco perché mia
zia si sia messa in testa che
debba essere io a suonare la batteria, davvero, non è roba
per me!»
«Con un po’ di tempo in più diventeresti
bravissima,
sei portata e non lo dico per dire.»
«Ma di tempo non ne ho, quindi chiederò se puoi
venire tu»
insisto. Lo squillo del cellulare mi informa che la zia Sam
è al cancello della
villa.
«Ti accompagno» mi dice Matteo.
«È fantastico, così posso iniziare a
presentarti alla zia»
sorrido.
Ma quando arriviamo al cancello, trovo una sorpresa. In
auto, al posto del guidatore, c’è Liam.
«Sam mi ha chiesto di venirti a prendere» mi dice
con
freddezza. Non scende dall’auto, non mi sorride. Direi che
non è proprio il
caso di fargli quella proposta in questo momento.
«Beh, Matt, ci vediamo domani» lo saluto con un
bacio sulla
guancia ed entro in auto. Liam parte sgommando e non accenna a
diminuire la
velocità. Mi rendo subito conto che non è a casa
che stiamo tornando.
«Liam, rallenta» gli chiedo, dopo qualche minuto.
Per tutta
risposta fa rombare il motore.
«Liam, ti prego, rallenta!» urlo, quasi in lacrime.
Mi sta
spaventando, non l’ho mai visto così di malumore.
Inchioda all’improvviso, per fortuna indosso la cintura di
sicurezza. Siamo in mezzo alla campagna, non passa nessuno. La cosa non
mi
rassicura per niente e odio sentirmi così. Non dovrei in
presenza della persona
che amo, no?
«Io -» inizia, poi si volta verso di me.
«Oddio scusa Ash,
non volevo… io… che idiota che sono, ti ho
spaventata!»
Sgancia la sua cintura e anche la mia, poi mi stringe tra le
sue braccia. Non gli importa che macchierò sicuramente la
polo bianca che
indossa con il trucco. L’unica cosa che gli interessa
è consolarmi.
«Ash, mi dispiace davvero. È che quando ti ho
visto
sorridere a quello lì… ho avuto così
tanta paura. Io… io ti amo, Ashley. E non
volevo dirtelo così, aspettavo il momento giusto, un momento
più romantico, un
momento in cui non ti avevo appena spaventata a morte. Volevo cantarti
la
canzone che abbiamo scritto ieri e poi dirti quello che provo per te,
ma
comunque la realtà è che ti amo, Ash. E non
voglio perderti, neanche quando i
due mesi che possiamo passare insieme saranno finiti.»
Mi asciugo le lacrime con un fazzolettino di carta che trovo
nella borsa e lascio passare qualche secondo. Voglio che stia un
po’ sulle
spine, prima di sentirmi dire le parole che aspetta. Un po’
se lo merita per
avermi spaventata così.
Quando lo sento inspirare profondamente parlo. «Ti amo
anch’io, stupido testone. Ti amo credo fin dal primo momento
in cui ti ho
visto, quando mi hai difesa da Zayn e mi hai offerto il suo
caffè. E poi ti sei
appiccicato a me.»
«Già sapevo che non potevo lasciarti scappare.
Direi che mi
è andata di lusso, considerato che pensavo di dover scappare
alle grinfie di
Sam per poterti incontrare e invece Sam ti ha portata dritta nelle mie
braccia»
dice. Poi mi bacia. È delicato, quasi stesse chiedendo il
permesso per poterlo
fare. Dischiudo le labbra, sento il suo respiro mescolarsi al mio e mi
sembra
di essere la persona più felice della terra. Ho un ragazzo
dolcissimo, con un
sorriso splendido e due occhi furbetti che mi ama, sto passando una
vacanza in
Italia con lui e presto andrò in Inghilterra, sempre con
lui. Posso desiderare
qualcosa di più?
«Quella fortunata sono io» gli rispondo e gli do un
altro
bacio. Poi i nostri telefoni iniziano a squillare. Contemporaneamente.
«È Niall» gli dico, dopo aver guardato
lo schermo.
«Sul mio invece sta chiamando Harry» sorride.
«A chi rispondiamo?»
«Tra i due mali direi che Niall è il minore.
Intanto
ripartiamo» mi risponde.
«Si può sapere che fine avete fatto?» mi
urla Niall
nell’orecchio, senza neanche darmi il tempo di dire
‘Pronto’.
«Ciao, Niall. Stiamo tornando alla villa,
perché?»
«Perché Liam è uscito quasi due ore fa
per venirti a
prendere, iniziavamo a preoccuparci!» evidentemente siamo in
viva voce, perché
giurerei di aver sentito Zayn. Metto il viva voce anche io, tanto Liam
sente
tutto comunque.
«Sono vivo e vegeto, ragazzi! Avevamo solo bisogno di stare
un po’ da soli» c’è il sorriso
nella sua voce, me ne rendo conto senza neanche
guardarlo. È felice, come quando canta. Come me.
«Gliel’hai detto, vero? Amico, era ora!»
Harry ha capito
tutto subito, come al solito.
«Sì, gliel’ho detto» risponde
lui, trattenendo una risata.
«E lei come l’ha presa? Non deve essere facile
sopportare
che un idiota come te sia innamorato di lei» Louis.
«Lei, che è la proprietaria del telefono con cui
siete in
linea, avrebbe un nome. E comunque è felicissima che un
idiota come Liam sia
innamorato di lei» dico mentre cerco di mantenere un tono da
permalosa
inacidita. Ovviamente non ci riesco, sono troppo felice.
«Ma allora appena arrivate possiamo farle sentire la canzone
nuova?» chiede Niall. Sembra piuttosto orgoglioso, il che mi
fa presupporre che
si tratti di un gran bel pezzo.
«Ma manca tutta la parte delle percussioni!»
esclama Harry.
«Dai, le facciamo sentire la versione acustica! Alle
percussioni ci pensiamo dopo!»
«A proposito di percussioni, ragazzi…»
non so se è il
momento giusto per parlarne, ma sono tutti e cinque qui –
più o meno – e io e
Liam avremo tempo per discuterne da soli dopo, quindi inspiro
profondamente e
parlo. «Non riuscirò ad imparare a suonare la
batteria in quello che resta del
mese. Senza contare che abbiamo – o meglio avete –
solo quattro canzoni, e in
venti giorni ne dobbiamo scrivere altre sedici, che è
praticamente una canzone
al giorno.»
«Cosa proponi?» chiede Liam.
«Matt potrebbe lavorare alle percussioni, mentre noi andiamo
avanti con le altre canzoni» sparo, poi trattengo il fiato in
attesa delle loro
reazioni.
«Sì» Niall.
«Perché no?» Harry.
«Se ti fidi di lui non vedo perché non
provarci» Louis.
«Direi che va bene» Zayn. Manca solo un voto.
«Liam?» lo chiama Louis dall’altro capo
della linea
telefonica.
«No.»
È lapidario e sinceramente non sono stupita dalla sua
risposta. Sta a me adesso trasformare quel no in un sì.
Facendogli capire che
Matteo non è una minaccia per noi due, perché io
amo lui e vedo solo lui.
Il silenzio dei ragazzi mi stupisce. «Ehi, ci siete
ancora?»
chiedo.
«Sì, cercavamo di capire Liam, a dire la
verità» risponde
Niall, che deve aver tolto il viva voce, dato che non sento
più gli altri.
«Niente di preoccupante, Niall. Ma credo che io e lui
dobbiamo fare una chiacchierata. Ci vediamo tra poco» chiudo
la chiamata e
metto via il telefono.
«Cosa ti preoccupa?» gli chiedo.
«Niente. Ma non voglio quel tizio vicino a te. Ho visto come
ti guarda e non lo voglio a meno di tre metri da te» mi
risponde.
«Beh, se tu non gli permetterai di arrangiare le percussioni
dei vostri pezzi dovrò continuare a prendere lezioni per
farlo io, e ti
assicuro che mi starebbe più vicino così che
curando direttamente
l’arrangiamento.»
«Mi pare un’osservazione sensata. Vai
avanti.»
«Si tratterebbe di un rapporto puramente professionale, mi
ha fatto capire che vorrebbe essere pagato, quindi portato a termine il
lavoro
non dovresti più avere a che fare con lui.»
«Altra osservazione estremamente intelligente. Sei troppo
furba. C’è altro che devi dirmi?»
Fare la civetta è una cosa che non mi viene naturale, ma il
momento mi pare quello giusto. Avvicino le labbra al suo orecchio.
«Non so proprio come mi guarda, perché
l’unico sguardo che
riesce a farmi rabbrividire è il tuo. Perché
l’unico che amo sei tu e sei anche
l’unico che vedo» sussurro.
Liam inchioda di nuovo. Questo vizio di fare frenate del
genere dovrò toglierglielo. Volta la testa e mi bacia. Non
c’è nulla della
delicatezza dei baci di prima. È un bacio appassionato,
profondo, pieno di cose
non dette che forse non saprò mai.
Quando le nostre labbra si separano poggia la fronte alla
mia e mi guarda negli occhi.
«Ok. Hai vinto tu. Sì.»
***
Finalmente
al gruppo si è aggiunto un batterista - non sarà
una presenza costante nella storia, ma per un paio di capitoli
starà in mezzo ai piedi (ma non sarà di troppo
disturbo, come avete potuto notare dal discorso di Ashley a Liam) - che
aiuterà i ragazzi a finire le canzoni del nuovo album.
Ringrazio mio cugino (che non saprà mai a cosa sono servite
le cose che gli ho chiesto oggi pomeriggio al telefono) per la
consulenza su 'come si suona una batteria' e, visto che sono in vena di
credits, la battuta dello scorso capitolo sulle ragazze che suonano la
batteria era del mio migliore amico.
Niente musica classica in questo capitolo, ma tanto tanto Lashley
(come ha battezzato la coppia hugmehoran).
Grazie mille alle anime che commentano la storia, siete davvero
splendide :* (Marti__;
TittiLanzani_;
hugmehoran,
Giulia37
nello scorso capitolo)
Kiss, a presto.
-K-
|
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Capitolo 8 *** She's The One ***
Capitolo 7 -
She's The One
A
dispetto del fatto che Liam ancora lo guardi male ogni
volta che ci sono io nei paraggi, Matt porta avanti il suo lavoro con
entusiasmo.
«Non avrei mai creduto che avrei lavorato con i One
Direction, avresti anche potuto avvisarmi.»
«Non credevo fosse importante» gli rispondo. Se ne
esce con
questa storia dopo tre giorni che ci lavora, probabilmente non ci crede
ancora.
Stiamo incidendo la parte alle tastiere – abbiamo preferito
il synth rispetto
al pianoforte classico, per rimanere più vicini al loro
stile – e Matt se la
cava alla grande anche in sala regia.
«Scherzi? In Inghilterra vanno fortissimo!»
«Anche in Italia, da quel che ho potuto vedere.»
«Giusto, hai fatto il tour con loro.»
«Già» sono di poche parole, ma la
verità è che non vedo
l’ora che arrivi Niall per registrare la parte alla chitarra
e riposarmi un
po’. E per vedere Liam.
Stiamo lavorando in un modo pazzesco, tutti quanti. Loro
sono di sopra a scrivere i testi della settima canzone – non
so proprio come
facciano a produrre testi così velocemente, mi sorprendono
ogni giorno di più –
e noi qui di sotto a lavorare alla musica.
Mancano due settimane alla fine del mese. Zia Sam ci ha
fatto sapere che hanno prenotato lo studio di registrazione per un mese
a
partire dal sedici di agosto, ma che le tracce dovranno essere pronte
per il
trentuno luglio perché la casa discografica vuole scegliere
le tredici canzoni
da inserire nell’album. Le altre sette verranno distribuite
tra edizioni
speciali dei cd, dei singoli e magari per qualche attività
di beneficienza.
«Ashley, mi stai a sentire?»
«Scusa, Matt, mi ero persa» gli rispondo in tutta
sincerità.
Ride.
«Avevo capito, tranquilla. Comunque se vuoi fare
una pausa vai con comodo. Niall sarà qui
fra poco, io approfitterò per fumare una
sigaretta.»
Rido, mentre ripenso al contrabbando che hanno messo su Zayn
e Matteo.
«Quando vi scoprirà zia Sam sarete
finiti.»
«Se ci scoprirà» mi risponde lui con una
risata furba.
«È un quando, fidati. Con me e Liam ci ha messo un
paio
d’ore.»
«Beh, siamo già a tre giorni e ancora non ha detto
niente,
probabilmente non se ne è ancora accorta»
«O lo sa già, ma visto che lavori bene con i
ragazzi per il
momento ha deciso che il lavoro è più importante
della voce di Zayn» ribadisco,
anche se non ci credo proprio. Se zia Sam sapesse che Zayn sta fumando
quasi il
triplo di quello che lei gli ha consentito, Matteo vedrebbe il suo
contratto
rescisso in meno di dieci minuti. Vuole troppo bene a Zayn per lasciare
che si
faccia del male così. «Comunque sia, non ho
intenzione di intossicarmi. Salgo
di sopra a riposarmi un po’.»
Per le scale incontro Niall.
«Come andate?» chiedo.
«Alla grande. Liam è davvero ispirato in questi
giorni.
Siamo all’ottava canzone» dice, con orgoglio. Lo
guardo con gli occhi sgranati.
«Davvero?» chiedo, con la voce che mi esce un
po’ stridula.
Lui scoppia a ridere.
«Dovresti essere contenta, bellezza. Sei la sua musa
ispiratrice, no?» sono sicura di essere arrossita fino alla
radice dei capelli.
«A noi comunque torna comodo!»
«Ne sono sicura!» rido e continuo a salire le scale.
«Fanno una pausa tra dieci minuti» mi informa,
prima che
entri in casa.
«Grazie, sei un angelo!»
«Nah, ho solo gli occhi e i capelli di un angelo!»
«E la voce!» scuoto la testa ed entro in casa. In
cucina mi
verso un bicchiere di succo di frutta. Vorrei farmi un bagno in
piscina, ma se
è vero che hanno finito anche il testo della settima canzone
mi dovrò di nuovo
sedere al pianoforte questa notte e quindi non ho tempo da perdere
adesso.
Chiudo gli occhi e mi appoggio al mobile.
«Devi riposarti di più. Sei troppo
stanca» Liam mi toglie il
bicchiere dalle mani e mi abbraccia. Non apro neanche gli occhi.
Appoggio la
fronte alla sua spalla e mi lascio cullare.
«Voi scrivete troppo velocemente» bofonchio.
«È che scrivere canzoni d’amore
è facile, se sei innamorato»
mi risponde lui, poi posa le labbra sui miei capelli.
«Se continui a cullarmi così mi
addormento» gli dico, dopo
qualche minuto.
«Non sarebbe un male, se dormissi un po’ di
più, Ash. Liam,
perché non ve ne andate a fare un giro, questo pomeriggio?
Siete a buon punto
col lavoro, prendetevi un po’ di pausa, in fondo per Ashley
dovrebbe essere una
vacanza» zia Sam ci sorprende, ma Liam non smette di
abbracciarmi. All’inizio
mi imbarazzavo e mi separavo da lui, ma ora il fatto che mi tenga
stretta
nonostante la zia mi sembra davvero dolce.
«Che ne dici?» mi chiede.
«Mi basta un pomeriggio di riposo, posso anche stare in
piscina, senza andare in giro, ma ho bisogno di staccarmi dal
pianoforte, dal
synth, dalla chitarra e dalla sala di registrazione. E anche dal
quaderno
pentagrammato» dico.
«Liam, ti va di prendere l’auto?» tante
volte mi chiedo se
la zia mi ascolta quando parlo.
«Ma ti ho detto -»
«Se dà un pomeriggio di vacanza a me è
giusto che lo dia
anche agli altri, e se stiamo qui non ti riposerai. Ne sono
più che sicuro.
Quindi ti porto in un posto che Sam mi ha fatto vedere qualche giorno
fa su
google maps. Vedrai che ti piacerà» mi dice Liam.
Inizio a pensare che non
riuscirò mai a fare quello che voglio, con loro due intorno.
Sembra quasi che
si siano…
«Ma voi due da quanto siete d’accordo?»
chiedo, quando
faccio finalmente due più due.
«Te l’avevo detto che non ci sarebbe
cascata» dice lui a zia
Sam.
«Considerato che gliel’hai praticamente detto,
scemotto,
avevo ragione io» gli risponde lei.
«Allora, ti va di andare in questo posto?» mi
chiede.
«Sei sicuro che sia una buona idea allontanarci da qui?
Voglio dire… i paparazzi… le fan.»
«Non sanno che siamo ancora in Italia, potrei essere
semplicemente uno che somiglia a Liam dei One Direction, no?»
Lo guardo storto, come a dirgli che non è che può
sperare di
farla franca così facilmente. Non è un tipo che
passa inosservato. Cioè… è…
un
figo stratosferico. E ci sto insieme. La mia faccia deve essere
abbastanza
eloquente, perché zia Sam si mette a ridere.
«Che hai, Ash?» mi chiede Liam.
«Credo che abbia appena realizzato di stare con un figo
pazzesco» gli risponde zia Sam. «Le chiavi della
macchina sono nello
svuotatasche all’ingresso, non tornate tardi!»
Zia Sam se ne va e il suono della sua risata si disperde
all’esterno della villetta.
«Aveva per caso un costume?» chiedo a Liam.
«E così mi ritieni un figo pazzesco?» mi
chiede di rimando.
Arrossisco.
«Mi hai beccata. E ora lasciami andare a cambiare»
gli dico,
cercando di sciogliere l’abbraccio.
«Non posso venire con te?» mi chiede, con gli occhi
dolci e
la voce bassa.
«Non ti sembra di prenderti troppe confidenze?» gli
rispondo, mentre esco dalla cucina cercando di fare la provocante.
Decido di non cambiare gli shorts, cambio solo la maglia e
mi trucco un po’. In auto Liam inizia a cantarmi What Makes You Beautiful,
probabilmente per farmi capire che gli
piaccio di più struccata, ma ottiene solo
l’effetto di farmi ridere.
«Davvero? Mi canti una canzone dei One Direction?»
gli dico.
«Pensavo ti piacessero» risponde, mentre mette in
moto.
«Sì, per carità, mi piacciono. Ma puoi
scegliere di meglio»
lo prendo in giro.
«Questa è una delle mie preferite» mi
dice mentre fa partire
un cd già nel lettore. Il furbastro aveva già
previsto la mia reazione. Lo
adoro anche per questo.
Ascoltiamo in silenzio fino all’ultima nota. È una
canzone
d’amore bellissima, dedicata ad una lei che per il cantante
è l’unica giusta e
l’unica possibile.
«Chi è?» chiedo, quando spinge lo stop
sul lettore.
Scoppia a ridere. «Spesso dimentico quanto poco tu conosca
della musica pop. È She’s
the One, di
Robbie Williams. È un grande… sai che abbiamo
cantato con lui?»
«Davvero?»
«Sì, alla finale di X Factor» mi
risponde. «Abbiamo cantato
proprio questa canzone, e lui è stato grandioso, con
noi.»
«Quindi torniamo sempre a voi?»
«No. La canzone era per te» mi dice.
«Penso sia la canzone
d’amore più bella di tutti i tempi, Ashley, e
volevo dedicartela.»
«Ma a me andava benissimo What Makes You Beautiful,
specialmente perché…» mi fermo un
secondo «prima accosta.»
Mi obbedisce non appena troviamo uno spiazzo abbastanza
largo.
«Cosa c’era di tanto sconvolgente?»
sorride.
Mi avvicino il suo orecchio, cercando di non piantarmi il
freno a mano nella coscia. «Specialmente perché
quando prendi quelle note basse
nella strofa mi sale un brivido su per la schiena e mi viene voglia di
baciarti. Ed è per questo che ti ho fatto fermare.»
È la prima volta che sono io a scegliere il momento in cui
baciarlo. La prima volta che do inizio ad un bacio così
profondo. La prima
volta che avrei voglia di qualcosa di più.
«Ti amo» mormora quando siamo costretti a separarci
per
riprendere fiato.
«Non puoi sapere quanto ti amo io» gli rispondo.
***
Buongiorno
a tutti!
Stamattina
ho realizzato di non aver ancora descritto fisicamente Ashley, un po'
perché trattandosi di un racconto in prima persona trovo
irrealistico che lei si fermi per un intero paragrafo per parlare del
suo aspetto esteriore, specialmente con il carattere che ha -
è generosa e totalmente disinteressata a queste cose, tutto
ciò di cui le importa è il pianoforte e adesso
anche Liam, senza contare la sua estrema timidezza, che la rende
incapace di parlare di sé - e un po' perché in
questo modo ognuno è libero di immaginarsela come vuole. Ad
ogni modo, quando scrivo, nella mia testa la fisionomia che
più somiglia ad Ashley è quella di Kaya
Scodelario, attrice di Skins e
interprete di Catherine Earnshaw nell'ultimo adattamento
cinematografico di Cime Tempestose (nel link potete vedere la foto
più simile alla mia idea di Ashley... più per
l'abbigliamento che per altro, la fisionomia è sempre
quella).
Tra le altre cose odio le descrizioni fisiche, non ho descritto neanche
i ragazzi, se non nel momento in cui Ash li incontra all'aeroporto, e
anche lì si è limitata a parlare di quelli che -
secondo me - sono i loro caratteri distintivi. Diciamo che preferisco
che a descriverli siano le loro azioni.
Finita la lezioncina su
quanto odio scrivere le descrizioni fisiche (è
più forte di me, purtroppo), passiamo alle note vere e
proprie di questo capitolo: le due canzoni nominate sono What
Makes You Beautiful, il cui
testo penso conosciate tutti benissimo (ma ve la linko lo stesso
perché, come al solito, non può farvi che piacere
riascoltarla) e She's The One, di Robbie Williams, che vi propongo qui
nella versione originale (meravigliosa) e qui
nella versione cantata dai 1D alla finale di X Factor UK nel 2010
(altrettanto bella ma, non vogliatemi male, la preferisco originale).
Prima di passare ai ringraziamenti, vorrei dirvi che qui
ho raccolto qualche
gif dell'esibizione dei ragazzi a Sanremo (quelle dell'intervista le
creerò prossimamente e potrete trovarle nello stesso
album... quando le aggiungo vi avverto, comunque). Non sono proprio in
ordine cronologico, ma spero mi perdoniate lo stesso...
Come ho già avuto occasione di dire a qualcuna di voi nelle
risposte alle recensioni, si vedeva che erano emozionati di stare su
quel palco (e le mummie in platea non è che contribuissero a
rendere loro il compito più facile... per fortuna
l'orchestra un po' partecipava battendo le mani... chi scommette che il
novanta per cento degli spettatori in sala non aveva capito che Liam
voleva che battessero le mani, quando ha detto "let me see claps of
hands"?
E ho letteralmente ADORATO il fatto che abbiano fatto mettere al centro
Niall, che in WMYB canta pochissimo, sono stati davvero davvero molto
carini.
Un'ultima cosa, sempre con riguardo all'esibizione di Sanremo, che
probabilmente nessuno di quelli a cui voglio dirla leggerà
mai, ma è un modo di togliermi un sassolino dalla scarpa:
l'esibizione era TOTALMENTE live. Chi conosce il loro disco sa
perfettamente che ci sono state due o tre differenze di interpretazione
tra la versione incisa e quella cantata sul palco (e basterebbe
guardare le due versioni su youtube per rendersene conto), in secondo
luogo ci sono stati dei problemi con i volumi dei microfoni che non si
sarebbero avuti se avessero cantato in playback (difficilmente la
regolazione dei volumi dei microfoni è sbagliata, su un
pezzo inciso). Terzo, ma non ultimo, e questo può aiutarvi
anche a riconoscere un'esibizione live quando andate ad un concerto, se
l'artista sul palco riesce a far sentire richieste di partecipazione
del pubblico con ogni probabilità l'esibizione è
live. Mi spiego meglio, difficilmente in un'esibizione in playback i
microfoni sono accesi, semplicemente per il fatto che muovendo le
labbra per fare il labbiale del fiato dalla bocca esce comunque. A chi
canta una canzone da due anni probabilmente esce anche la voce
(è capitato a me durante una pausa studio a casa di un mio
amico, difficilmente non capita a chi si fa trascinare dalla sua
musica), ecco perché di solito i microfoni sono spenti
durante un'esibizione in playback. Voi l'avete sentito Liam? Io
sì.
Tolto
il sassolino dalla scarpa, passiamo ai ringraziamenti: hugmehoran,
TittiLanzani_,
Marti__,
Giulia37,
Tay98...
siete meravigliose, lasciatemelo dire. Grazie dei pensieri che mi
lasciate, mi rendete immensamente felice, ogni volta.
Un
bacio a tutti quanti
Spero
a presto
-K-
|
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Capitolo 9 *** Papà ***
Capitolo
8 - Papà
Questo
paesino è fin troppo vivo, per essere così
piccolo,
eppure nessuno sembra riconoscere Liam.
Un gruppo di ragazze lo fissa insistentemente e lui quando
se ne accorge sorride in quel modo particolare che usa solo quando
pensa che
nessuno lo stia guardando, mi stringe più forte e continua a
camminare.
«Sono felice» mi dice sottovoce, quando arriviamo
al
belvedere sotto il castello che regala una vista meravigliosa sul lago.
«Chiunque sarebbe felice, nella tua posizione» rido.
«No, seriamente. Ero felice anche prima, voglio dire faccio
quello
che amo di più e vengo pagato per farlo, è la
cosa che tutti vorrebbero, lo so.
Ma nelle ultime due settimane sono ancora più felice,
perché ho trovato una
ragazza che ama quello che amo io, che vuole bene ai miei amici e non
si
lamenta della loro invadenza e che mi ama per quello che
sono.»
Ho gli occhi completamente fissi nei suoi dall’inizio alla
fine del discorso. Non lo ritenevo capace di tanta
profondità. O forse sì, ma
non volevo pensarlo così perfetto. Perfetto per me, ad ogni
modo. Ha tanti di
quei difetti…
«Sono felice anch’io» gli rispondo,
rifugiandomi tra le sue
braccia. Adoro sentirmi protetta e il suo petto è
così caldo, così…
«Vieni a vivere con me.»
Allento l’abbraccio per sollevare la testa verso il suo
viso. Sono sorpresa, non mi aspettavo una richiesta del genere.
«Ti chiederei di sposarmi, ma abbiamo appena diciotto anni e
-» lo interrompo con un dito sulle labbra.
«Liam, no. La mia risposta è no. Ti amo e voglio
stare con
te, ma… Liam, è inutile girarci intorno. Io
voglio andare avanti con la mia
vita, non voglio che quello che c’è tra me e te mi
impedisca di realizzare i
miei sogni. Tra poco più di un mese dovremo separarci, Liam.
E per quanto
vorrei rimanere con te, vivere con te… devo pensare anche a
me, alla mia
carriera e, per quanto felice mi rendi, per quanto felice tu potresti
rendermi…
non voglio rinunciare alla Julliard e non voglio rinunciare ai miei
sogni. Io
ti amo, Liam, e non voglio mettere una data di scadenza a noi due,
perché non
sarebbe giusto, ma non voglio neanche essere una di quelle ragazze che
rinuncia
a tutto ciò per cui ha lavorato solo per un
ragazzo.»
Liam mi stringe tra le braccia così forte che temo possa
spezzarmi, poi lo sento ridere. Era davvero così divertente
il mio discorso?
«Mi sarei sorpreso se avessi detto di sì, Ash, ma
dovevo
chiedertelo. E comunque non voglio che tu rinunci ai tuoi sogni per me.
Amo te
e mi prendo tutto il pacchetto, sogni inclusi. Quando ripartirai
sarò
tremendamente triste, ma allo stesso tempo felice, perché
saprò che stai andando
in un posto che ti renderà felice.»
«E quando scriverai una canzone sulla mia partenza
sarò
felicissima di arrangiarla» scherzo. Ora so che non rideva
per il mio discorso,
ma perché era felice che avessi avuto quella reazione.
Rimaniamo sul belvedere fino al tramonto, poi torniamo a
prendere l’auto. Durante il viaggio di ritorno ascoltiamo
tutto il cd che ha
preparato. Liam canticchia, sembra che il mio ‘no’
non abbia intaccato il suo
buonumore.
Arriviamo a casa in tempo per assistere alla sfuriata di zia
Sam a Zayn.
«Ma non capisci che così ti rovini con le tue
mani, brutto
idiota che non sei altro?»
«Tutto si può dire, tranne che sia
brutto» scherza Louis.
«Stanne fuori, Louis» gli risponde zia Sam.
È a questo punto
che entriamo in soggiorno anche io e Liam.
«Tu lo sapevi?» mi accusa la zia, con gli occhi
fuori dalle
orbite.
«Sì» affermo e sorreggo il suo sguardo.
«Perché non me l’hai detto?»
mi chiede. Sembra delusa dal
mio comportamento, ma io sarei molto più schifata da me
stessa se l’avessi
fatto.
«Perché non è mia abitudine tradire gli
amici» rispondo.
Liam stringe la mia mano, nel tentativo di calmarmi, probabilmente.
«E tradire me, invece? Tradire la mia fiducia non conta
niente per te?»
«Non gliele ho mica comprate io! Avresti potuto dirmi
qualcosa
in quel caso, ma non puoi accusarmi di aver tradito te. Se te
l’avessi detto
avrei tradito Matt e Zayn, zia. E comunque ero sicura che
l’avresti scoperto
presto.»
