The Best Summer Of My Life

di Marts_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Cambiai canzone. “Rain over me” la mia preferita. Stavo rientrando a casa dalla mia passeggiata proprio in quel momento, appesi il giubbotto all’attaccapanni e misi le chiavi sul tavolino accanto alla porta. Mentre le voci di Pitbull e Mark Anthony inondavano le mie orecchie, qualcuno mi toccò la spalla, mi girai di scatto sorpresa e quando vidi che era mia madre tirai un sospiro di sollievo. Spensi l’i-pod.

-Perché sei già a casa?- le chiesi.

-Ho finito prima al lavoro, quando torna anche tuo padre dobbiamo dirti una cosa-

-Ok… mi devo preoccupare?-

-No figurati, dobbiamo dirti i piani per quest’estate- mi disse sorridendo.

Io le sorrisi di rimando e andai in camera mia a prepararmi per uscire con i miei amici. Mi diressi in bagno e mi feci una bellissima e rilassante doccia. Una volta uscita e avvoltami nel mio accappatoio arancione, ritornai in camera per decidere come vestirmi. Mentre ero persa nel mio armadio qualcuno bussò alla pota.

-Avanti!- urlai.

-Ehi tesoro!- mi salutò il mio super papi.

- Ah sei tornato! Com’è andata la giornata?- gli chiesi.

-Tutto bene, la tua?-

-Benissimo, per fortuna domani cominciano le vacanze estive!- dissi entusiasta

-Già, a proposito... io e tuo padre dobbiamo dirti una cosa- disse mia madre che ci aveva raggiunti.

-Io e la mamma vogliamo andare a fare una vacanza in Argentina e visto che tu Marta hai ancora 17 anni andrai a stare dagli zii in Toscana e li aiuterai alla fattoria tutta l’estate.- mi spiegò mio padre.

-Cosa? Ma avevo già pianificato tutta l’estate con le mie amiche qui a Brescia, non è giusto!- mi lamentai lasciandomi cadere seduta sul letto.

-Ormai è deciso e abbiamo già avvisato gli zii perciò niente lamentele.- replicò mia madre con il suo solito tatto, e poi uscì dalla mia camera.

Mio padre si sedette accanto a me e poggiandomi una mano sulla spalla mi disse: - Ti prego Marta, è una vita che io e tua madre non ci facciamo una vacanza da soli,fai questo piccolo sacrificio, fallo per me!- mi implorò.

Lo guardai fisso negl’occhi:

-E va bene!- sbuffai rassegnata.

Come potevo dirgli di no se mi faceva quella faccia da orso Baloo.

-Grazie! Ti voglio bene.- mi disse lasciandomi poi un bacio sulla fronte.

- Io di più.- gli risposi.

Si alzò e prima di uscire si girò e mi disse: - Ah dimenticavo parti domani!-

-Cosa?- urlai io lanciandogli un cuscino che lo prese dritto in faccia.

Ok a quel punto capì che la mia serata sarebbe saltata così chiamai i miei amici e li avvisai. Mi misi una tuta e tirai fuori dall’armadio la valigia più grande che trovai.

-Ok valigia siamo solo tu ed io!- borbottai tra me.

Cominciai a riempirla. Dopo mezz’ora cenammo e finito mi ritirai nuovamente in camera mia per terminarla. Diedi un’occhiata all’orologio era quasi mezzanotte e io ancora non avevo finito la valigia.

-Guarda te cosa mi tocca fare per la famiglia.- borbottai infilando in valigia l’ennesima maglietta.

-Ok la finirò domani mattina- decretai infine.

Mi misi il pigiama e andai a dormire attendendo il giorno seguente come se fosse la mia condanna a morte, ma non sapevo quanto mi stessi sbagliando perché quella sarebbe stata l’estate più bella di tutta la mia vita.

