ALMOST FAMOUS (Il successo ti cambia la vita)

di NiNieL82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 59: *** Capitolo 59 ***
Capitolo 60: *** Capitolo 60 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti

Salve a tutti. Prima di tutto mi vorrei scusare per la mia lunghissima latitanza, dovuta ai numerosi impegni che ho avuto in questi ultimi mesi e al fatto che ho avuto problemi con il collegamento internet e con il pc.
Ma sono tornata. E spero di farlo alla grande con una storia che vi possa affascinare.
Prima di tutto vorrei dirvi che questa storia è nata grazie all’aiuto di tre persone. Due le nominerò, una terza non la potrò nominare, per motivi che non vi posso spiegare.
Allora. Ringrazio Egle, una mia grandissima amica che, quando ho cominciato a scrivere questa storia, ha dato vita a Edith, la protagonista di questa fan fiction, regalandole questo bellissimo nome. A Nina, che ha dato vita a uno dei personaggi che io più adoro. Posh. Scoprirete più avanti di chi parlo.
E naturalmente alla persona che mi ha chiesto di far nascere Edith. Spero che possa leggere la storia e che le piaccia come è venuta su.
Naturalmente ringrazio chiunque leggerà la mia storia e lascerà una recensione. Spero di non deludere nessuno.
Bene.
Se avete letto la trama nel commento sotto il titolo, credo che capirete a grandi linee di cosa si parla. Quindi…
Si parte con il solito monotono, ma doveroso commento.


IMPORTANTE: la storia che vi apprestate a leggere è solo il frutto della mia fantasia (piuttosto malata). Qualunque cosa che riguardi i personaggi che citerò è puramente inventata. Non conosco Orlando Bloom e tanto meno so se ha mai vissuto la situazione, abbastanza banale (ma ormai le situazioni da descrivere sono state usate tutte) che gli faccio vivere nella storia. Inoltre, la protagonista della storia è inventata, Edith è una mia invenzione, così come i nomi della della sua famiglia e di tutti i suoi amici.
Questa è la mia storia. Che, spero con tutto il cuore non offenda nessuno. Orlando Bloom per primo.


Che dirvi allora. Pronte? Io si.
Come tutte le altre volte spero di intrattenervi e di darvi un sorriso.
Buona lettura…
Niniel.




ALMOST FAMOUS (il successo ti cambia la vita).



Capitolo 1: Insopportabilmente belli, insopportabilmente famosi


Entrò ticchettando sulle scarpe decolté color bordeaux, dal tacco vertiginosamente alto, parlando con qualcuno al cellulare –o meglio urlandogli contro- e ancheggiando tra i tavoli dell’Hard Rock, uno dei locali più trendy di tutta Londra.
Nessuno, va detto, al suo passaggio rimase indifferente.
Il corpo magro, ma non troppo, fasciato in un elegantissimo completo pantalone nero, trasudava sensualità da ogni poro. E anche nei movimenti c’era una certa grazia, una certa natura felina che traspariva e lasciava ogni uomo completamente incantato dalla sua figura.
Il viso, con occhi obliqui, azzurro verde, alle volte tendenti ad una tonalità di grigio, erano resi ancora più belli da pagliuzze dorate che rendevano lo sguardo della ragazza ancora più bello.
I capelli, erano di biondo non troppo chiaro, ondeggiavano lisci e luminosi sulle sue spalle, attorniando un viso regolare, munito di zigomi alti, un naso piccolo e labbra carnose, laccate da un lucidalabbra chiaro –ultimo tocco di un make-up perfetto- ma non esageratamente grandi, sopra le quali spiccava un piccolo neo nella parte destra.
Questa era Edith Norton, di anni venticinque, londinese, giornalista di successo del rotocalco femminile Vanity Fair: Alcuni la consideravano una delle giornaliste più promettenti del panorama inglese e tanti altri ammettevano che cominciava ad essere abbastanza famosa, vista la sua notevole capacità nello svolgere il suo lavoro. Edith era una stacanovista, perfezionista appasionata del suo lavoro. E come amavno ricordare i suoi colleghi, altrettanto stronza.
Sotto le grinfie della giornalista erano passati tutti i pezzi grossi del governo Blair e perfino il principino William, unico a seconda della giornalista a saper trattare con una donna e con la stampa, specialmente se queste erano unite in unica persona.
Le interviste di Edith, spesso e volentieri, fruttavano un gran numero di tirature in più nella ristampa del mensile. Infatti, non trattando argomenti propriamente leggeri nelle sue interviste o inchieste, Edith aveva raggiunto l’obbiettivo di far leggere ad un pubblico sempre più ampio la rivista.
E ci riuscì benissimo. Tanto da godere della stima del suo capo, che le affidava importantissime interviste, sapendo di non rimanere deluso.
Ed Edith accettava tutto, senza fiatare.
Le piaceva essere messa alla prova e poter scrivere pezzi che la potessero stimolare nel campo lavorativo.
Questo fino a quella sera.

“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
Come detto prima era impossibile non rimanere folgorati dalla bellezza di Edith. Ma nonostante moltissimi uomini si fossero girati al suo passaggio, altrettanti, specialmente lo staff del locale, si spaventarono alquanto davanti a tutto quello strepitare.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
Edith sbuffò forte a quella giustificazione. Non ce l’aveva contro la povera Laura. Non quella volta, almeno. E alzando ancora di più la voce disse:
“Di al capo che farò questa intervista, ma che non si aspetti che mi muova la prossima volta che farà una cosa simile. Lo volete capire in quella cavolo di redazione che sono una giornalista seria io, mica la prima arrivata. Le faccia lui le grandi interviste alle star del cinema adolescenziali. E lasci in pace me, che nemmeno sapevo esistesse questo Orlando Bloom” e senza aspettare una risposta da parte di Laura, Edith chiuse la chiamata, riponendo il cellulare nella borsetta bordeaux.
Questo era il carattere di Edith. Una stacanovista, alle volte, seria nel suo lavoro, incapace di mancare o ritardare la consegna di un articolo. Ma anche capace di essere eccessivamente autoritaria e aggressiva. Persino irosa se le cose non venivano fatte come desiderava.
Si avvicinò ad un tavolino vuoto e si abbandonò in una sedia, poggiando sul tavolo la borsetta e sistemando la camicia di seta nera, aperta fino a far intravedere la linea del seno tonico e generoso.
Diede una rapida occhiata all’orologio Bulgari che aveva al polso e sospirò leggermente infastidita. Erano le 18:30 spaccate e la ‘star’ non si vedeva.
Prese quindi le fotocopie che aveva stampato qualche sera prima e si mise a leggerle.
Si vergognava di ammetterlo, ma aveva passato un’intera serata a cercare notizie sull’attore di cui non conosceva l’esistenza fino a una settimana prima e di cui, sicuramente, avrebbe fatto a meno di farla.
Passarono cinque minuti prima che il cellulare di Edith la distraesse dalla sua lettura per segnalare l’arrivo di un nuovo messaggio.
La giornalista prese il telefono e lesse la missiva elettronica.
“CIAO AMORE! SONO BRIAN. HO PRENOTATO DUE POSTI SULL’ULTIMO AEREO PER PARIGI DELLA GIORNATA. ALLE OTTO PASSO A PRENDERTI. FATTI TROVARE PRONTA. TI ASPETTANO SEI GIORNI MEMORABILI AL RITZ.”
Era Brian. Ragazzo di Edith da ormai due anni.
Ricco da fare schifo persino ad uno sceicco e a Bill Gates, Brian Stephenson, alla morte del padre, Edward, magnate nel campo finanziario e industriale inglese ed europeo, avrebbe intascato una delle più grandi eredità della storia moderna, comprendente uno svariato numero di azioni (tra cui una buona fetta di quelle del giornale Vanity Fair), una grandissimo numero di ville e appartamenti sparse non solo per Londra e un po’ tutta l’Inghilterra, ma in moltissime parti dell’Europa e in alcune delle più grandi città statunitensi. Per non parlare dei tre centri commerciali costruiti a Londra, Manchester e Liverpool, delle due fabbriche di famiglia e del titolo che Edward aveva comprato dieci anni prima, diventando nobile a tutti gli effetti.
Edith dal canto suo non era per niente sconvolta dalla ricchezza del compagno. Certo! Edith era conscia del fatto che se fosse convolata a giuste nozze con Brian sarebbe diventata ricchissima, ma era poi così tanto sicura che alla luce di molti fatti –di cui parlerò più avanti- questa possibilità potesse essere attuata. Per questo preferiva pensare da sola al suo futuro nella sfortunata ipotesi in cui la sua storia con Brian potesse finire.
Ma questo non significava che non le piacesse il fatto che, quando meno se lo aspettava, Brian prenotasse due posti su di un aereo di linea e la portasse in qualche capitale europea o in qualche grande città americana o, meglio ancora, in qualche lussureggiante spiaggia tropicale.
Brian Stephensons, nonostante questo, era la causa di molti problemi di Edith, dal momento ch spesso e volentieri era bersaglio delle malelingue della redazione. Certo che Edith, dentro di sé,sapeva di non poter biasimare i suoi colleghi: bella, stronza e in futuro prossimo ricchissima, solo perché, a detta dei loro, aveva saputo chi portarsi a letto.
In realtà niente era più falso. Nonostante la sua storia con Brian fosse cominciata due anni prima, l’amicizia tra i due risaliva a molto prima l’inizio del loro idillio amoroso. Tra l’altro fu proprio un’intervista a Vanity Fair, una delle prime di Edith per il giornale, fatta appunto al giovane imprenditore Brian Stephenson a farli incontrare.
Tutto sapevano, alla redazione come erano andate le cose, ma l'invidia rendeva ai più sopportabile pensare che Edith avesse giocato bene le sue carte e che, grazie alla sua furbizia e non alla sua bravura, fosse arrivata tanto in alto.
L’invito di Brian inatteso ma non troppo migliorò un po' l’umore nero di Edith che sorridendo dolce rispose al messaggio. Ma bastò una rapida occhiata al display luminoso del cellulare per vedere l’ora e riportarla al suo malumore.
Era in quel locale da più di dieci minuti e quel damerino non si era ancora fatto vedere.
-Ma stavolta il boss me la pagherà. E come se ma la pagherà!- pensò Edith cupa prendendo la Mont Blanch e cominciando a scrivere veloce su un foglietto immacolato di un vecchio taccuino.

Orlando entrò nell’Hard Rock Cafè tranquillamente. O meglio, apparve all’interno del locale anche se non gli poteva essere possibile.
Forse nemmeno si era reso conto del fatto che era arrivato non in ritardo, ma molto, molto lontano da poter definire in quel modo la sua venuta.
Entrò appunto nel locale, spargendo sorrisi e a destra e a manca, a tutte le donne e -perché no- anche agli uomini presenti nel locale, ignorando il fatto che fosse in ritardo. Si fermò a firmare autografi a ragazze sognanti che poco ci voleva accogliessero il suo passaggio con lanci di petali di rose e fece anche qualche foto, non pensando al fatto che pochi metri più avanti la tensione per via del suo incalcolabile ritardo si potesse tagliare col coltello.
E dopo aver dato l’ultima pacca sulle spalle ad un ragazzo che gli aveva chiesto una foto per mandarla alla sua ragazza, Orlando si avviò al privè.

Capelli neri e arruffati. RayBan scuri calati sugli occhi, bandana nera e gialla legata al polso. Jeans Diesel nuovi ma abbastanza sdruciti da sembrare vecchi di un paio di anni. Golf dolce vita nero e aderente e un sorriso beota stampato sulla faccia.
Questo era Orlando. O meglio quello che apparve agli occhi di Edith, con ben ventisette minuti di ritardo.
Ma Edith non sapeva che quello che aveva di fronte era lo stesso che doveva intervistare. O meglio. Non lo riconobbe.
Cercando le notizie aveva tralasciato tutte le foto. E così quando Orlando entrò nel privè guardandola sorridente, ricevette da Edith un’occhiata glaciale, atta a sbirciare tutta la figura e accertarsi chi si trovasse di fronte. E dopo averlo studiato per bene, chinò la testa e disse qualche cosa che avrebbe cambiato l’andamento di tutte l’intervista e non solo.

“Scusi? Potrei avere un espresso e una mezza minerale naturale, per favore!”

Quelle parole ebbero lo stesso effetto di una bomba nella testa di Orlando, che seguì, con gli occhi sbarrati perfino il dito indice della giornalista che dopo l’ordinazione che gli era stata fatta, tornò a poggiarsi sul tavolo.
Il labbro dell’attore cominciò a tremare. Una leggera sudorazione imperlò la fronte coronata di riccioli mori del giovane, accompagnata da un incredibile senso di smarrimento.
Per la prima volta in tre anni di carriera, una DONNA e quindi un individuo di sesso FEMMINILE, non lo aveva riconosciuto. E questo per Orlando era come se per un cristiano rinnegasse l’esistenza di Gesù.
Certo. Non si sentiva un messia. Ma in quegli ultimi anni, tra giornali scandalistici, pubblicità, foto, siti internet e film, credeva di aver acquisito una certa notorietà.
Ed essendo più che conscio del fatto che la maggior parte delle persone che usufruivano di questi mezzi di comunicazione erano donne rimaste affascinate dal suo bel visino, non riusciva a capacitarsi del fatto che proprio un esponente del gentili sesso non l’avesse riconosciuto.
Su! Lui era Orlando Bloom. Veramente cool, veramente trendy. Beh! Ci siamo capiti.
Quindi, quando Edith sollevò di nuovo la testa e disse:
“Su ragazzo. Ti potresti dare una mossa e portarmi l’espresso e la mezza minerale che ti ho chiesto, per favore?” ad Orlando cominciò a girare la testa. E non solo.
Era tutto davvero troppo strano, troppo impossibile affinché potesse sembrare vero. E grattandosi la testa, guardandosi intorno quasi cercasse una telecamera di candid-camera pronta ad uscire da dietro qualche tenda da un momento all’altro annunciando uno dei suoi ennesimi scherzi idioti, sorrise imbarazzato e disse:
“Questo è uno scherzo, vero?”
A quelle parole Edith sollevò la testa e replicò cercando di tenere un tono serio, nonostante la riposta sarcastica:
“No caro. Sto aspettando che tu muova il tuo culetto rinsecchito e mi porti da bere. Ora! Perché aspetto da mezz’ora l’arrivo di una stella del cinema che crede che la puntualità sia una dote necessaria solo per comuni esseri mortali e non per star di Hollywood, e mi sto davvero stufando. E visto che non ho altro da fare, ti chiedo di portarmi una cavolo di mezza minerale e un espresso, così potrò così potrò in qualche modo occupare il mio tempo, visto che mi sto annoiando a morte come, per quanto spero tu possa aver capito, sto facendo da un po’"”
Era rimasta calma. Non si era arrabbiata. E questo aveva avvalorato la tesi dello scherzo di Orlando che, irritandosi un po’, rispose cercando di sorridere:
“Se questo è uno scherzo solo perché sono arrivato in ritardo, bene, sappiate che è lo scherzo più idiota che qualcuno possa avermi fatto in tutta la mia vita”
Edith sollevò la testa e disse:
“Senti.. Io sto davvero perdendo la pazienza. Ti ho spiegato che sono stanca e sono veramente irritata. Se vuoi che me la prenda anche con te, solo perché hai voglia di fare il cretino, fai pure. Ma prima mi arrabbio e poi, dopo che mi sono calmata, vado dal tuo capo a fare rapporto sul tuo disdicevole comportamento. Vediamo se ti sembra uno scherzo, ora!”
Lo disse con un tono aspro e seccato. E questo bastò per far capire all’attore che quello era tutto meno che uno scherzo. E prendendo una sedia –scatenando tra l’altro un grido di disapprovazione di Edith - cercando di mantenere una certa calma, ribatté:
“Tu non sei normale, vero? No! Non ti arrabbiare. Ora ti spiego perché. Primo: hai mai visto un cameriere vestito come me in uno qualsiasi dei locale in cui sei stata? Non credo. Secondo: l’attore che stai aspettando... ‘MIO DIO!!’ sono io” e sorridendo, prendendo in giro la giornalista, continuò: “E ora se vuoi vai dal direttore del locale. E ti giuro. A meno che non venga a sculacciarmi per il mio imperdonabile ritardo, vizio, che per quanto mi risulta, si coprono anche moltissimi comuni mortali, non credo che possa farmi molto…”
Edith aprì e chiuse la bocca per due volte, cercando di articolare una frase ma senza riuscirci. Solo quando riuscì a riacquistare l’uso della parola, sbottò:
“Quindi tu sei…?”
“Orlando Bloom? Ma brava! Per aver risposto correttamente non hai vinto nulla se non l’opportunità di intervistarmi. So che è poco, ma potresti accontentarti. Non trovi?”domandò Orlando sorridendo falsamente.
A quelle parole, Edith, reagì come una furia e disse:
“La vuole sapere una cosa, grande star di Hollywood? In meno di dieci minuti che parlo con lei mi sono reso conto che è una delle persone più maleducate e antipatiche che abbia mai conosciuto in tutta la mia carriera. E giuro, caro attoruncolo da strapazzo, per una che ha intervistato tutto il Parlamento inglese, è davvero un primato!”
“Stai forse dicendo che è colpa mia?” chiese Orlando sorpreso.
“Sono arrivata io in ritardo? Scusi se glielo dico, ma non mi sembra proprio” rispose Edith sprezzante e dura allo stesso tempo.
“Si. Io sarò arrivato in ritardo, ma questo non significa che tu, una volta entrato nel locale, abbia il diritto di aggredirmi e darmi del cameriere idiota!”esclamò Orlando contrariato.
“Bastava che lei mi dicesse subito di essere Orlando Bloom. Ci saremmo risparmiati un bel po’ di fatica” sbottò a sua volta Edith.
“Scusate?”intervenne una terza persona.
“CHE C’È?” chiesero in coro Orlando ed Edith girandosi assieme.
Un ragazzo mingherlino, stringendo un blocco note tra le mani tremanti, replicò spaventato:
“Sono qui per le ordinazioni”
“Quindi sei un vero cameriere?” chiese Edith guardandolo.
Il ragazzo annuì più volte e disse:
“Si”
La voce flebile del cameriere arrivò comunque all’orecchio di Edith che sarcastica, prendendogli il braccio e trascinandolo vicino al tavolo, inscenando una divertente scenetta, esclamò:
“Sei un vero cameriere, quindi! Ma che gioia incommensurabile! Ti prego vieni qui, accanto a me e deliziaci con la tua presenza.”
Orlando sollevò un sopraciglio e guardò Edith ribadire la sua ordinazione scandendo le parole:
“Caf-fè es-pres-so e una mez-za mi-ne-ra-le na-tu-ra-le”e si trattenne a stento dal ridere forte.
E dopo aver ordinato un caffè lungo macchiato e una minerale naturale, si mise a sedere di fronte alla giornalista aspettando l’inizio dell’intervista.

Ma affinchè la conversazione cominciasse, Orlando dovette aspettare oltre l’arrivo delle ordinazioni. In questo modo -e di certo di questo non si lamentò- poté studiare affondo la giovane donna che nel frattempo guardava gli appunti e sollevava appena la testa sporadicamente, tanto per sbirciare meglio i movimenti dell’attore.
Edith ci mise poco per rendersi conto delle continue occhiate che lui le rivolgeva.
E fu appunto mentre Orlando sorseggiava il suo caffè lungo che Edith, augurandogli che le andasse di traverso, dopo aver dato una rapida occhiata alle mani pieni di anelli, ebbe un lampo di genio e disse:
“Scusa... Posso infilarmelo?”
Inutile dire che Orlando non era rimasto indifferente alle curve di Edith lasciate, senza che la padrona se ne rendesse conto, in bella mostra dall’apertura della camicetta. E dire quindi che non avesse fatto un solo pensiero concupiscente, sarebbe stata una grossissima bugia.
Si può quindi dire che, a quella frase, Orlando reagì come un qualsiasi ‘comune mortale’, dato che una piccola parte di quello che aveva appena bevuto gli andò di traverso e tossendo dissereplicò con voce rauca:
“Come? Scusa?”
Edith sorrise e indicando la mano rispose:
“L’anello. Puoi prestarmelo?”
In realtà quella frase l’aveva studiata. E vedere quella reazione, ripagò Edith del ritardo dell’attore, dando inizio alla vera a propria intervista dopo che, la vera che la giornalista aveva indicato, –la stessa che tutti gli attori della trilogia tolkieniana avevano ricevuto in dono dal regista- finì in un dito lungo e affusolato della ragazza sorridente, che mise un registratore sul tavolo e lo fece partire, schiacciando un piccolo pulsante al lato.

L’intervista si mostrò ben diversa di quello che gli esordi avevano suggerito. Parlarono di tutto. Dall’ultimo film di Orlando, ai progetti suoi futuri, per passare dalla guerra ed arrivare alla pace, aggiungendo in coda qualche considerazione sulla religione professata dall'attore: il buddismo.
Scoprirono che parlare di cose come la meditazione, la ricerca della forza interiore, potevano rendere la loro chiacchierata meno dolorosa per entrambi.
E infatti lo fu davvero.
Della tensione iniziale non rimase nulla, almeno finché continuò l'intervista. Poi, quando il tasto dello stop risuonò nel silenzio della sala con un suono metallico, premuto da Edith, l’incanto si spezzò e tornò la freddezza iniziale.
“Allora” disse Edith prendendo la sua roba e guardando Orlando con indifferenza: “La rivista con la sua intervista, arriverà tra un mese, una settimana prima della pubblicazione ufficiale. Sarà un omaggio della redazione.”
“Allora è finita?” chiese Orlando sorridendo.
“Direi di si” rispose Edith sorridente quasi si sentisse liberata.
Orlando percepì il messaggio e disse:
“Sembri felice?”
“Tu no?” chiese Edith mettendo il registratore nella borsa passando per la prima volta al semplice 'tu' con l'attore.
“Te lo hanno mai detto che sei la persona più insopportabile che esista sulla faccia della terra?” chiese Orlando serio.
Edith sorrise e rispose:
“Tranquillo. I miei colleghi dicono molto peggio…” e mettendo la borsa tracolla disse: “Visto come è andata…” tese la mano e continuò: “Vorrei poter dire è stato un piacere, ma non lo farò. Sarei bugiarda e non è il mio stile…” e sorridente, dopo aver stretto energicamente la mano dell’attore si allontanò, lasciando Orlando interdetto.

L’uscita dal locale di Orlando fu completamente diversa dal suo ingresso trionfale.
Indispettito dal comportamento della giornalista, l’attore camminò tra i tavoli evitando i fan che si accalcavano, tenendo a mente il comportamento della donna.
Era stata una giornalista impeccabile. Non aveva fatto domande stupide ma serie e non le solite stupidaggini trite e ritrite. Poi era ritornata la stessa vipera di quando l'aveva incontrata meno di un'ora prima.
Era sconvolto. Arrabbiato. O meglio… Incazzato nero.
Dentro di se sapeva di non poter ammettere che tutto quel risentimento cominciò a serpeggiare quando Edith non lo riconobbe.
L’aveva vista bella ed elegante e, per quanto fosse fidanzatissimo, sapere che una donna del genere lo aveva riconosciuto lo avrebbe riempito di orgoglio.
Ma non lo poteva ammettere. A se stesso per primo. Il suo orgoglio ne avrebbe risentito davvero troppo. E per uno vanitoso ed egocentrico come lui, sarebbe stata una mazzata non indifferente.
Stava pensando a questo quando, mentre usciva dal locale si rese conto di una cosa.
Quella donna si era tenuta il suo anello. E calciando forte un bidone dell’immondizia, gridò avvilito e guardò la strada, cercando Edith.
Fu inutile.
Lei se era andata. E l’anello con lei.
E questo non era un bene.
Sapeva che quello sarebbe stato il loro unico incontro. E aveva la certezza che l’anello regalatogli da Peter, dopo quella sera, non lo avrebbe mai più rivisto.
E a testa china si allontanò sotto la pioggerellina, voltandosi ogni tanto per vedere se qualche taxi si avvicinava.

Qualche metro più in la, una mano lunga e affusolata, toglieva da una delle dita dell’altra mano un anello che calzava un po’ grande.
Edith sorrise e ripose l’anello nella taschina interna della borsa.
Sì! Ora lo poteva dire. A quel pallone gonfiato aveva dato una bellissima lezione.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Allora grazie a Adrienne Buovier

Allora grazie a Adrienne Buovier, a Uriko, Paddina e Fefe (loro tre recensiscono sempre e per questo le ringrazio.. E Fefe.. Come faccio a dimenticarmi di te??), poi ringrazio Bebe e Keike, Carlottina e Chicca. Vi ringrazio per aver letto il primo capitolo e vi chiedo umilmente scusa per il ritardo che, purtroppo, non sarà l’ultimo. Ho problemi al pc e una mia amica mi aiuta nella battitura dei capitoli, quindi non potrò aggiornare costantemente. Chiedo umilmente perdono.
Vi ringrazio anche di aver accolto amorevolmente Edith. So che è molto scontrosa. Forse troppo. E il fatto che non sia dispiaciuto il suo comportamento, mi ha reso felice.
Spero che il prossimo capitolo vi piaccia. E di riuscire a scrivere almeno qualche capitolo in più questi giorni. E che vi appassionino, come credo, abbia fatto il primo.
Un bacio grande a tutte.
Niniel 82.


Capitolo 2: I casi del destino.

Brian Stephenson era un uomo abituato ad ottenere sempre tutto quello che voleva. Ed Edith fu di sicuro una delle sue prede più ambite.
Si conobbero durante un'intervista, la terza della giovanissima Edith per la rivista Vanity Fair, che la ragazza doveva fare al figlio del magnate Edward Stephenson.
Tra loro non nacque subito l’amore. Edith, sempre molto forte e decisa e parecchio realista, prima di innamorarsi di qualsiasi persona, valutava sempre i pro e i contro, ferma nella sua decisione che la sofferenza, specialmente quella per amore, sia solo una perdita di tempo. Sia che la dovesse subire sulla sua pelle che su quella del partner.
Così, per ben un anno, Edith e Brian vissero una bellissima amicizia finché, un giorno il cellulare di Edith squillò.
Era Brian che la invitava a passare tre giorni a Parigi.
E visto che nessuna donna sana di mente rifiuterebbe un invito del genere, Edith accettò.
Così dopo aver passato un romantico fine settimana Brian, in un ristorante con vista sulla Torre Eiffel, le chiese di diventare la sua compagna…
Il resto è storia.
I due cominciarono ad uscire assieme fino a che la stampa colse in flagrante i due che non poterono più nascondersi e dovettero ammettere la loro relazione.
E le cattiverie cominciarono a piovere dal cielo.
Infondo non si può essere belle, ricche e famose e stare anche con un miliardario che ti da tutto quello che vuoi senza batter ciglio. Naturalmente qualcuno inizierà malignare su di te. Perché la natura umana è questo infondo: non ammettere mai che qualcuno merita ciò che ha ottenuto lavorando duramente. In particolar modo se si è la compagna di un uomo ricco e prepotente come Brian Stephensons

Edith arrivò nella sua casa situata nella zona uno, vicino a Piccadilly.
Appena chiuso l’uscio alle spalle poggiò la borsa e piegando appena le gambe tolse le vertiginose decolté bordeaux, camminando scalza per il salotto.
Poi si avvicinò alla segreteria e l’accese.
[Questa è la segreteria telefonica di Edith Norton. In questo momento non sono in casa. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. Appena possibile vi richiamerò]
Edith, dopo aver sentito che c'erano due messaggi, aveva riavvolto il nastro e successivamente aveva cominciato a caricare qualche vestito nel trolley, ascoltando le chiamate registrate sulla segreteria.
“MESSAGGIO NUMERO UNO” annunciò la voce metallica della segreteria.
“Edith. Piccola. Sono Rachel. Ti devo dare una notizia pazzesca. Sei la prima a saperlo... La Saatchi ha accettato! Esporrò lì le mie foto. Dal 27 dicembre 2004 al 23 febbraio 2005. Non è grandioso? Appena puoi richiamami. Un bacio.”
Edith sorrise e mise della biancheria nella tasca più piccola. Rachel era la sua migliore amica. E quel successo Edith lo sentiva anche un po’ suo. Un po’ perché conosceva Rachel da quasi dieci anni; un po’ perché aveva fatto di tutto per convincerla a mostrare le foto che aveva fatto durante il loro viaggio in Afghanistan. Viaggio che tra l’altro ispirò un libro che scrissero a quattro mani e che valse alle due parecchi premi nazionali ed internazionali.
Nel mentre sistemava ancora qualche cosa, la segreteria annunciò il secondo messaggio con la solita voce metallica.
“MESSAGGIO NUMERO DUE”
“Edith! Sono Frank. Laura mi ha detto che eri molto arrabbiata per via dell’intervista ad Orlando Bloom. Beh... Ti ho chiamato perché volevo farti sapere che, per quanto può sembrare strano, io non volevo affidarti quell’intervista. È stata la manager di lui ad insistere affinché la facessi tu. So che dovevo dirtelo prima, ma ti giuro, non ne ho avuto il tempo. Fammi sapere… Ciao.”
Edith sbuffò infastidita. Quella non era una chiamata sincera. Lo sapeva. Era un tentativo piuttosto flebile che il boss usava per non ammettere che aveva fatto una stupidaggine.
E con un mezzo sospiro, infastidita, cacciò con estrema forza i vestiti dentro la valigia.
Poi, tranquilla, entrò nella camera, si spogliò e si avvicinò alla doccia. Una doccia rigenerante dopo la serata passata era il giusto premio che si meritava.
Si rilassò sospirando felice mentre il getto scendeva veloce riempiendo di piccole gocce calde il corpo della giornalista, mentre il vapore tiepido saliva. Edith era priva di pensieri e con gli occhi chiusi, come ogni volta che si concedeva un po' di relax, si abbandonò completamente a quel piacere, estraniandosi completamente dal mondo.
Poi, dopo aver asciugato il corpo e i capelli aprì l’armadio, per l’ennesima volta, senza nascondere la sua nudità.
Aveva la certezza più che matematica di avere un bel corpo. E sapeva di essere desiderabile. Infatti, molte volte, aveva usato questa sua dote per ottenere qualche intervista.
Sono pochi a saperlo, ma un sorriso languido e uno sguardo dolce potevano portarti molto lontano e aprirti altrettante porte, aggiunti ad una buona dose di tenacia.
Si preparò indossando un paio di jeans a vita bassa scuri, abbinando un golfo bianco con il collo ad anello. Piegò i capelli e si truccò appena. Poi si mise a sedere, leggendo un libro e rimanendo illuminata solo dalla lunga lampada che stava vicino al divano dove era seduta.
Stavolta la sua attesa non fu lunga.
Ci vollero meno di cinque minuti prima che Brian si presentasse alla porta di casa sua.

Madre americana e padre inglese, ricco e famoso.
I capelli di un biondo slavato e occhi non grandissimi e di un azzurro ghiaccio. Alto, mascella squadrata e labbra fini, più una notevole altezza abbinata ad un ottima prestanza fisica.
Questa era la descrizione di Brian, trentatreenne di successo, che quella sera si presentò a casa di Edith avvolto nel suo impermeabile, appena bagnato dalla fitta pioggerellina inglese, con un sorriso stampato sulle labbra.
“Sei pronta?”chiese quando Edith aprì la porta.
“Sì! Entra” rispose Edith baciandolo e dicendo piano: “La puoi portare tu giù la mia valigia?”
“Certo” disse Brian dandole un altro bacio. “Fai in fretta. Giù c’è un taxi che ci aspetta…”
“Prendo le chiavi e il portatile e sono da te” sorrise dolce Edith.
“Va bene” sorrise Brian sparendo dietro la porta, con la valigia di Edith appresso.
La giornalista sorrise e prendendo le chiavi e il portatile uscì dall’appartamento e chiuse la porta.
Parigi e un romantico fine settimana con il suo compagno l’attendevano.

Orlando entrò in casa sbattendo forte la porta d’ingresso.
Non solo quella giornalista non aveva fatto altro che indisporlo per tutto il tempo, trattandolo come un perfetto idiota. No!
Si era presa anche il suo anello. E non uno qualsiasi. Quello che gli aveva regalato Peter!
Non si poteva definire arrabbiato. Era troppo riduttivo. Era furente. Nel vero senso della parola.
Poggiò – o meglio lanciò – le chiavi sul tavolo e lanciò la giacca di renna sulla sedia.
Fu allora che si accorse che nel salotto c’era qualcuno. E quel qualcuno era seduto nel divano dal quale spuntava una piccola testa bionda.
Non poteva essere lei. Era lontana e non si sarebbero visti per un po', almeno per quello che aveva detto lei.
“Kate?” chiese lui stupidamente, cercanndo conferma a quello che vedeva. Gli mancavano solo le allucinazioni ed era apposto.
Ci volle poco perché Orlando capisse di non essere preda della pazzia. Kate Bosworth, bionda ancora per poco viste le imminenti riprese di ‘Superman Returns’, a sorpresa era andata a casa del suo ragazzo storico.
“Hi! My love!” disse la giovane saltando in piedi e allargando le braccia, mentre le labbra si allargavano in un perfettissimo sorriso che non celava il forte accento americano."Ho corrotto il portiere e sono salita quando tu non c'eri per farti una sorpresa" continuò dolce la giovane attrice.
Orlando, in un attimo, dimenticò la serata passata e corse ad abbracciare e baciare la giovane ragazza.
“Ma non dovevi essere a Parigi?” chiese Orlando sorpreso.
Kate baciò languidamente il ragazzo, poi poggiando la fronte contro quella di Orlando rispose mordendosi il labbro inferiore:
“Mi mancavi e ho approfittato di venire a Londra appena mi hanno dato qualche giorno di ferie”
Orlando sorrise e baciando Kate e prendendola in braccio, stringendola forte a se, mormorò:
“Bene! Ho molti arretrati da farti pagare... Ora tu vieni con me”
Kate urlò e quando Orlando la buttò sul letto, fu inutile fargli il solletico. La passione, visto il lungo periodo di lontananza, avvolse i due giovani che abbandonarono i giochi per assaporare la meritata intimità.

Edith scribacchiava qualche cosa sul portatile.
Stava seduta sul letto, un matrimoniale nella stanza 205 del Ritz, il famoso albergo parigino anche per essere stato l’ultima meta del viaggio di Lady D prima di morire.
La piccola lampada illuminava la parte dove stava la giornalista, che attenta e veloce cominciava a intavolare il testo dell’intervista di Orlando Bloom.
Brian si mosse tra le lenzuola e dopo essersi svegliato, ammirò il corpo statuario della compagna che nuda, seduta sul letto lavorava con il portatile poggiato sulle gambe incrociate.
Si mise a sedere a sua volta e baciò la spalla della compagna, cercando così di attirare la sua attenzione.
“Sto lavorando!” disse Edith scansandolo.
“Spiegami come puoi pensare al lavoro quando siamo al Ritz, a Parigi, lontani da impegni di lavoro e dal caos di Londra.” finse di lamentarsi Brian baciandole il collo stavolta.
Edith sospirò infastidita. Non sopportava di essere disturbata mentre lavorava e si allontanò ancora un po’ dal compagno.
Brian sorrise e avvicinandosi di nuovo baciò il collo della compagna e abbassò lo schermo del portile.
Edith risollevò il coperchio e alzandosi dal letto si mise a sedere nella poltrona.
Brian la guardò contrariato e senza dire nulla, si vestì in fretta e uscì sbattendo la porta.
Edith trasalì appena, ma continuò a lavorare.
Non era di sicuro il primo litigio con Brian, ma non sarebbe stato nemmeno l’ultimo.

Orlando accarezzava la schiena nuda di Kate che abbracciava il cuscino sorridendo al compagno.
“Mi sei mancata” disse Orlando baciandole la fronte.
“Anche tu” disse lei e accolse il bacio socchiudendo gli occhi.
Dopo, con un gesto veloce, spostò le coperte e andò in bagno, lasciando Orlando da solo nel letto. E una volta entrata disse:
“Ti arrabbi se ti dico che sono a Londra anche per un altro motivo?”
Orlando, che si era messo a sedere nel letto, corrugando la fronte domandò mentre sistemava il cuscino dietro la schiena:
“Perché credo che quello che stai per dirmi non mi piacerà nemmeno un po’?”
Kate sorrise e rispose:
“E fai bene a pensarlo”
“Viene tua madre dall’America per caso?” chiese preoccupato Orlando.
“No” rise Kate affacciandosi alla porta e facendo una smorfia al compagno. Poi rientrando dentro aggiunse: “Conosci Brian Stephenson?”
Orlando si grattò la testa pensando e poi rispose:
“Chi? Il figlio di Edward Stephenson, il riccone?”
“Bravo” disse Kate “I miei sono stati invitati ad una festa che lui darà tra una settimana e alla quale parteciperà tutta la Londra che conta.” e dicendo questo cominciò a riempire la vasca.
“Immagina che bella festa!” disse ironico Orlando.
“Infatti” ironizzò a sua volta Kate. “Sai quelle feste fatte con gente fintissima? Ecco queste sono le feste tipo di Brian Stephenson. Pensa che trovare una persona che non parli solo di vestiti e di shopping lì è come cercare l’acqua su Marte.”
I due risero. E Kate continuò immergendosi nella vasca.
“Quindi, la prossima settimana, il giorno prima che io torni a Parigi, mi devi accompagnare a questa festa.”
“E cosa ci faccio io lì? Non sono nemmeno nobile!” disse Orlando contrariato.
“Quanti nobili credi ci siano, OB?” rise Kate.
“Tutti?” replicò ironicamente Orlando.
“Ti basta pensare solo che Stephenson senior, dieci anni fa, ha comprato il suo titolo, con tanto di stemma... Ora, dopo aver costruito una fortuna dal nulla, non solo vede fruttare i profitti dei suoi commerci, ma ritira anche una buona uscita che ogni nobile, mensilmente, ritira” disse sdegnata Kate.
“Un poveraccio direbbe che piove sempre sul bagnato”sorrise Orlando.
“E non è finita” continuò Kate.
“A no?” chiese Orlando sollevandosi dal letto.
“Non solo sono ricchi sfondati. Non fanno nemmeno beneficenza. Né Stephenson senior, Né Stephenson junior… E se lo fanno, lo fanno solo per loro tornaconto. E Brian, è un viscido. Ha una fidanzata bellissima e ci prova con tutte, me compresa.”ribatté Kate strofinando la gamba con la spugna.
Orlando, poggiato alla porta, guardando Kate immersa nella vasca disse:
“E allora sono costretto a venire a questa festa.. Sono un tipo geloso io e non sopporto che ti diano troppe attenzioni senza il mio permesso...”
“Allora dovrò assumere una guardia del corpo” rise Kate.
Orlando guardò contrariato Kate e gettandosi nella vasca sollevò una grossa quantità d’acqua, mentre Kate, ridendo, gridava:
“Lasciami.. Daiiii”

Edith mangiava tranquilla la sua porzione. I capelli biondi erano raccolti e ai lobi spendevano i due pendenti che alla luce lieve del ristorante mandavano tiepidi bagliori arcobaleno.
Il vestito bellissimo nero di taffettà, doveva servire per incorniciare il finale di una grande serata. Ma non fu così.
Nonostante Brian la guardasse sorridente, Edith non gli aveva ancora rivolto la parola. Fu allora lui il primo a rompere il ghiaccio, dicendo:
“Sei ancora arrabbiata”
“Non dovrei?”chiese Edith sollevando appena il sopraciglio.
“Dai, dillo... Avanti. Sono sempre il solito avventato che non pensa a quello che dice o che fa” rispose Brian incrociando le mani sotto il mento.
“Come se bastasse!” esclamò Edith attaccando un pezzo di insalata.
“Dai non puoi fare l’arrabbiata per tutta la vacanza…” rispose Brian prendendo un tovagliolo e aprendolo lo poggiò sulle gambe.
“Vuoi mettermi alla prova?” chiese Edith ironica.
Brian sapeva che la minaccia della compagna non sarebbe caduta a vuoto e correndo ai ripari, disse:
“Dai.. Mi da fastidio stare a litigare con te…”
“Prima mi è sembrato il contrario” disse Edith poggiando la forchetta e pulendo le labbra con il suo tovagliolo.
“Armistizio?” propose Brian mettendo le mani avanti “Facciamo che per farmi perdonare, domani ti porto a Versailles. Ti piace così tanto...”
“Non vengo” disse Edith risoluta.
“E invece si… Tu verrai…” sibilò quasi Brian che cominciava a perdere la pazienza.
“Non sono una dei tuoi dipendenti, sono la tua ragazza!” disse Edith tra i denti.
Brian la guardò e sospirando disse:
“Tu non mi vieni incontro. Anzi… Non fai altro che mettermi i bastoni tra le ruote, qualsiasi sia la cosa che voglia fare per noi due…”
“Sei tu che non mi vuoi capire…” disse Edith seria, guardando in faccia il compagno. “Non puoi pretendere di scarrozzarmi per tutta l’Europa e aspettarti che sia pronta a soddisfare i tuoi appetiti sessuali. Non sono un oggetto. E non puoi trattarmi come tratti tutti quelli che ti circondano. Ribadisco! Non sono un oggetto. E tanto meno, ti permetterò di trattarmi così.”
Brian la guardò e disse:
“Io voglio solo che tu sia felice. Sto dando anche una festa in tuo onore questo mese...”
“Cosa!” lo interruppe Edith lasciando cadere la forchetta sul piatto.
Qualcuno nel locale si girò verso la coppia, guardandoli con fastidio per il rumore. Brian, per evitare una scenata, corse ai ripari:
“Amore. Io volevo dirtelo in maniera diversa. Ma ho deciso di farti un regalo. E una festa mi sembrava la cosa giusta…”
“A me non importa nulla delle tue feste e delle persone noiose che frequenti. Lo vuoi capire che a me non interessa la vita mondana?”domandò Edith punta.
“Perché tu non devi difendere la tua immagine. Io sono un personaggio pubblico cento volte più famoso di te…” disse Brian serio. “Martedì 13 novembre, nella mia casa vicino a Oxford Street darò la festa in tuo onore. E ti voglio bellissima. E per farmi perdonare ti farò anche un gran regalo...”
Edith sorrise e sollevandosi dalla sedia, sbattendo il tovagliolo sul tavolo, disse:
“Continui a non capire. Io torno in camera...”e camminando velocemente lasciò Brian da solo.

Quello che Orlando ed Edith non potevano sapere era che il destino, in quei giorni, intrecciava ancora una volta le loro strade.
E che si sarebbero rivisti per merito dei rispettivi compagni.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Bebe e Anima Bianca

Bebe e Anima Bianca.. Grazie per aver recensito il mio capitolo. E vedo che vi intriga, almeno per quello che ha detto Keike che colgo l'occasione di ringraziare per la sua recensione... Bene.
Allora, visto che ho tirato il sasso e nascosto la mano (aspettatelo ancora a dirlo eheheheheh) vi presento il terzo capitolo che introdurrà due personaggi molto importanti. Rachel. Ditemi che ne pensate della pazza migliore amica di Edith. Ed Emma… Di lei non vi dico altro… Sono cattiva lo so.
Piccola domanda. Che ne pensate di Brian??
E ho notato che nessuno ha attaccato Kate. Sono davvero felice. Vuol dire non l’ho resa odiosa (spero o__O).
Spero che sia una buona lettura. Un bacio a tutte Niniel.


A spasso con Rachel. (La festa a casa di Brian..)

Rachel Brown era uno dei mezzi busti più conosciuti di tutta la Gran Bretagna dato che lavorava per il network principale della nazione: la BBC.
Aveva due anni più di Edith. Le due si erano conosciute all’università grazie a delle amicizie in comune.
Inizialmente i rapporti tra Edith e Rachel non furono idilliaci. Al contrario, Edith era sempre troppo scontrosa e dal sarcasmo pungente e fece di tutto per non rendere facile la vita della ventiduenne Rachel finendo, così, per creare una sorta di tensione tra le due che, un giorno, senza una vera e propria ragione, almeno agli occhi dei più, si cancellò come per magia.
Rachel, invece, in quei dieci anni aveva vissuto una vita talmente piena da farla sentire, alle volte, molto più veccgia dei suoi ventisette anni. Giovanissima aveva sposato Johnny dal quale aveva avuto una bambina che aveva chiamato Charlotte e solo tre anni prima dei fatti narrati aveva divorziato, in un modo non del tutto indolore. Non mancarono infatti le cause in tribunale, i piatti rotti, le visite dallo psicanalista, con il rogo finale del meraviglioso e sontuoso abito da sposa.
In ogni modo le differenze tra le due amiche saltavano sempre all'occhio. Immediatamente.
Se Edith era sarcastica, snob e molto ritrosa a qualsiasi apertura verso il mondo esterno, Rachel era una ragazza solare nonostante le varie disavventure della vita. Le piaceva fare baldoria, bere fino a stare male e cercare di sedurre tutti gli uomini che incontrava. Almeno quando non c'era Charlotte, sua figlia. Solo allora ritornava ad essere una persona responsabile. Per sua figlia Charlotte, Rachel, avrebbe dato persino l’anima. E lo faceva. Infatti, nonostante cercasse di sedurre qualche uomo la maggior parte delle volte, Rachel cercava una relazione stabile, che potesse regalare a Charlotte quella stabilità che non era riuscita a darle con John, il suo ex marito.
Era di sicuro questo uno dei motivi per cui Edith voleva sinceramente bene a Rachel e Charlotte. E cercava di proteggerle sempre. Anche se, come in ogni amicizia che si rispetti, c'era anche tra Edith e Rachel una cosa su cui non andavano d'accordo.
Rachel non riusciva a digerire il giovane rampollo, né tanto meno il suo comportamento un po’ troppo festaiolo e -a detta del mezzo busto- abbastanza libertino. E in quel caso, Rachel non aveva avuto torto. Al contrario. Brian aveva tradito Edith. Due volte in tre anni. E non erano poche e tanto meno da definire scappatelle. Una era stata una vera e propria storia che Brian aveva cominciato con Emma Norton, la sorella minore di Edith.
Naturalmente alla scoperta della tresca con sua sorella, Edith lasciò Brian, trovando il sostegno di tutti i suoi amici, in particolar modo quello di Rachel. Poco tempo dopo la loro rottura, quando Edith tagliò tutti i ponti con usa sorella e litigò con la sua famiglia, distruggendo i vecchi equilibri di sempre della famiglia Norton, Brian si ripresentò dalla giornalista. Voleva riconquistarla. E ci riuscì promettendo di non ricadere più nel suo vecchio errore.
Quella fu la prima volta in cui Edith e Rachel litigarono davvero. Nemmeno nel loro primo periodo di amicizia avevano litigato cosi tanto e così forte.
Fu solo grazie alla stima reciproca e la forte amicizia che le due ricuciorno lo strappo, nonostante Rachel, delusa, dovette ammettere con tutti e con sè stessa che la sua migliore amica era davvero innamorata di Brian.
Tempo dopo le due donne partirono assieme per un lavoro che avevano intavolato da tempo, facendo un giro in Africa, Asia e Europa con il fine di descrivere i modi di vivere delle donne nel mondo. E fu un viaggio illuminante per entrambe.
Rachel scattò foto bellissime ed Edith con un diario che scriveva quotidianamente, registrò emozioni, paure e speranze di quell’esperienza, lunga tre indimenticabili mesi.
E tutto si concluse con la pubblicazione di un libro, scritto a quattro mani dalle due e dalla mostra che Rachel avrebbe dato alla Saatchi Gallery, quel 27 dicembre.
E naturalmente, con il rafforzamento del rapporto delle due ragazze.

“Non è che non sopporto Brian, piccola. Dico solo che non è l’uomo adatto a te. Ci sono un infinità di uomini non solo più belli, ma anche più intelligenti di Brian, che farebbero la fila, pur di uscire con te”disse Rachel mentre guardava con interesse una vetrina nei pressi di Piccadilly Circus, camminando al fianco dell'amica.
Edith, dal canto suo, conosceva troppo bene Rachel e sapeva che era inutile intavolare una conversazione senza fine sul suo compagno. E sorridendo, con una punta di sarcasmo, rispose:
“Sai cos’è? Brad Pitt non mi ha ancora chiamato, da quando si è messo con Angelina. E poi dovresti averlo capito che io sto con Brian per i suoi soldoni. Ormai lo dicono tutti, come faccio a nasconderlo? E ADORO le feste che da mensilmente, su tutto. Anche per celebrare l'allargamento del buco nell'ozono!”
Rachel rise e cercando di tornare seria ribatté:
“Ah! Lo avevo immaginato, sai? Feste senza senso come quella di stasera, vero?”
“Specialmente quella di stasera, Mrs Brown..” rise Edith fermandosi poi a guardare una vetrina della Gap.
Rachel sorrise e rispose:
“Potresti sempre fingerti malata e venire da me stasera?”
“Lo sai che non posso. Brian mi ha incastrata” disse Edith malinconica, vedendo sfumare la possibilità di una bella serata assieme a Rachel e aggiunse:"La festa è in mio onore. E tu hai mai visto una festa senza l’ospite d’onore?”
“Le pensa tutte Stephenson per incastrarti!” esclamò contrariata Rachel.
“Perché non vieni tu, invece?” chiese Edith con un sorriso sornione rivolto all’amica.
Rachel la guardò e scuotendo la testa più volte disse:
“Non se ne parla. L’ultima volta che sono venuta ad una di quelle dannatissime feste un barone mi ha fatto la corte…”
“E ti lamenti?” rise Edith.
“NO! DOVREI FORSE? TI SEI DIMENTICATA IL PICCOLO DETTAGLIO CHE AVEVA SETTANTANNI?” sbottò Rachel facendo ridere più forte Edith.
Le due si presero in giro per un po’ quando Rachel disse, quasi colta da un’illuminazione:
“Devi comprare un vestito per stasera, allora!”
“Rachel... Sono piena di vestiti! Non ne ho bisogno di un altro vestito” le fece notare con un sorriso Edith.
“Non se ne parla proprio!”disse Rachel prendendo l’amica sotto braccio e dicendo:”La festa è in tuo onore. Quindi stasera devi essere bellissima...” e guardando l’orologio disse, infine: “Abbiamo due circa prima che Charlotte esca da scuola. Quindi, mano alla carta di credito bambina. Stasera sarai talmente bella che perfino i morti risusciteranno per vederti…”
Edith scosse la testa sorridendo, ma suo malgrado si fece trasportare dalla sua amica a fare shopping sfrenato.

Orlando, assonnato per via dei bagordi della sera prima, si guardava preoccupato allo specchio, cercando di fare il nodo alla cravatta non riuscendoci.
Aveva delle occhiaie enormi, nonostante Kate continuasse ad affermare il contrario. Parlava bene lei che nonostante fosse andata a dormire alle quattro del mattino e si fosse alzata solo cinque ore dopo era fresca come una rosa. E ora canticchiava felice in bagno, truccandosi.
Sospirando l’attore si voltò e subito vide il trolley della ragazza vicino alla porta. Possibile che quella fosse l’ultima serata che passavano assieme e fossero costretti ad andare a quella festa noiosa? Indispettito dalla situazione e dalla cravatta che non ne voleva sapere di stare annodata,disse:
“KATE!!! MA DOBBIAMO ANDARE PER FORZA A QUESTA STUPIDA FESTA?”
Kate uscì dal bagno agganciando un orecchino e sorridendo rispose dolcemente:
“Come unica esponente della famiglia Bosworth a Londra sono obbligata ad andare a quella festa. Che ti piaccia o no. E tu...” e fece un perfetto nodo alla cravatta di Orlando: ”... tu sari il mio cavaliere senza macchia e senza paura. Dopo che avrai finito di prepararti, naturalmente!” e allungandosi un poco lo baciò sulle labbra pulendo poi le tracce di rossetto rimaste.
Orlando sorrise a sua volta. E prendendo tra le sue e baciando le mani di Kate poggiate sul suo petto disse, fregando il naso contro quello della ragazza:
“Allora andiamo a toglierci questo dente!”
Kate sorrise e annuì. Poi, aiutata da Orlando, mise il cappotto e aspetto che Orlando facesse lo stesso per poi, mano nella mano con lui, uscre dall’appartamento del ragazzo.

Quando arrivarono all'appartamento di Brian, Orlando e Kate trovarono già un sacco di gente.
I camerieri assoldati per servire da bere agli ospiti, giravano solerti per la sala con il loro gilè rosso e con i vassoi argentati poggiati sulle mani tra gli invitati fasciati in elegantissimi abiti da sera.
Una sorta di maggiordomo, very english style tra l’altro, prese in consegna i cappotti dei due nuovi arrivati, mentre Orlando poggiando una mano sulla schiena di Kate, disse sottovoce, guardandosi intorno:
“Amore! Siamo ancora in tempo ad andare via”
Kate rise appena e portando un dito sotto il naso rispose:
“Dai! Stiamo qui un paio di ore e poi andiamo via… Te lo prometto”
Orlando stava per rispondere, quando una voce stridula, interruppe la sua conversazione con la fidanzata.
“KATLEEN!”
“Katleen?” chiese Orlando, voltandosi di scatto verso Kate che, con aria implorante sussurrò al ragazzo:
“Ti prego amore! Lasciala fare. Sarebbe molto peggio se non lo facessi” e guardando la donna con un sorriso, allargò le braccia e disse: “CHERYL!”
“My darling!” disse la donna sorridendo e prendendo le braccia della ragazza, allargandole per vederle meglio disse untuosa, tanto che Orlando sentì un brivido di disgusto corrergli lungo la schiena: “Amore sei bellissima stasera” e l’abbraccio sorridendo e baciandole le guance.
Fu allora che si accorse di Orlando e sollevando un sopraciglio, disse:
“E questo, mi sembra di capire, è il tuo ragazzo, quello tanto decantato da mia figlia…” e tendendo la mano all’attore, disse: “Sono Cheryl Davis. Conosco Kate da quando ha messo il primo dente...” e scrutando meglio il corpo di Orlando fasciato nell’elegante completo nero disse: “E devo dire che crescendo ha migliorato tantissimo i suoi gusti in fatto di uomini!” e uno sguardo pieno di cupidigia scrutò ancora più approfonditamente Orlando tanto da metterlo in imbarazzo.
Kate, che conosceva la grande fama di mangiatrice uomini di Cheryl, disse:
“Allora dov’è la piccola Cecil e Debra?”e guardando Orlando con faccia implorante si allontanò sotto braccio con la donna.
L’attore londinese si guardò intorno e constatò che a quella festa non c’era una band che suonasse qualche pezzo per animare la serata. E che, tanto meno, ci fosse qualcuno con cui fare una seria chiacchierata.
Si guardò intorno e si mise a cercare qualche cosa da fare.
Fu proprio nel momento in cui Orlando lasciò l’ingresso, che qualcuno suonò il campanello e il maggiordomo aprì la porta…

Emma entrò nell’appartamento e consegnò la pelliccia di visone al maggiordomo, sistemando poi, con un gesto veloce della mano, i capelli.
Il suo corpo perfetto, molto più asciutto di quello di Edith, era fasciato da un vestitino corto e nero, con le spalline incrociate dietro la schiena. Ai piedi gli immancabili tacchi a spillo che la slanciavano parecchio e che mettevano in risalto il fatto che nel suo sangue corresse pane, passerella e cat walk, la famosa camminata sinuova delle fotomodelle.
Molti degli uomini presenti nella sala si voltarono al suo passaggio, guardandola rapiti. Perfino Orlando lo fece.
Ma la giovane modella fece in tempo a prendere un bicchiere di champagne da uno dei vassoi voltanti che una mano l’afferrò per la spalla e la fece voltare.
Emma, i cui occhi, meno obliqui di quelli di Edith e tendenti al giallo verde, si allungarono in un sorriso di scherno. E portando il calice alle labbra ne bevette un lungo sorso, dicendo poi:
“Brian. Il mio cognatino preferito!”
Brian la guardò bere e domandò:
“Che ci fai qui?”
Emma sollevò un sopraciglio e rispose:
“Edith è mia sorella. Quindi ho lo stesso diritto che hai tu di stare qui”
Brian, irritato per la risposta, prese il braccio della ragazza e sibilò:
“Vattene. Non voglio che ti veda”
Emma si divincolò dalla presa vigorosa di Brian e sarcastica disse:
“Ah! Che stupida che sono. Mi sono dimenticata che quella santarellina della mia sorella maggiore perdona solo chi le scalda il letto. Non quella gran puttana di sua sorella!”
Brian strinse le labbra trattenendo l’impulso di urlare contro Emma e mormorò con durezza:
“Vattene. Non ti voglio qui. Hai capito?”
Emma lo guardò e fingendosi stupita, disse:
“Pensare che qualche mese fa non mi dicevi queste cose, vero Brian?”
“Stai superando ogni limite. E sei davvero patetica” rispose Brian irritato.
“Voglio vedere mia sorella” replicò Emma.
“Lei non è qui. È in una camera. Non sta bene. E se devo essere sincero non sono per niente sicuro che lei abbia lo stesso desiderio”
Emma serrò la mascella e sollevando un sopraciglio, alzò un po’ il bicchiere e aprendo la mano lasciò che si schiantasse per terra.
Solo dopo che tutti si furono voltati a guardarli e avevano cominciato a mormorare in maniera concitata, ritornò all’ingresso prese la sua pelliccia e andò via.

Orlando, ignaro del piccolo battibecco famigliare avvenuto a pochi metri da lui, continuava a guardarsi intorno e ad annoiarsi.
Era a quella festa da nemmeno dieci minuti e già era sull’orlo di una crisi isterica tanto da voler prendere Kate in braccio e portarla a casa sua, dove avrebbero fatto tutto meno che annoiarsi.
Conscio però del fatto che la noia si uccide solo buttando giù qualche boccone, si avvicinò al tavolo del buffet per guardare che cosa ci fosse da mangiare.
E fu allora che la vide.

Edith spostò con una mano il ciuffo da davanti agli occhi e sospirò leggermente rattristata.
Poco prima, Brian era entrato in quella camera, dove lei stava finendo di prepararsi, con un mazzo di rose bianche e gliele aveva regalate. Bastò poco affinché la ragazza notasse il piccolo astuccio nero in mezzo alla composizione.
Ricordava di averlo preso tra le mani e averlo aperto, con le gambe che cedevano. Ma non per l’emozione. Aveva sempre avuto paura di quel momento. Aveva sempre avuto una paura matta di impegnarsi troppo. E guardando l’anello che riconobbe solo tra se era di un discutile gusto chiese:
“Che significa?”
Brian sorrise e prendendole il viso tra le mani domandò a sua volta:
“Vuoi sposarmi?” e la baciò.
Edith rispose fiaccamente al bacio, per poi tornare a guardare l’anello. Si sentiva imbarazzata. Sapeva che dopo due anni assieme Brian avrebbe cercato di rendere la loro unione ‘legale’, per via del suo bruttissimo vizio di vedere le cose in un lato pratico. Ma lei sapeva di non poterlo fare.
Guardò l’anello e Brian e veloce, imbarazzata, rispose:
“Non sono ancora pronta…”
Quella parola esplose nelle orecchie di Edith anche mentre si guardava nello specchio. E la sua immagine venne oscurata da quella di Brian, o almeno dal ricordo della sua espressione dopo la sua risposta.
Non aveva fatto una piega.
Non era stupito, nemmeno deluso. Era, come sempre pronto a tutto. E per questo aveva reagito con un sorriso alla sua risposta negativa. E la lasciò con un bacio sulla guancia.
Ora era lì, mentre tutti fuori si univano in un unico coro in un unico gran brusio che racchiudeva suoni, discorsi, sorrisi di persone diverse, mentre lei, dentro la stanza dal quale non era mai uscira, sentiva la testa esplodergli per via della forte emicrania, dovuta alle forti emozioni che aveva vissuto meno di due ore prima.
Decise di uscire dalla stanza e quando lo fece, veloce si avvicinò al banco del buffet.
E prendendo un piatto cominciò a guardare le pietanze.
Magari mangiando avrebbe messo a tacere quella strana sensazione che le attanagliava le viscere e che le urlava di scappare e di lasciare quella dannatissima casa.

Orlando si avvicinò al tavolo quando notò una donna alta quasi quanto lui, con un bellissimo vestito bianco, che aveva una profonda scollatura dietro la schiena, mentre dal collo pendeva una catenella argentata che fungeva da chiusura del vestito e che dondolava sbattendosi dolcemente contro la pelle nuda e liscia. La gonna fasciava i fianchi, scendendo poi morbida e lasciando intravedere i sandali platinati. I capelli biondi erano intrecciati in un elegante nodo, che lasciava scappare solo qualche piccolo ciuffo attorno al collo perfetto e magro.
Orlando, attirato dal corpo statuario, si avvicinò e con tono allegro, disse:
“In mezzo a tanta roba da mangiare è sempre difficile scegliere cosa prendere, vero?”
La ragazza si voltò e fece risaltare i due pendenti di brillanti che portava ai lobi mentre il ciuffo si spostò un po’ dall’occhio sinistro.
Era straordinariamente bella. Ma quello che colpì Orlando fu che quel viso non solo era di una bellezza da mozzare il fiato ma era lo stesso di una persona che lui, per due settimane aveva creduto non avrebbe più rivisto. Lo stesso sguardo che lo aveva deriso.
Quella era Edith Norton.
E mentre gli occhi di una tonalità grigio azzurra si spalancarono facendo notare qualche pagliuzza dorata attorno all’iride, mostrando un’immensa sorpresa per l’incontro -quasi uno strano divertimento, come pensò Orlando guardandola- l’attore domandò:
“Tu che ci fai qui?”
Edith sorrise e disse:
“Pensa tu! Mi hanno invitata!” e guardando Orlando da capo a piedi, disse: “Piuttosto che ci fa qui?” e inarcò le sopraciglia senza cercare di velare il sarcasmo nella sua voce e nel suo sguardo.
“Sono stato invitato anche io!” esclamò Orlando. “La mia ragazza è amica del padrone di casa…” aggiunse trionfante.
“Ma davvero!” lo prese in giro Edith.
“Si! Proprio così…” disse Orlando secco. E guardandola, disse: “E tu, invece?”
Edith stava per rispondere quando qualcuno dietro di lei la chiamò:
“Amore! Ma allora sei qui! Ti ho cercato dovunque!”
Era Brian. E quando Orlando lo vide sbarrò gli occhi e prima che il rampollo Stephenson si avvicinasse chiese sottovoce, rivolto ad Edith:
“Allora tu conosci...?”
“Diciamo!” rispose vaga Edith per aggiungere maliziosa: “Se conoscere è un termine appropriato!”
In quel momento si avvicinò Brian che cingendo le spalle di Edith, vide Orlando e disse sorridendo:
“Orlando vedo che ci sei anche tu stasera. E che hai conosciuto la mia compagna. Edith Norton…” e guardando Edith disse: “E tu hai avuto l’onore di conoscere Orlando Bloom, uno dei più grandi attori di tutta l’Inghilterra…”
“Sì. L’onore diciamo…” disse Edith prendendo un bicchiere da un vassoio e guardando Orlando con lo stesso sarcasmo malcelato.
“Lei, Orlando, è una delle più grandi giornaliste di tutti il Regno Unito. Lo sapevi Bloom?” disse pavoneggiandosi Brian.
“Non esagerare” lo bloccò un po’ imbarazzata Edith.
“Ma amore è la verità” rispose Brian baciandole la tempia. Poi rivolgendosi verso Orlando, chiese: “E la piccola Kate?”
Edith inarcò le sopraciglia e disse:
“Kate Bosworth è la tua ragazza?”
La sorpresa di Edith accompagnata dalla solita ironia, fece indispettire Orlando. Sapeva ora di chi aveva parlato Kate per tutta la settimana. La ragazza di Brian, che Kate idolatrava definendola intelligente, bella e non banale come poche persone lo erano nell’ambiente che frequentava abitualmente, era la stessa che lo aveva trattato come un deficiente. E pensare che meno di due giorni prima le stava parlando di quell’intervista e di come si era sentito stupido.
Ma, facendo ricorso al suo grande auto controllo, disse, serafico:
“Si! Qualche problema?”
“No!” disse Edith scuotendo la testa con noncuranza “Solo che sono stupita. Ecco tutto!” aggiunse con un mezzo sorriso. Poi guardando Brian disse: “Amore... Esco un po’ in terrazza, ho bisogno di prendere un po’ d’aria…”
“Che hai?” chiese preoccupato Brian.
“Solo un po’ di mal di testa. Tutto qui. Deve essere colpa del fumo e del caldo…” e baciandolo disse “Tranquillo!” e voltandosi verso Orlando, concluse sarcastica guardando Orlando.: “Bene, Bloom è stato un piacere!” e dopo aver baciato il compagno si allontanò dai due uomini muovendosi lentamente.
Brian la guardò allontanarsi e disse:
“Non la trovi bellissima?”
Orlando che guardava Edith annuì e Brian disse:
“Faresti meglio a lasciar perdere Bloom. E non solo perché è la mia ragazza, ma perché potrebbe finire molto male se ci provassi con lei!” e aggiunse piano “Devo forse ricordarti che stai con la piccola Kate?” e voltandosi verso un uomo che aveva attirato la sua attenzione si allontanò senza aggiungere altro.
Orlando lo guardò con la mascella stretta. Poi si voltò verso la finestra del balcone. Era aperta e stranamente invitante. E con passo veloce la raggiunse e la superò.

La trovò sulla terrazza, che massaggiava il collo nudo con un mano, sollevando la testa, rilassata dal movimento.
"Sei la fidanzata di un pezzo grosso a quanto vedo" fece Orlando caustico, cercando di attirare l'attenazione della ragazza, riuscendoci tra l'altro.
“Geloso?” chiese Edith voltandosi a guardarlo, dopo l'iniziale momento di sorpresa.
Orlando sospirò forte e disse:
“Dov’è il mio anello?”
“Sto pensando a tutto meno che a quella patacca” rispose Edith con un sorriso.
“QUELLA PATACCA? QUELLA PATACCA! MA TE NE RENDI CONTO CHE QUELL’ANELLO CE L’HANNO SOLO NOVE PERSONE SULLA FACCIA DELLA TERRA?” sbottò Orlando
Edith si voltò di nuovo a guardare il panorama e disse:
“Fai parte di qualche associazione segreta? Guarda che è illegale”
Orlando si avvicinò e sibilò:
“Per me quell’anello è importante”
“Che vuoi che ti dica” rispose Edith calma: “... lo avrò buttato!”
“COSA!” gridò Orlando cominciandosi davvero ad arrabbiare.
“Come sei puerile… Tranquillizzati. È solo un anello” e poggiando i gomiti sul parapetto guardò Orlando e disse: “E poi, come ti ho già detto pochi minuti fa che sono stanca e ho mal di testa… Sto male, quindi e preferirei essere lasciata in pace…” e tornò a guardare il panorama.
Davanti ad Edith si vedeva il panorama notturno del centro della capitale inglese. Il grattacielo con su scritto Point Centre, Oxford Street e Piccadilly. E se ci si voltava, si poteva vedere il Big Bang.
E Orlando, a quella luce, notò la bellezza luminosa della ragazza. Se non ci fosse stata Kate, se non fosse stato fidanzato, avrebbe fatto di tutto per poter invitare quella ragazza a cena. Ma Kate era a pochi metri dalla terrazza e Orlando, visto l’insopportabile comportamento che Edith aveva avuto nei suoi confronti, cancellò subito il pensiero.
E preso dallo sconforto la fece voltare in malo modo e disse:
“Ti diverti vero?”
Edith, stupita dal comportamento del ragazzo domandò:
“Scusa?”
“Ti diverti, vero?” ripeté Orlando.
“Non capisco. Che cosa mi dovrebbe far divertire?” chiese Edith calma quasi quanto l’attore.
“Ti diverti a trattare tutti come degli stupidi, non è così? E lo so perché lo fai. Perché vuoi nascondere quella che sei realmente. Solo una che vive di luce riflessa. Che da sola non fa strada...”
“Ancora non capisco cosa c’entri tutto questo con il tuo anello.” disse Edith secca.
“C’entra… Eccome se c’entra! Non hai fatto altro che sfottermi. E poi… Tu vieni a dirmi che sono puerile, che non sono professionale e tu, pur di avere successo, ti scopi uno ricco sperando che un giorno ti sposi e ti offra l’occasione che più aspetti da una vita: continuare a fare la snob e vivere nel lusso sfrenato..”
Edith e Orlando avevano annullato ogni distanza e la ragazza, scossa dalle parole e dal profumo del ragazzo, faticò a tenersi in piedi, scossa da un fortissimo capogiro. E cercando di ironizzare disse:
“Non sei per niente originale Bloom!”e seria disse: “E lascia che ti dica una cosa… Non hai capito nulla della sottoscritta…”
“Invece si…” ribatté Orlando. "Sei solo un arrivista. Una che non vale nulla…” ma il fiume di parole venne bloccato da uno schiocco fortissimo.
Edith scossa da quelle parole aveva percosso il viso di Orlando che voltandosi si rese conto che aveva reso vulnerabile Edith con quelle parole. Lei invece era ancora troppo scossa dai troppi avvenimenti e sapeva, dentro di sè- che aveva esagerato reagendo in quel modo.
E con le lacrime agli occhi gli disse:
“Questa è la dimostrazione che non mi conosci, caro Orlando. E per quanto riguarda il tuo adorato anello. Tranquillo. Lo riavrai… Non sono così stronza come pensi . E ora se mi vuoi scusare...” e disgustata si allontanò.
Orlando rimase nella terrazza dove, subito, lo raggiunse Kate che baciandolo disse:
“Amore! Sei qui!” e accarezzandogli una guancia gli chiese: “Che hai? Sembri arrabbiato!”
“Andiamo via per favore…” disse secco Orlando.
“Ma siamo appena arrivati” disse contrariata Kate.
“Io voglio andarmene. E se tu vuoi rimanere, fai pure. Io prendo un taxi e torno a casa…” e con un gesto stizzoso allontanò Kate lasciandola perplessa sulla bellissima terrazza dell’attico al centro di Londra.

Orlando in macchina rosicchiava le unghie. Kate, che alla fine lo aveva seguito, lo guardò e sorridendo, accarezzandogli una guancia e baciandogli la bocca, disse:
"Che hai amore? Ti vedo teso da quando abbiamo lasciato la festa"
Orlando, cercando di farsi perdonare la reazione precedente, sorrise e disse:
"Mi ha infastidito il comportamento scostante della ragazza di Brian. Quella non è una persona. È un mostro..."
Kate sorrise e disse:
"Ecco cosa avevi!” e poi, guardandolo stupita, chiese: “Scusa? Ma come fai a detestare una donna come Edith Norton. È una delle migliori persone che conosca. Nonostante sia una persona troppo intelligente, per poterci chiacchierare, anche solo per poco tempo.. Ma non è male. Te lo posso giurare"
Orlando guardò fuori dal finestrino e disse:
"A me è sembrata solo un'arrivista, capace di utilizzare un uomo ricco per entrare in un giornale che per quanto possa essere leggero è tra i più letti di tutto il mondo."
Kate sollevò le sopraciglia e disse:
"Edith Norton è diventata famosa dopo aver conosciuto Brian è vero. Ma a Vanity Fair è entrata solo perché era davvero una persona dall'enorme talento. Brian Stephenson non c'entra nulla. Pensa tu che ha ottenuto un'intervista con Blair senza nemmeno essersi fatta presentare come la ragazza di Brian. È arrivata a intervistare il primo ministro come Edith Norton, giornalista di successo. E non come 'la ragazza di...'. Non lo sopporta. È troppo intelligente per farlo.. Ed è anche troppo orgogliosa..."
In un attimo nella testa dell'attore si materializzò l'immagine della ragazza che, scossa, lasciava la terrazza. Era vero. Non aveva fatto nulla per offenderlo come lui aveva offeso lei.
E lei aveva detto una cosa che solo ora capiva: lui non la conosceva.
Un terribile senso di disagio lo invase. E poggiando la testa sulla sedile, sopirò coprendosi gli occhi.
Quella sera la stella del cinema Orlando Bloom si era comportato da vero e proprio stronzo.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Un sincero grazie a tutte le persone che mi hanno recensito

Un sincero grazie a tutte le persone che mi hanno recensito. Sono davvero contenta che la storia piaccia. Comunque mi scuso per la mia latitanza e vi chiedo di aver pazienza se non pubblicherò continuamente. Ma ho troppi problemi con il pc. Credo che dovrò aspettare e comprarne uno nuovo. Sigh.
Nel frattempo, spero che il quarto capitolo sia di vostro gradimento.
Un bacio a tutte.
Niniel.



Capitolo 4: Prime avvisaglie di ripensamento.

Edith correva sul tapin roulant, asciugando di tanto in tanto il sudore con l’asciugamano che teneva intorno al collo.
Rachel, con il fiatone, accanto all’amica si stava reggendo alle maniglie dell’attrezzo quando, voltandosi verso Edith, chiese:
“Allora il mascellone ti ha chiesto di sposarlo?”
Edith sorrise e affannata rispose:
“Sì! E mi ha regalato anche un bellissimo mazzo di fiori con dentro l’anello…”
“E tu? Cosa gli hai risposto?” chiese Rachel bevendo un sorso del suo integratore.
“Gli ho detto di no!” disse Edith guardando l’orologio al polso.
Rachel, nonostante fosse sul tappeto mobile, si bloccò e -come era giusto che accadesse- venne trasportata all’indietro e cadde rovinosamente non prima di aver emesso un piccolo urlo di sorpresa.
Poi, riguadagnando a fatica la vetta, come uno scalatore del K2, disse a Edith che la guardava ridendo:
“GLI HAI DETTO NO!”
“Shh!” disse Edith divertita dalla situazione.”E poi... Non gli dirò no per sempre… Questa è solo una cosa momentanea. Voglio pensare a me…”
“Gli hai detto no!!” continuò Rachel stupita, guardando davanti a se, mentre correva sul tappeto.
“Appunto!” puntualizzò Edith. “Ho detto no. Non l’ho lasciato.”
“Sappi che il giorno che lo farai suonerò le campane di Westminster a festa. Personalmente” ironizzò l’amica.
Edith rise e bloccandosi lentamente disse:
“Devo assolutamente andare. Sono molto indietro con l’intervista di quell’ameba di Orlando Bloom. E poi dobbiamo andare a quella riunione dell’Unicef...”
Rachel rise e bloccandosi a sua volta disse:
“Io, invece, devo andare in redazione. Devo condurre l’edizione delle sei..” e sospirando, disse: “Per non parlare della capatina che devo fare alla Saatchi per la mostra...”
“Miss BBC, non dimenticare che dobbiamo scrivere un discorso sul nostro libro!” le fece notare sarcastica Edith.
“Miss Vanity Fair… Devo forse ricordarle che la sottoscritta Rachel Brown, oltre ad essere una giornalista di successo e una grande fotografa, è anche una mamma? Quindi, per il discorso, mi affido a te”rispose Rachel fingendosi solenne.
“See! Sfotti. Voglio proprio vedere cosa faresti senza di me” disse Edith fingendosi infastidita.
“Farei la mamma, la giornalista, la fotografa e il discorso che stasera scriverai… Ti voglio bene” e baciandola guancia di Edith corse via.

L’eleganza di Edith si sapeva vedere anche quando era vestita in maniere sobria. Proprio come in quell’occasione.
I capelli legati in una coda alta, con il solito ciuffo che copriva l’occhio sinistro; un trucco leggero e le labbra laccate da un lucidalabbra chiaro.
Una camicia bianca, con un colletto rigido, come i polsini, giacca lunga e pantaloni.
Sul podio parlava sicura del libro che aveva scritto con Rachel sulla loro esperienza in giro per il mondo, che puntava a mostrare la vita delle donne in qualsiasi età e in qualsiasi continente.
“Può anche sembrare assurdo. Ma è così. Nel mondo ci sono donne maltrattate, bambine costrette a prostituirsi, a mendicare. Bambine schiave che non possono giocare o che si troveranno, una volta donne, costrette a subire. E non crediate che queste cose succedano solo in paesi lontani. Nella nostra ricerca abbiamo scoperto che in occidente molte donne vengono violentate da parenti, amici, alle volte dagli stessi compagni. E la cosa peggiore è che sono costrette al silenzio. Silenzio che le rende due volte vittime…”
Il pubblico ascoltava rapito le parole di Edith. Parole dure e di effetto, che condannavano la guerra in Afghanistan e in Iraq. Parole che raccontavano di bambini mutilati o costretti morire di fame.
“Quello che vogliamo, io e la signora Brown, che ha scritto il libro con me, è che nessuno possa dire, un giorno, ‘io non lo sapevo’… Questa è solo una scusa. Bisogna sapere. E bisogna capire che nel mondo non tutto è perfetto. E non tutto è semplice. Grazie”
Le ultime parole di Edith vennero accolte da uno scroscio di applausi che si bloccò solo quando il presentatore della serata, prese parola dal podio.
“Le parole della signorina Norton, supportate dalle foto della signora Brown, sono la testimonianza più vera che qualcuno poteva lasciarci riguardo ai problemi mondiali. È per questo che, all’unanimità, la commissione ha deciso di insignire le due giornaliste con una delle nostre nomine più importanti: ambasciatrici UNICEF nel mondo”
L’ennesimo scroscio di applausi, mentre alle due donne veniva dato un foglio che ufficializzava la decisione presa.
Nel frattempo, tra la folla, un ragazzo, guardava stupito il podio, tamburellando sulla gamba i Ray Ban a goccia. Era Orlando, anche lui invitato alla manifestazione.
Possibile che quella fosse Edith Norton, la stessa arpia che lui aveva incontrato all’Hard Rock?
Possibile che anche dentro di lei si potesse celare un animo così dolce?
Sospirò e applaudì senza entusiasmo.
Forse, alla festa, Edith, aveva detto bene. Non la conosceva affatto.

“Dove hai trovato il tempo per scrivere quel discorso?” bisbigliò sorridendo Rachel mentre due ricchissime signore si congratulavano con loro.
“Scrivevo una riga dell’articolo di Orlando e una del discorso…” sussurrò a sua volta Edith, mantenendo un espressione allegra.
“Complementi!” sorrise Rachel per poi aggiungere. “Se lo avessi saputo prima l’avrei fatta scrivere a te la mia lettere d’addio al mio ex marito”
“E smettila” rise Edith per poi salutare un signore che strinse la mano sia a lei che a Rachel, complimentandosi per il discorso e per il libro che avevano scritto.
Le due amiche stavano cominciando a parlar fitto, quando sentirono qualcuno dire:
“Edith Norton. Ma che sorpresa!”
La giornalista si voltò e... sorpresa! Davanti a lei c’era Orlando, sorridente, con le mani nelle tasche.
“Bloom!” disse Edith tagliente fin dalla prima consonante. “Vedo che oggi ci sei anche tu a parlare dei problemi del mondo. Sicuro che la tua testolina reggerà il peso di tutte queste cose?”
Orlando incassò il colpo con grande classe e disse:
“Certo” e avvicinandosi disse: “E sono venuto qui per chiedermi se la strega dopo se li mangia i bambini, appena finito di intervistarli” continuò sarcastico.
Rachel, che sino ad allora era rimasta zitta, disse:
“Bene! Credo proprio che andrò al banco del rinfresco. Ho una fame!”
Edith guardò l’amica allontanarsi, poi, rivolgendosi all’attore continuò la sua battaglia verbale con lui:
”Stavolta sto abbastanza bene da non farmi insultare dal primo cretino arrivato!"
"Insultare? Qualcuno ti ha insultato perché?” chiese stupito Orlando. “Io non voglio proprio insultare nessuno. Anzi! Vengo in pace a reclamare qualche cosa che mi appartiene”
“Ancora con quello stupido anello?” esclamò Edith fingendosi spazientita. “Non l’ho buttato, tranquillo. Lo riavrai al più presto…” e guardando verso Rachel, disse: “Ora, se mi puoi scusare, vado a prendere la scopa che ho parcheggiato fuori in doppia fila e volo a casa. Oggi devo cucinare un bambino di sette anni. Sai! Ci mette un po’ a cuocere… La carne comincia a farsi dura dopo i cinque anni”e senza dirgli nemmeno ciao si allontanò a passo spedito.
Conscio del fatto che per quella giornata non c’era altro da dire, l’attore londinese, infuriato, a passo svelto uscì dalla sala. Ma qualcosa bloccò il ragazzo prima che lo facesse.
Si voltò e vide una foto.
Ritraeva Edith. Non era truccata e i capelli erano raccolti in una treccia. L’espressione sorridente e dolce era rivolta ad un piccolo fagottino, un bambino di sicuro, che la giornalista teneva tra le braccia.
Quella foto lo spiazzò ancora di più. Possibile che potesse essere così diversa a seconda delle persone che incontrava?
Dolce con un bambino. Simpatica con Kate. Intrattabile con lui.
Quale era la vera Edith Norton?
Scosse la testa e uscì fuori. Quella ragazza lo aveva scombussolato abbastanza quella giornata.

“Basta Edith. Lo sai cosa devi fare! Chiarisciti con quel ragazzo. Ogni volta che lo vedi rimani sconvolta. Hai messo in secondo piano anche la notizia che Brian ti aveva chiesto di sposarlo per parlarmi del tuo battibecco con Orlando Bloom!” disse Rachel guardando divertita l’amica che camminava avanti e indietro per la sala.
Edith, che da quando era tornata a casa era furiosa, a quell’affermazione si voltò e disse:
“Ma sei pazza? Dico, sei fuori di testa, è così? Io! Far pace con quello sbruffone e ignorante... Non ci penso proprio” e piano aggiunse: “Almeno che non lo faccia lui per primo!”
“Ah! Allora le cose cambiano, vero?” chiese Rachel divertita.
“Guarda che alla festa la parte lesa sono stata io. Mi ha trattato malissimo, dandomi dell’arrampicatrice sociale. Ma stiamo scherzando?” ribatté Edith infastidita.
“Non credo che tu abbia fatto nulla per trattarlo meglio… O mi sbaglio?” domandò tranquilla Rachel.
Edith si bloccò ed esclamò:
“Non sarò io a fare il primo passo”
“Non sei mai tu quella che fa il primo passo, Edith…” replicò Rachel che sollevandosi dal divano aggiunse: “Io vado. Ho una figlia a cui badare. E tu un articolo da scrivere” e guardando l’amica concluse “... e viste le premesse lo voglio davvero leggere!”
e baciandole una guancia, Rachel uscì dal lussuoso appartamento e lasciò Edith da sola a pensare.

Qualche giorno dopo, Orlando stava preparando la sua valigia quando sentì il telefono squillare. Era Robin la sua agente.
Rispose e piano disse:
“Cosa è successo? Mi hanno fotografato con Kate in qualche posto dove non dovevo farmi fotografare?”
“NO!” rispose allegra la donna. “Al contrario. Hai ricevuto la copia di Vanity Fair?”
“Sì” mentì l’attore smistando la posta. E trovando il giornale vide la sua foto in prima pagina e chiese: “Allora? Sono venuto bene non trovi?” disse guardando la foto.
“Non mi interessa della foto!” disse l’agente. “L’articolo. Edith Norton non ti ha distrutto...”
Orlando sbarrò gli occhi e replicò:
“Ti richiamo dopo” e chiudendo la comunicazione prese a sfogliare in maniera febbrile il giornale.
Lesse l’articolo e nonostante fosse conscio del fatto che in quei giorni nei confronti della giornalista era stato tutto meno che un cavaliere, prese il telefono e compose un numero, sorridendo come un’ameba.

Laura, la segretaria di Edith, stava scrivendo qualche cosa su di un foglio, quando vide arrivare un fattorino con un enorme fascio di rose rosse tra le mani.
Disperata, più per il fatto che dovesse disturbare Edith, che per la sua terribile allergia a qualsiasi fiore disse, quasi con un filo di voce:
“Desidera?”
“La signorina Norton” disse il fattorino.
“Sono per lei?” chiese quasi stupidamente Laura.
Il fattorino sollevò un sopracciglio quasi per dire: “Faccia lei!”
Questo fece sprofondare ancore di più la ragazza nel panico. E prendendo il telefono con mani tremanti, premette un tasto e terrorizzata disse:
“Miss Norton?”
La voce di Edith, notevolmente alterata, arrivò subito dopo. E secca disse:
“Quante volte ti devo dire che non voglio essere disturbata mentre lavoro?”
“C’è una consegna per lei” si scusò Laura, con le lacrime agli occhi.
Edith aspettò qualche secondo e poi, con un sospiro disse:
“Firma per me e portami il pacco…”
Laura fece come ordinato e prese i fiori –cominciando a starnutire come un’ossessa- e con gli occhi lucidi entrò nell’ufficio, dopo aver salutato il fattorino.
Edith guardò le rose che Laura le porgeva con interesse. E senza dire nulla lesse il bigliettino.
“SCUSA! ORLANDO”
Edith sorrise e porgendo il mazzo a Laura, togliendo il bigliettino e cestinandolo, disse:
“Mettile fuori. È un peccato buttare dei fiori così belli, non trovi?”
Laura guardò la donna con aria supplichevole, troppo terrorizzata dall’ammettere davanti a lei di essere allergica ai fiori. E con un filo di voce, disse:
“Sarà fatto!” e uscì dall’ufficio.
Edith guardò la porta chiedersi prima di prendere la cornetta e comporre un numero di telefono, battendo velocemente sulla tastiera.
Ci volle poco prima che un uomo, con voce assonnata, rispondesse alla chiamata:
“Miles Shepard. Con chi parlo?”
“Miles.. Sono Edith Norton, quella di Vanity.. Vorrei chiederti un favore!”disse Edith prendendo un foglio e una matita.
“Edith! Cazzo. Sono solo le dieci del mattino! Sai benissimo che per me è poco più dell’alba!” rispose Miles ridendo.
Edith rise e rispose:
“Forze di causa maggiore…”
“A chi la devi far pagare stavolta?” chiese scherzoso Miles.
“Conosci Orlando Bloom. Attore pomposo come solo quelli della sua razza sanno essere?”chiese Edith mordicchiando la matita.
Miles sorrise e disse:
“Che ti serve?”
“Il suo indirizzo. Poi potrai tornare a farti cullare dalle braccia di Morfeo…” disse risoluta Edith.

“Certo amore! Non vedo l’ora di riabbracciarti. Dammi il tempo di finire di preparare la valigia e corro all’aeroporto” sorrise Orlando parlando al telefono con Kate.
“Non vedo l’ora di rivederti… Ti amo amore…”disse Kate.
“Ti amo anche io!” rispose dolce Orlando.
“A domani!”disse sempre più zuccherosa Kate.
“A domani”rispose piano Orlando.
Chiuse il telefono e il citofono suonò. Era il portiere.
“Si! Dimmi James?”disse Orlando rispondendo.
“Mr. Bloom, mi spiace disturbarla. Ma c’è un pacco per lei…”rispose il portiere.
“Fammelo mandare su James, per favore…” disse Orlando.
“Sarà fatto signore” replicò l’uomo.
Passarono pochi minuti prima che qualcuno bussasse alla porta del lussuosissimo appartamento.
Orlando sospirò e andò ad aprire.
“Questo è per lei, Mr. Bloom” disse gentile l’inserviente.
Orlando guardò il pacco stupito dal suo aspetto e sospirando, cercando di sembrare gentile, chiese:
“Sei sicuro che sia per me?”
L’inserviente annuì e porse il pacco al ragazzo senza aggiungere altro.
Il pacco incriminato era composto da uno sconosciuto e oblungo contenuto, avvolto con della carta di giornale.
Orlando, sospirando, prese il pacco e sorridendo ringraziò il ragazzo.
Chiuse la porta e lentamente, soppesando il pacco, si avvicinò al divano e aprì il cartoccio.
Erano dei carciofi e sopra, in un foglio da blocco note, c’era scritto:
“SCUSE ACCETTATE. EDITH”
Orlando sbarrò gli occhi e guardando il foglio prima, i carciofi poi, respirando affannosamente, si lasciò prendere dall’ira e gridò:
“EDITH NORTON SEI UNA STRONZA!”e lanciando i carciofi da una parte entrò in camera per finire di preparare la valigia.
Rabbia permettendo, naturalmente.

Edith uscì dal suo ufficio e si guardò intorno. Non c’era più nessuno.
Sorrise pensando a quello che avrebbe detto Brian se fosse stato lì con lei:
“La solita stacanovista. Finirai per ammalarti a forza di lavorare così tanto”
Scosse la testa e si strinse forte nel suo cappotto, quando la sua attenzione venne attirata dalle rose che Laura aveva lasciato sulla sua scrivania.
Rosse e belle brillavano alla luce della piccola lampada che la sua segretaria lasciava sempre accesa.
Edith si avvicinò e ne aspirò l’odore.
Sorrise per l’ennesima volta, cercando di immaginare la faccia di Orlando davanti al suo regalo; poi, accarezzando il mazzo di rose, ne prese una e aspirandone il profumo la strinse al petto e lasciò lo studio.
Sembrava tutto finito.
Doveva solo trovare il modo di dire addio ad Orlando ridandogli l’anello.
Ma c’è un detto che afferma: IL DESTINO HA MOLTA PIÙ FANTASIA DI NOI.
Ed Edith e Orlando l’avrebbero imparato a proprie spese.




 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5: Feste di compleanno e un inatteso e compromettente invito...


"NON SOLO BELLO, MA ANCHE INTELLIGENTE, ORLANDO RIESCE DA SUBITO A PORTARE LA DISCUSSIONE SU DI UN PIANO PIÙ SPIRITUALE, PARLANDO DEL BUDDISMO E DELLA FORZA CHE TRAE DA QUESTO CREDO RELIGIOSO..."
John il migliore amico di Orlando, rise leggendo il giornale e sistemandolo per vedere meglio, guardò per un fugace attimo l'amico e chiese:
"Lo hai detto a Kate che ti sei scopato la giornalista per farle scrivere questo articolo?"
"Non me l'ho scopata" disse mettendo i panni che toglieva dalla valigia nel cesto della biancheria sporca. Era tornato da Parigi e sentiva un po' di malinconia. "Anzi, mi ha trattato come una merda dopo che sono arrivato con qualche minuto di ritardo"
John alzò lo sguardo dal giornale e chiese:
"Non solo bello... Conosco i tuoi 'ritardi'. Quanto hai fatto aspettare quella poveretta?"
Orlando si bloccò e guardò John che ricambiava lo sguardo con quell'aria che voleva dire 'ti conosco meglio di tua madre, anche se non ti ho cambiato i pannolini' e imbarazzato, cacciando un paio di calzini dentro il cesto, disse:
"Mezz'ora!"
"MEZZ'ORA!" esclamò John.
"Non gridare!" disse Orlando infastidito "Non sono dell'umore giusto per sentire le te che gridi come una donnicciola isterica!"
"Sì. Smetto di uralare ma tu smettila di lamentarti se una ti ha trattato uno schifo perché sei arrivato con mezz'ora di ritardo! E la cosa più assurda, tra l'altro, è un'altra : hai torto e pretendi pure di aver ragione!" notò John.
Orlando sollevò la testa sbuffando e guardando l'amico, dando prima una fugace occhiata all'orologio, propose:
“Che ne dici se, invece di litigare per quella stronzetta -e bada bene che per me rimarrà tale, qualunque sia la tua opinione sul mio ritardo- ci andiamo a prendere un birra così affogo la mia solitudine nell'alcool?”

Da amico, ti direi che è molto meglio di no. Ma visto il mio animo gentile, anche se sono certo che la voglia di annegare i tuoi dispiaceri nell'alcool sia deleteria, penso che da amico non posso lasciare la star del momento a bere da solo e ad ubriacarsi in un bar del centro, rischiando così di diventare il pasto preferito delle fans...” ragionò John.
Orlando rise e rispose:
Oh! Ti fa onore. Ammettilo Jo che non te ne sbatte della mia incolumità. Anzi, so che hai una voglia pazzesca di farti un goccio.”
John rise e ribatté:
Bloom. Sono inglese e se mi taglio le vene dal sangue che ne viene fuori vedi la Union Jag, prima, poi esce un fiotto spumeggiante di birra."
Orlando sollevò un sopracciglio e guardando l'amico con aria scettica, lanciandogli la maglietta con cui quella mattina era andato a fare jogging, rise e disse:
Sei solo un ubriacone che coglie l'occasione per farsi una bevuta con qualsiasi malcapitato glielo proponga... Ci sono dei centri appositi per questo tipo di problema..”
John, prendendo la maglietta con due dita, replicò schifato:
Ob. È terribilmente puzzolente! Che gli hai fatto a sta maglietta?” e buttandolo oltre il bracciolo della poltrona con la stessa aria di prima -nonostante non avesse più la maglietta tra le mani, aggiunse: “Comunque... Se sono o no un alcolista sono solo fatti miei... Non devo difendere nessuna immagine, primo!” e alzandosi dalla poltrona, annusando Orlando che lo guardò sollevando le sopracciglia tanto che quasi sparirono dietro la riccia frangetta, aggiunse serissimo: “... Secondo... Se non puzzi troppo, puoi anche prepararti.. Almeno usciamo prima che tutti i pub chiudano...”
Orlando scattò come un fulmine e prendendo la maglietta che John aveva fatto cadere per terra, brandendola a mò di bandiera, disse, rincorrendolo per la stanza:
Te la faccio mangiare se non chiedi immediatamente scusa!”
Ma tu non eri quello profondo e 'non solo bello' che sa parlare di buddismo e della forza spirituale che gli sta dando questo credo religioso?” lo prese in giro John.
Se non la smetti di sfottermi credo che potresti davvero rischiare la vita!” gridò Orlando più divertito che arrabbiato.
E cercando di colpire John non si rese conto che un po' della malinconia che sentiva prima che John arrivasse si era dissolta, lasciandolo tranquillo.


Dai tempi dell'università Edith aveva creato un gruppo di amici solido che l'accompagnò per tutto il resto della sua vita. A partire da Jen che l'aveva aiutata nel periodo più cupo della sua vita, Edith aveva conosciuto Rachel, con il quale era diventata una cosa sola e Fred. Paul, suo fratello quattro anni più piccolo di lei, invece si era unito al gruppo solo da un paio di anni.
Quella sera, Paul per via degli impegni di lavoro che lo soverchiavano sovente, dovette dare forfait alla festa di compleanno Edith che visto che Brian era in Indonesia per sistemare degli affari che riguardavano un grosso albergo che voleva aprire con un nuovo socio finanziario, decise di festeggiare i suoi ventisei anni come era suo solito prima di diventare 'la fidanzata di..': in maniera sobria, davanti ad una buona birra, con i suoi migliori amici, nel pub dove erano soliti incontrarsi da dieci anni a quella parte.

Un brindisi ad Edith Norton, giornalista di successo di Vanity Fair. L'unica donna che conosco che -anche se sta con uno pieno di soldi e ne guadagna altrettanti- va nello stesso locale di quando eravamo universitari per pagare di meno la birra...”
A proporre il brindisi era stata Rachel che già ubriaca proponeva il quarto? quinto? sesto forse, brindisi della serata.
Edith rise sollevando il suo calice e guardando Rachel seria, le disse:
Sei completamente ubriaca. Mi dici come farai con Charlotte stasera?”
Stasera non sono una mamma. Stasera sono in libera uscita... Mio marito si è preso la bambina...” disse Rachel con voce strascicata aggiungendo dopo aver bevuto un altro sorso: “Anche se, ad essere sincera non sono stata mai troppo convinta di affidare la bambina alle cure del padre. A lui non affiderei nemmeno la sua stessa vita, anche se ne fossi costretta..”
E cosa ti ha fatto desistere?” chiese Jen ridendo.
Il fatto che si scopa una nuova. E quanto pare... UHUHUH! Sta andando da Dio... Quindi... Donna in casa, oltre il mio sciagurato ex marito -che Dio lo possa maledire per tutto quello che mi è costato in psicanalista, dopo la separazione- significa che posso dormire sogni tranquilli. Salvo che non gli venga la straordinaria idea di far chiamare mamma quella sciacquetta...” rispose Rachel con la voce sempre più impastata.
Fred sorrise e sollevando il bicchiere, dopo un piccolo sorso, disse:
Se non fossi già sposato mi faresti passare la voglia di prendere moglie”
Rachel lo fulminò con lo sguardo e rispose:
Ti devo forse ricordare che non meno di otto anni fa, quando io e John eravamo appena una coppia fresca, ti sei quasi tagliato le vene quando hai saputo della mia nuova relazione!”
Devo ricordarti che c'è mia moglie seduta a questo tavolo?”scherzò Fred.
Infatti, Jen e Fred erano marito e moglie da ormai cinque anni. A dire il vero il loro amore iniziò in sordina dato che entrambi erano il confidente l'uno dell'altro. Nessuno avrebbe mai immaginato che, Fred, dopo aver fatto una corte spietata ad Edith e a Rachel, dopo una serata in discoteca si dichiarasse con la bionda ed atletica Jen, molto più simile nel carattere a lui di quanto non lo fossero state le prime due.
Ah!” esclamò divertita Jen, guardando Fred negli occhi: “Non solo Edith, ma anche Rachel. Sei senza speranze Fred!”
I due risero e si scambiarono uno sguardo di intesa. Edith li guardò e si rabbuiò per un secondo: da quanto lei e Brian non si erano fatti un sorriso così dolce? O meglio: si erano mai scambiati un sorriso o uno sguardo di intesa?
Certo a detta di tutti non si doveva lamentare. O quasi tutti. Se fosse stata sobria e non in quelle condizioni e avesse sentito quello sfogo, Rachel le avrebbe detto che quello era un chiaro segnale di rottura e che nemmeno lei, prima di separarsi da suo marito, era così cieca.
Smettetela immediatamente di tubare voi due” intervenne Rachel un po' risentita. “Siete davanti ad una donna separata e con degli sbalzi di umore degni di una donna in menopausa...”
Tutti risero ed Edith replicò:
Mi devo forse preoccupare? Alle volte dici delle cose che non stanno né in cielo, né in terra...”
Si chiama senso dello humour.... Ma tu, Edith Norton, con la tua casa super asettica e progettata per chi non ha figli da..” e fece la voce con un accento orientale, unendo le mani “...Honizuka Takayashi...” aggiunse tornando al suo normale tono: “.. non puoi nemmeno capire dove sia di casa l'umorismo...
Edith aggrottò le sopracciglia e chiese:
Che cosa c'entra Honizuka Takayashi in tutto questo?”
Le farà pubblicità... Magari hanno anche una tresca, che ne sai?” intervenne Fred.
Ma se quello è un feticista gay, come fa ad avere una storia con Rachel?” replicò divertita Edith.
Le vie del Signore sono infinite...” disse Rachel allungando il collo verso Edith che era seduta vicino a lei.
Amen!” dissero tutti assieme.
Sempre i soliti casinisti!” intervenne una quinta voce fuori campo.
Tutti e quattro si voltarono per niente stupiti o interrogativi: aveva parlato Bud, il padrone del pub, nonché loro amico da anni.
Ehi Bud, quando siamo arrivati Cindy ci ha detto che non avevi ancora cominciato!” disse Fred facendogli posto.
Bud era un uomo sulla cinquantina, con qualche capello brizzolato dal tempo che, inesorabilmente, cominciava a passare anche per lui. Era il padrone del locale e Cindy era sua moglie, una donna di dieci anni più giovane che Bud aveva sposato tre anni prima invitando Edith e compagnia alla funzione.
Ho avuto delle cose da sbrigare con Bridget, la mia prima moglie... Dice che Barbra, nostra figlia non sta andando bene a scuola.” ribatté Bud.
Che succede? Crisi adolescenziale?” chiese Edith incrociando le braccia sul tavolo e poggiando una guancia sul pugno chiuso.
Naa! Mia figlia è troppo presa da se stessa per entrare in crisi. È solo una ragazza di sedici anni che la madre non sa gestire, ecco tutto” rispose Bud.<> Oddio...” intervenne Rachel che ormai aveva raggiunto un tasso alcolemico alquanto allarmante: “... Dovrò stare attentissima a Charlie quando cresce. Quella si mette in testa strane idee e mi diventa la reginetta del ballo. E per me che al liceo ero costretta a fare tappezzeria sarebbe una grave, gravissima onta...”e lasciò andare la testa sulla spalla di Edith che, amorevolmente, prese ad accarezzarle i capelli.
Bud sorrise e rispose, indicando Rachel:
Piccola, sei ubriaca fradicia... Sappi che non toccherai un solo goccio a partire da ora...”
Uff!” disse Rachel in quella che, per Edith, era una perfetta imitazione di sua figlia. “Non sono ubriaca. Sono solo un po' allegra!”
Classica frase da persona sbronza” rise Fred.
Darlin' hai bevuto troppo... Davvero. Bud ha ragione!” intervenne Jen.
Rachel voltò lo sguardo verso Edith che annuendo mormorò:
Hanno ragione!”
Bud rise con gli altri davanti all'espressione corrucciata di Rachel e rivolgendosi ad Edith, disse:
Tu piuttosto! Non suoni dal giorno del mio matrimonio! Che dici se oggi, che è una serata speciale, ci suoni un pezzo?”
La serata speciale è la MIA” puntualizzò Edith contrariata.
Lo so” sorrise Bud. “Piuttosto! Auguri piccola! Quanti sono, anche se non si dovrebbe chiedere ad una signora?”
Ventisei!” disse Edith.
Per gamba. E visto che molti credono che sia un uomo, le gambe diventano tre... Ahia!” disse Fred che venne bloccato da un buffetto piuttosto violento di Jen e, con il broncio, non aggiunse altro. Anzi, si tenne la testa dove la moglie lo aveva colpito.
Sempre il solito cretino!” si finse arrabbiata Jen.
Edith rise per poi, guardando implorante Bud, implorare:
Buddy! Ti prego... Non mi chiedere questo. Il giorno del tuo matrimonio ho suonato perché era il tuo giorno.. Oggi è il mio compleanno, non puoi chiedermi di suonare ti prego!”
Edith non aveva mai amato esibirsi in pubblico da quando aveva abbandonato il pianoforte un paio di anni prima. Nonostante questo era un'ottima pianista, una di quelle che se solo avessero perseverato un po' negli studi avrebbe avuto una buona carriera concertistica.
Non esiste. Stasera ho voglia di sentirti suonare Norton.” e con uno sguardo sornione, guardando attorno, propose: “Se Edith suona non pagate le bottiglie di vino che avete usato per brindare...”
I quattro si guardarono in faccia e guardarono le tre bottiglie di vino rosso vuote ed Edith disse:
Non potete essere così spilorci!”
Gli altri tre sorrisero e risposero:
Su! Su! Vai a suonare!”
Edith scosse la testa e mormorò:
Arpie!” e guardando Bud chiese: “Che pezzo vuoi che suoni?”
Il pezzo del mio matrimonio! '(I've got you) Under my skin'... La canzone mia e di Cindy!”
Edith sospirò e si alzò. Guardò il pianoforte scuro su una piccola pedana di legno chiaro, rotonda, rialzata e con tre gradini che si estendevano lungo la base. Cindy, che aveva imparato a suonare il piano perché il padre le aveva insegnato, lo teneva sempre accordato. Nonostante questo, Edith, una volta sedutaa sul seggiolino rosso, schiacciò qualche tasto per provare il suono prima di cominciare.
In quello stesso istante, appena le prime note risuonarono nel locale, molte teste si voltarono verso il pianoforte. E la melodia della canzone di Frank Sinatra riempì il silenzio.
Proprio nel momento in cui la porta del locale si apriva.

Barracuda?” chiese Orlando guardando l'entrata del locale.
Ma stai sempre a lamentarti!” esclamò fingendosi risentito John. “Siamo in zona uno”
Siamo a Whitechapel” ribatté Orlando.
Eh no! Siamo tra Whitechapel e Liverpool Street. Qua vicino c'è pure Aldgate Station. Non siamo a Whitechapel...” spiegò John.
Senti... Quella strada porta a Whitechapel.. Posto conosciuto già cento anni fa per Jack lo squartatore” rispose pratico Orlando.
Jack lo squartatore uccideva donne, prostitute per lo più. E non mi sembra che tu sia né l'uno, né l'altro, perché ti giuro, me ne sarei reso conto Bloom, stanne più che certo!” disse tagliente John.
E se ci rapinano?” chiese Orlando guardandosi intorno preoccupato.
OB! Siamo nella city perdinci!” esclamò esasperato John e aprendo la porta aggiunse: “Entra va..”
Orlando entrò nel locale, aspettandosi di trovarsi davanti ad una bettola, piena di gentaglia ubriaca, con donne concupiscenti che si strusciavano su uomini rozzi, con la moquette talmente sporca di birra da rimanerti attaccatta ai piedi.
Si dovette ricredere. Certo. Non era un locale ultra chic. Ma non era nemmeno una bettola. Era un locale ampio con tanti posti per sedere. Poco più avanti c'era il bancone, un po' affollato da uomini in giacca e cravatta e da normali ragazze. Qua e là c'era perfino qualche turista.
Una cosa però attirò l'attenzione di Orlando. Non aveva sentito la solita musica assordante da locale, ma un bellissimo accompagnamento al pianoforte. E per quel poco che ricordava dalla scuola, era veramente bravo chi si stava esibendo.
Guardò verso la pedana e vide il piano, scuro. E quando si rese conto di chi stava suonando poco ci mancò che si aggrappasse a John terrorizzato.
Da mozzare il fiato, vero?” disse John, parlando della ragazza e non dell'accompagnamento, pensando che la strana reazione dell'amico fosse dovuta al fatto di aver visto una bella ragazza.
E lo era davvero. Era stretta in una gonna a tubo nera e con un maglioncino grigio a manichine corte con lo scollo ad anello. I capelli legati in un elegante nodo, orecchini lunghi e neri che si muovevano con lei ogni volta che muoveva la testa per seguire la musica. Le dita, che correvano velici sui tasti, riproducendo la musica esatta e senza errori o sbavature in quella che sembrava essere una vecchia canzone di Sinatra.
I-io la conosco...” ribatté Orlando che sembrava quasi non avesse sentito quello che aveva detto l'amico.
John sbarrò gli occhi e la bocca e ribatté:
Ma che cazzo, Bloom. Tutte le fighe le conosci tu!”
Quella è la giornalista stronza!” rispose Orlando con un filo di voce.
John sbarrò gli occhi per la sorpresa stavolta, indicando Edith e guardando prima l'amico e poi la musicista misteriosa. E scoppiando a ridere, chiese:
Mi prendi per il culo, vero Bloom?”
Se ti dico che è lei, è lei no?” ribatté Orlando muovendosi lento verso il centro della sala e prendendo un posto davanti al palco.
La fissava, ma Edith sembrava quasi non rendersene conto, nonostante avesse non solo lo sguardo di Orlando, ma anche quello di molti altri uomini e donne puntati addosso.
Solo quando la musica finì e partì l'applauso, Edith sollevandosi e unendo le mani, chinò la testa, sorrise, rompendo quell'incanto che aveva creato mentre suonava. E rialzando la testa, in un attimo, il sorriso scomparve dal suo volto quando si trovò davanti l'ultimo uomo che voleva vedere proprio il giorno del suo compleanno: Orlando.
Bud si avvicinò e le disse:
Edith... Davvero... Hai suonato divinamente. Puoi suonare qualcos'altro?”
Senza levare lo sguardo da Orlando, Edith annuì e mettendosi a sedere poggiò le mani sul grembo. Da un tavolo lì vicino, cominciarono a gridare incoraggianti un gruppo di ragazzi che attirò l'attenzione di Orlando. Se non ci fosse stata Rachel, che Orlando aveva visto alla presentazione del libro che aveva scritto assieme all'amica, non avrebbe pensato che quelli fossero un gruppo di amici giocosi, dal momento che pensava che una come Edith non potesse avere amici.
Guarda ha anche degli amici!” esclamò mormorando, non rendendosene nemmeno conto di averlo fatto, Orlando.
Certo! Tutti abbiamo amici! Perché lei non dovrebbe averne, scusa?” chiese senza capire John.
Non ottenne risposta. Orlando infastidito fece un cenno con la mano per zittirlo e ascoltò le note di 'Per Elisa”. Era una scelta azzardata, visto il locale. Ma si dovette ricredere. Nessuno fiatò, tutti erano zitti, ad ascoltare.
E per la seconda volta, anche Orlando fu rapito dalla musica.
Le note accarezzavano l'orecchio di Orlando deliziandolo nello spirito. E non accadeva solo a lui. La sala era come rapita. Nessuno osava parlare e qualcuno guardava a bocca aperta la sconosciuta pianista. Chissà quanti di loro avevano letto negli ultimi anni una copia di Vanity Fair e non sapevano nemmeno che quella che avevano davanti era la testa di serie della rivista. La giornalista emergente più famosa del momento
La musica finì di nuovo ed Edith, stavolta, ringraziò e tornò al tavolo regalando, mentre gli passava accanto, ad Orlando uno sguardo truce quasi lo volesse rimproverare di essere lì quella sera.
Guardò Edith avvicinarsi ai suoi amici, con un passo felino. Era terribilmente sensuale e lui, forse, ne stava prendendo coscienza solo in quel momento.
Edith, invece, una volta al tavolo, guardò Rachel e avvicinandole la bocca all'orecchio, chiese all'amica:
Lo hai invitato tu, per caso? Perché se sei stata tu, cara la mia Rachel questa me la paghi!”
Rachel, non capendo, guardò l'amica stupita e solo seguendone lo sguardo riuscì a capire di chi stava parlando Edith.
Oh, guarda! C'è anche Orlando!” e sollevandosi, alzando un braccio per richiamarlo, cominciò a gridare: “Orlando! Orlando!”
Il ragazzo si voltò e sorridendo rispose con un timido gesto della mano. E Rachel, incoraggiata dal gesto, disse:

Ma dai! Vieni. Tu e il tuo amico, festeggiate con noi!”
Orlando aggrottò la fronte e John le chiese:
Possibile che la moretta che ci sta chiamando l'abbia già vista?”
Probabile, non possibile. È un mezzobusto della BBC.” rispose Orlando con un sorriso, guardando però verso Edith che tirava, o meglio, cercava di tirare giù Rachel che saltellava sul posto richiamando l'attenzione dell'attore.
Oddio! È quella che ogni tanto mettono a presentare il notiziario delle sei!?”
Orlando annuì, ancora senza guardarlo. E John, tirandolo, disse:
Non possiamo rifiutare un invito simile, non trovi?”
Orlando sbarrò gli occhi stupito e con rottoso si fece accompagnare al tavolo di Edith dal suo amico.
Edith, invece, fuori di se, inveiva sottovoce contro Rachel che ubriaca com'era se ne fregava beatamente.
Ma che ti dice la testa? Lo sai che non lo sopporto nemmeno dipinto e tu lo inviti al tavolo?”
Rachel la guardò sollevando un sopracciglio e disse:
Tu potrai anche non sopportarlo. Ma io adoro quel suo culetto rotondo. E lo invito al tavolo...” e quando arrivarono con a voce un po' più alta del tono normale, li accolse comportandosi come se li conoscesse, entrambi da una vita e non fosse, invece, la prima volta che li vedeva: “Eccovi. Vi stavamo aspettando!”
A dire il vero, nemmeno sapevo che foste tutti qua” rispose Orlando prendendo una sedia e mettendosi a sedere cominciò a fissare Edith negli occhi.
Era un po' come quando un uomo guarda fisso un cane. Sa di sfidarlo e di non fare niente di buono dato che, il cane, potrebbe rivoltarglisi contro e morderlo. Ma l'adrenalina della sfida era più forte di ogni altra cosa.
Per Orlando era lo stesso. Era troppo orgoglioso per abbassare lo sguardo per primo. Edith, dal canto suo, incrociò le braccia, imponendosi di fissarlo dritto nelle iridi,ingaggiò con lui una battaglia di campo silenziosa, d cui solo lei ed Orlando erano a conoscenza.
E mentre gli altri ignari ridevano e si presentavano, i due si puntavano come due belve nella savana.


Sei brava a suonare il piano. Devo dire che sembri una professionista!” disse Orlando rompendo il mutismo.
Oh!” esclamò falsamente stupita Edith. “Hai visto? Questa è la seconda cosa che scopri di me stasera. Non sapevi nemmeno che era il mio compleanno e ti ci sei trovato invitato di punto in bianco. Ora scopri che so suonare... Che vuoi che ti dica? Sarà la serata delle sorprese!”
Jen, cercando di sedare quella che poteva scatenarsi in una lite omicida che avrebbe rovinato la serata a tutti disse:
Non sono molti quelli che ho sentito fare questo commento... Sai suonare quindi!”
Orlando annuì, rimanendo fisso nella solita posizione che aveva tenuto da quando si era seduto e aveva scambiato la prima parola con Edith.
Edith restituì lo sguardo sarcastica e ribatté:
Sai suonare! E dimmi Orlando, cosa suoni? Il campanello di casa? Il triangolo?”
John, divertito dalla battuta, guardò Orlando e disse, più per scusarsi di aver riso che per difenderlo:
No! Quello che suonava il campanello ero io. Lui suonava il triangolo!”. Tutti risero e John aggiunse: “No! Ci hanno insegnato alla Guildhall a suonare! Sul serio intendo...”
Anche tu hai fatto la Guildhall?” chiese Fred interessato.
John annuì e dopo aver posato la birra che stava bevendo, disse:
Sì, ma per un paio di anni, poi ho lasciato perché ho capito che non era la strada che volevo seguire. E così mi sono laureato in architettura. È stata una faticaccia. Ho dovuto dare moltissimi esami in un solo anno per mettermi alla pari di quelli del mio corso. Ma alla fine ce l'ho fatta!”
STYLE="margin-bottom: 0cm; font-style: normal">Jen annuì piacevolmente colpita dal racconto. Edith invece, rivolgendosi a John, disse:
Quindi vi siete conosciuti alla Guildhall?”
Sì! Sì! Nell'aula di musica: io suonavo il campanello e lui suonava il triangolo!” scherzò John.
Edith rise. Orlando la guardò. Si rese conto che non glielo aveva mai visto fare sinceramente e che quando sorrideva era davvero bellissima. Scosse la testa e cominciò a far girare il bicchiere che aveva davanti. Non aveva bevuto nulla, data la sua poca dimestichezza con gli alcolici e per evitare brutte figure davanti a quella vipera di Edith.
Senza scherzare. Sai suonare il piano quindi?” chiese Fred ad Orlando.
Sì. E anche la chitarra. Ma non bene come il piano...” rispose Orlando.
Jen e Fred scambiarono un'occhiata d'intesa e guardarono Edith sorridendo. La giornalista, capendo dove volevano arrivare guardò l'orologio Bulgari e sospirando disse:
Si è fatto tardi ragazzi. Io vado. Domani ho una riunione con il capo per parlare dei pezzi che dovremo mettere nel giornale il mese prossimo”
Già il nuovo numero?” chiese Orlando, dandosi subito dell'idiota. Era certo che dovevano scrivere il numero nuovo. Avevano appena pubblicato quello con su la sua intervista, cosa si aspettava? Che si bloccassero dopo di quello?
Sai com'è” disse Edith sollevandosi e infilando un cappotto nero e sagomato: “...ogni rivista, appena esce un numero pensa a quello da pubblicare il mese dopo. So che per te che hai avuto la copertina questo mese sarà un duro colpo, ma tranquillo! Se non finisci nel dimenticatoio, non sarà l'unica che ti dedicheremo” e prendendo la borsetta disse:Rachel... Io vado e credo che debba andare anche tu!”
Rachel sbuffò e si lamentò:
Ma io volevo rimanere un altro po'”
Rachel stiamo andando via anche noi. Non abbiamo tutti la tua fortuna. Noi non presentiamo il notiziario delle sei. Ci alziamo presto sai?” disse Fred aiutando la moglie a mettere il cappotto.
Rachel, troppo ubriaca per rispondere alla battuta si sollevò e John, galantemente, l'aiutò a mettere il cappotto. Edith lo guardò sorridendo maliziosa e il ragazzo, per riprendersi dall'imbarazzo disse:
Orlando fra tre giorni deve esibirsi alla Guildhall. Una sorta di rimpatriata tra le vecchie glorie promossa dalla scuola!"
Si fanno grandi dicendo che hai studiato lì, vero Orlando?” sorrise Fred.
Orlando stava per rispondere con qualcosa di veramente brillante, quando Edith disse:
Fossi in loro non ci terrei ad andare a dire in giro che quello ha studiato nella mia scuola!”
Stavolta, veramente nervoso,Orlando la guardò, sfidandola e disse:
Allora perché non vieni a vedermi? Così potrai dire se sono bravo o no direttamente sul campo!”
Edith lo guardò soppesando la proposta. Era davvero combattuta tra l'idea di non andare o di andare. Certo, era un'occasione ghiotta! Significava che se le cose non andavano come lui voleva, poteva davvero disintegrare Orlando una volta finita la sua interpretazione. C'era però il fatto, non indifferente, che avrebbe dovuto spiegare a Brian cosa ci faceva là da sola. E vista la gelosia del compagno sarebbe stato difficile.
Pensò ancora qualche secondo poi, prendendo la mano di Rachel che sorrideva vacua a Orlando, disse:
Va bene.. Veniamo io, Rachel e mio fratello. Ci vediamo venerdì...” e uscì.
Orlando la guardò. Sentiva di detestarla. Sì! La detestava. Perché con lui era terribilmente insopportabile. Lo trattava quasi come un suo dipendente, con un'aria di superiorità per niente celata. E questo, viste le mille facce di Edith che aveva visto in quei giorni, lo faceva imbestialire. Voleva piegarla. E farla sentire un'idiota come lei riusciva a far sentir lui tutte le volte che si incontravano.


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6: Solo uno stupido.


Edith beveva il suo earl grey dalla grande tazza di carta plastificata. Stretta nel suo piumino aveva una cuffietta bianca, dal quale fuoriscivano i bellissimi capelli biondi, che la riparava dal freddo assieme a dei guanti e ad una sciarpa dello stesso colore. Guardava lo scorrere lento del Tamigi che pigro bagnava le sue sponde unite dal Millenium Bridge.
Stava seduta su di una panchina in silenzio, bevendo tranquillamente il suo tè e aspettando Paul, suo fratello minore, che sarebbe arrivato dopo aver sistemato alcune cose alla Tate Modern dove stava finendo un lavoro grafico per la prossima mostra che si sarebbe svolta nella galleria di arte moderna.
Era tranquillamente staccata dal mondo, lontana perfino dal chiacchiericcio della gente che passeggiava dietro di lei, quando sentì il cellulare vibrare nella tasca del piumino. Lo prese e lesse il testo dell'ultimo SMS di Brian che diceva:
"Mi manchi piccola! Arrivo domani. Il tempo di riprendermi dal viaggio e superare il trauma del jet-lag e sono da te. Voglio fare una cenetta romantica con te. Ti amo. Brian"
Edith sospirò. Da quando Brian le aveva chiesto di sposarlo sentiva che qualche cosa era cambiato. Almeno per lei dal momento che per il suo compagno tutto era rimasto come prima. Sembrava quasi che solo per Edith la storia stesse prendendo una brutta piega. A partire dal fatto che ormai quando Brian parlava con lei era troppo cortese nei suoi confronti, quasi stesse trattando con un'estranea. E questo non feriva Edith, bensì la infastidiva e la faceva andare in paranoia, cosa che la giornalista odiava. Spesso e volentieri tra l'altro, nelle ultime settimane, Edith si era resa conto che era quasi come se una cortina di gelo fosse calata tra i due. Aveva quindi deciso di prendere di petto il compagno e gli aveva parlato chiaramente, chiedendogli il perchè e il per come di alcuni suoi comportamenti e, specialmente, che cosa era cambiato da dopo la festa qualche settimana prima. Lui, per tutta risposta, aveva riso di cuore e aveva preso in giro Edith, dicendole che nulla era cambiato tra loro relazione e che se sembrava un po'distante in quegli ultimi tempi era per via del lavoro e dei vari impegni. Una scusa, ovviamente. Una scusa che non convinse affatto la giovane.
Scuse assurde o meno erano all'ordine del giorno se si stava con Brian Stephensons. Ed era forse per questo motivo che Edith non sapeva se credergli o no. Brian era da sempre stato un ottimo bugiardo e lei lo aveva sperimentato sulla sua pelle quando, per sette mesi, Brian aveva tenuto nascosta la sua relazione con Emma, la sorella di Edith. Era stato davvero abile ad allontanare ogni sospetto tutte le volte che Edith cominciava a porre domande impertinenti o a chiedere il perché di determinati regali che solo dopo non erano destinati alla persona di cui Brian aveva fatto il nome.
Persa nei suoi pensieri, con ancora il telefonino in mano, sentì il bip ripetuto che annunciava l'arrivo di un nuovo SMS. Aprì la cartella del nuovo messaggio e lesse:
"Dove sei? Paul"
Edith sorrise e lasciando scorrere il dito veloce sulla tastiera scrisse:
"Davanti alla Tate, su una panchina che sta vicino alle scale del Millenium Bridge"
Inviò il messaggio e si alzò dalla panchina. Buttò il contenitore vuoto del tè in un cestino e si voltò cercando il fratello tra la folla.
Non dovette aspettare molto, prima di vederlo. Alto, biondo, con gli occhi dello stesso colore di Edith, Paul Norton era l'esatta fotocopia di Patrick Norton, suo padre, tanto quanto Edith lo era di Eloise Bòuvier, sua madre. Il corpo esile appariva sano e tutt'altro che debole e un leggero velo di barba donava un fascino maturo al viso del giovane, nonostante avesse solo ventitré anni. Le labbra sottili, appena intercettò Edith, si incresparono in un sorriso sincero che si mutò in un caloroso abbraccio una volta che l'ebbe raggiunta.
"Mi aspettavi da tanto?" chiese dolce lui.
Se c'erano delle persone che potevano permettersi di fare una domanda del genere ad Edith, Paul Norton era sicuramente una di queste. Edith amava sinceramente il suo fratello minore. Lo aveva sempre difeso, protetto, viziato come solo una sorella maggiore può fare. Non aveva mai capito cosa la spingesse a farlo. Effettivamente Edith aveva molte più cose in comune con Emma che con Paul a partire dai gusti musicali, finendo con quelli per i vestiti. Ma con paul si era creata una vera e propria alchimia che nessuno nella famiglia Norton aveva creato. Era per questo, forse, che quando Emma ammise la sua relazione con Brian ed Edith montò su tutte le furie giurandole vendetta, l'unico ad essere d'accordo con la giornalista fu proprio Paul, aumentando così l'affetto della sorella più anziana nei confronti del fratello più piccolo.
Ed era anche per questo che Edith non entrava mai in collera con Paul. Quindi, anche se avesse aspettato per un'ora, alla domanda avrebbe comunque risposto comunque:
"NO!"
"Sicura?" domandò ancora Paul sorridendo per niente convinto.
Edith annuì e lasciò che il fratello le cingesse le spalle con un braccio per poi poggiandogli sopra una sua mano chiedergli:
"E Jessy come sta?"
"Benone! Stiamo cercando un piccolo appartamento per andare a vivere assieme, sai?" rispose Paul spostando Edith da un gruppo di ragazze che con I-pod alle orecchie facevano jogging mattutino. Poi guardandola aggiunse: "Da quando Emma è tornata a casa è come vivere in trincea. Si litigherebbe per qualsiasi cosa a starle appresso. Non fa altro che lamentarsi, che cercare tutte le cose che non vanno bene. Un vero e proprio inferno, insomma. E ti dico di più. Mi sembra che non stia di nuovo mangiando. E non sono l'unico ad essersene accorto. Anche la mamma lo ha notato. E anche papà"
Edith si rabbuiò. Sentir nominare suo padre e sua sorella, nonostante tutto, le faceva sempre male. Poco le importava se con Patrick Norton aveva litigato perché aveva voluto interrompere gli studi di pianoforte, abbandonando la carriera concertistica. E in egual modo non riusciva ancora ad accettare che sua sorella avesse avuto un comportamento così meschino nei suoi confronti. Edith, purtroppo, sapeva che quella era la sua famiglia. E le famiglie non si posso scegliere, solo amare. O odiare. E quando si sceglie l'ultima strada ci si rende sempre conto che l'assenza di ogni membro del tuo nucleo familiare è come una ferita sempre aperta. Ed era questo che sentiva Edith. Una ferita bruciante che la lasciava intontita dal dolore ogni volta che ci pensava.
"Sono affari di Emma, non miei!" ribatté acida guardando di nuovo lo scorrere lento delle acque del Tamigi.
"Brian lo hai perdonato, però. Ed Emma è pur sempre nostra sorella" notò saggiamente Paul.
"Brian si è pentito del tradimento e non ha più cercato Emma. Invece lei ha continuato a chiamarlo e a trattarmi come si tratterebbe una sconosciuta. E non mi dire che ho fatto lo stesso. Emma ha cominciato. Ed è solo colpa sua quello che ne è seguito!" rispose Edith alla provocazione, alterata nel tono.
"Brian sa raccontare bugie!" formulò in fretta Paul, spaventato quasi dalla sua stessa affermazione e dall'invettiva che ne sarebbe seguita.
Brian sa raccontare bugie!
Quello era il mantra di Edith in quel periodo e Paul aveva colpito nel segno con quell'affermazione. Nonostante questo, Edith era conosciuta da tutti, anche da quelli che l'avevano incrociata poche volte, per la sua testardaggine. Non amava essere contradetta e forse questa era una delle poche cose che nemmeno a Paul erano concesse.
"Brian l'ha lasciata. E questo mi è bastato per capire che uomo è e quanto mi ama..."replicò secca, non ammettendo repliche con un solo sguardo di ghiaccio rivolto al fratello
Paul la guardò perplesso. Nonostante avesse preso le sue parti, aveva sempre cercato di far fare pace alle due sorelle, ma inutilmente. E capendo che era inutile continuare quella discussione anche quella volta, disse:
"Ok! Messaggio ricevuto! Piuttosto.. Mi dici che motivo ci porta ad andare alla Guildhall alle nove di mattina? Chi devi massacrare stavolta?"
Edith sorrise. Non riusciva ad essere arrabbiata con Paul per troppo tempo. E schioccandogli un bacio sulla guancia rispose:
"Nessuno. Devo solo andare a vedere un amico che si esibisce"
"Da quando hai degli amici alla Guildhall?" chiese stupito Paul.
Edith sorrise ancora e rispose:
"Ora lo vedrai"
"Ma lo conosco?" domandò curioso Paul.
Edith, divertita dall'interrogatorio del fratello, scosse la testa e aggiunse:
"Ti ho detto che lo vedrai, tranquillo!"
Paul scosse la testa confuso. Edith era una fonte inesauribile di sorprese, indubbiamente, ma quella volta non riusciva a trovare un nesso logico tra la sorella e la scuola di recitazione. Specialmente per il fatto che Edith raramente, o meglio mai, aveva stretto rapporti con cantanti, attori, star, starlette e affini.
Che ci fosse qualche cosa che non sapeva?



Rachel guardò la Guildhall interessata.
Non c'era mai stata, nemmeno per conto della BBC. A dire il vero non ci sarebbe mai entrata, probabilmente, se non si fosse ubriacata talmente tanto da non rendersi conto che stava invitando il peggior nemico della sua migliore amica al loro tavolo il giorno del compleanno di quest'ultima.
Stava con il naso all'insù pensando a cosa aveva fatto non meno di tre giorni prima, quando sentì:
Se mi ricordo bene tu sei Rachel, vero?”
Sentendo qualcuno pronunciare il suo nome, la ragazza si voltò e vide un uomo che sapeva -o era meglio dire 'sentiva'- di conoscere ma di cui non era sicura di ricordare il nome. Strinse gli occhi, cercando nella memoria un qualunque ricordo di quella serata che le riportasse qualche indizio alla mente. Inutilmente, però.
John, dal canto suo, ricordandosi lo stato in cui versava Rachel la sera del compleanno di Edith, si rese conto che la ragazza si trovava in difficoltà e sorridente corse in suo aiuto presentandosi:
John Whitman” e tendendole la mano aggiunse: “Sono l'amico di Orlando, quello che ti ha aiutata a mettere il cappotto tre sere fa”
In un certo senso, Rachel ricordava qualcuno che l'aiutava a mettere il cappotto. Ma per quanto si sforzasse, complice l'alcool che le aveva offuscato talmente tanto i sensi da non ricordare nulla, Rachel aveva solo un'immagine sfocata nella mente, priva di odore, suono, tatto e sapore. Anche se per l'ultima il solo essere una madre di famiglia le imponeva di non conoscere il sapore altrui al primo appuntamento.
E sincera, sorridendo dolcemente disse, stringendogli la mano:
Mi scuserai, ma devo essere onesta. Non mi ricordo di te”
John rise di cuore e rispose:
Tranquilla. Lo immaginavo” e indicando la scuola aggiunse: “Se oggi siamo qui è per colpa mia, lo devo ammettere. Ho detto io che Orlando si sarebbe esibito. Ed Edith ha reagito come ha reagito... Ed eccoci qua. Orlando non me lo ha perdonato, sai?” e risero assieme.
Rachel osservò John. E lo stesso fece lui.
Anche se per Rachel era la prima impressione, non poteva negare di trovare quel ragazzo molto carino. Capelli neri e corti, un po' come quelli di Robbie Williams -chissà se Edith si era accorta di questo?- abbinati a due bellissimi occhi azzurri non molto grandi che sembravano quasi scrutare il mondo con un impertinente interesse. Alto e con le spalle larghe. Un corpo non troppo esile.
Rachel non lo sapeva ma John, come lei, era stato sposato. Solo che la fine del suo matrimonio era avvenuta in maniera completamente differente dalla sua.
Sette anni prima, infatti, dopo aver lasciato la Guildhall, John aveva incontrato Rocio, una ragazza spagnola molto bella, dai capelli neri e ricci, con due bellissimi occhi nocciola, grandi e sempre in movimento, quasi guardassero con curiosità il mondo, come se fosse sempre la prima volta che lo vedessero per davvero.

Di Rocio, John, si era innamorato quasi subito. E lo stesso fu per la ragazza. Si sposarono che non avevano nemmeno finito l'università. Si laurearono assieme e trovarono lavoro, senza nemmeno volerlo, nello stesso studio.
Rocio, che aveva una propensione innata per le lingue straniere e una buonissima attività di mediazione con i clienti, era spesso in viaggio, in prima linea per grandi trattative e casi dove la lingua inglese non riusciva a colmare le distanze.
Fortunatamente, entrambi scoprirono fin dal principio di non essere inclini alla gelosia, nè sul lavoro, nè nella vita privata. Al contrario, gioivano per i rispettivi successi, festeggiavano per le promozioni ottenute da ognuno di loro e ridevano quando un collega diceva di aver visto l'altro parlare fitto con un uomo o una donna. Così, per quattro anni, John e Rocio vissero spesso la loro relazione ai capi opposti dell'emisfero, ritardando di anno in anno il progetto a cui John teneva più di tutti. Un progetto che non poteva mettere su carta: la nascita del suo primo figlio.
Fu durante uno di questi viaggi che la vita di John e Rocio cambiò per sempre e in modo irreparabile.
John avrebbe ricordato per tutta la vita quel settembre. Rocio era partita per New York per trattare con dei giapponesi. Non voleva partire quella volta. Da un po' di tempo non stava tanto bene e aveva fatto dei controlli. Essendo l'era di internet, Rocio aveva richiesto che il suo dottore le spedisse i risultati delle analisi direttamente per e-mail. E venne esaudita.
Era la mattina del 11 settembre 2001, mentre aspettava i clienti giapponesi dentro la Torre Nord delle Twin Towers, che Rocio annunciò a John, con una telefonata, di essere incinta.
John era al settimo cielo. Non ci credeva. Aveva già deciso che sarebbe andato al primo negozio per bambini una volta uscito dall'ufficio e lì avrebbe cominciato a comperare tutto quello che gli capitava sotto mano. Stava già parlando di nomi, mentre Rocio dall'altro capo lo prendeva in giro, quando qualcuno, entrando nell'ufficio di John, si intromise e lui fu costretto a chiudere la comunicazione per aiutare a terminare un progetto con un collega. Salutò Rocio con dolcezza, ammettendo che le mancava da pazzi e di non vedere l'ora di riabbracciarla e una volta chiusa la chiamata corse a lavorare.
Quello che accadde dopo fu frammentario, almeno nei ricordi di John.
Una cosa che gli faceva accapponare la pella, però, era il ricordo di qualcuno che entrò gridando come un pazzo in ufficio. John ricordava il viso bianco e il fatto che farfugliava qualcosa come 'guerra', 'distruzione' e 'fine del mondo'.
Allarmato, John andò alla televisione e l'accese. Quello che vide gli piegò le ginocchia: un aereo di linea bucava una delle due Torri Gemelle di New York.
Le orecchie cominciarono a ronzare, la testa a girare. Non voleva e non poteva crederci. In una di quelle torri c'era sua moglie.
Qualche collega, che sapeva della trattativa che doveva svolgere Rocio a New York, si voltò verso John guardandolo con orrore, senza avere la minima idea di cosa dirgli mentre lui, con lo sguardo perso e il viso bianco deglutiva a vuoto guardando l'immagine ripetersi. Ci mise qualche secondo a cercare il suo cellulare. Chiamò Rocio, ma fu inutile. Le linee, a quanto pareva, erano intasate. Senza perdere le speranze di sentire la moglie dirgli che stava bene, John provò a chiamare una seconda volta ma senza successo. Fu proprio nel preciso istante in cui schiacciò il tasto di fine chiamata che il secondo aereo bucò la seconda torre.

John portò le mani alla testa e cominciò a piangere e inveire contro il mondo, contro sè stesso, contro il suo stesso cellulare. Stava tremando e piangendo.
Ben presto il giovane architetto si rese conto che qualunque cosa stesse facendo era inutile. Nonostante inveisse contro i vari operatori che lavoravano presso il call-center dell'agenzia con cui aveva fatto un contratto telefonico, John non riuscì a stabilire una connessione con la moglie. E non ci riuscì mai più.
Scoprì pochi giorni, dopo estenuanti richieste e altrettante telefonate, che il ristorante di Rocio era nei piani superiori a quelli dell'impatto e che, quindi, non ci fu modo di salvarla. Morì nel crollo della Torre Nord. E il suo corpo senza vita venne ritrovato il 21 settembre 2001, dieci giorni dopo la data di morte. John fece il riconoscimento. E da quel giorno, nel preciso istante in cui il telo venne richiuso sul volto della moglie e il corpo deposto di nuovo in una cella frigo in attesa dei documenti per l'espatrio, qualche cosa nel cuore e nella vita di John si spezzò per sempre. Rocio era stata la sua compagna per quattro anni. Lo aveva aiutato a tenersi al passo e non finire troppo tardi l'università. Lo aveva sposato a Barcellona, nemmeno sei mesi prima dalla loro laurea. Era la madre di suo figlio. E quell'esserino che avevano concepito era morto con lei.
Ricordare quel dettaglio che lo aveva reso così felice quel pomeriggio dell'11 settembre lo atterriva. Come lo atterriva vederla devastata nel corpo e nel viso dal crollo e dalla paura.
Si rese conto che nulla sarebbe stato più come prima e sentì come se qualcuno gli avesse aperto il petto e strappato via il cuore.
La sera prima di partire, con i documenti per l'espatrio di Rocio sul letto, John si ubriacò, mentre in un'agenzia di onoranze funebri qualcuno stava lavorando sul viso spaurito di Rocio per renderlo sereno e bello come quando era in vita.

Il giorno dopo, caricata la bara di mogano chiaro come 'bagaglio speciale', John si imbarcò su uno di un aereo. Avrebbe portato Rocio a Barcellona, nella sua terra natia, per svolgere il funerale e farla riposare in eterno lì, con il loro bambino.
Nell'epitaffio, che in Spagna comunemente non si usa, ma in Inghilterra sì, John volle scrivere:
Rocio Maria Gonzales (13-05-1975 11-09-2001) che ha riempito la vita di tutti quelli che l'hanno amata di sorrisi e di speranza e al nostro bambino, morto ancor prima di poter avere gli occhi per guardare il cielo e il volto di suo padre. Riposano in pace.”
Da allora non fu più lo stesso. Cominciò a bere e a chiudersi in se stesso, vivendo di ricordi che lo tenevano ancorato al passato. Se non fosse stato per Orlando, John avrebbe ceduto il passo alla depressione che lo avrebbe portato a fare qualche mossa azzardata e definitiva.
Come solo ogni buon amico sa fare, Orlando lo salvò. Svuotò gli armadi dai vestiti di Rocio e li regalò a chi ne aveva bisogno. Nascose le foto e le lettere. Portò con sè John quando girò 'La Maledizione della Prima Luna'. Fu una vera e propria ancora di salvezza.
E con i mesi tutti gli sforzi dell'attore di Canterbury ottennero frutti. Certo! Ci volle un anno prima che John facesse un commento su di una ragazza. Qualcosa di più perché passasse una serata spensierata.
Ma commenti e serate spensierate non sostituivano Rocio che rimase l'unica e incontrastata ancora a lungo.
Solo quattro anni dopo la morte della moglie, John, si rese conto di essere attratto da una donna: una donna che aveva visto ubriaca e saltellare sulle punte per attirare l'attenzione sua e di Orlando al Barracuda, invitandoli avvicinare al suo tavolo.
Rachel non lo poteva sapere e nemmeno immaginare che dopo tutto quel tempo, lei avesse avuto l'onore di essere la prima donna a soggiogare John con la sua bellezza. E pensare che tra lei e Rocio le differenze erano lampanti. I capelli di Rachel erano un manto scuro e liscio e gli occhi neri un po' tirati non erano grandi come quelli della compianta signora Withman.
Ma in lei c'era qualche cosa che lo attirava. Qualcosa che John non capiva ma che nel momento in cui era davanti alla Guildhall con lei, parlandoci, sentiva il bisogno di scoprire.
Non sapeva che la stessa cosa valeva per Rachel, anche lei incuriosita dall'amico di Orlando Bloom e dal suo carattere schietto e, diciamocelo, dalle spalle belle piazzate. Ma a differenza di John, che se aveva qualche piccola remore riguardo Rachel era legata al passato e all'onorare la memoria della defunta moglie, Rachel aveva ben meno nobili pensieri.
Infatti, nonostante fossero diversi come il giorno e la notte e il tramonto e l'alba, c'era qualcosa che accomunava John al suo ex marito. Una cosa che bloccava Rachel, conosciuta soprattutto nel ricercare segni del destino ovunque e in ogni cosa che facesse.
E per una che si era sposata con uno che si chiamava John Grant, frequentare qualcuno che si chiamava John per un'altra volta era un segno avverso.



Rachel e John stavano ridendo, quando sentirono:
Se mi state prendendo in giro sappiate che la mia vendetta sarà terribile”
I due si voltarono e videro Edith accompagnata da Paul che sorrideva, divertito.
Edith amore!” disse Rachel divertita. “Ma lo sai che non potremo mai prenderti in giro”
Edith si finse sospettosa e la guardò socchiudendo gli occhi.
"Non me la dai a bere sai?" mormorò la giornalista facendo ridere i due ragazzi.

John sorrise e osservò Edith attentamente.
Da come l'aveva descritta Orlando, Edith sembrava un'arpia in piena regola, di quelle che sono pronte a staccarti la testa solo perché non le stai abbastanza simpatico. Si dovette ricredere, invece. Quella che aveva davanti, a prima vista -non ricordava che fosse intervenuta troppo la serata del suo compleanno, dato che lei ed Orlando avevano passato buona parte del tempo a fissarsi minacciosi, facendo raggelare l'atmosfera tra tutte le persone sedute alla tavola- era una ragazza allegra e giocosa, di quelle che ti fanno ridere e che sanno tenere banco quando stanno in gruppo. Forse era una un po' esibizionista, che cercava di avere gli occhi di tutti puntati addosso anche quando non parlava. E forse, essendo Orlando una prima donna per diritto di nascita, non sopportava questo suo carattere.
Quando Edith si rese conto di avere lo sguardo di John puntato addosso, si voltò verso di lui, sorrise e disse:
John. Allora, tu sei esperto di questo luogo, che ne dici di fare da cicerone?”
John annuì entusiasta e indicando la porta disse:
Bene! Allora entriamo!” e mentre si presentava con Paul, entrarono nella scuola dove Orlando, da qualche parte a loro sconosciuta, stava in un camerino sperando di vedere Edith tra il pubblico e riuscire a zittirla una volta per tutte con una buona interpretazione.



Si misero a sedere e cominciarono a parlare. Nonostante non si conoscessero si accorsero tutti e quattro di gradire la reciproca presenza. In particolare John, che si rese conto che Rachel, dopo una prima buona impressione, gli piaceva davvero. Non capiva esattamente che cosa lo attirava. Ma sapeva che si sentiva attratto da quella ragazza dagli occhi scuri e alle volte impertinenti, che parlava di sua figlia come il più grande dei tesori.
Rachel, invece, cercava di ignorare le attenzioni di John, cosa di cui Edith si rese conto.
Stava appunto per chiederle perché si stesse comportando così quando, da dietro la tenda, sul palco uscì un uomo distinto che presumibilmente doveva essere il direttore della scuola.
Aveva un microfono in mano e si sentiva quasi a suo agio in quel ruolo da mattatore.
Sorrise con un sorriso largo e stranamente finto, che non sfuggi all'occhio clinico da cronista di Edith. Il microfono fischiò e delle grida isteriche dalle ragazze in prima fila, disturbarono il silenzio che era calato nella sala quando l'uomo era entrato.
Quello è Lloyd Kerr, il professore di recitazione quando io stavo a scuola” mormorò John a tutti e tre che annuirono guardando verso il palco.
Ad Edith sembrava un professore di quelli che ti segnano e che ricordi per tutta la vita più per quello che ti hanno fatto patire più che per quello che ti hanno insegnato.
Buongiorno a tutti. Buongiorno. Oggi vi sarete accorti che siamo davvero in tanti qua. C'è un motivo. Un motivo speciale!”
Kerr, che aveva cominciato a parlare da poco, fu interrotto dalle grida delle ragazze che avevano fatto lo stesso poco prima e da qualche 'buuu' da parte di un gruppo di ragazzi, che fece ridere il gruppetto di Edith e non solo.
Kerr si schiarì la voce e continuò:
Come dicevo, oggi è un giorno speciale. Questa scuola ha l'onore di aver creato stelle del cinema di un certo calibro, almeno nel panorama inglese. Una tra tutte, Sean Connery...” seguirono applausi a cui Edith si unì entusiasta. Kerr per l'ennesima volta schiarì la voce e riprese a parlare: “... Oggi, però, credo che ormai lo avrete capito tutti data la numerosa presenza femminile nella sala... -nuovi gridolini isterici e nuovo coro di 'buuu' all'allusione del preside- ...oggi, ci ha onorato con la sua presenza una colonna, uno dei più grandi attori del momento – Edith fece uno strano sbuffo sarcastico che fece ridere Rachel, Paul e perfino John- ... un attore che io per primo conosco, dato che ho avuto l'onore di essere il suo maestro. Un alunno che ho sempre adorato e che sapevo, un giorno, mi avrebbe dato grandi soddisfazioni...”
Strano!” mormorò John. “Non ci sopportava a me e ad Orlando. Diceva che se ci prendevano a fare le comparse negli sketch comici era davvero un grandissimo traguardo...”
Beh! Tu sei diventato un architetto infatti” gli fece notare divertita Edith.
Sì. Ma guarda Orlando dov'è arrivato” sorrise John.
Edith sorrise. Non rispose all'affermazione di John sulle doti artistiche di Orlando, troppo contenta di crogiolarsi nel fatto che, il suo sesto senso funzionava alla grande. Kerr era uno stronzo. E lei lo aveva capito dal primo sguardo. Questo significava essere una brava giornalista, come le ricordava spesso e volentieri il suo mentore.
Ed è quindi con immensa gioia che sono lieto di presentarvi un uomo che ha riempito d'onore questa scuola, recitando in uno dei kolossal più importanti del ventesimo secolo, 'Il Signore degli Anelli'; e in altri film importanti come 'La Maledizione della Prima Luna' dove è stato affiancato a mostri sacri... Beh! Bando alle ciance, ecco a voi... Orlando Bloom!”
Edith portò una mano alla faccia. Era una cosa davvero pacchiana. Autocelebrativa e di cattivo gusto. Sembrava quasi che Kerr fosse nel suo garage personale e parlasse di una delle sue macchine come uno dei pezzi migliori e la presentasse a tutti non come si presenterebbe nell'auditorium di una scuola, bensì in un circo. E forse, Edith ne prese nota, perfino Orlando era imbarazzato dalla presentazione. Infatti, quando uscì, non sapeva quasi dove guardare. E se lo aveva inquadrato bene, non era di certo da lui imbarazzarsi tanto.
Kerr abbracciò Orlando, mettendolo ancora di più in difficoltà. Gli applausi non era ancora cessati e le ragazze davanti fecero ruotare gli occhi ad Edith per il fastidio e l'indignazione attaccando un coro che ripeteva 'Orlando' in maniera crescente.
Rachel rise guardandola e disse:
Beh! Questa non è colpa di Orlando. Non trovi?”
È un attore, ricorda! Fa finta di essere imbarazzato. In realtà si sta crogiolando in questo brodo di gallinelle senza cervello!” rispose caustica Edith, cancellando in un attimo quello che aveva pensato appena pochi istanti prima sul genuino imbarazzo del ragazzo.
John che aveva gridato e fischiato divertito verso Orlando per prenderlo in giro non aveva sentito una sola parola di quello che si erano dette Rachel ed Edith e voltandosi, indicando il palco disse:
Pensate che Orlando era davvero preoccupato perché sapeva che sarebbe successo e si sarebbe sentito un perfetto idiota davanti ai suoi vecchi professori” e tornò a ridere e gridare.
Rachel, invece, guardò Edith divertita e sollevò un sopracciglio, sorridendo. Edith mosse la mano con fare annoiato e non rispose.
Kerr, dal palco, chiese con un gesto la calma in platea e sorridendo compiaciuto, quasi che quelle grida fossero rivolte a lui e non ad Orlando.
Orlando, oggi si esibirà per voi in un pezzo classico di Shakespeare. Otello. Ma prima...” e guardò Orlando con uno sguardo di finta intesa, disse: “..Orlando risponderà ad alcune delle vostre domande...”> Le grida da adulatorie divennero eccitate. La maggior parte delle ragazze lì presenti avrebbe di sicuro dato un braccio e probabilmente il didietro per parlare con Orlando.
Moltissime mani scattarono su quando Orlando prese il microfono. A quanto pareva era lui che doveva decidere chi e come doveva parlare.
Essendo le prime file piene di ragazze e, le mani di ognuna di loro era tirata su, Orlando interpellò una ragazzina alla sua destra, nella fila centrale. Questa sorrise e con voce cinguettante, gli chiese:
Ciao Orlando -l'attore rispose con un cenno della testa, sorridendo educatamente-. Volevo sapere se sei ancora fidanzato con Kate Bosworth.”
Edith portò una mano sulla fronte, chinando la testa e scuotendola, quasi disperata per quella domanda che per lei e per molti altri –Orlando incluso- non era per nulla appropriata.
Orlando si grattò la testa e sorridendo, sempre più a disagio, rispose:
Sì! Io e Kate stiamo assieme da molto tempo!”
Ci fu un coro di voci poco contente. Poi le mani scattarono di nuovo su.
Per l'ennesima volta Orlando chiamò una delle ragazze nelle prime file e quella ridendo in maniera alquanto stupida disse:
Volevo dirti che sei bellissimo e voloevo sapere se è vero che hai un tatuaggio sulla pancia!”
Edith sollevò la testa sbarrando gli occhi e mormorando incredula:
Ma che diavolo di domanda è questa?”
Siamo in una scuola di recitazione, mica di giornalismo!” ribatté ridendo Paul.
Orlando, che doveva essere dello stesso avviso di Edith, sospirò e indicando un punto molto vicino al pube, disse:
Qua. Un sole...”
Le ragazze sospirarono estasiate.
Di nuovo le mani furono su. Edith si chiese se anche quella volta avrebbe scelto una ragazzine di quelle delle prime file. Non fu così. Conscio del fatto che avrebbe ricevuto domande che non c'entravano nulla con la sua carriera sia scolastica che cinematografica, chiamò un ragazzo seduto davanti ad Edith.
Quello sorrise e mettendosi a sedere meglio, quasi cercasse di farsi vedere da tutti, disse:
Ma... Quelle scene che facevi di Legolas? Eri sempre tu a farle? Cioè... Eri davvero forte... Lo skate-board con lo scudo, salivi a cavallo facendo le capriole...”
Tutti risero. Tutti tranne Edith. Quella 'cosa' stava diventando paradossale. Non era un'intervista. No! Era una vera e propria farsa!
Orlando sospirò, Edith se ne rese conto, quasi infastidito dal fatto che non avesse sentito una sola domanda sensata. E cercando di sorridere, rispose:
Non sempre ho potuto fare le mie parti. Purtroppo soffro di fortissimi mal di schiena, dovuti ad un incidente che ho riportato un paio di anni fa. In quelle occasioni, o quando era davvero troppo pericoloso per me fare determinate cose, allora si usavano le controfigure... Che erano davvero dei pazzi e straordinariamente bravi!”
Stanca, Edith, quando scattarono su le braccia, sollevò a sua volta la mano. Orlando la guardò, stupito da quel gesto e sollevando lentamente il dito, confuso ma stupito, la indicò. Edith sorrise e disse:
Ho saputo che sei uscito da questa scuola a ventuno anni con la scritturazione per il film che ti ha portato a Peter Jackson, il regista della trilogia tolkeniana. Da allora la tua vita è stata sempre in ascesa. Sempre nuovi film che non sto qui ad elencare. Hai creato un nome che ormai tutti conoscono. Fama, trionfo, fortuna, in parole povere... Il successo che, nonostante tutto, credo sia ancora azzardato chiamare duraturo. Ma vista questa lunga lista, visto che la tua buona stella continua a brillare sperando che non si appanni mai, volevo sapere: per Orlando Bloom, che cos'è il successo?”
Orlando sorrise per la domanda. Una domanda intelligente e non stupida come le altre. Orlando sospirò soddisfatto e rispose:
Il successo... Cos'è il successo per me? Allora! Il successo è come un treno che devi prendere al momento giusto e che passa una volta sola sui binari della vita. Se ci riesci, andrai lontano. Se non ci riesci è inutile aspettare. Non passerà più. Inoltre, una volta che sei su, devi stare attento a non scendere prima del tempo, a non farti buttare giù... Perché cadere oppure scendere vuol dire non risalirci mai più... Il successo è qualcosa di effimero, è vero. Ma ti può dare davvero tanto se sai coltivarlo. E io spero davvero di riuscirci. E farlo crescere per renderlo duraturo...”
Edith sollevò un sopracciglio e fece un cenno con la testa per mostrarsi soddisfatta. Seguirono altre domande. Da quel momento in poi, Edith non staccò gli occhi da dosso all'attore. Forse, aveva dato una prova di grande intelligenza che prima di allora non aveva dimostrato.
Solo dopo molte domande, Kerr riprese il microfono e annunciò:
Bene. Il tempo di Orlando è prezioso e sappiamo che non può concederci tutta la mattinata. Ora ci farà vedere un pezzo tratto dall'Otello di Shakespeare...”
Edith fissò Orlando prepararsi. Era immerso nella preparazione che lo avrebbe introdotto alla performance.
Poi si spensero le luci. E tutto cominciò.



Si sollevarono e misero i cappotti. Era stato bravo. Edith doveva ammetterlo. Era riuscito davvero a trasmettere delle emozioni recitando la pazzia di Otello. Da solo era riuscito a riempire il palcoscenico.
Allora? Che cosa ne pensate?” chiese John più rivolto ad Edith che agli altri.
Paul mise le mani in tasca e annuì, guardando il palco vuoto. E rispose:
Devo dire che è stato davvero bravo. Non sempre chi è bravo in un film, che è montato ad arte per non far vedere i difetti, è bravo sul palco di un teatro. Credo che sia un ottimo banco di prova per un attore. E Orlando, per me, lo ha superato alla grande.”
Anche Rachel annuì entusiasta e disse:
Mia figlia Charlotte è una fan di Orlando e ho visto tutti i suoi film. Quindi stai parlando con una che era già convinta di quello che sapeva fare o no...” e sorrise.
John si voltò verso Edith che, sistemando il piumino disse, con una certa soddisfazione quasi sadica nella voce:
Dirò quello che penso direttamente ad Orlando quando lo vedrò”
Stavano uscendo dall'auditorium quando due uomini molto grossi li presero in consegna senza dire niente. Erano guardie del corpo mandate da Orlando, sicuramente, pensò subito Edith.
Infastidita, mentre gli mostravano la strada, li guardò con aria truce, ma non servì a nulla. Aveva sempre odiato le guardie del corpo. E odiava quando Brian faceva lo stesso, mandando dei gorilla a prenderla, trattandola come una cosa più che come una persona.
Il sangue già le ribolliva quando i due primati bloccarono lei e gli altri davanti ad una porta e uno di loro disse:
Il signor Bloom ci ha chiesto di portarvi qua. Ma in questo momento è occupato e non può ricevervi!”
Edith sbarrò gli occhi. Non era possibile. In meno di mezz'ora era riuscito a fare due delle cose che meno sopportava in Brian. La prima era quella di mandare due guardie del corpo a prelevarla. La seconda era che, dopo aver fatto uno sgarro simile, era costretta ad aspettare le sue comodità. John era basito e quasi a mo' di scusa disse:
Orlando non si è mai comportato così. Non capisco che gli è preso...”
Edith corrucciata incrociò le braccia e rispose:
Una stella deve saper farsi attendere. Anche dagli amici. Non lo sapevi John?”e tra i denti mormorò: "Vedrai se gliela faccio pagare io a questo piccolo pallone gonfiato!"
Aspettarono poco, poi, quando la porta si aprì, apparve prima una giornalista che sorrideva compiaciuta ringraziando Orlando e, dopo averlo salutato con un caldo abbraccio, si allontanò. Solo allora, l'attore si voltò. E prima di poter parlare, ricevette un ceffone.
Glielo aveva dato Edith che, senza nemmeno spiegare il perché, era scappata via.
John lo guardò tenersi la guancia e serio disse:
Mi spiace dirlo, ma te lo sei meritato stavolta” e prendendo sotto braccio Rachel e guardando Paul disse: “Vi offro un caffè. Che ne dite?”
I due accettarono ed Orlando li guardò allontanarsi. Non seguì loro, ma con un guizzo, prese la strada che aveva preso Edith andandosene via. Aveva preso quella sbagliata. E se aveva un po' di fortuna, l'avrebbe potuta raggiungere e, anche se gli doleva, chiederle scusa.



La trovò che cercava di fermare un taxi. Ma nessuno si fermava. E imprecando, la giornalista disse:
Ma che diamine! Sono su questa maledettissima linea gialla, quella rossa è là. Perché nessuno si ferma!”
Orlando si avvicinò e le toccò un braccio. Lei si voltò spaventata e quando si rese conto che era lui gli chiese:
Vuoi un altro schiaffo? Perché, sappi che sono sempre pronta a questo tipo di evenienza...”
Sono stato solo uno stupido...” ammise Orlando.
Edith emise uno sbuffo sarcastico e disse:
Bloom. Oggi ti sei comportato proprio da cretino. Mi spiace, ma puoi metterti in ginocchio che stavolta nemmeno il papa riuscirà a farmi cambiare idea” e sollevando un braccio fermò un taxi.
Stava aprendo la portiera e stava per entrare quando Orlando la bloccò e disse:
Ho sbagliato e ti chiedo scusa. Non so che mi è preso, potevo avvisarvi io stesso, ma pensavo che era meglio che vi accompagnassero. Hai visto quante ragazzine c'erano e non sai quello che dicono e vogliono fare a Kate molte di quelle.”
Edith scosse la testa e disse:
Poteva esserci anche un plotone di ragazzine assatanate là fuori Orlando. Non mi importa. Non sono legata a te in nessun modo e tu non ti dovevi nemmeno permettere di fare quello che hai fatto” ed entrando aggiunse:”Se ora lasci la portiera e mi permetti di andare. Siamo in mezzo ad una strada nel centro di Londra e non credo che sia l'unica a sapere che tu sia qui. E visto che non ho nessuna intenzione di litigare con Brian, potresti almeno evitare di rovinare ulteriormente questa giornata facendoci fotografare?”
Orlando si sollevò e guardandola chiudere la portiera la lasciò partire.
Non poteva permetterle di andare via. Uno perché aveva ancora il suo anello. Due perché, stavolta, aveva davvero fatto di tutto per apparire migliore e aveva rovinato tutto. Non capiva perché, ma stavolta ci teneva a far vedere ad Edith che lui non era quello che lei credeva fosse.
E scuotendo la testa si allontanò e tornò nella scuola con la coda tra le gambe. Come solo uno stupido sapeva fare.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7: Al telefono...


Edith sospirò entrando nell'ufficio. Doveva preparare un intervista con Hillary Clinton, in Gran Bretagna per un incontro con Tony Blair. Per Edith era una buona opportunità. Era comunque una donna in vista in tutto il mondo, moglie di uno dei presidenti più amati degli Stati Uniti, nonostante fosse stato immischiato nel sexy gate che quasi gli era costato il posto e, a quanto dicevano le voci, anche il matrimonio, salvo, poi essere perdonato dalla stessa Hillary acclamata da tutti come una santa dopo il nobile gesto. Voci più che certe, e stavolta si parlava di politica e non di gossip, la davano come una dei possibili candidati dei democratici per le elezioni del 2008. Quindi un pezzo di storia che camminava a quanto pareva, dato che sarebbe stata, non solo una donna a prendere le redini di uno degli stati più potenti nel mondo, ma la prima nella storia degli USA.

Laura stava seduta alla poltrona della sua scrivania e, quando la vide arrivare, disse:

Signorina Norton. Ci sono dei messaggi per lei!”

Edith si voltò la guardò e chiese:

Li hai presi e li hai scritti?”

Laura annuì e porse un paio di biglietti ad Edith che disse:

Qualsiasi chiamata passamela in ufficio”

Laura annuì ed Edith sparì dietro la porta del suo ufficio.

Stava smistando i post-it quando lesse:

Non ho fatto altro che chiedermi quanto sono stato stupido. So che sei furibonda. Ma non posso lasciare le cose come stanno. E hai qualche cosa di mio. Che ne dici di firmare un armistizio con una bella cena per chiarirci?”

Era Orlando. Incredula rilesse due volte il messaggio. Ma chi si credeva di essere? Era raro che Edith Norton desse due volte un'opportunità a qualcuno. E lui la pretendeva, dopo aver fatto il maleducato con lei. MA CHI SI CREDEVA DI ESSERE? Il fatto che avesse recitato in qualche pellicola importante gli aveva fuso il cervello? Non esisteva! Non gli avrebbe permesso una cosa simile.

Lesse gli altri messaggi. Uno era del capo che le diceva che il giorno dopo dovevano riunirsi per la decisione degli articoli del numero dopo quello che stavano preparando e per chiarire alcuni aspetti sull'organizzazione per l'incontro con la Clinton. Uno di Paul che le annunciava che aveva trovato finalmente casa e l'aspettava per vederla. E uno di Brian dove diceva:

Hai il cellulare spento. Come mai? Torno domani. Vengo a casa tua. Ti amo! Brian”

Sospirò e buttò via tutti i post-it. Avrebbe richiamato Paul e Brian subito dopo, ora voleva solo cominciare a scrivere qualche traccia per l'intervista con la Clinton.

Accese il computer quando sentì il telefono squillare. Infastidita dal fatto che non si fosse nemmeno seduta e l'apparecchio avesse cominciato a trillare, prese la cornetta e, come sempre, acida disse:

Laura che diavolo succede? Spera davvero che sia importante...”

Scusi signorina Norton. Ma ha chiamato il signor Bloom e ha detto che doveva assolutamente parlarle”

Edith sbuffò. Se avesse rifiutato quella chiamata, Orlando avrebbe di nuovo chiamato e, vista l'importanza dell'intervista che stava preparando, non si poteva permettere distrazioni di alcun tipo. Aspettò qualche secondo e poi rispose: “Passamelo!” schiacciò un pulsante, sentì un lungo bip e poi rispose Orlando:

Pronto Edith?”

Che vuoi Bloom?” chiese seccata Edith.

Sei sempre la solita! Sai quanto mi costa scusarmi. Sono uno egocentrico, io!” esclamò divertito Orlando.

Senti. L'intervista te l'ho fatta. Io e te non ci dovremmo nemmeno sentire più. Se vuoi che ti ridia l'anello, lascia l'indirizzo alla mia segretaria e te lo farò recapitare per posta. E ora se....”disse Edith infastidita.

Non sto chiamando solo per l'anello” la bloccò Orlando. “Anche se lo vorrei indietro. Sarà un mesetto, ormai, che hai quel dannatissimo anello tu...”

E allora che diavolo vuoi da me Orlando? Credi che mi possa permettere di stare dietro ai capricci di una star. Io sono una che lavora. Non sto a pettinare le bambole, se proprio lo vuoi sapere!” rispose incollerita Edith.

Io voglio una seconda opportunità. Voglio dimostrarti che non sono un cretino come credi” disse Orlando serio.

Io non do seconde opportunità, Orlando, mi spiace. Hai avuto la tua occasione e l'hai sprecata, sono solo fatti tuoi che a me non interessano e se ora mi vuoi lasciar lavorare....” ribatté sarcastica Edith.

Quindi è un no questo?” chiese Orlando.

Secondo te?” replicò sempre più caustica Edith.

Orlando sospirò e disse:

Ok! Va bene! Allora buon lavoro! Ci sentiamo!”

Addio!” rispose Edith e riattaccò.

Scrisse qualche battuta pensando però che era tutto troppo strano. Uno non ti manda post-it e arriva a cercare il numero della redazione per mollare così. Sbuffando, quindi, prese la cornetta in mano e disse:

Laura.. Mi serve un favore... Devi assolutamente ricordare che, a partire da oggi, se il signor Bloom chiama, io non voglio che tu mi passi la chiamata. Mai. Dovesse chiamare anche venti volte in un giorno. Non passarmi la chiamata per nessuna ragione al mondo, ok?”

E se insiste?” chiese quasi spaventata dalla sua stessa domanda Laura.

Se insiste inventati che ho preso una qualsiasi malattia mortale o, se non vuoi essere troppo drastica, che sono partita, che mi sono sposata, che sono in maternità, fai tu. Ma non passarmelo per nessuna ragione al mondo, siamo intesi?” chiese minacciosa Edith.

Laura annuì con un mugolio sommesso ed Edith ripose il telefono.

Prese così a lavorare, molto più tranquilla di prima. Le lunghe dita da pianista correvano sulla tastiera del computer, scrivendo, cancellando, correggendo varie domande che avrebbe fatto alla ex first lady americana.

Stava appunto scrivendo quando il telefono squillò di nuovo.

Sbuffando prese il ricevitore e gridò:

CHE DIAVOLO C'È ORA LAURA!”

Intimidita, la ragazza pigolò:

C'è un fattorino con dei fiori per lei. Volevo sapere se li potevo portare dentro”

Edith cominciò a sbattere nervosa la penna sul plico di fogli che aveva vicino al monitor del computer e disse:

Firma quella dannata ricevuta e portami quei fiori. Ed impara ad usare quel dannato cervello da gallina che hai, una buona volta...” e chiuse il telefono sbattendo la cornetta.

Subito dopo entrò Laura con le lacrime agli occhi e le porse una bellissima fantasia di fiori.

Mandò via la segretaria con una mano, infastidita dalla sua presenza e li guardò stupita. Pensava fossero di Brian che con il servizio 'Inter flora' aveva cominciato a riempirla di fiori in vista del suo ritorno a Londra. Cercò il biglietto e, con sua somma sorpresa lesse:

NON SONO UNO CHE SI ARRENDE FACILMENTE. ACCETTA DI USCIRE A CENA CON ME. E GIURO CHE TI LASCERÒ IN PACE. ORLANDO!”

Accartocciando il cartoncino lo cestinò e prendendo il telefono chiamò Laura, dicendo:

Potresti venire e mettere questi fiori sulla tua scrivania?”

Ma io...” si stava per lamentare Laura vista la sua forte allergia a qualsiasi tipo di fiore, quando Edith, gridò:

È UN ORDINE!” e chiuse di nuovo il telefono con violenza.

Laura apparve nell'ufficio con gli occhi sempre più gonfi di lacrime e prendendo i fiori rifece il percorso fatto prima in silenzio, quando Edith la bloccò e disse:

Qualsiasi altro mazzo di fiori mi arrivi, sei autorizzata a leggere il bigliettino. Se sopra c'è scritto Orlando Bloom, tieni i fiori sulla scrivania e getta il cartoncino. E non disturbarmi per nessuna ragione al mondo.”

Laura, che già sentiva il naso prudere si voltò e disse:

Va bene, miss Norton” e ticchettando uscì fuori, maledicendo la sfortuna che aveva permesso a qualcuno di metterla a lavorare con quell'arpia, mise i fiori sul desco, sospirando.

L'avesse chiamata o mandato i fiori a lei, Orlando Bloom, di certo non si sarebbe trovato una porta sbattuta in faccia.

Quando si dice: piove sempre sul bagnato.




Sollevò la testa e si rese conto che erano le 13.

Data l'ora e il gorgoglio allo stomaco, decise di andare in uno di quei coffee-shop italiani dove vendevano quella roba fredda che i proprietari si ostinavamo a chiamare pasta. Mise il cappotto grigio abbinato al pantalone con la piega sul davanti, con sopra una camicia di seta da cui, a seconda dei movimenti, dai bottoni intenzionalmente lasciati aperti, si intravedeva il reggiseno. Spostò appena il ciuffo biondo che copriva l'occhio sinistro. Prese alcune cose da sopra la scrivania e si rese conto di avere ancora il cellulare spento. Mettendo la borsetta a tracolla lo accese e lesse gli ultimi messaggi. Alcuni era di avviso di chiamata. Altri erano di Paul, di Brian e di Rachel. Smisto quelli delle persone conosciute, prima, poi, lesse gli avvisi di chiamata. Uno era di Paul. Uno era di Brian. Poi c'erano tre avvisi di chiamata ricevute da un numero criptato. Aggrottò la fronte, chiedendosi chi fosse, mentre, uscendo dall'ufficio non si rese conto del fatto che, sulla scrivania di Laura,c'erano già tre mazzi di fiori diversi dal primo, ad occupare la visuale e ad otturare il naso della poveretta che, armata di antistaminico, combatteva l'avanzare dell'allergia e il numero spaventoso che aumentava ogni minuto di più, di starnuti.




Stava guardando degli appunti che aveva trovato su internet, mangiando piccole forchettate di pasta, quando sentì il cellulare squillare. Di nuovo il numero criptato. Aggrottando la fronte, scosse la testa e mise silenzioso, per non sentirlo squillare. Era occupata in quel momento.

Il cellulare, come previsto, smise di suonare. Senza curarsi di pensare chi fosse, Edith tornò a guardare i suoi appunti. Aveva appena finito di leggere una pagina, quando il cellulare squillò di nuovo.

Inarcando il sopracciglio, prendendo il cellulare in mano e leggendo, di nuovo, 'numero sconosciuto', uno strano sospetto cominciò a covare in petto ad Edith che, più per ripicca che per il fastidio di essere stata disturbata, riprese a leggere i suoi appunti.

Nel frattempo...




'Questa è la segreteria del numero 075 44557832. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico...'

Ma che cazzo! Quella stronza crede che mollo così. Mi mangio i coglioni piuttosto!” esclamò Orlando.

Bon-jour. Vedo che hai studiato lingue straniere.” disse John leggendo il suo giornale e bevendo il cappuccino di 'Caffè Nero'.

Non ti ci mettere anche tu!” rispose Orlando arrabbiato.

Senti. Se a me una donna piace..” stava teorizzando John, quando Orlando lo bloccò e disse:

A me Edith Norton non piace, sono felicemente fidanzato e...”

.. e non ho nessuna intenzione di lasciare Kate per una vipera simile...” lo interruppe John poggiando il giornale e guardandolo negli occhi disse sarcastico: “Non lo devi dire a me. Lo devi dire a te stesso!”

Orlando boccheggiò un attimo, cercando la risposta e quando la trovò, sbottò:

Mi vuoi spiegare cosa diavolo ti fa pensare che mi sia preso una sbandata per Edith Norton?”

Devo cominciare ad elencare?” chiese John guardandolo con una poco convincente aria beota.

Orlando sopirò e replicò:

Puoi pensare quello che vuoi. Ma io non sto facendo nulla di tanto strano!”

Nulla di tanto strano ma, comunque, stai mandando un mazzo di fiori a quella giornalista ogni ora. E pensando che hai cominciato dalle nove di questa mattina ed è appena l'una... A quanto siamo arrivati? Quattro mazzi di fiori? Senza contare quello che sta per arrivare? E quello che arriverà tra un'ora?” disse John bevendo un sorso del suo 'warm' cappuccino. “Anche se per te non c'è niente di strano, non credo che la nostra cara Kate sarebbe dello stesso avviso. E credo che anche lei penserebbe quello che penso io: Edith ti piace...”

Orlando sbuffò e non rispose alla provocazione. Sistemò gli occhiali a goccia, guardando High Street Kensington attraverso la vetrina con su scritto il nome del locale e prendendo il cellulare, chiamò un numero estratto dalle ultime chiamate.

E un telefono riprese a squillare.




Il telefono era quello di Laura che, disperata, sollevò gli occhi la cielo e prendendo la cornetta, rispose:

Brondo... Uffiggio di Edid Noddon!”

Laura, sono di nuovo io...” disse Orlando dall'altra parte ma Laura lo bloccò dicendo:

Misder Blu ieo ho già deddo, la zignorina non le vuole parlare. È inudile che gontinui a chiamale qua...”

Orlando sorrideva divertito. O almeno così sembrò a Laura che, per questo motivo, si sentì alquanto ferita da questo comportamento: ma chi si credevano di essere? Il solo fatto di essere quasi o abbastanza famosi li rendeva insopportabili alle volte.

Laura! Fallo almeno per la tua allergia!”

Laura sbuffò. E tirando su con il naso rispose:

Credo che non abbia aldro da dirle zignor Blu. La zignorina Noddon non la buole zentire... Mi sbiace” e soddisfatta chiuse il telefono.

Alle volte era davvero bello prendersi qualche piccola rivincita. E girando i suoi noodles, ci verso dentro dell'altra acqua calda e li continuò a mangiare.




Sono sedici pounds e ventisette centesimi” disse la cassiera.

Edith diede l'importo e lasciò una buona mancia alla ragazza che ringraziò con un sorriso dolce. Stava sistemando il portafoglio, quando nel display riapparve, lampeggiando la scritta 'Unknown number'.

Sfinita, stavolta Edith rispose. E seccata chiese:

Con chi parlo?”

Sapeva che era Orlando, ma voleva avere il gusto di mandarlo al diavolo per bene.

Credevo che avessi capito dopo tutti quei fiori e tutte le chiamate alla tua segretaria...”

Era come immaginava. Era Orlando.

Devo informarti di due cose. La prima: sono fidanzata con Brian Stephensons, uno che, non so se lo sai, ti può rovinare solo con uno sguardo. Secondo: quello che stai mettendo in atto, Bloom, ha un nome. Sai qual è?”

Illuminami!”

Stalking! E ti dico di più. C'è la denuncia per questo! Ora dimmi tu. Di quale morte vuoi morire?”

Orlando dall'altra parte rise, poi, fingendosi sorpreso, chiese:

Ma per caso non hai letto i bigliettini dei fiori che ti ho mandato?”

Secondo te, ho il tempo di leggere i bigliettini che mi mandi?” replicò Edith con una punta di fastidio.

Touchè!”

Bloom. Te lo ripeto per l'ultima volta. Smetti di rompermi le palle!”

Perchè ora hai anche quelle? Devo dire che ho sempre sospettato che avessi...”

BLOOM! NON STO SCHERZANDO!”

Orlando si zittì. Anche se la situazione era quasi paradossalmente comica, non si sentiva di continuare a prendere in giro Edith che, dall'altro lato, sembrava davvero fuori di se.

Ti ho chiesto solo una cena...” ribatté Orlando, stizzito.

E io ti ho detto che cosa ne penso. Non sono una che concede seconde opportunità, quindi... SMETTI DI CHIAMARE E DI ASSILLARMI” disse Edith davvero arrabbiata.

Orlando sentì la rabbia montare cieca. E quasi in tono di sfida, disse:

BENE!”

BENE LO DEVO DIRE IO!” rispose Edith arrabbiata.

EH, NO! BENE LO DICO IO MIA CARA.. SAPPI CHE NON MI INTERESSA PIÙ FARE LA PARTE DEL BRAVO RAGAZZO CON TE... TU RIESCI A TOGLIERE IL PEGGIO DELLA GENTE E NESSUNO C'ERA MAI RIUSCITO PRIMA CON ME...” replicò Orlando decisamente incollerito.

BENE!” ripeté Edith.

BENE!” ribatté Orlando.

E assieme chiusero il telefono.




Bravo! Te la sei giocata!” disse John dall'altro lato, guardando Orlando con un sopracciglio sollevato.

Orlando poggiò il cellulare sul tavolo e guardando torvo John, disse:

Non sto a farmi dire da te se sono o no bravo con le donne. Vorrei ricordarti che non ne frequenti una da quando è morta Rocio!”

Orlando si morse la lingua. Appena aveva nominato Rocio, John si era irrigidito, stringendo la mascella. Era suo amico e sapeva quanto era difficile per lui frequentare una donna che non fosse la donna che lo stava per rendere padre.

Ob! Devi ringraziare la tua buona stella e il fatto che ti sono amico. Perché, se fossi stato un altro, giuro, non ti avrei nemmeno permesso di parlare così! Ma sono un tuo amico, dicevo, e non ti spaccherò la faccia, per tua informazione. Ma solo questa volta. Perché, la prossima volta che ti sento nominare Rocio per ferirmi, giuro, ti spacco la faccia, anche se sei il mio migliore amico, anche se sei Orlando Bloom e con la tua faccia ci lavori...”

Orlando era imbarazzato. Sapeva di aver sbagliato e si sentiva davvero in colpa per questo. Talmente tanto che non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi!

John notò questo, ma si alzò dal tavolino che avevano occupato tanto a lungo e lanciando i soldi, disse:

Questi sono i soldi della mia colazione. E per quanto mi riguarda, giovedì esco con Rachel, l'amica di Edith, perché, a differenza tua, che ti senti il guru delle relazioni e, fidanzato con Kate ti metti a fare le poste per invitare a cena un'altra donna che non ti sopporta e che, per di più è fidanzata, io, a Rachel le ho chiesto il numero di telefono e ne sono uscito pulito. Cosa che non posso dire di te...” e mettendo gli occhiali da sole, guardando la porta aggiunse: “Fossi in te, se davvero ci tieni a quella ragazza e non è un capriccio, come invece credo, fai di tutto per farle capire che non è come pensa e che non sei una persona di merda. Anche se, ad essere onesto, perfino io che sono un tuo amico, sto avendo le mie difficoltà a crederlo...” e senza salutare uscì dal coffee-shop.

Orlando rimase qualche minuto fermo, fissando i soldi sul tavolo.

Fossi in te, se davvero ci tieni a quella ragazza e non è un capriccio, come invece credo, fai di tutto per farle capire che non è come pensa e che non sei una persona di merda. Anche se, ad essere onesto, perfino io che sono un tuo amico, sto avendo le mie difficoltà a crederlo...

Si alzò e prese i soldi e li mise in tasca. Pagò la colazione sua e di John e fermò un taxi.

Diede un indirizzo al tassista e guardò il panorama davanti a lui.

Anche se per te non c'è niente di strano, non credo che la nostra cara Kate sarebbe dello stesso avviso. E credo che anche lei penserebbe quello che penso io: Edith ti piace...

Era ridicolo e fuori discussione.

Edith! A lui non gli piaceva. A malapena la sopportava. Come potevano pensare solamente , tutti quanti che gli piacesse?

...comunque, stai mandando un mazzo di fiori a quella giornalista ogni ora...

Lo stava facendo perché aveva sbagliato. E lo aveva capito. E non era mica a tutti che lui chiedesse scusa. Però doveva ammettere di essere stato uno stronzo con Edith e, visto che voleva davvero fare una buona impressione, dato che ci riuscivano tutti tranne lui, voleva invitarla a cena. E se per farlo doveva fare questo... Lo avrebbe fatto. Perché, infondo, anche quello era un modo per piegare e mettere a tacere quella stronzetta saccente che era Edith Norton e prendersi una bella rivincita.

Fossi in te, se davvero ci tieni a quella ragazza e non è un capriccio, come invece credo, fai di tutto per farle capire che non è come pensa e che non sei una persona di merda. Anche se, ad essere onesto, perfino io che sono un tuo amico, sto avendo le mie difficoltà a crederlo...

Guardava la strada venire inghiottita dal finestrino al passaggio del taxi.

Volere Edith per capriccio. Era una pazzia. Lui non voleva Edith. Voleva piegarla. Voleva dimostrargli che anche lui era uno intelligente e non un cretino come si ostinava a pensare dal primo giorno che si erano incontrati.

Per capriccio...

Beh! Dire che non aveva mai pensato a come poteva essere una come Edith a letto era davvero una bugia. Ma qualsiasi uomo davanti ad una donna del genere, che aveva movenze feline e un carattere forte e inflessibile, si sarebbe chiesto come sarebbe stato fare sesso con lei. E le volte che Orlando lo aveva fatto era rimasto sempre un po' 'turbato'.

Poi ricordava Kate e tornava nei ranghi. Ma dire quella frase...

...fai di tutto per farle capire che non è come pensa e che non sei una persona di merda...

LO STAVA FACENDO! ACCIDENTI!

Che doveva fare di più? Mettersi una scopa nel culo e andarle a ramazzare la stanza? Ma non potevano essere così ridicoli! Era davvero assurdo non ammettere che Orlando stava facendo di tutto per far cambiare idea ad Edith.

Solo che non c'era riuscito. Ma non era uno che si arrendeva facilmente. E non avrebbe mollato nemmeno per tutto l'oro di questo mondo.




Rachel. Ti vuoi calmare! A parte che l'appuntamento è tra tre giorni. Mi vuoi spiegare che cosa ti turba tanto da farti vedere tutto così nero?”

Edith sorrideva con il suo cellulare in mano. Si era sollevata per indossare la giacca abbinata al pantalone grigio, che non aveva messo prima, per evitare di poggiarla da qualche parte e sporcarla e fare una figura misera davanti al capo, mentre parlava con Rachel che, spaventata, l'aveva chiamata, sfogando un'ansia incomprensibile per Edith riguardo il prossimo appuntamento con John, l'amico di Orlando molto simile a Robbie Williams.

Come si chiama?” sospirò frustata Rachel.

Edith scoppiò a ridere, di una risata piena, di quelle che si fanno di cuore. E cercando di essere seria, dato che Rachel replicava con disappunto alla sua reazione, disse:

Rach... Io ti voglio bene. Un mondo. Lo sai che per te e per la bambina farei di tutto e che, probabilmente le uniche persone per cui lo farei sarebbero mia madre e mio fratello... Ma non puoi venire a dirmi che non vuoi uscire con John solo perché si chiama John come il tuo ex marito. È assurdo!”

Rachel sospirò di nuovo. E di nuovo frustata e con voce lamentosa rispose:

Tu non credi nel destino! Ecco tutto! Se mi è andata male una volta con un John perché non dovrebbe andarmi di nuovo male, scusa?”

Perchè il mondo è vario? E perché non tutti al mondo ti lasciano come ti ha lasciata John? Per una ragazzina brava a fare pompini sotto la scrivania? Rachel... John Whitman mi sembra un ragazzo di quelli che piacciono alle mamme. Di quelli che vorrai quando Charlotte sarà in età da marito. Il fatto che sia andata male con tuo marito la prima volta -tra l'altro tutti ti abbiamo detto di non stare con lui dall'inizio, ma tu testarda non ci hai ascoltato!- non vuol dire che andrà ancora male. Dagli una possibilità. Non buttar via un'occasione per paura del destino avverso!”

Rachel rimase zitta e poi, con una vocina piccola piccola, chiese:

Dici di fregarmene, quindi?”

Edith annuì con un mormorio d'approvazione. Rachel sorrise incerta e disse:

Allora dice che posso fidarmi?”

Al cento per cento!” sorrise convinta Edith.

Rachel sospirò stavolta sognante. E carica di una nuova forza esclamò:

Vado alla Saatchi. Devo sistemare alcune cose per la mostra. Infondo tra meno di un mese la apro... E sono emozionatissima...”

Edith sorrise e rispose:

Vai. Ci sentiamo questa sera.” e chiudendo la chiamata guardò la scrivania.

C'era una foto sua e di Brian che stava vicino al computer. Lui la teneva stretta, poggiando il petto alla sua schiena. Erano in America quando avevano scattato quella foto, quando ad Edith le sembrava di essere felice con lui. Prima di Emma, insomma. La prese in mano e sospirò.

Proprio in quel momento, mentre fissava Brian, il cellulare prese a squillare.

Sbuffando, rispose, senza nemmeno guardare chi era e disse:

Edith Norton!”

Orlando Bloom!” scherzò Orlando dall'altra parte.

Edith sollevò gli occhi al cielo e disse:

Che diavolo vuoi? Non sono stata abbastanza chiara prima?”

Come l'acqua... Ma io sono testardo, oltre che malizioso ed egocentrico...” sorrise Orlando.

Bloom, è l'ultima volta che te lo dico... Non mi chiamare più!” disse Edith.

Non ti chiamerò più, stai pure tranquilla...” ribatté Orlando allegro.

Il respiro di Edith accelerò. Socchiuse gli occhi e sibilò:

Bloom, smettila di prendermi in giro. O, intervista o no, trovo il modo di rovinarti. Ho stroncato la carriera di molte persone, sai?”

Non ti sto prendendo in giro. Ti sto solo dicendo che ho capito che sei una donna speciale, diversa da tutte quelle che sono solito frequentare. E voglio davvero ottenere la tua stima. So di essermi comportata male. E sai cosa vuol dire per me ammetterlo. Credo che lo avrai capito com'è il mio carattere. Ma sono pronto a fare di tutto per cancellare la cattiva impressione che ti ho fatto al nostro primo incontro...”

Edith ascoltò Orlando e rimase confusa da quelle parole. Aveva capito abbastanza Orlando da intuire un po' il suo carattere per nulla dolce e accomodante se non gli serviva come tornaconto. E questo significava che, davvero, ci teneva ad ottenere la sua amicizia. Ma visto come si era comportato negli ultimi giorni, voleva, prima tenerlo sulla corda.

Bloom.. Devo andare ad una riunione. Non ho nessuna intenzione...”

Affacciati!” le consigliò Orlando.

Edith aggrottò la fronte e confusa chiese:

Perchè?”

Ti ho detto affacciati! Affacciati, no!” esclamò Orlando un po' spazientito.

Uno questo tono lo usi con tua sorella, se ne hai una. Secondo.. Sappi che nessuno mi tratta così...” rispose Edith.

Orlando sorrise e dolce chiese:

Signorina Edith Norton, posso chiederle l'immenso favore di affacciarsi alla sua finestra?”

Edith si avvicinò alla finestra a ghigliottina e sospirò. Era un po' preoccupata. Infondo quella mattina non aveva fatto altro che mandarle fiori su fiori, al punto che, Edith aveva scoperto la prima cosa di personale riguardante Laura, la sua segretaria. Era allergica ai fiori.

Si aspettava quindi qualche cosa di esagerato, ma si dovette ricredere. A testa in su, Orlando muoveva la mano, salutando e ridendo:

Se non accetti di uscire con me, salgo in redazione e mi metto in ginocchio!”

Edith sbarrò gli occhi. Poi, sorridendo, disse:

Finisco la riunione, vedo gli impegni per la prossima settimana e ti prometto, davvero che esco a cena con te... Basta però che a smetti con tutte queste pagliacciate.” implorò Edith.

Orlando portò la mano sotto il mento, facendo finta di pensarci. Poi sorridendo rispose:

Guarda che appena finisci inizio a chiamarti. E starò qua sotto. Non mi scappi Norton...”

Edith sorrise. Era la prima volta che Orlando la vedeva rivolgergli un sorriso. E rincuorato disse:

Allora lo prendo come un si!”

Vediamo Bloom!” rispose Edith e salutandolo disse: “Basta che mi lasci il tuo numero, così ti posso rintracciare, dato che mi hai chiamato sempre con lo sconosciuto. Ora però, devo scappare. Ho la riunione e sono in ritardo.”

L'attore non rispose al telefono. Annuì e salutò, chiudendo la comunicazione.

Edith lo salutò e rientrò dentro chiudendo la finestra.

Indossò la giacca e, con un sorriso soddisfatto uscì dall'ufficio.

Era lo stesso che aveva Orlando giù mentre si avvicinava ad un ristorante del centro per pranzare, facendo uno squillo ad Edith senza nascondere il numero.

Tutti e due credevano di aver piegato l'altro. Non sapevano che non era come credevano.




TI VA BENE IL PRIMO DICEMBRE ALLE SETTE. NON RIESCO A LIBERARMI PRIMA. SAI SONO UNA CHE LAVORA IO!”

Orlando rise. Sarebbe stata sarcastica anche sul punto di morte, quella Edith Norton. Rispose al messaggio e scrisse:

OK. PROPONGO L'IVY PER L'OCCASIONE. CI SENTIAMO ALLORA. E MI RACCOMANDO. NON PRENDERE IMPEGNI PER IL PRIMO. STAVOLTA NON TI AVVISO SE DEVO SALIRE IN REDAZIONE!”

Sorrise e mise da parte il cellulare. Edith non rispose.

Significava che andava bene.

Orlando fregò le mani entusiasta e chiamò un taxi. Quello si fermò.

Orlando salì e diede l'indirizzo di casa sua.

Aveva vinto. Si!

Avrebbe fatto capitolare la regina delle irriducibili giornaliste. A costo di giocare il tutto per tutto.




Quello che né Edith, né Orlando sapevano era che, accettando quell'invito avrebbero messo in gioco molto di più che una serata tra due che vogliono conoscersi meglio.

In gioco, con quell'invito, avrebbero messo le loro stesse vite. E solo il destino avrebbe saputo chi sarebbe stato il primo a perdere la testa.




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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quella che avete davanti è una serie di tre capitoli. Il 6, il 7 e l'8... Spero che vi piacciano e che non mi siano suggiti degli errori di battitura... Vi auguro una buona lettura e ringrazio Black Pearl che mi recensisce ogni volta...

Aspetto sempre riscontri positivi o negativi e ricordatevi.. Ogni critica è ben accetta. Basta che sia costruttiva e non tenda ad offendere nessuno...


Capitolo 8: La trappola.



Honizuka Takayashi, oltre ad essere uno dei designer più noti nel jet-set londinese, era uno conosciuto per cercare di togliere l'essenza, lo spirito della persona a cui apparteneva la casa per poterla, infine, arredare.

Quando era entrato nella casa di Edith aveva optato per uno stile quasi privo di fronzoli, a parte qualche piccola statua. Era tutto estremamente moderno, tutto molto bianco e pulito.

Brian diceva che alle volte sembrava di essere in una sala operatoria piuttosto che in un appartamento. E forse aveva davvero ragione.

Una donna passava quasi tutti i giorni a pulire e a tenere ordine, dato che, raramente, Edith, amava stare in mezzo al caos. Si concedeva questa libertà solo quando a casa sua c'era Charlotte. Allora la casa si poteva riempire di giocattoli, bucce di merendine sparse per la casa e altre cose che, quando Brian le vedeva, storceva il naso.

Ecco un'altra cosa in cui Brian ed Edith non erano per nulla simili. Brian voleva sposarsi, ma non parlava mai di bambini. Non aveva mai avuto una grande propensione verso i bambini e non riusciva ad instaurare con nessuno un buon rapporto. Anche Charlotte, che conobbe quando aveva poco più di due anni, davanti a lui piangeva e si disperava. E se i primi periodi della sua relazione con Edith aveva spudoratamente finto che la figlia di Rachel gli piacesse, col tempo aveva cominciato a non celare il suo fastidio nel trovarsi davanti sia Rachel che Charlotte.

Edith, invece, amava i bambini. E per quanto fosse sicura che avrebbe cominciato a pensarci solo dopo essere stata completamente sicura della propria carriera e della sua stabilità, sapeva che un giorno il suo corpo avrebbe accolto un bambino che avrebbe amato come e più di se stessa. Alle volte, infatti, mentre guardava Rachel, provava un po' d'invidia. La osservava giocare con Charlotte, calmarla quando piangeva, farle un regalo per farla sorridere... Alle volte desiderava questo. Sapeva di essere relativamente giovane, anche se sua madre, alla sua età era incinta già di Paul -infondo erano altri tempi!-, ma cominciava a sentire il bisogno quasi fisico di una gravidanza. Si era resa conto che lei, la cinica stronca carriere, la puttana che si scopava Brian Stephensons per arrivare in alto, quella che si sentiva il capo del mondo intero, si fermava a guardare una donna con il pancione, un bambino che dormiva dentro un carrozzino e provava una strana tenerezza mai provata prima, che la lasciava confusa e spaesata dato che sapeva che, per i suoi traguardi era troppo presto.

Un giorno aveva parlato di questo con Brian. Avevano finito di fare l'amore e si stringevano appagati e accaldati, quando Edith, sollevando la testa aveva morso il mento di Brian e le aveva cominciato a raccontare le sue sensazioni e il suo desiderio di diventare mamma.

Non lo fece più. Brian rise di cuore dicendo che lui non voleva figli e li avrebbe fatti solo se fosse impazzito completamente.

Così, come quella notte, Edith, quando sentiva la malinconia e la solitudine prenderla, si sedeva al pianoforte e cominciava a suonare. Suonava anche per ore, senza sbagliare nemmeno una nota, mentre le lunghe dita accarezzavano i tasti bianchi e quelli neri dipingendo armonie che riempivano ogni angolo della casa con il loro suono, e il suo cuore. E così scaricava la rabbia, la frustrazione e la malinconia, seduta in quell'unica macchia di nero e di antico che era il suo pianoforte a coda.



Fuori pioveva.

Una pioggia fine che infastidiva i passanti dato che, mista allo smog di Londra, sporcava i capelli e gli indumenti di chi camminava più o meno veloce per le strade affollate della capitale inglese.

In un palazzo chic, nei pressi di Piccadilly, all'ultimo piano di un palazzo dalla facciata vittoriana, si udiva, invece del picchiettare della pioggia sulle finestre, una melodia dolce, eseguita alla perfezione.

Era Edith che suonava.

Aveva appena saputo che Brian sarebbe tornato a casa due giorni dopo, ma sarebbero subito dovuti andare a cena con il padre di lui per sbrigare alcuni cose che Brian non aveva potuto fare quando era in viaggio. Saperlo ancora lontano, sentirsi trascurata, vedere che il lavoro di lui era più importante di lei, la riempiva di strani pensieri. Pensieri che da un po' la tormentavano e che no n le davano pace. Questo la faceva sentire una stupida in piena regola, ma chi, al suo posto, dopo aver scoperto i tradimenti del suo compagno, dopo le mille insicurezze che quest'ultimo le riusciva a dare, non avrebbe pensato, congetturato, le stesse cose che il cuore di Edith stava gridando.

Stretta in un pullover dal largo scollo ad anello che lasciava scoperta una spalla, i capelli legati in un nodo semplice che li raccoglieva tutti sulla nuca, Edith muoveva i piedi scalzi sul pedale del piano forte, muovendo la testa quasi esprimesse così lo sforzo, la passione, la voglia che aveva di suonare in quel momento. Era completamente presa dalla musica, sfogandosi con essa sapendo che era l'unica capace di ascoltarla senza metterle ulteriori paure, quando sentì il campanello suonare. Si bloccò e aggrottò la fronte, chiedendosi mentalmente chi fosse.

Sollevando appena la cinta dei jeans chiari, si avviò alla porta e guardò dallo spioncino.

L'espressione stupita divenne subito di gioia e aprendo la porta sentì:

ZIA EDITH!”

Edith si chinò e abbracciò Charlotte che le baciò una guancia felice. Rachel stava dietro di lei. Sembrava stesse arrivando da un campo di battaglia.

Era scarmigliata e sembrava stanca, quasi fosse passata sotto un attacco terroristico.

Che è successo?” chiese Edith, un po' divertita, guardando l'amica con una grossa valigia vicino alle gambe.

Tubature... Mi sono esplose le tubature in casa...” ed entrando, dopo che Edith si fu spostata lasciando il passaggio libero, Rachel continuò: “Ti ho detto che dovevo sistemare la casa? I lavori sono cominciati un paio di giorni fa. Oggi gli operai hanno cominciato ad abbattere quel muro che divide la sala in due parti. Ho scoperto perché era lì. A quanto pare, il caro ingegnere, non ha guardato bene il progetto della casa e non si è reso conto che dove stava il muro passavano i tubi della cucina, del bagno di servizio e quelli che collegano l'acqua in giardino. Risultato. Ho la casa allagata, il parquet rovinato e alcuni mobili, di legno, se non faranno qualche cosa in fretta, saranno da buttare..” e lasciandosi cadere nel divano, con un sospiro, disse: “Avrai capito perché sono qui?”

Edith si mise a sedere vicino a lei e lasciando che Charlotte poggiasse la guancia contro la sua, sorrise annuendo e rispose:

Lo sai che se sei in difficoltà, qua trovi sempre la porta aperta. È naturale che ti invito fino a che le cose non si sistemeranno...”

Ti avverto...” l'avvisò Rachel. “I lavori saranno più lunghi del previsto. Devono sistemarmi le tubature, mettere apposto il parquet e il muro che hanno distrutto. E poi ci sono i lavori di routine che devono fare. E di mezzo ci sono anche le vacanze di Natale. Può essere che mi ritrovo qua fino all'apertura della mostra...”

Edith allungò una mano e chiese:

Ti ho detto nulla? Non mi sembra. Quindi... Prenditi tutto il tempo che ti serve e la camera degli ospiti. E ti dico una cosa... Domani, visto che devi uscire con John, quando questa pulce è a scuola, andiamo a fare shopping e dal parrucchiere. È ora che la smetti di fare la zitella acida e che ti prendi quello che ti spetta. Un uomo decente. E dopo il tuo ex marito ne hai più che bisogno...”

Rachel sbarrò la bocca e stava per ribattere, ma Edith si sollevò dal divano e disse a Charlotte:

Che ne dici se ora tu vieni con la zia a preparare il letto?”

Charlotte lanciò un gridolino di gioia e si strinse di più alla zia, mentre Rachel scuoteva la testa.

Avrebbe davvero preferito rimanere a casa sua in mezzo all'acqua e avere un motivo per apparire sciatta davanti a John piuttosto che sistemarsi come una sedicenne al suo primo appuntamento.



Una cosa che Edith adorava guardare la sera, quando Brian non la costringeva ad uscire e quindi a registrarlo per poterlo vedere, era il telefilm cult del nuovo millennio. SEX AND THE CITY.

Lo guardava stando seduta sul pavimento, avvolta in una coperta, mangiando burro d'arachidi.

Anche quella sera, nonostante il giorno dopo dovesse alzarsi presto per incontrare delle persone vicine ad Hillary Clinton per definire alcuni aspetti dell'intervista, guardava la televisione mangiando avidamente, alzandosi durante gli spot per vedere come stava Charlotte.

In realtà, oltre 'Sex and the City', Edith, quella sera, aspettava impaziente il ritorno di Rachel, che quella sera era uscita con John, fresca come una rosa, stretta in un vestito prestatole da Edith, blu scuro , corto, stretto sul seno e morbido sui fianchi, arricchito da un fiocco posto sotto il seno destro.

L'aveva perfino convinta ad andare dal parrucchiere e arricchire i capelli e, con una cascata di boccoli, il viso della ragazza era più bello e più armonioso.

Lei non ci credeva, ma Edith, quando la guardò uscire, pensò che l'amica fosse davvero bella.

Ma dire a Rachel quanto fosse bella sortiva l'effetto contrario, innervosendola ulteriormente, invece che tranquillizzarla. Infatti, quella mattinata, ogni qualvolta qualcuno aveva detto che Rachel fosse davvero bella e raggiante, l'interessata era sbiancata e aveva cominciato a deglutire a vuoto, al punto che Edith, più volte, aveva pensato che la stesse per cogliere un attacco di panico.

Quella sera, Edith, l'aspettava impaziente, dopo che, un paio di ore prima, era stata costretta a sbattere fuori casa l'amica che, presa da uno strano pessimismo, non ne voleva proprio sapere di uscire e aveva cominciato a vedere future sciagure, nuovi roghi di abiti da sposa e nuove sedute dallo psicanalista.

Aspettandosi di trovarsela davanti alla porta dopo nemmeno un'ora, Edith si stupì che, invece, dopo tre ore dall'orario dell'appuntamento, Rachel non fosse ancora tornata.

Stava guardando le avventure delle quattro amiche di New York interessata, quando sentì la chiave girare nella toppa.

Sorridente apparve Rachel che, mettendosi a sedere nel divano prese il cucchiaio e il burro d'arachidi all'amica e mangiandone un'abbondante porzione, chiese, con la bocca un po' impastata:

Che succede?”

Il solito. Mister Big fa lo stronzo, Charlotte vuole sposarsi ad ogni costo...” rispose Edith riprendendo il cucchiaio e il burro d'arachidi e mangiandolo a sua volta.

Rachel le riprese il vasetto e il cucchiaio e ingoiò l'ennesimo boccone.

Usando come scusa quella di prendere il barattolo, Edith la osservò attentamente, rimestando il contenuto.

Rachel se ne rese conto e disse:

Che c'è?”

Edith incrociò le gambe sotto il corpo e disse:

Dai! Smettila di tenermi sulle spine, scema. Raccontami tutto!”

Rachel si morse il labbro maliziosa e sollevando un sopracciglio e rispose, con finta sufficienza:

Vuoi farmi vedere come va a finire l'episodio?”

Edith spalancò la bocca e le tirò il cuscino. Sapeva che anche Rachel era una fan del telefilm dato che sua figlia aveva lo stesso nome di una delle protagoniste, ma usare la sua passione come scusa per tenerla sulle spine, le sembrava un po' troppo esagerato:

Ma guarda questa scema. Non l'hai visto dall'inizio...”

Appunto!” cercò di giustificarsi ridendo Rachel.

Lo sto registrando se proprio lo vuoi sapere, scema...” rispose divertita Edith.

Era come essere tornate all'università. Una vita prima, insomma, quando ancora non erano un mezzo busto della BBC e una cronista di Vanity Fair.

Ma tu domani non devi incontrare quei tipi per la tua intervista con la Clinton?”

Edith socchiuse gli occhi minacciosa e puntandole il dito, disse:

Smettila di trovare scuse! Raccontami tutto per filo e per segno...”

Rachel sospirò, guardò per un attimo la TV mentre ingoiava l'ennesimo cucchiaio di burro d'arachidi e poi, facendo schioccare le labbra, rispose:

Allora... Sai che non sono una che concede baci al primo appuntamento, se vuole frequentare la persona che ha di fronte. E visto che John è un'isola felice in un deserto di uomini vuoti... Ho deciso che sabato sera usciremo di nuovo assieme. Naturalmente se tu hai altro da fare proto Charlie a casa dei miei o chiedo a il mio ex se la può tenere...”

Edith scosse la testa e rispose:

Sabato devo stare a casa. Devo uscire giovedì con Orlando, di sicuro. Poi, fino a che non torna Brian, sai come sono fatta. A meno di non andare noi cinque a bere qualche cosa, non esco mai di casa. Preferisco lavorare!”

Rachel si sollevò, sbattendo una mano sulla gamba di Edith con un sospiro, disse:

Sai cosa penso? Che ci farai la muffa su quel portatile se continui a lavorare. Pensa invece a cosa vuoi mettere giovedì, quando esci con quella scultura vivente. E, fossi in te, comincerei a contemplare l'idea del sesso con qualcuno che non è il tuo ragazzo..”

Ma vuoi smetterla!” esclamò sorridendo divertita Edith.

Fossi in te cosa farei!” continuò con un sospiro sognante Rachel e salutandola con una mano, con un sorriso malizioso, sparì dietro la porta per andare a dormire.

Edith scosse la testa. Tutto si sarebbe aspettata, meno che meno che Rachel la convincesse a tradire Brian.

A quello non c'era mai arrivata in due anni.



Orlando aprì la porta con gli occhi gonfi.

Era stato fuori con Dominic Monaghan, uno degli attori della Compagnia, quella de 'Il Signore Degli Anelli' e avevano finito per festeggiare il passaggio di quest'ultimo a Londra con una notte di bagordi, con annessa anche mega sbronza e rientro in taxi all'alba.

Era più che normale, quindi, che, alle due del pomeriggio, Orlando non si fosse ancora svegliato e stesse puntualmente smadonnando contro chi aveva interrotto il suo sonno, facendosi annunciare dal portiere, sostenendo con quest'ultimo di essere la per un motivo importantissimo.

Mio Dio! Va bene che non mi faccio sentire da un paio di giorni, ma non ti sembra esagerato ridurti così?”

Ci volle un po' prima che Orlando mettesse a fuoco John e grattandosi la testa, trattenendo a stento uno sbadiglio a mo' scusa disse:

Stanotte sono uscito con uno dei miei amici della Compagnia e abbiamo fatto tardi!”

John si mise a sedere sulla poltrona vicino al televisore al plasma e chiese:

Oddio! Non vi ho disturbato, spero!”

No! Lui non è qui. È tornato in albergo perché deve prendere un aereo per tornare a Los Angeles verso le quattro...” poi corrugando la fronte guardò John, chiedendogli confuso: “Che volevi dire con quella domanda?”

John rise di cuore ed Orlando, scuotendo la testa, disse, mettendosi a sedere nel divano:

Sempre la solita testa di cazzo”

Ti voglio bene anche io Orlie...” lo prese ancora in giro John.

Orlando passando una mano sulla faccia e sui capelli, sconvolgendo notevolmente i riccioli castani, guardò l'amico con gli occhi ancora gonfi e gli chiese:

Che ti porta qua?”

Il primo motivo..” rispose John, mettendosi a sedere meglio e allargando le braccia nella spalliera del divano, accavallò le gambe: “.. per dirti quanto sei bello anche appena sveglio. Hanno proprio ragione a dire che sei l'uomo più sexy del pianeta!”

Orlando, fingendosi esasperato, sollevò gli occhi al cielo e replicò, guardando il soffitto:

Perché mi punisci così. Mica ho ucciso qualcuno...” e guardando John aggiunse: “E guarda che se me lo fai notare così tanto, significa solo che vuoi fare un giro. Ma non mi avrai. Sono un membro del gruppo no profit F.I.G.A. e non mi faccio incantare dalle lusinghe di nessun essere umano munito di ben altri attrezzi.”

I due risero di cuore e John, serio disse:

Il vero motivo per cui sono qua è un altro.”

Era serio stavolta. Orlando lo guardò corrugando la fronte, un po' preoccupato. Eppure gli occhi di John non erano tristi come quando gli succedeva di pensare a Rocio. Al contrario... Erano luminosi e tutto il viso sembrava tutt'altro che triste.

John si rese conto di quello che stava pensando Orlando e disse:

Credo di aver trovato la donna che mi farà dimenticare il dolore per la morte di Rocio! E che mi farà cominciare una nuova vita..”



Edith sorrise sentendo il campanello squillare.

Corse verso l'ingresso e saltò al collo di Brian che, con un mazzo di fiori in mano, sorrise malizioso e disse:

Ti sono mancato?”

Edith si morse il labbro e poggiando le mani sulle guance del compagno lo baciò con passione. Lui l'allontanò e con uno sguardo predatore, rispose:

Anche tu...” e porgendole i fiori disse: “Questi sono per chiederti scusa del fatto che non son potuto tornare prima e del fatto che stasera mi dovrai dividere con mio padre e sentirmi parlare di affari tutta la sera...”

Era un bellissimo mazzo di rose rosse. Edith le prese e baciandolo di nuovo disse:

Non importa. Sono solo felice che tu sia qui e che stasera la passiamo assieme..”

Brian entrò nella casa della compagna e storse il naso. Si rese subito conto che c'era un bambino con lei. E che quel bambino era nientepopodimeno che la piccola Charlotte.

Prendendo l'orsacchiotto della bambina abbandonato sul divano, disse:

Mi avevi accennato che avevi degli ospiti a lungo termine a casa, non immaginavo che fossero Rachel e Charlotte..”

Edith che in cucina stava riempiendo il vaso d'acqua per i fiori, rispose:

Mi sono dimenticata di dirtelo ieri al telefono. Staranno qua un po' perché gli operai che stavano facendo i lavori a casa di Rachel hanno rotto le tubature e hanno combinato un disastro in piena regola. Quindi si fermeranno fino a Natale. Non è meraviglioso!” continuò sistemando i fiori nel vaso.

Brian poggiò di nuovo l'orsacchiotto e mormorò, per nulla entusiasta:

Si! Fantastico” aggiungendo subito, ad alta voce: “Quindi a Natale le lascerai qua da sole?”

Edith uscì dalla cucina e lo guardò confusa e, poggiando i fiori su di un mobile all'entrata, chiese, incrociando le braccia:

Perché?”

Brian sorrise e abbracciandola le disse:

Avevo pensato di passare le vacanza di Natale alle isole Fiji...”

Lo hai pensato tu appunto!” rispose infastidita Edith, scansandosi dall'abbraccio.

Brian la guardò stupefatto dalla sua reazione e le chiese:

Ed ora perché ti comporti così?”

Edith si voltò e rispose secca:

Perché? Per questo tuo vizio di fare le cose senza mai chiedermi niente. Passare il Natale alle isole Fiji. Bello, ti ringrazio. Ma non ti sembra il caso di chiedermi se posso venire? Se ho preso impegni con Rachel, Jen, Fred o mio fratello Paul? No. Tu stai fuori un mese, quasi, non fai nulla nemmeno per essere qua il giorno del mio compleanno e pretendi che io venga con te alle Isole Fiji”

Stavo lavorando!” si giustificò Brian.

Anche io lavoro. E quando io non posso fare qualche cosa, tu ti arrabbi come un pazzo. Io ti devo correre incontro, tu puoi anche non capire. E progettare viaggi a cui io, alle volte per venire devo fare i salti mortali...” sbottò Edith.

E tu che fai? Ti lamenti di tutto quello che faccio per te? Dei viaggi in prima classe? Dei gioielli? Dei vestiti? Di questo appartamento?” le rinfacciò Brian alzando la voce.

Edith lo guardò disgustata.

Non dire cose che non ho nemmeno pensato... Non ti sto dicendo che non ti sono grata. Ma preferirei non avere tutto questo ed essere trattata come la tua ragazza, la tua compagna, la donna che ami, piuttosto che sentirmi una tua dipendente che si è comportata bene. E vorrei che capissi che vengo a letto con te perché ti amo e non per avere un premio il giorno stesso o il giorno dopo. Le cose che mi regali, sto cominciando a guadagnare abbastanza per comprarmele da sola...” e voltandogli le spalle, aggiunse: “Ora se mi permetti, vado a lavarmi. Tuo padre ci starà aspettando e non sono una che è abituata a fare tardi, anche se le cose non la riguardano in prima persona.” e sparì in bagno.

Brian la guardò stringendo la mascella. Una cosa che non sopportava di Edith era questa. Il suo essere troppo snob con lui, il suo sentirsi più intelligente di lui, più brava di lui.

E, sicuramente lo era, dato che, lui lo sapeva, non aveva mosso un solo dito quando suo padre lo aveva mandato a studiare ad Harward, non aveva alzato un dito e nemmeno compiuto il minimo sforzo per laurearsi. I suoi soldi e l'influenza della famiglia di sua madre avevano fatto il resto.

Edith, invece, era una ragazza indipendente che, per quanto dicessero gli altri, era arrivata in alto solo grazie alle sue forze, dopo aver apertamente detto al padre di voler diventare una giornalista, piuttosto che una pianista. Che aveva studiato duro ed era arrivata in alto. E aveva creato la sua fortuna basandosi sul suo talento che le aveva permesso di intervistare i più grandi nonostante fosse giovanissima.

Ma questo suo modo di essere lo infastidiva. E più volte avevano litigato per questo.

Si mise a sedere nel divano e si guardò intorno, sentendo il nervosismo crescere per via del disordine che regnava nella sala. Fu allora che notò sul tavolino un cellulare. Era il cellulare di Edith. Lo guardò senza toccarlo.

Non usciva con lei da quasi due settimane. L'ultima volta che erano usciti assieme era stato per la festa in onore ad Edith.

Cosa aveva fatto mentre non c'era?

Con chi si era sentita quando lui non poteva guardarla?

Veloce prese il cellulare e aprì la cartella dei messaggi. E subito lesse tre messaggi di seguito che portavano un nome: Orlando.

Erano stati mandati in giorni differenti. Tutti giorni in cui Brian era fuori.

Sospirando aprì il primo.

E lesse:

KATE MI HA DETTO CHE NON PUÒ VENIRE. A DIRE IL VERO NON MI DISPIACE. NON CI VEDRÀ BECCARCI COME NOSTRO SOLITO!”

In un attimo il sangue di Brian fluì al cervello. Che cosa significava quel messaggio? Ma chi si credevano quei due per prendersi gioco di lui?

Con mani tremanti lesse il secondo.

TRANQUILLA. L'IVY È UN POSTO TRANQUILLO. CHIEDERÒ AL PROPRIETARIO CHE È UN MIO AMICO DI FARCI ENTRARE DAL RETRO, COSÌ EVITIAMO TUTTI I PAPARAZZI CHE CI SARANNO ALL'INGRESSO... SONO DAVVERO FELICE CHE TU ABBIA ACCETTATO DI USCIRE CON ME. CI TENEVO DAVVERO A CHIARIRMI CON TE. ED A RIAVERE QUELLA COSA MIA CHE MI HAI PRESO CON L'INGANNO. POTREI SCULACCIARTI PER QUESTO!”

Inevitabilmente Brian cominciò a macchinare con il cervello. Che cosa significava tutto quello? Possibile che tutto fosse cominciato già prima della festa? Sì! Certo che era cominciato tutto prima della festa. Edith aveva intervistato Orlando per Vanity Fair qualche settimana prima. E lui aveva ottenuto la prima pagina. Un articolo che Edith scriveva mentre era con lui al 'Ritz' a Parigi e Brian ricordava come era andata quella vacanza. Edith era stata per tutto il tempo riottosa e infastidita a qualsiasi dimostrazione d'affetto. Ed ora capiva perché: era stata a letto con Orlando Bloom.

Voleva vendicarsi. Tese l'orecchio e l'acqua scendeva ancora, nel bagno, il che significava che Edith si stava ancora lavando.

Lesse il terzo e ultimo SMS che Orlando aveva inviato.

WOW! CERTO CHE VA BENE! GIOVEDÌ PRIMO DICEMBRE. IO PROPONGO L'IVY... SEMPRE CHE A TE VADA BENE. IL TUO CONSORTE TI AVRÀ PORTATO IN GIRO PER LOCALI QUALCHE VOLTA... O È TROPPO IMPEGNATO A FARE LUNGHI VIAGGI FUORI SEDE?”

Una vena sulla tempia prese a pulsare forte. Ma chi si credeva quel ragazzino. Lui era Brian Stephensons, rovinava lui, Edith e le loro famiglie schioccando solo le dita.

Rilesse ancora il messaggio. Dal rumore che l'acqua faceva colpendo la ceramica del box doccia, presumeva che Edith si stesse lavando i capelli, con un po' di fortuna, quindi, avrebbe messo in atto il suo piano.

Si sollevò e aprì la grande porta finestra del salotto. Dopo aver cercato un numero nella rubrica, guardando il cielo plumbeo, cornice di una giornata uggiosa.

Ci volle qualche secondo e altrettanti squilli prima che una voce dall'altra parte rispondesse:

Brian! A che devo l'onore? È da una vita che non ci sentiamo tu ed io!”

Brian sorrise. Un sorriso di circostanza, come tutte le volte che parlava con Ralph Felton, direttore della più nota rivista scandalistica di tutta la Gran Bretagna.

Si erano conosciuti ad una delle feste che Brian era solito organizzare. A quei tempi stava con una modella e, per Brian, il loro incontro fu come la discesa della manna dal cielo. Infatti, un ex della ragazza, aveva cominciato a mettere voci su di lei. Voci tutt'altro che lusinghiere che parlavano di strani incontri sessuali dei due quando ancora stavano assieme. A Brian, che poco importava se quelle voci fossero vere o false, premeva solo che lui, essendo il nuovo compagno della modella, ci finiva di mezzo. E con lui la sua preziosissima immagine di rampollo di famiglia nobile -anche se il padre aveva comprato il titolo, lui era sempre nobile- erede di una fortuna niente male, per giunta.

Usò la sua amicizia con Felton per mettere alle costole del malcapitato ex della ragazza una squadra di paparazzi, rendendogli la vita impossibile con il risultato che riuscì a togliere i peggiori scheletri dall'armadio di quest'ultimo, mettendolo in ridicolo non solo nei giornali, ma chiudendogli qualsiasi porta per un futuro lavoro.

Non domo, dopo alcuni mesi lasciò la modella e, anche a lei riservò lo stesso trattamento che aveva riservato all'ex. Infondo nessuno può pretende di rendere ridicolo Brian Stephensons e pensare anche lontanamente di farla franca.

Da allora si erano sentiti sporadicamente, più che altro per evitare la pubblicazione di foto rubate di lui ed Edith dato che, la sua attuale compagna, preferiva scrivere sui giornali e non starci sopra.

Felton si rivelò un leale alleato. E Brian sapeva che poteva chiedergli quando voleva qualche aiuto, in cambio di informazioni fresche su nobili, star e starlette del mondo patinato che Brian frequentava di solito.

Ralph! Come stai?” sorrise Brian.

Bene! E tu che mi racconti?”

Sembrava una chiacchierata tra vecchi amici più che una chiamata che mirava a tutt'altro.

Niente di che. Lavoro, viaggi di lavoro, donne pronte a buttarsi ai tuoi piedi solo perché hai un po' di soldi.” rispose Brian fingendosi infastidito.

Una vitaccia” ironizzò Ralph.

Brian rise divertito. Poi, abbassando la voce, aprendo la porta dal quale arrivava ancora lo scroscio dell'acqua, disse:

Ho una notizia bomba!”

Ho capito. Devi rovinare qualcuno..” sorrise Ralph.

Esatto!” esclamò Brian cercando di dominare la sua rabbia.

Chi è lo sfortunato, ora?” chiese sorridendo Ralph.

Brian tese l'orecchio. Uscì di nuovo nel grandissimo terrazzo. Avrebbe detto che era un telefonata di lavoro, se Edith lo avesse visto chiamare. Ma conoscendo quanto durava il rituale della doccia della compagna e che, durante il rito non usciva mai dal bagno nemmeno fossero cominciati i bombardamenti, parlò tranquillo.

Voglio che tu segua Edith Norton!”

Felton rimase un attimo in silenzio, sorpreso dalla richiesta. Solo quando ritrovò la parola chiese a Brian:

Edith Norton è quella Edith Norton che penso io?”

Quante Edith Norton esistono nel jet set?” chiese sarcastico Brian aggiungendo poi in fretta: “Voglio che il primo dicembre, giovedì, tu metta qualcuno alle costole di Edith e di un attore che conosci benissimo... Orlando Bloom...”

Gli occhi di Ralph si illuminarono. Era risaputo che Orlando Bloom, da quando stava con la Bosworth, era diventato noioso e poco proficuo. Prenderlo con le mani nel sacco significava solo una cosa: soldi a palate!

Sei sicuro che non sia solo un uscita tra amici? Cioè, non mi vorrei trovare gli avvocati di Bloom, della Bosworth e della Norton alle calcagna!”

Perché? È diventato un problema per te, avere alle calcagna i legali di qualcuno? Non credo che i reali ti inviterebbero mai a cena, dato tutti i disastri che hai combinato...” sorrise conciliante Brian.

Sei sicuro quindi....?” si assicurò ancora Ralph.

Ho in mano il cellulare di Edith. Non sono solo sicuro, ne sono certo!” rispose Brian.

Ralph passò la lingua sulle labbra, quasi gustando l'invisibile sapore della notizia che aveva tra le mani. Se la cosa si prolungava, stando attento a non mettere in mezzo Brian, avrebbe ricavato tantissimi soldi da quella storia...

Ti ringrazio Brian. Non sai quanto sia importante questa storia... E spero che tu riesca a sistemare con la Norton. È una bellissima ragazza...” cominciò Ralph.

Ti chiedo solo un ultimo favore. Per far si che ne esca completamente pulito e che Edith non sospetti di me, fai uscire il giornale dopo Natale. Così facciamo anche in modo che non ci siano liti prima delle feste. Lo troverei molto opprimente...”

Ralph sorrise e disse:

Tranquillo. Farò come mi hai detto...”

E..” continuò Brian guardando verso il salotto ancora deserto: “...appena pubblichi la copia, mandala in Francia dalla Bosworth dicendole che gliela manda un amico... E, naturalmente, chiama anche me. Non sarò a Londra per allora. Sarò a New York, giusto per evitare ulteriori sospetti..”

Sarà fatto come vuoi.. Grazie. E ci sentiamo dopo Natale...”

Brian sorrise e chiuse la chiamata.

Aprì la porta finestra e sentì il rumore dell'asciugacapelli che veniva acceso proprio in quel momento.

Uscì di nuovo fuori e compose un nuovo numero.

Aspettò pochissimo la risposta dall'altra parte. E a rispondere stavolta fu un donna, stupita e agitata dall'inattesa chiamata.

Brian sei tu?”

Certo piccola, sono io..”

Emma dall'altro lato si buttò nel letto trattenendo un grido e suadente disse:

Ce ne hai messo di tempo?”

Diciamo che sono stato un po' occupato in questo periodo. E poi avevo tua sorella che mi fiatava sul collo. Per questo ti volevo chiedere scusa per come ti ho trattata alla festa!”

Brian cercò di sembrare prostrato e davvero pentito dal suo comportamento. Ma anche se non si fosse sforzato di sembrarlo, Emma, innamorata di lui, non se ne sarebbe resa conto. Infatti...

Ho già dimenticato. Mi hai chiamato per vederci?”

Ho chiamato per farti una proposta. Partiamo a New York per Natale. Solo tu ed io. Però mi devi fare un favore..”

Emma che quasi non poteva credere alla grande fortuna che le era capitata, disse:

Dimmi!”

Non devi dirlo a nessuno dove stai andando. Né a tua madre, né a tuo fratello, né a tuo padre. E, meno che meno, a tua sorella. Voglio stare tranquillo...”

Emma sospirò e rispose:

Tranquillo Brian. Sarò una mosca. Non vedo l'ora di passare le vacanze con te...”

Anche io!”

Ti amo..” sussurrò Emma.

Idem” sorrise Brian. E chiuse il telefono.

Rientrò in salotto infreddolito ma contento.

Edith uscì, stratta in un vestito nero con una profonda scollatura davanti, che arrivava sin sotto le ginocchia. I capelli erano liberi sulle spalle. Gli occhi truccati di scuro. Sistemava un orecchino, mentre usciva dalla camera.

Brian allargò le braccia e le disse:

Quando ti guardò non posso non pensare che tu sia davvero bellissima...”

Edith sorrise. Non era immune dai complimenti e chinando la testa disse:

Il solito adulatore” e prendendo la pochette, disse: “Andiamo! Stephensons senior ci aspetta. E non è educato far aspettare un nobile”

Brian le fece cenno di precederlo ed Edith lo fece.

Guardandola camminare davanti a lui, Brian sorrise soddisfatto.

Aveva teso la sua trappola. E quando Edith e Orlando ci sarebbero caduti avrebbe gustato il dolce piatto della vittoria e della vendetta.

Avrebbero imparato una prossima volta a prendersi gioco di lui.






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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9: Nella tela del ragno.


Rachel guardò Edith di sottecchi. Era finalmente arrivato il 30 novembre. Mercoledì. In parole povere, il giorno prima del grande avvenimento: l'appuntamento con Orlando.

Nervosa?”

Sentendo Rachel farle quella domanda, Edith si voltò di scatto e versò un po' del latte sul tavolo invece che nella tazza con il tè.

Ma che dici?” chiese tamponando il liquido caduto con dei fazzoletti.

Quello che sto dicendo...” replicò Rachel divertita.

Io non sono nervosa. Stavo solo ragionando su alcune cose che devo cambiare sull'intervista che ho fatto alla Clinton!” rispose prontamente Edith.

Ah! Si. Vero. La Clinton.” ironizzò Rachel.

In quel momento, Charlotte chiese, infilando il cucchiaio nella tazza piena di latte, cioccolato e cereali:

Zia. Ma è vero che lasci quell'antipatico di Brian e ti fidanzi con Orlando Bloom?”

Ad Edith andò di traverso un po' del tè che aveva bevuto e con voce roca, fulminando Rachel che rideva come una matta cercando di nascondersi dietro la mug, rispose alla bambina:

La zia è fidanzata con lo zio Brian. Con Orlando Bloom invece diventeremo amici. Niente di più!”

E zio Brian lo sa che sei amica di Orlando Bloom?” chiese maliziosa Rachel guardando Edith.

In effetti, dopo che aveva saputo da Brian che non avrebbe rinunciato al viaggio a Natale e sarebbe partito con un amico a New York, sistemando così delle cose di lavoro, Edith aveva reagito con una freddezza inaspettata da Brian che, sovente, vista anche la presenza di Rachel in casa, con cui, cordialmente, non si sopportava, non andava a trovare Edith, aumentando quel distacco che si era creato dal giorno della festa, quando la giornalista aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio.

Di conseguenza, quindi, non aveva avuto il tempo di dire al compagno di essere stata invitata a cena da Orlando.

Imbarazzata -cosa di cui solo Rachel si poteva vantare di riuscire- Edith sorseggiò troppo a lungo il suo tè, ritardando la sua risposta.

Edith!” esclamò stupita Rachel.

Edith poggiò la tazza e guardando l'amica, mormorò:

No. Non gli ho detto nulla!”

Rachel trasecolò. Guardò l'amica con bocca e occhi spalancati e indicandola replicò:

Non hai detto nulla al mascellone?”

Edith scosse la testa sentendosi a disagio. Sapeva di sbagliare, ma proprio non se la sentiva di chiamare Brian, con il quale scambiava si e no un ciao, un bacio e un ci vediamo quando uscivano, per dirgli:

Sai.. Mi sono dimenticata di dirti che giovedì esco con Orlando Bloom, quell'attoruncolo da strapazzo che sta con la piccola Kate, la figlia dei Bosworth, quella che è intelligente e che sembra che si sia rifatta le labbra!”

No! Non le sembrava per niente il caso.

Non abbiamo parlato molto in questo periodo, io e Brian!” rispose per scusarsi Edith.

Edith! Brian è il tuo ragazzo. Non gli hai detto che dovevi vedere un altro uomo. Lo sai che cosa potrebbe succedere?” chiese preoccupata Rachel.

Charlotte allungò la scodella ormai vuota e disse:

Mamma! Devo andare in bagno!”

Senza saperlo, Charlotte aveva dato ad Edith la possibilità di uscire da una spinosa conversazione. Sorrise alla bambina facendole l'occhiolino e salutò con una mano Rachel che, per niente contenta la guardò torva e replicò:

Sappi che non è finita qua...”

Edith annuì e poi, dopo che la figlia e l'amica andarono in bagno, si stiracchiò e sorrise, guardando la giornata dalla finestra sopra il lavandino.

Una giornata uggiosa. Come sempre a Londra. E questo non voleva dire che sarebbe stata una brutta giornata.



Allora come vuoi vestirti?” chiese interessato John guardando l'armadio di Orlando da cui, una miriade di vestiti dai vari colori faceva capolino.

Da quando come mi vesto è diventato un fatto così interessante?” chiese Orlando con le mani sui fianchi, sollevando un sopracciglio.

Da quando esci con l'amica della donna con cui sto uscendo per la prima volta dopo anni che non succedeva più. La stessa donna con cui sono disposto a creare qualche cosa d'importante. Se non fai cazzate, naturalmente!” rispose John sorridendo verso Orlando.

Appunto. La tua donna. Non la mia. Quindi...” ribatté Orlando.

John sorrise prendendo un pantalone e disse, facendo l'indifferente:

Sai che Edith si sta lasciando con Brian Stephensons?”

Senza capire il vero motivo che lo spingeva a fare quel gesto, Orlando si voltò di scatto, tendendo qualche nervo del collo che, giustamente, cominciò a fargli mostruosamente male.

John se ne rese conto e disse:

Si. Rachel dice che le cose non stanno andando benissimo e che Edith lascerà Brian prima che inizi l'anno nuovo”

Massaggiando il collo Orlando guardò di traverso l'amico e sofferente chiese:

E a me che cosa dovrebbe interessare di tutto questo, scusa?”

John lo guardò con aria sognante e rispose:

Nulla. Infondo, a te, Edith non piace...”

Orlando sollevò la testa, pentendosi subito, dato che il gesto gli procurò un fortissimo dolore. E tornando a massaggiare il collo, disse:

John. Di nuovo con quella storia? Non sono innamorato di Edith. Non posso negare che sia una bellissima donna, davvero stupenda. Ma ho voglia solo di farle capire che non sono il mostro che crede sia...”

John gli batté sulla spalla delicatamente e replicò sarcastico:

Kate non lo sa che dovete uscire assieme, vero?”

Era vero! Non le aveva detto nulla perché non voleva che si creasse degli inutili sospetti che avrebbero solo peggiorato la situazione. Infatti, tranne i momenti in cui si vedevano dopo giorni che erano stati lontani e la nostalgia quando tornava a casa, doveva riconoscere che la storia tra lui e Kate non era più la stessa da un sacco di tempo, ormai. Rosa dalla gelosia, dalla lontananza che non permetteva ad entrambi di far appieno parte della vita dell'altro, Orlando e Kate cominciavano a sentire i primi scricchiolii, a vedere le prime crepe nella loro relazione un tempo perfetta che aveva portato Orlando a stare, come elegantemente aveva detto Dominic Monaghan, 'con il culo per aria la maggior parte dei giorni in un anno'(*), ma che ora era un amore imparato a memoria, la brutta copia di quello che era stato un tempo.

Come la minestra riscaldata il secondo giorno. Il giorno prima poteva sembrarti buona, la mangiavi perfino con piacere. Il secondo giorno, quando te la trovi di nuovo davanti, riscaldata, senti che ha perso quel sapore, quel gusto che regala la novità, lo scoprire o ricordare un sapore dimenticato da tempo.

Non volendo ammettere questo davanti a John lo guardò e rispose:

Sai che Kate è gelosa!”

Lo so che è gelosa. È gelosa anche di me. Anche se, devo essere onesto, non trovo nessun motivo per esserlo. Sarai l'uomo più sexy del pianeta caro mio, ma non sono per niente interessato ai tuoi pettorali...” scherzò John.

Orlando rise, ma John aveva centrato il problema. Kate era alle volte troppo possessiva e soffocante, quasi alla follia.

Se pensi che sia troppo soffocante, ti dico una cosa: glielo hai permesso tu. E sai perché? Perché tu per primo lo sei con lei!” gli fece notare l'amico.

Orlando sospirò. Doveva cambiare discorso. E guardando l'armadio, disse:

Allora. Con una snob e sempre perfetta come Edith Norton cosa mi consigli di mettere?”

John lo guardò di traverso, poi, decidendo di fare finta di nulla, aprì l'armadio e cominciò a vagliare le varie possibilità vestiarie di Orlando.



Stretta in un maglione lungo color panna, con una cinta a falda larga nera poggiata sui fianchi, i capelli arricciati e un trucco scuro, Edith, sui strettissimi jeans neri, infilò un paio di stivali alti, con un tacco dieci, dello stesso colore della cinta. Mise un giubbino di pelle corto e sistemò con un dito il lip gloss sulle labbra. Guardò l'orologio Bulgari e sorrise. Era un po' in ritardo, ma Orlando se lo meritava, infondo l'aveva fatta aspettare mezz'ora al loro primo appuntamento.

Prese il cellulare e sorrise leggendo un messaggio di Rachel.

Allora... Mentre io mi dispero alla Saatchi per sistemare queste maledettissime foto, conscia del fatto che mi hanno ritardato l'apertura della mostra e che questo mi fa incazzare come una bertuccia, spero che per te le cose vadano meglio... Infondo, stasera, esci con quel gran pezzo di ragazzo che si chiama Orlando Bloom. Mi raccomando, ricordati i preservativi, sono nell'armadietto dei medicinali. Non ti dimenticare... Non voglio un figlio di Bloom legittimato da Brian...”

Sorridendo prese una borsetta nera nel quale, poco prima aveva infilato l'anello di Orlando, lasciò scorrere il pollice sulla tastiera digitando il testo di risposta.

Tranquilla! Non ci sarà bisogno dei preservativi. Sono una donna virtuosa io. E poi, ad essere onesta non credo di provare il ben che minimo slancio verso quell'attoruncolo da strapazzo... Sarà una cena tranquillissima, mi spiace tanto per te...”

Mise le chiavi dentro la borsetta. Sapeva che Rachel avrebbe risposto. Portò con una mano la voluminosa chioma all'indietro, sospirando e guardando l'orario. Era ufficiale: era in ritardo mostruoso...

La risposta di Rachel non si fece aspettare però.

E quando arrivò Edith scoppiò a ridere:

COSAA!?(*) NON TI PIACE QUEL DONO DIVINO CHE IL CIELO CI HA VOLUTO REGALARE? PIACE PERSINO A MIA FIGLIA CHE HA QUATTRO ANNI! Comunque, donna fortunata e ingrata con la dea bendata, divertiti. Più che altro non ho capito che cosa ti dispiace: se il fatto che non posso presenziare alla cena, ma sappi che il triangolo non era la mia figura geometrica preferita; se ti spiace perché lavoro stasera come un cane; o se ti spiace che non ho azzeccato e non trombi con Orlando Bloom. Perché, sappi, che per l'ultima opzione, non sono per nulla triste, anzi... Penso che sia molto meglio che il caro attoruncolo da strapazzo non si permetta nemmeno di entrare nelle tue lenzuola.. Più carne disponibile per noi povere fans...”

Edith non rispose al messaggio delirante di Rachel. Sapeva che se lo avesse fatto, l'amica avrebbe cominciato a pensare che stesse facendo di tutto per non uscire. E in un certo senso l'idea di farlo l'aveva sfiorata. Ma pensando che le cose si sarebbero ulteriormente complicate e che sarebbe stato difficile far finta di nulla con Brian per la seconda volta, risolse che era molto meglio uscire.

E prendendo la brosetta a tracolla aprì la porta e uscì di casa.

Non sapeva che Brian, invece, era al corrente del suo appuntamento con Orlando. E non sapeva che, uscendo di casa era caduta nella tela del ragno.



Jervis Meyer era uno dei più grandi paparazzi di tutta Londra. Nel suo curriculum si contavano foto a personaggi come il principino William, lo stesso Carlo con Camilla, lady D., per non parlare di Robbie Williams e gli altri Take That quando erano in auge. E Jude Law con Sienna Miller, Dustin Hoffman, Al Pacino, Robert De Niro, Andy Garcia, Tom Cruise e Katie Holmes...

Una lunga serie insomma di nomi altisonanti in cui era passato anche Orlando e qualche volta anche Edith e Brian.

Quella sera, quel freddissimo primo dicembre 2005, nella sua macchina, combattendo il freddo con una tazza large di tè caldo presa da 'Starbucks', Meyer aspettava che Edith si decidesse di uscire. Oppure Orlando arrivasse.

Era lui infatti il paparazzo chiamato da Ralph Felton per scattare le foto che avrebbero incriminato i due fedifraghi. E quelle foto valevano una fortuna, se scattate bene. Una somma che avrebbe saldato gli arretrati dell'affitto e pagato almeno altri tre mesi, lasciandolo tranquillo per un po'. E magari avrebbe messo anche le mani su quel teleobiettivo di nuova generazione che ancora non era riuscito a comprare. Per non parlare degli alimenti che non versava più alla moglie. Ma, infondo, lui era il padre di Joshua quando pagava, mai quando non lo faceva. Infatti, da tre mesi, ovvero dall'inizio del periodo in cui aveva smesso di pagare, non aveva più visto il figlio.

Sospirò, desiderando un bicchiere di gin, amico quando la malinconia lo coglieva, e fissò la porta.

Ed eccola. La fidanzata di Stephensons stava uscendo. Stava andando dal suo cavaliere.

Accese il motore e quando il taxi partì, lo seguì.

Non aveva nessuna intenzione di farsi scappare quello scoop. C'era solo lui. E nessuno al mondo avrebbe rovinato quella serata. Bastava qualche scatto buono su cui montare una buona storia e il grosso era fatto. Dopo doveva solo aspettare l'assegno che gli avrebbe garantito un 'bianco Natale'.



Orlando vide il taxi fermarsi e sorrise allegro.

Non ci sperava più. Edith era arrivata molto in ritardo e dopo mille giri di piazza, Orlando era stato più che tentato dall'idea di andarsene con le pive nel sacco.

Quando la vide arrivare, bellissima, con gli occhi truccati di scuro e un sorriso dolce stampato sulle labbra, si sentì sollevato. Era Edith, certo! Ma non significava che qualsiasi cosa facesse significasse qualcos'altro.

Allargando le braccia, rispondendo al sorriso della ragazza, disse:

Posso dirti che sei bellissima?”

La prudenza non è mai troppa, infondo.

Edith chinò la testa e sorridendo ancora di più, compiaciuta, rispose:

Non fare il mollicone con me Orlando, non funziona..”

Orlando finse di sentire un dolore al petto e disse:

Così mi ferisci, Norton. Sei sempre la solita cattivona con me...”

Edith sorrise e accolse i due baci che Orlando le stava dando sulla guancia. In quello stesso momento Meyer scattò almeno tre foto.

Scusa il ritardo, ma mi ha chiamato il mio capo... Sono stata costretta a stare al telefono ad ascoltare tutte quelle cose noiose di lavoro che, tra l'altro, mi terranno bloccata a Londra questo Natale” rispose Edith sorridendo imbarazzata.

Orlando scosse la mano, come per dire che non era importante. Poggiò una mano sulla schiena di Edith, guidandola, e disse:

Ho chiesto a Frank se potevamo entrare dalla porta sul retro e mi ha detto che andava bene. Gli devo fare uno squillo...”

Edith si bloccò e sorridendo disse:

Ho una cosa che ti appartiene!” e frugando nella borsa estrasse un oggetto che scintillò lievemente alla luce di un lampione.

Orlando lo guardò senza capire. Poi, nonostante la luce non fosse tantissima, disse:

Ma quello è..?”

Il tuo anello..” sorrise Edith.

Orlando lo prese, guardandolo quasi sorpreso di riaverlo dopo tanto tempo. Lo prese tra due dita e disse:

Ma allora non l'hai buttato!”

Edith scosse alla testa e rispose:

La sera che ti ho detto che l'ho buttato via ero un po' stordita e infastidita, non solo da te ma dalla festa e da un mal di testa con i fiocchi. Chiedo venia quindi per la mia maleducazione. Sai un uccellino mi ha detto che ci tieni molto a questo anello..” terminò fingendosi vaga Edith.

Orlando sorrise e chiese:

Un uccellino che per caso esce con la tua migliore amica?”

Edith sorrise divertita e Orlando la stupì slanciandosi verso di lei e stringendola forte in quello che, sembrava, un abbraccio grato.

Grazie Edith. Grazie davvero!” e infilando l'anello, sorrise malizioso, aggiungendo: “Anche se, ad essere onesti, questo anello lo avrei avuto sempre io se non me lo avessi rubato quel giorno, durante l'intervista...”

Io non te l'ho rubato. Sei tu che ti sei innervosito e che lo hai dimenticato!” rispose serafica Edith.

Mi hai fatto innervosire tu...” replicò Orlando, provocato.

Era tutta una tattica per punirti per il ritardo mostruoso che avevi accumulato come se niente fosse...” rimbeccò Edith.

Orlando allungò le mani in segno di resa. Si era reso subito conto che non era una cosa intelligente litigare con Edith. A dire il vero lo aveva capito da molto tempo. Ma testardo com'era, e Kate glielo diceva sempre che era un caso irrecuperabile, si puntava e la punzecchiava, prendendo delle vere e proprie legnate verbali dalla ragazza.

Ok! Me lo meritavo. Visto però che questa è un cena di pace, che ne dici se entriamo e andiamo a mangiare qualche cosa. Sai comincio a sentire la fame..”

Allargò il braccio in modo che Edith lo potesse prendere. E lo fece. E insieme entrarono nel locale. Non sapevano che Meyer, in quel momento aveva scattato almeno una ventina di foto.

Un ventina di foto che valevano molto di più di quello che pensava.



Fu una serata lieta. Edith e Orlando, dopo tanto tempo, riuscirono a fare del loro meglio e a non litigare per tutta la sera. Scoprirono inoltre che riuscivano a comunicare e che lo facevano davvero bene. Constatarono che avevano le stesse idee politiche, gli stessi gusti musicali- anche se Orlando rise per qualche minuto quando scoprì che Edith era una fan dei Take That fin da quando era una ragazzina-, gli piacevano le stesse pietanze, anche se Orlando era un finto vegetariano. Trovarono molti punti in comune che potevano essere le basi di una buona amicizia.

Pagò Orlando, nonostante Edith avesse insistito per fare a metà.

Poi, uscirono assieme e Orlando insistette a lungo per accompagnarla.

Ennesima mossa sbagliata.

Arrivarono sotto casa e si salutarono con un abbraccio, un casto bacio sulla guancia e la promessa di ripetere l'esperienza con i rispettivi partner.

Edith rientrò a casa e la macchina di Orlando ripartì.

Meyer sorrise.

Aveva due rullini da sviluppare. A quanto pareva la mosca che era caduta in quella ragnatela era molto più grossa e succulenta di quello che immaginava.



Ralph Felton sorrise guardando le foto.

Non devi venderle a nessuno prima di Natale. Se lo farai riceverai un premio ulteriore...”

Meyer sorrise. E mettendo le mani sulla scrivania disse:

L'anticipo..”

Ralph aprì un cassetto della scrivania e tolse una busta.

Mille sterline. Le altre tremila dopo la pubblicazione. È una sorta di mossa cautelativa....”

Meyer annuì. Mille sterline potevano bastare.

Mise la busta in tasca e sorridendo disse:

Buon Natale signor Felton...”

Buon Natale a te, Meyer!” sorrise Felton senza staccare gli occhi dalle foto.

Erano perfette. E valevano molto più di quelle quattromila sterline promesse.



(*) Con questa frase ho citato una delle mie scrittrici di ff preferite, che faceva appunto dire la stessa frase al Monaghan in una sua fan fiction.. Una piccola dedica a mandy se mai lo leggerà, nella speranza che un giorno possa tornare a scrivere su efp o in altri posti storie sul nostro orecchiotto preferito... ;)

(*) CHIEDO SCUSA PER IL LINGUAGGIO 'MESSAGGISTICO' USATO. SO CHE EDITH PUÒ SEMBRARE UN PO' ADULTA, MA ALLA FINE, ANCHE A ME, ORA CHE HO ALL'INCIRCA LA SUA STESSA ETÀ – E QUALCHE ANNO DI PIÙ, SIGH!!-, MI TROVO ANCORA A DIGITARE FACCINE SORRIDENTI. HO INTRODOTTO QUINDI NEL TESTO QUELLA CHE MI SEMBRAVA UNA SORTA DI CHAT VIA SMS TRA AMICHE CHE, COME SUCCEDERÀ ANCHE A MOLTE DI VOI, FINISCE CON FACCINE, EMOTICON E ALTRE MILLE COSE CHE MAGARI IN UN RACCONTO NON SONO POI TANTO CONSONE. SCUSATE LA LIBERTÀ CHE MI SONO PRESA. GRAZIE. NINIEL

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10: Cominciano i guai.


Dopo quella cena, di incontri tra Orlando ed Edith non ce ne furono più.

Pur risultandosi simpatici, finalmente dopo tanto tempo, i vari impegni e le rispettive storie li tennero lontani l'uno dall'altra, non permettendogli, così,di vedersi ancora, come avevano auspicato entrambi quel 1° dicembre.

Non ci furono quindi né uscite a due, né tanto meno a quattro come promesso, a parte un fitto scambio di messaggi che non passò inosservato da Rachel e John che, nel frattempo, sembravano, dopo aver archiviato paure e vecchi lutti, aver gettato le basi per qualche cosa di più importante.

Passarono i giorni. E un mese corre in fretta, specialmente quello di dicembre che tra regali e la preparazione dei banchetti di Natale e di fine anno, sembra sempre il mese più corto dell'anno.

L'articolo di Edith sulla moglie di Clinton fruttò nuove ristampe per la rivista. E con grande piacere di Edith, perfino molte trasmissioni politiche, trattarono dell'intervista.

Orlando, in vista del nuovo anno, preparava un calendario completo di quello che avrebbe fatto l'anno seguente. Si preannunciava un anno denso di impegni, cosa che rendeva il giovane attore orgoglioso di se. Infondo, se molti ti vogliono a lavorare nei propri film significa solo una cosa: sei abbastanza in vista e puoi definirti quasi famoso. Anche se il quasi lo metteva ancora per scaramanzia.

I giorni si susseguirono e le giornate colorate di rosso sul calendario divennero presto il segnale che rendeva frenetica la gente in tutto il mondo in cui il Natale veniva festeggiato.

E mentre le valigie di Brian si riempivano di nuovo per andare a New York, stavolta, ma non tanto per non caricare sopra anche le mille domande che Edith si trascinava da un po', Orlando partiva alla volta di Canterbury per passare con la sua famiglia le festività, promettendo a Kate di raggiungerla a Parigi per la fine dell'anno.

E se per tutti e due si preannunciava un Natale in famiglia dato che, sia Orlando che Edith lo passavano con i parenti o con una parte di essi, qualcuno tramava alle loro spalle.

Qualcuno più vicino a loro di quanto potevano immaginare.




26 DICEMBRE 2005


Un corpo nudo si mosse nel letto. Una ragazza dai capelli biondo cenere si mosse sotto le lenzuola, mugolando infastidita da un telefono che trillava. Si sollevò guardando dall'altra parte del letto e trovandola vuota, allungò il braccio verso il telefono della camera che non aveva ancora smesso di squillare.

Pronto?” disse Emma con voce assonnata, passando una mano sugli occhi ancora gonfi per il sonno.

Signorina Norton, voglio prima chiederle scusa per il disturbo, ma c'è un certo signor Felton che chiama da Londra e dice di voler parlare con il signor Stephensons...”

La voce dell'uomo della reception arrivava attutita alle orecchie di Emma che, sbadigliando, rispose ancora stordita:

Ora glielo passo...” e sollevandosi dal letto chiamò: “Brian? Amore?”

Brian uscì con un solo asciugamano legato in vita. Passò una mano sotto il naso e prendendo il telefono chiese prima ad Emma, sottovoce:

Chi è?”

Un certo Felton da Londra!” rispose Emma avvicinandosi e baciandogli la spalla.

Sentendo il nome di Felton, Brian avvicinò il ricevitore all'orecchio e disse:

Pronto?”

Sono ancora l'uomo della reception. Volevo sapere se accettava una chiamata dal signor Ralph Felton. Chiama da Londra e dice che è urgente...”

Si me lo passi..” rispose asciutto Brian.

Emma sorrise maliziosa e sciogliendo l'asciugamano, cominciò a giocherellare con Brian che la guardava malizioso, fingendosi infastidito dalle carezze della compagna, ma senza far nulla per bloccarla.

Stephensons?” chiese Felton dall'altra parte.

Proprio in quel momento, Emma, a cavalcioni su Brian, cominciava a muoversi sinuosa, mentre il rampollo, cercando di tenere il controllo della situazione e della voce, disse:

Si?”

Abbiamo fatto tutto. La copia arriverà domani a Parigi e l'articolo è stato montato a dovere per far sembrare che tra i due ci sia una storia...” spiegò Felton.

Un movimento del bacino di Emma sconvolse solo l'espressione di Brian che, mordendo il labbro, rispose:

Grande...” e mettendo una mano sulla bocca di Emma che cominciava a gemere di piacere, disse, stringendo i denti per non far capire a Felton la situazione in cui si trovava immischiato in quel momento. “Ci vediamo allora. Non so proprio come ringraziarti...”

Esserti amico mi basta... “

Brian sorrise e cercando di celare i rumori disse:

Devo scappare. Ci sentiamo a Londra...”

Buon Natale Stephensons..”

Anche a te!”

Buttò il telefono e prendendo Emma per la vita la guidò. Non si trattenne nemmeno e lui e lasciò che i gemiti di entrambi riempissero la stanza.

Finirono abbracciati e stretti, mentre Emma sorrideva felice.

Il tempo di riprendersi e gli chiese:

Me ne hai lasciato un po'?”

Sul lavandino. Non sprecarla tutta...”rispose Brian passando le labbra sui seni della ragazza.

Emma sorrise e si sollevò. Andò nel bagno e senza nemmeno chiudere la porta, chinò la testa su di uno strano vassoio e aspirò quello che c'era sopra.

Sollevò la testa aspettando che la cocaina facesse effetto e, poi, sinuosa si riavvicinò al letto e buttandosi su Brian rise in maniera quasi isterica.

Brian rise con lei. L'effetto per lui stava passando, anzi, era quasi esaurito. Si lasciò cadere nel letto e stringendo il corpo nudo di quella che per legge era sua cognata ma, nei fatti, era la sua amante, disse:

Emma Norton. Solo con te mi sento vivo...” e baciandola riprese a farci sesso.




27 DICEMBRE 2005


Allora?” chiese Edith smistando i giornali che Rachel aveva portato quella mattina. “Tutto apposto a casa e alla Saatchi? E la macchina? Come sta andando?”

Non si vedevano da Natale dato che, non meno di quattro giorni prima, in anticipo rispetto alle previsioni, Rachel e Charlotte erano tornate nella loro casa, dove, a quanto pareva, le tubature non erano più esplose e gli operai avevano smesso di combinare guai e avevano cominciato a lavorare.

Rachel era partita con un ritardo di due giorni sulla tabella di marcia per la sua mostra, slittata per una festa in onore di uno scultore contemporaneo inglese che aveva ben pensato di festeggiare i suoi vent'anni di carriera proprio il 27 dicembre, data di apertura dell'esposizione fotografica di Rachel.

Ma il mezzo busto non se ne lamentava. Il ritardo le aveva permesso di sistemare alcune delle cose che non le erano chiare.

Sorseggiò il suo caffè e guardando di sbieco Edith disse:

Passami qualche giornale va” e prendendo i giornali e aprendo il primo, aggiunse: “Vedo che sei di buon umore...”

Si! Mi ha chiamato Brian...” sospirò soddisfatta Edith bevendo un lungo sorso di tè.

Rachel fece una smorfia ripetendo senza parlare quello che aveva detto l'amica e ribatté:

Comunque la macchina ho imparato a guidarla. Non ero pratica del cambio automatico...”

Edith rise e continuò a guardare il giornale che stava leggendo. Era il 'Times'.

Niente di che. Allarme terrorismo un po' ovunque. Regali di Natale da cestinare..” e chiuse il giornale. “Da te?” chiese rivolta all'amica.

Rachel leggeva il 'Sun' sbarrando gli occhi. Edith aggrottando le sopracciglia, chiese non celando il suo sarcasmo:

Ti stai stupendo di saper leggere oppure hai scoperto che Hugh Jackman si è separato e vuoi dire a John che tra di voi è finita?”

Rachel scosse la testa e porgendo il giornale ad Edith, con aria terrorizzata, disse:

Forse è meglio che leggi questo...”

Edith prese il giornale, bevendo un sorso di tè. Per poco non si soffocò.

A lettere cubitali un titolone:

ORLANDO BLOOM ED EDITH NORTON SONO LA COPPIA DEL MOMENTO. CON BUONA PACE DEI LORO RISPETTIVI PARTNER. (articolo pagina 10 e 11)”

Sollevando la testa guardò Rachel, cercando un qualsiasi cosa che le confermasse che era solo un brutto scherzo.

Ma Rachel, sbigottita, scosse la testa, cogliendo la tacita richiesta dell'amica.

Chinando di nuovo la testa Edith, con rabbia, cercò l'articolo, e solo quando lo trovò riprese a leggere. E cominciò a sentire la testa girare.

Ebbene si. Orlando non ama più Kate. E la cinica giornalista Edith , a quanto pare, non ama più il figlio del magnate Edward Stephensons. I due, di nascosto, si incontrano proprio davanti all'Ivy, ristornate alla moda londinese, nel quale il bel Bloom va spesso a cena, accompagnato anche dalla sua compagna, o almeno quella che credevamo fosse la sua compagna, Kate Bosworth. E a quanto pare, ora ci porta anche la sua nuova conquista..”

Troppo nauseata per continuare a leggere, Edith guardò le foto. Avevano fatto un bel botto. Erano tutte foto piazzate ad arte per far sembrare che quello che diceva l'articolo fosse vero. E in effetti, con la storia raccontata nelle collone, sembrava davvero che tra lei e Orlando ci fosse una tresca.

Ma è ridicolo...” esclamò Edith fuori di se.

Rachel annuì e guardandola disse:

Sembra quasi fatto apposta”

A quell'affermazione, la testa di Edith scattò e guardò fisso l'amica che sentendosi in imbarazzo disse:

Non guardare me. Voglio che lasci Brian, non lo metto in dubbio, ma non arriverei mai a questo punto... E non metterei mai nei guai la mia migliore amica e il migliore amico del mio compagno...”