«Pare che tu abbia trovato pane per i tuoi denti,
Samantha»
l’unico che chiama zia Sam con il suo nome intero
è…
«George! Che ci fai qui?»
«Papà!» esclamo, e subito lascio la mano
di Liam per
corrergli incontro ed abbracciarlo.
«Ciao, Ash! Sei cresciuta molto, in queste due settimane. E
non sto parlando di altezza» mi dice mentre mi abbraccia.
«C’era un convegno a
Milano e ne ho approfittato per portare una valigia di indumenti adatti
al
clima inglese per la mia bambina.»
«Sono contenta di vederti, George, ma non puoi restare
-»
«Ho una camera prenotata nell’albergo del convegno,
Sam.
Stai tranquilla. Ash, non mi presenti i tuoi amici?»
«Subito, papà. Loro sono Harry, Niall, Zayn, Louis
e lui è
Liam. Il mio ragazzo» è la prima volta che lo
presento così a qualcuno, e mi
rendo conto che forse a Liam non farà piacere, ma ormai il
danno l’ho fatto. Lo
guardo per un istante e comincio a mordermi il labbro. Lui mi sorride
rassicurante e si avvicina a me.
Mi circonda la vita con una mano e porge l’altra a mio
padre.
«Piacere di conoscerla, signor Jameson» gli dice,
con
quell’inconfondibile e sexy accento inglese.
«Un inglese. Mia figlia sta con un inglese. Piacere di
conoscerti, Liam. Ashley, sai che a tua madre verrà un
infarto e se la prenderà
con tua zia per la promiscuità a cui ti ha
costretta?»
Alzo le spalle. «Come vuole. Se tutto va bene non la rivedo
fino a Natale» gli dico.
«Ash… devo parlarti un minuto» mi
risponde, serio. Annuisco
e Liam mi lascia andare. Gli sorrido e mi allontano con mio padre.
«Ash,
non sono qui soltanto per un convegno. Ho ricevuto una
proposta di lavoro qui in Italia, sarebbe un posto di prestigio e mi
piacerebbe
accettare.»
«Lasciami indovinare. Mamma non vuole?» gli chiedo,
centrando il problema. Annuisce.
«Sai perché tua zia e tua madre non si
sopportano?»
«No, non me l’avete mai raccontato.»
«Sam accusa tua madre di avermi tarpato le ali e di star
facendo lo stesso con te e Peter. Questa storia non te
l’abbiamo mai raccontata
perché non volevamo che pensassi di non essere stata voluta.
Ti abbiamo amata e
ti amiamo ancora, Ashley. All’epoca, avevo appena finito la
facoltà di Medicina
e mi avevano offerto un posto di lavoro in Inghilterra. Si sarebbe
trattato di
tre anni e poi sarei tornato negli Stati Uniti, avrei sposato tua
madre, perché
l’amavo, e avremmo realizzato la nostra vita
insieme» inizia. «Poi saltò fuori
che lei era incinta. Aspettava te. Sam aveva quindici anni e mi
incoraggiava a
partire comunque, perché, giovane com’era, non
riusciva a concepire che
qualcuno potesse rinunciare ai propri sogni, e soprattutto
perché diceva che se
amavo davvero Joan come dicevo l’avrei trovata ad aspettarmi.
Con un bambino.»
«È colpa mia se non hai realizzato i tuoi sogni,
quindi?»
gli chiedo.
«No, Ashley. La colpa è solamente mia. Ho avuto
paura. I
tuoi nonni minacciarono di non farmi vedere il bambino, se non avessi
sposato tua
madre. Ma anche quelle erano minacce vuote, la legge era dalla mia
parte, se ti
avessi riconosciuta non avrebbero potuto impedirmi nulla. Tua madre
minacciò di
abortire, se me ne fossi andato.»
«Perciò è comunque colpa mia. Tu sei
rimasto perché io potessi
venire al mondo.»
«Io sono rimasto perché non potevo sopportare
l’idea che tua
madre facesse quello sbaglio. Ti vuole bene, Ash, a modo suo. Ma
è una donna
fragile, lo è sempre stata. Era succube dei suoi genitori,
che non potevano
concepire l’idea di avere una figlia nubile con un bambino.
È sempre stata
incapace di reggersi sulle sue gambe, lo sai. L’illusione che
tutto fosse
perfetto è sempre stata più importante della
realtà, per lei. Ma non sono più
in grado di sopportare le sue enormi insicurezze, Ashley. Forse non lo
sono più
da tempo e trovo il coraggio di rendermene conto solo ora che la vita
mi sta
offrendo un’altra grande occasione. Non la amo
più.»
«Perché mi racconti tutto questo,
papà?» sono arrivata alle
lacrime, me le sento scendere lungo le guance, ma quando lui prova ad
avvicinarsi faccio un passo indietro.
«Perché ho intenzione di chiedere la separazione
da tua
madre, Ash, e porto Peter con me in Italia. Non ho intenzione di
permettere a
tua madre di trasmettere a lui le sue insicurezze. Vorrei anche te con
me, ma ora che hai
la tua grande occasione non ho intenzione di togliertela. New York non
è
sufficientemente lontana da Boston per non permettere a tua madre di
cercare di
mettere bocca su ogni aspetto della tua vita, ma sono sicuro che la
Ashley che
sta venendo fuori durante questo soggiorno lontano da casa
sarà più che in
grado di gestire la situazione.»
«Quanto… quanto ne sa la zia Sam?»
«Sam sa tutto da prima che tu partissi. Stavo solo
aspettando il momento giusto per dirti tutto. Volevo essere io a farlo.
Dovevo
essere io.»
Ho l’impressione che il cuore possa scoppiarmi da un momento
all’altro. Papà lascia la mamma, io sono nata
soltanto perché papà ha
rinunciato ai suoi sogni.
«Le hai detto tutto, George?» la voce di zia Sam
è piena di rammarico.
Non la sopporto.
«Non osare mai più farmi una ramanzina solo
perché ti ho
nascosto un fottutissimo pacchetto di sigarette. Tu mi nascondevi
questo e ti
sei permessa di urlarmi contro! Sai cosa me ne fotte della voce di
Zayn? Tu mi
hai nascosto che mio padre ha intenzione di separarsi da mia madre e di
mettere
tra loro due un oceano!» urlo.
Inizio a correre. Arrivo ad un’estremità del
giardino e mi
siedo a terra. È completamente buio e sono sicura che
nessuno verrà a cercarmi,
quaggiù. Scoppio a piangere e non so per quanto rimango qui
sa sola.
«Tuo
padre se ne è andato» è Louis il primo
a raggiungermi.
Mi posa una coperta sulle spalle e si siede accanto a me.
«Anche i miei si sono separati, lo scorso anno» lo
so, Liam
me l’ha detto, ma forse questa è la
giustificazione che sta dando al fatto che
in questo momento vicino a me ci sia lui e non il mio ragazzo.
Sospiro.
«Se non avessi avuto i ragazzi e la musica… non so
proprio
cosa avrei fatto. Non l’ho presa molto bene, ma avevamo
un’agenda piena di impegni
e non potevo permettermi di deprimermi.»
Mi posa un braccio sulle spalle e mi attira contro di sé.
Ricomincio a piangere.
«Grazie» riesco a mormorargli tra i singhiozzi.
«Perché non mi chiedi di Liam?»
«Perché quello con i genitori separati sei tu, ho
immaginato
che fossi venuto tu perché sai cosa sto provando»
rispondo.
«E pensi che il tuo ragazzo mi avrebbe mandato qui da
solo?»
effettivamente il ragionamento non fa una piega. «Tuo padre
lo sta portando in
pronto soccorso.»
Scatto in piedi in allarme. «Cos’è
successo?»
«Niente di grave. Quando ti ha sentita urlare è
corso fuori
e ha dato un pugno a tuo padre, ma siccome non è capace a
tirarli si è fatto
male. George pensa che si sia rotto due dita.»
Da quando Louis chiama per nome mio padre? Lo guardo a
lungo, prima incredula e poi divertita. Scoppio a ridere. Louis mi
fissa per
qualche istante, poi scoppia a ridere anche lui.
«Pensavo la prendessi peggio» mi dice.
« E come dovrei prenderla? Il mio ragazzo prende a pugni mio
padre e lui, invece di incavolarsi, lo accompagna in pronto soccorso.
Ridere è
il minimo che posso fare, credimi.»
«Ad ogni modo… Sam ti aspetta per andare a
recuperare
l’infortunato.»
***
Mmmmmm
vedo che quando chiacchiero troppo non vi piace, quindi oggi
chiacchiero meno e lascio che a parlare siate voi u.u
Grazie
a hugmehoran
e Tay98
per le recensioni.
Un bacio grande grande grande
a tutti
-K-
A presto (spero)
|
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Capitolo 10 *** EXTRA #2 - Come Volevasi Dimostrare... (Liam's POV) ***
Extra2 - ILTWYSWYE
EXTRA
#2 - Come volevasi
dimostrare...
Dalla
faccia che ha fatto Sam quando ha sentito la voce del
Signor Jameson e dalla sua reazione, credo che non si aspettasse la
visita del
padre di Ashley.
D’altra parte lei è stata felicissima di
rivederlo, anche
se
la faccia che lui ha fatto poco fa, quando le ha chiesto di poterle
parlare in
provato, non prometteva niente di buono.
«Sam, sai cosa le deve dire, per caso?» chiede
Louis. La
domanda è giusta ma dalla bocca sbagliata. Avrei dovuto
essere
io a chiederlo,
anche se conoscendo Louis e la sua attenzione allo stato
d’animo
di chi lo
circonda non è così sorprendente.
«Sì e no, Lou. Diciamo che conoscendo George non
mi
aspettavo che sarebbe successo così presto, anche se
è
una cosa che non vedevo
l’ora che accadesse» risponde. Non dice
nient’altro
sul cosa, però.
«Il padre di Ashley lascerà sua madre, vero? Mio
padre
aveva
la stessa espressione, quando mi ha detto della separazione.»
Sam annuisce. «È questo il motivo che ha convinto
George a
mandare Ashley da me per le vacanze estive.»
Si allontana, probabilmente per raggiungere il signor
Jameson ed Ashley.
Lou mi mette una mano sulla spalla.
«Ashley mi ha detto che non va molto d’accordo con
sua
madre, ma non so come prenderà questa storia della
separazione.
Specialmente se
Sam sapeva tutto e non le ha mai detto niente» dico. Non so
con
chi sto
parlando. Forse con me stesso, forse con loro… ormai
è
praticamente la stessa
cosa, per certi versi.
«In particolar modo dopo la lite di prima» aggiunge
Zayn,
che come al solito capisce al volo quello che mi passa per la testa.
Annuisco.
Le urla di Ashley interrompono la nostra
discussione. Vorrei correre subito da
lei, ma Harry mi ferma e scuote la testa. «Vorrà
stare un
po’ da sola, adesso,
Liam. Lasciala sfogare un po’, avrai tutto il tempo per
correre
da lei.»
Un ragionamento del genere mi sarebbe sembrato assurdo,
qualche tempo fa. Non sapevo quale fosse il significato di
“dare
spazio”.
Curato e coccolato come sono sempre stato, mi sembrava impossibile che
qualcuno
volesse stare da solo per pensare ai fatti suoi quando stava male.
Paradossalmente, sono state la fama e la batosta che ho
preso con Danielle a farmelo capire. Sono diventato “il
solitario”, quello che
sta per i fatti suoi dopo i concerti e che per rilassarsi preferisce
fare una
Twitcam da solo in camera sua con duecentomila fan in linea piuttosto
che
andare in una discoteca in mezzo a quattrocento persone. E quando mi
sono
lasciato con Danielle è stato anche peggio, non volevo
neanche
fare le Twitcam.
Mi bastava stare nel silenzio della mia camera a pensare ai fatti miei.
Zayn e
Niall devono aver pensato che fossi andato in depressione. Cercavano
ogni modo
per tirarmi fuori di casa durante i giorni di riposo.
Faccio un respiro profondo e tolgo la sua mano dal mio
braccio. «Hai ragione» gli dico, poco prima che Sam
e il
signor Jameson
rientrino in casa.
«Ragazzi, mi dispiace essere piombato qui in casa vostra ed
aver disturbato la vostra quiete, ma era necessario che parlassi di
persona con
Ashley. Noi…»
«George, non devi spiegare niente ai ragazzi.»
«Una cosa ce la deve spiegare, invece.» Di nuovo la
frase
giusta ma dalla voce sbagliata. Questa volta è Niall a
parlare,
così mi volto
verso di lui all’improvviso. Mi sorride, come se volesse
incoraggiarmi a
continuare, ma le parole continuano ad impigliarsi nella gola, non
riesco a
dire niente.
«Voglio bene ad Ashley e non voglio che stia male -
è mia
figlia, come potrebbe essere altrimenti - ma era necessario che lo
sapesse,
ragazzi.»
Non so se è per questa frase che scatto, o perché
vorrei
prendere a pugni Sam per non aver protetto Ashley, in qualche
modo… magari
mettendole la pulce nell’orecchio o cose così, ma
all’improvviso il mio pugno
chiuso si scontra con la mandibola del padre di Ashley. E subito dopo
sento un
dolore allucinante alle dita e Zayn trattiene le risate mentre me le
tasta e mi
fa urlare.
«Brutto imbecille, prendi del ghiaccio, invece di stare
lì
a
ridere!» gli urlo addosso, mentre qualcuno poggia una busta
di
piselli
surgelati sulla mia mano.
Il padre di Ashley la solleva, la tasta, prova a piegare le
mie dita e mi guarda. «Potresti esserti rotto due dita,
ragazzo.»
«Mi chiamo Liam, signor Jameson» ringhio.
«Certo, Liam» dice, poggiando di nuovo la busta di
piselli
sulla mia mano. «Sam, vorrei portare il ragazzo in Pronto
Soccorso, ma quella
che è vissuta in Italia sei tu, io non capisco una
parola.»
«Vengo con voi, George. Fammi prendere le chiavi
dell’auto.
Vi seguo.» Il che significa che io dovrò andare in
auto
con il padre di Ashley.
Dopo che l’ho preso a pugni. Benissimo. «Harry, vai
a
chiamare Ashley, dovresti
trovarla da qualche parte in fondo al giardino» continua Sam,
dando indicazioni
ai miei amici.
«No! » grido. Non voglio che sia Harry a
consolarla.
Cioè,
mi fido di lui, ma ho una strana sensazione. E poi quello che
può capirla
meglio in questo momento è Louis. «Lou, puoi
andare tu?
Sei quello che l’ha
passata più di recente.»
*
*
*
Il
padre di Ashley guida in maniera tranquilla ed è anche
abbastanza silenzioso. O forse pensa che non ci sia niente da dire.
«Mi scusi» gli dico, in un momento in cui la radio
non
prende e c’è troppo silenzio dentro
l’auto.
«Non ti devi scusare di niente, Liam. Te la sei presa
perché
ho detto di volerle bene e invece l’ho ferita,
giusto?»
«Non lo so, forse ce l’avevo soltanto con Sam
perché
non le
ha anticipato niente e poco prima fa l’aveva accusata di
essere
una traditrice
per non averle detto niente delle sigarette di Zayn e me la sono presa
con lei.
Mi scusi, di solito sono più pacato» gli spiego.
«Ti ho già detto che non c’è
niente di cui
scusarsi, capita
a tutti di perdere la testa. Fortunatamente la mia mandibola
è
più dura della
tua mano.» Sorride. Il suo sorriso mi ricorda quello di
Ashley… chissà come
sta. «È più forte di quanto io e te
pensiamo,
Liam» mi risponde, quasi
leggendomi nel pensiero.
«Lo so che è forte. È più
forte di me, ed
è determinata a
realizzare i suoi sogni.»
«La determinazione l’ha presa da Samantha. Io non
sono mai
riuscito a impormi e sua madre… beh, ti avrà
già
raccontato qualcosa.»
«Non molto, a dire la verità. Non parla volentieri
di lei,
e
io non voglio costringerla. Quando si sentirà pronta me ne
parlerà.»
«Sei un bravo ragazzo, Liam.»
«Ci provo» rispondo. È facile andare
d’accordo
con il signor
Jameson, o almeno credo. «Però prova a fare del
male a mia
figlia e ti insegno
io come si tira un pugno su una mandibola.»
Come volevasi dimostrare… certo che sono proprio partito con
il piede sbagliato, con quel pugno.
***
Innanzitutto
chiedo
scusa ancora una volta per averci messo tanto a scrivere questo secondo
extra. Se siete passate sul mio blog sapete che ho avuto una settimana
un po' movimentata, iniziata lunedì con l'anteprima stampa
di
Hunger Games (film che vi consiglio caldamente di vedere anche se non
avete letto il libro, ma ancora di più se l'avete fatto) e
terminata ieri con il rientro a casa (perché avevo bisogno
di
riposare un po' il cervello, dopo la settimana appena trascorsa...)
Devo
chiedere scusa
anche perché questo extra fa un po' schifo, ma mi serviva
per
mettere in luce il fatto che la gelosia di Liam non è
spuntata
fuori all'improvviso, è nata da un insieme di sensazioni che
sono iniziate già dopo pochi giorni dall'inizio della storia
con
Ashley.
La canzone che lo accompagna è Lego
House di Ed Sheeran... nei
pensieri di Liam c'è sempre Ashley ^^
E
poi devo
ringraziare le otto persone che hanno recensito lo scorso capitolo,
grazie davvero per il sostegno che mi state dimostrando: Mistina,
Zamieluna,
Love5Carrots,
Clo_97,
Alex
Spunk, kahlan5,
Marti__
ed Xbiebsdirection.
Un
bacio grande a
tutti, anche a quelli che passano e leggono e basta
-K-
|
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Capitolo 11 *** Al lavoro! ***
Capitolo 9 -
Al lavoro!
«Eri
adorabile a quattordici anni!»
Alla fine le dita di Liam non erano rotte, ma gliele hanno
fasciate comunque e zia Sam ci ha imposto due giorni di riposo
completo. Lei e
Zayn hanno fatto pace e lui ha promesso di comportarsi bene. Non so
quanto
durerà, ma per il momento sembra esserci
tranquillità. Io e Liam passiamo le
giornate a bordo piscina dato che non può bagnare la mano.
Mi sono fatta una
cultura con i fan video sui ragazzi.
Il suo provino a X Factor... è migliorato tantissimo in
questi due anni, ma già allora la sua voce era qualcosa di
incredibile.
«Perché, ora non lo sono
più?» fa la faccia triste, sporge
il labbro inferiore e gonfia le guance.
Rido e gli do un bacio. «Ora sei sexy, e lo sai.»
«Non ti dovevo far sentire Ricky Martin.»
«Dovevi impedirmi di diventare dipendente da Glee!»
rido.
«Ehi, non è colpa mia se quando siamo tornati dal
pronto
soccorso quei quattro geni si erano dati alla danza!»
«E tu ti sei subito precipitato in mezzo a loro, nonostante
la mano fasciata. Oddio, e questo?» becco un loro video a un
concerto, stanno
cantando Everything
about you e continuano a
fare… oddio, sono imbarazzanti.
«La smetti di cercarci su Youtube?»
«Ma siete così buffi!»
«Ma hai lo spettacolo in diretta tutti i giorni!»
«Vero, ma questi ti imbarazzano di più»
rido e mi alzo in
piedi.
«Dove vai?»
«A posare il pc. Poi torno a coccolarti» gli dico e
gli do
un bacio. Ma, quando torno, a coccolarlo trovo i suoi quattro migliori
amici.
«Se sono di troppo me ne vado» scherzo.
«Veramente eravamo venuti a cercare te. Liam già
sa cosa
vogliamo chiederti» dice Niall.
«Se è per uscire insieme, devo informarvi che di
solito sto
con un ragazzo alla volta» scoppiano tutti a ridere e Liam si
finge arrabbiato.
«Vorremmo che tu incidessi il disco con noi. Cioè,
se non ti
crea problemi con la scuola, ovviamente» Harry è
entusiasta e non riesce a
nasconderlo. Mi siedo sul lettino di Liam e li guardo uno alla volta
con
un’espressione estremamente seria.
«Ne sarò onorata. Ma solo se mi farete suonare un
pianoforte
vero!» rispondo.
«Questo era scontato» ribatte Louis.
«E grazie, so quanto ti è costato nascondere a Sam
-»
«Non fa niente, Zayn.»
«Cercherò di non metterti più in una
situazione del genere»
«Grazie» mi accoccolo al fianco di Liam e allargo
il braccio
libero. «Vi voglio bene, ragazzi.»
«Ti vogliamo bene anche noi, Ash» dice Harry, che
è il primo
a stringersi nell’abbraccio di gruppo.
Li adoro tutti e cinque, è impossibile non volere loro bene.
«L’avete già detto a zia Sam?»
Si guardano a vicenda, poi Liam mi stringe più forte
«Sì, ma
semplicemente perché ci ha sentiti mentre ne parlavamo. Sta
cercando di
concludere un accordo con la Julliard in modo che il contratto con la
casa
discografica non ti sia d’intralcio con gli studi.»
«Eravate sicuri che avrei detto di sì?»
chiedo, prendendo
immediatamente fuoco.
«No, ma lei ha detto che aveva solo venti giorni per cercare
una soluzione e che era meglio non perdere tempo» mi risponde
Niall.
«Ergo ha deciso di nuovo senza sentire il mio
parere.»
Liam mi accarezza la schiena per cercare di calmarmi. «Credo
che l’idea sia stata piuttosto quella di anticiparsi il
lavoro nel caso l’avessi
fatto. Sam non lascia niente al caso e dà di matto quando
non può programmare
le cose con largo anticipo. Considera che ha programmato le date del
nostro
tour del prossimo anno da febbraio di quest’anno. Immagino
che conosca le
difficoltà che potresti incontrare come professionista in
una scuola che
dovrebbe formare i professionisti di domani, perché
è questo che diventerai,
firmando il contratto, Ash.»
«Diciamo così» lascio cadere il
discorso, non mi va di
litigare con loro, che tra le altre cose non c’entrano
niente. «Quindi sono
ufficialmente a bordo?»
«Lo sei sempre stata. E se non ti permetteranno di
partecipare faremo comunque in modo che il tuo lavoro ti sia
riconosciuto» dice
Louis.
«Vi ho già detto che vi voglio bene?»
chiedo.
«Ehi, io sarei geloso!» esclama Liam.
«Non puoi.»
«E perché?»
«Perché tu sei quello che amo» dico e
gli do un bacio tra i
versi più o meno schifati dei suoi – nostri
– amici idioti.
*
*
*
«Ho
sentito papà» dico a zia Sam quando, due giorni
dopo,
finalmente smette di evitarmi. Abbiamo ricominciato a lavorare a pieno
ritmo ed
è uno dei pochi momenti di pausa che mi sto concedendo. I
ragazzi hanno scritto
i testi di altre quattro canzoni e dalla casa discografica ci hanno
fatto
sapere che basta così. Altre quattro canzoni saranno scritte
da Ed Sheeran in
persona – hanno concluso un accordo molto vantaggioso con la
sua casa
discografica, a quanto ci ha fatto capire zia Sam – e alle
quattro rimanenti
avremo più tempo per lavorare. Ed ha collaborato anche al
loro primo album e i
ragazzi sono davvero entusiasti di poter cantare le sue canzoni.
«Ho comunque dodici arrangiamenti da sistemare»
è stato
quello che ho fatto notare a zia Sam quando ce l’ha
comunicato, prima di uscire
dalla stanza, prontamente seguita da Liam che ormai capisce al volo
quando ho
bisogno di sfogarmi. È incredibile quanto siamo entrati in
sintonia in appena
tre settimane. Tra una settimana voleremo verso l’Inghilterra
e poi me ne
tornerò negli Stati Uniti. Continuo a cercare di non
pensarci, ma più cerco di
non farlo più lo faccio. Harry me lo legge in faccia e cerca
di allontanarmi da
Liam, quando ci riesce. È un caro amico. Per entrambi.
Comunque, è giunto il momento di mettere via le armi e
firmare un armistizio con la zia.
«Che ti ha detto?» mi chiede, infatti.
«Che la mamma l’ha buttato fuori di casa. Peter era
lì
quando hanno litigato, ci ho parlato ieri sera.»
«Come sta?»
«Non vuole stare con nessuno dei due, non vuole scegliere
tra mamma e papà. E siccome io ho diciotto anni e un
contratto discografico che
mi permetterebbe di mantenerlo, pensavo di chiedere la sua
custodia.»
«Sei sicura?»
«No, ma cos’altro posso fare? Gli voglio bene e
sarà l’unico
a soffrire in questa situazione. Io non ci sarei, e comunque da
maggiorenne con
un reddito posso permettermi di non scegliere a chi essere
affidata… lasciarlo
con mamma sarebbe una condanna… costringerlo a scegliere
papà…» sospiro.
«Magari gli farebbe bene cambiare aria. Una nuova scuola, dei
nuovi stimoli potrebbero aiutarlo a staccarsi dalle sue consolle. Tu
comunque
avresti l’università e lo lasceresti spesso da
solo.»
«Non so cosa fare, zia. Non voglio spingerlo verso
l’uno o l’altro
dei nostri genitori.»
«E infatti non devi farlo. Stagli vicino da sorella, e non
è
offrendogli una terza scelta che in realtà non esiste che lo
farai, perché sei
solo una diciottenne che presto andrà
all’università e non puoi fargli da
genitore.»
Sospiro. «Forse hai ragione.»
«Io ho sempre ragione. E adesso torna di sotto da quei sei
fannulloni, che senza di te non combinano niente!»
La zia ha pienamente ragione, questi qua funzionano solo con
il cane da guardia. E infatti li trovo a fare casino.
«Ma voi non dovevate provare le vostre parti?»
«Ma tu sei andata in pausa!» urla Louis, sdraiato
sul divano
con Liam, Niall e Zayn seduti sopra. Harry scatta le foto con
l’iPhone.
«Beh, ora sono tornata e voglio sentirvi cantare.»
Ovviamente, anche se hanno fatto di tutto per farmi credere
il contrario, si sono esercitati, perché, quando entro in
sala regia e faccio
partire la musica, cantano da veri professionisti.
«Sono fantastici. Non lo diresti mai guardandoli, ma sono
davvero concentrati quando devono lavorare» mi dice Matteo,
che dà voce ai miei
pensieri.
«Sarà un album fantastico» confermo, un
istante prima che,
in un passaggio particolarmente brusco da una nota bassa ad una alta,
Liam
prenda una stecca. Non gli capita spesso, ma quando succede va in
crisi. Strano
che non abbia ancora chiesto di fermarci. Prendo in mano lo spartito
– non lo
faccio mai, mi fido di loro – e mi rendo conto del
perché non l’ha chiesto. Non
era un suo fraseggio. L’ho arrangiato per la voce di Niall,
ecco perché Liam
non diceva niente. Stoppo la musica.
«Non era la tua parte, Liam» dico nel microfono, e
accendo l’altoparlante
della sala regia per sentire la replica.
«Ma…»
«Ma niente. Era un fraseggio di Niall, armonizzato nella sua
vocalità. Qui hai una doppia voce da fare, ma
stop.»
«Sei peggio di tua zia» scherza Zayn.
«Da qualcuno devo aver preso» ribatto. Non mi piace
scherzare sul lavoro. «Ricominciamo.»
Questa volta la prova va a meraviglia. Niall canta il suo
fraseggio e lo fa in maniera divina.
«Cinque minuti di pausa» dico, quando finiscono.
«Liam, tu
vieni fuori con me un attimo.»
«Si può sapere cos’hai?» gli
chiedo, una volta fuori. «Non
sei il tipo che cerca di fare più assoli degli altri, anche
perché te ne
toccano mediamente più che agli altri.»
«Lo so è che…» si interrompe
e mi guarda con gli occhi da
cucciolo.
«Che cosa?»
«Che quella frase l’ho scritta per te, pensando a
te e
pensando di cantarla a te.»
«E io ti ho scombinato i piani arrangiandola per
Niall?»
Annuisce. «Ho chiesto agli altri di poterla provare
comunque, e loro sono stati d’accordo, sapevano quanto fosse
importante. Solo
che non è andata bene e tu ti sei arrabbiata.»
«Non me ne sarei neanche accorta se fosse andata bene. Siete
dei professionisti e mi fido delle vostre scelte. La maggior parte
delle volte
va bene. Ieri Louis ed Harry si sono scambiati una parte, ma me ne sono
accorta
solo a notte fonda riascoltando le registrazioni con zia Sam. Ma sono
andati
bene, non mi importa. Sono una perfezionista, probabilmente vi
manderò al
manicomio per questo.»
«Probabilmente ti amo anche per questo» mi
risponde. Prende
il mio viso tra le mani e mi bacia.
«Ti amo anche io. Ora rientriamo e la registriamo,
ok?»
«Sissignora» scatta sull’attenti.
«Scemo!»
***
:(
Inizio
a pensare che la storia non vi piaccia più... ringrazio
comunque tay98
e marti__
per le recensioni allo scorso capitolo. Ringrazio inoltre IsaPosse
per la recensione al capitolo 7 per la quale non ho avuto occasione di
ringraziarla nello scorso capitolo (perché l'ha inviata nel
momento in cui stavo postando il capitolo).
