Come farei senza di te?

di micia95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Gran Brutto Presentimento Seguito Dalla Paura ***
Capitolo 2: *** L'Incontro Non Atteso e Mai Sperato ***
Capitolo 3: *** I Miei Sentimenti Per Te, Usui ***



Capitolo 1
*** Un Gran Brutto Presentimento Seguito Dalla Paura ***


 

UN GRAN BRUTTO PRESENTIMENTO SEGUITO DALLA PAURA
Misaki si svegliò di soprassalto tutta sudata. Aveva avuto un incubo e non se lo ricordava. Pensò che era tanto tempo che non faceva incubi di sorta. Decise di alzarsi e andare in bagno, dove si sciacquò il viso guardandosi allo specchio dopo che il battito furioso del suo cuore si era calmato. Si guardò a lungo nello specchio, quasi cercasse una soluzione a un problema nel suo riflesso.
Stava tornando in camera quando vide una luce al piano inferiore, se anche prima era accesa non l’aveva nota. Sentì che qualcuno parlava: sua madre. Non riusciva a capire le parole perché pronunciate a bassa voce. Un brutto presentimento s’impossessò di lei e, prima che potesse anche solo decidere di fare qualcosa, si ritrovò al piano inferiore a spiare la madre che parlava al telefono.
“No, non puoi tornare” stava dicendo, la voce era incrinata dalla rabbia e dall’angoscia che cercava di contenere.
“Non abbiamo niente da darti, anche volendo non possiamo aiutarti. Dimentichi il debito?” la sua voce era ironica e sprezzante. Misaki rimase stupefatta: non aveva mai sentito sua madre –una donna pacata, gentile e quasi ingenua- parlare in quel modo.
“Ti ho detto di no. Non provarci” sibilò furente, poi riattaccò il telefono con un scatto secco del braccio. Si guardò intorno quasi sapesse che c’era qualcuno che la spiava.
“Le bambine non devono saperlo” disse a bassa voce fissando le scale esattamente dove un momento prima c’era Misaki.
“Non è possibile. Mi sto sbagliando” si diceva intanto Misaki mentre si rotolava nel letto cercando di prendere sonno. “Non ha detto il suo nome. Non è lui” stava tentando di convincersi che era solo un presentimento, un gran brutto presentimento a dir la verità. Passò il resto della notte a rigirarsi nelle coperte cercando di non pensare a niente. Solo verso l’alba riuscì finalmente a prendere sonno.
***
“Misaki! Che brutta cera!” la salutò la mattina dopo la madre.
“Non è che stai lavorando troppo sorellona?” chiese Susuna cominciando a mangiare il riso che aveva vinto nell’ultimo concorso a premi a cui aveva partecipato.
“Forse” brontolò lei sedendosi a tavola, pensando già alla dura giornata che le si sarebbe presentata a scuola come presidentessa.
“E’ meglio che andiate, non vorrete fare tardi; e tu Misaki non vorrai fare aspettare Usui?” aggiunse con aria maliziosa la madre rivolta alla figlia più grande.
Misaki per tutta risposta si alzò senza dire una parola con il volto color ciliegia.
“Ci mancava anche quell’alieno pervertito!” si disse. Da quando la sua famiglia sapeva che stavano insieme non perdevano occasione di ricordarglielo. Poi stare insieme era una parola grossa. Lei era certamente innamorata di lui ma non lo avrebbe ammesso mai; lui era certamente innamorato di lei e non perdeva occasione per ricordarglielo. Il loro rapporto fondamentalmente non era cambiato, ma Misaki viveva la cosa con un po’ più di serenità, nonostante si sentisse in imbarazzo quando li guardavano come coppia. Ovviamente all’interno della scuola nessuno lo sapeva anche se molti lo sospettavano. In realtà a nessuno era stato detto, ma tutti lo avevano capito dai comportamenti più concilianti della ragazza nei confronti del ragazzo, nonostante continuassero a litigare.
“Presidente” disse una voce dolce e seducente alle spalle di Misaki. Non si era accorta di essere arrivata quasi alla strada dove sorgeva scuola, immersa com’era nei suoi pensieri su Usui.
“U-Usui!” esclamò facendo un salto, non si era minimamente accorta della presenza del ragazzo.
“Misaki” la richiamò lui avvolgendola in un caldo abbraccio da cui lei tentò di sottrarsi, non riuscendoci si arrese e strinse forte la stoffa delle giacca del ragazzo. Finiva sempre così, vinceva lui.
Usui sfoderò un bellissimo sorriso e la baciò tra i capelli. “Smettila” disse imbarazzata Misaki, certe cose la mettevano in imbarazzo quando erano soli, figurarsi in mezzo a una strada!
