Hello, my love

di ItsLaylaHere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I just want to live when I'm Alive ***
Capitolo 2: *** I'll be there for you ***
Capitolo 3: *** Where do we go now? ***
Capitolo 4: *** My heart is yours ***
Capitolo 5: *** You can run away with me anytime you want ***
Capitolo 6: *** Take your hand in mine, it's ours tonight ***
Capitolo 7: *** I give my heart to you ***



Capitolo 1
*** I just want to live when I'm Alive ***


Ed eccomi qua, a marcire in un'altra vita, a sprecare il mio tempo per rimuginare sugli errori del passato, sulle parole mai dette, su quelle che mai potrò dire. Biondissima, occhi azzurri, sono Erica, almeno questo è il mio nome; corto e bello. Non ho mai conosciuto colui, o colei, che mi ha voluto chiamare così; sinceramente non m'interessa nemmeno sapere chi è stato: se mi amava, non mi avrebbe abbandonata da neonata. Sono vissuta sempre qua, per quanto io possa ricordare, in questa famiglia di... strambi, ecco come ci chiama la gente; forse perché non seguiamo le mode del momento, forse perché a noi tutti piacciono generi come il rock, il metal e il punk. Non capisco quale sia la differenza tra noi e loro, gli altri abitanti del quartiere, della città, del mondo. A scuola ho giusto qualche amico: Jake, il capellone metallaro, molto simpatico e intelligente; Lilian, la ragazza dark, desiderata da tutti; Sierra, con cui passo pomeriggi, a volte giornate, interi ad ascoltare e impazzire con lo screamo: ascoltiamo gruppi dei decenni passati, sconosciuti a scuola, e nuovi, formatisi da qualche anno. C'è un gruppo, in particolare, che ci piace: sono gli Striped Cobra; non sono molto conosciuti, ma fanno musica decente e sono bravi, per quello che m'intendo di musica. Credo di essermi seriamente innamorata del cantante, Andy: impregna i testi delle canzoni di una forza tale da far impazzire chiunque; pensa di quelle cose che, all'inizio, sembrano assurde, ma poi, se ci rifletto un po', mi ci ritrovo perfettamente; ha due maledetti cristalli al posto degli occhi che mi fanno morire all'istante; e poi la voce, dio quanto l'adoro: quando canta normalmente mi fa sciogliere completamente, mentre quando fa lo screamo mi carica di un'energia nuova, un qualcosa che mi fa continuare nel miglior modo quello che sto facendo.

 

Fu così che, un giorno, Sierra mi chiamò, dicendomi tutto d'un fiato che aveva trovato due biglietti per il concerto degli Striped Cobra. Di solito, quando la gente ha tra le mani un biglietto per il concerto del suo gruppo preferito, diventa felice, impazzisce e poi si calma; io no, invece: regalai i miei migliori sorrisi a tutta la gente che incontravo, lasciando a bocca spalancata gran parte delle persone perché non si sarebbero mai aspettati che la “strana” avesse fatto un sorriso proprio a loro. Come se fossi sempre triste e depressa: loro, quelle puttanelle da quattro soldi e i loro ragazzi, se si possono chiamare così -avevano in mente solo il sesso, non sapevano cosa vuol dire avere un biglietto, anzi Il Biglietto, per il concerto del tuo gruppo preferito.
-Allora, sprizzi allegria da tutti i pori, a quanto vedo!-.
-Sierra, certo che sì! Insomma, io, te, concerto, Striped Cobra- guardavo la mia amica felicemente e lei ricambiava, poi iniziammo a saltellare per il corridoio, mentre la gente passava e ci guardava male.
-Oh, ecco qua le due metallare! Siete felici perché avete preso un bel voto o perché qualcuno vi ha guardate?- era Jenna, la puttana numero uno, una sorta di capo delle altre. Stupida, ignorante, bionda con una ciocca rosa shocking, rifatta. La sua voce era estremamente melliflua.
-Hey, idiota, perché invece di rompere agli altri non ti fai i cazzi tuoi per una buona volta? Ci vediamo all'inferno, bye!- io e Sierra ce ne andammo.
Una volta a casa, accesi il computer: dovevo rispondere immediatamente alla domanda per vincere due pass per il backstage, non dovevo perdere quest'occasione: potevo incontrare colui che mi faceva vivere, finalmente, potevo dichiarargli -possibilmente in un sussurro per evitare origliate- ciò che provavo. Ed ecco la domanda: il film in cui era comparso Adam, il batterista. Estremamente facile, se uno l'aveva visto come minimo venti volte: Crock.