Con
le note parto dall'inizio, perché ci sono diversi video
realmente esistenti a cui faccio riferimento:
-
Audizione
di Liam per X Factor nel 2008
- Liam
a X Factor a 14 anni (e
ammetterete che questo è roba di cui non vantarsi u.u)
- Audizione
di Liam del 2010 (personalmente
ogni volta che lo sento sto *O*)
Gli
altri video a cui faccio riferimento sono:
-
Sexy
and I Know It (Glee Version).
Non che i ragazzi abbiano dato mai segni di conoscere Glee, ma
considerati i tipi non trovo improbabile che se lasciati da soli
mezz'ora siano in grado di organizzare un festino danzante (e comunque,
sono ragazzi, si divertono e fanno bene u.u). L'originale è
dei LMFAO (che poi, mi chiedo... con tutte le canzoni di Ricky Martin
che ci sono, proprio una non sua dovevano fargli cantare a Glee?)
- Everything
About You (video sul quale
Ashley decide che è meglio spegnere il pc e fare le coccole
al malato, non mi ricordo come ci sono arrivata, ma sono sicura che se
me lo ricordassi sarebbe una storia interessante u.u)
Con
i video credo di aver finito ^^ Se vi pare che ne manchi qualcuno
fatemi sapere u.u
Per
quanto riguarda invece le modalità di registrazione di un
disco... non sono propriamente quelle che stanno mettendo in pratica i
ragazzi. Diciamo che è diverso quando si registra un demo da
quando si registra una canzone per un disco. Nel secondo
caso, infatti, le voci vengono tutte registrate separatamente e poi
rimesse insieme in maniera digitale. Per questo il risultato finale del
disco non è mai quello che poi si sente in una versione live
della stessa canzone (comunque avremo modo di parlarne poi, quando ci
sposteremo a Londra :P )
Un bacio a tutti.
-K-
|
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Capitolo 12 *** Taken ***
Capitolo
10 - Taken
Ieri
sera abbiamo finito di registrare il demo per la casa
discografica. Abbiamo aggiunto due tracce in versione acustica
– che i ragazzi
vorrebbero includere come bonus track nel loro album – e zia
Sam ha mandato
tutto a Simon per e-mail.
Oggi siamo tutti in attesa del suo giudizio. Io per prima,
perché da quel demo dipendono tutte le mie collaborazioni
future con i ragazzi
e loro perché non vogliono deludere la persona che ha
creduto in loro come
gruppo per prima.
«Simon non ha ancora chiamato?» chiede Liam.
È il primo a
svegliarsi ed è anche il più nervoso. Forse
perché si preoccupa anche per le
mie questioni personali, oltre che per quelle di lavoro.
Scuoto la testa.
«Tu hai dormito abbastanza? Sembri stanca» mi dice,
mentre
si siede sul divano e mi circonda le spalle con un braccio.
«Abbastanza sì, ma non troppo e non troppo bene.
La telefonata
di ieri sera con mamma mi ha preoccupata un po’.»
Mamma ha stranamente accettato che Peter si trasferisse con
papà senza fare troppe storie, perciò deve avere
qualcosa in mente e ho il
terrore che questo qualcosa coinvolga anche me. «Se si
trasferisce a New York
rinuncio alla Julliard.»
«Vedrai che non succederà. Il silenzio di Simon
è strano,
comunque.»
«Sono sicura che il demo gli sia piaciuto, siete stati
grandiosi. Dodici tracce in meno di un mese è un lavoro
notevole!»
«Non ce l’avremmo mai fatta, senza di te»
dice e mi posa un
bacio sui capelli.
«Ce l’avreste fatta lo stesso, solo che io mi sarei
annoiata
a bordo piscina per tutto il mese e non avrei passato agosto a Londra.
Direi
che alla fine quella che ci ha guadagnato sono io!»
«Senza contare il contratto con la casa discografica e la
possibilità di mettere il tuo nome su un disco che
venderà milioni di copie in
tutto il mondo» aggiunge.
«Ok, lo ammetto. Sto con te per interesse»
rispondo, seria.
«Ah, sì?» borbotta, mentre inizia a
farmi il solletico.
Siamo
ancora sul divano a scherzare per cercare di
stemperare la tensione, quando zia Sam entra trafelata in soggiorno.
«Dove sono gli altri? E perché voi due siete
ancora in
pigiama?» credo di non averla mai vista così
agitata. Ma Liam probabilmente sì,
perché non si scompone e le risponde con estrema calma.
«Considerato che ieri abbiamo finito di lavorare credo che
se la stiano prendendo con comodo, stamattina. Quanto a noi, ci andiamo
a
preparare. Se vuoi sveglio anche gli altri.»
«Sì, e vedi pure di sbrigarti.»
Mi lascio trascinare verso le camere, prima di chiedergli
cosa sta succedendo.
«Sta arrivando Simon. Ovviamente senza preavviso.
È l’unico
che vedrai mai mandare al manicomio Sam in questo modo.»
«E… è una buona notizia?»
«Non so proprio cosa dirti. È del tutto
imprevedibile.
Comunque, adesso svegliamo Louis e Niall e con loro inventeremo un modo
per buttare
giù dal letto anche Zayn e Harry.»
«Ho un’idea migliore» gli dico. Entro in
camera, prendo il
portatile e le casse esterne. Collego tutto e metto il volume al
massimo. «Tappati
le orecchie.»
L’Ouverture della Carmen di Bizet crea abbastanza disturbo
da tirarli tutti giù dal letto. Riesco a far alzare persino
Zayn, che di solito
è quello che crea più problemi. Appena sono tutti
in corridoio fermo la musica.
«Si può sapere cos’è tutto
questo casino? Non si può più
dormire in pace?» chiede Harry, passandosi una mano sugli
occhi.
«No, perché sta arrivando Simon» gli
rispondo.
«Ma davvero? E ha detto qualcosa del demo?» chiede
Zayn,
mentre si strofina la barba di un giorno.
«Sam era piuttosto scioccata, sai che quando Simon le manda
in aria i piani va completamente nel pallone. Comunque immagino che non
le
abbia detto niente, sai com’è fatto»
risponde Liam.
Niall soffoca uno sbadiglio. «Immagino che lei sia
già
pronta ad accoglierlo, allora.»
«Sta agitata da matti» dico. «Mi sistemo
e vado a prepararle
una camomilla.»
«Ecco, sì, limita la quantità di
caffeina che ingurgiterà
oggi, per favore» mi dice Louis.
«Ok, ma voi sbrigatevi. Da come era in ansia la zia sembra
una cosa piuttosto imminente.»
«Non conosci Sam sotto l’influenza di Simon, Ash.
Non riesce
a lavorare serenamente se si sente il suo fiato sul collo. È
per questo che
siamo preoccupati solo fino a un certo punto, quando Sam sta
così non è
attendibile.»
Ma
l’arrivo di Simon era davvero imminente, perché
zia Sam
fa appena in tempo ad ispezionare i ragazzi prima che la sua auto si
fermi
davanti all’ingresso.
«Ciao, Sam. Ciao, ragazzi!» è tutto
ciò che dice prima di
togliersi i Rayban a specchio e puntare i suoi occhi inquisitori su di
me.
«Lei è tua nipote?» chiede a zia Sam.
«Ashley Susan Jameson, piacere di conoscerla»
allungo il
braccio verso di lui e gli tendo la mano.
«Simon Cowell. Hai lo stesso caratterino di tua
zia.»
«Me l’hanno detto spesso negli ultimi giorni e non
può che
farmi piacere, signor Cowell» rispondo. Non guardo la zia,
non guardo i
ragazzi. Non voglio sapere se secondo loro il mio comportamento
è corretto.
Continuo a sorreggere lo sguardo di Simon, che all’improvviso
sorride e guarda
dietro le mie spalle.
«Ottima scelta, Liam.»
Mi volto di scatto a guardare il mio ragazzo e l’espressione
sorpresa sul suo volto mi conferma che non immaginava che Simon sapesse
già
tutto.
«C’è stata una fuga di notizie dopo la
vostra visita a
Sirmione, alcune ragazze vi hanno fotografati. Non è stato
difficile far
credere che Liam fosse in vacanza con la sua nuova fidanzata,
considerato che
loro quattro non erano in circolazione» zia Sam è
di nuovo la persona
professionale e calma che ho imparato a conoscere in questo mese.
«È anche per questo motivo che Sam, Harry, Niall,
Zayn e
Louis torneranno con me in Inghilterra, mentre voi due sarete
accompagnati a
prendere un volo di linea» ci informa Simon.
Annuisco.
«Liam, Danielle ha fatto un paio di comparsate a dei talk
show dicendo con non se lo aspettava da te e un sacco di scemenze del
genere.
Dovremo pensare a una replica ufficiale.»
«Ah, aspetta, è per questo motivo che dopo tre
mesi di
silenzio mi fila di nuovo? Pensavo che dopo avermi tradito con quel
ballerino
spagnolo non avrebbe più avuto il coraggio di farsi vedere
in giro. Comunque ho
una sola replica da fare.»
Tira fuori il Blackberry e armeggia un po’.
«Fatto.»
«Grande, fratello!» è Louis il primo a
capire cos’ha fatto.
Gli altri si mettono a ridere con qualche secondo di differenza, tutti
con i
cellulari in mano.
«Liam! Taken
è una canzone troppo bella, per dedicarla a
lei!» esclama zia Sam.
«Ma è esattamente quello che ci voleva»
risponde lui, senza
scomporsi.
Simon tossicchia e riporta tutti all’ordine.
«Scusate se vi
interrompo, ma vorrei discutere un attimo di affari, prima che Ashley
decida
che c’è qualcosa di cui deve parlare con
Liam.»
Mi precede di un nanosecondo, in effetti. Segno che conosce
bene la zia Sam e i suoi tempi di reazione e di conseguenza i miei.
Perché
volevo proprio prendere da parte Liam e capire
cos’è successo.
Ci sediamo tutti in soggiorno, Simon sulla poltrona che di
solito è occupata dalla zia, io e i ragazzi sui due divani.
«Ho ascoltato attentamente il vostro demo. Come forse vi ha
già anticipato Sam, Ed Sheeran e Tom Fletcher si sono detti
entusiasti di
collaborare ancora con voi e ci hanno inviato quattro canzoni a testa,
che con
le vostre dodici ci fa arrivare a quota venti» non ci sta
dicendo niente di
nuovo, ma i ragazzi sono trepidanti, sento i muscoli di Liam ed Harry
completamente rigidi.
«Sapete che con questo album dovremo battere un ferro molto
caldo. Siete già degli artisti internazionali, ma mi aspetto
che il vostro
secondo album batta i record di vendita del primo. So che potete farlo.
Soprattutto con delle tracce valide come quelle che ho ascoltato ieri
sera.»
Niall si illumina e non riesce a trattenere un sorriso. «Vuoi
dire che ti è piaciuto?»
«Moltissimo. E con il team abbiamo già scelto le
nove tracce
che finiranno nell’album base. Ashley, hai fatto un gran bel
lavoro con gli
arrangiamenti, per essere un’esordiente con nessuna
esperienza nella musica pop.»
Arrossisco. «Grazie, ma senza di loro non ci sarei
riuscita.»
«Volevo congratularmi anche con il ragazzo che ha lavorato
alle percussioni. Non c’è?»
«Matt è tornato a Londra, doveva partire per un
viaggio con
la ragazza» gli rispondo, e mi godo la faccia sorpresa di
Liam nello scoprire
che Matt è fidanzato e innamoratissimo di Lauren.
«Che vuoi? Non mi hai mai
chiesto se fosse fidanzato. Ti limitavi a fare il geloso ed eri troppo
buffo.»
«Pare che la signorina ti abbia proprio preso
all’amo, Liam.»
«È colpa di Sam» risponde lui.
«Era tanto timida e carina,
quando l’ho conosciuta.»
«Ovvio che fosse colpa mia» risponde la zia, con
tono
falsamente esasperato. Tutti scoppiano a ridere.
«Adesso possiamo allontanarci o c’è
altro che deve dirci?»
«Puoi portare via Liam. E dammi del tu.»
«Grazie, Simon.»
Mi
assicuro di allontanarmi parecchio dalla casa, prima di
fermarmi. Non voglio spie.
«Chi è Danielle?» chiedo a Liam.
Cioè, ho capito che si
tratta della sua ex, ma vorrei sapere qualcosa in più.
«Una ballerina che ho conosciuto a X Factor, con la quale ho
avuto una relazione piuttosto duratura bruscamente interrotta in
aprile.»
«E questo è quello che troverei su Wikipedia,
più o meno
parola per parola. Chi è Danielle per te?»
«Una che mi ha spezzato il cuore, l’ha calpestato,
e ora, a
quanto pare, sta cercando di far passare me per lo stronzo della
situazione.
Prova a riavvicinarsi e fa vedere a tutti che quello che la rifiuta
sono io.»
«È per lei che eri nervoso in
quest’ultima settimana? Voglio
dire, più nervoso degli altri?»
Annuisce. «Dovevo parlartene, e ancora adesso non so
perché
non l’ho fatto. È che per me non significa
più niente, Ash. Io amo te e lei si
diverte a giocare con me perché vede che non sto
più male per lei.»
«Ti
piace vedermi a
pezzi, mi vuoi solo perché sono di qualcun’altra.»*
«Esattamente. Non avrei
mai pensato che quella
canzone si sarebbe rivelata profetica.»
«Pensi
lo faccia per
renderti gelosa. Lo so che odi sentirtelo dire, ma non ha
più niente a che fare
con te.»*
«La sai tutta a memoria?»
«Sì, e comunque sono un po’
gelosa.»
«Scherzi?»
«No. A lei hai dedicato una canzone su Twitter che vedranno
milioni di persone.»
«A te abbiamo dedicato un album che ascolteranno milioni di
persone, Ash.»
«Non è la stessa cosa… ma ti
amo.»
«Per l’album?» so che sta scherzando.
«No, perché cerchi sempre la cosa giusta da dire e
sei
dolcissimo. Ti amo e… aspetta un secondo.»
Prendo il telefono e, mentre lo bacio, scatto una foto.
«Cosa fai?» mi chiede lui.
«Se mi aiuti è una dichiarazione di guerra a
chiunque si
metta tra me e te.»
«Mi hai citato?» chiede, quando il telefono gli
segnala l’arrivo
di una mail. Annuisco. Poco dopo è il mio telefono a
squillare.
«E tu mi hai ritwittato. Direi che ora possiamo
rientrare.»
In casa, sei persone ci assalgono tutte insieme.
«Sì, lo sappiamo che scoppierà un
casino, Simon. Ma abbiamo
diciott’anni e siamo innamorati. Che ci vuoi fare?»
chiedo.
«Potevate fare in modo che la sfida a Danielle fosse meno
palese?»
«Ho solo scritto al mio ragazzo che lo amo, con una foto di
noi due e sullo sfondo il lago. Mai sentito parlare di foto
ricordo?»
«E io ho solo ritwittato la foto, che è una gran
bella foto,
rispondendo alla mia ragazza che la amo. Cosa c’è
di strano?» chiede Liam,
mentre mi stringe in un abbraccio.
«Che devo farci con voi due?» sbuffa zia Sam.
«Non saprei proprio, Sam, ma forse ora è il caso
che
iniziamo a preparare le valigie, prima che tutti capiscano dove ci
troviamo»
risponde Zayn.
«Infatti» conferma Simon. «Alle 15 tutti
pronti. Sam, non ti
ho ancora fatto i complimenti. Organizzazione perfetta, come al
solito.»
«Mi stai prendendo in giro, vero? Si è incasinato
tutto!»
«Hai per le mani sei ragazzi tra i diciotto e i
vent’anni,
mi pare normale che qualche volta ti disobbediscano. E comunque
scommetto che
Ashley e Liam l’abbiano fatto solo perché
è l’ultimo giorno che avrebbero
passato qui.»
Non credo sia il caso di contraddirlo, perciò mi limito ad
annuire e a fuggire a preparare le valigie.
«Sai
che sei totalmente adorabile?» mi chiede Liam, quando
rimaniamo da soli in aeroporto. Qualche ragazza lo riconosce e si
avvicina per
farsi fare l’autografo. Qualcuna mi chiede persino il
permesso. Ovviamente
faccio quello che conviene a Liam, ossia annuire e sorridere. Spesso mi
offro
volontaria per scattare io stessa le foto. Dimostrarmi carina e gentile
con le
sue fan è il minimo che io possa fare. Una chiede
l’autografo anche a me.
«Perché?»
«Perché poche persone si mostrerebbero
così gentili con fan
non loro.»
«Fanno parte del tuo lavoro, fanno parte di te. Sapevo con
cosa avrei avuto a che fare. Ti ho preso così e ti tengo
così. Non è nei miei
piani cambiarti.»
«E io ti amo anche per questo» mi bacia davanti a
tutti e qualcuno
fa partire un applauso, ma non mi imbarazzo.
Lo amo e mi rende felice. Potrei desiderare di più?
***
Ammetto
di non sapere molto della storia di Taken.
Quello che so è che è una delle tre canzoni di Up
All Night sulle quali i ragazzi portano la firma come compositori oltre
che come interpreti (le altre due, mi insegnate, sono Everything About You e
Same
Mistakes). L'altra cosa che
ci tengo a dire è che non sto assolutamente tirando
accidenti alla storia tra Liam e Danielle, sono tanto carini insieme,
ma questo è un racconto di fantasia e faccio come voglio u.u
Detto questo, mi devo ASSOLUTAMENTE scusare per il ritardo. Non ho
neanche finito di rispondere alle recensioni... venerdì ho
avuto due esami (sì, due lo stesso giorno, lasciamo perdere)
e sono stata in coma per tutto il finesettimana. Ho finito di rivedere
la storia giusto adesso (perché una promessa è
una promessa, e il finesettimana non è ancora finito).
Devo ringraziare le sei persone che hanno recensito lo scorso capitolo
e che spero di trovare anche nel prossimo: tay98,
xniallswife_,
Joey24,
Marinne,
Marti__
e Love5Carrots.
Grazie davvero... a chi non ho ancora risposto prometto che
risponderò entro domani sera.
Ed ora, veniamo ai credits:
- La scena del 'risveglio' necessita di ben due credits. Uno alla
musica con cui Ashley decide di svegliare i ragazzi (Carmen
- Ouverture, Bizet) e che - ve
l'assicuro - se la mettete a tutto volume fa davvero un gran chiasso.
L'altro al video che me l'ha ispirata: It's
time to get up
- Le due frasi con l'asterisco sono traduzioni di versi di Taken
(la prima nella versione originale sarebbe "You only love to see me
breaking, you only want me 'cause I'm taken",
mentre la seconda "You think I'm doing this
to make you jealous, and I know that you hate to hear this, but this is
not about you anymore"),
ovviamente lo sapevate già, ma è sempre meglio
specificare :)
Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 13 *** Mesiversario ***
11.
Mesiversario
Covent
Garden, Piccadilly Circus, Trafalgar Square con
annessa National Gallery, Regent’s Park, Notting Hill
– dove ci soffermiamo
sulla porta blu diventata famosa per l’omonimo film
– Hyde Park e persino lo
stadio del Chelsea sono solo alcuni dei posti che Liam mi fa visitare
nei primi giorni a
Londra.
Polo e jeans, occhiali da sole sul naso e con la mano nella
mia, sembra il perfetto turista, uscito da un catalogo vacanze. Abbiamo
camminato molto, provato a prendere i mezzi e rincorso i taxi. Ci siamo
divertiti qualche giorno, ne avevamo bisogno entrambi dopo un mese di
lavoro
intenso come quello che abbiamo appena passato e prima di iniziarne un
altro
ancora peggiore. E poi tutto questo girovagare continuo mi aiuta a non
pensare
alla situazione di mamma, papà e Peter.
Non vedo gli altri quattro membri dei One Direction da
quando ci siamo separati in Italia e stasera avremo il nostro primo
incontro in
terra inglese. A casa di Harry e Louis.
«Sei sicuro che sappia cucinare?» chiedo a Liam per
l’ennesima volta. Siamo seduti sul sedile posteriore di un
taxi nero. Lui
sorride e mi stringe la mano.
«Sì. Il fatto che in Italia abbia sempre fatto
cucinare te e
Sam non significa che Louis non lo sappia fare» mi ripete.
«Volevo solo accertarmi di non dover scendere al Mc Donalds
sotto casa loro» dico.
«Come sai che c’è un Mc sotto casa
loro?» mi chiede,
stupito.
«Ricognizione su Google Maps» ribatto, fiera di me.
Liam scoppia a ridere e mi stringe il braccio intorno alla
vita.
«Ti amo» mi dice sottovoce.
«Io di più.»
*
*
*
«Allora,
so cucinare?» esclama Louis al termine di una lauta
cena a base di tacchino ripieno alle verdure e patate arrosto.
«Non ci credo, gliel’hai detto?» mi volto
verso Liam con la
faccia più arrabbiata che riesco a mettere insieme in mezzo
secondo.
«Pensavo non ci fosse niente di male» replica,
alzando le
mani in segno di resa.
«Il tuo problema è che pensi troppo, alcune
volte.»
Il silenzio e la risata che seguono un secondo dopo mi fa
temere di aver detto qualcosa di sbagliato.
«Che c’è?» chiedo, un
po’ indispettita dalla situazione.
«Niente, Ash. È una cosa che mi dicono sempre
anche loro.
Spiacente di avere un cervello» si alza e si avvicina alla
finestra.
Sto per alzarmi anch’io, ma Harry mi fa un cenno con la
testa e non mi muovo. È Zayn a raggiungerlo e a calmarlo.
Spesso mi scordo
quanto siano abituati a fare da soli e quanto non abbiano bisogno di me.
«Qualcuno pensa che siano fidanzati e che le ragazze di Liam
servano solo per copertura» mi sussurra Niall. Trovo il suo
sorriso a un palmo
dalla mia guancia, quando mi volto.
«Non è esattamente il modo di tirarmi su il morale
quando ho
appena fatto incavolare il mio ragazzo e l’unico che possa
avvicinarglisi è
Zayn» sbotto.
«Dai che lo troviamo un modo per farti tornare il
sorriso»
dice Harry, poggiandomi un braccio sulle spalle e attirandomi verso di
sé.
«Hazza. Giù. Le. Mani. Dalla. Mia.
Ragazza.»
Scoppio a ridere. «Avevi ragione, Harry. Era proprio quello
che mi ci voleva» gli dico e gli do un bacio sulla guancia.
È una sfida a Liam?
Forse.
«Non ti sembra di star giocando con il fuoco?» mi
chiede
lui, quando finalmente decide di tornare a degnare della sua presenza
tutto il
gruppo.
«Il fuoco saresti tu?» gli rispondo. Se risposta si
può
considerare un’altra domanda.
«Andiamo a fare una passeggiata» mi dice, di punto
in
bianco, mentre mi afferra per un polso e mi tira verso di lui.
«No. Non ci vengo a fare una passeggiata con te. Non in
queste condizioni, Liam.»
«Ash… vuole solo parlarti» dice Zayn.
Proprio la persona
meno adatta a mettersi in mezzo in questo momento.
«Stanne. Fuori.»
«Hai intenzione di litigare con tutti, stasera? Pensavo che
il problema fossi solo io!»
«E infatti il problema sei tu! Sei tu e tutti i pensieri di
cui non mi rendi partecipe! Pensavo che con la storia di Danielle
avessi
imparato la lezione, ma ecco che ogni volta che sei di malumore
l’unico che ti
si può avvicinare è Zayn. Non pensavo che il
nostro fosse un ménage à trois! E
lo sai che ti dico? La passeggiata vado a farmela da sola.»
Sbatto la porta, uscendo. Ho bisogno di fare quattro passi,
anche se da sola, in una città che non conosco, un
po’ di timore mi viene.
Ovviamente non mi aspetto di rimanere da sola a lungo, anche se non so
quale
dei cinque avrà la fortuna di vincere una Ashley di pessimo
umore. E da cosa è
partito tutto questo? Ero di ottimo umore quando siamo
usciti… possibile che
solo una mezza battuta riesca a combinare un casino di queste
dimensioni?
«Lo sai che ama solo te» dovevo aspettarmelo.
Mandano sempre
Harry quando sono di cattivo umore.
«Come sei riuscito a convincerlo a mandare te, dopo il
siparietto da uomo di Neanderthal di poco fa?»
«Perché era appunto un siparietto, e Liam lo sa
bene. È come
un fratello, per me, come potrei portargli via la persona che ama di
più?»
«Non so, hai provato a dare un appuntamento a
Zayn?» gli
chiedo, in tono ironico e con una punta di acidità
più di quello che vorrei.
«Sì, milioni di volte, ma è troppo
fedele a Liam» scoppia a
ridere e mi viene voglia di toccare le fossette sulle sue guance.
«Ehi, che
fai? Tocchi?»
Sono io a scoppiare a ridere, ora.
«C’è rimasto malissimo, quando te ne sei
andata sbattendo la
porta.»
«Poteva corrermi dietro e invece ha mandato te» gli
rispondo, poi sospiro.
«Seriamente, quanto hai intenzione di farlo penare?»
«Direi fino a quando smetterà di fare strani
pensieri di cui
non posso far parte. Considerato che è impossibile, immagino
che tra dieci
minuti scenderà in strada per vedere che fine abbiamo
fatto.»
Harry mi fissa per qualche istante con ammirazione. Nei suoi
occhi verdi c’è una luce divertita e sulle guance
si formano di nuovo le
fossette.
«Delle volte mi stupisco del fatto che stiate insieme da
poco più di un mese.»
«Un mese esatto. Oggi.»
«Aspetta. Non se ne è ricordato.»
Scuoto la testa.
«Ash, non vorrei peggiorare la situazione, ma… se
aspetti
che Liam festeggi ogni mese ti sei messa con la persona sbagliata. Non
ricorderebbe il compleanno di sua madre, se non fosse per le fan che
glielo
ricordano con giorni di anticipo. E dubito che sappiano il giorno
esatto in cui
vi siete messi insieme» mi dice, chiaramente divertito.
«Non pretendevo chissà che festeggiamento, certo
non mi
aspettavo che mi facesse trascorrere davvero la serata con voi quattro.
Senza
offesa, chiaramente, siete parte della sua famiglia e vi sono grata per
il bene
che gli volete, ma… sì, ok, pensavo che la cena
da Louis fosse una scusa.»
«Sei arrabbiata con lui?»
«Un po’ sì.»
«Allora non so se è il caso di dirti quello che
sto per
dirti.»
«Spara. Tanto peggio di così» alzo le
spalle.
«Sai la frase per cui si è tanto
arrabbiato?» annuisco.
«Gliela stiamo ripetendo da giorni e non credo si aspettasse
che gliela dicessi
anche tu. Forse ha pensato che fossi d’accordo con noi, o non
so cosa gli sia
frullato in testa, ma detta da te l’ha fatto
infuriare.»
«E riguardo a cosa gliela ripetete?»
«Devo davvero dirtelo?» mi chiede, con un
sopracciglio alzato.
Ci metto un po’ per arrivarci, ma arrossisco fino alla punta
dei capelli e ritorno quando lo capisco.
«Voi… lui… noi…»
«Lei, io, tu, essi. Cos’è, ti sei messa
a recitare la
grammatica?»
«È che… mi imbarazza parlarne con te,
torniamo dentro?»
«Non stavi aspettando che scendesse il principe
azzurro?» mi
prende in giro.
«Ma quanto sei scemo, Harold?»
«Solo mia madre mi chiama con il mio nome intero!»
«Perché? È un bel nome,
Harold.»
«Piantala!»
Stiamo ridendo e scherzando come due compagni di scuola,
quando Liam ci raggiunge.
«Scusa» mi dice come prima cosa.
Lo guardo negli occhi per qualche istante, prima di
avvicinarmi a lui e permettergli di stringermi in un abbraccio.
«Scuse accettate.»
«Ora che ha accettato le tue scuse, amico, ti converrebbe
correre a festeggiare decentemente, prima che la magnanima fidanzata
che ti sei
trovato decida di ripensarci.»
«Festeggiare?» mi chiede, con lo sguardo confuso.
«Sì, festeggiare, Liam. Ora torno dentro casa, e
spera che
Zayn, Niall e Louis non abbiano finito il dolce!» risponde
Harry, senza neanche
voltarsi. Sono sicura che stia ridendo.
«Fes… un momento. Che giorno è
oggi?»
«Trenta giorni che ti amo, smemorato mio» gli dico,
prima di
dargli un bacio.
«Ti amo anche io. Ma… è per questo che
ti sei arrabbiata
tanto?»
«No… sì… Liam, non lo so.
È stato un insieme di cose, credo.
A partire dal fatto che quando ti sei arrabbiato non mi è
stato permesso
avvicinarti. Sono dovuta rimanere in disparte a guardare Zayn che ti
tirava su
il morale e forse quello, più di tutto, mi ha innervosita.
Ma ora sei qui e non
ci voglio più pensare.»
«Sei un angelo.»
«No, lascio quel ruolo a Niall. Con i suoi capelli e i suoi
occhi se lo merita, gli mancano solo un paio d’ali di piume
bianche!»
«Non hai tutti i torti» dice in tono
accondiscendente,
mentre mi stringe di nuovo a sé.
«Io ho sempre ragione, Liam. Sempre» ribatto.
«Quindi, quando dici che penso troppo, intendi davvero che
penso troppo?»
«Alcune volte sì» rispondo in tutta
sincerità. So che questa
è una risposta importante per lui e non intendo nascondergli
niente. Devo
essere la prima a farlo se voglio che lui faccia lo stesso con me.
Sospira e butta indietro la testa, prima di parlare ancora.
