Forever young

di orphan_account
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ospite inatteso ***
Capitolo 2: *** Strane suonerie e hostess minacciose ***
Capitolo 3: *** Va bene tutto, però... (Parte 1) ***
Capitolo 4: *** Va bene tutto, però... (Parte 2) ***
Capitolo 5: *** È l'intenzione che conta... ***
Capitolo 6: *** Carote? Ho capito bene? ***
Capitolo 7: *** Il concerto (parte 1) ***
Capitolo 8: *** Il concerto (parte 2) ***
Capitolo 9: *** Forever Young [Altrimenti detto 'Il concerto (parte 3)'] ***
Capitolo 10: *** Fumo ***
Capitolo 11: *** Ciò che non uccide, fortifica ***
Capitolo 12: *** Colpa ***
Capitolo 13: *** Incertezze ***
Capitolo 14: *** AVVERTIMENTO ***



Capitolo 1
*** Ospite inatteso ***


N.d.A. Aggiornamento 9/11/2012: capitolo revisionato.

Ero in camera mia, distesa sopra le coperte del mio letto e non sentivo un accidenti di quello che stava succedendo intorno a me. E a ragione, anche, il volume della musica era abbastanza alto da assordarmi, ma a me piaceva così. Chiusi gli occhi, canticchiando a mezza voce il ritornello della canzone, l'unica parte che non fosse urlata.

Tanto, non è come se avessi avuto altro da fare: i compiti erano fatti, la mia stanza era in ordine e mi avevano ritirato il computer. Quindi ascoltavo la musica.

Semplice, no? E invece sembrava proprio che i miei non ci arrivassero, convinti come erano che avrei dovuto fare qualcosa di utile del mio tempo.

Non mi accorsi dell'ombra che si stagliava sopra la mia faccia a causa degli occhi chiusi. Quando però una mano mi scosse gentilmente la spalla, facendomi scattare in piedi immediatamente, notai che mia madre era entrata in camera mia. Mi tolsi un auricolare e attesi con impazienza che parlasse.

Come ti senti tesoro?” mi chiese appoggiando la mano sulla mia fronte. Ridicolo. Veramente ridicolo. Come se non mi facesse questa stessa domanda almeno dieci volte al giorno.

Sbuffai: “Sto bene mamma, non ho la febbre e non mi sanguina il naso.” dissi con una voce tagliente.

Sì, ma... Oh, sei così pallida amore!” la sua voce si ruppe e per un momento eterno temetti che sarebbero cominciate le cascatelle di lacrime che vedevo spesso nell'ultimo anno. Era diventata una sorta di routine, la nostra. Almeno una volta al giorno mia madre scoppiava a piangere, convinta che per qualche ragione io fossi sul punto di morire ogni mezz'ora.

Mi misi seduta e attesi che mi passasse un capogiro: “Mamma. Sto bene. Ora, ti dispiacerebbe uscire?” chiesi.

Lei mi lanciò uno sguardo preoccupato e uscì dalla stanza, per una volta ricordandosi di chiudere la porta. La mia stanza era enorme, quasi un mini appartamento, ma non perché la mia famiglia fosse ricca sfondata, più che altro perché io ero malata e non potevo muovermi come prima.

Quando non ero costretta a stare a letto, ero seduta sulla scrivania poco distante, navigando su internet, cosa che ora non potevo fare perché mi avevano ritirato il computer. Trovavo assolutamente illogico e snervante il fatto che i miei genitori sclerassero tutte le volte che non avevo fame, con conseguente ritiro del computer perché a quanto pareva lo facevo apposta.

Tra l'altro, da quando mi avevano diagnosticato la leucemia, i miei mi davano tutto quello che volevo, il che poteva sembrare superficiale, ma in realtà non lo era.

Io ero quella tipica persona che appena la vedevi pensavi, “Oh, quella ragazza è una poco di buono.” Ora, non è vero! Non è mica un crimine vestirsi di nero o andare in giro con più trucco scuro rispetto al resto del mondo, no?

A scuola ero la tipica “emo” quella che tutti prendevano in giro perché non aveva vestiti di marca e non le piaceva fare shopping. E quindi da quando mi ero ammalata anche i miei genitori avevano smesso di lamentarsi per come mi vestivo e mi lasciavano decorare la stanza come volevo.

Ora le mura erano blu notte, e decorate con miriadi di poster dei miei gruppi preferiti, consistenti soprattutto in gruppi punk degli anni settanta e heavy metal.

Al contrario di mia sorella. Lei era la figlia perfetta, quella che andava bene a scuola e che ascoltava musica “normale”, il che significava che a lei piacciono personaggi come Justin Bieber, Miley Cyrus e... qual'era il loro nome? Ah sì, i One Direction... Bah, che musica orrida.

Insomma, aveva tredici anni, era anche l'ora che cominciasse ad ascoltare musica seria, invece che uno stupido che ripeteva la stessa parola per quasi quattro minuti.

Comunque... Non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Alexandra, ma potete chiamarmi Alex. E no, non è un nome da maschio. Ho quindici anni, sono malata di leucemia e ho una lista di cose che voglio fare prima di morire. Su un totale di 50, per ora ne ho completate sei. E ho più o meno tre anni di vita. Morirò a diciotto anni, non è buffa come cosa? In un certo senso, vivrò solo gli anni della mia adolescenza.

Un'altra mano mi scosse la spalla. Mi uscì un verso stranamente simile ad un ringhio, ma aprii gli occhi nonostante l'irritazione.

E quando lo feci, mi ritrovai a fissare una faccia che non avevo visto da tanto tempo: mia cugina.

L'ultima volta che ho visto mia cugina doveva essere stato l'anno scorso, quando mi aveva diagnosticato la leucemia. Mia cugina era un anno più grande di me e una tipa molto simile a mia sorella. Anche se andavamo straordinariamente d'accordo nonostante le differenze.

Marianna! E tu cosa diavolo ci fai qui?” chiesi con parecchia sorpresa. Lei sorrise caldamente e si sedette al bordo del letto.

Ma ciao anche a te, cuginetta cara.” disse.

Le mie guance si tinsero di un leggerissimo rossore: “Scusa, volevo dire: ciao Marianna, come stai?” dissi con voce tinta di sarcasmo.

Sai che giorno è oggi?” disse con una risata.

A dire il vero, non ne avevo la più pallida idea e glielo dissi chiaro e tondo.

Lei rise con ancora più gusto: “È l'undici giugno, un lunedì.”

Va bene, ora sapevo che giorno era. E quindi? Ero sicura al cento per cento che l'undici giugno non succedesse niente. E questo perché non succedeva mai niente, nella mia vita.

La mia faccia doveva aver mostrato con chiarezza la mia confusione, perché lei ridacchiò di nuovo: “Sai cosa succede domenica?”

Alzai un sopracciglio con sarcasmo: “È il giorno in cui si va a messa?”

Marianna cercava da anni di convertirmi al cristianesimo, nonostante gli avessi ripetuto chiaro e tondo più di una volta che ero atea e niente e nessuno sarebbe riuscito a cambiare questa mia cocciuta concezione del mondo.

La mia brillante risposta mi assicurò un colpetto dietro alla testa.

No, stupida. Ci sono i One Direction in concerto!” era così agitata che praticamente stava squittendo.

La sua pronuncia inglese era così pessima che all'inizio non capii di chi diavolo stesse parlando.

E chi sono i Wonder Action?” chiesi con sincero stupore. Mi frugai il cervello alla ricerca di quel gruppo sconosciuto, ma tornai a mani vuote.

Lei aggrottò la fronte, “I Wonder Action? Ma cos'hai capito? Ho detto: i O-N-E D-I-R-E-C-T-I-O-N!”

A quel punto persi interesse nella conversazione: “Ah sì?” chiesi facendo ripartire la musica che avevo spento quando era entrata, “E perché lo dici a me? Mia sorella è nell'altra camera.”

Lei mi strappò l'auricolare dalle orecchie: “Tua madre pensa che dovresti uscire un po', dell'aria fresca ti farebbe bene.”

No che non farebbe bene, ho la leucemia Mery!” gridai, irritata. Sembrava che mia madre non capisse che c'erano delle cose che non mi era più permesso fare ora.

Lei incrociò le braccia e mi guardò attentamente: “Prima hai detto a tua madre che stavi bene. E poi, tua sorella non sa l'inglese bene come te, io come farei a capire quello che dicono?”
Questo non si poteva negare: sia mia cugina che mia sorella erano abbastanza negate con le lingue, mentre io avevo frequentato una scuola bilingue, perché era apparso chiaro sin dall'inizio che ero parecchio portata.

Fui costretta a capitolare: “Va bene. Dove sono, a Milano?”

La sua faccia si spaccò in un sorriso entusiasta: “No, non a Milano. Si esibiscono a Londra.”

Rimasi senza parole. Letteralmente. La mia bocca era aperta e gli occhi spalancati.

Volevano mandare una ragazza leucemica fino a Londra? Ad un concerto? Ma Dio mio! Erano tutti impazziti in questa casa?

Mamma!” urlai con quanto fiato avevo in corpo.

Lei entrò così velocemente che avrei potuto pensare si fosse appostata dietro la porta. Il che, ora che ci pensavo, non era tanto improbabile.

Cosa c'è pasticcino?” chiese con un sorriso gentile.

Non mi chiamare così, e comunque, sul serio? Mi volete mandare a Londra, da sola, ad un concerto dove ci saranno centinaia di bambine impazzite, ad ascoltare un gruppo che nemmeno mi piace? Per non dire che, se qualcuno se ne fosse dimenticato, HO LA LEUCEMIA!” mi ritrovai a gridare più forte di quanto non avessi mai fatto.

Lo sguardo che mi lanciò mia madre fu decisamente omicida, “Non sarai da sola, tua cugina verrà con te. E ascoltare un po' di musica sana non ti farà male. Ormai stai sempre chiusa in casa, sei così pallida che sembri un lenzuolo, essere malata non è una scusa per non fare niente. Ho già organizzato tutto, partirete domani sera.”

Ma mamma-” lei interruppe le mie lamentele con un cenno della mano.

Era stranamente minacciosa: “E non voglio sentire piagnistei, chiaro?” detto questo uscì dalla stanza con Marianna al seguito, lasciandomi sola a contemplare la stupidità di certa gente.

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Capitolo 2
*** Strane suonerie e hostess minacciose ***


N.d.A. Questo capitolo non mi piace per niente... Comunque...

 

Mia madre ci aveva appena scaricate all'aeroporto con la promessa di chiamarci appena fossimo atterrate a Londra. E ci aveva lasciate così, al check-in, io con la mia mascherina antibatterica e una piccola valigia e Marianna con tre valigie che a parere mio avrebbero intasato l'intero aereo. Tanto avevano pagato tutto i miei, eravamo perfino in prima classe.

I miei genitori erano convinti che visto che stavo per morire, allora dovevo avere tutte le comodità del mondo e a me non dava fastidio. Io non ero preoccupata di morire, oramai ci avevo fatto l'abitudine, ma mi dava veramente fastidio essere trattata come un esserino fragile e tutte quelle cavolate. Posso riposarmi quando muoio. Certo, questo non significa che dovrei essere libera di andare in altri paesi, solo per vedere un concerto.

Erano le cinque di pomeriggio e l'aereo non sarebbe decollato se non fra due ore. Più o meno altre due ore per arrivare e si sarebbero fatte le nove di sera. Però c'era il fuso orario, per cui saremmo arrivate alle otto di sera. Oh gioia! Quindi avevamo un bel po' di tempo per fare quello che volevamo.
In quel momento eravamo sedute ad un tavolino di un bar semivuoto. Io non potevo togliermi la mascherina e la cosa era particolarmente imbarazzante. Voglio dire, non è che si veda proprio tutti i giorni una ragazza “emo” con una specie di maschera per l'ossigeno, no? Tutti, e dico proprio tutti, mi fissavano, i più piccoli con interesse e gli adulti con compassione. Giusto per la cronaca: io non sono un'animale dello zoo.

Marianna invece, disinvolta e a suo agio con una bottiglietta d'acqua in mano, non la smetteva più di parlare di come sarebbe stato divertente il concerto e di qua e di là. La mia testa ne aveva decisamente avuto abbastanza.

E poi era partita la suoneria di un cellulare. Mi si era gelato il sangue nelle vene. Mia cugina aveva estratto il cellulare alla velocità di una lumaca e aveva dato tempo al mio stomaco di ribellarsi a dovere.

You're insecure, don't know what for, you're turning heads, when you walk through the door, don't need make up, to cover up, being the way that you are is enough, everyone else in the room can see it, everyone else bu-

E questo che diavolo era? Il tizio Bieber, per caso? O forse... Com'è che si chiamava quell'altro depravato? Ah sì, Joe Jonas o qualcosa del genere. Solo loro possono cantare certe cavolate su una ragazza che è bella senza trucco e che quando entra lei si girano tutti. Ma per favore...

Pronto?” chiese lei con voce seccata, “Sì mamma, sono con Alex. Che?”

La sua faccia era così scocciata che mi concessi un breve sorriso, tanto nessuno l'avrebbe visto con la mascherina.

Alex, togli un secondo quella cosa dalla faccia che mia madre ti vuole parlare.” mi disse sottovoce.

Non potevo farlo, ovvio, ma lo feci lo stesso, giusto perché io sono stupida così.

Presi il cellulare che mi stava offrendo con una certa curiosità, le volte che avevo parlato con sua madre si potevano contare sulle dita di una mano, e, diciamocelo, mi spaventava a morte.

Sì?” chiesi con la voce più sicura che riuscii a raccogliere.

Il suo tono era più gentile di quello che mi ricordassi: “Alexandra, cara, come ti senti?”

Uh, io sto bene, grazie. E lei?” le chiesi con un pizzico di paura. Le davo del lei perché nonostante fosse mia zia non avevo il permesso di chiamarla per nome.

Non si degnò nemmeno di rispondere alla mia domanda, “Senti, ma sei sicura che andare ad un concerto sia la migliore delle idee nel tuo stato?”

Ora ero confusa: “Ma... Guardi che è stata sua figlia a-” Marianna mi sfilò il cellulare dall'orecchio e mise giù senza un'altra parola.

Ehi! Io stavo parlando.” dissi con voce atona.

Lei cercò di cambiare discorso, ma l'avevo capito benissimo che qualcosa non tornava, ma chissenefrega, erano affari suoi: “Hai sentito la mia suoneria?”

Io annuii, ormai certa che quella canzone appartenesse al tizio che canta Baby baby ohh: “Justin Bieber? Oh sì, se la sento ancora un volta vomito.” dissi mentre mi rimettevo addosso la mascherina.

La bottiglia d'acqua ruzzolò per terra e la faccia di mia cugina era sconvolta.

Io mi sbattei una mano sulla fronte e dissi con molto sarcasmo: “Oh no! Come ho potuto fare questo errore fatale? Non era Bieber, era Joe Jonas!” rotolai gli occhi, “Sai che danno, tanto fanno schifo tutti e due.” scollai le spalle e mi appoggiai più comodamente alla sedia di plastica. Senza quel maledetto coso davanti alla bocca le mie parole sarebbero state perfette, ma la mascherina soffocava in parte il mio tono.

La faccia di Marianna era nera, ma proprio nera: “Bieber? Jonas?” la sua voce era freddissima.

In quel momento capii di aver commesso un errore alquanto imbarazzante. Mi frugai la testa alla ricerca di altri gruppi maschili di un genere molto lontano dal mio.

Ci misi qualche istante a connettere il cervello.

Mi schiarii la gola e dissi in un tono veramente disperato: “Ti prego, ti scongiuro! Dimmi che quelli non erano i One Direction.” era un pensiero orripilante.

La sua faccia si calmò un poco: “Brava cuginetta, noi andremo a sentire proprio loro!”

Mi uscì un suono poco lusinghiero, ma fortunatamente lei non lo sentii.

Non pensavo ce l'avrei fatta a resistere un intero concerto. Quando finalmente ci decidemmo a lasciare il bar stavano per cominciare ad imbarcare. Io mi sistemai vicino a uno di quei piccoli oblò che fanno da finestra e Marianna si sedette di fianco a me, dandomi un colpetto sulla mano. Mi girai e notai che l'aereo era assurdamente pieno di ragazze fanatiche che con ogni probabilità erano su un aereo solo per andare a vedere il concerto di cinque ragazzini. Per l'amor di Dio! Il più grande non aveva nemmeno vent'anni! O forse sì... bah, non lo so...

Ero già stanca, la leucemia mi aveva veramente incasinato la vita. Per principio non mi soffermavo mai a pensare a cosa sarebbe successo se non mi fossi mai ammalata, altrimenti sarei scoppiata a piangere.

Quindi mi concentrai sull'hostess bionda che stava parlando delle uscite di emergenza, ma che stava riscuotendo così tanta attenzione che avrebbe fatto prima a parlare con un muro.

Quando ebbe finito di parlare si avvicinò a me con fare provocatorio: “Mi scusi signorina?”

Sospirai lentamente prima di guardarla, “Sì?” la mia voce suonava così debole!

Lei non è affetta da una malattia trasmissibile, vero?” la sua voce era particolarmente fastidiosa da così vicino.

Lo sapevo che mi sarei dovuta aspettare una domanda del genere. Era la prima volta che prendevo un aereo da quando mi avevano diagnosticato questa malattia, ma quando prendevo i mezzi pubblici tutti si allontanavano da me, neanche avessi la lebbra.

No signora, ho la leucemia.” le dissi cortesemente. Tutti nell'arco di tre metri mi stavano guardando. Imbarazzante...

La hostess mi lanciò un'occhiataccia e le ne andò.

Ricordavo il decollo, ma mi dovevo essere addormentata subito dopo, perché quando mi svegliai...

Eravamo arrivate a Londra.

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Capitolo 3
*** Va bene tutto, però... (Parte 1) ***


Dovevo ammetterlo... Londra era bella. Ma che dico bella, era stupenda. In quel momento eravamo sopra ad uno di quegli autobus rossi a due piani ed io ero intenta a guardare il cielo terso.

