I should go....but maybe... di Medea__ (/viewuser.php?uid=132521)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thanks..again ***
Capitolo 2: *** I told you to be balanced ***
Capitolo 3: *** I'm rolling in the deep ***
Capitolo 4: *** Sorry...I'm a dick ***
Capitolo 5: *** I do not want to be the cause of your bad! ***
Capitolo 6: *** if you were not there been? ***
Capitolo 7: *** I think I love you .. I said I love you ***
Capitolo 8: *** I can't believe ***
Capitolo 9: *** those four dreaded words. ***
Capitolo 10: *** I want to make love to you. ***
Capitolo 11: *** love has your name, baby ***
Capitolo 12: *** Happy Birthday, Elena! ***
Capitolo 13: *** We need to run! ***
Capitolo 14: *** I'm going away ***
Capitolo 15: *** What I'm doing?- Epilogo ***
Capitolo 1 *** Thanks..again ***
Era la terza volta.
La sua terza
trasformazione e mi sentivo inutile ed
ansiosa come la prima. Come se non sapessi cosa aspettarmi da quelle
ore in cui
lui non era poi tanto lui.
Non
riuscivo a stare ferma ed attendere che quel
maledetto tempo passasse; il rumore delle sue ossa che si spezzavano
per
l'effetto della luna piena,le sue urla di dolore che sembravano
così disumane e
terribili,i suoi occhi colmi di lacrime,ogni suo muscolo in tensione
desideroso
di liberarsi dalle catene,riuscivo a pensare solo a questo e vederlo in
quelle
condizioni mi faceva piangere l'anima.
Avevo deciso di
rannicchiarmi contro un albero e fare
respiri profondi per calmarmi.
"il tempo
passerà in fretta e andrà tutto
bene" non facevo altro che ripetermi. Soffiava un vento leggero ma
freddo,l'erba sotto di me era umida e la luna si vedeva a malapena a
causa
delle troppe nuvole.
Riuscivo a sentire
l'odore della pioggia sempre più
vicina. Sospirai e mi presi la testa tra le mani. Erano passate
più di due ore
e forse era già tornato umano...volevo essere con lui
proprio in
quell'istante,non lasciarlo solo mi dava la forza necessaria per
accettare quel
che ormai ero.
Vederlo
accanto a me pronto ad aiutarmi,anche se
con qualche difficoltà,mi faceva sentire bene.
Mi faceva sentire
umana.
Mi alzai in
piedi..non riuscivo più a
resistere,guardai frettolosamente l'orologio e corsi verso la vecchia
tenuta
dei Lockwood.
Era tutto
praticamente distrutto:la porta era in mille
pezzi,il cancello principale era per terra ormai inutilizzabile e sui
muri
dell'entrata c'erano vistose incisioni,sicuramente provocare dagli
artigli.
Rabbrividii a quella
visione e piano entrai in quella
che un tempo doveva essere una stupenda sala principale,perfetta per le
sfarzose feste in stile Lockwood.
Era vuota.
Completamente vuota.
Socchiusi gli occhi e
provai a sentire anche un minimo
rumore,mi concentrai alla ricerca del suo odore,ma nulla. Non avevo
idea di
dove potesse essere andato,le catene ed i vestiti giacevano sul
pavimento
impolverato ma di Tyler nemmeno l'ombra. Di corsa mi precipitai
fuori,verso
l'auto. Ero nel panico,non avevo mai provato tutta quell'agitazione,non
riuscivo a stare mezzo secondo immobile e potermi così
concentrare su una
qualche traccia di lui,nella mia mente vorticavano un miliardo di
immagini una
più negativa dell'altra,il silenzio era diventato
improvvisamente assordante ed
il mio respiro era sempre più irregolare fin quando tornai
lucida grazie ad una
frase sussurrata. "Caroline sei tu?". Sorrisi e andai dietro l'albero
lì vicino. E lui era lì. Stirato nudo
sull'erba,sudato,sporco di polvere e
terra. "ehi,come stai?" chiesi sorridendo avvicinandomi a lui ed
accarezzandogli il volto. Era esausto e stava tremando con un bambino
che
decide di uscire dal mare quando il sole è ormai tramontato.
"fa ancora male"
disse piano mentre mi
guardava con quegli occhioni neri uguali a quelli di quando era
bambino. Gli
rivolsi un sorriso debole e dopo sue secondi ero di nuovo davanti a lui
con una
coperta in mano.
"non ci pensare,pensa
solo a riposarti ok?"
lo coprii e rimasi immobile quando le sue dita s'intrecciarono alle mie.
Con Tyler non c'era
mai stato tutto questo contatto
fisico,non era quel genere di ragazzo che ti sfiorava piano e
dolcemente dopo
una serata difficile o solo per farti sorridere; ed il nostro rapporto
prima
che la sua maledizione fosse scatenata,era più che altro
fatto di battutine
acide e battibecchi.
"Sù.alzati
che ti porto a casa" dissi svelta
aiutandolo ad alzarsi.
Dieci minuti dopo
posteggiai l'auto nel vialetto della
sua meravigliosa casa.
Carol era fuori per
il week-end e tutta la casa era in
completo ordine.
"Vado a fare una
doccia Care" m'informò con
un mezzo sorriso mentre lo vedevo avviarsi in bagno,tenendosi stretto
addosso
la coperta.
"ok..ti spiace se
vado a stendermi sul tuo letto?"
chiesi svelta. Ogni luna piena era estenuante anche per me. Rispose con
un
cenno del capo vedendolo entrare definitivamente nella stanza.
Salii le
scale,conoscevo quella casa a memoria,da
piccoli era lì che giocavamo a nascondino...entrai nella
stanza a sinistra e mi
accasciai sul letto. Riuscivo a sentire il suo odore anche
lì,era uno dei pochi
che mi risultava piacevoli,era dolce,fresco e soprattutto leggero.
Quando riaprii gli
occhi dalla finestra filtrava una
luce poco intesa,era giorno ma il cielo era,ancora,coperto da enormi
nuvoloni
grigi; passando la mano su un occhio mi accorsi che non ero sola sul
letto,vidi
che la mia vita era praticamente circondata dal braccio di
Tyler..riuscivo a
sentire il calore intenso emanato dal suo corpo da sotto i vestiti e
non potei
fare a meno di sorridere. Piano mi stirai nuovamente ma a pancia in
sù,
accarezzando di tanto in tanto con la punta delle dita l'avambraccio di
lui.
Generalmente mi sentivo come intimorita a sfiorarlo,non riuscivo ad
immaginare
una sua possibile reazione...anche se forse il problema era solo mio.
Mi
sentivo confusa. Non ero la Caroline di sempre quando si toccava
l'argomento
"Tyler Lockwood". Ormai mi sentivo legato a lui come a nessun altro e
soprattutto da qualcosa di inimitabile e di inspiegabilmente profondo.
Ero
incantata da quei pensieri quando lo sentii ridere. Mi arrestai
improvvisamente
con gli occhi un po'..spalancati e deglutii imbarazzata. Non immaginavo
di
certo che lui potesse vedermi mentre gli accarezzavo il braccio
delicatamente
come fa un'immatura adolescente innamorata dell'amore; così
mi voltai piano con
lo sguardo rivolto verso il basso "se fossi ancora umana a quest'ora il
mio cuore andrebbe a un ritmo esageratamente accelerato e le mie guance
sarebbero rosse come le fragole" pensai,mentre cercavo di non pensare a
quello che lui aveva appena visto.
"Stai meglio"
osservai,trovando di nuovo il
coraggio di guardarlo.
"si"disse
rivolgendomi un ampio sorriso
"e soprattutto grazie a te" aggiunge senza staccare gli occhi dai
miei "perciò..Grazie di nuovo,Caroline"
NOTA
DELL’AUTRICE: ciao a tutti quanti! :D questa è la
prima ff che
scrivo…perciò non ho idea di come sia questo
primo capitolo! Adoro il Forwood
in una maniera assurda,la vedo come una relazione intensa tra i
personaggi,non
a caso vorrei trasmettervi quello che provo io dal mio punto di vista
:) Buona
lettura,un
bacio. Morgana.
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Capitolo 2 *** I told you to be balanced ***
Il
Lunedì successivo
tutto era tornato alla normalità.
Il sole splendeva alto nel
cielo terso della mia
piccola cittadina e tutti si preparavano ad affrntare la giornata.
Ancora assonnata lasciai il
letto soffice e mi
apprestai a scendere in cucina.La casa come al solito era vuota e
silenziosa,mia madre era a lavoro e non si era nemmeno preoccupata di
dirmi se
sarebbe tornata o meno per il pranzo.
Venti minuti dopo ero in
auto a canticchiare uno
dei tanto motivetti che passavano alla radio e mi dirigevo a scuola
nella
speranza di riuscire a vivere 24 ore da perfetta liceale..umana
possibilmente!
La prima lezione era quella
di Alaric,così presi i
libri di storia e mi precipitai in classe; anche se la campanella non
era
suonata c'era una grande confusione al centro dell'aula, rimasi
appoggiata allo
stipite della porta in attesa di poterci capire qualcosa,quando da
quella calca
di persone uscì colui che,da qualche tempo a questa parte,
avrei riconosciuto
tra milla,anche ad occhi chiusi:Tyler.
Indossava un paio di jeans
scuri ed una maglia
nera aderente che metteva particolarmente in risalto i suoi
muscoli..solo
ultimamente facevo caso più spesso a quanto fosse
attraente,a quanto fossero
decisi e contemporaneamente delicati i lineamenti del suo volto,a
quanto
potesse essere spensierato il suo sorriso o a quanto profondi fossero i
suoi
occhi.
Si avvicinò
sorridendo a me ed iniziò a parlare
gentilmente "Ehi Care,senti...stasera a casa mia,dato che mia madre
è
fuori,ho organizzato una festa..sto invitando un po' tutti e mi farebbe
piacere
che venissi anche tu".
Mi erano sempre piaciute le
feste e quelle in casa
Lockwood erana fantastiche. "Cert" risposi sorridendo "sai che
adoro le feste" aggiunsi..dopodichè suonò la
campanella.
Le prime tre ore passarono
lentamente,rivelandosi
più difficili del solito a causa di un compito di matematica
a sorpresa ma
finalmente era il momento della ricreazione. Ero seduta in cortile
quando la
mia attenzione fu catturata da qualche strano rumore e qualche grido.
Andai in
direzione delle voci,al campetto di basket,ed eccolo lì.
Tyler Lockwood in
tutto il suo splendore mentre faceva a botte con un tipo che si e no
era
robusto la metà di lui.
Possibile che non avesse un
minimo di
autocontrollo? Era sopra quel ragazzo e gi sferrava pugni dritto in
faccia con
tutta la rabbia che aveva in corpo provocandogli delle ferite sulle
labbra e su
un sopracciglio.
Riuscivo a sentire l'odore
del sangue di quel
ragazzo anche a diversi mentri di distanza..ma dovevo resistere. Feci
un
respiro profondo socchiudendo gli occhi e mi avvicinai..la situazione
era
ancora più grave di due minuti fa,il ragazzo era
praticamente sveuto sotto i
pesanti colpi di Tyler e lui...non si fermava.
"Tyler fermati!" gli urlai
mettendomi
davnti a lui,dopo aver scansato un mare di gente lì impalata
ad osservare.
"così lo uccidi!"conclusi mentre lui mi guardava...e non
potei fare a
meno di notare il cambiamento di colore nei suoi occhi e quanto
animalesco
fosse nei movimenti in quella circostanza.
Ero arrabbiata. Furiosa.
Sembrava un bambino che
doveva essere costantemente ripreso ed io ero sua madre che doveva
insegnargli
le buone maniere. Si alzò sistemandosi la maglia e
tornò nell'edificio
scolastico; ovviamente lo seguii e lo presi per un braccio facendolo
voltare
verso di me.
"Ma ti pare sembra normale
quello che fai? Hi
idea della forza che hai? Comprendo il fatto che avresti potuto
ucciderlonel
giro di un minuto? Ecapisci che ormai sei un uomo e devi comportarti
come tale
imparando a controllarti?"
Sapevo che avremmo litigato
ma non potevo di certo
restarmene in silenzio, sapevo quanto dolce lui potesse essere e
vederlo in
quello stato mi mandava in bestia.
"Caroline non sai cosa mi
ha detto ok? E non
sempre riesco a controllarmi! Evidentemente non ho il tuo stesso auto
controllo,perciò se la mia presenza t'infastidisce
così tanto da riuscire
a farmi vedere la rabbia nei tuoi occhi,vai da qualcuno che
risponda ai
tuoi canoni!"
Rimasi pietrificata da
quelle parole..sembravano
così cariche d'odio che mi lasciarono a bocca aperta..in
senso negativo. Lo
guardai allontanarsi mentre stringeva i pugni e mi sembrò
che il mio cuore
fosse stato stretto in una morsa. Avrei dovuto parlargli al
più presto.
NOTA
DELL'AUTRICE:
innanzitutto volevo
ringraziare di vero cuore
GLObluesROUGE,ninny90 e Toru_Pucci,grazie per i complimenti e per i
vostri
consigli..mi fa davvero piacere che la storia vi stia
piacendo...diciamo che ho
ben in mente i prossimi due capitoli..perciò arriveranno
presto! Ed ovviamente
per migliorarmi leggerò anche le vostre storie! spero che
questo capitolo vi
piaccia!
Morgana.
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Capitolo 3 *** I'm rolling in the deep ***
Mi
stavo specchiando per cercare qualcosa
da migliorare..forse il vestito aderente blu che mi lasciava scoperte
le spalle
era un po’ troppo corto o forse avrei dovuto legare i
capelli. Sbuffai per
l’ennesima volta davanti a quel dannato specchio
ricontrollando per la
milionesima volta il trucco leggero… decisi che poteva
bastare.
Dovevo
smetterla di farmi troppi
problemi..ma volevo essere perfetta anche esteriormente. Volevo che
perfette
non fossero solo le parole che gli avrei detto.
Avevo
ripetuto quel discorso talmente
tante volte da averlo imparato a memoria. Mi ero sentita
così meschina e
moralista quella mattina mentre lo avevo sgridato davanti a tutti come
se fosse
un bambino capriccioso. Non ero stata per nulla una buona amica..avrei
dovuto
chiedergli cos’era successo e invece l’avevo solo
criticato ed attaccato.
Ma
la domanda che mi stava letteralmente
tartassando il cervello dall’ultima luna piena era “sei
sicura di voler
essere soltanto una semplice amica per lui?”.
Scossi piano la testa
cercando di mandare via quelle parole così mi voltai verso
il letto , presi la
borsa che avevo deciso di abbinare e decisi di andare a quella festa il
più in
fretta possibile… volevo parlagli mentre era sobrio dato che
in queste
occasioni Tyler alzava un po’ troppo il gomito!
Pochi
minuti e mi ritrovai a varcare la
soglia di quell’immensa casa con un peso indescrivibile sullo
stomaco. C’era
già una confusione da far girare la testa,la musica era
messa al massimo,il
salotto era già sottosopra: gente che ballava sul divano con
una bottiglia di
Vodka in mano,persone che mangiavano sporcando dappertutto,ragazze che
si
stavano dilettando in uno dei soliti e prevedibili balletti
sexy… Alzai gli
occhi al cielo e finalmente vidi un volto conosciuto. Bonnie.
“Ehi
Bonn…ciao” la salutai sorridendo ed
abbracciandola..mi sembrava un po’ confusa come se stesse
cercando qualcuno
“ehm…tutto ok?” le chiesi gentilmente ed
ovviamente la mia intuizione era
esatta. Era alla ricerca disperata di Jeremy che in mezzo a tutta
quella confusione
non riusciva più a trovare.
“scusami
Care..ma ho davvero paura che una
di queste mocciose possa saltargli letteralmente addosso”
rivelò ridendo! “oh
posso capirti benissimo..allora ti lascio continuare la tua ricerca..ma
senti,solo una cosa,hai visto Tyler? Sai dovrei parlargli..ma non
riesco a
trovarlo!” le chiesi guardandola negli occhi impaziente di
una sua risposta.
“Mi
sembra di averlo visto salire in
camera sua..sai credo abbia bevuto parecchio e che
sia in preda ad
un mal di testa allucinante”. C’avrei scommesso.
Era proprio tipico di lui!
Così ringraziai Bonnie per l’informazione e svelta
salii le scale…possibile che
la confusione arrivasse fin lì?! Dovetti farmi spazio a
gomitate e finalmente
arrivai davanti all’ultima porta bianca sulla sinistra del
corridoio.
Aprii
la porta ripensando alle parole che
per tutto il pomeriggio avevo ripetuto fino alla nausea e vidi
l’ultima cosa
che avrei immaginato di poter vedere. Rimasi immobile davanti al suo
letto
cercando di rendermi conto di ciò che stava accadendo. In
quel frangente non
riuscivo a pensare nulla. Stavo lì con gli occhi sbarrati ad
osservare.
Lui
sul letto. Con un’altra. Poggiava le
spalle sulla spalliera del letto mentre lei sopra di lui,con la testa
all’indietro e gli occhi socchiusi per il piacere si muoveva
ritmicamente,lasciando che le mani di Tyler percorressero ogni
centimetro della
sua pelle.
Non
riuscivo a muovere nemmeno un muscolo.
Sentivo lo stomaco bruciare,la pelle avvampare,non sentivo
più nemmeno la
musica che fino a qualche secondo prima avevo ritenuto assordante. Non
riuscivo
a deglutire…l’unica cosa che riuscii a muovere
furono le mani. Lo sapevo perché
sentivo le unghie conficcarsi nel palmo. Ma la cosa che attirava la mia
attenzione,la mia lucidità mentale,l’unica cosa da
cui non riuscii a
distogliere lo sguardo furono i suoi occhi.
Quegl’occhi
così scuri ma nello stesso
tempo luminosi,così caldi e rassicuranti,mi guardavano con
aria di sfida mentre
sul suo volto si disegnava un sorriso pienamente soddisfatto.
Lo
odiavo. Lo stavo odiando con tutta me
stessa,proprio in quell’istante,mentre con i suoi occhi che
puntavano nei miei
lo sentivo rivolgersi a quella sgualdrinella da quattro soldi
“piccola,mi stai
facendo impazzire” le sussurrava all’orecchio
sapendo che ero perfettamente in
grado di poterlo udire.
Mi
sentivo così ferita,rifiutata ed ero
gelosa. Si gelosa come non mai. Gelosa del fatto che adesso a poterlo
sfiorare
senza alcun problema c’era lei, gelosa del fatto che
quell’insignificante
ragazza poteva godersi pienamente quelle labbra,poteva intrecciare le
sue dita
a quelle di lui.
Sentivo
gli occhi pieni di lacrime e
cercai con tutta me stessa di trattenermi, ma la ragazza si accorse di
me
“Caroline..sai saremmo impegnati adesso,che ne dici di
ritornare tra un po’!?”
disse ridendo senza smettere di muoversi. Adesso ero semplicemente
furiosa!
Avrei
voluto tanto affondare i miei canini
nel suo collo,lacerando la sua giugulare e bere fino
all’ultima goccia del suo
sangue,guardandola negli occhi mentre esalava l’ultimo ed
inutile respiro della
sua misera esistenza.
Bene,Tyler
voleva giocare sporco?eccolo
servito! Mi avvicinai guardando la ragazza negli occhi,intenzionata ad
usare
uno dei miei “doni” dell’essere un
vampiro: “Adesso tu ti alzi e ti godi la
festa cercando liti con le ragazze già impegnate provocando
i loro fidanzati”
affermai soddisfatta mentre Tyler guardava la scena esterrefatto .
Come
aveva potuto portarla nello stesso
letto in cui io e lui avevamo dormito solo due giorni fa?! La ragazza
ovviamente fece all’istante quello che le avevo ordinato e
sgattaiolò fuori
dalla stanza.
“Forbes
non credevo venissi..pensavo che
tu ti ritenessi troppo matura per venire qui” mi disse
ridendo mentre si
rivestiva “Ma dove cavolo è quella
maglietta!” continuava a ripetere mentre
girava per la stanza.
Guardavo
in basso cercando di trattenere
con tutta la forza che avevo in corpo quelle maledette lacrime
“Volevo
chiederti scusa per quello che ti ho detto questa mattina..ma a quanto
pare hai
superato tutto alla grande” affermai tornando a guardarlo
negli occhi. Adesso
sembrava serio..forse un po’ pentito per la sua ennesima
vendetta infantile?
Non aveva importanza. Volevo solo uscire da quella casa e piangermi
addosso
come sempre, come sempre Caroline veniva messa al secondo posto
così come
diceva o faceva solo la cosa sbagliata.
“Forse
non sarei dovuta venire” conclusi
in tono freddo mentre sentivo una lacrima rigarmi la guancia. Gli
rivolsi un
ultimo sguardo asciugandomi il volto con il dorso della mano e corsi
via,uscendo dalla finestra e trovandomi sul retro vuoto della casa.
NOTA
DELL'AUTRICE: volevo semplicemente dirvi che sono molto contenta che
la mia storia vi stia piacendo e spero,con tutta me stessa,di non
deludere le
vostre aspettative nel procedere della narrazione :) ah
scusatemi se nel
capitolo precedente c'era quanche errore di battuta ma purtroppo
l'ispirazione
mi è venuta di sera,dopo una stancante giornata di studio xD
Beh..buona
lettra..spero che questo capitolo vi lasci..come dire..a bocca aperta ;)
Morgana.
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Capitolo 4 *** Sorry...I'm a dick ***
Tornai
di corsa a casa e cercando di fare
il minimo rumore,salii le scale per andare dritta in camera mia e
fiondarmi nel
riparo sicuro del mio letto. Mia madre dormiva profondamente nella
stanza
accanto e nell’oscurità di quella notte non
provavo neanche a trattenere le
lacrime. Non volevo chiedermi il perché di quella
reazione… sapevo solo che ciò
che avevo visto faceva tremendamente male. Mi sfilai velocemente i
tacchi,gettai la borsetta di paillettes sulla scrivania e mi spogliai
del
vestito facendolo scivolare con noncuranza sul pavimento.
In
solo intimo mi avvolsi col piumone,lo
sentivo fresco… avevo lasciato la finestra aperta e il gelo
della stanza era
quasi simile a quello della mia pelle. Se fossi stata ancora viva
starei
tremando dal freddo ed il mio viso sarebbe pieno di chiazze rosse per
il
pianto. Non piangevo così da chissà quanto
tempo,nemmeno quando ero piccola e
ricevevo una sculacciata da mio padre per un guaio combinato
singhiozzavo come
adesso.
Feci
un respiro profondo. Dovevo calmarmi.
Dovevo essere forte e rendermi conto di quanto esagerata fosse la mia
reazione…
le amiche non si mettono a piangere come una fontana se vedendo un loro
amico a
letto con un’altra,tantomeno soggiogano la puttanella di
turno per vendicarsi.
Chiusi
gli occhi e poggiai il viso sul
cuscino,smettendo pian piano di piangere e solo in quel momento mi resi
conto del
bruciore che provavo nel palmo della mano. Continuavo a stringere i
pugni
conficcando le unghie nella carne impedendo così che potesse
rimarginarsi.
Sospirai lentamente e con calma provai a rilassare ogni singolo muscolo
del mio
corpo. Mi concentrai sui rumori notturni della città di
Mystic, sull’odore dei
fiori di pesco che c’era nell’aria,sulle macchine
che sfrecciavano veloci e sul
pianto di un bambino…
Sapevo
che quella notte non sarei riuscita
a dormire,conoscendomi non avrei fatto altro che ripetere centinai e
centinai
di volte quelle squallide immagini nella mia mente. E stavo facendo
proprio
quello quando spalancai gli occhi per lo stupore e
l’agitazione che mi
assalirono nell’istante in cui realizzai che Tyler Lockwood
si stava
intrufolando in camera mia attraverso la finestra. Sentivo il suo
odore,mi
sembrava più marcato,aveva il fiato corto e faceva un
baccano assurdo
nonostante intuissi che cercava di muoversi nel modo più
pacato possibile.
Ovviamente
era venuto per parlare..ma non
saremmo riusciti ad avere una conversazione civile nemmeno con il
pensiero
fisso che mia madre si sarebbe potuta svegliare da un momento
all’altro; così
chiusi gli occhi,sicuramente rossi e gonfi per le troppe volte che vi
avevo
passato il dorso della mano, e simulai dei respiri calmi e
profondi,come quelli
di colui che dorme beatamente dopo una giornata intensa di lavoro.
Era
dentro. Adesso riuscivo anche a
sentire il battito del suo cuore che si muoveva a ritmo folle dentro al
suo
petto. Ed ora ecco che si stirava accanto a me. Quella vicinanza mi
faceva
sentire protetta ed al contempo ancora più arrabbiata..se
questo era il suo
modo per farsi perdonare aveva ancora molta strada da fare! La tensione
era
quasi palpabile,l’elettricità del suo corpo vicino
al mio sempre più frenetica
e sempre più insistente quando si mise sotto le coperte e si
trovò ancora più
vicino alla mia pelle gelida e quasi completamente nuda. Il calore del
suo
corpo riempiva tutto il letto..si espandeva secondo dopo secondo,lo
sentivo
insinuarsi sotto al lenzuolo ed andare a stuzzicare la mia pelle
dolcemente.
Quelle
poche ore sembravano non finire
mai. Ero rimasta immobile con lui al mio fianco
sicura del fatto che
entrambi avevamo passato la notte svegli. Sentii mia madre chiudere la
porta di
casa e far partire il motore dell’auto per recarsi al lavoro.
Solito orario:
6.30. il sole iniziava a sorgere,il cielo iniziava a schiarirsi ma
l’aria era
ancora fredda.
Volevo
tanto voltarmi dall’altro lato ed
iniziare a tirargli pugni sulle spalle, prendere a schiaffi quel
maledetto suo
viso e gridargli in faccia che era uno stupido,che mi stava facendo
soffrire e
che non mi meritavo tutto questo dopo quello che avevo fatto per lui.
Mentre
immaginavo quella scena e mi
stringevo involontariamente nella coperta,lo sentii spostarsi e poi
passarmi
due dita sulla guancia. Se avessi dovuto paragonare quel tocco avrei
prontamente risposto che era come fuoco.
“Care, ehi Care” disse
piano “svegliati” mi sussurrò
all’orecchio con una tono così vellutato ed
amabile che mi lasciò sorpresa. Era tanto vicino al mio
volto che riuscivo a
sentire il suo respiro sulla pelle..sembrava così dolce ed
intenso allo stesso
tempo. Non potei fare a meno di rabbrividire.
Aprii
piano gli occhi,mantenendo la stessa
posizione. “Vattene via Lockwood”. Dissi col tono
secco e deciso di chi non
ammette repliche.
