C'era una volta...

di londra555
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prima parte ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***
Capitolo 3: *** terza parte ***
Capitolo 4: *** quarta parte ***
Capitolo 5: *** quinta parte ***
Capitolo 6: *** sesta parte ***
Capitolo 7: *** settima parte ***



Capitolo 1
*** prima parte ***


Note: letteralmente è una fiaba. Prima di iniziare vorrei solo ringraziare Elettra e Willow per l'infinita pazienza! E grazie a tutti voi che volete leggere...

Prima parte

C’era una volta, in un paese lontano, lontano, un vecchio mugnaio molto ricco che aveva tre figli. In punto di morte lasciò in eredità al più grande il suo mulino con il cavallo, al secondogenito il mulo e al più giovane un gatto. Il ragazzo fu deluso da questa decisione perché non sapeva che farsene di un gatto! Ma l’animale gli disse di stare tranquillo perché l’avrebbe aiutato a fare fortuna… un momento, voi questa storia la conoscete già! Io oggi voglio raccontarvene una nuova. Vi siete mai chiesti cosa succede dopo il vissero tutti felici e contenti? Di solito si aprono nuove avventure e vi vorrei parlare di quello che successe a me dopo il mio finale felice. Lasciate che mi presenti, il mio nome è Lord Tubbington primo, ma forse voi mi conoscerete meglio come il gatto con gli stivali, e questa è la storia di una principessa alla ricerca del suo vero amore. Ma lasciate che ricominci dal principio.

C’era una volta un regno dove tutte le creature vivevano in pace e tutti erano felici. La regina di quel regno aveva una figlia bellissima, con i capelli color dell’oro e gli occhi del colore del cielo nelle mattine d’estate. Quando nacque tutto il regno fece festa per un mese intero e la regina con il suo principe consorte, che si sentivano le persone più felici del mondo, la chiamarono Brittany. La bambina crebbe sana e forte ed era conosciuta per la sua estrema gentilezza e per la grazia nel ballo. Tutti nel regno l’amavano ma, soprattutto, l’amava la sua balia. Un donnone simpatico e gioviale che aveva anche lei una figlia, di un paio di mesi più grande della principessa, che si chiamava Santana. Le due bambine crebbero insieme e divennero inseparabili. Tutti sapevano che erano migliori amiche e che niente le avrebbe potute dividere. Brittany era sempre felice ed allegra mentre Santana era silenziosa e orgogliosa, ma avrebbe fatto di tutto per difendere la principessa.
Quando Brittany aveva appena compiuto otto anni, nel castello si presentò Lord Tubbington, un gatto intelligente e scaltro che aveva ottenuto il suo titolo nobiliare per aver aiutato il suo padrone a sposare la donna che amava e che adesso vagava nel mondo alla ricerca di nuove avventure, Brittany non appena lo vide ne rimase affascinata e decise che sarebbe stato il suo animale domestico. Nonostante fosse un Lord era pur sempre un gatto e, quella bambina, sapeva grattare dietro l’orecchio come nessun altro, perciò Lord Tubbington fu felice della sua nuova amicizia e decise di diventare la sua personale guardia del corpo. Solo due cose gli dispiacevano, dover rinunciare alla sua pipa e Santana. Diciamo la verità, dopo la prima volta che Brittany l’aveva trovato nel grande giardino interno del castello fumando, lui le aveva promesso che non l’avrebbe più fatto. Ma non aveva mantenuto la parola data, semplicemente cercava di nascondersi anche se spesso la principessa lo guardava con quel suo sguardo inquisitore che attraversa sino all’anima e lui era sicuro che sapesse del suo segreto. Santana invece, lei era tutto un altro paio di maniche. Appena i loro occhi si erano incrociati si erano odiati all’istante. Non andavano d’accordo ma per l’affetto che entrambi sentivano nei confronti della principessa cercavano di convivere civilmente, punzecchiandosi il meno possibile e solo quando Brittany non era a portata d’orecchio.
Le due ragazze lo facevano impazzire insieme, era sempre lui a doverle andare a cercare quando scappavano dalle lezioni private impartite dal suo istitutore, il signor Shuester, un uomo con una insana passione per i gilet di broccato, ma molto gentile e disponibile. Lord Tubbington doveva allora vagare per il bosco privato del castello per cercare di ritrovarle e riportarle a lezione. Spesso le trovava vicino al laghetto, all’ombra di un grande salice che guardavano i raggi del sole che creavano giochi di luce sulla superficie dell’acqua. A volte trovava Brittany addormentata tra le braccia di Santana che la cullava canticchiando qualcosa mentre le accarezzava i capelli. In quei momenti la sua acerrima nemica aveva un sorriso così dolce che lui non aveva il coraggio di avvicinarsi e disturbarle. Semplicemente tornava al castello per informare Shuester che non le aveva trovate. Altre volte, invece erano in compagnia di una vecchietta gentile che viveva poco distante. Quella donna aveva sempre un regalo per le ragazze, spesso portava per loro una fetta di torta di mele o qualche altra prelibatezza che preparava lei stessa. Quando Lord Tubbington si avvicinava la vecchietta lo guardava con occhi gentili e gli porgeva dei biscotti al tonno fatti espressamente per lui.
Insomma la vita al castello procedeva tranquilla fino al giorno del 17 compleanno della principessa Brittany. Ci fu naturalmente una maestosa festa con musica e balli. Ma il giorno dopo, la regina e il principe consorte chiamarono la figlia per darle una notizia che le avrebbe cambiato la vita.
Brittany entrò nel grande salone ufficiale con espressione confusa per essere stata chiamata espressamente senza Santana. Non andava mai da nessuna parte senza la sua amica e adesso non riusciva a definire come si sentisse, forse indifesa.
La madre le sorrise raggiante mentre il padre le si avvicinava per accompagnarla vicino al trono.
-Tesoro – iniziò la regina – Ieri è stato un giorno importante per te! Ormai sei praticamente una donna e per questo è giunto il momento che tu conosca il tuo promesso sposo.
-Cosa? – Brittany spalancò la bocca sorpresa.
-Si, quando eri piccola sei stata promessa al principe Finn Hudson. Sta arrivando qui in questo momento per conoscerti. Sono sicura che ti piacerà.
-Ma madre, io non lo conosco! Non sapevo nemmeno di avere un promesso sposo!
-Oh piccola Brittany non preoccuparti! Il principe Finn ti piacerà! Adesso, tesoro, vai a cambiarti. Sarà qui a momenti ormai!
Brittany non riusciva a pensare a niente. Non era preparata a quel momento, non aveva mai pensato all’eventualità di sposarsi, era una cosa così lontana per lei. Aveva tutto quello che desiderava, perché doveva cambiare?
Corse verso le sue stanze a perdifiato senza fermarsi nemmeno quando incontrò Lord Tubbington che passava per uno dei lunghissimi corridoi del castello e che, infatti, la guardò andare via con un miagolio preoccupato.
Finalmente arrivò nella sua stanza e trovò Santana che sfogliava un libro seduta nella grande poltrona vicino alla finestra. Era il suo posto preferito perché si vedeva il bosco e, se chiudeva gli occhi, poteva immaginare il laghetto poco distante e quel grande salice. La giovane dama quando la sentì entrare sollevò lo sguardo per sorriderle ma il sorriso le morì in gola quando vide l’espressione preoccupata della principessa. Allora saltò in piedi rapida come il vento e le si avvicinò sentendo il cuore che le si stringeva, come se un cattivo presentimento si stesse insinuando in lei.
-Britt – sussurrò prendendole le mani – Cos’è successo? Stai bene?
-Io, si sto bene – rispose con un filo di voce catturando gli occhi dell’amica – Ma è successa una cosa che non mi aspettavo.
Santana si avvicinò appena come per darle coraggio, perché proseguisse con la sua spiegazione.
-Sta arrivando un principe al castello – continuò infatti.
-Un principe? – Santana non sapeva perché ma sentiva la stretta al cuore che diventava un po’ più forte.
-Si, il mio promesso sposo. Viene perché io possa conoscerlo.
-Oh, capisco – disse Santana spostando lo sguardo verso il pavimento e allontanandosi di un passo.
Brittany le strinse con più forza le mani per cercare di non farla allontanare, non aveva mai visto la sua amica con uno sguardo così perso.
-San, io non lo sapevo.
In quel momento entrò la cameriera personale della principessa, una simpatica donna dai capelli color del rame con gli occhi più grandi che possiate immaginare. Emma, questo era il suo nome, saltellava felice e corse ad abbracciare Brittany. Santana indurì lo sguardo e ne approfittò per allontanarsi.
-La mia piccola principessa! – disse Emma con entusiasmo – Ho avuto la notizia! State per conoscere il vostro principe, il sogno di ogni ragazza!
Brittany non rispose, aveva occhi solo per Santana. Non riusciva a capire perché si sentisse così in colpa nei suoi confronti. Emma sembrò non notarlo e continuò a parlare.
-Sarete bellissima. Santana, dammi una mano, vai nell’altra stanza e prendi l’abito blu. Quello che le è stato regalato ieri e che si abbina con i suoi occhi! La renderemo bellissima per il suo principe azzurro.
Santana socchiuse gli occhi e strinse i pugni.
-Vai tu a prenderlo, io ho di meglio da fare.
Poi uscì a grandi passi ignorando la voce di Brittany che la chiamava. Aveva solo voglia di stare sola.