Certo, magari non era il migliore degli spettacoli, ma in quel posto anche le cose più innocue mi davano la sensazione di essere speciali. Magari era la lontananza da casa, o forse perché qui non spiccavo tra la folla. Nessuno si accorgeva di me, e chi lo faceva non trovava nulla di strano nella scena. Il che era un sollievo non da poco.

Hai sentito quello che ti ho detto?” chiese mia cugina con voce annoiata.

No” le risposi con voce altrettanto annoiata.

Insomma! So che non sei proprio contenta per come mi sono comportata, ma potresti almeno fare finta!”

Non avevo intenzione di abbandonare la mia frustrazione solo perché lei era arrabbiata, men che meno far finta di essere felice.

Senti Alex, hai ancora poco tempo da vivere.” la sua voce si ruppe, “E poi, scusa, andare all'estero non era mica nella tua lista?”

E lei come faceva a saperlo? Non capivo come fosse possibile che lei avesse letto la mia “lista dei desideri” anche se non era proprio il termine giusto. Non era mai venuta a casa mia da quando mi avevano fatto la diagnosi, e la lista l'avevo completata solo dopo. Magari glielo aveva detto mia madre. Però effettivamente il punto numero quindici era andare all'estero...

Bene, ora potevo cancellarlo. Fu in quel momento che capii che questo viaggio mi avrebbe permesso di fare molte delle cose che mi ero ripromessa di fare, come ad esempio... Beh, niente.

Non importa, avevo tempo di divertirmi prima del concerto, era solo martedì sera, e il concerto era domenica.

Spostai un ciuffo ribelle di capelli da davanti gli occhi e cercai di mostrarmi un minimo entusiasta, e stranamente ci riuscii, anche se forse era solo perché lei non poteva vedere la piega assunta dalla mia bocca sotto la mascherina.

Il viaggio mi sembrò durare in eterno, senza niente da fare e con Marianna che chiacchierava incessantemente del più e del meno.

Ma quando Marianna mi avvertì che eravamo arrivate, il sedile dell'autobus improvvisamente sembrò comodissimo.

Mi trascinai in piedi di malavoglia e scesi sul marciapiede semivuoto. Era strano, a Milano sarei stata trascinata via dalla folla anche alle otto e mezza di sera, qua non c'era che l'occasionale signore con l'impermeabile e la ventiquattr'ore. Sull'altro lato della strada, dove mia cugina stava cercando di trascinarmi, c'era un albergo.

No, mi correggo, era l'albergo: per dirlo in parole povere, era enorme, per non dire bello, e pieno di lucine intermittenti. Io adoro le lucine colorate. In fatti mi piacciono così tanto che uno dei miei propositi è comprarne un po', ad esempio quelle che si mettono sull'albero di Natale, e mettermele addosso. Poi andare in giro sembrando un albero di Natale vivente.

Comunque, mi sono distratta. Tornando all'albergo, non è che ci fosse molto altro da dire, ma per un momento fui certissima che Marianna mi avesse portato dall'altro capo di Londra rispetto a dove dovevamo andare noi.

E invece no...

Non avevamo ancora messo piede in quel maledetto posto che già un tizio con uno strano cappellino in testa si era avvicinato a noi con una faccia sospettosamente amichevole.

Fortunatamente sapeva l'italiano, perché non avevo nessuna voglia di fare il traduttore.

Saltò fuori che i miei avevano prenotato una delle stanze più grosse dell'albergo, più adatta a sette persone che a due e con così tanti oggetti superflui da sembrare casa mia.

Ero veramente stanca, forse perché non ero abituata allo sforzo fisico di oggi, e Marianna mi consigliò di riposarmi subito mentre lei metteva i vestiti nei diversi armadi.

Mi infilai sotto le coperte di quel letto morbidissimo. Stavo quasi per addormentarmi quando mi ricordai di tirare fuori il libretto con la lista di cose da fare prima di morire. Lo facevo ogni sera per eliminare eventuali cose fatte e per controllare se avrei potuto fare qualcuna di quelle cose il giorno seguente.

Misi una croce di fianco alla scritta vai all'estero e sfogliai le pagine a rileggere alcune delle mie idee: fai un mese di volontariato, fai skydiving, insulta un personaggio importante, scrivi un libro, fatti un tatuaggio e cose di questo genere.

Chissà, magari qua a Londra ne avrei fatte almeno un paio, anche perché se avessi continuato di questo passo non ce l'avrei mai fatta. Insomma, è mai possibile che in un anno intero ne avessi completate solo sei? Vabbè...

Appoggiai il quadernetto sul comodino e mi abbandonai contro il cuscino dopo essermi tolta la mascherina. Fu una nottata veramente tranquilla, senza genitori che mi svegliassero alle tre per controllare che non fossi morta nel sonno.

N.d.A. L'ho dovuto dividere in due parti altrimenti sarebbe risultato troppo lungo, ma a parte questo... Come vi sta piacendo? Sto andando troppo piano? Troppo in fretta? Faccio schifo? Non vi annoierò oltre, ma per favore recensite.

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Capitolo 4
*** Va bene tutto, però... (Parte 2) ***


Era una di quelle rare mattine in cui non avevo la più pallida idea del sogno che avessi fatto, e la cosa mi innervosiva. Tra l'altro, era tardi. E io non mi sveglio mai tardi.

Solo dopo quelle inquietanti riflessioni mi accorsi che Marianna non c'era. Il mio cuore partì a mille, poi mi accorsi che c'era un biglietto appiccicato alla porta della camera. Che grande scema che sono...

Sono giù ad aspettarti. Scendi le scale fino al piano terra e poi prendi la terza porta a destra. Baci, Mery.

Mi ero agitata per nulla. Mi feci una doccia veloce dopo aver constatato che gli inglesi non sanno cos'è il bidè. Mi avvolsi un accappatoio addosso e mi girai verso lo specchio per pettinarmi.

Ormai la mia unica reazione davanti allo specchio era una leggera smorfia, ma avrei scommesso che chiunque altro si sarebbe spaventato quella mattina. Era una delle cosiddette “giornate no”. La leucemia aveva colpito di nuovo...

La mia faccia era pallida, quasi bianca, e rendeva le mie occhiaie ancora più definite. I miei occhi, che nelle giornate più fortunate erano di un bel verde bosco, oggi erano di un colore strano, un miscuglio fastidioso tra il marrone e il verde. E ovviamente i miei capelli erano spenti, ma di un nero intenso, in realtà tinti. In tempi più felici i miei capelli erano molto luminosi, ma avevano da tempo perso quella caratteristica.

E poi ero così magra che quasi sfioravo l'anoressia. Non che lo facessi apposta, ma la sola vista del cibo mi faceva venire la nausea.

Mi infilai un paio di jeans aderenti, una maglietta degli Slipknot e aprii una confezione nuova di quelle odiose mascherine, che avevano lo scopo di filtrare l'aria che respiravo, ma che in realtà non facevano niente perché la maggior parte del tempo non me le mettevo. Poi però riflettei che visto che dovevo andare a fare colazione non sarebbe servita a molto e quindi la lasciai sul comodino. Il trucco era più leggero del solito, l'avevo fatto per non sembrare così tanto un cadavere, ma sembravo comunque un fantasma.

Mi avviai giù per le scale lentamente, fino a trovare la sala dove mi stava aspettando mia cugina. Era molto ben illuminata, e piena di tavoli. Ora, va bene tutto, però un albergo così pieno io non l'avevo mai visto. A meno che tutta quella gente non fosse venuta per il concerto dei One Direction. Ma era una possibilità molto remota. D'altra parte questi cinque ragazzi non erano mica leggende, no?

Forse c'era qualche festa importante? Non che io ricordassi.

Abbandonai le mie riflessioni inutili quando vidi Marianna farmi dei cenni da un tavolo dall'altra parte della sala.

Cominciai ad avvicinarmi al suo tavolo a testa bassa ma più o meno a metà strada fui fermata da un signore di circa cinquant'anni, forse di più, che aveva corti capelli grigi.

Mi scusi, signorina, si sente bene?” chiese con una certa preoccupazione. Aveva un accento decisamente inglese che storpiava tutte le sue parole.

Alzai la testa: “Sì, signore, perché?” speravo che non si riferisse al mio eccessivo pallore o magrezza, perché sarebbe stato imbarazzante da spiegare. Anche se io non dovevo spiegazioni a nessuno sconosciuto.

Mi porse un fazzoletto: “Le sanguina il naso.”

Momento di panico. Presi il fazzoletto offerto e lo manovrai con una mossa fatta mille volte prima sul naso, tamponando il sangue e bloccando la setta nasale.

Dannazione” borbottai a mezza voce. Era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che era successo e avrei dovuto sapere che tutto lo stress mi avrebbe fatto star male.

Ebbi un momento di debolezza e tante macchioline nere si intrufolarono nella mia visione. Sarei caduta se il tizio non mi avesse preso.

Intanto Marianna si era avvicinata: “Oddio Alex! Ti senti bene? Cos'è successo?”

Era agitata, la sua voce spaventata. Se fosse stata con me nell'ultimo anno saprebbe che la cosa è perfettamente normale.

Mi ripresi e le risposi, anche se il tono venne fuori meno cordiale del dovuto: “Certo che sto bene. La ringrazio per avermi aiutata.” dissi girandomi a parlare con il signore del fazzoletto.

Lui sorrise: “Di niente signorina.” Poi prese e se ne andò. Mia cugina aveva un'espressione decisamente confusa mente guardava il tizio allontanarsi. Poi se la scrollò di dosso e mi accompagnò al tavolo, sempre osservandomi con un'espressione guardinga, come se l'avessi potuta mordere da un momento all'altro. Ma non era l'unica. Tutto intorno a noi famigliole felici mi guardavano con compassione. E ciò mi fece infuriare.

Mangia qualcosa Alex.” mi incitò Marianna spingendo un piatto di cibo verso di me.

Tirai su una fetta di pane imburrato e ne morsi un pezzettino minuscolo, non era male. Lo finii sotto lo sguardo attento di mia cugina. Finita la colazione mi alzai e uscii dalla stanza senza aspettarla. Salii a fatica le scale, dovendomi fermare ogni due o tre gradini.

Appena fui entrata in camera mi infilai la mascherina e chiusi gli occhi per un attimo.

Speravo che Marianna non avesse fatto piani strani per oggi, perché non ce l'avrei fatta a starle dietro.

Ehi, come stai?” mi chiese appoggiando una mano sulla mia spalla,

Io, non avendola sentita entrare, saltai in aria.

Scrollai le spalle: “Sono stata meglio. Che si fa oggi?”

Facciamo un giro per Londra?” propose con una risatina totalmente fuori luogo.

Io annuii, tanto non è che avessimo avuto altri piani.

La guardai infilare tonnellate di oggetti in una borsa che era già così piena che per poco non scoppiava.

Ero... confusa. Ma perché diavolo aveva messo in borsa una penna e un blocchetto per gli appunti? Glielo domandai.

E lei mi rispose che non si poteva mai sapere chi avrebbe incontrato. Mi chiesi se per caso non stesse riponendo un po' troppa fiducia nel fato.

Presi una felpa e me la misi addosso, ma senza allacciarla, tanto a giugno non è che facesse proprio freddo.

Stavamo camminando, eravamo appena fuori dall'albergo, quando Marianna urlò.

Non un urlo di paura, nossignore, ma di eccitazione. E cos'era successo ora?

La vidi aprire la borsetta e tirare fuori la penna e il blocco note.

Stava quasi correndo in direzione di un ragazzo che stava entrando nel nostro albergo.

Era alto, magari uno e ottanta, moro e aveva decisamente un bel fisico.

Si era fermato quando aveva sentito l'urlo e ora stava guardando mia cugina avvicinarsi con una faccia molto rassegnata. Io non mi ero ancora mossa da dove ero prima, e non sentivo cosa mia cugina gli stesse dicendo, ma dal suo modo di gesticolare era chiaro che era emozionata. Cominciai ad avvicinarmi a loro con passo strascicato, ignorando completamente la voce che mi stava diceva di non farlo.

N.d.A. Ok, non volevo farlo, ma... 2 recensioni prima di mettere su il prossimo capitolo.

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Capitolo 5
*** È l'intenzione che conta... ***


Intanto mi ero portata di fianco a mia cugina, e fissavo il tizio alla ricerca di qualche indizio che mi permettesse di identificarlo. Da vicino dovevo ammettere che più che moro era, non so... un colore strano, a metà tra il marrone e il biondiccio. Aveva una camicia a quadri e una paio di jeans veramente normalissimi.

Oddio, scusa. Posso avere un autografo?” mia cugina era così eccitata che praticamente stava squittendo.

Il ragazzo esibì un sorriso smagliante, anche se c'era qualche cosa di leggermente perso nel suo sguardo.

Mia cugina fu folgorata da un'intuizione, perché provò a ripetere la sua frase in inglese: “Oh, sorry. Can you autograph me?”¹ chiese convinta mentre spingeva la penna nelle mani del ragazzo.

A quel punto non riuscii più a trattenere le risate e nemmeno il ragazzo si astenne dal farsi una lunga risata.

Stavamo ridendo come due scemi. Quella era una delle cose più ilari che avessi sentito da moltissimo tempo.

Il ragazzo si ricompose prima di me e prese la penna che gli veniva offerta da una Marianna più che confusa. Poverina... E lei che era convinta di aver detto una frase sensata!

Decisi di illuminarla: “Mery, guarda che gli hai detto che volevi essere autografata.”

Lei diventò rossa come un pomodoro.

Il ragazzo le lanciò un altro sorriso: “What's your name?”²

Se possibile, lei diventò ancora più imbarazzata e cominciò a balbettare: “M-Marianna.”

Il ragazzo fece uno svolazzo sul foglio sotto la scritta Ciao Marianna. Mi sporsi un po' in avanti per vedere se riuscivo a leggere il suo nome. Era... Gin? No, aspetta, non poteva essere, no? Magari quella era un C, non una G... Cim? Bah, al diavolo...

Thanks. Can I take a-a”³ si ritrovò a corto di parole, avevo idea che non sapesse come dire foto. Infatti sbuffò e tiro fuori la macchina fotografica, agitandogliela sotto il naso.

Lui fece un passo indietro, forse spaventato dalla foga di mia cugina, ma annuì.

Lei mi lanciò la macchina e io ero così distratta che per poco non mi cadde di mano.

La acciuffai per un pelo: “Fai più attenzione, perché la prossima volta non la prendo.” borbottai, non facendomi sentire. Era appena riuscita a inasprire il mio umore già acido.

Inquadrai le loro facce e scattai un paio di foto, tra l'altro molto carine.

Poi le guardai per un secondo più del dovuto. La faccia del ragazzo aveva un sorriso brillantissimo, che però non raggiungeva del tutto gli occhi, che invece erano comunque confusi.

Peggio per lui, pensai con una scrollata di spalle.

Il ragazzo sembrava star cercando una via di fuga dall'ardore di mia cugina.

Io gliela diedi. Lo salutai agitando la mano e presi Marianna per un braccio con l'intenzione di trascinarla via.

Ma il ragazzo scosse la testa e mi picchietto leggermente la spalla mentre io ero girata. Lo guardai con un misto di noia e irritazione. E questo cosa voleva ora?

Vuoi un autografo anche tu?” mi chiese con l'ennesimo sorriso, stavolta un po' più timido. Stava fissando la mia maglietta con un filo di sospetto.

Mia cugina si porto una mano sulla bocca con un gesto teatrale e sussultò: “Parli italiano!”

Vero... non me ne ero nemmeno accorta, dato che ero troppo scioccata dalla sua domanda. Comunque era un italiano abbastanza stentato.

Io scossi la testa. Non credo che ce l'avrei mai fatta a parlare dopo quello che avevo sentito.

Il suo sorriso crebbe: “Non c'è bisogno di essere timida.”

Io non ero timida. Non lo ero mai stata e mai lo sarò.

Ma se nemmeno so chi sei!” esclamai.

Le sue sopracciglia si aggrottarono e lui guardò da me a mia cugina e poi il suo sguardo di nuovo su di me.

Liam. Liam Payne. Ora mi riconosci?” chiese con dolcezza.

No, io-” cominciai a dire. Poi mi tornò in mente quando, sull'autobus, Marianna aveva cercato di dirmi chi diavolo faceva parte dei One Direction.

 

Se non vuoi fare figuracce farai bene a ficcarti in testa quello che ti dirò ora, Alex.” disse schiarendosi la voce, “Ci sono cinque membri, beh, sei se conti anche Kevin...”

Alzai una mano: “E Kevin chi sarebbe?”

Lei ridacchio: “È il piccione.” Ma che... Aveva perso il cervello per caso?

Mi stai prendendo per il cu-ehm, giro? Mi stai prendendo in giro?” le chiesi.

Lei fece finta di non avermi sentito, mettendomi sotto gli occhi un'immagine di cinque ragazzi. Adesso, in tutta sincerità, erano belli, e anche se la loro musica mi piaceva poco. O meglio, non mi piaceva per niente.

Me li puntò uno per uno: “Niall, Zayn, Louis, Liam e Harry.” pronunciò l'ultimo nome in una vocetta sognante.

Mi ritrovai a ridacchiare: “Ti piace, eh?” le chiesi, punzecchiandole il fianco.

Lei arrossì.

 

Lo guardai bene in faccia, ed effettivamente qualche somiglianza con la foto c'era.

Tu sei Liam!” dissi puntandogli un dito addosso.

Lui spostò il peso sulla gamba destra e mi guardò stranamente: “Sì, è quello che ho detto.”

Io agitai una mano, come per farlo star zitto e mi girai verso mia cugina: “Sul serio, Mery? Ti sei agitata così tanto per questo tizio?” Lei aprì la bocca per protestare.

Io gliela tappai.

Liam ora era decisamente imbarazzato, e anche io dovevo ammettere di aver dato spettacolo, ma tanto non è come se l'avrei visto ancora dopo oggi, se non da lontano al concerto.

Va beh, se non volevi un autografo bastava dirlo.” si difese lui.

Ma l'ho fatto rinc-bambito! Rimbambito.” dissi, bloccandomi prima di dirgliene quattro.

Lui arrossì: “Scusa allora.”