Il ragionamento di Rachel non faceva una piega. E per quello che aveva sentito di John non pensava che fosse da lui fare dei giochetti simili e rischiare di perdere la prima donna che era riuscito ad amare dopo sua moglie.

Rimaneva un'unica persona a cui attribuire il danno. E per quanto le sembrasse stupido, era l'unica soluzione logica.

Sembra quasi fatto apposta...

Possibile che Orlando avesse architettato una cosa così meschina?

Che avesse messo a rischio anche la sua storia, solo per avere un po' di pubblicità?

Era ridicolo! Eppure...

Nessuno a parte loro quattro sapevano dell'appuntamento. Certo, lo sapeva anche Paul, ma non pensava che suo fratello la vendesse al 'Sun' visto che la stampa, nella stessa persona di Edith aveva rovinato il rapporto tra le due sorelle Norton irrimediabilmente.

Rimaneva lui.

Rachel quasi leggendole nella mente, disse:

Edith.. Non credo che sia stato Orlando. Questa è cattiva pubblicità anche per lui non trovi?”

Edith stava per ribattere che tutte le prove erano contro il ragazzo quando il cellulare prese a squillare.

Era Orlando.

Lupus in fabula!” scherzò Edith mostrando il cellulare a Rachel e rispose: “Hai anche il coraggio di chiamarmi?”

A dire il vero quella che ha il coraggio di parlarmi ancora sei tu. Ma dico io. Capisco essere stronzi, ma arrivare a mandare una copia del 'Sun' a Kate a Parigi, con quelle che potrebbero essere le prove di un mio possibile tradimento, non ti sembra un po' troppo meschino Norton?”

Orlando era fuori di se e parlò senza fermarsi mai un attimo. Come mille rotelline che girano il cervello di Edith cominciò a ingranare e pensare che non era stato nemmeno Orlando. Anzi! Orlando credeva che fosse lei l'artefice di tutto.

Calmati Bloom. Ho anche io il 'Sun' davanti agli occhi e anche io ho avuto la tua stessa reazione davanti a questo articolo!” rispose cercando, per quanto le fosse possibile di tenere il controllo Edith.

Orlando rimase qualche secondo in silenzio. Ed Edith, approfittandone disse:

Conosco il migliore team di avvocati di tutta Londra e sono certa che ci risarciranno fino all'ultima sterlina per questa immondizia che hanno pubblicato..”

Kate mi ha lasciato Edith. Niente ha più importanza ora. Anche con tutti gli avvocati di 'Law & Order' non riuscirò mai a farmi perdonare da lei..” disse Orlando in tono mesto.

Edith stordita si bloccò e rimase in un confuso silenzio per qualche secondo.

Poi cercando di sorridere replicò:

Non essere ridicolo Orlando! Quando le spiegheremo che era solo un falso scoop di un giornalista vedrai che capirà e tornerà a ragionare. E, per quanto mi spiaccia per lei, tornerete assieme come prima...”

Orlando singhiozzò e con un filo di voce disse:

Tu non capisci Norton. Non è la prima volta che succede. Non è la prima volta che mi pesca con le mani nel barattolo della marmellata. L'ho già tradita in passato e lei ha sopportato, ma mi aveva avvertito... Se solo sospettava che stavo facendo lo scemo con un'altra, stavolta sarebbe finita. Per sempre..”

Edith portò un mano e alla fronte e massaggiò le tempie.

Ok! La situazione era più critica del previsto. E la soluzione era una.

Dove sei adesso?”

Doveva farlo. Anche lei, senza volerlo, era nella stessa situazione di Orlando.

Co-cosa?” chiese confuso Orlando.

Sei a Londra Bloom?” ribatté impaziente Edith.

S-si! Perché?” rispose Orlando che non capiva le intenzioni di Edith.

Aspettami là. Il tuo indirizzo è sempre quello a cui ho mandato i carciofi?”chiese Edith aprendo l'agenda e sfogliandola, cercando l'indirizzo che aveva segnato nelle ultime pagine, verso novembre.

Lo trovò mentre Orlando le rispondeva:

Si è quello. Ma che diavolo vuoi fare?”

Preparati Bloom. Andiamo a Parigi.” disse Edith pratica.

Come vuoi andare a Parigi?” chiese Orlando.

Non preoccuparti. Ci penso io.. Tu preparati. E ricordati che entro stasera saremo di nuovo qui. Non mi importa l'ora. Ma stasera cascasse il mondo saremo di nuovo qui...”

Mentre parlava guardava che Rachel, che ricambiava lo sguardo senza capire. Quando chiuse il cellulare, lo mise nella borsetta ed Edith chiese a Rachel:

Dov'è il bancomat più vicino?”

Vicino al pub, perché?” rispose disorientata Rachel.

Edith sorrise e porgendole la mano aperta disse:

Le chiavi della macchina!”

Rachel guardò la mano, senza la minima reazione. Solo quando capì la proposta di Edith disse:

LA MIA MACCHINA?!”

Ti risulta forse che io abbia una macchina. Si Rachel Brown. La tua macchina!” replicò Edith.

Rachel scosse la testa e disse:

No. È nuova e mi serva per andare alla Saatchi..”

Alla Saatchi, fino ad un mese fa ci andavi in metropolitana o in taxi. Ora non puoi fare a meno della macchina?”rispose sarcastica Edith aggiungendo poi malvagia: “Dai. Io ti ho aiutata quando le tubature ti sono esplose. Pensa solo che se le cose si sistemano, quando torna Brian non dovrò stare a sistemare nulla. E avrò Orlando e Kate dalla mia...”

Fece l'occhiolino all'amica che, titubante, aprì la borsa, sentendosi in colpa perché non voleva aiutare Edith. E prendendo le chiavi, prima di darle a Edith le allontanò dal palmo aperto e disse:

Puoi prendere la macchina, sporca ricattatrice. Ma sappi che domattina deve essere a Londra..”

Londra/Parigi in macchina si fa in quattro ore e qualche cosa con una velocità alta e costante.” spiegò Edith pensando di tranquillizzare Rachel.

Ottenne l'effetto contrario. Alle parole 'velocità' e 'alta' Rachel rabbrividì e sospirando disse:

Non vorrai schiantarti con la mia macchina nuova? Non ha nemmeno una settimana di vita...”

Edith emise uno strano sbuffo, il mezzo tra una risata e un sospiro infastidito. E sarcastica replicò:

Devo dire che è molto nobile da parte tua preoccuparti così tanto per l'incolumità mia e di Orlando...” e seria disse: “Le chiavi Brown...”

Rachel guardò di nuovo la mano combattuta se dare o no le chiavi ad Edith.

VUOI SBRIGARTI. NON HO MOLTO TEMPO, SAI?” la spronò Edith.

Scossa dall'incitamento, Rachel, a malincuore allungò la sua mano e consegnò le chiavi all'amica, raccomandandosi un'ultima volta.

Mi raccomando Edith. Stasera rivoglio la macchina..”

Promesso. E se non mantengo la promessa, che si possano sciogliere i Take That...” disse Edith e sorridendo le baciò una guancia e scappò via.

Rachel accolse il bacio con un sorriso. Poi, aggrottò le sopracciglia e, gridò verso Edith che era lontana, diretta verso la macchina:

NON VALE. I TAKE THAT SI SONO GIÀ SCIOLTI!”

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11: From London to Paris.


Orlando guardava i paesaggi susseguirsi dal finestrino, pensieroso. Non sapeva come si era trovato in macchina con Edith. Ricordava solo di essere sceso in portineria e aver visto la ragazza dentro una '206' ultimo modello, fiammante.

Gli aveva fatto cenno di salire e, per quanto fosse permesso in un centro abitato, uscirono da Londra e presero la strada, in direzione di Parigi, correndo come pazzi.

Era una follia. E Orlando lo sapeva.

Lo aveva capito da quando Edith aveva detto 'andiamo!', ingranando la marcia, chiedendogli da che parte dovessero uscire per andare verso la Manica.

Percorsero le strade che lui conosceva, le stesse che faceva quando ritornava a Canterbury da sua madre.

La strada che lo avrebbe portato da Kate e ad un probabile perdono.

Probabile, appunto! Non sapeva quanto fosse sensato mettersi in macchina, quando, al telefono, Kate, aveva fatto capire di non volerlo più vedere.

Non sapeva se Kate avrebbe accettato di parlargli vedendoselo davanti.

Ma, infondo, è meglio provare e non avere nessun rimpianto nella vita. Perché i rimpianti non portano a nulla.

Guardava le mani di Edith, dalle lunghe dita, tipiche di una persona che suona il piano, strette al volante. Guidava guardando dritto di fronte a se, voltandosi di tanto in tanto per fare qualche battuta acida delle sue.

Non si sarebbe mai aspettato che la stessa donna che lo aveva trattato con sufficienza solo un mese prima, ora stesse in macchina con lui cercando di aiutarlo a riconquistare la sua donna e a rimettergli in sesto il cuore.



Stavano già in territorio francese. La radio trasmetteva musica francese vecchia e nuova. O, almeno, Orlando pensava che fosse così, dato che capiva davvero poco di quello che dicevano. Edith se ne rese conto e sorridendo gli chiese:

Non sarai mica annoiato?”

Orlando la guardò e non rispose. Edith sapeva che era così perché era giù di corda, ma non voleva che si deprimesse troppo. Voleva essere positiva, ma se le cose non andavano per il verso giusto non voleva trovarsi addosso famiglia Bloom, manager e avvocati che l'accusavano di istigazione al suicidio. Quindi cercando di tenere alto il morale continuò:

Non capisci una sola parola di quello che dicono, vero?”

Sorridendo appena, Orlando chinò la testa e annuì, senza emettere il minimo suono.

Edith schioccò la lingua diverse volte, in segno di diniego. E sarcastica come suo solito,disse:

Bloom mi deludi. Non conosci il francese. Un attore dovrebbe conoscere le lingue per recitare?”

Orlando sollevò un sopracciglio e rispose:

A dire il vero, l'industria cinematografica è americana in gran parte e quindi la lingua principale usata è l'inglese!”

Non faceva una grinza! Non lo poteva attaccare! Invece...

Ecco il sano spirito colonialista di mio nonno che credeva che l'Inghilterra fosse padrona del mondo e che tutti dovessero parlare la sua lingua...”

Ma è vero. Mica è colpa mia se hanno ben pensato di colonizzare ovunque gli inglesi...” replicò Orlando.

Edith stava per ribattere quando dalla radio uscirono delle note.

Shhh!” fece guardando l'autoradio e cercando il volume.

Orlando la guardò contrariato e disse:

Guarda che sei tu che hai cominciato...”

SHHH! Fammi sentire la canzone...” rispose Edith.

Imbronciato, con le braccia incrociate al petto, Orlando non ribatté nulla. Poi riconobbe le note della canzone. Era una canzone di Edith Piaf. 'La vie en rose'.

Stupendo Orlando, Edith cominciò a cantare la canzone, dolcemente.

E al ritornello, voltandosi verso Orlando disse:

Questa era la canzone preferita di mia nonna. Mi chiamo Edith per questo motivo...”
e canticchiando ancora aggiunse: “I miei nonni, il padre e la madre di mia madre, erano francesi. Vennero in Inghilterra quasi subito dopo la fine della guerra e cercarono fortuna. La trovarono e resistettero anche ai brutti momenti di crisi. Infondo, qua da noi, è un po' come negli Stati Uniti. Se vuoi, dal nulla, puoi diventare qualcuno... Mio nonno ci riuscì, ma mia nonna non conobbe a lungo il benessere. Morì che mia mamma aveva appena scoperto di aspettarmi. Spirò ascoltando questa canzone e questa è stata la mia canzone per tutta l'infanzia. La canzone che mi ha dato anche il nome. Edith. Come la cantante. L'unica con un nome non propriamente inglese dei tre fratelli Norton...”

Inevitabilmente la mente di Edith vagò. Tutto era lontano, ma dolorosamente vicino. Emma e Paul che giocavano con lei nel grande salotto di casa. Il pianoforte che suonava a qualsiasi ora, mentre la sua nonna paterna ascoltava deliziata ammettendo:

Patrick non ha mai suonato così. Mai...”

La mamma, Eloise che leggeva libri di fiabe davanti al camino in inverno. Suo padre, Patrick, vestito da Babbo Natale che entrava dalla porta di ingresso dopo essere uscito dalla porta sul retro, mentre Spunky, lo Yorkshire che avevano preso quando Edith aveva compiuto sette anni, abbaiava come un pazzo, cercando di mordere la gamba del suo stesso padrone.

Il loro primo viaggio con il nonno materno in Francia. E le mille risate.

Rimase un attimo in silenzio e guardando Orlando, per un fugace momento, gli chiese:

Per te quando diventiamo adulti?”

Orlando rimase in silenzio. Poi rispose:

Non so. Forse quando finisci la scuola, ti diplomi e ti butti nel mondo del lavoro...”

Edith sorrise annuì, dicendo:

Devo dire che è una buona risposta. Una volta mi fece la stessa domanda una ragazza. Aveva deciso che strada seguire e sapeva che le cose non sarebbero state semplici per lei. Ma lei aveva fatto in modo che le cose, almeno per lei, non lo fossero. Diciamo che aveva capito che per far successo, per arrivare in alto, doveva concedersi...”

Vuoi dire che è andata a letto con qualcuno per avere successo?”

Edith annuì e continuò:

Pensa che aveva solo quindici anni. Mi fece quella domanda, chiedendomi appunto quando pensavo si diventasse adulti. Risposi che si diventa adulti quando non si smette di essere figli e si è pronti per divenire genitori....”

Buona risposta!” sorrise Orlando.

Edith sorrise e ingranò una marcia superiore aumentando la velocità, guardando la spia della benzina, ancora a metà. E seria proseguì il racconto.

Lei mi disse che si diventa adulti la prima volta che si fa sesso. La prima volta che penetri o vieni penetrato, perché ti rendi conto che qualcuno ti sporca e non puoi più essere quello di prima...”

Ma la ragazza non è stata..?” chiese allarmato Orlando dalla risposta della ragazzina di cui stava parlando Edith.

Edith fece un cenno con le spalle per far capire che non sapeva se fosse successo o no e aggiunse:

Io credo di si. Fare sesso per la prima volta non ti fa sentire così male. Certo, lei si è concessa per arrivare in alto. E ha ottenuto quello che ha voluto. Non so se l'uomo -o la donna- in questione l'avesse violentata o se, semplicemente, prendendo coscienza del fatto che aveva venduto la sua prima volta, si sentiva così. So che mi rispose così. E che questa risposta mi ha lasciato sbigottita. Non avevo fatto ancora sesso. Avevo appena sedici anni. Non ero una che stava ore ed ore in giro dato che aveva il doppio dei compiti da fare, studiando sia musica che andando a scuola. Ma non dovetti aspettare molto per la mia prima volta.. Accadde e scoprì che non mi sentivo sporca. Che ero cambiata, mentalmente, ma solo in quello che riguardava l'approccio con il sesso maschile. E che, nonostante tutto, non mi sentivo matura, adulta. Anzi. Ebbi un ritardo mostruoso, e l'unica cosa che posso ricordare, di cui posso essere sicura, fu una strana sensazione di paura, che mi attanagliò per giorni e giorni, fino a che non ebbi il ciclo. Fu allora che presi il coraggio a quattro mani e parlai con mia madre, dicendole quello che mi era successo. Forse perché avevamo solo ventitré anni di differenza, forse perché ha sempre cercato di essere una vera amica, prima di una mamma apprensiva, mia madre mi capì e mi stimò. E fu allora che capì, a mia volta, che cosa voleva dire essere adulta. Voleva dire affrontare le cose di petto, senza paura. Solo allora, quando ci si riesce, si diventa adulti. Lo dissi a quella ragazza...”

Si bloccò, gli occhi divennero lucidi e Orlando, piano chiese:

Che ti disse lei?”

Edith tirò sul col naso. Odiava farsi vedere così davanti a qualcuno. Perfino da Rachel. Per lei le lacrime erano un segno di debolezza. E cercando di sembrare serena, rispose:

Rise. E solo allora mi resi conto che l'avevo irrimediabilmente persa...”

Piombò di nuovo nel silenzio. Orlando si rese conto che, stavolta gli occhi di Edith erano asciutti, ma le mani erano strette al volante. La osservò per qualche istante e chiese ancora:

Chi era quella ragazza?”

Edith emise uno strano verso, un mezzo tra uno sbuffo e una risata e seria rispose:

Era Emma Norton, la modella. Mia sorella minore.”



Orlando non seppe mai se Edith gli fece quel discorso sul sentirsi adulti per metterlo davanti alla realtà. E quella era unica. Perfino lui lo sapeva. O almeno, per il momento lo sentiva.

Kate non lo avrebbe perdonato e ci sarebbe stato davvero poco da fare.

Si addormentò e fece un sonno disturbato dalla scomodità e dal discorso fatto prima di parlare. Per non parlare dell'articolo che, per quanto cercasse di non pensarci, occupava maggior parte dei suoi pensieri.

Si svegliò di soprassalto. E con sua sorpresa, erano arrivati a Parigi.

Guardò l'orologio e vide che erano già le due.

Sospirò e stropicciando gli occhi, disse, sistemandosi nel sedile:

Dobbiamo chiedere informazioni. Altrimenti ci perdiamo...”

Edith sorrise e rispose:

Di che hai paura. Ho il tom-tom!”

Ah! Quell'aggeggio infernale che ho anche io in macchina ma che non so usare!” esclamò Orlando stordito, chiedendo poi: “Ma quanto ho dormito?”

Quasi due ore. Ti sei addormentato che eravamo vicino a Parigi” rispose Edith svoltando e fermandosi davanti ad un semaforo rosso. E guardando Orlando gli chiese: “Sei pronto? Tra poco saremo da lei!”

Orlando guardò la strada. Erano vicini all'appartamento di Kate.

Che cosa le avrebbe detto in sua discolpa? Perché, ora che sapeva di essere nel giusto, non riusciva a trovare uno spunto per cominciare un discorso?

Edith sembrò quasi che gli leggesse nel pensiero e girando il volante, disse:

Sei solo nervoso. Ricorda che ci sono anche io con te! E che farò di tutto per toglierti dai guai. Non ti lascio da solo”

Orlando sorrise nervoso. Proprio in quel momento entrarono in una strada lussuosa al centro di Parigi. Era quella la strada dove Kate aveva affittato la casa. La ricordava benissimo.

Guardò Edith e disse:

Non mi vorrà parlare”

Edith sorrise e dandogli una pacca sulla gamba, ribatté:

Credo che a qualsiasi persona farebbe piacere vedere la persona che ama arrivare in macchina da Londra solo per chiederle scusa”

Era vero. Non era mica da tutti avere un'idea simile, anche se l'idea non era stata sua ma di Edith. Però Kate non lo poteva sapere.

Sorrise e guardò Edith che allungava il collo per cercare un parcheggio.

La casa di Edith era in un stabile a più piani, organizzato similarmente a quello di Londra dove Orlando abitava.

Aveva una reception, una sala d'attesa e una sorta di portinaio che annunciava l'arrivo degli ospiti per gli abitanti dei vari appartamenti, al posto dell'usuale -e più 'terreno'- citofono.

Lo trovarono subito, massiccio in mezzo agli altri palazzi. Edith si bloccò davanti e disse:

Scendi e comincia ad andare. Io cerco il parcheggio. E mi raccomando. Non farti prendere dal panico. E non dire cose che potrebbero rovinarti. E se ti dovesse essere di aiuto, fammi chiamare. Ti vengo a dare una mano.. Te l'ho promesso e ogni promessa e debito. E non sono venuta qui per niente...”

Orlando annuì. Era pallido in viso. Edith provò un moto di tenerezza. Scosse la testa. Se avesse messo le mani su quel cretino che aveva scattato le foto, gli avrebbe volentieri spaccato la faccia. E non solo per quello che aveva fatto. Ma anche perché, per quattro ore non aveva fatto altro che guidare ed ora le mani erano piene di vesciche che si sarebbero trasformate in calli se non c'avesse messo una crema sopra.

E sospirando andò a parcheggiare.



Arrivò nello stabile qualche minuto dopo. Orlando era già salito e, per non disturbare i due amanti ritrovati, Edith si mise a sedere nella sala d'attesa, dove cominciò a sfogliare una rivista scandalistica francese.

Passò qualche secondo poi si tuffò su una copia di Vanity Fair lasciata da una donna di mezz'età che uscì camminando claudicante per via dei tacchi.

Guardò la copertina e sorrise. Era la copia dove c'era la sua intervista ad Orlando. Sfogliò il giornale e lesse qualche brano dell'intervista, stupendosi di non ricordarne neanche il minimo passo.

Sorrise rileggendone la parte centrale.

Ho conosciuto molte star di Hollywood e nostrane. Tutte, anche la più 'no global' si sono presentate da me con una guardia del corpo che mi ha chiesto di non turbare la quiete del protetto o della protetta con domande equivoche o sulla vita privata. Come è ben noto, io non amo i gorilla dalle scarpe croccanti, pronti a schiacciarti con le loro mani possenti. Quindi è stata una grandissima sorpresa vedere Orlando Bloom arrivare al punto del nostro incontro da solo, vestito come un comune normale e sedersi a bere un caffè con me come se mi conoscesse da tempo...”

Si diede dell'ipocrita. Aveva cercato di non distruggere Orlando solo perché il suo capo diceva che un'intervista con lui sarebbe valsa un mucchio di ristampe, ma non aveva trovato la minima particolarità, un qualche cosa che la sorprendesse in Orlando Bloom. Ci sarebbe voluto un mese da quel 13 Novembre 2005, prima che Edith ritrattasse e pensasse che Orlando era un ragazzo apposto.

Curiosa continuò a leggere, sapendo che le sue critiche erano molto più feroci di quelle dei suoi detrattori e, quindi, più sincere e più costruttive.

Una cosa che mi stupisce è che si muove sempre quando parla. Lo fa con le mani, con la testa, con le gambe... Insomma, quando parla di qualche cosa a cui tiene o che, presumo, gli piaccia, si muove tutto, entusiasta nella voce, come un bambino che ti descrive un suo nuovo giocattolo. Incantata lo sto a guardare, non volendo interrompere quel fiume inarrestabile di parole e di energia...”

'Quel fiume inarrestabile di parole e di energia'.

Si trattenne dal ridere come una pazza, dandosi della cretina per quella intervista. Lei la stroncatrice di carriere Edith Norton, il mastino della redazione di Vanity a Londra, quella i cui pezzi facevano il giro del mondo, aveva scritto quell'insulsa frase?

Frugò nella memoria. Per quanto le fosse possibile tornò all'intervista con Orlando. A quel giorno di metà novembre, quasi due mesi prima.

In un certo senso non fu difficile ricordare. Il loro primo incontro era stato a dir poco comico, quasi surreale. Era cominciato con la rabbia cieca di Edith per il mostruoso ritardo di Orlando che, probabilmente non sapeva con chi aveva a che fare, dato che –e non lo diceva per vantarsi- anche Sean Connery che di lei poteva benissimo fregarsene, era stato puntuale, arrivando perfino in anticipo.

Ricordava bene che subito dopo l'arrivo di Orlando, che si aspettava come minimo che svenisse alla sua vista, Edith lo scambiò per un cameriere e gli chiese un espresso e una mezza minerale naturale. Sorrise portando una mano alla bocca ricordando la faccia di lui all'insolita richiesta e cercò di immaginare la sua quando Orlando prese la sedia e si mise a cavalcioni facendole notare che lui era tutto, meno che un cameriere.

Da lì in poi fu guerra aperta. Però una cosa la ricordava. E questo giustificò l'intervista scritta. Quando premette il tasto rec del registratore e cominciò a fare domande all'attore, calò una sorta di strana atmosfera, non brutta, anzi... Sembrava quasi che nessuno esistesse vicino a loro e che ci fossero solo le domande di Edith e le risposte di Orlando. Solo quando l'intervista finì e il dito di Edith pigiò il pulsante stop, il suono metallico del registratore che si ferma fece ritornare tutto alla normalità e tra di loro fu di nuovo guerra.

Lesse ancora qualche pezzo dell'articolo quando sentì la porta dell'ascensore aprirsi. Voltandosi, vide Orlando. Non era andata bene. Aveva una faccia da funerale e sembrava smarrito quasi cercasse qualche appiglio nel mondo che, per lui, forse, in quel preciso istante, girava troppo veloce.

Si sollevò e torcendosi le dita imbarazzata, disse:

Non ti chiedo com'è andata. Lo vedo dalla tua faccia. Ti chiedo solo se posso fare qualche cosa per aiutarti..”

Orlando indicò l'ascensore e disse:

Vuole parlarti...”

Kate?!” esclamò esterrefatta Edith.

Orlando annuì ed Edith deglutì. Che cosa voleva Kate da lei? Dargliele per qualche cosa che non aveva fatto?

Perché vuole che salga anche io scusa?”

Ha detto che vuole parlarti... Ecco tutto...”

Orlando era infastidito. Edith, quindi, non ebbe il coraggio di ribattere nulla. E passando una mano sui capelli, disse:

A che piano sta?”

Quarto. Appartamento 16.”

Edith annuì e si allontanò. Prese l'ascensore e si chiese perché si andava sempre a immischiare in fatti più grandi di lei.



Quarto piano. Appartamento... Tredici” e dicendolo allungava la 'e' guardando la porta interessata. “Quattordici” e come prima, stavolta allungò la 'o'. “Quindici” e stavolta allungò la 'i' e fermandosi davanti alla porta di Kate, disse: “Ed eccoci qua. Numero sedici”

Allungò la mano nel piccolo campanello e suonò.

Aspettò qualche secondo e poi la porta si aprì. Conosceva Kate da un po' di tempo. L'aveva sempre vista impeccabile, perfetta, una piccola Barbie Malibù, visto che era americana, che sorrideva dolcemente qualsiasi cosa le dicessero. La stimava perché voleva studiare psicologia. E lo stava facendo egregiamente.

Ora, però, era lo spettro di quello che aveva sempre visto. Le occhiaie. I capelli sconvolti. Era ancora in camicia da notte.

Entra. Ti stavo aspettando!”

Edith deglutì a vuoto. Perché la stava aspettando? Guardò intorno alla ricerca di qualche oggetto contundente. E si accorse che ce n'erano svariati. Un grosso vaso di vetro dal dubbio gusto. Una ceneriera enorme e oblunga. Gli alari del camino.

Spaventata Edith guardò Kate che le sorrideva e non capiva perché lo facesse. Per tutta la stampa britannica e, per come erano andate le cose, anche per la stessa Bosworth, Edith si era portata a letto Orlando e avevo una relazione clandestina con lui. Questo non incoraggiava sorrisi, anzi... Visto che spesso Brian aveva detto che la piccola Kate aveva pensato al matrimonio con Orlando, Edith, presumeva, dovesse aspettarsi una coltellata in pieno petto.

Già immaginava i titoloni:

ATTRICE AMERICANA FERITA DA ARTICOLO SU GIORNALE SCANDALISTICO, UCCIDE FAMOSA GIORNALISTA SUA RIVALE IN AMORE CON SVARIATE COLTELLATE E OCCULTA IL CADAVERE. (articolo pagina 8,9,10,11)”

Ok! Aveva paura.

Ti prego, siediti!” disse Kate dolce indicandole il divano.

Non volendola contraddire, Edith fece come ordinato e si mise a sedere. Deglutì per l'ennesima volta a vuoto e guardò Kate che, sedendosi nella poltrona davanti a lei, sorridendo, disse:

Non credo che tu ed Orlando abbiate una storia, sia inteso...”

Edith spalancò occhi e bocca per la sorpresa.

Se credeva che non avesse una storia con quello che, presumeva, era ormai il suo ex ragazzo, perché le voleva parlare?

Ti starai chiedendo perché ho chiesto ad Orlando di farti salire”

Appunto.

Kate sorrise e guardando Edith con dolcezza le spiegò:

Ho lasciato Orlando stamattina perché quel giornale mi ha fatto capire che non posso vivere per sempre nella paura di perderlo. Non ci vediamo spesso e per quanto, questo, sia utile alla passione, col tempo, finisce per logorare una storia. E la storia tra me ed Orlando è finita da molto, troppo tempo ormai...” sospirò trattenendo le lacrime e continuò: “Ed è per questo che ti ho chiesto di venire qua. Ti devo chiedere un favore!”

Edith era troppo confusa per parlare. Lasciò che Kate continuasse senza dire la minima parola. E l'attrice colse l'opportunità, involontariamente.

Voglio che badi ad Orlando. So che ti sembrerà strano. So che vi conoscete da poco tempo, ma lui mi parla molto di te. E ti stima. Se non sapessi che infondo è ancora innamorato di me, –me lo ha detto prima, ecco perché sono così sicura- direi che si sta innamorando di te...”

Le due donne sorrisero: Kate per la sua stessa battuta; Edith per il nervoso.

Edith.. So che alle volte Orlando è insopportabile. Che è troppo egocentrico per rendersi conto che intorno a lui gira un mondo meraviglioso. Che è malizioso allo sfinimento. Ma è un ragazzo d'oro se vuole. E sa dare il cuore a chi gli vuole bene e fa qualche cosa per lui di davvero importante. E credo che, visto quello che ha detto pochi minuti fa, pensi lo stesso di te, Edith. Non tutti sono disposti a salire su di una macchina, viaggiare ad alta velocità per due stati, lasciando una capitale per raggiungerne un'altra. Ed è per questo che voglio che gli stai vicino e lo aiuti a superare questo momento di dolore. Perché sei l'unica persona che può farlo...”

Ma io...!”

L'esclamazione di Edith arrivò come da un pianeta lontano. Dopo mezz'ora che stava la dentro, era la prima volta che apriva la bocca e la sua voce era quasi innaturale, acuta, sia per il lungo silenzio, sia per la sorpresa.

Kate allungò un mano per chiederle di tacere, cortesemente. Edith obbedì e Kate continuò:

Tu sei l'unica che sa tenere a bada Orlando. Lo so. Si capisce. Tu sai tenere a bada chiunque, uomo, donna, vecchio o bambino. E sei intelligente e acuta. E puoi aiutare Orlando. Perché lui lo merita e, nonostante tutto, dietro quella scorza da 'so tutto io che ti credi?' c'è un bravo ragazzo di campagna, un bambino cresciuto che gioca a fare cose pericolose e non pensa che si può fare male, come è già successo una volta. Un ragazzo meraviglioso che ti fa ridere e sa ridere fino alle lacrime. Un ragazzo di cui è facile innamorarsi se non si sta attenti. Un ragazzo che darebbe il suo braccio destro per chi ama. Una persona che finirai per amare. Ne sono sicura...”

Ma se lo ami ancora, perché non gli dai una seconda opportunità?” chiese Edith piano.

Kate sorrise, con gli occhi incredibilmente lucidi.

Te l'ho già detto. Siamo stati per troppo tempo lontani e questo ci ha allontanati. E poi, non so se Orlando te lo ha detto, ma non sarebbe la prima volta che lo perdono...”e guardando Edith, con urgenza nella voce, le chiese: “Edith, davvero. Me lo prometti?”

Edith sospirò. Era in trappola. Non poteva dire di no. Sorrise e dolce disse:

Ok. Te lo prometto...” e porse la mano a Kate che stringendola, tra le lacrime, disse:

Grazie Edith, grazie davvero..”

Edith fece un cenno con la mano come per dire che non era niente di importante, poi, con imbarazzo, indicando la porta, continuò:

Io vado da Orlando. Mi sta aspettando da un pezzo e si starà chiedendo che fine mi hai fatto fare..” e sorrise nervosa.

Anche Kate sorrise e precedendo Edith l'accompagnò alla porta. E prima di aprirla, poggiando una mano sull'uscio chiuso, chinando la testa disse:

Un ultima cosa..”

Edith la guardò senza muovere un muscolo. Forse aveva aspettato l'ultimo momento per picchiarla, ingannandola e facendole credere che si fidava di lei, quando non era vero?

Kate sollevò la testa e piangendo, disse:

Non dirgli quello che ti ho chiesto di fare. Fallo, ma senza che lui se ne renda conto”

Edith sorrise e abbracciò Kate e dolcemente le rispose:

Tranquilla, farò come mi hai detto!”

Kate annuì, asciugando le lacrime e sorridendo, con le guancia bagnate aprì la porta dicendo per ultima cosa:

Buona fortuna Edith!”

Edith uscì si voltò e rispose:

Buona fortuna anche a te, Kate!” e lasciò che l'americana chiudesse la porta e, così, la sua storia con Orlando.



Era di sopra da tanto tempo, ormai. Troppo a dire il vero. Orlando, nervoso, tamburellava le dita della mano sinistra sul bracciolo della poltrona dove, qualche minuto prima stava seduta Edith, mentre, con la mano destra, faceva ruotare tra le dita il suo accendino.

Stava pensando che fosse successo qualche cosa di irreparabile, quando una luce si accese nel suo cervello. Edith era brava con le parole. E se fosse riuscita a convincere Kate a tornare con lui? E se in quel momento stessero parlando proprio di quello, invece di picchiarsi, come Orlando aveva pensato quando i minuti cominciarono a diventare un po' troppi?

Stava pensando a questo, quando, per l'ennesima volta, la porta dell'ascensore si aprì e, per l'ennesima volta, Orlando si voltò e guardò nella direzione da cui veniva il rumore delle porte scorrevoli che si aprivano.

Stavolta, però, non vide una vecchia o un distinto signore uscire dall'ascensore. Vide Edith e, saltando in piedi, le chiese:

Allora? Che ti ha detto? Ti ha detto di farmi salire? Che possiamo fare pace?”

'E puoi aiutare Orlando. Perché lui lo merita e, nonostante tutto, dietro quella scorza da 'so tutto io che ti credi?' c'è un bravo ragazzo di campagna, un bambino cresciuto che gioca a fare cose pericolose e non pensa che si può fare male, come è già successo una volta. Un ragazzo meraviglioso che ti fa ridere e sa ridere fino alle lacrime...'

Edith sorrise, guardando Orlando. Aveva promesso. Lo avrebbe protetto. E avrebbe cominciato da subito.

Lenta si avvicinò e scuotendo la testa, disse:

Orlando... Non mi ha chiamata per dirti di salire. Mi ha chiamata perché voleva vederci chiaro su questa storia. Abbiamo provato a capire chi potesse essere, ma non siamo arrivate a capo a nulla. E mi ha promesso che farà di tutto per aiutarmi con Brian se ci sarà bisogno...”

Aveva mentito, ma lo aveva fatto a fin di bene,.

Non sapeva però che Orlando avrebbe preferito la verità che gli avrebbe fatto meno male di quello che si era inventata. Chinò la testa e strinse i pugni. Edith lo guardò e la voce di Kate risuonò ancora:

'Edith, davvero. Me lo prometti?'

Gli poggiò una mano sulla spalla e lo accompagnò fuori. Troppo orgoglioso per piangere, Orlando rimase in silenzio, con i pugni ancora chiusi e la testa china.

Quando furono fuori dallo stabile, Edith gli sistemò la sciarpa, con la stessa cura che si usa per un bambino e disse:

Metti gli occhiali da sole..”

Orlando la guardò senza capire. Quella giornata era successo spesso che rivolgesse ad Edith quello sguardo, ma mai come quella volta sentì di aver ragione a farlo.

Edith lo guardò prendendo i suoi dalla borsetta e disse:

Metti gli occhiali da sole e in macchina metti il cappellino. Quello orrendo che avevi su stamattina quando sono venuta a prenderti...”

Perché mi dovrei camuffare?” chiese Orlando confuso.

Edith sorrise e disse:

Mi spiace vederti giù. Così ho deciso che, prima andiamo al 'Louvre' e poi, magari, andiamo a mangiare qualcosa prima di partire. Conosco un ristorante molto carino vicino alla Torre Eiffel... Basta che ti togli quel muso però...”

Orlando la guardò. Sorrise malizioso e chiese:

Ammettilo. Ti spezza il cuore vedermi così perché ti piaccio!”

Edith sollevò un sopracciglio e sospirando, scuotendo la testa disse:

Ecco, vai a fare del bene alla gente..” e inforcando gli occhiali disse: “Muovi quelle chiappe rinsecchite Bloom e sappi che non è uno dei miei passatempi preferiti andare in giro con te, dato che, le rare volte che lo faccio finisco nei casini”

Orlando trasecolò e seguendo Edith, replicò all'affermazione:

Sappi che ci sono ragazze che pagherebbero milioni per il contrario. Sono uno amato, io..”

Edith lo guardò da capo a piedi, bloccandosi un attimo e rispose:

Continuo a dire che la gioventù moderna non ha più ideali sani su cui basarsi. E questo è dimostrato dal fatto che deve guardare te per avere un mito...”

Orlando la seguì e malizioso, chiese:

Ammettilo ti piaccio!”

Se non la smetti ti lascio a Parigi e riparto da sola. Ora!” rispose Edith sorridendo alle angherie del ragazzo. “E muoviti, altrimenti non ce la facciamo. Stasera devo riportare la macchina a Rachel, te lo devo ripetere altre mille volte?”

Orlando si bloccò e preoccupato chiese:

Perché dove hai parcheggiato?”

Lontano. Qua non c'era posto!” rispose con voce cantilenante Edith.

Orlando si avvicinò e sorridendo disse:

Ammettilo, non sai parcheggiare come tutte le donne”

Ho una guida sportiva io...”

Non sai parcheggiare...”

Non lo ammetterei, se fosse vero, nemmeno sotto tortura. Quindi, smettila Bloom..”

Ma Orlando non aveva nessuna intenzione di smettere. Prendere in giro Edith e vederla così disponibile nel farsi far prendere in giro, lo aiutava a cacciare il dolore.

Cominciarono a giocare e ridere per la strada.

Non sapevano che una ragazza bionda, da una finestra dello stabile che avevano lasciato, piangeva calde lacrime, guardandoli allontanarsi.

Era Kate, distrutta dal dolore, ma tranquilla nonostante tutto.

Sapeva di aver fatto la scelta giusta per lei ed Orlando.

E sapeva di averlo lasciato in buone mani.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12: De Paris a Londres.


La gita a Parigi stava giungendo al termine ed Edith e Orlando, vicini alla macchina si preparavano a partire.

Che ne dici se guido io?” chiese Orlando.

Edith stava aprendo la portiera. Guardò Orlando, l'orologio e la macchina nell'ordine, un po' allarmata. L'attore se ne rese conto e, con un sorriso, uno dei pochi con cui aveva gratificato la loro gita parigina, disse:

Tranquilla. So guidare se è questo quello che ti stai chiedendo...”

A dire il vero la paura di Edith era quella di non riuscire ad arrivare in tempo, ma, fidandosi del fatto che gli uomini, guidando, sono molto più spericolati delle donne e, almeno per quello che dicono le statistiche, hanno una giuda più sportiva, sorridendo consegnò le chiavi ad Orlando e sfidandolo disse:

Vediamo cosa sai fare Bloom!”

Orlando prese le chiavi al volo. Nonostante non si aspettasse il tiro e sorridendo rispose alla sfida, dicendo:

Sarà il viaggio migliore della tua vita Edith. Il migliore in assoluto....” e salirono in macchina senza aggiungere altro.



Brian?”

Edith. Che c'è?”

Brian ti prego dimmi che non sei stato tu?”

E se ti dicessi che non sono stato io mi crederesti?”

Edith era dentro una camera buia. Ma com'era possibile? Pochi minuti prima era in macchina con Orlando cantando “VIDEO KILL THE RADIO STAR”, ora si trovava lì a parlare con Brian. Stava sognando, era l'unica spiegazione logica. Ma che significava tutto questo? Che cosa stava chiedendo a Brian? Possibile che il suo subconscio le ponesse una domanda che non sapesse nemmeno di cosa trattasse?

D'istinto replicò:

Sei pronto a giurarlo Brian?”

L'uomo sorrise. Edith sentiva solo una voce che la circondava. Lei stava seduta in quello che, presumeva fosse il centro della stanza. Si guardava intorno cercando la fonte, il punto d'origine della voce, ma non lo vide.

Te lo giuro..”

Sentì una risata sommessa. Una risata femminile stavolta. E lei la conosceva bene. Era quella di sua sorella. Che il suo subconscio si chiedesse se Brian l'avesse di nuovo tradita con Emma? Con rabbia stavolta, voltò la testa e disse:

Emma. Che ci fai qui?”

A dirti quello che già sai. È stato lui. Anche se non lo vuoi ammettere nemmeno a te stessa...”

E tu come lo sai?”

Sto con lui!”

Emma sorrise di nuovo, maligna.

Cercando la provenienza delle voci, Edith si voltò più volte. Ma non capì da dove provenivano.

Me lo hai giurato Brian!”

Nessuno rispose.

ME LO HAI GIURATO!”

Brian sa dire le bugie Edith. Te l'ho sempre detto. Non era lui quello che dovevi perdonare...”

Stavolta la voce era quella di Paul.

Edith lo chiamò disperata. Fu inutile. Stava gridando quando...



Un fosso.

Dannazione! Un fosso così poteva distruggere qualche cosa la sotto...

E poi Rachel chi la sentiva.

La radio era spenta.

Un fosso.

Un fosso? In un autostrada non ci sono fossi. Com'era possibile?

Si era addormentata. Era crollata perché il viaggio di ritorno sembrava più lungo di quello di andata. E pensare che aveva sempre creduto il contrario.

Un altro fosso.

Orlando ma vuoi stare attento?”

Parlò con la voce impastata.

Shh! So che quello che sto facendo Norton... E poi siamo quasi arrivati...”

Edith sorrise nel sonno, soddisfatta. Erano quasi arrivati. Stava per riassopirsi quando...

Un altro fosso. Le sembrava strano che, nella strada per entrare a Londra ci fossero così tanti fossi.

Lentamente aprì gli occhi, in quello che sembrava uno sforzo immane e guardò la strada. Non erano alle porte di Londra. E tanto meno nella superstrada che di lì a poco li avrebbe portati nella capitale inglese.

Erano in una strada, sconosciuta, con poca illuminazione e, da quello che poteva vedere dai cartelli che veniva accarezzati dalla luce dei fari della macchina, ancora in territorio francese.

Orlando. Ti avverto. Se vuoi abusare di me sono esperta in autodifesa e ho un ottimo spray al peperoncino nella borsetta. Quindi, se ci tieni al tuo bel visino, fammi un enorme favore. Gira la macchina e portala sull'autostrada...”

Orlando sbuffò, divertito e, senza abbandonare il suo tono apatico, rispose:

Guarda che non ho bisogno di portare una donna in un vicolo oscuro per portarmela a letto. Ricorda che sono uno che sa corteggiare io!”

Edith sollevò il sopracciglio e, osservandolo per qualche secondo, poi, sbottò:

SENTI! IO SO CORTEGGIARE LE DONNE NON HO BISOGNO DI VICOLI SCURI PER FARCI SESSO! SONO CONTENTA PER TE, MA SI DA IL CASO CHE, IN QUESTO VICOLO SCURO CI SIAMO, PER QUALCHE OSCURO MOTIVO E, SE NON SVOLTI LA MACCHINA, GIURO SULLA COSA CHE HO PIÙ CARA AL MONDO CHE TE LE DO,PRIMA, POI CHIAMO NATO, ONU E POLIZIA FRANCESE E INGLESE, RICHIEDENDO IL MANDATO D'ARRESTO INTERNAZIONALE. QUINDI, SE NON VUOI CORRERE RISCHI INUTILI, SVOLTA STA DANNATISSIMA MACCHINA E RIMETTITI IN VIAGGIO. ORA!!”

Orlando guardò Edith per un attimo negli occhi e sempre asciutto nei toni, chiese:

Tu fai sempre così vero?”

Edith lo guardò senza capire e scuotendo la testa gli chiese:

In che senso, scusa?”

Gridi.” cominciò a spiegare Orlando. “Ottieni le cose tiranneggiando e pensando di essere sempre dalla parte della ragione, anche quando non lo sei. E quando lo sei, dalla parte della ragione intendo, riesci ad essere talmente dispotica da non rendi conto che passi dalla parte del torto, automaticamente. Come quella volta al 'Hard Rock'. Vada che fossi arrivato in ritardo, ma non c'era bisogno di comportarsi così..”

Boccheggiando per qualche attimo, Edith, guardò Orlando e sbottò di nuovo:

OH, POVERO BIMBO. TI HO FERITO VERO? NON ERI PRONTO AL FATTO CHE UNA POVERA MORTALE NON POTESSE CONOSCERE IL TUO BEL FACCINO. SAI CHE TI DICO? IO SARÒ ANCHE PREPOTENTE E ALLE VOLTE MALEDUCATA, MA SO CHE POSSO PERMETTERMELO. E CHE SE LO POSSO FARE, NON LO DEVO AL FATTO CHE HO RISO COME UN'IDIOTA DAVANTI AD UNA TELECAMERA!” e, incrociando le braccia al petto, disse, calma: “Non hai ancora portato la macchina in carreggiata. Stasera la devo riportare a Rachel, gliel'ho promesso...”

Ho chiamato John per dirgli della macchina e Rachel era con lui. Hanno detto che non ci sono problemi e che la possiamo riportare domani di mattina...” rispose Orlando che cominciava a spazientirsi, stringendo le mani, nervoso, sul volante.

Edith si voltò, lo guardò con sguardo truce e disse:

Puoi dirmi almeno dove stiamo andando?”

A riposare!” replicò secco Orlando.

E mi porti in Culonia a riposare? Sto posto se lo è dimenticato perfino Dio, talmente è isolato!” rispose Edith indicando la strada che, in effetti, appariva molto desolata.

Stavolta, Orlando, dopo aver accumulato rabbia e frustrazione per un giorno intero, esplose e sbottando, disse:

SENTI NORTON. IO CAPISCO CHE TU SIA UNA FRUSTRATA E ISTERICA TRENTENNE CHE HA DEDICATO LA SUA VITA AL SUCCESSO. MA STAI PARLANDO CON UN UOMO CHE MENTALMENTE È A TERRA. HO VOLUTO GUIDARE IO, PERCHÉ TU ERI TROPPO STANCA PER FARLO E, NEL MALAUGURATO CASO LO AVESSI FATTO, FORSE, A LONDRA CI RIPORTAVA LA POLIZIA MORTUARIA DENTRO BARE IN ZINCO. E DELLA MACCHINA DI RACHEL NON SAREBBE RIMASTO NEMMENO IL VOLANTE. ORA, IO, CHE GUIDO E CHE MI SENTO UNA PERSONA RESPONSABILE , TI CHIEDO L'IMMENSO FAVORE DI PERMETTERMI DI RIPOSARE E DI FARLO ANCHE TU, DATO CHE ABBIAMO IL BENESTARE DELLA RAGAZZA DEL MIO MIGLIORE AMICO, NONCHÉ TUA MIGLIORE AMICA, PER PORTARE QUESTA DANNATA MACCHINA A LONDRA DOMATTINA. QUINDI, ANCHE SE SO DI CHIEDERE TROPPO ALLA TUA INDELICATA PERSONA, PER UNA VOLTA POSSO CHIEDERTI DI TACERE E DI ESSERMI RICONOSCENTE INVECE DI DARMI ADDOSSO?”

IO NON TI STO DANDO ADDOSSO. SEI TU CHE FAI LA VITTIMA!” inveì Edith.

IO NON FACCIO LA VITTIMA. SEI TU CHE MI ROMPI LE PALLE..” ribatté Orlando esasperato.

IO NON ROMPO LE PALLE. IO STO SOLO NOTANDO IL FATTO CHE SIAMO IN MEZZO AL NULLA PER CERCARE UN POSTO PER DORMIRE E VISTO CHE QUELLA CHE SA PARLARE FRANCESE SONO IO E CHE, MENTRE DECIDEVI DOVE PORTARMI LEGGENDO CHISSÀ CHE COSA, DORMIVO, SCUSA SE MI PREOCCUPO!” rispose Edith.

Orlando si voltò un attimo e guardando Edith sconvolto dalla reazione, gridò:

MI HAI PRESO PER UN IDIOTA PER CASO? TI VORREI RICORDARE CHE 'BED & BREAKFAST' È INTERNAZIONALE E UGUALE IN TUTTO IL MONDO. SO LEGGERE UN CARTELLO CON SU SCRITTO CHE CE N'È UNO A MENO DI DUECENTO METRI. O PENSI DI ESSERE L'UNA PERSONA AL MONDO CAPACE DI LEGGERE?”

Edith socchiuse gli occhi e disse:

Non ho detto questo. Ho solo detto che potresti aver sbagliato a svoltare...”

E allora Edith Norton sappi che il mondo gira anche se tu ti assenti per riposare. E guarda caso... OH! Il povero cretino capisce anche l'utilizzo delle e frecce e...”

Orlando non finì la frase perché Edith gridò:

ATTENTO!” e prendendo lo sterzo in mano, girò improvvisamente, facendo finire la macchina di lato.

In un attimo saltarono fuori gli airbag e la macchina si spense, da sola, senza un motivo.

Orlando sollevò la testa intontito e appurando di non perdere sangue dalla fronte, sospirò e chiese:

Ma che cazzo ti è preso? Hai sterzato e.. Norton? Norton che diavolo fai? NORTON DOVE CAZZO VAI!”

Era inutile gridare. Correndo Edith aveva lasciato la macchina ed era scesa, dirigendosi verso l'oscurità. Orlando, allarmato, si liberò dalle cinture e dagli airbag e uscì fuori. Stava cercando di vedere dove fosse Edith, quando la vide arrivare, sorreggendo e coccolando qualcosa che teneva stretto tra le braccia.

La guardò confuso, senza capire e, quando Edith lo vide, s'illuminò e disse:

Non me lo sarei mai perdonato, Orlando, se l'avessi investito... Non è adorabile? È un gattino terrorizzato.”

Orlando sorrise e guardò il fagottino nero che teneva Edith, cercando di coccolarlo. Non ci riuscì, appena si avvicinò e cerco di allungare il dito per accarezzare il micio, quello soffiò e cercò di graffiarlo.

Non gli piaci!” disse soddisfatta Edith sollevandolo e guardandolo, aggiungendo poi, trionfante. “Un altra donna a cui non piaci. Sai.. Stavi quasi per investire una piccola gattina!”

Orlando socchiuse gli occhi e disse:

Andiamo in macchina e proviamo a mettere in moto. E niente stronzate improvvise che ci siamo giocati gli airbag.”

Edith seguì il consiglio dell'attore e salì in macchina.

Orlando la seguì e assieme ripresero i posti assegnati, con l'aggiunta della piccola gattina, aggiuntasi al duo, che, seduta nelle gambe della sua salvatrice, faceva le fusa felice.

Orlando girò la chiave nel quadro, ma, stranamente, la macchina sprofondò un po'. Provò di nuovo. Nulla, la macchina sembrava sprofondare ogni volta che le ruote giravano veloci e a vuoto.

Ci siamo impantanati!” esclamò alla fine Orlando arreso.

Cosa!?” cercò conferma Edith, sperando di non aver sentito bene.

Orlando la guardò e disse:

Il terreno è molle. C'è fango, la macchina c'è finita dentro e il risultato è che, anche se proviamo a farla partire, non ci riusciamo perché la macchina sprofonda sempre di più.”

Edith sollevò, per l'ennesima volta, un sopracciglio, indignata dalla risposta. E con tono aspro, disse, accarezzando la gattina:

So cosa vuol dire essersi impantanati. E so che siamo nella merda, scusandomi il francesismo, dato che ci servirà un carro attrezzi per rimuoverla. A meno che...” ci fu attimo di silenzio, poi, asciutta finì: “Scendi e spingi!”

Orlando la guardò con tanto d'occhi e disse:

Ma sei pazza? Con la mia schiena. Scendi tu a spingere!”

Mio Dio! Che gentleman. Faresti scendere una donna a spingere! Ma che dovevo aspettarmi da uno che arriva in ritardo ad un'intervista...” ribadì per l'ennesima volta Edith.

Orlando sbuffò infastidito e sciogliendo le cinture, aprì la portiera, prese le chiavi dal quadro e scese dalla macchina. Edith lo guardò esterrefatta, mentre si allontanava e solo quando anche lei fece lo stesso, seguendolo, gridò:

Che cosa vuoi fare Bloom?”

Vado a piedi. È l'unica cosa giusta da fare. E poi cercare aiuto, credo che sia la seconda...” rispose Orlando senza voltarsi.

Edith gli andò dietro e disse:

Ma hai detto che ci volevano duecento metri per arrivare al bed & breakfast!”

Bene. Almeno camminiamo e sbolliamo un po' di rabbia!” ribatté Orlando.

Edith lo guardò e bloccandosi disse:

Ma sei scemo. Mi porti in mezzo al Triangolo delle Bermuda, di notte e dici che dobbiamo camminare per sbollire la rabbia?”

Alla domanda di Edith, Orlando si voltò e con occhi assassini, disse, indicandola ripetutamente:

Se solo non ti avessi incontrata Edith Norton, io non sarei qui. Se solo non avessi deciso di fare una buona impressione su di te, piegarti e farti vedere che sbagliavi, forse, ora, non ci sarebbe quel dannatissimo articolo sul 'Sun' e io sarei ancora con Kate. Se solo non ti avessi seguito questa mattina, in una missione che sapevo persa in partenza, a quest'ora, non saremmo in mezzo al nulla cercando di raggiungere un bed & breakfast di cui non vedo nemmeno la sagoma... Quindi, cara Edith Norton, faresti davvero molto bene a stare zitta e non lamentarti. Non ti ho chiesto di proteggermi e non voglio che tu lo faccia. O devo ricordarti che hai comunque due anni meno di me?"

Tu sei l'unica che sa tenere a bada Orlando. .. devi proteggerlo Edith, promettilo...

Le parole di Kate arrivarono nella testa di Edith come una cannonata. Guardò Orlando e chiedendosi come la sua ex riuscisse a vedere tutte quelle cose meravigliose che lei non vedeva, nonostante si ostinasse a cercarle, Edith, essendo una persona che teneva la parola data, fece un profondo respiro e sorridendo, passando una guancia sulla testa del gattino, disse:

Invece di dirmi che cosa devo fare e come ti ho messo nei casini, cammina e smettila di lamentarti..”

Orlando sbarrò occhi e bocca e disperato, alzando le braccia al cielo, gridò:

Ma che ho fatto io di male, Dio!”

Edith sorrise e tirò avanti, dicendo poi, serena:
“Ti ho detto di smetterla. E poi non prendertela con Dio. Avevi ragione. Il bed&breakfast è a pochi metri da qui...” e indicando aggiunse: “Vedo le luci e una sagoma laggiù?” e senza aspettare una risposta, si allontanò verso il presunto bed&breakfast.

Orlando rimase qualche secondo da solo. Poi, scuotendo la testa, si riprese dalla sorpresa e pensò che, quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire prima del sorgere del sole.



Il bed&brakfast, che sventolava un'insegna inglese che diceva 'Cloe's house' era ciò di meno inglese che Edith e Orlando potessero trovare.

Di certo, però non si lamentarono.

I pavimenti non erano ricoperti di moquette o di legno. Al posto di questi materiali usati moltissimo in Inghilterra, c'erano grosse lastre di pietra che, Edith pensò, dovessero dare un'aria calda al luogo, come un ritrovo di montagna dopo che si torna da sciare. E in effetti, il pavimento di pietra, i muri in legno, la sala di ritrovo con un grossissimo camino che troneggiava occupando quasi una parete, riuscivano nell'intento. Aggiungendo poi le varie decorazioni di Natale, l'effetto era davvero stupefacente.

Fu Edith ad avvicinarsi a passo sicuro alla reception. Sorrise e in perfetto francese chiese:

Vorrei sapere se avete due singole per noi?” e indicò Orlando che sorrise e salutò dietro di lei.

La signora dai biondi ricci tinti che stava all'accoglienza, guardò i due e sorrise, aprendo le labbra, cariche di un rossetto cremisi su denti ingialliti dal fumo di mille sigarette fumate, di cui Edith vedeva i mozziconi nel posacenere, più quella che le si consumava tra le dita grassocce, sorrise e rispose:

Camere singole? Dovrei controllare, scusi!”

Edith aggrottò la fronte e guardò la donna allontanarsi. Si voltò e mormorò qualcosa ad un'altra donna dietro di lei, più anziana, chiamandola 'maman', mamma, indicando con un sorriso, il giornale che la vecchia stava leggendo e che ritraeva in copertina, una foto di Orlando che baciava appassionatamente Kate. Si voltò verso l'attore e disse:

Accidenti ti hanno riconosciuto!”

E allora?” chiese Orlando infastidito dall'affermazione della giornalista. “Mi devo anche punire per il fatto che sono famoso e la gente mi riconosce quando mi vede?”

Edith scosse la testa e rispose:

Non sto dicendo questo idiota. Sto solo dicendo che appena ha sentito che volevamo una stanza a testa, mi ha sorriso e si è allontanata dal banco dicendo che doveva andare a controllare se ne aveva. E invece si è avvicinata alla madre, l'ha chiamata e ha guardato la copertina del giornale, rivolgendo subito dopo uno sguardo a te...”

Orlando aggrottò la fronte e anche se non capiva i mormorii delle donne che aveva di fronte, si rese conto che indicavano il giornale e lo guardavano di tanto in tanto.

Imbarazzato, si voltò e cominciò a guardare, con troppo interesse, le decorazioni attaccate alla ringhiera di legno della scala che portava ai piani superiori e, quindi, alle camere.

Passarono pochi secondi prima che la donna si riavvicinasse e, sorridente, annunciò:

Mi spiace, abbiamo solo la suite nuziale. Molte persone tornano in paese a Natale e non tutti vanno a casa dei parenti, preferendo venire qua...”

Edith sbarrò gli occhi e gridò:

COSA!?”

La donna sorrise e spiegò più lentamente:

Ab-bia-mo mol-te per-so-ne e non pos-so dar...”

Ho capito... Intendevo che ero sorpresa del fatto che un bed&breakfast non avesse camere singole...”

Orlando, sentendo la voce alterata di Edith, so voltò e chiese:

Che succede?”

Hanno solo la suite nuziale....”

COSA!?”

Edith sollevò un sopracciglio e in inglese disse:

Appunto!” e tornando a parlare in francese, chiese: “C'è qualche altro bed&breakfast nelle vicinanze?”

La donna che sembrava divertita, scosse la testa dicendo:

No. Il prossimo è a più di venti chilometri da qui e non credo che diano camere dopo una certa ora...”

Chiedigli se c'è un altro bed&breakfast nelle vicinanze” chiese Orlando nervoso, sussurrando all'orecchio di Edith e aumentando la curiosità della padrona dell'ostello.

Edith se ne rese conto e, spostando Orlando infastidita con un gesto della spalla disse:

Gliel'ho già chiesto!” poi, voltandosi e guardando la donna che aveva davanti, con il suo tono autoritario che metteva in riga perfino i morti al cimitero, disse: “Senta. Ho la macchina ferma a duecento metri da qua. Vogliamo solo un posto dove passare la notte tranquilli e qualcuno che ci possa sistemare la macchina per tornare a casa prima della fine dell'anno. Quindi, ora le faccio due richieste e VOGLIO che vengano rispettate. La prima è che, visto che legge tutti quei giornaletti spazzatura e ha capito chi è il mio amico, PRETENDO che non esca nessuna indiscrezione sulla nostra permanenza nel vostro albergo. Se la mia richiesta non verrà accolta, accettata o rispettata, domani mattina stessa avrete i miei avvocati alle porte con una bella denuncia. Secondo... Visto che non posso utilizzare la macchina, le sarei grata davvero se chiamasse qualcuno per toglierla dal pantano in cui è caduta. Così', domattina, possiamo partire tranquilli e lei avrà una preoccupazione in meno..” e sorrise malvagia.

La donna si irrigidì e guardando Edith negli occhi, sorpresa dal tono aggressivo, rispose, in inglese quasi perfetto, stavolta:

Ok. Per la prima opzione posso aiutarvi. Per la seconda, mi spiace ma dovrete aspettare domattina. Qua siamo in un paesino, non stiamo mica a Londra dove, uno schiocca le dita a qualsiasi ora e ha tutto a portata di mano..”

Orlando con la bocca aperta esclamò indignato:

Parla in inglese e per tutto questo tempo ha parlato solo francese!”

Edith ignorò Orlando e pronta a mercanteggiare, disse:

Quando domattina?”

Stavolta fu il turno della donna di sorridere malvagia e dire:

Domattina verso le dieci..”

LE DIECI!?” dissero in coro Orlando ed Edith facendo girare un famiglia che stava davanti al camino e che, con uno sguardo malevolo, mostrò la propria disapprovazione lamentandosi in francese e ad alta voce.

Edith li ignorò e disse:

Sta scherzando? Noi con quella macchina dobbiamo arrivare a Londra entro il primo pomeriggio...”

La donna, che sembrava provare un macabro piacere, disse:

Mi spiace. Il meccanico abita nel paese vicino e non possiamo fare nulla per voi fino alle dieci di domani!”

NON HA UN NUMERO DANNAZIONE PER CONTATTARLO?” esclamò Edith nervosa.

La donna scosse la testa senza abbandonare il suo sorriso, contenta di potersi vendicare almeno così del fatto che non poteva chiamare i giornalisti per farsi un po' di pubblicità gratuita e guadagnarci pure qualche spicciolo in più, disse:

C'è stato un fortissimo temporale qualche giorno fa e ha fatto saltare tutti i collegamenti con gli altri paesi. Mi spiace... Non posso chiamare e non posso aiutarvi.”

Edith imprecò e portando una mano sulla fronte disse, rivolgendosi ad Orlando:

La prossima volta che ti viene una straordinaria idea, anche se so che per te è un evento da ricordare, sei pregato vivamente di non prendere iniziative senza aver consultato la persona che ti sta vicino..” e rivolgendosi alla donna, disse: “Possiamo avere le chiavi della suite nuziale?”

La donna le porse le chiavi e disse:

La stanza sta all'ultimo piano. C'è una targhetta dorata su cui non è inciso nulla sopra.”

Edith prese la chiave e impotente, sensazione a lei sconosciuta, disse:

Posso portare con me il gatto. L'ho trovato ora per strada e non me la sento di abbandonarlo...”

La donna guardò la gattina e stavolta fu la madre a rispondere:

Se lo vuole, lo può anche tenere. Lo hanno abbandonato in una cesta un paio di settimane fa con cinque gattini bianchi e neri. Essendo l'unico completamente nero, nessuno lo ha voluto in paese.. Sa. I gatti neri portano male. Quindi se vuole e mi giura che domani lo porta via, lo può tenere in camera con lei...”

Edith guardò il gattino dagli immensi occhioni azzurri e sorridendo, disse:

Domani lo porto via, stia tranquilla. Da noi il gatti neri portano fortuna..” e guardando Orlando aggiunse: “Andiamo. Sono stanca..” e anche se dentro aveva piccoli guizzi di rabbia che le facevano venir voglia di far del male a qualcuno, Edith sorrise tenendo il gattino in braccio e coccolandolo lo strinse al seno.



Come gli era stato indicato, arrivarono davanti alla camera dell'ultimo piano, contraddistinta dal fatto che era l'unica camera con la targhetta vuota.

Tutte le camere hanno un nome proprio per riconoscerle. Questa no. Chissà perché?” chiese Orlando guardando la targhetta vuota.

Edith sospirò e infilando la chiave nella toppa, disse:

Non so perché ma credo che, sapremo presto il perché” e aprendo la porta, con aria schifata, disse: “Ecco! Appunto!”

Orlando si affacciò e guardò la camera. Era un miscuglio di stili e colori. Dall'ottocento al rustico per gli stili. Dal bianco al rosa pallido per i colori.

Facendo una smorfia disgustata, Orlando, lentamente entrò. E vedendo la camera in tutta la sua completezza, disse:

Credo di non aver mai visto qualcosa di così... così... così...”

Orrendo?” chiese pratica Edith entrando e guardandosi intorno.

Con aria schifata, Edith, guardò il letto a baldacchino su cui stavano attaccate zanzariere bianche e rosa, mentre sul letto spiccavano cuscini di ogni colore e forma. Vicino c'era una cassettiera bianca, con i pomelli per aprire dorati.

Alle finestre c'erano tendine rosa con fiorellini gialli. E la carta da parati.. Beh! Quello era il vero tocco di classe. Bianca con fiorellini rossi.

Dev'essere che considerano tutto questo molto romantico...” disse Edith lasciando andare la zanzariera e guardando disgustata la camera.

La gattina miagolò, guardando la camera con aria poco convinta, muovendosi ancora più sinuosa di quanto non lo facesse normalmente un gatto. Poi, con uno scatto elegante, si mise sulla sedia bianca e si acciambellò, e sbadigliando poggiò la testa cominciando a dormire.

Edith soddisfatta, la guardò con la stessa aria di una madre che vede muovere i primi passi al proprio bambino e con voce sognante chiese ad Orlando:

Non la trovi elegantissima?”

Orlando che cercava ancora di capacitarsi del fatto che si fosse trovato in una stanza simile, non guardò né Edith, né il gatto, anzi, interessato ad uno strano e oblungo soprammobile, disse, con aria poco convinta:

Non mi intendo di gatti, mi sono sempre e solo piaciuti i cani. Pensa che ne ho due”

In quel momento, visti i continui battibecchi, Edith, guardò Orlando in tralice cercò di immaginarlo con due cani: gli vennero in mente, prima due Yorkshire isterici, poi, due chiuaua freddolosi avvolti in cappottini di lana finissima.

Evitando una battuta acida, disse:

Bene. C'è solo un letto..”

Sagace!” ribatté Orlando guardandola divertito.

Edith sollevò un sopracciglio e disse:

Lo so che c'è solo un letto, se solo mi lasciassi finire, avrei detto che dobbiamo trovare un modo per dormire...”

Sese!”intervenne Orlando tornando a guardare il soprammobile. “Comunque io non posso dormire per terra. Mi farebbe male la schiena...”

Edith lo guardò spalancando la bocca e indicando il letto disse:

Questo significa che mi faresti dormire per terra?”

Orlando si voltò a guardarla con l'oggetto oblungo in mano e serio rispose:

Io non ho detto questo!”

Edith sollevò gli occhi al cielo e disse:

E cosa volevi dire? Sia chiaro che nemmeno io dormo per terra...”

Orlando si voltò poggiò l'oggetto nella cassettiera e sorridente, disse:

Bene. Nemmeno io dormirò per terra. E non pensare che sfratterò il gatto per dormire nella sedia. Sei tu quella che mi ha cacciato in questo guaio. E donna o no, ho più diritti di te...”

Edith lo guardò trasecolata. Era impazzito. Completamente fuori. E puntando i pugni chiusi nei fianchi, stringendo gli occhi, disse:

Io dormo nel letto, Bloom.”

Anche io!” ribadì Orlando nella stessa posizione.

Edith si avvicinò a letto e prendendone uno particolarmente brutto, cominciò a lanciare i cuscini e arrabbiata disse:

BENE!”

BENE!” ripeté Orlando con lo stesso tono e facendo lo stesso.

E togliendo gli indumenti, rimanendo solo con la t-shirt lui, una magliettina di lycra lei, si misero a dormire, tergo contro tergo, tirandosi il piumone e scalciando per farsi male.

LA LUCE!” protestò Edith.

Ringrazia solo che mi da fastidio dormire con la luce accesa, altrimenti l'avrei lasciata così” rispose Orlando e allungandosi spense la luce.

Lottarono uno contro l'altro ancora un po', anche con la luce spenta. Smisero solo quando si resero conto che, i termosifoni avevano la stessa temperatura di una serra per far crescere i fiori e che, quindi, troppo movimento, avrebbe aumentato il senso di caldo.

Dopo pochi minuti, quando si sentiva solo il leggero ronfare del gatto, Edith, disse:

La chiamerò Posh!”

Orlando aggrottò le sopracciglia e chiese:

Chi?”

La gatta, idiota!” rispose acida Edith, aggiungendo: “La porto da me. Brian mi ha sempre promesso un gatto, ma non me lo ha mai regalato, quindi... Mi faccio il regalo di Natale da sola...”

Orlando sorrise. Poi pensò a Brian e sentì un vuoto al cuore. Un vuoto profondo che collegò alla fine della sua relazione con Kate. Certo, fino a che non tornava, non sapevano come avrebbe reagito alla storia che avevano piazzato. Nonostante questo, Edith, poteva ancora considerarlo il suo uomo. Lui con Kate non poteva fare lo stesso.

Edith?” disse timidamente Orlando.

Che c'è?” rispose seccata Edith.

Orlando prese coraggio e disse:

Oggi ho detto delle cose cattive su di te. Ma non le pensavo. È che sono nervoso. E quando sono nervoso faccio così. Non credevo che bastasse così poco per perdere Kate. E forse, è come dice lei. L'articolo è servito per aprire ad entrambi gli occhi e accorgerci che le cose non stavano andando bene per via della troppa lontananza... Comunque.. Tu ti sei fatta tutti questi chilometri in macchina per me. E io te ne sono grato. Davvero.”

So che alle volte Orlando è insopportabile. Che è troppo egocentrico per rendersi conto che intorno a lui gira un mondo meraviglioso. Che è malizioso allo sfinimento. Ma è un ragazzo d'oro se vuole. E sa dare il cuore a chi gli vuole bene e fa qualche cosa per lui di davvero importante. E credo che, visto quello che ha detto pochi minuti fa, pensi lo stesso di te, Edith. Non tutti sono disposti a salire su di una macchina, viaggiare ad alta velocità per due stati, lasciando una capitale per raggiungerne un'altra.

Di nuovo la voce di Kate riempì la testa di Edith.

Sospirò e rispose:

L'ho fatto perché mi sento un po' in colpa. Non so il motivo ma mi sento in colpa...”

Orlando sorrise e replicò:

Tu non hai colpa Edith, non prendertene se non ne hai!”

Edith sospirò. Stava pensando agli ultimi avvenimenti, quando sentì Orlando:

Edith?”

Uhm?”

Posh. È un nome idiota...”

Edith sbuffò fingendo di essere infastidita e disse, divertita:

Mi piace. E questo ti basti!”

Orlando sospirò e si mise a dormire.

Edith però non riuscì a prendere sonno. Pensava e i pensieri tornavano a quel sogno. Perché proprio in quel momento il suo subconscio le aveva propinato quel sogno. Perché? Perché si chiedeva se Brian le diceva la verità? Ma la verità su cosa?

Lentamente socchiuse gli occhi. E cadde di nuovo tra le braccia di Morfeo.

Sognò Orlando con in braccio due cani Yorkshire che abbaiavano isterici.

Falli tacere Orlando” diceva Edith infastidita.

Non è colpa mia Edith. È colpa di Brian. Anche se io è Kate ci siamo lasciati è colpa di Brian!” disse Orlando piangendo.

Edith corrugò la fronte.

Orlando ma che dici?”

Orlando sparì. Edith lo chiamò, ma al suo posto apparì Brian. E rideva. Rideva come un matto.

Edith sentì la paura crescere. Gridò forte nel sonno.

E pensando di aver gridato, grondante di sudore, si mise a sedere nel letto, col fiato corto. Orlando russava tranquillo, stanco dalla giornata. Posh stava ai piedi del letto. Edith si guardò attorno, portando una mano sulla fronte, per riprendersi. Poi guardò Orlando, si avvicinò a lui e stringendolo si assopì. Si sarebbe sicuramente svegliata all'alba e si sarebbe staccata per tornare al suo posto.

Sorridente si riaddormentò e sognò cose stupide. Che la tennero addormentata più del previsto.


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Volevo ringraziare Enris che mi ha scritto una meravigliosa recensione, centrando molti aspetti del carattere dei miei personaggi, specialmente di Edith. Ti ringrazio ancora e sappi che non mi hai infastidito. Piuttosto... Spero di non deluderla con questo nuovo blocco di capitoli... Ho riletto tutto... Non ho trovato errori.. Se ce ne sono mi sono davvero sfuggiti, sono una molto distratta io.. Quelli che vi apprestate a leggere sono i capitoli che vanno dal 9 al 13...

Vi chiederete perché scrivo così in fretta? Non scrivo in fretta.. Sono solo salvati già sul pc... Mi manca solo ed esclusivamente pubblicare.. Stasera rilleggo anche gli altri e domani ne pubblico qualcun altro..

Come ho detto l'altra volta ogni critica, ogni considerazione, come quelle della recensione di Enris, non solo mi fanno piacere -sarei ipocrita se non lo ammettessi- ma sono, per me personalmente costruttive.. Qualsiasi cosa che non va a genio a qualcuno, sempre senza offendere chi sta da questa parte, vi prego ^__^, sono più che ben accette...

spero che sia una buona lettura per tutti.

Un bacio. Niniel.


Capitolo 13: Cortesie di primo mattino, telefonate alla sera.


Il canto di un gallo. La luce leggera dell'alba. Orlando si svegliò lentamente, passando una mano sulla faccia. Con gli occhi gonfi di sonno, fece una smorfia di dolore. La schiena gli faceva male. Doveva alzarsi e prendere le pillole che portava sempre con se. Sospirando cercò di farlo, ma sentì come un peso nel petto. Aggrottando la fronte guardò nella direzione dove sentiva il peso e vide la testa di Edith.

Sorpreso, come prima reazione sorrise, beota. Poi, arrossendo, senza capire il perché gli stesse succedendo, lentamente e delicatamente, sollevò la testa della ragazza, poggiandola sul letto, dove, con una mano vicino alla bocca, sorridente, Edith continuò a dormire.

Si sollevò e guardò Edith per qualche secondo. Si sentiva tranquillo vedendola dormire, anche se non capiva il perché. Era strano vedere Edith così indifesa per la prima volta da quando la conosceva. Per un attimo provò una strana felicità pervaderlo. Per la prima volta da ventiquattro ore, aveva voglia di sorridere.

Lo distolse la fitta alla schiena da quel pensiero. E in un attimo si ricordò di Kate che rideva con le guance arrossate nel letto, mentre lui gli faceva il solletico. Kate che si vestiva. Lui che si lanciava nella vasca dove Kate si stava lavando, facendola ridere.

D'improvviso si rese conto che il vuoto lasciato da Kate era simile ad un baratro che difficilmente avrebbe aperto.

Tra noi non è finita per quel dannatissimo articolo, Orlando. È finita perché siamo stati per troppo tempo lontani. Abbiamo sprecato troppo tempo. Ci conosciamo, ma alle volte è come se fossimo due estranei. Io non posso e non voglio più stare così Orlando. Non posso...

Lo aveva lasciato. Il giorno prima.

Ed ora lui si perdeva tra le spire bionde dei capelli di Edith. Lui amava Kate, non poteva permettere alla debolezza di un momento di cedere alle lusinghe del sesso.

Fossi in te, se davvero ci tieni a quella ragazza e non è un capriccio, come invece credo, fai di tutto per farle capire che non è come pensa e che non sei una persona di merda."

John glielo disse in un momento di rabbia. Lo aveva contraddetto e Orlando, per ripicca, aveva messo in mezzo Rocio e la capacità di John di trovare un'altra donna, finendo così per litigare. E doveva solo ringraziare Dio perché John, quel giorno, non gli avesse rifilato un bel gancio destro sul muso. Naturalmente avevano fatto pace quasi subito, ma nonostante fosse passato del tempo, John continuava a pensare che Orlando fosse attratto da Edith e non più da Kate.

Sospirò. Entrò nel bagno e cacciò un gridò. Sul piccolo termosifone stava sdraiata Posh che appena lo vide soffiò arrabbiata.

Edith, allarmata si mise a sedere nel letto, guardandosi intorno. Nell'ordine vide uscire Posh dal bagno, spaventata, saltare nel letto e andare tra le sue braccia, cominciando a ronfare soddisfatta. Subito dopo la raggiunse Orlando che, spettinato, con improbabili boxer gialli e la t-shirt nera con su disegnato lo stemma della 'NIKE', indicando il gatto, disse:

Quel coso.. Quel.. Quel MOSTRO!”

Buongiorno Orlando” rispose sarcastica Edith tenendo Posh tra la mani, mentre la gattina, soddisfatta, la leccava e la riempiva di piccoli morsi che Edith evitava togliendo la mano.”Devo dire che è sempre bello essere svegliati all'alba dalle grida di qualcuno. Sarà una bellissima giornata. Grazie davvero!”

Orlando boccheggiò e paonazzo disse:

Mi ha terrorizzato quel gatto. Quello mi odia...”

Non essere ridicolo!” sorrise Edith, nonostante il tono infastidito. “E poi, quel coso, è una gattina. E ti dirò di più. Ha anche un nome. Vero Posh?” chiese Edith rivolta verso la gattina che miagolò felice, mentre la padrona le sfregava il naso contro il musetto.

Orlando allargò le braccia in segno di resa e si allontanò borbottando:

Questa è pazza. Completamente pazza!”

Edith ignorò Orlando e si voltò verso le tende, dove la luce rosa dell'alba filtrava lieve da alcuni spiragli, tingendo d'oro ciò che toccava. Lenta, con Posh sempre in braccio si avvicinò alla finestra e spostando lievemente una tenda guardò fuori.

Era un bel paesaggio tranquillo, ma lei non pensava a quello. Si chiedeva una cosa: perché Brian non aveva ancora chiamato? Conoscendo sua suocera, che lo teneva informato di tutti gli errori della nuora quando il figlio era in viaggio, Brian aveva, come minimo, ricevuto via fax l'articolo del Sun, con l'ingiunzione di tornare immediatamente in Gran Bretagna. Ma non era stato così.

In un lampo le ritornò in mente il sogno che aveva fatto. C'era Emma.

Mi ha detto che doveva partire da un'amica per le vacanze. La mamma c'è rimasta male. Sai quanto ha sofferto da quando sei andata via. Vorrebbe che io ed Emma rimanessimo a casa per le feste, non potendo avere te

Lo aveva detto Paul poco prima di Natale.

Ma dov'era andata Emma?

Scosse la testa cercando di scacciare il pensiero. Non ci riuscì. Quelle risate in quel sogno, quelle domande e tutte le risposte... Nei sogni è il subconscio a parlare. A lei che cosa le voleva dire? Che cosa le teneva nascosto Brian? Un tradimento? L'ennesimo, tra l'altro, nella loro storia? O qualcos'altro?

Posh miagolò ed Edith si voltò le sorrise e le sussurrò:

Ora ti porto a Londra. Là troverai delle cose che in questo posto dimenticato da Dio non hai mai visto. Lo sai che io abito in un bellissimo attico a Piccadilly? E tu starai lì con me. E sarai la reginetta della casa. E poi conoscerai Charlotte. Lei è piccola, mi raccomando, non graffiarla. Se ti fa qualche cosa di doloroso lo fa perché non capisce bene le cose..” sorrise e guardò il gattino addormentarsi.

Con passo lento, Edith si avvicinò al letto e si mise a sedere. Posh andò sotto le coperte e si mise a dormire. Edith l'accarezzò ancora un po', sdraiata, guardandola, ma persa nei suoi pensieri. E lentamente cadde di nuovo addormentata.

Quando Orlando uscì e la vide provò di nuovo quella strana sensazione. Guardò l'orologio. Erano le sette. Si vestì lentamente, sorridendo. Gli era venuta un'idea e non voleva che Edith si svegliasse. Aprì la porta prendendo la chiave e uscì. Scese e alla reception trovò la donna della sera prima. La guardò e chiese:

Quando inizia la colazione?”

La donna lo guardò estasiata e Orlando, temendo che non l'avesse capito, disse:
“Lei capisce la mia lingua, vero?”

La donna, come riprendendosi, sorrise e rispose:

Si. La colazione è appena cominciata..”

Orlando sorrise soddisfatto e disse:

Volevo chiederle un favore. La mia amica non sta tanto bene. E volevo prendere un vassoio per portarle la colazione in camera”

La donna lo guardò con al stessa aria con cui si guarda un bambino che ha compiuto una marachella e si cerca, con poca convinzione, di rimproverarlo. E aprendo un sorriso sui denti gialli, disse:

Veramente, il regolamento non permette che si porti del cibo in camera. Ma, visto che la sua amica non sta bene e che lei è... è...”

Stato così gentile?” chiese Orlando togliendo la donna dall'impaccio di dire che gli stava facendo il favore solo perché era un attore e lui, dal fastidio di sentirglielo dire.
La donna sorrise e rispose:

Appunto. Visto che lei è stato così gentile, credo che faremo uno strappo alla regola...”

Orlando sorrise e la donna aggiunse:

Può andare in cucina. Anzi! L'accompagno e dico a mia sorella di servirla!”

Orlando seguì la donna. Sorrideva.

Avrebbe fatto una bella sorpresa ad Edith Norton, l'antipatica giornalista stronca carriere dal cuore d'oro.



Edith si svegliò di nuovo qualche ora dopo. Era stanca, nonostante avesse dormito quasi dodici ore. Un po' spettinata guardò Posh, che sinuosa si strusciava facendo le fusa sulla sua gamba.

Sbadigliò e si rese conto che, ai piedi del letto, c'era un vassoio, con tanto di rosa, con su la colazione.

Sbarrando gli occhi si guardò intorno. Sentì il rumore dello sciacquone e aspettò che Orlando uscisse per chiedere spiegazioni:

Che diamine ci fa qua sul letto la colazione!”

Orlando, che quando la vide sveglia aveva sorriso soddisfatto, la guardò deluso, subito dopo l'affermazione, e rispose:

È un servizio della suite nuziale.... Tu dormi qua, si presume che tu lo faccia con il tuo uomo, amante, donna, compagna o che dir si voglia e ti mandando la colazione in camera. Sai. Così è tutto più romantico..”

Edith fece un'espressione del tipo 'caspita!', mentre Orlando, sospirando, cercò nel giubbino qualche cosa che si rivelò essere il pacco di sigarette.

Non mangi?” chiese Edith vedendolo avvicinarsi al comodino per prendere la chiave.

Orlando la guardò infastidito e rispose:

Ho già mangiato. Dovevo prendere la pillola per il mal di schiena e tu stavi ancora dormendo. Quindi ho spiluccato qualcosa.” e guardando l'orologio, aggiunse: “Sono le otto e mezza. Dobbiamo arrivare in paese e a quanto ho capito non è dietro l'angolo. Quindi dobbiamo trovare un passaggio e cercare il meccanico o chi per lui per vedere se la macchina è apposto e per poterla trainare fuori da quel pantano..”

Edith che addentava il toast, annuì lentamente e rispose:

Finisco di mangiare e scendo” poi, prima che l'attore uscisse, gli chiese: “Bloom?”

Uhm!”

Orlando si era voltato. Non c'era un sorriso nel suo volto. Edith aveva notato questo strano comportamento e disse:

Sei arrabbiato con me per caso?”

Orlando sospirò. E serio, continuando a non avere un espressione conciliante, rispose:

No! Non sono arrabbiato. Ho solo voglia di fumarmi una sigaretta...” e prendendo le chiavi uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

Edith fece spallucce. E prendendo il toast, mangiò serena, facendo assaggiare piccoli bocconi ad una affamata Posh.



Edith scese nell'ingresso.

Sistemò i capelli con una mano e avvicinandosi alla receptionist, chiese:

Dobbiamo andare in paese. Come le abbiamo detto ieri notte, la macchina si è bloccata in mezzo ad un pantano. E abbiamo bisogno di un meccanico per farla vedere se tutto è apposto. Volevamo sapere se c'è qualcuno che ci può accompagnare al paese.”

La receptionist sorrise e rispose:

Ouì. La vecchia Chantal deve scendere in paese oggi...”

Edith la guardò senza capire e la receptionist continuò:

Chantal ha una fattoria qua vicino. Ed usa una moto carrozzella per spostarsi. È l'unico modo per arrivare in paese. A meno che non vogliate farvi due chilometri a piedi, dato che qua la corriera, d'inverno non passa...”

Una.. Ma esistono ancora!?”

Si..” sorrise leziosa la donna. “Se volete la chiamo e le chiedo di passare”

Edith si voltò verso Orlando che, nervoso, sbuffava. E sarcastica disse:

Attore? Dobbiamo andare in paese con una moto carrozzella...”

Orlando fece un cenno e rispose:

Allora? Basta che ce ne andiamo. Ho voglia di andare e Londra. A casa mia..”

Edith sollevò un sopracciglio e, guardando prima male Orlando, poi voltandosi con un sorriso impostato la donna alla reception, disse:

Chiami la vecchia Chantal... Vogliamo tornare a casa...”

Orlando sbuffò infastidito e uscì. Edith si voltò senza capire e, riprendendo il discorso con la donna, chiese:

Un ultimo favore... Potete tenere la gattina fino a che non torniamo con la macchina?”

La donna prese la gattina che miagolò triste. Edith sorrise guardando Posh e stava per allontanarsi quando la receptionist le disse, con il sorriso:

Spero che stia meglio signorina Norton. Stamattina, il signor Bloom è sceso e mi ha chiesto se poteva mangiare in camera...”

Edith si voltò di scatto, sorpresa, cosa che non scappò alla receptionist che, fissandola con una strana aria di piacere, chiese, ancora:

Forse non voleva che si sapesse?”

Edith sorrise imbarazzata e rispose:

Si. Non volevo che nessuno si preoccupasse e credevo che Orlando avesse avuto la delicatezza di non andare a dirlo in giro...”

La donna la guardò sollevando un sopracciglio e rispose:

Forse lo ha fatto perché era preoccupato. Infondo a chi si vuole bene si fanno le cose che fanno piacere...”

Edith sollevò un sopracciglio e gelò la receptionist con uno sguardo per nulla amichevole. La donna lo colse e, prendendo la cornetta disse:

Chiamo la vecchia Chantal. Cinque minuti ed è qua..”



Arrivarono in paese in moto carrozzella. Edith montò davanti; Orlando, bestemmiando in silenzio, stava seduto dietro, infreddolito da capo a piedi e sentendo per giunta tornare i dolori alla schiena. A quanto pareva era davvero l'unico mezzo di locomozione per arrivare in paese.

Così, tra buche e vecchie storie raccontate da Chantal, Edith e Orlando, arrivarono in un caratteristico paese, dove la gente li guardava incuriosita, mentre loro, in fila indiana, Orlando in testa, Edith poco dietro, si dirigevano verso il meccanico, zitti e un po' imbronciati.

Fu Edith la prima a rompere il silenzio, dicendo:

Orlando. Tu sei arrabbiato, vero?”

Orlando non rispose ed Edith, aumentando il passo, chiese:

Tu sei arrabbiato, vero? E ti dico di più: tu sei arrabbiato con me!”

Orlando non rispose, non guardando Edith. Non arresa, la giornalista si mise davanti ad Orlando e disse:

Lo so per cosa sei arrabbiato!”

Orlando la guardò seccato e chiese:

Oh davvero? Ti sei resa conto che il mondo intorno a te gira anche se tu non te ne accorgi?”
“È per la colazione, vero?” chiese Edith bloccandosi.

Non è per la colazione Edith. È per il tuo modo di essere. Devi essere sempre una stronza. Con tutti... E questo mi da i nervi, terribilmente. E mi stupisce che tu, dopo questi due giorni insieme, non lo abbia capito..” rispose Orlando.

Edith corrugò la fronte e replicò:

Solo perché ti ho detto che diamine ci faceva la colazione nella nostra camera? Orlando ti rendi conto che mi stavo svegliando e non potevo immaginare che fosse stata una tua idea?”

Potevi eccome. Devi imparare rispettare chi hai davanti Norton, perché può avere dei sentimenti e tu potresti ferirli con il tuo fare così glaciale. E ti giuro. In questi giorni mi ha davvero dato alla nausea questo tuo modo di essere...”

Orlando le aveva risposto fissandola negli occhi. Edith rimase in silenzio, guardandolo storto, senza rispondere.

Aveva solo una frase in testa, che si ripeteva come un mantra.

-HO PROMESSO! HO PROMESSO!-

Orlando non replicò. Si mise di nuovo a camminare e voltò le spalle ad Edith che, sbuffando gli andò dietro e rispose:

Mi spiace, va bene! E sappi che non è da tutti sentirsi dire mi spiace da Edith Norton, quindi smettila di fare lo schizzinoso e comportati da adulto, se ti è possibile...”

Ora mi devo anche sentire lusingato dal fatto che la grande e immensa Edith Norton mi ha concesso le sue scuse. Beh! Scusa ma me le frego nel culo” e prima che lei potesse rispondere, aggiunse veloce, bloccando la battuta pungente sul nascere: “Eh si! Non sono un gentleman. E non lo sarò mai perché non seguo i tuoi canoni. Io non lecco la terra dove la donna che mi piace o che corteggio, cammina. Io la corteggio, la riempio di attenzioni. E mi hanno abituato a fare lo stesso con le altre donne. Mi spiace Norton! Ma a me, le cose piacciono così”

Edith non poté ribattere. Arrivarono dal meccanico e Orlando, a quanto pareva non aveva nessuna intenzione di starla a sentire un momento di più.

Non sapeva che quella sarebbe stata l'unica occasione che avrebbe avuto per farlo.



Guardarono la macchina venire trainata fuori dal pantano.

Furono costretti a partire senza airbag.

Salirono in macchina, con un nuovo passeggero e la nuova costante dell'ultima parte di viaggio fu il silenzio. Un silenzio imbarazzante, carico di tutte quelle cose che non si riuscirono a dire davanti al meccanico.

Posh, annoiata, alternava gli stati sonno/veglia, miagolando debolmente di tanto in tanto.

Orlando guardava il finestrino. Ed Edith fissava la strada, troppo nervosa per parlare.

Quando arrivarono a Londra e Orlando vide i palazzi della sua via, disse:

Volevo solo dirti che forse sono stato esagerato questa mattina, ma penso tutte le cose che ti ho detto... E che ho gradito le tue scuse. È solo che quando mi arrabbio e do di matto non riesco a contenermi...”

Edith annuì senza parlare. Orlando capì l'antifona e stringendo la sciarpa, disse:

Ci vediamo. Nel caso non dovesse succedere prima dell'ultimo, ti faccio i miei migliori auguri per un nuovo e felice anno nuovo. E se hai bisogno di una mano con Brian, chiama. Ti do una mano volentieri...”

Edith annuì senza rispondere. Al posto suo miagolò Posh che, seduta sulle zampe posteriori muoveva la coda.

Orlando scese e chiuse la portiera delicatamente, nemmeno il tempo di allontanarsi che Edith era già partita.

Quelle due giornate avevano distrutto, probabilmente quel poco che avevano creato precedentemente.

E questo lasciava Orlando terribilmente triste, senza capire il perché.



Edith si mise a sedere nel divano della sua casa.

Posh, appena arrivata, per nulla nostalgica del posto lasciato, cosa molto strana per un gatto, si mise a gironzolare per la casa, miagolando felice e saltando sui mobili per divertirsi.

Stanca, Edith sospirò e attese con il telefono in mano.

Aveva appena avvisato Rachel con un SMS che neanche quella sera le avrebbe portato la macchina, a meno che non si fosse presentata lei a prenderla.

Non dovette aspettare molto che il cellulare cominciò a trillare.

Come previsto era Rachel.

Norton! Ora mi spieghi come faccio a venire ora a casa tua, con una bambina di quattro anni appena uscita dalla vasca e un cielo che promette neve!”

Edith sorrise e propose:

Manda John!”

Ma sei scema. Va bene che stiamo assieme, ma non mi sembra il caso che mi metta a chiedergli cose di questo tipo...” rispose contrariata Rachel mentre Charlotte con la sua vocina chiedeva:

Mamma? Chi è? È la zia?”

Rachel sorrise e rispose dolce si, poi, con malizia disse:

Piuttosto... Sei stata due giorni interni con Orlando Bloom, che, tra l'altro aveva il cuore infranto per la fine della sua storia con Kate Bosworth. Quando me lo hai detto poco ci mancava che svenivo... Dimmi che ci hai fatto?”

Edith era sinceramente divertita dalla curiosità di Rachel e quasi si sentì in colpa quando rispose, sarcastica:

Oh! Abbiamo fatto sesso orale e scritto, teorico e parlato. E dato che non eravamo contenti, ci siamo messi spalle contro spalle e ci siamo chiamati per fare sesso telefonico...”

Non ci hai fatto nulla, vero?” chiese delusa Rachel.

Edith annuì con un piccolo verso divertito. E Rachel seria disse:

Dimmi che stai scherzando, Norton!”

No. Non sto scherzando. Anzi, ti dirò di più, abbiamo litigato per tutto il tempo!” rispose Edith.

Rachel rimase zitta qualche secondo, poi, seria, sbottò:

TU SEI SCEMA. MA DICO IO! CHE TI DICE LA TESTA. AVEVI ORLANDO BLOOM DAVANTI E NON CI HAI FATTO NULLA!”

Edith staccò il telefono dall'orecchio e rispose:

Però ho trovato un gatto...”

Un gatto?” chiese Rachel delusa.

Si una gattina. L'ho chiamata Posh!” ribatté Edith allegra.

Un gatto. Non fa sesso con Orlando Bloom ma trova importante avere un gatto. Anzi, una gattina. Quando ti lascerai con Brian e Orlando sarà con qualche super top model, super topa e super sexy, sarò la prima a sputarti dentro un occhio e dirti di consolarti con il gatto!” le disse Rachel.

Va bene!” rispose Edith fingendosi annoiata.

Quando posso portare Charlotte a vederla?” chiese Rachel.

Il gatto? Quando vuoi. Magari non ora che è appena uscita dalla vasca e le prende un accidente!”

Quella era Rachel. Un momento parlava di una cosa e poi passiva subito ad un altra, troppo curiosa per non sapere tutti i dettagli di tutto quello che era successo quando lei non era presente. Infondo, anche Rachel era una giornalista.


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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14: L'inaugurazione.


COSA!?”

Edith non ci credeva.

Rachel non le poteva dire questo a meno di cinque ore dall'inaugurazione. Era impensabile che si fosse scordata questo particolare sapendo quello che era successo solo qualche giorno prima.

Edith. L'ho dimenticato scusami. Quante volte te lo devo ripetere?” si scusò ancora Rachel.

Non dirmi che Orlando era stato invitato alla tua festa di inaugurazione, non è proprio una cosa da buona amica, sappilo!” esclamò Edith arrabbiata.

Ma perché devi prendere tutto sul personale?” si lamentò Rachel.

Prendere tutto sul personale! Io non prendo tutto sul personale. Prendo sul personale solo le cose che riguardano Orlando Bloom, perché quelle sono cose che riguardano me personalmente” ribadì Edith acida.

Senti! Orlando è il migliore amico dell'uomo con cui sto. Mi sembrava il minimo invitare anche lui. E John mi ha detto che questo tipo di cose piace ad Orlando...” spiegò Rachel.

Edith rimase un attimo in silenzio. La sua testa volò a qualche giorno prima, quando al Louvre si trovarono a parlare di arte e di come la scultura avesse aiutato Orlando a superare la dislessia che lo aveva colpito dopo la morte del padre. O almeno l'uomo che aveva creduto fosse suo padre fino all'età di sedici anni.

In effetti, l'arte interessava ad Orlando, ma Edith non poteva non pensare che Orlando l'avesse fatto apposta, che avesse accettato l'invito solo per farle un dispetto.

E poi.. Non hai promesso che lo avresti protetto? Lo hai detto tu alla ragazza, mica io!” continuò Rachel.

Edith sbuffò. Ecco cosa non sopportava della sua migliore amica. Il riuscire a farla sentire uno schifo anche quando aveva torto. Come quando aveva invitato Orlando a sedere al loro tavolo il giorno del suo compleanno. Prima le era sembrata costernata da quello che le aveva fatto, poi aveva cominciato un invettiva sul fatto che Edith la stava attaccando ma che, lei, quella sera era così ubriaca che a malapena si ricordava come era arrivata al letto. Ed Edith aveva finito per essere il mostro, quella che non si sforzava a capire l'amica, ma solo a puntarle il dito contro, anche se sapeva che, per quello che era successo quella sera, forse, Fred e Jen le avrebbero dato ragione, regalandole una magra consolazione.

Allora? Vieni?” chiese dolce Rachel.

Edith non sapeva che rispondere.

Non sapeva che poco più in là.



Il campanello trillò parecchie volte, prima che Orlando si convincesse ad alzarsi e rispondere.

Con la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi gonfi, grattando la testa, chiese:

Chi è?”

Signor Bloom, mi spiace disturbarla, ma qua c'è il suo amico, John Whitman che vuole salire...” rispose il portiere.

Orlando sbadigliò e disse:

Fallo salire, grazie!” e chiudendo la comunicazione con la portineria, aprì la porta del suo appartamento e poi, si buttò nel divano, accendendo la televisione al plasma che troneggiava al centro del salotto.

John entrò qualche secondo dopo e, disgustato, disse:

Mio Dio Orlando! C'è puzza di carogna qua dentro!”

Orlando sbuffò senza rispondere, in realtà, ancora troppo addormentato per farlo.

John, che lo conosceva, se ne rese conto e disse:

Ob. Davvero! Non dirmi che non ti lavi da quando sei tornato da Parigi?”

Si. non si lavava da allora. E per dire di più, non aveva fatto altri che dormire e piangere da quando era tornato, troppo arrabbiato con se stesso, con Edith, con il mondo... Troppo triste per quello che gli era successo, per aver perso Kate, per colpa di quella lontananza che gli era servita per arrivare in alto ad entrambi.. O almeno a lui... E che, comunque, in alto li aveva portati, ma li aveva divisi irrimediabilmente.

Ob. Fare la muffa non ti aiuterà a dimenticare Kate!” continuò John.

Perché? La devo per forza dimenticare? Non posso nemmeno provare a riprendermela?” chiese acido Orlando, pur sapendo lui per primo che quello che aveva detto era più che improbabile.

Lo sai che Kate non tornerà indietro, non stavolta. Ci sono troppe cose che non vanno tra di voi. Rimettervi assieme significherebbe solo farvi soffrire di più quando, poi, la vostra storia, inevitabilmente, finirà di nuovo... E poi, anche se te la volessi riprendere, come pensi di riuscirci stando a letto tutto il giorno?”

John era come sempre diretto. Orlando non lo biasimava. Stava distrutto, viveva come una larva e passava la sua giornata o a letto o a piangere davanti al televisore. In ogni caso, non era sano per lui, anche se si voleva riprendere Kate, stare così. Forse avrebbe fatto anche meglio a cominciare a leggere i copioni che Robin le aveva mandato. Ma, intanto, non riusciva nemmeno a fare quello.

E cosa proponi di meglio?” chiese sarcastico Orlando guardandolo.

John sorrise malizioso e disse:

Una festa!”

Una festa?” ripeté Orlando.

Una festa!” continuò John. “Una festa con tanta topa, con tanta musica..”

Orlando affondò la testa tra i cuscini del divano e disse:

Non ho voglia di vedere nuove donne, John. Sono un uomo con il cuore infranto. Non m'interessa.”

Dai scherzo! Dobbiamo andare ad un'inaugurazione” rispose John aprendo l'armadio e studiandolo con interesse.

E non puoi andarci con Rachel. È la tua ragazza infondo...” ragionò Orlando.

La mia ragazza ha anche una bambina di quattro anni. E non può sempre liberarsi se non ha nessuno che possa tenere la piccola Charlotte. Quindi, visto che non posso presentarmi con una donna, dato che la mia non è presente alla festa e non mi sembra corretto farle una cosa simile, che ne dici se mi accompagni tu?” disse John allegro.

Orlando sospirò. E mettendosi seduto, disse:

Se è un tranello sappi che ti diseredo..”

Perché? Mi hai introdotto nel tuo testamento? Anzi.. Hai un testamento per caso?” chiese John interessato.

Orlando sbuffò, divertito stavolta. E rimettendosi a sdraiare disse:

Ho un mucchio di soldi e abbastanza case... Dovrò pur tutelarmi!”

John spalancò la bocca in un muto “Ah!” di comprensione e continuò, prendendo un vestito:

Questo può andare bene!”

Orlando lo guardò e chiese:

Ma dobbiamo andarci vestiti eleganti?”

John aprì il cappotto e mostrò il completo fumo di Londra, doppio petto che indossava e disse:

Normalmente vado in giro agghindato così? Nemmeno al mio matrimonio ero vestito così!”

In effetti al suo matrimonio con Rocio, John, era vestito casual, con una giacca sportiva sopra una camicia bianca. Aveva deciso che il suo matrimonio sarebbe stato civile e senza troppi fronzoli. Aveva cominciato a vestirsi elegantemente, invece, solo quando aveva cominciato a lavorare, rimanendo comunque sportivo durante il tempo libero.

Lo guardò sorridendo e disse:

Cristo John. Sembri un pinguino!”

Sembro un pinguino? Orlando te lo dico con tanto affetto. E sarò dolce per non ferirti, visto il momento: vaffanculo!” replicò John fingendosi irritato.

Orlando rise e disse:

Mi lavo e vengo...”



Burro d'arachidi.

Una coperta addosso.

Un messaggio di Brian che appariva dal display e che le diceva che le mancava da morire.

Posh che miagolava debolmente avvolta anche lei nella coperta.

'Sex and the city' alla tv, mentre il videoregistratore registrava l'ultima puntata.

Sul piede di guerra, Edith era più che decisa a rimanere a casa e fare così un dispetto a Rachel che, alle volte, non si rendeva conto di comportarsi come una dodicenne.

Non sarebbe andata all'inaugurazione. Nemmeno se la pagavano. Avrebbe visto Rachel Brown che cosa significava invitare Orlando Bloom ad una festa senza dirle nulla.

-Edith hai promesso-

La vocina dentro Edith aveva ragione, ma Edith non credeva che la Bosworth avrebbe chiesto ad Orlando se lo stava proteggendo o no, dato che non voleva lei per prima che Orlando lo sapesse.

-Lei ti ha chiesto di vegliare su di lui perché sapeva che sarebbe stato male dopo che la loro storia era finita-

Edith sbuffò.

Sentiva di odiare la sua coscienza. E si odiava per aver promesso, permettendo così al suo subconscio di farla sentire in colpa.

Stava cercando di concentrarsi sul telefilm e di mettere a tacere quella voce interiore e malefica che le stava rinfacciando di non rispettare le proprie responsabilità, quando sentì il campanello squillare.

Stupita si chiese chi fosse. E quasi le venne un colpo quando, tutta agghindata vide Rachel che, con uno sguardo che era capace anche di gelare il deserto, le chiese:

Sono le otto. Che ci fai tu ancora in casa? E per di più in queste condizioni?”

Edith sorrise e rispose serenamente:

Non vengo alla tua festa, così impari ad invitare persone che non mi piacciono senza dirmi niente fino all'ultimo momento...”

A passo di marcia, Rachel, entrò in casa e puntando il dito contro l'amica disse:

Sappi che dieci anni di amicizia non basterebbero a perdonarti questo. Se non vieni alla mia festa tra di noi è finita!”

Non sei la mia amante Rachel” sorrise Edith allontanandosi dall'uscio, dopo averlo chiuso.

Rachel puntò le mani sui fianchi e socchiudendo gli occhi replicò:

Norton, sappi che non mi frega di quello che pensi di Orlando. E non mi frega nemmeno se dici che sia colpa mia se lui è alla festa e lo hai saputo solo ora. Sappi solo che se non vieni alla mia festa, giuro su Charlotte che non ti rivolgerò mai più la parola”

Sentendo l'ultima frase, lentamente Edith si voltò.

Su Charlotte?” chiese allarmata.

Rachel giurava rarissimamente sulla figlia. E quando lo faceva voleva dire che stava dicendo il vero. Quindi quella non era una sfuriata da nulla.

Guardò l'amica che annuì e rispose:

Si. Se mi fai uno sfregio simile, giuro che diventerò la tua peggior nemica...”

Edith sospirò. L'ultima cosa che voleva era perdere Rachel per colpa di Orlando. Ma non voleva dargliela vinta subito. E seria disse:

Però, una prossima volta, cara Rachel Brown, sei pregata di avvisarmi quando decidi chi invitare alla feste. Perché non ci saranno minacce la prossima volta. La nostra amicizia la chiudo io prima che tu abbia il tempo di dire bah!”

Rachel annuì, ma non l'ascoltò. Sorridente si avvicinò al guardaroba e prese un vestito blu scuro, con una cinta nera di seta. Poi si chinò e prese dei sandali gioiello neri, tacco dodici, e sorridendo, porse il tutto all'amica e disse:

Questo può andare bene. Per i capelli... lasciali sciolti. Non ci sono più parrucchieri aperti alle otto di sera a Londra. Così andranno bene, o, se permetti, mi arrangio io con qualche forcina per capelli e un ferro per i ricci. Il trucco fai tu. Sei abbastanza brava...”

Edith la guardò in tralice e prendendo i vestiti con un gesto poco cortese, entrò in bagno, mentre sorridendo, Rachel, disse:

Tranquilla Norton. Sto qua fuori. E se non rispondi chiamo il coroner per farti prelevare dal bagno. Non hai molta scelta.”

Edith sbuffò di nuovo -cominciava a sentirsi una locomotiva! pensò allo specchio-e, ridendo sotto i baffi, Rachel, si mise a sedere davanti alla televisione, mangiando il burro d'arachidi che l'amica aveva lasciato e coccolando la piccola Posh che si strusciava felice sul suo braccio, guardando interessata qualche stralcio dell'ultima puntata di 'Sex and the City'.



Orlando si guardava intorno e non riusciva a capire cosa lo avesse spinto a quella festa.

La prossima volta che John gli avrebbe proposto una festa senza dirgli la destinazione, si sarebbe ben guardato dall'accettare l'invito.

Tutto si sarebbe immaginato nelle ultime ventiquattro ore –e per uno che aveva fatto Londra/Parigi andata e ritorno in macchina non è poco- ma mai di trovarsi alla festa d'inaugurazione della mostra dell'amica di Edith, Rachel Brown.

E mai si sarebbe aspettato di rimanere affascinato dalla vista di quelle foto.

Non c'era che dire, Rachel aveva talento.

Le foto erano meravigliose, tutte quelle che aveva visto erano foto che trasmettevano qualche cosa. Qualche cosa di bello. Ma mai si era stupito davanti ad una foto, come quella di Edith che sorrideva, coprendosi con una stola trasparente assieme ad una ragazza araba, che accanto e come lei sorrideva all'obbiettivo.

In quel momento l'unica cosa che riuscì a pensare era che Edith fosse davvero bellissima e che, raramente, aveva visto donne illuminarsi così con un sorriso. E lui poteva dire di avere una certa esperienza in questo campo, dato che molte attrici fingevano costantemente, non solo quando sorridevano ad una battuta, ma soprattutto, a letto con i produttori che dovevano produrre il film al quale partecipavano.

Possibile che la trovasse affascinante?

Possibile che non si fosse accorto di quanto fosse bella, impegnato com'era a trovarne tutti i difetti?

Sua sorella, mentre a Natale le parlava di Edith, disse una frase che solo in quel momento gli ritornava alla mente ed esplodeva come una bomba dentro di lui:

I più grandi amori cominciano con grandi liti. E prima di amare qualcuno devi conoscere tutti i suoi difetti. Tu sai cosa penso della tua storia con Kate. E sai che penso che sia finita da molto tempo, ormai.... E credo che questa Edith potrebbe prendere il posto della nostra cara nobile americana. Con tutto l'affetto per Kate, sia chiaro!

In effetti era da tempo che tutti gli dicevano che probabilmente Edith gli piaceva.

E non poteva negare di aver pensato che fosse davvero bella in più occasioni. Ma che diamine! Era la fotocopia di Angelina Jolie, bionda! Nessun uomo sano di mente avrebbe detto che Edith era una donna brutta.

E poi, diciamocela tutta... Edith era davvero bella, certo. Ma lui era davvero ancora innamorato di Kate e non aveva intenzione di rimpiazzarla seguendo una donna che, guardando il carattere della sua ex, era agli antipodi.

Stava pensando questo, quando sentì:

Allora? Ti hanno incastrato anche a te o sei qua di tua spontanea volontà?”

E allora perché ora che sentiva la sua voce, aveva come la strana impressione che nello stomaco stesse saltando una molla che sbatteva veloce contro le pareti dello stomaco? Porca miseria!

Lentamente si voltò e la vide.

Era bella. O meglio bellissima.

Scosse la testa, sorridendo, più per scacciare il pensiero che per dare risposta ad Edith, ma tanto, questo, la giornalista non lo poteva sapere. E cortese rispose, nonostante i rancori dei giorni prima:

Si. John mi ha portato qua con l'inganno!”

La guardò da capo a piedi. Aveva un vestito blu scuro, dello stesso tipo di quelli di Marilyne Monroe, con una cinta di seta cucita sul vestito. Slanciata da un paio di scarpe leggere dai tacchi alti, i capelli di Edith erano raccolti in un nodo elegante ma semplice, con qualche boccolo che scappava attorno al viso. Un trucco leggero e un lipgloss che metteva in risalto le labbra dalla forma perfetta e dal malizioso neo sul labbro superiore. Gli unici gioielli che indossava erano un paio di pendenti di brillanti.

Sorrise e si illuminò proprio come in quella foto che aveva visto qualche pannello più avanti.

Si! Era bellissima! E questo era indubbio.

Ma era una cosa che potevano vedere tutti, innamorati o meno.

E poi era fidanzata con Brian 'TiDistruggoSeSoloCiPensiDiToccarla' Stephensons. Non voleva di certo rischiare la vita o, peggio, la carriera per delle voci che dicevano che fosse innamorato di lei.

Sapeva che c'era qualche cosa che lo attirava in lei. E che, se ci pensava, scopriva che quel qualcosa era la sua intelligenza, che alle volte offuscava la sua bellezza.

Orlando stimava Edith Norton, niente di più.

Né amore, né sesso. Solo un fattore mentale che lo affascinava sopra ogni altra cosa.

Pensa che a me è venuta a prendermi Rachel a casa. Non sono una festaiola io. E poi, ad essere onesta, quando ho saputo che c'eri tu, dopo le liti dei giorni scorsi, non me la sentivo di incontrarti!”

Orlando sorrise e rispose:

Mi sa che quei due hanno fatto di tutto per farci far pace!”

Penso anche io che sia così!” sorrise Edith.

Orlando guardò la sala e sorridente propose:

Sei in molte di queste foto. Che ne dici se mi racconti come e quando sono state scattate?”

Edith annuì.

I dissapori di quei giorni sparirono in un attimo. E insieme, i due, passarono una bellissima serata.



Rachel. Davvero basta!” esclamò Edith esasperata dentro la macchina.

Hai anche il benestare della ex ragazza. Che cosa vuoi di più dalla vita. Il tuo attuale ragazzo, come al solito si comporta una schifezza con te! Tu lo aspetti e tessi la tela. E lui a New York chissà a chi chiede di fargli compagnia...”

Mi ha mandato un SMS dicendogli che gli manco!” sospirò Edith portando una mano alla testa.

Ma che carino!” esclamò con sarcasmo Rachel. “Non puoi negare il fatto che, quello là, però non si fa sentire dal ventitré, il giorno che è partito, a parte qualche messaggino. Se ti amasse davvero correrebbe qua, non starebbe tutte le feste di Natale lontano da te...”

Edith si morse il labbro, guardando fuori dal finestrino. Era vero! Brian non si faceva sentire da tanto, troppo tempo.

Ma lei era ancora la sua ragazza, checché dicesse Rachel.

Brian non è uno che si lancia in effusioni. E tu dovresti averlo capito!” ribatté Edith.

Rachel sbuffò. Stava ridendo, non era infastidita.

Lo difendi sempre. Tu, spirito libero all'università, quella che voleva girare il mondo, quella che quando succedeva qualche cosa, prendeva tutto sul personale anche se non lo doveva fare, ora sei lo scopettino di Brian Stephensons. Ma te ne rendi conto che stai diventando il suo soprammobile Edith? Che ti porta in giro come un trofeo? La grande giornalista, la grande stronza stroncarriere. La bellissima donna che tutti guardano invidiosi alle feste. Quello non è un uomo. È uno stronzo patentato. E ti ha fatto soffrire troppe volte. Per le donne, per la droga..” ma l'elenco di Rachel venne bloccato da Edith che, punta, disse:

Con le droghe ha smesso. Me lo ha giurato!”

Anche Charlotte giura di non fare molte cose. Eppure... Alle volte non le credo, perché puntualmente scopro che non è vero quello che dice! E Charlotte è mia figlia! E, cosa più importante, Charlotte ha quattro anni.” fece notare all'amica Rachel.

Edith sospirò frustrata. Stava pensando a quello che aveva detto Rachel quando, questa disse:

Visto che l'altra volta non te l'ho detto, a Capodanno, in montagna con noi viene anche Orlando. Andiamo a Cortina, come previsto. Ma visto che lui è solo, viene assieme a noi. Lo sai con anticipo. Ora sta a te vedere se venire o no. Ma sappi che rimarrai sola. Vengono anche Fred e Jen, Paul e Jessica”

Non aveva scelta, anche se, dopo quella serata, Edith non poteva negare di essere davvero felice di passare un po' di tempo con Orlando. A parte i litigi che, come aveva capito, ragionandoci, erano nati per quel suo essere troppo al di sopra del mondo e non rendersi conto che gli altri avevano sentimenti e per il fatto che Orlando era insopportabile per via del dolore causato dalla rottura con Kate, Edith immaginava che, passare un po' di tempo assieme li avrebbe aiutati a capirsi, magari aiutati anche dall'ausilio di altre persone che avrebbero sedato le liti e placato gli spiriti di entrambi.

Vengo!”

Rachel sorrise soddisfatta e parcheggiò davanti casa di Edith.

Allora ci vediamo giovedì ventinove mattina sotto casa tua. Inizia a preparare la valigia. E trova qualcuno a cui affidare Posh. Stiamo fuori una settimana.”

Edith annuì e rispose:

Ti faccio sapere se torna Brian e se si cambia programma all'ultimo momento!”

Rachel la guardò seria e disse:

Edith.. Non chiamerà, lo sai meglio di me...”

Edith non rispose. Salutò e corse su.

Aprì la porta e vide Posh, venirle incontro miagolando felice.

Perché si sentiva così triste? Perché aveva paura di quel viaggio?

Lo sapeva, era inutile chiederselo. Sapeva che cosa significava per lei partire ed ammettere a se stessa e a tutti quanti che, tra lei e Brian nulla era più come prima. Tolse le scarpe e si spogliò. Camminò nuda per la casa, riscaldata dall'ultima generazione dei climatizzatori. Posh la seguiva, odorando ogni indumento che la padrona lasciava cadere.

Edith si avvicinò alla doccia e si cominciò a lavare.

Il getto caldo la rilassava e cancellava i pensieri che, solo a guizzi rapidi la tormentavano.

Non sentiva nemmeno il bisogno fisico di stare con Brian. Non aveva voglia di fare l'amore con lui, non sentiva quel languore che si sente quando non si fa l'amore con qualcuno che sta lontano.

E questo la preoccupava.

Uscì dalla doccia mentre Posh si strusciava sulle gambe facendo le fusa.

Senza nemmeno degnarla di una carezza, Edith prese a massaggiare il corpo morbido dalla doccia, appena asciugato, con la crema. Poi prese il fon e asciugò i capelli.

Si vestì e mise un maglione a scollo largo e i pantaloni comodi di una tuta.

Come un automa, si avvicinò al pianoforte e sollevò lo sportellino che chiudeva la tastiera. Lievi le mani carezzarono i tasti bianchi, cominciando a produrre lievi melodie. Posh, come ammaliata dalla musica si acciambellò sul divano e si mise a dormire.

Ma la testa di Edith, nonostante non sbagliasse una sola nota, era persa in altri pensieri.

Brian che non la chiamava. Quella sensazione di tranquillità quando con Orlando cominciò a parlare per finire a ridere e scherzare subito dopo.

La totale indifferenza alla mancanza fisica e sentimentale di Brian. La voglia di festeggiare con gli amici ed Orlando l'ultimo dell'anno.

Che non amasse più Brian?

È uno stronzo patentato. E ti ha fatto soffrire troppe volte. Per le donne, per la droga..

La droga. Quella era una parentesi che aveva aperto con sua sorella. Ora dicevano entrambi di aver smesso: il primo a lei personalmente; della seconda lo sapeva tramite il fratello e la madre con la quale si sentiva sporadicamente.

Eppure...

Troppe volte si erano create delle barriere tra di lei e di Brian che, perfino in quel momento trovava difficili abbattere.

Brian sa dire le bugie.

Era vero. Quello lo aveva dimostrato a più riprese.

Possibile che mentisse anche quella volta? Che non avesse smesso di drogarsi e che stesse facendo chissà quale festino a New York con la prima venuta con droga, alcool e sesso?

Scosse la testa.

Se solo l'avesse chiamata.

Edith.. Non chiamerà, lo sai meglio di me..

Con rabbia schiacciò i tasti che riusciva a toccare con le mani, producendo un suono terribile.

Posh spaventata, soffiò e scappò in camera.

Anche quella volta Edith non se ne curò. Andò al mobile bar e lo aprì. Prese la bottiglia di bourbon e ne versò un bicchiere.

Non si ubriacava dai tempi dell'università. Era diventata una buona bevitrice a quei tempi e, ancora oggi, riusciva a tenere alta la sua bandiera.

Trangugiò il liquido in piccoli sorsi, avvicinandosi alla finestra e guardando fuori.

Londra e le sue mille luci che offuscavano il cielo e le stelle.

A dire il vero quella notte di stelle non ce n'erano davvero dato che, come al solito, il cielo si era coperto e minacciava pioggia.

In effetti, alcune timide goccioline di pioggia, mista al solito smog, cominciarono a colpire il vetro, dolcemente.

Stava pensando quando sentì il trillo del suo cellulare.

Era un messaggio.

Apatica si avvicinò al divano dove aveva lasciato la borsa e dal quale proveniva il trillo.

Prese il telefono e guardò chi fosse.

Lo stomaco fece una buffa capriola. Era Orlando che diceva:

STAVO PENSANDO CHE NON È POI TANTO MALE L'IDEA DI PASSARE LE VACANZE CON TE. E CHE TI VOLEVO CHIEDERE SCUSA PER COME MI SONO COMPORTATO A PARIGI CON TE. SEI UNA DONNA ECCEZIONALE EDITH E L'HO CAPITO DA QUELLE FOTO. BUONANOTTE. CI VEDIAMO GIOVEDÌ. ORLANDO.”

Non capendo nemmeno lei il perché, Edith sorrise e si sentì subito più calma.

Poggiò il bicchiere e rispose:

PENSO CHE ANCHE IO TI DEBBA LE MIE SCUSE E CHE TU POSSA ACCETTARE, STAVOLTA IL MIO INVITO A RICOMINCIARE DA CAPO... SONO FELICE ANCHE IO DI PASSARE QUESTO ULTIMO DELL'ANNO CON TE. CI VEDIAMO IN VENTINOVE. UN BACIO. EDITH

Spedì l'sms e poggiò il cellulare. Sollevò le braccia sopra la testa unendo le mani e si stiracchiò soddisfatta.

L'amicizia con Orlando, che, alle volte, sentiva così vicino a lei, le faceva pensare che, infondo, quell'ultima parte del 2005 non era poi da buttare.

E sorridente si mise a letto.




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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15: Una nuova faccia per il nuovo anno.


Il messaggio di Brian non arrivò. E così, la valigia di Edith si riempì di abiti invernali molto pesanti, di doposcì e di protezioni solari.

Edith era pronta a partire a dimenticare tutto quello che le stava succedendo, a partire da quell'articolo sulla Clinton che, in ufficio l'aveva messa sotto una luce diversa davanti ai colleghi, per finire con la sua relazione con Brian che, ormai, sembrava agli sgoccioli.

Il 2005 di Edith, materialmente parlando, si avviava a finire in positivo. O meglio... Più che in positivo.

La carriera di Edith era più che decollata, il conto in banca era davvero lievitato, le sue quotazioni presso altri giornali erano cresciute tantissimo, tanto che, solo per stima nei confronti del suo capo -anche se alle volte non la meritava- non aveva accettato la chiamata di Vanity Fair N.Y., quella di numerose e blasonate testate quotidiane e persino la corrispondenza del TIME a Londra.

Tutti si erano detti disposti ad aspettare la donna. Ed Edith si era ripromessa che la volta dopo l'avrebbero trovata più che pronta ad accettare. E, se la proposta fosse ritornata all'alba del nuovo anno, visto la fine della sua storia con Brian, o almeno quella che sembrava la fine, un viaggio a New York per tastare il terreno non sarebbe stato poi tanto male.

Ma quelli erano i progetti per il 2006. C'era tempo per quelli.

L'unica cosa che voleva fare Edith in quel momento era solo prendere quella valigia e andare a Cortina per divertirsi come ormai da tanti anni non faceva più.



Orlando guardò la foto che ritraeva lui e Kate abbracciati teneramente. L'avevano scattata mentre lavorava a 'Troy', quando aveva appena finito di girare 'Il Signore degli Anelli' e 'The Calcium Kid' e lui stava vagliando vari copioni.

Ora, dopo aver girato 'La Maledizione della Prima Luna' si apprestava a partire per i Caraibi a dar vita alla seconda parte di questo film, divenuto ormai una trilogia, con l'unica differenza che stavolta, Kate non sarebbe stata con lui.

Di quel 2005 non si poteva lamentare. I copioni sul tavolo attestavano il fatto che, ormai, era davvero arrivato in alto e che, ormai, cominciava a vedere la cima.

Ma alla fine di quell'anno gli mancava la cosa principale. Kate.

E pensare che sarebbe dovuto andare da lei. Passare con lei il capodanno, sotto il cielo francese, insieme dopo tanto, finalmente.

Ma non era andata così e ora si sentiva terribilmente solo.

Qualcuno dice che le feste accentuano il dolore e la solitudine.

Qualcuno doveva dire a quel bastardo che aveva terribilmente ragione.



Curtainei...” cercò di dire Orlando.

Cor-ti-na!” sillabò Edith mostrando il labiale con un dito.

Cortainai... Uff! Ci rinuncio!” esclamò avvilito Orlando.

Edith rise e disse:

Non è colpa mia se sei uno che crede che l'unica lingua che bisogna parlare sia la sua, da bravo inglese colonizzatore.”

Ancora con questa storia?” si lamentò Orlando. “Piuttosto. Come mai sai parlare l'italiano. C'è qualche storia torbida sotto che devo sapere?” e sorrise malizioso.

Edith non badò all'espressione di Orlando, ma sorrise sognante e rispose:

Ho studiato in un conservatorio italiano per un anno grazie ad un progetto di scambio culturale tra vari istituti. Andai a Verona e rimasi la tra i monumenti, l'arena...”

Orlando socchiuse gli occhi e chiese:

Che cosa è successo a Verona?”

Ho incontrato il mio Romeo!” esclamò sognante Edith.

Orlando corrugò la fronte e chiese:

Sei stata assieme ad un italiano?”

Si. Si chiamava Davide Lorenzetti. Aveva sedici anni come e lo conoscevo perché, a quei tempi, era considerato un genio del piano. Lo avevo incontrato durante vari concorsi, nei quali i vari stati mandavano i migliori a rappresentarli. Lui vinceva sempre. Se non era primo entrava secondo, ma solo raramente. E succedeva quando io ero fuori forma...” cominciò a raccontare Edith.

Uhm!” fece Orlando fingendosi pensieroso.”Una grande pianista inglese contro un grande pianista italiano si incontrano nella terra natia di quest'ultimo, nella città che non solo ha dato i natali a questo piccolo fenomeno, ma ha anche visto la struggente storia dell'infelice amore di Romeo e Giulietta. Visti i tuoi occhi, presumo che vi siate innamorati!”

Certo! A dire il vero lui era innamorato di me. Io ci misi qualche tempo a innamorarmi di lui... Ma quando accadde diventammo inseparabili. Fu l'anno più bello di tutta la mia vita..” continuò malinconica, nonostante il sorriso, Edith. “Andammo anche a Venezia, in vacanza, per i primi sei mesi del nostro amore...”

Orlando la guardava interessato. Edith era una miniera inesauribile di sorprese. Ogni volta scopriva qualche cosa di nuovo su di lei. Dal saper suonare il piano, all'avere origini francesi, al saper parlare la lingua francese e italiana, al fatto che era stata una bambina prodigio che aveva partecipato ai più grandi concorsi europei quando era ancora una ragazzina.

E poi il suo grande amore italiano.

E fu lì che scoprì che fare l'amore non era poi tanto male come diceva mia sorella. Lo feci per la prima volta e lo feci per amore, assieme all'uomo che amavo. Ebbi, dopo molto tempo però, anche un terribile ritardo, di cui mi accorsi quando ero in Inghilterra. Fu allora che ne parlai con mia madre. Non lo dissi mai a lui. In realtà, dopo i primi mesi di corrispondenza fittissima, le lettere cominciarono a diminuire. E così pure le telefonate. Non ci dicemmo addio, ma è come se lo avessimo fatto, prendendo tacitamente atto, entrambi, che vivere in due continenti differenti non è poi un incentivo per continuare una storia. E così la lontananza ci divise...”finì il racconto Edith.

Orlando si rabbuiò e chinando la testa disse:

Già. La lontananza...”e guardando fuori dall'oblò scrutò le nuvole. Di nuovo quel senso di vuoto lo prese nel petto per non lasciarlo più.

Odiava quella sensazione. Odiava quel momento.

E odiava il fatto di non avere accanto Kate in quella vacanza.

Edith, l'osservò in silenzio, chinando appena la testa. Non aveva mai dimenticato quello che Kate le aveva chiesto poco meno di una settimana prima. E poggiando una mano sulla gamba di Orlando, disse rassicurante:

Non ti posso promettere che con questa vacanza ti dimenticherai di lei. Non credo che due anni della tua vita, tu, li possa cancellare con un semplice gesto. Dovrai lavorarci. Ma ti prometto che, per questo ultimo dell'anno, non permetterò alla malinconia di non farti divertire. E se non ci riesco, che il prossimo mese non riesca a intervistare Nicole Kidman.”

Orlando sorrise e chiese:

Perché il prossimo mese devi intervistare Nicole?”

Edith annuì e Orlando continuò:
“E se arriva tardi la tratti come hai trattato me?”

Edith si fermò a pensare un attimo e rispose:

Naaa! Lei è Nicole Kidman. Una che è stata per tutti quegli anni con Tom Cruise va rispettata. E poi lei è famosa. E non devi dimenticare che ha fatto una scena di sesso mica male con uno degli attori preferiti da me e da Rachel: Jude Law”

Orlando sollevò gli occhi al cielo e ribatté:
“Anche io ho lavorato con Jude Law se è per questo!”

Edith aggrottò le sopracciglia e gli chiese:

Davvero? E quando? Ho visto tutti i film di Jude Law e a te non ti ho mai visto!”

In 'Wilde'. Ero un ragazzo che batteva il marciapiede per vivere...”

Edith si fermò a guardare il sedile anteriore, in silenzio. Poi sollevò la testa e disse:

NO! Non ci credo! Ora mi ricordo. Allora hai lavorato con Jude. E com'è? Com'è dal vivo?”

Orlando la guardò mentre interessata gli chiedeva di come fosse il suo attore preferito dal vivo e sospettoso le chiese:

Possibile che non lo hai mai intervistato?”

Edith divenne malinconica e muovendo un piede in cerchio, fissandolo con interesse, imitando la voce di una bambina, disse:

Non me lo ha permesso il mio capo. A dire il vero è stato un veto di Brian. Non posso intervistare Jude Law fino a che sarà la fidanzata ufficiale di Brian Stephensons”

Ma è assurdo!” esclamò Orlando.

Lo dici a me. Io che ho intervistato tutti, perfino te... Non posso intervistare Jude Law solo perché è il mio attore preferito!” si lamentò scherzosamente Edith.

Orlando rimase qualche secondo in silenzio, soppesando il pezzo della frase che lo riguardava e chiedendosi se fosse giusto o no arrabbiarsi. Edith se ne rese conto e rispose:

Si Orlando. Ti ho appena insultato e non te ne sei nemmeno reso conto!” e ridendo cominciarono a farsi mille dispetti, mentre davanti, Rachel e John si davano la mano soddisfatti.

Non sarebbe stato poi tanto male per loro, vedere i propri migliori amici assieme!



Edith non sapeva sciare. E questo rese Orlando un po' più sicuro di se, dato che, almeno in quello, nei confronti della giornalista tuttofare, riusciva ad eccedere.

Passarono i primi giorni quindi a ruzzolare come meglio potevano nei pendii per gli sciatori amatoriali. Lasciando quelli per esperti a qualcuno con più esperienza di loro.

Fu davvero spassoso per tutti. E Orlando, quando stava in compagnia, non pensava che il suo amore era finito.

Almeno fino al trentuno, quando, in un giornale...



Stavano tutti nel ristorante dell'albergo, dove consumavano la loro colazione.

Edith sorrideva scherzando con Rachel, che aveva chiamato per la quarta volta in due ore Charlotte, in vacanza a Boston con il padre. Jen sbaciucchiava teneramente suo marito Fred che si lamentava di essersi scottato il naso. Orlando si litigava il 'London Times' con John, che pretendeva di leggerlo per primo e di lasciare il 'Sun' ad Orlando nonostante fosse arrivato al tavolo quasi per ultimo.

La spuntò John. Orlando, sbuffando, cominciò a leggere mangiando il cornetto alla marmellata. Fu quando prese la tazza per bere un sorso del suo cappuccino che quasi si strozzò.

Tutti si voltarono allarmati e Fred che gli stava seduto vicino, si premurò di dargli qualche pacca sulla spalla per farlo stare meglio.

In effetti Orlando si riprese. Ma il colorito cadaverico non prometteva niente di buono.

Infatti, l'attore inglese, si alzò e con la voce roca, disse:

Scusate. Devo salire in camera. Non mi sento tanto bene!”

Edith aggrottò le sopracciglia e guardò Orlando allontanarsi mentre Jen, stupita, diceva:

Ma non hai finito!”

Orlando parve non sentire Jen e Fred, prendendo il giornale, lesse attento. Poggiandolo sul tavolo, disse:

Brutto affare. Davvero brutto affare. Non si può cominciare bene un nuovo anno se il finale è questo...” e dando una manata alla pagina incriminata aggiunse: “A quanto pare la ex di Orlando si è già consolata.”

Edith prese il giornale e lesse:

L'ex ragazza di Orlando Bloom si consola sotto la Tour Eiffel con uno sconosciuto per nulla famoso

Edith lanciò il giornale e disgustata disse:

Non è per niente vero. Questa è tutta spazzatura!”

E tu come fai a dirlo?” chiese Fred sarcastico.

Perché ho visto quella ragazza non meno di una settimana fa. Ed era distrutta. Completamente distrutta! Una che finisce una relazione di due anni, che decide di finire con sofferenza una relazione importante che, a quanto ho capito ancora prima di conoscerli, profumava di fiori d'arancio, secondo te si butta subito tra le braccia di un altro. A differenza di voi uomini, noi donne abbiamo bisogno anche di stare da sole e ritrovare noi stesse!” rispose sicura Edith.

John si schiarì la voce e intervenne:

Kate è un'attrice!”

Edith lo guardò di sottecchi e incitò:

Spiegati!”

John sorrise, unì le mani sul tavolo e disse:

So che Kate aveva una storia parallela. E lo so da un po'. Orlando aveva qualche sospetto. Io ne ho avuto la certezza ad una festa per non ricordo cosa a casa di Orlando. L'ho vista in atteggiamenti, diciamo, molto intimi con lo stesso ragazzo della foto. Con questo non voglio dare a Kate della facile e tanto della doppiogiochista. La storia tra loro due era sbagliata dall'inizio. Si sono amati davvero tanto, ma erano troppo lontani per vivere una relazione seria. Per amarsi ci vogliono dei momenti in cui non ci si vede per riaccendere o alimentare ancora di più la passione. Diciamo che loro vivevano solo ed esclusivamente di quei momenti”

Edith ascoltò seria quello che stava dicendo John, ricordando una frase di Orlando quando la chiamò, la mattina che uscì l'articolo:

'Tu non capisci Norton. Non è la prima volta che succede. Non è la prima volta che mi pesca con le mani nel barattolo della marmellata. L'ho già tradita in passato e lei ha sopportato'

Quindi, quei due, erano abituali nel tradirsi. Uno di loro aveva addirittura una relazione clandestina.

Rachel guardava, invece, John a bocca aperta. E con tono sbalordito, disse:

Hai visto l'ex ragazza del tuo migliore amico scopare con un altro?”

John scosse la testa divertito dal linguaggio sempre colorito della sua ragazza, mentre Jen e Fred ridevano come matti.

John sorrise e rispose:

Si amore. L'ho vista e ti giuro che ne avrei fatto a meno dato che, quando lo dissi ad Orlando, quello per poco mi colpiva con un destro...”

E lei? Come si giustificò?” chiese Jen interessata bevendo il suo succo d'arancia.

Disse che non era vero, che dovevo essermi sbagliato, che quella sera avevamo bevuto tutti e che io, alle volte, ci davo dentro con l'alcool visto quello che era successo qualche anno prima a Rocio” spiegò John.

Rachel trattenne il fiato e portò le mani alla bocca indignata. Fred con una espressione tirata per lo sdegno per una mossa così meschina chiese a sua volta:

Ha usato la scusa che tua moglie era morta e che tu bevevi molto per metterti in cattiva luce con il tuo migliore amico?”

John annuì e continuò:

Kate è molto giovane. Ha ventidue anni e ha sempre avuto tutto dalla vita. E per di più era spaventata dall'idea di perdere quello che definiva il suo amore... Mettere in cattiva luce me era una mossa meschina, ma utile per coprire la sua malefatta e quella che, a quei tempi, sembrava solo una sbandata. E per un po', anche se non ammiravo poi tanto Kate – e non a torto, aggiungerei – mi sembrò che Kate lo avesse dimenticato, specialmente dopo la sfuriata per una notte brava dove scese qualche pasticca e qualche bicchiere di troppo. E Orlando, essendo uno che non regge nemmeno l'alcool per disinfettare, immaginatevi come ha finito la serata... A quanto ne so, Kate lo trovò con i pantaloni abbassati e una donna moto interessata a studiare quelle parti... Avete capito come... Beh! Quella sfuriata mi bastò. Credetti anche io che amasse Orlando e avesse lasciato il fustacchione. Ma a quanto vedo..” e indicò il giornale davanti a se “.. la piccola Kate ci ha fregati tutti. Perfino a te Edith!” e rivolse alla giornalista una profonda occhiata d'intesa che voleva quasi dire che anche lei era caduta nella tela di una donna che vuole difendere qualcosa a cui tiene, ma che sa che ormai ha solo tutto da perdere.

Nel tavolo cominciarono a parlare. Chi parlava di quello che aveva fatto Kate, che non era per niente nobile, chi faceva la comprensiva solo perché l'attrice era una ragazza molto giovane e Orlando l'uomo che avrebbe sposato. Qualcuno addirittura azzardò che la ragazza avesse chiamato il ragazzo solo per passare il capodanno in un modo diverso, per non stare male.

Solo una persona sembrava lontana da quei discorsi.

Edith guardava il posto lasciato vuoto da Orlando.

Ora capiva molte cose.

Ecco perché Kate le aveva chiesto di proteggerlo. Perché quello che sarebbe successo dopo l'avrebbe sicuramente ucciso e solo una buona amica – o una buona amante, dipende da come la vedeva Kate – poteva aiutarlo a superare quel trauma.

Si stava per alzare ma stavolta fu Paul a bloccarla, arrivando mano nella mano con Jessy.

Ci siamo persi qualche cosa?” chiese allegro.

Gossip di prima mattina!” rispose Rachel facendogli leggere il giornale.

Edith scrutò intensamente il fratello e quando finì di leggere non ebbe torto a farlo.

Paul al guardò e serio chiese:

Dov'è?”

In camera sua!” rispose Edith piano.

Paul la fissò e continuò:

Lascialo da solo. Una notizia del genere va assimilata, prima di tutto...” e mettendosi a sedere guardò fisso la sorella, senza sapere che, anche John, prima che lui arrivasse aveva cominciato a fare lo stesso.



Per tutta la giornata Orlando non si fece vivo. Edith si dimostrò molto preoccupata a dire il vero.

Non vederlo tra di loro a ridere e scherzare come aveva fatto spessissimo in quegli ultimi giorni, era un motivo di preoccupazione per nulla da sottovalutare, in vista dell'articolo.

Più volte cercò di andare in camera di Orlando, ma una volta John, una volta Fred e una volta Paul, ad Edith venne sempre consigliato di lasciare Orlando da solo, visto che molti uomini preferiscono stare in solitudine a pensare al proprio dolore.

Ma Edith non la pensava così. Se Kate lo conosceva bene, aveva un motivo per chiedergli di vegliare su di lui.

E preoccupata, per tutta la giornata, non poté fare a meno di rivolgere lo sguardo verso le scale, aspettando che Orlando scendesse per unirsi insieme a loro e decidere se festeggiare in città o allo chalet l'ultimo giorno del 2005.

Cosa che non accadde per tutto il giorno.



Decisero di festeggiare il veglione nello chalet: primo perché era suggestivo e avevano detto, quelli dell'albergo, che, a mezzanotte, ci sarebbe stata una fiaccolata meravigliosa al quale partecipavano sciatori che avrebbero riprodotto un albero di Natale seguito da un meraviglioso spettacolo pirotecnico; secondo perché non se la sentiva di lasciare Orlando da solo, dato che non si era fatto vedere per tutta la giornata e forse non se la sentiva di scendere in paese e rimanere a fare bisboccia tutta la notte.

E così, quella notte...



Un cellulare?” chiese sbigottita Edith con in mano un golf nero di Rachel.

Rachel fece spallucce e sistemando gli stivali dentro l'armadio, rispose:

Glielo ha regalato John, io non c'entro nulla”

Edith boccheggiò un attimo indignata e replicò:

Ma il tuo ex marito si è reso conto che vostra figlia ha solo quattro anni? Che non è giusto che abbia già un cellulare. È sbagliatissimo per la sua educazione. Imparerà ad avere tutto e subito, senza il minimo sforzo. Vuoi che Charlotte cresca come una bambina viziata?”

No. Ma non sono l'unico genitore che Charlotte ha, sai?. E vorrei ricordarti che, quando Charlotte aveva appena un anno io e John ci siamo separati...” si giustificò Rachel smistando i vestiti e cercando quello che voleva mettere quella serata.

E perché tu non fai queste cose?” chiese Edith indicandola.

Rachel sorrise e rispose, sistemando una maglietta e togliendo un vestito dalla valigia:

Perché c'è la brava zia Edith che non mi permette di farlo e perché, io, a differenza del padre, lo consulto quando ci sono cose di questo tipo da comperare.” e indicando un vestito chiese all'amica: “Come mi sta questo?”

Edith lo guardò un attimo e rispose:

Ti sta bene... E per quanto riguarda Charlotte e il fatto che mi oppongo a comprarle la Play Station o altri marchingegni che potrà usare da grande, è perché ci tengo a lei!”

Rachel poggiò il vestito sul letto e rispose:

Non puoi chiedere a John di educare la figlia se il primo che va educato è lui... E questo è un motivo per cui volevo chiedere il divorzio, prima di trovarlo con la sua segretaria affaccendata con le sue braghe sotto la sua scrivania e fargli una scenata che mi è costata il matrimonio!”

Edith rimase un attimo in silenzio e Rachel, non permettendogli di continuare, disse:

Piuttosto che ne dici di parlare con Orlando? Da quando ha visto l'articolo con Kate non si è fatto sentire. Che ne dici di andare a parlargli?”

Beh! Sei l'unica che mi ha detto di farlo. Per tutta la giornata, i ragazzi mi hanno intimato di stare alla larga dalla sua camera...” rispose Edith.

Perché cercherebbe qualche cos'altro, oltre che il conforto?” ribatté sarcastica Rachel.

Edith sollevò la testa di scatto. Ecco perché! Orlando avrebbe cercato sesso, non conforto. Era un uomo ferito e avrebbe fatto qualche cosa che sarebbe risultato sbagliato a conti fatti.

Stava per replicare quando:

La cena inizia alle nove e mezzo. Ste manie italiane di fare le cose troppo tardi”

A parlare era stata Jen che, non sapendo su cosa verteva il discorso di Edith e Rachel continuò allegra:

Ci sono quelle delle 208 che quando mi vedono passare, parlottano tra di loro. Credo che lo facciano perché sanno che siamo qua assieme ad Orlando e mi guardano come se fossi un'aliena”

I famosi quindici minuti di celebrità di cui ognuno di noi ha diritto?” ironizzò Rachel.

Jen tolse la lingua fuori e disse:

Appunto. E ti dico di più. Mi piace...”

Edith e Rachel scossero la testa, poi assieme a Jen cominciarono a decidere che cosa indossare per la sera dell'ultimo giorno dell'anno.



La serata era stata abbastanza divertente, anche se Edith era preoccupata per l'assenza di Orlando dalla tavolata.

Stufa, quando ormai mancavano pochi minuti alla fine dell'anno, prendendo una bottiglia di spumante italiano dal bar e chiedendo due calici, salì verso le camere.

Guardò i numeri e quando arrivò alla camera di Orlando, bussò delicatamente, non prima di aver poggiato la bottiglia per terra.

Da dentro arrivò una voce spettrale che disse:

Chi è?”

Edith Norton, la giornalista rompi palle” rispose sarcastica Edith.

Edith vai via. Non ho intenzione di festeggiare stasera!” rispose Orlando con il solito tono.

Se mi vuoi lasciare sola qua fuori sappi che stapperò una bottiglia di ottimo spumante italiano fuori dalla tua porta e la berrò da sola. Se mi aprirai, invece, la divideremo...”

Orlando rimase in silenzio e poi chiese:

Significa che non te ne vai?”

Secondo te?” rispose Edith sorridendo.

Si sentirono i piedi di Orlando strofinare per terra e dirigersi verso la porta che, poco dopo si aprì mostrando il volto sfatto dal pianto dell'attore.

Edith sollevò le sopracciglia e disse:

Dio mio! Posso chiamare Vogue, o People o una di quelle riviste che fanno le classifiche sul più bello del mondo e fargli vedere come stai in questo momento?”

Orlando sollevò gli occhi al cielo e guardandola rispose:

Se sei qua per sfottere Norton sappi che non ho nessuna intenzione di reagire alle tue frecciate!”

Edith sorrise e prendendo la bottiglia, con i calici che tintinnavano nell'altra mano, entrò nella stanza. Poggiò la bottiglia e accese la luce, ma Orlando la spense subito.

C'è un odore molto più simile a quello di un cadavere in putrefazione qua– che il buio non copre ad essere onesti-, ma visto che ci sono meno tredici gradi la fuori, credo che sopporterò..”

Orlando sorrise ed Edith, che stava spostando qualche cosa che poi si rese conto non essere un calzino sporco appallottolato, ma un fazzoletto, vedendo il ragazzo ridere disse:

Oddio. Quello che ho sentito non era forse il verso di un sorriso?”

Orlando sorrise ancora poi, chinando la testa, chiuse gli occhi e scoppiò a piangere.

Edith, spiazzata da questa reazione, si avvicinò con cautela al ragazzo. A dire il vero non era abituata a consolare. Rachel, per quanto fosse stata male dopo la fine del suo matrimonio, aveva sfogato rabbia e frustrazione su di un buon psicanalista. E Charlotte, forse per via del fatto che si era dovuta abituare già da subito alla separazione dei genitori, era risultata una bambina ruvida, poco incline a dimostrare i suoi nervi scoperti. Vedere, quindi, Orlando in quella situazione, la lasciava non poco disorientata.

E quando fu vicino la sorpresa divenne ancora più grande, perché, Orlando, arpionandola, la strinse forte e si mise a piangere.

Fu allora che, accarezzandogli i capelli, ascoltò l'attore dire:

Che posso fare? Che cosa posso fare per riprendermela? O per dimenticarla.. Almeno quello..”

Edith sorrise comprensiva e disse:

Devi solo volerlo tu!”

Da sotto arrivavano le grida dei vari ospiti rimasti all'albergo per festeggiare:

DIECI... NOVE... OTTO...”
“Scegli di mettere una nuova faccia per il nuovo anno e combatti contro questa parte che ti vuole affondare!” continuò Edith.

Orlando tirava su con il naso, mentre da sotto:

SETTE... SEI... CINQUE..”

Rimani qua. Non mi lasciare” implorò Orlando.

QUATTRO... TRE...”

Edith si accucciò e strinse forte Orlando, consolandolo, accarezzando i riccioli scuri, lasciando che piangesse, per sfogare quel dolore.

DUE...”

Ci sono io! Non lascio solo un amico che ha bisogno!”

UNO...”

I due si stringevano mentre da sotto arrivava il rumore di bottiglie stappate e di pernacchie che strombazzavano impazzite. La loro bottiglia rimase intatta, non si fecero gli auguri e non fecero nemmeno la domanda di unirsi ai festeggiamenti. Stretti, nel loro silenzio non si curavano di nulla, mentre, come unica luce, nella camera entravano i bagliori dei fuochi d'artificio. Era la prima volta, da tantissimo tempo, che Edith non stava a festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Ma non le importava. Sapeva che un nuovo anno iniziava e con lui arrivava un grande nuovo amico su cui contare. Un ragazzo che aveva conosciuto e cominciato ad odiare e che, ora, era diventato troppo importante per lasciarlo indietro.



Due giorni dopo stavano tutti a tavola per pranzare.

Edith, Jen, Jessy e Rachel parlavano tranquille mentre, gli uomini, parlavano dei possibili giocatori che l'allenatore inglese avrebbe portato al Campionato del Mondo ormai imminente.

Tu sei un giornalista sportivo, vero?” chiese John a Fred.

Fred annuì e disse:

Si. Scrivo sul 'Sun'!”

Il migliore che scrive sul 'Sun' vorrai dire” lo prese in giro Paul, facendo ridere tutti.

Solo Orlando, sentendo il nome di quel giornale si rabbuiò un attimo, ma John lo fece distrarre dicendo:

Quindi conoscerai tutti i giocatori?!”

Io scrivo per il Fulham normalmente...” rispose Fred.

WOW!” disse John poggiando la schiena allo schienale della poltrona.

Capiscilo” intervenne Orlando. “Non conosce i giocatori perché è solo un povero architetto...”

Tutti risero e John facendo il verso ad Orlando disse:

Povero architetto un corno. Ti devo forse ricordare che ho ottenuto un posto di rilievo nella mia società e ora dirigo una sezione del mio ufficio?”

Orlando stava per ribattere quando un cameriere si avvicinò e disse:

Lei è la signorina Norton?”

Edith annuì e il cameriere continuò:

C'è un signore che chiede di lei alla hall!”

Chi sarebbe?” chiese cortesemente Edith.

Ha detto di non dirlo. E che lei avrebbe capito!” rispose il cameriere.

Rachel fece uno sbuffo. Era infastidita. Edith si illuminò e, sorridente, seguì il cameriere nella hall dove lo sconosciuto l'attendeva.

Nella tavola, dove prima c'era stato un gran vociare, era calato il silenzio. Il primo a parlare fu Fred che, bevendo un bicchiere di vino rosso, poggiandolo sul tavolo, disse:

Da quanto non si fa sentire il bastardo?”

Da prima di Natale” rispose infastidita la moglie.

Orlando non capiva, ma ascoltava attento ogni battuta, come John del resto, anche lui allo scuro di ciò che stava succedendo.

Beh! Non ha superato il record dell'estate in cui Edith ha scoperto la sua tresca con Emma..” disse Paul non nascondendo il suo risentimento nei confronti dello sconosciuto.

Jessy gli disse qualcosa all'orecchio e Paul aggiunse:

Visto che Edith non sarà di ritorno per un po', dato che sappiamo con chi sta... Noi andiamo giù in paese a fare compere. Ci vediamo prima delle quattro.” e alzandosi salutarono tutti.

Jen e Fred decisero di seguire i due amici.

John guardò Rachel e disse:

Amore.. Ho un po' di mal di testa. Ti da fastidio se salgo in camera un attimo?”

Rachel scosse la testa in segno di diniego e John scherzando, mentre si alzava, disse:

Ehi! Trattamela bene e non ci provare. Ti uccido sai!”

Orlando e Rachel risero e John si allontanò.

Quando rimasero soli, Orlando, ancora stordito dalla rapida sequela di azioni compiute dai suoi compagni, guardò Rachel che, da quando Edith se ne era andata, non aveva spiccicato una sola parola, cadendo in un preoccupante mutismo, dato lo sguardo fisso che aveva.

E proprio mentre stava per parlare Orlando, Rachel decise di prendere parola e disse:

Non hai capito chi è arrivato, vero?”

Orlando scosse la testa e Rachel continuò:

Di là c'è Brian Stephensons, l'uomo per cui provo un profondo disgusto. Talmente profondo da superare perfino mio marito! E guarda che per quello che mi ha fatto John, il mio ex intendo, è davvero una bella prova...” e sospirando chiese ad Orlando: “Tu cosa sai della famiglia di Edith?”

So che ha due fratelli. Che una è Emma Norton, una popolare fotomodella. Che sua madre è francese...” rispose vago Orlando.

E basta?” chiese ancora Rachel guardandolo dritto negli occhi.

Si. Edith non si è mai slacciata più di tanto!” replicò Orlando.

Rachel sospirò e cominciò a raccontare:

Edith non parla con il padre da un'infinità di tempo. Hanno litigato quando lei decise che, per diventare famosa e vivere negli agi, doveva seguire una carriera più sicura di quella concertistica. Lasciò il piano e si iscrisse a giornalismo, seguendo la sua grande passione per scrivere e riportare fatti avvenuti. Il padre, che conosceva il potenziale della figlia, non accettò questo. Litigarono ed Edith, per scelta, lasciò la casa e per orgoglio non rivolse più la parola al padre. Pensa che a quei tempi le cose non erano ancora precipitate...”

In che senso, scusa?” chiese Orlando incrociando le braccia sul tavolo.

Rachel sospirò e sorridendo amara rispose:

La vita di Edith non è stata facile da allora. Sua madre l'ha aiutata tantissimo, ma la sua vera mentore è stata la sorella del padre, quella che Edith chiamava la testa calda della famiglia Norton. La seguì fino a quando non finì l'università. Andò alla laurea e aiutò Edith a trovare lavoro presso un giornale locale. Fu subito chiaro che aveva stoffa e uno di 'Vanity Fair' la segnalò al direttore. Cominciò a scrivere per quella rivista. E fu successo immediato, perché Edith, che non è la donna bionica, ci mette anima e corpo quando fa le cose. E le deve fare bene, altrimenti si arrabbia con il mondo e, prima di tutto, con se stessa... Accadde un giorno che, durante un intervista a lui stesso, Edith conobbe Brian. La loro, alle prime battute fu una buona amicizia, anche se io ho sempre detto ad Edith che, secondo il mio modestissimo parere, il giovane Stephensons era cotto perso di lei... E il tempo mi diede ragione. Un giorno , a Parigi, la città preferita di Edith, Brian si dichiarò e si misero assieme. All'inizio facevano scintille. E quando dico scintille parlo di fuochi d'artificio come quelli di due notti fa. Tutti li invidiavano e le voci, nella redazione di 'Vanity', cominciarono a correre. Sai, i Stephensons sono azionari di una considerevole fetta della rivista, ed Edith andava sempre più avanti. Divenne una testa di serie e, molti, invece di riconoscere i suoi meriti, attribuivano questo privilegio alla sua relazione con Brian. Mai niente di più sbagliato. Ma la gelosia... Non sto io a dirtelo, dato che credo che, nel tuo mondo...”

Orlando annuì. Rachel bevve un lungo sorso d'acqua e schiarendosi la voce continuò:

A quei tempi, Emma, aveva finito il suo primo matrimonio con uno scoppiato. Uno scultore tedesco ubriacone che la mise incinta e poi, nei deliri della droga, la buttò dalle scale e le fece perdere il bambino. Per Emma fu un brutto colpo. Per una che è in quel mondo da quando ha quindici anni, che è abituata ad andare a cena con Dolce & Gabbana, con i Versace, con Armani e con altri stilisti famosi, il mondo prende una prospettiva diversa. E la droga che usava solo per le sfilate divenne un ottimo antidepressivo.”

L'avevo letto anche io in qualche giornale, qualche anno fa... Ma non era anche anoressica?” chiese Orlando interessato alla storia dal sapore lievemente gossipparo.

Rachel fece un cenno con la testa e rispose:

Conosci qualche modella che non lo sia o che sia terribilmente e preoccupantemente magra? Probabilmente, l'anoressia era un problema di Emma. Uno dei più grandi. Ma la droga non era da meno. Certo. Successe, prima che Edith e Brian si mettessero assieme, che droga e alcool facessero il loro giusto effetto, provocando un terribile collasso alla povera Emma. Tutti, all'inizio pensarono che fosse l'anoressia. E di nuovo nel mirino le modelle tutte magre. Edith, dal canto suo, vedendo sua sorella in quelle condizioni, chiese aiuto a Brian che, sfruttando le sue conoscenze, mise Emma nelle mani del miglior dottore. La curarono. Pensa che entrò in un centro per anoressiche che pesava trentotto chili e ne uscì che ne aveva recuperato quindici. Ma il problema non era quello. Nel frattempo, Edith e Brian si erano fidanzati. Sembrava quasi che la famiglia Norton si potesse riunire, quando, una sera, Edith trovò Brian ed Emma, nell'appartamento di lui, fatti fino alla radice dei capelli, nudi e avvinghiati. Non ho mai capito se facevano o avevano fatto sesso. Ma Edith ebbe la prova del doppio tradimento. Pensa che, in vista del rientro della sorella nelle passerelle, Edith aveva preparato un'intervista con la sorella. Il capo già si strofinava le mani. Le due Norton che parlavano di loro, un'occasione ghiottissima, in effetti. In un primo momento, distrutta dal dolore, Edith, non voleva fare l'intervista, non volendo rivedere né Emma, né, tanto meno, Brian. Poi, come se dentro di lei fosse scattato qualche cosa, decise di fare l'intervista. E fu terribile. Distrusse l'immagine di Emma e il tanto agognato riavvicinamento con suo padre non avvenne. Anzi! Vedendo la figlia di mezzo in quelle condizioni, il padre diede la colpa ad Edith, che aveva portato Brian nelle loro vite e, poi, aveva distrutto l'immagine della sorella pubblicamente in tutto il mondo, dicendo che era drogata. Però, in soldoni, la carriera di Emma era già rovinata. Per la riabilitazione nella clinica dove veniva curata l'anoressia, perse quasi un anno. Fu un ciclo difficilissimo, dove non arrivarono a somministrargli il cibo forzatamente solo perché Edith, Paul e la loro madre le stettero vicino. Per la droga ci vollero altri quattro mesi. In parole povere, passò quasi un anno e mezzo lontana dai riflettori. Nemmeno a Kate Moss permetterebbero una cosa simile. Qualsiasi modella, se sta lontana dalle passerelle per tutto quel tempo, può considerarsi finita. Ma Emma, che ha un gusto innato per il melodramma, ha deciso di seguire la versione del padre e di dare le colpe ad Edith, che divenne il mostro cattivo, specialmente quando, dopo tre mesi, si rimise assieme con Brian. Da allora, la famiglia Norton non si è più riunita. Emma partì per un viaggio e Brian riebbe quello che voleva come un bambino viziato. Perché Brian è un bambino viziato. Cresciuto, ma comunque viziato. E nonostante questo, io, credo, o meglio, sono certa che Emma e Brian, di tanto in tanto si vedano ancora, dato che, per una seconda volta sono stati visti assieme, ma lui ha insabbiato tutto dicendo che l'aveva solo incontrata ad una festa e l'aveva riaccompagnata a casa completamente fatta. Ma Edith, oltre ad essere molto innamorata, è anche cieca. E non vede il male che gli fa Brian. Così, di sovente, lui scappa per settimane intere, alle volte, quasi per mesi. Poi ritorna e fa sorprese di questo tipo... Ecco perché provo disgusto per Brian. Ed ecco perché Edith non parla volentieri della sua famiglia...”

Orlando rimase in silenzio. Era la storia più intricata che avesse mai sentito. Il tanto per scriverci un centinaio di puntate di 'Beautiful'.

Ti chiedo un favore Orlando. Io so che, queste vacanze, qualche cosa è successo. Qualche cosa che verrà a galla. E so che ci sarà una donna di mezzo. Se per caso, la storia tra Brian ed Edith dovesse finire, fammi un favore enorme...”

Dimmi pure!” rispose subito pronto Orlando.

Rachel sospirò e disse:

Non so se lo sai, ma Brian Stephensons è molto potente in Gran Bretagna. La sua famiglia controlla molte cose. È un po' come ne 'Il Padrino' dove don Vito Corleone controlla tante cose. La famiglia di Brian fa lo stesso. Hanno titoli in borsa in qualsiasi parte possa essere possibile avere titoli. Hanno svariate case. Hanno catene di centri commerciali a Londra, Manchester e Liverpool. E controllano moti giornali essendone, appunto, azionisti”

Che c'entro io in questo?” chiese serio Orlando.

C'entri eccome Bloom. Ho visto che tra ed Edith si è creata una sorta di amicizia molto profonda. Ecco... Io ti chiedo, nel caso la sua storia con Brian dovesse finire, di aiutarla e di portarla via per un po' dalla Gran Bretagna... perché so per certo che, il terzo tradimento, Edith, a Brian, per quanto cieca e innamorata essa sia, non glielo perdonerebbe mai... E purtroppo, conosco, anche il potere di Brian....” e guardando Orlando disse: “Promettimi che l'aiuterai a risalire la china Orlando, quando tutto questo accadrà. Promettimelo?”

Orlando sentì la gola secca. Era una proposta un po' impegnativa, ma non poteva negare che Edith lo aveva aiutato e molto. E sorridendo rispose, prendendo coraggio:

Te lo prometto..”



Si era avvicinata al bancone. Aveva sorriso vedendo Brian e incerta gli si era avvicinata.

Il suo destino... Davanti a lei.

Brian, so che avrai letto quell'articolo e che ora ti chiederai che cosa ci faccio io qua con Orlando. Ma non è come sembra...”

Brian sorrise e poggiò un dito sulle labbra della ragazza, dicendo:

So già tutto. Mi ha chiamato Kate”

Edith lo guardò negli occhi.

Non ci credeva. L'aveva perdonata e lei non aveva fatto il minimo sforzo per convincerlo.

Senza curarsi delle persone attorno, gli saltò al collo e si mise a ridere e a piangere, baciandolo con trasporto.

Di li a poco salirono in camera e fecero l'amore.

E per Edith fu bellissimo. E fu bellissimo per svariate ragioni: perché non lo faceva da tanto, troppo, tempo; perché Brian le era mancato; e perché ora era di nuovo vicino a lei; e perché si sentiva felice di non aver dovuto mettere su una nuova faccia finta per il nuovo anno, dato che, lei, come invece era successo ad Orlando, non aveva perso l'uomo che amava.



Passarono gli ultimi giorni assieme, anche se, Orlando, ad essere onesto, sentiva quasi che, ogni volta che Brian lo guardava, lo sfidasse, delimitando il suo territorio, stringendo Edith o baciandola un po' troppo appassionatamente.

Certo. Brian non era uno che suscitava simpatia guardandolo per la prima volta in faccia. E Orlando, solo qualche mese prima, avrebbe detto che capiva perché Edith stava con lui.

Ma ora che sapeva la storia intera di lui e di Edith, si chiedeva cosa la giornalista avesse da spartire con lui e provava quasi repulsione a guardarlo, fastidio nel vederlo nel suo stesso tavolo.

Dovette quindi fare buon viso a cattivo gioco, ripromettendosi però di non perdere d'occhio Edith. Perché, come lei aveva deciso di partire a Parigi per lui, lui avrebbe fatto di più per renderla felice e tranquilla.

Non si rendeva conto però, che a quel punto il confine tra amicizia e 'qualcosa d'altro' è molto più labile di quello che si possa pensare.



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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Ringrazio ancora una volta Enris, che mi ha esposto le sue idee e mi ha fatto notare i mie -purtroppo troppi, sigh!- ORRORI di ortografia. Stavolta ho cercato di stare attenta... Spero di non deluderti...

Nuovi due capitoli... 15 e 16... Spero che siano di vostro gradimento.

Buona lettura. Niniel.


Capitolo 16: Mezze voci. Mezze verità.


Non fu certamente bello per Ralph Felton trovarsi un messaggio del suo avvocato sulla scrivania mentre lui, in vacanza in Italia, con la sua amante di vent'anni più giovane, si godeva le bellezze della città della torre pendente.

Anzi. La notizia gli rovinò non poco la giornata, costringendolo così a dover tornare prima del tempo a casa e sistemare tutte le cose riguardanti l'accusa che gli era stata mossa.

Infatti, di tutta la gente che lo aveva querelato, mai si sarebbe immaginato di leggere quei nomi: Edith Norton, Orlando Bloom, Brian Stephensons.

E visti gli accordi presi prima di Natale, la cosa sembrava davvero grottesca.

Ma di una cosa era certo. Ralph Felton non era uno che si faceva prendere in giro facilmente.

E a costo di rischiare molto di più di quello che poteva già rischiare con quella querela, avrebbe fatto perdere a Brian Stephensons un po' della sua tracotanza e avrebbe ottenuto la sua vendetta.



Ancora non lo so se posso venire Orlando!” rispose sorridente Edith al telefono.

Era stretta in un cappotto doppio petto grigio, lasciato aperto, da cui si poteva vedere un completo pantaloni un po' più scuro del cappotto, abbinato ad una camicia in seta nera dello stesso colore della borsa e delle scarpe decoltè vertiginosamente alte, dal tacco a spillo.

Ma ci tengo che ci sia anche tu al mio compleanno!” esclamò Orlando leggermente irritato dal possibile rifiuto di Edith.

Devo vedere cosa dice Brian. Lo sai che dopo quell'articolo mi ha perdonata ma ha sempre le sue riserve..”

Orlando sbuffò. Complice anche il racconto di Rachel e il comportamento del rampollo della famiglia Stephensons, Orlando aveva cominciato a provare un profonda antipatia per Brian che, nelle poche volte che si erano incontrati tutti dopo il ritorno dall'Italia , sembrava stesse davvero marcando il terreno.

Va bene!” disse con la stessa voce di un bambino ferito.

Edith sorrise e disse:

Devo andare ad un convegno adesso. Ci sentiamo. Giuro che appena so qualche cosa ti richiamo. Promesso!”

Orlando sorrise e salutò Edith un pochino più allegro di prima.

Edith, invece, imboccò il vicolo che da Strand, la portava al 'Savoy' storico hotel, tra i più importanti di Londra, se non il più importante con il 'Conrad'. Entrò nella hall ticchettando e l'uomo alla reception, quando la vide sorrise e ossequioso, chiese:

Desidera?”

Edith sfilò gli occhiali da sole e riponendoli nella borsetta, disse:

Sono qua per il convegno dei giornalisti...”

L'uomo sorrise e tese la mano, dicendo:

L'invito prego!”

Edith porse l'invito guardandosi attorno mentre l'uomo lo studiava attento. Poi quando sollevò la testa e porse il cartoncino ad Edith, disse:

Deve andare dritta per questo corridoio e raggiungere la sala conferenze. È la che si tiene il convegno. Le auguro buon lavoro!”

Edith prese il cartoncino, sorrise tirata e, prima di andarsene, disse:

Grazie. Anche a lei” e ticchettando raggiunse la sala convegni, mentre, prendendo il cellulare per togliere la suoneria lesse un messaggio di Brian che diceva:

AMORE HO APPENA SENTITO L'AVVOCATO E ABBIAMO PARLATO DELLA VIA LEGALE CHE SEGUIREMO. MI SEMBRA UN OTTIMO ITER QUELLO CHE CON CUI VUOLE PROCEDERE E HO DECISO DI APPOGGIARLO SU TUTTA LA LINEA. CHE NE DICI SE CI VEDIAMO STASERA A CENA E NE PARLIAMO? PORTO TUTTI GLI INCARTI PER SPIEGARTI MEGLIO!

Edith sorrise ticchettando tranquilla, senza guardare chi aveva attorno. E prima di prendere posto, rispose:

OK! PERÒ STASERA MI DEVI PROMETTERE CHE SAREMO SOLO IO E TE. E CHE LASCERAI IL LAVORO A CASA. TI DEVO ANCHE CHIEDERE UN FAVORE.. SPERO CHE TU POSSA ACCETTARE. TI AMO TANTO. EDITH.

Aspettò qualche secondo prima di riporre il cellulare. La risposta non tardò e lesse:

PRINCIPESSA SARÒ TUTTO PER TE. TI AMO ANCHE IO. CI VEDIAMO STASERA.

Edith sospirò raggiante guardandosi intorno. In un attimo tutte le perplessità che aveva provato prima di Natale sparirono, come cancellate.

E pensò, portando il cellulare alle labbra per coprire quello che le sembrava un sorriso beota, che se Brian le avesse chiesto di sposarla in quel momento, sicuramente, stavolta, la glaciale Edith Norton avrebbe accettato.

Perché, come diceva sempre Rachel Brown 'ogni donna, quando si innamora è disposta ad accettare tutti i compromessi del mondo, pur di stare con l'uomo che ama'.

Ed Edith sentiva di amare Brian come mai lo aveva amato.



Emma piangeva al telefono, cercando di chiamare Brian.

E come sempre per l'ennesima volta, lui non rispose.

Disperata lanciò il telefono sul letto, accovacciandosi, strinse le gambe al petto e cominciò a piangere come una matta.

Paul, che passava li vicino, la vide dalla porta semiaperta. Spingendo un po' l'uscio preoccupato chiese:

Che hai?”

Emma scansò la carezza del fratello, continuando a piangere e tra i singhiozzi, rispose:

Va via. Non voglio vedere nessuno!”

Paul la guardò preoccupato e con un tono che esprimeva il suo stato, replicò all'invito:

Non esiste proprio. Sei mia sorella mica una a caso nel mondo. Che ne dici se mi racconti tutto. Magari aiuterà anche te, non trovi?”

Emma sollevò lentamente la testa e con gli occhi gonfi rispose:

Ho sbagliato tutto Paul. Sono una stronza che cade sempre nello stesso errore...” e poggiandosi sulla spalla del fratello scoppiò in un pianto convulso.

Paul continuò ad accarezzare i capelli della sorella e dolcemente le chiese:

Che hai fatto di così sbagliato? Spero nulla che ti possa costare la galera...”

Emma rise tra le lacrime e un po' di lucidità la fece ragionare. Voleva bene a Paul, ma non poteva dirle di essere andata a New York con il loro cognato e averci fatto sesso e sniffato coca per tutto il tempo che erano stati la. Sospirò e asciugando le guance con il palmo della mano, disse:

Sono stata di nuovo con un uomo che aveva un'altra donna. Questo Natale ero a New York con lui. E ho fatto quello che ha voluto, come se fossi una marionetta nelle sue mani... Ora, non mi risponde nemmeno al telefono... Come sempre del resto...”

Paul aggrottò la fronte. Non ricordava esattamente dove Brian avesse passato le vacanze natalizie, ma sentiva che, in quella storia, c'era qualche cosa che puzzava di bruciato. E guardando Emma negli occhi, prendendole il mento tra due dita per farlo meglio, le chiese:

Emma. Sei sicura che quest'uomo non fosse quello che credo io?”

Gli occhi della sorella si spalancarono terrorizzati. E togliendo le dita di Paul da sotto il mento, forse un po' troppo in fretta e, con un tono di voce un po' troppo alto, rispose:

Ma no. Che dici. Non essere stupido. Non sono così cretina da mettermi di nuovo nei guai con mio cognato!”

Ma Emma, non sapeva che, inconsciamente, aveva dato prova del suo ennesimo tradimento, dicendo il luogo in cui si era recata durante le vacanze di Natale e, in parte, raccontando il dettaglio che stava con un uomo occupato. E, la sua reazione alla domanda del fratello, bastava come confessione.

Paul, però, fece finta di nulla. E abbracciandola forte, cercò di consolarla, mandando a memoria il fatto che, il più in fretta possibile, avrebbe dovuto contattare Edith e chiedere la destinazione delle vacanze di Brian qualche settimana prima.



Uscì dal convegno annoiata e intorpidita. Odiava quel tipo di riunioni per svariati motivi. Le considerava, innanzitutto, inutili e costose, troppe forse, visti i risultati che ne ricavavano tutti. E poi, la maggior parte delle volte, incontrava colleghi gelosi che non si trattenevano dal dimostrarle il loro disprezzo dandole più o meno apertamente dell'arrampicatrice sociale.

Stava pensando a questo, quando, sentì qualcuno chiamarla.

Edith Norton?”

Edith si voltò e la sua espressione si indurì subito. Davanti a lei c'era l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare.



Brian socchiudeva gli occhi portando indietro la testa. Chi lo avrebbe mai detto! Tre donne diverse in poche settimane. Migliaia di uomini avrebbero dato tutto per essere al suo posto.

Donne, macchine e vestiti bellissimi. Potere e denaro a palate. Vizi e stravizi di ogni tipo e genere. E sesso come e quando voleva. Bastava solo che schioccasse le dita e, come in quell'occasione, una donna avrebbe sollevato la gonna e abbassato gli slip.

Quando l'orgasmo lo travolse, lasciando lui e la bellissima donna bionda soddisfatti e appagati, lei ancora con il fiato corto, disse:

Che ne dici se stasera parliamo di questo affare a casa mia?”

Brian guardò la figlia di un noto petroliere americano sorridergli mentre si ricomponeva. Era bellissima e molto 'aperta a nuovi incontri'. E Brian, sia per il lato lavorativo, che per quello fisico, non poteva dire di no. Guardò la donna, che maliziosa lo scrutava e attirandola a se con forza, disse:

Dammi il tempo di disdire un altro noioso appuntamento che avevo fissato stasera e sono tutto tuo!”

La donna sorrise e Brian la guardò uscire, come se niente fosse dal suo ufficio, salutandolo con un impersonale:

Ci vediamo stasera a cena per parlare dei termini d'accordo tra la mia e la sua ditta, Mr Stephensons”

Benissimo Missis Hockley..” rispose beffardo Brian. E prendendo il cellulare scrisse:

AMORE MI SPIACE TANTISSIMO. STASERA NON CI POSSIAMO VEDERE. HO UNA RIUNIONE DI LAVORO NOIOSISSIMA DA SBRIGARE. TI AMO. E TI GIURO CHE NE AVREI FATTO A MENO, MA PROPRIO NON POTEVO, QUEI BASTARDI MI HANNO INCASTRATO! SCUSAMI PICCOLA...

E senza nemmeno aspettare risposta, poggiò il cellulare e sorridente unì le mani davanti alla bocca. Lo aspettava una serata davvero meravigliosa.



Davanti a lei stava Ralph Felton.

Edith lo guardò con disgusto dato che, pensava, fosse il principale responsabile della rottura tra Kate e Orlando e di quella situazione orribile in cui si trovavano lei, Brian e lo stesso Orlando che, per colpa di quell'articolo, stavano sfamando una squadra di avvocati che, come condor, volavano sopra le loro teste pronti a spolparli a dovere.

Non ho niente da dirle Mr Felton!” disse acida Edith e stava per andarsene quando Felton disse:

Forse ha ragione. Lei non ha dirmi nulla. Ma io ho da dire qualche cosa a lei!”

Edith si voltò e trattenendo la rabbia rispose:

Qualsiasi cosa abbia da dirmi lo faccia tramite avvocato. Perché è solo così che io e lei possiamo parlare...”

In quel momento il cellulare di Edith squillò, annunciando l'arrivo di un nuovo SMS. Voleva andarsene da lì e lasciare quell'uomo viscido alle sue spalle. Ma, a quanto pareva, Felton, non aveva intenzione di mollare. E sorridendo, sicuro, avvicinandosi a lei, continuò:

Lei ha tutte le ragioni di arrabbiarsi miss Norton. E lei e il signor Bloom siete quelli che hanno più diritto di tutti quelli immischiati in questa storia!”

Sentendo quella frase, Edith aggrottò le sopracciglia e chiese.

Che vuole dire?”

Felton, soddisfatto del fatto che Edith, ora, aveva abbandonato un po' della sua rabbia e sembrava disposta ad ascoltarlo, cercò di tirarla per le lunghe. Pensava, a ragione, che dire tutta la verità in quel momento non era la cosa più appropriata da fare. Quindi continuò:

Si è mai chiesta, signorina Norton, come mai fossi a conoscenza del fatto che lei e il signor Bloom vi dovevate incontrare proprio all'Ivy il primo di dicembre?”

In effetti, ancora oggi quella domanda la tormentava , ora che aveva davanti Felton, una parte di lei era più che sicura di ottenere la risposta.

Che cosa vuole dire?” chiese Edith incrociando le braccia e avvicinandosi.

Se solo mi permettesse di spiegarle davanti ad una tazza di tè...” aggiunse Felton.

Fu una mossa sbagliata, Edith si ritrasse e rispose:

Dovevo immaginarlo. Era solo una mossa per comprarmi... Ma non ci riuscirà Felton. Non con me...”

Si stava per allontanare, quando sentì una mano bloccarla per un braccio e farla voltare, contro la sua volontà.

Lo schiaffo che seguì fu il riflesso incondizionato di Edith che, guardando con rabbia Felton sibilò:

Mi lasci immediatamente!”

Non la lascio fino a che non mi permette di parlarle...” combatté Felton.

Seguì un secondo schiaffò, sempre ai danni di Felton, che reggendo la stessa guancia che era stata percossa per ben due volte e che stava cominciando ad assumere un pericoloso color porpora, guardò Edith sbalordito. Di tutta risposta, più sollevata, la giornalista, rispose:

Ora può parlare. E si ricordi. Sono pronta a dargliene un altro!”

Felton deglutì e, massaggiando ancora la guancia, ferito, chiese:

Chi sapeva del suo incontro con Orlando Bloom?”

Edith lo guardò torva, soppesando la risposta da dargli. Dirgli che Brian non lo sapeva sarebbe stato saggio? Certo, ora Brian era a conoscenza di tutto...

Lo sapeva solo la mia migliore amica e il migliore amico di Orlando”

E sono certo che lei è sicura della fedeltà dei suoi amici?” domandò ancora Felton.

Edith socchiuse gli occhi e ribatté:

Se sta cercando di buttare fango sui miei amici, sappia che..”

Non mi permetterei” la bloccò Felton, sorridendo. “So che non sono stati i suoi amici. Perché non sono stati loro la mia fonte, bensì una persona altrettanto vicino a lei. Una persona che ha finto di non sapere e che mi ha informato di quello che stava succedendo..”

Edith stava cercando di capire. Se Felton avesse potuto vedere il suo cervello avrebbe visto mille ingranaggi muoversi.

Era in difficoltà, ma non aveva nessuna intenzione di dimostrarsi debole di fronte a quell'uomo. Quindi, sorridendo sarcastica disse:

Sa come si dice dalle mie parti? Se mi confessi una sciarada ti assolvo con un indovinello!”

Felton si schiarì la voce e serio, rispose:

Ha ragione. Non sono stato chiaro. Ma cerchi di capire. Quello che sto per dirle, non è che sia una cosa semplice da spiegare!”

Edith lo guardò. C'era un'aria greve nel viso dell'uomo, quasi che sentisse davvero il peso di quello che stava per dirle, della confessione che le stava per dare.

Si sbrighi allora. Non ho tempo da perdere. Io non cerco chiacchiere inutili per mandare avanti la mia carriera. Io mi baso su fatti realmente accaduti...”

Felton sospirò di fronte alla durezza di Edith. Sembrava quasi cercasse le parole per dirgli quello che doveva e voleva dire.

Lei ha deciso con il signor Bloom di andare all'Ivy per messaggio. E lo ha deciso senza dire nulla al suo ragazzo. Bene. Brian Stephensons ha trovato il cellulare e ha letto il messaggio incriminato e, ricordando di essere mio amico, ha deciso di fargliela pagare facendomi assoldare un paparazzo che scattasse delle foto compromettenti affinché ci costruissi sopra un bell'articolo che vi mettesse entrambi nei guai... Mi chiese anche di far uscire il giornale dopo Natale per evitare liti nel periodo delle feste e per far si che lui fosse a New York, lontano da tutti e quindi insospettabile. E di mandarne una copia a Parigi alla casa della Bosworth. Sapeva che mi sarebbe stato facile trovarlo dato che ho alcuni agganci in Francia e so che mettono molte persone alle calcagna della Bosworth per rubarle qualche scatto...”

Edith sbarrò gli occhi. Il racconto era troppo minuzioso e particolareggiato per risultare falso.

Il fatto che sapesse che lei e Orlando avessero deciso per SMS come incontrarsi. Che Brian avesse passato le vacanze a New York. Del giornale spedito a Kate. Del lungo lasso di tempo dal loro incontro e dalla pubblicazione dell'articolo.

Tutto tornava. E tutto, paurosamente, coincideva.

Ma la certezza che Brian non le potesse fare una cosa simile, la portò, anche se un po' della sicurezza di Edith cominciò a vacillare di fronte a tanta esattezza, a dire:

Il mio compagno non si permetterebbe mai di fare una cosa simile. Mi lasci immediatamente e ringrazi che provo talmente tanto disgusto per la persona bieca e subdola che è che non uso anche queste dichiarazioni a suo sfavore...” si stava allontanando quando Felton aggiunse:

Norton. Conosco Brian per sapere che cosa può averle messo in testa e so che non è niente di buono. Ma sappia che se le chiederà tutte queste cose, senza dirle che sono stato io a dirgliele, lo metterà in difficoltà. Provi a chiederglielo se è così sicura di lui. E capirà che non sto mentendo... Ci pensi!”

La eco della voce di Felton si perse dietro le spalle di Edith.

La testa le ronzava e le girava forte.

Perché se credeva in Brian, il sospetto nei confronti del compagno non scemava, ma aumentava paurosamente?

Prese il cellulare che per la seconda volta annunciò l'arrivo di un nuovo SMS. Il primo era di Paul e diceva:

TI DEVO ASSOLUTAMENTE PARLARE. INCONTRIAMOCI A LIVERPOOL STREET PER BERE QUALCHE COSA E TI SPIEGO. DIMMI ORA E GIORNO. E FAI IL PIÙ IN FRETTA POSSIBILE. È DAVVERO IMPORTANTE

Le pareti dello stomaco di Edith si contrassero dolorosamente. Che cosa doveva dirle di tanto importante Paul?

Aspettò qualche secondo, fingendo di ignorare il messaggio, dandosi la possibilità di far credere di non avere il cellulare vicino. Lesse il secondo SMS e anche stavolta lo stomaco fece una dolorosa capriola. Era Brian. Lesse il messaggio con le lacrime agli occhi.

AMORE MI SPIACE TANTISSIMO. STASERA NON CI POSSIAMO VEDERE. HO UNA CENA DI LAVORO NOIOSISSIMA DA SBRIGARE. TI AMO. E TI GIURO CHE NE AVREI FATTO A MENO, MA PROPRIO NON POTEVO, QUEI BASTARDI MI HANNO INCASTRATO! SCUSAMI PICCOLA...”

Uscì su Strand e fermò un taxi. Salì e disse:

Mi porti a Chelsea Harbour...”

L'uomo annuì. Edith prese il cellulare e digitò un messaggio:

"QUESTO POMERIGGIO ALLE CINQUE AL PUB, QUELLO DI FRONTE ALLA STAZIONE. E FA CHE SIA DAVVERO IMPORTANTE!e guardando il cellulare andò a casa di Jen e Fred.

Aveva bisogno di qualcuno che non sparasse a zero su Brian come faceva Rachel. Di qualcuno che non fosse comunque sentimentalmente immischiato come Orlando. E che non fosse amico di Orlando come lo era John.

E Jen e Fred erano gli unici capaci di farlo senza farla sentire peggio di come già stava.



Paul quando vide la sorella allargò le braccia e la strinse forte.

Sei in ritardo!” disse preoccupato guardando la sorella.

Sono arrivata da Chelsea Harbour usando i mezzi pubblici... E sai che la District è quella che è!” sorrise Edith.

Paul la guardò. Non sapeva che giornata aveva passato Edith. Non voleva chiederlo, sapendo di poter incappare nell'ira funesta della sorella, però, l'istinto fraterno lo spinse a chiedere:

Tutto apposto?”

Edith annuì e vaga rispose:

Sono solo un po' stanca. Che ne dici se andiamo a bere quello che mi avevi promesso al bar?”

Paul annuì non smettendo un attimo di fissarsi. Entrarono nel pub, tipicamente inglese negli arredamenti e ordinarono due cocktail leggerissimi. Infondo erano solo le cinque del pomeriggio.

Paul si mise a sedere ed Edith disse:

Allora di cosa dovevi parlarmi?”

Paul si schiarì la gola e facendo ruotare piano il bicchiere tra le mani disse:

Riguarda nostra sorella Emma!”

Edith fece una smorfia infastidita e stava per ribattere, ma Paul la bloccò dicendo:

Stamattina ha pianto e le è venuta una crisi isterica. Stava cercando di chiamare ma, a quanto pare, la persona dall'altra parte non rispondeva...”

Edith aggrottò la fronte e si mise a sedere meglio. Sembrava quasi che qualche cosa nel fondo della sua testa cominciasse a lampeggiare.

Paul bevve un lungo sorso del suo cocktail alla frutta e disse:

Ho parlato con lei e mi a confidato che, anche stavolta sta con un uomo impegnato, che l'ha portata a New York per passare con lui le vacanze e poi non si è più fatto sentire. Io, naturalmente non ho chiesto oltre, però ci sono alcune cose che mi sembrano abbastanza strane, ragionandoci sopra”

Che cosa?” chiese Edith quasi arresa a sapere la verità.

Sono solo idee. Ma se ci penso, Emma ha deciso di partire i primi del mese. Brian ti ha detto che aveva cambiato impegni nello stesso periodo. Emma è tornata a Londra quando noi stavamo a Cortina... Brian si è ripresentato quando eravamo in vacanza.... Mi sembra tutto troppo strano e troppo innaturale non trovi?”

Edith non rispose subito. Guardò il contenuto del suo bicchiere nel quale, al contrario, si poteva riflettere.

Che cosa stava succedendo?

Quella era la punizione per essere stata perdonata da Brian?

Sollevò la testa e disse, lentamente:

Oggi è una giornata strana. Sembra quasi che tutti mi vogliano fare qualche sorpresa, bella o brutta, ma comunque una sorpresa... Prima Felton che mi dice che Brian c'entra in questo casino. Poi tu che mi dici di questa storia di Emma...”

Pensi che parlerai con Brian stasera?” chiese Paul.

Edith lo guardò e chiese:

Stasera Emma esce?”

Paul scosse la testa ed Edith poggiando la schiena alla spalliera della sedia, quasi con soddisfazione, disse:

Dovevo incontrarlo, ma, a quanto pare, ha detto che è stato incastrato dal lavoro. Desumo che sia vero, dato che la sua cognatina preferita è a casa stasera...”

Edith.. Dobbiamo vedere se quello che ha detto Emma è vero! Sono solo mezze voci queste, mezze verità” rispose Paul.

Edith sbuffò e aggiunse:

Dalle mezze voci e dalle mezze verità si arriva sempre al bandolo della matassa... Infondo i pettegolezzi, come le barzellette nascono sempre da un fondo di verità!” e sorridendo al fratello, nonostante l'aria contrita, continuò:“Domani gli parlerò. Se me lo permetterà...”

Paul al guardò poco convinto. Poi ricordando una cosa, si illuminò e disse:

E per il resto?”

In che senso?” chiese a sua volta Edith confusa.

Mi hai detto che ci sono anche delle belle sorprese. Quali sono?” rispose Paul allegro.

Edith sorrise giocherellando con un pezzo di un tovagliolo di carta che aveva spezzettato mentre aspettavano le ordinazioni e disse:

La bella sorpresa... Hai ragione. Oggi ho pranzato a casa di Fred e Jen. E mi hanno detto che ieri hanno fatto una scoperta sorprendente... Jen è incinta!”



Vanessa Hockley era sposata con un uomo più vecchio di lei, amico di famiglia, che la comprò con i suoi soldi e la convinse a sposarlo quando lei aveva appena compiuto vent'anni.

Per entrambi fu un ottimo affare. L'uomo prese più potere e Vanessa fece lo stesso, stupendo il marito dato che, fin da subito si dimostrò un ottima manager.

Una cosa che il signor Hockley non sapeva era che, molto spesso, per convincere i clienti più riottosi, Vanessa amava usare la sua arma segreta, la cosa che sapeva fare meglio: il sesso.

Con Brian però non usava il sesso come arma di convincimento.

Da quando si erano conosciuti tra di loro c'era stata subito una forte attrazione. All'inizio, fingendo un pudore che non aveva, Vanessa, finse di non accettare le avance del giovane. Poi cadde nella rete e, quella mattina fece sesso con lui.

Quella sera, nella sua casa di Londra, dopo aver siglato un preziosissimo contratto che avrebbe riempito le tasche di entrambi di svariati migliori, allungando le braccia sul meraviglioso tappetto persiano che aveva comprato assieme al suo amante, con il quale aveva arredato la casa, gridava di piacere, sorridendo felice.

Brian era padrone della situazione e accettava il carattere focoso di Vanessa che, dopo aver aspettato per molto tempo di poter far sesso con lui, ora si concedeva ovunque e senza posa.

Quando finirono, per l'ennesima volta, Brian sorrise e rispose:

Bene. Credo che nessuno mi ha fatto venire più voglia di lavorare con un cliente in futuro!”

Vanessa sorrise e guardò concupiscente Brian, che sorridendo, passando una mano sulla faccia, fingendo di implorare le disse:

Vanessa ti prego, lasciami un po' di riposo. Stiamo facendo sesso da quando ho messo piede in questa casa...”

Vanessa sorrise e mordendosi il labbro cominciò a mappare il petto di Brian di baci. Lui chiuse gli occhi e deglutì mentre la donna, suadente diceva:

Domani è l'ultimo giorno che sto a Londra...” e lentamente scendeva sempre più in basso. “Che ne dici se passiamo la giornata assieme?”

Brian alzò la testa e la guardò.

Vanessa usò un'argomentazione troppo convincente per dirgli di no.



Edith rientrò a casa.

Posh miagolò felice vedendola e si strusciò sulle sue gambe.

Lei sorrise e la prese in braccio. La baciò e controllò quanti messaggi ci fossero in segreteria. La voce metallica annunciò:

[CI SONO DUE NUOVI MESSAGGI]

Schiacciando un tasto ascoltò i messaggi.

[MESSAGGIO NUMERO UNO]

Ci fu il segnale acustico e poi si sentì la voce di Orlando:

Allora? Vieni o no al mio compleanno. Il mostro ti permette di venire o devo venire a salvarti con il mio cavallo bianco? Scherzo. Fammi sapere!”

Di nuovo il segnale acustico e poi:

[MESSAGGIO NUMERO DUE]

Amore scusami. Ho scoperto che domani devo stare fuori Londra sempre per colpa di quegli americani. Ci vediamo direttamente il tredici. Ti amo. Mi manchi già!”

Sbuffando, con Posh ancora in braccio, Edith si lasciò andare nel divano.

Perché ora che sentiva quel messaggio in segreteria pensava che ci fosse qualcosa sotto, invece del lavoro? Possibile che Felton e Paul le avessero piantato il seme della diffidenza e lei vedesse solo complotti?

Sospirò e prese il telefono.

Richiamò Orlando.

Attese qualche secondo prima che rispondesse. E quando lo fece...

Pronto?”

Ob! Sono Edith.”

Norton, quale onore. Allora?”

L'allegria di Orlando le fece ritornare in mente una frase di Felton:

'… ha deciso di fargliela pagare facendomi assoldare un paparazzo che scattasse delle foto compromettenti affinché ci costruissi sopra un bell'articolo che vi mettesse entrambi nei guai... '

Si trattenne con grande sforzo dal raccontare tutto ad Orlando e mogia rispose:

Brian vuole che esca con lui venerdì. Mi spiace...”

Non vieni allora?” cercò conferma Orlando, quasi si aspettasse di sentirsi dire che era uno scherzo e anche lei sarebbe andata alla festa.

No. Credo che sia molto meglio se io e Brian uscissimo un po' assieme, visto che per cola del lavoro non ci vediamo mai. E poi...” indugiò qualche secondo e aggiunse: “Ci sono delle cose che vorrei chiarire con lui...” rispose sempre più giù Edith.

Tutto apposto?” chiese Orlando più per circostanza che per interesse. A dire il vero, se la storia tra Brian ed Edith fosse finita, non gli sarebbe importato più di tanto... Anzi. Sarebbe stato più che lieto di sapere che la sua amica aveva deciso di lasciar perdere un pezzo di merda simile come Brian Stephensons.

Tranquillo. È tutto ok. Solo qualche piccola bega tra innamorati... Spero che anche tu ne possa riavere al più presto!”

La malinconia invase il cuore di Orlando per un secondo. E si stupì, rendendosi conto che gli mancavano i battibecchi con Edith.

Perché?

Imbarazzato disse:

Mi stanno chiamando al cellulare. Ti devo lasciare....”

O-ok!” ribatté Edith stupita e salutando Orlando guardò la cornetta, chiedendosi che cosa avesse detto di così sbagliato dato che, anche un cretino si sarebbe reso conto che Orlando aveva voluto chiudere la chiamata.

Chiuse la cornetta e compose il numero di cellulare di Brian.

Attese qualche secondo poi una voce fredda annunciò:

...siamo spiacenti... Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo quindi di lasc...”

Spento.

Cupa si lasciò andare nel divano. Posh si accucciò vicino alla sua pancia e quasi subito prese a ronfare.

Girando, su FIVE, vide che davano 'Via Col Vento'. Lasciò il telecomando e lo guardò.

Si chiese se anche lei, come Rossella O'Hara avesse sbagliato e, amando Brian amasse un uomo come Ashley Wilkes, troppo codardo per ammettere di non volerla e avesse lasciato, da qualche parte, un Rhett Butler che aspettava soltanto un'occasione per sposarla 'tra un marito e l'altro.'



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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17: Domani è un altro giorno.


Il giorno dopo, Edith si tuffò nel lavoro.

Solo a pranzo si concesse una pausa per uscire con Rachel e Jen per prendere il regalo ad Orlando.

Quando si incontrarono, Jen, raggiante nel suo abito stretch blu scuro, indicò se stessa e disse:

Ho visto Paul e mi ha dato i soldi suoi e di Jessica...”

Io penso che prenderò qualche cosa ad Orlando. Tra di noi c'è un'amicizia diversa di quella che c'è tra di voi che lo conoscete bene solo da un paio di settimane...”

Sapeva che il suo ragionamento non faceva una grinza, ma sapeva anche che Rachel era presente e che avrebbe sicuramente detto la sua.

Infatti...

Ehi! Ehi! Allora anche io dovrei fare il regalo a parte ad Orlando, non trovi. Lo conosco da molto più tempo di Jen, Fred, Paul e Jessy...”

Edith sollevò gli occhi al cielo e disse:

Rachel non cominciare!”

Ammettilo” continuò Rachel che, con un balzo guadagnò terreno e sorridendo, vicino ad Edith le chiese: “Ti stai prendendo una cotta per 'Dono Divino' Orlando Bloom. È così? È così?”

Edith accelerò e ridendo rispose:

Non sono cose che ti interessano Brown.”

Ehi! Smettetela di correre. C'è una donna incinta tra voi!” si lamentò scherzosamente Jen.

TI PIACE!” gridò Rachel divertita.

Edith si voltò. Non scherzava, si vedeva dal suo volto. Guardò torvo Rachel e disse:

In nome della nostra amicizia, Rachel Brown, ti prego di smettere di parlare di questo argomento!”

Rachel si gelò davanti allo sguardo e alla risposta dell'amica e , sbigottita, la guardò allontanarsi ed entrare nel negozio che avevano scelto.

Jen si avvicinò. Passò una mano sui capelli corti, biondo paglia e gli occhietti azzurri la scrutarono curiosi dalle guance dagli zigomi alti e leggermente arrossati dal freddo. Dopo Edith era sicuramente la più bella delle tre amiche, la più femminile e materna, nonostante avesse dedicato gran parte della sua vita agli sport.

Rachel la guardò e sorrise tirata. Fu Jen a prendere la parola e dire:

Edith è sconvolta. Credevo che ne aveste parlato ieri. Ma a quanto pare no...”

Che vuoi dire?” chiese Rachel davvero disorientata.

Jen sospirò e rispose:

Ieri Edith è venuta a casa nostra e mi ha raccontato un fatto strano che è avvenuto al 'Savoy'. Mi ha detto di aver incontrato Felton e che, lui, le ha raccontato come è successo tutto il casino dell'articolo e che, la spia che gli ha dato l'informazione che Edith e Orlando si sarebbero incontrati all'Ivy, era Brian stesso!”

Lo stupore fece trattenere il respiro di Rachel che, portando una mano alla bocca, sconcertata, disse:

Io.. Io non credevo... Brian.. Alla sua donna!” e chinando la testa pensò qualche cosa.

Jen la guardò aspettando la domanda che non tardò a venire:

E Edith? Come l'ha presa?”

Come vuoi che la prenda una come Edith? Con le pinze. Ha detto che comunque stavamo parlando dell'uomo che era suo compagno da quasi tre anni, che aveva pensato un milione di volte di avere un figlio da lui... E ha detto che voleva essere sicura di quello che le era stato detto prima di mettere fine alla sua storia con Brian!” rispose tranquilla Jen.

Rachel guardò il negozio in silenzio.

In tutti quegli anni aveva davvero pregato affinché Edith si svegliasse e lasciasse Brian. Ma non aveva pensato nemmeno lontanamente che si sarebbero lasciati per quel motivo. Che Brian potesse arrivare a tanto per vendicarsi di cosa poi? Del fatto che la sua donna aveva accettato un invito a cena da un amico? Poteva essere così meschino e tremendo quell'uomo?

E ti dico di più. Forse le ha detto qualche cosa anche Paul. Solo che non mi ha detto cosa perché, quando ha ricevuto l' SMS di Paul stava venendo a casa da noi!” disse Jen.

Rachel non ci credeva.

Sembrava quasi di essere dentro una storia assurda, talmente era diventata intricata la faccenda. E pensare che lei, non meno di qualche giorno prima aveva chiesto ad Orlando di aiutare Edith. E non sapeva che, forse aveva fatto la cosa migliore facendo questa richiesta, nata più dal fatto che anche Kate, prima di lasciare Orlando aveva fatto quasi lo stesso con la sua amica.

Sta di nuovo con Emma!” esclamò Rachel piano.

Non era una domanda. Era un'affermazione. Jen annuì e ribatté:

Edith lo sa! Solo che non lo vuole ammettere nemmeno a se stessa...”

Rachel sentiva lo stomaco rivoltarsi. Sentiva un forte senso di repulsione nei confronti Brian. Non credeva nemmeno che fosse possibile che un uomo fosse capace di una cosa simile. Di vendere la sua donna solo per vendetta e poi schierarsi come se nulla fosse dalla sua parte, mettendo contro chi lo aveva aiutato ad attuare il suo piano, una schiera di avvocati, tra i migliori della capitale.

Il piano era machiavellico, non c'era che dire, quasi folle nella sua genialità. Ma non bisognava dimenticare che, prima di Edith, Brian aveva avuto una ragazza che, dopo essere finita in uno scandalo per colpa di un ex ragazzo in cerca di ribalta, era finita senza un motivo apparente, nel dimenticatoio, rifiutata dalle case di moda e senza nemmeno la possibilità di fare i cataloghi per la AVON.

Parlo con Edith!” formulò Rachel.

Rachel... Non fare come tuo solito. Non attaccare Brian, perché, se ieri è venuta da noi a parlare lo ha fatto perché sa che tu andresti contro di lui e non saresti obbiettiva!” si assicurò Jen guardandola negli occhi.

Rachel annuì. E senza aspettare Jen entrò nel negozio, senza ascoltare l'amica che scherzosamente gridava:

EHI! MA QUA NON C'È RISPETTO PER UNA DONNA INCINTA! SIETE ANDATE TUTTE VIA E MI AVETE LASCIATA DA SOLA... MA CHE MODI SONO??”e avvilita entrò nel negozio.



Edith stava davanti ad uno scaffale guardando interessata un diario rilegato in pelle scura.

Era un ottimo regalo per Orlando, utile visto il momento che stava vivendo.

Si stava avvicinando alla cassa per chiedere se era possibile farne un pacchetto, quando, vide davanti a se Rachel che sorridente, con le braccia incrociate, disse:

Voglio proprio sapere che cosa ti ha fatto pensare che era meglio che ti confidassi con la famiglia felice che con la tua migliore amica!”

Vorrei ricordarti che sono anche loro i miei migliori amici?” rispose Edith trattenendo il sorriso.

Si ma io sono la più importante!” replicò sicura Rachel.

Edith sorrise e continuò:

Credo che Jen ti abbia raccontato tutto!”

Rachel annuì. E indicando il diario disse:

Non voglio andare contro Brian, sto solo facendo una considerazione. Quello è per Orlando, vero?”

Edith guardò a sua volta il diario e annuì.

Si! Perché?”

Orlando è uno di quei ragazzi che prenderesti volentieri a calci nel culo. Bello e sa di esserlo, malizioso, testardo, egocentrico... Un cocktail micidiale che lo renderebbe davvero insopportabile. È famoso. E se vuoi obbiettare come tuo solito, dico che se non lo è famoso, lo è quasi... Ma una cosa mi ha colpito. Pur di riprendersi la donna che amava, ha fatto un viaggio lunghissimo e ancora non sta con nessuna. E quando ha scoperto che Kate lo tradiva, anche se è andato contro John, ed è sbagliato, ha creduto pienamente a lei, dandole la sua fiducia. Ora, io non so se quello che ha detto Felton è vero o era solo un modo per pararsi il culo. E probabile che lo sia. Ma immagina cosa può voler dire tutto questo, se solo fosse vero? Che Brian non è l'uomo che immagini, ma un essere meschino, capace di fare del male anche alla donna che ama per difendere il suo orgoglio, per vendetta. Semplice e pura vendetta... Non voglio dirti di lasciarlo. Te l'ho detto mille volte per cose che, ora, mi sembrano futili, tradimento con Emma compreso... Ma se sei la persona intelligente che ti reputi di essere, fai un grande favore ad una tua amica, ma, prima di tutto a te stessa: parla con Brian, vedi quello che ti dice lui e poi quello che ti dice il cuore. Se le ragioni del primo non sono valide come quelle del secondo.. Beh! Saprai da sola quale strada seguire!” e baciandole la guancia si allontanò sorridente.

Edith la guardò sconcertata. Era sicura che, dopo quello che era successo, Rachel avrebbe dato addosso a Brian e le avrebbe detto di lasciarlo. Invece no. Le aveva detto di seguire il suo cuore e di vedere cosa le diceva una volta parlato con Brian. E visto come stavano le cose, Edith sapeva che non le avrebbe detto nulla di buono e che, forse, adesso lo aveva capito, sentire Rachel sbraitare contro Brian l'avrebbe aiutata ad affrontare meglio la situazione.



Orlando aprì il pacchetto che Rachel gli aveva dato appena arrivata. Era il regalo di Edith.

Sopra c'era scritto, 'da aprire quando sei solo'.

E Orlando aveva aspettato che tutti si distraessero un attimo ed era sgattaiolato in camera sua, con il pacchetto tra le mani.

Quando lo aprì, con aria leggermente delusa, lo rigirò tra le mani, chiedendosi se fosse l'ennesimo scherzo della giornalista. Sembrava un libro, ma sfogliandolo e vedendo le pagine intonse, capì che si trattava di un diario. Prese il biglietto e lesse il disegno che diceva:

IT'S AMAZING. IT'S YOUR BIRTHDAY!”

Sorrise guardando il disegno idiota e lesse il contenuto.

Finalmente. È fantastico. Il nostro primo compleanno da amici... Quanti sono? Quarantasei? Ottantanove? Scherzo non ti arrabbiare.

È il tuo compleanno allora? Dirai, guardando il mio regalo: 'MA CHE ME NE FACCIO IO DI UN DIARIO SEGRETO. SONO GRANDE ORMAI. E SONO UN RAGAZZO, PER LA MISERIA!' Forse hai ragione.

Però, quando l'ho visto ti ho pensato. Questo è il tuo primo compleanno senza di Kate e, per come si sono messe le cose, tu per primo hai ammesso che, anche se camminassi sulle ginocchia da qui fino in Francia, non riusciresti a riprendertela.

Come dicevo, questo è il tuo primo compleanno senza di Kate, l'inizio, -doloroso ma comunque un inizio- di una nuova vita. E cosa c'è di meglio, quando si inizia una nuova vita se non prendere una penna, un foglio di carta e scriverci su le proprie emozioni? Pensa che anche Rachel ne ha uno da quando si è separata e prima che si mettesse con John, -non so se ricordi?- era tutt'altro che una vedova disperata. Anzi! Ora non ti dico di diventare come lei, mio Dio! Mi basta Rachel Brown così. Però vorrei davvero che capissi l'utilità di questo diario. Che capissi che, se un giorno lo rileggerai, forse potrai trarne maggiore forza se passerai -non te lo auguro- un momento più duro di questo.

Pensa a questo come un nuovo mattone per una nuova vita. E pensa che se, ne avrai bisogno, oltre l'amicizia più che sicura di un diario segreto, avrai anche la mia, che non do le stesse garanzie di discrezione, se ce ne sarà bisogno, ma che ti saprò ascoltare e ammonire, farti sorridere e farti, perché no, arrabbiare. Infondo la nostra amicizia è nata grazie a questo nostro modo di fare, non trovi?

Nel frattempo, usa questo piccolo mattoncino per costruire la meravigliosa casa della tua vita. E sappi che, nel bene e nel male, la tua amica Edith con cazzuola e cemento, ti aiuterà come e quando le sarà possibile, ogni qualvolta che lo chiederai! TI VOGLIO BENE. AUGURI ORLANDO DI MILLE GIORNI COME E MIGLIORI DI QUESTO... TUA EDITH..

Orlando lesse il messaggio, ridendo quando ci voleva, serio a seconda del rigo. Poi, commosso, guardò il diario. Era stata davvero carina Edith: in primo luogo chiedendogli di aprire il pacchetto da solo, sapendo che si sarebbe commosso; nel secondo caso perché, scoprire di avere un'amica come Edith lo rendeva tranquillo. Ma stranamente vuoto.

Perché? Perché non accettava l'amicizia di Edith con gioia, dopo tutto quello che aveva fatto per ottenerla?

Poggiò il diario sopra il letto e asciugò veloce le lacrime scese. E aprendo la porta della sua camera uscì, saltando al collo di John che si lamentò della cervicale, mentre Elijah Wood, uno degli attori della Compagnia dell'Anello, o meglio, il protagonista del film, faceva lo stesso con Orlando.

Avere vicino gli amici di sempre lo rendeva felice.

Nel bene o nel male, non sarebbe mai stato completamente solo!



La chiave fece schioccare la serratura e aprì il blindato dell'appartamento centrale della casa di Brian.

Entra!” le disse sorridendo untuoso, cedendole cavallerescamente il passo.

Edith guardò il viso di Brian e si rese conto che, vederlo sorridere, gli faceva venire i brividi nella schiena.

Guardò la casa, nell'ombra, illuminata solo dalla luce guida del pianerottolo, fino a che Brian non accese l'interruttore.

Lascia che ti aiuti!” sorrise Brian aiutandola a togliere il cappotto e abbracciandola subito dopo, baciandole il collo.

Mi sei mancata in questi giorni!” sussurrò all'orecchio della giornalista, togliendo il cappotto a sua volta.

Edith sorrise e rispose:

Anche tu!”

Brian la baciò con trasporto e, guardandola, con sguardo rapace, chiese:

Sicura che non vuoi aspettare per mangiare un boccone?”

Sicura!” rispose Edith “Ho una fame da lupi!”

Brian sorrise e sospirò, quasi arreso al fatto che doveva aspettare ancora tutta la cena prima di fare l'amore con la sua donna.

Allora vado in cucina,” disse: “dove mi aspettano tutte quelle buonissime leccornie che ho comprato dal cinese qua sotto. Aspettami qua. È una sorpresa. Ho apparecchiato tutto da solo e non voglio che tu lo veda prima che sia tutto pronto!”

Edith annuì e suo malgrado, accolse il nuovo bacio di Brian, che corse in cucina divertito, maneggiando nei fornelli.

Si accucciò nel divano della sala, poi, pensierosa.

In un attimo le ritornarono alla mente le frasi di quegli ultimo giorni:

'Norton. Conosco Brian per sapere che cosa può averle messo in testa e so che non è niente di buono. Ma sappia che se le chiederà tutte queste cose, senza dirle che sono stato io a dirgliele, lo metterà in difficoltà. Provi a chiederglielo se è così sicura di lui. E capirà che non sto mentendo... Ci pensi!'

Scosse la testa mentre la segreteria, con la stessa voce metallica della sua annunciava:

[CI SONO TRE NUOVI MESSAGGI]

Non voleva crederci. Non pensava, nonostante quello che le era stato detto, che Brian potesse tradirla.

'Sono solo idee. Ma se ci penso, Emma ha deciso di partire i primi del mese. Brian ti ha detto che aveva cambiato impegni nello stesso periodo. Emma è tornata a Londra quando noi stavamo a Cortina... Brian si è ripresentato quando eravamo in vacanza.... Mi sembra tutto troppo strano e troppo innaturale non trovi?'

Edith scosse la testa per l'ennesima volta mentre l'apparecchio, monotono diceva:

[MESSAGGIO NUMERO UNO:]

'Edith.. Dobbiamo vedere se quello che ha detto Emma è vero! Sono solo mezze voci queste, mezze verità'

Ciao Brian. Io e tua madre non ci siamo fatti sentire perché avevamo dei problemi con la linea. Ho visto nella mail che hai sistemato le cose con la multinazionale americana. Sono davvero orgoglioso di te. Quella Vanessa Hockley è un osso duro a quello dicono, ma tu hai saputo piegarla. Complimenti ancora. Saluta Edith se la vedi. Ti manda un bacio tua madre... Ed io, tutta la mia stima...”

Edith non era sicura che Brian avesse sentito gli elogi del padre, ma poco le importava. Aveva altro a cui pensare:

'...ha deciso di fargliela pagare facendomi assoldare un paparazzo che scattasse delle foto compromettenti affinché ci costruissi sopra un bell'articolo che vi mettesse entrambi nei guai...'

[MESSAGGIO NUMERO DUE:]

Di nuovo il segnale acustico e poi la voce di un uomo, calda ed avvolgente. Era il loro avvocato.

Buonasera signor Stephensons. Sono Anthony Jones della 'SIMON & JONES'. Ho provato a contattarla ma il suo cellulare era costantemente spento....”

Ricordò la faccia di Fred davanti a tutta questa storia. E quello che le disse:

'Sono un uomo e so che cosa sono capaci di fare quelli della mia razza quando si sentono feriti. Non mi stupirei se, dopo l'articolo, abbia invitato tua sorella a New York per seminare ancora di più la discordia...'

..abbiamo inoltre contatto il signor Bloom..” continuava al segreteria.

Orlando. Orlando in quel periodo era un'isola felice', un amico su cui contare quando il viaggio si faceva troppo lungo e c'era bisogno di una pausa per sistemarsi le piume in pace.

In quel preciso momento, con un gruppo in cui c'erano anche i suoi migliori amici, festeggiava il suo ventinovesimo compleanno. E lei, per colpa di Brian non era potuta andarci.

Vi informiamo che il giorno 16 febbraio ci sarà la prima udienza in tribunale...”

La prima udienza. Ma chi era la parte lesa in quella storia? Non di certo Felton, per il quale Edith non provava né pena, né ribrezzo. E di certo, non Brian, se era vero quello che dicevano. I loro avvocati proclamavano che le parti lese erano lei e Orlando. Ma era lei che aveva portato Brian nella vita di Orlando. Quindi... Era Orlando la parte lesa, l'unica vittima di quella storia. Non lei. Non Felton. Non Brian.

Orlando. Che aveva perso la donna che amava e un po' della sua spensieratezza per colpa di quella storia.

Il suono acustico del messaggio annunciò l'arrivo del terzo messaggio.

[MESSAGGIO NUMERO TRE:]

Brian? Sono io. Emma. Lo so che non ti dovevo chiamare a casa. Ma non ce la facevo più. Non faccio altro che pensarti da quando siamo tornati. E anche se so che sei corso subito da Edith, a Cortina, sento che quello che ci ha uniti...”

Brian bloccò il messaggio. La mascella era contratta e gli occhi azzurri erano puntati su quelli grigi, come il cielo quel giorno, di Edith.

Ti posso spiegare!”

'...parla con Brian, vedi quello che ti dice lui e poi quello che ti dice il cuore. Se le ragioni del primo non sono valide come quelle del secondo.. Beh! Saprai da sola quale strada seguire!'

Edith non riusciva a capire nulla di quello che stava succedendo. Le voci di Felton, Rachel, Paul, Jen, Fred, quella del messaggio di Emma, arrivavano tutte dal profondo della sua testa, ma era come se, tutte quelle persone fossero lì ad urlarle.

Cosa mi puoi spiegare Brian, che ti scopi di nuovo mia sorella?”

Edith! Emma è una ragazza disturbata!” cercò di tamponare il danno Brian, sedendosi vicino alla compagna.

Edith però fu più lesta. Si sollevò di scatto e rispose:

Mia sorella instabile, vero. Sai cosa è successo un paio di giorni fa, quando sono stata a quel convegno al 'Savoy', Brian? Ho incontrato Ralph Felton. E mi ha detto delle cose che, a quel momento mi sembravano strane, quasi -e ripeto quasi- impossibili. Parlavano di te, del fatto che hai letto un mio SMS sul MIO cellulare, che riguardava la cena con Orlando. Mi ha detto che lo hai chiamato per dirgli tutte le giuste coordinate, orario, giorno, luogo, per vendicarti di me... E poi hai chiesto di lasciare che il giornale venisse pubblicato quando tu non stavi qui, per sviare i sospetti. E di mandare una copia della rivista a Kate. Tutto è andato come hai voluto... Ma hai fatto un piccolo errore. Hai aizzato contro di te la rabbia di Felton che, dopo aver svolto a dovere il suo compito, si è trovato una bella querela da parte del tuo avvocato. Una querela che lo ha portato da me per confessarmi tutto...”

Non vorrai credere a quello che ti dice quella serpe di Felton?” sorrise quasi prendendola in giro, Brian.

Gli occhi di Edith si ridussero a fessure. Se solo fosse stata un uomo avrebbe volentieri spaccato la faccia di quell'essere immondo.

Ci credo Brian, perché, ora che ho sentito il messaggio di 'quell'instabile di mia sorella' ho capito anche un'altra cosa... Non contento del fatto che mi avevi messo alle costole un paparazzo, hai deciso di cambiare i tuoi progetti. Non più le Fiji con me, ma New York con mia sorella, vero Brian? E cosa avete fatto? Scopato? Bevuto? Sniffato? L'hai aiutata a vomitare permettendole di rovinarsi di nuovo con l'anoressia..”

Brian si sollevò e schiaffeggiò Edith, facendola cadere nel divano.

Edith mantenne la guancia percossa, guardando Brian con occhi sbarrati che, rendendosi conto solo in quel momento di quello che aveva fatto, si chinò su di lei e cercandola di abbracciare, implorò quasi, con le lacrime agli occhi:

Perdonami! Non volevo...”

Edith lo spinse e con gli occhi pieni di lacrime gridò:

LASCIAMI! MI FAI SCHIFO!”

A quella frase, Brian si irrigidì. Ed Edith continuò:

Hai distrutto la storia di Kate, che conosci da quando è una bambina, e di Orlando per una stupida cena tra amici. E per lo stesso motivo, ti sei portato a letto mia sorella per farmi del male, condannando allo stesso destino anche la nostra storia. Ma che razza di uomo sei? Che razza di uomo mette in piedi una sorta di simile teatrino, solo per vendetta? Mi fai pena, Brian. Mi fai pena...” e prendendo il cappotto e la borsetta si vestì:

Se esci da quella porta tra di noi è tutto finito. E stavolta non torno strisciando, Edith!”

Edith si voltò, con la mano sulla maniglia della porta e, sorridendo sarcastica, disse:

Anche se non uscissi da questa porta, le cose non sarebbe poi tanto diverse” e mettendo a tracolla la borsa, glaciale disse: “Addio Stephensons. Spero che tu riesca a trovare qualcuna che ti renda davvero felice!” e uscì.

Brian la seguì e sulla scale, mentre lei scendeva veloce e gridò:

VAI PURE DA LUI NORTON. TANTO L'HO CAPITO CHE SCOPATE ALLE MIE SPALLE. VAI DA LUI E FAI LA SUA TROIA, TANTO DA ME HAI AVUTO TUTTO QUELLO CHE VOLEVI. MA SAPPILO. IO TI ROVINO. HAI CAPITO, NORTON, TI ROVINO!!”

Edith ascoltò quello che Brian urlava, senza reagire.

Sapeva che le minacce di Brian non possono cadere inascoltate. Ma sapeva anche che, in quel momento non poteva pensarci.

La sua storia con Brian era finita.

Anche il suo mondo perfetto, si era rivelato un castello di carte pronto a cadere. Che cosa aveva sbagliato? Dove aveva sbagliato.

Camminò tra la gente che incurante si tuffava per le strade di Londra, per godersi il suo venerdì sera.

Edith sentiva il cuore esploderle nel petto per il dolore.

Che cosa era successo, che cosa l'avesse travolta, alla folla poco interessava, a parte qualche ragazzo ubriaco che, vedendola camminare da sola, sorridendo e camminandole davanti le diceva:

Ehi! Che ci fai in giro da sola? Dai vieni con me a bere qualche goccetto!”

Senza alzare la testa Edith continuò a camminare.

Non seppe mai dove arrivò. Non si rese nemmeno conto che la pioggia cominciò a scendere copiosa. Lasciò che la bagnasse senza cercare un riparo, quasi quello fosse un modo per epurarsi di quello che in quegli ultimi tre anni l'aveva contaminata.

Solo quando le gambe cominciarono a far male, entrò nel Mc Donald di Oxford Street, ordinando un Big Mac.

Aveva fame. E anche se era dai tempi dell'università che non mangiava più quelle schifezze, assaporò con gusto il suo pasto.

Certo i compagni del suo desco non era quelli di una volta. Ma quella sera, nulla era più come lo era una volta.

Non c'erano, quella sera, i suoi compagni di università. Non c'era Orlando. Non c'erano Paul ed Emma. Non c'era suo padre e sua madre.

Tutto quello che riguardava la sua vita prima di Brian era quasi sparito del tutto. E aveva perso tanto se faceva due conti. Certo, la colpa non era solo di Brian. C'era anche del suo in mezzo. Ma, forse, le cose con Emma non sarebbero precipitate a quel modo, se Brian non si fosse messo in mezzo.

Prese il cellulare e guardò la rubrica. Non sapeva ancora se doveva cancellare o no i numeri di Brian. Onestamente, in quel momento, non ci voleva pensare, ci avrebbe pensato il giorno dopo, la sua testa, dopo tutti gli avvenimenti di quei giorni chiedeva pietà.

Scorse i nomi della rubrica e non si fermò né quando lesse Fred, né quando lesse Jen.

Arrivò ad Orlando e schiacciò il tasto chiamata, senza nemmeno sapere lei il vero motivo.

Il cellulare risultava spento.

Si diede della stupida e chiuse in fretta. Stava festeggiando in quel momento, magari i suoi amici, quelli con cui aveva girato il film in Nuova Zelanda, gli avevano portato qualche bella ragazza e ora lui...

Senza sapere perché cominciò a piangere. O meglio. Il perché lo sapeva.

Sentiva dolore, colpa, frustrazione. Perché non si era resa conto prima di quello che le stava succedendo. Perché non aveva capito quel sogno che, solo in quel momento, si rivelò premonitore.

Liberò il suo vassoio dagli avanzi del suo pasto e, con la coca cola ancora da bere uscì.

Fermò un taxi. Salì e diede un indirizzo. E quando il taxi cominciò a muoversi, lasciò lo spettro della vecchia Edith a guardarla sul marciapiede.

Avrebbe pensato domani a quello che le aspettava. In quel momento aveva solo bisogno di piangere e di non stare da sola.



Carta da regalo.

Ti rendi conto di essere ricco nel momento in cui non hai bisogno di riciclarla per un nuovo regalo!

Questo pensava Orlando appallottolando i pezzi della carta regalo strappata dai vari regali.

Rise guardando quello di Dom: una bambola gonfiabile con un bigliettino che diceva 'Si somiglia a Kate vero?'.

Orlando rise e lasciò la bambola da parte. Prese il regalo di Elijah, un libro, il nuovo di Dan Brown; quello di John che, come suo solito si divertiva a fargli regali tecnologici conoscendo la sua tecnofobia verso qualsiasi oggetto che non avesse un utilizzo manuale e/o analogico.

Stava cercando di guardare come diavolo si accendeva quella abnorme sveglia dell'Oregon Scientific, quando squillò il telefono di casa.

Pronto?”

Ti sembra il caso di tenere spento il cellulare il giorno del tuo compleanno? Tua madre è terrorizzata e vuole mandare i servizi segreti a cercarti”

Era Sammy sua sorella.

Sam lo sai che quando sto ad una festa lo spengo...”

..e poi non sai come riaccenderlo, vero Ob?” finì la frase la sorella.

Ben detto” sorrise Orlando.

Sammy sorrise e rispose:

Aspetta prendi un foglio e scrivi il pin” e dopo averlo dettato disse: “E ricordati che devi premere il tasto di accensione per riuscire ad accenderlo!!”

Orlando fece come ordinato e vide il cellulare accendersi, finalmente.

Il tempo che la scheda caricasse i dati e vide che tre messaggi indicavano tre chiamate perse. La prima era di sua sorella. La seconda di Billy, che non trovava la casa e aveva dovuto chiamare Elijah e Dom in suo soccorso. La terza era di Edith.

Oh cazzo!”

Buonasera!” esclamò sarcastica Samantha.

Non ce l'ho con te. È che mi ha chiamato Edith e a quell'ora doveva essere a casa del suo ragazzo. Non è normale, non trovi?”

Ah!” ribatté Sammy “Edith? Ma non è che c'è qualche cosa di più e che non me lo vuoi dire, Orlie!”

Orlando sospirò e rispose:

Edith è un'amica niente di più. E per quello che so, conoscendo il suo ragazzo, credo che sia in qualche guaio... Quindi, smettila di fare la gelosa, Samantha Bloom e lascia che tuo fratello chiami...”

Non fece in tempo a dire chi doveva chiamare che il citofono squillò:

Chi è a quest'ora?”chiese Sammy.

Orlando sospirò e disse:

Sam, ci sentiamo. Non credo che sia nessuno che mi vuole uccidere. Toby, il portiere non lo farebbe passare a costo della sua stessa vita...”

Ok!” rispose la sorella aggiungendo poi: “E se è Edith.. Pensa a quello che fai. Mi sembrate un po' troppo intimi di questi tempi...”

Saam!” esclamò Orlando infastidito.

Come non detto! Ciao Ob” scherzò la ragazza.

Orlando chiuse il telefono e il citofono suonò ancora. Andò ad aprire e sentì la voce di Toby, dire:

Mr Bloom. C'è qua una signorina che dice di essere sua amica... Si chiama Norton. Edith Norton...”

Falla salire. È una mia amica per davvero!” sorrise Orlando che, chiudendo il citofono, aprì la porta e si poggiò sullo stipite aspettando che Edith arrivasse.



Nell'ascensore quasi stentò a riconoscersi. Quella ragazza con gli occhi gonfi e i capelli resi crespi dalla pioggia non poteva essere la stessa Edith Norton che, impeccabile, sgambettava tra le scrivanie dell'open space della redazione di Vanity, suscitando le invidie delle donne e non solo.

Quella serata era stata davvero pesante per lei. Cercò di togliere un po' di mascara colato da sotto gli occhi con un dito, ma, fissandosi nello specchio si sentì vuota, persa e scoppio di nuovo a piangere. Sentì lo scampanellio che annunciava l'arrivo al piano dell'ascensore. A testa china scossa dai singhiozzi seguì la strada che la conduceva all'appartamento di Orlando. E solo quando fu vicino, sollevò la testa e lo vide.

Scoppiando in un pianto convulso si buttò tra le braccia del ragazzo che l'accolse accarezzando i capelli biondo scuro.

Che è successo?” chiese sconvolto nel vedere Edith in quelle condizioni.

Edith si aggrappò ancora di più a lui e disse:

Non ci credo! È stato lui.. Ha fatto tutto lui. È tutta colpa sua Orlando. Tutta colpa sua se stiamo così”

Orlando non capiva ma stringendo Edith, l'accompagnò all'interno dell'appartamento, dove, stretta a lui, Edith lo implorò:

Fammi stare qua stasera Orlando, non mi lasciare!”

Non ti lascio!” disse Orlando baciandole la testa. “Non ti lascio!”



Cosa!”

Orlando gridò, poi, guardando verso Edith che stesa sul suo letto dormiva beata, continuò a bassa voce:

Brian ha macchinato tutta sta messinscena per vendicarsi di me e di Edith? Ma io lo uccido con le mie stesse mani!”

Lo so che fa male Orlando. Ma non è del tuo cuore ferito che stiamo parlando.” disse Rachel calma dall'altro capo del telefono. “Edith si sentirà responsabile anche lei di questa cosa. E tutte le crollerà addosso quando, appena tornerà a lavoro, scoprirà che Brian le sta facendo pagare lo scotto di questa storia. Tu sai che la famiglia Stephensons è potente. Quindi non metterti nei guai con loro. E ti chiedo un favore... Hai promesso che avresti aiutato Edith qualunque cosa fosse accaduta..”

Si. Cosa vuoi che faccia?” chiese Orlando serio.

Portala in America per un po' di tempo. Tanto devi partire a marzo, no? E allora portala con te. Tienila lontana per un po' da Londra e, appena puoi, falle cambiare numero. Chiamo io in redazione per dire al capo che non sta bene e che non può andare a lavoro in questi giorni. Tu stalle vicino Orlando. Ti prego. È importante per me sapere che gli sei vicino. Specialmente in quello che, temo, sarà il momento più ostico della sua vita..” disse Rachel.

Orlando annuì. Salutò Rachel ribadendo le sue promesse senza che lei lo chiedesse e poi guardò Edith, seduto per terra.

Non ci credeva a quello che era successo. Sentiva rabbia e dolore: la prima per Brian; la seconda per Edith.

Si sollevò e baciando una guancia ad Edith le sussurrò:

Tranquilla. Non ti lascio da sola...” e si allontanò.

Si mise nello studio dove aprì il diario che Edith gli aveva regalato. Prese una penna e sapendo di dover combattere contro il fatto di sentirsi idiota e contro la sua dislessia, scrisse:

'Venerdì 13 Gennaio 2006...

Non mi sarei mai immaginato che avrei avuto un diario alla soglia dei trent'anni. Ma ce l'ho e ho deciso che, quotidianamente ci scriverò. Lo prometto a me e a Edith, la mia migliore amica che ora dorme nel mio letto dopo aver affrontato il giorno più lungo della sua vita. E io ne so qualche cosa...'

Orlando scriveva.

Non lo trovò difficile, nonostante tutto.

Non sapeva che, dopo il suo bacio, gli occhi di Edith si erano spalancati nel buio, riempiendosi di lacrime, mentre pensava che, come Rossella O'Hara il giorno prima in 'Via Col Vento' piangeva disperandosi per l'addio di Rhett, lei non si sarebbe abbattuta come l'eroina del romanzo della Mitchell. Anzi. Avrebbe combattuto.

Da domani però. Perché, dopotutto, domani è un altro giorno.


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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18: La vendetta di Brian.



Stretta in un bellissimo vestito grigio chiaro, con le maniche larghe, tenendo il cappotto appoggiato su di un braccio, Edith ticchettava tra le scrivanie dell'ufficio, ignorando apertamente i sussurri che i colleghi si scambiavano al suo passaggio.

Sapeva che la voce del suo addio con Brian sarebbe girata. E il primo che non fece nulla per nascondere la fine della storia, fu lo stesso Brian che, da una settimana a quella parte, si presentò in vari locali con una ragazza diversa ogni sera.

Edith, dal canto suo, si stava riorganizzando la vita da una settimana a quella parte.

Il giorno dopo il suo addio con Brian, Rachel, aiutata da John e Orlando, andò nell'appartamento al centro vicino a Piccadilly per prendere tutte le cose della ragazza, Posh inclusa. La gattina quando vide la padrona, miagolò lamentosa, strofinandosi e facendo le fusa, spaventata dal fatto che era stata strappata dal posto che, fino a quel momento, aveva chiamato casa.

Un po' come si sentiva Edith insomma.

E come sapeva si sarebbe sentita anche molte mattine a seguire.

Il suo orgoglio però, le imponevano di non mostrare il dolore e, quando quella mattina entrò nella redazione di 'Vanity Fair', altezzosa come suo solito, con un giorno d'anticipo rispetto a quello che aveva detto al suo capo, non ascoltò gli attacchi al vetriolo dei colleghi che, forse, si chiedevano che cosa avrebbe fatto ora che la sua relazione con Brian Stephensons era finita.

Arrivò davanti alla porta del suo ufficio -era pur sempre un pezzo grosso, dato che non lavorava nell'open space con gli altri- e non vide Laura al suo posto. Non preoccupandosi più di tanto e pensando che fosse da qualche parte per eseguire l'ordine di qualcuno più in alto, aprì la porta dell'ufficio e rimase immobile sulla soglia.

C'era il suo capo che parlava con una donna sulla cinquantina, che lei conosceva bene, mentre Laura sistemava tutti gli effetti personali di Edith dentro una scatola:

SI PUÒ SAPERE CHE DIAVOLO STATE FACENDO?” esclamò indignata Edith.

Frank Ronson, il suo principale, la guardò un attimo sorpreso. Poi, riprendo il controllo della situazione, disse:

Edith. Ti aspettavamo per domani!”

Vedo. Altrimenti avresti fatto attenzione a non farmi trovare questo comitato di benvenuto!” disse Edith con un nervo che ballava sulla faccia.

Edith lascia che ti spieghi!” mormorò Frank scuro in volto.

COSA MI DEVI SPIEGARE? CHE ALLA FINE STAVO DAVVERO QUI SOLO PERCHÉ SAPEVO CHI DOVEVO SCOPARMI?” urlò Edith divincolandosi.

Nell'ufficio il silenzio divenne assordante. Laura, con la scatola delle cose di Edith in mano, tremava spaventata. La donna che doveva prendere il posto di Edith guardava la scena deglutendo a vuoto. Frank che era, invece, in un evidente stato d'imbarazzo, disse:

Patty, potresti aspettarmi qua con Laura. E tu Laura finisci il lavoro che hai cominciato!”

Laura guardò Edith con il terrore dipinto in volto.

Edith fece un cenno d'assenso con la testa e Laura continuò, con le lacrime agli occhi a raccattare le cose della ragazza.

Edith, dal canto suo, seguì Frank che, ignorando a sua volta gli sguardi dei vari dipendenti, attraversò lo spazio tra l'ufficio di Edith e il suo a grandi falcate, con la giovane giornalista che lo seguiva senza cadere dagli altissimi tacchi dodici.

Entrarono nell'ufficio e Frank lasciò il passo ad Edith, come si confà ad un vero gentleman inglese.

Quando furono dentro, Edith si mise a sedere nella poltrona di fronte al boss e guardandolo, quasi sfidandolo, impaziente disse:

Allora? Cosa mi devi dire, capo?”

Frank sospirò e unendo le mani davanti alla bocca prese un po' di tempo prima di rispondere. Edith, infastidita da questo comportamento, sapendo di aver perso il lavoro, continuò:

Sto aspettando Frank. Perché mi hai licenziata?”

Frank la guardò negli occhi e poggiando le mani su di un plico davanti a lui, che aprì lentamente, rispose:

Lo sai che non dipende da me. Tu sei una ragazza di talento. Una che farà strada comunque, che può togliersi dalla merda da sola.”

Non mi sembra di essere nella merda!” disse Edith sicura.

Lo sei Edith. Lo sei eccome!” esclamò tristemente Frank.

Che vuoi dire?” domandò nervosa Edith.

Frank mise le braccia conserte e rispose:

Una settimana fa, mentre stavo entrando in ufficio e ricevevo il tuo avviso che non saresti venuta a lavoro almeno sino ad oggi, ho trovato quattro chiamate di Brian, il tuo compagno, che chiedeva, ogni volta, alla mia segretaria, di parlarmi urgentemente. Preoccupato dal fatto che tu non fossi a lavoro e che Brian mi volesse parlare, ho chiamato immediatamente e ho parlato con lui. E ti giuro, avrei preferito non farlo...”

Ti ha chiesto di licenziarmi?”

Frank annuì cupo e continuò:

Non mi ha detto le vere ragioni. Mi ha detto che, voleva, anzi, esigeva che tu venissi licenziata in tronco... Mi ha anche detto che si sarebbe incaricato di trovare una nuova giornalista ai tuoi livelli, quando mi sono lamentato del fatto che, lasciando te, avrei perso un pezzo importante per la mia redazione!”

E lui ti ha mandato quella che è l'amante del padre, per tenere alte le vecchie tradizioni di famiglia. Volevano un'arrampicatrice sociale. Ora ce l'hanno. Patricia Tarlenton non è brava nemmeno a ricopiare le vecchie ricette della nonna su Word, immagina a scrivere su di un giornale come 'Vanity'. È assurdo...” sbottò Edith.

Lo so. E ti giuro, la decisione di prenderla non è stata la mia, ma di una sorta di commissione, che ha accettato la domanda di Patty appena l'ha proposta.. Indovina quando?”raccontò Frank.

La mattina stessa che Brian ti ha chiesto di licenziarmi?” chiese sarcastica Edith, fingendosi stupita.

Frank annuì e rispose con un tono di voce basso, fingendo allegria:

Bingo! È stata l'operazione più schifosa che abbia mai visto condurre da quando sono dietro questa scrivania. Ho provato a lamentarmi. Ho esposto le mie idee sul fatto che, quasi quattro anni fa, quando avevi appena finito l'università, in anticipo rispetto a quelli del tuo corso, riponevo in te grandi speranze. E che, ancora oggi le ripongo. Fu inutile. Mi arrivò una risposta che, i tuoi comportamenti non erano accettabili e che dovevano per forza licenziarti. Non ti sto dicendo bugie, ho tutto qui. Ho stampato le mail affinché le vedessi!”

Edith lesse interessata tutto. Era impossibile che Frank avesse montato tutto quel teatrino così accuratamente. E poi a che scopo? Sapeva da quando aveva visto i tre intrusi nel suo ufficio che in quel casino c'era lo zampino di Brian.

Vedo che non hai insistito. Dopo la seconda mail che ti diceva che non potevo più stare in questa redazione, hai deposto le armi senza lottare. Lo trovo molto avvilente..” disse Edith poggiando il plico.

Frank la guardò stupefatto. Forse pensava che Edith reagisse in modo diverso davanti ai suoi tentativi, seppur flebili, di aiutarla.

Ma ti ho aiutata..” balbetto Frank.

Oh! Certo. Mi hai aiutata tantissimo!” e alzandosi, mettendo le mani sulla scrivania, disse allungandosi e mormorando sarcastica: “Lo so che la poltrona piace una volta che si è visto come è morbida! Ti auguro solo che, un giorno, tutto questo 'potere' non ti si rivolga contro. E che ti faccia pagare tutto quello che hai sbagliato!”

Edith, ti chiedo solo di aspettare che le acque si calmino... E poi ti riprenderò a lavorare...”

Tu puoi anche richiamarmi a lavorare... Ma sono io a dirti che preferisco la fame piuttosto che tornare qua...” rispose Edith guadagnando l'uscita.

E senza salutare, lasciò l'ufficio sbattendo la porta.

Molte teste si voltarono dall'open space. Sapeva cosa pensavano tutti. Aveva sempre saputo quello che mormoravano. Lei era la stronza spocchiosa Edith Norton. Quella che aveva saputo da subito che cosa doveva fare per arrivare in alto. Erano gli stessi che si avvicinavano e la guardavano raggianti per una nuova grande intervista, complimentandosi untuosamente!

Non li degnò nemmeno del lusso di regalar loro un attacco d'ira. Ticchettò veloce, sempre senza una storta, verso il suo ufficio, sinuosa, come suo solito, come una pantera. Entrò, senza bussare e guardando Patricia Tarlenton, la giornalista amante dello Stephensons senior, disse, senza preamboli, ad alta voce, senza chiudere la porta:

Allora lei è quella che prenderà il mio posto? Beh. La voglio avvisare che, già a me che mi sono messa con Brian quando questa scrivania l'avevo già di diritto, mi hanno detto che ero una che aveva capito chi doveva portarsi a letto per arrivare in altro. Immagino che lei, che sappiamo tutti, più o meno con chi è legata, otterrà al più presto la simpatia di tutti i miei, ormai, ex colleghi!”

Patricia la guardò. Non l'aveva mai potuta sopportare. Edith, infatti l'aveva sempre guardata con quell'aria di sufficienza, non provando mai a legare con lei, trattandola non decisamente bene e non nascondendo la sua ostilità nei confronti della donna che scaldava il letto del suocero quando la suocera non c'era.

Ricordava ancora bene un loro litigio, una sera, ad una festa che il padre di lui diede in onore di un successo del figlio, che aveva regalato alla Stephensons Inc. un grosso gruzzoletto. E ricordava di aver fatto la parte di una lavandaia davanti a tutti, mentre Edith la fissava con divertita incredulità.

Badò quindi bene, conoscendo la lingua tagliente di Edith, a ribattere, ma sibilò solo uscendo, quando le fu molto vicino:

Sei finita Norton. Ora che Brian ti ha lasciato non potrai nemmeno più scrivere l'oroscopo nei giornali gratis che danno in metropolitana!”

Edith la guardò divertita e voltando, puntando gli occhi azzurro verde sulla donna più grande di lei, rispose alla provocazione:

Hai ragione. HO lasciato Brian, quindi SAPEVO a cosa andavo incontro. Forse, invece, non posso dire la stessa cosa di TE, vero Pat?”

Che vuoi dire?” chiese confusa la donna.

Stavolta fu il turno di Edith di mormorare e rispose:

Edward ormai sta diventando vecchio. E un uomo di settant'anni, che comincia a dimenticare le cose e di cui, persino la moglie e il figlio si stanno stancando. Di sicuro, tra poco, non andrà più bene nemmeno alla quarantaseienne che, invece tu sei. E anche tu, piccola mia, dovrai fare una scelta. Lasciare per sempre Edward e perdere tutti quei privilegi che hai ottenuto per fare quello che sua moglie non voleva più fare con un uomo meschino ed infimo qual era marito; o continuare ad 'addolcire' l'esistenza di Edward, combattendo il disgusto. Ti conosco abbastanza per sapere che sarà la prima la tua scelta di vita... E, a quel punto, mia cara, nemmeno tu potrai scrivere su i giornali gratis della metropolitana...” e abbassando notevolmente la voce, aggiunse:

Ti auguro buona fortuna e sai perché? Perché io ho ventisei anni. Tu nei hai venti più di me...” e voltandosi verso Laura, senza nemmeno guardare Patricia che lasciava l'ufficio nera di rabbia, disse:

Laura. Finisco io qua. Torna a lavorare...”

Laura lasciò la scatola e si voltò a guardare Edith, con il labbro tremante, poi, a testa china, senza dire nulla, lasciò l'ufficio.

Guardandosi intorno, Edith sentì una morsa stringersi intorno al cuore e capì, guardando la scatola quasi colma, che non era possibile rinchiuderci dentro gli ultimi quattro anni e mezzo della sua vita.

Ma doveva farlo. Aprì i cassetti, trovò quelli che Laura non aveva ancora svuotato, facendolo lei. Prese i libri che le appartenevano e un quadro dove c'era una foto di lei che sorrideva con Nelson Mandela. Lo aveva intervistato quasi un anno prima e, in quel momento, vedere quella foto le fece venire un groppo alla gola: aveva dato il meglio a 'Vanity'. E lo aveva fatto davvero non perché era la fidanzata di Brian, -motivo per cui tutti quelli del suo ambiente non credevano in lei, nonostante le prove scritte- ma perché lo meritava. Aveva vinto premi, scritto interviste che avevano reso al testata inglese di Vanity la più quotata dopo quella americana, che alle volte chiedeva i suoi pezzi per pubblicarli sul suo mensile.

Ora, per il capriccio di un trentatreenne, doveva lasciare tutto, per sempre.

Perché Edith era certa di una cosa. Non sarebbe più tornata in quella redazione. Fosse l'ultima cosa che faceva, ma la dentro non avrebbe più messo piede.

Avrebbero imparato, quelli di Vanity a metterla in un angolo. Era una promessa.

Guardò la cornice sulla scrivania, dopo aver sistemato il portatile nella sua borsa e sollevandola, accarezzò il vetro. Era una foto sua e di Brian, assieme, quella dove lui la stringeva facendola aderire al suo petto, fatta a New York all'inizio della loro storia.

Amava Brian, le mancava, nonostante quello che aveva fatto e la rabbia che sentiva. Amava il suo modo di farla sentire una donna. Amava le sue sorprese, quando lo trovava fuori dalla porta dopo un lungo viaggio, con giorni d'anticipo da quello che le aveva dato per sicuro come giorno di ritorno.

Amava il fatto che, quando si doveva far scusare di qualche cosa, si chiudeva nell'appartamento di Edith e dopo aver prenotato una cena sontuosa, che gli portavano direttamente da casa, finivano a fare l'amore per tutta la notte.

Le mancava fare l'amore con lui...

Chiuse gli occhi e voltò la cornice. L'aprì e tolse la foto. La strappo dividendo sulla carta quello che era stato diviso anche nella realtà.

Continuò a tagliare e ridusse la foto in coriandoli piccoli e plastificati. Aprì la finestra a ghigliottina e lasciò cadere i pezzetti sulla folla che passava. Li osservò danzare per un attimo come fiocchi di neve. Poi, poggiando le mani sul piccolo davanzale, respirò a fondo l'aria fresca e guardò il cielo di Londra, sempre scuro. Prometteva pioggia, ma se faceva ancora più freddo avrebbe di sicuro nevicato.

Lasciò la finestra aperta. Non le importava se la stanza non si sarebbe riscaldata, tanto non doveva usare l'ufficio. Non era più il suo.

Prese la scatola, lasciò la cornice sulla scrivania e sorrise a Laura che, in piedi, aspettava che Edith uscisse. Si guardarono a lungo. Edith avrebbe voluto dirle grazie o buona fortuna, ma non ci riuscì. Chinò la testa e si allontanò. Passò in mezzo all'open space e sentì gli occhi di tutti puntati addosso. Edith Norton usciva di scena, ma lo faceva da quello che era: una vera signora.

Raggiunse l'ascensore e pigiò il tasto di chiamata diverse volte. Stava per salirci quando sentì qualcuno gridare:

EDITH! EDITH!”

Si voltò e vide Laura, con i capelli scompigliati, che le correva incontro e le tendeva una mano:

Spero di rivederti Edith!”

Edith guardò la mano, poggiò la scatola per terra e la strinse. Sorrise e rispose:

Non succederà. Non tornerò a 'Vanity' per tutto l'oro del mondo!”

Laura sorrise e rispose:

Non ti sto chiedendo di tornare a Vanity. Ti ho solo detto che spero di rivederti. E che da te ho imparato che bisogna essere duri nella vita, se non si vuole finire schiacciati!”

Laura.. Grazie! Ma siamo oneste... Sono stata una stronza con te!” replicò imbarazzata Edith.

Non lo metto in dubbio. Anzi! Ora che lo posso dire liberamente, Edith Norton sei la più grande stronza che abbia mai conosciuto!” aggiunse Laura ridendo assieme ad Edith. Poi, seria, continuò: “Ma mi hai aiutato a crescere e a togliere un po' di palle...”

Stavolta, Edith rimase scioccata. Laura l'abbraccio e stringendola, commossa, le sussurrò:

Buona fortuna Edith.” e le infilò qualche cosa in tasca.

Edith la guardò allontanarsi. Era stupita. Tutto immaginava meno che Laura le saltasse al collo e le augurasse buona fortuna. Richiamò l'ascensore che aprì le porte poco dopo e, quando fu dentro, cercò l'oggetto che Laura le aveva infilato in tasca.

Era un bigliettino.

Lo guardò attentamente. Sembrava uno di quelli che i fiorai mettono nei mazzi per scrivere i messaggi. Scese e quando entrò in Regent Park, si poggiò su di una panchina e si mise a leggere il bigliettino.

La grafia era quella di un fioraio, ne era sicura, ma le parole la toccarono:
Solo uno stupido come me non si poteva rendere conto che sotto la scorza dura che mostri si nasconde il cuore tenero e puro come quello di una rosa. Accetta le mie scuse. Ti prego. Orlando!

Edith sorrise tra le lacrime. Era uno dei bigliettini di Orlando. Laura doveva aver mantenuto il più bello, ripromettendosi di mostrarglielo.

Aveva fatto bene. Asciugò le lacrime con un fazzoletto e poi chiamò un taxi. Quando salì non si voltò a guardare dietro. Se ti volti dietro torni sempre nel posto che stai lasciando. Ed Edith, nella redazione di 'Vanity' non voleva mai più mettere piede.



Il taxi la fermò davanti ad un altro edificio, dove, sopra, stava scritto: The Guardian.

C'era solo una persona che poteva fornirgli una dettagliata cronaca di quello che sarebbe stato il suo destino da quel giorno in poi.

Scese e andando alla reception, posando la scatola sul marmo scuro del banco, con non nonchalance, annunciò:

Devo vedere Thomas Carlyle...”

La receptionist, sollevando appena lo sguardo sulla scatola e non su di Edith, con voce asciutta, continuando a leggere il giornale che stava leggendo, replicò:

Deve avere un appuntamento!”

Edith sollevò un sopracciglio e rispose:

Io non ho bisogno dell'appuntamento!”

La donna, sollevò lo sguardo e la sqaudrò con la stessa espressione e ribatté:

E chi sarebbe lei per non aver bisogno dell'appuntamento? La Regina Elisabetta?”

Edith sorrise e rispose:

Sono Edith Norton.”

La receptionist studiò Edith con un aria stupita. Poi volse uno sguardo veloce, per l'ennesima volta alla scatola, ed infine al numero del Sun che aveva sulla scrivania e che stava divorando, prima che Edith la interrompesse. Edith, allungandosi appena, sorrise perché si rese conto che, la donna stava leggendo l'ultimo articolo sull'infondato triangolo amoroso tra lei, Brian e Orlando. Infondo, anche Felton doveva vivere e, finché c'erano donne come quelle che aveva di fronte, persone come lei e Orlando, non avrebbero avuto la vita facile.

La receptionist, invece, rendendosi conto che la ragazza della foto sul giornale, era la stessa e, per di più, una vecchia conoscenza di Thomas Carlyle, chinò la testa imbarazzata. Per evitare altre brutte figure, quindi, prese la cornetta e disse:

L'uffico di sir Carlayle”

Edith attese qualche minuto, guardando l'entrata del palazzo.

Conosceva bene quel luogo e Carayle stesso le aveva chiesto di lavorare per il suo giornale. Ma Edith, in debito di riconoscenza con Frank Ronson aveva rifiutato.

Ora se ne pentiva. Anche se...

L'attende nel suo ufficio al settimo piano...” disse la receptionist distraendola dai suoi pensieri.

Edith sorrise, stava per prendere la scatola ed allontanarsi dalla reception, quando le venne un'idea e si bloccò, dicendo, con un sorriso malizioso, poggiando nuovamente la scatola sul marmo scuro:

Non è che per caso...?”



Thomas Carlyle era il padre di Jennifer Elizabeth Carlyle.

La stessa Jen sposata con Fred William Bennet, giornalista sportivo del 'Sun'.

Tom, come lo chiamava Edith, era il mentore di quest'ultima. Da lui, infatti, aveva imparato cosa fosse il giornalismo e quale fosse il suo significato.

Con lui aveva imparato come si impone lo schema di un'intervista, come si fanno le domande e cosa tenere d'importante di quello che si è scritto.

Tom, oltre ad essere il padre di una delle sue due migliori amiche, era anche il padre putativo di Edith che, l'aveva aiutata in quella strada tortuosa chiamata giornalismo, mettendola sulla buona strada per diventare qualcuno, oltre che ospitarla in casa sua ogni volta che poteva, feste natalizie incluse, una volta saputo quello che aveva comportato la scelta di Edith di lasciare la musica per la carta stampata.

Quella mattina, però, stretto in un impeccabile vestito nero, con i capelli sempre più grigi, magro, forse un po' troppo, Tom l'accolse quasi con un sorriso tirato, guardandola preoccupato.

Non fare quella faccia Tom e arriva dritto al punto. Non sono più una bambina e so quello che ho fatto e le conseguenze ad esso legate!” disse Edith, guardandolo negli occhi seria, dopo essersi sciolta dall'abbraccio di benvenuto dell'uomo.

Tom sorrise amaro e facendole strada con una mano, disse:

Parliamone nel mio ufficio!”

Edith fece come ordinato ed entrò nell'ufficio di sir Thomas Carlyle. Ordinato come sempre, quasi interamente rivestito di legno, con una grossa scrivania in mezzo e una lampada verde sopra. Non c'erano computer sopra perché, Tom aborriva la tecnologia e tutti i suoi derivati che stavano rendendo la società, a detta sua, 'una massa di idioti pronti a comprare una qualcosa che un mese è il non plus ultra e vederlo inutilizzabile un mese dopo'.

Edith sorrise e disse:

Non è cambiato niente qua. È sempre tutto uguale!”

Tom prese posto davanti a lei e serio rispose:

Vorrei poter dire lo stesso anche io di te, piccola...”

Edith lo guardò e tesa disse:

Raccontami tutto, Tom!”

Tom sospirò, guardò Edith e poi voltò la sedia verso la finestra. Edith sapeva che stava cercando le parole per non ferirla, ma quel silenzio la stava rendendo tesa come una corda di violino, pronta a spezzarsi se tirata ancora troppo.

Poi, voltandosi di nuovo verso di lei, esordì come Edith non avrebbe mai immaginato:

Perdona Brian per qualunque cosa ti ha fatto e torna con lui!”

Tom non sopportava Brian Stephensons. Lo definiva 'un citrullo fascista', che controllava molte delle azioni e parte delle redazioni inglesi che, anche se lo attaccavano, dato che la stampa inglese non accettava il bavaglio da nessuno, non lo facevano mai per bene, perché, con le sue pressioni, Stephensons riusciva a mettere a tacere anche le lingue più insolenti.

Quella frase, quindi, per Edith, era come un fulmine a ciel sereno.

Scusa?”

Tom sorrise e rispose:

Non hai capito vero?”

Edith scosse la testa interdetta. Tom si sollevò, versò un bicchiere d'acqua dal dispositore vicino alla finestra e bevendone un lungo sorso, mostrandole il bicchiere, le chiese:

Vuoi?”

Voglio solo che mi dici la verità Tom. E nient'altro!”

Era stata dura probabilmente. E si sentiva un po' in colpa. Ma era l'unico modo che aveva per farlo parlare e, dal momento che non lo aveva ancora fatto, significava solo una cosa: quello che le doveva dire era davvero grave.

Tom sorseggiò l'acqua quasi fosse un bicchiere di vino e poi, con un sorriso, si mise a sedere e dolce, prendendo le mani di Edith disse:

Ti ho detto che è meglio se torni a stare assieme a Brian. E se l'ho fatto è perché so che, quello, quando vuole, sa essere davvero un bastardo in piena regola... Una settimana fa, ero ad una cena dove c'erano molti giornalisti e vari pezzi grossi della carta stampata e no. Brian era a quella cena. Naturalmente, io, sapevo il perché dato che, Jen e Fred mi hanno raccontato tutto. E sapevo che il modo in cui vi siete lasciati non avrebbe portato nulla di buono. Infatti mi si avvicinò Frank, il tuo ex capo, pallido in volto, e mi confessò che, quella mattina, Brian aveva detto che doveva licenziarti di botto. Conoscendoti mi chiese quale fosse il modo migliore per farlo senza ferirti e per uscirne pulito...”

Patetico!” esclamò disgustata Edith.

No. È solo un piccolo uomo sopra una sedia troppo grande per lui. Come i bambini, quando giocano a farei grandi e mettono le scarpe del padre o della madre che, ai loro piedino sembrano grottescamente grandi. Così è per lui. Non è adatto a quel posto e non lo sarà mai. Comunque gli dissi che doveva essere diretto e che non doveva fare troppi giri con te. Mi chiese, o meglio, mi implorò di dirtelo io. Mi rifiutai. Non per codardia, sia chiaro, ma perché non volevo fare l'ambasciatore di Ronson, permettendogli, per l'ennesima volta di nascondersi dietro un dito. Anzi! Lo incitai a provare fino allo strenuo di aiutarti, di perorare la tua causa. Mi ripromise che lo avrebbe fatto. E, su questo, non so darti risposta.. Ma, visto che sei qui...”

Ha mandato un paio di ridicole e-mail a qualcuno che non so nemmeno chi fosse, ma nient'altro!” rispose Edith.