“
non se ne parla nemmeno mia cara”
affermò ridendo. Era proprio questo quello che mi mandava in
bestia. Aveva
torto marcio e nonostante la posizione in cui si trovava si permetteva
d’imporsi
in questo modo.
Sospirai
alzando gli occhi al cielo e mi
alzai dal letto coperta dal piumone quando me lo ritrovai davanti con
le
braccia strette al petto e l’espressione seria.”ti
devo parlare” disse
avvicinandosi di più e puntano i suoi occhi nei miei.
“beh
indovina?! Non ne ho voglia quindi
quel..” non feci nemmeno in tempo a finire la frase che mi
ritrovai con la
schiena completamente contro il muro e le sue mani ben salde sulle mie
spalle.
Odiavo essere trattata così da lui..sapeva che essendo una
vampiro ero più
forte… tutti i giorni del mese tranne uno, eppure si
ostinava a fare “il duro”
con me. Uno scatto veloce ed adesso la situazione era ribaltata. Lo
tenevo per
il collo,ben saldo contro la parete della mia stanza,guardandolo dritto
negli occhi.
Per la rabbia avevano fatto capolino anche i miei amati canini!
“
Lockwood ti consiglio di stare calmo
perché non ci sto niente a romperti l’osso del
collo” gli dissi con tono sicuro
mentre inclinavo il capo da un lato. Proprio in quel momento mi resi
conto che
nello spostarmi avevo anche perso la
coperta…perciò adesso ero davanti a lui in
slip e reggiseno. Di bene in meglio!
Stava
lì in silenzio a guardarmi. Non
diceva una parola. Aveva un mezzo sorriso sul volto ed era calmo e
sereno come
se quella fosse una situazione del tutto normale e scontata. Pian piano
portò
una mano su quella che tenevo ben stretta sul suo collo. “
Scusa Caroline,sono
stato un vero cazzone prima,durante la festa”.
Rimasi
basita. Tyler Lockwood che chiedeva
scusa ed ammetteva di essere un perfetto cazzone? E per di
più tutto nella
stessa frase? Incredibile! Pensavo di essere nel bel mezzo di un sogno
o di uno
dei miei tanti film mentali. E fu proprio di quel momento di titubanza
che
approfittò. Fu solo mezzo secondo e mi scaraventò
sul letto. Era sopra di me e
con le mani mi serrava i polsi,il mio viso così vicino al
suo, sentivo il suo
corpo che in confronto al mio pareva incandescente. Non riuscivo a
muovermi o
non volevo? Mi aveva davvero delusa quella sera ma adesso, vederlo
lì che mi
sorrideva… mi stavo odiando! Possibile che fossi
così facile da “manovrare”
nelle sue mani?!
Vendendo
che me ne stavo ferma e zitta
pian piano allentò la stretta e con una mano mi
scostò i capelli che avevo sul
viso. Dovevo darmi una mossa,non potevo rimanere lì impalata
a guardarlo..
“allora..Forbes mi perdoni?” chiese con aria
sorridente. Senza rendermene conto
avevo portato una mano sulla sua schiena e mentre giocavo con
l’orlo della
maglietta,con un tono che non convinse anche me,risposi con un
semplice no.
Lui
scoppiò in una risata e mi sentii
davvero stupida. Dovevo imparare ad impormi anche con lui e non
perdonarlo così
facilmente. Poi si alzò dal letto e mi guardò con
un sopracciglio alzato “Beh
stasera quando passo a prenderti per un giro al luna-park copriti un
po’ di più
ok?” Mi diede un leggero bacio sulla guancia e poi si
avvicinò al mio orecchio
“passo a prenderti alle otto” sussurrò
ed infine tornò a casa sua uscendo dalla
finestra.
NOTA
DELL’AUTRICE:
grazie per l’ennesima volta a chi segua la storia
:) Volevo semplicemente
dirvi che probabilmente il prossimo capitolo lo scriverò dal
punto di vista di
Tyler e per questo motivo adotterò il metodo usato da
qualche altro scrittore,
cioè inserendo all’inizio della narrazione
“Tyler POV” (Point Of View) un
bacio. Morgana.
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Capitolo 5 *** I do not want to be the cause of your bad! ***
NOTA
DELL'AUTRICE: devo essere sincera..non credevo uscisse fuori un
capitolo del genere. spero vi piaccia! :)
Morgana.
Erano le
otto di sera e non mi ero mai sentita così agitata in tutta
la mia
vita..nemmeno se fosse stato il primo ragazzo sulla faccia della terra
che mi
chiedeva di uscire! Cercavo di tenere la mente impegnata su altre cose,
evitando
di rivivere le sensazioni che quella notte Tyler mi aveva provocato.
Provavo i
brividi al solo ricordando la vicinanza del suo corpo al mio, sotto le
coperte,
nel cuore della notte.
Dopo aver
sparpagliato tutti i vestiti che possedevo nella mia stanza decisi di
indossare
un paio di pantaloni neri con sopra un maglioncino di cotone
bianco… semplice
ed appropriato per la serata. O forse no? Ero sempre stata un tipo
paranoico ed
insicuro, ma non avevo mai avuto dubbi sui miei abbinamenti! Questo era
troppo
anche per me stessa!
Mentre mettevo
tutto il necessario nella borsetta sentii il cellulare vibrare. Un
nuovo
messaggio: “Forbes sono
fuori… non farmi
spazientire!” Alzai gli occhi al cielo ed uscii
fuori cercando di
mascherare meglio possibile il disagio che iniziavo a provare. Non
facevo altro
che pensare a quanto fossi stupida! Ero uscita con lui un milione di
volte e
adesso perché questo peso sullo
stomaco,quest’agitazione nel petto e questo non
riuscire un attimo a stare ferma?!
Appena mi
voltai rimasi veramente colpita..che ci faceva Tyler Lockwood nel
vialetto di
casa mia in sella ad una moto di grossa cilindrata? Lo guardai
inclinando il capo
di lato con un mezzo sorriso totalmente persa in quella visione. Si, si
trattava di una vera visione. Quasi paradisiaca. I bei tenebrosi a
cavallo di
una moto mi avevano sempre intrigata… ma in lui
c’era qualcosa di più, non era
il classico tipo “ehi piccola sono un duro che gira con una
mega moto”.
Il flusso
dei miei pensieri fu interrotto quando lui,con il suo solito modo di
fare da
bambino impaziente,mi riportò all’attenzione:
“Allora ti sei incantata? Capisco
che la moto è nuova..credimi l’adoro anche io..ma
non vorrei fare troppo tardi
stasera visto che non dormo da un po’”
affermò per poi sbuffare.
“si..non
ti
scaldare Lockwood! Sto arrivando!”. Con garbo montai in sella
e un po’ incerta
avvolsi le mie braccia attorno alla sua vita e mise in moto.
Più la velocità
aumentava e più inevitabilmente il mio corpo si avvicina a
lui,rendendo la
presa ancora più ferrea.
Il tragitto
durò poco, visto che correva come un pazzo, ma mi resi conto
di dove mi aveva
portata solo quando poggiai i piedi per terra. Per tutto il tempo non
avevo
fatto altro che pensare a cosa era in grado di provocare in me quel
ragazzo, a
quanto fosse mutato il nostro rapporto dopo che le nostre vite avevo
preso una
piega totalmente inaspettata e soprattutto mi accorsi che ormai lui
costituiva una
debolezza.
Tyler Lockwood
era la mia
debolezza. Condizionava il mio umore costantemente, non
riuscivo nemmeno a rimanere arrabbiata con lui per più di
qualche ora e
modellava i miei stati d’animo e le mie reazioni come se in
mano avesse della
plastilina.
“mmm
ma non
dovevamo andare al luna Park?” chiesi mentre si risistemava i
capelli
passandovi le dita velocemente. Eravamo fuori Mystic… forse
i miei genitori mi
portarono qui un paio di volte quand’ero bambina,ma i ricordi
erano sbiaditi…
Eravamo in
una piccola spiaggia,la sabbia era bianca e fina, l’odore di
salsedine mi
riempiva le narici, non c’erano rumori tipo di auto in corsa
o voci di persone.
Eravamo solo io e lui.
“ Ero
sicuro
che se ti avessi detto che volevo parlarti in
tranquillità,dopo la delusione
che ho visto nei tuoi occhi la sera della festa, mi avresti risposto
con un no
secco” disse serio con le braccia lungo i fianchi. Poi
sorrise e si sedette
sulla sabbia morbida.
Non gli
risposi e andai a sedermi accanto a lui piegando le gambe e avvolgendo
le
braccia alle ginocchia. Volevo che iniziasse lui a parlare una volta
tanto in
queste situazioni e poi,ad essere sincera,non avevo nemmeno tutta
questa voglia
di discutere.
“ So
di
essermi vendicato in modo orribile portandomi a letto quella ragazza
sapendo
che da un momento all’altro saresti venuta e mi avresti
cercato” disse.
Guardavo il
mare e lo spicchio di luna che vi si rifletteva mentre ascoltavo quelle
parole
quasi sussurrate.
“Non
so il
motivo preciso per cui l’ho fatto, ma a volte mi sento
trattato come un
poppante e la cosa non mi piace.”
Mi voltai
per poter vedere la sua espressione, teneva gli occhi alti che
guardavano un
punto fisso davanti a sé. Era serio come poche volte
l’avevo visto, mi dava l’impressione
che si stesse sforzando parecchio per ammettere ciò che
realmente pensava.
“
Però ti
prometto che non succederà più nulla del genere.
Mi rendo conto che non meriti
tutto ciò,hai sofferto tanto ultimamente ed in
passato.”
Fece una
pausa che mi lasciò con il fiato sospeso e poi concluse:
“Io non voglio essere
la causa del tuo dolore Care.”
Ovviamente non
potei far a meno di voltarmi per incontrare i suoi occhi,sentendo
quelle parole
ero rimasta a bocca aperta, in preda ad una miriade di sensazioni
differenti,indecifrabili.
“Tyler..io” come avrei potuto continuare? Forse con
un bel ti perdono? Non ebbi nemmeno
il tempo di dischiudere le labbra per
dire qualcos’altro che mi ritrovai tra le sue braccia.
Mi stringeva
forte contro il suo petto,le braccia incrociate attorno alla mia
schiena,le sue
mani che stringevano le mie spalle,il mio viso poggiato
nell’incavo del suo
collo e le sue labbra vicine al mio orecchio “Non voglio che
tu dica niente…
voglio solo far parte della tua vita in modo positivo. Sono stato
davvero male
dopo averti fatto soffrire” mi sussurrò
delicatamente.
Sentivo
l’odore
della sua pelle così forte, sembrava reale anche quando non
c’era,figuriamoci
ora che giacevo sulle sue braccia,percepivo il battito del suo cuore
così
veloce che quasi mi preoccupava e fu un attimo.
Non so chi
per primo si spostò. E mi ritrovai con le sue labbra
incollate alle mie.
Sembravano fuoco
sulla mia pelle di giacchio. Fu la sensazione più bella
provata fino ad ora. Pareva
che le nostre bocche fossero state create per incontrarsi,come se
combaciassero
alla perfezione,come se raggiungessero la loro completezza assieme.
Sentivo le
sue mani che accarezzavano dolcemente il mio viso mentre il bacio,prima
delicato ed insicuro,si faceva sempre più passionale,sempre
più travolgente ed
emozionante. Speravo con tutta me stessa che durasse ancora,mi sentivo
in una
sorta di dimensione a parte dove ero certo di non aver bisogno di
nient’altro.
Tranne che di lui.
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Capitolo 6 *** if you were not there been? ***
NOTA
DELL’AUTRICE: continuo a
ringraziare tutti quanti,sono davvero felice di vedere che la mia
storia piace.
È una grande soddisfazione per me! Volevo infine aggiungere
che per il
contenuto di questo capitolo ho preso in parte spunto dal mio GDR
(dove..provate ad indovinare? Faccio Caroline! :D ). Baci.
Morgana.
Era passata
una settimana da quella sera. Forse la sera più bella della
mia vita? Non mi
ero mai sentita così,nemmeno quando provavo a far funzionare
le cose con
Matt..era tutto totalmente differente con Tyler. Lui mi capiva al cento
per
cento,senza nessuno sforzo,a volte anche senza dire una parola. Mi
bastava
incontrare il suo sguardo per sentirmi già meglio.
Mentre non
facevo altro che pensare al pomeriggio che stavo per
trascorrere,cercavo le
chiavi di casa correndo a destra e sinistra. Oggi sarei stata con le
mie
migliori amiche,come facevamo spesso fino a qualche anno fa; a scuola
mi
avevano tormentata sei ore consecutive pur di sapere i dettagli di
ciò che era
successo tra me e Tyler!
Finalmente
trovai
il mazzo di chiavi che accidentalmente era scivolato per terra,accanto
al
divano, ed uscii. Avevo deciso di andare a piedi…i pomeriggi
si facevano più
tiepidi e adoravo sentire il calore del sole sulla mia pelle gelida.
Camminavo
tranquillamente
per le vie semideserte di Mystic mentre inviamo un sms a Tyler per
dirgli che
ci saremmo visti di sera,quando andai a sbattere contro un uomo. Era
alto,la
pelle chiara,i ricci biondi e la cosa che mi colpirono maggiormente
furono gli
occhi. Erano azzurri ma per un momento mi parvero neri. Li teneva fissi
nei
miei mentre stava di fronte a me immobile,con le braccia lungo i
fianchi ed un
sorriso sul volto.
“Mi
scusi”
dissi un po’ imbarazzata mentre abbassai lo sguardo e cercai
di superarlo. Feci
mezzo passo e sentii il suo tocco sul mio polso. Non l’avevo
mai visto prima ma
sentivo che la cosa migliore era stargli alla larga. Così mi
voltai
sorridendo,cercando di non fargli capire che stavo iniziando a provare
paura, “le
serve qualcosa?” gli chiesi
mentre
cercavo di liberare il mio polso dalla sua presa. Ma non era una
semplice
presa. Era ferrea come quelle dei vampiri.
“Mi
servi
tu,mia cara” disse con un mezzo sorriso mentre mi portava le
mani sul
volto,tenendomi il capo fermo. “Hai idea di chi sia? Sappi
che non ho intenzione
di farti del male,voglio solo..parlarti” aggiunse piano,con
un tono sicuro e
severo. Doveva essere lui. Doveva essere lui per forza. Cosa voleva da
me? Praticamente
non mi aveva mai vista prima! Lo vidi inclinare il capo da un lato..si
stava
forse spazientendo?
Rimasi
lì a
fissarlo mentre il mio respiro diveniva sempre più
irregolare e la paura si
faceva sempre più viva provocandomi dei brividi lungo la
schiena.
“Klaus”
dissi con un filo di voce. Quella sua espressione non faceva altro che
mettermi
i brividi,il suo tocco sulla mia pelle sembrava tagliente e la cosa che
ancor
più mi terrorizzava era la consapevolezza che non potevo
ribellarmi a lui. Ciò che
voleva lo prendeva e basta.
“oh
tesoro…hai
detto bene,sono proprio io” passò leggermente la
mano sulla mia guancia e mi
scostò i capelli,facendoli cadere dietro una spalla.
“Se farai la brava e
risponderai ad ogni mia domanda ti prometto che non ti farò
nulla,non mi piace
recare violenza alle donne,specialmente a quelle belle come
te”
Mi sentivo
paralizzata. Non sapevo che dire,sentivo solo l’aria mancare
e la voglia di
scappare via,il più lontano possibile da lui.
Così non dissi nulla,continuando
ad osservare il suo volto.
“Ma
questo
posto non lo trovo adatto..magari ti sentiresti più a tuo
agio nella vecchia
tenuta dei Lockwood?” mi chiese ma senza aspettare una
risposta,tornò a
stringere il mio polso e,dopo qualche passo,mi fece salire sulla sua
auto.
Guidava
un tizio che non avevo mai visto prima
e stare seduta dietro con l’unico ibrido della terra era la
cosa più tremenda
che potesse accadermi. Ma mi decisi a parlare. “cosa vuoi
sapere da me? Non ti
dirò nulla” affermai guardando in basso,in preda
ai brividi di terrore che
camminavano lenti sulla mia spina dorsale.
Ovviamente non
rispose,accennò semplicemente ad una risata e si mise
più comodo sul sedile. Dopo
qualche minuto eravamo giunti a destinazione. Mi tirò per un
braccio giù per le
scale,nonostante cercavo di liberarmi,mi portò con le spalle
attaccate al muro
e m’incatenò.
“Prima
domanda. Da quanto tempo stai assieme a Tyler Lockwood?”
spalancai gli occhi
non appena sentii il suo nome. Tyler doveva essere lasciato in pace;
soprattutto da lui.
“bene…vedo
che non rispondi. Proviamo con qualcos’altro
allora” aggiunse ridendo mentre si
avviava verso un angolo della stanza e ritornava con un paletto di
legno in
mano. Rimasi immobile a guardarlo. Mi sarei fatta uccidere pur di non
mettere
nei guai i miei amici e tantomeno l’unica persona al mondo
che amavo con tutta
me stessa.
Mi
guardò
negli occhi e fu un colpo veloce. Il paletto era lì che
squarciava la mia
coscia,provocandomi un dolore allucinante mentre sentivo il sangue
gocciolare
sul pavimento impolverato. Non urlai,semplicemente strinsi i denti e
sostenni
il suo sguardo. Tutto ma non Tyler.
“Piccola…se
non parli andrà sempre peggio. Se ti fossi informata sui
rischi che comporta
avere una relazione con un licantropo, in questo momento non ti
troveresti qui”
Cosa voleva
dire? Sapevo che correvo dei rischi stando con Tyler..soltanto un suo
morso e
sarei morta..ma era ovvio che non parlava di questi rischi. Questi
riguardavano
me. Ed io per Klaus ero totalmente insignificante,forse sarebbe stato
anche
meglio se fossi morta. Doveva esserci sotto qualcosa che lo
riguardava..altrimenti
non si sarebbe comportato in questo modo.
“ So i
rischi che corro e non credo ti riguardino” dissi con tono
secco mentre sentivo
bruciare la ferita alla gamba. “perciò sii
più chiaro” conclusi. Sapevo che
dire una cosa del genere l’avrebbe solo irritato di
più, ma cosa avrei dovuto
fare?
“Tesoro,stai
calma e non usare quel tono nei miei riguardi”
affermò in modo gelido mentre lo
vedevo prendere un coltello dalla sua tasca. Sentivo la paura
insinuarsi nelle
ossa e crescere secondo dopo secondo. Le sue movenze calme e decise,il
suo
aspetto sereno e il suo tono così controllato mi
terrorizzavano ancora di più.
Si
avvicinò
con fare lento,mentre con lama del coltello giocava con la manica del
giubbotto
che indossavo. Un altro colpo veloce e la ruppe. Avevo il braccio
sinistro
interamente scoperto e immaginavo già cosa stava per
succedere.
“Ascolta
il
mio consiglio..stagli alla larga” e poi trafisse il mio polso
con la lama
spessa e tagliente di quel dannato coltello. Stavolta non potei fare a
meno di
trattenere le lacrime. Il paletto impediva alla mia coscia di
rimarginarsi e
come se non bastasse, decise di muovere l’arma che teneva in
mano su, fino alla
spalla.
Urlai per il
dolore che provavo, avevo un taglio lungo quanto tutto il mio braccio e
profondo almeno un centimetro. Il sangue usciva copioso,scendendo lungo
il mio
collo,fino ad inzuppare la maglia fina che indossavo.
Non so per
quante ore mi torturò in quel modo,ma quando si
allontanò ero stremata. Un altro
colpo e non avrei resistito. Avevo perso molto sangue e le ferite mi
erano
state inferte una dietro l’altra. Non avevo la forza nemmeno
di muovermi di
mezzo centimetro.
Chiusi gli
occhi e mi concentrai su ciò che mi circondava. Doveva
essere notte inoltrata
ormai,sentivo l’aria più fredda e i versi dei
gufi,volevo solo tonare a casa e
sapere come stava Tyler. Se Klaus in questo momento stava torturando
proprio
lui?
Non avevo
nemmeno la forza di pensare,seduta lì per terra,con le
braccia alte incatenate
al muro,dolorante in ogni singola parte del mio corpo,inclinai la testa
di lato
e mi abbandonai al sonno profondo simile a quello dei bambini dopo un
giorno intero
passato a scorrazzare dappertutto con gli amici.
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Capitolo 7 *** I think I love you .. I said I love you ***
NOTA
DELL’AUTRICE: l’ispirazione
per questo capitolo mi è venuta stanotte alle 2..ma il sonno
dopo un’oretta ha
avuto la meglio,perciò ho continuato a scrivere questa
mattina…spero che questo
capitolo vi piaccia. Un bacio.
Morgana.
Tyler
POV:
Stavo
uscendo fuori di testa,avevo praticamente girato per tutte le vie di
Mystic pur
di trovarla,ma nulla. Lei sembrava sparita proprio nel nulla. Non un
messaggio,non un avvertimento,un bel niente. Stringevo forte il volante
dell’auto mentre con gli occhi cercavo di guardare
ovunque,sperando di
rincontrare il suo viso e tirare così un sospiro di sollievo.
Era un
comportamento troppo strano,non si addiceva completamente al carattere
di
Caroline perciò doveva essere successo per forza qualcosa.
Mi sentivo così in
ansia! Avevo controllato dappertutto…l’unico posto
adesso rimaneva la foresta.
Iniziava a
fare un freddo cane,volevo trovarla,assicurarmi che il peso strano che
provavo
sullo stomaco fosse solo una specie di mia fantasia e tornarmene a
casa. Con
lei.
Posteggiai
l’auto e il primo posto che mi venne in mente fu la vecchia
tenuta della mia
famiglia,non so perché pensai a quel posto ma in un certo
senso era diventato
nostro. Le trasformazioni durante la luna piena non erano tanto
terribili con
lei accanto..peccato per le ossa che si spezzavano…
Feci qualche
passo addentrandomi in quella che un tempo era l’abitazione
dei miei antenati e
rimasi sconvolto.
Sapevo che
stava male,avevo questa impressione da inizio pomeriggio e vederla
lì,in quello
stato mi fece venire i brividi. Ma a quest’ultimi
seguì la rabbia più forte e
devastante che avessi mai provato.
Mi
precipitai da lei,aveva le braccia incatenate,i vestiti logori e
totalmente
inzuppati di sangue. Digrignai i denti pur di non cacciare dalla bocca
un urlo
disumano per la furia che m’invadeva in quel momento. Solo un
mostro avrebbe
osato ridurla in quello stato,solo qualcosa priva di anima avrebbe
avuto il
coraggio di fare tutto quel male.
Con un colpo
secco le liberai i polsi dalle catene e la presi in braccio. Teneva gli
occhi
chiusi,ormai stremata da tutto quel dolore ; la sentivo tremare,i
muscoli del
corpo rigidi e le lacrime che ancora le rigavano il viso.
Vederla in
quello stato era come patire le pene dell’inferno,era come
poter sfiorare la
morte,sentirla lì gelida, sicuro di essere impotente. Il
dolore di quei momenti
era un miliardo di volte più forte delle ossa che si
spezzavano… avrei
preferito farmele spezzare ripetutamente pur di non vederla ridotta
così…
Salii in
macchina mentre continuavo a tenerla tra la braccia,Dio come mi
sembrava
debole!
Chiusi lo
sportello, le feci poggiare le gambe sul sedile del passeggero e la
testa sul
mio petto; mi tolsi la giacca di pelle che indossavo e gliela poggiai
sulle
spalle sperando che potesse servire a farla sentire minimamente meglio.
Guidai ad
una velocità assurda,alternando lo sguardo tra la strada e
lei. Giuro che avrei
fatto la qualunque,ucciso il primo che passava per strada
o preso a
calci un masso enorme pur di sfogarmi e liberarmi dall’orrore
che mi stava
rendendo pazzo.
La strada
per arrivare a casa mia mi sembrò una vera
eternità, la distesi sul divano del
salone e le presi il volto dolcemente tra le mani,la vidi aprire gli
occhi
debolmente ed accennare quasi a un sorriso “Ehi
piccola ti ho trovata ok? Ti ci vuole un bagno ed una bella
dormita..vedrai che
ti sentirai meglio dopo. Pensa solo a riposarti,al resto penso
io”.
Mi sembrava
ancora più bella in quelle condizioni,così
vulnerabile,così dolce,così debole.
Le accarezzai i capelli e piano poggiai le mie labbra sulle mie.
Possibile che
nella sua pelle di ghiaccio io ci sentissi il fuoco ardente?
Aspettai
qualche minuto e appena la vidi più tranquilla mi allontanai
cercando di
disturbarla il meno possibile. Andai in bagno per iniziare a riempire
la vasca
con l’acqua calda, poi andai di nuovo da lei e nel modo
più delicato con cui
riuscivo a sfiorarla la spogliai di quei vestiti sporchi e la ripresi
di nuovo
in braccio.
Continuava a
stare ferma e a tenere gli occhi chiusi,anche quando la immersi
nell’acqua ed
iniziai a lavarla. Aveva sangue dappertutto,le ferite si erano
già rimarginate
ma la pelle delle gambe e delle braccia,in certe zone sembrava
più scura,come
se ci fosse un livido.
Avevo quasi
paura a passare la spugna su quella pelle chiara o ad insaponare i
capelli
dorati. E quella situazione la trovavo così..strana. Non
l’avevo mai vista nuda
prima d’ora..e adesso era lì,poggiata sul mio
braccio,con ogni centimetro di
pelle scoperto. Mi sembrava semplicemente perfetta.
Mi
sarei vendicato ad ogni costo,anche a costo
di morire. Lei era l’unica di cui m’importava
davvero e farle del mare
equivaleva ad una condanna a morte. La peggiore morte che si potesse
immaginare.
L’avvolsi
nel mio accappatoio e piano salii le scale,fino in camera mia;
l’adagiai sul letto
e mi stirai accanto a lei. Non sapevo come comportarmi,cosa fare per
farla
sentire meglio ma sapevo di aver fatto la cosa giusta quando lei
automaticamente con le dita si aggrappò alla mia maglietta.
Non potei
fare altro che stringerla contro il mio corpo per tutta la
notte,l’avrei fatto
per ventiquattro ore consecutive se fosse stato necessario,dandole un
leggero
bacio sui capelli di tanto in tanto. Alle prime luci
dell’alba crollai anche
io. Senza mollare la presa.
Quando riaprii
gli occhi era già sicuramente ora di pranzo. Avevo qualche
brivido di tanto in
tanto a causa del freddo del suo corpo che trapassava i vestiti,cercai
di
guardarla in volto e sembrava che stesse decisamente meglio. Sembrava
più
serena,più rilassata e sempre più bella. Non
seppi resistere dal darle un
leggero bacio facendola svegliare.