Oddio... Era tenerissimo quando diceva scusa con quell'accento inglese!

Ridacchiai e glielo dissi.

Liam sorrise un filino prima di chiedere con voce tristemente compassionevole: “Ma sei bipolare?”

La mia faccia si indurì di nuovo: “Ma vai a farti fot... friggere!” gli dissi prima di tornarmene in camera incavolata col mondo.

Soppesai in mano il mio quadernetto con la lista. Non sapevo se cancellare il punto trentasei, insultare un personaggio famoso. Voglio dire, non è che l'avessi proprio insultato, ma ciò che volevo fare era stato di sicuro quello...

Alla fine lo cancellai, perché, come si dice, è l'intenzione che conta.

 

N.d.A. Vi prego ditemi cosa ne pensate! Io personalmente non sono una grande fan dei One Direction, quindi non ho idea di come far comportare i ragazzi in questa fanfiction. Visto che questa è stata la prima volta che ho introdotto uno dei ragazzi vorrei sapere se ho fatto un buon lavoro o se è una schifezza. Magari ditemi anche come posso fare per migliorarmi.

E prima di ricevere commenti stupidi, lo so che i ragazzi non parlano in italiano, ma sarebbe stato troppo complicato altrimenti. A proposito, grazie a quelli che hanno recensito, i vostri commenti hanno fatto la mia giornata :)

¹Oh, scusa. Posso essere autografata?

²Come ti chiami?

³Grazie. Posso fare una-una...

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Capitolo 6
*** Carote? Ho capito bene? ***


Misi una crocetta sulla lettera S nel calendario appeso al muro. Sabato.

Erano passati tre giorni. Tre! E Marianna era ancora arrabbiata con me... oops. Stavolta, e lo sapevo bene, l'avevo combinata grossa. Insomma, avevo insultato un sul idolo; se qualcuno l'avesse fatto con me, gli avrei spezzato tutte le ossa e poi ci avrei giocato a shangai. E no, non sto scherzando.

Comunque, ritornando al problema centrale: Marianna non mi parlava da tre giorni. La mattina si alzava anche prima di me, e poi spariva tutto il giorno a fare chissà che cosa, mentre io mi chiudevo in camera e passavo le giornate a scrivere. Sì, io scrivo qualsiasi cosa: storie, diari, canzoni... Qualunque mezzo va bene per dire al mondo come mi sento. E poi, così quando morirò mia sorella e i miei mi potranno ricordare meglio.

Oppure cantavo. Io adoro cantare, ma purtroppo ho una voce che si adatterebbe meglio in un gruppo pop che in uno metal. Ma per il resto trascorrevo le giornate in camera a sonnecchiare.

Non sapevo cosa fare, se scusarmi o fare ostinatamente finta che non avessi fatto nulla di male. Alla fine scelsi la terza opzione. Cioè fare testa o croce.

Fortuna che avevo in tasca una monetina da venti.
“Bene, Alex. Testa e ti scusi, croce non fai niente.” mi dissi a voce alta.

Lanciai la moneta. Roteò in aria con una lentezza esasperante e ricadde ancora più piano, esasperandomi fino al limite di rottura.

La catturai tra i palmi delle mie mani e chiusi gli occhi: “Maledetta moneta.”

Sbirciai, alzando un pochino la mano. Testa...

Mi dissi di non ripensarci, che era la scelta giusta, e che se il caso aveva deciso così sarebbe andata a finire con le mie scuse lo stesso.

Eppure, nonostante ero certa di essermi autoconvinta a farlo, quando si aprì la porta cominciai a sudare freddo. Odiavo scusarmi, magari perché temevo che non sarei mai stata perdonata.

Mia cugina entrò con passo svelto, a malapena lanciandomi un'occhiata distratta prima di appoggiare la borsa sul letto.

Respiri profondi, Alex. Inspira, espira, ma non andare in iperventilazione, per l'amor del cielo!

Mery io...” respira!, “Io-io... mi dispiace!” sbottai alla fine, prendendomi la testa tra le mani.

Lei mi guardò, immobile per un secondo, prima di sorridere.

Ora sì che ero confusa. Io mi scusavo e lei riusciva solo a sorridere? Però...

Ma non riuscii a fare altri pensieri coerenti, perché fui investita.

No, non investita nel senso che una macchina mi tirò sotto, ma nel senso che l'abbraccio travolgente di Marianna mi fece lo stesso effetto della suddetta macchina.

Lei ridacchiò: “Ce ne hai messo di tempo per dirlo!”

Rimasi a bocca aperta: avevo sprecato tre giorni della mia vita perché lei stava aspettando che io le facessi le mia scuse? Dio, che logica...

Ma si fece perdonare comprandomi un gelato. Con i miei gusti preferiti: cioccolato e menta. Non è che fosse rimasto molto della giornata di sabato, erano già le sei di sera, quindi cenammo nel ristorante nell'albergo. Poi andammo a farci un giro. Londra era bella di sera, ma io ero in imbarazzo per quella stupida mascherina. Oggi mi sentivo stranamente osservata. Marianna mi portò fino ad una zona periferica, ma che era molto rumorosa.

Mery, dove stiamo andando?” le chiesi con una voce bassa, perché ero stranamente a disagio.
“Vedrai.” disse con un sorriso enigmatico.

Ed eccome se vidi. Accidenti!

C'era un grosso edificio illuminato, e fuori, attorno a tutta la strada...

C'erano tende e macchine ovunque. Dovevano aver bloccato la circolazione del traffico, tanti erano. C'erano ragazze ad ogni metro della strada, chi più grande, chi più piccola, ma tutte agitatissime.

Io avevo già capito chi diavolo erano queste, perché stasera il mio cervello stava ragionando più velocemente del solito. Ovvio, quelle erano tutte fan sfegatate dei One Direction, accampate fuori dalla sala del concerto per avere i posti migliori l'indomani.

Mi chiesi quante ragazze avevano i biglietti per andare al concerto. La nota positiva era che c'era così tanta gente già in fila che avremmo avuto di certo posti lontanissimi dal palco, da cui non avremmo né visto né sentito niente.

E poi mia cugina mi frantumò quell'attimo di felicità: “Vedi tutta questa gente che si farà venire i reumatismi solo per vedere i One Direction? Noi non abbiamo questo problema. Tua madre ha comprato i biglietti nella sala vip.” disse con una voce eccitatissima.

Gelai dentro, “E cosa significa?” chiesi, temendo la risposta.
“Beh, non dobbiamo fare la fila, andiamo direttamente dentro, in una parte proprio sotto il palco riservata apposta per noi. E poi andremo nel backstage dopo il concerto per parlare con le cinque carote.”

Ah, certo. Non vedo l'ora di fare una chiacchierata con una carota.” dissi in tono pesantemente sarcastico.

I cinque ragazzi.” mi disse lei.

E li chiamate carote?” chiesi dubbiosamente.

Lei annuì con fare regale, facendomi soffocare una risata.

Ma quella sera andai a letto con il cuore pesante, considerando la giornata che mi aspettava l'indomani. Maledetto concerto...

 

N.d.A. Ok! E anche questo è fatto! Nei prossimo due ci sarà il concerto e poi... Non ve lo dico :) ma manca ancora un bel po'. Comunque vorrei sapere cosa ne pensate: 4 recensioni per il prossimo. E non sono tante, considerando quante persone lo hanno letto e poi non hanno recensito :( Dedicatemi anche solo due minuti del vostro tempo! Per favore!!

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Capitolo 7
*** Il concerto (parte 1) ***


Vestiti!” mi urlò contro mia cugina. Alzai lo sguardo dalla rivista che stavo leggendo, distesa comodamente sul letto.

Cavolo c'entravano i vestiti adesso?

Perché?” le chiesi con un tono sinceramente sorpreso. Erano le dieci di mattina, e poi, non è come se non potessi stare in pigiama, no?

Lei mi saltellò attorno come un cagnolino: “Ho bisogno di vestiti belli per il concerto.”

Possibile che con tutta la roba che ti sei portata dietro non hai niente da metterti?” le chiesi, incredula. Si era portata dietro tre valigie grosse come poche altre, e non aveva un solo vestito da mettersi? Non ci credevo...

Le sue guance si colorarono di rosa: “No, ora usciamo e andiamo a fare compere. Please!” mi supplicò facendo gli occhi dolci. Io non so resistere agli occhi dolci.

Acconsentii.

Mi trascinò fuori dall'albergo quasi di peso, mentre cercava di convincermi a darle qualche consiglio.

Mery, se fosse per me ti vestirei con la mia maglietta dei Black Sabbath, scommetto che ti starebbe bene.” le dissi spassionatamente appena lei smise di parlare per respirare.

Dopo una sua occhiataccia mi zittii, sghignazzando ogni tanto per qualche commento assurdo.

Scendemmo dall'autobus rosso solo qualche fermata più in là, in mezzo ad una folla di gente non proprio piccola. Lei passò davanti a parecchi negozi, bocciandoli tutti dopo un frettoloso esame.
“Aha! Questo è quello che fa per noi.” disse, fermandosi di botto e, visto che non me n'ero accorta, andai a sbattere contro la sua schiena.

Alzai lo sguardo verso un edificio grandissimo. Lo sguardo finii verso la scritta verticale e illuminata con il nome del negozio. Lo stomaco mi si annodò in modo alquanto fastidioso.

Harrods. Ovvio, no? Eh, beh, mi sembra giusto, andiamo a Harrods tanto che ci siamo.

E sì, sto usando del sarcasmo.

Dentro faceva ancora più paura che da fuori: la folla, la luce assurdamente luminosa, i sette piani che erano pieni di cose assolutamente inutili.

Dio, che terrore che mi metteva addosso quel posto.

Mi trascinò fino al primo piano, interamente riservato all'abbigliamento femminile. Era assurdamente strano essere circondata da così tanti colori. Dovunque mi girassi ero circondata da magliettine e vestitini rosa o gialli. Non sapevo più se ridere di fronte a così tante schifezze o piangere.

Marianna mi portò fino alla sezione di magliette leggere, per mia sfortuna tutte bianche o comunque con colori chiari. Iniziò a scorrere tra i vari indumenti con sguardo critico.

Questa no, questa è troppo banale, no, no, uhm forse, orrida, aha!”

riemerse dalla rastrelliera con una faccia felice. Reggeva una maglietta viola con un paio di ali bianche e non so cos'altro, ma almeno non era rosa e non aveva una scollatura vertiginosa.

Le sorrisi in apprezzamento prima di ricordarmi che avevo addosso la mascherina e che lei non poteva vedermi, allora alzai il pollice.

Trovò la sua taglia e la pagò.

Ma come, abbiamo già finito?” chiesi, meravigliata dalla velocità di mia cugina.

Lei mi fece l'occhiolino: “Sì cuginetta. Ora vediamo se trovo qualcosa dei One Direction, non vorrai che io mi presenti vestita in modo così normale, no? Però qua di sicuro non ci sono.”

Ecco, avrei dovuto aspettarmi un'uscita del genere da lei.

Dopo cinque negozi finalmente trovammo un negozio che vendeva roba dei One Direction.

Ma ovviamente non era finita, perché doveva anche scegliere cosa comprare, il che, a detta sua, era una scelta molto delicata.

Alla fine si sistemò con una felpa con il cappuccio rosa, con al centro un cuore composto di tanti '1D'. Scelta vagamente dubbia a parere mio.

 

* * * * *

 

Erano le sei di sera, il concerto sarebbe iniziato tra un'ora e mezza. Ero davanti allo specchio, nervosa come poche volte prima. Stavo aspettando che la piastra arrivasse a temperatura e nel frattempo mi stavo mettendo la matita.

Con un'occhiata allo specchio vidi che Marianna stava saltellando su e giù per la stanza, eccitatissima. Soffocai il risolino che minacciava di uscire alla vista di Marianna in questo stato.

Fu in quel momento, credo, che mi accorsi per la prima volta di quanto mi sarebbe mancata mia cugina. Invece che ridere ora avevo voglia di piangere.

Ecco cosa succede se sai di dover morire. Personalmente avrei dato qualunque cosa pur di non sapere che sarei dovuta morire entro un certo limite di tempo. Molte meno preoccupazioni.

La lucina sul rossa sulla piastra diventò verde di scatto. Riconoscente per l'interruzione dai miei pensieri deprimenti, cominciai a lisciarmi i capelli.

Una volta finito osservai soddisfatta il mio riflesso. I miei capelli erano impeccabilmente lisci, e mi ero addirittura messa dello smalto (nero, ovviamente), cosa che non facevo praticamente mai. Comunque avevo un minimo di rispetto, quindi invece che mettermi una delle solite magliette di una band optai per una maglietta nera con un teschio bianco sopra. Non credo sarebbe stato accettabile presentarsi ad un concerto con una maglietta di un altro gruppo.

Mi girai per controllare che anche Marianna fosse pronta.

E la trovai che ballava per la stanza mentre canticchiava qualche assurda canzoncina. Stavolta non riuscii a trattenere le risate. Dio se era buffa!

Alla fine riuscii a fermarla e la trascinai fuori io. L'aria era calda e afosa, il che andava benissimo, tutto tranne che il freddo per me era okay.

Improvvisamente hai voglia di andare al concerto?” mi chiese con fare malizioso.

Non avevo idea di cosa fosse successo, ma ero convinta che avesse sbattuto la testa da piccola, perché una persona normale non avrebbe mai pensato una cosa del genere: “No, ma se poi ci perdiamo il concerto non ho certo voglia di sentirti in colpa perché non ti ho accompagnato mentre tu eri... come dire... ah, deviata.”

Mi guardò confusa, e dovevo ammettere che il senso della mia frase era strano.

Agitai una mano in aria, come a disperdere le parole aleggianti della mia frase: “Lasciamo perdere, eh?” le chiesi.

Eravamo a malapena in zona, e già si sentivano urla femminee e confusione. E io avevo mal di testa.

Sarà una serata lunga.” le parole mi sfuggirono di bocca prima che riuscissi a fermarle.

Marianna si fermò a guardarmi negli occhi: “Senti, se proprio non hai voglia possiamo tornare all'albergo.”

Ecco, sentivo i sensi di colpa farsi strada nel mio corpo. Ma come potevo negare a mia cugina l'opportunità di vedere i suoi idoli? E perdere una chance di passare un po' di tempo con i miei familiari quando ancora potevo?

Non riuscivo nemmeno a guardare mia cugina negli occhi: “Mery, andiamo. Non vorrai perderti l'inizio, no?” alzai la testa faticosamente e abbozzai un sorriso inutile, perché tanto lei non lo poteva vedere.

I suoi occhi scintillarono di gioia e mi abbracciò delicatamente.

Io l'abbracciai indietro: “Guarda che non sono fatta di vetro, non mi rompo se stringi, sai?”

Lei rise e mi strinse più forte: “Ti voglio bene Alex.”

Anche io Mery.”

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Capitolo 8
*** Il concerto (parte 2) ***


La prima cosa che mi colpì fu il rumore della folla. Un'assordante cacofonia di suoni che quasi mi impediva di sentire i miei pensieri.

Poi la folla stessa. Sciami di gente che si ammassavano in una fila a dir poco disordinata, cercando di spingersi a vicenda verso l'ingresso, che era stato bloccato da un tizio grande e grosso. Inutile dire che tutti, ma proprio tutti, avevano addosso una maglietta o una felpa dei One Direction. La cosa era quasi nauseabonda.

Li osservai, e più li guardavo, più somiglianze vedevo con un gregge di pecore spaventate. Se si fossero messe della lana bianca addosso sarebbero state identiche...

Mia cugina mi prese la mano e mi portò fino all'inizio della fila, una mossa non troppo astuta, perché ci fece guadagnare parecchie occhiate assassine dalle suddette pecore in calore.

Si schiarì la voce davanti al... possiamo chiamarlo buttafuori? Comunque, si schiarì la voce davanti al buttafuori per attirare l'attenzione. Lui si girò verso di noi con un sopracciglio inarcato. Ecco, quella era un'altra cosa della mia lista: imparare a inarcare un sopracciglio solo.

Ma stavo dicendo, lui si girò ed era chiaramente stupito che avessimo saltato tutta la fila, se la scintilla nei suoi occhi era di qualche indicazione.

Marianna gli consegno i due biglietti.

Ehi, ma non è giusto, dovete fare la fila come gli altri!” si lamentò una ragazzina con voce stridula. In quel momento non potei che darle ragione, perché noi stavamo saltando la fila? Non era giusto nei confronti di tutta quella gente che, come aveva detto Marianna, si era fatta venire i reumatismi appostandosi lì per la notte.

Il buttafuori aveva degnato i nostri biglietti del più corto degli sguardi prima di estrarre un walkie talkie e parlarci dentro brevemente.

Rimise il cellulare in tasca e si rivolse direttamente a noi per la prima volta: “Signorine, ho chiamato un assistente per accompagnarvi.” aveva un vocione molto profondo.

Mia cugina gli rivolse un grande sorriso e lo ringraziò.

Uscì un altro tizio, che ci accompagnò fino ad un posto in prima fila, però diviso dal resto. E ringraziavo il cielo, non credevo che ce l'avrei mai fatta a resistere due ore in mezzo a quella folla di ragazzine impazzite. C'erano solo altre quattro ragazze in questa sezione, ma tutte sembravano fan sfegatate che avevano speso un patrimonio solo per andare nel backstage finito il concerto.

E qualcuno aveva anche provveduto a mettere una sedia, che Marianna disse era per me. Il che era un bene, altrimenti sarei svenuta durante il concerto.

Mi lasciai cadere pesantemente sulla sedia e mi girai a guardare le ragazze che entravano.

Tutte uguali, tutte oche e tutte eccitatissime. Alcune mi guardavano male, solo per poi accorgersi della mascherina e il loro sguardo si trasformava in uno di compassione.

Al diavolo loro e la loro pietà, come se essere dispiaciute per me potesse cambiare la situazione...

A poco a poco il casino che prima era fuori si spostò dentro, e quando mi girai di nuovo la sala era totalmente piena.

Le luci si abbassarono e rimasero solo quelle azzurrine sul palco.

Le urla erano così tante che avevo l'impressione di trovarmi allo stadio.