Tom sorrise amaro e continuò:

La mattina dopo ricevetti una chiamata di un mio amico, anche lui capo di una grossa rivista. Mi disse che correva voce che, chiunque assumesse Edith Norton si sarebbe cacciato nei guai. Perplesso, chiesi spiegazioni e ascoltai quello che il mio amico mi raccontò. Feci anche un paio di telefonata a quelle che, in questo caso, si definiscono le persone giuste. Ebbi la conferma di ciò che temevo appena due giorni fa. Qua in Inghilterra, nessuno -e ripeto NESSUNO!- ti assumerà più Edith Norton. Brian Stephensons ha abbastanza potere da riuscire ad esiliarti dal mondo della carta stampata, mettendosi in tasca il tuo talento innato per la cronaca, per vendetta. Solo per mera vendetta.”

Edith guardò Tom fisso. Quelle parole suonavano come una condanna a morte. Non poteva più scrivere. Che cosa avrebbe fatto, allora?

Aveva un buon conto in banca. Ma se non lavorava, come lo manteneva?

C-cosa.. Cosa posso fare? I-io voglio scrivere!” balbettò Edith.

Tom la guardò e disse:

Dal momento che anche le testate più piccole sono legate a quelle grandi e nessuna delle testate grandi può prenderti per paura di ritorsioni da parte della famiglia Stephensons -e credimi ci sono moltissime vie non violente, molte di più di quelle che incutono terrore e morte, per rovinare una persona- ho solo un consiglio da darti piccola: se vuoi continuare a scrivere, vai via dall'Inghilterra. Parli bene il francese e l'italiano per quello che so. Perché non provi là. Oppure negli USA. Là una come te farebbe palate d'oro”

Edith rimase in silenzio, sconvolta.

Andare via.

Lasciare Londra, la sua città, che amava come nessuna delle città che aveva visitato fino a quel momento, per andare a cercare fortuna da qualche altra parte.

Era inaudito!

Sollevò la testa piano e con la gola secca, chiese a Tom:

E non potrò più tornare?”

Tom la guardò con la stessa dolcezza di un padre. Sorrise e rispose:

Certo. Ma dovrai aspettare che si calmino un po' le acque prima di tornare in Inghilterra. Lo so che è difficile, che qua hai la tua vita. Ma so che sei amica di Orlando Bloom, che ti sta ospitando lui, ora, a casa sua. Perché non provi a partire con lui? Un amico non ti nega mai il sui aiuto se ne hai bisogno. E, per quello che mi ha raccontato Jen, lui farebbe i salti mortali per te!”

Edith sospirò. Sentiva la testa girare.

Brian, la sua vendetta. Le bugie di Frank. La verità indiscutibile di Tom. Le parole di Orlando nel foglietto. Quelle di Laura davanti l'ascensore. Il disgusto di trovarsi l'amante dell'ex suocero nel suo ufficio, pronta a prenderne possesso.

Tutto prese a vorticare in un vortice di voci e colori che Edith non distingueva. Sentì come da lontano e rallentata la voce di Tom chiederle se stava bene e se tutto era apposto.

Non capì mai se riuscì a dire si. Seppe solo che quando credette di pronunciare la sillaba, cadde sul pavimento e il contatto con il terreno duro le fece perdere conoscenza.



Orlando la guardava serio. Jen l'aveva riportata a casa e il padre aveva chiamato per sapere come stava Edith.

A dire il vero, Orlando, non era per niente convinto che Edith stesse bene, ma dovette arrendersi quando la ragazza lo minaccio di morte se solo avesse provato a fare la mamma affettuosa con lei.

Hai una faccia terribile!” le disse canzonandola.

Vedessi la tua!” replicò Edith sistemando la borsa del ghiaccio sulla testa, nel punto esatto in cui aveva sbattuto e dove un bernoccolo era spuntato inesorabile gonfiandosi d'ora in ora.

Bene! Vedo che rispondi acida come tuo solito. Il che può significare soltanto che stai bene!” disse Orlando sollevandosi e andando a prendere il caffè che aveva preparato in cucina.

Anche io!” disse Edith come una bambina.

Non esiste proprio!” rimbeccò Orlando avvicinandosi con la sua mug fumante. “Con tutto quello che è successo oggi vuoi che ti dia il caffè? Tu sei fuori!”

Edith guardò storto il ragazzo e togliendo la borsa del ghiaccio dalla testa, disse:

Orlando se non la smetti immediatamente...”

La mamma premurosa la faccio come e quanto mi pare, Norton, specialmente se stai a casa mia e se non la smetti di fare i capricci come una bambina di tre anni!” la bloccò Orlando.

Edith rimise la borsa sulla testa e schiacciandola appena, sbuffò infastidita.

Orlando la fisso sorridendo per qualche secondo, poi sereno le chiese:

Che cosa è successo nell'ufficio del padre di Jen?”

Edith guardò fisso Orlando che ricambiava tranquillo lo sguardo.

Sapeva che cosa era successo. E sapeva che le faceva male solo pensarci.

Sospirò, ritardando, come tanti avevano fatto con lei quella mattina, la schiacciante verità e, buttando la testa indietro, socchiuse gli occhi.

Allora?” chiese Orlando non abbandonando il suo tono.

Edith deglutì e piano rispose:

Si sta vendicando di me?”

Chi?”

Brian!”

E come?”

Edith si sollevò e poggiando la borsa del ghiaccio sul tavolino disse:

Come solo un bastardo come lui si può vendicare. Mi ha praticamente estromesso da qualsiasi redazione di Londra e di tutta l'Inghilterra...”

Orlando la guardò corrugando al fronte. Rimase qualche secondo in silenzio poi, formulò:

E tu? Che hai intenzione di fare?”

Edith fece una strana espressione che esprimeva dubbio e perplessità.

E con la voce rotta disse:

Stavo pensando di andare in Italia o in Francia. Infondo parlo bene entrambe le lingue...”

In Italia o in Francia?” chiese Orlando stupito.

Edith annuì e continuò:

Non posso stare qui e sperperare quello che ho guadagnato in questi anni perché sono ferma... Cerca di capire... Devo andare in un posto dove possa lavorare, in attesa di tornare in patria.”

Orlando rimase fermo, guardando Sidi che scodinzolava piano vicino a lui. Posh stava da una parte, a giusta distanza da quello che poteva sembrare, a prima vista, un nemico, avvicinandosi a Sidi di tanto in tanto per valutare la situazione, scappando quando le cose sembravano si stessero mettendo male.

Ma in quel momento la convivenza tra i due animali domestici non era il problema principale per Orlando. Non voleva che Edith lasciasse la Gran Bretagna per un posto dove sarebbe stato difficile raggiungerla.

Portala in America per un po' di tempo... portala con te.... Tienila lontana per un po' da Londra.

Ricordò le parole di Rachel la sera che Edith aveva lasciato Brian. E gli venne in mente una cosa. Lui poteva permettere che Edith continuasse a lavorare e stesse vicino a lui.

Si illuminò e guardando l'amica disse:

Io so come fare!”

Edith aggrottò la fronte. Guardò Orlando e domandò:

Che vuoi dire?”

Non c'è bisogno che tu vada in Italia o in Francia. Vieni in America con me!” rispose Orlando sollevandosi e allargando le braccia.

Edith sorrise e rispose:

Orlando, anche in America non ho lavoro e starei ferma. E non sono abituata. Stai parlando con una che faceva la carriera concertistica quando era una bambina, che ha fatto lo stage di lavoro con Thomas Carlyle e che, appena laureata, ha trovato lavoro alla redazione di 'Vanity Fair'. Non sono mai stata ferma, Ob. E cominciare da adesso mi farebbe impazzire...”

Orlando scosse la testa e poggiando le braccia sulle gambe di Edith, disse:

Non hai capito. Non c'è bisogno che tu vada in Italia o in Francia a lavorare. Ho due amici molto cari a Los Angeles che dirigono una testata giornalistica, uno di quei giornali indipendenti che non ha paura di dire quello che pensa a Bush e al suo governo. Vieni con me a Los Angeles e, dato che sanno che ti conoscono e che, uno di loro mi ha chiesto il tuo autografo, credo che sarebbero più che felici di aiutarti e prenderti a lavorare nella loro redazione.”

Edith valutò l'offerta. Un giornale libero dove, probabilmente avrebbe potuto scegliere gli articoli da scrivere, senza che qualcuno gliel'imponesse.

Era un'offerta ghiotta, davvero. Sospirò e guardò Posh che si leccava una zampa e poi la passava dietro l'orecchio.

Dire di no sarebbe stato stupido. Accettare sarebbe stato da matti.

Guardò Orlando e cominciò:

Non ho una casa a Los Angeles e non conosco nessuno...”

Ci sono io” rispose Orlando. “Ti ho ospitata ora, lo posso fare anche quando comincerai a lavorare a Los Angeles, non trovi?”

Edith sorrise guardando il volto allegro di Orlando. Los Angeles. La città degli angeli.

Quasi non ci credeva. C'è un detto che fa:

OGNI VOLTA CHE SI CHIUDE UNA PORTA, SI APRE SEMPRE UN PORTONE

Brian era un portoncino blindato, lo stesso dell'appartamento che aveva occupato a Piccadilly.

Lui era stato l'opportunità di vivere una vita che mai avrebbe immaginato da brava ragazza, una dei tre figli della famiglia medio borghese Norton che, nonostante desse tutto ai figli, alle volte li costringeva a qualche rinuncia. Brian l'aveva portata in un mondo di paillette e di feste, in mezzo a gente che non le piaceva e che le faceva venire il mal di testa.

Brian era quello delle fughe d'amore, quello che la viziava dove Patrick, il padre di Edith non era riuscito.

Ora, quella piccola porta rossa come la loro passione si era chiusa e Edith vedeva aprirsi un portone che la faceva affacciare ad una nuova vita.

E quel portone era Orlando. Lo stesso con cui, non meno di tre mesi prima, litigava come una pazza, che la faceva disperare con le sue bizze da grande star del grande schermo.

Lo stesso che, ora, la stava portando a vivere in America, dove Brian non l'aveva mai portata.

Allora? Accetti?” chiese Orlando allegro.

Edith sorrise e abbracciandolo rispose:

Certo. E bada che se va male voglio il rimborso spese!” e assieme risero.



Posh dormiva tra le braccia di Edith.

Le grandi emozioni di quella giornata l'aveva stancata da morire, facendola crollare davanti al televisore.

Orlando, invece, la guardava e non riusciva a dormire.

Era elettrizzato dall'idea di poter condividere con lei, ancora per molto, una casa.

Certo. Edith era disordinata all'ennesima potenza, abituata al fatto che, intanto, ovunque lasciasse le sue cose c'era sempre qualcuno che le risistemava nel suo armadio.

Era anche un po' troppo sarcastica. Non cinica, ma molto, troppo sarcastica. E alle volte, per quello, lui e lei litigavano.

Voleva avere ragione su tutto, anche quando aveva torto.

Voleva sempre decidere lei cosa mangiare a pranzo.

Dava sempre ragione a quell'insopportabile gatta, anche quando distruggeva cose preziose.

Passava ore al PC e non parlava con Orlando, lasciandolo come un'idiota a guardarla, sapendo che lui, tecnofobo per antonomasia, non poteva fare lo stesso.

Ma, nonostante questo, Edith era diventata una parte troppo importante della vita di Orlando e, per niente al mondo l'avrebbe allontanata da lui, se poteva permetterlo.

La fissò per qualche secondo, poi andò nella sua stanza e prese il diario che Edith gli aveva regalato.

Da una settimana a quella parte, aveva riempito le sue pagine quasi giornalmente, specialmente nei momenti in cui Edith faceva ticchettare i tasti della tastiera del suo portatile.

Aprì una nuova pagina a prese la penna.

Venerdì 20 Gennaio 2006...

Mi spieghi come, ogni volta che cerco di trovarle un pregio pesco solo difetti, grossi difetti che farebbero scappare anche il più masochista degli amanti? E mi spieghi perché, ora sono felice all'idea di non doverla perdere di vista, portandomela dietro. Difetti inclusi, naturalmente...

E per un po' lasciò che la penna sporcasse di fili d'inchiostro le pagine bianche del suo diario, trascrivendo tutti i pensieri della giornata.

Pensieri che, Orlando non lo sapeva nel momento in cui li scriveva, ma il giorno dopo avrebbero fatto paura perfino a lui.


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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19: Fly away.


'Lo so che è difficile, che qua hai la tua vita. Ma so che sei amica di Orlando Bloom, che ti sta ospitando lui, ora a casa sua. Perché non provi a partire con lui? Un amico non ti nega mai l'aiuto se ne hai bisogno e, per quello che mi ha raccontato Jen, lui farebbe i salti mortali per te!'

Le parole di Tom rimbombarono nella testa di Edith, mentre Rachel l'aiutava a mettere nella valigia tutti gli indumenti necessari:

Ammettilo!” disse Rachel guardando un bikini per poi metterlo nella valigia.

Che cosa?” chiese Edith voltandosi a guardarla, cadendo dalle nuvole.

Rachel la guardò per un attimo e mormorò:

Non mi stavi ascoltando, vero?”

Edith si morse il labbro per non ridere e Rachel, scuotendo la testa, disse:

Dicevo... Orlando che insiste per ospitarti a casa sua per far si che tu non rimanga in mezzo ad una strada, pur sapendo che ti avrei potuto tenere io a casa mia come hai fatto tu quando mi sono saltate le tubature...”

Lo ha fatto perché ha pensato che tu e John voleste un po' di privacy, dal momento che avete per casa una bambina di quattro anni che rende le cose un po' difficili” disse Edith piegando una maglietta e mettendola dentro la valigia.

Rachel la guardò con scetticismo e rispose:

Si, diciamo che lo ha fatto per questo. E che, per bontà d'animo, poi, ti porta in America per farti trovare un lavoro. Un santo. Non c'è che dire!”

Edith si bloccò e guardò fisso Rachel. Capiva dove voleva arrivare l'amica. Perciò, un po' risentita, chiese:

Che vuoi dire?”

Che forse arriverà il momento che ti chiederà il conto? È comunque un uomo.. Solo, per giunta, abituato ad avere tutto quello che vuole...” si fermò un attimo e scrollando le spalle, continuando a riempire la valigia aggiunse: “Un po' come te insomma... Sarà tanto che non vi scannerete, prima di finire a letto assieme!”

Edith mise le mani sui fianchi e seria chiese:

Cosa vuoi dire? Che Orlando, tra di un po' mi chiederà di andare a letto con lui!”

Rachel si bloccò, la guardò fisso per un po' e poi, aprendosi in un sorriso malizioso, annuì.

MA CHE TI DICE LA TESTA?” sbottò Edith.

Rachel sospirò e rispose:

Edith. È troppo strano. Questo si sta prodigando un po' troppo per il tuo bene...”

Ma non ti viene da pensare che siamo solo amici che si stanno aiutando senza il doppio fine del sesso!?” replicò Edith seria, alterata dal fatto che la sua migliore amica volesse vedere nero dove, invece era tutto bianco.

Rachel si mise a sedere sul letto e la guardò con un mezzo sorriso. Edith rispose con uno sguardo torvo e le chiese:

Che cosa ti ridi?”

Rachel cominciò a ridere forte ed Edith, guardandola prima sconcertata, dopo qualche attimo di silenzio, la seguì. Si misero a sedere vicino e quando finalmente riuscirono a smettere di ridere, Rachel portò una mano alla bocca e scoppiando a piangere, disse:

Sono felice per te, Norton. Ma, in dieci anni che ti sono amica, questa è la prima volta che ci distacchiamo!”

Edith, per nulla stupita da quella reazione che, anzi, si aspettava, abbracciò Rachel, e accarezzandole la testa le disse:

Basta che tu mi dica che ne hai bisogno e io prendo il primo aereo per venire da te!”

Rachel pianse più forte ed Edith cercando ancora una volta di calmarla, aggiunse:

Lo so che è difficile... Ma preferisci vedermi qua che soffro o felice in America?”

Edith non lo sapeva ma era stata Rachel a suggerire per prima ad Orlando di portarla in America con lui. E non poteva sapere che, la sera che lei aveva accettato, per SMS era stata avvisata del lieto evento.

Nonostante questo, la migliore amica di Edith non riusciva a fermare le lacrime. Ora che vedeva le valige aveva la certezza che il viaggio era imminente e che loro due, dopo dieci anni unite, si sarebbero separate.

L'abbracciò e tra i singhiozzi disse:

Ti voglio un mondo di bene!”

Edith sorrise, sollevando la testa e sospirando forte, cercando di non piangere, senza riuscirci, rispose con voce rotta:

Anche io. Te ne voglio un mondo e non permetterò un oceano di dividerci. Basta che tu mi dica che ne hai bisogno e io sarò qui, per te...”

Rimasero abbracciate per un po' in silenzio, quando Rachel, senza staccarsi disse:

Comunque non sei sincera!”

Edith si sollevò la guardò confusa, senza capire. E Rachel aggiunse:

Starai sempre scopando con Orlando Bloom. Non avari mica il tempo di venire a Londra a sentire le mie lagne!” e facendo la vaga, con una strana espressione che, dato il viso gonfio per il pianto la rese più buffa, disse:”Hanno detto che tra Jude Law e compagna le cose non stanno andando bene... Indi per cui... Se me lo faccio, avrò tutti i miei buoni motivi!”

Edith sbarrò gli occhi ed emise un verso di divertita sorpresa e replicò:

Se so che sei andata a Primerose Hill, sappi che ti uccido. Non è bello che tu faccia una cosa simile a me e al tuo compagno!”

Perché devi essere solo tu quella che si fa un attore?” si lamentò Rachel.

Perché tu stai con il migliore amico di un attore!” rispose Edith sorridente.

Rachel fece un espressione ancora più buffa che fece ridere di cuore la giornalista.

Orlando e John le sentirono ridere.

Fu John, guardando Orlando a dire:

Non lo so se lo stai facendo solo perché te lo ha chiesto Rachel o perché siete amici e vuoi aiutarla oppure per entrambe le cose. Quello che so, Orlando, è che ti stai cacciando in un grossissimo guaio”

Orlando non capì. Guardò l'amico confuso e John aggiunse:

Ti innamorerai di lei, Ob. Sta già succedendo. E lo sai che te lo sto dicendo da tempo. Prima ti piaceva. Ora che ce l'hai in casa e ti rendi conto di quello che è...”

..non succederà nulla John. Io ed Edith siamo come fratelli e tu lo dovresti sapere. Non dico di essere stato un santo in questo mese. Ho avuto le mie avventure, ma sono ancora troppo preso da Kate per innamorarmi di qualcun altro. Specialmente se quella persona è come Edith. Ci vorrebbe troppa forza di volontà per sopportarla...”

John sorrise e poggiando un braccio sulle spalle di Orlando, disse:

Ti auguro che non accada Orlando, perché potrebbe complicare le cose se lei non ricambia il sentimento... Ti chiedo solo che, se dovesse succedere qualche cosa tra di voi, tu non faccia la super star spocchiosa... Per quanto sia stronza Edith non meriterebbe un trattamento simile. E tu lo dovresti sapere meglio di me.” e si allontanò.

Orlando lo guardò perplesso.

Tutti in quel periodo pensavano che tra loro due potesse succedere qualche cosa. Ma lui non era dello stesso avviso.

Sospirò e seguì l'amico entrando a prendere in giro le due donne che stavano preparando i bagagli.



Posh gironzolava tranquilla per la casa.

Orlando faceva zapping nervoso.

Quella sera aveva sentito Robin, la sua manager, che le aveva detto che, verso aprile avrebbero cominciato le riprese degli ultimi due capitoli della trilogia de 'I Pirati Dei Caraibi' e che questo avrebbe richiesto la sua presenza di Orlando a Los Angeles.

Questo anticipava di qualche settimana la partenza programmata per marzo dato che, la stessa produzione, nella rappresentanza delle Disney, aveva richiesto la presenza degli attori per definire delle cose che non erano state ancora chiarite.

Nervoso, preso dai suoi pensieri, lanciò il telecomando di fianco a lui, sul divano e alzandosi quasi inciampò su Posh che soffiò leggermente.

Gattaccio. Non ti sopporto!” bisbigliò Orlando ancora più infastidito.

Senza curarsi della sorte della povera gattina si avvicinò alla finestra.

Quella sera il cielo opalino era stato messaggero di neve. E quella notte, piccoli fiocchi, cominciavano ad imbiancare i tetti scuri della capitale inglese.

Ti innamorerai di lei, Ob. Sta già succedendo.

Sciocchezze! Lui innamorato di Edith. Bisognava essere folli solo a pensarlo.

Fissava i fiocchi senza però vederli. La sua testa vagava nel tempo, ricordando quello che era successo negli ultimi mesi.

Non poteva negare che un po' di attrazione per Edith l'avesse provata. Ma chi non l'avrebbe provata? Solo un pazzo non avrebbe notato quelle curve, quel modo di muoversi. E i capelli che sembravano quasi danzare sulla sua schiena quando si muoveva. E il neo sul labbro superiore. E gli occhi, quando scrutava con sarcasmo qualcuno...

Ok! Le piaceva. Come ad un uomo può piacere una bella donna...

Forse!

Con passo lento si avvicinò alla sua camera e, da sopra un mobile prese il diario di Edith.

In quelle ultime due settimane non aveva scritto. E da un mese a quella parte, per Orlando, era come aver commesso una grande mancanza.

Aprì il diario e prese una penna cominciando a scrivere, come sempre la data...

Lunedì 13 Febbraio 2006...

non so cosa mi stia succedendo. Lo so che ho detto che avere Edith in casa, per me, era davvero importante. E lo è, non voglio rimangiarmi quello che ho detto. Averla in casa mi rende tranquillo. Posh a parte, naturalmente.

Oggi però, la mia testa ha cominciato a vagare. È tutta colpa di John come al solito. E non lo dico scherzando, stavolta, come direi in altre circostanze. Stasera mi ha detto che, secondo lui, io mi sto innamorando di Edith. Il problema non è quello che lui ha detto. Non sono così cretino da farmi abbindolare da qualcuno, sia esso il mio migliore amico. È che mi rendo conto che, Edith, per me sta diventando indispensabile come poche persone lo sono diventate nella mia vita. E ho paura che, quando mi blocco a guardarla mentre gioca con Posh o con Sidi, stia succedendo qualche cosa che non posso controllare. Perché, nonostante voglia bene ad Edith, - e le voglio davvero tanto bene- non riesca a controllarmi e finisca davvero a fare qualche cosa di stupido. Tipo cercare di provarci con lei e rovinare questa amicizia che, per me è diventata importante come l'aria. Perché, infondo, chi è che mi ha accompagnato in macchina fino a Parigi? Chi è che, invece di festeggiare l'ultimo giorno dell'anno con gli amici, mi ha ascoltato piangere? E chi mi ha dato una seconda opportunità nonostante i miei innumerevoli errori? Chi ha lasciato il suo ragazzo multimiliardario dopo aver scoperto che aveva architettato qualche cosa alle mie spalle non solo ai suoi danni, ma anche ai miei -soprattutto ai miei- danni? LEI. Sempre e solo lei.

E questo basterebbe a chiunque per far vedere le cose che non sono.

Per farti cadere nel tranello della passione.

Non amo Edith. Ma ho bisogno di lei.

So che è in contrasto con quello che ho affermato poco prima. Ma Edith non è una ragazza di cui mi innamorerei. È troppo snob, troppo aggressiva, troppo egocentrica per permettermi di pensare solo di avere una storia con lei.

In parole povere: troppi dei suoi difetti sono simili ai miei. E questo è Elijah docet, non un mio pensiero.

Che devo fare? Devo aiutarla a cercare una casa a Los Angeles appena arrivato? Perché, ad essere onesto, non ho voglia di farlo. Vorrei tenerla vicino a me e chiederle se è d'accordo con me in tutto quello che faccio. La voglio aiutare e proteggere, perché, a differenza degli altri, Edith mi ha mostrato tutti i suoi nervi scoperti. E ho scoperto che sono davvero tanti.

CHE COSA DEVO FARE, ACCIDENTI!”

Chiuse il diario e sospirò. Cosa aveva scritto? Quello che il suo subconscio le suggeriva? Tutto quello che nemmeno lui, apertamente, aveva il coraggio di ammettere perfino a se stesso?

Probabile.

Si sollevò e si buttò nel letto.

Guardò il soffitto pensieroso per molto tempo. Poi, senza rendersene conto, si addormentò,senza andare sotto le coperte o mettere il pigiama, sognando Edith. La baciava, l'abbracciava, ci faceva l'amore...

Ma la mattina dopo, al risveglio, non avrebbe ricordato alcunché.


Paul guardò Edith entrare nel caffè di Piccadilly. Si sollevò e sorridendo, allargando le braccia, già emozionato disse:

Allora ci siamo?”

Edith, con gli occhi lucidi a sua volta, ricambiò l'abbraccio e rispose:

Si. Dopodomani parto! Ho deciso di vederti oggi per evitare di trovarmi con un mucchio di cose da fare all'ultimo momento...”

Paul annuì e disse, indicando una sedia vicino alla sua:

Hai visto la mamma?”

Edith scosse la testa e con gli occhi sempre più gonfi rispose:

No. A quanto mi ha detto, Emma sta molto male, dopo l'ultimo incontro con Brian!”

Paul annuì e asserì:

Si. Sta malissimo. Non mangia e, a quanto pare, sta ricominciando con la cocaina. Siamo un po' preoccupato. O meglio. Siamo molto preoccupati!”

Edith scosse la testa e disse:

Emma è sempre stata debole. Non sono mai riuscita ad aiutarla nemmeno quando i rapporti erano dei migliori. Si butta giù, troppo giù e se non entra nel tunnel della depressione, fa qualche altra sciocchezza!”

Paul annuì, guardando fisso davanti a lei. Poi, come riprendendosi da una lunghissima trance, disse:

Dimenticavo. La mamma mi ha detto di darti questo!”

Paul prese dalla sua ventiquattrore un pacco rettangolare di media grandezza. Lo porse alla sorella che lo guardò interrogativa e, allungando le mani, disse:

Non mi chiedere cosa sia perché non ne ho la minima idea. Quando le ho detto che ti dovevo vedere prima di partire per Los Angeles mi ha fatto vedere questo pacco e mi ha detto di dartelo. Credo che te lo avrebbe spedito se non ci fossimo visti!”

Edith guardò stordita il pacco e prendendolo con mani tremanti cominciò a strappare la carta.

Dal pacco cadde subito una lettera sigillata in una busta bianca. Il regalo, che Edith osservò prima di leggere la missiva della madre, consisteva in una bellissima cornice intarsiata, molto elegante, con dentro una foto di tutta la famiglia Norton prima che Edith decidesse di lasciare la carriera concertistica per seguire quella giornalistica.

Era Natale. Natale 1996. L'ultimo prima della fine delle scuole superiori.

Oddio!” esclamò commossa Edith.

Paul allungò la testa ed Edith le porse la cornice. Al centro c'erano i tre fratelli Norton. Edith già impeccabile, vestita con i lunghi maglioni e i fuseaux che si usavano in quell'epoca a metà tra la nostalgia per gli anni '80 e la voglia di cambiare di quegli anni '90 ormai giunti alla metà.

Emma aveva un vestito largo e le gambe avvolte in calze lunghe di lana, nere. Paul, appena tredicenne, invece, indossava camicioni di flanella e aveva il classico taglio a scodella. I genitori erano vicini. Patrick sorridente. Eloise tranquilla.

Forse per l'ultima volta prima della burrasca che solo qualche tempo dopo avrebbe colpito la loro famiglia.

Quello era l'anno che i Take That si erano sciolti. L'anno che tu finisti senza perdere un anno le superiori. L'anno che Emma lasciò la scuola per diventare una modella e sposare, un giorno, secondo i suoi progetti, Howard Donald. Io invece avevo a che fare con il mio corpo e la mia voce che cambiava... Terribile!” ricordò Paul nostalgico.

Edith sorrise con gli occhi sempre più gonfi di lacrime e con voce rotta disse:

Il nostro ultimo Natale assieme. Dopo lasciai casa e andai a vivere da zia Rebecca perché papà non ne voleva più saperne di me. Il Natale dopo la zia invitò Jen e Hannah. Una è rimasta mia amica. Un'altra l'ho persa per strada. È stato quel Natale che ho conosciuto Thomas Carlyle, il padre di Jen. E la mia vita è migliorata notevolmente.”

Paul la guardò e le domandò:

Sei sicura di voler partire?”

Edith accarezzò la foto e rispose:

Quando zia Rebecca morì, ci pensai. Ero molto triste e mi sembrava che qua non avessi più nulla da dare, da fare. Poi ho conosciuto Rachel, John -l'ex marito di Rachel intendo-, Fred e decisi di non partire. Volevo rimanere con loro. Volevo costruire la mia vita assieme a loro. Il padre di Fred mi aiutò con l'eredità della zia e vendetti quello che potevo e misi in banca i soldi. Mi aiutarono tutti a trovare un piccolo appartamento. Trovai un piccolo lavoro in un giornaletto e cominciai a farmi le ossa. Non ero ricca. Alle volte, per non toccare i soldi in banca, non facevo la spesa. Allora trovavo i miei amici con il take away del cinese sotto casa, la busta del market dei pakistani con generi di prima qualità... Ti dico. Nonostante i problemi, i pochi soldi, ero felice, più di quanto lo sono ora che ho un conto in banca tutt'altro che irrisorio. Perché mi sentivo capace di tenere il mondo in mano, di sfidarlo, di vincerlo e di tagliarli la testa e fargli vedere che ero io la più forte... Rimasi per questo. Perché avevo trovato la felicità. E facevo quello che mi piaceva!”

E ora?” chiese ancora Paul.

Edith guardò verso la vetrata e rispose:

Ora voglio seguire Orlando. So che a Londra ho già dato il massimo e forse di più del massimo. Forse a Los Angeles troverò qualche cosa di nuovo da costruire... Da sola o con un nuovo compagno. Ma come è successo quasi dieci anni fa, so di aver dei buoni amici vicino. Sia qua a Londra, nel caso le cose in America non andassero bene, che a Los Angeles, nel caso le cose andassero bene e dovessi intrattenermi di più di quello che credo..”

Paul sorrise. Stava per rispondere ma il cameriere li bloccò, per ordinare.

Quando rimasero di nuovo da soli, Paul guardò la sorella e le disse:

So che te lo stanno dicendo tutti. So quello che pensa John, dato che io e Jessica abbiamo invitato lui e Rachel a cena. E sono d'accordo con lui. Sai perché? Perché penso che sia possibile che tu ed Orlando possiate reciprocamente innamorarvi l'uno dell'altro!”

Edith sorrise, fingendosi infastidita. E giocherellando con lo zucchero nella bolla di fronte a lei, disse:

Io e Orlando siamo amici...”

Per un amico non fai andata e ritorno Londra Parigi in due giorni” fece notare Paul.

Se voi non credete nell'amicizia tra uomo e donna non è colpa mia. Certo, non ci conosciamo da una vita, ma sento che di Orlando mi posso fidare. Lui mi vuole aiutare davvero e non per portarmi a letto come hanno fatto moltissimi uomini nel passato...” sottolineò Edith.

Paul stava per rispondere quando sia il tiramisù che la cheese cake, con le due cioccolate venne loro servita. E, attaccando la glassa di ciliegia della sua torta, con uno sguardo che era tutto un programma, disse:

Sono venuta per salutarti Paul, perché, davvero, non so quando tornerò a Londra stavolta. Non è un viaggio di piacere, al contrario. Sto andando a ricostruirmi la vita. Quella che Brian Stephensons ha ben pensato di mandare a rotoli quando ho scoperto che animale era...”

Paul la guardò, sorrise e rispose:

Tranquilla sorellina. Non mi permetterei mai, mai di romperti le scatole in una situazione simile” e prendendo la forchetta l'affondò nel tiramisù precedentemente ordinato.



L'aeroporto internazionale di Heatrow era il miglior aeroporto di tutta la Gran Bretagna, non solo il primo di Londra.

Edith e Orlando dovevano partire dal terminal numero quattro.

Dopo aver imbarcato i bagagli, Orlando ed Edith si fermarono con Rachel e John, venuti a salutarli prima della partenza.

Mentre Edith e Rachel cercavano qualche cosa da mettere sotto i denti aspettando che i passeggeri del volo per Los Angeles venissero chiamati all'imbarco, John prese un giornale e guardando la copertina, mentre Orlando cercava un libro, lo comprò per mostrarlo all'amico.

Quando furono fuori da VHSmith, nota libreria inglese, John porse la rivista ad Orlando e gli disse, con un sorriso:

Leggilo, può interessarti!”

Orlando prese il giornale e lo lesse.

ORLANDO BLOOM DI NUOVO INNAMORATO? TUTTI I RETROSCENA DI QUESTA STRAORDINARIA NOTIZIA A PAGINA 9 E PAGINA 10

Orlando guardò John senza capire. John gli fece cenno di continuare e l'attore fece come ordinato. Aprì a pagina nove e lesse il titolo a lettere cubitali.

La notizia è scoppiata come una bomba ad orologeria. Orlando Bloom, a detta di persone ben informate, è di nuovo fidanzato. Si parla di una vecchia conoscenza dell'attore, una ragazza un poco più giovane di cui ancora non si conosce il nome. Si dice che divida con lui l'appartamento da un mese, ormai e che, sempre con lui, stia organizzando la trasferta a Los Angeles dove l'attore trascorrerà buona parte di quest'anno per lavoro. Il toto-nomi è naturalmente cominciato. Spiccano nomi tutt'altro che anonimi. Da Charlyze Theron a Sienna Miller, ormai in crisi con Jude Law. Si presentano nomi di modelle più o meno conosciute alle pagine patinate, per passare a quella che tutti definiscono la causa della rottura dell'attore con l'attrice americana Kate Bosworth: l'ex giornalista di 'Vanity Fair', Edith Norton. E proprio quest'ultimo sembra il nome più accreditato dai più...”

Orlando diede la rivista a John e serio chiese:

Cosa vuoi dire?”

Quello che c'è scritto. Che ormai tutti pensano che siate una coppia. E che questo rovinerà quello che c'è tra di voi!” rispose John.

Orlando sbuffò e disse:

Posso chiederti un favore Johnny? Per piacere, smettila di essere così pessimista e pensa che, da questo viaggio sia io che Edith avremo solo da imparare, nel bene e non nel male. E le congetture su di una possibile storia, lasciale a questi giornaletti che, con questa immondizia ci mandano i figli a scuola...”

John prese il giornale lo guardò e disse:

E tu promettimi che non la ferirai. Perché, ottimista o no, da prima che lo dicessero questi giornali, che tra di voi potesse esserci una storia lo pensavo eccome...”

Orlando sorrise e rispose:

E allora augurami buona fortuna, perché quello che rimarrà ferito sarò io e non Edith..”

John sorrise e lo abbracciò dicendo:

Mi ero abituato a te Orlando. Non averti a Londra per un po' di tempo mi sballerà il bioritmo!”

Orlando fece un'espressione scettica e replicò:

Con Rachel non avrai nessun bioritmo sballato. Piuttosto fammi una promessa anche tu... Non fare troppo il coglione e tientela stretta...”

John sorrise e chinando la testa imbarazzato disse:

Ti dico un segreto. Sei il primo a saperlo. Il mese prossimo vado a vivere da Rachel...”

Orlando sbarrò gli occhi e sorpreso disse:

Non stai scherzando?”

John scosse la testa in segno di diniego e subito, a quel gesto, Orlando gli saltò al collo, abbracciandolo forte.

Sapeva quanto avesse sofferto John dopo la morte di Rocio, la prima moglie del migliore amico, vittima dell'attentato alle Twin Towers. E sapeva quanto, in quei cinque anni fosse stato difficile per lui riprendere in mano la propria vita, cercando una donna capace di riempirgli i giorni come aveva fatto Rocio per il poco tempo che gli era stato concesso ad entrambi.

Quindi devo prepararmi alla nascita di un nipotino?” chiese malizioso Orlando.

John scosse la testa anche quella volta, rispondendo:

Vogliamo aspettare. Stiamo già facendo un gesto molto importante andando a vivere assieme. Non vogliamo accelerare ulteriormente le cose. Certo! Se Rachel dovesse rimanere incinta, non credo che sarebbe un figlio non voluto. Inaspettato, magari, ma mai non voluto!”

Poco più in là anche Rachel ed Edith trattavano lo stesso argomento:

E il tuo ex marito che cosa dice?” chiese Edith allegra.

Rachel fece spallucce, segno che non le importava dell'opinione di quello che, con ironia, aveva chiamato John I per distinguerlo dall'attuale compagno e replicò:

Non mi importa. John Green non è più mio marito. Non sono tenuta a prendere atto delle sue opinioni sulla mia vita privata. Almeno che, le sue opinioni non riguardino Charlotte, allora le cose cambiano. Ma visto che Johnny si è dimostrato un ottimo compagno e mi ha dimostrato di essere anche premuroso verso mia figlia. E di questi tempi, non è poi tanto facile...”

Edith guardò Rachel con un sorriso. Si sentì subito in colpa per non essere vicino alla migliore amica proprio in un momento tanto importante. L'aveva vista distruggersi con le sue stesse mani, mandano in fumo il suo bellissimo abito da sposa e l'album delle foto del matrimonio. Ora che metteva il primo mattone per la sua nuova vita lei partiva in America per ricostruire anche lei dalle macerie, quello che aveva creato e Brian aveva buttato giù come un castello di carte.

Non pensarci sai!” esclamò Rachel distraendola dai suoi pensieri.

Edith la guardò confusa e l'amica aggiunse:

Non pensare nemmeno di non partire, Norton. E non sentirti in colpa. Se decidessi di rimanere solo per starmi vicino, non riuscirei più a guardarmi allo specchio per la vergogna...”

Edith sorrise e con gli occhi lucidi, abbracciandola, rispose:

Lo so che vuoi che resti. Ma sei abituata a fare la dura e non lo vuoi far vedere. Quindi smettila o mi farai piangere!”

Rachel la strinse e così, abbracciate, piansero in silenzio.

Orlando e John non si intromisero, anzi, lasciarono le due amiche alla loro intimità, parlando ancora tra loro.

Poi l'altoparlante annunciò:
[I PASSEGGERI DEL VOLO DF7779 CON DESTINAZIONE LOS ANGELES SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE 65 PER ESPLETARE LE OPERAZIONI DI IMBARCO. RIPETO....]

Edith guardò in alto e anche nel tabellone aveva cominciato a lampeggiare la scritta 'imbarco'. Si voltò verso Rachel e trattenendo le lacrime a stento promise:

Ti chiamo appena arrivo. E bacia di nuovo Charlotte da parte mia e dille che tornerò appena posso. E che le porterò la cosa più bella che troverò a Los Angeles e che avrà solo lei... E mi raccomando stai vicino a Jen. Fred è così sbadato alle volte che ho quasi paura per lei e per il bambino. E appena sapete il sesso fatemelo sapere. E sta dietro a Paul e digli di non lavorare troppo...”

D'improvviso, Edith, si rese conto che le cose da dire erano davvero tante. Troppe.

E che non bastava quel poco tempo per dire tutto. Rachel, con il viso inondato di lacrime, la guardò e cercando di sorridere, le disse:

Vai. L'aereo non ti aspetta anche se stai partendo con Orlando Bloom.”

Ti chiamerò davvero Rachel!” continuò Edith che, per la prima volta in vita sua si rese conto che il suo posto era lì, che non poteva lasciare la casa, gli amici, le mille cose che aveva, per fare un salto nel buio che non le dava nessuna garanzia.

Rachel, quasi le leggesse nel pensiero, indicò la strada che conduceva ai gate e perentoria disse:

Vola via da qua... Non stare qua per noi. Costruisciti una vita migliore di quella che puoi avere in Inghilterra. E se incontri qualche attorone che ti chiede di sposarlo, ricorda quello che ti ho detto. Alle volte la felicità non bisogna cercarla lontano. Basta voltarsi per accorgersi che l'abbiamo sempre avuta accanto. VAI!”

Edith la guardò. Orlando, dolcemente le prese un braccio e disse:

Andiamo o partiranno senza di noi!”

Edith lo seguì.

Fecero i controlli per l'imbarco, prima di andare al gate 65 e prima di sparire alla dogana, Edith si voltò e vide John stringere Rachel che piangeva.

Edith girò immediatamente la faccia.

Se non l'avesse fatto sarebbe rimasta a Londra.



Era notte.

C'erano ancora otto ore di volo. Londra era lontana. Sotto di loro l'oceano.

Edith, per quanto ci provasse, non riusciva a prendere sonno. Si rivoltò mille volte, per quanto le era possibile e cercò di essere cortese con le hostess che le chiedevano in continuazione se tutto fosse apposto, rispondendo quasi tra i denti sempre e solo si, anche se, lei per prima lo sapeva, non era vero.

Sapere tutti lontani, sapere che quello non era un viaggio di piacere, ma un viaggio mirato a cambiarle la vita, la lasciava spaventata, quasi attonita. E lo era perché solo allora si era resa conto del perché non avesse mai lasciato Londra nonostante tutte le proposte di lavoro: lo aveva fatto perché Londra era una parte di lei, che rappresentava la sua infanzia, la sua adolescenza, i suoi anni universitari, le prime difficoltà e i primi successi e, anche, il suo grande amore per Brian, che, con sua grande sorpresa, giorno dopo giorno si andava affievolendo. Anche per un sentimento così forte, tutte le cose fatte da Brian, non erano cose da poco.

Per non pensare decise di prendere il libro di Isabel Allende che aveva comprato. Lo stava per prendere quando si rese conto che, dentro la borsa c'era una lettera ancora sigillata. La prese tra le mani e lesse 'Per Edith' nella classica grafia tonda e senza sbavature della madre.

Subito ricordò della cornice che Paul, solo due giorni prima le aveva portato al bar di Piccadilly. Veloce cominciò a strappare la carta, dando attenzione di non rovinarla. Poi prese il figlio e lo lesse:

Piccola...

chi lo avrebbe mai detto che mi sarei trovata a scriverti una lettera di una buona fortuna per la tua partenza perché, per via di tuo padre, prima, di tua sorella, poi, non ho potuto farlo di persona.

Sono terribilmente addolorata da questo, ma, da brava madre, per quello che sono riuscita ad esserlo – e credimi, alle volte mi è difficile pensarlo- non posso mancare a questo appuntamento.

La mia bambina parte. Sembra ieri che avevi cominciato a camminare che quasi mi sembra impossibile che un aereo ti porti via da me per Los Angeles.

Ti chiedo scusa in anticipo, ma ho chiesto a Paul di questo Orlando Bloom che, a quanto ne so, è il ragazzo con cui stai lasciando Londra. Tuo fratello mi ha detto che è un attore, cosa che va subito a suo sfavore. Poi mi ha detto che, superati i primi momenti, quelli in cui ti senti comunque in soggezione davanti a qualcuno che tutti conoscono, non è poi tanto male. Anzi! Ha detto che, a parte qualche piccolo difetto -che tutti, poveri mortali e no abbiamo- sa essere davvero simpatico.

Spero che sia abbastanza bravo da non farti sentire la mancanza di casa. Di tutti i tuoi amici, di tuo fratello e di quelle bellissime serate che passavamo assieme davanti ad una coppa di gelato o ad una tazza fumante di tè, a seconda della stagione.

Ti avviso. Sappi che, nonostante tu non sia a Londra, questa abitudine la terrò sempre viva, in modo che non mi risulti innaturale riprenderla quando tornerai a trovarmi.

Una volta alla settimana andrò nel nostro bar, quello vicino a casa nostra, mi siederò al nostro tavolino vicino alla vetrata e chiederò a Jeff il solito. Lui saprà cosa portarmi. So già che mi chiederà di te. Lo sai quanto è curioso. Ti chiedo perdono se, parlando con orgoglio di te, qualche lacrima scenderà veloce sul tè annacquandolo un po'. Sono sempre stata una sentimentale. È il mio cruccio. Che vuoi che ti dica.

Perfino ora che ti scrivo questa lettera mi scendono delle lacrime. E mi rendo conto che tutto quello che ti vorrei dire è banale e scontato. Sono i soliti avvertimenti da mamma, quelli che tanto ti facevano arrabbiare quando partivi per un concerto. Ti direi di stare attenta. Che nel mondo ci sono persone che ti fanno vedere il loro miglior viso e poi, quando meno te lo aspetti, ti danno una pugnalata. Ma so che un certo Brian Stephensons ha fatto del suo meglio per fartelo capire. Di lottare per le tue idee, per farle vedere davanti agli altri. Ma ho visto che non si può, se c'è qualcuno più forte di te che fa di tutto per sbarrarti la strada.

Vorrei dirti di non prendere troppo freddo, ma vai in un posto dove fa sempre caldo, quindi anche questo consiglio va perso.

Allora ti chiedo una cosa che forse non è scontata. Ricordi quel Natale del 1996? Il nostro ultimo Natale felice. Il nostro ultimo Natale assieme.

Ti ho regalato una cornice con una foto di quel momento. Ho scelto una in cui ci siamo tutti. Perché, come tu sai, nonostante le vostre divergenze passate, tuo padre ti ha amata come solo un padre sa amare la sua prima figlia. E solo per orgoglio non ammette nemmeno a se stesso che gli manchi da morire.

Ed Emma, già da allora, era come una farfalla, debole, che vive solo un giorno. Ha sempre voluto essere forte, almeno un po' come te. Ma non c'è mai riuscita. E per quello che si è autodistrutta, per cercare di ricreare quella stessa forza che lei non ha mai avuto. E mai avrà.

Io e Paul, a differenza di quello che è successo dopo quel Natale, nel bene e nel male ti siamo stati vicino.

Ma da brava sentimentale che sono, voglio che tu possa ricordare uno dei tanti momenti felici della nostra famiglia. E ce ne sono stati davvero tanti. Lo sappiamo entrambi.

Così, quando la nostalgia di casa ti coglie e non sai sconfiggerla, spero che quel dolce ricordo lo sappia fare. E se non ci riesce, affacciati e guarda il cielo piccola. La luna che osserverai, anche se rischiara un cielo che non è quello di Londra è la stessa che bagna i tetti della mia città. Così, se guardi quella luna, guarderai la stessa cosa che guardo anche io. E sarà quello il legame che ci terrà unite.

Ti voglio bene. Un mondo di bene. Tua madre.”

Gli occhi di Edith si riempirono di lacrime. E portando una mano alla bocca, trattenendo un singhiozzo si mise a piangere. Stavolta nessuna delle hostess si avvicinò a chiedere se tutto fosse apposto. Ed Edith gliene fu enormemente grata.








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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20: Don't cha.



La redazione del 'The Bite', il giornale gestito da due amici di Orlando, era al centro di Los Angeles, vicino ad un grosso centro commerciale del tutto diverso da quelli che gestiva Brian in Inghilterra. Infatti, quando Edith scese dal taxi, guardò in alto e deglutì. Nel più classico stile chic, -stile noto nelle più grandi città americane- un grossissimo centro commerciale, con una grossissima fontana in mezzo, portava scritti i nomi di Valentino, Armani, Versace, D&G, Chanel, Bulgari e persino il marchio Ferrari nella facciata.

'Almeno so dove andare a fare shopping!' pensò Edith andando verso l'anonimo palazzo al fianco del Paradiso delle compere pazze.

Da quando era arrivata a Los Angeles si era sentita un po' come un personaggio di Beverly Hills 90210.

Viveva una vita in una città da sogno e si cercava di sbarcare il lunario in tutti i modi.

Quella mattina cercava di farsi assumere in un giornale. Il giorno dopo poteva benissimo andare a passeggiare sulla Sunset Boulevard, come Julia Roberts in 'Pretty Woman' per tirare qualche soldo.

Sorrise per quell'esempio cretino che si era proposta e prese l'ascensore.

Per quello che le aveva detto Orlando, la redazione del 'The Bite' si trovava all'ultimo piano.

Una volta arrivata là, avrebbe dovuto cercare Eric Waugh oppure Dylan Garth. A detta dell'attore erano entrambi suoi amici e, allo stesso tempo, i direttori del giornale.

Edith si guardò veloce allo specchio. I capelli erano legati in un nodo che lasciava sfuggire quasi a caso vari ciuffi ai lati della crocchia. Il vestito a fascia stretto sul seno e ampio sulla gonna, era lilla e aveva una fascia viola scuro sulla vita che si legava in un delicato fiocco dietro la schiena.

Guardò i piedi per vedere se i sandali con gli strass e il tacco altissimo fossero apposto, quando le porte dell'ascensore, con un piccolo plin si aprirono davanti a lei e le fecero vedere l'enorme scrivania della segretaria che stava all'esterno della redazione.

Ticchettando veloce, Edith si avvicinò al banco e disse:

Sono Edith Norton. Ieri ho parlato con il signor Waugh per prendere un appuntamento...”

La segretaria la guardò, sorrise e rispose:

Si! La stavamo aspettando. I signori Waugh e Garth sono dentro che l'aspettano...”

Edith annuì ed entrò.

La redazione consisteva in un grande open space, con numerose scrivanie nel quale si scriveva, si telefonava o si cercava su internet spunti per una nuova inchiesta.

Ad Edith quell'ambiente piacque subito, nonostante venisse da un clima completamente diverso, molto più ovattato e ordinato rispetto a quello che aveva davanti.

Stava guardando per cercare una porta o una scrivania che indicasse i posti dei direttori, ma inutilmente.

Stava girando la testa, arrivata ormai all'ultima scrivania, quando sentì:

Bella, bionda e sinuosa come una pantera. Se le descrizioni che ho letto su di te sono vere, credo di aver davanti la stronca carriere Edith Norton!”

Edith si voltò. Davanti si trovò un ragazzo, sui trenta-trentacinque anni, dalla pelle scurissima. Portava un grosso brillante all'orecchio destro e, per quello che Edith poteva vedere, indossava vestiti di alta moda. Probabilmente non disdegnava delle piccole fughe al centro commerciale di fianco.

Sorrise e tendendo la mano all'uomo, disse:

SI. A quanto pare hanno sparlato di me anche qua in America...”

L'uomo sorrise e stringendo la mano della ragazza, in una stretta vigorosa, rispose:

No. È che qua sono arrivati moltissimi dei tuoi articoli più importanti e io li ho letti tutti...”

Sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi e perfetti, passando una mano sulla testa completamente rasato. Poi, dandosi una manata sulla fronte aggiunse:

Che sbadato che sono. Mi chiamo Waugh. Eric Waugh, uno dei direttori della rivista...”

Sorvolando il saluto alla James Bond, Edith sorrise e chiese:

Quindi, presumo che devo fare con lei il mio colloquio?”

Esatto in parte...” replicò l'uomo sempre sorridente, tanto che sembrava quasi uscito da uno di quei telefilm americani che si vedono un po' a tutte le ore in televisione, dato anche il fatto che aveva un fisico asciutto e ben curato. “Io sono uno dei direttori e non posso decidere da solo. Devo chiedere anche al mio socio Dylan Garth. Tra noi due è quello più serio e composto, quindi ha sempre l'ultima parola!”

Edith guardò divertita Eric e disse:

Accidenti, credevo di avere il posto già in tasca. Allora devo ricominciare tutto da capo!”

Eric annuì fingendosi costernato e ribatté:

E ti dico di più. Hai parlato con quello buono e simpatico. Quello brutto e cattivo è lui!”

Edith rise divertita stavolta e disse:

Sarà più dura di quando mi sono fatta assumere a Vanity allora?”

Eric fece spallucce, facendo credere che non sapeva cosa sarebbe successo. E poggiando una mano sulla schiena di Edith disse.

Ti accompagno!” e guardando il vestito aggiunse: “Hai un vestito meraviglioso! Ti dona parecchio!”

Edith sorrise al complimento.

Orlando le aveva detto che uno dei due era gay.

Edith aveva già capito chi dei due lo fosse.



Dylan Garth era un uomo sulla quarantina. A detta di Orlando era stata direttore di un grande giornale, ma si era ribellato a qualcuno e si era trovato a dover dare le dimissioni per pressioni esterne.

Il comportamento di Brian con Edith, per l'attore di Canterbury era, quindi, una buonissima carta da giocare subito per finire la partita subito e da vincente.

Edith, che non si sentiva per nulla nervosa per quel colloquio, entrò nell'ufficio sapendo di non dover far affidamento solo su di un terribile sgarro,ma anche su di un ottimo curriculum vitae, che parlava chiaro e tondo su quello che era lei. Una che non si era mai basata su quello che era stato o su quello che era il suo compagno per arrivare in alto. Lei era una vera e brava giornalista. Che sapeva dove mettere le mani per scrivere un buon pezzo.

Entrò nell'ufficio sicura, guardando verso la scrivania, dove Dylan Garth, guardava interessato il PC. Il ticchettio dei tacchi di Edith attirò l'attenzione dell'uomo che sollevando la testa, la guardò e aprendosi in un sorriso che sembrava sincero, disse:

Immagino che tu sia Edith Norton. Orlando mi ha telefonato dicendo che eri appena uscita di casa e mi ha fatto ripromettere di trattarti bene...”

Dylan si alzò e tese la mano ad Edith che, come aveva fatto prima con Eric, strinse la mano dell'uomo dicendo:

Vedo che il mio nome, in qualche modo mi precede. Non so se sia un bene o un male!”

I due uomini sorrisero e Dylan, indicando la sedia, disse:

Io ed Eric siamo molto amici di Orlando. Ma non siamo nemmeno dei tipi che, solo perché conoscono qualcuno in alto, prendono e si mettono a fare favoritismi...”

Nel mentre che Dylan parlava, Edith si mise a sedere al bordo della scrivania, poggiandoci sopra le palme delle mani, guardando serio Edith e annuendo a quello che il suo socio diceva. E visto il tono che aveva preso, Edith non presagiva niente di buono.

.. La nostra politica è quella di prendere delle persone che sono davvero brave piuttosto che persone che arrivano in alto solo perché conoscono qualcuno che sta in alto da molto prima di loro.. Ma..”

Eric sorrise e incrociando le braccia, disse:

C'è sempre un ma. E nel tuo caso, di ma ce ne sono davvero tanti!”

Dylan annuì e continuò:

Tu non sei una che si mette a fare ricorso a questi mezzucci per avere un lavoro. La tua fama, come credo già saprai, visto che Eric è un tuo grandissimo fan, ti precede, viste le tue interviste a grandi nomi non solo del panorama politico inglese, ma anche di quello americano e di altri paesi. Tu sei una delle più grandi giornaliste che abbia mai conosciuto. E se devo essere onesto, sono pochi i giornalisti che, al giorno d'oggi non si fanno mettere la museruola dai potenti!”

Per quello che so, anche qua le cose non sono più semplici come una volta!” intervenne Edith. “Con la presidenza di George Bush so che molti hanno messo il bavaglio ad alcuni giornalisti che non erano propriamente repubblicani!”

Dylan ed Eric annuirono assieme.

Fu l'ultimo a parlare e dire:

Come saprai, credo che Orlando te lo abbia detto, non siamo un giornale in vista. Anzi! Con quello che diciamo è tanto che non ci troviamo le teste di cuoio in redazione a fare qualche ispezione per vedere se ci sono quelli di Al Queda nascosti da qualche parte. Qua non si parla di grandi nomi, ma di cose marce che circolano per le strade e non solo!”

Che volete dire?” chiese Edith sospettosa.

Che non è come a 'Vanity Fair' lavorare qua. Che potrebbero dimenticare il tuo nome se cominci a scrivere qua e la tua fama potrebbe crollare per sempre!” rispose Dylan serio.

Edith si sistemò nella poltrona e disse:

Ho passato gli ultimi tre anni a difendermi da chi diceva che avevo successo e mi veniva detto che ero brava solo perché ero la fidanzata di Brian Stephensons. Quello che non sapeva chi parlava così era che, si, io ero fidanzata con uno dei più grandi ereditieri del mondo, ma stavo con Brian Stephensons la persona, non con l'uomo proprietario di milioni, di case, di centri commerciali, di quasi tutti i giornali inglesi e così via. Nonostante mi fossi sprecata più e più volte nel dire che io non ero una che si innamorava di un uomo a seconda del suo conto in banca, ho capito che la gente vede solo quello che vuole vedere. E se ti dipingono come una mangiatrice di uomini o una, scusate il termine crudo ma era così che mi chiamavano, puttana arrivista.. Non puoi farci nulla. Nessuno ama combattere contro i mulini a vento. E io sono la prima a dirlo. Ho costruito la mia carriera mattone per mattone, fiera di amare il mio uomo. Ho scritto dei pezzi ottimo. E non lo dico per immodestia, ma lo dicono i numeri, visto che, con le mie interviste più importanti, la rivista ha guadagnato tantissimo con le ristampe.... Poi, lo stesso amore che ho difeso, mi ha tradita. In tutti i sensi. E ho scoperto che quello che avevo creato con fatica, che ciò per cui ho lavorato, il mio lavoro che amo da quando sono una ragazzina, per il quale ho abbandonato una meravigliosa carriera concertistica, è stato distrutto con una semplice telefonata fatta al momento giusto! E ho scoperto che amo scrivere e che mi manca! E non mi importa se non lo faccio per una grande rivista. Anzi! Forse, riprendere da qua, da quello che definite un giornale di confine, che non si vergogna di scrivere quello che scrive, anche se il governo attuale non è d'accordo, sarà non solo una buona scuola per riprendere a fare quella cronaca che, intervistando e basta avevo smesso di fare, di scrivere... Sarà anche un modo di far vedere a chi mi denigrava che io valgo molto di più di quello che credono! E far vedere che Edith Norton è una donna che ha sempre lottato per avere quello che aveva. E non è stata aiutata da nessuno...”

Eric sorrise compiaciuto e disse:

Sai una cosa. Per me, solo per questo discorso che hai fatto, sei assunta!”

Dylan guardò Edith mettendo le dita davanti alla bocca e serio aggiunse, facendo sembrare quasi che volesse scoraggiare Edith:

Qua non ti pagheremo come ti pagavano a Vanity, Edith!”

Edith guardò tranquilla Dylan e sollevando un sopracciglio, disse:

Non sono i soldi che mi interessano. Voglio solo un'inchiesta, un PC per scrivere il mio nuovo articolo su Word e vederlo di nuovo pubblicato. Voglio lavorare per quello che ho studiato e per cui mi sono laureata!”

Ci fu un attimo di silenzio in cui Edith e Dylan si guardarono fisso, mentre Eric li osservava come un telespettatore di una partita di tennis. Fu Dylan il primo a sorridere e dire:

Non ho altro da aggiungere e credo che tu ti possa definire assunta!”

Edith si sollevò rispondendo al sorriso di Dylan e stringendo le mani dei suoi nuovi capi e, prima di salutarli chiese:

Mi rimane solo da sapere una cosa?”

Quale?” chiese Eric.

Quando comincio?” domandò ancora Edith.

Dylan si grattò la testa e rispose:

Facciamo perla prossima settimana. Diciamo che abbiamo bisogno di prepararci anche noi al tuo arrivo!”

Edith annuì e disse, guardando l'orologio:

Quindi.. Comincio tra sei giorni! Bene. Ci vediamo lunedì allora. Ora vado a dare la notizia al mio amico. Infondo è grazie a lui se ho preso il lavoro...” e salutando, uscì dall'ufficio.

Scese con l'ascensore e si guardò allo specchio, stavolta soddisfatta.

Sistemò la borsa, diede di nuovo una rapida occhiata all'orologio e poi rivolese un'occhiata bramosa al centro commerciale vicino all'ormai suo ufficio.

E sorridendo, entrò a fare compere.

Se lo meritava.



Appena rientrata a casa, poggiando la borsa sul divano, chiamò a gran voce Orlando. Lo fece qualche volta, ma non ottenne risposta.

Posh, al contrario, senza essere chiamata, si avvicinò ronfando felice di rivedere la sua padroncina, che prendendola in braccio, baciandola affettuosamente, le disse:

Piccola. Almeno tu non ti dimentichi che ci sono anche io!” e la coccolò aumentando il volume delle fusa della gattina, che chiudeva gli enormi occhioni azzurri ogni qualvolta Edith passava la mano sulla testa per coccolarla.

Salutò Sidi, che, trotterellando, scodinzolante, si avvicinò alla ragazza, abbaiando felice.

La domestica doveva aver finito il suo turno visto che tutto era in ordine e non era ancora uscita a parlare con lei, come faceva ogni volta che lei con o senza Orlando rientrava a casa.

Edith guardò i due animaletti e disse:

Visto che sono sola, mi farò un bellissima doccia rinfrescante” e mettendo giù Posh che, ronfò soddisfatta, senza però disdegnare un'altra strusciata sulle gambe della padrona, guardò i due animali e sorridente aggiunse: “A voi due non chiedo di non litigare in nostra assenza. Sembra impossibile, ma in casa Bloom, un cane e un gatto vanno più d'accordo di un uomo e una donna...” e senza aggiungere altro, raggiunse la camera, spogliandosi. Lanciò tutti i vestiti per terra e poi, senza badare al fatto che qualcuno potesse tornare da un momento all'altro, nuda, uscì dalla stanza e prese un grosso asciugamano per avvolgerlo attorno al petto.

Canticchiando una canzone dei Take That, accese la radio e cercò una stazione che le piacesse. Ascoltò una in cui il dj sembrava simpatico e optò per quella.

Poi, entrò nella doccia, mentre Posh e Sidi andavano in giro, il primo strusciandosi su tutto, il secondo annusando soddisfatto.

Il rumore della doccia cessò e, dopo essersi asciugata e spalmata di crema, Edith, con la sola biancheria addosso e un asciugamano in testa per tamponare i capelli bagnati, raggiunse la cucina canticchiando l'ultima parte di 'Englishman in New York'.

BE YOURSELF! NO MATTER WHAT THEY SAY!” disse il dj riprendendo anche lui la parte finale della canzone di Sting. “Uno dei pezzi più belli di Sting, secondo la mia modestissima opinione. Mi sono arrivate moltissime chiamate mentre andava la canzone di Sting. Si parlava di vecchie band. La domanda rimane sempre la stessa: chi per voi ha fatto la storia della musica mondiale? Mi sono arr...”

I Take That ragazzo. Ecco chi ha fatto la storia della musica!” rispose Edith bevendo un sorso del suo succo e sorridendo per la propria risposta.

Molti di voi hanno detto gli U2. E come darvi torto ragazzi! Sono mitici. Per non parlare dei mitici Queen, dei Pink Floyd, degli Oasis e dei Deep Purple. Ci siete andati giù tosti...”

Mi chiedo quanti di loro non abbiamo mandato il nome per farsi fighi!” replicò Edith, quasi il dj la potesse ascoltare.

Sono le ore dodici in punto Los Angeles. E ci sono già trentadue gradi... Un clima rovente e siamo solo a fine marzo. Chissà che caldo quest'estate gente... Ma, visto che si parla di caldo... Vi lascio con le gattine.. The Pussycat Dolls. Don't cha!”

Edith sbarrò gli occhi e sorridendo, disse, aprendo lo sportello del frigorifero:

Ero campionessa mondiale di lap dance quando ero all'università...” e cominciando a cantare, si cominciò a muovere languida ballando contro l'anta del frigo.



Orlando fischiettava tranquillo. In mano aveva un caffè bollente, nonostante ci fosse già abbastanza caldo nella città degli angeli. Guardò l'orologio e pensò che, secondo come erano andate le cose, Edith doveva essere tornata dal colloquio.

Era davvero curioso di sapere com'era andata e scuotendo la testa, immaginando una sfilza di risposte acide da parte di Edith, aprì la porta.

Sidi le venne incontro, mentre Posh, indignata, soffiò leggermente e sparì dietro l'armadio, dirigendosi verso la cucina.

Orlando salutò il cane, ignorando il gatto apertamente e sollevando la testa, sentì le note della canzone arrivare dalla cucina. Silenzioso, con il suo caffè doppio in mano, Orlando si avvicinò alla porta, guardando dentro cosa stesse facendo Edith.

La trovò che ballava sensuale muovendo i capelli bagnati, strusciandosi contro l'anta aperta del frigorifero.

La osservò per qualche secondo, pensando che fosse davvero bella e per nulla ridicola. Stava appunto notando quanto fosse felina nei movimenti, quando il caffè, quasi senza un motivo apparente, scivolò di mano al ragazzo e cadde per terra, schizzandolo tutto. Lui compreso, naturalmente. E visto che la temperatura della bevanda oscillava tra i novanta e i cento gradi Celsius, Orlando gridò di dolore, distraendo così Edith che, mettendosi dietro l'anta dell'elettrodomestico, disse:

Che ci fai tu qui?”

Ci abito?” rispose sarcastico Orlando, cercando di staccare il telo intriso della sostanza bollente dal petto “Scusa Edith. Dopo puoi arrabbiarti per il fatto che sono entrato senza nemmeno avvisare, ma ora devo andarmi a togliere la maglietta se non voglio finire al centro grandi ustionati prima di un'ora!”e lasciò Edith dietro l'anta del frigo mentre il dj diceva:

DON'T CHA DELLE PUSSYCAT DOLLS. IL SINGOLO DEL MOMENTO. ED ORA PUBBLICITÀ!” e Posh, avvicinandosi, leccò appena un po' di caffè dalla pozza per terra e cominciando a starnutire, si allontanò a grandi balzi, mentre Sidi, credendo che giocasse la seguì scodinzolando per il salotto.



Sentendosi una perfetta idiota, Edith, decise di andare da Orlando quasi subito e di chiedergli scusa per averlo aggredito e averlo fatto bruciare con il caffè bollente.

Lenta si avvicinò alla stanza e notò la porta socchiusa. Dentro, di spalle, Orlando si stava cambiando.

Era rimasto con i soli boxer addosso e Edith, poté notare che il corpo del ragazzo era tutt'altro che trascurato.

La schiena era muscolosa, non esageratamente, ed era percorsa da una lunghissima cicatrice, segno dell'incidente che Orlando usava, alle volte, come scusa per non sforzarsi troppo.

Edith lo guardò portando una mano alla bocca, chiedendosi quasi come non fosse mai riuscita a vedere quanto fosse bello quel ragazzo.

Si stava poggiando allo stipite, guardandolo rapita, che non si accorse di Sidi che, allegra, abbaiò, per farla spostare e permetterle di entrare nella stanza del padrone.

Con uno scatto felino, entrò nella porta del bagno, chiudendo la porta senza fare troppo rumore. Orlando, tolse la testa fuori, ma non trovò altro che Sidi che, scodinzolando, guardando in alto, abbaiò felice, aspettando che il padrone le permettesse di passare. Orlando sorrise e la fece passare, mentre Edith, in bagno tirava un sospiro di sollievo.

Se Orlando l'avesse vista in quella situazione, non sarebbe stato per nulla divertente.

E aspettando che passasse un po' di tempo, uscì dal bagno, per richiudersi in camera. In effetti, doveva trovare un nuovo alloggio.



Il primo giorno di lavoro non fu poi tanto male. Fece conoscenza subito con Ayko Tetsuma, una ragazza di origini giapponesi ma nata a Los Angeles e con Charlie Inge, ragazzo di bell'aspetto, alla sua prima esperienza lavorativa, grande amico di Eric con il quale, era cresciuto assieme. Unica differenza era che, Charlie non era gay, anzi, faceva una corte spietata ad Ayko e declinava più o meno apertamente la corte del suo amico di infanzia.

Non sapeva come sarebbero andate le cose, ma, se il buongiorno si vede per forza dal mattino, Edith era più che sicura che quel lavoro le sarebbe davvero piaciuto.



La donna do servizio stava sistemando delle cose nella sala, mentre Edith leggeva un libro, quando qualcuno suonò il campanello.

Le due donne si guardarono e fu la prima ad andare ad aprire.

Si?” chiese con gentilezza.

Un pacco per il signor Bloom!” disse la voce inconfondibile di un ragazzo dall'altra parte. “Se può mettere una firma qua per favore!”

La donna fece come ordinato e quando entrò nella sala aveva tra le mani un pacco piuttosto grosso con sopra un biglietto.

Di chi è?” chiese Edith curiosa, chiudendo il libro e poggiandolo vicino a lei sul divano.

Non so. Ora chiamo il signor Orlando così lo aprirà!”

Edith guardò il pacco. Chi lo aveva regalato doveva avere un sacco di soldi. Era di sicuro un abito di alta sartoria.

Orlando non si fece attendere molto e quando vide Edith vicino al pacco, disse:

Le donne sono tutte curiose di natura. Allora è proprio vero!”

Edith si voltò e storcendo la bocca, con il suo solito piglio altezzoso, rispose:

Mi stavo solo chiedendo chi poteva averti mandato un pacco simile, ecco tutto!”

Orlando la guardò con un faccia poco convinta e prendendo il biglietto che stava sopra la confezione disse, aprendolo:

Lo scopriremo subito!”

Edith avvicinò la testa e quando lesse il contenuto del biglietto si rese conto che era un invito. Un invito ad una festa. Ad una festa di Giorgio Armani!

Tu! Invitato ad un festa di Giorgio Armani? Come è possibile!”

Orlando la guardò un po' infastidito dallo stupore di Edith e disse:

Ho posato in un servizio fotografico con dei vestiti di Armani. Dovresti sapere come funziona in questo mondo! Se fai della pubblicità a qualche stilista e sei abbastanza in vista, quello ti fa dei regali, quindi..” e febbrilmente aprì il pacco.

Come aveva previsto, Edith si trovò davanti ad un vestito di Armani, nero, bellissimo nella fattura e perfetto nel taglio. Orlando lo guardò con tanto d'occhi e disse: “Non è bellissimo!”

Edith annuì. Orlando la osservò e, tornando a guardare il vestito, facendo finta di niente, disse, quasi parlasse del tempo:

Il biglietto dice che posso portare qualcuno, se voglio. Che ne dici se vieni tu con me... Sei una donna molto elegante e mi faresti fare una bella figura ad una festa del genere. E ti divertiresti parecchio, soprattutto..”

Edith lo guardò. Gli occhi obliqui, quel giorno di un verde smeraldo che metteva in risalto le piccole pagliuzze dorate che, quando si tingevano di grigio o di azzurro si notavano di meno. Ad Orlando le sembrò quasi di guardare un gatto dritto negli occhi.

La ragazza sospirò e allontanandosi disse:

Vengo solo perché potresti prendere quel capolavoro di sartoria e indossarlo con una maglietta giallo canarino. O peggio, con una camicia rosa shocking. Mi immolo dunque per la causa e non far venire un colpo ad uno dei più grandi stilisti italiani dopo Valentino!”

Orlando rise e porgendo il pacco aperto, disse alla donna delle pulizie di portarlo in camera e sistemarlo a dovere.

Sapeva che Edith moriva dalla voglia di vedere Armani. Era pur sempre una donna e anche se non amava le feste, poter vedere l'ideatore di molti dei suoi abiti preferiti, era davvero una grande occasione.



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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21: Solo amici.



Ayko era bella. Aveva lunghissimi capelli neri e lucidi, eredità giapponese del padre e dei bellissimi occhi azzurri a mandorla, dono della madre, almeno nel colore. Aveva un fisico asciutto e vestiva sempre bene, comprando, a differenza di Edith dai mercatini della città, non potendosi permettere abiti firmati.

Quel sabato mattina, stava fuori da un camerino, aspettando che Edith finisse di provare quello che doveva essere il ventesimo vestito del negozio.

E quello mica era un negozio qualunque: era l'Emporio Armani.

A detta di Edith, doveva prendere un vestito per andare ad una festa dello stilista al quale partecipava anche un suo amico.

E che amico! Orlando Bloom, stella nascente del cinema moderno....

Quando si dice 'piove sempre sul bagnato'!

Stava leggendo un giornale di qualche mese prima, quando, sul tavolino, vide il numero di novembre di 'Vanity Fair' quello che aveva, appunto, Orlando Bloom, in copertina. Sorridendo lo prese e cercò l'articolo. Sapeva che era stata Edith a scriverlo. Quindi la curiosità di saperne di più della storia di cui tutti i giornali scandalistici parlavano, la portava a cercare informazioni anche davanti alla diretta interessata.

Trovò la pagina, con una foto di Orlando molto bella, in primo piano, con i capelli legati a coda e la barba appena incolta. Il titolo diceva:

MAI ARRENDERSI!e sotto il piccolo sottopancia del testo che spiegava il nome dell'articolo: “Orlando Bloom è l'attore del momento. Bello, ricco, quasi famoso in tutto il mondo. Ma ci vorrà davvero poco affinché tutti conoscano il suo nome. Alla nostra inviata più famosa, Edith Norton, Orlando si racconta e ammette che, una cosa importante della sua vita è stata quella di non arrendersi mai. E non solo..”

Ayko girò la pagina, cominciando a leggere l'articolo che diceva:

Anche se con un po' di ritardo, Orlando arriva all'Hard Rock sorridendomi, vestito casual. È innegabile che sia davvero un bel ragazzo, motivo per cui è uno degli attori più amato dalle donne. Noto da subito che non si formalizza, a parte qualche piccola galanteria da vero gentleman inglese. Nonostante questo non rimango incantata. Accendo il registratore e comincio a fargli le mie domande...”

Ayko cominciò a leggere, cercando qualche cosa che potesse dimostrare che i due stessero assieme già da allora, ma nemmeno tra le righe, la giornalista nippo-americana notò qualche cosa che non andava.

Tutto filava liscio, con domande per nulla personali che parlavano di tutto. Perfino di Kate.

Che cos'è l'amore per Orlando Bloom? Attendo qualche momento, Orlando si gratta la testa e sorride. Poi mi guarda negli occhi e risponde: 'Prima solo una parola. Poi ti rendi conto che ci sono delle persone che te lo possono spiegare, ti possono far capire che cosa sia davvero. E io quella persona l'ho trovata. Non mi era mai successo prima, ma ora sono sicuro di aver capito che cosa sia l'amore, veramente!'

Ayko sospirò delusa.

Se stava cercando qualche cosa che la rendesse partecipe della storia tra Orlando ed Edith si trovava, invece, con un pugno di mosche. Quei due, ai tempi di quell'intervista non aveva nessun tipo di relazione, anzi.. Sembrava quasi -o forse lo era per davvero- che quella fosse la prima volta che si vedessero.

Ma allora come si era trovata a vivere con lui? Va bene che le vie del signore sono infinite – e detto da una che era crescita con un buddista e una protestante era tutto dire!- ma come si fa a scrivere un articolo su uno degli attori più belli del mondo e trovarsi in casa sua?

Ayko non capiva. E non credeva nemmeno a quello che Edith diceva riguardo a questa storia, ovvero, che fossero solo amici.

Balle! Tra di loro c'era qualche cosa. E, probabilmente, nemmeno loro lo sapevano.

Come sto?”

Ayko chiuse il giornale di scatto e lo mise sul tavolino.

Guardò Edith con un po' di imbarazzo e disse:

Meravigliosa!”

Era vero. Non aveva detto una bugia. Edith aveva preso un bellissimo vestito rosso, di un rosso accesso, con un corpetto increspato che si scioglieva in ampie gonne velate che formavano una bellissima e unica gonna liscia che dai vari spacchi tra un velo e l'altro, ogni qualvolta Edith si muoveva, faceva vedere e non vedere le gambe.

Dici?” chiese Edith insicura, voltandosi verso lo specchio e guardando la sua immagine riflessa.

Ayko annuì. E guardando l'amica disse:

Dovresti comprare un paio di scarpe dello stesso colore. E ti porto da una mia amica che fa la parrucchiera ed è davvero brava. Anzi! Sai che ti dico? Facciamo una cosa. La fai venire da te e ti sistemi proprio a puntino. A quel Bloom le faremo venire gli occhi di fuori per quanto sarai bella il giorno della festa.”

Edith sorrise e si voltò a guardarsi. Il solo pensiero di Orlando che la guardava compiaciuto, le aveva fatto scattare una molla nello stomaco. Si sentiva scema, si, ma in quel momento, con quella prospettiva, si sentiva davvero sulla luna.



Stava al computer, ticchettando qualche cosa.

Era da un po' che ci pensava, ma quando stava con Brian, non riusciva mai a buttare una bozza di quelle idee che rappresentavano la storia che aveva in testa da ormai un anno.

Ora che la casa di Orlando era in completo silenzio e anche Sidi e Posh stavano accucciate vicine, dormendo tranquille, le dita di Edith correvano velocissime sulla tastiera, formando frasi di senso compiuto sulla pagina di Word del PC.

Willow sorrise guardando la strada vuota. Daniel era andato via. Non ci credeva ancora. Tutto si aspettava ma non un bacio da lui. Da lui che era stato il suo amore di bambina, da lui che era stato il suo confessore in tutti quegli anni. E che cosa le importava se stava per scoppiare una guerra. A lei non l'avrebbe toccata. A lei non poteva farle male più nulla. Ora che aveva Dan vicino, tutto era più bello...”

Stava rileggendo quello che aveva scritto, quando sentì la serratura schioccare.

Guardò l'orologio. Erano le undici e mezza.

Sorrise e saltò giù dal letto, mentre Sidi e Posh la seguivano contenti.

Stava per scendere in sala quando sentì:

Nikki che fai?”

Era la voce di Orlando. Era bassa, eccitata.

Sentì una risatina bassa e poi lo schiocco di un bacio e la voce maliziosa di una donna che diceva:

Indovina?”

Le risate sommesse divennero due, si sentì un altro bacio e poi un sospiro soddisfatto di Orlando.

Non qua!” disse lui appena in tempo, con la voce rotta dal piacere.

Perché?” chiese quasi delusa la ragazza.

Te lo spiego dopo..” rispose Orlando.

Edith, sulle scale, con i pugni chiusi, sentiva il cuore battere a tonfi sordi. Sentì la porta dello studio di Orlando aprirsi e le risate dei due diventare un po' più alte. Poi sentì i gemiti di lei e ignorando le lacrime che stavano pungendo per uscire, a passo lento andò verso la stanza, cercando di ignorare i gemiti di piacere di Nikki, sempre più forti.

Ma perché piangeva?

Perché stava male?

Orlando era un uomo libero e poteva fare quello che voleva della sua vita.

Allora perché sentiva come se un mostro stesse divorando le sue viscere? Perché sentiva tutto quel livore?

Si sdraiò nel letto, ignorando apertamente Posh che si mise ai suoi piedi ronfando, per farle le fusa. Le lacrime che prima pungevano per scendere, silenziose e inesorabili fecero il loro percorso. Edith non si curò di asciugarle. Lo fecero da sole, per il caldo o assorbite dal cuscino, mentre Edith, addormentata, sognava di cadere in un dirupo, fasciata nel suo vestito rosso di Armani.


La mattina dopo rileggeva tranquilla il suo primo capitolo. La storia prometteva bene. Aveva trovato un punto per poter scrivere tranquilla. E visto che a lei piacevano le cose lineari e ordinate, le sembrava più che giusto cominciare dal primo capitolo.

Stava correggendo alcuni errori di battitura, quando vide entrare una bellissima ragazza, dai lunghi capelli biondo quasi platino, che sorrideva dall'alto del suo metro e settanta, mettendo ben in mostra il seno, le labbra e gli zigomi rifatti, lasciando la camicia strategicamente aperta di qualche bottone.

Edith la squadrò da capo a piedi e quando Nikki se rese conto che quella non era la governante, dato che stava seduta in cucina usando un portatile, chiese con un vocetta mielosa sorpresa, che non celava il fastidio di vedere una donna in casa dell'uomo con cui aveva fatto sesso:

Scusa? Che ci fai qua?”

Ci abito per tua informazione!” rispose Edith che, senza alzare lo sguardo dallo schermo del portatile, ticchettava veloce con le dita sui tasti.

Nikki la fissò con circospezione prima di parlare di nuovo. Non si era mai trovata in una situazione simile. Gli uomini che erano sposati o fidanzati e andavano a letto con lei, non si erano mai permessi il lusso di farlo quando le rispettive compagne erano in casa.

Sei.. La sorella di Orlando... Per caso?”

Edith sollevò lo sguardo dallo schermo del portatile e unendo le mani sotto il mento, guardando la ragazza, disse, sorridendo falsamente:

No. Se Orlando fosse mio fratello, credo che avrebbe un briciolo in più di buon gusto sia nello scegliere le donne che nel portarsele a casa e scoparsele nel salotto, rischiando di farsi vedere dagli ospiti che ha in casa.... No! Non sono la sorella di Orlando. Sono una sua amica. E non amica come intendi tu. Sai... Io so essere amica di un uomo senza portarmelo a letto..”

Edith stava per continuare quando Orlando entrò in cucina e Nikki, che era rimasta come inebetita davanti all'invettiva di Edith, anche se era rimasta nei toni più pacati, quando vide la sua 'preda' sorrise, quasi dimenticando gli insulti che prima la ragazza le aveva fatto e, abbracciando Orlando, disse:

Ciao piccolo!”

Edith quando sentì quella frase inarcò le sopracciglia, in un'espressione completamente sarcastica. Orlando se ne rese conto e, infastidito, disse:

Ciao! Nikki.. Potresti vestirti. Tra poco arriva la governante e non mi va l'idea che ti trovi completamente nuda, in giro per casa”

Ma ho la tua camicia!” sorrise ancora più maliziosa lei, strisciandosi contro di lui.

Edith si tuffò nella mug, per non farsi vedere mentre rideva, sorseggiando un po' troppo a lungo il suo tè. Orlando, sempre più imbarazzato, replicò, allontanando la ragazza per l'ennesima volta:

Appunto. Toglitela e rivestiti. Ti faccio chiamare un taxi se vuoi...”

Nikki parve offesa e scoccò uno sguardo di biasimo ad Orlando e uno d'odio ad Edith che sorridendo, senza abbandonare una certa espressione sarcastica, poggiò la mug sul tavolo e si mise di nuovo a ticchettare veloce sulla tastiera. Orlando la guardò, accigliato e non disse nulla. Prese la caffettiera dove stava il caffè e lo versò nella tazza. Per qualche secondo regnò il silenzio, poi, Orlando si alzò e chiamò per un taxi. Diede l'indirizzo e chiese quanto ci voleva perché arrivasse. Quando Nikki scese, le infilò in mano una mucchio di banconote e disse:

Arriverà un taxi tra un paio di minuti, credo che si chiami Greg 45. questi sono i soldi per pagarlo!”

Era imbarazzato. Edith pensò che normalmente non si comportasse così, visto anche il modo di fare che aveva avuto con lei e si sentì un po' in colpa per essere presente e rendere le cose ancora più difficili di quello che erano. Ma solo per poco, perché, appena ricordò i gemiti di lei e di lui in salotto, il mostro che aveva nello stomaco e le stava distruggendo le viscere, prese a ronfare facendo le fusa.

Guardò la scena di sottecchi, sorridendo soddisfatta, mentre Nikki, tutt'altro che contenta, prendeva le banconote e se ne andava via.

Aspettò che la porta di ingresso venisse sbattuta con forza, come logico, dalla ragazza, prima di parlare. E non fu la prima a farlo.

Ieri hai sentito qualche cosa?”

Orlando stava di spalle. Edith non lo poteva vedere in faccia mentre parlava, ma sentiva dal tono che era molto imbarazzato. E, forse, solo in quel momento si rese conto che la cosa era in entrambi i casi imbarazzante. Ma essendo nata senza vergogna, prese il coraggio a quattro mani e disse:

Stavo scendendo in cucina per bere, quando ho sentito che ti lamentavi...Ho scoperto solo dopo che non era un lamento...” il mostro nelle viscere di Edith prese di nuovo a torcersi mentre ricordava quella sera: “..capito cosa mi spettava di sotto, ho deciso di tornare sui miei passi e scendere dopo qualche minuto... Spero di non aver disturbato!”

Orlando incurvò di più la schiena. Ad Edith non gli importava. Il mostro dentro di lei, gridava vendetta e se solo si fosse voltato, la giovane giornalista, avrebbe volentieri affondato le lunghe unghie sulla carne tenera del viso dell'attore. Poco le importava se lui con la sua faccia ci lavorava. Lei voleva vendetta e l'avrebbe avuta.

Io non volevo!” pigolò appena l'attore.

Edith sopirò e passando una mano sui lunghi capelli biondi disse:

Sei a casa tua. Puoi fare e portare chi vuoi. Io sono un ospite e non dovrei avere niente da dire. Però ti chiedo un favore. Per evitare situazioni imbarazzanti come questa, una prossima volta, avverti, almeno non mi presento in sala appena varchi la soglia di casa o quando lo stai per fare. E se ti dovesse scappare do testa di avvertirmi.. Beh! Sempre per lo stesso motivo, sei pregato di non usare gli ambienti in comune come la sala o la piscina o simili. Uno non è igienico, due non è carino...” e alzandosi prendendo il portatile aggiunse: “Naturalmente, alla luce dei fatti, non posso obbligarti a stare a delle regole a casa tua, quindi, appena mi sarà possibile, mi cercherò una casa così potrai stare quanto vuoi e con chi vuoi in giro nudo a casa tua.”

NO!” esclamò Orlando voltandosi.

Si guardarono in faccia. Edith trattenne a stento l'istinto di schiaffeggiarlo e di baciarlo subito dopo.

Orlando solo il secondo.

Non mi comporterò più così. Non porterò più delle donne in casa!”

Edith chinò la testa. Sorrise quasi subito e sollevando lo sguardo dentro gli occhi nocciola di Orlando, disse:

Non sono la tua donna Orlando. Non lo sono mai stata e mai lo sarò. Siamo solo amici. Capito. Solo amici....” e senza aggiungere altro si allontanò verso la sua camera, lasciando Orlando come inebetito in cucina, con i soli boxer addosso, mentre lei, entrando in camera, saltando sul letto, abbracciando Posh che le leccava faccia, pianse lacrime amare.



Il letto di Edith era una miriade di colori e di volant. Dopo due mesi a Los Angeles Edith aveva deciso d cominciare a liberarsi anche di tutti quei regali di lingerie che Brian le aveva fatto quando stavano assieme.

Aveva quindi riversato tutti capi sul letto, cominciando un ordinato smistamento: i capi più vecchi per il periodo delle mestruazioni, finivano in una piccola cassetta divisa per comparti; i più nuovi per le grandi occasioni; quelli né troppo vecchi, né troppo nuovi per tutti i giorni, mentre i regali di Brian, vecchi, nuovi o di media vita, finivano in una busta dell'immondizia.

Orlando la vide intenta in questa pratica, passando davanti alla sua porta e, troppo curioso per rimanere allo scuro di quella manovra, disse, entrando in camera:

Norton! Hai svaligiato un negozio di biancheria intima?”

Edith lo fulminò con lo sguardo e disse:

Bloom! Fammi un favore. Se devi dire stupidaggini, taci!”

Orlando non degnò nemmeno di una risposta la battuta al vetriolo della ragazza, anzi, si allungò e prese dal letto un piccolo busto dai nastrini multicolori e una fantasia alquanto bizzarra per una come Edith.

Scommetto che quando hai comprato questo eri ubriaca. Oppure hai perso una scommessa, vero?”

Edith si voltò di scatto per sottrarre il maltolto dalle mani dell'attore, ma senza successo. Orlando divertito, guardava l'oggetto della discordia e rideva:

Dammelo!” disse Edith cercando di prenderlo.

Non esiste. Anzi! Quasi quasi sai che faccio? Lo appendo alla porta di casa affinché tutti lo possano vedere. O meglio. Lo metto in bella mostra in guardino, vicino alla piscina...” rispose Orlando alla richiesta di restituzione.

Odioso bastardo, dammelo subito! Era un regalo di Brian quello!” disse Edith caricando per riprenderlo.

Orlando, prevedendo la mossa della ragazza, si mise a correre ed Edith fu costretta a seguire.

Sidi e Posh, vedendo i due 'umani' comportarsi così, credendo che stessero giocando, presero a correre dietro di loro. La prima abbaiando forte, la seconda attirata dai nastrini svolazzanti.

Si ricorsero per tutta la casa. Uscirono perfino in guardino, dove, Orlando bloccando a bordo piscina, venne spinto da Edith, per dispetto.

Mossa poco intelligente, dato che, l'attore, più scaltro, l'afferrò per una mano e se la portò dietro, con tanto di cane e gatto al seguito.

Ridendo lui, completamente bagnato, guardò il cane che risaliva con qualche difficoltà, mentre il gatto, con un balzo da leone, soffiò spaventata verso i due.

Orlando, divertito, rideva, guardando Edith che, contrariata, prendendo il bustino, disse:

Preso!”

Orlando si blocco a guardarla. Il petto di lei si solleva e si abbassava velocemente per la corsa. I capelli biondi bagnati, portati indietro con la mano, mostravano gli occhi obliqui, di un azzurro stupefacente quel giorno; le labbra imperlate d'acqua, così come le guance e gli zigomi. E quel neo su quelle labbra carnose, era come un invito a baciarle.

Edith si rese conto dello sguardo di Orlando e lentamente si spinse all'indietro verso il bordo della piscina, non riuscendo a staccare gli occhi da quelli del ragazzo. E anche lei non poté non notare gli occhi nocciola dalle lunghe ciglia, che la fissavano, mettendola in subbuglio.

I riccioli bagnati gocciolavano malignamente sul viso del ragazzo, bagnandolo di continuo, rendendo la pelle abbronzata ancora più lucente.

Era bello con la maglietta bagnata incollata al petto e le labbra appena socchiuse.

MA CHE LE STAVA SUCCEDENDO ACCIDENTI?!

Quello che non sapeva era che, Orlando, mentre guardava Edith pensava la stessa identica cosa. Entrambi erano in fibrillazione. E non riuscivano a capire il perché.

Edith, con la testa piena di pensieri continuò ad indietreggiare, finché non toccò il bordo della piscina.

Orlando era straordinariamente vicino. Poteva contare ogni goccia d'acqua sulle sue ciglia e vedere i suoi occhi marrone vicini come non lo erano mai stati.

E successe.

Le labbra di Orlando si incollarono a quelle di Edith che, sollevandosi appena, accolse il bacio e si aggrappò al suo collo. La mano di Orlando, passò prima sul viso, poi sui capelli e poi sul seno di Edith.

Fu quella la molla che fece scattare Edith. Il contato della mano di Orlando sul suo seno la fece ridestare da quel momento.

Si sollevò e scuotendo la testa, senza dire nulla, si allontanò dalla piscina, lasciando Orlando da solo nell'acqua.

Aveva fatto una cazzata.



Il tempo era cambiato in un secondo. La mattinata era stata ventosa e aveva spinto velocemente delle grosse nuvole sulla città degli angeli, coprendola di una fitta coltre grigia che, in poco tempo, scaricò una furiosa pioggia sui tetti e sulle abitazioni.

Orlando guardava la piscina dove cadevano piccole gocce sporcando l'acqua altrimenti pulita, ripensando che, solo poche ore prime, là dentro lui ed Edith si erano baciati.

Si erano baciati!

Da quel momento, Edith non gli aveva rivolto la parola, senza nemmeno uscire di camera. Si era avvicinato alla porta, per sentire che cosa stesse succedendo, ma sentì solo il veloce ticchettare dei tasti sulla tastiera. Lo stava facendo già da prima che si baciassero. Orlando aveva anche provato a capire cosa fosse e lei aveva risposto che lo avrebbe saputo una volta finito. Quella giornata, dopo quel bacio, forse, per lei, l'unico modo di scaricare la tensione, era stato quello di scrivere per tutto il tempo.

Almeno lei la tensione l'aveva scaricata. Ma lui? Lui aveva girato per la casa; aveva chiamato Dom e gli aveva raccontato quello che era successo, finendo così per riderci su per qualche minuto, giusto il tempo della durata della chiamata. Poi era ritornata quella strana sensazione di nausea, come un buco allo stomaco, che bruciava forte lasciandole una brutta sensazione alla gola.

Che cosa aveva fatto? Che cosa gli era saltato in testa? Possibile che fosse riuscito nell'impresa di rovinare tutto?

Le parole di John gli tornarono in mente come un colpo di cannone, risuonando quasi come un cupo ammonimento , in quel momento.

Ti innamorerai di lei, Ob. Sta già succedendo. E lo sai che te lo sto dicendo da tempo. Prima ti piaceva. Ora che ce l'hai in casa e ti rendi conto di quello che è...

Si era innamorato di lei? Non poteva dirlo con tutta sicurezza. Anzi.

Poteva pensare che le piacesse. E molto.

Ma non altro. Innamorato era un grossa parola.

Andò in cucina.

Sidi trotterellava vicino a lui, ma Orlando non le diede attenzioni.

Il cane, deluso, si allontanò tornando nel salotto dove arrivava il rumore della televisione accesa. Con l'umore decisamente sotto i piedi, Orlando si preparò qualche cosa con il microonde e si mise a mangiare da solo, in silenzio.

Una volta finito, dopo aver riposto le stoviglie usate dentro il lavandino, si avvicinò al salotto, almeno per fare pace con Sidi. Aveva bisogno di almeno un alleato a casa e se si giocava il cane non era un bene. Per nulla.

Entrò nella sala e la vide, seduta nel divano, che leggeva un rivista: il gomito sinistro poggiato sulla spalliera del divano, come la gamba sinistra, piegata e pigramente poggiata sul sedile, mentre la destra, dondolava avanti e indietro lentamente. I capelli piegato in una coda alta e il corpo fasciato in una grande maglietta a pipistrello che copriva quasi interamente i mini shorts neri che aveva messo sotto.

Era bella. Terribilmente bella. Rimase lì a fissarla. Fu lei, sentendosi osservata, che sollevò la testa e sorridendo, dolce, chiudendo la rivista, disse:

Orlando!”

Non era acida. Nemmeno sarcastica.

Ci doveva essere sicuramente qualche cosa sotto.

Sorrise tirato anche lui e disse:

Edith!”

Edith lo guardò fisso, tranquilla. Orlando non lo poteva sapere, ma era solo una maschera. Aveva scritto, si, tutto il giorno. Ma aveva pensato anche a quello che gli avrebbe detto una volta che si sarebbero incontrati. E lo stava per fare.

Infatti, sospirò e cominciò:

OB! Per quel bacio..”

Edith.. Sono stato uno stupido. È che tu sei una ragazza molto bella e qualsiasi uomo sarebbe caduto in tentazione!”

Non era quello che le voleva dire. Voleva dirle che era bellissima e che le piaceva. E che si era trovato spesso a pensare a lei come a qualche cosa di più che ad una semplice amica.

Edith lo guardò, un po' delusa. Forse si era aspettata che l'impulsivo Orlando dicesse qualche cosa di diverso da quello che aveva detto. Ma non era così.

Sospirò e portando una mano avanti, disse:

Shh!” si alzò e prendendo le mani di Orlando, aggiunse: “Sei sempre il mio migliore amico?”

Orlando annuì. Edith gli baciò una guancia e sorridendo aggiunse:

Questa è la cosa importante” e sorridendo tirò Orlando e aprì la portafinestra e uscì fuori.

Orlando fece resistenza ed esclamò:

Norton! Che vuoi fare? Fuori diluvia!”

Edith rise e uscì fuori. La seguì Sidi che scodinzolava e abbaiava mettendosi in piedi, facendo ridere divertita Edith, che l'accarezzava.

Posh, annoiata, guardava i due, miagolando. Orlando chinò la testa e disse, rivolto alla gatta:

Un po' fuori di testa la tua padrona, vero?”

Posh miagolò e per la prima volta da dicembre, si strusciò sulle gambe di Orlando e si mise a fare le fusa. Orlando sorrise e chinandosi ad accarezzarla dietro le orecchie disse:

Devo dire che oggi è la giornata delle sorprese. Prima bacio la tua padrona e lei non mi sbraita contro. Poi tu mi fai le fusa per la prima volta dopo quasi cinque mesi.. Quasi quasi cerco dove sta la telecamera di 'Scherzi a parte' per ogni sicurezza!”

Sorrise e poi sentì Edith che gridò:

Dai Bloom. Non fare lo scemo. Vieni qua. È divertente!”

Orlando si sollevò e la guardò. Tutto quell'umido gli avrebbe fatto male alla schiena. Ma non gli importava. Uscì fuori e abbracciò Edith che ridendo si mise a correre e a giocare con Orlando, salvo poi scivolare nella terra bagnata e sporcarsi fino al midollo.

Quella era Edith. Bellissima, antipatica, sarcastica e irriverente, spocchiosa, testarda, prepotente e insopportabile. Ma anche dolce e inaspettatamente spirito libero, capace di ridere e bagnarsi sotto la pioggia come una ragazzina che vuole giocare a dispetto di quello che potrebbe dire la mamma una volta finito.



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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22: Feast for me (La differenza tra la gelosia e l'amicizia).



Orlando si stava sistemando la cravatta guardandosi allo specchio. Non vedeva Edith da quella mattina e forse capiva il perché: era arrivata una parrucchiera, amica di Ayko, la sua collega al 'The Bite', erano spariti in camera di Edith e non erano più usciti.

Orlando si chiedeva, quindi, che cosa si doveva aspettare una volta finito.

Si stava sistemando la cravatta, quando la parrucchiera scese le scale e inforcando meglio la borsa sorrise ad Orlando e disse:

Si sta finendo di truccare. Non ci vorrà molto!”

Orlando sorrise e voltandosi appena, seguì con lo sguardo con la ragazza, per poi tornare a guardare le scale, dalle quali sarebbe scese Edith.

Ci volle davvero poco. Stretta nel suo vestito rosso, con una stola poggiata pigramente sulle braccia, con dei bellissimi sandali rossi, con qualche strass e una pochette dello stesso colore del resto. Alle orecchie aveva gli stessi brillanti che le aveva visto alla festa di Brian, alle orecchie e al collo una piccola catenina con un punto luce che splendeva alla luce.

I capelli erano diversi: portati tutti indietro, mossi e gonfi. Gli occhi truccati di scuro e le labbra laccate da un lip gloss trasparente.

Scese le scale lentamente, guardando sorridente Orlando.

Lui, quando fu davanti a lui, la guardò ammirato e quasi senza fiato disse:

Sei.. Sei davvero.. Bellissima!”

Edith chinò la testa sorridendo al complimento dell'attore. Lo guardò poi, tranquilla e disse:

Spero che tu abbia chiamato una limousine per venire a prenderci. Mi sentirei davvero offesa se tu non lo avessi fatto...”

Orlando sorrise e disse:

Ebbene si. Ho preso una bella limousine nera, per non essere troppo pacchiano” e tendendo il braccio ad Edith, sollevando il mento, aggiunse con aria pomposa: “La festa ci attende mademoiselle

Edith sorrise e si prendendo il braccio di Orlando, uscì dall'uscio, alla volta della festa che attendeva da una settimana.



La festa era in uno dei locali più in di Los Angeles. Arrivarono con la limo che Orlando aveva affittato e subito vennero investiti dai flash dei fotografi che stavano appostati all'ingresso:

Un sorriso Orlando per favore!” gridò qualcuno.

Orlando voltati da questa parte!”

Orlando fece finta di non sentire. Chinò la testa, afferrò la mano di Edith e corse dentro il locale.

All'entrata trovarono una ragazza molto carina che, con una cartella in mano disse, mostrando il suo sorriso più smagliante:

Salve signor Bloom”

Orlando rispose con un solo sorriso poco convinto e prese il cartoncino che gli era stato recapitato con l'abito.

Potete entrare. Spero davvero che la festa sia di vostro gradimento”

Orlando non rispose ed Edith sussurrò dolcemente un debole 'grazie!' sparendo con Orlando dentro il locale.

All'interno, nella sala, c'era molta gente. Riconobbe parecchi attori e altrettante modelle. Star e starlette dello schermo piccolo o grande, che riempivano più o meno quotidianamente le riviste patinate e che Edith detestava cordialmente, quando stava a Londra.

Ma, a dire il vero, in quel momento non le importava affatto. Anzi! Voleva essere lì. Vedere Armani che, nemmeno quando era a Vanity era mai riuscita a intervistare. Ci volle poco perché fu lo stesso stilista che, quando vide Orlando, si avvicinò ai due porgendo la mano in segno di saluto:

Orlando Bloom. Sono davvero felice che tu abbia accettato il mio invito” e guardando Edith, sorridendo compiaciuto, disse: “E questa bellissima donna stretta in una di quelle che sembra una mia creatura, è nientepopodimeno che Edith Norton, una delle più grandi giornaliste di Vanity Fair. Sono un suo grande fan, ho letto tutti i suoi articoli!”

Sentire Giorgio Armani dirle che era uno dei suoi più grandi ammiratori, la fece sentire un gradino sopra il tetto del mondo. Non era una cosa di tutti i giorni.

Da un po' però non leggo suoi pezzi! È in vacanza per caso?”

Edith scosse la testa sorridendo e rispose:

No. Diciamo che ci sono stati dei piccoli problemi e mi hanno chiesto di mettermi da parte!”

Le hanno dato il ben servito, in parole povere, vero? Beh! Mi spiace dirlo ma sono proprio degli stupidi. Vedrà che si renderanno conto quelli di Vanity, del grande errore che hanno fatto!”

Edith sorrise di nuovo. Si sentiva avvampare e si sentiva una perfetta idiota per questo. Aveva parlato con grandi uomini politici e si stava emozionando a parlare con Giorgio Armani.

Parlarono ancora un po' tutti e due con lo stilista.

Orlando lo ringraziò per il vestito che le aveva regalato e Armani lo ringraziò di aver posato con un vestito dei suoi in un servizio fotografico.

Stettero così per un po' scambiandosi convenevoli, quando lo stilista venne richiamato da qualcuno. Si voltò verso Orlando e disse:

Spero che tu ti sposa divertire Orlando!” e guardando Edith prendendole la mano, la baciò appena e aggiunse: “Spero di rivederla il più presto possibile miss Norton. È stato un piacere incontrarla!”

Anche per me!” rispose Edith.

Guardarono lo stilista allontanarsi, poi Edith si voltò e disse, quasi non ci credesse:

Leggeva i miei articoli!”

Dovremo regalargli un abbonamento al 'The Bite' ora, non trovi?”

Edith diede un buffetto ad Orlando, ridendo divertita.

Si allontanarono dal punto in cui erano e cominciarono a mangiare.

Rimaneva solo una cosa da fare.

DIVERTIRSI!



La festa stava andando nella fase calante per Edith. Superata la gioia di essere stata riconosciuta da Giorgio Armani, ora, come succedeva spesso anche quando stava con Brian, Edith stava in un angolo, ascoltando Orlando parlare più o meno divertito con dei colleghi.

Stava facendo roteare pigramente la cannuccia dentro il suo cocktail, quando sentì Orlando esclamare:

No! Non ci credo!”

Edith sollevò lo sguardo, sorpresa dall'esclamazione di Orlando. E quasi le cadde il bicchiere di mano.

Nemmeno nei suoi sogni più remoti avrebbe immaginato che, proprio a quella festa, incontrasse una delle persone che più avrebbe voluto conoscere.

Jude. Vecchio bastardo. Eri a Londra e non ti sei fatto sentire!”

Edith sbarrò gli occhi, stupita, sentendosi, per la seconda volta in quella giornata, una fan stupida. Davanti a lei c'era il suo attore preferito: Jude Law.

Orlando, scusa. Ma ho un po' di problemi con Sienna. Lo sai com'è. Mai una troppo giovane. E lei mi sta torturando. Ci sono volte che la vorrei prendere a schiaffi. Giuro!”

Orlando rise e, quasi ricordandosi solo in quel momento, si voltò verso Edith e disse:

Ti presento una mia carissima amica. Si chiama Edith Norton ed è inglese come noi!”

Jude la guardò con un piccolo lampo negli occhi e sorridendo, chiese:

So chi è! Ho aspettato anni che mi intervistasse, ma evidentemente non ero abbastanza famoso!” e baciandole la stessa mano che le aveva baciato Giorgio Armani poco prima, aggiunse suadente: “Incantato!”

Edith, stavolta, si sentiva tremare. Seguiva Jude Law da quando aveva cominciato a recitare. Lo adorava e aveva tutti i suoi DVD a casa, al punto che Brian lo considerava un potenziale nemico, capace di soffiarle la donna da sotto il naso.

E forse per quello che aveva dato il diktat alla rivista di Vanity di non permettere per nessuna ragione al mondo che Edith incontrasse Jude.

Ma quella sera, visto che nessun Brian Stephensons era in giro, reclamando il suo diritto di prelazione sulla giornalista, aveva il permesso di parlare con il suo attore preferito, finalmente.

Sono lieta di conoscerla, mister Law.”

Jude sorrise e replicò:

Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”

Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica e cosa di tutti i giorni.

Sorrise, un po' nervosa e disse:

Ok, Jude!”

Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.

Possibile che la stesse spogliando con gli occhi? O stava solo immaginando che lo stesse facendo?

Possibile che fosse del tutto casuale la richiesta di unirsi a loro, formulata dall'attore subito dopo quello sguardo?

Edith non aveva risposta per tutte quelle domande.

Ma si ritrovò nella strana situazione di stare con il suo amico, Orlando, che in quel momento l'aveva messa spesso in discussione, mettendo a nudo tutti i suoi nervi scoperti, e con il suo attore preferito, Jude Law, che quando parlava con Orlando o con lei, cercava un po' spesso il contato con il suo corpo. E questo non era propriamente normale.



Orlando si era allontanato per parlare con un gruppo di colleghi con cui avrebbe girato il film 'Le Crociate', invitati anche loro alla festa.

Jude si offrì di far compagnia alla ragazza, rimanendo con lei e intrattenendola con un divertito menefreghismo, tipico degli inglesi di nascita, ma reperibile in pochissimi elementi oramai.

Come hai conosciuto Orlando?” chiese Jude guardandola di sottecchi.

Edith guardò Orlando.

Come lo aveva conosciuto? Nel peggiore dei modi, litigandoci come una matta. Decisa a tralasciare questo dettaglio a Jude, sorrise e rispose:

Ho fatto un'intervista per Vanity. Ci siamo incontrati e c'è stato quel malinteso che ci ha fatto lasciare con i rispettivi partner dopo Natale...”

niente che parlasse di Brian o che dicesse che era stata colpa dell'ex compagno di Edith a far finire entrambe le storie. Solo una democratica omissione delle colpe, che spiegava, almeno in parte, il vero andamento dei fatti.

Jude si voltò a guardarla. In quel momento Edith non poté non pensare che fosse molto più che bello, con quei suoi capelli biondi e corti e quel sorriso malizioso stampato in faccia. Si sarebbe persa solo a guardarlo. Se solo non ci fosse stata quell'oca giuliva della Miller...

Avrebbe messo in atto tutte quelle cose che aveva imparato, avrebbe steso quell'uomo e lo avrebbe fatto suo.

Poi ricordò, senza capire il vero motivo, Orlando e chinò la testa sentendosi in colpa, come se con quel pensiero l'avesse tradito. Ma, un attimo! LORO NON STAVANO ASSIEME!”

Ehm.. E tu e Orlie.. State assieme?”

Lo chiese quasi con imbarazzo. Edith, ripetendosi come un mantra che lei e Orlando non avevano nessuna storia, sorrise e Jude e scosse la testa, facendo brillare gli orecchini.

L'attore la guardò e poggiando una spalla contro il muro, propose:

Mi sto annoiando a morte. Niente da dire contro la compagnia di Orlando che è una delle migliori. Ma diciamo che mi è venuta voglia di andarmene via... E non mi dispiacerebbe affatto se mi facessi compagnia...”

Edith guardò verso Orlando che parlava ancora con quegli attori. Non trovava carino, da parte sua arrivare ad una festa con un compagno e andarsene con un altro. Non era affatto carino.

Stava per dire di no, quando vide una ragazza avvicinarsi all'attore, sorridere e dargli un bacio vicino alla bocca, strusciandosi poi maliziosa. In un attimo ritornarono in mente i lamenti di Nikki in salotto. E un senso di rabbia si impossessò di Edith, mentre una voce dentro di lei diceva:

'Quando ti ricapita Norton di avere Jude Law tra le mani, che ti propone di seguirlo? Non credo più... Sai come dice il detto.. Carpe diem. E allora coglilo questo momento e lascia perdere quello la che si porta le sue troiette se le scopa nel salotto, salvo poi sentirsi in colpa perché potevi vedere o sentire tutto e che, prima ti bacia e poi ti dice che ti vuole solo come amica. E infondo... È molto meglio che stiate così. Amici... Oppure rimani senza un tetto, né più, né meno di quando ti sei lasciata con Brian...'

Allora?”

La voce di Jude arrivò come lontana mille miglia. Gli occhi di Jude erano un'ottima motivazione per seguirlo. A dire il vero tutto Jude era un'ottima motivazione per seguirlo.

Sorrise e rispose:

Stavo solo pensando se era il caso di avvisare Orlando!”

Jude sorrise e rispose.

Tranquilla. È grande e vaccinato. Sa tornare a casa anche senza di noi!” e prendendola sotto braccio la guidò fuori dal locale senza che Orlando se ne rendesse conto.



Viaggiarono a lungo. Un viaggio che non venne disturbato da nessuno, dato che Edith mise la suoneria a zero e senza vibrazione, ancor prima che la macchina arrivasse.

Jude, durante il tragitto, spiegò ad Edith che, visto che la ex moglie viveva a Londra con i suoi figli, passava più tempo nella sua casa di Primerose Hill piuttosto che nella sua casa di Los Angeles.

Edith ascoltava l'uomo rapita.

Pensava fosse davvero bello, anche dal vivo, non come molti attori che sotto Photshop sembravano una cosa, dal vivo erano completamente diversi.

Jude era bello. Da quello che vedeva, ci sapeva anche fare con le donne. Non a caso aveva sedotto la sua baby sitter, o meglio, quella dei figli, facendo sesso con lei sul tavolo di cucina, finendo per perdere anche la moglie, che scoprì i due durante l'atto.

Sorrise ricordando questo particolare e la sua esultanza quando lesse l'articolo, qualche anno prima, ma la delusione nel sapere che Jude Law avesse scelto la scialba Miller per sostituire la Frost, subito dopo.

Nel mezzo di tutti questi pensieri, ascoltando Jude parlare, non si rese conto che la limo si era fermata proprio davanti alla casa dell'attore. O almeno quella che Edith presumeva fosse tale.

Erano infatti davanti ad una villa gigantesca, simile a quella di Orlando, completamente buia.

Non credo che questo sia un locale!” notò Edith guardando dal finestrino chiuso la casa.

Non credo che sia un dettaglio a cui daremo peso entrambi!” sorrise Jude aprendo lo sportello e uscendo dalla macchina.

L'eccitazione, la certezza di sapere dove sarebbe andata a finire, percorse la schiena di Edith come una scossa elettrica. Fu lo stesso Jude ad aprirle lo sportello e, porgendole una mano, l'aiutò a scendere dalla macchina.

Edith guardò la casa meglio. Era un po' più grande di quella di Orlando, se il suo occhio non la tradiva. Non c'era servitù pronta ad accogliere l'attore a qualsiasi ora del giorno. E i sistemi di sicurezza, come nella casa di Orlando, erano ben camuffati, in modo che nessuno li potesse vedere.

Sentendosi una ladra, per colpa del suo innato senso d'osservazione, chinò la testa, appena il tempo che Jude lasciasse libero l'autista, ricompensandolo del lavoro e di una più che sicura futura discrezione, con un mucchio di croccanti banconote.

Dopo che la limo si fu allontanata, Jude si avvicinò alla porta e l'aprì. Non lasciò il passo ad Edith, non potendola far entrare in un locale buio da sola. Varcò la soglia, quindi, accese la luce e le tese la mano, dicendo:

Benvenuta nella mia umile dimora...” e aiutandola a togliere la stola, sorrise malizioso.

Edith si guardò intorno. Umile era un po' troppo poco per quella casa. Era enorme e sontuosa, ma, nonostante questo, ammobiliata con stile.

Edith si sentiva come in un sogno. Forse nei suoi sogni di groupie più spinti, aveva sognato quello che le stava succedendo, nonostante lei per prima fosse una persona nota. Questo pensiero non la fece sentire a suo agio, anzi...

Sospirò guardando l'attore che la pregava di sedersi, mentre si avvicinava al mobile bar, per servirle qualche cosa:

Scotch? Gin-tonic? Bourbon? J&D?” chiese lui illustrando le varie scelte.

Bourbon. È il mio preferito!” sorrise Edith.

Jude sorrise e portò il liquore alla ragazza, che prendendolo lo ringraziò a mezza voce, sedendosi con lui nel divano.

Bevvero qualche sorso in silenzio, poi, Jude, poggiando il bicchiere sul tavolino in cristallo, disse, guardandola da capo a piedi, quasi la stesse spogliando con gli occhi – e forse lo stava facendo davvero- disse:

Mi chiedo dove abbia la testa Orlando...”

Edith aggrottò la fronte, senza capire e Jude disse:

Se fossi in lui non me la lascerei scappare una come te!”

Edith sentì il respiro diventare stranamente corto. Ecco. Era ufficiale. Era in una puntata di 'Ai confini della realtà' e non lo sapeva. Poggiò il suo bicchiere quasi del tutto intonso, cercando di dissimulare la mancanza di ossigeno e sperando che l'attore non sentisse il suo cuore andare a mille all'ora. Sorrise, come stava facendo da quasi due ore a quella parte, provocandosi quasi una paresi e facendo dolere i muscoli facciali, e cercando di dissimulare la seconda sensazione, quella d'imbarazzo, disse:

Io e Orlando siamo solo amici!”

Jude sorrise e rispose, avvicinandosi pericolosamente:

Ed è qui che sbaglia il mio caro amico!”

la visuale di Edith era completamente coperta da Jude, non permettendole così di formulare un pensiero concreto. Sapeva solo che il mondo era lui in quel momento, perché, dopo di lui, non c'era altro, se non la possibilità di perdere un'occasione più che ghiotta e darsi dell'idiota per il resto della sua vita.

Lo guardò mentre studiava le sue labbra e lasciò che si avvicinasse come non concedeva più a nessuno da anni ormai. Poggiò una mano sulla guancia dell'uomo che, prima di baciarla le mormorò:

Sei bellissima Edith. Davvero!”

Poi ci fu il bacio. Un bacio sconvolgente e passionale che lasciò Edith turbata e felice allo stesso tempo. Aveva solo paura che finisse perché, se il mondo avesse continuato a girare così veloce, di sicuro, una volta finito, sarebbe caduta giù.

Ma il bacio non fu che l'inizio di tutto quanto.

Stretti e avviluppati sul divano, si studiarono senza posa, lasciando che qualche qualche lamento di Edith denunciasse l'urgenza di qualche cosa di più profondo di quello che stava succedendo nel divano.

Fu lui a staccarsi ed Edith si rese conto che, con grande sorpresa, il mondo non girava così veloce come quando baciava Jude, ma senza i suoi baci sentiva che le mancava qualche cosa. Si lasciò trascinare nella stanza da letto e li cominciarono a spogliarsi e ad esplorasi più a fondo.

I vestiti caddero lievi sul pavimento. Edith non capiva più dove cominciava e dove finiva il suo corpo talmente era stretta a lui.

E quando cominciarono a far sesso sentì come se qualcosa di pesante uscisse da lei. Qualcosa di più profondo del bisogno fisico del corpo maschile, che dopo Brian non aveva più conosciuto.

Era qualche cosa di più caldo ed avvolgente, qualche cosa che, Edith sapeva più che bene, aveva solo un nome e si chiamava senso di appagamento totale.



Orlando l'aveva cercata in lungo e in largo per tutto il locale, preoccupato, senza trovarla.

Uscì fuori e chiese al suo autista dove fosse finita e quello rispose:

La signorina Norton è appena andata via con il signor Law. Credevo l'avessero avvisata signor Bloom...”

Orlando si voltò. Ammettere davanti ad un'autista che la donna con cui era arrivato alla festa era andata via con un altro non era il meglio per lui e per la sua immagine.

Un profondo senso di rabbia e frustrazione s'impossessò di Orlando che, allargando la cravatta, guardò l'autista e disse:

Ce ne andiamo!”

L'uomo sorrise e ossequioso aprì la portiera, permettendo ad Orlando di salire nella vettura. Una volta dentro, l'attore, per evitare sguardi indiscreti, sollevò la barriera tra lui e l'autista e con il pugno chiuso, stretto vicino alla bocca, guardò fuori dal finestrino.

Se Edith si voleva vendicare di Nikki, aveva trovato il modo peggiore per farlo.



Edith guardò l'orologio. Si era appena assopita e ora erano le due e mezza del mattino. In lontananza sentì il rumore del motore di una macchina che accelerava, illuminando con i suoi fare, per qualche istante il soffitto della camera, poi la sirena della polizia, poco lontano che presumibilmente rincorreva qualcuno oppure portava qualche delinquente in centrale.

Si voltò e guardò il suo Armani nuovo di zecca abbandonato sul pavimento. Sospirò portando una mano tra i capelli, chiedendosi cosa avrebbe detto ad Orlando una volta rincasata. Lo aveva lasciato alla festa da solo, come uno stupido, senza dire che si stava allontanando con Jude e senza nemmeno lasciargli il modo di avere sue notizie al telefono.

Si mosse per andare, appunto, a vedere il cellulare, quando Jude si svegliò e sorridendo, bloccandola per un braccio, disse:

Dove credi di scappare?”

Edith sorrise voltandosi e chiese:

Non posso nemmeno allontanarmi per cercare un po' d'acqua?”

L'attore sorrise e le baciò una spalla. Di nuovo il languore si fece forte. Edith sospirò e sollevò la testa, lasciandosi cullare dalle labbra dell'uomo che, aveva dimostrato di essere più che esperto poco prima.

Non cercò il cellulare. Lasciò che Jude la sovrastasse nuovamente e muovendosi lentamente, cominciò di nuovo a farci sesso.



Edith rientrò con le scarpe in mano aprendo la grande portafinestra della cucina.

Si sentiva come una farfalla, pronta a spiccare il volo, indifferente la fatto che aveva solo un giorno di vita e poi tutto sarebbe tornato come prima.

Certo, non era Robbie Williams, suo grande amore dell'infanzia, ma non si voleva lamentare.

Aveva passato la notte più bella della sua vita e ne voleva conservare sapori, odori e sensazioni di quella notte il più a lungo possibile.

Si stava dando della fan impazzita, quando sentì:

Spero che tu ti sia divertita questa notte!”

Era Orlando. La sua voce era dura. Gli occhi arrossati dal sonno. Sembrava non avesse dormito tutta la notte viste anche le grandi occhiaie scure.

Or-Orlando” disse lei quasi spaventata.

Orlando sorrise e chiese:

Ti stupisci di vedermi qua? Tranquilla. Non sono stato in cucina tutta la notte. Ho anche aspettato che mi chiamassi per dirmi che stavi bene. Ma a quanto pare eri troppo occupata anche per rispondere al cellulare, vero Edith. Non che te ne voglia fare una colpa. Credo che poche donne riescano a resistere al fascino di Jude...”

Si sentiva in colpa, ma non credeva che fosse il caso di sorbirsi una ramanzina da parte di Orlando, dopo che lui aveva ben pensato di portarsi Nikki a casa e di farci sesso -o almeno iniziare a farlo- nel salotto di casa.

Sostenendo a se stessa che questa fosse una più che valida motivazione, sorrise e chinando la testa un attimo, la sollevò e chiese.

Se è una scenata di gelosia, Orlando, non mi sembra il caso di farmela a pochi minuti dall'arrivo della governante. E visto il nostro stato di 'solo amici' la trovo più che fuori luogo...”

Non ebbe il tempo di finire la frase che Orlando scagliò un bicchiere per terra, riducendolo a mille pezzi e con un faccia che faceva quasi paura, gridò:

ERO FUORI DI ME. NON SAPEVO DOV'ERI. COSA TI POTEVA ESSERE SUCCESSO. PROVAVO A CHIAMARTI, MA TU NON RISPONDEVI. ERO TERRORIZZATO E ARRABBIATO, MA TU.. TU ERI TROPPO IMPEGNATA A FARTI SCOPARE DAL TUO ATTORE PREFERITO PER PENSARE CHE, QUA QUALCUNO STAVA ASPETTANDO TUE NOTIZIE. MI PARLI DI MATURITÀ E POI? POI SEI LA PRIMA CHE FA CAZZATE DI QUESTO TIPO....”

Edith, che non aveva mai visto Orlando fuori di se, tremante lo implorò:

Abbassa la voce. Potrebbero sentirti!”

NON ME FREGA. NON ME NE FREGA UN CAZZO DI QUELLO CHE PUÒ SENTIRE LA GENTE. SONO SVEGLIO DA PIÙ DI VENTIQUATTRO ORE PER COLPA TUA E TU MI PARLI DI QUELLO CHE POSSONO DIRE I VICINI. ME NE SBATTO DI QUELLO CHE VOGLIONO O POSSONO SENTIRE, HAI CAPITO. COME TU TE NE SBATTEVI MENTRE TI FACEVI SBATTERE DAL MIO AMICO..”

Orlando non poté dire più. Edith lo schiaffeggiò e sparì, lasciandolo da solo, con la mascella contratta, mille pezzi di vetro ai piedi e gli occhi gonfi di sonno, pieni di lacrime.

Quella notte aveva capito una cosa. Amava Edith e aveva una paura terribile di perderla.



Aveva solo un bigliettino di quella notte tra le mani.

E diceva:

'Il futuro porta mille sorprese. Magari ne avrà anche per noi. Buona fortuna, Jude.'

Edith però non voleva ripensare a quella notte con Jude. Si sentiva terribilmente triste.

La faccia di Orlando era bianca come un cencio quella mattina. Aveva fatto una cosa che mai avrebbe immaginato che avrebbe potuto fare. Aveva atteso il suo ritorno, chiamandola innumerevoli volte. E lo sapeva ora che aveva il cellulare in mano, trovato più di una decina di chiamate perse sotto il nome di Orlando.

Calde lacrime bagnavano il cuscino, mentre Edith guardava il cielo cambiare colore: dall'azzurro chiaro della mattina, a quello più acceso delle ore di punta, per poi attenuarsi di nuovo nelle ore del pomeriggio.

Aveva passato una giornata a letto. Una giornata bruttissima, per nulla costellata dai ricordi della notte trascorsa, ma tormentata da quello che era successo al suo ritorno, alle prime ore del mattino.

Il cielo si stava colorando di una bellissima tonalità di rosso, che prediceva l'inizio del tramonto, quando la porta della camera di aprì.

Non poteva essere altro che Orlando.

Asciugando le lacrime velocemente, ma non potendo nascondere la voce rotta gli chiese:

Che vuoi? Sei venuto qua per buttarmi ancora un po' di rabbia addosso per farmi stare peggio di come sto?”

Orlando non rispose. Edith sentì solo il peso del corpo del ragazzo che saliva sul letto e poi le braccia di lui che l'avvolgevano. Trattenne il fiato e quella sensazione provata la sera prima, quando era Jude che la stringeva, ritornò più forte di prima.

Possibile che desiderasse Orlando come e più di quanto aveva desiderato Jude?

Se era vero quello che il suo corpo le diceva sotto la pressione dolce delle braccia di Orlando, significava solo una cosa: Orlando le piaceva. E forse qualche cosa di più.

Rimase zitta, mentre nuove lacrime le bagnavano il viso.

Non farlo mai più. Ero spaventatissimo stasera e ti giuro, non mi era nemmeno successo con Kate, quando stavamo assieme. Sono stato uno stupido questa mattina e volevo chiederti se mi potevi perdonare...”

Edith si voltò e stringendo Orlando, sorridendo tra le lacrime disse:

Ti perdono solo se perdoni me...”

Orlando sorrise e stringendo più forte Edith le sussurrò:

Certo che ti perdono. Certo!”

Rimasero stretti per tanto tempo, ignorando la fame, che faceva brontolare i loro stomaci. Si addormentarono stretti l'uno all'altro. E rimasero così per tutta la notte, fino al giorno dopo, quando, il ricordo di quello che era successo era stato cancellato.

Ma entrambi sapevano che, per tutti e due le cose erano radicalmente cambiate.

La loro amicizia si stava trasformando sotto i loro stessi occhi e sarebbero arrivati ad un punto in cui avrebbero dovuto accettare la realtà dei fatti e ammettere che tra di loro c'era qualche cosa di più. E quello sarebbe stato un punto di inizio, nei migliori dei casi, un punto di rottura, nei peggiori.

E visti i rispettivi caratteri, era più che probabile che finisse male, come nel secondo caso.

Ma solo il futuro aveva le risposte a quelle domande. Risposte che Edith e Orlando per primi, avevano paura a porsi.








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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23: Londra chiama Los Angeles .


Ok. Hai tutte le ragioni. Non lo avevi avvisato del fatto che avevi Jude Law tra le gambe. Ma non ti sembra che, per un 'solo amico', sia stata una reazione spropositata?” chiese Ayko seria.

Charlie vicino a loro, annuiva a quello che diceva Ayko, più perché, per la prima volta, approvava quello che stava dicendo, più che per farsi bello ai suoi occhi per il piacere di accaparrarsela.

Guardate che lui è quello che si porta 'Basic Instinct' a casa...” rispose Edith ticchettando veloce sul suo PC, senza nemmeno guardarli negli occhi mentre parlava.

Charlie scosse la testa e le fece notare:

Le tipe come dici tu.. Basic Instinct... Io me le faccio solo per svu...”

Grazie Charlie abbiamo capito!” lo bloccò Ayko con aria contrariata per quella constatazione del ragazzo.

Edith rise sotto i baffi e , salvando le correzioni all'articolo per mandarlo in stampa, si voltò sorridente e guardando i due e si sollevò appena per prendere il foglio che aveva stampato e disse:

Piuttosto che ne dite se cominciate ad uscire voi due?” e alzandosi aggiunse: “Vado da Dylan a consegnargli l'articolo sui quartieri ghetto di Los Angeles...” e sorridendo si mise a ticchettare tra le varie scrivanie dell'open space, lasciando che la gonna del suo vestito si gonfiasse appena mentre si muoveva, senza, come suo solito, fare una storta sugli altissimi tacchi numero dieci.

Perché a me vengono le bolle se metto i tacchi così alti?” pensò Ayko a voce alta.

Charlie annuì ancora, guardando il movimento sinuoso della collega, voltandosi poi, perplesso per dire:

COSA?!”

Ayko mosse la mano e continuò.

Quei due si metteranno assieme...” e guardando Charlie, facendo cenno di avvicinarsi disse: “Cinquanta dollari che si mettono assieme entro due mesi...”

Naaa!” intervenne Charlie. “Quei due sono di coccio. Cento che ci metteranno più di sei mesi!”

Eric si avvicinò ai due di soppiatto e andando alle loro spalle gridò:

COSA STATE FACENDO!”

I due saltarono sulle sedie e Ayko mettendo una mano sul cuore disse:

Pensavo fosse Dylan, mi è preso un colpo...”

Eric sorrise qualche secondo, poi si incupì un attimo e stava per ribattere qualche cosa quando Charlie disse:

Stiamo scommettendo.”

Su chi?” chiese Eric interessato.

Su una storia tra Edith e Orlando Bloom!” rispose Ayko.

Eric assunse un'aria greve e disse:

Non è giusto. Lo trovo immorale... “scosse ancora la testa, poi, portando la mano alla tasca, chiese: “Quanto state scommettendo?”

Cento dollari che si mettono assieme tra sei mesi. Cinquanta che si mettono assieme tra due...”disse Ayko, aprendo le scommesse e prendendo le quote che i due stavano puntando.



Edith stava rileggendo un pezzo del suo romanzo. Aveva seguito la traccia che aveva buttato giù nei primi giorni di convivenza con Orlando.

Ed ora era arrivata ad un buon punto.

Rilesse il pezzo appena scritto con soddisfazione:

Willow sentì il cuore mancarle. Dan era steso a terra, con il petto squarciato da un colpo di fucile. Non bastava la vita che aveva deciso di togliergli l'uomo che aveva sempre amato, portandolo a vivere dentro un convento. Ora la guerra voleva mettere un netto segno, definitivo, nella loro vita, portandoglielo via per sempre... Si avvicinò lentamente, guardando smarrita il corpo agonizzante dell'uomo. Quel corpo che nemmeno un abito talare le aveva impedito di amare con la forza di una passione che nasceva con loro e solo con loro poteva morire...”

Stava rileggendo quando, il cellulare sul letto prese a squillare. Aggrottando la fronte prese il cellulare e vide lampeggiare la scritta 'PAUL calling'.

Sorridendo rispose alla chiamata e disse:

Fratellino che cosa succede? Devo preoccuparmi? Non chiami mai...”

Ci fu un attimo di silenzio e poi la voce di Paul arrivo come da molto lontano, molto più lontano di quella che era la distanza materiale che c'era tra loro due. Era come se la voce del fratello arrivasse da un posto che non era terreno, come da un altro pianeta.

Edith, ti devo dare un notizia brutta. Stasera Emma stava sfilando. Eravamo tutti molto felici che fosse tornata a lavorare, anche se, dovevamo ammetterlo, sembrava stesse di nuovo dimagrendo un po' troppo. Stava sfilando quando, ad un tratto, si è accasciata al pavimento svenuta. Ha avuto un collasso cardiaco. I dottori hanno detto che è dovuto al fatto che non solo non sta di nuovo mangiando, ma, pare, abbia ripreso anche a fare uso di droghe. L'hanno ripresa per i capelli, ma dicono che il peggio deve ancora arrivare...”

Edith deglutì a vuoto. Fece una domanda scontata, di cui sapeva la risposta nel momento stesso in cui le venne in mente.

Ed io che c'entro con tutto questo?”

La mamma ha detto che solo tu la puoi aiutare.. Devi tornare a Londra. Emma potrebbe morire...”



Orlando rientrò con il take-away del cinese. Quella sera lui ed Edith avevano deciso di vedere 'Il meraviglioso mondo di Amelie', film preferito dell'attore che la giornalista non aveva mai visto prima.

Si aspettava di trovarla in fibrillazione, ma la vide seduta nel divano, tormentata da qualche cosa.

La guardò preoccupato e poggiando le buste del take-away sul tavolo, disse:

Che succede? È andato qualche cosa di storto a lavoro?”

Edith scosse la testa e sollevandola appena per guardare meglio Orlando, disse tutto di un fiato, perché sapeva che se solo si fosse fermata a metà non avrebbe trovato il coraggio di continuare:

Devo partire a Londra, Orlando. Devo fare il biglietto domani e avvisare Eric e Dylan che per un po' starò lontana da lavoro...”

Che.. Che cosa è successo?” chiese Orlando con voce tremante, mettendosi a sedere vicino alla ragazza, quasi sperando di vederla ridere e sentirsi dire che era uno scherzo.

Edith sospirò. Scosse la testa e Orlando sentì il mondo crollargli addosso. Non stava scherzando. Si voltò a guardare il vuoto e piano chiese:

Che è successo? Qualche cosa a Rachel e a John...”

Mai sorella sta morendo. Ha ripreso a fare uso di droghe e a non mangiare... Sono tutti molto preoccupati e mia madre mi ha chiesto di tornare per aiutarla...”

Le parole Emma, morte e mamma si accavallarono nella testa di Orlando come un nastro rotto, ripetute sino allo sfinimento.

Sentiva quasi che il cuore gli esplodesse nel sapere che non avrebbe avuto Edith che gironzolava per casa come era successo in quegli ultimi tre mesi.

Quasi sentiva un vuoto dentro a pensare che anche Posh se ne sarebbe andata.

Sospirò. Lento si alzò e senza ascoltare Edith che lo chiamava, si diresse nello studio.

Una volta dentro, con le lacrime agli occhi, prese il diario e aprì nella pagina bianca subito dopo quella scritta.

'Martedì 9 maggio 2006..

Parte. E io non voglio. Voglio che stia qua. Parte per quella famiglia che non le ha dato altro che problemi... Parte e porta via anche quella gatta rompi palle... Parte e io non voglio... Non voglio...'

E chiudendo il diario si poggiò sopra e si mise a piangere, disperato.

Decisamente non voleva che andasse via.



Posh miagolava disperata dalla gabbietta, mentre Sidi uggiolava altrettanto triste, annusando la retina che la separava dalla sua compagna di giochi.

Edith guardò il portafoglio, sistemando delle banconote verdi, presumibilmente dollari, in una parte, e altre, un po' più variopinte che a prima vista sembravano sterline, dall'altra. Guardando poi i biglietti e il passaporto che stavano poggiati sulla borsa, si voltò verso Orlando e sospirando disse:

Ho tutto. Sono pronta a partire!” e indicando la finestra continuò: “Chiamo un taxi... Forse è meglio...”

No. Ti accompagno io all'aeroporto!” esclamò Orlando stupito da quella novità.

Edith scosse la testa e sorridendo tirata, replicò:

Orlando.. Credo che sia meglio che vada da sola all'aeroporto. Scusa se te lo dico così... Ma ci stavo pensando da una paio di giorni ormai. È meglio che tu stia qua. Ho già poca voglia di partire, se ti ci metti anche tu, credo che la voglia andrà a farsi friggere del tutto e rimango a Los Angeles.”

Orlando stava per ribattere, ma Edith gli posò due dita sulle labbra sussurrando un semplice:

Shhh!” e si allontanò verso il telefono.

Per viaggiare si era messa comoda. Jeans e scarpe da tennis. I capelli legati un coda alta, Ray-Ban a goccia calati sugli occhi per nulla truccati e un giacchettino leggero sopra una maglietta semplice.

Si.. A questo indirizzo. Beverly Hills. Si. Ok. Harry 91 tra dieci minuti! Grazie. Arrivederci.” e voltandosi guardò Orlando con un misto di imbarazzo e tristezza. Incrociò le mani e si schiarì la voce.

Non sto partendo per sempre. Il tempo di sistemare questa faccenda e torno a L.A. Non ci metto tanto. Lo prometto...”

Non era convinta nemmeno lei. Sapeva che quello che aveva descritto Paul non si sarebbe sistemato in un paio di giorni. La dipendenza dalla cocaina, mescolata all'anoressia, non era una cosa che si poteva curare in poco tempo. E quello che c'era tra di loro, tra il lavoro di Orlando e il bisogno di Emma di avere Edith vicino, si sarebbe sicuramente perso.

Edith lo sapeva. Orlando pure. Ma nessuno dei due aveva il coraggio di dirlo a voce alta.

Mi raccomando. Prendi le medicine per la schiena se non vuoi passare una giornata a letto con i dolori. Coccola Sidi anche per me. E quando fa caldo cambiale l'acqua spesso se non vuoi che muoia di sete. E non fare sesso non protetto. Quella Nikki mi sembra una che si dà da fare... Non vorrei che ti venisse la sifilide o qualche cosa di brutto... Non me lo perdonerei..”

Non partire!”

La voce di Orlando era rotta. Si era inserita in quel fiume di raccomandazioni di Edith, lasciandola sorpresa. Gli occhi grigi, quel giorno, della giornalista si riempirono di lacrime. Cercando di sorridere, non potendo bloccare la lacrima che era scesa veloce, disse, per rompere quel momento che era tutto meno che un saluto tra due persone che dicevano di essere 'solo amici' come facevano loro:

Dai. Smettila di fare lo stupido. Lo sai che tornerò. Mica ti puoi liberare di me così facilmente..”

Stavolta non fu una frase a bloccarla, ma un abbraccio, che lasciò Edith sconvolta, con gli occhi sbarrati e le braccia molli. Non si aspettava quell'abbraccio. Poi, come una morsa, che si chiude velocemente, anche le braccia di Edith si strinsero attorno ad Orlando.

Promettimelo, Edith! Quando tornerai, parleremo di noi!”

Edith affondò la faccia nella spalla di Orlando, poi, sollevando gli occhi la cielo, sospirò e rispose:

Te lo prometto. Quando tutto sarà finito, parleremo di noi. Te lo prometto...” e accarezzandogli una guancia, lo guardò fisso negli occhi. Si avvicinò a lui, guardandolo fisso. Lo stava per baciare e lo avrebbe fatto se...

Il clacson del taxi risuonò dalla strada. L'incanto si ruppe e tornando in se, guardandosi intorno, imbarazzata farfugliò:

Dov'è la borsa? Devo chiamare l'autista e dirgli che venga a prendere le valigie. Con la tua schiena...”

Orlando la guardava sconvolto. Stava piangendo anche lui. Voleva bloccarla di nuovo, ma se l'avesse fatto, non l'avrebbe fatta partire. La guardò prendere la valigia e con gli occhi lucidi accarezzò la guancia di Orlando e prima di uscire gli sussurrò, dolce:

Abbi cura di te!”e lasciò spazio al tassista che indicando la valigia di Edith chiese:

Solo questa?”

Orlando annuì, guardando impotente. L'uomo uscì e salutò. Si avvicinò alla porta e, prima di chiuderla, vide Edith, sistemare qualche cosa nella borsetta, seduta nel sedile posteriore del taxi.

Non si voltò una sola volta. Orlando le diede ragione. Se lo avesse fatto, stavolta nulla lo avrebbe fermato. L'avrebbe fermata e, volente o nolente, gli avrebbe impedito di partire.

Il taxi si accese. Ingranò la marcia e morbido, attraversò la strada residenziale dove si affacciava la casa di Orlando.

Chiuse la porta.

Sidi, accucciata, lo guardava triste.

Edith era partita. E ne sentiva già la mancanza.



Edith tenne meglio il trolley, uscendo dagli sbarchi internazionali nell'aeroporto di Londra. Sistemò la borsetta e vide Rachel che sorrideva, correndo verso di lei, mentre Charlotte rideva chiamandola, in braccio a John che, allegro la guardava.

Le due amiche si strinsero e Rachel con gli occhi lucidi, guardandola un attimo, lisciando il giacchino di Edith, disse, ridendo tra le lacrime:

Fai schifo!”

Grazie!” rise Edith fingendosi risentita.

Sei abbronzatissima. Che cosa devo dire se qua il sole lo vedo a pois da un'eternità!” ribatté Rachel.

Edith scosse la testa e abbracciò Rachel sussurrandole:

Mi sei mancata Brown!”

Anche tu Norton!” replicò Rachel.

John si avvicinò e Charlotte, ridendo, tendendo le braccia verso Edith, gridò:

ZIA! MI SEI MANCATA!”

Edith prese la piccola Charlotte tra le braccia e John, vedendo Rachel piangere, le cinse le spalle con le braccia e disse:

Rachel, tesoro! Ti metti a piangere con Edith a Londra. Che significa? Che non la vuoi qua?”

Rachel rise e gli diede un buffetto e guardando Edith, con un lampo di curiosità negli occhi, sorrise e sussurrò:

Tu mi devi raccontare di questi tre mesi per filo e per segno, come non sei riuscita a fare per telefono!” e prendendola sotto braccio cominciò a fare domande che Edith declinava scuotendo la testa e ridendo forte.



Orlando guardava annoiato la televisione, facendo sovente zapping tra un canale e l'altro, cercando qualche cosa che, nemmeno lui sapeva bene che cosa fosse.

Guardò l'ora. Se quello che avevano detto era giusto, Edith era arrivata a Londra da ormai quattro ore e, visto anche l'orario, poteva benissimo chiamarlo. Certo. Era partita alle dieci del mattino. Sommando le dodici ore, a mezzanotte, a Los Angeles doveva essere a Londra. Mezzogiorno all'incirca per Londra.

Non aveva ancora chiamato però. Va bene. Erano le quattro del mattino. Ma almeno una chiamata la poteva fare per sapere come stava lui, com'era andato il viaggio.

Niente. Si sentiva offeso per questo.

Eppure lei aveva giurato che, una volta tornata da Londra avrebbero parlato di loro. Ma ancora una volta come amici? Non esisteva proprio.

Sospirò guardando una vecchia serie televisiva americana. Si intitolava 'Tre Cuori In Affitto'. Quando era un ragazzino lo faceva ridere come un matto. Ora, però le cose erano differenti.

Aveva provato quel tipo di confidenza, con una donna che potenzialmente poteva piacergli. E non era così divertente come lo stavano facendo credere in quella serie.

Si voltò e vide Sidi, accucciata, con gli occhi tristi. Sorrise amaro e avvicinandosi, accarezzandola, le chiese:

Sei triste, eh? Ti capisco.. Mancano anche a me!” e accarezzandola dietro le orecchie, le baciò la testa, nascondendo il suo viso e la sua smorfia di dolore perfino al suo doppio allo specchio, che, triste gli restituiva il suo stesso sguardo assonnato e malinconico.



Quando deciderete di dirvi tutto e ammettere che volete stare assieme, voi due? E sia ben chiaro che stavolta, da parte mia avresti tutta la mia totale approvazione!” esclamò Rachel sorridendo.

Edith bevve un lungo sorso del suo succo al pompelmo e sorridendo, chiese:

E da che cosa dovrei dedurre che Orlando è innamorato di me, di grazia?”

Rachel poggiò il succo e sospirò:

Se non fa altro che passare il suo tempo con te. Se è geloso di te...”

Orlando geloso per una storia appena cominciata. Non è il tipo, lo conosco troppo bene per poterti dire che non lo sarebbe!” intervenne John.

Edith aggrottò la fronte e disse:

Dici sul serio?”

John fece un cenno con le spalle come per ammettere di non dire sul serio, ma di essere più che convinto di quello che stava dicendo. E deglutendo il succo all'arancia che stava bevendo replicò:

Conosco Orlando dai tempi della Guildhall. Sono certo di quello che dico. È come se ti chiedessi qualche cosa di Rachel. La conosci dieci anni. Solo tu potresti essere davvero sicura di quello che dici!”

Rachel annuì ed Edith pensierosa fece girare tra le mani il suo bicchiere di succo. Lo guardava fisso e si perse nei suoi pensieri.

Un penny per i tuoi pensieri!” disse allegra Rachel, passandole un dito sotto il mento.

Edith sorrise e ribatté:

Stavo pensando a quello che ha detto John!”

Non ne sei sicura?” chiese sarcastico John sorridendo. “Orlando ha cambiato carattere e non me ne sono accorto? Può essere sai. Infondo è stato in Nuova Zelanda per tutto quel tempo... Io mica c'ero per accertare tutti i suoi cambiamenti!”

Il terzetto si mise a ridere ed Edith, riprendendo parola disse:

Non credo che sia cambiato. Al contrario... Penso che solo tu, John, possa stilare un libretto di istruzioni per usare Orlando senza farsi male” di nuovo risero tutti, poi, tornando seria Edith continuò: “Hai detto che Orlando non è geloso di chi non sta con lui da tanto tempo... Beh! In questo posso contraddirti!”

Rachel e John aggrottarono la fronte ed Edith, annuendo aggiunse.

Mi è successa una cosa, un paio di settimane fa. Io e Orlando siamo stati invitati ad una festa. Una festa di Giorgio Armani per intenderci. E per onore della cronaca era lui l'invitato che poteva portare un'accompagnatrice..”

Hai fatto la escort!”esclamò Rachel fingendosi sbalordita.

Edith rise e le lanciò un cuscino per poi continuare:

Beh! A quella festa...” e stavolta guardò Rachel con un senso di colpa crescente: “... a quella festa ho conosciuto un uomo!”

Un attore immagino. Chi era? Colin Farrell? Hugh Jackman? George Clooney? Brad Pitt?” chiese interessata Rachel.

Edith rise e scosse la testa, fingendosi arrabbiata:

No. Nessuno di questi. Piuttosto! Vuoi stare un poco zitta?” e sistemando i capelli disse: “Beh! Mi sono allontanata con quest'uomo e sono stata con lui. In tutti i sensi. Per tutta la notte!”

Hmm! Chi è questo cavallo da monta?” chiese interessata Rachel.

John che doveva essere abituato al carattere ruspante della compagna, si trovò, comunque impreparato a questa esclamazione e con la bocca sbarrata, disse:

Amore! Non mi sembra il caso che tu faccia di questi apprezzamenti su uno sconosciuto...”

Rachel fece un cenno con la mano a John come per chiedergli di tacere e guardò Edith come in trepidante attesa, invitandola tacitamente a continuare.

Ed Edith, sorridendo, fece come ordinato.

La mattina quando sono tornata... Beh! È esploso. Mi ha gridato contro e ha scagliato un bicchiere per terra distruggendolo. Mi sono terrorizzata. Giuro!”

John la guardò perplesso. Orlando aveva mille difetti. Egocentrico, viziato, malizioso. Ma di queste scene madri.. Beh! Non ne aveva fatto nemmeno a Kate per quello che ricordava.

Guardò Edith e chiese:

Stiamo parlando della stessa persona?”

Ti giuro. Ha fatto una scenata e mi ha gridato contro. Faceva paura, quasi... Non l'ho mai visto in quelle condizioni!” replicò Edith.

John sospirò e stava per dire qualcosa, quando Rachel chiese:

Ma con chi sei stata a letto?”

Edith sorrise e guardò Rachel, dicendo subito dopo:

Non è importante!”

Rachel aggrottò le sopracciglia e domandò ancora:

Con chi sei stata a letto, Norton?”

Ma che ti importa?”si intromise John quando Edith pigolò:

Jude Law!”

Rachel non capì o non realizzò subito il nome detto dall'amica. Poi strabuzzò gli occhi e cominciò a farfugliare:

Jude.. Jude... Lude Jaw... TU! SEI STATA CON IL MIO ATTORE PREFERITO!” scattò in piedi Rachel.

John la guardò spaventato per un attimo, poi disse:

Tu hai seri problemi! Uno dovresti essere contenta per la tua amica che è riuscita a realizzare il sogno di ogni groupie...”

Io non sono una groupie!” intervenne Edith fingendosi risentita.

Secondo!” la ignorò John apertamente. “Con un pezzo di uomo come me, ti lamenti pure?”

Rachel lo guardò per qualche istante e scuotendo la testa, facendo finta di piangere disse:

JUDE LAW!” e fingendo di singhiozzare più forte aggiunse: “MA PERCHÉ TUTTE A ME!”

John rimase un attimo in silenzio e disse:

Non si se devo sentirmi offeso!” e seguendo la compagna lasciò Edith a ridere come una matta nel divano della loro casa.



Orlando sospirò. Aveva visto i produttori. Con lui c'erano Johnny Depp e anche Keira Knightley, suoi coprotagonisti nei due capitoli che seguivano 'La Maledizione della Prima Luna'. Erano stati avvisati che, per dei problemi tecnici, le riprese erano state posticipate di tre mesi, per sistemare anche delle cose con il governo locale, per le location scelte.

Questo significava solo una cosa: altri due mesi di vacanza.

Un male per Robin, la sua manager.

Un bene per lui...

Entrò nella prima agenzia di viaggi in Sunset Boulevard.

La commessa che stava alla cassa, quando lo vide, sorrise nervosa. Non tutte le stars ordinano un viaggio direttamente da un'agenzia di viaggi, sia essa a Hollywood. Normalmente ci mandano qualcuno, che decide le cose migliori per loro: orari, itinerari...

Buongiorno signor Bloom...”

Buongiorno a lei!” disse Orlando sorridendo e mettendosi a sedere, poggiando i gomiti sul tavolo, guardando la ragazza con un'aria sensuale -chissà se Edith avrebbe pensato lo stesso vedendolo- e con una voce bassa e suadente, disse: “Lei è l'unica che può aiutarmi!”

La donna che stava per avere un tracollo solo per averlo visto sedere davanti a lei, quando le chiese con quella voce bassa di aiutarlo, poco ci mancò che avesse un orgasmo.

Sorrise arrossendo appena e disse:

In cosa posso servirla signor Bloom?”

Orlando si sollevò appena dalla sedia e socchiudendo gli occhi, con la voce sempre più bassa, più calda e più avvolgente, disse:

Un biglietto. Sul primo volo che trova per Londra, domani! Sono disposto a pagare qualsiasi cifra, basta che lei domani mi faccia imbarcare!”

La donna stava per avere davvero un collasso. Portò una mano al cuore, cercando di calcolare quanti battiti avesse al minuto, sospirò, scuotendo la testa e sorridendo, al limite dell'isteria rispose, con voce tremante:

Sarà fatto signor Bloom!” e subito si mise al computer, mentre Orlando, compiaciuto, portava una stanghetta degli occhiali alla bocca, pensando che, mai come allora, aveva salutato qualcuno per vederlo solo dopo pochissimi giorni.



Edith si avvicinò al locale vicino alla sua casa d'infanzia. Era un piccolo bar, con una grande vetrata, con su scritto il nome del locale, come il 'Central Perk' in 'Friends'. Solo che invece dei divani, c'erano i tavoli la vicino e per tutto il locale. Sorridendo, schiacciando appena il cappello a falda larga e sistemando gli occhiali a maschera sugli occhi, stringendo meglio la grande borsa bianca che portava a tracolla, , muovendo con la mano la ginna del suo vestito bianco con i fiori lilla e una bellissima striscia di seta che si chiudeva dietro con un fiocco elegante dello stesso colore dei fiori, entrò nel locale e guardò la donna seduta alla vetrata.

Sorrise e si avvicinò. La donna sollevò lo sguardo e spalancò la bocca per la sorpresa.

Sta aspettando qualcuno?” chiese Edith dolce.

Eloise sorrise e rispose:

Una persona importantissima...”

Edith si mise a sedere e guardando la donna, senza togliere il cappello o gli occhiali, giunse le mani e ci poggiò il mento, dicendo:

Anche io sto aspettando una persona importante... Non vengo qua da un po' e non ero sicura che, questa persona, venisse almeno un pomeriggio alla settimana come mi aveva promesso...”

Ci sono abitudini dure a morire..” sorrise Eloise.

Jeff!” disse Edith alzando una mano.

Il cameriere si avvicinò e le due donne, guardandosi, sorridenti, dissero assieme:

Il solito!”



L'incontro tra Patrick ed Edith Norton non fu idilliaco come quello con Eloise.

Con la madre, dopo il bar, andò con lei all'ospedale. Dentro vide Paul, alto e dinoccolato, con gli occhi cerchiati di blu, aveva i capelli più corti dall'ultima volta che Edith lo aveva visto al bar di Piccadilly. Sembrava ancora più giovane dei suoi ventiquattro anni.

Quando vide Edith sorrise e si avvicinò a grandi falcate alla sorella, stringendola in un abbraccio forte, come poche volte era successo in precedenza.

Com'è bello averti qua. Non sai quanto ho sentito il bisogno di averti vicino in questo periodo!” le sussurrò all'orecchio il fratello.

Edith lo guardò. Era più altro di lei almeno di una spanna e forse di più, eppure Edith non perdeva occasione di coccolarlo e trattarlo sempre come il fratellino più piccolo.

Imponendosi di non piangere, disse:

Quando Londra chiama Los Angeles, non posso non rispondere, non trovi?”

Paul sorrise e aggiunse:

La mamma ti ha detto...?”

Eloise annuì e le disse:

Le ho spiegato tutto. Le ho detto quello che ci hanno raccomandato di fare i dottori e lei..” e guardò Edith che, sospirando, pratica, guardando il fratello, continuò il discorso della madre esponendo le sue teorie:

Ho pensato di chiedere aiuto ad Orlando. Conosce un po' di gente e ci può aiutare a trovare una buona clinica per la rehab di Emma. Il problema principale, però, è un altro. L'anoressia. Sarà un calvario, come l'altra volta!”

Bene... Vedo che sei appena arrivata e ti metti già a dare direttive su come comportarci. Non cambi mai Edith vero?”

Era la voce roca dalle troppe sigarette, di Patrick, padre di Edith. Non esprimeva gioia nel vedere la figlia, piuttosto fastidio. Edith deglutì e lentamente si voltò, fronteggiando il genitore. E sicura, puntandogli gli occhi dello stesso colore di quelli del padre, disse:

E tu vedo che spari sempre sentenze senza riflettere. Vero papà?”

Tra i quattro membri della famiglia Norton scese il gelo e una forte tensione che si poteva tagliare con il coltello.

Patrick.. Edith è venuta qua per aiutarci. Emma, per quanto sia successo tra di loro, gli ha sempre voluto bene. E ha sempre ascoltato quello che le diceva la sorella maggiore!” intervenne Eloise cercando di calmare gli animi.

Chi l'ha chiamata?” chiese Patrick fissando la figlia come se avesse davanti un oggetto disgustoso.

Io!” rispose Paul.

Patrick si voltò e non celando il suo fastidio, disse:

E hai ben pensato che fosse giusto chiamare tua sorella per buttare discredito sulla nostra famiglia, vero?”

La sferzata colpì Edith come un colpo di pistola in pieno petto, ma resistette stoicamente e sorridendo fredda, nonostante un familiare prurito ai lati degli occhi denunciasse la più che prossima discesa di lacrime, replicò:

Io non ho buttato discredito su nessuno. Quello che ho fatto sarà stato sbagliato, ma è stata Emma per prima a buttare fango sul nome dei Norton, facendo sesso e intrecciando una relazione alla luce del sole con suo cognato. Tutto il jet set sapeva della loro relazione, anche senza che io lo scrivessi...”

Patrick ebbe un lampo assassino negli occhi, guardò la figlia maggiore con la stessa rabbia di un genitore che si sente offeso e sta per schiaffeggiare il figlio.

Edith si aspettava lo schiaffo, ma le parole che seguirono, le fecero rimpiangere che il padre non avesse alzato un dito su di lei:

Qua non sei la benvenuta. Non sei più la benvenuta nella mia casa. Te l'ho detto tre anni fa e te le ripeto. Tu e quel riccone, avete distrutto la mia bambina, l'avete portata alla droga, ad affamarsi per attirare le vostre attenzioni. Ti sei fatta un uomo abbietto, proprio come te. Ed ora sei sola, con un pugno di mosche... Vattene. Emma non ha bisogno di te. Io non ho bisogno di te!” e voltando le spalle, lasciò la figlia, con gli occhi colmi di lacrime, dritta dietro di lui.

Edith tirò su con il naso e disse, sottovoce:

La prossima volta che pensi di chiamarmi, Paul, fammi il piacere di avvisare papà e di non farmi venire a vuoto qua. Mi sto ricostruendo una vita in America e non è facile, te lo posso giurare!” si stava allontanando quando Paul disse:

Voi due non farete mai pace. Avete bisogno di entrambi e non lo ammettete nemmeno sotto tortura. Mi fate pena. Nemmeno ora che Emma ha bisogno di voi, trovate un punto d'accordo. Ma che vi prende? Che cavolo state facendo? Siete padre e figlia, maledizione!”

Paul. Abbassa la voce, siamo in un ospedale. Se continuiamo a dare spettacolo ci cacceranno fuori!” lo implorò Eloise, poggiandogli una mano sulla spalla.

Paul fece un movimento brusco e disse:

Mi caccino, ma se non dico quello che penso ora, non lo farò mai più. Ed è la stessa cosa che pensi anche tu mamma. La nostra rispettabile famiglia, che non è mai finita nei rotocalchi, ora ci si trova sbattuta sopra, per colpa delle due figlie maggiori. E lo hanno fatto entrambi per il successo che hanno ottenuto e per una guerra per un uomo terribile che le ha distrutte. Non è contro Edith che te la devi prendere papà, ma contro Brian se siamo arrivati a questo. E tu, Edith, quando tornerai e parlerai con nostro padre senza tutto il tuo orgoglio come scudo. Sono stufo.. stufo di voi!”

Patrick, che si era voltato per ascoltare il figlio, sospirò e arreso, ribatté.

Quello che dovevo dire l'ho detto. E non ritratto...”

Edith portò una mano alla bocca e senza nemmeno salutare la mamma e il fratello, corse fuori dalla corsia. Lontano da quella porta bianca che solo poco prima, nel lungo corridoio, le aveva mostrato suo fratello e, dopo tanto tempo, suo padre. Lontana da sua sorella che, a detta di sua madre, chiedeva di lei, per domandarle perdono per i troppi errori che l'avevano ferita.

Lontana dall'unico uomo che voleva stringere davvero, come non aveva mai voluto stringere nessuno: suo padre. Lo stesso uomo che l'aveva mandata via senza pietà.



Quella sera non mangiò e non si presentò nemmeno a colazione, ignorando perfino Charlotte che si era attardata alla porta della zia chiamandola, senza però ottenere risposta.

Ignorando la preoccupazione di Rachel e John, Edith stette sdraiata nel letto, piangendo in silenzio.

Fu solo il telefono a distrarla.

Sospirando lo prese e lesse: ORLANDO calling.

Dando una pacca sulla fronte, si diede mentalmente della stupida per non aver chiamato l'amico una volta arrivata. Ma i mille impegni una volta arrivata a Londra, non glielo avevano permesso.

Cercando di non far sentire la voce rotta dalle lacrime, rispose al telefono:

Ob. Scusa...”

Non mi hai chiamato!” fece la voce arrabbiata di Orlando all'altro capo.

Lo so. È che sono stata impegnata!” si scusò Edith.

E non hai trovato il tempo per chiamarmi?” chiese Orlando con tono ferito.

Scusa Ob! Davvero” ripeté Edith.

Orlando rimase un attimo zitto e disse, allegro:

Va bene. Ti perdono. Piuttosto. Rachel ti presta la macchina?”

Si, se glielo chiedo me la presta, perché?” chiese confusa Edith.

Orlando rimase un attimo in silenzio e continuò:

E riusciresti a raggiungermi?”

Edith aggrottò la fronte e sospirando, disse, arresa:

Ob... Lo sai che per arrivare a Los Angeles non posso prendere la macchina, ma devo prendere l'aereo?”

Chi ti ha detto che sono a Los Angeles. Riusciresti ad arrivare all'aeroporto di Heathrow senza perderti?”

CHE VUOI DIRE?” chiese Edith mettendosi dritta nel letto.

Orlando rise e disse:

Vuol dire che sto prendendo la valigia e sto aspettando Sidi. E che poi, se non ti trovo ad attendermi, me ne vado in taxi a casa mia!”

Edith saltò in piedi e agitata, riavviando i capelli con un mano, accertando i danni fatti dal lungo pianto, ribatté:

Aspetta che mi lavo, chiedo la macchina a Orlando e vengo a prenderti!”



Suono metallico.

[ULTIMO AVVISO PER I PASSEGGERI DEL VOLO DS2408 CON DESTINAZIONE MILANO. PRESENTARSI ALL'IMBARCO AL GATE 57. RIPETO...]

Edith era entrata nell'aeroporto come un furia, guardandosi intorno.

Orlando non si vedeva.

Girò la testa a destra e a sinistra, ma non lo vide. Portando una mano alla fronte sospirò affranta. Non l'aveva aspettata.

Orlando, invece, seduto dietro di lei, sorrise e, avvicinandosi di soppiatto le sussurrò all'orecchio:

Signorina, visto che aspetta qualcuno, posso offrirle un caffè?”

Edith si voltò di scatto e, tutta la frustrazione di quei giorni si sciolse di nuovo in lacrime. E rompendo in singhiozzi, disse:

OB! Come sono felice. Come sono felice che tu sia qua. Proprio tanto!”

Orlando, stupito da questa reazione, strinse Edith e cercando di continuare ad essere allegro, nonostante fosse rimasto preoccupato dalla reazione di Edith, rispose:

Non potevo stare a Los Angeles senza di te che mi sgridi ogni minuto.” e prendendola per le spalle, la guardò negli occhi e dolce aggiunse: “Mi sei mancata Norton!”

Edith lo strinse di nuovo e piano rispose:

Anche tu, Orlie. Anche tu.” e salutando Sidi sorpresa, subito dopo, uscirono dall'aeroporto.




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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Eccomi qua... Sono mancata per tanto tempo, ma sto cercando di correggere qualche capitolo, visto che una persona che sta facevo il duro lavoro di correggere le mie bozze -ed è un lavoraccio, credeteci!- mi ha fatto notare un'infinità di errori. Infatti, presto riprenderò in mano tutta la storia e basandomi su quello che mi è stato detto, proverò a sistemare il tutto. Naturalmente vi avviserò mettendolo nell'introduzione sotto il titolo. Per ora vi posto le correzioni del 24 capitolo. Fatte da auodidatta.

Ringrazio quindi coco1 e Klood che mi hanno recensito. E ringrazio i lettori silenti. Spero che la storia continui a intrigarvi e a piacervi.

E spero che sia una buona lettura.

Niniel82.





Capitolo 24: Indovina chi viene a cena?



Orlando misurava il salotto della sua casa di Londra a grandi passi, mentre Sidi felice e con il muso poggiato sulle gambe di Edith si lascia grattare dietro le orecchie:

Nemmeno io con Colin, il mio padre biologico, mi comporto così. E quello che mi hanno tenuto nascosto a me per dodici anni era molto più grave!”

Ob! Io ho messo alla berlina mia sorella fregandomene delle conseguenze. E l'ho fatto solo perché si era portata a letto il mio compagno. Non mi sono comportata bene nemmeno io, sai?” intervenne Edith nei ragionamenti di Orlando.

Sì! Ma non potete stare divisi proprio ora che le cose sono peggiorate! Un membro della vostra famiglia sta tra la vita e la morte!” esclamò Orlando che quasi non credeva possibile quello che stava sentendo raccontare ad Edith.

Mio padre è orgoglioso e non ammetterà mai di aver sbagliato. Sarebbe come dire che non si chiama più Patrick Norton!” sospirò Edith affranta.

Mi ricorda tanto qualcuno!” sorrise Orlando mettendosi a sedere vicino a lei.

Sentire il profumo di Orlando la lasciò un attimo intontita. Profumava di muschio bianco, che era la fragranza che Orlando usava di più e che Edith aveva imparato ad amare. E profumava anche di gel per capelli, quello ultra fissante, che costava tantissimi soldi e serviva per domare tutta la giornata la chioma altrimenti riccia che per comodità, l'attore, teneva stretta in un codino dietro la nuca.

E fu quando fu travolta da quei profumi diversi e ben definiti, ma miscelati al punto di sconvolgerla, che si rese conto che Orlando le era mancato. Anche se non lo vedeva da poco meno di una settimana, Edith si era resa conto che Orlando le era mancato e che questa lontananza le aveva fatto male. E questo la lasciava davvero sconvolta, dato che nemmeno Brian, che era stato il suo compagno per tanto tempo, gli era mancato così tanto nei suoi lunghissimi viaggi per lavoro.

Guardò le dita lunghe di Orlando che accarezzavano dolcemente Sidi. E mentre l'attore cominciava a parlare esponendo le sue teorie sulla storia della famiglia Norton, flash del bacio che si erano scambiati si presentarono vividi nella sua testa.

L'acqua fresca contro la calura del piccolo tratto di cemento della piscina.

Dovremmo pensare qualche cosa per far capire a tuo padre che vogliamo solo il bene di Emma. E non vogliamo buttarla in pasto ai giornali...”

La pelle di Orlando che brillava abbronzata al sole.

... ora abbiamo capito che lo stronzo è Brian. Quello che fa il doppio gioco e fa credere di essere innocente...”

Il cuore che le batteva nel petto con tonfi sordi.

... anche se tua sorella poteva benissimo stare attenta. Una volta poteva anche caderci...”

Le labbra di lui che si piegarono in un sorriso malizioso.

... certo che voi Norton ve li siete fatti mettere i piedi in testa da Stephensons”

L'urto con la piscina e la certezza che ormai era arrivato l'inevitabile.

... che poi, onestamente, non capisco che cosa abbia di così bello quello là...”

Ed eccolo il bacio... Le labbra di Orlando, fresche, contro le sue. La pelle che per reazione istantanea divenne subito d'oca.

... è pure brutto!...”

Le braccia di lei che si strinsero attorno ad Orlando, avvicinandolo di più a lei. Possibile che avesse sempre desiderato di baciarlo, senza nemmeno saperlo?

...Ha la mascella quadrata e i capelli di un biondo orribile. E gli occhi non mi dicono nulla. Sono azzurri e dovrebbero essere bellissimi.. Ma i suoi... Comunque!...”

Uno strano languore si impossessò di lei. Lo voleva, lo desiderava.

Dobbiamo pensare a cosa fare, è inutile divagare...”

Le dita di lui sul suo seno, teso sotto la stoffa sottile da quel bacio. E quel tocco che non finiva... E continuavano. E aggrappata al bordo della piscina faceva l'amore con Orlando, disperatamente..

Un attimo.. QUESTO NON ERA SUCCESSO!

Edith!”

Edith si voltò e si rese conto che Orlando le ricambiava uno sguardo perplesso.

Si?” chiese lei cascando dalle nuvole.

Non mi stavi ascoltando, vero?” domando Orlando divertito.

Edith sorrise e chinò la testa, non smettendo di grattare Sidi dietro le orecchie.

Orlando schioccò la lingua e disse:

Ammettilo, stavi pensando di fare cose turpi con me!”

Edith spalancò la bocca più per la sorpresa di essere stata scoperta nei suoi pensieri, che per la reazione a quello che aveva detto Orlando. E per mascherare l'imbarazzo disse:

Ti piacerebbe!” e sollevò una mano pronta a colpirlo.

Orlando le bloccò le mani, pronte a punirlo per quello che aveva detto. Per un attimo si fissarono a lungo. Edith si aspettava un bacio, ma fu Orlando a stupirla, lasciandole le mani e dicendo serio mentre si alzava dal divano:

Non ti bacerò ora, Norton. Hai altro per la testa e manco solo io a incasinarti di più. Quando tutto sarà finito, come ci siamo ripromessi in America, riparleremo di noi”

Edith boccheggiò un attimo, cercando qualche cosa che non c'era nel divano e disse:

Io non ti stavo baciando Orlando e nemmeno ci pensavo. Lo sai benissimo...”

Orlando la guardò divertito e replicò:

Poi è tuo padre troppo orgoglioso...”

Edith rise e lanciando un cuscino ad Orlando -che l'attore, solo per un soffio, prese al volo- chiese:

Allora Bloom? Che cosa hai pensato di fare?”



Patrick Norton era figlio di un lattaio e di una sarta che vivevano ai limiti della periferia di Londra, ad est della capitale, che raccoglieva non solo le famiglie inglesi più povere ma anche tantissimi immigrati.

Prese a lavorare con il padre che aveva solo sedici anni, dato che non aveva nessuna voglia di studiare. Fu una mattina in cui Patrick stava portando il latte che vide una ragazza bionda, dai bellissimi occhi verdi, che sorrideva e arrossiva guardandolo.

Lei aveva quattordici anni. Era francese e si chiamava Eloise Bòuvier, figlia di un francese che lavorava nella fabbrica di vernici qualche isolato più avanti.

Se ne innamorò subito. E altrettanto subito la corteggiò spudoratamente, finché non riuscì ad ottenere un appuntamento con lei. E fu allora che la portò al centro di Londra, per scoprire che quella ragazzina bellissima, che lui desiderava ardentemente, non aveva mai visto le grandi strade di Oxford Street o Piccadilly Circus. Non seppe mai se questo gli fece perdere completamente la testa, riuscendolo a far innamorare di più di quella creatura tenera e del il suo accento francese che cercava di nascondere. Seppe solo che subito si fidanzarono e poco dopo decise di cercare anche un secondo lavoro per compare una casa e mettere da parte un buon gruzzolo per esaudire un altro suo sogno. Aprire un piccolo bar.

E ce la fece. Con tanti sacrifici, ma arrivò a esaudire il suo sogno e a sposarsi con Eloise a soli ventidue anni, aprendo quella piccola caffetteria al centro della capitale.

Quella sera, quindi, per Patrick Norton fu strano entrare in uno dei locali più esclusivi di Londra, senza sapere chi e come avrebbe pagato la cena.

Lui che aveva conosciuto il benessere solo dopo tanti sacrifici ed era uno che badava alle cose pratiche e aveva imparato che nessuno regala niente nella vita. Nemmeno una cena.

Si chiedeva quindi chi fosse questo signor Brood -o come diavolo si chiamava- che stava pagando per loro in un locale con tanto di concierge ad indicare loro il tavolo prenotato.

Ma il colpo più grande lo ebbe quando davanti si trovò almeno quattro posate più del normale che -almeno a prima vista- sembravano di argento finissimo.

Papà. La vuoi smettere?” sorrise Paul poggiando il tovagliolo sulle gambe, mentre Patrick guardava tutte le posate una ad una.

Eloise sorrise bevendo un bicchiere di vino -che a detta del cameriera era stato richiesto dal signor Bloom stesso, allorquando anche uno dei suoi ospiti fosse arrivato prima di lui- chiese al marito con voce nostalgica:

Da quanto tempo non andavamo a cena assieme, vero caro?”

Patrick scoccò uno sguardo di rimprovero e rispose:

Avevamo tre figli, un mutuo e un bar da mandare avanti. Di certo non avevamo tempo da perdere dietro queste stupidaggini...”

Eloise posò il bicchiere di vino e disse rivolta al figlio:

Tuo padre mi portò a cena in uno dei più grandi ristornati di Soho. Eravamo freschi sposi e lui per festeggiare il prestito che la banca ci aveva fatto, mi ha portato a cena in un ristorante costosissimo e ha preso un taxi per tornare a casa. Che pazzia, vero Patrick?”

L'uomo sorrise e ribatté:

Ero un ragazzino. Quella sera mi venne a costare uno sproposito con tutte quelle sciccherie..”

Ed è per quello che non hai più portato la mamma a cena fuori, vero papà?” intervenne Paul sarcastico, facendo ridere anche i genitori di gusto.

E fu così che li trovarono quando Edith e Orlando arrivarono vestiti elegantissimi e si avvicinarono al tavolo.

Salve!” disse Edith sorridendo, accogliendo subito il tenero bacio del fratello che, appena la vide, si sollevò dalla sedia per salutarla.

La mamma di Edith fece lo stesso con la figlia e mentre Paul salutava Orlando con una pacca sulla spalla, Eloise tese la mano all'attore per presentarsi e conoscere finalmente il ragazzo di cui tanto aveva sentito parlare ma che fino ad allora aveva visto solo nelle riviste patinate.

Patrick si sollevò e stringendo la mano di Orlando disse burbero:

Patrick Norton”

Orlando lo guardò. Lo aveva sempre immaginato diverso. A differenza di Eloise che non dimostrava i suoi quasi cinquanta anni, impeccabile dal trucco alla messa in piega, quasi fosse una Edith con qualche anno in più, Patrick era un uomo che la vita aveva segnato con profondi solchi sul viso e calli nelle mani. Un uomo che aveva capelli castano chiaro e occhi dello stesso strabiliante colore di Edith ma con un sorriso differente, molto più duro, di uno che sa che dalla vita niente ti viene regalato e che anche una stretta di mano aveva un prezzo. E anche ora che stringeva la mano ad Orlando pensava che qualche cosa in cambio, quel ragazzo che non aveva mai visto, l'avrebbe voluto come aveva fatto Brian tempo prima, togliendogli la tranquillità della famiglia che tanto aveva faticato a ritrovare dopo l'addio si Edith.

Orlando, nonostante tutto, sorrise e si presentò:

Orlando Bloom. Sono...” e guardò Edith quasi a chiederle conferma: “...Sono un amico di sua figlia Edith!”

Patrick si schiarì la voce e borbottò qualche cosa che nessuno capì.

Dopo le presentazioni e il reciproco benvenuto che si scambiarono, i cinque si misero a sedere alla tavola.

Subito camerieri meticolosi si avvicinarono con i menù che i cinque aprirono quai tutti assieme facendo cadere in un più che imbarazzato silenzio lo squinternato quintetto.

Aprendoli e vedendo i prezzi, Patrick ebbe un sussulto che mascherò con un colpo di tosse.

Eloise se ne rese conto e gli pestò un piede sotto il tavolo facendolo lacrimare per il dolore, sebbene fosse rimasto impassibile.

Edith sospirò e chiuse il menù, dimostrando di dare poca importanza ai prezzi astronomici, almeno fu questa l'impressione che dette al padre che per non cedere terreno la guardò e cercò la pietanza meno costosa, chiudendo a sua volta il menù.

Anche gli altri li seguirono e presto un cameriere si avvicinò per prendere le ordinazioni.

Quando tutto fu fatto i cinque rimasero in silenzio.

Il primo a prendere la parola fu Patrick:

Allora? Perché siamo qua?”

Edith sorseggiò un bicchiere d'acqua e rispose:

Siamo qua per Emma. Sai meglio di me che ha bisogno di aiuto. E sai meglio di me che non posso stare con le mani in mano, guardando mia sorella morire...”

Eppure la prima volta lo hai fatto!”osservò sarcastico Patrick bevendo, subito dopo, un lungo sorso di vino dal calice.

Una senso di disagio percorse Orlando, attraversandogli la schiena come se avesse preso la scossa. Si sistemò nella sedia e schiarendo la voce disse:

Quello che Edith vuole dirle è che io e lei conosciamo delle persone che potrebbero curare non solo l'anoressia di Emma, ma anche la sua forte dipendenza dalla cocaina!”

Patrick lo guardò e stava per rispondere in modo caustico come suo solito quando Paul intervenne e chiese:

E cosa vorreste fare?”

Edith schiarì la voce e disse:

Ci sono ottimi dottori in Gran Bretagna. L'ex ragazza di Orlando è stata ammalata di anoressia, qualche anno fa. È stato nascosto alla stampa, ma un grande luminare, dottore nell'alimentazione, aiutato da una grande psicologa, l'hanno rimessa in sesto in quattro e quattro otto. Vorremmo portarla da questi due dottori e vedere che cosa hanno da dire..”

E per quanto riguarda la riabilitazione dalla droga?” domandò Eloise.

Orlando sospirò e disse:

Lavoro in un mondo che tratta con la droga quotidianamente. Posso chiedere in giro e trovare i nomi delle migliori cliniche per disintossicazione dalla droga in Inghilterra o negli Stati Uniti.”

Patrick poggiò i gomiti sul tavolo e disse:

Ed io devo fidarmi di questo ragazzotto che non avevo mai visto, prima, solo perché lavora 'in un certo ambiente'? - e fece il segno delle virgolette con le dita- Beh! Sapete come la penso? Ho già detto tutto a Edith per quello che riguarda la faccenda. Mia figlia Emma rimarrà in Inghilterra a curarsi. Che vi piaccia no. Non permetto a due sconosciuti...”

PATRICK!!” esclamò indignata la moglie.

Paul scosse la testa. Edith, invece, la chinò e disse:

Devo andare in bagno!”e sollevandosi veloce corse via.

Orlando portò i pugni chiusi vicino alla bocca e sospirando disse, guardando Patrick:

Io non so che colpa può avere per Edith per essere trattata così. Mi fa male, però. È l'unica cosa che so. E lo dico perché la vedo con i miei occhi quanto sta male. E vedo che si consuma cercando di dimenticare il fatto che non ha un rapporto con l'unico uomo che ama veramente: suo padre. Un uomo che la rifiuta e che lei, per orgoglio, non cerca di riavvicinare, ma anche per troppa paura di ottenere solo un nuovo doloroso rifiuto. Conosco Edith da ottobre. E non è cominciata bene. Per niente” sorrise sarcastico, perdendosi nei ricordi: “... ma poi mi sono reso conto di quella che è veramente. Una che lotta per far vedere come vanno le cose in un continente che non è il suo. Una che prende una macchina e ti porta a Parigi per aiutarti a far pace con la tua ragazza e quando scopre che non è possibile, ti porta a vedere il Louvre e a mangiare sotto la Torre Eiffel. Una che manda a monte una storia non solo per aver scoperto di essere stata tradita, ma perché, la persona che stava con lei, in mezzo a tutta quella bagarre che aveva creato, ci aveva messo in mezzo anche me...” e prendendo fiato continuò: “Edith è una ragazza che ti fa rischiare un incidente d'auto solo per salvare un gattino, che ama la nipotina Charlotte come pochi possono amare un bambino che non è loro. E aspetta il figlio che Jen sta per avere. Perché, ne sono certo, lo amerà come ha amato la figlia di Rachel. E ancora... Edith è un'amica fidata. Che ti distrugge con le sue battute pungenti, che riesce a ridurti in briciole solo con una delle sue osservazioni... Edith è uno spettacolo anche nei suoi difetti! E non capisco come lei non riesca ad amarla. Perché credo che una volta che ci si avvicina lei, in un modo o in un altro, si finisce per innamorarsene davvero...”

Eloise ascoltò il discorso di Orlando con le lacrime agli occhi. Paul annuiva, riconoscendo la descrizione della sorella dalle parole di Orlando, senza però nascondere una strana espressione di trionfo nel suo viso. Espressione che Orlando non riuscì a decifrare, però. Solo in quel momento, guardando il padre di Edith, che imbarazzato non sapeva che rispondere, vide la giornalista, guardarlo con gli occhi lucidi e, dietro di lei, il cameriere arrivare con le portate.

Non ringraziò mai abbastanza quel cameriere per averlo tolto da una situazione così spinosa. Ma una cosa la sapeva: quando sarebbe uscito, gli avrebbe lasciato una buona mancia.



Mangiarono in silenzio e solo dopo aver finito Orlando si alzò per andare a fumare una sigaretta, seguito anche dal padre di Edith.

Sospirò, guardando l'uomo mettersi vicino a lui. Era più basso di lui, ma Orlando non capiva perché, si sentiva come di fronte ad un gigante.

Accese la sua sigaretta e notò che Patrick cercava l'accendino, sbirciando con la coda dell'occhio:

Ragazzo? Non è che avresti da accendere. Ho dimenticato il mio accendino nel cappotto!” chiese Patrick ad Orlando.

L'attore prese il suo accendino e accese la sigaretta di Patrick e poi, in silenzio, riprese a fumare guardando le sue nubi di fumo che si perdevano nella notte londinese.

Fu di nuovo Patrick a rompere quel silenzio, scoppiando a ridere.

Orlando lo guardò con sguardo interrogativo e l'uomo, quasi si scusasse, disse:

Non mi prendere per pazzo. E non pensare che stia pensando lo stesso di te. Stavo solo riflettendo su tutte quelle cose che hai detto e ho capito una cosa!”

Orlando sorrise curioso e chiese:

E cosa ha capito?”

Patrick aspirò una grande boccata di fumo e spuntandola dal naso prima, dalla bocca poi, disse, togliendo la mano che aveva lasciato davanti alla bocca:

Tu sei innamorato di mia figlia Edith, è così?”

Orlando si maledì quando si voltò di scatto a guardare Patrick Norton negli occhi. Lo sguardo di quell'uomo era straordinariamente identico a quello della figlia. E ad Edith, ora, difficilmente riusciva a dire bugie guardandola negli occhi.

Sospirò e scosse la testa sorridendo per il suo pensiero ridicolo, ma Patrick lesse il gesto come un atto di fastidio per la domanda e impacciato replicò:
“Scusa. Non volevo. Credevo che voi due..”

Orlando lo guardò e allegro disse:

Lei è uno che scende subito a conclusioni, signor Norton, vero? Io non ho detto nulla. Ho solo pensato che Edith ha il suo stesso identico sguardo...” poi guardando la punta delle sue scarpe, sospirò, rimase qualche secondo in silenzio e aggiunse: “Non deve scusarsi. Ha detto la verità. Io sono innamorato di sua figlia.”

Patrick si voltò di scatto e Orlando aggiunse in fretta:

Ma non stiamo assieme!”

I due uomini risero e fu Patrick a prendere parola per la terza volta dopo un attimo di silenzio piuttosto lungo:

L'ho visto da come la guardi. Da come hai parlato di lei. Si capisce Broad che sei innamorato di lei..”

Bloom. Mi chiamo Bloom!” lo corresse Orlando tranquillo.

Patrick sorrise e ribatté:

Non ne azzecco una, vero?” e rise con Orlando. Poi continuò: “E nemmeno tu ragazzo. Innamorarsi di mia figlia richiede una grande dose di coraggio e di pazienza. Io la conosco e so cosa significa! Eloise dice che abbiamo lo stesso carattere!”

Non la conosco abbastanza, ma da quel poco che ho visto... Beh... Credo che sua moglie abbia ragione!” sorrise Orlando.

I due risero di nuovo. Le sigarette di entrambi stavano finendo. Patrick sollevò la testa e con un lungo sospirò disse:

Proteggila. Fino a che questo coglione che hai davanti non riuscirà ad ammettere che quella bellissima ragazza che sta seduta al tavolo e parla con mia moglie, mi manca da morire...”

Orlando sbarrò gli occhi per quella bizzarra richiesta e disse:

Ma deve solo entrare e dirle quello che ha detto a me per sistemare tutto!”

Patrick scosse la testa e replicò:

Lo capirai Orlando. Lo capirai con il tempo che, con un Norton, le cose non sono così semplici...” e sorridendo , guardando Orlando con un'aria tutt'altro che divertita, quasi lo implorò: “Promettimi che le starai vicino e che non la tradirai come ha fatto quel porco di Brian!”

Orlando lo guardò e poi guardò dentro il locale dove stava Edith, seduta ad un tavolo a ridere con la madre.

Lui non lo poteva sapere, ma solo qualche mese prima, Edith aveva fatto la stessa promessa a Kate. Ed ora, Patrick, gli chiedeva la stessa cosa.

Sorrise e prendendo la mano che Patrick gli aveva teso al momento della sua richiesta rispose:

Lo farò Mr Norton. Può giurarci.”

Patrick sorrise e, poggiandogli una mano sulla spalla, disse, con un sorriso:

Brian non mi è mai piaciuto. Tu mi sei più simpatico!”

Orlando sorrise compiaciuto a quel complimento, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando Patrick gli chiese:

Ma che diavolo di lavoro fai?”



Stavano finendo di mangiare il dolce quando il cellulare di Paul trillò.

Il ragazzo imbarazzato si scusò e si alzò per rispondere, lasciando i quattro da soli.

Ottima cena. Orlando ti dobbiamo ringraziare, non conoscevamo questo posto!” disse Eloise dolcemente.

Forse perché non ce lo possiamo permettere?” ammise onestamente Patrick.

I quattro risero, ma non poterono continuare la discussione perché Paul entrò di corsa nel locale e disse:

Emma. Sta male!”

Che ha?” chiese Edith allarmata.

Ha cercato di uccidersi!”rispose Paul pallido come un cencio.



Edith nel taxi non rispose.

Forse, il gesto disperato di Emma, aveva spinto suo padre ad ascoltare lei ed Orlando e dopo mille peripezie, il dottore che l'attore aveva suggerito, assicurò la famiglia Norton che il giorno dopo avrebbe fatto una visita ad Emma, per tracciare un quadro dettagliato della sua situazione clinica.

Ora, dopo averla vista in quello stato, si sentiva stanca da morire.

La testa sembrava esplodergli per colpa di tutti quegli avvenimenti, avvenuti solo in un giorno: dal rivedere suo padre; al capire che nulla era cambiato; al quasi suicidio di Emma, preso in tempo dai medici, che visti gli ultimi avvenimenti, furono costretti a legarla al letto per evitare il ripetersi di un altro caso simile da parte della fotomodella.

Orlando stava vicino a lei in silenzio.

Edith non riusciva a guardarlo. Se lo avesse fatto, quella notte, non si sarebbe fermata ad un 'ci penseremo quando sarà tutto finito', perché stavolta non ci sarebbe riuscita.

Quello che aveva sentito, mentre Orlando la descriveva al padre, era una vera e propria dichiarazione d'amore. Non c'era nessun dubbio.

Ma se non stava attenta, le cose si sarebbero messe molto peggio.

Da una parte, Orlando aveva ragione. Parlare ora di loro avrebbe solo complicato la situazione e forse, in futuro, Edith avrebbe odiato Orlando per averle riempito la testa con l'inizio della loro storia d'amore.

Sospirò cercando di cacciare il pensiero di Orlando, quando sentì il cellulare trillare.

Era Jen. Le aveva mandato un SMS.

SAI CHE COSA ABBIAMO SCOPERTO OGGI CON FRED? IL PICCOLO NASCERÀ I PRIMI DI LUGLIO. E SARÀ UN BELLISSIMO MASCHIETTO. È SCONTATO, MA TU SARAI LA MADRINA. PER CHARLOTTE QUELLO STRONZO DEL PADRE HA PRETESO CHE FOSSE SUA SORELLA, MA DI TE SIAMO ENTRAMBI D'ACCORDO. STAVOLTA NON CI SCAPPI GIORNALISTA DA STRAPAZZO... IHIHIHI!”

Edith sorrise. Un bambino. Un nuovo bambino nel loro gruppo. E Paul stava andando a vivere con Jessy. Se non stava attenta si ritrova l'unica senza figli alla soglia dei trenta. E per di più senza un marito... O almeno uno straccio di uomo. Anche se...

Chi era?” chiese Orlando.

Anche la sua voce era stanca, notò Edith. Sollevò la testa appena dal vetro del finestrino e rispose:

Jen aspetta un maschio e nascerà i primi di luglio!”

Orlando sorrise e poi domandò ancora:

Vuoi venire a casa mia stasera. Con tutto quello che è successo, forse non è il caso che tu vada a casa di Rachel, non trovi?”

La proposta era allettatane. Ma Edith sapeva che se solo avesse accettato, le cose per davvero -e non per le sue paranoie, o quelle di Orlando- sarebbero precipitate.

No. Preferisco stare da sola. Se vengo da te ci metteremo a parlare di ogni singolo aspetto di questa giornata e non dormiamo più”

Orlando annuì e poi, piatto disse:

Quando eravamo in ospedale, mentre eravate dentro per Emma, ho ricevuto una chiamata. Era uno della Disney. Mi ha chiamato per il film. Mi ha detto che tutto si è sistemato più in fretta del previsto e che devo partire lunedì. Volevo sapere se, visto che ora che qua le cose sembrano aver preso una piega migliore, volevi venire con me a Los Angeles e riprendere la tua vita con...” si bloccò un attimo.

-'Con me' dillo dai!- pensò Edith sollevando la testa e guardando Orlando fisso per la prima volta che erano su quel taxi.

..com'era prima di partire...” finì l'attore correggendosi.

-Idiota!- pensò Edith tornando a poggiare la testa sul finestrino.

Parto dopodomani, con il volo delle otto del mattino...” aggiunse poi lui, serio.

Edith sospirò.

Era appena arrivato e già partiva!

Non mosse la testa dal finestrino e senza che fosse la sua testa a suggerirle quello che doveva dire, ma lasciando che fosse la sua bocca a parlare disse:

Rimango con Emma fino a che non so dove la portano...”

Orlando annuì di nuovo e sospirando non aggiunse nulla.

E quel silenzio spezzò il cuore di Edith.



Il dottore che aveva visitato Emma era uno di quelli che si definiscono dei luminari, di quelli che nel loro campo ne sanno davvero tanto.

Edith rimase per tutto il tempo che il dottore visitò la sorella con le mani incrociate, pregando in silenzio.

Aveva, infatti, come lo strano sentore che Emma fosse arrivata ad un limite e che la sua malattia non si potesse più curare.

Non seppe mai quanto il medico rimase dentro.

Seppe solo che l'attesa le costò tanto per le coronarie.

Quando il dottore uscì li guardò e disse:

Ho visitato vostra figlia e ho capito che la situazione è davvero critica. C'è solo un modo per sistemare la faccenda. Farla disintossicare è il problema secondario. Dobbiamo assolutamente riuscire a farla guarire da questa bestia nera che è la sua malattia, l'anoressia. E per farlo deve venire con me a New York. Il primo mese di cura, se mi permetterete di portarla con me in America, sarà un mese intenso, in cui non potrete vederla, ma cercheremo di alimentarla. Verrete solo interpellati se la situazione precipiterà e saremo costretti ad alimentarla forzatamente. In caso contrario, al secondo mese di riabilitazione, sarete di supporto nella parte psicologica della cura. E quella sarà la più dura. È meglio che lo sappiate da subito!”

Patrick sospirò e con le mani nelle tasche dei pantaloni disse:

Quanto costerà questo soggiorno..”

Il signor Bloom è un mio vecchio amico e mi ha detto che pagherà lui. Naturalmente io ho fatto un prezzo di cortesia...”sorrise il dottore.

Patrick scosse la testa e replicò:

Non possiamo accettare!”

L'assegno del signor Bloom è stato già versato. Basta che voi diate il nullaosta e Emma partirà domani stesso. La seguirò io per tutto il viaggio. E anche se non fossi stato io, ma uno dei miei colleghi ad accompagnarla, sappiate che non potete desiderare mani migliori per vostra figlia...”

Il fatto che Orlando avesse pagato le cure di sua sorella, lasciò Edith piacevolmente stupita. Non se lo aspettava e si rese conto che era stata la stessa reazione di suo padre che, con la testa china, sembrava riflettere sulle ultime parole e sulla possibilità di declinare l'invito di portare Emma a New York. E conoscendo Patrick Norton e il suo orgoglio, induceva Edith a pensare che questa evenienza fosse più che certa.

Seguì qualche istante di silenzio che lasciò Edith con il fiato sospeso. Poi Paul si schiarì la voce, rompendo quell'istante di nervosismo e Patrick, come svegliandosi da un lungo sonno, sollevando la testa disse:

Ok! Emma partirà!”

Edith sospirò sollevata. Era davvero un grosso passo avanti.

Il dottore annuì. Guardò i Norton e serio aggiunse:

Non dipende solo da noi, lo sapete. Se Emma non vorrà guarire non ci potremo fare nulla... dovremo lavorare sulla sua mente e dovremo aiutarla a sconfiggere i suoi fantasmi... E per questo servirà che abbia voi vicino. A turno, se vorrete, ma non tutti assieme, il regolamento della clinica lo vieta categoricamente... Sarebbe dannoso non solo per il buon risultato della cura, ma anche per gli altri pazienti, a cui questo non è permesso. Vi chiedo, quindi, di decidere in questo mese in cui Emma starà lontana la persona per voi più indicata a starle vicino e comunicarcela al momento più opportuno...” e sistemando lo stetoscopio, con un sorriso tirato, quasi di circostanza, il dottore aggiunse: “Non devo dire altro, solo augurarvi buona fortuna e di avere tanta pazienza!” e salutandoli con una stretta di mano per ciascuno, il dottore si allontanò dalla famiglia Norton.



Edith si mise a sedere nel taxi.

Alla fine avevano deciso che una volta che il primo mese di cura a New York fosse finito, nella seconda fase la persona adatta a stare vicino ad Emma era Edith.

La giornalista non aveva preso bene la notizia. Non si sentiva pronta a prendere in mano la situazione, aiutando la sorella ad affrontare dei fantasmi che in parte le appartenevano, mettendola agitazione e in una situazione per nulla piacevole per la sua psiche già provata dagli ultimi avvenimenti. Guardava susseguirsi le strade della Londra bene sotto i suoi occhi e la sua mente cominciò a vagare.

Emma, l'anoressia, la droga, tutto per colpa di Brian...

Suo padre, sua madre, Paul... Di nuovo tutti assieme...

Jen e Fred e il loro bimbo che sarebbe nato a luglio...

John Rachel e Charlotte che formavano una famiglia...

E lei?

'Volevo sapere se, ora che qua le cose sembrano aver preso una piega migliore, volevi venire con me a Los Angeles...'

Ricordava ancora la proposta di Orlando la sera del tentato suicidio di Emma. E ricordava ancora la sua risposta:

'Rimango con Emma fino a che non so dove la portano...'

Ecco... Lei era single e se lo rimaneva era solo ed esclusivamente colpa sua!

Ma che le aveva detto la testa in quel momento? Sacrificare la sua felicità con l'uomo che amava per sua sorella, che non meno di sei mesi prima si era portata a letto Brian, ricadendo nello stesso errore in cui era già caduta due volte?

Ricordò una frase che Emma le gridò contro quando scoprì che lei e Brian avevano una storia:

'PUOI ANCHE GRIDARE E PIANGERE EDITH. MA LUI NON SARÀ MAI TUO. IO SO COME RENDERE FELICE UN UOMO COME BRIAN. NON TU... IO... ED È PER QUESTO MOTIVO CHE, NON OGGI, NON DOMANI, MA MOLTO PRESTO LO PERDERAI, PERCHÉ SARÒ IO A PORTARTELO VIA...'

Da una parte Emma aveva avuto ragione. Edith aveva perso tutto il suo tempo con Brian. Aveva amato un uomo che era agli antipodi in confronto a lei. Un uomo che amava tutto ciò che lei odiava. Che ostentava tutto ciò che lei nascondeva.

Possibile che ora che tutti si stavano sistemando e stavano pensando al loro futuro, Edith stesse sprecando il suo tempo con una persona che sapeva più che bene sarebbe ricaduta nella rete del suo ex compagno, una volta guarita?

Possibile che stesse buttando via quello che poteva essere un grande amore, solo per seguire una donna che l'aveva ferita?

'Rimango con Emma fino a che non so dove la portano...'

Ora sapeva di che morte doveva morire Emma. E sapeva che per un mese, la sua presenza a Londra era inutile, per quanto fosse stata felice di rivedere Rachel, Charlotte, Fred, Jen e John, sua madre e suo fratello.

Ma la sua vita non era più lì.

Le mancava il 'The Bite' e Ayko con Charlie. Le mancavano anche Dylan ed Eric. Le mancava il traffico caotico di Los Angeles e... Voleva finire il suo libro.

Era partita così in fretta che aveva dimenticato perfino la sua pennetta USB con dentro tutti i capitoli riletti e corretti del suo romanzo.

'Volevo sapere se, ora che qua le cose sembrano aver preso una piega migliore, volevi venire con me a Los Angeles...'

Voleva partire a Los Angeles con Orlando?

Si! con tutto il cuore.

Si riprese da quei pensieri e avvicinandosi al vetro del taxi, disse:

Ho cambiato idea. Mi può lasciare a Slone Square?”

Il tassista annuì.

Edith guardò le case e i negozi che si susseguivano davanti ai suoi occhi. Un tempo, in quelle strade, con le sue amiche ed Emma, aveva cercato Robbie, Mark, Howard, Jason e Gary. Allora non pensava all'anoressia, allora non pensava a Brian Stephensons. Il suo sogno era quello di sposare uno dei Take That e così sia. Con uno di loro avrebbe vissuto una vita bellissima, anche lontana dai riflettori, poco le importava. Bastava solo che fosse con uno dei Take That e sarebbe stata felice.

Ora che era diventata 'grande' e sapeva che cosa voleva dire vivere e amare qualche cosa che non era un poster, sorrideva ricordando quelle lunghe serata a passeggiare nella speranza di poter solo incrociare 'uno dei suoi grandi amori'. E lo faceva perché di quella ragazza non era rimasto nulla.

SLONE SQUARE!”

Edith si riprese dai suoi pensieri, pagò l'autista e prese a percorrere a piedi una delle traverse che si affacciavano sull'elegante King's Road. Non aveva nessuna intenzione di ritrovarsi un paparazzo appresso solo perché non era stata abbastanza cauta. Aveva deciso per questo motivo di farsi lasciare qualche metro prima della casa di Orlando.

Camminò a testa china tra la gente che nemmeno si ricordava -fortunatamente!- che lei era la stessa ragazza che per tutti quei mesi aveva riempito le pagine della cronaca rosa inglese.

Camminava svelta, guardando la punta delle sue ballerine lucide e nere.

Poi, davanti ad una piccola scala si fermò e guardò l'edificio che aveva davanti. La casa di Orlando. O meglio: il palazzo dove abitava Orlando.

Entrò e quando Toby, il portiere dello stabile la vide, le sorrise e disse:

Signorina Norton! Non sapevo che anche lei fosse a Londra. Ho visto che il signor Bloom era qua da solo e ho pensato che lei fosse rimasta in America...”

Edith sorrise, per nulla infastidita dalla domanda: Toby era tutto, meno che un ficcanaso e sapeva che era un uomo leale e fidato, su cui si poteva sempre contare.

Si poggiò al banco e rispose.

No. Sono anche io a Londra... Toby. Posso chiederle il favore di avvertire il signor Bloom che c'è un ospite per lui, ma di non dirgli chi è?”

Toby sorrise e un lampo attraversò gli occhi verde scuro. Prese il telefono e chiamò l'interno dove viveva Orlando.

Pronto? Signor Bloom, c'è un ospite qua per lei. Lo faccio salire?”



Orlando aspettava sulla porta. Aveva un enorme vantaggio: chiunque fosse, se fosse stato un ospite indesiderato, si sarebbe trovato la porta di casa sbattuta in faccia una volta apparso davanti alla sua visuale, dal momento che si trovava abbastanza lontano dall'ascensore da permettersi di sbarrare la porta e non far entrare l'intruso, se di un intruso si fosse trattato.

Aspettò che l'ascensore annunciasse il suo arrivo al piano con un lieto scampanellio, poi la vide apparire: una coda alta; il ciuffo davanti agli occhi arricchiti da un leggero velo di trucco; le labbra laccate dal solito lucidalabbra chiaro; il corpo fasciato in un vestitino chiaro stile impero. Edith, a casa sua. Di nuovo, dopo tanto tempo.

E-Edith!”balbettò sorpreso.

Edith sorrise e indicando la porta chiese insicura:

Posso entrare?”

Orlando annuì e si fece da parte, lasciando un varco libero per permettere ad Edith di passare, poi dando una rapida occhiata al corridoio, chiuse la porta e si voltò verso di lei.

Stava ferma, vicino al tavolo del salotto. Lo guardava sorridendo dolce. Rispose al sorriso e onesto ammise:

Non ti aspettavo. Mi stavo preparando per andare a Los Angeles...”

Edith si avvicinò ad Orlando e mettendogli un dito sulle labbra gli sussurrò:

Shh!” e si poggiò sul suo petto, abbracciandolo.

Orlando, superato il primo momento di sorpresa per quel gesto inaspettato, chiuse le braccia intorno alla vita di Edith, stringendola a sua volta.

Seguì un attimo di silenzio che Edith ruppe per prima sussurrando:

Emma parte per New York domani. Va a curarsi lì. Io, dopo, la devo raggiungere e starle vicino nella seconda parte della cura...”

Orlando chinò lo sguardo e si accorse che anche Edith aveva sollevato il viso per guardarlo. Era semplice e giusto che si chinasse appena e catturasse quelle labbra così ben delineate in un dolce bacio. Sentiva che sarebbe stato altrettanto naturale spogliarsi e fare l'amore, come aveva sognato in quel periodo che aveva vissuto con lei. Ma questi pensieri vennero cacciati via da Edith che disse:

Vengo con te a Los Angeles. Qua non ho altro da fare!”

Orlando spalancò gli occhi e la bocca per la sorpresa e stringendola più forte esclamò:

Ma è fantastico!”

Edith sorrise e cercando di calmare l'entusiasmo dell'amico -se poi si poteva ancora definire così- ribatté pratica:

Bloom, devo ancora andare in un'agenzia di viaggi e vedere se trovo un biglietto per il volo di domani delle otto per Los Angeles!”

Orlando sorrise e rispose:

Sono Orlando Bloom. Se chiamo io lo troverai eccome...” e prendendo la cornetta, senza ascoltare Edith che si lamentava del fatto che Orlando stesse usando 'mezzucci da star' per assecondare i suoi capricci, l'attore compose il numero della sua agente e le disse di prenotare un biglietto per Edith, troppo entusiasta all'idea di averla vicina ancora un po' prima di partire per i Caraibi.






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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Zalve! Ho corretto già il 25esimo capitolo e sono qua. Per postarlo.

Colgo subito l'occasione per ringraziare Klood e fede61294 -a cui do il benvenuto- per aver recensito la mia storia. Come ho detto spero di non deludere chi sta dall'altra parte del pc dal momento che sto cercando di creare una storia un po' anticonvenzionale. Mi spiego: Edith non è una Marie Sue. Al contrario è una stronzetta spocchiosa che sembra avere la chiave del sapere supremo. È insopportabile. E anche Orlando, per quel poco che ho letto, non è un santo. Ho deciso di usare i loro difetti e non i loro pregi. Infondo, se ben ci pensiamo, i difetti sono più interessanti dei pregi. IHIHIHIH! Comunque...

Questo è il nuovo capitolo. Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate. E spero che la storia vi piaccia sempre.

Un saluto ancora a Klood e fede61294.

E buona lettura.



Capitolo 25: Il pirata, la principessa e il gentiluomo.



Passò un mese.

Un mese in cui Edith si riorganizzò la vita. E per quanto le fece male, dovette affrontare alcune rinunce: prima tra tutte l'addio alla redazione del 'The Bite'. Vista la situazione della sorella non sapeva con certezza quando sarebbe tornata a Los Angeles per abitarci -o se sarebbe tornata, visto che il suo libro era arrivato ormai a buon punto!- . Decise di lasciare la redazione dove aveva stretto amicizia con Ayko, Charlie, Eric, Dylan e tutti gli altri.

Per di più la casa di Orlando, ora che lui era partito, era stranamente troppo grande e le incuteva un certo timore dovuto al fatto che, oltre la governante che rimaneva il tempo di ordinare e mettere sul fuoco la cena, Edith era completamente sola. Posh a parte, naturalmente.

E anche la piccola gattina che si era abituata a condividere i suoi spazi con la rumorosa e poco elegante Sidi, si sentiva stranamente sola e depressa.

Fu così che una sera, a due settimane esatte dalla sua partenza a New York, che Edith prese una decisione importante.

La stessa che aveva preso qualcun altro qualche mese prima.



MALEDIZIONE!”

Orlando inveiva contro la porta del suo camper che per l'ennesima volta dall'inizio delle riprese si era bloccata.

MA QUANDO SI DECIDERANNO A SISTEMARE QUESTA DANNATISSIMA SERRATURA? FINISCE CHE CI RIMANGO CHIUSO DENTRO A QUESTO CAMPER DI MERDA!”

Che Orlando fosse costantemente nervoso, nelle ultime settimane, era cosa nota ai più ormai. Infatti il saluto abbastanza formale che Edith gli aveva fatto prima di partire, unito alla sua lontananza e al fatto che non si sentissero ogni sacrosanta ora -come Orlando era solito fare con Kate-, aveva lasciato Orlando di più che con l'amaro in bocca.

Ragion per cui, quando Orlando urlava e sbraitava in quel modo tutti, operatori, truccatori, fonici e perfino attori, comparse e controfigure gli stavano bene alla larga.

Tutti tranne uno.

Con un'andatura un po' strana, un enorme cappello da pirata un po' sgangherato, numerose bandane ai polsi e il viso pieno di trecce finte per aumentare la barba non folta come quella del suo personaggio, Johnny Depp camminava, ancora immerso nell'interpretazione del suo personaggio, il Capitan Jack Sparrow.

Passando davanti ad Orlando, vestito di tutto punto da Will Turner, lo guardò mentre armeggiava con la maniglia cercando invano di aprirla e con fare curioso si avvicinò a lui. Lo osservò in silenzio, sapendo che Orlando non lo aveva sentito arrivare, dato il fatto che stava gridando come un forsennato e attese che l'attore smettesse la sua invettiva e, forse, lo notasse senza aver bisogno di richiamare la sua attenzione.

PORCA, MA PORCA PUTT... Johnny!”

Orlando!” sorrise lui con lo stesso piglio e la stessa voce che usava quando interpretava Jack Sparrow.

N-Non riesco... La maniglia... Sai... Non riesco... Credo che sia rotta!” balbettò, cercandosi di giustificare un imbarazzatissimo Orlando.

Johnny si allungò appena e fece uno strano movimento con il polso. Orlando lo guardò perplesso, non capendo se l'attore stesse scherzando o facesse sul serio. Ci volle poco per capire che l'americano stava facendo sul serio dato che la porta si spalancò e Depp sbattendo le mani come per togliere la polvere, sorridendo disse:

Anche la mia stava facendo lo stesso difetto. Sai l'umidità rovina un po' tutto... Magari se la smetti di gridare così e di terrorizzare tutti quelli che ti stanno attorno la cambieranno. Sino ad allora, ti consiglio di aspettare...” e allontanandosi aggiunse: “E chiunque essa sia... Chiamala... Alle volte è utile!”

Orlando avvampò.

La mancanza di Edith lo stava facendo diventare una donnicciola isterica. E non andava bene. Per niente.



IL PIRATA.


Edith era appena arrivata. Aveva lasciato Posh nell'hotel e si era fiondata, dopo una rigenerante doccia, sopra un taxi a quello che avevano detto essere il set di 'Pirates of Caribbean'. Per tutto il tragitto Edith si arrovellò il cervello cercando un modo di entrare nel set. Certo! Erano in mezzo al nulla, parlando di posto raggiunti dalla civiltà. Ma lei stava per affrontare il reparto sicurezza della più grande lobby cinematografica mai esistita: la Disney.

Cercando un modo per entrare si fece lasciare dal taxi, come sua abitudine da quando conosceva Orlando, parecchi metri prima dal set.

Si avvicinò al primo scimmione addetto alla sorveglianza e sorridente disse:

Salve sono Edith Norton!”

Piacere! Bob Thomas!” disse l'uomo guardandola divertito.

Molto onorata” sorrise tirata Edith. “Sono qua per vedere un mio amico!”

E chi sarebbe, sentiamo?” disse Bob senza scomporsi sorridendo sempre più sarcastico.

Orlando Bloom!” rispose Edith sapendo che in quel momento stava facendo tutto, meno che una bella figura.

Ehy! Greg! Questa dice di essere amica di Orlando Bloom” rise divertito lo scimmione.

L'altro non si voltò, ma si mise a ridere, scuotendo la testa.

Bob, tornando a guardare Edith, senza abbandonare il suo ghigno sarcastico disse:

Senti bellezza. Mi spiace mandarti via. Ma sai quante ne vengono qua, dicendo di essere amiche di Orlando o di Johnny? Non ne hai la minima idea...”

Ma io sono davvero un'amica di Orlando Bloom!” cercò di giustificarsi Edith.

Bob rise divertito. E tornando serio con una velocità non solo fulminea ma anche preoccupante, sussurrò ad Edith.

Senti. Non uso mai la violenza con le donne. È contro i miei canoni. Ma mi hanno detto di essere il più convincente possibile con quelle come te...”

Sono contenta che lei sia ligio sul posto di lavoro... Ma le dico che sta prendendo...”

EDITH!”

Edith si voltò.

La terza voce unita a quella sua e quella della grande guardia di sicurezza, arrivava da una macchina.

Edith si voltò e vide il viso sorridente, incorniciato da lunghi capelli neri di Robin, la manager di Orlando, che più volte Edith aveva avuto l'occasione di incontrare a casa dell'attore stesso.

Robin. Per fortuna...” esclamò felice di vederla Edith.

Signora, questa ragazza...” intervenne la guardia.

Bob... Sta con me...” e guardando Edith, disse: “Sali!”

Edith fece come ordinato e lanciò uno sguardo di rimprovero verso l'enorme uomo che mesto aprì la sbarra, facendo entrare la macchina con lei e Robin dentro.

Dopo qualche secondo di silenzio fu la stessa manager a parlare e dire:

Se non fossi venuta tu, credo che ti avrei chiamata!”

Edith la guardò confusa e la donna continuò:

Orlando non sta lavorando bene. Ed è molto giù in questo periodo. E credo che sia perché non ci sei tu che lo scuoti ben bene, sgridandolo e facendolo rigare dritto!”

Edith sorrise e Robin cupa continuò:

Tu ridi. Ma credo che manchi davvero ad Orlando. E sono davvero felice che tu sia qua...”

Edith stava per rispondere ma Robin non le fece dire nulla e tranquilla, dopo il tono greve con cui l'aveva resa partecipe del fatto che Orlando era depresso, aggiunse:

Qualsiasi persona ti chieda, dì che sei mia ospite. E che possono chiamarmi per averne conferma. Ora devo andare a parlare con dei produttori per degli aspetti del contratto di Orlando che non mi sono chiari. Poi devo andare da Orlando e fargli vedere dei nuovi copioni... Sai come si dice...”

Bisogna sempre cercare di tenere forte le redini una volta in sella se non si vuole cadere giù!” recitò poco convinta Edith.

Robin annuì e rispose:

Ci vediamo dopo. Oppure in albergo.” e lasciando la macchina si separò da Edith che incerta si trovò in mezzo al set di una improbabile città del Settecento o giù di lì.

Si guardava intorno nervosa, sperando che nessuno la notasse -e nessuno sembrava notarla, mentre tutti si affannavano lavorando, montando e smontando, sistemando orli, rifacendo trucchi, riprovando scene- e cercando di scoprire un mondo a lei sconosciuto. Il mondo in cui lavorava Orlando.

In breve si rese conto che una volta dentro il set nessuno le chiese più chi fosse o che cosa ci facesse lì e questo la sollevò alquanto.

A malincuore dovette spegnere il cellulare, togliendo così l'unica possibilità che aveva di poter comunicare con Orlando. Ma non si lamentò.

Silenziosa, quasi non avesse mai proferito un solo suono in vita sua, Edith sbirciò i vari set dove si girava, senza incontrare mai una volta Orlando o uno degli altri attori principali.

-Se Orlando non fosse stato sul set, Robin me lo avrebbe detto!- pensò Edith quando uno strano dubbio la percorse, non incontrando l'amico da nessuna parte.

In effetti era piuttosto strano, anzi molto strano che non ci fosse Orlando in giro.

Presa dal nervosismo e chiedendosi se avesse girato tutto il perimetro che era stato consentito per le riprese, mentre si guardava attorno atterrita, andò a cozzare contro qualcosa. O meglio, qualcuno...

Imbarazzata per l'ennesima volta in quella giornata farfugliò:

Mi scusi... Non l'ho vista... Credo di essermi persa...”

Era ufficiale. Si sentiva davvero ridicola.

E forse lo pensò che fosse ridicola anche l'uomo contro cui andò a sbattere, perché rise di cuore mentre lei si scusava.

Sollevando la testa per vedere chi fosse, Edith sentì il cuore perdere un battito.

C'era solo un altro attore che adorava alla pari di Jude Law. E in quel momento, vestito da pirata, stava proprio davanti a lei:

Johnny Depp!” esclamò lei, quasi non avesse mai visto un uomo famoso prima di quel momento.

Johnny sorrise e fece un buffissimo inchino, presentandosi con un pomposo:

In carne ed ossa per servirla, signorina...?”

Edith lo guardò ancora qualche secondo a bocca aperta poi, riprendendosi, disse:

Norton. Edith Norton!”

Johnny la guardò per qualche secondo. Sembrava quasi che stesse cercando di ricordare qualche cosa, infatti...

Per due volte sono stato intervistato da una donna con un nome simile... Mi dissero di stare attento perché avevo a che fare con una mastino... Ma credo che sia impossibile... La Edith Norton che conosco io sta a Londra e lavora per 'Vanity Fair', credo...”

Edith sorrise compiaciuta. Mica succede tutti i giorni che uno degli artisti che hai intervistato e che ti piacciono si ricordi di te.

Annuì sorridendo e ribatté:

Sono io. Non sto a Londra da un po' e da altrettanto tempo non scrivo più per Vanity...”

Johnny spalancò la bocca per la sorpresa e, rammaricandosi -o almeno finse di farlo in maniera magistrale-, con una mano sul cuore, disse:

Una grandissima perdita per la rivista. Ho ancora i due numeri in cui sono stato intervistato da lei...”

Edith esplose in una risata di puro divertimento non aspettandosi quella battuta e perfino Depp, davanti a quella risata di cuore, rimase contagiato aggiungendo per nulla contrariato:

Non sto scherzando... Le sue interviste erano davvero belle. Ho davvero mantenuto le sue riviste...”

Edith cercò di calmarsi e asciugando il bordo dell'occhio disse:

Le credo solo se lei mi fa l'immenso favore di darmi del tu. Ho solo ventisei anni e sentirmi dare del lei mi fa sentire terribilmente vecchia...”

Gli occhi di Johnny si illuminarono e tendendo il braccio affinché Edith si potesse appoggiare a lui serio rispose.

Ci sto a patto che dopo due interviste e questo scontro cominci anche tu a darmi del tu... E mi dici che ci fai qua...”

Edith si appoggiò al braccio di Johnny Depp sentendo per un attimo che se continuava così, tra Jude Law che le faceva la corte e Depp che le chiedeva di darle del tu, sarebbe impazzita prima della fine dell'estate. E sorridendo rispose tranquilla:

Sono qua in veste di amica!”

Amica di chi, di grazia?”

Orlando Bloom!”

in un attimo tutto fu chiaro, per Johnny. In rapida successione ricordò Orlando nervosissimo, che sbraitava e gridava contro tutti, salvo calmarsi quando una donna misteriosa lo chiamava da Los Angeles. Per non parlare delle volte che l'attore londinese preferiva starsene per conto proprio in albergo, rifiutando ogni invito a bere qualche cosa con la troupe.

'E chiunque essa sia... Chiamala... Alle volte è utile!'

La donna che stava rendendo Orlando una donnicciola isterica doveva essere, senza ombra di dubbio, quella Edith Norton che aveva davanti.

Ho ancora un paio di minuti di pausa. Che ne dici Edith se ti offro la terribile brodaglia che quelli della produzione fanno passare per caffè?” chiese Johnny senza lasciare per un attimo i panni del pirata Jack Sparrow.

È così terribile?” chiese Edith ignara del fatto che l'attore avesse collegato lo strano comportamento di Orlando a lei.

Naa.. Solo i primi sorsi. Poi ci fai l'abitudine...”

Edith rise di nuovo di gusto sollevando la testa. Era un peccato veniale la civetteria con un uomo innamorato e padre. Ma anche lei era innamorata di un altro e qualunque donna avrebbe provato gusto nel civettare almeno un po' con uno dei più grandi sex-symbol della storia del cinema moderno. E guardando gli occhi scuri di Johnny con un sorriso dolce rispose:

Ci sto...” e assieme ad un pirata un po' strampalato andò a prendere il suo caffè che veramente di caffè aveva ben poco, anche dopo i primi sorsi.



LA PRINCIPESSA.


Johnny si era dovuto allontanare quasi subito dopo averle offerto il caffè, ripromettendole però che se avesse visto Orlando lo avrebbe avvisato del fatto che Edith era in giro per il set cercandolo.

Stava appunto girando per il set tranquilla quando sentì:

Allora. Quanto ti ci vuole per prendere un caffè, piccola stupida?”

Edith si guardò intorno quasi cercando di capire se ce l'avessero con lei.

Dico a te! Ma quando imparerai a fare le cose come si deve?”

Fu allora che Edith vide una ragazza molto magra, altrettanto bella e in egual modo antipatica e maleducata, che a passo di marcia agghindata da nobildonna si avvicinò ad Edith e prendendole il caffè di mano disse:

Alla buon ora. Credevo che mi avresti fatto finire la pausa senza berne un goccio!”

Edith sbarrò gli occhi e stava per ribattere nel suo classico modo acido quando la ragazza, prendendo un mucchio di fogli, li mise nella braccia della giornalista e disse:

Sono i copioni rivisti. Stai attenta a non fare idiozie come l'altra volta, che hai mischiato i fogli e ho detto le battute vecchie, facendo andare a gambe all'aria una giornata di lavoro per colpa della tua negligenza...”

Si stava allontanando bevendo il caffè di Edith, quando la giornalista, arrivata allo stesso punto di una pentola a pressione pronta a scoppiare, con nonchalance, quasi che quello che aveva detto la piccola presuntuosa prima non fosse mai stato proferito, si avvicinò alla ragazza e prendendole il caffè di mano, bevendone una lunga sorsata, le riconsegnò i fogli e acida sbottò:

La prossima volta che ti metti a dare ordini alle persone, ricorda il viso dei tuoi inferiori... Io non sono la tua assistente...” e sorridendo, dopo aver visto la faccia della ragazza confusa e anche un po' imbarazzata, Edith si voltò e notò una ragazza bionda come lei, con una coda di cavallo come lei e un vestitino simile, ma non identico al suo.

La guardò con aria solidale e disse:

Buon lavoro!” e si allontanò soddisfatta del fatto di aver dato una lezione a quella principessina che di regale aveva solo il vestito.



IL GENTILUOMO.


Orlando era stanchissimo. Aveva girato mille volte la stessa scena del suo incontro con il padre e si sentiva la testa scoppiare.

Era felice quindi di vedere la grande sala d'ingresso dell'albergo, illuminata da luci calde e con il solito via vai di persone e valige. Per lui era sinonimo di riposo meritato nella sua camera da mille e una notte. Era talmente stanco quella sera che non voleva nemmeno sapere se qualcuno l'avesse cercato o se avessero lasciato dei messaggi per lui. Voleva solo dormire e prendere un buon analgesico che facesse smettere il suo cervello di sbattere contro le pareti del cranio.

Si stava avvicinando a grandi falcate all'ascensore quando il receptionist disse:

Mr Bloom...”

Orlando sollevò gli occhi al cielo guardando, poi, con malinconia le porte scorrevoli che si richiudevano davanti a lui e voltandosi lentamente disse:

Mi dica!”

L'uomo lo guardò qualche secondo arrossendo. Orlando davanti a quella reazione aggrottò la fronte e lo incitò:

Si?”

L'uomo sollevò lo sguardo e balbetto:

Signore, ricordi che ambasciatore non porta pena... Ci sarebbe un signora che chiede di lei...”

E allora?” chiese Orlando sperando che non avessero permesso all'ennesima fan con abbastanza soldi per prendere una camera in quell'albergo di avvicinarsi a lui.

Ha detto che quando sarebbe arrivato... Beh... Dovevo avvisarla che la sta aspettando e che... Che...”

L'uomo si bloccò e arrossì violentemente. Orlando seccato per colpa del mal di testa e da quel mistero che lo teneva ancora lontano dalla camera, sbuffò e per niente cortese disse:

E quindi?! Sono stanco e non ho voglia di stare a cincischiare qui nella hall!”

L'uomo chinò la testa, sempre più in imbarazzo, ora per via anche del rimprovero dell'attore e chinando la testa pigolò:

In trent'anni... Mai... Mai...” per poi, sollevando lo sguardo su Orlando dire velocemente: “La signora ha detto che vuole un espresso e una mezza minerale. E ha detto che lei avrebbe capito...”

Orlando guardò l'uomo confuso prima, poi senza nemmeno dirgli grazie, lo spostò bruscamente e si precipitò nella stanza da tè dell'albergo. Guardò la gente seduta.

Salutò qualcuno del cast che stava lì a sorseggiare tranquillo un tè o un caffè, chiacchierando con un collega o con una nuova conquista.

Ma non era loro che Orlando cercava. Guardò i tavolini della stanza in stile liberty e poi la vide. Una crocchia elegante che raccoglieva tutti i capelli della giornalista. Gli occhi truccati di scuro e un vestito a fascia, elegante, bianco che metteva in risalto la pelle già ambrata dall'abbronzatura.

Sei sempre il solito. Arrivi sempre in ritardo!” scherzò lei.

Orlando sentì il cuore battere contro il pomo d'Adamo. Aveva paura di chiudere cli occhi perché nel momento in cui li avrebbe riaperti era sicuro di non trovarla seduta a quel tavolo e ritrovarsi da solo nella sua camera, a pensare come sempre a lei e alla cose che avrebbe voluto dire – e puntualmente non avrebbe detto- nella prossima telefonata.

Oddio. Credevo avessi migliorato le tue espressioni Orlando. Sembri ancora uno in preda ad un colpo apoplettico piuttosto che uno contento di vedere un'amica che non vede da tanto tempo”

Orlando rise. Era lei. Bella, terribilmente bella. Stronza, esageratamente stronza.

L'abbracciò e all'orecchio le disse:

Sono felicissimo che tu sia qua..”

Anche io.” e guardando Orlando con un'aria di finto rimprovero aggiunse: “È un posto da favola. Sto cominciando a pensare che devo cambiare lavoro! Certo che hai poco da lamentarti... Quando ne parlavi sembrava quasi di essere all'inferno. Ma si sa. Chi ha il pane non ha i denti!”

Orlando rise di cuore e con gli occhi lucidi disse:

Vieni su da me. Ho voglia di parlare...”

Edith lo guardò sollevando un sopracciglio, per niente convinta dall'offerta.

Orlando, invece, cogliendo lo sguardo dell'amica, disse, mettendo una mano sul cuore:

Prometto. Sarò un gentiluomo. Voglio solo parlare con te. Mi sei mancata davvero tanto!”

Edith sorrise convinta e prendendo il braccio di Orlando ribatté:

Lo so che sei un gentiluomo. Volevo vedere solo come reagivi..”

Ma tu guarda!” esclamò divertito l'attore, per niente arrabbiato con Edith.

Non poteva infondo. L'aveva aspettata davvero tanto.

L'aveva cercata altrettanto.

Voleva averla vicino. E anche se aveva voglia di fare l'amore con lei e averla in camera era una grande tentazione, sapeva che non avrebbe messo nessuna fretta alla sua 'amica'. Edith era troppo importante, per lasciare che il sesso rovinasse tutto.

E tenendola stretta respirò il suo profumo, che stranamente fece calmare il suo mal di testa e lo riempì di gioia ad ogni passo che la teneva stretta.


Volevo chiedere scusa a tutti i fans di Keira Knightley. Non ho niente contro di lei e nemmeno la conosco. La mia fan fiction mira a divertire, non ad offendere. Ho utilizzato Keira/Elizabeth in questo modo per creare una situazione divertente. Spero di esserci riuscita e di non aver offeso nessuno di voi... Chiedo scusa ancora per questo piccolo disclaimer e spero di non avervi annoiato.


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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Non volevo, giuro, dare l'idea che Edith stesse per andare a letto con Johnny Deep. Ma a quanto pare, l'uomo più sexy del mondo -ee alzi la mano chi non lo pensa- ha sprizzato VOLONTARIAMENTE sex appeal con la povera giornalista che si è trovata a civettare con lui. Mah! Che modi! Dovrò rimetterla un riga.

Procedo con la correzione dei capitoli scritti precedentemente. Vi avviso. È una storia lunga. La più lunga che ho scritto. Più lunga perfino di 'Una Seconda Opportunità'. Siete pronte a questo supplizio?

Per quanto riguarda il finale ancora non so. Ho deciso di cambiarlo da quando l'ho scritto nel 2006, quindo sono ancora in fase 'work in progress'. Me misiera.

Colgo anche l'occasione per ringraziare Klood e fede61294 per le recensioni che mi hanno scritto e che mi hanno commossa. Per i ringraziamenti sdolcinati Klood e fede hanno letto in separata sede =P

E come promesso, dedico questo capitolo ad una scrittrice impegnata a cui ho promesso di postare il prima possibile, impaziente e speranzosa che trovi un po' di tempo per far sognare un po' anche me con la sua bellissima storia: chiaretta78 ogni promessa è debito.

Con questo non voglio dire che Klood e fede siano meno importanti, anzi, le ringrazio davvero tanto perché mi seguono sempre. E mi prostro per ringraziarle ancora di più.

Ringrazio anche i lettori silenti.

E spero di non deludere nessuno con questo capitolo importante, sì!, ma che io vedo di transizione.

Un bacio a tutte. E buona lettura.

Niniel.





Capitolo 26: Que serà, serà...


Edith era sempre stata un po' riottosa a buttarsi a capofitto nelle storie, specialmente se prima era stata tradita in maniera meschina come era successo con Brian.

Certo! Orlando, dell'erede Stephensons, non aveva nulla. Era un ragazzotto di campagna che aveva saputo giocare al meglio le sue conoscenze -si andasse a far friggere la storia del sogno americano, al casting de 'Il Signore degli Anelli' c'era arrivato solo grazie ad un amico fotografo ben inserito nel cinema, Edith la sapeva bene ora la verità- che era diventato discretamente famoso. E solo grazie alla sua manager, riusciva a cavalcare l'onda del successo senza cadere.

Era inoltre un po' viziato, arrogante e pieno di se, se voleva. Come tutte le star vecchie e nuove del cinema. Edith aveva imparato a riconoscere tutte le sue bizze, assecondandole a seconda dei casi, bacchettandole altre volte.

Ma chi alla soglia dei trent'anni non sarebbe impazzito guardando quello che Orlando aveva tra le mani: case e donne da sogno solo schioccando le dita; soldi a palate; riviste che ti definiscono 'l'uomo più sexy del pianeta'; per non parlare di folle urlanti che lottavano solo per uno sguardo, un'attenzione.

Si! In effetti Orlando aveva tra le mani una bella opportunità e come era giusto che fosse spingeva il piede sull'acceleratore fino a che poteva.

E poi, se bene guardava, Orlando mica era solo fatto di difetti -anche se quelli si notavano più dei pregi, alle volte, come spesso pensava Edith. Ma si sa... Chi è senza peccato... -. Orlando era un ragazzo d'oro, che l'aveva aiutata davvero e che per quanto ancora cercasse alle volte di negarlo perfino a se stessa, Edith si era innamorata di lui, della sua dolcezza e dei suoi modi di fare alle volte un po' troppo pomposi, da vero lord inglese.

Era stato dolce, comprensivo. Aveva colto aspetti di lei che nemmeno Brian era riuscito a vedere dopo due anni assieme. Certo! Brian non era il più attento degli amanti. Ma in due anni, anche il più distratto avrebbe capito che Edith odiava le feste che lui frequentava tutte le settimane, la gente che vedeva spesso e il modo in cui viveva.

Così, durante quella vacanza premio che Edith si era concessa ai Caraibi, in silenzio senza che Orlando se ne rendesse conto, lo spiava, pensando tra sé e sé che cosa ci fosse che ancora la teneva lontana dal bell'attore di Canterbury. E la risposta era una: il fatto che non fosse il primo a prendere l'iniziativa. Unica pecca del perfetto lord inglese.



Edith stava sistemando alcune cose nel suo romanzo, quando sentì qualcuno bussare alla porta. Sollevandosi da terra dove stava seduta, si avvicinò alla porta ed aprì. Dietro con i capelli ancora bagnati dalla doccia recente vide Orlando che sorrideva nella sua direzione.

OB! Che ci fai qua?” chiese Edith aprendo la porta e facendolo entrare.

Che ci faccio qua? Stasera non si fa nulla. Si aspetta il sabato per uscire a bere qualche cosa tutti assieme. E visto che da quando sei qua non siamo riusciti a parlare un po' io e te da soli...” a quella frase il cuore di Edith balzò in gola e prese a battere a tonfi sordi “... ho pensato di portare il DVD del mio film preferito, popcorn e una bella bottiglia di Coca Cola, per passare la serata assieme...”

Il cuore di Edith sprofondò. Era andato fino in camera sua per vedere 'Il fantastico mondo di Amelie'.

-Ora ne sono certa... Orlando è un idiota completo-

Sorridendo tirata Edith gli mostrò il lettore DVD che aveva in camera. Orlando entrò e prese possesso con qualche difficoltà dell'apparecchio elettronico.

La giornalista lo guardò armeggiare con le braccia incrociate.

Promettimelo, Edith! Quando tornerai, parleremo di noi!”

-Si! Ma quando, Orlando, quando parleremo di noi?- si chiese Edith guardandolo fisso.

Orlando si voltò con un grosso sorriso dipinto sul volto e guardò Edith contento:

Ho fatto!” disse e si mise a sedere nel letto, battendo la mano sul materasso, proprio accanto a lui, invitando Edith a sedersi accanto a lui.

Facendo come ordinato la ragazza si mise accanto all'attore guardandolo con la coda dell'occhio, mentre apriva una grande busta di popcorn e ne portava una spropositata manciata alla bocca.

Novuipoco?” le chiese con la bocca scandalosamente piena.

Scusa?” chiese Edith sollevando un sopracciglio, divertita e contrariata dal comportamento del ragazzo.

Orlando sorrise, deglutì e disse:

Non vuoi i popcorn?”

Edith guardò la busta piena di nuvolette di mais e disse:

Non sono i miei preferiti...” e stava per prenderne una manciata, quando Orlando togliendo la busta di mano ad Edith disse:

Aspetta. Ricordavo che uno dei due non ti piaceva da impazzire. Quindi...” e frugando nella busta vicino a lui, quella dalla quale aveva tolto il DVD, i popcorn e la Coca Cola, esclamò: “ECCOLE!” e si voltò mentre teneva tra le mani un pacco di arachidi.

Gli occhi di Edith si spalancarono per la sorpresa. Lei adorava le arachidi e qualche cosa le diceva che Orlando l'avesse fatto apposta a non fargliele vedere subito.

Facciamo che tu mangi i popcorn e io mangio le arachidi?” propose Edith allungando la mano.

Orlando scosse la testa e disse malizioso:

Dovrai guadagnartele!” e spostò la busta plastificata dalla portata di Edith che sbuffando contrariata rispose alla provocazione:

Ma smettila campagnolo dei miei stivali... Dammi quelle arachidi e tieniti i popcorn”

Orlando allontanò di nuovo la mano ed Edith per cercare di prenderle, fu costretta ad allungarsi un po' troppo franando sul ragazzo, che fu sovrastato dalla bella giornalista.

Si guardarono a lungo. Il cuore di Edith batteva all'impazzata e il petto si alzava e si abbassava velocemente. Anche Orlando guardava rapito gli occhi grigio verde della ragazza, sorridendo compiaciuto. Ci voleva poco, bastava solo che si allungasse, che la baciasse.

Fu Orlando a staccarsi e dire:

Il.. Il film...” e si mise seduto, mentre Edith con gli occhi sbarrati, inorridita, lo fissava con la stessa espressione di qualcuno che ha appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso.

Contrariata si mise a sedere accanto al ragazzo, che interessato guardava il film che -Edith era sicura- conosceva a memoria.

-Per aspera ad astra... Ohm... Per aspera ad astra... Ohm... Per aspera ad astra... Ohm...- pensava Edith torturando una pellicina del pollice, guardando in tralice Orlando che rosicchiava divertito popcorn.

Per tutta la durata del film, Orlando sembrava quasi non avesse intenzione di guardare Edith negli occhi, quasi che una volta successo questo al mondo attorno a loro potesse succedere qualche cosa di terrificante.

Edith si sentiva rifiutata e quindi delusa, triste. Era successo raramente che un uomo si comportasse così con lei.

-Mi sta rifiutando!-

Ti sta rispettando!

-No! Questo non è rispetto... Questo è rifiuto...-

Volevi forse che ti saltasse addosso?

Edith sbuffò. Guardò Orlando e incrociando le braccia disse:

Tra dieci giorni parto, lo sai?”

Orlando si irrigidì. Era la prima volta da una settimana a quella parte che parlava della sua partenza. La stessa che l'avrebbe portata a New York per un lungo periodo di tempo.

Lo so!” mormorò, prendendo una manciata di popcorn e portandoli alla bocca.

Edith sbuffò e si sdraiò. Guardava il soffitto chiedendosi che cosa avrebbe detto Orlando, oltre quell'asciutta risposta.

Non arrivò altro.

Edith si sollevò e infastidita, passando una mano sulla nuca disse:

Ho sonno. Ieri notte non ho dormito molto... Se mi vuoi scusare...”

Orlando la guardò interdetto.

Lo stava mandando via. E lui non le poteva dare torto.

Si alzò senza dire nulla. Le lasciò le arachidi, mostrandogliele prima di poggiarle sul letto.

Grazie!” sorrise Edith senza però voler veramente sorridere.

Orlando imbarazzato uscì dalla camera e voltandosi guardò Edith che lentamente chiudeva la porta e lo osservava da uno spiraglio. Sorrise tirato e con la mano la salutò:

Allora... Ci vediamo domani?”

Non lo so se vengo. Alle volte mi trovo per ore intere a non far nulla...” rispose Edith vaga.

Orlando si strinse nelle spalle. E annuendo, sempre più imbarazzato, aggiunse:

Allora, magari, domani sera...?”

Edith sorrise, un sorriso che non si allargò agli occhi e replicò:

Vediamo Orlando” e salutandolo con una mano, chiuse la porta, lasciandolo come un idiota davanti.

Rimase fermo qualche secondo, poi si allontanò, lentamente a testa china.

Pensava. Pensava a che cosa avesse fatto di sbagliato. E sapeva che era inutile domandarselo. Edith si stava stancando di aspettare. La sua storia con Brian era finita da molto tempo ormai. E Orlando si rendeva conto che la bella giornalista era molto corteggiata. Il suo amico Jude Law era caduto nella sua rete e ora molti dei produttori, quando la vedevano, la invitavano a cena. E se non si dava una mossa di sicuro qualcuno gliela avrebbe fregata da sotto il naso.

E forse se non stava attento sarebbe stato uno di quei pomposi produttori molto simili a Brian, gli stessi che Orlando odiava malcelatamente.

-Non hai palle, ecco perché la perderai. Se non allunghi la mano la perderai. E tu non la vuoi perdere, vero Orlando? Vero?-

Mentre si faceva questa domanda, arrivò alla sua porta e prendendo la tessera magnetica, entrò. Tutto era buio. Allungò la mano verso l'interruttore, sbagliando. Non si era ancora abituato a quella camera. Ma non era quello che pensava Orlando.

Pensava che per davvero era per colpa delle sue paure se lui ed Edith non stavano ancora assieme. E sapeva che il terrore di non riuscire a fronteggiare la giovane giornalista e mandare in fumo la loro amicizia, alle volte, era più forte del loro amore.

-La amo... Lo so che la amo. Amo tutto di lei. Perfino i suoi difetti. E lei...-

Ricordava quando, a casa sua, a Londra, gli aveva detto che lo avrebbe seguito a Los Angeles.

Ricordava quel languore che aveva sentito. E ricordava quando si era chinato a guardarla. Quanto avrebbe voluto baciarla.

-Come prima...-

Guardò il letto, intatto e sorridendo guardò anche il pacco di popcorn che aveva ancora in mano.

Idiota. Ecco che cosa sono!” esclamò a voce alta.

Lanciò i popcorn nel letto e, senza spegnere la luce, uscì dalla camera lasciando che la porta si chiudesse con un gran fracasso alle sue spalle. Corse per il corridoio, chiamò l'ascensore premendo ripetutamente il tasto arrivando perfino a prendendolo a pugni, pronto a distruggere la tastiera della chiamata se l'ascensore non si fosse presentato.

E mentre spostava il peso del corpo da un piede all'altro guardando la freccetta illuminata, Orlando mentalmente ripeteva a modi mantra:

-La amo... Si! Io la amo... La amo... La amo...-

Finalmente l'ascensore arrivò, annunciando il suo arrivo con il solito scampanellio dolce. Dentro non c'era nessuno e questo fece benedire il cielo ad Orlando, facendogli mandare per un attimo al ramengo la sua cultura buddista.

Salì con un salto e schiacciò il quarto piano, quello dove stava Edith.

Impaziente guardava i piani susseguirsi. Quando arrivò a quello di Edith non lasciò nemmeno che le porte si aprissero del tutto e come era entrato uscì, correndo come un pazzo per il corridoio. Arrivò davanti alla porta chinandosi e poggiando le mani sulle ginocchia, sentendo una fitta al fianco. Doveva mollare le sigarette una volta per tutte, prese mentalmente nota. Riprese fiato -o almeno ci provò- e senza nemmeno ricomporsi, bussò con forza e aspettò qualche secondo.

Edith aprì la porta sorpresa e vedendo Orlando gli chiese:

OB! Ti sei diment...”

Non finì. Orlando aprì la porta ed entrò nella camera, guardando Edith negli occhi, con il petto che si abbassava e si sollevava velocemente.

Edith stava per chiedere che cosa ci facesse lì, quando Orlando, precedendola, le prese il viso tra le mani e la baciò con passione.

Poi, poggiando la fronte su quella di Edith, sorridendo disse:

Stai zitta una volta nella tua vita, Norton e ascolta quello che ti sto dicendo, perché non te lo ripeterò...” e prendendo fiato guardando gli occhi obliqui della ragazza, aggiunse: “Ti amo Norton. E ti amo, probabilmente, dalla prima volta che ti ho visto. E non lo so se per te è lo stesso, ma non ho mai desiderato qualcuno come desidero te... Ti ho amato perché sei stata capace di regalarmi un diario per sfogare la mia rabbia per la fine della mia storia con Kate. Sei stata con me la notte di Capodanno, solo per consolarmi, fregandotene del fatto che tutti stavano festeggiando. E ti amo perché mi sai tenere testa. E sono pochissime le persone che ci riescono. Nemmeno mia madre forse, ci riesce come ci riesci tu” i due risero e Orlando continuò: “Ti avevo promesso che ci saremmo chiariti dopo la fine di tutta questa storia. Ma so... Sono sicuro che sia stupido continuare ad aspettare. Voglio stare con te Edith. Non posso nemmeno pensare che tu possa stare con qualcun altro come è successo quella sera... Quella della festa... Ti voglio vicino. Voglio davvero tutte quelle cose smielate che si dicono nei film d'amore. Voglio costruire un futuro con te, che mi conosci come un'amica e che mi sai riportare con i piedi per terra quando la mia testa si gonfia d'aria e mi fa volare troppo alto. E amo da morire la tua maledettissima ironia, quel sarcasmo sottile che mi ha dato tante volte i nervi. Perché so che tu sei la persona che mi può aiutare nei momenti in cui le cose non vanno bene. Perché sei leale. Perché sei più forte di quello che credi, Edith. E non lo sai. Ed è per questo che ti amo Edith. Ti amo da morire...” e baciandola di nuovo le chiese: “E tu, Norton? Tu, mi ami?”

Lo sai che, secondo la mia risposta, le cose cambieranno...” disse pratica Edith.

Orlando la fissò negli occhi e sorridendo ribatté:

Come dice quella canzone? Que serà serà... Vale anche per noi. Sarà quel che sarà. Non siamo noi che dobbiamo deciderlo...”

Edith sorrise e si morse il labbro, chiedendo, mentre cingeva il collo di Orlando con le braccia che lasciò cadere molli:

Da quando è che sei diventato un filosofo?”

Sempre la solita...” intervenne Orlando.

Edith rise baciandolo e disse:

Ti amo anche io Orlando. E se sarà quel che sarà... Allora buttiamoci. Viviamola. Fino a che ci sarà concesso!”

Non per sempre?” chiese Orlando stupito e un po' deluso.

Edith si staccò dal ragazzo e risentita rispose:

Solo un paio di minuti fa mi hai detto che mi amavi!”

Si. Ti amo!”

E mi condanni ad un eternità assieme a te? Non sono così masochista!”

Orlando la guardò in silenzio, soppesando quello che aveva detto la ragazza. Poi, buttandosi addosso a lei, disse:

Ma tu guarda...”

Caddero ridendo sul letto.

Si baciarono ed Edith, guardando Orlando dolce, disse:

Sarà pure quel che sarà... Ma sappi che stanotte non succederà altro. Devo ancora digerire il fatto che siamo una coppia...”

Ma tra dieci giorni parti!” ribatté deluso Orlando.

Edith si mise a sedere e rispose:

Hai aspettato otto mesi. Aspetterai ancora un po'...” e baciandolo aggiunse facendolo sollevare dal letto: “E ora a nanna. Non voglio che il regista chieda la mia testa perché hai delle profonde occhiaie dovute al fatto che non ti ho fatto dormire..”

Ma le occhiaie mi vengono uguale...” puntualizzò Orlando.

Attraverso le asperità arriverai alle stelle!” rispose Edith e salutandolo chiuse la porta.

Orlando rimase a guardare la porta sorridente e prendendo il cellulare che aveva in tasca, sorridendo felice che la batteria non fosse andata a ramengo come suo solito, chiamò Edith.

Ma allora stiamo assieme?” chiese appena Edith rispose.

Bloom! Vai a dormire... E medita se non ci riesci... Medita!” e sorridendo, stava per salutare quando il cellulare si spense.

Maledicendo la tecnologia e la sua incompetenza nel campo, andò all'ascensore per tornare in camera sua.

Felice e rilassato. Finalmente dopo sette mesi.







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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Attraverso le difficoltà si raggiungono le stelle, dice questo capitolo.

E io magari le stelle le raggiungo. Ho quasi scritto tutto la storia, come ho detto. Come ho detto è piuttosto lunga. Solo che ora non so come farla finire, me misera!!!!!

Dovrò inventarmi qualche cosa.

Allora! Ringrazio fede che mi recensisce ogni capitolo e ogni volta mi fa commuovere -e dico davvero!!!!- con le sue recensioni. Qualche giorno ti faccio un regalo. Te lo meriti fede!!! Per quanto riguarda il postare spesso, posterò spesso perché ho la storia scritta fino al capitolo 50... Ve l'ho detto che è lunga. Mi manca solo correggere.

È vero anche che devo finire quella di Elijah Wood, e quella dei Take That. Per non parlare quella su Esmeralda. Oh mamma!!! mi sono incasinata.

Quello che voglio dire, cazzate a parte, è che magari, invece di questa fanfiction, ne vedrai aggiornata qualcun altra, ma tranquilla. Posterò spessissimo.

È italiano. Word non lo ha corretto!! ghhghghghgh.

Ringrazio poi la Wonder Woman Chiaretta78 . CaVa... Ma lu sai peVchè ti ho dedicato il capitolo. PeVchè sei una donna bionica e te lo meViti...

Scusa se sclero. È la febbre. Ghghghgh.

Vi ringrazio davvero. Non è semplice seguire gli scleri multipli di una pazza trentenne. E voi lo fate. Per questo vi do tutto il mio rispetto.

Grazie. Grazie. Grazie.

Ringrazio inoltre i lettori silenti o quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, le ricordate o le seguite. Grazie anche se non recensite.

Vi auguro buona lettura, sperando che lo sia davvero.

Baci. Niniel.





Capitolo 27: Per aspera ad astra.


Passò una settimana. Una settimana fatta di baci e di carezze per Orlando ed Edith. Ma niente di più.

Cosa molto romantica per Edith. Abbastanza avvilente per Orlando che per quanto si potesse sentire un galantuomo, cominciava a sentire un certo 'bisogno' diventare via via sempre più impellente. Era comunque un uomo che infondo aveva amato più o meno consciamente una donna per otto mesi. E l'aveva amata in tutti i modi in cui poteva amarla: con rabbia, con dolore, con sorrisi, con desiderio, con voglia via via sempre crescente, anche di un solo contatto.

Ora il contatto c'era stato. I baci abbondavano. Le carezze, i sorrisi, le parole sussurrate erano ormai all'ordine del giorno.

Ma qualche cosa mancava ad Orlando. Qualcosa che non mancava ad Edith che non appena la situazione si surriscaldava saltava in piedi e cacciava il ragazzo, sempre con garbo, salutandolo e lasciandolo solo davanti alla porta con i suoi... pensieri.

Certo, tutto era molto romantico. Tutto era molto dolce.

Ma come dice il detto: una volta che hai visto la torta, ne vuoi una fetta per sentire il sapore.

Ma Edith non era per niente disposta a far assaggiare nulla al giovane attore.

Diceva di non sentirsi pronta. Ma a ventisei anni, quasi ventisette, dopo una relazione di due anni, avere questo comportamento virgineo con il proprio ragazzo, per Orlando, era davvero esagerato e fuori dal comune.

Ma se è vero che una volta vista la torta ne vuoi conoscere anche il sapore, c'era un altro detto che diceva: l'attesa rende più dolce la conquista di ciò che si desidera.

Bastava solo avere pazienza. E forse, come diceva Edith, la loro prima volta non sarebbe stata una cosa squallida simile a tante altre prime volte, ma un ricordo solo loro, che li avrebbe fatti sorridere quando lo avrebbero rievocato tempo dopo.



MA PORCA MISERIA!!! PORCA, PORCHISSIMA MISERIA!! AIUTO! AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI, SONO DI NUOVO RIMASTO BLOCCATO DENTRO... AIUTATEMI!”

Orlando gridava dall'interno della roulotte, sbattendo i pugni contro la porta di nuovo bloccata. A quanto pareva era passato un mese ma a nessuno era saltato in testa di aggiustare la serratura rotta. E così, per la terza volta quella settimana, Orlando si trovò chiuso dentro, mentre gli altri vociavano attorno senza rendersi conto che lui non era uscito.

MI VOLETE DARE UNA MANO?” gridò dando un cazzotto molto forte alla porta, maledicendosi subito dopo e tenendo le nocche, pericolosamente rosse e doloranti. Si guardò intorno disperato. Aveva già provato ad uscire fuori dalla finestra, ma quella era troppo piccola e aveva rischiato di rimanerci incastrato, rendendosi così, se possibile, più ridicolo.

Scartò quindi la finestra. Sospirò e guardò il cellulare.

Lo prese e vide che la batteria usurata dal continuo utilizzo dell'apparecchio e dal fatto che Orlando l'aveva, inavvertitamente, fatto cadere in mare, stava dando i primi segni visibili di scompenso, collaborando solo a determinati orari, scaricandosi solo quando le telefonate erano importanti. Ad esempio con Edith che puntualmente si arrabbiava per il fatto che Orlando non trovasse mai un solo momento per comperarne uno nuovo.

In quel momento, Orlando pregò, il cellulare DOVEVA essere acceso e permettergli di chiamare qualcuno per venire ad aiutarlo.

Cercò il nome di Robin, la sua agente e in meno di venti minuti fu fuori dalla roulotte.

Naturalmente ne seguì una giusta tirata di orecchie da parte della donna e del giovane attore.

L'addetto, spaventato da tanta rabbia, trattò i due con le pinze, pensando a cosa sarebbero stati capaci di fare se solo avesse detto che non prima di tre giorni, la porta della roulotte sarebbe stata aggiustata.

QUESTA È LA QUARTA VOLTA IN UNA SETTIMANA. ORLANDO STA LAVORANDO, NON STA QUA A PETTINARE LE BAMBOLE. QUELLA DANNATISSIMA PORTA È ROTTA. PRETENDO CHE LA RIPARIATE IL PRIMA POSSIBILE!” gridò Robin con una nervo che ballava sulla guancia sinistra.

APPUNTO. COMINCIO A SENTIRMI RIDICOLO. È PIÙ DI UN MESE CHE VI CHIEDO DI RIPARARE QUELLA MALEDETTISSIMA PORTA E NESSUNO MI STA AD ASCOLTARE. SONO STUFO. SE ENTRO TRE GIORNI QUELLA PORTA NON SARÀ RIPARATA, FARÒ RAPPORTO ALLA PRODUZIONE. FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO...” sbottò a sua volta Orlando.

Alle parole 'tre giorni' l'uomo si illuminò e, fingendosi rammaricato, disse ossequioso:

Prometto che entro tre giorni, le metteremo il pezzo nuovo... E le chiedo ancora, signor Bloom, di scusarmi, a me e al resto della mia squadra per questo contrattempo. L'unica cosa che le chiedo è di non chiudere MAI la porta, per evitare di trovarsi di nuovo bloccato dentro”

Orlando guardò l'agente con la coda dell'occhio, più per vedere come reagiva che per acconsentire tacitamente a quello che era stato detto.

Non vedendo reazioni di rabbia da parte della donna, sorrise, contento di aver avuto quello che voleva gridando come fanno tutte le grandi star e ritornò nella roulotte, per sistemare il trucco che tra il caldo dell'abitacolo adibito a camerino e la sfuriata si era decisamente disfatto.



Edith guardò il cellulare nel letto. Non si era accorta che si stava scaricando, troppo intenta a cercare di designare il destino dei suoi protagonisti vivi o morti che essi fossero.

Aveva quindi chiamato a Jen, con la quale si sentiva quotidianamente, visto l'ormai imminente parto; con Rachel e con John, che esultarono felici alla notizia di lei e Orlando che stavano finalmente assieme; parlò con Paul e perfino con sua madre. Per quanto riguardava Patrick, suo padre, Edith sapeva che i tempi non erano abbastanza maturi perché le cose potessero andare più avanti di quello che erano già andate. Avrebbero ripreso i rapporti quando sarebbe stato il momento e, vista la gravità della situazione di Emma, il momento, di sicuro, non era ancora arrivato.

Persa nelle sue chiamate intercontinentali, Edith solo quando era già bella che pronta, si rese conto che la batteria del cellulare era scarica da morire, che non aveva né un cellulare di riserva, né tanto meno una batteria carica da mettere al posto di quella sua.

Pensando che le chiamate più importanti le aveva fatte e che Orlando le aveva dato appuntamento direttamente sul set per andare a bere con gli altri qualche cosa in un localino molto carino, Edith guardò il cellulare sul letto e con una scrollata di spalle che voleva significare che non poteva far nient'altro per il suo telefono, uscì dalla stanza, sorridendo.

Come sempre quando doveva vedere Orlando.



Orlando, ancora con le braghe di Will Turner addosso, con una maglietta di un improponibile giallo sopra, si stava sistemando i capelli alla bene e meglio quando sentì Johnny Depp che lo chiamava da fuori la roulotte.

Bloom? Allora? Sei di nuovo rimasto chiuso dentro?”

Orlando sorrise e spalancò la porta poggiata appena e sorridendo, disse:

No. Non sono rimasto chiuso dentro” e incrociando le braccia, poggiandosi allo stipite, aggiunse: “Che c'è?”

Volevo sapere se tu ed Edith venivate con noi a bere qualche cosa!”

Orlando si grattò la testa. Non era molto felice di passare una delle ultime serate di Edith assieme a lui, con un gruppo vociante di persone. Ma era stata Edith stessa a dire ad Orlando di accettare l'invito, dicendo che, dopo la fine della lavorazione del film, avrebbero avuto tutto il tempo di questo mondo per vedersi, anche se lei stava a New York.

Si. Edith dovrebbe venire tra poco. Ho provato a chiamare ma credo che non ci sia campo. Dice che l'utente non è raggiungibile...”

Depp aprì le labbra in un 'Ah!' silenzioso e replicò:

Allora, se non ce la fate tra venti minuti ci trovate al centro del paesino qua vicino al 'Three Bells'. Non è difficile da trovare. Basta che prendiate un taxi. Mi raccomando, però. È meglio che non camminiate per le strade a piedi e soprattutto da soli...”

Orlando annuì e prese il biglietto che il coprotagonista gli stava dando, dove stavano scritte le indicazioni per raggiungere il pub.

Allora ci vediamo là. Ok?” disse Johnny salutandolo.

Orlando annuì e rientrò nella roulotte.

Se solo fosse riuscito a convincere Edith a non andare.



Salve!” sorrise Edith verso le due guardie all'entrata del set. Bob e Greg ormai conoscevano Edith e la consideravano una di famiglia.

Edith!” sorrise uno dei due facendo un piccolo cenno con la mano vicino alla fronte in segno di saluto.

A passo svelto entrò dentro il set e salutò i più o meno conosciuti volti che più volte aveva incontrato in quella settimana.

Si avviò verso la roulotte di Orlando, fermandosi a parlare con chi le chiedevano se quella sera ci sarebbe stata anche lei al locale.

Edith dispensava sorrisi e annuiva a ogni domanda e salutava calorosamente chiunque le strappava la promessa di farsi offrire qualche cosa da bere.