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Capitolo 2
*** I'll be there for you ***


Era da giorni che controllavo la casella di posta elettronica, magari per vedere il messaggio in cui c'era scritto che avevo vinto, magari per leggere qualche vecchia mail. Ero nervosa, anche se tutto questo non era un martelletto fisso in testa. Ero sicura di aver dato la risposta giusta, dovevo solo aspettare... solo aspettare.
All'improvviso mi squillò il cellulare.
-Hey Erica! Come va?- era Jake.
-Jake, ciao! Mah, devo dirti la verità?-.
-Sì-.
-Va tutto bene, sono davvero felice in questo periodo per il concerto, ma sono anche ansiosa perché sto aspettando la mail per i pass, tu, invece, come stai?-.
-Mah, anch'io sto bene, ma sto cercando una cantante per il gruppo: la nostra ci ha piantati in asso e mi sono trattenuto dal rompere il basso-.
-Potrei provare a fare un'audizione? Ma non voglio favoreggiamenti perché sono amica tua, eh. Cioè, sai che io amo cantare e so fare anche qualcosa di screamo-.
-Davvero, ragazza, non ho parole. Domani alle quattro davanti a casa mia, okkei?-.
-Okkei-.
-Ti voglio bene, nanetta-.
-Anch'io-. Mise giù. Io e lui facevamo spesso telefonate del genere, anche più volte al giorno: era normale per noi, anche se non avevamo nulla da dirci.
Mi ero appena resa conto di essere una nana: come avrebbe fatto a notarmi Andy? Non volevo portare bandiere o cartelloni: mi sarei stancata subito di tenerli in mano. Dovevo pensare in fretta, anche perché mancavano esattamente quattro mesi al Paradiso.
Presi in mano il biglietto che mi aveva dato Sierra qualche giorno fa, come se solo vedendo quello potesse aiutarmi a pensare a qualcosa di decente da fare. Chiesi consiglio a Danice, colei che mi aveva cresciuta; è una tra le migliori persone che abbia mai conosciuto e con lei non ho segreti.
-Dan- la chiamavo così, -hai presente Andy, il cantante degli Striped Cobra?-.
-Sì, capelli neri come l'ebano e occhi blu, giusto?-. Non erano solo occhi blu, ma lo specchio cristallino di un animo profondo, ferito ripetutamente, ma anche aperto a tutto.
-Ecco. Ehm... Sai che vado al concerto del suo gruppo, no? Potrei aver vinto due pass per il loro backstage, magari potrei morire davanti a quel ragazzo, chi lo sa, ma vorrei fargli capire quanto lo amo, in un modo o nell'altro-.
-Scrivigli una mail, o, meglio ancora, una lettera. Se vinci il pass gliela infili da qualche parte, o gliela consegni-.
-SEI UN GENIO-. Aveva ragione: una lettera era perfetta. Ma non sarebbe bastato; no, gli avrei fatto lentamente capire quanto lo amo. La baciai sulla guancia, era quasi un rito dopo aver parlato insieme, e corsi in camera mia. Là mi sdraiai sul letto, musica -ovviamente Striped Cobra- a palla, e pensai a qualcosa da fare.
Potevo iniziare la lettera, o la mail, con scritto “Caro Andy,...”. No, troppo banale. “Andy caro,...”. No, non mi conosceva nemmeno. “A Andy,...”. Troppo semplice. “Al cantante Andy,...”. Poteva andare, non era né troppo formale, né troppo informale, ma non mi piaceva tanto: aveva un ché di vetusto. “Al caro, per me, Andy,...”. Sì, mi piaceva. Cercai un pezzo di carta e una penna per appuntarmi tutto e iniziai a scrivere. 

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Capitolo 3
*** Where do we go now? ***


AVEVO VINTO, AVEVO VINTO, AVEVO VINTO! Non potevo ancora crederci: avrei incontrato il mio gruppo preferito e l'uomo che mi faceva battere il cuore. Presi il biglietto in mano, azzurrognolo, con i Striped Cobra sorridenti, Andy esibiva un sorriso spiazzante a trentadue denti, gli occhi celesti, sempre magnifici, risaltavano tantissimo, Adam mostrava i pettorali e sorrideva maliziosamente. Iniziai a piangere per la gioia, a urlare, a saltare per la stanza, tanto che Dan salì a controllare se andava tutto bene; a questo punto le rivelai tutto.
-Ma piccola, è una cosa fantastica! Non ci posso credere, il tuo sogno che si realizza!- aveva anche lei gli occhi lucidi. Ci abbracciammo e andai ad asciugarmi le guance, rigate dalle lacrime e dal trucco colato.
Ora dovevo solo aspettare quel fatidico giorno e, ovviamente, fargli capire il mio amore.