Dallo schermo sul palco partì un filmatino, dove essenzialmente presentava questi cinque ragazzi.

Appena finì i One Direction, o perlomeno credo fossero loro, corsero sul palco.

Rimasi a bocca aperta per lo shock. Ma che cavolo...

Ma quei cinque dove l'avevano lasciato il senso estetico? Misericordia divina, non avevo mai visto abbinamenti di colori più orridi in vita mia.

Il biondino, Niall, era vestito con una polo rossa e dei jeans beige. Rosso e beige? Sul serio?!

Louis aveva dei jeans rossi, o forse erano arancioni, con una maglietta bianca a righe blu. Per non dire che aveva un paio di bretelle addosso. Voglio dire, chi è che si mette ancora le bretelle nel ventunesimo secolo?

Gli altri tre tutto sommato erano... passabili, ma quei due...

Poi guardai bene Liam in faccia e le mie guance si dipinsero di un leggero rossore al ricordo di come l'avevo trattato.

E poi, erano agitati. Si vedeva lontano un miglio che erano nervosi. Certo, mi immagino che debba essere pauroso, essere circondati da una folla di ragazzine urlanti, ma non per questo devono sembrare così agitati, d'altra parte è tutto quello che fanno per guadagnarsi da vivere, no?

Ma forse sono solo io che mi immagino cose, non sembra che tutti gli altri si siamo accorti del leggero tremore delle mani mentre reggono il microfono, o di come spostano il peso da una gamba all'altra, quasi fossero in imbarazzo.

Attaccarono subito a cantare. Che canzone fosse, non ne ho la più pallida idea, ma dall'ossessiva ripetizione di quelle tre sillabe, ero quasi certa che la canzone si intitolasse Na na na, ma anche Yeah yeah yeah era molto ripetuto. Un testo a dir poco originale...

Ma le fan stavano cantando parola per parola, non che ci volesse un genio per farlo. Probabilmente dopo il primo ritornello l'avevo imparata a memoria anch'io...

Appena la canzone terminò l'intera sala fu investita da uno scroscio così rumoroso di acclamazioni che fui costretta a tapparmi le orecchie per non perdere l'uso dell'udito.

Il ricciolino fece una specie di mezzo inchino e disse, già con il fiatone: “Grazie a tutti per essere qui stasera.”

Altro urlo spaccatimpani dalla folla.

Non sentii molto altro del suo discorso, fosse solo perché c'era un tale caos che non capivo più niente.

Il tempo era così dilatato che ormai le uniche cose che sentivo erano le urla e quella musichetta da quattro soldi, che però cominciava a sembrarmi il paradiso in confronto al vociare delle fan.

 

POV di Liam

 

Ero seduto su uno dei divanetti morbidi, con la testa appoggiata sulle gambe di Zayn. Dei quattro era di sicuro il più comodo.

Girai la testa per guardare gli altri tre.

Solo per vedere Louis parlare con Eleanor. Non credevo che sarei mai riuscito a vederli fare altro che parlare, i due piccioncini erano parecchio riservati.

Al contrario di me e Danielle, che non ci facevamo così tanti problemi a baciarci davanti ai miei amici.

Zayn, dove sono gli altri?” gli chiesi.

Lui ridacchiò: “Niall sta mangiando.” Ovvio, Niall mangia sempre, ma non sarebbe Niall se non mangiasse.

E Hazza, invece?” gli chiesi mentre il mio cellulare suonava, avvertendomi di un messaggio.

Aprii il messaggio mentre Zayn rispondeva: “Attacco di panico.” soffocò una risata, “Credo che sia andato in bagno.” disse pensieroso.

Buona fortuna :) e divertitevi.

Ci vediamo domani <3

Risposi al messaggio e lo inviai a Danielle.

Mi alzai di malavoglia dalle comodissime gambe del mio amico: “Vado a vedere come sta Harry, torno subito.”

Zayn mi sorrise prima di girarsi e dire qualcosa a Louis.

Mi incamminai lungo il backstage alla ricerca del bagno dove si era rifugiato Hazza.

Al terzo sentii delle voci dentro un bagno, quindi bussai.

Occupato.” riconobbi subito la voce di Niall.

Sono io. Posso entrare?”

La porta si aprì lentamente e sbucò la faccia di Niall, con in mano una bottiglia d'acqua.

Gli sorrisi e sgusciai dentro il bagno mentre Niall richiudeva la porta dietro di me.

Ma tu non stavi mangiando?” gli chiesi, allungando il braccio per tirargli un pugno giocoso sul braccio.

Lui si mise a ridere. Altra cosa che Niall fa sempre: ridere.

Poi mi girai e vidi Harry. Aveva davvero una brutta cera.

Come ti senti?” gli chiesi, preoccupato.

Lui scosse la testa e si passo una mano tra i capelli: “Sono nervoso.” mi disse a voce bassa, nemmeno stesse confessando un delitto.

Gli diedi un'altra lunga occhiata: “Questo lo vedo. Sai che sei verde?” gli dissi tranquillamente, giusto per informarlo.

Dietro di me Niall cominciò a ridere senza freno, sputando l'acqua che aveva appena bevuto e cominciando a tossire.

Mi ritrovai a ridacchiare anch'io, la risata di Niall era contagiosa, e anche Harry sorrise. Ecco, mi ero sempre chiesto: ma quando Hazza sorrideva, non gli facevano male le guance? Aveva un sorriso così grosso che gli occupava come minimo metà faccia.

Abbracciai Harry: “Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Non so se hai notato, ma con tutta la confusione che c'è sarà già tanto se ci sentono quando urliamo.”

Lui appoggiò la testa nell'incavo del mio collo, solleticandomi con i suoi capelli.

Ehi! Mi senti tagliato fuori.” si lamentò Niall dal suo angolino.

Andammo ad abbracciare anche lui.

Ora però torniamo di là, che tra poco dobbiamo cominciare.” dissi quando Hazza si fu calmato abbastanza.

Tornammo a sederci sui divanetti nel backstage, e io lasciai a Harry il compito di spiegare a Louis dove fossimo stati negli ultimi dieci minuti.

E poi... fu il nostro momento di salire sul palco. Sentivo l'adrenalina scorrere attraverso il mio corpo e tutto stava succedendo a velocità assurda.

Cominciammo a cantare Na na na, la prima canzone che avevamo in scaletta.

E mentre Hazza, che nel frattempo era ritornato ad essere il suo affascinante sé, diceva due parole al pubblico, il mio sguardo si ritrovò a vagare tra le file di fan.

Mi riempiva di felicità vedere quante ragazze ci sostenessero, ma era anche leggermente sconvolgente quante volte sentivamo proposte di matrimonio o cose simili.

Riuscivo a leggere cartelloni con su scritto I love Liam Payne ad ogni angolo. Era davvero impressionante quanta gente fosse venuta a questo concerto.

Diedi una breve occhiata alla sezione VIP, giusto per vedere chi avremmo dovuto intrattenere dopo. Ne contai sei. Una aveva una faccia stranamente conosciuta...

Ma non mi ricordavo precisamente dove l'avessi incon- oh, cacca...

 

N.d.A. Eccolo!! Finalmente, pensavo che non sarei mai riuscita a finirlo. Comunque mi sento un po' male a lasciarvi così :) però per farmi perdonare, questo capitolo è molto più lungo degli altri. Ci ho messo un secolo a finirlo, specialmente la parte di Liam si è rivelata molto complicata da scrivere. E non mi convince nemmeno più di tanto... 2/3 recensioni per il prossimo!

P.S. Purtroppo per la vostra pazienza, devo dirvi che il concerto ancora non è finito, ci sarà anche una terza parte... Questa storia si sta dilungando molto più del previsto, però se sto andando troppo lentamente ditemelo, così posso movimentarlo un po' :)

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Capitolo 9
*** Forever Young [Altrimenti detto 'Il concerto (parte 3)'] ***


Indietro al POV di Alex!

Ero... semplicemente annoiata. Nonostante quello che si diceva dei primi concerti, perché sì, questo era il mio primo concerto, non stavo provando niente, tranne forse la frustrazione provata nell'ascoltare musica scadente prodotta da cinque ragazzi esaltati e non poterla fermare. Almeno Marianna si stava divertendo.

Le luci roteanti e i rumori mi stavano rintronando fino al punto che non capivo più niente di ciò che stava succedendo.

Le parole che sentivo mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall'altro.

Fino a che... Esatto, perché ad un certo punto nella mia dannatissima testa si infiltrarono note che non sentivo da un bel pezzo. Ma da davvero tanto tempo...

Dolci, troppo dolci, note che non sentivo da quando mi avevano diagnosticato la leucemia.

Ricordi si impadronirono della mia testa, fino a farmi annegare in un singolo pensiero.

Quella canzone era la mia. Un impeto di possessività mi riempì.

Per qualche tempo mia sorella era stata ossessionata da questa canzone, tanto che conoscevo tutte le parole a memoria. Era la canzone che stava ascoltando quando mi aveva confessato chi le piaceva. Era la canzone che stava ascoltando quando era tornata a casa in lacrime perché il suo 'ragazzo' l'aveva mollata. Era la canzone che stava ascoltando quando era arrivata di corsa all'ospedale dopo che mia madre l'aveva chiamata perché ero svenuta a scuola...

E ci stava anche stranamente bene, nella mia situazione.

Come avevo ormai capito fosse abitudine in tutte le loro canzoni, il primo a cantare fu Liam.

Let's dance in style, let's dance for a while
Heaven can wait we're only watching the skies
Hoping for the best but expecting the worst
Are you going to drop the bomb or not?

Quel giorno a scuola faceva un caldo assurdo, e io non mi sentivo bene a priori.

Erano passate varie settimane dalla comparsa dei primi lividi violacei sulle braccia e sulla schiena, e da un po' mi sanguinava il naso ad intervalli regolari. Sapevo che forse avevo qualcosa di grave, ma alla fine l'avevo attribuito al caldo eccessivo.

Quel giorno a ginnastica ero svenuta mentre facevamo i giri di riscaldamento.

Avevo ripreso coscienza dell'udito prima della vista, e mentre ancora vedevo tutto nero avevo sentito dei singhiozzi spezzati, provenienti da più di una direzione.

Subito dopo avevo riacquistato la vista, per vedere il quadretto di una famigliola in lacrime. E tanto bianco, un ambiente sterile e asciutto, che apparteneva inconfondibilmente ad un ospedale.

Poi fu il turno del tatto, e sentii un letto duro e bitorzoluto sotto la schiena.

Cos'è successo” chiesi, spaesata, ma la mia voce era così flebile che subito mi spaventai.

Silenzio. Nessuno parlò per interminabili minuti.

Diversi scenari disastrati mi passavano per la mente. “Hai una malattia incurabile, Alex.” , “Stai per morire”, “Hai il cancro.”.

Queste erano solo alcune delle tantissime possibilità che mi vagavano per la mente.

Un lato della mia mente mi diceva che era stato di sicuro un colpo di caldo, ma l'altro era convinto che sarei morta di lì a breve.

Non si stava in silenzio davanti ad una malata se erano buone notizie!

Speravo ce fosse tutto a posto, ma quel silenzio interminabile mi stava uccidendo.

Allora?”

Si sentiva solo il silenzio assordante. Ditemelo e facciamola finita!

Entrò un medico alto, forse cinquantenne. Si sistemò gli occhiali e sospirò, girandosi a guardare verso di me.

Come si sente?” mi chiese mentre si avvicinava per annotare qualcosa sul foglio che aveva in mano.

Voglio sapere cosa sta succedendo.” forse non era completamente vero, ma dovevo dire qualcosa, no?

Il medico, dottor Malito, come diceva la targhetta, mi lanciò un'altra occhiata cauta.

Signorina, sono spiacente di doverle dire che ha la leucemia.”

E fu ancora silenzio intorno a me...

Let us die young or let us live forever
We don't have the power but we never say never
Sitting in a sandpit, life is a short trip
The music's for the sad men


...Le avevano provate tutte. Ma i miei familiari non avevano il mio stesso gruppo sanguigno, non c'era un donatore disponibile e io mi rifiutavo categoricamente di fare la chemioterapia.

Nei primi tempi ero stata preda di un assurdo senso di smarrimento, unito al rifiuto di credere che avevo le ore contate, letteralmente.

Non volevo morire, men che meno così giovane. Io volevo continuare a vivere, a sapere cosa mi aspettava. Ovvio, non avevo il potere di cambiare le cose, potevo solo sperare che in questi tre anni trovassi un donatore e che andasse tutto per il verso giusto.

Poi, ad quattro mesi dalla notizia, mi rassegnai a quello che era il mio destino. Non avevo più tempo da sprecare, ne avevo poco e volevo trarne il massimo guadagno.

Sarei morta giovane, non c'era scampo, ma per lo meno qualcuno mi avrebbe ricordata. O almeno, così speravo...

Forever young, I want to be forever young
Do you really want to live forever?
Forever, forever young

...Avevo compilato la mia famosa lista-di-cose-da-fare-prima-di-morire. Ora stavo cercando di completarle tutte. Ma era in momenti come questi, quando il gruppo preferito di tua cugina si mette a cantare la colonna sonora della tua vita, che finalmente capivo cose molto importanti.

Un giorno, quando mia cugina sarà vecchia, tirerà fuori una mia foto e la guarderà. E chi lo sa, forse si metterà a piangere perché le manco, perché non abbiamo mai potuto fare tutte quelle cose che di solito si fanno tra cugine. Ma il suo ricordo di me sarà di una ragazza pungente a cui non importava niente di morire, non di una vecchietta rugosa che non si ricorda niente di quello che fa.

Non mi sarei mai dovuta preoccupare di invecchiare, di morire da sola, con nessuno attorno perché nessuno si ricorda che esisto, di sentire al telegiornale che è morto il tuo idolo, di scovare un uomo adatto a mettere su famiglia. Dall'altro lato, però, non ci sarei mai stata a vedere il matrimonio di mia sorella, al funerale dei miei genitori, a vedere per la prima volta un possibile nipotino, a mettere su una carriera, ad avere dei figli miei, a ridere e rilassarmi con mia cugina.

Perché io sarei stata morta per quel giorno...

Some are like water, some are like the heat
Some are a melody and some are the beat
Sooner or later they all will be gone
Why don't they stay young

Prima o poi ci saremmo rivisti, però, no? I credenti dicono che ci sia un paradiso. Magari esisteva veramente, e quando anche Marianna fosse morta l'avrei rivista lì. O magari sarei finita all'inferno. O forse nemmeno esistevano, e dopo la morte si vagava come spiriti irrequieti sulla terra, ad osservare i nostri familiari ricostruirsi una vita. Ognuno aveva la sua opinione.

Tutti tranne me...

Non riuscivo più a concentrarmi su niente, nemmeno sulle note di 'Forever Young'.

Tra l'altro, i miei occhi erano pieni di lacrime che non vedevo che una macchia indistinta davanti a me. Avevo brividi dappertutto e la gola completamente chiusa. Lo stomaco mi stava attorcigliando su se stesso ed ero così tesa che mi sembrava che mi sembrava che mi sarei spezzata.

Solo dopo essermi accertata di essere ancora tutta intera, mi accorsi che Marianna mi stava abbracciando. Mi abbandonai all'abbraccio, grata di avere qualche faccia conosciuta a supportarmi in questi momenti di panico.

Andrà tutto bene.” mi sussurrò nell'orecchio lei mentre mi dava dei colpetti rassicuranti sulla schiena.

Non voglio andarmene.” le dissi di rimando, odiando quando mi si ruppe la voce a metà frase.

Senti, vado in bagno, torno subito.” le dissi subito dopo, e senza aspettare una risposta mi avviai verso il bagno più vicino.

Era grande e spazioso, ma la luce artificiale parecchio scadente non migliorò di certo il mio umore. Mi guardai nello specchio sopra i lavandini.

Beh, dai, non ero nemmeno messa troppo male, almeno il trucco non si era sbavato.

Era già qualcosa.

Mi risistemai un attimo e accesi il cellulare per scrivere un messaggio a mia sorella.

Ti voglio bene. Mi manchi.

Ecco, inviato, probabilmente penserà che mi sono fumata qualcosa, ma non importa.

Misi il cellulare in silenzioso e tornai subito da Marianna, perché se no mi sarei depressa a tal punto da fare qualche stupidata.

Qualche spintone e parecchie occhiate curiose dopo, riuscii a tornare al mio posto.

Solo per sentire il tizio con le bretelle urlare: “Grazie a tutti per essere venute! Vi amiamo!” E uscirono di scena così, sventolando un braccio e lanciando occhiolini a destra e a manca.

Urla e grida riempirono tutto il locale, fino a che le fan non capirono che la serata era veramente finita e a quel punto uscirono tutte, anche se lentamente.

Noi due e le altre quattro ragazze della sezione riservata seguimmo un altro buttafuori fino ad una porta che leggeva 'Backstage – accesso consentito solo al personale autorizzato'.

Marianna stava mantenendo un minimo di compostezza, ma le altre erano in visibilio.

A parere mio, se anche solo uno dei cinque tizi si fosse avvicinato, loro sarebbero svenute.

Per qualche strana ragione, mentre mi accingevo ad aprire la porta che divideva noi sei da loro cinque, avevo uno strano batticuore. Stava andando troppo veloce e stava facendo decisamente troppo casino.

 

 

N.d.A. Dadadada! Questo capitolo è il punto rivoluzionante dell'intera storia! Però ditemi cosa ne pensate, perché questo capitolo lo trovo... strano, ecco. E anche se potrebbe sembrare noioso ad alcuni, in realtà è molto importante, oltre ad essere quasi tutto un enorme flashback... Dopo questo spero seriamente di riuscire a renderla un po' più movimentata :)

Questo capitolo lo voglio dedicare a mia cugina, senza la quale questa storia non esisterebbe e anche  Mei_Linn e NoemiDirectioner__ per il continuo supporto :) Grazie!! E se non avete letto le loro storie, fatelo, perché meritano!

P.S. Il testo della canzone non è mio! È “Forever Young” dei One Direction. (beh, in realtà la loro è una cover, ma avete capito cosa intendo dire...)