Era alla sua prima esperienza in un set cinematografico. Non ne aveva mai visto uno dato che tutti gli attori che aveva intervistato li aveva visti sempre 'in abiti civili'.

Non sapeva dire se le piaceva o no. Aveva sempre sentito dire ad Orlando che solo una volta -e anche allora c'erano stati dei problemi, inutile negarlo- si era davvero sentito a casa, su di un set cinematografico. Era successo in Nuova Zelanda e infatti con molti di loro si sentiva ancora. Quella volta non si era lamentato parecchio. Non avevano usato nessuna delle donne che stavano con lui sul set per far credere ai media e alle riviste scandalistiche – che Edith odiava cordialmente dopo la storia meschina che aveva messo su Brian- che stesse nascendo una fantomatica storia. Non c'erano stati attriti con altri attori che si sentivano minacciati anche dalle controfigure, dicendo che gli potevano rubare la scena.

Certo, ad Edith non piaceva ancora Keira, ma a detta di Orlando, non era poi così male una volta conosciuta meglio.

Era persa nelle sue elucubrazioni, quando si trovò davanti alla roulotte di Orlando, sorrise e notando la porta aperta entrò.



Cellulare di merda.” borbottò Orlando voltato di spalle alla porta.

Perso nella sua battaglia che non lo vedeva vincitore in qualsiasi caso, anche se il cellulare fosse stato nuovo, Orlando non si era reso conto che ormai nello stretto abitacolo non era più da solo. Fu Edith ad attirare l'attenzione del ragazzo chiudendo dolcemente la porticina e dicendo con un sorriso:

Ti sembra normale che io mi presento qui in perfetto orario e ti ritrovo con le brache di Will Turner?”

Orlando si voltò di scatto, guardando Edith con tanto d'occhi. Ci volle qualche secondo perché si rendesse conto che non era un intruso quello che era entrato, ma la sua ragazza e mostrando il suo sorriso più radioso l'attirò a se e con voce bassa e suadente disse:

Sei bellissima!”

Edith rispose al bacio, poi, allontanandolo, guardandosi intorno, replicò, con freddo distacco:

Non mi seduci così Bloom. Dovresti saperlo che le tue espressioni da beota e le tue scarse imitazioni di una voce suadente non mi fanno né caldo, né freddo...”

Orlando scosse la testa e allargando le braccia divertito, nonostante tutto, dall'attacco della ragazza chiese:

Ma stiamo assieme o cosa?”

Edith rise e prendendolo per il collo della maglietta lo tirò a se e lo baciò. Fu un bacio appassionato e seppur a malincuore fu lo stesso Orlando a bloccarla. Non ci sarebbero state docce gelate a 'farlo tornare alla realtà' quella volta. Quindi, per tamponare futuri danni, sorrise e sottovoce tenendo una mano di Edith tra le sue e baciandola, sussurrò:

Amore... Siamo gli ultimi. Ci staranno aspettando!”

Edith lo guardò, sollevò un sopracciglio e replicò:

Muoviti a togliere quei pantaloni allora. Sono stufa di stare in questo forno a microonde. Ci si squaglia qua dentro...” e mettendosi a sedere, prese dei copioni di Orlando e sedendosi nella poltrona dell'attore, si mise a leggeri con finto interesse.

Orlando, stupito da quel repentino cambio di Edith, scosse la testa e prese i pantaloni per indossarli.

Una volta finito, legando i capelli in un codino carico di gelatina, per non permettere ai capelli, altrimenti ricci, una volta asciutti, di scappare da una parte all'altra, disse:

Amore sono pronto!”

Edith sorrise guardandolo, storse la bocca e disse:

Sei sicuro?”

Orlando si guardò: aveva una maglietta giallo disperazione e pantaloni con le tasche verde militare. Ai piedi calzava snickers nere e gialle della Nike.

Si. Perché?” chiese Orlando confuso.

Edith sospirò scuotendo la testa. Si indicò e Orlando morendosi il labbro, poté notare il vestito leggerissimo, quasi trasparente, di Edith, che la quasi fasciava completamente -eccezione fatta per la gonna un po', ma non troppo svasata-, senza risultare volgare o dare quel brutto effetto fagotto che tante volte, vestiti di quel tipo, davano a chi li indossava.

Toccò le bretelline che si poggiavano sulla pelle ambrata -bretelline formate da roselline dello stesso motivo del vestito- e sorridendo, ribatté:

Non sei un po' troppo scollata? Mi sa che torniamo in albergo e ti cambi!”

Edith sollevò la testa e sbuffando, scuotendo la testa dove, mille ciuffi biondo cenere -quelli non legati nella semplice crocchia tenuta su da un bastoncino di legno scuro-, appena mossi, si mossero docili attorno al collo, disse:

Con questo mi vuoi fare pagare tutti i miei errori e tutte le cose brutte che ho fatto, vero Dio?” e puntandosi un dito contro aggiunse: “Questo è stile, Bloom. Questo- e puntò il dito verso Orlando- è... è... Oddio! Non so nemmeno che cos'è talmente fa schifo!”

Orlando rise e senza rispondere, prese alcune delle sue cose e si avvicinò alla porta.

Era chiusa! Cercò di sbatterla. Nulla. Era di nuovo bloccata.

Edith, con le braccia incrociate lo guardava, senza capire se Orlando stesse scherzando o stesse facendo sul serio.

Ti sei fumato quel poco cervello che avevi al sole e ora non riesci ad aprire una porta?”

Orlando si voltò, guardandola infastidito. Non sorrideva e già questo, per Edith, era tutt'altro che un buon segnale. Avvicinandosi, gli chiese:

Amore? Che succede?”

Orlando provò a tirare la porta e chiese:

Hai chiuso la porta quando sei entrata?”

Si! Mica la lasciavo aperta...”

BENE!” esclamò Orlando sferrando un pugno all'uscio facendo sussultare le pareti ed Edith spaventata e sorpresa dalla reazione del compagno.

Aspetta provo io!” si avvicinò lei, pensando che, come spesso accadeva, con un po' di grazia, invece della solita forza bruta maschile, la porticina della roulotte si sarebbe aperta.

Non ci riuscirai. È da più di un mese che sto chiedendo a tutti di aggiustarla. Ma non mi ascoltano...”sbuffò Orlando poggiando la schiena contro la parete di legno dell'abitacolo.

Fammi provare!” disse Edith cercando di smuovere il piccolo meccanismo che sembrava come incollato.

Ti ho detto che si è bloccata, che ci provi a fare!” continuò Orlando che sentiva una strana sensazione di panico pervaderlo lentamente, come un mostro che ti avvinghia lentamente e ti blocca i respiro, stringendoti la gola e premendo il petto.

LA VUOI SMETTERE DI FIATARMI SUL COLLO E MI LASCI FARE?” sbottò Edith infastidita, sentendo la stessa spiacevole sensazione impadronirsi di lei.

Quella dannatissima porta si DOVEVA aprire. Loro non POTEVANO stare chiusi dentro, sapendo che TUTTI erano al bar a fare bisboccia.

Dopo vari tentavi, arresa, ammise:

Non ci riesco!” e voltandosi, battendo contro la porta, cominciò a gridare: “AIUTO! QUALCUNO CI AIUTI! SIAMO CHIUSI DENTRO! NON C'È NESSUNO CHE PUÒ AIUTARCI! AIUTO! AIUTO! VENITE A SALVARCI!”

Orlando la guardò e chiese:

Non è più facile prendere il cellulare?”

Fallo invece di guardarmi perdere la testa!”

Sai benissimo che il mio non funziona!”

Edith boccheggiò e ricordò, come in un lampo, la sua porta della stanza che si chiudeva, mentre il suo cellulare, rimaneva dentro a ricaricare la batteria.

Edith. Tu hai il cellulare vero?”

Non volendo ammettere nemmeno con se stessa la leggerezza appena compiuta, gridò:

E TU? QUANDO DECIDERAI A CAMBIARE QUEL CELLULARE?”

La reazione di Edith, sortì l'effetto meno desiderato da Orlando. Sentiva la gola secca e le mani tremare. Erano chiusi in una roulotte, dentro un set deserto con solo una bottiglia di succo e due bottigliette d'acqua. E faceva caldo. Molto caldo. E, se non passava nessuno a controllare, come Orlando temeva bene di ricordare, avevano ben undici ore di prigionia da scontare dentro quel cubicolo di latta.

Cercando di non farsi prendere da panico -cosa che gli sembrava impossibile- disse, serio:

Stiamo calmi. È inutile gridare” e aprì la finestrella.

Edith la vide e illuminandosi, dopo un attimo di smarrimento dovuto al fatto che Orlando non aveva reagito alla sua sfuriata, disse, indicando il pertugio:

Io da qui ci passo benissimo. Mi aiuti a uscire e vado a cercare aiuto!”

Orlando scosse la testa:

No! È fuori discussione. È buio. E fuori non c'è nessuno. Vuoi uscire per strada da sola e incappare in qualche malintenzionato? E guarda, ce ne sono parecchi!”

Il sorriso di Edith morì come era nato. Si guardò attorno e disse:

E cosa facciamo?”

Orlando si mise a sedere nella sua poltrona e rispose:

Aspettiamo. E cerchiamo di stare calmi. Ci libereranno appena si renderanno conto che non siamo al bar o all'albergo...”

Edith lo guardò e con le lacrime agli occhi per la paura, disse:

Bene! Era il mio sogno romantico rimanere chiusa in una dannatissima roulotte assieme al mio ragazzo in mezzo al nulla!” e chinandosi, mostrandosi per la prima volta debole, sopraffatta dall'attacco di panico dovuto al fatto di ritrovarsi chiusa dentro un luogo senza via di uscita, cominciò a piangere a dirotto.

Orlando si sollevò, colpito. Non se lo aspettava.

Lentamente si avvicinò e sorridendo, passando una mano sul viso truccato leggermente della compagna, disse:

Amore. Tranquilla. Davvero. Non c'è bisogno che ti agiti! Ci verranno a prendere quando meno te lo aspetti. Male che vada, possiamo dormire. Non è così terribile. Tranquilla...” e con il palmo della mano le accarezzò una guancia.

Edith fece aderire meglio il viso contro il palmo, rincuorata dalla carezza del ragazzo, sorridendo dolce tra le lacrime. Poi, piano, cominciò a baciarlo. Orlando la guardò con la bocca socchiusa. Sollevò gli occhi azzurri, quel giorno, su di lui e disse:

Stringimi..”

Edith. Sei spaventata e non sai quello che stai facendo..” cercò di farla ragionare Orlando che, di sicuro, non si voleva trovare con Edith che inveiva contro di lui il mattino dopo per aver fatto sesso con lei.

Edith scosse la testa e sussurrò, tenendo la bocca a pochi centimetri da quella di Orlando:

Non sono mai stata così sicura di quello che facevo in tutta la mia vita...” e lentamente cominciò a sfilare la maglietta del ragazzo che, sollevando le braccia l'aiutò nel suo compito.

La lunga attesa, di cui nemmeno Orlando sapeva esattamente il giorno in cui era iniziata, la tensione che si tramutò velocemente in quell'invitante languore, portò Orlando a far correre le dita sulle bretelline decorate del vestito di Edith, facendole scivolare lentamente sulle spalle della ragazza, che sospirando, gli baciò il collo infilando le mani dentro i pantaloni di cui aveva slacciato qualche bottone poco prima.

Oltre i loro respiri, il rumore della zip del vestito di Edith balenò per un trionfale istante, in cui i cuori di entrambi si fermarono, lasciandoli a guardarsi negli occhi. Le difese tra di loro stavano lentamente cadendo. Finalmente avrebbero esplorato qualche cosa che non conoscevano: la loro intimità; il piacere fisico e la gioia di donarlo all'altro.

Quando era stato il momento di farlo con qualcun altro, inclusi Kate e Brian, Edith e Orlando non si erano posti gli stessi problemi, nonostante anche le precedenti relazioni fossero cominciate con la reciproca amicizia.

Tra loro, invece era diverso: c'era un carico di aspettative e di responsabilità non indifferente, che avrebbe gridato una volta che quell'unione sarebbe conclusa con il giusto appagamento di corpo e anima.

Mentre si spogliavano, entrambi sapevano quello a cui andavano incontro, nonostante fossero terrorizzati, però, continuarono. E non solo per il mero bisogno fisico. Non era solo quel senso di possessione animale a parlare per loro. Era qualche cosa di più. E tutti e due lo sapevano.

Era un rito, una danza che li avrebbe uniti ancora i più, che li avrebbe resi una cosa sola per un breve arco di tempo, ma che avrebbe rinsaldato notevolmente la loro relazione appena nata.

I vestiti, cominciarono a cadere soffici sul pavimento e, lentamente, anche i loro corpi scivolarono dolcemente assieme, uniti dalla passione di baci che saziavano la loro sete via via più ardente.

Orlando baciò la spalla di Edith, mordendola delicatamente, mentre lei tendeva le dita rapaci sulla schiena, accarezzandone dolcemente la curva deturpata dalla lunga cicatrice, subito dopo.

Furono graffi, sospiri e gemiti impazienti, prima.

L'unione una dolce danza, poi.

Fecero l'amore con lentezza, consci del fatto che nessuno li avrebbe sentiti, disturbati, visti, fermati. Erano solo loro due e il cielo stellato che si intravedeva attraverso la finestrella aperta precedentemente da Orlando.

Era i profumi dell'estate dei Caraibi, diversi da quella di Londra, mescolati all'odore del sesso, aspro e sensuale.

Lottarono per dominarsi, dimostrando anche lì i loro caratteri per nulla deboli. Riuscirono a sorprendersi riconoscendo punti deboli al primo tocco.

Fu lotta e amore. Piacere e paura.

E mentre, sfinita da tutte le giravolte, Edith si lasciava dominare da Orlando stringendolo, come il mare in tempesta, un'onda sempre più grande si gonfiava, si gonfiava fino a esplodere con un boato, infrangendosi nella riva con uno schianto che lasciò Orlando ed Edith a fissarsi ansimanti e sorridenti negli occhi.

Era accaduto.

Non si poteva tornare indietro.

Ma forse nemmeno volevano che accedesse.

Si baciarono e poggiandosi al seno di Edith, Orlando beato, pensò che attraverso le difficoltà si raggiungono le stelle.


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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Per i ringraziamenti dritti alla fine... per il capitolo... Potete continuare alla riga sotto.


Buona lettura... Niniel...




Capitolo 28: In the city of blinding light.


Edith uscì dalla clinica sospirando arresa.

Aveva cento modi differenti per passare il suo tempo: correggere le bozze del suo romanzo, poteva essere la prima. Per non parlare del fatto che a migliaia di chilometri di distanza il suo ragazzo stava finendo di girare un film. Ed era da solo in mezzo a migliaia di ragazze. E non era una sua paranoia. Lo aveva visto coi propri occhi.

Invece, con suo sommo dispiacere, Edith era bloccata a New York, quasi tutto il giorno, giornalmente, giorni del week-end esclusi.

Si chiedeva ancora perché tutta la famiglia Norton aveva deciso che era lei l'unica che avrebbe davvero potuto aiutare Emma. Perché, in quel momento, lei non riusciva a capirne il motivo che li aveva spinti a farlo.

Emma ed Edith erano diventate peggio che delle estranee.

Emma era una top model sul viale del tramonto, nonostante i suoi venticinque anni. La droga, l'alcool, l'anoressia stessa, l'aveva non solo debilitata ma anche sciupata precocemente, coprendo il suo volto di un'aura di tristezza che la invecchiava anzitempo.

Edith, per quanto l'opera di Brian avesse funzionato, era comunque capace ancora di credere in se stessa, di lottare per riottenere quel posto in paradiso che aveva perduto e che con tanta fatica aveva conquistato.

Erano gli antipodi. Simili, ma non uguali; belle, ma di due bellezze diverse: più impostata la bellezza di Emma, che sembrava sfilasse anche quando camminava in corsia; più naturale quella di Edith che, nonostante fosse cosciente del suo ascendente sugli uomini, non si impostava come una marionetta mossa da mani invisibili, ma lasciava che il suo corpo seguisse movimenti fluidi e non calcolati.

Ma non era quello il vero problema. Non erano le loro differenza fisiche o comportamentali a rendere quel soggiorno newyorkese così terribile per Edith. Lei amava New York. Da sempre. Dalla prima volta che l'aveva vista. Era un po' come Londra: o la ami o la odi. Erano due città simili, ma nonostante tutto speculari. Entrambe non dormivano, entrambe avevano quartieri con lo stesso nome. Ma Londra aveva una magia diversa da New York. E New York aveva quel qualcosa che Londra non avrebbe mai potuto avere. E non erano solo i grattacieli.

Il problema di Edith era che dopo più di due settimane nella Grande Mela non era ancora riuscita a parlare civilmente con Emma. E civilmente stava a significare senza lanciarsi niente addosso. O per lo meno, senza ricevere oggetti scagliati da Emma addosso.

Per non parlare del fatto che, ogni volta che sollevava lo sguardo sugli altissimi grattacieli, sentiva una morsa allo stomaco. Le mancavano i Caraibi e per fino Los Angeles. Le mancava Orlando e fare l'amore con lui. Le mancava sorridere come da ormai due settimane con la rabbia di Emma che scoppiava ogni momento non riusciva più. Per non parlare del fatto che ogni volta che tornava in albergo si sdraiava sul letto e non riusciva nemmeno ad accendere il portatile e di conseguenza non buttava mia giù nuove idee.

Per colpa di Emma la sua vita intera era in stasi, come se anche lei fosse rinchiusa in una di quelle camere e stesse facendo una terapia per guarire da quel mostro scuro chiamato anoressia. Ma non era così. Lei era sana. Come un pesce. Solo se continuava così si sarebbe ammalata sul serio: di nervi però.

Si malediceva chiedendosi che cosa l'avesse portata ad accettare e i motivi, se ben ci pensava, erano molteplici: dallo sguardo speranzoso di sua madre, a quello allegro di Paul. E all'impellente bisogno di avere una seconda opportunità con suo padre.

Prese il cellulare, persa nei suoi pensieri e guardò le chiamate perse. Due erano i Orlando – che finalmente si era deciso a comprare un telefonino nuovo- e una di Rachel.

Stava per richiamare l'ultima, dato che non la sentiva da un po' di tempo, quando il cellulare prese a squillare e sulla schermata apparve : FRED CALLING.

Stupita a preoccupata, Edith, accettò la chiamata e chiese:

Fred? Che succede? Mi stava chiamando Rachel...”

È nato. Mio figlio è nato!” esclamò commosso l'amico dall'altro lato.

Una strana sensazione di gioia e di dolore pervase Edith. Sapeva perché. La prima era indubbiamente per il fatto che Jen e Fred fossero diventati genitori e che visto che Fred era davvero felice le cose erano andate bene. La seconda perché, con tutti gli altri, mancava solo lei all'ospedale ad accogliere quello che sarebbe stato suo figlioccio.

Come stanno Jen e il bambino? Quanto ha pesato? E come lo chiamate?” fece Edith in un fuoco di fila idi domande, commossa dalla notizia, fregandosene del fatto che la gente che le correva intorno potesse rendersi conto che piangeva.

Jen è stanca, ma sta bene. Il bambino ha pesato tre chili e cinquecentocinquanta grammi. È bellissimo, Edith, lo dovresti vedere...” rispose sempre più commosso Fred.

E come si chiama!” incalzò Edith dolcemente.

Fred sorrise e rispose:

Jael. Jael Thomas Bennet...”

Edith sospirò soddisfatta.

Era euforica all'idea di avere un nuovo nipotino assieme alla piccola Charlotte. Sollevò la testa, con gli occhi pieni di lacrime di gioia e con voce rotta dalla commozione disse:

Congratulazioni. E sappiate che appena finisco qua vengo subito da voi. Vi adoro...”

Chiuse la chiamata e guardò gli enormi palazzi di quella città dalle luci accecanti.

E per la prima volta dopo quattordici giorni non le fecero mancare l'aria com'era successo da quando era arrivata a New York.

Non sentì la mancanza e il senso di sconfitta che l'aveva sopraffatta in quelle giornata controproducenti.

Una nuova via era nata e solo questo rendeva qualsiasi posto del mondo, qualsiasi sensazione o situazione bella come mai prima di allora era davvero stata.



Quanto hai detto che ti manca?” chiese Edith spalmando la crema sulle gambe.

Era appena uscita dalla doccia e approfittando del fatto che di sicuro lo avrebbe trovato libero, aveva chiamato Orlando.

Orlando sorrise e rispose:

Lo so che ti manco da morire!”

Era vero. Ma Edith era una che non ammetteva sotto tortura nemmeno di avere dolori ovunque per colpa delle mestruazioni di certo non avrebbe ammesso davanti ad Orlando che le mancava. Inoltre, per punire la malizia e l'egocentrismo dell'attore, disse:

Nemmeno un po'. E ti vorrei ricordare che di noi due quello che è costretto a rimanere sessualmente attivo, caro mio, sei tu... E con questo posso ritorcere la stessa domanda a te... Non trovi?”

Orlando rise di gusto. Erano finiti i tempi in cui, una battuta di Edith scatenava l'ira funesta di Orlando. E, alle volte, ad essere onesta con se stessa, Edith ne sentiva la mancanza.

Finiamo tra un paio di giorni. Poi ci danno un po' di tregua e si riparte tra tre settimane per le prove in studio. Non abbiamo fatto tutto qui...” rispose Orlando alla precedente domanda.

Edith sbuffò infastidita. Una settimana era lunghissima. Almeno per lei che aspettava da almeno due di rivederlo.

Sappi che la lontananza non mi piace in una storia visto quello che è successo con Kate!” ammise Orlando serafico.

-Nemmeno a me!- pensò Edith.

E quando finisci vieni qua a New York? Sai... Oggi è nato il figlio di Fred e Jen e pensavo che sarebbe una bella cosa se partissimo assieme per Londra, una volta finito qua...”

Orlando si schiarì la voce e disse:

Si può fare. Sempre che Robin non mi appioppi qualche stupida intervista, tipo con qualche pomposa e irriverente giornalista...”

Edith sollevò la testa riflettendo su quello che aveva detto Orlando per mezzo secondo e replicò:

Vedi di tenerlo dentro le mutande Bloom, nel caso. L'ultima volta che eri fidanzato e hai incontrato una grande giornalista, che ti ha detto il fatto suo su come comportarti, ti sei lasciato e sei finito in un mezzo casino...”

Non ricordo nessuna giornalista che mi abbia reso la vita così impossibile. E non ricordo nemmeno una giornalista che mi abbia dato lezioni di educazione... Una molto maleducata... Quella si che la ricordo...”

Bloom! Faccio sempre in tempo a lasciarti!”

I due risero sommessamente. Poi Orlando chiese:

E da te? Come vanno le cose con Emma?”

Edith sbuffò. Chiamare Orlando era stato un toccasana. Non aveva pensato a nulla. Specialmente e quello che era stato chiesto di fare alle due sorelle Norton 'a scopo terapeutico' per il giorno dopo.

Siamo nella fase psicologica, che è più importante di quella fisica, della riabilitazione. E diciamo che, se continua così, ci finisco io dallo psicologo” rispose Edith.

Che è successo?” domandò Orlando interessato.

Edith si mise a sedere nel letto e sciogliendo il nodo all'asciugamano, lasciò i capelli umidi sulle spalle e muovendoli con una mano rispose:

Mi hanno dato i compiti a casa...”

Orlando trattenne a stento una risata, lasciando uscire un inequivocabile sbuffo e replicò:

Che significa i compiti a casa?”

Significa che, entro domani, devo scrivere una lettera a Emma e leggere quella che mi scrive lei. Poi parlarne davanti ad uno psicologo. Dicono che questo aiuti a capire quali sono i motivi che hanno spinto una persona a cadere nel tunnel dell'anoressia. Che normalmente dipende sempre dal ménage familiare. E visto quanto è stato disastroso il rapporto familiare dei Norton negli ultimi dieci anni, credo che più di una lettera debba scrivere un papiro.”

Stavolta Orlando rise e incoraggiante disse:

Tranquilla. So che puoi scrivere una lettera meravigliosa che aiuterà tua sorella...” e dopo una breve pausa, in cui Edith lo immaginò che guardava veloce l'orologio, aggiunse: “Amore... Io devo andare altrimenti quelli della produzione mi uccidono qua, sul set. Ti amo...”

Edith si raddolcì e rispose:

Anche io ti amo e non vedo l'ora di riabbracciarti!”

Orlando sorrise compiaciuto e con un sussurro salutò di nuovo Edith che chiuse il telefono e lo guardò con un sorriso stupido sulle labbra.

Non si era mai sentita così. Orlando la stava davvero rendendo felice. E questo era davvero un grosso punto a suo favore.

Posò il cellulare sul letto e prese un foglio dalla risma che aveva comprato in una libreria fuori dalla clinica. Sospirò e aprendo la stilografica tracciò in una bellissima calligrafia tonda e appena inclinata:

'Cara Emma...

anche se cara non mi sembra un termine appropriato tra sorelle. Specialmente sorelle come noi...'

Si bloccò e guardò davanti a se. Poi sorrise e continuò a scrivere. Non era una lettera scritta con trasporto. Al contrario. Era un qualcosa tolto con la violenza, senza che Edith lo volesse davvero.

Ma la punta della stilografica macchiò il carta altrimenti bianca e tracciò lettere, parole, frasi e periodi sul foglio, al quale se ne aggiunse un altro.

Scrisse quello che veniva in mente, sapendo dentro di se che qualche cosa non andava in quella lettera.

Era lunga e faceva pensare ad un lavoro pensato a lungo. Ma Edith aveva lo straordinario dono si sedersi davanti ad un figlio, sia esso cartaceo che elettronico e cominciare a scrivere fiumi, mari di parole, senza compiere il minimo sforzo. Loro sgorgavano dalle sue mani, nascendo dalla sua mente, senza che Edith le potesse alle volte filtrare. Malgrado questo, una volta il lavoro era finito, il testo era scorrevole e sensato, come se avesse trascorso ore a scrivere e a pensare ciò che scriveva.

Il suo romanzo era stato scritto così.

I suoi articoli erano stati scritti così.

E anche quella lettera.

Ma se nei primi due casi il risultato finale la lasciava più che soddisfatta, stavolta c'era qualche cosa che, Edith lo sapeva, non andava.

Mancava qualche cosa. Ed Edith sapeva cosa.

In un romanzo e in un articolo ci metteva l'anima quando li scriveva. In quella lettera dell'anima di Edith non c'era la minima traccia.



Ticchettò nel lungo corridoio, passando di porta in porta senza nemmeno degnare di uno sguardo ciò che stava accadendo dentro.

Cercava Emma che stava per uscire dalla sua stanza per andare dallo psicologo. E lei doveva essere già con lei da dieci minuti.

Quella mattina si era svegliata tardi, dato che aveva passato ore china su quella lettera a rileggerla e a correggerla.

Le succedeva raramente una cosa simile, ma ogni volta che finiva si rendeva conto di non essere soddisfatta del proprio lavoro.

Infastidita era andata a dormire e aveva avuto una nottata piena di incubi, in cui la protagonista era sempre Emma che diceva che se era arrivata a quel punto era tutta colpa di Edith. Poi appariva Orlando che la guardava mesto, scuotendo la testa dicendo che si era sbagliato, che la donna che credeva di amare non era come lei, ma una più forte, diversa da quello che lei gli aveva fatto credere. Detto questo spariva in una pioggia di coriandoli, che diventavano pioggia. E la pioggia diventava le lacrime di Emma. Lacrime che divennero mano a mano gocce di sangue, che cadevano dagli occhi privi di orbite della sorella che gridava aiuto.

Madida di sudore, terrorizzata, Edith si era svegliata così di soprassalto, rendendosi conto di essere in mostruoso ritardo.

Era corsa in ospedale e si era catapultata per i corridoi, verso la camera di Emma.

La trovò seduta nel letto, con un uomo in camice che sorrideva affabile. Era il dottor Morris, laureato in psicologia ad Harvard, almeno era quello che Edith aveva letto dall'attestato nell'ufficio dell'uomo.

Edith! Ti stavamo aspettando. Emma era preoccupata che ti fosse successo qualche cosa...”

Edith guardò Emma che con viso corrucciato scendeva dal letto. La sua era un'espressione che descriveva tutto, meno che la gioia di vederla. Edith sorrise tirata e rivolta al medico disse:

Ho trovato molto traffico. Chiedo scusa. Non succederà più”

Emma incrociò le braccia e annoiata si intromise:

Quando avete finito, che ne dite se andiamo nel suo studio, così magari finiamo questa pagliacciata prima che sia troppo tardi...”

Il dottor Morris ed Edith si scambiarono uno sguardo nervoso e il dottore, sorridendo, prese la cartella guardandola con finto interesse, cercando di dissimulare l'imbarazzo per quel comportamento che giorno dopo giorno si dimostrava sempre più incostante. Nonostante avesse cercato di non darlo a vedere, l'uomo venne tradito dalla sua stessa voce e poco convinto disse:

Ok. Allora siamo pronti. Andiamo...”e facendo uscire le due sorelle Norton, chiuse la porta della camera con un sospiro arreso.

Anche quella prometteva essere una seduta spossante



Fu un'altra giornata pesante e deprimente. Non ebbero tempo di leggere la lettera di Emma perché la stessa Emma, una volta finito di leggere la lettera di Edith, incrociando le braccia e guardandola con aria di sfida, cominciò una fitta invettiva contro la sorella, dicendo che quella lettera l'aveva scritta solo perché doveva farlo.

Edith sapeva che era vero, ma non l'avrebbe mai ammesso nemmeno a se stessa e per difendersi decise di passare, quindi, all'attacco a sua volta.

Morris, dal canto suo, cercava di mediare. Ma era come combattere contro i mulini a vento. Le due sorelle non arretravano di un passo dalle loro posizioni e si gridavano contro tutto il veleno che avevano dentro.

Passarono così un po' di tempo, poi, quando la lite stava per degenerare ed Emma, memore del trattamento che lo scoppiato ex marito le aveva riservato, cominciò a lanciare qualsiasi oggetto più o meno contundente contro Edith e il dottore, cosicché gli infermieri che intervennero furono costretti a sedare Emma e rimetterla in camera.

Chiudendo la porta della sua camera, una volta arrivata in albergo, Edith sentì solo un gran bisogno di piangere. Stanca come mai lo era stata in vita sua si mise a letto, convinta a non voler sentire nessuno e così, dopo aver tolto le scarpe ed aver aperto i primi bottoni della camicia, spense il cellulare e si mise supina a guardare il piccolo brano di cielo che riusciva a vedere attraverso i palazzi.

Quella faccenda la stava usurando non poco. Sarebbe davvero finita con un esaurimento nervoso in qualche corsia di qualche ospedale psichiatrico se continuava così.

Il cielo, mentre Edith lo fissava con occhi vuoti, diventava mano a mano più scuro, tingendosi prima di rosso, annunciando l'arrivo della notte attraverso il tramonto.

Ogni giorno, Edith, si trovava a divagare su quello di bello che avrebbe potuto fare se a New York ci fosse andata con Orlando, Rachel, John, Jen e Fred, ma in quel momento non ci riusciva. La sua testa era talmente pesante e nelle sue orecchie risuonavano ancora gli insulti di Emma, che sembrava quasi impossibile evocare pensieri felici. Sbuffando frustrata si rigirò nel letto cercando qualche cosa che le occupasse la testa e non la facesse pensare, quando la sua attenzione venne attratta da qualche cosa che spuntava dalla sua borsa.

Si alzò e prese l'oggetto sconosciuto, non ricordando di aver messo niente di simile dentro.

Poi, quando lo ebbe rigirato tra le mani un paio di volte lo riconobbe. Era un foglio scritto con la calligrafia identica a quella di loro madre. Solo che a scriverla non era stata Eloise.

Era la lettera di Emma.

Lentamente, non sicura di volerlo fare veramente, ma seguendo una forza che nemmeno sapeva da dove veniva, Edith aprì la busta e tolse il foglio scritto su entrambi i lati e con il cuore che batteva forte cominciò a leggere.

'Non sono mai stata brava a scrivere. Quella brava in tutto sei sempre stata tu. La pianista di successo già da bambina, quella con la pagella migliore della mia; quella che aveva gli sguardi ammirati di papà, quelli stessi sguardi che cercavo anche io, ma che non riuscivo ad avere.

Ho sempre amato nostro padre. Molto di più di quello che ho pensato. Di quello che ho dimostrato. Ma vivevo all'ombra tua e da quello di Paul, che nonostante fosse il più giovane dei tre fratelli Norton era riuscito a superarmi.

Io ero solo quella bella. Quella che la mamma vestiva come una bambolina. Forse in quello ti ho sempre superato Edith. Ero più bella di te. Toglievo il fiato molto più di te. E tu sei sempre stata bellissima. Ma nonostante questo... Non riuscivo ad essere felice.

Cercavo di eguagliarti e non ci riuscivo. Volevo raggiungerti per vedere la stessa espressione beata di nostro padre quando ti guardava rivolta a me, ma non ci riuscivo.

Ho cominciato a sentirmi una fallita molto prima della media mondiale, sai? Ma tu, troppo impegnata a crogiolarti nei tuoi successi, nella possibilità di andare a studiare in Italia, o in Francia o in Germania, non ti sei mai resa conto di come stavo io. Io che morivo lentamente. E lentamente cercavo un modo per superarti, per fare qualche cosa prima di te.

Ho usato la mia bellezza per superarti. Mi sono venduta e ho fatto la modella. Ti dicevo molte cose. Tra di noi, per quanto soffrissi per il fatto che tu eri sempre più di me, c'era sempre un fitto scambio di segreti: tu mi dicevi i tuoi; io ti dicevo i miei.

Ma non sapevi tutto. Forse da quando stavi per partire in Italia, ho smesso di raccontarti anche quelle poche cose che sapevi. Per diventare modella sostenni dei provini, molti. Tutti erano attratti dal mio corpo esile, ma perfetto, bello. Il catwalk lo avevo nel sangue. Attraverso questi provini mi resi conto di essere nata per fare la modella. Ma...

Ho scoperto a quindici anni che se si vuole qualche cosa se ne paga sempre il prezzo. Per diventare modella feci sesso per la prima volta, contro la mia volontà, con un uomo viscido, una sorta di gran mogol della moda, che indirizzava tutte nei posti giusti. Dopo aversele scopate naturalmente.

Non fu bello. Mi sentì sporca per molto tempo. E te lo dissi, se ricordi. Ma tu non mi hai capita, come tuo solito. Ti mandavo segnali di fumo, ma tu non li vedevi, troppo impegnata a pensare a te, alla tua carriera, alla grande occasione che ti stavano offrendo.

Il baratro si è aperto sotto i miei piedi e io ci sono caduta dentro. Ho sfilato, sono diventata famosa; nel frattempo tu hai lasciato il piano e sei diventata una giornalista. Ci siamo perse per un po'. Troppi impegni io. Troppo lavoro tu, se volevi arrivare in alto.

I ruoli si erano invertiti. Papà, che si sentiva tradito, non ti voleva nemmeno guardare attraverso una fotografia. Io ero quella famosa. Quella bella sulla bocca di tutti.

Ma non era così che volevo diventare la sua preferita. Trovai un uomo, credendo che cercando l'amore di uno che non era papà avrei costruito una scorza dura che mi avrebbe resa più forte. Mai niente di più sbagliato. Franz mi ha buttato nel mondo della droga. Mi ha messa incinta e mi ha fatta abortire buttandomi dalle scale.

Mi hai teso la mano allora, lo ricordi? Io lo ricordo bene.

Ti ho vista tornare nella mia vita quando più ne avevo bisogno. E con te c'era il tuo compagno. Brian Stephensons.

Il resto lo sai. Non sto a dirti che hai avuto torto solo tu. Ho sbagliato anche io ad andare a letto con mio cognato per tre volte.

Ma tutte le volte, tranne l'ultima, hai perdonato lui e non me.

Perché? Perché Edith hai perdonato un uomo come Brian, che non si è fatto scrupoli ad abbassarsi le braghe e portarmi a letto? Che mi ha cercata quando pensava che lo tradissi con Orlando Bloom?

Hai sempre perdonato lui. Ma non me. Eppure io di te avevo bisogno, perché, a differenza di Brian, io di lui mi sono innamorata davvero. Sono di nuovo caduta nella droga, nell'anoressia pur di attirare la sua e la TUA attenzione. Ma è stato inutile.

E allora la domanda che ti pongo -perché questa lettera non finirà con una dedica, ma con una domanda- è questa: che ci fai qui Edith? Io non ti voglio!

Vuoi ancora rovinarmi la vita più di quello che hai già fatto Edith Norton?'

Edith guardò la letta con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime.

Quello che aveva solo sospettato, ora era davanti a lei, nero su bianco.

Sua sorella la odiava perché non si era mai presa la briga di capirla, troppo presa da se stessa. Non aveva cercato di andare affondo nella storia della prima volta di Emma, aveva sempre solo pensato di aver capito male, ma non aveva nemmeno pensato che, veramente Emma fosse stata violentata. E invece aveva sbagliato. Il primo di una serie di errori che avrebbe pagato con gli interessi in futuro.

Peccato che ora, il futuro, fosse arrivato e come un ciclone le stava rovinando la vita facendola soffrire.

'-Ma la ragazza non è stata..?-

-Io credo di si. Fare sesso per la prima volta non ti fa sentire così male. Certo, lei si è concessa per arrivare in alto. E ha ottenuto quello che ha voluto. Non so se l'uomo -o la donna- in questione l'avesse violentata o se, semplicemente, prendendo coscienza del fatto che aveva venduto la sua prima volta, si sentiva così...-'

Perfino Orlando aveva capito. Lei aveva sempre supposto con leggerezza.

Che sorella era stata?

Guardò la lettera. Cercò egoisticamente un pensiero, una piccola speranza che quello che c'era scritto fosse solo lo sfregio per lei, la bugia di una sorella ferita, sempre seconda, sempre alla ricerca di scuse per nascondere i suoi fallimenti.

Subito si sentì un mostro.

E poggiandosi alla finestra dove si vedevano le luce accecanti di New York, poggiando la testa contro il vetro freddo pianse.

Si vergognava di se stessa. Si odiava. Aveva paura di aver sbagliato, di non aver capito.

Aveva davvero solo pensato a se stessa?

Aveva davvero lasciato che si aprisse un baratro sotto i piedi di Emma, lasciando che ci sprofondasse giorno per giorno, spinta sempre più in basso dall'indifferenza di tutta la famiglia?

Come la lettera di sua sorella, la giornata di Edith si chiudeva con un domanda. Con mille domande.

Ed una era la più grande: era stata lei a buttare Emma tra le braccia di Brian e lasciarla morire nell'anima una seconda volta?


Scrivere una storia non è una cosa semplice. Alle volte, specialmente con l'entusiasmo dell'inizio, quando ti trovi davanti al figlio bianco di word, con la linietta che lampeggia, parlare di persone che forse da qualche parte nel mondo esistono davvero mettendole in situazioni più o meno probabili, ci regala l'ebrezza di sentirci un po' un essere onnipotente e onnisciente, che conosce i destini di tutti e sa come andranno le cose, nel bene e nel male.

Quando si scrive una storia si ha bisogno anche del pubblico. Per molto tempo ho pensato di cestinare la mia storia perché nessuno la recensiva più, sembrava quasi che la mia storia non esistesse. Eppure, nonostante gli errori mi impegnavo a scriverla.

Allora ho cominciato a postare in blocchi, magari senza nemmeno correggere al meglio i paragrafi. Della serie... Tanto chi li legge.

Poi, un giorno è arrivata una certa Black Pearl(=P) che mi ha detto che appena ha letto che avevo postato è saltata sulla sedia e mi ha esplicitamente chiesto di continuare la storia.

Io l'ho fatto et voilà... Ecco Enris (=P) che mi recensiva in maniera dettagliata facendomi notare gli errori/orrori che facevo.

E questo mi ha fatto tornare la fiducia. Così come quando ho letto i complimenti di Klood, che da grande fan di Orlando mi spiega e mi fa notare cose sulla vita di OB che io ignoravo (vedi Sidi!), come coco1 che mi ogni volta che mi recensisce mi dice quanto le piacciono Orlando ed Edith, come fede61294 che mi scrive recensioni che mi mandano in brodo di giuggiole, come chiaretta78 che tra impegni di vita privata e pubblica, trova il tempo per leggere questa storia e quella su Elijah (MITTTTICA!!! un po' come Galeazzi, ghghghghghgh) e che mi lascia recensioni che mi fanno sorridere.

Forse voi non lo sapete ragazze, ma davvero, mi avete aiutato a riprendere fiducia in questi due personaggi. Ecco perché dico sempre che le critiche, positive o negative sono accettate. Perché aiutano davvero a scrivere la tua storia, a cercare di immaginare qualche cosa di bello o di inaspettato per stupire e divertire chi legge la tua storia e la recensisce.

Ecco perché spero di non deludervi. E perché spero di cuore che la mia storia non cada mai nel banale.

Ed ecco perché ho scritto tutto questo. Un ringraziamento così, buttato tanto per fare era stupido. E io volevo ringraziare degnamente ognuna di voi che leggete rubando tempo alla vostra giornata e mi lasciate un pensiero... Grazie davvero!!!

E ringrazio anche chi non recensisce ma legge...

E una certa Mandy (=P non ti rovino, hai cambiato nick) che sta facendo lo sporco lavoro di prendere in mano i capitoli e rileggerli, correggendoli a dovere -anche se ora sto facendo a testa mia-. Ecco perché ho detto che correggerò ben bene la storia ;P

Grazie a tutti davvero. Vi aspetto alla prossima.

Un bacio a tutti. Niniel.



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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Scusate il ritardo, ma ho una tonsillite atroce e ho un po' di febbre. Un bel po' di febbre.

Colgo l'occasione per ringraziare coco1, fede e klood che mi recensiscono ogni volta che posto un nuovo capitolo.

Vi avevo promesso che questo capitolo sarebbe stato più allegro? E spero di accontentarvi. Ringrazio inoltre i lettori silenti e chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite-seguite-ricordate.

Grazie a tutti.

Baci. Niniel.








Capitolo 29: Occhio non vede....


Morris lesse la lettera attentamente più volte, almeno per quello che Edith poté capire e per il prolungato silenzio che si estese a lungo nella stanza.

Dopo quella che sembrò un'eternità, Morris alzò la testa e disse:

Non posso negare che per me questa lettera sia una pepita d'oro infondo ad un fiume. È davvero un saggio completo delle paure, dei mostri, dei dolori che hanno colpito sua sorella per tutta la vita. Dal suo sentirsi poco adatta, alla sua eterna competizione con lei. La storia della violenza, che Emma non mi aveva mai minimamente accennato... Edith, sono sicuro che questa sia davvero la cosa migliore che ci poteva capitare, durante il processo di guarigione psichica di Emma...” e rimase zitto un attimo, guardando il foglio, quasi soppesando le parole, per non rendere brutale quello che stava per dire.

Edith, vedendolo indugiare e non trovare le parole, intervenne e disse:

Ma...?”

Morris sollevò la testa e rispose:

Il litigio di ieri ha minato molto la tranquillità di Emma. E in vista di questa lettera... Credo che debba parlare prima io con tua sorella e solo dopo fissare un incontro dove entrambe sarete pronte ad affrontare tutti i vostri problemi.”

Edith sospirò socchiudendo gli occhi e passando una mano sulla fronte. Poi, tornando a guardare lo psicologo, replicò all'offerta con tono freddo:

Credo che uno psicologo conosca più o meno i meccanismi della mente umana, sia essa sotto studio, sia essa la prima che gli capita tra le mani. Per venire qua ho lasciato la città dove mi stavo ricostruendo una vita, dopo aver lasciato la mia in frantumi a Londra. Per venire qua sto trascurando il mio compagno, con cui ho cominciato una storia da meno di un mese. Per aiutare mia sorella tutti i giorni lotto contro una potenziale pazza maniaca assassina che, a quanto pare, ha come unico scopo quello di ferirmi e farmi male. Non voglio lamentarmi. A differenza sua, se Emma esce di qui non completamente guarita e per l'ennesima volta cadrà nel tunnel dell'anoressia, le cose per me non cambieranno per nulla. La mia famiglia, già mutilata, si disgregherà ancora di più e io, che ero qua ad aiutare mia sorella, ne sarò la causa. Ora, se queste motivazioni non sono abbastanza per lei non mi importa. Orlando Bloom, il mio ragazzo, che sta dall'altra parte del mondo, ha sborsato un assegno con più zeri per far entrare in questa clinica Emma, perché a quello che hanno sempre detto, qua, anche i casi più disperati riuscono a ricominciare da zero, a riscrivere la propria vita. Ciò che le chiedo è che, ora, si metta con mia sorella, parli con lei e cerchi di convincerla a fare quel colloquio con me. Perché voglio e pretendo che mia sorella guarisca da questo mostro che ha preso possesso di lei. Voglio che sia una donna felice che un giorno che spero davvero non sia troppo lontano, si possa sentire fiera di se stessa, una volta per tutte... Non ho problemi a parlare con lei. Nulla mi può usurare di più di queste ultime settimane e sono sicura dopo questo colloquio con Emma le cose prenderanno una piega differente nella mia vita...” e alzandosi, prendendo la borsetta, si avvicinò alla porta e voltandosi aggiunse: “Amo la mia famiglia, anche se alcuni membri che mi hanno ferito e che io, a mia volta, ho ferito potrebbero dire il contrario... E l'unica cosa che voglio è che tutto vada bene. Confido in lei... Questo è tutto, ci vediamo domani...” e senza aggiungere altro lasciò lo studio.

Dopo aver letto quella lettera. Edith, aveva passato una nottata molto più disturbata della precedente. Aveva dormito poco e nulla e nonostante la mancanza di riposo la sua testa ronzava a lavorava freneticamente, alla ricerca di qualche cosa che potesse cavarla da quell'impiccio, qualche cosa che regalasse tranquillità a quella sorella così disgraziata.

Stava pensando a questo, quando prendendo il cellulare lo accese per la prima volta dalla sera prima e lesse un sms di Orlando.

"ALLORA? COSA DEVO FARE? DEVO MANDARE LA CAVALLERIA PER SAPERE COME STAI? SAPPI CHE HO DELLE TALPE DISPOSTE A SEGUIRTI SOLO PER DIRMI SE MI STAI TRADENDO O NO! SCHERZI A PARTE... DOVE SEI? CHE COSA STA SUCCEDENDO? HAI IL CELLULARE STACCATO TUTTA LA MATTINA E NON SO COME RINTRACCIARTI. MI MANCHI. TI AMO. ORLANDO..."

Sorridendo Edith rispose al messaggio, dicendo che tutto andava bene ma che dopo aver avuto un grosso litigio con la sorella non aveva voglia sentire nessun la sera prima e per questo aveva spento il cellulare, solo che la mattina dopo aveva dimenticato di riaccenderlo. Schiacciò invio e ripose il cellulare nella borsetta cercando, subito dopo, di chiamare un taxi.

Nessuno si fermava.

Chiamare un taxi a New York era un impresa impossibile per Edith. In una città piena di macchine gialle, non riusciva mai a pescarne una che si fermasse e la caricasse su.

Stava maledicendo l'ennesima vettura che si allontanava con a bordo un altro passeggero, quando sentì:

Edith Norton! Non ci posso credere!”



Orlando si fermò davanti all'albergo di Edith e guardò in alto l'alto palazzo.

Sorrise pensando alla faccia che avrebbe fatto la ragazza trovandoselo lì prima del tempo che aveva previsto.

Aveva deciso, infatti, di non dire ad Edith che aveva deciso di andare a trovarla per qualche giorno, prima di iniziare le riprese in studio della trilogia de 'I Pirati dei Caraibi'.

Non gli era costato nulla mentire sul fatto che ci volesse più tempo per ultimare le riprese mentre ai Caraibi, lui, si preparava a tornare a Los Angeles per sistemare delle cose prima di andare a New York da Edith per passare una dolce e meritata luna di miele.

Assaporando mentalmente la scena e trepidando per conoscere la reazione della compagna, Orlando entrò nell'hotel e a passo svelto si avvicinò alla reception.

Un uomo di mezza età, a capo chino, che guardava dei fogli interessato, sembrò non accorgersi del nuovo arrivato. Orlando lo guardò sollevando un sopracciglio e infastidito, diede un colpetto al campanello che stava sul banco. L'uomo, disturbato dal suono, sollevò la testa e quando lo fece trasalì un attimo; poi cercando di recuperare mise in mostra un sorriso più largo del dovuto e allargando le braccia e disse:

Mr Orlando Bloom. Che piacere vederla qua!”

Orlando sorrise e poggiando un gomito sulla base di marmo, guardò il nome nella targhetta e disse allegro:

Salve a lei Mr Jacob...”

A cosa dobbiamo la sua visita?” domandò sempre un po' troppo cerimonioso il receptionist.

Orlando gli fece cenno di avvicinarsi con un dito e quando fu abbastanza vicino all'orecchio dell'uomo gli sussurrò:

Sono qua perché la mia ragazza è una vostra ospite...”

L'uomo lo guardò è picchiando il naso con un dito, sorridendo malizioso disse:

Ah! Capisco!” e avvicinandosi aggiunse anche lui in un soffio: “E come posso servirla?”

Orlando sospirò, un po' infastidito dal comportamento dell'uomo e rispose:

Dovrei rimanere qua per tre giorni...”

E vorrebbe una camera vicino alla sua compagna. Ho capito sono un uomo di mondo signor Bloom... Provvediamo subito...”

Orlando allungò la mano e fece segno di no. E interrompendo l'ossequioso receptionist, disse:

Io voglio dormire CON la mia compagna... Non accanto a lei!”

I due rimasero per un minuto che sembrò lunghissimo in silenzio. Poi, l'addetto alla reception, ruppe quel momento di stasi nel discorso e disse:

Capisco...” e sistemando la giacca, continuò: “Non è possibile!”

Orlando rimase per una frazione di secondo interdetto dalla risposta, poi, pronto alla guerra, prese la palla al balzo e la reindirizzò all'uomo dicendo:

Ma lei è un uomo di mondo, capirà...”

Capisco che lei voglia stare con la sua compagna, non lo metto in dubbio... Ma le regole...”

Orlando sbarrò gli occhi e facendo cenno di aspettare cominciò a frugare nella tasca. Se Edith lo avesse visto si sarebbe infuriata. Ma lei non era lì con lui in quel momento e come dice il detto: occhio non vede...

Il receptionist seguì in silenzio, ma con molto interesse, i traffici di Orlando che, quasi subito, riapparve con un fascio di banconote croccanti. Guardandosi intorno, Orlando, ne posò una da cento sul marmo bianco, ritirando poi la mano e nascondendo le altre.

Per un attimo un lampo avido attraversò gli occhi dell'uomo che, tornando a guardare Orlando, disse:

Mi sta cercando di corrompere?”

Orlando sollevò un sopracciglio e annuì sorridendo.

L'uomo vacillò e per un attimo fugace l'attore inglese credette che avrebbe rifiutato. Poi, veloce, la mano del receptionist si affacciò sul marmo bianco e fece sparire le banconote.

Allora, mr Bloom. La camera della signorina...?”

Norton. Edith Norton!” finì la frase Orlando, sorridendo compiaciuto.

Si! La camera della signorina Norton è la numero... Numero...” e guardò il registro. “La numero 506. Al momento, però. La signorina non c'è...”

E allora?” chiese Orlando deluso dall'ultima affermazione.

Il receptionist lo guardò divertito. Che volesse spremerlo ben bene come si fa con un limone?

La signorina Norton non è in camera e lei non può salire...”

Orlando sollevò gli occhi al cielo e facendogli cenno di avvicinarsi sussurrò all'uomo:

Quanto?”

Il receptionist sorrise e guardandolo da capo a piedi, rispose:

Niente che riguarda il denaro...” e facendo lui, stavolta segno di avvicinarsi ad Orlando gli mormorò: “Una facezia. Una cosa da poco, che lei considererà routine oramai!”

Cosa!” esclamò, sottovoce, un esasperato Orlando.

L'uomo si chinò un attimo e sorridendo, gli porse un foglio immacolato, con una stilografica sopra. Orlando lo guardò perplesso e l'uomo spiegò:

Mia figlia Fanny ha sedici anni ed è una sua grande ammiratrice. Sa che sorpresa per lei, se ricevesse un autografo di Orlando Bloom, in un'ordinaria giornata...”

Orlando sorrise un po' infastidito da quella situazione, guardando nervoso dietro di se dove, della ragazzine sedute nel salottino all'ingresso, lo guardavano mormorando tra loro, probabilmente chiedendosi se quello che stava a parlare alla reception, fosse davvero Orlando Bloom o un suo sosia. Dato che sapeva come andavano a finire queste cose, prese in fretta la penna e l'aprì:

Alla piccola Fanny, con tanto affetto...” cominciò a dettare il receptionist.

Orlando lo guardò sollevando un sopracciglio infastidito. Era dislessico. Lo sapeva tutto il mondo. Ma sapeva scrivere il suo nome su di un foglio bianco, aggiungendo qualche parola di finto affetto per un perfetto conosciuto.

Velocemente scrisse:

'Anche se non ho avuto la possibilità di conoscerti, spero che tu possa essere contenta. A Fanny, con affetto, Orlando Bloom!'

Alla fine aveva scritto parte di quello che gli era stato dettato, ma non voleva dare soddisfazione all'uomo e porgendogli il foglio disse:

Posso avere la chiave ora?”

L'uomo gli diede il passepartout e quando Orlando stava per prenderlo, ritirò la mano. Sembrava davvero molto divertito.

Che c'è ancora?” chiese esasperato Orlando.

L'uomo sorrise e rispose:

Deve promettermi che non toccherà nulla all'interno della camera della signorina Norton. Sa. La sto facendo salire sotto la mia responsabilità. Non vorrei che ci fossero lamentele da parte della signorina...”

Quell'uomo era peggio di uno strozzino una volta che ci prendeva la mano. Avrebbe parlato con la direzione, non appena possibile.

Gli ricordo che sta parlando della camera della mia ragazza, non sono un pazzo maniaco...”

Ho la sua parola?” chiese serio l'uomo che sembrava non aver nessuna intenzione di voler lasciare il doppio della chiave.

Orlando sospirò e annuì. L'uomo sorrise, gli consegnò il passepartout e disse:

Le auguro una buona permanenza Mr Bloom...”

Orlando tirò un sospiro di sollevo e rispose con un ringhio sommesso:

Grazie!” e si stava allontanando quando l'uomo disse ad alta voce:

Signor Bloom!”

Le ragazze vennero scosse da un fremito e una lanciò un gridolino eccitato.

Orlando sospirò e chiese quasi arreso dalla pedanteria dell'uomo:

Ora che c'è?”

Ho dimenticato di chiedere i documenti per registrarla signore..”

Orlando si avvicinò, prese il portafoglio con i documenti e diede il passaporto all'uomo, sbattendolo sul tavolo.

Bene...” disse il receptionist guardando il passaporto.

Può tenerlo. Sono stanco e vorrei riposarmi!” intervenne Orlando evitando che l'uomo si allontanasse senza nessuna direttiva da parte dell'attore.

Il receptionist annuì e disse:

Allora lo lascio nella celletta della sua stanza e potrà chiederlo a chi è di turno al momento in cui scenderà, se non ci sarò io...”

-Speriamo!- pensò Orlando esasperato, ma annuì con un debole sorriso.

Si stava allontanando, quando sentì:

Orlando! Orlando!”

chiuse gli occhi al culmine dell'esasperazione, maledicendo l'uomo che aveva detto il suo nome a voce alta. Sì! Avrebbe fatto una bella lettera di protesta verso l'albergo.

Si voltò verso le ragazze, cercando di sfoderare il suo sorriso più ampio e disse:

Ehy! Che gioia vedervi!”

Orlando ti amo!” disse una adorante.

Anche io amo tutte voi!” rispose come copione Orlando. E non si dicesse che non era un grande attore.



Edith Norton! Non ci posso credere!”

Edith si voltò e guardò chi la stava chiamando. Per poco non svenne lì, sul marciapiede, visto che le sue gambe dopo quello che avevano visto gli occhi, avevano quasi ceduto, diventando molli.

Sorrise dissimulando la sorpresa e disse:

Ehy Jude! Come stai?” e lasciò che l'attore inglese l'abbracciasse.

Amava Orlando. Ma Jude Law era comunque Jude Law, suo attore preferito.

Pensando poi che si erano lasciati dopo una notte di passione, con un bigliettino che diceva 'Il futuro porta mille sorprese. Magari ne avrà anche per noi. Buona fortuna, Jude.', le cose non miglioravano per niente.

Edith. Sei bellissima. Cosa ci fai qua a New York?” chiese Jude allargando le braccia della ragazza per vederla meglio.

Io... Che ci faccio a New York...” sorrise nervosa Edith.

A New York era andata per salvare sua sorella da morte sicura. Ecco cosa ci faceva a New York. Ma non le sembrava il caso di andarlo a dire a Jude Law. Ci aveva fatto sesso, ma la loro conoscenza era rimasta circoscritta a quella sola serata.

Decisamente era superfluo.

Sono qua per dei problemi personali. Ma si sta risolvendo tutto. Spero...” rispose allegra, dicendo, poi: “E tu? Che cosa ci fai a New York?”

Sto girando delle scene di un film.” rispose Jude guardandola con lo stesso sguardo di quella serata famosa.

Edith sentì il cuore accelerare e si guardò intorno.

Era la fidanzata di Orlando Bloom. E già in precedenza aveva sperimentato sulla propria pelle il potere dei media quando si mettevano in mezzo ad una coppia felice o, almeno, all'apparenza felice

Hai paura che ci possano fotografare insieme?”

Edith annuì in silenzio.

Si sentiva una stupida. Come voleva essere brillante e fantastica come riusciva con gli altri anche quando stava davanti a Jude Law.

Jude la prese sottobraccio e disse:

Cara mia... Allora dobbiamo andare a mangiare qualcosa assieme” e guardandola, fermandosi un attimo, aggiunse: “Sempre che tu non abbia qualcuno che ti sta aspettando”

Edith scosse la testa e Jude allegro disse:

Ok! Andiamo allora!” e sorridendo la guidò al ristorante.



Con il tempo Jude era diventato ancora più bello di prima. Era abbronzato probabilmente perché, visto che l'estate stava ormai giungendo al termine, di sicuro era stato in vacanza. Edith lo immaginava a Brighton con i tre figli e un ombrellone multicolore piantato nella spiaggia sassosa vicina al Brighton Pier mentre sorrideva e giocava con loro.

Scosse la testa e scacciò il pensiero.

Jude Law che andava a Brighton era come Orlando che andava a comprare un completo giacca e pantalone elegante senza che nessuno lo aiutasse: pressoché impossibile.

Devo dire che sei ogni giorno più bella Edith...” disse Jude guardandola malizioso da sopra la bottiglia di vino.

Edith, che stava mangiando un boccone, quasi si affogò e cercò di nasconderlo, per evitare l'imbarazzo, bevendo un sorso di vino rosso che l'aiutò a deglutire il pezzo di bistecca andato di traverso.

Con gli occhi lucidi rispose, con la voce roca per colpa della gola che bruciava ancora:

Jude... Le cose non sono più come prima...”

Che significa?” chiese Jude interessato, incrociando le mani sotto il mento.

Edith giocherellò con un ricciolo d'insalata. Un po' le dispiaceva dover ammettere la verità con Jude e si biasimava per questo. Aveva un ragazzo meraviglioso, che l'amava e la chiamava tutte le sere solo per chiederle come stava dato che sentendosi tutti i giorni avevano davvero poco da raccontarsi. E lei stava a civettare con un suo amico che tra l'altro era anche il suo attore preferito, solo per sentirsi più bella e più desiderabile di quanto già lo fosse con Orlando.

Sospirò e prendendo coraggio sollevò la testa e sorridendo rispose:

Io e Orlando stiamo assieme, adesso!”

Jude sbarrò gli occhi per la sorpresa e cercando di dissimulare l'imbarazzo sorrise tirato e ribatté:

Alla fine Orlando ha capito quello che si perdeva se non si dava una mossa...” e riprendendo a mangiare aggiunse: “... non credo che stavolta sarei rimasto a guardare se ti avessi trovata libera.” e mangiando un boccone concluse: “La mia storia con Sienna è finita e non ho più legami... Quindi...”

Edith deglutì.

Si era fidanzata. Ma sfidava tutte le donne a rimanere impassibili davanti ad un complimento di Jude Law. Insomma, attore preferito o no, era uno che ti faceva girare la testa di centottanta gradi se lo vedevi per strada, tanto era affascinante.

Edith sorrise più per circostanza che perché lo volesse davvero e riprese a mangiare.

Era difficile ammettere perfino a se stessa che si sentiva in colpa.



Rientrò nell'albergo con il cuore ancora in gola. Jude non demordeva e le aveva fatto ripromettere che si sarebbero rivisti, salvo i vari ed eventuali impegni, per tutto il resto della permanenza di Edith a New York.

Salì in camera e aprì la porta con la carta magnetica cercando di chiamare, per l'ennesima volta da quando si era lasciata con Jude al ristorante, Orlando al cellulare.

A quanto pareva stavolta era il turno dell'attore di tenerlo spento.

Aprì la porta e lasciò le scarpe poco lontano dalla camera e al buio si avvicinò al bagno.

Solo allora si rese conto che sul letto c'era un sagoma.

Qualcuno dormiva nel suo letto.

CHI? Ma soprattutto: COME AVEVA FATTO AD ENTRARE?

Prendendo la borsetta lasciata sul pavimento, si avvicinò lentamente e senza accendere la luce, per sorprendere meglio l'intruso, si fiondò sul letto e cominciò a colpire con tutta la forza che aveva in corpo.

ARGH!” gridò l'uomo spaventato e colpito in tutti i sensi.

Edith continuò a colpire gridando, ad intervalli regolari, tra un colpo e l'altro:

CHI-DIAVOLO-TI-HA-FATTO-ENTRARE-NELLA-MIA-STANZA! SE-NON-TE-NE-VAI-IMMEDIATAMENTE-CHIAMO-LA-POLIZIA!”

Orlando sorrise e rispose:

Edith. Smett... Sono io... SONO ORLANDO!”

Al nome Orlando, Edith si bloccò e accese veloce la lampada sul comodino.

Guardò il ragazzo che stava sdraiato e cercava di coprirsi con le braccia per parare i colpi e i danni. Rendendosi conto che quello che stava colpendo era il suo ragazzo, Edith portò le mani alla bocca e quando Orlando abbassò le braccia per guardarla esclamò felice:

Amore!” e gli si buttò addosso e lo abbracciò e lo baciò.

Orlando l'accolse tra le sue braccia e sorridendo le fece notare:

Mi aspettavo un'accoglienza calorosa”

Edith sorrise e passando le braccia attorno al collo di Orlando, sospirando e poggiandosi al suo petto, gli chiese:

Come mai sei qua? Ti aspettavo tra un paio di giorni...”

Orlando si sistemò meglio per stare comodi entrambi e accarezzando i capelli di Edith disse:

A dire il vero ti volevo fare una sorpresa. Ma sai come si dice. Alle volte le cose non vanno secondo i piani e la sorpresa me l'hai fatta tu incrinandomi qualche osso nel polso” e facendo un verso di dolore tastò il polso, quasi volesse valutarne i danni.

Edith sorrise poi, accoccolandosi di più a lui, sospirò quasi esasperata e disse:

Sapessi tutto quello che sto passando da quando sono arrivata qui!”

Orlando l'accarezzò e dolce replicò:

Secondo te perché sono arrivato qui dai Caraibi?”

Edith sollevò la testa e guardò Orlando. Trovò che lui ricambiava il suo sguardo. Ed era sguardo dolce e al contempo preoccupato.

La mano che carezzava i capelli di Edith era una sorta di balsamo per il cuore delle ragazza che appoggiandosi di nuovo al petto di Orlando cominciò a raccontare.

Di quanto fosse stato difficile mettere per la prima volta piede nella clinica dove stava Emma.

Di quanto fosse stato difficile ritrovare un rapporto con lei. Rapporto che tra l'altro, ancora, latitava e languiva sotto i suoi occhi impotenti.

Gli raccontò della lettera. E di come si fosse sentita quando la lesse. Era quello il motivo per cui aveva tenuto il cellulare spento per un intera giornata, qualche giorno prima.

E gli raccontò del fatto che in quei giorni, Emma, aveva chiesto di non aver nessun contatto con lei. Da una parte Edith era felice di questo, dato che era diventata il bersaglio preferito della sorella quando si cimentava nello sport estremo de 'il lancio di ogni oggetto presente nella camera'.

Orlando l'ascoltò poi, quando stava per rispondere, il cellulare di Edith squillò.

La ragazza sollevò la testa e guardò perplessa in direzione della borsa.

Si allungò dalla parte di Orlando, schiacciandolo un po' - e ridendo con lui, per il verso di dolore che l'attore fece- e prese il telefono dalla tasca esterna della borsetta.

Rispose. Si sollevò dal letto e cominciò a camminare, parlando con l'invisibile interlocutore.

Si... Lo so... Ho letto... Che ne pensa lei? Dice? Quindi domani...? Si sono d'accordo. Ho parlato con il dottor Morris stamattina e gli ho detto cosa pensavo della situazione e lui ha detto che avrebbe provveduto... Si. Sono felicissima. Quindi domani alle nove e mezza... Grazie. Grazie davvero. Arrivederci. Si a domani...” e chiudendo il cellulare, guardò Orlando.

Si era addormentato.

-Amore mio. Non ho pensato che fossi stanco da morire. E lo sei. Stavi dormendo già quando ti sono piombata addosso. Chissà le cose che hai dovuto passare per arrivare qua dai Caraibi... E io ti ho buttato addosso tutti i miei problemi e le mie paure. Ecco perché ti amo...- e mettendosi vicino a lui, spostò i ricci bruni dal viso addormentato e accoccolandosi a lui, si addormentò pensando che era una stupida ad aver pensato che Jude Law la potesse far sentire importante con vuoti complimenti mirati solo all'ennesimo incontro sessuale, quando davanti aveva un uomo che l'amava e che faceva chilometri e chilometri solo per poterla abbracciare e stare con lei qualche giorno. Un uomo d'oro che meritava di più di quello che lei gli stava dando. E sorridendo pensò che quella cena con Jude, quella sera, non sarebbe mai stato un argomento che avrebbe toccato con Orlando. Mai.

Infondo... Come dice il detto?

Occhio non vede...

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Allora... Capitolo di ritorni... Eheheheh. Me malefica...

Ringrazio fede e coco1 che mi recensiscono. E come sempre tutti i lettori che mi seguono silenti.

Mi raccomando eh! Fatemi sapere che ne pensate!!! Non mi lasciate come una pera cotta. E poi mi piace sapere che ne pensa la gente di quello che ho scritto, come sempre vanno bene tutti i tipi di osservazioni -positive o negative- basta che siano fatte in modo costruttivo e non mirino ad offendere.

Mando un bacio a tutti. E vi auguro una buona lettura...

Niniel.





Capitolo 30: … cuore non duole.


Orlando si svegliò lentamente. Era ancora vestito segno che, sfinito, era crollato davanti ad Edith.

E pensare che aveva tutt'altro programma in testa quando era arrivato all'albergo e penando aveva ottenuto il passepartout della camera di Edith.

Edith! Che diventava sempre più bella ogni volta che la rivedeva.

Si voltò e vide che stava nel letto vicino a lui, addormentata profondamente.

Le accarezzò il viso sorridendo, guardandola come se fosse la cosa più bella e più cara del mondo.

Edith sorrise nel sonno e si mosse lenta.

Amore?” sussurrò Orlando.

Edith sorrise e sollevando la testa guardò verso la finestra. Negli occhi di lei subito si dipinse il panico.

Che ore sono?”

Orlando sollevò il polso dove calzava un bellissimo orologio e disse:

Secondo il J.F.K. Airport sono le otto e quarantacinque...”

Miseriaccia!” inveì Edith saltando dal letto e correndo in bagno.

Orlando sistemò i cuscini dietro la testa e sorridendo e si mise a sedere, poggiando le mani sul grembo, e fingendosi ferito chiese:

Amore? Questo significa che non faremo colazione assieme?”

Edith da dentro il bagno lanciò fuori i vestiti, cominciando a trafficare con bagnoschiuma e shampoo per fare la doccia. E agitata disse:

Questo significa che non farò colazione IO. Tu la puoi fare. Io devo correre in clinica. Con tutto questo traffico non ce la farò mai ad arrivare alle nove e mezza...” e facendo cadere qualche cosa che Orlando non riuscì a vedere, gridò, esasperata: “MA perché DIMENTICO SEMPRE LA SVEGLIA?”e subito dopo si chiuse dentro il box, sbattendo la porta in vetro.

Orlando si alzò dal letto e lento si avvicinò alla porta del bagno, poggiandosi allo stipite. Edith aprì il rubinetto e l'acqua cominciò a scendere sul muro e sul piatto doccia. L'attore sorrise e scostando appena la porta del box disse malizioso:

Visto che sei comunque in ritardo... Che ne dici se entro con te e 'facciamo la doccia assieme'? Sai... In questi giorni ho sentito la tua mancanza!”

Edith aprì la porta del box, sbattendola contro Orlando che ne ricavo un bel colpo alla spalla, mentre Edith ribatté indignata:

Ma sei pazzo? Pensi al sesso e io, oggi, devo vedere un dottorone per curare mia sorella e riuscire a venire a capo di questa maledettissima situazione per riuscire finalmente a lasciare New York” e senza nemmeno asciugarsi corse a vestirsi.

Orlando la guardò. Indossava un tailleur e piegò i capelli in una coda alta, senza nemmeno asciugarli con il fon.

Ti prenderai un accidente!” osservò lui dolcemente.

Edith sorrise e prendendo le scarpe le infilò dicendo:

L'accidente me lo piglio se arrivo in ritardo in clinica!” e prendendo il portafoglio dalla borsetta guardò quanti soldi aveva e aggiunse: “Non sai quanto sto odiando questa città in questi giorni. Voglio solo tornare a casa e stare con te, vivere la nostra storia e stare tranquilli!”

Orlando sorrise e abbracciò Edith, facendo aderire il suo petto contro la schiena di lei che, calmandosi prese la mano del ragazzo e l'accarezzo sospirando.

Voglio anche io un po' di tranquillità. Stiamo lottando da quasi nove mesi contro i mulini a vento e credo che ce la meritiamo. E non sai che voglia che ho di stare con te, Sidi, Posh...” e guardandosi intorno con finto interesse domandò: “Piuttosto, dov'è Posh? Quasi quasi sento la mancanza di qualcuno che mi soffia ogni volta che passeggio per la camera”

Edith sorrise mettendo il portafoglio nella borsa e rispose:

Da Ayko, a Los Angeles. Lo sai che prima di venire qua sono passata da casa” e mettendo il trench domandò a sua volta, magari più interessata di quanto lo fosse stato precedentemente Orlando: “E Sidi?”

Orlando la strinse, la baciò e disse:

Sta da Rachel e John... Ama Charlotte, lo sai?”

Edith torse il busto e prese il bellissimo Bulgari che stava poggiato vicino alla borsa e sorridendo, sfiorando la bocca dell'attore, rispose:

Facciamo che ne riparliamo stasera. È tardissimo amore. Davvero!”

Orlando fece un verso infastidito e rispose:

Ok. Ma stasera non scappi. Staremo a cena assieme e poi..”

E poi...?” domandò maliziosa Edith, mordendosi il labbro.

E poi... Lo scoprirai stasera” e baciandola, seppur controvoglia, la sciolse dall'abbraccio e disse: “Vai. E prendi un taxi...”

Edith annuì e dandogli un bacio fugace lasciò la camera.

Orlando la guardò fino a che la porta non si chiuse, salutandola con la mano prima di vedere sparire il suo sorriso radioso dietro l'uscio.

Poi, prendendo il cellulare cercò un numero e chiamò:

Monkey... Sono OB. Che ne dici se ci vediamo da qualche parte. Sono a New York!”

Ob!”

Era Elijah Wood, coprotagonista di Orlando ne 'Il Signore degli Anelli'.

Cavolo! È passato un casino di tempo dall'ultima volta...”

Orlando sorrise e rispose:

Appunto. Sono qui a New York con Edith...”

Edith quella che penso io?” chiese Elijah incuriosito.

Facciamo che mi dici dove sei e ti vengo incontro e ne parliamo davanti ad una bella colazione con uova, bacon e fagioli...” replicò vago e divertito dall'idea di tenere sulle spine Elijah, Orlando.

Ok. Sto vicino al Ground Zero... Ti do il mio indirizzo e ci vediamo...”

Aspetta! Prendo un foglio e una penna...” e cercando un foglio scrisse l'indirizzo che Elijah gli dettò dall'altro capo.



Edith guardava le macchine che strombazzavano attorno a lei.

Era in ritardo. Di più.

Era in super ritardo.

E se non si muovevano sarebbe arrivata alla clinica non prima delle undici.

Stava pensando a questo quando sentì il bip-bip che annunciava l'arrivo di un SMS. Chinando la testa, cominciò a frugare nella borsetta, cercando il cellulare.

Lo trovò e lesse:

SONO LIBERO A PRANZO. CHE DICI SE CI INCONTRIAMO DOVE CI SIAMO VISTI IERI E ANDIAMO A PRANZO ASSIEME. PROMETTO SARÒ UN GENTILUOMO... RISPONDI PRIMA CHE PUOI. BACI!

Era Jude. Accidenti.

Non poteva dire di no. Sarebbe sembrata maleducata e puerile. Ma a chi la voleva darla a bere? Voleva andare a pranzo con Jude. Ma farlo significava rischiare. Certo! Orlando non poteva entrare nella clinica senza che lei lo sapesse. E aveva detto, prima che lei uscisse dalla camera, che si sarebbero visti a cena con la promessa che Edith fosse puntuale.

Sospirò soppesando la possibilità di vedere o no Jude. Era un peccato uscire con un uomo che, vista la realtà dei fatti, era poco più di un amico? No. Ma lei era la ragazza ufficiosa -non ancora ufficiale- di Orlando Bloom, mica pizza e fichi.

Era per questo, quindi che il solo accettare un semplice invito a pranzo la faceva sentire dannatamente in colpa?

-Non mi sento in colpa. È solo che mi espongo ad un rischio stupido... Oh Dio! Stupido se si parla di Jude Law mi sembra anche esagerato...- pensava Edith guardando lo schermo a cristalli liquidi del suo cellulare ultima generazione, passando una mano sul display, chiedendosi se fosse o no il caso di rispondere affermativamente al SMS. -Ma se, per puro caso, ci dovessero fotografare, potrei dire ad Orlando che io e Jude ci siamo visti solo oggi. Come ho detto ieri. Occhio non vede... Cuore non duole...- in un attimo però le passo alla mente il ricordo della mattina in cui era rientrata a casa, dopo aver fatto sesso per una notte intera con Jude. Orlando non aveva reagito bene. Anzi! Già allora che tra di loro non c'era niente di definito le cose erano state un po' difficili.

-Era preoccupato- si giustificò Edith.

A dire il vero era fuori di se dalla rabbia.

-Non avevo risposto per tutta la notte al cellulare e lui non sapeva con chi ero...- cercò di zittire la malefica vocina interiore, Edith.

Avevi detto all'autista di dire ad Orlando con chi eri se ti avesse cercato.

-Ma io vivevo comunque in casa sua e lui si sentiva responsabile nei miei confronti...- continuò Edith in quella tacita battaglia con il suo subconscio.

Era geloso marcio.

-Non stavamo assieme. Come poteva essere geloso?- replicò Edith pensando di mettere a tacere la sua coscienza così. Ma era inutile.

Vi amavate già. Solo che non lo volevate ammettere nemmeno a voi stessi!

-Stupidaggini! Lui è amico di Jude. Se gli avessi detto dall'inizio che stavo andando con lui...-

Non poté finire la frase che il suo subconscio intervenne e disse per lei:

Ti avrebbe bloccato e non sarebbe successo niente. E poi, non diciamo stupidaggini. Se erano amici perché dopo quella notte non si sono visti più?

-Lavorano tutti e due- si giustificò ancora Edith sapendo che la sua difesa contro se stessa non reggeva per niente. Infatti.

E le partite di calcetto che Orlando ti aveva detto che andava a giocare con Robbie Williams e altri attori inglesi a casa sua(*). Dopo che sei stata a letto con il suo 'amico' non ci sono più state. Non lo trovi strano?

Edith si mosse infastidita nel sedile anteriore. Il taxi aveva ripreso a camminare.

-Occhio non vede...-

Non è uno stupido...

-... cuore non duole...-

Si arrabbierà.

-Non sto facendo niente di male. Siamo solo due amici!-

Chi? Voi? Ma fammi ridere!

Il dito premette rispondi ed Edith scrisse:

MI LIBERO PER LE DUE. SE VUOI CI VEDIAMO AL RISTORANTE DI IERI. PERÒ DOVRÒ FARE IN FRETTA, POI DEVO TORNARE SUBITO 'AL MIO PICCOLO PROBLEMA'. TI VA BENE?

Orlando si arrabbierà. Non inviarlo.

Premette invio e il suo subconscio tacque. Edith sapeva che non lo stava facendo perché aveva fatto la cosa giusta. Quella vocina la stava ammonendo su quello che poteva succedere se Orlando avesse scoperto che, quando lui stava a New York solo ed esclusivamente per stare con lei, lei invece usciva con Jude Law a pranzo. Questo, di sicuro, avrebbe fatto arrabbiare molto Orlando. E non a torto.

Guardò fuori dal finestrino pensando che se voleva davvero vedere Jude -sempre e solo come buoni amici, mica qualcos'altro!- non doveva attirare su di se la malasorte.

Sarebbe stato peggio e di sicuro Orlando li avrebbe scoperti.



Signorina Norton. È in ritardo...”

Il dottor Phillips la guardò accigliato mentre Edith, trafelata, arrivava nel corridoio dove si sarebbe tenuto il colloquio con Emma.

Edith con il fiatone, senza perdere però il controllo di se, o senza fare notare di essere trafelata rispose, con nonchalance:

Le chiedo scusa ma sono stata bloccata dal traffico. C'è un grosso ingorgo vicino a dove abito...”

-Al diavolo, idiota! Abiti a New York. Conosci questa città e sai che è la strada degli ingorghi!- pensò Edith sorridendo colpevole al signor Phillips.

Il dottore la guardò. Sorrise e rispose:

Io e il dottor Morris abbiamo chiesto a sua sorella di fare un colloquio con lei. È stata ritrosa, almeno all'inizio. Poi le abbiamo spiegato che lo stavamo facendo, in primis, per il suo bene e per farla guarire del tutto dal suo mostro oscuro. E poi perché abbiamo letto le lettere di tutte e due. E tutte e due state cercando l'affetto e l'appoggio dell'altra. E riteniamo quindi che sia importante che parliate e vi chiarite, una volta per tutte”

Edith ascoltò in silenzio, annuendo, le varie motivazioni dell'uomo, seguendolo. Senza rendersi conto Edith si trovò in un grande salotto, o meglio, in una camera con due poltrone dentro.

Quando si rese conto che non era nella camera di Emma, guardò il luogo austero e semplice. Il bianco delle pareti le ricordava molto la sua vecchia casa a Piccadilly. Guardando le due sedie si rese conto che in una stava seduta una ragazza dalle gambe ossute e i capelli di una tonalità appena più chiara della sua. Le braccia, uguali alle gambe stavano poggiate ai braccioli e il viso, seppur segnato dalla rabbia e dal rancore, era caratterizzato da due enormi occhi di un colore diverso da quello di Edith, più chiaro, più omogeneo e con meno sfumature, che sovrastavano un viso smunto e patito dalla lacrime e dalla fame forzata.

E per la prima volta, Edith, vide davvero suo sorella.

In quasi un mese a New York, non si era resa conto di lei come in quel momento. Ora, guardandola, si rendeva conto che della super modella che era stata Emma non rimaneva nulla. La droga e l'anoressia aveva succhiato via la linfa vitale dalle vene della sorella e avevano lasciato un manichino -che strano scherzo del destino!!- che stava poggiato su quella poltrona, aspettando che il regalo del respiro che il suo costruttore le aveva donato andasse via e di lei non rimanesse altro che il guscio vuoto che doveva essere.

In quel momento Edith si sentì inadeguata, vestita in un impeccabile tailleur Armani, con le sue scarpe nere tacco dodici della Chanel, con il suo Bulgari al polso e il suo profumo Burberry.

Avevano tolto, in Emma, qualsiasi traccia di femminilità ed ora sembrava solo una ragazzina spaurita. Della donna bellissima che era sempre stata, anche quando erano poco più che delle ragazzine, della ragazza che faceva girare un uomo più di una volta quando passava per strada non era rimasto nulla.

E lei, Edith, con suo grande dolore, si rese conto che non se n'era mai accorta, troppo presa a compatirsi quando stava a New York; troppo presa ad odiarla ed allontanarla per quello che aveva fatto con Brian fino a qualche mese prima...

Vedo che sei arrivata con mezz'ora di ritardo...” puntualizzò Emma guardandola in faccia.

Senza sapere perché nella mente di Edith si sentì un'altra voce che infastidita diceva:

'Si. Io sarò arrivato in ritardo, ma questo non significa che tu, una volta entrato nel locale, debba aggredirmi e darmi del cameriere idiota…'

Sorrise ricordando che per un ritardo ora lei era felice.

Che fosse un segno del destino?

C'è un grosso ingorgo sulla quattordicesima e non sono riuscita ad arrivare in tempo... Alle volte mi dimentico che New York è una città ad alto tasso di traffico urbano!” cercò di sorridere Edith.

Emma sbuffò. Non era divertita. E voltando la testa tornò a guardare il panorama fuori. Edith guardò il dottore che le fece cenno di sedersi nella poltrona vuota ed entrò con lei, avvicinando la sedia poggiata al muro dietro Emma accanto a loro.

Dov'è Zach?” chiese Emma guardando torva Phillips che apriva una cartellina medica piena di frasi scritte a mano libera o relazioni battute al computer.

Il dottor Morris verrà più tardi. Aveva delle altre cose da sistemare...” rispose Phillips guardando la cartella, senza alzare lo sguardo.

Io se non c'è lui non parlo. Ok?” disse Emma sul piede di guerra.

Dovrai farne a meno per stamattina..” continuò Phillips per nulla intimorito dal rifiuto di Emma.

HO DETTO CHE VOGLIO ZACH. SE LUI NON VIENE IO QUESTO INCONTRO DEL CAZZO NON LO FACCIO, VA BENE?” saltò su Emma, il volto rosso, i nervi a fior di pelle, quasi non avesse altro che quel ridicolo strato di derma a coprire il suo scheletro e i suoi organi pulsanti.

Phillips la guardò in un modo che fece sentire in imbarazzo anche Edith, che non era la destinataria dello sguardo di biasimo. E con una durezza e una freddezza nella voce, replicò, calmo al dispetto di Emma:

Emma Norton. Ora tu ti siedi immediatamente. E inizi il tuo incontro con tua sorella. Non siamo qua a giocare, siamo qua perché vogliamo che una volta per tutte tu tolga fuori questo mostro che hai dentro e gli tagli la testa. E non lo vuole solo il dottor Morris. Lo voglio anche io e lo vuole tutta la tua famiglia. Che ti piaccia o no... Per quanto riguarda l'arrivo del dottor Morris, devi aspettare. Oltre che medico è anche un padre di famiglia. E sua moglie lo ha chiamato perché la loro bambina di sei mesi non stava bene. Quindi, se vuoi smettere di comportarti come una dodicenne gelosa del fratellino più piccolo, fammi l'immenso favore di sederti e di fare la brava...”

Edith guardava nervosa dal dottore alla sorella, come una telespettatrice di una partita di tennis. Pensava che Emma scoppiasse, come succedeva spesso in quelle occasioni da quando aveva cominciato a parlare. Ma, con suo sommo stupore, la vide sedersi e respirare affannosamente, dicendo in un ringhio:

Cominciamo subito. La finiremo altrettanto prima!”

Phillips prese un figlio dalla cartella. Edith si rese conto, che era la sua busta, quella dove aveva scritto la lettera.

Prendila e leggila a voce alta...” disse porgendola ad Edith.

Edith guardò il foglio e si sentì ancora più ridicola. Quella lettera non era vera. La doveva scrivere ora che aveva davvero guardato Emma e aveva visto, davvero, che cosa fosse diventata per colpa della malattia.

Sospirò e guardò la sua calligrafia. Emma in un foglio le aveva dato molto di più.

Edith. Forza!” disse il dottore.

Edith sollevò lo sguardo dal foglio e guardò Emma e il dottore. Doveva farlo. Sospirò e cominciò:

'Cara Emma...

anche se cara non mi sembra un termine appropriato tra sorelle. Specialmente sorelle come noi...

Non ti sono stata vicina in questi ultimi anni. E conosciamo fin troppo bene il vero motivo che ci ha portato a latitare nell'altrui vita così a lungo. Ma non è di questo che voglio parlare. Credo che questa lettera darà molte risposte alle troppe domande che ci siamo gridate contro e che abbiamo fatto finta di non sentire...'

E con voce calda, Edith lesse la lettera, pensando e chiedendosi che cosa pensava Emma, mentre la fissava con occhi ridotti a fessure, muovendo la mascella quasi stessa masticando l'unica cosa che non riteneva nociva: l'aria che respiravano.

Lesse ad alta voce, fermandosi di tanto in tanto per guardare Phillips e sua sorella.

Voleva solo che la bloccassero e che il suo cuore, ora che i suoi occhi avevano visto, smettesse di far male battendo così forte contro le costole.



Allora! Adesso sei con la giornalista, a quello che ho capito!” esclamò Elijah guardando divertito Orlando, subito dopo che il cameriere si fu allontanato dal tavolo con le ordinazioni.

Orlando gli fece una smorfia per esprimere il suo disappunto, ma sorrideva mentre la faceva.

Si. Sto con la Norton! Qualche cosa in contrario?” lo sfidò l'attore inglese.

Elijah sollevò le mani in segno di resa e stava per ribattere proprio mentre Orlando sollevò lo sguardo verso l'ingresso. E poco ci volle che rimanesse secco per la sorpresa.

Con i capelli legati in una coda alta e il corpo sempre troppo magro fasciato in un vestitino corto, stava entrando nel locale Kate.

Elijah, che non capiva che cosa fosse successo all'amico si voltò a sua volta e fischiando sommessamente disse:

Madama Kate Bosworth da Los Angeles. Quando si dicono i giochi del destino...”

Orlando la guardava fisso. Sapeva di non provare nulla per lei, ma era curioso di vedere cosa era successo della donna che per tanto tempo aveva amato tanto, al punto di prendere quasi ogni settimana un aereo solo per raggiungerla, solo per baciarla e farci l'amore.

Non pensava nemmeno di tradire Edith. Sapeva di aver cominciato ad amarla quando la sua storia con la Bosworth stava finendo, -anche se era meschino ammetterlo perfino a se stesso, ma era quello che aveva capito dopo lunghe elucubrazioni sul suo diario, qualche mese prima- ma c'era una sorta di calamita che lo attirava, che lo spingeva ad alzarsi e guardare quegli occhi di due colori diversi -uno azzurro e uno nocciola- e sapere se, ora, era innamorata di nuovo, se ora stava bene e non aveva bisogno di rincorrere la persona con cui stava in giro per il mondo. Se alle volte pensava a lui con un po' d'affetto, perché, alla fine, non si erano fatti volutamente male, anche se stavano soffrendo già da tempo. E se rimpiangeva che, nonostante non si odiassero, tra di loro non c'era stato più nessun contatto, nemmeno come amici.

E questa forse era la più grande sconfitta per Orlando.

Vai a parlarle, se ci tieni tanto. Io non lo dirò alla giornalista!” disse Elijah guardandolo allegramente.

Orlando posò lo sguardo per un attimo su Elijah, poi torno a guardare Kate che proprio in quel momento, quasi sentendo il calore degli occhi di Orlando addosso, si voltò e vide -dopo aver cercato di capire se qualcuno la stava realmente guardando e dove fosse- Orlando che con un gesto lento, quasi automatico, sollevò il braccio per salutarla.

Fu lei ad avvicinarsi, sorridendo dolce.

Orlando scattò in piedi e afferrando una mano di lei con tutte e due le sue disse:

Kate... Ma che piacere rivederti. È da un secolo che non so più nulla di te. A parte qualche articolo sui giornali scandalistici... Come stai?”

Kate lo guardò con la stessa espressione di quando stavano assieme. Qualche cosa diceva ad Orlando che era ancora innamorata di lui.

Le mani del ragazzo, quasi scottate da quella rivelazione, scivolarono molli sui fianchi, come se solo toccare Kate significasse tradire Edith. E non voleva perderla per qualche stupido malinteso. Aveva dei progetti troppo grandi con lei.

S-Sto bene!” rispose Kate confusa da quella sequela di gesti di Orlando che, in un attimo aveva espresso gioia di vederla, salvo poi staccarsi subito, quasi spaventato. “E tu che mi racconti?”

Orlando si grattò la testa e guardando Elijah cercò quasi un aiuto per rispondere a quella domanda così semplice. Era come se sapesse che solo proferendo il nome di Edith e l'inizio della loro relazione, gli occhi di Kate si sarebbero rotti e si sarebbero allagati di lacrime amare.

Elijah vedendolo esitare sollevò un sopracciglio, spronandolo silenziosamente. Orlando sorrise nervoso sia ad Elijah che a Kate e indicando l'amico disse:

Sono venuto a pranzare qui con Elijah, dato che era da molto tempo che non ci vedevamo...”

Kate sorrise e guardò Elijah che fece un cenno con la mano per salutarla.

Rispose con un cenno della testa e disse:

Io sono venuta qui con Sarah. È una mia amica del corso di psicologia” e voltandosi verso l'amica disse: “Sarah? Questo è Orlando... Un mio amico... Orlando, questa è Sarah...”

I due si strinsero la mano e lo stesso fece Elijah con la ragazza sconosciuta, salvo poi ritornare ognuno nel proprio posto, in silenzio, permettendo a Kate e Orlando di parlare, non sapendo che invece i due ex avrebbero preferito che anche loro prendessero parte a quel discorso, dal momento che cercavano di evitare una domanda che aleggiava nell'aria ancora prima che cominciassero a parlare.

C-che.. Che ne dite se vi unite a noi. Non ti spiace Elijah, vero?” chiese Orlando indicando le due sedie vuote anche mentre si rivolgeva all'amico.

Elijah scosse la testa in segno di diniego e Kate, lanciando uno sguardo furtivo a Sarah per aver conferma del fatto che anche lei fosse d'accordo, annuì e rispose allegra:

Ok!” e si misero a sedere.

Una volta seduti fu facile parlare un po' di più e mettere in mezzo alla discussione anche Elijah e Sarah e scoprirono di gradire tutti la reciproca compagnia.

Poi, una volta arrivate le portate di tutti, fu Kate stessa a fare la domanda fatidica, prendendo alla larga però.

Ed Edith, come sta? Ho saputo da Brian che si sono lasciati... Spero che non sia per quella storia dell'articolo...”

Orlando sospirò. Kate non aveva mai saputo che dietro l'articolo c'era Brian. Quando Edith lo aveva scoperto, la storia tra Orlando e Kate era finita da un pezzo e le cose tra lui ed Edith stavano cominciando a cambiare.

Si! È per la storia dell'articolo” rispose Orlando mesto. “Solo che lui non si è ingelosito. Edith ha scoperto che dietro la storia dell'articolo c'era Brian stesso...”

Kate guardò Orlando con gli occhi sbarrati. Forse, se glielo avesse detto qualcun altro, avrebbe riso e non avrebbe creduto a quello che le stavano dicendo. Rimase un attimo in silenzio, quasi stordita da quella rivelazione e mormorò:

Non ci credo!”

Orlando annuì e ribatté:

Tutto perché io ed Edith siamo usciti quella sera senza che lui sapesse nulla. Non ha creduto che non fosse successo nulla e ci ha sbattuti sul Sun, per vendetta... Ecco come è nata tutta la storia delle foto. Ed ecco come è arrivata la copia a te a Parigi...”

Kate masticò la sua insalata in silenzio, guardando il vuoto.

Orlando sapeva che non era stato solo l'articolo a farlo lasciare con Kate. Ma sapeva altrettanto che se non ci fosse stato l'articolo le cose non sarebbero cambiate e forse, lui e Kate, sarebbero stati ancora una coppia felice. Forse. Ciclone Edith permettendo.

Si voltò verso Orlando, quasi volendo digerire la notizia appena appresa e chiese.

Ed Edith? Come sta? Dove sta?”

Orlando deglutì a fatica il suo boccone, nonostante non fosse molto grande e guardò Elijah che per poco si soffocava con il suo vino.

Sospirò e rispose:

Edith è a New York. E io sono venuto qui per lei...”

Il sorriso di Kate si rabbuiò per un attimo. E stringendo il tovagliolo un po' troppo forte per i gusti di Orlando domandò:

Quindi... Voi due...?”

Stiamo assieme da un mese circa!” finì lui per lei la frase.

Nel tavolo calò un silenzio innaturale. Infondo, fino a quel momento, il detto che se l'occhio non vede, il cuore non duole, era valso tanto oro quanto pesava per Kate.

Ora che apprendeva la realtà, Orlando ne era sicuro, il cuore le si doveva essere spezzato in due. Orlando la guardava e non sapeva che dire mentre Kate guardava silenziosamente il tavolo persa nei suoi pensieri.

Fu l'intervento di Elijah a stemperare la tensione, quando, con voce allegra disse:

Non so voi, ma credo che qua non abbiano portato abbastanza da bere. Che ne dite se chiamiamo il cameriere e ci facciamo portare qualche altra bottiglia di vino?”

Gli altri tre annuirono e la situazione si sbrogliò un po', nonostante Sarah stesse seduta in un angolo senza parlare.

Finirono il pranzo cambiando discorso, parlando di lavoro e scoprendo, dalle poche parole spizzicate di Sarah che anche lei faceva l'attrice per una soap opera. Fu un'ora lieta, infondo, a parte il piccolo incidente sulla storia di Orlando ed Edith.

Quando poi arrivò il momento dei saluti -e i due ragazzi insistettero per pagare il conto- Kate e la sua amica uscirono dal locale da sole, lasciando i due amici ancora al tavolo.

Non è molto loquace l'amica, non trovi?” ironizzò Elijah guardando uscire le due.

Orlando sospirò e rispose:

Non sto pensando all'amica...”

Elijah si voltò lo guardò e ribatté:

Ti devo forse ricordare che quella Norton e peggio di Attila l'Unno? Quella se la tradisci con Kate ti scortica vivo...”

Orlando scosse la testa e rispose:

Non sto dicendo questo... Hai notato quando ho detto che io ed Edith stiamo assieme?”

Elijah annuì e Orlando continuò:

Credi che sia ancora innamorata di me?”

Il californiano si grattò la testa e vago disse:

Non conosco molto Kate ma... Si! Credo che ti ami ancora!”

Orlando sentì subito il cuore sprofondare. Aveva fatto un grosso grossissimo sbaglio.

Non doveva invitare Kate al loro tavolo. Non doveva dirle la verità su Brian. E non doveva dirle che, ora, era innamorato follemente di Edith Norton.

E forse le avrebbe risparmiato un sacco di sofferenze.



Perché? Perché scrivermi una lettera dove parli solo di te, essere unico e perfetto? Quella che non ha mai tradito Brian e che lo ha lasciato quando ha ferito le persone che tu amavi... Te inclusa, naturalmente!”

Emma sputò quella domanda come un getto di veleno, nello stesso identico modo usato dai cobra per difendersi.

E per la prima volta in vita sua, davanti ad un attacco così forte, Edith ebbe solo voglia di piangere. Aveva sbagliato tutto. Non doveva riammettere Brian nella sua vita. Doveva far fare un giusto periodo di purgatorio ad Emma riammettendola in seguito nella sua vita, ma non Brian.

Era solo colpa di Brian quello che stava succedendo.

La riscriverei se potessi, ora!” mormorò Edith tra le lacrime.

Il dottor Phillips cercò di confortare Edith, ma Emma si mise in mezzo e gridò:

NO! LA LASCI FARE DOTTORE, PERCHÉ FORSE NON LO SA, MA STA ASSISTENDO AD UN EVENTO RARO ED UNICO NELLA SUA SPECIE. EDITH NORTON CHE PIANGE... PERCHÉ PIANGI? PERCHÉ? SONO IO QUELLA CHE DEVE PIANGERE. EPPURE I MIEI OCCHI SONO ASCIUTTI, SORELLINA. ASCIUTTI!”

Edith sollevò la testa e guardò Emma negli occhi, dritta negli occhi. Si sentiva debole, dimostrando quella parte della sua scorza così morbida a sua sorella, ma sapeva, sentiva che doveva farlo. Preferiva un morso carico di veleno, piuttosto che una lenta agonia fatta di morsi continui che le avrebbero triturato le ossa, lasciandola dolorosamente viva.

Io sono qua per te. Sono venuta qua perché ti voglio bene più di quanto credi... Ed ora ho capito. Ho capito di aver sbagliato con te. Non con Brian, ma con te. Dovevo perdonare te, non lui. Dovevo salvare te. Lui non aveva bisogno di essere salvato da nessuno. Il suo ego è troppo ingombrante affinché si renda conto delle persone che vogliono il suo bene... Sono qui per te e perché voglio che tu guarisca. Perché tu possa tornare quella bambina che giocava con me sull'altalena quando la domenica il papà ci portava al parco. La bambina che mi difendeva a scuola, quando mi chiamavano mostro solo perché sapevo suonare il piano. La ragazza che mi diceva che amava Howard Donald e che un giorno lo avrebbe sposato... Possibile che non ricordi quegli anni, Emma?”

Emma si era seduta e non guardava Edith in faccia. Avrebbe preferito il veleno, il sarcasmo pungente di sua sorella, non quelle parole. L'aveva insultata senza sosta, mentre il dottore poneva loro domande estenuanti sul loro rapporto e sui motivi che ne avevano portato alla rottura. Avevano analizzato Brian fino a fondo, togliendo tutto il marcio che aveva portato nelle loro vite. Non avevano pranzato. Ed ora, alle cinque di pomeriggio, con quelle lacrime, arrivavano finalmente al punto. Stanche fisicamente e mentalmente, Edith ed Emma si stavano guardando, scrutando, camminando in cerchio come due belve pronte ad attaccarsi.

Ma stavolta avrebbero solo ed esclusivamente usato i ricordi e le parole. E forse si sarebbero davvero ferite a fondo, come se avessero delle lame tra le mani.

Voglio solo che tu possa ricordare quegli anni Emma. E quando sarai pronta a ricordarli...”

Quando sarò pronta a ricordare il passato, cosa succederà nel presente? Non cambierà nulla, ecco cosa. Nulla. Tutto rimarrà uguale...” disse Emma con le lacrime agli occhi.

Rimarrà uguale solo se tu lo vorrai, sorellina” sorrise Edith con le guance umide. “Se tu mi tendi la mano, chiedendomi di salvarti, io te la tendo sorellina. Ma se tu non lo fai, io devo usare i ricordi per arrivare a capire il presente e salvarti per un futuro migliore...”

Emma sospirò e guardò di nuovo il panorama.

Era un segno di inequivocabile chiusura.

Ed Edith era troppo stanca per continuare a combattere, almeno per quella sera.

Ho capito. Ho capito!” e triste prese la borsetta. E mentre si stava alzando dalla sedia, Edith disse : “Mi hai chiesto che cosa sono venuta fare qua nella tua lettera. Se vuoi ti rispondo. All'inizio nemmeno volevo. Dentro di me, la parte ancora arrabbiata con te, gridava che non lo meritavi, che non dovevo buttare il mio tempo con te, che mi avevi rovinato la vita con le tue insensate stupidaggini. Però eri comunque mia sorella. E non parlava solo il nostro sangue, ma il nostro amore stesso. Quello del passato. Ho accettato, lasciando il mio compagno, con cui ho cominciato una storia da un mese circa. Ho lasciato un grosso progetto a metà solo per starti vicino. E solo ora mi rendo conto che non mi importa del resto. La cosa davvero importante sei tu, Emma Norton. Perché tu sai dove ho fatto il taglio che mi ha procurato la cicatrice nel gomito destro: eri con me quando è successo; perché tu schiacciavi quelle due note nella tastiera del pianoforte quando suonavamo le carole di Natale il giorno della Vigilia, ridendo e cantando con me e con Paul. Perché tu mi hai insegnato a truccarmi. A fumare la mia prima e unica sigaretta... Tu sei una parte della mia vita. I parenti non si scelgono, dicono. Ma se dovessi farlo, io ti sceglierei mille volte. E non solo per le cose belle, ma anche per le cose brutte, perché son quelle che mi hanno fatto aprire gli occhi e capire cosa vuol dire stare al mondo...” e lenta si allontanò.

Stava per appoggiare la mano sulla soglia quando Emma disse:

24 Luglio 1993. Wembley Arena. Ricordi? Prendemmo non so quanti pullman e quante metropolitane per arrivar dall'altro capo della città, per stare in prima fila. Ora c'è la Jubilee e sarebbe tutto più facile, allora non c'era...”

Edith si voltò. Emma stava parlando con voce rotta e stava in piedi, vicino a lei. Aveva quasi la stessa consistenza dei fantasmi. Era talmente fragile che sembrava uscita da un ricordo. E forse era la stessa ragazzina che ricordava prendere il pullman con lei, con i biglietti per il concerto dei Take That tra le mani.

Certo che ricordava quel giorno. Come lo poteva dimenticare.

E non solo per il concerto.

Ed Emma continuò:

Io avevo tredici anni. Tu quattordici. Eravamo due piccole stupide innamorate di Mark Owen o Robbie Williams; di Howard Donald o Jason Orange. Che conoscevano a memoria tutte le canzoni di Gary Barlow. Eppure non era quello il motivo per cui ricordo quel concerto. Il primo vero concerto dei Take That che vedemmo assieme. Ricordo tutto il viaggio per arrivare, le canzoni cantate, le risate che ci siamo fatte. E poi il piccolo gruppo di amiche che abbiamo trovato. Tutte amiche di penna che, come noi, vivevano il loro sogno. E che ci avrebbero sorriso fino all'apertura dei cancelli... E quando successe, ricordo che mi hai preso la mano e hai corso con me attaccata, veloce, per ottenere quella prima fila. Per cosa poi? Per un sorriso fugace. Raccontano che facessero sesso con le fans, a quei tempi. Io e te non siamo state tra quella schiera. Una decina di anni fa mi sarebbe dispiaciuto. Ora no! Meglio conservare un bel ricordo di queste cose. Tenerlo pulito. E di quella sera tengo il ricordo più bello. Quello di una sorella che, dopo avermi regalato quella prima fila, mi stava dietro, per proteggermi dagli spintoni, per non farmi finire schiacciata contro la transenna che mi stava davanti. E la sera, quando andammo a dormire a casa di Michelle... Ricordi? La cioccolata a letto e noi che parlavamo del concerto fino a tardi, troppo piene di adrenalina per dormire. E ricordo cosa dicesti quella sera...”

“...Ti proteggerò fino a che avrò respiro”

Dissero quella frase assieme. Gli occhi di entrambe colmi di lacrime.

Il loro ricordo più bello. E non solo perché legato agli idoli dell'infanzia. No! Ma perché quel giorno furono sorelle molto più di quanto non fossero state per anni e anni.

E cullate da quel ricordo, lente, si avvicinarono e si strinsero. E piangendo, suggellarono un nuovo inizio e per Emma la fine di un incubo chiamato anoressia.(*)



Partirono da quel ricordo e continuarono a parlare per ore ed ore.

Non si resero conto del tempo che passava e fu molto più facile rispondere alle domande del dottore su quell'argomento. Su quel punto d'unione.

Quando Edith uscì un taxi l'aspettava. Phillips si mostrò da subito soddisfatto dell'esito di quella chiacchierata.

Diceva che sarebbe servita ad Emma per tirare fuori la parte migliore della sua infanzia e della sua adolescenza. Infatti, se andavano avanti così come quella sera, Emma in breve sarebbe riuscita a sputare fuori tutti i demoni che la tormentavano.

Stava cercando il cellulare per vedere se Orlando l'aveva chiamata, mentre pensava a questo, quando lesse su display: '5 CHIAMATE PERSE' e sopra la letterina che indicava l'arrivo di un SMS.

Vide che due erano di Orlando - infondo erano già le otto– e tre erano di Jude.

Aveva cercato di chiamarla a pranzo, ma senza grandi risultati, infatti, il messaggio elencato tra i non letti era il suo. E diceva:

UHM! POSSO PENSARE CHE MI STAI EVITANDO. NON RISPONDI ALLE CHIAMATE E MI DAI BUCA. MA VISTO CHE SONO ARRIVATO CON QUALCHE MINUTO DI ANTICIPO E NON TI HO VISTA USCIRE, VOGLIO SPERARE CHE TU SIA STATA TRATTENUTA DA QUALCOSA DI IMPORTANTE. CI SENTIAMO DOMANI. E FAMMI SAPERE COSA È SUCCESSO... UN BACIO. JUDE

Edith sorrise e rispose dicendo di essere stata trattenuta davvero e di non essersi nemmeno accorta che fosse l'ora di pranzo o che il cellulare stesse squillando. E declinò l'invito per il giorno dopo. Emma sarebbe stata a riposo ed Edith avrebbe passato una giornata con il suo uomo.

Arrivò davanti all'hotel, pagò il tassista e scese.

Nella hall, quando entrò dentro, non c'era nessuno, o quasi. Erano tutti in giro per locali o a cena nel lussuoso ristorante dell'albergo.

Con passo spedito andò verso l'ascensore e salì.

Corse per il corridoio, immaginando la faccia di Orlando una volta che l'avrebbe vista apparire alla porta.

Quando entrò ebbe come un déjà-vu. La stanza al buio. Un uomo nel letto.

Era successo anche il giorno prima. Oggi però sapeva chi c'era nel letto a riposare.

Sorrise accendendo la luce del comodino e guardò Orlando dormire beato.

-Come sei bello- pensò.

Sapeva quando fosse pericoloso dirglielo a voce alta. Anche se dormiva, poteva correre il rischio che si svegliasse e poi.. Chi lo avrebbe sentito? Avrebbe cominciato a vantarsi e a godere del complimento appena ricevuto. Edith conosceva fin troppo bene l'egocentrismo di Orlando e la sua vanità per rischiare.

Si sdraiò accanto a lui e spegnendo la luce sussurrò:

Amore. Domani starò tutto il giorno con te. Prometto...” e chiudendo gli occhi, sfinita cadde addormentata sul petto di Orlando, mentre New York, con le sue luci e i suoi rumori si preparava ad un'altra notte che l'avrebbe vista, come sempre e per sempre, insonne.




(*) Questo che ho riportato non è una fatto inventato ma reale. Robbie Williams, qualche anno fa, organizzava 'partite di calcetto nella sua villa' al quale, si dice, partecipassero Jude Law e anche Orlando Bloom. La maggior parte dei convocati era inglese, infatti...

(*) Allora... Non so se per curare l'anoressia basti una cosa simile... quella che leggete è solo una libertà presa da me stessa ai fini di abbreviare la cosa e il racconto. Spero che vi sia piaciuta e che non ci siano proteste.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Allora... Vi devo dare una brutta notizia. Devo sistemare delle cose nei prossimi capitoli e ci vorrà un po' di tempo prima di pubblicare il prossimo. Chiedo venia. Ma vi assicuro che l'attesa sarà premiata da una mega sorpresa. Non posso fare molti spoiler scusate =) altrimenti vi tolgo la sorpresa, non trovate.

Nel frattempo voglio ringraziare Klood e chiaretta78 per le loro recensioni che mi hanno fatta commuovere. Spero che questo capitolo vi piaccia. Il vostro entusiasmo mi aiuta a migliorarmi e a cercare di scrivire qualche cosa di bello...

Vi mando un bacio e un grazie di cuore.

Ringrazio anche i lettori silenti che leggono in tanti anche se non lasciando una recensione. Grazie di cuore anche a voi.

Nel frattempo spero che sia una buona lettura per tutti.

Fatemi sapere che ne pensate.

Grazie ancora e alla prossima.

Niniel82.





Capitolo 31: Torno a casa.


La parentesi con Orlando era stata davvero lieta per Edith. Nulla le aveva regalato tranquillità come il breve soggiorno del suo ragazzo a New York.

Il solo ricordo di quell'ultima giornata trascorsa assieme a fare l'amore in camera per tutto il tempo, dava quel senso di completezza e appagamento ad Edith e un ottimo ricordo per le settimane che le mancavano a tornare a Los Angeles.

Perdersi in quei ricordi lieti, tra l'altro, le stava capitando di sovente -cosa alquanto strana per una come lei- e altrettanto spesso le capitava di avvampare di rossore ogni qualvolta una delle persone che gli stavano vicino la richiamava alla realtà, quasi si potesse leggere a chiare lettere quello a cui stava pensando.

In compenso, momenti imbarazzanti a parte, le cose sembravano volgere per il meglio. Il dottor Morris e il dottor Phillips erano davvero entusiasti di Emma che finalmente sembrava aver imboccato la strada giusta per guarire. E come Edith aveva capito, indirettamente, era che se sua sorella aveva imboccato la strada giusta per la guarigione del suo corpo era perché, prima di tutto, avevano curato la sua psiche, i suoi demoni e le paure che dimoravano nella sua testa.

A quanto pareva, Emma, stava quindi cominciando una lunga convalescenza.

Certo! I rapporti tra le due sorelle Norton non era del tutto idilliaci, alle volte, ancora, litigavano per le cose più stupide. Ma almeno avevano ritrovato una certa sintonia che mancava loro dai primissimi anni dell'adolescenza.

L'unica nota dolente era che, visto il miglioramento tardivo di Emma, la permanenza nella clinica si sarebbe prolungata per un'altra settimana.

E questa era l'unica cosa che faceva soffrire Edith. Non poter tornare a casa. Non poter rivedere Posh dopo un mese. E non poter rivedere Orlando e stare con lui come quella bellissima giornata trascorsa tra le soffici lenzuola del letto matrimoniale del suo albergo.



Il caffè di Starbucks era una delle poche cose che Edith adorava, assieme al burro d'arachidi e le arachidi stesse.

Ogni mattina prendeva il suo buon beverone nella tazza extra large e lo beveva nel tratto di strada tra il coffee-shop e la clinica, che andasse a piedi o in taxi.

Aveva anche trovato il giornalaio di fiducia che la salutava calorosamente anche perché, tutte le mattine, faceva incetta di tutti i maggiori quotidiani nazionali e no, prendendo qualche volta anche delle riviste patinate, -dove l'uomo, tra l'altro, aveva creduto per un folle attimo di averla vista ritratta assieme a quell'attore che era diventato famoso facendo 'Il Signore degli Anelli'- dando così un buon introito giornaliero al suo piccolo chiosco.

Questo menage, che per molti sarebbe stato avvilente, questo continuo ripetersi nei giorni, riusciva a a tranquillizzare Edith che con tutti i suoi giornali, il suo caffè e il suo mp3 che suonava la sua musica preferita, arrivava alla clinica conscia del fatto che nulla la poteva distruggere.

Nulla. Almeno fino a quella mattina.

Stava appunto bevendo il suo cappuccino extra large dalla tazza termica per il take away di Starbucks, quando, comprando i soliti quotidiani, la sua attenzione fu attratta da una delle solite riviste patinate. La guardò con interesse vedendo Orlando e lei ritratti e la tirò fuori per poter vedere meglio che cosa si fossero inventati di nuovo e poco ci mancò che si strozzasse con quello che stava bevendo.

Sotto alla foto sua e di Orlando ce n'era una di lei assieme a Jude Law e una di Orlando con Kate e quel suo amico, quello che aveva recitato con lui nella trilogia tolkeniana, Elijah Wood.

Non volendo guardare la prima, sapendo che era per davvero una foto recente, scattata, tra l'altro davanti alla clinica di Emma, Edith scrutò la foto di Orlando e con suo grande rammarico si rese conto, per via del taglio di capelli di Orlando, che era stata scattata di recente, di sicuro nelle settimane in cui il ragazzo si era fermato a New York.

-Di sicuro si sono solo incontrati. Non è detto che siano usciti assieme di proposito...-

Si, ma guarda come lo guarda lei!

-Sono solo amici!-

Anche se non si sentono da dicembre?

-Con loro c'era Elijah. Se doveva essere un incontro galante non si portavano dietro gli amici... Io invece...-

Guardò la foto sua con Jude.

Non era una foto che la discolpava. Al contrario. Gridava tradimento da ogni angolo. Anche se il tradimento non era stato consumato.

Cosa avrebbe pensato Orlando?

Come avrebbe reagito?

'Orlando con Kate. Edith con Jude' diceva la didascalia della foto. E sotto la frase che sembrava cogliere il fulcro della situazione:

Fine di una storia d'amore?

Il cuore di Edith ebbe un balzo. No! Decisamente NO! Non sarebbe stato un giornale a rovinare di nuovo la vita di Edith. Doveva chiamare Jude. Vedere cosa fare. E soprattutto cosa dire ad Orlando.

Cercò il numero nella rubrica e chiamò:

L'utente da lei chiamato...

MALEDIZIONE!” gridò in mezzo strada, sbattendo un piede frustrata.

Guardò il giornale di nuovo e poi la porta della clinica.

-Se solo potessi tornare ora a casa... Sarebbe più semplice spiegare... Dirgli che con Jude, stavolta, non c'è stato nulla...-

fece i gradini a due a due ed entrò nella clinica.

Doveva parlare con Emma. Sapeva che ora avrebbe capito. Sapeva che ora l'avrebbe ascoltata e aiutata.



Orlando stava bevendo il suo caffè, guardando in piedi alcuni storybord che illustravano alcune scene.

OB!” disse una terza voce, aggiungendosi a lui e a uno degli aiuto registi.

Orlando si voltò e sorridendo disse:

Robin!” ma il sorriso gli morì sulle labbra. Robin aveva una faccia tutt'altro che contenta. Che succede?” gli chiese preoccupato.

La donna gli porse il giornale e disse:

Guarda!” e aspettò la sua reazione.

Orlando guardò e vide una foto di lui ed Edith che camminavano mano per la mano nelle strade di New York, sorridendo vicini. Sotto due foto più piccole, una di lui e Kate e una di Edith con...

Jude Law?” esclamò lui sorpreso.

Appunto!” sbottò Robin. “Ma che cavolo vi dice la testa a tutte e due? Tu hai un'immagine da difendere. Tu non sei uno che deve andare in giro a piantare alberi in tutti i terreni coltivabili...”

Alberi? Terreni?” chiese Orlando ancora più confuso da quello che stava dicendo la sua agente.

Di non farti qualsiasi donna!” suggerì l'aiuto regista vicino a loro.

Robin lo fulminò con lo sguardo e l'uomo capendo che non tirava aria, diede una piccola pacca sulla spalla all'attore e disse:

Io vado a sistemare delle cose, quando sei pronto cominciamo a girare...”

Orlando annuì, senza però guardare l'uomo allontanarsi. Guardava fisso la foto, chiedendosi se quello che vedeva fosse vero o solo uno scherzo. Cercava qualche cosa che gli permettesse di dire che quella foto, quella di Edith, non la ritraesse davvero con Jude Law, che fosse solo un fotomontaggio. Ma non c'era nessun dubbio. Era lo stesso Jude Law che lei adorava, di cui aveva tutti i dvd a casa. Lo stesso con cui, qualche mese prima, aveva passato una notte di passione.

['Possibile che non lo hai mai intervistato?'

Edith divenne malinconica e muovendo un piede in cerchio, fissandolo con interesse, imitando la voce di una bambina, disse:

'Non me lo ha permesso il mio capo. A dire il vero è stato un veto di Brian. Non posso intervistare Jude Law fino a che sarà la fidanzata ufficiale di Brian Stephensons'

'Ma è assurdo!' esclamò Orlando.

'Lo dici a me. Io che ho intervistato tutti, perfino te... Non posso intervistare Jude Law solo perché è il mio attore preferito!' si lamentò scherzosamente Edith.]

Ricordava benissimo il momento in cui Edith gli aveva fatto quella confidenza: era ancora assieme a Brian e stavano andando a festeggiare Capodanno a Cortina, assieme.

-Brian era geloso di Jude! Non voleva che lo vedesse perché sapeva che cosa può fare una donna davanti ad un uomo che adora e che ha sempre considerato come inarrivabile...- pensò Orlando.

Orlando mi stai ascoltando?”

No!” rispose onesto Orlando.

A dire il vero è stato un veto di Brian.

Dobbiamo capire come risolvere questa situazione!” continuò Robin pratica.

Non posso intervistare Jude Law fino a che sarà la fidanzata ufficiale di Brian Stephensons

Parla con lei... Dopo tutto il casino che avete fatto sui giornali prima di stare assieme, ora che le fans sembrano accettare Edith, almeno un po' più di Kate...”

Lo dici a me. Io che ho intervistato tutti, perfino te... Non posso intervistare Jude Law solo perché è il mio attore preferito!

Fate una conferenza stampa dove giurate di amarvi e che quelli sono solo amici...”

-Deve essere così. Lei è amica di Jude. È troppo onesta per stare con qualcuno e poi tradirlo!-

Regalale un brillocco(*) di quelli che costano una fortuna... Ma non mollarla... Tieniti le corna se ce le hai... Ma non lasciare quella giornalista. La vostra storia è una miniera d'oro...”

La signorina Norton è appena andata via con il signor Law. Credevo l'avessero avvisata signor Bloom...

Orlando. Orlando ci sei. La smetti di guardare quelle dannatissime foto. Non ti suggeriranno la soluzione ai tuoi problemi, per quello ci sono io... Io! Capisci?” disse Robin prendendogli prima il giornale e indicandosi con le mani poi.

Orlando annuì e rispose:

Vedrò di parlare con Edith appena torno a casa. E vedrò di capirne un po' di più di questa storia...” e guardò il giornale che stava tra le braccia di Robin.

La donna seguì lo sguardo dell'attore, accorgendosi che era sempre troppo preso dal giornale e scuotendo la testa disse:
“Non te lo dovevo far vedere. Adesso vedrai che manderai a farsi benedire una giornata di lavoro con questi sentimentalismi!” e avvicinandosi ad Orlando, sussurrò:”Tesoro. Lo sai che tu sei una gallina dalle uova d'oro e che la cosa non va bene solo a me, ma anche a te. Quello che guadagno io, lo guadagni tu triplicato, giusto? Ok! Con Kate le cose erano diverse. Le fans non la sopportavano. Ricca, bella, nobile, attrice. E la tua ragazza, per giunta. La ragazza della star più amata dalle donne. Kate era un prototipo irraggiungibile per la ragazza media, insomma. Edith, invece, è comunque bella, ricca e famosa. Ma è una giornalista. Una che non ha avuto nulla di regalato. Una che è arrivata dal basso, come tutte le tue fans. E tu non puoi perdere le fans. Ci sono faccini belli in giro per il mondo, pronti a sostituire il tuo quando meno te lo immagini. E non ci sarà nessuna trilogia girata da Peter Jackson a salvarti il culo Bloom stavolta, capito? Quindi... Vedi di tenerti stretta la giornalista fedifraga e vedi di far capire al mondo che Orlando Bloom è uno che sa perdonare. E avremo un botto di pubblicità gratuita”

Si stava allontanando e Orlando disse:

Non puoi chiedermi di perdonarla se mi ha tradito!”

Robin si voltò e sorridendo dolce, nonostante non ci fosse dolcezza in quello che stava per dire, replicò:

Tesoro. Io non te lo chiedo. Io sono quella che ti aiuta a stare dove sei, quindi te lo ordino. E faresti bene a non vedere più la Bosworth. Lo dico per te. Sei tu quello che è stato ferito, non Edith. Sei tu quello che è stato tradito, non Edith. Quindi è meglio che la gente stia dalla tua e non da quella della tua ragazza. E sarà ancora più pubblicità... Ora devo andare. Ci vediamo!” e si allontanò, non ammettendo altre repliche.

Orlando chiuse gli occhi ed ebbe un flash fugace di quella foto e subito portò le mani alla testa scuotendola con forza.

Guardò il set e pensò al cellulare che stava nella tasca dei jeans.

Doveva chiamarla e alla pausa pranzo mancavano più di due ore.

Come avrebbe lavorato con la testa che frullava così veloce?



Devi chiamare Jude. Una volta, quando era ancora sposato con la Frost, ci ho parlato. Non mi sembra uno di quegli stronzetti che si danno arie. Anzi! Mi disse che era felicissimo di fare la mia conoscenza. E che aveva sentito parlare tanto di me...”

Emma parlava tranquilla, le gambe ossute raccolte sul sedile della poltrona, nel quale sembrava stesse per essere ingoiata dentro.

Edith si stava tormentando le mani.

Sua sorella si era resa conto che le cose non andavano da quando si erano messe una di fronte all'altra per parlare. L'aveva guardata negli occhi e le aveva chiesto cosa non andasse. Edith le aveva mostrato il giornale e le aveva detto quello che era successo e che non sapeva che cosa fare.

E con Orlando? Che cosa faccio?” chiese Edith tormentando una pellicina del pollice.

Emma sospirò e rispose:

Torna a casa. Chiama Paul e torna a casa. Finisco con lui la mia terapia. E poi, mica posso scaricare tutta la mia rabbia e la mia frustrazione solo su di te. Tu non c'eri mai a quei tempi, ma sai che quando Paul ha cominciato a diventare grande mi rubava il diario per leggerlo quel ragazzaccio?”

Le due sorelle risero ed Edith, con le lacrime agli occhi, prese la mano della sorella e domandò:

Sei proprio sicura? Vuoi davvero che torni a casa?”

Emma annuì e sorridendo disse:

Sono stufa di vederti qua Norton!” e poi aggiunse, accarezzandole la mano che aveva stretto: “C'è più bisogno di te a Los Angeles che qua. Credo, dopo tutto quello che mi hai raccontato su di lui, che forse è davvero l'uomo giusto... E ti giuro che con lui non ci proverò nemmeno se mi pagassero milioni” e risero assieme. Poi Emma tornando seria disse: “Si Edith! Sono sicura. Torna da lui. O lo rimpiangerai per tutta la vita”

Allora parto domani con il primo volo che trovo per Los Angeles...” stava ragionando Edith a voce alta, quando Emma la interruppe:

Domani?”

Si!” ribatté Edith “Così avrò tempo di chiamare Paul e dirgli di venire qua...”

Edith venne interrotta da Emma che, ridendo, scuotendole la mano disse:

Edith! Tu devi partire subito! Parlo io con il dottore e con Paul. Tu ora vai in albergo e paghi questo mese di permanenza e poi corri al J.F.K. e prendi il primo volo, con la prima compagnia che trovi, per Los Angeles. Capito?”

Edith annuì e saltando in piedi baciò Emma, strappandole una divertita protesta che la lasciò con un sorriso sulle labbra.

Buona fortuna!” le sussurrò Emma.

Grazie di tutto sorellina!” ribatté Edith.

Rimase ferma qualche altro secondo, ed Emma, divertita, disse:

Vaiii!” e la guardò uscire.

Era strano, dopo averla ritrovata, perderla così in fretta. La sua vita non sarebbe stata in America, come quella di Edith, ora che stava con Orlando.

La sua vita, una volta finita la cura, sarebbe stata in Inghilterra, a Londra, a cercare di fare qualche cosa che le facesse sbancare il lunario, che rimpinguasse il suo conto in banca decimato dalla droga e dagli sperperi.

Ed in quel momento, proprio quando le cose sembravano essere un po' tornate quelle di prima, ora che entrambe avevano capito che l'uomo che le aveva divise era solo un verme schifoso, sapevano che, come ad un bivio, dovevano prendere le loro strade che erano differenti e vivere le loro vite.

Questa è la vita. Succede con gli amici, con i figli e, purtroppo, anche con i famigliari.

Ma di una cosa Emma era certa. Avrebbe per sempre tenuto quella seconda lettera che Edith le aveva scritto e che alla fine diceva: ' …non so per certo che cosa succederà nel futuro. So che ora, nel momento che vivo, che da un paio di mesi a questa parte per me è diventato più importante del futuro stesso, ho imparato a curare ciò che ho vicino da poco o da tanto tempo. Proprio come te che sei sempre stata una piccola piantina bisognosa di cure e che io ho sempre lasciato crescere in un posto buio ed umido. Ora che ti ho regalato il posto più soleggiato che ho nel mio cuore, spero di poterti aiutare a crescere più robusta e a liberarti di tutti i parassiti che ti rovinano lo stelo, aiutandoti ad affondare bene le tue radici in un vaso via via più grande, mano a mano che cresci più forte e rigogliosa di prima.

Perché nella vita non siamo solo i fautori del nostro destino, ma alle volte diventiamo pedine importanti del destino altrui, seguendo le mosse delle persone che amiamo oppure, come purtroppo è successo nel mio caso, suggerendo mosse sbagliate o portando nel gioco personaggi dal ruolo compromettente e pericoloso. Io spero di ripetere lo stesso errore. Spero che nessun Stephensons ci possa dividere. Che nessun'altra tempesta ci possa allontanare.

Perché, anche se i parenti non si scelgono, a te, nella mia vita, ti ci voglio davvero. E ti ci voglio dal primo momento in cui ho capito lo stretto legame che ci teneva unite... Ti voglio bene Emma. Tua sorella, Edith.'

La rileggeva sempre, la portava sempre con se. Perché in quel posto dalle mura bianche come il latte, dove la notte si sentivano le ragazze che gridavano e che venivano costrette a nutrirsi nell'ultimo disperato tentativo di salvezza da quel mostro nero chiamato anoressia, quella lettera richiamava in vita vecchi ricordi, vecchi momenti felci, quando quella clinica era lontana, quando quelle mura non esistevano e lei non aveva paura di guardarsi allo specchio.

Quando era una bambina. E sua sorella era la sua migliore e peggiore amica assieme. Quando tutto era più facile. E il dolore era solo una parola da film.

Ed ora che Edith se ne andava via quella frase, l'ultima in particolare, le avrebbe tenuto compagnia quando le cose non sarebbero state facili, quando Paul sarebbe stato li e non ci sarebbero stati quei lunghi discorsi riguardo la sua infanzia e la sua adolescenza. Ovvero, di quella parte di vita in cui, sia lei che Edith pensavano di poter prendere il mondo in mano e tenerlo stretto per non farlo più scappare.



Dominic era andato a casa di Orlando appena aveva saputo. Ed ora lo guardava andare avanti e indietro, mentre ragionava ad alta voce su quello che doveva fare:

Te ne rendi conto? Mi ha chiesto di non lasciarla ma di perdonarla? È da pazzi!”

Ti ho già detto che è una cagata. E sai come la penso sul fatto che la tua agente, o pr, o che cacchio è, decida della tua vita senza prendere in considerazione il fatto che, forse, a te le cose non vanno bene come le vuole lei!” replicò Dom a voce alta.

Orlando si fermò a guardarlo. Era quello che aveva pensato per tutta la giornata, ma non poteva di certo gridarlo a voce alta!

Si! Ma non... Io non so cosa fare!”

Tu la ami! Se non lo avessi fatto, amico mio, non saresti qua a chiederti che cosa devi fare... L'avresti mollata e basta!” notò sagacemente Dom.

Orlando si mise a sedere vicino a Dom e sospirò frustrato, passando entrambe le mani davanti alla faccia.

Non capisco. Non capisco perché non me lo ha detto... Perché lei, così sincera, non mi ha detto che era stata a cena con Jude Law? Perché non mi ha detto la verità? Tutto questo non sarebbe successo e avrei potuto dire a Robin di dare subito la smentita...”

Dom si schiarì la voce e disse:

Se è una persona onesta come tu dici – bada che non lo sto mettendo in dubbio!- non credi che aveva, forse, troppi pensieri quando è arrivata a New York? Tra la sorella, tra la sua vita che stava cominciando a decollare e che ha subito una bella frenata e con l'inizio della vostra storia... Beh! Se anche io incontrassi una mia ex, forse non lo direi ad Evangeline. Ma non per cattiveria. Semplicemente, con la testa così piena, non ha registrato quell'avvenimento come una qualche cosa di importante e si è scordata. Ecco tutto!”

Orlando lo guardò serio. Era strano vedere Dom fare discorsi simili. Lui era sempre stato quello allegro, che faceva ironia anche quando le cose diventavano serie.

Cazzo Sblomie! A te l'amore ti ha cambiato per davvero!”

Dom rise mettendo un dito davanti alla bocca e disse:

“Sto solo crescendo. Sono sempre più vecchio di te!”

Orlando sbarrò gli occhi e la bocca per la sorpresa della rivelazione che aveva appena registrato e replicò ridendo e saltando addosso all'amico:

Solo di un mese e una settimana...”

Io sono comunque del 1976. E tu del 1977!” gridò Dom sotto le angherie di Orlando, ridendo come un pazzo.

Non c'entra nulla. Siamo nati quasi assieme, idiota del Nord!” rise Orlando.

Dom stava per replicare quando, ad un tratto, nella casa risuonò il rumore del campanello.

Dom si voltò e chiese:

Sai che quando ci incontriamo voglio la più totale intimità!”

Orlando gli diede un piccolo buffetto sulle spalle spingendolo, e replicò:

Ma va!” e poi, alzandosi dal divano, disse: “Vado ad aprire!”

Guardò nel videocitofono e sussultò. Davanti c'era Edith, con la sua valigia dietro, con una faccia contrita e un sorriso tirato sul volto.

Orlando non disse nulla, aprì direttamente, andando da Dom con faccia preoccupata.

Che è successo? Il fisco? Va bene che si ha la certezza solo delle tasse e della morte, ma non ho mai sentito di esattori che bussano durante il prime time!”

Orlando sorrise appena alla battuta di Dom e rispose:

Edith! È qua!”

Dom sollevò le sopracciglia e sistemando la maglietta replicò:

Questo risponde a molte delle domande che mi hai fatto stanotte. Spero che tu sappia interpretare e trovare la risposta giusta, senza scendere a conclusioni affrettate. Io, invece, prima di finire in un incontro di sesso tra te e la Norton -onestamente preferirei la Norton a te Bloom, ma sai, se solo lo venisse a sapere, Evangeline me lo taglia e me lo appende al collo come un amuleto- credo che ripiego nella mia piccola casa e guardo le repliche di 'Beverly Hills 90210' dato che è l'unica cosa di interessante che fanno ad agosto in televisione...”

Orlando scosse la testa e stava per replicare quando sentì il trolley di Edith avvicinarsi.

Si voltò e la vide.

Era stanchissima, come qualcuno che ha fatto molte, troppe cose in poco tempo. Aveva le occhiaie ed era vestita casual, in netto contrasto con quella che era la sua immagine di femme-fatal. Non era truccata. E se lo aveva fatto, aveva davvero messo solo un velo di make-up.

Bastava solo che Edith si cospargesse il capo di cenere e il quadro era completo.

Ciao!” disse incerta.

Dom guardò Orlando sollevando un sopracciglio e avvicinandosi ad Edith, stampandogli due baci sulle guance, disse:

Edith, bentornata nella città degli angeli. Spero che tutto sia apposto... OB! Ci sentiamo!”

Quando parti alle Hawaii?” chiese Orlando cercando di bloccare Dom per ritardare il momento in cui si sarebbe trovato da solo con Edith.

Dom si voltò e guardandolo con un espressione che lasciava trasparire il fatto che avesse capito cosa volesse davvero Orlando rispose:

Parto a metà mese. Ci sentiamo prima che vada, stai tranquillo!” e sorrise salutando con la mano.

Edith lo salutò con un sorriso e un cenno della mano poi, voltandosi, guardò Orlando con un sospiro e disse:

Allora!”

Orlando la squadrò da capo a piedi. Voleva stringerla ma sapeva che non poteva cedere, non poteva dimostrarsi debole e permetterle di fare ciò che voleva in futuro.

Raccogliendo tutte le sue forze, fece un'espressione indifferente e mettendo le mani in tasca, gelido, per quanto la rabbia e l'attesa di una risposta glielo permettessero, replicò:

Allora? Sono io che dovrei fare le domande non trovi?”

Edith si morse il labbro e chinando la testa sussurrò:

Hai letto il giornale...”

NO!” sbottò Orlando. “Non l'ho letto! Magari lo avessi letto, sarebbe stato meno doloroso. È stata Robin, stamattina, a portarmelo sul set per chiedermi che cosa ci fosse saltato in testa ad entrambi. Mi ha sbattuto quella foto sotto il naso, ricordandomi che ho un'immagine da difendere e che, di conseguenza, anche chi mi sta vicino lo deve fare...”

Orlando io...”

TU cosa Edith? TU cosa? Stai facendo il doppio gioco? È questo che mi vuoi dire? Non ti accontenti solo di me e stai anche con Jude Law?”

“Sei ingiusto?”

Io sarei l'ingiusto adesso... Dimentico che è sempre stata una tua prerogativa quella di mettermi in cattiva luce, quella di farmi cadere addosso tutte le colpe, anche quando non ne avevo. Cosa vorresti dire, ora? Che sono io quello che ti ha buttato tra le braccia di Jude? Perché se lo stati per dire, sappi che sei una donna adulta e vaccinata, capace di prendere la responsabilità delle sue azioni, senza che si metta a dare colpe assurde verso chi non ne ha!”

Non ho detto questo!”

No. Ma lo stavi per fare, vero? È successo lo stesso con il fatto di Jude, suppongo. Me lo stavi per dire che stavi uscendo con lui, mentre io spendevo spropositi in bollette del telefono solo per dirti qualche cazzata e sentire una delle tue battutine ogni sacrosanto giorno... Vero Edith?”

NON HO DETTO QUESTO! E NON LO STAVO PER DIRE SE PROPRIO LO VUOI SAPERE. HO VISTO QUEL GIORNALE STAMATTINA E NON HO FATTO ALTRO CHE PENSARE A COME POTESSI INTERPRETARE QUELLE FOTO. HO SEMPRE PENSATO CHE NON FOSSI UNO GELOSO, MA MI SBAGLIAVO. MI SBAGLIAVO ECCOME! E SAI PERCHÉ? SEI UGUALE A TUTTI GLI ALTRI, PRONTI A PUNTARE IL DITO, A FARE I GELOSI, PER NON GUARDARE LA REALTÀ IN FACCIA. PER NON AMMETTERE CHE ANCHE LORO HANNO SBAGLIATO. PARLI SOLO DELLA MIA FOTO, ORLANDO, VERO? MA DELLA TUA. DELLA TUA CHE DEVO DIRE? DEVO FORSE PENSARE CHE ANCHE TU ABBIA UNA TRESCA CON LA TUA EX FIDANZATA E PORTI CON TE IN GIRO UN TUO AMICO SOLO PER COPRIRE TUTTO? CREDO CHE SIA LEGITTIMO CHE ANCHE IO VEDA TRADIMENTO DA OGNI LATO. NON TROVI?”

Orlando balbettò. Era partito con l'idea di attaccare, dimenticando completamente che in quella copertina ci fosse la foto anche di lui assieme a Kate, oltre a quella di Edith con Jude.

Sospirò e passando le mani tra i capelli si voltò ed Edith, con voce tremante di rabbia, aggiunse stavolta a voce più bassa:

Pensi solo alla tua immagine ma non ti sei chiesto come sia arrivata a quel tavolo. Hai subito pensato che prima di quel passaggio, fossi andata a letto con Jude. Eppure pensavo tu mi conoscessi? Pensavo che sapessi che non sono una che ammette tradimenti dopo che per lo stesso motivo, non solo ho perso l'affetto di mia sorella che ho dovuto riacquistare con i denti e con le unghie, ma anche la stima di mio padre. E sai che, dopo l'ennesimo tradimento che Brian mi ha fatto, che non comprendeva solo il peccato legato alla carne ma anche tutte le bugie che mi ha raccontato, l'ho mandato via dalla mia vita per sempre... Dopo tutto questo, hai il coraggio di puntarmi il dito addosso e dirmi che ti ho tradito? Bene. Allora ti racconto la mia versione dei fatti Bloom. Starà a te vedere se credermi o no...” e mettendosi a sedere nel divano, cominciò: “Sai che quando stavo a New York, specialmente le prime settimane, per me è stato tutt'altro che una passeggiata. Litigavo spesso con Emma, anche per le cose più ridicole. Ero sottoposta ad uno stress mentale che non puoi nemmeno immaginare. Volevo stare con te – e bada che non lo dico per nascondermi dietro un dito. Mi mancavi davvero e pensavo che stavo perdendo il mio tempo ferma lì a non far nulla, mentre tu stavi lontano mille miglia!- e volevo vivere la nostra storia. Accadde un giorno, dopo l'ennesima lite con Emma che mi costrinse a lasciare la clinica prima del tempo, che uscendo incontrai Jude. Mi invitò a pranzo e accettai. E quando ci provò gli dissi che stavo con te. Non posso non ammettere che mi abbia fatto piacere il fatto il fatto che mi riempisse di complimenti. Jude è comunque un uomo molto bello e sfido qualsiasi donna a rimanere indifferente davanti a dei complimenti che le vengono rivolti da un bell'uomo. Ma ho sempre tenuto una certa distanza mettendo in chiaro che io non ero libera. Che potevo civettare, scherzare con lui, ma non ci sarebbe stato nulla. Io ero tua. E lui lo ha capito. E mi ha offerto il suo aiuto e la sua compagnia per tutto il periodo che stavo a New York...”
“Immagino che tu sia corsa subito a chiedergli 'aiuto', vero Edith!” commentò sarcastico Orlando.

Edith scosse la testa quasi incredula e replicò:

Per niente. Quella sera sei arrivato tu. E nonostante mi abbia invitato a pranzo il giorno dopo, non sono andata. Ma non perché non volevo. Jude è un grande amico – e me lo sta dimostrando chiamando lui stesso quel giornale e mettendo a tacere tutto, PER IL NOSTRO BENE!- e non disdegno una cena con un buon amico. Non sono andata perché ho ritrovato Emma quel giorno. Ed anche se ci fossi stato tu ad aspettarmi, sappi che non mi sarei mai permessa di abbandonare una delle cose più care che ho al mondo per una stupida cena o uno stupido pranzo...” e sollevandosi concluse: “Questo è successo tra me e Jude a New York. E so che posso fidarmi di te. Come sono sicura che tu e Kate vi siate solo incontrati in quel locale. Perché io mi fido di te, sul serio. Ma se tu non hai questa stessa fiducia nei miei confronti... Orlando... Credo che sia arrivato il momento di salutarci e finire la nostra storia qua...”

Si sollevò dal divano e prese meglio la borsetta, quando sentì la mano di Orlando prendere la sua e voltarla. Gli occhi chiari di Edith fissarono quelli nocciola di Orlando che sorridendo disse:

Mi hai dato una bella lezione Norton. Hai fatto capire, paradossalmente, ad un attore che non bisogna mai fermarsi davanti alle apparenze, guardando solo il contenitore e non il contenuto. Hai ragione anche sul fatto che io ti conosco e che ho sempre saputo tutto quello che mi hai detto. Solo che ero troppo cieco per rendermene davvero conto!” e baciandola aggiunse in un sussurro: “Hai fatto quello che ho fatto io per Kate. Hai percorso chilometri solo per venirmi a dire la verità e...”

Non solo!” lo interruppe Edith sorridendo radiosa.

Orlando la guardò e chiese:

Perché?”

Edith prese le mani di Orlando e disse:

Sono tornata a casa Orlando. Non devo più stare a New York. Ora posso stare qui!”

Orlando la guardò spalancando occhi e bocca ed Edith continuò:

Come puoi solo pensare che andrei a letto con un qualsiasi altro uomo se, per te, ho appena deciso di lasciare tutto e venire a vederti? A parlarti. A spiegarti...”

Orlando la sollevò abbracciandola, facendo ridere la giovane giornalista come una matta.

La baciò di nuovo e poi senza dire nulla cominciò a spogliarla.

Come aveva fatto a credere a quello che aveva detto il giornale?

E se anche fosse stato vero quello che dicevano, come avrebbe fatto a vivere senza il suo profumo e senza quei baci?

Stava giocando a fare il duro e per poco non perdeva una cosa importante nella sua vita: l'amore di Edith.

Che andasse a farsi friggere Robin. Che andasse a farsi friggere la stampa assieme a lei. Amava Edith e nulla, dallo scandalo più torbido, alla notizia più esilarante, lo avrebbe separato da lei e da quel corpo che stava cominciando a conoscere e ad amare più del suo come in quel momento.

Nessuno l'avrebbe separato da quella ragazza che sapeva mostrarti forte davanti a tutti per poi far vedere di essere fragile, quando le ultime barrire cadevano e si lasciava andare completamente.




(*) Care ragazze il mio è stato un errore voluto. So che brillocco non esiste, ma una volta, tanto tempo fa, vidi un film 'Colpo gobbo a Milano' credo che si intitolasse, dove recitava anche la Bellucci. Mi faceva morire da ridere per via del suo accento e mi ha fatta morire in una scena dove stava nella gioielleria e quando ha visto un anello con un grosso diamante ha detto la famosa parola BRILLOCCO... Questa è una citazione di quel pezzo. E di quella che definisco una delle poche buone interpretazioni della Bellucci. Modesto parere.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Voglio ringraziare Klood, fede61294 e chiaretta78. Sono mancata per tanto tempo, lo so! E vi chiedo scusa. Ma avevo bisogno di sistemare alcune cose e quindi ho deciso di finire le storie ormai finite. Questa è una di quelle. Per ordine di tempo arriva per ultima delle altre che ho scritto. Devo solo scrivere gli ultimi capitoli e entro l'estate, probabilmente, saprete come andrà. Un bacio.

Ps:per farmi perdonare... C'è una grande sorpresa. Ditemi che ne pensate. Buona lettura!





Capitolo 32: Lieti eventi. Dolci novità. Sorprendenti notizie.


Riprendere la sua vita in mano fu il primo traguardo di Edith dopo essere tornata, finalmente, dopo quasi due mesi a Los Angeles.

Orlando aveva insistito fin da subito affinché lei prendesse le sue cose e si trasferisse nella sua camera. Edith, all'inizio un po' scettica, guardava la proposta di Orlando come qualche cosa di affrettato e spropositato per due che stanno cominciando una relazione. Ma fu Ayko a farle notare che da marzo dividevano la casa come se niente fosse.

E dopo questa sagace intuizione dell'ormai ex collega, Edith prese tutte le sue cose e le depose assieme a quelle di Orlando.

Quello era un nuovo inizio che poteva regalare ad Edith solo tanta tranquillità.

Forse.



Edith stava rileggendo un pezzo del suo romanzo abbastanza intricato in cui, nemmeno lei che aveva scritto la storia, sapeva come uscirne.

Stava bevendo il suo caffè, guardando lo schermo del computer, quasi che rileggendo più volte quello che aveva scritto le desse una sorta di ispirazione per continuare e correggere gli eventuali errori, quando sentì il cellulare squillare.

Era Rachel. Sorridendo, dopo aver deglutito l'ennesima sorsata di caffè, rispose allegra:

Rachel Brown. A che devo l'onore?”

Al fatto che siamo da tre settimane che non ci sentiamo?” rispose sarcastica Rachel.

Scusa. È che sono stata impegnata in questo periodo!” si giustificò Edith.

Con chi? Con Orlando o con Jude Law? Sai? La tua vita sentimentale sta diventando peggio di quella di Beautiful e tra poco dovrò comprare i cofanetti delle vecchie stagioni per riuscire a raccapezzarmi...” punzecchiò sempre ironicamente Rachel.

Ah! Ah!” rispose Edith facendole il verso. “Cosa credi che non sappia che sei gelosa come una bertuccia? Ammettilo. Vorresti essere tu al posto mio!”

CERTO!” esclamò sincera Rachel facendo ridere di cuore Edith. “Ogni donna sana di mente vorrebbe essere al posto tuo. Te lo sto dicendo da novembre. Sei tu che non mi ascolti quando parlo!”

Edith, che non riusciva ad essere seria, dopo la lunga risata, domandò:

Scommetto che non mi hai chiamato solo per questo? Vero Rachel?”

Rachel si schiarì la voce e diventando di botto seria, con lo stesso timbro di voce che usava quando presentava il telegiornale, rispose:
“Sei seduta?”

Rachel mi devo preoccupare?” chiese seria a sua volta Edith.

Beh! Teoricamente no. Praticamente... Forse si!” replicò sempre seria Rachel.

Edith aggrottò la fronte e disse:

Ok! Sei in mano agli usurai. Vero?”

NO!” esclamò in fretta Rachel. “Non c'entrano i soldi in quello che sto per dirti...”

Edith non rispose. Segnale che lasciò campo libero a Rachel che disse:

Ieri è successa una cosa che mi cambierà la vita da qui in avanti!”

Ti danno il notiziario delle dieci da presentare?” chiese pratica Edith che vista la sua indole si stava cominciando a spazientire e non capiva perché Rachel, che la conosceva bene, continuasse a tirarla così per le lunghe.

No!” ribatté Rachel e sospirando, quasi per prendere coraggio, disse: “John Whitman mi ha chiesto se questa primavera voglio diventare sua moglie!”

Edith rimase un attimo in silenzio. Ci mise qualche secondo per registrare la notizia. Poi, saltando sul letto, facendo scappare soffiando Posh che da quando era tornata da New York non passava un solo attimo lontano da lei, gridò felice:

NON CI POSSO CREDERE! QUEL PAZZO TI SPOSA. MA SA A CHE COSA STA ANDANDO INCONTRO?”

Rachel dall'altro capo rideva, mentre Edith saltava nel letto.

Era già successo una volta che ad una notizia del genere Edith reagisse in quel modo. Era stato quando, tornata da fare l'ecografia, verso il quinto mese di gravidanza, Rachel le aveva detto che il bambino che aspettava era una femmina.

Non sei incinta vero?” chiese bloccandosi un attimo Edith.

Rachel sbuffò, cercando di nascondere il fatto che si era commossa e sorridendo disse:

Edith. Ho quasi trent'anni. Secondo te, se rimango incinta ora, dopo quello che mi è successo con il mio primo marito, credi davvero che mi sposerei di nuovo? Ho una brutta esperienza con i matrimoni riparatori. E poi siamo nel ventunesimo secolo! Al diavolo queste vecchie usanze. Un uomo può legittimare il figlio anche senza sposarsi...”

Edith si rese conto che nonostante stesse ridendo aveva il viso rigato dalle lacrime. Non capiva perché. Non aveva pianto nessuna delle volte in cui Rachel o Jen le avevano detto che si sarebbero sposate. Forse con la vecchiaia le cose cambiavano. E sapere che Rachel era felice la rendeva felice a sua volta.

Ma perché piangeva allora?

Ah! E c'è di più. Visto che sei una delle poche zitelle rimaste... Vuoi farmi da damigella d'onore?”chiese Rachel a bruciapelo.

Quello fu il colpo di grazia. Con un grosso singhiozzò, Edith scoppiò a piangere come una bambina, inginocchiata sul letto, asciugando la faccia con le mani.

Norton che ti prende? Devo chiamare un'esorcista? Non dirmi che stai piangendo perché, giuro, non ci credo nemmeno se ti vedo!”cercò di ironizzare Rachel, colpita dalla reazione di Edith.

Edith, scossa dai singhiozzi, guardò la porta dalla quale Orlando, giustamente preoccupato, era entrato per capire perché Edith stesse piangendo. E vedendola al telefono chiese:

Oddio! È successo qualche cosa ad Emma?”

Edith, deglutendo a vuoto, con la faccia gonfia e arrossata, rispose con voce rotta:

Ma che dici. Sono felice. Non è successo nulla. A parte che i nostri due migliori amici si sposano questa primavera...”

Orlando sbarrò gli occhi e come un fulmine corse in camera per cercare il cellulare e chiamare John, quasi cercando conferma di quello che stava dicendo Edith.

Dov'è andato?” chiese Rachel divertita.

In camera a chiamare John. Forse non mi crede...” replicò Edith.

Ci credo. Stai piangendo come una fontana...” ironizzò Rachel. “Non ho pianto così nemmeno quando John Secondo mi ha chiesto di sposarlo!”

Edith rise e disse:

Ma Whitman lo sa che lo chiami John Secondo per distinguerlo dal tuo ex marito?”

No! Ma credo lo sospetti... Comunque. Non stavo parlando di questo. Edith 'Iceberg' Norton, che diavolo ti prende? Non piangevi così da quando ti sei rotta il braccio scendendo le scale qualche anno fa!” notò Rachel con una malcelata punta di sospetto.

Edith scosse la testa e rispose:

Troppe emozioni in troppo poco tempo, Brown. La fine delle storia con Brian e tutto il casino che ne è preceduto e seguito. La trasferta negli Stati Uniti. La notte di sesso con Jude Law...”

Bastarda!” intervenne fingendosi invidiosa Rachel.

Grazie!” rispose Edith tirando con il naso. “E poi, la convivenza prima ed infine la storia con Orlando; il fatto che io ed Emma abbiamo rinsaldato un po' i nostri rapporti dopo tutto quello che è successo tra di noi qualche anno fa. Per non parlare del fatto che ora tu ti sposi e, forse, tra un paio di mesi si sposa anche Paul...” e scoppiò di nuovo in lacrime.

Rachel sospirò e rispose:

Edith. Non ti sta venendo la crisi dei trent'anni per caso?”

Che ne so?” rispose Edith tamponando la cascata di lacrime con un fazzoletto. “So che ieri stavo guardando la pubblicità dei pannolini e mi sono messa a piangere. Poi, dopo che mi sono calmata, c'era una pubblicità con due che si baciavano e ho ricominciato... E NON LO SOPPORTO!”

Rachel rimase un attimo in silenzio e, poi, domandò:

Tesoro... Da quanto tempo stai così?”

Boh! Un paio di settimane. E Orlando sembra non capirmi!” replicò Edith scossa da un altro conato di lacrime.

E quando mai un uomo capisce...” sussurrò Rachel. “Amore... Un'ultima domanda. Quando hai avuto le ultime mestruazioni?”

Edith si bloccò e chiese, sbarrando gli occhi:

Un mese fa. Perché?”

E quando ti doveva venire?” chiese ancora Rachel che ora era molto più seria di quanto lo fosse stata per tutta la chiamata.

Edith rimase in silenzio, a lungo. Troppo a lungo.

CAZZO!” esclamarono in coro le due.

Tu pensi...?” chiese Edith presa dal panico.

Io non penso. Io so. Anche a me è successa la stessa identica cosa. E anche Jen si scioglieva in lacrime davanti a tutto...” replicò Rachel sicura.

No! Non può essere. Non ci credo” disse Edith che stava misurando a grandi passi la camera tormentando come suo solito l'unghia del pollice. “Non può essere. È presto. Troppo presto!”

Beh! Tu ed Orlando vi conoscete da un anno circa, mese più, mese meno. E per di più, anche prima di stare assieme, avete convissuto nella stessa casa. Non è proprio uno sconosciuto per te!” ragionò Rachel.

Ma è troppo presto!” sibilò Edith.

Tesoro. Non sono io quella che è andata a letto con Orlando Bloom senza prendere precauzioni! Fatti un esame di coscienza e pensa che non sei la prima al mondo che si trova in una situazione simile. E comunque... Non è detto che tu sia...”

Non dire quella parola!” intervenne Edith prima che Rachel potesse dire quello che era. “Fa più paura di sapere che mi devo operare per chissà quale male incurabile. Comunque hai ragione. Non è detto che io sia... Sia...”

Contaminata?” suggerì Rachel.

MA NO!” esclamò Edith sorpresa dal vocabolo usato dall'amica.

Senti non vuoi che dica che sei in...” stava per dire Rachel quando Edith ruggì:

NON DIRE QUELLA DANNATA PAROLA!”

E come lo dico, scusa?” disse Rachel seria.

Non lo dici. Basta! Può essere che non lo sia e che la mia sia solo una crisi ormonale che potrò risolvere prendendo qualche cura...” teorizzò Edith.

Si va be... E la Principessa Diana non è morta, ma vive in un'isola segreta con Dodi Al-Fayed. Paul McCartney è morto nel 1961. Ma Jim Morrison è vivo...” scherzò Rachel.

Che vuoi dire?”domandò seria Edith.

Edith. Che tu lo voglia dire o no. Io ti ho chiamato per dirti che devo sposarmi e guarda tu che notizia mi hai dato, senza volerlo...” spiegò Rachel che senza aggiungere altro disse: “Devo andare. Devo prendere mia figlia all'asilo tra poco. Fammi sapere. E dillo ad Orlando...”

e chiuse la comunicazione.

Edith rimase ferma con il cellulare sospeso. Era incinta.

Non ci poteva credere. Guardò l'agenda che aveva nella borsa. I giorni del ciclo erano segnati da una crocetta rossa. Fece un rapido calcolo. Quando era in ovulazione, Orlando era con lei a New York.

Non poteva essere vero! Non voleva crederci.

Riprese il cellulare e compose il numero di Ayko. Attese che rispondesse e quando lo fece non le diede il tempo di dire nulla. Veloce le disse:

Mi devi fare un favore, Ayko. Appena esci da lavoro vai in farmacia e comprami un test di gravidanza. Non fare domande. Fallo e basta. E quando lo fai, chiama e ti raggiungo. Andiamo a casa tua e poi ti spiego...” e senza aspettare che l'amica dicesse altro, chiuse la comunicazione. Guardò davanti a se e sospirò. Poi la mano, lenta, scese ad accarezzare il ventre. Per un attimo, un folle attimo, sentì qualche cosa che si muoveva dentro di lei. Sapeva che era impossibile che succedesse. Se era davvero incinta, come diceva Rachel, era incinta di un mese. In un mese il bambino non è nemmeno un bambino, ma un embrione, simile in tutto e per tutto a qualsiasi embrione di mammifero, senza nulla, a parte una lunga collana di perle che era la colonna vertebrale e una luce che pulsava: il cuore.

Sospirò. Quanto aveva desiderato un figlio da Brian? Tanto! Eppure lui l'aveva bloccata, aveva detto che non voleva un figlio.

Ora, con Orlando che non aveva mai accennato se volesse o no un figlio, se fosse pronto o no ad essere padre... Un bambino.

-Non è detto. È ancora da vedere...-

E se fosse stato vero?

Che avrebbe fatto?

Lo avrebbe tenuto?

Pensare tutte quelle cose le faceva venire mal di testa. Ci avrebbe pensato solo quando ne avrebbe avuto la certezza.

Quando sarebbe stata certa che qualche cosa viveva dentro di lei.




Ayko stava con la schiena poggiata alla porta, guardando di tanto in tanto la french manicure o la punta delle décolleté di vernice nera che aveva appena comprato.

Devo dire che quando sono entrata in farmacia mi sono sentita di nuovo una liceale...” disse da dietro la porta Ayko.

Non è divertente!” replicò Edith da dentro il bagno.

Come va?” chiese Ayko tranquilla.

Ho appena finito di leggere le istruzioni. Ora devo fare la pipì. Ma se continui a parlare delle occasioni del mercatino del mercoledì vicino all'ufficio, non riesco a concentrarmi!” esclamò infastidita Edith.

Ayko aggrottò le sopracciglia e disse:

Ma che ci devi fare là dentro, Norton?”

AYKO!” disse indignata Edith.

Seguirono alcuni minuti di silenzio poi, fievoli, arrivarono dei singhiozzi dal bagno. Ayko si voltò lentamente e poggiando la mano sulla maniglia la fece roteare e facendo capolino dentro il bagno sussurrò:

Norton? Norton?”

Non ottenendo risposta, ma sentendo Edith piangere come una matta, entrò e guardò verso il water.

Edith stava seduta sopra, con la stecca del test in una mano e l'altra che copriva gli occhi.

Positivo, vero?”

Si!” singhiozzò Edith.

Ayko sorrise e avvicinandosi ad Edith, prendendole la stecca dalle mani disse, guardando i segni della bacchetta e poi guardando la scatola:

Senza ombra di dubbio! Tre pallini pieni. Ma non vinci nessun jackpot. Mi spiace...”

Ti sembra il momento di scherzare!” replicò Edith disperata, voltando il volto gonfio di lacrime verso Ayko che poggiando da una parte il test, piegandosi sulle ginocchia e prendendo le mani dell'amica le disse:

Ehy! Ma stai piangendo di gioia? Guarda che ci sono migliaia di donne che vorrebbero essere nei tuoi panni... E tu piangi! Cos'è? Non vuoi il bambino?”

Edith scosse la testa cercando di calmarsi, ma proruppe in un secondo, forte singhiozzo e piangendo più forte rispose:

Quando stavo con Brian volevo un bambino con tutta me stessa. Ho desiderato diventare mamma non sai quante volte. Ma lui... Lui non voleva! Lui non sopportava i bambini. Lui era sicuro che non avrebbe mai avuto un figlio. Troppo impegnativo. E bambini non ne sono mai arrivati. E io speravo. Pregavo affinché quello che succedeva a tutte, succedesse anche a me!”

Forse Brian non era l'uomo giusto!” sorrise Ayko accarezzandole i capelli.

Sicuramente!” rispose Edith tirando su con il naso, aggiungendo poi guardando Ayko negli occhi. “E ci siamo lasciati, infatti. Poi... Poi è arrivato Orlando... E quando meno me lo aspettavo... Io... Io...”

Sei rimasta incinta. Lo so. È difficile perché le cose tra di voi sono appena agli inizi. Ma non pensi che sia un po' troppo esagerato, dopo quasi sei mesi di convivenza, dopo un anno di amicizia che -ad essere onesti- era davvero il preludio di una storia d'amore, non credi che sia un po' esagerato piangere così?”

Edith guardò Ayko. Sospirò e rispose:

Non so come reagirà lui...” e piangendo disse: “Faccio sesso da quando ho sedici anni. Sedici. Ma mai una volta, dopo il primo ritardo sono rimasta incinta...”

Edith. Hai appena smesso di prendere la pillola. Sai quante donne rimangono incinte perché pensano ancora di essere ancora coperte? Tu hai fatto lo stesso identico errore. Ma è meraviglioso! Se tutti gli errori finissero così...”

... saremmo tutti morti di fame e ancora nell'era medioevale!” concluse Edith.

Ayko rise e chiese, abbracciandola:

Quando lo dirai ad Orlando?”

Edith guardò la scatola abbandonata. La sua testa lavorava febbrilmente.

-C'è sempre un piccolo limite di errore in questi test!-

Poteva essere che una di quelle possibilità di errore fosse capitata a lei.

Poteva essere che avesse sbagliato qualche cosa.

Poteva essere ancora in gioco, praticamente.

Guardò Ayko e rispose:

Non ho il ginecologo a Los Angeles. Mi puoi consigliare uno bravo?”




Trovarsi in mezzo a tutte quelle donne in dolce attesa mise Edith ancora più in agitazione. Leggeva il giornale che aveva comprato, fresco di stampa, cercando di non sentire i discorsi. Ma era praticamente impossibile.

Guarda. Devo essere sincera. Di Aaron è stato terribile. Dalla gravidanza al parto. La mattina, i primi mesi, ho cominciato ad avere nausee mattutine, pesantezza di gambe. Per non parlare del travaglio. Sedici ore. E poi, quando ho partorito... Mi hanno dato tredici punti!” diceva una parlando con una tranquillità alquanto allarmante di quelle che sembravano cose terribili e che faceva chiedere ad Edith come poteva essere incinta per la seconda volta.

Mio Dio!” esclamò la seconda donna incinta. “Ma tutto perché era il primo bambino”

Beh! Si. Credo di si. Poi, quando è nata Hellen è stata una passeggiata... Una gravidanza meravigliosa, senza il minimo disturbo”

Anche io per Ben. Una gravidanza meravigliosa. Niente a che vedere con Holly o con Stella. Quando sono nate loro, va bene che erano gemelle... Ma è stato davvero terribile...”

Edith cercava di concentrarsi sulla pagina politica del suo giornale, ma senza riuscirci. Possibile che in tutti quegli anni in cui era andata dal ginecologo non si era mai soffermata a sentire quei racconti di terrore, che finivano sempre in un bagno di sangue? Possibile che quelle pazze avessero la forza di mettere al mondo un altro e ancora un altro bambino, dopo aver passato quello che avevano passato?

Mio marito quando ha sentito che è un'altra femmina poco ci voleva che collassasse” disse la madre delle due gemelle ridendo. “Ha detto che vuole pareggiare i conti e che, appena possibile, vuole un bel maschietto per fare compagnia a Ben. Non vuole rischiare che cresca in un ambiente troppo... femminile, diciamo!” e le due donne incinte risero.

Edith allungò un occhio verso le due, pensando a cosa avrebbe detto Eric, suo ex capo, nonché gay dichiarato dall'età di sedici anni, sentendole parlare di ambienti troppo femminili. Lui era cresciuto con quattro fratelli maschi, infondo.

Tornò a guardarsi intorno. C'era una donna con un passeggino, di sicuro aveva appena partorito e guardava esasperata le altre due figlie che ridevano davanti a lei. Una donna, incinta da non più di cinque mesi, continuava a sventolarsi con quella che doveva essere la sua cartella riepilogativa.

Una ragazzina che scriveva messaggi sul cellulare ultima generazione, con l'i-pod alle orecchie, mentre la mamma, una donna sui cinquanta, tendeva le unghie cremisi sulla borsetta, troppo nervosa per parlare. Edith aveva il terrore che non fossero lì per lei, viste le curve un po' troppo morbide della ragazzina che non dimostrava più di quattordici anni.

E una donna che sembrava aver pianto molto. Ma che, come lei, non mostrava segni di gravidanza.

Cercando di capire le storie che l'attorniavano Edith guardò la lunga fila di donne che sfilava davanti a lei, osservandole in silenzio da dietro il suo giornale con curiosità. Dalle mamme coraggio che parlavano del parto come se stessero parlando di una scena piuttosto cruda di un film di Dario Argento, alla donna che piangeva; dalla ragazzina che quando si alzò dimostrò di essere una piccola Juno in erba, alla neo mamma con piccole diavolette come figlie.

Lentamente, a parte qualche sporadica apparizione che si aggiungeva alla fila o alla segretaria che portava qualche foglio al dottore, Edith si trovò quasi da sola ad aspettare di essere chiamata. Così riprese a leggere il giornale con attenzione, come non aveva fatto per quasi tutto il periodo in cui era stata nella sala d'attesa, facilitata dal fatto che le persone rimaste non si prodigavano in dettagli truculenti sul loro parto.

Stava sfogliando ed era arrivata ormai alla pagina dello sport, quando nell'aria gossip trovò una notizia che la fece quasi saltare sulla sedia.

[BARTY HOCKLEY SI SEPARA DA SUA MOGLIE, COLPEVOLE DI AVERLO TRADITO CON BRIAN STEPHENSONS]

Edith strabuzzò gli occhi. Vanessa Hockley era una delle donne più potenti in America. Era figlia di un uomo potentissimo, che stava in Parlamento a Washington e si era sposata con un uomo molto più vecchio di lei che aveva reso ancora più potente il suo lignaggio.

Incuriosita dalla notizia, continuò a leggere.

[Le notizie sono ancora frammentarie. Ma si dice che la coppia di ferro, una delle più potenti del panorama economico e non solo di tutta l'America, abbia messo fine alla loro storia per colpa di una relazione di Vanessa Hockley con il rampollo della famiglia Stephensons, Brian. La storia tra i due, sbocciata in occasione della collaborazione lavorativa dell'azienda americana con quella inglese, è culminata con l'inaspettata gravidanza della Hockley.

Il fatto che ci sia la certezza che il figlio non sia dell'imprenditore inglese, sta nel fatto che dopo una lunga serie di chemioterapia, per un tumore al testicolo sinistro, Barty Hockley, è stato sottoposto ad una volontaria vasectomia che, con scaltrezza -conoscendo forse il carattere lascivo della giovane moglie- ha tenuto nascosta a quasi tutti, tranne che a Ginevra, figlia avuto dal matrimonio con la prima moglie, morta quasi vent'anni fa. La gravidanza di Vanessa, quindi, ha dato a Barty Hockley la prova inconfutabile del tradimento dell'attuale moglie. Da lì a scoprire che, Vanessa aveva una storia con Stephensons junior, per Hockley è stato facile come bere un bicchiere d'acqua. E così far partire una causa legale contro la moglie fedifraga e il suo amante, l'unica scelta giusta.

Si parla infatti, di una clausola del contratto prematrimoniale della coppia, che chiedeva, nel caso del tradimento da ambo parti, il pagamento dei danni morali che corrispondono ad una cifra astronomica. Per non parlare del fatto che, Stephensons, responsabile dei trattati economici con la ditta americana a nome della sua famiglia, conscio dell'enorme cifra che la sua azienda contraeva dagli affari con la ditta Hockley, ha fatto alcune mosse azzardate in campi non ancora esplorati dalla sua azienda, trovandosi così in un piccolo guaio. Un piccolo grosso guaio, che costerà alla famiglia Stephensons, una grossa, grossissima somma di denaro. E il fantasma scuro della bancarotta, comincia ad aleggiare sopra la potentissima famiglia inglese...]

Brian era in bancarotta! Questo significava solo una cosa. Poteva tornare a casa a lavorare. Tornare a Londra a vivere. Stare di nuovo con Rachel e con Jen. Con Emma e con Paul. Cercare di rinsaldare i vecchi rapporti con il padre. Avere sua madre vicino ora che...

-Non è detto che sia incinta...-

Pensò a tutte le analisi che aveva fatto in quei giorni. Alla paura che aveva provato. E alle bugie che aveva detto ad Orlando per sviarlo.

Tornò a guardare il giornale. Che tutto questo fosse un segno? Che dovesse tornare in Inghilterra davvero? Prima Emma che stava male. Poi la nascita di Jael e la richiesta di essere sua madrina di battesimo. Il matrimonio di Rachel. La sua presunta gravidanza. E quella torbida storia con Brian come protagonista che, a quanto diceva il giornale, stava perdendo tutto il potere accumulato dagli Stephensons negli anni.

Signorina Norton?”

Edith si voltò e vide la dottoressa sorridendo, sulla porta.

Si alzò, mettendo il giornale nella borsetta. Entrò nella stanza e sentì il cuore diventare di botto pesante. Guardò con ansia il lettino con il poggia gambe e la luce sempre accesa, i divaricatori monouso, i guanti di lattice, l'ecografo da una parte. Quante volte l'aveva visto uno studio ginecologico? Quante volte aveva pensato che tutti quegli oggetti le sarebbero sembrati una minaccia per lei e per il uso futuro un giorno?

Prego signorina Norton. Si accomodi!” disse il dottoressa indicandole la sedia, dopo averla salutata.

Edith si mise a sedere e osservò la dottoressa leggere la cartella e prendere dei fogli, scrutandoli con aria interessata.

Teneva le dita intrecciate, pregando Dio. Ma per cosa? Non lo sapeva nemmeno lei! Voleva essere mamma. L'orologio biologico rintoccava peggio del Big Ben al quarto. Ma la ragione vinceva sull'istinto di riproduzione.

-Troppo presto. Orlando cosa direbbe? È troppo presto!-

La dottoressa sollevò la testa e poggiando i fogli la guardò...



John. Ti dico che è strana. Un paio di mattine fa è uscita senza fare nemmeno colazione. E ultimamente, per una che mangia quanto un reggimento, non è normale non trovi?”

Orlando camminava avanti e indietro. Stava parlando con John di quello che stava succedendo ad Edith e di come le fosse sembrata strana in quell'ultimo periodo.

OB! Starà facendo un check-up completo. Mi ha detto Rachel che sia lei che Edith avevano deciso di smettere la pillola in questo periodo. E quando una donna smette di prendere la pillola, il suo corpo reagisce in una maniera che noi uomini non possiamo nemmeno immaginare...”

Orlando ascoltò John serio e cercando di non sembrare ridicolo chiese:

E se stesse male? Se avesse qualche cosa di grave e non me lo volesse dire?”

John sbuffò e rispose:

Orlando! Non dire stronzate! Edith ha ventisei anni, quasi ventisette. Cosa credi che potrebbe venirle di tanto grave?”

Orlando rifletté, prima di rispondere e alla fine disse:

Tu pensi che stia esagerando?”

Si!” rispose di nuovo John.

Orlando non disse nulla, ma guardò la finestra. Poi sussurrò più a se stesso che all'amico:

Eppure penso che ci sia qualche cosa sotto che Edith non mi vuole dire... Me lo sento...”

OB! Stasera chiedilo a lei. Io ti vorrei ricordare che ho un matrimonio da organizzare! Sai quel giorno di Maggio da decidere in cui mi sposo? Quello in cui tu sarai il mio best-man!”

Orlando rise e ribatté:

Giuro. Il giorno che mi sposerò, sappi che ti tratterò una merda!”

Si! Va bene. Quando succederà... Io vado a lavorare, star di Hollywood. Sai, c'è chi deve lavorare sodo per guadagnarsi il pane!” scherzò John.

Io lavoro sodo!” esclamò Orlando fingendosi risentito.

Se! Se! Lasciamo perdere va! Piuttosto... Non tormentare quella ragazza. E stai tranquillo. Promettimelo Orlando!” disse John.

Orlando sorrise e rispose:

Prometto. Ma sappi che, secondo quello che Edith mi dirà stasera ti chiamerò e ti dirò che avevo ragione io!”



La dottoressa sollevò la testa e poggiando i fogli la guardò:

Bene! Signorina Norton ho i risultati delle sue analisi!”

Edith la guardò e nervosa chiese:

E cosa dicono!”

La dottoressa non perse la sua espressione allegra e rispose:

Signorina Norton... Lei è incinta!” e prendendo il foglio dell'analisi Beta, ultimo ritrovato della medicina per sapere con certezza se si fosse incinte o no, aggiunse: “Secondo le analisi è rimasta incinta alla fine di luglio. E il bambino dovrebbe nascere per Aprile/Maggio!”

Aprile. Maggio. Nove mesi dopo sarebbe stata mamma.

Per quello che dicono le analisi, che, come le ho spiegato sono sicure al cento per cento, la sua gravidanza risale al ventisette/ventotto luglio 2006. Premesso che, il tempo finisce vero il ventisei aprile... Credo che possiamo dire che da quella data, per le successive due settimane, potrebbe nascere suo figlio!”

Mamma.

A ventisette anni. Mamma.

Di un figlio di Orlando.

La gravidanza è comunque un periodo nella vita di una donna in cui avvengono molti cambiamenti. Non sarà tutto rose e fiori, molte volte. Diventerà più irritabile, dovrà stare attenta a certi cibi. Ha gatti in casa?”

Edith era persa nei suoi pensieri. Una parte di lei era terrorizzata dall'idea. Ma, con suo grande stupore, ora che ne aveva la certezza si sentiva felice, euforica all'idea di diventare madre.

Guardò la dottoressa e chiese:

Co-cosa? Sc-scusi. Non la stavo ascoltando!”

La dottoressa la guardò curiosa e chiese:

Immagino che non si aspettasse questa notizia. È una reazione comune a molte donne, non si preoccupi. Piuttosto. Le stavo chiedendo: avete dei gatti a casa?”

Si. Ho una gatta!” rispose Edith.

Mi spiace informarla che è molto rischioso avere gatti in casa. Si rischia la toxoplasmosi. Una malattia che potrebbe attaccare il feto e comprometterne la formazione!”

Edith ascoltava come se la voce arrivasse da un altro pianeta.

Non dovrà più lavarsi i genitali con acqua bollente... Non potrà più mangiare insaccati, a parte il prosciutto cotto. Nessun alimento che contenga uova crude... Non dovrà fare sforzi esagerati... Per quanto riguarda il sesso, è consigliato in gravidanza. Quello che le chiedo è di non strafare, sempre per il bene del bambino!”

Edith annuì. Tutte quelle cose le avrebbe dette ad Orlando a casa. Ma come glielo avrebbe detto? Era quello il vero problema.



Orlando guardò la porta aprirsi e vide Edith entrare in casa.

Sorrideva. Si avvicinò e lo baciò, sedendosi sulle sue ginocchia, abbracciandolo disse:

Lo sai che ti amo, vero?”

Orlando annuì. Edith lo guardò e prese qualche cosa dalla borsa, che si rivelò essere un pacco regalo.

Un regalo?” chiese Orlando confuso, guardando il pacchetto che a prima vista sembrava una scatolina che conteneva qualche cosa di molto piccolo. “Come mai?” chiese scuotendolo, cercando di capire dal suono che cosa contenesse.

Aprilo!” sorrise Edith.

Orlando fece come ordinato. Ridusse a brandelli la carta e si trovò davanti ad una scatolina con la scritta 'Mamas&Papas', il marchio di una nota casa che produceva oggetti per bambini.

Vedendo la scatola, Orlando si voltò a guardare stupito Edith che lo incitò ancora:

Apri!”

Orlando guardò la scatola e l'aprì. Sentiva il cuore battere a tonfi sordi. Sapeva di aver capito.

Aprì la scatola e vide delle scarpette da neonato, di quelle di lana. Erano bianche, con i bordini rossi e i laccetti sempre di lana dello stesso colore dei bordi.

Cosa...?”

Aspettiamo un bambino Orlando. A fine aprile diventeremo mamma e papà!”

Orlando aveva gli occhi colmi di lacrime. Non era spaventato. Sapeva di poter mantenere quel bambino prima di tutto, sia economicamente che in termini di educazione. E sentiva di volerlo, di averlo sempre voluto da lei.

Aveva sempre pensato a quel momento. Aveva sempre creduto che sarebbe stato difficile.

Ora no! Ora che sapeva che c'era una nuova vita dentro la donna che amava, che cresceva e che stava lentamente cominciando a vivere nel caldo del ventre di Edith, si sentiva euforico.

Baciò Edith con passione e commosso, prendendole il viso tra le mani, disse:

Devi andare da un ginecologo. Il migliore di Los Angeles!”

Edith sorrise, commossa anche lei e rispose:

Sono stata oggi dal ginecologo... Volevo essere sicura, prima di dirtelo”

Non importa andremo di nuovo. Voglio sapere anche io. Tutto. E poi.. Andremo a comprare i mobili per la cameretta a Rodeo Drive...”

OB! È di questo che volevo parlarti. Voglio andare a vivere a Londra. Voglio che nostro figlio cresca in mezzo alle persone che amiamo. I miei genitori e i miei fratelli. I tuoi genitori e tua sorella... I nostri amici...”disse Edith accarezzandogli i capelli.

Orlando la guardò e annuì.

Ok. Hai ragione. Andremo a Londra. Compreremo una casa bellissima. E andremo a prendere il meglio per lui...”continuò Orlando.

Edith sorrise e ricordò la frase di Ayko, quando le aveva detto che, nonostante fosse stata con Brian per due anni, non erano arrivati bambini.

Forse Brian non era l'uomo giusto!

Ora lo so. Sei tu quello giusto. Ti amo Orlando Bloom...” disse Edith baciandolo.

Orlando rispose al bacio e saltando in piedi disse:

Devo chiamare mia madre... Oddio. Quando glielo dirò le prenderà un colpo!” e veloce corse al telefono e compose il numero della madre. Poi, quando rispose si voltò verso Edith, sorridendo e facendo l'occhiolino:

Mamma. Tranquilla. Sto bene. Si lo so che lì è ora di cena. Lo so che ti spaventi. Lo so che ci siamo sentiti da poco e non te lo aspettavi... Ma devo dirti una cosa... Dimmi sei seduta? Colin è con te? Bene... Mamma sei seduta davvero? Ok! Ad Aprile... Diventi nonna!” e saltando come un bambino disse le stesse cosa che Edith gli aveva detto Edith, mentre la giornalista, sorridendo, guardava commossa il padre di suo figlio saltare come un bambino con il cordless in mano, muovendo le mani mentre descriveva come aveva ricevuto lui la notizia e chiedendo alla madre consigli su cosa dovevano fare prima e dopo la nascita del bambino, cercando di calmare Sonia che piangeva come una fontana dall'altro capo del telefono e, quasi, del mondo.


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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Bene. Ora che ho finito le altre due ff posso ritornare a postare questa.

Ho diciassette capitoli nel PC che urlano vendetta e in questo particolare momento della mia vita mi posso permettere più di correggere che scrivere di sana pianta capitoli. Chiedo quindi scusa se altre ficcy saranno un po' messe da parte, ma sono costretta per motivi personali a fare così.

Allora????

Vi è piaciuta la sorpresa di Edith???

Ed ora che cosa succederà?

Leggete e scoprirete tutto.

Colgo l'occasione per salutare chiaretta (se non ci fossi tu!!! *.* credo che mollerei EFP!!!!) e per ringraziarla per la recensione. Ringrazio Klood che mi ha recensito e che spero torni prestissimo con la sua bellissima fanfiction. Ringrazio chi ha messo la storia tra i preferiti. Tra le seguite. Tra le ricordate. Grazie grazie grazie.

Ringrazio anche chi legge e non recensisce.

E ricordatevi... La recensione è il vostro metodo di giudizio. Fatemi sapere che ne pensate nel bene e nel male. Accetto qualsiasi critica.

Io sto qua e aspetto con ansia le vostro opinioni, sempre costruttive e non offensive.

Nel frattempo, se non siete collassati sul pc leggendo sta stupida introduzione...

Vi auguro BUONA LETTURA.

Un bacio a tutte/i.

Niniel82.



Capitolo 33: Vi presento Edith.


Henry Patrick Bloom. Mi piace sai...”disse Orlando stringendo il corpo di Edith, nudo come il suo, nel loro letto.

E come credi che la prenderà Colin? Chiamare il tuo primo figlio con il nome di quello che credevi tuo padre e non mettere il suo...” commentò Edith baciandogli il petto dolcemente, poggiando la testa sopra, appagata e contenta.

Orlando fece spallucce e rispose:

Non so se mi importa mettere il nome di Colin a mio figlio. So che lui è il mio padre naturale, ma l'ho scoperto che ero poco più di un ragazzino... E forse... Non l'ho mai perdonato per questo... Se lo avessi fatto avrei preso il suo cognome e non avrei tenuto il nome di quello che non è mio padre!”

Edith si morse il labbro e sistemandosi meglio, con un sospiro, replicò:

Pensa a come ti sentiresti se tuo figlio facesse lo stesso per un tuo errore passato. Non credo che saresti felice. Vero?”

Orlando guardò Edith che mentre parlava aveva sollevato lo sguardo per guardarlo negli occhi, accarezzandogli i capelli.

L'abbracciò e stringendola, replicò:

E se fosse femmina? Come la vorresti chiamare?”

Edith guardò Orlando sollevando un sopracciglio, con aria di rimprovero poi, sistemandosi di nuovo sul suo petto, rispose:

Quando ero piccola e giocavo con le mie bambole, c'era una che preferivo. Era uno di quei bambolotti che sembrano neonati veri, con le grinze e tutto. Era bella. Ed era femmina. E io giocavo mettendole la copertina come si fa con i veri neonati. Avevo deciso persino il nome. E l'avevo anche battezzata. Emma era la madrina”

Orlando rise e chiese:

E come si chiamava?”

Ella!” rispose Edith. “Ella Monique Norton. Ero una indipendente già da piccola...” e risero assieme.

Orlando sospirò stringendola e disse, fissando il soffitto:

Sai? Mi sento più tranquillo a sapere che stai andando in Inghilterra!”

Perché?” domandò Edith.

Perché se stai male, non è come qua. Qua non conosci nessuno. Chi chiameresti se stessi male?” rispose Orlando.

Non è vero!” saltò su Edith, guardandolo negli occhi. “Conosco qualcuno!”

Si. Dom, ma non siete così in confidenza da chiamarlo e dirgli: 'Ciao Dom. scusa se disturbo, ma sai mi si sono rotte le acque. Non quelle del rubinetto. Sto per partorire...'. Decisamente no, cara...”ragionò Orlando.

Io non stavo parlando di Dom.” replicò maliziosa Edith.

E di chi...?” chiese Orlando confuso, per poi, cominciandole a fare il solletico, dire: “Ma guarda tu questa! Ho capito chi stai dicendo. Jude Law!”

Edith rise e gridò:

Scherzavo. Scherzavo. Time out. Time out. Ti prego! Fallo per tuo figlio almeno!”

Orlando si bloccò ed Edith riprese il fiato, per aggiungere:

Guarda che lo faccio solo per tenere vivo l'interesse in te. Tra poco diventerò una balena di chissà quanti chili. E chissà tu che penserai, guardandomi nuda. Se mai avrò il coraggio di farmi vedere nuda da te...”

Orlando la sovrastò e malizioso, baciandole la bocca, rispose:

Non credo che mai... E dico mai... Vedrò la madre di mio figlio... Un mostro... Ti ho mai detto... Anzi... Che da quando sei incinta... Sei davvero bellissima?”

Parlava tra un bacio e l'altro, facendo ridere Edith che rispose:

Si. Ripassa da Dicembre in poi e ne riparliamo di quanto sono bella. Allora altro che Jude Law. Vedrai che comincerò a seguirti in tutti i set, per essere certa che tu non mi tradisca...”

Orlando rise e baciandole il collo, aggiunse, con voce suadente:

Non succederà mai... perché da quando sei incinta sei diventata ancora più bella e più femminile...” e cominciò a baciarle le pelle morbida del seno.

Orlando!” fece per rimproverarlo dolcemente Edith, infilandogli le mani tra i capelli.

Uhm!” disse Orlando continuando a baciarla e morderla delicatamente.

Edith trattenne un gemito di piacere, inarcando la schiena e con la voce un po' incrinata, disse:

Non hai già...?”

Orlando si sollevò e guardandola allarmato chiese:

Perché? Fa male al bambino?”

Edith lo guardò, spettinato dal passaggio delle sue mani tra i ricci già scomposti. Sentiva il languore provato qualche ora prima riprendere lentamente possesso di lei. Il suo ventre sembrava ribollire ed Edith si chiese se fosse possibile che suo figlio provasse imbarazzo o sentisse la stessa eccitazione che sentiva lei e facesse mille capriole.

Scosse la testa sincera e Orlando sorridendo malizioso, baciandole il ventre, disse:

Allora chiediamo a lui!” e facendo aderire la bocca la ventre della ragazza, domandò al figlio: “Piccolo... Ti da fastidio se io e la mamma facciamo di nuovo l'amore? Giuro farò pianissimo. Giuro!” e poggiò l'orecchio alla pancia, per poi aggiungere: “Ok! Lo penso anche io!” e lento scese sempre più in basso.

Edith guardò il soffittò e si morse il labbro chiudendo gli occhi e inarcando la schiena. Esistevano solo lei e Orlando in quel momento. E la spalliera del letto al quale stava aggrappata.

E mentre sospirava soddisfatta, pensò che, forse, suo figlio era felice di sapere che i suoi genitori si amavano così tanto. E per questo faceva mille capriole su e giù nella sua pancia.



Edith non ce la fece davvero a lasciare Posh ad Ayko. Decise quindi di affidarla alle cure di Emma, che ora stava di nuovo a casa e cominciava la terza fase della cura, la più dura: riprendere in mano la sua vita e vivere in armonia con il suo corpo e con il resto del mondo.

Certo, Posh non era nota per il suo grande affetto, ma riconoscendo, forse, il rapporto di sangue che intercorreva tra le due, si affezionò subito ad Emma e alla casa dei Norton, che conobbe il primo giorno in cui Orlando ed Edith tornarono in patria.

Per annunciare anche ai genitori di Edith che, anche loro, a maggio, -o forse prima- sarebbero diventati nonni.



Edith guardava Emma giocherellare con Posh.

Non aveva voluto dire ai suoi famigliari di essere rimasta incinta con una fredda telefonata. Aveva deciso che, una volta in Inghilterra, avrebbe dato lei stessa la lieta notizia alla famiglia.

Ora stava seduta nel salotto dove Emma giocherellava con Posh, che divertita, facendo le fusa, cercava di prenderle le dita della la mano con la zampetta; Paul teneva Jessy sulle ginocchia; Eloise aveva preparato il te e lo aveva servito nel servizio migliore; e Patrick, che aveva ammesso di essere uscito in salotto solo per salutare Orlando e con il quale, dopo aver aiutato sua figlia Emma, si sentiva in debito.

Parlarono del più e del meno, anche se Edith rimase silenziosa per la maggior parte del tempo.

Fu mentre parlavano con Orlando su cosa riteneva più vantaggioso investire che, Edith, poggiando la tazza, fissando la zampetta di Posh che attaccava per gioco la mano bianca di Emma, disse:

Io e Orlando siamo venuti qua da voi per due motivi...”

Tutti tacquero. Anche Patrick, che non aveva degnato Edith di un solo sguardo, la fissò con interesse. Lo sguardo di Edith si posò su quello di Orlando luminoso. Eloise li guardò curiosa. Forse, pensò Edith, aveva capito già.

Il primo è per chiedere ad Emma se vuole prendersi cura di Posh”

Perché?” chiese Emma sollevando di scatto la testa e guardando Edith. “Tu non puoi più?”

Edith sorrise e stringendo la mano di Orlando, prendendo fiato, guardando gli occhi della madre che, stranamente, cominciavano a diventare sempre più lucidi, rispose:

Questo è il secondo motivo che ritengo il più importante. Non posso tenere Posh per un po' di tempo perché potrei correre il rischio di prendere la toxoplasmosi...”

La toxo che?” chiese Paul confuso.

La toxoplasmosi è la malattia che possono prendere le donne incinte se stanno a contatto con animali come i gatti, o mangiando alimenti crudi...” e notando che nessuno la interrompeva, sorrise e terminò con un: “Sono incinta di quasi due mesi... A fine aprile, primi di maggio diventerete nonni e zii...”

Nella sala da pranzo dei Norton esplose la gioia. Emma saltò in piedi e strinse la sorella, accarezzandole i capelli e baciandola. Eloise si sciolse in lacrime e con lei anche Jessy, mentre Paul, abbracciava Orlando e si congratulava con lui. Patrick, invece, voltò le spalle e si allontanò verso l'ingresso.

Papà!” disse Paul. “Non ti congratuli con tua figlia? Diventi nonno grazie a lei!”

Patrick non si voltò ma con uno strano tono di voce, rispose:

Non capisco cosa ci sia da essere felici. Questi due hanno cominciato dalla coda. Le persone normali si sposano prima di avere i figli!” e senza aspettare che qualcuno lo bloccasse, lasciò la sala in un divertito silenzio.

Fu Emma ad intervenire e dire:

Da quando sono tornata è facile a commuoversi. Infatti anche adesso si è emozionato, ma vuole giocare a fare il duro e finge di non essere contento... Che vuoi che ti dica... È papà!” e riabbracciò Edith per poi stringere Orlando.

Edith però guardò la porta vuota, dal quale poco prima era uscito suo padre. Aveva pensato che suo figlio fosse un buon primo passo per riallacciare i ponti tra loro due.

Ma, dentro di se, sapeva che non era possibile. Almeno per il momento.



Jen e Fred stavano seduti vicini. John cingeva Rachel con un braccio mentre, tranquillo, parlava con Orlando. Orlando stava vicino ad Edith, che continuava a fare domande a Rachel e Jen. Come per i suoi, aveva preferito dire di persona agli amici di aspettare un bambino.

Quindi, Rachel a parte, che era stata quella a piantare il tarlo del dubbio nella testa di Edith, tutti erano allo scuro della sua gravidanza.

Allora!” disse Jen guardando Edith mentre, accarezzando la testa di Jael, continuava ad allattarlo. “Stavamo pensando di battezzare Jael verso Natale. Mi piace l'idea di fare due feste assieme!”

Edith sorrise e Orlando, voltandosi, chiese:

Natale? Sei sicura?”

Si! Perché?” chiese Jen che non capiva la domanda di Orlando.

Edith dovette bere un lungo sorso d'acqua per non ridere di gusto e Orlando, facendo finta di nulla, disse:

Mah! Il problema è Edith!” e la guardò divertito. Rachel sorrise e chinò la testa passando un dito sotto il naso e John, notando quel gesto, chiese, guardando Orlando, Rachel ed Edith:

Ehy! Cosa state complottando voi tre? C'è qualche cosa che non sappiamo?”

Orlando allargò le braccia e disse:

Beh! Ad essere sinceri, non stiamo complottando un bel niente. Forse dovrò battezzare io il piccolo Jael, però. Sai, Edith a dicembre sarà già incinta di cinque mesi...”

Ci fu un attimo di silenzio che Fred spezzò dicendo:

Tu... Tu Edith Norton hai la facoltà di procreare un altro essere umano?”

Edith annuì sorridente e guardò Fred che, chinando la testa, la scosse e ribatté:

Che giorno triste è questo per l'umanità tutta!”

Gli amici scoppiarono a ridere, mentre Jen, con il viso rigato di lacrime, scuoteva la testa ripetendo:

Non ci credo! Non ci credo. Sei mamma anche tu. Ad un anno quasi da me... Non ci credo!”

Edith l'abbracciò e la baciò, accarezzando dolce la testa di Jael che succhiava allegro la sua razione di latte, con gli occhi e i pugni chiusi, mentre John, guardando Rachel, diceva contrariato:

E tu lo sapevi e non mi hai detto nulla!?”

A dire il vero mi aspettavo che lo capissi quando ti ho chiesto di posticipare le nozze per i primi di giugno. Ma a quanto pare ti sopravvaluto” rispose scuotendo mesta la testa Rachel.

John sollevò un sopracciglio e guardando Orlando, gli afferrò la testa e strofinandoci contro il pugno chiuso, disse:

Piccolo bastardo. Mi sposo e tu fai una cosa di ancora più grande. Metti al mondo un figlio! Tu e le tue manie di protagonismo!” e rise mentre Orlando gridava tra il divertito e il sofferente.

Quando tutti si furono calmati fu Fred a prendere la parola e dire:

Credo che questa gravidanza capiti proprio a pennello. Sai cosa è successo ai vertici di Vanity un paio di giorni fa?”

Edith scosse la testa e Fred continuò:

A quanto pare, Stephensons ha perso anche le mutande con quella storia della Hockley. E ha venduto un po' di cose. Tra cui molte delle sue azioni per quanto riguarda l'editoria. Questo, per te, Edith, significa solo una cosa: puoi tornare a lavorare in Inghilterra.”

Se Ronson è ancora direttore..” stava per dire Edith, ma Fred la bloccò:

Alt! Alt! Ronson è partito con le azioni di Stephensons. A quanto pareva a molti non piaceva il suo servilismo nei confronti di un padrone potente. Sai. Ai direttori di una rivista si richiedono anche le palle per dire di no. Come mio suocero che, come bene sai, ha sempre detto quello che pensava a tutti. E tutti lo hanno sempre rispettato. Invece, Ronson... Ha perso la poltrona a cui era affezionato. E con lui è saltata anche Patricia Tarlenton. A quanto pare, la sua relazione con Edward Stephensons è crollata qualche giorno dopo la pubblicazione dell'articolo della gravidanza di Vanessa Hockley. Come si dice... Dalle stelle alle stalle. Edward Stephensons non se la passa bene a quanto pare ma, ora che tutto affonda come il Titanic, ha scoperto che vuole stare vicino all'unica cosa che conta davvero: la famiglia. E nonostante suo figlio debba pagare i danni morali e materiali al povero e cornuto Hockley, debba dare il mantenimento alla sua amante Vanessa e risarcire i danni morali perfino alla sua ragazza super figa, super modella, con la quale si pensava si sarebbe sposato a fine Gennaio, Edward cura il suo rampollo e lo tratta come la cosa più cara al mondo. E direi menomale. Ci sono voluti trentaquattro anni perché lo facesse...”

E cosa c'entra con mio figlio, questo?”chiese Orlando interessato.

Edith guardò Fred ponendogli in silenzio la stessa domanda. E con un sorriso Fred disse:

Ieri, mio suocero, ci ha informati del fatto che, dopo sette mesi di esilio, tutti propongono il tuo nome per la direzione della rivista di Vanity Fair a Londra!”

Edith portò le mani alla bocca e gridò felice. Orlando sollevò le braccia al cielo e voltando il viso della ragazza per baciarla, disse ad Edith:

Hai visto. Alla fine si paga sempre il conto delle proprie azioni...”

Edith strinse Orlando. Quel 2006 era iniziato decisamente male. Ma ora che volgeva nell'ultimo semestre, sembrava quasi che tutto stesse tornando a girare per il verso giusto. Il libro completato che aveva spedito a tre delle più grandi casi editrici inglesi e americane. La sua relazione con Orlando. La sua gravidanza. E il ritorno a Vanity come vincitrice, occupando la poltrona dietro la scrivania più importante della redazione: quella del capo. E anche se non c'era ancora niente di sicuro, sapeva che per quanto sembrasse strano nulla in quel momento la poteva scalfire o spaventare, sapeva di poter riuscire solo se ci credeva. E lei ci credeva davvero.



Canterbury era una città meravigliosa.

Edith non l'aveva mai visitata prima di allora. Si stupì di essersi innamorata di quel posto al primo sguardo. Si stupì di pensare di conoscere quelle strade anche se non le aveva mai viste.

Tutto era famigliare. E non capiva perché.

Orlando parlava della sua famiglia con enfasi, mentre lei pensava a queste cose, guardando fuori dal finestrino della macchina.

Credo che la mia famiglia ti piacerà. Samantha, mia sorella, mi chiede sempre di te, da prima che ci mettessimo assieme. Mia madre è rimasta un po' scioccata dalla notizia, non te lo nego, ma appena ti vedrà e capirà quanto ci amiamo, credo che abbatterà ogni pregiudizio e vedrai...”

Edith sorrise guardando Orlando. Non parlava molto perché, in realtà, dopo il viaggio, sentiva la nausea crescere ogni metro che percorrevano, ogni curva che prendevano. Terrorizzata, quindi, dalla possibilità di poter rimettere anche l'anima dentro la macchina di Orlando, preferì tacere e rispondere a sorrisi, mentre nella bocca sentiva il sapore acido dei succhi gastrici salire lento ad ogni movimento.

Amore non stai bene?”

Edith annuì e Orlando aggiunse.

Sei nauseata? Ma non hai mangiato nulla!”

Edith lo fulminò con lo sguardo. Tutte quelle domande richiedevano una risposta. Ed Edith, nelle condizioni in cui si trovava il suo stomaco, non era in grado di darne.

Orlando tacque un attimo poi, con dolcezza, sorrise e prendendo la mano della compagna la rassicurò:

Tranquilla. Non ci vuole molto, casa mia è qua vicino!”

Edith annuì e pregò che non ci volesse davvero molto. Perché stava davvero diventando difficile trattenersi.



La macchina si bloccò davanti alla casa di Orlando.

Edith scese e respirò a pieni polmoni l'aria fresca. Fu un toccasana, ma la nausea persisteva perniciosa. Se continuava così, infatti, prima di stringere la mano alla signora Bloom, avrebbe vomitato sul suo zerbino.

La porta della casa si aprì e una ragazza uscì correndo loro incontro.

OB! Fratellino!” e abbracciandolo gli baciò le guance.

Edith sorrise, sentendosi quasi svenire per il sempre più grande bisogno di rimettere. La ragazza si voltò e guardandola con aria preoccupata e indicandola chiese:

Edith? Stai bene?”

Edith scosse la testa e Orlando mormorò:

Nausee mattutine. E poi è un po' nervosa!”

Edith mise la mano davanti alla bocca e Samantha, prendendola per un braccio, disse:

Edith, piccola, seguimi e fregatene. Meglio fuori che dentro. E meglio in bagno che nel giardino di casa” ed entrarono in casa.



Edith uscì dal bagno ancora scossa dalla nausea. Si guardò intorno dato che la prima volta che aveva percorso il salotto lo aveva fatto con lo stomaco rivoltato e pronto ad espellere quel poco che aveva dentro. Nel complesso la casa di Orlando non era brutta. Era grande e accogliente e dava un senso di calore, come la sua a Londra.

C'era un bel divano attaccato al muro di fronte a lei, dove stava seduto Orlando. Vicino a lui stava Samantha, sua sorella, che parlava tranquilla. Sulla poltrona stava seduto un uomo che rideva con i due ragazzi. Edith pensava fosse Colin. Non lo aveva mai visto. Mancava la madre di Orlando e questo mese più in soggezione Edith che entrando nel salotto disse:

Grazie Sam. Stavo malissimo!”

La ragazza fece un cenno con la mano e l'uomo seduto sulla poltrona si voltò e guardò Edith, facendole un grande sorriso che, vista la tensione di mostrarsi alla suocera, scaldò molto il cuore di Edith, che ricambiò con un sorriso altrettanto grande.

Si mise a sedere tra i due fratelli Bloom, accoccolandosi ad Orlando che le baciò la fronte e le accarezzò il mento.

Allora? Come sta l'erede?” scherzò Colin.

Edith sorrise e rispose:

Siamo stati da un dottore prima di tornare in Gran Bretagna. Ha detto che va tutto bene!”

E di che sesso è?” chiese curioso l'uomo.

Credo che sia ancora presto!” rispose pratico Orlando, giocherellando con la mano di Edith, muovendo l'anulare sinistro e pensando a qualche cosa.

Quando dovrebbe cominciare a vedersi?” chiese curiosa Sam.

Dipende!” rispose Edith. “Mi sto informando anche io. Ho letto in uno di quei libri tipo 'Mamma domani' o 'Preparandoti ad accoglierlo' che alle volte è facile vederne il sesso appena questo si forma, dopo il terzo mese. Il ginecologo, però mi ha detto che, molte persone, riescono a vedere il sesso dopo il quinto mese” rispose Edith.

E tu sei di quanti mesi?” chiese Colin.

Edith lo guardò. Era davvero felice di diventare nonno. Aveva gli occhi luminosi e sorrideva nella direzione della ragazza, guardandola con una malcelata curiosità che divertiva la giornalista.

Sono incinta di due mesi, circa... I dottori parlano in settimane quando sei incinta. È come se vi dicessero che avete vinto una grossa somma e vi dicessero la cifra in monetine” rispose Edith dolce.

Tutti risero e Orlando disse:

Siamo un po' agitati. Io ho appena finito di girare un film e devo iniziare a girarne un altro tra un po'. Però, prima di cominciare, voglio prendere una casa a Londra, lasciare l'appartamento dove abito ora e cominciare ad arredare casa assieme ad Edith! Non voglio lasciare tutto sulle sue spalle. Non credo che sia una cosa consigliabile per una donna incinta...”

Sono le solite stupidate che si dicono delle donne incinte. Quando ero giovane io e ho avuto voi due ho fatto di tutto. La gravidanza non è una malattia. È un momento della donna bellissimo. E non credo che Edith sarebbe contenta di essere trattata come una bambola di porcellana. Vero?”

Edith si voltò. Era Sonia, la madre di Orlando. Le sorrise nervosa. Non ricevette risposta.

Al contrario, Sonia guardando il figlio, con il primo caldo sorriso che Edith le vide fare, aggiunse, avvicinandosi ad Orlando:

Tesoro. Non sai quanto mi sei mancato.”

Orlando si alzò e abbracciò la madre.

Mi sei mancata anche tu!” e voltandosi verso Edith disse: Allora. Mamma! Papà! Questa è Edith Norton, la mia ragazza e la madre di mio figlio”

Aveva aspettato che arrivasse la madre per presentarla e non sapeva che questo rendeva Edith ancora più nervosa.

La ragazza si sollevò dal divano e tese la mano alla madre di Orlando e rispose:

È un piacere conoscerla signora Bloom!”

La donna stavolta sorrise, ma più per circostanza che per la gioia di conoscerla.

Lo è anche per me. Infondo, mica capita tutti i giorni di conoscere la compagna di proprio figlio proprio quando scopri che lei è incinta di due mesi... Giorno più, giorno meno!”

Edith sorrise tirata. Con quelle poche parole, aveva capito di non avere per niente la simpatia della suocera.

Ricordo benissimo il giorno in cui Orlie ci presentò Kate, vero Colin? Fu molto diverso. Parlavano di matrimonio, una volta finiti gli studi di lei...”

-Uhm! Beh! Immagino che adorasse Kate solo perché non si è presentata incinta alla sua soglia. Ma che pensa questa megera, che le chiederò dei soldi? Posso mantenerlo anche senza il suo aiuto mio figlio!- pensò Edith che stringeva forte i pugni, nonostante sorridesse nervosa.

Mamma... Le cose tra me e Kate erano differenti. Kate era molto più giovane di me. Aveva sette anni di meno di me. Edith, invece..” disse Orlando, voltandosi a guardare Edith con occhi pieni di una dolcezza struggente: “... è una donna bellissima! Che ha due anni meno di me...”

Edith sorrise riconoscente, guardando Orlando a sua volta negli occhi. Stava per dire qualche cosa, quando Sonia disse:

Puoi ricordarmi che lavoro fai?”

Edith guardò Sonia sollevando un sopracciglio. Si era addolcita parecchio con la gravidanza ma, in quel momento, pensò che se non fosse stata la madre di Orlando la vecchia Edith sarebbe esplosa in una serie di insulti malcelati da un pungente sarcasmo.

La giornalista! Anche se adesso ho dovuto lasciare il mio ultimo posto di lavoro per venire qua...” rispose raddrizzando la schiena Edith.

Ah! Una giornalista disoccupata!” replicò Sonia con un sorriso falso.

-Questa vuole giudicarmi per il lavoro che faccio? Ma che crede? Che mi son messa con Orlando solo perché è ricco?- pensò indignata Edith, cercando di celare la sua rabbia sotto una finta maschera di cortese distacco.

In realtà Edith è in lizza per ottenere il posto come direttore della rivista Vanity Fair a Londra!” disse Orlando orgoglioso.

Edith sapeva che lo aveva fatto per difenderla ma, dentro di se, sapeva che aveva fatto uno mossa sbagliata.

Sonia la guardò e disse:

Se ben mi ricordo, eri famosa qualche tempo fa... Scrivevi proprio su Vanity!”

Si! Ma sono stata licenziata!” ribatté Edith.

Sonia ebbe un lampo negli occhi e aggiunse:

Erano i tempi in cui stavi con Brian Stephensons. Vero? O sbaglio persona?”

Edith sospirò. Sapeva dove voleva andare a parare la madre di Orlando, ma lei non si sarebbe buttata giù.

Si. Sono stata con Brian Stephensons, signora Bloom. Ma la nostra relazione è cominciata dopo che io sono entrata nel giornale!” rispose Edith che, innervosita, non sfoggiava più lo stesso sorriso tirato che aveva mostrato fino a quel momento.

Si. Ho letto qualche cosa nei giornali. È successo nello stesso periodo che tu e Orlando siete diventati amici. Vero? Quando i giornali hanno detto che tra di voi c'era una storia e tra lui e Kate è finita. Lo scorso Natale!” continuò Sonia.

Erano attacchi gratuiti, che offendevano Edith e la facevano stare male.

Mamma!” esclamò indignata Samantha.

Voglio solo sapere come mai una donna non solo crea disastri nella vita di un ragazzo, stravolgendogli l'esistenza come se niente fosse ma, alla prima occasione, si fa mettere incinta e lo incastra a dovere...”

Gli altri stavano per replicare per difenderla, ma Edith allungò la mano per zittirli e rispose:

So che quello che mi sta dicendo rispecchia appieno quello che pensa di me. Una donna che a ottobre 2005, quasi un anno fa quindi, è entrata nella vita di suo figlio e l'ha stravolta completamente. Una donna che lo ha fatto finire in tutte le prime pagine delle riviste scandalistiche, causando la rottura con la sua ragazza meravigliosa, con cui progettava il matrimonio. Conosco Kate da molto tempo, ancora prima di quanto possa conoscere Orlando. E le do ragione se la stima così tanto. Ma non sono io la causa scatenante della rottura della loro relazione. Tra Kate e Orlando le cose non andavano bene già prima che ci mettessi io lo zampino. Quell'articolo che ha stravolto la vita di Orlando, ha stravolto anche la mia. E per quanto lei possa pensare il contrario, non sono stata io a commissionarlo per farmi pubblicità. È stato Brian stesso a fare tutta questa manfrina per screditare me ed Orlando e farci pagare il fatto che come due buoni amici, poco prima di Natale, fossimo usciti a cena per chiarire tutti i malintesi che si erano creati alla base del nostro rapporto di amicizia, logorandolo. O almeno provandoci. Per colpa di quell'articolo Orlando ha perso Kate, ma io ho perso molto di più: la casa, il lavoro, l'uomo che credevo di amare e con cui, anche io, progettavo di sposarmi il prima possibile. Perfino mia sorella ho perso per colpa di Brian Stephensons. E quando credevo che tutto fosse finito per me, quando credevo che la sorte mi chiedesse il conto per tutto quello che avevo ottenuto, sudando e facendomi -e scusi il francesismo- il cosiddetto mazzo, in quel momento, l'amicizia con Orlando è diventata fondamentale. E non lo dico per difendere la mia reputazione. Per anni mi hanno chiamata -e scusi ancora per quello che sto per dire- la stronza, la puttana di Stephensons, la stronca carriere; mi hanno definita capace di anteporre il lavoro a me stessa, troppo ambiziosa per fare altrimenti. E forse lo ero davvero. Non lo so. Ma non è di questo che stiamo parlando, vero? Lei vuole sapere come è possibile che suo figlio si ritrovi incastrato in una situazione simile. Capisco le sue paure. E vedo nei suoi occhi le riserve che ha nei miei confronti. E le avrei anche io se mi trovassi al suo posto, dato che, ora, anche io posso dire di essere una mamma e volere già ora per mio figlio che non si è ancora formato, il meglio. Non so dirle se sono il meglio per Orlando, io. Non so nemmeno dirle se sarà tutto facile. Come garanzia per tutto ho il nostro amore. Un amore grande. Un amore che è ancora acerbo sotto certi aspetti, ma che con questo bambino ha messo nel terreno buone radici per crescere sano e forte come un albero secolare. Non voglio nemmeno fare la ruffiana ma voglio dirle che la capisco. Lei ama Orlando come nessuna donna lo ha mai amato. Lei lo ama da ancora prima di conoscerlo, quando ancora era solo una luce nel suo grembo che batteva dolcemente, pompando sangue e correndo contro il tempo, per creare in nove mesi quello che una mano umana non riuscirebbe a creare nemmeno in nove anni. Lei ha sofferto per metterlo al mondo. Gli ha insegnato a parlare, a camminare, a giocare. A vivere, insomma. Avrete litigato, di sicuro, gridandovi cose che non pensavate. Succede in tutte le famiglie normali. E lui l'ha amata prima di tutte le altre donne che sono capitate nella sua vita. Molto di più di qualcuna che ha visto il suo viso per innamorarsi di lui; molto di più di qualcuna che lo ha conosciuto carnalmente. Bene! Trasporti in me queste emozioni e capirà che anche io per mio figlio provo lo stesso. E che non ho bisogno dei soldi di Orlando per crescerlo, dato che dispongo di un buon conto in banca e di abbastanza tenacia per farlo da sola. Ho imparato ad amare suo figlio, a conoscerlo, a rispettarlo. Sono stata colta da questa gravidanza come da un fulmine a ciel sereno, soprattutto perché per me ed Orlando, che ci abbiamo messo sei mesi per dirci che ci amavamo, fingendo sempre il contrario, è stato un passo veramente affrettato in tutti i sensi. Sono spaventata. Lo ammetto. Ma so che lo amo e che sarà tutto più semplice se le nostre famiglie, a partire dai nostri genitori, ci stiano vicine, con il loro affetto e la loro esperienza di cui noi, purtroppo, essendo il nostro primo figlio difettiamo. E non le chiedo di stimarmi. Molte coppie sposate da anni non si stimano affatto. E noi ci conosciamo da un paio di minuti appena. Le chiedo solo di accettare, se non me, suo o sua nipote. E di dargli tutto quell'affetto incondizionato che ha dato ai suoi figli. Perché, per far scoppiare questa scintilla non è bastato solo il caso e la nostra disattenzione, che, non metto in dubbio, hanno giocato un ruolo fondamentale in questa gravidanza... Ma anche tutto l'amore che due persone si posso scambiare. Ed io e Orlando ci amiamo davvero. A dispetto di tutto quello che dice la gente. A dispetto di tutto quello che possono pensare i malvagi. Io voglio questo figlio. E non può essere che un onore che il bambino che porto in grembo sia di suo figlio...”

Aveva la gola che gli faceva male per quanto aveva parlato. Le gambe erano molli e aveva di nuovo la nausea. Non aveva gridato e sbraitato come avrebbe fatto la vecchia Edith. Aveva messo da parte quella donna con la gravidanza. E alle volte, in situazioni come quella, ne sentiva la mancanza. Si sarebbe sentita più sicura potendo usare il suo cinismo per ferire quella donna che la stava attaccando senza la minima riserva anche se, Edith lo sapeva, Sonia aveva tutte le ragioni di pensare che fosse una mistificatrice che voleva vivere della luce riflessa di Orlando. Ma quella era la nonna di suo figlio. E non poteva estrometterla dalla vita del suo compagno solo perché non si sapeva difendere.

Sopirò e in quella che sembrò un infinità di tempo, il silenzio che si era creato subito dopo che lei aveva finito di parlare venne rotto da Colin, il padre di Orlando che allargando le braccia disse con un sorriso:

Amen!” e guardando la moglie aggiunse: “Sii clemente con questa ragazza. So che vuoi fare la mamma chioccia. Ma non credo che una come lei, per come ha parlato, cerchi di accaparrarsi i soldi di tuo figlio. Non credo davvero!”

Edith guardò Sonia, che la studiava ancora in silenzio, con uno sguardo imperscrutabile. Tese la mano con un sorriso e disse:

Ricominciamo da capo, Sonia?”

La donna guardò la mano e tendendola ad Edith, disse pratica:

Non sono una che si concede a simili smancerie. Ma sono capace di fare molto male alle persone che fanno male a chi amo. E questa non è una constatazione è un avvertimento!”

Le due si strinsero la mano ed Edith stava per dire qualche cosa, quando il suo cellulare squillò.

Edith prese il cellulare dalla tasca e scusandosi si allontanò verso la cucina.

Era Thomas Carlyle, il padre di Jen.

Tom! Che succede?”chiese Edith rispondendo.

Dove sei?” domandò Thomas.

A casa dei miei suoceri. Tom non è che è successo qualche cosa a Jen, Jael o Fred...” cominciò a spaventarsi Edith.

Orlando si avvicinò e la guardò preoccupato.

No. Scusa. Sono un cretino. Stai tranquilla. Anche se forse è meglio che tu ti sieda”

Tom. Smettila di girare intorno e parla chiaro!”

Tom sorrise e disse:

Bene. Ho appena ricevuto la notizia dalla solita gola profonda... Edith... Lunedì ti chiameranno per darti la notizia... Sei il nuovo direttore di Vanity Fair!”

Edith si sentì mancare e sarebbe caduta se Orlando non l'avesse sorretta.

Edith? Edith?” chiese preoccupato Tom dall'altra parte.

St-Sto bene...” disse per tranquillizzare Orlando che la guardava pallido in volto e rivolgendosi a Tom, con voce rotta per l'emozione gli domandò per avere conferma di quello che aveva sentito: “Tom? Sei sicuro?”

Certo!” esclamò l'uomo dall'altra parte. “Come che il sole sorgerà domattina. Edith Norton... Fattene una ragione. Hai un nuovo lavoro. Sei la direttrice di Vanity.” e fischiando gridò, 'taxi' e disse ad Edith: “Tesoro. Scusa se ti ho scombussolato la giornata e il tuo week-end dai tuoi suoceri, ma volevo essere il primo a darti la notizia... Congratulazioni!”

Grazie Tom!” disse apatica Edith e salutando chiuse la chiamata.

Orlando la guardò e chiese:

Amore? Che sta succedendo?”

Edith si voltò e lo guardò negli occhi. E con un sorriso disse:

Sono il nuovo direttore di Vanity Fair...” e gridando di gioia, scoppiando in lacrime, saltò al collo di Orlando che la strinse forte commosso.

Che succede?”

Tutto bene?”

Niente di grave?”

Sentendo quel coro di domande Edith si voltò. Si era quasi dimentica di essere nella cucina dei Bloom. Sorrise e quasi non ci credesse ripeté:

Sono diventata la nuova direttrice di Vanity Fair...”

Ci fu un coro di congratulazioni, più o meno calorosi.

Bisogna brindare” ruggì Colin, il padre di Orlando.

Apparvero, quasi subito, i calici e una bottiglia di vino. Edith sorseggiò per brindare a sua volta l'ottimo vino rosso e guardò Orlando che raggiante la guardava negli occhi.

Un anno prima stava rifiutando la proposta di Brian di sposarlo. Un anno prima era solo una giornalista che stava alla mercé di un direttore capriccioso e alle volte inadatto, ma a cui dava il suo rispetto anche se, poco dopo, avrebbe dimostrato di non meritarlo.

Un anno prima era Edith Norton, la ragazza di Brian Stephensons, quella che aveva saputo chi doveva portarsi a letto solo per arrivare in alto, almeno a detta delle cattive voci.

Ora era una donna incinta e felice. Fidanzata con uno degli attori più richiesti del mondo. Quello che a detta di 'People' e 'Vouge' era l'uomo più sexy del pianeta. Chissà cosa avrebbero pensato gli stessi giornalisti che lo aveva votato vedendolo nella fase 'orso grizzly' la mattina appena sveglio.

Ora, Edith, aveva un libro finito che voleva scrivere da anni e che sperava davvero che lo pubblicassero.

Ora era Edith Norton. Non più la giornalista arrampicatrice sociale, ma la direttrice di Vanity Fair. E non era un merito che sarebbe andato a Brian stavolta. No!

Stavolta tutto il mondo doveva capire che il successo lo aveva ottenuto con le unghie e con i denti. E nessuno glielo avrebbe tolto. Mai più.




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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Ok! Vi vizio!

Due capitoli in due giorni. Non che faccia sti grandi sforzi dal momento che li devo solo correggere.

Bene.

Colgo l'occasione per fare un inchino all'unica Klood che mi ha recensito. Mi raccomando!!!! Fammi sapere che ne pensi. Sii onesta e brutale se devi.

Capitoli di ritorni questo. Ogni tanto ci vuole.

Ringrazio comunque chi legge questa storia, anche se non la recensisce.

E ringrazio chi continua ad aggiungerla tra le preferite, ricordate o seguite.

Bon! Vi mando un bacio grosso come la Casa Bianca e spero di non deludervi con questo nuovo capitolo.

Un bacio a tutte. Niniel82.

Buona lettura.






Capitolo 34: What Goes Around...Comes Around.


Edith entrò nell'ufficio che conosceva bene.

Era rimasto invariato in quei mesi. Il solito open space. Gli uffici per i giornalisti più importanti. Entrare lì dentro fu come sentirsi a casa dopo essere mancata per tanto tempo.

Sorrise guardando molti ex colleghi -ora suo dipendenti- saltare in piedi e fare un applauso al suo passaggio. Ne avrebbe licenziato solo la metà accusandoli di essere falsi e voltagabbana. Allargò le braccia e disse, facendo smettere subito gli applausi:

Vi ringrazio del caloroso benvenuto. Spero che sia sincero come la mia gioia di ritornare qui. È stato molto difficile per me non poter più lavorare a Vanity in questi otto mesi. E quando mi è stata proposta la dirigenza quasi non ci credevo soprattutto perché, come avrete letto in molti rotocalchi, sono ormai al secondo mese di gravidanza. E mi accingo ad entrare nel terzo. Questo però, per me, sarà un incentivo a fare del mio meglio, per voi e con voi. Spero inoltre che molte delle persone che dicevano, tempo fa, che ricoprivo la mia carica solo perché ero la fidanzata di, ora possa ricredersi e accettare le mie doti giornalistiche, senza ricordare le vecchie dicerie sul mio conto. Per quanto mi riguarda, le cose non cambieranno. Ronson sapeva come e cosa faceva funzionare questa rivista. Rimarranno invariate tutte le cose che sono state fatte fino ad oggi. E chiunque abbia qualche nuova idea, è pregato di bussare alla mia porta e renderla nota... Con questo... Non ho da dirvi altro... Se non che... Buon lavoro!”

Tutti applaudirono di nuovo ed Edith si avvicinò alla porta dell'ufficio che un tempo era del suo capo guardandolo senza crederci. Fu allora che sentì:

Miss Norton?”

Si voltò sgranando gli occhi e sorrise per la sorpresa. Era Laura, la sua vecchia assistente.

Laura? Che ci fai qua?” chiese Edith sorpresa.

Laura sorrise e rispose:

Ho continuato a lavorare per Vanity. Mi hanno messo a fare la segretaria della Tarlenton. Non ci andavo molto d'accordo. Era una che credeva di essere la padrona qua solo perché... Beh! Lo sa... E io non ce la facevo proprio a farmi trattare male da una così... Come le ho detto quando stava andando via, mi sono scoperta una donna diversa. Forse attaccandomi come mi ha attaccato, mi ha insegnato a reagire... Comunque. Quando è arrivata la notizia della cessione della parte di azienda dei Stephensons agli Hockley, beh! Le cose sono cambiate. La Tarlenton è stata licenziata in tronco e poco dopo anche Ronson ha dovuto dare le dimissioni. Si parlava di un possibile successore. Qualcuno suggeriva di chiedere a Thomas Carlyle di prendere la direzione anche di Vanity. Molti direttori hanno anche altri giornali, oltre il loro. A dire il vero sono solo dei prestanome, ci sono altri che fanno il lavoro per loro. Ma, a quanto pare, Carlyle, ha proposto il suo nome. E il resto è storia. Ho sentito il suo discorso. E sono davvero felice che sia tornata!”

Edith sentì le lacrime pungerle gli occhi. Accidenti alla gravidanza! Possibile che le venisse da piangere anche quando le facevano qualche omaggio al supermercato?

Non volendo dimostrare la sua debolezza, sorrise stoica e rispose:

Niente sentimentalismi... Entra Laura! Immediatamente! Ti devo parlare...”

Laura annuì con un sorriso arreso e precedette Edith dentro l'ufficio. Una volta chiusa la porta, voltandosi verso la ragazza, disse:

Allora. Primo. Non darmi del lei. Dammi del tu. Mi sei stata fedele fino all'ultimo. E io ricordo chi mi fa del bene. Secondo... Tu non sarai più la mia semplice segretaria. Da oggi sei promossa, sarai la mia assistente. E non preoccuparti. Avviserò i vertici e chiederò che ti venga assegnato il posto subito e con esso un buon aumento di stipendio. Come sai... Sono incinta. Cercherò di lavorare finché mi sarà possibile. Ma quando partorirò... E succederà prima che finisca la primavera... Beh! Tu prenderai il timone al mio posto. Ti chiamerò giornalmente per darti disposizioni su cosa e come fare per organizzare la rivista. Si accettano anche suggerimenti. Quello che voglio è che tu -e così i tuoi colleghi quando smetteranno di sparlarmi, come loro solito, dietro- abbiate spirito di iniziativa e mi diciate tutto quello che può portare una ventata di innovazione alla rivista. Sappi anche che, qualsiasi insubordinazione sarà punita... Per il resto...” e sorrise, allargando le braccia e abbracciando Laura, aggiungendo: “Sono felice di averti di nuovo a lavoro con me...”

Laura che non si aspettava quella reazione, scoppiò in lacrime ed Edith, più per non piangere a sua volta, disse:

Allora? Ti sembra il caso di piangere? Su! A lavoro. Sono una donna incinta e tu ancora la mia segretaria per un giorno. Voglio che cerchi qualcuno di competente che ti sostituisca e che ordini subito delle ciambelle, un pacco da dodici, per me. E di che vedano bene di fare in fretta. Sono una donna incinta e capace di gesti inconsulti se non mi viene dato quello che voglio...”

Laura rise e asciugò le lacrime e sulla porta, ossequiosa, rispose:

Sarà fatto signora Norton” e uscì dall'ufficio. Edith lo guardò con aria allegra. Era molto più grande di quello che aveva prima. Aveva una grossa scrivania in noce davanti ad un grande balcone e le pareti erano tinte di un bel giallo pastello. Il parquet era stato lucidato di fresco e la libreria era semivuota, a parte qualche tomo di qua e la.

Stava pensando a che cosa aggiungere quando Laura, stavolta terrorizzata, bussò alla porta.

Edith. Scusa...”

Edith si voltò e allarmata chiese:

Il negozio di ciambelle è chiuso?”

No!” rispose Laura. “Fuori c'è un fattorino con dei fiori. Volevo sapere...?”

Edith rise ricordando quando all'inizio lei e Orlando si detestavano cordialmente, Laura finì per avere la scrivania praticamente sommersa dai fiori, al punto che non la si vedeva più da quanti ne aveva davanti. Erano tutti mazzi mandati da Orlando e rifiutati da Edith che finivano appunto sulla scrivania della povera Laura, allergica ai fiori per di più.

Puoi prenderli. E fammi un favore di trovare un vaso. Le cose sono cambiate da novembre, Laura...”

Laura sorrise e uscì fuori. Edith si mise a sedere e girò sulla poltrona che stava dietro la scrivania. Forse l'avrebbe fatta cambiare. E stava pensando anche di chiedere un ufficio per Laura, dal quale avrebbe diretto il suo lavoro. Bussarono di nuovo alla porta.

Avanti!” disse Edith.

I fiori!” disse Laura poggiandoli sulla scrivania. Era una composizione molto bella. Edith ne aspirò il profumo. “Le ciambelle arriveranno tra dieci minuti. E, per quanto riguarda la segretaria... Ci sarebbe una mia amica che sarebbe disposta a cominciare a lavorare domani stesso...”

Edith annuì e replicò:

Chiamala. E dille che domani ha il colloquio nel mio ufficio. Basta che non sia una scansafatiche...”

No. Stai pure tranquilla...”disse Laura e senza aggiungere altro uscì fuori.

Edith guardò i fiori con interesse e prese il bigliettino. Era di Orlando e diceva:

'AUGURI AMORE PER IL TUO PRIMO GIORNO DI LAVORO. NON STRAPAZZARTI TROPPO. TI AMO. ORLANDO!'

Edith sorrise e portò il bigliettino alle labbra. Era la donna più felice del mondo.

Lavorava di nuovo a Vanity e si sentiva, finalmente, di nuovo a casa.

E soprattutto era innamorata, incinta e con una voglia sfrenata di ciambelle.



Ho sviluppato una grande passione per le ciambelle, da quando sono incinta...” disse Edith camminando assieme a Rachel per Bond Street, mangiando una ciambella davvero grande e dall'aria molto appetitosa, ricoperta da uno spesso strato di glassa rosa.

Stai ingurgitando chili di polifosfati, grassi animali e vegetali trasformati chimicamente, carboidrati e altri agenti chimici che non voglio nemmeno immaginare. Per non parlare dell'olio che usano per friggerle. Sarà un veleno puro per tutte le volte che lo hanno usato..” disse Rachel guardando l'ennesimo boccone che Edith portava alla bocca.

Sei tu quella a dieta per il matrimonio. Io sono incinta e ho bisogno di mangiare. O vuoi che il figlio di Orlando Bloom nasca, per colpa tua, con una grossa voglia a forma di ciambella sulla fronte tipo Gorbaciov?ribatte Edith con la bocca piena.

Rachel scosse la testa e disse:

Io ci penso al bambino... Quello che stai mangiando è una cosa altamente pericolosa per te e per lui”

Il ginecologo mi ha detto che rischio la toxoplasmosi solo se mangio alimenti non cotti, come insaccati o alimenti che contengono uova crude, o se sto vicino al gatto!” ragionò Edith allegra, continuando a mangiare e raccogliendo con le dita le briciole più grandi.

Sembri Homer Simpson. Edith... Vuoi finirla di mangiare? Nel negozio di abiti da sposa non ti fanno entrare se stai mangiando. Anzi. Credo che non ti farebbero entrare da nessuna parte se mangi così. Sei un oltraggio al pudore...” replicò fingendosi disgustata Rachel.

OOH! Smettila di rompere. Sono una donna incinta e ho tutti i diritti di mangiare come un maiale...” disse infastidita Edith.

Rachel scosse la testa e sorridendo, disse:

Chi lo avrebbe mai detto? Edith Norton incinta. E di Orlando Bloom per giunta. Se penso che non meno di un anno fa non vi sopportavate nemmeno...”

Non per colpa mia. Era Orlando che faceva la star spocchiosa e rompicoglioni...” rispose Edith.

Rachel rise forte e ribatté:

Star spocchiosa quel poveretto? Siamo sicuri che stiamo parlando della stessa persona? Io ricordo che faceva di tutto pur di starti simpatico e conquistarti!”

Vediamo un po' cosa ha fatto Orlando per conquistarmi...” fece Edith, fermandosi e fingendo di pensare per poi, sollevando un dito, esclamare: “Si! Ora ricordo... Prima volta che ci siamo visti è arrivato con mezz'ora di ritardo...”

E tu lo hai scambiato per un cameriere...” intervenne Rachel divertita.

Poi, alla festa che Brian organizzò in mio onore, mi ha gridato contro per l'anello che gli avevano regalato quando hanno girato la trilogia di Tolkien... Per non parlare di quando alla Guildhall mi ha fatto prelevare dai suoi scagnozzi...”

E tu lo hai schiaffeggiato davanti a tutti!” si intromise ancora Rachel sempre più divertita.

Oh! E quando ha riempito la scrivania di Laura di mazzi di fiori? E non faceva altro che chiamarmi?” continuò Edith.

Solo perché tu non accettavi i suoi fiori... Se lo avessi fatto lo avresti chiamato e non ci sarebbero stati questi casini!” le fece notare Rachel.

E quando, con la tua macchina, siamo finiti in un pantano perché lui mi ha portato in un posto dimenticato da Dio e dalla società autostrade francesi?” fece Edith azzannando l'ennesima ciambella, senza glassa stavolta. “Ciambelle. Le adoro...”mormorò estasiata.

Lo hai fatto sbandare tu, per quello che mi ricordo. E poi aveva cercato un bed&breakfast per riposarvi, dopo un giorno di viaggio”replicò Rachel fermandosi un attimo e guardando Edith mangiare la ciambella con troppa voracità disse: “La vuoi smettere? Se mangi così ingrasserai tanto e Orlando ti lascerà perché sei brutta e flaccida...”

Non sono grassa!” esclamò indignata Edith.

Lo diventerai. Lo diventerai... Almeno se non la smetti!” replicò Rachel. “Piuttosto. Senti... Edith. La vuoi smettere? Ti sto parlando? Ma non è che sei incinta di un verme solitario?”

Edith rise con la bocca piena e Rachel, cercando di essere seria continuò:

Vorrei ricordarti che quando partorirai Alien, un mese dopo, mi dovrei sposare... Sempre che l'essere che tu e Orlando avete procreato non abbia deciso di albergare nelle tue viscere sino ad allora!”

Ehy! È di mio figlio che stai parlando! Lo ferisci nell'orgoglio!” rispose Edith.

Se non ha nemmeno le orecchie per sentire!” ribatté Rachel ridendo.

Non è vero. In 'Mamme in attesa' si dice che per stabilire un rapporto mamma/figlio, la mamma deve parlare con il bambino e lui la sente. E si pensa che senta anche la voce del papà..” disse Edith.

Sì! Va bene!” replicò scettica Rachel. “Pure i libri adesso. Ma non stavamo parlando di questo. Visto che la Jogovich ha fatto come te è sembrava incinta di un'orca assassina e non di un bambino, mi spieghi come facciamo a fare le prove per il vestito da damigella per te?”

Non lo metto. Vengo in bikini. A giugno dovrebbe fare abbastanza caldo, non trovi?” scherzò Edith. “E smettila di sfottermi comunque. Piuttosto! Quando usciamo, andiamo da Starbucks? Ho voglia di frappuccino panna e fragola. Con molta panna sopra... Uno dei vantaggi di essere incinta è che, quando lo dici, tutti diventano carini e fanno tutto quello che vuoi... E non ti fanno pagare nulla!”

Ho sempre sospettato che fossi una spilorcia. Ma in gravidanza la cosa sta peggiorando!” replicò Rachel divertita.

Edith le fece una linguaccia e disse:

Dai andiamo, andiamo! Guarda che se mi fai venire la voglia e non mi porti, mi chiudo nel primo McDonald che trovo e non esco fino a stasera!”

Al McDonald preferisco il frappuccino di Starbucks!” rispose alla minaccia Rachel che scuotendo la testa aggiunse: “Povero Orlando. Già mi fa pena! Si troverà una balena nel letto!”

Smettila!” ripeté ridendo Edith che avvicinandosi alla porta dell'atelier l'aprì e facendo cenno di entrare a Rachel disse: “Prego signorina. Il suo abito da sposa la sta aspettando!” e assieme entrarono nel negozio dove una commessa ossequiosa si avvicinò e le prese in consegna.



Edith si annoiava e pensava, con bramosia a quando, finalmente, sarebbero uscite da là a prendere quel maledettissimo frappuccino di Starbucks.

Seduta nel divanetto, guardava con interesse le più recenti riviste di moda e di gossip, per leggere qualche notizia fasulla su di una sua possibile rottura con Orlando e sull'avanzare della sua gravidanza.

Fu allora che, dopo aver letto l'ennesima rivista patinata dove si diceva che Orlando fosse andato in giro per Rodeo Drive a comprargli un anello con un diamante da cinquanta carati per chiederla in sposa -peccato che in quel periodo fosse da tutt'altra parte e che quella foto assieme a Dominic Monaghan l'avessero scattata molti mesi prima, quando Dom stesso comprò un brillante per Evangeline Lilly, la sua fidanzata-, Edith prese il 'London Times' e lesse il titolone in prima pagina.

LA FAMIGLIA STEPHENSONS PIANGE IL SUO CAPOSTIPITE

Aggrottando la fronte, continuò a leggere.

Nella notte, all'età di settantacinque anni, Edward James Stephensons, uno dei più grandi imprenditori dello scenario inglese, è morto.

Il malore sopraggiunto all'ora di cena, nella casa dello stesso Stephensons, ha colpito l'uomo lasciandolo privo di sensi fino all'arrivo dei primi soccorsi. Dopo l'arrivo del magnate all'ospedale di Chelsea, dove la famiglia risiede, le condizioni di Stephensons senior sono apparse subito disperate. La prognosi è rimasta riservata fino alle ventitrè, quando, dopo cinque ore in sala rianimazione, Stephensons è morto. Al suo capezzale sono rimasti sino alla fine la moglie Debra Watson-Stephensons e l'unico figlio della coppia, Brian Edward Stephensons. È stato proprio quest'ultimo, visibilmente distrutto, a dare la notizia ufficiale della morte del padre, con un comunicato stampa, intorno alle ventiquattro.

-Mi spiace informarvi che mio padre, Edward James Stephensons, è morto per un infarto. Ora come ora non mi sento di fare elogi funebri davanti alla stampa, forse, fra sette giorni, quando avrò digerito la morte di mio padre, riuscirò ad esternare il mio dolore. Sino ad allora, ciò che chiedo a tutti voi è di aver rispetto per la morte di un uomo che per me è stato come un faro. Un faro che, alle volte, purtroppo, non ho saputo seguire...- ha detto del padre Brian Stephensons nelle prime ore della notte.

I funerali, si terranno con rito cattolico alla Saint Paul Cathedral tra sette giorni. L'ora è ancora da precisare, ma si pensa che avverranno nelle prime ore del pomeriggio...

Come sto?” chiese Rachel allegra.

Edith alzò la testa e mormorò:

È morto il padre di Brian!”



Edith camminava avanti e indietro nervosa, parlando al telefono.

Lo so che ci sarà anche Brian e che non posso permettermi di avere forti emozioni! Ma non credo che un funerale sia una discesa a duecento all'ora con doppio giro della morte nelle montagne russe. OB! Per quanto fosse stato viscido nel modo di comportarsi con la moglie, Edward Stephensons non mi ha mai trattato male. E voglio dargli un ultimo saluto. Sono stata sua nuora per quasi tre anni, ti vorrei ricordare”

A me non importa!” esclamò Orlando. “Non voglio che tu veda Brian. Ecco tutto!”

Sei geloso?” domandò Edith sollevando un sopracciglio inviperita.

No!” rispose Orlando forse troppo in fretta

Oh! Sì che lo sei! Sei marcio dentro da quanto sei geloso. Al punto che hai paura che Brian Stephensons, al funerale di suo padre, mi porti in sagrestia e faccia sesso selvaggio con me. Ma che ti dice la testa? Dopo quello che mi ha fatto -anzi! Che ci ha fatto!- credi che gli permetterei di avvicinarsi a me? Sto andando lì non per Debra Stephensons o per Brian. Sto andando per un uomo che anche se ha fatto molti, troppi errori, mi voleva bene. E io lo stimavo. Davvero!” replicò Edith con una punta di cattiveria.

Ci potrai andare solo se con te verrà qualcun altro. Portati Rachel, Emma. Chi vuoi tu. Basta che tu non vada da sola...” rispose Orlando all'invettiva della ragazza.

Edith sbuffò e infastidita replicò:

Va bene. Ma non chiedermi di portare Emma. Non voglio che veda Brian ora che sta guarendo. La devasterebbe!”

Porta chi vuoi, ti ho detto! Basta che non ci vai da sola...” concluse Orlando.

Edith si guardò allo specchio. Stava entrando ormai nel terzo trimestre. La pancia cominciava a vedersi. Pensò che forse Orlando era preoccupato proprio da questo, ovvero dal fatto che Brian la vedesse in dolce attesa e le potesse fare del male.

Per rassicurarlo sospirò e rispose arresa:

Ok! Chiedo a Rachel. E se proprio non può, porto Jen. Ci sentiamo amore”

Mi raccomando Edith! Hai promesso!” si rassicurò Orlando per l'ultima volta.

Edith annuì e salutandolo chiuse il telefono.



La chiesa era gremita. Edith non pensava che dopo tutto quello che era successo, dopo tutti i soldi che i Stephensons avevano perso con lo scandalo Hockley, qualcuno avrebbe partecipato alle esequie di Edward.
Ma si dovette ricredere. Molti nobili, molti direttori di banca o grossi funzionari della City, per non parlare di imprenditori, direttori di giornali appartenuti ai Stephensons -tra cui l'ex direttore di Edith e anche Thomas Carlyle che aveva accompagnato Edith alla funzione- stavano seduti sulle sedie della chiesa.

Il feretro fu portato a spalla da delle guardie in alta uniforme, mandate dalla Regina Elisabetta stessa, in memoria e onore del grande rapporto di amicizia che univa la famiglia Stephensons ai Windsor.

Fu una funzione commovente, presieduta dal vescovo di Londra. Edith, con gli occhiali da sole a maschera calati sugli occhi poco truccati, si guardava intorno, cercando di capire quanti amici di famiglia fossero venuti a rendere l'estremo saluto ad Edward.

Non c'è Kendra. La sorella di Edward” bisbigliò Edith verso Thomas, durante l'omelia.

Ci credo. I rapporti tra i due si sono davvero usurati negli ultimi tempi. Mettendo in mano l'azienda di famiglia a Brian, Edward ha perso tutto. E Kendra, che traeva anche lei i suoi vantaggi dalla grande e immensa fortuna dei Stephensons, si trova a passare la sua vita con una misera parte di quello che le spettava. Ed essendo sola, perché non si è mai sposata, la paura di finire per strada e tutto il resto assieme, hanno portato i due fratelli Stephensons a litigare di brutto, al punto da non guardarsi nemmeno in faccia. Ecco perché oggi non è qua. Al 'News Of The World' ha detto che per lei, Edward Stephensons è morto il giorno in cui ha accettato di perdonare a Brian tutte le stupidaggini che ha fatto...” rispose pratico Thomas.

Thomas! Mi deludi” esclamò in un sussurro, divertita Edith.

Perché?” chiese confuso l'uomo.

Leggi 'News Of The World' come il volgare popolino! Da te mi aspettavo qualche cosa di più aulico, mica la prima rivista scandalistica della domenica!”

Thomas le fece un'occhiataccia della serie 'ringrazia che siamo in chiesa altrimenti...' ed Edith rise coprendo la bocca con la mano.

La messa continuò con un folto elenco di assenti più o meno illustri e/o importanti che Edith stilò in silenzio, voltandosi discretamente di tanto in tanto. Poi, al momento della benedizione del feretro e la fine della messa, tutti si alzarono cominciarono a fare le condoglianze ai famigliari.

Debra, la moglie di Edward, stava seduta in prima fila, con un vestito nero di Chanel e gli occhi mascherati da un paio di occhiali scuri, anche loro di Chanel. Portava solo una piccola borsa Gucci al quale si stringeva come se trovasse in essa un unico appiglio nel suo mondo vacillante. Quei gesti, ad Edith, trasmettevano la paura della donna per quello che stava succedendo, nonostante l'espressione cerea ma impassibile che aveva quasi dipinto sul volto.

Edith le si avvicinò e con faccia contrita mormorò:

Edward era un uomo meraviglioso. E so che l'amava davvero, nonostante tutto”

Debra sollevò gli occhi, riconoscendo solo in quel momento chi aveva davanti. E mentre una lacrima scendeva veloce e bagnava la sua guancia, disse:

Non dovevi lasciare mio figlio. Non dovevi...” e strinse le mani di Edith forte.

Spaventata e imbarazzata allo stesso tempo, per un breve istante Edith ricambiò la stretta ma, con suo grande stupore, si rese conto che Debra non la lasciava andare.

Presa dal panico staccò con forza le mani e chinando la testa rispose:

Non è stata colpa mia. E lei lo sa benissimo...” e senza dire altro, si avvicinò a Brian.

Vederlo dopo tutti quei mesi lontani fu davvero strano. Sapeva di aver promesso ad Orlando e a se stessa di non rivolgergli la parola nemmeno sotto tortura. Ma quando lo vide qualcosa in lei la costrinse a fermarsi e a stringere quelle mani che per due anni avevano stretto le sue, mappato ogni angolo del suo corpo.

Com'è strano l'amore! Unisce due cuori, due persone legandole nel profondo, facendo credere loro di essere indivisibili. Poi, un giorno, tutto finisce e ti ritrovi a guardare una persona che, sai benissimo, ti conosce meglio di chiunque altro, con la stessa curiosità con cui ti appresti a guardare uno sconosciuto che stai imparando a conoscere. Quasi che nulla di quello che era stato in passato sia mai successo davvero.

Forse un tempo, Edith, avrebbe sofferto di questo. Ora, invece, si sentiva stranamente distante da quel particolare sentimento. Brian era lì davanti a lei, eppure non era lo stesso Brian spavaldo che stava con lei. Perdendo i suoi soldoni Brian aveva perso molta della sua arroganza, della sua voglia cocente di comandare chi gli stava vicino e, perché no, il mondo intero.

Gli occhi azzurri, quasi di ghiaccio, erano come due laghi, allagati dalle lacrime e rossi di sangue, come quelli di qualcuno che non dorme da molto e ha bevuto da altrettanto. Insieme al suo solito profumo di muschio bianco, c'era quello del J&D, la bevanda alcolica preferita di Brian. I capelli un tempo biondi, erano striati di grigio.

Quando la vide, Brian spalancò gli occhi. E tremando chiese:

Che ci fai qui?”

Sono venuta per tuo padre. Ha sbagliato tanto. Ma non era un uomo cattivo...” rispose Edith dura, quasi non riconoscendo la propria voce.

Brian emise uno strano verso, a metà tra una risata sarcastica e uno sbuffo e replicò:

So che sei incinta di Orlando. Congratulazioni!”

Edith lo guardò e disse:

Io, a differenza tua, ho cominciato una nuova vita. E ne sto mettendo al mondo un'altra. E ho anche aiutato Emma a ricominciare da zero... Forse anche tu, ora, potrai ricominciare da zero. E forse questo brutto momento passerà...”

Brian la guardò e serio rispose:

Non hai letto i giornali? La dinastia Stephensons è finita...”

Edith scosse la testa e sorridendo replicò:

Se credi a quello che dice la gente non riuscirai a cavare un ragno da un buco. Ora ci sei solo tu, la tua testa, il tuo cuore, il tuo fegato e le tue mani. Sta a te ripartire da zero e risalire la china... Oppure affondare lentamente. So cosa vuol dire. È la stessa situazione in cui mi sono trovata anche io qualche mese fa. Ed era colpa tua...” e chinando la testa aggiunse veloce: “Condoglianze Brian. E buona fortuna. Ne hai davvero bisogno...” e senza aggiungere altro lasciò la chiesa.



Il feretro usciva dalla chiesa nel silenzio della piazza, chiusa al pubblico per l'occasione.

Edith, tenendo il braccio di Thomas, guardava il feretro passare attraverso il corridoio lasciato libero dalla folla. Fu allora che guardando volti più o meno conosciuti, vide con i capelli legati in una coda alta e gli occhiali calati sugli occhi Kate.

Ma quella non è Kate Bosworth?” chiese Edith togliendo gli occhiali, per vedere meglio chi aveva di fronte.

Thomas allungò il collo e rispose:

Si è proprio lei. Beh! In fin dei conti, la famiglia Bosworth è amica della Stephensons da molti anni. È naturale che lei sia qua...”

Edith fissò la ragazza, quasi ne volesse richiamare tacitamente l'attenzione solo con lo sguardo. Ed effettivamente ci riuscì perché Kate, dopo aver stretto la giacca incrociando le braccia al petto mentre guardava la bara allontanarsi, si voltò e cercò tra la folla qualcuno. E quando vide Edith sorrise. Di un sorriso dolce, non impostato.

Solo quando la folla cominciò a disperdersi, Edith e Kate si avvicinarono l'un l'altra.

Edith fu la prima a parlare.

Kate! Sono davvero felice di vederti. Non ti vedo da Dicembre... Ed è passato quasi un anno!”

Gli occhi della ragazza vagarono sul corpo di Edith, posandosi sul ventre riparato da un vestito stile impero, nonostante i pochi mesi di gravidanza.

Sentendo il peso di quello sguardo, per sciogliere la sensazione di imbarazzo che le aveva congelato le viscere, Edith disse indicando Thomas:

Thomas. Non so se la conosci. Questa è Kate Bosworth. Ci conosciamo da un po'. Kate, lui invece è Thomas Carlyle. Sir Thomas Carlyle. Direttore, del 'The Guardian'. Non so se vi conoscete... Comunque io gli onori di casa li ho fatti...” e sorrise nervosa.

Kate guardava sempre il ventre di Edith, quasi ipnotizzata e Thomas, rendendosene conto, disse:

Tesoro. Io chiamo un taxi e vado da Jen e Jael. Non li vedi da tre giorni oramai. Ci sentiamo, stai tranquilla. E quando hai bisogno di aiuto, non metterti problemi. Chiama e vedrò se posso aiutarti...” e baciando una guancia ad Edith prese la mano di Kate e aggiunse galante: “Sono davvero onorato di aver fatto la sua conoscenza, signorina Bosworth...” e chinando appena la testa si congedò dalle ragazze.

Le due si trovarono da sole. Eccola, l'ennesima stranezza dell'amore. Passato e presente di un uomo uno di fronte all'altro, quasi a confrontarsi. E quello che c'era di nuovo tra di loro era quel bambino che, silenzioso, quasi inerme, si stava lentamente formando nel ventre di Edith. Quel bambino che rappresentava la fine di tutte le speranze di Kate di potersi riprendere Orlando. Una nuova vita che metteva fine ad una vecchia storia d'amore.

Andiamo... Andiamo a prendere un caffè. Ho una certa fame e non disdegnerei un panino...” esordì Edith rompendo quel silenzio imbarazzante che si era creato.

S-si!” esclamò Kate con un sorriso.

E senza aggiungere altro si avviarono verso il lato della piazza, dove, quasi nascosto alla vista, stava un coffee-shop con degli ombrelloni fuori, pronto ad accogliere quell'incontro insignificante ai più, ma epocale per Kate ed Edith.



Allora... Panino cotto e formaggio?” chiese la cameriera portando ciò che le ragazze avevano ordinato.

Mio!” disse Edith alzando il dito.

Cappuccino?” chiese ancora la cameriera porgendo il cappuccino.

Mio!” disse ancora Edith.

Cheesecake?” domandò la cameriera guardando Kate con un sorriso che, sorridendo, indicò Edith che rispose:

Mio!”

La cameriera guardò preoccupata Edith e domandò ancora:

Succo alla pesca?”

Mio!” disse finalmente Kate.

Pasta al pesto?” chiese porgendola a Kate.

No! Suo!” sorrise l'attrice.

La cameriera porse la pasta ad Edith che, con faccia sognante, prese la pasta al pesto e cominciò a mangiare. Kate la guardava divertita ed Edith, rendendosene conto, sorrise e disse dopo aver inghiottito un grosso boccone:

Scusa. Ma da quando sono...” e si rese conto che stava per dire qualche cosa di non troppo delicato, bloccandosi in tempo.

Edith. È scritto su tutti i giornali. Lo so che sei incinta. E ti giuro che anche se sono stupita, sono davvero felice che tu e Orlando state per diventare mamma e papà!”

Edith sorrise e mangiando un'altra forchettata di pasta disse, dopo aver deglutito:

Non avrei mai voluto che tu lo sapessi da un giornale. Ma Orlando mi ha detto che era già successo prima che lui potesse avvisarti. Glielo ha raccontato un vostro amico...”

Kate annuì e ribatté:

Non mi dispiace, invece, a me. Preferisco averlo saputo da un giornale, piuttosto che dalla voce felice di Orlando. So che la nostra storia è finita da un anno, ma pensa come reagiresti se il tuo più grande amore, dopo appena un anno dalla fine della vostra storia, ti sbattesse in faccia la sua felicità. Anche se fossi felice con un altro uomo, non credo che reagiresti bene. Sarebbe come se una parte di te fosse morta per sempre”

Edith l'ascoltò, mangiando avidamente la sua pasta. Kate la guardava con interesse. Al punto che Edith ricordandosi solo in quel momento di non averlo fatto, indicò la pasta e chiese:

Scusa. Vuoi un po'?”

Kate scosse la testa e rispose:

Sembra quasi che ti stia divorando le viscere questo bambino. Non riuscirei a mangiare tutto quello che stai mangiando ora nemmeno in una giornata intera!”

Edith rise e prima di mangiare una grossa forchettata di pasta replicò:

Me lo dicono tutti. Al punto che ho paura di andare dal ginecologo per la prossima visita. Lo so che sono ingrassata. Sono incinta di soli tre mesi e sto mangiando di tutto e di più. Ma non ce la faccio. Ho sempre fame. Pensa che la mia migliore amica quando mi vede mangiare mi chiede se sono incinta di un verme solitario...” e risero assieme. “Ma non mi hai visto davanti ad una scatola di ciambelle. Sono capace di mangiarne anche dodici assieme! Sono diventata un pozzo senza fondo. Alle volte Orlando ha paura di me”

Kate rise divertita. Ed Edith, mangiando la sua pasta, aggiunse:

Non puoi capire... Diventa tipo una droga. Mi sveglio anche di notte per mangiare cibo. Pensa, Orlando aveva comprato una scatola di cioccolatini. Li aveva messa nella dispensa, dato che non aveva voglia di mangiarli. Il problema è che non ha fatto i conti con me. Mi sono svegliata e mi sono sparata una scatola di cioccolatini in pochi secondi. Lui si è alzato per vedere che cosa stavo facendo e quando ha visto tutta quella carta dei cioccolatini sparsa sul tavolo, mi ha guardato con aria ferita. Sembrava un bambino a cui hanno rubato le caramelle. E io che mi scusavo con tutta la bocca sporca”

Kate rise e disse:

Eppure vi vorrei vedere. Davvero. Deve essere molto esilarante vedervi bisticciare per un cioccolatino!”

Edith, che aveva finito la pasta, prese il panino pronta ad addentarlo, non prima di aver cominciato a sorseggiare il suo cappuccino e disse seria:

No! Lui non si lamenta mai. Io mi aggiro per casa tipo il pallino di Packman, mangiando tutto quello che trovo e lui fa finta di niente. E sta cominciando anche ad assecondare le mie voglie...” e diede un grosso morso alla prima metà del suo panino.

Tipo!” chiese Kate poggiando il mento sul pugno chiuso, interessata.

Un paio di notti fa mi sono svegliata con un'irrefrenabile voglia di gelato al cocco. Ha girato tutti i negozi che erano aperti ventiquattro ore su ventiquattro, fino a che non lo ha trovato. Adesso è fuori, quindi mi devo arrangiare con quello che trovo. E lui, per assicurarsi del fatto che non mi metta in macchina a qualsiasi ora per andare a prendere quello di cui ho voglia, quando può mi chiama mi chiede sempre dove sono...”

Kate la guardava divertita. Ma Edith poteva cogliere nel suo sguardo una nota di malinconia. E sentendosi di nuovo in imbarazzo disse:

Scusa. Scusa davvero. È che quando parlo di Orlando e del bambino... Non capisco più niente e perdo un po' la bussola, al punto che non mi rendo conto di quello o di chi mi circonda. Come adesso” e chinando la testa prese il panino cercando di nascondere il suo imbarazzo.