“Ehi tesoro,come stai?” le
sussurrai
piano mentre incontrai di nuovo i suoi occhi azzurri che mi sembrarono
ancora
più grandi e profondi del solito.
“ Mi
sento bene.. grazie per avermi
salvata” disse piano,
mentre mi circondava il collo con le braccia e poggiava la sua guancia
sulla
mia; sarei rimasto così,attaccato a lei,per ore intere.
Piano mi
girai,mettendomi
a pancia in su e trascinandola sopra di me…
iniziò a ridere e a riempirmi di
baci sulle guancie,sulle labbra e sul collo...si stava decisamente
meglio! Ero davvero
felice di vederla così…qualche ora prima avevo il
terrore che potesse morirmi
tra le braccia ed il solo pensiero mi faceva sentire freddo nella
profondità
delle ossa.
“ Care..chi ti ha ridotta in quello stato
ieri?” chiesi cercando di apparire più
calmo possibile,mentre infilavo le
dita di una mano tra i suoi capelli e con l’altra le
accarezzavo la schiena.
“Non lo so perché l’ha
fatto,deve esserci
qualcosa sotto altrimenti le cose non quad..” non
le lasciai il tempo di finire la frase,mi aspettavo una cosa del genere
da
parte sua…ovviamente immaginava che sarei andato a fargliela
pagare a quel
bastardo e la cosa la spaventava.
“Care voglio sapere il nome”
dissi freddo,tenendo
lo sguardo incatenato al suo. “Klaus”
disse quasi in un respiro ma mezzo secondo dopo aveva già
iniziato a parlare a
raffica su quanto era pericoloso,su quanto sarebbe stato stupido andare
da lui
e vendicarsi. Non potevo darle torto…perciò
dovevo darmi una bella calmata e,per
una volta nella mia vita, agire come un uomo.
“Tesoro tranquilla ok? Non mi precipiterò
da
lui con l’intenzione di ucciderlo,te lo prometto. Ma dobbiamo
scoprire che c’è
sotto…non può sputare dal nulla e torturarti in
quel modo senza una ragione!” Dio
che rabbia avevo! Stringevo i pugni così
forte che mi facevano male le dita, avrei voluto averlo davanti e
stritolarlo,farlo in mille pezzi,infondergli così tanto
dolore da renderlo pazzo!
“Tyler?” la
voce dolce di Caroline mi distolse dai
quegli assurdi e orribili pensieri,così alzai di nuovo lo
sguardo verso il suo
volto…voleva dirmi qualcosa,ce l’aveva scritto in
faccia…mi guardava con le
labbra dischiuse con la stessa espressione di chi cerca il modo giusto
per dire
una cosa.
“Tyler, ti amo.” Provai qualcosa
di
inimmaginabile, il cuore poteva scoppiarmi in quell’istante
preciso per la velocità
a cui si muoveva nel mio petto.
Mi
alzai,mettendomi
seduto sul letto,cercando con le mie dita le sue e la guardai negli
occhi. Non ero
mai stato così sicuro di quello che dicevo, quei secondi mi
sembravano così
lenti e le parole uscirono dalla mia bocca in un modo così
naturale che
sembrava addirittura irreale.
“ Ti
amo anche io, ti amo così tanto
che a volte mi manca anche il respiro.”
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Capitolo 8 *** I can't believe ***
NOTA
DELL’AUTRICE: ho
pensato parecchio a questo capitolo e beh..vorrei sapere il vostro
parere per
la mia “idea”..forse un po’ azzardata
ahahah! Volevo comunque ringraziare tutti
coloro che mi fanno
i complimenti ed
apprezzano questa storia : ). GRAZIE DI VERO CUORE. Baci.
Morgana.
“Ti rendi conto che non puoi andare da lui e
costringerlo a parlare? Non ti direbbe nulla ed in più ti
ucciderebbe in un
nanosecondo te ne rendi conto vero?” Camminavo
avanti e dietro per il
salotto immenso della casa del sindaco agitata come non mai. Mi sentivo
la
testa pesante,ero in totale confusione e in più Tyler con la
sua impulsività
non mi aiutava molto!
“Senti
Care..so che non è saggio
andare lì da lui ed affrontarlo ma di certo non possiamo far
finta che quello
che ti ha fatto non sia mai successo e soprattutto non possiamo
ignorare la
certezza che sotto il suo comportamento c’è un
valido motivo ok?” Odiavo quando
mi parlava così…aveva
ragione ma non potevo mica rischiare di farlo morire. Rabbrividii al
solo
pensiero. Non avrei mai potuto sopportare una cosa del genere.
Sbuffai e lo
guardai negli occhi “Facciamo
così…vado
da lui,da sola e gli parlo.” Lo vedevo
innervosirsi ancor di più,stava per zittirmi
ma lo bloccai “Tyler devi fidarti di
me
ok? Sai che anche senza il tuo consenso ci
andrò…devo sapere perché si
è messo
in mezzo e se avesse voluto realmente uccidermi a quest’ora
non starei parlando
con te” Gli feci un mezzo sorriso e lo guardai
provando di tranquillizzarlo
anche se era come chiedere la Luna.
“Ti prometto che starò attenta.”
Dissi
veloce per poi dargli un bacio leggere sulle labbra e lasciare svelta
la sua
casa.
Era
mattina,tutto sembrava monotono e tranquillo,come ogni singolo giorno
che si
trascorreva a Mystic Falls. Nonostante stavo andando dritta a casa,o
meglio
l’abitazione che aveva “preso in
prestito”, di colui che mi aveva torturato nel
modo più brutale che esistesse, mi sentivo tranquilla e
piena di curiosità.
Arrivai
presto davanti casa di Alaric,scesi dall’auto e feci un
respiro profondo prima
di varcare la soglia. Dentro sembrava non ci fosse nessuno:un silenzio
quasi
assordante,le finestre chiuse e tutto in ordine. Mi addentrai e una
cosa
soltanto colpì la mia attenzione.
Era un
libro,uno di quelli dall’aspetto vecchio e logoro,le pagine
ingiallite e
consumate come se fossero state sfogliate un milione di volte. Mi
avvicinai di
più al tavolo su cui era poggiato e iniziai ad
osservare… i caratteri erano
piccoli,l’inchiostro era nero e sembrava che tutto fosse
trascritto a mano.
La cosa che
mi colpì a primo impatto furono i disegni,erano scuri e poco
chiari..ma mi
fecero rabbrividire comunque. Non riuscivo a capire bene cosa
rappresentassero,forse
una creatura dai tratti umani ma c’era qualcosa
d’indecifrabile! Sospirai ed
iniziai a concentrarmi sulle scritte.
Non capivo
nulla di quello che c’era scritto,nemmeno una parola.
“Dio! Sembra aramaico!”
esclamai involontariamente.
“A dire il vero…è
sanscrito!” rispose una
voce che conoscevo bene. Avevo quasi paura ad alzare lo sguardo e
vedere il suo
volto ancora una volta,mi sentivo terribilmente in
ansia e impaurita. Anzi,terrorizzata.
Mi passai
una ciocca di capelli dietro l’orecchio e trovai il coraggio
d’incontrare i
suoi occhi. Stava poggiato al muro con le braccia conserte,il volto
sereno e
quel solito mezzo sorriso che m’inorridiva.
“Sarò estremamente chiaro nei tuoi
confronti.
Non ho intenzione di uccidere nessuno,anche se la cosa mi provoca
scariche di
adrenalina sublimi!” disse ridendo. Lo odiavo
sempre di più..non aveva
alcun rispetto per la vita.
“ Facciamo un patto bella biondina,ti va?”
mi chiese arrivando davanti a me in un secondo e prendendomi il volto
tra le
mani,la sua pelle a contatto con la mia mi faceva vomitare,mi liberai
da quella
presa e lo guardai dritto negli occhi senza dire una parola.
“Tu smetti di vedere il tuo adorato
licantropo ed io ti lascerò in pace.”
Cosa? Non mi quadrava nulla,ero
sempre più confusa, adesso il problema era la mia relazione
con Tyler? Avrei dovuto
rinunciare all’unica mia fonte di felicità? E per
quale machiavellico motivo
poi?
“Che ne diresti di fare un po’ di
chiarezza
prima di proporre un patto o stringere qualunque accordo?”
chiesi mentre
stavo ferma davanti a lui,i muscoli tesi pronti a scattare se fosse
stato
necessario.
“Se ti dirò tutta la verità
non potrò
lasciarti scappare sai?” era serio. Era quello
allora il prezzo da pagare
per sapere cosa stava succedendo?
“E se invece
tu mi dici tutta la verità ed io…faccio
uscire dalla mia vita Tyler?” quelle parole mi
ferirono più di un coltello
affilato sulla mia pelle,ma cos’altro potevo fare? Ero con le
spalle al muro,
la verità riguardava sia me che Tyler,era ovvio! E non
potevo rischiare che
rimanesse ucciso nel tentativo di liberarmi!
Valutò
la
mia offerta,lo vidi sorridere e poi riprese a parlare. “Devo dire che ti facevo più stupida
piccola Forbes” esclamò ridendo
“Ma credo che la tua offerta
sia..ragionevole. Tu dovrai rompere con lui,non dirgli una parola su
ciò che a
breve ti racconterò altrimenti..la tua vita sarà
un vero inferno. Ti ho dato un
assaggio la prima volta che ci siamo visti ricordi?”
Sapevo che
abbandonare la persona che amavo sarebbe stata la cosa più
dolorosa e difficile
mai fatta. Ma era l’unica scelta da fare. “Ti
do la mia parola” conclusi fredda e preparandomi
ad ascoltare ciò che stava
per raccontarmi.
Andò
a
sedersi sul divano con un bicchiere di vodka in mano “La storia è molto più
complicata di quanto tu possa credere. Non sono
uno che ama uscire così facilmente allo
scoperto…ma vedi,sono costretto! Ma basta
con le premesse,passiamo al sodo. Milioni di
anni fa,come sai,molte streghe erano a conoscenza della mia natura e di
quanto
desiderassi divenire un ibrido a tutti gli effetti; così gli
stregoni e le
streghe di quel tempo dovettero prendere una decisone. O schierarsi
dalla mia
parte e dalla parte del nuovo ordine naturale che ne sarebbe derivato o
semplicemente schierarsi contro”
Le sue
parole scorreva leggere e non potevo fare a meno di lasciarmi
trasportare
indietro nel tempo,immaginando gli eventi passati.
“Le streghe che decisero di schierarsi contro
di me ovviamente non restarono con le mani in mano e diedero vita a
quella che
viene denominata profezia. Qualora
fossi
riuscito nel mio intento di diventare un ibrido il mio potere doveva
essere circoscritto.
Ed ecco che qui entri in gioco tu! È stato deciso che solo
il frutto dell’unione
tra una donna vampiro ed un licantropo sarebbe stato in grado di
uccidermi…ma
non basta semplicemente una donna vampirizzata. Ci vuoi tu. Ti tengo
d’occhio
da quando sei nata. Grazie all’aiuto di un mio stregone sono
riuscito ad
individuare chi sarebbe stato in grado di distruggermi.”
Ero a dir
poco sconvolta da ciò che le mie orecchie stavano sentendo.
Non ero nemmeno in
grado ad individuare le emozioni che crescevano dentro di me. Era solo
tutto
assurdo.
“ Le streghe a me nemiche decisero che la
donna adatta a questo compito sarebbe stata una bambina proveniente da
un’isoletta
sperduta in capo al mondo,rimasta orfana ed affidata ad una famiglia
come
tante. Ed eccoti qua. Sapevi che lo sceriffo non è la tua
vera madre?”
Stavo
lì
ferma ad ascoltare. Quasi non riuscivo a comprendere le parole che
pronunciava.
Mi sentivo morire. Perduta. Senza la minima idea di chi fossi al
momento.
“ Ma
ovviamente mi sarebbe stato
semplice ucciderti ed evitare il problema. Le streghe possono essere
gentili
nei tuoi riguardi,possono rispettarti ma,al contrario di come la
pensano la maggior
parte dei nostri simili,sanno essere molto furbe. Decisero che se ti
avessi
uccisa sarei morto anche io. Lo stesso vale per Tyler. Che tu ci creda
o no lui
discende da un’antica famiglia di licantropi e grazie ai geni
di sua madre
possiede le caratteristiche di due delle prime famiglie della specie.
È tutto
scritto nel libro.”
Non avevo
parole.
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Capitolo 9 *** those four dreaded words. ***
Uscii da
quella casa totalmente sconvolta. Sentivo uno strano ronzio alle
orecchie,la
testa confusa e pesante,le gambe intorpidite e gli occhi lucidi. Tutte
le mie
certezze erano inesorabilmente crollate all’udire quelle
parole. Sembrava tutto
totalmente assurdo. Ogni singolo attimo,ogni singolo evento,ogni
abbraccio,ogni
sguardo ed ogni parola su cui era basata la mia intera esistenza era
adesso
sparito nel nulla.
Velocemente
tornai in auto,con le lacrime agli occhi, mi misi al volante e mi
diressi a
casa. Sapevo che l’aspetto più difficile non era
l’accettare il fatto che fossi
parte integrante di un piano gigantesco rispetto a me stessa o la
consapevolezza di non sapere di chi fossi realmente figlia.
Poteva sembrare
folle,addirittura assurdo ed irreale,ma la parte più
difficile sarebbe stata
quella di proteggere Tyler poiché,per tenerlo al sicuro da
tutto ciò, avrei
dovuto lasciarlo. E senza una motivazione valida oltretutto. Come
potevo
spiegargli tutto questo casino? Come potevo dirgli che se non avessi
rotto con
lui, Klaus ci avrebbe eternamente torturati,inseguiti fino
all’angolo più
sperduto del mondo o addirittura avrebbe potuto vendicarsi facendo del
male ai
nostri amici e familiari? Semplicemente non potevo dirglielo.
Piombai
dritta in camera mia e finalmente scoppiai in un pianto liberatorio.
Non
piangevo così chissà da quanto tempo. Forse da
quella maledetta festa in casa
Lockwood. Dio sembrava che il mio cuore mi si stesse frantumando dentro
la
gabbia toracica! Che cosa avevo fatto per meritarmi ciò? Per
meritarmi questa
ridicola vita? Mi sarebbe andata bene la qualunque ma non dover
lasciare l’uomo
che amavo. E si..proprio uomo.
Tyler
non era più quel bulletto che se la spassa con la troietta
di turno,era
cambiato veramente. Era cresciuto,aveva imparato a controllare i lati
negativi
del suo carattere e soprattutto aveva imparato ad amarmi. Ne ero sicura
al
cento per cento che lui mi amava. Almeno quanto lo amavo io.
Di certo non
potevo allontanarlo da un momento all’altro,magari la sera
stessa. Sarebbe
stato troppo palese il fatto che ero costretta
a dover rompere con lui. Presi il cellulare,asciugandomi con
la manica
della felpa quell’ultima lacrima che ancora sostava sulla sua
guancia, e decisi
di inviargli un messaggio: ”Tyler
è tutto
ok. Puoi stare tranquillo…Klaus è solo un malato
psicopatico ma mi ha dato la
sua parola che non succederà più nulla di simile.
Scusami ma non ce la faccio a
passare,sono troppo stanca. Buonanotte :)”
Essere
così
fredda nei suoi confronti mi dava l’idea di morire.
Un’altra volta. Mi faceva
sentire più fredda di quanto già non fossi ed il
cuore più duro del normale,più
duro del diamante. Come avrei potuto guardarlo negli occhi e mentirgli?
Come
avrei potuto dirgli la bugia abnorme che non provavo assolutamente
nulla per
lui? Un motivo per lasciarlo dovevo darglielo. L’unico
minimamente credibile
era quello del “non ti amo
più.”
Quelle
quattro maledette parole nel mio cervello risultavano così
taglienti,così
dolorose,manco fossero stati morsi di un serpente a sonagli! Le sentivo
imprimersi nel mio cuore come se fossero state incise con una lama
sulla carne
viva,mi davano la sensazione che nelle mie vene iniziasse a circolare
un chissà
quale veleno che, al suo passaggio, lascia un bruciore simile al fuoco.
Da
quell’incontro con Klaus erano passati dieci interminabili e
terrificanti
giorni. Dieci giorni in cui tenevo la testa bassa pur di non incontrare
i suoi
occhi neri come la notte e leggerci la confusione più
totale, dieci giorni in
cui mi limitavo a dirgli “Tyler oggi non possiamo vederci
perché ho delle
faccende con Damon ed Elena da sbrigare”, dieci giorni
passati a rileggere sul
letto i suoi sms a cui non era arrivata una risposta se non a tarda
sera,quando
ero sicura che stesse dormendo,dove mi scusavo di essere stata talmente
impegnata da non aver avuto tempo per rispondere. Dieci giorni in cui
non
potevo godermi il calore ed il profumo della sua pelle,in cui dovevo
trattenere
il respiro e costringermi a sfiorare a stento le sue labbra con le mie.
Dieci
giorni in cui dovevo trattenermi dal dirgli che lo amavo.
Perché io l’amavo,con
tutta me stessa. Così tanto che faceva male. Un
male che ti attanagliava l’anima…
ma che ero disposta a sopportare per l’eternità
pur di non vederlo nella morsa
terrificante dell’Originario.
Undicesimo
giorno di assoluto silenzio. Era una di quelle domeniche grigie che ti
mettono
il broncio in automatico e desideri solo sprofondare nel tuo letto e
dormire
non provando nulla. Nessuna emozione.
Ero seduta sulla
sedia della cucina,con le gambe piegate e tenute strette al petto con
le
braccia; fissavo semplicemente il vuoto. Non appena sentii bussare
sobbalzai e
smisi di pensare andando ad aprire la porta.
Poteva una
donna desiderare qualcosa di migliore? No. Perché di
migliore non c’era
assolutamente nulla. Mi guardava
implorante,dritto negli occhi. Sapevo che più prolungavo lo
sguardo più sarebbe
stato difficile abbandonarlo. Era arrivato il momento di farlo,di
comportarmi
da vera donna,di donargli interamente il mio amore e di lasciarlo
andare. O
meglio… di obbligarlo ad
andare.
“Care,non ce la faccio! Sto impazzendo! Cosa
ti succede? Ho sbagliato qualcosa? Ti sento distante…e non
voglio!” Che
male cane facevano quelle parole! Cosa avrebbe potuto sbagliare?! Non
si
rendeva conto che era…perfetto? Una persona normale non
avrebbe resistito
undici giorni vedendo la propria ragazza così fredda e
lontana. Ma Tyler
Lockwood ti stupiva sempre. In ogni circostanza ed in ogni ambito.
lo lasciai
entrare in casa mentre stavo in silenzio, con le braccia al petto e la
testa
bassa,dopo averlo sentito sospirare, glielo dissi. Feci uscire dalle
mie labbra
quelle quattro parole,nel modo più naturale che riuscissi a
fingere,senza essere
nemmeno in grado di guardarlo in volto. Sentivo il suo respiro che si
era
bloccato non appena recepito il messaggio,vedevo i suoi pugni
stringersi
forte,talmente forte che la pelle nelle zone delle nocche era bianca,
riuscivo
a sentire anche il suo cuore… che perse qualche battito.
Anche quel piacevole
ritmo mi sarebbe mancato.
“Non ci credo Caroline” disse
freddo
mentre in un secondo era piombato davanti a me e non potei fare in modo
di
puntare i miei occhi nei suoi. Intrecciò le mie dita alle
sue e mi sembrò di
poter rinascere. Mi faceva sentire così viva!
Così dannatamente a posto con
l’intero Universo! Mi faceva capire che ero proprio dove
dovevo essere. Avrei
potuto allontanarlo,ero più forte di lui,non sarebbe stato
di certo un
problema,ma era il mio corpo a reclamare quella vicinanza,come se
dovesse
necessariamente immagazzinare ancora un pizzico di lui per poter
resistere alla
sua imminente assenza.
“Tyler, non ti amo più”.
La seconda volta
fu più dolorosa. Non potevo sottrarmi al suo sguardo attento
e ancora
speranzoso. In quei suoi occhi ci vedevo la sua anima ed una luce
capace di
imbambolarmi per intere ore. L’avevo deluso. Ogni muscolo del
suo volto
dipingeva nel suo viso un’espressione di pura e glaciale delusione. Ero stata capace di deludere
l’amore della mia
esistenza. Non avevo mai e poi mai desiderato conficcarmi un dannato
paletto
nel cuore come in quel momento,avrei anche implorato per porre fine a
ciò che
stavo provando in quel frangente,pur di staccare gli occhi dai suoi e
non
vedere tutto quel dolore che lo tagliava a brandelli.
Si
girò;ponendo
fine alla presa delle mie dita,provocando così un ultimo
brivido sulla mia
schiena,potendo dunque godere ancora un’ultima volta di
quell’elettricità quasi
palpabile che nasceva ogni qualvolta i nostri corpi si sfioravano. Con
quel
tocco mi regalò ancora un attimo eterno di amore. Da allora
mi sarei aggrappata
solo a quello per continuare a vivere. Perché era quello che
rimaneva del mio
amore per lui. Un attimo eterno.
Prima di
chiudere la porta ed andare via si voltò a guardarmi,ero
certa che non avrei
potuto trattenere le lacrime a lungo nonostante la buona
volontà,perciò pregai
che qualcuno Lassù potesse far passare in fretta quegli
istanti di puro
inferno. Non disse nulla. Nemmeno una parola. E mi guardò.
Con quel tipo di
sguardo che ti fa mancare una persona anche quando è proprio
lì dinanzi a te.
E poi solo
il buio di una voragine.
Solo a
quello ormai si era ridotta la mia vita. Dal momento in cui lo vidi
salire in
macchina e scomparire per le strade di Mystic, ero stata totalmente
inghiottita
dall’oscurità.
Non
riuscivo ad immaginare nulla di peggiore.
Nulla di più negativo.
Così
diedi
un nome alla mia oscurità, pensai che il nome che le si
addicesse maggiormente
fosse disperazione.
Caroline
Forbes senza
Tyler Lockwood era l’incarnazione della disperazione.
Morgana.
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Capitolo 10 *** I want to make love to you. ***
Di nuovo
mattina. Le uniche parole che mi venivano in mente
erano “perché la notte
durava così poco?
Perché non potevo stare eternamente nel mio letto e non
vederlo?”. Erano le
sette e già sentivo spuntare le lacrime agli occhi,possibile
che non si fossero
ancora esaurite?
Come ogni
sacrosanto giorno, da due settimane a questa parte,
mi alzavo automaticamente dal mio letto e senza nemmeno guardarmi allo
specchio,uscivo per andare a scuola. Odiavo anche quella oltre
all’alternarsi
del giorno e della notte. Potevo vederlo,lì mentre rideva
con i suoi
amici,senza degnarmi di uno sguardo. Come se non esistessi. Non si
sforzava
nemmeno di salutarmi,nemmeno di evitarmi… io per lui ero
diventata invisibile.
Inesistente.
Sospirando feci
partire la mia auto e come una totale
deficiente rimasi dieci minuti buoni a guardare la pioggia che,con un
ritmo
sempre più incalzante,andava a precipitare sul parabrezza.
Idiota,Idiota e
Idiota! Mi sentivo solo un’idiota!
Continuai a
ripetermelo all’infinito fino a quando non
arrivai a scuola. Ovviamente in ritardo. Stavo impazzendo,mi bloccavo a
fissare
il vuoto senza nemmeno riuscire a pensare a qualcosa di veramente
concreto. Si…
ero necessariamente pazza.
Entrando in
classe trattenni il respiro. Sapevo che lui era
lì,intento a scrivere su un foglio qualunque stronzata gli
passasse per la
testa,sapevo che il suo profumo sarebbe stata la cosa che mi avrebbe
colpito per
prima e sapevo che sentirlo di nuovo sarebbe stato come se ti
gettassero della
neve sul viso mentre dormi beatamente al calore di un camino acceso.
Non avevo
più la forza di guardarlo,i miei occhi non incontravano i
suoi da troppo tempo,
da troppi giorni ormai mi era stato negato di perdermi nel tono dolce
dei suoi
“ti amo”
sussurrati all’orecchio.
Stavo per scoppiare a piangere proprio in quell’istante,sotto
gli occhi di
tutti i miei compagni (tranne uno) che mi osservavano andare a posto
dopo la
scocciante ramanzina del professore di matematica. Basta,basta! Dovevo
controllarmi!
Quando mi
sedetti ebbi il tempo di tornare lentamente a
respirare. Lo sapevo. Sapevo che avrebbe fatto male,sembrava che ogni
volta
fosse più dolorosa della precedente! Ancora la notte mi
sembrava di poterlo
risentire quel suo profumo,come se fosse ancora lì tra le
lenzuola. Come se ci
fosse lui al mio fianco. Sospirai rassegnata mentre mi accorsi che
Elena aveva
allungato il braccio per passarmi un foglio:
Care,come
va oggi?
Presi una penna
e piano scrissi la prima cosa che mi venne in
mente.
Bene!
Tu invece?
La vidi scuotere
la testa sospirando. Ci avrei giurato! Elena
mi conosceva troppo bene,me lo leggeva in faccia all’istante
quando una cosa
non andava…e avrebbe fatto la qualunque per tirarmi su di
morale. Ne ero certa.
Smettila
di mentirmi! Magari dire che
stai soffrendo ti farà stare un po’ meglio
dopo… comunque, stasera al grill si
esibisce un nuovo gruppo musicale,credo che sia la cosa migliore che
potesse
capitarci per distrarci! Passo con Bonnie alle otto :)
Ecco. Come
previsto. Avevo sentito qualcosa a proposito di
questa serata ma non ero dell’umore adatto per ballare e
cantare anche se ero
consapevole del fatto che sarei dovuta andare avanti. Anche se mi
feriva
terribilmente. Soprattutto dovevo accettare che LUI
era andato avanti. Aveva sempre il sorriso sulle labbra ed ero
a conoscenza di quanto spesso uscisse con i suoi amici… e di
quante volte si
era preoccupato a chiedere a qualcuno se stavo bene. La risposta era: nemmeno una. Stop. Avevo deciso, non
aveva più senso piangersi addosso in quel modo! Impugnai
forte la penna nera e con
decisione scrissi la risposta.
Credo
che tu abbia ragione… sarò
puntuale! Ti voglio bene. P.s. mi sento una merda
La vidi prima
sorridere e poi incupirsi velocemente leggendo
la parte finale del messaggio, stranamente però dirlo mi
fece sentire un po’
più sollevata. Come al solito Elena aveva
ragione…mi conosceva meglio di
chiunque altro.