P.P.S. So che per ora ho messo molto Liam, qualche cosa su Niall e Harry, e NIENTE di Zayn e Louis; ma non vi preoccupate, dopo diventa più equa come suddivisione.

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Capitolo 10
*** Fumo ***


Mi aspettavo di tutto, tranne quello che vidi appena aprii la porta. L'ambiente era grande, con un sacco di porte chiuse lungo le mura giallognole, ma tutto sommato non sembrava un posto così esclusivo da ospitare delle popstar.

C'era Liam seduto su una specie di divanetto rosso, e stava dicendo qualcosa a bassa voce a Niall, che, seduto di fianco a lui, stava ridendo così tanto che aveva le lacrime agli occhi.

E tutti gli altri si erano come volatilizzati, non ce n'era la minima traccia.

Mentre l'aprivo la porta scricchiolò con un rumore fastidiosissimo per le mia povere orecchie, e Liam smise subito di parlare per girarsi verso di noi. I suoi occhi si fermarono su di me, e forse impallidì un pochino, mentre io diventavo rossa come un peperone sotto il suo sguardo.

Niall lentamente si ricompose, e si alzò per avvicinarsi a noi. L'unica ragazza mora lanciò un urletto, e lui la guardò con un sorriso quasi imbarazzato, ma che emanava così tanta energia da farmi sorridere un poco. Visto da vicino, era un ragazzo tutto sommato bello, tenero in un certo senso, con due occhi che mi facevano morire di invidia. Magari li avessi avuti io, gli occhi azzurri.

Ciao ragazze. Come state?” chiese, e il suo sorriso si ingrandì, diventando ancora più luminoso.

Con la coda dell'occhio vidi due delle ragazze, le due bionde, stringersi le mani convulsamente, pronte a svenire se Niall si fosse avvicinato. Direi che la risposta alla sua domanda non sarebbe stata affermativa.
Mia cugina emise uno strano squittio, prima di rispondere con voce tremante: “B-bene, io s-sono Marianna.”
Allungò un braccio verso il ragazzo, che la ignorò completamente per stringerla in un abbraccio. La bocca di mia cugina si aprii in una o di meraviglia, ma si riprese in tempo per ritornare l'abbraccio di Niall. Nel vederla così felice mi si strinse il cuore, gli occhi pieni di lacrime. Ma come potevo lasciarla? Dopo aver risentito Forever Young si era dischiusa la parte spaventata di me, quella che voleva solo vivere la sua vita in santa pace e non vedere più un ospedale in vita sua.

E nonostante non fosse possibile, ero decisa a sfruttare gli ultimi anni della mia vita al massimo, evitando di fare del male al tutti quelli che mi circondavano.

Mi costrinsi a guardare il biondo negli occhi quando finì di abbracciare tutte e cinque le ragazze e si avvicinò a me con le braccia distese.
Lo abbracciai, titubante. Mai idea migliore. Il suo corpo era caldo e morbido, si adattava perfettamente al mio. Attraverso le nostre magliette sentivo il suo cuore battere, più forte ma in sincronia con il mio. Le sue braccia mi circondarono, lasciando una scia di calore dove passavano. Mi ritrovai con gli occhi chiusi, la mia testa appoggiata sulla sua spalla e un'espressione tranquilla, per una volta ero in pace con il mondo.

Nel mio cervello si registrò il fatto che mi stava piacendo fin troppo, quindi costrinsi il mio cuore a staccarsi dal suo.

Aprendo gli occhi, vidi che Niall mi stava sorridendo, e io gli sorrisi a mia volta con gli occhi.

Le altre ragazze erano sedute suo divanetto rosso, parlando con Liam, che si stava sforzando troppo di sorridere, risultando in una smorfia che aveva comunque il suo fascino.

Vieni?” mi chiese Niall, che stava camminando verso Liam.
Io annuii distrattamente, ancora pensavo a quell'abbraccio.

Percorsi quei pochi passi che mi separavano dalle ragazze fino a sedermi di fianco a mia cugina, che mi sorrise e mi strinse la mano.

Allora, ancora non sappiamo i vostri nomi.” disse Liam, ancora più a disagio ora che mi ero aggiunta anch'io.

Le ragazze elencarono i loro nomi con le loro voci acute che non facevano altro che aumentare il mio mal di testa.

Respira, Alex! Mi ordinai, quando sentii una costrizione familiare al petto. Ogni tanto mi succedeva, che avessi difficoltà a respirare, era come se ci fosse una tenaglia stretta attorno al mio torace, che non mi faceva prendere un respiro adeguato.

Ovviamente era tutta una mia impressione, acuita dal fatto che la mascherina antibatterica filtrava l'aria.

Strinsi la mano di mia cugina fino a stritolarla, ma lei non disse una parola, si girò a guardarmi con aria preoccupata.

La sensazione si acuì fino a risultare intollerabile. Mi strappai la mascherina e presi una boccata di aria fresca. Fu come una specie di rinascita, l'aria tornò a riempirmi i polmoni.

Scossi la testa per far sparire l'intorpidimento.

Tutto a posto?” sussurrò mia cugina.

Annuii. Solo Liam e mia cugina si erano accorti della mia piccola scenetta, e anche il ragazzo parve chiedermi se stavo bene con gli occhi. Annuii ancora, senza fiato.

E tu, invece?” chiese Niall.
“Io cosa?” il mio tono uscì più brusco del previsto, ma per una buona ragione.

Liam mi lanciò una frecciatina, e anche mia cugina mi congelò con lo sguardo.

E poi mi ricordai che cosa voleva sapere: “Ah, Alex. Mi chiamo Alexandra.”

Niall mi sorrise: “È un bel nome, mi piace.”

Recuperai una parvenza di normalità, che si frantumò in mille pezzi quando entrarono anche gli altri tre ragazzi.

Harry camminava piegato in due dal ridere, mentre Zayn lanciava un'occhiataccia a Louis, che doveva aver fatto qualche battuta poco appropriata sul moro, vista la sua irritazione.
Liam si era girato a guardarli con un sorriso paterno sul volto. Lo dicevo io che il ragazzo doveva essere il maturo, aveva un non so che di pacato nel suo carattere.

Niall invece, nonostante non sapesse cosa stessero dicendo, si era messo a ridere a sua volta.

La sua risata era decisamente contagiosa, così tanto che portò anche a tutti gli altri a ridere, e anch'io non riuscii a trattenere una risatina.

A sentire la cacofonia di suoni, Harry alzò la testa. Per un attimo la sua espressione si trasformò in una di confusione, con le sopracciglia corrugate e le labbra rosee dischiuse, ma subito capii e ricompose la sua faccia in modo più adeguato alla situazione, sorridendo in modo spropositato.

Harry! Oh, Harry!” mi spaventai dal coro i grida che si sollevò quando sorrise.

Si alzarono tutte insieme e corsero verso il povero malcapitato, che era euforico da tutte le attenzioni, si vedeva perfettamente.

Ma quando gli saltarono tutte addosso, cercando il contatto fisico, la sua faccia si trasformò in una di sconforto, i suoi occhi saettavano ovunque, disperati per una via di fuga.

Era così buffo che non riuscii a trattenere un'altra risata, più rumorosa questa volta.

Louis si girò a guardarmi, felice come una pasqua. Corse a sedersi di fianco a me, soffocandomi nell'ennesimo abbraccio di quella serata. Questo contatto era più forte, ma anche più felice, trasmetteva una voglia di vivere che mi stava riempiendo.

Finalmente una ragazza a cui non piace Harry!” urlò, rivolto verso il cielo, “ti prego, ti scongiuro, dimmi che preferisci me a lui.”

Fece una faccia da cane bastonato che mi fece sciogliere. Mi mossi, a disagio, sul divano.

Ehm, io, beh...” non sapevo come dirglielo, che non mi piaceva nessuno dei cinque.

Per fortuna Liam, che doveva aver capito tutto, arrivò in mio soccorso: “Lou, datti una calmata.”

Louis si girò a guardarlo con una faccia indispettita: “Ma non è giusto che Harry si prenda tutte le fan.” disse, facendo una faccina falsamente triste.

Mia cugina, avendo sentito le sue parole, si staccò dalla massa di ragazze circondante Harry e si avvicinò a Louis, abbracciandolo.

Liam e Louis cominciarono a bisticciare amorevolmente.

Sorrisi. Negli ultimi dieci minuti avevo sorriso di più che nell'ultimo anno, e non mi piaceva per niente, mi sentivo tutte le guance tirare e l'assenza della mascherina mi faceva sentire nuda.

Solo allora mi accorsi che Zayn era ancora appoggiato allo stipite della porta da dove erano entrati prima.

Quando si accorse che lo stavo guardando, sorrise in modo accattivante, tirando su un lato della bocca.

Era atteggiato nella classica posizione del cattivo ragazzo, sorrisino sarcastico compreso. E con la faccia che si ritrovava, e il corpo da modello, aveva tutte le qualità per esserlo davvero.

Da un lato il suo comportamento mi incuriosiva, ma dall'altro era anche innervosente.

Vidi la sua bocca muoversi: “Io esco a farmi una sigaretta. Qualcuno vuole venire?” ma la sua voce non si sentiva sopra il rumore della stanza.

Acchiappai al volo la possibilità di svignarmela da quei pazzi. Perché per quanto potessero sembrare simpatici, sempre di pazzi si trattava.

Saltai su e mi avvicinai a lui, riposizionando la mascherina al suo posto.

Sentivo gli occhi di qualcuno seguirmi mentre mi avvicinavo a Zayn, scavando un buco nella mia schiena.

Con un altro sorrisino sghembo, Zayn si limitò a girarsi e uscire all'aria aperta da un'uscita secondaria.

Si appoggiò con la schiena contro il muro, e io lo imitai.

Tirò fuori una sigaretta e se la avvicinò alla bocca, accendendola con un accendino.

La luce della fiamma si rifletté nei suoi occhi scuri, illuminandoli.

Poi il bagliore si spense, e lui aspirò lentamente tutte quelle sostanze nocive, guardando verso le stelle che si vedevano poco attraverso il cielo nuvoloso.

Soffiò fuori il fumo, che si sparpagliò nell'aria già sporca di Londra.

Non sembri molto eccitata di essere in compagnia di Zayn Malik.” disse con noncuranza, lanciandomi uno sguardo e un sorriso abbagliante.

Alzai le spalle: “Perché non lo sono.” dissi in totale onestà.

Aspirando ancora dalla sigaretta, si appoggiò su una spalla, guardandomi attentamente.

Lo dicevo io che non sembravi una Directioner.”

Nonostante non avessi idea di cosa volesse dire quell'ultima parola, avevo capito il senso generale della frase: “Accompagno mia cugina.” gli spiegai. Anche se non me l'aveva chiesto, mi sembrava giusto motivare le mie azioni.

Lui annuì, buttando fuori il fumo in una spirale. Lo osservai, affascinata. Il fumo, dico, non Zayn.

Cos'hai?” chiese ancora. E dentro altro fumo.

Non avevo capito il senso della domanda e glielo dissi schiettamente.
Lui sorrise e ridacchiò, “Beh, se non fossi malata non porteresti una mascherina antibatterica, no?”

Oh, certo. Che stupida che ero, ovvio che si riferiva a quello. Ma non avevo voglia di parlarne, quindi stetti zitta. Lui sembrò capire la mia tattica e sogghignò. Il fumo uscì dalla sua bocca il una forma vagamente somigliante ad un drago.

Rispetto la tua privacy.” disse tranquillamente, per nulla offeso dal mio comportamento.

Mi attraversò un pensiero fulminante: “Carino da parte tua, visto che voi non ne avete.”

Lui rise ancora di più: “Certo, ma fare la popstar ha anche i suoi pregi, ad esempi le enormi riserve di esseri di sesso femminile.” mi fece notare, aspirando la sua sigaretta quasi finita.

Beh, non potevo certo dargli torto, “Però allo stesso tempo non potete andare in giro da nessuna parte a viso scoperto senza essere assaliti da masse di ragazzine con gli ormoni a mille. Ragazze minorenni.” sottolinei l'ultima parola, sorridendo nel vederlo fare una smorfia di disappunto.

Butto il mozzicone di sigaretta per terra, schiacciandolo con il piede, mentre buttava fuori l'ultima vagonata di fumo.

Si passò una mano tra i capelli: “Faremo meglio a tornare dentro, o gli altri cominceranno sospettare che ti ho stuprato, o qualcosa del genere.”

Risi apertamente questa volta: “E così il grande Zayn Malik è in astinenza, eh?” lo stuzzicai malignamente.

Zayn mi guardò con apprezzamento: “Sai, mi stai simpatica.” mi disse.

Per un attimo rimasi basita dal commento, ma anch'io ero d'accordo sul fatto che in circostanze diverse avremmo anche potuto fare amicizia: “Anche tu. Ma non ti montare la testa, sei solo il minore dei mali.”

Lui mi scompigliò i capelli, mentre io emettevo un giocoso verso di fastidio, ma in fondo quel tipo mi stava simpatico. O magari non tanto in fondo.

Quando rientrammo tutti si zittirono, girati a guardarci. I ragazzi erano a bocca aperta, mentre le facce delle ragazze erano atteggiate in smorfie di disprezzo e incredulità verso di me. Beh, tranne mia cugina, s'intende. Lei era solo sorpresa. Ma molto sorpresa.

Dovevo ammettere, non facevamo un'ottima impressione.

Zayn aveva messo una mano attorno alle mie spalle e i miei capelli erano ancora scarmigliati da prima. Insomma, sembrava che ci fossimo dati da fare.

Harry si alzò e corse verso di noi, fermandosi a qualche centimetro dalla mia faccia. Se solo non avessi avuto la maschera gli avrei soffiato in faccia.
Lui spostò lo sguardo da me a Zayn e al suo braccio stretto attorno a me.

Poi tornò a me. E mi scoppiò a ridere in faccia. E continuava a ridere, non si fermava più. Ad un certo punto cominciò a rotolarsi per terra dalle risate. E anche tutti gli altri stavano ridendo fino alle lacrime, soprattutto Niall.

Io te l'avevo detto.” mi disse Zayn a bassa voce.

Harry stava cercando di formulare una frase da senso compiuto, e dopo parecchi tentativi ci riuscì anche: “Ma che fai, Zayn? Avrà si e no tredici anni.” disse tra una risata e l'altra.

La sua frase provocò un altro scoppio di ilarità in Louis, che iniziò a tenersi aggrappato a Liam per non cadere dal divano.

Il mio occhio cominciò a muoversi per un tic nervoso. Tredici anni un corno.

Incrociai le braccia e lo trucidai con uno sguardo: “Quindici, Styles. Sedici a luglio, quindi tra un mese.”

Lui agitò una mano e Zayn la afferrò per aiutarlo a tirarsi su, tirandogli uno scappellotto abbastanza forte da farlo smettere di ridere.

Non abbiamo fatto niente.” disse in tono annoiato.

Proprio in quel momento si sentii bussare alla porta.
Quando si aprii entrarono dei signori, tutti non proprio giovanissimi, che da alcune somiglianze non proprio vaghe sembravano i genitori dei One Direction.

Ci dispiace ragazze, ma si sta cominciando a far tardi.” Disse una signora bionda mentre si avvicinava a Niall.

Morale: toglietevi dai piedi.

Le ragazze cominciarono a salutare le popstar, tutte quasi in lacrime ma contentissime di aver realizzato il loro sogno.

Sentii una mano scendere improvvisamente sulla mia spalla e saltai in aria, girandomi.

E rimasi a bocca aperta davanti alla persona che mi stava sorridendo.

Quello ero proprio il tipo che mi aveva offerto il fazzoletto quella mattina nell'albergo.

Ma cosa ci faceva qui?

Buonasera signorina. È bello rivederla.” disse, stringendo la mia mano.

Oh, sì. Anch'io sono felice di rincontrarla. Ma cosa ci fa lei qui?” gli chiesi, vagamente rintronata.

Lui sorrise di nuovo: “Sono venuto per mio figlio, è un membro dei One Direction, sa?” disse, con un tono molto fiero.

Suo figlio?”

Cavoli, la mia vita sembrava Beautiful da quando ero arrivata a Londra.

 

N.d.A. Mi scuso davvero tanto per il ritardo ASSURDO. Non era veramente mia intenzione D: Questo capitolo l'ho dovuto riscrivere 20 volte, perché non mi convinceva mai. E non sono felice di come sia uscito nemmeno ora... Ma poi mi sono detta che tanto non sarei mai riuscito a scriverlo perfettamente. Se siete addirittura riusciti a leggere fino a qua, non so veramente come abbiate fatto :) Comunque, volevo ringraziare tutte quello che hanno recensito la storia, siete veramente stupende :D E anche chi l'ha messa tra le seguite, ricordate e preferite.

E ditemelo se questo vi fa schifo!!

Ele

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Capitolo 11
*** Ciò che non uccide, fortifica ***


Aspettai che l'uomo davanti a me aggiungesse qualcos'altro sull'identità del fantomatico figlio.

“Certo, mio figlio.” assentì lui, sorridendo bonariamente.

Mi schiarii la voce, “Ma... chi è suo figlio?” chiesi, cercando di non sembrare troppo pedante.

“È-” si interruppe, guardando dietro alle mie spalle.

Ma chi diavolo era?! Tutte quelle pause mi stavano dando sui nervi.

“Ciao papà.” disse una voce dietro di me, facendomi arrossire appena la riconobbi.

Era mai possibile che il figlio di quel signore che era stato così gentile con me fosse proprio il ragazzo con cui avevo stabilito meno rapporti?

“Ciao Liam.” lo salutò il padre mentre si abbracciavano brevemente.

Mi dileguai, sperando di riuscire ad andarmene indisturbata.

Cercai con lo sguardo mia cugina, trovandola che stava soffocando Harry in un abbraccio, mentre entrambi avevano un sorriso gigantesco stampato in faccia, che non prometteva niente di buono.

Li guardai attentamente, cercando di capire cosa stessero combinando, ma appena mi videro fissare cominciarono a comportarsi il più innocentemente possibile, senza riuscire ad ingannarmi però.

