Prigionia.

di HermLOL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In gabbia. ***
Capitolo 2: *** Inizio dei giochi. ***
Capitolo 3: *** Squadre. ***



Capitolo 1
*** In gabbia. ***


Era una giornata come le altre, almeno in apparenza.

Era il 26 Novembre del sesto anno ad Hogwarts di Harry, Ron ed Hermione.
Era un lunedì, e come ogni inizio settimana erano tutti in ritardo. Tutti tranne Lavender Brown, stranamente, e Severus Snape.
Entrambi erano diretti in sala grande per la colazione. Lei uscì di fretta dal dormitorio e attraversò di filato la sala comune, e lui camminò a passo di marcia fuori dal suo ufficio, diretto verso la porta che rivelava l'uscita dei sotterranei. Lei si attardò a controllare che i suoi ricci fossero tutti perfettamente annodati tra loro da fiocchetti colorati mentre lui, otto piani più sotto, apriva la porta dei sotterranei.
Ma Severus Snape non si ritrovò davanti la scalinata che portava ai piani alti.

Una decina di minuti dopo, anche Lavender Brown passò oltre il ritratto.
E anche lei non si ritrovò davanti ciò che si sarebbe aspettata di vedere.

Entrambi erano finiti in una stanza circolare, molto ampia, con un enorme camino accanto alla porta da dove erano entrati, tanti tavoli e tanti divani e poltrone disposti a circolo.

La ragazza si guardò intorno a bocca aperta, camminando in avanti, senza accorgersi minimamente della presenza del professore.

L'uomo era seduto a braccia incrociate su un divano, con l'aria cupa. Appena vide la ragazza alzò gli occhi al cielo e sbuffò, scocciato: si era aspettato la Granger, che era sempre puntuale, non quel disastro ambulante della Brown.

"Signorina Brown, se non guarda dove mette i piedi finirà per..." non fece in tempo a concludere la frase che la ragazza andò lunga distesa, inciampando in una piega dell'immenso tappeto che ricopriva il pavimento. "..cadere." concluse ghignando il professore, alzando di nuovo gli occhi al cielo, senza alzarsi per aiutarla.
Lavender, a terra con la faccia nel tappeto polveroso, borbottò qualcosa sulle scarpe autoallaccianti e si rialzò, spolverandosi la gonna, con i riccioli biondi sparati in tutte le direzioni. "Professor Snape!" trillò sorridendo, come se non fosse successo niente e quella fosse una normale lezione alla quale per puro caso lei era arrivata prima "Da dov'è uscito? Non l'avevo vista.".
Il professore alzò per la terza volta gli occhi al cielo "Sono sempre stato qui, signorina Brown." aggrottò la fronte guardandola sedersi su una poltrona "Bell'acconciatura, comunque." la prese in giro con tono ironico.
"Oh, grazie! Mi sono alzata prima proprio per farla!" rispose allegra lei, giocherellando con un fiocchetto verde e non accorgendosi minimamente del tono dell'uomo. "Comunque, professore, se voleva un appuntamento con me poteva benissimo dirlo, non c'era bisogno di trasfigurare il pianerottolo in una stanza così enorme.. " aggiunse poi con tono squillante, attorcigliandosi una ciocca bionda su un fdito e guardandolo sbattendo le ciglia.
Severus sgranò gli occhi "BROWN! MA CHE DIAMINE VA DICENDO?! Non chiedo appuntamenti alle studentesse! E se proprio dovessi farlo, non lo chiederei a lei. E poi ne so quanto lei su questa stanza, per Merlino!" sbraitò il professore indignato.
Nel mentre, la portà in fondo alla stanza si aprì nuovamente ed entrò uno spettinato Draco Malfoy, ancora in pigiama. Si fermò sulla soglia con un'espressione confusa, spostando lo sguardo dal professore a Lavender e viceversa.
"Professore? Brown? Non capisco.. io.. perchè non sono nel bagno della sala comune? " balbettò grattandosi la testa.
"Signor Malfoy, non lo so, ma è prudente che lei rimanga qui, finchè.." "Malfoy, bel pigiama!" "...finchè non verrò a capo di questo mistero. Brown si tenga per sè commenti idioti, per favore, o sarò costretto a toglierle punti.".
Il biondo guardò in cagnesco Lavender, che si affrettò a concentrarsi sulle sue doppie punte, poi si rivolse al professore "Professore, ma sono in pigiama! Non posso nemmeno andare a cambiar..." "MALFOY, TACI E SIEDITI." gli intimò il professore: non voleva rimanere solocon quella pazzoide bionda. Il ragazzò, rassegnato, si sedette accanto a lui,borbottando qualcosa su suo padre.
Dopo un attimo di silenzio, la porta si aprì di nuovo, ed entrò una scapigliata Hermione Granger, in camicia da notte. Ferma sulla porta, sgranò gli occhi imbarazzata e fece qualche passo indietro, guardando i tre che la fissavano.
"Accidenti Mezzosangue, non credevo avessi tanto buon gusto. Pizzo?" commentò beffardo il biondo squadrandola con aria schifata e divertita da capo a piedi, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del professore.
"Signorina Granger, si copra! Le tolgo dieci punti per l'abbigliamento indecente. E gliene toglierò altrettanti se non si sbriga a sedersi, invece di rimanere lì impalata sulla porta." Sibilò il professore compiaciuto: In fondo, la situazione stava diventando divertente. Aveva persino avuto l'opportunità di punire la So-tutto-io!
"Biondino, TACI e pensa al tuo di pigiama! Cosa?! Professore, io non.. che cosa.. dove siamo?" balbettò Hermione, coprendosi come poteva, imbarazzatissima, e andandosi a sedere il più lontano possibile da Lavanda, che l'aveva ignorata.
"Non lo so signorina Granger, ma se sta zitta e mi lascia pensare forse arriverò a qualche conclusione.".