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Capitolo 2
*** seconda parte ***


Seconda parte

Brittany si trovava seduta nella grande sala del trono alla sinistra della madre che le sorrideva incoraggiante. Sapeva che sarebbe dovuta essere felice ma non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Santana che correva via da lei. Sembrava… ferita. Non sapeva cosa pensare, aveva bisogno di fare chiarezza nei suoi sentimenti ma quello non era il luogo né il momento migliore. Lo squillo delle trombe la strappò dai suoi pensieri. Quando la porta si aprì un banditore proclamò:
-Il principe Finnenzio Hudson secondo e la regina madre Caroline terza.
Entrò il ragazzo più alto che la principessa avesse mai visto, le andava incontro, camminando lungo il tappeto rosso, con un sorriso un po’ goffo ma che sembrava simpatico. Quando giunse a un paio di metri di distanza fece un inchino profondo e salutò educatamente. La regina si alzò per abbracciarlo come un figlio prima di presentargli la principessa Brittany. Lui sorrise timidamente e un po’ impacciato. Dopo i convenevoli di rito e dopo che al giovane principe Finn e alla madre fu offerto di ristorarsi dal lungo viaggio, i due ragazzi furono lasciati soli e liberi di passeggiare lungo il castello e le tenute in modo da potersi conoscere meglio. Ovviamente non erano proprio soli, Lord Tubbington, li seguiva, abbastanza vicino da vedere cosa facessero ma abbastanza lontano da non sapere cosa dicessero. Probabilmente i due giovani non si erano accorti nemmeno della sua presenza. Ma, Lord Tubbington si era invece accorto che non era il solo che li seguiva. Ogni tanto, con la coda dell’occhio, catturava un veloce movimento di capelli corvini che sparivano dietro l’angolo. Sorrise, pensando che comunque non era il solo a vegliare sulla principessa. Alla fine quella Santana non era così male… se solo avesse smesso di chiamarlo sacco di pulci. Del resto non era vero! Era stato solo uno sfortunato incidente di qualche anno prima, ma era comunque riuscito a liberarsi degli imbarazzanti parassiti dopo un terribile bagno caldo pieno di sapone.    
Scosse la testa al ricordo mentre continuava nella sua missione. Si accorse che il principe Finn si era fermato ad osservare il bosco indicandolo. Probabilmente proponendo di dirigersi verso l’interno per fare una passeggiata tra la natura. La principessa Brittany scosse immediatamente la testa, non avrebbe mai portato nel suo luogo preferito un ragazzo appena conosciuto, nemmeno se questo era un principe. Inoltre, per quanto, come aveva supposto vedendolo, il ragazzo fosse effettivamente simpatico e gentile, non vedeva l’ora di liberarsi di lui. Nella sua testa c’erano solo un paio d’occhi color ossidiana che la guardavano tristi.
Così la giovane, con la scusa di essere stanca per le tante emozioni della giornata, si fece accompagnare sino al corridoio che portava nelle sue stanze. Salutò gentilmente il principe e lo guardò un attimo mentre questo si allontanava inciampando sui propri piedi. Quando lo vide scomparire corse a perdifiato per la seconda volta quel giorno. Senza accorgersi di due paia d’occhi che l’avevano sorvegliata sino a quel momento, ma che, adesso, vedendola tornare al sicuro, si diressero verso altri luoghi. Raggiunse le sue stanze con il fiatone guardandosi intorno sperando di trovare Santana li ad aspettarla. Naturalmente la stanza era vuota. Allora si cambiò di corsa indossando gli abiti che utilizzava per recarsi nel bosco e al lago e iniziò a cercarla. Provò prima nel castello, nella torre dove andavano a vedere le stelle nelle calde notti d’estate, nel giardino interno dove piantavano le fresie solo perché erano i fiori preferiti di Santana, nella biblioteca dove cercavano libri da leggersi durante le notti insonni. Ma della sua amica non vi era traccia. Allora decise che l’avrebbe cercata nel lago anche se il sole era ormai basso all’orizzonte e Lord Tubbington le diceva sempre che non voleva lasciasse il castello da sola con l’oscurità.
Sgattaiolò attraverso una piccola porticina laterale che usavano i garzoni di cucina per portare i sacchi di farina che arrivavano ogni lunedì dal vicino mercato dentro il magazzino. Come facevano sempre lei e Santana quando non volevano essere viste. Una volta fuori si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno e si buttò tra gli alberi. Anche con poca luce conosceva quella strada come le sue tasche, perciò raggiungere il salice fu un gioco da ragazzi. Si avvicinò lentamente accarezzando il tronco dell’albero come si accarezzerebbe il volto di un vecchio amico che non si vede da tempo. Ma un sospiro triste sfuggì dalle sue labbra quando si accorse che Santana non era nemmeno li. Portò rapidamente una mano al volto per asciugare una lacrima solitaria che non si era accorta di aver versato. Poi un rumore la fece sobbalzare.
-Mi dispiace averti spaventata mia giovane principessa.
La principessa sorrise quando si accorse che davanti a lei con una lanterna ben stretta nella mano sinistra e l’immancabile bastone che aiutava i suoi passi nella destra, c’era la vecchietta che tante volte le aveva portato doni.
-Oh vecchina, non preoccuparti.
-Cosa ti porta qui, a queste ore e soprattutto senza Santana?
-Stavo cercando proprio lei.
-Cosa c’è che ti rende triste mia piccola bambina?
-Vedi vecchina, oggi è successa una cosa che non mi aspettavo. I miei genitori mi hanno detto che ho un promesso sposo.
-Questa dovrebbe essere una bella notizia.
-Si chiama principe Finn ed è simpatico e goffo. Ma non lo so…
-Non sai cosa?
-Non so se voglio che sia il mio principe. Io sono felice così, con la mia famiglia, i miei amici, Santana…
La vecchietta si sedette a fatica in un tronco vicino e le fece cenno di avvicinarsi.
-Devi solo sapere se sei innamorata o no di questo principe.
-Ma io non lo so cos’è l’amore. Come posso saperlo?
-Lascia che sia il tuo cuore a parlare.
Poi allungò la mano poggiandola sul cuore della principessa. Chiuse gli occhi per alcuni secondi come se stesse ascoltando qualcosa. Alla fine li riaprì allontanando lentamente la mano, con uno strano sorriso disegnato sul volto.
-Bene, sembra che il tuo cuore abbia le cose più chiare che la tua mente.
Si voltò per cercare qualcosa nella piccola sacca di pelle che le pendeva dalla cintura, afferrò una piccola fiaschetta con uno strano liquido cangiante e lo porse alla principessa. Questa allungò esitante la mano e lo prese.
-Cos’è?
-Domani, quando vedrai i tuoi genitori e il tuo principe, bevilo. Ti mostrerà la tua strada.
Brittany la guardò confusa mentre la vecchietta si alzava con un sospiro stanco.
-Adesso vieni con me, è già scesa la notte. Ti riporto al castello.
La principessa la seguì silenziosamente, il sentiero veniva illuminato dalla lanterna. Arrivati al limite del bosco, con la porta del castello a pochi metri, la vecchia si voltò.
-Siamo arrivate.
-Vecchina, vuoi entrare? Posso almeno offrirti qualcosa per la tua gentilezza?
-No! Io non posso entrare nel castello.
La principessa la guardò incuriosita dalla sua reazione così secca. Poi semplicemente le sorrise e si incamminò verso la porta.



Il giorno dopo era previsto un grande banchetto per celebrare il fidanzamento. La principessa si era svegliata alle prime luci dell’alba, dopo aver dormito poco e male, nella speranza di riuscire a trovare Santana per poter finalmente parlare con lei. Ma della giovane non vi era traccia. Emma, alla fine, l’aveva convinta a tornare nelle sue stanze per prepararsi alla festa. Era stata gentile, aveva cercato di farla divertire e di distrarla ma si accorgeva chiaramente che qualcosa non andava. Quegli occhi azzurri erano spenti e preoccupati.
Finalmente, all’ora stabilita, vennero a prenderla le guardie regali guidate da Lord Tubbington che le fece un solenne inchino quando la vide e le fece strada. Ovviamente non c’era nessun pericolo ma la guardia reale doveva accompagnarla in ogni occasione ufficiale. Così, circondata da soldati in alta uniforme, per la prima volta la principessa Brittany si accorse di quando quella situazione fosse reale e non solo uno strano sogno. Entrò nella grande sala dei banchetti, addobbata a festa e con lunghi tavoli in legno già imbanditi. Come voleva il protocollo la promessa sposa fu l’ultima ad arrivare, tra squilli festosi di trombe e rulli di tamburi. Brittany volse lo sguardo verso il tavolo principale e vide le persone che erano sedute li. Il sorriso allegro della regina e del re le diedero un po’ di fiducia, lei sapeva che non avrebbero fatto niente che potesse ferirla. Sapeva che, se avevano scelto il principe Finn, l’avevano fatto solo perché pensavano che lui avrebbe potuto renderla felice. Con questi pensieri si voltò verso il suo promesso sposo. Lui la guardava con quel suo tipico sorriso e la principessa gli sorrise a sua volta prendendo posto al suo fianco.
Il banchetto passava veloce. Tutti erano allegri e gioiosi. La principessa guardava con la coda dell’occhio il principe Finn, scrutandolo e studiandolo. Non si poteva dire che fosse brutto anzi, magari era un po’ troppo alto ma era decisamente attraente. Solo che non era la persona più bella che lei avesse mai visto. No, quella poteva essere solo la sua amica Santana, non c’era nessuno che potesse essere comparato alla sua bellezza. Il principe aveva anche un sorriso piacevole, un po’ goffo certo, ma decisamente contagioso. Ma non era niente in confronto con il sorriso che spuntava improvviso e impetuoso, come il sole dopo una giornata di pioggia, sul volto della sua amica Santana. Quel sorriso che solo lei poteva far nascere. Il principe Finn aveva degli occhi scuri ma un po’ vacui. Erano belli e allegri ma se lei pensava a un paio d’occhi i primi che le venivano in mente erano quelli della sua amica Santana. Così scuri e profondi e, se avevi la fortuna che lei ti permettesse di guardarli abbastanza a lungo, si poteva vedere il fuoco che bruciava nel profondo.
Santana, non riusciva a non pensare a lei, ma era ovvio. Era la sua migliore amica e non la vedeva dal giorno prima. Era normale. Accarezzò la fiaschetta che la sua amata vecchina le aveva consegnato il giorno prima e sospirò. Cosa voleva dire che le avrebbe indicato il cammino? Non lo sapeva. Quello che sapeva era che non poteva pensare di passare la sua vita al lato del principe Finn. Prese un profondo respiro e, prima che qualcuno potesse impedirglielo, bevve tutto d’un fiato quel liquido cangiante.
In un primo momento non accadde niente, la principessa si guardò intorno notando che le conversazioni proseguirono come se niente fosse. Poi, improvvisamente sentì la gola chiudersi appena. Ebbe un attimo di panico quando si accorse che faceva fatica a respirare. Si alzò di scatto portandosi le mani alla gola attirando gli sguardi confusi e impauriti della sala. Fece un paio di passi mentre tutto diventava sfuocato e sentiva delle urla ovattate, come se provenissero da un luogo lontano. Lord Tubbington le corse vicino facendo appena in tempo ad attutire la caduta. Mentre la principessa chiudeva gli occhi e veniva avvolta dalle ombre il suo ultimo pensiero coerente fu per Santana, forse stava morendo e non aveva nemmeno potuto darle un ultimo saluto, un ultimo bacio su quelle mani così calde. Poi, per lei, fu solo silenzio.
La sala invece si riempì di voci e rumori. Tutti scattarono in piedi e parlarono allo stesso tempo. Il re si inginocchiò vicino alla figlia bianco in volto. Poi una risata proveniente dal fondo della sala fece calare uno spaventato silenzio e tutti si voltarono. Apparve una nube di fumo nero dietro la quale c’era la terribile strega Sylvester. Nessuno l’aveva mai vista. Ma tutti sapevano chi era. La videro fare un paio di passi sicuri avvolta in uno stretto abito nero, con le labbra piegate in un sorriso burlone. I soldati estrassero immediatamente le armi pronti a lanciarsi su di lei al minimo ordine.
-No! – urlò la regina guardando confusa la strega.
-Sarà meglio per voi che rispettiate quell’ordine! – disse la strega minacciosamente rivolta ai soldati – Regina, Re, principe Finn e Regina Caroline! E tutti voi presenti nella sala, è un piacere incontrarvi in una così felice circostanza!
-Strega! Cosa ci fai qui! Non puoi entrare nel castello! – disse il re con sguardo di fuoco.
-Non potevo! Ma la nostra principessa mi ha invitata bevendo la mia pozione!
Poi chiuse il pugno e una strana luce violacea avvolse il corpo inerme della principessa che si sollevò a mezz’aria e si diresse verso la strega.
-No! – gridò questa volta il principe Finn, cercando inutilmente di trattenere quel corpo.
-La vostra amata principessa è mia! Userò la sua vita per creare un’essenza di giovinezza eterna!
-Non puoi farlo! Non riuscirai ad uscire da qui! – il re era fuori di se dalla rabbia.
-Zitto! Mi sento generosa..vi darò una piccola speranza, avrete un mese di tempo per salvarla!
-Basterà molto meno! – rispose il re – Manderò i migliori soldati, cavalieri e principi di tutti i regni!
La risata della strega risuonò di nuovo.
-Nessuno dei tuoi stupidi cavalieri potrà mai salvarla. Solo il suo vero amore potrà superare tutte le prove!
-La salverò io allora! – il principe Finn fece due passi avanti andando a sbattere contro lo spigolo del tavolo.
-Tu principino? Credi di essere il suo vero amore? – domandò la strega Sylvester visibilmente divertita.
-Io… io sono il suo principe azzurro, no?
La strega sollevò gli occhi al cielo e poi fissò Lord Tubbington negli occhi.
-Spero che qualcuno qui abbia maggior buon senso perché altrimenti credo proprio che la mia vittoria sarà fin troppo facile!
-Sarà il principe Finn il nostro eroe! – dichiarò convinto il re – Mi impegno qui davanti a tutti nel dichiarare che chiunque salverà la principessa Brittany dalle tue luride grinfie, avrà la sua mano! La sposerà!
La strega Sylvester si voltò lentamente verso il re con un sorriso ironico.
-Hai dato la tua parola? La parola di un re è sacra! – chiese mentre fissava i suoi occhi in lui.
Il re fece inconsciamente un passo indietro sotto quello sguardo, poi, conscio del suo ruolo, si riprese per ribadire.
-Strega l’hai detto tu stessa, può salvarla il suo vero amore! Perciò prometto solennemente che si sposerà con chi riesca a salvarla! E sono certo che sarà il nostro principe Finn!
-Ricordati le tue parole re!
Poi avvolse se stessa e il corpo inerme della principessa in una densa nube nera e sparì, lasciando il regno nello sconforto. 