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


CAPITOLO I
 
Mi svegliai sulle note di una canzone indefinita che arrivava alle mie orecchie nonostante avessi la testa sotto il cuscino. Allungai un braccio fuori dalle lenzuola e tirai un pugno alla sveglia. Con un occhio sbirciai l’ora, erano le 6. Mi ricordai che dovevo terminare la valigia, così, di malavoglia mi alzai. Andai in bagno a lavarmi e una volta tornata in camera mi vestì con degli shorts di jeans, una maglia grigia lasciata morbida e le mie fedelissime all star nere, truccai leggermente i miei occhi marroni con un po’ di matita, ombretto nero e mascara. Lasciai i capelli, neri e lunghi fin sotto il seno, sciolti lungo le spalle e mi controllai allo specchio:
-Sì, può andare!- decretai. Proprio in quel momento mio padre varcò la soglia di camera mia:
-Sei pronta tesoro?- mi chiese.
-Sì, però mi devi dare una mano con la valigia, sai pesa e non poco- gli risposi.
-Certo! Dammi qua- disse lui per poi uscire con quell’enorme valigia. Prima di scendere a fare colazione presi la mia pashmina preferita bianca e nera, gli occhiali da sole, il computer portatile e la borsa anch’essa nera che riempì con tutto quello che trovai. Non volevo dimenticare niente. Così, dopo un’ultima controllata a tutta la casa scesi a fare colazione e alle 7:30 ci avviammo verso la stazione.
-Hai preso tutto ciò che ti serve vero?- mi chiese mia madre.
-Sì, mamma non preoccuparti, starò bene dagli zii- le risposi.
- Sì, questo lo so! È solo che mi mancherai così tanto!- mi disse abbracciandomi.
-Ti ricordo che siete stati voi a cacciarmi di casa- le dissi scherzando e mimando con le dita le virgolette sulla parola “cacciarmi”. Abbracciai anche mio padre che, dopo avermi dato un bacio sulla testa, mi disse:
-Divertiti tesoro e mi raccomando abbi cura di te!-
-Sempre papà- gli risposi.
-Vai ora o perderai il treno- mi riprese lui.
Abbracciai un’ultima volta entrambi e poi presi la valigia e mi incamminai verso il binario. Una volta sul treno mi sistemai al mio posto e misi l’i-pod nelle orecchie. Tirai fuori il cellulare dalla borsa e mi connessi a twitter. Controllai il mio profilo e poi sbirciai quello dell’uomo che, anche solo dallo schermo del televisore, mi aveva rubato il cuore: Joseph Morgan, il cattivissimo Klaus in The Vampire Diaires, la mia serie preferita. Infatti, la prima volta che lo vidi, mi colpì subito sia per la sua bellezza che per la sua bravura. I suoi occhi azzurri mi avevano perforato l’anima fin da subito e io me ne ero completamente innamorata, come non avrei potuto?
Una voce metallica mi distolse dai miei pensieri annunciando la fermata. Presi le mie cose e scesi dal treno. Mentre mi dirigevo verso l’interno della stazione, riconobbi mio zio Roberto che mi stava venendo incontro con le braccia spalancate.
-Piccola Marta, quanto tempo! Come sei cresciuta!- mi disse.
-Ciao zio Roby, come va?- lo salutai.
-Tutto bene da queste parti e da voi?- mi chiese.
-Tutto bene, tiriamo avanti- gli risposi sorridendogli.
Ci dirigemmo verso la macchina e, una volta sistemata la valigia nel bagagliaio, mise in moto verso quella che sarebbe stata anche la mia casa per tutta l’estate.
Quando ero piccola passavo ogni estate a casa degli zii ma, crescendo, avevo perso questa abitudine. Infatti, erano quasi 5 anni che non tornavo alla fattoria e un po’ mi mancava. Mi mancava il canto del gallo alla mattina, mi mancava aiutare la zia Rosa a fare il pane, mi mancavano i campi, le passeggiate e soprattutto mi mancava la mia cavalla Kola con la quale ne avevo passate di ogni.
-Come sta Kola?- chiesi a mio zio.
-Sta bene anche se sono sicuro che le manchi molto- mi rispose.
-Beh, ora sono qui! Ho intenzione di recuperare tutto il tempo perso lontano dalla fattoria sai? Mi mancava vivere qua- gli dissi.
-Ne sono molto contento! Da quando sei andata via sono cambiate poche cose, abbiamo solo ristrutturato un po’ la casa in sé, per il resto è tutto uguale- mi informò.
Percorremmo il lungo viale che conduceva alla casa, guardai fuori dal finestrino, effettivamente era proprio come me lo ricordavo, moltissimi campi tutti verdi pieni di cavalli e mucche al pascolo. Mio zio fermò l’auto, scesi, recuperai la valigia e quando alzai lo sguardo quella che mi ritrovai di fronte non era certo la casa che ricordavo, era molto meglio. Era a dir poco gigantesca tutta fatta di mattoncini grigi, di fronte alla casa c’era un campo recintato dove all’interno c’era una piscina con tanto di lettini per il sole. L’avevano trasformata in un agriturismo. Dalla porta vidi uscire mia zia Rosa che mi corse incontro e mi abbracciò fortissimo dicendomi:
-Marta come ti sei fatta bella!-
-Ciao zia anche tu stai bene!- le dissi facendole fare una giravolta.
-Eh ma io ho una certa età tu sei giovane- mi rispose pizzicandomi una guancia.
-Forza andiamo dentro così ti faccio vedere camera tua Marta- ci interruppe lo zio prendendo la valigia dalle mie mani.
-Va bene- gli risposi seguendolo all’interno di quella reggia.
Salimmo delle scale e arrivati al piano superiore ci incamminammo nel corridoio dove, prima di arrivare alla mia camera, avevo contato 20 stanze. Una volta nella mia stanza rimasi sorpresa per quanto fosse bella nonostante fosse molto semplice. C’era un letto ad una piazza e mezza e alla sua destra un armadio enorme, di fronte al letto c’era una cassettiera con in cima uno specchio,sulla destra c’era il bagno e sulla parete di sinistra c’era una portafinestra con un balcone che dava sul laghetto dietro alla fattoria.
-Ti lascio sistemare le tue cose- mi disse mio zio prima di uscire dalla stanza.
-Grazie- gli risposi.
Cominciai a svuotare la valigia. Una volta che finì tornai in cucina da mia zia che, tra una chiacchiera e l’altra, mi infirmò di quello che avrei dovuto fare. Mi affidarono i cavalli, quindi avrei dovuto insegnare alla gente a cavalcare e prendermi cura dei cavalli stessi, in più avrei dovuto aiutare a servire i tavoli per l’agriturismo. Mentre stavamo chiacchierando il suono del telefono ci interruppe, mia zia corse a rispondere ma, si allontanò, così non riuscì a capire con chi stesse parlando.
-Era una mia amica, mi ha detto che tra due giorno sarà qui con alcuni ragazzi che lavorano con lei perciò, per quel giorno, deve essere tutto perfetto ok?- disse tornando in cucina, con un tono che non ammetteva repliche.
-Ok- rispondemmo io e lo zio all’unisono. Ci guardammo tutti e tre negl’occhi per poi scoppiare a ridere.
Erano circa le 17:00, mi alzai dalla sedia e informai gli zii sarei andata nella scuderia a trovare Kola. Quando la mia cavalla mi vide cominciò a nitrire come una pazza e a sbattere le zampe anteriori per terra.
-Shh… shh… buona Kola!- le dissi. Lei si calmò un po’ e con il muso diede un colpetto alla mia mano che era tesa verso di lei. Era sempre stata molto intelligente per essere un cavallo, mi leggeva dentro, lei capiva sempre quando ero triste e mi consolava. Era una mustang nera, bellissima e molto testarda, in questo ci siamo sempre assomigliate, aveva un’eleganza incredibile e due occhi dolcissimi. 
-Mi sei mancata lo sai? Mi sei mancata davvero- le dissi baciandole il muso.
Il tempo in sua compagnia volò e si fece sera. La salutai e le promisi che l’indomani saremmo andate a farci una passeggiata solo noi due.
Rientrai in casa e salutai gli zii dicendogli che ero molto stanca e sarei andata a dormire. Una volta coricata nel letto pensai a chi potesse essere l’amica della zia Rosa.
-Chissà se la conosco? Beh tra due giorni lo scoprirò!- mi chiesi e mi risposi da sola per poi lasciarmi cullare dalle braccia di Morfeo.
 
 
Note dell’autrice:
Ciao a tutti e tutte, per chi non mi conoscesse mi chiamo Marta.
“Ma va? Ah che strano non l’avevo capito” direte voi xD. Comunque, questa storia è il mio primo esperimento quindi spero che vi stia piacendo J.
Allora abbiamo visto che Marta è stata scaricata dagli zii e che quest’estate le toccherà sgobbare.
Chi sarà l’amica della zia che verrà alla fattoria?
Mi farebbe piacere sapere le vostre opinioni.
Ringrazio chi, solo dopo aver letto il prologo, mi ha subito messa tra le preferite e le seguite e ovviamente chi ha recensito.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II

 

Pov Julie Plec

 
-Ok… perfetto! Allora tra due giorni saremo lì. Ti ringrazio Rosa. Domani ti chiamo per dirti il numero esatto. Ciao!- terminai così la chiamata con la mia amica italiana Rosa. Avevamo da poco terminato le riprese della terza stagione e volevo che i ragazzi si prendessero una meritata vacanza in Toscana. E chi meglio di Rosa poteva realizzare questo mio “desiderio”? Ora dovevo solo avvertire i ragazzi.
Uscii dal mio ufficio e mi recai nella sala relax dove speravo li avrei trovati tutti. Aprii la porta e, come mi aspettavo, li vidi tutti lì. Alzarono tutti lo sguardo verso di me incuriositi.
-Buongiorno ragazzi!- iniziai il mio discorso.
-Come sapete, oggi è l’ultimo giorno di riprese della terza stagione, e mi sento in dovere di ringraziarvi tutti per il magnifico lavoro- proseguii. Nessuno fiatava, erano tutti attenti a ciò che stavo dicendo.
-Per ringraziarvi come si deve e in nome della nostra amicizia, io e Kevin, abbiamo pensato di organizzare una vacanza per tutti in Toscana, nell’agriturismo di una mia amica, si parte tra due giorni, se vi può andare bene, passate dopo nel mio ufficio a lasciarmi i nomi di chi vuole venire- finii il mio discorso in mezzo ai brusii dei ragazzi.
-Che bella idea! Una vacanza tutti insieme!- diceva qualcuno-
-Che bello! Non ho mai visto l’Italia- dicevano altri.
Gli regalai un gran sorriso e poi ritornai nel mio ufficio. Verso sera, quando stavo chiudendo lo studio, una raggiante Nina Dobrev corse verso di me con un foglio in mano.
-Questi sono i nomi di chi viene in vacanza Julie- mi disse con un gran sorriso per poi tornare nelle braccia di Ian e incamminarsi verso casa con gli altri. Diedi un’occhiata alla lista, sarebbero venuti: Nina e Ian, Paul e sua moglie Torrey, Candice, Michael e Joseph e ovviamente io e Kevin. Si poteva andare, era un buon numero, l’indomani avrei richiamato Rosa per confermarle i posti.
 