Afferrai mia cugina per un braccio, sollevando gli occhi al cielo mentre la trascinavo fuori. Quando arrivammo alla porta, mi girai a guardarli per l'ultima volta.

Harry aveva preso Louis da parte e gli stava parlando all'orecchio, dicendogli qualcosa che lo stava facendo sorridere in modo spropositato. Avevo la sensazione che avesse a che fare con quello che Marianna aveva detto prima a Harry.

Niall e Liam stavano parlando con i loro genitori, tutti presi dalla conversazione.

Poi il mio sguardo fu attratto dalla figura appoggiata in un angolo della stanza. Zayn mi stava guardando con un angolo della bocca alzato in un sorrisetto. Quando incontrò il mio sguardo mi sorrise in modo più genuino e fece un piccolo cenno della mano. Lo salutai di rimando, pensando che per quel poco che gli avevo parlato mi sarebbe già mancato il suo carattere.

Nell'istante che mi girai, vidi i suoi occhi saettare verso Louis e Harry e notai che si era messo a ridere silenziosamente.

Il loro comportamento mi stava a dir poco inquietando.

Cominciai a camminare fuori automaticamente, senza pensare a dove stavo andando.

“Ti sei divertita?” chiesi a mia cugina.

Emise un gemito: “Se mi sono divertita? È stata l'esperienza migliore della mia vita!”

Il suo entusiasmo mi fece sorridere: “Allora non è stato completamente inutile.”

“Beh, mi sembra che tu e Zayn vi siate divertiti.” aggiunse, dandomi maliziosamente una gomitata.

Stavolta dovetti faticare per trattenere le risate. Era strano sentirsi dire certe cose quando non avevamo fatto altro che parlare.

Non le risposi, giusto per lasciarla nel dubbio che avessimo davvero fatto altro.

Eravamo quasi a metà strada quando Mery si fermò di botto. E io, che camminavo distrattamente dietro di lei, le andai a sbattere contro.

“Ma che diavolo... Cosa succede?” le chiesi mentre mi riprendevo dalla botta.

Ledi si girò verso di me e cominciò a strillare: “La borsa! Ho dimenticato la borsa! Dobbiamo tornare subito a prenderla.” decretò prima di girarsi e camminare a passo veloce verso l'edificio che avevamo appena lasciato.

Le corsi dietro. Era mai possibile che fosse tutto un caso? Magari sarei sembrata paranoica, ma avevo la netta sensazione che tutta questa scenetta fosse stata programmata. Avrebbe spiegato il comportamento parecchio strano che avevano tutti prima che ce ne andassimo.

Attraversammo le strade in fretta, e ci ritrovammo poco dopo davanti al portone del backstage.

Marianna bussò alla porta. Venne Louis ad aprire, sorridendo ampiamente quando vide che eravamo noi.

“Ma ciao.” disse, travolgendoci con secondo abbraccio della serata.

Marianna lo guardò negli occhi chiari, “Senti, ho dimenticato qui la borsa, non è che per caso-”

Non riuscì a finire la frase perché Louis ci prese per un braccio e ci trascinò dentro alla stanza, dove erano rimaste solo sei persone.

“Guardate chi c'è.” cinguettò Louis facendo una piroetta per sedersi di fianco ad una ragazza molto carina.

Gli occhi di Niall si ingrandirono alla nostra vista, facendolo sembrare ancora di più un cucciolo.

Si alzò di scatto per venire verso di noi. Sorrise timidamente prima di abbracciare mia cugina.

Poi venne verso di me. La maggior parte del mio cervello stava pregustando l'abbraccio del ragazzo con più entusiasmo di quando ritenessi adeguato.

Affondai nelle sue braccia. Era anche più bello di quanto mi ricordassi. Il battito del suo cuore mi invadeva, riempiendomi di gioia e di tranquillità. I suoi capelli biondi si intrecciarono con i miei neri e solleticavano il mio collo.

Le sue braccia mi avvolgevano completamente e riuscivo a sentire il profumo di sapone sulla sua pelle.

Quando rialzai la testa ero decisamente frastornata da tutte quelle sensazioni.

Marianna mi stava guardando con malcelato affetto, facendo sorgere una smorfia sul mio volto.

“Stavo dicendo prima a Louis, ho dimenticato la borsa qua, non è che l'avete vista?”

La mia teoria sulla scena programmata fu smantellata dalle facce sorprese dei ragazzi, che corrugarono la fronte in modo pensieroso e scossero quasi all'unisono.

Poi però Harry saltò in piedi: “Sì che l'ho vista! L'ho messa di là, vado a prenderla.” Cominciò a camminare fuori dalla stanza, saltellando come una ragazzina.

“Avanti, sedetevi.” disse Liam, sorridendo.

Guardai i due posti rimasti: uno di fianco alla ragazza e Louis e uno in mezzo a Zayn e Liam.

Io puntavo al primo, ma mia cugina fu molto più veloce, lasciandomi una sola opzione.

Mi mossi lentamente di fianco al due ragazzi, evitando di guardare Liam negli occhi perché ero ancora imbarazzata per averlo trattato in modo non proprio consono.

Mi appoggiai proprio sul bordo del divano, sorridendo a Zayn.

Ma quanto ci stava mettendo per prendere una stupida borsa?

Mi sintonizzai sulle presentazioni che Louis stava facendo.

“Lei è Eleanor, la mia ragazza.” annunciò fieramente, sembrando più stupido che altro.

Mia cugina le sorrise caldamente: “Io sono Marianna, e lei è mia cugina Alexandra.” disse gentilmente mentre si stringevano la mano.

Lei mi sorrise, e io le feci un cenno con la mano, cercando inutilmente di sembrare cordiale.

Ma almeno quella Eleanor sembrava più normale del suo ragazzo.

Proprio in quel momento rientrò Harry, con in mano la borsa bianca di mia cugina.

Tirai un sospiro di sollievo e mi rialzai dal divano. Ora sarei potuta tornare all'albergo e avrei potuto riposare, visto che ero stanca morta.

Marianna prese la sua borsa e cominciò a salutare i ragazzi. Ma nel momento che mi giravo per andarmene sentii una mano stringermi il braccio.

“Alex..” Liam mi stava guardando, preoccupato.

Mi sentivo più stanca ogni secondo che passava: “Cosa c'è?” gli chiesi.

“Ti senti bene?” a quelle parole anche Niall si girò a guardarmi, impallidendo.

Io intanto ero presa da un potente senso di de-ja-vu per quelle parole. Ma dove le avevo già sentite?

Seguii il mio istinto quando risposi: “Sì, perché?”

Fu Niall a rispondere: “Ti sanguina il naso.”

Il sangue sparì completamente dalla mia faccia alle sue parole preoccupate. Non di nuovo, non ora.

Mi sfilai in tutta fretta un fazzoletto dalla tasca e me lo portai al naso, cercando di far smettere il sangue.

Le facce di tutti erano stranite, cercando di capire se stessi bene.

Quando finalmente il sangue smise di scendere andai a buttare il fazzoletto nel cestino più vicino, ma proprio mentre lo lasciavo cadere mi sentii male e dovetti appoggiarmi al muro per non svenire.

“Maledizione.” sentii mia cugina borbottare mentre si avvicinava a me, seguita da altri passi che non riconobbi. Chiusi gli occhi quando cominciarono a fischiarmi le orecchie e a girarmi la testa.

“Siediti.” disse una voce roca.

Mi lasciai scivolare lungo il muro fino a sentire il pavimento freddo sul mio didietro.

Tenni gli occhi ben chiusi in quella che sapevo essere una cura quasi sempre utile contro quelle sensazioni.

“Inspira.” la stessa voce roca mi ordinò.

Raccolsi l'aria nei polmoni, cercando di rilassarmi e di non andare in iperventilazione.

“Ora espira.” avevo finalmente riconosciuto la voce come quella di Zayn.

Feci uscire l'aria mentre la mano di mia cugina si avvinghiava alla mia.

“Come sta?” chiese la voce spaventata di Niall.

“Guarda che ti sento.” gli dissi, ironica nonostante mi sentissi uno schifo.

Ci fu una pausa di silenzio dopo le mie parole, riempite solo da Zayn che mi diceva di respirare.

“Allora come stai?” chiese di nuovo Niall.

Lo ignorai totalmente per fare una domanda a tutti: “C'è qualcuno di voi che sta male? Anche solo per un banale raffreddore?”

“Stiamo tutti benissimo.” rispose Zayn.

Espressi il mio sollievo staccando velocemente la mascherina e boccheggiando all'aria fresca.

“Non così! Lentamente. Inspira, espira, inspira.” mi sgridò Zayn quando mi vide respirare così velocemente.

La mia irritazione raggiunse il limite e gli feci il terzo dito, aprendo gli occhi per vedere la sua faccia sconvolta.

“Sto bene, stupido.” gli dissi, alzandomi in piedi e spostando alcune ciocche di capelli da davanti gli occhi.

“Possiamo andare ora?” supplicai Marianna.

Prima che lei potesse rispondere, Louis si intrufolò nella discussione: “Come tornate all'albergo?” chiese con un sorriso sghembo.
“A piedi?” disse mia cugina, ma venne fuori più come una domanda che un'affermazione.

Harry scosse la testa, facendo volare tutti i ricci in giro: “Ma non esiste! Due ragazze a piedi, da sole e di notte per di più? Non vogliamo mica che vi succeda qualcosa, vi accompagniamo anche noi.”

Gli altri annuirono, d'accordo con il riccio.

“Allora, qual'è il vostro albergo?” chiese Harry.

Liam rispose prima di mia cugina: “Il nostro.”

Tutte le facce si girarono verso di lui, che arrossì sotto i loro sguardi indagatori.

“E tu come lo sai?” chiese Louis, con un tono tra il sorpreso e il divertito.

Lui si mosse a disagio: “Ehm, io le avevo già incontrate.”

Lo salvai da altre domande: “Allora, vogliamo andare sì o no?”

Harry mi prese in braccio e cominciò a camminare fuori, seguito a ruota da tutti gli altri.

“Mettimi giù!” urlai.

Il riccio ridacchiò: “Non ci penso nemmeno.”

Gli pizzicai il collo, l'unica parte scoperta che riuscivo a raggiungere. Lui emise un verso di dolore.

“Ahia! Perché l'hai fatto?” chiese, facendo una vocetta dolce.

Sbuffai: “Perché tu non mi metti giù.” gli dissi tirandogli un riccio.

Lui rise di nuovo, stordendomi con quel suono dolcissimo: “Sei appena stata male, ti pare che ti lascerei andare da sola?” mi chiese.

Ma io avevo smesso di ascoltarlo appena avevo toccato i suoi capelli. Passai timidamente una mano in mezzo ai suoi ricci. Erano anche più morbidi di quanto mi sarei mai potuta immaginare.

“Sono morbidi.” speravo di averlo solo pensato, invece la risata di Louis e Harry mi fece notare di averlo detto a voce alta. E con una voce da ritardata, per di più.

“E cosa ti aspettavi?” chiese Harry, facendo finta di essere offeso, “Ora mettiti comoda, perché tanto non ti metto giù.”

Oramai lo avevo capito, quindi mi sistemai più comodamente su di lui, appoggiando la testa sull'incavo del suo collo e giocando con i suoi ricci.

Lui emise un verso di appagamento che mi fece ridere.

Il suo corpo era morbido e si incastrava perfettamente contro il mio, e riuscivo a sentire i suoi addominali attraverso le nostre magliette leggere. Era davvero un bel ragazzo.

Cominciò ad intonare le note di una canzone che non avevo mai sentito prima. Le mie palpebre cominciarono a farsi pesanti e sbadigliai.

Sentivo gli altri parlottare dietro di noi.

“...se riesce a superare questa cosa.” mia cugina disse.

Già mi immaginavo Eleanor con il suo sorriso comprensivo: “Non ti preoccupare, andrà tutto bene. E poi, sai come si dice: ciò che non uccide, fortifica.”

Stavano parlando di me. Mi chiesi brevemente quanto mia cugina gli avesse detto, ma il sonno mi impedì di formulare una risposta coerente.

“Dormi.” mi sussurrò Harry nell'orecchio. Fu la parolina magica.
Mi addormentai nelle sue braccia, con i suoi ricci che mi facevano da cuscino, il suo corpo atletico contro il mio e il mio respiro pesante contro il suo collo.

 

N.d.A. Rieccomi :) Sono riuscita ad aggiornare, e ho scritto pure tanto! Sarò breve perché già mi immagino che questo capitolo vi abbia annoiato abbastanza, senza che cominci pure io...

Allora, sono appena tornata da una gita in Sicilia e sono stanca morta, quindi se ci sono errori di grammatica mi scuso, ma proprio non ho la forza di rileggere quello che ho scritto.

E poi voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, mi avete davvero resa felice ^.^ Questa FanFiction è arrivata a 30 recensioni!!

Giusto per la cronaca: dopo questo capitolo non aspettatevi che Alex diventi tutta presa da Harry. O il contrario, se è per questo... Ancora non potete sapere con quale dei cinque scoppierà la scintilla :D

Diciamo che questo capitolo da un lato mi piace, ma dall'altro lo trovo quasi deprimente, visto che non succede NIENTE... Ma nel prossimo aspettatevi una buona dose di azione, di sclero da parte di Alex e soprattutto dei peggiori nemici dei One Direction...

E dopo questa anticipazione, io mi eclisso ^_^

Ele

P.S. Appena il capitolo riceve 5 recensioni, o se almeno una ragazza nuova recensisce, aggiornerò velocemente :)

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Capitolo 12
*** Colpa ***


Avrei dormito ancora per molto tempo se non fosse stato per il raggio di luce che entrava dalla finestra.

Aprii lentamente gli occhi, richiudendoli subito per la luce fortissima. Grugnii e mi girai dall'altro lato, cercando di tornare a dormire. Missione fallita miseramente.

Ci misi un po' a capire dove fossi. E quando poi mi accorsi che mi trovavo nella mia stanza d'albergo, non riuscii a fare mente locale su come ci fossi finita nel mio letto.

L'ultima cosa che mi ricordavo della serata precedente erano pezzetti di canzoni e un abbraccio caldo.

Ma avevo bevuto qualche alcolico ieri sera?

Alla fine attribuii la mancanza di memoria allo stato ancora sonnacchioso del mio cervello.

Ancora in uno stato comatoso, presi i primi vestiti che trovai e mi buttai sotto la doccia fredda più congelata del secolo.

Il freddo mi aiutò, oltre che a farmi venire una broncopolmonite, a sembrare più normale, e non uno zombie.

E poi mi accorsi che i vestiti che mi ero portata dietro erano di Marianna. Guardai la felpa gialla con la scritta 'Abercrombie & Fitch' in azzurro con disgusto.

Maledicendo la mia cattiva sorte, tirai un calcio alla seggiola su cui avevo messo i vestiti di mia cugina. La sedia cadde all'indietro, facendo scivolare i vestiti proprio in una pozza d'acqua che si era formata mentre uscivo dalla doccia.

Soffocai la mia irritazione e uscii dal bagno con addosso solo l'asciugamano.

Camminai lentamente fino al mio armadio, facendo attenzione a non svegliare Marianna, che dormiva tranquillamente.

Per fortuna c'era quel raggio di sole che mi aveva svegliato stamattina che illuminava almeno un pochetto la stanza.

Il tempo fuori era sereno, erano poche le nuvole che interrompevano l'ininterrotta distesa di azzurro, quindi decisi di vestirmi leggera. Una maglietta dei Motionless in White e un paio di jeans scuri.

Una volta deciso che ero pronta per uscire, presi il cellulare e i soldi e andai ad aprire la porta per fare colazione.

Stamattina, per qualche strana ragione, ero affamata. Ecco che ritornava di nuovo il dilemma di cosa avessi fatto ieri sera per avere fame ora...

Scossi la testa, sorridendo. Il mio pessimismo a volte stupiva perfino me: se avevo fame non poteva semplicemente voler dire che la leucemia non mi stava uccidendo? Nooo, ma ti pare? Dovevo per forza aver commesso qualche stupidata ieri!

Ero agli ultimi gradini della scalinata quando sentii delle risate femminili dietro di me.

Girai la testa, incuriosita.

In cima alle scale c'erano tre ragazze che mi guardavano e ridevano.

Perplessa, le ignorai e continuai camminare. Proprio mentre il mio piede toccava l'ultimo gradino, sentii la voce di una delle ragazzine dirmi di aspettarle.

Adesso ero più annoiata che altro, possibile che nessuno mi lasciasse andare a mangiare in santa pace oggi? Sembrava un complotto contro di me.

Tuttavia feci un sorriso gentile e le guardai, silenziosamente chiedendogli di parlare.

Tu sei brutta!” disse la più piccola, che dimostrava sì e no undici anni, e che non era quella grande bellezza lei per prima.

Poi il vero senso delle parole mi penetrò nel cervello: “Cosa hai detto, scusa?” ero certa di aver sentito male. Io queste tre non le avevo mai viste in vita mia, come potevano venire da me e dirmi una cosa del genere?

Che sei brutta. Come fa uno come lui a stare insieme ad una come te?” chiese un'altra, sprezzante, pronunciando l'ultima parola come se fosse un insulto.

Ora avevo capito, quelle mi avevano scambiato per un'altra, visto che io ero felicemente single.

No, scusate, guardate che vi sbagliate, io non sto proprio con nessuno.” dissi, facendo trapelare l'irritazione dalla mia voce.

La più grande, che mi superava in altezza di una buona testa, rise. Una risata piacevole, tra l'altro, chiara e limpida.

Allora sei solo una tipa da una botta e via? Ma è impossibile, abbiamo visto tutti come ti teneva. Io dico che sei la sua scopa-amica, ecco tutto.”

Sbattei le palpebre una volta.

Poi due.

Alla fine mi decisi a parlare: “Io. Non. So. Di. Cosa. State. Parlando.” scandii lentamente tutte le parole, cercando di inculcarle nei cervellino ristretto di quelle tipe.

La più piccola sbuffò: “Non siamo sceme! Siete su tutte le riviste di gossip.”

Questo è uno scherzo, vero?” chiesi, preoccupata, guardandole tutte a turno.