«Ti
va di venire a casa mia?»
***
Niente
canzoni a fare da sfondo a questo capitolo, ma se proprio mi obbligate
a sceglierne una mi viene da pensare a qualcosa che con i 1D non
c'entra niente (ed è Wouldn't
Change A Thing, dalla colonna
sonora di Camp
Rock 2). Spero non vi
dispiaccia se sforo su Jonas
Brothers e Demi
Lovato ^^
Per
quanto riguarda il mio ritardo, devo assolutamente scusarmi con voi, ma
la fine della sessione di esami e la ripresa del lavoro mattutino (che
spesso si protrae fino al pomeriggio) mi tolgono un sacco di tempo,
perciò dovrò rallentare un po' con gli
aggiornamenti :( Spero continuiate a seguire la storia, ad ogni modo.
Devo
fare un mega-enorme-stra-grandissimo ringraziamento a Marti__
per aver consigliato questa storia come lettura in fondo al capitolo 20
della sua storia 'You're
the Harmony to Every Song I Sing' (ho
il vago sentore che a te non dispiaccia che abbia citato Wouldn't Change a Thing
:P).
Ovviamente un grazie enorme va alle ragazze che hanno recensito lo
scorso capitolo: Tay98,
Love5Carrots,
BENNYloveEFP,
Marti__
e Clo_97.
Risponderò
alle recensioni tra stasera e domani.
A
- spero - presto.
Un bacio grande grande a tutti
-K-
|
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Capitolo 14 *** EXTRA #3 - Errori di dimensioni epiche (Harry's PoV) ***
EXTRA
#3 - Errori di dimensioni epiche
«Niente,
Ash. È una cosa che mi dicono sempre anche loro.
Spiacente di avere un cervello.»
Ecco qui. Liam inizia a risponderle male. Perché dovrei
lasciare che la tratti così? E so perfettamente che non mi
devo impicciare, ma
non posso fare a meno di scuotere la testa, quando vedo che Ash si sta
per
avvicinare a lui. Lo vedo che ci rimane male, specialmente quando Zayn
lo
raggiunge e lei non capisce cosa si stanno dicendo. La voglia di
abbracciarla e
farle tornare il sorriso è tanta, ma non posso. Non devo.
Non capisco cosa le dica Niall, ma la sua risposta è
abbastanza chiara e non posso fare a meno di stringerla.
«Dai che lo troviamo un modo per farti tornare il
sorriso»
le dico.
Il suono della sua risata, quando Liam mi minaccia, e il
bacio sulla guancia che mi dà per ringraziarmi – e
per sfidare Liam – mi
rendono all’improvviso il ragazzo più felice del
mondo.
Possibile che io sia sempre così sdolcinato, quando penso a
lei?
Lo sguardo che mi rivolge Liam è tutto tranne che pacifico.
Tolgo il braccio dalle spalle di Ashley e li lascio battibeccare.
Faccio finta
di andare in bagno e invece mi rifugio in camera mia. Chiudo la porta
alle mie
spalle, sicuro che la serata finirà con Liam e Ashley che se
ne vanno per
litigare e fare pace in privato.
Mi sono appena buttato sul letto, quando sento sbattere la
porta di casa e subito dopo qualcuno bussare alla mia stanza.
«Avanti» dico. Mi stupisce trovarmi di fronte un
Liam
abbattuto.
«Pensavo fossi uscito.»
«No. Era Ashley, stavolta l’ho fatta incazzare sul
serio. Mi
spieghi come fai tu?»
«A fare cosa?» rispondo e chiedo, alzandomi a
sedere sul
letto mentre lui si siede a sua volta.
«A non farla arrabbiare.»
«Semplicemente la metà delle cose che dico non le
interessano e la metà che la interessa riguarda te. E
comunque non è vero che
non la faccio arrabbiare, Liam. Solo che di te le importa molto di
più, e
quindi si arrabbia di più» gli spiego, mentre mi
rendo conto che la situazione
è esattamente questa. Ashley con me non si arrabbia
perché quello che penso non
è importante. O almeno non lo è quanto il parere
di Liam.
«È che stavolta non capisco proprio cosa ho
fatto» sospira e
butta indietro la schiena sul letto.
«Vuoi che ci vada a parlare io?» gli chiedo e spero
che
risponda di sì. Sospira un’altra volta, e so che
è combattuto all’idea di
mandarmi da lei. Che abbia capito la reale portata dei miei sentimenti
per lei?
«Sì» dice alla fine di un interminabile
minuto di
riflessione.
Mi alzo in piedi. «Tra dieci minuti scendi.»
Se non avessi una scadenza potrei non rispondere delle mie
azioni. Io di quella ragazza sono seriamente innamorato. Pensavo di
riuscire a mantenere
la promessa che ho fatto a Sam, ma a questo punto non ne sono
più tanto sicuro.
Prima o poi farò una cazzata. Prima o poi mi
tradirò anche con lei.
Mentre mi dirigo verso la porta di ingresso sento lo sguardo
dei miei compagni sulle mie spalle. È il loro il giudizio
che temo di più, se
dovessi commettere un errore. È quello di Louis lo sguardo
che mi pesa di più,
perché mi sembra di venire meno a una promessa che ho fatto
anche a lui.
Non mi volto, non parlo con nessuno, non do spiegazioni.
Lascio il compito a Liam. Esco di casa e scendo in strada. Qui a Londra
ancora
possiamo stare in pace, le fan non sanno dove è di preciso
casa nostra, perciò
io e Louis abbiamo ancora il problema di dover puntare la
sveglia… ma abbiamo
anche la possibilità di scendere in strada e parlare con
un’amica senza doverci
rintanare di corsa nel portone. Santa Sam che non ci ha mai permesso di
venire
direttamente a casa dall’aeroporto.
La vedo subito, quando raggiungo la strada. È di spalle e
guarda la luna, e io mi ritrovo a sperare che non stia piangendo,
perché
altrimenti non saprei come trattenermi dal rompere – di nuovo
– il naso di
Liam.
Sospira, così decido di parlare. D’altra parte
stare qui a
guardare lei che guarda la luna non risolverebbe niente e poi tra dieci
minuti
Liam sarà qui e si farebbe delle domande, se mi trovasse in
silenzio a guardare
la sua ragazza.
«Lo sai che ama solo te.» Le mie parole spezzano il
silenzio
e fanno sussultare Ashley, che si volta verso di me con gli occhi
sorpresi. Non
riesce a nascondere le sue emozioni, ha gli occhi troppo grandi e
sinceri, in
questo è come me. Beh, come il me che non era innamorato
della ragazza di uno
dei suoi migliori amici.
«Come sei riuscito a convincerlo a mandare te, dopo il
siparietto da uomo di Neanderthal di poco fa?» dovevo
aspettarmi che avrebbe
reagito così. È delusa dal fatto che non sia
sceso subito Liam, ma non vuole
dargli la soddisfazione di saperlo. Come se io andassi da lui a
dirglielo.
«Perché era appunto un siparietto, e Liam lo sa
bene. È come
un fratello, per me, come potrei portargli via la persona che ama di
più?»
È proprio questo il problema, in fondo. Che so che non
potrei mai portare via Ashley a Liam. Se non fosse per
l’affetto che ci lega
sarebbe comunque un problema sul lavoro. Un casino di dimensioni
colossali,
come l’ha chiamato una volta Sam, ripetendo le esatte parole
di Lou.
«Non so. Hai provato a dare un appuntamento a Zayn?»
«Sì, milioni di volte, ma è troppo
fedele a Liam.» Scoppio a
ridere, non vorrei ma lo faccio. E sono contento di averlo fatto quando
mi
trovo le sue mani sul viso. «Ehi, che fai, tocchi?»
Ride anche lei, adesso, ma non toglie le mani dal mio viso.
Incontro i suoi occhi e la tentazione di fare quello che sarebbe un
errore di
proporzioni epiche è tanta.
Smetto di ridere, all’improvviso, e cerco di calmare il mio
cuore che batte come un forsennato. È la vicinanza di
Ashley, il suo profumo, o
forse semplicemente sta cercando di ricordarmi che non posso sempre
metterlo da
parte?
«C’è rimasto malissimo, quando te ne sei
andata sbattendo la
porta.»
Parlare di Liam è un porto sicuro. Mi ricorda che lui
esiste, che non devo fare cazzate e che lei è impegnata.
«Poteva corrermi dietro e invece ha mandato te.»
Sospira.
«Seriamente, quanto hai intenzione di farlo penare?»
«Direi fino a quando smetterà di fare strani
pensieri di cui
non posso far parte. Considerato che è impossibile, immagino
che fra dieci
minuti scenderà in strada per vedere che fine abbiamo
fatto.»
La guardo. Non so se essere sorpreso o ammirato per la
facilità con cui è riuscita ad entrare nella
routine di Liam in così poco
tempo. Sorrido in modo del tutto involontario, perché per un
attimo mi illudo
che prima o poi capiterà anche a me la fortuna di trovare
una ragazza così
dolce, ma allo stesso tempo combattiva.
Finalmente
capisco qual è il problema di stasera. È un mese
che stanno insieme e Liam non se ne è ricordato. Cerco di
calmarla e farle
presente che la memoria di Liam per gli anniversari è
pressoché pari a zero e
poi le spiego perché Liam si è tanto arrabbiato
per quella frase del tutto
innocente che gli ha rivolto.
Ho la fortuna di vederla arrossire, è così bella
quando è in
imbarazzo, e mi diverto un po’ a prenderla in giro. Fino a
quando il suo
principe azzurro non scende in strada e io batto in ritirata in casa
mia.
Quando rientro trovo Louis, Niall e Zayn tutti presi da una
partita a FIFA 2012. Il dolce è sul tavolo intatto e decido
di tagliarmene una
fetta. Lou mi si avvicina.
«Posso averne una fetta anche io?»
«No. Tu non sei in carenza d’affetto» gli
rispondo,
infilando in bocca il primo boccone. Lo guardo per qualche secondo, ma
non ce
la faccio a rimanere serio e scoppio a ridere.
«Grazie, Lou. Ci sei sempre quando ho bisogno di
te.»
***
I
miei tempi si stanno allungando a dismisura... tra lo studio, la
stesura della tesi e svariati altri impegni che non sto neanche a
raccontarvi, trovare il tempo per scrivere la storia sta diventando
sempre più difficile, ecco perché sto dilatando i
tempi di pubblicazione. Spero comunque che rimaniate qui per aspettarmi
:)
In questo Extra Harry ci ha
raccontato cosa ha provato quella sera in cui Liam ed Ashley hanno
litigato durante la cena a casa sua e iniziamo anche ad intuire come la
pensano gli altri membri del gruppo (nessuno è felice, ma
gli rimangono accanto comunque... in particolar modo Louis).
La canzone che avevo pensato di abbinare al capitolo è I
should have kissed you, solo che
a differenza del 'protagonista' della canzone, Harry sa perfettamente
qual è la situazione sentimentale della ragazza di cui
è innamorato e alla quale non ha ancora avuto il coraggio di
confessare i suoi sentimenti.
Ringrazio, come ogni volta, le sante ragazze che continuano a recensire
la storia, facendomi sapere esattamente cosa hanno provato e se hanno
provato qualcosa con il capitolo... la storia rimarrà la
stessa che ho in mente nonostante i vostri 'schieramenti', ma sono
contenta di sapere che siete confuse quanto Ashley, al momento.
Perciò, un mega-ringraziamento va a: Mistina,
Clo_97,
Love5Carrots,
Heyitscaren,
Zamieluna,
xIlovePanda,
Marti__
Per tutti quelli che me l'hanno chiesto, lo ripeto ancora una volta: LA
STORIA NON E' FINITA. Riprenderò a raccontare dall'arrivo di
Ashley negli Stati Uniti dopo aver finito di pubblicare tutti gli
Extra. Siamo arrivati al #3, ne mancano ancora 3. Per l'elenco degli
Extra potete guardare QUESTO
POST sul mio blog :)
Non mi pare ci sia da dire altro... per tutto ciò che volete
sapere e a cui non ho dato risposta... potete chiedere nelle recensioni
;)
Bacio a tutti
-K-
|
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Capitolo 15 *** Everything About You ***
12 - ILTWYSWYE
12.
Everything about you
Ho
ricordi confusi di quello che è successo da quando gli ho
risposto di sì a quando siamo arrivati a casa sua.
C'è
Liam che mi prende per
mano, che chiama un taxi e che immediatamente dopo manda un messaggio
su
Whatsapp a Zayn per farsi portare le giacche e la mia borsa.
Ricordo che ci siamo detti qualcosa, ma non ricordo bene
cosa. Ho continuato a guardarlo negli occhi e a pensare che io lo amo
davvero e
che voglio fare questo passo con lui.
Poi c'è la parte irrazionale, o meglio quella più
razionale,
che prende il sopravvento. Liam ha avuto una relazione durata
più di un anno, è
impossibile pensare che lui e Danielle si siano limitati a giocare a
scacchi,
quando si vedevano.
E allora mi sento inadeguata e ho paura di deluderlo. È per
questo che sono chiusa in bagno da mezz'ora e non riesco a decidermi ad
uscire.
Sono in piena crisi di panico.
«Ash, mi stai facendo preoccupare. Posso entrare?»
mi
chiede. Vedo la maniglia abbassarsi lentamente.
«No!» urlo, e subito la maniglia si rialza.
«Vuoi parlarne? Guarda che se esci non ti salto addosso. Non
sono un animale e ho capito che c'è un problema, se non esci
di
lì.»
Non so come, le sue parole riescono a riscuotermi. Se
entrasse adesso nel bagno mi troverebbe seduta con le spalle poggiate
alla
vasca e le gambe distese e si preoccuperebbe da morire.
Mi alzo e mi guardo allo specchio. Il mascara è colato lungo
le guance – non mi ero neanche accorta di aver pianto
– e
ho gli occhi rossi.
Apro l'acqua fredda e la faccio scorrere, prendo nel palmo della mano
un po' di
sapone e lavo il viso. Sono sicura che se cercassi da qualche parte
troverei
del latte detergente o delle salviettine struccanti. Liam è
comunque un
cantante. È normale che per i servizi fotografici lo
trucchino
un po', ed è
normale che un po' di trucco gli rimanga anche quando torna a casa.
Sarebbe
strano il contrario. Ma non ho voglia di cercare, devo fare in fretta,
perché
non ho dubbi sul fatto che tra pochi minuti irromperà nel
bagno.
Che io voglia
o no.
«Un minuto, esco subito» gli dico, consapevole del
fatto
che
probabilmente sta aspettando dietro la porta.
E infatti, quando mi decido ad aprire, lo trovo poggiato
allo stipite, con gli occhi chiusi e la faccia stanca. Gli faccio una
carezza
con il dorso della mano e sorrido, quando apre gli occhi. Mi fissa per
qualche
secondo, prima di stringermi in un abbraccio che mi toglie il respiro.
Sento il
suo naso sulla pelle del collo, le sue labbra sulla mia spalla.
«Non farmi più uno scherzo del genere»
mormora,
senza
lasciarmi andare.
Lo stringo a mia volta, non so se per tranquillizzare lui o
me stessa.
«Non voglio che tu ti senta costretta a fare qualcosa per
cui non ti senti pronta, Ash.»
«Ma io... non è questo il problema,
Liam.»
«E allora qual è?»
«Prometti di non arrabbiarti?» chiedo. Siamo ancora
abbracciati fuori dalla porta del bagno e per una volta non ho nessuna
intenzione di cambiare posizione per cercarne una più
adatta.
Forse sto
iniziando a liberarmi delle imposizioni e della rigida educazione di
mia madre
che mi avrebbero spinta a cercare un “luogo
più
consono per parlare”. In
questo momento non riesco a immaginare nessun posto migliore delle
braccia di
Liam.
Sono così rassicuranti, così forti. Mi danno
l'impressione
che qualunque cosa accada saranno qui per stringermi.
«Spara. Non mi arrabbierò.»
«Sicuro?»
«Di qualunque cosa si tratti.»
«Io...» prendo fiato «sono vergine.»
«E non è questo il problema, vero Ash?»
Sento di nuovo le parole di Harry di poco fa. “Delle
volte mi stupisco del fatto che stiate insieme da poco più
di un
mese”.
Quando ha iniziato a capirmi così bene?
«No.»
«Non ti lascio andare finché non me lo
dici.»
«Non ho intenzione di andare da nessuna parte» gli
rispondo.
«Hai una risposta per tutto?» mi chiede, con un
tono
scherzoso. Probabilmente cerca di alleggerire l'atmosfera. Sa
perfettamente che
è andato 'in bianco', come si suol dire, ma non ha
intenzione di
farmelo
pesare. Anche se vuole capire il perché.
E se ci penso sto facendo esattamente quello che fa lui,
cerco di nascondergli le mie paure per evitare di preoccuparlo o
infastidirlo.
E finisco per fare entrambi.
«No, non ho una risposta per tutto. E questo mi fa paura. E
ti rimprovero per cose che neanche cinque minuti dopo faccio allo
stesso modo.
E sì, il fatto che io sia vergine fa parte del problema. Ma
non
è il problema.
Il problema è che tu non lo sei.»
«E quindi?»
Per quanto sia sensibile, si vede proprio che non è una
ragazza.
«E quindi, signor Payne, ho paura di deluderla»
tiro fuori
tutto d'un fiato.
«Spero tu stia scherzando» mi dice. Lo sento
irrigidirsi,
sapevo che si sarebbe arrabbiato, per questo gli ho strappato quella
promessa,
prima.
«Hai promesso» gli ricordo.
«Non pensavo che fosse una cosa tanto stupida, Ash! Come
puoi solo pensare che potresti deludermi?»
«Perché tu non lo prendi neanche in
considerazione»
gli
rispondo. Lo sapevo che avremmo finito di nuovo col litigare. Lo sapevo.
«Non lo prendo neanche in considerazione perché
è
semplicemente assurdo il pensiero che io possa farmi delle aspettative
per una
cosa così importante! L’unica
cosa che
mi aspetto e che voglio è che sia un’esperienza
che
entrambi potremo ricordare
come una bella esperienza, voglio che tu
possa ricordartela come una bella esperienza. E non perché
io
sia chissà quale
fenomeno a letto. È perché ti amo» mi
dice. Durante
il suo discorso mi ha
lasciata andare e ora mi guarda negli occhi. «Non voglio
metterti
fretta e non
voglio che tu ne abbia perché pensi che io non possa
aspettare.
Io posso
aspettare. E aspetterò fino a quando non ti sentirai davvero
pronta.»
«Ma alla fine del mese io tornerò negli Stati
Uniti, e tu
-»
mi zittisce con un bacio. È un bel modo per essere zittiti,
in
effetti, ma è un
discorso che voglio affrontare ora che stiamo tirando fuori tutto
quanto.
«Non voglio che tu ci pensi ora. Non voglio che tu ti senta
sotto pressione o che faccia le cose di fretta solo perché
pensi
che non
abbiamo tempo. Abbiamo tutto il tempo del mondo, Ash.»
«Ma non è vero, Liam! Alla fine del mese
tornerò
negli Stati
Uniti, voi inizierete la promozione del nuovo album. Poi ci
sarà
il tour in
Australia. Poi quello in Gran Bretagna. Poi magari ve ne andrete a fare
un tour
europeo, che è l’unico che ancora vi manca. Poi ci
sarà quello negli Stati
Uniti, e magari potremo vederci… un paio
d’ore»
sospiro. «Come abbiamo pensato
che potesse funzionare, Liam?»
«Può funzionare» mi risponde lui,
testardo.
«Tramite skype? O Twitter? O magari con un paio
d’ore
rubate
tra una tappa del tour e l’altra? Sai perfettamente che non
ti
chiederei mai di
mettermi prima della tua musica, perché non vorrei mai che
tu
chiedessi a me di
rinunciare alla mia. Ti amo e ti prendo come sei. Ma la nostra
è
una relazione
con una scadenza.»
«Perché sei tu a dargliela» mi dice e mi
stringe di
nuovo a
sé. «Non voglio perderti.»
«Non mi perderai. Nonostante quello che ti ho detto,
nonostante quello che dice la mia testa, non mi perderai. Io voglio con
tutto
il cuore che funzioni, ma perché funzioni tu devi sapere
tutto
quello che
penso. E devi stringermi a te quando il pensiero che tu non mi sia
vicino mi
spingerà a voler mollare tutto.»
«Lo farò.»
Lo bacio, perché è tutto quello che voglio fare
in questo
momento. Non protesto quando mi prende in braccio – e
vacilla,
forse perché non
si aspettava che pesassi così tanto – e mi porta
in camera
sua. Mi posa sul
letto e mi dà un bacio sulla fronte.
«Ti posso prestare una T-shirt, se vuoi.»
«Posso dormire in canottiera.»
«Meglio la T-shirt» mi dice e mi lancia una
maglietta di
cotone azzurro con lo stemma di Superman. «È la
mia
preferita, perciò non farci
cose strane.»
«Che significa?» gli chiedo, prima di entrare in
bagno per
cambiarmi.
«Che la puoi tenere. Ma quando ti vengo a trovare negli
Stati Uniti – perché puoi stare certa che ti
verrò
a trovare, dovessi
interrompere il tour per farlo – la voglio
indietro.»
Mi fa ridere questa sua determinazione. Mi fa ridere perché
mi rende felice, non perché sia divertente. Prima di entrare
in
bagno vedo che
anche lui sorride.
Quando esco lo trovo già sotto le coperte. La cosa mi pare
abbastanza premeditata, come se volesse mettere un punto alla nostra
discussione di questa sera, come se l’argomento
‘sesso’ non fosse mai venuto
fuori. Forse… ma chi prendo in giro. Ha ragione lui, non
sono
pronta, per
quanto voglia e per quanto lo ami, il solo fatto che mi faccia tutte
queste
paranoie implica che abbia ragione Liam.
«Neanche due coccole prima di dormire?» chiedo,
mentre mi
infilo sotto le coperte con lui. Si stringe a me e mi dà un
bacio sulle labbra.
«È tutto quello che avrai. Perciò fai
la
brava.»
«Ti amo. E sono felice che anche tu mi ami così
tanto» gli
rispondo.
«Ti amo e ti rispetto. E adesso dormiamo» spegne la
luce e
mi stringe tra le sue braccia.
Il sonno mi cattura immediatamente e dormo serenamente fino
al mattino dopo.
***
Lo
so che magari non
è proprio il capitolo che vi aspettavate, ma parliamoci
chiaro:
tutti i problemi che Liam e Ashley cercano di affrontare in questo
capitolo ci sono davvero, sinceramente non me la sono sentita di
mandare 'avanti' la loro relazione senza che prima li affrontassero.
Non mi sarebbe sembrato... naturale, ecco.
Spero che condividiate la mia scelta, se così non fosse,
sentitevi libere di insultarmi via recensione u.u
Comunque,
per passare a
cosa più piacevoli: la canzone che accompagna questo
capitolo,
come avrete capito, è Everything
About You,
canzone centrale della storia. Di solito quando si usa la canzone
'perno' si è intorno alla metà o verso la fine.
Io non so
di preciso dove sono, ma la fine è ben lontana dalla mia
mente,
perciò che non vi passi neanche per la testa di abbandonarmi
u.u
Un'altra canzone che ho ascoltato a ripetizione mentre scrivevo il
capitolo è stata 'You Are so Beautiful' che amo nella
versione dei
One Direction (nel video, tra le
altre cose, alla fine c'è
un primo piano sugli occhi di Harry che mi fa sciogliere), ma
ancora di più nell'originale
cantato da Joe Cocker
(grandissima voce inglese, famosissimo negli
anni '60-'70, attivo ancora oggi).
Come
ogni capitolo, mi
trovo a dover ringraziare quelle sante che commentano ogni capitolo: tay98,
Love5Carrots,
Clo_97
e
Marti__
E
come ogni capitolo, mi
trovo a dovermi scusare per i rallentamenti delle pubblicazioni...
spero di riuscire a pubblicare prima... se così non fosse,
voi
non ci dimenticate u.u
Un bacio grande
-K-
|
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Capitolo 16 *** Senza Titolo ***
13.
È
qualcosa che vibra sul comodino a farmi svegliare. Liam
risponde, sottovoce, per non darmi fastidio.
«Sì, è qui» dice.
«No, non posso passartela» fa una pausa, per
ascoltare
quello che ha da dirgli chi è all’altro capo del
telefono, presuppongo. «Sam,
sta ancora dormendo. Facciamo così, appena si sveglia ti
faccio chiamare, così
ti calmi.»
Torna a letto e mi abbraccia.
«Scusa» mi dice nell’orecchio dopo
qualche secondo.
«E di cosa?» rispondo, con la voce ancora impastata
dal
sonno.
«Di averti svegliata. Non volevo.»
«Non ti preoccupare, se zia Sam ha chiamato doveva essere
davvero preoccupata. Forse dovevo avvisarla, ieri sera.»
«Sì, probabile. Ma quella era ansia da lavoro.
C’entra di
sicuro Simon» brontola, prima che il suo telefono ricominci a
vibrare. Liam lo
guarda, lo poggia di nuovo sul comodino e si copre la faccia col
cuscino. «Ma
non è possibile!»
«Passamela, dai. Così poi possiamo coccolarci un
po’.» Sorrido,
allungandomi per prendere il Blackberry di Liam. Nel farlo schiaccio
Liam
contro il materasso con il mio corpo, e mentre rispondo rimango ferma
in questa
posizione. «Pronto?»
«Ash,
allora sei sveglia! Ti passo a prendere tra mezz’ora.
Iniziamo a registrare da oggi»
mi dice, trafelata. Aveva ragione Liam, zia Sam
è sotto l’effetto Simon Cowell.
«Ma come da oggi? Non dovevamo iniziare la settimana
prossima?»
«Sì,
ma ci sono quattro canzoni che non conosci che tu e i
ragazzi dovete provare. E incidere. E comunque Simon ha deciso
così.»
«Zia? Non hai del caffè in mano, vero?»
«No,
Zayn ed Harry si sono precipitati qui per impedirmi di
bere caffè. Volevano anche impedirmi di avvisare te e Liam,
ma non ci sono
riusciti» mi
risponde.
«Louis e Niall?»
«Sono
già allo studio di registrazione.»
«Dammi l’indirizzo, ci vediamo lì. Devo
passare a casa a
cambiarmi e tu di sicuro non hai il tempo materiale per
aspettarmi» le dico.
«No,
non ce l’ho.»
«Perfetto. Mi passi Harry un secondo?» Sento un po'
di brusio, poi la voce di Harry che mi parla.
«Dimmi
tutto, Ash.»
«Impeditele di avvicinarsi a una qualsiasi fonte di caffeina
o teina. Il massimo che può bere è camomilla.
Guida tu fino allo studio di
registrazione e… mi servono le chiavi di casa, potete
lasciarle al portiere?»
«Signor
sì, signora!»
ride al telefono. «L’indirizzo
dello
studio lo mando a Liam via Whatsapp.»
«Ok.»
«Salutamelo.»
«Dì ‘Ciao’,
Liam.»
«Ciao» gli esce con una voce strozzata, si sente
chiaramente
che ha un peso sullo stomaco.
«Che
state facendo, voi due?»
«Niente. Ci siamo svegliati proprio adesso. Gli sono salita
sopra per rispondere al telefono.»
«E
che avete fatto stanotte?»
calca la voce sullo ‘stanotte’
e mi viene da ridere se immagino la faccia che starà
sicuramente facendo in questo momento.
«Sei il solito, Harold! Non meriti che ti racconti niente.
Ci vediamo allo studio.» Chiudo la chiamata senza aspettare
la sua replica. Che
ovviamente avrebbe incluso una qualche lamentela sul fatto che
l’ho chiamato
con il suo nome completo.
«Ti ha chiesto qualcosa di stanotte?» mi chiede
Liam.
Annuisco. «Dobbiamo metterci d’accordo su qualcosa
da raccontare?»
«La verità non va bene? Non sono molti i ragazzi
che
avrebbero fatto quello che hai fatto tu per me stanotte»
rispondo.
«Direi che la verità va benissimo.» Mi
stringe forte ancora
una volta, poi salta giù dal letto. «È
il caso che ci sbrighiamo, non so per
quanto Zayn ed Harry riusciranno a gestire Sam.»
Non mi ha dato neanche un bacio, stamattina. Inizio a
pensare che non vada tutto bene come vuole farmi credere.
*
*
*
Dopo
essere passati da casa di zia Sam, dove mi sono
cambiata e ho preso il portatile con tutti gli appunti per le canzoni
– la zia
non me li aveva ancora fatti stampare – arriviamo allo studio
di registrazione.
Troviamo i ragazzi in un salottino, intenti a leggere gli
spartiti delle nuove canzoni. Niall strimpella gli accordi alla
chitarra e
dalla sala di registrazione proviene un frastuono notevole.
«Chi c’è alla batteria?»
chiedo mentre mi siedo su un
divanetto, vicino ad Harry, che mi passa la mia copia degli spartiti.
«Non lo sappiamo, quando siamo arrivati già stava
provando e
non ci hanno fatti andare di là. Sam è sparita
nell’ufficio con Simon da almeno
venti minuti. Noi abbiamo iniziato a provare le nuove canzoni, ma senza
Liam
era praticamente inutile anche solo tentare» mi risponde
Zayn, con la voce
stanca. Lo guardo per un attimo e noto le sue profonde occhiaie. Lui
che ci
tiene sempre ad apparire al meglio ha una faccia stanchissima.