Pov Marta

 
I due fatidici giorni erano passati ma, nella mattinata, degli amici della zia neanche l’ombra così, decisi di andare a farmi una cavalcata con Kola.
-Non tornare troppo tardi che, sicuramente, per pranzo saranno qui e ho bisogno che mi aiuti ai tavoli- mi raccomandò mia zia.
-Non ti preoccupare zia, sarò qui per mezzogiorno- le risposi.
-Va bene, stai attenta!-
-Come sempre!- le urlai per poi partire al galoppo verso il solito percorso che ormai, io e Kola, facevamo tutte le mattine.
Verso l’ora stabilita tornammo e mentre stavo riportando Kola nella stalla, dal vialetto principale stavano arrivando tre macchine.
-Zia! Credo che i tuoi amici siano arrivati- le urlai alla porta. Lei usci di corsa e cercò di ricomporsi.
-Come sto?- mi chiese.
-Stai bene zia, ma perché ti agiti tanto?- le chiesi io.
-Perché voglio essere in ordine scusa, ci tengo a far bella figura io!- mi rispose.
Sorrisi e poi mi incamminai verso la stalla con Kola, la portai nel suo box, mi misi l’i-pod nelle orecchie e, mentre la stavo strigliando, mi misi a cantare come una cretina, ogni tanto mi capitavano questi schizzi. Abbandonai quello che stavo facendo e mi misi nel corridoio centrale della stalla a cantare a squarcia gola “La mia banda suona il rock” di Laura Pausini prendendo una scopa, alternandola un po’ a microfono e un po’ a chitarra. La mia cavalla mi guardava allucinata insieme agli altri cavalli e come biasimarli? Presi anche a ballare e dopo aver fatto una giravolta verso l’entrata della stalla mi bloccai di colpo.
-Oh porca..!- esclamai. Il cast del mio show preferito era lì che mi fissava un po’ incredulo e un po’ divertito dal mio spettacolino insieme a mia zia.
- Marta cosa stavi facendo?- mi chiese mia zia in italiano.
-A quanto pare una grande figura di merda- le risposi sempre in italiano in modo che non capissero. Ero totalmente imbarazzata e spiazzata allo stesso tempo, come faceva mia zia a conoscerli?
-Marta ti voglio presentare la mia amica Julie, e questi sono i suoi amici- mi disse mia zia questa volta in inglese.
-Salve a tutti, scusate per prima, giornata felice- salutai e mi giustificai.
Mi guardavano incuriositi ma, dopo la mia affermazione, scappò un sorriso a tutti.
-Tranquilla, però eri parecchio buffa- mi disse Michael.
In quel momento i miei piedi mi sembravano davvero interessanti, sicuramente mi erano venute le guance color amarena.
-Comunque io sono Michael, lei è Candice, loro sono Ian e Nina, loro Paul e Torrey e lui è Joseph- disse indicando ognuno quando faceva il loro nome.
-Io sono Marta- mi presentai e strinsi la mano a tutti.
Quando i miei occhi marroni incontrarono quelli azzurri di Joseph il mio cuore mancò qualche battito.
-Piacere di conoscerti- mi disse lui baciandomi il dorso della mano. Ok mi voleva morta. Quella voce così profonda che, fino a quel momento, avevo solo sognato mi faceva impazzire. Arrossii e abbassai lo sguardo di nuovo.
-Piacere mio- gli risposi imbarazzata da matti.
-Ok adesso che ci conosciamo tutti che ne dite se ci spostiamo in casa?- ci propose mia zia, santa donna, mi aveva salvato da una situazione davvero scomoda.
 

Note dell’autrice:
Ciao a tutti, scusate l’enorme ritardo ma ho avuto una settimana orribile, non riuscivo mai a trovare il tempo per pubblicare. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Finalmente abbiamo scoperto chi era la fatidica amica e c’è stato il primo incontro tra Marta e i ragazzi.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e chi ha messo la storia tra le preferite e ovviamente chi recensisce. 
Bacioni!!!
       
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III

 Mia zia, precedendoci tutti, aprì la porta e sorrise.
-Accomodatevi pure dove volete- disse.
-Posso offrirvi qualcosa?- continuò.
-Si magari, fa così caldo qui, grazie- rispose Candice.
-Ti aiuto zia!- le dissi io, volevo approfittare del fatto di essere sole così, avrei potuto chiederle come li conosceva.
-Zia, mi spieghi come cavolo fai a conoscere gli attori della mia serie preferita? E perché sono seduti comodamente in salotto a parlare dei vecchi tempi?- le chiesi sconcertata.
-Ho conosciuto Julie 10 anni fa, quando ero in vacanza a New York con tuo zio, ci siamo piaciute subito e da lì abbiamo tenuto i contatti, lei è diventata una produttrice e io e tuo zio abbiamo tirato su questo posto- mi rispose lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Davvero? Non me ne avevi mai parlato! Cavolo non ci posso credere, io adoro la loro serie!- squittii io emozionata.
-Eh, me n’ero accorta sai! Dai prendi questi bicchieri e portali di là- mi disse lei dandomi in mano un vassoio pieno di bicchieri vuoti mentre lei portava le bottiglie con le bibite. Mi incamminai verso il salotto attenta a non far cadere niente, avevo già fatto una figuraccia non volevo farne un’altra. Poggiai il vassoio sul tavolo e poi mi sedetti su una delle sedie, mia zia mi seguì a ruota e, con l’aiuto dello zio, cominciò a versare le bibite nei bicchieri e a consegnarle. Mentre tutti stavano bevendo mio zio disse:
-So che siete stanchi per il viaggio, per cui adesso Marta vi mostrerà le camere- io lo fulminai con lo sguardo e lui mi rispose con un sorriso furbetto.
-Potete scegliere la stanza che preferite e sistemarvi, poi Marta vi farà vedere il resto della casa e vi spiegherà come funzionano qui le cose orari, servizi, ecc... Julie, Kevin voi venite con me e Rosa, lasciamo che i ragazzi si divertano-.
Mi stavano fissando tutti, il mio sguardo finì su Joseph che mi sorrise e in quel momento sarei potuta svenire ma, mi ripresi e mi alzai facendogli strada. Salimmo le scale e dopo 10 minuti avevano già scelto e si erano sistemati. Paul e Torrey, ovviamente, presero una matrimoniale come anche Ian e Nina. Michael, Candice e Joseph invece presero le singole. Non sapevo quale essere superiore ringraziare e odiare allo stesso tempo perché Joseph aveva scelto la stanza acconto alla mia.
Mancava un quarto all’una e di li a poco ci sarebbe stato il pranzo dove io avrei dovuto servire ai tavoli insieme a Giulia, la ragazza che lavorava nel piccolo centro estetico dove si potevano fare massaggi, saune e altro. Decisi di far fare ai ragazzi un giro veloce, gli mostrai la piscina, la mini palestra e il centro estetico appunto. Infine li portai nella stalla e dissi:
-Questa è la stalla come potete vedere, io mi occupo dei cavalli perciò, se una mattina avete voglia di fare un giro, possiamo organizzare una passeggiata e mangiare fuori?- proposi io mai pensando che potessero accettare.
-Oh che bella idea!- urlarono Nina e Candice all’unisono per poi guardarsi e scoppiare a ridere, una risata che dopo poco contagiò tutti.
Mentre si guardavano intorno e accarezzavano i cavalli mi recai da Kola per vedere come stava. Quando mi vide cominciò a nitrire in segno di saluto.
-Ciao bella è tanto che non ci vediamo- scherzai io accarezzandola.
-E’ la tua cavalla?-.
Mi girai e vidi Joseph avvicinarsi a Kola ed accarezzarla.
-Si, me l’hanno regalata gli zii quando avevo 8 anni per il mio compleanno- gli spiegai. 
-Come si chiama?- mi chiese lui.
-Kola… lo so è un nome stupido ma, avevo 8 anni e…- dissi come una macchinetta quando lui mi interruppe.
-Ehi, mi piace! È originale-.
Ci fu un attimo di silenzio nel quale nessuno dei due sapeva cosa dire.
-Così vai a cavallo da quando eri piccola?- mi chiese dopo un po’, stava cercando di fare conversazione e la cosa non mi dispiaceva affatto.
-Sì, anche se non tornavo qui da un po’- gli risposi.
-Sai, anch’io vado un po’ a cavallo, ho girato qualche film dove dovevo saper cavalcare ma, non me ne intendo molto, potresti insegnarmi tu uno di questi giorni?- mi chiese spontaneamente come se fossimo amici da un sacco.
Mi stava fissando con quegl’occhioni blu aspettando una risposta, arrossii di colpo e, per non farglielo notare, girai la testa verso Kola e gli risposi:
-Certo! Quando vuoi-.
Mi rivolse un meraviglioso sorriso che mi abbagliò.
-Ragazzi è ora di pranzo, il mio stomaco reclama cibo, dobbiamo andare!- ci interruppe Ian rompendo quel momento tra me e Joseph, guardai l’orologio:
-Cavolo!- gridai cominciando a correre verso la casa sotto gli sguardi stupiti dei presenti. Io e Giulia facevamo le cameriere nella trattoria per gli ospiti, avevo completamente perso la cognizione del tempo ed ero in super ritardo.
Aprii di getto la porta della cucina, mio zio e mia zia stavano preparando le ultime cose per poi cominciare a cucinare, Giulia era già pronta così mi misi il grembiule e la divisa, uscimmo dalla cucina e cominciammo a lavorare. I ragazzi arrivarono poco dopo e vedendomi capirono il mio comportamento di prima, quando Giulia li vide mi disse:
-Oddio Marta, ti prego servili tu, io ho vergogna e ho paura di fare una figuraccia-.
-Tranquilla ci penso io tanto una in più una in meno, ormai mi avranno catalogata come la pirla di turno- le risposi sorridendole. Presi i menù e, dopo aver fatto un respiro profondo, mi incamminai verso il loro tavolo.   