Le prime tre ore
volarono in fretta,non riuscivo a
concentrarmi per nulla sulle lezioni. I miei occhi puntavano sempre e
solo in
una direzione,sicuri che non avrebbero dovuto spostarsi in fretta se lui si fosse girato,perché
non l’avrebbe
fatto,nemmeno se guardarlo così intensamente
l’avesse fatto andare a fuoco.
Osservavo la sua espressione compiaciuta mentre si rendeva conto di
quanto
semplice fosse risolvere quella funzione matematica… ovvio
per lui, che in
materia era sempre stato un genio!
Appena
suonò la campanella che annunciava l’inizio
dell’intervallo lo vidi schizzare fuori come un siluro. Non te ne andare,ti prego. Ho bisogno di guardarti!
Dio mio… prima
o poi quelle parole mi sarebbero realmente uscite di bocca, ronzavano
troppo
spesso nel mio cervello,avevo quasi preso una vita propria,un proprio
controllo,non riuscivo a bloccarle nemmeno per un istante.
******
La doccia mi
aiutò più del previsto a scaricare lo stress
accumulato durante la giornata e di certo non potevo negare che la mia
disperazione,all’idea di vedere le mie amiche a passare del
tempo con loro,un
po’ si era affievolita.
Alle otto in
punto il campanello suonò ed io
ero,miracolosamente,in orario. Non che ci fossi stata molto a scegliere
di
indossare i miei soliti jeans blu attillati,i tacchi fucsia e un
maglioncino
bianco,di cui tra l’altro non ne ricordavo
l’esistenza, con lo scollo a V.
Entrai in auto
stampando su quella mia cavolo di faccia un
sorriso a trentadue denti. Ci mancava solo far iniziare la serata con
il
broncio, non mi sembrava giusto nei confronti della altre…
-Ehi Care! Ma
come siamo belle!- mi disse dolce Bonnie con il
suo solito sorriso furbo,le sorrisi di rimando senza dire nulla
-e soprattutto
puntuali!- aggiunse Elena mentre era intenta a
fare retromarcia per uscire dal vialetto di casa mia; - mi ero
già preparata
mentalmente a dover aspettare almeno tre quarti d’ora in
macchina!- ammise
ridendo.
Si. Dovevo
godermi la serata e per almeno due ore non pensare
a ciò che forse ormai si era trasformata in ossessione.
Tyler.
-ma la smettete
di prendermi costantemente in giro voi due?-
non riuscivo a crederci! Avevo risposto loro senza procurare un attacco
di
depressione fulminante! Wow…questo si che era un passo da
gigante!
Il viaggio da
casa al grill fu breve ma…
divertente. Senza rendermene conto avevo riso perdendo quasi
l’aria e di questo potevo ringraziare solo le mie amiche, era
ovvio che non
riuscissi ad immaginarmi senza loro nella mia vita!
Entrammo nel
locale e c’era una confusione assurda! Non me lo
sarei mai aspettato,solitamente c’erano sempre le solite
quattro facce
conosciute,invece adesso c’era la fila per prendere da bere
al bancone,c’era
una folla davanti al palco che si muoveva a ritmo di musica e
c’era anche si
era messo a ballare sui tavoli.
Il sorriso che
mi si era spontaneamente
dipinto in volto scomparve nell’istante in cui misi a fuoco
ciò che si trovava
a pochi metri da me. Iniziai a sentire il mio respiro corto e quasi
affaticato,mi stavo sforzando con tutta me stessa per non
piangere,sentivo le
mani tremarmi per l’agitazione ed il dispiacere,mentre quel
dannato peso sul
mio stomaco non faceva altro che aumentare.
-oh mio Dio,
Care aspetta…andiamo da qualche altra parte!- si
affrettò Elena vedendo quel delizioso spettacolo e
prendendomi per un braccio.
No,non poteva
essere vero! Stavo facendo un incubo,doveva
essere per forza così; ma era troppo doloroso per essere
semplicemente uno
scherzo contorto e per nulla gradito della mia mente. Era la pura ed
amara
realtà. Tyler che ballava su un tavolo mentre due squallide
bionde gli si
strusciavano contro,passando quelle loro sudice mani sul suo viso per
poi
scendere sul collo,fino al petto,sbottonandogli ancora quella camicia
così
stretta che sembrava si stesse aprendo da sé.
Ed ovviamente
lui non rifiutava,anzi. Poggiava una mano sul
fianco di una,mentre con l’altra mano avvicinava al suo viso
il volto
dell’altra bionda facendo sfiorare i loro nasi. Quello che
provavo adesso non
era più pura disperazione. Ora la sentivo mescolarsi
all’ira,alla gelosia,a
quell’istinto animalesco di piombare su quel tavolo,tirare
giù per i capelli
quelle sgualdrine e staccare loro la testa; nel modo più
brutale possibile.
Mi ero stancata
di questo suo ignorarmi,forse mi aveva già
dimenticata,forse tutto quello che ha provato per me era solo dettato
dalla
foga del momento ed in realtà non era così forte
e profondo. Poco
m’importava,anche se l’avevo lasciato,anche se gli
avevo detto che non l’amavo
più, ci stavo male. Non aveva capito che era una stupida
bugia? Che la mia vita
senza lui non aveva alcun senso? Sapevo di non potergli stare lontano
troppo a
lungo pur cercando di farmi forza,magari col tempo sarei riuscita a
superare
tutto ciò e lasciargli vivere la sua vita,magari non mi
sarei più sentita, in
sua presenza, come polvere di ferro che viene inevitabilmente
attratta dalla calamita. Ma ancora era troppo
presto. Lo sentivo ancora mio.
Strinsi i pugni
e decisi che era il momento di fare qualcosa.
Non potevo sopportare la vista di lui tra le braccia di una donna che
non ero io,non
tutte dovevano avere il
privilegio di toccare la sua calda
pelle
e di godere dei suoi baci perfetti. Questo,almeno per
adesso,l’avrei impedito.
Facendomi spazio
tra la folla davanti al bancone,vi saltai su
afferrando una bottiglia di grappa ed iniziai a bere mentre mi muovevo
a ritmo
di musica. Riuscivo a vedere le facce sbigottite delle mie amiche che
assistevano alla scena,provai a sorridere loro per tranquillizzarle e
dopo aver
abbassato lo sguardo notai che un mucchio di ragazzi si era posizionato
davanti
a me per potermi osservare meglio. Non osavo guardare in direzione di
Tyler,non
volevo fargli capire che tutto questo stava succedendo solo
perché volevo
vedere quelle brutte troie lontane da lui,volevo ignorarlo,proprio come
faceva
nei miei confronti da due settimane.
Avevo tirato
giù quell’intera bottiglia di grappa e in fretta
ne afferrai un’altra. Adesso si che si ragionava! Come una
stupida iniziai a
fissare un ragazzo e gli feci segno con l’indice di
avvicinarsi a me,sapevo
quanto provocante potesse essere il mio sguardo ed il mio sorrisetto
sexy se
fatti nel modo giusto;non a caso,il tutto funzionò. Il
ragazzo salì sul bancone
ed iniziò a ballarmi accanto,poggiandomi una mano sul fianco
destro mentre
piano mi sfiorava il collo con le sue labbra.
Quanta
differenza,quanto ribrezzo provai a quel tocco,quanto
desiderai che a toccarmi fossero tutt’altre braccia e labbra.
Avrei voluto
farlo volare via con un calcio,quelle sue mani erano odiose ed
irritanti ma
dovevo resistere. Doveva pur servire a scatenare una reazione in Tyler!
Ci
speravo,con tutta me stessa eppure ero quasi certa che questa cretinata
non
sarebbe servita a molto.
Avvolsi le mani
al collo del ragazzo che continuava a
muoversi a ritmo di musica cercando di abbreviare la distanza che ci
divideva.
Continuavo a ballare sotto i fischi e gli applausi dei presenti
evitando con
tutta la mia forza di non rivolgere lo sguardo nella direzione di
Tyler,mi
sentivo così stupida ed infantile in quel momento. E assolutamente schifata non appena sentii
scivolare viscidamente la
mano dello sconosciuto con sui stavo ballando sul mio sedere.
Tyler’s
POV
Ma che stavo
facendo? Queste due bionde non mi attiravano per
nulla e mi ricordavano ancor di più un’altra bionda. Mi sarei preso a schiaffi per
averla pensata di nuovo. Mi
ero avvicinato a queste due sceme solo per evitare di farmela tornare
in mente.
Non ce la facevo senza di lei,mi sembrava d’impazzire,mi
sentivo così vuoto
dannazione! Che aveva fatto per ammaliarmi
in questo modo? E
perché non
funzionava nemmeno il “chiodo schiaccia chiodo”?
dove cavolo era finito il
Tyler Lockwood di una volta?! Non avevo mai sofferto per una stupida
ragazza
perché lei aveva totalmente ribaltato la situazione? Con che
diritto poi!
Credevo di poter
morire in preda ad un infarto,sapevo che era
dentro il locale,sentivo l’odore dei suoi capelli ed il suono
della sua risata
ma non rideva veramente. Poteva darla a bere a Bonnie e forse ad
Elena,ma non a
me. Quando era felice non rideva in
quel modo. Mi rendevo conto che era distrutta ma cavolo aveva detto di
non
amarmi! Perché stava male? Io ero (apparentemente) tornato
alla vita di
prima,come se nulla fosse… non era un segno abbastanza
evidente del fatto che
non dovesse sentirsi in colpa?
Mentre ballavo
sentivo i suoi occhi su di me,non avevo la
forza di guardarla,l’avrei ignorata anche ora. Era meglio
così,per entrambi. O
forse per lei. Io avevo solo un desiderio sfrenato di andare
lì,prenderla e
baciarla di nuovo,sentire le sue labbra sulle mie,il suo corpo freddo
contro il
mio,volevo risentire qui brividi che provavo ogni volta che mi sfiorava
e…
basta! Cazzo dovevo dimenticarla,dovevo smettere di sognare ad occhi
aperti di
prenderla e farla mia! Continuavo a ballare con le ragazze,cercando di
essere
il più naturale possibile mentre il mio sguardo saettava veloce verso la
sua direzione. Non doveva assolutamente capire che la stavo
tenendo d’occhio o tutti gli sforzi fatti in queste due
settimane sarebbero
andati a farsi fottere.
Non riuscivo a
crederci! Ma che cavolo stava combinando? Che
ci faceva sul bancone a sculettare sotto gli occhi di
quegl’allupati?
Care
ti prego,non fare cazzate. Imploravo nella
mia mente! Se solo
qualche deficiente che le sbavava dietro osava toccarla giuro su Dio
che
l’avrei portata via. E di certo non avrei esitato a sferrare
un pugno ad un suo
eventuale “corteggiatore”.
La fissavo
mentre quelle stupide oche che mi stavano a fianco
continuavano a strusciarsi come gatti,quasi il loro tocco
m’infastidiva. Avevo
provato l’eccellenza,era
ovvio che
adesso qualunque ragazza mi toccasse sembrava non esserne
all’altezza.
Un millesimo di
secondo. Solo uno e non ci vidi più dalla
rabbia. Quel grandissimo figlio di puttana che stava ballando con lei
aveva
fatto scivolare quella schifo di mano sul suo sedere. Non riuscii a
trattenermi
e balzai a terra fregandomene di quelle due troiette,con i pugni
serrati
camminavo dritto,facendomi spazio tra la confusione a gomitate. Ero
lì. Pochi
centimetri di distanza da lei. Mi mancava,mi mancava troppo,volevo solo
sentirla mia,quella vicinanza mi elettrizzava come non mai;
così saltai anche
io sul bancone e allontanai da lei quell’essere infimo e lo
colpì in pieno
volto con un pugno.
Mi voltai e
finalmente potei guardarla negli occhi. Come
avevo fatto a resistere tutto questo tempo senza guardarli? Mio Dio..
Caroline
Forbes mi aveva totalmente rincoglionito!
Senza pensarci
due volte la presi di peso e la portai fuori
dal locale; la sentivo imprecare e dimenarsi per essere lasciata
andare. Poteva
pure prendermi a morsi ma non l’avrei mai fatto. Non avrei rinunciato ad
averla tra le braccia
seppur per pochi secondi. Finalmente la toccavo di nuovo,finalmente
dopo due
schifosissime settimane sentivo quel mio vuoto colmarsi. Dio
quanto ti amo Caroline! Volevo dirglielo,ma cosa avrei
ottenuto? L’umiliazione di essere rifiutato. Di nuovo.
Sentendomi un completo
fallito.
Caroline’s
POV
Sentivo la sua
presa ferrea alle gambe mentre gli sferravo
pugni sulle spalle,sbraitando di lasciarmi andare. Non mi aspettavo
facesse una
cosa del genere,anche se,dopotutto,era il mio intento ma ero
più che certa che
mi avrebbe ignorata.
Non riuscivo a
pensare lucidamente. Il suo tocco era peggio
di una droga e ne ero stata lontana troppo a lungo. Provavo a fargli
capire
quanto fossi arrabbiata ma non ero per credibile nemmeno a me
stessa… stavo
ringraziando tutti i santi del cielo per il fatto di poter sentire di
nuovo il
mio corpo a contatto col suo.
Mi mise nella
sua auto e mi legò con la cintura di
sicurezza.. Come se fosse bastato quello a non farmi scappare! Ma chi
voleva
farlo? Non avrei voluto abbandonare quell’auto per nulla al
mondo,non mi sarei
persa lui accanto me … di nuovo così
vicino,vicino abbastanza da poterlo
sfiorare ancora una volta e sentire quel brivido che mi scuoteva fino
al
midollo spinale.
Lo guardai. Era
furioso ma non riuscivo a slegare il mio
sguardo dal suo,era ipnotico dannazione!
Desideravo sentirmi stretta nelle sue braccia,solo un’altra volta e giuro che la
smetterò con tutto ciò! Il mio
cervello stava diventando così odioso! Non potevo farlo,non
potevo dargli
retta, avrei rovinato tutto.
-Guai a te se
parli!- da quando la sua voce era diventata
così tagliente? E poi,cos’era una minaccia forse?
Rimasi sorpresa
da quel suo ordine ma,nonostante ciò, continuavo
a fissarlo, stringendo i pugni pur di impedire alle mie mani di
iniziare a
toccare ogni centimetro della sua pelle;stavo in silenzio mentre
l’unica cosa
che mi passava per la testa era “Ti
amo
Tyler,non capisci che ho mentito?”
Durante il
viaggio dovetti voltarmi e guardare la strada ma
con la coda dell’occhio spiavo ogni suo movimento.
Perché non mi guardava?
Perché se ne stava zitto e rigido attento a non sfiorarmi
nemmeno per un
nanosecondo? Dopo questa serata avrei perso l’ultimo briciolo
della mia sanità
mentale,ne ero certa!
Mi aveva portato
a casa sua. Bene, avevo fatto impazzire
anche lui! Perché mi aveva portato lì?
–Scendi!-
era ancora
dannatamente furioso. Non mi andava di vederlo così,non
volevo vedere
un’espressione quasi schifata sul suo volto e i pugni stretti
mentre evitava di
guardarmi negli occhi. Gli facevo così schifo?
Così tanto da provocargli
ribrezzo nel guardarmi?
Ebbi il tempo di
sentirgli chiudere la porta alle mie spalle,un
sospiro e credevo di essere definitivamente morta. Le spalle contro il
muro
dell’entrata,le sue mani strette sui miei fianchi e le sue
labbra che si
muovevano frenetiche sulle mie. Dovevo necessariamente essere
morta,poteva
anche essere una specie di allucinazione eppure lo sentivo. Sentivo le
sue mani
insinuarsi sicure sotto il mio maglione,accarezzarmi veloci la pancia e
salire
ancora più su. Fu impossibile trattenere un gemito non
appena sentii la sua
presa sul mio seno,mentre le nostre lingue si spingevano una dentro la
bocca
dell’altro. Sapevo che ancora pochi secondi e non avrei
veramente risposto
delle mie azioni. Solo i suoi baci mi stavano mandando
all’altro mondo.
Avevo paura che
da un momento all’altro potesse staccarsi da
me e mandarmi via, lo strinsi forte, gettandogli le braccia al collo e
cingendo
automaticamente i suoi fianchi con le mie gambe. Sentivo entrambe le
sue mani
sulle mie cosce e poi sul sedere,tenendomi ed iniziando a camminare
verso le
scale. Camera sua,sapevo che mi stava portando lì e sapevo
che quello che stava
per succedere era più che sbagliato,ma lo volevo. Volevo
sentirmi
esclusivamente sua almeno una volta nella mia vita. Ed io volevo
sentirlo solo
mio. Solo per questa notte,solo per questa volta. Almeno una volta.
Mi ritrovai
stirata sul suo letto,avevo il fiato sempre più
corto per l’eccitazione e la voglia di continuare,sentivo il
suo battito
accelerare inesorabilmente mentre mi toglieva il maglione e lo gettava
per
terra,mentre le sue labbra non si staccavano dalle mie ed una sua mano
scendeva
in basso fino a sfiorare la mia intimità. Volevo con tutta
me stessa che
continuasse,volevo spogliarlo anche io e fare l’amore con lui
ma… entrambi ci
arrestammo.
I suoi occhi
erano lucidi e ancora più profondi per la foga
di quel momento,non sapevo decifrarli,non avevo idea di cosa volesse
dirmi con
il suo sguardo e mi maledissi nel momento in cui pronunciai quelle
parole,praticamente in un sussurro –Ti amo,Tyler- avrebbe
dovuto mandarmi a
quel paese dopo tutto quello che gli avevo fatto,si sarebbe dovuto
allontanare
e poi mandarmi via ed invece mi sorrideva mentre mi scostava i capelli
dal
viso.
-Quanto mi
è mancato sentirmelo dire- mi baciò di nuovo,con
una dolcezza che non avrei mai immaginato potesse più
appartenergli e poi si
avvicinò al mio orecchio –Ti amo anche io- avrei
giurato di sentirlo
rabbrividire nel momento esatto in cui pronunciò quelle
parole. Ovvio che mi
sentissi disperata senza lui. Non avrei dovuto lasciarlo,non potevo! Lo
strinsi
più forte, non riuscivo a credere di poter ascoltare di
nuovo quelle parole
uscire dalle sue labbra morbide, così dolci e
così intense.
Le sue labbra
incontrollabili nuovamente sulle mie
m’inebriarono completamente,non riuscivo più a
formulare un periodo che avesse
un senso,sapevo solo che non ci sarebbe stato più bisogno di
parlare. Iniziai a
far scorrere le mie mani sul suo petto,lo allontanai poco dal mio corpo
mentre
con gesti veloci e decisi,sbottonavo la sua camicia. L’odore
della sua pelle
sembrava ancora più forte,mi annebbiava completamente la
mente e mi rendeva
totalmente appagata. Sentivo le sue mani scendere dal mio seno fino al
bottone
dei jeans,volevo che si muovesse a sbottonarli e toglierli
definitivamente,avvertivo la mia eccitazione crescere a dismisura
mentre le sue
labbra e la sua lingua si divertivano a tormentare il mio collo.
Finalmente gli
tolsi quella dannata camicia di dosso ed
istintivamente lo avvicinai ancora di più a me. Sembrava
tutto così perfetto,
mi sentivo al sicuro tra le sue braccia,consapevole che al mondo non
esistesse
posto migliore. Continuavo a baciarlo,lasciando andare alla passione
ogni
singola cellula del mio corpo; lo vedevo armeggiare con i miei jeans e
tre
minuti dopo ero sotto di lui completamente nuda.
Avevo fatto
l’amore molte volte nella mia vita prima di
adesso, ma nemmeno la prima avevo
provato tutta questa agitazione e questa paura di non essere abbastanza
per
l’uomo che avevo davanti e nel contempo non avevo mai avuto
tutta questa voglia
di essere una cosa sola con un'altra persona. Guardandolo negli
occhi,perdendomi dentro di essi,cercando di controllare il mio
respiro,di
concentrarmi sul suo, scesi con le mani spogliandolo del tutto.
E poi altri
milioni di baci,di carezze,di sospiri e lui
dentro di me. Sembrava che i nostri corpi combaciassero alla
perfezione,che si
completassero a vicenda. Era questo che significava fare
l’amore con lui? Non
mi ero mai sentita così,avevo completamente perso la
cognizione del tempo e
dello spazio,quasi non capivo dove mi trovavo; riuscivo a percepire
solo lui ed
il suo respiro sempre più forte,a stento sentivo i miei
stessi gemiti ad ogni
sua spinta. Desideravo solo che non smettesse di stringermi forte
contro il suo
petto. Volevo solo che quella notte non finisse,non ancora almeno.
Era quasi sorto
il sole quando entrambi raggiungemmo l’apice
del piacere;quando accadde ero seduta sopra di lui,reggendomi alle sue
spalle
mentre mi circondava in un abbraccio che non mi aveva mai regalato. Ero
esausta,volevo dormire restando ancora stretta a lui e dimenticandomi
del gelo
del mio corpo,lasciandomi cullare dalle sue carezze,un battito dopo
l’altro.
Lo guardai
mentre cercava di regolarizzare il suo respiro e
mi fissava dritto negli occhi. Dio, era l’uomo perfetto! Non
volevo andare via
e far finta che tutto questo non fosse mai successo,era inutile girarci
attorno.. io e lui ci appartenevamo, nonostante le minacce e le
torture. Lo
amavo e cercare di reprimere questo sentimento per lui mi avrebbe solo
uccisa,in modo lento e doloroso. E forse avrebbe ucciso entrambi.
-Perdonami
Tyler,non avrei dovuto dirti quelle cose quel
giorno,sono stata così stupida!- certo… non erano
le parole migliori da dire
dopo una notte d’amore ma non potevo fare altrimenti,si
meritava tutte le
spiegazioni del mondo e a breve le avrebbe avute.
- Non dire
niente, abbiamo appena finito di fare l’amore e
adesso voglio solo continuare a sentirti mia mentre ti guardo dormire
accanto a
me- la sua voce era così dolce e calda che quasi non mi
sembrava familiare;
mi fece stirare poggiando la testa
sul suo petto e guardandomi negli occhi – dormi bene tesoro
mio.. non te ne
andare-
Come potevo
dormire se le sue parole mi fecero provare un
fremito al cuore e l’unica cosa che mi facevano desiderare
era stare con lui
all’infinito? Lasciarlo era stato lo sbaglio più
grande che avessi potuto
commettere. Io volevo
poter riascoltare
il battito del suo cuore indeterminatamente,volevo che mi facesse sua e
che
possedesse interamente il mio corpo altre milioni di volte,volevo
continuare a
dirgli che lo amavo,volevo addormentarmi all’alba sul suo
petto sicura che a
stringermi ci sarebbe stato solo lui.
-Se adesso me ne
vado muoio.. sono stata lontana da te troppo
tempo- lo strinsi più forte e chiusi gli occhi dopo aver
assaporato un altro
suo sorriso. Dio com’era bello. Dio quanto lo amavo.
NOTE
DELL’AUTRICE: ciao a tuttiii
:) scusate il ritardo
ma purtroppo il pc mi ha mandata a quel paese e finalmente ho potuto
scrivere quello che
avevo in mente! Spero
vi piaccia!!! Un bacio. Morgana.
|
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Capitolo 11 *** love has your name, baby ***
Tyler’s POV
Non
riuscivo a non osservarla. Sembrava così dolce ed indifesa
accoccolata tra le
mie braccia che non smettevo più di sorridere passandole, di
tanto in tanto, un
dito sul volto; tracciando le curve dei suoi dolci
lineamenti,perdendomi sulle
sue labbra rosee, nel suono del suo respiro rilassato,nel profumo della
sua
pelle e nella morbidezza di quei suoi capelli dorati; ma in mente
vorticavano
così tante domande prive di risposte che mi sentivo quasi
disorientato. Aveva
detto di amarmi.
L’avevo
sentita anche se il suo era stato praticamente un sussurro in preda
alla
passione ma sapevo che diceva la verità,glielo leggevo negli
occhi.. ma allora
perché mi aveva lasciato? Perché mi aveva
allontanato in quel modo,praticamente
senza spiegazioni? Non ci stavo capendo più niente! Un
motivo c’era,era
ovvio..ma quale? Avrei scommesso la qualunque,avrei giurato su
qualunque cosa
che di mezzo poteva esserci solo una persona. Klaus. Ma Caroline non
sarebbe
stata così stupida da non dirmi nulla. Forse. Che cavolo dico? Che penso? Forse
è il caso di godersi
semplicemente questo momento e lasciare le domande per dopo.
Si,sembrava la “soluzione” migliore. Non potevo
perdermi a riflettere, ottenendo
semplicemente una confusione maggiore,proprio ora che lei
era al mio
fianco.
Non
riuscivo a trattenermi,dovevo sentire di nuovo quelle labbra sulle
mie,volevo
di nuovo assaporarle e lasciarmi trasportare dal calore che erano in
grado di
darmi così, piano, mi chinai e la baciai. Non avrei smesso
più; nemmeno per un
secondo mi sarei staccato da lei,neanche per riprendere ossigeno.
Ero
realmente innamorato di lei. Inutile non ammetterlo,era
stata
capace di rendermi una persona migliore e poi..era impossibile non
innamorarsi
di Caroline Forbes. La strinsi automaticamente più forte e
la svegliai, sempre il solito! Un
po’ più di
gentilezza no eh?!
-Scusa,ho
dimenticato di fare piano- ammisi sorridendole,ma quanto poteva essere
bella in
quel momento: nuda sotto le mie coperte,con i capelli arruffati e gli
occhi
spalancati che mi fissavano?
-Tranquillo,mi
piace se mi svegli così- sembrava così serena e
dolce..Dio, perché non potevamo
restare eternamente in questo letto a fare l’amore?! Le diedi
un altro bacio e
mi misi seduto,con le spalle contro la spalliera, tenendole la mano.
Forse non
era il momento adatto,forse era un argomento troppo pesante su cui
discutere
appena svegli,ma non seppi resistere.
-Care,credo
che dobbiamo parlare- provai a dirlo con il tono più gentile
possibile,non
volendo rovinare tutto,ma la sentii ugualmente irrigidirsi; mi venne un
groppo
in gola al solo pensiero di sentirla nuovamente distante o preoccupata,
così
con una mossa veloce feci in modo che si sedesse sulle mie gambe. Le
presi il
volto fresco tra le mani,guardandola dritto negli occhi, volevo
tranquillizzarla,
farle capire che l’amore per lei era più forte,
talmente forte da far passare
la mia rabbia (ed era tanta) in secondo piano.
-Ehi
non sono arrabbiato,davvero. Ho riflettuto molto da quando ci
siamo..lasciati e
credimi non ho smesso nemmeno
un secondo di amarti-
Non
persi nemmeno un singolo spostamento del suo sguardo, feci caso a
quando
trattenne il respiro ed il sorriso che seguì dopo quella mia
rivelazione.