Dopo neanche un quarto d'ora, si sentì bussare ed entrò un  ragazzo non troppo alto, ben piazzato, spettinato e con solo i pantaloni del pigiama. "BIONDINO OSSIGENATO CHI HAI TROVATO IN BANGO, CHE SEI ANCORA C..." esordì ad alta voce, ma si bloccò vedendo il quartetto che lo fissava allibito. Deglutì incrontrando lo sguardo di disapprovazione di Severus Snape.
"Daniel primo copriti, non voglio che per colpa di mio nipote alla signorina Brown e alla signorina Granger venga un infarto. Secondo, non urlare, sto cercando di capire perchè diamine siamo tutti qui." disse con voce pacata Severus, guardando il nipote che si buttava sul divano accanto alla Granger, facendola sbuffare e facendo diventare rossa fino alla punta dei capelli la Brown.

Piano piano la stanza iniziò a riempirsi di studenti, chi in pigiama, chi assonnato, chi con qualche libro in mano. Quando arrivarono Harry e Ron, Lavanda quasi svenne, ed Hermione cacciò da accanto a sè il nipote del professore, per far posto ai suoi due migliori amici.

Nel marasma generale, si stava entrando nel panico. Per quanto il professor Snape cercasse di ristabilire la calma, tutti erano preoccupati per quell'assurda situazione in cui si trovavano. Proprio mentre il professore sbraitava chiedendosi dove fossero finiti tutti gli altri priofessori, si aprì la porta ed entrò un altissimo Albus Silente,con un eccentrico mantello lilla e un cappello a punta. Non appena mise piede nella stanza, tutti si zittirono. Severus allargò le braccia, per una volta contento di vederlo, e gli andò incontro.

"Albus! Finalmente. Sai che diavolo sta succedendo?"

Il preside lo guardò con espressione grave, poi disse con voce chiara, ma velata di preoccupazione: "Tutto quello che so, Severus, è che siamo in gabbia. Non possiamo uscire dai cancelli del castello. Qualcuno, o qualcosa, ci ha confinati qui.".

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Capitolo 2
*** Inizio dei giochi. ***


Il gioco è cominciato
per vincere dovrete
trovare di filato
ciò che nascondete.

 
 
Quando finalmente tutta Hogwarts fu riunita in quell'enorme stanza che sembrava allargarsi di più ogni volta che entrava qualcuno di nuovo, il preside chiese silenzio.
"Severus, aiutami, fammi da scaletta."
"Scaletta? Albus?"
"Sì, Severus, scaletta! Ingonocchiati e metti le mani a conca, io userò le tue mani come una scala. Hop, hop!"
 
Severus guardò il preside come se gli fosse appena stato chiesto di mangiare un uovo di Doxy fritto, alzò gli occhi al cielo e si chinò, pensando che se si spostava lasciandolo cadere forse avrebbero avuto qualche speranza di sopravvivere a quella situazione assurda. Il preside sorrise benevolo e alzò di un po' la veste, per mettere meglio il piede sulle mani dell'insegnante.
 