Cosa diavolo avevo combinato ieri sera? Io ero vergine, per l'amor del cielo! O lo ero ancora, dopo ieri?

La mia faccia era, per mancanza di un termine migliore, confusa.

La più grande mi passò una rivista, puntando la foto in copertina con le sue unghie smaltate di rosso.

Era uno scatto nitido, fatto di sera. Dovetti piegare la testa di lato per capire cosa ritraesse.

C'era un ragazzo che teneva in braccio una ragazza. Il ragazzo aveva una faccia familiare, e anche il corpo gracile della ragazza non mi era sconosciuto.

Ma non riuscivo ad identificarli con precisione. A meno che...

Cosa avevano detto su di me? Quella non potevo di certo essere io, no?
Ero stata così concentrata sulla foto che non mi ero accorta del titolone nero che c'era sopra:

Harry Styles con la sua nuova fiamma

La popstar è stata vista ieri sera in compagnia di una misteriosa ragazza di cui nessuno sa il nome, più informazioni a pagina 18.

Soffocai sulla mia stessa saliva, facendo un verso spaventosamente strano.

Sfogliai velocemente la rivista fino a pagina 18. C'erano altre foto. E in una si vedevano perfettamente le due figure in faccia, in una posa parecchio intima.

La ragazza, che ero davvero io, stava accarezzando i capelli dell'altro, un po' troppo vicina alla sua faccia.

Aspettate un attimo...

Tutti gli avvenimenti della sera precedente mi caddero addosso come una tonnellata da mattoni: il concerto, la borsa, il sangue e poi l'addormentarmi addosso a Harry. Certo, se mi avessero detto che il prezzo per un innocuo sonnellino era finire su tutti i giornali, mi sarei trattenuta!

Stritolai la rivista tra le mano, imprecando ad alta voce.

Ora ci credi?” chiese la ragazzina più piccola.

Ma si può sapere cos'è che volete da me?” stavo quasi urlando. Mi dispiaceva per tutti quelli mi avrebbero avuto attorno durante il giorno, perché già a quest'ora avevo esaurito la mia dose mensile di pazienza.

Niente, volevamo solo dirti che non lo meriti, Harry dovrebbe stare con una ragazza come noi, non con un... un mostro!” disse la più grande, sputacchiando.

Ma che... Quella non mi aveva dato del mostro, sicuramente. Come si permetteva quella sottospecie di gorgone di venire da me e dirmi una cosa simile!?

Se solo non avessi preso i vestiti di Marianna! Avrei risparmiato tempo e magari non le avrei nemmeno incrociate mentre scendevo. Beh, certo, poi l'avrei saputo comunque ma così era troppo brusca come cosa...

Oh, ma io lo sapevo di chi era la colpa: tutto questo non sarebbe mai successo se non fosse stato per Styles! Se solo mi avesse messa giù quando glielo avevo chiesto. Ora quel tipo l'avrebbe pagata.

Misi velocemente a punto un piano per trovarlo. Ieri Liam aveva detto che eravamo nello stesso albergo. Se andavo alla reception e chiedevo il numero di camera dei One Direction, dicendo che ero la ragazza di Harry, me lo avrebbero sicuramente dato.

Prima che le tre megere mi potessero fermare, corsi verso la reception, con la colazione che oramai era solo un lontano ricordo.

Mi fermai di botto davanti alla tipa che c'era al bancone.

Lei alzò la testa, spaventata dal mio arrivo improvviso.

Posso aiutarla?” mi chiese lentamente, guardandomi dalla testa ai piedi.

Io annuii e parlai con il tono di voce più spaventoso che avevo nel repertorio: “Mi ascolti, ho assoluto bisogno del numero di stanza dove alloggiano i One Direction.”

Gli occhi della donna si ingrandirono alle mie parole: “Non sono autorizzata a rilasciare questo genere di informazioni.”

Alzai gli occhi al cielo: “Senta, lei sa chi è Harry Styles?”

Lei annuì lentamente.
“Ecco, io sono la sua ragazza.” sapevo che non mi avrebbe mai creduto, ma per fortuna avevo ancora in mano la rivista con le foto di noi due assieme.

Infatti, come avevo previsto, lei fece una risatina nervosa: “Mi dispiace, signorina, ma-”

Senza lasciarla finire le sventolai il giornale sotto gli occhi: “Vede? Sono la sua ragazza! Ora, posso avere il numero della camera?” ero esasperata.

Va bene, ma non sparga l'informazione, la prego.” mi supplicò la donna mentre io annuivo, “È la 317.” mi disse, abbassando la voce in modo che nessuno sentisse.

Senza ringraziarla, mi fiondai su per le scale, fino al terzo piano.

311

Lo avrei ucciso quel maledetto ragazzo.

312

Ora, per colpa sua, sarei stata additata e insultata da tutte le loro fan perché non erano loro le prescelte o cavolate simili.

313

Continuando a correre, la mia mente si rifiutò di formulare altri pensieri coerenti attraverso la mia rabbia.

314

E nemmeno fosse stato vero! Harry stava solo cercando di essere gentile, non eravamo fidanzati! Dio, mi faceva schifo solo il pensiero...

315

Lo avrei fatto a fettine. Anzi, no. Prima lo avrei castrato, poi defenestrato e solo dopo lo avrei fatto a fettine sottili.

316

Già mi immaginavo la reazione di mia sorella: sarebbe impazzita dalla felicità. Invece, con ogni probabilità mia madre mi avrebbe diseredato.

317

Insomma, ma possibile che non arrivassi mai alla loro stanza?

318

No, aspettate un secondo. Io l'avevo già superata la loro camera!

Tornai davanti alla 317, fermandomi un secondo prima di bussare, giusto per vedere se riuscivo a controllare i miei impulsi omicidi.

 

POV di Harry

Ero tranquillamente nel limbo tra il sonno e la veglia, e mi ero accorto del freddo che faceva a dormire nudo. Senza coperte tra l'altro.

Quindi mi misi la coperta addosso, cercando di riaddormentarmi. Stavo anche facendo un bel sogno, qualcosa con una tipa molto sexy.

Ho vinto!” la voce di Louis mi perforò un timpano, facendomi quasi prendere un infarto.

Sempre senza aprire gli occhi, ero troppo pigro, lanciai un cuscino nella generale direzione della sua voce: “Stai zitto, Lou. Sto cercando di dormire qua.”

Eddai Harry, non è divertente con Liam!” si lamentò.

Lo ignorai completamente, fino a quando non sentii la sua mano avvicinarsi alla mia gamba.

Grugnii, cercando di scrollarmelo di dosso.

Continuò a risalire la mia gamba, fermandosi nei punti che sapeva essere i più sensibili.

Risalì più lentamente la coscia, facendo tornare in vita mini-Harry.

Lou.” gemetti.

Alzati, altrimenti continuo.” disse, ridendosela per le torture che mi stava facendo subire.

La sua mano su stava avvicinando, troppo vicina a... beh, lì.

Louis! Basta, fermati.” era già tanto se riuscivo ancora a trattenere i gemiti di piacere.

Solo se ti alzi dal letto.”

Rotolai giù dal letto, sfuggendo alle sue dita magiche. Aprii gli occhi di malavoglia, stiracchiandomi e strofinandomi gli occhi.

Mi girai a guardare dove fossero gli altri: Zayn stava ancora dormendo, ignaro di cosa mi stava succedendo. E Liam stava sfogliando il giornale, lanciandoci delle occhiate divertite di tanto in tanto.

Uhm, sei così dolce la mattina, ti potrei mangiare.” disse Louis, muovendo le sopracciglia in modo molto provocatorio.

Dovetti ridere, la sua faccia era troppo buffa: “Allora ti occupi tu di questo piccolo problemino?” chiesi, puntando alla tenda che si era formata con le coperte tra le mie gambe.

Non penso proprio, ma appena torna Niall ti può aiutare lui. E poi, non mi sembra tanto piccolo.” disse, facendomi l'occhiolino e distendendosi sul letto dove c'ero io fino ad un momento prima.

 

POV di Alex

Alex!” una voce mi fermò proprio nell'istante in cui stavo per bussare.

Girai di scatto la testa verso il malcapitato. Niall.

Stava sorridendo, un sorriso a trentadue denti. Si avvicinò a me, abbracciandomi.

La prima cosa che mi passò per la testa fu che quel ragazzo era davvero molto fisico. Poi mi persi nel tepore delle sue braccia. Mai in tutta la mia vita avevo mai conosciuto qualcuno che desse abbracci migliori dei suoi. Erano così morbidi e coccolosi. E il suo corpo si adattava al mio in tutti i punti giusti... No, ma cosa mi passava per la testa?

Io ero venuta per uccidere Harry, non per intrattenere pensieri poco casti su Niall!

Perché sei qua?” mi chiese appena ci staccammo dall'abbraccio.

Ecco, bastarono tre parole per ricordarmi del mio compito.

Soffocai un ringhio, mostrandogli la foto sulla rivista. Osservai attentamente la sua reazione.

Oh? Uhm... Ah!” stava emettendo una sfilza di versi completamente scollegati tra di loro, con gli occhi così grandi che per poco non gli uscivano dalle orbite.

Non l'avevo notato, ma i suoi occhi erano davvero stupendi, sembravano due topazi sotto il sole.

Alla fine li alzò verso di me, sorridendomi di nuovo: “Un bel problema. Vuoi entrare a parlargli?”

Non avevo proprio voglia di parlarci, ma l'intenzione era comunque quella di entrare.”

Lui rise, quella risata così contagiosa che catturò anche me nel turbinio.

Vieni dentro, anche se credo che stia ancora dormendo.” disse, aprendo la porta di scatto.

Con ogni probabilità la scena che mi si parò davanti mi avrebbe traumatizzato per il resto della mia breve vita.

In un primo momento tutti si girarono a guardare me e Niall, ma nessuno parve davvero accorgersi di me fino a che Harry non urlò. E intendo proprio urlare, nel senso che sembrava una fangirl impazzita davanti ai proprio idoli. Si coprì con il lenzuolo bianco, per quanto potesse fare, e cercando inutilmente di nascondere la protuberanza tra le sue gambe.

Io... Styles, ti prego, dimmi che non sei nudo là sotto.” gli dissi, anche se non riconobbi la mia stessa voce.

Lui divenne rosso come un pomodoro: “Ehm, e se ti dicessi che lo sono?”

Lo guardai per qualche secondo senza parlare.

Ti do due minuti per metterti qualcosa addosso, Styles.” gli urlai contro.

State zitti! Ma chi ca-oh, sei tu.” Zayn, di cui non mi ero nemmeno accorta, si alzò dal letto, il suo tono di voce passando comicamente dal seccato al piacevolmente sorpreso.

Harry non si era ancora mosso da terra.

Styles,” lo avvertii, “non stavo scherzando. Hai ancora un minuto.”

A quel punto lui si alzò e corse verso il bagno: “Lou! Muoviti, portami qualcosa da mettermi.”

Zayn si stiracchiò, mettendo in bella mostra tutti i suoi muscoli: “Ma tutta questa fretta?”

Non sei nudo anche tu, voglio sperare?” gli chiesi.

Però dovevo ammettere che la cosa non mi sarebbe dispiaciuta più di tanto.

Lui scosse la testa: “Però non hai risposto alla mia domanda.” mi fece notare con un ghigno.

Oddio, ma come faceva ad essere così attraente anche di prima mattina?

Abbiamo un piccolo problemino.” dissi solo, rimandando la conversazione per quando fosse uscito Harry.

Chi mi ricorda!” esclamò Louis, facendo l'occhiolino a Liam.

Questi erano fuori di testa...

 

N.d.A. Vi amo :') 11 recensioni, 11!! Non so cosa dire, mi avete veramente stupita, vi ringrazio tanto :) E infatti ho aggiornato velocemente (per i miei standard XD).

Ma torniamo al capitolo. Ho solo due parole per descriverlo: fa schifo.

Ho cercato di renderlo più movimentato, ma sembra un tema di una bambina di seconda elementare.

Bah... E poi mi sono detta che forse vi sarebbe piaciuto vedere dentro il cervello di qualcuno che non fosse Alex, ma anche il POV di Harry è stato un fallimento totale D:

Ma lascio che siate voi ad insultarmi :D

Ele

P.s. Oggi voglio fare pubblicità alla cara Artemis_S, che è una scrittrice davvero brava :) e che scrive davvero bene, con un sarcasmo stupendo XD

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Capitolo 13
*** Incertezze ***


Seduta di fianco a Niall, sul suo letto, aspettavo poco pazientemente che Styles uscisse dal bagno.

Erano già passati venti minuti, cominciavo a pensare che fosse caduto nel water.

Già che la mia pazienza non era tanta nei giorni buoni, ma ora ero al limite di rottura. Stavo per spezzarmi e uccidere tutti. Possibilmente con un fucile, perché a mani nude mi si sarebbe spezzata un'unghia. Certo, come no, perché a me importava molto delle mie unghie...

Datti una mossa!” urlai contro la porta chiusa, quasi riuscivo a vedere il fumo uscire dalle mie orecchie.

Arrivo, arrivo.” si sentì Styles rispondere da dietro la porta. La chiave girò nella toppa, e lui uscì.

Oh, grazie al cielo sei uscito!” ringraziò Zayn, dirigendosi a sua volta verso il bagno.

Io quel momento probabilmente la parte normale di me morì, quando lui si girò, tranquillamente in boxer. Il suo lato B era quasi meglio dei suoi addominali. Quasi però, il suo lato A non lo batteva nessuno. Si muové sinuosamente verso il bagno, e io non potei fare altro che fissarlo fino a quando non si chiuse la porta alle spalle.

Harry mi sventolò una mano davanti alla faccia con un sorrisetto acuto. Aveva ancora i capelli umidicci per la doccia che si era fatto.

I suoi riccioli, da bagnati, sembravano molto più lunghi, e non avevano tutto quel volume, ma ricadevano intorno alla sua testa in boccoli separati.

Sembrava un angioletto, con quel sorriso tutto fossette. Gli mancava solo l'aureola.

E poi il mio sguardo cadde sulla rivista che ancora stringevo in mano. Sbuffai, altro che angioletto, la sua mossa molto intelligente mi avrebbe rovinato la vita.

Me lo sentivo, se fossi andata a vedere i commenti su una di quelle foto, sarebbero state piene di 'oddio che brutta' e 'Harry ti meriti di meglio'.

Non avevo bisogno di altre demoralizzazioni.

Harry si sedette di fianco a me, stringendomi in un abbraccio appiccicoso per lo strato di umidità che lo ricopriva. E bagnandomi il collo con l'acqua impregnata nei suoi capelli.

Ce ne hai messo ti tempo.” borbottai, trucidandolo con uno sguardo.

Lui ridacchiò: “Sono una star, ho bisogno di curare il mio aspetto esteriore.” disse, facendo finta di gonfiarsi con orgoglio.

Lo guardai per un secondo: era completamente serio. Un angolo della mia bocca si torse verso l'alto.

Lui. Una star. Sì, come no. Scoppiai a ridere, non riuscendo più a trattenermi. Cercai di recuperare il fiato per rispondergli.

Ci misi un po', ma alla fine riuscii a riprendermi, lanciandogli un'occhiata divertita: “Lo sai vero che tutto il vostro successo è dovuto alle vostre belle faccine?” puntai le facce dei Motionless in White sulla mia maglietta, “Loro sono star, i Black Sabbath sono star, gli Asking Alexandria sono star. Voi? Siete al livello di Justin Bieber.”

Niall mi guardò con quei suoi occhioni giganti, mettendomi in soggezione: “Cos'ha Justin che non va? È un cantante così bravo!”

Dietro a Niall, Liam stava scuotendo la testa energeticamente, facendomi segno di stare zitta.

Corrugai le sopracciglia. Oggi non ero per niente in vena di essere ordinata in giro come un cagnolino. Oggi le cose si facevano a modo mio.

E poi le parole di Niall si registrarono nel mio cervellino atrofizzato: “T-ti piace Justin Bieber?”

li guardai tutti, uno alla volta, “Cavolo, già era chiaro prima, ma ora ne ho finalmente la conferma.”

Io lo sapevo.

Di cosa stai parlando?” mi chiese Harry, intento a far pensare il suo unico neurone ad una risposta.

Fate i cantanti, vi piace Justin Bieber, vi vestite come tali, ormai è sicuro, siete tutti gay.”

Tutti ci rimasero di sasso.

Mi mossi, a disagio. Questa non era certo la reazione che volevo.

Come hai detto, scusa?” chiese Liam, guardandomi con la bocca socchiusa.

Pure sordi erano?

Ho detto che siete gay.” ripetei, aspettando che uno dei cinque smentisse.

Niente, continuavano solo a fissarmi con quegli sguardi stupiti. Tutti tranne Niall, che mi guardava con le lacrime agli occhi. Ma cosa avevo detto di tanto sconvolgente?

E poi Louis e Harry si scambiarono un'occhiata, sorridendo.

C-cosa?” gli chiesi, vedendo Louis alzarsi e venire verso di me.

Si sedette di fianco a me, mettendomi un braccio attorno alla vita, e Harry fece lo stesso dalla parte opposta.

Louis mi sorrise, divertimento puro nel suo sguardo: “Uno.”

Uno cosa?” chiesi, guardando la faccia complice di Harry.

Due” disse quest'ultimo, facendomi la linguaccia.

E per fortuna che questi erano pure adulti e tutto. O, per lo meno, maggiorenni...

Tre!”

Cominciarono a farmi il solletico. L'ho già detto che soffro il solletico da morire?

Cominciai a cercare di divincolarmi a destra e a manca, cercando di allontanarmi dalle loro dita malefiche.

Cominciai a ridere fino a farmi venire le lacrime agli occhi.

B-b-basta!” continuavo a ridere come una pazza.

Anche Louis e Harry stavano ridendo, divertendosi come bambini davanti ad un giocattolo nuovo.

Harry si fermò per un secondo: “Allora? Non hai niente da dire?”

Cercai di stabilizzare il mio respiro, ma con Louis che continuava a torturarmi era impossibile.

No, io” Harry si riunì a Louis nel farmi il solletico, “No, basta, scusa!”