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


CAPITO IV

 
Il resto del pranzo passò tranquillo, ero riuscita a non fare altre figure coi ragazzi, in quel momento stavo portando una pila di piatti sporchi in cucina quando, passando davanti alla porta del bagno, questa si aprì e non so come feci ma, riuscii a stare in piedi senza far cadere niente.
-Oddio scusa, stai bene?- era Michael.
-Sì sì, tranquillo tutto bene- gli risposi.
-Ti aiuto aspetta- disse prendendo metà dei piatti che avevo in mano.
-Ma no, figurati, non devi farlo- cercai di fermarlo invano.
-Come si fa a non aiutare una ragazza così carina?- mi chiese.
Lo scrutai con gli occhi ridotti a due fessure e dopo un attimo di silenzio gli chiesi:
-Stai flirtando con me per caso?-.
Michael scoppiò a ridere, una risata un po’ troppo accentuata che fece girare tutti verso di noi. Rivolsi uno sguardo di scuse verso la folla e, tra essa, trovai due pozze blu che mi fissavano e poi rivolsero uno sguardo accusatore a Michael, o almeno questo è ciò che mi sembrò ma, molto probabilmente fu tutto frutto della mia fantasia. Portammo i piatti in cucina e li adagiammo nel lavabo.
-Senti oggi pomeriggio noi andiamo in piscina ti va di venire con la tua amica?- mi propose Michael indicando con la testa Giulia.
-Sì, non vedo perché no, credo che non ci siano problemi neanche per Giulia- gli risposi io.
-Perfetto allora ci vediamo alle 3 alla piscina- concluse lui facendomi l’occhiolino, io come risposta annuii con al testa. Lo guardai uscire e non potei fare a meno di guardare il suo corpo scolpito e dovetti ammettere che era veramente un bel ragazzo con un bel fondoschiena per giunta. Mi faceva piacere che mi prestasse delle attenzioni perché, nonostante tutto, fisicamente mi attraeva e tanto anche ma, il mio cuore apparteneva a Joseph. Mi ritrovai a guardare il vuoto e pensare: io e Joseph avevamo 14 anni di differenza e sicuramente non mi avrebbe mai notata e io non volevo illudermi, ci ero già passata una volta con Andrea, un ragazzo che mi aveva preso solo in giro e io ci ero rimasta malissimo per tantissimo tempo. Invece con Michael avevo 9 anni di differenza e da quello che avevo notato un po’ gli interessavo, magari non sarei diventata la donna della sua vita ma, almeno avrei potuto divertirmi un po’, era da un sacco che non avevo un ragazzo. Mi risvegliai dal mio stato di trance quando Giulia aprì la porta, le raccontai ciò che mi aveva proposto Michael e lei accettò felicissima e corse a prepararsi, io la seguii a ruota.
 