Meglio di me sapeva quanto mi riuscisse complicato esprimere i miei
sentimenti;
in questo caso l’impresa si rivelava ancora più
ardua dato che non avevo mai
provato nulla del genere, per me equivaleva ad una terra ancora
inesplorata.
La
vedevo ancora titubante,quasi impaurita, perché faceva
così! Stavo seriamente
iniziando a preoccuparmi. Lasciai scorrere le mie mani fino alle sue
spalle,per
poi farle una breve carezza sul suo braccio sinistro,provocandole i
brividi.
-Care,
voglio che tu mi dica tutta la verità. Perché hai
dovuto lasciarmi? Per favore.- Avevo
centrato il bersaglio,l’avevo
capito nel momento in cui sussultò sentendomi utilizzare il
verbo “dovere”.
Teneva lo sguardo basso,mentre si tormentava le dita, riuscendo a
mettermi
addosso più ansia di quanto,già di mio,avessi. Le
bloccai le mani visto che
stava finendo per rompersi l’unghia dell’indice e
poggiando,in seguito,il dorso
della mano sotto al suo mento la convinsi a tornare a guardarmi. E la
cosa non
mi piacque per nulla. I suoi occhi erano così lucidi,il mare
che ci vedevo
sembrava ancora più sconfinato, senza barriere…e
lei terribilmente triste.
Ti
prego non piangere,ti prego non farlo. Non voglio farti piangere.
Caroline’s POV
La
notte più bella ed intensa della mia vita. Ecco
cos’era stata per me. E di
questo c’era solo una persona da ringraziare, proprio lui che
adesso mi aveva
fatto la domanda da un milione di dollari. Lo vedevo che si stava
trattenendo,
cercava di mantenersi calmo e tranquillo ma lo conoscevo troppo bene.
Sapevo
che dentro di lui la rabbia lo stava logorando; così come
l’ansia.
Si
dimostrò un compito impossibile quello di apparire calma in
quel
momento,soprattutto perché mi sentivo una vera ingrata. Gli
avevo mentito
ancora una volta,nonostante l’avessi fatto per proteggerlo;
sentivo la presenza
di Klaus ancora più minacciosa e terrorizzante, ci stava
tenendo d’occhio e
sicuramente tutto ciò non gli era sfuggito,ne ero certa.
La
sua mano sotto al mio mento mi provocò l’ennesimo
piacevole brivido, e mi
costrinse ad alzare lo sguardo. Intuivo quanto male potessero fargli le
mie
lacrime che a breve avrebbero solcato il mio viso,ma come potevo non
piangere
sapendo di aver incasinato maggiormente tutta la situazione? Ero stata una pazza a lasciarmi
andare, a lasciarmi
accecare dalla gelosia e soprattutto a provocarlo ballando sul bancone
del
Grill. Pazza ed incondizionatamente innamorata a vivere una notte
d’amore con
lui. Non potevo aspettare in eterno,si meritava tutte le risposte di
questo
mondo e lui,comprendendo la situazione,da persona matura, avrebbe
capito che la
soluzione per entrambi non poteva essere altro che lasciarci.
Definitivamente.
-Amore-
anche se ciò che stavo per rivelargli sarebbe stato
disastroso, volevo
chiamarlo in quel modo,ancora una volta. –il pomeriggio che
sono andata da
Klaus per comprendere il motivo delle sue torture e delle sue minacce,
abbiamo
parlato e sono venuta a conoscenza della verità. Io e te
semplicemente non
possiamo stare assieme; facciamo parte di un piano terribilmente
più grande di
noi- mi rendevo conto della sua confusione,era ovvio che non potesse
comprendere; ma sentirlo così rigido e quasi tremante di
rabbia non mi
facilitava il lavoro. Nonostante ciò,sospirai ed andai
avanti, gli spiegai la
maledizione e quanto deciso ed irremovibile Klaus sarebbe stato nel
tenerci
lontani.
Ma
stavo parlando con Tyler Lockwood, potevo aspettarmi una reazione
diversa da un
pugno sulla parete così forte da lasciare il segno?
Evidentemente no.
-Tyler,
ti prego calmati, non fa..- non ebbi nemmeno il tempo di concludere la
frase
che mi stava stritolando tra le sue braccia.
-Non
ti lascio sappilo, a costo di tenerti così per sempre, a
costo di rinchiuderti
qui!- sentivo la sua presa così forte che quasi mi faceva
male, il suo tono era
duro e deciso, avvertivo la sua rabbia trapelare,quasi fosse diventata
tangibile. Mi divincolai,dopotutto tra i due il più forte
ero io, e gli presi
il volto tra le mani costringendolo a guardarmi.
-Tesoro,
credi che non mi piacerebbe? Io ti amo. Sei la cosa più
importante per
me,l’eternità sapendo di non poterti avere al mio
fianco è un pensiero
insostenibile, starti lontana è la cosa più
dolorosa e difficile che ho dovuto mai affrontare ma
dobbiamo essere
maturi. Non possiamo stare insieme. Non avremmo un attimo di pace.-
ogni
singola parola che pronunciavo mi bruciava dentro,mi corrodeva lo
stomaco ed il
cuore, ma non avevamo scelta.
-
Sono pronto a correre e scappare da lui per tutta la vita se
è questo ciò che
occorre per starti vicino, non posso perderti, tu sei la mia vita, non
ce la
faccio senza di te ok? Non so perché, ma ti amo Caroline! Io
non ho idea di
cosa sia l’amore ma questo sentimento posso inevitabilmente
associarlo solo a
te, perché se amare qualcuno vuol dire svegliarsi milioni di
volte ogni notte
cercando il corpo della propria donna lì sul letto, io ti
amo! Se amare vuol
dire voltarsi quando siamo assieme per vedere se la battuta di un
nostro amico
ti ha fatto ridere,allora ti amo! E se amare qualcuno,amarlo davvero,
è essere
pronti a morire pur di non rinunciare a te neanche un singolo istante,
io ti
amo Caroline. Ti amo e nessuna maledizione,nessun originario
metà vampiro e
metà licantropo,nessun dolore o nessuna tortura
cambierà questo!-
Ero
semplicemente senza parole. Il cuore in
gola sembrava un macigno e..possibile che per
l’emozione sentissi caldo?
L’unica cosa che riuscivo a fare era perdermi negli occhi
neri di Tyler,ancora
agitato per quel discorso anzi,quel meraviglioso discorso che aveva
fatto. Sapevo che
arrivati a quel punto lui non
avrebbe lasciato perdere,ma la questione fondamentale era..volevo io lasciarlo e sottomettermi a Klaus? In
quel momento mi sarei gettata su di lui con le braccia al collo e
baciarlo come
non mai,trasmettendogli tutto l’amore che riuscivo a provare
per lui,tutto
quell’amore sconfinato,immateriale ed assoluto che avevo in
corpo.
-Ti
prometto che troveremo una soluzione,ma ti prego Caroline, non
lasciamoci.-
forse era stato il tono,forse quello sguardo che in lui non avevo mai
visto o
forse era semplicemente l’amore che mi fece dire:
“Non ti lascerò mai”. Ed ero
fermamente convinta di ciò che avevo detto, non
l’avrei lasciato più. Avrei
trovato una soluzione o qualche accordo con una strega, con chiunque,
pur di
poterlo amare liberamente. Proprio adesso avevo avuto la conferma di
quanto
reale e potente fosse ciò che provavamo l’uno per
l’altra, non poteva essere
ignorato,accantonato o soppresso. Poteva solo essere vissuto. Al cento
per
cento.
Vidi
una strana luce nei suoi occhi e nel giro di mezzo secondo mi ritrovai,
ancora
una volta,con le sue labbra che leggere ma nello stesso tempo decise,si
muovevano sulle mie; mi accorgevo di quanto forte e possessivamente mi
teneva
stretta a lui, nonostante il suo modo di baciarmi aveva mandato
letteralmente
il mio cervello su un altro pianeta, non potei evitare di ricambiare
quell’abbraccio
così intenso,quasi disperato. Ma avevo terribilmente paura.
Se non fossi
riuscita a mantenere la promessa che gli avevo appena fatto? Se fossi
stata
costretta? Gli avrei mentito per l’ennesima volta
distruggendolo dentro.
Lo
sentii
staccare quelle sue magnifiche labbra dalle mie provocandomi una fitta
al
cuore,non volevo smettere di baciarlo,i suoi baci e la sua pelle a
contatto con
la mia mi erano mancati troppo; adesso staccarsene anche per qualche
ora
sarebbe stato dannatamente faticoso. Mi guardò con un
sorriso così dolce che mi
sentii sciogliere,manco fossi stata neve al sole; il nero dei suoi
occhi si era
fatto ancora più liquido ed ipnotizzante.
-Care-
ogni volta che mi sentivo chiamare dalla sua voce un brivido correva
lungo la
schiena –io..credo che l’amore abbia il tuo nome.-
Restai totalmente
pietrificata. Non mi sarei
mai aspettata di sentir dire una cosa così dolce e romantica
da lui, era
davvero cambiato stando al mio fianco,rendendo impossibile non far
crescere
smisuratamente il mio amore secondo dopo secondo.
-Tyler
Lockwood,non sono nemmeno in grado d’immaginare quanto ti
amo!- e di nuovo gli
strinsi le braccia al collo,perdendomi a baciare ogni millimetro delle
sue
labbra,del suo collo,delle sue spalle e delle sue mani. Perdemmo
interamente la
cognizione del tempo su quel letto a rifare l’amore fino allo
sfinimento,nemmeno immaginavo di poterlo desiderare così
ardentemente..tutto
con lui era portato all’estremo:i
sentimenti,l’amore fisico,le sensazioni e le
parole.
Non
c’era niente di meglio da poter desiderare.
*********
Uscii
da casa Lockwood a notte fonda,facendo attenzione a non svegliare
Carol,ignara
di ciò che succedeva nella stanza accanto alla sua; e dopo
pochi minuti ero già
in pigiama in camera mia a preparare i libri per l’indomani.
Avevo le mani
impegnate da quegl’ingombranti volumi,messa di spalle alla
finestra quando capii
di non essere sola. In un millesimo di secondo avevo pensato che dietro
di
me,nella sua solita posa talmente tranquilla e calibrata da provocare i
brividi
di terrore,ci fosse il mio peggiore incubo.
Prima
di lasciarmi annebbiare i sensi dalla paura,inspirai debolmente e mi
spuntò
mezzo sorriso capendo chi era colui che aveva varcato la mia
finestra,come al
solito incurante del fatto che mi desse terribilmente fastidio! Senza
voltarmi
inizia a parlare:
-Damon,sai
che casa mia è provvista di una porta?- chiesi sorridendo e
decidendomi a
voltarmi
-Ehi
biondina, dovresti ricordare che adoro entrare dalla finestra!
Comunque,forse è
il caso che mi aggiorni un po’ non credi? Ad esempio dove sei
stata oggi?- lo
vidi tranquillo sedersi sul bordo del mio letto,con la solita giacca
nera di
pelle e le braccia conserte. Da qualche tempo avevamo raggiunto una
specie di
rapporto amichevole insieme e,anche se può sembrare
strano,spesso e volentieri
sfogarmi con lui era stata un’ancora di salvezza.
-Sono
stata con Tyler,ci siamo rimessi assieme ma ho una paura
incontrollabile-
sapevo che non aveva la minima idea di cosa stessi
parlando,nell’ultimo mese
non ci eravamo praticamente visti e non poteva immaginare di certo che
anche io
ero imbrigliata nell’ennesimo casino di maledizioni e
profezie. Brevemente
spiegai tutto..per la seconda volta in ventiquattro ore.
-Questo
si che è un macello. Fammi un favore,non date
nell’occhio tu ed il ragazzo
lupo; non vorrei togliervi dai casini come al solito- era visibilmente
sorpreso..ma anche irritato. Dopotutto non si sbagliava,realmente senza
il suo
intervento in certe situazioni non sarei qua..non considerando la sera
in cui
voleva impalarmi. Ma quello era un caso a parte.
Discutemmo
ancora per poco e come al solito decise di andare via passando per la finestra..
–Buonanotte biondina,sai
all’inizio non pensavo fossi stata una barbie-vampiro in
gamba!- furono le
uniche parole che disse ed uscì provocandomi inevitabilmente
una risatina.
Ancora
con la testa per aria ed il corpo pieno di brividi ricordando i baci di
Tyler,mi addormentai. Sperando che col passare del tempo tutto sarebbe
migliorato. Ma forse nel mio caso era come desiderare di possedere la
Luna.
NOTE DELL’AUTRICE:Buon
pomeriggio a tutti :D lo so,sono un vero disastro! Vi ho fatto
aspettare quasi un mese ma purtroppo ero in preda ad una vera e propria
crisi! Non
riuscivo a scrivere, ogni frase mi sembrava quasi senza senso e stavo
anche
iniziando a preoccuparmi >.<
Comunque non so che dire di
questo capitolo,spero vi piaccia anche se non sento di aver dato il
massimo. Infine
volevo avvisarvi che siamo quasi alla fine della storia e che.. (mi
preparo a
un eventuale linciaggio) non sono ancora sicura di mettere un lieto
fine!
Mille volte grazie per il
vostro sostegno. Morgana :)
|
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Capitolo 12 *** Happy Birthday, Elena! ***
Caroline’s
POV
Nelle settimane seguenti la
situazione si rivelò più complicata del
previsto… io e Tyler avevamo deciso che
la scelta migliore sarebbe stata far finta di non stare assieme quando
eravamo
in pubblico.
Così facile a dirsi ma
così
terribilmente complicato a farsi; poiché a stento riuscivamo
a toglierci gli
occhi di dosso…
Quando tornai a casa, era
sera ormai; l’ingresso, come ogni altra stanza
dell’ abitazione, ero vuoto e
silenzioso… senza accendere la luce salii le scale e varcai
la soglia della mia
camera, gettando sbadatamente la borsa sul letto e abbassandomi per
togliermi
le scarpe.
Ero concentrata a
canticchiare una stupida canzone sentita alla tv quando udii qualcosa
d’insolito. Sembravano dei passi, come se qualcuno camminasse
piano per non
farsi sentire e…si stava avvicinando, sentivo più
distintamente anche il suo
respiro regolare. Senza emettere il minimo rumore feci scivolare fuori
i canini e piegai
le ginocchia; mettendomi in
posizione d’attacco e attesi che l’intruso si
facesse avanti… Solo pochi
secondi e fu dentro la mia camera, ero pronta a balzargli addosso e
scaraventarlo a terra senza il minimo sforzo ma quell’odore
così familiare e
rassicurante m’invase istantaneamente facendomi sentire
realmente a casa.
Tyler.
Mi bastò allungare il
braccio per accendere la luce e poter finalmente osservarlo come si
deve.
L’espressione sorpresa che aveva assunto inizialmente
lasciò il posto al
sorrisetto sghembo che tanto adoravo guardare…
-Ehi tesoro, pensavo che a
casa non ci fosse nessuno- affermò con
tranquillità senza staccare gli occhi
dai miei, fermo con le spalle ben dritte e coperte da un giubbotto di
pelle
nera.
Gli sorrisi a mia volta
mentre portavo una ciocca di capelli dietro l’orecchio
sinistro –In effetti
sono appena rientrata-spiegai per poi iniziare a camminare verso di lui
lentamente –e tu come mai t’infili in casa mia
passando da chissà quale
finestra, proprio come i ladri?- gli chiesi ridendo quando ormai solo
pochi
centimetri di distanza ci separavano.
Ogni volta che gli ero
così
vicina, provavo lo stesso turbine di emozioni, quello strano formicolio
quasi
elettrico che correva su tutta la pelle e quel calore così
innaturale per un
vampiro che mi partiva dal centro del petto per poi diramarsi in tutto
il
corpo.
Tyler si avvicinò di
mezzo
passo e portò la sua mano alla base del mio collo,
accarezzando delicatamente
con il pollice la mia clavicola –Mi mancavi, così
ero passato per stare con te,
ho visto che non c’eri e ho deciso di entrare e
aspettarti…ma l’unica finestra
aperta era quella della camera di tua madre!- mi rispose sorridendo.
Mi era mancato anche lui,
davvero tanto, per tutto il pomeriggio non avevo fatto altro che
pensarlo; se
non fosse stato per la presenza di Elena, l’avrei tempestato
di messaggi!
Senza smettere di perdermi
nei suoi occhi scuri come la notte, cosa che tra l’altro mi
riusciva
impossibile da fare anche con tutta la buona volontà di
questo mondo, gli
accarezzai con le dita il dorso della mano che teneva lungo il fianco,
per poi
prenderla e stringerla forte. –Ero da Elena… in
effetti, ho fatto più tardi del
previsto…- conclusi in fretta, eravamo lì almeno
da tre minuti a guardarci e
ormai il tutto era diventato insostenibile; così poggiai
finalmente le mie
labbra gelate sulle sue, così calde e morbide.
Sapevo che quel bacio era
desiderato da lui tanto quanto il mio, lo sentivo dal modo di attrarmi
al suo
corpo cingendomi la vita con il braccio e da quanta passione mista a
dolcezza
usava nel far muovere le sue labbra sulle mie, nel far danzare assieme
le
nostre lingue.
Quando ci decidemmo a
riprendere fiato riaprimmo gli occhi e ci fissammo per qualche
istante… Dio
quanto avrei voluto bloccare il tempo e rendere quel momento eterno!
Senza rompere il contatto
visivo, fece scivolare le sue dita tra le mie e strinse forte. Saremmo
rimasti
a contemplare l’uno il viso dell’altra
chissà per quanto tempo, ma decisi di
rompere quel silenzio:-Ti va di cenare da me stasera? Mia madre inoltre
arriverà intorno alle ventidue- dissi sorridendogli.
Prima di rispondermi mi
guardò per qualche altro
secondo alzando
un sopracciglio –Secondo te sarei mai in grado di rifiutare
un’offerta del
genere?! Ah però una sola condizione… devo
ordinare la mia pizza preferita!-.
Alle sue parole mi fu
inevitabile dar vita a una delle mie solite risatine, così
scuotendo la testa
col sorriso sulle labbra, scesi al piano di sotto ed ordinai la sua
amata pizza
strapiena di ogni sorta di condimento.
Quando tornai di nuovo nella
mia camera, lo trovai stirato sul letto, con le braccia incrociate
dietro la
nuca, assorto in chissà quali pensieri.
Era proprio in quei momenti
che Tyler abbandonava ogni sua barriera, ogni sorta di protezione, non
apparendo più come un figlio di papà forte e
indistruttibile… usciva fuori il
vero Tyler, quello di cui mi ero follemente innamorata senza
accorgermene,
quello che avrebbe fatto di tutto per tenermi al sicuro, quello che
lasciava
intravedere la sua fragilità senza vergogna e che si
lasciava curare le ferite…
Dolcemente andai a stirarmi
accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto così da
lasciarmi invadere dal
calore della sua pelle, assaporando secondo dopo secondo il suo
profumo; eppure
la paura, o per meglio dire, il terrore non mi abbandonava mai. Klaus
sarebbe
potuto essere dappertutto, molto probabilmente era a conoscenza del
fatto che
io e Tyler ci vedessimo clandestinamente e di certo non
l’avremmo passata
liscia…e poi c’era tutta la questione della
profezia, nemmeno noi diretti
interessati avevamo un quadro chiaro della situazione.
Involontariamente
sospirai e mi strinsi più forte al torace di Tyler, il quale
arrestò le carezze
lente e quiete che faceva sui miei capelli e piegò un
po’ il volto di lato per
potermi guardare meglio.
-C’è qualcosa
che non va?-
ovviamente non potevo nascondergli nulla…così
decisi che in fretta gli avrei
detto tutto quello che al momento mi passava per la mente.
-Non hai paura tu?- chiesi
piano, senza alzare lo sguardo. Lo sentii sospirare e poi mi strinse
più forte
a sé.
-Si, ho paura… ma non
voglio
lasciarti. Io… non voglio una vita lunga e tranquilla se tu
non ne fai parte, e
poi troveremo una soluzione… perciò argomento
chiuso. Non voglio vedere i
nostri momenti rovinati per colpa di quel bastardo.-
Ecco con lui era sempre
così. Se diceva che il discorso era chiuso, lo era
realmente, quindi decisi di
rimanere qualche altro secondo in silenzio per poi cambiare totalmente
argomento nonostante avevo una voglia matta di piangere per tutta
l’ansia che
si accumulava in me giorno dopo giorno.
-Domani sarà il
compleanno
di Elena, te lo ricordi vero?- chiesi con tono
“tranquillo” mentre iniziavo ad
accarezzargli piano il collo.
-Si certo che lo
ricordo…ci
vedremo direttamente lì vero?- chiese riprendendo ad
accarezzare i miei
capelli.
-Già, dovremo stare
attenti…non vorrei che Klaus si facesse vivo…-
finii la frase con un filo di
voce, sentendo per l’ennesima volta la paura crescere in me.
-Non m’interessa. Andremo
a
quella dannata festa e ce la godremo, come ogni adolescente normale su
questo
pianeta.-
**********
-Era buona la pizza?- gli
chiesi mentre lo guardavo stiracchiarsi sul divano del mio salotto con
la
pancia piena.
-Ottima!- mi rispose con un
sorriso mentre si passava una mano tra i capelli scuri e scompigliati.
Ero seduta sulla poltrona
davanti a lui e magari mi stava prendendo per scema dato che stavo
lì,
imbambolata ad osservare ogni suo movimento e giuro che sarei rimasta
in quel modo
per ore intere se solo non fossi stata interrotta dal rombo
dell’auto di mia
madre che parcheggiava nel vialetto.
-Ma non doveva tornare per
le dieci?- Disse, mettendosi in piedi con aria confusa.
-Deve aver finito prima!- mi
stavo facendo prendere dall’agitazione…farmi
trovare in casa con lui non
sarebbe stata una bella cosa –Ty devi andare! Se mia madre ti
trova qui succede
un casino! Vai in camera mia e non fare rumore mi raccomando!- conclusi
alla
svelta spingendolo verso le scale.
Mezzo secondo dopo sentivo
le chiavi entrare nella serratura per poi aprirla con
facilità.
Come al solito mia madre
aveva un aspetto stremato e terribilmente stanco, la sorpresa nel
trovarmi
ferma davanti alle scale era evidente, così decisi di
sorridere nel modo più
naturale possibile e la salutai: -Ciao mamma! Tutto bene a lavoro?- Dio fa’ che non noti il cartone della
pizza,
Dio ti prego non far succedere un casino!
-Ciao tesoro, si è
andato
tutto bene…ma che ci fai davanti alle scale?- chiese facendo
qualche passo
verso di me e guardandomi negli occhi come se dentro c’avesse
trovato la
risposta.
-Niente… ero in camera
mia
ma ho sentito la macchina così sono scesa per salutarti!- Oddio certe scuse posso inventarmele solo
io…
-Ah capisco, beh mi sa che
puoi ritornare su allora… io non ho nemmeno fame quindi-
iniziò a dire mentre
mi superava ed iniziava a dirigersi al piano di sopra –vado
subito a letto!
Oggi è stata una giornata davvero impegnativa! Buonanotte
tesoro- concluse con
un sorriso stanco.
Annuii con la testa e le
sorrisi di rimando vedendola salire le scale –Buonanotte
anche a te mamma!-
aspettai di sentire la porta della sua stanza chiudersi e correndo
senza fare
il minimo rumore, mi precipitai nella mia camera.
-Amore?- lo chiamai piano,
sicura che potesse sentirmi ed improvvisamente avvertii le sue braccia
forti e
calde cingermi la vita da dietro.
Rimasi in silenzio con gli
occhi chiusi mentre mi godevo il calore delle sue labbra che mi
lasciavano una
scia di baci sulla guancia, per poi scendere sul collo, fino ad
arrivare alla
spalla.
-Giuro che non vorrei
andarmene…- mi disse in un sussurro, vicinissimo al mio
orecchio, causandomi
qualche piacevole brivido.
-Lo so… ma se mia madre
ci
scopre?- gli chiesi mentre mi voltavo verso di lui ed iniziavo a
ricambiare i
suoi baci, coprendo ogni centimetro del suo volto…
-Beh se tua mamma ci
scopre…succede un casino- asserì sbuffando.
Lo sentii attirarmi
maggiormente al suo corpo, sentivo ogni mia curva aderire perfettamente
al
fisico di lui, la sua pelle bruciare ancor di più a contatto
con la mia;
immerse il viso tra i miei capelli e ne respirò il
profumo…doveva piacergli
parecchio il mio shampoo all’albicocca…
dopodiché mi guardò dritta negli occhi
per qualche istante e poggiò le sue labbra sulle mie.
Erano sempre dolci i suoi
baci quando dovevamo separarci, ma nonostante ciò riuscivo
ad avvertire
completamente quanto appagante e desirato gli risultava il contatto
fisico tra
noi due.
Con un semplice bacio
riusciva a farmi perdere la percezione del tempo e dello spazio,
sentivo solo
un gran silenzio e la voglia di non staccarmi da lui crescere a
dismisura.
Quando allontanammo il viso
di uno da quello dell’altra giusto lo spazio necessario per
riprendere fiato,
mi trovai davanti un Tyler decisamente accaldato: le guance un
po’ rosse, così
come quelle magnifiche labbra, e lo scuro dei suoi occhi più
liquido ed
ipnotizzante.
Quanto avrei voluto
trascorrere l’intera notte con lui!
**************
Erano le sette di sera, la
festa sarebbe iniziata a momenti ed io ero ancora in casa a rigirarmi
davanti
allo specchio. Ero entrata letteralmente nel panico, tutti gli abiti
che avevo
mi sembravano inadeguati o troppo vecchi, così alla fine
avevo optato per abito
nero aderente e corto fin sopra al ginocchio. Ravvivai i capelli
un’ultima volta
e presi velocemente la pochette nera per poi fiondarmi in
auto…dannazione non
potevo arrivare tardi al compleanno della mia migliore amica!
Mi aprì la porta Damon,
ovviamente sempre mozzafiato nei suoi stretti pantaloni scuri e nelle
sue
adorate camicie!
-Ehi Barbie! Sei un po’
in
ritardo…- mi disse sorridendo, mentre si faceva da parte per
permettermi di entrare.
-Non me ne parlare ti prego!
Elena dov’è?- mi affrettai a chiedere, volevo
finalmente farle gli auguri di
presenza e soprattutto volevo assicurarmi che stesse
bene…conoscendola questa
non era la tipica situazione in cui si sentiva a proprio agio.