Usui la lasciò andare dicendo “C’è qualcosa che non va Presidente?” la domanda la sorprese, questo significava che lui la conosceva alla perfezione e questa costatazione la fece rabbrividire; tuttavia non rispose alla domanda e si diresse a scuola seguita a ruota dal ragazzo.
La giornata passò abbastanza normalmente, se si considera normale lo sgridare praticamente tutti i ragazzi dell’istituto seguita costantemente da Usui che ogni tanto le faceva battute “a sfondo sessuale” per vedere la sua reazione.
“Allora, che cosa c’è?” chiese di nuovo Usui quel pomeriggio entrando nella Sala del Consiglio Studentesco occupata solo da Misaki che trasalì sentendo quella voce e quella domanda.
“Niente” mentì, o almeno ci provò.
“No, no presidente, non sai che mentire fa crescere il naso e così non saresti affatto carina. Ma non ti preoccupare, io ti vorrò bene lo stesso” disse con un strana luce negli occhi verdi.
Misaki si irritò a tal punto che, lanciandogli addosso un libro che Usui evitò facilmente, urlò “Ma che cavolo vai dicendo? Stupido alieno pervertito! Io non ho niente! Sto benissimo! Quindi lasciami in pace!” Ma Usui sembrò sordo alle sue parole e le si avvicinò stringendola a sé come quella mattina. La ragazza inizialmente tentò di opporsi ma alla fine si arrese ancora una volta lasciandosi acquietare dal tepore del corpo del ragazzo.
“Ho paura” disse infine. La sua voce risultava bassa perché soffocata dalla stoffa della camicia di Usui.
“Di cosa hai paura Misaki?” chiese il ragazzo stringendola a sé e cominciando ad accarezzarle i capelli.
“Questa notte… questa notte ho fatto un incubo. Era tanto che non ne facevo” disse Misaki dopo una lunga pausa. Usui non disse niente. Solitamente non parlavano delle loro vite private nonostante l’uno sapesse tutto dell’altro. Usui sapeva che quello che sembrava un cambio di argomento poi si sarebbe rivelato un dettaglio di una storia più grande.
“Quando stavo tornando a letto ho sentito che mia madre parlava al telefono con qualcuno. Era arrabbiata, non l’ho mai sentita parlare così con qualcuno.” Fece un’altra pausa per riprendere il fiato che le si era accorciato. Strinse con più forza la camicia di Usui  fino a farsi sbiancare le nocche. Aveva anche cominciato a tremare.
“Ha detto…ha detto che quella persona non poteva tornare, gli ha parlato del debito come se sapesse, ha detto che noi non dovevamo saperlo. Ho un brutto presentimento.” Misaki si sforzò di tenere a freno il battito del suo cuore impazzito per la vicinanza ad Usui e per le parole che stava per pronunciare, quelle stesse parole che la notte appena trascorsa si era rifiutata di pensare.
“Penso che quella persona…quella persona al telefono fosse mio padre” disse infine. “Ho paura di rincontrarlo” disse mentre calde lacrime che aveva lottato per tenere a freno cominciarono a sgorgarle dagli occhi. Non avrebbe voluto piangere così davanti a lui.
Usui alzò una mano e staccò la presa che una delle due mani di Misaki aveva sulla sua camicia. Prese la mano e la strinse guardandola intensamente negli occhi e avvicinando il suo volto a quello della ragazza.
“Non avere paura” le disse prima di baciarla dolcemente. La prima reazione di Misaki fu di sorpresa, in fondo gli stava dicendo una cosa importante e lui la baciava? La seconda fu di rabbia proprio per quest’ultima considerazione. La terza fu di rassegnazione, poi subentrò la quarta che fu di gioia e felicità. Tutto sommato era contenta del contatto delle loro labbra, desiderò che il tempo si fermasse per rimanere sempre così.
Si scostarono a malincuore e Misaki chiese titubante e imbarazzata “Usui, puoi…puoi accompagnarmi a casa?” Usui rimase di stucco di fronte a quella richiesta, in fondo lo faceva tutti i giorni anche se lei si lamentava. Cosa c’era di diverso questa volta? Poi capì, Misaki gli stava dicendo chiaramente che lo voleva al suo fianco e che, quindi, si fidava di lui, si sentiva protetta e che gli voleva bene, più di quanto non volesse ammettere.
“Andiamo?” chiese spostandosi da lei e porgendole la mano che Misaki prese dopo un attimo d’imbarazzo e di titubanza.
Fecero tutta la strada che separava la Scuola Superiore Seika e la casa in cui abitava Misaki così: mano nella mano, il silenzio che aleggiava intorno a loro e il sole che alle loro spalle tramontava per lasciare il posto alla Luna e alle stelle.