Pensai a qualche stratagemma mentre cercavo la borsa per andare da Jake. Era presto, quindi camminai piano e a lungo, per riflettere un po' su quello che mi stava accadendo; avrei dovuto dire a Sierra dei pass, forse sarei stata impegnata con il gruppo di Jake, o a pensare ad un'idea per far ricevere gli indizi a Andy.
Arrivai dopo una mezz'oretta; erano già tutti là.
-Hey, Erica! Vieni pure!- era Jake, -ti presento i miei amici: Johnny alla batteria, Frank alla chitarra acustica e Christian alla chitarra solista-. Il suo gruppo si chiamava “Unnamed”, senza nome.
I tre mi salutarono gentilmente, sembravano delle brave persone, con i nostri stessi gusti musicali, e mi accorsi che ero la più piccola nella stanza: essere nata a fine dicembre non era sempre bello.
Mi fecero cantare una loro canzone, “Havin' Fun”: era molto bella, il testo era profondo e riflettuto, mi ci ritrovavo molto. Johnny era molto forte e bravo a suonare, scandiva il ritmo in un modo stupendo; Christian maneggiava la chitarra come se quella fosse parte del suo stesso corpo; Frank era bravissimo, mentre Jake, che già sapevo come suonava, mi lasciò stupita comunque durante un assolo di basso. Finita la canzone mi fecero i complimenti per la mia voce. Cantammo anche “On My Own”, un'altra loro canzone con una parte screamo. Una volta finita mi fecero altri complimenti per lo screamo: non era da tutti farlo bene. Dopo qualche canzone facemmo una pausa: eravamo tutti sudati e stremati, sia dal caldo che dalla foga con cui avevamo suonato e cantato.
-Erica, giusto?- era Johnny.
-Ehm, sì, sono io- ammisi che ero un po' imbarazzata.
-Beh, abbiamo già deciso: sei dentro bella!-.
-Di... Dici sul serio?-.
-Certo, non si scherza con questo genere di cose, sai?-.
-Ahah, certo, certo!- feci un salto altissimo e urlai, poi ci abbracciammo tutti. Finalmente ero in una band decente: sognavo questo da quando ero una bambina, ed eccomi a cantare in un gruppo, nel mio gruppo; ero davvero felicissima.
Rimasi con loro ancora un po' a parlare dei miei gusti musicali e se avrei potuto scrivere testi in futuro: certo, potevo benissimo, ma ero sicura che avrebbero parlato del mio amore per Andy, il cantante degli Striped Cobra. Immediatamente mi ricordai che dovevo trovare un modo per fargli ricevere gli indizi. Ma certo! Potevo prendere delle canzoni e inviargliele! Lui leggeva sempre tutta la posta che i fan gli inviavano.
-Ragazzi, scusate se vi lascio ora, ma devo proprio andare, ci si vede!- salutai tutti e tornai a casa velocemente.
Non era ancora buio, erano le sei circa, ma mi affrettai per potergli spedire la prima canzone: gli avrei inviato un video alla settimana, poi gli avrei scritto la lettera che gli avrei dato, o meglio, infilato nella giacca una volta nel backstage.
La prima che gli volevo mandare era dei Guns'n'Roses, si chiamava “Sweet Child O' Mine”, un loro successo planetario. Ovviamente però, gli avrei detto che doveva trasformarla dalla donna all'uomo come soggetto-fonte-di-ispirazione della canzone. Inviatagli la canzone, con un brevissimo commento, poi presi l'mp3 e mi stravaccai sul letto ad ascoltare circa una trentina di volte quella canzone, senza accorgermi che scivolai presto in un sonno profondo.

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Capitolo 4
*** My heart is yours ***