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Capitolo 3
*** terza parte ***


Grazie a tutti voi per le splendide recensioni!!

Terza parte

I giorni passavano sempre uguali. Il principe Finn era partito immediatamente ma non aveva ancora fatto ritorno, aumentando la preoccupazione. Dopo di lui erano partiti altri cavalieri, principi e soldati ma tutti tornavano dopo poco tempo dicendo che era impossibile avvicinarsi al castello dove era tenuta la principessa, perché questo era difeso da una strana creatura parlante che pretendeva il superamento di una prova prima di lasciare il passo.
Lord Tubbington vagava nel castello sempre più preoccupato, ormai mancava poco meno di una settimana allo scadere del mese che la strega Sylvester aveva concesso per salvare la principessa Brittany. Un pomeriggio si trovava nel giardino del castello fumando la sua pipa pensando alle parole della strega. Aveva avuto la sensazione che gli sfuggisse qualcosa, qualcosa di fondamentale che le strega malvagia invece sapeva. E se non avesse capito in fretta cosa fosse, tutto sarebbe stato perduto. Ma come poteva sapere lui chi era il vero amore della principessa? La conosceva da quando era bambina è vero ma non aveva mai avuto contatti con il mondo esterno, anzi sembrava che non fosse interessata, come se avesse già tutto quello che desiderava. I suoi pensieri furono interrotti bruscamente da una persona che si lanciò verso di lui come una furia afferrandolo per la collottola e facendolo miagolare di indignazione.
-Sacco di pulci! Perché non stai facendo niente? Manca solo una settimana!
-Ma veramente…
-Tu dovevi tenerla al sicuro e invece sei qui a fumare tranquillamente mentre il tempo che abbiamo sta finendo!
-Si ma io…
-Dobbiamo andare noi! Hai visto chi hanno mandato per salvarla? Voglio dire quel principe Finn probabilmente si è perso appena ha attraversato il ponte levatoio!
-Noi non…
-Lo so che non possiamo salvarla ma non possiamo nemmeno stare qui con le mani in mano!
-Santana! Lasciami andare.
La giovane lo guardò con occhi di fuoco e poi lo lasciò cadere con poca grazia, ignorando le sue lamentele. Lord Tubbington si scosse della polvere immaginaria di dosso, poi puntò una zampa verso Santana.
-Vorresti spiegarmi dove vorresti andare tu con me? Siamo seri Santana, probabilmente finiremmo per litigare per tutto il tempo! Senza contare che io capisco che tu le sia legata, avete passato la vostra vita insieme, sei sicuramente la persona più importante della vita della principessa e non credo che possa nemmeno pensare di vivere senza di te ma, purtroppo per salvarla serve superare delle prove e solo il suo vero…
Lord Tubbington spalancò gli occhi, poi boccheggiò un paio di volte cercando di assimilare le sue stesse parole.
Santana lo guardava con le mani sui fianchi pronta a legarlo e a trascinarlo con la forza con se. Lei sarebbe andata a salvare Brittany e lui l’avrebbe aiutata. Volente o nolente.
-Aspettami alle stalle. Arrivo subito! – disse Lord Tubbington prima di correre via, a quattro zampe tra l’altro, lasciando da parte tutte le buone maniere che aveva appreso.
 