 

 

Come ho detto è la prima volta che scrivo in questa sezione e, devo ammetterre, mi è risultato difficile immedesimarmi nei personaggi, specie Misaki. Spero comunque di aver fatto un lavoro discreto e di non essere sfociata in OOC. Se pensate di sì, vi prego di farmelo sapere. Aggiungo una cosa: io il manga non l'ho letto! Mi sono basata sul cartone.

micia95

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Capitolo 2
*** L'Incontro Non Atteso e Mai Sperato ***



L’INCONTRO NON ATTESO E MAI SPERATO
Il giorno dopo Misaki cercò di rimanere tranquilla e comportarsi normalmente nonostante si sentisse agitata e angosciata per la situazione che la vedeva coinvolta. Il sospetto che quella persona che aveva chiamato il giorno prima fosse suo padre, si trasformò in certezza nella sua mente e non riusciva a smettere di pensarci nonostante facesse di tutto per distrarsi e comportarsi normalmente. Ma non ci riuscì bene, infatti quando passò accanto ad alcuni ragazzi che correvano nel corridoio non li rimproverò come suo solito, ma vi passò accanto immersa nei suoi pensieri. Questo non fu l’unico episodio dal quale gli studenti della Seika poterono capire che la Presidentessa del Consiglio Studentesco aveva un grosso problema.
“Ehi Misaki-chan!” la chiamò Sakura.
“Che cosa c’è Sakura?” chiese l’interessata alzando gli occhi dai fogli che stava leggendo.
“Presto! Devi venire subito!”disse trascinandola nel giardino vicino all’entrata principale della scuola dove si erano radunati alcuni ragazzi e, con sorpresa della Presidentessa, anche molte ragazze.
“Allora, cosa rispondi?”chiese un ragazzo.
“No” rispose la voce di un altro, era Usui. Ma non era solo, accanto a lui c’era una ragazza con sguardo da tigre. Misaki non la conosceva personalmente ma aveva sentito che era molto popolare tra i ragazzi; e doveva proprio ammetterlo, era molto carina.
“Perché no?” chiese la ragazza arrabbiata, scontenta e… indignata?
“Che succede qui?” intervenne la Presidentessa facendosi largo tra la folla di ragazzi impauriti.
“Presidentessa!” esclamò la ragazza correndole incontro con gli occhi lucidi.
“Perché piangi?” chiese premurosa Misaki alla ragazza scoccando un’occhiataccia a Usui e all’altro ragazzo, il quale divenne blu dalla paura.
“Perché ho risposto di no a una sua domanda” rispose serafico Usui.
“Ma è impazzito! Non può fare una cosa del genere!” disse l’altro ragazzo recuperando coraggio.
“Qual era la domanda?” chiese Misaki rivolta alla ragazza pensando già che la colpa fosse tutta di Usui.
“Gli ho chiesto se voleva essere il mio ragazzo” disse con una vocina sottile la ragazza.
Misaki rimase spiazzata. Da quando stava con Usui si era completamente dimenticata che lui era molto ambito tra le ragazze e che spesso era lui la causa delle loro lacrime d’amore.
“Beh…ecco…non lo puoi costringere…no? E poi se non ti vuole, non ti merita” concluse un po’ insicura, doveva consolare la ragazza ma al contempo non avrebbe permesso che qualcuno le portasse via Usui.
“Ma rimane una pazzia! Lei è la ragazza più carina e dolce che si conosca!” disse con foga l’altro ragazzo “Al contrario di qualcun'altra” mormorò poi, ma Misaki lo sentì e gli lanciò un’occhiataccia che lo immobilizzò sul posto.
“Effettivamente ha ragione, a meno che… ad Usui non piaccia qualcun'altra...” insinuò un ragazzo della folla.