-E’ in salotto-
affermò con
un cenno del capo- ah biondina è già arrivato il
tuo ex cagnolino…e non è
solo…- concluse con un sorrisetto divertito che mi fece
venire una voglia matta
di prenderlo a sberle.
Senza dire una parola mi
affrettai ad andare in salotto, stavo già andando in
confusione…con chi poteva
essere Tyler? Con un’altra donna magari?
Quando varcai la soglia di
quell’enorme stanza addobbata per l’occorrenza, i
miei occhi individuarono
immediatamente un’Elena terribilmente sconsolata seduta in un
angolo. Oddio non è
così che dovrebbe andare la
festa per i suoi diciotto anni!
Mi precipitai da lei con un
enorme sorriso stampato il volto, facendo tutto il possibile per
mettere a
tacere l’odiosa e alquanto assillante vocina che nei meandri
del mio cervello
non faceva altro che ripetere “chissà
con
chi se la sta spassando il tuo adorato Tyler”;
velocemente l’abbracciai e
le feci gli auguri con tutta l’euforia possibile.
-Elena ma mi spieghi una
cosa? Perché te ne stai impalata qui! È la tua
festa…goditela!-
-Caroline sai che non mi
piace stare al centro dell’attenzione…e poi, come
dire, ti stavo aspettando- il
mondo in cui disse quella frase mi fece sentire ansiosa in un modo
terrificante, c’era di mezzo Ty, me lo sentivo!
-Cosa vorresti dire?- mi
affrettai a chiederle, mentre voltavo leggermente il capo per poterla
fissare
negli occhi.
-Tyler…- cazzo
lo sapevo! –ecco lui…-
cavolo Elena muoviti!!!! –è venuto con
un’altra ragazza- cosa? Oddio calma
Caroline, fai un bel resp... chi cazzo sarebbe questa qui?! Giuro che
se osa
sfiorarlo le strappo i capelli uno per uno e poi li riduco in un cumulo di cenere
davanti ai suoi occhi!
-Caroline ti prego non
andare su tutte le furie, ci sarà sicuramente una
spiegazione e poi… tu e lui
non state più assieme ricordi? È giusto che
iniziate a rifarvi una vita l’uno
indipendentemente dall’altra…-
no
tesoro…stiamo insieme eccome se stiamo insieme!
Feci un mezzo sorriso per
cercare di mascherare la furia omicida che in mezzo secondo mi aveva
posseduta
–Giusto, beh cavoli suoi- chiusi il discorso alzando le
spalle.
Dove
cavolo sono… devo necessariamente vedere con i miei occhi di
chi
si tratta!
Strinsi i pugni e benché
il
mio istinto non facesse altro che indurmi a comportarmi come una
ragazzetta con
molti problemi a gestire la gelosia; decisi di prendere sottobraccio
Elena e
dirigerci verso il banco degli alcolici.
-Tesoro…segui il mio
consiglio: prendi un qualunque drink e rilassati! Non può
essere così
fastidioso festeggiare il tuo compleanno.- nonostante il maremoto
emotivo che
c’era dentro di me, ero totalmente convinta di quello che
dicevo, era la mia
migliore amica e non mi andava di vederla giù in questo modo!
-Lo so… hai ragione
Care, ma
mi sento così fuori posto! E poi senza… Stefan
non mi sento la stessa persona
di sempre.- odiavo vedere i suoi occhi divenire sempre più
tristi quando si
arrivava all’argomento “Stefan e la sua missione
oscura” (*)
Sospirare mi fu inevitabile,
ma non sapevo cosa altro dirle, gli ultimi mesi li avevo passati a
consolarla e
soprattutto a farla uscire da una specie di depressione…le
avevo già detto
tutto, cos’altro potevo aggiungere? Nulla. Così mi
limitai a stringerla forte,
più come una sorella che come amica.
Dopo qualche secondo
sciogliemmo quell’abbraccio fraterno e ci sorridemmo.
-Caroline grazie pe..-
-Ehi
ragazze perché quelle facce da funerale?
Forse non ve ne siete rese conto ma è una festa! Dobbiamo
divertirci!- ed
eccolo… il solito Damon che s’intrometteva per
dire la sua.. alzai gli occhi al
cielo, sorridendo decisi di prendere un po’ d’aria
e così uscii fuori.
Si
è quello che mi serve, devo schiarirmi un attimo le idee e
poi
cercare Tyler per farmi dare qualche spiegazione. Perché
deve esserci una
spiegazione plaus..ma cosa cacchio?
Dire che rimasi sconvolta
era un eufemismo, non potevo crederci… non poteva essere
reale! Attenta a
controllare i miei istinti, decisi di nascondermi dietro il tronco del
grande
pino che padroneggiava nell’angolo di quel giardino ben
curato…dopotutto prima
di agire era meglio sondare il terreno, dovevo evitare di passare dalla
parte
del torto per la mia solita fretta…
Mentre stavo lì ferma a
guardare, sentivo gli occhi bruciare per le lacrime che cercavano di
uscire, lo
stomaco stringersi in una morsa dolorosa e la rabbia straripare. La
stava
abbracciando. Tutti e due erano stretti sotto un gelsomino
dell’enorme giardino
dei Salvatore.
Non sapevo cosa pensare,
affondai le unghie nel tronco dell’albero che mi stava
davanti e feci un
respiro profondo.
Stavo combattendo contro la
parte peggiore di me stessa pur di non balzare addosso a quella
ragazzetta, più
nuda che vestita, e non strapparle la testa a morsi davanti a tutti gli
invitati. Basta non resisto più!
Stringendo i denti, con camminata
decisa e schiena dritta, mi avvicinai ai due
“piccioncini”, i miei passi erano
intenzionalmente rumorosi ed il mio sguardo puntava dritto al volto di
Tyler;
morivo dalla voglia di vedere il suo sguardo non appena avesse sentito
il mio
odore o avvertito la mia presenza.
Avevo sul volto un
sorrisetto disgustato che si distese, rendendo meglio l’idea
di “IRA FUNESTA”,
quando gli occhi di lui, prima rivolti verso il basso, incontrarono i
miei.
L’avevo colto di
sorpresa,
glielo si leggeva in volto… con un gesto goffo seppur veloce
si liberò
dall’abbraccio e quella ragazza protestò anche! Deficiente che ti lamenti? Ora te lo do io un
motivo per lagnarti!
-Ehm Eve (**) forse è il
caso che tu vada a prendere qualcosa da bere!- le disse Tyler con
evidente
imbarazzo… sembrava quasi spaventato… wow
la mia mimica facciale deve esprimere davvero bene quello che sto
provando al
momento!
-Ma non fare il maleducato!
Non mi presenti la tua nuova… amica? Oddio non so come
definirla… magari ci sei
già stato a letto, beh in tal caso non possiamo definirla
tale!- il mio tono di
voce era così tagliente da sembrare innaturale, vidi gli
occhi di lui
spalancarsi per poi prendere fiato ed intervenire, ma non gliene diedi
il
tempo. Mi voltai verso la ragazza, che era rossa di vergogna, a bocca
aperta, e
continuai- non so tesoro… aiutami a trovarti un soprannome!
Magari prima ti
consiglio un negozio, dove non vendono abiti da battona e soprattutto
un po’
più lunghi!- affermai con un sorrisetto compiaciuto che
scomparve nell’istante
in cui sentii la presa salda e decisa di Tyler sul mio polso.
-Eve, non sai quanto mi
dispiace… vai dentro, sistemo la situazione con lei e ti
raggiungo- intervenne
lui.
Mio Dio… questa si
vestiva
come una puttanella e poi non riusciva a difendersi con le parole!
Proprio un
bell’acquisto!
Velocemente la ragazza si
portò una ciocca di capelli scuri dietro
l’orecchio ed in silenzio si precipitò
dentro… ecco brava! Vai a
rimorchiare
qualcun altro!
-Caroline ma ti sembra il
caso?!- adesso era lui quello arrabbiato? Ok… ora col cavolo
che mi sarei
trattenuta!
-Ti permetti di riprendermi?
Sai cosa stiamo passando, sono distrutta, perennemente terrorizzata,
vengo qua
e ti trovo abbracciato a quella sottospecie di ragazza? Ma
va’ a quel paese
Tyler Lockwood!!!- scossi decisa il braccio e mi liberai dalla sua mano
che
ancora stringeva il mio polso, la rabbia si trasformò in
delusione facendo
scendere la prima lacrima… ci mancava solo farmi vedere da
lui mentre piangevo!
Mi voltai senza dire nulla e velocemente entrai.
Puntai dritto verso la
camera di Stefan, era sicuramente l’unico posto tranquillo al
momento… e così
si dimostrò non appena aprì la porta.
Mi sedetti sul letto e mi
liberai da quel macigno che mi opprimeva all’altezza del
petto.
Piansi ininterrottamente,
senza pensare a
nulla di logico, per non
so quanto tempo e finalmente, quando mi ero decisa a smettere, mi
asciugai le
lacrime e poggiai la schiena sulla testiera del letto.
Solo altri due minuti e poi
sarei scappata via da lì.
Sentii aprire la porta ed,
ancora con gli occhi chiusi e la testa dolorante, urlai che la stanza
era
occupata.
-Care...- lo sentii
sospirare ed avvicinarsi; aprii gli occhi di scatto e mi voltai a
guardarlo.
-Tyler va’ via, non ti
voglio vedere! Tornatene da quella!- dissi veloce mentre mi spostavo
sul letto
in modo da stare il più lontano possibile da lui.
-Non ci penso nemmeno!
Lasciami parlare un attimo.- sembrava in allerta, come se anche ogni
suo
piccolo movimento fosse controllato…
-Che c’è? Hai
paura che mi
lasci andare e le vada a staccare la testa? È per questo che
stai
sull’attenti?- chiesi con tono acido… non avrei
sopportato tutta quella
situazione ancora per molto…
-Non lo faresti, e comunque
sono sull’attenti perché non voglio farti
scappare… ti prego stammi a sentire
almeno un attimo.- continuava a fissarmi, con le braccia distese lungo
i
fianchi.
Forse avrei dovuto mandarlo
via ma ero troppo curiosa, volevo sapere chi era lei e cosa era
successo… -Hai
tre minuti.- dissi decisa, mentre la tensione mi lacerava viva.
-Eve è la figlia di
un’amica
di mia madre, è qui da un paio di giorni e mia mamma mi ha
praticamente
supplicato di portarla con me, per fare conoscenza e… mi
stava ringraziando
mentre eravamo lì fuori e poi non so… lei mi ha
abbracciato ed io ho
ricambiato, ma non l’ho fatto perché mi sento
attratto da lei! Non mi passa
nemmeno per l’anticamera del cervello, pensavo solo che...-
Lo interruppi disgustata,
mentre mi alzavo dal letto e puntavo gli occhi nei suoi –Che
cosa pensavi?! Ti
è piaciuto, lo so che ti è piaciuto
quell’abbraccio! Vi guardati per un po’, se
non vi avessi interrotti magari sareste ancora uno stretto
nell’altra!-
Sospirai
stremata e tolsi i capelli che mi si
erano appicciati alle guance a causa delle lacrime –Sai che
ti dico? Fa’ quel
che vuoi, sei uno stupido immaturo, sai quanto rischiamo, sai cosa
c’è in ballo
tra me e te ma forse la miglior cosa è questa! Starcene
ognuno per i cavoli
propri!-
-Cosa? No! No Care! Quello
che hai visto non era niente, non puoi mandare tutto all’aria
per uno stupido
abbraccio!- sentivo che gli dispiaceva, i suoi occhi in quel momento
erano
sinceri ma non potevo fargliela passare liscia, io non potevo
continuare a
vivere nell’ombra, nella paura, senza spontaneità,
senza libertà per un ragazzo
che non faceva corrispondere i fatti alle parole.
Klaus era una minaccia vera.
Klaus non era un gioco.
-Non sono io a mandare tutto
all’aria.-
Dio quanto bruciava la gola
a pronunciare quelle parole, nemmeno fossero di fuoco.
–Sei stato tu.-
Lo guardavo, non potevo non
farlo, anche se la sua espressione mi avrebbe fatto sentire un milione
di volte
più triste.
-Tyler per me è finita
qui.-
________________________________________________________________
Come ben sapete ho iniziato
a scrivere questa storia prima della terza stagione, cambiando
ovviamente il
corso degli eventi :) così ecco delle delucidazioni a
riguardo!
(*) Stefan: ho deciso di
farlo “uscire di scena” sottintendendo una ricaduta
col suo problema con il
sangue; così, divenuto pericoloso per la stessa Elena, ha
deciso di andare via
e lasciarsi andare.
(**) Eve è un
personaggio
inventato (ho preso spunto da una ruolata fantastica e per questo
ringrazio la
mia Francesca M. <3) non mi andava di riprendere la figura di
Sofie della
3x01 poiché questa “donna di troppo” la
immagino con tutt'altra psicologia.
_________________________________________________________________
NOTE
DELL’AUTRICE:Allooooooora! Se volete lapidarmi fate
pure… me lo merito
ahahahhahahah! Lo so, sono un disastro! Vi ho fatto aspettare troppo
tempo ma
credetemi è stato difficile anche per me… non mi
piaceva nulla di ciò che
scrivevo, volevo rendere al meglio questo capitolo! Spero vi piaccia,
anche se
sono sicura che avrei potuto fare di più!
Tanti baci e un grazie
enorme per il vostro sostegno!
Morgana.
|
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Capitolo 13 *** We need to run! ***
Caroline's
POV
Era
passata quasi una settimana dal terribile compleanno di
Elena...terribile in ogni senso! E Tyler...Dio quanto mi mancava, ma
il mio orgoglio e la mia paura per Klaus mi impedivano di prendere il
telefono nel bel mezzo della notte quando mi chiamava,m'impedivano di
rispondere ai suoi sms dolci,tristi o pieni di rabbia che mi mandava
continuamente; era per le immagini di quell'abbraccio sempre presenti
nella mia mente che riuscivo ad evitarlo costantemente,ovunque
andassi.
Ma
oggi era diverso. Lo sentivo nell'aria,lo capivo da quell'insolito
peso sullo stomaco che non preannunciava nulla di buono...lo sentivo
dal mio senso di colpa per la settimana d'inferno che gli avevo fatto
sicuramente passare.
Guardai
il cellulare per la milionesima volta. Nulla,nemmeno uno squillo da
ieri sera. Forse si era arreso, forse aveva capito di non amarmi
realmente o forse...forse era tra le coperte calde del letto di Eve.
Sospirai
e mi accasciai sul letto, guardando fuori dalla finestra. C'era un
sole caldo e splendente in cielo,sembrava di essere in pieno
Luglio...
Come
ogni estate io e mia madre eravamo rimaste in città, come
diceva lei
“il lavoro era troppo e sarebbe stato scorretto nei confronti
dei
suoi colleghi andare in vacanza”. Sbuffai e tirai un calcio
ad una
pietra che si trovava in mezzo alla strada.
Non
c'era quasi nessuno,tutti erano sicuramente a mare,a divertirsi
tuffandosi dagli scogli o a godersi il sole caldo sulla pelle.
Mi
annoiavo da tutta la mattina, non c'erano altri bambini con cui
giocare e così,per fare un dispetto a mia madre, senza dirle
nulla,
avevo deciso di andare a fare un giro...magari nel bosco.
Camminavo
imbronciata sull'asfalto cocente, guardandomi le infradito rosa con i
brillantini comprate da poco,quando per poco qualcuno e la sua
bicicletta non mi mettevano sotto.
“Ehi
scimmia-Forbes, dove vai?” sempre molto gentile lui!
“Senti
Tyler non ho voglia! Sono arrabbiata! Lasciami in pace!”
risposi
con tutto l'astio che avevo in corpo, superandolo ed iniziando ad
accelerare il passo.
“ok
ok! Volevo scherzare!” disse a voce più
alta,dietro di me. Non mi
voltai nemmeno,proseguii senza dire una parola...annoiata ed
arrabbiata...insomma una bambina di otto anni avrebbe dovuto
divertirsi in estate anziché girovagare senza una meta!
Tyler
si piantò davanti a me di nuovo, tutto orgoglioso della sua
nuova
bici.
“Care,ma
che hai? Sempre nervosa!” disse guardandomi un po' scocciato
anche
lui.
“Sono
annoiata ok? Tutte le mie amiche sono in vacanza e da sola non ho che
fare!”
“Perchè
non mi hai chiamato? Anche io non ho altro da fare!” disse
come se
fosse la cosa più ovvia sulla faccia della terra.
“Perchè
stai sempre con quei quattro deficienti dei tuoi amici che non fanno
altro che prendermi in giro e rovinarmi i vestitini!” gli
spiegai
acida,tenendo ancora il broncio e le braccia conserte. Lo vidi
stringere gli occhi scrutandomi in viso e poi mi sorrise
“Dai
ti faccio fare un giro sulla mia bicicletta nuova!” mi disse,
sapendo di aver fatto colpo... adoravo proposte del genere! Lo
guardai per qualche secondo e gli sorrisi, così senza dire
nulla,
salì dietro di lui,aggrappandomi alle sue spalle.
“Attenta
scimmia-Forbes, se cadi tua mamma sgriderà me,
perciò tieniti
forte!” ebbe il tempo di finire la frase e iniziò
a pedalare
velocemente, in pochi minuti arrivammo nel bosco, precisamente nel
nostro posto.
L'avevamo
scoperto un po' di tempo fa, era uno spiazzo nascosto da fitti
alberi, non avevamo detto nessuno di quel prato verde pieno di luce e
fiori...ci andavamo sempre assieme a giocare. Solo noi due.
Quando
scesi dalla bici mi buttai sull'erba, anche quella sembrava andare a
fuoco con il caldo di quel giorno, feci un respiro profondo e chiusi
gli occhi. Sentivo che anche Tyler si era stirato accanto a me in
silenzio.. e così restammo chissà per quanto; fin
quando lui non si
decise a parlare: “Sai... io vorrei giocare con te ogni
pomeriggio,ma i miei amici sono stupidi e non capiscono che sei
simpatica anche se sei una femmina. Ti farei fare anche tutti i giri
possibili sulla mia bici”. Aprii gli occhi e mi ritrovai
davanti la
sua faccia seria, seria come non mai. Rimasi in silenzio per qualche
secondo,spiazzata da quel Tyler che non avevo mai visto.
Lo
guardai negli occhi e gli sorrisi. “Lo so Tyler, anche io
vorrei
farti giocare ogni pomeriggio con me e le mie amiche...solo che loro
inizierebbero a fare le sdolcinate con te e mi dà
fastidio!”
Basta,dovevo
essere sincera con me stessa. Io lo amavo più di ogni altra
persona
al mondo, forse lo amavo da sempre!
Sarei
stata in grado di sacrificare anche me stessa per lui e... non
riuscivo a non averlo vicino.
Dovevo
parlargli, dovevo chiarire...dovevamo trovare una soluzione e doveva
spiegarmi con esattezza cos'era successo con quella Eve,adesso mi
sentivo pronta per sapere tutto. Anche i dettagli che,conoscendomi,
mi avrebbero ferita nel profondo.
Presi
il cellulare e lo chiamai. Uno squillo dietro l'altro,il tempo
sembrava scorrere troppo lentamente,ogni squillo al quale non
rispondeva era una tortura e quella sensazione sgradevole non faceva
che crescere e divenire più insistente. A fine chiamata non
rispose
nessuno, premetti il tasto rosso e gettai il telefono in borsa.
Avrei
scommesso la qualunque che l'avrei trovato alla vecchi tenuta dei
Lockwood, ci andava sempre quando voleva stare da solo...paradossale
come il luogo in cui ogni mese provava il dolore più potente
e
lancinante della terra fosse anche il luogo che gli trasmetteva pace
e tranquillità nei momenti difficili.
Mi
misi al volante e tra un sospiro e l'altro cercai di arrivare prima
possibile a destinazione..soprattutto senza andare a finire contro a
un palo, cosa alquanto difficile dato che proprio quel giorno la mia
mente sembrava impazzita, rivivevo ricordi di ogni tipo... e tutti
vedevano un protagonista indiscusso.
Tyler.
Era
una semplice festa in piscina, le solite che vengono organizzate a
fine anno scolastico per dare il benvenuto all'estate e lasciarsi
alle spalle la noia e la malinconia delle tipiche fredde giornate
d'inverno.
Era
la fine del primo anno di liceo, tutta la classe a casa di
Amber...casa libera e piscina,quello si che era un vero paradiso per
gli adolescenti di tutto il mondo!
Il
sole era ormai tramontato e nonostante non facesse chissà
quale
caldo tutte noi ragazze ci ostinavamo a rimanere in costume a bordo
piscina...tutto pur di farci notare dai ragazzi!
Stavamo
sparlando mezza scuola tra una risata ed una battuta stupida, quando
mi sentii spingere dalle spalle e caddi in acqua. In mezzo secondo
sentii affiorare un imbarazzo mai provato fino ad allora, alimentato
dalla consapevolezza che quando sarei riemersa avrei trovato gli
occhi di tutti i presenti puntati addosso a me, ma ciò che
di più
mi avrebbe ferita sarebbero state le risate assordati.
Sarei
rimasta sott'acqua fino a soffocare...ma ovviamente riemersi. E
trovai proprio ciò che avevo immaginato...solo una cosa era
diversa:
Elena e Bonnie diedero in contemporanea un pugno a Tyler.
Perchè
doveva essere così odioso nei miei confronti? Da quando era
iniziato
il liceo non parlavamo quasi più...sempre incollato a quegl'
idioti
pompati-palestrati-senza-cervello dei suoi amici... perchè
gli era
venuta la brillante idea d'infastidirmi durante quella festa? Quando
desideravo con tutta me stessa che ogni cosa andasse per il verso
giusto e che il ragazzo che avevo adocchiato mi vedesse sotto un
aspetto positivo?
Con
una rabbia che a stento riuscivo a controllare, uscii dall'acqua e
presi un asciugamano a caso poggiato sulla sdraio lì vicino
ed
entrai in casa, cercando di non badare alle risate incessanti.
Fortunatamente
la camera di Amber era libera, mi guardai allo specchio ed ovviamente
i miei capelli erano un orrore...sarei sembrata una capretta da
lì a
dieci minuti.
Mentre
cercavo di asciugarli senza farli gonfiare troppo sentii la porta
aprirsi. “Che vuoi? Non ti è bastato lo scherzo
che mi hai appena
fatto?” dissi con tono acido,sapendo già che lui
era
entrato, senza degnarlo di uno sguardo.
“Ehi
come sei permalosa! Era tanto per ridere!”
“Ah
si? Perchè non facevi fare ad un'altra quella figuraccia che
hai
fatto fare a me? Adesso si che sono un vero disastro!”
sbottai a
voce alta,voltandomi a guardarlo. Involontariamente stavo anche
tremando,essendo mezza nuda e tutta bagnata; ma non ci badavo
molto...la mia attenzione era presa totalmente dal sostenere lo
sguardo di Tyler. Sembrava anche offeso il signorino! E pensare che
doveva ringraziare chissà quali santi se ancora non si era
ritrovato
una mia mano incollata alla sua guancia!
Era
diventato serio, dava anche l'impressione di essere arrabbiato... se
era un suo strano modo di mettermi in soggezione, ci stava
riuscendo...ma di certo non glielo avrei fatto notare!
“Ti
aspetto sul motore. Cerca di muoverti, Forbes” mi disse con
il suo
solito tono di comando,mentre si toglieva la felpa e me la porgeva.
Non
mi sarei mai fatta comandare in questo modo,non poteva trattarmi alla
stregua delle gallinelle acide che era solito frequentare!
“Non
ci torno a casa con te! Dopo tut..”
“Tu
adesso stai zitta e torni a casa con me! È chiaro? Con chi
vorresti
andare,con uno dei nostri compagni di classe forse? T'informo che sei
l'unica a vederti un disastro... non ci penserebbero nemmeno un
secondo a saltarti addosso quei maniaci! Perciò smettila di
lamentarti,saluta e soprattutto mettiti quella felpa. Ti aspetto
fuori.”
Certi
eventi li avevo proprio lasciati nel dimenticatoio, chissà
se lui li
ricordava ancora o ci pensava di tanto in tanto durante i momenti di
noia.
Ricordare
gli scherzi,le liti o le feste trascorse assieme mi stava facendo
sentire a casa,come se improvvisamente avessi trovato ciò
che
cercavo da tutta una vita.
In
fretta parcheggiai l'auto e scesi le scale che portavano a quella
specie di prigione sotterranea.
Appena
varcai l'ingresso rimasi interdetta. Lui era lì,incatenato
come se
fosse un animale, attaccato al muro, con la bocca coperta per non
farlo parlare e gli occhi spalancati nel vedermi.
Nella
mia mente si fece sempre più vivo e presente il nome di
colui che
con ogni probabilità aveva osato trattarlo così.
Gli
occhi mi si riempirono automaticamente di lacrime ed il respiro
divenne sempre più corto,stavo entrando nel panico nel
vederlo così
e come una stupida di dimensioni colossali stavo lì ferma a
guardarlo,con le gambe tremanti. A fissare i suoi occhi scuri che
scrutavano i miei fino nel profondo.
Sapevo
che stava cercando di farmi calmare guardandomi in quel modo caldo e
rassicurante nonostante la situazione. Ma non riuscivo a vedere in
quelle condizioni la persona verso cui provavo un amore che non
credevo possibile.
In
fretta mi guardai in giro,asciugandomi una lacrima sfuggita al mio
controllo, e mi accorsi che la stanza era vuota... fortuna,tempismo
perfetto, fato o provvidenza divina... in quel momento avrei
ringraziato chiunque e qualunque cosa per non avere davanti anche
Klaus.
Con
uno scatto veloce mi precipitai accanto a lui e gli tolsi la benda
dalla bocca,lasciandolo parlare.
“Care,
tesoro...dobbiamo sbrigarci” disse un po'
affannato,sicuramente
stanco per le miriadi di volte che aveva provato a liberarsi.
Annuii
semplicemente,mentre lo liberavo dalle catene attorno ai polsi,erano
talmente strette che lo avevano ferito ed il sangue gli copriva tutte
le mani... quell'essere deplorevole di Klaus si divertiva sicuramente
nel torturare le persone, sentivo odore di strozzalupo, anche se non
lo vedevo ero sicura che l'avesse usato...non volevo nemmeno pensare
al come!
Era
questo quello che Tyler aveva provato quando anche io ero stata presa
e torturata da Klaus? Anche lui aveva sentito un buco al centro del
petto per il troppo dolore che gli causava quella visione?
Ripensare
al fatto che anche lui era stato costretto a provare quelle orribili
emozioni,mi fece star peggio.
Era
tutto un misto tra rabbia e collera, tra il volerlo aiutare ed la
voglia di piangere per quello che stava provando.