"Albus! Copriti!" disse scandalizzata la McGranitt, coprendo l'obiettivo della macchinetta onnipresente di Colin Canon.
"Minerva! Non distrarlo, potrebbe perdere l'equilibrio e cadere. Sarebbe una grave perdita, chi ci salverebbe poi?" l'ammonì sarcastico Severus, facendo ridere molti studenti. Li fulminò con lo sguardo e guardò il vecchio, che si stava dilettando a fare l'equilibrista con un piede solo sulle mani di Severus. "Albus si può sapere che diamine stai facendo? Sii serio o ti scaravento veramente giù dalla.. scaletta!" disse irritato l'uomo, e il preside si raddrizzò, stizzito. Dopodichè si alzò l'altra estremità della veste -costringendo Minerva a sequestrare la macchinetta a Colin- e salì sul tavolo al centro della stanza. Una volta in piedi sul tavolo, il preside si puntò la bacchetta alla gola ed esclamò: "Sonorus!" così che la sua voce si sentisse per tutto il castello.
Severus alzò gli occhi al cielo e si tappò le orecchie, poi tentò di rialzarsi, ma un sonoro 'crack' lo avvertì che la sua schiena era rimasta bloccata. I suoi due nipoti, Daniel e Medea, accorsero subito, lo presero in braccio e lo depositarono su un divano, poi tornarono davanti al tavolo per ascoltare il discorso del preside, lasciando lo zio a borbottare qualcosa sulla sua pensione.
 
 
Mentre il preside si accingeva a parlare, con un sordo ‘puff’ proprio davanti agli occhi di Severus apparve un foglietto rosa shocking, che fluttuò davanti al suo viso e si posò sul suo naso adunco.  Il professore sibilò irritato, poi se lo tolse bruscamente dal naso e lo lesse ad alta voce.


Il gioco è cominciato
per vincere dovrete
trovare di filato
ciò che nascondete.


“Ah!” esclamò battendo una volta le mani “Signorina Granger? Signorina Granger? DOVE ACCIDENTI è LA SIGNORINA GRANGER?” sbraitò cercando di trovare la So-tutto-io in quella marea di gente. Hermione si fece avanti timidamente, ancora in camicia da notte. “S-sì, professore?” “Non è stata lei a risolvere l’enigma di logica, al primo anno?” chiese arricciando le labbra in un’espressione di disapprovazione per il fatto che lei non si fosse ancora coperta, poi senza aspettare risposta aggiunse: “Bene, legga questo e trovi la soluzione per farci uscire di qui. E  voi due, Potter, Weasley, portatemi una bacinella bella grande! E tu, Perks, preparami un impacco e dell’acqua calda. SUBITO!”.

Hermione prese il foglietto rosa e iniziò a studiarlo in un angolo,  insieme alla professoressa McGranitt, che aveva tirato fuori dalla tasca della vestaglia scozzese un fazzoletto di stoffa e lo passava ogni cinque minuti sulla fronte della ragazza, per asciugarle il sudore di tanta fatica.

Sally annuì, prese per un gomito Daniel e si diresse verso i bagni in fondo alla sala, per preparare l’impacco. Daniel, che non si era reso conto di nulla, vedendosi trascinare dalla bionda tassorosso verso i bagni ghignò e le fece l’occhiolino, dicendo con voce suadente: “Non ce la fai più a resistermi, eh? Mh, mi piacciono le ragazze aggres…” non ebbe il tempo però di finire la frase, perché un ceffone da parte di Sally Perks gli arrivò in pieno volto.

Harry e Ron corsero in due direzioni opposte, cercando una bacinella grande per tutta la stanza, ma si accorsero troppo tardi che stavano correndo l’uno contro l’altro e finirono a terra con un sonoro tonfo, scontrandosi. Gli occhiali di Harry volarono in direzione di Severus, fermandosi  proprio sul suo naso, e scatenando l’iralità generale, di preside e professori compresi. Snape si diede una sonora manata sul volto, storcendo anche una stanghetta degli occhiali, e borbottò: “Morirò su questo divano.. beh, almeno morirò comodo.”.

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Capitolo 3
*** Squadre. ***


All’ora di pranzo, Severus era riuscito ad ottenere la sua bacinella piena d’acqua calda e l’impacco, e giaceva con il sedere a mollo e un ghigno soddisfatto sul volto.
Erano ancora tutti riuniti nella stanza misteriosa, Hermione e la McGranitt nell’angolo accanto alla finestra a scrutare il bigliettino rosa.

Albus, ancora sul tavolo, raccontava barzellette e storielle senza né capo né coda a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo, e anche a chi non lo fosse,  provocando emicranie alla maggior parte degli studenti.
Quando però Lavender svenne tra le braccia di Fiorenzo il Centauro, la professoressa Cooman prese le redini della situazioni con estremo coraggio: salì sul tavolo con un’agilità sorprendente e guadagnò il posto centrale spostando con una sonora ancata il preside.