Poco tempo dopo trovò una Santana impaziente che lo attendeva camminando avanti e indietro mentre i garzoni della stalla la guardavano con terrore e si tenevano a debita distanza. Lord Tubbington sospirò, probabilmente li aveva terrorizzati con qualche minaccia.
-Cambiati! - disse lanciandoli dei vestiti.
La giovane li afferrò con sguardo schifato.
-Cosa sono questi stracci?
-Stai andando al salvataggio di una principessa o a una festa al castello? Sono pantaloni comodi e una casacca! E prendi anche questa.
-Cos'è?
-A te cosa sembra? Un mandolino per salvarla con una serenata? E' una spada!
Santana sollevò gli occhi al cielo.
-E cosa dovrei farci io? Lo sai che non la so usare!
Lord Tubbington tremò ricordando quando aveva provato a insegnarle a usarla, qualche anno prima. Non sapeva nemmeno lui come c'era riuscita ma aveva infilzato una gigantesca botte di birra appena arrivata dal vicino villaggio. Il cortile per l'allenamento delle reclute era stato impraticabile per quasi una settimana.
-Non devi usarla! Ma non sappiamo cosa possiamo incontrare, una spada è sempre un deterrente per malintenzionati che possiamo incontrare.
Santana decise di non discutere, si cambiò rapidamente mentre Lord Tubbington prese un cavallo e l'attese davanti al ponte del castello.
Santana arrivò maledicendo nella lingua natia del suo regno guadagnandosi un occhiata divertita da parte di lord Tubbington e uno strano nitrito dal cavallo. Decise di ignorare il cavallo per dirigersi solo verso il gatto.
-Questo sarebbe un cavallo? Assomiglia a un mulo!
Il cavallo nitrì, indignato.
-Si perché tu sei il miglior cavaliere del regno! Sali una volta per tutte!
Santana si mise in sella con agilità e si concesse un breve sorriso. Poi guardò in basso dove Lord Tubbington la guardava con le zampe sui fianchi.
-Cosa stai facendo ancora li? - chiese Santana sollevando un sopracciglio.
-Mi vedi? Sono un gatto! Credi che possa cavalcare solo?
-E cosa si suppone che devo fare io?
-Viaggiare insieme! E io sto davanti.
Santana sollevò gli occhi al cielo. Pensò alla principessa Brittany, perché solo quel pensiero poteva farla andare avanti in quell'impresa disperata. Allungò la mano per afferrare Lord Tubbington e sistemarlo davanti. Lui fece un cenno al soldato di guardia che abbassò il ponte.
Seguirono la grande strada che conduceva verso il vicino villaggio, lo superarono in fretta tra gli sguardi stupiti dei cittadini, attraversarono i campi dove i contadini alzarono lo sguardo al loro passaggio e finalmente raggiunsero il bosco. Scesero per riposare qualche minuto in una radura, vicino a un piccolo rigagnolo. I nostri eroi si ignoravano da quando erano partiti. Improvvisamente un forte rumore che sembrava sempre più vicino li fece saltare in piedi. Un'immensa ombra passò sopra le loro teste. Il cavallo impazzì vedendo un gigantesco drago nero che volava a pochi metri, nitrì prima di correre verso la foresta. Santana provò a fermarlo, doveva farlo perché quell'animale era la loro unica speranza per arrivare in tempo alla prigione della principessa, ma non riuscì ad afferrare le redini.
-No! - urlò disperata.
Fu allora che si sentì un frastuono di zoccoli e, nella radura, apparve un enorme cavallo bianco. Il cavaliere, con l'armatura dorata che brillava al sole, sull'elmo una cresta nera, le passò al lato fermandosi un attimo.
-Mia dama non temere! Fermerò io il tuo destriero!
E si lanciò all'inseguimento. Torno dopo pochi minuti tenendo ben strette le redini del secondo cavallo. Scese dal suo destriero con un sol balzo. Si avvicinò alla giovane che seguiva i movimenti del cavaliere con un sopracciglio sollevato e a Lord Tubbington che invece sembrava infastidito.
Lo videro sfilarsi l'elmo.
-Oddio quella cresta ce l'hai anche in testa? - domandò Santana.
-Sir Puck, per servirti damigella!
-Chiamami ancora damigella e te la farò mangiare quella cresta! Io sono Santana.
-Santana è un nome incantevole che fa giustizia a una dama così bella!
La ragazza non riuscì a nascondere del tutto un sorriso per il complimento, quel cavaliere riusciva ad essere affascinante, nonostante tutto.
-E questo deve essere il tuo animale di compagnia! Come si chiama, Fuffy?
-Io sono Lord Tubbington primo! - rispose indignato, mentre Santana scoppiava a ridere.
-Chiedo perdono, Lord! - disse ironicamente -E cosa fa una così meravigliosa dama in un bosco accompagnata da un gatto?
-Avrai sentito parlare della principessa Brittany, stiamo cercando di salvarla.
-Naturalmente, tutto il regno non parla d'altro!
-Bene, quindi Sir Puck, è stato un piacere conoscerti e grazie mille per recuperare questo cavallo, se così si può chiamare, ma adesso dobbiamo proprio andare – continuò Santana risalendo sul cavallo e abbassandosi appena per afferrare Lord Tubbington.
-Lasciate che vi accompagni! Sono un cavaliere errante cacciatore di draghi! La mia spada è al tuo servizio giovane dama.
La giovane fu tentata di rifiutare la proposta ma vide il suo compagno di viaggio che negava fermamente con la testa. E cosa ci poteva essere di più divertente che fare il contrario di quello che voleva Lord Tubbington?
Perciò il viaggio riprese con un nuovo compagno. Cavalcarono attraverso il sentiero che portava al nord e Santana si rese conto che Sir Puck era una piacevole compagnia, raccontava storie di battaglie ed avventure e continuava imperterrito a fare complimenti per niente velati a Santana e battute ironiche nei confronti di Lord Tubbington. E questo alla giovane dama piaceva.
Si fermarono quando il sole era basso all'orizzonte e Sir Puck accese un fuoco per passare la notte. Lord Tubbington andò a dormire subito dopo aver mangiato qualcosa.
-Allora Puck, com'è cacciare draghi?
-Faticoso, lady Santana, sono creature forti e veloci. Bisogna essere in forma per poter lottare con loro! - disse colpendo il petto con il pugno chiuso.
-Puoi anche smettere di chiamarmi lady, non lo sono e anche se lo fossi un bosco non è il luogo migliore per seguire il protocollo. Deve essere interessante. Quanti ne hai catturato?
-Catturato? Nessuno per il momento ma il mese scorso ci sono andato vicino!
-E tu ti definisci cavaliere errante cacciatore di draghi?
-E' letteralmente quello che sono! E poi è solo questione di tempo!
Santana sbuffò, ma poi un brivido di freddo la scosse. Sir Puck si alzò per prendere il suo mantello e avvolgere la giovane, approfittando per avvicinarsi.
-Sai Santana? Ho avuto tante avventure e visto tanti luoghi. Ma mai i miei occhi si sono posati su una creatura meravigliosa quanto te.
La dama sollevò un sopracciglio, quel cavaliere era un po' sbruffone ma davvero aveva qualcosa di affascinante. Aveva una cresta quanto mento discutibile in testa, ma lei non aveva mai ricevuto tanti complimenti in vita sua. Lo vide piegare appena il volto e farle un sorriso malizioso. Santana vide come quel volto si avvicinava lentamente e aprì gli occhi come piatti. Voleva forse baciarla? In fondo non era male, aveva un bel fisico e un bel sorriso, lei non aveva mai baciato nessuno prima, escludendo quel piccolo bacio sulle labbra che lei aveva dato alla principessa Brittany quando l'aveva vista piangere. Ma quello non contava, era successo pochi mesi prima ed era stato un semplice gesto d'amicizia per consolarla. E aveva funzionato perché le lacrime erano sparite immediatamente e la principessa le aveva regalato un lieve sorriso che l'aveva fatta arrossire fino alla punta dei capelli. Era dovuta correre via dalla stanza inciampando e brontolando veloci e incomprensibili scuse. Ma quello era diverso e non capiva perché le fosse venuto in mente in quel momento. Quel cavaliere era attraente, non sarebbe stato male come primo bacio. Chiuse gli occhi quando ormai le sue labbra erano a pochi centimetri. Ma allora vide nella sua testa due occhi azzurri come il cielo delle mattine d'estate. Strinse il pugno con forza e colpì violentemente la mascella del cavaliere che perse l'equilibrio e cadde all'indietro.
-Au!- urlò poco virilmente.
-Buonanotte Sir! A domani mattina!
Santana camminò a passi rapidi verso la sua tenda e si chiuse dentro. Sospirò. Non capiva perché la sua mente le avesse giocato quello scherzo. Si buttò sul suo giaciglio prendendo la testa tra le mani. L'avrebbe salvata. Fosse stata l'ultima cosa che faceva.
   

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Capitolo 4
*** quarta parte ***


quarta parte

La mattina dopo Lord Tubbington si stiracchiò ritirando la sua piccola tenda e avvicinandosi ai resti del fuoco.
-Buongiorno Sir.
-Ciao gatto.
-Lord per te!
-Come vuoi, lord gatto!
Lord Tubbington sollevò gli occhi al cielo, quel viaggio non era stato una buona idea.
-Un momento Sir, quel livido sulla mascella non c'era ieri!
-Oh ti sbagli! C'è sempre stato!
Poi si alzò in piedi incrociando per un secondo lo sguardo di Santana e sorridendole.
-Mia dama, se sei pronta possiamo ripartire.
Cavalcarono tutto il giorno riuscendo ad arrivare ai limiti del bosco prima del tramonto. Scesero dai loro cavalli stiracchiando le schiene stanche per sciogliere un poco i muscoli provati dalla lunga giornata. Sir Puck si sedette pesantemente al lato di Santana mentre Lord Tubbington vagava nei dintorni per cercare legna secca per accendere il fuoco.
-Allora Santana, a chi pensavi ieri? - chiese a bruciapelo facendo sobbalzare la giovane.
-Cosa? Non so di cosa parli Sir!
Il cavaliere sollevò un sopracciglio con un sorriso ironico.
-Io credo che tu sappia benissimo a cosa mi sto riferendo.
-No, mi spiace ma non ne ho idea.
-Quindi mi vuoi far credere che quando hai chiuso gli occhi a pochi centimetri da me non hai pensato a nessun altro? Sai, Santana, non ti credo per niente!
-Non è come pensi, ho solo troppe cose in testa, troppe preoccupazioni e non era il momento adatto.
-Troppe cose in testa o solo una?
Santana spalancò la bocca per rispondere, ma non trovò le parole.
-Bene, damigella – continuò allora Sir Puck ponendo enfasi nell'ultima parola – Forse non sono la persona più adatta per dirtelo ma credo che tu dovresti fare un po' di chiarezza.
Santana si voltò per guardarlo ma un movimento rapido a pochi metri attirò la loro attenzione. Lord Tubbington saltava inseguendo qualcosa che volava a mezz'aria con gli artigli ben in vista. E un atteggiamento poco adatto a un lord, potremmo aggiungere.
-Cosa sta inseguendo? - chiese Sir Puck con interesse.
-Non so sembra... una cavalletta gigante?
Poi il cavaliere saltò in piedi di scatto.
-Non è una cavalletta! E' una fata!
Si lanciò per cercare di fermare Lord Tubbington, seguito da Santana che corse verso quella piccola creatura sperando di arrivare in tempo.
Sir Puck afferrò al volo il gatto mentre questo aveva appena spiccato un agile balzo e si trovava a pochi centimetri da una delle quattro ali della fata. Contemporaneamente Santana riuscì a catturare la creaturina tra le sue mani, avrebbe calmato l'eccitato lord prima di liberarla.  
Sir Puck spalancò gli occhi mentre con una mano teneva sollevato dal suolo uno scalciante lord Tubbington.
-Santana! Liberala!
La giovane fece come le veniva chiesto e dalle sue mani uscì come una furia una spettinata fatina dai capelli biondi come il grano e gli occhi... beh gli occhi erano troppo piccoli per poter riconoscere il colore.
-Lasciatemi quell'essere peloso a me! Quando avrò finito con lui non lo sarà più! - urlò la fata con una voce fin troppo potente per una creatura così piccola.
-Chiedo scusa per il comportamento del nostro compagno di viaggio, milady! - disse immediatamente Sir Puck – Siamo in una missione importante e la tensione del viaggio, a volte, gioca strani scherzi, altrimenti il nostro amico non avrebbe mai potuto offendere in questo modo una meravigliosa fata come voi.
-Lo perdono solo per la vostra galanteria, cavaliere. Sono Quinn, la regina delle fate del bosco del nord. Siete nel mio territorio.
Sir Puck si inchinò con un affascinante sorriso in volto.
-Mia regina, io sono Sir Puck, cavaliere errante cacciatore di draghi. Questi sono i miei compagni di viaggio. Lady Santana e Lord Tubbington.
-Che strana compagnia. E quale sarebbe la vostra missione, se posso chiedere?
-Non c'è niente che voi non possiate chiedere mia regina. Siamo in viaggio per salvare la principessa Brittany dal suo terribile destino.
-Oh quindi tu sei il cavaliere che la salverà? Sei il suo vero amore? - chiese la regina con un tono che sembrava quasi deluso.
-Eh? No, no! Non la conosco nemmeno! - iniziò Sir Puck troppo velocemente -A dire il vero ci siamo incontrati solo ieri, io mi sono unito solo per scortarli. Gli eroi sono loro due!
Quinn voltò la testa per guardarli con espressione curiosa.
-Un gatto e una damigella?
Santana si passò una mano sulla fronte mentre Lord Tubbington soffiava infastidito per essere continuamente definito semplicemente gatto.
-Lasciamo perdere comunque. Per ringraziare la tua galanteria, Sir, vorrei invitare voi e i vostri compagni di viaggio a un banchetto stanotte.
-Mia regina, la vostra gentilezza è pari solo alla vostra bellezza.
Santana sollevò gli occhi al cielo. Quella era una scena già vista.
-Regina, la ringrazio a nome di tutti – iniziò la giovane – ma non credo che siamo delle dimensioni adatte per unirci a voi.
-Oh non preoccupatevi per questo. Seguitemi.
Camminarono sino a un grande albero li vicino. Poi, senza sapere bene come si ritrovarono in un batter d'occhio delle stesse dimensioni della regina Quinn che sorrise vedendo i loro volti colmi di stupore. Salirono sull'albero sino a una grande piattaforma posta nel ramo più alto. C'era un'enorme tavolata imbandita e una miriade di piccole creature con le ali che volavano li intorno. Si sedettero come ospiti d'onore al lato della regina.
Sir Puck e Quinn durante la cena erano sempre più vicini, ridevano e scherzavano dimenticando il protocollo. Quando ancora non era arrivato nemmeno il dolce si alzarono. La regina si avvicinò a una delle sue fate.
-Vado a mostrare la città al nostro ospite. Mi raccomando assicurati che lady Santana e il gatto non bevano il nettare. Lo sai che effetto fa.
La fata annuì sorridendo, ma il sorriso le morì sulle labbra quando, non appena la sua regina si era allontanata e prima di riuscire a raggiungere il tavolo, vide i due ospiti che bevevano felici da un calice un liquido azzurro. Scosse la testa, la regina avrebbe dato la colpa a lei.