«Zayn, è tutto a posto?» gli chiedo.
Liam alza lo sguardo
dallo spartito che sta studiando insieme a Niall e mi fissa. Ok, ieri
sera l’ho
trattato male, ma è comunque il suo migliore amico.
È un amico anche per me,
voglio dire, è normale che io sia preoccupata per lui, no?
«Sì… sì, è tutto
a posto. Ho dormito poco, tutto qui. Ieri
sera quando ve ne siete andati ci siamo messi a fare un torneo a FIFA
2012 e
abbiamo fatto le ore piccole.» La scusa non regge,
considerato che non vedo negli
altri tutta la stanchezza che noto in lui.
Mi alzo in piedi e mi siedo vicino a Zayn. Con la coda
dell’occhio
riesco a vedere che Liam segue i miei movimenti.
«Devo chiederti scusa» dico.
«No, avevi ragione. Ci ho pensato seriamente, stanotte. Avevi
ragione, quando ti sei arrabbiata perché ho cercato di
mettermi in mezzo.»
«Lo so che avevo ragione. Ma non dovevo trattarti in quel
modo, perché so anche che tu lo facevi perché
vuoi bene a Liam. E di questo
devo essere solo felice. Devo essere felice che lui abbia accanto
persone che
gli vogliono bene.»
«Facciamo che siamo pari e non ne parliamo
più?» mi chiede.
«Va bene» rispondo e gli do un bacio sulla guancia.
Sembro
quasi una bambina piccola a voler sancire il nostro trattato di pace in
questo
modo, ma voglio che a Liam sia chiaro che non ce l’ho con il
suo migliore
amico, e che può continuare a contare su di lui senza
preoccuparsi che io gli
salti alla gola ogni volta.
«Avete fatto pace?» Non mi ero accorta che Hazza si
fosse
alzato dal divano e si fosse avvicinato a noi. Annuisco e saluto anche
lui con
un bacio sulla guancia.
«Allora, che avete combinato, stanotte?» si siede
sul
bracciolo del divano e mi cinge le spalle con un braccio.
«Sbaglio o avevo detto che non ti avrei raccontato niente,
Styles? La tua curiosità è davvero morbosa,
alcune volte.»
«Cerco solo di essere un buon amico, Jameson. Non so
perché
ma ho l’impressione che ci siano guai in paradiso»
sussurra.
«Cosa te lo fa pensare?» gli chiedo, subito sul chi
va là.
Se l’ha pensato anche lui allora le mie sensazioni stamattina
non erano del
tutto sbagliate, anche se Liam gioca a far finta che vada tutto bene.
Di nuovo.
«Non so. Il fatto che tu stia qui a fare la carina con Zayn
–
senza offesa, amico – e lui lì a provare con
Niall, ad esempio» mi dice.
Sorrido. «Lo sai com’è fatto,
è uno stakanovista, proverà
fino a quando non saprà tutto alla perfezione.»
«Esattamente come te, ed è strano che tu non sia
con loro. Oltretutto in Italia non perdevi
un secondo per stargli vicina e ora…»
«Harry, è tutto a posto, davvero.»
«Ash, non mi convinci, davvero. Hai un sorriso spento e
falso che credo di non aver mai visto sulle tue labbra in un mese e
mezzo che
ti conosco. Neanche quando ci siamo incontrati all’aeroporto
e facevi finta che
ti stessimo antipatici.»
«Ma non facevo finta. Voi cinque eravate esattamente i tipi
di ragazzi da cui mi ero sempre tenuta alla larga. Casinisti e
bellocci. Ma ho
avuto la possibilità di conoscervi e ora so che siete
esattamente le persone
che ho sempre voluto vicine. Simpatiche e con il cuore
grande.»
«Anche quando facciamo battute cretine?»
«Soprattutto quando fate battute cretine, Harry»
gli
rispondo e sorrido.
«Ora è un sorriso sincero. Mi piace di
più.»
«Perché ti preoccupi così tanto per
me?» gli chiedo.
«Non so dirti il motivo preciso. So che mi sento stranamente
protettivo con te, come se fossi la mia sorellina. Non voglio che quel
babbuino
di Liam ti faccia stare male, ecco tutto.»
«Harry, sono fatti loro» Zayn è stato
zitto finora, ma
prende la parola nel momento in cui Harry si spinge troppo in
là. E mi evita lo
sgradevole compito di essere io a farglielo notare.
Mi volto verso di lui e gli sorrido con gratitudine. Lui in
tutta risposta fa un verso strano e si alza, va verso Louis e gli
altri. Harry
ne approfitta per prendere il suo posto.
«Allora?» insiste.
«Mi pare che Zayn sia stato abbastanza chiaro.»
«Ma io voglio sapere perché tu hai quella faccia
strana.» Ma
sono davvero così un libro aperto per tutti?
Perché Harry ha capito subito che
c’è qualcosa che non va?
«Stamattina non mi ha neanche baciata» butto fuori
in un
sospiro, stanca della sua insistenza.
«Ah.» Hazza che risponde a monosillabi non
è un buon segno.
«Che c’è?»
«Niente. Ho dedotto che ieri sera non sia andata
bene.»
«Liam è stato… fantastico. Perfetto,
oserei dire. Ha gestito
la situazione benissimo…»
«Strano modo di parlare di una notte di sesso
sfrenato.» Sorride.
«Non l’abbiamo fatto» tiro fuori, tutto
d’un fiato.
«Cosa?» chiede, con voce sorpresa e stridula che
gli esce ad
un tono troppo alto. I ragazzi smettono di fare qualunque cosa stessero
facendo
e ci fissano. Liam deve aver capito tutto, perché subito gli
passa sul volto un’ombra.
Si alza ed esce dalla stanza.
I miei occhi incontrano quelli di Zayn. Forse vuole andare
lui… un cenno della sua testa mi dice che questa volta sono
l’unica che può
fare qualcosa. Anche perché il danno l’ho fatto io.
Lo raggiungo nell’ingresso dello studio di registrazione. Ha
i pugni stretti lungo i fianchi e poggia la testa contro il muro.
È la stessa
posizione che ha assunto ieri sera. La stessa posizione di chi sta per
prendere
a pugni qualcosa.
«Non ho intenzione di accompagnarti in pronto soccorso
un’altra
volta» dico. Cerco di sdrammatizzare.
«Tecnicamente non mi hai mai accompagnato in pronto
soccorso»
mi risponde. Beh, almeno mi parla, è già un passo
avanti.
«Hai ragione.» Sospiro. «Liam, si
può sapere cos’hai?»
«E tu?»
«L’ho chiesto prima io. E sei tu quello che
stamattina non
mi ha neanche baciata.»
«A questo possiamo rimediare subito.»
«Non crederai di potertela cavare così
facilmente?»
«No. Ma ci speravo. È che… credo di
essere davvero geloso di
Hazza, a volte. Con lui hai una sintonia che con me -»
«Con te ne ho una anche maggiore, Liam. E infatti sto con
te, non con lui. Lui è un amico. Un caro amico, niente di
più. Gli voglio bene,
tanto, e mi piace parlare con lui perché, per quanto possa
fare il cretino, mi
sa ascoltare e qualche volta dice anche delle cose sensate. Ma sei tu
quello
che amo, quello che è sempre al centro dei miei pensieri, e
quello con cui
vorrei sempre parlare delle cose che provo.»
«La gelosia non è qualcosa di razionale»
mi risponde.
«No, infatti. E non dico che tu non debba essere geloso. Mi
rende felice sapere che un po’ lo sei, perché
significa che hai paura di
perdermi. Ma non devi esagerare. E soprattutto non puoi rischiare di
rovinare l’amicizia
che hai con loro per me. Dovresti sapere che non ti farebbero mai un
torto così
grande.»
«Te l’ha detto Harry?»
«Ieri, prima che tu scendessi in strada a chiarire con
me.»
Sorride. «E gli hai creduto?»
«Certo. Non dubiterei mai dell’affetto che vi lega.
Tu no?»
«No. Non lo so. Io… ho paura di perderti come ho
perso
Danielle. La lontananza è stata più forte di noi,
di quello che provavamo, e
lei ha semplicemente cercato da un’altra parte quello che io
non potevo darle.
Il tuo discorso di ieri sera, Ash… E stamattina, quando hai
voluto parlare al telefono con Harry per
fargli quelle raccomandazioni... e adesso, quando gli hai confidato
tutto... ho avuto paura che ti stessi allontanando da me, che stessi
cercando quello che io non riuscivo a darti. Ho cercato di
nascondertelo, ma ogni volta che ti guardo penso a quello che mi hai
detto. Mi
sono di nuovo chiuso in me stesso e ti ho esclusa. Mi
dispiace.»
«Me lo stai dicendo ora. Va bene lo stesso. C'è
soltanto una cosa. Dopo quello che hai fatto per me ieri notte, come
hai potuto anche solo pensare che potessi cercare qualcosa in qualcun
altro?» Faccio piccoli
passi verso di lui, ho come la sensazione che potrebbe allontanarsi
come un
animale ferito se facessi movimenti bruschi. Quando sono abbastanza
vicina lo
stringo forte a me. Risponde all’abbraccio e mi sento di
nuovo completa. Possiamo
combattere contro il mondo, se siamo insieme. E possiamo superare la
lontananza, perché quello che proviamo l’uno per
l’altra è reale.
«La paura non è razionale, come la gelosia. Ora
posso darti il buongiorno che ancora non ti ho dato?» mi
chiede, prima di posare le sue labbra sulle mie, che si dischiudono
quasi
immediatamente, lasciandogli libero accesso alla mia bocca.
Qualcuno si schiarisce la voce e ci separiamo subito.
«Non volevo disturbare, ma ho appena finito di provare e mi
hanno detto di venire a chiamare la pianista» è
una voce imbarazzata che
conosco benissimo, quella che pronuncia queste parole.
«Matt!» urlo, passando dalle braccia del mio
ragazzo a
quelle dell’amico che pensavo di non rivedere così
presto.
«Sono felice di rivederti, Ash. Liam, ovviamente la cosa
vale anche per te» dice, dopo avermi dato un bacio sulla
guancia per salutarmi.
«Avete riso parecchio alle mie spalle, voi due»
risponde
lui.
«Andiamo, Liam. Non sarai mica ancora arrabbiato
perché non
ti ho detto che Matt è fidanzato!»
«Aspetta, lui non lo sapeva? Era per questo che mi guardava
male
ogni volta che ti parlavo?»
Annuisco, sentendomi un po’ in colpa, ora che anche Matteo
mi rimprovera.
«Allora è comprensibile!» dice e allunga
la mano verso il
mio Liam. «Non c’è nessun motivo per non
essere amici, no?»
«Amici» afferma Liam, sicuro, mentre afferra la
mano di
Matt.
E speriamo che le cose inizino a girare per il verso giusto.
***
Torna
in scena Matteo, e finalmente è tutto chiaro per tutti
quanti (o quasi).
Secondo voi cosa succederà ora? (Ovviamente le vostre
ipotesi non avranno conferme da parte mia, non voglio spoilerarvi
niente, ho tipo quattro pagine di appunti scritti a mano su un quaderno
a quadretti che spingono la storia in una
direzione ben precisa,
però mi piacerebbe sapere cosa pensate che
succederà u.u).
Un'altra
cosa che mi piacerebbe sapere è se volete che inserisca
degli 'extra' in cui la storia non va avanti, ma è
raccontata da un altro punto di vista. Finora ho raccontato tutto dal
punto di vista di Ashley, e la storia principale comunque
continuerà in questo modo. Mi piacerebbe soltanto sapere se
ci sono scene - o interi capitoli - che vorreste vedere raccontati da
un altro personaggio.
Questo ve lo chiedo soprattutto alla luce del fatto che tra
un-non-meglio-precisato-po' Ashley si separerà dai ragazzi
per tornare negli Stati Uniti (è
un'anticipazione, ma neanche tanto, penso che questo si capisse
già piuttosto bene) e quindi la storia principale
seguirà essenzialmente quello che succede a lei - i ragazzi
ci saranno sottoforma di telefonate e videochiamate, ma per sapere
quello che fanno 'realmente' dovrei cambiare punto di vista. Ovviamente
la scrittura di questi extra richiederebbe lo stesso tempo di quella
richiesta per un capitolo normale, ergo la storia non andrebbe avanti
per un periodo più lungo, anche se di fatto sarebbero
capitoli comunque inseriti nella storia. Non so se si è
capito bene quello che sto chiedendo, magari se non vi è
chiaro preciso meglio nel prossimo capitolo.
Altra
noticina noiosa, o forse già arriviamo a quelle
più carine: la canzone che accompagna questo capitolo
è Chasing
Cars, degli Snow Patrols
(bellissima anche nella versione
-ridotta- cantata dai ragazzi ad X Factor).
Il testo di questa canzone è stupendo, ergo, se potete,
ascoltatela con il testo sotto gli occhi. O una sua traduzione.
Ovviamente
non manco di ringraziare le ragazze che hanno speso qualche parola per
il capitolo inserendo una recensione: Clo_97,
LaSognatrice,
Love5Carrots
e Marti__
(sto aspettando il tuo capitolo :P). Mi chiedo che fine abbia fatto Tay98,
che finora è sempre stata puntualissima con i commenti.
Spero tu stia bene, cara.
E'
stato un caso che sia riuscita a pubblicare così presto, non
ci fate l'abitudine u.u
Ah,
già, il capitolo manca di un titolo. Mi aiutate a dargliene
uno?
Un
bacio a tutti
-K-
|
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Capitolo 17 *** Cose Strane ***
14.
Cose strane
Ieri
è stata una giornata strana. Ho ottenuto il permesso da
zia Sam di stare con Liam fino alla fine del mese, così ho
trasferito le mie
cose da lui. Ho conosciuto il suo coinquilino, l’amico di
sempre, quello che
gli è venuto dietro da Wolverhampton e continua ad
accompagnarlo e a
permettergli di tenere la testa sulle spalle. E poi ho conosciuto
Eleanor, la
ragazza di Louis. Siamo stati a cena fuori e a fare una passeggiata,
una sorta
di appuntamento a quattro. Quei due sono una coppia strana. Bellissimi
e
perfetti insieme, ma completamente opposti. E forse è
proprio per questo motivo
che stanno bene insieme. Si completano e si compensano.
«A che pensi?» mi chiede Liam. Devo averlo
svegliato con il
rumore dei miei pensieri, perché sono stata immobile proprio
per evitare di
disturbarlo nel sonno.
«A ieri. A Louis ed Eleanor. Al fatto che probabilmente lei
è l’unica persona che possa dirmi come resistere
lontana da te» gli rispondo.
Cambio fianco di appoggio per poterlo guardare negli occhi e per dargli
il
bacio del buongiorno. Gli accarezzo una guancia, ha un aspetto
così tenero,
appena si sveglia.
«Direi che è una buona idea. E poi diventare sua
amica non
può farti male di sicuro. Dico a Louis di portare anche lei
allo studio, oggi.
Quanti pezzi ti sono rimasti da incidere?» mi chiede in modo
distratto, mentre
prende il cellulare per chiamare Louis.
Metto una mano sulle sue, prima che riesca a far partire la
telefonata, e mi siedo.
«Mi sono rimasti quattro pezzi. È strano aver
finito il
lavoro in così poco tempo, non mi abituerò mai ai
tempi dell’industria
musicale.» La sto buttando un po’ sul teatrale,
esagero volutamente il tono
esasperato. La verità è che in appena tre giorni
ho inciso sedici pezzi al
pianoforte. Zia Sam ha insistito perché le mie parti fossero
le prime ad essere
incise, visto che tra poche settimane diventerò
irreperibile, e Simon è stato d’accordo
con lei.
«Sentila, la concertista classica» mi prende in
giro.
«Allora, devo chiamare Louis oppure no?»
«No.»
«Ma hai detto -»
Lo zittisco con un bacio. «Ho detto che voglio parlare con
Eleanor, non ho detto quando lo farò, né
tantomeno che sprecherò un giorno in
cui il mio ragazzo è praticamente libero dagli impegni in
sala di incisione.»
«Perché sarei libero?» Finge di essersi
dimenticato l’ordine
di incisione, o più probabilmente lo ha dimenticato davvero.
«Perché dopo di me inciderà Niall le
sue parti alla
chitarra, perciò voi non potrete neanche provare le vostre
parti vocali. E tu
mi hai promesso un giro sul London Eye e una foto sul Millennium
Bridge.»
«Maledetto Harry Potter. Quel ponte ha di attraente soltanto
il fatto che l’hanno buttato giù nel film.
È scivoloso, quando è umido. E a
Londra è sempre umido» brontola, poi mi
dà un bacio e si alza. «Vado a
preparare la colazione. La prospettiva di un giro sul London Eye mi ha
messo
appetito.»
È
una colazione tipicamente inglese, quella che mi trovo di
fronte quando raggiungo Liam in cucina. Uova e pancetta, con un
bicchiere di succo d’arancia.
Lo fisso per qualche istante.
«È una colazione sana e nutriente» mi
dice.
«E ci metterò una vita a smaltirla. Un
po’ di latte e
cereali non li hai?»
«Dubito che tu vorresti imparare a mangiarli come li mangio
io» afferma mentre inizia a tagliare la pancetta nel suo
piatto e ad addentare
il primo boccone.
«Ti sta dicendo che non ci sono cucchiai in casa,
Ashley.»
Mi volto verso Lucas, il coinquilino di Liam, e lo guardo preoccupata.
Poi
rivolgo lo stesso sguardo al mio ragazzo.
«State scherzando, vero?» chiedo.
«No, è la pura verità»
risponde Liam, che ha il buon gusto
di arrossire un po’.
«Liam, ti rendi conto che la cosa ha francamente del
patologico? Quando eri bambino poteva anche essere una cosa carina, ma
a
diciannove anni la paura dei cucchiai – che poi, che razza di
paura è? –
dovresti fartela passare. Non fanno male a nessuno. Anzi! Sono la
posata meno
pericolosa!»
«Ok, io vi lascio. Dal periodo ‘i cucchiai non
fanno male a nessuno’
ci sono già passato. Però, ehi, se riesci a
convincerlo mandami un messaggio
che vado subito a comprarne una confezione!»
Lucas prende le chiavi di casa nello svuota-tasche vicino
all’ingresso e se ne va.
«Come fai ad avere sempre tutti dalla tua parte?»
mi chiede
Liam, con il broncio. Ecco, ora sembra davvero un bambino che fa i
capricci.
«Perché dico sempre cose estremamente sensate con
cui la
gente non può fare a meno di essere
d’accordo» ribatto, con un tono da
maestrina che mi ricorda di chi sono figlia. «E
comunque… potrei mostrarti un
uso molto interessante dei cucchiai, se tu mi dessi un po’ di
fiducia.»
Mi sono avvicinata a lui, gli cingo il collo con le braccia
e mi fermo esattamente tra le sue gambe.
«Ti amo» mi dice, con un sorrisetto furbo.
«Tanto non la scampi» gli rispondo, prima di posare
le
labbra sulle sue. Siamo soli e ci lasciamo un po’ andare,
almeno fino a quando
non suona il campanello.
«Possibile che non si possano avere dieci minuti di
pace?»
sbuffo. «Finisci la colazione, vado io.» Do un
bacio a Liam e mi avvio verso la
porta senza preoccuparmi troppo del mio aspetto, sicura che sia uno dei
ragazzi,
che già mi hanno vista nelle mie peggiori condizioni.
«Liam, mi spieghi perché Sam mi ha chiamata
ie… No, tu non
sei mio figlio. Eppure questa mi sembra casa sua. O forse ho sbagliato
piano?»
«Mamma?» Liam sbuca dalla cucina e corre ad
abbracciare sua
madre, mentre io non riesco ancora ad aprire la bocca per presentarmi.
«Mamma, lei è Ashley. La mia ragazza» mi
introduce lui.
Esattamente come io l’ho introdotto a mio padre.
«Lei è la giovane americana che ti ha rubato il
cuore,
allora» mi squadra per qualche secondo, poi mi tende la mano.
«Piacere, signora Payne» dico, stringendola.
«Ah, quante formalità. Chiamami Karen e dammi del
tu. Immagino
sia per te che Sam mi ha fatta precipitare qui. Sei sua nipote,
no?»
«Non so cosa abbia in testa mia zia ultimamente, ma
sì, sono
sua nipote» dico, alzando le spalle. «Vado a
sistemarmi, Liam, così intanto tu
parli un po’ con tua madre. Ci vediamo tra qualche minuto,
signo… Karen»
È la mezz’ora più lunga della mia vita
quella che passo in
bagno a prepararmi. So che non posso passarci troppo tempo,
perché non voglio che la madre di Liam pensi che io sia una
di quelle ragazze che passano la vita davanti allo specchio. E poi i
capelli li ho lavati ieri sera, e Liam lo sa, perciò non
ho neanche quella scusa. Ma tornare di là troppo presto mi
farebbe sembrare invadente, cosa che
non voglio assolutamente essere. Voglio lasciare al mio ragazzo i suoi
spazi
con sua madre, ma non posso passare la giornata in bagno. Tra le altre
cose tra
poco Harry sarà qui per portare me e Liam allo studio
e… suona il citofono.
Faccio un respiro profondo ed esco dal bagno. Ormai sono
pronta.
E ovviamente non è Harry quello che si affaccia sulla porta
di casa.
«Zia Sam, che ci fai qui?» chiedo.
«Sono passata a salutare Karen e a vedere come ve la cavate
voi due. Considerato che Liam non è ancora pronto direi che
ho fatto bene a
passare» mi dice, con aria di rimprovero.
«Quando fai così sembri mamma. E comunque Liam non
è pronto
perché stava parlando con sua madre» ribatto. Non
mi fa paura, mi fa soltanto
arrabbiare, quando fa così la prepotente.
«Confermo. Sam, dovresti rilassarti di più, sono
due bravi
ragazzi.»
La mamma di Liam mi piace sempre di più.
«Io vado a prepararmi, avrete sicuramente un sacco di cose di
cui sparlare»
dice Liam un attimo prima di sparire dietro la porta del corridoio,
lasciandomi in balia di queste due.
«C’è un po’ di
caffè?» chiede zia Sam, mentre si siede sulla
poltrona.
«In casa di Liam, Sam? Tutto ciò che prevede
l’uso di
cucchiaini non è contemplato in questa casa, dovresti
saperlo» scoppia a ridere
Karen.
«Francamente, non capisco perché tu non
l’abbia mai
costretto a usare un cucchiaio» le risponde lei.
«Perché dovresti avere imparato a conoscerlo. Ha
una forza
di volontà senza eguali e se si mette in testa una cosa
è quella. Non c’è
riuscita neanche Danielle, dubito che ci riuscirà mai
qualcuno.» Finisce di
parlare, poi mi guarda. Mi guardano entrambe, a dire la
verità.
«Sì, lo so, esiste una ex che è decisa
a non farsi da parte.
Ma l’hai detto anche tu, no? Liam ha una grandissima forza di
volontà, e io non
sono da meno.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire. Sei una cara ragazza e
sinceramente mi dispiacerebbe prendere in antipatia il primo e unico
membro
della famiglia di Sam che lei ci faccia conoscere.»
«A proposito di questo… stasera ho ospiti a cena
che sono
sicura vorrebbero vedere Ashley. E immagino che, nonostante la
scazzottata,
sarebbero felici di vedere anche Liam.»
«C’è papà?» chiedo.
L’ultima volta che ci siamo visti non è
andata granché bene, ma se passa dall’Inghilterra
per andare in Italia
significa che ha voglia di vedermi.
«E non è solo. Tuo fratello non vedeva
l’ora di
riabbracciarti, si è addirittura offerto di venire con me
qui. Lo troveremo
allo studio, lo passava a prendere Harry.»
«Peter è allo studio? E cosa aspettiamo ad
andare?»
Karen mi guarda perplessa e zia Sam scoppia a
ridere.
«Per una volta che sono impaziente di rivedere quella palla
di Peter mi tratti così?» le faccio notare.
«No, hai ragione. Ora mi riprendo» dice lei.
«Parlatemi della scazzottata. Che c'entra Liam?»
«Ha preso a pugni mio padre. A dire la verità non
è stata proprio una scazzottata. Gli ha tirato un pugno e si
è contuso due dita. Non è riuscito a piegarle per
una settimana.»
«L'abbiamo
portato al pronto soccorso, in Italia. Temevamo che fossero rotte. George
temeva che fossero rotte.»
«George sarebbe?»
«Mio padre, è un medico.»
«E tu dov'eri quando è successo?»
mi chiede Karen, non so se più curiosa o infastidita dal
fatto che non fossi lì per proteggere suo figlio.
«A piangere in giardino, mamma. Suo padre le aveva appena
detto, senza alcun tatto aggiungerei, che aveva deciso di separarsi da
sua madre. Avrei preso a pugni anche Sam, se non mi fossi fatto male e
non fosse una donna» Liam risponde al mio posto, mentre mi
stringe in un abbraccio. C'è sempre quando ho bisogno di
lui, si è persino sbrigato a cambiarsi.
«I tuoi si separano? Come mai? Ovviamente se non sono troppo
indiscreta»
chiede Karen.
«Diciamo che era ora che lo facessero. Caroline non era la
donna adatta a
George, non lo è mai stata» borbotta zia Sam.
«Caroline?» chiede Karen, sorpresa.
«Già. Probabilmente è per questo che la
Flack non l’ho mai
retta. Ovviamente escludendo il fatto che se a trentadue anni te la fai
con un
diciassettenne ci sono solo due motivi. Uno dei quali include il fatto
che lui
sia carino, famoso e può aiutarti a diventare
popolare.»
«Caroline Flack è la ex di Harry» mi
sussurra Liam
nell’orecchio.
«E aveva trentadue anni? Poteva essere sua madre!»
«Non augurerei a nessuno di rimanere incinta a quindici
anni, ma è stata la stessa cosa che ho detto a Harry quando
si sono lasciati»
dice zia Sam.
«Non era la donna adatta a lui. Si stava
approfittando di un ragazzino» aggiunge Karen.
«Mamma, lo so che tu e Anne avete ricamato un sacco su
questa cosa, ma non mi pare il caso di rivangare cose passate.
Soprattutto
quando siamo in ritardo!»
Liam deve aver fatto il collegamento “ex-ragazze”
uguale
“adesso parleranno di Danielle” e sta cercando di
deviare la conversazione.
Peccato che l’abbiano già fatto.
«A proposito di Anne. È un sacco che non la vedo,
sai per
caso se verrà a trovare Harry in questi giorni?»
«Non ne ho la più pallida idea, è un
sacco che non parlo con
Harry di qualcosa che non siano le canzoni del nuovo album.»
Sul volto di Liam passa un’ombra.
Possibile che sia davvero geloso di Harry?
***
Dunque,
qualche precisazione:
-
non so il nome del coinquilino di Liam né
tantomeno se sia vero che sono amici d'infanzia... come tutte le cose
in questa storia è una realtà alternativa, ergo
rielaborata da me;
- Le idee di Liam sul Millennium Bridge sono le mie. Quando ho avuto
l'occasione di visitare Londra sono stata, come tutti i turisti
(benché fosse una vacanza-studio) a vedere il Millennium
Bridge. E' un cazzotto in un occhio che collega le due rive del Tamigi
in un punto in cui una costruzione moderna come quella non c'entra
assolutamente niente (il ponte collega due delle parti più
antiche della città. Davvero, è un cazzotto in un
occhio come quel grattacielo orribile progettato dal Principe Carlo...
non so se avete presente quella specie di supposta di vetro e metallo
che emerge in mezzo alla City). Per di più se avete - come
me - la sfortuna di attraversarlo in una giornata particolarmente
umida, vi renderete conto di quanto quel 'coso' stia lì solo
per bellezza. L'unica cosa che non è vera è che a
Londra sia sempre umido. Cioè, sul Tamigi probabilmente
sì, ma quando sono stata io in tre settimane sarà
piovuto due volte.
- La fobia di Liam per i cucchiai è cosa nota, anche se
sembra che sia più per l'igiene nei ristoranti che una vera
e propria fobia per i cucchiai.
- Karen e Anne dovrebbero essere i veri nomi delle madri di Liam e
Harry, rispettivamente. Se ho sbagliato, chiedo perdono.
La canzone che accompagna
questo capitolo... mmm è difficile da dire. Penso che Tell
Mama di Etta James possa andare
abbastanza bene, ma solo per quanto riguarda il ritornello ^^ (la mamma
di Liam la vedo molto chioccia, mi dà quest'impressione).
Per il resto, voglio ringraziare le tre persone che hanno recensito lo
scorso capitolo, lasciandomi anche i loro pareri (che sto elaborando),
che sono: Love5Carrots,
IsaPosse
e Tay98,
e vorrei salutare anche Marti__ e Clo_97, che ci sono sempre.
Un bacio grande a tutti
-K-
|
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Capitolo 18 *** Scelte ***
15.
Scelte
Sono
passati due giorni dalla visita della madre di Liam.
Peter ci ha fatti impazzire tutti quanti, gli unici che riuscivano a
stargli
dietro erano Louis – che è un bambino troppo
cresciuto – e Harry, che è stato
costretto a interminabili partite a Pokemon sul DS.
La cena di quella sera è andata meglio di come potessi
prevedere. Vero è che prevedevo disastri giganteschi e a
catena, perché le cose
andassero meglio ci voleva davvero molto poco. Karen e mio padre hanno
subito
stretto un buon rapporto e, sebbene la cosa mi abbia un po’
stupito all’inizio,
a ripensarci più tardi, mentre Liam mi accarezzava i capelli
per farmi
addormentare, non mi è sembrato tanto strano.