Non devi avere paura di dire che sie felice. A parte che si vede lontano un miglio che lo sei. È come nascondere il sole in cielo, non trovi? E poi... Sono stata io a buttarti tra le braccia di Orlando, diciamo, chiedendoti di proteggerlo. Ho scoperto invece che vi siete protetti a vicenda. Tu gli sei stata vicina quando la nostra storia è inevitabilmente finita. E lo hai aiutato a riprendersi, a risalire la china. Poi, quello che ha fatto Brian... Io l'ho saputo molto tempo dopo, da Orlando stesso. Ma ho scoperto che qualcuno che ti vuole bene, molto bene, gli ha chiesto di proteggerti a sua volta. E in un momento in cui il mondo vi prendeva a calci, vi siete incontrati, protetti e amati. Come posso essere gelosa di una cosa così bella? Certo! Sapere del bambino è stato come un fulmine a ciel sereno. Infondo, Orlando, per me è stato un grande amore. Il più grande della mia vita, per cui ho giocato carte false, solo per poterlo avere vicino. Ammetto di aver fatto delle cose non proprio giuste, tipo farlo litigare con John. E me ne pento. Ma a quel tempo mi sentivo minacciata da lui. E ho reagito nell'unico modo consono. Mettendoli contro...” e bevendo un sorso del suo succo, aggiunse: “Quando ti ho vista, questo pomeriggio, volevo vedere, capire se c'era già una traccia di questo bambino. Ero curiosa. Non lo nego. Mi sono data subito della stupida. Tre mesi è troppo poco. Ma volevo dirti una cosa. Voglio sapere quando nasce. E non per masochismo, ma perché, un po', mi sento la madrina di questa storia e mi piace pensare che se ora una nuova vita nasce è anche merito mio”

Edith finì di masticare l'ultimo pezzo del suo sandwich e chiese, sempre dopo aver deglutito:

Se sei sicura? Perché per me non ci sono problemi. Devo solo dirlo ad Orlando. Sai! Nel momento in cui nascerà, io sarò impossibilitata...”

Kate allungò la mano. Per un folle attimo Edith credette che stesse per prendere un pezzo della sua cheesecake ed era pronta ad attaccare, quando Kate disse:

Non importa se non me lo dirai subito. Ma preferisco saperlo da te... Scusa la strana richiesta. Ma è sempre più facile far finta di non sapere che qualcuno che hai amato è felicissimo... E credo che Orlando, quel giorno, sarà al settimo cielo”

Edith capì che cosa voleva dire Kate. Per lei era più facile essere amica sua, che di Orlando. Da una parte sentiva che fosse una cosa stupida. Alla fine Edith era una sorta di termometro della felicità di Orlando. Più alta era la temperatura, più le cose andavano bene.

Però non poteva non pensare che essendo sua amica le offriva una grande opportunità: quella di poter conoscere meglio Orlando.

E per lei, che era terrorizzata dall'inizio di una relazione che aveva comportato un passo così importante, era come una manna dal cielo.

Chinando la testa mangiò un grosso pezzo di cheesecake e sorridendo replicò:

Ok! Ci sto!” e deglutendo aggiunse: “Piuttosto. Che mi racconti di te? Che sono incinta lo sa tutto il mondo. Ma di te non ho più saputo nulla...”


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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Colgo l'occasione per ringraziare Klood e chiaretta fedelissimi lettrici di questa storia che, lo ammetto, sta diventando forse un po' troppo complicata. ^^

Spero di non annoiarvi con questo capitolo.

Ho usato il blocco di Orlando, almeno nel cinema, giustificandolo con l'arrivo del bambino che stava per avere con Edith. Visto che nella realtà le cose sono state un pelo differenti, volevo chiedere scusa per la libertà che mi sono presa e accettare questa piccola 'licenza poetica' che ho introdotto nel racconto.

Ringrazio chiunque aggiunge la storia tra i preferiti, le ricordate, le seguite. Chi ha cominciato a leggerla e chi mi segue in silenzio senza recensire.

Un bacio a tutti.

Al prossimo capitolo.

Buona lettura.

Niniel82.



Capitolo 35: Quanto cambia la vita di qualcuno in dodici mesi?


Edith guardava Orlando dormire. Era tornato da Los Angeles quella mattina e nonostante il parere discordante di Robin aveva deciso di passare i restanti cinque mesi della gravidanza di Edith e una buona parte del primo anno di vita di suo figlio lontano dal lavoro.

Edith, dal canto suo, non si poteva non definire spaventata e preoccupata da questa decisione del compagno. Era semplice intuire che Orlando stesse veramente mettendo in gioco tutta la sua carriera prendendosi quell'anno sabbatico. Ma sarebbe stata ipocrita nell'ammettere che con Orlando al suo fianco si sentiva più tranquilla.

Primo tra tutti i motivi di tanta tranquillità c'era, di sicuro, la scelta della casa. Aveva sentito quelli dell'agenzia che l'avevano tenuta informata sulle possibile proprietà -dal momento che di tali si parlava- che potevano vedere. Tanti bei nomi di vie importanti, abitati da gente più o meno ricca, ma che ad Edith non convincevano nemmeno un po'. Dentro di se, la giovane giornalista sapeva di dover aspettare e lasciare che fosse Orlando a decidere assieme a lei. Era come se dopo aver creato quel piccolo barlume di vita che si formava lentamente, dovessero fare tutto assieme, anche scegliere la casa per non minare dall'inizio il loro rapporto con scelte avventate o prese senza consultare l'altro.

Edith lo aveva imparato dalla sua relazione con Brian. Il non sentirlo vicino, il vederlo prendere delle decisioni che non la vedevano coinvolta, anche se riguardavano lei erano state le cause maggiori delle sue liti con Brian. E non voleva che lo stesso succedesse con il padre di suo figlio.

In quegli ultimi dodici mesi Edith aveva imparato che nella vita di ogni persona succedono delle cose che non si possono nemmeno immaginare.

Un anno prima stava per compiere ventisei anni, stava per intervistare Hillary Clinton, aveva conosciuto Orlando e di conseguenza avevano cominciato a litigare e aveva rinunciato alla proposta di matrimonio fatta da Brian.

Solo un anno prima.

Ora Brian non c'era più, lei era direttrice di 'Vanity', stava con Orlando e, cosa più importante, a ventisette anni sarebbe diventata mamma.

Stava pensando a questo quando, mentre si avvicinava per coprire meglio Orlando, sentì come un fruscio, un piccolo, flebile movimento dentro di se.

Per la prima volta, al quarto mese di gravidanza, Edith, sentiva muoversi il bambino. E non erano le capriole che pensava facesse il bambino mentre lei faceva sesso assieme ad Orlando. No! Era qualche cosa di più reale. Di più fisico.

Eccitata scosse Orlando che svegliandosi di soprassalto chiese:

Cos.. Che succede?”

Edith sorrise. E prendendo una mano di Orlando la poggiò sul ventre e disse:

Lo senti?”

Orlando aggrottò le sopracciglia. Poi, subito, le inarcò. E scattando in piedi, disse:

Il.. Il bambino?”

Edith annuì ed Orlando, commosso, disse:

Ehy! Ciao. Allora ce l'hai fatta a farti sentire? Vai forte eh?” e guardandola con gli occhi lucidi, aggiunse: “Ti fa male?”

Edith scosse la testa e Orlando, abbracciandola, poggiando la testa sul ventre di Edith, sospirò e mormorò:

Ti amo Edith Norton. Ti amo da impazzire”



Edith entrò nella redazione e subito Laura le venne incontro.

Edith... Ho tutte le risposte alla domande che mi hai fatto... Vanessa Hockley rimarrà in Inghilterra fino alla fine della gravidanza, presso una sua amica di Leeds. Ho saputo che il suo ex marito ha cercato di contattarla dato che dal precedente matrimonio ha avuto solo due figlie femmine e, a quanto pare, il bambino che aspetta Vanessa è maschio. Questo porterebbe a rivedere alcune delle posizioni di Hockley che è disposto ad accettare il bambino ma farla pagare comunque a Brian...”

Per quanto riguarda Vanessa, c'è un modo per contattarla?” chiese Edith bevendo un sorso del suo succo d'arancia.

Si!” rispose Laura. “Ho trovato il suo numero!”

Edith la guardò per un attimo, imperscrutabile. Poi sorrise radiosa e disse:

Diavolo, Laura! Non sono mai stata così vicino a baciare una donna sulle labbra come ora...”

Laura sorrise e chinando la testa ribatté:

Edith.. Lo sai che qua potrebbero cominciare a dire che ho una relazione con te!”

Edith rise e chiese:

Altre informazioni importanti?”

A quanto ho capito” continuò Laura guardando le cartelle, con il materiale trovato: “... la cara ex signora Hockley, ritornata ad essere la cara signorina Preston, ha poca voglia di uscire e lo fa solo quando è sicura di non essere fotografata e seguita, manco si trattasse del presidente Bush in visita a Leeds, da una guardia del corpo molto intransigente, che non permette a nessuno di avvicinarsi alla puerpera di un solo centimetro, salvo previa autorizzazione, naturalmente scritta, della signora Hockley, o Preston che dir si voglia...”

Ma quando mai, Vanity, non ha ottenuto le autorizzazioni per intervistare qualcuno? Ho giocato carte false per intervistare George Clooney quando ha fatto il film contro la censura degli anni Sessanta! Riuscirò a intervistare anche l'esiliata Vanessa Hockley o il diavolo che vuole!” esclamò Edith bevendo un altro sorso di succo.

Laura annuì e chiese:

Faccio richiesta per un intervista, allora? E chi mandi a intervistarla?”

Edith si bloccò, bevve in silenzio un lungo sorso ed esordì con un pacato:

Io! Andrò io a intervistarla. Me lo merito dopo tutto quello che Stephensons jr mi ha fatto passare, non trovi?”

Laura si voltò e boccheggiò per qualche secondo, stupita dall'affermazione di Edith. Poi, scrollando le spalle, disse:

Sei tu il capo!”



No! No! E ancora no. Non ti permetto di scarrozzare in giro mio figlio come un pacco postale!”

Orlando scuoteva la testa, per rafforzare la sua affermazione, seriamente preoccupato dalla decisione della compagna di partire per Leeds.

Tesoro. Sto andando a Leeds mica a Bombai! Sono ancora nel Regno Unito. Tranquillo! So quello che faccio...” rispose tranquilla Edith preparando la borsa per il giorno dopo.

Oh! Lo so cosa vuoi fare! Vuoi andare a Leeds! Ed è lontanissimo!” esclamò Orlando.

Ci sono andata quando Robbie Williams ha fatto il concerto. Saranno un paio di ore in macchina...” ragionò Edith guardandolo dolcemente, bloccandosi con una maglietta in mano.

Il concerto di Robbie Williams, vero?” disse Orlando guardandola quasi cercando di capire se Edith lo stesse prendendo in giro oppure no. Vedendola ricominciare a sistemare ii vestiti nella borsa, sbottò: “Il ginecologo ti ha detto che non puoi compiere sforzi. Vuoi guidare fino a Leeds! Bene. Fallo. Hai quasi ventisette anni. Nessuno ti obbliga di stare lontana dalla macchina. Ma... Un attimo” e finse di pensare mettendo una mano sotto il mento, indicando Edith poi, quasi fosse stato colto da una straordinaria idea: “Guidare fino a Leeds rientra nella categoria sforzi. Quindi... Mi spiace cara. Niente viaggio! Non voglio che metti a repentaglio la vita di mio figlio per lavoro solo perché...”

Guida Laura!” intervenne Edith tranquilla, continuando a sistemare le sue cose nella piccola valigia.

Orlando si bloccò e guardandola perse lo sguardo speranzoso che aveva preso da quando aveva cominciato a parlare di rischi e di obblighi verso il bambino. E con voce implorante disse:

Tesoro. Io ti amo da morire. Credo di non aver mai conosciuto nessuno più intraprendente di te. Giuro, mai. Ma stiamo parlando di nostro figlio. E anche se lo porti nel grembo tu, parte del suo corredo genetico, per metà, per una buona metà, è mio... Ti costa tanto ammettere che, stavolta, devi mandare qualcun altro a Leeds a fare quella dannata intervista?”

Edith si voltò e rispose:

Si! Ho deciso io di intervistare Vanessa Preston. E sarò io ad andare ad intervistarla!”

Orlando la guardò prendere lo spazzolino di riserva dall'armadietto del bagno.

Cercando di trattenere Edith esclamò:

Amore. Lo sai che questa settimana mi consegnano le chiavi della casa a Primerose Hill. E poi, non meno importante, devi preparare per il tuo compleanno. Non hai ancora deciso nulla!”

Non c'è niente da decidere, andremo al 'Barracuda' come ogni anno. E non ti preoccupare. È una festa privata e possono entrare solo persone con l'invito. Non ti metto in pericolo tesoro” rispose pronta Edith.

E quando vorresti tornare? Il tuo compleanno è tra tre giorni!” disse Orlando puntando le braccia sui fianchi come una casalinga disperata che chiede spiegazioni al marito rientrato a casa tardi e ubriaco.

Tra due giorni, così avrò il tempo per chiamare Buddy e chiedergli di sistemare alcune cose prima della festa e, naturalmente, cominciare a scrivere l'articolo...” replicò Edith sempre più sorridente.

Orlando la guardò corrucciato. Sapeva di non aver più argomentazioni per controbattere. Si sentiva deluso. Ed Edith lo vedeva dalla faccia.

Forse, per la prima volta in quasi trent'anni di vita, Orlando, si trovava a pensare a qualcuno che non era lui. E quel qualcuno era Edith e il loro bambino.

Sorridendo, Edith gli si avvicinò e baciandolo dolcemente sussurrò:

Vieni con me. Se chiama quello della casa a Primerose Hill gli dici che siamo fuori Londra e che non possiamo occupare subito la casa. Tanto lui è tranquillo. Ha venduto la casa ad una delle coppie più quotate del momento. Chissà quanta pubblicità gli arriverà solo per questo!”

Orlando guardò Edith. Stava abbracciata a lui, e lui la stringeva, accarezzando le curve morbide dolcemente. Stava diventando bellissima, nonostante avesse messo su qualche chilo che con la gravidanza non c'entrava nulla. Forse era la gravidanza, ma quel tripudio di curve, unite a quegli occhi brillanti che sembravano affondare in un mare dorato quando la luce li bagnava, creavano un connubio meraviglioso che spesso e volentieri, eccitava da morire il giovane attore di Canterbury.

Annusando il profumo di Edith -possibile che una donna mutasse perfino il profumo in gravidanza?- sospirò e rispose:

Tu non puoi, Edith Norton, condurmi in tentazione. So che non fa male il sesso in gravidanza, ma se fa così, l'uomo virtuoso che è in me lascia spazio a Mister Hyde e buonanotte ai suonatori!”

Edith rise e mordendosi il labbro, replicò, sensuale:

Su! Dai! Vieni con me a Leeds. Siamo stati così tanto separati che anche ora che possiamo stare assieme quasi mi piange il cuore a lasciarti qua a Londra da solo!”e lo baciò di nuovo, con più trasporto di prima.

Orlando, che ancora baciava Edith, sospirando frustrato, si staccò e disse:

Ok! Mi hai convinto Edith. Mi hai convinto. Però, ora, mi devi fare l'immenso favore di lasciare per un attimo la valigia. Ho uno strano bisogno di te...”

Edith sorrise, si staccò da Orlando e schioccando la lingua tra i denti, disse:

No! Devo finire di preparare la valigia. E poi devo andare a dormire. Dopo averti aiutato a trovare qualche cosa di carino da mettere nella tua. Non voglio che stai per due giorni con gli stessi vestiti. E non se ne parla nemmeno di fare l'amore, stanotte. Domani ci dobbiamo svegliare presto. L'intervista è alle sedici. Non voglio fare tutto di corsa. E visto che non vuoi che mi sforzi, non riposare abbastanza per fare sesso rientra nella categoria stress e sforzi dannosi per il bambino. Quindi richiama l'uomo virtuoso che è in te all'appello e andiamo a fare la valigia!” e si allontanò per andare a prendere dall'armadio un piccolo borsone di Orlando, dove avrebbe messo il necessario per il viaggio.

Orlando la guardò con gli occhi sbarrati e mormorò:

Mi ha fregato! Ha usato le sue armi seduttive per portarmi a Leeds con lei. Oddio! Sto con la figlia di Satana e nessuno me lo ha detto?”

OB! Su. Vieni a darmi una mano. Non riesco a prendere questa borsa da sola...” gridò Edith.

L'attore scosse la testa per riprendersi e seccato rispose:

Vengo!”



La casa dell'amica di Vanessa Hockley – o Preston che dir si voglia- non era una villa gigantesca. Né una casa da mille e una notte. Era un'anonima casetta in una via altrettanto comune, simile, se non uguale, alle altre accanto.

Davanti a quella strada, Edith sentì il bambino scalciare con forza. Sorrise portando la mano alla pancia -che ormai si cominciava un po' a vedere-e mormorò:

Ehy! Guarda che il papà si arrabbia se scalci quando lui non c'è...”

Il bambino scalciò ancora, al punto che sembrava quasi stesse facendo una capriola là dentro.

Camminando veloce sui tacchi – un po' più bassi vista la gravidanza, ma comunque presenti nel suo abbigliamento quotidiano- sulla strada alberata e tranquilla dove si sentivano solo le grida divertite dei bambini che giocavano per la strada Edith sentì uno strano senso di déjà-vù. Era come se avesse visto già quella strada. Come se il percorrere quel viale la riportasse indietro nel passato. In effetti quel viale pacifico di Leeds non era poi tanto diverso dalla strada in cui aveva vissuto i suoi primi anni di vita e anche le case attorno ricordarono ad Edith la sua casa a Clapham. Con l'unica differenza che, davanti a casa sua, non ci stava una macchina da chissà quanti migliaia di sterline parcheggiata fuori dalla porta.

Aprì il cancelletto e suonò il campanello, guardando la doppia porta in legno chiaro con un cuore intagliato che si aprì dopo qualche secondo di attesa.

Ad aprire era stato un uomo grosso, molto alto, vestito casual, nonostante la visibile fondina sopra la t-shirt grigia dei 'Chicago Bulls', probabilmente la squadra di basket del cuore dell'uomo che aveva seguito Vanessa dagli Stati Uniti. Era biondo, con piccoli occhi e di un celeste talmente chiaro che, se Edith non avesse avuto la totale certezza che la stesse puntando per studiarla e capire se costituiva un pericolo per la sua protetta e il pargolo che portava nel grembo, avrebbe pensato davvero che fosse cieco.

Sono Edith Norton. Inviata della rivista 'Vanity Fair'. Sono qua per intervistare la signora Hockley. È stata lei stessa ad accettare la mia richiesta...”

L'uomo la guardò. Edith frugò nella borsa e mostrò il fax di risposta di Vanessa, dove diceva che l'aspettava il 24 Novembre 2006 per l'intervista. Seguivano i dati della via, il numero civico e cose utili per poterla raggiungere. Cose superflue dato che tutti conoscevano l'indirizzo e anche se la polizia locale aveva arrestato chiunque avesse avuto la straordinaria idea di appostarsi davanti alla casa in attesa della donna del momento, per quello che riguardava il reparto gossip, la casa era conosciuta dagli addetti ai lavori e no, indirizzo compreso.

L'uomo prese il fax e lo accartocciò. Probabilmente quella era una risposta valida per l'uomo che, facendosi da parte, lasciò parte dell'uscio libero, almeno dove l'ingombrante corpo, gonfiato dalla palestra e -Edith ne era sicura- dagli anabolizzanti, lo permetteva.

Mettendo una mano nella pancia, in modo che non venisse schiacciata dall'uomo, Edith entrò nella casa e con suo sommo piacere vide che era diversa da come l'aveva immaginata. Dopo il piccolo corridoio di ingresso dove, alla destra stava una camera, c'era la porta dal quale partiva un parquet chiaro che dava su di una stanza molto ben curata, di stile etnico, con i faretti al posto del classico lampadario sul soffitto. Una piccola porta sita nella parete di fronte, quasi vicino all'angolo sinistro faceva entrare nel bagnetto della zona notte. Dal salotto si poteva salire una scala e arrivare alle camere oppure scendere altre scale e andare nella cucina. Era davvero una bella casa, molto diversa dalla sua.

Vanessa la stava aspettando seduta nel divano e sollevandosi Edith constatò che la gravidanza, agli ultimi mesi, poteva anche rovinare una persona. Forse -ed Edith lo sperava davvero!- era colpa di tutti i problemi che aveva dovuto riscontrare Vanessa negli ultimi mesi, ma il viso era gonfio, molto, il corpo parecchio sformato e la pancia pareva contenere quattro bambini, non uno solo.

-Sarà forse per il fatto che è incinta di un figlio di Brian? Sarei diventata anche io così se avesi portato in grembo l'anti-Cristo?- pensò Edith mentre Vanessa, sorridendo, le tendeva la mano e diceva:

Edith Norton. Ho sentito molto parlare di lei!”

Anche io di lei signora...” e lasciò in sospeso la frase facendo sì che la completasse Vanessa.

Infatti...

Preston. Preferisco essere chiamata con il mio cognome che usavo da signorina. Almeno fino a che questa situazione non si sarà sistemata!”

Edith sorrise e indicando una poltrona, chiese:

Posso?”

Prego!” fece Vanessa con un sorriso, indicando la poltrona dove Edith si mise a sedere e osservandola con interesse, le chiese, una volta che si fu seduta: “Ho notato una cosa... So che non sono fatti miei... Ma... Anche lei è in dolce attesa?”

Edith sorrise e chinando il capo verso il piccolo accenno di pancia, disse, accarezzandola:

Si. Sono incinta di quattro mesi. O per lo meno, entro nel quarto mese tra tre giorni.”

Vanessa la guardò con un sorriso dolce e, quasi scusandosi, fece:

Sa... Una volta che si sa cosa vuol dire, si vuole condividere l'esperienza con tutti. Ogni volta che vedo una donna incinta non posso non farle delle domande. E mi sto scoprendo una veterana... Ed è una cosa di cui vado fiera. È una meravigliosa esperienza la gravidanza. Il viaggio più bello che una donna può fare!”

Edith, frugando nella borsa, disse:

Posso?” per la seconda volta, mostrando, stavolta, il registratore, aggiungendo: “Tanto avrei comunque fatto delle domande sulla sua gravidanza!”

Vanessa annuì. Ed Edith, accendendolo, disse:

Ha ragione, la gravidanza è il più bel viaggio che una donna può fare.”

Non so se lei lo ha provato... Ma ci sono delle cose che sono uniche. Quando da il primo calcio. Giuro la prima volta ho pianto. Forse perché ero sola... Ma è stato davvero bello. Per non parlare di quando ti rendi conto che ha il singhiozzo. È come sapere che qualche cosa di vivo si sta formando dentro di te. E tu, anche se non lo puoi vedere, senti che c'è. È una cosa molto, molto commovente...”

Edith sorrise. Il primo calcio di suo figlio era stato un emozione che aveva condiviso con il suo compagno, che aveva commosso entrambi.

Si rese conto in quel momento che Vanessa, invece, aveva vissuto quell'attimo da sola. Suo marito l'aveva appena lasciata. Brian di sicuro era contrario a quella gravidanza. La domanda che le fece salì alle sue labbra senza che lei nemmeno ci pensasse.

Da donna a donna. Da mamma a mamma... Com'è affrontare una gravidanza, con tutte le sue emozioni negative e positive, da sola?”

Vanessa sospirò e guardò il pavimento. E in un pigolio, rispose:

Non nascondo che sia stato difficile. E non parlo dei soldi. Mio padre mi ha aiutato davvero tanto. Ed avevo anche un cospicuo conto in banca. Il problema è che quando ti senti sola, perché ti rendi conto che il tuo corpo sta cambiando ogni giorno, così come il tuo umore, e ti accorgi che le cose non sono più le stesse per te e per la qua quotidianità, a partire dalle nausee per finire con le visite ginecologiche e le ecografie, quando non hai un compagno con cui condividerle, ti rendi conto che non sono la stessa cosa bellissima che tutte ti raccontano. Anzi. Alle volte fa paura. Specialmente quando entri in uno studio ginecologico e ti rendi conto di essere l'unica persona sola, che non può parlare di mariti felici che parlano estasiati di ecografie con i colleghi, o di compagni che montano le culle dell'Ikea da soli. Certo. Non avrei mai avuto una culla dell'Ikea se questo fosse stato il figlio di mio marito, o Brian mi avesse aiutato dall'inizio. E avrei avuto una schiera di operai per montare la culla che avevo comprato. Però mi sono sempre chiesta se uno di loro due avrebbe parlato della mia gravidanza con lo stesso trasporto con cui ne parlavano i mariti o i compagni di quelle donne incinte...”

Edith sentì una morsa allo stomaco. Lei era di quella schiera. Certo, non si metteva a parlare di Orlando con le donne che incontrava dal dottore. Però parlava della sua gravidanza ammettendo sempre che, senza il suo compagno, molte cose sarebbero state difficili da affrontare. Come ad esempio la totale mancanza di autostima, quando gli ormoni giravano male e stava a piangere dalle prime ore del mattino dicendo di essere brutta e grassa.

Molti hanno detto che lei abbia aperto delle trattative con il suo ex marito per dargli la paternità. Si dice inoltre che questo darebbe a lei la possibilità di tornare ad essere di nuovo la potente signora Hockley e al signor Hockley di avere l'erede maschio che non è riuscito ad avere dalla sua defunta moglie. È vero?”

Vanessa scosse la testa e rispose:

So che potrà non crederci. Ma non ho contatti con il mio ex marito da quando ho scoperto di essere rimasta incinta e ho deciso di tenere il bambino. Ho avuto, infatti, la possibilità di abortire, una volta scoperto il 'guaio', diciamo... Ho deciso di non farlo. Sapere che mio marito aveva fatto una vasectomia e che quella era la mia unica possibilità di dare la vita a qualcuno mi ha bloccato. Ho scoperto di volere questo bambino molto più di quanto credevo. Ho deciso di tenerlo. E ho firmato la mia condanna a morte. Mio marito mi ha cacciata. Io ho deciso di venire in Gran Bretagna per parlare con Brian, ma a quanto pare, non so se lo sa, lui non vuole bambini. Dice di non essere pronto.”

Edith sorrise amara. Quasi un anno prima stava pensando di volere un bambino da Brian, nonostante sapesse che, ogni volta che prendevano il discorso, Brian le rideva in faccia.

Lo so. Quando lei ha avuto una relazione con Brian Stephensons, io ero la sua fidanzata ufficiale...”

Vanessa la guardò sbarrando gli occhi. E confusa, balbettò:

Io... Io giuro.. Io giuro non sapevo nulla!”

Stia tranquilla. Nemmeno io sapevo di lei a quei tempi!” la rassicurò Edith.

Vanessa la guardò e indicando la pancia, chiese:

Allora anche questo..?”

Edith guardò di nuovo la pancia e disse:

Cosa? Ah! Il bambino? No! Ho un nuovo compagno e sono diventata mamma. Un po' in fretta. Ma sono felice di essere la fortunata donna che renderà padre un uomo meraviglioso come il mio compagno!”

Sapeva di non essere carina a parlare così. Però era vero. Era quello che provava. Era felice di essere la madre del figlio di Orlando Bloom. Nel bene e nel male.

Qualcuno salì le scale, dalla cucina. Apparve una donna un po' in carne. Sorrise e disse:

Sono Gabrielle O'Brien, l'amica di Vanessa. E una terribile padrona di casa a quanto pare... Non le ho portato niente da bere. Signorina...?

Norton. Edith Norton!”

Gabrielle doveva conoscere la cronaca rosa inglese, perché, dopo aver sentito Edith presentarsi, guardò Vanessa con gli occhi di fuori, quasi chiedendosi che cosa ci facesse la ex di Brian Stephensons in casa sua.

Vanessa sembrava avesse capito che cosa stesse pensando l'amica e infatti disse:

Gabrielle. Potresti portarci due bevande analcoliche. Anche la signorina Norton è in dolce attesa, proprio come me!”

Gabrielle rimase qualche secondo in silenzio. Se era vero quello che aveva dedotto Edith poco prima, ora stava pensando che sapeva che Edith era incinta. E che conosceva anche il padre.

Poi, quasi imbarazzata, rispose:

Certo. Arrivo subito!”

Edith la guardò sparire, mentre scendeva le scale e Vanessa, con un sorriso dolce, disse:

Gabrielle deve averla riconosciuta. Io, purtroppo, non leggo la stampa scandalistica. Facendone parte preferisco evitare di leggere nuove illazioni nei mie confronti. Non è bello leggere che si sta cercando un nuovo uomo potente per non finire in mezzo ad una strada. Non è vero. Non finirò in mezzo ad una strada in nessun caso. Quello che non voglio, e credo che mi capirà signorina Norton, è di fare un'intervista dove scriverà solo quella che è la mia verità. E sono pronta ad accettare ogni smentita da parte del mio ex marito, o del padre di mio figlio. Credo che il mondo sia un posto meraviglioso, perché ognuno di noi ha la possibilità di difendersi se qualcuno non racconta tutta la verità...”

Edith sapeva che Vanessa Hockley era conosciuta per essere una mangiatrice di uomini. E molte volte aveva riscontrato che la voce era vera. Molti uomini politici, della finanza e dello spettacolo potevano vantarsi, più o meno realmente, di essere stati tra le sue lenzuola per una notte o più. Vederla ora così indifesa, fece pesare ad Edith che una gravidanza può realmente cambiare la vita di qualcuno. Anche se quel qualcuno non ha avuto una condotta irreprensibile, almeno fino a quel momento.

Sorrise e mossa da quella che tutti chiamano solidarietà femminile, rispose:

Lo prometto su mio figlio. Non cambierò una virgola di questa intervista”

Edith dovette arrendersi all'evidenza nel preciso istante in cui mormorò quella frase: la gravidanza la stava davvero cambiando.



Laura dormiva nel sedile posteriore.

Orlando guidava ed Edith guardava degli appunti dell'intervista, seduta accanto a lui.

L'attore la guardò e sorrise, tornando ad osservare la strada.

Cosa ti ridi?” si finse contrariata Edith.

Orlando scosse la testa e rispose:

Nulla...”

Edith posò gli appunti e incrociando le braccia, domandò ancora:
“Smettila Bloom. Che cosa ti ha fatto ridere? Non dirmi che non è nulla. Non ci credo. Non è che per caso non mi sta più bene questo vestito? Mi sentivo un po' ridicola quando sono uscita dall'albergo. Forse è meglio che aspetti dopo il parto per rimetterlo..”

Mi spieghi perché dici di essere orrenda con qualsiasi cosa che hai addosso? La gravidanza non ti sta imbruttendo. E io non ti vedo una balena, anche se, ad essere onesto, hai messo qualche chilo..”

Vedi!” esclamò Edith punta: “Sono un mostro. Diventerò grassissima e quando morirò dovranno bruciare la casa dove abito per poter togliere di mezzo il mio corpo. Come la mamma del film di 'Buon compleanno Mr Grape'. Oh! È terribile. Non voglio!”

Orlando rise divertito e ribatté:

Certo che sei strana Norton! Io non ho detto niente di tutto ciò. Sono convinto che tu sia anche più bella di prima. E lo sai che penso che tu sia sempre stata una donna dalla bellezza sconvolgente. Stavo pensando a tutt'altro però! E non riguardava le tue conturbanti forme!”

Edith mise il broncio e disse:

E a cosa stai pensando di grazia?”

Che un anno fa mi hai rubato l'anello e che mi hai scambiato per un cameriere all'Hard Rock... E mi ricordo che mi hai anche schiaffeggiato, un anno fa... E mi hai preso in giro il giorno del tuo compleanno quando ho detto di aver studiato alla Guildhall. E mi hai schiaffeggiato di nuovo quando vi ho fatto guidare dalle mie guardie del corpo al camerino che mi era stato assegnato...” e guardando Laura dallo specchietto retrovisore, aggiunse: “Ho anche preso in giro Laura quando ho passato una mattina intera a chiamarti, mandandoti fiori!”

Per caso è la volta che ti ho mandato i carciofi a casa?” chiese divertita Edith.

Orlando scosse la testa e rispose:

No cara! I primi fiori te li ho mandati per ringraziarti dell'articolo che avevi scritto su di me. Ricordo che stavo partendo da Kate e mi ha chiamato Robin entusiasta. Mi disse che avevi scritto una bellissima intervista su di me e che non mi avevi distrutto, come avevi fatto con altri. Decisi che, per ringraziarti, dovevo mandarti dei fiori. E tu mi hai mandato dei carciofi in risposta... Tutto per per farmi pagare un semplice ritardo”

Edith rise di cuore e replicò:

Caro. Non si fa attendere una signora. E te lo rinfaccerò tra altri mille anni quel ritardi di mezz'ora al nostro primo, non voluto, appuntamento!”

Non era un appuntamento vero e proprio. Quello è arrivato molto tempo dopo. Dopo che ho sprecato una fortuna in fiori...”

E io in antistaminici...”

Ad intervenire era stata Laura, che dormiva nel sedile posteriore e aveva bloccato il racconto di Orlando, facendo ridere i due. E con voce stanca disse:

Sentite. Ho sonno. Sono felice che vi amiate come due matti. Nessuno lo è più di me. Ma, almeno quando dormo, visto che per quasi tre mesi mi avete dato il tormento, mi potete lasciar tranquilla?”

Edith e Orlando risero in silenzio. Fu Edith a rispondere:

Scusa Laura!”

E grugnendo l'assistente si rimise a dormire, mentre, sotto i baffi, i due innamorati ridevano come matti.



Il tavolo era lo stesso dell'anno prima, pieno di regali e di carta regalo strappata. Buddy e consorte quella sera non lavoravano dal momento che erano stati invitati anche loro alla festa. Al bancone, al posto loro, stavano Jerome e Yvonne. Il primo un ragazzo anglo indiano, molto carino, che cominciò ad ammiccare verso Laura, che abboccò subito all'esca. La seconda, francese, teneva al bancone molti dei ragazzi presenti, tra cui Paul che, da quello che aveva capito Edith, era in lite con Jessy.

Sai niente di Jessy? Mi ha detto che doveva venire ma a quanto pare non lo farà” esclamò Edith guardando il fratello che faceva lo stupido con la barista.

Jen, che stava allattando il piccolo Jael sorrise, sistemandolo meglio sotto l'asciugamano che lo copriva mentre mangiava e rispose:

Non credo che verrà. Lei e Paul non si parlano da un paio di settimane oramai...”

Credete che sia finita davvero stavolta?” chiese Rachel interessata.

Edith scrollò le spalle, incupita. Si era affezionata a Jessy, che stava con Paul da quando lui aveva sedici anni. Era stata una storia lunga e travagliata, come tutte le storie del resto, ma il fatto che avessero resistito a tante tempeste, nonostante la loro giovane età, faceva pensare che i loro progetti di matrimonio, con la casa pronta e arredata che aveva preso assieme, fossero ormai ad un passo dall'avverarsi.

Emma si avvicinò trafelata. Aveva ballato come una pazza in pista e sembrava che si stesse divertendo davvero. C'erano alcuni amici di Orlando, di vecchia data alla festa e qualcuno del cast de 'Il Signore degli Anelli' con cui Orlando aveva stretto una grande amicizia.

UFF!” esclamò la ragazza mettendosi a sedere. “Non pensare di metterti a ballare tra quei pazzi! C'è uno che si è messo a ballare la break-dance e per un pelo non mi ammazza!”

Edith sorrise e disse:

Tranquilla. Oggi mio figlio ha deciso di farmi gonfiare i piedi come due canotti e non posso muovermi senza sentire delle fitte per le scarpe che stanno diventando via via più strette... Piuttosto... Che mi dici di Paul, nostro fratello? Jessy non è venuta e lui sta flirtando con la barista francese!”

Emma lo guardò, scrollò le spalle e rispose:

Che vuoi che ti dica. Conosci nostro fratello. È da otto anni che si lamenta di Jessy, la lascia e si rimette assieme a lei dopo qualche mese... Nulla di grave. Piuttosto!” e facendole segno di avvicinarsi con un dito le sussurrò all'orecchio: “L'intervista con la Hockley? Com'è andata?”

Edith sorrise e bevendo il suo succo alla pera, rispose:

Molto meglio di quanto credi. Ma non do anticipazioni... Lo leggerete nel prossimo numero di Vanity.”

Rachel fece una smorfia e le fece il verso:

Lo leggerete nel prossimo numero di Vanity. Manco si trattasse di un affare di stato”

Jen rise dell'affermazione di Rachel e disse ad Emma:

Edith ha detto che non vuole rivelare nulla dell'articolo e che se vogliamo sapere qualche cosa dobbiamo comprare il prossimo numero della rivista”

Emma guardò la sorella contrariata e replicò:

Stella. Stai peggiorando in gravidanza!”

Edith le diede un buffetto divertita e stava per ribattere, quando sentì:

EDITH!”

Si voltò e vide Bud, con le braccia conserte che la guardava sorridente. Edith si alzò e rispose:

Buddy!” e lo abbracciò.

Buddy la prese per le mani e disse:

Sei bellissima. Luminosa. Ma sono arrabbiato con te. Perché non sei venuta a salutarmi?”

Edith si morse il labbro e con tono di scusa, rispose:

Scusa. Ma mi fanno malissimo i piedi. E aspettavo che tutti si avvicinassero a me. Ma a quanto pare il tuo bancone pieno di alcolici e di aperitivi, è molto più attraente di una donna con due canotti al posto dei piedi!”

Bud le fece segno di tacere con la mano e ribatté:

Sono solo ciechi e non vedono la donna bellissima che vedo anche io!” e commosso disse: “Quest'anno non ti chiedo di suonare, visti i tuoi piedi gonfissimi! Ma non puoi chiedermi di non commuovermi. Un anno fa eri in questo locale a suonare il piano, dedicandomi la mia canzone. Quest'anno sei fidanzata con Orlando Bloom e stai per avere un bambino. Diavolo Edith! Quanto cambia qualcuno in un anno, non trovi!”

Edith guardò la sala.

Era una cosa che le era successo spesso di pensare, in quegli ultimi giorni. Con Orlando in macchina, tra sé e sé. La sua vita aveva subito una virata pazzesca. Di quelle che, se glielo avessero detto al suo ventiseiesimo compleanno non ci avrebbe creduto. Sorrise e voltandosi verso Brian rispose:

Si. La vita di qualcuno cambia tantissimo in un solo anno. Anche se dodici mesi sembrano nulla!”





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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Capitolo 36: Merry Christmas Edith Norton.



Crede che dovrò seguire una dieta anche a Natale?” chiese Edith allarmata sollevando il maglioncino che mostrò un sempre più tondo pancino.

Il ginecologo sorrise e rispose:

Signorina Norton... Siamo onesti! Qual è la persona che riesce a continuare la dieta a Natale? Nemmeno il più fanatico credo!” e dando qualche pacca al lettino dove Edith stava seduta, aggiunse: “Si stenda. Vuole fare o no questa ecografia!”

Orlando sorrise e si avvicinò ad Edith. Come ogni volta che Edith faceva una ecografia, si guardava intorno chiedendosi che cosa stesse succedendo e se quello che stava per fare il dottore poteva nuocere alla salute del bambino. Prese la mano di Edith e guardò il monitor dal quale, appena il dottore versò il gel nel ventre di Edith e ci passò sopra l'ecografo, armeggiando in quella che Orlando chiamava la consolle, fece sentire il cuore del bambino. E come ogni volta, come uno scemo, Orlando cominciò a piangere.

Il ginecologo, non degnandolo di un solo sguardo -forse era assuefatto da scene del genere- muovendo l'ecografo, guardando lo schermo, cominciò ad illustrare l'immagine:

Il cuore sta bene. Come le altre volte. Cresce bene. Tutto nella norma. Guardate, questa è la testa. Queste le braccia e... Oh! Che sorpresa. Non credevo fosse possibile. Ma, infondo, stiamo per entrare nel quinto mese... Ci sono donne che riescono a vederlo al terzo mese...”

Che succede?” chiese Orlando preoccupato.

Nulla. Devo farvi una domanda!” rispose tranquillo il ginecologo voltandosi sorridente per guardarli.

Edith e Orlando aggrottarono le sopracciglia e il dottore domandò:

Volete sapere il sesso del bambino prima della nascita?”

Edith si sollevò appena ed esclamò, agitata:

Si vede di che sesso è?”

Il dottore annuì e Orlando disse:

Lo vogliamo sapere. Che sesso è?”

Il dottore indicò qualche cosa nel monitor e mostrando un determinato punto, domandò:

Vedete qua? È qua. Si vede ben...”

Oddio!” esclamò Edith piangendo felice: “Una femmina. È una femmina!”

Orlando si voltò per non farsi vedere. Piangeva come una fontana e rideva come uno scemo.

Si!” disse il dottore sorridendo: “Sarete la mamma e il papà di una bellissima bambina, sana e bella come la mamma e il papà!”

Orlando si avvicinò ad Edith e baciandole la fronte le sussurrò, con la voce rotta dall'emozione:

Grazie. È il più bel regalo di Natale che abbia mai ricevuto in vita mia!”



Edith stava camminando per le strade di Primerose Hill, guardando la lista dei regali da fare e di quelli già fatti. Aveva mille pacchi e pacchettini per le mani e dal cappotto si cominciava a vedere la pancia sempre più tonda e sempre più bella.

-Allora! La mamma c'è. Anche il papà. Emma. Paul. Jessy. A Yvonne non lo faccio. Mi sta antipatica. Tanto è una cosa che dura poco quella tra lei e mio fratello. Laura. Jen, Fred e Jael... Kate. E speriamo che le piaccia. Rachel... Oddio! Ho dimenticato John. Lo prendo domani. Charlotte, lo prendo domani da Hamleys. Poi lo devo fare a Sonia. Colin. A Samantha l'ho già preso... Eric. Ayko. Charlie e Dylan e sua moglie Caroline. So che manca qualcuno... E poi c'è Orlando. Che cosa posso regalare ad uno che ha già tutto, che è negato con le cose tecnologiche e che è un narcisista patentato?-

Edith era persa nei suoi pensieri quando sentì:

Norton? Edith Norton?”

La prima cosa che Edith fece fu quella di voltarsi e notare tre bambini, molto carini. Erano due maschi e una femmina. Non li aveva mai visti, ma i tratti gli erano famigliari. Sollevò la testa e vide due bellissimi occhi azzurri, che la scrutavano con la stessa insolenza di sempre, quasi non si rendessero conto che non è adeguato guardare in un modo simile una donna incinta di quasi cinque mesi. E per di più se si sa di essere di fronte ad una propria fan.

Jude Law!” esclamò lei allegra e avvicinandosi, concedendo all'attore la possibilità di baciargli le guance disse: “Ma è mai possibile che ci incontriamo sempre per strada?”

Jude allargò le braccia e sorrise beffardo. Poi, guardando tra i pacchi, scorse la piccola pancia e serio chiese:

Allora è vero! Orlando ha fatto centro e tu diventerai mamma!”

Edith annuì, raggiante. E guardando i bambini chiese:

E questi? Sono tuoi figli?”

Ah! Norton mi deludi. Sei una mia fan e mi fai una domanda simile? Certo che sono miei figli!” e poggiando la testa su quella del ragazzo più alto, disse, con tono canzonatorio: “Visto che non hai studiato la lezione 'vita privata di Jude e dintorni' vediamo di fare un piccolo ripasso. Allora lui è Rafferty Law. Ha dieci anni. Anche se sta andando verso gli undici, dato che il 2007 sta arrivando.” tocco la testa del secondo maschio e aggiunse: “Lui è Rudy Law. Il piccolo di casa. Ha quattro anni e alle volte fa ancora il bambinone, nonostante stia diventando un ometto” e chinandosi verso l'unica bambina, disse, con aria sognante: “E lei è la mia principessa. L'unica bimba di casa Law. Iris e ha sei anni!” e sollevandosi concluse: “Questa è la famiglia Law al completo. Manca Sadie, ma oggi i bambini dovevano comprarle il regalo di Natale e mi hanno chiesto di accompagnarli in centro!”

Edith sorrise e disse sollevando con fatica la mano per via dei troppi pacchi:

Ciao Rafferty, Rudy, e Iris. Io sono Edith Norton, un'amica di papà. E questa” e indicò la pancia: “... è Ella. Non la potete ancora vedere, ma tra poco, la presenterò anche a voi, dopo che i dottori l'avranno presentata a me!”

Jude sorrise e disse ai bambini:

Salutate Edith, su! Non fate i maleducati!”

I bambini unirono le voci in un unico coro che faceva:

Ciao Edith!”

Edith sorrise e disse:

Anche io sono impegnata negli acquisti di Natale. Sono una vera e propria piaga. Non ho ancora finito e guarda qua quanti pacchi! Non vedo l'ora di arrivare a casa e riposarmi!”

E il tuo compagno? Ti lascia girare da sola per Londra? E con tutti quei pacchi?” chiese malizioso Jude.

Edith socchiuse gli occhi e disse:

Stai per caso criticando il padre di mia figlia?”

No! Sto solo notando che sei piena di pacchi regalo e che il vero gentleman che è in me non può esimersi dal darti una mano” e piegandosi verso i figli disse:

Bambini! Che ne dite se aiutiamo la signorina a portare i pacchi?”

I bambini guardarono Edith riottosi. Chi era quella? E come mai il loro papà era così carino nei suoi confronti?

Se mi aiutate, dopo, con questa signorina... Andiamo a prenderci una bella cioccolata calda!” sussurrò non troppo a voce bassa Jude.

I bambini cominciarono a saltellare felici, gridando:

SIII!” e corsero ad aiutare Edith che sorridendo, cercava di non caricare di troppi pacchi i bambini che si stavano dimostrando un po' troppo diligenti dopo la proposta del padre.

Jude si avvicinò ad Edith e facendo un inchino disse:

Posso aiutare questa dolce signorina in difficoltà?”

Edith lo guardò. Come ogni volta che lo vedeva sentiva lo stomaco riempirsi di farfalle. Sapeva di amare Orlando. Era una cosa più che sicura. Sapeva di poterci mettere la mano sul fuoco, talmente era certa dei suoi sentimenti. Ma Jude Law era Jude Law. Lo seguiva dai primi momenti. Aveva tutti i suoi DVD a casa. Forse, gli unici che lo potevano superare, erano i Take That. Robbie Williams incluso naturalmente.

Riprendo il controllo di se diede un pacchetto a Jude e disse:

A lei, mr Law!”

Jude sollevò un sopracciglio e prendendo la busta più grande e i pacchettino nella mano destra porse il braccio ad Edith e disse:

Reggiti. Ho paura che ghiacci e che tu possa scivolare...” e guardando la pancia chiese: “Allora è una bambina. Hai detto che quella è Ella! E quando nasce?”

Edith sorrise e tirando Jude rispose:

Mi hai fatto venire voglia di cioccolata Law. Portami al bar e poi te lo dico...”e guardando la faccia contrariata dell'attore rise ancora di più, divertita di cuore.



Ma Ella è un nome da femmina?” chiese Rafferty con la bocca sporca di cioccolata.

Raf... Se non la smetti di fare il maleducato ti disconosco come figlio!” esclamò divertito Jude, porgendogli un fazzoletto per pulirsi.

Edith stava ridendo, dopo aver bevuto un piccolo sorso di cioccolata rispose:

Si. Ella è un nome da femmina!”

E perché ce l'hai nella pancia?”chiese Rudy prendendo una cucchiaiata consistente di cioccolata e versandosene la metà addosso.

Edith rise sempre più divertita. Dalla domanda e dalla reazione di Jude che arreso disse:

Voi due dovreste essere i veri gentiluomini della famiglia Law. Ma vi comportate da scaricatori di porto!”

Cosa sono gli scaricatori di porto, papo?” chiese Rudy interessato.

Delle persone molto volgari alle volte!” rispose Jude cercando di pulirlo, ma lanciando il tovagliolo disse scorato: “Mi arrendo. È un battaglia persa!”

Edith rise e rispose:

Comunque... Rudy... Il mio bambino è nella pancia perché una maga mi ha fatto una magia e mi ha fatto diventare mamma...”

Non è vero!” disse Rafferty malizioso, mordendosi il labbro e sporcandosi ulteriormente di cioccolata. “Io lo so come nascono i bambini! E non ci sono le streghe come in Harry Potter. I grandi fanno...”

RAF!” intervenne Jude fulminandolo con lo sguardo.

Rafferty abbassò il capo sulla cioccolata per qualche secondo, salvo sollevarlo quasi subito e tirare i capelli alla piccola Iris che, infastidita, disse:

Piantala Raf. Mi hai fatto male!”

Smettetela di litigare o vi faccio tornare da soli a casa!” li minacciò sorridendo Jude.

Edith lo guardava. Aveva conosciuto Jude come amante. Ed era stato fantastico. Forse il suo giudizio era un po' troppo di parte dato che lei era una sua fan. Vederlo ora nella veste di padre le inteneriva il cuore.

Quell'uomo era una fonte inesauribile di sorprese.

Lo stava osservando con interesse quando Jude, voltandosi a guardarla, le chiese:

Ho fatto qualche cosa di sbagliato che mi costerà una nota cattiva nella pagella delle star di Vanity Fair, per caso?”

Edith rise e rispose:

Non c'è una pagella dei buoni o dei cattivi sul giornale... Ma mi hai dato un'idea!”

Jude si diede un buffetto sulla fronte dicendo:

Povero me! Avrò tutta la comunità degli attori contro!”

Edith rise ancora più forte. Si stava divertendo e, a quanto pareva, anche Ella lo stava facendo, perché cominciò a muoversi appena.

Toccando la pancia con entrambe le mani, sospirò, stupita. Iris la vide e le chiese:

Ti fa male la pancia?”

Edith scosse la testa e disse:

Dammi la manina!”

La bambina, dopo qualche esitazione, fece come ordinato e Edith la portò sulla pancia. Il viso della figlia di Jude si illuminò ed esclamò, rivolta al padre:

Papà. Papà... Si sta muovendo. Lo sento!”

Posso sentirlo anche io?” chiese Rudy interessato, avvicinandosi ad Edith.

Certo!” e poggiò la mano del piccolo sulla pancia.

La stessa espressione sorpresa si allargò nel volto di Rudy che, a sua volta sorpreso, disse:

Papà è vero! Si muove!”

Jude sorrise e disse:

Mi sa che gli piaci!”

Credo che sia Ella quella che piace loro” rispose dolce Edith parlando con i bambini che cominciarono a farle mille domande:

Ma ti fa male?”

Ma è pesante?”

Ma lo hai mangiato per farlo arrivare nella pancia?”

E come esce? Ti fanno un buco nella pancia?”

Rafferty guardava torvo i due fratelli, Edith e il padre che sorridevano tra di loro. Vedeva Edith come una minaccia.

E quando Jude, guardando l'orologio, disse:

Prima che la mamma chiami l'esercito, che ne dite se aiutiamo Edith a portare i pacchi e poi andiamo a casa?”

Edith mosse una mano e disse:

Non c'è problema, prendo un taxi, davvero!”

Jude scosse la testa e ribatté:

Non esiste. Mi hai appena detto che abitiamo a qualche metro di distanza. Non posso abbandonarti ad un taxi e sapere che, con un piccolo sforzo, potevo aiutarti di persona!”

Edith lo ringraziò e guardò i bambini, almeno Iris e Rudy che continuavano a farle domande.

Si avviarono verso la casa di Edith e quando arrivarono davanti, Jude, disse:

Bene! Non credo che il tuo compagno sarebbe felice di vedermi, dopo quello che è successo un po' di tempo fa, con quel giornale!”

Non devo fare molta strada da qua alla porta...” replicò Edith ancora scossa dal troppo ridere.

Jude sollevò un sopracciglio e sorridendo guardò i tre gradini e domandò scettico ad Edith:

Sicura che puoi fare questi tre gradini da sola?”

Edith rise e rispose:
“Law. Sono i regali di Natale. Non una lista di nozze. Ci sono pacchi leggerissimi la dentro. Sei tu che hai insistito...”

Jude sollevò le mani in segno di resa e replicò:

Hai ragione. Volevo solo passare un po' di tempo con lei, signorina Norton. La sua compagnia mi risulta sempre piacevole... Diciamo!”

Signor Law le devo forse ricordare che sono una sua fan, molto incline al suo fascino e che sono incinta di cinque mesi di un uomo molto geloso?” scherzò Edith divertita.

Lo sarei anche io, se fossi il tuo compagno!” le sussurrò Jude avvicinandosi all'orecchio di Edith.

Edith lo guardò con gli occhi sbarrati e Jude si giustificò con un semplice:

Sono un uomo. E sono incline a notare le belle donne. E tu lo sei!” e guardando i bambini, disse: “Ragazzi! Salutate Edith...”

Iris si avvicinò ed Edith, chinandosi, si fece baciare dalla bambina che disse:

Tanto abiti qua vicino. Quando togli Ella dalla pancia ce la porti a far vedere!”

Certo. Appena la porto a casa dall'ospedale, passo a casa vostra e vi faccio vedere Ella. Anzi. Visto che ci siamo. Venite voi. Va bene?”

I bambini annuirono entusiasti. Edith guardò Rafferty, che stava da parte, con le braccia incrociate. Edith lo salutò con una mano e lui voltò la faccia, per non rispondere.

Raf! Che modi! Saluta Edith!” intervenne Jude.

Il bambino ignorò il padre e si allontanò, con le mani nelle tasche.

Raf! RAF! RAFFERTY!” cercò di richiamarlo Jude.

Lascia perdere. Non voglio che lo sgridi per colpa mia!” disse Edith bloccandolo.

Io non so che cosa gli è preso!” si scusò imbarazzato Jude.

Io lo so che fa. Faceva così anche quando c'era Sienna perché gli stava antipatica!” si intromise Iris.

Jude sollevò le sopracciglia e disse:

Ora ho capito. È geloso. Pensa che tu sia la mia nuova fidanzata e che Ella sia mia!”

Edith portò le mani alla bocca e poggiando i pacchi, facendo segno di aspettare un attimo, seguì il bambino.

Rafferty. Rafferty!”

Il bambino camminò ancora qualche passo, poi, vedendo che Edith non aveva intenzione di mollare, si bloccò e voltandosi le chiese:

Che vuoi?”

Edith si bloccò e riprendendo fiato, ancora affannata, disse:

Rafferty! Volevo solo dirti che io e tuo padre siamo solo amici e che io ho un fidanzato. E puoi stare tranquillo. Non ti ruberò mai tuo padre!”

Il bambino la guardò in silenzio, poi, incrociando le braccia chiese:

Allora non sei la fidanzata di papà?”

No!” sorrise Edith ancora con il fiato corto.

E quella non è una nuova sorellina, vero?” chiese Rafferty.

Edith scosse la testa e rispose:

No! È una cuginetta. E spero che tu possa venire a conoscerla, quando nasce!”

Rafferty la guardò ancora, poco convinto. Fu Edith a tendere la mano e dire:

Se dovessi cercare di essere la fidanzata del tuo papà potrai dirmi che mi odi. Che ne dici se fino a quel momento rimaniamo amici?”

Rafferty guardò la mano per qualche secondo e poi la strinse, dicendo:

Ok! Amici!”

Torniamo da papà e dai tuoi fratelli?”

Rafferty sorrise e rispose:

Ok!” e si allontanarono assieme verso Jude e gli altri due piccoli Law.



Orlando entrò in casa trafelato.

Era allegro ed Edith, che stava sistemando i pacchi sotto l'albero di Natale aiutata dalla governante, disse:

Amore! La prossima volta che ti viene voglia di piombare in casa così chiama prima. Vorrei ricordarti che sono sempre una donna incinta di cinque mesi!”

Dobbiamo andare!” disse Orlando prendendole la mano.

Dove?” chiese Edith confusa sollevandosi dal pavimento.

Dal tuo primo regalo di Natale!” rispose Orlando.

Orlando Jonathan Blanchard Bloom! Che diavolo stai facendo?” chiese Edith che non capiva quello che stava succedendo.

Ti ho detto che ti sto facendo il tuo primo regalo di Natale, perdinci. Seguimi. Ti devo portare in un posto... Un posto speciale!”replicò lui seccato.

Edith guardò torva Orlando e mettendo il cappotto -non prima di aver gridato contro ad Orlando che stava uscendo senza farglielo mettere- lo seguì nella macchina. Ma non rinunciò a fare mille domande al compagno:

Che cosa hai in mente?”

Ti ho detto che è una sorpresa Norton. Non te lo dico fino a che non lo vedi!” rispose Orlando svoltando in una strada del loro quartiere che li portò in mezzo al traffico natalizio di Londra.

Possiamo evitare il traffico Ob. Mi viene la nausea solo a pensare a tutto il nervoso...”

SHH!” disse Orlando guardando la strada.

Edith si voltò sbarrando gli occhi e la bocca. Orlando si rese conto subito che la sua ragazza stava per lanciargli contro una marea di improperi degni di uno scaricatore di porto, la guardò con sguardo dolce e disse, dopo averla baciata:

Amore... Davvero. Abbi pazienza. Non dobbiamo stare molto in questa strada. Ti sto portando in un posto qua vicino...”

Non starai prendendo un'altra casa Orlando? Guarda che ne abbiamo comprata appena una e non credo che nemmeno Madonna farebbe un investimento così azzardato e poco tempo dall'ultimo!” intervenne Edith terrorizzata.

Orlando scosse la testa e sorrise:
“Non ho la minima intenzione di prendere una casa da nessuna parte. Quella che abbiamo preso a Primerose mi piace...”

Edith stava per rispondere ma l'attore la bloccò con un bacio e disse:

Abbi fede. Davvero!” e svoltò verso una strada secondaria.

Edith incrociò le braccia e sbuffò. Non le piacevano le sorprese. E Orlando lo sapeva.



La macchina si fermò e Orlando scese dall'abitacolo, andando ad aprire la portiera dalla parte di Edith.

Prego signorina Norton!” disse facendo un inchino.

Edith scese e guardò l'anonimo palazzo, in un anonima strada di Londra.

Mi vuoi violentare o vuoi darti al brivido di andare in un hotel per fare sesso selvaggio con me? Perché in entrambi i casi la cosa sarebbe ridicola. La risposta unica, tra l'altro: sono incinta!” disse Edith sarcastica.

Orlando scosse la testa divertito e rispose:

Ok! Mi ricorderò che sei incinta e che non ti posso violentare. E non posso nemmeno fare sesso sfrenato nella camera di un hotel!” e le tese la mano.

Edith la prese, sempre poco convinta e lo seguì.

Entrarono in un palazzo dove, con sorpresa di Edith, videro Robin che li aspettava.

La tua sorpresa è la tua manager? Non credi che sia ridicola come cosa?” sussurrò Edith che cominciava ad arrabbiarsi.

Edith!” ribatte esasperato Orlando.

Edith sorrise e salutando Robin, disse:

Mi volete far vedere Orlando firmare un contratto? La cosa mi renderebbe felice, almeno me lo tolgo dai piedi dato che non lo sopporto più!”

Magari!” rispose allegra Robin. “No! Sono stata chiamata da Orlando per farti una sorpresa. E visto che è Natale anche per me... Ho deciso di aiutarlo. Anche se in questo periodo mi sta dando solo problemi!”

Va bene!” disse Orlando. “Hai già contatto Jonathan?”

Robin annuì e fece segno ai due di seguirli. Al nome Jonathan, Edith si illuminò e disse:

Ci sono due Jonathan che mi potrebbero rendere una persona felice. Uno e Jonathan Wilkes. Ed è il migliore amico di Robbie Williams. Il secondo è...”

Wild!” esclamò Robin avvicinandosi ad un uomo che venne loro incontro.

Robin felice io di incontrare te!” disse l'uomo con un forte accento americano.

Non era il migliore amico di Robbie Williams. Edith sapeva che quello era un manager. E che veniva dall'America.

Non vai a Natale a casa?” chiese la donna guardando l'uomo.

Si. I ragazzi hanno deciso che faranno uscire il nuovo singolo a gennaio/ febbraio. Quindi ho tutto il tempo di andare a casa, passare il Natale con la mia famiglia, tornare in Europa e fare la promozione di 'Shine' con il gruppo!”

Edith sentì le gambe cedere. Aveva capito: quello era Jonathan Wild, il nuovo manager dei Take That e a quanto pareva amico di Robin. Guardò Orlando che sorrise e le fece un occhiolino. Ella, invece, cominciò a fare le capriole, agitata come la mamma.

Hai capito?” chiese lui divertito.

Edith sbarrò gli occhi.

Non ci credeva. Quello era il regalo più bello che il suo compagno le potesse fare.

Ho detto ai ragazzi che dovevate venire e si sono fermati dopo le prove. Sapete. Stanno provando per il tour del prossimo anno...”spiegò Jonathan. “Comunque è un piacere conoscere la coppia del momento e sapere che uno di voi è un fan del mio gruppo!”

Edith sorrise nervosa e Orlando disse:

Posso entrare anche io con Edith?”

Robin e Jonathan annuirono. Arrivarono davanti ad una porta e aprirono la porta. Era una palestra. Al centro, vestiti sportivi stavano quatto persone che parlavano tra di loro e davano le spalle alla porta.

Edith trattenne il fiato. Non voleva piangere. Ma era incinta e gli ormoni stavano per aver la meglio sulla forza di volontà.

Il primo a voltarsi fu il più basso, quello biondo e sempre sorridente che guardando i due disse:

Immagino che la nostra fan sia la signorina qua!” e a grandi falcate, per quanto lo permettessero le gambe sottili e storte non proprio lunghissime, si avvicinò a mano tesa alla coppia, presentandosi.

Era Mark Owen. Con Robbie Williams uno dei preferiti di Edith.

In quel momento la giornalista si rese conto che lei e Orlando stavano davanti alle ultime persone che Edith pensava di incontrare in quel giorno pregno di sorprese: i Take That al completo.

Si guardò intorno senza credere di avere per davvero per la prima volta in vita sua davanti Gary, Howard, Jason e Mark. E poco importava che le stessero chiedendo se stava bene, perché aveva preso a tremare come una quindicenne stupida. Le piaceva vedere Gary che si preoccupava, che le chiedeva se si voleva sedere, prodigo di attenzioni come solo un papà di due bambini sapeva essere. Mark aveva portato una sedia per far sedere Edith e aveva cominciato a far domande ad Orlando sulla trilogia che gli era piaciuta parecchio. Howard parlava e scherzava e Jason, come sempre, stava silenzioso, intervenendo solo quando lo riteneva opportuno.

Edith scoprì che quei quattro assieme facevano ridere davvero e non c'era nulla di impostato o preparato nei DVD che aveva comperato dopo la reunion di ottobre.

Edith si innamorò di nuovo di quei quattro uomini. E fu come se avesse di nuovo sedici anni. Se fosse di nuovo alla Wembley Arena, con Emma, nelle prime file, a cantare e ballare e chiamare il nome dei ragazzi. Sembrava che nulla fosse passato da quando piangeva chiedendosi che cosa sarebbe stato dal momento che i Take That non c'erano più. E sembrava anche impossibile che fosse stata chiusa in una camera a piangere, disperata per quasi due giorni assieme a sua sorella. Perché loro, in quel preciso istante, erano lì. E le stavano parlando, scherzavano con lei e con Orlando, che si era dimostrato il miglior compagno che si potesse desiderare.



Il cellulare squillò. Era la notte di Natale. Della Vigilia per l'appunto. Orlando ed Edith stavano percorrendo il vialetto che li avrebbe portati a casa dei genitori di lei. Edith prese il telefono e lesse il messaggio che le era arrivato.

Era un SMS di Jude. Diceva:

BENE. DICENDO A MIO FIGLIO CHE CON TE NON HO LA MINIMA SPERANZA, TE LO SEI PROPRIO FATTO AMICO. PER NON PARLARE DEI REGALI CHE HAI FATTO AI BAMBINI! SEI DIVENTATA A TUTTI GLI EFFETTI LA LORO EROINA... COMPLIMENTI. COMUNQUE AUGURI. IO SONO AD UNA FESTA CON AMICI. SPERO CHE LE COSE A CASA TUA VADANO MEGLIO E CHE QUEST'ANNO, TUO PADRE, TI FACCIA IL REGALO DI TORNARE AD ESSERE QUELLO CHE DEVE ESSERE. TI VOGLIO BENE! BUON NATALE. JUDE!”

Potresti evitare quell'aggeggio infernale stanotte?” si lamentò Orlando che, spesso, da quando era ritornato a Londra, diceva di sentirsi messo da parte dal lavoro di Edith.

Edith ripose velocemente con un :

AUGURO ANCHE A TE UN BUON NATALE. SONO FELICE CHE RAFFERTY NON MI ODI PIÙ. SPERO DAVVERO CHE TU POSSA DIVERTIRTI CONI TUOI AMICI. A ME SPETTA UN NATALE CON LA FAMIGLIA. CHE VUOI? SONO UNA TRADIZIONALISTA! AUGURI. TI VOGLIO BENE ANCHE IO: EDITH” e spense il cellulare per baciare Orlando e dirgli:

Tranquillo. La notte della vigilia sono solo una mamma in dolce attesa!” e stringendosi nel cappotto rosso, entrò con il compagno nella casa dei genitori.



Edith guardava le luci bianche dell'albero di Natale che si accendevano e si spegnevano e accarezzava con una mano la pancia. Ella stava scalciando tranquilla, forse infastidita dal fatto che la madre avesse esagerato un po' troppo con il cibo, dopo qualche settimana di austerità alimentare.

Da quando era piccola, la notte della Vigilia, si metteva a sedere nella poltrona del padre e guardava l'albero che si accendeva e si spegneva mentre i suoi genitori, i nonni quando erano vivi e i suoi fratelli, parlavano, ridevano e acciottolavano le posate e i piatti.

L'aveva sempre tranquillizzata quel moto monotono, quasi ipnotizzata.

Amava il Natale. Ma da quando aveva litigato con suo padre, le feste natalizie avevano perso la loro gioia.

Quell'anno era diverso. C'era Orlando, che un anno fa era poco più di un conoscente. E c'era Ella che si stava preparando a nascere e a riempire la sua vita come aveva sempre voluto che fosse piena: dei suoi pianti; di ciucci e biberon; di copertine per tenere caldo; di notti in bianco; di paure e di gioie; di quel profumo buono che solo i bambini hanno.

Sembrava quasi impossibile tutto quello che le era successo in quegli ultimi dodici mesi. E questa era una frase che sentiva spessissimo dire da tutti quelli che la conoscevano.

Le mancava solo una cosa.

Suo padre era stato strano. Non l'aveva attaccata, come aveva fatto spesso in quegli ultimi anni, ma era stato in silenzio, a guardarla, quasi con meravigliato stupore, mandando fugaci -Edith lo sentiva e lo sapeva- sguardi alla pancia, ogni qualvolta lei non guardava, distogliendo lo sguardo, quando la figlia lo guardava.

Stava pensando a questo quando sentì Emma dire a voce alta, rivolta verso Orlando:

E tu? Cognato degenere? Non hai fatto vedere i Take That anche a me?”

Ma Edith è la mia compagna. Ed è incinta di mio figlio. Volevo farle un grosso regalo per Natale e ci sono riuscito!” si giustificò l'attore.

Tutti risero ed Emma ribatté qualche cosa, ma Edith non la sentì. Ella stava scalciando particolarmente forte e Edith sentiva una forte nausea dovuta alla pesantezza della cena appena fatta.

Tutto ok?”

Edith si voltò e con suo grande stupore, non solo Ella smise di scalciare, ma davanti a se vide proprio Patrick, che sorrideva, imbarazzato.

Edith annuì con un gesto del veloce del capo, guardando fisso il padre che, lento si avvicinò alla sua poltrona e, indicandone un bracciolo chiese: “Posso?”

Edith annuì come prima, in silenzio, guardandolo sempre più sorpresa da quello slancio paterno.

Orlando ha detto che la chiamerete Ella. Un bel nome!”

Edith sorrise e passò una mano sulla pancia. Non se la sentiva di rispondere, dato che aveva quasi paura di distruggere quel momento che per tanto tempo aveva aspettato.

Non sono stato un buon padre vero? Orlando invece è così entusiasta. Sarà che è il suo primo figlio... Ma lo vedo sinceramente felice di quello che sta succedendo. È un bravo ragazzo... Anche se avrei preferito che scegliessi qualcuno che lavorasse sul serio e non un attore!”

L'ultima affermazione del padre fece ridere di gusto Edith che portò una mano sulla fronte e scosse la testa: suo padre era sempre il solito. Voleva sempre di più per suoi figli.

Stasera ti guardavo. Era da tanto tempo che non lo facevo. E devo dire che, anche in quelle rare volte in cui ho avuto il tempo di osservarti così a lungo, non ti ho mai vista così luminosa. E mi sono reso conto che anche tu sei cambiata. Che anche tu stai aspettando questa bambina, che anche tu sei felice. E questo mi rende davvero felice. Perché so che lo hai sempre desiderato e che capita in un momento propizio della tua vita...”

Dove vuoi arrivare papà?” ebbe finalmente il coraggio di chiedere Edith.

Patrick sospirò e rispose:

Ho pensato tanto a te! Tantissimo. Alla tua bambina a quello che stai vivendo, al fatto che non sono ancora nonno e che questa è la prima nipote che mi viene data dalla mia prima figlia! Ed è importante. E ho capito che ho perso tanto, tantissimo con te!”

Papà. Prima di una nipote, hai una figlia che ha bisogno di te” sorrise Edith, nonostante la dura franchezza.

Patrick sospirò di nuovo. Era in difficoltà.

E io ho bisogno di mia figlia. Ne ho sempre avuto bisogno. Al punto che ho chiesto a Orlando di proteggerti fino a che non trovavo il coraggio di tornare a fare quello che devo fare. Il padre di mia figlia!”

Edith guardava il padre con gli occhi lucidi, in silenzio. E Patrick disse:

Ti voglio bene. E non sai quanto te l'ho voluto dire!”

Aveva aspettato dieci anni. Dieci.

Le lacrime solcarono il viso di Edith. E proprio in quel momento il bambino prese a scalciare con forza.

Edith tenne la pancia e piegò la schiena. Patrick la guardò preoccupato e chiese:

Tutto apposto? Devo chiamare Orlando?”

Edith scosse la testa e prese la mano del padre. E sorridendo, con la voce rotta, disse:

Anche lei ti vuole bene!”e sorridendo abbracciò il padre.



Rachel ascoltava il resoconto delle vacanze di Natale dell'amica. Sorrideva ma il suo viso sembrava comunque triste.

Qui lo dico e qui lo nego. Sonia Bloom mi odia. Infondo sono la donna che si è fatta mettere incinta da suo figlio. E mia madre che mi ha detto di stare attenta quando sono stata con il mio primo fidanzatino italiano, conoscendo le mamme italiane... Devo vedere se questa ha sangue italiano nelle vene” bevve un lungo sorso del suo succo e guardando Rachel chiese: “Ehi! Che succede?”

Rachel a quella domanda scoppiò in lacrime disse:

Non riesco a rimanere incinta. Ecco che cosa succede. Io e John abbiamo pensato che visto che Jen e Fred e tu e Orlando avete un bambino per ciascuna coppia, avremmo potuto emularvi e mettere al mondo un bambino anche noi. Ci abbiamo provato da quando ho saputo che sei rimasta incinta. E in cinque mesi nulla. Niente di niente...”

Edith accarezzò la schiena dell'amica e disse:

Magari quando meno te lo aspetti avrete il vostro bambino. Ora, con lo stress del matrimonio, con il lavoro magari il tuo corpo non riesce ad avere un bambino. Non sei sterile. Hai già avuto Charlotte!”

E se lo fossi diventata?” chiese Rachel con voce rotta.

Edith aggrottò la fronte e disse:

Tesoro... Io non sono brava in queste cose. Sei stata tua dirmi che ero incinta perché mi mettevo piangere per un pubblicità, come se fossi una fontana” e rise assieme a Rachel della sua battuta, aggiungendo: “Quello che ti voglio dire è che... Quando io meno me lo aspettavo... Mi sono ritrovata mamma di Ella e con Orlando in pausa paternità in casa...”

Rachel rise divertita e replicò:

E con Jude Law geloso marcio!”

Jude non è geloso. È solo un amico. Niente di più. E poi cade male. Io sono innamorata persa di Orlando. Non lo lascerei per niente al mondo!” disse Edith sicura.

Rachel sbuffò, dissimulando una risata sarcastica e ribatté:

Uno che ti fa aiutare dai figli per portare i pacchi a casa e ti dice che sarebbe geloso anche lui di te e che sei una bella donna... No! Non prova nulla per te. Solo simpatia! Ah! Ti ho detto che mi chiamo Sienna? Sienna Miller!”

Edith rise e disse, continuando sul discorso più serio:

Per la gravidanza... Quando meno te lo aspetterai... Renderai John il padre più felice del mondo. Non pensarci. Come ho fatto io e come hanno fatto Fred e Jen... Il trucco è questo!”

Rachel sorrise e guardandola di sbieco, disse:

Ti odio Edith Norton. Da quando sei incinta sei insopportabilmente zuccherosa!” e ridendo le due amiche si abbracciarono.

Non ricordavano che, un anno esatto prima, a quello stesso tavolino, Edith e Rachel videro lo scoop fornito da Brian al 'Sun'. E che, poco dopo, con la macchina nuova fiammante di Rachel, Edith aveva accompagnato Orlando nel suo viaggio a Parigi che, nonostante fosse stato controproducente, era stato il preludio del loro amore.


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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Capitolo 37: Pensando al parto...



Gennaio passò velocissimo.

Ella cresceva più che bene ed Edith e Orlando cominciavano già a comprare le cose per la nascita che cominciava a farsi sempre più imminente. Sonia, la madre di Orlando, decise di prendere un piccolo appartamento vicino ai due, aumentando l'ansia di Edith che sapeva di non piacere per niente alla suocera.

Ma, non volendo improvvisarsi una novella Jennifer Lopez, contro un'improbabile Jane Fonda, decise di lasciar perdere le angherie della suocera e di dare la priorità assoluta solo alla figlia.

Perché quella, per lei, era la cosa più importante.



Io dico che per i primi mesi, quando la bambina è piccola e ha bisogno delle nostre attenzioni, dobbiamo prendere questa culla a cesta...” disse Edith guardando le varie culle esposte nel negozio di mobili.

Orlando la guardò grattando il mento un po' perplesso e ribatté.

Sentì.. Ella non è un carico di mele da mettere dentro un cestino. Prendiamo qualche cosa di più moderno e pratico e ce la mettiamo in camera, fino a che non cresce almeno. Poi la spostiamo!”

E la smonti tu?” chiese sarcastica Edith.

Perché?”chiese Orlando risentito dal tono della domanda.

Perché tu non sai nemmeno in che verso deve girare una vite per farla svitare o no?” rispose pratica Edith, facendo ironia sul fatto che non aveva mai visto Orlando con un cacciavite in mano.

Orlando le fece una smorfia e disse:

Non spenderò una sola sterlina per questa cesta di vimini. Io compro la culla che abbiamo visto all'entrata. Quella mi piace!”

Edith fece spallucce e pratica replicò:

Come vuoi. Mi posso permettere di comprarla senza chiederti una sola sterlina...”

Ma io non voglio che Ella dorma in quella cesta da trovatelli!” si lamentò Orlando.

Non ti sto ascoltando!” disse Edith cominciando ad allontanarsi, per chiamare un commesso e dirgli che volevano quella culla.

La figlia è anche la mia!” cercò di far valere i suoi diritti Orlando.

Non ti sento!” continuò Edith, fingendo di ignorare le lamentele del compagno. “Ma qua non c'è nessuno che mi può dare questa cavolo di culla! Ecco lei! Lei, si! È un commesso? Sa è una domanda che faccio spesso da un anno a questa parte. Sa, per non sbagliare!” ironizzò Edith allontanandosi con un commesso divertito e spaesato commesso, mentre Orlando, indicando inutilmente l'ingresso dove aveva visto la culla che piaceva a lui, capì di aver perso anche quella volta.



Edith guardava la culla in vimini che stava nella sua camera da letto. Gennaio era volato e anche Febbraio sembrava destinato a fare la stessa fine. Nella cameretta di Ella, in un angolo vicino alla porta, troneggiava l'ecografia in 3D, dove, a detta di Edith e Orlando, la bambina stava ridendo di loro che cercavano di vedere prima che nascesse il suo viso.

In quella stessa camera, Orlando, aveva deciso di mettere la culla in legno bianco, vicino alla finestra.

Avevano creato una bella stanzetta, di quelle da piccola principessa, che si vedono solo nelle riviste dove si parla di case di persone ricche che hanno avuto da poco un figlio.

Edith stava pensando a questo quando il suo cellulare squillò. Lentamente, con una mano sulle reni, si avvicinò al ricevitore e rispose:

Pronto?”

Pronto! Parla con la signorina Edith Norton?”

Era una voce maschile che Edith non aveva mai sentito prima di allora. Insicura, pensando che si trattasse di qualche pazzo maniaco, disse:

Si. Sono io! Con chi parlo?”

Sono Walter Bright. La chiamo per conto della casa editrice Ebury Press!”

La stessa che ha pubblicato la biografia ufficiale di Robbie Williams?” chiese Edith quasi soppesando il suono delle sue parole.

Aveva mandato il manoscritto anche a quella casa editrice, chiedendosi se mai lo avrebbero pubblicato. Certo non si sarebbe aspettata una risposta così in fretta.

Si! Siamo gli stessi che hanno pubblicato la biografia autorizzata e ufficiale di Robbie Williams...” sorrise l'uomo aggiungendo subito pratico. “Abbiamo deciso di pubblicare il suo libro. E vorremmo parlare con lei, domani, assieme al suo agente, di alcuni aspetti riguardanti il contratto. Sempre che per lei sia possibile!”

Sentire che doveva pubblicare il libro non le fece pensare che, lei, non aveva un agente. Anzi! Non ne aveva mai avuto uno e non avrebbe saputo dove cercare per trovarlo entro il giorno dopo. E per la prima volta in vita sua, senza riflettere, esclamò:

Certo che mi va bene! A che ora sarebbe l'appuntamento?”

Alle undici e mezzo, presso la nostra sede di Londra. Si segni l'indirizzo. Vauxhall Bridge, numero 20... South West. Mi raccomando...” si premurò di rassicurarsi l'uomo.

Edith annuì. Guardava il foglio con mani tremanti, quasi senza crederci. E rispondendo a mezza voce al saluto dell'uomo misterioso, quel Walter Bright che mai prima di allora aveva sentito nominare, rimase ferma a guardare l'indirizzo. Lo fece per tanto tempo, pensando alle parole che quello sconosciuto le aveva detto.

Walter Bright. della casa editrice Ebury Press... Siamo gli stessi che hanno pubblicato la biografia autorizzata e ufficiale di Robbie Williams... Abbiamo deciso di pubblicare il suo libro... E vorremmo parlare con lei, domani, assieme al suo agente, di alcuni aspetti riguardanti il contratto... assieme al suo agente... assieme al suo agente... il suo agente!

La gioia si sgonfiò come un palloncino che viene bucato da uno spillo. Lei non aveva un agente. Sospirò. E chiudendo gli occhi decise di fare una cosa. Chiamare Orlando, anche se stava firmando a sua volta un contratto per una rappresentazione teatrale che sarebbe avvenuta dopo l'estate. Sperando quindi che il compagno non le gridasse contro o, peggio, si dimostrasse mortalmente preoccupato, compose veloce il numero.

Orlando ci mise poco a rispondere e, come previsto, era preoccupatissimo.

Amore che c'è? È successo qualche cosa ad Ella?”

Edith sollevò gli occhi al cielo. Ogni qualvolta lo chiamava, Orlando tirava fuori le peggiori iatture mai conosciute a memoria di uomo.

Non è successo nulla né a me, né alla bambina. Ti sto chiamando per altro!”

Orlando rassicurato, passò subito al lato pratico e rispose:

Tesoro! Ti devo forse ricordare che sono qua con la mia agente a firmare un contratto per portare il pane a casa?”

Lo so!” rispose Edith. “Il problema è un altro. Mi serve il tuo agente.”

Il mio cosa?!” esclamò Orlando stupito da quello che Edith aveva appena detto.

Il tuo agente. Mi serve Robin!” disse Edith parlando piano, quasi stesse parlando con uno che non capiva la sua lingua.

Ma per che cosa?” chiese Orlando che non capiva dove voleva arrivare la compagna.

Mi pubblicano il libro!” rispose asciutta Edith.

Ci fu un attimo di silenzio e poi si sentì come se Orlando lottasse per tenere il telefono e, successivamente, si sentì la voce di Robin.

Quando hai l'appuntamento?” chiese pratica.



Qualunque cosa faranno e/o diranno, fai parlare me! Capito?” ammonì Robin avvicinandosi alla porta dell'edificio numero 20 di Vauxhall Bridge.

Edith annuì. La infastidiva che Robin la trattasse come una perfetta idiota. Ma doveva resistere. La sera prima aveva parlato con Orlando e lui le aveva assicurato che nessuno era bravo come Robin nelle trattative quando bisognava firmare un contratto.

Piuttosto? Hai altri libri in cantiere?” chiese Robin sistemando la giacca del tailleur.

Si. Ma l'ho appena cominciato. L'ho abbandonato con la gravidanza e il nuovo lavoro e la nuova casa...” si giustificò Edith, sentendosi più una ragazzina del liceo che non ha portato i compiti fatti che una donna di quasi trent'anni.

Quando vai in maternità?” chiese sempre più interessata Robin.

Il mese prossimo. Perché?” domandò a sua volta senza capire Edith.

E quanto ci rimani?” continuò Robin, ignorando la domanda di Edith.

Quattro mesi. Uno prima del parto e tre dopo. Ma perché mi stai facendo tutte queste domande!?” esclamò stizzita Edith, bloccandosi davanti alla porta della casa editrice.

Robin sorrise e rispose:

Quello che voglio sapere è se in questi quattro mesi ce la fai a finire il libro!”

Edith boccheggiò qualche secondo e poi sbottò:

Ma io sarò una mamma! Cosa pretendi, che mi metta a pensare ad un libro anziché a mio figlio?”

Hanno inventato le babysitter, le balie e le governanti. Pensa che Jennifer Lopez ne ha assunto un'ottantina per i suoi gemelli. Tu ne puoi assumere una per una creaturina sbavante e appena nata!” replicò Robin.

Edith stava per ribattere ma Robin bloccandosi disse:

Senti. Tu e Orlando siete una miniera d'oro per me. Una famiglia felice che si ama e che non fa altro che andare in giro a prendere le cose per la futura nata che, come per la figlia di Brad Pitt e Angelina Jolie, tutti si chiedono come sarà quando nasce: bella come il padre e la madre o orribile? Solo questa domanda vi fa tanta di quella pubblicità che vi porta a casa i profitti per mandare la bambina all'università senza aggiungere una sola sterlina. Ora, quello che ti chiedo, visto che stai pubblicando un libro e che tutti, e ripeto tutti, vorranno leggerlo perché lo ha scritto la compagna di Orlando Bloom, puoi trarne ancora più profitti. Come dice il detto Carpiat diet?”

Carpe diem!” intervenne Edith poco convinta dal discorso. Si sentiva come una coscia di prosciutto molto cara e molto famosa esposta alla Waitrose. Chi poteva la comprava. Chi no, la poteva guardare e basta con curiosità.

Ok. Non ho studiato francese...” continuò Robin facendo sollevare al cielo gli occhi di Edith -che quasi si sentì svenire per l'ultima affermazione della donna- ma la lasciò parlare. “... Come per Orlando, è meglio che anche tu cavalchi l'onda e ti costruisca un nome, usando anche la gravidanza e la tua storia con Orlando per farti pubblicità!”

Edith aprì la bocca indignata e stava per ribattere, quando Robin la bloccò e disse:

Edith. Io non lo faccio per me. Lo faccio per te. Un giorno mi ringrazierai... Non hai imparato nulla dalla tua relazione con Stephensons? Vuoi che qualcuno ti possa togliere di nuovo tutto quello che hai costruito? Quello che ti sto dicendo è: costruisci un impero inattaccabile, in modo che nessuno lo possa buttare giù. Nemmeno il tuo peggior nemico. Piuttosto! Hai qualcuno che ti possa sostituire. È molto meglio che tu ti metta a lavorare solo sul libro in questi quattro mesi...”

Edith stava per rispondere Laura, con un sorriso e Robin disse:

E non mi dire la tua segretaria. Quella non può prendere in mano le redini della rivista. Ha bisogno che tu diriga i lavori da casa. Ho bisogno di qualcuno che sappia dove mettere le mani. Che faccia il direttore in tua vece!”

Edith sospirò e guardò il suo riflesso nella porta. Quella gravidanza stava dando delle complicazioni inaspettate. O, era meglio dire, il libro pubblicato nel momento in cui stava per mettere al mondo sua figlia non era proprio la cosa migliore che le potesse succedere.

Comunque. Ricorda, quello che ti ho detto prima. Non parlare. Fai parlare a me!”

Edith era avvilita. Il solo pensiero che qualche ora prima fosse fuori di se dalla gioia per la pubblicazione del libro le sembrava quasi impossibile. Ora si sentiva solo un oggetto da smerciare e dal quale ricavare il maggior profitto. E pensare che anche Orlando fosse in questo genere di trattative per qualsiasi lavora decidesse di fare... Beh! Questo l'avviliva ancora di più.



Walter Bright accolse nel suo ufficio Robin ed Edith con un sorriso smagliante. Sembrava quasi fosse il testimonial di una pubblicità per un dentifricio. Allargando le braccia, dopo le presentazioni, disse:

Prego signore sedetevi. Volete qualche cosa da bere? Caffè? Succo?”

Edith deglutì nervosa, facendo un gesto con la mano, per rifiutare la richiesta. Robin si sistemò nella sedia e disse:

Per un caffè. Doppio. Amaro!”

Walter la guardò stupito, per qualche istante, poi con un sorriso si diresse verso la macchina che aveva nello studio e mise la cialda per preparareè. il caffè.

Edith pensò che, in quel momento, tra i due si era come messo in moto qualche cosa. Era come se si trovasse in un arena e i due si mostrassero le armi prima del combattimento, cercando di impaurirsi, senza successo.

Robin sorrise e prendendo il caffè che Walter Bright aveva preparato, attaccò subito quasi aspettasse il momento in cui l'uomo si fosse mostrato più debole, per prenderlo in contropiede e usare le sue mosse migliori. O, almeno, cominciare a farlo.

La mia cliente ha detto che l'avete chiamata per la pubblicazione del libro e per firmare il contratto. Naturalmente, come ben saprà, ci sono delle cose che voglio mettere in chiaro...”

Walter la guardò e sospirando disse, con un sorriso arreso, quasi si aspettasse che Robin da un momento all'altro gli facesse quella domanda.

Come ben sapete... Edith Norton ha mandato il suo manoscritto, correttamente registrato. Non ci sono state nemmeno delle correzioni. La forma e buona e la trama è ottima!”

Ho letto anche io il libro della mia cliente. Voglio sapere che intenzioni avete e se il contratto che volete far firmare alla signorina Norton è buono. E sa cosa intendo per buono, dato che ci sono delle cose da tenere in conto!”

Edith, che si era voltata a bocca spalancata, dopo la bugia di Robin sul fatto che aveva letto il suo manoscritto, aggrottò la fronte quando sentì l'ultima frase.

Walter Bright l'aveva capita bene, invece. Infatti ribatté.

Credo che parli della pubblicità che, già da sola, attirerà a se la signorina Norton con la pubblicazione del libro...” e sorridendo guardò dei fogli aspettando che Robin attaccasse.

La storia con Orlando Bloom, appunto, ha portato entrambi sulle copertine di tutte le riviste patinate di tutto il mondo, al punto che, anche chi non conosceva Edith Norton, ora sa chi è. Per non parlare del fatto che, anche prima della sua relazione con Orlando Bloom, Edith Norton era comunque conosciuta per essere una delle più grandi giornaliste della rivista 'Vanity Fair'. Al punto che ha intervistato molti nomi noti, facendo tremare molte poltrone del parlamento inglese con le sue interviste al vetriolo...”

Queste cose le so!” intervenne pacato Bright.

Allora avrà capito dove voglio arrivare!” sorrise maliziosa Robin.

Walter la guardò con un sorriso enigmatico, da Monna Lisa. Sembrava divertito e comunque un po' spaventato da quello che stava succedendo.

Credo che lei mi stia cercando di far capire che la sua cliente non firmerà un contratto se dietro alla cifra non ci sono tanti zeri, vero?”

Robin annuì e ribatté:

Svariati zeri. Io amo gli zeri. Più sono meglio è!”

Io devo comunque tutelarmi!” sorrise Walter Bright.

Robin sospirò e disse, poggiando le mani nella scrivania, sollevandosi e guardando dritto negli occhi l'uomo:

Il prossimo libro uscirà prima dei prossimi sei mesi. E se la mia cliente non lo avrà ancora finito entro questo lasso di tempo, potrete multarla. Ma la cifra del contratto la metto io!”

Walter la guardò soppesando la proposta e poi, poggiandosi allo schienale della sedia, disse:

Mi dica la cifra e vediamo se è fattibile!”

Robin si rimise a sedere e disse:

Cinquecento mila sterline solo per la pubblicazione del primo libro!”

Il sorriso di Walter Bright si spense e disse:

Lei sa che non è una cifra adatta per un libro di esordio!”

Il libro di esordio lo ha scritto Edith Norton, non la prima venuta!” replicò Robin.

Stiamo parlando comunque di un'opera prima!” sibilò Walter Bright, che ora non assomigliava ad uno della pubblicità, ma ad una iena con il mal di pancia.

Edith guardava lo scambio di battute come una spettatrice di un incontro di Wimbledon, chiedendosi quando si sarebbe dovuta mettere ai ripari.

Con sua grande sorpresa non accade. Robin, infatti, mise la borsetta a tracolla e allegra disse:

Ce ne andiamo!”

Edith strabuzzò gli occhi e si trattenne dal chiedere che diavolo stesse facendo a Robin solo perché l'aveva vista all'opera pochi secondi prima.

Come, scusi?”

Abbiamo anche altre case editrici che ci fanno il contratto. Pensi che la Sperling, in America, ci ha offerto seicentomila dollari. E non sterline, dollari. Più un continuo passaggio nelle reti americane più famose e altra pubblicità. Con un proficuo guadagno da ambo parti. Ma non devo essere io a dirle queste cose. Credo che un uomo che lavora per la casa editrice che ha pubblicato uno dei libri su di un personaggio famoso come Robbie Williams, vendendo svariate copie, sappia di cosa sto parlando. E credo che a Chris Heath, quando vi ha portato la biografia del Re del Pop, non abbiate fatto le stesse storie per il pagamento! Peccato. Mi stava simpatico!” e voltandosi verso Edith disse: “Andiamo cara!”

Edith si alzò riluttante. Non era vero nulla di quello che aveva detto Robin e sperava davvero che sapesse che cosa stava facendo, dato che, lei, vedeva l'unica occasione buona per pubblicare il libro, sfumare sotto i suoi occhi e lei, impotente, non muoveva un solo dito per evitare la catastrofe.

Si stavano dirigendo verso la porta ed Edith sentiva la sua marcia funebre suonare, quando Walter Bright disse:

Sei e cinquanta, più la pubblicità!”

Settecento e la pubblicità!” rilanciò Robin.

Walter Bright sembrò pensarci. E con un sospiro rispose:

Ok!”



Edith stava davanti al portatile leggendo il primo capitolo:

Era successo. Era incinta. Non sapeva esattamente come fosse successo. Era sempre stata attenta. Non sapeva da quanto, ma sapeva di esserlo. Non c'era bisogno di test di gravidanza o di altre cose per accertarsi del fatto che fosse incinta. Lo era. E la sola idea, ora che la sua vita stava decollando dovesse subire questa brusca frenata per l'ennesima -e forse ultima- volta, la terrorizzava. Come la terrorizzava l'idea di avere un figlio da un uomo che non amava come aveva amato il suo primo marito. Un uomo cupo, di cui lei non conosceva ancora molte cose. Una persona che poteva dipingere con un chiaro scuro, per via dei suoi comportamenti. Un uomo che non la capiva, pensava solo a se stesso, alle belle macchine e ai soldi facili. Soldi che non sapeva bene da dove venissero...

Sospirò. Non sapeva se fosse una mossa azzeccata fare un romanzo che parlava di una donna incinta, proprio ora che anche lei lo era. Con tutti quei discorsi sulla pubblicità fatti quella mattina, cominciava a pensare che potessero usare la cosa contro di loro.

Stava per cancellare tutta la pagina appena scritta -o meglio tutte le pagine appena scritte- quando sentì il cellulare squillare.

Sobbalzando sulla sedia, prese il telefonino e rispose:

Pronto?”

Tesoro! Sono Eric! Mi hai chiamato questo pomeriggio, ma ero occupato. È successo qualche cosa? È nata la bambina? Perché se è così è davvero presto tesoro.”

Eric, come suo solito era affabile. Anche troppo. Edith rise e replicò:

No! La bambina sta bene. Ho chiamato per chiederti un favore. Un grande favore che ti verrà mensilmente retribuito!”

Eric rimase in silenzio e questo incoraggiò Edith a continuare a parlare.

Vuoi diventare direttore della mia rivista nei mesi in cui io starò in maternità?”

Eric non rispose subito e quando lo fece non era felice come Edith si aspettava, ma sospettoso, quasi non credesse possibile quello che la ragazza stava dicendo. E replicò:

Scusa? Tu non puoi controllare il lavoro da casa? So che molte donne che partoriscono lo fanno!”

Edith sospirò e rispose:

Mi hanno pubblicato un libro e ne vogliono un altro tra sei mesi. E se non lo faccio mi multano!”
Eric rimase ancora zitto, poi disse:

Certo che essere la donna che sta mettendo al mondo il figlio di Orlando Bloom ha i suoi vantaggi. Non solo ti porti a letto un uomo che è la quinta essenza della bellezza, ma solo perché lo fai ti fanno contratti da capogiro e ti fanno diventare famosa a tua volta. E ti lamenti pure... Mi fai schifo Norton! Ti preferivo quando lavoravi qua ed eri una reietta!”

Edith rise. Eric la stava prendendo in giro. Non parlava sul serio.

Ma allora è un si o un no?” chiese fingendo di essere infastidita.

Ma certo che è un si cara! Mica lascio la direzione di Vanity seppur temporanea!”



Edith stava leggendo un vecchio libro di Ken Follet. Si intitolava 'I pilastri della Terra' ed nonostante le dimensioni del libro, era arrivata già ad un buon punto.

Orlando la trovò così e baciandole la fronte, salendo sul letto vicino a lei, baciò anche la pancia.

Edith non sorrise, ma sospirando, mostrando il suo fastidio, chiuse il libro e disse:

Robin si è auto assunta. E cosa peggiore mi ha detto che per fare pubblicità al libro dovremmo fare delle cose che ritengo ignobili!”

Tipo?” chiese Orlando divertito, accarezzando la pancia di Edith.

Tipo prendere la nostra vita privata e sbatterla in prima pagina, come se si parlasse dei nuovi volti famosi di un reality show?” rispose Edith sarcastica.

Orlando sospirò e sdraiandosi nel letto disse:

Amore... Mi spiace dirtelo, ma sei famosa!”

L'ironia di Orlando fece arrabbiare Edith che, trattenendosi a stento dal lanciare il libro addosso al compagno, disse:

Tu sarai anche contento di questo, ma io non li chiamo i paparazzi ogni qualvolta usciamo di casa. Mi basta già che stiano in quasi tutti i posti dove andiamo...”

Sono quelli dell'ufficio di Robin che li chiamano. Mi telefonano, mi chiedono dove vado e quando arriviamo lì, ci troviamo i paparazzi!” replicò arreso Orlando.

Stai scherzando vero?” chiese Edith basita.

Orlando scosse la testa ed Edith, perdendo stavolta per davvero le staffe disse:

Allora sappi che, una volta nata Ella, io non uscirò di casa. E se lo farò e qualche paparazzo starà facendo delle foto nascosto chissà dove, il primo a pagarne le conseguenze sarai tu. Poi il paparazzo...”

Edith.. Non sono io che ho fatto le regole dello star-sistem e non credere che mi piacciano. Io ho provato tante volte a seminarli, ma se non sono quelli dell'agenzia, alle volte sono quelli del ristorante dove vai a mangiare o quelli del negozio dove vai a fare compere a chiamare, per far pubblicità al luogo dove stai e farlo diventare di tendenza.” rispose Orlando cercando di calmarla.

Io non rendo mia figlia il simbolo della tendenza o delle cose che vanno di moda. Mia figlia è una cosa mia, privata, che piaccia o no alla tua agente!” ribatté sempre più irritata Edith.

Orlando scosse la testa e cominciando a perdere la pazienza rispose:

Uno la mia agente ora è anche la tua. Due! Tutte le stelle del cinema fanno un'esclusiva ad un giornale, quando nasce la loro figlia o figlio. Guarda i Jolie Pitt. I Cruise Holmes. Quando sono nate le figlie i giornali di tutto il mondo hanno lottato per avere in esclusiva le prime foto. E ora che sta per nascere Ella, tutto il mondo vuole sapere com'è la prima figlia della stella del momento. E non hai la minima idea di quanti giornali stiano chiamando quella che ormai è la nostra agenzia per l'esclusiva che, spero, tu sia intelligente e faccia fare al tuo giornale. Così saremo davvero noi a decidere da chi, da cosa e come devono essere fatte le foto”

Edith spalancò la bocca e Orlando arreso attese l'invettiva della compagna. Che non tardò ad arrivare.

Stai mercificando mia figlia?”

Tua figlia è anche la mia!”

Questo non ti da il diritto di venderla come un pezzo di carne quando ne hai voglia. E soprattutto, prima che nasca!”

Io non sto mercificando mia figlia. E non ho nessuna intenzione di mercificare la sua immagine e la tua ancora prima della sua nascita! E smettila di urlare. Fa male alla bambina!”

Io urlo quanto mi pare e piace, se non hai ancora capito. Sono stufa di questo mondo che devo frequentare. Non è il mio. Il mio è fatto solo del mio nome scritto nell'editoriale o nell'elenco dei nomi delle redazione. Io non li voglio i riflettori puntati addosso, oppure avrei continuato a fare la pianista, o la modella come mia sorella. Tu vuoi una foto da bravo papà. La fai. Ma da solo. Senza di me e senza di Ella!”

I toni della discussione si erano infiammati da parecchio ed Orlando era realmente cosciente del fatto che Edith non poteva fare così perché, altrimenti, avrebbe davvero danneggiato la bambina. Ma il suo orgoglio urlava vendetta e la ragione aveva la peggio su questo sentimento incontrastato.

Ci daranno soldi. Pubblicità. E ci pagheranno, solo per quattro scatti che dovremmo fare sorridendo ad un obbiettivo. Ora basta. Mettiti il cuore in pace e capisci che il mondo vuole sapere di che colore ha gli occhi nostra figlia. Che ti piaccia oppure no”

Se le cose stanno così sai cosa ti dico Bloom? Puoi andare a dormire nella stanza degli ospiti stanotte...”

Mi stai cacciando?”

Orlando era incredulo. Pensava che Edith gli avrebbe dato un'alternativa, una pace armata, una ripicca fatta solo per poter vincere su di lui. Ma non fu così. Incrociando le braccia al petto annuì e indicando la porta disse:

Quella è la porta. La camera degli ospiti sai dov'è. Buonanotte!” e dicendo questo gli tirò il cuscino in faccia.

Orlando si parò con il braccio e prendendo il cuscino che era caduto in terra, senza dire nulla, lasciò la stanza fumante di rabbia. Proprio come Edith.



Orlando dormiva nel letto degli ospiti, con una sola coperta buttata addosso. Si stava rigirando, quando con gli occhi gonfi di sonno, sentì della musica in salotto.

Amava la musica del pianoforte, ma sentirlo suonare di notte gli faceva venire la pelle d'oca. Con tutte quelle trasmissioni sul paranormale, con fantasmi che infestavano le case, bambini che gridavano mamma e palle invisibili che rimbalzavano nel vuoto, case maledette e famiglie uccise da un loro componente, aveva cominciato ad impressionarsi anche lui.

Prendendo una lampada -anche se mentalmente si dava dell'idiota, dato che, se era un fantasma non gli poteva fare nulla con una lampada in mano!- lento scese le scale. Nella sala trovò Edith che, attenta, senza alzare lo sguardo o sbagliare, stava suonando una delle arie di Beethoven, suo artista preferito.

La guardò in silenzio, con la lampada in mano. Sorrideva come un ebete e tutta la rabbia provata prima quasi si era dissolta. Come tutte le volte che tra di loro c'era qualche piccolo screzio. Edith cominciava a suonare e tutto si dissolveva nota dopo nota.

Guarda che lo so che sei lì. Smettila di stare fermo come un baccalà e se vuoi vieni vicino a me, oppure vai a dormire!”

Che hai? I super-poteri?” chiese Orlando avvicinandosi.

No! È che quando ti muovi sembri un elefante!” rispose Edith senza smettere di suonare.

Orlando sollevò un sopracciglio risentito ma fu Edith a domandare:

Scusa? Che ci fai con una lampada in mano. Vuoi ammazzare i topi? Ti devo ricordare che abbiamo preso tutto o quasi da Roche Bobois? Quella lampada inclusa!”

Orlando guardò la lampada sentendosi subito ridicolo. Che cosa le diceva? Che credeva di avere sentito un fantasma e che aveva preso una lampada per difendersi.

Avevo sentito dei rumori e ho pensato fosse un ladro”

Un ladro che suona il pianoforte?” ironizzò Edith.

Orlando scrollò le spalle e si poggiò sul piano e con una mano sul mento, disse:

Ti amo!”

Anche io!”

Edith. Facciamo il servizio sulla tua rivista. E se ci pagano, sai cosa facciamo? Diamo i soldi ad un canile!”

Edith lo guardò e disse:

Saranno un mucchio di soldi. Facciamo una parte ad un canile, una parte ad un orfanotrofio!”

Orlando ci pensò qualche secondo poi, sorridendo, disse:

Si! Ci sto! E diamo gli indirizzi dei due luoghi per fare donazioni quando nascerà Ella e le faranno regali!”

Edith annuì e rispose:

Ci sto! Basta che aspettiamo che mi sia rimessa al meglio. Non voglio essere mostruosa nella mia prima uscita pubblica dopo il parto!”

Orlando rise e allungandosi la baciò.



Edith sollevò il calice e disse:

Come ben sapete, tra poco diventerò mamma. So che vi starete chiedendo che mostro potrà nascere da una stronza simile. Spero che sia un bel mostro e che sia una bambina sana. Come sperano tutte le mamme del resto. Quello che vi volevo dire è che mi sto preparando al parto e che questo non prevede sgridate e arrabbiature. Ma solo sano relax. Vi lascio quindi nelle mani di un caro amico... Eric Waugh, già direttore assieme a Dylan Garth, del giornale indipendente 'The Bite'. Spero che mi facciate fare una buona figura e che, quando tornerò, tra un paio di mesi, non trovi la redazione sottosopra. Mi mancherete. E non è retorica. Non è nelle mie corde utilizzarla. Quello che voglio è che tutti siate tranquilli e che possiate lavorare bene in questo momento in cui sto pensando a fare la mamma.” e alzando il calice commossa, ignorando i singhiozzi di Laura che l'avrebbero fatta scoppiare in lacrime -accidenti agli ormoni!- fece un brindisi dicendo: “Alla mia redazione. E a Vanity Fair!”

Alla redazione e a Vanity Fair!” ripeterono tutti ad una sola voce.

Tutti l'abbracciarono e le augurarono buona fortuna. Chi con sincerità, chi un po' meno.

Ma non era quello l'importante per Edith Norton. Un anno prima aveva lasciato quella redazione per ordine di Brian Stephensons. Ora che c'era tornata in pompa magna da capo, la lasciava temporaneamente per un più lieto compito: fare la mamma.

E anche se un po' le dispiaceva, perché amava veramente il suo lavoro, l'idea che la sua vita stesse prendendo una piega diversa da quella che si aspettava all'inizio, o meglio, nel catastrofico inizio del 2006, la elettrizzava non poco. E le faceva sentire che, se solo voleva, poteva programmare il parto, scrivere il libro, dimagrire quei pochi chili che con la dieta non era ancora riuscita a perdere e forse un giorno -perché no!- sposare Orlando Bloom. Il padre della sua bambina. E soprattutto l'uomo che l'aveva completata e resa la persona felice e positiva che era in quel momento.


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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Voglio cogliere l'occasione per ringraziare Klood che mi ha recensita anche questa volta.

Ringrazio anche i restanti silenziosi lettori.

Vi auguro una buona lettura e alla prossima.

Niniel82





Capitolo 38: Isn't she lovely?



Ob? Ob? OB?”

Orlando che stava dormendo tranquillo si svegliò di soprassalto e grugnì:

Amore che c'è?”

Mi sa che ci siamo. Ho contato le contrazioni. Sono vicine e ad intervalli regolari. Ella sta per nascere!” rispose Edith agitata.

Orlando la guardò pensieroso, ma non si alzò dal letto, anzi, chiese alla compagna:

Edith, sei sicura? Le altre volte...”

A parte il fatto che è successo solo tre volte. E poi, prima del parto, ci sono sempre dei falsi allarmi! In 'Mamma felice, bambino sano' lo dice nei capitoli che riguardano appunto le contrazioni e il parto!”

Accidenti a me e a quando ti ho regalato quel libro!” la bloccò Orlando e alzandosi disse: “Vado a mettermi i jeans e a prendere la valigia...”

Fai in fretta!” disse Edith agitata.

Tanto lo so che alle sei torniamo a casa!” rispose Orlando afflitto.



Non lo so mamma! Non ne ho la minima idea. L'hanno presa in consegna e non mi hanno detto più nulla. Mamma! Il monitoraggio lo sta facendo ogni settimana e alla fine me la ridanno indietro, non la ricoverano per farla partorire perché è troppo presto e me la riporto a casa!”

Orlando con gli occhi gonfi di sonno, parlava con la madre, passando la mano sul viso di tanto in tanto.

Era esausto. Da quando si era avvicinata alla fine del tempo, Edith aveva preso la straordinaria abitudine di andare all'ospedale una notte si e l'altra pure, salvo poi, una volta finita la veglia, essere rimandata a casa senza troppi complimenti.

Cosa che cominciava ad infastidire Orlando che si stressava ogni giorno di più.

Infatti, appena salutò la mamma, Edith, camminando lenta per via del pancione, sorridente disse:

Ho voglia di qualche cosa di dolce. Andiamo a casa? Ho preso quelle merendine al latte al Sansbury's che sono meravigliose”

Orlando scosse la testa.

Se continuavano così Edith non sarebbe arrivata al parto. L'avrebbe uccisa prima.



Mi sento strana da stamattina. Non lo so che cosa sia. Sento continui dolori alla schiena ed è come se la pancia mi pesasse terribilmente!” disse Edith guardando Rachel che sfogliava interessata un dépliant di un agenzia di viaggi.

L'amica senza alzare lo sguardo, replicò:

Stai andando tutti i giorni all'ospedale. E tutte le volte ti controllano. Ha detto Orlando che una volta hai diretto un'infermiera alle prime armi!”

Non è vero!” esclamò Edith sorridendo. “Orlando lo dice per ironizzare, mica perché è successo davvero!”

Ti conosco Edith Norton. E so quanto sai sbraitare se le cose non sono fatte come vuoi tu. Fai paura!” la smentì Rachel, sorridendo conciliante.

Edith le fece il verso e disse:

La vecchia Edith è morta. Ora sono solo una buona e dolce mamma!”

Lo spero per Ella!” ribatté Rachel riprendendo a leggere il suo dépliant. “Ma come dice il detto? Il lupo perde il pelo...

Sono cambiata davvero!” sorrise Edith e proprio in quel momento suonò il campanello.

Di sicuro è Emma!” e si alzò ad aprire toccando subito la pancia e facendo una smorfia.

Rachel la guardò e alzandosi, disse, fingendosi indifferente:

Stai lì. Vado io ad aprire alla trepidante zietta!” e lasciò Edith che si sedette facendo un grosso respiro.

Come previsto, dietro la porta, c'era Emma che togliendo il foulard disse:

Come mai la mia sorellina non è venuta ad aprirmi? Un altro falso parto in atto?”

Rachel fece si con la testa e rispose:

Ho visto che ha dei dolorini. E visto che non ho voglia di andare all'ospedale e stare lì buttata senza fare nulla, l'ho fatta sedere e sono venuta ad aprirti”

Entrarono in sala e stavano ridendo, quando videro Edith, completamente bianca a tremante che chiese:

Credete che sia normale che perda tutto questo sangue!”

Gli occhi di entrambi si puntarono fissi sulla terribile macchia rosso scuro che si stendeva sui pantaloni della tuta chiara.

Fu Rachel la prima a reagire e dire ad Emma:

Chiama i tuoi e digli di andare subito all'ospedale. Stavolta Ella sta per nascere davvero!”e avvicinandosi alla amica sorridendo, disse: “Stai per diventare mamma. Complimenti!”

Edith sospirò e disse:

Non sento la bambina muoversi. Non la sento da ieri...”

Rachel la guardò allarmata, ma cercando di dissimulare le sue emozioni disse:

Anche Charlotte non si muoveva quando stava per nascere. Ora andiamo all'ospedale e facciamo uscire l'erede della casata Bloom e vediamo finalmente a chi somiglia!”

Si mamma! Ora prendiamo la macchina e andiamo. Si! Ci vediamo là. Tranquilla!” disse Emma entrando nel salotto.

Emma si avvicinò ticchettando come in passerella parlando al telefono con la madre. Non sfilava più, ma era una modella nel DNA, nonostante tutto.

Rachel la guardò e disse:

Aiutami a portala in macchina! Andiamo... E teniamo la calma!”

Emma annuì e guardò la sorella che mormorava parole che non poteva sentire.


Dom guardò Orlando che aveva due profonde occhiaie viola e ridendo disse:

Allora? Se la bambina non è nata e non mi hai detto nulla, sappi che mi arrabbio!”

Elijah rise e replicò:

Sempre il solito cazzone. Non lo vedi che il nostro bell'elfo è morto di sonno?”

Orlando fece una smorfia a tutti e due e rispose:

Edith sta passando l'ultima parte della gravidanza a rompermi i maroni, svegliandomi di notte e dicendomi che sta per partorire. Cosa che puntualmente non accade!”

Eh! Bella la vita responsabile Ob, vero?” scherzò Dom.

Elijah guardò l'amico di Manchester e ridendo disse:

Ma non sei tu quello che sta stressando Evangeline per avere un figlio?”

Invenzioni giornalistiche Elijah! E sarei grato che mi chiedessi le cose, invece di credere ai giornali!” rispose tranquillo Dom.

Orlando sbadigliò e intervenne:

Spero davvero che quando Ella nascerà le cose cambino, altrimenti qua mi trovate invecchiato di vent'anni!”

I due risero sotto i baffi. Si erano riuniti a Londra perché Elijah era lì per girare un film. E come sempre, da quando era cominciata la trilogia e avevano stretto amicizia, appena potevano si incontravano.

Normalmente i bambini, i primi mesi piangono molto, troppo!” sorrise malefico Dom.

Sembra quasi che ci proviate gusto!” rispose Orlando guardando torvo i due.

Stavano cominciando a prendersi in giro, quando il cellulare di Orlando squillò.

Fece segno di fare silenzio e rispose:

Amore! Ah! Sei tu Rachel. Che è successo adesso? Cosa? Sei sicura? Ma davvero? Ok! Arrivo subito...” e chiudendo il telefono, guardando gli amici spaventato, esclamò: “Edith ha avuto un'emorragia! Adesso è all'ospedale!”



Orlando entrò di corsa nella corsia e trafelato chiese:

Dov'è?”

La stanno operando!” disse Rachel con gli occhi gonfi.

Vicino a lei c'era John che quando vide Orlando lo abbracciò forte, come un amico fa quando le cose non vanno bene.

Sta bene, vero?” chiese quasi con le lacrime agli occhi Orlando all'amico.

John chinò la testa e la scosse dicendo:

Non lo so. Da quando sono arrivato so solo che l'hanno portata dentro e che la stanno operando, per salvare lei e la bambina. Non so altro... Vorrei dirti che tutto va bene...”

Orlando si guardò intorno. Sua madre non era ancora arrivata. La madre di Edith era lì e piangeva. Paul stava vicino a Yvonne. E persino Jessy, accompagnata da un nuovo compagno era lì ad aspettare.

Una strana sensazione nel vedere tutta quella gente lì lo pervase. Era successa la stessa cosa quando era caduto dal tetto e si era rotto la schiena. Tutti avevano atteso: parenti, amici. Tutti erano accorsi per vedere come stava. E lui si era salvato per miracolo.

Con lo sguardo perso si voltò ad osservare i presenti in cerca di un appiglio che non trovò, poi sentì salire veloce un groppo alla gola e piangendo disse:

Edith è morta, vero?”

Tutti si voltarono e lo guardarono sbigottiti.

Lo so. Si fa sempre così, quando muore qualcuno. È morta e voi non me lo volete dire!” continuò Orlando.

Fu Patrick a sollevarsi e abbracciandolo cercò di calmarlo con quella stretta silenziosa e forte. Paterna.

Non le voglio perdere, Patrick. Non le voglio perdere!”

Non le perderai. Edith è forte, non permetterà nemmeno a Dio di portarle via la sua bambina!”

Emma, vicino a Eloise piangeva disperata. Cosa che non rendeva Orlando tranquillo. E non era cattiveria. Si piange quando, dopo tanto tempo, si riallaccia un rapporto con qualcuno di importante e lo si vede portato via da un momento all'altro.

Tirò con il naso. E si guardò intorno. Tutto stava diventando confuso. Aveva detto a Dom ed Elijah che li avrebbe avvisati quando avrebbe saputo qualcosa, qualsiasi cosa. Ma in quel momento non aveva nessuna voglia di sentire nessuno. Già vedere tutta quelle gente lì, che lo guardava apprensiva e mentalmente si domandava cosa sarebbe successo se le cose fossero precipitate, lo faceva soffocare.

Sentì una mano tirarlo e farlo sedere sulla panca, la stessa dove Emma stava singhiozzando. Non sapeva chi era stato, ma era sicuro che era la stessa persona che dopo gli porse un tè caldo e che gli diede qualche pacca nella schiena.

Le voci intorno a lui divennero brusii indistinti. Riusciva solo a ricordare quello che era stato prima di quel momento, ogni suo minuto, secondo, attimo vissuto con Edith.

Dal loro incontro al Hard Rock, fino alla festa a casa di Brian dove la notò con un bellissimo vestito bianco al banco del buffet. Al loro incontro scontro alla presentazione del libro e alla nomina di Edith e Rachel come ambasciatrici UNICEF.

Alla faccia tosta di mandargli dei carciofi in risposta al suo mazzo di fiori, che lui aveva spedito per ringraziarla dell'articolo che aveva scritto.

Per non parlare della lite silenziosa al Barracuda quando si incontrarono per caso, il giorno del compleanno di Edith e John invitò tutti alla Guildhall. Pochi giorni dopo, lui si beccò un ceffone e John trovò la donna che avrebbe sposato.

E allora di nuovo fiori e telefonate. Fino a che Edith non accettò di uscire con lui. E Brian decise di montare quella storia con il Sun, sancendo la fine della sua storia con Edith e di quella di Orlando e Kate.

Orlando si chiedeva spesso se fosse stato un bene o un male. Quando guardava Edith dormire serena, o passeggiare nella sua casa, canticchiando dolce con il suo pancione, o quando facevano l'amore... Beh! Allora pensava che fosse una fortuna. Quando litigavano invece...

Ma Edith era unica. Chi ti porta fino a Parigi in macchina solo per riprenderti il tuo amore? E chi può pensare che per risollevarti l'unico amico degno è un diario che, dal 13 gennaio 2006, Orlando aveva compilato più o meno quotidianamente, al punto che Edith dovette regalargliene un altro prima del compleanno?

E solo allora scoprire di essere attratto da lei. Dalle sue mille sfaccettature, che la rendevano forte come un roccia e delicata come un farfalla. Dalla sua intelligenza. Dalla sua caparbietà. Dalla sua sagacia e dal suo terribile sarcasmo, pungente come un porcospino.

A lei che era stata capace di passare uno stranissimo Capodanno abbracciati in silenzio, nella stanza di lui, che piangeva disperato. L'aveva aiutato.

E poi l'aveva aiutata.

L'aveva portata a Los Angeles e l'aveva accolta a casa, impazzendo di gelosia quando si era concessa per una notte a Jude Law. Si era suicidato, metaforicamente, invitandola a casa. L'aveva amata da subito, da quando l'aveva vista ballare la lap dance contro il frigorifero. Fino a che tutto sfociò con il loro primo bacio.

Da lì tutto precipitò. Nel modo migliore. Si innamorarono e si rincorsero. Fino a quella torrida giornata d'estate nella sua roulotte, dopo che lei lo raggiunse sul set dei Pirati dei Caraibi, quando fecero l'amore, qualche giorno dopo essersi dichiarati.

E subito arrivò Ella.

Possibile che tutto fosse successo in poco, pochissimo tempo?

Eppure ora lì. E tutti quei ricordi, quegli sguardi, dal primo all'ultimo, dalla sorpresa alla gioia, dalla rabbia alla soddisfazione di averlo ferito, dalla tristezza al pianto, si accavallarono nella testa di Orlando creandogli un vuoto dentro, talmente profondo che quasi sentiva di poter essere risucchiato dentro, sgretolarsi davanti a tutti o implodere.

Che cosa sarebbe stata la vita se Edith non ce l'avrebbe fatta?

Come poteva la cosa più bella che può succedere a due persone che si amano, diventare l'incubo peggiore per il padre che stava ad aspettare che esito le aveva preservato il destino?

Aspettiamo un bambino Orlando. A fine aprile diventeremo mamma e papà!

Era il 20 Aprile. 20 Aprile 2007.

E non voleva davvero che, come per Rocio a Barcellona, ci fosse una lapide su cui scrivere che il destino aveva chiuso gli occhi di Edith e quelli di Ella prima di poterlo vedere sorridere felice.

Sonia entrò e guardandolo allungò le braccia e Orlando corse verso la madre e scoppiò in un pianto dirotto, come quello di un bambino.

Andrà tutto bene. Quella ragazza ha forza per entrambi. Si salveranno sia Edith che Ella. Ne sono certa!”

Sentire dire da sua madre quello che gli avevano ripetuto tutti quanti, lo tranquillizzò. Orlando non capiva il motivo, ma sapeva che se sua madre non aveva paura, allora anche lui non ne doveva avere.



I giornalisti stavano sotto chiedendo a chi potevano che cosa stesse succedendo.

Qualcuno dall'ospedale stesso aveva dato la soffiata della tragedia che si stava consumando tra le mura della clinica, al punto che chi aveva sentito qualche cosa dalla televisione, cercava di chiamare Orlando per avere informazioni.

Orlando, che non se la sentiva di parlare con nessuno, quasi che il solo farlo gli avrebbe fatto vomitare tutte le viscere, spense il cellulare e in silenzio guardava disgustato la folla sotto l'entrata della clinica, che quasi se ne infischiava di essere in un luogo di dolore e di riposo, chiamando e gridando domande che lui non sentiva.

Stava pensando a questo, quando sentì le porte aprirsi.

Si voltò e vide il dottore. Era stanco. L'operazione era stata lunga e di sicuro difficile.

Quando vide Orlando a grandi falcate si avvicinò a lui e togliendo la cuffietta verde della sala operatoria, disse:

Posso informarla che la situazione, al momento dell'arrivo di sua moglie all'ospedale era critica. Abbiamo dovuto intervenire chirurgicamente, volente o nolente. L'operazione è stata lunga e difficile. Ma... Tutto si è risolto bene. Sua moglie è ancora sedata dall'anestesia, ma può vedere sua figlia al nido. È una bellissima bambina di tre chili e trecento grammi. Auguri signor Bloom!”

Orlando annuì e guardò il dottore allontanarsi. O meglio, fissò le scarpe del dottore che si allontanava da loro.

Ci volle qualche minuto perché immagazzinasse la notizia, poi si voltò e si guardò intorno. Tutti sorridevano e piangevano.

E nonostante il contrasto delle emozioni nei presenti, sentì il magone sciogliersi lentamente. E quando lo sentì scendere esplodere nello stomaco diventando un'ondata calda, che salì fino alla gola e lo fece gridare:

Sono papà!” e tutti corsero ad abbracciarlo e congratularsi.



Entrò nel nido quasi in punta di piedi.

L'ostetrica gli sorrise e gli disse:

Coraggio! Non mordono!”

Era la prima volta che Orlando provava una certa paura di incontrare qualcuno. Anche se qualcuno era davvero importante come lo era Ella per lui.

Si avvicinò ad una culla dove, sotto una copertina rosa, dei piccoli piedini si muovevano. Sorrise e subito le lacrime arrivarono agli occhi. Avrebbe tanto voluto assistere al parto, ma il destino aveva voluto che fosse quello il loro primo incontro.

L'ostetrica prese la bambina in braccio e disse:

Le presento Ella Bloom, sua figlia!” e le porse il piccolo fagottino.

Orlando lo prese e sentì il cuore scaldarsi toccando sua figlia.

La guardò con un sorriso ebete e disse:

Benvenuta amore mio. Mi hai fatto penare ed eccoti qua!”

Sentendo la sua voce, la bambina si mosse, sbattendo le piccole braccine e sorridendo, aprì gli occhi velati, che non potevano vedere bene chi avevano di fronte, ma che in quel piccolo gesto, racchiudevano la cosa più importante. Per la prima volta che Ella aveva aperto gli occhi al mondo, lo aveva fatto quando aveva sentito la voce di Orlando. La prima volta che si incontrarono. E poggiandola alla sua guancia, la cullo piano, mormorando:

Grazie piccola!”



Edith dormiva tranquilla. Il dottore aveva detto che ci volevano pochi minuti affinché si svegliasse. Orlando si era seduto vicino a lei e stava con la mano di Edith stretta tra le sue.

La stava baciando dolcemente, quando gli occhi della ragazza si aprirono.

Sorridendo, Orlando accarezzò i capelli di Edith e dolcemente le disse:

Buongiorno principessa!”

Edith sorrise un attimo, poi, rendendosi conto di dove fosse, toccò la pancia, ritornata piatta e sollevando la testa, disse, con voce roca:

La bambina! Dov'è?”

Orlando sorrise e alzandosi dalla sedia, sorrise e rispose:

Ella Isabel Bloom è nata e sta bene. La devono tenere un po' al nido per dei controlli perché è nata in condizioni un po' complicate. Ma lei è sana. L'ho vista e l'ho presa in braccio. E mi hanno detto che, appena sarà il momento, la portano mangiare per la prima volta con te...”

Edith sospirò e si lasciò cadere nel letto e guardando il soffitto, con le lacrime che cominciarono a cadere nel cuscino, disse:

Ho avuto paura di non vederti mai più. Ho avuto paura di morire. E di potermi portare via mia figlia. Oppure di metterla al mondo e di non vederla proprio...”

Orlando si sollevò e baciandole la bocca, ribatté:

Shh! Tranquilla. Va tutto bene! Ora ci sono io con te!”

Edith si avvicinò a lui e con un sospiro rispose:

Stringimi, Orlando. Stringimi...”

Orlando la strinse e con un sospiro, pensò che se davvero l'avrebbe persa, quel vuoto che aveva avvertito gli avrebbe squarciato il petto gli avrebbe strappato il cuore e se lo sarebbe portato via.



Tutti i parenti guardavano ammirati la bambina.

Non è carina?” disse qualcuno.

Carina? Ella è bellissima!” disse Orlando che stava da parte mentre Elijah, che era arrivato assieme a Dom dopo aver saputo della nascita della bambina, con la telecamera per riprendere il momento.

Allora? A quando il fratellino?” chiese Eloise, con un sorriso radioso, da neo nonna, fiera di esserlo.

Orlando ed Edith si guardarono e sorrisero, scuotendo la testa. Fu Edith a rispondere:

Aspettiamo un po' per il fratellino!” e accarezzò la testolina piena di capelli neri della figlia, che dormiva tranquilla.

Sembrava un vecchia, tanto era grinzosa e quasi si sentiva un po' triste di non averla sentita piangere per la prima volta, di non averla potuta mettere vicino a se appena nata e salutarla per prima. Ma ora che l'aveva in braccio, sentiva quasi che non poteva fare a meno di tenerla così. Era sua, solo sua. E un po' di Orlando certamente. Gli altri potevano solo stare a guardare. Dovevano solo stare a guardare.

Allora il prossimo passo sarà il matrimonio, immagino!”

Era stata Sonia a parlare. Orlando guardò Edith e la figlia. Quella era la sua famiglia, anche senza il matrimonio. Ma, per quanto assurdo potesse sembrare, era uno all'antica. Ed ora che le vedeva tutte e due così indifese, ancora di più dopo quello che era successo, che quasi gliele aveva fatte perdere entrambe, sentiva che il matrimonio era l'ultimo passo da fare. Magari non con la bambina così piccola, ma appena fosse cresciuta un po'.

Allora avrebbe chiesto a Edith di diventare sua moglie.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare Klood, che come sempre mi emoziona con le sue recensioni e chiaretta di cui cominciavo a sentire la mancanza ma che ieri mi ha fatto una sorpresa e mi ha recensito. Vorrei inoltre chiedere scusa alle loro coronarie e a quelle di tutte le altre lettrici che hanno avuto un colpo per colpa del parto di Edith.

Voglio rassicurarvi dicendo che non sarà l'unico. Ahahahahahah! Risata malefica...

Sono cattiva, lo so.

Questo è il nuovo capitolo.

Ringrazio tutti i lettori silenti. Chi mi aggiunge alle preferite, seguite e ricordate.

E chi continua a leggermi dopo quasi cinque anni.

Spero che sia una buona lettura.

Niniel82.





Capitolo 39: Rachel & John's Wedding.



Edith si guardò nello specchio con un sorriso soddisfatto. Le ciambelle mangiate in gravidanza, grazie al repentino intervento del ginecologo che l'aveva messa a dieta, non avevano avuto la meglio sul suo fisico che ora entrava nella quarantaquattro. Certo! Lei era una quaranta, ma per una che aveva partorito da appena un mese, le cose non erano poi andate così male.

Orlando, elegante, entrò nella camera, con Ella che dormiva in braccio a lui. Era strano vedere un esserino così piccolo in braccio ad un uomo fatto, con grosse spalle.

Quando la vide, stretta in un abito color lavanda a corpetto, fischiò e disse:

Amore! Sei bellissima!”

Aspetta di vedere Ella quando avrò finito di vestirla e allora sarà una bella lotta!” rispose al complimento Edith.

Orlando sollevò delicatamente la piccola e la diede alla madre, dicendo:

Bene! Ora vai dalla mamma, che ti deve fare bella!” e baciando Edith, indicando i piedi nudi, aggiunse: “Vado a mettermi le scarpe. Tua figlia ha cominciato a piangere quando stavo per metterle!”

Edith prese la bambina e fingendosi risentita, ribatté:

Quando urla e piange è mia figlia, vero?”

Colpa mia se quando ti ho conosciuta sbraitavi?” rispose Orlando allontanandosi.

Edith guardò la figlia e le disse:

Sappi una cosa. Un giorno la mamma e il papà ti parleranno del loro primo incontro. Sappi che qualunque cosa dirà papà... Non gli devi credere. Mai. La mamma non grida e non sbraita. E il papà che rompe le scatole sempre e fa arrabbiare la mamma...”

TI SENTO!” gridò Orlando dalla camera da letto.

Edith si morse piano la punta della lingua facendo una smorfia divertita, come quella dei bambini che vengono sgridati, ma non sono per nulla pentiti di quello che hanno fatto. E sorridendo sussurrò ad Ella:

Che ti avevo detto?” e sorridendo la poggiò sulla spalla, non prima di aver poggiato sulla spalla l'asciugamano per ripararsi dai piccoli rigurgiti.



Rachel stava con la vestaglia davanti allo specchio, nervosa.

E pensare che non è la prima volta che ti sposi!” disse Edith guardando Ella che dormiva dentro la carrozzina ultimo modello.

Appunto perché so a cosa sto andando incontro ho paura!” rispose Rachel alla battuta di Edith. “Sto solo pensando se le cose andranno bene!”

Non hai una sfera di cristallo per saperlo. Devi solo vivere il momento!” continuò Edith, guardando fisso la figlia che dormiva tranquilla, ignorando le sue attenzioni.

Norton! Tu non hai capito nulla! Sto pensando alla funzione, alla festa. Ho paura che alcune cose che ieri non erano pronte, non siano pronte nemmeno adesso...”

Fu Emma a mettersi vicino a Rachel e dirle:

Tesoro! Sei in mano al miglior wedding planner di tutta la Gran Bretagna. Sarà tutto apposto. Sa quello che fa. Tranquilla!”

Edith guardò l'amica che veniva preparata. Era bellissima. Molto di più della prima volta che sembrava quasi spaurita, stretta nell'abito da sogno che aveva scelto, seguendo il sogno della bambina che stava dentro di lei.

Ora aveva pensato ad un vestito più sobrio, con una gonna lunga e per niente larga, il tanto che le consentiva di camminare, con un piccolo strascico dietro. Il corpetto era elaborato e senza bretelline. Tra i capelli aspettava di essere appuntato il velo, una volta finita l'acconciatura.

Edith era emozionata. Davvero emozionata.

Non credeva quasi di rivedere Rachel di nuovo felice. E di esserlo anche lei, tra l'altro.

Edith sospirò. Rachel se ne rese conto e con un sorriso dolce disse:

Tranquilla! Lo chiederà anche a te!”

Tutti la guardarono. Edith si sentì imbarazzata.

Anche le persone che si erano aggiunte alle damigelle nella stanza della sposa, sapevano che la damigella d'onore era la stessa che appariva in tutti i giornali, vicino ad Orlando Bloom. E che la bambina che dormiva nel carrozzino era la loro figlia.

Avide quindi, molte orecchie si aprirono. Avere notizie del genere da un fonte diretta, anzi direttissima, come un TAV che si ferma solo alle stazioni principali, era davvero una cosa unica. E un buon modo per fare qualche soldo extra.

Edith sospirò. Quasi le dispiaceva deludere tutte quella facce che con espressioni più o meno rapaci, aspettavano di sapere che mancava solo l'anello, ma che tutto era stato deciso.

Quando Orlando mi chiede di sposarlo, giuro, lo intervisto e lo metto nella copertina di Vanity, con il sottopancia che dice FINALMENTE! Ma quando quello si deciderà a sposarmi, vedrai... Gli asini impareranno a volare. I maiali avranno le ali ed Ella avrà quarant'anni!”

Tutti risero. Ma Edith dentro non aveva nessuna voglia di ridere.

Quella mattina, entrando a casa di Rachel aveva visto Jessy che le aveva detto che, finalmente, lei e Paul erano tornati assieme e che entro la fine dell'estate si sarebbero sposati.

L'unica che aveva qualche piccolo rimpianto, nonostante la grandissima felicità di essere una madre e di avere un compagno che l'amava, era lei.

Lei, a differenza di molte donne in carriera, con la ventiquattrore come compagna, il frigo pieno di surgelati e amiche single che dicevano di odiare il matrimonio, voleva sposarsi. Amava l'abito bianco, la cerimonia, l'emozione di essere guidata dal padre verso Orlando, guardandolo dalla cortina di un velo bianco.

Amava il momento il cui padre l'affidava allo sposo, per tutta la vita, con la speranza che la trattasse bene.

infondo Brian non la voleva rendere madre ed era dovuto arrivare Orlando per farlo, rendendola madre di Ella. Possibile che adesso dovesse aspettare un altro per sposarla? Non esisteva proprio! Non voleva nemmeno immaginare una vita senza Orlando.

Avrebbe aspettato con pazienza certosina la proposta di Orlando e quando sarebbe arrivata, se mai fosse arrivata, sarebbe stata accolta con gioia.



L' Ave Maria di Schubert risuonò nella chiesa mentre Edith all'altare, osservava John sorridere vicino ad Orlando e guardava Rachel, con Charlotte che camminava davanti a lei buttando petali di fiori prima che la madre passasse, raggiungere raggiante l'altare.

Rachel era quasi una visione, tanto era bella, felice, stretta al braccio del suo patrigno, ottimo sostituto della figura paterna nella vita di una bambina che aveva perso il padre quando aveva appena tre anni.

Edith sollevò lo sguardo e notò che Orlando la stava guardando. Quando i loro sguardi si incrociarono la ragazza sorrise e l'attore felce lo stesso, giocherellando con qualcosa nella tasca. Presumibilmente le fedi di John e Rachel.

Commossa sentì uno strano calore pervaderla. Sapeva che non si doveva aspettare nulla da Orlando. Ma sapeva di amarlo tanto quanto si amavano John e Rachel.



Orlando batté sul bicchiere per richiamare l'attenzione. È usanza inglese che, durante il banchetto, il best man, ovvero il testimone dello sposo, faccia un discorso in onore degli sposi. Lo aveva fatto già una volta per John. Sperava davvero che ora le cose andassero meglio.

Quando tutti si voltarono verso di lui, Orlando schiarì la voce e allegro disse:

Prima di tutto, colgo l'occasione per dire buon appetito a tutti. E poi vi annuncio che, si! Dopo il discorso del padre della sposa... Credo che sia arrivato il momento del discorso del best man. Come tutti i parenti di John sanno, sono stato il best man di John anche la prima volta. Lui e Rocio si sono sposati quando la loro storia era appena cominciata. Ricordo di averlo messo in guardia. Il suo amore per Rocio era grande. Una passione scoppiata da subito e vissuta con la stessa ferocia degli amori giovani. Anche io ho amato tanto a ventidue anni. Non tanto quanto John, che dopo aver mollato la scuola di recitazione, perché non si sentiva adatto -senza dimenticare che per entrare alla Guildhall si fanno molti sacrifici- aveva preso architettura, si era messo al passo con gli studi di quelli del suo anno e ha trovato un grande amore. E come non si poteva voler bene a Rocio? Era una ragazza solare, forse – e scusate il luogo comune- come il suo paese. Nonostante questo, non ero tranquillo. Il loro amore era grande. Ma sposarsi in fretta era esagerato, anche per chi si amava come loro. Mi dovetti ricredere anno dopo anno. La loro storia cresceva con loro, con la loro intelligenza che il destino mise alla prova, insieme al loro amore, facendoli lavorare nello stesso posto, non facendoli mai finire in competizione, ma godendo dei successi reciproci, come solo chi si ama davvero riesce a fare. Mi trovai, ed è meschino dirlo ma era così, ad essere invidioso della relazione di Rocio e di John. Perché non avevo qualche cosa di simile. Quando loro si sono sposati, qualche mese dopo ho avuto un grosso incidente, come tutti ben sapete. In quel momento mi sono reso conto che io non avevo quello che aveva John. Se fosse capitato a lui -tocca ferro amico- Rocio sarebbe stata con lui. E io, quel tipo di supporto non ce l'avevo. Ho faticato per guarire e ci sono riuscito, con l'aiuto di John e della mia famiglia. Camminai quando nessuno mi dava una sola lira per la mia completa riabilitazione. Mi diplomai alla Guildhall e subito dopo partì perché la mia vita, grazie ad una telefonata più che buona, stava cominciando a cambiare. Stetti fuori un anno e quando tornai, nonostante il lavoro avesse ingranato, nessuna donna come Rocio mi era ancora stata vicino. E questo mi faceva sentire un po' da solo. Poi... Un giorno... Ero ancora in Nuova Zelanda. Stavo finendo le pick up del film che stavo girando. Vidi gli aerei bucare le due Torri Gemelle. E uno cadere sul Pentagono. Non sapevo cosa stava accadendo nella vita di John. Quello che era successo mi aveva scosso notevolmente. Dovetti aspettare qualche giorno in più per tornare a casa perché la fobia di un nuovo attacco aveva messo in ginocchio il pianeta intero. Tutti conosciamo la tragedia dell'11 settembre 2001, perché tutti abbiamo sentito che quello che credevamo sicuro non lo era più. E per tutti i simboli di quel giorno sono tanti: una tovaglia sventolata dalle finestre ai piani superiori dell'impatto; le persone che si uccidevano perché impazzite dalla paura; il fumo; i vigili del fuoco che lottavano per salvare qualcuno e dovevano farsi aiutare perché quel maledetto fumo entrava negli occhi, nella gola, non permetteva di respirare. Perché quel giorno per tutti il mondo è cambiato. Per me, l'11 settembre 2001 è la chiamata di John che mi diceva che Rocio era morta, durante il crollo delle Twin Tower. Ho capito allora che dovevo fare di tutto per aiutare John, perché sapevo che quando sarebbe stato il momento di incontrarci, avrei visto il mio migliore amico distrutto. E infatti gli dovetti stare vicino al funerale, che fece a Barcellona. E dovei stargli vicino nei mesi che seguirono. E capì che le loro anime erano unite e che la morte di uno dei due avrebbe portato via un pezzo considerevole dell'anima dell'altro. Lo aiutai a risollevarsi. E non fu facile potete giurarci. Non so quanto tempo passò perché lo sentissi fare una considerazione su di un'altra donna. O per permettere che qualcuna uscisse con lui. L'ho visto bere fino all'esasperazione. L'ho fatto riprendere dalle sbronze peggiori. Poi, piano piano, ha cominciato a risalire la china e, quando meno se lo aspettava... Rachel. La vita è strana. Io e la mia compagna attuale, che ci conosciamo da prima di John e Rachel – ed è grazie a noi se loro due si sono incontrati-, ci abbiamo messo un sacco di tempo per innamorarci. Loro hanno cominciato ad uscire assieme e la scintilla è scoppiata di botto. Come con Rocio qualche anno prima. Hanno avuto le loro paure. Hanno avuto le loro riserve. Ed io ed Edith gli siamo stati vicini, consigliando loro di buttarsi e cogliere l'attimo. E lo hanno fatto. Un giorno, la mia compagna, mi ha parlato di un qualche cosa intitolato 'Simposio' scritto da Platone. Diceva che l'anima degli uomini era come una mela, anni e anni fa. Perfetto e unico l'uomo era felice perché non aveva bisogno di amare, non aveva bisogno di qualcuno che lo completasse, perché lo faceva da solo. Zeus, geloso di tanta perfezione, divise l'anima in due parti e le allontanò l'una dall'altra, rendendo l'uomo un essere imperfetto, perché deve trovare quel pezzo che gli manca. Come le mele, che se le dividi in due, poi, combaciano perfettamente solo con il pezzo da cui sono state divise. L'uomo, da allora, cerca disperatamente il pezzo mancante. Credevo che John l'avesse trovata con Rocio. Ma mi sbagliavo. Dicono che il destino di ognuno di noi è scritto da qualche parte. Credo che l'amore di Rocio fosse l'amore della vita di John. Sbagliavo. L'amore di Rocio ha riempito la vita di John per un lungo arco di tempo. Ma lei non era la parte mancante della mela. Lei era una donna importantissima. L'anima gemella è questa donna che vedete davanti a voi. Una donna che gli ha portato fortuna e che ha riempito la sua vita di sorrisi e di gioia, come aveva fatto Rocio, ma che ha messo una nota di pazzia che prima non c'era nella vita di John. È per questo che al mio migliore amico e a sua moglie, auguro tutto il bene possibile. Di cuore!” e alzando il calice aggiunse: “A Rachel e John!”

A Rachel e John!” fecero eco gli altri, mentre John, emozionato si alzava e abbracciava Orlando, proprio mentre Ella scoppiava a piangere, costringendo Edith ad alzarsi dal tavolo per cullarla un po'.



Era stata una giornata spossante. Terribilmente spossante.

Edith si mise a sedere sul letto e Orlando, mettendo Ella nella culla di vimini, disse:

Bene! Almeno sono sicuro di poterti parlare ora!”

Edith aggrottò la fronte e guardando Orlando con interesse, lo guardò trafficare nella stessa tasca dei pantaloni.

Se hai intenzione di fare sesso stanotte, Bloom, sappi che cadi male. Sono stanchissima e non ho nessuna intenzione di concedermi. E lotterò se carcerai di prendermi con la forza!”

Orlando sollevò un sopracciglio e scuotendo la testa replicò:

Mi spieghi come diamine faccio ad essere serio con te?”

Infatti tu non sei quello serio della coppia, Bloom. Quella seria e con la testa sulle spalle, per tutti, tranne che per tua madre, naturalmente sono io!” lo punzecchiò Edith.

Orlando sbuffò poco convinto e prima che Edith potesse ribattere, disse:

Non voglio fare sesso. Anche io sono stanco e non darei il meglio di me. E visto che ti ho abituata al meglio...”

Posso ribattere?” domandò sarcastica Edith.

Orlando la fulminò con lo sguardo e serio continuò:

Un paio di giorni fa, io e John siamo andati a ritirare le fedi per il matrimonio. Stavamo parlando di voi, naturalmente. Di te e di Rachel...”

Avevo capito!” esclamò caustica Edith.

Così non mi aiuti. Mi fai parlare?” si lamentò Orlando.

Vedendo che Edith non interveniva, continuò:

Mi ha detto che quando gli ha chiesto di sposarlo, John a Rachel, non era sicuro di quello che stava facendo. Sapeva che stavano assieme da poco tempo e che molti potevano dire che era troppo poco tempo. Un po' come quando si è sposato con Rocio. Solo che quando si è sposato con Rocio era giovane. Ora ha trentanni e tutti si aspettano che metta almeno un po' più di cervello nelle cose fa. E che cominci a ricostruirsi una vita, mettendo al mondo un bambino, magari, quel bambino che con Rocio non ha potuto avere! Decise di andare in una gioielleria e guardare qualche anello. Se uno gli sarebbe piaciuto, ma, specialmente, se uno gli avrebbe fatto pensare a Rachel, lo avrebbe comprato. Entrò con l'intenzione di guardare e basta. Uscì con l'anello di fidanzamento. Quella sera, tra l'altro, Charlotte era dal padre. Rachel era un po' agitata, ma stando assieme a lei, aveva imparato a farci l'abitudine. Stavano guardando un film, quando cominciarono a parlare di noi...”

Che vita triste! Parlare della nostra relazione mentre sono da soli!” intervenne Edith.

Orlando la fulminò con lo sguardo ed Edith, sistemandosi nel letto, disse:

Scusa!”

Stavo dicendo!” continuò Orlando. “Stavano parlando di noi, quando Rachel disse che sapeva che tu ed io ci saremmo sposati di sicuro, che se lo sentiva e che sapeva che lo avremmo fatto presto. John la guardò e le chiese perché non pensava lo stesso di loro due. Rachel lo guardò e rispose che. secondo lei, loro non si sarebbero mai sposati perché Rocio era stata troppo importante per lui! Quella fu la molla che fece scattare John. Prese l'anello dalla tasca e le disse che non gli importava di quello che aveva detto la gente. Che l'aveva aspettata per troppo tempo e che non aveva intenzione di perderne altro. E che voleva sposarla. Sempre che lei fosse stata d'accordo!”

Orlando tacque e per qualche istante la camera cadde nel silenzio. Fu Edith a romperlo dicendo:

Che bugiarda. A me aveva raccontato diversamente!”

Orlando finse di non sentirla e continuò:

Quello che voglio dire è che... Alle volte la gente crede che ci voglia tempo per conoscersi, per amarsi. John ama Rachel e l'ha sposata, nonostante non siano assieme da anni. Noi tra poco, festeggeremo il nostro primo anniversario e abbiamo una bambina bellissima, di pochi mesi... perché dobbiamo aspettare ancora?”

Che vuoi dire?” chiese Edith che sentì di botto il cuore battere a tonfi sordi nella cassa toracica.

Orlando prese un cofanetto e porgendolo ad Edith disse:

Perché ti amo e so che lo farò per sempre. Perché sei la madre di mia figlia e non solo. Perché sei speciale e mi fai ridere. Perché ti desidero come ho desiderato poche donne... Perché voglio che sia per sempre. Vuoi sposarmi Edith Norton?”

Edith aprì il cofanetto e dentro vide un brillante che splendeva, nuovo e bello.

Mio Dio! È bellissimo Orlando!”

Lo devo prendere come un si!”

Orlando sorrise ed Edith, guardandolo negli occhi, lo tirò per il bavero della camicia e lo baciò.

Ti voglio sposare da prima che tu me lo chiedessi...” e tirandolo sul letto ci fece l'amore.

Alla fine non era poi tanto stanca.

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Bene. Siamo arrivati al quarantesimo capitolo. Ci avviciniamo passo passo alla fine che sto scrivendo.

Ringrazio Klood che mi aiuta a trovare un po' di ispirazione in questo momento che manca. E la ringrazio per la recensione.

Ringrazio come sempre tutti quelli che mi leggono e non mi recensiscono.

Quello che vi apprestate a leggere è un capitolo importante.

Un po' come gli albi speciali di Dylan Dog a colori che vengono pubblicizzati tre mesi prima... Io vi avviso ora di leggere questo capitolo. E trarne le vostre conclusioni.

Fatemi sapere che cosa ne pensate per recensione. Un bacio a tutte.

Niniel82.




Capitolo 40: Piccole crepe.



Edith stava seduta sulla sedia, mentre la presentatrice leggeva la domanda successiva:

Come è noto, da più di un anno ormai, sei la compagna di Orlando Bloom, da cui hai avuto una bellissima bambina che si chiama Ella Isabel. Com'è esser la compagna di uno degli uomini più desiderati dello star sistem? E come fai a conciliare il tuo lavoro di direttrice di Vanity Fair, di scrittrice, con i tuoi impegni di mamma?”

Edith sospirò e guardò dietro le telecamere. Orlando l'aveva accompagnata. E come ogni volta che qualcuno le rivolgeva qualche domanda un po' troppo personale, Edith chiedeva visivamente conferma ad Orlando se poteva rispondere o no.

E negli ultimi cinque mesi, era successo spesso.

Il libro di Edith aveva un grosso successo. Era stato tradotto in altri paesi e ne stavano per fare una trasposizione cinematografica nel quale, si mormorava, si pensava di chiedere ad Orlando di fare la parte del protagonista.

Edith, che aveva finito il suo secondo libro nei tempi richiesti, ne stava cominciando un terzo, mentre aspettava la pubblicazione dell'ultimo, e aveva ripreso a dirigere il suo giornale con risultati sempre migliori. Tutto contornato dal fatto che stava facendo la mamma a tempo quasi pieno e stava organizzando il suo matrimonio. Finalmente.

Aveva una vita impegnata, ma non si lamentava di questo. Non voleva niente di diverso.

Essere mamma è bellissimo! Amo il mio lavoro e anche il mio compagno!” rispose Edith con un sorriso.

Sempre pronti a difendere la vostra privacy. Ma ci sono delle notizie che stanno girando da un po' di tempo, sulla coppia Edithlando...”

Oddio! Anche per noi la crasi! Ti prego no!” sorrise Edith portando una mano sulla faccia.

Come ben sai è una prassi riservata a tutte le persone famose a cui voi non potete astenervi. Ma crasi a parte. Dicono che tu e Orlando state organizzando il vostro matrimonio!”

Edith si sistemò nella sedia, un po' a disagio. Una cosa a cui non si sarebbe mai abituata, sarebbero state quelle terribili interviste. Sembrava quasi che tutti volessero entrare con un ariete contro la porta chiusa delle sua vita privata, cercando di capire qualche cosa di più di quello che riusciva a trapelare sui giornali. Peccato che lei fosse tutt'altro che propensa a farlo! Come quella volta.

Credo che ci siano dei limiti. Limiti in cui si parla di cose che non sono condivisibili con il pubblico. Come ben sapete non ero felicissima di mostrare Ella, mia figlia, al mondo. Il mio compagno è famoso. Un po' lo sono anche io. Lei è appena nata e non credo che debba stare davanti ai riflettori. Ecco perché cerchiamo di difenderla il più possibile, sia io che Orlando. Per quanto riguarda il mio matrimonio con Orlando... Se lo stiamo preparando o no, non credo che cambierà qualche cosa nella vita di chi ci sta ascoltando. Per il momento siamo felici così. Se in futuro ci vorremo sposare, i primi a saperlo sarete voi. Promesso.”

La conduttrice sorrise e guardando la cartellina con le domande disse:

Bene! Messaggio ricevuto, cambiamo argomento! Sappiamo tutti che sei amica di Rachel Brown, diventata in poco tempo una fotografa famosa e una delle anchorwoman più conosciute di tutto il Regno Unito. Si è sposata di nuovo quest'estate. La rivista 'Hello' ha pubblicato le foto in esclusiva, dove c'eravate anche tu e Orlando, rispettivamente damigella d'onore e best man. È vero che il marito di Rachel Brown è il migliore amico di Orlando?”

Edith sospirò e rispose:

Si. Rachel e John si sono conosciuti grazie a me e Orlando”

Allora saprai se è vero o no che Rachel è incinta?” punzecchiò la giornalista.

Edith era davvero a disagio. Guardò la presentatrice con un po' di fastidio e disse:

L'intervista riguarda me, non la mia migliore amica. Se è incinta o no, non credo sia compito mio dare la notizia. Inoltre c'è una strana forma di scaramanzia nello spettacolo che dice che, prima dei tre mesi, non devi far sapere a nessuno che sei incinta. Da qui la risposta di tutte queste donne che dicono che aspettano un bambino e sono incinte di quattro, anche cinque mesi... Se Rachel è incinta sarà lei a dirlo. Magari non nell'edizione delle ventidue del telegiornale , ma lo farà come, al mio tempo, ho fatto io, ad un giornale, in un intervista...”

La giornalista sorrise e poggiando di nuovo la cartella sulle ginocchia domandò:

Da quando tu e Orlando vi siete messi assieme è passato un anno. Se dovessi fare un bilancio di questo anno, cosa diresti?”

Edith ci pensò un attimo e rispose:

Mi fai questa domanda a ridosso del mio compleanno...” e sorrise.

Quanti anni sono?”

Ventotto! E comincio a sentirmi vecchia” e rise, aggiungendo poi, una volta tornata seria: “Ci sono molte persone che entrano in crisi a trent'anni. Io ne ho ventotto e ai trenta me ne mancano due. Tre se contiamo anche l'anno che sto per iniziare. Se mi fermo a fare un bilancio, cosa che faccio da quando ho compiuto venticinque anni, penso che posso chiudere in positivo. Come ho detto e ridetto, ho una famiglia meravigliosa. E non parlo solo di quella che ho costruito che è la mia famiglia. Parlo anche di quella di nascita, che ho ritrovato. A partire dai rapporti con mia sorella che, come tutti purtroppo sanno, si sono arrugginiti per via della mia relazione con Brian Stephensons, che è stata nota ai più per un paio di anni. Da quando sono diventata mamma, i rapporti con mio padre si sono rafforzati e sono felicissima di questo.”

E con Brian Stephensons?”

Brian ha fatto parte della mia vita per quasi tre anni. È stato importante per me. E come dico spesso, stare con lui non ha migliorato la mia carriera. Anzi... Solo alla fine ho capito quanto poteva essere nocivo per me. So che dopo la morte del padre le cose, finanziariamente parlando, si sono messe peggio per lui. Mi spiace profondamente. Ma so che è abbastanza bravo per mettere la sua vita e la sua azienda in carreggiata. Tra l'altro so che è diventato papà e che ha riconosciuto il figlio della Hockley, almeno per quello che dicono i giornali, dato che io non ho rapporti con nessuno dei due. Se quello che riporta la stampa è vero, posso dire che questo gli fa molto onore!”

E con Kate Bosworth? Ci sono molte foto che vi ritraggono assieme, che parlate e sorridete. Siete diventate amiche dopo la rottura della sua storia con il tuo compagno?”

No. A dire il vero, l'amicizia e la stima tra me e Kate è cominciata ancora prima che conoscessi Orlando essendo lei nobile di nascita ed io la fidanzata di Stephensons che, come ben tutti sappiamo, è un blasonato a sua volta... Le cose tra di noi non sono cambiate più di tanto da allora!”

La giornalista sorrise e replicò:

L'ultima domanda. E stavolta davvero. Hai detto che tra poco è il tuo compleanno. Come speri di passarlo?”

Edith sorrise e rispose:

Come tutti gli anni. Nel mio bar preferito assieme agli amici!”



NO! NO! NO! E NO! IO IL MIO COMPLEANNO LO PASSO AL BARRACUDA! COME FACCIO DA DIECI ANNI A QUESTA PARTE!”

Edith gridava arrabbiatissima.

Il Mahiki è un locale in di Londra. Ci vanno tutte le star inglesi. È ottimo per far pubblicità al libro...” ribatté Orlando.

Il libro e lanciatissimo. Non credo che ci sia bisogno di fare pubblicità ad un libro che stanno traducendo in più di venti paesi...” disse Edith seria.

Viviamo in un mondo che non permette mai di abbassare la guardia. Ti sei resa conto del fatto che, dal 2000, mi stavo spaccando la schiena lavorando come un matto, facendo anche due film in pochi mesi, solo per cavalcare l'onda? Robin non lo fa solo per il suo interesse, lo fa anche per te!” rimbeccò Orlando.

Oh perché lei le cose non le fa mai nel suo interesse, vero? Come vendere le foto di mia figlia appena nata, rendendola carne da macello, solo per soddisfare la curiosità di qualche casalinga disperata!” puntualizzò sarcastica Edith.

Robin non ha nessuna intenzione di fare diventare Ella carne da macello. Lo fanno tutte le coppie famose a mettere la foto del loro figlio sul di un giornale... Un po' come la storia della crasi. Tomcat. Brangelina... Questa è la prassi. Quello che si paga quando si diventa famosi!”ribatté Orlando.

Io non mi conformo agli altri. Io sono una scrittrice, non sono un'attrice!” disse Edith punta.

Ma stai con un attore. E sei la direttrice di Vanity Fair. E sei stata con Brian Stephensons prima di stare con me. Rendi curiosa la gente. È naturale che vogliano vedere come va tra di noi, come sta la bambina e come cresce e a chi somiglia. Edith... Questa è la nostra vita!” esclamò Orlando esausto da quella lite.

E a me non mi piace questa vita allora. Sono stufa di essere sotto le luci dei riflettori senza che me lo chiedano. E chiama Robin e dille che farò la festa al Barracuda, da Buddy, come faccio da dieci anni. E non mi importa di quello che avrà da dire. Se le va bene, ok. Amiche come prima. Se non le piace... Che si licenzi. Cercherò un altro manager per gestire la mia immagine. Magari uno che non chiama i paparazzi anche quando porto Ella dal pediatra!” rispose sagace Edith.

Ancora con questa storia? L'hai messa in giro quando eri incinta di Ella. E ora che la bambina ha sette mesi ti metti a rompere di nuovo con questa storia?”

Edith si voltò e ridicendo gli occhi a due fessure, puntando il dito contro il compagno, sibilò.

Io sono una che non vuole che la sua privacy venga costantemente violentata dalla stampa. Non mi piace che mi sbattano sulla prima pagina ogni qualvolta che tolgo il naso fuori dalla porta. E non mi metto a chiamarli ogni qualvolta usciamo da qualche parte...”

Vuoi dire che pensi che sia io a chiamarli?” chiese Orlando ferito.

Oh! Credo che se non lo fai tu, ci pensi la tua carissima Robin che, come ben so, tieni informata di ogni nostro spostamento. Quindi, se due più due fa quattro...” e si stava allontanando quando Orlando, bloccandola per un polso sbottò:

Tu mi credi così meschino da chiamare i giornalisti ogni qualvolta usciamo con la bambina e con gli amici? Ma per chi mi hai preso?”

Io non ho detto che tu chiami la tua manager per dirgli di chiamare i paparazzi. Dico solo che è strano che Robin debba sapere tutte le nostre mosse!” rispose Edith e dando uno strattone, aggiunse infastidita: “E lasciami il braccio!”

Orlando lasciò il braccio della compagna, con il petto che si sollevava e si abbassava ritmicamente. E sospirando, cercando di calmarsi, disse.

Dopo quasi due anni non ti fidi del padre di tua figlia. Non lo trovi assurdo? O troppo innaturale? Normalmente, quando non ci si fida più del partner è un chiaro segnale della fine di una storia...”

Mi vuoi lasciare solo perché credo che la tua manager mi mette alle costole i paparazzi anche quando vado a comprare i pannolini? Credo che la soluzione esatta sia quella di licenziarla e di prendere un nuovo manager. Entrambi!” replicò Edith sarcastica.

Orlando scosse la testa allontanandosi e con un sospiro, stavolta frustrato, disse:

Non posso. Devo tutto a Robin. Questa casa, questi vestiti, la macchina nel garage e le cose che posso dare ad Ella e a te. Senza di lei perderei tutto. Robin è un po' come Brian e in questo mondo è facile trovare qualcuno che ti fa terra bruciata attorno. E Robin è l'ultima persona che vorrei come nemica!”

E baratteresti tutto questo, i soldi e le cose materiali, con la nostra tranquillità?” chiese Edith incrociando le braccia, quasi cercando una conferma a quello che chiedeva, stupita quasi di porre una domanda talmente tanto assurda.

Attese la risposta. Ma quella non arrivò. Edith fece uno strano verso, un misto tra uno sbuffo e una risata e, sarcastica, disse:

Hai detto abbastanza con questo silenzio. Forse hai ragione. Forse non mi fido di te. Forse non ci fidiamo abbastanza l'uno dell'altro per essere davvero felici. Forse anche questo è uno dei prezzi da pagare per essere famosi. È così Orlando?” e senza attendere risposta si allontanò aggiungendo: “Non pensare di dormire con me stanotte. Non sarà una notte di sesso a sistemare le cose tra di noi!” e senza voltarsi sparì, salendo le scale, lasciando Orlando da solo con i suoi pensieri e le sue paure.



Edith beveva il suo sherry con aria abbattuta.

Jude la guardava con un sorriso, di fronte a lei.

Sono litigi normalissimi. Specialmente per chi fa il nostro lavoro... E soprattutto per chi condivide persino la manager. Dovete trovare un compromesso...” le fece notare diplomaticamente l'attore.

Edith sorrise sarcastica e rispose:

L'unico compromesso che riesco a concepire in questo momento è la rottura, senza ma e senza se... Sono stufa. Stufa di doverlo dividere con quell'arpia e di avere contro anche la madre. Ma sai quanti soldi sto regalando ad entrambe? Solo con il servizio fotografico che abbiamo fatto quando è nata Ella, Robin ha preso una grossissima percentuale e la cara Sonia ha ricevuto un regalone, di quelli da mille e una notte...”

Jude sorseggiò il suo J&D e disse:

Le suocere sono tutte così! Devi solo tenere duro e superare questo momento. Magari fatevi una bella vacanza. Servirà a riappacificarvi, non trovi?”

Una vacanza!” pensò ad alta voce Edith, passando una mano sul collo. “Non è poi mica tanto male come idea!” poi, sollevando la testa, con un sospiro frustrato aggiunse: “No! Non si può. Orlando ha il lavoro. E non può muoversi. Ha il contratto che lo lega fino a fine anno. Porca miseria...”

Jude la guardò e sospirò:

Ti sta davvero distruggendo questa storia! E lui? Lui dov'è?”

Edith guardò l'attore.

Dov'era il suo compagno?



Il Jewels era sempre affollato. Una bella schiera di gente che conta. Star e starlette, modelle e modelli, i fenomeni da baraccone dell'ultimo reality show, giornalisti, paparazzi abilmente mascherati almeno fino a che non venivano scovati e, come in ogni locale che si rispetti, un buon pusher che vendeva la roba migliore di tutta Londra. A prezzi esorbitanti naturalmente.

Questo era uno degli aspetti più tranquillizzanti dell'essere famosi. Droga a vagonate, ampia gamma e scelta e, come unica richiesta, quella di non strafare, per non mettere in difficoltà il locale con qualche caso di overdose.

Orlando beveva tranquillo un analcolico, guardandosi attorno interessato. Che ci faceva lì? Perché aveva accettato quello stupido invito?

Gli altri della troupe erano in pista e si divertivano come dei pazzi. Lui invece era lì, pensando ad Ella e al litigio con Edith della sera prima.

A dire il vero era stato quello il motivo che lo aveva spinto ad accettare quell'invito. Solo l'idea di tornare e di ricominciare a litigare con Edith lo atterriva.

Stava pensando a questo, quando:

Orlando! Ma che ci fai tutto qui da solo?”



Non ti ha detto dove andava?” chiese Jude con una punta di malcelata contentezza.

Attento a non sparare i fuochi d'artificio o Ella si sveglia terrorizzata e poi la metti tu a dormire!” rispose Edith con un sorriso sarcastico.

Jude sorrise e rispose:

Non sono felice, lo sai. So cosa vuol dire lasciarsi con i bambini di mezzo. E so che quelli che ci soffrono di più sono loro...”

Edith sollevò un sopracciglio e rispose:

Beh! Se sono i tuoi figli ci soffrono perché hanno appena il tempo di affezionarsi a qualcuno che tu lo lasci...”

Jude sorrise e si sollevò. Camminò vicino al camino acceso e guardo dentro. Edith non lo poteva vedere, ma era diventato serio improvvisamente, pensando e fissando intensamente il fuoco che scoppiettava.

Però è assurdo...” mormorò abbastanza forte che lo sentisse anche la giornalista.

Cosa? Che non sappia dov'è Orlando? Non sono una tipa possessiva Jude. Anzi... Gli ho sempre dato tutta la mia totale fiducia. Se vuoi stare con uno della vostra categoria, devi essere cosciente del fatto che, solo mettendo il naso fuori di casa, vieni circondato da fans urlanti e adoranti...”

Non sto parlando di questo!” disse Jude bloccando Edith e avvicinandosi a lei, poggiò il bicchiere sul tavolo e poggiandosi sui braccioli del divano, guardando fisso gli occhi della ragazza, aggiunse: “Ho paura perché mi sto rendendo conto che, in questo momento ho voglia di dire una cosa che so, nel momento in cui la dirò, cambierà tantissime cose!”

E allora non dirla!” esclamò sorridendo nervosa Edith, deglutendo per la vicinanza di Jude.

Il viso dell'attore era una maschera impassibile. La guardava con quegli occhi un po' annoiati che aveva in molti film ed Edith, quasi si sentiva indifesa davanti a quegli occhi.

Non dirmi che non lo hai capito che mi piaci Norton!” continuò con lo stesso tono di prima.

Beh! Quello che è successo quasi due anni fa mi aveva fatto pensare che, allora, non ti ero indifferente. Ora, pensavo che le cose fossero cambiate...”ribatté cercando di essere spiritosa.

Diciamo che le cose non sono cambiate e che penso che, forse, è arrivato il momento che tu lo sappia!”disse Jude allungando una mano verso il viso di Edith e spostandole una ciocca di capelli, aggiunse: “Ti ho vista stare con lui, essere felice con lui. Ho pensato che non fosse altro che un fuoco di paglia, poi la notizia della tua gravidanza. E quando ti vidi, il Natale scorso, ti fermai per saperne di più di quello che dicevano i giornali. E vidi che eri felice. E, diciamocela... Quando hai detto a Rafferty che poteva stare tranquillo, perché tra di noi non ci sarebbe stato nulla, allora ho capito che dovevo lasciar perdere!” e guardandole le labbra disse: “Impossibile che tu non l'abbia mai capito? Mi piaci da impazzire Edith Norton!”



Orlando! Ma che ci fai tutto qui da solo?”

Orlando si voltò e la guardò. Era Violet, una ragazza che lavorava con lui.

Era bella da mozzare il fiato, come molte donne nel mondo dello spettacolo. E, cosa importantissima, alla ricerca del successo.

Stranamente, da quando avevano cominciato a lavorare, si era attaccata a lui, come una piattola. La cosa lo aveva sempre infastidito dato che lui, come tutti sapevano visto che lo sparavano su tutti i giornali quasi quotidianamente, era felicemente fidanzato con tanto di prole.

Ma Violet, a quanto pareva, non aveva la minima intenzione di mollare. Orlando era l'attore più famoso del cast e lei era in cerca del così detto posto al sole, per lasciarsi sfuggire un occasione così ghiotta!

Diciamo che non sono poi tanto in vena di divertirmi. Anzi. Quasi quasi... Chiamo un taxi e torno a casa!” rispose Orlando poggiando il bicchiere e torcendo il busto, per guardare meglio i colleghi in pista che ballavano e ridevano come dei pazzi.

Violet volse lo sguardo nella direzione degli altri e sorrise dicendo:

Sono dei matti, vero? Tu chissà a cosa sarai abituato. Hai conosciuto Johnny Depp, Keira Knightley, Ian McKellen, Elijah Wood... Tutti nomi altisonanti...” e lo guardò con aria suadente, o almeno quella che sembrava un'aria seducente.

Orlando la guardò sollevando un sopracciglio e non rispose. Fu Violet a continuare e dire:

Ti vedo triste in questo periodo. Le cose non vanno bene con il mastino?”

Orlando sorrise, più per circostanza che per altro. Dire che Edith era un mastino, specialmente se a dirlo era una persona che non la conosceva per niente, lo faceva un po' arrabbiare.

Vorrei ricordarti che stiamo parlando della mia compagna. Non della prima venuta” puntualizzò Orlando cercando di essere cortese.

Violet lo guardò allegra e disse:

Le compagne sono noiose, specialmente quando diventano mamme. Ne so qualche cosa. Stavo con uno che si è lasciato con la moglie solo perché era diventata pesante, apprensiva e isterica. Ci sono donne che non si rendono conto della forza del sesso. Pensano ai figli, alla casa, al lavoro... E si dimenticano del resto. E del marito specialmente...”

-Un puttanone rovina famiglie. Che altro potevo chiedere dalla vita in questo momento- pensò Orlando con una punta di ironia.

Lo sai che cosa mi fa male, Orlie?” disse Violet accarezzando il colletto a girocollo della maglietta e scendendo maliziosa con il dito sul petto.

-Richiamami Orlie e giuro che sarai la prima donna che potrà dire di essere stata colpita da un gancio da Orlando Bloom!-

Che cosa V?” si finse serio Orlando.

Violet lo guardò e facendo girare un dito sul petto di Orlando in senso orario, disse:

Mi da fastidio che non possa rivedere di nuovo il tuo sorrisone. Come quando abbiamo cominciato a lavorare insieme. Hai un sorriso bellissimo Orlando lo sai?”

Orlando sorrise e si grattò la testa. Sapeva fingersi imbarazzato meglio di qualunque altro e in quella sera, per togliersela dai piedi, l'imbarazzo era l'arma migliore.

Sto bene Violet! Non ho nulla!” rispose Orlando.

Violet lo guardò seria e disse:

Tu stai male. Me ne accorgo Orlando. E vorrei poterti tanto aiutare Orlando. E, onestamente, credo solo che ci sia un modo per farlo!” e stringendosi a lui, strusciandosi appena, aggiunse: “Sai cosa penso... Che io potrei aiutarti se solo mi seguissi...”



Impossibile che tu non l'abbia mai capito? Mi piaci da impazzire Edith Norton!”

Edith deglutì. Guardava Jude e Jude soltanto. Era bellissimo, come aveva sempre pensato e un certo languore la prendeva ogni qualvolta lo guardava. Ma averlo così vicino, la scioccava alquanto.

Jude.. Io...”

L'attore non la fece finire. La baciò. Con passione.

E tutto sparì. I problemi con Orlando e le continue liti. Tutto sembrava levitare nell'aria, persino il suo corpo. Conosceva quella sensazione, terribilmente bella. L'aveva provata qualche tempo prima. E anche allora le era sembrato di essere lontana dal mondo, di non essere più parte del suo corpo.

Si beava di questa bellissima sensazione, quando l'immagine di Orlando si presentò davanti a lei.

Ad un tratto sentì come un piombo nello stomaco e sbarrò gli occhi, nello stesso identico momento in cui Ella cominciò a piangere.

Si staccò da Jude e disse:

Non possiamo. Non posso buttarmi nelle braccia del primo uomo che mi trovo davanti... Anche se sei tu. Non posso. Mi sto per sposare. Ho una figlia e...” e guardando Jude con gli occhi lucidi ripeté: “Non posso... Scusa!”

No. Scusa tu. È colpa mia! Non dovevo baciarti. Sembra che in tutto questo tempo non abbia ancora capito che non sei il tipo che... Scusa...”

Edith si sollevò e prendendo la bambina dal passeggino, disse:

Sono io che dovevo immaginare che sarebbe andata a finire così. Non dovevo dirti i miei problemi. E non dovevo dirti che non sapevo dove fosse Orlando, facendoti capire che le cose tra di noi fossero già finite. Non è così... Ed ora mi sento solo una stupida. Scusami Jude. Ma ora vado a casa...”

Ti chiamo un taxi!” propose Jude.

Si grazie!” ringraziò Edith e lo guardò allontanarsi.

Quando rimase sola, Edith guardò Ella. Aveva gli occhi nocciola come Orlando, ma della forma di Edith. Nei tratti era molto simile al padre, al punto che Edith, più volte aveva detto che guardandola, vedeva Orlando con molti anni di meno.

La bambina piangeva disperata ed Edith, baciandole la fronte, stringendola al petto, disse:

Che ha fatto la mamma? Sono proprio una scema... Una scema... Ma tu non dirlo a papà, mi raccomando!”

Jude rientrò nel salotto e disse:

Il taxi arriva tra un paio di minuti...”e guardandola disse assieme ad Edith:

Io volevo..” si guardarono un attimo sorpresi dal fatto di aver detto la stessa cosa che assieme, dissero di nuovo: “Parla tu per prima...”

Stavolta risero e Jude disse:

Ok. Parla prima tu!”

Edith lo guardò e prendendo un sospiro disse:

Vorrei che questa storia non uscisse mai con Orlando...”

Jude annuì e rispose:

Concordo! Era la stessa cosa che volevo dire anche io, oltre che chiederti scusa!”

Edith annuì e sistemando Ella che si era tranquillizzata nel passeggino, allungandosi baciò una guancia all'attore e disse:

Siamo amici Jude. E questo per noi può bastare!”

Jude annuì e disse:

Si. Almeno questo!”

Il campanello suonò.

Edith si voltò verso la porta e disse:

Io devo andare. Di sicuro questo è il mio taxi!”

Ti accompagno!”le disse Jude.

Edith annuì e quando furono sulla porta, prendendo Ella in braccio, disse:

Grazie Jude. Per la compagnia e per avermi ascoltato!” e senza aspettare che l'attore rispondesse scappò via lasciandolo con un palmo di naso.


Orlando girò la chiave nella toppa e, con un sospirò entrò nella casa buia.

Profumava di buono. Profumava di bambino.

Sentiva ancora nelle orecchie il frastuono della musica del Jewels e vedeva, se chiudeva gli occhi, le luci psichedeliche che partivano dallo strobo.

-Che serata sprecata!- pensò mettendo le chiavi nella base vicino all'entrata e guadagnando il divano, dove si buttò, poggiando la testa alla spalliera e guardando il soffitto.

Quella Violet gli era stata attaccata tutta la sera, tanto che Orlando si sentiva come contaminato dal quel profumo dolce e troppo forte.

Ricordava solo tutte le parole che lei aveva speso per tenerlo vicino, parlando e parlando. Parole che gli affollavano la testa mentre lui guardava distratto il mobilio ordinato nell'ombra.

'Ti vedo triste in questo periodo...'

Non poteva negare che in quello, Violet, ci aveva visto lungo, anzi lunghissimo. Da quando nel rapporto con Edith si era insinuato il tarlo della diffidenza, non si sentiva più felice come prima. O per lo meno non riusciva ad esserlo.

Da quando la bambina era nata, come previsto, le cose erano cambiate. I primi mesi non uscivano mai; ora che la bambina era cresciuta e non aveva un indispensabile bisogno della madre, le cose non erano cambiate poi tanto. Anzi. Era meglio dire che le cose erano cambiate poco e niente. Tra l'altro il sesso era diventato una chimera, incidendo non poco, con la sua assenza, nella relazione della coppia. E questo perché, se la bambina dormiva tranquilla, era il super lavoro a far crollare Edith come un sasso, lasciando Orlando amareggiato e nervoso.

Avevano parlato con tutti gli amici che avevano avuto figli. Fred gli aveva confidato che da quando era nato Jael, anche per lui e Jen le cose erano cambiate parecchio e che per riavere la loro vita sessuale precedente alla gravidanza e al parto, avevano dovuto aspettare a lungo. Dovevano aspettare che Ella crescesse ancora un po' e anche per loro le cose sarebbero cambiate.

Ma Orlando... Orlando sentiva che le cose stavano cambiando e che qualche piccola frattura, piccole crepe, cominciavano a distruggere, lentamente ma inesorabilmente la loro storia che, all'inizio, era sembrata perfetta.

Che sua madre avesse ragione? Che avessero fatto le cose troppo in fretta bruciando le tappe? Che avessero agito come dei ragazzini e non come due adulti di trent'anni, senza pensare alla conseguenze? Che mettere al mondo un figlio dopo appena due mesi di relazione fosse troppo azzardato?

Certo era che con questo non si pentiva di aver messo al mondo Ella. Lei era una di quelle poche cose belle che gli allietavano la vita in quel momento. Ella era pura, con occhietti vispi e curiosi che cominciavano ad aprirsi al mondo.

Passò entrambe la mani sulla faccia e con un sospiro pensò che doveva fare assolutamente qualche cosa. Qualche cosa per lui, Edith ed Ella e non permettere così al dubbio, alla diffidenza e alla rabbia accumulata perché troppe persone avevano qualche cosa da dire alla loro storia, di prendere il sopravvento. Non voleva perdere Edith e non avere la possibilità di vedere crescere Ella passo per passo solo perché non abitavano più sotto lo stesso tetto.

Stanco di pensare e di stare al buio senza far nulla, sentendo anche la stanchezza impossessarsi di lui, si alzò dal divano e guardò la stanza immersa nel buio più totale e lentamente si avvicinò alle scale per raggiungere il piano superiore.

Raggiunse il corridoio silenzioso e lo percorse, lasciandosi guidare dalla luce fioca che entrava dalle imposte o dal passaggio di una macchina per la strada deserta.

Come faceva sempre quando tornava a casa, voltò lo sguardo verso la camera della figlia e trovò la porta aperta. Sopra la culla il carillon suonava una melodia dolce, muovendosi appena. Un piccola luce chiara illuminava la stanza chiara, lanciando ombre un po' cupe sugli orsacchiotti e sui giochi negli scaffali attorno alla culla. Si avvicinò alla culla e guardando Ella, sorrise accarezzandola. La bambina si mosse, quasi avvertendo che nella stanza ci fosse qualcuno che prima non c'era e cominciò a mugugnare, pronta a piangere.

Orlando la prese e poggiandola sulla spalla canticchiò piano 'Hush little baby don't say a word', una ninna nanna che aveva inciso anche lui e che le sue fan conoscevano grazie ad internet. Alle volte Edith si arrabbiava, non ammettendo di essere gelosa del fatto che lei stesse ore a cullare Ella e puntualmente non si addormentasse mai, mentre bastava che Orlando attaccasse quella vecchia ninna nanna e la bambina dormiva tranquilla.

Poggiata a lui, ritrovata la tranquillità per aver capito che l'intruso altri non era che suo padre, Ella dormiva, con i pugni chiusi e la testa poggiata sul petto dell'attore, placida e sorridente.

Orlando le baciò la testolina e sospirando, sussurrò:

Perdonami piccola. Perdonami di non essere un uomo perfetto, un uomo migliore. Perdonami di essere un essere umano con tutte le sue debolezze... Ma ricordati. Ti voglio bene. Un mondo di bene” e rimise a dormire la piccola nella culla.

Ella si mosse, addormentata profondamente. Il padre le rivolse un ultimo sguardo e uscì dalla camera.

Attraversò un piccolo tratto ed entrò nella camera da letto.

La finestra era aperta e la tendina bianca veniva sollevata da una brezza leggera ma estremamente pungente. Edith, vestita, dormiva sulla trapunta. Posh, dopo tanti sballottamenti era di nuovo una presenza costante e dove c'era Edith stava lei, infatti, una piccola macchiolina nera ronfava tranquilla ai piedi di Edith.

Sciò!” disse Orlando spostandola e prendendosi un piccolo soffio dalla gatta nera che, come una piccola pantera, con un balzo scese dal letto e sinuosa uscì dalla camera da letto con la coda dritta. Dopo due anni, Orlando e Posh non andavano ancora d'accordo.

Orlando però non pensava al gatto. Guardando Edith con dolcezza si avvicinò a lei e accarezzandole una guancia la osservò fino a che la giornalista non si svegliò e sorridendo, ancora assonnata, deglutendo disse con voce roca:

Sei tornato. Mi sono addormentata mentre ti aspettavo. Dove sei stato?”

I miei colleghi mi hanno chiesto di andare a bere qualche cosa con loro... Non ti ho avvisato perché il mio cellulare era scarico e non potevo risponderti...” si giustificò Orlando.

Edith allungò la mano e poggiandola sulle labbra del compagno, disse:

Shh! Va bene...” e sollevandosi, accarezzandogli una guancia, disse: “Ti amo!”

Orlando la guardò. Era bellissima, come sempre. Sorrise e sdraiandosi su di lei, baciandola con passione rispose:

Anche io... Ti amo anche io. Da morire!” e spogliandosi a vicenda, cominciarono a fare l'amore.



La musica altissima e le luci nel locale non distraevano Edith che imbronciata guardava con ostilità il Mahiki dove, Robin, senza dire nulla, aveva organizzato il suo compleanno.

Alla fine l'aveva spuntata, con grande disappunto della coppia, mandando su tutte le furie Edith che sapeva che tipo di gente avrebbe invitato la sua manager, per dare luce alla festa e attirare i fotografi, non sopportava l'idea di festeggiare con dei perfetti sconosciuti il suo compleanno.

Seduta al bancone con il cellulare in mano sbuffava preoccupata.

Signora desidera?” chiese il barista.

Un bourbon!” rispose Edith sistemandosi nello sgabello e guardando di nuovo il cellulare.

Ammettilo. Stai cercando di chiamare tua madre per sapere come sta Ella. Sei una mamma apprensiva come tutte quante!”

Edith si voltò e vide Rachel che sorridente si mise a sedere vicino a lei.

Si! Sono una mamma apprensiva anche io. Che vuoi che ti dica. Credo che sia una cosa normale. Piuttosto... Cosa ci fai al bancone degli alcolici, una donna incinta non può bere lo sai!” disse Edith guardando con rimprovero Rachel che si sedava vicino a lei, conoscendo le sue vecchie abitudini festaiole non proprio compatibili con il suo stato interessante.

Infatti, Rachel Brown era finalmente e felicemente incinta di un piccolo erede Whitman.

Rachel sbuffò e guardando il barista, disse:

Un'acqua tonica, per favore!” e rivolgendosi ad Edith, aggiunse: “Anche tu come John? È da quando sono arrivata qua che mi sta alle calcagna e rischio di morire di sete se non mi fa bere qualche cosa. Va bene per gli alcolici. Ma almeno l'acqua mi può permettere di berla...”

Edith rise e ringraziando il barista che le porgeva il suo bicchiere di bourbon, guardando lo sguardo avido dell'amica, disse:

No! Non ti permettere nemmeno di pensarci. Fa male al bambino!” e bevendo un sorso lungo, guardando il bicchiere, con aria remissiva chiese: “Dov'è John?”

Non lo so” rispose Rachel. “Perché?”

Se non è nei dintorni puoi bagnarti le labbra. Ma solo bagnarle. Se non vuoi che te le dia di santa ragione!” e porgendo il bicchiere guardò lo sguardo di Rachel che, illuminandosi, grata le disse:

Grazie! Sei un'amica” e come ordinato si bagnò appena le labbra. Poi, porgendo il bicchiere, muovendo le labbra per sentire meglio il sapore dell'alcool, chiese: “E Orlando? Dov'è?”

Edith fece spallucce, facendo capire con quel gesto di non saperlo e portando il bicchiere alle labbra, mentre Rachel ringraziava il barista che le porgeva la sua acqua tonica, si voltò verso la pista e la guardò. E vide Orlando che litigava con una ragazza bella, che lei aveva visto da qualche parte.

Chi è quella sgualdrina?” chiese Rachel bevendo un sorso d'acqua tonica esprimendo, così, lo stesso pensiero di Edith.

Credo che sia una sua collega. È una puttana!” rispose Edith franca.

Rachel quasi sputò quello che stava bevendo. E, dopo essersi ripresa, trasecolata esclamò:

Edith! Sono io quella che dice le parolacce. Tu sei quella con l'aplomb tipicamente inglese. Riprenditi su!”

Edith non sorrise e guardando fisso il compagno, continuò a sorseggiare il suo bourbon. Se ricordava bene, quella svaporata, la prima volta che lei era andata a vedere Orlando al teatro, non si era nemmeno scomodata dal fatto che lei fosse lì e si era strusciata contro Orlando senza il minimo ritegno. Ma il problema in quel momento era un altro: che ci faceva lei alla sua festa di compleanno?

Litigano!” notò Rachel, nonostante anche un cieco se ne sarebbe reso conto.

Chissà come aveva fatto ad entrare?” si chiese Edith sollevandosi e raggiungendo i due.

Rachel la guardò e voltandosi, disse:

C'è aria di tempesta!” e guardando il barista disse: “Potrei avere uno scotch?”

Rachel menomale che ti ho trovata...” disse John avvicinandosi.

Rachel sbarrò gli occhi e facendo cenno di no con la testa al barista cercò di nascondere la testa tra le spalle mentre il barista, che non si era accorto del fatto che Rachel lo implorava di non servirla, le porgeva lo scotch.

John guardò il liquido ambrato e chiese:

Non dirmi che è quello che penso!”

Rachel si voltò e guardando John con un sorriso disse:

Amore!” e abbracciandolo aggiunse: “No. Non è come pensi. Edith mi ha chiesto di prendere uno scotch per lei...”

John la guardò con aria di rimprovero e disse:

Amore fa male al bambino...”

John! Credo che tu debba andare da Orlando. Edith ha un aria agguerrita e non vorrei che desse spettacolo” intervenne Rachel.

John si voltò e guardando il terzetto indicato da Rachel, si stava per allontanare, ma si bloccò dopo tre passi, tornando indietro e prendendo lo scotch dicendo: “Questo lo prendo io!” andò verso i due amici e l'intrusa, lasciando Rachel con un palmo di naso.



Orlando si guardava intorno sorridendo ai pochi amici che conosceva. Aveva litigato anche lui con Robin che li aveva costretti ad andare al Mahiki per festeggiare il compleanno di Edith. E di conseguenza aveva anche litigato con Edith che ancora non capiva perché Orlando non si decidesse a licenziarla, imputandola dei problemi che stavano colpendo la loro storia. E non a torto. Robin era una presenza costante nella vita di Edith e Orlando da quando Edith aveva pubblicato il libro ed era nata Ella.

Guardando tra la folla vide Emma e avvicinandosi alla cognata, disse:

Vedo che ti stai divertendo!”

Emma fece uno verso, misto tra una risata e uno sbuffo e bevendo un sorso del suo J&D, rispose:

Uhm! Sono indecisa sul tornare a vomitare quello che mangio per adeguarmi alla gente che sta qua, o andare in bagno a sniffare un po' di coca. Ho visto che c'è un giro niente male in bagno!”

Orlando, davanti all'umorismo nero della cognata, si voltò e la guardò spaventato, dicendo:

Vado ad informare qualcuno della security...”

Emma scosse la testa e deglutendo l'ennesimo sorso del suo drink disse:

Ob! Non voglio drogarmi o andare a vomitare quel poco che ho mangiato come fanno tutte queste cretine qua intorno. Non voglio che questo rovini la festa di compleanno di Edith. E una delle poche serate libere che si è concessa da quando è diventata mamma...” e poggiando il bicchiere ormai vuoto su di un tavolo si allontanò senza aggiungere altro.

Orlando sbuffò e si stava avvicinando ad uno della security, quando sentì:

Non ti sei fatto più sentire da quella sera al Jewels. E a lavoro mi stai evitando. Che succede Bloom? Fai la grande star con me? Ti avverto che mi gira abbastanza le palle!”

Orlando si voltò, sgomento da quello che aveva sentito. O meglio, dalla voce che aveva sentito.

Si voltò e vide Violet.

V? che ci fai qui?” chiese duro.

Ho chiesto alla tua manager l'invito. Sembrava abbastanza contenta di darmelo...”rispose Violet con le braccia incrociate.

Orlando scosse la testa e disse:

Violet, qua non c'entri nulla!” e si stava allontanando, tirandola verso l'uscita, ma con uno strattone, proprio in mezzo alla sala, Violet sbottò:

Ho più diritto io a stare qua che altre persone che sono venute a questa dannatissima festa e non sanno nemmeno chi sia la festeggiata!”

Non voglio che Edith ti veda!” disse Orlando, non sapendo che Brian, due anni prima, aveva fatto lo stesso discorso ad Emma alla festa che aveva fatto in onore di Edith.

Perché?” chiese Violet divertita, guardando Orlando con soddisfazione.

Orlando la guardò e infuriandosi disse.

Non hai capito? Eppure hai visto, la volta che Edith è venuta al teatro, che non ti sopportava...”

Oh! Che dispiacere. Dovrò sopravvivere anche a questo!” rispose sarcastica Violet.

Ti ho detto che te ne devi andare!” disse Orlando prendendole il braccio e guardandola con sguardo minaccioso.

Violet stava per rispondere, quando una terza persona si intromise:

Amore che succede?”

Era Edith. Orlando lasciò subito il braccio di Violet e mettendo le mani in tasca, chinando la testa, in imbarazzo, rispose:

Nulla amore. Stavamo discutendo di un piccolo disguido avvenuto sul lavoro. Niente di che!”

Edith si avvicinò ad Orlando e mettendosi al suo fianco guardò negli occhi Violet che ricambiò lo sguardo con un ghigno. Sorridendo a sua volta disse:

Tu sei una collega di Orlando è vero. Spero che ti stia divertendo. Lascia che ti offra qualche cosa da bere!”

Violet rimase per un attimo disorientata e rispose:

Stai tranquilla Edith. Questo piccolo disguido mi ha fatto venire un po' il nervoso. Credo che tornerò a casa...”

Edith sorrise. E guardando Violet disse:

Mi spiace. Speravo che ti intrattenessi un po' con noi!”

Violet sorrise tirata e guardando Orlando, rispondendo ad Edith, disse:

Sarà per una prossima volta!”

Una prossima volta, si!” ripeté Orlando.

Edith fece un cenno con le dita per salutarla e la guardò allontanarsi. Poi voltandosi verso Orlando disse:

Non voglio che quella puttanella lavori con te!”

Edith... Non dipende da me...” rispose Orlando.

Parlerò con Robin. Quella ragazza non mi piace. Non mi piace come ti guarda, non mi piace come ti gira intorno... Robin saprà che fare...” rifletté a voce alta Edith.

John si avvicinò ai due e disse:

Tutto apposto?”

Orlando annuì. Edith sorrise a John e disse:

Non mi piace la puzza che c'è qua!” e guardando Orlando e John propose: “Cercate Paul, Emma, Jessy, Rachel, Fred e Jen. Andiamo al Barracuda!”

John annuì. Orlando sorrise e baciando Edith disse:

Vado...” e sparì tra la folla.

Edith lo guardò allontanarsi. L'ultima cosa che voleva era litigare con Orlando e fargli capire che non si fidava di lui. Anche se un po', il tarlo della diffidenza cominciava a bacare la mela della loro storia. E poi, cosa poteva dire lei? Aveva quasi rischiato di finire a letto con Jude Law poco tempo prima! Doveva perdonare! Anche se, ad essere onesti, quella Violet non le piaceva. Non le importava se sarebbe stato difficile. Ma avrebbe finito di lavorare con Orlando.

Non si sarebbe fatta soffiare il padre di sua figlia da sotto il naso dalla prima svaporata arrivata.



Buddy sorrise guardando i ragazzi che stavano tutti seduti al bancone.

Credevo fossi diventata troppo famosa per venire a festeggiare al Barracuda, come ai tempi del college!”

Bud non dire stronzate. Lo sai che Edith ti adora perché ogni 26 novembre ci regali una bottiglia di vino!” intervenne Paul.

Edith gli mollò un buffetto sul braccio ridendo e rispose:

Questa è come casa per me. Un compleanno senza il Barracuda non è un compleanno!”

Orlando sorrise guardando la lunga fila di amici. Anche lui si era abituato a questa consuetudine. Anche per lui i compleanni di Edith erano il Barracuda da due anni, ormai.

John sgridava Rachel che voleva bere un bicchiere di vino. Jen sbadigliava e guardava l'ora, chiedendosi se Jael stesse bene o no dai nonni. Paul e Jessy filavano d'amore e d'accordo, sussurrandosi qualche cosa all'orecchio. Chi l'avrebbe detto che, dopo quel periodo divisi, si sarebbero sposati prima di Natale.

Per non parlare di Emma, che si era ripresa davvero bene dalla sua terribile esperienza che quasi l'aveva portata alla morte. Non stava ancora con nessuno, ma a quanto pareva, era una libera scelta. Gli uomini le avevano portato solo guai e prima di pensare ad una storia, buttandosi tra le braccia del primo arrivato, voleva riprendere in mano la sua vita.

Quello era diventato anche il gruppo di amici di Orlando.

Guardò Edith e sorridendo le disse:

Ella è grande abbastanza per stare un po' da sola con i nonni, vero?”

Edith aggrottò la fronte e Orlando continuò:

Che ne dici se ci facciamo quella vacanza di cui stavamo parlando. Solo te ed io. E il mare in qualche posto sperduto del mondo. Appena finisco. Andiamo da qualche parte!”

Orlando. Ho da compare un abito da sposa, da preparare le cose per il banchetto nuziale, la chiesa...” cominciò ad elencare Edith.

Orlando la bloccò baciandola e disse:

Ci vuole meno di un mese per finire con il teatro. Prendiamo due settimane e torniamo per Natale...”

Edith si morse il labbro e Orlando disse:

Voglio un altro bambino Edith. E voglio sposarti... Ti amo!”

Edith lo guardò con gli occhi lucidi e sorridendo, senza dire nulla, annuì muovendo la testa e abbracciò Orlando, stringendolo forte, dicendo prima:

Dopo il matrimonio di mio fratello partiamo. Promesso. Dopo il matrimonio di Paul!”


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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Bene!!!! Un grazie enorme a Klood che è sempre la prima che mi recensisce e che mi scrive delle cose che mi commuovono davvero. Credo che sapere quello che pensa la gente di quello che si scrive sia una spinta a continuare. Tu di spinte positive me ne dai davvero tante... Grazie!!!!

E poi... chiaretta ben tornata. A te l'onore della 60° recensione. Mi hai fatto davvero morire dal ridere quando hai scritto che mi avresti cominciato a scrivere recensioni di una sola riga. Alle volte sento davvero la mancanza delle tue recensioni sai?? Quasi quasi ricomincio A Freak of the destiny solo per leggere le tue recensioni -tanto eri l'unica che mi recensivi!!!!-. Basta va...

Ringrazio inoltre tutti i lettori silenti che passano a leggere la mia storia e che non lasciano una recensione. Ricordando loro che è gradito vedere nel contatore che la storia piace a tantissime persone, mi piacerebbe anche sapere che ne pensate. Io sono di mentalità aperta e accetto tutte le critiche, positive e no. Quindi RECENSITE e fatemi sapere che ne pensate anche voi. È importante per me saperlo....

Ringrazio chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.

Credo che in questo capitolo vi metterò in testa qualche tarlo. Fatemi sapere che ne pensate. Ihihihihihihihihihihihihih!!!!!!! Risata malefica.

Un bacio a tutte/i.

Spero che sia una buona lettura.

Niniel82.



Capitolo 41: Il matrimonio di Paul.



Jessy stava seduta nella poltrona del salotto della casa di Orlando ed Edith con una mano sulla fronte, tirando sul con il naso.

La odio. La odio con tutto il cuore!” disse piangendo la ragazza.

Edith sospirò e toccò la mano di Jessy. Era la milionesima volta che lo ripeteva, ma Edith non le poteva dare poi tanto torto.

Yvonne si era rifatta viva e aveva detto di essere incinta di un figlio di Paul, concepito quando stavano assieme.

Il fatto che Paul non avesse tradito Jessy era una sorta di consolazione. Quello che faceva imbestialire Jessy, giustamente, era il fatto che, dopo mesi di silenzio, si era ripresentata con una gravidanza agli sgoccioli, dicendo di non averlo detto prima perché credeva di farcela da sola. A quanto pareva non ce l'aveva fatta, visto che si era presentata a casa di Paul chiedendo soldi.

Paul era entrato in crisi e Jessy con lui, al punto che avevano messo in dubbio il matrimonio a poche settimane dalla data prefissata.

Vedrai. Si sistemerà tutto. E tu e Paul vi sposerete!” disse Edith comprensiva.

Jessy scosse la testa e rispose:

Non è il matrimonio che mi preoccupa. Quello che voglio è che.. Che questa francesina di merda non sia mai entrata nella mia vita e in quella di Paul. Così questo bambino non ci sarebbe stato...”

Edith guardò Orlando che sollevò entrambe le sopracciglia per un secondo diede ragione alla ragazza. Edith fece finta di non averlo visto e disse:

Ma che dici. È una vita nuova!”

Oh! Edith non facciamo buonismi inutili. Paul ha un figlio da un'altra. Credi che questo non porterà dei problemi quando io avrò dei bambini? Lo dovremo spiegare ai nostri figli che questo intruso è figlio di loro padre ma non il mio!” ribatté Jessy scoppiando in lacrime.

Edith la guardò afflitta. Era un ragionamento che non poteva biasimare.

Vuoi rimanere qua, stanotte?”propose Orlando.

Posso?” chiese speranzosa Jessy.

I due annuirono e la ragazza grata disse:

Grazie, grazie davvero!”

Edith sorrise e accolse l'abbraccio di Jessy dicendo:

Vieni con me, prepariamo il letto e ti do un pigiama per dormire!” e sparì sulle scale.

Orlando guadagnò il divano e prese a fare zapping, annoiato.

Edith riapparve dopo un po'.

Si mise a sedere vicino a lui e con un sorriso, poggiando la testa al braccio del ragazzo, disse:

Sta dormendo già. È crollata!”

Orlando le baciò la testa ed Edith continuò:

Ob!”

Hmm!”

Tu non mi farai mai una cosa simile!” disse Edith.

Orlando la guardò ed Edith rincarò:

Non mi tradirai mai Orlando. Promettimelo!”

Orlando l'abbracciò. E sospirando, passandole una mano sulla schiena disse:

Mai Edith. Non ti tradirò. Te lo prometto”



Edith si guardava nello specchio. Alla fine si era decisa a comprare quell'abito da sposa. Rachel la guardava interessata e disse:

Dico che questo ti sta bene. E non perché è il ventesimo che provi! Ti dona!”

Edith si voltò e disse:

Mi sa che ci metto il velo!” e voltandosi verso la ragazza chiese: “Posso provarlo con un velo!”

La ragazza annuì ed Edith allargando la gonna, disse:

Vera Wang fa abiti meravigliosi, vero?”

Suppongo di si!” rispose Rachel guardando una rivista per spose. “Non ho preso un vestito della Wang. Costava troppo e il mio conto in banca, sebbene sia alto, non è uguale al tuo. Quella fidanzata con un attore sei tu. Io sono quella che si è sposata un normalissimo architetto...”

Edith le fece una linguaccia e poi, una volta arrivata la commessa, si piegò sulle ginocchia e si mise il velo.

Rachel sorrise e sollevò il pollice ed Edith annuendo disse:

Lo prendo!” e andò a spogliarsi.

Quando uscì dal negozio di abiti da sposa propose:

Che ne dici di andare in un negozio di ciambelle?”

Dico che nonostante tu abbia partorito da quasi un anno, mi sorprende che non sia ancora uscita dalla tua dipendenza per le ciambelle e penso che mi voglia portare in questo tunnel pure a me!” rispose Rachel.

È un si o un no?” chiese divertita Edith.

Certo che è un si!” rispose Rachel. “Ho una fame che non ci vedo!” ed entrarono nel primo negozio che trovarono.

Una volta fuori dal negozio fu Rachel a parlare, tra un morso di ciambella e l'altro:

Allora? Paul si sposa?”

Non lo so. Jessy sta da me. Almeno, fino a ieri sera stava da me... Come puoi ben immaginare è sconvolta!” rispose Edith.

Rachel sospirò e disse:

Alle volte mi chiedo come starei io se anche John avesse avuto un figlio di Rocio. È già complicato dover spiegare al bambino che nascerà di Charlotte, immagina anche di un altro bambino!”

Edith trasportò la sensazione su Ella e sulla possibilità che Orlando potesse avere un figlio da un'altra. Un senso di terrore la pervase. Se fosse successo lo stesso per lei non ci sarebbe stato nulla da dire, se non che la fine di tutto. Ma quella avrebbe colpito entrambi e, indirettamente, anche Ella.

Sai però una cosa?” continuò Rachel mangiando l'ennesima ciambella.

Edith si riprese dai suoi pensieri cupi e guardò Rachel che riprese:

Alla fine penso che i bambini non ne abbiano colpa. Sono i grandi che sbagliano. I grandi che commettono gli errori e che fanno star male i bambini... Yvonne credeva di potercela fare da sola a crescere il bambino, ma non ce l'ha fatta. Io non so se sarei stata capace di farlo. Ti vorrei ricordare che quando ho scoperto di essere rimasta incinta ho sposato John I!”

Edith rise e Rachel scuotendo la testa aggiunse:

No! Sono seria! Guardala dal lato del bambino. Che colpa ne ha lui? Nessuna. A parte essere nato da una relazione che non aveva futuro... Un po' come Charlotte. È nata da una storia che non è durata, ma non potevo permettere per niente al mondo che un uomo come suo padre la rendesse indirettamente responsabile del nostro fallimento come coppia. E poi diciamocelo... Da quando è nata Charlotte ho imposto un diktat: chi sta con me deve amare anche mia figlia. E vedrai che lo stesso sarà per Yvonne e Paul. Certo. Yvonne non è stata una signora, dato che si è presentata qualche giorno prima delle nozze. Ma anche qua... Siamo onesti! Sono sicura che Yvonne non sapesse delle nozze e che abbia fatto tutto per mera necessità sua e del bambino. Ora sta solo a Jessy prendere in mano le cose, accettare questo bambino e sposare, finalmente, tuo fratello...”

Edith addentò un pezzo di ciambella pensando che quello che aveva detto Rachel non faceva una piega, quando il cellulare squillò.

Era Orlando.

Lo prese e rispose:

Pronto! Ob! È successo qualche cosa alla bambina?”

No! Una buona notizia!” rispose felice Orlando.

Edith aggrottò la fronte e chiese:

Che cosa è successo?”

Tuo fratello Paul è venuto qua. Ha chiesto di nuovo a Jessy di sposarlo!”

DAVVERO!” esclamò Edith saltando in piedi.

Rachel la guardava allarmata, mentre Orlando dall'altro capo, replicò:

SI. E Jessy ha accettato. Domenica si sposano. Tutto e tornato a posto...”

Edith si voltò verso Rachel e sorridendo disse:

Jessy ha perdonato mio fratello. Domenica si sposano!”

Rachel saltò in piedi e abbracciò Edith mentre Orlando, sentendo le grida della compagna e di Rachel le chiamava preoccupato, senza ottenere risposta alcuna.



Jael era la fotocopia di Jen. Biondo con dei bellissimi occhioni azzurri, guardava intorno a se, vestito con il suo abitino elegante, coordinato di piccola cravatta, mentre Edith lo chiamava divertita assieme a Rachel. In braccio ad Orlando stava Ella, che ormai aveva otto mesi compiuti e cominciava ad avere dei tratti sempre più delineati. Tipo i capelli del colore del padre e gli stessi piccoli boccoli. Gli occhi erano uguali a quelli di Edith, almeno nella forma, visto che il colore era quello di Orlando.

Jael. Vieni da zio Orlando. Ella ti vuole salutare!”

Incerto sulle sue gambette, muovendosi a scatti, con la stessa insicurezza di tutti i bambini che cominciano a camminare, Jael si avvicinò ad Orlando che parlo con il piccolo e con Ella, facendo ridere entrambi.

Poi, senza che gli venisse richiesto, Jael si allungò e baciò Ella, mentre Rachel ed Edith applaudivano divertite e Fred diceva:

Tutto al padre! Un vero e proprio rubacuori!”

Bada a te, Fred! Se tuo figlio prova a corteggiare mia figlia, perdi la progenie!” minacciò scherzosamente Orlando.

Tutti risero e in quel momento la macchina dello sposo si fermò davanti alla chiesa. Scese Paul, tesissimo, vestito in tait con tanto di cilindro e bastone. Con lui scesero Patrick ed Eloise, elegantissimi anche loro.

Edith si avvicinò al fratello e sorridendo, mettendogli a posto la cravatta disse:

Bada bene di non fare altre cavolate o con la prima cravatta che ti vedo al collo ti strangolo!”

Paul non rispose, ma sorrise tirato anche se, dal colore che aveva cominciato ad assumere, sembrava quasi che stesse per vomitare.

Patrick si avvicinò ad Edith e dopo averle baciato entrambe le guance, chiese:

Dov'è Ella?”

Edith indicò Orlando e Patrick, felice come una pasqua, si avvicinò alla nipote e al genero dicendo:

Allora? La mia principessa non mi saluta?”

Eloise invece era raggiante e commossa allo stesso tempo. Gli occhi lucidi tradivano la luminosità del viso. Edith abbracciò la madre e disse:

Non metterti a piangere che mi metto a piangere anche io!”

Eloise sorrise sempre più commossa, ma non rispose alla figlia. Farlo l'avrebbe fatta sciogliere in un pianto di gioia, emozione e comunque tristezza nel vedere l'unico figlio maschio sposarsi.

Allora? Quando cominciamo ad entrare? Qua finisce che arriva la sposa e stiamo ancora tutti fuori a cincischiare!” disse Fred.

Tutti risero e cominciarono a prendere posto in chiesa. Tranne Orlando che con John doveva fare da cerimoniere e ricevere con l'amico gli invitati, conducendoli ai posti scelti dagli sposi.

Amore!” disse Orlando porgendo il suo BlackBerry ad Edith: “Mettilo nella pochette. Non vorrei che si mettesse a suonare proprio ora che non posso rispondere”

Edith fece come ordinato e prese il cellulare, riponendolo nella piccola borsetta.

Aiutati da John, Orlando e il fratello di Jessy, gli invitati cominciarono a prendere posto. L'organista suonava una melodia lieta, quando uno dei due cellulari dentro la borsetta di Edith prese a trillare. Aprì e si rese conto che era quello di Orlando, lo prese e con suo sommo stupore si rese conto che nel display stava scritto VIOLET CALLING. Sollevando lo sguardo incontrò subito quello del compagno che, sorridendo, le fece un cenno con la testa.

Il cellulare smise di squillare ed Edith lo ripose nella borsetta, nervosa.

Ella, in braccio a Jen, stava giocando con Jael, seduto su di una sedia che sembrava volesse inghiottirlo minacciosa; Rachel, invece, che fino a quel momento era stata girata per vedere la macchina arrivare e con lei la piccola Charlotte vestita da damina, pronta a spandere petali di fiori, si voltò e vide Edith con gli occhi lucidi.

Aggrottò le sopracciglia e disse:

Che succede? Che hai?”

Edith stava per rispondere, quando il cellulare riprese a vibrare. Lo pescò dalla pochette e lo porse all'amica, trattenendo a stento le lacrime.

E chi è questa Violet?”

Una collega che si struscia addosso ad Orlando!” rispose Edith.

Rachel rimase qualche secondo a guardare il cellulare, poi, ridandolo ad Edith, disse:

Se si struscia e lo chiama, vuol dire che Orlando non ha ceduto. Non lo trovi confortante? E poi... Diciamocela tutta! Sta con te. Sei bellissima. Sei intelligentissima. Sei una mamma bravissima. Un direttore di giornale in gambissima... Hai tutti gli aggettivi che finiscono in issima... Il che significa che sei superlativa. E vuoi che Orlando cerchi qualcun'altra?”

Edith guardò Rachel sorridendo, nonostante due lacrime scese veloci.

Dici che sono una scema?”

No! Dico che sei innamorata pazza di quell'uomo!”

Edith si voltò e guardò Orlando aiutare una vecchietta a sedersi. Sorrise e poi sentì Rachel dire:

Sta arrivando!”

La prima ad entrare fu Charlotte, con i suoi capelli neri uguali a quelli della madre, sorretti da nastrini bianchi e un vestitino dello stesso colore, corto e fatto di pizzi. Aveva un piccolo cesto in mano e spargeva petali di rosa sul tappetto rosso.

Seguirono due damigelle ed Emma. Aveva i capelli rossi e arricciati alle punte ed era vestita di dorato. Era meravigliosa e raggiante tanto quanto la sposa. Fred era il best man di Paul e sorrideva dando delle piccole pacche sulle spalle dello sposo. Orlando si mise a sedere. John lo seguì. Edith guardò Orlando. Odiava quando doveva pensare a tutti i costi che qualche cosa andava storto. Ma Violet stava diventando una presenza fissa nella loro vita. E questo infastidiva Edith che, non mancava mai, di avvisare Robin del fatto. La manager dal canto suo aveva promesso e ripromesso che avrebbe fatto di tutto per farla licenziare. Ma le cose non era andate come dovevano. Violet stava ancora lì. Ed Edith la vedeva sempre di più come una minaccia.

Orlando si voltò e vedendo gli occhi lucidi della ragazza esclamò:

Ehy! Non dirmi che ti stai commuovendo. Non ci credo!”

Edith sorrise e baciandolo gli disse:

Tu mi dici tutto Orlando, vero?”

Orlando la guardò per un attimo spaesato.

Che vuoi dire?”

Tu non hai una storia con Violet, vero Orlando?”chiese ancora Edith.

Orlando sospirò. Il nome di Violet lo infastidiva. Non lo preoccupava, non diventava nervoso, come qualcuno a cui vengono rotte le uova nel paniere ed è costretto a dover ammettere come stanno le cose. Era quasi schifato nel sentirla nominare. Guardò l'altare e poi, voltandosi verso Edith, disse:

Ho te. Ho Ella. Secondo te, con questa fortuna, butto tutto al cesso per la prima che mi si struscia contro? Edith! Non siamo ridicoli!”

Edith lo guardò negli occhi. Poi, sospirando, annuì, lo baciò di nuovo e disse:

Non vedo l'ora che arriva questa vacanza e che passi Natale. Ti voglio sposare Bloom! Con tutto il cuore!”

Anche io! Ti voglio sposare e invecchiare con te!” sorrise Orlando baciandola di nuovo dolcemente.

In quel momento suonò la marcia nuziale.

Tutti si voltarono ed entrò Jessy.

Era bellissima avvolta in un abito bianco vaporoso, con il velo calato sugli occhi.

Sorrideva attaccata al braccio del padre, radiosa come era stata Rachel qualche mese prima. Edith guardò la fila dove stavano seduti tutti. A parte Fred , Paul e Jessy c'erano tutti. Qualche mese dopo, si sarebbero riuniti tutti di nuovo, per il suo matrimonio stavolta.

Sì. Non le importava di Violet. Era solo gelosa. Voleva il suo uomo, ma non se lo sarebbe preso.

Guardò la sposa quando alla mente le tornò un salotto arredato con stile, una poltrona, il passeggino di Ella poco lontano e Jude che beveva qualche cosa.

'Diciamo che le cose non sono cambiate e che penso che, forse, è arrivato il momento che tu lo sappia! Ti ho vista stare con lui, essere felice con lui. Ho pensato che non fosse altro che un fuoco di paglia, poi la notizia della tua gravidanza. E quando ti vidi, il Natale scorso, ti fermai per saperne di più di quello che dicevano i giornali. E vidi che eri felice. E, diciamocela... Quando hai detto a Rafferty che poteva stare tranquillo, perché tra di noi non ci sarebbe stato nulla, allora ho capito che dovevo lasciar perdere! Impossibile che tu non l'abbia mai capito? Mi piaci da impazzire Edith Norton!'

Scosse la testa. Sembrava quasi che ogni volta che sospettava di Orlando il bacio con Jude tornasse sgomitando nella sua mente, quasi a riprova del fatto che era stata lei quella lasciva, non lui.

Sospirò e strinse la mano del compagno.

Gli sposi si stavano scambiando le promesse di matrimonio, ma la sua testa era piena di ricordi, parole che le facevano pensare che era Orlando quello che doveva avere paura. Non lei.

Io Jessica Gabrielle Johnson, prendo te Paul Patrick Norton come mio sposo, promettendo di amarti e di onorarti, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà fino a che morte non ci separi!” e mise l'anello a Paul che, sorridendo, prese l'altro anello e disse:

Io Paul Patrick Norton prendo te Jessica Gabrielle Johnson come mia sposa, promettendo di amarti e onorarti, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà fino a che morte non ci separi” e imitando Jessy mise l'anello all'anulare della moglie.

E dai poteri a me conferiti che dichiaro Jessy e Paul marito e moglie. E nessuno in terra, divida ciò che Dio ha unito in cielo... E ora puoi baciare la sposa!”

Paul e Jessy si baciarono. Tutti si misero in piedi e cominciarono ad applaudire. Edith piangeva. Ma non era solo la gioia, la sua.

Il senso di colpa di non aver creduto ad Orlando la stava divorando.

Fu così che si ripromise che mai più avrebbe pensato che il suo compagno le potesse fare del male. E al diavolo Violet.

Lei, il 16 marzo 2008, sarebbe diventata la signora Bloom. E il mondo poteva anche andare a quel paese. A lei non importava affatto!



Eloise ballava con Paul. Sorrideva commossa e orgogliosa del figlio, quasi avesse dimenticato che, non meno di un mese prima, le aveva dato la notizia che sarebbe diventata nonna, ma che il bambino non era di Jessy, bensì di Yvonne, la ragazza francese che aveva conosciuto il Natale prima.

Jessy era sempre bellissima, raggiante, senza il velo, ballava con il padre, sorridendo commossa.

Orlando guardò Edith e le disse:

Vuoi ballare con me?”

Edith annuì. Poggiò un braccio sulla spalla di Orlando e guardandolo felice, cominciò a ballare seguendo le note del valzer che stavano suonando.

Sai cosa?” disse Orlando guardando gli altri che si univano a loro e ballavano.

Che cosa?” chiese Edith sorridendo felice.

Mi sento un po' Hugh Grant. Sai. Quattro matrimoni e un funerale!” scherzò lui.

Edith rise e cercando di essere seria replicò:

Veramente sono io quella che in un anno ha fatto un funerale e due matrimoni. Più il nostro che deve ancora venire, tre!”

Orlando rise e disse:

No. Seriamente. Stavo pensando la nostro matrimonio. Al fatto che mancano solo tre mesi. Anzi! Di meno... Mi sento un po'... Come dire...”

Spaventato?” chiese Edith cercando di finire la frase del compagno.

Orlando annuì, sbarrando gli occhi terrorizzato quasi subito e dicendo:

Ma non in maniera cattiva. Sono terrorizzato in quel senso buono. Sai quando vuoi fare qualche cosa talmente tanto che per l'emozione ti fa male la pancia? Ecco. Quello è uno di quei casi!”

Edith baciò Orlando e ribatté:

Tesoro. Non c'è bisogno che ti spieghi. So che cosa vuoi dire e non voglio darti addosso per questo. L'unica cosa che voglio è che, quando finirai le repliche dello spettacolo, tu faccia le valigie e con me parta per i Caraibi...”

Dove è cominciato tutto...” sorrise Orlando.

E dove potremmo pensare di mettere in cantiere un fratellino per Ella!” esclamò Edith mordendosi il labbro.

Magari anche una sorellina, perché no?” rincarò Orlando.

Edith sorrise e stava per ribattere quando qualcuno disse al microfono:

Tutte le ragazze in età da marito qua di fronte per piacere!”

Il lancio del bouquet! Quasi quasi ci vado!”disse Edith allegra.

Ma ti sposi tra tre mesi!” esclamò Orlando divertito.

Edith fece spallucce e disse:

E allora? Mica sto uccidendo qualcuno. Al matrimonio di Rachel non ho potuto partecipare perché avevo Ella e la stavo allattando. Ora Ella se la spupazzano i nonni, quindi...” e senza attendere la risposta del compagno si unì al folto gruppo delle donne urlanti.

Emma quando la vide la indicò e disse:

Tu non puoi. Ti devi sposare tra un paio di mesi!”

E allora?” chiese Edith facendole una linguaccia, nella perfetta imitazione di una delle loro liti di quando erano bambine.

Non vale. Ecco! Tu ti devi sposare. Lo sai. Io no!” rispose risentita Emma.

Edith, come con Orlando fece spallucce e guardò Jessy, sulla sedia, dare le spalle al gruppo e lanciare il bouquet di fiori.

Fu un momento. Tutte le mani si alzarono per prendere il mazzo di fiori. Stava arrivando verso Edith, bastava solo che allungasse un po' di più le mani, ma un'altra prese il bouquet al posto suo.

Edith rimase per un attimo ferma, con il cuore che batteva con tonfi sordi.

Non capiva perché ma il solo fatto che non era riuscita a prendere il bouquet per lei era come un segno di sventura.

Emma, invece, di tutt'altro avviso, si avvicinò e disse:

Ecco. Non lo hai preso perché tu non puoi partecipare. Sei già promessa!”

Edith guardò la ragazza che aveva preso il bouquet. Era una cugina di Jessy.

Forse era vero. Lei si sarebbe sposata di li a poco e il destino aveva voluto che il bouquet lo prendesse qualcun'altra. O semplicemente aveva calcolato male le distanze. Anche sua madre, pochi mesi prima di sposarsi aveva mancato un bouquet, ed ora era sposata con suo padre da tanto tempo.

Si stava solo prendendo male per qualche cosa che non stava né in cielo, né in terra.

Guardò Orlando che sorrideva con John e Rachel.

Sì! Era solo un mazzo di fiori. Lei amava Orlando. E lo avrebbe sposato, in meno di tre mesi.


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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Capitolo 42: Sotto il sole dei Caraibi.



La domanda è una. L'hai tradita si o no? È inutile che continuiamo a girarci intorno OB!”

Dicendo questo Dom si era fermato e guardava Orlando con rimprovero.

L'attore londinese aveva incontrato quello di Manchester con la scusa di un viaggio di lavoro a Los Angeles, dove Dom era tornato a vivere in pianta stabile dopo la parentesi hawaiana e passeggiando per Rodeo Drive avevano cominciato a parlare dei rispettivi problemi con le rispettive compagne.

Alla domanda Orlando si era bloccato, come se una doccia fredda lo avesse colpito. E guardando Dom, per una frazione di secondo che ad entrambi era sembrata troppo lunga, sancì la replica repentina di Dom, che orripilato, disse:

Cristo! L'hai tradita davvero!”

Non dire cazzate Sblomie!” ribatté Orlando infastidito, riprendendo a camminare lentamente, superando Dom che lo guardò sempre più stupito.

Se dico cazzate allora perché non me lo dici che non l'hai tradita OB? Dillo! È semplice! Io non ho tradito la madre di mia figlia!” lo seguì Dom, sfidandolo con un ghigno quasi malefico.

-Sembra che ci goda a sapere che ho tradito Edith! Ma che cazzo vuole? Una storia di un paio di anni con una lo ha fatto diventare un santo? Non si ricorda più di quello che faceva prima?- pensò Orlando guardando l'amico di traverso. Poi, bloccandosi, mettendosi con le gambe divaricate le mani in tasca chiese: “E se ti dicessi di si? Cosa cambierebbe?”

Cambierebbe che hai tradito la madre di Ella per prima cosa? Che hai tradito la donna che si butterebbe nel fuoco per te?” rispose pronto Dom.

Come tu per Evangeline, vero?” replicò quasi con cattiveria Orlando.

Quello era stato un colpo basso. Mentre si confidava, Dom si era dimostrato insoddisfatto da molti aspetti della sua storia con Evangeline che, a quanto pareva, aveva esaurito l'effetto luna di miele e presentava il conto, con una lista di difetti, liti e continui tira e molla e -a quanto pareva- un tradimento di quest'ultima a spese del povero Dom. Dire quindi quella frase aveva colpito il ragazzo che, indurendosi, non mostrando la minima ombra di sorriso, disse:

Non fare lo stronzo con me, Orlando! Chiederti se sei stato o no un uomo corretto nei confronti della donna che ami, dopo che mi hai raccontato le tue paturnie per ore, non ti permette di fare un'analisi della storia tra me ed Evangeline!”

Come per dire tu si e io no?” chiese sempre più pungente Orlando. Era decisamente infastidito da quel terzo grado che non lo faceva uscire per niente bene. “Se Evangeline ti ha tradito non puoi puntare il dito contro tutto il mondo gridando tradimento e vergogna anche ai tuoi amici...” e riprendendo a camminare, più perché non voleva litigare quando voleva solo ed esclusivamente stare tranquillo, aggiunse in fretta: “Dovresti sapere che come a te non piace che analizzino la tua relazione con Evangeline, a me non piace che analizzino la mia con Edith. Mi chiedi comunque se ho tradito? Ti rispondo di no. Ma potrei comunque mentire, non trovi? Potrei benissimo aver ceduto alle lusinghe di Violet, essere entrato nel bagno maleodorante delle donne e seduto sul cesso aver fatto sesso con lei ed essere ritornato a casa da mia moglie. Chi ti da la certezza che lo abbia fatto? Potrei anche aver accettato contro voglia il suo numero ed essermela solo trovata tra i piedi per quello che non le ho dato. Potrei anche mentire in entrambi i casi, non trovi?”

La verità sta sempre nel mezzo” replicò Dom guardandolo in tralice. “Potresti averla tradita, accettato con fastidio il numero di telefono della ragazza ed essere tornato a casa da Edith come se niente fosse. Anche questo ragionamento fila, non trovi?”

Orlando sollevò la testa in alto e sospirò frustrato, ma Dom non lo fece parlare e serio, come mai era stato in tutti quegli anni in cui Orlando lo conosceva, disse:

Sai che ti dico? So che ti sei sfogato con me solo perché il tuo migliore amico è il fidanzato della migliore amica di Edith. Ti sei sfogato e te ne sono grato che tu lo abbia fatto con me nonostante tutto, questo, penso, vuol dire che ti fidi me e mi lusinga. Ma io ti ho fatto una semplice domanda: hai tradito si o no? Non mi hai risposto e hai messo in mezzo la mia storia con Evangeline. Certo! Hai ragione! Le cose con lei non vanno bene e tendo a sclerare quando sento che qualcuno tradisce la fiducia di qualcun altro. Ma visto che, della tua storia, come mi hai fatto capire, nel bene e nel male non me ne deve fregare, sai che ti dico? Non dovrai fare i conti con me, se l'hai tradita, Orlando! Dovrai fare i conti con Edith e con Ella. E, cosa ancora più grave, con la tua coscienza. E quella, la notte non ti fa dormire. E se l'hai tradita... E bada che ho messo il se davanti... Se lo hai fatto... Prega che non lo sappia. Perché non solo salta il matrimonio, ma anche la tua storia finirà e lei ti caccerà via, da casa e dalla sua vita... Vedi tu OB!” e senza aggiungere altro, facendo intendere al londinese che la discussione era finita, si allontanò.

Sapeva che le cose si sarebbero sistemate subito con Dom, nonostante fosse andato giù pesante con lui. Dom era uno che non portava rancore a lungo. Quello che impensieriva Orlando era quello che Dom aveva appena detto.

Lo aveva inquietato e il cuore, dopo quell'ammonimento, cominciò a battere con tonfi sordi.



Rachel guardò Edith che aveva due occhiaie profonde e sarcastica chiese:

Ti manca il sano e rigenerante sesso con il tuo adorato futuro maritino?”

Edith sbuffò sarcastica e rispose:

No. Quello da quando è nata Edith è diminuito drasticamente. No! È altro quello che mi preoccupa!”

Rachel sospirò e replicò:

Quasi dimenticavo... Anche quando è nata Charlotte ho avuto problemi con John I perché non facevamo abbastanza sesso. Stai attenta. O ti ritrovi Orlando con una svaporata chinata sotto il tavolo e fargli un lavoretto!”

Edith rise e rispose:

Sei disgustosa Brown!”

Rachel rise e ribatté:

Che cosa ti preoccupa Norton? Mi hai detto che c'è qualche cosa che ti preoccupa. Spara e vediamo che si può fare!”

Edith, che stava sistemando Ella nel passeggino, si voltò e sorrise grata a Rachel. Voleva bene alla sua migliore amica anche per quello. Sapeva subito quando stava male, quando le cose non andavano bene e quando lei aveva bisogno di sfogarsi.

Rachel era una donna meravigliosa. Era una che entrava nel caos quotidiano del mondo per annunciare con spietata freddezza il numero di morti in Afghanistan o dell'ultimo scandalo politico. Ma Edith, che la conosceva da tanto tempo, sapeva che Rachel non era così: quella che metteva su quando presentava un telegiornale era solo una maschera. Rachel era una festaiola, una casinista e piangeva guardando Hugh Grant in 'Notting Hill' che faceva la dichiarazione a Julia Roberts. Era una che quando erano state in prima linea, nello stesso Afghanistan che presentava al telegiornale, aveva pianto davanti alla morte di un bambino che era rimasto vittima dello scoppio di una mina antiuomo. Dietro quel sarcasmo pungente, c'era una donna che amava la figlia più anche di quanto amava suo marito, una donna che prima di incontrare l'uomo che la stava rendendo madre per la seconda volta, aveva sofferto. Sofferto per un altro uomo che l'aveva tradita e umiliata e che l'aveva lasciata da sola con una bambina da crescere e una carriera agli inizi.

E, cosa importantissima per Edith, Rachel proteggeva Edith come si fa con una sorella. All'inizio -Edith ricordava bene il giorno in cui si conobbero lei e Rachel- il suo carattere snob era stato motivo di scontro tra Edith e Rachel. Edith cercava di non sembrare superiore agli altri, ma era più forte di lei. E spesso, il carattere ruspante di Rachel entrava in contrasto con quello di Edith. Si trovavano così ad insultarsi a vicenda, una di essere troppo snob, troppo altolocata per frequentare i comuni mortali; l'altra di essere troppo naif, troppo lontana dal mondo per essere una persona adulta. Tutto era cambiato dopo che le due subirono un'aggressione avvenuta mentre tornavano a casa assieme -i casi del destino!-, dal quale scamparono grazie all'intervento di un gruppo di ragazzi che stavano uscendo da un pub e si offrirono di scortarle fino a casa.

Quella sera che le aveva unite contro la loro volontà, solo perché andavano nella stessa strada ed era troppo tardi per aggirarsi da sole nelle strade di Londra, divenne il giorno più importante della loro vita: divennero amiche.

Quell'esperienza le unì a tal punto da farle divenire inseparabili. E farle iscrivere ad un corso di difesa, naturalmente.

Da allora Edith aveva sempre contato sulla grande amicizia di Rachel, con il quale crebbe e alla soglia dei trent'anni si trovava ancora a dire tutto.

E sapeva che quella volta non sarebbe stata da meno. Infatti...

Ho baciato Jude Law!” disse tutto di un fiato.

Rachel si voltò e la guardò imperscrutabile per qualche secondo. Poi, sarcastica, appunto, disse:

Eccerto! Devo dire che baciare Jude Law è un grande problema, soprattutto se stai per sposare Orlando Bloom. Trovo che sia importante che tu sappia una cosa che ho sul groppo da qualche mese Edith. Te la posso dire?”

Parlava con sarcasmo, ma senza cattiveria, tanto per ridere. Lei aveva sempre sostenuto che un uomo che ti porta a letto può essere tutto meno che un amico, dopo. Il bacio con Jude quindi non le provocava invidia, ma quel meraviglioso effetto che si prova quando si ha ragione e si può dire: 'TE LO AVEVO DETTO!'

Spara!” sorrise Edith.

Sei una grande stronza. E soprattutto... Hai baciato quel gran figo di Jude Law a poche settimane dal tuo matrimonio faraonico con Orlando? Mi auguro che non sia uscito dalla tua boccuccia d'oro questo particolare, vero Edith?” chiese un po' allarmata Rachel.

Ma sei pazza? Quello è capace che va a casa di Jude e lo stritola con le proprie mani. No. Non ho detto niente e non ho intenzione di dirlo ad Orlando. Pensa che tu sei la prima persona che lo sa. Non l'ho detto nemmeno ad Emma.” rispose Edith tranquilla riprendendo a spingere il passeggino, dopo aver sistemato alla meglio la copertina.

Rachel la guardò di sottecchi e domandò, curiosa stavolta:

Ma è stato lui a baciarti o sei stata tu?”

Edith sollevò un sopracciglio e Rachel ribatté subito:

Ehy! Sono una donna incinta. Non mi fare quello sguardo, rischio l'aborto!”

Edith rise di cuore e solo quando finì Rachel concluse seria come, senza saperlo, anche Dom aveva parlato a Orlando dall'altra parte dell'emisfero su di un fatto simile:

Hai baciato Jude Law? E chissene! Lo so che ti stai per sposare con un altro super figo del cinema internazionale e che sei stata per due anni con il mascellone Stephensons, abbassando notevolmente i tuoi canoni e disabituandoti ad avere così tanta roba assieme... Quello che ti voglio dire, seriamente è che... Nonostante tutto... Un bacio... Non è un rapporto sessuale. Non lo definirei nemmeno un tradimento. Hai sbagliato. È meglio che non lo fai più, visti i precedenti tra te e Jude... Ma non buttare al cesso il tuo matrimonio per colpa di una cosa da nulla. Ci sono donne che hanno segreti peggiori nel cuore e portano avanti matrimoni da mezzo secolo... Non ci pensare e pensa solo a sposare Orlando. E a fare un fratellino a questa patatina...” e passando un dito sulla guancia di Ella, sollevò lo sguardo verso Edith e disse: “Bene! Ho una fame che non ci vedo più. Che ne dici se andiamo a prenderci un bel frappuccino allo Starbucks che ho visto qua all'angolo?”



Jessy stava sulla sedia. Il suo abito da sposa era nero. Identico in tutto e per tutto da quello che aveva il giorno delle nozze, ma nero.

Tutti ridevano attorno ad Edith, che guardava inorridita il mazzo di fiori secchi, pieni di vermi e di mosche verdi e grosse.

Ora lo lancio!” gridava Jessy con voce ovattata e rallentata.

Edith scosse la testa. Non voleva quel bouquet. Lo vide volteggiare nell'aria, seguiva lo stesso percorso dell'altro. Doveva solo allungare la mano prenderlo. Ma se lo avesse preso? Cosa sarebbe successo?

Il bouquet volteggiò e cadde dietro di lei, con il fragore di una bomba. Edith si voltò e vide una ragazza che teneva il bouquet in mano, ma il suo viso era come mangiato dai vermi e gli occhi erano senza orbite.

Edith gridò inorridita, in un grido senza voce, mentre tutti attorno, cominciavano a circondarla, uguali alla ragazza che stava con il bouquet che bruciava lentamente. Con raccapriccio, Edith si rese conto che sembrava quasi che quelle creature che abitavano quel grottesco mazzo di fiori gridassero disperate, piangendo come bambini appena nati.

Poi il terreno si aprì sotto i suoi piedi ed Edith cominciò a precipitare nel vuoto. In un urlo silenzioso che i mostri sopra di lei non ascoltavano.


Edith scattò su, mettendosi a sedere sul letto dove poco prima dormiva, con il respiro affannato, sudata nonostante il clima fosse freddo, spaventatissima.

Orlando vicino a lei dormiva tranquillo. Edith si guardò intorno e sospirando portò le mani ai capelli, quasi piangendo.

Non capiva che cosa stava succedendo, ma da quando si era sposato Paul, si sentiva strana e passava la maggior parte delle sue notti sveglia, troppo terrorizzata dall'idea di poter di nuovo riaddormentarsi e fare di nuovo qualche sogno agghiacciante.

L'ultima volta che aveva cominciato a fare sogni che l'avevano scossa era successo un patatrac assurdo. Possibile che, come quella volta, sentisse un pericolo avvicinarsi e non capisse da che parte arrivasse?

Guardò le sue mani, dove l'anello di fidanzamento brillava tranquillo, grazie ai flebili barlumi di luce che penetravano dalla finestra.

Era sempre un bel periodo. A lavoro andava tutto più che bene. Vanity UK aveva sempre più consensi e con Vanity USA era la rivista che vantava più tirature e un numero soddisfacente di ristampe. Ella era sana e cresceva bene ed era ogni giorno più bella. Orlando la voleva sposare. Suo padre aveva fatto quel passo che aveva atteso per dieci anni e aveva 'cominciato a ricominciare' a parlare con lei.

-Smettila di farti seghe mentali Edith e cerca di dormire. Domani devi prendere un aereo per andare ai Caraibi. Non hai tradito Orlando. Un bacio non è un rapporto sessuale. E se non glielo dici non lo saprà!-

Si sdraiò e guardò il soffitto scuro. Alle volte il ricordo del bacio con Jude le faceva mancare il respiro e le faceva pensare che fosse finita. Quando si riprendeva e il respiro tornava normale, lasciandola solo con un forte mal di pancia o con la testa che ronzava per via dei battiti accelerati del cuore, si metteva a sedere e si chiedeva se si poteva stare male per un bacio stupido, che lei non aveva cercato. O forse si?

Rachel diceva che quelli erano attacchi di panico e che lei li aveva quando la sua storia con John I era finita.

Ma nonostante conoscesse il nome di quello che aveva e che la colpiva quasi quotidianamente, il doverlo affrontare quando arrivava terrorizzava Edith.

Anche Emma era a conoscenza di questi attacchi e diceva che la colpa era da attribuire al fatto che non solo Edith lavorasse come una matta, ma anche alla maternità e al matrimonio che stava organizzando.

Quando sentiva queste cose si tranquillizzava e il cuore sembrava diventare un po' più leggero. Ma quando spegneva la luce e rimaneva da sola, come quando Orlando era partito a Los Angeles per lavoro, allora l'attacco di panico arrivava subdolo, lasciandola terrorizzata e costringendola a prendere Ella e portarsela con se nel letto. E alle volte nemmeno si calmava. Come quella sera.

Esasperata si alzò dal letto. Andò in camera di Ella e represse l'impulso di svegliarla solo per poter occupare il suo tempo. Sistemò le valigie, pronte per il viaggio con Orlando ai Caraibi. Si fece una tisana. Guardò la televisione, accese il portatile per scrivere qualche cosa, spegnendolo quasi subito sconfitta dalla mancanza di ispirazione, dovuta al fatto che erano le tre della notte e non ci stava con la testa.

Nulla. L'attacco di panico persisteva e la faceva stare male.

Che fosse il senso di colpa? Che fosse il rimorso che non la faceva dormire e che quei sogni fossero di nuovo la premunizione di qualche cosa di peggiore?

Guardò Orlando che dormiva nel letto. Amava quell'uomo e non voleva perderlo.

'Ho paura perché mi sto rendendo conto che, in questo momento ho voglia di dire una cosa che so, nel momento in cui la dirò, cambierà tantissime cose!'

-Io ti amo Orlando. Ti amo da impazzire...-

'Non dirmi che non lo hai capito che mi piaci Norton!'

'Ci sono donne che hanno segreti peggiori nel cuore e portano avanti matrimoni da mezzo secolo... Non ci pensare e pensa solo a sposare Orlando.'

-Ti voglio e non ti posso perdere...-

'Impossibile che tu non l'abbia mai capito? Mi piaci da impazzire Edith Norton!'

-Non voglio buttare al cesso il mio matrimonio per una cosa che non ho voluto io...-

'Non possiamo. Non posso buttarmi nelle braccia del primo uomo che mi trovo davanti... Anche se sei tu. Non posso. Mi sto per sposare. Ho una figlia e... Non posso... Scusa!'

-Ha ragione Rachel. È una cosa da niente. Mi sto preoccupando di una cosa da niente...-

'Siamo amici Jude. E questo per noi può bastare!'

-Lui è un amico, niente di più. Lui il mio futuro marito, l'uomo che amo...- e sorridendo, sentendo il cuore leggero da quelle giustificazioni alle voci dei ricordi, si sdraiò vicino ad Orlando e lo abbracciò. L'attore si mosse nel sonno, ma non si svegliò. Edith sorrise e baciandogli la schiena, poggiando le labbra sul solco che lo avrebbe sfregiato per sempre, si accucciò a lui. L'attacco di panico era passato.

Il giorno dopo sarebbero stati sotto il sole dei Caraibi, dove tutto era cominciato. Dove tutta la magia di quella storia aveva preso finalmente forma.

Dove lei aveva conosciuto la felicità.



Allora Sonia... Qua ci sono le pappe. Basta metterle nell'acqua calda e si preparano subito. Magari assaggiale prima di darle ad Ella. Ah! Attenta che sputa quando mangia. Munisciti di un bel bavaglio e di qualche cosa per pulirti la faccia. I pannolini. Ci sono quelli per il giorno e quelli per la notte. E qua... Qua ci sono i ciucci. Anche qua... Uno per la notte e uno per il giorno...”

Sonia la guardò sollevando un sopracciglio e disse:

Ho cresciuto due figli Edith. Non mi spaventa tenere Ella per una settimana...”

Edith sorrise tirata. Si aspettava che la suocera dicesse qualche cosa di simile. Fu Orlando a correre ai ripari, dicendo:

Mamma... Non fare la solita. Edith è un po' agitata perché è la prima volta che esce dall'Inghilterra senza Ella... Su!” e prendendo la bambina in braccio cominciò a fare smorfie e sorrisini.

Fu Samantha a parlare subito dopo, domandando:

Eloise quando verrà?”

Domenica pomeriggio! Mi raccomando. Non portatela al centro commerciale. Con tutti quei riscaldamenti, passa dal freddo polare alla calura della savana...” si premurò di avvisare Edith.

Samantha sorrise e disse:

Tranquilla. Voi partite e tornate con un bel nipotino!”

Vuoi che Edith non entri nell'abito da sposa a marzo?” chiese Sonia con una punta di cattiveria.

-Quando Rachel mi parlava della cattiveria delle suocere intendeva questo?- pensò Edith sorridendo sempre più tirata.

[I PASSEGGERI DEL VOLO AS 8976 CON DESTINAZIONE SANTO DOMINGO IN PARTENZA …]

Questo è il nostro!” disse Orlando che facendo saltellare Ella, aggiunse, salutando la figlia:

La mamma e il papà si prendono una piccola vacanza... E tu... Comportati bene con le nonne. Mi raccomando. Falle disperare come fai disperare noi...” e ridendo la porse ad Edith che, piangendo la strinse al petto forte e la cullò appena.

Orlando sorrise e quando lo speaker chiamò di nuovo il loro volo, Edith lasciò la bambina e seguì il compagno.

E una volta che l'aereo fu partito, piangendo come una fontana, pensò che al viaggio di nozze avrebbe portato con se Ella, che Orlando lo volesse o no!



Orlando stava baciando Edith con calma, sorridendo di tanto in tanto e guardandola con intensità.

Allora non me lo dici?” le chiese baciandole il collo.

Cosa?” chiese Edith chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro.

Com'è l'abito da sposa!” rispose Orlando guardandola di nuovo.

Aveva un'espressione curiosa, conferendo al viso una strana infantilità che Edith in quasi due anni aveva imparato a conoscere più che bene.

Non mi freghi Bloom. Anche se mi fai gli occhi dolci... Non ti dico com'è l'abito da sposa perché porta male... Devi aspettare il giorno del matrimonio!”rispose Edith sollevandosi dalla sdraio e si avvicinò al bordo della piscina immergendo i piedi nell'acqua pulita.

Li guardava muoversi avanti e indietro, sapendo che Orlando da un momento all'altro si sarebbe avvicinato. Era troppo curioso per non strappare qualche particolare alla compagna. E infatti...

Dai. Lo sai che sono curioso. E poi, a marzo ci vuole troppo tempo!” la implorò Orlando, mettendo il muso lungo.

Non mi incanti Bloom. Non ti dirò nulla...”

Orlando stava per ribattere quando il cellulare prese a squillare.

L'attore sollevò gli occhi al cielo ed Edith disse:

Ma non lo puoi spegnere quel coso. Non ha fatto che squillare per tutta questa settimana. E menomale che avevamo detto a tutti di non cercarci...”

Sarà ancora Robin amore... Sai che sta cercando di convincermi a fare qualche contratto...”e baciandola, sorridendo, aggiunse: “Me la sbrigo subito!” e si alzò prendendo il cellulare.

Edith lo guardò allontanarsi. Stava dondolando i piedi dentro l'acqua guardandoli rabbuiata, quando anche il suo cellulare prese a squillare. Sollevandosi, mormorò:

E adesso chi è?”

Frugò per qualche secondo nella sacca e prese il cellulare che trillava ancora. Rimase qualche secondo sorpresa, leggendo il nome della persona che chiamava.

Era Robin.

Rispondendo, sorrise tirata e disse:

Robin! Ma non stavi parlando con Orlando?”

A dire il vero stavo chiamando quel lavativo, ma ho trovato occupato... Sai con chi sta parlando?” chiese la donna.

A saperlo!” mormorò Edith guardando corrucciata Orlando.

Come?” domandò Robin che non aveva capito quello che Edith aveva detto.

Nulla. Tu piuttosto? Che cosa è successo? Stavi cercando di metterti in contatto con Orlando...”

Edith venne bloccata da Robin che, in un solo fiato, disse:

Non ci crederai. Ho appena parlato con la casa editrice del tuo nuovo libro. Avete venduto i diritti per una cifra astronomica alla Warner. E ti dico di più! Il protagonista maschile sarà Orlando. Manca solo la firma... Sai quanta pubblicità? Orlando che recita nel film del libro che tu hai scritto? Naturalmente ho detto che per la stesura della sceneggiatura devi esserci anche tu!”

Ma sei matta? Io anche altre cose da fare. Sono una mamma. Sto organizzando un matrimonio. Dirigo una rivista!” elencò Edith.

Niente da fare. Questo è importante. Andrai e scriverai questa dannatissima sceneggiatura. E vedete di non litigare. Mi servite felici e affiatati più di quello che già siete!” e senza nemmeno salutare chiuse il telefono.

Edith sbuffò e si trattenne dal lanciare il telefonino in piscina solo perché, quella sera, doveva chiamare la madre di Orlando e chiederle di Ella. Nel frattempo, anche Orlando aveva finito e si stava avvicinando a lei con un sorriso smagliante.

Ho visto che hanno chiamato anche te. Chi era?” domandò Orlando baciandola.

Nessuno. E tu? Con chi stavi parlando?” chiese Edith a sua volta.

Robin. Mi doveva dire qualche cosa su di un contratto...” rispose Orlando con noncuranza. “Andiamo a farci una bella nuotata. Fa un caldo che si schianta!”

Probabilmente Orlando non si era reso conto che Edith lo aveva fulminato con lo sguardo. Ma non sapendo che lei, mentre lui era al telefono con chi sa chi, aveva realmente parlato con Robin, non si curò del fatto che la futura moglie, con aria corrucciata, lo scrutava cercando di capire il motivo che l'aveva portato a mentire.



Ti dico che ha mentito!”

Edith parlava sottovoce nel bagno della camera, mentre Orlando, con il fon, asciugava i capelli.

Edith, forse non è quello che credi. Magari sta organizzando una cosa per il matrimonio e non te lo vuole dire perché tu lo tieni allo scuro dell'abito da sposa!” rispose pratica Rachel dall'altro capo.

Edith sospirò e guardò la sua immagine riflessa allo specchio. Era andata a fare quella vacanza nei Caraibi solo per tranquillizzarsi, solo per starsene da sola con l'uomo che amava, prima di buttarsi a capofitto nel periodo natalizio e in quello che precedeva i giorni del matrimonio.

Possibile che, come una quindicenne, si facesse assalire da dubbi assurdi?

Dici che mi so fissando?” chiese quasi arresa Edith.

Uhm! E non lo dico per difenderlo. Per me ha parlato con qualcuno qua a Londra per quello che riguarda il tuo matrimonio. E ti dico di più... Ti ha detto che parlava con Robin per non farti avere dei sospetti, perché avresti cercato in tutti i modi di capire che cosa stesse facendo e gli avresti rovinato la sorpresa! Sei tu la giornalista segugio dei due. Non lui!” ribatté divertita Rachel per tranquillizzare Edith.

Edith sorrise. Tutto tornava. Come aveva potuto pensare anche solo lontanamente che Orlando la potesse tradire?

Sai cos'è? È il senso di colpa che mi fa ragionare così!”ragionò Edith quasi arresa.

Edith Norton!” esclamò Rachel. “Ancora con questa storia? Hai baciato Jude Law? OK! È successo. Ma non puoi metterti alla gogna senza averci fatto nemmeno sesso!”

Edith sospirò ancora. Checché ne dicesse Rachel, per quella storia di quel bacio si sentiva terribilmente in colpa. E cosa più brutta, sentiva che il suo subconscio stava cercando il marcio in Orlando solo per mettere a tacere la propria coscienza.

Senti!” continuò Rachel. “Facciamo così. Hai da vivere una settimana in un posto da favola. Godila. E vivila fino in fondo. Non devi avere paura che Orlando ti tradisca. Ho visto molti uomini innamorati, ma mai come lui... Anzi. Sai ora che fai? Esci, conturbante come solo tu sai essere e ci fai sesso. Ma di quello ben fatto. E mettete in cantiere il fratellino per Ella che avevate promesso a tutti!”

Edith sorrise. Non era imbarazzata. Anzi! Stava prendendo in considerazione la possibilità di fare l'amore con Orlando fino al giorno dopo.

Io chiudo ora!” aggiunse Rachel. “Così davvero vai da lui e ti rilassi come si deve!”

Rachel?” disse Edith.

Che c'è? Non dirmi che hai il ciclo perché, veramente, vengo ai Caraibi e ti uccido!” scherzò Rachel.

Ti voglio un mondo di bene!” rispose Edith.

Rachel rimase un attimo in silenzio. Non era da Edith fare quelle dichiarazioni d'affetto. E questo poteva significare solo due cose: o era di nuovo incinta; oppure era davvero innamorata e preoccupata.

Lo so che senza di me non si vive piccola!” scherzò ancora, mimando un timbro di voce sicuro.

Va bene. Ho capito. Io vado da Orlando a renderlo un uomo felice!” rispose Edith alla provocazione.

Mi raccomando. Ricordati di farti mettere incinta!” si raccomandò Rachel.

COSA!?” esclamò Edith.

Quello che ho detto!” sorrise Rachel che senza aggiungere altro chiuse il telefono, dopo aver salutato velocemente.

Edith rimase a guardare il telefonino, poi sollevò gli occhi verso la propria immagine riflessa. E sorridendo, con voce suadente disse, togliendo il costume mentre parlava:

Orlando potresti venire a darmi una mano. Non riesco a sciogliere il nodo del costume...”

La porta del bagno si aprì quasi subito. Orlando trovò Edith nuda e bellissima. E sorridendo, avvicinandosi a lei, con un sorriso malizioso cominciò a baciarla e avvicinandosi al muro cominciarono a fare l'amore.



Edith si svegliò. La stanza era vuota ma Orlando, uscendo, aveva lasciato una luce accesa. Sul letto, sopra il cuscino di Orlando, stava un bigliettino che diceva:

Amore! Sono sceso un attimo giù per ordinare qualche cosa da mangiare e magari farcela portare in camera... Ti amo. Orlando...”

Edith sorrise e alzandosi entrò nella doccia. Stava per entrare a lavarsi quando il cellulare di Orlando prese a squillare.

Stupita che il compagno lo avesse dimenticato in camera, uscì dal bagno. Non è mai consigliabile rispondere ad un cellulare che non è il tuo, ma il problema nemmeno si pone se si parla del tuo compagno. Così, veloce Edith si avvicinò al comodino e prese il cellulare. Senza nemmeno guardare chi fosse aprì la chiamata e sentì una voce femminile parlare fitto al punto tale che non le permise nemmeno di dire pronto:

Senti. So che ti stai per sposare. E sono davvero felice per te. Ma tu mi devi almeno ascoltare. Sono incinta Orlando. E il bambino è tuo. L'ho scoperto dopo averti chiamato!”

Edith non rispose. Gli occhi si dilatarono e lacrime scesero veloci.

Sentiva da lontano la ragazza chiamare pronto. Non ce la fece a sollevare il cellulare e cantargliene quattro. Sentiva solo la testa ronzare. Orlando l'aveva tradita. Orlando stava per avere un bambino da una donna che non era lei.

La serratura scattò e la porta mostrò il volto sereno di Orlando. Volto che divenne interrogativo davanti all'espressione attonita della compagna.

Che succede amore?” chiese quasi spaventato.

Edith scosse la testa e disse:

Credo che tu mi debba delle spiegazioni. Specialmente ora che stai per diventare padre per la seconda volta di un bambino che non è il mio!”

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Allora... La domanda ora è: di chi è la colpa? Di Orlando che ha tradito? Di Edith che non ha capito il suo mondo e ha fatto la scontrosa?

A voi l'ardua sentenza (Alessandro Manzoni wikiquote.) e la possibilità di farmelo sapere.

Che cosa succederà ora lo scopriremo solo vivendo (Lucio Battisti wikiquote) e leggendo quello che segue.

Per il momento ringrazio Klood che non si smentisce mai e mi scrive le solite bellissime recensioni. Grazieeeee!

Ringrazio i lettori silenti. Quelli che mi hanno aggiunto la storie preferite, ricordate o seguite.

E quelli che anche stavolta si fermeranno a leggere questo capitolo. Grazie davvero.

Un bacio. Ninie82.

E spero che lo sia davvero... Buona lettura!!!!!






Capitolo 43: Ad un passo dallo sfacelo.


Edith stava seduta nel salotto della casa paterna in stato catatonico. Si sentiva spompata e quasi priva di ogni forza, anche solo di mangiare, bere, parlare. Il peggio però doveva ancora arrivare. Le vacanze che aveva richiesto stavano finendo e sarebbe stata costretta a lasciare la casa dei genitori, dove si era trasferita con Ella, dopo il ritorno lampo dai Caraibi. E questo significava solo una cosa: affrontare le frotte di giornalisti che l'avevano vista lasciare la sua casa di Primerose Hill con bagagli, borse e borsette cariche di effetti personali, per permettere ad Orlando di trovare un'altra sistemazione prima che lei tornasse a lavoro e ad occupare, da sola, il loro appartamento.

Emma dalla finestra guardava il movimento nella strada.

Allora? Se ne sono andati?” chiese Patrick arrabbiato dall'invadenza dei giornalisti a cui lui era tutt'altro che abituato.

Papà non se ne andranno via fino a che questa storia continuerà a vendere. Quindi mai!” rispose Emma avvicinandosi alla sorella e prendendole la mano le domandò: “Tesoro come stai?”

Edith scosse la testa e ricominciò a piangere, raggomitolandosi su se stessa, quasi che quella posizione fetale l'aiutasse a proteggersi dagli attacchi del mondo che sembravano diventare sempre più duri, mano a mano che cresceva e che le cose cambiavano.

Eloise si avvicinò con una tazza di tè tra le mani e porgendola alla figlia, che la rifiutò girandosi e continuando a singhiozzare, disse:

Devi mangiare qualche cosa, piccola. Non puoi trascinarti così! Fallo almeno per tua figlia!”

Edith non rispose ed Eloise stava per tornare all'attacco, quando il campanello suonò.

Emma si alzò e andò ad aprire alla porta, non prima di aver guardato alla finestra chi fosse.

Quelli sono degli avvoltoi. Appena scende qualcuno da una macchina e si avvicina al cancello di casa, si buttano sopra e cominciano a scattare foto e fare domande... Ma dico io...” disse una voce maschile dopo che Emma aveva aperto la porta per permettergli di entrare.

Era Paul. Era entrato assieme a Jessy e sembrava piuttosto scarmigliato. Edith non lo degnò nemmeno di uno sguardo ma Patrick, ormai allo stremo, davanti a quell'ennesimo attacco alla propria privacy e a quella della sua intera famiglia, alzandosi dal divano e sistemando i pantaloni, con aria minacciosa, disse:

Ora vado nel giardino, prendo la pala ed esco fuori a far vedere a quei... Quei... Quelli là, che cosa si ottiene sconvolgendo la vita della famiglia Norton!”

Fu Emma a bloccarlo e dirgli:

Papà! Calmati è inutile. Vogliono Edith e anche se uscissi armato fino ai denti, li disperderesti per un attimo, poi tornerebbero, come fanno sempre...”

Patrick si mise a sedere e farfugliò qualche cosa come:
“Se riesco a prendere Orlando, gli faccio pagare caro quello che sta facendo passare alla mia famiglia..” buttando un occhiata minacciosa alla finestra. Una simile a quelle di Edith, che farebbero cagliare anche il latte appena munto.

Edith, nel suo stato catatonico, non guardò nemmeno quello che gli altri stavano facendo e non rispose all'invito della madre a seguirli in cucina, dove potevano bere il tè senza sentirsi osservati da qualcuno fuori dalla finestra.

Non si rese nemmeno conto che, una volta usciti tutti dalla stanza, era rimasta solo Jessy con lei e preoccupata la guardava.

Edith?” sussurrò appena.

Edith le rivolse uno sguardo triste, da cane bastonato. Aveva gli occhi gonfi dal pianto ed era pallidissima per il fatto che non stesse mangiando nulla.

Edith. Non ottieni nulla a fare così. E tu lo sai meglio di me... Che fine ha fatto la ragazza che combatte contro il mondo e che affronta le avversità a muso duro?” continuò Jessy.

Credo sia rimasta a Santo Domingo...”

Edith aveva risposto, ma farlo le sembrava quasi essergli costato quasi tutte le forze che aveva in corpo e che le permettevano solo di singhiozzare silenziosamente.

Jessy si mise a sedere vicino a lei e passandole una mano tra i capelli disse:

Sai cosa facciamo ora... Io e te ci andiamo a fare una bella doccia, poi mi fai vedere come sta Ella e, infine, ci prendiamo un tè assieme con tanti biscotti. Che ne dici?”