In quei giorni, passati tra il fumo di qualche sigaretta -sì, fumavo-, le prove con la band e Andy, lessi, rilessi e corressi la lettera indirizzata a quell'uomo, anche se chiamarlo “uomo” lo faceva sembrare vecchio, invece aveva poco più di vent'anni; non volevo fare colpo su di lui, veramente non mi importava molto, aveva già troppe corteggiatrici, anche della sua fama, e non avrei mai potuto diventare la sua ragazza; volevo solo che capisse quanto lo amavo e quanto era importante per me.
Una sera lo sognai: era così perfetto; i suoi occhi cristallini sembravano ancora più profondi che nelle foto, erano più grandi e intrisi del loro colore azzurro, che sembrava una spennellata di pittura divina; i suoi capelli, neri come l'ebano, gli ricadevano sulle spalle, un po' ondulati, a volte un ciuffo gli finiva tra gli occhi e lo spostava, giusto per farmi morire sempre di più a quella vista paradisiaca; la bocca, con un piercing perfetto per lui -ogni cosa era perfetta, se indossata da Andy- era da baciare: quelle due labbra rosee e carnose sapevano di lui, erano buone, mi piaceva sfiorarle con le mie, inoltre mi dilettava giocherellare con il suo piercing dal sapore metallico, lambirlo con la punta della mia lingua, farlo roteare, muoverlo prima in su e poi in giù. La punta del suo naso quasi sfiorava quella del mio; lui mi era sopra, era leggerissimo, ogni tanto si muoveva, poi mi baciava sul collo, in bocca; al solo incontro, le nostre lingue sembravano facessero da sole, si toccavano, si attorcigliavano, giocavano un po'. Eravamo abbracciati, o almeno lui mi teneva fra le sue braccia e io lo sorreggevo affinché non cadesse; ci gettavamo occhiate fulminee, i suoi due cristalli mi perforavano e sembrava che potessero leggere nella mia mente, così da capire tutto di me: quello che volevo, quello a cui pensavo in quell'istante, quanto l'amavo. Ed ecco, ci baciavamo sempre con più passione, lui iniziò a sfilarmi la maglia e io gli tolsi la camicia: io ero rimasta in canotta, bianca ed estiva, lui era a petto nudo; la sua pelle era calda sulla mia con cui veniva a contatto. Ogni tanto ci staccavamo per sussurrarci parole dolci come il miele, o per riprendere fiato, ma poi successe: mi svegliai, sfortunatamente. Niente di ciò era vero, tutta invenzione della mia mente, ma sembrava così dannatamente reale: riuscivo a sentire ancora il suo profumo, l'aroma delle sue labbra, il calore della sua pelle, il suo ventre piatto sul mio, le sue ossa che si sentivano da sotto la cute.

-Erica, io ti amo!- Sierra iniziò a saltellare per tutto il corridoio del piano terra; questa fu la reazione della mia migliore amica quando le dissi dei pass per il backstage degli Striped Cobra.
-Beh, prima o poi avremmo avuto quei pass, sono troppo importanti per noi, specialmente per me, lo sai-.
-Giusto! Beh, ti serve una mano per conquistare il tuo Andy? Ti devo fare qualcosa?-.
-No, grazie, ho già pensato a tutto- e spiegai il piano -dopo quel giorno potrò morire felice-. Sì, potevo veramente morire se mi avesse rivolto uno dei suoi sguardi che mi piacevano.
-Hey, Siè, andiamocene che sta arrivando quella troia-.
-Meglio, non vorrei rovinarmi la giornata per un'idiota-. Ce ne andammo in giardino, ci sedemmo sotto all'ombra di un albero, che era perfetto sia per stare al riparo dal sole che per avere un po' di rinfresco. Le raccontai il sogno, ma senza andare nei particolari perché avevo gli occhi lucidi.
Suonò la campanella, la penultima della giornata. Entrai in classe con Lilian, l'altra mia amica, corteggiata da tutti nonostante il suo aspetto gotico; era veramente bellissima, infatti: un visino a punta, pallido, zigomi appena pronunciati, grandi occhi verdi, capelli lisci come la seta, neri come ma pece ed una ciocca color verde smeraldo, un corpo perfetto.
Una volta a casa mangiai con Dan e salii in camera a cercare un'altra canzone da mandare a Andy. Era il due giugno, faceva caldo, ero in canottiera nera e pantaloncini, una cintura formata da una fila di finte borchie metallizzate e qualche ciondolo con dei plettri di gruppi famosi. Era già passata una settimana da quando gli avevo inviato la prima canzone. Mi imbattei su “My Heart” dei Paramore, un gruppo abbastanza famoso e bravo. Forse era troppo presto per inviargli quella canzone, ma volevo provarci. Ero un po' preoccupata, però, a dire il vero: se non avesse gradito? Non volevo essere pessimista, quindi cercai di pensare a qualcos'altro.
Era una giornata lunghissima, c'era un caldo terribile e il piccolo ventilatore che avevo sulla scrivania era sempre acceso. L'aria che produceva mi faceva sentire leggera, quasi come una farfalla; se stavo troppo vicina mi scompigliava i capelli. Ero stanca di stare là, senza far niente, così presi la tracolla, misi dentro il portafogli e il cellulare ed uscii. Non c'era tanta umidità, si stava bene; presi una sigaretta e l'accesi, fumandola mentre aspettavo l'autobus per il centro; la finii proprio quando stava arrivando. Appena si fermò entrai e già avevo gli occhi di quasi tutta la gente presente addosso: sicuramente mi stavano criticando mentalmente, a causa del mio stile, una canottiera nera, le collane con i plettri, i pantaloncini ed un paio di anfibi; ma io me ne fregavo, non ci pensavo nemmeno. Mi sedetti su un posto in fondo, vicino alla finestra, ad osservare la strada grigia e vuota. Scesi dopo qualche fermata, proprio davanti a Jenna e le sue compagne oche.
-Ecco la metallara emo-.
-Ma taci, puttana- le rivolsi uno sguardo di rabbia mista a compassione, poi me ne andai per evitare discussioni inutili.
Entrai in un negozio che vendeva roba per alternativi e metallari: c'erano moltissimi bei vestiti, maglie e pantaloni, senza parlare di scarpe, orecchini, ciondoli e dilatatori. Comprai un paio di leggins scuri leopardati, qualche maglia, delle canottiere a tinta unita scure ed un paio di pantaloncini; pagai, uscii e mi accesi una sigaretta. Il centro era semivuoto, quasi tutti erano in piscina o a rinfrescarsi.