Papà non ha mai avuto problemi a
farsi degli amici, c’era sempre gente di tutti i tipi in giro
per casa, quando
ero piccola. Poi a un certo punto hanno iniziato a scomparire. E adesso
penso
che non fosse colpa sua.
Sospiro, Liam sta facendo le prove con gli altri, nel
pomeriggio inizieranno ad incidere le loro parti. Sono venuta in studio
perché
non avevo altro da fare, o meglio, perché ho appuntamento
qui con Eleanor. Alla
fine con Louis ho parlato io, non volevo turbare ancora Liam, non se lo
merita,
ma avevo davvero bisogno di parlare con qualcuno che mi potesse capire
e mi
potesse indirizzare sulla strada giusta. O meglio, non è che
‘avevo’. Ce l’ho
ancora.
«Come mai non sei rimasta a casa a dormire?» mi
chiede Matt.
Erano due giorni che non mi facevo vedere qui, lui sta incidendo le sue
parti
più lentamente di quanto non abbiamo fatto io e Niall,
complice il fatto che
nel suo contratto con la casa discografica è previsto uno
stage in sala regia.
«Ho appuntamento con Eleanor, la -»
«Ragazza di Louis» completa una voce squillante ed
allegra.
Eleanor tende la mano a Matt, poi si china su di me, che sto seduta sul
divano,
e mi dà due baci sulle guance. Prima di sedersi, ovviamente.
«C’è un traffico
spaventoso. Per andare in centro prendiamo i mezzi, se per te va
bene.»
Annuisco. Eleanor è un ciclone, il corrispettivo al
femminile di Louis, anche se decisamente meno infantile, e lasciarsi
trascinare
è molto più facile che opporsi. Non so da dove mi
fosse venuta l’idea che
potesse essere un tipino tranquillo. Dovevo essere impazzita.
«Io sono Matteo, ma ovviamente puoi chiamarmi Matt, come
tutti qui» le risponde, con lo stesso sorriso che deve aver
fatto a me quando
si è presentato. Se ha sempre sorriso così non
c’è da stupirsi che Liam ne
fosse geloso.
«Sei il batterista italiano?» gli chiede lei,
dimostrando
che Louis le ha parlato di lui.
«In carne ed ossa. E le foto sul telefono di Louis non ti
rendono giustizia, sei molto più bella di persona»
le risponde, con una
galanteria forse esagerata, ma del tutto apprezzata da Eleanor, che si
mette a
ridere.
«Frena i cavalli, italiano. Questa bellezza è
mia» Louis
irrompe nel salottino e si china per baciare la sua ragazza. Liam ci
raggiunge
qualche secondo dopo.
«Non pensavo faceste una pausa così
presto» gli dico mentre
gli faccio posto sul divano. Cioè, mentre mi alzo e mi siedo
sulle sue
ginocchia.
«Harry ha qualche problema con la sua parte e Sam ci ha
buttati
fuori mentre lei gli parla. Niall e Zayn sono saliti di sopra per
capire se
riescono a sentire qualcosa dal condotto di areazione. L’anno
scorso sono quasi
riusciti a rubare le tracce audio prima che fossero complete
registrandole da
lì.»
«Non vi sembra violazione della privacy?» gli
chiedo, con aria
di rimprovero. Lui sorride e mi bacia.
«Tutto ciò che succede a uno di noi, succede a
tutti. Ma
ultimamente sembra che Sam non la pensi così, parla con
Harry molto più spesso
che con noi.»
«Sei geloso?»
«Del fatto che Sam lo rimproveri così spesso?
No.»
«Ashley, vogliamo andare?» Eleanor mi richiama e
solo in
questo momento mi rendo conto che io e Liam stavamo affrontando un
discorso
personale in mezzo ad altra gente.
«Aspettiamo che i ragazzi rientrino e poi andiamo»
le dico.
Mi alzo e prendo Liam per mano. «Vieni un attimo con
me.»
Andiamo nel salottino dell’altra sala di registrazione,
quella che Matteo usa per registrare le sue parti, e chiudiamo la porta.
«Si può sapere cosa ti sta succedendo? Sei
insofferente al
nome di Harry. Ogni volta che lo si nomina in una conversazione ti
irrigidisci,
rispondi male e cambi argomento» gli chiedo, senza troppi
giri di parole.
«Non è niente, Ash. È che non mi piace
quando qualcuno ti
sta troppo intorno, lo sai.»
«Ma con gli altri ragazzi non fai tutti questi problemi. Se
Niall o Zayn mi abbracciano non stringi i denti.»
«Te l’ho detto qualche giorno fa… sono
geloso della sintonia
che hai con lui, tutto qui» mi risponde.
«Sei sicuro che non ci sia altro?»
«Sicurissimo.»
Sospiro e mi siedo vicino a lui. Poggio le mani sul retro
del suo collo e la fronte alla sua. Lo guardo intensamente negli occhi.
«Io amo
solo te» gli dico, prima di baciarlo.
Louis bussa alla porta qualche minuto dopo. «Liam, dobbiamo
rientrare» dice e si allontana di nuovo.
Liam mi dà un bacio e sorride. «Ti amo
anch’io.»
*
*
*
Fare
compere con Eleanor è un’esperienza da non
ripetere.
Innanzitutto è un orribile colpo alla propria autostima il
fatto che stia bene
con qualunque cosa indosso, e poi la sua energia è
illimitata, non si riesce a
stare dietro ai suoi ritmi. Capisco perché vada
così d’accordo con zia Sam.
«Hai chiarito con Liam?» mi chiede, una volta che
ci siamo
sedute al tavolinetto dello Starbucks, quando lei decide che per oggi
abbiamo
fatto abbastanza compere.
Distolgo l’attenzione dal frappuccino che sto sorseggiando e
la rivolgo a lei. «Più o meno» le
rispondo.
«In che senso? Ovviamente se ti va di parlarne, non sei
obbligata, d’altra parte neanche ci conosciamo
così bene.» La guardo e scoppio
a ridere. Mi ha detto la stessa cosa che avrebbe detto Louis nella
stessa
situazione.
«Nel senso che credo mi stia nascondendo qualcosa»
sbuffo,
agitando la cannuccia nel bicchiere.
«Cioè che è geloso di Harry?
È abbastanza palese perché non
debba dirtelo, non credi?» È la sua franchezza che
la rende odiosa. Non fa giri
di parole inutili, va dritta al punto. È questa
capacità, però, che mi fa
fidare di lei. Non si fa problemi a dire quello che pensa, anche se
quello che
pensa è scomodo. «Ashley, penso che sia il caso
che tu apra gli occhi. Che tu
ad Harry piaccia è un dato di fatto.»
«Te l’ha detto Louis?» le chiedo.
«Non avrebbe mai tradito il suo migliore amico in questo
modo, sono cose che si percepiscono. E a me è bastata
mezz’ora in loro
compagnia con te presente, per capirlo. Credo che tu sia
l’unica che non si è
ancora resa conto di come stanno le cose. E non capisco come sia
possibile non
capire quello che pensa Harry. Ha degli occhi così limpidi
che si vede subito
tutto quello che gli passa per la testa. E quando guarda te, credimi,
non è ad
un’amica che sta pensando. Stringe gli occhi e trattiene il
fiato, soffre e non
vuole farlo vedere. Ma è anche peggio perché i
ragazzi lo conoscono fin troppo
bene per non percepire il motivo del suo malessere.»
Deve averci osservati per bene, se ha tratto queste
conclusioni.
«Secondo te sono una stronza?» le chiedo, con gli
occhi
fissi sulla cannuccia. È fucsia, una tonalità
molto particolare…
«No, non lo sei. Semplicemente non hai dato peso ai segnali
che ti mandava, probabilmente perché non ti interessano,
come è giusto che sia,
dato che stai con Liam.»
«E cosa dovrei fare?»
«Cercare di capire di chi non puoi fare a meno» mi
risponde,
in maniera secca, decisa. È come se mi avesse chiesto di
tagliarmi via una
delle due mani, e per me che sono una pianista è impensabile
un pensiero del
genere. Ma ha ragione, io sto con Liam, e se la mia amicizia con Harry
lo rende
insicuro… ma che cacchio sto pensando, ho sempre odiato la
storia di Twilight
perché a un certo punto lei rinuncia al suo migliore amico
perché lui – non mi
ricordo neanche i nomi – lo ritiene pericoloso, e ora sto per
fare la stessa
cosa? «Mica devi decidere adesso, Ashley.»
«È che… Devo davvero dargli questo
potere? Decidere chi
posso e chi non posso vedere?»
«La stai guardando dal lato sbagliato. Non è che
tu non
possa vedere Harry, credo che Liam neanche lo vorrebbe… ad
essere sincera credo
che neanche lui sappia cosa voglia, in questo momento. A parte te,
ovviamente.»
Sospiro e torno a perdermi nei miei pensieri. «Te
l’ho detto, non devi decidere
adesso» mi ripete.
«È che… io so esattamente senza chi non
posso stare. Il
pensiero di perdere Liam e di stargli lontana mi terrorizza e ad essere
sincera
non so come faccia tu a sopravvivere.»
«A volte è difficile sopportare di non vedere
Louis per
mesi, se non tramite lo schermo di un pc, ma stringo i denti
perché so che
tutto questo fa parte della sua vita e lo rende felice. E poi ci sono i
giorni
che passiamo insieme e, anche se sono sempre meno, mi ripagano di tutto
il
tempo che abbiamo trascorso separati. Per questo quando ci vediamo
vorrei che
Louis mi rivolgesse tutta la sua attenzione. Per questo quando le loro
fans ci
incontrano per strada chiedo a Louis di ignorarle. Loro hanno la sua
attenzione
tutti i giorni, io solo per qualche ora al mese. È per
questo che le fan hanno
iniziato ad odiarmi.»
«Ho letto qualcosa in proposito su internet» le
rispondo. È
vero, volevo avere un’idea di quello che mi avrebbe aspettato
in quanto ragazza
di uno dei One Direction, ma avevo paura di cercare il mio nome. Ero
terrorizzata dall’idea che potesse essere associato a quello
di Danielle in un
paragone che non mi avrebbe sicuramente vista uscire vincitrice e
così ho
cercato il suo.
«Ecco, questo è un errore che non devi fare. Non
cercare
informazioni su di noi su internet. Viene fuori la peggiore merda che
tu possa
immaginare.»
Sgrano gli occhi al sentirle dire una parolaccia, poi mi
metto a ridere.
«Calder, ha usato una parolaccia davanti ad una povera anima
innocente. Cosa ha da dire a sua discolpa?»
«Che l’anima innocente tiene all’amo due
dei più ambiti
ragazzi della Gran Bretagna e del mondo intero, perciò non
è tanto innocente.»
Guarda l’orologio. «Forse è ora di
rientrare.»
*
*
*
Saluto
Eleanor alla sua macchina, con la promessa che ci
rivedremo presto per trascorrere un altro pomeriggio senza ragazzi
intorno, poi
rientro nello studio. Quando apro la porta è tutto spento e
non vola un fiato.
Strano che fosse ancora aperto.
«Come mai sei qui?» mi chiede la voce roca di
quello che
considero il mio migliore amico. Mi volto verso di lui e cerco i suoi
occhi.
Eleanor ha ragione, mi guarda esattamente come mi guarda Liam. Solo che
lui non
dovrebbe guardarmi così.
«Ciao, Harry. Gli altri?»
«Liam è andato a casa» mi risponde.
«Grazie» dico. Sto per uscire dalla porta quando
sento la
sua mano sul mio polso.
«Non te ne andare, rimani un po’ con me.»
Sospiro, perché è esattamente quello che non
volevo, ma è
anche quello che mi aspettavo, dopo la chiacchierata con Eleanor.
«No, Harry,
non posso. Devo andare da Liam.»
«Non può aspettare neanche cinque
minuti?» mi chiede. Sembra
quasi una supplica, e capisco che è questo il momento in cui
dovrò passare per
stronza, perché devo essere io a mettere un punto ad un
qualcosa che non esiste
ma che sta facendo soffrire due dei più dolci e intelligenti
ragazzi del mondo.
«Harry, forse dovrei cercare di appoggiarmi meno a te.
Confidarti meno cose… allontanarmi in un certo senso. Ti
voglio bene e sei un
caro amico, ma se questa amicizia fa soffrire Liam e lo fa
preoccupare… allora
dovremo essere amici, ma amici normali. Capisci cosa voglio
dire?»
«Sì» sussurra e lascia il mio polso.
Esco dallo studio con il cuore pesante. Faccio la strada
fino a casa quasi di corsa e quando entro nell’appartamento
volo tra le braccia
di Liam e inizio a piangere. Mi addormento così, tra le sue
braccia, con le
lacrime agli occhi, cullata dalle parole di conforto che il mio ragazzo
mi
sussurra, anche se non sa perché sto male.
Ho spezzato il cuore al mio migliore amico.
***
E'
un capitolo tanto triste T_T ma dopo quello di ieri mi è
venuto da scriverlo quasi di getto. Stanotte mentre guardavo i KCAs ho
buttato giù quasi tutto il capitolo sul solito quaderno ^^
La
canzone per questo capitolo... boh, non saprei proprio cosa abbinarci.
Ci sono un sacco di canzoni adatte, ma riesco a pensare solo al
cuoricino del povero Harry, quando cerco una canzone... quindi vi
beccate Don't
Ever Let It End dei Nickelback
(altro gruppo che AMO profondamente ^^).
Al
capitolo ho da aggiungere solo un paio di cose: la prima è
che sono assolutamente convinta che quando in un rapporto di coppia si
presenta un terzo incomodo (che di solito è sempre un amico
di sesso opposto) ci siano sempre dei sacrifici da fare. Se l'amico
è intelligente sa quando deve farsi da parte (e non
allontanarsi totalmente, nell'amicizia l'importante è
esserci quando l'altro ha bisogno, senza essere invadenti)... se
è innamorato, come in questo caso, la cosa è
più difficile. Ma la coppia è coppia e l'amico
è a sé stante.
La seconda cosa è un commento alle parole che ho messo in
bocca a Eleanor. Non è un caso che le pronunci. Sono idee
mie come quasi tutto quello che trovate in questa storia, considerato
che non conosco né lei né tantomeno i ragazzi, ed
Ashley e Sam e tutti quelli che ho messo loro intorno sono personaggi
inventati, comunque non è un caso che pronunci quelle parole.
Ieri mi sono imbattuta (sempre mentre guardavo i KCAs) in un tweet di
Louis che si è trovato a dover difendere la propria
fidanzata dall'attacco di una fan. Non ci ho capito molto,
perché il post del contendere è stato cancellato,
ma sono riuscita a leggerne abbastanza per immaginare il contenuto
totale. Che riassunto era più o meno questo 'Eleanor
è una strega (era un'altra parola, ma evito)
perché non ha permesso a Louis di tornare indietro a farmi
l'autografo'. Sinceramente? Louis nega che sia successo, ma se
è successo davvero Eleanor
J. Calder ha tutta la mia approvazione e tutto il mio sostegno.
Vede il suo ragazzo per un paio di giorni al mese, mi sembra giusto che
voglia goderselo senza scocciature. E non venitemi a dire che noi fans
non sappiamo che si vedono così poco...
è tutta una questione di rispetto.
Bon,
dopo la tirata da vecchiaccia acida che mi costerà non so
quante lettrici... colgo l'occasione per ringraziare Marti__,
Clo_97,
tay98,
Mistina,
e Love5Carrots
per le recensioni lasciate al primo (sconvolgente, e me lo dico da
sola) extra di questa storia. Vi anticipo che il prossimo extra
sarà un Liam's PoV
e riguarderà il capitolo 8
:)
Per le risposte alle recensioni vi dispiace aspettare fino a domani?
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Capitolo 19 *** EXTRA #4 - Poi non dire che non te l'avevo detto (Louis' PoV) ***
EXTRA #4 -
Poi non dire che non te l'avevo detto
Sono
in salotto a guardare un film con Eleanor, quando Harry
arriva sbattendo la porta. È tardi, saranno passate almeno
quattro ore da
quando ce ne siamo andati dallo studio. Aveva detto che mi avrebbe
raggiunto a
casa in poco tempo, che doveva rivedere o riascoltare
qualcosa… non ricordo
bene, non gli ho dato troppo peso perché avevo fretta di
tornare a casa ad
aspettare Eleanor. Ora un po’ me ne pento.
«Vuoi che torni a casa mia?» mi chiede lei. Ferma
il dvd e
riaccende le luci. C’è un telecomando per tutto e
alcune volte mi stupisco di
come abbia imparato ad usarli prima di me che qui ci abito da un anno e
mezzo,
ormai.
«Harry non si aprirà con te qui, ma non voglio
neanche che
si crei un precedente. Non può pretendere che tu te ne vada
ogni volta che lui
è di malumore.»
«Lou, lo sai che non è così. E smetti
di fare il broncio.
Facciamo che io me ne vado perché domattina devo alzarmi
presto per andare a
lavoro e non posso fare tardi, ok?»
«È la verità?» chiedo. Quando
mi dice di non fare il broncio
mi viene automaticamente da farlo, sono un ragazzino troppo cresciuto,
non
posso farci niente.
«Sì, Lou.» Eleanor ha già
finito di raccogliere le sue cose
e si sta preparando per uscire. Le do un bacio.
«Domani ti racconto» le dico.
«No, non mi racconterai, perché non vorrai dirmi i
segreti
di Harry. Ma va bene così, ti amo anche perché
sei un buon amico» mi dice. Mi
fa una carezza mentre mi guarda negli occhi, sorride ed esce
dall’appartamento.
Sorrido anche io, prima di ricordarmi perché se ne
è andata
così in fretta.
Io e Harry abbiamo un conto in sospeso, adesso.
*
*
*
«Fai
che sia davvero grave» dico, mentre spalanco la porta
della camera di Harry. Mi aspettavo di trovarlo davanti al televisore
con le
cuffie a giocare alla playstation, come fa sempre quando a casa
c’è Eleanor e
non vuole disturbarci. E invece la stanza è completamente al
buio e quando la
accendo mi arriva un cuscino in faccia.
«Spegni quella cosa» grida, così
schiaccio di nuovo
l’interruttore prima ancora di elaborare la voce di Harry.
Che ha sempre una
voce roca, è vero, ma non così
roca.
«Harry, stavi…» mi interrompo prima di
dire ‘piangendo’. È
così ovvio che stesse piangendo, voglio dire: la luce
spenta, a faccia in giù
sul letto, la voce roca… Mi avvicino al letto, mi sdraio
vicino a lui e lo
abbraccio. Lui continua a singhiozzare per un po’, ma alla
fine si calma. Credo
si sia addormentato, ma non riesco ad andarmene da qui. È un
amico e sta male.
E io non posso fare niente per aiutarlo, anche perché non so
neanche il motivo
per cui sta male. Beh, potrei immaginarlo, ma finché non me
lo dice non lo so.
Mentre cerco il modo di andarmene e lasciarlo riposare,
Harry borbotta qualcosa.
«Lou,» mugugna. «Grazie. Ci sei sempre,
quando ho bisogno di
un amico.»
Quello che dice mi porta a credere che forse non vuole che
me ne vada, ma di certo non possiamo dormire così.
«Torno subito» sussurro.
Vado in camera mia, tolgo il materasso dal letto,
assicurandomi che lenzuola, coperta e cuscino rimangano dove sono, e lo
trascino fino alla sua camera. Lo lascio andare accanto al suo letto e
mi ci
butto sopra.
«Ti va di parlarne?» gli chiedo. Ho il dubbio
– no, in
realtà sono sicuro – che c’entri Ashley.
E la cosa mi fa arrabbiare, perché gli
avevo raccomandato di lasciarla perdere, di non innamorarsi di lei,
finché era
in tempo, e lui mi aveva promesso che sarebbe stato soltanto un buon
amico, per
lei e Liam. E guarda dov’è finito, per fare
l’amico.
«Solo se non inizi con i rimproveri.» Ecco qui,
praticamente
mi ha detto tutto quello che dovevo sapere.
«No, non ti rimprovererò, oggi.
Stai già abbastanza male per conto tuo» gli dico,
sottolineando il fatto che lo lascerò in pace solo per oggi.
O almeno fino a
quando non starà abbastanza bene per sopportare i miei “Non dirmi che non te
l’avevo detto”.
«Ero rimasto alla sala di registrazione, non so per quale
motivo. Forse speravo che lei tornasse indietro. Volevo parlarle dei
miei
sentimenti prima che qualcun altro potesse farlo. Speravo che in questo
modo
non ci sarebbero stati problemi per la nostra amicizia.» Si
ferma qualche
istante, sospira pesantemente e tira su con il naso. Quando riprende a
parlare
la sua voce è di nuovo piena di pianto. «E invece,
quando è tornata alla sala
di registrazione, non si è neanche voluta fermare ad
ascoltarmi. Mi ha detto
che Liam l’aspettava e che la nostra amicizia lo fa stare
male…»
Non riesce a continuare. La tentazione di sdraiarmi di nuovo
accanto a lui per consolarlo è tanta, ma non sarebbe giusto.
Anche perché non
sarei del tutto sincero. Per me il fatto che Ashley abbia deciso di
dare un taglio
al loro rapporto è un bene sia per Harry che per Liam, che
magari torneranno ad
essere amici. Ci vorrà un po’ di tempo, ma non
potranno negare che due anni di
amicizia valgono più di due mesi in compagnia di una
qualsiasi ragazza. Anche
se Ashley è una ragazza splendida e dolcissima.
«Lou?» mi chiama. Probabilmente il mio silenzio
vale più di
mille parole e a lui sembra strano che io stia così zitto.
«Sì?»
«Non hai detto niente» mi fa notare.
«Ho dato la mia parola che non ti avrei rimproverato, Harry.
E in questo momento ho solo rimproveri da farti per come hai gestito
tutta la
situazione, perciò è meglio che me ne stia in
silenzio.» La voce mi esce più
dura di quanto vorrei. Le mie parole sono più affilate di
quanto avrei voluto.
Ma è questo quello che penso ed Harry lo sa che non so dire
bugie.
«Grazie comunque» mi dice e mi sorprende.
«Per quale motivo?»
«Perché so come la pensi, perché avevi
provato ad avvertirmi
e non ti ho voluto ascoltare. Perché mi hai sostenuto
nonostante non credessi
veramente che ce la potessi fare -»
Lo interrompo. «Non è vero. Io ti ho sostenuto
perché
credevo davvero in te. Quello che non credeva di potercela fare eri
tu… e a
dirti la verità non credo che tu ci abbia mai provato
seriamente. Ce n’eravamo
accorti tutti che ti eri innamorato di lei, te l’avevo anche
detto, e tu mi hai
fatto credere di avere la situazione sotto controllo...»
Mi fermo, prendo fiato, e mi rendo conto che lo sto
rimproverando. Sorrido. «Scusa» gli dico.
«Dovrei essere io a chiedere scusa» mi risponde.
«Non sei tu quello che ha promesso di non rimproverarti e
poi ti ha rimproverato lo stesso.»
«Lo so, ma se mi rimproveri è perché in
qualche modo vuoi
che io sia felice, perché in qualche modo mi vuoi
bene.»
«Certo che ti voglio bene, testa di carota!»
«Ma non era ‘testa di rapa’?»
«Le rape non mi piacciono, preferisco le carote.
Perciò testa
di carota.»
Scoppia a ridere, ma dura solo un secondo.
«Penso che anche Ashley abbia dimostrato di volermi
bene»
dice, dopo aver sospirato per l’ennesima volta.
«Penso che abbia dimostrato di avere un gran cervello, oltre
che un gran cuore. E sì, ha dimostrato che tiene davvero a
te e ama davvero
Liam. E che in qualche modo tiene anche a noi, visto che il passo
indietro che
ha fatto vi impedirà di buttare all’aria due anni
di lavoro.»
«Sono stato davvero così cieco?» mi
chiede.
«Ti sei innamorato. E ti avevo raccomandato di non
farlo.»
«Devo chiedere scusa ad Eleanor.» dice, dopo
qualche istante
di silenzio. Cambia completamente argomento e mi coglie del tutto
impreparato.
«Non credo le vorrà.»
«Beh, ma devo. Vi ho rovinato la serata romantica»
ridacchia. Mi sta prendendo in giro!
«Bene, una di queste sere rimani a dormire da Niall e mi
lasci casa libera. Così ti sdebiterai.»
«Affare fatto. Domani mi metto d’accordo con
lui.»
Di nuovo un momento di silenzio. Di nuovo un sospiro.
«Lou, grazie.»
«Per cosa?»
«Perché quando ho bisogno di un amico ci sei
sempre, anche a
costo di rinunciare a una serata romantica con la tua
ragazza.»
«Devo dirti un segreto.»
«Quale?»
«Anche Eleanor ti vuole bene. Ha capito che avevi bisogno di
me prima che lo facessi io e se ne è andata di sua spontanea
volontà. Oserei
dire che non mi ha lasciato replicare alla sua decisione.»
«Sei fortunato, Lou. Spero di esserlo anche io, prima o
poi.»
Non aggiungo niente, ha detto tutto quello che c’era da
dire. Un sorriso si forma sulle mie labbra e non faccio niente per
impedirlo.
Ha ragione, sono maledettamente fortunato. E spero anch’io
che presto possa
esserlo anche lui.
***
Ho
rallentato gli aggiornamenti perché sono un attimino...
ehm... oberata tra lo studio e la scrittura di altra roba (leggi 'tesi
di laurea') e sinceramente non mi viene proprio voglia di mettermi alla
tastiera a scrivere altro... però eccomi qui, scrivo a
rilento ma scrivo comunque.
Non
ho molto da dire su questo extra... volevo solo mettere un po' in luce
quello che è il rapporto tra Harry e Louis nella mia storia.
La
canzone abbinata a questo capitolo è
I'll Be There For You dei The Rembrandts,
altrimenti nota come sigla di apertura e chiusura della fantastica
serie TV che è stata Friends.
Ringrazio
le otto persone che hanno recensito lo scorso capitolo,
cioè: Mistina,
Hayley
29, Zamieluna,
Clo_97,
Overseas,
Octavia_1014,
_YeahBuddy,
Marti__
Il
prossimo è Zayn... chissà cosa ci dirà
^^
Un
bacio grande a tutti
-K-
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Capitolo 20 *** Save You Tonight ***
16.
Save You Tonight
«Non
riesco quasi a credere che abbiate già finito di
registrare l’album» dico a Liam, mentre passeggiamo
per il centro di Londra. Ha
chiesto e ottenuto un paio di giorni di pausa, dato che hanno finito di
registrare le parti vocali, e li sta dedicando tutti a me.
«Siamo stati bravi, sì. E il merito è
anche tuo» mi
risponde, prima di chinarsi a baciarmi.
«Il merito è vostro, avete scritto dei testi
stupendi che mi
hanno ispirata e che sono stati davvero facili da arrangiare. Avete un
talento
enorme e mi sono innamorata di tutti e cinque come artisti.»
La faccia che fa è
abbastanza eloquente. «Ma sei l’unico che voglio
per intero.»
Mi dà un altro bacio, prima che il suo blackberry inizi a
squillare. Come suoneria ha Moments
e
la gente si gira per strada a guardarlo. Scoppio a ridere.
«Allora, vuoi
rispondere oppure no?»
«Ma questa canzone è così
bella» dice, prima di guardare il
display. «E Louis potrebbe anche fare a meno di me.»
«Sai che se non rispondi a lui poi Eleanor
inizierà a
chiamare me, Liam. E sai anche che lei non mollerà,
perciò tanto vale che tu
gli risponda.»
Liam sospira. «Hai ragione, come sempre.»
Accetta la chiamata. «Pronto, Louis. L’ho visto sul
display
che eri tu, che vuol dire ‘come sapevi che ero io’?
No, non siamo a casa. Sì,
abbiamo da fare. Anche. Aspetta che lo chiedo ad Ashley.»
Non mi stupisce che mi coinvolga, prima di prendere una
qualsiasi decisione, lo fa sempre, ormai. Siamo diventati ufficialmente
una
coppia rodata. Mi fa un po’ paura, questa cosa, ma la
felicità che provo ogni
volta che gli sono vicina mi fa dimenticare ogni dubbio e ogni
incertezza.
«Louis dice se andiamo a mangiare con lui e i
ragazzi» fa
una pausa. «Sì, Louis, lo stavo dicendo. E
Eleanor. Se vogliamo andare a
mangiare al White
Lion.»
Sospiro. I ragazzi ed Eleanor. Sono due settimane che cerco
di evitare i posti dove ci sono i ragazzi, non sono più
andata neanche allo
studio per non incontrare Harry e ora dovrei andare a pranzo con loro?
Con il
rischio che lui si alzi a metà del pranzo per non stare in
mia compagnia?
Sospiro e mi accorgo che Liam mi guarda. «Louis, ti richiamo
tra due minuti.»
Chiude la chiamata e mi abbraccia. «Se non vuoi non dobbiamo
andare per forza.»
«Liam, sono i tuoi amici, non posso impedirti di stare con
loro ogni volta in cui te lo chiedono.»
«No, ma posso sempre usare la carta ‘tra otto
giorni torna
negli Stati Uniti, lasciateci godere quel poco tempo che possiamo
ancora
passare insieme’.»