Ero in camera mia, avevo deciso che ci avrei provato con Michael, volevo divertirmi quest’estate. Indossai un costume con lo slip nero e il reggiseno bianco con i cordini neri e dei fiori disegnati sopra del medesimo colore. Mi misi degli shorts di jeans e una maglia bianca che mi lasciava una spalla scoperta, presi la borsa con tutto l’occorrente occhiali da sole, crema solare, cruciverba, giornalini vari, i-pod e telefono. Ai piedi misi delle semplici infradito nere e lasciai i capelli sciolti sulle spalle mettendo un elastico al polso per poterli legarli una volta fatto il bagno. Uscii dalla stanza e andai a chiamare Giulia, anche lei era vestita semplice come me, insieme ci dirigemmo verso la piscina e una volta là i ragazzi ci accolsero con un sorrisone e ci misero subito a nostro agio. Michael mi fece cenno di stendere il telo accanto al suo ma, così facendo mi ritrovai tra lui e Joseph che mi salutò con un gran sorriso che ricambiai, se faceva così però mi complicava le cose. Dovevo togliermi i vestiti ma, in mezzo a loro mi sentivo imbarazzata al massimo però mi feci coraggio e levai la maglia, notai che Michael non mi toglieva gli occhi di dosso e lo fulminai con lo sguardo come per dirgli “smettila subito!”.
-Carini il tatuaggio e il piercing- mi disse lui guardando la mia pancia e sotto il mio seno sinistro in modo malizioso.“Porco!” pensai.
-“Always here” come mai proprio questa frase?- mi chiese stavolta Joseph.
-L’ho fatto l’anno scorso quando è morto il mio migliore amico Luca- gli risposi con gli occhi velati di lacrime, far riaffiorare certi ricordi mi faceva quell’effetto, lui se ne accorse e mi disse:
-Scusami non volevo…- cercò di scusarsi.
-tranquillo! Non potevi saperlo- lo bloccai facendo finire lì il discorso, se avessimo continuato non sarei più riuscita a trattenermi.
-Ragazzi facciamo il bagno dai!- urlò Candice.
-L’ultimo che si butta paga da bere stasera- le fece coro Nina.
Cominciarono tutti a correre verso la piscina, Michael si alzò e mi spinse leggermente per i fianchi.
-Dai forza tuffiamoci!- mi disse.
-No dai, vai tu adesso non ne ho voglia- gli risposi. Ero ancora triste per il ricordo di Luca e stavo tentando di richiudermi nel mio piccolo guscio come l’anno prima ma, quando una mano, la sua mano, strinse la mia in una dolce morsa che mi trasmesse tutto il suo conforto, si ruppe ancor prima di crearsi. Mi sfuggii un sorriso sincero, lui soddisfatto dal suo intento iniziò a correre tenendomi per mano. Ci tuffammo insieme e quando tornammo a galla mi mancò un battito, lui tutto bagnato era davvero una visione celestiale.
-Va meglio?- mi chiese spostandomi alcune ciocche di capelli dal viso.
-Sì, ti ringrazio Joseph- gli risposi sincera. 
-Ma figurati, era il minimo dopo tutto sono stato io a tirar fuori l’argomento- mi disse dispiaciuto.
-Non potevi saperlo- gli ribadii.
Sbattevo i piedi veloci per poter stare a galla ma, cominciavo a sentirmi stanca, non sono mai stata una grande nuotatrice. Joseph vedendomi in difficoltà mi afferrò portandomi più vicina a li, io d’istinto strinsi le braccia al suo collo e, quando mi accorsi della distanza minima che c’era tra di noi, abbassai lo sguardo per non guardarlo negl’occhi altrimenti avrei potuto combinare un casino.
-Perché cerchi sempre di sfuggire al mio sguardo?- mi chiese alzandomi il viso da sotto il mento.
-Perché mi imbarazzano questi tuoi sguardi- gli risposi.
Lui fece un sorriso appena accentuato quando, dopo avermi fissato per un momento infinito negl’occhi, mi disse:
-Senti Marta, se mai ne vorrai parlare sappi che io ci sono ok?-
-Ok, grazie Joseph, sei davvero dolce- gli risposi con uno dei sorrisi più veri che avessi regalato in vita mia. In quel momento mi resi conto che mantenere la promessa fatta a me stessa, e cioè di divertirmi quest’estate, sarebbe stato più duro del previsto.
 
Note dell’autrice:
Eccomi qui! Lo so che vorreste uccidermi perché lo scorso capitolo ciò messo un sacco a pubblicarlo ma, con questo spero di aver rimediato XDXD.
Quanto è tenerino Joseph??? E Michael che mi sta combinando?? Voi che ne pensate??
Come andrà a finire?? Boh!! Piacerebbe saperlo anche a me ihihi ok momento sfollo finito!
Se qualcuna di voi vorrebbe veder succedere una cosa in particolare in questa storia non deve far altro che dirmelo, i vostri consigli sono sempre ben accetti!
Ok ora scappo, vado a studiare economia aziendale yuppy!!! Ciao belle donne!! <3
 
      
 

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


CAPITO V

 
Era passata una settimana e i miei rapporti con Joseph e Michael miglioravano sempre di più. Joseph era davvero dolcissimo con me, parlavamo e scherzavamo molto e io, mi stavo sempre più innamorando di lui ma, ero consapevole del fatto che lui volesse essermi stato solo amico. Michael invece ci provava spudoratamente con me e, siccome ero ancora dell’idea di divertirmi e portarlo a letto, visto che tra di noi c’era attrazione fisica, facevo di tutto pur di sedurlo. Era sera ormai, in quel momento stavo strigliando Kola mentre ascoltavo l’i-pod e canticchiamo “Pictures of you” dei The Last Goodnight quando due mani grandi si posarono sui miei fianchi. Ebbi un piccolo sussulto in quanto immaginai chi potesse essere, mi tolsi una cuffietta e mi girai, chi vidi era esattamente chi credevo che fosse. Michael mi stava fissando negl’occhi e mi disse col suo sexy accento:
-Ciao bellissima!- mi diede un piccolo bacio sulla fronte.
-Hola!- gli risposi.
-Ah, oltre all’italiano e all’inglese sai anche lo spagnolo?- mi chiese con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
-Sì, questi sono i vantaggi di studiare in un liceo linguistico, perché?- gli chiesi confusa e sorpresa dalla sua reazione.
-Perché i miei sono messicani e anch’io lo parlo- mi spiegò.
-¿En serio? No lo sabía- gli dissi con accento quasi perfetto.
Michael mi stava fissando con la bocca leggermente aperta e io non potei fare a meno di ridere, era buffissimo. Lui fece una risatina e poi disse:
-Eheh… sexy!-
-Sì certo come no, senti usciamo di qua andiamo in casa- gli dissi io sfuggendogli visto che si stava avvicinando troppo.
Una volta in casa mi recai in cucina e presi un bicchiere di succo di frutta.
-Vuoi qualcosa?- gli chiesi.
-No grazie, sono apposto- mi rispose.
Mi girai per guardarlo poggiandomi con la schiena al ripiano della cucina. Lui si sedette su una sedia e io cominciai a sorseggiare il succo. Ogni tanto alzavo lo sguardo verso di lui e lo trovavo sempre a fissarmi. Ad un certo punto si alzò di scatto e venne verso di me, mi prese il bicchiere e lo appoggiò nel lavandino. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione e desiderio. Appoggiai le mie mani sul suo petto e lo spinsi per farlo staccare:
-Ma che fai?- gli chiesi.
-Oh andiamo, lo so che lo vuoi anche tu- mi rispose cercando di riavvicinarsi.
-Tu sei malato!- gli dissi scherzando.
Cominciò a baciarmi il collo e mi sfuggì un gemito di piacere, infilai la mia mano nei suoi capelli e li tirai leggermente per fargli alzare il volto.
-Oh al diavolo!- dissi e senza farmi altri problemi lo baciai. Lui mi sollevò per i glutei e mi fece sedere sul ripiano per poi farsi spazio tra le mie gambe. In quel momento mi resi conto che eravamo in cucina e allora gli dissi:
-Ehi, ehi aspetta andiamo in camere- gli dissi tra un bacio e l’altro.
-Mhmh- mugugnò lui prendendomi in braccio e dirigendosi verso le scale. Le salì con non poca fatica perché, per colpa dei miei baci che lo distraevano, stava parecchio barcollando. Finalmente riuscimmo a raggiungere camera sua, lui si richiuse la porta alle spalle con un piede e mi rimise a terra. Si respirava nell’aria l’attrazione fisica che c’era tra noi, io lo volevo e lui voleva me era evidente. Da parte mia però non c’era niente di più, volevo solo portarlo a letto per placare la mai lussuria, cercai di farglielo presente dicendogli:
-Michael aspetta! Guarda che tutto questo non significa niente per me, ci tenevo a precisartelo sai com’è…-.
-Sì, tranquilla pensavo la stessa cosa- mi rispose mettendo le mani sotto la mia maglietta. Nel giro di due secondi la vidi volare per terra, e feci fare la stessa fine alla sua. Rimasi ammaliata alla vista dei suoi addominali scolpiti. Finimmo sul letto, lui era sopra di me e mi baciava il collo scendendo sempre più giù fino all’incavo dei miei seni. Mi tolse gli shorts e io con il suo aiuto feci lo stesso con i suoi pantaloni. Mi sentivo un po’ impacciata perché l’avevo fatto solo con Andrea prima di lui quindi non avevo molta esperienza, però mi feci coraggio e ribaltai la situazione mettendomi a cavalcioni sopra di lui, dopo tutto anch’io avevo avuto le mie fantasie. Cominciai a baciargli il petto scendendo sempre più giù sugli addominali e poi sempre più verso l’elastico dei boxer. Stavo per levarglieli quando la porta si spalancò:
-Ehi amico mi puoi prestare… ma che state facendo voi due?- Joseph era lì in piedi che ci fissava incredulo. Lanciai un gridolino e scesi dal letto cercando di coprirmi il più possibile.
-Ma che è Joseph! Bussa prima di entrare!- gli disse Michael un po’ stizzito per il fatto che ci avesse interrotti. Joseph lo fulminò con lo sguardo e poi lanciò un’occhiataccia anche a me che non mi piacque per niente, si girò di scatto e ritornò sui suoi passi. C’era qualcosa che non andava, senza pensarci due volte mi rivestii e gli corsi dietro. Lo afferrai per un braccio appena prima che scendesse le scale e lo feci voltare verso di me.
-Joseph che ti prende?- gli chiesi preoccupata.
-Niente lascia stare!- mi rispose in modo brusco, troppo brusco per i miei gusti. Evitava il mio sguardo e guardava altrove.
-No! Tu sei arrabbiato e non ne capisco il motivo- gli dissi.
-Sei seria?- mi chiese fissandomi finalmente negl’occhi, nel suo sguardo leggevo dolore, frustrazione, umiliazione e amarezza.
-Non è così difficile da capire! Vai torna a divertirti con il tuo amichetto!- concluse lui scuotendo il braccio per farmi mollare la presa e poi se ne andò. Rimasi lì a fissare il punto dove prima c’era Joseph, finalmente avevo capito, lui provava qualcosa per me ed io ero stata cieca. Avevo combinato un casino che ero decisa a risolvere il più presto possibile.
 