Tornai a casa di sera, mangiai e salii in camera. Una volta là, mi stravaccai sul letto e pensai all'ultima settimana passata, a Andy, ai suoi occhi e la sua bocca da baciare, al sogno, alle canzoni e al gruppo. Presi un cuscino e lo misi sul mio petto, lo sfiorai, era caldo e morbido, lo strinsi tra le braccia come un bambino. Fu in questa posizione che, lentamente, chiusi gli occhi e mi addormentai, illuminata da un raggio di luna che entrava dalla finestra e mi dava un'aria quasi spettrale; sembravo morta, forse d'amore.

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Capitolo 5
*** You can run away with me anytime you want ***


 

I giorni passavano in fretta se pensavo al concerto. Era quasi metà giugno e la scuola era appena finita, io e Sierra eravamo insieme quasi ogni giorno, ogni tanto veniva alle prove del gruppo e ci dava dei consigli.
-Questa volta era perfetta. Veramente, ragazzi, è venuta veramente bene-. Stavamo provando una nuova canzone, The Suburbs.
Ed ecco che, una dopo l'altra, le ore, le giornate, le settimane passavano sempre più velocemente. Avrei dovuto scegliere una canzone da mandare a Andy entro tre giorni, quattro al massimo: era il 20 luglio, mancavano due mesi esatti al concerto, o al Paradiso, era uguale. Non potevo ancora crederci, mi sembrava tutto un sogno infinito: i pass, la lettera, l'idea delle canzoni... Avrei potuto andare avanti per ore a pensare a un discorso decente che avrei potuto fare al gruppo una volta nel backstage, dilungarmi per un tempo che sembrava l'eternità a pensare a cosa avrei potuto fare con Andy al mio fianco.
Improvvisamente vibrò il cellulare nella tasca dei miei pantaloncini, era Jake.
-Hey Erica!-.
-Jake! Tutto bene?-.
-Sì, dai, grazie! Ehm.. dovrei dirti una cosa-.
-Dimmi pure!- sembrava preoccupato.
-Ehm.. E' difficile da dire.. Io e Lilian stiamo insieme-.
-Whooa, complimenti! Siete carini insieme!- ero felicissima.

Ero in un autobus che mi stava riportando a casa, non c'era nessun altro, a parte un uomo con un cappello da baseball e una sigaretta spenta. Mi guardava, osservava, spiava, mentre io cercavo di evitare di incrociare il suo sguardo. Scesi nella piazzetta desolata e mi affrettai ad andare verso la mia meta. Quell'omaccione mi stava dietro, sembrava che stesse pensando a qualcosa di triste e malinconico, ma continuava a seguirmi. Voltai a destra bruscamente e quello fece lo stesso. Iniziai a correre e lui mi raggiunse in un attimo, o almeno parve a me. Mi aveva afferrata per le braccia, non potevo morderlo perché aveva i suoi arti troppo lontani e non potevo scalciare perché con una gamba mi aveva immobilizzata.
-Lasciami!-. Quello mi schiaffeggiò. In un instante mi trovai a terra; il tizio stava sopra di me e, con un malefico ghigno pieno di malizia stampato in viso, iniziò a palparmi il seno. Sembrava felice nel compiere quel gesto così infame. Cercai di dimenarmi e scalciare, a girarmi per farlo cadere, ma nulla: torreggiava su di me come una statua di marmo che aveva perso il suo fascino ed era stata corrosa dallo smog.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH! Vattene via! Vattene, ho detto!- urlai con quanto fiato ebbi in gola. Lui iniziò a sfilarmi i pantaloni. Ansia. Preoccupazione. Paura. Terrore.
-NO! VATTENE HO DETTO!- Scalciai per quanto potei, poi il vuoto. Probabilmente svenni, ma sentiiriuscii a sentire dei passi che ci raggiungevano velocemente e una voce sconosciuta che cacciava via l'uomo.
Quando aprii gli occhi notai che ero distesa su un divano rosso bordeaux. Era un salottino, a giudicare dai mobili, un po' signorile: le pareti erano di un color bianco latte, alcune foto erano incorniciate ed appese, altre erano appoggiate su un piccolo ripiano che creava il caminetto di pietra intagliata accuratamente. Al centro della sala c'era un tavolinetto di vetro su cui c'erano appoggiati dei telecomandi ed un joystick per xbox. Dall'altra parte del piano trasparente c'era una televisione al plasma, sarà stata di trenta pollici.
-Hey? C'è qualcuno?- la mia voce sembrava un sussurro.
-Ben svegliata!- era una voce dolce.
-Chi sei? Scusami, grazie mille per prima-. Era una giovane ragazza dai capelli color rosso fuoco, rasati da una parte, un paio di occhi color nocciola.
-Ma figurati! Comunque piacere, sono Hayley- tese la sua mano verso di me -Ah, vedo che abbiamo gli stessi gusti in fatto di musica, complimenti!- mi sorrise. Ricambiai il sorriso.
-Oh, piacere mio Hayley. Sono Erica-.
-Scusa, ma dovrei andare-
-No, sei debole, starai qua ancora qualche ora. Ah, tranquilla, non ti voglio far del male-.
-Va bene capo- sospirai.
Parlammo per tutto il pomeriggio e continuammo la sera; lei mi offrì una pizza. Era simpatica, non l'avevo mai vista da quelle parti, nonostante abitasse vicino a casa mia.