Misaki si sentì chiamata in causa e per riportare tutto alla normalità disse “Non sono affari vostri, quindi tornate alle vostre attività e smettetela con queste scenate”
All’ordine della Presidentessa la folla si disperse nonostante ci qualche lamentela.
“Certo che potresti essere più carino e sensibile quando dici certe cose” riproverò Misaki Usui quando tutti se ne furono andati.
“Avresti preferito che dicessi di sì?” disse per tutta risposta lui avvicinandosi alla ragazza.
“Non ho detto questo!” sbottò Misaki.
“Allora a me un po’ ci tieni, eh? Eri gelosa?” continuò imperterrito lui.
“Non ho detto neanche questo!” rispose la Presidentessa sulla difensiva. Usui sorrise e le si avvicinò ancora di più.  
Misaki sbiancò di colpo, sembrava aver visto un fantasma. Usui la guardò, pensando di aver passato il segno un’altra volta.
“Scusami” disse infatti,ma Misaki non sembrò sentirlo perché cominciò ad arretrare e, quando fu giunta vicino alla porta che introduceva all’interno dell’edificio scolastico, vi sparì dentro.
Usui si guardò indietro per capire cosa l’avesse potuta spaventare a tal punto, ma non vide niente; così si avviò nella stessa direzione della ragazza. Fatti pochi passi si sentì afferrare la mano da dietro e si voltò: era la stessa ragazza di prima. Forse non era stato abbastanza chiaro?
“E’ lei, vero?” disse la ragazza.
“In che senso scusa?” finse di non capire Usui.
“Trattala bene. Dovresti seguirla, sembrava malata” disse invece la ragazza, poi lasciò la mano di Usui che poté raggiungere l’edificio scolastico per cercare Misaki.
***
“Accidentaccio! Ma perchè cavolo l’ho dimenticata! Dove ho la testa?! E adesso mi tocca pure tornare a casa a prenderla! E arriverò in ritardo e dovrò fare gli straordinari un altro giorno, come se non fossi già impegnata!...”
Misaki continuò a mugugnare e a imprecare mentre raccoglieva tutti i fogli appoggati alla cattedra dell’aula del Consiglio Studentesco. Sarebbe dovuta tornare a casa a prendera la sua divisa da maid perchè quella mattina l’aveva dimenticata a casa. Questo era uno dei due motivi per cui era così arrabbita. L’altro motivo era naturalmente Usui. Dopo quella scenata in giardino non aveva fatto che fissarla in modo strano e ogni tanto sorridere con quella sua aria strafottente che, a dirla tutta, amava e aveva imparato a conoscere.
“Non vai al Maid-Latte?” Misaki sobbalzò.
“Ma sei impazzito! Mi hai fatto prendere un colpo! Stupido!” Urlò Misaki in direzione di Usui che le era spuntato dietro come un fungo e lei, immersa nei suoi pensieri di “come uccidere in quattro mosse Usui Takumi” non si era minimamente accorta della presenza del ragazzo.
“Comunque, no. Devo prendere prima la divisa, l’ho lasciata a casa” disse poi in tono più conciliante dirigendosi verso l’uscita della scuola.
“Ti accompagno” E non era una domanda.
Camminarono in silenzio a passo spedito. Quando giunsero davanti alla casa un po’ sgangherata di Misaki, la ragazza si bloccò con la stessa espressione che aveva quella mattina a scuola prima di sparire.
“Oh, ciao Misaki. E’ un po’ che non ci vediamo, eh? Sei cresciuta sai? E sei anche diventata una bella signorina”
La ragazza non rispose: non aveva fiato e il suo sguardo era terrorizzato. Fece un passo indietro mentre l’uomo ne fece uno avanti. Dalla casa alle suo spalle uscirono la madre e la sorella di Misaki.
“Padre.” Riuscì a soffiare Misaki prima di essere affiancata dalle altre due donne sul cancelletto di casa.