Note dell’autrice:
Ciao a tutte! Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto.
Che hanno combinato Marta e Michael? E la reazione di Joseph è stata esagerata secondo voi o ha fatto bene?
Volevo ringraziare tutti quelli che mi seguono, che mi hanno messo tra le preferite e ovviamente chi trova sempre un momentino per recensire.
Recensite in tanti, anche per dirmi che la storia vi fa schifo, mi piace leggere tutti i vostri commenti che mi fanno salire l’autostima XDXD
Vi mando un bacione enorme!!
Marta   
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


CAPITOLO VI

 
Pov Michael

Marta era scappata fuori, per inseguire Joseph, con una velocità inaudita. Mi ero accorto di quello che c’era tra loro due e mi dispiaceva per ciò che aveva visto Joseph. Ero stato infame, lui mi aveva confessato ciò che provava per lei ma, me la stavo portando a letto lo stesso. Per colpa della mia stupidità avrei potuto perdere uno dei miei migliori amici. Era sera tardi ma, conoscendolo, sapevo che era fuori da qualche parte a fumarsi una sigaretta e a deprimersi. Aveva sofferto davvero molto quando Emily VanCamp lo aveva lasciato per poi mettersi insieme al tizio che lavorava con lei alla nuova serie. In quel periodo io c’ero a consolarlo, avevo deciso che mi sarei fatto da parte, nonostante tutto gli volevo bene e per me Marta non era quello che era per lui.
 

Pov Joseph 

Stavo seduto su uno dei lettini della piscina e stavo fumando la quinta sigaretta nel giro di 5 minuti, non era un bene. Quella ragazzina mi era entrata dentro in pochissimo tempo. Oltre ad essere bellissima era anche dolce, umile, gentile, altruista e cosa fondamentale, sapeva ascoltarmi. Mi ascoltava quando le parlavo dei miei problemi, quando le raccontavo le avventure della mia vita, rideva alle mie battute, mi ascoltava persino quando parlavo a vanvera. Mi stavo innamorando di lei e per la differenza d’età non era un bene ma, non riuscivo a starle lontano, quando era con me mi sentivo bene, semplicemente avevo bisogno di lei. Quando l’avevo vista a letto con Michael mi aveva fatto male, era stata una vera e propria pugnalata, era come se qualcuno mi avesse strappato il cuore dal petto perché, ero convinto che anche lei provasse qualcosa per me.
-Ehi amico, possiamo parlare?- girai di poco la testa e vidi Michael, proprio l’ultima persona con cui volevo parlare.
-Non abbiamo niente da dirci- gli risposi più freddo del ghiaccio.
-Io invece credo di sì- ribadì lui.
-Senti Michael non insistere, in questo momento sei l’ultima persona che voglio vedere, ti confesso che mi piace una ragazza e tu te la porti a letto!- gli urlai io alzandomi minaccioso.
-Guarda che non era niente, solo una sveltina!- mi rispose.
Non ci vidi più dalla rabbia, nel giro di pochi secondi gli ero addosso, gli tirai un pugno in faccia che gli ruppe il labbro. Lui mi guardava con sguardo incredulo, non mi piaceva che si usassero le ragazze a quel modo e si desse loro delle puttane soprattutto se la ragazza in questione era Marta.
-Che sei scemo?- mi chiese scioccato.
-Te lo meriti, sei un cazzone!- gli risposi io.
Mi spintonò e cominciammo a fare a botte Mi ritrovai sotto di lui, stava per tirarmi l’ennesimo pugno ma, arrivò Marta.
-Fermatevi! Ma siete impazziti? Smettetela subito!- disse lei spintonando Michael per farlo spostare da me.
- È lui che ha iniziato- replicò quest’ultimo.
- Non mi interessa, vattene per cortesia!- gli disse Marta indicando la porta di casa con un tono che non ammetteva repliche. Lui la guardò male e rivolse anche a me un’occhiataccia però poi se ne andò, nel frattempo io mi ero alzato da terra.
-Stai bene?- mi chiese Marte una volta soli.
-Sì!- gli risposi stizzito ma, dopo pochi secondi cominciai a tossire sangue. Marta mi venne vicino e mi prese per le spalle.
-No non stai bene! Vieni dobbiamo medicare quei tagli- mi disse tirandomi per un braccio.
Eravamo nel bagno della sua stanza ed io ero seduto sul bordo della vasca tutto dolorante. Avevo un dolore lancinante alle costole per le botte, un occhio nero e il labbro inferiore tutto rotto. Marta stava frugando nell’armadietto sotto il lavandino in cerca della cassetta del pronto soccorso. Aveva tirato fuori un dischetto di cotone con sopra del disinfettante e in quel momento stava venendo verso di me. Mi si era parata davanti, in piedi, e con un tocco leggero mi aveva fatto alzare la testa verso l’alto.
 