Una volta in camera mi sdraiai sul letto. Avevo paura a raccontare tutto pure a Sierra, la mia migliore amica, colei che ritenevo il mio diario segreto vivente. Chiusi gli occhi e cercai di pensare ad altro, per esempio ad Andy. Chissà come stava. Sarei morta per lui: lo amavo più di ogni altra cosa, gli appartenevo, avrei preso una pallottola per lui. Mi trascinai fino al computer per inviargli la canzone della settimana. Avevo deciso di spedirgli Summertime dei My Chemical Romance, un gruppo del New Jersey, capitanato dal bel Gerard Way. Cristallo avrebbe potuto scappare con me ogni volta che avrebbe voluto.
Dalla sedia tornai sul letto e, con il viso nel cuscino, sprofondai in un sogno profondo.


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PS: non so perché la prima riga mi viene così, ma deeettagli <3

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Capitolo 6
*** Take your hand in mine, it's ours tonight ***


Le giornate passate con gli amici all'ombra degli alberi erano sempre qualcosa di positivo. Eravamo riuniti in cerchio, più o meno, io, Sierra, Jake, Lilian e la mia nuova amica Hayley. Lei era l'ultima arrivata nel nostro gruppo. L'avevo infatti presentata a tutti già quando l'avevo conosciuta, ma senza specificare come ci eravamo incontrate. In quella giornata di fine giugno indossava un paio di converse, dei pantaloncini ed una canottiera verde scuro con la margherita che compariva nella copertina di “Kerplunk!”, il secondo album dei Green Day. Si era dimostrata una persona sincera ed affidabile, era capace di ascoltare e comprendere le persone più di quanto potessi immaginare, ma non sapevo nulla della sua storia.
Rimanemmo a parlare là, al riparo dal sole, tutto il pomeriggio, senza accorgerci che ormai era diventata sera. Dopo le undici ognuno tornò a casa propria.