La mattina successiva Quinn, passeggiando mano nella mano con Sir Puck, raggiunse le stanze che avevano preparato per gli ospiti per svegliare Santana e Lord Tubbington. Fu grande la sua sorpresa quando le trovò vuote. Un presentimento negativo le diede un brivido che attraversò la spina dorsale. Guardò Sir Puck preoccupata e fermò una delle sue fate.
-Dove sono i nostri ospiti?
-Mia regina, hanno bevuto il nettare ieri notte. Non abbiamo fatto in tempo a fermarli!
-Cosa sta succedendo Quinn? - chiese Sir Puck nervosamente.
-Per noi il nettare è una prelibatezza ma per chi non è del nostro mondo è pericoloso. Chi lo beve si dimentica della propria vita e dei propri affetti.
-Cosa? Quindi hanno dimenticato tutto?
-Si ma è reversibile, in un paio di giorni, se non ne bevono altro naturalmente, saranno come nuovi!
-Un paio di giorni? Ma Quinn non hanno tanto tempo! Devono salvare la principessa Brittany!
Quinn scosse la testa.
-Credo che non ci sia niente da fare allora. Non ho mai visto nessuno riprendersi dal nettare in meno di due giorni. E bisognerà legarli per evitare che vogliano berne ancora!
-Andiamo a cercarli!
La regina e Sir Puck iniziarono a correre alla ricerca dei due ospiti che sembravano essere scomparsi durante la notte. Nessuna delle fate li aveva visti e la preoccupazione era palpabile. Alla fine Puck si sedette nel tavolo ancora imbandito dalla notte precedente. Allungò le gambe andando a colpire qualcosa con i piedi mentre si posava le mani alle tempie.
-Ahi!
Sir Puck e la regina si guardarono in viso. Il tavolo si era lamentato? Sollevarono lentamente la tovaglia di raso che arrivava sino al suolo e trovarono una Santana che si massaggiava il braccio e un Lord Tubbington accoccolato vicino a lei che russava tranquillamente.
-Santana! - urlò Quinn aiutandola a uscire fuori.
-Si ciao!
-Ti ricordi chi sei? - chiese speranzoso Puck.
-Si, certo! Mi chiamo Santana!
Sir Puck lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, forse non tutto era perduto.
-Bravissima! E io chi sono? - domandò con un sorriso.
-Un tizio con una strana pettinatura! - esclamò allegra questa.
-Oh, no, no, no! Santana, Sono Puck! Puck! Sai il cacciatore di draghi!
Santana aggrottò le sopracciglia pensierosa.
-Ma se non ne hai mai catturato nemmeno uno!
-Ah si questo però se lo ricorda! - disse Puck spalancando le braccia rivolto verso la regina.
-Sarà colpa del suo caratteraccio! - disse questa prima di provare di nuovo a parlare con Santana – Ti ricordi perché sei qui?
-Certo! Perché qui c'è quella cosa buonissima che si beve. A proposito, ma voi non avete sete? Mi piacerebbe proprio un sorso di quel liquido azzurro! Delizioso!
Sir Puck le strappò la coppa dalle mani, un attimo prima che riuscisse a portarla alle labbra.
-No, Santana! Hai una missione da compiere! Possibile che tu non ricordi niente? Sai salvare principesse e cose simili!
-Principesse? - chiese confusa.
-Puck non c'è niente da fare! Non c'è niente che possa farla ritornare in se rapidamente. Possiamo solo portarla nelle sue stanze e impedirle di bere altro nettare. E sperare che non sia troppo tardi – sospirò la regina.
-Ma la principessa Brittany non ha tempo! Devono salvarla, il tempo sta finendo!
Santana spalancò gli occhi di colpo. Si afferrò alla camicia aperta di Sir Puck.
-Brittany – mormorò.
Chiuse gli occhi mentre un ricordo la scuoteva. Stava seduta sotto un salice, a pochi metri da un laghetto. Il sole aveva appena iniziato a tramontare e una luce soffusa illuminava il volto di una giovane bionda che riposava con gli occhi chiusi sul suo grembo. Pensava che stesse dormendo, perché stava immobile, insensibile alle mani che le passava tra i capelli. Non riuscì a trattenersi e sussurrò un “sei bellissima” a voce così bassa che nemmeno lei stessa era certa di averlo fatto. In quello stesso istante un paio di occhi azzurri si aprirono incontrando i suoi. Santana spalancò la bocca in un misto tra sorpresa e panico, era sicura di essere diventata rossa come il mantello di broccato che indossava il re quella stessa mattina. Quella giovane dai capelli d'oro si sollevò lentamente senza smettere di guardarla negli occhi. Portò il suo viso all'altezza di quello di Santana, per guardarla meglio negli occhi e sussurrarle piano “lo pensi d'avvero”. Santana deglutì, sentendo la gola secca. Riuscì appena ad annuire, poi vide un sorriso che si dipingeva nel volto dell'altra e si accorse che si stava avvicinando pericolosamente al suo. Guardò rapidamente le sue labbra prima di sussurrare “Brittany”. Ma poi un rumore di rami rotti poco distanti le fece allontanare mentre appariva un gatto che urlava qualcosa a proposito del fatto che dovevano essere al castello prima del tramonto perché poteva essere pericoloso.
-Brittany! - urlò allora Santana strattonando la casacca di Sir Puck che la guardava sorpreso.
-Ti ricordi?
-Brittany! Dobbiamo andare! Cosa ci faccio ancora qua? Dov'è quel sacco di pulci? Non abbiamo tempo da perdere!
-Non ho mai visto nessuno riprendersi così velocemente dal nettare! - affermò una sconvolta Quinn – Il tuo gatto è ancora sotto il tavolo. Ma credo che dovrai portarlo via a forza!
-Non importa! Andiamo Puck!
-Ecco vedi, io rimango qui!
Santana guardò prima lui e poi Quinn che in quel momento si erano presi per mano, fece un piccolo sorriso e annuì.
Pochi minuti dopo era tornata alle sue dimensioni naturali e legava con attenzione Lord Tubbington, che continuava a dormire, nella parte posteriore del cavallo. Quando fu pronta si voltò e sospirò.
-Regina Quinn, grazie di tutto! Spero di rivederti prima o poi.
-Sono sicura che ci rivedremo prima di quanto pensi! E verrai a trovarci accompagnata dalla principessa Brittany.
Santana sospirò stancamente. Aveva perso mezza mattinata, doveva correre per recuperare il tempo perduto. E ancora non sapeva come lei avrebbe mai potuto salvarla. Quinn sembrò leggerle nella mente.
-Se prima avevo anche solo un dubbio, adesso so per certo che la salverai. Devi solo credere a quello che senti.
Santana annuì mentre montava a cavallo. Dopo un rapido saluto lo spronò e corse lungo il sentiero che portava fuori dal bosco.

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Capitolo 5
*** quinta parte ***


Grazie a tutti per seguire la storia e per le splendide recensioni! Vi lascio una delle mie parti preferite...