Edith la guardò e scoppiando a piangere più forte, disse:

Lasciatemi. Non avete ancora capito. Voglio solo stare sola. Sola e niente di più. Voglio che ve ne andiate tutti. Voi, quei fotografi. E perfino Ella. Voglio stare sola. Capito. Sola... perché non ce la faccio più...” e singhiozzando disperatamente, aggiunse, poggiandosi a Jessy che le accarezzò comprensiva i capelli: “Io non ce la faccio più. Più...”

Jessy sospirò e con le lacrime agli occhi rispose:

Tu non te ne rendi conto. Ma qua dentro, sono quella che ti capisce di più di tutti...”

Edith sollevò la testa e guardò la cognata. Si era quasi dimenticata che Paul aspettava un figlio da Yvonne, la cameriera francese che aveva lavorato al 'Barracuda' e con cui era stato nei mesi di crisi profonda e irrecuperabile tra lui e Jessy.

S-scusa... I-io... Ho dimenticato...” replicò Edith con la voce sempre più debole, quasi non parlasse più da anni, invece che da pochi giorni.

Io no. Io non posso dimenticarlo. Ma amo Paul. E non voglio perderlo... E ho accettato. Lo so che è difficile. E che potevo anche non farlo visto che solo sentire parlare di quel bambino mi fa stare male... Ma io voglio avere una mia famiglia con tuo fratello. Lo voglio da quando ho sedici anni. E so che Yvonne non avrà mai quello che ho io. Quello che è mio da anni. Un po' come per te ed Orlando se ben ci pensi!” sorrise Jessy guardandola dritta negli occhi.

Edith non rispose e Jessy, aiutata da quel silenzio, continuò quello che anche per lei era uno sfogo:

Tu sei ad un passo dallo sfacelo. Ci vuole tanto così perché la tua storia con Orlando finisca. Lo so che fa male sapere che, quando tu lo aspettavi con tua figlia che dormiva a casa con te, lui è andato a letto con un'altra e che questo cambia le cose da come stanno per me. Però so una cosa. Ci sono delle persone che quando entrano nella nostra vita la stravolgono e non la fanno tornare più come prima...Orlando è una di queste persone, Edith. E non so se per te sarebbe una cosa buona lasciarlo andare via così, senza nemmeno muovere un dito per una che, sì, è stata solo una stupidaggine, una distrazione, un errore di percorso. Lui è tornato da te. E con te rimarrà per sempre...”

Edith guardò Jessy e poi scoppiando in lacrime si accasciò quasi su di lei. Quello che stava succedendo non era qualche cosa di semplice da sistemare. Quello che stava succedendo le avrebbe davvero cambiato la vita, qualsiasi sarebbe stata la sua scelta. Orlando aveva sbagliato e a pagare erano solo lei ed Ella. E questo la faceva andare ben oltre ogni consiglio di pensarci che chiunque si sentisse di darle.



Io in casa mia non ce lo voglio. Vedi di prenderlo per la collottola e sbatterlo fuori. Da oggi, se vuoi vedere il tuo migliore amico, vedi di farlo lontano da me e dai miei figli...”

Rachel era fuori di se. Dopo essere tornata da una visita ginecologica ed essere andata a prelevare Charlotte dai nonni paterni, si era ritrovata davanti Orlando, seduto nel salotto di casa sua in lacrime.

La sua prima reazione fu di sorpresa. Immaginava infatti che il ragazzo avesse almeno il buonsenso di evitare casa sua dopo quello che era successo. A quanto pareva aveva sbagliato. Orlando, inconsolabile, piangeva nel salotto di casa sua, chiedendo al suo migliore amico, nonché attuale marito di Rachel, cosa fare per riprendersi Edith.

Rach. Lui è il mio migliore amico, non puoi chiedermi di cacciarlo fuori ora che sta così a pezzi!” disse John cercando di calmare la moglie, spaventato dal fatto che tutta quella rabbia potesse fare del male al bambino.

A me non importa se lui sta male. Ha la minima idea di come sta Edith? È distrutta. Non dorme, non mangia, non fa altro che piangere. Solo perché lui non ha saputo tenerlo dentro le mutande quando la prima troietta che lavora nel mondo dello spettacolo e cerca un posto al sole gliel'ha sbattuta in faccia, facendosi mettere incinta per di più!”replicò Rachel sempre più arrabbiata.

Rachel. Se solo mi facessi spiegare...” cercò di intromettersi Orlando, ma Rachel lo bloccò, inveendogli contro:

Vedi bene di starmi lontano. Credevo che Brian Stephensons fosse un essere ignobile. Ma tralasciando la tresca con Emma, credo che almeno fosse più intelligente di te, quando trattava di toglierlo fuori dai pantaloni. Almeno, quando stava con Edith, non ha mai messo incinta nessuna. E se lo ha fatto, non glielo ha fatto sapere!”

Rachel calmati. Il bambino...” intervenne sempre più preoccupato John.

A me non interessa invece!” esclamò Rachel inviperita. “Perché mi fa incazzare il fatto che io questo verme l'ho anche difeso quando Edith mi ha detto che lo chiamavano e lui diceva balle, raccontando ad Edith, che sapeva che non era vero, che stava parlando con la sua agente” e andando verso la porta della camera disse: “Vedi di farlo uscire da questa casa. O la prossima persona che se ne andrà sarò io con i bambini. Nati e no.” e sparì dietro la porta, sbattendola dopo averlo fatto.

John guardò Orlando con imbarazzo e disse:

Orlie... Lo so che quello che ti sto per dire non è bello... Ma tu hai sbagliato. E io non posso mettere il mio matrimonio in pericolo solo per invitarti a casa mia”

Ho capito!” rispose Orlando arreso, forse anche un po' deluso. Non si aspettava che il suo migliore amico avrebbe scelto la moglie, incinta e in procinto di partorire a lui. Anche se, se solo ci pensava bene, lo avrebbe fatto anche lui con Edith ed Ella.

Ob! Questo non significa che non ti possa aiutare. Chiama quando vuoi. E se posso, lavoro e la nascita del bambino permettendo, ti darò una mano... Almeno in quello che posso...”

Johnny boy. Non farti problemi. Ho sbagliato e devo pagare. Hai ragione. Non posso mettere in pericolo il tuo matrimonio venendo qui e facendoti litigare con Rachel per colpa mia... Rachel è la migliore amica di Edith e questa reazione me la dovevo aspettare in qualche modo. Tranquillo. Se ho bisogno ti chiamo. Puoi contarci!”

Johnny sorrise e lo accompagno alla porta e prima di aprirla, chinando la testa, disse:

Lo so. La carne è debole e tu sei un uomo. So che hai sbagliato. Ma, davvero, Edith ti ha reso una persona migliore. Quando stavi con Kate la vostra manager ha fatto di tutto per rendervi due robot, anche nell'amore. Ha reso la vostra storia concime per i giornali e voi, giustamente, non l'avete vissuta bene. Con Edith, invece, ho visto che le cose sono diverse. E sono felice per te. Perché, anche se è un po' stronza... Edith è una donna con i piedi per terra, che prima di dirti che il cielo e azzurro, guarda tutte le sfumature possibili e le confronta, per non sbagliare. È una donna razionale. E il cielo sa quanto tu ne abbia bisogno. E, cosa più importante, è la madre di tua figlia Ella. Ed ora che sto per diventare padre, so che cosa significa questo. Quello che ti voglio dire è: lotta. Lotta per riprendertela, per dimostrare che quel bambino non è tuo, che quella è davvero la bicicletta del quartiere dove tutti hanno fatto almeno una volta un giro, come stavi raccontando prima. Lotta perché tu, quella ragazza, la ami da morire. E non è giusto buttare al cesso tutto quello che avete costruito solo per un errore grande ma che, sono sicuro, con le giuste indagini, troverà una risoluzione positiva!”

Orlando guardò John con gli occhi lucidi e abbracciandolo, commosso, disse:

John Whitman... Ti voglio bene!” e senza aggiungere altro, a testa china, imbarazzato un poco da quella sua debolezza, uscì dalla casa e correndo scese le scale.

Non voleva che John lo vedesse piangere.

Non voleva che John capisse quanto si sentiva solo.

Non voleva che John potesse dire a Rachel tutto il dolore che stava provando in quel momento.

Sospirò e camminò per la strada.

Accese una sigaretta. Aveva provato a smettere quando era nata Ella.

Ma a quanto pareva aveva ragione quando diceva che Orlando Bloom non è uno di cui si può fidare. Ed ora lo aveva capito.



[LA MIA VERITÀ: intervista esclusiva a Violet Nelson. La donna che ha segnato l'inizio della crisi di una delle coppie d'oro del momento. E all'interno: 'Edith lascia la casa dei genitori e torna a Primerose Hill senza Orlando'. 'Eccezionale!! Proprio pochi giorni dopo la rottura tra Edith e Orlando, Bloom ha firmato un contratto a più zeri per interpretare la parte del protagonista nella trasposizione cinematografica del libro di Edith.' e molto altro ancora sull'addio del momento...]

Avvoltoi. Ha ragione mio padre!” disse Edith lanciando da una parte la rivista che Laura le aveva portato. “Mi fanno venire il voltastomaco. Venderebbero anche la madre pur di fare soldi.”

Laura sospirò e replicò:

E non è finita qua, Edith. Da stamattina, tutti chiamano in redazione per sapere se sei a lavoro oppure no. E ci sono richieste per interviste al 'News of the world', 'Sun', 'Hello' e qualche altra rivista spazzatura...”

Edith portò una mano sulla faccia e sospirò. Era di nuovo sull'orlo di una crisi di pianto. E non voleva. Non voleva piangere davanti ai suoi dipendenti, davanti a Laura.

Se dovessero richiamare reclina tutte le richieste. Mi sembra più che normale che se devo dare qualche intervista sul mio stato sentimentale e civile, lo farò per Vanity e non per qualche altra rivista. Non trovi?”

Penso che sia più che giusto. Per le riviste immaginavo una risposta del genere e ho declinato tutte le interviste a nome tuo!”rispose Laura tranquilla.

Laura si era dimostrata una delle migliori assistenti del mondo. Edith aveva scoperto che se non era messa sotto pressione -come era solita fare quando lavoravano assieme prima che Edith venisse licenziata- sapeva fare del suo meglio.

Grazie. Il tuo aiuto per me è importantissimo. Non sai quanto mi sia utile avere vicino un buon braccio destro in questo momento!” sorrise Edith grata.

Laura rispose al sorriso e ribatté:

Quando devi uscire, lo farai con la mia macchina. Non è per niente consigliato che tu esca dal portone principale. Ci sono un mondo di paparazzi appostati e pronti a fotografarti anche con un dito su per il naso... Se esci con la mia utilitaria passerai inosservata!”

Ok. Grazie ancora” disse Edith che, prendendo gli appunti, sospirò e aggiunse: “Ora voglio solo lavorare e chiamare mia madre per sapere come sta la bambina.”

Era un messaggio per far capire alla ragazza che voleva stare da sola. Laura lo prese subito e tranquilla uscì dall'ufficio.

Quando la porta si richiuse alle spalle di Laura, le lacrime ebbero la meglio ed Edith scoppiò a piangere, parandosi la faccia con le mani, nascondendo in parte i singhiozzi.

A chi la voleva dare a bere? Stava malissimo e non ce la faceva nemmeno a lavorare. Ed era grata anche di non vedere Ella quella mattina, visto che le bastava guardarla per pensare che fosse identica ad Orlando.

Possibile che stesse cominciando ad odiare anche sua figlia, sole per qualche tratto somatico simile a quello di Orlando?

Non lo sapeva. Sapeva solo una cosa: Jessy aveva ragione. Era ad un passo dallo sfacelo.

Poteva allungare la mano e prendersi Orlando di nuovo e sarebbe tornato strisciando, accettando tutto pur di starle accanto. E per uno come lui era tutto dire.

Ma lei sarebbe stata felice? Lei che cosa ne avrebbe tratto da tutto questo?

Prima di tutto dare un nome alla loro relazione. Era assieme solo perché non si erano detti addio o perché, da entrambe le parti, c'era un forte desiderio di salvare il loro rapporto, di sposarsi come programmato e di non permettere agli altri di mettersi in mezzo alla loro felicità?

Guardò una foto sua, di Orlando ed Ella il giorno del battesimo di quest'ultima. Erano al ristorante, dove avevano organizzato la festa per la bambina. Lei stava poggiata a lui, tenendo la bambina in braccio. Sorridevano e sembrava che nulla potesse scalfirli. Cosa era successo da allora? Che cosa era cambiato? Che cosa aveva portato Orlando a tradirla?

Si stava perdendo nelle sue elucubrazioni, quando il cellulare squillò. Riprendendosi come da un sogno, Edith prese il telefono e senza nemmeno guardare chi fosse, come faceva sempre quando era a lavoro rispose:

Edith Norton! Con chi parlo?”

Che sei Edith Norton lo so. Quello che non so è se tutto quello che stanno dicendo i giornali sia vero oppure no!”

Edith rimase un attimo in silenzio. Conosceva quella voce, non l'avrebbe scambiata con quella di nessun altro al mondo. Era la voce di Jude.

Jude? Non dirmi che sei a Londra!” esclamò Edith passando delicatamente un clinex sotto il naso per pulirlo.

Sono a Londra, se ti può far piacere. E vedo che, con quello che sta succedendo, forse davvero piacere te lo fa, vero?” domandò Jude preoccupato.

In un attimo, Edith, si rese conto che non voleva parlare con Emma, con Eloise, con Paul, con Patrick o qualsiasi dei suoi amici dei suoi problemi. No! Quello di cui lei aveva bisogno, in quel momento, era di una persona super partes. Qualcuno che sapesse e allo stesso tempo non sapesse quello che le stava accadendo. Qualcuno che non fosse amico di Orlando. Qualcuno che non aveva passato le vacanze di Natale assieme a quello che non sapeva se definire il suo ex, vista la situazione ingarbugliata in cui si trovava, aumentando, così, esponenzialmente i problemi che riguardavano la giusta visione dei fatti.

Aprì quindi la bocca per parlare e, senza rendersene conto, disse tutto di una fiato, quasi non fosse lei a dire quelle parole.

Stasera che fai? Orlando non sta a casa e io parlo solo con una bambina di otto mesi. La tua compagnia mi sarebbe davvero gradita...”

Si pentì quasi subito di quello che aveva detto. Ma ormai non poteva ritrattare. Jude aveva sentito e non si era fatto sfuggire l'occasione. E sorridendo, rispose:

Certo! Stasera passo da te e ci facciamo una bella chiacchierata, anche se, come temo di aver capito, le cose tra te ed Orlando non vanno bene. Mi spiace!”

A quel 'mi spiace' aveva aggiunto una nota di tristezza nella voce.

-Ipocrita!- pensò Edith tranquilla.

Ricordava ancora quello che le aveva detto la sera che l'aveva baciata. E non ci voleva un mago per pensare che, in quel momento, non stesse ballando la conga per la felicità ma stesse sorridendo, certamente, come un beota al telefono.

Allora? A che ora passo?” chiese lui.

Alle sette. Dovrei essere tornata da casa dei miei! Mi raccomando però. Attento ai paparazzi. Davanti casa mia è pieno...” lo avvisò Edith.

Farò del mio meglio!” esclamò Jude aggiungendo dolce: “Tranquilla. Ci vediamo alle sette!”

Edith chiuse la comunicazione e sospirò.

Ma che cosa le diceva la testa. Se le cose fossero precipitate sarebbe caduta dalla padella alla brace, senza avere nemmeno il tempo per dire BAH!

Aveva chiesto a Jude Law di andare a casa sua. Tanto valeva che si mettesse in baby-doll e lo aspettasse sulla porta succhiando maliziosa un ghiacciolo. Forse, allora, sarebbe stata meno, molto meno provocante.



I paparazzi erano appostati davanti alla casa, in attesa che lei uscisse anche solo a buttare la spazzatura. Edith li guardava da dietro la tendina di casa sua, sospirando infastidita.

Erano le sette e mezza e di Jude nemmeno l'ombra.

-Avrà trovato qualche cosa di meglio da fare che stare a parlare con una casalinga disperata- pensò Edith incrociando le braccia e guardando il mobilio del salotto.

Si lasciò andare nel divano, cominciando a fare zapping. Evitava con cura tutti i programmi di gossip, dove poteva incappare in qualche reportage che diceva delle notizie più o meno false sullo stato della sua relazione con Orlando. Cose di cui nemmeno lei era certa.

Non sapeva se Orlando poteva ancora essere definito il suo compagno. Infondo era stata lei, una volta tornati a Londra, a dire di aver bisogno di tempo, di aver bisogno di pensare, di capire che cosa stesse succedendo, perché arrivata a quel punto lei si era persa.

Non sapeva se lo amava o lo odiava, dato che sentiva solo un immenso vuoto che si riempiva di una sensazione amara che la prendeva alla bocca dello stomaco ogni volta che sentiva il cellulare squillare e ci leggeva sopra il nome di Orlando, ogni volta che lui cercava di parlare e di chiarire con lei.

L'unica cosa che sapeva era che, a quasi tre mesi dal matrimonio aveva dovuto mandare indietro i pochi regali che qualcuno aveva già spedito e aveva dovuto chiamare la loro wedding planner per dirle che il matrimonio era saltato.

Ecco quali erano le sue uniche certezze.

Stava pensando a questo, quando sentì qualcosa picchiare contro la grande portafinestra del giardino sul retro.

Confusa allungò il collo, pensando che fosse una volpe che cercava cibo e che stesse cercando di prendere qualche topolino che scorrazzava impavido nel giardino. Ma, ben presto, si rese conto che non poteva essere una volpe. Un animale non lancia sassolini contro il vetro. E la cosa che stava producendo quel rumore, invece, lo stava facendo.

Con passo lento, si avvicinò ad un cassetto della cucina, prendendo un grosso coltello.

Possibile che quelle cose dovessero succedere proprio nel momento in cui Orlando non era in casa. Abitava lì da un anno ormai e mai prima di allora era successa una cosa simile. Se ci fosse stato Jude, magari avrebbe avuto meno paura. Ma era da sola. E doveva fare qualche cosa per proteggersi, che le piacesse o no. Non voleva che qualcuno entrasse nella stessa casa dove, al piano di sopra, dormiva Ella.

Posh miagolò piano, vedendola passare. Era diventata una bellissima gattona nera, dagli occhi azzurrissimi e, per quanto possa sembrare anomalo per un gatto, era molto più attaccata alle persone che abitavano la casa più che alla casa stessa. Per assurdo era anche quella che stava risentendo di più della fine della sua storia con Orlando. Infatti, il non aver più Sidi che scorrazzava per casa assieme a lei, l'aveva notevolmente scossa.

Sentendo il miagolio della gatta, con tutta l'adrenalina in circolo per colpa della paura Edith trasalì e portando un dito alla bocca disse a Posh:

Shhh! Stupida gatta! Vuoi che ci sgozzino a tutte e tre?” e senza curarsi del felino si avvicinò alla portafinestra.

La prima cosa che fece fu accendere la luce sopra la porta. E quando lo fece fu sorpresa.

Dietro c'era un uomo, come pensava, ma quello disse:

Se vuoi che i paparazzi mi vedano, fai pure. Ma io non dovrò spiegare nulla alla mia ex moglie quando leggerà i giornali, domani. Tu, forse, ad Orlando qualche cosa dovrai spiegarla. O sbaglio?”

Edith sorrise, rilassata. Era Jude. Lo aveva riconosciuto dalla voce.

Spense subito la luce e aprì la porta, permettendo all'attore di entrare.

Quando Edith lo vide varcare la soglia e guardarsi intorno, si sentì sollevata.

Non aveva permesso a nessuno, infatti, di entrare nella casa dopo che aveva scoperto che Orlando l'aveva tradita. Le sembrava quasi come se stesse di nuovo dando fiducia a qualcuno.

Jude la guardò e disse:

Spero che quello non sia il tuo comitato di benvenuto! Perché sai... Dopo quello che ho dovuto fare per arrivare fino a quella dannatissima portafinestra -e lo sa solo Dio, puoi giurarci- non mi sembra per niente carino che tu mi accolga con un coltello in mano!”

Edith sorrise e poggiando il coltello nel ripiano di legno della sua cucina, replicò:

Sono una donna sola con una bambina di otto mesi in casa. E una gatta fifona che fa da guardiano. Secondo te, se sento dei rumori provenienti dal giardino, che cosa devo fare?”

Immaginarti che sia il tuo grande amico che è venuto a trovarti!” rispose Jude fingendosi risentito.

Edith sbarrò gli occhi e ribatté:

Ma guarda tu questo damerino inglese cosa viene a dirmi... Io ti aspettavo per le sette. Sono quasi le otto!”

Jude guardò l'orologio e disse:

In effetti hai ragione. Ma sai com'è... Ho camminato per tutto il confine di questo giardino, che è grande come Hyde Park e ho dovuto scavalcare una staccionata, solo per evitare i paparazzi e venire a farti un po' di compagnia...” e sorrise puntando i suoi occhi maliziosi su di Edith, che sorrise raddolcita.

In effetti era davvero da premiare.

Aveva fatto tutto quello solo per parlare con lei. Poteva fregarsene, andare in cerca di una storia facile, passare la sua serata in compagnia dei suoi tre figli o di amici. E invece... Invece era lì, con lei, a parlare di cosa non lo sapeva ancora, ma, da come si stavano mettendo le cose, una chiacchierata con Jude avrebbe messo in moto il vecchio sarcasmo di Edith facendola ritornare un po' quella che era una volta.

Devo dire che è davvero carino qua. Complimenti!” e senza permettere ad Edith di aggiungere altro, si mise a sedere nel divano chiedendo: “Che hai da bere. Mi serve qualche cosa di forte!”



Parlare con Jude fu più che produttivo. L'aiutò a capire che non doveva pensare solo a crogiolarsi nel suo brodo, anzi! Doveva reagire e ridere di cuore come stava facendo in quel momento. Certo! Doveva mettere anche in conto la mezza bottiglia di rum e quasi tutta quella di gin che si erano bevuti in due, ma non poteva non pensare che, quando stava a casa dei suoi e beveva non rideva mai, anzi, si sentiva decisamente peggio.

Stavano ridendo, appunto, per una battuta di Jude, seduti sul divano quando Edith, ancora scossa dal troppo ridere, portando una mano alla testa, disse:

Bene. Sono ufficialmente ubriaca!”

Se lo dici non lo sei. Non te lo hanno mai detto?”ribatté Jude guardando il contenuto del bicchiere e bevendone un piccolo sorso.

Io sapevo invece che, se dici di non essere ubriaco, allora lo sei...” sorrise maliziosa Edith.

Jude la guardò, sorridendo malinconico. Le accarezzò una guancia con il dito e disse serio, stavolta:

Lo so che ho detto che siamo solo amici... Ma tu... Edith tu sei troppo bella per non rendersene conto...”

Il cuore di Edith perse un colpo. Sapeva di essere una bella donna e, per di più, era abbastanza vanitosa da mettere in mostra il giusto del suo corpo per poter sentire gli uomini ammirarla e le donne rodersi di invidia al suo passaggio. Ma quella volta era diverso. Era stato Jude a dirle che era bella. E quel complimento poteva avere dei risvolti completamente differenti.

Sorridendo, più nervosa che sarcastica e pungente come suo solito, disse:

Tu sei solo ubriaco Jude...” e cercò di alzarsi, ma Jude la bloccò dicendo:

Secondo te perché sono venuto qui? Per parlarti e bere come se fossi in un pub. Andiamo Edith, ti credevo più intelligente. Lo sai che mi piaci. E lo sai che so che questa relazione con Orlando stava vacillando già qualche mese fa!”

Sei venuto qua per tastare il terreno e vedere se potevi infilarti nel mio letto?” chiese disgustata Edith togliendo il braccio e guardando Jude con disprezzo.

Jude scosse la testa e rispose:

Sì, lo ammetto. E magari vuoi anche pensare che ti ho fatto bere solo per potermi divertire un po', vero? Non è così Edith. No! Non stavolta, non con te. Sono qua per capire cosa ti fa soffrire, per vederti sorridere come il Natale dell'anno scorso, quando piena di pacchi, con il tuo pancione, camminavi con me e con i miei figli per le strade di Primerose Hill. Per vederti sorridere tranquilla e felice come la sera che ti ho conosciuto a quella festa!”

Edith lo guardò con gli occhi già pieni di lacrime. Ma che gli era saltato in testa a quello? Voleva ricordarle tutti i momenti della sua storia con Orlando?

Poggiò il bicchiere, sempre più confusa, lasciandosi cadere di nuovo sul divano. Sentiva qualche cosa di nuovo montare dentro di lei, molto lentamente. Era come se un piccolo leoncino fosse stato appena partorito e ora dormisse aspettando che tutti i sentimenti che aveva dentro e che vivevano a stretto contatto dentro di lei, cominciassero a nutrirlo e a farlo crescere.

Mi vuoi anche adesso che sai che, se mi dovessi concedere, non sarebbe come la prima volta? Che non sarei una donna libera che decide di divertirsi per una notte e basta, ma una madre ferita e abbandonata?” e guardò Jude con gli occhi pieni di lacrime.

Jude si avvicinò e le poggiò una mano sulla faccia sorridendo tranquillo, accarezzandola con il pollice e dicendo:

Non voglio farti del male, Edith. E tu lo sai... Non voglio che tu possa solo pensare che posso essere così meschino da mettermi a fare il cascamorto con te, proprio ora che sei in crisi con Orlando. Ma non posso negare che tu non mi piaccia. E tanto. E che non vorrei poter stare con te. Perché tu puoi anche vedere una madre stanca, tradita, che ha mandato via il compagno che la sta facendo soffrire. Ma io vedo una donna bellissima che piange per colpa di un uomo che non ha saputo renderla felice. Ecco cosa vedo...”

Edith sorrise e chinò la testa. Si stava rendendo conto che quello che stava crescendo dentro di lei era diventata una bestia feroce, alimentata di odio e di dolore e che aveva un nome definito: vendetta.

Vendetta verso Orlando che le aveva fatto del male. Perché se ora era in quella situazione e non con il suo futuro marito a parlare dei posti da assegnare agli ospiti in chiesa e al ricevimento, era solo colpa di lui. E lei, stupida, per tutto quel tempo, si era consumata nel rimorso per un semplice bacio.

Lui aveva messo incinta una donna! Era cento volte più grave!

Sollevò la testa e guardò il viso di Jude, così vicino al suo. Poggiò la sua mano, su quella che l'uomo aveva lasciato poggiata sul suo viso e rispondendo agli ordini di quel mostro senza cuore, baciò Jude, prima con dolcezza, poi sempre più con passione.

Jude rispondeva al bacio, sussurrando parole che Edith non capiva e non voleva capire. Senza sapere come, si misero a salire le scale, spogliandosi mentre camminavano, senza smettere di baciarsi.

Arrivarono nella camera da letto e si buttarono nel letto, quasi strappandosi i pochi indumenti rimasti. Cominciarono una lotta continua, fatta di carezze, di baci e di morsi preparatori, anticamera di quello che stavano di nuovo per assaporare dopo quasi tre anni.

E quando Jude cominciò a far sesso con lei, Edith si abbandonò in un lungo sospiro, perdendosi in quella passione cieca, che la rese di nuovo schiava di un uomo che, tempo prima le aveva detto che, se la vita avesse voluto, le loro strade un giorno si sarebbero rincontrate.



Robin entrò nel locale veloce, con gli occhiali scuri ancora inforcati. Era arrivata dall'America per parlare con Orlando e per aiutarlo ad uscire da quella spinosa situazione in cui si erano cacciati e che, senza volerlo, stava dando un sacco di pubblicità ai due, facendo prendere a Robin in considerazione l'idea di scritturare anche Violet. Cosa che Orlando non accettò, anzi, minacciò di licenziarla se lo avesse fatto.

Capendo così che il suo protetto fruttava di più con la Norton che in quella situazione caotica, promise all'attore di Canterbury di prendere in mano la situazione e di indagare per scoprire se fosse vero o no che quella Violet Nelson era davvero incinta come diceva.

Orlando la guardò sedersi davanti a lui e poggiare la borsetta sul tavolo. E impaziente, l'attore, giocherellando con un tovagliolino di carta che aveva ridotto a brandelli, le chiese:

E allora?”

Robin si tolse gli occhiali e guardandolo negli occhi, sollevando un sopracciglio, disse:

Lo sai che cosa penso. Penso che questa storia ci renderebbe maledettamente ricchi se io, tu ed Edith usassimo quella cretina per farci un po' di pubblicità gratis!”

Orlando sospirò infastidito e replicò:

E io ti dico che non gioco con la vita della mia compagna e con quella di mia figlia -e forse anche di un altro bambino mio- solo per farti arricchire già più di quello che faccio e per regalare quello che quella squinzia vuole e che sembra aver ottenuto cercando di incastrarmi...”

Robin lo guardò per un secondo e frugando nella borsetta disse:

Cercando, appunto. Ma non riuscendoci. A quanto pare la signorina Nelson ha fatto male i suoi conti. Per quello che sappiamo tutti e due -e anche i tuoi colleghi e le carte di credito con cui ti sei pagato da bere quella sera- al Jewels tu sei andato il 20 Novembre, vero?”

Non ricordo. Suppongo di si. Era dopo la fine del mese, ma non ricordo il giorno esatto!” rispose Orlando che non capiva quel giro lungo.

Robin tossicchiò più per prendere tempo che per la vera necessita di schiarirsi la voce e continuò:

Ti ho detto che conosco uno davvero bravo. Un investigatore segreto diciamo...” e sorrise incrociando le braccia, tenendo tra le mani quello che stava cercando.

Orlando la guardò perplesso. Non voleva sapere se quello era davvero un investigatore segreto. Sapeva che Robin aveva un po' di gente attorno che le permetteva di avere le informazioni che cercava come e quando voleva, ma lui non voleva sapere il come le otteneva. Gli faceva un po' paura.

A quanto pare la signorina Nelson...” continuò Robin prendendo il foglio e guardandolo. “... ha fatto una certa prova o cosa diamine sia. Dicono che si chiami Beta e qualche cosa... Sono delle analisi che ti permettono di sapere esattamente come e quando sei rimasta incinta...”

So cosa sono le analisi Beta. Continua!” disse infastidito Orlando.

Robin fece finta di nulla e porgendogli il foglio, disse:

Violet non è incinta di te, Orlando. Se te la sei scopata il 20 Novembre, lei è rimasta incinta il 3 Novembre. E quella sera c'ero anche io al teatro con te, assieme ad un noto produttore, per farti firmare un contratto...”

Orlando sentì di botto il cuore farsi leggero. Quel foglio cambiava tutte le carte in tavola.

Questo bambino non è tuo Orlando. Violet ha mentito solo per farsi un po' di pubblicità alle spalle tue e di Edith...” finì Robin senza nessuna emozione nella voce.



Edith stava all'ufficio, quando sentì bussare. Era Tea, la cugina di Laura, che faceva la segretaria di Edith.

Che c'è Tea?” chiese Edith cominciando a battere il suo editoriale, guardando fissa il computer, senza rivolgere il minimo sguardo alla ragazza.

C'è il signor Bloom che vuole parlare con...”

Tea non c'è bisogno che mi presenti. Sono il compagno della signorina Norton... Non ho bisogno di essere annunciato!”irruppe Orlando nell'ufficio, facendo uscire la ragazza e chiudendo la porta dietro le spalle.

Vedere Orlando per Edith fu come una doccia fredda. Specialmente dopo che, la sera prima, aveva fatto l'amore con Jude in quella che un tempo era la loro camera da letto.

Che diavolo ci fai qui, Orlando? Non mi sembra sabato. Non devi vedere Ella. Quindi... Quella è la porta... Puoi andare!” e stava per rimettersi a lavorare, quando il ragazzo si avvicinò a lei e mettendole un foglio sulla tastiera disse:

Ho sbagliato. Ti ho tradita, lo so. Ma sono stato attento. So che è una magra consolazione, ma... Edith! Il bambino di Violet non è mio!”

Edith prese il foglio in mano, guardandolo con interesse. Aveva fatto la Beta per vedere se era rimasta incinta. E risultava che il 3 Novembre, la gravidanza aveva avuto inizio.

Lei è rimasta incinta il tre. Io il tre stavo con Robin. Ricordi? Che voleva che venissi anche tu al teatro con noi quella sera, ma che non potevi perché avevi quell'intervista con James Blunt. Lo hai anche segnato nella tua agenda. Guarda!” le spiegò Orlando.

Non c'era bisogno di ricordarselo. Non era andata alla cena perché desiderava davvero conoscere James Blunt, uno dei suoi cantanti preferiti. E per di più, quando lo aveva scoperto, il cantante le aveva regalato una copia autografata del suo cd che Edith ascoltava tutti i sacrosanti giorni, ad ogni ora.

D'un tratto si sentì felice. Il leone che quella sera di era cibato della passione che cieca che aveva consumato assieme a Jude, era come sparito, dissolto, inghiottito dalle viscere.

C'era solo un palloncino di elio che volava tra il suo cuore e il suo stomaco, facendole sentire ad ogni urto che mille farfalle volavano tranquille.

Quindi tu..?” chiese quasi per accertarsi che quello che stava leggendo fosse vero.

Orlando annuì.

Quello che fece dopo non lo ricordò bene dopo. Seppe solo che agì di impulso.

Prima schiaffeggiò Orlando. Poi lo baciò con passione.

Quella sera stessa gli permise di tornare a casa.

Ma ben presto di sarebbe accorta che, quando si è in bilico, basta poco perché si cada giù e ci si rompa l'osso del collo.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Ringrazio Klood che mi recensisce. E tutti gli altri come sempre.

RECENSITE!!! Mi raccomando. Un bacio a tutti.

Buona lettura -spero!- Niniel82.



Capitolo 44: La bellezza del peccato.



Secondo un vecchio principio si dice che quando un rapporto non si basa più sulla fiducia e uno dei due partner ha palesemente tradito, la storia è destinata a fallire del tutto.

Edith lo sapeva dentro di se. Sapeva che quel vecchio principio era esatto. Vangelo, come si suol dire in alcuni casi.

Avere di nuovo Orlando per casa, con il lento avvicinarsi del Natale, alle volte sembrava la cosa più bella che potesse capitarle. Poi, quando sentiva il cellulare anche se sapeva che non poteva essere Violet, sentiva come una fitta al petto. Sentiva che poteva essere un'altra compiacente donnina pronta a fingere di essere incinta di Orlando solo per ottenere un posto al sole a discapito della tranquillità famigliare sua e di Orlando.

Per non parlare del fatto che Robin, ora, usava questa nuova riunione tra Edith e Orlando cercando di sfruttarla il più possibile e di dare più luce possibile ai due, facendoli vedere come martiri del marketing selvaggio che aveva quasi distrutto il loro amore, costringendoli ad annullare il matrimonio fiabesco che stavano organizzando.

Naturalmente, Edith, non fu stupita di vedere sul Sun tutti i costi di quello che doveva essere il suo matrimonio romantico a Canterbury, con carrozza, chiesa poco fuori dal paese, paggetti vestiti con abitini dorati e il meraviglioso vestito di Vera Wang che Edith aveva comprato e che sarebbe rimasto in un armadio assieme al bellissimo abito di Armani di Orlando. Tutti correlato con un listino dei prezzi dato dalla wedding planner che non si era accontenta solo della penale che Edith e Orlando avevano pagato per aver annullato il matrimonio in così poco tempo, ma si sarebbe presa anche un grosso premio in denaro per aver dato a Ralph Felton -vecchia conoscenza di Edith e Orlando tra l'altro- tutte quelle informazioni d'oro.

Cosa più grave, però, era che quella volta, Jude, non aveva nessuna intenzione di mollare. Credeva di essere arrivato ad un passo dal potersi prendere Edith ora che sembrava quasi che la storia tra lei e Orlando fosse finita. Ma vederli di nuovo assieme il giorno dopo la loro notte di passione, aveva quasi fatto imbestialire Jude che cercava di chiamare Edith per chiarire del tutto, capire che cosa stava realmente accadendo. E per quanto Edith gli avesse cercato di spiegare che voleva vivere di nuovo la sua storia con Orlando, Jude non demordeva e metteva in imbarazzo Edith, che nonostante si nascondesse dietro un dito mascherando la sua debolezza e la sua infedeltà con il fatto che le cose, al momento del tradimento, tra lei ed Orlando non andavano bene, aveva cominciato a fare quello che l'aveva fatta soffrire poche settimane prima: inventare scuse e servirle ad Orlando su di un piatto d'oro.

E mentre nella casa risuonavano le note malinconiche di James Blunt, Edith vagava per la casa, alle volte, come un fantasma, chiedendosi dove fosse l'intoppo, dove fosse il pericolo. Perché se solo lo avesse visto, lo avrebbe evitato e avrebbe salvato quella sua malandata storia.



La casa era silenziosa. Orlando ed Ella erano andati da Sonia che in pieno spirito natalizio aveva comprato regali a tutti meno che a Edith.

Questo non sconvolgeva la giornalista che aveva imparato a conoscere la suocera e a non farsi il cruccio se non la calcolava. Infondo, anche se Orlando l'aveva tradita e aveva quasi rischiato di mettere incinta una qualsiasi tra la gente, Sonia considerava Edith causa della fine della storia tra Kate e Orlando, che avrebbe regalato ad Orlando il blasone se mai si fossero sposati.

Edith, invece, il blasone non ce lo aveva. Si era fatta mettere incinta e aveva spudoratamente ammesso con la suocera di essere figlia di un uomo che come unico possedimento aveva un coffee-shop in centro a Londra, che da quando avevano aperto Caffè Nero e Starbucks, non macinava nemmeno tanti soldi. Certo, scusarsi con una che aveva messo i figli in mano allo spettacolo da quando erano piccoli, era come chiedere scusa ad Hitler di aver ucciso una mosca.

Così, mentre Ella, nipote indesiderata -ma comunque nipote- era stata accettata, Edith si trovava il dito della donna puntato contro, accusandola di non aver capito il figlio in un momento in cui le cose tra di loro non andavano bene.

Seduta in camera, aiutata dal totale silenzio della casa disturbato solo dal ronfare lento di Posh, Edith stava al portatile, lavorando al suo nuovo libro quando il suo sguardo venne catturato dall'ennesimo diario che Edith aveva regalato ad Orlando qualche mese prima.

In quasi due anni che si conoscevano Edith non aveva mai provato il minimo interesse per i diari di Orlando. Erano privati e lui poteva scrivere tutto quello che voleva.

-Appunto. E non li devi guardare!- pensò Edith distogliendo gli occhi dal diario e puntandoli contro lo schermo del portatile con l'intento di rileggere una frase che aveva appena scritto e che stranamente parlava di un diario che in tutto il romanzo non era apparso.

Cancellando il paragrafo scritto per ultimo, salvò e abbassò lo sportello del portatile, sbuffando e cercando di non guardare verso il comò dove Orlando aveva lasciato in bellavista il suo diario.

-Uno è fuori. E gli altri nel cassetto. E lui non tornerà presto. Sonia lo trattiene sempre a lungo quando va da lei. Si crogiola quando può parlare male di me mentre non ci sono!- pensò Edith con una certa punta di fastidio. Quella, in effetti, era una cosa a cui non si era mai abituata.

Scosse la testa. Non guardò il cellulare. Meglio non vedere se Jude la stesse chiamando. Cercò di tenersi lontana da quel comò. Ma scoprì di non riuscirci. Come una calamita era attratta da quei maledetti diari, che racchiudevano la sua storia con Orlando. Da quando erano solo amici, a quando avevano cominciato a frequentarsi. Da quando Edith era rimasta incinta di Ella, alla nascita stessa della bambina. Da quando erano cominciati i problemi, a quando Orlando l'aveva tradita.

Sospirò mordendosi il labbro. Si guardò attorno e poggiando il portatile al centro del letto si alzò e andò verso il mobile che conteneva gli scritti proibiti. Con un gesto svelto aprì il cassetto di Orlando e spostò con cura alcuni indumenti, cercando di non stropicciarli o metterli troppo in disordine e scatenare il dubbio nel compagno. Trovò i tre diari che aveva usato in quei due anni. Il primo l'aveva finito quasi subito, nel secondo invece scrisse per un anno esatto. Il terzo aveva fatto la fine del primo, poiché, dopo la nascita di Ella, Orlando passava ore a scriverci su pensieri ed evoluzioni della bambina.

Con mano tremante aprì il primo e sorridendo prese il biglietto d'auguri nel quale aveva scritto la motivazione del suo regalo. Era uno di quei biglietti stupidi, che ti fanno ridere quando li vedi perché non ti aspetti che qualcuno possa regalarti qualcosa di simile dopo aver passato i dieci anni. Ripose il biglietto nell'ultima pagina del diario e lesse le prime righe scritte fitte da Orlando:

'Venerdì 13 Gennaio 2006...

Non mi sarei mai immaginato che avrei avuto un diario alla soglia dei trent'anni. Ma ce l'ho e ho deciso che, quotidianamente ci scriverò. Lo prometto a me e a Edith, la mia migliore amica che ora dorme nel mio letto dopo aver affrontato il giorno più lungo della sua vita. E io ne so qualche cosa... Sembra strano ma la vita ci si è accanita contro proprio nello stesso momento. Ho scoperto che è stato Brian a mettere in piedi tutta questa manfrina. Sono arrabbiato, onestamente. Cosa voleva dimostrare? Che era più forte? Che poteva lasciarmi con un pugno di mosche? C'era quasi riuscito. Ma lui cosa ha ottenuto, invece? Ha perso Edith proprio come io ho perso Kate. E ora entrambi soffriamo. Anche se credo che uno come Brian Stephensons non sappia nemmeno cosa sia la sofferenza.

So solo che voglio aiutare Edith. So che lo devo fare. Perché lei lo ha fatto con me. Mi ha portato a Parigi in macchina. Chi lo farebbe per me? Forse nemmeno John. E una persona speciale questa Edith Norton. Mi devo proprio ricredere. Quella ragazza è una fonte inesauribile di sorprese...'

Edith sorrise. Era bello leggere quelle considerazioni nei suoi confronti. La compiaceva sapere che Orlando, non proprio dal principio, ma quasi subito, aveva avuto una buona opinione di lei.

Voltò le pagine, poco interessata a ciò che Orlando aveva da dire sugli invitati della sua festa di compleanno a passò ai giorni seguenti.

'Domenica 15 Gennaio 2006...

Non mi posso lamentare. Oggi ho passato una bella giornata con Edith e, a parte quella lingua tagliente che si ritrova, ho scoperto che oggi non ci siamo messi a litigare una sola volta. Lo considero una specie di record personale, dato che con lei, negli ultimi mesi non ho fatto altro che litigare anche quando abbiamo cominciato a stimarci... O per lo meno, quando io ho cominciato a stimarla. Edith è peggio della sfinge. Per sapere se le va bene qualche cosa oppure no, devi chiamare un esperto di crittogrammi e farti tradurre quello che dice. Ne otterrai il suo vero pensiero.

Ritornando ad oggi. Ho anche scoperto che Edith in cucina se la cava quel tanto che le permette di sopravvivere, almeno se ci sono dei surgelati in frigo. Ha scotto la pasta e bruciato il sugo. E pensare che aveva detto che aveva imparato a fare la vera pasta quando è stata in Italia. Se cucinano così, credo davvero che ho qualche piccola remora sulla cucina del Bel Paese. Divago di nuovo.

È stata una bella giornata dopo tutto. A parte qualche battutina al vetriolo, io ed Edith siamo stati bene. E io mi sto abituando ad averla tra le scatole. È un bene?'

Ma guarda tu sto stronzo... Io so cucinare. Quello che non sa cucinare è lui!” disse Edith, divertita a voce alta, come se qualcuno la stessa ascoltando. “Oddio. Parla di Posh. La odiava ancora qua. Anche se, ad essere onesti, non credo l'abbia mai amata..” continuò Edith voltando le pagine. Si bloccò ad una e lesse:

'Venerdì 20 Gennaio 2006...

Mi spieghi come, ogni volta che cerco di trovarle un pregio pesco solo difetti, grossi difetti che farebbero scappare anche il più masochista degli amanti? E mi spieghi perché, ora sono felice all'idea di non doverla perdere di vista, portandomela dietro. Difetti inclusi, naturalmente...

Ti saresti mai immaginato che un giorno, sarei stato felice all'idea di tenermi vicino Edith Norton, anche in territorio statunitense? Oddio! Faccio domande dirette ad un diario. Sono nella merda.

Quello che voglio dire, prima che mi trovi a divagare di nuovo su quella gatta di merda, è che mi sento strano ultimamente. Oggi, ad esempio, è stata male perché ha scoperto che Brian le ha fatto perdere il lavoro. Se potessi lo prenderei volentieri a cazzotti, ma non posso farlo dr non sono istigato. Quello che voglio è tenermela vicino il più a lungo possibile. Voglio proteggerla. Dal mondo, da Brian, da quelli che pensano che sia solo una che ha fatto carriera perché si portava a letto uno ricco e non riconoscono il suo grande talento. La voglio difendere da me e dal mio carattere. E perfino da lei stessa...

Cosa mi sta succedendo?'

Avida di informazioni, Edith continuò a sfogliare.

'Lunedì 13 Febbraio 2006...

non so cosa mi stia succedendo. Lo so che ho detto che avere Edith in casa, per me, era davvero importante. E lo è, non voglio rimangiarmi quello che ho detto. Averla in casa mi rende tranquillo. Posh a parte, naturalmente.

Oggi però, la mia testa ha cominciato a vagare. È tutta colpa di John come al solito. E non lo dico scherzando stavolta, come direi in altre circostanze. Stasera mi ha detto che, secondo lui, io mi sto innamorando di Edith. Il problema non è quello che lui ha detto. Non sono così cretino da farmi abbindolare da qualcuno, sia esso il mio migliore amico. È che mi rendo conto che, Edith, per me sta diventando indispensabile come poche persone lo sono diventate nella mia vita. E ho paura che, quando mi blocco a guardarla mentre gioca con Posh o con Sidi, stia succedendo qualche cosa che non posso controllare. Perché, nonostante voglia bene ad Edith, - e le voglio davvero tanto bene- non riesco a controllarmi e finisca davvero a fare qualche cosa di stupido. Tipo cercare di provarci con lei e rovinare questa amicizia che, per me è diventata importante come l'aria. Perché, infondo, chi è che mi ha accompagnato in macchina fino a Parigi? Chi è che, invece di festeggiare l'ultimo giorno dell'anno con gli amici, mi ha ascoltato piangere? E chi mi ha dato una seconda opportunità nonostante i miei innumerevoli errori? Chi ha lasciato il suo ragazzo multimiliardario dopo aver scoperto che aveva architettato qualche cosa alle sue spalle non solo ai suoi danni, ma anche ai miei -soprattutto ai miei- danni? LEI. Sempre e solo lei.

E questo basterebbe a chiunque per far vedere le cose che non sono.

Per farti cadere nel tranello della passione.

Non amo Edith. Ma ho bisogno di lei.

So che è in contrasto con quello che ho affermato poco prima. Ma Edith non è una ragazza di cui mi innamorerei. È troppo snob, troppo aggressiva, troppo egocentrica per permettermi di pensare solo di avere una storia con lei.

In parole povere: troppi dei suoi difetti sono simili ai miei. E questo è Elijah docet, non un mio pensiero.

Che devo fare? Devo aiutarla a cercare una casa a Los Angeles appena arrivato? Perché, ad essere onesto, non ho voglia di farlo. Vorrei tenerla vicino a me e chiederle se è d'accordo con me in tutto quello che faccio. La voglio aiutare e proteggere, perché, a differenza degli altri, Edith mi ha mostrato tutti i suoi nervi scoperti. E ho scoperto che sono davvero tanti.

CHE COSA DEVO FARE, ACCIDENTI!'

Seguivano la pagine che parlavano di quando erano stati a Los Angeles. Del loro bacio, della notte di passione di Orlando con Nikki, finita con un litigio con Edith e del bacio che si scambiarono. E poi, quelle poche righe.

'Martedì 9 maggio 2006..

Parte. E io non voglio. Voglio che stia qua. Parte per quella famiglia che non le ha dato altro che problemi... Parte e porta via anche quella gatta rompi palle... Parte e io non voglio... Non voglio...'

Guardò gli altri diari. C'era di tutto. Perfino quando si erano messi assieme.

La colpì una frase, non lesse nemmeno il giorno, ma quel preciso pensiero:

'...So che può sembrare strano. Ma credo che pochi possano capire. Io l'ho sempre amata. Da prima di conoscerla, da prima di vederla camminare come una pantera tra i tavoli di un bar, da prima che mi ordinasse una mezza minerale e un espresso. Io ero già innamorato di lei. E non perché assomiglia in modo spaventoso ad Angelina Jolie -anche se nel fattore visivo influisce molto-. No! Io la amo perché è lei. Rompipalle di mestiere. Stronza per vocazione. Adorabile come una bambina e pazza come una scimmia. Tutto insieme. Lo so che un uomo normale potrebbe impazzire. Ma io voglio tutto questo. Io voglio lei. E lei soltanto...'

Sorrise commossa. Quei diari, in quel momento erano un'arma a doppio taglio: mostravano la felicità pura di Orlando, non filtrata dalla paura di essere deriso, nascosta in pagine immacolate che, sicuramente, nessuno avrebbe mai letto; il secondo problema era che quella felicità aumentava il dolore di Edith, che ricordava ogni singolo passo della sua notte con Jude.

Scuotendo la testa per cacciare quei pensieri, Edith sfogliò il diario. Era quasi alla fine. Stava per raggiungere il momento in cui Orlando aveva scoperto che sarebbe diventato padre.

'Lunedì 4 Settembre 2006...

Sto tremando. Sono emozionato. E terrorizzato. Sono felice e triste.

Non sono pazzo. Per niente. Sono un uomo che ha saputo che diventerà padre e breve. Oddio. A breve non proprio. Ad aprile e maggio, ha detto Edith. La mamma mi ha chiesto se non lo abbia fatto per incastrarmi. Credo che sia una cosa ridicola anche solo da pensare. Insomma! Stiamo parlando di Edith. Quella non è una donna. È un panzer. Non gli frega di avere un uomo vicino per essere felice. Non credo che abbia veramente cercato di rimanere incinta per incastrarmi e prendersi i miei soldi... Alle volte penso proprio che la mamma esageri.

Sono felice. Onestamente. Quasi al settimo cielo. Il problema è che non posso pensare che, però, la mamma abbia ragione almeno in una cosa: è troppo presto. Ho fatto quello che se ne fregava, che non pensava che fosse troppo presto, quando Edith ha ammesso che, dopo due mesi una gravidanza è un po' troppo anche per noi che ci conosciamo da un anno e che conviviamo da sei... Due mesi di relazione, questa inattesa sorpresa. Ti fa mancare il terreno sotto i piedi. E mi chiedo se sarò un buon padre. Infondo ho solo ventinove anni. E quando nascerà il bambino ne avrò trenta appena compiuti. Onestamente comincio a pensare che, un po', sia una pazzia. Ma una parte di me, quella più matura pensa che sia un passo importantissimo che mi aiuterà a crescere e che mi renderà più maturo e più responsabile.

Vorrei che fosse una bambina, sai. Non so che nome le darei. Ma vorrei che fosse una piccola bambina. Ricordo le mie compagne di classe che parlavano dei loro papà con una nota di orgoglio che io non ho mai avuto. Lo sai che mio padre è morto che ero piccolissimo. O, almeno, quello che credevo mio padre. Ritornando a quello che stavo dicendo... Ho sempre sognato di avere una bambina per avere quello stesso amore e quella stessa devozione che avevano le mie compagne per il loro papà. Per avere il completo possesso di una donna senza le complicazioni del sesso, senza le ripicche dell'amore. Una donna che amerò come non ho amato nessuna. E non me ne voglia Edith. Ma se fosse femmina, il rapporto tra me e mia figlia, sarebbe solo puro amore.

Certo, non sarei triste se fosse un maschietto. Immagina. Un bambino con cui giocare a calcio. Forse farei costruire un campo di calcio qua dietro, al posto di quel grande prato inglese che sta dietro la mia casa. Faremo un sacco di cose assieme. Magari non quelle spericolate che sono solito fare io, ma comunque gli insegnerei a non aver paura di nulla. E poi, se ci penso, avrebbe il mio cognome. Un essere che, un giorno, avrà dei figli e che darà il mio cognome ad altri bambini...

Sto già pensando di diventare nonno. Forse è meglio che mi fermi e aspetti almeno di sapere se è maschio o femmina. E di fare progetti su di lui o lei... O magari tutti e due. Potrebbero anche essere gemelli!'

Edith sorrise commossa e divertita. Non si era stupita del fatto che Sonia avesse detto quelle cattiverie. Era sempre Sonia. La strega Grimilde di Biancaneve.

Sfogliò veloce e lesse il giorno della nascita di Ella.

'Venerdì 20 Aprile 2007...

Sono papà. È nata Ella Isabel Bloom. Un po' prima rispetto alla tabella di marcia. Ho avuto paura. Edith si è sentita male e l'hanno dovuta operare per avere la bambina. Sono stato sulle spine, ma poi un'ostetrica mi ha portato nel nido, dopo la notizia che mamma e bambina stavano bene data dal ginecologo stesso, quando sono entrato in quel posto pieno di culle e di bambini che piangevano o dormivano, dentro l'incubatrice, per sicurezza non per altro, stava mia figlia. La cosa più bella che ho mai visto...

Edith sta bene. È felicissima. E non è per nulla traumatizzata. La mamma ci ha detto che il prossimo passo è il matrimonio. Credo che appena Ella sarà un po' più grande ci penserò. Quello che mi chiedo è come mia madre ancora non si fidi di Edith. Non capisce che la amo e che mi fido di lei, checché ne dica?'

Le pagine che seguivano parlavano di tutto quello che succedeva. Della promozione di Edith e del lavoro che faceva. Del romanzo che prendeva sempre più forma. Del matrimonio di John che si avvicinava, delle riflessioni su quello che poteva rappresentare una nuova vita dopo la morte di Rocio. Parlava dei minimi progressi di Ella. Della loro storia.

Si lamentava anche che, da quando era nata la bambina, le cose tra di loro erano terribilmente cambiate. Che non si usciva spesso, che il sesso era diventato un optional, qualcosa fatto in fretta, più per sfamare il bisogno tra un pianto e l'altro di Ella o nei momenti in cui Edith non portava il lavoro a casa, che qualche cosa di passionale come i primi mesi della loro relazione.

Sempre più curiosa guardò il giorno in cui Orlando l'aveva tradita.

'Sabato 20 Ottobre 2007...

O meglio.. Domenica 21 Ottobre dato che ora sono le due del mattino.

Edith dorme nel nostro letto. Abbiamo fatto l'amore. Ma questo non mi rende felice. Ti ho parlato di Violet, immagino. Quella che nel teatro chiamano la bicicletta di quartiere, quella dove tutti, almeno una volta ci hanno fatto un giro... Stasera il giro ce l'ho fatto anche io. Che devo fare? Le cose tra di me ed Edith non stanno andando bene. E lei, credo, lo abbia intuito. Certo che credo che se ne renderebbe conto anche un cieco. Ma io sono caduto nel tranello del 'vedo che stai male, posso aiutarti'. Non ho scuse. Lo so. Ma mi fa paura quello che sta succedendo. Prima litigo con Edith. Poi la tradisco. Se lo scoprisse, cosa succederebbe? Mi lascerebbe. E non le darei torto. Se lei mi tradisse con un altro diventerei terribilmente cattivo e vorrei farle lo stesso male che lei sta facendo a me...'

Edith chiuse con uno scatto il diario. Quella frase l'aveva scossa. Lei aveva tradito Orlando. Anche se le cose non andavano bene tra di loro, lei aveva tradito Orlando con Jude. Sospirò e con un balzo rimise i diari apposto, come li aveva trovati. E mentre stava sistemando e chiudendo il cassetto di Orlando, la porta di casa si aprì e Orlando, parlando con Ella diceva:

Ma dov'è la mamma? Uhm! Vediamo. Io la chiamo...”

Ella emise un gridolino divertito. Mettendosi a sedere nel letto, Edith sentì:

Mamma? Dove sei?”

Sono in camera da letto!” rispose Edith passando una mano sul viso, per cercare di cacciare quell'espressione preoccupata che le era venuta su.

Sentiva i passi di Orlando che saliva le scale, parlando con Ella che urlacchiava divertita e le tornava in mente quella frase che Orlando aveva scritto nel suo diario.

Se lo scoprisse, cosa succederebbe? Mi lascerebbe. E non le darei torto. Se lei mi tradisse con un altro diventerei terribilmente cattivo e vorrei farle lo stesso male che lei sta facendo a me...

Non doveva leggere quei diari. Doveva bloccarsi per tempo. Perché lo aveva fatto?

Eccoci!” esclamò Orlando, porgendo quasi subito ad Edith.

Edith prese la bambina e ripensò:

Se lei mi tradisse con un altro diventerei terribilmente cattivo e vorrei farle lo stesso male che lei sta facendo a me...

Orlando la guardò e preoccupato chiese:

Amore succede qualche cosa?”

Edith scosse la testa e sorridendo, rispose:

Nulla. Ho letto un libro che mi ha fatto un po' paura. Penso che lo butterò!”

Orlando la guardò perplesso, accogliendo un bacio fugace della ragazza.

Edith fece finta di nulla. Non poteva ammettere davanti ad Orlando di aver letto i suoi diari. E non poteva ammettere che, su quel letto dove stavano seduti, lei e Jude Law avevano fatto sesso.



Edith stava parlando al cellulare con Emma, mentre lasciava il suo ufficio per andare a mangiare qualche cosa durante la pausa pranzo.

Penso che sia una buona idea. Si potrebbe fare un piccolo servizio sulla tua prima collezione. Posso mandare qualche fotografo e 'moda' da te...”

Moda?!” chiese Emma confusa.

Moda. Quella che fa i pezzi sulle sfilate e ciò che trend o no a Vanity Fair!” rispose Edith ridendo.

Va bene. Mandami moda e siamo apposto. Un buon servizio è quello che ci serve!”sorrise Emma, aggiungendo subito dopo: “Te la posso chiedere una cosa?”

Dimmi!”

Ma se quella è moda, tu che cosa sei?”

Edith rise di gusto e stava per rispondere quando, davanti a se vide l'ultima persona che in quel momento di confusione voleva vedere.

Em. Ti richiamo più tardi. Ho una rogna da sbrigare!”

Tutto apposto Edith?” chiese preoccupata Emma.

Tranquilla. Ci sentiamo dopo, ok?” e senza aspettare risposta chiuse la comunicazione, avvicinandosi alle figura che aveva scorto prima e dicendo: “Credevo di essere stata abbastanza chiara in tutte quelle telefonate. Non possiamo più vederci Jude.”

Jude si voltò e replicò:

Quello che voglio è parlare da persone civili, Norton. E prometto che non ti strapperò i vestiti di dosso...”

Edith lo guardò negli occhi.

Ricordò benissimo come era iniziata la serata che l'aveva portata tra le braccia di Jude. Era cominciata come una serata tra amici. Poi, dopo qualche bicchiere di troppo, lui aveva detto:

'Lo so che ho detto che siamo solo amici... Ma tu... Edith tu sei troppo bella per non rendersene conto...'

Edith sospirò. Sorrise sentendo un leggero fremito percorrerle la schiena. Quell'uomo le faceva fare cose sbagliate. La conduceva nella sua rete facendole credere che lo facesse da sola, usando le sue gambe. E in effetti era così. Jude le mostrava la bellezza del peccato, la convinceva che fosse la cosa giusta da fare, mostrandole la strada lastricata che aveva di fronte se lo sceglieva, ma non la merda che stava alla fine di quella strada. Ma quando le diceva di scegliere la bellezza del peccato, Edith si sentiva quasi rapita da lui, dalla sua voce, da quegli occhi azzurri, che erano più maliziosi di quelli di Orlando, cominciando a percorrere quella strada. Lo aveva fatto due volte. Due anni prima, alla festa di Armani. Un paio di settimane prima, l'ultima volta. Ed ogni singola volta, veniva inebriata dal peccato e rimaneva terribilmente sconvolta e compiaciuta.

Sapendo di sbagliare, Edith, si avvicinò a Jude e gli disse:

Ho un'ora libera, per pranzare... Se vuoi ti porto dove mangio sempre io!”



Jude mangiava in silenzio, guardando Edith che lentamente, a piccole forchettate, portava la sua insalata di pasta alla bocca gustandola come se fosse la sua pietanza preferita.

Non avevo mai sentito questo nome. 'Spianata & co'(*). Lo devo ricordare. Si mangia abbastanza bene per essere in un coffee-shop!” disse Jude guardando il locale con aria interessata.

Edith sorrise e rispose:

Credo che sia gestito da italiani. Una volta stavo parlando con i ragazzi che lavorano qui. È un buon posto, molto informale e.. Sì! Si mangia bene. Non come al Ritz di Parigi, ma è abbastanza gradevole!” e pulendo la bocca con una salvietta, aggiunse, prendendo la sua bottiglietta d'acqua e bevendone un lungo sorso: “Però non è mica cosa di tutti i giorni vedere Jude Law in un luogo completamente normale!”

Jude rise e stava per ribattere quando Edith, prendendolo in contropiede, gli chiese:

Jude. Perché? Perché continui con questa storia? Perché non ci lasciamo tutto alle spalle e mi lasci vivere la mia storia con Orlando, tranquillamente?”

Jude la guardò serio e bevendo a sua volta un sorso d'acqua, rispose:

Per la seconda volta? Lasciare tutto per la seconda volta di seguito? Non penso proprio Edith. Ho lasciato che andassi via già una volta. Ti ho riaccettato nella mia vita come amica, nonostante tu mi piaccia parecchio e tu ne sia al corrente per giunta! Non penso proprio che sia pensabile. Ti voglio Edith. E stavolta lotterò per riaverti!”

Edith deglutì. Orlando spariva in una nebbia fitta. Sentiva il languore crescere. E con esso l'imbarazzo.

Orlando ed io ci sposeremo. Abbiamo rimandato il matrimonio solo di qualche mese. Ma ci sposeremo...” intervenne Edith cercando di mostrarsi sicura.

La domanda è: lo ami?” chiese con malizia Jude.

Edith boccheggiò un attimo. Sentì il cuore farsi pesante.

Io l'ho sempre amata. Da prima di conoscerla, da prima di vederla camminare come una pantera tra i tavoli di un bar, da prima che mi ordinasse una mezza minerale e un espresso. Io ero già innamorato di lei.

Certo che lo amo. Che domande fai?” rispose indignata Edith.

Riformulo: dopo quello che ti ha fatto, lo ami davvero come prima?” disse Jude guardandola con aria trionfante: “Dopo che ti ha tradita con un'altra, saresti davvero disposta a sposarlo? A mettere al mondo un altro bambino sapendo che potrebbe cercare un'altra donna ancora quando tu lo stai aspettando a casa?”

Jude sapeva dove e come colpire. Colpi bassi e ben indirizzati, che facevano centro e che lasciavano Edith ferita e barcollante pronta a cadere dopo il secondo e ferale colpo. Come in un duello a mezzogiorno in un film di Sergio Leone. Solo che invece delle pistole, loro avevano le parole con cui combattere.

Non mi ha tradito solo lui. E tu dovresti saperlo!” replicò Edith con un sibilo.

Ed è qui che volevo arrivare. Quella sera non era solo la vendetta a guidarti Edith. Quanti uomini ti fanno la corte dove lavori? Eppure tu hai ceduto solo con me, dopo avermi giurato eterna amicizia. Certo. Si sa sempre che un assassino torna sempre sul luogo del delitto, ma a te non sembra strano che tutti gli uomini a cui giuri amicizia finiscano, prima o poi, per diventare i tuoi compagni: Brian per primo; Orlando poi...” continuò nella stessa linea Jude.

Tu non sei il mio compagno!” esclamò Edith trionfante.

Jude si alzò e avvicinandosi al suo viso, per parlarle all'orecchio, le sussurrò:

Possibile che tu sia l'unica che non lo abbia ancora capito Edith. Noi due ci apparteniamo. Quanto ci vorrà perché tu lasci Orlando per venire da me? Un mese? Forse due? Il punto è Edith che quella sera lo sapevo che mi volevi per vendetta. Ma se ci fosse stato quello, quello e basta, tu non saresti stata così... Così... Presa, diciamo, come lo sei stata per tutto il tempo, chiamandomi e toccandomi, quasi fossi l'unico appiglio al mondo. Tu mi vuoi Edith. Come io voglio te. E sono sicuro che mi vuoi anche adesso!”

Edith sentì la pelle diventare d'oca. Dannazione! Aveva ragione. Lei lo aveva sempre desiderato. Era successo a quella festa, quando ancora non stava con Orlando,ma era successo anche quando si trovarono a New York assieme. L'aveva fatta desistere solo il fatto che stava con Orlando, quella volta, altrimenti gli sarebbe saltata volentieri addosso, senza nemmeno permettergli di dire MA IO!!

E anche quando lo incontrò, incinta di cinque mesi. Vederlo la eccitava e sapere che la voleva le faceva provare uno strano languore al ventre che sapeva di cosa era il preludio.

-Tu ami Orlando, non cedere!-

Jude non si era staccato, la guardava con gli occhi azzurri, sorridendo ad una pericolosissima vicinanza.

Fu lei a baciarlo e fu lei a dire:

Dove lavoro, al sottopiano, c'è il magazzino, quello dove smistano la posta. Lo usano solo di mattina. Tu seguimi e non dire una parola...”

Jude si morse il labbro. La guardava con malizia e la seguì senza dire una parola.

Solo prima di uscire, fece voltare Edith e la baciò con passione.



Mamma, ti vuoi muovere? Pagheremo uno sproposito di parcheggio!”

Samantha sorrideva guardando la madre sistemarsi, mentre usciva dalla banca, dicendo:

Le feste di Natale sono un supplizio, alle volte. Ho prelevato tre volte in banca e sono riuscita solo a mettere dei soldi che spenderò per il cenone!”

Samantha scosse la testa e disse:

Piuttosto! Hai invitato anche Edith al cenone?”

Sonia la guardò in tralice e rispose:

Ho invitato Orlando. Bontà sua se venire o no!”

Ma che cosa ha che non va?” domandò Samantha mentre Sonia passava davanti a lei sistemando i guanti.

Sonia sollevò la testa e guardando davanti a sé si bloccò. E sospirando, rispose:

Credo che quello sia uno dei motivi...” e indicando in un luogo preciso che si trovava esattamente di fronte alla banca, mostrò alla figlia Edith che sulla porta di un coffee-shop che portava un nome strano baciava un uomo.

Samantha si bloccò e guardò verso il luogo indicato dalla madre, a bocca aperta.

Mio Dio!”

Lo sapevo quello che voleva quell'arpia!” disse Sonia e prendendo il cellulare aggiunse: “Ora lo dico ad Orlando...”

Mamma. Non pensi che non sia la cosa giusta da fare?” la bloccò Samantha.

Sam... La cosa giusta da fare è una e una soltanto. Ed è quella di prendere la situazione in mano e sbattere quella piccola arpia fuori di casa nostra!” esclamò Sonia e, portando il cellulare al telefono, disse al figlio dall'altra parte: “Amore? Sono la mamma. No! Non è tutto apposto! Sì! Sto bene! Non è di me che ti voglio parlare! Ti devo parlare di Edith!”



Rientrò a casa sistemando i capelli con un gesto veloce della mano.

Ricordava ancora quello che aveva provato nel magazzino della posta. Era stato travolgente, unico, come sempre con quell'uomo.

'Io ti conosco come nemmeno Orlando ti conosce' le sussurrava Jude mentre si muoveva lento.

-Sono un essere spregevole. Non glielo dovevo permettere!- penò Edith guardandosi veloce nello specchio all'entrata.

Ma quella era la bellezza del peccato. Fare sesso con Jude era stato meraviglioso. E la scelta giusta da fare quando se lo era trovato a pochi centimetri dal suo viso.

E si era fatta travolgere come tutte le altre volte. Aveva percorso la via lastricata e apparentemente senza insidie che Jude le indicava nonostante Edith sapesse che ci voleva poco, davvero poco, per cadere nella melma e nel liquame che si trovava quando il lastricato dorato finiva.

Entrò nella sala e vide Orlando seduto nel divano. La guardava in maniera strana o era solo una sua impressione?

E cercando di essere tranquilla sorrise e disse:

Amore! Ho preso il giorno libero per andare a fare i regali di Natale. Siamo ad una settimana dalla vigilia e non abbiamo un solo pacco sotto l'albero!”

La mamma era vicino alla tua redazione oggi, a Bank!” disse Orlando inespressivo, guardandola entrare.

Edith sollevò un sopracciglio. In realtà sentì come se qualcuno le avesse tirato un pugno allo stomaco. Ma doveva mentire, anche l'evidenza che aveva tradito Orlando.

Davvero? E come mai non si è fermata per salutarmi?”

Orlando sospirò e rispose:

Ha detto che eri troppo impegnata a baciare Jude Law!” e sollevandosi, guardandola dritto negli occhi, chiese: “Lo vedi ancora? Lo sai che non mi va...”

Mi ha chiesto di pranzare assieme e io ho accettato!”disse Edith voltando le spalle ad Orlando per non guardarlo in faccia.

E per il bacio che vi siete dati? Come la mettiamo?” chiese Orlando avvicinandosi ad Edith.

Edith lo poteva sentire dietro di se. Puzzava di fumo e questo significava che aveva fumato tanto. E questo significava che Orlando era nervoso.

-Menti! È l'unica soluzione. Tu non vuoi perdere Orlando solo perché Jude ti fa impazzire a letto!-

Edith sospirò e guardò il soffitto dicendo:

Io non volevo baciarlo!”

In che senso?” chiese Orlando che di sicuro si aspettava una scusa più decente da parte della sua compagna.

Nel senso letterale della parola. Io non volevo. Gli ho detto che tra di noi tutto è tornato come prima, che tu stai di nuovo con me, che non sono e non sono mai stata una donna libera di stare con chi voleva in questo periodo che abbiamo avuto... Ma non mi ha voluto ascoltare. Ha provato a baciarmi. Io l'ho rifiutato e me ne stavo per andare quando, all'uscita, mi ha baciata... Ecco spiegato l'arcano. Non sono stata io a baciare lui, ma lui a baciare me. E io stavo cercando di staccarmi. Ma lui mi teneva stretta e a malapena, riuscivo a muovermi...”

-Sei un verme, Norton! Hai mentito al padre di tua figlia dopo averlo tradito con un altro uomo che un tempo era suo amico!-

Orlando rimase qualche minuto in silenzio, poi disse, serio:

Non voglio che tu lo veda ancora! Capito? Mai più.”

'Se lei mi tradisse con un altro diventerei terribilmente cattivo e vorrei farle lo stesso male che lei sta facendo a me...'

Edith sospirò. Il peccato poteva essere bello, ma con il tempo finisce per dannarti l'anima.

E tra la dannazione e la redenzione preferiva Orlando.

E sorridendo dolce, abbracciando il compagno, rispose:

Te lo prometto. Non lo vedrò mai più!”



(*) ho fatto un piccolo omaggio ad un posto meraviglioso dove ho lavorato per un po' di tempo a Londra.


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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Klood ti ringrazio per la recensione. E ti ringrazio per i tuoi punti di vista sulla storia che riescono quasi a renderla reale.

Voglio ricordare come sempre che ogni personaggio presente nella storia è usato solo a scopo narrativo. Non conosco Orlando Bloom o tutte le persone che realmente gli stanno vicino. Ed Edith e tutta la sua combriccola non esiste.

Nonostante questo mi piacciono le recensioni di Klood perché mi aiuta a scrivere il finale fornendomi notizie particolareggiate su cose che non so. Un bacio Klood e grazie perché leggi la mia storia.

Allora Edith ha tradito Orlando. Bastarda. Non si fa.

Come si metteranno apposto le cose? Andate avanti e lo saprete.

Grazie a chi mi legge e non recensisce.

Grazie a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, le ricordate o le seguite.

Un bacio a tutti. Niniel82.

Buona lettura.



Capitolo 45: Goodbye my lover.


Jude guardava Edith sistemarsi la gonna nel magazzino della posta. Avevano trovato un modo di incontrarsi senza farsi vedere da occhi indiscreti.

Si vedevano all'ingresso dello stabile dove Edith lavorava e andavano al magazzino dove, come due animali, si possedevano.

Guardandola mentre si sistemava le calze, abbottonando il polsino della camicia, Jude si avvicinò ad Edith e sorridendo, disse:

Che ne dici se rimaniamo qua ancora un po'?”

Edith sollevò la testa, inarcando un sopracciglio e scuotendo la testa, dura, rispose:

I patti non erano questi, Law. Dopo averti concesso la mia pausa pranzo, devo correre in un ufficio e affrontare una riunione con il mio staff per la stesura del nuovo numero...”

E dopo?” domandò speranzoso Jude.

Edith scosse la testa e replicò:

Dopo devo vedere la mia amica e tornare a casa. Stasera ho una videoconferenza con il mio editore che sta a New York.” e riavviando i capelli con una mano Edith concluse: “Ci vediamo alla prossima pausa pranzo!” ed infine tornò a sistemare la gonna. Per lei l'argomento era chiuso.

Jude incrociò le braccia e ribatté:

Mi stai usando Norton?”

Edith si voltò. Lo guardò e avvicinandosi gli accarezzò il viso. In un lampo le tornò in mente la minaccia di Orlando quando Sonia gli aveva detto che Edith e Jude si stavano baciando.

'Non voglio che tu lo veda ancora! Capito? Mai più'

E cercando di sembrare naturale, mantenendo le distanze, rispose:

Quello che usa qualcuno sei tu, Jude. Cosa credi che non li legga i giornali. Ieri con chi sei uscito? Una modella o una starletta qualsiasi?” e cominciò a frugare nella borsa cercando uno specchietto per sistemare il trucco colato durante il coito.

Jude la guardò e prendendole un polso ribatté:

Io? Io ti uso? E mi chiedi con chi sono uscito ieri sera? Ti rigiro la domanda, Edith. E tu? Tu che hai fatto ieri notte? Sei stata a letto con il tuo 'amato'? Hai fatto i tuoi doveri pseudo coniugali?”

Edith, con un gesto stizzito staccò il polso dalla presa del ragazzo e confusa ribatté.

Non mettere Orlando al livello delle tue compagne di una notte. Orlando è il mio compagno...”

Però lo tradisci venendo a letto con me!” esclamò Jude indignato.

Io vado a letto con chi mi pare!” rispose Edith voltandosi e puntando gli occhi gialli verso Jude.

Io voglio sapere solo quando lo lascerai! Sono stufo di diverti con lui, Edith. Di dividerti con una storia finita...” esplose Jude, ma venne bloccato da un sonoro ceffone che risuonò nella sala semivuota.

Lo decido io quando dire che la mia storia è finita. Capito Jude? O vuoi che i nostri incontri clandestini terminino qui?” lo minacciò Edith.

Jude contrasse la mascella. L'idea di non fare sesso con lei, di avere quel poco di intimità che Edith gli concedeva quasi giornalmente, lo intimorì e voltandosi, mettendo la mani tasca, sospirò e rispose:

Io ti voglio Edith. Credo che tu lo abbia capito. Io voglio stare con te. E ti aspetterò... Tutto il tempo che ti ci vorrà!”

Non voglio che tu lo veda ancora! Capito? Mai più.

Edith, trovato lo specchietto, si mise a sistemarsi il trucco. Poi, riponendo tutto nella borsetta rispose:

Ho bisogno di tempo. Orlando è il padre di Ella. E non voglio che tra di noi finisca solo perché ho ceduto alla passione!” e baciandolo, non rendendosi nemmeno conto di avere ferito l'attore con quelle parole, lo lasciò da solo nel magazzino, uscendo con i suoi tacchi che ticchettavano nel pavimento di legno come colpi di fucile.


Rachel stava mangiando una grossa coppa di gelato panna, cioccolato e crema di nocciola. Edith la guardava orripilata e con voce disgustata chiese:

Ma quando aspettavo Ella mangiavo anche io così?”

Con la bocca piena, Rachel si sollevò e rispose:

Ti devo ricordare le ciambelle che trangugiavi a qualsiasi ora?”

Ma io mangiavo solo quelle!” esclamò indignata Edith.

Edith!” la riprese Rachel.

Sì! Ok! Non mangiavo solo ciambelle. Ma una coppa di gelato...” rimase in silenzio qualche secondo e poi aggiunse tranquilla: “Ora che ci penso ne ho mangiato anche una più grande!” e guardò l'amica con un sorriso più comprensivo stavolta.

Rachel si pulì la bocca. La gelateria a South Kensington era deserta visto il clima, ma Edith e Rachel mangiavano tranquille sedute al tavolo, ignorando il clima poco clemente all'esterno. Fu Rachel a riprendere la parola e dire:

Mi hai chiamato disperata dicendomi che dovevi parlarmi assolutamente. Che è successo? Di nuovo problemi con Orlando?”

Edith giocherellò con il contenuto molto più esiguo della sua coppa di gelato. E sospirando disse con aria assente.

Diciamo!”

Rachel inarcò il sopracciglio, con ancora il cucchiaino del gelato in bocca. E riponendolo vicino alla coppa, intrecciando le mani e poggiandoci la guancia, disse:

Ti ha di nuovo tradito? Perché se così fosse, giuro che stavolta lo eviro!”

Edith scosse la testa. E mangiando una cucchiaiata di gelato, prendendo tempo, rispose:

No. Non mi ha tradito. Non stavolta, almeno...”

Anche se lo ha fatto tre mesi fa non significa che non ti ha tradito. Anzi. È reticente e persevera nell'errore!” intervenne Rachel, ma Edith la bloccò subito:

Non mi ha tradito!” e prendendo un forte respiro, disse: “Ho fatto sesso con Jude il giorno prima di far pace con Orlando...”

Rachel rimase un attimo in silenzio e replicò, con un sorriso soddisfatto, riprendendo il cucchiaino per mangiare il gelato che cominciava a sciogliersi:

A quei tempi non si poteva dire che stavate assieme. Avevate litigato e non vivevate assieme... Non lo hai veramente tradito...”

Non ho fatto solo quello!” ribatté Edith.

Rachel guardò la coppa di gelato con nostalgia e riponendo il cucchiaino, con un sospiro affranto, chiese:

Che altro hai fatto?”

Una sera, quando lui era a casa della madre, ho trovato il suo diario e presa dalla curiosità ho letto quello che c'era scritto in quello e... E in quelli che tiene nascosti nel cassetto della biancheria!”rispose Edith imbarazzata.

Rachel cercò di nuovo una risposta per giustificarla. Ci mise più tempo di prima.

Poi, riprendendo il cucchiaio, sorrise e rispose:

Non hai fatto niente di che. Lui con te non è stato sincero e tu cerchi un po' di verità anche dal suo passato. Pensa che io leggo i messaggi sul cellulare di John!”

Ma è terribile!” intervenne indignata Edith.

Senti, io sono incita, la mia pancia comincia a lievitare a vista d'occhio e sono certa che alla soglia dei trenta anni riuscirò nel grande primato di diventare più larga che alta... Dovrò pur tenermi informata su quello che fa in ufficio mio marito... Specialmente dopo quello che ha fatto il suo migliore amico con te...” replicò Rachel cercando di mangiare una cucchiaiata di gelato, ma nonc i riuscì dato che arrivò l'ennesima domanda di Edith:

Scusa! Non ti fidi di tuo marito?”

No! Anzi! È che sono troppo curiosa... Quando crescerà Charlotte credo che leggerò anche io i suoi diari...” e senza perdere tempo, ingurgitò una cucchiaiata di gelato velocemente, facendone seguire altre in rapida successione.

Edith la guardò per un secondo poi disse:

Vado a letto con Jude Law. Tutti i giorni, nel magazzino della posta, nel palazzo della redazione di Vanity Fair UK!”

Stavolta, Rachel, quasi si strangolò con il gelato. E tossendo, pulendo la bocca con un tovagliolo replicò, senza a pensare qualche cosa che potesse giustificare il comportamento dell'amica, cercando di avere la conferma di quello che Edith aveva appena detto:

Vai letto con Jude Law tutti i giorni?”

Si!” replicò Edith con un sospiro arreso.

Tutti tutti?” domandò ancora Rachel incredula.

Tutti tutti!” esclamò sempre più depressa Edith.

Rachel allontanò la coppa, rinunciando a magiare il suo gelato.

Quello che mi stai dicendo è molto grave, lo sai?” disse piano Rachel, guardandola con aria contrita.

Lo so che è grave. Lo so ogni volta che finisco di fare sesso con Jude...” rispose Edith, ma Rachel la bloccò:

Tu ami Orlando, si o no?”

Edith boccheggiò alla domanda. Schiarì la voce e chinò la testa. Aprì la bocca per rispondere, ma non lo fece. E Rachel scuotendo la testa sussurrò:

Fammi il favore, non lo lasciare a Natale. È devastante. Te lo dice una che è stata lasciata dal marito il giorno della Vigilia!”

Io non lo voglio lasciare!” esclamò punta Edith.

Edith. Se la ragazza che conosco è ancora dentro di te uscirà fuori con i pugni chiusi, gridando vendetta. E dirà tutta la verità ad Orlando. Tutta. Anche la più triste. Quello che ti chiedo è se riesci a tenerla in silenzio quando saranno i giorni immediatamente vicini al Natale. Già essere traditi non è bello. Ma, ti posso giurare, sentirsi dire che, oltre il tradimento, la tua metà del cielo non ti ama più dopo che con lui ci hai messo al mondo una figlia, ti lascia davvero nella più totale disperazione. Non rovinargli le vacanze. Hai fatto trenta, come si dice, fai trentuno. E se non basta, fai anche trenta due...” intervenne Rachel pacata e con una voce tutt'altro che allegra.

Edith guardò l'enorme coppa di gelato lasciata dall'amica che nonostante il freddo clima dicembrino, cominciava a sciogliersi dentro l'enorme bicchiere di vetro.

Come lei, che si stava sfaldando dalla prima metà del mese, che non provava gioia nel passare un Natale in famiglia, dopo anni di Natale in solitudine. Almeno dal lato famigliare.

Come avrebbero reagito anche gli altri? L'avrebbero tagliata fuori dal quel gruppo allargato che si era creato con le storie di Orlando ed Edith e di Rachel e John?

Sentiva le lacrime di dolore e di pentimento pungerle gli occhi. Non voleva piangere per una colpa che era solo sua. Non doveva piangere davanti a Rachel. Sapeva che l'amica sarebbe stata diretta e l'avrebbe ferita con le sue parole un po' troppo sincere.

Guardò il cielo che nonostante la giornata soleggiata le sembrò, all'improvviso, più scuro.

E fingendo di guardare il suo Bulgari per sapere l'ora disse:

Devo andare. Ti accompagno a casa!”

Rachel annuì e si alzò, lasciando quella che ormai era una poltiglia dolce a sciogliersi lenta nell'enorme bicchiere privo di disegni.


Ora basta, va bene?” disse Orlando a voce alta. Troppo alta. Al punto che Ella, spaventata, esplose in lacrime.

Samantha prese la bambina in braccio e scandalizzata dalla reazione sopra le righe del fratello disse:

Orlando! Ti vuoi dare una calmata?”

Darmi una calmata?”ripeté Orlando sotto forma di domanda. “State dicendo che la mia compagna mi sta raccontando un mucchio di bugie e io mi devo calmare?”

Ti sto dicendo che quella donna è diabolica. Ha due storie parallele e ti tiene in pugno, maneggiandoti come si fa con un burattino... Quella donna ti farà soffrire, Orlando. Lasciala e prenditi la bambina. Ho cresciuto due figli, posso crescere anche una nipote!”

Orlando scosse la testa, sollevandola per guardare il soffitto, esasperato dalla madre e dal suo continuo martellare sull'integrità morale di Edith.

Si voltò e guardandola negli occhi disse:

Mamma... A te, Edith, non è mai piaciuta. Tu volevi che io sposassi Kate e lo sai perché? Perché aveva un titolo nobiliare e anche io, sposandomi con lei, ne avrei usufruito... Ma sai che ti dico? Edith è la madre di Ella. La madre di mia figlia. E io con la madre di mia figlia voglio invecchiarci. E farci anche altri figli, prima...”

Sonia scosse la testa, portando una mano alla fronte. Sollevò lo sguardo verso il figlio e disse:

Lo ammetto. Edith non mi è mai piaciuta. E non per quello che dici tu. Sai che cosa dicevano quando stava con Brian Stephensons? Che stava con lui solo per il successo! Possibile che non ti abbia mai sfiorato l'idea che si sia messa assieme a te solo perché sei un attore famoso in tutto il mondo?”

Ed è possibile che, anche avendo davanti agli occhi la verità, mamma, non ti sia resa conto che Edith è una ragazza di successo perché ha fatto di tutto per guadagnarsi quello che ha? E che prima di metterci assieme ha fatto di tutto per evitare che accadesse nulla tra di noi e non si rovinasse quella che per entrambi era una bellissima amicizia. E dovresti averlo capito che la storia con Stephensons l'ha danneggiata davvero tanto...” rispose Orlando.

Ma da quando si è messa con te è diventata di nuovo una giornalista di successo, dirigendo il giornale dal quale era stata cacciata...” replicò Sonia.

Solo perché l'ha fatta cacciare Stephensons. E quando Stephensons e il suo patrimonio sono andati in malora, grazie anche alle buone referenze che ha fornito su di lei sir Carlyle in persona, è tornata a lavorare! Che altro deve fare per andare bene? Ti da fastidio che Robin capitandole tra capo e collo l'abbia resa una scrittrice di successo, costringendola a sgobbare perfino a casa, togliendole del tempo con Ella...” intervenne Orlando.

L'ho vista baciare quell'uomo. E l'ha vista anche tua sorella. Vero Sam?”

I due si voltarono a guardarla. E Samantha che stava dondolando la nipote, imbarazzata da quell'improvvisa pressione, disse:

Ehy! Poteva essere tutto. Poteva essere che si stavano baciando spontaneamente oppure che uno dei due costringesse l'altro... Non posso dire di essere sicura!”

Diplomatica!” ironizzò Orlando con un sorriso sarcastico.

Sonia scosse la testa, delusa dal fatto di non aver trovato l'appoggio della figlia in quella spinosa situazione. E implorando il figlio, disse:

Orlie. Davvero. Fai qualche cosa. Non ti mentirei in una cosa simile. Lo faccio per te e per mia nipote... Davvero!”

Orlando contrasse la mascella e replicò duramente:

Se solo l'avessi amata un po' di più e avessi visto quello che vedo io ogni giorno, ovvero una donna, una moglie e una mamma meravigliosa, forse ti avrei creduto mamma!” e prendendo Ella, cominciandole a mettere il giubbettino pesante, infilandole la cuffia, aggiunse:

A Natale io ed Edith non veniamo. E non me lo ha detto lei di dirtelo, visto che non lo sa nemmeno, dato che l'ho deciso dopo questa piacevole discussione...” e prendendo la figlia in braccio, concluse con un freddo: “Auguri mamma! Ci vediamo quando cambierai idea su Edith!” e uscì facendo trasalire Samantha e Sonia e lasciando la prima stupita e la seconda in un bagno di lacrime.


Rachel stava sistemando il piumino per salire nel letto, compiendo però le sue mosse con aria assente. John, che stava facendo lo stesso dall'altro capo del letto, si rese conto dello strano comportamento della moglie e le chiese:

Amore? Tutto apposto? Non è che sta succedendo qualche cosa con il bambino e tu non me lo vuoi dire?”

Rachel sollevò la testa, risvegliata dai suoi pensieri e sorridendo tirata disse un poco convincente:

Tranquillo. Non ho nulla. Sono solo un po' stressata. Sai la casa, il lavoro, la gravidanza!” e andò sotto le coperte, rabbrividendo un po' per il contatto della pelle calda contro il tessuto freddo delle lenzuola.

John la guardò e ribatté:

Rachel Brown. Dopo due anni assieme posso dire di conoscerti abbastanza bene... Che cosa sta succedendo?”

Rachel si voltò verso il marito che entrò anche lui sotto le coperte. E con un sospiro cominciò:

Ti è mai capitato di trovarti davanti ad un amico e non sapere che dirgli quando lui ti confessa qualche cosa di grave?” e guardando John che scosse la testa senza aggiungere altro, continuò: “Bene... Immagina che una tu amica ti dica che sta tradendo il suo compagno, marito che dir si voglia, con un altro...”

La conosco?” chiese John serio.

Non è questo l'importante. L'importante è che scopri che lei non si sente nemmeno più sicura dei suoi sentimenti. E sai che, se continua così, si dovranno lasciare...” rispose Rachel, ma venne bloccata da John che disse:

Oggi sei uscita con Edith per caso?”

Che c'entra?” rispose infastidita Rachel ma venne di nuova interrotta dal marito che disse:

C'entra invece. Oggi esci con Edith e, dal nulla, ti esce questa storia del tradimento, pensando che io sia troppo stupido per non fare due più due...”

Non penso che tu sia stupido!” esclamò indignata Rachel.

E allora perché ti confidi con me e non mi dai la tua piena fiducia, dicendo quello che devi dire a parole chiare, invece di girarci attorno...” replicò indignato John.

Perché sei il migliore amico del compagno di Edith! Ecco perché non te l'ho detto!” ribatté Rachel triste.

E questo ti da il diritto di prendermi in giro, solo per parare il culo alla tua migliore amica che tradisce il mio migliore amico?” domandò ferito John.

Rachel, per arginare quella che stava diventando una bruttissima lite e che le avrebbe fatto salire la pressione alle stelle, facendo male al bambino, poggiò una mano sulla guancia di John e mormorò:

Io non voglio litigare. E nemmeno ferirti. Sono tua moglie. E mi fido di te. Ammetto di aver avuto paura che potessi dire tutto ad Orlando, ora. Quello che voglio è che questa storia non ci piombi addosso e rovini il nostro matrimonio. Ecco tutto!”

John baciò la mano di Rachel e rispose:

Non voglio nemmeno io che il nostro matrimonio si rovini. E non chiamerò Orlando, anche se sono stato molto tentato dal farlo, qualche secondo fa!” e sorridendo aggiunse: “Tranquilla, non lo farò. Ma come ho dato una seconda opportunità a Kate, la darò a lei. Lei e Orlando si appartengono. E non credo debbano perdere tempo con altre persone...”

Rachel lo abbracciò e sospirando pensò che anche loro si appartenevano e si completavano. Lei era quella casinista, John era pacato. Lei arrivava al problema girandoci prima attorno, John invece, diretto, risolveva il problema in modo diplomatico e maturo.

John metteva ordine nella sua vita incasinata. E le aveva fatto riempire un baule in soffitta con un bellissimo, nuovo abito da sposa. E, a breve, anche la culla di Charlotte avrebbe conosciuto una seconda vita ospitando quello che non pensava di avere mai più: un secondo figlio, arrivato proprio quando non se lo aspettava più. Proprio come aveva detto Edith qualche tempo fa.

Edith. Edith, al contrario, era diventata un indovinello perfino per lei.
Edith era cambiata. E Rachel pensava che fosse il peso del dolore a farla muovere in questo modo. A farla reagire in questo modo con Orlando, colpevole di averla tradita per primo.

L'unica cosa che voleva davvero era che la sua migliore amica tornasse quella di prima: una donna innamorata del proprio uomo, devota a lui, lontana anni luce dal tradire l'uomo che era il padre di sua figlia.


John stava dentro lo stabile di Vanity Fair.

La receptionist lo guardava con aria sospettosa, quasi chiedendosi se quello strano figuro, vestito bene, che guardava entrare ed uscire la gente dalle porte dello stabile, non fosse un pazzo assassino che stava aspettando la sua vittima e la volesse sparare come nel 1980 era successo a John Lennon.

John cercava di non guardarla, intento a trovare Edith e parlarle faccia a faccia.

Fu guardandosi intorno che vide l'ultima cosa che si aspettava.

Jude Law, l'attore preferito di sua moglie e, a quanto pareva, amico di Edith, baciava fugacemente Edith sulla bocca, uscendo poi dalla porta principale, ignorandolo completamente dato che, del resto, non si erano mai visti in faccia prima di allora.

Riprendendosi dallo stupore, notando che Edith aveva lasciato l'androne ed era tornata al suo ufficio, si avvicinò alla receptionist e sorridendo, cercando di sembrare rassicurante, disse:

Mi chiamo John Whitman. E sono un amico di Edith Norton. Se mi annuncia ne avrà la conferma”

La ragazza lo guardò sempre meno convinta.

Telefonò a quella che sembrava essere la redazione dove Edith lavorava e dopo qualche scambio di battute sussurrate, quasi non volesse farsi sentire da John, chiudendo il ricevitore, disse:

Può salire, la signorina Norton l'attende nel suo ufficio!”

John sorrise trionfante e rispose:

La ringrazio!” e muovendo la mano dentro la tasca del lungo cappotto chiaro, si divertì a far credere alla receptionist che avesse una pistola pronta a sparare in tasca.


Edith stava scrivendo al suo portatile quando sentì qualcuno bussare alla porta:

Sì?”

Tea, con i suoi capelli raccolti a crocchia, rosso scuro, sorrise nervosa. Ad Edith ricordò Laura agli inizi.

Signorina Norton. C'è il signor Whitman fuori che desidera parlare con lei...”

Ah sì, mi hanno chiamata prima dalla reception” disse Edith e abbassando lo schermo del portatile aggiunse: “Fallo entrare!”

Tea lasciò lo spazio a John che, entrando nello studio, guardando Edith negli occhi serio disse:

Salve Norton!”

Edith lo guardò. Dalla sua espressione si rese conto che aveva capito, che era lì per parlare con lei di quello che Rachel, poco più tardi di qualche ora dal loro incontro, gli aveva confidato.

E sospirando, abituata ad arrivare al problema piuttosto che raggirarlo, Edith disse:

John... So cosa ho detto ieri a tua moglie. E presumo che, visto il suo carattere, tu sappia abbastanza per essere qua e tirarmi una paternale... Quello che voglio sapere è... Quanto sai e quanto durerà questa paternale?”

John si grattò una tempia con un dito. Si aspettava un altro approccio al discorso, questa reazione lo aveva lasciato spiazzato!

Allora lo ammetti! Hai tradito il mio migliore amico!”

Qualche volta!” rispose Edith.

Qualche volta mi sembra riduttivo, non trovi?” rispose John avvicinandosi alla scrivania in cedro de 'Le Fabilier' e poggiandoci sopra le mani. Edith lo squadrò per un attimo e ribatté:

Non penso che tu voglia sapere ogni singolo dettaglio, non trovi che sia un po' morboso?”

John si schiarì la voce. Edith era troppo sicura. E questo gli urtava il sistema nervoso. E infilando le mani in tasca, disse:

Quello che voglio è che tu non prenda in giro Orlando!”

Sei venuto anche tu a dirmi di lasciare il padre di mia figlia solo per una piccola crisi? Non sei per nulla originale. E la mia risposta è no... Amo Orlando, checché ne dica la gente. E mi libererò di Jude per stare tranquilla con lui...”

John vedendo l'aria noncurante di Edith sbottò e prendendola per un polso disse:

A me non importa se tu vuoi fare la troia con Jude Law. Sia chiaro, la vita è tua, decidi tu. Ma devi capire che se la cosa può ferire il mio amico – e stanne certa lo farà- allora entro in ballo io. Non vuoi lasciare Orlando, bene. Sono felice. Scelta matura da parte di una donna che ha partorito una bambina appena otto mesi fa... Ma fai male ad Orlando con la tua indifferenza, con la tua arroganza e sappi che, a quel punto, migliore amica o no di Rachel, dovrai fare i conti con me... Devi solo decidere Edith. Finire questa schifezza che porti avanti con quel porco rovina famiglie, oppure continuare con lui e lasciare il mio amico. La scelta è tua Edith Norton. E sappi che la prossima volta non verrò qua, ma andrò direttamente da lui...” e senza aggiungere altro lasciò Edith con il braccio sollevato, a fissarlo mentre usciva, sbattendosi la porta alle spalle. E massaggiandosi il polso, le venne in mente una frase che John aveva detto quasi due anni prima:

'L'ho vista e ti giuro che ne avrei fatto a meno dato che, quando lo dissi ad Orlando, quello per poco mi colpiva con un destro... Disse che non era vero, che dovevo essermi sbagliato, che quella sera avevamo bevuto tutti e che io, alle volte, ci davo dentro con l'alcool visto quello che era successo qualche anno prima a Rocio...'

-Potrebbe anche non credergli come quella volta con Kate. Potrei dire che si sta inventando tutto e che è una sceneggiata che sta facendo per mettere fine alla nostra storia perfetta- pensò Edith continuando a massaggiare il polso. Poi, illuminandosi pensò:

-Potrei usare il fatto che sta bevendo di nuovo. Che non è sicuro di quello che sta succedendo che vive ancora pensando al fantasma di sua moglie...- ma si bloccò.

Anche Kate aveva usato una scusa. Una scusa balorda, quella dell'alcool che John ingeriva per dimenticare il dolore della morte tragica della moglie. Lei era così? Non stava facendo la cosa giusta, ovvio, ma di certo non si sarebbe mai permessa di buttare fango non solo sul migliore amico del suo compagno ma, anche, sul marito della compagna, unico uomo che l'aveva saputa rendere felice dopo tanti anni.

Quella storia le stava fuggendo di mano. Prese il telefono e con un sospiro compose un numero esterno a quello della redazione. Un numero di cellulare.

Aspettò che il telefono squillasse qualche volta, poi sentì.

Pronto?”

Jen? Sono Edith. Hai qualche cosa da fare stasera?”


Jael diventava ogni giorno sempre più grande. Era un bambino molto bello, simile in tutto e per tutto a Jen, tranne qualche piccolo tratto preso in eredità da Fred.

Stava cominciando a camminare e, incerto, a piccoli passi, zampettava davanti a loro, mentre Edith lo guardava con interesse.

Jen, invece, sollevano il bavero del suo trench, chiese:

Per che cosa mi hai chiamata Norton? Per far prendere freddo ad Hyde Park a me e a mio figlio? Non è una cosa carina da parte tua, sappilo...”

Edith sorrise. Amava Hyde Park in inverno. Il suo tappetto di foglie morte, gli alberi semi spogli e la gente che si rincorreva e faceva foto, quando una giornata soleggiata, nonostante fosse inverno, lo permetteva. Hyde Park era un posto magico a qualsiasi stagione e lei, spesso, ci si rifugiava e rifletteva a lungo, in silenzio.

Guardò Jen e domandò:

Rachel non ti ha detto nulla?”

Jen aggrottò la fronte e scosse la testa. Edith rigirò tra le mani la sua tazza di carta del Caffè Nero e, guardando Jael, con voce bassa e cupa disse:

Tradisco Orlando. Con Jude Law. Da un mese quasi, oramai...”

Jen si voltò verso il figlio, immagazzinando l'informazione. Poi, fischiando sommessamente, replicò seria:

Scommetto che Orlando non immagina nemmeno che tu lo stia tradendo con quello che un tempo considerava un amico, vero?”

Edith annuì. Le due rimasero in silenzio, guardando Jael, con la sua piccola giacca a vento e la cuffia a strisce bianche e azzurre e pompon sulla testa, ridere divertito guardando i piccioni che stavano davanti a lui e che fuggivano disperati quando lui sbatteva i piedi. Dopo un attimo di silenzio che ad Edith sembrò interminabile, Jen sospirò e disse:

Devo dire che è un vero casino!”

E tu cosa faresti al posto, mio?” chiese Edith guardandola interessata.

Jen la guardò, seminascosta dal bavero del suo trench. I capelli biondi era lunghi, ora, e conferivano al viso un aria più dolce. Lei era sempre stata quella seria e matura. La principessina del gruppo, non solo per il titolo nobiliare del padre, ma anche per i suoi modi dolci e sempre educati con tutti.

Non credo che, dopo tutti questi anni, riuscirei a guardare Fred in faccia se lo tradissi con un altro uomo. Con tutto il rispetto per te Edith, naturalmente. Quello che voglio dire è... Tu sei sicura di non volere Jude, invece di Orlando?”

Edith portò una mano sulla faccia ed esasperata, rispose:

Non lo so nemmeno io che cosa voglio, ora, Jen. So solo che sono confusa. E spaventata. E che ho paura che John vada a dire tutto ad Orlando...”

Perché John lo sa?” chiese stupita Jen.

Sì! Lo sa! Ma non gliel'ho detto io, se è quello che stai pensando. Glielo ha detto Rachel...” replicò Edith guardando un piccione che, cercando di ignorare Jael, camminava più veloce per evitare che il bambino riuscisse a prenderlo.

Non è stato carino da parte di Rachel!” ragionò Jen seria.

Anche tu chiederesti un consiglio a tuo marito se sai di essere l'unica a sapere una cosa così grave che riguarda una tua amica” disse Edith guardandola.

Jen pensò qualche secondo e rispose:

Prenditi un po' di tempo per te, Edith. Chiedi una pausa ad Orlando e una a Jude. Chi ti vorrà capire, capirà. Non devi aver paura di amare Edith. Siamo esseri umani e, per quanto poco romantico sia, la nostra generazione preferisce il sesso al matrimonio. Prima i matrimoni erano diversi perché le donne avevano i vecchi ideali delle mamme costrette a sposarsi ed accettare i loro mariti qualsiasi cosa facessero. Prima le donne non lavoravano... Ora invece le cose sono diverse. Noi siamo più indipendenti e riusciamo a vivere anche senza un uomo al fianco... Sta a te decidere quale uomo tu voglia. Sta a te decidere se vuoi stare davvero con uno di loro... perché, per me, potresti anche decidere il contrario. Ma per Orlando -di Jude non mi interessa, non lo conosco- non lo ferire così. Non se lo merita!”

Edith guardò Jael che fece un salto per prendere il piccione, cadendo rovinosamente a terra e scoppiando a piangere spaventato, mentre il piccione, trionfante scappava via.

Sia lei che Jen si alzarono dalla panchina, in soccorso del bambino. Ma Edith pensò che voleva davvero fare come quel piccione. Invece di rimanere impigliato nelle pastoie della vita di coppia sia con uno che con l'altro, preferiva volare libera, da sola, nel cielo.


Era stata una cena strana.

Edith notò il nervosismo di Orlando, -persistente dal giorno prima tra l'altro ma che Edith non aveva affrontato per dei problemi con l'uscita del suo terzo libro-, cosa che non la aiutò per niente nel suo intento. Voleva dire ad Orlando la verità. Ma vederlo in quello stato non l'aiutava per niente. Si sentiva nervosa a sua volta e sapeva che avrebbe detto le cose in maniera sbagliata e avrebbe combinato di sicuro un casino.

Così, dopo aver messo Ella a dormire ed essersi seduta nel divano, dopo che Orlando accese la TV, Edith, accucciandosi a lui, passando la punta del naso nell'incavo del collo del compagno, gli chiese:

Che succede? Sei teso e non hai parlato per tutta la sera!”

Orlando si stropicciò il viso passandoci le mani e sospirando, poggiando le braccia sulle gambe e unendo le mani, guardando la punta delle dita con attenzione, rispose:

A Natale mangiamo dai tuoi!”

Edith aggrottò le sopracciglia e, avvicinandosi a lui, poggiandole una mano sul braccio, domandò stupita:

Perché? Dovevamo andare dai tuoi a Canterbury!”

Ho litigato con la mamma!” replicò Orlando.

Cosa?” esclamò Edith.

Quello che hai capito. Ho litigato con mia madre perché non fa altro che dirmi di lasciarti e dire che tu hai una storia con Jude...”sorrise Orlando prendendole il mento e baciandola.

Edith sentì il cuore sprofondare.

Non credo che, dopo tutti questi anni, riuscirei a guardare Fred in faccia se lo tradissi con un altro uomo.

Ecco che cosa intendeva Jen quando le diceva che non si riesce nemmeno a guardare in faccia qualcuno che ami se lo tradisci con qualcuno e lo fai a lungo.

Un fremito la percorse e Orlando abbracciandola, disse:

Non ce la faccio più. Non la posso sentire quello che dice su di te. Lasciare che ti butti fango addosso... Sei la madre di mia figlia. Mi hai detto quello che è successo. Ed io ti credo! Lei non ti ha mai sopportata, diciamocelo...”

Orlando!” intervenne Edith seria.

L'ho capito dalla prima volta che ti ha vista. Non ti sopportava. Non avevi il titolo di Kate. Ma eri conosciuta per essere la famosa ex di Brian Stephensons e tutti dicevano che fossi un'arrampicatrice sociale. Non si è mai, mai presa la briga di conoscerti. Solo di puntarti il dito e dirti di tutto contro. Non ha mai provato a capirti. E quando cerca di dividerci...” continuò Orlando preso dalla sua spiegazione.

Orlando!” cercò di bloccarlo Edith.

Io voglio solo che veda quello che vedo io. La bella persona che sei...”

OB!” sbottò Edith.

Orlando si voltò e la guardò, senza capire il perché di quella reazione da parte della compagna. Vedendo gli occhi di Orlando puntati sui suoi, Edith cominciò a torcersi le mani.

Non sapendo che altro fare, si avvicinò allo stereo e prese il CD di James Blunt. E selezionando una canzone chinò la testa e ascoltò i primi versi:


Did I disappoint you or let you down?

Should I be feeling guilty or let the judges frown?

'Cause I saw the end before we'd begun,

Yes I saw you were blinded and I knew I had won.

So I took what's mine by eternal right.

Took your soul out into the night.

It may be over but it won't stop there,

I am here for you if you'd only care.



Poi, voltandosi lentamente, guardando Orlando negli occhi disse:

Credo che sia ora di togliere la maschera OB! Credo che mi debba sedere con te e dirti tutta la verità. Perché tutta questa storia è andata avanti troppo a lungo...” e prendendo le mani di Orlando, lasciò che la seconda parte della prima strofa della canzone suonasse riempiendo il silenzio della stanza.


You touched my heart you touched my soul.

You changed my life and all my goals.

And love is blind and that I knew when,

My heart was blinded by you.

I've kissed your lips and held your head.

Shared your dreams and shared your bed.

I know you well, I know your smell.

I've been addicted to you.


Edith. Lo sai che James Blunt mi mette tristezza!” intervenne Orlando non potendo celare una certa nota di nervosismo nella voce.

Edith chinò la testa, scuotendola piano. E cominciò a piangere.

Se tacessi... Non riuscirei a guardarti in faccia e a salvare almeno un poco di quello che c'è stato di bello tra di noi...”

Edith.. Che stai dicendo?” chiese nervoso Orlando.


Goodbye my lover.

Goodbye my friend.

You have been the one.

You have been the one for me.


Sentendo quelle parole Orlando capì che la cosa era più seria di quanto potesse immaginare.

Sospirò e guardò Edith fisso, cercando di respirare a fondo, chiedendosi se dopo quella serata sarebbe sopravvissuto perché, se ci fosse riuscito, sarebbe dovuto entrare in una chiesa e accendere un cero dal momento che il cuore in petto sembrava volesse scoppiargli.

Ho un altro, Orlando. E, tua madre, ha ragione. È Jude!”


I am a dreamer but when I wake,

You can't break my spirit - it's my dreams you take.

And as you move on, remember me,

Remember us and all we used to be

I've seen you cry, I've seen you smile.

I've watched you sleeping for a while.

I'd be the father of your child.

I'd spend a lifetime with you.

I know your fears and you know mine.

We've had our doubts but now we're fine,

And I love you, I swear that's true.

I cannot live without you.


Orlando sollevò un sopracciglio. Quello che stava succedendo, non stava succedendo davvero. Sapeva che era uno scherzo, che non poteva essere altrimenti. Infatti, qualcuno sarebbe uscito da dietro l'albero di Natale e avrebbe gridato:

Ci sei cascato!”

Edith sarebbe scoppiata a ridere, prendendolo in giro per il fatto che fosse un credulone e lo avrebbe baciato.

Lui si sarebbe arrabbiato, ma si sarebbe sentito rincuorato.

Ma non era così. Attese a lungo, per davvero, che Edith cominciasse a ridere, mentre James Blunt parlava di quell'amore finito. Che idiota doveva sembrare. Non aveva capito che Edith aveva scelto quella canzone per un motivo? Dirgli addio.


Goodbye my lover.

Goodbye my friend.

You have been the one.

You have been the one for me.


C-Cosa?” chiese quasi per guadagnare tempo, per non permettere al dolore di raggiungere il cervello ed esplodere, facendolo soffrire come un pazzo. Pensando che forse il suo cuore si sarebbe fermato e avrebbe smesso di battere in quel modo che gli faceva un male terribile.

Edith scoppiò in un singhiozzo fortissimo e chinando la testa rispose:

Ho cominciato ad andarci a letto quando le cose tra me e te non stavano andando bene, dopo che ho scoperto la tua tresca con Violet. Lui mi è stato vicino, ha fatto l'amico, la spalla su cui potevo piangere...”

E ha pensato bene che per consolarti ti poteva pure portare a letto!” intervenne Orlando, furioso.

Edith scosse la testa e replicò:

Non voglio che tu te la prenda solo con lui, Orlando. Non se lo merita. Ci sono stata anche io a letto con lui!”

Orlando si alzò, frustrato. Cominciava a chiedersi se fosse possibile morire di infarto a soli trent'anni. Il suo cuore batteva a tonfi sordi per colpa delle emozioni contrastanti. Dolore, rabbia, frustrazione, paura. E quel dannato James Blunt continuava a cantare


And I still hold your hand in mine.

In mine when I'm asleep.

And I will bare my soul in time,

When I'm kneeling at your feet.

Goodbye my lover.

Goodbye my friend.

You have been the one.

You have been the one for me.


Da quanto va avanti questa storia?” chiese camminando avanti e indietro.

Doveva sfogare la sua rabbia, doveva rompere qualche cosa. Dove spaccare la faccia a quello stronzetto. Ecco che cosa doveva fare.

Edith tirò sul con il naso e non ricevendo risposta Orlando gridò infuriato:

TI HO FATTO UNA DOMANDA. DA QUANTO VA AVANTI QUESTA STORIA?” e ruppe, tirandogli un calcio il tavolino vicino al divano.

Edith sussultò, spaventata e rispose, con un filo di voce:

Qualche settimana...”

Qualche settimana!” ripeté Orlando non velando il suo sarcasmo.

Edith annuì e Orlando la guardò. Teneva la testa china e piangeva con piccoli singhiozzi.

Voleva odiarla. Come la prima volta che l'aveva vista all'Hard Rock, ma non poteva, non ce la faceva. Era Edith. Quella ragazza piena di sorprese che gli aveva sconvolto la vita, che lo aveva reso un uomo felice. Ed era la madre di Ella, sua figlia.

Tu non lo vedrai più!” le disse dopo un minuto di silenzio.

Edith sollevò la testa sorpresa da quella frase. Orlando, non sentendola replicare, prese la palla al balzo e continuò:

Lui può distruggere la mia famiglia. E allora. Deve starci lontano. Tu non vedrai mai più Jude. Né lui, né i suoi figli. Se questo servirà per tenere in piedi la nostra relazione...”

Orlando no!” pigolò appena Edith.

... allora credo che sia la cosa più giusta da fare. Lo allontanerò da te. Fosse l'ultima cosa che faccio. Lo terrò lontano da te...” continuò Orlando, per la seconda volta in quella serata, a parlare senza ascoltare quello che la compagna stava dicendogli.

Non hai capito!” ricominciò a piangere Edith, piano.

... E se solo prova ad avvicinarsi, giuro che quella faccia da damerino snob gliela spacco. E non lo prenderanno più a lavorare...”

ORLANDO! IO NON VOGLIO STARE CON TE. IO HO SCELTO LUI. L'HO CAPITO ORA!” sbottò Edith, bloccando il monologo quasi teatrale di Orlando.

Orlando la guardò. Aveva la stessa identica espressione che mise su dopo che Edith le aveva dato uno schiaffo a casa di Brian, la sera della festa che il giovane magnate aveva dato in onore della bella giornalista. La stessa espressione addolorata e sorpresa. Ferita e quasi stupita dal fatto che qualcuno si potesse permettere ancora così tanto.

Tu non sai cosa dici!” esclamò Orlando non potendo credere a quello che stava dicendo la compagna.

Lo invece. E so che non posso stare con te sapendo di averti tradito e ferito come non dovevo. Sono un mostro, lo so. Ma cerca di capirmi...” disse Edith cercando di spiegare e prendendogli una mano per farlo sedere nel divano.

Fu inutile. Orlando, furibondo staccò la mano dalla presa di Edith e disse:

Cercare di capirti? Mi hai mandato fuori di casa quando hai scoperto che per una sera mi sono portato a letto Violet. Ora, tu, mi vieni a dire che proprio allora hai cominciato una storia con... Con quello stronzo? Quando io cercavo di capire che cosa farne di un bimbo che si dovrà ritenere fortunato se saprà chi è per davvero suo padre? Cosa devo capire? Spiegamelo Edith. Perché io, da parte mia e da parte tua, vedo solo un mucchio di errori!”

Edith sospirò e rispose:

Per il momento, OB, ho bisogno di stare lontana da te. Credevo che tornare assieme avrebbe rimesso tutto apposto, che le cose sarebbero andate diversamente tra me e te... Ma non è così. OB. Io non so cosa voglio...”

Non sai cosa vuoi?” chiese sarcastico Orlando. “Edith, la domanda è una: tu lo ami?”

Chi? Jude? Io... Io non so. Io non credo Orlando. Sono così confusa. Ho bisogno di staccare, di capire che cosa voglio davvero!” rispose Edith in lacrime.

Orlando scosse la testa e replicò:

Capire che cosa vuoi davvero? E lo fai scopandoti Jude Law per punirmi del fatto di essermi fatto una tipa in un bagno? E dicendomi che scegli lui quando io ti do un'apertura per stare assieme, per salvare la nostra famiglia? Io, per te, ho litigato con la mia famiglia. Mi sono fatto in quattro per regalarti un po' di felicità. E questo è il ringraziamento. Scusa. Ma mi sembra che allora non ho mai capito nulla della vita!” e prendendo il giubbotto si avvicinò alla porta.

Edith con un balzo gli fu davanti e spaventata gli chiese:

OB. Non fare fesserie. Dove vai?”

Orlando la guardò con disprezzo da capo a piedi e rispose:

Non credo che ti interessi, Norton. Ma sappi che ti sto lasciando campo libero per scoparti il tuo amichetto e scaricare un po' di tensione della serata!” e mettendo il giubbotto aggiunse: “Buon Natale Edith. Avrai presto mie notizie dal mio avvocato!”

Edith lo guardò uscire sbattendo la porta. E con orrore si rese conto che in un primo momento, aveva provato solo sollievo. Sollievo che venne sostituito da un dolore cieco che le faceva male al cuore. Lo stesso dolore che, prima di lei, aveva provato Orlando mentre gli confessava di averlo tradito.

E piangendo non sapeva che Orlando, in macchina, con la musica a tutto volume, piangendo a sua volta, cercava un posto dove fermarsi. Lo trovò senza volerlo. E quando si fermò guardò la casa che la madre aveva comprato a Londra.

'Non ti mentirei in una cosa simile. Lo faccio per te e per mia nipote... Davvero...'

Le parole di sua madre gli tornarono alla mente. Aveva ragione, come sempre. E come sempre, come fanno tutti i figli accecati da qualsiasi cosa, aveva deciso di andarle contro, di non ascoltarla. Ed ora eccolo lì, alle undici di notte a bussare al campanello della casa della madre. E quando Sonia aprì e se lo vide davanti, sbalordita gli chiese:

OB! È successo qualche cosa ad Ella?”

Orlando scosse la testa e cupo rispose:

Ad Ella non è successo nulla. Anzi! Lei sta meglio di me. Sono qui per dirti che avevi ragione, mamma. Edith mi sta tradendo. E poco fa ci siamo lasciati!”

Sonia lo guardò con la bocca spalancata. E prendendolo per un braccio disse:

Vieni qua. Entra. Altrimenti prendi freddo...” e rivolgendosi al marito gridò, chiudendo la porta: “Colin! Colin! Muoviti. C'è tuo figlio a casa!”

Orlando?!” esclamò la voce dell'uomo dal salotto.

Colin si fermò sulla porta e guardò la faccia del figlio. Non ci fu bisogno di parole. Capì subito quello che era successo e abbracciandolo forte gli sussurrò:

Tranquillo OB. Non preoccuparti... Ci siamo qui noi. La tua famiglia!”

Orlando si strinse di più all'uomo e piangendo mormorò al padre:

Ti voglio bene papà!”


I'm so hollow, baby, I'm so hollow.

I'm so, I'm so, I'm so hollow.

I'm so hollow, baby, I'm so hollow.

I'm so, I'm so, I'm so hollow.




Edith si guardava intorno.

Jude le aveva fatto avere l'invito per quella festa di Capodanno ma non lo aveva ancora visto. A dire il vero, era stata lei ad evitarlo per tutto il periodo di Natale. Poi, senza nemmeno sapere lei il vero motivo, aveva accettato l'invito al Veglione del 31 Dicembre e aveva deciso di

festeggiare con lui l'inizio del 2008, dopo un Natale in falsa nota.

Buttò giù l'ennesimo sorso di champagne quando sentì:

Sei bellissima. E mi sei mancata da morire. Specialmente dopo la notizia che la tua manager ha dato a tutto il mondo...”

Era Jude. Parlava con voce bassa. Ed Edith sapeva di che cosa. Della sua rottura con Orlando.

Si voltò e guardandolo negli occhi sorrise maliziosa, prendendo l'ennesimo bicchiere di champagne da uno dei vassoi portati da camerieri solerti.

Tu non mi sei mancato invece!”

Jude parve sorpreso da quello che Edith aveva risposto, ma si riprese subito e disse:

Sai cosa ho pensato. Che il 2007 è l'anno di Orlando, nella tua vita..”

Ah si?” chiese Edith bevendo un sorso di champagne.

Si!” disse Jude prendendo a sua volta un flute e bevendo un po'.

Lo pensavi anche quando venivi a letto con me?” chiese Edith divertita guardandolo negli occhi con aria maliziosa.

Spiritosa!” replicò Jude sorridendo falsamente. “Davvero. Ora che so di avere una possibilità voglio lasciarmi questo 2007 e cominciare il 2008 con te...”

Edith lo guardò negli occhi. Quando era entrata alla festa quasi stava per rimpiangere il fatto di non essere andata con Emma e Jessy a vedere il concerto per la fine dell'anno dei Take That all'O2 Arena, ma ora, visto come si stavano mettendo le cose, pensava che forse era molto meglio essere là. La domanda era una e una soltanto: era pronta?

Voglio che tutto riparta da zero. Come questa notte...” aggiunse Jude sorridendo dolce.

Edith lo guardò. Poteva dire di no e rimpiangerlo per sempre. Poteva dire si e vivere nel rimpianto di non essersi lasciata abbastanza tempo per riflettere. Ma, nel secondo caso, era un po' una scusa forzata.

Allungò il bracciò e inclinando un po' il calice dal collo lungo, disse:

Ti propongo un brindisi!”

A cosa?” chiese Jude confuso avvicinando il suo bicchiere ma non facendolo tintinnare.

Edith sorrise e rispose:

Visto che è l'ultima notte dell'anno... Che ne dici se brindiamo ai nuovi inizi?”

Jude sospirò. Non si era sbilanciata, ma non aveva nemmeno chiuso tutte le porte. E facendo tintinnare i bicchieri disse:

Ai nuovi inizi allora!” e sorridendo bevvero assieme un lungo sorso di champagne.



La canzone 'Goodbye My Lover'

citata in questo capitolo

dal titolo e riportata interamente

durante la narrazione

appartiene a

James Blunt

che l'ha scritta e interpretata.

Grazie.

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Allora! Eccomi qua al 46° capitolo. Accidenti. Record personale di capitoli di una ff.

Bene! Come mi ha fatto notare Klood ora si aprono mille possibilità con quello che è successo. Dopo questo capitolo, che ne dite di farmi sapere che finale desiderereste voi?

Per quanto può sembrare strano per il momento posso postare per i prossimi sei giorni dal momento che ho i capitoli salvati fino al 52, ma poi che succederà??

Lo scopriremo nelle prossime puntate -Beautiful mood-.

Il capitolo riprende l'augurio di Edith e Jude all'inizio del 2008.

La domanda è: che cosa farà Orlando?

Andate avanti e lo saprete.

Ringrazio come sempre Klood che è rimasta l'unica a recensirmi.

E ringrazio Beatrice che mi ha mandato un bellissimo pm. Aspetto la tua recensione dettagliata, come promesso.

Ringrazio le persone che leggono la mia storia. E ringrazio chi mi ha aggiunto nelle preferite, ricordate o seguite.

Chi legge silenziosamente.

E chiunque sogna, si emoziona, si diverte con la mia FF. Fatemi sapere che ne pensate mi raccomando!

Ecco quindi un nuovo inizio.

Vi auguro buona lettura.

Un bacio a tutti e alla prossima. Niniel82.




Capitolo 46: Nuovi inizi.



Jude guardò Edith sospirare nervosa davanti allo specchio della sala. Ella si avvicinò e andò a sbattere contro le sue gambe, ridendo divertita.

Jude la prese in braccio e schioccandole un tenero bacio sulla guancia, divertito chiese ad Edith:

E quando ti porto da mia madre che farai Norton? Ti fai venire una crisi isterica. Stai calma. Conosci già i miei figli. E loro conoscono te!”

Ma non come la nuova fidanzata del padre!” esclamò Edith guardando il vestito.

Aveva un completo pantalone e giacca scuro e una camicia bianca di seta finissima. Al collo un giro di perle e i capelli erano legati in una coda alta.

Fino a quel momento, da quando il 1° Gennaio 2008 era cominciata la sua storia con Jude, Edith aveva vissuto tranquilla non rendendo partecipe nessuno del fatto che avesse deciso già con chi stare dopo la fine della sua storia con Orlando.

Non sapevano nulla Emma, Paul e suo padre e sua madre. Immaginarsi Rachel, Jen e Jessy.

Non si sentiva pronta a dire tutto ai suoi amici e parenti. Preferiva inventare scuse per non sentirsi dire quello che lei si ripeteva tutti i giorni:

Ma non ti sembra un po' presto?

E lo era accidenti. Lo era davvero.

Non pensi che sia un po' troppo presto per dire ai tuoi figli che siamo fidanzati? Infondo stiamo assieme da solo due mesi...” disse Edith veloce.

Jude guardò Ella che gli tirava i capelli gridando divertita e disse:

La mamma non vuole che diciamo a Rafferty, Rudy e Iris che io e lei stiamo assieme? Lo trovi carino Ell? Io no!”

Edith sbuffò e disse:

Non lo sa nessuno Jude. Non l'ho detto ancora a nessuno!”

Edith. Non è niente. Sono solo tre bambini che saranno felicissimi di saperci assieme. E poi cosa cambia dirlo oggi o il prossimo mese, scusa? Quando tu ti sei messa con Orlando, me lo hai detto subito, mica hai aspettato qualche mese a dirmelo...”

Forse perché ero incinta di Ella?” mormorò Edith tra i denti.

Amore. Metto il giubbettino ad Ella. Ti voglio pronta tra meno di tre minuti!”

Edith sbuffò e si guardò allo specchio. Era vestita in maniera troppo rigorosa. Stava dicendo ai figli del suo compagno di essere la sua attuale fidanzata, mica stava facendo una riunione a Vanity! E non si sentiva pronta. E aveva la nausea. E il mal di stomaco.

Insomma! Checché ne dicesse Jude lei non si sentiva pronta.

E quell'incontro era sbagliato dall'inizio alla fine. E non avrebbe portato niente di buono.



Jude sorrideva guardando Rafferty che apriva la porta e faceva uscire Rudy e Iris.

Edith sentì il cuore bloccarsi. Aveva vissuto nella sua testa quella giornata da quando Jude le aveva detto di voler parlare con i suoi figli della loro relazione. E tutte le volte andava male. O meglio, quasi sempre andava male.

Iris e Rudy che cominciavano a piangere come fontane. Rafferty che la guardava ferito e gridava al tradimento.

Jude. Possiamo anche aspettare. Non è detto che se glielo diciamo tra un mese cambia qualche cosa...” sussurrò nervosa Edith.

Cambia per me. Sono miei figli. E non voglio tenergli nascosto il fatto che sto con una donna e che sono felice. Tu cosa faresti al mio posto se Ella fosse grande e dovessi dirle di noi?” rispose Jude guardandola serio negli occhi.

Edith sospirò. Guardò Ella che stava tra le braccia di Jude e dormiva tranquilla. Come avrebbe reagito se fosse stata lei al posto di Jude?

-Non glielo avresti detto perché non sei pronta Edith. È troppo presto. E quando le cose accadono così in fretta non portano niente di buono...-

Jude sorrise ai figli che si avvicinavano ed Iris, sorridendo, disse:

Ella!”

Sta dormendo piccoli. Non disturbiamola!” rispose Jude baciando i figli.

Rafferty sospirò e tendendo la mano ad Edith le disse:

Sono davvero felice di vederti Edith. È da tanto che non ci vediamo!”

Rafferty aveva quasi dodici anni e come tutti i ragazzini della sua età faticava a stare nel ruolo di mezzo bambino e mezzo ragazzo affidato a tutti i preadolescenti. Ad Edith piaceva parecchio il carattere di Rafferty. Nonostante l'inizio della sua storia con il padre, riconosceva molto del carattere di Jude in quello del figlio maggiore. Aveva a cuore la famiglia, i fratelli e il fatto che il padre fosse spesso lontano lo faceva soffrire.

Forse era per quel motivo che aveva paura che il padre potesse innamorarsi di qualcuno. Aveva paura che si allontanasse da loro, cosa che Edith, però, sapeva essere impossibile.

Ma nonostante questo, Edith aveva paura di deludere Rafferty. E sapeva che dandogli la notizia della storia con il padre ci sarebbe riuscita.

Andiamo nel negozio dove fanno quella cioccolata buona dove siamo andati con Edith quando aveva Ella nella pancia?” chiese Rudy speranzoso, guardando il padre.

Jude sorrise e guardò Edith. Non avrebbe arretrato di un solo passo. Edith lo aveva capito. Doveva chinare la testa e accettare quello che il compagno voleva. Edith doveva accettare questo nuovo inizio nella sua vita di coppia e rendere partecipi i tre piccoli Law che da quel momento sarebbe stata parte integrante della loro famiglia e, quindi, della loro vita.

Va bene. Andiamo alla cioccolateria dell'altra volta!” disse lei e sorrise guardando la reazione allegra dei bambini che gridarono felici e, come c'era da aspettarselo, svegliarono Ella.



Orlando si alzò lento dal letto e andò a rispondere al cellulare.

Era Drew, un suo amico, conosciuto durante la lavorazione di un film.

Da quando era tornato a Los Angeles, su suggerimento di Robin la sua manager che voleva che rientrasse nel giro che aveva lasciato dopo la nascita di Ella, Orlando aveva passato molte serate con Drew in giro per i locali, passando una notte con una modella, l'altra con una presentatrice più o meno famosa di MTV, o con qualche attricetta in cerca di successo.

Una vita che agli occhi di molti uomini sarebbe sembrata fantastica. Soldi da spendere e belle donne ai tuoi piedi. Non per Orlando che, invece, dopo la rottura con Edith si sentiva distrutto, con il cuore a pezzi e voglia di vendicarsi contro il mondo e contro ogni donna, specialmente dopo che una rappresentante della specie femminile non solo l'aveva tradito, ma lo aveva lasciato bruscamente nel periodo delle festività natalizie.

Drew? Che vuoi?” chiese Orlando con voce assonnata.

Drew sghignazzò e disse:

Quello che vuole ogni persona che ti vuole un po' di bene, Ob! Farti uscire e farti dimenticare quella megera che ti ha ridotto in questo stato!”

Orlando stropicciò gli occhi con due dita, rispondendo con sarcasmo:

Vorrei ricordarti che quella megera è la madre di mia figlia Ella...”

Quella megera che ha detto al giudice che hai abbandonato il tetto coniugale per tenersi la bambina? La stessa megera che si è scopata per un mese un tuo vecchio amico? La stessa che ti ha lasciato a qualche giorno da Natale? Si devo dire che è importante ricordare che è la madre di tua figlia, visto che è l'unica cosa di bello che ti ha dato...” replicò Drew.

Orlando sospirò. Sentiva uno strano fastidio alla bocca dello stomaco. Quello che diceva Drew era vero, Edith non era stata un esempio di rettitudine morale. Ma nonostante questo, Orlando l'amava ancora e sapeva che, anche se tutti gli dicevano quanto potesse essere stata tremenda nei suoi confronti, non avrebbe accettato da nessuno una critica nei confronti della donna che lo aveva reso, sì, così infelice, ma che lo aveva reso felice regalandogli quasi due anni di tranquillità e, specialmente, Ella.

Fu per questo che seccato disse:

Drew. Non te lo ripeto più. Anche se sono arrabbiato con lei, non ti permetto di parlare così della madre di mia figlia!”

Drew sapeva che doveva bloccarsi. Che non poteva permettersi di litigare con Orlando. Lui era una miniera d'oro. Gli faceva regali, lo scorrazzava in giro, portandolo con se nei migliori locali di Los Angeles e facendogli conoscere la gente giusta. Non si sentiva in colpa di usare Orlando anche se, alle volte, pensando a quello che aveva passato con la sua ex, un po' si sentiva in colpa nei confronti del ragazzo. Ma qualche volta. Infondo il mondo dello spettacolo è così. Quando uno diventa famoso diventa una sorta di calamita per persone in cerca di luce riflessa, di compagne e compagnie sbagliate che si avvicinano solo per il gusto di vedere cosa vuol dire stare con qualcuno di famoso o per, come faceva Drew, avere qualche cosa di bello senza spendere una lira. O trovare un lavoro più che sicuro.

Per evitare quindi di inimicarselo, Drew fece buon viso a cattivo gioco.

-Se si vuol sentir dire che era una santa...- pensò, dicendo poi a voce alta. “Ob. Hai ragione. È la madre di tua figlia e bisogna rispettarla. Ella, infondo, è l'unica che ti rende felice. Vero?”

Aveva toccato il tasto giusto. Se c'era qualche cosa che faceva sciogliere Orlando e lo faceva andare in brodo di giuggiole, era la figlia.

Infatti, subito, Orlando si addolcì e disse:

Hai ragione. È solo che quando sento Edith e qualcuno che dice cose contro di lei mi arrabbio e non capisco nulla!”

Tranquillo!” sorrise Drew, guardando su internet la chat nel quale c'era la foto di una bellissima ragazza bionda.

No. Invece no. Tu mi stai aiutando, stai cercando di aiutarmi. Mi fai uscire ogni sera...” continuò Orlando serio.

Ob. Ti ho detto che va bene...” ripeté Drew.

Lo so. Ma davvero volevo scusarmi...” cercò di parlare Orlando, ma Drew lo bloccò e disse:

Orlando. Tranquillo, non ci sono problemi...” e tenendo il telefonino tra la spalle e la testa, digitando una frase piuttosto lunga alla ragazza, continuò: “Piuttosto, parlando di divertirsi... Stasera ho per le mani quella spilungona sudafricana che abbiamo incontrato non mi ricordo dove, qualche giorno fa!”

Kimberly?” chiese Orlando versandosi un bicchiere di succo d'arancia.

Si. Lei!” sorrise Drew leggendo la risposta della ragazza.

Ma gli piacevi tu se non ricordo male...” rispose Orlando, bevendo tutto di un sorso il contenuto del bicchiere.

Si. Appunto. Ma lei porta con se una sua amica. Una modella abbastanza famosa. Una certa Miranda Kerr. Dicono che sia una modella molto quotata...”replicò Drew. “Ti dice nulla?”

Miranda... Miranda Kerr. Nulla... Mi ricordo solo il cognome del mio vecchio professore quando ero alla Guildhall!” disse Orlando mettendo il bicchiere dentro il lavandino della cucina.

Guarda. Se è quella della foto, ti va anche meglio di come è andata a me... Devo dire che è davvero una bella ragazza! Credo che abbia venticinque anni!” continuò Drew.

Orlando sospirò. Una bella ragazza era quello che gli serviva. Aveva sentito John quella sera. E gli aveva detto che Edith sembrava tranquilla, cosa che fece più male ad Orlando. Sapere infatti che, Edith, almeno un po', soffriva come un cane gli avrebbe regalato un po' di gioia.

Dici che è bella o devo pensare che è una racchia e mi stai tirando un bidone?” chiese sorridendo Orlando.

Drew sorrise.

Tranquillo OB! È la migliore che c'è sul mercato. Non te ne pentirai!”



Ella gridava felice, cercando di afferrare tutte le cose che stavano sul tavolo. I figli di Jude, invece, riuniti in un posto pieno di dolciumi, si comportavano come tutti i bambini nel Paese dei Balocchi: strepitando e ordinando l'impossibile.

Fu dopo una grossa razione di cioccolata calda che Rudy, con il candore di un bambino di cinque anni, disse:

Ci hai portato qua perché Edith ha di nuovo un bambino in pancia?”

Edith quasi si soffocò con la sua cioccolata. Jude la guardò senza capire e le porse un fazzoletto per pulirsi e guardando il figlio minore con un sorriso, gli rispose:

Tesoro... Io ed Edith siamo qua perché...”

Perché volevamo passare una serata bellissima tutti assieme!” intervenne veloce Edith, bloccando il compagno.

Jude sollevò un sopracciglio e con il solo sguardo le chiese il perché di quello che stava dicendo. Ma l'attenzione di Edith era catalizzata dal figlio maggiore di Jude, Rafferty, che, vedendo quelle reazioni da parte dei due adulti, si era bloccato e li guardava con sospetto.

Jude, cercando di sembrare naturale si agganciò a quello che Edith aveva detto e sorridendo, continuò, guardando i figli:

Si! Io ed Edith volevamo parlare con voi una bellissima giornata...”

Passare!” intervenne Edith.

E io che ho detto?” mormorò Jude a mezza bocca, innervosito dal comportamento della ragazza.

Hai detto parlare. Le prime lettere saranno anche uguali, ma non significano la stessa frase...” intervenne Edith nervosa, cercando di calmare Ella che aveva cominciato a gridare perché voleva prendere qualche cosa di non specificato dal tavolo.

Cosa ci dovete dire?” chiese Rafferty, guardando i due in tralice.

Era duro. Un po' troppo per essere solo un ragazzino. E questo peggiorò le cose per Edith che se prima era poco convinta, ora era più che sicura di non volere dire nulla ai tre figli di Jude.

Raf. Tranquillo... Io e il papà stavamo litigando come due scemi, per farvi ridere e...” disse Edith nervosa, ma venne interrotta da Jude che finì la frase dicendo:

... e per dirvi che stiamo assieme da Capodanno!”

Edith sentì come se i rumori attorno a se si spegnessero. L'aveva detto. Ma che gli diceva il cervello? Non si rendeva conto che era in mezzo a tre bambini ostili che avrebbero reagito come gli indiani in rivolta guidati da Toro Seduto, quando uccisero Custer e il suo esercito?



Drew stava dando gli inviti al buttafuori all'ingresso.

A dire il vero, Orlando lo sapeva, lui era un buon biglietto da visita per entrare un po' dovunque. Ma sapeva che era sempre meglio non ostentare la propria notorietà.

Potete entrare!” disse asciutto il gorilla con gli occhiali neri e l'auricolare all'orecchio.

Drew sorrise e, prima di entrare, una volta lontano dal buttafuori, fermò Orlando e gli disse:

Ehy! Ho una cosa buona da darti, prima di entrare!”

Cosa?” chiese Orlando guardandolo fisso, sollevando un sopracciglio.

Drew frugò nella tasca facendogli cenno di aspettare ed estrasse l'oggetto che stava cercando. E porgendogli una bustina trasparente, disse:

Ecstasy. La migliore che si trova in circolazione. L'ho presa da un buon pusher, uno che gira tra le star e che rifornisce di droga i nasi migliori di tutta Hollywood. Mi ha assicurato che non c'è la minima traccia di topicida. Puoi stare tranquillo!”

Orlando guardò la bustina. Da quando aveva conosciuto Edith non aveva provato più nulla che lo sballasse. Forse per il fatto che stava diventando adulto e che, in poco tempo, si era ritrovato padre, aveva preferito non fare stupidaggini non mettendo in pericolo la propria vita prendendo sostanze di dubbia provenienza.

Ora Edith non c'era più al suo fianco. Ma Ella, sua figlia, era sempre lì che aspettava solo di rivederlo. E non voleva fare cazzate.

Portò le mani avanti, cercando di sembrare addolorato dalla sua decisione e rispose, con un sorriso di circostanza:

Drew. Ti ringrazio. Ma non è di questo che ho bisogno per stare meglio. Preferisco rimanere in me stanotte e non svegliarmi come una merda il giorno dopo...”

Drew lo guardò per un attimo fisso e sorridendo a sua volta, rimettendo le pillole in tasca, disse:

Cavolo. Allora dovrò trovare un bagno immediatamente e buttarle via. Se mi trovano questa roba in tasca i poliziotti, una bella serata in gattabuia non me la leva nessuno...”

Credo proprio di si!” sorrise Orlando, guardando Drew con attenzione, mentre rimetteva le pastiglie apposto.

Ehy! Avete parcheggiato qua? Dobbiamo chiamare il carro attrezzi?” chiese qualcuno dietro di loro, infastidito dal fatto che non si stessero muovendo impedendo l'ingresso.

Entriamo va!” disse Orlando con un sospiro, poggiando una mano sulla spalla di Drew e accompagnandolo verso il locale.

Orlando non sapeva perché, ma alle volte, di Drew sentiva proprio di non potersi fidare.



Nella sala i rumori si erano dissolti. Nemmeno Ella gridava più, teneva la bocca aperta senza produrre suoni.

Rudy non reagì all'affermazione del padre, ma continuò a mangiare cioccolata come la prima volta che erano andati in quel locale, favorendone un po' non solo al resto del viso, ma anche alla maglietta che indossava e alla tovaglia bianca del locale.

Iris, invece, si bloccò e guardando il padre ed Edith, chiese:

Quindi Edith è la tua fidanzata come lo è stata Sienna?”

Jude guardò Edith e sorridendo, rispose:

Si. All'incirca!”

Iris guardò i due e la mano del padre che teneva quella di Edith. E facendo spallucce disse:

Va bene!” e continuò a mangiare la sua cioccolata.

Edith non si poteva definire del tutto felice della reazione dei figli di Jude. I due terzi avevano reagito bene. O meglio. Uno terzo era troppo interessato alla sua cioccolata per aver cura del fatto che il padre avesse una nuova fidanzata. Un altro terzo aveva imparato la diplomazia femminile a soli sette anni.

Mancava l'ultimo terzo. Il più importante. E in quel momento, a testa china, rimestava lento la sua cioccolata calda, senza guardare né lei, né il padre che come Edith aspettava una risposta da parte del figlio maggiore.

E quel silenzio era, se possibile, più assordante di quello che aveva seguito l'affermazione di Jude, al punto che Edith pensò di essere diventata parzialmente sorda.

Fu Jude a spezzare il silenzio e chiedere:

E tu, Raf? Che ne pensi?”



Orlando sospirò guardando Kimberly che cinguettante si mise a correre nella direzione di Drew, saltandogli al collo e gridando, facendosi sentire persino sulla musica assordante:

Drewuccio! Come mi sei mancato!” e senza il minimo pudore infilò tre metri di lingua nella gola del ragazzo, che, stringendosi al corpo sinuoso della ragazza, era tutt'altro che infastidito dal comportamento dell'oca Kim.

Stettero qualche minuto a baciarsi, per un periodo che ad Orlando sembrò considerevolmente lungo e imbarazzante, quando Drew, soddisfatto, si voltò verso Orlando e con la bocca piena dello stesso lucidalabbra che prima indossava Kimberly, disse:

Kim. Questo è Orlando. Ti ricordi di lui, vero?”

Orlando sorrise, guardando lo sguardo rapace di Kim. Sembrava quasi lo volesse spolpare vivo. Di sicuro non avrebbe sdegnato un bacio nemmeno a lui. O da lui.

Certo che mi ricordo di Orlando. O devo chiamarti Will? O Leggy?” e rise cinguettante.

Orlando chinò la testa, ridendo più per celare il suo disgusto davanti alla battuta, più che per il vero valore di quest'ultima, che di umoristico non aveva nulla.

Quasi mi dimenticavo. Tutta colpa tua!” disse Drew guardando con lo stesso sguardo rapace Kim e tornando a baciarla.

Stavolta vennero bloccati, prima che cominciassero a spogliarsi da qualcuno che vicino a loro si schiarì la voce, facendo pensare ad Orlando che avessero fatto qualche cosa contro il pudore.

Invece, quando guardò dietro Drew e Kimberly si stupì di vedere una bellissima ragazza. Aveva degli occhi di una taglio meraviglioso e di un colore altrettanto bello. Lunghi e fluenti capelli scuri. Era magra e alta. Sembrava una modella. E forse era la stessa ragazza di cui parlava Drew al telefono.

Scusa Miranda!” sorrise trillante Kimberly, portando una mano alla bocca. “Non ho fatto gli onori di casa. Lui lo dovresti conoscere. È Orlando Leggy Bloom!”

-Se mi richiama Leggy le annullo ogni problema di ricrescita strappandole i capelli uno per uno!- pensò Orlando piazzando per l'ennesima volta un sorriso finto.

Guardò di nuovo la ragazza. E porgendole la mano disse:

Piacere!”

Piacere mio. Io sono Miranda. Amica di Kimberly!”

Disse l'ultima frase poco convinta. Alle volte le modelle non erano l'esempio vivente di amicizia e di amore reciproco, anzi, se potevano se le davano di santa ragione. Forse Kimberly conosceva Miranda, ma non erano quelle che si potevano definire amiche. Un po' come lui e Drew insomma. Uscivano, si divertivano, ma da lì a definirlo amico, di acqua sotto i ponti nel passava davvero tanta.

Bene!” trillò Kimberly. “Che ne dite se andiamo a ballare?”

Gli altri tre annuirono. Orlando guardò interessato Miranda. Miranda fece lo stesso.

E dirigendosi verso la sala andarono ad occupare un divanetto e a buttarsi, se fosse stato il caso, in mezzo alla pista e ballare un po' di quella musica forsennata che riempiva il locale e svuotava la testa.



E tu, Raf? Che ne pensi?”

Edith deglutì a vuoto. Non avrebbe pensato niente di buono. Lo sapeva.

Jude sembrava tranquillo. Ma Edith prevedeva che lo sarebbe stato per poco.

Rafferty sollevò la testa e li guardò, tutti e due, dritto negli occhi. Con quello sguardo sembrava quasi che volesse sgridarli, fargli una bella strigliata.

Rimasero in silenzio qualche secondo e Jude esordì di nuovo, colpito dal silenzio del figlio.

Rafferty. Che succede?”

Il ragazzo lo guardò negli occhi e duro rispose:

Che succede papà? Che succede? Che cosa succede lo chiedo io. Ma ti rendi conto che siamo stufi di vederti cambiare fidanzata ogni mese?”

Lei non è una di quelle che escono con me e che i giornali fanno vedere in foto. Quelle non le avete mai conosciute!” rispose Jude ferito dalla domanda del figlio.

Cambia che ce l'hai presentata? E che lo hai fatto in fretta? Grazie per questo papà. Ma se la differenza sta nel fatto che ce l'hai presentata, mi sembra che il concetto rimane uguale. Io sono stufo di tutto!” continuò Rafferty.

Raf. Papà è felice con Edith. Davvero! La storia tra me e lei è una cosa seria!” si giustificò Jude.

Lo era anche Sienna!” ribatté Rafferty.

Sienna era molto giovane. E non era pronta ad una relazione normale!” continuò Jude.

Quello che mi hanno detto a scuola quando mi prendevano in giro, me lo ricordo ancora, papà. E brucia ancora. Cosa vuoi fare? La stessa cosa con lei? Farci affezionare e poi farti lasciare, di nuovo?” chiese Rafferty serio.

Edith sapeva a che cosa si riferiva. Jude e Sienna si erano lasciati perché Jude si era fatto trovare da Sienna a fare sesso con la babysitter dei figli sul tavolo della sala.

La loro relazione era stata piuttosto stabile fino ad allora. E si parlava anche di matrimonio, nonostante Sienna avesse poco più di vent'anni all'epoca, oltre i dieci anni in meno a Jude.

Edith immaginava quindi che Rafferty si riferisse alla fine della relazione con Sienna, quando la notizia, con i particolari più scabrosi, arrivò su tutti i giornali. E questo doveva significare solo una cosa: che i compagni di scuola che avevano letto o sentito qualche cosa sulla fine della relazione del padre e dei motivi, erano andati giù piuttosto duri.

La storia con Edith non è come quella di Sienna. Te lo dico e te lo ripeto se vuoi!” sibilò Jude.

La tensione al tavolo era palpabile. Ella si era innervosita, sentendo quasi le scariche elettriche nella tavola. Iris e Rudy guardavano il padre e il fratello come i partecipanti ad un incontro di tennis a Wimbledon. Edith aspettava solo di essere messa in mezzo per finire bene quella conversazione che non voleva nemmeno avesse luogo.

E sapendo che aspettare qualche attimo in più avrebbe caricato la tensione alle stelle, disse:

Rafferty. Tuo padre ed io ci vogliamo davvero bene!”



Volete qualche cosa da bere?” chiese Drew, dopo aver finito di baciare Kimberly.

Era riapparso dopo circa mezzora al punto che, Orlando, si era chiesto se fosse il caso o no di chiamare un'ambulanza e di vedere se i due fossero vivi o fossero morti soffocati durante uno dei loro gesti di affetto.

Miranda guardò Orlando e sorrise. Stavano parlando da un po' e si era reso conto che Miranda non era una seconda Kimberly. Aveva sei anni meno di lui, era australiana e aveva fatto molta gavetta prima di arrivare in alto.

Sembrava un po' più reale di molte modelle che aveva conosciuto e che, prima di Kate, erano state con lui.

Tu che dici di un bel drink alla frutta analcolico?” propose Miranda tranquilla.

Dico che ci sto!” rispose Orlando e si stava per alzare per andare a prendere da bere, quando Drew intervenne e guardando Orlando con malizia, disse:

Che ne dite se voi due rimanete qua a fare ancora un po' di conoscenza? Andiamo noi a prendere i drink!” e sollevandosi fece un occhiolino all'attore.

Miranda lo guardò allontanarsi perplessa e chiese con una nota di disgusto:

Non dirmi che stanno andando a fare sesso da qualche parte?”

Probabile!” rispose Orlando guardando Drew allontanarsi con Kimberly che sembrava priva di ogni freno inibitore. “Si sono presi delle pasticche. Ecco perché sono su di giri. Non credo che trovino male l'idea di fare sesso in un posto dove possono vederli tutti. È trasgressivo, no?”

Miranda lo fissò per qualche secondo, cercando di capire se anche lui avesse assunto qualche droga e Orlando, rendendosi conto della preoccupazione della ragazza, disse, mettendo le mani avanti:

No. Io non ho preso nulla. Me l'ha offerta, ma non prendo droghe. Non che sia stato un santo in passato. Sei una modella e sai quanto sia facile trovare della roba nel nostro giro. Ma da quando sono diventato padre preferisco stare attento a quello che faccio! Mi concedo solo il bungee jumping!” e sorrise divertito.

Miranda annuì e replicò:

Ho visto tua figlia. Quando stavi con la tua compagna. Una bella bambina!”

Orlando sentì il cuore farsi piccolo. Ella gli mancava da morire.

Guardò Miranda e sospirando disse:

Si. Ella è la bambina più bella del mondo”

Cominciarono a parlare. E Drew guardandoli dal bancone, accarezzando audacemente la gamba di Kimberly che si morse il labbro per trattenere un gemito di piacere, disse:

Ti devo chiedere un favore. Ora mi avvicino per chiedere se ho capito bene i drink e tu devi versare questo nei bicchieri!”e gli fece vedere il contenuto della bustina che aveva mostrato prima ad Orlando.

In tutti e due?” chiese Kimberly con voce un po' impastata.

In tutti e due. Sei troppo fatta per ricordarti qual è il bicchiere con la droga e quello senza!” rispose Drew passando un dito sotto il naso.

Ma a noi ne rimane?” chiese piano Kimberly quasi ferita dall'idea di rimanere senza droga.

Drew sorrise e baciandola profondamente, disse:

Tranquilla. Ne ho dell'altra in macchina. La usiamo quando salgo da te!” e allontanandosi sorrise compiaciuto.

Kimberly sorrise e ordinò i due drink, mentre Drew, avvicinandosi a Orlando e Miranda, chiedeva che cosa volessero da bere.



Rafferty. Tuo padre ed io ci vogliamo davvero bene!”

Di botto l'udito di Edith tornò a funzionare completamente. I rumori, l'acciottolio dei piattini dove venivano poggiate le scodelle piene di caffè, o di cioccolata che venivano portate ai tavoli. Persino Ella ricominciò a parlare.

Solo Rafferty rimase silenzioso.

E guardava con disprezzo Edith. E fu allora che, sbottando, sbattendo il tovagliolo sul tavolo disse:

Devo dire che della tua parola mi posso proprio fidare, vero Edith? Come la volta che mi hai detto che non saresti mai stata la fidanzata di mio padre. Eppure, dopo un anno... Eccoci qua!”

Edith chinò la testa. Era una delle poche volte in vita sua in cui sapeva di non poter ribattere. Era successo anche quando Emma le aveva sputato contro il suo dolore durante la riabilitazione a New York e quando aveva lasciato Orlando.

Smettila di comportarti così...” intervenne Jude, ma Rafferty, sollevandosi, guardando con disprezzo i due adulti, replicò:

Tranquillo. Non te la strapazzo più... Torno a casa, dalla mamma!” e senza nemmeno salutare lasciò il bar, lasciando tutti in un silenzio imbarazzante. Un silenzio che venne rotto solo da Rudy che, tornando a mangiare la sua cioccolata, chiese:

Non è che perché se ne andato Raf, ora dobbiamo seguirlo e io non posso finire la mia cioccolata?”



Non riusciva a fermarsi. Si sentiva come se dentro avesse una dose inesauribile di energia.

Vedeva le luci più luminose e gli occhi di chi gli stava ballando intorno deformati e molto più grandi. Solo quelli di Miranda sembravano avere un colore più forte oltre ad essere più grandi.

Non so cosa mi sia succedendo. Erano anni che non mi sentivo così!” rise Orlando senza capire, inconsciamente, il motivo di tanta allegria.

Miranda si appoggiò a lui, ridendo a sua volta come una matta, guardando le luci e le persone che le stavano attorno e ridendo mentre le indicava.

Dov'è Kim?” chiese Miranda non riuscendo a smettere di ridere.

Non lo so!” rispose Orlando con le lacrime agli occhi per via delle luci, della droga e del troppo ridere.

Sentiva la testa girare e, onestamente, non gli importava di andare a cercare due persone che sicuramente stavano facendo del sesso chissà dove.

Fu allora che si sentì un grido. Tutti si voltarono e videro Drew, con Kimberly in braccio, correre come un matto gridando:

Un'ambulanza, cazzo!”

Kim stava tra le sue braccia, esanime, con le braccia che penzolavano per terra. Orlando sapeva che non doveva ridere, ma vederla con gli abiti sistemati alla bene meglio, gli fece capire che Drew e Kimberly stavano davvero facendo sesso come aveva sospettato e che, mentre si stavano divertendo, Kimberly aveva avuto il malore.

E ridendo, mentre la adagiavano su di un bancone, indicando Kimberly, Orlando ridendo disse:

Te la stavi scopando eh?”

Ti diverte Bloom? A me no! Sta morendo!” disse Drew preoccupato.

Sarà svenuta... Non si muore per una scopata!” rispose Orlando ridendo con Miranda per la propria battuta, mentre intorno tutti lo guardavano allibiti.

Si che sta morendo. È fatta sino ai capelli. Proprio come te!” rispose Drew guardandolo di sottecchi, gridando poi: “Qualcuno l'ha chiamata sta dannatissima ambulanza?”

Orlando si indicò e rispose:

Io non ho preso droga!”

Oh si! L'hai presa. Te l'ha messa Kimberly nel bicchiere... Gliel'ho data io!” rispose Drew sorridendo divertito, sudato per via del caldo del locale, del coito interrotto e della droga che gli circolava nelle vene.

Orlando sgranò gli occhi e arrabbiandosi disse:

Tu bastardo.” e caricando un pugno, colpì violentemente Drew in pieno viso. Stava per rifarlo, quando i due buttafuori lo bloccarono. E mentre si dimenava, prese un cazzotto da Drew, che lo fece cadere e gli fece perdere i sensi.



Orlando si svegliò in quella che sembrava camera sua.

Ricordava solo che l'ultima persona che lo aveva colpito era stata di sicuro Drew.

Drew. Dov'era? Gli voleva spaccare la faccia! Cosa pensava? Che potesse mettersi a fare il cretino e mettergli le droghe nel bicchiere e passarla liscia? Non esisteva proprio.

Si stava per alzare quando sentì la testa pesante e mille luci apparire nel campo visivo.

Ehy! Elfo. Ringrazia che ero a Los Angeles e che mi hanno chiamato quando sei svenuto per quel destro. Ma dico? Che ti dice la testa? Ti impasticchi per dimenticare le pene d'amore?”

Orlando conosceva quella voce. Era quella di Dom. Sollevando la testa disse:

Me l'hanno messa nel bicchiere. Non mi drogo da una vita, da quando stavo con...” e si bloccò guardando amaro una foto sul comodino.

Dom la vide e notò che c'era Edith che baciava Ella. Sospirando si mise davanti al ritratto e guardando Orlando negli occhi replicò:

Orlando. A me quel Drew non è piaciuto da quella volta che è uscito con noi quando Billy è venuto a Los Angeles per festeggiare il compleanno di Lij. Spero che questo ti faccia capire che lo devi lasciar perdere. E che, una prossima volta, sicuramente, non mi prenderò la briga di venirti a prendere all'ospedale o alla centrale di polizia. Ho una vita sociale anche io, all'infuori di te!”

Orlando rise e vide che in mano aveva segnato qualche cosa. Aprì il palmo e lesse:

Miranda Kerr 0784567891”

Credo che fosse quella sventola che ti è stata vicino. Ah! Mi ha detto di dirti che Kimberly l'hanno portata in ospedale. E che ti avrebbe fatto sapere!” disse Dom, aggiungendo poi: “ Ménage a trois? Orlando mi fai schifo!”

Ma che dici. Kimberly è una svampita amica di Miranda!” disse Orlando che non sapeva se lavarsi la mano e cancellare la possibilità di rivedere Miranda.

Dom sembrò leggergli nel pensiero e disse:

Io non lo cancellerei, fossi in te... Un nuovo inizio non ti farebbe affatto male. E magari non per una notte solo. Non so se te lo ricordi. Ma quella donna è molto bella e non somiglia ad Edith come molte delle donne che ti sei fatto ultimamente...”

Orlando guardò il numero e sorridendo prese un foglio dal comodino vicino al letto e scrisse il numero.

Dom aveva ragione. Quella pasticca gli aveva fatto un favore. Se avesse fatto sesso con Miranda, quella sera, non avrebbe voluto più vederla. E sarebbe stato un grosso, grossissimo peccato.



Edith bussò alla porta della casa di Jude.

O per lo meno della casa dove viveva Sadie Frost, l'ex moglie di Jude, con i suoi quattro figli, avuti dai suoi due matrimoni falliti.

Fu Iris ad aprire e sorridendo e quando vide Edith, allungando le braccia disse:

Edith. Come sono felice!” e guardando meglio, un po' delusa, aggiunse: “Ed Ella?”

Sta con sua nonna. Io sono venuta qua per parlare con Rafferty!” rispose Edith con un sorriso conciliante.

Iris sorrise e annuì facendo cenno di entrare ad Edith che, dopo aver indugiato sulla porta, sentì la voce di Jude, dire da dentro:

Iris? Chi è?” e quando vide Edith, sorridendo radioso, aggiunse: “Amore? Che ci fai qua?”

Per Rafferty. Ieri non è stata una bella serata, vero?” replicò Edith con un sorriso tirato.

Non avevano litigato, ma dopo aver lasciato i bambini di Jude a casa, quando l'uomo fece capire alla compagna che voleva fare l'amore con lei, Edith aveva finto un mal di testa e aveva liquidato Jude che irritato era andato a casa sua a dormire.

Imbarazzato, quella mattina, rispose:

No! Non è stata una bella giornata. Comunque ho provato a parlare con Rafferty, tutta la sera. Non ne ho cavato un ragno dal buco!”

Edith si avvicinò e baciandogli la bocca, gli domandò, dolce:

Posso provarci io?”

Jude sospirò e annuì, prendendole una mano e accompagnandola al piano di sopra. A dire il vero, Edith non era poi così a suo agio, camminando mano nella mano con Jude nella casa dell'ex moglie. Ma cercò di cacciare il pensiero. Salutò invece Rudy che faceva capolino dalla porta della camera, cercando di capire chi fosse arrivato, rivolgendo subito un ampio sorriso ad Edith quando la vide mano nella mano con il padre.

Si bloccarono e Jude, mostrandole una porta, disse:

Questa è la camera. Vuoi che entri con te?”

Edith scosse la testa. E facendogli un cenno con la testa, colpì la porta leggermente con il pugno chiuso. Ci fu un attimo di silenzio e poi sentì la voce del ragazzino chiedere:

Chi è?”

Edith!” rispose Edith con un filo di voce.

Era tesa. Indubbiamente quel banco di prova non lo avrebbe mai immaginato quando aveva cominciato la sua storia con Jude. Ma alle volte con l'inizio di una nuova storia, bisogna fare delle nuove conquiste. E Rafferty e la sua stima era una di queste.

Aspettò qualche minuto, con il cuore in gola, pronta a vedere la porta rimanere chiusa. Poi, con sua sorpresa, la porta si aprì appena. Edith la spinse e mettendo prima la testa dentro, guardò la stanza e domandò:

Posso?”

Rafferty mugugnò il suo assenso.

Edith entrò e lo vide mettendosi a sedere meglio nel letto, mentre giocava con la Nintendo DS.

Uhm! La Nintendo DS. Lo sai che mi piace. L'ho provata anche io, l'ha comprata mia sorella. È divertente sai?” disse Edith cercando un punto per allacciare una discussione.

Ma Rafferty mugugnò di nuovo un mezzo assenso.

Edith si torse le mani e si guardò intorno. Cercava appigli, qualche altra cosa con cui cominciare a parlare. Ma si rese conto che avrebbe fatto l'ennesimo buco nell'acqua.

Guardò la lista dei CD in silenzio. Fu Rafferty a chiedere, senza alzare, gli occhi dalla piccola consolle:

Cosa vuoi?”

Far pace. E farti capire che non sempre i grandi pensano solo a se stessi. Io non volevo dirvi che io e papà stavano assieme, fino ad ieri. Credevo che fosse sbagliato. E invece no. Vedere la faccia felice di Rudy e Iris mi ha riempita di gioia. E mi ha fatto male davvero che tu non fossi felice. Perché tu sei il primo figlio di Jude. E so quanto è importante per lui la tua approvazione!” rispose Edith tranquilla.

Una bella menata perbenista del genere tratta da quei film per famiglie?” la bloccò Rafferty guardandola con disprezzo.

Edith fece un cenno come per attutire il colpo. Ma replicò pronta:

Non sono una bugiarda, se è questo che pensi, Rafferty Law. Io sono una donna leale, che crede in quello che dice. E se quando ero incinta di Ella ti ho detto che io e tuo padre non potevamo avere una storia, sappi che ci credevo, perché credevo nella storia che stavo vivendo. Purtroppo però si cambia. Anche quando si è grandi. E nel peggiore dei modi. Perché cambiando si perdono delle cose per strada. Ed io, di cose per strada ne ho perse davvero tante in quest'ultimo anno. Tuo padre mi ha aiutata parecchio e ci siamo innamorati. Mi vergogno, perché allora stavo con il padre di Ella. Ma provavo le stesse cose che provo ora per tuo padre e sento che non lo lascerò, per niente al mondo...”

Rafferty la guardò con interesse ma rimase in silenzio. Edith incoraggiata da quel silenzio disse:

... Io spero davvero che anche tu possa essere felice per questa storia tra me e tuo padre. Perché ci vogliamo davvero bene. E vogliamo crescere assieme e cercare di non perdere nulla per strada. Aiutati da voi, magari...” e avvicinandosi alla porta concluse: “Spero che anche tu, un giorno, possa essere felice per e con noi!”

Stava per uscire, quando Rafferty disse:

Devi promettermi una cosa!”

Edith si voltò illuminandosi:

Tutto!”

Rafferty la guardò e rigirando la consolle tra le mani disse:

Non lo lascerai. Non sopporterei l'idea di doverti odiare, Norton. Sei una simpatica. E sei sexy!”

Edith sorrise, divertita dal fatto che un dodicenne le avesse appena detto di trovarla sexy. Convinta però che non era il caso di ridere in faccia ad un ragazzino che le stava aprendo il cuore, replicò, tendendogli la mano:

Tranquillo. Lotterò perché non accada!”e guardando Rafferty tendersi siglò quel patto con il primo figlio di Jude.



Il telefono squillò.

Pronto?” chiese Orlando assonnato rispondendo.

Ob? Sono John!” rispose John con una voce stranissima dall'altro capo.

Johnny boy. Come stai?” disse Orlando grato di sentire una voce amica.

Non bene. Specialmente con quello che ti devo dire...” rispose John sempre più serio.

Orlando sentì il cuore bloccarsi. Sapeva che cosa voleva dire quella chiamata. Aveva chiesto a John di farla appena avrebbe avuto la certezza di quello che era solo un sospetto fino a quel momento.

Ieri. È venuta ieri con lui. Stanno assieme! Lo hanno annunciato a tutti gli amici. Non è ancora ufficiale... Ma sai meglio di me come vanno queste cose” disse John.

Orlando non rispose. Chiuse il telefono. John non si sarebbe arrabbiato. Avrebbe capito che era troppo scosso per parlargli.

Chiuse il ricevitore e scoppiò a piangere. Poi, sollevando la testa, vide il numero di Miranda che aveva trascritto su di un foglio.

Lo prese, lo compose e aspettò qualche secondo.

Pronto?” chiese Miranda dall'altro capo.

Pronto Miranda! Sono Orlando. Avevo voglia di vederti...”

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Prima di tutto grazie a Klood che è sempre la prima che mi recensisce. Grazie davvero. Ormai mi preoccupo se non leggo una tua recensione e penso che ti sia stufata delle mie pazzie. Ghghghghghgh! O che hai l'influenza e non puoi recensire -e mi preoccupo-. Basta, va! Grazie davvero. Per le tue idee che sappi terrò a mente. ;P -Ps: ho dimenticato di chiedertelo: che ha fatto Kate dopo la fine della loro storia???? Me curiosa, ora!-

Scusate se la metto prima delle altre... chiaretta bentornata!!! Scusa se ti ho confusa... Ma la tua recensione mi ha fatto morire dal ridere. E mò che succede? Te lo dico ora. Edith inizia una storia con Sonia... Ahahahahahahahahahahah. Scherzo. Un bacio...

Do il benvenuto a Court che mi ha scritto una recensione sulla mia storia. Quando vi chiedo di recensirmi lo faccio, come ho detto a lei, non per sentirmi dire che sono brava o altro, io davvero voglio sapere che ne pensate. Io sto imparando a raccontare storie, scrivendole si di un PC e sapere dove secondo voi posso migliorare per me è davvero importante. È per lo stesso che ringrazio Klood ogni volta che mi fa notare anche errori su cose che scrivo di Orlando.

Io non mi offendo se una critica è mirata a migliorare il modo di scrivere di chi si ha di fronte – o per lo meno sta virtualmente di fronte a noi – o a dargli consigli per evitare errori in futuro.

Ecco che qua collego subito a BrianneSixx che ha scritto una recensione dettagliata su quello che ha provato negli ultimi capitoli. Almeno gli ultimi due. Come ho già detto sono felicissima che le persone esprimano i loro pareri su questa storia a cui tengo molto perché collega due periodi della mia vita molto differenti. Ho sempre chiesto qualsiasi tipo di critiche positive o negative. Basta che siano sempre costruttive. E io ammiro la franchezza di Brianne che mi ha detto che le ultime cose che ho scritto le vanno indigeste. E mi ha dato l'ispirazione per il finale. Ecco perché non ho risposto subito alla recensione. Non sto a ripetere quello che ho scritto a Brianne nella mia risposta. Spero solo che lei possa pazientare fino alla fine e dirmi che ne pensa a opera finita. Ho sempre messo in mezzo dei colpi di scena e continuerò fino alla fine. Prometto che cercherò di riscattarmi perché per me è un grossissimo dispiacere deludere chi legge questa storia.

Spero davvero che ognuno di voi possa sempre esprimere i proprio pareri. Perché da davvero la carica giusta e aiuta a trovare l'ispirazione e a finire qualche cosa che non riusciamo a finire.

Ecco perché aspetto con ansia i vostri pareri. Di tutti. =P

Per il capitolo precedente... Orlando e Miranda, per quello che so, o per lo meno, per quello che ho letto su internet, si sono conosciuti tramite amici. E credo, se quello che pubblicano è vero, che l'amico di Orlando fosse Leonardo Di Caprio che era fidanzato con una modella -una delle tante- amica di Miranda.

La mia è quindi una libertà -l'ennesima del resto- che ho preso per rendere meno affettato il capitolo e per essere onesti non far sì che la quindicenne in me permettesse ad Edith di saltare anche addosso al mio mito adolescenziale (colpa mia se quando avevo quattordici anni andava di moda Titanic e io ero innamorata di Leo ^^) oltre che a Jude Law mito della maturità -sembra che ho ottant'anni, ma ne compio solo 29 tra pochissimo!!!!- e naturalmente il protagonista Orlando Bloom. Credo che mi diventerà antipatica Edith.

Basta. Questo è quello che la mia prof di italiano, quando andavo a scuola alla fine del 1900 – è vero- chiamava sproloquio. E aveva anche ragione.

Vi lascio alla storia. La fine si avvicina. Per la storia, tranquille.

Fatemi sapere che ne pensate e grazie a tutti i lettori silenziosi che non recensiscono e che magari mi hanno aggiunta tra le storie preferite, ricordate, seguite. Un bacio a tutte.

Spero che sia una buona lettura e di non deludervi con questo nuovo capitolo.

Alla prossima. Niniel82.







Capitolo 47: Rincontrarsi.


'Mercoledì 24 Settembre 2008...

Non avrei mai immaginato che avrei tenuto viva questa tradizione di scrivere sul diario. Il primo me lo regalò Edith Norton, la madre di mia figlia, Ella Isabel Bloom. Cominciai a scriverci quando la mia storia con Kate Bosworth era arrivata al termine. Mi aiutò parecchio e divenne una cosa importantissima per me, tanto che mi ritrovo a scrivere da due anni ormai quotidianamente nelle pagine bianche di un diario. E per un dislessico e una cosa mica da poco.

Le cose sono cambiate dal 13 Gennaio del 2006, quando cominciai a scrivere per la prima volta. Lo stesso giorno in cui la storia tra Edith e Brian finì.

Non ho mai affrontato questo argomento. Forse, ora che ho Miranda, sento che le cose sono differenti e che posso parlare liberamente della mia storia con Edith.

So che una parte di me rimarrà per sempre legata a lei, nonostante stia lavorando per costruire qualche cosa di altrettanto solido con la mia attuale compagna.

Edith è entrata nella mia vita grazie ad un intervista. Ci siamo odiati fino alla pazzia all'inizio. Poi ci siamo capiti e siamo diventati amici. Alla fine ci siamo amati.

Ho dei bellissimi ricordi assieme a lei. Forse per via di quella strana abitudine della mente umana che permette solo di ricordare le cose belle, alle volte, quando finisce una storia.

Ho odiato Edith all'inizio, ma l'ho detestata alla fine. La verità, quella che mi costrinse ad aprire gli occhi e vedere la completezza della duplicità della sua persona, mi ha lasciato sconvolto, distrutto. Andando a letto con Jude non solo ha distrutto me, ma anche la nostra relazione. Certo! Tutto ha cominciato a scricchiolare per colpa mia. Se io non fossi andato con Violet le cose non sarebbero state così disastrose ora. Ma lei ha tenuto le redini di due relazioni, di cui una con il padre di sua figlia... Io, praticamente.

Il ricordo di quando l'ho scoperto mi perseguita alle volte. E mi fa cancellare i momenti allegri. Lei era la donna che aveva scelto, che volevo sposare. Lei mi ha tradito.

E da quel giorno non l'ho più vista. Ci siamo sentiti solo tramite avvocato. La bambina la porta Rachel a casa quando sono a Londra. Altrimenti, con una tata, Edith parte per Los Angeles e mi fa recapitare la bambina a casa. Come un pacco postale. Che tristezza!

Tra di noi non c'è stato più un contatto. Mai più. Una cosa che mi fa male. Anche se sto da quasi un anno con Miranda, so di amare ancora Edith. E penso, almeno da quello che suppone John da dei discorsi che fa con sua moglie Rachel, che anche Edith Norton non mi ha dimenticato. E la cosa manda un po' in malora la sua relazione con Jude Law. E questo mi fa gongolare.

Sarò cattivo, ma lui è la causa di tutto. Non lo annovero nella lunga lista dei miei amici.

So che nella vita tutto cambia. Non vedo più Dom. Non vedo più Elijah dal momento che loro, poco, lavorano più di me. Io, invece, da quando ho lasciato il cast del film tratto dal primo libro scritto dalla mia ex-compagna, non ho passato un momento d'oro. Forse perché mi sono fossilizzato solo su di una parte, quella del cavaliere senza macchia e senza paura e nessuno mi vuole dare un parte diversa, ma le richieste non arrivano e dell'uomo più amato del momento sono diventato solo una pedina di seconda linea, dato che la prima è occupata da quelli che fanno Twilight ed Harry Potter. Non do la colpa a nessuno. È colpa mia. Non dovevo mollare. Non avrei perso quello che ho creato perdendo tanto, forse troppo, almeno per quanto riguarda i rapporti personali. Ma vedere che gli altri non mi posso incontrare perché stanno in giro per il mondo a promuovere film mentre io faccio qualche sporadica apparizione a qualche evento mondano in America o in Inghilterra mi fa un po' soffrire.

La mia vita è cambiata ed ho solo un legaccio, solido e tangibile, che mi lega alla vecchia vita. Ella. Lei mi lega al passato. A quando ero più felice. Perché ora, anche se ho Miranda, che è deliziosa, non riesco ad esserlo completamente.

Tra poco, grazie ad Ella, per la prima volta da quando ci siamo lasciati, io ed Edith ci rivedremo.

Ho paura.

Non posso dire che mi rende tranquillo. Ho paura che tutto possa riesplodere. Dall'odio all'amore. E che possa rovinare il battesimo del piccolo Kevin, il primo figlio del mio migliore amico John Whitman.

Cosa devo fare? Cosa posso fare per non far scattare la rabbia nel vederlo felice con quella che, a quest'ora, se il destino e le mosse di marketing di Robin non si fossero messi in mezzo, sarebbe stata mia moglie?

Come diceva Edith? Ah!

Per aspera ad astra.

Per aspera ad astra.'

Orlando chiuse il diario e lo guardò serio. Ci volevano quattro giorni al battesimo di Kevin. Che cosa avrebbe fatto?

OB?”

Orlando si voltò. Bellissima, sulla porta, Miranda, lo guardava con un sorriso: aveva addosso una vestaglietta corta che lasciava poco all'immaginazione.

Non vuoi venire a letto?”

Orlando sorrise malizioso e alzandosi si avvicinò alla ragazza e la baciò.

E prendendola in braccio, ignorando la schiena che con una fitta si lamentava per il peso, non così esagerato, di Miranda la portò in camera. E ridendo caddero sul letto.

Miranda non lo sapeva. Ma quella notte, mentre faceva l'amore con lei, Orlando pensava ad Edith. E a quanto le mancasse fare l'amore con lei.



Kevin era identico a John. Tranne che per gli occhi. Quelli erano simili a quelli di Rachel. E, di conseguenza a quelli di Charlotte che, tranquilla, vicino alla mamma, mangiava la sua coppa di gelato. Ella dormiva nel passeggino. Aveva un anno ormai e come per Kevin con John, guardare Ella significava rivedere Orlando. Era molto simile al padre, tranne la forma degli occhi e della bocca che, assieme al neo nel lato destro del labbro superiore, erano simili a quelli di Edith.

Zia!” esordì Charlotte, sollevando gli occhi dalla coppa di gelato e guardando Edith, mentre Rachel puliva il musetto di Kevin.

Dimmi, tesoro!” sorrise Edith guardandola e accarezzandole una guancia.

Charlotte rimestò un po' il gelato e dopo qualche secondo di silenzio, disse:

Lo zio Orlando e tu non vi sposerete, vero?”

Edith sospirò. Charlotte adorava Orlando. E Orlando ricambiava tutto l'affetto della bambina. La fine della storia tra lui ed Edith aveva colpito la bambina al punto che non aveva mai accettato Jude come nuovo compagno di Edith, anche se lui la riempiva di doni meravigliosi.

CHARLES!” intervenne Rachel.

Quando era arrabbiata e non voleva che la figlia facesse delle cose che non considerava consone, la chiamava con il nome maschile. E quella era una di quelle volte.

Ma la zia lo sa che a me Jude non mi piace!” replicò Charlotte risentita dal fatto che la madre la stesse strigliando.

Edith lo sapeva. Jude non era lo zio Jude. Orlando sì.

Jude non riceveva calorosi abbracci quando entrava a casa di Rachel e John. Orlando sì.

Charlotte era una bambina e come tutti i bambini era di parte.

Era stata già una fortuna che Edith avesse conquistato la fiducia di Rafferty, Rudy e Iris, i figli di Jude, che considerava la possibilità di chiedere che anche Charlotte amasse il suo nuovo compagno era davvero troppo.

Pronta a quella domanda, quindi, fece un cenno a Rachel e disse:

Io e lo zio Orlando non ci vogliamo più bene. Ecco perché non stiamo più assieme!”

E tutto perché il tuo nuovo fidanzato è Jude e lo zio sta con Miranda. Ecco perché. A me lo zio Orlando piace. Perché non ti fidanzi di nuovo con lui? Così non viene più Miranda a casa che con me non ci gioca mai!” rispose Charlotte.

Edith a sentire il nome di Miranda sentì il cuore stringersi. Non aveva ancora digerito la notizia della relazione di Orlando con la famosa modella. Sentirla nominare le faceva rivoltare lo stomaco. Sapeva che se la storia con Orlando era finita era solo colpa sua. Ma sapere che aveva deciso di rifarsi una vita, nonostante lei avesse fatto lo stesso, le faceva male.

Scosse la testa. Non poteva ancora avere delle pretese sull'uomo che aveva lasciato.

Sorridendo alla bambina, disse:

Charlotte. Lo sai che la zia ti vuole bene. E che farebbe di tutto per renderti felice. Quello che voglio è che tu capisca che io non posso fare quello che mi chiedi. Non stavolta. Io non posso stare con lo zio Orlando. Non ci vogliamo più bene... Ad esempio... Tu e Jerry, il tuo fidanzatino dell'asilo, non state più assieme e ora tu sei fidanzata con Jonathan. Se io tu dicessi che Jonathan non mi piace e che preferivo Jerry, tu ritorneresti ad essere la fidanzatina di Jerry?”

Charlotte scosse la testa ed Edith, sorridendo, accarezzandole una guancia, aggiunse:

Non credi che sia lo stesso per me e per lo zio Orlando? Io e lui abbiamo litigato. Tanto. Un po' come hanno fatto mamma e papà quando si sono lasciati e tu eri una bambina piccola. Ora il papà è fidanzato da tanti anni con un'altra donna e la mamma è sposata con John. Purtroppo i grandi alle volte litigano e si lasciano per sempre, anche se hanno dei bambini. Perché, molti amori, non sono eterni. E finiscono!”

Che significa eterno?” chiese Charlotte.

Che dura tutta la vita!” rispose Rachel guardando Edith, mentre dondolava Kevin per fargli fare il ruttino.

Charlotte rimestò di nuovo il gelato e disse:

Quindi... Tra te e lo zio Orlando non dura per tutta la vita?”

Edith annuì, seppur a malincuore. Era come un masso che cadeva sul cuore e lo sotterrava. Possibile che si stesse rendendo conto che aveva perso Orlando solo in quel momento?

Salve ragazze. Scusate il ritardo, ma ho portato Jael dal pediatra...” disse Jen mettendosi a sedere vicino alle amiche, subito dopo essere arrivata con Jael in braccio. E guardando Kevin in braccio a Rachel, aggiunse: “Ed eccola la nostra piccola stella. Rachel sta crescendo a vista d'occhio. Ed è identico a John. Sembra la sua fotocopia!” e accogliendo Charlotte si fece baciare una guancia contenta.

Zia Jen?” disse Charlotte ancora vicino a lei.

Dimmi piccola!” rispose Jen guardando Ella che dormiva nel passeggino.

Ma tu e lo zio Fred vi volete bene per sempre?” chiese Charlotte.

Jen guardò Rachel ed Edith e sorridendo, imbarazzata, cacciò la prima risposta che le venne in mente:

Ma certo. Io e lo zio Fred ci vorremo bene per sempre...” e guardando le due amiche chiese: “Perché questa domanda!”

La risposta te la darà la donna che è capace di prendere una macchina farsi un sacco di chilometri avanti e indietro per aiutare un uomo... Innamorarsi dello stesso uomo che ha aiutato, farci una figlia e lasciarlo per Jude Law. Il suo attore preferito. Ecco perché questa domanda!” rispose Rachel aggiungendo caustica: “Domenica ci sarà anche lei lo sai?”

Edith annuì. Certo che lo sapeva. Aveva anche litigato con Jude per quella storia. Lui insisteva sul fatto che non era una cosa consona andare al battesimo di Kevin dove Orlando faceva il padrino e dove avrebbe presentato la sua fidanzata a tutti gli amici.

Le proteste di Edith sulla stupidità di quella reazione lasciarono Jude arrabbiato, non prima di una furibonda lite.

Quello che voglio capire, Edith, è perché lo hai lasciato se non sai nemmeno tu, ancora oggi, dopo un anno che cosa vuoi davvero!” disse Rachel, dura.

Nemmeno lei aveva preso bene la fine della storia tra Edith e Orlando e una volta che Edith le aveva presentato Jude come il suo attuale compagno, Rachel aveva fatto sparire tutti i film di Jude dalla sua videoteca, trattando l'attore con sufficienza ogni volta che lo incontrava.

Io sono sicura di quello che ho fatto!” disse Edith dura. “Forse, se fossi un po' più cortese verso di lui, vivrei meglio la mia storia con Jude, non trovi!”

Adesso è colpa mia?” intervenne Rachel furibonda. Finivano sempre a litigare quando si parlava di quella storia. “Non è colpa mia se il signor Jude Law ha deciso di impersonare il rovina famiglie...”

Jude mi ama. E non accetto le tue illazioni nei suoi confronti. Tutti lo hanno accettato. Perfino John è cortese nei suoi confronti. Perché tu, che sei la mia migliore amica non ci riesci?” sbottò Edith, sbattendo il tovagliolo sul tavolo.

Ragazze non mi sembra il caso di fare spettacoli in mezzo alla strada, non trovate che sia meglio parlarne in un'altra sede?”disse Jen seria.

Edith sbuffò e sarcastica rispose:

No. Adesso che mi può dire liberamente che è colpa mia se mi trovo in questa situazione, vuoi toglierle la gioia di farlo?”

Perché? Non è colpa tua? Ho difeso te e la bambina quando Orlando ha ammesso di essere andato a letto con quella Violet. Ma non potevo difenderti quando tu hai avuto una storia con Jude Law, mentre stavi ricostruendo tutto con Orlando!” replicò Rachel stizzita.

Charlotte, ancora vicina a Jen, guardava le due che si scambiavano battute al vetriolo, parlando come se stessero discutendo sul tempo, come una che assiste ad un incontro di tennis. Jen scuoteva la testa, portando una mano alla fronte, chiedendosi quando le due avrebbero finito quello scambio di battute.

Nessuno ti ha chiesto di trattare Orlando come lo hai trattato. E lo sai meglio di me. Non ti ho chiesto di prendere le parti nelle nostre beghe interne. Sei stata tu a fare tutto da sola...” intervenne Edith.

Esserti amica, ora, è una colpa? Da quando Edith? Da quando sai di aver sbagliato a portarti a letto un altro uomo, mentre cercavi di salvare le cose con il padre di tua figlia?” disse Rachel.

Ti ringrazio di essermi stata amica. Ma non c'era alcun bis...”

BASTA ORA! ACCIDENTI!”

Edith era stata bloccata da Jen che, inviperita, continuò:

E che diamine! Siamo tra persone adulte e ci stiamo comportando peggio dei nostri figli, che sono perfino presenti. Che bell'esempio, complimenti davvero! Siete amiche accidenti. Comportatevi da tali. Non vi rinfacciate chi ha aiutato chi e quanto. Non è una cosa che fanno le amiche...”

Ma è stata Rachel a cominciare!” si lamentò Edith.

Rachel sa che tu e Jude siete assieme da un anno quasi e che non si può più fare nulla per te e per Orlando, purtroppo per Ella aggiungerei. Ma se siete felici così... Bene. Ben venga quest'unione. Ma se non hai nemmeno il coraggio di incontrare Orlando e spari menate sul fatto che non sei pronta, dopo averlo lasciato tu e, soprattutto, dopo un anno dalla fine della vostra storia, sappi che le cose non sono così normali come vuoi far credere che siano. E mi spiace per Jude che ti ama. Quello che voglio dire è che.... Tu, Rachel, hai trentun anni anni. Edith ne ha ventinove. Credo che siamo abbastanza mature per prendere in mano la nostra vita e decidere da sole, dato che siamo quelle che si definiscono persone adulte. Quello che vi chiedo è di non far crollare la vostra amicizia per cose che, con la vostra amicizia, non c'entrano nulla. Vi prego... Fate la pace. E domenica siate alleate e non nemiche!”

Edith e Rachel si guardarono negli occhi per un attimo, poi chinarono la testa imbarazzate.

Jen sorrise e continuò:

Comunque... Ho una bellissima notizia da darvi... Ritorno a lavorare. E indovinate dove? Al 'Guardian'!”

Rachel sollevò la testa e guardò Edith negli occhi. Un lampo li percorse e fu Rachel a dire:

Al 'Guardian'? Quello di Thomas Carlyle?”

Si mio padre. Perché?” chiese Jen che non capiva dove volessero arrivare le due amiche che sghignazzavano sotto i baffi.

No! È che credevo che il nepotismo non fosse una cosa nobile per un sir che vive in una società che si basa sulla meritocrazia come quella inglese...” rispose Edith per Rachel, scoppiando a ridere con l'amica quai subito.

Jen le guardò a bocca spalancata e, fingendosi risentita, disse:

Ma guarda ste due. E menomale che vi ho fatto far pace io... E loro a darmi della raccomandata!”

Perché lo sei, principessina. Sei la nostra raccomandata preferita!” esclamò Rachel abbracciando Jen e congratulandosi con lei per essere tornata a lavoro.



Kevin piangeva, mentre Orlando emozionato stava vicino a Rachel e John guardando il prete che bagnava la testa del piccolo.

Edith non era riuscita a togliergli gli occhi di dosso. Cercava di sembrare il più naturale possibile, ma non ci riusciva. Avere di nuovo il suo ex compagno davanti la sconvolse non poco. E la cosa fu notata perfino da Jude, che in silenzio vicino a lei, con le braccia incrociate, fingeva di ascoltare la messa.

Miranda stava vicino al compagno, guardandolo sorridente.

Edith pensò che era bella.

Avrebbe dovuto dirlo a Kate che si era fatta promettere di vedersi il giorno dopo per avere le ultime notizie sulla compagna di Orlando.

Era una modella e si poteva vedere da come vestiva e da come stava in posa anche quando stava ferma. Un po' come Emma quando sfilava.

Mentre pensava a questo sentì ticchettare dietro di lei. Si voltò e vide Emma, con un vestito bianco con enormi fiori disegnati sopra. Era una delle sue creazioni, molto bello, che aveva una sciarpina di seta che dal collo scendeva sulle spalle.

Quando fu vicino alla sorella, disse:

Ho parlato con Jorge. Era un amico del mio ex marito...”

Em... Stai attenta. Lo sai cosa è successo quando sei stata con il tuo ex...” ribatté preoccupata Edith, continuando a guardare Orlando e la sua nuova ragazza.

Jorge è spagnolo. Franz era tedesco. Non lo incontro se questa è la tua paura...” rispose Emma, guardano Edith e Orlando. E sussurrando, stando ben attenta che Jude non la sentisse: “E smettila di spogliare Orlando con gli occhi! Sei in chiesa e l'unico rapporto che avete ora per colpa tua, è solo quello di due persone che hanno assieme una figlia!”

Edith fulminò la sorella con lo sguardo e sempre sottovoce rispose:

A parte che essere il padre di mia figlia non è un rapporto da poco. E poi, per tua informazione, non sto spogliando Orlando con gli occhi. Sono felicemente fidanzata e le cose tra me e Jude vanno più che bene!”

Emma portò indietro i capelli acconciati elegantemente, nonostante fossero sciolti, si schiarì la voce e replicò, sempre vicino all'orecchio della sorella:

Piccola. Ti conosco da quando sono nata. Ti si vede in faccia che non puoi sopportare la bambolina che sta con Orlando!”

Edith fulminò Emma con lo sguardo che sorridendo riprese il discorso la dove era cominciato e che aveva abbandonato per quella piccola digressione su Orlando:

Comunque. Sappi che, Jorge, conosce un po' di gente nel campo della moda. E conosce quelli che contano davvero. E forse, con i capi che ho creato, mi permetteranno di fare una sfilata durante la settimana della moda a Milano!”

Edith sbarrò gli occhi incredula e chiese.

Non mi stai prendendo in giro,vero?”

Emma scosse la testa e rispose:

Tesoro. L'ultima volta che sono stata così seria vi ho detto che avrei sfilato per Valentino!”

Le due sorelle si abbracciarono strillando felici. Orlando si voltò a guardare che cosa stesse accadendo, mentre Jude sorrideva imbarazzato a chi si voltava scandalizzato.

Vederla ridere e stare accanto a Jude, gli spezzava il cuore. Guardò Miranda, sorridendole. Non voleva farle pensare che soffriva ancora per Edith. Anche se, purtroppo, era così.



Edith beveva tranquilla il suo flute di champagne, guardando Ella che rideva in braccio ad Eloise, mentre Jessy, Sam ed Emma sorridevano giocando con lei.

Jude parlava con Paul da una parte. Anche Paul era diventato papà. Yvonne aveva messo al mondo un bellissimo bambino che avevano chiamato Patrick, come il padre di Edith, Emma e Paul.

Non sapeva dove fosse Orlando, ma non le importava. Si sentiva vuota ogni volta che lo vedeva parlare con qualcuno, abbracciato alla bellissima compagna, sorridente e felice. Come lei non si sentiva. Forse non lo era più da tempo, da quando lo aveva lasciato per un altro uomo.

Rivedere Orlando l'aveva messa di fronte a tutti i suoi errori e glieli aveva fatti vedere più grandi e più dolorosi, se possibile.

Si voltò verso uno dei camerieri che si avvicinò con un vassoio e poggiandoci il bicchiere vuoto ne prese un altro che tracannò in un solo sorso.

Non penso che ti faccia tanto bene bere così Edith Norton!”

Edith si drizzò come se fosse stata colpita da un getto di acqua fredda e con gli occhi sbarrati si voltò e guardò l'uomo che le aveva appena detto quella cosa.

E quando lo fece si maledì silenziosamente. Era stata travolta da due occhi nocciola che maliziosi la guardavano. La bocca dalle labbra sottili piegata in un sorriso sprezzante. La carnagione sempre più olivastra.

Era lui. Quello che ora era il padre di sua figlia e basta. Quello di cui lei era ancora innamorata. E lo capiva solo in quel momento.

Cercando di mascherare tutte quelle emozioni, sorrise superba a sua volta rispose:

Non credo che sia un problema tuo quanto bevo oppure no. Infondo stasera la bambina la devi tenere tu. O sbaglio?”

Orlando contrasse la mascella. Edith esultò interiormente, anche se era una vittoria che la lasciava con l'amaro in bocca.

Dopo tutto quello che c'è stato tra di noi, non mi chiedi nemmeno come sto?” sussurrò Orlando cercando di celare il fatto che si sentisse ferito dal momento che Edith non gli aveva fatto quella domanda.

Edith lo squadrò. Moriva dalla voglia di sapere come stava, se sentiva anche lui la sua mancanza. Ma quello che riuscì a dire fu, con disprezzo malcelato:

Vedo che stai bene. Ho visto con chi ti accompagni, Orlando. E ti giuro. Non potevi fare una scelta più adatta...”

Orlando abbassò la testa. Edith gli serviva frecciate gelide come un abile tennista riusciva a fare un servizio vincente dopo l'altro. Risollevò gli occhi e prendendo il calice di champagne che Edith aveva preso dall'ennesimo vassoio, poggiandolo sul tavolo e avvicinandosi all'orecchio della ragazza, disse:

Sono troppo orgoglioso Edith. Lo sai che non farò il primo passo...”

Edith lo guardò negli occhi. Sembrava quasi di essere tornati indietro. Quante volte avevano litigato e per orgoglio passavano ore prima che uno dei due chiedesse scusa. Ma quella volta era diverso.

Sorrise sicura e con il suo solito sarcasmo, disse:

E allora non ti aspettare che sia io a riallacciare i rapporti Orlando. Perché non ci penso nemmeno!” e senza aggiungere altro, si allontanò prendendo l'ennesimo bicchiere che stavolta tracannò con tranquillità, per andare subito dopo vicino a Jude e baciarlo appassionatamente lasciando sia lui che Paul, che parlavano tranquilli prima del suo arrivo, perplessi e stupiti da quello scatto d'affetto inatteso di Edith.

E Orlando, scuotendo la testa, si riavvicinò a Miranda. Non avrebbe dimostrato ad Edith di stare male, ancora, per lei. Avrebbe finto. E visto che era un attore e si riteneva bravo a farlo, avrebbe finto ad oltranza. Ma non avrebbe ceduto per nessuna ragione al mondo.



Edith entrò in casa passando una mano sulla nuca, sospirando soddisfatta per il gesto che le aveva arrecato immediato benessere.

Sapeva che non doveva andare alla festa per il battesimo di Kevin. Non avrebbe potuto, dopo, nascondere i danni del nervosismo, una volta visto Orlando con la sua nuova compagna.

Jude, dietro di lei, poggiò la giacca su di una sedia e disse:

Bella festa, eh?”

Normale!” rispose Edith lasciandosi cadere sul divano, massaggiando le tempie.

L'attore inglese la guardò accavallare le gambe, portando poi la testa sullo schienale del divano cercando sollievo all'emicrania.

Si avvicinò e sorridendo cominciò a baciarle il collo e la pelle fino a dove la scollatura lo permetteva. Edith lo lasciò fare per qualche secondo, poi, con un piccolo gesto, infastidita lo scansò e disse:

Mi scoppia la testa Jude!”

L'uomo la guardò, ferito. E mettendosi a sedere vicino a lei, guardando lo schermo spento della televisione al plasma, sorrise e replicò:

Un modo gentile per farmi capire che nel letto stasera saremo in tre?”

Cosa stai dicendo?” domandò voltandosi Edith, socchiudendo gli occhi.

Sapeva che cosa voleva dire, ma se poteva voleva evitare quella litigata che si intravedeva all'orizzonte. La testa le scoppiava per davvero. Aveva bevuto troppo e per di più non aveva dormito tutta la notte, troppo nervosa per il suo incontro con Orlando.

Jude sollevò un sopracciglio e disse:

Lo sai di che cosa sto parlando Edith. Ogni volta che devi dare Ella ad Orlando, ogni volta che Rachel ti dice qualche cosa che riguarda lui, tu cambi d'umore così rapidamente che alle volte dubito della tua sanità mentale!”

Molto carino da parte tua” intervenne lei sarcastica.

Edith. Io ti amo. E ti amo davvero. Sei una delle poche donne con cui sono stato dopo Sadie che sanno trattare con miei figli. Sei riuscita a mettere ordine dentro di me dopo la rottura con Sienna. Sei una persona fantastica anche se so, alle volte, non ci credi per via della fine della tua relazione con Orlando. Bene. Non ci siamo comportati bene, dal momento che abbiamo costruito la nostra felicità sull'infelicità di una persona. Ma ora siamo assieme. E sono stufo di vederti oscurare a seconda delle notizie che hai. Sono stufo di vederti fissare il telefono e scoprire che quella giornata è il compleanno di Orlando, o quello che sarebbe stato il vostro terzo anniversario... Io voglio che tu metta via il tuo passato e impari a costruire la tua vita con me. Come io sto cercando di fare, da quasi un anno, con te...”

Edith scattò in piedi. La testa le stava esplodendo e aveva davvero voglia di andare a dormire. Il dolore era insopportabile e la testa sembrava spaccarsi in due annebbiandole la vista per il forte dolore.

Toccò la fronte e la sentì perfino calda. Sospirò sentendo un conato salire dalla bocca dello stomaco. Capì di essere ubriaca e di non poter affrontare discorsi seri con nessuno. Nemmeno con sua figlia di un anno e mezzo.

Si voltò lentamente e rispose:

Jude. Tu puoi pensare quello che vuoi. Il mio passato è tale. E rimarrà tale per sempre. Orlando ha una nuova compagna...”

Al quale non hai rivolto una sola volta la parola oggi!” puntualizzò lui.

Che c'entra? Stavo sempre con Emma, parlando della grande opportunità lavorativa che le è capitata, oppure con Rachel, Jessy e Jen. Ti devo forse ricordare che sono mie amiche e che preferisco passare il mio tempo con loro piuttosto che con una ragazzina che mi squadra da capo a piedi?” si giustificò Edith.

Jude rise passando una mano sulla faccia e scuotendo la testa. Questo gesto fece ribollire il sangue ad Edith che infuriata disse:

Perché ridi?”

Mi chiedi perché rido? Semplice!” rispose lui alzandosi e andandole vicino. “Sono stufo di sentire bugie Norton. Sei arrivata ad un bivio. O me o lui!”

Non puoi chiedermi di scegliere tra te e il padre di mia figlia...”

Appunto. Ora è solo il padre di tua figlia. Lo hai lasciato lo scorso Natale. Per me!”

Una persona ha un passato, Jude. Ti ho forse mai chiesto di non parlare più con la tua ex moglie? Eppure avete un rapporto bellissimo. Perché dovrei rovinarlo con la mia gelosia?”

Tra me e Sadie le cose sono differenti. E tu lo sai bene!”

Edith si allontanò. La testa era come trapassata in due da un enorme lastra di metallo. Sentiva quasi il cervello crescere sotto la scatola cranica e soffrire costretto in uno spazio irrisorio.

Una vena della tempia pulsava sangue velocemente. Sentiva che non sarebbe sopravvissuta quel dolore. Portò una mano alla tempia e implorò:

Lasciami in pace Orlando...”

Jude la guardò. Era come se lo avesse schiaffeggiato. Rendendosi conto troppo tardi del suo lapsus, Edith sbarrò gli occhi e si giustificò:

Stiamo parlando di lui. Da una settimana mi torturi dicendo che non ho fatto altro che pensare a questa festa a cui, a dire la verità, nemmeno volevo partecipare... Continui a parlare di lui, come se niente fosse anche ora che la testa mi sta esplodendo ed io ti ho chiesto un momento di calma...”

Jude non la fece finire. L'afferrò per le spalle e scuotendola con forza, lasciando Edith spaventata e disorientata, gridò:

Una svista. Mi chiami come lui ed è una svista per colpa del mal di testa? Edith raccontala ad un altro!”

Lasciami! Mi fai male!” protestò Edith cercando di liberarsi.

Mai quanto ne stai facendo a me...” replicò lui afferrandola meglio e scuotendola di nuovo, disse: “Dimmelo Edith. Dimmi che mi ami più di lui. Dimmi che non pensavi a lui quando abbiamo fatto l'amore. Dimmelo!”

Edith lo guardava con gli occhi sbarrati.

Tu sei pazzo!” mormorò piano.

Io sono un uomo innamorato che ha bisogno di sapere che cosa pensa la donna che ama. Perché, Edith Norton, credo che sia meglio che tu sappia che sto cominciando a pensare che tu non mi ami affatto!”

Edith si staccò da Jude, barcollando appena e allontanandosi, riprendendo la sua aria spavalda, disse:

Tu stai vaneggiando...”

Jude la braccò di nuovo, costringendola a stare con le spalle al muro. Lei sentiva il cuore in gola. Aveva paura. Ma non che Jude le potesse fare del male. Sapeva che era impossibile.

Lui la baciò con passione al punto che Edith sentì le gambe mancarle e il cuore accelerare i battiti. Le testa girò forte, al punto che Edith pensò di svenire.

Le mancava l'aria e pensava davvero che sarebbe svenuta, quando Jude bloccandosi, le sussurrò:

Ti prego. Dimmi che mi ami. Dimmi che mi ami come hai amato lui...”

Edith pianse e chinò la testa e scuotendo la testa, rispose:

Non posso. Non posso dirtelo.”

Le braccia dell'uomo caddero lunghe sui fianchi. Jude la guardò come se la vedesse per la prima volta. E quello che vide non le piacque.

Edith, sentendo la nausea salire lentamente corse al bagno e vomitò. E quando si fu liberata dall'alcool e dal peso di quello che aveva detto che le gravava ancora sullo stomaco come un macigno, barcollò verso la camera da letto al piano di sopra.

E dopo essersi spogliata, guardando triste la parte del letto accanto alla sua vuota, si mise a sedere sul letto e avvicinando le gambe al petto, pianse forte, portando una mano alla fronte e spostando il ciuffo di capelli che cadeva sulla faccia.



Ella stava sorridendo, tranquilla, tra le braccia di Orlando.

Pensava, Orlando, che dal momento che lui ed Edith si erano rivisti e che il mondo aveva sopravvissuto a questo evento, poteva riportare Ella direttamente a casa di Edith.

E così fece. Quel lunedì pomeriggio, un po' prima del previsto, per via del fatto che con Miranda doveva tornare negli States il giorno dopo e doveva preparare le valigie, Orlando suonò al campanello con su scritto Law–Norton.

Leggere i due nomi vicini, dopo che per quasi due anni aveva letto Bloom- Norton nel campanello di casa sua, gli metteva un po' di malumore.

Si costrinse a sorridere e ad apparire cordiale a chiunque dei due avrebbe aperto la porta. Ma, per sfortuna di Orlando, fu Jude ad aprire.

Salve Bloom. Come mai da queste parti?” chiese Jude fingendo di ignorare il fatto che Orlando tenesse in braccio Ella.

Orlando non si scompose e guardando verso la strada, rispose:

Stavo riportando mia figlia alla madre. Sai. Per quanto ti possa dispiacere, io ed Edith abbiamo questo 'piccolo' legame” e sorrise sarcastico guardando Jude negli occhi.

Jude sorrise a sua volta, indurendosi quasi subito. E mettendo le mani sui fianchi domandò minaccioso:

Da un anno porti Ella dai Whitman. Come mai oggi ti sei avventurato fino alla soglia di casa mia?”

La domanda era lecita. Ma Orlando non voleva far vedere che stava dando, anche solo mentalmente, ragione a Jude. E altrettanto duro, rispose:

Hai paura per caso?”

Ti piacerebbe?”

Orlando scosse la testa e replicò:

Se vuoi fare a pugni per screditarmi ulteriormente davanti ad Edith ho una notizia da darti, anzi, due. La prima è che non ho nessuna intenzione di mettermi a fare a pugni davanti a mia figlia. La seconda è che per screditarmi agli occhi di Edith, non hai bisogno di metterti a fare a pugni con me...” stava per entrare, ma Jude bloccò l'ingresso con un braccio. Orlando lo guardò e muovendo Ella che rise, ignara della tensione che scorreva tra i due adulti, gli fece notare: “Ho la bambina. Vuoi toglierti di mezzo?”

La bambina la prendo io!” rispose Jude.

Orlando stava per consegnarli Ella, ma desistette all'ultimo e stringendola la testolina ricciuta della figlia, replicò:

Smettila di fare lo stronzo. Mi hai già tolto abbastanza!” e stava per entrare ma trovò il braccio di Jude ancora teso. Sentiva che stava cominciando a perdere la pazienza.

La vuoi smettere di fare l'idiota anche solo per un attimo e farmi passare!”

Non faccio passare l'uomo che sta causando la fine della mia storia con Edith!” sibilò Jude.

Orlando non lo ammise quasi nemmeno a se stesso. Non credeva possibile che il compagno della sua ex potesse dire a lui quella frase. E sentiva che gli piaceva da pazzi.

Sorrise sarcastico, un po' come aveva imparato da Edith e con voce dolce disse:

Si chiama la regola del contrappasso mio caro... O come dice un vecchio detto.. Non fare quello che non vorresti mai venisse fatto a te...”

Jude strinse la mascella e replicò:

Se non sbaglio lei sta ancora con me. E tu non mi sembri poi così addolorato!”

Stavolta la rabbia salì dritta in un fiotto potente, al cervello di Orlando che, mettendosi a pochi centimetri dal viso dell'antico rivale, disse:

Tu non sai nemmeno quello che ho passato per colpa tua. Non lo puoi nemmeno immaginare. Non lo so se quello che dicono è vero, che non devi essere mai felice se qualcuno, per mano tua, è triste. Quello che so è che non mi importa se hai problemi con Edith. Anzi. Credo che sia quello che ti meriti!”

Non starò fermo a guardare!” rispose Jude.

Ti ho detto che non mi importa. Io conosco Edith come tu non la conoscerai mai. L'ho vista ballare sotto la pioggia. L'ho vista ballare la lap-dance contro il frigo di casa. L'ho vista piangere come una pazza. L'ho vista ridere fino alle lacrime. Ho atteso con lei il momento giusto per fare l'amore. Ho scritto di lei su di un diario per quasi due anni. Un diario che mi aveva regalato lei, il primo. So come ha trovato Posh. So perché si chiama Edith e dove e con chi ha fatto l'amore per la prima volta. So perché ha litigato con il padre. E perché per anni lui, Emma ed Edith non si sono rivolti la parola. So come è cominciata l'amicizia con Rachel, dato che all'inizio, le prime volte che si sono viste, si odiavano cordialmente. So quasi tutto di Edith. Credi che le tue minacce mi facciano paura. Ti sbagli mio caro... Mi danno solo più forza!” e deciso a non infierire di più, sorridendo alla figlia, baciandole una guancia, le disse: “Amore. Ci vediamo il mese prossimo. Il papà deve partire. Ma lo sai che ti vuole un mondo di bene...” e baciandole la fronte aggiunse: “Piccola mia. Ti adoro!” e consegnandola a Jude, gli disse: “Il passato è il tuo peggior nemico. E mi spiace dirtelo. Ma mia figlia è l'anello che tiene uniti il passato e il presente di Edith!” e facendo un cenno con la mano lasciò Jude con Ella in braccio che parlottava come tutti i bambini di un anno fanno, dicendo parole insensate che descrivevano il desiderio del momento.

Rimase qualche secondo sulla porta, poi, chiudendola con un colpo secco che fece trasalire Ella facendola scoppiare in lacrime, salì in camera, non curandosi nemmeno di far calmare la bambina. Sul letto, con il portatile poggiato sulle gambe, Edith stava scrivendo qualche cosa. Quando vide la figlia, poggiò il portatile nel letto e allargando le braccia, disse:

Come c'è arrivata Ella qui?”

L'ha portata Orlando. È andato via pochi secondi fa!” rispose Jude.

Edith lo guardò stupita dalla rivelazione e ancora di più dal fatto che l'ex compagno non avesse chiesto di lei:

E come mai non mi hai chiamato? Può essere che mi doveva dire qualche cosa!”

Jude scosse la testa, incredulo. E sorridendo amaro, uscì dalla camera e scese le scale veloce. Edith gli andò dietro con Ella in braccio e arrivata a metà rampa, lo vide infilarsi il giubbotto e prendere le chiavi della macchina:

Dove stai andando?”

Devo vedere i miei amici. Ho bisogno di parlare con qualcuno che non mi riempia di balle. Ne ho sentite troppe, per andare avanti ancora!” e senza salutare uscì sbattendo la porta.

Edith guardò la porta bianca serrata. E cercando di calmare la figlia ritornò in camera.

Non avrebbe mai pensato che rivedere Orlando avrebbe avuto quei terribili effetti sulla vita di coppia. E preoccupata si sdraiò con Ella nel lettone.

Si addormentarono. E quando Edith si svegliò erano le nove.

Jude era uscito quattro ore prima. Non era ancora rincasato. Provò a chiamarlo, ma senza successo. Provò a chiamare l'ex moglie, ma nemmeno lei seppe dargli notizie.

Preoccupata Edith diede a mangiare alla bambina, dopo averle fatto il bagno. E quando la rimise a dormire, coprendosi con una coperta in pile, si mise a sedere nella poltrona, guardando la tv e aspettando che il compagno tornasse.

Ordinò dal cinese, mangiò il suo risotto con i gamberetti e le verdure, ma quello che ne ottenne fu che anche quella volta si addormentò e quando alle sei di mattino si svegliò con ogni parte del corpo intorpidita per la posizione scomoda che aveva assunto per una notte intera dormendo in uno spazio risicato, salì in camera speranzosa, ma trovò il letto intatto.

Jude non era tornato.

E sapeva che, anche in quel momento, se avesse provato a chiamarlo, non avrebbe risposto come il giorno prima.


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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


Prima di cominciare voglio fare una piccola precisazione.

In questo preciso momento della storia, Edith Norton è una donna confusa, che è stata ferita dal padre di sua figlia, lo stesso uomo che voleva sposarla. È una donna che si è trovata davanti al mondo dorato del cinema, con i suoi canoni squinternati. E per quanto Edith sia forte, ha resistito mentalmente a questo ambiente, ma la sua storia è andata in frantumi.

Jude non è un rovina famiglie. Voglio salvare la sua immagine nella mia ff. Per quanto il MIO Jude -e non quello reale che non ho, purtroppo aggiungo, il piacere di conoscere- è entrato di prepotenza nella vita di Edith sconvolgendola, stava a lei e lei soltanto non cadere nella tentazione.

Non voglio fare la sessista o la maschilista. Penso che Orlando -il MIO Orlando dato che anche lui, purtroppo ripeto, non ho il piacere di conoscerlo- essendo uomo potesse cadere più facilmente nella tentazione. Edith, da donna, nonostante anche noi abbiamo i nostri bisogni, avrebbe potuto controllare i suoi impulsi e mandare a cagher il bel Law.

Dopo questa piccola parentesi, è d'obbligo ricordarvi che sia Orlando che Edith sono testardi, almeno quelli della mia storia! E che non amano tornare per primi sui propri passi.

Dopo questo ringrazio chiaretta per la recensione e Klood per le notizie su Orlando dal mondo reale. E Brianne per i consigli per superare la crisi da pagina bianca.

Un bacio a tutti. E spero che sia una buona lettura.




Capitolo 48: La vita non è come 'Sex And The City' (corsi e ricorsi storici o semplici scherzi del destino?)


Edith entrò ticchettando nella redazione di Vanity. Beveva il suo tè guardando delle carte che aveva portato da casa.

Laura appena la vide si avvicinò e sorridendo le disse:

Ordini?”

No. Pezzi da rivedere prima che ci piova addosso un mare di quella che Ella chiamerebbe pupù!” rispose lei consegnando alcune delle carte già lette a Laura e dicendo: “Queste consegnale al grafico. Sono corrette. Per le altre dovrai aspettare quando saranno rilette!” e guardando le buste in mano a Laura, aggiunse. “Posta?”

Come sempre. Non ho ancora guardato chi ti ama. Ma non credo che troverai tracce di antrace nelle buste. Quei giorni sono passati!” rispose con finta nostalgia Laura consegnandole le buste.

E li rimpiango, dato che si vendevano giornali a palate!” replicò Edith aprendo la porta del suo ufficio e mettendosi a sedere dentro.

Guardò la posta. La smistò con interesse. Fino a che non trovò due buste interessanti. Entrambe venivano dall'America. La prima dallo stato di New York. La seconda da Los Angeles, California.

Aprì quella di Los Angeles. Dall'aspetto le sembrava una partecipazione. La carta, infatti, dentro era rigida. Edith la rigirò tra le dita, con il cuore che le batteva a tonfi sordi. E non per l'emozione.

Chiuse gli occhi prima di leggere quello che era stato inciso sulla carta con un bel carattere.

E sorrise sollevata quando, riaprendoli lesse i nomi dei due fortunati:

Charlie Inge e Ayko Tetsuma annunciano le loro nozze che avverranno a Los Angeles il giorno 18 Aprile 2009...” lesse Edith sorridendo.

Si sentiva spesso con Ayko e lei le aveva perfino confessato di aver deciso di cedere alla corte di Charlie e di uscirci assieme. E lo facevano assiduamente da un paio di mesi, ma Edith non si poté non sentir sollevata da questa notizia. Era felice per Ayko, prima di tutto. E anche per Charlie e la sua perseveranza che lo aveva portato ad ottenere quello che voleva. Ma non era quello che l'aveva fatta sentire molto più leggera. La partecipazione arrivava da Los Angeles. E in quel periodo, assieme a Miranda, Orlando stava a Los Angeles. Per tutto il tempo che aveva preceduto la lettura dell'invito, Edith aveva temuto che fosse di Orlando. E vedere che non era lui lo sposo felice la rese decisamente e ingiustamente euforica.

Schiacciò il tasto del telefono, quello rosso per parlare con la segretaria e disse:

Tea. Sono Edith. Potresti chiamare l'Interflora. Mi serve che mi spediscano, immediatamente, un enorme mazzo di rose rosse ad Ayko Tetsuma, Down Town, Los Angeles!”

Sarà fatto Miss Norton!” rispose ossequiosa Tea.

E nel bigliettino facci scrivere: complimenti puttana. Ce l'hai fatta prima di me!” continuò Edith.

Miss Norton è sicura?” chiese confusa Tea.

. Scrivi questo...” e chiuse la chiamata attaccando la seconda busta.

Era diversa, formale, ma non come l'invito alle nozze dei suoi due amici. Aprì e lesse. E quasi le prese un colpo. Era il proprietario di Vanity US.

Incredula lesse la lettera più volte a voce alta.

Miss Norton...

Certo lei non mi conosce, anche se ci siamo sentiti già una volta in occasione della mia proposta di farla entrare nella nostra scuderia qualche anno fa. L'ho sempre ammirata. Davvero. È una giornalista di talento e una scrittrice di successo, per giunta.

Ho saputo che da ormai due anni è a capo della redazione di Vanity UK. Un grossissimo impegno, di cui, sono certo, lei è all'altezza.

Dopo vari avvicendamenti, però, nella mia redazione di Vanity US, a New York, sono rimasto senza un direttore. O meglio. Il direttore c'è, solo che alla fine di Ottobre, proprio il giorno di Halloween, lascerà la scrivania per dare posto ad un nuovo.

Ho rimuginato su vari nomi. E non ne ho mai trovato uno che mi andasse a genio. Ho quindi pensato a lei. E quale modo per chiederle di diventare lei il capo della mia redazione di New York, se non quello di impugnare una penna e scriverle una lettera.

Spero che la mia proposta cartacea possa avere un seguito anche nella Grande Mela. Allego alla busta, infatti, due biglietti andata e ritorno per New York e ho anche pensato ad un soggiorno di una settimana allo Sheraton. Si ragiona meglio sotto le lenzuola di un cinque stelle di alta classe. Attendo una sua risposta. Il mio biglietto da visita e nella busta, assieme ai biglietti.

La ringrazio per la sua gentilissima attenzione.

Spero di aver presto sue notizie e nel frattempo le porgo i miei più sentiti saluti.

David Lewis.

Edith rilesse ancora e ancora la lettera. Poi prendendo il telefono, disse:

Fammi un favore. Chiama alla redazione della BBC. Chiedi di Rachel Brown e dille che è questione di vita o di morte. E fai lo stesso con Jen Carlyle al 'The Guardian'. Fai presto, mi raccomando... Tea è importante che tu lo faccia, per me!” e senza aspettare risposta, rilesse la lettera.

'Dopo vari avvicendamenti, però, nella mia redazione di Vanity US, a New York, sono rimasto senza un direttore... Ho rimuginato su vari nomi... Ho quindi pensato a lei... chiederle di diventare lei il capo della mia redazione di New York...'

Cazzo!” esclamò piano, portando una mano alla bocca.

Aveva sempre amato New York. Sempre. Era la città del suo telefilm preferito, 'Sex And The City' e per di più una delle città americane che sentiva più simili a Londra. E quindi a casa.

Era sempre stata una turista però, mai una vera new yorker. Aveva sempre preferito tenere l'appellativo di Londoner. Ma quella...

Quella era una proposta di lavoro a New York. Una proposta per cambiare aria, lasciare la città dove aveva vissuto la sua vita e i suoi amori più travagliati, Orlando incluso. Significava prendere Ella, informare Orlando che si sarebbero trasferite. E forse anche Jude. Scoprendo poi che lui non sarebbe stato del gruppo, ma avrebbe continuato a vivere a Londra, a Primerose Hill, con la sua ex moglie e i suoi tre figli.

Guardò la foto che aveva sulla scrivania. Era una foto bella, con Ella e i figli di Jude, più loro due naturalmente.

In un attimo si rese conto che non doveva dirlo solo a Jude, che sarebbe partita. Lo doveva dire anche ai suoi tre figli.

Stava pensando questo, tenendo in una mano la foto, nell'altra la lettera, quando il cellulare squillò. Era Rachel.

Pronto!” disse Edith rispondendo.

Norton. Fai che quello che mi devi dire sia davvero importante, perché, se non lo fosse, sappi che vengo fino alla redazione di Vanity Fair e ti alzo a calci nel culo. Perché sai, ti vorrei ricordare che sto lavorando. Non passo il tempo a tiranneggiare come fai tu!”

Ho appena ricevuto una lettera da New York. Me l'ha mandata David Lewis. Mi ha chiesto se volevo diventare il nuovo direttore di Vanity Fair...”

Ma tu sei già il direttore di Vanity, che dici?”

Vanity US. Non Vanity UK!”

Rachel rimase un attimo in silenzio. Poi, seria, disse:

Dì a Jen di andare a pranzo al solito posto. Mi prendo un'ora libera da lavoro. E sappi che mi dovrai dire tutto. E quando dico tutto, voglio che tu mi racconti ogni singola cosa...”


Ma è la città di Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda!” esclamò Rachel buttando giù un sorso di vino rosso.

Edith e Jen risero.

Ma Edith sapeva che Rachel stava sdrammatizzando solo per non far capire che l'idea di vedere Edith partire per New York la terrorizzava.

Il problema non è il fatto che ti mancherà Londra!” disse Jen mangiando una forchettata del suo pollo alle verdure. “Il problema è come lo dirai a Jude!”

Edith guardò il suo bicchiere di vino. Quello si che era un problema. Rachel la osservò per un attimo e replicò:

Il bietolone chiamerà la Miller per farsi consolare, vedrai!”

Edith sollevò la testa sbalordita ed esclamò:

Ma a te non piaceva Jude Law?”

Mi piaceva fino a che non ha distrutto la vita perfetta della mia amica che si stava per sposare con un uomo che l'amava follemente e con cui ha messo al mondo la mia bellissima nipotina Ella Isabel Bloom!” rispose Rachel attaccando il suo roast-beef.

Edith sorrise e tornò a far girare piano il suo bicchiere. Poi, quasi come se non fosse seduta al tavolo in quel momento, disse:

Non mi importa di ferire Jude. Le cose tra di noi, dopo il battesimo di Kevin, non stanno andando per niente bene. Il problema è che lui è troppo geloso di Orlando. E per quanto gli abbia spiegato in mille modi che ha vinto lui e che non deve avere paura... Lui continua a pensare il contrario... E questo sta diventando avvilente. Sia per me che per lui!”

Jen poggiò la forchetta e pulendosi con il tovagliolo chiese:

State pensando di lasciarvi?”

Edith fece uno sbuffo, che somigliava parecchio ad una risata sarcastica e, senza smettere di guardare l'ombra del vino rosso riflessa sul tavolo, rispose:

La fai facile tu. Lasciarsi per noi due significa doverlo dire anche ai figli di lui. All'inizio è stato difficile. Nemmeno volevo che lo sapessero che io e Jude stavamo assieme. Pensavo che non avrebbero reagito bene. Poi le cose sono migliorate. E loro sono diventati parte della mia vita...”

Non son tuoi figli. Li puoi vedere comunque quando vuoi!” puntualizzò Rachel, guardandola sospettosa.

Non sarebbe lo stesso. So che soffrirebbero per questo. E non voglio che lo facciano per colpa mia...” ribatté Edith.

Jen le poggiò una mano sulla spalla e accarezzandola disse:

Edith! È un gesto meraviglioso da parte tua!”

Sono solo una marea di stronzate!” intervenne Rachel sbattendo il suo tovagliolo sul tavolo.

Jen si voltò e guardandola, scandalizzata, disse:

Rachel!”

Vuoi che mi metta a darle le pacche sulle spalle e fare come fai tu. Scusa Jen, ma non ce la faccio. E non so nemmeno come puoi farlo tu. Non ti rendi conto che si sta nascondendo dietro un dito per evitare il suo vero problema? Che dice di non voler ferire i figli del suo compagno per aver la scusa di non lasciarlo?” sbottò Rachel.

Edith la guardava con gli occhi sbarrati, incapace di ribattere. Lo fece di nuovo Jen per lei.

Edith sta pensando che quei bambini hanno già visto il padre separarsi dalla madre. E quando si sono affezionati alla Miller quei due si sono lasciati. Ti sembra che questo non voglia dire evitare a qualcuno sofferenze?”

Lei non vuole lasciare Jude. E sai perché? Perché dovrebbe ammettere a se stessa e ad Orlando che ha fallito la relazione per cui ha mandato al monte la sua relazione più importante: quella con il padre della figlia. Quella con l'uomo che ha lasciato un anno fa. Ma che ama ancora!”

Edith scosse la testa e infuriata rispose:

Tu lo sai che non è vero. Io amo Jude. È solo che...” e si bloccò.

Cosa poteva dire. Rachel aveva ragione. Aveva paura di ammettere perfino a se stessa la verità. Lasciare Jude significava ammettere che aveva mandato tutto a puttane per nulla. Solo per un fuoco fatuo. E che ora era troppo tardi per recuperare.

Stava per rispondere ma Rachel si alzò e disse:

Sai che ti dico. Vai a New York. Lascia Jude e vai a New York. Non rimanere qua per lui. E nemmeno per i suoi figli. Parti a New York per lasciarti alle spalle tutti i tuoi errori, ma non avere nessun rimpianto, quelli fanno male. Fallo per non soffrire in futuro per colpa di una scelta sbagliata. E per dimenticarti sia Orlando che Jude e ricominciare da zero. Parti soprattutto perché non ha più senso rimanere qua. E tu lo sai meglio di me! Ed ora scusate, ma dopo il parto la mia vescica non è più la stessa. E nemmeno più la mia capacità di tenermi dentro le cose. Mi spiace. Ma te lo dovevo dire. Ed ora.. Vado in bagno!” e si allontanò silenziosa.

Edith chinò la testa. Sentiva che Jen la stava guardando. Ma non voleva ricambiare lo sguardo dell'amica.

Loro l'aveva avvisata. Le avevano detto che forse non doveva lasciare Orlando per Jude. Ma lei aveva fatto di testa sua, come sempre nella sua vita. Ed ora aveva tra le mani l'occasione della sua vita e il catorcio di una relazione che ogni donna avrebbe sognato, ma che per lei era diventata la brutta copia di un incubo.


Edith rincasò. Era passata una settimana da quando aveva letto la lettera e ancora non aveva avuto il coraggio di dire a Jude della proposta.

Quella sera, dopo essere stata dai genitori, Edith teneva Ella in braccio che dormiva tranquilla.

Piccola. Lo so che hai un anno e mezzo e che stai crescendo sana e forte. Ma sappi che la mamma non ce la fa più a portarti in braccio. Sai camminare, per come ti viene, ma lo sai fare... Penso che sia ora che tu metta in atto le tue doti e che le mostri al mondo!” e poggiò le chiavi sul mobiletto vicino all'entrata.

Sentì un rumore in salotto e guardando verso la direzione, chiese:

Jude? Sei tu?”

L'uomo sorrise e fece capolino dall'ingresso del salotto. Sembrava strano. O per lo meno, sorrideva, ma il sorriso non si estendeva a tutto il viso.

Edith mise la bambina nel port enfant che tenevano nel salotto e guardando preoccupata il compagno chiese:

Ehy. Ti vedo strano. Che succede?”

Jude scosse la testa in un sempre meno convincente sorriso. E accarezzandole una guancia, baciandola, rispose:

Mi sei mancata. Ecco tutto!”

Edith aggrottò la fronte e guardandolo sospettosa, disse:

Sei proprio sicuro che non ci sia nulla?”

Jude sbuffò e sollevando la testa per poi riabbassarla, disse:

Sono certo. Voglio solo stare un po' con la donna che amo!” e la baciò con passione.

Edith sorrise e staccandosi dolcemente, sussurrò:

Metto Ella a dormire e sono tua!”

Jude annuì e la guardò allontanarsi verso le scale.

Ci volle poco per vederla tornare. Gli sorrideva maliziosa. Si avvicinò a lui e baciandolo, gli disse:

Allora? Ti vuoi rimangiare tutto?”

Jude rispose al bacio e prendendola in braccio, la portò su in camera.

La spogliò velocemente, quasi con violenza. Edith lo faceva fare, sussurrando di tanto in tanto un piccolo 'piano', sorridendo e socchiudendo gli occhi ogni volta che lui la baciava.

Fecero l'amore. E fu bellissimo. Un rapporto bello. Di quelli che si definiscono esperienze trascendentali. E una volta finito, mentre la guardava stando nudo assieme a lei nel letto, accarezzandole la schiena, le disse:

Da quando siamo partiti in Madagascar, quest'estate, non stavamo così bene e tranquilli a letto!”

I pro e i contro di avere una figlia di quasi due anni!” rispose Edith schioccandogli un tenero bacio sulle labbra, per poi, mordergli quello inferiore dolcemente e aggiungere: “Ho una fame da lupo. Vado in cucina a prendere qualche cosa e la porto qua...” e alzandosi, mettendo la camicia del compagno scese in cucina.

Quando accese la luce ci mise qualche secondo ad abituarsi. Poi guardò attorno e cercò del pane. Sul tavolo c'erano i copioni di Jude poggiati, tra l'altro, sul vassoio che le serviva.

Sorridendo tolse il vassoio da sotto e quasi tutto cadde per terra.

Merda!”esclamò lei chinandosi a raccogliere tutto.

Stava sistemando i fogli e li stava rimettendo sul tavolo, quando dai fogli cadde una rivista.

Aggrottando la fronte la prese, stupita di trovare una rivista gossip tra le carte di Jude. Non pensava di certo che fosse uno che leggeva quel tipo di cose.

Guardò la copertina e vide una foto di lei e Jude tagliata a metà e sotto la didascalia diceva:

CRISI!” rise ma notò che sotto la loro foto c'era quella di una donna. Sorrideva nella foto e il piccolo sotto pancia diceva:

Aspetto un bambino da Jude Law. Ma non sono una nuova Violet Nelson!”

Per un attimo la vista di Edith si annebbiò.

Non aveva capito bene, forse doveva leggere dentro e rendersi conto che era tutta una stupidaggine.

Aprì il giornale e cercò l'articolo in questione.

Girava talmente veloce che quasi strappava le pagine che non stropicciava, superando veloce tutte le cose che non le interessavano.

Poi lo vide.

MI CHIAMO SAMANTHA E SONO LA MADRE DEL FIGLIO DI JUDE LAW. MA NON CHIAMATEMI VIOLET NELSON!

Edith portò una mano alla gola, sentendola chiusa e quindi rendendo impossibile il normale passaggio dell'aria.

Quasi cercando conferma, quasi si volesse fare male, continuò a leggere, cercando qualche cosa che le dicesse che le cose che stava leggendo non erano vere.

Samantha Burke è una fotomodella. Bella. Un po' come Miranda Kerr. Segno che a Edith Norton questa categoria non porta per niente fortuna.

A quanto pare, infatti, come è successo un anno fa con Orlando Bloom, ex compagno della Norton, anche Jude non è stato attento. E una sera, dopo essersi divertito un po' con gli amici ha conosciuto la conturbante Samantha e ha bissato la terribile esperienza già vissuta dalla giornalista. E proprio con una fotomodella, come l'attuale fidanzata di Orlando Bloom, ex compagno della giornalista, che lei ha lasciato dopo aver cominciato la relazione con Jude Law.

Per rendere il tutto più veritiero la Burke dice di aver avuto una storia parallela con l'attore, mostrando regali che si sono scambiati durante i loro incontri.

-Avvenivano sempre quando Jude stava molto male. Diceva di amarmi e di aver deciso di lasciare la Norton appena avrebbe avuto il coraggio. Ma quel momento non è arrivato mai. Lei riusciva a tenerlo in pugno. E forse, a lui, piaceva stare con due piedi in una staffa.-

A quanto pare le cose però non sono andate bene per l'attore. Infatti, come Orlando Bloom l'anno scorso, Samantha ha ammesso di essere rimasta incinta.

-Non è stata una cosa voluta. Ho scoperto di aspettare il bambino e ho cercato di avvisare Jude. Ma lui sembra non essere più interessato a incontrarmi- spiega con amarezza la modella.

I suoi occhi si riempiono di lacrime amare. E cercandosi di riprendere, aggiunge:

-Non lo vuole ammettere nemmeno a stesso, ma lui non ama più Edith Norton. La loro è una storia finita. Lei non vuole un altro figlio, o per lo meno non lo vuole da Jude. E questo ha sempre fatto sospettare, sia a lui che a me, che lei fosse ancora innamorata del suo ex compagno. Forse, dopo questo, le cose per lui cambieranno e finalmente sarà un po' più felice!-

Edith sentì il cuore esplodere di dolore nel petto.

Le dita divennero molli e la testa cominciò a girare. Il giornale cadde per terra, con un tonfo che sembrò lontano mille miglia. Poi, ovattata, sentì la voce di Jude chiedere:

Edith. Che succede? Ti sei persa?”

Jude apparve nell'uscio di cucina con un sorriso. Quando vide il giornale per terra, guardando prima Edith e poi la rivista, il suo viso dell'uomo si rabbuiò. E serio disse:

Non è come quello che sembra!”

Non è come sembra?” ripeté Edith.

Si. L'ho scoperto anche io con quella stupida intervista. Io l'ho vista una sola sera, quella del battesimo di Kevin, quando abbiamo litigato...” si giustificò Jude, avvicinandosi.

Edith non lo vide avvicinarsi. Pensò ad Orlando, nella camera di un albergo ai Caraibi, che piangeva seduto nel letto ammettendo il suo errore, dicendo di essere pronto a pagare ogni prezzo pur di averla accanto.

'Edith... Ho sbagliato. Non dovevo andare a letto con Violet. Picchiami. Gridami contro. Ma non mi lasciare. Non potrei sopportare l'idea di perderti!'

Davvero. Non ti sto mentendo...”

La voce e le mani di Jude che cercava le sue la riportarono al presente. Ed Edith si accorse che quel dolore era differente da quello passato. Che quella volta era quasi arresa a questa evenienza. Ma più forte per affrontarla.

Edith ritrasse le mani che Jude cercò di prenderle. E con le lacrime agli occhi, disse:

Potevi parlare con me, invece di andare a letto con la prima fotomodella che ti capitava a tiro!”

Jude scosse la testa e si difese di nuovo:

Ero ubriaco quella sera. Non sono nemmeno tornato a casa. Ero talmente fuori che mi sono addormentato a casa sua. E quando mi sono svegliato e mi sono reso conto dell'enorme cazzata che ho fatto... Sono venuto qua!”

E mi hai trattato come una pezza da scarpe!” disse Edith con gli occhi umidi.

Si sentiva di nuovo svuotata, nonostante tutto, ma più preparata a quel dolore. Non voleva mostrarsi debole come quando la sua storia con Orlando era finita. Non l'avrebbero piegata.

Io ero fuori di me per la storia di Orlando. Cerca di capirmi!”

IO DEVO CAPIRE!” sbottò Edith, bloccandosi quando Jude le fece cenno di abbassare la voce, guardandosi intorno come se potesse sbucare da un momento all'altro un paparazzo pronti a fotografarli mentre litigavano. E sibilando Edith continuò: “Io devo capire? Tu non hai pensato a che effetti poteva avere su di me che tu facessi lo stesso errore del mio ex compagno? Hai pensato a che male mi potesse fare sapere quello che mi hai fatto? Perché invece di ragionare con il cavallo dei pantaloni non hai usato il cervello?”

Ero ubriaco!” replicò esasperato Jude.

E questa non è una scusa per andare a letto con qualcuno che nemmeno conosci. E per di più senza protezione. Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Di quanto sei stato irrispettoso nei miei confronti? Chissà che cosa potevi prenderti da quella e trasmetterla a me. E te ne sei fregato. Come se niente fosse hai fatto sesso con una incontrata in un bar per caso e l'hai messa incinta e sei tornato da me facendomi sentire in colpa perché ti ho chiamato Orlando per sbaglio. Ma che cosa sei? Che razza di uomo sei? La sai una cosa? Mi fai schifo. E me ne fai più di Orlando. Almeno lui era sicura di aver fatto sesso protetto, anche se non era disposto a metterci la mano sul fuoco... E infatti quella non era incinta... Ma tu... Per la seconda volta ci sei caduto. Dopo esserti fatto scoprire da Sienna con la tua babysitter, hai messo incinta la prima modella che ti è capitata a tiro. Sei un uomo triste Jude. Un uomo tristissimo!”

Edith. Non prendere decisioni affrettate!” cercò di bloccarla Jude prendendola per un polso. Ma Edith staccandosi dalla sua presa con uno strattone, ridusse gli occhi a due fessure e rispose:

Io le prendo le decisioni affrettate e sai che ti dico, Law. Sono stufa di sentirmi il dito puntato contro, di sentirmi sotto esame ogni volta che il padre di mia figlia oscura la nostra soglia. Sono stufa di sentirmi una che ha tradito quando quello che lo ha fatto sei tu. Tu soltanto. Mi chiedi di non prendere decisioni affrettate. Ma io la mia decisione l'ho presa quando ho visto quella rivista e tu la sai, Jude...”

Edith, ti ho detto che non ero in me, ero ubriaco!” tentò di giustificarsi Jude cercando di abbracciarla.

Edith si staccò da lui e gridò:

LASCIAMI! MI FAI SCHIFO!”

Ti prego. Non gridare!” implorò Jude.

NON GRIDARE? MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE MI STAI CHIEDENDO? TI RENDI CONTO? DI FAR FINTA DI NULLA! E IO PROPRIO NON POSSO. NON POSSO STARE CON TE SE PENSO A QUELLO CHE MI HAI FATTO. NON POSSO...”replicò Edith trattenendo con uno sforzo stoico le lacrime che sembravano pronte a scendere da un momento all'altro.

Aveva detto che si sentiva forte. Che non doveva piangere. Non quella volta. E non lo avrebbe fatto.

Jude l'abbracciò mentre lei cercava di allontanarsi.

Ti prego! Non buttiamo via tutto!”

Edith si staccò da lui, scompigliando i capelli, permettendo che le coprissero la visuale.

Io non sto buttando via tutto. Quello che ha buttato via tutto sei tu. E tu soltanto!” e allontanandosi aggiunse: “Domani te ne andrai. Non ti voglio più vedere Jude!” e senza dire altro lasciò la cucina e Jude che la guardava disperato sparire sulle scale senza nemmeno saltarlo per l'ultima volta.


Aveva pianto a lungo. Ma non era dolore come quando aveva scoperto di Violet e Orlando. Quella volta perdeva di più del compagno. Perdeva il suo futuro marito, il padre di sua figlia, l'uomo con cui era sicura che avrebbe costruito una famiglia. Il suo migliore amico. Con Jude, per paura, non aveva mai affrontato dei discorsi importanti. E per quanto si conoscessero, non erano mai stati veramente amici. Tra loro era iniziata come una cosa di sesso, il desiderio di una fan di poter stare con il suo attore preferito, da parte sua. Jude, forse, provava piacere nella sua compagnia. O semplicemente nel portarsela a letto, visto come erano andate le cose.

Si sentiva male perché aveva buttato via la sua storia con Orlando per stare con un uomo che al primo scoglio aveva gettato la spugna e l'aveva tradita con una donna concupiscente che si era offerta nuda e cruda a lui.

Sollevò la testa del cuscino e guardò verso la culla di Ella. La luce che bagnava la camera era quella argentea dell'alba. Era stata una donna fortunata almeno in quell'aspetto. Jael a quell'ora, a detta di Jen, era già sveglio, urlando come un pazzo, nonostante avesse quasi tre anni. Ella, invece, dormiva tranquilla fino alle otto, quando arrivava l'ora di andare dai nonni.

Con la faccia gonfia per colpa del pianto di rabbia, Edith si alzò dal letto e si guardò allo specchio della camera della bambina. Era lo spettro di se stessa.

Sospirò e con passo lento si avvicinò al bagno, scalza. Accese la luce dello specchio e aprendo l'acqua fredda si sciacquò il viso, per svegliarsi e per farlo tornare normale dopo la notte di lacrime.

Si sollevò con la faccia ancora bagnata, ma più fresca, senza più tracce del mascara colato dalla sera prima. Asciugò il viso con cura, tamponandolo delicatamente. Passò poi la crema e scese in cucina.

Fu allora che passò davanti alla camera. Il letto era sconvolto, come lo aveva lasciato la sera prima. Jude non c'era. L'armadio dove stavano i suoi vestiti era vuoto.

Sentì come se un pugno d'acciaio si chiudesse sulle sue viscere, strizzandole e facendola piangere e soffrire.

Scese nel salotto e prese il cellulare. Cercò nella rubrica un numero. Scorse veloce premendo ripetutamente il pollice nel tasto centrale, poi, inviò la chiamata.

Attese qualche secondo, nella speranza che il suo interlocutore capisse.

E quando rispose, disse:

Orlando, scusa l'ora. So che sei a Londra. E io ho bisogno di te. Potresti tenere Ella oggi e domani... Ti spiego quando sarai qua... Ok? Grazie!” e chiudendo la chiamata si chiese se chiedere al suo ex compagno di andare a casa sua quella mattina, fosse la scelta migliore.


Ella stava dormicchiando nel suo port enfant. La borsa con i cambi e il biberon era lì vicino.

Edith camminava avanti e indietro, nervosa. Sentiva la rabbia di quei giorni crescere dentro di lei e aveva paura che la potesse travolgere e fare qualche cosa di insensato.

Aveva paura di farsi del male e se non voleva che questo accadesse doveva chiamare Rachel e uscire con lei, Jen e Jessy. La cura migliore quando una storia finisce lasciandoti addosso un senso di rabbia opprimente, o di dolore profondo, è quella di chiamare le tue amiche e concederti una serata tranquilla assieme a loro.

Edith era più che certa che Rachel la conoscesse meglio di chiunque altro, persino di Emma e di Eloise. Solo lei l'avrebbe capita. E solo lei avrebbe saputo che cosa doveva fare per tirarla su.

Stava pensando a questo, quando il campanello suonò, facendola sobbalzare.

Portando una mano sui capelli e spostandoli un po' indietro, a grandi passi si avvicinò alla porta. E quando l'aprì, si maledì.

Dietro stava Orlando, preoccupato, che guardò dentro la casa, verso Ella per vedere come stava.

Ma è successo qualche cosa alla bambina?” chiese mettendole le mani sulle spalle. “Credevo che Jude fosse a Londra con te!”

Sentire il nome di Jude pronunciato da Orlando fece crollare Edith. E portando le mani alla bocca si mise a piangere come una fontana. Cosa che fece preoccupare ulteriormente Orlando che, entrando e chiudendo la porta alle sue spalle, cercando di guardare Edith negli occhi, disse:

Piccola dimmi che cosa è successo? Hai litigato con Jude? Se vuoi ci parlo e gliele canto per bene a quello!” e sorrise facendo fare lo stesso ad Edith, nonostante stesse continuando a piangere come una fontana.

Possibile che bastasse così poco a loro due per riuscire a parlare di nuovo come se nulla fosse successo? Possibile che quello che era successo tra di loro al battesimo di Kevin fosse dimenticato?

Scuotendo la testa Edith replicò:

Non hai letto i giornali?”

Orlando scosse la testa in segno di diniego ed Edith, poggiando il dorso della mano per evitare di far sì che un singhiozzo si sentisse troppo forte, continuò:

Mi ha tradito. Con una modella. E indovina... Non è nemmeno originale. L'ha messa incinta!”

Orlando sbarrò gli occhi. Quasi non ci credeva. Jude era caduto come un allocco nel suo stesso errore. Come lui era stato a letto con una donna che aveva spifferato a tutti di essere incinta di lui. E senza capire nemmeno lui il motivo, accarezzò il viso di Edith e con un sorriso disse:

Magari è come la storia di Violet. Magari non è figlio di Jude!”

Non sapeva perché lo stava dicendo. Era arrivato il momento di dire ad Edith che aveva sbagliato, che non doveva lasciarlo per un uomo che aveva tradito ogni donna importante con cui era stato.

Sapeva solo che non voleva farle del male. Che voleva tranquillizzarla e non farla più piangere come stava facendo.

Edith lo guardò fisso negli occhi. Sembrava quasi terrorizzata. Orlando sorrise e le accarezzo una guancia, cercando di rassicurarla. Lei piegò la testa dove Orlando aveva la mano. E sussurrò:

Ho sbagliato tutto OB. Non dovevo lasciarti per lui. Ho sbagliato tutto e ho perso tutto!” e con gli occhi pieni di lacrime, lentamente cominciò ad avvicinarsi ad Orlando.

Lui la guardò, sconvolto. Era bella e terribilmente vulnerabile. La guardava e voleva scappare. Non voleva tradire Miranda, che non meritava un simile gesto. Ma Edith...

Edith era tutto quello che aveva desiderato più o meno consciamente per quasi tre anni. Edith era stata la prima donna che aveva davvero voluto sposare. La prima donna che lo aveva reso padre. La prima che gli aveva detto che le cose avevano mille colori e non solo il bianco e il nero. E che gli aveva insegnato che nella vita non sempre bisogna scendere a compromessi.

Voleva scappare, ma il peso di tutti quei ricordi lo tenne incollato dov'era, con il fiato che cominciava a farsi corto e il cuore che pulsava talmente forte che sembrava quasi rimbombasse nelle orecchie.

Deglutì e sussurrò, con la voce leggermente incrinata:

Edith... Non possiamo farlo!”

Per la prima volta si rese conto che la sua testa diceva una cosa, ma il suo corpo non rispondeva e rimaneva inchiodato lì, fermo, pronto a farsi travolgere dagli eventi.

Edith sorrise. Un sorriso velato, ma che illuminava il viso e la rendeva ancora più bella.

Orlando non lo sapeva. Ma anche Edith aveva paura. Nonostante questo non riusciva a bloccasi. Le sue labbra sfiorarono quelle di Orlando e poi fu lui a baciarla.

E fu beato oblio.


Quello che successe dopo, avvenne con una successione così rapida che Edith si chiese spesso se i vestiti avessero deciso di schizzar via da soli e lasciarli liberi di amarsi come non facevano più da tanto, troppo tempo ormai.

Fu bello. Lungo ed intenso. E quando finì, accarezzandosi il viso a vicenda si addormentarono. O per lo meno, lei si addormentò. E al suo risveglio, appagata e felice, quando cercò Orlando non lo trovò. E nemmeno Ella. Era andato via. Era tornato da Miranda.

Come aveva fatto con Violet un anno prima; come stava facendo con lei in quel momento.

Di colpo, nuda, guardandosi intorno nel salotto deserto, dove i suoi vestiti erano macchie di colore sparse sul pavimento, Edith si rese conto di quello che era successo. E si sentì peggio di quando aveva scoperto che Jude la tradiva. Orlando l'aveva usata. Si era divertito con lei e poi l'aveva lasciata. Sedotta e abbandonata, per usare un cliché dei tempi lontani.

La frustrazione crebbe a dismisura. Un'ora prima poteva essere più che sicura di toccare il paradiso, di poter pensare che tutto era possibile e che lei e Orlando avevano diritto ad una seconda chance. Che Jude era stato un capriccio e che, quindi, era inutile soffrire per lui. Ora, dopo un'ora si rendeva conto che non era così. E che quello che aveva fatto l'aveva lasciata ancora più vuota di prima.

Si guardò intorno, quasi chiedendosi che cos'altro poteva succederle quel giorno. Cercò di organizzarsi mentalmente. E lo fece.

Prese il cellulare e chiamò Laura, avvisandola che quel giorno avrebbe dovuto sostituirla e che lei le avrebbe dato tutte le direttive per fare quello che doveva fare.

Laura non fece domande e di questo, Edith, le fu immensamente grata.

Poi, veloce, componendolo, senza cercarlo nella rubrica compose un altro numero. Attese qualche secondo e poi sentì una voce dall'altro capo. Era quella allegra di Rachel.

Pronto Edith, tesoro! Cosa succede?”

Edith tirò un lungo respiro e disse tutto d'un fiato:

Lo so che hai letto i giornali e che stai facendo finta di nulla. Ho lasciato Jude. E ho chiamato Orlando questa mattina per prendere Ella, dato che sto di schifo. Il problema è un altro. Quando Orlando è venuto qua, abbiamo parlato e abbiamo fatto l'amore quasi subito. E questo mi ha distrutto ancora di più. So che dirai che è tutta colpa mia. Ma tu lo sai che quello di cui ho bisogno ora è solo avere una vera amica al mio fianco. Posso contare su di te?”

Rachel rimase qualche secondo in silenzio, poi disse:

Vengo subito. Tranquilla!”


Rachel camminava avanti e indietro scuotendo la testa, mentre Edith, nel divano, con un fazzoletto premuto sulla bocca, piangeva a singhiozzi che crescevano di volta in volta.

Lo sai che non posso lasciarti da sola in queste condizioni. Potresti fare una pazzia. Ma dico io. Tutti tu li devi trovare gli uomini bastardi? Quello che ti tradisce con quella mezza attrice che va a dire di essere rimasta incinta e poi non era vero. L'altro che prende la prima modella che gli capita a tiro e se la porta a letto e la mette incinta! Uno tutto casa e chiesa sarebbe chiedere troppo? Magari fidanzarti con un muratore, che ha meno grilli per la testa di una star di Hollywood? E se vuoi salire un po' di più, puoi prenderti un architetto come ho fatto io. Ha i suoi vantaggi sai? Potresti farti disegnare la casa dei tuoi sogni e costruirtela...”

Edith si mise a ridere, tra le lacrime, per l'ultima esternazione dell'amica. Rachel si bloccò e lasciando le braccia lunghe sul corpo, sorridendo, continuò:

Io non riderei se fossi in te. Lo sai che dico sul serio. Io sono sposata con un architetto e devo dire che è un uomo meraviglioso. Senza grilli per la testa e senza le mutande calde...”

Il tuo primo marito non era un attore!” disse Edith scossa ancora dal riso.

Rachel stava per ribattere, ma rimase con la bocca aperta, senza emettere un solo suono. Poi tornando a camminare, disse:

Diciamo che forse è meglio che il prossimo uomo te lo presento io. Magari un collega di John. Ce ne sono di molto carini. E ti dico che mi sembrano davvero degli ottimi partiti. Ti devi sposare Edith Norton. Si sono sposati tutti quelli del nostro gruppo. A parte tua sorella, ma quella ha una storia con il suo commercialista e a quanto pare...”

Ho chiuso con gli uomini! Non voglio più stare con nessuno... Mi hanno solo ferito. Non sono pronta a mettere il mio cuore in mano a qualcuno che potrebbe prendere e ridurlo di nuovo in mille pezzi...” rispose Edith diventando seria tutto a un tratto.

Rachel la guardò. Si rese conto che quella non era una situazione che poteva prendere alla leggera. Si mise a sedere nel divano e guardando Edith, poggiando il gomito alla spalliera del divano e la testa al palmo della mano, mormorò:

Piccola. Lo sai... Nessuno può rimanere da solo per sempre. Avrai bisogno di qualcuno un giorno o l'altro. Non trovi che sia assurdo dire che non vuoi più saperne di uomini?”

Quello che ho passato per gli uomini in questi ultimi tempi mi basta per i prossimi cinquant'anni...” replicò Edith ripiegando il fazzolettino piuttosto maltratto.

Lo so che ne hai passate tante. Ma devi anche ammettere che molte delle cose che ci succedono sono solo il frutto delle nostre scelte e delle nostre azioni, giuste o sbagliate che siano. E le cose che sono successe dall'ultimo Natale a questo ne sono la prova. Un anno fa stavi lasciando Orlando per Jude. Quest'anno stai lasciando Jude perché ti ha tradito...” stava ragionando Rachel quando Edith la bloccò e sprezzante domandò:

Pensi che sia il mio karma che mi sta punendo per quello che ho fatto l'anno scorso? E allora digli, al mio karma, che mi ha fatto pagare abbastanza in questo ultimo anno. E che vorrei che mi lasciasse un po' in pace. Non tutte le donne riescono a conquistare il loro idolo e accorgersi di essere ancora innamorate del proprio ex che prima di conoscere nemmeno sapevano che esistesse!”

Rachel sbarrò gli occhi. Da quando si era lasciata con Orlando, Edith, non aveva più ammesso di amarlo. Sentirglielo dire era quindi una piccola sorpresa per Rachel, anche se lo sapeva.

E accarezzando il capo chinato di Edith, sorridendo con la sua solita dolcezza materna, disse:

Lo sai. Anche lui ti ama. Anche se ha paura di ammetterlo e di soffrire di nuovo come ha sofferto negli ultimi mesi, prima di incontrare la bellissima -e fece un tono di voce quasi infastidito dicendo quel complimento- Miranda che è tanto dolce e tanto topa...”

Edith rise di nuovo e indicandosi chiese:

E io non lo sono tanto dolce e tanto topa?”

Sul dolce ho le mie riserve. Sul topa... Cara. Tu lo sai che sei una bellissima panterona!” e risero assieme. Tornando seria, però, Rachel disse: “Scherzi a parte. Anche lui ha sofferto. E prima di Miranda stava molto male. Ma sono certa, da quello che dice John, che è innamorato perso di te. E lo sarà per sempre”

Edith si alzò e passando il fazzolettino sdrucito sotto il naso replicò:

Talmente innamorato che è venuto a letto con me e se n'è andato mentre dormivo. Non diciamo delle stupidaggini più grandi di noi... Orlando non mi ama più...”

Glielo hai mai chiesto?” chiese Rachel guardandola con dolcezza.

Edith la fissò per qualche secondo, poi, chinando la testa, la scosse in segno di diniego.

Ecco... Hai visto! Non lo sai nemmeno...” continuò Rachel. “Perché non provi a lottare per riprenderti il padre di tua figlia. Uno dei pochi uomini, a parte tuo padre e tuo fratello, che hai amato veramente...”

Edith guardò la stanza, sollevando la testa. E voltandosi lentamente verso l'amica, le chiese:

Mi hai detto che non mi volevi lasciare da sola. Ti da fastidio se oggi sto da te? John incluso, sia chiaro!”

Rachel sorrise e rispose:

Stavo pensando come avrei fatto a stare qui con Kevin da allattare e Charlotte da lavare dopo la scuola...” e sollevandosi, tendendo le mani ad Edith, aggiunse: “A John non dai nessun fastidio. E lo sai. Quello che è successo tra te e Orlando di certo non ha intaccato la vostra amicizia... E anche se fosse... Sai che è mio marito. E che fa tutto quello che gli dico. E quindi, se gli dico che gli devi piacere, gli piacerai...”

Le due si guardarono in silenzio per un attimo lunghissimo e poi scoppiarono a ridere.

Il bello di avere una migliore amica è quello di sapere che, sempre, sarà la tua spalla per piangere e il tuo supporto per ridere di cuore.

Anche quando non ne hai voglia.



Sapete una cosa. Miranda non mi piace!”

Edith fece la sua confessione seduta sul pavimento del salotto della sua casa. La stessa che aveva affittato con Jude e in cui aveva passato gli ultimi dodici mesi e che, non meno del giorno prima, era stata il teatro della sua rottura con lo stesso Jude e della passione consumata sul pavimento con il suo ex compagno, Orlando.

Ma come!? Io adoro Miranda” intervenne scandalizzata Jen mangiando una cucchiaiata di gelato alla fragola.

Tutte risero ed Edith, sollevando il sopracciglio, con il cucchiaio pieno di burro d'arachidi ancora in bocca rispose:

Forse perché Fred non sta con una fotomodella che si chiama così?”

Se Fred stesse con una fotomodella, non credo che starebbe sotto il mio stesso tetto, non trovi?” rise Jen facendo ridere anche le amiche.

Rachel si sdraiò sul parquet e sospirando disse:

Sapete cosa è stato bello di questa serata?”