«Da quanto usi questa carta?» gli chiedo con un
sorriso.
«Ogni volta in cui voglio ottenere un favore, in
effetti» mi
prende in giro.
«Signor Payne, non la facevo così sfacciato e
opportunista!»
fingo di rimproverarlo e di allontanarmi da lui indispettita. Poi mi
accorgo che
due ragazze ci stanno guardando in maniera abbastanza insistente.
«Liam, quelle
sono tue fan?» gli chiedo sottovoce.
Lui alza lo sguardo e le vede. «Credo di sì, ma
non ho
intenzione di fare autografi, oggi» mi risponde, altrettanto
sottovoce. Poi si
rivolge a loro. «Ragazze, scusatemi, ma Ashley torna negli
Stati Uniti la
prossima settimana, vorrei passare con lei tutto il tempo che posso e
dedicarle
tutta la mia attenzione. Vi adoro, ma non posso fermarmi.»
È un attore nato, la sua faccia non tradisce la
benché
minima indecisione mentre parla e la sua espressione è un
misto di rammarico e
di affetto.
«Non ti preoccupare, Liam. Ti amiamo lo stesso!»
gli urlano
quelle. Lui mi prende per mano e ricominciamo a camminare. Subito mi
arriva un
messaggio di Eleanor.
‘Fossi in te disattiverei le
notifiche di Twitter. Sei ufficialmente la
stronza #2’
Scoppio
a ridere e mostro il messaggio anche a Liam, che
ride a sua volta. «Non provare a prendere le mie difese su
Twitter, Liam. Sono
stata la buona per tutta la vita, passare per stronza di tanto in tanto
non può
che farmi piacere. E a parte tutto, significa che ho qualcosa che gli
altri mi
invidiano… e quel qualcosa sei tu» dico, e lo
bacio. «Comunque inizio ad avere
fame… raggiungiamo gli altri?»
Liam sorride e mi prende per mano, mentre andiamo alla
fermata della metro contatta Louis e gli dice di aspettarci. Prendere i
mezzi
con lui non è mai un’esperienza piacevole, ma
ormai ha deciso che per oggi
starà lontano dalle Directioner. Una fermata sulla Bakerloo
in direzione
Piccadilly e due sulla Piccadilly in direzione Covent Garden sono
comunque un
viaggio terrificante, per quanto brevissimo, se sei una popstar o in
compagnia
di una popstar. La piazza è gremita di gente, come al
solito, ed è difficile
raggiungere il White
Lion. Quando
riusciamo a sederci con gli altri, la prima cosa che noto è
l’assenza di Harry.
Scrivo velocemente un messaggio a Eleanor da sotto il
tavolo.
‘Non è andato via
perché stavamo arrivando noi, vero?’
La
risposta è rapida, sintetica e chiara.
‘No. Ora comunque vi spiega
Louis.’
Niall
pretende che si ordini del cibo, prima di iniziare a
parlare di qualunque cosa dobbiamo parlare. Strano che
quell’impiccione non ne
sappia niente, di solito non c’è uno scoop che gli
passi inosservato.
«Bene, ora che siamo tutti qui -»
«Non siamo tutti» interrompo il discorso di Louis,
e tutti
si voltano verso di me. «Manca Harry.»
«Ecco, appunto. Manca Harry. Ha ricominciato a vedere la
Flack» spara, senza mezzi termini.
«Ma che…» Niall.
«Stai scherzando, vero?» Zayn.
«Fottuto imbecille» Liam, a cui stringo la mano per
tranquillizzarlo, anche se sono ben lontana dall’essere calma
persino io.
«No, non sto scherzando, purtroppo. E sì,
è un imbecille di
prima categoria, specie perché non vuole starmi a sentire.
Dice cose senza
senso, tipo che lei gli dà tutto quello di cui ha bisogno in
questo momento.»
«Alias se lo scopa senza fare troppi problemi» il
fatto che
Niall usi un termine del genere mi stupisce e non poco, sgrano gli
occhi e lui
si mette a ridere. «Che c’è? Quella che
si era fatta l’idea che fossi un
angioletto sei tu, non è detto che corrisponda a
verità!»
«Stavolta Sam lo ammazza. Ma sul serio, già
l’ultima volta c’è
andata molto vicina… c’è solo da
sperare che non lo scopra» Zayn si preoccupa
del risvolto pratico. Lui sa perfettamente come diventa la zia quando
è
incavolata. Fa paura.
«E pensare che le aveva persino promesso di restarsene
lontano dai guai per un po’» dice Eleanor,
chiaramente esasperata.
«Ashley, ti ho voluta qui perché devo chiederti un
favore, e
voglio farlo davanti a tutti. Puoi parlare tu con Harry? Sei
l’unica che potrebbe
convincerlo a smettere di combinare cavolate» mi dice Louis.
Guardo prima lui, poi Eleanor, poi di nuovo Louis, Zayn,
Niall e infine il mio sguardo si ferma su Liam. Non so se sto chiedendo
un
appoggio, un motivo per non andare, o se semplicemente sto cercando di
capire
se posso andare. Non so cosa voglio ed è una situazione
estremamente nuova, per
me.
Da una parte c’è la lealtà al mio
ragazzo, dall’altra l’affetto
per il mio amico. È davvero dura prendere una decisione.
«Dovresti andare, Ashley. Louis ha ragione, sei
l’unica che
potrebbe far ragionare Harry. E poi è chiaro che ti manca
come amico. Rimarrai
qui in Inghilterra solo per altri otto giorni, non voglio che te ne
vada con il
rimpianto di non aver chiarito con lui» mi dice Liam.
A questo punto sono più confusa di prima. Guardo di nuovo
Eleanor, che mi sorride comprensiva. Mi viene da pensare che sia tutta
colpa
sua, questa situazione, se non le avessi dato ascolto a questo
punto… a questo
punto probabilmente sarei senza un ragazzo e avrei comunque litigato
col mio
migliore amico.
Invece ora è Liam a spingermi verso il mio amico.
Mi alzo in piedi ed esco fuori dal locale senza dire una
parola. Ho bisogno di allontanarmi dalle loro chiacchiere per qualche
secondo,
prima di rientrare e dire a tutti quello che ho deciso.
Mi siedo su una panchina di fronte all’ingresso e cerco di
valutare i pro e i contro di tutta questa situazione. Lo faccio sempre,
quando
devo prendere una decisione importante, ma stavolta proprio non ci
riesco.
«Va’ da Harry, Ash. Spiegagli perché hai
paura di quello che
prova per te da quando l’hai capito. Spiegagli che hai paura
che possa buttare
all’aria le nostre carriere e l’amicizia che ci
lega solo per una ragazza.
Litigaci sul serio e fatti dire che non ha intenzione di fare del male
a Liam e
che per questo era intenzionato a mettersi comunque da parte. Fatti
dire che l’hai
ferito, perché non l’hai lasciato neanche parlare,
quel giorno. Fallo liberare
dei suoi sentimenti e fagli capire che deve smettere di farsi del
male.»
Il fatto che sia Niall a uscire dal White Lion per parlare
con me non mi sorprende. Dopo Harry è forse quello con cui
sono sempre stata
più in sintonia, forse perché si tratta di un
musicista come me. Sono le sue
parole a riscuotermi.
Ha ragione Louis, ha ragione Niall, ma soprattutto ha
ragione Liam. Io voglio chiarire con Harry, gli voglio bene e non
voglio che si
faccia del male. E soprattutto, devo fidarmi di lui. Mi aveva ripetuto
più di
una volta che non avrebbe mai ferito Liam portandogli via la ragazza,
quando
ancora non sapevo dei suoi sentimenti per me. Perché dovrei
dubitare delle sue
parole ora che li so?
«Qual è la strada più veloce per
arrivare a casa di Louis ed
Harry?»
***
Come promesso, non mi ricordo
più a chi, torno a rompere le scatole in
prossimità della Pasqua. Colgo l'occasione per fare gli
auguri a tutti quanti, ovviamente. Mi raccomando non mangiate troppa
cioccolata, eh!
La canzone di questo capitolo, come avrete sicuramente capito,
è Save
You Tonight. E' da adattare un
po' perché il destinatario è Harry, ma in
definitiva è questa, la canzone del capitolo.
Cosa c'è da commentare... innanzitutto, chi mi sa dire dove
sono Ashley e Liam quando ricevono la chiamata di Louis? Su,
è facile, ve l'ho praticamente scritto nel capitolo ^^
Il White
Lion è un famoso
pub al centro di Londra (come avrete capito dalla destinazione di Liam
e Ashley, si trova a Covent Garden).
Non ho molte altre cose da dire, se non chiedervi se il capitolo vi
è piaciuto.
Ringrazio le sette ragazze che hanno lasciato una recensione, con la
promessa che entro stasera risponderò a tutte (sempre che
mia nonna non continui a spuntarmi da dietro le spalle per leggere
quello che scrivo: ODIO tornare a casa), sono stata davvero felice di
leggere le vostre parole: Marti__,
SheisBen,
Love5Carrots,
Mistina,
Carola_Payne97,
IsaPosse,
Elle98.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma non vi assicuro niente, come
al solito.
Un bacio grande e tanti auguri di Buona Pasqua
-K-
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Capitolo 21 *** Harold e la signorina Perfettina ***
17.
Harold e la signorina Perfettina
Due
linee metro, tre autobus e quasi un chilometro di corsa
dopo, sono finalmente sotto casa di Harry. Spingo il pulsante del
citofono
senza pensarci troppo, ma mentre aspetto che mi risponda mi assalgono
mille
dubbi. Se non volesse parlarmi? Se non fosse in casa? O se, peggio
ancora, ci
fosse lei, con lui?
Il suono del cancello elettrico che si apre mi impedisce di
pensare ancora. Entro nel portone e salgo le scale di corsa fino al
secondo
piano. Credo di aver paura di poter cambiare idea, per questo ho tanta
fretta
di vederlo.
Sulla porta indossa solo un paio di boxer e ha la faccia
stravolta di chi si è appena svegliato.
«Ah, sei tu» mi dice, e il sorriso che aveva sulle
labbra si
spegne immediatamente. «Pensavo che Louis si fosse scordato
le chiavi di casa.»
Rimane sulla porta, non la apre per farmi entrare, ma non la
chiude neanche. Devo prenderlo come un buon segno?
«Posso entrare?» gli chiedo. Non riesco a non
essere
nervosa. Torturo le pellicine intorno alle unghie mentre aspetto che il
signor
Harold si degni di darmi una risposta.
Posa una mano tra le mie. Alzo gli occhi e incontro i suoi.
«Non
ti rovinare le mani. E certo che puoi entrare. Come mai sei
sola?»
«Volevo passare un po’ di tempo con il mio migliore
amico»
rispondo, cercando ancora di far calmare il battito del cuore. Non sono
una
persona atletica e si vede.
«Liam ti ha dato il permesso per venirmi a
trovare?» mi
chiede, duro, poi mi fa entrare in casa e chiude la porta dietro le sue
spalle.
«Non ho bisogno del permesso di Liam, Harry. Se ho deciso di
allontanarmi da te è stato perché -»
«Lo so. Scusami» mi interrompe. E di nuovo cala il
silenzio.
È strano, non ci sono mai stati momenti di silenzio, prima.
E odio il fatto che
ci siano ora. È come se lui sapesse che io so, ma non riesce
a dirmelo. «Se
aspetti qualche minuto mi faccio una doccia, poi parliamo.»
Annuisco. Lui sorride, poi sparisce dietro la porta della
sua camera. Quando riappare ha in mano biancheria pulita e vestiti.
«Fai come
se fossi a casa tua, se hai fame.»
«In effetti avrei -» mi zittisco, perché
Harry entra in
bagno senza ascoltarmi.
Non ho mangiato, al pub. Ed effettivamente ora che me l’ha
fatto notare ho davvero fame. E con molta probabilità ha
fame anche lui.
***
«Che
buon profumo!»
Harry emerge dal bagno e si affaccia sulla porta della
cucina con ancora l’asciugamano in testa. Con quello che ho
trovato tra frigo e
dispensa sono riuscita a preparare hamburger e insalata per entrambi,
ma ci
sarebbe bisogno di fare una bella spesa.
«Mangiamo, dai, che se si raffredda non è
più buono» gli
dico. Mi rendo conto di stare rimandando la discussione che dobbiamo
necessariamente affrontare, ma voglio ritrovare la mia sintonia con
lui, prima
di tutto.
Assaggia il primo boccone e sorride. «Cucini meglio di
Eleanor,
su questo non c’è dubbio.»
«Se ti sentisse si offenderebbe a morte, Harold» lo
rimprovero.
«Primo. Non mi può sentire, a meno che non ci
siano delle
ricetrasmittenti qui in casa. Secondo. Sa perfettamente di non essere
in grado
di cucinare. Terzo. Quante volte te lo devo dire che Harold
è il modo in cui
solo mia madre può chiamarmi?»
Rido. Stare con Harry mi fa sempre bene, me lo ero quasi
dimenticata.
«Mi piace il modo in cui ti sorridono gli occhi»
dice.
Smetto improvvisamente di ridere. La forchetta cade nel piatto e mi
trovo a fissarlo.
«Mi piace il modo in cui mi guardi quando capisci che sono
serio. Mi piaci
quando ti imbarazzi ed inizi a balbettare. Mi piaci quando ti siedi al
pianoforte e inizi a suonare, chiudi gli occhi e ti dimentichi di tutto
quello
che ti circonda. Mi piace il modo in cui guardi Liam, con un misto di
tenerezza
e di paura. Odio il modo in cui guardi Liam, perché vorrei
che quello sguardo
fosse per me.»
«Harry, io -»
«Non devi dire niente» mi interrompe.
«Era questo che volevo
dirti, quel giorno in studio, quando ci siamo trovati da soli. Volevo
dirtelo
perché tutti lo sapevano e non potevo sopportare
l’idea che fosse qualcun altro
a fartene rendere conto. Ma quando tu sei arrivata lì te
n’eri già resa conto. È
per questo che hai deciso di allontanarmi.»
Segue un silenzio duraturo. Harry fa cadere lo sguardo sul
piatto e ricomincia a mangiare. Io non ce la faccio. Guardo quel
turbante di spugna
bianca e mi viene in mente la prima volta in cui si è
avvicinato a me.
Sospiro. «Ho avuto paura, Harry. Paura per te e per gli
altri. Paura che potessi buttare all’aria le vostre carriere
e la vostra
amicizia per me. Non sono riuscita a fidarmi di te, delle tue parole.
Del fatto
che per un mese e mezzo avessi cercato di tenere tutto sotto silenzio e
ti
fossi accontentato di essermi amico. Il migliore amico che potessi
desiderare.
Ma sei questo, per me. Il mio migliore amico. Il posto che occupa Liam
è suo e
di nessun altro.»
«E, per quanto possa volerlo, non penserei mai di
rubarglielo. Sai che sei la prima ragazza ad averlo fatto sorridere di
nuovo,
dopo che si è lasciato con Danielle? Vedere quanto gli
facessi bene fin dal
primo secondo in cui ti ha vista forse è solo un altro dei
milioni di motivi
per cui mi piaci. Sei una ragazza speciale, Ashley.»
«Troverai anche tu la tua.»
Sorride. «Anche Louis mi ha detto la stessa cosa.»
«Prima o dopo che gli hai detto che hai ricominciato ad
uscire con la Flack? Se poi di uscire si può
parlare» il tono acido con cui
parlo mi fa sorridere. Mi sento molto zia Sam.
Mi guarda perplesso, poi scoppia a ridere di gusto.
«Non mi dire che ci ha creduto! Non pensavo di essere stato
così
bravo!»
Continua a ridere e io ricomincio a mangiare, in attesa che
si calmi e mi spieghi.
«Ho iniziato ad uscire da solo, da un paio di settimane. Ho
bisogno di momenti per me, per pensare e capire cosa voglio e
soprattutto per
cercare di togliermi te dalla testa. Louis mi ha chiesto cosa facessi
in tutto
quel tempo che passavo da solo, così devo avergli fatto
intendere che non
poteva sapere se lo passavo davvero da solo» mi dice, prima
di mangiare un
altro boccone.
«Ha insistito per sapere chi fosse la fortunata e tu gli hai
sparato il primo nome che ti è venuto in mente che
l’avrebbe fatto desistere dal
fare altre domande, giusto?» Annuisce. Rido e scuoto la
testa. «Sai che si è
davvero preoccupato?»
«Anche tu, se sei venuta di corsa fino a qui.» Posa
su di me
quegli enormi occhi verdi e arrossisco.
«Beccata» dico.
«Non era difficile. Sei arrivata con il fiato grosso, sei
salita con le scale invece di aspettare l’ascensore e mi hai
regalato un
sorriso enorme quando hai capito che ero solo e che mi ero appena
svegliato» mi
risponde. Fa il giro intorno al tavolo e mi abbraccia.
«Grazie.»
Lo stringo anche io.
«Di niente. Sei il mio migliore amico o no? Se ho
l’impressione
che tu stia facendo una cazzata devo correre a dirtelo. Specialmente se
penso
che tu la stia facendo per colpa mia.»
«Quarto. Non ti prendere mai la colpa delle mie cazzate,
Ash. Ne faccio talmente tante che faticheresti a starmi
dietro.»
La sua risata roca è il suono più bello che io
riesca ad
immaginare. Siamo di nuovo io e lui, una squadra di amici imbattibile.
L’asciugamano sulla sua testa mi cade in faccia ed inizio a
ridere.
«Posso asciugarti i capelli?» gli chiedo.
È così che abbiamo
fatto amicizia, con lui che mi raccontava la storia di come erano
diventati i One
Direction mentre gli altri facevano la doccia.
«Solo se non mi fai diventare i capelli lisci» mi
risponde.
«Agli ordini, mister Styles!» sciolgo
l’abbraccio e vado in
bagno a prendere il phon.
Un
quarto d’ora di risate più tardi i capelli di
Harry sono
perfettamente a posto e sto cercando di convincerlo ad uscire un
po’.
«Dai, andiamo a fare la spesa» gli dico.
«Poi torniamo qui e
facciamo tutto quello che vuoi.»
«Tutto? Ti presteresti anche a una partita a FIFA 2012?»
«Lo sai che non sono capace! Tu vuoi solo un motivo per
prendermi in giro!»
«Ehi, se tu sei miss
Perfettina 2012 non è
mica colpa mia! Un difetto devo trovartelo. E
comunque ora hai promesso, faremo tutto quello che voglio io.
Perciò, FIFA
2012!»
«Sei un bambino» lo rimprovero.
«Sì, e ne vado fiero, mamma.»
Lo guardo intensamente per qualche istante. «Ti voglio bene,
Harold.»
«Anche io, signorina Perfettina.»
***
Attenzione,
questo capitolo contiene uno spoiler grande come una casa u.u
A
parte questo, come state tutti quanti? Passate delle buone vacanze di
Pasqua? Io devo aver ripreso almeno due chili qui a casa, non vedo
l'ora di tornarmene all'università per smaltirli.
Sono rimasta molto delusa dal fatto che nessuno abbia controllato sulla
cartina di Londra dove stavano gironzolando Ashley e Liam prima di
essere chiamati da Louis nello scorso capitolo. Erano nei pressi di Oxford Circus
u.u
Harry ve l'aveva fatta a tutte, eh? Tornare con la Flack? Non ci pensa
proprio u.u
Dunque, in questo capitolo non c'è la litigata epica che
stavate aspettando... è che io non ci credo molto in questa
storia delle litigate epiche: si finisce sempre per dire qualcosa che
non si pensa e per rinfacciarselo a vita. E poi Ashley e Harry non sono
arrabbiati, soltanto dispiaciuti. Quindi ho preferito questo modo di
farli chiarire.
Ciò non toglie che ci siano ancora due capitoli ambientati a
Londra da scrivere... e chissà cosa accadrà!
La
colonna sonora di questo capitolo è Trying
Not To Love You, dei Nickelback
(penso che userò il loro ultimo album con la stessa
frequenza di Up All Night), spero che la canzone vi piaccia,
perché per me è perfetta, almeno per descrivere
la situazione dal punto di vista di Harry.
Infine
voglio ringraziare le sette magnifiche ragazze che hanno lasciato una
recensione allo scorso capitolo, come al solito le risposte arriveranno
dopo il capitolo (penso entro domani sera), ma spero che mi perdoniate:
Love5Carrots,
Mistina,
Elle98,
Marti__,
SheisBen,
Carola_Payne97,
Angie_4ever
Aggiornerò
quando potrò... spero presto ^^
Un
bacio
-K-
|
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Capitolo 22 *** Astinenza ***
18. Astinenza
«Sono
tornata!» dico, mentre metto
piede nel piccolo
ingresso che separa la porta dal salotto.
«Ciao, amore!» Il saluto di Liam mi arriva
soffocato dai
suoni della televisione. Strano che non spenga tutto per venirmi a
salutare, di
solito lo fa. Appena giro l’angolo capisco perché.
«Ciao, Zayn!» saluto. Sono davvero entusiasta, mi
fa
piacere
che Liam non sia rimasto da solo tutto il pomeriggio. Gli do un bacio
sulla
guancia, prima di sedermi sulle ginocchia del mio ragazzo e baciarlo
sulle
labbra.
«Mi fai perdere la corsa!» si lamenta, mentre Zayn
scoppia
a
ridere.
«Grazie, Ash!» mi dice e taglia il traguardo con la
macchinina guidata da Luigi.
«Sì, grazie, Ash. Mi devi una partita a Super
Mario
Kart»
brontola Liam.
«Oh, su, quante storie. Non siamo fortunati al gioco, ma
siamo fortunati in altro. Hai ancora intenzione di
lamentarti?»
gli dico,
strofinando la punta del mio naso sul suo.
«No, assolutamente» dice, poi alza il viso e mi
bacia.
«Me ne andrei volentieri per lasciarvi soli, ma visto che
per voi non fa nessuna differenza aspetto la cena. Ormai
l’abbiamo ordinata!»
L’“ahi” urlato da Zayn mi fa capire che
Liam deve
avergli
tirato contro qualcosa. Deve avere una gran bella mira, se senza
vederlo l’ha
colpito. Oppure molta fortuna.
*
*
*
Stiamo
rassettando la cucina, Zayn se
n’è andato da poco e
io e Liam abbiamo deciso di mettere in ordine prima di andare a dormire.
«Come mai avevate già ordinato la
pizza?» chiedo,
mentre gli
passo un piatto per farglielo asciugare.
«Non sapevo a che ora saresti rientrata e non volevo
disturbarti
mentre eri con Harry. Avevate un sacco di cose di cui
parlare» mi
dice.
«Sai che non avresti disturbato.»
«Ok, non volevo che pensassi che ti stessi
controllando.»
«Sei sempre così paranoico?» Mi volto
verso di lui
con
l’ultimo piatto pulito in mano. Sgocciolo sul pavimento, ma
non
mi interessa.
«Solo se si tratta di te.» Mi sfila il piatto dalle
mani,
lo
asciuga con cura e lo ripone. Poi mi stringe tra le sue braccia.
«Non posso
credere che tra otto giorni non ti avrò più qui a
rimproverarmi di essere
paranoico.»
«Continuerò a rimproverarti a distanza»
ribatto, ma
lo
stringo forte anche io.
Le sue labbra iniziano ad accarezzare la pelle della mia
spalla, risalgono verso il collo, seguono la linea della mandibola e si
fermano
sulla mia bocca. «Ti amo» mi dice, prima di
baciarmi.
Sono talmente impegnata a stringermi al suo collo e a tenere
la mia bocca salda sulla sua che a stento mi rendo conto che mi ha
sollevata da
terra e mi sta portando da qualche altra parte. In camera. Sul letto.
Sorrido quando sento il materasso cedere sotto il peso del
mio corpo prima e del suo subito dopo.
«Non dobbiamo fare niente, se non ti va. Lo sai» mi
dice,
ma
so perfettamente che i tempi sono maturi. Lo amo. Mi ama. Me
l’ha
dimostrato in
mille modi, l’ultimo dei quali oggi pomeriggio. Sorrido.
«Chi ti dice che non mi va?» lo sfido e ritorno a
baciarlo.
Tutto
quello che succede dopo è una storia
vecchia quanto il
mondo. I vestiti volano via, i nostri respiri si confondono, il sudore
scivola
sulla sua schiena e bagna i miei polpastrelli. I nostri corpi diventano
uno
solo.
«Ashley…»
mi chiama, con il
respiro ancora affannato e il
petto che fa su e giù come dopo un chilometro di corsa.
«Non lo dire. Piuttosto dimmi che mi ami e che sei felice.
Perché io ti amo e sono felice.»
Se non l’avessi fermato mi avrebbe chiesto scusa o qualcosa
del genere e allora sì che mi avrebbe fatto davvero male.
Sarei
stata costretta
a rovinare il romanticismo del momento spiegandogli un po’ di
fisiologia. Che è
normale per una ragazza non essere completamente soddisfatta dal suo
primo
rapporto. Ma che il suo ragazzo deve pesare molto bene le parole e che
chiedere
scusa non è proprio una mossa intelligente.
«Ti amo. E sono felice. E non te lo dico perché mi
hai
chiesto di dirtelo. Te lo dico perché è la
verità.» Mi stringe a sé. Inizio a
disegnargli cerchi sulla pancia.
«Sei troppo muscoloso, per essere solo un cantante.»
«Mi preferiresti meno atletico?»
«No, sei perfetto così. Forse troppo, ecco. Magari
con un
paio di cubetti in meno ci sarebbero meno ragazzine a fare la fila
dietro la
porta» borbotto.
«Sei gelosa?»
«Un po’» rispondo.
«Solo un po’?» mi chiede mentre mi
stringe più
forte.
«E va bene, un bel po’. Sei cattivo»
sbuffo.
«E perché sarei cattivo?» mi chiede,
trattenendo a
stento
una risata. Non posso fare a meno di sorridere anche io.
«Perché mi hai fatto dire che sono gelosa delle
tue
fan» mi
lamento con la vocina da bimba.
«Ti amo» mi risponde lui e mi dà un
bacio sulla
testa.
«Ti amo anch’io, testone» gli rispondo,
poi mi
accoccolo sul
suo petto e mi addormento.
*
*
*
«Ritorna
a letto» mugolo quando,
stiracchiandomi, non trovo
il corpo di Liam.
«Non posso, devo lavorare, stamattina» mi dice,
però
si
siede vicino alle mie gambe e mi dà un bacio.
«Rimani a
letto ancora un po’,
Ash. Riposati. Più tardi se vuoi puoi venire in studio.
Cioè, vieni, i ragazzi
ci terrebbero molto.»
«Va bene.» Mi giro su un fianco e abbraccio il
cuscino. Mi
rendo conto di non averlo neanche salutato decentemente solo quando
sento il
suo peso lasciare il materasso. «Liam?» lo richiamo.
«Dimmi.»
«Ti amo.»
«Non sai quanto ti amo io» mi risponde lui. Non lo
guardo,
ma sento dalla sua voce che è felice, come sono felice io,
d’altra parte.
Con il sorriso sulle labbra, torno a dormire.
*
*
*
È
brutto non trovare Liam dall’altra
parte del letto per la
seconda volta in una mattinata. Cerco il suo profumo sul suo cuscino,
poi mi
faccio forza ad alzarmi. Infilo della biancheria pulita e la sua felpa.
A piedi
scalzi raggiungo la cucina e mi preparo la colazione. Un paio di fette
biscottate con la marmellata basteranno, è quasi ora di
pranzo!
Mi faccio una doccia veloce e mi vesto altrettanto
velocemente, non vedo l’ora di raggiungere lo studio. Liam mi
manca tantissimo
e cerco di trattenere i miei piedi dal mettersi a correre, una volta
che scendo
dal taxi.
Trovo i ragazzi in sala relax, tutti presi in una
discussione della quale non cerco neanche di capire il senso:
riguarderà
sicuramente qualche videogioco.
Mi fiondo su Liam e lo bacio. «Mi sei mancato» gli
dico.
«Qualcuno deve raccontarci qualcosa o sbaglio?»
Niall
è un
idiota. Gli voglio bene, eh, ma è un idiota.
«Non sono affari vostri» risponde Liam, mentre io
arrossisco
dalla punta dei piedi alla punta dei capelli.
Zayn si alza in piedi ed esce dallo studio.
«Che ha?» chiedo agli altri.
«Niente, deve fare quello distaccato. In realtà si
sta
trattenendo dal saltare al collo di Liam e dirgli che è
stra-felice per lui.»
«‘Fanculo, Louis!» urla una voce fuori
campo.
«Ti amo anche io, Zayn!»
Scoppio a ridere. Sono felice e questi cinque sono dei
buffoni. Beh, almeno quattro dei cinque. Il quinto se ne sta in
silenzio.
Sorride, ma in silenzio.
«Allora, perché avete voluto che fossi qui,
oggi?»
chiedo,
per distogliere l’attenzione da me e Liam.
«Non possiamo ancora dirtelo, stiamo aspettando
Simon» mi
risponde Niall.
«Se c’è lui di mezzo inizio a tremare. A
proposito
di ansia,
dov’è zia Sam?»
«Sono qui, Ash. E non sto in ansia, visto che so
già di
cosa
vuole parlare Simon. Per una volta sono a piena conoscenza dei suoi
piani,
forse so più di quanto non sappiano i ragazzi, dato che
l’ho aiutato nella
programmazione.»
«Di cosa?» chiedo, tutto questo parlare non fa che
mettermi
curiosità.