La mattina, o meglio: pomeriggio, del giorno successivo mi svegliai. Mangiai una fetta del dolce al cioccolato che avevo trovato in frigo e mi rintanai in camera davanti al ventilatore. Il caldo si stava facendo sentire molto, ma non ne ero veramente infastidita.
-Hey Erica! Tutto bene?-.
-Jake! Come hai fatto ad entrare?-.
-Danice!- mi sorrise.
-Capito.. Siediti pure sul letto o dove vuoi- gli sorrisi pure io. Si avvicinò a me e appoggiò al bordo della scrivania.
-Sono qua per parlarti-.
-Dimmi tutto..- la mia voce tremò un po': magari era venuto a dirmi che ero fuori dal gruppo. Ed ecco uno dei miei sogni svanire in un attimo. Si avvicinò sempre di più a me. Io ero più bassa rispetto a lui anche perché Jake era in piedi, mentre io ero seduta. Tremava come una foglia quando mi prese il mento con tre dita e ci unimmo. Mi baciò dolcemente, le sue labbra combaciarono con le mie. Mi sentii avvampare. Non so perché, ma mi piacque quel gesto. D'altronde non sarei mai riuscita a stare insieme ad Andy, lui era uno di quelle persone a cui non importa molto delle ragazzine urlanti. Non che fossi una di loro, ma io lo amavo comunque. Fu Jake, invece, a lasciarmi di stucco: stava con Lilian, si amavano; perché era venuto a casa mia solo per un bacio?
-Ma..- cercai di chiedere cosa stava facendo e, soprattutto, perché, quando mi alzò, mi strinse a lui e mi gettò a peso morto sul letto. Mi baciò con più foga mentre le sue mani si appoggiarono sui fianchi e iniziarono a fare un piacevole massaggio. I suoi pollici si muovevano in circolo sulla mia pelle nuda.
-Che fai?- insistetti. Proprio in quel momento piombò nella mia stanza Lilian. Sgranò gli occhi e scappò subito via, molto probabilmente in lacrime, dati i rumorosi singhiozzi.
Mi staccai da lui.
-LILIAN!- urlai e la seguii. Jake mi trattenne per un braccio, ma poi mi lasciò andare. Notai un mancamento delle sue forze. Rincorsi la mia amica fino ad un vicolo cieco, dove la bloccai. Stava ancora piangendo.
-La.. lasciami! Hai baciato Jake!- si dimenava per fuggirmi come un pesce attaccato all'amo.
-Ascoltami un attimo, hai frainteso. Sai che non potrei mai fare una cosa del genere-.
-Vi ho visti io!-.
Le spiegai della visita inaspettata e dei baci.
-Quindi è stato lui?-.
-Sì. Adesso vieni con me e chiarite, okay?-. Le asciugai le lacrime tamponandole le guance e l'abbracciai. I suoi zigomi erano rigati di nero, resti del trucco colato. Gli occhi rossi dal pianto in contrasto con il color pece dell'eye-liner la facevano somigliare ad un diavolo infuriato.
Tornammo a casa mia e andammo in camera. Jake era ancora là, sdraiato sul letto a pancia in su. Le sue guance erano inondate di sentimenti, un silenzioso pianto infinito si sentiva.
-Ora voi due parlate e chiarite- mi rivolsi ai due miei amici. Uscii dalla stanza e chiusi la porta.
Dopo una mezz'ora vidi Lilian e Jake uscire mano nella mano e intuii che tutto si era sistemato per il meglio.
-Allora?- chiesi loro.
-Grazie davvero Erica, sono stato un cretino. Ho visto Lil al bar con un tipo e si sono baciati, mi sono infuriato, ho mentito dicendole che tu la volevi e sono corso subito da te per baciarti e farmi vedere insieme a te. Volevo farla ingelosire. Scusami tanto- era davvero pentito, glielo leggevo negli occhi.
-Ma quel ragazzo era mio fratello, quindi abbiamo chiarito- continuò la mia amica. I due innamorati si scambiarono uno sguardo dolce e si baciarono.

Quella stessa sera mi concentrai su quale canzone inviare a Andy. Cercai in tutte le cartelle di musica che avevo nel computer. Non sempre riuscivo a trovare immediatamente qualcosa di decente da dedicargli, troppi testi erano sdolcinati o banali. Guardai i poster appesi al muro per un'eventuale ispirazione; niente. Rimandai quindi tutto al giorno dopo e continuai un disegno che avevo iniziato a malapena. Stavo copiando una foto di Christian Coma, meglio conosciuto come “CC”, batterista del famoso gruppo Black Veil Brides. Stavo abbozzando i lineamenti del viso quando un'idea mi illuminò improvvisamente come il lampo durante la tempesta: perché non mandargli una canzone loro? Sia il sound che le parole mi piacevano, ero a cavallo. Andai sulla casella di posta e gli spedii subito il brano per evitare che mi dimenticassi poi di farlo. Mi sentivo più sollevata, potevo continuare il disegno senza dover scervellarmi per decidere cosa spedire alla persona che amavo. Il ritratto stava venendo abbastanza bene: amavo disegnare quasi quanto cantare e suonare, prendevo la matita in mano quando volevo trovare un po' di tranquillità e isolarmi dal caos della mia città d'estate. La gente, i miei amici e la mia famiglia, diceva che ero bravissima nel fare ritratti di artisti e, in parte, ero d'accordo con loro: mi ritenevo discretamente abile, ma non così portentosa come mi descrivevano qualche volta.
Una volta finite le ombre appoggiai la matita sul tavolo e misi nell'album da disegno il foglio perché non volevo che si sporcasse. Mi buttai poi sul letto a peso morto sul letto. Finii con la testa affondata nel cuscino e, non curante della posizione chiusi gli occhi.
Era stata una lunga giornata occupata dalla piccola crisi di Jake e Lilian, due tra i miei migliori amici. Sarei stata troppo male se non fossero tornati insieme, erano praticamente perfetti. Per fortuna, però, tutto si era sistemato. Niente di rotto, niente da cercare di aggiustare. Le spine più pericolose erano state allontanate, i petali di rosa erano tornati a splendere come dolce cornice dei due innamorati.