Quinta parte

La giornata corse via rapida e senza soste. Santana si fermò solo quando era già notte, si trovavano in una zona rocciosa e riuscì a trovare un riparo naturale per la notte. Lord Tubbington dormì per tutto il tragitto. Poi la mattina dopo si svegliò, confuso e con un feroce mal di testa, non ricordava tutto ma ricordava almeno la missione che dovevano compiere. La giovane dama pensò che si fosse ripreso relativamente in fretta, probabilmente perché non aveva bevuto troppo nettare o perché era un gatto e il suo corpo reagiva in maniera diversa a quello degli esseri umani.
Quella mattina ripresero il cammino alle prime luci dell'alba, superarono una stretta valle e passarono in una zona di pantani che sembrava abbastanza tranquilla. Non avevano visto nessun essere senziente da quando avevano lasciato il regno delle fate del nord.
Lord Tubbington guardava con la coda dell'occhio Santana che, man mano che si avvicinavano alla loro meta, sembrava sempre più cupa e pensierosa. Non apriva bocca da ore. Adesso camminavano al lato del cavallo per farlo riposare dal loro peso almeno per qualche tempo. Il povero animale si era comportato benissimo nonostante la terribile fatica alla quale lo stavano sottomettendo. Lord Tubbington sospirò. Era sicuro di immaginare quali fossero i pensieri della giovane, forse era arrivato il momento di rincuorarla e di farle prendere coscienza di quello che, in fondo, era sicuro che già sapesse.
-San – iniziò usando il nome con cui la principessa Brittany era solita chiamarla. Santana sobbalzò dallo stupore, prima di irrigidirsi vistosamente.
-Non chiamarmi così sacco di pulci.
-Sei silenziosa.
-Colpa della pessima compagnia.
Lord Tubbington sospirò di nuovo. La ragazza si chiudeva a riccio non appena si sentiva in pericolo, ma questa volta non gli interessava molto, non si sarebbe fermato.
-A cosa pensi?
-A niente pulcioso animale peloso!
-Io credo che tu stia pensando al fatto che probabilmente non riuscirai a salvarla.
Santana spalancò gli occhi e cedette, aveva bisogno di parlarne con qualcuno, anche se quel qualcuno era il suo peggior nemico. Non che lo fosse davvero ma odiava il fatto che la principessa gli desse tante attenzioni, rubando tempo per lei.
-Oh fantastico! Lo sapevo che lo pensavi anche tu! Guardaci, come possiamo salvarla? Tu sei un gatto e io sono... beh sono io! Pensavo sarebbe successo qualcosa durante il viaggio, non so. Pensavo che avremmo incontrato un cavaliere con un espressione meno ebete di quel principe Finn. Pensavo che avremmo incontrato il vero amore della principessa e che l'avremmo trascinato sino a salvarla. E invece domani arriveremo li e non abbiamo niente!
-Santana! Vuoi calmarti? Io, a differenza di te, non penso per niente che non la puoi salvare.
-Adesso la devo salvare io? Pensavo fossimo insieme in questo!
-Si ma come hai detto tu io sono un gatto. E tu sei... beh sei tu! Se c'è qualcuno che può salvarla sei solo tu!
-Cosa? Aspetta stai dicendo che tu pensi che io sia...
-Lo sai anche tu cosa sei! Adesso noi arriviamo li e tu supererai le maledette prove perché sei l'unica che può farlo! E sarà un gioco da ragazzi per te!
-Ma l'incantesimo...
-L'incantesimo non ha messo regole di nessun tipo e se non provi non puoi sapere se abbiamo ragione.
-Si ma...
-Damigella! Damigella! Aspettami!
I due si voltarono contemporaneamente per vedere un ranocchio che saltellava rapidamente verso di loro.
-Cosa? - chiese confusa Santana.
-Si tu! Damigella con un orribile gusto per i vestiti! Prendimi!
Il ranocchio fece un balzo più lungo dirigendosi verso le mani della damigella, che si spostò all'istante facendolo finire sulla faccia di un confuso Lord Tubbington.
-Cosa vuoi? Ne ho abbastanza di animali parlanti!
-Non sono una rana! Sono un principe!
I due lo guardarono scettici.
-Si, vi dico! E' un incantesimo e tu, damigella, devi salvarmi! Guardami! Il verde non è nemmeno di moda quest'anno!
-Io? Cosa vuoi da me, anfibio!
-Baciami!
-Io... cosa?
-Si! Baciami, baciami, baciami, baciami – disse saltellando a ogni “baciami”.
-Non ci penso nemmeno!
-Mi serve una dama che mi baci!
-No! Vai a cercare un'altra dama! Lasciami in pace!
-Guardati intorno! Siamo nel bel mezzo del nulla! Dove la trovo un'altra dama?
Santana portò gli occhi al cielo esasperata, non aveva nessuna intenzione di baciare quella creatura viscida.
-Principe Kurt! Principe Kurt! Eccoti! Ti avevo detto di non allontanarti!
I tre si voltarono verso un giovane cavaliere dalle sopracciglia triangolari che correva verso di loro, rosso in volto.
-Sir Blaine, non è il momento! Ho trovato una damigella che mi bacerà e spezzerà l'incantesimo!
-Ehi quale parte di “non ci penso nemmeno” non hai capito, viscido essere verde?
-Damigella chiedo scusa a nome del mio principe. Io sono Sir Blaine e il viscido essere verde è il principe Kurt. E' un po' alterato da quando è stato trasformato in ranocchio, solitamente è molto più educato!
-Sir Blaine! Ti sembra il momento! Questa dama mi bacerà adesso!
-No!
-Su baciami! Cosa ti costa!
-Ho detto di no!
-Solo un piccolo bacio!
-Smettila!
-Uno solo, ti prometto che...
-Oh basta! - gridò Sir Blaine che non ne poteva più di quella situazione mentre contemporaneamente si inchinava per afferrare il ranocchio -Vuoi un bacio? Eccotelo!
Poi avvicinò le labbra e gli diede un bacio. Si sentì un rumore forte e una nuvola bianca li avvolse. Quando si diradò, davanti a una sorpresa Santana e a un incredulo Lord Tubbington, apparve un giovanotto dagli occhi azzurri e una perfetta messa in piega. Il principe Kurt, tornato alle sue fattezze umane, guardava negli occhi Sir Blaine che ricambiava lo sguardo con un sorriso. Dopo un attimo di esitazione i due si buttarono di nuovo uno sulle labbra dell'altro.
-Bene, noi... si insomma... noi andiamo! - iniziò la giovane dama lentamente – E' stato davvero un piacere conoscervi. Davvero! Ci vediamo.
Ma i principe e Sir Blaine non si staccarono nemmeno un attimo. Santana e Lord Tubbington fecero qualche passo camminando all'indietro per aspettare un saluto ma, quando si accorsero che era inutile, semplicemente si voltarono e ripresero a camminare sulla loro strada.
Dopo un centinaio di metri di silenzio Santana sollevò lo sguardo e domandò ancora sorpresa.
-Hai visto anche tu quello che ho visto io?
Lord Tubbington sollevò lo sguardo e fece il sorriso più grande che la dama avesse mai visto.
-Oh si!
Santana si portò le mani alle tempie, massaggiandole, ma con un piccolo sorriso sulle labbra.
-Questo regno sta andando a rotoli!

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Capitolo 6
*** sesta parte ***


Ci siamo... siamo quasi alla fine! Grazie a tutti.

Sesta Parte

L'enorme e oscuro castello si innalzava a poche centinaia di metri da loro. Imponente e spaventoso. Santana sospirò mentre si avvicinavano sempre più. C'era una grande porta di legno con battenti in ferro che, per loro stupore era spalancata. Però più si avvicinavano più capivano perché non c'era bisogno che la porta fosse chiusa, un enorme fossato circondava il castello. Le acque erano scure e sembravano profonde.
-Cosa facciamo adesso? Come possiamo attraversare? - chiese delusa Santana.
-Non lo so! Non ci sono barche e...
Un repentino movimento proveniente dalla loro destra li fece voltare contemporaneamente. Avevano visto un luccichio apparire dalle acque, ma forse era stato solo un riflesso del sole che ormai era alto all'orizzonte. Santana si voltò verso Lord Tubbington aggrottando appena le sopracciglia con preoccupazione.
-Secondo te è questa la prima prova? Attraversare a nuoto?
-Non sperare che io ti segua!
Di nuovo qualcosa si mosse, questa volta alla loro sinistra. Non poteva essere solo un riflesso. C'era qualcosa in quelle acque.
-La prima prova è un mostro marino? - domandò con voce poco ferma Santana.
-Estrai la spada!
-Si certo! Se quello è un serpente marino siamo finiti!
-Oddio e se fosse un Miðgarðsormr?
-Un cosa?
-Il più terribile dei serpenti marini!
-Ma ti sembra il momento di dare nomi ai mostri marini?
-Ma come puoi non conoscerlo! In che mondo vivi?
-Senti sottospecie di animale da compagnia se...
Ma, mentre erano distratti da quel piccolo scambio di opinioni, non si accorsero che l'acqua davanti a loro aveva iniziato a ribollire. E poi, in un battere di ciglia, apparve una gigantesca creatura marina dorata.
I nostri eroi urlarono poco eroicamente.
-Tranquilli tranquilli! Sono il guardiano del castello! Sono qui per indicarvi la prima prova e se la supererete vi condurrò alla porta.
-Ma non sei un drago o un serpente!
-No certo che no, damigella! Prima di tutto lasciate che vi chieda scusa per avervi spaventato, non era mia intenzione!
Santana guardava quella creatura perplessa.
-Tu sembri... una trota!
-Si milady! Sono l'ultimo esemplare rimasto di Trotus doratus gigantes!
-Cioè sei una gigantesca trota dorata? - chiese Lord Tubbington con ovvietà.
-Si esatto!
-Quelle labbra sono troppo grandi anche per un pesce! - disse Santana indicandole.
-Damigella! Un po' di educazione! Il mio nome è Sam la trota dorata, dovresti mostrare un po' di rispetto!
-Ok Sam, siamo qui per salvare la principessa quindi dicci: qual'è la prima prova?
-Bene miei nuovi amici, è semplicissimo. La ci sono tre scrigni. Ognuno contiene un oggetto che appartiene alla principessa Brittany. Uno di loro è la cosa più importante che lei possiede, dovete solo dirmi qual'è!
Lord Tubbington raggiunse gli scrigni aprendoli. Il primo conteneva la corona di diamanti della principessa, il secondo una bambola di pezza e il terzo una piccola sfera forse di cristallo.
-Direi che è facile! La corona non è di certo! Solo qualcuno che non conosce la principessa avrebbe potuto sceglierla. Quella sfera non so nemmeno cosa sia, quindi non può essere una cosa davvero importante. Senza dubbio è la bambola di pezza. Le è stata regalata quando era ancora in fasce e l'ha sempre portata con se. Ancora la conserva come ricordo della sua infanzia!
Lord Tubbington sorrise soddisfatto mentre si voltava verso Santana che invece fissava con occhi sgranati la piccola sfera.
-Io credo che sia questa. - disse infine lentamente mentre la indicava.
-Cosa? Quel coso? Ma non l'ho mai visto! Abbiamo una sola possibilità Santana! Mi dici cosa ti fa credere che sia quello l'oggetto più prezioso che abbia?
-Ti ricordi quell'estate, quando sono andata a trovare mia nonna nel mio regno natale?
-Cosa? Si certo che lo ricordo! La principessa era tristissima, quando ha saputo che sarebbe stata tre mesi o forse quattro, senza di te era inconsolabile!
-Si, e io non riuscivo a vederla così triste, vedevo che lottava per cercare di nascondere le lacrime quando stava con me, nei giorni prima della partenza. Non volevo lasciarla sapendo che stava così male, ma non potevo non andare.
-Si ma questo cosa ha a che vedere con quella sfera?
-Io avevo cercato disperatamente una soluzione perché non si sentisse sola, ma non avevo trovato niente. Poi, il giorno prima della partenza, mi recai sotto il nostro salice per pensare. Era l'alba ma non avevo dormito per niente. Mi sedetti vicino al lago e... insomma piangevo.
Lord Tubbington la guardava aspettando il seguito della storia, curioso di capire perché la stesse raccontando in quel momento.
-Mentre ero li sentii dei passi, sollevai il viso e mi ritrovai davanti la vecchia. Era gentile, come sempre, e ascoltò la mia storia. Alla fine sorrise e mi consegnò due sfere di cristallo trasparenti. Una è quella nello scrigno.
Santana sfilò una piccola sacca in cuoio che pendeva dal suo collo e l'aprì rivelando una seconda sfera identica a quella contenuta nello scrigno.
Lord Tubbington spalancò gli occhi.
-Ma cosa sono esattamente? Perché è importante per la principessa?
-Perché sono magiche. Quando la vidi prima di partire le consegnai la sfera e le spiegai cosa doveva fare. Quando si sentiva triste o solo quando aveva voglia di sentirmi vicina doveva stringerla in mano. La mia sfera, ovunque mi trovassi, avrebbe iniziato a brillare e a riscaldarsi, portando a me il calore della sua mano. Io a mia volta l'avrei stretta e così anche la sua sfera le avrebbe portato il mio calore. Così avrei potuto tenerla per mano durante le notti in cui saremmo state lontane.
Lord Tubbington sorrise.
-Almeno si spiega perché nessuno ha superato la prima prova. Sam? Abbiamo scelto!
La trota si avvicinò gorgogliando qualcosa sott'acqua. Forse una qualche canzoncina.
-Siete sicuri?
Santana afferrò la sfera.
-Si, pesce gatto dalla bocca gigantesca! E questa la prendo io!
-Sono una trota! - urlò infastidito Sam – Comunque lasciamo perdere! L'importante è che avete ragione! Finalmente qualcuno che sa cosa sta facendo! Salite a bordo.
Santana e Lord Tubbington si guardarono a vicenda, poi il gatto espresse il dubbio che avevano entrambi.
-Salire dove?
-Sulla mia schiena! Sono il guardiano del castello! Non vorrete arrivarci a nuoto!
Santana fece una faccia schifata mentre seguiva Lord Tubbington che aveva obbedito all'ordine e con un agile balzo si era portato praticamente sulla testa di Sam. La dama cercò di mantenersi in equilibrio quando il pesce iniziò lentamente a nuotare. Poi la sua attenzione venne attirata dalla porta che si avvicinava piano ma inesorabilmente. Per il momento era stato sin troppo facile. C'era qualcosa che non la convinceva del tutto, era stato fin troppo semplice. Mentre era immersa in questi pensieri un urlo di Sam seguito da un movimento brusco la fece sobbalzare e quasi cadere in acqua. Abbassò lo sguardo in tempo per vedere Lord Tubbington che cercava di mordere il gigantesco pesce. Lo afferrò con la mano destra portandolo all'altezza dei suoi occhi.
-Che cosa stai facendo, sacco di pulci?
-Oh... io... si insomma... non ho saputo resistere! E che ha questo profumo così appetitoso!
-Il tuo animale sta cercando di mangiarmi!
-Si Sam, chiedo scusa! Prometto che non si ripeterà!
-Tienilo lontano da me! Altrimenti vi riporto a riva!
Lord Tubbington miagolò imbarazzato mentre rimaneva sollevato a mezz'aria nella stretta presa di Santana. Finalmente, quando arrivarono alla loro destinazione la dama lo lanciò verso la riva e poi scese da quello scomodo mezzo di trasporto.
-Bene, la principessa si trova nella torre nord. Dovete proseguire lungo quel corridoio e salire le scale alla vostra destra. Quando arriverete in cima troverete una porta. Lei vi dirà cosa fare.
Santana aggrottò le sopracciglia prima di fare un gesto con la testa a modo di saluto per poi voltarsi e correre lungo il percorso che le era stato indicato.
-Ha detto che la porta ci dirà cosa fare? - chiese Santana mentre correva.
-Ancora ti stupisci di qualcosa?
Salirono le scale il più rapidamente possibile e si trovarono davanti una solida porta in legno massiccio. Si avvicinarono lentamente e la guardarono con curiosità.
-A me sembra una semplice porta - disse Lord Tubbington.
-Dici che devo bussare?
-Non essere ridicola! Hai mai sentito di un cavaliere che va a salvare una principessa e bussa alle porte? Su buttala giù!
-Ma l'hai vista? Quello è legno massiccio! Come dovrei fare?
-E allora prova con la maniglia!
Santana notò allora che, effettivamente, c'era una maniglia splendidamente decorata. Si lanciò sopra con tutta la forza che aveva iniziando a scuoterla violentemente.
-Piano, piano! Un attimo di pazienza! - disse la porta.
-Oh allora è davvero una porta parlante! - affermò Lord Tubbington.
-Si e se mi avreste chiamato invece di saltarmi addosso così violentemente, vi avrei risposto! E comunque non sono una semplice porta.
-A no? - domandò scettica Santana.
-Certo che no, damigella!
-E cosa saresti allora?
-Io sono la tua nuova prova. Io racchiudo in me l'essenza del cuore della principessa. Per aprirmi bisogna conoscere la chiave che apre anche il suo cuore!
-Aspetta, cosa? - domandò confuso Lord Tubbington.
-Solo chi conosce il cuore della principessa può passare. Voi dovrete dirmi solo qual'è l'ultima cosa che pensa Brittany prima di addormentarsi.
Lord Tubbington aprì la bocca.
-Aspetta! Questo non vale! Cosa dobbiamo fare? Dire una parola magica?
Si voltò verso Santana che invece sorrideva. Fece un passo avanti poggiando la mano destra sulla porta.