«Intanto di una grandiosa festa di addio e di
compleanno»
esclama una voce ben nota.
«Mi avete organizzato una festa di addio?»
È
emozionante
sapere che si sono affezionati a me così tanto da
organizzarmi
una festa di
addio.
«Che sarà la stessa sera del mio
compleanno?» Liam
invece
non mi pare troppo entusiasta della cosa.
«Non potevamo fare altrimenti, Liam, sai che avremmo evitato
se fosse stato possibile» gli risponde zia Sam, poi lascia
continuare Simon.
«Non solo. A questa magnifica festa, alla quale
interverranno moltissimi pezzi grossi del mondo della musica
–
Liam, non fare
quella faccia, so che avresti preferito trascorrere il compleanno a
Wolverhampton – comunque, a questa magnifica festa suonerete
per
la prima volta
uno dei pezzi del nuovo disco. Uno dei pezzi scritti da voi. Il primo
singolo
tratto dal nuovo album.»
Ancora non capisco il nesso tra le cose che ci sta dicendo e
la mia presenza qui, e il fatto che tutti gli occhi dei presenti siano
puntati
su di me non aiuta.
«Perché mi guardate?»
«Perché sarai tu a scegliere la canzone che
canteremo
quella
sera, Ash.» Harry mi fissa. I suoi occhi hanno
un’intensità particolare, oggi.
O forse sono solo io che ci faccio più attenzione.
«Ma…»
«Niente ma. È il regalo che io e i ragazzi
vogliamo farti
per essere stata con noi, averci sopportati e aiutati in questi due
mesi» mi
dice Liam e mi stringe più forte. Non sapeva della festa, ma
che
mi avessero chiamata qui per farmi scegliere il primo pezzo da lanciare
sì.
«Non solo, ma abbiamo già le date del tour
americano del
prossimo anno e, dopo un’estenuante contrattazione con la
Julliard, che ci ha
fatto firmare un contratto in cui ci impegniamo a farti seguire le
lezioni
almeno in videoconferenza, possiamo annunciarvi ufficialmente che se
vorrai sarai una dei musicisti ufficiali del tour dei One
Direction.» Guardo zia Sam con uno
sguardo pieno di sorpresa. Innanzitutto per quel ‘se
vorrai’, e poi
perché immagino che l’idea delle lezioni in
videoconferenza sia stata sua per
mettermi in condizione di superare gli esami nonostante viaggi con i
ragazzi. E
anche perché mi deve volere un gran bene, per fare in modo
che
io possa stare
con Liam tutto il tempo del tour. «Ovviamente, e questo ci
tengo
a
sottolinearlo, in tour vigerà la regola dell’anno
scorso.»
«Cioè?» chiedo, io in tour con loro non
ci
sono mai stata.
Scoppiano tutti a ridere. «Astinenza.»
***
Ehm...
scusatemi per l'ultima pessima battuta (che dà anche il
titolo al capitolo), me la porto dietro da quando ho letto che secondo
il loro entourage questi cinque dovrebbero restare casti e puri durante
il tour. Vabbè, parlando d'altro... che ci scrivo oggi nelle
note?
La
canzone del capitolo è Everytime
We Touch di Cascada, una canzone
che io adoro e che spero possa piacere anche a voi.
Vi
volevo dire che sul
mio blog (a lungo trascurato, ma
che ora ho ricominciato ad aggiornare), posterò di tanto in
tanto qualche 'spoiler' dai capitoli. Spesso le idee per i capitoli mi
vengono nel bel mezzo del nulla, e molte volte mi vengono in mente
interi dialoghi senza alcuna collocazione logica... è questo
che qualche volta vi darò la possibilità di
leggere, stralci di conversazione che si collocano non si sa bene dove
o quando, ma che ritroverete prima o poi nei capitoli.
In
più a breve pubblicherò un elenco di extra che
scriverò subito dopo il capitolo 19, con la loro
collocazione precisa. Ovviamente per i prossimi extra vale lo stesso
discorso del #1: alla pubblicazione sarà l'ultimo capitolo,
alla pubblicazione del capitolo successivo verrà spostato
dopo il capitolo a cui fa riferimento.
Perciò,
ecco, magari passate, qualche volta, se volete qualche
novità :)
Ovviamente
ringrazio le sei ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo,
riempiendomi di complimenti: Alex
Spunk, Love5Carrots,
Mistina,
SheisBen,
PiccolaEl,
Marti__
Grazie davvero, ragazze, spero di non aver spoilerato troppo con le
risposte alle recensioni ^^.
Un
doveroso grazie va anche a tutti i lettori silenziosi e a tutte quelle
persone che hanno inserito la storia tra le seguite-preferite-ricordate.
Al
prossimo capitolo
-K-
|
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Capitolo 23 *** EXTRA #5 - Super Mario e Conquiste segrete (Zayn's PoV) ***
EXTRA #5 -
Super Mario e Conquiste segrete... (Zayn's PoV)
«Ehi!»
Continua a sbattere i piatti sul ripiano della cucina
e a maltrattare i panini che sta preparando e fa finta di non sentirmi.
«Liam!
Se continui così quando stasera Ashley tornerà a
casa avrai distrutto la
cucina!»
Cerco di buttarla sul ridere, ma so perfettamente quanto gli
è costato sorridere ad Ashley e convincerla che non gli
pesava lasciarla andare
da Harry. Lo vedo tirare fuori il cellulare, sbloccare lo schermo,
iniziare a
digitare qualcosa… scuotere la testa e rimettere via tutto.
Sarà la trecentesima
volta in due ore che fa così.
«Liam, chiamala. Non puoi continuare
così» gli dico.
«Non voglio che pensi che la sto controllando.»
«Sono sicuro che non lo penserà»
rispondo. Gli infilo una
mano in tasca e gli porgo il suo iPhone.
Scuote la testa.
«No, Zayn, non la chiamerò. Mi fido di lei.
Lei…» lascia il
discorso a metà e sbarra gli occhi, così capisco
perfettamente quello che stava
per dire.
«Lei non è Danielle, Liam. Non lo è. E
Harry non è
quell’idiota di un ballerino spagnolo che avresti dovuto
prendere a pugni fino
a fargli saltare la perfetta dentatura costata anni di apparecchi
ortodontici.»
Per la prima volta in questo pomeriggio lo vedo sorridere.
«Davvero secondo te il tipo ha portato
l’apparecchio?»
Scoppio a ridere. «Non lo so, Liam. Ma passami quel panino,
ho fame!»
Mangiamo in silenzio, Liam con lo sguardo rivolto alla
finestra… no, al lavandino della cucina. Chissà a
cosa sta pensando. Cioè, lo
so a cosa sta pensando, ma quando fa così mi preoccupa e non
poco.
«Liam?» lo chiamo e lui si riscuote.
«Non sono molto di compagnia, oggi, vero?» mi
chiede,
abbozzando un sorriso.
«No. Ma cucini sempre bene» rispondo. Gli do un
pugno sul
braccio.
«Questo è un affronto!»
«No, era un guanto di sfida. Ti va di fare una partita a
Super Mario Kart?»
«Ti straccerò, Zayn. E pagherai
l’affronto!»
Lasciamo i piatti nel lavandino e ci fiondiamo sul divano,
ognuno col suo joystick. Di solito quando iniziamo a giocare compare
anche
Lucas, ma oggi pare non ci sia.
«Luke dov’è?» gli chiedo.
«Boh… credo abbia la ragazza, ma non mi ha detto
niente e io
non chiedo. Lo sai com’è fatto. E non lo chiamare
Luke, che si incazza.»
«Proprio per questo è divertente!»
«Invece di divertirti con poco, stai attento alla partita.
Chi prendi?»
«Mario, ovviamente!» rispondo, impossessandomi del
mio
joystick.
«Ci giochiamo la cena?» mi chiede. Valuto per un
attimo
perché sia proprio questa la posta che mette in palio. Poi
capisco, ha paura
che lo lasci qui da solo prima che Ashley rimetta piede in casa.
«Perfetto. Pizza?»
«Andata. E chi perde paga anche per Ash!»
*
*
*
Ci si mette
d’impegno come al solito, non gli è mai piaciuto
perdere, e siamo alla decima partita o giù di lì
quando la porta si apre.
Lucas
ha mandato un messaggio un’oretta fa, dicendo che non
sarebbe tornato a casa per la notta, quindi non può che
trattarsi di Ashley, ma
Liam non si muove. Continua imperterrito a giocare, concentrato sullo
schermo
del televisore senza dare segni di essersi accorto di niente.
«Sono
tornata!» urla, prima ancora di chiudere la porta e
sul viso di Liam compare un sorriso di sollievo, quasi avesse paura che
non
sarebbe tornata.
«Ciao,
amore!» le risponde, senza posare il joystick o
spegnere la TV, è proprio deciso a vincere e sa che questa,
in un modo o nell’altro,
è la partita finale… anche perché le
pizze stanno per arrivare!
«Ciao,
Zayn!» Ashley mi saluta con un tono palesemente
sollevato – credo che temesse di trovare Liam in preda alla
depressione, che poi
è il motivo per cui mi sono voluto assicurare che non
rimanesse da solo, questo
pomeriggio – prima di sedersi sulle ginocchia del suo ragazzo
e distrarlo dalla
partita, permettendomi di vincere facilmente tra le proteste di Liam,
redivivo.
Sono
contento di vederlo sorridere e mi sento di rubargli
qualcosa, rimanendo qui in casa sua per la cena. Ma dato che devo
pagarla io,
il minimo che possa fare è rimanere qui a mangiarla.
Probabilmente
avrei fatto meglio ad andarmene, comunque.
Questi due sono disgustosi e sembra quasi che non si vedano da un mese,
tante
sono le smancerie che si scambiano. Nessuno di noi è
intenzionato a parlare
della giornata che Ash ha trascorso sola con Harry, o forse loro non
sono
intenzionati a farlo davanti a me. D’altra parte li capisco,
neanche a me
andrebbe di parlare dei fatti miei di fronte agli altri.
E
infatti nessuno sa che mi sto vedendo con… lei.
Sospiro,
e aspetto il momento in cui sarò finalmente solo
per poter leggere in pace i messaggi che mi ha mandato nel pomeriggio,
che
capita proprio quando Karen chiama Liam al telefono e vuole parlare con
Ashley.
Mi
allontano dalla cucina e mi siedo sul divano, me ne
andrei, ma non è carino farlo senza salutare, e mi immergo
nella lettura degli
otto messaggi che mi ha mandato. Sorrido come un ebete fino a che una
mano non
mi si posa sulla spalla.
«Grazie»
è Ashley a cogliermi di sorpresa,
perché… cioè io e
lei non è che siamo proprio migliori amici. Insomma, la
maggior parte delle
volte in cui ha litigato con Liam c’ero io di mezzo. La colpa
era per metà mia.
E per metà di Harry, vabbè.
«Di
cosa?» le chiedo.
«Di
essergli stato vicino oggi pomeriggio» sta approfittando
del fatto che Liam e Karen stiano al telefono un sacco, per parlarmi. E
comunque lo fa sottovoce, cercando di non farsi sentire da lui.
«Da solo
sarebbe andato fuori di testa.»
«Veramente
ci ha provato anche in compagnia. Comunque prego,
anche se non è stato un grande sforzo, stare vicino ad uno
dei miei migliori
amici.»
Credo
di essere arrossito, perché lei scoppia a ridere e mi
dà un bacio sulla guancia. Credo sia la sua
spontaneità la cosa che piace di
più a Liam di lei. Somiglia molto a Sam, una volta che si
scioglie.
«E
con chi scambiavi messaggini, Casanova?» cambia argomento
come stesse cambiando i piatti a tavola. È destabilizzante,
in un certo senso. «No,
scusa, non sono affari miei. Quando vorrai parlarne sarai tu a
farlo» mi dice,
prima ancora che possa aprire bocca per risponderle.
Sorride,
è felice. L’avessi saputo che per toglierle il
muso
lungo degli ultimi giorni sarebbe bastato così poco avrei
insistito prima con
Liam perché la lasciasse far pace con Harry.
Forse,
però, è la sua poca insistenza che mi fa aprire.
«Si
chiama Perrie. È bionda, con gli occhi azzurri, un
sorriso stupendo e un corpo da favola. Ha tre-quattro anni
più di me – no, non
lo so e non mi interessa – e gli altri non ne sanno ancora
niente, perciò
silenzio.»
Sorride
ancora di più, se possibile.
«Sarò
muta come un pesce rosso» mi risponde, prima di
tornare da Liam.
Perfetto,
è riuscita a conquistare anche me. Beh, l’aveva
già fatto, ma finora avevo mantenuto il mio atteggiamento da
duro, con lei.
Ora
sa che è una facciata. Vabbè, probabilmente
già lo
sospettava da tempo.
Oh,
fanculo. È una ragazza fantastica e sono felice che stia
con Liam. Se la meritava proprio una come lei.
Mi
alzo in piedi, saluto e me ne vado.
***
Dunque,
mi vergogno un po' a tornare con così tanto ritardo, ma l'ho
fatto (finalmente), anche se il capitolo non è dei migliori.
Zayn è davvero difficilissimo, come voce (almeno per me).
Vi
do qualche notizia: mi sono laureata - sì tutto bene, e
anche quasi tre mesi fa, quindi direte voi "perché sei
sparita così a lungo?". Perché per rimettere mano
alla tastiera mi ci è voluto un sacco di tempo, e ancora
adesso non riesco a scrivere come vorrei. Comunque eccomi qui, spero di
non mancare più per così tanto tempo.
Ringrazio
chi non ha perso la speranza di vedere tornare la storia con un nuovo
capitolo - anche se si tratta ancora di un'extra. Il prossimo
sarà Niall, e poi via con i nuovi capitoli della storia.
Spero di metterci meno tempo, ma non assicuro niente.
Ringrazio,
come al solito, chi ha recensito lo scorso capitolo: Overseas,
Glee__,
Marti__,
Samah,
Clo_97,
Zamieluna
e Lucy_Bastet,
grazie davvero ragazze (probabilmente qualcuna di voi ha cambiato nick
da quelli che conoscevo prima, vero?)
Un
bacio grande
PS: Non è colpa
mia se Liam e Danielle si sono lasciati T______T
PPS: La canzone per il capitolo è You
Belong With Me
di Taylor Swift
|
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Capitolo 24 *** Baci e Abbracci ***
19. Baci e
Abbracci
Zia
Sam mi ha costretta ad indossare l’abito che abbiamo
comprato insieme in Italia, che sul residuo di abbronzatura che mi
è rimasto
dopo un mese in Inghilterra fa anche più figura del giorno
in cui me l’ha
regalato. Quando Liam mi ha vista non ha detto una parola e mi sono
anche
preoccupata che non gli piacesse più il modo in cui mi
stava, poi mi ha
abbracciata e mi ha detto che era rimasto senza parole per la mia
bellezza.
Scemo adulatore.
La festa è grandiosa, quelli della casa discografica
continuano a sballottarmi qua e là per presentarmi questo o
quel pezzo grosso
della musica inglese, e io, come mi ha detto la zia prima di mollarmi a
quello
che a quanto pare dovrebbe essere il mio agente, mi limito a sorridere
e
annuire di tanto in tanto.
Dopo l’esibizione ho perso di vista i ragazzi. Liam dovrebbe
essere da qualche parte con le sue sorelle e i suoi genitori, Louis si
è allontanato
con Eleanor, Niall è l’anima della festa e
starà facendo un giro di chiacchiere
con tutti i presenti… Della fine che possono aver fatto Zayn
e Harry non ho
proprio idea, ma se proprio devo essere sincera, in questo momento non
mi
interessa.
O meglio, non mi interesserebbe se, quando decido di
approfittare di un momento di distrazione di Daniel, Harry non mi
venisse a
sbattere contro e non fosse completamente ubriaco.
«Ciao, Ash» mi dice, con un tono troppo alto e il
fiato di
un odore orribile. Lo prenderei a sberle se ciò non
contribuisse ad attirare
l’attenzione su di lui, così mi limito a prenderlo
per un braccio e a
trascinarlo nel giardino – parco è più
corretto – dell’hotel in cui si tiene la
festa.
C’è una panchina abbastanza appartata, che serve
proprio al
mio scopo. Faccio sedere Harry e mando un messaggio a Niall. Se Harry
sta così,
non oso immaginare come possa essere combinato Zayn. Liam è
con la sua famiglia
e Louis con Eleanor e non voglio disturbarli. Sì, Niall
è la scelta giusta.
L’aria fresca sembra fare bene ad Harry, le sue guance
diventano via via meno rosse e gli occhi meno lucidi.
«Devo essere uno spettacolo davvero pietoso, se rimani qui a
farmi da balia» mi dice. Non so se sentirmi ferita o pensare
che sia lui a
sentirsi ferito. In quest’ultima settimana non l’ho
trascurato… ho cercato di
tenere per me e Liam la nostra vita di coppia, ma ho passato un sacco
di tempo
con lui. E poi se non gli ho detto niente è stato anche per
cercare di non
peggiorare la situazione… l’ombra nei suoi occhi
di quella mattina non riesco a
togliermela dalla testa.
«Non sei messo così male, quando mi sei venuto
addosso
pensavo peggio. E comunque avevo bisogno di allontanarmi dal salone per
un po’,
non ricordo i nomi di metà della gente che Daniel mi ha
presentato stasera» gli
rispondo.
«Ci farai presto l’abitudine. A non ricordare i
nomi,
intendo.» Lo guardo un secondo e scoppio a ridere, seguita a
ruota da lui, che
però si ferma subito. «Temo che domattina
avrò un gran mal di testa.»
«E dovrai alzarti presto per venirmi a salutare.»
Domattina parto, torno negli Stati Uniti. Questi due mesi
sono stati quelli che ho vissuto più intensamente da quando
sono nata, credo.
Sono successe tante cose, forse troppe. Ho trovato degli amici
meravigliosi, mi
sono innamorata di un ragazzo speciale, ho stretto un bellissimo
rapporto con
zia Sam e ho scoperto di avere con lei molte più cose in
comune di quante non
avessi mai potuto immaginare.
«Non me lo ricordare» borbotta.
«Che la sveglia suonerà presto?» gli
chiedo.
«No, che domani parti e non ci vedremo fino
all’anno
prossimo.»
Vorrei ridere per stemperare un po’ la situazione,
perché
sta diventando complicato gestire la sua lingua sciolta. Se prima
pensavo che
fosse completamente ubriaco devo ricredermi, ha soltanto ingerito la
quantità
di alcol che gli serviva per perdere del tutto i freni inibitori. Come
se già
normalmente ne avesse molti.
«C’è sempre skype, Hazza.»
«Non usare quel nomignolo anche tu. Per te sono
Harold.»
«Ma non era solo tua madre che poteva chiamarti
così? Tra
l’altro non mi hai fatto conoscere quella gran donna che
sopporta di avere te
come figlio, dovrai rimediare al più presto.»
«È meglio che tu non l’abbia conosciuta,
credimi.»
«Ma tu sei proprio sicuro di aver bevuto, vero?»
«Quella che mi ha portato fuori dicendo che ero ubriaco sei
tu. Come mai questi dubbi?»
«Fai discorsi più sensati ora che quando sei
sobrio» gli
rispondo.
«E non hai mai sentito Zayn… no, effettivamente
lui dà di
matto. Probabilmente dovremmo andare a cercarlo, Sam lo fa fuori se
scopre
quanto ha bevuto.»
«Più di te?»
«Parecchio più di me, io sto quasi
bene.» Prova ad alzarsi,
ma ricade giù seduto. Rido.
«Dove credevi di andare, Harold?»
«Ridi più piano, per favore» si lamenta,
poi poggia la testa
sulla mia spalla. È una situazione che ho già
vissuto, questa. Due mesi fa, su
un aereo che mi portava in Italia. Gli accarezzo i capelli proprio come
ho
fatto quel giorno.
«L’ultima volta che l’hai fatto mi sono
addormentato sulla
tua spalla» mi dice.
«E ti è dispiaciuto?» gli chiedo.
«No, ma se avessi approfittato probabilmente ora saresti la
mia ragazza.»
Mi coglie di sorpresa, con quest’affermazione, non mi
aspettavo una cosa del genere. Parlavo con lui così
tranquillamente che quasi
non mi ricordavo di tutto quello che ha bevuto.
«Harry, è l’alcol a parlare, non sei
tu.»
«Ash… forse hai ragione, forse dovrei starmene
soltanto
zitto e godere della tua compagnia.»
Sto quasi per ribattere, quando le sue mani mi stringono il
viso e le sue labbra sfiorano le mie. «Forse» dice,
prima di baciarmi. Ha un
sapore amaro, quello dell’alcol. Cerco di respingerlo con
tutte le mie forze,
poggio le mani sulle sue spalle e cerco di allontanarlo, ma non ci
riesco.
Quando finalmente mi lascia andare gli do uno schiaffo. «Tu
sei completamente fuori di testa!» gli urlo contro, prima di
iniziare a
correre, lontano da lui. Non guardo dove sto andando e non vedo Niall
prima di
sbattergli contro.
«Ehi, cos’è successo, Ash? Sembri
sconvolta» mi dice, prima
di passarmi un braccio dietro le spalle in modo fraterno.
«Niente di che. Harry si è ubriacato, o meglio,
pensavo che
fosse ubriaco, ora credo che sia soltanto un po’
alticcio» gli rispondo. «È su
una panchina qui vicino.»
«È successo qualcosa?»
«Niente, Niall, tranquillo.»
«Va bene, me lo racconterà Hazza» mi
risponde con un sorriso
ed io mi trovo a pregare che Harry abbia ancora un briciolo di
autocontrollo
per non raccontargli tutto. Ma cosa spero? Mi ha appena baciata, che
autocontrollo posso pensare che gli sia rimasto?
«Ash! Allora eri qui con Niall, iniziavamo tutti a darti per
dispersa!» È la voce di Liam a raggiungerci, e
quando alzo lo sguardo verso di
lui vedo che è in compagnia di Louis ed Eleanor.
«Zayn?» chiedo.
«Dentro con tua zia a fargli da balia. Non è
riuscita a
trattenerlo dal bere troppo» mi risponde Eleanor.
«Qualcuno sa che fine ha fatto Hazza, invece?»
chiede Louis.
«Addormentato su una panchina qui fuori» risponde
Niall.
Perché mi sta coprendo?
«Pensavo avesse combinato qualche cavolata delle
sue.»
«No, era solo un po’ alticcio» risponde
di nuovo Niall.
Questo ragazzo ha dei superpoteri e ha capito più di quello
che doveva, visto
che continua a coprire Harry.
«Puoi andare a svegliarlo, Niall? Vorrei tagliare la torta e
portare a dormire Ashley che domani ha un aereo da prendere.»
Liam mi circonda la vita con le braccia e mi riaccompagna
all’interno della sala. Mi lascia con Louis ed Eleanor, prima
di salire sul
piccolo palco per ringraziare tutti i presenti per i regali di
compleanno e per
aver partecipato alla festa. Sorrido, perché il suo sguardo
sicuro mi
rasserena, ma evidentemente non è abbastanza, visto che mi
sento gli occhi di Eleanor puntati addosso.
Ma cos’è? Ho un display luminoso in fronte con su
scritto “Ho
baciato Harry Styles”?
*
*
*
Non
ho detto niente a Liam, non ho detto niente a Louis, non
ho detto niente ad Eleanor. Niall deve aver capito molto più
di quello che gli
è stato detto e non ha parlato. Harry stamattina
all’aeroporto non si è fatto
vedere, ma non c’era neanche Zayn, così nessuno ci
ha fatto caso. Tranne me.
Louis ha provato a parlarmi, segno che è preoccupato per
Harry e lui non ha voluto dirgli niente, ma Liam non mi ha lasciata un
solo
secondo, fino a quando non ho attraversato il check in. Da
lì in poi non ho
potuto fare altro che andare avanti, con la musica nelle orecchie. La
mia
musica, la loro musica, la nostra musica.
I ragazzi hanno preteso che autografassi le loro copie dei
cd, sono stati ridicoli, ma credo fosse più per rallegrare
il momento della
separazione che per altro. E per farmi vedere la concept art del disco,
ovviamente. Quando ho detto alla zia che sarebbe stata
un’idea grandiosa farla
disegnare a Zayn non mi sarei mai aspettata che accogliesse il
suggerimento con
tanto entusiasmo. E Zayn è stato bravissimo, le fan andranno
pazze per questo
cd, e non c’entra niente il fatto che me ne senta un
po’ mamma anche io.
Mi siedo sulle poltrone della sala d’attesa VIP, quella dove
ho incontrato i ragazzi per la prima volta. Rivedo Harry sdraiato a
terra con
la testa sullo zaino di Niall. Niall che accorda la sua chitarra. Louis
che fa
il deficiente al telefono – ora so che parlava con Eleanor
– Zayn che mi guarda
male e Liam che mi sorride e mi porge il caffè di Zayn.
Quando li ho incontrati
non avrei mai potuto pensare che sarebbero diventati una parte
così importante
della mia vita, in soli due mesi.
Quando chiamano l’imbarco per il mio volo mi affretto al
gate.
Sono già seduta quando mi arriva un messaggio.
Non mi sono svegliato, scusami. Ci vediamo
l’anno prossimo.
Era
dal telefono di Louis, ma è sicuramente di Harry. Che
pensasse che un suo messaggio l’avrei cancellato senza
neanche leggerlo?
Rispondo sul suo numero.
C’è sempre Skype,
Harold.
Continuiamo
a scambiarci messaggi finché non annunciano il
decollo, avrei voluto fare l’arrabbiata con lui ma non ci
sono riuscita. Spengo
il telefono. Potrei mettere la modalità volo, ma ho voglia
di stare un po’ sola
con i miei pensieri, nel tentativo disperato di rimetterli in ordine.
Prendo la
mia moleskine dalla borsa, una penna e inizio a scrivere tutto quello
che mi
passa per la testa. È dall’inizio della vacanza
che non scrivo neanche una
parola sul mio diario. È tempo di fare un bel resoconto.
Quando finisco di scrivere il viaggio è già a
metà.
Ricontrollo l’indirizzo dell’appartamento che
papà ha affittato per me a New
York, guardo una foto buffissima che io e Liam ci siamo fatti durante
una
passeggiata lungo il Tamigi e mi addormento. La hostess mi sveglia
quando manca
solo un’ora all’atterraggio.
Riaccendo il telefono e aspetto che mi arrivino tutti i
messaggi. Harry è quello che me ne ha mandati di
più, insieme a Liam, ma ce ne
sono due di Zayn, uno di Eleanor, tre di Louis, cinque di Niall e uno
di mia
madre.
E l’ultimo a sorprendermi, insieme ai due di Zayn, che
probabilmente me li avrà mandati sotto obbligo di Liam per
scusarsi
dell’assenza all’aeroporto, ma quando lo apro il
suo contenuto non mi sorprende
affatto.
Ti aspetto domenica a pranzo dai nonni.
Non
un “ti voglio bene”, non un “mi sei
mancata”, non un “ti
andrebbe di venire…?”. No, mi informa di qualcosa
che ha già stabilito. E che
non è detto che mi vada bene.
I messaggi dei ragazzi mi tirano su il morale. Harry e Liam
mi raccontano più o meno quello che la critica ha scritto
della canzone che
abbiamo suonato ieri sera, e sembra che i pareri siano tutti molto
positivi. Solo
un paio di giornalisti hanno avuto qualcosa da ridire, ma Harry dice
che quei
tizi li odiano perché non si sono mai fatti intervistare da
loro, dato che
scrivono solo spazzatura. Zia Sam cerca di tenerli ben lontani da chi
non può
fare che del male alla loro carriera.
Il che mi riporta a una certa Ashley Jameson. Forse zia Sam
avrebbe fatto bene a tenere i ragazzi lontani anche da lei.
***
E
siamo arrivati alla fine della prima parte. Ashley sta tornando negli
Stati Uniti, dove l'aspetta una situazione familiare non proprio
felicissima, dopo essere stata baciata da Harry.
Quanti concordano con lei sul fatto che nascondere tutto sia stato
meglio? In fondo Harry era alticcio e senza freni inibitori, non
l'avrebbe mai fatto in una condizione normale, quindi coprirlo sembra
l'idea migliore. Voi cosa ne pensate?
La
canzone che accompagna questo capitolo è, ovviamente, I
Should Have Kissed You, b-side
del disco singolo di One Thing. Come al solito quando c'è
Harry di mezzo le canzoni che scelgo per il capitolo calzano a pennello
sui suoi pensieri. Quindi ho capito che Harry per me non pensa, canta.
Il titolo del capitolo riguarda la formula per i saluti che si usa in
genere in fondo alle cartoline, quindi ha il duplice significato di
voler indicare il bacio di Harry a Ashley e il fatto che lei sia in
partenza :)
Altro non mi pare ci sia da aggiungere... è tutto piuttosto
chiaro, non vi sembra?
I
prossimi cinque appuntamenti saranno cinque EXTRA, uno per ogni ragazzo
(l'ordine di pubblicazione lo potete trovare sul blog)
e lo so che Harry già ne ha uno, ma gliene serviva un altro
^^
Ovviamente
ringrazio le sei ragazze che mi hanno dato l'occasione di fare due
chiacchiere con loro lasciandomi una recensione: Marti__,
Kahlan5,
Clo_97,
Love5Carrots,
Mistina,
AlexSpunk.
Alla
prossima.
Un bacio a tutti quanti.
-K-
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