Pov Marta

 
Cominciai a tamponargli il labbro col dischetto e non appena il disinfettante venne a contatto con la ferita lui gemette per il dolore.
-Eh, lo so brucia- gli dissi io sorridendo. Lui mi stava fissando e dopo un momento che pareva interminabile finalmente mi parlò:
-Grazie- aveva un tono freddo.
-Ma figurati! Mi puoi spiegare perché cavolo siete venuti alle mani?- gli chiesi io spruzzando un po’ di ghiaccio spray su un panno per poi posarglielo sull’occhio. In quel momento la sua mano venne a contatto con la mia e una scarica mi percorse tutto il corpo.
-Perché è un cazzone ecco perché!- mi urlò contro.
-Sì, questo lo so, non ti scaldare, stai calmo!- gli risposi arrabbiata, non capivo perché mi parlasse con quel tono dopo tutto non stavamo insieme.
-Io sono calmo! E tu sei una sciocca! Come fai ad andare a letto con uno che conosci da così poco tempo e che ti voleva solo usare come se fossi una puttana?!- aveva alzato la voce Joseph.
-Ehi senti, tu non sei nessuno per potermi giudicare in questo modo hai capito?- gli replicai puntandogli l’indice contro e guardandolo con le fiamme negl’occhi.
-Te lo dico perché ci tengo a te e ti voglio bene!- disse lui prendendomi la mano con la quale lo stavo minacciando. Eravamo vicini, troppo vicini. 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO VII

Mi svegliai e un raggio di sole mi colpì in viso, girai appena la testa per guardare la sveglia, le 11:00.
-Cosa?- urlai saltando giù dal letto e correndo in bagno per una doccia veloce. L’acqua fresca che scorreva lungo tutto il corpo non proibiva ai pensieri di farsi sentire.
“Te lo dico perché ci tengo a te e ti voglio bene” , questa era stata l’ultima frase di Joseph, ieri sera, prima che se ne andasse lasciandomi lì imbambolata. Mi stava, via via, dimostrando che teneva davvero a me. Basta! Avevo deciso, appena l’avrei visto gli avrei parlato!
Uscii dalla doccia e mi vestii con una canotta bianca, shorts di jeans chiari un po’ strappati e delle ballerine bianche. Mi stavo pettinando i capelli quando qualcuno bussò alla porta.
-Avanti!- urlai io con un elastico fra i denti uscendo dal bagno solo con la testa per vedere chi fosse. La porta si aprì e un serissimo Joseph  irruppe in camera mia, aveva la faccia un po’ deformata per colpa dell’occhio nero e del labbro che si era gonfiato ma, io lo trovavo bello lo stesso.
-Dobbiamo parlare!- decretò solamente.
-E buongiorno anche a te! Dammi due minuti e sono da te- gli risposi sarcastica richiudendomi poi in bagno senza aspettare una risposta. Mi feci due treccine così quando i capelli si sarebbero asciugati avrebbero fatto i bei ricci, dato che non avevo tempo di sistemarli decentemente. Raggiunsi Joseph che nel frattempo si era seduto sul mio letto, mi parai davanti a lui e incrociando le braccia gli chiesi:
-Di che vuoi parlare?-.
Aveva i gomiti appoggiati alle ginocchia, le mani congiunte vicino alla bocca e lo sguardo basso, dopo la mia domanda alzò quest’ultimo verso di me e schioccò la lingua.
-Di me, di te, di noi- mi rispose facendo un piccola pausa dopo ogni risposta.
Rimasi scioccata da ciò che disse, non ero ancora pronta per affrontare l’argomento, è vero fino a pochi minuti fa ero convinta delle mie idee ma, quando l’occasione mi si presentò alla porta crollarono tutte le mie difese.
-Che vuoi dire?- gli chiesi balbettando.
-Voglio dire che dobbiamo chiarire la nostra situazione- mi rispose.
-Che c’è da chiarire?- gli chiesi, cercavo di fare la finta tonta ma, in realtà avevo capito benissimo cosa intendesse. Si alzò dal letto e mi si avvicinò, mi mise le mani a coppa sul viso e guardandomi negl’occhi mi disse:
-Mi piaci Marta, mi piaci davvero tanto, quando ti ho visto con Michael non c’ho visto più dalla rabbia, è per questo che abbiamo litigato, non mi piaceva l’idea che ti usasse solo per il suo piacere carnale. Sei così piccola e fragile ed io ho la necessità di proteggerti e di averti accanto perché quando sto con te mi sento bene e spero che per te sia lo stesso-.
Ero allibita, non credevo me l’avrebbe detto così esplicitamente, lo guardavo negl’occhi con la bocca un po’ schiusa.
-Io… io… non so cosa dire- gli risposi balbettando.
-Non devi dire niente, ho capito!- intervenne lui pensando ad un rifiuto.
-Sì invece! Perché tu sei molto più grande di me ma, fin dalla prima volta che ti ho visto in Vampire Diaries, non so che mi è preso, non sono più riuscita a toglierti gl’occhi di dosso, sono diventata una delle tue fan più accanite, poi ti ritrovo nella fattoria dei miei zii e stringiamo amicizia e poi questo… è un sogno che si avvera! Mi piaci anche tu Joseph ma quando finirà l’estate che faremo? Tu andrai via e io non ti rivedrò più, non credo di riuscire a sopportarlo-
-Non preoccuparti del futuro adesso, viviamo momento per momento e quando sarà ora ci penseremo- mi rispose Joseph con un gran sorriso sulle labbra. Mi resi conto in quel momento che i nostri visi erano davvero vicini, i nostri nasi si sfioravano, Joseph inclinò leggermente la testa.
-Posso?- mi chiese.
Sul serio? Mi stava chiedendo se poteva baciarmi? Ma sei scemo? (in senso buono ovviamente).
Non gli risposi ma, colmai la distanza tra di noi. Poggiai le mie labbra sulle sue così morbide, lui inizialmente rimase rigido ma, poi ricambiò il bacio. Le nostre bocche cominciarono una danza tutta loro, un sapore di menta e sigaretta mi invase.
-Hai fumato?- gli chiesi staccandomi di colpo da lui. Joseph ci rimase male, mi stava fissando con uno sguardo interrogativo misto a confuso.
-Sì, perché?- mi rispose sbattendo le palpebre ancora senza capire. Lo guardai e semplicemente gli dissi.
-Bleah!-
Joseph alzò gli occhi al cielo, mi si avvicinò pericolosamente, mi afferrò e cominciò a farmi il solletico.
-Cioè tu hai interrotto il bacio solo per questo?- mi disse continuando con il solletico.
-Sì… cioè no… ahahaha… oddio basta ti prego!- gli risposi tra le risate con ormai le lacrime agl’occhi. Eravamo finiti sul letto e lui non accennava a fermarsi. Dopo un paio di minuti abbondanti, che a me parvero ore, di tortura finalmente si fermò e mi guardò ancora sorridendo malignamente. Mi tirai su a sedere ed incrociai le gambe.
-Sei malefico!- gli dissi mentre cominciai a sciogliermi le trecce visto che non sapevo che fare.
-Io? Io sarei quello malefico? E tu che interrompi i baci per sciocchezze simili no vero?- mi chiese ridendo.
-Scusa ma, mi fa schifo il sapore di sigaretta che ci posso fare?- gli risposi.
-E io che ci posso fare?- ribatté lui.
-Semplice, smetti di fumare che oltretutto ti fa male- gli ribattei ancora io pensando di averlo in pugno.
-Sì, quando gli asini voleranno, le pecore canteranno da soprano e tu diventerai furba- mi rispose chiudendo lì il discorso.
Scoppiai a ridere per il modo in cui lo disse ma, quando realizzai che mi stava prendendo in giro gli dissi:
-Ehi!-
-Ahahahah dai scherzavo!- mi disse dandomi un bacio sulla guancia.
-Sì, sì ruffiano!- gli risposi io. Lui si sdraiò accanto a me e mi mise un braccio attorno alle spalle. Mi beai di quel momento chiudendo gli occhi e respirando il suo profumo a pieni polmoni.
-Senti ma, cosa siamo noi due adesso?- gli chiesi dopo un attimo che mi sembrò infinito. Joseph inizialmente non mi rispose ma, cominciò ad accarezzarmi i capelli e con le dita ci giocava arrotolandoli.
-Non lo so dimmelo tu- mi rispose.
-Io penso…- tentai di parlare ma, venni interrotta da un bussare insistente alla porta.
-Chi è?- urlai verso quest’ultima.
-Tesoro, sono lo zio, ho bisogno di una mano alla stalla!- disse entrando. Guardò Joseph che a sua volta guardò me sbiancando.
-Cosa state facendo?- ci chiese con uno sguardo indagatore.
-Niente signore stavamo solo parlando- rispose Joseph per tutti e due, mi scappò un sorriso.
-Mmm… va beh! Fate i bravi, vi aspetto giù, anche te Joseph due braccia in più fanno sempre comodo- e con questa frase uscì.
Sentii Joseph sospirare di sollievo e tornare a respirare regolarmente.
-Ehi tranquillo non ti mangia mica!- lo rassicurai.
-Non sono abituato a questa calorosità italiana, da noi i padri fanno il terzo grado e visto che sei sotto la sua responsabilità pensavo mi avrebbe ucciso- mi spiegò.
-Tranquillo non glielo permetterei mai- gli dissi regalandogli un bacio veloce per poi alzarmi subito e scappare verso la porta.
-Allora vieni o no?- gli chiesi facendogli poi una linguaccia. Lui si alzò di colpo e cominciò a rincorrermi.
 