“Dio, com'è bella! e quanto
sempre, a guardarla, è tutta un dolce incanto!
Della beltà che in lei
sempre si spiega io mai sazio sarei.

Stanco giammai: la sua beltà, a guardarla,
sempre si rinnovella;
sempre ad ognuno parla
e di grazia e d'amor. Dio, com'è bella!

Di qua e di là dal mare
più remoto, e per ogni
terra, non c'è chi le assomigli: appare
quale solo nei sogni
per forse una beltà. Dio, com'è bella!”
(Charles d'Orleans)

Poi spinse la porta delicatamente e questa si aprì senza sforzo. Lord Tubbington la guardò sorpreso.
-Come ci sei riuscita?
-Perché tutte le notti, poco prima che si addormenti, le recito questa poesia. Lei dice che l'aiuta a sognarmi e se sogna me non può avere incubi. Lei cade addormentata sempre poco prima che io finisca di farlo. Solo allora mi alzo, le poso un bacio sulla fronte e torno ai miei alloggi.
Lord Tubbington sorrise, accorgendosi che la giovane aveva appena sussurrato quella spiegazione e che non lo guardava. La spinse lievemente perché entrasse nella stanza. E li, in quella sala rotonda, con le pareti di pietra grigia, c'era un morbido letto bianco. Quando Santana vide chi vi era sdraiato corse verso quella figura stringendola tra le braccia.
-Brittany, Brittany apri gli occhi! Lord Tubbington, non si sveglia! Cosa sta succedendo? Siamo arrivati in tempo, perché non si sveglia?
-Santana calmati! Respira!
-Sono calma! Sono calmissima! - urlò.
Lord Tubbington si avvicinò.
-Andiamo Santana, c'è veramente bisogno che ti dica cosa devi fare?
-Eh? - la giovane si finse confusa ma il violento rossore che si stava espandendo sul suo volto la smascherò.
-Facciamo così, ti prometto che non guardo!
-No! Cioè non so cosa tu voglia dire!
-Santana! - la rimproverò Lord Tubbington.
-Io... e se lei non volesse?
-Ah si hai ragione! Bene, quindi andiamo via? Si in fondo siamo arrivati sin qui ma c'è ancora tanto tempo! Sicuro che arriva qualcun altro che conosce la poesia che tu leggi alla principessa prima che si addormenti!
-Non c'è bisogno di essere tanto sarcastico! Girati!
Lord Tubbington finse di voltarsi per darle le spalle.
Santana si concentrò di nuovo sul volto rilassato della principessa. Respirò profondamente un paio di volte. Si mosse piano fissando quegli occhi chiusi e immaginando il loro colore. Quando fu a pochi centimetri chiuse gli occhi anche lei e appoggiò delicatamente le labbra su quelle della principessa Brittany. Passarono pochi secondi nei quali non successe assolutamente niente. Semplicemente Santana sentiva il battere del suo cuore che le rimbombava fortissimo in petto. Decise di allontanarsi ma fu allora che sentì qualcosa che la tratteneva sulla nuca. Aprì gli occhi sorpresa e si ritrovò a fissare quell'azzurro che poco prima aveva solo immaginato. Riuscì a staccarsi quel tanto che bastava per vedere un enorme sorriso dipinto sul volto che aveva davanti. Poi sentì la mano della principessa che faceva una lieve pressione per sospingerla verso le sue labbra e poterla baciare di nuovo.
Dopo un tempo infinito si allontanarono.
-Mi aveva detto che saresti venuta – mormorò la principessa.
-Chi...
-San, ti amo! Non voglio stare con un principe qualunque! Sei tu! Io ti amo!
Santana piegò appena il viso per guardarla meglio, le sorrise dolcemente. Senza dirle niente. Dopo qualche secondo vide che iniziava a formarsi un'espressione preoccupata sul volto di Brittany. Quasi si fece prendere dal panico, prima di ricordarsi che non le aveva ancora detto niente. Si affrettò a prenderle con entrambe le mani il volto e darle un lieve bacio sulle labbra.
-Ti amo Britt. Mi sei mancata così tanto! Pensavo che quella strega l'avesse avuta vinta!
-No, San. Torniamo al castello. Ti racconterò tutto!
Si alzò di scatto e vide Lord Tubbington che la guardava con gli occhi lucidi d'emozione. La principessa sembrò finalmente accorgersi che c'era anche lui e gli corse incontro per abbracciarlo.
-Ci sei anche tu! Lord T. Sapevo che tu e San sareste diventati amici!
Santana sollevò gli occhi al cielo. Quello nemmeno in un milione di anni!

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Capitolo 7
*** settima parte ***


Siamo arrivati alla fine! Sinceramente non so come ringraziarvi per le splendide recensioni! Quindi mi limito a un banale ma sentito: grazie!!! Un abbraccio a tutti voi.