Tutte rimasero in silenzio, guardandola interessate. E Rachel, sorridendo, guardando il soffitto, continuò: “Il poter vedere 'Sex And The City' senza pubblicità e per più di un'ora... Amo quel film!”

Le altre annuirono con degli applausi, tranne Edith che infilando per l'ennesima volta il cucchiaio nel barattolino di burro d'arachidi, disse:

Sei pessima. Ed io che credevo che fossi felice del fatto che ci fossimo anche noi con te e che non succedeva da davvero tanto un avvenimento simile!”

Rachel le fece la linguaccia e replicò senza guardare Edith, mostrando interesse solo al soffitto bianco:

Sapete che penso che infondo non sia poi tanto male. A parte stasera che siamo andate a vedere quel capolavoro di film... Però...” e si sollevò guardandole tutte. “Dovremmo farlo più spesso. Non trovate?”

Edith fu l'unica a non rispondere nel coro festoso di sì. Rimase in silenzio e quando tutte tornarono a mangiare, disse:

Oggi ho rivisto molto di Carrie, in me. Ho capito tutto il suo dolore, la sua ansia...”

Di botto si rese conto di avere gli occhi di Emma, Rachel, Jen e Jessy puntati addosso. Sollevando le sopracciglia, aggiunse:

Cioè... So che la vita non è 'Sex And The City'. Che nessuna di noi è Charlotte...?

A parte il marito pelato, credo che Charlotte sia il mio personaggio.” disse Jen sollevando un braccio.

Io voglio essere Samantha!” intervenne sorridendo maliziosa Emma.

Ehy! Volevo essere io Samantha!” si lamentò Rachel dandole un piccolo buffetto sul braccio.

Siamo cinque e tutte e due avete il diritto di essere Samantha. Quindi nel nostro gruppo ci sono due Samantha... A sto punto... Io sono Miranda ed Edith... Carrie...”sentenziò Jessy.

Tutte annuirono entusiaste. Ma Edith pensava. Pensava che, come Carrie, aveva un vecchio abito da sposa mai messo in un armadio, che muffiva. Un Vera Wang autentico, pagato fior fior di quattrini per un matrimonio che non si tenne mai.

Sollevò la testa e guardò le sue amiche.

'Dovremmo farlo più spesso. Non trovate?'

Edith sospirò e disse:

Aiutatemi a distruggere il mio abito da sposa...”

Tutte tacquero. E si voltarono a guardarla.

Il tuo che?” chiese Emma sconcertata, cercando di capire se quello che aveva detto la sorella era la stessa frase che lei aveva immagazzinato.

Il mio abito da sposa!” ribadì Edith. “Sono stufa di vederlo nel mio armadio. Mi fa troppo male. Ho deciso. Non l'ho messo una volta. Non lo metterò più...”

Tutte rimasero in silenzio, allibite.

Fu Rachel a dire:

Quel Vera Wang che hai comprato con me quando ti volevi sposare con Orlando?”

Edith annuì. Ci fu di nuovo un attimo di silenzio.

Io non partecipo alla distruzione di un Vera Wang autentico. Mi spiace. È un insulto all'alta sartoria della sposa...” disse Jen alzandosi.

Pensa che almeno tu te lo sei potuto permettere un Vera Wang originale. Io nemmeno quello...”disse Jessy che quasi non voleva credere a quello che aveva detto la cognata.

Emma invece guardò la sorella, che non stava ricambiando il suo sguardo, e sorridendo disse:

Io ci sto. Distruggiamolo se questo ti fa felice!”

Edith si voltò e ricambiò, stavolta, lo sguardo della sorella. E raggiante, disse:

Io vado in giardino. Chi mi vuole seguire...”

Di li a poco, con il suo abito bianco tra le mani, Edith ed Emma, aiutate da una poco convinta Rachel sotto gli sguardi pieni di biasimo di Jen e Jessy, con la carbonella, bruciarono il vestito da sposa di Edith. Fu liberatorio, per la giornalista, guardare le fiamme che salivano leggere, consumando la tela bianca dell'abito.

Sembrava quasi che tutto quello che aveva rappresentato quell'abito, la gioia prima, il dolore di rivederlo ogni volta che apriva l'armadio poi, stessero bruciando con quelle fiamme.

E che quelle stesse fiamme stessero illuminando l'angolo più recondito della sua testa.

Dopo quel gesto, rimaneva solo una cosa da fare.

E quello sarebbe stato il giusto trampolino per spiccare un grosso salto verso l'ignoto. Ignoto che rappresentava l'inizio di una nuova vita.


Edith stava seduta al tavolo della cioccolateria. Era la stessa dove andava spesso con Jude.

Ella stava ancora con il padre e lei, al tavolo vicino alla finestra, giocherellava pensierosa con la sua posata d'argento.

Stava aspettando qualcuno, qualcuno che fino a quel momento aveva ritenuto importante, ma che visti gli ultimi avvenimenti, necessitava di una spiegazione più che giusta.

Stava guardando il suo riflesso allargato nel dorso del cucchiaio quando sentì:

Se pensi di comprarci con la cioccolata stavolta, ti sbagli!”

Si voltò e sorrise. Davanti a lei c'era Rafferty, il primo figlio di Jude.

Edith abbracciò il ragazzo che ricambiò con calore. E mettendosi a sedere con i fratellini, disse:

La mamma è rimasta con il papà. Ci ha accompagnati e basta. Ti saluta...”

Edith sorrise e aiutando Rudy a sedere chiese:

Quanto sapete?”

Rafferty giocherellò con il suo tovagliolo e rispose:

Abbastanza. Ho letto quello che stava scritto nei giornali. È strano sapere che stai per avere un fratellino o una sorellina da una donna che non sai nemmeno chi sia... Ma la cosa più strana è saperlo da un giornale e non da tuo padre!”

Edith annuì. Quello che era successo a lei, rispecchiava in pieno la situazione dei tre figli di Jude che al contrario di quanto aveva potuto fare lei, invece, non si potevano liberare di quella nuova ed indesiderata sorpresa, di cui avrebbero volentieri fatto a meno.

Chinò la testa e sistemando il tovagliolo, disse:

Vi ho voluti qua per questo. Tra me e vostro padre le cose non sono andate come volevo. Ed io sono entrata un po' di forza nella vostra vita. E voi mi avete fatto un grande regalo, accettandomi come vostra amica. Quello che voglio dire è che, anche se tra vostro padre e me è finita... Io per voi ci sarò sempre... E...”

Rafferty sorrise e scuotendo la testa rispose:

Lo sappiamo Edith. Non c'è bisogno che tu lo dica!”

Edith guardò grata quel piccolo ometto biondo di dodici anni seduto vicino a lei. Era stato difficile farsi voler bene da lui. Ma ora che c'era riuscita, sapeva che non se ne sarebbe mai pentita.

Io ho fame!” gridò Rudy.

Anche io!” disse Iris.

Edith rise, riscuotendosi dai suoi pensieri. E sorridendo, chiamò il cameriere.

Come quando c'era Jude. Come quando lei era felice.


Rientrò a casa e accarezzò la testa di Posh che miagolava affamata.

Ignorandola apertamente, si avvicinò al cassettino del piccolo comodino dove poggiava il telefono stile anni trenta, di tinta nera.

Prese un fogliettino e lesse un numero che, alzando la cornetta, digitando i numeri che leggeva ad uno ad uno, compose sul rumoroso dischetto.

Posh, sempre più grassa da quando era stata sterilizzata, cominciò a fare le fusa, ma Edith la ignorò allontanandola innervosita.

Attese qualche secondo, poi, qualcuno rispose:

David Lewis. Con chi parlo?”

Signor Lewis. Sono Edith Norton!” replicò Edith dall'altro capo.

Norton. Ma che piacere. A che devo l'onore?” chiese la voce troppo festosa di David.

Edith sospirò. Ci volle tutto il coraggio per rispondere a quella domanda e, quando lo fece, disse:

In merito alla sua proposta di lavoro a New York. Volevo dirle che accetto. Sempre che il posto sia ancora disponibile!”




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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


Oooh oh! I'm a alien! I'm a legal alien! I'm a englishman in New York.

Con questo avrete capito che sono una fan di Sting e dei Police. Colpa di mio padre e della voce meravigliosa di Sting, naturale. E poi, da brava fan de IL SIGNORE DEGLI ANELLI, innamorata persa del personaggio di Frodo... Potevo non essere fan di Sting -tradotto Pungolo!!!! ^^-

ehm! Basta divagare. Allora grazie a Klood. Davvero... Sono felice di sapere che non ti sto deludendo. Fammi sapere quando ti da di minestra scaldata la mia storia -naturalmente vale per tutti. Mi sembra giusto. E grazie anche a Brianne Sixx e a chiaretta che mi hanno scritto due recensioni dettagliate. Voglio dire che è davvero un piacere leggervi!!!-

Nuovo capitolo. Klood mi ha dato un'idea troppo tardi. Il diario per spiegare quello che Orlando provava dopo l'episodio con Edith. Ho usato John. Niente di aulico ma un po' di parolacce. Lo ammetto sono una cafona... ^^

Spero che il capitolo vi piaccia e che non mi lanciate le uova contro.

RECENSITE mi raccomando.

Un bacio. E buona lettura.

Niniel 82.





Capitolo 49: Be yourself! No matter what they say (I'm a Englishwoman in New York).



Mi spieghi cosa cazzo ti dice la testa? Ti sembra un comportamento normale per uno di trent'anni?”

Orlando scosse la testa con un sorriso. John doveva aver saputo quello che era successo con Edith. E a quanto pare aveva ascoltato la campana di Rachel talmente tante volte che alla fine aveva deciso di chiamarlo per capire qualche cosa e poter difenderlo dagli attacchi continui della moglie. Forse quello era uno dei pochi motivo per cui non rimpiangeva di non essersi sposato.

Sospirando e stropicciando gli occhi con l'indice e il pollice, Orlando rispose:

Non aveva senso rimanere. Tu dovresti saperlo!”

No! Non lo so Orlando, invece. Primo mi devi spiegare perché sei corso da lei appena ti ha chiamato. Secondo mi devi spiegare perché avete fatto sesso nel pavimento di casa sua. Con vostra figlia che dormiva davanti a voi!” intervenne John alterandosi.

Johnny boy, calmati. Davvero! Era inutile che rimanessi lì. Mi avrebbe mandato via lei appena si sarebbe svegliata gridandomi contro che avevamo commesso un errore di cui ci saremo pentiti!” replicò tranquillo Orlando.

OB! Ma quando sei diventato così coglione? Ti rendi conto che quella donna ti ama ancora? Che la prima persona che ha chiamato quella mattina sei stato tu? E non mi parlare della scusa della bambina, perché non ci crede nessuno...” disse tutto in un fiato John.

Ti devo forse ricordare che mi ha tradito con Jude Law e che è stata assieme a lui per un anno?” sibilò Orlando in risposta.

Non lo sente più. Non si sono più parlati da quando si sono lasciati.” rispose John aggiungendo accalorato: “E comunque non mi sembra che tu abbia fatto qualche cosa per riprendertela dal momento che stai anche tu da un anno con Miranda!”

Lascia Miranda fuori da questa storia, John. Lei non c'entra!” minacciò Orlando.

Lo so che Robin l'adora perché accetta tutte quelle cose che la tua manager metteva su quando stavi con Kate. Ma quando imparerai a vivere una storia come si deve? Quando amerai una donna senza dover fare tutte le scene ridicole che ti costringe a fare Robin... Un attimo! Ora che ci penso. Tu ci sei riuscito! E stavi con Edith! Svegliati Orlando. La tua manager non ti sta regalando la felicità!” sentenziò John.

Tu non sai un cazzo, John. Tu non conosci il mio mondo. Io ci sono dentro e so quello che devo fare. E poi, se voglio, ora ho campo libero no?posso provarci di nuovo con Edith quando voglio ora che Jude si è tolto dalle palle!”sbottò Orlando.

Solo l'idea di ricominciare con Edith gli metteva una strana sensazione addosso: si sentiva spaventato, come la mattina che alla chetichella se ne era andato con la piccola Ella; si sentiva inebriato, quasi rinvigorito dall'idea di vivere una seconda vita assieme alla donna che amava davvero; ma si sentiva anche stanco anche solo a pensare a quello che avrebbe comportato cominciare tutto da capo.

Si stava perdendo nei ricordi quando John lo fece tornare con i piedi per terra dicendo solo:

Sbagli anche stavolta Orlando. Due giorni fa ha accetto un lavoro a New York. Dovresti saperlo dal suo avvocato tra poco... Edith lascia Londra, OB! E stavolta la lascia per sempre...”



Il Village.

Aveva sempre sognato di andare a vivere lì, un giorno. Ed ora quasi non ci credeva. Aveva una bellissimo loft nell'East Village.

Dal finestrino guardò i palazzi susseguirsi, mentre il tassista, un uomo di mezza età che puzzava di curry, diceva:

Il Village è uno dei posti più conosciuti di New York. Ci vanno tutti anche solo per prendersi un gelato. E dannazione! I prezzi sono terribilmente alti. Lei ha detto che è inglese, vero?”

Edith annuì con un gesto del capo e un lieve mormorio. Poi, poggiando le labbra sui riccioli della piccola Ella, che giocava interessata con i lacci del suo giubbetto, pensava a come poteva essere la loro vita a New York.

-Non sto scappando. Non possono dire che sto scappando. Mi è stato fatta una proposta di lavoro che non potevo rifiutare in un momento in cui la mia vita stava andando a rotoli... Ma non sto scappando... O si?-

Si era posta mille volte quella domanda e tutte le volte gli era tornata in mente la frase che suo padre le aveva detto quando gli aveva annunciato che lei ed Ella se ne andavano a New York per un po' di tempo, forse per sempre:

'Ora Edith Norton fa così? Prende una valigia, la carica di vestiti e lascia il Vecchio per il Nuovo Continente. Lo sai come si dice dalle mie parti? Così, i tuoi problemi, diventeranno sempre più grandi...'

Forse era vero. Aveva accettato quel lavoro per scappare. Ma, onestamente: che cosa poteva succedere di peggio? Orlando stava con una modella e non voleva più nemmeno starle accanto dopo averci fatto del sesso. E Jude? Jude aveva messo incinta una modella che stava per partorire chissà quale altro erede che si sarebbe dovuta rendere amico. E finché erano i figli legittimi, il gioco valeva la candela. Loro c'erano da prima di lei. Ma non avrebbe fatto lo stesso per uno che era arrivato durante la sua relazione con Jude. Perché allora le cose cambiavano. E poco le importava se aveva detto di fare lo stesso con il figlio di Yvonne e Paul a Jessy. Lei era Edith. E lei non perdonava affronti simili.

Siamo arrivati!”

Edith trasalì appena sul sedile posteriore del taxi e guardò il palazzo da dietro il finestrino.

L'ingresso era ampio e illuminato da luci chiare. Sui tre gradini partiva una guida rossa che si estendeva fino alle scale che portavano ai piani superiori. Attorno le siepi erano curate e ai lati dell'enorme portone in legno scuro c'erano due bellissime colonne bianche, colore di tutto il resto della facciata.

-Sembra di essere in un albergo e non in un palazzo civile...- pensò Edith prendendo meglio la figlia e guardando con attenzione lo stabile.

Un uomo con la divisa, con aria affabile, guardando Edith con un sorriso falsissimo, disse:

Immagino che lei sia la signora Norton!”

Signorina!” corresse Edith, assumendo la sua solita espressione severa.

Mi scusi! Sono Barney e lavoro nello stabile. Sono il portiere. Volevo sapere se potevo esserle utile...”

Edith lo guardò intensamente. Non gli piaceva quello yankee. Lo scrutò per un istante che le sembrò interminabile e poi, guardando le valigie, disse:

Si. Mi può essere utile...”



Quattro mesi dopo...


Cosa ci poteva essere di più bello del correre al Central Park di New York, la mattina alle sette?

E poco le importava del fatto che non era proprio vicino a casa sua. Farlo l'aiutava a scaricare la tensione a togliere da se la rabbia e lo stress della vita lavorativa nella Grande Mela.

E ogni volta che correva in quella immensa distesa verde dove altre mille, diecimila, centomila persone facevano come lei, si sentiva un po' meno sola, un po' meno inglese, un po' più New Yorker. E al diavolo quelli che dicevano che vivere lì era come far parte di un formicaio. Lei era una Londoner e sapeva che cosa voleva dire far parte di un formicaio. Essere una formica anche a New York non le dispiaceva poi tanto.

Da quattro mesi si era introdotta più che bene nella redazione. Anche lì era diventata qualcuno grazie alle sue grandi interviste, ultima tra tutte al neo eletto Barack Obama, nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America. E quella aveva fruttato un sacco di soldoni in più per la rivista e naturalmente per lei.

Certo, Londra le mancava. Anche se le definivano gemelle, Edith sapeva notare le differenze e tutto ciò che le poteva mancare in quella bellissima città che non dormiva mai. E primo tra tutti, le mancava davvero tanto la sua famiglia e i suoi amici. Separarsi di nuovo da Rachel per Edith era stata la pena più grande. Il poterla vedere solo su Skype e non dal vivo da ormai quattro mesi la rendeva malinconica alle volte.

Malinconia che si accentuava ogni qualvolta che, con una sua collega, usciva e veniva abbordata da un inglese che, riconoscendola dal suo accento, le sorrideva e la invitava ad uscire senza nemmeno chiederle come si chiamava o almeno presentarsi prima.

Nel frattempo la sua vita scorreva tranquilla. Aveva una casa ultra moderna, con il pavimento in marmo bianco e le mura dipinte di nero. Fanaletti nel soffitto per illuminare e lampade sparse ovunque.

Una donna veniva a pulire il suo appartamento tre volte alla settimana. E Gwen, una ragazza di ventidue anni, all'ultimo anno di giurisprudenza, studentessa di Cedar Rapids, Iowa, e quindi fuori sede, era stata assunta come tata delle piccola Ella in cambio di mille dollari mensili e vitto e alloggio.

Con loro stava anche Posh che, di giorno in giorno, lievitava come una pagnottella.

La vita di Edith era perfetta. Gwen era la sua tramite con Orlando che, dopo la loro mattinata di passione sul pavimento della vecchia casa di Edith, non aveva avuto più con lei il minimo contatto. E anche Jude non era di meno. L'unica cosa che sapeva era che l'attore stava recitando l'Amleto a Londra, con grande successo.

Lei, dal canto suo, non aveva cercato altri uomini. Gli ultimi tre si erano quasi accavallati e lei tra Brian-Orlando-Jude non aveva avuto nemmeno il tempo per riordinare la sua vita. Aveva deciso di farlo in quel momento, lontana da tutti loro, annullando con loro -specialmente con gli ultimi due dato che con il primo c'era già riuscita- qualsiasi contatto.

Aveva deciso di scrivere un altro libro, aspettando la premiere del film sul primo. Aveva deciso di frequentare una palestra. Di tagliare i capelli e di farli di un colore più scuro, un castano chiaro che copriva perfettamente il suo biondo miele. E di correre. Con il suo Ipod alle orecchie e la discografia dei Take That che suonava ogni mattina, Edith correva.

Per non pensare, per scaricarsi e per cominciare una nuova giornata che non sembrava mai troppo lunga. Anzi!



Come ogni mattina, Edith stava correndo a Central Park. Gwen, con gli occhi gonfi, dopo una notte di studio fitto su diritto civile, la guardò uscire di casa sorridendo, ripromettendo, come faceva sempre, di seguirla un giorno. Ma quel giorno in quei quattro mesi non era mai arrivato.

Con se, oltre il suo Ipod, Edith aveva un cerca persone, di cui il numero era stato dato al suo capo, ai suoi famigliari e amici -con la promessa di utilizzarlo solo la mattina in caso di emergenze- e a Gwen, naturalmente. Stava correndo sistemando i capelli corti dietro l'orecchio, quando sentì il cerca persone trillare. Rallentando progressivamente, Edith lo prese e lesse il numero di David Lewis. Guardò l'orologio, per accertarsi di non essere in ritardo, ma visto che erano appena le otto meno un quarto, riprese a correre per cercare un bar e richiamare il boss. Qualche cosa doveva essere successa se stava chiamando a quell'ora del mattino.

Arrivò in un bar dove prese un succo e chiese se poteva telefonare.

E alzando la cornetta compose in fretta il numero.

David!” disse quando l'uomo rispose: “Sono Edith. È successo qualche cosa?”

Volevo solo sapere se hai finito di correre per Central Park e se volevi venire a colazione con me, oggi. Ti devo fare una proposta...”

Edith sorrise e tranquilla rispose:

Il tempo di farmi una doccia e sono da te. Nello Starbucks vicino alla redazione come sempre?”

Si. Alle nove. Ti aspetto!”



David Lewis era un uomo sulla cinquantina, sposato e divorziato almeno quattro volte. Ebreo per nulla praticante e -a detta di molti suo dipendenti- avaro all'ennesima potenza.

All'inizio aveva corteggiato Edith più per abitudine che per vero interesse, ma rendendosi conto che la ragazza aveva messo dei paletti e che il loro rapporto si sarebbe evoluto solo in campo lavorativo, aveva deciso di lasciar perdere e di mostrare solo il suo lato professionale.

Definito, appunto, dai più un spilorcio e non solo per l'antica diceria che voleva la maggior parte dei rappresentanti del popolo d'Israele avari, David si era reso impopolare per non aver dato un solo cent ad almeno tre delle sue ex mogli. Infatti, delle quattro ex signore Lewis, solo la prima, nonché madre dei tre figli dell'imprenditore newyorchese, aveva ottenuto il mantenimento. E non solo per essere la madre dei tre ragazzi che avrebbero preso le redini della ditta di famiglia, ma anche perché -oltre la madre e la sorella- Annabelle era l'unica che aveva saputo tenergli testa e l'unica delle sue mogli a meritare rispetto.

Inoltre aveva preso il terribile vizio di invitare i dipendenti a importanti cene di lavoro in normalissime tavole calde dove tutti pagavano alla romana.

Forse per questo tutti notavano questo terribile attaccamento al denaro. E non a torto. Del resto, un comportamento simile, non era poi del tutto comprensibile se ci si trovava davanti ad uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti d'America, che guadagnava milioni di dollari l'ora, che aveva finanziato alcune delle case cinematografiche più famose degli States e che ne aveva sempre ottenuto un ottimo guadagno.

Nonostante questo, Edith Norton non giudicava il suo capo. A sue spese aveva imparato che le persone, per invidia, sparano a zero su chiunque sta più in alto di loro e lei per prima ne aveva pagato le conseguenze sulla sua pelle.

Certo! David Lewis era un tipo strano, ed Edith se ne rese conto la sera che la invitò a cena, ordinando di tutto, salvo accorgersi proprio al momento di pagare di essere rimasto senza carta di credito, costringendo la giovane giornalista a pagare uno dei conti più cari della sua vita. E sorridendo si giustificò con un sarcastico:

Infondo... Avete voluto la parità dei sessi, no?”

Indipendentemente da questo piccolo episodio, Edith in quei quattro mesi, complice un'assidua frequentazione, aveva capito un po' com'era David realmente.

Un uomo sbadato e indubbiamente avaro; difficile da fregare -e le sue ultime ex ne avevano pagato le conseguenze finendo praticamente in mutande-, caparbio al punto che non amava scendere a patti con nessuno, perfino con se stesso; dava sempre il centodieci percento e chiedeva altrettanto da chi pagava con i suoi soldi, investendo sul loro lavoro. Uno che sapeva scherzare anche con i suoi dipendenti, se questi riuscivano ad acquistare la sua stima.

Uno stacanovista, che non lasciava il suo ufficio non prima delle undici di notte, che si era preso un'ulcera per il troppo lavoro e che aveva visto la sua vita sentimentale sfasciarsi per le sue ripetute assenze un'infinità di volte.

Un po' come Edith infondo. Attaccamento ai soldi a parte.

Edith sapeva sempre che se David la chiamava c'era un motivo importante sotto. Da una nuova e valida idea da comunicarle oppure al piccolo problema da risolvere. Assieme.

E quella mattina non era di meno.

Entrando nello Starbucks, scuotendo alcuni dei grossi fiocchi di neve che avevano cominciato a fioccare dopo che lei era salita sul taxi, Edith andò al banco e ordinò un earl-grey large in una tazza take-away, cercando con lo sguardo David. Era un po' preoccupata. Infondo, David non le aveva accennato nulla al telefono e lei si cominciava a chiedere se doveva cominciare a fare le valigie e tornare a Londra. E visto come le piaceva la sua casa al Village, non voleva nemmeno considerare l'idea.

Si avvicinò al tavolino dove stava lo zucchero e aprì il coperchio di plastica della sua tazza take away, quando vide David, seduto ad un tavolino che beveva da una enorme mug bianca un enorme white americano. Leggeva il 'New York Times' con interesse, giornale di cui in parte era proprietario. Vista l'espressione del viso, di sicuro David stava leggendo l'andamento dei titoli di borsa.

Edith si avvicinò al tavolo e sedendosi, poggiando la borsa per terra, disse:

Ehy boss! Allora? Che succede?”

David sollevò gli occhi e guardò Edith sorridendo:

Ti ho chiamato per circuirti, Norton!” e piegò il giornale poggiandolo sul tavolo.

Edith portò i gomiti sul tavolo incrociando le dita di una mano nell'altra e con una punta di velata malizia, rispose:

Ed io credo di averti detto che sono stata già con uno che aveva un po' le stesse cose che avevi tu tra le mani. E non mi sembra che sia andata bene!” e guardò la reazione del capo bevendo un lungo sorso del suo tè.

David fece lo stesso per poi, facendo schioccare le labbra, dire:

Peccato. Ci ho provato... Comunque... Oggi cominciano le sfilate qua a New York per la Settimana della Moda...”

Bene. Ci mando moda!” disse Edith tranquilla, ma venne bloccata da David che bevendo un lungo sorso del caffè mormorò:

Terribile!” e guardando Edith aggiunse: “Frena i bollenti spiriti donna. Non andrà nessuna moda a quella sfilata. Mi hanno invitato. E ho deciso di portare te!”

Edith sollevò gli occhi e guardò David incredula, quasi non riuscisse a credere a quello che aveva sentito. Poi, sorseggiando il suo tè, replicò:

Se è un altro modo per adescarmi sappi che non ci casco. E poi dovrei chiederti un'altra giornata libera. Dovrò fare shopping selvaggio dato che non credo di avere nulla di adatto per una sfilata. Me la concedi senza togliermi le due settimane di ferie a Los Angeles per il matrimonio della mia amica?”

Non ci sto provando, Norton. Quindi... Vola basso. E per la giornata a fare shopping, considerati libera dalle dieci in poi. In ufficio devi dare direttive su cosa fare oggi. Poi esci e compra quello che vuoi. Liu-Jò e Miu Miu a parte. Qua si parla di Versace, Armani...” e si alzò dal posto dove era stato seduto lasciando la mug piena di caffè.

Edith spiazzata dalla risposta di David, allungò la mano per bloccarlo e disse:

Ehy! Ehy! Ehy! Calma. Io stavo scherzando!”

Io no!” rispose serissimo David prendendo il giornale. E con un sorriso disse: “E ti dico di più. Se non vieni scordati Los Angeles ad Aprile... Ci vediamo sabato. Passo a prenderti con la limousine. Fa più fashion e ricco. E conosco uno che me l'affitta per poco...” e salutandola con un gesto militare lasciò Edith da sola.

E mentre lei lo guardava uscire pensò che mai come allora si era sentita incastrata.

Andare alle sfilate significava solo una cosa. Trovarsi faccia a faccia con un sacco di modelle. E tra queste ci sarebbe stata di sicuro Miranda Kerr. La nuova fidanzata di Orlando.



Josie... Mi raccomando! Assicurati che tutti svolgano le loro consegne. O farò rapporto solo a te. E ti faccio licenziare. E non è una promessa!”

Edith non si divertiva a torturare Josie, la sua nuova assistente. Ma in quel momento, lei, era l'unico mezzo per scaricare la sua rabbia. Una rabbia che riteneva più che fondata.

Va-va bene Miss Norton!” balbettò la povera Josie che, notando che Edith aveva smesso di strapazzarla, con le braccia piene di plichi, corse verso la porta e in misura precauzionale la chiuse dietro di se.

Edith non ci fece caso, ma si mise a sedere sulla sua poltrona e portando una mano sulla faccia sbuffò. Era stato inutile prendersela perfino con Josie. La rabbia e la frustrazione erano lì che crescevano ogni minuto di più. Guardandosi intorno, cercando cosa fare, adocchiò il suo MAC grigio chiaro poggiato sulla scrivania e, prendendolo, lo aprì e lo accese. Attese qualche secondo che tutto fosse caricato a dovere e che la rete wireless dell'ufficio fosse connessa anche al suo portatile e poi aprì la sua casella e-mail, dato che non sarebbe tornata prima di mezzogiorno a casa -se tutto andava bene- e lei aveva il brutto vizio di non intasare la sua posta elettronica con migliaia di messaggi non letti.

Scartò con una certosina pazienza e altrettanta precisione tutti gli spam. Lesse una lunghissima mail di Rachel, che le strappò qualche sorriso, raccontandole dell'andamento delle cose a Londra. Si ripromise di richiamarla la sera stessa, seduta nel suo divano, quando, finalmente -se quel giorno le sarebbe stato possibile- si sarebbe rilassata seduta nel suo divano a bere un Martini bianco con un'oliva verde dentro ascoltando Mozart o seduta nel seggiolino rosso suonando il piano, per sapere il resto delle cose che Rachel le aveva ripromesso di raccontarle.

Aprì la mail di Paul che aveva come allegati delle foto di lui, Jessy e Patrick, il figlio che aveva avuto da Yvonne, che sorridevano passando un tranquillo Bank Holiday al Greenwich Park.

Assieme alle foto c'era il testo. Un'unica linea che diceva:

'Sappi che sarai di nuovo zia!'

Edith sorrise commossa. Sapeva quanto Jessy e Paul avessero provato ad avere un figlio loro in quasi due anni di matrimonio. Ed ora che ce l'avevano fatta lei si sentiva davvero felice per loro.

Cancellò ancora qualche spam. Lesse una mail di Tom Carlyle che si lamentava del troppo lavoro e le diceva qualche cosa a riguardo di un posto come direttore del 'News Of The World' nel caso volesse tornare a stare in Gran Bretagna.

Stava ancora ridendo per la proposta quando quasi le venne un colpo. C'era una mail di Orlando.

Non che la cosa fosse una novità. Da quando avevano fatto sesso i due avevano avuto solo rapporti epistolari. O meglio... Via e-mail. Non che le cose fossero poi tanto diverse da prima del battesimo di Kevin, ma per due che sono stati assieme per due anni e che hanno fatto sesso la cosa non si può definire propriamente normale. Al contrario. Edith si sentiva in qualche modo ancora più tradita e non sopportava l'idea che l'uomo che amava l'avesse usata come si fa con una qualsiasi donna di strada.

Il suo dito indugiò sul mouse, resistendo all'impulso di schiacciare il tasto che le permetteva di aprire la missiva elettronica: non voleva farlo; saoeva che solo facendo quel gesto il dolore per quello che era successo sarebbe tornato a galla dopo mesi passato sotto la superficie della quotidianità. Poi, con un riflesso incondizionato, colpì il tasto sinistro del puntatore e la mail si aprì. Erano poche righe, scritte con il carattere di posta preimpostato. Edith sorrise pensando che per Orlando, quelle poche righe erano state una vera e propria tortura, dato che lui e i computer non andavano affatto d'accordo, vista la totale capacità di trattare con oggetti elettronici da parte di Orlando.

Lesse il contenuto che diceva:

'Sono a New York per un paio di giorni. Potresti portare Ella nel mio appartamento a Park Avenue? Rispondi appena puoi. Orlando!'

In quel momento leggere che Orlando era a New York dava fondo a tutti i sospetti e tutte le preoccupazione di Edith. Se quello che aveva pensato era esatto, dopo cinque mesi da quella famosa mattina nella sua ex casa di Londra, quello stesso sabato, lei ed Orlando si sarebbero trovati uno di fronte all'altra con Miranda che camminava sinuosa su di una passerella come unica barriera.



Odiava fare shopping quando non ne aveva nessuna voglia. E soprattutto, odiava farlo quando era di malumore.

Uscì dall'Emporio Armani con una grande busta. Si era data al sobrio e non aveva scelto un vestito vistoso, ma uno da mattina buttandosi, quindi, su qualche cosa di molto più professionale e serio.

Stava sistemando il colletto della giacca quando sentì il cellulare suonare nella sua borsetta. Sbuffando aprì la cerniera della grande borsa che portava poggiata sul braccio e prese il IPhone che le avevano regalato prima di lasciare Londra tutti i suoi amici. Lesse Emma e portando il telefono all'orecchio, rispose infastidita:

Em... Che c'è?”

Sono contenta anche io di sentirti sorellina!” replicò sarcastica Emma che allegra nonostante tutto, chiese: “Dove sei?”

A New York?” chiese Edith allungando un braccio per fermare un taxi che le sfrecciò davanti senza nemmeno degnarla della minima attenzione, prendendosi l'imprecazione mormorata della giornalista.

Ah! Ah!” rise forzatamente Emma. “Non mi hai fatto ridere. Mi vuoi rispondere dove sei di preciso?”

Proprio in quel momento Edith fermò un taxi e salendoci sopra, sistemandosi alla meglio nel sedile posteriore, con un sospiro che trasudava tutta la sua frustrazione, disse:

Credo che sia inutile dirti che per me oggi è stata una giornata di merda e che non ho per niente voglia di scherzare...”

Dove andiamo?” intervenne il tassista indiano davanti, guardandola dallo specchietto retrovisore.

East Village 249. 11° strada.” rispose Edith all'uomo che ingranò la marcia e si tuffò tra le strade di New York trafficatissime all'ora di punta.

Chi ti ha detto che sto scherzando? Io ti ho solo chiesto dove sei!” ribatté la sorella.

Edith sospirò nervosa e rispose:

Su di un taxi che mi sta portando nella mia bellissima casa nell'East Village. Perché?”

Niente! Ok! Ciao!” disse veloce Emma chiudendo subito dopo il telefono.

Edith rimase con l'IPhone in mano, guardandolo con gli occhi sbarrati, quasi fosse stato il telefono ad interrompere la conversazione e non sua sorella dall'altro lato.

Richiuse il telefono al sicuro nella borsetta e guardò fuori dal finestrino. Le strade pullulavano di persone di ogni genere. Turisti con i nasi all'insù che indicavano palazzi che avevano visto solo in foto; uomini che correvano veloci con la loro ventiquattrore in mano; altre che uscivano da qualche negozio dopo un po' di shopping, godendosi il loro giorno libero.

Ad Edith mancava Londra e ogni volta che guardava la città di New York correre all'indietro dal finestrino di un taxi, le veniva da canticchiare la canzone di Sting, 'Englishman In New York', riscontrandone alcuni punti non poi tanto distanti dal vero. Era vero che sentiva sempre il suo forte accento quando parlava con qualcuno. E che non correva quando camminava. E non perché, come diceva la canzone che 'un vero gentleman cammina ma non corre mai', ma perché, come aveva scoperto, tutti i newyorchesi avevano la straordinaria abitudine, molto più radicata dei londinesi, di correre ovunque andassero, anche se dovevano andare a bere un caffè.

Stava pensando questo, ragionando sul fatto che infondo anche New York era una parte di lei, che aveva imparato a conoscere con Brian e ad amare con Orlando -al punto che ci avevano concepito Ella in quella città- quando sentì la voce dell'autista annunciare:

Siamo arrivati!”

Quanto?” chiese Edith prendendo il portafoglio.

Sei dollari e cinquanta!” rispose l'uomo.

Edith sorrise porgendo la somma all'uomo e ringraziandolo, andò al portone dello stabile dove abitava, pregustando un bel pranzetto insieme a sua figlia quando sentì:

Menomale. Credevo ti fosse successo qualche cosa!”

Edith si irrigidì e voltandosi lentamente, si aprì nel suo viso il primo vero sorriso di gratitudine della giornata. E aprendo le braccia, buttandosi al collo della persona che l'aveva bloccata, disse:

Emma Norton. Tu non hai la minima idea di quanto sono felice che tu sia qui!”



Emma stava seduta nel divano dell'immenso salotto con grandi finestre che stava al centro della stanza, dando le spalle al piccolo ripiano sollevato di tre gradini, dove stava la cucina e al tavolo che stava alla stessa altezza del resto della casa.

Ti avevo detto che Jorge mi aveva aiutata per la settimana della moda a Milano. E visto che le mie creazioni hanno avuto molto successo, mi hanno chiamata anche a New York!” disse Emma prendendo il bicchiere di vino rosso che le porgeva la sorella, guardando Edith che si andava a sedere nella poltrona di fronte e ridendo le chiedeva:

E tu sei venuta qua con una settimana di anticipo solo per dirmi questo?”

Emma bevve un lungo sorso di rosso e sorridendo rispose:

Niente affatto. Anzi. Ho delle novità...”

Era elettrizzata. L'ultima volta che era successo le aveva annunciato le sue nozze con Franz. E con aria inquisitoria Edith ribatté:

Qui gatta ci cova!”

Emma sorrise e mettendosi dritta , poggiando prima il calice sul tavolino, poi le mani sulle gambe, muovendo i capelli con un gesto del capo per darsi importanza, disse:

Sei l'ultima della famiglia Norton a saperlo. A fine anno mi sposo con Clay.”

Clay era il commercialista di Emma. Ultima fiamma, un po' noioso quando cominciava a parlare del suo lavoro, ma abbastanza carino. Era uno di quei tipi tutti a modo, che non alza mai la voce e che solo quando riesce un po' ad ingranare e a prendere confidenza con le persone che gli stavano attorno, diventava simpatico e rumoroso. Paul lo aveva subito adottato e aveva sempre detto che, dopo Orlando, quello era il secondo uomo che riteneva adatto a stare con una delle sue sorelle. Giudizio non proprio parziale, dato che, alla fine della serata, Edith aveva visto Clay con la sua cravatta in testa, un braccio attorno alle spalle di Paul e un bicchiere di vino in mano che cantavano assieme l'inno inglese 'God Save The Queen'. Della serie: Dio li fa...

Edith, dal canto suo, aveva qualche riserva su Clay. Non sul carattere. Clayton Williams era davvero un uomo dolce e simpatico. Il problema stava nel fatto che Emma e lui avevano cominciato una relazione relativamente da poco dato che, una volta incontratisi, lasciarono i rispettivi partner pur di stare assieme. Tutto questo avveniva solo quattro mesi prima, poco dopo il battesimo di Kevin.

Mettendosi di nuovo a sedere Edith, balbettando guardinga, domandò:

Em... Non pensi che quattro mesi di relazione siano un po' pochi per progettare un matrimonio?”

Come lo sono due mesi per fare un figlio, non trovi?” rispose Emma facendo un sorriso molto tirato alla sorella.

Era un riferimento non propriamente velato alla gravidanza di Edith quando ancora era la compagna di Orlando. Rendendosi conto che, quindi, non aveva nessuna voce in capitolo, Edith, prendendo il calice, dopo un lungo sorso, replicò:

E perché sei venuta a dirmi che ti devi sposare direttamente a New York? Insomma! Ci vuole ancora un po' per la sfilata...”

Per dirti che Clay ha ottenuto la direzione della filiale americana e che ci trasferiremo qua per un tempo indeterminato?” rispose Emma mordendosi il labbro.

Edith sbarrò gli occhi e quasi cercando la conferma di quello che aveva sentito domandò alla sorella:

Questo significa che...?”

Che sono qui per cercare un appartamento e che mi trasferisco a New York a fine mese!” finì la frase Emma saltando in piedi e abbracciando la sorella.

Fu Edith che, ancora stretta alla sorella, disse:

Non hai la minima idea di quanto sia felice di sentire una bella notizia dopo tanta merda!”

Emma si staccò dall'abbraccio lentamente e guardando Edith preoccupata replicò:

Sei da stamattina che dici che non è la giornata per scherzare. E fatto ancora più strano dici di avere la giornata libera di mercoledì. È successo qualche cosa a lavoro? Non ti hanno licenziata, vero?”

Edith chinò la testa, scuotendola in segno di diniego e allontanandosi, torcendosi le dita disse con un certo imbarazzo:

Sabato ci sarò anche io alla sfilata...”

Fantastico! Allora ci andiamo assieme!” sorrise Emma mettendosi di nuovo a sedere nel divano.

Devo andarci con il mio capo...” cercò di continuare Edith, ma venne bloccata da Emma che facendo un gesto con la mano, guardando verso le camere, ribatté:

Ah! Hai una storia con il tuo capo... Ho capito!” e guardando Edith, indicando il luogo dove aveva rivolto lo sguardo, chiese: “Ma questa casa ha una stanza per gli ospiti oppure la tua è affittata alla tata di Ella?”

C'è una stanza per gli ospiti...” rispose Edith senza ragionare. E mettendosi a sedere continuò: “Comunque io non ho nessuna relazione con il capo. Sabato alla sfilata andrò come addetta ai lavori!” e guardò Emma sperando che capisse senza dover aggiungere altro.

Ma non accadde, perché, dopo averla guardata negli occhi, domandò:

E allora? Che problema c'è?”

Edith chinò la testa portando una mano sulla fronte, ridendo divertita per la reazione della sorella e sollevando lo sguardo, puntandolo su quello di Emma, cercando di essere seria, replicò:

C'è anche Miranda!”

Emma rimase un attimo in silenzio, poi spalancò la bocca in una perfetta 'o'. Ci fu un altro lunghissimo e interminabile silenzio che fu Emma stessa a rompere dicendo, sorridente:

Allora abbiamo bisogno di un piano. Devi combattere contro una modella. E cosa c'è di meglio di una ex modella come alleata?”



Non aveva mai amato eventi di quel tipo. Ed ora più che mai odiava il fatto di essersi trovata invischiata in un simile avvenimento.

Entrò nella sala scura, con la passerella al centro, guardandosi intorno più per cercare vie di fuga che per vedere dove fosse Orlando. A dire il vero, cercarlo era inutile dato che, da tre quarti la sala era vuota e si stava riempendo con una lentezza snervante, quasi che gli organizzatori godessero nel vederla trasalire ogni qualvolta un uomo alto e magro, con i capelli ricci e scuri faceva il suo ingresso.

Certo! Edith sapeva che c'era una buona possibilità di non vedere Orlando dal momento che, solo il giorno prima, aveva preso Ella con se.

Stava pensando a questo, sistemando il vestito nero a tubino con lo scollo a barca, senza maniche, con sopra poggiato un copri spalle in velo in tinta, quando sentì:

Norton! Che ci fai tu qui?”

Edith alzò la testa e si trovò immersa negli occhi nocciola che per tanto tempo erano stati i primi che vedeva la mattina quando si svegliava.

E si maledì di aver costretto Emma a non attuare nessun piano per poterselo riprendere. Possibile che si rendesse conto di quanto le mancava ogni sacrosanta volta che lo vedeva.

In un momento, però, ricordò una frase della sorella:

'Se vuoi che schiatti d'invidia, di curiosità e non riesca a toglierti gli occhi di dosso, devi fare come se di lui non ti importasse nulla, come se quella mattina tra di voi non fosse successo assolutamente nulla!'

Al momento in cui Emma aveva detto di fare così, la cosa era sembrata abbastanza facile. Ora però che aveva Orlando davanti sentiva che il 'favoloso' consiglio della sorella era inutile. Orlando era l'unico uomo con cui non poteva fingere indifferenza. Lei lo amava ancora. E se ora lui non provava lo stesso, non poteva non pensare che fosse solo colpa sua.

Sorrise radiosa e sollevandosi, baciando entrambe le guance di Orlando, rispose:

Sono qua con il mio compagno. Conosci David Lewis?” e indicò il magnate che sollevando il sopracciglio per quello che Edith aveva detto, sollevandosi, guardando Orlando e tendendogli la mano, disse:

Lei è il signor Orlando Bloom, vero? Io sono David Lewis...” e guardando Edith, con sarcasmo aggiunse: “... il nuovo compagno di Edith!”

Orlando annuì, guardando i due guardingo e mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni disse:

Ah! E state assieme da quanto?”

Natale!” disse David. “Un mese!” disse invece Edith.

Orlando sollevò un sopracciglio ed Edith, accarezzando la testa dell'uomo, sorridendo tirata aggiunse:

David dice sempre che stiamo assieme da Natale, ma la verità è che quello è il giorno in cui ci siamo conosciuti. Ma effettivamente, stiamo assieme da un mese circa. Giorno più giorno meno...”
“Che sbadato che sono!” sorrise falsamente David guardando Edith come se volesse fulminarla con lo sguardo.

Che vuoi che ti dica amore. Io lo dico sempre. Gli uomini non si ricordano mai quando sono gli anniversari e se ne costruiscono alcuni loro stessi!”

Orlando guardava sempre più circospetto i due e sorridendo, ripeté:

Vero! Gli uomini dimenticano!” poi, indicando la fila di fronte alla loro continuò: “Io sono qua con Miranda. Sai... Ho lasciato Ella con la babysitter per un paio d'ore, visto che Miranda ci teneva che fossi qua mentre lei sfilava! Se volete dopo, tutti assieme, possiamo andare a mangiare un boccone in un qualche ristorante qua vicino. Sempre che non abbiate altri progetti!”

CERTO!” esclamò David con troppa enfasi, al punto che Edith, stupita, non poté far altro che dargli un enorme pestone sul piede, facendolo lacrimare per il dolore che non poteva manifestare.

Ci saremo!” sorrise falsa Edith stringendosi al suo capo, guardando Orlando e cercando di cacciare il pensiero che lo trovava bellissimo con i capelli quasi completamente rasati.

Fantastico...” rispose Orlando. “Allora ci vediamo dopo!” e si allontanò da loro per raggiungere il suo posto.

Edith si mise a sedere e David, una volta fatto lo stesso, guardandola con aria di rimprovero, esclamò:

Ma che ti dice la testa? Mi pesti un piede con il tacco dodici a stiletto? Uno, questo è un atto da Amnesty International. Due... Ti ha sfiorato per un solo secondo l'idea che ti avrei potuto licenziare in tronco davanti a lui?”

Non lo farai!” disse Edith guardando Orlando che sorrideva parlando con un uomo che lei non aveva mai visto prima. “E il pestone te lo sei guadagnato accettando l'invito. Dovevi glissare con eleganza, non accettare l'invito a pranzo del padre di mia figlia con il quale non ho più rapporti civili da un anno e mezzo ormai e che, per giunta, si porterà dietro la sua super figa, super topa ragazza modella...”

David scosse la testa e replicò:

Sono una persona educata, IO. E, IO, ho la decenza di non mettere in mezzo altre persone in mezzo alle mie beghe d'amore e/o personali...”

Volevi stare con me. Ti ho accontentato!” rispose pratica Edith, continuando a fissare Orlando che, in piedi, gesticolando, parlava con lo stesso uomo di prima.

David scosse la testa e guardando anche lui Orlando, sorridendo, disse:

Cavolo. Chi lo avrebbe mai detto!”

Cosa!” chiese Edith spazientita, senza riuscire a staccare gli occhi dal suo ex.

Che stavi con Orlando Bloom. Certo che ti tratti bene in fatto di uomini. Sbaglio o quando ti ho contatta per venire a lavorare qua, avevi una storia con Jude Law?” rispose David divertito.

Edith scosse la testa, sollevando gli occhi al cielo e, guardando l'uomo negli occhi, disse:

Non sbagli. Ma gradirei, se possibile, che non ci fossero intromissioni nella mia vita privata! Grazie!” e quando David stava per rispondere, le luci si spensero e la sfilata ebbe inizio.

Anche se Edith ben presto si rese conto di quanto le fosse impossibile dare attenzione ad uno solo dei vestiti che stavano sfilando, trovando molto più facile, invece, osservare Orlando che applaudiva e guardava le modelle con il naso all'insù. E fu altrettanto difficile accettare che Orlando avesse uno sguardo ammirato ogni qualvolta Miranda passava in passerella.

Forse Emma aveva ragione. Un piano avrebbe avuto più successo.



Ore dopo si chiese il perché e il per come fosse finita seduta ad un tavolo con il suo capo, con Orlando e con Miranda che tra di loro parlavano come se fossero vecchi amici. E soprattutto si chiese come diavolo sarebbe uscita da quella situazione così spiacevole.

Lei doveva essere con sua sorella a pranzo, parlando di quello che era successo alla sfilata e non incastrata dal suo capo in una cena con il suo ex compagno e la sua nuova fidanzata, guardandoli mentre ridevano divertiti alle battute di David.

David che, tra l'altro, credevano fosse il suo nuovo compagno.

Possibile che nessuno si rendesse conto che stava solo ed esclusivamente cercando una via d'uscita che le permettesse di defilarsi senza essere vista?

Tra l'altro Orlando e Miranda avevano preso a baciarsi come due ventose e la cosa stava diventando davvero inopportuna dato che Orlando, di tanto in tanto, si voltava a guardare Edith aspettandosi che facesse lo stesso con David.

E, a quanto pareva, David, aveva colto il retro messaggio e guardando speranzoso Edith fece una faccia del tipo 'ora non mi puoi scappare' protraendosi verso lei.

Vendendosi braccata dal suo capo, Edith si ritrasse mostrando a tutti il suo miglior sorriso tirato ed esordì -ignorando lo sguardo divertito di Orlando che si puliva il labbro inferiore dal lucidalabbra della sua compagna- con una voce un po' stridula:

Bagno! Devo andare in bagno. Se volete scusarmi!” e senza aspettare che gli altri tre accompagnatori rispondessero, si alzò dalla tavola e si allontanò verso il bagno.

Ogni passo lontano da quella tavola la faceva sentire davvero più leggera. L'aria riempiva di nuovo completamente i polmoni e le gambe si facevano sempre più leggere, nonostante portasse ai piedi dei tacchi a stiletto numero dodici.

Attraversò la sala tranquilla, quando giunse alla porta rossa del locale, con la porta a spinta ed entrò nell'ambiente ovattato e con luci tenui del bagno.

Il bagno del locale conteneva due porte. Una era quella che rappresentava il bagno delle signore e per le persone portatrici di handicap. L'altro era quella che rappresentava il bagno per gli uomini. Nella parete vicino ai lavandini stava il fasciatoio per i bambini. E sopra i lavandini c'era un'enorme specchiera illuminata da faretti gialli. Non c'era alcun odore, a parte quello del disinfettante usato per pulire e i lavandini erano sporchi del sapone che cadeva da dentro gli enormi contenitori che stavano appesi vicino ai rubinetti.

Non avendo altra scelta entrò davvero nel bagno e si mise a sedere nella tazza, senza spogliarsi. Voleva solo un minuto di silenzio per pensare a che cosa doveva fare per uscire da quella spiacevole situazione che si era creata. Ma più pensava, meno riusciva a trovare una soluzione. E questo l'avviliva maggiormente.

Si stava crogiolando nei suoi pensieri, quando qualcuno bussò alla porta portandola di nuovo alla dura realtà: doveva lasciare il bagno altrimenti avrebbero davvero cominciato a pensare che se l'era data a gambe.

Si alzò e disse:

Solo un attimo!” e tirò lo sciacquone.

Aprì la porta e quasi sentì il cuore in gola quando, sollevando la testa, si vide di fronte Orlando che, senza troppi complimenti, la fece rientrare dentro il bagno.

Ehy!” protestò Edith risentita mentre Orlando chiudeva la porta e mettendole una mano sulla bocca, disse:

Credi di prendermi in giro con questi giochetti da adolescente alle prime armi!”

Edith aggrottò la fronte, fingendo di non aver capito a che cosa si riferisse Orlando, anche se, al contrario, sapeva di cosa stava parlando. Ma in quel momento, chiusa in un bagno di tre metri quadri con Orlando che le teneva una mano sulla bocca per non farla parlare, la cosa più sensata le sembrava quella di fingere di non capire.

Orlando, che la conosceva, stette al suo gioco e senza alterarsi per quella finta sorpresa alla sua affermazione, sorridendo aggiunse:

Tu non stai con quello. Si capisce da come lo guardi. Si capisce dal fatto che non lo tocchi. Che eviti di far entrare, anche solo per sbaglio, in contatto le vostre mani. Puoi prendere in giro Miranda, Jude. Ma non me, Edith. Per tua sfortuna ti conosco meglio di chiunque altro!”

Seccata dalla sfrontatezza e dalla sicurezza del suo compagno, Edith, staccò con rabbia la mano dalla bocca e socchiudendo gli occhi, squadrando Orlando da capo a piedi, colpendogli il petto con la punta di un dito, ripetutamente, disse:

Tu pensi di conoscermi? Allora dovresti sapere che se da quattro mesi non ti rivolgo più la parola è perché il nostro ultimo incontro non è stato annoverato tra quelli in cui hai fatto brillare la tua intelligenza, ma hai messo in risalto il fatto che voi uomini, quando siete eccitati, fate defluire tutto il vostro sangue nelle parti basse, fregandovene solo del vostro tornaconto...”

Sei tu che mi sei saltata addosso quella mattina!” si lamentò Orlando.

Io ti sarei saltata addosso? Io?” replicò Edith stupita della risposta.

Si! E ti dirò di più. Non ti aspettare compassione se mi chiami quando Jude ha lasciato la tua casa da poche ore. Anche uno stupido capirebbe che cosa vuoi veramente... E quello che vuoi ha solo un nome: sesso!”rispose sicuro Orlando.

Ma la sicurezza dell'attore venne subito fatta vacillare da un sonoro ceffone di Edith.

Stettero fermi qualche interminabile secondo, lui con la mano premuta sulla parte offesa; lei con la mano ancora alzata e gli occhi ridotti a fessure, pronti a lanciare scintille.

Stava per andarsene senza aggiungere altro, quando Orlando la bloccò e la baciò e quando la lasciò andare, entrambi rimasero con le fronti incollate per qualche secondo, con il fiato corto. Fu lui a dire:

Io ti amo. Ti amo ancora Edith Norton!”

Edith sbarrò gli occhi. Come poteva dirgli questo? Come poteva farlo dopo il suo comportamento scorretto quella mattina di quattro mesi prima? Come poteva farlo con Miranda seduta al tavolo a parlare con David e che, forse, visto il tempo troppo lungo che stavano passando dentro quel bagno, stava cominciando sicuramente ad insospettirsi?

Noi... Tu...” cercò di formulare Edith rendendosi conto di non riuscirci, di aver paura di ammettere quello che pensava e di dire che anche lei lo amava ancora e che non voleva altro che tornare assieme a lui.

Orlando la baciò di nuovo e le sussurrò:

Miranda parte per qualche giorno in Italia, per delle sfilate. Ho bisogno di parlarti. Ti prego... Incontriamoci a cena. Prometto che sarò un vero gentleman ora. Lo prometto. Ma permettimi di spiegarti!”

Edith era combattuta sempre di più. Poteva ferirlo, come lui aveva fatto lasciandola da sola, addormentata, sul pavimento del suo salotto, quella mattina di quattro mesi prima, dicendogli di non essere interessata.

Ma sapeva che sarebbe stato inutile. Voleva parlargli anche lei. Lo aveva estromesso per troppo tempo dalla sua vita. E non poteva permetterselo dal momento che stava parlando del padre di sua figlia.

Chinò la testa e guardò la punta delle sue scarpe. Sospirò e sollevando la testa sospirò dicendo:

Ad una condizione. In rispetto di nostra figlia e di Miranda, non ti permetterai mai più di baciarmi! Promettimelo?”

Orlando sorrise. Edith lo guardò.

Possibile che non si fidasse di lui?



E aveva fatto benissimo a non fidarsi di lui.

Almeno era questo quello che pensava mentre Orlando le baciava il seno, steso nel suo letto, mentre faceva l'amore con lei.

Ma che le era preso quella sera? Aveva cenato con il padre di sua figlia, si erano fermati a parlare in macchina di lui, poi l'invito a salire venuto dal nulla e l'inevitabile.

Stretti, godevano reciprocamente del corpo del compagno, assaporandolo come avevano fatto anni prima, rendendosi conto di non averlo mai realmente dimenticato.

Riuscivano ancora a vivere il sesso con la dolcezza di due persone che si amano da un lungo lasso di tempo, senza interruzioni, senza finti pudori, senza patemi d'animo.

E si resero conto che nulla di quello che c'era stato dopo la loro storia aveva avuto la stessa potenza, la stessa forza.

Quando si trovarono stretti, nudi nel letto, Edith sorrise e bisbigliò:

Se te ne vai anche questa volta ti ammazzo!”

Orlando sorrise e abbracciandola fece aderire il suo petto alla schiena di lei. Sospirarono ed Edith prese ad accarezzare il braccio del compagno che dolcemente le posò una guancia sulla testa, chiedendo poi:

Credo che da quando ti ho vista seduta in quella sedia alla sfilata ci sia una cosa che voglio chiederti...”

Se stai parlando di Jude sappi che non ho più nessun contatto con lui. E ritieniti fortunato dal momento che volevo fare lo stesso con te!” rispose velocemente Edith facendo ridere Orlando che, tornando serio, accarezzandole i capelli disse:

NO... Volevo solo sapere... Ma che hai fatto ai capelli?”

I due presero a ridere ed Edith abbracciando Orlando, rispose:

Sai! Quando una donna cambia, la prima cosa che fa è tagliare i capelli e farci qualche pasticcio sopra!”

Orlando rise ed Edith, voltandosi,tirando una ciocca, domandò:

Non ti piacciono?”

Orlando accarezzò di nuovo i capelli e avvicinandola, la baciò e le sussurrò all'orecchio:

Sei bellissima!” e portandola su di se riprese a farci l'amore.



La mattina dopo, ancora intorpidita dalla serata passata con Orlando, Edith guardò il sole entrare dalla finestra. Sorrise stiracchiandosi e sospirando soddisfatta allungò la mano e cercò il corpo del ragazzo dall'altro capo del letto.

Indugiò a lungo sulle lenzuola, ancora scompigliate e tiepide, ma non lo trovò. Sollevandosi, si guardò intorno. Dove diavolo era?

Portò una mano alla fronte e con un sospiro profondo, frustrata gridò:

MERDA!”

Fu in quel momento che sentì la voce di Ella che canticchiava la ninna nanna che Orlando le aveva insegnato. La voce arrivava dalla cucina ed era attutita. Ma quello che fece balzare il cuore di Edith fu sentire la voce di Orlando cantare con Ella.

Aggrottando la fronte scese dal letto e si vestì e poi andò in cucina. Orlando sorrideva tenendo Ella sulle ginocchia che cantava allegra.

Solo in quel momento, Edith, si rese conto di quello che aveva perso da quando aveva lasciato Orlando. Ella era cresciuta in quell'anno e, come tutti i bambini molto piccoli, era cambiata notevolmente diventando, almeno in parte, più indipendente. Quando la storia tra Edith e Orlando era finita, Ella era poco più di una lattante che a malapena camminava. Ora giocava con il padre come mai l'aveva vista fare in quei due anni ed Edith si sentì gelosa del fatto che Miranda potesse godersi questo spettacolo e lei no.

Sorrise bussando alla cornice della porta e disse:

Posso disturbarvi?”

Orlando si voltò e guardò Edith. Era raggiante, come quando Ella era appena nata.

La vogliamo la mamma?” chiese alla figlia, Orlando, facendole il solletico. “La vogliamo?”

Ella cercava di piegarsi per scappare alle angherie del padre, ma inutilmente. E ridendo come una matta, rispose:

Si la voiamo!”

Edith amava sentire la figlia ridere. La sua risata era come quella di mille campanellini che scossi riproducevano un suono dolce e melodioso. Ella non lo sapeva ma in quel momento, sia per la madre che per il padre, quella risata era una tregua da loro stessi, la possibilità di far finta che le cose tra di loro andassero bene anche solo per una mattina.

Rideva sempre più forte, mentre il padre l'arpionava per farle il solletico alla pancia, al punto che Edith ritenne opportuno intervenire, prima che la piccolo si sentisse male. E buttandosi tra i due, prese la piccola in braccio giocando con Orlando ed Ella e finendo anche lei, a sua volta, vittima delle angherie del compagno.

Stavano ridendo tutte e tre, quando qualcuno bussò alla porta.

Oddio! I vicini!” rise Orlando prendendo di nuovo Ella che, a forza di ridere, aveva il singhiozzo.

Edith rise e rispose:

No. Almeno spero. Credo che sia Gwen!” e alzandosi andò ad aprire.

Gwen?” chiese Orlando rimettendo la bambina per terra.

La tata di Ella! Dovresti saperlo, dato che hai visto più lei che me in questi ultimi mesi. E poi è anche una bella ragazza!” replicò Edith avvicinandosi all'ingresso.

Orlando si bloccò pensieroso e socchiuse gli occhi, cercando di visualizzare il volto della giovane ragazza. E quando lo ebbe in mente, aprì la bocca in un silenzioso 'ah!' e riprese a giocare con la bambina.

Edith, nel frattempo, aprì la porta e Gwen, entrando di corsa, dopo averle dato due baci veloci sulle guance disse:

Scusa il ritardo. È che ieri notte stavo studiando per un test di letteratura medioevale che ho lunedì e con Shelly, la mia amica, abbiamo perso la cognizione del tempo e mi sono addormentata e non ho sentito la sveglia del cellulare. Spero di non aver creato alcun problema!”

Tranquilla... Tu non hai nessuna colpa. Piuttosto dovresti essere tu ad arrabbiarti con me dato che oggi mi hai chiesto la giornata libera per studiare!” rispose Edith facendole strada dentro la sala.

Sai che non è un problema quello. Ti ho detto che sono sempre disponibile per te. E poi la lo sai che adoro Ella. E poi, ieri sera, mi hai detto che era importante...” replicò Gwen, ma si bloccò, quando vide Orlando che sistemava la maglietta e la guardava con finto interesse. E voltandosi verso Edith le sussurrò: “Ora capisco perché era importante. Tranquilla. Non dirò nulla nemmeno a mia madre!” e sollevando la voce, correndo verso Ella, le disse: “Piccola. Qua c'è Gwen!”

Abituata alla giovane tata, quando Ella la vide, sorrise e sbattendo le mani disse:

TATA!”

Gwen la prese in braccio e indicando il bagno concluse la pantomima dicendo:

Credo che porterò la piccola a fare un bagnetto...”

Così, per la prima volta da quando si erano svegliati, Edith e Orlando, con tutti i vestiti addosso si fronteggiarono, da soli.

Fu Edith la prima a parlare, incrociando le braccia. E seria disse:

Stavo pensando che, visto che Gwen è a casa con Ella, io e te possiamo anche fare colazione fuori. Che ne pensi?”

Orlando guardò prima Edith, poi la porta del bagno che si chiudeva celando dentro Gwen e sua figlia e, con un sospiro e un sorriso tirato, replicò:

Posso... Posso andare nel tuo bagno a lavarmi?”

Edith annuì, indicandogli la scala che lo avrebbe portato in camera da letto e che, l'attore inforcò senza aggiungere altro. Poi, quando la eco dei passi del suo ex compagno si spense, Edith passò una mano sulla fronte e si chiese se un giorno avrebbe rimpianto quella magia che Gwen aveva interrotto suonando il campanello, dato che le parole che si sarebbero detti dopo, una volta fuori dal caldo rifugio della sua casa, avrebbero influito sui loro rapporti immediati e futuri.



Da quando era andata a vivere a New York, Edith aveva cominciato a fare colazione da Tiffany. Adorava fare come Audrey Hepburn nel famoso film. E sovente, prima di andare in ufficio e cominciare una stressante giornata di lavoro, entrava e prendeva qualche cosa da mangiare, per uscire felice qualche ora dopo, sognando il giorno in cui, anche lei, avrebbe comprato con il suo compagno l'anello di fidanzamento oppure avrebbe fatto la lista di nozze, dato che cominciava a pensare che visto che ci mancavano nove mesi al suo trentesimo compleanno e che tutti e due i suoi fratelli minori si erano o si stavano per sposare, doveva darsi assolutamente una mossa. Non voleva fare la ragazza madre per tutta la vita.

Quella mattina però, conscia del fatto di essere con un attore e che oltre ad essere il padre di sua figlia stava anche con una bellissima modella australiana, Edith decise di lasciar perdere Tiffany e di andare in un posto chic, ma molto più tranquillo.

Scelse quindi 'La Goulue', un posto abbastanza snob, che con un paio di clienti pronti a farsi spennare per la colazione, che riusciva a superare la crisi pagando l'affitto e qualche stipendio ai dipendenti incassando i soldi di una sola normalissima colazione all'inglese.

Seduta tra i tavolini molto eleganti, tra la New York che conta, Edith si rese conto di essere in mezzo ad uno dei posti più conosciuti della città. E questo poteva attirare sguardi curiosi, o peggio, paparazzi che gli avrebbero immortalati e sbattuti in prima pagina senza il minimo ritegno. Rendendosi conto di aver sbagliato, cominciò a guardarsi attorno, sospettosa e nervosa, mentre, con sua grande sorpresa, Orlando dissimulava bene il nervoso, almeno per quello che poteva vedere Edith. Infatti, lei, non poteva credere che il ragazzo non si fosse reso conto di essere praticamente nel momento sbagliato e nel posto sbagliato.

Come fai ad essere così tranquillo?” chiese Edith quasi arrabbiata dal fatto che Orlando sorridesse, quasi che nulla fosse.

Perché non dovrei, scusa?” domandò Orlando guardandola quasi non capisse la domanda.

Edith sospirò quasi incredula della completa indifferenza di Orlando e sibilando rispose:

Beh! Mi sono resa conto di aver scelto il posto sbagliato per fare colazione assieme a te. E che qua ci potrebbe vedere qualcuno e sbattere sul primo giornaletto patinato, essendo al centro di una delle città più grandi e più trafficate del mondo?”

Orlando rise, divertito dalla risposta di Edith che a sua volta gli aveva posto un'altra domanda. E facendo cenno di avvicinarsi, le disse:

Sono sicuro che non ci paparazzeranno. E sai perché? Ho pagato il maître perché controllasse che potessimo stare tranquilli e nessuno spifferasse tutto...”

Edith sollevò un sopracciglio e prendendo il calice, bevendo un lungo sorso d'acqua, guardandosi intorno, si mise a ridere e scosse la testa. Orlando sorrise con lei, poi interessato le chiese:

Perché ridi?”

Edith poggiò il bicchiere e incrociando le mani sotto il mento, disse:

Perché mi sto rendendo conto che quello che stiamo facendo è sbagliato e che tu non vuoi rischiare. Vero Orlando?”

Orlando colse subito il significato della domanda e sospirando, ribatté:

Non voglio mettere a rischio quel poco di felicità che ho solo per una notte si sesso. Dimmi il motivo per cui siamo qui e che cosa siamo noi e io giuro che domani stesso chiamo Miranda e le dico che tra di noi è finita...”

Edith lo guardo seria. E aprendo il tovagliolo sulle gambe, disse:

Non sono io quella che ti deve dire come devono andare le cose tra di noi. Sei tu quello che l'ultima volta che abbiamo fatto sesso è andato via come un ladro. E sei tu quello che mi ha chiesto di uscire e poi, con un sotterfugio, è salito a casa mia e ha fatto sesso con me...”

Tu non hai opposto resistenza, però!” esclamò Orlando interrompendo Edith che, annuendo, guardò la cameriera che li raggiunse e diede loro i piatti con le loro ordinazioni. Poi continuò:

Certo che non ho opposto resistenza! Il problema non è il fatto che abbiamo fatto sesso. Il problema è che tu sei fidanzato. E tutte le due volte che hai fatto sesso con me hai tradito la donna con cui stavi, quindi sei recidivo!”

Tu non sei una come Violet. Lo dovresti sapere!” rispose Orlando.

Il fatto che io sia rimasta incinta per davvero di tua figlia, mentre Violet no, non rende la tua posizione migliore!” fece notare Edith.

Orlando si allungò e disse:

Sai cosa voglio. Voglio che quello che è successo stamattina, quando ti sei svegliata e ci hai raggiunti in cucina si ripeta. Voglio che tu non debba analizzare ogni singola cosa che succeda, come hai sempre fatto! Se non avessi fatto così quando ci siamo messi assieme, avremmo avuto due mesi in più per noi!”

Edith raddrizzò la schiena, offesa dall'ultima considerazione di Orlando e seria disse:

Sai perché sto analizzando la situazione Orlando? Perché da quando ci siamo lasciati la nostra storia è diventata assurda. Al punto che mi sento come se fossi un cucciolo che gioca a rincorrere la coda. Voglio essere felice Orlando. Felice una volta per tutte. E se questo significa che devo lasciarti a lei perché tu non vuoi prendere una decisione, sono disposta a farlo. Perché ho quasi trent'anni. E tutti i miei fratelli si sono sposati. E anche io voglio qualcuno da amare per sempre. E Dio solo sa quanto vorrei che fossi tu. Ma se non è così, allora lasciami libera e fammi trovare qualcuno che mi ami davvero!”

Orlando deglutì. Gli occhi gli divennero lucidi e piano mormorò:

Io ti amo. Io ti ho sempre amata!”

Edith scosse la testa e replicò:

Anche io. Con tutto il cuore. Ma questo non mi basta più. OB! Ho bisogno di certezze, non di parole. Solo certezze!”

Orlando le prese le mani e quasi implorò:

E se ti chiedessi un po' di tempo? Solo un po' di tempo, Edith. So che vuoi che ogni ostacolo tra di noi venga abbattuto, ma non posso lasciare Miranda così. Mi è stata vicina quando ero solo, quando soffrivo come un cane per te e per il fatto che a differenza mia, tu eri felice con Jude e io non avevo costruito nulla... Non voglio lasciarti. Ma ti chiedo tempo per trovare il modo di lasciarla e non ferirla. Ti prego!”

Edith staccò le mani dalla presa di Orlando e domandò:

Mi stai chiedendo di continuare a stare con te mentre stai ancora con lei? Mi stai chiedendo di essere la tua puttana?”

Orlando scosse la testa e replicò:

Non voglio che tu sia la mia puttana. Voglio solo che tutto il tempo che ho perso con te e con la bambina non sia perso per sempre. Ecco cosa. E se devo stare con te, mentre sto ancora con Miranda, allora accetto il rischio. E tu sei disposta ad accettare il rischio?”

Edith sentiva il cuore batterle forte. Finalmente, dopo un anno dalla fine della sua storia con Orlando aveva l'opportunità di stare con lui.

E commuovendosi per l'emozione, disse:

Ti odio Bloom! Riesci sempre a farmi fare quello che non voglio!” e allungandosi gli baciò le labbra.



TRE MESI DOPO...


Ayko aveva ancora un lungo copri vestaglia di seta bianca e portava grandi bigodini in testa.

Si stava specchiando mentre Edith, di fianco a lei, sorrideva guardandola.

Alla fine Inge ce l'ha fatta ad incastrarmi!” disse Ayko fingendosi afflitta e guardando Edith, con il suo solito sarcasmo aggiunse: “Se un giorno decidessi di sposarti chiedi al tuo medico curante una dose massiccia di Prozac!”

Viste le mie ultime esperienze sentimentali e tanto se torno a stare con qualcuno!” rispose Edith con un'amara ironia e guardando l'orologio da polso, aggiunse: “Tu, piuttosto! Sai che ore sono?”

Si! Le undici...” sorrise Ayko nonostante l'aria vaga.

Lo so. Ma tu, tra meno di cinque minuti devi essere fuori da qui ed andare in chiesa. Sei in ritardo mostruoso. Il tuo matrimonio sta praticamente iniziando. O devo forse pensare che hai deciso di non sposarti con Charlie?”

Ayko sorrise e facendo la vaga, guardò l'abito appeso e sospirò dicendo:

Naa! Ho speso una fortuna per quell'abito da sposa. E mi sta fottutamente bene perché lo lasci a fare la muffa in un armadio come qualcuna di mia conoscenza!” e fece un cenno di intesa ad Edith che scosse la testa ridendo. Poi, rivolgendosi anche alle altre presenti, continuò: “Ragazze! C'è una sposa da vestire. Chi mi vuole dare una mano?”

Tutte risero e Ayko, alzandosi, chiese ad Edith:

E tu?”

Faccio una telefonata e ti raggiungo!” la rassicurò Edith con un sorriso dolce. “E poi sto seriamente pensando di non uscire. Questi abiti da damigella d'onore fanno proprio schifo!”

Ehy! Gran Bretagna! Ricordati che li ho scelti io. E che ci sono damigelle che hanno avuto di peggio di quello che hai avuto tu!”

Edith rise e aggiunse:

Vai! È tardissimo!”

Ayko sbuffò e sparì nella camera. Edith la guardò allontanarsi e prese il cellulare dalla piccola pochette viola in tinta con l'abito. Voleva chiamare Orlando quando si rese conto di un giornale che, a differenza degli altri, era girato al contrario, quasi si volesse nascondere la copertina.

Edith si avvicinò e lo prese e quando vide la copertina, sentì il cuore mancare diversi battiti.

In primo piano spadroneggiava una foto di Miranda e di Orlando che si baciavano appassionatamente e il titolo diceva:

CRISI RIENTRATA PER I DUE INNAMORATI!”

Sfogliando velocemente il giornale, Edith cercò l'articolo. E quando lo trovò, anche la sua convinzione che potessero essere delle foto vecchie cadde miseramente. Orlando aveva il taglio di capelli fatto da poco e tra l'altro indossava la maglietta che aveva comprato assieme a lei prima che Edith partisse a Los Angeles.

Lesse l'articolo in fretta, ma gli occhi già prudevano per colpa delle lacrime. E quello che c'era scritto non le piacque affatto.

Si dice che sia stata una donna il motivo scatenante della crisi tra i due innamorati. Ma a quanto pare, Orlando stesso, di ritorno da New York dove si è fermato per stare più vicino alla figlia Ella, ha chiesto a Miranda di tornare assieme...”

'… ha chiesto a Miranda di tornare assieme...'

Era stato lui a tornare da lei. Non il contrario.

Edith sentì il terreno mancarle da sotto i piedi.

Cosa avrebbe detto lui quando le avrebbe sbattuto in faccia quel dannatissimo articolo? Si sarebbe giustificato, come suo solito, oppure avrebbe trovato una scusa valida che gli permettesse di tenere ancora per un po' due piedi in una staffa?

Maledetto bastardo!” mormorò con la voce rotta dal pianto, quando sentì:

Hai detto qualche cosa?”

Edith si voltò e vide Ayko pronta. Aveva un vestito semplice, con una gonna liscia e un corpetto ricamato e impreziosito si Swarosky. Era raggiante e sotto il velo risplendevano altrettanti piccoli Swarosky ad impreziosire la sua acconciatura.

Edith allungò le mani e prendendo quelle dell'amica, piangendo disse:

Sei bellissima!”

Ayko si commosse a sua volta e cercando di smorzare la situazione, tamponando con un dito le guance, rispose:

Non piangere che se mi commuovo anche io, qua mi devono rifare lo stucco!”

Edith l'abbracciò e piangendo più forte, disse:

Sono felice per te!”

Ayko aggrottò la fronte e seria domandò all'amica:

Norton... Tutto ok?”

Edith annuì e sorridendo disse:

Sono solo felice!”

Sicura?” chiese ancora Ayko.

Edith sapeva che se non avesse dato la certezza all'amica di essere felice al duecento per cento, non si sarebbe mossa da lì e per colpa sua sarebbe saltato il matrimonio. E fingendo di essere infastidita, sorridendo in maniera convincente, rispose:

Si! Sono emozionata. E poi vuoi che non cominci a pensare al fatto che tutti vi sposate meno che me!” e sorrise.

Ayko l'abbracciò di nuovo. E commossa disse:

Tranquilla. Arriverà anche il tuo uomo, vedrai. Magari lo conosci già e nemmeno lo sai!”

Edith sorrise e con un po' d'amarezza rispose:

Già! Magari lo conosco...” e guardando l'ora aggiunse: “Muoviti o il prete annulla tutto. Corri!”

Ayko prese la gonna con tutte e due le mani e sollevandola disse:

Bene, mi tocca correre anche il giorno del mio matrimonio ed è solo colpa mia!”e ridendo tutti la seguirono, tranne Edith che per qualche secondo rimase ferma a guardare la copertina del giornale che aveva lasciato cadere a terra quando Ayko era uscita dalla stanza.

Avrebbe pensato ad Orlando e a cosa dirgli quando sarebbe tornata a New York. Al momento opportuno, appunto, quando nessun matrimonio sarebbe stato in pericolo per colpa del suo malumore.

E uscendo dalla stanza raggiunse la sposa e le macchine che si preparavano a partire per condurla in corteo alla chiesa.



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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


Allora. Colgo l'occasione per ringraziare chiara per la bellissima recensione. A quanto pare sono una grande bastarda. Ti tengo tranquilla per tutto il capitolo e poi...

PAM! Dai! Che qua si parla di Take That e di concerti che io non potrò vedere -quest'anno i Take That suonano a Milano il 12 Luglio... Il giorno del mio compleanno e io non posso andarci..sigh sob!- e preparate le uova. Perché so che stavolta me le tirerete.

Il finale è sempre più vicino.

Ancora qualche piccola sorpresa... E poi, chi lo sa. Ringrazio Court che ha trovato tre minuti di tempo per leggere la mia storia. Ti ringrazio dal profondo del mio cuore. Un bacio...

Come lo vedete il finale. Happy o unhappy ending???

FATEMI SAPERE. E ricordatevi che in questa fanfiction nulla è mai come sembra. Un bacio a tutte. E buona lettura.

Niniel82.


Capitolo 50: Tutti si sposano tranne me (e le difficili scelte di una donna in carriera).


Il ritorno di Edith a New York, dopo il matrimonio di Charlie ed Ayko, non fu dei migliori. Per qualche tempo Orlando non si fece sentire nemmeno al telefono e nemmeno tramite Robin, Edith riuscì a mettersi in contatto con lui.

A quel punto l'unica cosa che Edith cominciò a pensare fu che quella volta il gioco era davvero finito e che tra lei ed Orlando non ci potesse più essere nulla, nemmeno la possibilità di salutarsi ad una festa.

Poi, quando meno se lo aspettava, Edith si trovò Orlando davanti alla porta che piangeva come un bambino. Lo fece entrare più per il fatto che fosse troppo sconvolto per girare in quel modo da solo per una città come New York e gli offrì un caffè.

Era passato un mese dall'ultima volta che lo aveva sentito. Era passato un mese terribile per Edith e trovarsi Orlando di fronte le faceva davvero male. Ma la sua scorza dura le permetteva di non soffrire davanti a chi le aveva fatto male e ostentando sicurezza, chiese ad Orlando il perché di quello stato. Lo ascoltò mentre diceva di non essere un verme e non un uomo, annuendo sulle affermazioni non proprio carine che il suo ex compagno si rivolgeva da solo. Ascoltò Orlando autocommiserarsi con noncuranza e una volta finito, gli indicò la porta, comunicandogli di non credere ad una sola parola.

Orlando spiazzato da questo, guardò Edith stranito e stava per andarsene, quando, voltandosi, si voltò e baciò Edith.

Colpì il nervo scoperto della sua ex che cedendo alle carezze e ai baci di Orlando, si sciolse nell'occhio della passione cieca di Orlando e ci fece l'amore.

E da quel momento le promesse di Orlando divennero di nuovo oro colato. Edith volle credere che davvero lui l'amasse. E sicuramente lui l'amava, solo che non riusciva a lasciare Miranda per paura di ferirla. Infondo, come le aveva ricordato perfino Kate in una delle loro cene tra vecchie amiche che capitavano ogni volta che Kate era a New York ed era libera da impegni di studio o lavorativi, Orlando era stato a lungo con lei, chiudendo gli occhi e non vedendo la fine della loro storia nemmeno quando era scritta di fronte a loro a chiare lettere.

Edith cominciò ad attendere ciecamente quel giorno e le scappatine di Orlando a New York divennero uno dei pochi motivi che la rendevano davvero felice. E le attendeva con la stessa gioia con un cui un bambino attende Natale. E non si rendeva conto che a soli trentanni era l'unica che non si era ancora sposata, nonostante lo desiderasse con tutto il cuore.

E non si rendeva conto che sua figlia Ella, che cominciava a capire quello che le accadeva attorno, con la stessa dolcezza e ingenuità di una bambina di due anni forse cominciava a sentirsi destabilizzata da quello che le stava succedendo.

Ma Edith era una donna innamorata. E da donna innamorata era cieca. E la sua cecità la portava a non vedere al di là del suo naso.

E decisa visse quel suo amore insano, dividendolo tra lavoro, casa e sua figlia. Le uniche cose importanti oltre Orlando.



23 Giugno 2009.


'TODAY THIS COULD BE THE GREATEST DAY OF OUR LIVES

BEFORE IT ALL ENDS

BEFORE WE RUN OUT OF TIME

STAY CLOSE TO ME

STAY CLOSE TO ME

WATCH THE WORLD COME ALIVE TONIGHT

STAY CLOSE TO ME'


Edith ed Emma stavano correndo per le autostrade inglesi. Da Londra, con la macchina di Emma, avevano preso la volta di Manchester dove i Take That si sarebbero esibiti in alcune delle date del loro tour.

E giustamente nello stereo della macchina era stato inserito l'ultimo CD dei Take That. 'The Circus'.


'TONIGHT THIS COULD BE THE GREATEST NIGHT OF OUR LIVES

LET'S MAKE A NEW START

THE FUTURE IS OUR TO FIND

CAN YOU SEE IT

CAN YOU SEE IT IN MY EYES

CAN YOU FEEL IT NOW

CAN YOU HOLD IN YOURS ARMS

TONIGHT (HOLD ON HOLD ON)

TONIGHT (HOLD ON HOLD ON)'


Ridendo e scherzando, mentre guidava, Edith, assieme alla sorella, cantava divertita il primo singolo dei Take That 'Greatest Day', gridando e sbattendo le mani sul volante.

E mai canzone fu più azzeccata di quel momento. Il primo tour dei Take That, 'Beautiful World Tour' lo aveva mancato per via della sua gravidanza e il primissimo, quello della riunione, 'The Ultimate Tour' lo aveva mancato per degli impegni di lavoro.

Finalmente dopo tre anni non solo riusciva a vedere un concerto del suo gruppo preferito, ma si trovava a condividere questa esperienza con una delle poche persone che appena tre anni prima, mai avrebbe immaginato potessero stare con lei in quel momento: sua sorella Emma. La stessa Emma che nel 1993, in un caldissimo Luglio, alla Wembley Arena di Londra, aveva difeso dagli spintoni delle pazze che stavano dietro a loro gridando come ossesse.

E tutto questo faceva sentire Edith più giovane. Come quando da adulti si gioca e ci sente bambini, con la consapevolezza di non esserlo più. Catturandone comunque tutta la leggerezza del quale da tempo ci si è privati.

La stessa leggerezza che sentiva mentre Gary & co. assieme a loro cantavano il ritornello.


'STAY CLOSE TO ME (HOLD ON)

STAY CLOSE TO ME

WATCH THE WORLD COME ALIVE TONIGHT

STAY CLOSE TO ME

HOLD YOUR HEAD HIGH (HOLD ON)

ARMS OPEN WIDE

YEAH THE WORLD START TO COME ALIVE TONIGHT

WHEN YOU STAY CLOSE TO ME

TODAY THIS COULD BE THE GREATEST DAY OF OUR LIVES

TODAY THIS COULD BE THE GREATEST DAY OF OUR LIVES'


Emma, nonostante le risate, nel frattempo guardava di sottecchi la sorella.

Aveva capito ma non saputo dalla diretta interessata della sua tresca con Orlando. E questo preoccupava non poco Emma, che, in tempi non sospetti aveva ricoperto lo stesso identico ruolo che stava ricoprendo adesso anche Edith.

E si rivedeva in lei ogni volta che rideva, perché non lo faceva più come prima; ogni volta che si rendeva conto che la grinta di Edith si andava perdendo ogni giorno e che il suo umore era altalenante ed era diventata più irascibile del solito.

Certo, per Emma vedere Edith felice significava essere felice a sua volta, anche se era molto preoccupata per lei. E doveva ammettere che quel momento di calma era davvero una perla nera, da custodire con cura.

E sollevando le mani in aria con lei, più per non rovinare quel momento idilliaco tra di loro che per altro, cantò l'ultima parte della canzone. A squarciagola.


'AND THE WORLD COME ALIVE TONIGHT

AND THE WORLD COME ALIVE TONIGHT

AND THE WORLD COME ALIVE TONIGHT

STAY CLOSE TO ME (HOLD ON)

STAY CLOSE TO ME

WATCH THE WORLD COME ALIVE TONIGHT

STAY CLOSE TO ME

STAY CLOSE TO ME (HOLD ON)

STAY CLOSE TO ME

WATCH THE WORLD COME ALIVE TONIGHT

STAY CLOSE TO ME(°)'


La canzone finì ed Edith ridendo riavviò i capelli con una mano, sistemando anche i Ray Ban a goccia. E sospirando disse:

Uh! Era da tanto che non mi divertivo così cantando una canzone!”

Emma annuì e allungando una mano abbassò il volume mentre Mark Owen cantava 'Hello', scatenando la rappresaglia della sorella che ridendo disse:

Ma no! È la canzone di Mark!”

Sai che mi importa!” rispose Emma scrollando le spalle. “A me piace Howard non Mark. E questa canzone è odiosa!”

Edith schioccò la lingua disapprovando quello che stava dicendo Emma e con un sorriso replicò:

Non sei una vera fans dei Take That. Dici che una loro canzone fa schifo? No si fa!”

Emma voltò la testa e con sguardo annoiato osservò la sorella e seria disse, dopo qualche attimo di silenzio:

Sono una persona obiettiva. E ti dico che nel primo album i quattro quinti delle canzoni erano un obbrobrio vero e proprio...”

Edith rise e replicò:

Bene. Sappi che non vedrai i ragazzi quando andrò all'albergo per intervistarli!”

Emma socchiuse gli occhi e rivolse ad Edith uno sguardo truce, dicendo poi con una voce minacciosa:

Sappi che ho ucciso per molto meno...” e voltandosi a guardare la strada e le campagne inglesi che si succedevano nello skyline e che veniva inghiottita dietro di loro, con voce arresa aggiunse: “Bene. Ho capito che ho sbagliato tutto nella vita. Se avessi fatto la giornalista anche io mi sarei fidanzata con un attore e avrei intervistato i Take That dentro le loro camere d'albergo senza usare scuse assurde per poter entrare. E mi avrebbero pagato profumatamente per questo!”

Edith rise, stavolta quasi forzatamente, guardando la strada con uno sguardo che era tutt'altro che allegro.

Non c'era niente di divertente in quello che aveva detto Emma, anche se lei lo aveva fatto passare come una battuta. Conosceva sua sorella. Sapeva quando stava scherzando e quando no. E in quel momento, nonostante il suo tono, aveva aperto un discorso serio.

Per Emma la felicità della sorella era, sì, una perla nera, ma quello era l'unico momento che avevano per affrontare un problema che la minore delle sorelle Norton aveva troppo a cuore.

Capita l'antifona Edith si scurì in viso e disse:

Emma... Non ho voglia di litigare per Orlando in questi tre giorni. Davvero. Sono felice di vivere questo momento con te. Di avere l'onore di intervistare i ragazzi per il 'The Guardian' e di poterti portare con me e farli conoscere finalmente anche a te... Ma ti prego... Lascia la mia vita privata fuori da questo...”

Emma allungò la mano per bloccarla e replicò:

Io sono la prima che non dovrebbe dirti nulla. Sono stata l'amante di Brian proprio quando tu stavi con lui... Ma so anche come si sta dalla tua parte. E tu Edith non lo meriti. Sei una persona troppo intelligente per essere una seconda scelta...”

Una seconda scelta!” intervenne Edith alzando la voce. “Io sono stata la compagna di Orlando per quasi due ani. Ho fatto una bambina con lui...”

E lo hai lasciato per Jude. Solo per ripicca!” la interruppe seria Emma, continuando poi, “Ora lui sta con Miranda. E non la vuole lasciare. Ti rendi conto che stai vivendo nell'ombra e che non dici della tua storia nemmeno a me, o a Rachel o a Jen? A noi che ti conosciamo molto meglio di quanto può conoscerti Orlando stesso? Ti rendi conto che non sei più felice. Che vivi nell'attesa di chiamate che non verranno e di campanelli che non suoneranno mai... Edith... Devi riprendere la tua vita in mano. Una volta per tutte. Devi decidere come lasciarlo, una volta per tutte...”

Edith rimase zitta. Guardava la strada e sotto fondo sentiva il ritornello di 'Said It All' un'altra canzone del nuovo album dei Take That. E fu come una pugnalata sentirla proprio in quel momento perché pensava davvero che quelle parole fossero adatte alla situazione che lei stava vivendo.


'SAID IT ALL

NOTHING TO SAY AT ALL

NOTHING TO SAY THE MATTERS

DOESN'T MATTERS, ANYMORE'


Lasciare Orlando. Sapeva che tra di loro era stata davvero detto tutto, che nient'altro c'era da dire e che questo avrebbe cancellato tutti i loro problemi. Lui avrebbe vissuto la sua storia con Miranda e lei avrebbe potuto ricominciare una volta per tutte da zero.

Ma perché, anche se sapeva che quella era la scelta giusta da fare, non riusciva a farla?


'IN THE SUDDEN LIGHT OF DAY

NO WEIGHT OF EXPECTATION

THE HURT BEGAN TO FADE

AS YOU FIND A NEW DIRECTION

BEEN TALKING HERE FOR DAY AND DAY...(+)'


Sollevò l'audio e ascoltò la canzone. Emma la guardò preoccupata e si sistemò nel sedile, senza aggiungere altro. Era stato detto tutto.

E mentre i Take That nel cd cantavano le loro canzoni, quando Gary Barlow cominciò a cantare il ritornello di 'The Circus', che diceva:


''COS EVERYBODY LOVES A CIRCUS SHOW

BUT I'M THE ONLY CLOWN YOU'LL EVER KNOW

AND NOW YOU CAN APPLAUD MY BEST MISTAKE

I LOVE YOU WAS TOO MANY WORDS TO SAY...

TO SAY(*)'


gli occhi di Edith si riempirono di lacrime e tutto il dolore che aveva dentro saltò fuori, inatteso. E la fece piangere di cuore.

Ti amo, in quel momento, era davvero una parola troppo lunga da dire.



La sola idea che tutto, il giorno dopo, sarebbe finito l'atterriva. Cercava di non pensarci, correggendo gli ultimi pezzi dell'intervista, nonostante fosse appena tornata per la seconda sera di fila dall' Old Trafford. Ma era tutto inutile.

Il giorno dopo, dopo aver inviato il pezzo tramite fax a Tom stesso, avrebbe lasciato l'hotel e avrebbe preso il primo aereo per New York e sarebbe ritornata a casa. E lì avrebbe trovato Orlando che, con la scusa di stare accanto ad Ella senza trattarla come una valigia da portare da una parte all'altra, visto che Edith era in Gran Bretagna aveva deciso di stare a New York con la piccola.

E questo, dopo il discorso che aveva fatto assieme alla sorella, la tormentava e sovente, quando pensava ad Orlando, si trovava a cantare il ritornello di 'The Circus', scoprendosi, con sorpresa e disappunto, a piangere come una bambina.

Aggiungendo il fatto che i discorsi di Emma erano diventati solo Take That, il suo matrimonio e la prossima linea per l'autunno-inverno, Edith si sentiva, se possibile, ancora di più in colpa.

Sapeva di aver ferito sua sorella dicendole, delicatamente, di farsi i fatti suoi ed evitando consigli preziosi da una persona che sapeva che cosa significava stare dalla parte in cui stava lei. Ma da quando aveva cominciato la sua relazione clandestina con Orlando a malapena accettava le sue critiche, immaginarsi quelle altrui.

Accettava quindi, suo malgrado, i silenzi della sorella. E ticchettando sulla tastiera, formulava parole e pensieri che, alle volte, spesso e volentieri, non duravano più di cinque minuti sulla pagina bianca e venivano cancellate impietosamente dopo essere state evidenziate con il mouse.

Stava sbuffando cancellando per la terza volta la stessa frase, quando sentì il cellulare squillare.

Corrugando la fronte, prese il suo I-Phone e guardò il mittente. E questo la fece preoccupare di più. Era la redazione.

Chi è?” chiese Emma sollevando la testa dal cuscino.

New York!” rispose Edith e accettando la chiamata, rispose: “Edith Norton!”

Edith! Sono Josie. Dimmi che sei al computer in questo momento!”

Edith corrugando la fronte, disse:

Ho il computer, ma non sono in rete, che sta succedendo?”

Josie prese fiato e disse:

Qua tutte le redazioni sono in subbuglio. È morto Micheal Jackson!”

Scusa!?” esclamò stupita Edith rizzando a sedere.

Te lo ripeto? È morto Micheal Jackson!” ripeté Josie.

Ma che è successo?” chiese ancora Emma preoccupata.

Accendi la televisione Em, ti prego!” e rivolgendosi di nuovo alla sua assistente le disse: “Ma sei sicura?”

Sii! Ne stanno parlando tutti, Edith. Sono tutti stupiti, ma tutti all'erta. È uno scoop della madonna...” rispose Josie tranquilla.

Il fatto che fosse morto un uomo che era stato uno dei pilastri della musica pop degli ultimi trent'anni passava in secondo piano. La morte di Micheal Jackson era un evento storico, almeno nella storia della musica, che avrebbe acceso milioni di riflettori sull'uomo e sul personaggio. Un po' come per Giovanni Paolo II al momento della sua morte. Un evento tragico che richiamò l'attenzione di moltissime persone, cattoliche e no, che attirò milioni di televisioni e fece vendere tantissimi giornali.

E anche quello sarebbe stato lo stesso, nonostante la differenza dei personaggi.

Cazzo! Siamo nella merda Josie. Voglio che tu prenda le redini fino a che non torno a New York domattina. Sei capace?” disse Edith seria.

Sì! Credo!” rispose Josie poco convinta.

No. Mi devi dare la certezza! Sei pronta?” chiese Edith.

Josie sospirò e con un tono da ' tanto non ho altra scelta', rispose:

Sì!”

Bene!” replicò Edith: “Chiama moda e cerca la stilista di Jacko. E poi, chiama cronaca e mandalo nel posto in cui si pensa sia lui in questo momento. Digli di raccogliere più notizie possibili. Io finisco l'articolo per il mio amico del 'Guardian' e poi comincio a scrivere l'editoriale. Tu, nel frattempo, raccogli notizie su tutti quelli che hanno accusato Jacko di essere un pedofilo. E fammi un sunto di tutto quello che sta succedendo. Lo voglio sulla mia scrivania appena torno. E non mi importa del jet-lag. Mi metto a lavorare di notte, se devo. E voglio che lo facciate anche voi. E se ci riesci, fatti venire qualche altra idea e sguinzaglia più gente che puoi, Josie. Mi fido di te!” e senza aspettare risposta, chiuse il telefono.

Emma, invece, guardava sbalordita il telegiornale.

Oddio! È morto Micheal Jackson! Sono quelle cose che ti fanno pensare che un giorno tutti moriremo!” mormorò guardando incantata la televisione.

Edith passò una mano sulla faccia e replicò:

E ha scelto il momento peggiore per farlo. Proprio quando ero in Inghilterra. Quando tornerò a New York sarò sommersa dal lavoro...” e riprendendo a ticchettare sul portatile, aggiunse, sconsolata: “Meglio che mi dia una mossa. Non credo che mi permetteranno di tenere il computer acceso sull'aereo. E devo ancora finire l'articolo sui Take That e scrivere l'editoriale per Vanity US. Merda!”

Emma la guardò sollevando un sopracciglio e mettendosi di nuovo supina, con a testa un po' sollevata dal cuscino, disse:

Un modo pulito per ritardare i problemi!”

Edith si bloccò e guardando la sorella chiese:

Che cosa vorresti dire?”

Che buttarti nel lavoro non risolverà nessuno dei tuoi problemi?” replicò sorridendo sarcastica Emma.

Edith sbuffò. Non aveva tempo per litigare e riprendendo a ticchettare sul pc, liquidò la sorella dicendole:

E allora vallo a dire tu a Micheal Jackson di resuscitare, perché ho troppi impegni per dirigere un giornale che dedicherà, quasi per intero, tutto il suo numero a lui!”

Emma sbuffò e spegnendo la televisione, mettendosi a dormire, voltando rigorosamente le spalle alla sorella, borbottò tra i denti 'buonanotte' e non disse più una sola parola.



Non mi importa quanto tu sia malato. Vuoi ancora lavorare nel mio giornale Jackobs? Allora alza quelle chiappe secche dal letto e corri a intervistare un po' di gente a Neverland. E non mi frega se tua moglie ha la temperatura basale perfetta perché tu possa mettere al mondo dei piccoli stupidi come te. Micheal Jackson è morto. E mentre tu stai pensando a scopare, dicendomi invece di avere la febbre, qua stiamo lavorando come dei matti per mettere su un numero speciale sul Re del Pop. E visto i progetti che avevamo per il nuovo numero, significa ricominciare da capo. E noi andiamo in stampa tra tre giorni!” e senza aspettare risposta chiuse il telefono e schiacciando il bottone di chiamata, contattò la sua segretaria e passando una mano negli occhi, disse: “Monica. Chiamami Josie. E portami un doppio espresso il prima possibile o mi troverete collassata sulla scrivania!”

Certo miss Norton!” rispose la voce metallica dall'interfono.

Edith era a terra. Da quando era tornata a New York era stata più nel suo ufficio che a casa sua. L'ultimo numero di Vanity che avevano preparato e che era pronto per la stampa, era stato cancellato e ora, in redazione, si lavorava freneticamente per mettere in piedi, in tempo record il nuovo numero speciale su Micheal Jackson.

Si godette un attimo di silenzio, rilassandosi un attimo, quando sentì qualcuno bussare.

Avanti!”

Era Josie.

Edith... Ho chiamato il grafico. Abbiamo deciso per una vecchia foto di Jacko. Abbiamo anche trovato degli articoli non proprio positivi su di lui...”

Metti tutto lì, appena bevo il caffè guardo tutto e approvo quello che devo...” disse Edith facendo un gesto con la mano, per indicare la scrivania.

Josie fece come ordinato, poggiando i fogli sul tavolo, poi, incrociando le mani dietro la schiena, disse:

Ha chiamato Lewis. Ha detto che stava provando a chiamarti, ma non ci riusciva. Mi ha detto quindi di dirti che ti aspetta a Times Square. Ti porta a pranzo. E non sente ragioni...” e con una vocina aggiunse: “... vorrei ricordarti che ambasciatore non porta pena!”

Edith sbuffò e guardò l'orologio.

A che ora ti ha detto?”

A mezzogiorno!” rispose preoccupata Josie.

Era mezzogiorno meno un quarto, almeno per il Bulgari di Edith sintonizzato sul fuso dell'Aeroporto Internazionale di New York.

E quando ha chiamato?” chiese Edith cominciando ad arrabbiarsi.

Meno di dieci minuti fa!” rispose Josie che cominciava ad aver paura.

Edith Norton senza caffè e senza sonno, era molto pericolosa.

Edith invece saltò in piedi e prendendo il cappotto, disse:

Josie. Controlla la situazione. Mi raccomando. Togli il pit-bull che sta in te. E mordi per fare male! Io spero di tornare il prima possibile!” e aprendo la porta trovò Monica con il suo doppio espresso. Lo prese e disse: “Monica! Chiama mia sorella e dille che stasera non potrò andare a cena a casa sua. Poi chiama Gwen, la tata di Ella e dille che stasera salta il suo giorno libero e che glielo pago il doppio, per scusarmi del disturbo...”

Miss Norton, ha chiamato il signor Bloom, ha detto che le deve parlare! E che è urgente”

Edith si bloccò e sospirando frustrata, rispose:

La prossima volta che chiama il signor Bloom, le ricordi che qua siamo in piena emergenza e non ad asciugare scogli con il fon. E che nulla e più importante di far uscire il numero per tempo!” e senza aspettare risposta prese l'ascensore al volo e guardò Josie e Monica sparire dietro le porte, con le facce allibite.



-'Il Fantasma Dell'Opera'... So che ho visto quello di Londra e che dovrebbe essere simile, ma in quasi un anno a New York sono stata a Broadway solo una volta a vedere 'Mamma mia'... Comincio a pensare che non abbia più una vita sociale!-

Edith aveva preso un secondo doppio espresso per evitare di cadere fulminata nel centro di Times Square e pensava a cosa fare una volta finita l'emergenza. Cercando di non pensare che per lo stesso motivo nel 2007 Robbie Williams era finito in riabilitazione, Edith guardò sbuffando l'orologio. David aveva già sforato di dieci minuti. E in quel momento in cui la sua presenza in redazione era più che vitale, questo la faceva davvero infuriare. Senza pensare che, da parte di un uomo, far aspettare una donna, era davvero una cosa cafona.

Si guardò attorno un po' nervosa, quando sentì il cellulare suonare.

Lo prese e lesse il numero del suo capo:

David?” rispose lei.

Ciao piccola. Sono appena sceso dal taxi. Ho trovato un sacco di traffico...” si giustificò David.

Dove sei?” chiese Edith che stava davvero perdendo la pazienza.

Sono davanti a te!” sorrise David dall'altra parte.

Edith staccò il cellulare dall'orecchio e volse lo sguardo verso l'altra sponda della strada e vide David che in giacca e cravatta sorrideva salutandola.

Fece lo stesso e facendo cenno di andare avanti all'uomo si avvicinò al semaforo e attese di poter attraversare. E quando lo fece, incrociò le braccia davanti all'uomo e disse, minacciosa:

Perché mi hai chiamata?”

David si grattò la testa e disse:

So che siete nella merda, in redazione. E che la tua presenza è vitale in questo momento...”

Infatti... Come ho detto a Monica e Josie prima di uscire, in redazione stiamo in piena emergenza e non a pettinare bambole, quindi ti prego di arrivare al punto e di dirmi il motivo della mia convocazione e smetterla di farmi perdere minuti preziosi per me e per il giornale che dirigo e di cui tu sei il proprietario...”

Edith disse tutto con una poco velata insolenza, che fece sorridere David. Erano poche le persone che si potevano permettere quel comportamento con lui. Ed Edith era in quella piccola cerchia del quale facevano parte la madre di David, la sua prima moglie e il suo migliore amico e commercialista.

Deduco che questo sia un modo abbastanza chiaro per farmi capire che con te non butto i mie soldi, vero Edith?” sorrise David.

Appunto. E anche per ricordarti che il Re del Pop muore una sola volta, anche se stiamo parlando di Micheal Jackson... E che tutta America vorrà sapere quanto è più possibile su di lui. Cosa che io stavo cercando di fare seduta nella mia poltrona di ufficiò, lavorando per mandare un numero completamente diverso di Vanity e che dovrà andare in stampa tra non meno di sessanta ore... Tutto questo prima che tu mi convocassi con un lasso di tempo irrisorio a pranzo...” ringhiò Edith.

David porse il braccio ad Edith e sarcastico disse:

Allora non ti faccio perdere tempo prezioso e ti chiedo di seguirmi. Qualche metro più avanti c'è il mio ristorante preferito. Che ne dici?”

Edith annuì prendendo a braccetto David sorridendo, rispose:

Dico che per una che non ha fatto altro che ingurgitare doppio espresso da questa mattina, a stomaco vuoto tra l'altro, un pasto completo non sarebbe male... Ma vorrei ricordarti che non ho con me la carta di credito, quindi faresti meglio a vedere se hai dei liquidi con te. Non ho tempo per finire la giornata a lavare i piatti in un ristorante perché tu non hai i soldi dietro per pagare...”

Stavolta David rise a bocca piena e cominciando a camminare lentamente verso il ristorante designato, rispose:

Tranquilla... Ho un mucchio di soldi con me dietro...” e senza aggiungere altro andarono a mangiare.



Edith non ci poteva ancora credere. Dopo essersi seduta e aver ordinato e, quindi, giustamente domandato a David il motivo della sua fulminea convocazione per un pranzo di lavoro privato, il magnate rispose con un semplice:

Voglio riconquistare la mia prima moglie!”

Allibita, Edith, rimase un attimo in silenzio. Poi, parlando lentamente, chiese:

Quindi, tu, con la redazione che sta implodendo sotto il peso del fatto che in quattro giorni abbiamo rivoluzionato un numero pronto ad andare in stampa e al quale servivano solo delle piccole correzioni per ricominciare da zero, mi hai chiamata qua, sapendo che una gran parte del lavoro tocca a me, visto che devo scegliere e correggere copertine e bozze a gogò, solo per dirmi che vuoi riconquistare la tua prima moglie?”

Vorrei ricordarti che tu sei l'unica donna che conosco e che può aiutarmi!” sorrise tranquillo David.

E cosa vorresti dire con questo, scusa?” chiese Edith sospettosa.

Che tu mi aiuterai a riconquistare Annabelle con qualsiasi mezzo a tua disposizione, mettendo a mia disposizione la tua immensa arguzia femminile!”replicò pratico David.

E se mi rifiutassi?” domandò ancora Edith.

David si allungò e facendole cenno di avvicinarsi, rispose pratico:

Potresti farlo, infondo in America tutti hanno diritto ad essere liberi e felici. Ma io sono un uomo che quando vuole una cosa la ottiene. E visto che ho bisogno del tuo aiuto... Tu mi aiuterai... Che ti piaccia o no...”

Edith ascoltò tutto, poi, con un sospiro si abbandonò sulla spalliera della sedia e con aria afflitta, disse:

E se ti chiedessi il tempo di farmi uscire da questo casino della morte di Micheal Jackson? Davvero... Non riuscirei a trovare il tempo per aiutarti. Sono piena di lavoro fino al collo. E non so dove mettere le mani... Cerca di capire...”

David accolse con gioia la bistecca al sangue che le venne portata e mangiando subito un boccone, guardando quasi non sapesse come Edith avesse ordinato solo una misera cedar salad, rispose:

Certo. Prima il dovere, poi il piacere, mi sembra più che giusto...”

Edith sollevò gli occhi al cielo e prendendo la forchetta, con un mezzo borbottio, disse:

Buon appetito!” e cominciò a mangiare la sua insalata che, nonostante tutto, non scacciò il senso di amaro che sentiva in bocca.

Un giorno, avrebbe dovuto decidere e smetterla di lavorare sotto un dirigente dal momento che a lei, in tutta la sua carriera, le avevano portato solo una caterva di problemi.



MALEDIZIONE!” gridò Edith disperata, cercando di fermare l'ennesimo taxi che passò dritto, senza nemmeno degnarla di uno sguardo. “Possibile che in questa città è più facile essere colpiti da un meteorite, piuttosto che trovare un taxi quando ne hai un bisogno matto?”

Edith era frustrata. Cominciava a sentire il peso di tutta quella settimana che stava per finire e quasi non poteva credere possibile che, tutti, ritenessero i propri problemi più importanti della sua salute mentale. Che, diciamocela tutta, a quei ritmi sarebbe andata sicuramente a ramengo.

Allungò la mano di nuovo e l'ennesimo taxi le stava per sfrecciare incurante davanti, quando sentì:

Comincio a chiedermi quale sia il disegno che il destino voglia per noi, dato che, quando sei in difficoltà ti incontro sempre!”

Edith si voltò e strabuzzò gli occhi. E il cuore le mancò un battito. Davanti a lei c'era Jude Law, il suo ex compagno.

J-Jude?” disse Edith con un filo di voce.

Jude sorrise e rispose:

In carne e ossa, semi immortali, dato che, come mi ricordavi tu spesso e volentieri, la mia faccia è apparsa in un po' troppi film per essere dimenticata!” e prendendole le mani le allargò e guardandola, fischiò e aggiunse: “Posso dirti una cosa piccola... Sei sempre più bella...”

Edith si sentì avvampare. E maledisse il destino e David che avevano voluto che lei stesse in quella stessa strada proprio nel momento in cui stava per passare Jude.

Chinò la testa e stava per rispondere, quando Jude le chiese:

Ma che ci fai a New York?”

La domanda era pertinente. Edith era partita senza dire niente a Jude, senza lasciare un recapito, diminuendo, nonostante le promesse, anche i contatti con i figli di lui e con il quale Edith aveva costruito un buon rapporto.

Sospirò e imbarazzata, spostando un po' i capelli che, nonostante fossero corti, le cadevano sul viso, Edith rispose:

Abito a New York!”

Jude rimase un attimo in silenzio, poi disse:

Svelato l'arcano... Sei sparita ad ottobre, dopo la fine delle nostra storia. E non mi hai detto nulla... Almeno adesso so che stai nella Grande Mela e che te la passi bene... Almeno spero” e la guardò indagatore.

Stavolta Edith rise e, una volta calmata, replicò:

Tranquillo! Me la cavo bene. Sono la nuova direttrice di Vanity US!”

Jude fece un altro lungo fischio e guardando l'orologio le disse:

Immagino che come quando eri capo di Vanity UK, tu sia una donna super impegnata che non può permettersi un caffè con un cretino che la trova ancora terribilmente sexy, nonostante si siano lasciati quasi un anno fa, vero?”

Stavolta Edith si sentì realmente imbarazzata e, chinando la testa, rispose:

Vorrei, davvero. Ma, credo che tu lo sappia, è morto Micheal Jackson e io ho dovuto rivoluzionare il numero per adeguarmi al grande evento. E ora devo correre in ufficio, ad avvelenarmi con i doppio espresso di Starbucks e a rodermi il fegato per colpa dei miei dipendenti. Il caffè è cosa gradita, davvero. Ma per una che non vede sua figlia da quasi una settimana per colpa del lavoro, credo che non sia indicato...”

Jude chinò la testa, afflitto. Pareva proprio che non avesse incassato bene il rifiuto di Edith. E fu la stessa giornalista a domandare:

Quanto tempo ti fermi a New York?”

Sto lavorando a teatro. Amleto. Come a Londra. Sono in scena fino a Dicembre!” rispose Jude sollevando la testa, colto in contropiede da quella domanda che non si aspettava.

Edith sorrise e replicò:

Tra un paio di giorni sarà tutto finito e visto che il nuovo numero è parzialmente pronto, che ne dici se ci vediamo allora a cena?”

Jude sorrise malizioso e mettendo le mani nelle tasche, disse:

Io avevo proposto un caffè, ad essere onesti...”

E io ti ho detto che da una settimana non faccio altro che avvelenarmi con doppio espresso. Almeno che tu non abbia mentito e covi un odio recondito verso di me...”rispose sarcastica Edith.

Jude si grattò la testa e sorridendo rispose:

Ok! Mi dovresti fare il grosso favore di lasciarmi il tuo nuovo numero di cellulare. Sai... Credo che ti sia dimenticata di darmelo...”

Stavolta Edith sorrise imbarazzata, molto più delle altre volte. Quello era un rimprovero mascherato da richiesta. Edith era partita di nascosto, dando spiegazioni solo ad Orlando per il semplice fatto che era il padre di Ella, altrimenti, per come stavano le cose ad Ottobre del 2008, avrebbe taciuto la sua partenza anche con lui.

Certo! Non si pentiva del suo silenzio. Lo aveva fatto per stare tranquilla. Aveva passato gli ultimi cinque anni della sua vita assieme a tre uomini diversi in periodi diversi, ma con intervalli di tempo davvero piccoli l'uno dall'altro. Partire a New York, nonostante non lo avesse detto apertamente, era una sorta di fuga dal suo passato, da quello che in quegli ultimi cinque anni non le aveva permesso di essere completamente felice. Aveva avuto una bambina, cosa che Brian non le aveva dato, ma che con Orlando era arrivata così in fretta che si era trovata a dover imparare qualche cosa che non sapeva fare nel momento in cui la sua carriera prendeva il volo e con una relazione agli inizi. Non che ne fosse triste, ovvio! Ma la presenza di Ella, alle volte, aveva reso le cose più difficili, almeno nel campo lavorativo.

E Jude era stato, come Brian, la fune che la teneva legata e che non le permetteva di volare liberamente.

Finita quindi la sua storia con Jude, Edith aveva colto l'attimo e accolto la proposta di David che le diede una scusa per scappare dal suo passato, ma anche per fare un salto, spiccare il volo che voleva fare da prima che Orlando entrasse nella sua vita: andare a New York e cominciare una nuova vita e stendere le basi per una carriera sfolgorante che, se un giorno il destino l'avesse riportata in patria, le avrebbe regalato una lunga serie di onori e di successo che, se non avesse compiuto quel passo, mai avrebbe avuto.

Il fatto che, poi, l'occasione era arrivata quando la sua storia con Jude era finita bruscamente e lei avesse deciso di andarsene via senza dire nulla, in confronto a tutte le sue ambizioni passava in secondo piano. O per lo meno, lei cercava di farlo passare in secondo piano per non fare la parte della transfuga.

In quei nove mesi aveva messo a tacere la sua coscienza ripetendosi continuamente quella scusa, pensando di non dover nessuna spiegazione ad alcuno.

Guardò quindi Jude aprendo il suo portafoglio gli diede un biglietto da visita e indicando il recapito telefonico, con un sorriso, fingendo di non aver sentito quello che aveva detto l'uomo, rispose:

Questo è il mio cellulare... Spero di sentirti presto...”

Jude sorrise amaro. Aveva capito l'antifona e non rincarò la dose con un'altra domanda a cui non avrebbe ottenuto risposta. Guardò più per non guardare negli occhi Edith, il bigliettino da visita e annuendo disse:

Tranquilla, appena posso ti chiamo!”

Edith si grattò la testa e disse:

Giusto... Fammi uno squillo così riconosco il tuo numero!”

Jude annuì di nuovo senza alzare lo sguardo dal pezzo di cartone. Edith si guardò intorno cercando di dissimulare l'imbarazzo e proprio in quel momento, vide arrivare un taxi. Si sbracciò per farlo fermare e finalmente riuscì nel suo intento.

Aprì la portiera e stava per salire quando Jude disse:

Sei sempre bellissima!”

Edith sorrise e chinando la testa mormorò:

Grazie!” Jude fece il saluto militare e stava per allontanarsi, quando Edith, rispondendo ad un impulso, disse:

Jude!”

Lui si bloccò e corrugando la fronte, la guardò senza rispondere:

Edith prese fiato e disse:

Il bambino. È maschio o femmina?”

Jude chinò la testa e grattò la nuca, poi, risollevandola, rispose:

Femmina. Si chiama Sophia. E non c'è stato un solo momento in cui non ho sperato che fosse tua figlia!”

Edith portò una mano alla bocca e sentì delle calde lacrime scendere lente. E con la voce rotta, disse, cercando di sorridere:

Mi sei mancato anche tu. Da morire...”

Jude corse verso di lei e stringendola forte, donò di nuovo quel calore che da troppo tempo, lei per prima, non sentiva più.



Kate guardò fuori dalla vetrata del bar e sospirò.

Il suo amore per Orlando era finito da tempo, ma l'amicizia con Edith era rimasta salda. Al punto che era una della poche persone che sapevano della sua storia clandestina con Orlando. E la prima a cui aveva avuto il coraggio di raccontare del suo incontro con Jude.

E se amassi anche lui?” chiese l'attrice.

Edith sollevò un sopracciglio e riprendendo a girare la sua tisana, rispose:

Smettila di analizzarmi, Kate, non sono una tua paziente” e bevendo un sorso della sua bevanda, aggiunse, guardando l'interno della mug invece che l'amica negli occhi: “Purtroppo amo lo stesso uomo che tanto tempo fa ha rubato anche il tuo cuore!”

Kate rise e riprendendo a sorseggiare il suo black americano decaffeinato, disse:

Si! Ricordo qualche cosa... Un certo Orlando Bloom credo!”

Edith e Kate risero divertite, fino a che la stessa Kate replicò:

Beh! Se ci pensi... Sei arrivata ad un punto in cui non odi Orlando -non credo che ci riuscirai mai-, ma in cui lui sta diventando un serio pericolo per la tua felicità... Jude no... Jude è riapparso. È stato un incontro dettato dalla timidezza e delle cose che non siete riusciti a dirvi quando vi siete lasciati. Io penso davvero che lui ti ami... E penso che dentro di te, anche tu faccia lo stesso...”

Edith stava per rispondere che delle sue congetture, Kate, poteva farci un fagotto e buttarlo al molo, quando il suo cerca persone prese a trillare.

Aggrottando la fronte cercò nella tasca del cappotto e quando lo prese, lesse:

Dio! È Gwen!”

Che succede?” chiese Kate allarmata.

Edith si sollevò e agitata rispose:

Quando mi cerca al cerca-persone significa che è successo qualche cosa...” e prendendo i soldi dalla borsetta, continuò: “Mi spiace davvero, ma devo andare!” e le porse le banconote che, Kate, prontamente, rifiutò replicando:

Vai da tua figlia. E chiama un taxi. Arrivi prima!”

Edith annuì e baciando velocemente le guance della sua amica, corse fuori dal locale.

La sua testa stava macchinando velocemente. Provò a richiamare Gwen, ma lei non rispose al cellulare, cosa che, per di più, fece agitare ancora di più Edith. Si sbracciò diverse volte, per fermare un taxi, senza però fermarsi mai, continuando a camminare. Per quanto era agitata, avrebbe raggiunto il Village a piedi.

Quando finalmente un taxi si fermò, Edith sentì la suoneria del cellulare squillare, annunciando l'arrivo di un SMS.

Era di Gwen e diceva:

TRANQUILLA. LA BAMBINA STA BENE. MA VEDI DI VENIRE IL PRIMA POSSIBILE. QUA L'ARIA SI STA FACENDO PESANTE PER DAVVERO!”

Edith non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o se svenire sul sedile sudicio di quel taxi newyorchese. Che cosa significava quel messaggio? Certo che Gwen, sapendo che lei era totalmente allo scuro di quello che stava succedendo a casa, poteva essere meno criptica.

Quando vide finalmente la sagoma del suo palazzo, lesse la somma sul display e preparò i soldi. Li diede con poca grazia al tassista, dicendogli di tenere il resto e scese veloce dal taxi.

Si stava per catapultare sulle scale, quando sentì:

Salve signora Norton!”

Edith si voltò all'indirizzo della voce divertita che a malapena celava una punta di malizia.

Era Barney. Il portiere.

Edith aggrottò la fronte e rispose, seccata:

Buongiorno a lei, Barney!”

L'uomo sorrise e disse:

Ha degli ospiti che l'attendono!”

A quella frase, la paura di Edith era che fosse arrivato qualcuno di particolarmente sgradito e che stesse facendo male alla bambina e che il portiere, che da quando era arrivata era stato l'unico di tutto lo stabile con cui non aveva legato particolarmente, stesse godendo nel vederla così disperata.

Correndo prese l'ascensore. Contò quasi con dolore tutti i piani che passavano e sembravano rallentare la sua ascesa al piano di destinazione, maledicendo il fatto che a New York tutti i palazzi, o per lo meno la maggior parte, avesse più di dieci piani.

Quando finalmente arrivò al piano, con mano tremanti prese le chiavi dalla borsetta e aprì con qualche difficoltà la porta.

La prima persona che vide fu Ella che, allungando le braccia felice, correndo verso di lei, per quanto è possibile correre per una bambina di due anni, disse:

Mamma... Papà ci ha fatto una sorpresa!”

Edith sollevò la testa abbracciando la figlia, non immagazzinando subito l'informazione che, in meno di una frazione di secondo, trapassò il cervello e la fece scattare per vedere i presenti: c'era Gwen in piedi attaccata la muro che tormentava un unghia. E sul divano lui...

Orlando. E teneva tra le mani la rivista 'OK'. E dallo sguardo che aveva Edith aveva capito che non c'era niente di buono su quel giornale.

Lasciò andare la bambina e guardando Gwen disse:

Tesoro... potresti portare la bambina un po' al parco giochi qua sotto. Credo che io e il signor Bloom dovremo parlare di qualche cosa di importante!”

Gwen annuì e prendendo la bambina, disse, rivolta ad Ella:

Che ne dici se andiamo a giocare?”

Ella annuì battendo le mani, mentre Orlando, fino a che la porta dietro le spalle di Edith non si fu chiusa, la fissò, fermo immobile, stringendo, di tanto in tanto, la copia di 'OK' tra le mani.

Edith stava per attaccare, quando lui, sorridendo, disse:

Il signor Bloom? Da quando sono il signor Bloom?”

Edith sospirò e si mise a sedere nella poltrona. Orlando era arrabbiato e non avrebbe sentito ragioni. Tanto valeva lasciarlo cantare tranquillo e poi passare all'arringa difensiva.

E come volevasi dimostrare, Orlando si sollevò e sbracciandosi come Edith qualche secondo prima per fermare un taxi, disse:

Sai cosa penso? Che tu sia una sporca bugiarda Edith Norton. Sei andata a quel diavolo di concerto dei Take That a Manchester e, da allora, non ti sei più fatta sentire. Prima credevo che fosse per il lavoro. Infondo è morto il Re del Pop e qualche ripercussione sul numero che avete mandato in stampa ci sarà stata. Ho pazientato quindi... Ma nulla. Fino a che, stamattina, quando sono andato a prendere il Post per leggere qualche notizia, cosa vedo!” e prendendo la copia di 'OK' con due mani fece vedere la copertina ad Edith che trasalì sulla sedia.

Quella foto era la quinta essenza della mistificazione. Se lei non fosse stato uno dei soggetti, non avrebbe mai capito se i due della foto si stavano abbracciando o baciando:

Vedo che per il tuo caro Jude ne hai di tempo!”

Edith sospirò. Avrebbe voluto dire:

Mi spiace. Non è come credi!” ma sollevando la testa l'unica cosa che riuscì a dire fu:

Non sono affari che ti riguardano!”

Non sono affari che mi riguardano? Non sono aff... SEI LA MIA DONNA! CERTO CHE SONO AFFARI CHE MI RIGUARDANO!” sbottò Orlando lanciando la rivista lontano.

Edith si strinse nelle spalle spaventata. Quando faceva così gli faceva paura.

Cercando di mascherare il suo disagio, Edith si mise in piedi e disse, incrociando le braccia e camminando verso la finestra:

Io non posso e non voglio essere la donna di un uomo che non è completamente mio. E non voglio far soffrire una donna che ti ama. E che ripone in te tutta la sua fiducia!”

Orlando stava in piedi dietro di Edith. Aveva il fiatone e i capelli scomposti. La vena del collo pulsava veloce e le mani tremavano appena. Rimase fisso, con le mani abbandonate sui fianchi talmente tanto a lungo che Edith non seppe come uscire da quella brutta situazione.

Ma fu Orlando il primo a parlare e ridendo, quasi divertito da quello che aveva detto Edith, scuotendo un dito disse:

No! No, mia cara Norton! Non pensare di cavartela così, con la storia che sei una brava bambina, perché con me non attacca. Devo forse ricordarti com'è finita tra di noi? Devo forse ricordarti che tu sei stata l'amante di quello che un tempo era un mio amico?”

Devo forse ricordarti che il primo che è stato a letto con una che non ero io sei stato tu?” lo interruppe tranquilla Edith.

Orlando contrasse la mascella, quasi avesse assaggiato qualche cosa di terribilmente cattivo al sapore da lasciarlo sconvolto.

Voltò la testa di lato, sorridendo. Era un sorriso cattivo, sarcastico.

Edith deglutì e aspettò la seconda invettiva. Ma rimase delusa. Orlando la guardò e solo quando lo sguardo di Edith si posò sui gli occhi dell'attore si rese conto che lui stava piangendo.

Hai la minima idea di quante volte mi sono chiesto se le cose tra di noi avrebbero potuto andare diversamente se solo quella sera non avessi fatto sesso con Violet? Hai la minima idea di quante volte, ancora oggi, quando mi guardo allo specchio, mi chiedo quanto ho perso quella sera? Se avessi fatto meglio a dirti tutto, invece di venire a casa e fare l'amore con te, fingendo che tutto andava bene? E che ogni volta che sento quella dannatissima canzone di James Blunt il cuore mi va in gola e mi viene voglia di piangere? Perché io perso molto più di te in questa storia. Ho perso Ella che si sveglia la mattina. Ho perso te che ci giochi assieme o le insegni a camminare da sola. Ho perso la donna che amavo e la quotidianità con mia figlia. E sembra che tu non te ne renda conto!”

Edith si morse il labbro e chinando la testa mentalmente cominciò a ripetere:

-Non ci cascare. È un attore. Sa recitare... Non ci cascare...- e sollevando la testa, quasi rinforzata da quel mantra, rispose:

Anche io ti avrei voluto qui in tutti quei momenti, Orlando. Ma non c'è stato permesso. E ora questo ritaglio di storia, questa cosa che stiamo cercando di chiamare storia... Mi sembra solo una brutta copia di quello che abbiamo avuto. E non voglio che il mio rapporto con il padre di mia figlia venga distrutto dal fatto che ci siamo concessi il lusso di lasciarci andare” e accarezzandogli una guancia aggiunse malinconica: “Mi spiace OB! Non sono disposta a fare la tua amante. Preferisco averti e tenerti come amico, piuttosto che come nemico! Perdonami ti prego...”

Orlando la guardò. Annuì e chinò la testa. Una lacrima scivolò lunga sul naso e quando tornò a guardare Edith disse con tutta la dignità possibile:

Bene! Allora questo è davvero un addio!”

Purtroppo, una cosa che ho imparato con te, Orlando, è che non posso mai dire addio! Perché puntualmente ti ho tra i piedi. È un nuovo inizio. E tu lo sai meglio di me... Vivi felice con Miranda. Lo meriti tu. E lo merita anche lei!” e delicatamente si avvicinò a lui e gli baciò le labbra.

Orlando non le lasciò il tempo di allontanarsi che, prendendole il viso tra le mani, la baciò con passione. Fu un bacio lungo e passionale che costrinse Edith a far leva su tutte le sue forze per staccare il suo ex compagno e dirgli:

Vattene Orlando. Hai già sbagliato abbastanza!” e voltandosi, senza nemmeno dirgli ciao, lasciò che andasse via. Per sempre. Fuori dalla sua vita. Sbattendo la porta.

Sospirò pensando che se le avessero dato un penny per tutte le volte che Orlando era andato via sbattendo la porta, sarebbe diventata milionaria. Con le braccia strette al petto si avvicinò allo sgabello rosso del pianoforte e spostando Posh con una mano si mise a suonare. Stava suonando 'Per Elisa' quando i ricordi di quello che era stato il suo ventiseiesimo compleanno tornarono nitidi alla mente. Ricordò Buddy che le chiedeva di suonare. I suoi amici che applaudivano entusiasti. John e Orlando.

Fu allora che sbagliò una nota e quel rumore distorto la fece tornare al presente.

Scoppiò a piangere, con le mani che coprivano il viso. E lo fece fino a che non sentì un rumore. Un piccione stava grattando il vetro con il becco, mentre Posh lo guardava con aria famelica. Asciugando gli occhi Edith si guardò attorno e fu allora che il suo sguardo indugiò sulla rivista antecedentemente lanciata da Orlando. La stessa dove c'era Jude stretto a lei.

Ed ebbe un'idea.



Edith poggiò il menù e si guardò intorno con aria disinteressata. Quello in cui si trovava era uno dei ristoranti più alla moda di New York, frequentato da vip di ogni genere. Si chiamava il Buddakan ed era uno dei tanti ristoranti cool, con arredamenti un po' kitsch, ma che Edith aveva scelto perché era uno dei ristoranti apparsi nel film di Sex And The City. E Jude l'aveva accontentata.

Stavano seduti in un angolo aspettando che il cameriere venisse a prendere le ordinazioni, quando Jude la guardò e disse:

Sei andata via da Londra senza dire una sola parola Edith. Sei scappata e non abbiamo nemmeno avuto il tempo per parlare... Per chiarirci...”

Edith sospirò. Era nervosa. Quell'incontro era una scusa per non rimanere da sola a casa e avere la tentazione di chiamare Orlando e ritornare sui suoi passi.

'Lo stai usando per caso, Norton? Lo stai usando come hai fatto la prima volta? Per mostrare ad Orlando che puoi vivere senza di lui anche se non è vero?' disse una vocina maligna dentro Edith.

-Oh! Taci! Non ho bisogno della mia coscienza adesso!- pensò Edith sorridendo a Jude.

Avevamo qualche cosa da chiarire?”

Jude allargò le braccia e rispose ponendo un'altra domanda:

Tutto, Edith?”

Edith sospirò e guardando una coppia ridere ad un tavolo replicò:

Jude. Tu hai messo incinta una donna che non ero io. Sei caduto nello stesso stupido, identico errore di Orlando. Mi hai ferita... Perché questo concetto è difficile da capire per voi uomini? Ci sono mondi infiniti oltre voi e il vostro pisello!”

Jude sorrise e allargò le braccia in segno di resa. Edith era così: prendere o lasciare.

E tu? Quando stavamo assieme eri ancora innamorata di Orlando. Possibile che tu non capisca che ci sono infiniti mondi oltre te e Orlando Bloom come coppia?” ribatté serafico Jude.

-Caro Jude, devi farci il callo. Lo amavo allora... Lo amo anche adesso. È questa la mia croce!- pensò Edith sorridendo.

Sei stato tu a farti i tuoi film mentali su di me che ti tradivo con Orlando!” rispose a voce alta.

Per come è cominciata tra di noi...” sospirò Jude.

Edith sollevò un sopracciglio.

'Ti sta dando della sgualdrina, forse?' propose la vocina di Edith.

Mi stai dando della sgualdrina, forse?” chiese a voce alta Edith, arrabbiata dall'ultima affermazione di Jude.

L'attore londinese scosse la testa e sospirando disse:

Lungi da me dal farlo... Solo che, alle volte, mi chiedo se per davvero non si paghi quello che si fa alle altre persone. Tu hai tradito Orlando con me. Sei diventata la mia compagna. Per un anno, anche se io ero geloso di Orlando, ho pensato di essere davvero felice assieme a te... Poi ho capito che non mi amavi. La mia punizione per aver rovinato, diciamo, il rapporto tra te e Orlando. E cosa ho fatto? Per punirti ho commesso lo stesso errore di Orlando e ti ho persa... Non pensi che il destino sia strano Edith?”

'Penso che sia uno stupido a non rendersi conto che su tutti i giornali si è parlato di una rottura tra Orlando e Miranda avvenuta per colpa tua... E che stranamente tu sei tornata strisciando da lui!' sorrise caustica la vocina dentro Edith.

-A me Jude piace!- rispose alla sua coscienza Edith.

'Ti piace. Ti fa sesso. Se lo avessi capito prima ti saresti ripresa Orlando e non lo avresti lasciato alla donna dagli zigomi rifatti Miranda ''Angelo di Victoria'' Kerr.' rispose sempre più arrogante la sua coscienza.

-Lui è innamorato di Miranda!- pensò Edith guardando Jude che le sorrideva aspettando una sua risposta.

'Certo... Infatti appena può si intrufola nel tuo letto. Edith ti ricordi la sua assistente, vero? Quella che vi rompeva le palle con la pubblicità. Ti ricordi quello che ti dice Kate ogni volta che si ricorda di Robin? Orlando non ha le palle di lasciare Miranda perché c'è di mezzo la sua agente che sta facendo soldi su questa dannata storia. Come ha fatto con Kate. Uguale, uguale!'

Edith scosse la testa. Quella spiegazione faceva più male di pensare che Orlando fosse davvero innamorato di Miranda.

Guardò Jude e prendendo il calice pieno di vino davanti a lei, rispose:

Non credo nel destino, se è di questo che stai parlando, Jude. Penso che vuoi uomini avete i cervelli fatti in serie e che pensiate, più o meno, allo stesso identico modo. E che appena avete davanti una bella donna che si butta ai vostri piedi, vi calate le braghe per la causa...”

Jude sorrise e disse:

Grazie per i complimenti piuttosto femministi!”

Prego!” rispose Edith poggiando il calice e chiedendo all'attore: “Sono venuta qua per passare una serata piacevole con un vecchio amico... Che ne dici se smettiamo di rivangare il passato e ci mettiamo a parlare di cose belle?”

'Amico? Vuoi usare la scusa che siete amici quando sai che stai cercando, per l'ennesima volta, di dimenticare Orlando usando lui?'

Jude annuì e alzando il calice per fare un brindisi, disse:

Alle belle e tranquille serate con i vecchi amici, allora!”

Edith lo guardò sollevando un sopracciglio e notò:

Devo forse ricordarti che l'ultima volta che abbiamo fatto un brindisi siamo finiti a fare sesso a casa tua, la prima notte dell'anno?”

Jude ammiccò sollevando un sopracciglio, senza rispondere.

Edith scosse la testa e facendo tintinnare il vetro del suo bicchiere contro quello di Jude, ripeté:

Alle serate tranquille con i vecchi amici...”

Volete ordinare?”


Fu una serata decisamente informale. Dopo quella parentesi iniziale, Edith e Jude riuscirono a parlare un po' di tutto. Da Rafferty, Iris e Rudy, alla piccola Sophia, appena nata. Da Ella, ai progressi che stava facendo e al fatto che ormai stesse per cominciare l'asilo.

Parlarono del lavoro. Delle delusioni, delle aspettative. E poi, dopo il conto, Edith e Jude si trovarono fuori dal ristorante.

Edith guardò gli occhi azzurri dell'attore e sorrise di rimando al sorriso che lui le stava facendo.

-Però è bello!-

'Non lo ami Edith. Non lo merita!'

-Sono una donna, posso imparare ad amarlo come amo Orlando...-

'Non puoi. Orlando, per quanto tu lo possa cacciare, ti ama e farà sempre parte della tua vita. Avete una bambina tu e lui! Ricordi?'

-Lui ha Miranda...- pensò Edith guardando Jude che si avvicinava lentamente e sussurrava:

Ti ho già detto che sei bellissima stasera. Vero?”

'Lotta per Orlando... Non fare come hai fatto due anni fa, Edith. Non sbagliare di nuovo. Potrebbe essere troppo tardi, dopo. Lotta per Orlando!'

Sì! Me lo hai detto qualche volta... Perché?” chiese Edith con voce seducente.

'Non fare la testona Norton. Lotta per Orlando. Lotta per quello che vuoi davvero. Vai a riprendertelo. Sai che ce la puoi fare!'

-Non posso. Ho sofferto troppo. Non voglio più soffrire per un uomo che non mi ama più... O almeno credo che non mi ami più...-

Sei bellissima Edith...” sussurrò Jude sulle labbra della ragazza.

Edith sorrise. Ci stava di nuovo cadendo. Stava di nuovo facendo la scelta sbagliata.

'Lui ti ama...'

Jude la baciò e la strinse forte.

Edith sapeva di non amarlo. Si odiava perché, per la seconda volta, per puro dispetto verso Orlando, stava mettendo in mezzo per l'ennesima volta un uomo che l'amava, calpestandone i sentimenti.

Lasciò che Jude la baciasse. Lasciò che prendesse un taxi e salisse assieme a lei nella stessa vettura.

Lasciò che lui la guidasse nella sua casa nel West Village. Lasciò che la spogliasse e fece sesso assieme a lui.

Perché mentre piangeva in silenzio, stretta alla schiena del suo vecchio amante, mise a tacere la sua coscienza con quell'ennesimo peccato.

E cercò di ignorare che, anche se lei diceva il contrario, non avrebbe mai dimenticato Orlando. Anche se riprovava a stare con il suo attore preferito. Con il suo amante. Con l'uomo che aveva usato per non ammettere nemmeno a se stessa di voler punire Orlando per averla fatta soffrire.

E mentre con le mani cercava avida sulla schiena di Jude una cicatrice che non trovava e che sentiva, Edith, non avrebbe più trovato, pensando al corpo di Orlando che si muoveva sopra il suo, cercò di non pensare che stava usando un uomo solo per non cadere nella tentazione di finire tra le braccia di Orlando che sapeva di amare ma che non poteva più riavere.

O forse non aveva più la forza di lottare per riprenderselo.





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il Buddakan


Onde evitare che i Take That vengano a chiedermi i diritti -dopo avergli fatto pubblicità gratuita, ihihih-, voglio precisare che le canzoni 'Greatest Day' contrassegnata dal segno (°), 'Said It All' contrassegnata dal (+) e 'The Circus' contrassegnata dal (*) sono tutte canzoni appartenenti alla band dei Take That, contenute nell'album 'The Circus'. I testi delle canzoni che ho personalmente trascritto, oltre ad essere alcune delle mie canzoni preferite, sono state scritte dai Take That e di conseguenza appartengono a Jason Orange, Mark Owen, Howard Donald e Gary Barlow.

Io, che come Edith, sono una loro fan, ho introdotto queste canzoni perché si incastravano nel contesto della storia. Tutti i pezzi dei testi o i testi per intero delle canzoni sopra citate sono solo stati presi in prestito e usati al fine di incastrarsi nella storia.

Ripeto quindi che, le canzoni non mi appartengono, ma sono contenute in un cd pubblicato dai Take That alla fine del 2008.

Vi ringrazio... Niniel.


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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


Mi sono resa conto che non vi ho detto, mostrato o raccontato che cosa è il Barracuda.

Il suddetto locale situato tra Aldgate e Bishopsgate, strada famosa per la fermata della metropolitana di Liverpool Street, è un pub dove si possono guardare le partite, dove si fanno serate dal vivo, dove si balla e dove si fa il karaoke. Nei miei due anni a Londra ho frequentato per un anno il Barracuda. E anche se non è un posto sciccoso, come il Mahiki o il Jewell -situati nella zona centralissima, entrambi vicini a Piccadilly- ma abbastanza carino, molto lontano dall'idea di bettola.

Ho deciso per il Barracuda per potervi far conoscere un pezzo della mia vita allegro, regalandolo ad Edith. Vi lascio quindi delle piccole foto.

Queste:

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http://www.tipped.co.uk/files/listing/0000/7571/3071-1_medium.jpg?1282595429

voglio anche darvi un'idea perché questa è l'ultima volta che parlerò di questo locale, dal momento che non ci sarà più modo di parlare del Barracuda.

Questo è un modo per ringraziare e ricordare un posto meraviglioso che ho amato e che mi ha aiutata a conoscere nuove persone in una grande città come Londra.

Come è successo ad Edith, Rachel, John, Fred, Jen, Jessy e Paul. E anche un po' Orlando e Jude, da...

Spero che questo capitolo vi piaccia.



Passiamo ai ringraziamenti:

-ringrazio Klood, Chiaretta e Court che mi hanno recensita; grazie grazie grazie davvero dal più profondo del mio cuore;

-ringrazio tutti i lettori silenti, che leggono la mia storia e non recensiscono ma che ci sono e sono tanti;

-ringrazio tutti coloro che mi hanno aggiunto ai preferiti, alle storie ricordate e alle storie seguite. Grazie anche a voi.


Piccola nota: per motivi tecnici la storia si allungherà un po' perché ho deciso di cambiargli il finale.

Uccudetemi adesso... ^___^


Vi auguro una buona lettura. Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima... Niniel82.






Capitolo 51: Un altro compleanno al Barracuda.


Il sole filtrava con i suoi raggi dorati dalla tapparella, mentre la polvere ballava e vorticava in turbini veloci.

Era un bella giornata a New York. Una bella giornata di Novembre.

Il braccio di Jude cingeva il corpo di Edith che, a sua volta, teneva tra le braccia la piccola Ella che con un piccolo broncio e qualche boccolo ribelle e dispettoso che le cadeva sugli occhi dormiva placida accanto a lei.

Gli occhi obliqui di Edith, azzurri quel giorno, come il cielo pulito di New York, si aprirono piano. Dovette sbatterli qualche volta prima di abituarsi alla luce del giorno, poi sollevandosi si guardò attorno sbadigliando appena. Il suo primo sguardo fu per la figlia, al quale scostò i boccoli dal viso. Mentre lo faceva Edith sospirò pensando che quella bambina era la copia sputata di Orlando. Avere Ella Isabel Bloom in casa significava che mai avrebbe dimenticato il padre, che mai avrebbe dimenticato che quel 20 Aprile 2007 non Jude, ma Orlando, aveva atteso la nascita di quella piccola bimba paffutella che sembrava fregarsene del pericolo e a cui piaceva fare cose stupide e altamente rischiose: come il padre del resto.

Togliendo il braccio da sotto la figlia il più dolcemente possibile, si voltò verso Jude e gli baciò le labbra. Lui sorrise e aprì gli occhi, guardandola.

Buongiorno!” disse lui quasi in un sussurro.

Edith sorrise e passandogli un dito sotto il mento rispose:

Buongiorno a lei signor Law!” e schioccandogli un tenero bacio aggiunse: “Vedi bene di prepararti. Tra meno di un'ora dobbiamo essere pronti e sul taxi che ci porterà al JFK...”

Jude sorrise e passò una mano sulla faccia e voltandosi verso la finestra disse:

Sei pronta?”

A cosa? A sistemare le ultime cose per il fiabesco matrimonio di Emma la vigilia di Natale o a lasciare Ella ad Orlando e Miranda per le prossime tre settimane?” chiese Edith poggiando la schiena alla spalliera del letto e accarezzando la testa alla figlia, dolcemente la chiamò: “Ella. Piccola. Svegliati! Dobbiamo prendere l'aereo per andare da papà!”

Ella sollevò la testa e si guardò intorno; era ancora spaesata quando Jude, un po' infastidito, rispose alla domanda della compagna:

Tra le due la seconda. Non ho nulla contro Emma. E se ben ricordo quella che mi odiava era Rachel, non tua sorella!” e allungando le braccia verso la bambina, sorridendo le disse: “Buongiorno principessa! Mi dai uno dei tuoi baci che bucano la guancia!”

Ella allungò le manine e baciò il compagno della madre, salvo poi voltarsi verso la madre e illuminandosi dire:

Andiamo da papà!”

Lo disse con una voce buffissima che fece ridere di cuore Edith che stringendola e baciandole la guancia disse a Jude:

Non è la prima volta che ci presentiamo ai miei amici come coppia. O devo ricordarti che siamo già stati assieme. E poi... Cerca di essere un po' più entusiasta Mr Law. Mia figlia è elettrizzata all'idea di rivedere Orlando!”

Io non sono preoccupato!” replicò interdetto Jude.

Edith mise per terra la bambina e dandole una pacca sul sederino la guardò allontanarsi dicendo:

Ella non correre che poi cadi” e voltandosi verso Jude aggiunse: “Ah! È vero! Non sei preoccupato. Sei geloso marcio di Orlando!” e prima che il compagno potesse ribattere, Edith si avvicinò a lui, gli schioccò un bacio e sulle labbra gli disse: “Tu pensa solo che adesso avremmo l'appartamento tutto per noi per tre settimane. Niente Ella che piange per venire nel lettone. Niente Gwen che sta nella stanza accanto a studiare fino a tardi!” e baciandolo ancora gli domandò: “Ce la puoi fare Law?”

Jude sorrise e stava per rispondere quando Ella gridò:

MAMMA!”

Edith sorrise e schioccando un altro bacio a Jude disse:

Ne riparliamo, uhm! Ho l'erede che chiede di me!”

Jude sorrise e poggiandosi sul cuscino guardò il soffitto.

Non aveva risposto alla provocazione di Edith, ma infondo, anche se faceva male perfino a lui ammetterlo, Jude sapeva di essere geloso marcio di Orlando. E si sarebbe appaciato solo quando quello stronzetto avrebbe deciso a sposare la sua bella modella pelle e ossa, lasciandogli Edith tutta per se una volta per tutte.


Il cab si bloccò davanti alla bellissima casa di Londra che Orlando aveva comperato da poco e con il quale si era trasferito assieme a Miranda.

Ella riconobbe subito il posto che frequentava molto di più della madre e saltellando sulle ginocchia di Jude, battendo le mani, emozionata cominciò a ripetere:

Papà. Papà! Dov'è papà?”

Non ci volle molto per vederlo. I capelli corti e ricci. Un giacca in pelle sopra una maglietta improponibile, jeans scuri e snickers colorate. Aveva gli occhiali nonostante la giornata uggiosa. E teneva per mano Miranda.

Quando il taxi si bloccò Jude indugiò ancora qualche secondo prima di scendere, per pagare l'autista, mentre Edith con Ella per mano lasciò l'abitacolo portando dietro un piccolo trolley.

Ci volle poco affinché la manina di Ella lasciasse quella dalle dita lunghe e affusolate di Edith per correre, nonostante il suo passo non fosse del tutto sicuro, verso il padre gridando:

Papà! Papà!”

Orlando si chinò aprendosi in uno dei sorrisi più caldi che poteva e prendendo in braccio Ella, schioccandole un bacio e stringendola forte a se, sospirando ammise:

Come mi sei mancata” poi allontanando un attimo il visino della bambina per poterla guardare negli occhi, domandò alla piccola: “Ma non hai visto chi c'è?”

Ella annuì e allargando le braccine gridò:

Miranda!”

La modella sorrise felice e allargando le braccia a sua volta prese in braccio la bambina e la strinse a se come aveva fatto Orlando, magari con meno calore.

Edith osservava la scena da lontano. Quando Jude si avvicinò guardò il quadretto e sottovoce disse:

Lo scheletro ambulante ha preso in braccio Ella!”

A parte il fatto che lo scheletro ambulante te lo saresti volentieri scopato anche tu! E poi Miranda ed Ella si adorano. Perché devi essere così meschino e guardare solo i lati negativi di ogni cosa?” lo canzonò Edith.

Proprio in quel momento lo sguardo della giovane modella si incontrò con quello di Edith. Se fosse stata una con un po' meno palle, Edith pensò, sicuramente quello sguardo l'avrebbe lasciata stecchita per terra; ma essendo una che aveva fatto della totale noncuranza del prossimo la sua bandiera, Edith riuscì ad uscire indenne da quell'occhiataccia che esprimeva tutto il rancore che la giovane modella aveva nei suoi confronti. E in questo Edith non la poteva biasimare. Non meno di sei mesi prima, Edith ed Orlando avevano intavolato una relazione clandestina che si era conclusa solo perché l'attore non aveva lasciato la modella australiana.

Edith aveva sofferto, ma spesso si era chiesta che cosa avesse provato Miranda, invece. E ricordando quello che aveva provato lei quando Orlando era stato con Violet, non le piacque affatto.

Cercando di apparire il più naturale possibile, dopo aver preso la mano di Jude, quasi questo le desse forza, si avvicinò ai due sfoggiando il più radioso dei sorrisi.

Ciao Orlando!” sorrise Edith guardando il suo ex compagno.

Gli occhi nocciola di Orlando indugiarono un attimo sulle mani dei due, che tenevano le dita intrecciate. Strinse la mascella e disse:

Un piacere rivederti, Norton!”

Edith raddrizzò la schiena come se qualcosa di gelido l'avesse percorsa in tutta la sua lunghezza. Non la chiamava Norton e basta da una vita e quando lo faceva, prima, lo faceva per scherzare e prenderla in giro, senza tutta quella freddezza che aveva nel tono in quel momento.

Socchiuse gli occhi e guardando Ella in braccio a Miranda, disse con dolcezza:

Tesoro, mi raccomando, non fare i capricci!”

Ella non fa mai i capricci quando sta con noi, vero piccola?” disse Miranda fregando il naso contro quello della bambina.

-Forse perché appena si mette a piangere le dai tutto quello che vuole?- si domandò Edith guardando fisso Miranda che si spupazzava allegra sua figlia.

Allora ci vediamo tra tre settimane. Va bene?” domandò Orlando più per finire quella chiacchierata senza sbocchi che per avere qualche conferma.

Edith sospirò. Ogni volta che doveva lasciare Ella era come se il cuore le si frantumasse. Sorrise trattenendo le lacrime pronte ad uscire e stringendo la mano di Jude rispose:

Sì! Tra tre settimane!” e baciando la guancia della figlia si allontanò in silenzio.

Non si voltò. Non voleva vedere Ella ridere assieme ad Orlando e una donna che non era lei.


Una cornacchia passò gracchiando minacciosa sopra la chiesa di pietra dispersa in mezzo ad una radura verde. Era una bella chiesa, suggestiva, appena un po' fuori Stoke on Trent, paese dei nonni paterni di Clay e -come ricordò Edith- paese di Robbie Williams.

La chiesa di All Saints era una bella chiesa, nonostante tutto. Immersa nel verde. Di sicuro un tripudio in estate o in primavera.

-Certamente non da del suo meglio a Novembre- pensò Rachel seduta tra i banchi della chiesa deserta, stringendosi di più nel cappotto.

Quel posto, infatti, era pieno di spifferi e il tempo inclemente che avevano trovato lei ed Edith durante quel loro viaggio, non aiutava a migliorare la situazione.

Edith, nel frattempo, era uscita dalla sagrestia assieme ad un prete spaesato e all'agguerritissima wedding planner che teneva in mano l'organizzazione del matrimonio di Emma. Almeno lo faceva in pratica dal momento che Edith stava stravolgendo tutte le idee della donna e cambiandole con le proprie.

Pregustando una quasi sicura lite, Rachel si mise a sedere meglio nel banco antico della chiesa e guardò con interesse il terzetto più squinternato che avesse mai visto in vita sua.

Allora padre...” cominciò Edith. “L'idea di mia sorella è quella di fare un grosso arco vicino all'altare e di riempirlo di fiori. E mettere fiori in ogni angolo spoglio della chiesa. Ci piacerebbe anche poter mettere un tappeto di erba vera, che verrà appositamente portato dal fioraio la mattina delle nozze. Mi piacerebbe anche poter fare un tappeto di petali fiori da spargere poco prima dell'arrivo della sposa. Invece delle solite damine che lanciano petali, sapienti wedding planner che stenderanno loro stessi un piccolo tappeto di petali prima della cerimonia...” e guardando il prete domandò ancora: “Si può fare, vero padre?”

Certo!” biascicò insicuro il prete.

La wedding planner sollevò una mano e disse:

Posso dire quello che penso?”

Edith incrociò le braccia e la guardò con aria di sfida, aspettando un'altra delle mirabolanti idee di quella che aveva rivelato essere solo una pazza che voleva spendere i soldi altrui in cose ridicole.

La mia idea consisteva nel far volare delle colombe al momento del sì!”

Ho detto di no! Ma quale parte non hai capito della frase? Dimmelo! Almeno capisco dove ho sbagliato!” replicò Edith.

Ma per quale motivo no? Molti vogliono le colombe da far volare al momento del sì!” sbottò punta la wedding planner.

Mia sorella ha il terrore per i volatili: galline, cardellini, passerotti, coleotteri, piccioni, cornacchie, merli e pappagallini. Se vuole che la sposa si accasci al suolo, faccia pure. Io non mi voglio prendere alcuna responsabilità...” sentenziò Edith.

La wedding planner scosse la testa e si allontanò con un espressione della serie 'allora fattelo tu da sola questo dannato matrimonio!' e lasciò la chiesa senza che nessuno la seguisse.

La lite era finita senza gli effetti sperati, pensò Rachel guardando Rachel che chiacchierava fitto con il prete facendo ampi gesti delle mani per descrivere ciò che voleva fare.

-Mi sa che ti stai rammollendo, Norton. Un tempo l'avresti stesa al primo round una così, non le avresti nemmeno dato il tempo di rispondere!- pensò Rachel osservandola.

Dopo poco Edith si voltò, il prete si rinchiuse nella sagrestia -Rachel aveva forti sospetti che non sarebbe uscito da lì per tutto il giorno- e si avvicinò all'amica dicendo, mentre guardava l'orologio:

Penso che se ci mettiamo in macchina e guidiamo ad una velocità sostenuta possiamo andare da Buddy per prenotare per il mio compleanno...”

Perché? Hai mai avuto bisogno di prenotare da Buddy per il tuo compleanno. Prendevamo un tavolo e ci davamo dentro...” replicò tranquilla Rachel.

Da quando sto con un attore famoso!” rispose Edith tranquilla.

Anche Orlando è famoso e tutte ste cazzate non le hai fatte quando stavi con lui!” continuò sempre tranquilla Rachel.

Edith sbarrò gli occhi e disse:

Siamo in chiesa!”

Come se lui non le dicesse le parolacce!” rispose alla provocazione Rachel. “E comunque non cambiare discorso... Cos'è questa storia che vuoi prenotare per colpa di mister Law?”

A dire il vero l'ho pensato io. Da quando ci siamo rimessi assieme appena togliamo il naso fuori casa ci vengono addosso paparazzi a frotte. E vorrei evitare che avessero delle foto di me da ubriaca. Sai non sono un bel vedere!” replicò Edith sistemando la borsetta.

Rachel sollevò un sopracciglio e avrebbe ribattuto se Edith non l'avesse bloccata prima e detto spiccia:

Oh! Dai! Litighiamo in macchina. E magari dopo facciamo anche sesso pacificatore. Però fammi arrivare a Londra per prenotare... Su!”

Rachel scosse la testa e guardando l'amica uscire ticchettando veloce sul pavimento di pietra pensò:

-E poi dice a me che siamo in chiesa. Dice porcherie e balle! Cosa crede che non ho capito che non vuole brutte sorprese il giorno della sua festa?-

Rach! Andiamo?”

Sì! Arrivo!” rispose Rachel seguendo l'amica poco convinta.


Questa è bella? Da quando Edith Norton prenota l'intero locale per festeggiare il suo compleanno?”

Buddy asciugava bicchieri, con la solita lentezza di quando il locale era completamente deserto; guardava Edith strabiliato da quella novità inattesa, mentre Rachel sollevò per un attimo le sopracciglia in segno di intesa con l'uomo.

Bud! Lo so che non ho mai fatto una cosa simile. Quello che voglio è che il mio trentesimo compleanno fili tranquillo, senza ubriaconi che finiscono a darsele di santa ragione. Ecco tutto Bud!”rispose Edith tranquilla.

Rachel sospirò. Quella scusa faceva acqua da tutte le parti. Guardò Edith con la coda dell'occhio e poco convinta disse a Buddy:

La nostra cara amica dopo Orlando Bloom, ora che sta con Jude Law si sta cominciando a montare la testa! Prenotiamo il locale per la serata del 26. E mi raccomando! Voglio una bella festa, di quelle che si ricordano per anni ed anni!”

Edith sorrise e ringraziò con lo sguardo Rachel e stava per replicare quando il cellulare squillò. Aggrottando la fronte, Edith frugò nella borsetta e trovò l'apparecchio.

La sua espressione mutò in un secondo, da allegra a preoccupata.

Che succede?” chiese Rachel allarmata.

Orlando!” rispose Edith e facendo un cenno con la mano per chiedere a Rachel e Buddy di aspettarla, si allontanò.

Quando fu fuori dal locale disse:

OB! Che è successo?”

Ella!” disse Orlando concitato dall'altro lato del telefono.

Edith sentì un tonfo al cuore. Deglutì e chiese:

Cos'ha Ella?”

Ha la febbre alta e sta sempre piangendo!” rispose Orlando.

Dì a Miranda di prenderla in braccio e cullarla e tu esci a prendere il paracetamolo. Hai bisogno di quello per far abbassare la temperatura!” replicò Edith.

Miranda doveva partire. Sono da solo, ricordi?” disse Orlando sarcastico e al contempo preoccupato.

Edith sbuffò e guardò l'orologio. Era tardi, molto tardi. Doveva chiedere a Rachel di coprirla con Jude per non fare tutte quelle menate che era solito fare quando si parlava di Orlando.

Aspettami! Chiedo a Rachel di accompagnarmi. Tu prendi una pezza, bagnala e poggiala sulla testa di Ella. E stalle vicino fino a che non arrivo io. Capito?” chiese Edith cercando una disperata conferma alla sua domanda.

Ho capito!” disse Orlando incerto.

Edith annuì e prima di chiudere disse:

Io credo in te. Devi badare a lei solo per qualche attimo. E poi è solo una febbriciattola, di quelle che chiamano della crescita. Tranquillo!”

Orlando annuì con un piccolo cenno di voce ed Edith ripeté:

Sto arrivando!” e chiuse il telefono.

Correndo, aprendo la porta del locale, Edith entrò e puntò Rachel che guardandola preoccupata chiese:

Vuoi dirmi che cosa sta succedendo?”

Edith salutò Buddy che stava servendo un cliente e prendendo Rachel per un braccio la portò fuori dal locale.

Fu Rachel a staccarsi dalla presa dell'amica e infastidita disse all'amica:

Mi vuoi dire che cosa diavolo sta succedendo?”

Edith si bloccò e guardando in un punto imprecisato davanti a lei, rispose:

Ella sta male. Devo andare a prendere qualche medicina e portarle a casa di Orlando. Mi serve che tu mi accompagni e che...” e lasciò in sospeso la frase.

Rachel sollevò un sopracciglio e rincarò:

E che...? Cosa Edith?”

E che mi copri con Jude!” finì Edith.

Rachel sbarrò gli occhi e boccheggiando un attimo, subito dopo sbottò:

COSA?”

Shhh!” implorò Edith. “Vuoi che ti sentano fino a Spitafields Market?”

Magari!” disse Rachel inviperita. “Ma che ti dice la testa? Il fatto che io sia la tua migliore amica non significa che tu possa fare e chiedermi quello che vuoi per pararti il culo!”

Fallo per Ella. Se non vado la febbre le salirà ancora e dovrò portarla al pronto soccorso. Vedi tu qual è la cosa giusta da fare!”

Rachel non poteva crederci. Quello di Edith era un ricatto in piena regola. Mettere in mezzo Ella per costringerla a pararle il culo con Jude.

Sbuffò e guardando Edith rispose:

Ti accompagno da Boots. Ma promettimi che andrai via appena puoi. Capito?”

Edith sorrise e allungandosi baciò una guancia dell'amica esclamando:

Grazie! Vedrai mi sdebiterò!”

Rachel la guardò dirigersi verso la 206 non più fiammante come quando Edith l'aveva 'presa in prestito' per andare a Parigi.

-Certo! Sto ancora aspettando che ti sdebiti da quel maledetto 2005... Metto in conto tranquilla...- e senza aggiungere altro si avvicinò alla macchina.


Ella dormiva ed Edith le accarezzava la testa. Voltandosi verso Orlando la giornalista disse:

Ora dovrebbe riuscire a dormire. È meglio che la tenga al caldo. La pastiglia che le ho dato dovrebbe farla sudare e farla sfebbrare. Misura la temperatura solo quando è stata almeno una mezz'oretta fuori dalle coperte. Dalle minestrina a cena e tienila leggera. Quando ha la febbre tende a rivedere. Non è un bello spettacolo...”

Orlando annuiva terrorizzato e si chiedeva come avesse potuto perdersi tutte quelle cose.

Non conosco molte cose di Ella a quanto pare!” pigolò lui.

Edith si voltò e sollevandosi uscì dalla stanza, seguita da Orlando. Sospirò e rispose:

Nemmeno io so tutto di lei. La sto scoprendo... Giorno per giorno... Puoi farlo anche tu, non trovi?”

Orlando scosse la testa e si allontanò, portando le mani tra i capelli. Edith lo guardava e notava dei segni inconfutabili del passaggio del tempo, per lui. Del viso tranquillo e rilassato del ragazzino viziato ed egoista che aveva conosciuto era rimasto davvero poco. Nel volto di Orlando era dipinto a chiare lettere il dolore. Un dolore subdolo che covava da quando la loro storia era finita e da quando, a ruota, una serie di eventi lo aveva un po' fatto tornare con i piedi per terra.

Alle volte prego perché la mattina, svegliandomi, possa vedere te al posto di Miranda. Ma ogni mattina rimango deluso. Ho paura, davvero. Ci sono momenti che mi chiedo che cosa significhi per me la storia con Miranda. E mi chiedo se non la sto prendendo in giro. Perché, purtroppo, per quanto cerchi di non mostrarglielo, lei non è te. E non l'ho mai amata come ho amato te...”

Edith scosse la testa e sorridendo disse:

E non hai mai amato me come hai amato Kate. Orlando stiamo parlando di persone differenti. È naturale che quello che provi per me sia differente da quello che provi per Miranda. Ed è altrettanto naturale che quello che hai provato per Kate sia mille volte differente da quello che hai provato per me... Siamo tre donne differenti...”

E allora perché di queste tre ho amato solo te così tanto?” la bloccò Orlando.

Edith boccheggiò appena. Aveva accettato l'amore di Jude per dimenticare Orlando. Ora lui non poteva rientrare di prepotenza nella sua vita e distruggere quel poco che era riuscita a ricreare con Jude. Si parlava di equilibri, in quel caso, parti della sua vita che dovevano rimanere tali e quali a quelle che erano in quel preciso istante.

Dimmi che ami Jude tanto quanto hai amato me! Anzi... Dimmi che non mi ami più e che pensi solo a Jude. Dimmelo ora Edith. È semplice. Dimmelo!” la sfidò Orlando.

Edith contrasse la mascella. Come aveva potuto anche solo pensare, prima, che Orlando fosse cambiato anche solo di una virgola. Era sempre il solito stronzo. Il solito egocentrico che amava sentirsi al centro dell'attenzione. E allora perché non riusciva a dire che amava Jude più di lui? Forse perché sapeva che se lo avesse fatto avrebbe detto una bugia?

Scosse la testa e impacciata rispose, chinando lo sguardo:

Non sai quello che stai dicendo!”

Orlando rise e mettendogli due dita sotto il mento e costringendolo a guardarlo negli occhi disse:

Lo sai che una cosa simile è già successa nella nostra storia. E tu lo sai che ti conosco abbastanza bene per capire che non vuoi ammettere nemmeno a te stessa che non ami Jude, ma che ami ancora me!”

E cosa cambierebbe anche se te lo dicessi? Dimmelo!” sbottò Edith risentita, allontanando con un colpo la mano dell'ex.

Tutto, Edith!”rispose lui con voce calda e bassa.

Edith deglutì. Accidenti a lui. Sapeva come farla capitolare. Distolse lo sguardo da Orlando e sospirando disse:

Non cambierebbe nulla! Io ho un altro e tu stai con una ragazza bellissima. Lascia perdere Orlando è finita!”

Non ebbe il tempo di finire la frase che si trovò con le spalle contro il muro, le braccia sollevate sopra la testa e il corpo di Orlando che premeva contro il suo.

Cercò di lottare per liberarsi, ma era impossibile. Ogni movimento che faceva si trovava sempre più schiacciata contro il muro e contro il corpo di Orlando.

Una pantera in gabbia... Non sai quanto mi piace vederti così Edith!” le sussurrò all'orecchio Orlando.

Edith sentì le gambe diventare molli. Non poteva cedere. Non doveva cedere.

Lasciami!” cercò di liberarsi. “Non riesco a respirare!”

Edith cominciava a sentire le testa che girava. Non c'era nulla oltre il muro, lei e il corpo di Orlando che eccitato che le premeva contro. Sentì la morsa dei polsi allentarsi un attimo, abbastanza perché solo una mano tenesse legate le estremità superiori di Edith.

Poi sentì la mano sollevare la gonna e spostare le mutandine e farsi spazio con le dita con movimenti sapienti, ricordo di un passato prossimo.

In breve Edith non riuscì più a trattenersi. Cominciò a gemere, sospirare e respirare profondamente.

Stava per raggiungere il culmine, quando sentì Orlando penetrarla.

Non fece altro che aggrapparsi a lui. Si possederono come due animali, come due bestie feroci che si combattono, si azzannano. E quando lui finì di muoversi e lei si ritrovò ancora avvinghiata a lui, si guardarono negli occhi, ansimanti. Poi, sollevando la mano, Edith schiaffeggiò Orlando e ricomponendosi, disse:

Sei uno stronzo! Come diavolo hai potuto... Tra di noi è finita, capito? Sono passati sei mesi da quando ci siamo lasciati e non ho intenzione di ferire Jude che mi ama profondamente, per delle ridicole scappatelle senza senso!”

Ridicole scappatelle senza senso!” esclamò incredulo Orlando seguendola e aggiungendo: “Questo è amore. Questo, Edith! Jude può amarti. Ma tu non ami lui. Ami me. E io...” stava per dire ma venne bloccato da Edith che voltandosi disse:

E tu hai avuto la tua possibilità Orlando. Due volte. La prima l'hai sciupata andando a letto con Violet. La seconda non lasciando Miranda e riempendomi di bugie. Hai ragione. Io non amo Jude. Sono ancora innamorata di te. Ma credo che abbiamo esaurito il nostro tempo e che dobbiamo capire che dobbiamo andare avanti, che ti piaccia o no! Tu per la tua strada e io per la mia!”

Ed Ella? Non ci pensi a lei?” domandò Orlando.

Edith scosse la testa e rispose:

Io devo pensare ad Ella, vero? Sai che ti dico, Bloom. Che quello che doveva pensare a nostra figlia, sei tu. Hai preferito calarti le braghe. Bene. Ma ora fai l'adulto e accettane le conseguenze. Perché questo è uno dei tanti risultati di tutti gli errori che abbiamo cominciato a fare quando tu ti sei infilato nelle mutande di Violet!” e senza dire nulla prese la borsetta e uscì di casa, sbattendo la porta. Orlando stava per seguirla quando sentì la voce piccola e lamentosa di Ella chiamare:

Papà?”

Orlando chinò il capo e sospirando rispose:

Vengo amore!”


Il Barracuda era pieno di gente. C'erano tutti gli amici di Edith e tanti amici di Jude.
Jude stava attaccato ad Edith e le sussurrò all'orecchio:

Stasera sei di una bellezza sconvolgente Edith...” e sorridendo malizioso, mentre lei beveva il suo drink e guardava sorridendo la folla in festa, aggiunse: “Ho una voglia matta di fare l'amore con te, lo sai?”

Edith si voltò e guardandolo con malizia rispose:

Dovrai guadagnartelo, Jude!”

L'uomo sorrise e stava per ribattere quando le luci del locale si spensero e fece il suo ingresso una torta bellissima, su più piani con il numero trenta fatto di biscotto che capeggiava in cima e dal quale spuntavano le candeline.

Tutti cominciarono a cantare 'tanti auguri a te' ed Edith ridendo domandò:

E come le spengo le candeline?”

Non dovette aspettare molto che Fred le porse una sedia sul quale Edith salì, togliendo i tacchi. Fu Jude a fare silenzio e sorridendo disse:

Bene! Visto che ci siamo tutti... Voglio che tutti vediate il mio regalo ad Edith...” e prendendo un cofanetto dalla tasca dei pantaloni disse: “Ormai hai trent'anni Edith Norton. Quello che voglio sapere è se vuoi vivere i prossimi settanta con me!” e aprì il cofanetto per mostrare un bellissimo anello.

Tutti trattennero il fiato. Edith, invece, guardava quell'anello con aria stupita, quasi imbarazzata.

'Dimmi che ami Jude tanto quanto hai amato me! Anzi... Dimmi che non mi ami più e che pensi solo a Jude. Dimmelo ora Edith. È semplice. Dimmelo!'

Edith si morse il labbro inferiore guardando il diamante brillare alle luci dello strobo.

'Questo è amore. Questo, Edith! Jude può amarti. Ma tu non ami lui. Ami me.'

Jude la guardò sorridendo e domandò, quasi pensasse che non fosse stato abbastanza chiaro:

Edith Norton... Vuoi sposarmi?”

Edith sospirò. Ricordò Orlando che si spingeva contro di lei. Le unghie di Edith che si tendevano rapaci sulla schiena protetta dalla maglietta di lui. E quel gemito troppo forte quando raggiunse l'orgasmo.

Edith?” domandò preoccupato Jude. Edith lo guardò. Guardò la folla.

Tutti si aspettavano una risposta. Tutti pendevano dalle sue labbra.

Sospirò e seria disse:

Io...”












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Capitolo 52
*** Capitolo 52 ***


Ringrazio chiaretta e Klood per la loro recensioni giornaliere =P e aggiungo.... SI SONO UNA BASTARDA E UNA CAROGNA! E qua ne succederà di peggio. Chiedo scusa se qualcuno ha recensito dopo loro e non è stato aggiunto alla lista. Ma quando stavo postando c'erano solo le loro recensioni ^^.

Ringrazio anche i lettori silenti, quelli che non possono recensire perché impegnati, quelli che hanno messo la mia storia in una delle tre categorie sotto elencate.

Spero di riuscire ad emozionarvi. E che mi facciate sapere in tanti che cosa ne pensate. Un bacio a tutte/i.

Buona lettura. Spero.

Niniel82.



Capitolo 52: La ragione e l'orgoglio.


Edith e Jude

sono lieti di annunciarvi che

domenica 14 Febbraio 2010

alle ore 11

nella cattedrale di St Mary-le-Strand

si uniranno in matrimonio.


Orlando guardava il foglio incredulo.

Non poteva essere vero. Edith non poteva sposare un uomo che non era lui.

John sospirò e passando una mano sulla faccia, poggiandosi alla spalliera del divano disse:

Amico mi spiace! Ma non sapevo come dirtelo...”

Hai fatto bene...” mormorò Orlando guardando il cartoncino d'invito.

-Si sposa! Con Jude!- pensava Orlando mentre il suo cuore andava in frantumi.

Ho pensato che sarebbe stato un colpo saperlo da lei o da uno di quei giornali scandalistici...” aggiunse impacciato John. Sembrava quasi fosse colpa sua.

Johnny boy, stai tranquillo. Sto bene. Non mi sono lasciato con Edith un mese fa. Le cose tra di noi sono finite nel 2007. Sta cominciando il 2010. Cosa vuoi che faccia? Che mi spari in testa solo perché sta per sposare un altro? Sto bene. Tranquillo!”

Orlando non era stato per niente dolce, al contrario, era stato duro, quasi cattivo pronunciando quelle parole.

Non la dava a bere a nessuno. Sentiva ancora Edith sua. Specialmente dopo quello che era successo qualche settimana prima.

-Quella ragazza è mia. Lui me l'ha rubata. Edith Norton è mia- pensava Orlando accarezzando il nome di Edith, fissandolo con amore, quasi fosse possibile che facendo così lei si materializzasse davanti a lui in quel preciso istante.

John lo guardò preoccupato e mettendosi a sedere vicino all'amico disse:

OB! È inutile che ti metti a fissare quel dannatissimo bigliettino. Non troverai una risposta ai tuoi problemi nella filigrana. Se non reagisci finirai per impazzire? Vuoi farti vedere da Miranda in queste condizioni?”

Orlando rigirò il cartoncino della partecipazione tra le mani e rispose caustico:

Detto da te, lo sai John, mi fa quasi ridere. Non sei forse tu quello che è stato per un mese chiuso in casa a bere e a guardare la foto di Rocio?”

John accusò il colpo in silenzio. Nonostante fosse sposato con Rachel da tre anni non era mai riuscito -e forse mai lo avrebbe fatto- ad accettare le cattiverie dette su Rocio da chissà chi.

Drizzò la schiena e rispose:

Te lo ripeto per quella che sarà la seconda volta nella nostra lunga amicizia. E sarà l'ultima, perché la prossima volta non avrò la stessa pazienza. Rocio non c'entra niente con tutte le tue donne. Perfino con Edith che è la madre di Ella. Quando io piangevo Rocio, piangevo una donna morta, di cui non sapevo nemmeno se avrebbero trovato il corpo. Una donna morta il giorno stesso in cui mi ha annunciato di essere incinta. Quindi non criticare me, Orlando, se la tua ex ha fatto la troia e si è messa a scoparsi un altro quando stava con te. E non prendertela con me perché tu, nonostante abbia davanti tutti i sacrosanti giorni una donna di una bellezza sconvolgente, non la ami con il giusto trasporto. Sei tu quello che ha bisogno di un aiuto, Orlando. Perché io ci ho messo quattro anni prima di stare con una donna, ma tu, nonostante abbia un'altra donna vicino, non hai dimenticato la donna che ti ha tradito...”

John non continuò la frase. Orlando lo colpì con un destro pazzesco, che lo fece ondeggiare un attimo, in cerca del suo baricentro.

Tenendo la parte offesa che aveva cominciato a sanguinare, John aspettò qualche secondo e caricò un gancio niente male che fece franare Orlando e gli fece sbattere la schiena contro il tavolino di legno del suo salotto.

Bastardo!” esclamò Orlando dolorante. “Ti devo forse ricordare che ho la schiena che viene tenuta su da una lastra di ferro?”

John si precipitò da Orlando e lo fece sollevare, chiedendogli preoccupato:

Tutto apposto fratello?”

Orlando si guardò le mani, cercando oltre di loro il foglietto che era caduto per terra. E rendendosi conto che gli occhi avevano cominciato a riempirsi di lacrime non richieste, come un bambino a cui è stato tolto un gioco, piangendo sollevò la testa e guardando John disse:

La rivoglio, John! Quella ragazza è mia. È sempre stata mia!”

John lo abbracciò. Si sentiva un verme per averlo colpito. Non doveva farlo, doveva capire che Orlando era fuori di sé dalla rabbia e dal dolore. Sospirò e mormorò:

E allora lotta per riprendertela...”

Orlando lo guardò negli occhi e chiese:

E tu pensi che lei mi vorrà di nuovo? Ti devo forse ricordare che non è stata solo lei a fare delle stupidaggini nella nostra lunga storia?”

John sorrise. Non voleva dare false speranza ad Orlando, ma sapeva dentro di se, che lui ed Edith erano legati con un doppio nodo che andava ben oltre il semplice fatto di avere una bambina assieme.

Annuì e rispose:

Sì! Lo hai detto anche tu. Quella è la tua donna!”


Edith ancora non ci credeva. L'ultima volta che aveva fatto compere per un matrimonio era stato tre anni prima, per il suo matrimonio con Orlando.

Quella volta non si era sposata. La storia con l'uomo che le aveva cambiato la vita era naufragata dopo pochi mesi dalla proposta di matrimonio per via dei reciproci tradimenti e delle troppe bugie e lei aveva vissuto come una nomade quegli ultimi trentasei mesi.

La cosa che la faceva impazzire era vedere Ella, stretta nel suo vestitino bianco da damina, che si guardava allo specchio chiedendosi silenziosamente per quale motivo la volessero vestire con un indumento così orribile, almeno secondo i canoni di una bambina di quasi tre anni.

Rachel sorrise guardando la bambina e disse:

Credo che sia arrivato il momento di dirlo anche a te. Aspetto un bambino!”

Edith si voltò di scatto e guardò Rachel a bocca aperta.

Sei di nuovo incinta! E John lo sa?”

Rachel scosse la testa e rispose:

No! Ho quasi paura a dirglielo perché è davvero passato pochissimo da quando è nato Kevin. Non so come potrebbe prenderla...”

E come vuoi che la prenda? Conosco John da quattro anni ormai. E credo che farà i salti di gioia quando lo verrà a sapere...” e tornando a guardare Ella, dopo qualche secondo di silenzio, senza staccare lo sguardo dalla figlia, Edith disse: “Comunque sei una stronza Rach. Lo sai che oggi mi devo provare il vestito da sposa. E tu ne esci con questa notizia bomba!”

Rachel sollevò un sopracciglio e disse:

Tesoro! Quando ho comprato il vestito da sposa io, mi hai annunciato che era morto il padre di Brian proprio mentre ti chiedevo come mi stava! Avrei preferito un 'sei bellissima!' non ti pare?”

Edith sollevò le mani in segno di resa. Ricordava quel giorno e anche la lite con Orlando che non la voleva mandare al funerale perché era incinta di Ella.

Guardò la figlia intensamente e mormorò a Rachel.

Ho paura, Rach!”

Rachel si voltò verso Edith e seria rispose, tornando a guardare Ella:

Non credo che possa cadere da quello sgabello. E se lo fanno e la bambina si fa male si beccano una bella denuncia!”

Edith scosse la testa, sorridendo. Non era di quello che stava parlando.

Ho paura di sposarmi, Rach!” precisò subito dopo.

Rachel guardò ancora per qualche secondo Ella, salvo poi voltarsi di scatto verso Edith. E boccheggiando disse:

Senti cara. Io capisco l'ansia prematrimoniale, ma quando una donna compera l'abito da sposa va su di giri ed entra in fibrillazione... E tu stai sposando il tuo attore preferito. Che cazzo vuoi di più dalla vita? Diventare proprietaria di una fortuna inesauribile?”

Edith sorrise. E in un attimo pensò alle labbra di Orlando poggiate sul suo seno.

-Rachel ho fatto sesso con Orlando qualche giorno prima che Jude mi chiedesse di sposarlo? Sono di nuovo caduta nella trappola, ma ho invertito i fattori? Credi che sia una cosa da psicanalizzare?- pensò Edith giocherellando con il bellissimo anello di fidanzamento.

Ma tornando a guardare Ella che tirava un lembo della gonna per capire cosa le stavano mettendo addosso e perché le facesse venire un prurito assurdo, Edith disse:

Mi succede quando guardo Ella. Lei è molto attaccata ad Orlando. E alle volte mi chiede come mai io e il padre non siamo sposati come lo siete tu e John, Fred e Jen, Jessy e Paul. Ha quasi tre anni, lo so, sta diventando grande e comincia a notare cose che prima nemmeno vedeva, ma ogni volta che me lo chiede sento quest'anello diventare troppo pesante. E mi chiedo se sto facendo la scelta giusta sposando Jude.”

Rachel guardò Ella e stette un attimo in silenzio. Solo allora, Edith, si rese conto che Rachel conviveva con quello stesso problema da otto anni. Gli anni che aveva Charlotte.

Me lo chiedevo anche io per Charlotte...” disse appunto Rachel. Edith si morse la lingua ma l'amica aggiunse: “Ho avuto paura quando Whitman mi ha chiesto di sposarlo. John primo non è mai stato molto presente nella vita di Charlotte. Sai? Una segretaria che lavora bene di bocca mentre tu parli ad un cliente facendo finta che non succeda nulla sotto il tuo tavolo è molto meglio di una figlia rompipalle che ti aspetta il fine settimana. Poi è arrivato mio marito. Il John giusto, quello che stavo cercando. Ama Charlotte, è un ottimo padre sia per la bambina che per Kevin, lavora come un pazzo e riesce in quello che crede. Ha progettato persino la casa dove viviamo... John Whitman mi ha fatto paura all'inizio, dovresti ricordarlo. Infondo, mica siamo tutti fortunati come Fred e Jen o come Paul e Jessy a conoscerci da una vita... Ma io e John è come se ci conoscessimo da sempre. Io ho il mio passato, naturalmente. E lui ha il suo, con i suoi ricordi di Rocio. E ti giuro, fare i conti con una moglie morta è peggio che farli con un bambina piccola che ti adora. Quello che voglio dire è che anche io ho avuto paura, Edith, prima di sposarmi. Ma sono qua. Sposata da tre anni, incinta del mio terzo figlio -il secondo con John- con una casa meravigliosa e con tutto l'amore del mondo a mia disposizione. Devi solo prendere il coraggio a quattro mani. E dimenticare Orlando. Ci avete riprovato e non è andata bene. Fattene una ragione. Forse non eravate davvero fatti per stare assieme!”

Edith ascoltò in silenzio. Stava pensando a quello che le aveva detto Rachel e stava per dirle quello che era successo qualche giorno prima il suo compleanno, quando la commessa disse:

Signora Norton! Abbiamo finito con la bambina!”

Edith guardò Ella che sorrideva felice facendo una piccola giravolta su se stessa. Applaudì commossa e disse:

Sei bellissima!”

Rachel guardò Edith e sorridendo divertita le domandò:

E c'è bisogno di piangere?”

Edith gli fece una linguaccia e rispose:

La mia piccola è bellissima e io mi sono commossa!”e mandando un bacio ad Ella chiese alla commessa, asciugando i lati degli occhi: “Vorrei vedere i due vestiti che ho detto di voler provare quando sono entrata!”


Jude sorrise guardando Edith che depennava le cose da fare per il matrimonio.

Allora... Il vestito ce l'ho! Qualche ritocco e poi vediamo... Le scarpe...” e voltandosi verso Jude disse: “Amore devi vedere le scarpe. Se fossi un feticista avresti un orgasmo sull'altare!” concluse Edith depennando 'scarpe' dalla lista.

Jude sorrise e scuotendo la testa domandò:

E se lo fossi, invece?”

Edith si voltò di scatto, sollevando un sopracciglio e rispose:

Non lo sei perché altrimenti il nostro matrimonio salterebbe oggi stesso!”

Jude, stavolta, rise di cuore e prendendo la lista dalle mani della ragazza, disse:

E che ne dici, visto che tua madre tiene Ella per tutto il giorno, se ora ci chiudiamo in camera e facciamo l'amore fino a stasera?”

Dico che non ce la fai. Cominci ad avere un'età!”

Ma ho solo trentasette anni. DA COMPIERE TRA UNA SETTIMANA!”esclamò ferito Jude.

Edith si voltò, sorrise e disse:

Amore... Dobbiamo fare sta cavolo di lista. Sei tu quello che si è voluto sposare il giorno di San Valentino!” e cercò di prendere la lista che Jude aveva allontanato, cominciando una divertente lotta.

In quatto e quattro otto si trovarono sdraiati sul divano. Edith cercò di divincolarsi, ma fu inutile. Le mani di Jude, sapientemente, esplorarono il corpo di Edith facendo cedere la giovane. Si spogliarono e cominciarono a fare l'amore. E quando finirono, Edith ancora affannata, sorridendo chiese:

Allora? Sei contento? Ora fammi tornare alla lista. E fammi prendere la mia agenda... Devo chiamare quel cretino del prete per vedere se ha sistemato le cose per la chiesa!”

Jude la guardò sollevarsi dal divano e dirigersi verso la borsetta, completamente nuda.

Ti ho mai detto che sei bellissima nuda, Edith?”

Edith prese l'agenda e rispose:

David Jude Law non ci torno a letto con te!”

Ma sei bella davvero!” replicò fingendosi indignato Jude.

Edith sorrise e prendendo il cordless disse:

Me lo dici sempre, amore. Anche tu sei bello... vestito però...”

Ma guarda sta stronza!” esclamò divertito l'attore.

Shh!” ammonì Edith. “Non dire parolacce quando parlo con il... PADRE! Che piacere risentirla. Sono Edith Norton. Si la futura signora Law... Volevo sapere se potevamo vederci poco dopo Natale perché io dovrei partire in America...” e sfogliando le pagine dell'agenda rimase in silenzio.

C'era un pallino rosso. L'ultimo dei quattro della lista. Il che significava solo una cosa. Doveva avere le mestruazioni e non le aveva.

Edith?” la riscosse Jude.

Edith si voltò di scatto e guardò l'uomo che nudo stava davanti a lei.

Sorrise e disse:

Devo chiamare David. Sai! Sto seguendo il giornale da Londra e ci sono dei casini!” mormorò a Jude dicendo subito dopo al prete: “Scusi. Le passo il mio fidanzato. Mi sono ricordata di dover fare una cosa importantissima. La ringrazio padre Ralph. Sì! Arrivederci...” e passando il cellulare a Jude lo baciò sulla bocca e scappò di sopra.

Si mise a sedere sul letto e guardò l'agenda. Era in ritardo di quattro giorni.

Magari è lo stress. Sto organizzando due matrimoni assieme...” mormorò disperata Edith.

Lei non aveva mai avuto ritardi. A parte una volta e nemmeno se n'era resa conto.

No! Non posso essere incinta...”

In un attimo ripensò ad Orlando che faceva l'amore con lei contro un muro, chiamandola, mordendola, godendo con lei di quel frutto proibito.

-No! Ti prego no!- pensò terrorizzata.

Presa dal panico, agguantò il cellulare e chiamò Rachel.

Ci mise molto prima che rispondesse e quando lo fece Edith non le diede nemmeno il tempo di parlare.

Rach. Devo parlarti assolutamente. Non dire nulla, adesso però. Non voglio che John si insospettisca. Ci incontriamo tra un'ora al Plaza, ad Oxford Street. Va bene?”

S-Sì!” balbettò Rachel. “Ci vediamo tra un'ora...” e chiusero assieme il telefono.

Edith passò una mano sulla fronte e mormorò un mezzo 'maledizione', proprio nel momento che Jude entrava in camera con i soli boxer addosso.

Tutto apposto tesoro?”

Edith sorrise e guardandolo dolcemente disse:

Devo andare con Rachel in un posto. Ti spiego quando torno, ok!” e senza rispondere alla domanda di Jude corse a farsi una doccia.

E mentre il compagno si abbandonava nel letto, lei sotto il getto caldo piangeva disperata.

Non voleva un bambino. Stavolta non lo voleva davvero.


Rachel stava seduta mangiando il suo panino del Mc Donald mentre Edith giocherellava con il suo frapuccino. Stanca di quel silenzio che quasi metteva l'ansia, fu Rachel a chiedere:

Mi hai trascinata fuori di casa con un tempo talmente di merda che penso che anche il bambino che porto in grembo abbia bisogno di un cappottino e ora che siamo faccia a faccia non hai detto una sola parola. Ci sono gli estremi per mandarti a quel paese, sai!”

Edith la guardò e sospirando capì che era arrivato il momento di dire a Rachel la verità.

Ho un ritardo!”

Rachel la guardò con tanto d'occhi e disse:

Stai scherzando, vero?”

Edith scosse la testa in segno di diniego. Rachel poggiò il panino ed esclamò:

Merda! Dovrai sistemare il vestito fino alla mattina del matrimonio. Sai che rottura di palle...”

Sono stata a letto con Orlando prima che Jude mi chiedesse di sposarlo!” la interruppe Edith.

Rachel inarcò le sopracciglia e chiese:

Per caso la volta che ti ho prestato la macchina per andare a vedere come stava Ella?”

Edith annuì.

Avete scopato dopo aver prestato le prime cure a vostra figlia spero!” aggiunse Rachel.

Edith annuì senza parlare di nuovo.

Sai che sei recidiva Edith? E che questa cosa può costarti un patrimonio in psicologo?”

Il problema non è questo Rach... Ho paura che il bambino sia di Orlando!”

Rachel sollevò un sopracciglio e guardandola allibita le chiese:

Quando è che hai cominciato a fare casini di questo genere, Edith? Lo sai che mi mancano davvero tanto i giorni felici in cui stavi con Brian Bietolone Stephensons e non ti davi alla fornicazione selvaggia con attori a cazzo di Hollywood?”

Edith non poté non ridere della battuta, ma Rachel non si mostrò comprensiva e disse:

Non sto ridendo Edith. È una cosa seria. Non puoi andare a letto con Jude quando stai per sposare Orlando e viceversa. Non è carino, prima di tutto. E non credo che sia una cosa indicata per la propria salute fisica e mentale!”

Edith sbuffò. Odiava essere sgridata da chicchessia, anche se era Rachel a farlo.

Rach, se avevo bisogno di una paternale andavo dai miei. Ti ho chiesto un consiglio. Un semplice consiglio... E tu mi dai della squilibrata mentale? Ma che ti prende? Dov'è la vecchia Rachel che mi aiutava sempre e comunque!”

Credo che non possa più accettare il comportamento della sua migliore amica. Edith ti ho difesa quando hai tradito Orlando. E non dovevo. Ti ho aiutata quando la tua storia con Jude è finita. Ho accettato il fatto che tornassi a vivere da sola in America. E che avessi una tresca con Orlando nonostante lui stesse assieme a Miranda. E ho accettato che nonostante tu non lo amassi, accettassi di nuovo di stare con Jude per allontanarti per sempre da Orlando. Ora non puoi venirmi a dire che stai per avere un bambino ma non sai chi è il padre! Edith hai trent'anni... Cosa vuoi? Continuare a fare la spola tra Orlando e Jude mettendo al mondo figli con entrambi? Non è un comportamento da donna matura...” rispose tutto di un fiato Rachel.

Edith la guardò e disse:

E quale sarebbe il comportamento giusto, scusa?”

Rachel si alzò e prendendo il suo vassoio con il panino a metà disse:

Tornare sui tuoi passi e capire che non hai mai dimenticato Orlando. Che hai cercato in tutti i modi di riprendertelo e che hai avuto troppa paura per farlo... E che vai a fare un dannatissimo esame per sapere chi è il padre del bambino... Anche se credo che tu lo sappia già, Edith Norton!” e senza aggiungere una sola parola si allontanò e lasciò Edith da sola a guardare il suo frapuccino che, ormai, era diventato una poltiglia imbevibile.


Emma era bellissima. Stretta nel suo abito bianco disegnato da lei stessa, stretto fino alle ginocchia e largo giù, stava mano nella mano con Clay a salutare gli invitati e ringraziarli per essere intervenuti alle sue nozze.

Jude guardava Edith che sorrideva commossa, ballando con il padre un lento.

Non si era avvicinata a lui una sola volta durante tutta la festa. A parte un lento che avevano ballato quando tutte le coppie si erano riunite nella pista, Edith era sembrata scostante, distaccata nei suoi confronti. E questo Jude non lo sopportava perché quando aveva cominciato a fare così, un anno prima, la loro relazione era andata a ramengo.

Edith, ignorando gli sguardi di Jude continuò a ballare con il padre quando qualcuno si avvicinò e chiese:

Posso avere l'onore di un ballo con lei?”

Edith si voltò e vide gli occhi di Rafferty, azzurri come quelli del padre, scrutarla con allegria. Patrick sorrise e rispose:

Largo ai giovani!” e tendendo la mano di Edith al giovane Law lasciò che la figlia ballasse con il primogenito del suo futuro genero.

Rimasero qualche secondo in silenzio – Rafferty cercando di non pestare i piedi ad Edith; Edith impacciata perché più alta di Rafferty di una spanna- quando il giovane Law disse:

Stasera non hai ballato con mio padre...”

Edith fu come colpita da una doccia fredda. Guardò Rafferty e sorridendo nervosa, disse:

No! Abbiamo ballato!”

Rafferty la guardò con un sopracciglio sollevato e rispose:

Dille a Rudy queste cose che ha otto anni. Io ne ho quattordici, Edith!”

Edith sorrise guardando quel ragazzino. Era davvero diventato grande in quegli ultimi tre anni. Aveva accettato la sua relazione con Jude e la sua rottura un anno dopo. Nonostante tutto aveva accettato di nuovo Edith al fianco del padre, ma la giornalista sapeva che qualche cosa non convinceva il figlio del suo compagno.

Tu ami mio padre Edith, vero?”

Per la seconda volta un brivido freddo percorse la schiena di Edith che cercando di nuovo di mascherare il nervosismo replicò:

Se non amassi tuo padre non avrei accettato di sposarmi con lui, non avrei già comprato il vestito da sposa e non avrei mandato inviti a chiunque con la data delle nozze, non trovi Raf?”

Rafferty guardò il padre che parlava con Eloise, sorridendo. E serio disse:

Ho una ragazza sai?”

Edith sorrise per quell'inaspettata rivelazione. Non disse nulla e Rafferty continuò:

Si chiama Stella e frequenta la mia stessa classe!”

State assieme da molto?” chiese Edith interessata.

Rafferty annuì e rispose:

Dal giugno scorso. Abitiamo anche vicini. Lei è di Primerose Hill come noi...” e indicò loro due aggiungendo subito: “Ci siamo anche baciati, come vi baciate voi grandi...”

Edith sollevò le sopracciglia e pensò che il suo primo bacio lei lo aveva dato a quindici anni per sbaglio e non aveva nemmeno la minima intenzione di ripetere l'esperienza. Rafferty, invece, si era dimostrato molto più avanti di lei.

Io e Stella ci baciamo spesso, sai?” ammise candidamente Rafferty.

Edith sollevò le sopracciglia e rispose balbettando:

S-sono felice per te...”

Naturalmente se lo dirai a mia madre o a mio padre non ti rivolgerò mai più la parola...” e sorrise assieme ad Edith per quella minaccia e aggiunse serio: “Anche tu con papà ti baciavi spesso prima. Come mai ora non lo fai più!”

Edith si sentì scoperta. Perfino un ragazzino di quattordici anni alle prime esperienze capiva i suoi problemi. Sospirò e guardando Jude, rispose al figlio:

Quando si cresce le cose sono differenti...”

Edith... Papà ha sofferto molto quando vi siete lasciati. Diceva che aveva fatto lo stesso errore di Orlando -che non so chi sia- e che era stato uno stupido. Non riusciva a stare con nessuno. Usciva poco... Edith... Non far soffrire di nuovo papà. Non se lo merita!”

Edith si sentiva uno schifo.

Che cosa stava facendo?

Dove si era invischiata?

Perché ora tutto le sembrava più difficile?

Edith!” disse ancora Rafferty.

Uhm!” rispose Edith guardandolo negli occhi.

Anche se sono fidanzato con Stella penso che tu sia davvero sexy! E se non sposerai papà o le cose tra di voi non funzionassero, appena divento grande abbastanza ti invito ad uscire!” sorrise Rafferty.

Edith lo guardò con dolcezza e mascherando il suo divertimento con una finta sufficienza, rispose:

Zitto e balla piccolo Law. Uscirò con te quando gli asini impareranno a volare!”


'Congratulazioni. Il suo futuro marito sarà felice di sapere che ad Agosto diventerà papà... Lei è incinta. E la sua gravidanza risale alla seconda metà di Novembre...'

La voce della ginecologa aveva rimbombato nella testa di Edith per tutta quella settimana.

Era incinta. E il padre non era Jude come aveva detto la dottoressa. Lei, dopo averlo tradito con Orlando, non si era avvicinata a Jude fino al giorno del suo compagno, quando festeggiarono il sì di Edith con una notte di sesso.

'Come non volete questo bambino?! Ah! Capisco...'

Ricordava anche la faccia della dottoressa quando le disse che non era pronta per portare avanti la gravidanza. Tirò in ballo scuse assurde, del tipo che non era pronta, che doveva tornare in America, lavorare e pensare al suo matrimonio in Inghilterra e che si sarebbe stancata. E che Jude aveva avuto una bambina appena un anno prima e non volevano sconvolgere ulteriormente i figli di lui.

'In effetti è una situazione complicata miss Norton. Ma non le sembra esagerato abortire?'

Lo era. Aveva pensato di tenere il bambino, fingere che fosse suo e di Jude, ma quanto avrebbe retto la cosa? Un paio di mesi, forse un anno, poi Jude stesso si sarebbe reso conto che quello non era suo figlio e tutto sarebbe precipitato.

E non voleva nascondere ad Orlando di aspettare un bambino da lui.

'Se siete sicuri, allora posso consigliarvi un mio collega. È direttore di una clinica molto importante a Londra. E si occupa di molti casi di aborto. Molte donne vip abortiscono, sa signorina Norton? Nascondono la cosa, ma lo fanno. E vanno nella clinica di questo dottore. So che la sto affidando ad uno dei migliori nel suo ambiente...'

-Sì! Il migliore a strapparti i figli da dentro...- pensò Edith guardando la clinica dove una settimana prima era entrata per chiedere che le venisse praticato un aborto.

Sollevò la testa e guardò il cielo plumbeo. Avrebbe nevicato. Faceva freddo. Come dentro di lei che già sentiva la mano gelida della morte poggiarsi sulle sue viscere:

-Come vorrei non svegliarmi più...- pensò per un attimo.

Subito si pentì e si morse il labbro. Non aveva pensato ad una cosa importante per lei, la più importante: Ella.

Scosse la testa e guardò un cartellone in una vetrina che diceva:

'Un nuovo anno è arrivato!'

Edith sorrise sarcastica. Gennaio era arrivato con il suo carico di aspettative. Un nuovo inizio aveva detto un tempo Edith, brindando con Jude al capodanno del 2008. Un tempo, quando era ancora la ragazza di Orlando e quando era incinta di Ella, Edith aveva scoperto che in un anno possono succedere un mucchio di cose. Erano passati tredici mesi da quel brindisi e la sua vita sembrava cambiata radicalmente, ma allo stesso tempo sembrava quasi non si fosse mossa di un solo passo.

Edith si chiedeva che cosa ci fosse di positivo in quell'inizio di 2010.

Era incinta. Il test era stato chiaro. La ginecologa le aveva dato il colpo di grazia. Eppure non lo aveva detto ancora a nessuno. Anzi, aveva deciso di togliere di mezzo quel piccolo problema che a breve sarebbe diventato mastodontico, prima che fosse troppo tardi. Come quando butti un oggetto che non ti serve più. Edith rabbrividì per il freddo e per il paragone macabro.

In quel momento sentì la mancanza di Rachel che non le parlava più da quando Edith le aveva confessato la sua gravidanza. Jessy era troppo impegnata con i suoi due bambini per poter parlare con lei. Emma era in viaggio di nozze e Jen troppo occupata a fare la moglie perfetta e la madre prodigio, oltre che la donna in carriera.

Parlare con Jude era fuori luogo.

Parlare con Orlando meno che mai.

Era sola ad affrontare la prova più importante della sua vita.

Sospirando entrò nella clinica per allontanarsi dai suoi pensieri. Salì sull'ascensore e premette il tasto cinque. I piani si succedettero con estrema lentezza.

Una volta, guardando un film che si intitolava 'Dead Man Walking' con Sean Penn e Susan Sarandon si era chiesta che cosa si provava nel momento in cui si percorreva quello che tutti chiamavano 'il miglio verde' nome del tratto di strada percorso dai 'morti che camminano' e nome di un libro di Stephen King. Si era sempre chiesta come non si potesse impazzire davanti ad una cosa simile. Come si può camminare con le proprie gambe incontro alla morte?

Solo in quel momento si rese conto che anche lei stava facendo lo stesso.

Arrivò al piano dove una diligente segretaria, con una scrivania appena fuori dal laboratorio, cercava qualche cosa in uno scaffale dietro di lei.

Edith si avvicinò e schiarendo la gola ne attirò l'attenzione.

La donna si voltò e sorridendo disse:

Salve! Posso essere d'aiuto?”

Edith sorrise tirata e con un filo di voce, disse:

Sono qua perché ho un appuntamento con il signor Smith tra venti minuti...”

La dottoressa guardò la cartella dove dovevano essere segnate tutte le visite e sorridendo chiese:

La signora Norton... Sì! È scritto qua. Appena entro nello studio porto la sua cartella al signor Smith. Lei nel frattempo può anche accomodarsi... Non ci vorrà molto...”

Edith si mise a sedere nella sala d'aspetto. L'avrebbero tenuta nella clinica per un giorno intero, per evitare rischi e poi l'avrebbero rispedita a casa. Aveva inventato mille scuse differenti, ma alla fine era riuscita ad andare in quel dannatissimo posto senza creare il minimo sospetto.

Prese un giornale e si mise a leggere. Erano riviste scandalistiche e non si stupì quando vide la sua foto con Jude. Ma dovette mettere via il giornale quando, voltando la pagina con il suo articolo, vide una foto di Orlando e Miranda che si abbracciavano e si baciavano fuori da un balcone.

Erano evidentemente in posa e tutto sembrava fatto apposta.

-Qua c'è lo zampino di Robin, ci gioco la testa!- pensò Edith chiudendo il giornale ed evitando gli altri.

Fu allora che vide una porta aprirsi e una ragazza uscire su di un lettino piangendo in silenzio.

Sentì il cuore stringersi e le mani tremare.

Lei non voleva questo. Guardò quel lettino allontanarsi e quel viso le rimase impresso nella mente. Quelle lacrime, quel dolore.

Sospirò. Guardò il giornale che aveva chiuso.

-Un comportamento da donna matura...- pensò con un sorriso. Si sollevò dalla sedia e correndo uscì fuori.

Nessuno la vide. Ma quando Edith fu fuori dalla clinica pianse. Di gioia.

Non le importava che fosse figlio di Orlando. Lo avrebbe cresciuto come aveva fatto con Ella. E lo avrebbe detto anche a Jude che il figlio che non portava in grembo non era il suo.

Forse.

E mentre lei si allontanava e fermava un taxi l'infermiera che l'aveva accolta chiamò dentro la sala d'aspetto:

Edith Norton?”

Non ottenne risposta e quando si guardò intorno vide solo sedie vuote e una rivista di gossip rovesciata per terra.


Quando rientrò a casa Edith poggiò la borsa. Rafferty gridava divertito per aver segnato un goal a Rudy, giocando con la X-BOX. Iris giocava con Ella alla mamma con la figlia e Jude accarezzava piano la testa di Posh che ronfava felice sulle sue ginocchia mentre lui leggeva un libro.

Quando l'attore vide Edith la guardò stranito ed esclamò:

Norton! Già qui? Ti aspettavo per domani mattina”

Edith sorrise e scansando la gatta con un piccolo gesto, si mise a sedere sulle ginocchia del compagno e disse:

Buongiorno papà. Saluta tuo figlio. Sono incinta!”

Jude sgranò gli occhi e sorridendo cercò tacitamente una conferma che Edith gli diede annuendo.

E sollevandosi, Jude gridò:

Rafferty! Iris! Rudy! Ella... Stiamo per avere un fratellino!” e voltandosi baciò Edith che sorrise commossa.

Rudy fece capolino dalla porta e disse disinteressato:

Un altro fratellino... Sai che novità...” e tornò a giocare con il fratello più grande mentre Edith e Jude ridevano felici.

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Capitolo 53
*** Capitolo 53 ***


Ringrazio dal profondo del cuore Brianne, Klood, Chiara e fede che per recensione o per e-mail mi hanno lasciato un loro parere.

Nel frattempo credo che dovrò scrivere una ff su Jude dal momento che l'ho reso impopolare ai più ^^ -mamma però quanto è bello-.

Capitolo tranquillo. Spero che vi piaccia.

Un bacio a tutte/i.

Buona lettura. Niniel82



Capitolo 53: Non è mai troppo tardi.


David guardò la lettera di dimissioni di Edith.

Allora te ne vai, Norton!” disse con aria abbattuta.

Edith annuì e rispose:

Voglio scrivere e voglio che miei figli arrivino prima del mio lavoro!”

David annuì e replicò:

Bene. Non fa una grinza. E vedo anche che mi hai suggerito alcuni nomi... Se non sbaglio sono i due direttori de 'The Bite' a Los Angeles. Vero?”

Edith annuì e disse:

Sono bravi tutti e due e credo che il Bite non abbia bisogno di due direttori. Scegli il migliore, mi fido di te...” sorrise Edith a David.

David si alzò dalla sua sedia e guardando fuori dalla finestra del suo ufficio -situato all'ottantesimo piano del Empire State Building- ammise:

Credo che sarà davvero un brutto colpo non averti più come direttrice per il nostro giornale!”

Edith sorrise e rispose:

Vedrai che imparerai a fare a meno di me!”

David si voltò e aggrottando la fronte domandò:

Sbaglio o mi avevi giurato che mi avresti aiutato a riconquistare Annabelle?”

Edith rise e sollevandosi disse:

Dave... Tu lo sai cosa devi fare. Non hai bisogno dell'aiuto di nessuno per riconquistare la tua prima moglie. Devi solo guardarti dentro e scoprire quello che sai già!”

David la guardò con un sorrisetto malizioso e chiese:

E tu sei sicura che vuoi sposare l'uomo che ti ha chiesta in moglie?”

Edith sollevò un sopracciglio e David aggiunse:

Da amico e non da capo, Edith. Ti ho vista quando stavi male per Orlando ad inizio dell'anno scorso. Ti ho vista soffrire. Da amico... Sei sicura di non amare Orlando? Sei sicura che tutta quella sofferenza in soli sette mesi sia andata via? Che questa storia non sia altro che un pretesto per scappare da chi vuoi veramente?”

Edith non sapeva cosa rispondere e cercando di mascherare la tensione, rise nervosamente e disse:

Che cosa vorresti dire? Io sono innamorata di Jude...”

David scosse la testa e rispose:

Quello che voglio dire è che io so il tipo di dolore e di paura che provi e che è lo stesso che ho provato io qualche anno fa, quando ho lasciato Annabelle. Non fare stupidaggini, Norton. Non sposare un uomo che non ami solo per vendetta o per dimenticare il padre di tua figlia. Quella persona ha dei sentimenti e potresti ferirlo se non smetti di giocare con il suo cuore.”

Edith sospirò e rispose:

Aspetto un figlio da Jude. Credo che ormai ci sia poco da fare. È lui l'uomo della mia vita. Lui l'uomo che devo sposare...”

-Bugiarda!- pensò Edith accusandosi.

David annuì e si avvicinò con passo lento alla scrivania. E unendo le mani, guardò Edith e chiese:

Allora. Progetti per il tuo ritorno in Inghilterra?”

Edith sarebbe partita una settimana dopo le sue dimissioni. Nonostante il suo matrimonio fosse ormai alle porte, la giovane giornalista aveva altri programmi e passando una mano tra i capelli disse:

Prima di tornare in Gran Bretagna penso che andrò un po' in Italia. Lì ho passato un bel periodo della mia vita e voglio andarci prima di sposarmi...”

'...prima di sposarmi...'

Edith quasi non credeva di aver detto quella parola. Un brivido le percorse la schiena. Un brivido di paura, per nulla piacevole. Accidenti a David e a quella sua vecchia ciabatta.

Dove con esattezza?” chiese interessato David.

Verona!” replicò velocemente Edith. “Sono stata per un anno a Verona e ho vissuto una parte importante della mia adolescenza lì. Ecco perché voglio vederla di nuovo. Voglio ritrovare un po' di quella ragazzina di allora nella mamma che sono oggi!”

Gli occhi di David ebbero un guizzo. Non disse niente ma sorrise sornione. Edith fece finta di nulla. Non voleva e non doveva cadere in trappole tese dal suo ex capo, anche se si trattava di David Lewis che si era dimostrato un buonissimo amico.

Aspettò in silenzio che l'uomo attaccasse di nuovo la solita tiritera, ma venne stupita quando David allungando la mano le disse:

Allora ci vediamo al tuo matrimonio, piccola...”

Edith guardò la mano con sospetto, poi allungò la sua e strinse quella di David.

Ci vediamo a San Valentino!” sorrise Edith.

E alzandosi, sistemando il lungo cappotto nero, uscì dall'ufficio di David dove, dalle finestre si potevano vedere i palazzi di quasi tutta New York.

E dove Edith provava la straordinaria sensazione di cadere ogni volta che si avvicinava ad una finestra. Anche se, forse per la gravidanza, forse per i troppi pensieri, quella sensazione di vertigine l'accompagnava anche quando stava con i piedi ben piantati per terra.


Da quanto tempo non lo vedeva? Una vita. E dire che lo considerava un suo grande amico un tempo.

Viggo rise, mostrando quel fine spazio tra i denti che aveva da sempre. Orlando lo aveva sempre ammirato. Non per i suoi denti, ben inteso. Viggo, a differenza di molti attori che aveva conosciuto, era un attore a cui non importava di essere una grande star. Stava nel suo ranch ad Idaho e se ne fregava del fatto che lo considerassero uno degli uomini più sexy del pianeta. Ricollegandosi ai denti dell'amico-collega, Orlando ricordava benissimo il giorno in cui Viggo si era rotto un incisivo durante le scene della Battaglia del Fosso di Helm e di come aveva reagito quando gli avevano detto che doveva andare immediatamente da un dentista per farselo riattaccare: si rifiutò categoricamente e chiese della colla potente per attaccarselo da solo. Forse era per quello che tutti lo definivano un po' pazzo?

In ogni modo, Orlando aveva preso Viggo un po' come un mentore. Infondo era un pivellino quando si erano conosciuti e tra di loro si era dovuta creare una forte intesa -che, per quanto ne potessero dire non si era creata con John Rhys- Davis- perché dovevano girare molte scene assieme e lo avrebbero dovuto fare per più di un anno. Fu piacevole e oltremodo facile diventare amico di Viggo per Orlando. Un po' come lo era stato diventarlo con Elijah, Dom, Sean Astin, Sean Bean e con Billy Boyd. E spesso li si vedeva assieme a ridere e scherzare dentro e fuori dal set. Naturalmente nel web avevano impazzato storie di una relazione di Orlando con Viggo, ma l'attore americano non se n'era preoccupato minimamente. Era sempre andato in giro per il set, durante le premiere e qualsiasi altra situazione ufficiale, pubblica e no a baciare Dom, Billy e chiunque gli capitasse a tiro. Per non parlare dell'atroce gioco delle testate che aveva messo su con Sala. Orlando ancora aveva un momento di luce bianca ogni volta che lo ricordava. E ogni volta pensava che non avrebbe visto mai più. Ma quella era un'altra storia. Una storia lontana dieci anni ormai. Nel frattempo ne erano successe di cose. E una donna aveva scombussolato la vita del bell'attore inglese. Edith Norton.

Orlando aveva sempre pensato che un giorno lo avrebbe fatto conoscere anche ad Edith, ma si erano lasciati prima che lui potesse rincontrare l'amico e vantarsi con la sua compagna di conoscere qualcuno che non solo faceva l'attore, ma dipingeva, suonava e cantava piuttosto bene, scriveva canzoni e poesie e si interessava di tutte quelle cose che riguardavano l'universo, cose che Orlando riteneva noiose -e che lo facevano dormire quando Viggo cominciava a parlarne in Nuova Zelanda- ma che aveva trovato scritte in mezzo ai libri della libreria di Edith.

Viggo era capitato per caso a Los Angeles nello stesso periodo in cui anche Orlando stava nella capitale del cinema americano.

E per l'attore di Canterbury, la possibilità di parlare con un vecchio amico del tutto estraneo alla sua relazione con Edith era un'occasione che non poteva perdere. Aveva bisogno di sfogarsi, capire e dimenticare quella dannata partecipazione che John gli aveva fatto vedere e che stava occupando la maggior parte dei sogni del povero Orlando.

Orlando Bloom. Il tempo passa in maniera terribile su di te. Sembri invecchiato di dieci anni!” disse Viggo allargando le braccia e sorridendo.

Un tempo Orlando avrebbe risposto per le rime. Avrebbe detto a Viggo che stava sempre e comunque parlando con uno degli uomini più belli del pianeta e che quello vecchio era Viggo, non lui.

Ma quella mattina, sbarrando gli occhi, preoccupato, toccando un guancia chiese:

Dici? È che non dormo da una settimana... E me ne sono successe talmente tante in questi ultimi mesi...”

Viggo sollevò un sopracciglio e divertito disse:

OB! Stavo scherzando. Stai bene davvero!”

Orlando sospirò frustrato e sorridendo tirato disse:

Eh! Divertente...”

Viggo chinò la testa di lato e replicò serio:

Qua c'entra una donna. E una donna che deve averti fatto molto male. È la madre di tua figlia per caso?”

Orlando annuì e Viggo, indicando un bar davanti a loro, propose:

Ora io e te ci sediamo a quel bar e mentre ci gustiamo un bell'aperitivo, mi parli di quello che è successo!”

Orlando annuì e sentì il cuore più leggero. Viggo era sempre Viggo. Un cazzone, indubbiamente. Uno che si divertiva a baciare e tirare testate a chiunque. Ma comunque un buon amico con cui parlare.


Edith teneva per mano Ella che si guardava intorno spaesata.

Non aveva mai visto quel posto e si guardava intorno cercando qualche cosa che le ricordasse casa.

Mamma!” pigolò la piccola.

Dimmi Ella!” sorrise Edith guardando con interesse Piazza dei Signori.

Ma stiamo andando da papà?” domandò la bambina.

Edith sorrise. Era una cosa normale che facesse così trovandosi davanti ad un posto che non conosceva. E altrettanto normale che Ella indicasse in un posto sconosciuto la probabile ubicazione della nuova casa paterna.

La vuoi vedere una chiesa dove si sposano le regine?” chiese Edith chinandosi e guardando la figlia negli occhi.

La bambina annuì entusiasta ed Edith, indicando la facciata romana del Duomo di Verona, disse:

Allora entriamo in questa chiesa e mamma ti dirà una cosa...” e prendendo la figlia in braccio valicò il portone dell'antica chiesa.

Ella si guardò intorno, succhiando il labbro inferiore come fanno i bambini e portando una mano sui riccioli dello stesso colore del padre. Edith sorrise e la baciò su di una guancia domandandole:

Vero che è bella?”

Ella annuì ed Edith aggiunse:

Quando ero più giovane, qualche anno fa, la mamma era fidanzata con un principe. Era un principe che aveva perduto i suoi poteri, ma gli era rimasta una cosa della sua regalità...”

Che cos'è la legarità mamma?” la interruppe Ella.

Edith sorrise e camminando nella bellissima chiesa disse:

Regalità, amore. La regalità è la cosa che fa vedere a tutti la ricchezza di un re. E l'unica ricchezza di questo principe decaduto era la musica. Lui suonava il piano come la mamma in un posto qui vicino che si chiama conservatorio. All'inizio lui e la mamma si odiavano perché quelli più vecchi di loro e il loro stessi maestri dicevano che entrambi erano davvero bravi e li mettevano contro. Poi, un giorno, io e il principe ci siamo messi a parlare e ci siamo fidanzati. E lui, un giorno, mi ha detto che quando saremo diventati ricchi e famosi ci saremo sposati qua... In questa chiesa e che mi avrebbe reso una principessa invidiata da tutti!”

Ella non rispose ma guardò attorno. L'entusiasmo si era subito esaurito e guardava annoiata gli stucchi, gli affreschi e i preziosi intarsi della chiesa veronese.

Edith non disse nulla. Fece un veloce segno della croce -come le aveva insegnato Davide anni prima- e lasciò la chiesa.

Una volta fuori, annodando una ciocca di capelli con un ditino, Ella chiese:

Mamma? Dove stiamo andando?”

A vedere un posto che è stato la casa di tua mamma per tanto tempo!” sorrise Edith.

Si incamminarono per le vie del centro storico di Verona. Edith si stupì di conoscere ancora bene quelle strade antiche e di riconoscere le vie laterali senza perdersi mai. Sembrava quasi non se ne fosse mai andata e che non fossero nemmeno passati quattordici anni da quando le aveva percorse l'ultima volta.

Arrivò a via Cappello, vicino a Piazza delle Erbe e sorridendo alla figlia, facendola scendere e prendendo la manina, indicò un palazzo e disse:

Sai quando papà si mette a giocare con te... E ti dice che tu sei Giulietta?”

Ella annuì illuminandosi, forse pensando di vedere il padre uscire da qualche parte vestito da principe azzurro. Edith sorrise e aggiunse:

Giulietta è esistita davvero e questa è la sua casa...”

Ella sollevò la testa. Cercò qualcuno, con gli occhi sbarrati, poi guardando la madre le chiese:

E noi possiamo entrare a casa sua senza bussare?”

Edith rise e rispose:

Tranquilla. Giulietta ha abitato in questa casa tantissimi anni fa. Ora tutti vengono a visitare la sua casa. Specialmente gli innamorati!”

Allora perché tu non sei venuta con papà?” chiese Ella guardando il balcone.

Edith sospirò e replicò:

La mamma è innamorata di Jude. Non di papà...”

Ella aggrottò le sopracciglia e disse:

Tu non vuoi bene a papà?”

Edith scosse la testa rendendosi conto solo in quel momento di quello che aveva appena detto e chinandosi per guardare la figlia negli occhi le spiegò:

Tu non sai quanto è difficile per me spiegarti tutto questo... Io vorrò per sempre bene al papà. Ma quando si è grandi le cose sono diverse da quando si è piccoli. Io e il papà ci siamo voluti bene, tanto tempo fa. Ora le cose sono diverse. E io sto per sposare Jude. E tu metterai quel bellissimo vestitino quando accadrà... E forse un giorno, papà, sposerà Miranda... Tu vuoi bene a Miranda e Jude, vero?”

Ella sospirò, pensò a lungo e chiese:

Ma era papà il principe caduto?”

Edith rise e riprendendo la figlia in braccio e stringendola rispose:

No! Era una persona che non vedo più da tanto tempo!”

Mamma!” pigolò la piccola.

Dimmi!”

Andiamo a casa? Ho fame!”rispose Ella.

Edith sospirò, guardò il balcone di Giulietta e rispose:

Va bene. Andiamo in albergo!”

Come per arrivare al Palazzo di Giulietta, Edith decise di tornare indietro a piedi. Ella, di nuovo tornata a terra, camminava vicino a lei guardando poco convinta le persone che le stavano attorno e che parlavano una lingua che lei non solo non conosceva, ma nemmeno capiva.

Edith sorrise guardando la piccola tenerle la mano, incespicando di tanto in tanto.

E senza rendersene conto, prendendo la strada che l'avrebbe condotta al suo albergo si trovò davanti ad un edificio che lei conosceva benissimo.

Si fermò, sorrise e lesse:

Evaristo Felice dall'Abaco”

Che vuol dire mamma?” chiese Ella.

Non vuol dire nulla. È un nome...”

E chi ci abita in questa casa?” chiese Ella.

Non ci abita nessuno qua. Questa è una scuola speciale, che si chiama conservatorio... La mamma ha studiato per un anno qui dentro e ha imparato a suonare il piano...” rispose pazientemente Edith.

E qua studiava anche il tuo principe caduto?” chiese Ella.

Edith sorrise e ribatté:

Sì! Qua studiava il mio principe caduto!”

Edith sollevò la testa e vide un uomo, o meglio un ragazzo della sua età uscire dal conservatorio. Aveva una valigetta che faceva presumere che fosse un professore. Edith lo guardò per un attimo e portando le mani alla bocca disse:

Non ci posso credere!”

L'uomo si avvicinava leggendo un foglio e solo quando le fu vicino Edith disse:

Allora Davide Lorenzetti. Ti sembra giusto passare davanti al tuo primo amore ignorandolo completamente!”

Aveva parlato in italiano. Non aveva avuto problemi a farlo. Sorrise e guardò il ragazzo dai capelli folti e neri voltare i bellissimi occhi verdi verso di lei. Sorrise anche lui e abbracciandola esclamò felice:

Edith Norton. Se non mi avessi fermato credo che ci sarei rimasto davvero male!”

Era Davide. Il suo primo amore. Quello che le aveva regalato l'anno più bello della sua vita.



Orlando si guardò intorno con interesse. Erano finiti in un bar qualsiasi, molto informale.

Di certo non sarebbe mai apparso in una qualsiasi guida della Michelin, ma gli avrebbe aiutati a non essere seguiti da paparazzi e cose simili.

Viggo rimestò con aria assente il suo tè e poi, senza che Orlando fosse pronto, partì all'attacco:

Allora... Tu sei innamorato di Edith. È inutile che mi dici di no. Io se leggo che la mia ex moglie si sta per risposare con un altro, tutto sto casino non lo faccio proprio. Anzi! Sono felice per lei. Tu invece, sei disperato... Allora la domanda è: se hai avuto una relazione clandestina con Edith per tutto il primo periodo dell'anno scorso, allora perché non hai lasciato Miranda?”

Orlando sospirò. Si guardò la punta delle dita e disse:

Robin. Sta mettendo su un sacco di cose. Vuole persino che io metta una fedina al mignolo come quando stavo con Kate, ricordi? Quell'anello bruttissimo che portavamo tutti e due e che Kate non sopportava nemmeno un po'? Ecco! Vuole fare lo stesso con Miranda”

Viggo rimase in silenzio, poi bevendo un lungo sorso del suo tè disse:

E che c'entra Robin con la tua relazione con Miranda e con il fatto che tu possa lasciare la tua attuale ragazza per la madre di tua figlia?”

Da quando mi sono lasciato con Edith sono diventato di nuovo interessante. Un po' come quando stavo con Kate e cercavano di cogliermi con le mani nel sacco tradendola o chissà che cosa. Quando stavo con Edith avevo una casa, una macchina -più di una a dire il vero-, Sidi e Posh, Ella e una donna meravigliosa con cui stavo per sposarmi...”

E allora. Che cosa cambia? Ora hai una casa, un sacco di macchine, ti fai le moto e non le usi, Sidi, Ella quando sta con te e una donna meravigliosa al tuo fianco... Cosa è cambiato? Hai perso il gatto? Te ne regalo uno se vuoi!” rispose Viggo sorridendo.

Orlando scosse la testa e replicò:

Sono serio. Robin ha detto che da quando sto con Miranda i click su di me e di lei assieme si sono quintuplicati. Sono tornato interessante, quindi. E questo porta soldi... E fino a che Miranda porta soldi io non la posso lasciare. So che è brutto ma...”

Ma sono una marea di stronzate Orlando. E tu lo sai...” lo interruppe Viggo. “Mi vieni a dire che non puoi tornare con la donna che ami solo perché la gente si sta interessando di più a te? Sai cosa ti dico? Vaffanculo allora! Preferivo molto di più il ragazzino che agli inizi mi rompeva le palle chiedendomi consigli su come rimorchiare la ragazza che stava al bancone del pub e non la star spocchiosa che finge di anteporre la sua carriera alla sua felicità. La verità è un'altra Orlando, tu lo sai. Te la fai sotto. Te la fai sotto a lasciare Miranda. Te la fai sotto a chiedere ad Edith di tornare ad essere di nuovo la tua donna prima che lei sposi un altro. Te la fai sotto a mettere davvero la testa apposto. Sai che ti dico. Che quando sarà troppo tardi allora capirai davvero che cosa hai perso. E non ci saranno consigli che valgono per tornare indietro. Come si dice: quello che è fatto è fatto. E tu dovrai stare a guardare. Spettatore della tua stessa vita. Bello, vero?”

Orlando lasciò parlare Viggo. Una lancia gelida gli aveva trafitto il petto quando il vecchio amico gli aveva sputato in faccia la sua sentenza. Aveva paura.

Per la prima volta si trovava davanti alla realtà senza mezzi termini. Aveva sempre avuto paura: paura di stare con Edith; paura di affrontare responsabilità di padre e di marito; di dire a Robin di stare da parte; di perdere un'occasione con Violet; paura di stare con Edith la mattina che ci aveva fatto sesso; paura di non farla andare a New York e sentirselo rinfacciato per tutta la vita; paura di lasciare Miranda.

Contrasse la mascella giocherellando con la carta dello zucchero che aveva versato nel suo caffè. Sospirò e guardò fuori.

'Sai che ti dico. Che quando sarà troppo tardi allora capirai davvero che cosa hai perso. E non ci saranno consigli che valgono per tornare indietro. Come si dice: quello che è fatto è fatto. E tu dovrai stare a guardare. Spettatore della tua stessa vita. Bello, vero?'

Aveva capito la lezione. Ma non voleva che andasse avanti. Sapeva quello che doveva fare, sperando che davvero non fosse troppo tardi, ormai. E guardando Viggo, sorridendo per stemperare la tensione disse:

E l'amore cosmico? Che fine ha fatto?” e ridendo con l'amico sentì un po' della tensione che aveva in petto sciogliersi come neve al sole.


Ella beveva il suo succo di frutta con un cannuccia.

Edith la guardava, nonostante ascoltasse attentamente quello che diceva Davide.

Dopo che sei partita ho continuato gli studi. Sono partito a fare un sacco di concorsi. Quando ho saputo che ti eri ritirata e avevi intrapreso la strada del giornalismo quasi non ci credevo,. Ho pensato che avessi davvero talento, anche se era il sogno di tuo padre farti suonare il piano. Ho sempre sperato di vederti tra i concorrenti, ma non accadde mai. E nel frattempo gli anni passavano...” e sorridendo, Davide bevve un lungo sorso del suo apertas.

Edith sorrise e mangiando una nocciolina, tracannando un sorso di vino bianco rispose, indicando la mano di Davide:

Vedo che ti sei sposato!”

Davide guardò la fede all'anulare sinistro e sorridendo disse:

Sì! Si chiama Miranda e ha un anno meno di noi!”

Sentendo quel nome, Edith, che stava bevendo un sorso della sua aranciata, quasi soffocò. Ella rise per lo strano verso che aveva appena fatto la madre, mentre Davide, preoccupato, le porse un tovagliolo e dandole delle pacche sulla schiena domandò:

Tutto ok?”

Edith annuì e rispose con voce roca:

Sì! Credo che mi sia andata una nocciolina di traverso...” e cercando di riprendere controllo di sé, Edith continuò: “Miranda eh? E quando vi siete conosciuti?”

Davide pensò un attimo, contando sulle dita e disse:

Dopo che sei partita sono rimasto un anno da solo. A dire il vero, stavo malissimo... Tu che non ti sei fatta più sentire...”

Devo forse ricordarti che anche tu non sei stato da meno?” sorrise sarcastica Edith.

Davide rise e rispose:

Edith. Diciamocelo. Se non ti fosse andata bene avresti potuto fare benissimo la modella... Eri -e lo sei ancora- una donna bellissima... Potevo pensare che mi avresti aspettato? Che avresti atteso che diventassi ricco e famoso per sposarti nella chiesa del Duomo di Verona come ci eravamo promessi a sedici anni?”

Edith sorrise ripensando a quella promessa che si erano fatti lei e Davide qualche tempo prima. E scuotendo la testa replicò:

Sai che quando sono tornata a casa ho avuto un ritardo spaventoso e non sapevo se dirtelo o no?”

Davide strabuzzò gli occhi e domandò:

Non dirmi che hai...?”

Edith scosse la testa e rispose:

Nemmeno per sogno. Era solo un falso allarme. Ecco perché sono sparita, io!”

Davide rise e disse:

Io, invece, ho studiato come un pazzo fino a che, ad una festa a casa di amici ho incontrato Miranda. Ci siamo innamorati e dopo un anno ci siamo sposati... Lei aspettava il nostro primo bambino”

Oddio!” esclamò Edith stupita dalla scoperta.

Credo che sia stata quella la prima cosa che ho detto anche io quando l'ho saputo. Avevo diciannove anni. Una carriera davanti. E mi sono ritrovato a San Lorenzo a sposare Miranda. Era il 9 Agosto 1998. Compievo vent'anni quel giorno. Ho pianto come un bambino tutta la notte...”

Edith sorrise. Un po' di malinconia la stava prendendo. Era davanti al suo primo amore, l'uomo che aveva vissuto con lei l'anno più bello del mondo e aveva scoperto in meno di mezz'ora che era sposato e aveva un bambino di dieci anni.

Era maschio o femmina?” chiese interessata Edith.

Chi?” chiese Davide bevendo un altro sorso del suo aperitivo.

Il bambino!” sorrise Edith.

Maschio. E si chiama Riccardo. Ha nove anni. È nato il 27 Gennaio 1999. Compie quest'anno dieci anni. Poi è nata Giulia, o Giulietta come ama farsi chiamare lei, il 4 Agosto 2003. Lei invece ha cominciato la scuola ed è una pigrona. E tra tre mesi... Nascerà Mattia. Il terzo erede della nobile casata Lorenzetti. Devo dire che mi sono dato da fare, non trovi?” chiese sarcastico Davide.

Edith rise e in quel momento un cellulare suonò. Davide frugò nella tasca, guardò il mittente e mostrandolo ad Edith disse:

Mia moglie...” e rispondendo alla chiamata continuò: “Sì! Amore dimmi! Sì! Sto arrivando non hai idea di chi ho incontrato. Aspetta un attimo tesoro!” e coprendo il cellulare con una mano bisbigliò verso Edith: “Devi fare qualche cosa?”

Edith scosse la testa e Davide disse:

Miranda... Butta un po' più di pasta. Come non sai che cosa cucinare per secondo. Scongela qualche bistecca. Se non ricordo male sono gradite...”

Edith scuoteva la testa per declinare l'invito, ma Davide sembrava partito per la tangente e quando salutò la moglie, dopo aver messo il cellulare apposto, disse:

Non fare quella faccia Norton. Ti devo presentare mia moglie e miei figli. E poi voglio conoscere anche questa patatina. Sempre che ricordi ancora qualche parola di inglese...” e sorridendo indicando un punto lontano disse: “Ho la macchina parcheggiata poco lontano. Perdonami già da adesso, ma c'è un disordine lì dentro...”

Edith sorrise e rispose:

Ho una figlia anche io...”e sorridendo in inglese disse ad Ella: “Tesoro. Andiamo!” e prendendo la mano alla figlia seguì Davide in quello che si prospettava uno strano e inaspettato pomeriggio all'insegna dell'amarcord.


Uscirono fuori città. Edith guardava il paesaggio diventare via via sempre più agreste. La casa di Davide a quanto pareva era situata in una zona residenziale di Verona, in campagna.

Ti sei fatto la villa in campagna!” disse Edith in inglese guardando le villette a schiera che abbellivano i lati della strada altrimenti brulla.

Scusa?” chiese Davide che non aveva capito.

Hai comprato casa fuori città?” chiese Edith ripetendo la domanda di prima in maniera più formale.

Davide annuì e rispose:

Si. Riccardo è asmatico e non può stare troppo a contatto con lo smog. Così io e Miranda abbiamo deciso di compare casa in campagna per farlo respirare meglio. E in estate andiamo al mare per fargli respirare lo iodio. Come si faceva con i malati di polmoni nel 1800!”

I due risero ed Edith disse:

Quindi stai per diventare papà?”

Davide annuì e disse:

Non lo abbiamo cercato. È arrivato in uno di quei momenti critici. Sai? Abbiamo il mutuo da pagare per la casa nuova, il più grande deve seguire delle cure per l'asma. E Giulia sta crescendo molto velocemente. Ho paura di scoprire che sia una aliena. Comunque, quando abbiamo scoperto che ci sarebbe stato un nuovo Lorenzetti, mia moglie ed io siamo stati in piedi tutta la notte a parlare. Parlavamo di conti, di pannolini che finiscono subito, delle rate del mutuo e dalla scuola per i bambini. Lo sai che se hai un reddito in Italia non ti aiutano a mandare i bambini a scuola...”

Rende così tanto la carriera concertistica?” chiese interessata Edith.

Davide sorrise passando una mano tra i capelli neri e lisci e rispose:

Ho smesso di fare il concertista una paio di anni dopo la nascita di Riccardo. Dovevo prendere una casa fuori Verona e avevo bisogno di un lavoro che mi aiutasse a portare grana a casa...”

E allora?” domandò Edith delusa dal fatto che Davide avesse smesso di suonare.

Insegno al conservatorio 'dall'Abaco' e sono entrato a fare parte dell'odiato e temuto corpo insegnate!” replicò Davide quasi a modi scusa.

No!” esclamò Edith incredula.

Ti dico di sì!” sorrise Davide.

Tu, Davide Lorenzetti, che odiavi come nessuno i professori ritenendoli dei limitatori di talento... Fai il professore?” chiese Edith che quasi non ci credeva.

Davide annuì e rispose:

Quando compi trent'anni e hai un mutuo da pagare... Tutto entra in secondo piano. Anche gli ideali anarchici di gioventù!”

Edith sospirò. Le faceva male sentire quelle cose, tutte le difficoltà che stava passando Davide dopo il suo matrimonio. Quasi si vergognava ad avere un conto in banca come il suo in Gran Bretagna.

E tu? Dov'è il padre di questa piccola stella che sta seduta qua dietro?” e allungò la mano per far ridere Ella, riuscendoci.

Edith sorrise e rispose:

Diciamo che non è andata bene tra di noi...”

Oh! Mi spiace!” si scusò Davide che sembrava non sapere nulla in fatto di gossip.

Tranquillo!” disse lei muovendo una mano. “Ho cominciato una nuova vita e sto con un uomo fantastico. E sono incinta, infatti ho lasciato il mio posto alla direzione della redazione di Vanity Fair US per seguire i miei due gioielli...”

Davide si voltò e disse dando una piccola pacca ad Edith, come facevano quando erano ragazzini e si volevano prendere in giro tra di loro:

E brava Norton! Chi lo avrebbe mai detto che saresti diventata una grandissima giornalista, di fama internazionale?” e mettendo la freccia e guardando che nessuno arrivasse, girò in un viale privato dicendo:

E tu con chi stai? Con uno pieno di soldi, immagino! Anche il padre della bambina immagino!”

Edith sbuffò. Era davvero imbarazzante dire quello che stava per dire.

Il padre della bambina si chiama Orlando...” mormorò lei.

Orlendo... Casomai Orlando... Voi e la vostra mania di storpiare i nomi!” scherzò Davide. “Comunque non mi dice niente sto nome!”

Va bene! Italiano rompiscatole” rise Edith. “Orlando... Bloom...”

Davide frenò la macchina e disse:

Quello che ha fatto il film dei libri di Tolkien?”

Edith annuì. E Davide aggiunse:

Ho quasi paura a chiederti con chi stai adesso...”

Edith lo guardò e disse:

Jude Law!”

Davide ripartì e serio, prendendo il telecomando del cancello, disse:

Ti è andata proprio bene Edith Norton...” e sorrise facendole l'occhiolino e scompigliandole i capelli, come faceva quando erano ragazzi e si odiavano e amavano.

Come era successo quando stava con Orlando.

Come non era mai accaduto con Jude.


Orlando camminava avanti e indietro per il salotto della casa con una mano sulla bocca, pensando.

Finalmente, dopo un mese lontani, Miranda sarebbe stata a casa e lui gli avrebbe detto la verità. Ed era la cosa più semplice, quella che aveva sempre saputo, senza bisogno di andare lontano. Edith era sua. E sua soltanto. E non l'avrebbe divisa con nessun Brian, con nessun Jude, con nessun altro uomo al mondo.

Se la sarebbe ripresa, a costo di fare come Dustin Hoffman ne 'Il Laureato' e portarsela via su di un autobus il giorno del matrimonio.

Sorrise immaginando la scena: Jude che stava vicino ad Edith vestita con un bellissimo abito bianco; lui che alla fine della navata, sulla porta alla domanda 'se qualcuno conosce un motivo per cui questa coppia non posso unirsi in matrimonio, parli ora o taccia per sempre' si metteva a gridare ad Edith che l'amava e lei, sollevando il vestito, prendendo Ella per mano, lasciava Jude da solo all'altare, con quell'espressione del cazzo che facevano passare per quella di un grande caratterista. Se Jude Law sapeva recitare, lui era la Regina Elisabetta.

Stava pensando a quale altro epiteto poteva utilizzare per apostrofare quello stronzo che si stava per sposare con sua moglie, quando le chiavi nella toppa della porta di casa sua girarono facendo aprire la serratura.

E dietro apparve Miranda che trafelata sorridendo, disse:

Non ci potrai mai credere. Ero all'aeroporto che stavo aspettando di essere imbarcata, quando al duty free ho visto una cosa che non potevo immaginare” e prendendo un giornale che spuntava dalla borsetta, lo mostrò ad Orlando.

Miranda non lo sapeva, ma Orlando stesso, qualche mese prima, aveva fatto lo stesso con Edith, quando su OK aveva trovato la foto di lei e di Jude abbracciati – o quello che erano- a Times Square.

Stavolta non c'era una foto dei due che si abbracciavano, che si baciavano, che sorridevano con i figli di lui e con Ella. Quello lo avrebbe sopportato, dato che ci aveva fatto il callo.

Quello che Orlando vide era peggio di un pugno allo stomaco. Gli occhi scapparono sulla stessa riga, avanti e indietro. Fu Miranda a dire ad alta voce:

A quanto pare Edith è incinta da fine novembre. Dicono che abbia festeggiato bene i suoi trent'anni...” e sorridendo aggiunse: “Ci pensi che questo è il quinto figlio di Jude Law. Quello sparge progenie a destra e a manca...”

Orlando non ascoltava. Un minuto prima pensava a cosa avrebbe potuto dire a Miranda quando le avrebbe comunicato la sua decisione di lasciarla. Un minuto dopo guardava quel giornale come se quello che ci fosse scritto sopra fosse la più grande sciagura che le potesse capitare. E forse lo era. Edith era incinta. Di Jude. E in meno di un mese sarebbero diventati marito e moglie.

È finita!” mormorò lui leggendo il giornale.

Miranda sorrise e porgendoglielo disse:

Stupito, eh? Hai la stessa faccia che ho fatto io quando l'ho letto... Che vuoi che ti dica. Sono fatti l'uno per l'altro... Almeno fino alla prossima babysitter!” e dal bagno gridò: “Amore... Mi faccio la doccia. Mi sento l'odore dell'aereo addosso...” e chiudendo la porta, lasciò Orlando con il giornale in mano a leggere, solo muovendo le labbra:

Edith e Jude presto genitori!”

Non era vero. Non poteva essere vero!

Guardò Edith che teneva per mano Ella che mangiava un gelato e aveva gli occhi oscurati da un striscia nera.

Jude le cingeva la spalla e sorrideva.

Erano belli assieme. Forse anche lui con Edith avevano fatto assieme una bella coppia. Peccato che lo stesse capendo solo adesso.

'Sai che ti dico. Che quando sarà troppo tardi allora capirai davvero che cosa hai perso. E non ci saranno consigli che valgono per tornare indietro.'

Le parole di Viggo risuonarono nella testa di Orlando come campane a morto.

Ed erano vere al punto tale che Orlando sentiva un dolore fortissimo allo stomaco, come se qualcuno lo stesse stritolando con una morsa d'acciaio.


Riccardo e Giulietta stavano giocando con Ella.

Parlavano a gesti ed era facile che si capissero anche se sia il più grande che la piccola della famiglia Lorenzetti conoscessero solo le basi della lingua straniera.

Davide era in camera sua, al piano di sopra a sistemare della cose per la lezione del giorno dopo.

Miranda, dando di tanto in tanto un'occhiata ai bambini, controllava la caffettiera che borbottava sul fuoco.

Beve sempre due tazze di caffè dopo pranzo, Davide?” chiese Edith arrotolando una ciocca di capelli con un dito, proprio come faceva la figlia.

Miranda sorrise e rispose:

Sì! Guarda... Giuro! Parlare con te è stato davvero divertente ed educativo. Credo che le moglie dovrebbero cercare le vecchie ex dei loro mariti per avere materiale per poterli prendere in giro per tutta la vita” e poggiando la caffettiera su di un vecchio disco di legno aggiunse: “Anche se penso che sia di vitale importanza che la lei in questione si stia per sposare con un attore bello come Jude Law...”

Edith rise e Miranda, guardandosi intorno, chiese:

Ma... Bacia bene? E a letto è bravo? Cioè...” e si sollevò sollevando un po' la voce che prima era poco più di un soffio, quasi avesse paura che Davide le sentisse: “Lo so che non ci conosciamo da tanto... Ma quando mi ricapita di sapere una cosa simile...”

Edith rise ancora più forte e facendole cenno di avvicinarsi con un dito, una volta smesso, le confessò:

Jude è il migliore che abbia mai avuto!”

Miranda sospirò e disse:

Facciamo cambio. Tu ti riprendi Davide. Io mi prendo Jude, uhm?”

Edith sorrise scuotendo la testa e giocherellando con l'apribottiglie chiese:

Quando tu ti stavi per sposare con Davide avevi paura!”

Come tutti! Perché?” chiese Miranda tranquilla.

Edith la guardò e domandò ancora:

Volevo sapere se tu sei sentita impreparata per questo compito...”

Hai qualche remora, cara?” sorrise Miranda.

Edith sollevò gli occhi e rispose:

Qualcuna...” e continuò a giocare e ad osservare l'apribottiglie che faceva girare sulla punta delle dita.

Miranda sospirò e prendendole una mano disse:

Sai una cosa? Io penso che quando ami qualcuno il matrimonio non sia nulla. Ci vuole coraggio per amare, per imparare a condividere la tua vita con qualcuno anche senza vivere nella stessa casa. Penso che quando ti abitui che non sei solo, ma che c'è qualcuno che ti aspetta, la vita ha un sapore differente. Io ho capito di amare Davide dal primo momento. Se avessi visto un altro uomo non avrei provato le stesse emozioni, le stesse paure. E pensare che una mia amica voleva stare con lui per ripicca verso un suo ex che l'aveva scaricata. Io credo che costruire un amore su queste basi sia sbagliato. È come se io mi mettessi a coltivare una pianta in giardino e mi rendessi conto che le radici sono marce e facessi finta di nulla, arrabbiandomi quando la pianta cresce malata. Credo che sia lo stesso con le storie che viviamo. Dobbiamo darle il terreno migliore dove crescere. Dobbiamo renderle forti affinché nessuno le attacchi. E quando si è pronti a sposare qualcuno... Beh! Quel passo lo si è fatto da tempo... Ecco cosa ho capito sposando Davide!”

Miranda sorrise ed Edith la guardò sconcertata. Quella aveva ventotto anni e un figlio di dieci., una di sei e il terzo in arrivo e le stava dando lezioni di vita. Riuscendoci per giunta!

Edith cominciava a detestarla.

Stava per rispondere quando sentì:

Amore... Non stai annoiando Edith dicendole quanto sei innamorata di me e che uomo importante sono stato nella tua vita, vero? Perché ti devo ricordare che, dopo avermi lasciato, Edith mi ha cercato tra le braccia di due attori da paura. E ancora non mi ha trovato...”

Miranda ed Edith si guardarono negli occhi ed Edith rispose:

Sai che uno studio recente dice che gli uomini usano solo una parte del cervello molto più piccola di quella delle donne? E che le uniche cose che pensano siano il sesso e il sesso e il sesso e il sesso...”

Ok! Ho capito. Mi sto zitto!” e baciando la moglie, guardando Edith disse: “Ti auguro di essere felice la metà di quanto sono io con lei, Edith. A te e al tuo Jude. Perché così saresti la donna più felice del mondo!”

Edith sorrise.

Aveva bisogno di quell'augurio. Aveva bisogno di sentirsi spronata a sposare Jude mano a mano che passava il tempo. E che più passava il tempo, meno aveva voglia di ferire quell'uomo che, nonostante tutto, stava cercando di renderla una donna felice e ignaro avrebbe fatto da padre ad un figlio non suo.










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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


Allora... Piccola introduzione a questo capitolo. Stavolta, davvero, ci stiamo avvicinando alla fine. Non so esattamente quanti capitoli manchino, ma la fine è vicina. Oddio, detta così sembra una profezia Maya.

Quello che trovata qua sotto è una sorta di count-down delle ore che separano i tre protagonisti dal matrimonio di Jude ed Edith.

Voglio anche ricordare che Hugh Jackman -che doveva essere al posto di Jude nella prima stesura- è stato inserito in questo capitolo. E come sempre voglio ricordarvi che non lo conosco, che non credo abbia mai lavorato con Jude e spero che, nel caso si dovesse arrabbiare per quello che ho scritto, nella remota possibilità che lo legga, che quello che sta scritto qua è usato al fine di far ridere, divertire ed emozionare -spero!- chi legge la mia storia.

Ah! naturalmente dedico il pezzo di Hugh a Klood =P

Ringrazio Brianne per la sua recensione -credo che se provassi ad uccidere Robin faresti la galera... Non ne vale la pena!!!- e a chiaretta che ha risparmiato le sue coronarie leggendo lo scorso capitolo.

Capitolo tranquillo anche questo.

Almeno secondo i canoni di questa storia.

Vi mando un bacio a tutte/i e spero di non annoiarvi.

Buona lettura. Niniel82.





Capitolo 54: Il lento scorrere delle ore.


- 336 ore alle nozze.


Hugh! Hugh! Sorridi! Da questa parte!”

Jude! Jude! L'ultima foto prima delle nozze!”

I paparazzi gridavano nello studio televisivo. Hugh Jackman e Jude Law erano seduti vicini allo scopo di pubblicizzare il loro nuovo film in uscita -posticipata causa nozze del protagonista e della sceneggiatrice, nonché autrice del libro omonimo-il week end successivo a quello di San Valentino.

Ragazzi! Si deve sposare! Non deve andare al patibolo!” scherzò l'attore australiano.

Jude rise e disse sollevando la mano:

Menomale che ci sei tu, amico... Qua mi stanno facendo la forca a quanto pare!” rise Jude.

In quel momento la presentatrice si mise a sedere nella poltrona. I paparazzi continuavano a scattare foto a più non posso, mentre Edith dietro le quinte, torturava l'unghia del pollice, guardando nervosa il compagno.

Mancavano due settimane al suo matrimonio. Il pancino di ormai tre mesi faceva appena capolino dal vestito bianco e tutti, anche se la notizia non era stata ancora ufficializzata, sapevano che Jude ed Edith aspettavano il loro primo bebè.

Era stato lo stesso agente di Edith a suggerire che Jude, dopo una domanda piazzata dallo stesso staff della coppia, ammettesse che Edith aspettava un bambino proprio durante quell'intervista.

-Se solo sapesse la verità!- pensò Edith che quasi sentiva la voglia di piangere per quello che stava succedendo.

Allora! Saremo in scena tra poco. Non voglio che nessun cellulare sia acceso. Fate più casino che potete quando verranno presentati i nostri due ospiti e fate il più assoluto silenzio quando verranno fatte loro delle domande. Dopo questo... Buon divertimento... TRE... DUE... UNO...”

Gli applausi scattarono e con loro le urla.

La presentatrice, una donna giovane, bionda e con un sorriso da pubblicità da dentifricio, sorrise alla telecamera e salutando i telespettatori disse:

Da ormai un mese impazza sul web e in tutte le televisioni il trailer di un film ispirato ad uno dei libri più letti degli ultimi vent'anni.” il pubblico urlò e la presentatrice, sorridendo disse: “Tutti conosciamo la storia d'amore di James e Jacob, due fratelli innamorati della stessa donna. Una donna che sarà costretta a sposare solo uno di loro. Il titolo del libro e del film è 'La casa oltre il lago'. Scritto da Edith Norton. Girato in Scozia, con un cast stellare. Oggi, nella nostra trasmissione, ci sono venuti a trovare Jude Law e Hugh Jackman...” la parola i protagonisti di questa bellissima storia andò persa da applausi e grida di acclamazione.

I due attori sorrisero e ringraziarono annuendo e voltandosi verso il pubblico con le sedie girevoli, rivolgendo lo sguardo alla folla vociante.

Quando il silenzio calò, Hugh indicò dietro e disse:

Mi piaceva, perché hanno smesso?”

Jude rise e anche la presentatrice. Poi, la donna bionda, schiarendo la voce disse:

Per me è molto imbarazzante. Siete entrambi i miei attori preferiti. E intervistarvi assieme per me è difficile!”

Jude smettila di mettere in soggezione la signorina!”esclamò Hugh fingendosi risentito.

Jude rise e mettendosi una mano sul cuore disse:

Barbara! Ti chiedo umilmente perdono per me e per il mio amico...”

Fa teatro si vede?” chiese al pubblico Jackman.

Tutti applaudirono e la presentatrice, cercando di riprendere in mano le redini dell'intervista, domandò:

Il film doveva uscire durante il week end di San Valentino. È vero?”

Jackman annuì e Jude trattenne a stento una risata. Fu quindi l'australiano a rispondere:

Visto che il colpevole dello slittamento del film non vuole parlare... Per motivi tecnici...” e fingendo un colpo di tosse cercò di mascherare la parola 'matrimonio', Hugh continuò: “... la produzione ha deciso che era meglio che il film uscisse la settimana successiva!”

Barbara si voltò verso Jude e con un sorriso malizioso, domandò:

Credo che stia insinuando che la colpa sia la tua!”

Jude si sistemò nella sedia, fingendo un disagio che non provava e sorridendo disteso disse:

Sì! Mi devo sposare a San Valentino...”

Ci fu un coro di 'uuuuuuh', incitati dallo stesso Jackman che cercava di chiedere più volume sollevando e abbassando le mani.

Barbara sorrise e disse:

La notizia è su tutti i giornali ormai. A quanto pare un'altra donna è riuscita a mettere il cappio al collo a Jude Law...”

Jude guardò verso le quinte sorridendo. Edith rispose con un gesto di mano e l'attore, subito dopo averlo notato, si voltò verso la conduttrice e disse:

A dire il vero sono io che ho messo il cappio al collo a lei...”

Guardate!” si intromise Hugh sorridendo e cercando di togliere dall'imbarazzo il collega: “Quando stavamo in Scozia erano in crisi e poco ci mancava che si tirassero contro tutto quello che avevano vicino. Quando ho letto che si erano messi di nuovo assieme e che si dovevano sposare ho pensato di regalare loro una lampada giapponese. Sono fatte di materiali leggeri e non fanno male se tirate contro!”

Jude rise. Edith da dietro le quinte rideva a sua volta. Ma dovette bloccarsi subito quando la presentatrice disse:

Edith Norton è la tua compagna. Entrambi avete avuto delle relazioni difficili. Siete stati assieme e vi siete lasciati. Avete figli da compagni e compagne differenti... Ed ora coronate il vostro sogno d'amore con un matrimonio e -a quanto pare- l'arrivo di un bambino!”

Jude sorrise. Stavolta era davvero imbarazzato. Sospirò si grattò i capelli e guardò il collega chiedendogli:

Pensi che mi stia chiedendo se sto per diventare padre?”

Hugh sorrise e rispose:

Penso di sì! Non ascolto le domande che ti rivolgono... Penso solo alle mie!”

Jude rise e guardando la conduttrice rispose:

Sì! Edith ed io aspettiamo un bambino!”

E sapete di che sesso è?” chiese Barbara.

Jude scosse la testa e rispose:

No! È appena al secondo mese. Sta entrando nel terzo... Lo sapremo più avanti!”

Edith portò una mano alla gola. Sospirò e sorrise commossa scambiando uno sguardo fugace con il futuro marito.

Li salvò di nuovo Hugh in corner, dicendo:

Mah... Noi dobbiamo promuovere un film o sbaglio?”


-16 ore alle nozze.


Jude guardava l'orologio che aveva al polso e voltandosi, mentre scendeva le scale, disse:

Raf! Iris! Rudy! Volete sbrigarvi? Noi qua non possiamo stare!”

Uffa!” disse Rudy scendendo, reggendosi alla ringhiera sconsolato. “Ma qua stavamo giocando con la X-Box che Edith ci ha regalato a Natale!”

Ci giocherete la prossima volta che venite a trovare me ed Edith!” sorrise Jude facendo l'occhiolino ad Edith che teneva Ella in braccio.

Perché vanno via?” chiese la bambina.

Perché stanotte qua non possono dormire. Qua ci prepareremo per una festa. E a loro li incontreremo domani in chiesa!”

Ella scrollò le spalle senza aver capito realmente in motivo stupido che spingeva i tre piccoli Law a lasciare la casa assieme al padre e andò dal nonno, chiamandolo:

Nonno?”

Jude sorrise e prendendo il mento di Edith con due dita si avvicinò e la baciò delicatamente.

Edith assaporò il sapore del compagno e disse:

Se non la smetti di fumare quando finisco il tempo, Law ti uccido. Promesso!” e socchiudendo gli occhi aggiunse: “E ti sembra questo il bacio che si da alla propria moglie?”