 

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Capitolo 7
*** I give my heart to you ***


Andy mi aveva risposto ad una mail. Ripeto: Andy mi aveva risposto ad una mail. ANDY MI AVEVA RISPOSTO AD UNA MAIL.
Aveva scritto “Ciao! Grazie mille per tutte queste canzoni, cara,” -sì, mi aveva chiamata CARA- “capisco che per te significo molto, giusto? Mi piacerebbe conoscerti, magari sapere da dove vieni o se mai ci vedremo. Beh, alla prossima canzone, quindi, un grosso bacio! -Andy”. Stavo letteralmente morendo. Non mi sarei mai aspettata una mail da chi amavo, ma soprattutto dal mio idolo. I fan non ricevono spesso messaggi di posta elettronica o risposte tramite social network dai propri idoli. La maggior parte della massa dei messaggi non viene nemmeno guardata, i post sono lasciati a marcire coperti da altri inutili commenti come i rifiuti in una discarica. Per qualche minuto, che sembrava eternità, non riuscii a muovermi: avevo la bocca semi spalancata e gli occhi fissi sul monitor del computer. All'improvviso mi alzai dalla sedia girevole e un sorriso si stampò sulle mie labbra. Mi ero appena dimenticata di tutto l'ammasso di negatività che mi circondava perché ero appena stata considerata con il mio amato, lo avrei visto e parlato.
Chiamai Sierra per riferirle l'accaduto e ci demmo appuntamento al parco. Mi vestii in fretta, passai una leggera linea di matita sugli occhi e volai fuori.
La raggiunsi in qualche minuto, il posto era vicino a casa mia.
-Erica!- mi corse incontro.
-Sieeeeee!- urlai mentre mi stritolava.
-Quindi che ti ha detto Andy?- sprizzava anche lei gioia da tutte le parti.
-Mah, sai, le solite cose, mi ringrazia per le canzoni e...- feci la vaga.
-E..?- era impaziente, quanto ero felice di creare un po' di suspance.
-E..- sorrisi -Eglipiacerebbeconoscermi- dissi tutto d'un fiato.
-COSA COSA COSA?-.
-Hai capito bene, scema!- ero in estasi, ancora non riuscivo a credere a quelle parole. Quanto mancava, tre mesi forse? Stavo scoppiando, le mie emozioni più forti continuavano a riversarsi attorno a me come un fiume in piena che abbatte gli argini del mio cuore.
Andammo a prenderci un gelato, era quasi un obbligo nei periodi caldi e afosi, e ci dirigemmo al fiume. Là ci sarebbero stati Jake e gli altri del gruppo che avevano trovato una sala prove a basso prezzo; Sierra avrebbe assistito.
La stanza non era veramente spaziosa, ma la disposizione della batteria, dei microfoni e del mixer già presenti la facevano sembrare più grande.
Iniziammo con “The Suburbs” per poi proseguire con delle cover. Ormai eravamo abbastanza affiatati come band.
Le prove continuarono per due ore abbondanti.

 

Ero sdraiata sul letto, una delle ultime fresche brezze dell'anno mi accarezzava la pelle nuda non coperta dal top e dai pantaloncini. Un ciuffo ribelle di capelli mi copriva gli occhi rendendomi parzialmente cieca. Chiusi gli occhi, immaginai i ragazzi ed io su un palco davanti ad una folla urlante di giovani che urlavano il nostro nome, sventolavano cartelloni e cantavano con me. Le urla dei fan mi riecheggiavano nelle orecchie, tutto era così divertente: noi ci scatenavamo sul palco, gli altri si muovevano al nostro ritmo.
LACANZONEPERANDY. LASUARISPOSTA. Questi due pensieri mi balenarono in mente. Effettivamente dovevo ancora scegliere cosa mandare al famoso cantante e vedere se, come nei miei sogni, mi aveva risposto ancora.
Aprii la casella di posta elettronica. Mail dai social network, mail da compagnie sconosciute, mail dal mondo, tranne da Lui. Certo, una persona della sua portata non badava più di una volta una sconosciuta come me. Già era stato fantastico e inaspettato che mi avesse risposto una volta. Chi poteva veramente credere che mi avesse scritto ancora? Nessuno. Appunto. Nessuno.
Presi il primo strumento che mi venne sottomano e suonai una melodia a caso.
I give my heart to you, I give my heart 'cause nothing can compare in this world to you”. Warmness On The Soul degli Avenged Sevenfold.
Certo, perché non potevo mandargli quella canzone? Era stupenda ed estremamente dolce, forse un po' troppo.

 

Mi coprii con il lenzuolo, abbracciai il cuscino e chiusi gli occhi, cercando di sprofondare in un sonno profondo. 

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