Settima parte

Entrarono nella grande sala del trono mano nella mano. Lord Tubbington un paio di passi più indietro. Il re e la regina si alzarono contemporaneamente con un sorriso incredulo sui loro volti. Fecero un rapido movimento e si lanciarono ad abbracciare la propria figlia che dovette lasciare la mano che stringeva a malincuore. Dopo diversi minuti di abbracci, sorrisi e parole d'affetto la situazione tornò più calma. Il re, dopo aver ripreso il suo posto fu il primo a parlare, mentre la regina fissò per un attimo la principessa Brittany che stringeva di nuovo la mano di Santana.
-Ma dicci, tesoro! Dov'è il principe Finn?
-Non ne ho idea, padre.
-Come? E allora chi è il baldo cavaliere che ti ha salvata e che ti sposerà?
-Non c'è nessun cavaliere, padre – continuò sorridendo.
-Come? Sei scappata da sola?
-Sai benissimo qual'era l'incantesimo. Non mi sarei mai potuta liberare da sola. Solo una persona poteva salvarmi.
Santana iniziava ad essere nervosa, il re evidentemente non voleva capire la situazione perché era tutto abbastanza ovvio. E questo non poteva essere un buon segnale.
-Tesoro. Mi vuoi dire chi dobbiamo ringraziare allora? - domandò di nuovo ignorando volutamente le mani delle due fanciulle intrecciate.
-E' proprio al mio fianco, padre.
Il re dovette rendersi conto che, a quel punto, era difficile continuare a ignorare quello che aveva davanti. Saltò in piedi, un poco rosso in viso.
-Cosa? Non scherziamo! Santana è una giovane dama, non avrebbe mai potuto salvarti! Adesso voi due mi dite come sono andate le cose esattamente.
-Io la amo, padre.
Il re boccheggiò un paio di volte, si voltò per guardare con la coda dell'occhio la regina che aveva uno sguardo enigmatico. Ma, dato che non sembrava intenzionata a intervenire si vide costretto a proseguire.
-Questo non può essere! Io non te lo permetterò! Domani stesso Santana verrà rispedita nel suo regno e manderemo una spedizione per cercare di ritrovare il principe Finn e finalmente potremo celebrare il matrimonio.
La principessa strinse forte la mano di Santana e aprì la bocca per protestare, ma una voce profonda la anticipò.
-Vale davvero così poco la parola di un re?
La sala intera si voltò con spavento, quella voce era inconfondibile.
-Tu! Come osi presentarti ancora qui, strega? - domandò il re.
-Ovviamente vengo per ricordarti le tue parole e le tue promesse – la strega Sylvester gli lanciò un'occhiataccia, poi mosse il volto per incrociare rapidamente lo sguardo con la principessa, che sorrise appena.
-Quelle parole non valgono! Doveva andare in sposa ad un principe!
-No, doveva andare in sposa al suo vero amore! - ribadì la strega.
La regina si alzò lentamente dal trono. I suoi occhi si fissarono sul volto della strega e iniziò ad avvicinarsi piano. Nella sala cadde un silenzio tombale. Quando fu a meno di un metro si fermò. La guardò a lungo, sempre con quell'espressione enigmatica che, alla fine si aprì in un sorriso.
-Sei tu, Sue?
-Mi riconosci dopo tutti questi anni? - sospirò.
-Ti ho cercata a lungo, quando mio padre ti ha allontanata da me. Ma eri sparita.
-Cosa sta succedendo? - Chiese confuso il re.
-La strega Sylvester è la mia cugina Sue. Quando eravamo piccole lei viveva con noi al castello -iniziò a spiegare la regina -Poi, un giorno, quando io avevo appena 12 anni e lei era poco più grande a causa di un errore sono caduta nel lago. Sue cercò di salvarmi ma non ci riusciva da sola, per fortuna da quelle parti passava uno dei guardaboschi di mio padre che mi tirò fuori dall'acqua. Altrimenti sarei affogata quel giorno. Purtroppo il re, mio padre, pensò che l'incidente fosse stato causato volontariamente da Sue per poter ereditare lei il regno. Non ascoltò nessuno, nemmeno me. La bandì, allontanandola. Da allora non più saputo niente. Anche se l'ho cercata a lungo.
-Sono tornata per poterti proteggere anche se da lontano. Sapevo che non era colpa tua. Poi è nata la principessa Brittany. E ho iniziato a nascondermi sotto gli abiti di una vecchia per poterla conoscere e mi ricordava di te da giovane. L'ho amata come se fosse la mia stessa figlia. E merita di essere felice.
La regina le sorrise, accorgendosi che tutto quello era stato fatto solo perché aprissero gli occhi.
-Santana! - disse a voce alta dopo un secondo.
La ragazza diventò rossa e scattò sull'attenti balbettando qualcosa.
-Vorrei sapere se hai qualcosa da dire – continuò la regina dopo essersi accorta che la giovane non avrebbe smesso tanto presto di balbettare senza una richiesta diretta.
Santana spalancò gli occhi e fu tentata di scappare. Ma poi sentì la mano della principessa Brittany che la stringeva con forza e prese un profondo respiro.
-Mia regina, io amo Brit, voglio dire, la principessa! Darei la mia vita per lei. La prego non mi separi da lei.
La regina sorrise.
-Amore mio, sai benissimo che questo non è proprio possibile, possiamo trovare un'altra soluzione – iniziò il re.
-Fai silenzio tu! Sei il principe consorte e non rispetti la parola data! Che razza di esempio per il popolo! Ma non importa perché il potere è nelle mie mani e io dico che le nozze si faranno alla prossima luna!
Brittany sorrise felice e si voltò per guardare Santana che aveva un espressione un poco incredula ancora. Le prese il volto e la baciò dolcemente sulle labbra.
Lord Tubbington faceva le fusa soddisfatto mentre pensava:
e vissero tutti felici e contenti!

Ma nel bel mezzo di quel pensiero suonarono le trombe e il banditore ufficiale del regno entrò trafelato e con un espressione confusa in volto.
-Il principe Finnocenzio terzo e … - si schiarì la voce – una vasca da bagno in bronzo!
Tutti si voltarono curiosi verso il principe che entrava con un enorme sorriso sul volto e appena dietro di lui, come annunciato, quella che effettivamente sembrava una gigantesca vasca da bagno di bronzo piena d'acqua spinta da una dozzina di uomini.
-Regina, re, principessa Brittany! Che piacere vedere che siete sana e salva! Sono tornato con delle novità!
-Oh, principe Finn! Mancavi solo tu, ci siamo chiesti dove fossi finito, non avevamo tue notizie da quando sei partito – disse la regina.
-Si mia regina! Quando ho lasciato il castello mi sono subito diretto verso la mia meta e mi sono imbattuto nel castello dove era tenuta imprigionata la principessa! Ma con grande stupore, dopo aver superato le prove non ho trovato ad attendermi la principessa Brittany!
-Aspetta com'è possibile? Ma dove sei andato? - domandò curiosa la regina.
-Al sud naturalmente!
-Al sud? Ma ti avevamo detto chiaramente che era al nord! Ti ho anche accompagnato sino al sentiero che avresti dovuto seguire – esclamò il re.
-Oh... era al nord? Che strano pensavo fosse al sud – iniziò pensieroso il principe.
-Non preoccuparti, sono sicura che sia stata la nostra Sue a confonderti con qualche innocente incantesimo perché sapeva che tanto non potevi salvare la nostra Brittany – disse la regina rivolgendo un sorriso affettuoso alla sua ritrovata cugina.
Questa sollevò un sopracciglio e scosse la testa.
-Io non ho fatto proprio niente con questo qui! Credo che sia così di natura.
Il principe Finn sembrava confuso da quello scambio. Semplicemente decise di lasciar perdere e continuare.
-Dicevo, ho superato le prove e ho sentito una voce melodiosa. E li ho trovato la donna che amo e che amerò per sempre! Le ho anche già chiesto di sposarmi... ma c'è un problema!
In quel momento si sentì una melodia dalla vasca e lentamente apparve una figura di una creatura metà donna e metà pesce. La sirena sorrise al suo pubblico salutando con la mano e poi iniziò a cantare.

Rachel mi chiamo
e tutte le creature del mare amo
giacché mio padre è Tritone
senza alcuna discussione
una strega cattiva mi imprigionò
gelosa della mia voce, si vendicò
lasciandomi sola in un castello
a cantare un solo ritornello
aspettando che il vero amore
arrivasse per conquistare il mio cuore.



Santana guardava e, soprattutto, ascoltava quella creatura con faccia sconvolta.
-Ma parla sempre così? Mi dispiace principe Finn effettivamente è un problema -disse alla fine, dando voce al pensiero della maggior parte delle persone li dentro.
-Cosa? Non è quello il problema! Quello non è adorabile? - domandò il principe Finn con sguardo innamorato.
-No! - dissero allo stesso tempo Santana, la strega e Lord Tubbington.
-Comunque il problema è che lei deve vivere in acqua e io invece non posso!
Rachel gli sorrise e poi prese un respiro per iniziare di nuovo a cantare.

Questo è quello che sono
non posso stare con lui sul trono
finché non...


-Si si! Lascia che sia lui a parlare! - la interruppe immediatamente Santana tra i mormorii di assenso.
-Quindi abbiamo bisogno di un incantesimo per trasformarla in umana! - finì il principe.
-Aspetta un momento! Io ho un'altra idea! Perché non troviamo un incantesimo che possa trasformare il principe Finn in tricheco e ci liberiamo di entrambi? - domandò Santana.
Lord Tubbington non riuscì a trattenere una risata. E anche la regina dovette nascondere un sorriso. La principessa Brittany era troppo presa dal guardare la sua Santana per interessarsi a qualunque cosa stesse succedendo.
-Oh quindi tocca a me? - chiese perplessa la strega.
Il principe la guardò speranzoso.
-Va bene – disse alla fine a malincuore -Ma da umana parlerà in modo più o meno normale!
Poi fece una smorfia poco convinta per quello che stava per fare e pronunciò poche parole.
Una luce avvolse la sirena che in pochi secondi si trovò con due nuove gambe abbracciata al principe Finn che l'aiutava nei suoi primi passi.
La regina sorrise avvicinandosi alla figlia.
-Credo che sia arrivato il momento di festeggiare! Andiamo nella sala dei banchetti!
La folla si mosse lungo il corridoio obbedendo felice a quella richiesta.
Brittany camminava abbracciata a Santana che aveva una strana espressione preoccupata sul viso. La principessa le diede un bacio sulla guancia.
-Cosa c'è che ti preoccupa San?
-Niente, Brit.
-Non mentirmi. Cosa c'è che non va?
Santana sollevò gli occhi timidamente.
-Sto pensando a una cosa.
-Puoi dirmi tutto.
-Ecco tu sarai la regina e avrai bisogno di un erede e io...
-Oh San! Non essere sciocca! Dovresti saperlo che nelle favole i bambini li porta la cicogna! - disse abbracciandola ancora più stretta.
Pochi passi dietro Lord Tubbington sorrise. Questa volta lo poteva pensare davvero:
e vissero tutti felici e contenti.

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