Jude sorrise e le sussurrò:

Vediamo domani cosa si può fare!”

Edith rise e rispose, dandogli un buffetto:

Sappi che sono una donna incinta!”

Appunto!” esclamò Jude. “Stavolta non corro nessun rischio!” e facendole l'occhiolino si allontanò tirato da Rafferty che diceva:

Muoviti papà! Qua fra poco portano il vestito da sposa e porta malissimo che tu lo veda. Non le senti tutte quelle baggianate alla televisione quando qualcuno si sposa?”

Jude guardò Edith allontanarsi con aria afflitta e gridò:

Ti amo Norton!”

Anch'io Law!” e dopo aver visto Jude e suoi figli salire in macchina, Edith chiuse la porta alle proprie spalle.

Finalmente il fatidico giorno era arrivato. Si sarebbe sposata con Jude non meno di sedici ore dopo.

Una strana tensione alla bocca dello stomaco fece sudare freddo Edith che, sospirando, si rassicurò dicendo:

Tranquilla! Sei solo emozionata!”

Eloise passò davanti alla porta e guardando la figlia disse:

Ma allora! Vieni di là che siamo tutti noi e ti stiamo aspettando per la cena!”

Edith annuì senza dire una parola. E guardando la mamma che si allontanava, pensò che casa sua sembrava il set di 'Mamma ho perso l'aereo' quando si vedevano gli attori girare per la casa prima della partenza.

Edith sospirò e portando una mano alla testa pensò che davvero non voleva perdere il suo di aereo. Non quella volta.


-14 ore alle nozze


Dalla sala da pranzo che si affacciava sul bellissimo giardino della villa, Edith ascoltava l'acciottolio delle stoviglie e le risate della famiglia Norton seduta sulla panchina.

Non ce la faceva a stare in mezzo ai suoi genitori che, prodighi di attenzioni, le domandavano continuamente se avesse fame, se si sentisse nauseata o se volesse andare a dormire per svegliarsi più fresca la mattina dopo.

Non volendo ammettere che l'unica cosa di cui Edith Norton aveva voglia era di prendere un aereo e di scappare in Polinesia, andò nell'unico posto dove stava tranquilla ogni volta che si sentiva strana, ogni volta che la paura che Jude potesse scoprire che il bambino non era suo: nell'immenso giardino di casa Law-Norton.

La sua coscienza aveva smesso di borbottare da un po' di tempo, almeno per quello che riguardava l'argomento matrimonio, ma quella settimana, mentre la wedding planner sistemava con Jude le ultime cose per il matrimonio, mentre lo stesso Jude le ricordava che a breve sarebbe diventata la signora Edith Law, la coscienza di Edith aveva cominciato a sferzare malvagia e sarcastica, gridando quando le labbra di Jude si poggiavano sul pancino di Edith per parlare con il futuro erede, o mentre facevano l'amore, o mentre giocava con Ella.

Che cosa era diventata?

Che MOSTRO era diventata?

Quando era diventato facile rendere fesso e felice -come diceva la mamma di Davide quasi vent'anni prima- un uomo che l'amava con tutta se stessa?

Pensava a questo, massaggiando il collo con una mano reso teso dal freddo e dallo stress accumulato in quei giorni, quando la portafinestra si aprì. Edith si voltò e puntò gli occhi giallo verde verso la porta e vide la sagoma del padre, controluce, avvicinarsi a lei.

Pensierosa?” chiese l'uomo guardandola: “Oppure eri pronta ad attaccare l'intruso come tuo solito?” e sorrise avvicinandosi alla ragazza.

Come mi hai insegnato tu, papà!”

I due sorrisero guardando i rispettivi volti appena illuminati dalla luce fioca che filtrava dai vetri e che illuminava la sala da pranzo.

Patrick indicò il posto accanto alla figlia e domandò:

Posso?”

Edith annuì. Il padre si mise a sedere e con un sospiro disse:

Una vita passata a lavorare e ora sono da rottamare. Ti rendi conto che sono giorni che mi fa male la spalla destra e mi si blocca il braccio. Alle volte sembra che dentro ci siano mille formiche! Mi fa un male tremendo!”

Sei andato a farti controllare?” chiese Edith preoccupata anche se, conoscendo il padre, sapeva che risposta le avrebbe dato.

Naa! I dottori ti riempiono di medicine per curarti un graffio fatto con un pezzo di carta. Niente di personale verso la categoria ma non mi fido tanto dei camici bianchi!”

Edith rise e sollevò la testa a guardare il cielo privo di stelle di Londra.

Allora... Domani ti sposi?”

Sentendo quella parola Edith provò uno strano fastidio alla bocca dello stomaco e sorridendo tirata annuì al padre fissando la punta delle dita delle mani.

L'uomo, non ricevendo risposta alcuna, disse:

Lo sai che ti conosco da sempre Edith, vero?”

Stupita da quell'affermazione, Edith si voltò di scatto e Patrick aggiunse:

E non guardarmi storto signorina. Questa non è la solita paternale alla Patrick Norton se è quello che pensi... Sono venuto qua fuori a ghiacciarmi le chiappe perché voglio darti un consiglio...”

Edith aggrottò la fronte e davanti all'ostinato silenzio di sua figlia, Patrick continuò:

Come ti ho già detto, ti conosco da che sei venuta al mondo. Non hai mai avuto segreti per me. Forse perché ho quel privilegio che hanno tutti i padri, quello di essere il primo essere umano che non sia la madre a prendere in braccio un bambino appena nato. Ma non è di questo che voglio parlare. Ti ho detto che non hai mai avuto segreti per me. Ed anche ora, anche se ci siamo riappacificati da poco, credo di riuscire a vedere ancora dentro il tuo cuore, Edith Norton...”

Papà! Se questo è uno dei consigli di un padre sulla vita matrimoniale, vorrei ricordarti che io e Jude conviviamo da una vita ormai e che stiamo per avere un bambino...”

Non sono consigli da padre sul matrimonio... E credevo che fossi abbastanza saggia, Edith, per sapere che un anno non è una vita...” intervenne Patrick, ma venne interrotto dalla figlia che disse:

In un anno cambiano molte cose, però!”

Questo è vero!” ammise Patrick. “Ma smettiamolo di divagare, non è di questo che ti volevo parlare... Tu sei un libro aperto per me, Edith. Conosco tutte le tue espressioni e so che cosa ti fa arrabbiare, ridere, pensare... E quello che vedo adesso non mi piace! Perché vedo lontano un miglio che non sei felice, piccola mia!”

Edith deglutì. Tutto si sarebbe aspettata meno che quell'affermazione da parte del padre, per lo meno in quel momento di indecisione.

Cercando di dissimulare la sorpresa e l'imbarazzo, muovendo la mano disse:

Papà! Ma che dici?”

Patrick la guardò e rispose:

Quando stavi con Orlando eri felice Edith, qualsiasi cosa tu stessi facendo. Non voglio dire che tu ora sia disperata, anzi! Penso che Jude ti abbia davvero reso una persona tranquilla dopo tutto quello che ti è successo. E ne hai bisogno, nessuno più di me lo sa... Ma non vedo quella scintilla che vedevo nei tuoi occhi come quando stavi con Orlando... C'è qualche cosa di strano in te, qualche cosa che non riesco a capire. E alle volte penso che tu mi stia tenendo nascosto qualcosa!”

Papà! Sono incinta!” sorrise Edith.

Edith! Sono tuo padre. Mi rendo conto che qualche cosa non va...” ammise l'uomo.

Edith sospirò e guardando la piccola pancia che cominciava a fare capolino da sotto la maglia di lycra nera disse:

Sono felice, molto più di quello che sembra. Jude è un uomo meraviglioso, tu lo adori, la mamma pure... E anche Ella sta bene con lui. Domani lo sposo. E aspetto un bambino da lui!”

Hai cresciuto Ella senza Orlando costantemente al tuo fianco. Sposare Jude perché sei incinta mi sembra un po' stupido! Magari andava bene quando ero giovane io, ma ora, nel 2010, penso davvero che sia una cosa normale, che fanno tutti!”

Edith sbuffò. Voltò lo sguardo verso la sala di casa sua e vide il clan dei Norton ridere e passarsi le pietanze da un capo all'altro della tavola.

Aveva sempre sognato una grande famiglia, di quelle grandi, chiassose, proprio come la sua.

Più di una volta aveva pensato che con Jude aveva trovato quello che cercava: una bella famiglia allargata con cinque bambini da altre relazioni, sì, ma tanti altri da mettere al mondo.

Poi, quando guardava l'ecografia cominciava a sentire quel mormorio che la rendeva nervosa: la sua coscienza che la spingeva a confessare tutto e a desistere dal creare una famiglia felice in quel modo malsano.

Mille volte aveva provato ad ammettere la verità con Jude pensando che avrebbe capito quello che provava e come si sentiva -infondo anche lui aveva tradito- ma la paura di ferire i figli e Jude stesso aveva fatto sì che Edith ritardasse la sua rivelazione.

Fu in quel momento, a quattordici ore esatte dal matrimonio, che Edith si rese conto di essere arrivata troppo lontano, ad un punto in cui non si poteva nemmeno pensare di tornare indietro.

Si voltò quindi verso il padre e sorridendo lo rassicurò:

Sto bene papà! E voglio sposare Orlando...”

Edith si stava per alzare quando Patrick la bloccò e le disse:

Jude. Tu domani sposi Jude, non Orlando...”

Edith si morse il labbro chinando la testa. Accidenti a Freud e ai suoi lapsus del cazzo!

Non è troppo tardi se è questo che pensi. Hai ancora quattordici ore per bloccare tutto!”

Gli occhi di Edith parvero diventare enormi nel buio, per la sorpresa suscitata da quella frase.

'Sei un libro aperto per me...'

Era vero! Dannazione se lo era!

Stringendo le spalle finse di rabbrividire e guardando il padre disse:

Entriamo papà? Fa freddo!”

Fumo una Camel e torno subito!” rispose Patrick prendendo il pacchetto dalla giacca,

Edith sorrise intenerita guardando i gesti sempre uguali del padre.

Aveva sorriso quando aveva scoperto che lui e Jude fumavano le stesse sigarette. Si erano trovati in una di quelle strane situazioni da fumatori quando, usciti per fumare una sigaretta, ognuno dei due offrì una paglia del suo pacchetto al vicino, salvo poi scoppiare a ridere quando si resero conto che erano identiche. Forse fu quello che li fece avvicinare parecchio.

Anche Jude fuma in casa!” sorrise Edith.

Lo so!” rispose Patrick accendendo la sigaretta e mentre il tizzone rosso sembrava un scintilla di fuoco in mezzo alla notte londinese, aggiunse: “Lo sai che a tua madre da fastidio!”

Edith annuì. Sorrise e chinandosi baciò la guancia del padre dicendo:

Ti voglio bene papà!”

L'uomo sorrise e senza dire nulla la guardò mentre si allontanava. Mentre Edith pensava che, anche se era terrorizzata, forse, aveva scelto l'uomo giusto per lei. Un uomo molto simile a quello di cui si era innamorata quando ancora era una bambina: suo padre.



-12 ore alle nozze


Dai John! Ammettilo! Sono un coglione. Ho lasciato la donna della mia vita in mano ad un perfetto idiota e ora lui... tra meno di dodici ore se la sposerà...”

Orlando era completamente fuori. Aveva bevuto a stomaco vuoto e John era stato chiamato dal barista per portarselo via.

Ragazzi! Io devo chiudere. Non posso stare dietro al tuo amico per tutta la sera!” si scusò il proprietario con John.

Ehy tu! Ma sai chi sono io? Io sono un attore. Un attore conosciuto in tutto il mondo!” replicò Orlando con voce impastata.

Sei un ubriacone invece. Non hai mai retto l'alcool e vuoi cominciare adesso a bere? Non essere idiota...” sibilò John che rivolgendosi al proprietario disse: “Lo so che è quasi mezzanotte. Ma potrebbe dirmi dov'è il bagno? Gli lavo la faccia e lo porto via!”

L'uomo, un tipo alto e corpulento, con pochi capelli, indicò una porta poco lontano e John, caricando Orlando meglio sulla spalla, lo trascinò verso la toilette.

Una volta dentro, aprendo il rubinetto, John disse:

Ti avevo detto di lottare per riprendertela. Non di cominciare a bere...” e senza troppi complimenti gli infilò la testa sotto l'acqua del lavandino.

Orlando strillò e quando fu fuori, grondante disse:

Ma che cazzo fai? Mi vuoi annegare?”

John scosse la testa e sarcastico disse:

Ok! Sei ubriaco ma credo che tu possa capire che nessuno è mai morto per aver infilato la testa sotto il lavandino!” e nuovamente mise la testa di Orlando sotto il getto dell'acqua.

Orlando gridò di nuovo e di nuovo protestò:

Ma ti rendi conto che quell'acqua è gelida?”

Meglio! Almeno ti riprendi prima!” sorrise John.

Orlando lo guardò socchiudendo gli occhi e minacciò:

Non ci provare Johnny boy... Se lo rifai... Io... Io...”

Tu cosa?” lo sfidò John e senza aspettare risposta gli infilò la testa sotto l'acqua dicendo: “Che idea stupida quella di bere fino a non capire nulla. E in un pub... Io almeno quando bevevo stavo a casa!” e facendo risollevare l'amico aggiunse: “E poi sei una schiappa con gli alcolici OB! Dovresti saperlo!”

Ho freddo!” disse Orlando battendo i denti.

Ho la macchina qua fuori! Cammina e non fare il cretino!” e trascinando l'amico uscì dal pub salutò tutti con aria indifferente.

Una volta fuori, Orlando camminò per qualche metro poi, senza nemmeno avvisare, si voltò e cominciò a vomitare.

John, schifato, lo guardò e tenendogli la testa disse:

Meglio fuori che dentro, amico!” e lasciò che Orlando si liberasse.

Una volta finito di rivedere, Orlando si voltò verso l'amico e disse:

Portami a casa! Puzzo e ho voglia di dormire!”

John scosse la testa e rispose:

Non ci penso nemmeno Orlando. Chiamo Miranda e gli dico che abbiamo fatto bisboccia e che dormi da me stanotte...”

Non ti preoccupare. È ad una festa da qualche parte a Londra!” rispose l'attore.

E tu perché non sei con lei?” domandò John.

Orlando rise e poggiandosi con la schiena contro il muro dietro lui rispose:

Abbiamo litigato tutto il giorno. Litighiamo spesso in questo periodo, sai?”

John sospirò e disse:

Sei tutto bagnato Orlando. E sei fuori di te per colpa dell'alcool e del tuo litigio con Miranda...”

Non me ne frega un cazzo di Miranda, John. Io non voglio che Edith si sposi con quello stronzo che me l'ha portata via!” intervenne Orlando.

John sorrise e poggiando un braccio sulle spalle dell'amico disse:

Cammina Bloom. Ti porto a casa mia...”

Domani dovete andare al matrimonio...” si lamentò Orlando.

Tranquillo! Ti sveglierò prima che Rachel cominci a gridare perché non siamo pronti!” sorrise John.

Orlando sospirò e si lasciò guidare dall'amico.

In quello stesso momento, il Big Ben rintoccò la mezzanotte.

Il quattordici febbraio era arrivato.



-8 ore alle nozze.


Jude sospirò davanti a casa sua. Non ce l'aveva fatta a stare da solo senza Edith quella notte.

Aprì la porta d'ingresso con le chiavi e si introdusse con passo felpato all'interno della casa. Si guardò intorno. Tutto era apposto. Nella camera degli ospiti dormivano i genitori di lei.

Ella stava nella sua cameretta. Edith aveva lasciato la camera da letto apposto per il giorno dopo e aveva deciso di dormire in una delle altre stanze.

Jude salì le scale cercandola e quando la trovò sorrise.

Aveva resistito alla curiosità di guardare l'abito da sposa solo perché aveva davvero bisogno di abbracciare Edith, spogliarla e farci l'amore.

Si intrufolò nella stanza, senza fare rumore si spogliò e si infilò sotto le coperte.

Edith si mosse appena e quando sentì una presenza nel letto si voltò di scatto, pronta a colpire e ad urlare aiuto.

Jude riuscì a tapparle la bocca in tempo, ma si prese un bel ceffone in pieno viso.

Ahi! Amore sono io!” sussurrò lui.

Edith aggrottò le sopracciglia e disse:

Jude? Che cavolo ci fai qua?”

L'attore sorrise, guardò il suo corpo nudo sotto le coperte e disse:

Secondo te?”

Edith fece una smorfia e prendendolo in giro, gli domandò:

Pensavo che, viste tutte le voci che circolano su internet, avessi deciso di chiamare Robert Downey Jr per farci sesso. A quanto pare sbagliavo, vero?”

Jude non rispose, le saltò addosso e mormorò:

E da quando credi alle voci di internet?”

Edith non rispose. Catturò le labbra del compagno e cominciò a farci l'amore.

Erano le 3:20.

In meno di otto ore sarebbe stata la signora Law.



-5 ore alle nozze.


Orlando si svegliò. La schiena gli faceva male per via della posizione che aveva assunto durante il sonno. Ricordava solo di essere entrato nella casa di John e di essere crollato subito dopo sul divano.

Cosa deleteria per la sua schiena. E quella mattina, i dolori lancinanti ne erano la dimostrazione.

Si sollevò e si grattò la testa. E subito si rese conto che gli faceva male da morire.

Maledicendo bacco e l'inventore del gin tonic -e anche il fatto che avesse bevuto a stomaco vuoto- Orlando si alzò dal letto e sospirò.

Guardò l'orologio da polso. Erano le 6:18.

In poco più di quattro ore Edith sarebbe stata la moglie di Jude Law.

-Maledizione! Devo fare qualche cosa!-

Si guardò intorno e vide le chiavi della macchina di John sul tavolo.

-Lui mi ha preso Edith poco prima che la sposassi. Io me la riprenderò il giorno delle sue nozze.- e prendendo le chiavi uscì dalla casa Whitman-Brown senza fare il minimo rumore.

Non sapeva che Jude, poche ore prima aveva fatto lo stesso con Edith.



Ore 8:00.

-3 ore alle nozze.

Casa Law-Norton.


La sveglia suonò. Edith allungò la mano cercando Jude ma non lo trovò. Sbarrando gli occhi si rese conto solo in quel momento di una cosa. Quel giorno si sarebbe sposata. Quel giorno sarebbe diventata la signora Law.

E mentre la madre entrava nella sua camera per svegliarla, nessuno si rese conto della macchina che si fermò davanti alla villa.

Dentro stava Orlando.

E avrebbe giocato qualsiasi carta per riprendersi la donna che amava.










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Capitolo 55
*** Capitolo 55 ***


IMPORTANTE: voglio ricordare a tutti voi che la storia di Edith è una storia, scritta da una persona che ha un'idea di finale. Qualsiasi parere contrario all'andamento della storia deve essere espresso in maniera civile, rispettosa e tramite recensione. Inoltre, voglio ricordare che le recensioni devo essere COSTRUTTIVE (vedi recensioni BrianneSixx, Enris, Klood, Chiaretta78, fede61294) nel bene o nel male.

Edith non esiste. All'epoca dei fatti mr Orlando Bloom -che non conosco- stava con l'attuale moglie e mr Jude Law -aggiungo e ribadisco non conosco, sigh, sob- stava pensando di sposare la rediviva Sienna Miller, salvo lasciarsi a gennaio di quest'anno -e mettiamoci un bel TIE'- e di certo non sono amici -almeno credo- salvo conoscersi come colleghi che hanno persino lavorato assieme -se così possiamo definire l'interpretazione di Orlando Bloom in Wild dove Jude Law era coprotagonista- o come semplici persone che lavorano nello stesso campo. Un po' come i dipendenti di un palazzo pieno di uffici che si conoscono perché frequentano lo stesso posto, ma non sono amici.

Non so 'se mi sono spiegata'. Anna Marchesini docet.

Bon. Chiudo il mio advertising space e passo ai ringraziamenti.


Ringrazio chiaretta78, Klood, fede61294, brianne e mitber.

Ringrazio chi se ne è andato per non seguirmi più in silenzio ^^. Ringrazio chi continua a seguirmi in silenzio.

Ringrazio chi legge la mia storia e l'aggiunge alla lista dei preferiti o ricordati o seguiti... Grazie davvero.

E grazie a chi si emoziona nonostante le scelte discutibili di Edith Norton, che sono le mie!!!!

Buona lettura. Spero davvero.

Niniel82.




Capitolo 55: I will...


Jude stava sistemando il nodo della cravatta mentre Iris lo guardava interessata dalla porta. L'attore si rese conto di essere osservato dalla figlia e sorridendo, sistemando il nodo, chiese:

Che succede piccola?”

Iris mosse un piede in circolo e disse:

Oggi cambia tutto, vero papà?”

Jude sollevò un sopracciglio e sorridendo chiese:

E cosa dovrebbe cambiare piccola?” e piegandosi sulle gambe si mise all'altezza della figlia che si avvicinò, lo abbracciò e disse:

Stai sposando Edith, stai per avere con lei un altro fratellino...”

Non dirmi che hai paura che mi dimentichi di voi!” sorrise Jude comprensivo guardando la figlia negli occhi.

Iris annuì. Anche se doveva compiere dieci anni e si stava avvicinando a quell'età che lui, da padre, temeva e che avrebbero reso Iris una giovane donna acerba, trasformandola da crisalide in farfalla. Sorrise pensando a quello che avrebbe detto Edith se avesse espresso quel suo pensiero, accusandolo di essere un padre che soffocava la figlia e che sarebbe finito per non farla uscire di casa come tutti i padri gelosi.

Jude abbracciò Iris e rassicurandola disse:

Non vi ho mai abbandonati. Siete sempre stati parte della mia vita e non credo che le cose potranno cambiare di qui a qualche giorno, non trovi?”

Iris sorrise e stringendosi più forte al padre gli sussurrò all'orecchio:

Sei bellissimo papà!”

Jude sorrise commosso e orgoglioso del complimento della figlia e sistemandole il vestito da damina, disse:

Anche tu lo sei!”

Iris baciò un guancia al padre e corse via.

Jude si rimise in piedi e guardò l'orologio.

Erano le 10:15.

Ormai ci voleva davvero poco.



Edith stava bevendo il suo succo guardando persa nel vuoto.

Era nervosa e sua madre l'aveva fatta imbestialire chiedendole come era riuscita a procurarsi delle occhiaie così profonde se la notte prima non le aveva.

-Cara mamma! Ho fatto sesso sotto il tuo naso e nemmeno te ne sei accorta!- pensava Edith trangugiando l'ennesimo sorso di succo.

Jen le passò davanti e guardandola preoccupata disse:

Sembra in trance!” e guardando Jessy domandò: “Qua serve Rachel! Ma dove diavolo è finita?”

Non lo so! Sono le 9:30 e non si è ancora fatta vedere!” rispose Ayko seria.

Jen sollevò le braccia e le lasciò cadere lungo i fianchi, mormorando:

Spero che non sia successo nulla!” e guardò Jessy e Ayko che sorridevano rassicuranti ad Edith che, invece, ricambiava uno sguardo assente e un po' spaventato. E sospirando la figlia del direttore del 'Guardian' disse: “Io la provo a chiamare, va bene?” e prendendo il cellulare compose il numero della sua amica.



John! Cosa vuoi dire?” chiese Rachel che cominciava ad andare in iperventilazione.

Amore calmati! Fa male al bambino!” sorrise John cercando di calmare l'amica.

Amore calmati!” sibilò Rachel. “Ti rendi conto che la mia migliore amica e il suo compagno, nonché attore preferito si sposeranno tra meno di due ore e noi siamo senza macchina perché il tuo migliore amico, nonché ex compagno e padre della figlia della mia migliore amica, stanotte ha dormito nel nostro divano e stamattina, alla chetichella, ha preso le chiavi della tua macchina ed è scappato chissà dove... COME POSSO CALMARMI?”

John schiarì la voce e sorridendo disse:

Abbiamo sempre la tua macchina tesoro!”

La mia macchina un CAZZO! Ma ti rendi conto che quello può andarsi a schiantare da qualche parte e lasciare orfana sua figlia solo perché Edith sta sposando Jude!!” strillò Rachel rossa in viso.

Orlando non vuole uccidersi. Vuole troppo bene ad Ella e a sé stesso per uccidersi...” commentò John serio, mostrando di non aver pensato a quell'evenienza.

Rachel si mise a sedere nel divano e coprendo il viso con una mano disse:

Ma perché? Perché non è rimasta con Brian. Ci saremmo evitati tutti sti casini...”

In quel momento squillò il cellulare di Rachel.

John sollevò le sopracciglia e indicando il tavolino disse:

Ti stanno chiamando!”

Rachel prese il cellulare e rispose.



Rach! Sono Jen!”

Ciao tesoro!” sorrise Rachel nervosa.

Tesoro? È successo qualche cosa Rachel? Sono quasi le dieci e tu non sei arrivata! Ma dove siete?” chiese Jen preoccupata.

Siamo a casa!” rispose colpevole Rachel.

COSA!?” sbottò Jen.

Si... Si è... Oh! Insomma! Abbiamo avuto un problema con la macchina e abbiamo dovuto aspettare il carro-attrezzi. Adesso saliamo sulla mia macchina e arriviamo da voi. Tranquilli. Prendiamo l'autostrada e vi raggiungiamo!” rispose Rachel.

Jen sospirò e disse:

In mezz'ora qua. Lo sai che Edith non si mette il vestito se non ci sei tu, anche se non vi parlate da un pezzo!”

Lo so!” sorrise Rachel. “Chi mi ha convinta a venire a questo matrimonio?”

Sono stata io, naturale! Sono o non sono la riflessiva del gruppo?” sorrise Jen, aggiungendo subito, fingendosi severa: “E muoviti! Ti ho detto mezz'ora!” e chiuse la comunicazione.

Rachel guardò il cellulare e disse al marito, indicandolo:

Sappi che questo potrebbe costarti il divorzio. Non ho mai mentito a Jen. Non su cose così importanti!”

Ma Orlando mi ridarà la macchina!” si lamentò John.

Rachel si voltò e disse:

Sappi che sono sicura che il tuo amico ti ridarà la macchina. Quello che mi preoccupa è che non so dove sia con la tua dannatissima auto in questo momento!” e sorridendo a Charlotte aggiunse: “Tesoro... Andiamo. E attenta al vestitino. La zia Edith ti uccide se ti macchi il vestitino da damina!” e lanciando un'occhiataccia al marito, prendendo Kevin in braccio, uscì di casa senza aggiungere una sola parola.

John scosse la testa e mormorò:

Sto rimpiangendo la mia vedovanza!” e senza aggiungere altro lasciò la casa, chiudendo con doppia mandata la porta d'ingresso.



Orlando sospirò, sistemandosi nel sedile. La testa era pesante, gli occhi un po' appannati e la schiena gli faceva male da morire. Puzzava di vomito e di alcool e aveva la barba che cominciava a velare il mento e le guance.

Davanti a casa Law-Norton la gente cominciava ad arrivare. O per lo meno cominciavano ad arrivare i parenti di Edith. A quanto pareva Jude non era in casa. Molto meglio. Non lo avrebbe avuto tra i piedi quando avrebbe parlato con Edith.

La porta di casa si aprì e vide Ella uscire fuori, vestita da damina, con una coroncina di fiorellini bianchi tra i boccoli castani.

Sorrise, ma gli occhi si inumidirono. Ricordava quando Edith parlava del fatto che voleva vestire da damina Ella quando si volevano sposare loro due. Orlando aveva cercato di farla desistere, spiegandogli che la bambina aveva appena un anno e non era il caso di agghindarla in quel modo. Ma Edith era stata irremovibile.

Asciugò con una mano gli occhi e pensò che sua figlia fosse davvero bellissima, ma non poteva non pensare che lo fosse per un matrimonio che non era il suo. Almeno il suo con la sua Edith.

Guardò le mani.

Tremavano.

-Respira Orlando. Devi riprendertela. Non è ancora troppo tardi. Non lo è fino a che non dirà sì!- pensò Orlando guardando la strada e allontanandosi un po' prima che la macchina di Rachel apparisse improvvisamente dallo specchietto retrovisore.



Rachel entrò in casa e guardò Edith. Stava seduta nella sedia con ancora l'accappatoio addosso, gli occhi sbarrati e lo sguardo fisso in un punto imprecisato.

Si avvicinò e sorridendo le sussurrò:

Edith! Edith! Devi mettere l'abito da sposa. Oggi ti sposi con Jude... Ricordi?”

Edith si voltò senza cambiare espressione, sorrise vacua e disse:

Vero! Oggi sposo il mio attore preferito...” e guardandosi, rendendosi conto di non avere il vestito addosso, aggiunse: “Sono ancora nuda... Mi aiuti a vestirmi?”

Rachel annuì e disse:

Certo piccola!”

Edith la guardò e scoppiando a piangere, l'abbracciò dicendo:

Mi sei mancata Rachel da morire. Non farlo mai più. Non posso stare senza la mia migliore amica per troppo tempo... Mai più!”

Rachel passò energicamente la mano sulla schiena dell'amica e sorridendo dolce rispose:

Non lo farò mai più, promesso!” e guardando le altre aggiunse: “Ora io e le altre ti aiutiamo a vestirti...”

Edith scosse la testa e disse:

No! Rimani solo tu ad aiutarmi e mandata tutti via. Poi prendi le bambine e le porti in chiesa. E spiega a Charlotte e Iris come seguire Ella...”

Sei sicura?” chiese Rachel guardando Edith.

Edith la guardò negli occhi, sembrava di nuovo decisa e aver perso quell'aria assente che aveva assunto da quando si era svegliata e seria rispose:

Solo io e papà. Solo io e papà a casa!”

Rachel annuì. Si voltò e guardando tutti attorno annunciò:

LA SPOSA VUOLE CHE NESSUNO LA VEDA VESTITA FINO A CHE NON ARRIVA IN CHIESA. SIETE TUTTI PREGATI, TRANNE IL PADRE DELLA SPOSA, DI ANDARE IN CHIESA. PER CHI NON LO SAPESSE DOVETE ANDARE A STRAND. SEGUITE LE INDICAZIONI...” e guardando Edith aggiunse: “Ed ora mettiamo questo dannatissimo vestito. Jude ti aspetta in chiesa!”



Jude sospirò guardando la gente cominciare a confluire dentro la chiesa. Guardò le vetrate ai lati dell'altare e si concentrò sull'azzurro intenso dei vetri colorati.

Era stata Edith a scegliere quella chiesa. Non le aveva chiesto il motivo, sapeva solo che Edith, quando stava con Orlando aveva deciso di sposarsi a Canterbury e questo lo rendeva tranquillo. Che stesse riuscendo a mettere la parola fine a quella dannatissima storia?

Si guardò intorno, salutò suo padre Peter e sua madre Maggie e fece un cenno con la testa a sua sorella Natasha.

Il suo best man era il suo migliore amico, Ewan McGregor, attore come lui, suo socio e confidente più fidato.

Non era emozionato da stare male. Era più conscio di quello che faceva, almeno più della prima volta che si era sposato. Adesso era diverso. Era un uomo che amava una donna che lo stava per rendere padre. Una donna che aveva amato e che aveva lottato per avere.

Sospirò. Guardò Rafferty fare i dispetti al fratello più piccolo, mentre Iris, parlando con la nonna, in piedi, sistemava il fiocco tra i capelli lunghi e lisci.

-Tranquillo Jude. Andrà tutto bene e dopo andrete a fare una bella mangiata in quel bellissimo ristorante di Gordon Ramsey. Tranquillo... Tranquillo!-

Sospirò di nuovo e guardò l'ora. Erano le undici.

Le spose arrivano sempre in ritardo.



Edith si guardava allo specchio, mentre la musica del suo Ipod risuonava nella stanza. Rachel le aveva sistemato il velo sul viso e commossa aveva detto che era bellissima, poi, con John, era andata via.

Ora, guardando il trucco perfetto allo specchio, il velo che incorniciava i capelli, Edith scoprì di essere tesa. Di una tensione differente da quella della sera prima, che era molto più simile alla paura. Quella mattina si sentiva felice, nonostante tutto, pronta a sposare quell'uomo pronto a metterla su di un piedistallo e darle tutto quello che voleva.

E poi, se voleva essere sincera con se stessa, Orlando era sparito. Lui aveva Miranda. Perché doveva aver paura di essere felice con un uomo che aveva fatto di tutto pur di averla vicino? Un uomo che l'amava.

Stava guardando i suoi capelli coperti dalla cortina trasparente del velo, quando vide qualcuno in piedi sulla porta.

Ed era l'ultima persona che immaginava di vedere.


Orlando!”

Edith si mostrò stupita da subito. Era entrato in casa sua come un ladro e aveva oscurato la soglia della sua camera per poterle parlare.

Se... Sei bellissima Edith!”

Guardando Orlando con stupore Edith si avvicinò all'ex compagno e disse:

Come diavolo hai fatto ad entrare?”

L'ingresso della cucina. Nessuno chiude mai quella porta, non so perché!” rispose Orlando.

Edith scosse la testa.

Le ultime note di Wake Up Call dei Maroon 5 riempivano la stanza.

Orlando sorrise e chiese:

Non stai ascoltando i Take That... Come mai?”

Edith sorrise. Era vero. Normalmente ascoltava i Take That quando si preparava. Ricordava le sue liti con Orlando quando stavano assieme perché il ragazzo le chiedeva sempre di cambiare e mettere qualcos'altro.

Jude invece si era arreso silenziosamente e spesso i bambini, quando lui la prendeva in giro per la sua passione per la boy-band di Manchester, dicevano che in macchina, quando Edith non c'era, Jude cantava le canzoni dei Take That.

Non lo so... Non è detto che mi deva fissare solo su di una cosa. Tu mica ascolti gli U2 tutti i sacrosanti giorni...”

Dicevi di odiare i Maroon 5!”sorrise Orlando.

Edith guardò il pc poggiato sulla scrivania dove Rafferty faceva i compiti quando era a casa sua.

E malinconica rispose:

Ho imparato ad apprezzarli, invece!” e guardando Orlando gli chiese: “OB! Sei venuto qua per parlare della musica che metto su prima di sposarmi?”

Orlando scosse la testa. In quel preciso momento le note di 'I WON'T GO HOME WITHOUT YOU' riempirono il vuoto tra i due e sospirando allungando la mano, Orlando domandò:

Mi concedi questo ballo?”

Edith guardò la mano e chiese:

E sei venuto fino a qui per chiedermi di ballare? Orlando io devo sposarmi...”

Orlando la tirò vicino a se e mormorò:

Oh! Fai sempre storie Norton. Stavolta fai come dico!” e sorridendo cominciò a ballare.


'I asked her to stay but she wouldn’t listen

She left before I had the chance to say (Oh)

The words that would mend the things that were broken

But now it’s far too late, she’s gone away


Every night you cry yourself to sleep

Thinking: “Why does this happen to me?

Why does every moment have to be so hard?”

Hard to believe that


It’s not over tonight

Just give me one more chance to make it right

I may not make it through the night

I won’t go home without you'



Profumi di buono!” sussurrò Orlando odorando i capelli di Edith.

Tu puzzi invece! Ma hai bevuto?” chiese Edith sarcastica.

Orlando rise e rispose:

Ieri! Ho litigato con Miranda!”

Edith si morse il labbro e cercando di essere dispiaciuta disse:

Mi spiace!”

A me no!” replicò pronto Orlando. “Abbiamo litigato per te...”


'The taste of your breath, I’ll never get over

The noises that you made kept me awake (Oh)

The weight of things that remaind unspoken

Built up so much it crushed us everyday


Every night you cry yourself to sleep

Thinking: “Why does this happen to me?

Why does every moment have to be so hard?”

Hard to believe that


It’s not over tonight

Just give me one more chance to make it right

I may not make it through the night

I won’t go home without you'


Orlando canticchiò la canzone senza muovere le labbra. Edith sospirò e mormorò:

Non sei venuto fin qui solo per dirmi questo, vero?”

Orlando smise di canticchiare. Sollevò il mento di Edith e le disse:

Devi ascoltare quello che ti sto per dire. Perché non lo ripeterò mai più!”


'It’s not over tonight

Just give me one more chance to make it right

I may not make it through the night

I won’t go home without you'


Ti amo Edith. E voglio che tu venga con me. Voglio che tu non sposi Jude. Voglio che tutto ricominci da capo. E giuro... Stavolta lascerò Miranda, davvero!”

Edith lo guardò. Per un attimo pensò che quello che Orlando stava dicendo non era mai stato detto, che quello che era successo prima che Jude tornasse nella sua vita non fosse mai accaduto. Pensò solo alle cose belle. Ad Ella che in chiesa stava sicuramente giocando con Iris e Charlotte.

Si voltò e si vide riflessa allo specchio.

Ti amo Edith!” sussurrò lui.

Quante volte lo aveva detto? Quante volte gli aveva creduto?

Hai già lasciato Miranda?”

La lascerò appena riuscirò a parlarle. Prometto!” rispose Orlando.

Edith scosse la testa e arresa rispose:

Non ti credo più, OB. Ormai non ti credo più!”

Tu non lo ami!” replicò Orlando.

Lo amo invece!” sorrise amara Edith.

No!” ribadì Orlando. “E tu lo sai meglio di me...”

ASPETTO UN BAMBINO DA LUI, ORLANDO!”

Orlando sbarrò gli occhi. Era come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso. Sentirselo urlare in faccia era peggio di leggerlo dai giornali scandalistici che portava Miranda a casa.

Edith, ignorando la sua coscienza che gridava per l'ennesima bugia, disse:

Lo amo. E lo voglio sposare...”


'Of all the things I felt but never really shown

Perhaps the worst is that I ever let you go

I should not ever let you go, oh oh oh


It’s not over tonight

Just give me one more chance to make it right

I may not make it through the night

I won’t go home without you


It’s not over tonight

Just give me one more chance to make it right

I may not make it through the night

I won’t go home without you

And I won’t go home without you

And I won’t go home without you

And I won’t go home without you'


Orlando sospirò. Chinò la testa e sorridendo disse:

Mi concedi un ultimo bacio?”

Edith guardò Orlando per un attimo, indecisa sul da farsi. Poi sollevò il velo, sorrise e si avvicinò a lui. Gli sfiorò le labbra e proprio mentre il ragazzo si stava stringendo a lei per approfondire quel bacio, una terza voce invase la camera. Era quella di Patrick.

Orlando? Che ci fai qua?”

I due si staccarono come due liceali scoperti a baciarsi da un professore.

Patrick guardava i due con rimprovero e indicando Edith disse:

Sistema il velo... E tu Orlando... Ti devo forse ricordare che Edith si sta per sposare?”

Orlando guardò Edith che voltata nello specchio, cercando di non far scogliere il trucco per le troppe lacrime, abbassava il velo sul viso. E senza guardare Patrick negli occhi uscì dalla camera e successivamente dalla casa.

Nella stanza invece, calò un silenzio pesante che solo Patrick riuscì a rompere.

Ora basta sceneggiate. Hai trent'anni Edith. Devi decidere tu... Nessuno ti sta obbligando a sposare Jude. Nessuno ti costringe a non farlo. Quello che ti chiedo però da padre, da uomo e da marito è di prendere una decisione e lasciare uno di questi uomini fuori dalla tua vita... Per sempre...”

Edith annuì. E prendendo il braccio del padre, disse:

Andiamo!”



Jude guardava dall'altare Edith entrare nella chiesa, stretta al braccio del padre. Sorrideva e sembrava commossa.

Quando si avvicinò all'altare il prete prese la mano della ragazza da quella del padre e sorridendo chiese:

Chi presenta questa donna?”

Patrick sorrise e rispose:

Io!”

La mano di Edith venne affidata a Jude che sorrise e guardandola negli occhi sollevò il velo, baciandole una guancia e sussurrandole:

Sei bellissima!”

Edith sorrise radiosa e guardando il prete sospirò e ascoltò le parole che diedero inizio alla funzione.

Le voci dei bambini più piccoli riempivano la chiesa. Di tanto in tanto si sentiva Eloise che piangeva e soffiava il naso e qualche piccolo singhiozzo di Rachel che stava seduta dietro tutto il clan dei Norton.

Emma era bellissima con il suo abito da damigella d'onore disegnato da lei stessa. Lo stesso valeva per Jen e Ayko.

Ma Edith non pensava a questo.

Si chiedeva se stava facendo la cosa giusta.

Senza essere richiesta una frase di Miranda Lorenzetti, la moglie di Davide, risuonò nella sua testa:

'Io penso che quando ami qualcuno il matrimonio non sia nulla. Ci vuole coraggio per amare, per imparare a condividere la tua vita con qualcuno anche senza vivere nella stessa casa. Penso che quando ti abitui che non sei solo, ma che c'è qualcuno che ti aspetta, la vita ha un sapore differente.'

Scosse la testa e cercò di concentrarsi su quello che stava dicendo il prete. Ma non ci riuscì.

'ASPETTO UN BAMBINO DA LUI, ORLANDO!'

Aveva mentito, di nuovo. E lo aveva fatto con il padre dei suoi due figli.

David Jude Law vuoi prendere la qui presente Edith Isabel Norton come tua sposa?”

'Io ho capito di amare Davide dal primo momento. Se avessi visto un altro uomo non avrei provato le stesse emozioni, le stesse paure.'

-Io provo lo stesso per Jude?-

E tu, Edith Isabel Norton, vuoi prendere David Jude Law come tuo sposo?”

'Io credo che costruire un amore su queste basi sia sbagliato. È come se io mi mettessi a coltivare una pianta in giardino e mi rendessi conto che le radici sono marce e facessi finta di nulla, arrabbiandomi quando la pianta cresce malata. Credo che sia lo stesso con le storie che viviamo. Dobbiamo darle il terreno migliore dove crescere. Dobbiamo renderle forti affinché nessuno le attacchi. E quando si è pronti a sposare qualcuno... Beh! Quel passo lo si è fatto da tempo...'

Edith guardò Jude.

Doveva solo rispondere di sì. Ma perché non ci riusciva?

Tutti pendevano dalle sue labbra come quella sera al Barracuda.

Il silenzio nella chiesa riecheggiava di più delle voci e dei lamenti dei bambini annoiati.

'Ti amo Edith...'

Guardò Jude.

-Non puoi fargli questo!- gridò la sua coscienza.

Edith sollevò gli occhi e guardò la volta della chiesa.

-Perdonami!- pensò e tornò a guardarsi intorno.

Qualucno tossì. Il prete la osservava con un sopracciglio sollevato ed Emma annuiva con gli occhi sbarrati. E guardando di nuovo il prete, prendendo coraggio rispose:

I will!”







Per il matrimonio...

Ecco tutti i link...


http://www.london-architecture.info/034-St_Mary_Le_Strand_Interior.jpg

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/55/St._Mary-le-Strand_London_April_2006_085.jpg

http://www.urban75.org/london/images/feb06_02.jpg

http://www.london-architecture.info/034-St_Mary_Le_Strand_Interior.jpg

http://www.360cities.net/pano/paddy-hegarty/00051849_london3.jpg/equirect_crop/4/interior-st-mary-le-strand-london.jpg

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e9/St_Mary_le_Strand,_London_WC2_-_East_end_-_geograph.org.uk_-_1017940.jpg

http://farm5.static.flickr.com/4027/4718209105_eb78319d5e.jpg

(immagini della chiesa dove si sposa Edith)



http://blog.studenti.it/nozzeweb/wp-content/uploads/2011/03/velo.jpg

abito da sposa di Edith


http://www.lidiasposi.it/foto-paggetti/abito-damigella02.jpg

abitino damigella Ella, Iris e Charlotte.


http://4.bp.blogspot.com/_8e42CO3BVAE/Rzq9UfqWCnI/AAAAAAAAADA/pEC8xeqrAH8/s320/200x200-20070516ga05.jpg

abito damigella per Emma, Ayko e Jen.


http://www.sposalicious.com/wp-content/uploads/2010/09/scarpe-tatatio-gaia.jpg

scarpe per il matrimonio di Edith (le adoro!!!!!!)


http://www.gordonramsay.com/royalhospitalroad/

luogo banchetto di Edith.










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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


Colgo l'occasione per ringraziare chiaretta, Klood e Brianne e fede che non mi hanno tirato le bombe a mano per la scelta di Edith =P. Vero? O.O

Mando un grosso, grossissimo abbraccio a Shige/Uriko. Non pensare nemmeno che mi sono dimenticata di te. Cattivona. ^^

Scusate per il ritardo, ma non sto passando un momento facile personalmente. Scrivere mi aiuta, ma non posso farlo continuamente come prima.

Spero che ci siate ancora. Vi mando un bacio a tutti.

Buona lettura.

Niniel82.



Capitolo 56: Il valore delle cose.


Il pulviscolo ballava controluce attraverso i piccoli pertugi lasciati aperti dalla tenda.

Edith si stiracchiò appena e sentì il peso del braccio di Jude sul proprio fianco. Mugolando appena e sbadigliando piano, Edith guardò la mano di Jude poggiata sul suo ventre nudo.

Il luccichio della fede nuziale all'anulare sinistro del marito fece fare una buffa capriola allo stomaco dell'ex giornalista.

Non era stato difficile, alla fine. Era diventata la moglie di Jude.

Ricordò la fine della cerimonia, il riso, lei che cercava di coprire il marito con il velo ridendo felice. La festa al ristorante. I bambini che giocavano e si rincorrevano. Lei e suo marito che si baciavano. Suo padre che la faceva ballare al centro della pista e lei che lo guardava commossa.

Ricordò il lancio del bouquet che nemmeno ricordava da chi venne preso, forse una della nuova generazione, di quelle che si spingevano con i gomiti, pronte a sposarsi.

Ricordò lei e Jude che entravano in casa.

Si sollevò appena e vide il risultato della fine di quella giornata: il vestito da sposa per terra e i pantaloni di Jude poco lontano.

Sorrise piano quando sentì:

Stai ancora pensando ad ieri?”

Edith si voltò e indignata chiese:

Da quanto sei sveglio mr Law!?”

Il tempo che basta per vederti sorridere come una bambina davanti all'abito da sposa che hai indossato ieri...” e sollevandosi a baciarla sussurrò: “Buongiorno signora Law...”

Edith rispose al bacio e in quel momento ricordò in quella stessa casa, la mattina prima.

'Ti amo Edith. E voglio che tu venga con me. Voglio che tu non sposi Jude. Voglio che tutto ricominci da capo. E giuro... Stavolta lascerò Miranda, davvero...'

Sconcertata dai suoi stessi pensieri, si staccò dal marito. Sorrise nervosa e Jude, guardandola con sospetto, chiese:

Che succede?”

Edith sorrise, portò i capelli dietro l'orecchio e rispose:

Stavo pensando a come ci siamo conosciuti, Jude!”

L'attore aggrottò le sopracciglia e sorridendo replicò:

Perché?”

Edith si sollevò e prese una vestaglia, coprendo il corpo nudo, legandola in vita con la cinta interna. Si voltò e sorridendo al marito disse:

Ci pensi che se non fossi andata a quella festa io e te non ci saremmo conosciuti?”

Penso che essendo amico di Orlando, ai tempi, sarebbe stato più facile di quanto pensi incontrarsi!” sorrise l'uomo sollevandosi e cercando i boxer aggiungendo: “Dove diavolo hai lanciato i boxer tesoro?”

Edith si allungò sul letto e prendendo l'indumento intimo lo porse a Jude e disse:

Li hai tolti tu!” e sorrise maliziosa.

Jude li prese e replicò:

Ricordi che li hai lanciati quando mi hai morso il labbro?”

Non sembravi dispiaciuto, mr Law...”rise Edith.

Jude la prese per mano e la tirò sul letto, sovrastandola e baciandola, sussurrando appena:

Dio mio! Tu non sai quanto sono felice!”

Edith lo baciò e stringendosi a lui sentì una piccola voce sussurrare:

-Devi dirgli del bambino!-

Edith strinse i pugni. Cercò di mettere a tacere la sua coscienza e poggiando una mano sul petto del marito disse:

Andiamo a mangiare?”

Jude annuì e prendendole la mano disse:

Magari ti prendo una bella fetta di torta di mirtilli!”

Edith si bloccò, guardò divertita Jude e disse:

Tu! Bastardo che mi prendi in giro... Quello è il mio film preferito” e correndo lo cercò di prendere, mentre il marito scappava ridendo divertito.



Leicester Square era gremita di fans urlanti.

Sul tetto dell'Odeon, il multisala dei grandi eventi londinesi, capeggiava la locandina gigante del film e gli attori sorridevano salutando paparazzi e fans accorsi per vederli, fotografarli e salutarli.

Jude!!” gridava una ragazza tra la folla tendendosi dalla transenna. L'attore sorrise e salutò. Edith guardò Hugh Jackman con la moglie che sorrideva divertito e indicava qualcosa o qualcuno in mezzo alla folla vociante.

Jude si avvicinò all'orecchio di Edith e le sussurrò:

Mi stanno facendo venire il mal di testa con tutti questi flash!”

Edith rise e abbracciò il marito e subito un paparazzo gridò:

Regalateci il vostro primo bacio da sposati!”

Edith sorrise, guardò il marito e sottovoce chiese:

Li accontentiamo?”

Jude l'abbracciò e la baciò. Proprio in quel momento un mare di flash cominciarono ad illuminare la piazza e le fans gridarono: chi frustrata e triste; chi applaudiva incitando la coppia.



Orlando stava mangiando tranquillo. Ella vicino a lui beveva con due mani il suo succo di frutta, impiastricciandosi il viso. Miranda, sorridendo, prese un fazzoletto e pulendo la bocca della bambina disse:

Piccola! Ti stai sporcando!”

Ella si lasciò pulire, sorrise a Miranda che si chinò per darle un bacio, che la bambina ricambiò, e si mise a sedere per mangiare il suo toast.

Stettero un attimo in silenzio, mentre Orlando leggeva il suo giornale mangiando, quando Ella con voce festante gridò:

Mamma! Mamma con Jude!”

Miranda sollevò la testa. In effetti, nella pagina che Orlando ancora non aveva visto, c'era una foto di Jude ed Edith che stretti si baciavano ad onore delle fotocamere presenti.

Orlando voltò il giornale e guardò la foto.

Trattenne un sospiro e disse:

Era bella la mamma ieri sera!”

Ella sorrise e arrotolando un boccolo in un dito rispose:

E la mamma sta per comprare un nuovo fratellino... Lo va a comprare assieme a Jude!”

Visto che ha figli da tutte... Uno in più, uno in meno non fa la differenza, vero?” mormorò Orlando, ma non abbastanza piano, dato che Miranda sentì quello che aveva appena detto.

La fotomodella sorrise alla bambina e tranquilla disse:

Perché non vai da Joanne che ti aiuta a fare il bagnetto!”

Joanne era la domestica tuttofare di casa Bloom, voluta su volontà di Miranda stessa.

Ella scese dalla sedia e baciando sia il padre che la compagna lasciò la cucina.

Cos'è quella faccia Orlando. Non ti va giù l'idea che Jude Law baci la signora Law, sua moglie?” chiese Miranda una volta rimasti soli.

Orlando deglutì e cercando di sembrare naturale, disse:

Non mi importa di chi bacia o no la mia ex compagna!”

Invece penso proprio che ti importi Orlando...” sospirò Miranda.

Orlando poggiò il giornale sul tavolo, stando ben attento che la foto del bacio dove capeggiava la scritta 'Kiss me, stupid!' fosse a favore del tavolo e non della sua vista.

Miranda notò il gesto, ma non disse nulla. Almeno per quello che riguardava quella dannatissima foto o il matrimonio della sua antagonista.

Tu la ami ancora! È così, vero?” chiese Miranda ferita.

Miranda... Smettila! È mattina presto e non voglio cominciare male la giornata!” si lamentò Orlando.

Miranda scosse la testa e disse, sollevando le braccia al cielo:

Beh! Certo! A te scoppia la testa! A me girano le balle, invece, vedi un po'!”

E ti girano per nulla! Fattelo dire, Kerr!” rimbeccò Orlando.

Mi girano perché è da quando stava per avvenire il matrimonio del secolo che non fai altro che litigare con me...” sospirò Miranda.

Sei tu che trovi tutte le scuse per litigare!” disse Orlando cominciando a sollevare la voce.

Infatti sei tu , ora, che stai litigando, Bloom! Ma quanto ti costa ammettere che ami ancora quella donna!” esclamò Miranda esasperata.

E anche se lo ammettessi cosa cambierebbe? Lei si è sposata. Ha sposato l'uomo che la renderà madre a breve. Ha sposato l'uomo per il quale mi ha lasciato nel 2007...” cominciò ad elencare Orlando.

E allora perché continui ad amarla? Perché ti ostini a seguire un sogno? Ci sono io qui, Orlando. Io sono vera. Lei non lo è più...” disse Miranda indicandosi, con le lacrime agli occhi.

Orlando scosse la testa e rispose:

Lei è la madre di mia figlia. Non potrà mai uscire dalla mia vita!”

Allora cosa devo fare per avere il tuo amore? Fare come ha fatto lei e farmi mettere incinta? Ho una carriera Orlando. Una carriera da mandare avanti!” gridò Miranda piangendo.

Orlando non rispose. Si allontanò e prima di lasciare la cucina mormorò:

Non ti ho chiesto di mettere al mondo un bambino, Miranda. Non l'avevo nemmeno pensato!” e chiamando Ella lasciò Miranda da sola con le sue lacrime.



Edith si stava crogiolando al sole, tranquilla.

Cancun era davvero bella come se l'era immaginata e il resort dove avevano prenotato era a dir poco meraviglioso.

Jude stava parlando al cellulare con Rafferty che aveva insistito, appena chiamato, per parlare prima con Edith e sapere se stava bene il fratellino.

Edith sorrise guardando il compagno, con un improponibile costume giallo canarino, camminare avanti e indietro, sistemando i RayBan scuri, un po' vintage, sugli occhi, mentre si raccomandava con il figlio.

Lo so che sei un uomo Raf! E so che io alla tua età stavo già lavorando. Sì! Papà non ha mai ostacolato le tue passioni. Ma voglio che tu viva una vita un po' più tranquilla della mia. Perché? Perché me lo posso permettere, non trovi?” e chinando gli occhiali fece un occhiolino ad Edith che rise divertita. Sentir Jude che diceva a suoi figli di non fare stupidaggini la divertiva.

Raf! Senti. Facciamo una cosa. Quando torno parlo con la mamma e vediamo che fare. Lo so che giochi a calcio da quando sei piccolo... Raaaf! Ho capito. Passami tua sorella Iris. C'è Rudy. Certo che va bene lo stesso!” e rise.

Jude si mise cavalcioni su di lei, in una posizione tutt'altro che innocente e ridendo, mentre parlava con i figli si guardava intorno divertito, mentre Edith rideva come una pazza dicendo:

Law. Scendi immediatamente da lì. O vuoi che ti prende a calci!”

NO Rudy. Non succede nulla... No! Edith sta bene, tranquillo. Certo che ti porto un regalo. Come? Una A. allora il regalo sarà doppio... Ma Iris? Dov'è? Cosa!? È a casa di un suo compagnetto di classe. A fare i compiti! Certo! Stasera richiamo...” Jude aveva perso l'aria bonaria ed Edith lo guardava divertita, con un sopracciglio sollevato.

Ascoltò in silenzio e quando l'attore chiuse la chiamata e si sdraiò su di lei sorrise e gli domandò:

Iris non era in casa?”

No! È andata a fare i compiti da un suo compagno di classe... E Sadie glielo ha permesso! Roba da chiodi. Ma quando torno, la mia ex moglie mi sente...” cominciò Jude concitato.

Edith gli poggiò la punta delle dita sulle labbra e baciandolo dolcemente gli sussurrò:

Tesoro. Iris ha dieci anni!”

Ma adesso le ragazzine sono più avanti di quello che eravamo noi...” notò con una punta di panico Jude.

Edith si divertiva a stuzzicarlo quando parlava della figlia. Mostrava il lato da papà orso e questo era davvero tenero.

Tesoro... Quanti anni avevi quando lo hai fatto la prima volta?” domandò Edith.

Jude la guardò stringendo gli occhi e rispose:

Il fatto che io abbia fatto sesso a quattordici anni non significa che anche miei figli debbano fare lo stesso, non trovi?”

Edith rise di cuore e baciandolo replicò:

Amore. Ti amo... Ma sappi che da donna, sempre, mi schiererò con la piccola Iris... Non merita tanto dolore per colpa del tuo fare il padre orso!” e baciandolo disse: “Andiamo in camera che c'è un paparazzo che sta scattando foto da quando ti sei messo a cavalcioni su di me... Abbiamo dei bambini a casa. E i tuoi credo che siano tutti in tempesta ormonale...” e sollevandosi, prendendo il marito per mano e voltandosi a guardare in direzione del paparazzo, la coppia si allontanò verso l'interno del resort, al riparo dalla calura e da occhi indiscreti.



Maggio 2010


Miranda entrò nella stanza sbattendo la porta. Orlando, dopo essere stato per qualche tempo da solo nella loro casa a Londra, aveva preso in mano la sua vita e aveva tirato delle somme: aveva perso Edith per sempre, forse -o almeno finché sarebbe stato legale il divorzio in Gran Bretagna avrebbe avuto una possibilità- e la carriera stava andando a rotoli.

Per quanto ne dicesse Robin, la sua relazione con Miranda era molto più odiata di quella con Kate. Tra l'altro Orlando stava cominciando a sospettare che Miranda le stesse facendo le corna. E questo gli faceva fare la parte del cretino. E ad Orlando non piaceva essere preso per cretino. Quindi, cercando di fare training autogeno nel caso Miranda si stesse per presentare con qualche foto di Edith con il suo maledettissimo pancione, mano nella mano con Jude ed Ella che rideva assieme ai figli di lui, Orlando si preparava a dire quello che aveva ponderato, soppesato e deciso alla fine di quel lungo periodo di assenza della sua attuale compagna.

Almeno fino a che, quest'ultima, non entrò in camera sbattendo la porta con forza.

Ciao!” disse Orlando guardandola fiondarsi nel bagno, non celando una punta di sarcasmo per il mancato saluto della ragazza.

La modella si fermò, si voltò e guardò Orlando e puntandogli il dito contro disse:

Ciao? Ciao un cazzo! Ciao!” continuava a ripetere Miranda alzando e abbassando le braccia.

Orlando sollevò un sopracciglio e la seguì, con passo posato e con le mani nelle tasche dei jeans. E sorridendo tirato sulla porta del bagno disse: “Miranda... Ti vorrei parlare!”

La fotomodella si voltò e guardò il ragazzo con gli occhi pieni di lacrime. Per un folle istante pensò che qualcuno avesse detto alla giovane della sua decisione di lasciarla, ma si diede subito dello stupido: non aveva detto niente a nessuno, nemmeno a John. Miranda non poteva saperlo.

Ti devo parlare anche io!” sibilò Miranda.

Orlando aggrottò le sopracciglia e disse:

Credo che sia più importante la mia di cosa...”

Oh! Guarda! Quello che ti sto per dire non ti piacerà per niente!” sorrise amara Miranda.

Orlando cercò di bloccarla: se lo stava per lasciare non le avrebbe dato la possibilità di farlo per prima, al contrario. L'avrebbe lasciata lui per primo.

Miranda io... Io ho pensato a noi in queste settimane che tu non c'eri e...”

ASPETTO UN BAMBINO, BRUTTO STRONZO! E IO NON MI POSSO PERMETTERE UN BAMBINO PROPRIO ORA!”

Ad Orlando tremò un sopracciglio.

Era uno scherzo. Miranda che si lasciava cadere lungo la parete e piangeva. Ed Edith che, dopo quello, diveniva un miraggio lontano.

In un attimo pensò a quello che stava per dire alla ragazza e se ne vergognò.

Sospirò rendendosi conto solo in quel momento di non avere più chance con Edith.

Aveva perso la sua mano tre anni prima, andando a letto con Violet. Edith si era sposata con Jude e sarebbe diventata mamma a breve. E lui...

Lui non avrebbe commesso gli stessi errori di suo padre e di sua madre.


Era finalmente tornata alla normalità. Il suo abito da sposa era finito in soffitta, dentro una bellissima scatola, preservato dal tempo e dalle tarme.

Lei e Jude avevano fatto un bellissimo viaggio di nozze a Cancun, in Messico, dove avevano vissuto tra la spiaggia e la camera e i continui assalti dei paparazzi che cercavano una loro foto felici e poi avevano fatto una capatina a Los Angeles per mettere qualche firma sui contratti che precedevano la produzione di 'Sherlock Holmes 2' e nel quale Jude avrebbe interpretato di nuovo Watson.

Certo! Al ritorno a casa tutto era cambiato. Jude era entrato a far parte della famiglia Norton e viceversa. A differenza di Sonia, che non aveva mai visto il figlio sposato, Maggie, la madre di Jude, adorava Edith e si curava di lei come se fosse una seconda figlia. I due fratelli Norton, invece, prendevano in giro la sorella quando parlavano del suo matrimonio. Era stato divertente guardare con Emma e Paul le foto che uscivano quando su Google se si metteva la combinazione Jude Law ed Edith Norton. Dalla googolata venivano infatti fuori foto del loro matrimonio, della loro luna di miele, foto di loro che stavano assieme ai bambini.

I fratelli la prendevano in giro ed Edith nemmeno se la prendeva. Aveva imparato a fare spalle larghe, anche se poi non c'era veramente bisogno di farlo, dal momento che non era realmente interessata alle chiacchiere di chicchessia.

Anche quella mattina, dopo il viaggio di nozze e il piccolo salto che la neo coppia aveva fatto nella Città degli Angeli, Edith aveva riunito tutta la sua famiglia nella sua casa, invitando anche gli amici, per la festa organizzata in onore del compleanno del padre di Edith, che compiva la bellezza di sessantanni.

C'erano tutti. Jen, Fred e Jael; Rachel, John, Charlotte e Kevin; Emma e Clay; Paul, Jessy, Patrick e Suze, la nuova arrivata. Natasha e i genitori di Jude. C'era Patrick il patriarca della famiglia Norton con la moglie Eloise, commossa al suo braccio.

Il clima festaiolo rendeva i bambini eccitati e permetteva agli adulti di fare conversazioni più o meno serie.

A parte Paul che nello studio di Edith, guardando le foto che aveva scaricato dalla sua digitale, indicando Jude coperto dal velo di Edith, prendeva in giro il cognato che rideva divertito.

Dude! Hai una faccia idiota sotto quel dannatissimo velo!” scherzava Paul.

IO! E tu?” rise Jude schiacciando il cursore in avanti “Guarda questa foto... Questo sei tu con la giarrettiera in testa!”

Emma rise forte e Jude, guardandola e cercando appoggio domandò:

Non lo trovi ridicolo?”

Molto più di te con il velo di mia sorella in testa, di sicuro!” rispose Emma.

E poi...” disse Jude dando un buffetto al ragazzo: “... ti devo forse ricordare che abbiamo dieci anni esatti di differenza?”

Appunto!” intervenne Edith sulla porta. “Porta rispetto per i vecchi!”

Paul ed Emma risero a crepapelle e Jude, divertito, disse:

Devo forse ricordare che il vecchi qua di fronte ha solo sette anni più di te?”

Edith si avvicinò e baciando Jude sulle labbra disse:

E tu? Quando lo capirai che ti ho sposato perché trovo attraente anche il fatto che stai perdendo i capelli?” e guardando Paul che aveva sollevato gli occhi al cielo e aveva fatto ridere Emma come una matta aggiunse: “E voi? Quando la smetterete di farci a fette guardando le foto del nostro matrimonio?”

Paul la guardò ed Emma disse:

Beh! Le foto del nostro matrimonio non sono così mondane come le tue... Io avevo mia sorella che, sì, è famosa ma è mia sorella e il compagno di mia sorella... Tu hai Ewan McGregor ciucco, mentre canta 'Delaila' abbracciato a papà!”

Jude rise ed Edith ammise:

Beh! In effetti non lo immaginavo nemmeno io!”

Allora! Porta il tuo regale compagno fuori da questa camera fatta di miseri mortali e facci ridere delle foto del tuo matrimonio! E dopo, appena finito di guardare questi impietosi scatti, facci guardare gli articoli inerenti al tuo matrimonio su internet e facci schiumare in silenzio...”

Emma si voltò aggrottando le sopracciglia e notò:

Ehy! Guarda che io ero una fotomodella!”

ERI!” puntualizzò Paul. “Voglio ricordarti che le cose avvenute nel passato non hanno nessuna importanza nel presente!”

Edith a quella frase sentì un brivido lungo la schiena e sorridendo nervosa a Jude, lo baciò di nuovo e disse:

Andiamo giù?”

Jude annuì senza rispondere, un po' spiazzato dal comportamento della ragazza. E mentre lasciavano la stanza, Emma e Paul si guardarono negli occhi senza capire. Fu quest'ultimo a dire:

Ma che gli è preso?” e facendo spallucce, tornarono tutti e due a guardare il computer.



Rachel guardava Ella che giocava con Kevin e Jael.

La piccola scalciava nel pancione. Si sarebbe chiamata Elizabeth, in onore delle mamme di John e Rachel che avevano lo stesso nome.

Elizabeth Cecile Whitman sarebbe nata un mese prima di David Henry Law. Esattamente a metà luglio.

Rachel guardò Jude che rideva stringendo Edith, con le mani sul pancione. Fu allora che la fede di lui brillò alla luce del lampadario. E fu quella la molla che fece scattare la donna.

A passo di marcia, scansando gli amici e i parenti di Edith, compresi i genitori di Jude, si avvicinò alla coppia, disse:

Salve!”

Jude baciò il collo di Edith e guardò Rachel con uno sguardo che voleva dire: 'hai rovinato un momento intimo, ma non te ne faccio una colpa' e sorridendo domandò:

Non sei venuta a chiedermi di parlare con mia moglie, vero?”

Rachel si morse il labbro e guardando Edith sorrise e rispose:

Sì! Mi spiace Law. Ma devo proprio rapire la tua donna!” e prendendo la mano di Edith, disse: “Potremmo andare nel tuo studio. Ho bisogno di buttarmi in dettagli truculenti sulla gravidanza...”

Perché? Ce ne sono?” chiese Jude guardando Edith.

La giornalista lo baciò velocemente e rispose:

Il parto ti dice nulla, Law?” e allontanandosi mano nella mano con Rachel disse all'amica: “Sai che nello studio c'è Emma che non ha ancora partorito. Non credo che sia il caso che ci mettiamo a parlare di cose truculente con lei davanti. Clay mi uccide!”

Allora andiamo in camera tua!” sorrise Rachel.

Edith sollevò un sopracciglio e disse:

Non vengo a letto con te, Brown. Credo che dirti solo che faccio sesso con Jude Law ti possa bastare!”

Rachel scosse la testa esasperata ed entrando nella camera da letto della coppia, fece sedere sul letto l'amica e disse, chiudendo la porta, dopo aver controllato che Jude non le avesse seguite:

Devo dirti una cosa che ho saputo qualche giorno fa, quando Orlando è venuto a casa mia con Miranda!”

Edith poggiò le braccia sulle gambe e disse, sorridendo:

Sono sposata. Non mi interessa più quello che sta facendo il mio ex compagno!”

Io credo di sì!” mormorò Rachel. “Miranda è incinta. Orlando si sposa a luglio. Stanno solo aspettando di ufficializzare tutto in giugno con la stampa!”

Edith si drizzò sulla schiena e deglutendo, colpita dalla notizia, disse:

Vai avanti. Ascolto!”


Patrick si guardò intorno. Peter e Maggie chiacchieravano amabilmente con Eloise, da bravi consuoceri.

Lui, invece, si sentiva strano. Le braccia erano pesanti, quasi non riuscisse a muoverle. Era certo che se avessero chiesto di alzarle, Patrick non ci sarebbe riuscito.

Vide Jude, suo genero, che stava finalmente parlando con John. Nonostante tutto, voleva molto bene a Rachel, gli stava simpatica. Sapere quindi che i rapporti tra i due si erano rasserenati rendeva Patrick tranquillo dal momento che sapeva che sia Edith che Rachel soffrivano per questo.

Sentendo una forte pressione al petto, decise di uscire fuori in giardino a fumare una sigaretta. Lui era uno semplice, non era abituato a quegli eventi pieni di gente. Lasciava queste cose a suoi figli e alle loro rispettive metà.

Stava andando verso la panchina, quando vide Edith, con le mani sul pancione, che espirava ed inspirava lentamente. Preoccupato si avvicinò alla ragazza e mettendole una mano sulla spalla disse:

Tutto apposto, tesoro?”

Edith annuì, sorridendo tirata. E guardando il padre seria disse:

Papà... Devo dirti una cosa... Ed è grave!”

Patrick aggrottò le sopracciglia e disse:

Mi devo sedere?”

Edith annuì e con un sospiro, Patrick, si mise a sedere vicino alla figlia.

Per caso è successo qualche cosa al bambino?”

Edith guardò il pancione e annuì.

Non dirmi che è malato!” esclamò quasi disperato Patrick.

No!” esclamò Edith. E trattenendo le lacrime disse: “Ho un segreto papà. Questo segreto lo sa Rachel e nessun altro. Nemmeno mio marito...”

E perché lo stai dicendo a me?” chiese Patrick.

Edith sospirò e rispose:

Il giorno prima che mi sposassi mi hai detto che per te sono come un libro aperto. E che non ti potevo nascondere niente. E mi hai detto che c'era qualche cosa che non mi rendeva completamente felice. Che con Jude sembrava quasi ci fosse qualche cosa che non andasse... Beh! Avevi ragione...”

Stai lasciando Jude? Non lo ami? Hai scoperto di amare ancora Orlando? Ami qualcun altro? Fa nulla Edith! Succede! Ti aiuto... Farò di tutto per aiutarti...”intervenne Patrick, ma venne bloccato da Edith che mettendo una mano su quella del padre, disse:

Il bambino che aspetto non è di Jude. È di Orlando...”

Patrick sbarrò gli occhi. Il braccio destro prese a formicolare sempre più forte e la testa cominciò a girare.

Quello che voglio è che tu mi aiuti... A capire se lo devo dire o no a Jude... Se devo tenere il segreto...”

Diglielo. Non oggi però. Devi prepararti. E devi dirlo anche ad Orlando... Dovrà pur parlare con la sua nuova compagna di questo inconveniente!” la bloccò con voce roca l'uomo.

Il problema è questo papà. Miranda è incinta di Orlando... Si vogliono sposare!”

Patrick sentì per davvero la terra mancargli sotto i piedi. Sospirò e si allontanò dicendo:

Mi staranno cercando dentro. Sono il festeggiato...”

Papà!” lo chiamò Edith con gli occhi colmi di lacrime.

L'uomo sembrava non averla sentita. Si allontanò barcollando verso l'entrata della sala di casa di sua figlia e quando entrò Eloise disse:

Patrick. Ti sembra forse il caso, caro, lasciarci così senza dire nulla. Non è educato andare a zonzo per la casa lasciando la tua festa...”

Tutti lo guardavano. Jude sorrideva. Emma stava abbracciata a Clay. Edith era dietro di lui.

Sorrise guardando Peter che gli chiese:

Tutto apposto Patrick?”

Non ebbe il tempo di rispondere. Cadde a terra.

Edith portò le mani alla bocca. Jude, John, Paul e Clay corsero dall'uomo.

Non respira!”

Non sento il battito!”

Cazzo! Ma questo ha avuto un infarto!”

Edith guardava il padre con gli occhi sbarrati. Era colpa sua. Suo padre stava a terra ed era solo colpa sua.

Jude sollevò gli occhi e guardandola serio le disse:

Amore! Un'ambulanza!”

Edith annuì.

Solo allora si rese conto dell'importanza delle cose: delle cose dette dal padre, dei suoi insegnamenti e di quanto potesse essere doloroso per una figlia perdere il padre che aveva appena ritrovato.








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Capitolo 57
*** Capitolo 57 ***


Colgo l'occasione per ringraziare innanzitutto fede61294, klood, shige/uriko, chiaretta78 e roylove (a cui do anche il benvenuto) per aver letto e recensito la mia fanfiction.

Siamo alle ultime battute. Ci manca davvero poco per finire la storia ormai.

Chiedo scusa a chiunque legge la mia storia più o meno assiduamente per i ritardi che sto avendo nella pubblicazione dei capitoli. Credo che dopo questo sarà più facile scrivere il finale.

Ringrazio anche chi legge e non recensisce, chi mi aggiunge nella categoria dei preferiti, ricordati e seguiti e chi coglie le sfumature del carattere di Edith e non solo la negatività in cui ho improntato il mio personaggio, almeno per la parte finale della storia.

Prometto che mi metto subito a scrivere il capitolo 58. E che cercherò di stupirvi come sempre.

Perché nonostante tutto sono una grande bastarda. ^___^

Un bacio a tutte/i.

Al prossimo capitolo.

Buona lettura. Niniel.



Capitolo 57: Sensi di colpa.


Bip. Bip. Bip. Bip.

L'elettrocardiografo compiva il suo lavoro automatico, mentre Edith in silenzio, dietro un vetro, guardava suo padre, intubato, fresco di un'operazione a cuore aperto, sedato e ancora incosciente di quello che gli era successo.

-Lo so. È tutta colpa mia...-

Bip. Bip. Bip. Bip.

'Il signor Norton ha avuto un infarto... Lui è un grande fumatore, vero? Può essere che i sintomi si siano presentati e il paziente non si sia accorto di nulla. Si è mai lamentato di strani dolori? Pesantezza alle braccia, formicolio continuo?'

La voce nella testa di Edith era quella del primario che aveva operato Patrick e gli aveva innestato un pacemaker per aiutare il cuore nella sua normale funzione. Edith ricordava solo la mano di Jude poggiata alla sua spalla. E il pavimento bianco dove spiccavano, ad una ad una, tutte le scarpe colorate o no del clan Norton.

Ricordava la voce di Eloise, rotta dal pianto:

'Mio marito non morirà. Vero?'

'Signora! Dipende tutto da lui...' sorrise il dottore. 'Deve solo smettere di fumare e cambiare il suo stile di vita!'

-Non dovevo dirgli del bambino!- pensava Edith poggiando la mano sul vetro trasparente, mentre le voci, i ricordi delle ultime ventiquattro ore si accavallavano nella sua testa.

Cambiare vita. Non fumare più. Bere meno caffè.

Tutte parole vuote. Suo padre era uno testardo e non sarebbe stato un infarto a fargli cambiare le sue vecchie abitudini. Quello che la preoccupava era la reazione di Patrick al momento del suo risveglio. Se avrebbe detto a Jude quello che lei le aveva confidato prima che lui...

-Prima che tu attentassi alla sua vita!- pensò Edith.

La mano di Jude si poggiò sulla spalla di Edith facendola tornare alla realtà e ricollegandola al presente. Poi, sorridendo, le baciò il collo e le sussurrò:

Amore? Non pensi che sia meglio andare a casa e riposare un po'?”

Bip. Bip. Bip.

Tesoro! Davvero... C'è Ella che sta cominciando a piangere a casa dei miei...” continuò Jude.

Bip. Bip. Bip.

Piccola... Ti devo ricordare che sei incinta di sette mesi?”

Bip. Bip. Bip.

Io rimango qui! Se vuoi torna a casa. Porta Ella da Orlando e vai a riposarti!” pigolò Edith senza staccare gli occhi dal padre.

Bip. Bip. Bip.

Edith! Ti comporti in maniera strana. Sembra quasi che sia colpa tua!” replicò Jude.

Bip. Bip. Bip.

-Lo è!- pensò lei poggiando la mano sul vetro.

Ho solo voglia di stare con mio padre, Law. Tutto qui!” rispose Edith.

Jude annuì e prendendo il cellulare chiamò Rachel.

Rach... Sì! Sono Jude... Senti... Se chiamo mia sorella e ti faccio portare la bambina tu puoi avvisare Orlando, dirgli quello che è successo e chiedergli se può tenere la bambina... Grazie. Sei gentilissima. Non so davvero come ripagarti... Cosa? Sì! È qua... No! È come in stato catatonico. Non è bello! Lo so. O almeno posso immaginarlo... Sì! Sono proprio quelle cose che ti fanno pensare all'importanza della cose, a quanto si è fortunati ad avere tutti e due i tuoi genitori al tuo fianco... Ok! No! Io sto qua con lei. Almeno fino a che non torna a casa! Sì! Glielo dirò. Un bacio. Sì! Ciao!” e chiuse la comunicazione avvicinandosi ad Edith. E baciandole la tempia, poggiando la mano sul pancione, le disse: “Dio! Tu non sai quanto ti amo!”

Edith si strinse nelle spalle, poggiando la mano su quella di Jude.

-Devi dirglielo...- pensò Edith cominciando a piangere.

Bip. Bip. Bip.

Sorrise si voltò e con le guance bagnate rispose:

Ti amo da morire Jude. Non sai quanto!”



Orlando quasi non ci credeva.

John gli aveva spiegato quello che era successo piuttosto sommariamente e aveva detto che in quel preciso momento Patrick Norton era in terapia intensiva.

Ora, tra i corridoi che profumavano di disinfettante, Orlando guardava dentro ogni camera per vedere dove fosse Edith.

Non sapeva perché fosse lì, ma sapeva, sentiva dentro di sé, che nonostante lei avesse sposato un altro lui doveva essere proprio in quel posto, in quel preciso istante.

Stava guardando dentro una stanza senza trovare chi stava cercando, quando sollevando la testa la vide: pantaloni chiari e una casacca fantasia dai colori chiari anch'essa che stretta sul seno carezzava, con il tessuto che si allargava sulla vita, il pancione di sette mesi. I capelli legati in una coda alta e la frangetta sorretta da qualche fermacapelli, lasciava il viso e la fronte di Edith liberi.

Orlando deglutì. Era bellissima, nonostante tutto.

Lentamente si avvicinò a lei, quasi impaurito dall'idea di disturbarla.

Sorrise per un attimo, ricordando quasi con nostalgia tutti i loro battibecchi assurdi quando lui entrava in camera di lei senza bussare ed Edith gli gridava contro che era irruento come suo solito e faceva le cose senza pensare come la maggior parte degli uomini.

Si avvicinò e mormorò:

Edith!”

La ragazza si voltò, sussultando appena. La mano sul pancione era la destra, il che permise ad Orlando di non pensare per un solo attimo che fosse la signora Law e non la sua Edith quella con cui stava parlando, anche se guardare quel pancione gli faceva davvero male e gli faceva pensare che avrebbe davvero voluto che quel bambino fosse suo e non del suo ex amico o che, peggio, non esistesse nemmeno.

Gli occhi di Edith si allargarono per la sorpresa e con voce tremante riuscì solo a dire:

Orlando!” e gli saltò al collo, piangendo disperata.

Orlando rimase stupito da quello slancio e quasi impacciato, quasi non l'avesse mai toccata prima, le accarezzò la schiena per calmarla.

OB! È colpa mia. Tutta colpa mia!” ripeteva lei tra le lacrime.

Orlando aggrottò la fronte. John gli aveva detto che Patrick ed Edith erano fuori in giardino a parlare prima che lo stesso Patrick, rientrando, si accasciasse al suolo fulminato.

Non dire stupidaggini!” sorrise dolce Orlando. “Come può essere colpa tua?”

Edith sollevò la testa e guardò gli occhi di Orlando.

Poteva ricordare ogni singolo istante dell'ultima volta che avevano fatto l'amore. La sua bocca sul suo seno; lei aggrappata a lui. I loro sospiri, i gemiti di lei.

Edith lo ricordava come se fosse ieri. E ricordava ogni singolo tocco di Orlando sulla sua pelle.

Nuove lacrime le riempirono gli occhi.

Tu non lo sai... Non puoi saperlo... Ma è colpa mia!” sospirò Edith con voce roca.

Orlando la guardò perplesso e domandò, quasi spaventato:

Edith? C'è qualche cosa che mi devi dire, per caso?”

'Devi dirglielo Norton! Basta scuse. Stai per avere suo figlio!'

Edith non rispose alla sua coscienza, guardava solo gli occhi del padre di suo figlio, che non rispondevano a quelli dell'uomo che l'aveva sposata nel giorno di San Valentino.

Deglutì. Le lacrime scesero e lei pigolò appena:

C'è una cosa che devo dirti Orlando...”

Lui aggrottò la fronte, passando una mano meccanicamente tra i capelli di Edith. Il cuore batteva forte e rimbombava anche nelle orecchie. Perché sentiva che quello che Edith gli stava per dire non gli sarebbe piaciuto?

La guardò negli occhi e attese in silenzio quando sentirono qualcuno dire:

Edith!?”

Edith si voltò e vide sua madre che la guardava con rimprovero. Non aveva mai visto quello sguardo negli occhi di sua madre e questo mise in soggezione la giornalista che, chinando la testa, mormorando 'scusa' ad Orlando corse via, lasciando l'attore da solo con la sua ex suocera.

Eloise lo guardò, fisso, sempre più accigliata. Si avvicinò ad Orlando con passo lento e disse:

Non le hai fatto abbastanza male? È felice ora! Che vuoi da lei?”

Orlando non rispose ed Eloise continuò:

Difenderò la felicità di mia figlia con tutte le mie forze. Che ti piaccia o no!” e senza nemmeno salutarlo si allontanò in direzione di Edith, lasciando Orlando confuso e spaesato, quasi che, qualcuno, lo avesse appena preso a schiaffi.



Patrick si svegliò una settimana dopo, con un forte mal di testa e altrettanto malumore.

L'assenza di nicotina venne supplita dalla somministrazione di gocce atte a calmare delle vere e proprie crisi di astinenza dell'uomo che diventava irascibile con qualsiasi persona o oggetto che lo circondava.

Edith non si avvicinò al letto del padre i primi giorni che lui riprese conoscenza. Stava in un cantuccio, guardando perfino Jude che rideva e scherzava con Patrick.

Tutti tranne lei.

Era arrivata ad un passo dal dire tutta la verità ad Orlando, ma l'intromissione di sua madre aveva evitato non solo che la sua vita venisse per l'ennesima volta stravolta, ma aveva anche evitato che il suo matrimonio andasse a rotoli dopo soli cinque mesi.

Nonostante questo non poteva non sentire il peso della sua coscienza divenire sempre più insostenibile. Lei aspettava un bambino che non era di Jude. Jude credeva che il bambino fosse suo. Orlando, il vero padre, stava per divenire il felice padre di un figlio di Miranda.

Come erano arrivati a quel punto? Quando era successo tutto questo? Sembrava quasi che qualcuno, al di sopra di loro, si divertisse a scrivere le righe di una storia infinita, che non smetteva mai di riservare sorprese.

Sorprese a cui Edith non si sarebbe mai abituata.

Come forse non avrebbe mai più rivolto lo sguardo verso suo padre senza sentirsi terribilmente in colpa.



Ti sembra normale, secondo te, correre al capezzale del padre della tua ex compagna?” chiese John bevendo la sua pinta di birra nel pub vicino alla casa di Rachel e John, appunto.

Orlando fece girare il bicchiere guardandolo con attenzione e rispose:

Johnny boy! Non ti ci mettere anche tu! Non ho nessuna intenzione di litigare! È un periodo di merda. Te l'ho detto mille volte!”

Ok! È un periodo di merda... Ma che c'entra il padre di Edith in tutto questo? Quando ti entrerà in quella cazzo di testa che si è sposata con lo stesso uomo che te l'ha portata via?” rispose con franchezza John.

Orlando sorrise, o per lo meno ci provò. Lo infastidiva solo pensare a questo. Edith non sarebbe stata più sua. Di quello che erano stati, di quello che si erano detti, di quello che avevano fatto quando stavano assieme, Orlando non aveva più nulla. Solo ricordi che quando venivano evocati bruciavano parecchio e facevano più male di qualsiasi altra cosa.

Lo so che è sposata con Jude 'Stoccafisso' Law. E che aspetta un bambino da lui. Vedere quel pancione... Mi ha fatto odiare anche quella creatura John!” rispose Orlando e bevve lungo sorso della sua birra.

John scosse la testa poggiando il bicchiere e replicò:

Lo sai meglio di me che i bambini non hanno colpa. Edith è rimasta incinta dell'uomo che ha sposato... Ecco tutto!”

Orlando sorrise in maniera sarcastica e guardando il bicchiere e poi John disse:

C'è una cosa che non ti ho mai detto, Johnny boy...”

Se stai per dirmi che sei gay e che sei innamorato di me, cadi male Bloom. Sono felicemente sposato...”scherzò John.

Orlando lo guardò fingendo risentimento e continuò:

Prima che Edith accettasse di sposare Jude... Io e lei abbiamo fatto sesso”

John poggiò il bicchiere. La testa un po' era annebbiata dall'alcool, ma in quel momento ricordò una frase di Rachel, riguardo il figlio di Edith:

Hanno deciso di chiamarlo David Harry Law!

Harry. Come il padre putativo di Orlando.

John aggrottò la fronte e domandò:

OB! Ma per caso... Quando tu ed Edith avete fatto sesso... Hai usato delle precauzioni?”

Orlando aggrottò la fronte pensando. Se John era lievemente annebbiato dall'alcool, Orlando era quasi completamente brillo. Strinse gli occhi e rispose:

Non posso metterci la mano sul fuoco. Ricordo che è stata una grande scopata, però!”

OB! Tu sei ubriaco. Sobrio non mi avresti detto una cosa simile... E poi non ti ho chiesto se e come hai goduto... Ti ho chiesto se hai messo la protezione...” rincarò John.

Orlando si morse il labbro, pensando. Ma proprio in quel momento squillò un cellulare.

Era quello di John.

Aggrottando la fronte l'architetto rispose. Impallidì e chiudendo la chiamata guardando l'amico disse:

Si fotta l'alcool test OB! Rachel ha le doglie!”



Elizabeth era nata il 28 Giugno 2010, con due settimane di anticipo rispetto alla tabella di marcia, ma sana come un pesce.

Nella camera di Rachel stavano riuniti tutti gli amici, come non succedeva dal giorno del matrimonio di Edith, accorsi per dare il loro benvenuto alla piccola appena nata.

Per la giornalista era strano trovarsi lì, in mezzo a tutta quella gente, anche se si trattava di persone che conosceva da sempre o almeno abbastanza tempo da poterlo pensare.

Seduta in un angolo, proprio come succedeva nella camera del padre, Edith guardava le persone intorno a lei ridere e scherzare. Sapeva che tutti, sotto sotto, parlavano della sua apatia, del suo non essere presente da quando Patrick aveva avuto l'infarto. Tutti pensavano che fosse solo un passaggio necessario per superare lo shock a cui era stata sottoposta. Aspettavano che lei tornasse quella di sempre per paura che una qualsiasi intromissione potesse solo peggiorare la situazione.

Nel suo cantuccio, con le braccia conserte, Edith pensava a questo, osservando in silenzio Jude che ai piedi del letto accarezzava la testolina di Liz parlando dei suoi tre figli con Rachel.

Ella sbadigliava in braccio a Fred che parlava fitto con Paul e Jessy. Emma giocava con Jael , mentre Clay rideva assieme a John di qualche cosa che Edith non aveva sentito.

In tutto quel vociare insensato Edith si sentiva come un enorme buco nero che prosciugava la felicità di tutti senza trarne il minimo beneficio.

La sua migliore amica aveva appena partorito la sua terza figlia e l'unica cosa che Edith era riuscita a dirle era solo uno sterile brava. Brava!? Se si fosse sentita solo qualche mese prima si sarebbe presa volentieri a schiaffi da sola.

Come un'ombra, nella sua testa, la tristezza aspirava tutto quello che aveva attorno. Nemmeno l'imminente nascita di suo figlio la rendeva felice. Anzi! Quella era forse la cosa che la spaventava di più.

Guardò il suo fedele Bulgari e passò una mano sul suo pancione.

In quello stesso ospedale, ancora convalescente e qualche piano sopra a quello di ginecologia, stava suo padre.

Senza dire nulla e senza che nessuno se ne rendesse conto, si alzò dal suo cantuccio e uscì dalla stanza.

Per un folle attimo sentì gli occhi di Jude addosso, ma voltandosi si rese conto che era ancora perso in un discorso inerente la nascita di Rafferty.

Con una mano poggiata sulla pancia, non rispondendo ai sorrisi incoraggianti di mamme con il pancione e in vestaglia in attesa di partorire, Edith percorse il lungo corridoio bianco cercando di espirare ed inspirare come aveva imparato al corso pre-parto.

Stava diventando sempre più grande la paura che potesse partorire quel bambino in qualsiasi posto stava, quasi come punizione per le bugie che giornalmente raccontava a suo marito.

Arrivò davanti agli ascensori e con un sospiro premette il tasto con sopra la freccia con la punta rivolta verso l'alto e attese che le porte si spalancassero.

Come in ogni momento morto, di attesa, di veglia delle ultime settimane, la testa di Edith si riempì di pensieri non proprio edificanti, che la raffiguravano spesso e volentieri morta, vittima di qualche incidente o, peggio, immaginava di perdere il bambino e di morire assieme a lui, portandosi per l'eternità il peso di tutte le sue bugie.

Stava appunto pensando a questo, quando le porte dell'ascensore, con un piccolo trillo, si spalancarono. Edith sollevò la testa per vedere se l'ascensore fosse già pieno, quando vide Orlando, che in una mano teneva un mazzo di fiori colorati e nell'altra stringeva quella di Miranda che smise di sorridere proprio quando si trovò faccia a faccia con la giornalista.

Superata la sorpresa iniziale, Edith sorrise tirata e salutando con un cenno del capo, si introdusse all'interno della cabina dell'ascensore proprio mentre Orlando e Miranda stavano uscendo fuori. Li osservò in silenzio mentre le porte si chiudevano lentamente. Gli occhi di Orlando cercarono fino all'ultimo anche solo una parola per agganciarsi e cominciare una chiacchierata innocua che le permettesse di fermare anche solo per pochi secondi Edith; negli occhi di Miranda, invece, si leggeva a chiare lettere il risentimento per via di tutto il dolore che aveva causato la presenza fissa di Edith nella sua storia con Orlando.

Edith non parlò. Lasciò che le porte si chiudessero davanti ai visi di Orlando e Miranda e solo quando lo fecero, portando una mano agli occhi, pianse in silenzio. Almeno fino a che le porte, compiendo il monotono lavoro di tutti i giorni, si aprirono mostrano l'ennesimo corridoio bianco, l'ennesimo neon chiaro che illuminava l'ambiente sterile e silenzioso del reparto di chirurgia.



Ti ho detto che non puoi, Patrick!” disse Eloise sistemando delle cose dentro l'armadietto del marito. “I dottori sono stati chiari. Tu devi smettere di fumare. O vuoi che ti venga un altro infarto?”

Patrick sbuffò e rispose:

Fumo da quando ho sedici anni. Non sarà certo un camice bianco ad ordinarmi di smettere. Non trovi?”

Eloise sollevò gli occhi al cielo sfinita dall'ennesima lite quando vide sulla porta Edith che sorrideva dolce.

Rispondendo nello stesso modo al sorriso della figlia, la donna disse:

Piccola! Come mai qua? Sono tutti giù a vedere la piccola Lizzy!”

Appunto!” rispose Edith entrando. “C'è una bolgia assurda dentro quella stanza. Mi chiedo come non sia ancora arrivato nessuno a sbatterli tutti fuori!” ed avvicinandosi alla madre le baciò le guance e disse: “E poi avevo voglia di stare con voi!”

Patrick guardò le due in silenzio, almeno fino a quell'ultima frase. Fu allora che intervenne con un finto colpo di tosse e sorridendo disse:

Eloise... Ho una voglia matta di gelato. Visto che sono malato di cuore e che devo controllare il colesterolo e visto che esiste il gelato alla soia, che dici di andare in quella gelateria dell'altra volta a prendermene uno?”

Eloise guardò il marito e la figlia e prima che Edith potesse offrirsi di andare al posto della madre, la donna annuì e baciando una guancia del marito uscì dalla stanza.

Appena la porta si fu chiusa dietro le spalle di Eloise, nella stanza calò un silenzio imbarazzato che sembrava riempire tutti gli spazi vuoti tra Edith e Patrick.

Fu l'uomo, lisciando il lenzuolo, a prendere per primo la parola e dire:

Ho saputo che Rachel ha avuto un bambino!”

Una bambina!” rispose impacciata Edith. “Si chiama Elizabeth!”

Una bambina... Bene! Sono più malleabili dei maschi. Lo ha detto anche quello studio che hanno fatto da poco qua in Inghilterra. L'ho letto non so dove...” divagò Patrick.

Uhm!” asserì Edith che non sapeva nemmeno che degli scienziati avessero studiato una cosa che le era sembrata da sempre ovvia.

Sono contento per lei. È una brava ragazza. E poi mi piace come presenta il telegiornale... Seria. Posata... Ed è anche molto carina...” continuò Patrick ritornando su Rachel.

Edith sorrise. Solo in quel momento si rese conto che il padre stava divagando in maniera alquanto goffa sull'argomento che voleva trattare con lei.

E quell'argomento riguardava il suo bambino. Quello che Edith stava per mettere al mondo.

Prendendo per la prima volta da quando si era svegliato il coraggio a quattro mani, Edith guardò il padre negli occhi e disse:

Papà... So che se sei stato male è solo colpa mia...”

Tu credi? Venti Camel in poco meno di una mattinata non ti sembrano un buon motivo per stare male?” sorrise lui.

Edith lo guardò di nuovo negli occhi e inevitabilmente scoppiò a piangere.

Ehy!” sorrise comprensivo Patrick e un po' preoccupato. “Che fai? Piangi?”

Edith prese un fazzoletto dalla scatola di clinex che sua madre aveva lasciato sul comodino del padre e mettendosi a sedere nel posto che l'uomo le indicò, si accucciò vicino al padre e tra i singhiozzi disse:

Ho avuto tanta paura papà! Tu non sai quanta!”

Anche io!” sorrise Patrick accarezzando la testa della figlia e spostandosi un po' aggiunse. “Vieni più in qua. Siamo in tre su questo letto, anche se non si direbbe!”

Edith rise emettendo uno strano sbuffo che sembrava un singhiozzo frammentato da un sorriso.

Patrick sorrise a sua volta e accarezzandole la testa rassicurò Edith:

Non è colpa tua. Stavo male da tempo, solo che sono più cocciuto di un asino e non sono mai andato a farmi vedere. Non ti ricordi che me lo hai detto anche tu, prima di sposarti? Me la sono cercata Edith. E la notizia che mi hai dato non c'entra nulla con quello che mi è successo. Quando sono uscito in giardino stavo già male!”

Edith sospirò sollevata. Sapere di non essere la diretta responsabile di quella faccenda dal diretto interessato la faceva stare molto meglio.

Si accucciò meglio al petto del padre e con la voce ancora rotta disse:

Come vorrei avere di nuovo tredici anni e voler sposare Robbie Williams!”

Patrick rise di cuore e replicò:

Veramente prima di Robbie volevi sposare me!”

Edith rise e passando il clinex sotto il naso rispose:

Tu eri troppo vecchio e per di più già sposato!” e risero assieme.

Ci fu un altro momento di silenzio. Senza il normale odore di nicotina la pelle del padre aveva un odore differente: era pregna del caffè che aveva utilizzato nel suo piccolo coffè-shop per tutti quegli anni; profumava del dopobarba alla menta e del bagno schiuma al muschio che Edith tanto amava.

Socchiuse gli occhi espirando a fondo quei profumi celati dall'odore acre della nicotina quando Patrick disse:

Jude è uno in gamba, sai? Londinese come me. Lavora da ragazzino come me! Se dovessi trovarmi con le pacche nell'acqua gli chiederei un aiuto, sai?”

Edith sorrise, ma non sollevò gli occhi verso il padre. Non disse una sola parola e Patrick continuò, accarezzandole i capelli:

Diglielo... Credo che sia abbastanza innamorato di te per capire che non sarà questo a mettere fine al vostro matrimonio. Jude è un uomo fatto ormai. È padre di quattro bambini mi ha detto. Che vuoi che sia uno in più. E poi ne potreste fare altri...”

Tu credi che capirebbe?” chiese Edith giocherellando con il clinex stropicciato.

Sì! Ma devi dirglielo Edith. Non fare che lo scopra da solo. Sarebbe mille volte peggio!” rispose Patrick sollevando il viso della figlia e guardandola negli occhi.

Edith sorrise e abbracciandolo esclamò:

Ti voglio bene papà!”

Anche io piccola. Tanto!” rispose Patrick stringendola a sua volta.



Le notti estive inglesi sono cortissime. Il sole finisce di tramontare solo dopo le nove e il cielo, alle dieci e anche allora il cielo non è completamente scuro, ma porta ancora i tratti turchesi del dopo tramonto.

Jude guardava il cielo inglese dal giardino della sua casa di Londra. Edith, dentro, parlava con qualcuno al telefono. Non aveva voluto dirgli chi fosse il suo interlocutore, ma aveva detto che dopo quella chiamata avrebbe voluto parlargli.

La casa era silenziosa visto che, approfittando della presenza di Orlando, Ella era stata consegnata al padre con qualche ora di anticipo, facendo sì che Jude non fosse costretto ad andare a casa dell'attore e fingere per il bene della bambina.

Sospirò guardando il cielo e ignorando il ronzio delle api lontane che cercavano di portare a casa l'ultima razione di polline da portare all'alveare, quando la portafinestra si aprì ed Edith apparve.

Jude sorrise e chiese:

Posso sapere, ora, con chi stavi parlando?”

Edith sospirò e mettendosi a sedere vicino al marito rispose:

Con Tom, il padre di Jen!”

Jude aggrottò la fronte e chiese:

Non vorrai tornare a lavorare adesso che stai per partorire, Edith?”

No! Ho chiamato Tom per un altro motivo?” rispose Edith.

Jude si sistemò sul fianco e guardando Edith negli occhi domandò ancora:

E quale sarebbe? C'entra per caso la cosa di cui volevi parlare?”

Edith annuì e replicò:

Ho chiesto a Tom di prestarmi la sua villa in campagna nei pressi di Edimburgo... Voglio stare lì per un po'... E lo voglio fare da sola!”

Aveva messo delle piccole pause tra una frase e l'altra e quando l'ultima risuonò nella quiete del suo giardino, Edith quasi non ci credeva di essere riuscita a pronunciarla.

Jude aggrottò la fronte e disse:

Da sola? A pochi mesi dal parto? Se è di questo che mi volevi parlare, Edith, sappi che sono contrario. È anche di mio figlio che stiamo parlando...”

Ed è di questo che ti volevo parlare, prima...” lo interruppe Edith.

Jude la guardò sempre più stranito. Non capiva dove voleva arrivare sua moglie e quasi cominciava ad aver paura.

Edith lo guardò e disse:

Voglio stare un po' ad Edimburgo perché ho bisogno di decidere cosa fare al momento della nascita di mio figlio...”

Tuo... Solo tuo figlio... Edith... Mi stai mettendo paura. Cosa vuoi dirmi? Non girarci intorno e spara. Preferisco di gran lunga una confessione a quest'agonia!” replicò Jude.

Edith prese un respiro profondo. La testa le girava. Il bambino scalciava.

Ignorò tutto e disse:

Io aspetto un bambino, Jude. Ma non è tuo figlio. Ho fatto sesso con Orlando, pochi giorni prima che tu mi chiedessi di sposarti!”






Vorrei far notare un piccolo errore che correggerò nel capitolo precedente: il padre putativo di Orlando si chiama Harry e non Henry come ho precedentemente scritto. Scusate... Niniel82.

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Capitolo 58
*** Capitolo 58 ***


Bando agli sproloqui... Ringrazio fede, klood, chiaretta, mitber per le recensioni su EFP o via mail.

Ringrazio i lettori silenti e quelli che mi aggiungono ad una qualsiasi lista -anche quella del manicomio ^^- e tutti quelli che non si sono ancora stancati. Ennesimo capitolo introspettivo. Con qualche piccolo colpo di sceMa. Un bacio a tutte/i. Niniel.



Capitolo 58: Bugie, verità, omissioni, scelte difficili e consigli più o meno utili.


Maggio 2010. Los Angeles


Robin stava seduta dietro la sua scrivania. Le mani sotto il mento e un sorriso enigmatico alla Monna Lisa stampato sul viso. Lo sguardo guizzava da Miranda ed Orlando e viceversa.

Poi, sollevandosi, mettendo le mani dietro la schiena, guardando fuori dalla finestra del grattacielo dove stava il suo ufficio, disse:

Quando mi hai detto che Edith era rimasta incinta ho pensato che sarebbe stato un danno per la tua carriera, OB! Poi, dopo la nascita di Ella le cose mi sono scappate un po' di mano perché hai deciso di stare vicino alla tua compagna e alla tua bambina. Dio solo sa quanto e quello che ho dovuto fare per farti passare come la vittima di Jude ed Edith quando la tua storia con la Norton è finita. Poi...” e voltandosi verso la coppia sorrise radiosa a Miranda: “... un angelo di Victoria's Secret. E la visibilità e tornata... Tu Miranda sei la mia carta vincente...”

Orlando guardava Robin con la fronte corrugata e gli occhi socchiusi. Non sapeva dove volesse arrivare la sua agente, ma visto quello che aveva fatto in passato, non le piaceva affatto.

La tua gravidanza, Miranda è inaspettata. E da tale penso che anche voi l'abbiate accolta. Ma credo che possa essere una grande pubblicità per te ed Orlando. Un grandissima pubblicità...”

Robin si voltò. Una strana luce, quasi folle, le illuminava il viso. Un altro piano machiavellico era in atto. Uno come quello di mettergli alle calcagna i paparazzi quando Edith era incinta di Ella o quando la bambina era nata, facendolo litigare con l'ex compagna.

Non do in pasto mio figlio ai giornali come mi hai costretto a fare con Ella se è quello che vuoi, Robin!” disse Orlando.

La donna guardò Orlando e mettendosi a sedere, guardando alcuni fogli, rispose:

Smettila di fare il puritano Bloom. Alle volte mi chiamavi tu stesso per dirmi dove stavate andando...”

Sai che è una bugia!” ringhiò Orlando.

So che ti ha dato molta visibilità essere su tutte le copertine dei rotocalchi come futuro e perfetto padre...” sorrise Robin aggiungendo poi -e non lasciando il tempo di replicare all'attore-: “Non voglio usare la stessa tattica usata per Edith, se è questo che ti preoccupa, Bloom! Ho altro in testa...” e guardandoli raggiante annunciò: “MATRIMONIO!”

I due si guardarono negli occhi allibiti. Matrimonio? Orlando pensò che Robin doveva essere diventata pazza. Lui aveva promesso a Miranda di non fare gli stessi errori dei suoi genitori, di riconoscere suo figlio, di fare quello che doveva: il padre. Ma non aveva parlato una sola volta di matrimonio. E di certo non avrebbe cominciato a farlo ora che lo stava proponendo la sua agente. Guardò Miranda, perplessa quanto lui e poi tornò a guardare Robin che disse:

Facciamo una paparazzata. Qualche cosa che faccia capire che tu stai per chiedere la mano di Miranda. Poi, sempre tu Orlando, metti una fede al mignolo. Tutti cominceranno a farsi delle domande. Poi, di nascosto, vi sposerete. Rimarrà una strana aura di mistero attorno a questa storia. E alla fine, quando tutti meno se lo aspettano... ZAC!” e facendo il gesto immaginario di tagliare qualche cosa di inesistente per aria facendo trasalire la coppia, la donna concluse: “La notizia del bambino su tutti i giornali... Che ne dite?”

I due si guardarono negli occhi. Fu Miranda, quasi intimorita a dire:

Veramente noi due non siamo pronti a sposarci... Non abbiamo mai nemmeno affrontato la possibilità di diventare marito e moglie...”

Robin sollevò un sopracciglio e guardando delle scartoffie disse:

Non per rivangare il passato, Orlando, ma sai quanto ha venduto il numero di Vanity con in copertina Jude ed Edith il giorno delle loro nozze? Tanto! Molto di più di quando tu hai posato per la famosa intervista alla stessa Norton... Ora decidete... Non ho detto che dobbiate fare come hanno fatto loro due. Ho detto solo che dovete sposarvi in segreto...” e ammiccò verso la coppia che si scambiò l'ennesimo sguardo allibito della giornata.



Luglio 2010. Edimburgo.


La campagna si apriva davanti agli occhi di Edith che poggiata allo stipite dalla grande finestra al primo piano, sorseggiava tranquilla la sua tisana.

Si voltò verso il letto e sospirò.

Chi lo avrebbe mai detto. Era innamorata anche di Jude. Aveva creduto di usarlo per dimenticare Orlando ma lui, con i suoi modi simil raffinati, con i suoi tre bambini e con la sua faccia tosta era entrato nella sua vita sconvolgendola, rendendola una bella favola tutti i giorni.

E lei stessa a quella favola aveva messo fine. Per uno stupido rimorso di coscienza, per un errore compiuto quando aveva appena deciso di diventare sua moglie.

Ricordava ancora quando era cominciata di nuovo tra di loro. Ricordava la sua coscienza che le urlava di non usare Jude, perché lui l'amava davvero, che non era giusto metterlo in mezzo per dimenticare Orlando. Ricordava tutto quello che l'aveva travolta dopo l'inizio della loro storia. O meglio, la seconda volta che provarono a stare assieme.

La proposta di matrimonio al Barracuda il giorno del suo trentesimo compleanno.

Il tradimento di Edith con Orlando.

La gravidanza inattesa.

Avere la certezza che il bambino fosse di Orlando.

Il matrimonio il giorno di San Valentino.

L'infarto di Patrick.

Edith quasi non ci credeva che quello fosse potuto accadere in meno di un anno. Come non riusciva a non ricordare gli occhi gonfi di Jude che ferito la guardava chiedendole tacitamente di ammettere che tutto quello era solo un cattivo scherzo e che il figlio che lei aspettava era davvero suo.

Ed era pensando a quegli occhi che Edith si rese conto di amare Jude. Di un amore diverso da quello di Orlando, ma comunque lo poteva definire un grande amore. E le mancava sentirlo vicino a lei nel letto. Le mancava vederlo sorridere. Le mancava parlare con lui di nuove idee per un suo libro.

Alla fine Kate aveva ragione. Edith amava entrambi, anche se ammetterlo era una pazzia.

Orlando era stato un'amore travagliato, iniziato con una profonda antipatia sfociata in un altrettanto profonda amicizia che lentamente si era trasformata in amore.

Con lui aveva avuto Ella e una relazione stabile per quasi due anni. Poi tra di loro si era insinuato il germe della diffidenza, innestato nella loro storia da Orlando stesso, che l'aveva tradita con Violet e che per un po' di tempo aveva creduto seriamente di essere il padre del figlio che la donna portava in grembo.

Fu allora, nonostante si fossero conosciuti ad una festa tempo prima e avessero fatto sesso, che Jude entrò nella sua vita. Lo fece una mattina fredda di dicembre con i suoi tre figli che ritornavano a casa dopo aver scelto il regalo per la madre. Ricordava benissimo quando Jude glieli presentò uno per uno e il suo viso orgoglioso mentre lo faceva.

Edith forse non sapeva che quello era stato il primo passo che l'avrebbe fatta innamorare di Jude. Non sapeva che permettendo all'attore di offrirle quella cioccolata calda, lo avrebbe reso parte integrante della sua vita, sconvolgendola senza mezze misure. O tutto o niente.

Forse per il lavoro che facevano, Jude e Orlando erano simili: egocentrici entrambi, magari Jude più maturo per via del fatto che aveva cinque anni più di Orlando, ma entrambi se desideravano qualche cosa la prendevano. Ed Edith era stata l'oggetto messo in palio dalla loro folle lotteria per troppo, troppo tempo.

In palio c'era il suo amore e Jude avrebbe vinto, sposandola, se Orlando non si fosse lasciato andare quella sera. La sera che David divenne un piccolo, insignificante nodo di cellule che prometteva di divenire vita. Una vita che meno di un mese dopo Edith non ebbe il coraggio di buttare via. E che fece credere a Jude fosse sua.

Gli occhi rossi di Jude, la sua mano sulla bocca mentre la guardava incredulo, il suo silenzio, il suo passo lento verso la portafinestra e la sua figura che spariva dentro lo studio di Edith per non uscire per tutta la notte, tutte quelle azioni che racchiudevano il grande dolore di Jude tormentavano Edith e la facevano stare male, non permettendogli di dormire la notte.

Si voltò verso il etto matrimoniale e toccò la parte integra, quella destra, come a casa, la parte dove dormiva Jude. La stessa che occupava anche Orlando. Simili ma troppo differenti.

E allora perché, anche se sentiva che aveva fatto la cosa giusta, anche se sapeva che ora mancava solo di dire ad Orlando che aspettava suo figlio e bloccare così il suo matrimonio con Miranda, sentiva che non avere Jude accanto a lei la notte quando si addormentava era troppo doloroso.

Due lacrime scesero veloci.

Mamma!”

La voce di Ella fece riscuotere Edith che asciugando il viso, cercando di sorridere, rispose:

Arrivo amore!” e poggiando la tisana sul suo comodino sentì una fitta forte al ventre. Cominciava ad accusare il terribile stress di quelle ultime settimane. E forse, il piccolo David ne aveva fatto le spese.



Luglio 2010. Londra.


Cosa intendi fare adesso? Se vuoi il divorzio credo che tu debba chiedere consiglio all'avvocato. Ci sono serie probabilità che tu non debba dare un solo centesimo ad Edith per quello che ti ha fatto!”

Ewan stava seduto nella poltrona, con la punta delle dita che si univa a quelle dell'altra mano.

Jude lo guardò con gli occhi gonfi e scuotendo la testa domandò:

Tu pensi davvero che riuscirei a lasciarla? Tu pensi che sia bastato questo per cancellare tutto l'amore che provo per lei?”

E tu pensi che lei, dopo quello che ti ha detto e dopo il piccolo dettaglio di essersi trasferita in Scozia -grande terra, te lo posso giurare visto che ci sono nato!- voglia stare ancora con te?” chiese Ewan serio.

Jude sospirò e si sollevò dalla poltrona. La testa gli girava come se avesse bevuto. Aveva fatto crescere la barba e mangiava pochissimo. Se solo una settimana prima gli avessero detto, lo avessero anche solo avvisato che sarebbe successo tutto quel pandemonio, avrebbe riso in faccia a chi glielo diceva.

Si voltò verso Ewan e rispose:

L'ho sposata perché ero innamorato di lei, non per capriccio!”

Non lo metto in dubbio. Ma forse lei lo ha fatto con te! Non trovi?” rivolse sotto forma di domanda l'affermazione di Jude, Ewan.

Jude si cacciò le mani nei capelli ed emise uno strano verso. Era arrabbiato, frustrato, aveva solo voglia di non ricordare quello che era successo, Edith che aiutata da Paul caricava le valigie in macchina e che con Ella lasciava la loro casa per andare a stare in Scozia.

Dici che non c'è più nulla da fare?” chiese con le lacrime agli occhi Jude.

Ewan sospirò e rispose:

Non credo che nella vita ci sia solo una via da prendere. Dobbiamo decidere noi ed essere artefici del nostro futuro. E te lo dice uno che credeva di essere ad un passo dalla fossa, prima di guarire dal cancro alla pelle!”

Jude sorrise scuotendo la testa e rispose:

Non scherzare su quella cosa... Non mi va!”

Il bello di passare un'esperienza simile è che dopo tutto ti sembra più semplice. Per me lo è! Tu dici che non sai cosa fare. Io ti dico che, secondo la mia modestissima opinione, ci sono un miliardo di possibilità. Almeno due le più lampanti! La prima è che tu prenda in mano il tuo telefonino, chiami il tuo avvocato e ti metti a decidere per la causa di divorzio. La seconda è che tu prenda il tuo cellulare, chiami tutti gli aeroporti di Londra e prendi il primo aereo per Edimburgo e vai da lei. Poi... Ci sarebbe la terza...” disse Ewan bloccandosi.

Jude aggrottò la fronte e domandò:

E quale sarebbe?”

In parte prevede l'utilizzo della seconda. Ma senza smancerie da romanzi rosa. Tu vai da Edith, aspetti che nasca il bambino e vedi quello che provi quando lo prendi in braccio per la prima volta!” spiegò Ewan.

Credo di non capire...” ammise Jude.

Ewan si schiarì la voce e si mise a sedere meglio sulla poltrona. Guardò Jude che stava in piedi davanti a lui e rispose:

Tu hai pensato che questo bambino fosse tuo. Lo hai fatto in questi ultimi nove mesi, no! Allora... Visto che il padre biologico non sa ancora nulla... Perché non provi a stare vicino ad Edith fino al parto. Vedi quali sono le tue sensazioni al momento della nascita del bambino e agisci di conseguenza!”

Jude rimase in silenzio, osservando il vuoto. In realtà stava pensando. L'idea era folle, ma sotto sotto aveva qualche cosa di sensato. Edith era cambiata dal loro matrimonio. Per un po' di tempo si era chiesto se avrebbe sempre ricordato date di compleanni e anniversari che la legavano ad Orlando. Invece, con suo sommo stupore e piacere aveva scoperto che Edith stava vivendo al meglio la loro relazione, la loro vita coniugale.

Si voltò e guardò una foto che stava nella sala. Era una foto del giorno del loro matrimonio. Lentamente si avvicinò e prese la cornice in mano. Sorrise guardando Edith accanto a lui, radiosa e bellissima come tutte le spose.

Non poteva fingere quella felicità. Non poteva essere tanto meschina.

Guardò Ewan e serio disse:

Per il momento me ne sto a casa mia. Passo un po' di tempo con i miei tre figli e poi vedrò che fare... Comunque... Grazie!”

Ewan sorrise e cercando di smorzare il momento di tenerezza tra amici disse:

Sappi che mi devi pagare. Non lavoro da un po' e non ho nessuna intenzione di mettermi a fare la posta del cuore senza avere nulla in cambio!” e ridendo assieme a Jude lo invitò fuori a bere qualche cosa.



Luglio 2010. Londra.


Lizzy dormiva nel passeggino. Rachel stava di sopra a dormire e John guardava la partita. Charlotte faceva i compiti per le vacanze e Kevin, per terra, stava giocando con dei cubi di gomma che di tanto in tanto portava alla bocca.

In mezzo al quadretto familiare della famiglia Whitman-Brown non mancava nulla. E nulla andava aggiunto. Almeno fino a che qualcuno suonò il campanello.

John aggrottò la fronte e poggiando il telecomando e la sua birra andò ad aprire la porta. Dietro trovò l'ultima persona che mai avrebbe immaginato. Jude Law.

J-Jude?” balbettò John sorpreso dalla visita.

Jude sorrise e sollevò la mano e indicando dentro disse:

Sono venuto per parlare con Rachel, tua moglie... Volevo sapere... Delle cose... Sono sicuro che lei le sappia...”

John si fece da parte e lasciò la porta libera, permettendo all'attore di entrare.

Indicando la carrozzina dove dormiva Lizzy mormorò:

La bambina si è addormentata e Rachel ne ha approfittato per dormire un po'!”

Jude scosse la testa e disse:

Non disturbarla... Magari passo...”

John lo bloccò e sorridendo rispose:

Sta dormendo da due ore. Tranquillo. È lei che si è impigrita dopo il parto. Lizzy dorme anche abbastanza. E di più di quello che dovrebbe...”

Jude sorrise e John aggiunse:

La vado a chiamare!” e sparì su per le scale.

Jude si guardò intorno. Kevin stava per terra e vedendo Jude gli porse un cubo che aveva messo in bocca un attimo prima e sorridendo disse:

Gioca!”

Jude sorrise e chinandosi esclamò:

Ehy! Ma quanto sei diventato grande?” e prese a giocare con il piccolo mentre, dalla cucina uscì Charlotte. Era cambiata parecchio. I capelli erano come quelli della madre, dello stesso identico colore. Anche gli occhi erano identici. Per il resto Jude presumeva, non avendolo mai conosciuto, che Charlotte si somigliasse al padre che, vista l'altezza e il corpo snello della bambina e i tratti molto belli che lei aveva ereditato, non doveva essere poi così brutto.

Vedendo Jude, Charlotte si illuminò e allargando le braccia, correndo ad abbracciare l'uomo disse:

Zio Jude!” e gli stampò un grosso bacio sulla guancia che fece ridere l'attore.

Per tutta risposta Jude guardò Charlotte e le domandò:

Ti devo forse ricordare che io e tua madre siamo d'accordo perché tu sposi Rafferty quando cresci? Quindi voglio sapere se ci sono fidanzatini in giro...”

Charlotte rise e rispose:

No! Lo sai che io mi sposo solo con te o con lo zio Orlando!”

Sentendo il nome di Orlando Jude sorrise tirato e rispose:

Uhm! Allora dovrò parlare con Orlando e spiegargli la situazione!” e prendendo Charlotte meglio fece finta di mangiargli la pancia, come faceva con i suoi figli.

Rachel scese le scale e lo trovò così, che giocava e faceva ridere Charlotte. Sorrise guardando lo stesso attore che faceva impazzire sia lei che Edith e per il quale rimanevano anche una notte intera sveglie a guardare i DVD dei suoi film, sognando che un giorno una di loro lo avrebbe sposato e l'altra avrebbe fatto da damigella d'onore.

Alla fine una di loro c'era riuscita per davvero a sposarlo e in quel preciso istante gli stava spezzando anche il cuore con i suoi comportamenti scriteriati.

Jude!” si intromise Rachel.

L'attore si bloccò e cercando di sorridere disse:

Rachel. Credo che tu sappia perché sono qui, vero?”

Rachel sospirò. Lo sapeva. Come sapeva di essere stata l'ultima e l'unica persona che Edith aveva chiamato prima di partire ad Edimburgo, Tom a parte, facendole promettere che avrebbe mantenuto ancora il segreto con John, almeno fino a che non si sarebbe sentita pronta a dire tutto ad Orlando.

Annuì in silenzio e rispose:

Per Edith! È così?”

Jude annuì e replicò:

So che quando è andata via da casa ti ha chiamato per avvisarti...”

John, che stava vicino ai due, si intromise e preoccupato chiese:

Edith non sta a Londra?”

Rachel guardò il marito. Si sentiva in colpa. Ma aveva promesso alla sua migliore amica di non raccontare nulla a John. Entrambe sapevano che avrebbe spifferato tutto a Orlando. Ed Edith non voleva che lui lo sapesse da qualcuno che non era lei.

Dopo ti spiego amore. Io ora vado nello studio. Devo parlare con Jude... Tu stai attento ai bambini...” e facendo cenno di seguirla, indicò a Jude la strada verso lo studio.

John li seguì con lo sguardo in silenzio e quando Rachel chiuse la porta, le parole di Jude tornarono nella mente dell'architetto.

'Credo che tu sappia perché sono qui, vero?... So che quando è andata via da casa ti ha chiamato per avvisarti...'

In un lampo ricordò con esattezza la sua chiacchierata con Orlando il giorno che erano andati a bere assieme al bar, qualche settimana prima. Il giorno che Rachel mise al mondo Liz.

Ricordava gli sproloqui di Orlando, ma una frase, obliata dalla tensione per la nascita anticipata della bambina e per la sorpresa causata dalla nascita stessa, avevano fatto accantonare a John la chiacchierata con il suo migliore amico. Chiacchierata che diveniva stranamente importante e sinistra ora che Jude era arrivato fino a casa sua e di sua moglie per poter parlare di Edith.

Edith che non era a Londra.

'Prima che Edith accettasse di sposare Jude... Io e lei abbiamo fatto sesso...'

Doveva partorire entro pochissimo tempo.

'OB! Ma per caso... Quando tu ed Edith avete fatto sesso... Hai usato delle precauzioni?'

Perché si era allontanata dal padre di suo figlio, da suo marito, se stava per mettere alla luce un bambino.

'Non posso metterci la mano sul fuoco. Ricordo che è stata una grande scopata, però!'

Lui sapeva. Lo aveva capito da quella sera. Da quando Edith se ne era andata via dalla stanza di Rachel, lasciando Jude da solo.

'Lo chiameremo David Harry Law...'

La voce di Edith annunciava che il bambino che sarebbe nato dopo Liz altro non era che un maschietto. Un maschietto concepito in novembre.

'Prima che Edith accettasse di sposare Jude... Io e lei abbiamo fatto sesso...'

John ricordava benissimo la faccia di Jude quella mattina, quando annunciarono che il loro futuro erede sarebbe stato un maschio. Non sapeva, era troppo felice per sospettare quello che invece era diventato più chiaro della luce nella testa di John.

'David è il mio nome. Io mi chiamo David Jude Law. Non sono solo Jude Law. Harry piaceva ad Edith. E Law... Non ve lo devo spiegare, vero?'

Harry. Harry piaceva ad Edith.

Da novembre ad agosto passano nove mesi. Jude aveva chiesto ad Edith di sposarlo a fine novembre, il giorno del compleanno di lei. Se le date avessero coinciso, il piccolo David doveva nascere i primi di settembre, non a fine agosto.

'Prima che Edith accettasse di sposare Jude... Io e lei abbiamo fatto sesso...'

John portò una mano alla testa. Non ci poteva credere. Eppure tutte le tessere del puzzle combaciavano alla perfezione. Non era pazzia la sua. Quel bambino non era di Jude.

Harry. Harry Law. Harry Bloom. Il padre putativo di Orlando.

Corse verso la porta dello studio e senza bussare entrò. Jude stava seduto davanti a Rachel che, seduta a sua volta, si sporgeva per stringere le mani dell'attore, che piangeva disperato.

Tutto crollò come un castello di carte e John disse:

Ho capito tutto. David è il figlio di Orlando è così?”



Luglio 2010. Los Angeles.


Miranda sospirò. Si doveva preparare per partire ai Caraibi. Si guardò riflessa allo specchio e sospirò. Un tempo Orlando le aveva detto che lavorare con Robin alle volte le toglieva un po' della sua anima e che si trovava a fare cose insensate per il successo.

In quel momento, Miranda, capì benissimo cosa intendesse dire il compagno riguardo Robin. Quella non era una agente. Quella era una pazza. Specialmente dopo quello che aveva proposto. Era davvero folle.

Scosse la testa cercando di ignorare la fitta allo stomaco che sentiva.

Alle volte si chiedeva che cosa fosse davvero cambiato nella sua vita da quando era entrato Orlando. Si erano fatti indubbiamente reciproca pubblicità e Orlando era riuscito a risalire la china, superando, almeno a parole, il terribile trauma della separazione con Edith.

In quegli ultimi due anni era sempre stata la ragazza di Orlando Bloom, quella che veniva fotografata mano nella mano con lui, salvo girare la pagina dopo e vedere un articolo che raffigurava Edith che baciava, abbracciava, rideva o parlava con Jude.

Ecco cosa era diventata in quei due anni: la rovina famiglie, proprio come lo era stato Jude. E pensare che dei quattro quella che aveva meno colpa era lei.

Nonostante questo tutti odiavano l'appiccicosa Miranda Kerr, la bella e inarrivabile fotomodella che solo con la sua presenza non aveva permesso ad Orlando ed Edith di tornare ad essere una coppia.

Orlando non lo sapeva, ma Miranda sapeva tutto quello che dicevano i giornali: tutti potevano perdonare Jude che si era fatto da parte per un po', ma le fans di Orlando non sopportavano lei perché era rimasta attaccata a lui anche quando era palese che l'attore stesse facendo di tutto per lasciarla. Se solo avessero saputo, le fans che lo credevano un cavaliere senza macchia e senza paura, con chi andava a letto per farsi lasciare il caro Orlando! Possibile che tutti pensassero che si era distrutta una famiglia con la separazione tra Edith e Orlando e nessuno pensasse che lei, solo un anno prima, aveva affrontato la peggiore crisi sentimentale della sua vita? Cosa avrebbero detto se solo avessero saputo quanto era stata male, quanto ne aveva risentito nel corpo e nella mente per tutti i tradimenti del perfetto Orlando Bloom?

Si strinse nelle spalle e varcò la soglia del palazzo ultima moda al centro di Bel Air, dove stava lo studio della sua ginecologa.

Prese l'ascensore guardando il soffitto illuminato da una fioca luce gialla, mentre una ragazza poco più grande di lei, con labbra e seno rifatte, rideva con l'amica parlando del suo ultimo intervento chirurgico.

Ho rifatto le labbra perché come le avevano fatte non mi piaceva. Era ancora troppo fini. Ora, invece, voglio rimettermi apposto gli zigomi...”spiegava la bionda plastificata toccando la faccia con le dita dai lunghi artigli cremisi.

Ma sei incinta, vero?” sorrise l'amica mora.

Appunto. Non ci voglio nemmeno pensare! Tra poco dovrò andare dal chirurgo per mettere apposto tutte le smagliature, vedrai!” continuò la bionda aggiungendo: “Comunque, quel cretino del mio chirurgo vuole che vada dal ginecologo per farmi fare un certificato dove si attesta che non succede nulla se mi impianta le protesi durante la gravidanza...”

Ho sentito dire che è dannoso...” pigolò l'amica.

Questo vermiciattolo ha resistito alla pillola del giorno dopo. Resisterà anche a questo...” sorrise la ragazza di plastica.

Miranda schiarì la voce, stanca di tutte quelle sciocchezze e quando le porte scorrevoli si aprirono uscì sentendo dire:

Ma quella non è la ragazza di Orlando Bloom? Si sta dando delle arie da gran donna, ma prima di lui...”

Non seppe mai cosa era prima dell'arrivo dell'attore nella sia vita e carriera. Anche se a forza di sentirselo dire, lo immaginava. Ed entrando nell'ambulatorio sorridendo alla segretaria disse:

Sono Miranda Kerr...” e mentre la donna rispondeva e guardava la lista degli appuntamenti, come se fosse la Barbie Malibù lasciata nell'ascensore a dirlo, Miranda sentì una voce dentro di lei echeggiare cattiva:

... ma prima di lui non era nessuno...” e mettendosi a sedere nella sala d'attesa, cominciò a credere a quello che tutti pensavano di lei.

Come avrebbe voluto essere forte e famosa come lo era Edith prima che si mettesse con Orlando, pensò Miranda, mentre due lacrime veloci solcavano il suo viso.



22 Luglio 2010. Caraibi.


Orlando guardò il telefono con aria contrita. Già sapeva di aver sbagliato. Già sentiva che solo alzando la cornetta quello che avrebbe detto a John lo avrebbe ferito.

Emise un profondo sospiro e facendosi coraggio scorse velocemente la rubrica fino a raggiungere il numero del suo migliore amico.

Non sapeva che proprio in quel momento, non riuscendo a dormire, John pensava a lui e a come potergli tenere nascosto quel segreto che gli stava impedendo di dormire la notte.



22 Luglio 2010. Londra.


John si mise a sedere nel letto. Non riusciva a dormire e ancora non si capacitava di aver promesso a Rachel e Jude di non dire nulla ad Orlando riguardo la paternità del piccolo David.

Ricordava ancora il volto di Rachel implorante, mentre Jude, serio, gli chiedeva del tempo, di aspettare che fosse Edith, come era stata lei stessa a chiederlo a lui, di non dire niente al padre naturale del bambino. Peccato che il padre naturale del bambino era il migliore amico di John, quello che lo aveva risollevato dalla merda e che gli aveva tolto il bicchiere di mano quando la morte di Rocio non aveva nessuna cura migliore che una sonora sbronza.

Guardò il cellulare e chiuse gli occhi, poggiando la testa sulle ginocchia. Cosa avrebbe potuto dirgli? Tutto sembrava così stupido.

Sai OB! Ho appena scoperto che Jude non è il padre di David, il figlio di Edith. Sai chi è il vero padre? Beh! Io credo invece che tu lo abbia capito, dato che quando è nata Lizzy mi hai detto che sei stato a letto con Edith poco prima che Jude chiedesse di sposarla!

Immaginava già il silenzio attonito di Orlando. Ma non sapeva come avrebbe reagito.

John sapeva che Orlando non era più il ragazzo pieno di energie che aveva incontrato alla Guidhall e che di quello che era allora era rimasto poco, quasi nulla. Orlando era diventato uno attaccato ai soldi, che faceva di tutto per la carriera, anche schiacciare i suoi sentimenti, lasciar perdere sua figlia e quella che doveva diventare sua moglie, lasciandola al suo antagonista che aveva dovuto solo allungare la mano e prendersela.

Orlando era uno che alle volte spariva per intere settimane, senza far sapere nulla nemmeno alla madre. Orlando era cambiato.

O forse era John ad essere cambiato e a vedere Orlando sempre immaturo e inadatto al ruolo di padre. Quel ruolo che già ricopriva dal 2007, anno in cui era nata Ella.

Stava pensando a questo quando cominciò a suonare il cellulare. John allungò la mano e lesse il nome di Orlando. Corrugando la fronte più per la stranezza che per il tempismo della chiamata di Orlando, John rispose:

Pronto?”

John! Sono Orlando...”

OB! Che è successo?”

John era preoccupato, a differenza di Orlando che sembrava quasi sentirsi in colpa.

Ci fu un piccolo istante di silenzio e Orlando rispose.

Sono ai Caraibi, Johnny boy!”

Me lo avevo detto che dovevi andare ai Caraibi da Miranda... OB! È successo qualche cosa al bambino?”

Orlando tacque un'altra volta. Fu John a riscuoterlo e farlo parlare:

Orlando, cazzo! Che ti prende? Che diavolo è successo?”

L'attore sospirò e con un pigolio confessò:

Sono venuto ai Caraibi per sposare Miranda. Ci siamo sposati in segreto. Non c'è nessuno qua. Nemmeno mia madre e mia sorella... Nemmeno Ella...”

John sbarrò gli occhi. Orlando, il suo migliore amico, quello che era stato suo best man per ben due volte, che lo aveva appoggiato quando aveva deciso di lasciare la Guidhall per architettura, si era sposato senza dire nulla a nessuno. Senza dirgli nulla.

Fu il turno di John di rimanere in silenzio.

Johnny boy! Andiamo! Non vorrai tenermi il muso perché non ti ho detto che venivo qua a sposarmi?”

John non rispose e Orlando aggiunse, esasperato:

John! Dimmi qualche cosa ti prego!”

Cosa vuoi che ti dica? Congratulazioni mi sembra la parola più adatta... Anche se pezzo di merda ingrato mi suona meglio!” replicò con pungente sarcasmo John.

Orlando non attaccò subito, ma quando lo fece, ferito replicò:

Pensavo che fossi mio amico e che avresti capito!”

Sono un tu amico, appunto! Non sono tuo padre. Non giustifico ogni stronzata che fai, Orlando. Io le analizzo e ti dico quello che ne penso. Infondo, questa è la stessa frase che mi hai detto quando mi hai buttato sotto una doccia dopo l'ennesima sbronza quando è morta Rocio. E solo ora mi rendo conto di quanto sia vera. Perché in questi ultimi cinque anni ho anche tenuto per troppo tempo la bocca chiusa. E l'ho fatto quando ti ostinavi a chiamare Edith solo per soddisfare il tuo egocentrismo. L'ho fatto quando siete partiti in America e non facevi che sconvolgere la vita di lei dicendo di volerla e poi portandoti a letto la prima venuta. Sono stato zitto anche quando vi siete messi assieme e lei è rimasta subito incinta. Sono rimasto zitto quando hai mandato all'aria il tuo matrimonio per una scopata con una troietta qualunque. E sono stato zitto quando hai smesso di lottare per lei, OB! E lo hai fatto da quando Jude è entrato di nuovo nelle vostre vite. Non hai fatto altro che lamentarti, non vedere quello di cui io, invece, mi sono reso conto con una sola occhiata. Sono stato zitto quando ti portavi a letto Edith e stavi ancora con Miranda. Sono stato zitto quando non hai lasciato Miranda, che non ami come ami Edith e hai fatto cadere di nuovo la tua ex tra le braccia di Jude, dando di nuovo la colpa a lui di tutto quello che è successo... Perché, Orlando, Edith e Jude ti avranno anche fatto del male per ottenere la loro felicità, ma tu ti stai nascondendo dietro un dito per non ammettere le tue colpe che sono evidenti come il cazzo di iceberg contro il quale si è schiantato il Titanic. Perché tu lo sai, Bloom, che se solo fossi stato più convincente, avresti bloccato le nozze di Edith, invece di inscenare questa stronzata ai Caraibi!”

Hai finito?” chiese Orlando seccato.

Non sono io quello che deve fare i conti con la propria coscienza Orlando. Sei tu. E dopo quello che ti ho appena elencato, mi chiedo davvero come tu faccia anche solo a guardarti allo specchio la mattina...” e senza aggiungere altro chiuse la comunicazione mettendosi a dormire.

Rachel, svegliata dal marito, si voltò e poggiò la fronte contro la schiena di John. E stringendolo, incrociando le gambe attorno a quelle del compagno, sussurrò:

Ti amo! E non perché hai difeso Edith o non hai detto il suo segreto. Ma perché sai essere sincero, anche se fa male... Ecco perché ti amo...”

John sorrise e rispose:

Ti amo anche io, Rachel Brown!”



Luglio 2010. Londra.


Jude guardò la porta della casa di infanzia di Edith. Ricordando gli aneddoti legati alla sua vita da bambina, Jude sorrise immaginando solo quello che poteva aver fatto sua moglie dentro quelle mura.

Poi, sospirando, prese coraggio e pigiò il bottone del campanello.

Un suono breve, come quello di un intruso. E forse era quello che si sentiva, ora, all'interno della casa e della famiglia Norton. All'interno della vita di sua moglie e di tutto quello che faceva parte di lei.

Era stato Patrick a chiedere di lui. Aveva chiamato a casa sua e gli aveva detto che voleva parlargli.

Visto che Edith era ad Edimburgo e che lui non aveva un recapito per raggiungerla, Jude pensò che fosse stata la stessa giornalista ad incaricare il padre di chiamare il marito e magari decidere che cosa fare del loro matrimonio. Se lo si voleva chiamare ancora così.

Era forse per questo che Jude si sentiva fuori posto dentro quella casa. Sentiva già di non farne più parte.

Ci volle poco prima che Eloise aprisse la porta. Dopo l'infarto di Patrick si era come accartocciata su se stessa, cominciando ad invecchiare anzitempo, quasi che la paura avesse voluto lasciare segni tangibili del suo passaggio tingendo di bianco i capelli della donna e solcando il viso con rughe profonde.

Jude!” sorrise la donna.

L'attore rispose con un cenno del capo e la suocera, facendosi da parte e indicandogli la strada con una mano aggiunse:

Ti stavamo aspettando. Patrick sta in salotto. Io vado a preparare il tè!”

Jude non disse nulla. Accolse i due baci sulle guance che gli diede Eloise e li ricambiò con disinteressato affetto, poi seguì la suocera dentro il salotto e seduto nella poltrona vide Patrick che sorrideva divertito, con l'ossigeno attaccato.

Non guardarmi storto, Law. Il dottore ha detto che mi serve nel caso mi venga l'affanno. Ho fumato talmente tanti di quegli anni che i miei polmoni sono più sporchi del pavimento di un'acciaieria!” e indicando la poltrona libera davanti a lui, aggiunse: “Siediti ragazzo. E scusami se non mi alzo. Credo che capirai!”

Jude si mise a sedere e dopo essersi guardato intorno con aria assente, domandò:

Come sta?”

Patrick lo scrutò e rispose con uno strano sorriso:

Meglio di quello che credi... Piuttosto. Vedo che porti ancora la fede... E questo ti fa onore Law!”

Jude guardò la mano sinistra e sorrise malinconico. Solo in quel momento si rese perfettamente conto del terribile buco che le aveva lasciato Edith andandosene via.

Credo che ormai sia anche un po' per abitudine che la porto...” rispose Jude lasciando cadere la mano sulla gamba.

Patrick lo guardò sorridendo sornione e replicò:

Dopo soli sei mesi?”

Jude non poté non sorridere dopo quella constatazione. Ogni giorno che passava si rendeva conto di quanto Edith fosse simile a suo padre. E di quanto i loro caratteri fossero simili e complementari.

Sospirò e guardandosi intorno notò una foto di Edith quando era una ragazzina. Era bella, nonostante i tratti acerbi. La indicò e domandò:

Quanti anni aveva Edith in quella foto?”

Patrick si voltò, la guardò e rispose:

Quattordici. Edith ha fatto questa foto poco prima di andare alla Wembley Arena per vedere il concerto dei Take That. Se guardi, infatti, ha il biglietto in mano e quel ridicolo ciondolo con il simbolo della doppia T. Edith lo adorava... Tu hai visto la sua camera, quella che occupava quando era una ragazzina?”

Jude annuì e disse:

Di sfuggita. Edith non ha mai amato particolarmente ricordare il suo passato!”

Patrick si rabbuiò e mormorò:

Credo che lo faccia per colpa mia. La costringevo a suonare il pianoforte, sai. Lei era maledettamente brava, ma non voleva quello per se e per la sua vita... Ed io, quando ha deciso di smettere l'ho mandata via e ho venduto il suo piano. Mi faceva troppo male vederlo al centro della sala. Che errore che ho fatto Jude... Quel piano era un pezzo di me, della mia famiglia e della nostra storia. Come il nostro cane che è cresciuto con i miei tre figli. Come l'albero di Natale che è lo stesso da tanti anni. Quel piano era parte di me e di Edith e vendendolo ho distrutto un periodo della mia vita davvero felice, nonostante i litigi con Edith quando mi sembrava che non si impegnasse abbastanza nei concerti!”

Jude guardò la sala ampia in silenzio. Edith gli aveva spesso parlato dei suoi Natali, quelli di quando era una bambina. Li ricordava come dei momenti davvero felici.

Jude quasi la poteva immaginare, seduta al piano, assieme ad Emma, che suonava carole di Natale, mentre gli altri tre Norton cantavano felici. Un po' come era successo il Natale prima, a casa loro, quando con Rafferty, Rudy, Iris ed Ella, Jude ed Edith si erano riuniti nel salotto davanti al camino e avevano cominciato a cantare le classiche canzoni accompagnati da Edith. E Jude ricordò che in quel preciso momento capì che l'idea di famiglia, quella che aveva sempre voluto, quella che non era riuscita a dargli Sadie, che sapeva mai gli avrebbe dato Sienna, la stava vivendo con Edith.

Guardò Patrick. L'uomo sorrise e alzandosi un po' a fatica gli chiese:

Puoi accompagnare nella camera di tua moglie il suo vecchio papà?”

Jude lo guardò preoccupato e replicò:

Patrick... Non credo che sia...” ma non ebbe il tempo di finire che Patrick lo bloccò:

Tu non credi nulla, Law. Alza il tuo famosissimo culo dalla sedia e accompagnami nella stanza di mia figlia”

Jude sorrise e notò:

Più dispotico di prima!”

Patrick annuì e rigirò l'affermazione a Jude chiedendogli:

Saresti dispotico anche tu se ti togliessero le sigarette, non trovi?” e gli fece l'occhiolino.

Eloise entrò in salotto proprio nel momento in cui Patrick e Jude stavano salendo le scale per andare al piano di sopra. Accigliata, mettendo le mani sui fianchi come quando sgridava suoi figli esclamò:

Bene, bene! Mr. Norton cosa diavolo pensi di fare? Non ti ricordi quello che ti ha detto il dottore sul non fare troppi sforzi inutili?”

Patrick si voltò verso la moglie e rispose:

Sto cercando di far capire a Jude qualche cosa di più di quella zuccona di tua figlia Edith, se non ti dispiace. Quindi, mentre io cerco di salvare il matrimonio della nostra primogenita... Prova a vedere se in cucina sono rimasti i McVitie's, lo sai che li adoro e sono stufo di quella poltiglia di farina dietetica che mi propini e che fai passare per biscotti!”

Jude non poté trattenersi e rise di gusto accompagnando Patrick al piano di sopra e lasciando Eloise da sola e risentita giù in salotto.



Luglio 2010. Edimburgo.


Edith stava leggendo un libro quando sentì il cellulare squillare. Ella, che dormiva sul divano, si mosse appena ed Edith, per evitare di disturbarla ulteriormente, per quanto fosse impossibilitata dal pancione, tentò uno scatto felino per arrivare all'apparecchio. Quando lo prese lesse il nome di Rachel e rispondendo con un sibilo disse:

Ma lo sai che a quest'ora metto Ella a dormire. Per che cosa mi hai chiamato? Spero che sia importante, come che sta per bussare alla mia porta Barack Obama, perché sappi che ti ammazzo!”

Niente pezzi di storia che camminano alla tua porta Norton! Anzi! Ho qualche cosa più terra terra da dirti! Ho pensato tutta la mattina a come fare. Credo che, tolto il dente, tolto il dolore... Stanotte Orlando ha chiamato John. E quando lo ha fatto mio marito si è incazzato come una biscia. Sei sicura di fare la cosa giusta lasciando Jude perché David non è suo?”

Edith aggrottò la fronte e rispose:

Brown! Scusa il francesismo... Ma che cazzo stai dicendo?”

Rachel prese un profondo respiro. Per lei non era mai stato così difficile dire quello che pensava ad Edith. E tanto meno dirle la verità, gridandogliela in faccia se era il caso. Ma quella volta era diverso. Quella volta davvero Rachel non sapeva se stava facendo la cosa giusta o no.

Orlando ha chiamato John per dirgli che in segreto, senza nessuno, senza nemmeno Sonia e Samantha, ieri si è sposato ai Caraibi con Miranda...”

Edith sbarrò gli occhi. Non era vero.

Stai... Stai scherzando Rach vero?”

No! Si è sposato Edith. Mi spiace...”

Edith stava per rispondere quando qualcuno suonò alla porta.

Suonano alla porta. Devo andare!” disse sconvolta a Rachel.

Edith! Dimmi che stai bene prima!” cercò di rassicurarsi Rachel.

Sto... Sto bene. Credo! Me lo aspettavo. Si dovevano sposare no! Solo che non immaginavo che lo avrebbero fatto così!” e sentendo di nuovo il campanello ripeté: “Devo andare. Ti richiamo, ok?”

Ok!” rispose Rachel e chiusero assieme la comunicazione.

Edith passò una mano sulla faccia e all'ennesimo squillo del campanello, vedendo Ella sollevarsi con il visino assonnato e i riccioli arruffati, gridò:

UN ATTIMO! ARRIVO!” e aprì la porta.

E quando vide chi stava dietro l'uscio scoppiò a piangere e saltò al collo del nuovo arrivato.



Luglio 2010. Edimburgo.


'Il problema di mia figlia è uno, Jude. Non sa mai che cosa fare quando si trova con l'acqua alla gola. E scappa. Lo ha fatto con me per la storia del piano, lo ha fatto con Brian, lo ha fatto con Orlando e ora lo fa con te. La cosa strana e che nessuno di questi quattro uomini l'ha mai seguita, provando a farle capire che l'amava alla follia...'

Jude guardò la porta bianca della villa in cui Tom Carlyle passava le vacanze di Natale - e alle volte anche quelle estive- con la famiglia.

'Devi solo capire se vuoi davvero questo bambino Jude. E se lo vuoi devi lottare per fargli da padre putativo. Ma solo se ami davvero mia figlia. Non scambiare mai amore e compassione Law. E non usare i ricordi del passato per far rinascere una storia. Te lo hanno mai detto che le crepe si vedranno sempre. E i ricordi sono quelle crepe e fanno male quando le guardi. Quello che ti voglio dire è che la relazione tra te ed Edith può essersi incrinata, ma non distrutta. Perché se fosse stato così... Tu, ora, non saresti qua... Non avresti la fede al dito e non ascolteresti i deliri di un vecchio con il cuore malandato...'

Jude sorrise e poggiò la mano sul campanello. Suonò una volta. Non ottenne risposta.

'Non credo che nella vita ci sia solo una via da prendere. Dobbiamo decidere noi ed essere artefici del nostro futuro. E te lo dice uno che credeva di essere ad un passo dalla fossa, prima di guarire dal cancro alla pelle!'

Le parole di Ewan risuonarono nella testa di Jude. L'attore londinese scosse la testa. Suonò di nuovo. Nessuna risposta. Forse non era in casa.

'Orlando ha smesso di lottare per Edith da troppo tempo... Lo sai che non ho mai visto bene la vostra relazione. Io patteggiavo per Bloom, perché ho visto la loro storia nascere. Ma ora credo che Edith abbia bisogno di un uomo, di un adulto. E non di un ragazzino capriccioso...'

Jude sorrise. Aveva perso una fan ma aveva guadagnato un'amica fidata, visto quello che le aveva detto Rachel.

Suonò di nuovo e sentì:

UN ATTIMO! ARRIVO!”

Era Edith. Attese qualche secondo e poi un'anta della grande porta bianca si aprì. E dietro vide Edith. Bella con il suo pancione. Con dentro un figlio che non era suo. Ma gli importava davvero che David non fosse biologicamente suo?

Jude non ebbe il tempo di dire nulla. Edith gli si buttò al collo e piangendo disse:

Oddio! Come mi sei mancato...”

Jude la strinse con qualche difficoltà per via della pancia e sorridendo, baciandole il collo le sussurrò:

Sono qui per restare!”



31 Agosto 2010. In un'anonima sala parto. Edimburgo.


Edith... Lo so che sei stanca. Ma davvero ci vuole pochissimo. Spingi ancora una volta. Al mio tre. Capito?”

Edith annuì al ginecologo che le stava parlando. I capelli erano completamente bagnati e lei non faceva altro che piangere.

Jude le teneva la mano, allarmato. Ricordava quello che le avevano raccontato riguardo la nascita di Ella ed era davvero molto spaventato.

Perso nei suoi pensieri sentì solo:

SPINGI!” e l'urlo lacerante di Edith.

Poi lo vide. I capelli una poltiglia di sangue e placenta. I pugni stretti e il corpo rosso per via dello sforzo. Piangeva a pieni polmoni e dalla piccola bocca si vedevano chiaramente le gengive senza denti.

Jude lo guardò e pianse. Non di rabbia, non di dolore.

Pianse di gioia.

Guardò i dottori che portavano il bambino a fare i primi controlli. Poi, quando lo poggiarono sul petto di Edith sorrise e baciandole la fronte le disse:

Brava amore!”

Edith lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Jude sorrise, la baciò e sussurrò:

Non piangere. Oggi è nato nostro figlio!”



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Capitolo 59
*** Capitolo 59 ***


Bene! Siamo alla pre fine... Datemi questa libertà di coniare questo nuovo termine. Ero molto indecisa sul finale. Ho tre finali da postare. Uno non credo che lo posterò. Gli altri due sono in lizza. Ho quasi intenzione di metterli entrambi e di renderli i finali alternativi di questa storia.

Scrivere questa fan fiction per me è stato difficile alcune volte.

Ora più che mai. Vi ringrazio, dal momento che mi seguite ancora. E spero di non deludervi con il finale.

Che qua è delineato a grandi linee.

Vi mando un bacio. Ringrazio fede, mitber, Klood e chiaretta che mi hanno recensito. E fede e chiaretta che mi stanno aiutando a scrivere la parola fine ad Almost Famous.

Buona lettura. Niniel.



Capitolo 59: Le mille strade del destino.


Natale 2010.


David, che stava per compiere quattro mesi, era un bellissimo bambinone che batteva le mani guardando le lucette bianche dell'albero di Natale di casa Norton-Law, addobbato sontuosamente e pieno di regali sotto.

Rachel parlava con Lizzy che guardava interessata David sbarrando gli occhi e sbavando un po', mentre Jude richiamava l'attenzione del piccolo per avvicinarlo alla figlia dell'amica.

L'attore dovette presto arrendersi dato che il bambino, continuando a battere le mani, continuava a guardare le luci e ripeteva continuamente:

Papapa!”

Eloise che stava entrando con il vassoio degli antipasti sorrise ed esclamò:

Guarda un po' il nostro principino! Non fa altro che ripetere papa...”

Se quello che stai per dire è la stessa cosa che penso io, mamma, sappi che David non sta dicendo papà!” intervenne Edith con in mano il recipiente della zuppa di zucca, mentre Jessy avanzava con il roast beef. Emma da dentro gridò:

Smettila di trattare male quel sant'uomo di tuo marito. Devo ricordarti che è Natale?”

Edith poggiò la zuppiera sul tavolo e facendo l'occhiolino a Jude rispose alla sorella:

Invece di insegnarmi come mi devo comportare con mio marito, porta il tacchino che io prendo gli sfornati di verdura per i piccoli Law!”

Ehy! Io non sono piccolo...” intervenne Rafferty risentito ma venne bloccato da Jude, Edith, Iris e Rudy che dissero in coro:

Io ho quattordici anni!” e risero tutti mentre Rafferty faceva una linguaccia a Edith che gli rispose nello stesso modo aggiungendo, però, un sorriso e scompigliandogli i capelli.

Dai mangiatore d'erba. Comincia a sederti a tavola che le tue ziastre portano le ultime cose e cominciamo a mangiare!”

Mi stai dando del coniglio, mammastra?” scherzò Rafferty.

Certo!” rise Edith. E indicando il cammino disse: “Ho aggiunto anche la tua di calza!”

Ma io sono grande!” si lamentò Rafferty.

E i grandi sono stupidi perché dicono che Babbo Natale non esiste!” intervenne Rudy serio.

Jude trattenne un sorriso e fece un'occhiataccia al figlio più grande che disse:

Io ho fatto una lista per regali da grandi, non per bambini. Babbo Natale non viene per i ragazzi!”

Jude annuì orgoglioso della spiegazione del maggiore dei suoi figli ed Edith sorridendo aggiunse:

Comunque Babbo Natale ha detto che quest'anno passerà anche per te! Quindi niente storie. E andate a cercare le carote migliori per Ralph, la renna di Santa Clause!”

Quando ci suoni qualche cosa?” chiese Iris saltellando davanti ad Edith.

Edith guardò la bambina e mordendosi il labbro rivolse uno sguardo verso il padre che prendendo meglio David, sorridendo rispose:

Prima si mangia e poi si canta una carola tutti assieme come l'anno scorso, promesso!”

Tutti si misero a tavola ed Edith, prendendo in braccio David si mise a sua volta a sedere vicino a Jude che stava a capotavola, mettendo il passeggino tra loro due.

Rudy che stava in mezzo ai due fratelli, messi vicino a Jude nel lato opposto a quello di Edith, guardò con attenzione David e serio chiese:

Papo! Perché David ha i capelli neri e noi siamo biondi?”

Bambini a parte, nella tavola calò un silenzio imbarazzato.

Jude si schiarì la voce e sorridendo disse:

Non dire stupidaggini! David ha i capelli dello stesso colore di Edith e lei non è bionda come me e i tuoi fratelli!”

Veramente Edith è bionda!” notò Iris.

La tensione, alla tavola della famiglia Law e Norton divenne palpabile. Tutti guardavano Edith e Jude chiedendosi che cosa avrebbero risposto.

Edith stava per rispondere con l'ennesima bugia bianca, quando John intervenne, stupendo perfino Jude. E sorridendo, dolcemente, rispose a Rudy e Iris:

Charlotte non è mia figlia. E per questo non mi somiglia. Ma, nonostante io non abbia i capelli neri, Kevin ha i capelli neri. Alle volte succede. Le cose, quando nascono i bambini, non si possono decidere. David si somiglia ad Ella. Bene. Magari crescendo somiglierà a papà, o a Rafferty, o a Iris oppure a Rudy. Dovete solo aspettare!”

I bambini rimasero un attimo in silenzio e poi annuirono.

Jude, invece, sollevò il calice e sorrise a John che lo aveva tolto da una brutta situazione.

Quella spiegazione, quindi, bastò ai piccoli Law che ripresero a mangiare e la cena andò avanti senza scossoni.

Una volta finito, come promesso a i bambini, Edith si mise al piano e cominciò a suonare le canzoni di Natale, mentre gli altri, attorno, facevano il coro.


Dashing through the snow

In a one-horse open sleigh

Through the fields we go

Laughing all the way.

Bells on bob-tail ring

Making spirits bright

What fun it is to ride and sing

A sleighing song tonight.


Jude si avvicinò a John e toccandogli il braccio gli fece cenno di allontanarsi dal gruppo un attimo. L'uomo lo seguì e Jude, sorridendo, disse:

Non credo che ci siano abbastanza parole per esprimerti la mia gratitudine per quello che hai fatto a tavola. So che Orlando è tuo amico e so quanto ti costi dire bugie su quello che sai essere suo figlio...”

John mise una mano davanti e scuotendo la testa replicò:

Non lo sto facendo per te, Law, sia inteso. Certo! Tu sei un uomo adulto, già padre. Tu sei stato vicino ad Edith nonostante tutto e hai avuto la forza di accettare un bambino che non era tuo, dandogli il tuo cognome. Orlando non lo avrebbe fatto. Avrebbe messo il suo orgoglio ferito prima di tutto. A differenza tua, Orlando è un ragazzino. Non ha avuto un figlio a ventiquattro anni come è successo a te. E trenta non stava per divorziare qualche anno dopo la nascita del terzo figlio... Tu sei maturo Jude. Orlando non lo è! Spero che con la nascita del bambino di Miranda lo diventi un po'!”

Jude aggrottò la fronte.


Jingle bells, jingle bells

Jingle all the way,

Oh what fun it is to ride

In a one-horse open sleigh,

Oh Jingle bells, jingle bells

Jingle all the way,

Oh what fun it is to ride

In a one-horse open sleigh.


Cosa vuoi dire?” chiese Jude.

Io ti difeso. L'ho fatto anche da padre. Ma da migliore amico di Orlando voglio chiederti un favore: anche se non lascerai Edith, promettimi che dirai tutto ad OB! Lo sto chiedendo a te. E sai perché? Edith non solo è arrabbiata con Orlando per tutto quello che c'è stato tra di loro, ma ha paura di perdere tutto quello che ha creato con te in questi mesi. Ed è per questo motivo che non dirà mai ad Orlando che David è suo figlio e non il tuo...” rispose John.

Jude guardò Edith al piano che rideva mentre Ella batteva le mani in braccio a Maggie, la madre dell'attore, e mentre David cominciava a piangere in braccio ad Emma.

Quella era la sua nuova famiglia a cui i suoi tre figli si aggiungevano appena potevano.

Guardò Iris che scostava Rafferty che le faceva un dispetto. Rudy che stava seduto accanto ad Edith.

Mancava Sophia per finire il quadro della sua progenie. Forse quella era una nota dolente. Forse, come gli aveva fatto notare Edith con tutto il suo cinismo, Jude non sentiva per Sophia quello che sentiva per Raff, Iris, Rudy, Ella e David.

Edith! Dai suona 'White Christmas', ti prego!” disse Rudy saltellando sul seggiolino del pianoforte.

Jude sorrise. Aveva ripreso Edith contro ogni previsione. L'aveva sposata quando tutti dicevano che era troppo presto. Guardò sua sorella Natasha prendere in braccio Ella.

John aveva ragione. Appena avrebbe potuto sarebbe stato lui stesso a dire ad Orlando che il bambino che si chiamava David Harry Law era suo figlio.



Jude guardava il soffitto appena illuminato. Avevano chiuso la porta della loro camera e avevano fatto l'amore, dopo aver sistemato i regali sotto l'albero e aver riempito di caramelle e piccoli regali le calze appese al camino.

Edith stava sdraiata sulla pancia, con il seno schiacciato contro il materasso e i capelli un po' sconvolti. Sorrise soddisfatta e mormorò:

Buon Natale Jude!”

L'uomo sorrise e mettendosi su di un fianco cominciò ad accarezzarle la schiena.

Edith si morse il labbro e socchiudendo gli occhi mormorò ancora:

Se vuoi il bis devo dirti che sono anche pronta, ma non so se saremo fortunati anche questa volta!”

Che intendi?” chiese Jude sorridendo.

Edith si avvicinò e gli baciò le labbra e passando la lingua sulle sue, rispose:

I bambini, Law. Ci sono quattro bambini e un adolescente in questa casa. Te lo devo forse ricordare?”

E allora?” chiese Jude sovrastando Edith che cominciò a ridere.

E allora cosa? Si sveglieranno. Anche se ad essere onesta David non mi preoccupa. Mi preoccupano Rudy ed Ella. Ti devo forse ricordare che si presentano in camera nostra per mettersi nel lettone a dormire con noi?” rispose Edith sollevando un sopracciglio.

Jude la baciò con un po' di trasporto e quando cercò di staccarsi sorrise visto che Edith non sembrava, invece, intenzionata a farlo.

Si riversò al fianco della moglie e le fece notare:

Se continui a fare così di certo non mi aiuti a stare nella via della castità!”

I due risero e poi stettero di nuovo zitti. Edith che cominciava a sonnecchiare accanto a Jude; Jude stava sdraiato a guardare di nuovo il soffitto.

E passando una mano sul viso mormorò:

Ho pensato a Sophia stasera!”

Non sentirti in colpa. Quella bambina ha un piccolo difetto per cui tu non puoi fare niente!” rispose Edith con voce assonnata.

Jude aggrottò la fronte e domandò:

Quale?”

Sua madre!” sbadigliò Edith.

I due risero sommessamente ed Edith, sollevandosi appena, cominciò a tempestare di baci il petto del marito che serio disse:

Ho pensato a David!” e notando che Edith schioccava qualche bacio di tanto in tanto aspettando il resto della frase, Jude aggiunse: “Penso che dovresti dirlo ad Orlando. Oppure, se proprio non ce la fai, glielo posso dire io!”

Edith sollevò gli occhi in direzione del viso di Jude e seria disse:

Spero che tu stia scherzando, perché se è così, Jude, non lo trovo affatto divertente!”

Jude sospirò. E deglutendo, guardando la moglie negli occhi ribatté:

Edith... Non possiamo nascondere ai bambini che David non è mio figlio per tutta la vita. Lo hai visto anche tu stasera. Rudy mi ha chiesto come mai David è diverso da lui. Quanto pensi che ci metteranno prima di arrivarci da soli? E devo forse ricordarti che Raff ha quattordici anni e non è uno stupido?”

Edith sospirò e mettendosi a sedere, poggiando la schiena alla testiera del letto e incrociando le braccia sul seno nudo disse:

Lo so perché parli così. Ti ho visto mentre stavo suonando che stavi parlando con John! Cosa ti ha detto? Di costringermi a dire tutto ad Orlando?”

Jude scosse la testa:

Lo stavo solo ringraziando per avermi tolto da un impiccio, ecco tutto. E non mi ha convinto a costringerti a dire tutto ad Orlando se è questo che vuoi sapere...”

Edith sbuffò e disse:

Non me la sento. Non voglio che Orlando sappia nulla. Lo spiegheremo ai bambini. David ha il tuo nome e il tuo cognome...”

E il secondo nome del padre di Orlando!” intervenne Jude con malcelato sarcasmo.

E cosa cambia? Tu non sarai il padre biologico, ma sei quello che lo crescerà. E per il lavoro che hai fatto con i tuoi figli, sono sicura che andrà benissimo!” sorrise Edith avvicinandosi e baciandolo.

Edith!” sospirò Jude mentre lei mordeva dolcemente il collo del compagno.

Ti ho mai detto come sei sexy quando fai il papà?” chiese Edith scendendo a baciare il petto.

Edith! Stiamo parlando!” replicò Jude guardando la compagna.

Fu inutile. Mappando il petto del marito Edith raggiunse il suo obiettivo e mise a tacere Jude che guardando il soffitto, socchiuse gli occhi. Non per dormire.



6 Gennaio 2011.


Orlando quasi non ci credeva. Quel cosino piccolo che teneva tra le sue braccia era la cosa più bella che gli fosse capitata negli ultimi mesi. Lo guardava sbadigliare, sorpreso che non avesse pianto ancora da quando lo aveva preso e sorrise ricordando che aveva provato le stesse identiche emozioni solo una volta prima di quel momento: quando era nata Ella.

Guardò Sonia che sorrideva un po' tirata. Se la madre di Orlando odiava Edith, Miranda, dopo la storia del matrimonio segreto, non attirava certo le sue simpatie. Se solo Orlando avesse potuto sedersi con lei e parlarle come facevano un tempo.

Non pensi che sia meglio che vada a chiamare Edith e le chieda di mandare Ella con tua sorella qua in America?” chiese Sonia guardando il figlio.

Orlando sollevò gli occhi pieni di lacrime e annuì senza rispondere.

E guardando Flynn che dormiva beato si chiese cosa avrebbe pensato Ella davanti ai suoi due fratelli nati da un padre e da una madre differenti dai suoi.



Londra, 20 Gennaio 2011.


Tom! Ti ho detto di no. Posso collaborare con te. Scrivere un'intervista ogni tanto e giuro che mi sembrerebbe già troppo!”

Edith stava al telefono mentre Iris le dava una mano.

No! Non posso. Ad esempio! Oggi ho da scrivere il nuovo capitolo del libro, guardare la sceneggiatura del prossimo film tratto dall'ultimo che ho scritto e -cosa più importante- quattro bambini a cui dare retta!”

Mi risulta che tu abbia un marito al tuo fianco!” rispose sorridendo Tom.

Mio marito è anche un attore affermato. Ti devo forse ricordare anche che ogni tanto, non sempre, lavora?” domandò sarcastica Edith.

Io so che invece è a Londra!” continuò a stuzzicarla divertito Tom.

Sì! A lavorare per portare il pane a casa. Nella lista di cose importanti per Jude oltre me che ha sposato quasi un anno fa, ha una ex moglie da tenere, cinque figli e due case. Ti può bastare?”

Tom rise di cuore e disse:

Il giorno che hai lasciato il giornalismo è stato il più triste per l'umanità intera, Norton!”

Lo so!” scherzò Edith. “Infondo se sono diventata brava lo devo solo a te!”

Tom non rispose e serio disse:

Edith! Davvero. Se ti ho chiesto di tornare a lavorare c'è un motivo...”

Quale?” chiese Edith tutt'altro che intenzionata a cedere.

Tom rimase qualche secondo in silenzio e rispose:

Sto diventando vecchio. E non sono più quello di un tempo. Mi hanno detto di fare un nome per la mia successione. E io ho pensato a te perché ti ho insegnato tutto e perché credo che solo una donna forte come te può guidare il mio giornale. Almeno, solo tu lo puoi guidare come voglio io!”

Edith aggrottò la fronte e seria domandò:

Tom. Quando hai deciso di lasciare la guida del giornale?”

Tom rimase ancora in silenzio e disse:

Sei la prima a cui lo dico. Ho un tumore al pancreas. Non so se lo sai ma ci sono davvero poche possibilità di sopravvivere ad una malattia del genere. Sto facendo la chemioterapia e sto cercando anche di fare un'operazione a New York. Ho persino contattato dei dottori in Svizzera. Questo mi porterà lontano da Londra per un po' di tempo e non ho nessuna intenzione di continuare un lavoro che so da subito mi sarà impossibile portare avanti!”

Edith sbarrò gli occhi. Quasi non ci credeva. Tom per lei era stato più di un mentore in quegli anni. Quando aveva lasciato casa Norton per cominciare a vivere la sua vita da sola, Edith aveva trovato in lui un padre, un uomo comprensivo che le indicava la strada giusta da seguire senza imporle le sue idee.

Gli occhi della giornalista si riempirono di lacrime. Iris, vedendola piangere, disse:

Edith? Cosa è successo?”

Edith passò una mano sulla guancia e sorridendo alla bambina rispose:

Tranquilla. Sto bene. Fammi un favore. Vai a vedere come sta David, se sta ancora dormendo!”

Iris annuì e si allontanò verso la camera di David lasciando Edith da sola. Fu allora che, cercando di essere il più tranquilla possibile, disse a Tom:

Devo parlare con Jude prima di darti una risposta. Non sono più da sola, ormai!”

Edith! Non conosco tuo marito davvero tanto, ma so che non si opporrebbe mai ad un tuo eventuale ritorno al lavoro!” rispose pacato Tom.

Ci sono di mezzo suoi figli e la possibilità che io non stia con loro quando lui lavora...” replicò Edith poco convinta.

Tom tossicchiò e disse:

Onestamente, Norton. Jude Law mi sembra tutto meno che un Savonarola dei giorni nostri. Quindi smettila di cercare scuse. Avvisalo se devi, poi dammi una risposta. E vedi che se devi dirmi di no, voglio almeno che tu lo faccia per un motivo decente!” e salutandola cordialmente chiuse la comunicazione.

Edith sospirò e si guardò intorno.

Che le stava succedendo? Un tempo se le avessero detto che poteva tornare a lavorare e che avrebbe preso la guida di un giornale prestigioso avrebbe toccato il cielo con un dito. Ora, guardando la cucina vuota, sentendo i bambini ridere poco lontano, Edith si rendeva conto che, nonostante tutto, quello che aveva le piaceva e non lo voleva perdere.

Nemmeno per la miglior poltrona da direttore di tutto il Regno Unito.


Posh miagolava affamata sul divano, guardando con aria di rimprovero Edith.

La padrona, che stava rileggendo l'ultima parte del romanzo che aveva scritto per apportarne delle correzioni, si voltò e guardandola sorridendo disse:

Miciona!” e prendendola in braccio, constatando la pesantezza non trascurabile del gatto, Edith esclamò: “Mio dio Posh! Pesi una tonnellata. Pesi perfino più di Ella. E questo è tutto dire visto che Ella ha tre anni. Sto cominciando a chiedermi se questo fa di me una buona padrona oppure una cattiva madre... Non so...” e lasciando che la gatta scendesse dalle sue braccia con un balzo, camminando sinuosa nonostante l'imponente mole, andò in cucina e prese qualche scatoletta che avrebbe messo nella ciotola della gatta.

Le accarezzò la testa e la guardò mangiare. In un attimo, seppur fugace, ricordò quello che era successo con Orlando quando l'avevano trovata. Tutto quello che si erano detti, prima.

Ricordava benissimo che si era appena svegliata e che si era resa conto che Orlando invece di tornare in Inghilterra aveva deciso di pernottare in mezzo al nulla, nella campagna francese.

Forse fu quello il giorno che sancì l'inizio della storia tra Edith e Orlando. Ma è sempre difficile dare un inizio preciso a certe cose. È più facile notare i problemi sempre più grandi, quelli che portano alla fine.

Infondo in una storia si capisce di amarsi, anche se non si può dire con certezza quando si è cominciato, si decide un giorno di stare assieme, considerandolo l'inizio simbolico della propria storia. E se ben ci pensava, Edith, non ricordava con certezza il momento in cui si era innamorata di Orlando o di Jude. Sapeva solo che il primo le era capitato tra capo e collo. Il secondo, beh, nel mondo di donne fortunate come lei, che potevano dire di essere fidanzate con il loro attore preferito ce n'erano poche. Anzi una. E rispondeva al nome di Katie Holmes.

Una cosa di cui era certa, però, era che in entrambi i casi ricordava chiaramente i problemi, il periodo esatto in cui erano cominciati e il giorno in cui erano sfociati in una rottura.

Perché se c'è una cosa triste dell'amore è proprio questa: non ne puoi prevedere l'inizio, ma riconosci il momento esatto in cui sta cominciando a finire.

Orlando e Jude si erano accavallati nella fine di entrambe le storie. Erano stati la causa scatenante di ogni reciproca rottura.

Ed era questo che spaventava Edith. Il sapere che nonostante fosse sposata con Jude, non solo per la presenza di David, ma per tutto quel bagaglio di esperienze che le avevano regalato quegli ultimi cinque anni, Orlando era l'unico uomo che poteva mettere a repentaglio il suo matrimonio. E sarebbe stato lo stesso se al posto di Jude si fosse trovato Orlando.

Sospirò prendendo il bollitore e cominciò a preparare la bustina di tè quando il campanello suonò. Posh, che aveva appena assaggiato il contenuto della sua scatoletta e ora si stava tranquillamente leccando la zampa, sollevò la testa al punto da sembrare anche lei quasi stupita di quella visita inaspettata.

Edith si allontanò dalla cucina e a grandi passi si avvicinò all'ingresso. Aprì e dietro vide l'ultima persona che si sarebbe mai aspettata di vedere a casa sua.

Sonia!” esclamò stupita.

La madre di Orlando la guardò da capo a piedi. Una cosa che non aveva perso era quel suo carattere altezzoso, anche adesso che le cose tra Edith ed Orlando erano finite.

Posso entrare?” chiese con quello che doveva essere un tono cortese.

Edith si fece da parte e lasciò l'uscio libero permettendo alla donna di entrare in casa. E chiudendo la porta, sistemando il walkie-talkie che stava nella camera di David, con le mani nelle tasche disse:

Stavo preparando il tè. Ho messo un po' di acqua in più. Se vuole...”

Sonia sorrise e rispose:

Un english breakfast con un po' di latte da parte. E qualche biscotto, se non è troppo disturbo.”

-E una fetta di culo al limone la vuoi, Sonia?- pensò sarcastica Edith sorridendo falsa e rispondendo a voce alta: “Ma certo che no!” e andando in cucina pensò se era poi una cattiva idea sputare o no nel tè della ex suocera.

Quando fece ritorno, con latte a parte e qualche biscotto, la madre di Orlando la guardò fisso per un attimo e poi, schiarendosi con enfasi la gola, cominciò:

Immagino che la mia visita in casa tua sia per te inaspettata, vero Edith?”

Edith sollevò le sopracciglia e replicò:

In effetti!”

Sonia fece finta di non aver sentito la ragazza parlare e sorridendo, dopo un lungo sorso di tè, poggiando con un leggero tintinnio della porcellana la tazzina, continuò:

Sono qua per mio figlio!”

Edith la guardò un attimo stranita, non capendo dove volesse arrivare la donna. Visto quindi che non dava il minimo segno di reazione, la giornalista disse:

Sonia... Non vorrei sembrarle scortese, ma io e Orlando ci siamo lasciati tre anni fa e da allora io non posso più fare nulla per lui!”

Sonia aggiunse un altro po' di latte al suo tè e guardando la tazza spiegò:

So che sei sposata con Jude, ma devo parlare con te di quello che sento. Tutti a casa mi hanno dato della paranoica e, onestamente, sto cominciando ad infastidirmi!”

Edith dovette compiere un sforzo stoico per non scoppiare a ridere in faccia alla nonna dei suoi figli e cercando di essere seria disse:

Se la posso aiutare...”

Miranda non mi piace!” confessò tutto di un fiato Sonia.

-E ti pareva!- pensò Edith per niente stupita dall'affermazione. E rivolgendosi a Sonia, nonostante immaginasse i motivi della sua insofferenza verso la nuora domandò: “Per caso è successo qualche cosa, Miranda stessa ha fatto qualche cosa che l'ha irritata?”
“Qualche cosa?!” esclamò sbalordita dal fatto che Edith non sapesse quello che Miranda le aveva fatto. “Quella modellina da quattro soldi, che è diventata famosa posando nuda prima, dopo e durante la gravidanza, non solo si è fatta mettere incinta da Orlando per incastrarlo, ma lo ha anche costretto a sposarsi in segreto ai Caraibi! Ti rendi conto Edith! In segreto. Non c'ero nemmeno io!”

Constatando il fatto che Sonia avesse saltato a piè pari il fatto che per una modella in ascesa la gravidanza è a dir poco deleteria e che probabilmente non rientrava nei programmi di Miranda -al quale si sentiva, per la prima volta dal 2008, solidale- sospirò e rispose:

Lo so. Non c'era nemmeno Ella e questo ha ferito molto anche me. Non meno di un anno fa, quando mi sono sposata con Jude io ho voluto non solo Ella in chiesa, ma anche i figli del mio attuale marito...”

Appunto!” intervenne Sonia. “Quella ragazza sta riempendo la testa di Orlando di sciocchezze. Lo sai che vogliono comprare un pezzo della foresta australiana?”

Beh! È una cosa bella. Infondo c'è stato un grosso incendio qualche tempo fa...” stava dicendo Edith ma venne bloccata da Sonia che strillò:

NO! Non lo è!” e bevendo un sorso di tè disse: “Sai quanti soldi sta buttando via Orlando? Guarda che la crisi la sta cominciando a sentire anche lui!”

Beh! Non esageriamo. Orlando non sta lavorando più come prima, ma non vuol dire che sia sull'orlo del tracollo finanziario!” sorrise Edith che cominciava a pensare che il clan Bloom non avesse poi tutti i torti a pensare che Sonia stesse impazzendo.

Accadrà. E ho paura che farà di tutto per allontanare Orlando da Ella. E questo mi farebbe soffrire!” concluse Sonia.

Quello era troppo. Di una cosa era certa. Miranda adorava Ella. Almeno per quello che aveva potuto vedere prima della gravidanza sia sua che di Miranda. Infatti, da quando entrambe erano rimaste incinte, non avevano più avuto modo di incontrarsi, a parte quella volta in ascensore quando era nata la piccola Lizzy.

Miranda ha sempre amato Ella... Non penso che ora che è nato Flynn...” ragionò Edith ma venne interrotta da Sonia che con un sorriso quasi cattivo disse:

Flynn è suo figlio. Sta in casa con Orlando ventiquattro ore su ventiquattro... Ella no!”

Edith deglutì a vuoto. Immaginò Ella cacciata via da casa di Orlando da Miranda che, stranamente, vestiva i panni della matrigna di Biancaneve. Possibile che quella ragazzina potesse essere così cattiva?

Edith! Voglio che tu parli con Orlando e gli dica che non vuoi che Flynn metta in secondo piano la piccola Ella... E ti prego... Fagli notare che il fatto che si sia sposato da solo, senza nemmeno il suo migliore amico, non lo rende un eroe, ma un vero e proprio idiota!”

Edith stava per replicare quando la chiave girò nella toppa. Ella e Rudy entrarono correndo e ridendo. Entrambi si buttarono addosso ad Edith, che rise divertita. Solo quando si voltò, la piccola vide Sonia ed esclamò:

Nonna!” e si buttò al collo della donna.

In una cosa, Edith, non aveva proprio nulla da ridire. Il viso di Sonia, davanti ad Ella si trasfigurava e diventava una maschera di pura felicità.

Guardò Jude che teneva per mano Iris e sorridendo disse:

Amore. Ti presento Sonia. La nonna di Ella!”

Jude allungò la mano e strinse quella della donna, sorridendo più per circostanza che perché fosse felice di vedere l'ex suocera di sua moglie in casa sua.

Piacere! Io sono Jude!”

Il piacere è tutto mio!” sorrise Sonia.

Jude sorrise ancora e poi disse:

Oh! Che sbadato. Le presento miei figli. Questa è Iris, la principessina di casa. Questo invece è Rudy, il piccolo di casa! Ho anche un altro figlio, Rafferty che il maggiore, ma è andato in gita con la scuola e non è qua...”

Ho visto suoi figli qualche volta sui giornali. Ho visto anche il piccolo David. Meraviglioso. Anche se non capisco a chi somiglia di voi due!” rispose Sonia guardando i due.

Edith quasi si soffocò con il tè e rispose con voce roca, cercando di salvarsi in corner:

Ha i capelli del colore di mio padre, ma somiglia a Jude quando era piccolo!”

Sputato!” esclamò nervoso, sorridendo tirato Jude.

Sonia guardò i due perplessa e coccolando ancora un po' la nipotina, guardò l'orologio e disse:

Che sbadata che sono. Colin mi aspetta e io sono qua a chiacchierare dei vecchi tempi... Mi sa che devo andare!” e alzandosi, porgendo la mano a Jude disse: “Jude! È stato un piacere conoscere il patrigno di mia nipote!”

Caricò la parola patrigno di disgusto. Edith capì che Sonia fingeva anche con Jude.

Sospirò e cercando di mettere fine a quel teatrino disgustoso, disse:

Sonia. L'accompagno alla porta!”

Certo cara!” sorrise la donna e assieme ad Edith si allontanò.

Quando furono fuori dalla porta, mettendo il suo cappello di lana, Sonia ricordò ad Edith:

Mi raccomando... Me lo hai promesso!”

Edith annuì e con suo sommo stupore ricevette un bacio sulla guancia dalla madre di Orlando che seria, senza nessuna inclinazione nella voce, ammise:

Mi mancano i giorni in cui tu stavi con Orlando. Ho scoperto troppo tardi che donna eri... E mi spiace quasi averti messo i bastoni tra le ruote...” e senza aspettare risposta si allontanò lasciando Edith allibita sulla porta.


Jude sbuffò guardandosi intorno. Accidenti. Stare ad una festa senza sua moglie affianco lo annoiava da pazzi. Almeno, con il sarcasmo di Edith che disintegrava tutti i presenti, si faceva sempre quattro risate.

Si guardò intorno. C'erano un sacco di facce conosciute e meno. Star e starlette del piccolo e del grande schermo. Tutta gente insulsa, che lo salutava con calore quando lo incrociava e lo prendeva in giro per il fatto che avesse messo la testa apposto da ormai un anno. Chi lo conosceva meglio, anche solo via tabloid, chiedeva come stava il piccolo David e se stesse crescendo bene. Questo, in particolar modo, rendeva nervoso Jude, che non amava parlare dei suoi figli legittimi e no con perfetti estranei.

Fu girando davanti al banco del rinfresco di quel pranzo di beneficenza a cui presiedevano perfino Kate Middleton e l'ormai futuro marito, il principe William, che Jude vide Orlando parlare con un altro attore.

E con un tuffo al cuore ricordò Edith, con il viso poggiato sul cuscino, mentre accarezzava i ricci di Ella dire:

'La mamma mi ha chiesto di proteggere Orlando. Sembra quasi che tutto e tutti mi stiano conducendo all'inevitabile conclusione di questa storia. Dire tutto ad Orlando e poi...'

'E poi...?' chiese lui con una punta di panico.

Ricordava Edith muoversi appena per non svegliare la bambina e scurendosi in viso rispondere:

'Aspettare quello che mi riserva la vita e il miglior finale per questa pantomima!'

Jude sapeva di rischiare grosso. Ci volevano solo due settimane al suo primo anniversario di matrimonio. Se parlava con Orlando poteva essere la causa scatenante della fine della sua relazione con Edith. E stavolta sarebbe stato per sempre. Lo sapeva.

Con sua grande sorpresa, senza che il cervello mandasse l'impulso ai piedi di camminare, si avvicinò ad Orlando e con un sorriso tirato disse:

Orlando!”


Penso che sia strano che Sonia ti abbia cercato non trovi?” disse Emma che puliva con il bavaglino la bava del piccolo David.

L'ho detto anche a Jude. Sembra quasi che il destino mi stia obbligando a dire ad Orlando la verità. Ma io non voglio. Lo so che le cose con Jude si rovinerebbero. Ma è vero anche che Orlando non merita quello che gli sto facendo!” rispose Edith guardando Ella che sgambettava felice davanti a lei.

Quella mattina Edith si sentiva strana. Ma non una stranezza fisica che sia Rachel -che aveva sentito per telefono per mettersi d'accordo per il ristorante in cui avrebbero pranzato le cinque vecchie amiche- che Emma avevano fatto passare per una gravidanza. Era come un presentimento, quasi che quella mattina dovesse succedere qualche cosa.

Jude ti ama. E tu ami lui. Non credevo nella vostra storia, se devo essere sincera, però devo ammettere che le cose sono andate alla grande in questi ultimi mesi e che Jude ha fatto una grande mossa accettando David come suo figlio naturale!”

Edith sospirò, sempre fissa a guardare la figlia, ma con la testa altrove. Jude era ad un pranzo di beneficenza, una di quelle occasioni a cui partecipano anche i reali, quelle con i bambini delle scuole che portano regali, la stampa che fa qualche foto, le celebrità schierate a favore della causa, resa ancora più nobile dalla presenza aristocratica e più ufficiale dalla presenza di politici. Ma non era di questo che si preoccupava, Edith. Era da quella mattina che si chiedeva quante possibilità potessero esserci per Jude di incontrare Orlando a quel dannatissimo pranzo. E ogni volta che cercava di tranquillizzarsi, pensava ad Orlando e Jude che parlavano. E magari facevano a pugni... No! Jude non era il tipo. E Orlando nemmeno. Almeno per quello che diceva lui qualche anno prima.

Stava pensando a questo quando sentì:

Zia Edith!”

Ella si voltò di scatto e spalancò la bocca estasiata. Edith si voltò con lei e sorrise a Rachel che con Charlotte vicino che teneva per mano Kevin e Lizzy nella carrozzina, salutava dall'altro capo della strada.

Poi tutto avvenne in un attimo.

Ella scappò. Edith la inseguì gridando il nome della piccola.

Una frenata. Un urlo. Uno schianto.


Jude è un piacere!” sorrise Orlando. “Come stai? Ho saputo che il piccolo David sta crescendo bene. Sono felice per te!”

Jude rispose al sorriso. Si sentiva come una belva pronta ad attaccare che scrutava il nemico girandoci attorno, scrutandolo. E Orlando sembrava fare lo stesso.

Ho saputo di Flynn. Auguri!” continuò nella falsa riga dei complimenti Jude.

Orlando sorrise e indicando l'attore con cui parlava, lo presentò dicendo:

Non so se vi siete mai conosciuti. Lui è Sean Bean, un amico di vecchia data!”e indicando entrambi disse:”Sean. Jude. Jude Sean”

I due si strinsero la mano e Sean disse:

Bene! Credo che andrò a cercare qualche cosa da mangiare. Comincio a sentire un po' di fame!” e lasciò i due da soli.

Ben presto le argomentazioni che Jude aveva in testa per attaccare bottone con Orlando sembrarono stupide e banali.

Cercò di parlare del fatto che ci fosse un sacco di gente che aveva visto sì e no quattro volte in tutta la sua vita e Orlando si meravigliò di come i reali potessero mischiarsi con certi elementi tutt'altro che raffinati.

Finito quel discorso di due si guardarono con imbarazzo e Orlando stava cercando una scusa per allontanarsi quando il cellulare di Jude squillò.

Era Rachel.

Orlando vide Jude aggrottare le sopracciglia. Prese il cellulare, si allontanò chiedendogli di aspettare e rispose. Orlando cercò di non darlo a vedere, ma era davvero sollevato che quella conversazione avesse subito un'interruzione seppur momentanea. Poi, però, vide Jude curvare le spalle e dire concitato:

Cosa? Come è stata investita? Ed Ella? Rach... Dimmi come sta Edith!”

Sentendo pronunciare il nome di Ella e di Edith, Orlando si avvicinò appena, nonostante non fosse molto carino. La conversazione non durò a lungo. Jude disse un asciutto:

Arrivo!” e voltandosi con gli occhi pieni di lacrime si trovò davanti a quello che solo pochi secondi prima era un suo rivale, ma che in quel preciso istante poteva capire tutto il suo dolore. E in soffio disse: “Edith è stata investita. È grave...”


Jude ricordava davvero poco di come fosse arrivato all'ospedale. Sapeva che lui ed Orlando avevano preso i loro cappotti, avevano cercato un taxi e saliti sopra si erano diretti all'ospedale che Rachel aveva indicato.

Orlando invece aveva come la sensazione che quello che aveva vissuto fino a quel momento fosse avvenuto al rallentatore. E maledisse il destino che per la seconda volta lo metteva davanti alla possibilità di perdere per sempre Edith.

Per la prima volta da anni si trovarono fianco a fianco, a guardare il vuoto, a pensare ad Edith, alle cose fatte insieme a quelle dette e non dette. Possibile che fosse quella la fine di tutto? Che fossero arrivati al momento dei rimorsi di coscienza, delle cose che avevano lasciate in sospeso con Edith?

Jude si guardò le mani.

Il dottore era stato chiaro. Si preannunciava un'operazione difficile. Emorragia interna e complicanze cardiache.

Edith era appesa ad un filo.

Edith stava morendo. E con lei il segreto di David.

Non aveva senso andare avanti con le menzogne. Guardò Orlando e disse:

Credo che ci sia una cosa che devi sapere Orlando. E riguarda Edith e tuoi figli!”

Orlando aggrottò la fronte. Capiva Ella collegata ad Edith. Non capiva quale fosse il nesso con Flynn.

Jude sorrise e disse:

OB! Edith non ti ha detto tutta la verità. E credo che si arrivato il momento giusto perché tu sappia tutto... David ha qualche cosa che lo lega a te. David è tuo figlio!”

Orlando guardò Jude come se lo vedesse per la prima volta. Sentì il cuore diventare pesante. Gli occhi si riempirono di lacrime. Voleva picchiare quell'uomo che stava di fronte a lui. Ma come lui era distrutto e non lo avrebbe fatto.

E piangendo assieme a lui, lo abbracciò e lo strinse forte.

In quel momento, per uno strano scherzo del destino, Jude era l'unico appiglio nel mondo in tempesta di Orlando. E Orlando lo era per Jude.


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Capitolo 60
*** Capitolo 60 ***


Ad Egle e Nina.

Perché senza di loro non ci sarebbero

mai state Edith e Posh.

E alla persona speciale

che mi ha chiesto di scrivere questa

storia strampalata.

Alla fine, anche se in ritardo,

l'ho finita.



Per i ringraziamenti alla cassa giù infondo alla pagina ^^


Epilogo


Capitolo 60: Almost famous. Quando il successo ti cambia la vita.


Orlando guardava il visino corrucciato di David che lo osservava quasi domandandosi che cosa volesse quel signore con i capelli ricci davanti a lui e che gli sorrideva nonostante stesse piangendo. O almeno questo era quello che si chiedeva Orlando guardando il piccolo che gli rivolgeva quello strano sguardo.

David!” sorrise Jude facendolo saltellare sulle ginocchia.

Subito il bambino prese a ridere, buttando la testa all'indietro per vedere meglio il viso di quello che da quando era nato aveva considerato suo padre. O quello che definiscono padre i bambini di sei mesi.

Orlando ricordava ancora quello che le aveva detto Sam, sua sorella:

Non è cresciuto con te. Non lo hai mai visto se non in qualche foto nei giornali scandalistici. Ti prego, OB! Non rovinare quello che hai per seguire qualche cosa che sai è finito da troppo tempo per ricominciare!”

Orlando aveva riflettuto parecchio. Sam aveva ragione, indubbiamente. Lui aveva Miranda, il piccolo Flynn a cui badare. Perché corrucciarsi per un bambino che nonostante fosse suo, portava il cognome del suo peggior rivale.

Ma se bene pensava, Orlando, in quei giorni la sua vita era cambiata. Aveva pensato che Edith fosse morta in un incidente, salvo poi trovarla appesa ad un filo al Chelsea & Westminster Hospital. Ella ora stava a casa con lui, chiedendo spesso e volentieri se la mamma avesse smesso di fingere di dormire e fosse tornata nella casa di Jude.

In tutto questo putiferio, la storia con Miranda era quella che ne stava uscendo peggio.

La modella, infatti, una volta saputo che David era il figlio di Orlando aveva cominciato a sbraitare. Aveva detto prima che Edith lo aveva fatto apposta per farli lasciare, che nemmeno ci credeva a quell'incidente e non si sarebbe stupita se avesse scoperto che era solo una farsa. Poi, aveva cominciato a sbraitare contro Orlando dandogli del libertino e dicendogli che l'aveva delusa profondamente e che quello che aveva fatto poteva costargli la custodia di Flynn.

Orlando, inutilmente, cercò di farla ragionare in tutti i modi. Lei e il piccolo partirono per l'Australia per quella che si chiamava una pausa di riflessione, mentre Robin raschiava il fondo della vicenda cercando qualcuno che potesse spulciare nella vita di Jude ed Edith e farle avere più notizie possibili nel quale affondare i suoi artigli smaltati.

Disgustato, Orlando si era chiuso in sé stesso. Aveva deciso di vivere il dolore per lo stato di Edith nel più totale silenzio, senza che né Robin, né Miranda e tanto meno sua madre si mettessero in mezzo.

E dopo tutti questi cambiamenti, ecco il più grande. Era da quando Edith aveva avuto l'incidente che lui si teneva tutto dentro e in quel momento, mentre Jude sorrideva giocherellando con quello che in realtà era suo figlio, Orlando sentì il peso di tutte le sue emozioni represse comprimergli il cuore, fargli esplodere la testa.

Jude sollevò lo sguardo su Orlando. Dentro di sé anche Jude stava vivendo una battaglia personale. Nonostante non ci fosse una sola persona -almeno tra quelle a conoscenza del suo segreto- che dicesse che aveva sbagliato a dire tutto ad Orlando, Jude si sentiva come in bilico. Sapeva di essere in equilibrio su di un filo e sapeva di non essere un buon funambolo. Bastava quindi solo un passo falso e sarebbe caduto nel vuoto, senza nessuna rete a bloccare la sua caduta, ad ostacolare la fine di tutto.

Si schiarì la voce. Guardò Orlando e gli domandò:

Lo vuoi tenere?”

Orlando sollevò la testa di scatto e guardò Jude dritto negli occhi, stupito da quella richiesta. Rimase un attimo in silenzio, visibilmente titubante sul decidere di prendere o no quel piccolo bambino dagli occhi identici ai suoi.

Orlando, smettila! È tuo figlio, dovrai pur abituarti a questo!” esclamò Jude serio.

Orlando rimase qualche secondo in silenzio poi, allungando le braccia, prese il piccolo David in braccio.

Il bambino rimase qualche attimo rigido tra le braccia del padre, poi, guardando il naso lo afferrò con le piccole dita e lo strinse. Quel gesto, piccolo e insignificante, fece sciogliere un po' di quel gelo che Orlando sentiva dentro il cuore e ridendo, con gli occhi pieni di lacrime esclamò:

Ciao David. Io sono Orlando. Il tuo papà!”


Sadie rise di cuore. In effetti, a quella risata che non celava il sarcasmo della sua ex moglie, Jude preferiva il silenzio lungo ed estenuante che l'aveva preceduta.

Dimmi che stai scherzando ti prego!” esclamò ridendo sempre più forte Sadie.

Non ci trovo niente di divertente, sai?” disse tra i denti Jude, che non era divertito dal comportamento della ex.

Ti rendi conto. Sono diventata una credente! Allora è vero quando dicono che Dio vede e provvede. Ti ha ripagato con la stessa moneta!” replicò Sadie divertita.

Sono venuto a chiedere un consiglio non a farti ridere a crepapelle!” mormorò contrariato Jude.

Sadie asciugò un occhio con la punta di un dito e ispirando affondo, tornando seria disse:

Scusa! È che non mi immaginavo che il piccolo David non fosse tuo. Non vi frequento tanto a te e a tua moglie per rendermi conto di queste differenze!”

Sadie! È palese che non mi somigli nemmeno per sbaglio quel bambino!” esclamò Jude che cominciava davvero a perdere la pazienza.

Jude! Anche se me ne fossi resa conto al momento della nascita, che vuoi che ti dica? Quel bambino sarà la chiave di volta di tutta questa storia. Mi chiedi un consiglio ora? Sai che ti rispondo? Quante possibilità ci sono che Edith Norton si svegli dal coma? Praticamente pochissime. Se hai detto ad Orlando che il bambino non è tuo perché non te la senti di fargli da padre, hai fatto bene. Ma guardala con gli occhi di una persona che non è implicata in questo assurdo triangolo. Tu hai Edith. La sposi. Lei mette al mondo un bambino che sai non essere tuo. Lei ti implora di non dire nulla al padre di David. Lei ha un incidente quasi mortale e tu che fai? Dici tutto ad Orlando. Molti avrebbero taciuto. E sai perché?”

Jude guardò Sadie che lo scrutava come fa una maestrina severa che spiega qualche cosa ad un alunno particolarmente stupido.

Illuminami!” rispose lui con sarcasmo.

Lei sospirò e concluse:

Se Edith si sveglierà... Tra di voi nulla sarà come prima. È inutile chiedermi un consiglio Jude. Hai già fatto tutto da solo. E hai sbagliato. Mi spiace. In questo gioco esci perdente stavolta!”

Jude sollevò lo guardo sulla ex moglie che alzandosi dalla poltrona dove era stata seduta per più di un'ora ad ascoltare la storia dell'attore, disse poggiandogli una mano sul braccio:

Mi spiace Jude. Ma come dice Justin Timberlake... Quello che fai torna sempre indietro. E io, in una piccola parte del mio cuore, aspettavo questo momento da quando siamo andati assieme in Thailandia e ti ho chiesto se mi amavi... E quella volta non mi hai risposto...” e senza dire altro lasciò Jude da solo che cacciando le mani tra i capelli sospirò frustrato, trattenendo a stento le lacrime.


Miranda stava seduta nella cucina della sua casa, guardando Flynn che dormiva placido nel port enfant. In una piccola parte del suo cuore sentiva di aver sbagliato a mettere al mondo quel bambino. Per la sua carriera in primis, dal momento che Kim Kardashian stava avendo più successo di lei ed era richiestissima. Per il fatto che lei ed Orlando non si amavano più come i primi periodi e Flynn era capitato per puro caso in un momento di distensione tra i due.

E poi, la cosa che la faceva rabbrividire, era quella farsa messa su da Robin. Ogni volta che ci pensava si sentiva terribilmente in colpa. Era stata lei a costringerli a sposarsi in segreto, senza nemmeno i loro genitori, per una scelta di marketing. Scelta che Miranda ancora non capiva visto che Robin aveva spiattellato tutta la loro storia con improbabili paparazzate ad ogni settimanale di gossip.

Per il resto, quando i brutti pensieri la coglievano, bastava che guardasse il piccolo sorridere incerto, ancora quasi completamente cieco, che si affidava al suo olfatto per riconoscere lei o Orlando per capire quanto era fortunata e quanto amava quella creatura. E subito si rendeva conto di quello che aveva pensato e l'ennesimo senso di colpa si sommava alla lunga lista che aveva aperto dall'estate 2010.

Dei passi dietro di lei annunciarono l'arrivo di sua madre. Miranda si voltò sorridendo e mormorò:

Tranquilla! Sta dormendo!”

La madre della giovane sorrise e mettendosi a sedere disse:

Non stavo pensando al bambino. Stavo pensando a te. Non hai mangiato un solo boccone oggi. E non fai altro che piangere... Miranda... Non ti fa bene. Lo sai!”

Miranda sospirò passando una mano sulla faccia.

Credo di aver fatto un po' di errori ultimamente mamma!”

La donna aggrottò la fronte e non disse nulla.

Credo...” continuò Miranda. “... di aver sbagliato a pensare che tra me e Orlando le cose potessero andare bene...”

Lo si pensa sempre all'inizio di un matrimonio...” si intromise la donna ma venne bloccata dalla figlia che disse:

Mamma... Io non lo amo più. E non è per la storia del figlio che ha avuto con Edith. Le cose non andavano bene da prima che nascesse Flynn, da prima che ci sposassimo...”

Forse avete fatto le cose troppo in fretta... Ma non pensi che ora c'è il bambino e fare di questi discorsi fa male non solo a te, ma anche al piccolo. Vuoi che abbia una vita divisa da due genitori che si sono separati quando lui era piccolo?” cercò di farla ragionare la madre.

Miranda guardò Flynn e pensò ad un futuro senza Orlando. Nel fatto affettivo non le importava. Sentiva che avrebbe trovato un altro uomo che le avrebbe dato un po' di sicurezza. Quello di cui aveva paura era che suo figlio non accettasse la fine della loro relazione, anche non avendola vissuta in prima persona.

Non voleva che diventasse uno di quei ragazzi con mille problemi che finiscono a drogarsi per colpa dei genitori.

Ma lei voleva lottare per una persona che la stava costringendo a vivere una relazione a metà?

Doveva imparare di nuovo ad innamorarsi di Orlando?


-Dove sono?-

Edith stava camminando. O almeno sentiva la eco dei suoi passi. Ma in quel mondo senza un confine, senza dimensione, dove tutto era nero, Edith non era sicura di camminare. Poteva levitare, nuotare, strisciare che non se ne sarebbe resa conto.

-Deve esserci una fine. Non può durare in eterno...- pensò lei.

Sentiva un ticchettio continuo che rimbombava nella eco di quel niente, di quel nulla. Un ticchettio come quello di tacchi in una stanza grande e vuota, con il pavimento di marmo. O come quello di una goccia che cade ripetutamente dentro un recipiente.

-Sto impazzendo! Oh! Dove sono Orlando e Jude?-

Respirò affondo e gridò:

-JUDE! ORLANDO!-

Era inutile. Aveva gridato ma non aveva sentito la sua voce.

Al contrario, nell'aria, in quell'oscurità opprimente, sentì un rumore.

L'allegro scrosciare di acqua sulle rocce.

Il canto di un usignolo.

La risata di una donna.

Edith!

-Che sta succedendo?-

Edith cominciava ad aver paura. Voltò la testa da una parte all'altra, più volte, ma quasi sentiva di non avere il controllo del suo corpo. Quasi sentiva che quello che stava intorno, quel nulla, quel vuoto, stesse entrando in lei e la stesse disgregando.

Edith! Sono qua!

-Chi sei?-

Come? Non mi riconosci?

Ok! Non poteva essere vero. Quella che sentiva non poteva essere la stessa voce-

-Sì! È ufficiale! Sto impazzendo!-

No! Non stai impazzendo. Sono vicino a te. Non lo senti?

Edith si voltò di nuovo. Non aveva la percezione del luogo, del suo corpo. Ma aveva dei ricordi, sentiva ancora delle emozioni. Ed era felice. Non spaventata.

-Grand-mère?-

Mi sarei offesa, sai, se non mi avessi riconosciuta?

La risata allegra rimbombò nell'oscurità. Non era spettrale, né sinistra. Era dolce, tranquilla.

-Nonna? Dove sono?-

Non ottenne nessuna risposta.

-Nonna?-

Non sei. Ecco tutto.

Edith sentì il cuore perdere un battito.

-Non sono morta, vero nonna?-

No! Non ancora. Sei nel limbo, quello spazio che sta tra la vita e la morte. Nel non essere. Ecco dove sei, piccola.

Edith portò una mano alla bocca. Solo allora si rese conto di non sentire il tatto, il contatto della pelle delle mani contro le labbra. Era come se fosse nulla, puro spirito.

Pensò ad Ella. A David. Voleva piangere ma non ci riuscì.

-Posso vederti?-

Non puoi. Sono qui per guidarti. Sei appesa ad un filo. Lo sai?

Edith sentì il cuore mancare un battito di nuovo. Stava per morire. Ma perché non era spaventata? Perché si sentiva come quando a scuola la professoressa diceva che doveva spiegare invece di interrogare?

Lo sai che quando ti sveglierai nulla sarà come prima?

-Che vuoi dire?-

Dovrai decidere. Te lo chiederanno loro stessi.

Edith stavolta sentì il terrore invaderla da dentro. Non voleva. Non poteva scegliere tra i due uomini che amava.

-Io non posso scegliere!-

Non solo puoi farlo. Devi...

Edith sospirò nervosa.

-E se ti chiedessi di portarmi con te?-

Edith non ottenne di nuovo nessuna risposta.

-Nonna!-

Potrei. Ma devi fare un cammino prima. E dopo di quello deciderai, piccola.

Edith aggrottò la fronte. Non aveva capito.

-In che senso?-

Non posso portarti via senza che tu abbia aperto gli occhi, Edith. Anche se questa è la fine, per te. Devi capire Edith. Capire...

Edith socchiuse gli occhi e sospirò rassegnata. La resa dei conti era arrivata.


Non posso negare che ci sia la possibilità che la signora Law non si svegli dal coma. Il problema è che se lo farà non sappiamo quanto e come si rimetterà. Ci sono persone che si riprendono piuttosto in fretta... Altre ci mettono anni... Altre ancora non ci riescono nemmeno in una vita...”

Jude socchiuse gli occhi. Orlando era entrato grazie all'intervento di Jude che aveva detto al dottore che essendo il padre di Ella doveva sapere anche lui cosa sarebbe successo ad Edith.

Stava seduto dalla parte opposta a quella di Jude e ascoltava quello che diceva il dottore con la testa china.

Ma si potrà risvegliare!” esclamò Emma concitata.

Tutto quello che era successo per lei era snervante. Sua sorella stava male e nemmeno qualche giorno prima aveva scoperto di essere rimasta incinta per la prima volta.

Il dottore scosse la testa e rispose:

Ci sono delle possibilità che lo faccia... Ma non siamo sicuri... Ed è per questo che vi abbiamo chiamato qua... Potreste dover prendere una decisione importante... Nel caso la paziente non ce la faccia, dobbiamo chiedervi se sapete o no se voleva che venissero donati gli organi. La signora Law è una donna sana...”

Voleva. Ne stavamo parlando una sera...” disse Jude.

Il medico annuì e stava per rispondere, quando il cerca persone prese a suonare.

L'uomo sorrise imbarazzato scusandosi e subito, dopo un'occhiata veloce, si scurì. E sollevando la testa verso i presenti disse:

Vi prego di seguirmi, signori. Credo che ci sia qualche problema in sala rianimazione...”


Nell'oscurità dove aveva vagato fino a quel momento vide una luce fioca, fatta di mille colori.

Questa luce si avvicinò a lei. Non cresceva né diminuiva. Volava come una piuma nel vento e si avvicinò a lei. Al suo petto.

Edith la guardò mentre levitava davanti a lei.

-Cosa è?-

I tuoi ricordi.

Edith sospirò. Aveva tutto il tempo del mondo, ma non sapeva se era pronta a ricordare. Se era pronta ad affrontare quella cosa che le faceva più paura del futuro: il passato.

Ma la luce non si curò dei suoi sentimenti. Senza cerimonie entrò nel petto di Edith che cadde, o levitò a sua volta, nell'oscurità.

E in un attimo vide una tenda rossa. Edith conosceva quel posto. Era un auditorium. C'era qualche esibizione.

Con lo sguardo cercò se stessa tra la folla di piccoli geni del piano e vide una ragazzina magra, in disparte. Era lei a tredici anni.

Non doveva essere, infatti più tardi del 1992, visto i vestiti che portava. Quasi se ne vergognava. Aveva una gonna lunga nera. Un top dello stesso colore che lasciava la pancia scoperta e sopra uno spolverino bianco di tulle, legato sotto il seno. I capelli erano lunghi, divisi a metà da una riga in mezzo simmetrica, bloccati da due forcine colorate ai lati e gli occhi truccati con un lieve accenno di matita e un velo di rimmel. Solo la bocca era segnata da un rossetto rosso mattone con i tratti delle labbra delineati.

Sorrise guardando le mani che battevano i tasti del pianoforte nonostante non ci fosse nessuna tastiera. La Edith adulta e quella bambina stavano una vicino all'altra.

-Non amavo esibirmi. Non l'ho mai amato, sai?-

Lo so! Lo facevi per tuo padre.

Edith-adulta sospirò e vide Davide Lorenzetti che guardava la sua controparte ragazzina da lontano. Non c'era odio in quello sguardo, ma la stessa espressione dolce che Edith avrebbe visto a Verona qualche anno più tardi.

-Non dirmi che...?-

Sì! Era già innamorato di te. Solo che non sapeva come dirtelo.

Edith sorrise e la scena vorticò. Le luci divennero confuse. Edith era come finita dentro una centrifuga. I colori si sovrapponevano, correvano, guizzavano, saltavano fuori come l'acqua smossa dentro un vaso di fiori.

Poi tutto divenne nitido. Era di fronte al balcone di Giulietta. Davide era davanti a lei. Stavolta era sé stessa. Era dentro il corpo della sedicenne a cui batteva il cuore per la sua prima vera dichiarazione d'amore.

Davide la guardava. Sorrideva. E serio disse:

Io credo di essermi innamorato di te, Edith Norton. Anche se è un po' difficile capirlo. Non lo sono mai stato prima. E volevo che tu sapessi che voglio passare il resto della mia vita con te. Voglio che diventiamo famosi entrambi... Che ci sposiamo nel duomo di Verona. E che un giorno, quando saremo pronti, prenderemo una bellissima villa sul mare e andremo a vivere con il nostro bambino...”

Edith sorrise commossa. Come aveva fatto quella volta, dopo quelle parole. Guardò gli occhi di Davide e dentro quell'oscurità venne risucchiata.

Era di nuovo in mezzo al nulla. Da sola.

Questo eri quello che dovevi diventare. Una pianista famosa. La moglie del tuo degno rivale. Ma sei tornata in Inghilterra. Hai lasciato il tuo primo amore. Non vi siete più sentiti e i sogni di entrambi sono diventato solo dei fuochi fatui.

-Non eravamo destinati ad amarci, forse...-

La voce non rispose. Una nuova luce corse vorticando in quel nulla privo dello spettro dei colori ed entrò nel cuore di Edith. E stavolta le fece male.


Sofferenza cardiaca...”

Jude guardava da fuori il vetro quello che stavano facendo i dottori.

Non ci voleva credere. Quella ragazza colta dagli spasmi era sua moglie. Quella piccola roccia che se ne fregava di tutto e di tutti. E lui la stava perdendo.

Si voltò e vide Orlando, con gli occhi lucidi, che scuoteva la testa. Accanto a lui Eloise in preda ai singhiozzi.

Voltò lo sguardo. Il monitor segnava i battiti.

Novanta... Ottantacinque... Ottanta...

Defibrillatore. Pronti!”

Jude sentì le persone intorno al letto di Edith sbraitare ordini.

Guardò le placche metalliche posarsi sul petto di Edith.

Carica!” la scossa. Il corpo percorso dalla corrente ancora inerme.


Edith conosceva il posto in cui era finita. Era un ufficio. Uno dei più in vista di tutta Londra. Almeno qualche anno prima.

L'ufficio di Brian Stephensons. Entrò ticchettando e vide un uomo alto, con gli occhi fissi sul computer, mentre leggeva qualche cosa che Edith non sapeva cosa fosse e dava ordini al telefono.

Edith guardò le décolleté nere a punta e la gonna dello stesso colore che la copriva fino al ginocchio. Era il giorno in cui aveva intervistato Brian.

Il giorno in cui si erano conosciuti.

Lui si sollevò dalla sedia. Sorrise. Allungò la mano e disse:

Brian Stephensons. Con chi ho l'onore?”

Edith Norton!”

Una fitta al cuore fece vorticare di nuovo i colori. Di nuovo macchie di luce sulla tavolozza di un pittore disordinato. I colori accesi di un mazzo di fiori presero forma davanti ai suoi occhi. Ma l'immagine era disturbata.

Che significa?”

Edith si meravigliò che la sua voce apparisse disincarnata, quasi lontana mille miglia. Era un ricordo. Lei non era veramente lì in quel momento. Il suo corpo era in un letto, inchiodato a macchinari che lei non vedeva. E la sua mente era invasa dai ricordi. O dal sangue del trauma cranico?

Vuoi sposarmi?”

Il bacio come la voce di Brian produsse una eco spettrale che gelò il sangue nelle vene.

E la sua risposta rimbombò infinite volte:

Non sono ancora pronta… Non sono ancora pronta… Non sono ancora pronta… Non sono ancora pronta… Non sono ancora pronta…” e i colori cominciarono di nuovo a vorticare dolorosamente.


Carica!”

Una nuova scossa. Il corpo di nuovo mosso dall'elettricità indotta.

Orlando guardava Edith. In silenzio. Con gli occhi pieni di lacrime. Allora era così che doveva finire? Era stato così stupido pensare che Edith fosse persa per sempre dopo il matrimonio con Jude.

Solo in quel momento, mentre i dottori facevano il tutto e per tutto per salvarla si rese conto che la stava perdendo davvero. E dolorosamente tutto il tempo perduto tornò a galla.

E faceva male da morire.


Di nuovo il buio.

Di nuovo da sola.

Ma per quale ragione quel dolore che sentiva nel petto non andava via?

-Nonna!-

Edith non capiva ma sentiva quel dolore trapassarla da parte in parte.

Eppure lei doveva essere fatta solo di puro spirito.

Materia impalpabile.

Perché sentiva quel dolore.

Non credo che tu abbia mai veramente amato Brian, sai?

-Nonna! Ti prego! Fallo smettere. Mi sta facendo male!-

Non dipende da me. Sono quelli là fuori che stanno facendo tutto.

-Nonna! Portami via!-

Edith non sopportava quel dolore. Non le importava di nulla. Voleva solo che tutto finisse. Il dolore. I ricordi. La paura.

È ancora troppo presto.

Edith avrebbe voluto piangere, gridare. Non ci riuscì. Vide un'altra volta la luce correre verso di lei. Entrarle dentro e farle male.

Era al Hard Rock Caffè di Londra. Orlando stava davanti a lei.

Scusi? Potrei avere un espresso e una mezza minerale naturale, per favore!”

La sua voce disincarnata risuonò di nuovo. Stavolta anche i movimenti erano lenti. Come quelli di una persona febbricitante. Era quella l'agonia allora?

Poi i colori presero di nuovo ad accavallarsi e solo quando si bloccarono vide Orlando, in piedi che parlava con Patrick:

Conosco Edith da ottobre. E non è cominciata bene. Per niente... ma poi mi sono reso conto di quella che è veramente. Una che lotta per far vedere come vanno le cose in un continente che non è il suo. Una che prende una macchina e ti porta a Parigi per aiutarti a far pace con la tua ragazza e quando scopre che non è possibile, ti porta a vedere il Louvre e a mangiare sotto la Torre Eiffel. Una che manda a monte una storia non solo per aver scoperto di essere stata tradita, ma perché, la persona che stava con lei, in mezzo a tutta quella bagarre che aveva creato, ci aveva messo in mezzo anche me... Edith è una ragazza che ti fa rischiare un incidente d'auto solo per salvare un gattino, che ama la nipotina Charlotte come pochi possono amare un bambino che non è loro. E aspetta il figlio che Jen sta per avere. Perché, ne sono certo, lo amerà come ha amato la figlia di Rachel. E ancora... Edith è un'amica fidata. Che ti distrugge con le sue battute pungenti, che riesce a ridurti in briciole solo con una delle sue osservazioni... Edith è uno spettacolo anche nei suoi difetti! E non capisco come lei non riesca ad amarla. Perché credo che una volta che ci si avvicina lei, in un modo o in un altro, si finisce per innamorarsene davvero...”

-OB!-

Ti ama ancora lo sai?

-Lo so!- rispose Edith.

Una nuova fitta la fece piegare sulle ginocchia. Cosa diavolo le stavano facendo?

Sei sempre stata orgogliosa, lo sai?

Se il dolore non fosse stato troppo forte, Edith avrebbe sorriso.

-E cosa vorresti dire con questo?-

La nonna sorrise. Una nuova nube colorata si avvicinò ad Edith che si trovò di nuovo, dolorosamente trasportata dai colori e dalle luci.

Si trovò in mezzo a della gente che non conosceva. Guardò il suo corpo, fasciato in un abito rosso e molto più snello. Non c'erano dubbi. Stava ricordando fatti risalenti a prima delle sue due gravidanze e quello in particolar modo era legato alla festa a L.A di Giorgio Armani.

Sentì la voce di Orlando gridare qualche cosa che non capì e poi una frase:

Ti presento una mia carissima amica. Si chiama Edith Norton ed è inglese come noi!”

Edith si voltò e lo vide. Aveva i capelli un po' lunghi e la sua solita faccia da schiaffi.

So chi è! Ho aspettato anni che mi intervistasse, ma evidentemente non ero abbastanza famoso!”

La mano di Jude sollevò dolcemente quella di Edith e l'avvicinò alla bocca, senza nemmeno sfiorarla. Gli occhi azzurri la fissarono a lungo mentre diceva:

Incantato!”

Questo è Jude, vero?

La voce di sua nonna arrivò come una freccia che le gelò il cuore portandola nell'indefinita oscurità da cui era partito tutto.

Edith annuì. Sentì la nonna sorridere. E dopo qualche istante di silenzio disse:

Ti ama, Edith. Anche lui.

-Lo so!-

Quanto avresti dato perché rivolgesse a te uno di quegli sguardi che rivolgeva alle sue partner femminili nei film. Alla fine ci sei riuscita, vero?

Edith sollevò la testa. Una nuova scossa.

Cadde in ginocchio di nuovo implorando:

-Basta! Vi prego!- e la luce la imprigionò di nuovo.


BASTA! VI PREGO!”

Orlando si voltò e vide Jude, con gli occhi pieni di lacrime che sbatteva i pugni contro il vetro della camera di riabilitazione.

Se avessero smesso sarebbe finita. Edith non si sarebbe svegliata. Come poteva volere questo?

Guardò Eloise che abbracciava il genero che disperato ripeteva:

Non voglio perderla. Ma non voglio nemmeno che soffra...”

Orlando guardò il vetro. Il corpo di Edith veniva percorso da un'altra scossa.

Fu una frazione di secondo. I dottori guardarono il monitor. Anche tutti i presenti dall'altra parte del vetro fecero lo stesso.

Jude voltò gli occhi pieni di lacrime verso il letto. Orlando fece lo stesso.

Il cuore aveva ripreso a battere.


Le immagini presero a vorticare. Jude e i suoi tre figli che camminavano per le strade innevate prima di Natale. Jude che beveva cioccolata e la guardava sorridendo.

Poi la luce del camino nella casa da scapolo di Jude. Lui vicino, tremendamente vicino che le accarezzava una guancia. E quello sguardo... Proprio come al cinema.

Diciamo che le cose non sono cambiate e che penso che, forse, è arrivato il momento che tu lo sappia! Ti ho vista stare con lui, essere felice con lui. Ho pensato che non fosse altro che un fuoco di paglia, poi la notizia della tua gravidanza. E quando ti vidi, il Natale scorso, ti fermai per saperne di più di quello che dicevano i giornali. E vidi che eri felice. E, diciamocela... Quando hai detto a Rafferty che poteva stare tranquillo, perché tra di noi non ci sarebbe stato nulla, allora ho capito che dovevo lasciar perdere! Impossibile che tu non l'abbia mai capito? Mi piaci da impazzire Edith Norton!"

Edith portò una mano alla bocca. Il dolore era fortissimo ancora. Sentiva quasi che se l'avessero solo toccata avrebbe sofferto. Nonostante questo si sentiva triste. Terribilmente triste.

Solo ora si rendeva conto che Jude era stato quasi messo in mezzo a quella storia. Che lo aveva preso in giro alle volte, dicendo di non amare Orlando, quando invece non era vero. E la vita l'aveva punita facendola innamorare perdutamente anche di lui, facendolo diventare parte integrante della sua vita.

Suo marito.

Non ti sei comportata bene con lui. Eppure alla fine, ora, non puoi fare a meno della sua presenza. E non come amico. Non ti basterebbe più...

Edith guardò la nuova palla di luce che si avvicinava a lei.

E quando la rapì sentì la musica dei Maroon5 invadere il silenzio.

Lei era vestita da sposa e quasi a memoria sussurrò:

Non sei venuto fin qui solo per dirmi questo, vero?”

Ti amo Edith. E voglio che tu venga con me. Voglio che tu non sposi Jude. Voglio che tutto ricominci da capo. E giuro... Stavolta lascerò Miranda, davvero!”

Edith sentì quelle parole scivolarle addosso come l'acqua. E una domanda le venne in mente.

-E se lo avessi seguito quella mattina?-

Saresti stata felice di sapere Jude con il cuore spezzato?

Ci mise qualche secondo per rispondere. E poi, guardando gli occhi di Orlando rispose:

-No!-

Non ti credo più, OB. Ormai non ti credo più!”

-L'ho perso per sempre quel giorno, vero?-

Nulla è perso per sempre... Almeno fino a che si ha la possibilità di sistemare le cose.

ASPETTO UN BAMBINO DA LUI, ORLANDO!”

-Lui sa del bambino?-

Non posso dirtelo.

-Lo sa, vero?-

La nonna non rispose. Orlando si smaterializzò e da lontano arrivò una voce. I colori si accavallavano ma vedeva sagome distinte, tante, tutte strette in abiti eleganti. E la chiesa dove si era sposata.

Ora basta sceneggiate. Hai trent'anni Edith. Devi decidere tu... Nessuno ti sta obbligando a sposare Jude. Nessuno ti costringe a non farlo. Quello che ti chiedo però da padre, da uomo e da marito è di prendere una decisione e lasciare uno di questi uomini fuori dalla tua vita... Per sempre...”

La marcia nuziale rimbombò sinistra nell'oscurità.

-Mi aveva chiesto anche papà di scegliere. E io non l'ho fatto!-

Nulla è definitivo ancora. Dipende solo da te.

Arrivò la fine della navata. Prese la mano di Jude e il prete chiese:

E tu, Edith Isabel Norton, vuoi prendere David Jude Law come tuo sposo?”

I will!”

Edith portò le mani alle orecchie e cadde carponi implorando di nuovo:

-Basta! Non ce la faccio più!-

Divenne di nuovo tutto buio. Il vagito di un bambino. Le ricordava Ella quando piangeva i primi periodi. In un modo isterico, quasi volesse per sé e solo per sé le attenzioni di tutti.

Perché ti amo e so che lo farò per sempre. Perché sei la madre di mia figlia e non solo. Perché sei speciale e mi fai ridere. Perché ti desidero come ho desiderato poche donne... Perché voglio che sia per sempre. Vuoi sposarmi Edith Norton?”

-Orlando?-

Non ottenne risposta. Nemmeno la nonna parlò. Era di nuovo sola in quel buio che cominciava a farle paura.

-Nonna!-

Niente solo il silenzio e la eco ripetuta della sua voce.

Poteva essere passato solo un minuto da quando tutto era cominciato. Un'ora o un giorno. Edith non lo sapeva. Sapeva solo di essere terribilmente stanca.

Nell'oscurità riecheggiò la voce di Jude.

Non piangere. Oggi è nato nostro figlio!”

-Jude!- disse e cadendo, finalmente pianse.

E sentì la risata di Ella e la sua piccola voce che la chiamava:

Mamma! Dai mamma, svegliati. Ti sto aspettando!”

E la risata di David.

Fu allora che vide una luce bianca. Si sollevò e la guardò. La investiva e i contorni del suo viso e del suo corpo venivano risucchiati via. Stava diventando luce. Forse se ne stava andando.

Guardò la fonte di quello splendore indefinito che quasi l'accecava dopo tanta oscurità.

Mamma!”

-Ella!-

I tratti del suo corpo venivano risucchiati via. Stava morendo allora?

Per la prima volta si rese conto di aver paura. Non voleva lasciare Ella e David. Non voleva più.

Hai deciso?

Edith aguzzò la vista e vide la nonna che si avvicinava a lei.

Sorrise e rispose:

-Sì!-


Edith guardò il panorama tranquillo davanti a lei.

Dopo essersi svegliata dal coma, aveva deciso di prendere i suoi due figli e di andare a vivere a Kendal, nella Lake District.

Da ormai tre mesi, Edith aveva trovato la sua calma e stava lavorando ad un nuovo libro, 'Il segreto di Iris' che raccontava la storia di una ragazza che a sedici anni si trova immischiata in quella che era la Seconda Guerra Mondiale.

In questo romanzo, Edith, aveva messo molto di sé stessa. Iris la rappresentava in tutto e per tutto. Era volitiva, sarcastica e dispotica proprio come lei. Era una ragazza poco convinta dell'uomo che doveva sposare, un uomo ricco e viziato che non aveva a cuore la sua fidanzata ma solo il proprio tornaconto.

Iris si trovava coinvolta nella seconda guerra mondiale perdendo tutto quello che aveva e trovando l'appoggio di un ragazzo ebreo che lei stessa aiutava a nascondersi facendolo passare per suo marito.

Con questo ragazzo mise al mondo una bambina che venne battezzata nonostante la religione paterna.

Ed era questo il segreto di Iris. Questo amore travagliato, quasi impossibile, si dissolse quando il ragazzo ebreo partì in cerca dei suoi famigliari. E dopo un anno di lettere, i contatti tra i due si persero.

Sola perché ripudiata dalla sua famiglia, Iris e sua figlia vissero il triste dopoguerra costellato di fame e privazioni. Fino a che nella vita di Iris arrivò un ufficiale inglese biondo che dopo qualche capitolo la chiederà in moglie.

Qui Edith si era bloccata. O meglio, dopo una serie di avvenimenti più o meno drammatici era arrivata al terribile dilemma se far morire o no la sua protagonista. E da come si stavano mettendo le cose, visto anche quanto cominciava ad odiarla, Edith la voleva davvero morta.

Aveva abbandonato quindi il suo romanzo e aveva deciso di passare le sue giornate in tranquillità, nell'attesa che l'amore per la sua protagonista e l'ispirazione tornassero a lei. Apatica verso la pagina bianca di Word che con la sua linea al bordo sinistro della pagina chiedeva silenziosamente che qualche pensiero venisse formulato.

E in quella apatia i mesi cominciarono a passare, intorpidendo Edith, lasciandola priva di ogni voglia.

E nel mentre l'inverno si succedette alla primavera e riempì di colori la valle tranquilla.


Quella mattina Edith stava guardando il lago, in silenzio. Pensava alle cose che aveva lasciato a Londra e non ne provava nessuna nostalgia.

Dopo il suo risveglio, Orlando si era detto disposto a sposarla. Jude le aveva chiesto di andare a fare una lunga vacanza e fare un bambino.

Per la prima volta in cinque anni Edith si sentì spaventata e decise di fare qualche cosa per sé e di andare a stare lontano da Londra, a Kendal appunto, nel Distretto dei Laghi, senza dire a nessuno dei due uomini dove fosse.

Quello che a Edith faceva più paura era il dover ammettere a tutti, perfino a sé stessa, di essere caduta in depressione.

C'erano tutti i segnali: inappetenza, poca sopportazione dei figli, pianti continui, crisi di panico, sonno a singhiozzo di notte e stanchezza di mattina.

Aveva dovuto prendere una governante per svolgere i vari compiti di casa e controllare suoi figli. Aveva il terrore di lasciare il confine della casa e di essere trovata da Orlando o Jude, pronti a costringerla a tornare a casa. E sapeva che se il suo libro non trovava un finale era solo perché aveva paura di decidere anche per il destino dei suoi protagonisti cartacei.

Aveva fatto scappare la sua protagonista, proprio come aveva fatto lei. Ed ora che era lontana non riusciva a prendere una decisione. E vagava nello stesso buio, nella stessa oscurità che aveva avvolto Edith quando era incosciente.

Nonostante però si rendesse conto che qualche cosa non andava, Edith non aveva la forza di reagire. Dentro di sé sapeva di essere depressa, ma non lo voleva ammettere con nessuno, perché aveva paura che se lo avesse detto ad alta voce, allora tutto sarebbe precipitato.

Stava guardando il bellissimo panorama senza provare la minima emozione, fusa in un unico essere in quel silenzio naturale, quando sentì:

Mamma?”

Edith si voltò e vide Ella. Era maledettamente simile ad Orlando. Gli stessi occhi, gli stessi capelli, perfino lo stesso modo di sorridere. Ringraziava Dio solo che l'avesse resa femminile già da piccola oppure sarebbe bastato davvero poco perché la scambiassero per il padre una volta cresciuta.

Dimmi?” disse Edith sorridendo facendo sedere la figlia nel dondolo accanto a lei.

David sta dormendo. E io mi annoio!” ammise triste Ella arrotolando un ditino nel piccolo boccolo color cioccolata.

Chiama Lucy e dille che vuoi giocare!” le propose Edith cercando di evitare la domanda di sua figlia. Non aveva voglia di giocare con lei.

Ha detto che sta preparando il pranzo e non può giocare con me!” mise il broncio Ella.

Edith sospirò e disse:

E se andassi a colorare in camera?”

David ha strappato tutti quaderni mentre giocavamo. Mi sono messa anche a piangere ma tu dormivi...” rispose Ella con una punta di rimprovero nella voce.

Edith sentì una morsa nello stomaco. Stava diventando uno zombie e non stava facendo nulla affinché non accadesse.

Amore!” cercò di scusarsi Edith: “La mamma non sta bene...”

Perché non mi insegni a scrivere?”

Edith aggrottò la fronte. Ed Ella aggiunse:

Io da grande voglio diventare brava come te. E anche bella come te. Voglio scrivere tante storie e voglio essere forte come te...”

Quelle parole, gli occhi luminosi di Ella mentre le parlava, furono come un raggio di sole che buca le nuvole. Edith la guardò e sorrise e abbracciandola, la strinse al petto e piangendo le disse:

Amore! Hai appena detto alla mamma la cosa più bella che le sia mai stata detta, lo sai?”

Ella la guardò senza capire e disse:

Mamma ma perché piangi. Non puoi insegnarmi?”

Edith scosse la testa e disse:

Certo che posso. E ti dico di più. Scriverà anche la mamma... E ti dedicherà quello che ha scritto...”e baciandola le prese la mano e per la prima volta da quando era arrivata a Kendal sorrise felice, tanto che Lucy, che si stava pulendo le mani con uno straccio vecchio mentre usciva dalla cucina, la guardò senza capire.


Qualche settimana dopo.

Londra.


Orlando e Jude stavano seduti nella stessa camera. Da quando Edith se ne era andata via loro due non si erano più visti né parlati.

Trovarsi quindi fianco a fianco nella stessa camera li rese un po' nervosi e al contempo innaturalmente silenziosi.

Un uomo alto entrò nella stanza, spezzando un po' di quella tensione invisibile ma palpabile e sedendosi nella scrivania di fronte alla loro, disse:

Una nota casa editrice, ci ha contattati. Vogliono fare un esperimento, qualche cosa di mai provato prima. Vogliono che un libro di un famoso scrittore, esca quasi contemporaneamente con il film che ne verrà estratto!”

Una mossa azzardata!” si intromise Jude.

La storia è molto bella. Si pensa che si sta parlando del miglior libro che questo scrittore abbia mai scritto!” rispose l'uomo.

E noi che c'entriamo?” chiese giustamente Orlando.

E questo è il punto. Abbiamo letto la sceneggiatura e i due personaggi maschili vi rispecchiano completamente. Uno moro e con i capelli ricci. L'altro biondo e con gli occhi verdi. Abbiamo pensato subito di chiamarvi e di proporvi il contratto. La nostra casa di produzione è disposta a tutto pur di avervi per questo film...”

Orlando e Jude si guardarono negli occhi e sospirarono.

Ne dovremo parlare con i nostri manager!” dissero all'unisono.

L'uomo sorrise e rispose:

L'ho già fatto ed entrambi hanno detto che l'idea è buona. Ed abbiamo pattuito un prezzo...” e porse due fogli ai due.

Orlando e Jude il presero e lessero un compenso con molti zeri per entrambi.

Allora vi alletta come offerta?”

I due guardarono i fogli. Diavolo! Certo che era un'offerta allettante! Anche per uno che è abituato a guadagnare un sacco di soldi vedere tanti zeri messi assieme fa gola.

Io vorrei sapere una cosa! Ma chi è questo scrittore?” chiese Jude.

Vero! Non ha mai fatto il suo nome!” aggiunse Orlando.

L'uomo si schiarì la voce e disse:

Il mio cliente è uno uomo molto riservato. Lo incontrerete direttamente alla premiere del film...”

Jude e Orlando si guardarono ancora. Non fecero altre domande. Presero entrambi una delle due penne che l'uomo stava offrendo loro e firmarono il contratto.


Nel frattempo, a Kendal.


Il telefono squillò nella casa dove la eco delle risate dei bambini e della voce di Edith che implorava a David ed Ella di smettere di farle il solletico riempiva il silenzio delle grandi camere.

Lucy, sorridendo, si avvicinò al telefono e rispose:

Casa Norton!”

Vorrei parlare con la signora se è possibile!” disse una voce dall'altra parte.

Lucy annuì e andando verso la camera disse, bussando appena sulla porta aperta:

Missis Norton. C'è qualcuno che vuole parlare con lei!”

Edith si alzò e portando i capelli indietro con una mano rispose:

Pronto?”

Missis Norton. Sono Robert Barlow. L'ho chiamata per informala che il signor Bloom e il signor Law sono andati via dal mio ufficio proprio in questo momento...”

Hanno firmato?”

Tutti e due”

E hanno voluto sapere chi era lo scrittore?”

Sì! Ma li ho liquidati con una risposta adeguata. Il film si farà. E uscirà a Natale. Come previsto!”

Edith saltò sul posto felice. Il suo piano aveva inizio.


Natale 2011


Le riprese erano state frenetiche. Il film doveva essere finito in tre mesi e molte delle cose da fare era state fatte in digitale.

Orlando e Jude non ebbero problemi a lavorare così e nemmeno Angelina Jolie, loro partner sul set, ne ebbe dal momento che tutti e tre avevano girato dei film con questa tecnica.

Lavorarono febbrilmente, ventiquattro ore su ventiquattro, a stretto contatto gli uni con gli altri: attori, costumisti, scenici, truccatori, cameraman e regista. Senza sosta, senza lamentarsi. Così per tre mesi

Poi, quando tutto fu finito fu messa in moto la macchina della pubblicità. Sia il libro che il film erano attesi come gli eventi del secolo. E per i trailer e le anticipazioni sul libro lo sembrava davvero.

Ma la storia usata dai giornali era un'altra. Dopo essere stati rivali in amore, Jude e Orlando erano diventati ottimi amici.

Si vedevano spesso, mentre stavano girando il film in Germania, andare a cena assieme e fare scherzi anche sul set, nonostante il clima piuttosto caotico che si respirava.

Una volta finite le riprese si erano anche tenuti in contatto, alimentando il gossip e creando una notevole aurea di curiosità attorno al film.

Non sapevano che dietro tutto questo stava Edith che dalla sua casa a Kendal guardava l'evolversi della situazione attraverso i giornali. E vedeva chiaramente che tutti i suoi intenti stavano giungendo a buon fine.


Jude e Orlando, fasciati in un completo Versace, il primo e in uno Armani il secondo, stavano seduti in una stanza, aspettando che lo scrittore si venisse a congratulare con loro, come aveva detto Robert Barlow.

Orlando stava tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona nervoso, quando disse:

Sai che ho pensato che lo scrittore non sia un uomo ma una donna?”

Anche io!” sorrise Jude che cominciava a dare segni tangibili del suo nervosismo.

Ma non una donna qualunque, OB!” continuò Jude.

Orlando si grattò la testa e rispose:

Credo che stiamo pensando alla stessa cosa, dude!”

Jude si sollevò e ammise:

Forse l'ho pensato solo perché non la vedo da quasi un anno ormai!”

E come avete fatto per il divorzio?” domandò Orlando interessato.

Non siamo divorziati. Abbiamo deciso di stare separati. O almeno è quello che mi ha detto il suo avvocato a marzo...” rispose amaro Jude.

Orlando passò una mano sul viso e replicò:

Io vedo Ella e David due fine settimana al mese. E ogni cinque settimane ne passano una con me, Miranda e Flynn. Ma anche io non so nulla di lei da dopo l'incidente...”

David ed Ella!” sorrise malinconico Jude. “A Rudy ed Iris mancano molto. Come stanno?”

Bene! Crescono tutti i giorni. Quando li vedo mi sembrano diversi da quando li ho visti solo qualche settimana prima!” sorrise Orlando.

E come fai? Se non vedi Edith da tanto...?” domandò Jude.

Rachel. O Jen. Almeno prima che morisse Tom. Da quando è morto il padre, Jen si è un po' lasciata andare...” spiegò Orlando.

L'ho vista qualche giorno fa da Harrods. Stava facendo le compere per Natale!” lo interruppe Jude.

Sì! Lo so! John mi ha detto che aspetta un bambino e che questo, almeno un po', la sta aiutando!” finì Orlando.

Rachel invece l'ho vista che presentava il telegiornale delle dieci. Alla fine ce l'ha fatta!” sorrise Jude soddisfatto, quasi fosse una sua personale conquista.

Orlando sorrise e rispose:

Beh! Con il terzo figlio che sta arrivando mi sembra più che normale!”

Jude spalancò la bocca e disse:

Chi lo avrebbe mai detto!” e aggiunse: “Ho sentito Emma. So che ha avuto una bellissima bambina che ha chiamato Helen. Dice che Clay è impazzito di gioia!”

Orlando annuì:

Paul ha aperto uno studio grafico. Me lo ha detto John. E Jessy tornerà a lavorare a breve... Ha preso il negozio della sorella...”

Jude si grattò il mento e disse:

Abbiamo aspettato un anno per parlare di loro, OB! Ci frequentiamo da un sacco di tempo e non abbiamo mai parlato di persone che hanno fatto parte della nostra vita per anni!”

Orlando annuì e rispose:

Forse era Edith il collante che ci univa a loro. Onestamente, del gruppo di amici di Edith frequento solo John e Rachel, ma loro sono i miei migliori amici... Gli altri un po' meno...”

Jude annuì e rispose:

John è una brava persona. Lo stimo davvero...”

Orlando guardò Jude e ammise:

Credo che sia reciproco!” e sorridendo per la battuta lasciò qualche secondo di silenzio e poi aggiunse: “Mi mancano gli anni in cui stavo con Edith. Mi sto rendendo conto giorno per giorno che con lei ero molto più vicino alla realtà di quanto non lo sia adesso!”

Jude sospirò e si mise a sedere:

Io, invece, avevo messo radici. Sembrava quasi che avessi smesso di andare a cercare una donna diversa ogni notte... Invece...”

Ti lamenti del fatto che sei tornato ad essere un mandrillone? Vedi che almeno lo puoi fare senza che qualcuno a casa si renda conto che hai un profumo diverso addosso!” replicò Orlando.

Tradisci ancora Miranda!?” esclamò divertito Jude.

Se non ami completamente alla fine lo fai. E io, che ho tradito anche Edith...”

Stava per finire quando qualcuno aprì la porta. I due si voltarono e videro una donna, bellissima. Era fasciata in vestito rosso di Valentino e ai piedi portava scarpe dello stesso colore. Aveva i capelli piegati in una coda che scendeva sulle spalle. Il ciuffo davanti all'occhio era stavo arricciato con spazzola e fon. Gli occhi truccati di scuro e le labbra laccate con un lucidalabbra chiaro.

Edith!” esclamarono i due guardandola.

Edith sorrise e unendo le mani disse:

Allora ce l'ho fatta! Siete diventati amici... Allora posso dirvi finalmente cosa ho deciso!”

Ci fu un attimo di silenzio. Poi Jude si alzò dalla sedia e disse:

Scusa?”

Ripeto!” rispose Edith mettendosi a sedere al posto di Jude e accavallando le gambe: “Siete diventati amici. E non c'è più nessun livore tra di voi. Quindi, posso comunicarvi che cosa ho deciso!”

Orlando sollevò un sopracciglio e disse, esprimendo ad alta voce il pensiero di Jude:

Ti rendi conto che non sappiamo più niente di te da Febbraio! E siamo a Dicembre?”

E allora?” chiese Edith voltando la testa verso Orlando e facendo brillare i grandi orecchini di bigiotteria.

E allora!” esclamò Jude. “Edith... Io e te siamo ancora marito e moglie!”

Lo so!” rispose Edith calma.

Lo sai!” rimbeccò Jude. “E sai anche che non ti sei più fatta sentire con il padre di tuoi figli? Che Ella e David sono stati recapitati a Londra come dei pacchi postali? Edith! Ti rendi conto che hai trentadue anni e ti comporti come una bambina?”

Orlando annuì ed Edith incrociando le braccia, tranquilla, rispose:

E voi lo sapevate che dopo l'incidente sono entrata in depressione e che non riuscivo ad uscire di casa senza avere una crisi di panico?”

I due rimasero in silenzio ed Edith continuò:

Sono stata da sola. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sono presa un lungo periodo per me, per capire che cosa volevo, chi doveva essere l'uomo della mia vita. Prima ho pensato che uno di voi avrebbe fatto di tutto per scucire la mia destinazione segreta a Rachel, John, Jen. Ma in tutti questi mesi nessuno si è mai presentato alla mia porta. E onestamente, visto come stavo, per me è stata davvero la manna dal cielo. Poi, grazie ad Ella, ho deciso di finire di scrivere questa storia. Non sarei stata io a decidere. O almeno non vi avrei fatto capire cosa avrei deciso a parole... Ho scritto questa storia perché volevo che capiste, recitando la parte dei due protagonisti maschili, quale è la mia decisione. Che è la stessa di Iris!”

I due la guardarono sbigottiti e Orlando disse:

Vuoi dire che il finale del libro...?”

Il finale del libro è il finale di questa storia insensata che si è creata tra noi tre!” replicò Edith tranquilla.

Jude aggrottò la fronte e domandò:

Il finale del film corrisponde a quello del libro?”

Non cambia di una virgola!” rispose Edith sorridendo.

Orlando e Jude si guardarono stupiti ed Edith aggiunse:

Naturalmente, per mettere fine a tutto questo odio, ho voluto che il film venisse girato in tempi brevi. E da qui l'idea che è piaciuta alla casa editrice e a quella cinematografica: far uscire il libro e il film assieme. Io invece volevo solo che tornaste ad essere amici come lo eravate prima di conoscermi. E ci sono riuscita!” e sospirando disse: “Avete capito allora?”

I due scossero la testa ed Edith ammise:

Io amo entrambi. Ma entrambi mi avete ferito. Ed io ho ferito voi con i miei comportamenti immaturi. Scegliere uno di voi due significherebbe perpetuare lo stesso errore!” e sollevandosi aggiunse: “Non voglio stare con un altro uomo, sia chiaro. Ma non voglio nemmeno decidere. O meglio non posso. Uno è il padre di miei figli. L'altro è l'uomo che ho deciso di sposare! Anche volendo non posso prendere una decisione definitiva!” e dolcemente aggiunse: “Io voglio crescere, viaggiare da sola, scoprire cosa, dove e come ho sbagliato e quante persone ho ferito. Ma non voglio perdervi!”

Comodo!” intervenne Orlando.

Infatti! Per me è come stare con due piedi in una staffa!” continuò Jude.

Edith sospirò e rispose alla provocazione con un secco:

Sentite! Avete voglia di essere mandati al diavolo tutti e due? Mi venite a parlare di avere due piedi in una staffa, ma caro Orlando, tu non hai lasciato Miranda per venirmi a cercare. E tu Jude non sei stato un marito modello! Sbaglio o sei stato a letto con quale modella e qualche starletta del piccolo e grande schermo negli ultimi mesi?” e approfittando del silenzio continuò: “Vi sto chiedendo del tempo. Del tempo per crescere e per non fare scelte che tra un mese o due vi faranno diventare di nuovo rivali e che mi renderanno lo spettro di me stessa, divisa tra voi due!”

Vuoi dire che non scegli nessuno?” chiese Orlando.

Iris non lo fa!” rispose Edith in un soffio.

I due rimasero in silenzio qualche secondo. Jude fu il primo a parlare e a chiedere:

Ma non sarà per sempre. Cioè... Dopo che ti sarai ritrovata... Deciderai chi dei due vuoi al tuo fianco per tutta la vita?”

Edith annuì e rispose:

Ma voi mi dovrete dimostrare che tenete a me come io tengo a voi. Niente più bugie, tradimenti, promesse impossibili da mantenere, figli nascosti! Niente passi falsi, o cercare di mettere fuori gioco l'altro... Siete tornati amici. Se per caso dovreste litigare per colpa mia, salterà tutto. Non voglio che quello che è successo si ripeta di nuovo. Sto cercando di cambiare. E pretendo che lo facciate anche voi. Potete farlo?”

I due si guardarono negli occhi per qualche secondo.


'Mi chiamo Edith Norton. Sono una giornalista. Da un anno vivo a Kendal, nel Lake District. Ho trentadue anni e posso definirmi soddisfatta della mia vita...'

Edith teneva a braccetto Orlando e Jude sorridendo davanti all'Odeon.

Edith! Un sorriso per consacrare il tuo ritorno!” gridò un paparazzo.

Ma io non sono mai andata via!” sorrise Edith.

'… Ho avuto tutto quello che ho sempre voluto. Ho fatto un lavoro che mi piaceva e ho scritto storie, come sognavo quando ero una bambina. Ho lavorato in Vanity UK e l'ho anche diretto per qualche tempo, salvo poi andare a vivere a New York e prendere la direzione di Vanity US...'

Orlando? Miranda sa che sei qua con Edith!” chiese un paparazzo riprendendo i tre.

Lo vedrà domani suoi giornali!” rispose divertito l'attore di Canterbury.

'… Ho sempre sognato di avere una famiglia. E l'ho costruita. Sono una mamma di una bambina di quattro anni e di un bambino di quasi due. Ella e David, la mia vita! Per loro farei tutto quello che posso! Anche gettarmi nel fuoco, come credo tutte le mamme farebbero...'

Jude! Allora tu e tua moglie siete tornati assieme?” domandò qualcun altro.

Chiedilo alla diretta interessata!” rispose Jude con uno sguardo d'intesa con Edith.

'… Nella mia vita ho sempre amato con forza. Ho amato mio padre, mia madre e i miei fratelli, anche quando mi hanno voltato le spalle, mi hanno tradito... Ho amato il mio primo amore, che mi ha insegnato cos'è il sesso. Ho amato Brian Stephensons che mi ha convinto ad essere una sua proprietà con regali e belle parole...'

Edith. Ma ora sei felice?”

Edith sospirò.

'… Ma ho realmente amato solo due uomini. Gli unici due che mi hanno messa in gioco, che mi hanno costretta a riscrivere quello che avevo sempre dato per certo. Orlando Bloom e Jude Law. Qualche anno fa, quando la mia storia è cominciata, non immaginavo che io, Edith Norton, stella nascente del giornalismo inglese, sarei diventata il bersaglio preferito dei miei colleghi della carta stampata... O almeno di quelli che si occupano del gossip. Ma è successo. Ed ora sono qua... A vivere la storia che tutte le donne vorrebbero vivere. La favola perfetta. Contesa da due uomini bellissimi e innamoratissimi. Ma come tutti saprete, ormai, nel Ventunesimo secolo le fiabe non hanno sempre un lieto fine e hanno un lato oscuro che rende tutto terribilmente difficile e pauroso...'

Scusa?” chiese Edith.

Sei felice Edith?” domandò di nuovo il paparazzo.

'… Ho fatto tanti errori. Non posso negarlo. Ma questo mi ha reso la persona che sono oggi. Una donna che sa che deve trovare sé stessa prima di capire chi dei due uomini più importanti della sua vita deve stare al al suo fianco per sempre... Ho fatto scelte sbagliate o troppo affrettate. Ma di alcune cose non mi pento affatto. Perché ogni scelta era figlia di un travaglio interiore che mi ha fatto capire che posso essere felice anche da sola, con accanto Jude e Orlando. Anche se nessuno dei due è il mio compagno... Ho capito solo ora che sono una donna libera prima della donna di... Strano! E pensare che non ho fatto altro che scappare da questo stereotipo per tutta la vita! Non mi rendevo conto di essere una sua schiava invece...'

Edith guardò i sue due accompagnatori e sorrise. Un sorriso che si allargò agli occhi e alla bocca.

'… Qualcuno mi chiede se sono felice. Io vi rifaccio la stessa domanda: che cos'è la felicità? Che cosa significa essere felici? Si può essere felici anche solo per un secondo, anche per un giorno, o per tutta la vita. La felicità te la può dare la tua gatta quando gioca in una maniera divertente con un gomitolo di lana; il sorriso di tuoi figli che corrono con te in un prato; la felicità è vedere riuniti due uomini che non erano più amici per merito tuo... Ecco cos'è la felicità! La felicità è in ogni cosa, in ogni singolo giorno, attimo della nostra vita. Sta a noi custodirla...'

Certo che lo sono. Ho tutto quello che volevo. Una bella casa, due figli sani, la mia famiglia che mi ama...” e sussurrò: “... i miei due uomini... Le uniche spalle su cui posso contare...” e salutando i fotografi, tutti e tra entrarono all'Odeon.

'… So che non mi importa quello che diranno domani i giornali. Forse non mi è mai davvero importato. Voglio solo essere sicura di aver fatto tutto quello che era possibile per essere felice...'

Domani sarà un bel casino!” disse Orlando mettendosi a sedere.

Non dirlo a me. Chissà come ne uscirò con miei figli!” fece eco Jude.

Edith che stava in mezzo ai due disse:

Mah! A me non importa...” e tranquilla domandò: “Progetti per Natale?”

'Mi chiamo Edith Norton, ma se siete arrivati fino a qua credo che lo sappiate. Sono una giornalista, una scrittrice e una grandissima stronza. Sì! Avete capito bene, ho detto proprio stronza. Ma sono anche una madre affettuosa e un'amica sincera. Delle persone amo i difetti, visto che i pregi a lungo andare annoiano. Ed è di questo che la mia storia parla. Di difetti, di passione e di dolore. Di gioia e di paura. Di morte e di malattia. E di tradimenti. Come la vita di ognuno di voi. Forse un giorno sentirete narrare ancora di me. Forse nemmeno vi interesserà sapere cosa mi è successo, dopodomani, quando vi sveglierete. Non so nemmeno se mi importa. Spero solo di avervi fatto capire che ho cercato di vivere la mia vita al meglio.

E se qualche volte non vi è piaciuta, mi spiace, ma è la mia vita e non la cambio di una virgola.

Sono e rimarrò per sempre una giornalista quasi famosa, anche se ho la certezza di avere fama e successo. Non voglio dire di essere famosa. Fa snob e poi il successo ti cambia la vita in maniera definitiva. E credetemi, in questo sono un'esperta. So solo che, infondo, se non ci si considera arrivati, si cercherà sempre di migliorare. Ed io chiedo il meglio a me e a tutti quelli che mi amano.

Sono e rimarrò una donna che ha lottato per diventare quella che è e che lotterà sempre, anche se può avere le cose in regalo.

Mi chiamo Edith Norton... E questa è la mia storia!'.




http://4.bp.blogspot.com/_lvi8v0oRk2g/SawtiyT-HBI/AAAAAAAAAF0/3D71aidg7YU/s400/abito+rosso+gritti.jpg (vestito di Edith alla prima del film)



Quasi non ci credo. È finita. Oddio. Anche se dire finita con un finale aperto è un po' un esagerazione. Prendetevi questo però di finale. Altrimenti vi sareste trovati Edith morta.

Per il fatto del romanzo di Edith 'Il Segreto Di Iris' sappiate che non c'entra nulla con 'Almost Famous', anzi sono due storie e due ambientazioni differenti. In comune hanno solo l'amore travagliato di una donna donna verso due uomini.

Bene. Passare ai ringraziamenti credo che sia d'obbligo.

Ringrazio prima di tutto Black Pearl. Ebbene sì! Io ero tornata per finire una storia, prima e lei mi ha dato la forza di riprendere in mano questa fan fiction che per me segna un po' un'epoca di passaggio, dal momento che l'ho scritta prima di andare in Gran Bretagna. Qualsiasi reclamo, quindi, rivolgersi a lei. Scherzo. Grazie davvero!

Ringrazio Enris che mi ha recensito quando stavo per mollare tutto, visto che nessuno mi lasciava una recensione. Lei non solo ha recensito ma mi ha aiutata a vedere tutti gli errori, orrori che facevo.

Ringrazio Mandy che ha corretto qualche capitolo di 'AF'.

Ringrazio Klood che ha cominciato a recensire sempre la mia storia e ha colto tutte quelle sfumature non proprio positive che ho messo dentro.

Ringrazio coco1 che ha recensito con fervore qualche capitolo, ma poi è sparita.^^

Ringrazio chiaretta, ovvio, lei la ringrazio sempre^^. Se non ci fossero state le tue recensioni non avrei riso come una matta.

Ringrazio Federica ^^. Ma quanto ti ho rotto le scatole nelle ultime settimane? Hai visionato 4 e dico 4 finali di AF e li hai giudicati. E dillo tu a chiaretta che il pezzo della morte di Edith era bello.

Ringrazio BrianneSixx che credo di aver fatto arrabbiare a morte con la storia di Jude e di Edith. Non mi odiare per questo finale ti prego! ^^

Ringrazio Shige/Uriko... Tu sei una delle prime lettrici e non sai quanto onore e piacere specialmente mi ha fatto ritrovarti tra le recensioni. *__* me commossa.

Ringrazio Court. E gli esami? Come sono andati???

E poi ringrazio Mibter che mi ha recensito negli ultimi capitoli^^ aspetto la tua long su Orlando eh!

Ringrazio la_marty che mi ha recensito da poco e che so ha letto tutta la storia in un solo giorno O.O complimenti!

Ringrazio chi me ne ha cantate quattro su Edith e sulle sue scelte. Scelte che poi erano le mie. Anche questo mi ha dato la forza di continuare.

Ringrazio chi mi ha messo nella lista dei preferiti, ricordati, seguiti. Grazie davvero.

E ringrazio chi mi ha tolto da qualsiasi lista conosciuta, perfino da quella del telefono ^^.

Ringrazio chi è passato e ha letto ma non ha recensito fino alla fine.

E chi è arrivato fino a qui.

Forse un giorno sentirete ancora parlare di Edith.

Nel frattempo io ringrazio anche Orlando Bloom, Flynn Bloom, Kate Bosworth, Miranda Kerr, Sonia e Samantha Bloom, Colin Stone. Tutti i personaggi citati sono parenti di Orlando Bloom e non mi appartengono. Ho scritto su di loro solo per divertire e non per specularci. Da questa storia non guadagno nulla, vorrei ricordare^^.

In egual modo Jude Law, Rafferty, Iris,Rudy, Sophia Law, Sadie Frost, Peter, Maggie e Natasha Law, Sienna Miller, Ewan McGregor e Samantha Burke sono parenti, amici ex e non di Jude Law e come per Orlando Bloom sono stati usati solo a scopo narrativo. Non voglio speculare su di loro e non ho nessuna intenzione di farlo.

E ringrazio i Take That per le loro canzoni che ho citato assieme ai loro nomi. Anche loro non mi appartengono e non ci speculo sopra^^.

E grazie a Edith, Rachel, John, Paul, Patrick, Eloise, Emma, Jessy, Fred, Charlotte, David, Ella, Lizzy, Kevin, Jael, Posh, Ayko, Charlie, i due capi di Los Angeles, Brian Stephensons, Laura , Tom e tutti gli altri... Loro non esistono. Ma mi mancheranno davvero tanto.

Bene. Siamo agli sgoccioli.

Si chiude il sipario...

Si accendono le luci...

L'applauso.

È stavolta...


Fine.













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