Allora, questa va spiegata. So che la scenata della ragazzina può sembrare assurda e esagerata (ed effettivamente è così), però ho pensato "nei manga/anime giapponesi succedono sempre cose fuori dall'ordinario, perchè non provare ad inserire qualcosa che magari possa far sorridere?" Poi, mi piaceva l'idea di una Miski gelosa che cerca di nasconderlo. Spero comunque di non aver "tirato troppo la corda" e anche di avervi lasciato piacevolmente con il fiato sospeso. Purtroppo questo è già il penultimo capitolo, a meno che non mi venga un lampo di genio per scrivere qualcos'altro.
Per Syd e Tenshi No Yume: grazie, grazie, grazie! Speravo davvero ci fosse qualcuno che mi dicese qualcosa (nel bene e nel male) e sono contenta che abbaite apprezzato.
Ringrazio anche MissBabyLaboom Syd e pucciosa_96 per aver messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate

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Capitolo 3
*** I Miei Sentimenti Per Te, Usui ***



I MIEI SENTIMENTI PER TE USUI
Padre
“Ciao figlia mia” rispose l’uomo con un mezzo sorriso sul volto e avvicinandosi di mezzo passo alle donne con una mano tesa.
Non osare avvicinarti, sporco traditore” sputò Misaki. Buona parte della paura era stata accantonata per essere sostituita da rabbia e rancore.
“Sai che è tutta colpa tua? Ho odiato gli uomini con tutta me stessa. Siete meschini, inaffidabili e usate chi vi sta attorno. Ho avuto problemi, agli occhi degli altri ero strana.Una ragazzina delle medie che odia gli uomini? Ma dove si è mai visto? Ero sola, e tu non eri lì per aiutarmi. Mi sono anche odiata per colpa tua. Ho pensato ‘Ehi, tuo padre ti ha abbandonata, non ti voleva bene e sai perchè? Perchè non sei la figlia che disiderava, perfetta e tutto quanto’. Ma sai, ho capito una cosa molto importante, ho sbagliato a pensare che siete tutti uguali; qualcuno, forse pochi, c’è, qualcuno che non mi ha fatto sentire sola, la sua presenza è quasi opprimente, ma mai, mai ne farei a meno.” Se all’inizio stava gridando, adesso la sua voce era un sussurro, un fremito di rabbia e lacrime che scendevano inesorabili.
“Lui c’è sempre stato.
Lui c’era al Maid Latte quando il gruppo degli idioti mi ha scoperto. Lui c’era quando dovevo scegliere il colore del vestito. Lui c’era quando Aoi mi detestava. Lui c’era quando quei tipi sono entrati nel caffè, ha rotto una finestra per venire a salvarmi. Lui c’era quando quei ragazzi che mi chiamavano “maestra” mi inseguivano dappertutto. Lui c’era quando la foto mi è caduta dal tetto della scuola, si è ferito con i rami degli alberi per non permettere a nessuno di vederla. Lui c’era quando quegli antipatici della Miyabigoaka volevano che andassi a scuola da loro, quando il loro presidente ha tentato di violentarmi, lui c’era. Lui c’era anche quando quell’odioso cantante mi ha fermata vicino al bagno. Lui c’era al festival dello sport quando stavo per cadere in acqua ed essere squalificata, lui non ha preso il bacio di Sakura dicendo che preferiva darli. Lui c’era quando dovevamo “salvare” Yukimura. Lui c’era quando Kanou mi ha ipnotizzata -sembravo ubriaca-, mi ha portato in infermeria e mi ha tenuta sveglia tutta la notte perché addormentandomi lo avrei odiato. Lui c’era quando al caffè organizzato per i ragazzi delle medie in visita alla nostra scuola avevamo bisogno di personale. Lui c’era quando in spiaggia io e Aoi giocavamo a pallavolo per vincere, si è fatto male lui al mio posto, c’era quando avevo la stupida paura di quei fantasmi. Lui c’era quando quei tizi della Miyabigoaka volevano comprare il nostro caffè e mi sono travestita da maggiordomo per impedirlo, lui sapeva la verità ma non ha detto niente, mi ha aiutata a vincere. Lui c’era quando Yukimura aveva bisogno che lui facesse il principe per la sorellina. Lui c’era quando dovevamo preparare gli spuntini per i ragazzi dei club sportivi. Lui c’era quando avevo bisogno di aiuto per difendere le ragazze durante la gita. Lui c’era al caffè quando c’era la gara di chi mangiava più torte, lui mi ha curata. Lui c’era  quando ero bagnata come un pulcino e mi ha prestato la sua camicia perché non mi ammalassi. Lui c’era quando ero sola nella folla. Lui c’era al Maid Latte ogni volta che avevamo bisogno che qualcuno cucinasse. Con lui ho fatto cose serie, stupide, imbarazzanti –tra cui quello stupido test al festival d’autunno-.