“Ascoltatemi tutti!”  esordì la donna col suo solito tono mistico “Manteniamo la calma, con il mio prodigioso occhio interiore ho visto la fine di questa storia, e mi duole dirvi che pochi ne usciranno integri.” Li guardò uno ad uno incrociando le mani sul cuore, col labbro tremolante ed il volto contratto in un’espressione di falso rammarico, mentre Minerva batteva ripetutamente la testa sul davanzale della finestra e Severus faticava a nascondere un tic nervoso all’occhio.  “Nonostante ciò, rallegratevi! Ho una proposta per rendere il tutto più.. eccitante.”.
Dopo un attimo di pausa fece un orrendo sorriso che voleva essere malizioso, ma che di malizioso aveva ben poco, all’indirizzo di Severus, e iniziò ad ancheggiare afferrando i bordi del vestito e tirandoli piano verso l’alto, scoprendo così poco a poco le ossute gambe.
Il preside batteva le mani ancheggiando a ritmo della musichetta che stava egli stesso fischiettando, Minerva era corsa da Colin e lo stava praticamente strangolando per togliergli la macchinetta fotografica dal collo, e Severus sembrava in preda ad un attacco epilettico, preso com’era a cercare un modo per evitare quell’orrendo spettacolo.

Gli studenti, da parte loro, erano piegati in due dalle risate , e additavano la professoressa e gli altri insegnanti quasi spasmodicamente, indecisi se guardare o meno.
Hermione Granger prese in mano la situazione e con un incantesimo bendò tutti gli studenti del primo e secondo anno, poi fu in procinto di schiantare la Cooman ma venne fermata da Pomona Sprite che, con tutta la sua mole, avanzava a grandi falcate verso il tavolo dove Sibilla e Albus si stavano esibendo in una lap dance a dir poco squallida.

La professoressa salì sul tavolino con un balzo, facendone piegare le già instabili gambe, spostò con un brusco movimento dei fianchi il preside e la professoressa e si schiarì la voce “Io invece suggerirei di dividerci in squadre, ognuna capitanata da un insegnante e un prefetto. Ad ogni squadra verranno assegnate delle zone del castello dove dovrà stare, e tutte le squadre comunicheranno tra di loro a fine giornata in questa stanza, che sarà come una.. sala riunioni. Chi è con me?” concluse il discorso con un enorme sorriso e alzò la mano  con tanta foga da sbilanciarsi e cadere di sedere sul tavolo, che si spezzò in due facendo precipitare i tre insegnanti: la Cooman tra le braccia di Severus, il preside seduto sulle gambe di Vitious e la Sprite su Tiger, che continuò a russare tranquillamente sul pavimento, grugnendo appena al momento della botta.

Severus provò a contare fino a dieci per calmarsi, ma al cinque si dimenticò dove era arrivato e dovette ricominciare.  Alla terza volta che ricominciava perse la pazienza e afferrò Sibilla per le spalle, scuotendola e sbritando con voce strozzata “TOGLITI-DA-SOPRA-DI-ME-MI-STAI-SCHIACCIANDO-I-GIOIELLI-DI-FAMIGLIA!”.
La donna fece un languido sorriso e poi un’espressione stupita, avvinghiandosi di più all’uomo: “Gioielli? Strano posto per tenere dei gioielli, Severus.” Obiettò annuendo, poi fece un sorriso malizioso e si staccò, allontanandosi come niente fosse, ancheggiando.  
Il professore riprese a respirare roteando gli occhi  e sprofondò fino al mento nella bacinella piena d’acqua, cercando di riprendersi.

Nel frattempo la proposta di Pomona aveva riscosso successo, quindi si stavano iniziando a formare dei gruppetti di studenti e insegnanti, e la donna, sempre seduta sopra al povero Vincent,  cercava di mantenere l’ordine nella selezione dei componenti di ogni squadra.

Gli studenti del primo e secondo anno, però, essendo ancora bendati, girovagavano come zombie per la sala, sbattendo contro le colonne e rovesciando tavoli e librerie.

Neville decise di rendersi utile provando a disincantare i primini, ma non fece che peggiorare la situazione: aveva perso il controllo della bacchetta e quella lanciava incantesimi a caso in ogni direzione, scatenando il panico e l’iralità generale, e costringendo parecchie persone a rifugiarsi sotto poltrone e divani, rimanendo incastrate.

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