Avevo
il terrore che Klaus entrasse,adirato con noi. Di sicuro non sarebbe
finita bene.
Liberai
Tyler dalle ultime catene che gli cingevano la vita e le caviglie.
Notai,purtroppo, che la sua maglia era ridotta a brandelli...quel
maledetto...di sicuro l'aveva portato allo stremo accoltellandolo!
Lo
aiutai ad alzarsi e nel minor tempo possibile raggiungemmo la
macchina.
“Care..non
possiamo andare a casa lo sai vero?sarebbe il primo posto dove
verrebbe a cercarci”. Sospirai mentre lentamente e con
delicatezza
gli facevo poggiare la testa sul sedile.
“Lo
so Ty, tranquillo mi è venuta un'idea..pensiamo ad andarcene
intanto”. In pochissimo fui di nuovo al volante,sfrecciando
verso
l'uscita della città.
Mi
sforzavo con tutta me stessa di non piangere nel guardarlo in quello
stato. Era pallido,talmente stremato da non riuscire a tenere gli
occhi aperti e ricoperto si sangue.
Se
solo fossi arrivata qualche minuto dopo... strinsi gli occhi per
scacciare via quel pensiero terribile,ma non potei trattenere
più le
lacrime. Le emozioni che provavo in quel momento erano troppo forti,
troppo sconvolgenti e troppo negative...avevo bisogno di sfogarle con
il pianto. E la mano di Tyler si poggiò sul mio ginocchio.
Era
calda come sempre. La presa ovviamente non era forte e salda come
nelle altre situazioni,ma sentirla era la cosa più bella del
mondo.
Mi
sentivo al sicuro, mi sentivo capita e mi sentivo amata.
“Ehi
piccola, non piangere...mi hai salvato” disse con un filo di
voce,mantenendo gli occhi chiusi e sorridendo appena.
Feci
scivolare una mano sulla sua,l'avrei stretta forte per fargli capire
quanto ero grata per il fatto che adesso fosse lì con me e
mi
dicesse quelle parole...ma doveva ancora fargli male
parecchio,così
intrecciai le mie dita alle sue e mi voltai a sorridere
“è
solo che...se fossi arrivata qualche minuto dopo” un
singhiozzo
m'interruppe e lui aprì gli occhi,vidi che stava cercando di
dirmi
qualcosa ma gli feci segno di tacere “non pensiamoci, tesoro
riposati...ti sveglio appena arriviamo ok?”
“va
bene,però non piangere più ti prego...nemmeno
appena mi addormento”
concluse con voce roca e stanca,mentre le sue labbra s'incurvavano in
un sorriso.
*********
“Ehi
amore, svegliati” dissi piano,mentre poggiavo una mano sulla
sua
guancia per svegliarlo.
Aveva
dormito per cinque ore consecutive,tutto il tempo del viaggio. Ormai
era buio fuori,faceva freddo e sembrava esserci un'atmosfera strana
in quel giardino,alla fine non così tanto familiare.
Dopo
averlo chiamato un altro paio di volte,aprii gli occhi e si
guardò
attorno.
“Ma
dove siamo?” fece per alzarsi ma urlò per il
dolore. Povero il mio
Tyler,non so cosa avrei fatto per evitargli tutta quella sofferenza!
“Ehi
ehi, piano...sei ancora tutto indolenzito” lo avvisai un po'
turbata,facendo scorrere con cautela una mano sulla sua schiena ed
aiutandolo a scendere dalla macchina. “Comunque siamo a casa
mia,
in campagna. Non venivo qui da anni ma qualche settimana fa i miei
zii hanno chiesto a mia madre di usarla perciò
sarà tutto in ordine
e funzionante”.
E
così era. C'era solo un po' di polvere sulle mensole,ma si
poteva
ancora sentire il profumo del detersivo per i pavimenti. Era proprio
come nei miei ricordi.
L'entrata
ampia,il salone immenso con il grande tappeto persiano al centro, i
mobili di legno scuro,i divani morbidi e belli come sempre;solo un
po' sbiaditi.
Per
il momento poteva andare bene,lì Klaus non avrebbe mai
potuto
trovarci.
Mentre
Tyler era impegnato a farsi un bagno caldo,approfittai per stendermi
un po' e ovviamente avvisare anche mia madre e Carol. Inventai loro
una scusa,se Klaus avesse iniziato a cercarci, di sicuro le avrebbe
soggiogate per scoprire il nostro nascondiglio.
La
porta del bagno si aprì, ed uscì lui...con
l'asciugamano in vita ed
i capelli tutti bagnati. Ok la situazione era fin troppo tragica ma
di certo i miei ormoni non restavano impassibili ad una visione del
genere. Avevo reputato bello Tyler da sempre,ma adesso
quell'aggettivo sembrava estremamente riduttivo. Non riuscivo a
trovargli un difetto,lo vedevo perfetto e al massimo della forma
anche dopo le torture atroci che era stato costretto a subire. Sarei
rimasta immobile a fissare ogni dettaglio per giorni interi. Forse
non mi sarei mai stancata...
“Tesoro
tutto ok? Che guardi?” mi chiese quasi spaesato, ok certe
volte
faceva la figura dello stupido...mi mancava solo la bava e avrei
rappresentato alla perfezione la ninfomane per eccellenza e lui mi
chiedeva cosa stavo guardando? Mi veniva quasi da ridere...
Richiusi
la bocca e guardai un attimo altrove per riprendermi.
“ehm..nulla
stavo pensando. Come stai?” gli chiesi un po'
preoccupata,vedendolo
avvicinarsi e sedersi accanto a me.
“Sto
molto meglio...ho solo un po' di fame” ammise sorridendomi;
prendendomi la mano e stringendola forte nella sua.
“Tyler
mi dispiace,immensamente! E parlo di tutto”. Sentivo
riaffiorare le
lacrime, ma mi sforzavo con tutta me stessa di non lasciarle andare,
non potevo piangere di nuovo...non era giusto nemmeno nei suoi
confronti dato che quella a lasciarlo ero stata io e in sostanza non
gli avevo dato nemmeno l'occasione di spiegare tutto l'accaduto di
quella famosa sera.
Lo
guardavo negli occhi, e lo stesso faceva lui.
“Care,non
devi preoccuparti...mi sono comportato male anche io,dovevo
aspettarmi una reazione da parte tua come quella che hai
avuto,qualora mi avessi visto con Eve. Ma voglio spiegarti ok? Non
posso rinunciare a noi per un'incomprensione del genere” mi
disse
con la sua solita voce calda e dannatamente sincera.
Si
avvicinò ancora un po' a me e delicatamente prese il mio
viso tra le
mani.
Era
talmente vicino che tutto ciò che riuscivo a vedere erano
quei suoi
immensi occhi marroni; sentivo il suo respiro regolare sfiorarmi il
volto, le sue labbra così vicine da poterle toccare con le
mie solo
con un leggero movimento in avanti...
“Mi
lasceresti spiegare,adesso?” mi chiese senza perdere per un
solo
millesimo di secondo il contatto visivo. Mi sentivo quasi
pietrificata,per tutta quella situazione,per quel suo modo di
rivolgersi a me e soprattutto per quella voglia incontrollabile di
abbracciarlo che mi attanagliava dentro.
Annuii
leggermente, spostando le mie mani sulle sue,che dal mio viso si
spostarono poggiandole sulle mie gambe.
Fece
un respiro profondo e finalmente parlò.
“Innanzitutto
Eve non l'ho mai vista come qualcosa di più che una semplice
amica.
Mia
madre mi aveva chiesto il favore di portarla alla festa così
da
farle fare qualche conoscenza nuova,siamo amici da quando eravamo
piccoli, l'ho conosciuta durante una delle centomila cene di lavoro
di mio padre e quando tu l'hai vista abbracciarmi ..mi stava
ringraziando di averla portata lì!”
Sospirai
involontariamente e liberai le mie mani dalle sue,sentivo rinascere
quella delusione e quella gelosia sfrenata che ormai conoscevo
bene...tutte quelle parole mi sembravano una mezza scusa, quella sera
piuttosto che chiamarmi o mandarmi un sms per sapere quando sarei
arrivata stava abbracciato a lei...e la cosa mi mandava in bestia!
“Tyler...
lo so, sono tremendamente gelosa e credimi,ci provo con tutta me
stessa a darmi una regolata,a controllarmi...ma saperti abbracciato a
lei,sapere che le tue braccia stringevano il corpo di
quella...ragazza anziché me o che tu preferivi farti
ringraziare in
quel modo piuttosto che prendere il cellulare e chiedermi
perchè
stavo tardando, mi fa sentire male, mi fa provare qualcosa di troppo
brutto,che non voglio provare di nuovo mai più!
Perchè non credo di
meritarmelo ok?” dissi di getto tutto quello che
pensavo,tutto
quello che provavo e non poteva essere altrimenti data la presenza di
troppe sensazioni e stati d'animo sgradevoli che stavo
vivendo,inesorabilmente secondo dopo secondo,tutti lì...a
corrodermi
dentro.
Stava
per interrompermi..ma non avevo concluso..adesso doveva
ascoltarmi,doveva rendersi conto che il mio modo di comportarmi
quella sera non era semplicemente frutto della visione di lui
abbracciato ad Eve,ma anche di tutto quello che c'era prima.
“No,non
ho finito. Io...quella sera,ho impiegato quattro ore a prepararmi!
Non ero nemmeno la festeggiata,stavo davanti allo specchio per
cercare di essere perfetta, ho provato tutti gli abiti che possiedo,
ho sistemato i miei capelli ciocca per ciocca con l'intento che tu mi
trovassi minimamente carina! Ho indossato le scarpe più alte
che ho
così da accorciare le distanze per quando ci saremmo
baciati, ho
provato tutto il pomeriggio ad essere la ragazza magnifica che ti
meriti ma tu neanche l'hai notato.
Semplicemente
perchè eri impegnato ad abbracciare un'altra ragazza.
Mi
sono sentita come se ai tuoi occhi fossi invisibile. E questo non
posso accettarlo.
Non
può non vedermi la persona che dice di amarmi, quella
persona per
cui darei la mia vita senza titubare un secondo.”
Ero
arrivata allo stremo, stavo per scoppiare nell'ennesimo pianto
liberatorio...e l'avrei fatto,ma molto semplicemente non sarebbe
successo davanti a lui.
Ovviamente
non si aspettava un discorso del genere, era rimasto a bocca aperta a
fissarmi,affranto in viso...si sentiva sicuramente in colpa e mi
dispiaceva,il mio intento non era certo quello.
“Io..non”
lo interruppi bruscamente, cosa avrebbe detto?che non aveva parole
per rispondermi?che non avrebbe mai potuto immaginare una cosa del
genere? Qualunque cosa mi avrebbe ferita ulteriormente,
perciò
perchè causarmi altro dolore,altra delusione ed altra
collera?
Meglio evitare.
“Non
c'è bisogno che tu dica nulla. Dormiamo adesso. La porta a
destra è
quella della tua camera...io sono di sopra se ti serve
qualcosa”.
Mi
sarebbe piaciuto trascorrere tutta la notte accanto a lui, con la
casa tutta per noi, nella tranquillità tipica delle
campagna. Mi
sarebbe piaciuto in qualunque altra sera della mia vita ma non in
quella.
Avevo
bisogno di tempo, di metabolizzare la nostra discussione,di sfogarmi
in solitudine e di superare il tutto.
“Buonanotte
Tyler.” conclusi, accennando ad un breve sorriso e andando
nella
mia stanza. Chissà se i sonniferi avevano effetto sui
vampiri...di
sicuro ne avevo di bisogno dato che il ronzio incessante dei miei
pensieri mi avrebbe impedito di prendere sonno.
Tyler's
POV
Erano
le tre del mattino e nonostante la stanchezza per le torture che
avevo subìto, ero ancora con gli occhi spalancati.
Le
parole di Caroline vorticavano nel mio cervello senza sosta, facevano
crescere il mio senso di colpa,mi facevano sentire triste e deluso di
me stesso come mai prima di quel momento.
Guardavo
il muro bianco davanti a me, ripetendo ogni parola che era uscita
dalle labbra della mia Caroline quando il mio
cellulare vibrò.
Un sms...nel cuore della notte?
Incuriosito
lo lessi in fretta:
“Ehi
Tyler,tesoro,ma dove sei finito? Mi manchi! Ho voglia di parlarti e
passare un pomeriggio con te...anche se ho fatto molte amicizie qui a
Mystic tu sei ugualmente il mio preferito! Un bacio magnifico
Lockwood.”
Proprio
un sms. Da parte di Eve.
Note
Dell'Autrice:ma ciaoooo :) come state? Beh
finalmente ho
pubblicato questo nuovo capitolo..che devo dire mi è venuto
più
lungo di quanto pensassi! Spero davvero che vi sia piaciuto...vi
preannuncio soltanto che il mio cervellino contorto ha pensato a
qualche altro fattore per complicare il tutto...lo so una storia
d'amore normale no! XD
Spero
di non avervi fatto venire troppa malinconia,forse questa volta mi
è
venuto più semplice scriverlo proprio perchè mi
sento un po'
giù..anzi se anche voi volete immergervi in questa
desolazione
ascoltate questa canzone http://www.youtube.com/watch?v=jIECEAETDFk
:D
Comunque
fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto se avete dei suggerimenti
dite pure! Grazie a tutti coloro che leggono,seguono e recensiscono!
Morgana :)
|
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Capitolo 14 *** I'm going away ***
Caroline's
POV
Mi
giravo e rigiravo tra le coperte,nel buio di quella stanza che era
rimasta così uguale. Sembrava che il tempo non fosse
trascorso,l'atmosfera che c'era mi dava l'impressione che tutto fosse
semplice come quand'ero piccola,che i problemi fossero convincere mia
madre a mangiare un altro quadretto di cioccolato in più o
un brutto
voto a scuola.
Come
avrei voluto tornare indietro! Mi girai sul fianco destro e continuai
a guardare l'altra parete della stanza. L'avevo sempre amata,era il
lato in cui c'era la scrivania piena di fogli e matite
colorate,appoggiata al muro c'era anche la libreria bianca,
così
piena che sembrava stesse per cedere da un momento all'altro...
spostai lo sguardo sulle mensole e mi accorsi che pendeva una
catenina d'argento, non avevo ancora capito di cosa si
trattava...l'avevo quasi cancellato dalla memoria; ma quando mi alzai
dal letto e la presi in mano tutto mi torno in mente: chi me l'aveva
data, quando e perchè...
Era
il mio quindicesimo compleanno,dopo tante suppliche e qualche pianto
avevo finalmente convinto mia madre ad organizzare una festa in
grande,proprio come la desideravo...ma ovviamente casa nostra era
troppo piccola per tutte le persone che avevo deciso d'invitare,
così
Carol Lockwood si era offerta di organizzarla in casa sua.
La
serata era ancora tiepida nonostante fossimo ai primi di Ottobre,
stava calando il sole quando ero impegnata a dare gli ultimi ritocchi
alle decorazioni... c'erano festoni e palloncini dappertutto, i
tavoli erano pieni di fiori profumati dai colori vivaci...tutto
doveva essere perfetto. Quella sera volevo sentirmi apprezzata da
tutti,volevo essere quella ragazza perfetta che tanto sognavo di
essere... Mentre ero persa tra i miei pensieri si avvicinò
Carol
“Ehi
tesoro, purtroppo mi ha chiamato tua madre ed ecco.. è
successa
qualcosa in centrale e non sa se riesce a venire in tempo”
come
sempre qualcosa non doveva andare per il verso giusto! Sapevo
già
che quella era una stupida scusa,lei non sarebbe venuta proprio come
l'anno precedente e quello ancora..
“Ok,
fa niente,un po' di ritardo non è la fine del
mondo!” dissi
sorridendole..ormai ero diventata così brava a fingere che a
volte
riuscivo a convincere anche me stessa.
Carol
mi fece una carezza sul braccio e si allontanò. Mi sentivo
nervosa...perchè mia madre non era mai in grado di trovare
un po' di
tempo per me? Nemmeno il giorno del mio compleanno ciò
poteva essere
possibile?
Ero
seduta sulla panchina di casa Lockood,lì in fondo al
giardino ad
aspettare che si facessero le nove così almeno mi sarei
distratta
con l'inizio della festa..e vidi arrivare Tyler. Sapevo che lui
riusciva a capire come mi sentivo,purtroppo anche lui aveva un
rapporto abbastanza difficile con i suoi...seppur sotto aspetti
differenti. Si avvicinava a passo spedito,con un mezzo sorrisetto,
aveva indossato un paio di pantaloni neri ed una camicia bianca ma
ovviamente aveva abbinato un paio di sneakers! Si sedette vicino a me
e mi guardò
“Mia
mamma mi ha detto che probabilmente la tua non riuscirà a
venire in
tempo”. Mi voltai a guardarlo alzando un sopracciglio
“sappiamo
entrambi che ciò significa che non
verrà” affermai tutto d'un
fiato.
“Lo
so Care, ma fregatene...pensa che passerai una bella serata con i
tuoi amici”.
Rimasi
in silenzio a guardarmi le mani che avevo poggiato sulle
gambe...così
lui continuò:
“Comunque,
prima che arrivi tutta la confusione volevo darti il mio regalo, l'ho
comprato di nascosto perchè mia mamma si era fissata col
prenderti
una borsa orribile perciò...questo l'ho scelto io”
e mi porse uno
scatolino rosso.
Ero
sorpresa, di solito non faceva regali sforzandosi di scegliere
qualcosa che potesse piacere al festeggiato, anzi se non fosse stato
per gli altri lui avrebbe anche evitato!
Sorridendo
lo presi e lo aprii. C'era una collana d'argento,con un ciondolo a
forma di farfalla e.. mi piacque davvero tanto.
Ci dormivo
anche la notte con
quella collana,mi piaceva da impazzire.
E poi mi
piaceva il significato
e l'importanza che ormai aveva assunto... mi ricordava che lui mi
voleva bene,anche se non me lo aveva mai detto ad alta voce...
Ma
automaticamente mi ricordai
anche il motivo per cui l'avevo abbandonata su quella mensola,
sepolta sotto un milione di altri ricordi così da
dimenticarne
l'esistenza...
“Allora
Tyler ha scelto penitenza...perciò io dico che deve baciare
o
Caroline o Serena! Tyler bacia quella che trovi più
bella!”
Nel
giro di mezzo secondo pensai a venti modi diversi per uccidere quella
non-ricordo-come-si-chiama che aveva avanzato una proposta del
genere! Mi pentii anche di aver deciso di giocare!
Adesso
mi trovavo di fronte un Tyler assolutamente confuso,che spostava lo
sguardo da me all'altra ragazza in continuazione.
Dentro
me ero certa che mi avrebbe scelta, non perchè magari mi
trovasse
realmente la più carina, ma perchè mi voleva bene
ed un bacio non
avrebbe di certo cambiato nulla..mica poteva baciare una perfetta
sconosciuta che per di più era famosa per la sua..ehm..
“troiaggine”si può dire?
Ed
ecco.. c'eravamo quasi, lo vidi avvicinarsi, sapevo che avrebbe
scelto me, sapevo che di li a poco le nostre labbra si sarebbero
toccate...ma lui voltò di poco il viso verso sinistra e
baciò la
ragazza che mi stava a fianco.
Avrei
voluto sprofondare, non vedere come l'attirava a sé e
infilava anche
la lingua nella sua bocca! Lui mi trovava realmente così
brutta da
non poter meritare un suo bacio?Ero sua amica,non poteva farmi
questo! Mi sentivo completamente in imbarazzo e fuori luogo in quella
enorme stanza,mentre gli occhi di tutti erano puntati su Tyler che
non smetteva di baciare quella scema che si trovava davanti.
Il
suo gesto mi aveva fatta sentire interamente rifiutata,la mia
autostima era andata a quel paese e mi aveva provocato un nervoso
inspiegabile.
Senza
dire una parola,presi la borsa che avevo poggiato in un angolo del
divano e andai via da quella ridicola festicciola organizzata sul
momento.
Ero
a piedi,ma non m'interessava quanto tempo c'avrei messo...
Inizia
a correre e sudare per il caldo afoso tipico dell'estate, mentre non
facevo altro che trattenermi dal piangere “Sicuramente deve
venirmi
il ciclo, è impossibile tutta sta tragedia per un fatto del
genere!”
Quando
ero tornata a casa,come al solito vuota e desolata,con un colpo
deciso mi ero strappata la collana dal collo e l'avevo gettata sulla
mensola...
Era rimasta
lì tutto quel tempo
tra la polvere, la rigirai tra le mani e.. la rimisi. Dopotutto era
un ricordo importante per me, era parte della mia vita... quella
umana perlomeno. Chissà se Tyler ricordava l'esistenza di
quell'oggetto...
Mi sentivo
soffocare in quella
stanzetta,nonostante avessi spalancato la finestra per far entrare
dell'aria fresca, ma mi sentivo troppo inquieta per prendere sonno e
dovevo distrarmi al più presto o nel giro di due secondi
sarei
finita a sfogarmi bevendo il sangue di un povero innocente..
Senza far
rumore scesi al piano
di sotto e presi dalla borsa una delle sacche di sangue che portavo
con me, ne bevvi il contenuto in pochi instanti e la sensazione di
benessere che di solito ne seguiva svanì altrettanto
velocemente.
Sapevo che
in quella circostanza
non mi sarei sentita meglio nemmeno con tutto il sangue del mondo.
Sapevo che
l'unica cosa che mi
avrebbe fatto star meglio sarebbe stato lui.
Mettendo a
tacere tutti pensieri
che mi ronzavano in testa, chiusi gli occhi e mi concentrai sui suoni
che mi circondavano, tutto era tremendamente silenzioso e dalla
camera di Tyler non proveniva nessun rumore, solo quello del suo
battito, più lento e regolare del solito. Si era sicuramente
addormentato, così, con passo leggero,quasi trattenendo il
respiro,
abbassai la maniglia della porta e lentamente l'aprii.
Era disteso
sulla schiena, con
le braccia dietro la testa, il respiro regolare, gli occhi
socchiusi... eppure i suoi muscoli mi sembravano tesi e contratti,
magari era il riflesso della luce che filtrava dai vetri della
finestra...
Cercando di
non creare
scricchiolii vari, poggiando delicatamente un piede davanti all'altro
sulle assi di legno del pavimento, mi avvicinai a lui.
Sapevo che
non avrei mai dovuto
aprire quella porta, che non avrei mai dovuto varcarne l'ingresso...
ma era come se io gravitassi attorno a lui, come se dovessi trovarmi
costantemente all'interno della sua orbita per sentirmi bene ed in
pace.
Volevo
toccarlo, solo per un
nanosecondo accarezzargli il viso e poi sparire nel buio della mia
stanza; volevo non fare la figura dell'incoerente che prima lo
respinge e poi va a cercarlo; volevo avere una determinazione
maggiore; volevo tante cose, e mentre nella mia mente le elencavo,
una dietro l'altra, la mia mano si avvicinava a lui, secondo dopo
secondo la distanza si accorciava; ero così vicina che le
mie dita
avvertivano il calore della sua pelle...
“Soltanto
un secondo e
basta. Solo un lieve tocco e starò rinchiusa nella mia
camera per
tutta la notte”
C'ero
quasi, avevo quasi
raggiunto il mio scopo e proprio nello stesso momento in cui credevo
che avrei sfiorato la sua pelle... accadde.
Ma non come
mi aspettavo.
Con uno
movimento fluido e
deciso, mi aveva afferrata per il polso, lasciandomi basita.
“ Hai
fatto rumore”
sussurrò con voce calda e morbida mentre mi attirava a
sè e finivo
addosso a lui.
Non avrei
dovuto entrare, non
riuscivo a parlare o a spiegargli che cosa ci facevo in quella camera
o perchè allungavo la mano verso il suo volto con una
lentezza
esasperata, trattenendo il respiro, proprio come se stessi compiendo
l'operazione chirurgica più delicata al mondo.
Mi limitavo
ad osservarlo in
silenzio, troppo distratta dal fatto che a breve il mio cuore sarebbe
esploso dentro alla gabbia toracica, troppo distratta dal sorriso
sghembo e furbo che si stava facendo strada sul suo viso.
Senza
rendermene conto,nel
momento in cui mi aveva attirata a lui,facendomi perdere
l'equilibrio, avevo poggiato entrambe le mani sulle sue spalle; ogni
volta che ispirava sentivo il suo petto sfiorare il mio seno; lo
sentivo rabbrividire ad ogni contatto, senza smettere di fissare i
miei occhi, senza smettere di sorridere in quel modo che mi stava
mandando in blackout il cervello.
Sentii una
sua mano sfiorarmi il
braccio, per poi posarsi sul mio fianco e fare pressione con l'indice
proprio dove la maglia si era alzata e mi lasciava scoperta un po' di
pelle; sapevo che quel particolare contatto non era casuale, voleva
farmi perdere ogni inibizione, farmi dimenticare ogni limite, far
crollare le barriere che qualche ora prima avevo innalzato tra me e
lui. Sapeva come farlo, sapeva di essere bravo nel farlo e
soprattutto sapeva che quella era la cosa che in quel momento
più
desideravo al mondo... ma che non avrei mai ammesso, in particolar
modo a me stessa.
Vidi le sue
labbra dischiudersi
di poco, dandomi l'impressione che stesse iniziando a parlare ma non
disse nulla. Non pronunciò nemmeno una sillaba.
Anziché
pronunciare parole,
qualsiasi parola, strinse la presa sul mio fianco e mi
sfiorò il
collo con la punta del naso. Sentivo già i muscoli
rilassarsi, le
guance in fiamme e le mie mani avvinghiarsi sulle sue spalle.
Con un
gesto calmo passò ai
baci, uno dietro l'altro, bollenti, dal mio collo fino all'angolo
della bocca . Sentivo le sue labbra calde ed invitanti così
vicine
alle mie, desideravo che le sfiorasse, sapevo che non avrei resistito
a lungo, che mi sarei lasciata andare presto...
Si
divertiva a torturami in quel
modo, era la conclusione più logica, voleva letteralmente
farmi
diventare matta, perchè con una pacatezza assurda si
limitava a
sfiorare la punta del mio naso con il suo, a toccarmi l'orecchio con
le labbra come se volesse sussurrarmi qualcosa ma poi stava in
silenzio e tornava a tormentarmi il collo, mentre mi provocava un
brivido dietro l'altro, facendo scorrere un dito sotto la maglia.
Ormai
pensavo che avesse
continuato così per ore intere, che mi avrebbe letteralmente
fatta
sciogliere, ero come gelatina ormai, ero completamente addosso a lui,
con gli occhi socchiusi in attesa di un dannatissimo bacio che mi
stava facendo desiderare come l'acqua dopo un'intera giornata nel
deserto.