Lui c’è sempre stato. Sempre.
Mi provocava “per vedere le mie espressioni più interessanti”.
Mi diceva “Io ti amo Ayuzawa” ma io…io riuscivo solo a rispondergli “Io ti odio”. Sono stata una stupida, avrei voluto dirgli “Ti amo anch’io” ma ho avuto paura…paura che nonostante mi avesse detto “Tu vai bene così” io non andassi bene, non fossi perfetta…” avrebbe voluto aggiungere dell’altro, molto altro ma la voce le si spense soffocata dai singhiozzi.
Le troppe lacrime erano cadute inesorabili e avevano bagnato il suolo davanti a lei fino quasi a formare una pozzanghera.
Usui era rimasto pietrificato. Non l’aveva mai sentita parlare così. L’aveva immaginato, sognato, sperato che un giorno gli dicesse “ti amo anch’io”, sarebbe andato bene anche un “ti voglio bene”. Ma quello, quello no, non avrebbe mai potuto immaginare che si ricordasse tutto, che lo ringraziasse e che ammettesse quanto teneva lui davanti a tutte quelle persone.“Tutte quelle persone” perchè erano arrivati Yukimura e Kanou, Shintani Hinata, Sakura Hanazono e Shikuzo Kaga e anche il trio degli idioti del Maid Latte.
Le si avvicinò e la strinse a sè prima che potesse dire, fare o anche solo pensare a qualcosa.
“Vattene o chiamo la polizia” disse dura la madre di Misaki. Il padre –quel bastardo- guardò la sua “famiglia” e la gente che si era radunata intorno e se ne andò, senza dire una parola. Sparì, esattamente come era sparito anni prima, ma questa volta non sarebbe tornato.
“Misakiii!! Cosa è...successo?” la voce di Satuki gli arrivò lontana. Dietro di lei correvano le ragazza del caffè vestite da maid, con loro cera anche Aoi vestito da ragazzo.
“Misa-chan!” le fecero eco le ragazze.
“Di’ loro che sto bene” sussurrò Misaki nella giacca di Usui.
“Fallo tu, Presidentessa” le rispose con il suo sorrisino sarcastico. Misaki ringhiò, si asciugò veloccemente le lacrime e alzò la testa. Rimase senza fiato. Troppa genete che aveva sentito la sua spassionata dichiarazione di amore per Usui.
“Ehmm... sto bene, non preoccupatevi!” disse con un sorriso forzato e con la mente alla ricerca del modo più doloroso possibile per farla pagare ad Usui.
“Sei sicura, Presidente?” chiese Sakura facendo un passo in avanti.
“Ma certo. Ora andate, si sta facendo tardi. Ci vediamo domani a scuola.” Li guardò allontanarsi tirando un sospiro di sollievo. Il giorno dopo avrebbe avuto una bella gatta da pelare.
“Satsuki! Mi dispiace così tanto di non essere venuta al Maid Latte! Adesso prendo il cambio e arrivo” si rivolse alla proprietaria del locale in cui lavorava.
“Ma no! Figurati se ti faccio lavorare! Anche perchè ho chiuso il locale. Sapessi come eravamo preoccupate! Non ti abbiamo visot arrivare e non ci hai detto niente!”
“E ti ritroviamo qui con Usui...” continuò maliziosa Honoka. Misaki arrossì violentemente.
“Beh, comunque, andiamo zia?” s’intromise Aoi.
“Ciao! Lavori anche tu al Maid Latte?” chiese Susuza ad Aoi. Gli si era avvicinata silenziosamente come solo lei sapeva fare e l’aveva colto di sorpresa.
“Eh? M-ma che dici? Sono ancora alle medie!” balbettò lui rosso in viso.
“Ah, peccato” disse Susuna tornando vicino alla madre.
“Va beh, noi andiamo! Ciao Usui!” esclamò a quel punto Erika allontanadosi con le altre. Anche la madre di Misaki e Susuna si ritirano in casa lascinao i due ragazzi da soli.
“Non è troppo tardi Misaki” interruppe il silenzio che si era creato fra loro Usui. Misaki non capì e lo guardò con aria interrogativa.
“Ti amo Ayuzawa” le disse chinandosi verso di lei e appoggiandole una mano sulla guancia.
Misaki stava per ribattere con la sua solita frase, ma si bloccò: Usui glielo stava chiedendo, la stava pregando di dire quelle parole che aveva avuto il coraggio di pronunciare pochi istanti prima. Prese un bel respiro e finalmente disse: “Ti amo anch’io Usui”.
“Oh, lo so bene” le soffiò lui sulle labbra prima di baciarla.


Questa è la FINE. Spero vivamente che questa mini-storia vi abbia appassionato e non vi abbia lasicti delusi. Il finale è forse un po' scontato, ma adoro i lieto fine e una mia storia non può che finire così.
Ringrazio:
Mariolina1811
MissBabyLaboom
pucciosa_96
Syd
Tenshi No Yume
e naturalemente tutti coloro che hanno letto o leggeranno la storia.
Grazie anche a chi continua a seguirmi.

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