Mi fermarono all'improvviso.

Il mio respiro accelerato cominciò a calmarsi, mentre io cominciavo a srotolarmi dalla posizione contorta in cui ero finita.

Cavolo, ma cosa vi prende?” gli domandai, facendo una smorfia.

Loro due si limitarono a ridere. Ma la loro risata si spense subito, quando lanciarono un'occhiata verso i loro compagni.

Mi girai anch'io. E sentii una stretta allo stomaco a quella vista. Era strano pensare come potessi passate dalle risate al sentirmi uno schifo per quello che avevo fatto.

Lentamente, quasi esitante, feci un passo avanti, verso di lui.

Niall...” non sapevo cosa digli, ma il sorriso incoraggiante di Liam mi fece avvicinare ai due.

Niall era disteso a pancia in giù sul letto, con la testa sotterrata nel cuscino. Le sue spalle scuotevano impercettibilmente. Liam era seduto di fianco a lui, sussurrando qualcosa nel suo orecchio.

Stavo sperando ardentemente che non fosse in quello stato per le mie parole di prima.

Mi sedetti di fianco a Liam, chiedendogli silenziosamente delle spiegazioni.

Lui si passò una mano tra i capelli, puntandomi con l'indice.

Io. Ero io che l'avevo messo in quello stato.

Ora sì che mi sentivo in colpa. Sensi di colpa schiaccianti, che sembravano volermi soffocare.

Uscite, tutti e tre.” mimai con le labbra, per non farmi sentire da Niall.

Liam mi guardò, dubbioso, ma non mi contestò.

Harry invece aveva le sue obbiezioni da fare: “E dove andiamo?”

Ci pensai su un secondo, prima di decidere che a Marianna non sarebbe dispiaciuto un risveglio con i suoi idoli attorno. Diedi a Liam le chiavi di camera nostra.

Velocemente, e senza fare confusione, uscirono tutti, chiudendo la porta con un piccolo scatto che, ne ero certa, Niall aveva sentito.

L'unico rumore nella stanza erano i nostri respiri e lo scroscio dell'acqua della doccia che Zayn stava usando.

Niall.” sussurrai di nuovo, toccandogli una spalla leggermente.

Il suo respiro si fermò un istante prima di riprendere il suo corso: “Cosa vuoi ancora?” mi chiese, brusco.

Tolsi la mano della sua spalla: “Niall, ascoltami.” gli ordinai, cercando di sembrare più sicura di quello che in realtà non fossi.

La sua testa bionda si girò leggermente verso di me, ma non riuscivo ancora a vederlo in faccia.

Le sue spalle ebbero un altro singulto. Lo conoscevo da meno di dodici ore, ma vederlo in quello stato mi stava uccidendo. Com'era possibile che il suo dolore mi facesse questo effetto?

Dai, Niall, fammi un po' di posto, se no cado giù dal letto.” tentai di alleggerire la situazione.

Lo spinsi in modo sia da riuscire a distendermi accanto a lui sia a vederlo in faccia.

Eravamo a meno di cinque centimetri di distanza, i nostri nasi praticamente si toccavano.

Aveva quegli stupendi occhioni azzurri leggermente arrossati per il pianto e i capelli spettinati.

Lentamente, per non spaventarlo, spostai i suoi capelli da davanti alla fronte: “Sai che non penso veramente quello che ho detto, ero solo arrabbiata.”

Ok, non era vero, pensavo veramente che un ragazzo che ascoltava Bieber era gay, ma non sarei certo andata a dirglielo.

Una risata amara uscì dalla sua bocca. Non gli si addiceva per niente, lui era più da sorrisi dolci e risate cristalline.

Tutto quel risentimento sembrava uno sconosciuto sul suo volto: “Non è vero.” disse semplicemente, senza inutili giri di parole.

Ecco, io non ero brava in questo genere di cose: “Niall... senti, io... vedi-oh, al diavolo. Ascoltami bene, Niall, ti dirò tutto quello che penso su di questa storia: la musica Justin Bieber non mi piace, quella di voi cinque non mi piace. Io ascolto altra musica, ma ciò non significa che non mi possiate piacere caratterialmente, no? E, sì, penso che se un ragazzo ascolta Bieber è gay. Ma se tu mi dici che non lo sei, allora non lo sei. Punto, fine.”

I suoi occhi giganti si fissarono dentro i miei, facendo perdere coerenza ai miei pensieri: “Non era questo il problema. O almeno, non il centro del problema.”

No? E cosa allora?” la direzione presa dalla conversazione mi stava confondendo.

Lacrime fresche tornarono sul suo viso: “Io... Sono la pecora nera del gruppo.” ammise, la sua voce spezzata.

Quella fu una specie di botta in testa: “In che senso?” chiesi cautamente. Ero sicura di essermi cacciata in un guaio più grande di me.

Le fan dicono che rovino il gruppo. Ho i denti storti e non ho lo stesso fisico degli altri ragazzi. Io canto male, non mi merito nemmeno di essere nel gruppo.” la sua voce si ruppe alla fine e una lacrima solitaria scese lungo la sua guancia.

Era una scena a dir poco surreale: io, una quindicenne leucemica, stavo consolando una popstar diciannovenne che pensava di non saper cantare.

Non sapevo come rispondergli, perché lo vedevo dannatissimamente bene anch'io che i suoi denti non erano proprio perfetti.

Alla fine optai per la dura verità: “Niall. Un problema alla volta. Hai i denti storti? Anch'io ce li avevo, poi ho messo l'apparecchio per un anno e ora sono dritti. E anche se sono storti, a chi dovrebbe importare? Poi, se davvero ci tieni così tanto all'impressione che dai, allora vai in palestra una volta alla settimana e vedrai che il tuo fisico diventerà anche meglio di quelli di Liam e Zayn messi insieme. Personalmente, a me non importa, e non dovrebbe importare neanche alle fan, visto che comprano i vostri dischi per sentirvi cantare, non per vedervi fare lo spogliarello, no? Il che ci porta al terzo problema...” sospirai, guardando la sua faccia un po' più luminosa.

Canta.” gli ordinai a bruciapelo, avendo trovato il metodo giusto per affrontare le sue paure.

I suoi occhi si allargarono e scosse flebilmente la testa. Aprì la bocca per dire qualcosa, con ogni probabilità una scusa per non farlo.

Gli tappai velocemente la bocca con la mano: “No, tu ora canti.” gli dissi di nuovo, “Qual'è la tua tua canzone preferita del vostro disco?”

Lui sorrise, “More Than This.”

Bene, allora mi canti un pezzo di questa.”

Lui restò zitto, guardandomi. Lo presi mentalmente a sberle e addolcii il mio tono: “Niall, io ti voglio aiutare. Ma io ha quindici anni, tu ne hai diciannove. Chi credi che dovrebbe avere dei problemi tra noi due? Certo, tu hai la pressione dei media, ma che cavolo! Io ho la leucemia! Io sto per morire e tu ti preoccupi di avere i denti storti?”

Lui abbassò lo sguardo, dalla tinta rossa delle sue guance capii che doveva essere imbarazzato: “Io... mi dispiace. Posso fare qualcosa per aiutarti?”

Gli sorrisi gentilmente. Certo che la sua presenza mi stava davvero trasformando in una specie di personcina tutta peace and love.

Sì, puoi cantare quando ti dico di farlo. E per aiutarmi potresti anche credere di più in te stesso.”

La sua faccia da cucciolo si rischiarò, facendomi intravedere il cielo nei suoi occhi. Si mise seduto, preparandosi a cantare. Lo guardai attentamente, e appena cominciò notai che la sua faccia aveva cambiato espressione. Da triste era passato ad uno stato di felicità completa, come se cantare potesse risolvere tutti i suoi problemi.

If I'm louder, would you see me? Would you lay down in my arms and rescue me? 'Cause we are the same, you save me, when you leave it's gone again. And then I see you on the street, in his arms, I get weak, my body fails, I'm on my knees praying.”

Alzai una mano per fermarlo.

Per accertarmi di un rumore che avevo sentito mentre cantava, mi girai verso la porta del bagno. E sorrisi furbescamente. Zayn era appoggiato con una spalla sullo stipite della porta e un sorriso sincero sul viso.

Forse la prima volta che gli vedevo addosso un'emozione sentita.

Allora, è stato così terribile?” mi chiese, cercando di usare un tono leggero, ma mi accorsi che in realtà era preoccupato perché si stava mordicchiando il labbro inferiore.

No, Niall, la tua voce è stupenda, per non dire che quel tuo accento mi fa sciogliere. Ora vediamo come se la cava Zayn.” dissi ridacchiando.

Niall aggrattò la fronte: “Ma Zayn è in-” si girò a guardare il bagno, ritrovandosi davanti il suo amico.

Zayn mi lanciò un'occhiataccia, prima di sospirare rumorosamente e venire verso di noi.

Cos'è che devo fare?” chiese in tono spazientito.

Cantare.” dissi in coro con Niall, ghignando quando inarcò un sopracciglio per la sorpresa.

Poi sorrise a sua volta: “Ieri non ti è bastato?”

Canta e basta.” sbuffai.

Lui scosse la testa. Com'era questa cosa? Erano cantanti eppure entrambi andavano pregati se volevi farli cantare.

Ti rifiuti?” gli chiesi, ghiacciandolo con il mio tono minaccioso.

Niall scoppiò a ridere.

Oh, no. Dico solo che non faccio nulla senza un compenso.”

Senza volerlo emisi un suono sibilante che sembrava quello di una vipera arrabbiata.

E questo cosa vorrebbe dire?” gli domandai, facendo appello a tutto il mio autocontrollo per non urlargli contro.

Lui si picchiettò le labbra increspate con il dito indice: Voglio un bacio.”

Lo guardai inorridita: “Che schifo, no! È quasi pedofilia, pervertito!” le mie parole provocarono un altro giro di risate da parte di Niall.

La sua faccia non cambiò espressione, ma si accese uno scintillio di divertimento nel suo sguardo.

Sospirai drammaticamente: “E ora, Niall? Come faremo senza l'aiuto del prode Zayn?”

La risata esplosiva di Niall contagiò anche me, e mentre ridevamo sentimmo il materasso sprofondare vicino a noi, segno che Zayn era venuto a sedersi sul letto con noi.

Sai, dovresti ridere di più: hai una bella risata.” mi fece notare Zayn.

Rimasi muta come un pesce, boccheggiando mentre lo guardavo.

Il che portò Niall a ridere fino alle lacrime.

Zayn mi fece l'occhiolino, facendo perdere un paio di battiti al mio povero cuore.

Non fraintendete, non provavo niente per quel ragazzo. E come potevo provare qualcosa per una persona che conoscevo da meno di dodici ora? Non era possibile.

Ma l'attrazione fisica c'era eccome!

Cavoli, quel ragazzo era a dir poco perfetto.

Si avvicinò al mio orecchio, mentre il mio cuore si faceva così rumoroso che anche lui lo poté sentire tranquillamente.

Uno a zero per me.” mi sussurrò.

Senza perdere tempo, alzai gli occhi al cielo e gli mostrai chiaramente il terzo dito.

Girai la testa di scatto quandola porta si aprì.

Gli altri tre membri dei One Direction entrarono nella stanza, con un Harry che reggeva un quaderno dall'aria familiare.

Alex!” urlò Louis buttandosi addosso a me.

Ehm, ciao anche a te Louis.” dissi mentre cercavo di divincolarmi dalla sua presa.

Tua cugina è uscita, Alex.” mi informò Liam andandosi a sedere sulla sedia di fronte al letto dov'eravamo tutti schiacciati.

Sbuffai: “Perfetto, un'altra giornata molto emozionante.”

Harry sollevò in aria il quaderno: “E invece no! Ci ha chiesto di tenerti compagnia, ed eccoci qua, cinque buffoni di corte tutti per te.” disse, scoccandomi un sorriso a 32 denti.

E quello cos'è?” chiesi, puntando il quaderno che ora stava leggendo attentamente.

Lui mi ignorò del tutto.

Louis!” urlò poi il riccio, correndo verso il suo compagno. E cadendo su di me nel processo.

Lo spintonai lontano da me, rotolando contro qualcun altro.

Certo che in cinque su un letto solo non ci stavamo mica tutti.

Due braccia calde si avvolsero attorno al mio stomaco, spaventandomi.

Buttai la tasta all'indietro e, vedendo Niall e non quel maniaco sessuale di Zayn, mi permisi di rilassarmi, appoggiando la mia testa contro il suo petto.

Niall era davvero comodo.

Mi girai per guardare Harry, che stava parlando fitto fitto con Louis e Zayn. Quest'ultimo stava annuendo, ridacchiando piano.

Alex...” cominciò Harry lentamente.

Che c'è?” chiesi, chiudendo gli occhi e mettendomi più comodamente su Niall.

Cosa ne dici di fare un giretto con Zayn più tardi?”

Aprii gli occhi, guardandoli tutti e due: “E dove andiamo di bello?”

Harry scambiò un'occhiata complice con Zayn: “Beh, pensavamo che magari avevi voglia di farti un tatuaggio.”

Rimasi ferma e immobile per qualche istante: “Non capis...”

La mia mente collegò tutti gli avvenimenti insieme: “Styles, io prego per te che quello che hai in mano non sia il mio quaderno.” dissi tranquillamente.

Lui lo strinse, protettivo, ma non mi rispose.

Tanto la risposta la sapevamo tutti: “Styles, io non so più cosa fare con te.”

Lui mi lanciò un altro dei suoi sorrisi abbaglianti, prendendo la mia frase come un complimento.

Mi alzai in piedi, stiracchiandomi e strappando dalle mani di Harry il mio quaderno e le chiavi della mia stanza: “Io vado in camera mia, tu leggi la rivista che ho lasciato qua, credo che ci siano un paio di cosette che ti potrebbero interessare.”

Mi avvicinai alla porta, aprendola sotto gli sguardi stupiti dei ragazzi. Quattro ragazzi. E Liam dov'era? Magari era andato dalla sua ragazza, avevo capito che ne aveva una.

Stavo per chiudermi la porta alle spalle: “Addio.” dissi a voce abbastanza alta per potermi sentire.

Camminai velocemente fino alla mia stanza, aprendo la porta e assaporando il silenzio piacevole.

Mi girai e guardai verso il mio letto.

Ecco, in un certo senso me l'aspettavo. Un paio di occhi nocciola si puntarono nei miei.

Ciao Alex.” disse con un sorriso calmo.

Lasciai cadere il mio quaderno con la lista di cose da fare prima di morire sul letto rifatto di mia cugina, andandomi a sedere di fianco all'intruso.

Ciao Liam.”

 

N.d.A. Ok, qua la tirerò per le lunghe, siete avvertite :) Prima di tutto, vi ho detto una bugia. Pensavo di riuscire a farci stare tutto in capitolo, e invece ho dovuto spezzare anche questo, se no non finiva mai... Ma tutto sommato non mi sembra così male, pur essendo un capitolo di intermezzo. No, non è vero, è proprio brutto.

Ok, volevo ringraziare cinque persone molto speciali: Emme653, KagamineTwins, MeriLife1D, MsStylinson e SerenaZM. Perché, a mia grandissima sorpresa, mi hanno messo tra gli autori preferiti. Grazie!! :) Mi ha fatto davvero tanto piacere XD

Bando alle ciance (?) oggi volevo proporvi una piccola cosetta che ho trovato l'altro giorno mentre non avevo niente da fare. È un pezzo di un twit di una directioner, che tratta delle reazioni che hanno le altre fan alla notizia che uno dei cinque si è fidanzato. Leggetelo, fa morire :') oltre che essere (purtroppo) vero.

 

-Zayn frequenta una tipa: non fa niente, non sono fidanzati, stanno solo uscendo assieme.
(salto Niall perchè ovviamente a voi sta bene se si mette con qualcuno perchè lo trattate come il deforme infelice del gruppo)

-Liam è fidanzato: oddio quant'è bella Danielle, è stupenda, ha quei capelli bellissimi(come se non aveste mai visto una donna coi capelli ricci), balla benissimo(non ci credo che voi in un video musicale vi mettete a guardare i ballerini), ha un corpo perfetto, è adorabile e gentile(vi ricordo di "bitches", okay)
-Louis è fidanzato: (dato che avete scarsa fantasia, ripeto le stesse cose di Danielle) oddio ma è stupenda, ha dei vestiti bellissimi (ma wtf?!), ha un sorriso bellissimo, ha delle gambe da favola (ma vi piacesse la ciuca?), è adorabile e gentile (no, è che lei non è tanto stupida da offenderci in pubblico come l'amica sua).
-Harry è fidanzato: ZAN ZAN ZAN ZAAAAAAAAAAAAAN.
PER CARITA' DI DIO! HARRY NON SI PUO' FIDANZARE!
HARRY NON PUO' TOCCARE NESSUNO. HARRY NON PUO' DIRE CHE UNA RAGAZZA è "nice" tanto meno "pretty" ma secondo me manco "normal"...
CRISTO PIETA', HARRY E' CIECO, NON PUO' MANCO GUARDARLE LE RAGAZZE.
Se Harry si fidanza, la sua ragazza è A PRESCINDERE: una troia, puttana, cessa dentro e fuori, lo sfrutta, lo usa, lo illude e chi più ne ha più ne metta.
Preferenze? Fate voi. Io vi ho solo mostrato la realtà dei fatti.

 

@aahthelight su twitter

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Capitolo 14
*** AVVERTIMENTO ***


Ehm...
Sinceramente non so con che coraggio mi ripresento dopo qualcosa come sei mesi.
Volevo solo dire che, rileggendo la storia, lo stile che avevo adottato per scriverla non mi convince più, così come alcuni degli eventi che sono decisamente irrealistici, scritti male oppure con qualche loop spazio-temporale che non mi spiego bene.
Ecco, vedete, ho deciso di cominciare a rivedere la storia dai primi capitoli e revisionarla tutta, stravolgendo alcuni degli avvenimenti.
Mi dispiace tanto per tutti quelli che stavano seguendo questa fanfiction e speravano in un possibile continuo, mi auguro di non metterci troppo a sistemare i capitoli...
Un bacio,
Ele

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