Improvvisamente
si fermò, smise
di accarezzarmi, di provocarmi i brividi tocco dopo tocco ed aprii
gli occhi per guardarlo.
Stava
impazzendo anche lui,
torturando me andava inesorabilmente a tormentare sè stesso,
aveva
le labbra gonfie, gli occhi lucidi, le guance arrossate e i suoi
respiri erano più profondi.
Quella
situazione era
interamente sbagliata, non avremmo mai risolto nulla litigando di
giorno e facendo pace solo la notte, e la colpa era solo mia, ero io
quella che ero entrata in camera sua e mi ero fatta beccare mentre
cercavo di fargli una carezza, ero io nel torto.
Cercai di
essere un po' più
lucida mettendo da parte tutta l'eccitazione che mi aveva provocato,
e feci per alzarmi ma lui strinse maggiormente la presa, avvolse la
mia vita con un braccio mentre con l'altro attirò il mio
viso al
suo. E cominciò a baciarmi, a far muovere le sue labbra
sulle mie
con passione e trasporto, sentivo che gli ero mancata, che mi
desiderava allo stesso modo in cui io volevo lui. Non riuscivo a non
ricambiare quel bacio così perfetto, così pieno
di amore, di
dolcezza, di lacrime e pentimento. Era anche più invitante
del
sangue per me, era quell'unica cosa che aveva mandato via
quell'inquietudine e quella malinconia. Era la mia cura. Ma era anche
la mia malattia.
Senza
smettere di baciarmi,
senza smettere di tenermi stretta a lui, ribaltò la
posizione,
finendo sopra di me.
Mi venne
così naturale
abbracciarlo, far scorrere le mie dita lungo la sua schiena ed
avvolgergli i fianchi con le mie gambe.
Nella mia
mente era come se non
ci fosse più nulla. Come se non avessi più un
cervello. Volevo solo
essere un'unica cosa con lui, sentirmi nuovamente come la prima volta
che avevamo fatto l'amore. Volevo sentirmi completamente amata da
lui.
Il respiro
di entrambi si era
fatto più corto e pesante, la pelle di lui sembrava fuoco,
ogni
tocco era più intenso rispetto a quello precedente,
più affamato,
più eccitato.
Mi tolse
velocemente la maglia
ed iniziò a baciarmi dappertutto, facendo scivolare man mano
anche
il reggiseno. Nel contempo mi stavo sbarazzando dei suoi pantaloni.
Ci volevamo troppo in quel momento, ne eravamo fin troppo consapevoli
ed io mi sarei lasciata andare come mai prima di allora. Ero troppo
stanca di combattere costantemente contro i miei istinti, di
bloccarmi, di contrastare i miei desideri, di respingere ciò
che
volevo.
“Tyler
ti prego...”suonava
quasi come una richiesta disperata, che avrei sicuramente continuato
se solo non avessi sentito squillare il suo cellulare sotto la mia
schiena...
Tyler's
POV
Ero quasi
al limite, mi sentivo
scoppiare, volevo farla mia in quel preciso istante, avevo sbagliato
a torturarla in quel modo prima, avevo finito per portare anche la
mia eccitazione alle stelle.
La sentivo
così rilassata ed
eccitata contro il mio corpo e mi piaceva, mi piaceva da impazzire,
così tanto che ero quasi arrivato allo stremo solo vedendola
in
quello stato.
Per troppo
tempo l'avevo
desiderata anche sotto quest'aspetto per resistere ancora, non avrei
permesso che nulla ci fermasse, sarebbe stata mia per tutta la notte,
le avrei reso le più chiare riguardo al mio amore per lei e
tutto si
sarebbe risolto.
Doveva
risolversi, perchè non
ne potevo più di avere la mia Care
così distante, di
vederla perennemente malinconica.
Quando la
sentii parlare, oddio
con quel tono di voce, con quell'espressione sul viso...credevo di
essere arrivato in un altro pianeta, in un altro mondo.
L'avrei
ascoltata parlare così
per giorni interi, avrei voluto dirle di finire la frase,che
qualunque fosse stata la sua richiesta, io l'avrei esaudita.
Ma mi
bloccai sentendo il mio
cellulare squillare.
Sapevo chi
era, sapevo che si
sarebbe complicato tutto ancora di più, non ne facevo mai
una
giusta, non ero in grado di ragionare, perchè prima agivo e
poi
pensavo?! Perchè ero un completo cazzone?!
Non ebbi
nemmeno il tempo di
fermarla, aveva già il mio telefono in mano e sul volto
un'espressione tra l'incredulità e la delusione.
“Chi
ti cerca a quest'ora? Sono le tre di notte” disse
guardandomi negli occhi, ancora con le guance arrossate per i baci di
poco prima.
“Nessuno,
lascia stare...”provai
a dirle
sorridendo mentre m'impegnavo a toglierle quel maledettissimo
cellulare dalle mani, ma mi allontanò e rimase a fissarmi in
silenzio. Non avevo scuse, non avevo come uscire da quella
situazione.
Abbassò
lo sguardo ed iniziò a leggere.
Ecco
l'espressione che mai avrei voluto vedere sul suo volto. Era come
quella di qualche ora prima. Era così delusa e ferita, era
solo
colpa mia. Non ero in grado di proteggere il bene più
prezioso che
avevo, la persona più straordinaria che la vita mi aveva
posto
dinanzi.
“Le
hai detto tutto! Le hai raccontato ogni cosa! Le hai pure detto di
me!”
vedevo le lacrime farsi
strada nei suoi occhi, si stava trattenendo, la conoscevo troppo bene
per non capirla... e il mio senso di colpa esplose nuovamente. Mai mi
ero sentito una persona così orribile.
“Care,
ti prego... avevo bisogno di parlare con qualcuno.. io non volevo
farti arrabbiare..” che altro
potevo dirle se non la verità? Quanto mi stavo pentendo di
aver
risposto a quell' sms.
“Cos'è
per caso le hai pure detto che io sono un vampiro e tu un licantropo?
Che siamo i personaggi principali di un'antica profezia del
cavolo?”
tutto quel dolore nei suoi occhi era la cosa peggiore che potessi
vedere. Niente al mondo mi avrebbe causato più sofferenza di
quella
che provavo adesso.
“Tyler,
tu sei... io..ti odio! Ti odio con tutta me stessa! Sei la cosa
peggiore che mi è capitata!”
quelle parole mi stavano uccidendo, una dopo l'altra. Mi stavano
frantumando dall'interno. Mi odiava. Era la verità, glielo
si
leggeva in quegli splendidi occhi azzurri.
Lei
mio odiava.
Ed
io l'amavo come non avevo amato nessuna.
E
avevo sbagliato tutto con lei.
Si
alzò di scatto, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo
controllo,
mentre non sapevo cosa dirle, mentre sapevo che nemmeno tutte le
scuse di questo mondo avrebbero potuto sistemare le cose.
“Guai
a te se non mi stai lontano, hai capito? Non mi dovrai nemmeno
guardare!”
e quelle
furono le sue ultime parole prima di vederle fare un gesto
strano con la mano ed uscire dalla stanza con la maglia, che le avevo
tolto, appoggiata al seno per coprirsi. Prima che capissi cosa aveva
fatto, mi arrivò addosso una collana.
No,
quella non era una collana qualsiasi. Pensavo l'avesse
gettata...invece la portava ancora al collo.
Quello
fu il colpo di grazia. Avrei voluto sprofondare all'inferno pur di
provare le sensazioni di adesso.
Sospirando
e maledicendomi in ogni modo, presi il cellulare e lessi il
messaggio:
“Capisco
tesoro, mi dispiace davvero tanto...ma questa Caroline è
proprio
stupida allora! Cioè sei l'incarnazione del ragazzo perfetto
e lei
ti respinge in questo modo? Solo perchè ci ha visti
abbracciati?
Ahahahah davvero poco furba! Io non mi sarei mai lasciata scappare un
ragazzo come te!
Ah
spero di vederti presto in giro e che questo tuo viaggio improvvisato
all'ultimo secondo finisca presto.
Eve.”
Mi
guardai un attimo attorno e scaraventai il cellulare contro il muro,
con tutta la forza di quel momento, frantumandolo in mille pezzi.
Avevo
fatto davvero un casino.
Caroline's
POV
Sapevo
che non dovevo fidarmi, che non dovevo lasciarmi andare.
Dio
come mi sentivo delusa e tradita! Era un'emozione così forte
ed
orribile che mi sembrava impossibile anche da provare.
Volevo
sparire dalla faccia della terra, volevo non vederlo più,
non farmi
ferire più da lui, così incostante e volubile...
Non
mi meritavo tutta questa sofferenza, non mi meritavo di stare
così
male!!!
Mi
asciugai le lacrime e mi sforzai di smetterla di piangere, mentre
aprivo tutti i cassetti e mettevo alla rinfusa tutti i vestiti che
potevo dentro una valigia.
Non
volevo vederlo più. Non volevo nemmeno che lui potesse
osservarmi
nemmeno una volta.
Doveva
imparare ad accettare le conseguenze delle sue azioni.
Nota
Dell'autrice: ciao
a tuttiii :D questo capitolo è arrivato in tempi buoni vero?
Sinceramente mi ero stancata anche io di pubblicarne uno tipo ogni
due mesi! Comunque non ho molto da dire.. solo che si.. le cose si
sono complicate ancora di più,ma abbiate fede!!
Non
so se riuscirò a pubblicare il capitolo successivo prima di
Natale!
In ogni caso tanti auguri di buone feste a tutti :D
Un
bacio grande, Morgana.
|
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Capitolo 15 *** What I'm doing?- Epilogo ***
Sono
passate due
settimane.
Forse
avrei dovuto
scriverti prima, forse non avrei dovuto nemmeno considerare l'idea,
ma sai perfettamente che non sempre riesco a fare ciò che mi
prefiggo e finisco col commettere errori madornali.
Sono
sicura che ne sto
compiendo uno proprio in questo momento, ma sono altrettanto sicura
che se costringessi me stessa a non commetterlo me ne pentirei per il
resto dell'eternità.
Non
ti dirò dove sono,
e non provare a chiedermelo torturandomi con mille sms o triliardi di
telefonate... non te lo direi mai.
Nonostante
vederti sia
la cosa che più desidero al mondo.
Non
ho idea di cosa tu
stia facendo in questo periodo, se hai rivisto Klaus, se hai avuto
problemi con lui o se magari ti sfoghi parlando con Eve...dopotutto
era questo ciò di cui avevi bisogno quella sera, vero?
Parlare con
qualcuno.
Spero
realmente che lei
sappia ascoltarti. Meglio di quanto riesca a fare io. Spero che ti
capisca totalmente e che, come lei stessa ti aveva detto in quel
messaggio, sia furba e non commetta errori così da non farti
allontanare.
Io...credimi
non mi
pento di essermene andata ma il dolore mi attanaglia giorno dopo
giorno, e non lo dico per farti sentire in colpa... voglio che tu ti
renda conto che le azioni hanno delle conseguenze, in certi casi,
disastrose.
Continuo
ad amarti, ti
amo con tutta me stessa ma nello stesso tempo ti odio per tutto
quello che mi hai fatto ma una cosa è sicura. Non mi
rivedrai più.
Ho
rischiato, ho perso
e sofferto troppo e sai, non ti avrei mai rinfacciato una cosa del
genere, se solo da parte tua avessi visto una risposta concreta.
Pensavo
che con il
fatto della trasformazione, che a causa delle minacce di Klaus tu
fossi cresciuto. Ma sei il solito Tyler Lockwood che si crede il
padrone del mondo e poi piange sul latte versato.
A
proposito delle
trasformazioni... Eve è brava a supportarti quando il dolore
si fa
così intenso che hai l'impressione che il tuo cervello stia
letteralmente per esplodere? Riesce a trattenere le lacrime per farti
forza, quando ti vede soffrire disumanamente? È in grado di
abbracciarti delicatamente quando tutto è finito ma tu non
riesci a
muoverti perché ogni singola fibra del tuo corpo urla
pietà?
Non
chiamarmi più, non
mandarmi nessun sms.
Ti
basta sapere che
sono viva e vegeta.
Caroline.
TYLER'S
POV
Avevo riletto quel foglio almeno cinque
volte da quando
mi era arrivato. Ero rientrato a casa e l'avevo trovato sulla
scrivania. Nessun mittente. Nessun luogo d'invio specificato. Mi
tenevo stretta la testa tra le mani, i sensi di colpa mi davano
l'impressione che potesse esplodermi, mentre mi sforzavo con tutto me
stesso di non piangere.
Due settimane che non potevo più
vederla. Due settimane
che lei era chissà dove. Due settimane che avevo
definitivamente
rovinato l'amore della mia vita.
Lei soffriva così, solo a causa
mia e forse ciò che mi
era successo qualche giorno fa me lo meritavo. Magari il destino
voleva punirmi per il fatto di aver ferito a morte la donna migliore
che fossi in grado d'immaginare.
Tirai su con il naso e mi misi
sull'attenti, sentivo una
voce familiare dentro casa...capì subito di chi si trattata
e
velocemente riposi la lettera dentro il cassetto della mia scrivania.
Mi distesi sul letto appena in tempo,quando quel qualcuno
bussò alla
porta.
-Avanti!- dissi con tono incolore, mentre
ne stavo ad
osservare il soffitto.
-Ehi bel Lockwood, disturbo?- mi voltai e
la vidi
chiudersi la porta alle spalle con un sorriso stampato in viso.
-Ehi Eve, no figurati!- risposi con voce
tranquilla.
Si sedette accanto a me, mi fissava seria
con i suoi
occhi scuri e con i capelli lunghi e neri che le ricadevano sulle
spalle.
-Stai ancora a pensare a quella! Oddio sei
una palla
Lockwood! Che cavolo ha di speciale quella biondina slavata che per
di più è scappata da te!-
La rabbia affiorò in
così poco tempo che forse non è
nemmeno calcolabile, mi misi con le spalle dritte e la guardai
furente, puntandole l'indice contro.
-Non ti azzardare a parlare di lei in
questo modo! Te
l'ho già detto altre volte!- digrignai i denti e mi
concentrai per
calmarmi o avrebbe certamente visto che non facevo più parte
della
categoria “umani”
-Adesso, se non ti dispiace, ho da fare.-
conclusi
sbrigativo, mentre incrociavo le braccia al petto.
Eve mi sorrise, sicura di sé...
dov'era quella ragazza
timida e dolce che mi era sembrata essere per il compleanno di Elena?
Si avvicinò a me, con uno
sguardo penetrante come
pochi, il suo naso ormai sfiorava il mio ma i suoi occhi puntavano
solo ai miei, senza aver nessuna difficoltà a sostenere lo
sguardo.
-Allora ti lascio libero per un po'. Ci
vediamo dopo se
ti va- mi disse continuando a guardarmi per qualche secondo e
poi,finalmente, si alzò ed ancheggiando sensualmente,
uscì dalla
mia stanza.
Se l'avessi conosciuta prima di ogni casino
non c'avrei
pensato due volte a portarmela a letto, era tremendamente sensuale,
ogni suo gesto era controllato e con uno scopo, non ti sfiorava o non
ti parlava mai in un certo modo senza un fine preciso.
E lei si rendeva conto della chimica che
c'era tra i
nostri corpi, era proprio quella certezza che la spingeva a
continuare quel suo gioco nei miei confronti.
Mi buttai di nuovo sul letto e velocemente
presi il mio
cellulare, magari dodici pagine di sms non sarebbero bastate per
tutto quello che avevo in mente.
Sospirando, digitai il numero di Caroline
ed iniziai a
scriverle un messaggio che, come tutti gli altri, non avrebbe
ottenuto risposta:
Amore,
so che stai leggendo questo sms e mi basta sapere questo.
Mi
è arrivata la tua lettera, l'ho letta non so quante volte di
preciso
e per la milionesima volta ti chiedo scusa per tutto quello che ho
fatto...ma ti prego torna! Possiamo sistemare tutto, davvero! Io ti
amo più di quanto sia in grado di dimostrarti...non so
nemmeno
descrivere quello che provo!
Ma
c'è una cosa che devi sapere. Riguarda Klaus. La settimana
scorsa
ero in giro per la foresta e lui... me lo sono trovato davanti.
È
successo tutto troppo in fretta, non mi sono nemmeno molto chiari i
passaggi ma... mi ha trasformato. Sono un ibrido adesso. Mi ha fatto
bere il suo sangue, poi sono svenuto o non so, forse mi ha spezzato
il collo e poi mi ha costretto a bere una fiala di sangue, credo
fosse di un umano.
Care
mi manchi. Ti prego torna. Tutto è più complicato
e non solo perché
ormai sono come quel mostro che ci ha reso la vita impossibile,ma
soprattutto perché non ci sei tu qui. Ti amo.
Premetti invio e rimisi il cellulare in
tasca. Lei non
sarebbe più tornata, non mi avrebbe mai più
voluto, soprattutto per
quello che mi aveva reso Klaus. Forse davvero dovevo lasciarmi andare
e seguire i consigli di Eve, forse seriamente dovevo rifarmi una vita
e dimenticarla.
Ero destinato ad avere una vita senza
Caroline, tanto
vale prendere quel poco di buono che poteva esserci.
Con questa convinzione sempre
più forte, che
padroneggiava la mia mente, mi diressi in bagno e mi spogliai per
rilassarmi sotto il getto d'acqua calda della doccia.
CAROLINE'S
POV
Sentii il cellulare squillare, sapevo
già che era Tyler
e sapevo già che non gli avrei mai risposto però
ricevere i suoi
sms era l'unica cosa che mi manteneva in vita al momento. Mi mancava
troppo, volevo solo averlo accanto, volevo solo essere stretta di
nuovo dalle sue braccia sentendomi al sicuro, volevo rinchiudermi con
lui in una bolla, fuori dal mondo, lontano da tutto e da tutti. Nizza
era favolosa, ma per me non valeva nulla se non avevo lui accanto,
ero lì da due settimane ma avevo messo il piede fuori casa
solo per
andare a caccia.
Sospirai e premetti
“ok” per leggere il messaggio.
Lessi tutto di corsa, sentendo i battiti del mio cuore accelerare
parola dopo parola, metabolizzando il senso e la portata enorme della
parola “Ibrido”.
Le lacrime stavano facendo capolino per la
miliardesima
volta, mi sentivo quasi in colpa per quello che Klaus gli aveva
fatto, avevo la sensazione che se non fossi partita magari tutto
quello non sarebbe successo. Era colpa mia. Ma come potevo continuare
a stargli vicino dopo tutto quello che era successo?
Odiavo la mia vita, odiavo essere una morta
non-morta!
Volevo solo scomparire dalla faccia della terra e non dover
più
pensare a nulla.
TYLER'S
POV
Ancora con le chiavi della macchina in
mano, suonai il
campanello della casa di Eve ed aspettai che mi aprisse. Non le avevo
detto nulla ma ero certo che l'avrei trovata,dopotutto era un po'
troppo presto per uscire in giro con gli amici.
Sentii i passi di lei farsi sempre
più vicini, e con un
sorriso sicuro mi aprì la porta.
Indossava un paio di shorts neri aderenti
con una maglia
scollata bianca. Indubbiamente non potevo fingere che non fosse
stupenda.
Le feci un mezzo sorriso, quello che facevo
ogni volta
che cercavo di attirare l'attenzione di una donna.
-Posso entrare o disturbo?- le chiesi con
tono
divertito, mentre alzavo le spalle e non smettevo di guardarla.
Sapevo già che varcando la
soglia di casa sua avrei
commesso una madornale cazzata. Ma Caroline non sarebbe mai
più
tornata, dunque cosa aveva un senso ormai? Nulla. Assolutamente
nulla.
-Certo che puoi, sai che a te non direi mai
di no..-
disse subito lei, con un tono di voce vellutato e sexy, mentre si
scostava per farmi passare.
Nell'entrare le sfiorai volutamente la mano
con la mia,
ed avrei scommesso la qualunque cosa giurando assolutamente certo di
averla vista rabbrividire.
Dopotutto stavo al suo insulso gioco...
Mi tolsi la giacca e la gettai sul divano
come facevo
tranquillamente a casa mia, sentivo già che lei era su di
giri ed il
ritmo dei suoi battiti aumentò visibilmente non appena i
suoi occhi
constatarono come mi stava bene la maglia attillata che avevo deciso
d'indossare.
C'avrei giurato, sotto questo punto di
vista era
patetica come tutte le altre, mi bastava mettere un po' in risalto
bicipiti e pettorali, che già andava in tilt.
-Lockwood, come mai sei passato?- chiese
rompendo quel
silenzio che m'infastidiva parecchio, mentre giocherellava con una
ciocca di capelli scuri e mi guardava intensamente.
-Sai... voglio essere sincero.- dissi
subito, infilando
le mani in tasca ed iniziando a camminare lentamente nella sua
direzione. -Ho pensato alle tue parole, ho bisogno di lasciarmi
andare e vivere la vita come se non ci fosse un domani- continuai per
poi sorridere complice con lei;
la fissavo negli occhi con fermezza e
decisione...
sapevo bene dentro me stesso che quella era tutta una farsa, che
nulla ormai sarebbe stato lo stesso e proprio per quello mi sarei
lasciato andare quella sera così come tutte le altre sere a
venire...
Con un ultimo passo veloce, la raggiunsi e
senza
aggiungere altro l'avvicinai a me cingendole la vita con un braccio e
la baciai.
Lei ricambiò immediatamente,
rilassandosi nell'istante
in cui le nostre labbra si erano toccate.
Quel bacio per lei era una vera vittoria,
lo sentivo da
come faceva muovere la sua lingua con trasporto all'interno della mia
bocca, da come subito una sua mano era andata a stringermi il braccio
e l'altra a torturarmi i capelli.
Per me era un bacio di pura sconfitta. Mi
sentivo morto
dentro. Una pugnalata al cuore secondo dopo secondo. Non mi piacevano
quelle labbra, non erano morbide come quelle che desideravo con tutto
me stesso, erano troppo diverse... non erano le sue.
-Credo che non basta aggiungere altre
parole.- conclusi
sorridendo, staccandomi per qualche secondo da lei ed interrompendo
il bacio.
Il colore dei suoi occhi si era
già fatto liquido ed
ancora più intenso per l'eccitazione, il sorriso che aveva
sul volto
sapeva tanto di conquista, di raggiungimento di una meta.
Senza dire nulla, con una mano sul petto mi
spinse
sempre più vicino al divano, facendomi cadere di spalle su
quei
morbidi cuscini, per poi mettersi a cavalcioni su di me e continuare
da dove ci eravamo fermati.
I suoi baci erano ancora più
intensi e travolgenti,
anche se non era il corpo e la persona che desideravo, la mia
eccitazione si faceva sentire e non smetteva di crescere.
Con fare veloce, e di sicuro per nulla
romantico, le
tolsi la maglia che indossava, iniziando a torturarla con dei baci
decisi tutto il collo ed il seno.
Tenevo gli occhi chiusi, cercando di
concentrarmi su
quello che stavo facendo, cercando di non immaginare e bramare altre
curve dolci e sinuose rispetto a quelle che le mie mani stavano
accarezzando; mi sforzavo di fare attenzione al ritmo cardiaco di lei
così da non incazzarmi come una belva perché la
voce che chiamava
il mio nome,quasi con tono implorante, non era quella sensuale e
dolce allo stesso tempo di Caroline.
Dov'era la mia Care? Perché non
stavo facendo l'amore
con lei anziché stare qui a spogliare una ragazza che
neppure mi
stava simpatica? Ma continuavo, continuavo in silenzio a ricambiare i
suoi baci, a far muovere le mie mani sulla sua pelle liscia, a
scostarle i capelli scuri dal collo, a stringerla forte mentre le
mani di lei con decisione e senza un minimo d'incertezza arrivarono
alla cintura dei miei jeans con il solo intento di aprirla.
Mi bloccai improvvisamente, non riuscivo
più a baciarla
in quel modo, su quel divano, con tutto quello che provavo. Non la
volevo. Non volevo fare sesso con lei.
La fermai poggiando le mie mani sulle sue
spalle e la
guardai serio. Cosa potevo dirle adesso? Mi sentivo terribilmente in
colpa nei confronti di Caroline, verso tutti i sentimenti che provavo
per lei e adesso.. adesso volevo solo andarmene via.
-Eve, non è una buona idea,
scusa non sarei mai dovuto
venire.- affermai sicuro, mentre mi alzavo da quel divano e lasciavo
lì lei, con un'espressione tra lo sbigottimento e la rabbia.
Velocemente presi la mia giacca e feci per
andare via.
-Sei uno stupido Tyler, protesti avere me
ma ti
accontenti del ricordo di lei!- disse con astio.
Non la guardai nemmeno in faccia, ero
troppo scosso,
troppo pentito e mi sentivo terribilmente stupido per aver creduto
che fosse bastato solo quello per accantonare il ricordo di Caroline.
Salii in macchina e misi in moto, pochi
minuti e fui di
nuovo a casa.
Volevo solo stare sotto le coperte e
dormire, dormire
per non pensare a lei e a come avevo rovinato tutto.
Arrivai subito in camera mia e con la
stessa velocità
con cui avevo aperto la porta, rimasi immobile per la sorpresa.
C'era il suo odore
lì. Sapevo che era ancora
nascosta nel buio di quella camera, riuscivo a sentire il suo cuore
battere febbrilmente.
Dio come mi sentivo meglio adesso! In un
nanosecondo
accesi la luce e guardai in direzione dell'armadio, sapevo che si era
appoggiata ad una delle ante... ed eccola. Era meravigliosa
nonostante sembrasse più sciupata e... terribilmente
triste.
Desideravo stringerla di nuovo fra le braccia, sentire i suoi capelli
dorati sulla mia pelle, le sue dita intrecciarsi alle mie e baciare
ancora una volta quelle labbra perfette.
-Sei tornata!- dissi
senza riuscire a smettere di
guardarla e senza poter nascondere la mia felicità.
Ma lei se ne stava lì, ferma ad
osservarmi quasi con
le lacrime agli occhi, in silenzio.
NOTE DELL'AUTRICE: Ciao a tuttiii ^^
finalmente sono
riuscita a scrivere quest'ultimo capitolo. Ci sono stata parecchio
sia perchè i miei impegni sono aumentati ma anche per il
semplice
fatto che le mie idee per l'epilogo erano tante e tutte diverse. Alla
fine ho deciso di fare un miscuglio ed ecco cos'è uscito
fuori
ahahah. Spero vi piaccia, anche se vi anticipo che QUASI CERTAMENTE
CI SARà LA SECONDA PARTE DELLA STORIA.
Non ho nient'altro d'aggiungere, quindi a
presto :)
Morgana.
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