Note dell’autrice:
Oddio io chiedo perdono a tutte per l’immenso ritardo ma non riuscivo a trovare il tempo di pubblicare, se poi ci aggiungete la scuola e un po’ di blocco… comunque per farmi perdonare (solo in parte) questo capitolo è un po’ più lunghetto. Che ne pensate? Vi è piaciuto?
Ringrazio tutte voi che mi seguite, chi mi ha messo nelle preferite e tutte le fantastiche fanciulle che mi recensiscono.
Bacione
Marta
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


CAPITOLO VIII

-Uh! Che fatica! Ma come fai a farlo tutti i giorni?- si lamentò Joseph spostando l’ennesima balla di fieno.
-Mamma mia! Ti lamenti peggio di… di… boh non lo so peggio di cosa ma, mi stai rompendo l’anima è da mezz’ora che vai avanti non ti sopporto più!- lo ripresi io ridendo.
-Eh scusami se non ci sono abituato io!- ribatté lui.
-Oh poverino!- lo schernii io.
-Che fai sfotti?- mi chiese lui.
-Io? No ma figurati! Non mi permetterei mai!- lo presi ancora in giro io.
-Smettila!- mi rispose esasperato Joseph.
-Ok, ok va bene basta. Dai ti do una mano- gli dissi mollando la canna dell’acqua con la quale stavo pulendo l’ennesimo box.
-Ok, attenta però perché pesa- mi informò.
-Al mio tre, uno… due… tre- contai io per poi sollevare insieme a lui l’ultima balla di fieno.
-Ecco abbiamo finito!- disse felice Joseph.
-Bravi ragazzi avete già fatto tutto!- entrò mio zio più scuro di pelle di quello che ricordavo.
-Cavolo zio cos’è hai fatto una lampada?!- gli chiesi io scherzando.
-No tesoro, ho solo lavorato tutta la mattina sotto il sole- mi rispose lui con lo stesso tono.
-Senti Marta perché non porti Joseph a fare una passeggiata a cavallo?-.
-Sì dai! Mi piacerebbe molto, potremmo anche fare un pic-nic- mi propose Joseph.
-Sì… perché no?- gli risposi –Prima però devo farmi una doccia, di nuovo, puzzo peggio dei cavalli e forse anche tu dovresti farla, hai un odorino leggermente forte- conclusi per poi guardarlo con un sorrisetto falsissimo, quanto mi divertivo a prenderlo in giro. Lui mi diede un pizzicotto sul fianco e io di conseguenza saltai sul posto.
-Dai cammina!- mi disse sempre Joseph spingendomi verso la casa. Eravamo sul vialetto e ce la stavamo prendendo comoda. Ci tenevamo per mano e Joseph ad un certo punto mi disse:
-Mi sono divertito sai! Mi hai fatto sgobbare ma, mi sono divertito-
-Ahahah ma non è colpa mia! È mio zio che ti ha fatto “sgobbare” come dici tu- gli risposi.
 
Il pomeriggio arrivò molto velocemente, in quel momento stavo sellando Kola e Lupen, un cavallo bianco e nero piuttosto bravo per Joseph, quando mi arrivò un messaggio, presi il telefono e lessi:
“Dove sei? Ti sto cercando da mezz’ora, dobbiamo fare quella famosa passeggiata a cavallo J”.
Era Joseph, parli del diavolo… gli risposi subito:
“Io sono alla stalla con i cavalli già sellati, manchi solo tu e il cesto per il pic-nic serale ^^”.
Dopo neanche un minuto ricevetti la risposta:
“Ok ci penso io! Sono li tra 5 minuti, svaligio la cucina e sono da te!”.
Un sorriso spontaneo prese spazio sul mio viso. Dopo 5 minuti Joseph arrivò con in mano un cesto enorme.
-Oddio non scherzavi quando hai detto “svaligio”!- dissi sorridendogli.
-Eh beh cosa credevi? No in realtà mi ha aiutato tua zia e mi ha dato anche delle coperte- mi rispose per poi posarmi un dolce bacio sulla guancia.
-Ok adesso dobbiamo studiare come organizzarci coi cavalli- gli dissi.
Dopo 10 minuti eravamo riusciti a partire, erano le 15:00 circa e saremmo stati fuori fino a sera.
-Quindi… dove mi stai portando?- esordì Joseph dopo minuti di silenzio.
-È una sorpresa! Tra poco lo vedrai- gli risposi io.
Volevo portarlo in uno dei miei posti preferiti: c’è una roccia non molto alta che è raggiungibile senza problemi dal sentiero, questa dà su un torrente e una cascata imponente si fa spazio in quasi tutta l’area, i salici piangenti facevano da cornice a tutto il paesaggio creando un’atmosfera particolare.
-Wow! È veramente stupendo qui- disse Joseph non appena arrivammo.
-Già! È uno dei miei posti preferiti- gli risposi io.
Scendemmo dai cavalli e li legammo non troppo distanti. Sistemammo una coperta sulla roccia e ci sdraiammo sopra, parlammo un sacco del più e del meno. Era pomeriggio inoltrato ma, ancora troppo presto per mangiare, ad un certo punto Joseph si alzò in piedi di scatto.
-Che succede?- gli chiesi io preoccupata guardandomi intorno.
-Ho sentito un rumore- mi rispose lui avvicinandosi al bordo della roccia per guardare giù nel torrente. Io mi alzai a mia volta e lo raggiunsi, guardai giù anch’io ma, non riuscivo a vedere niente:
-Sei sicuro? Io non vedo…- non riuscii a finire la frase perché Joseph mi spinse in acqua. Quando riemersi gli urlai:
-Ti odio! Avevo ancora i vestiti addosso!-
-E dai che vuoi che sia!- mi urlò di rimando.
-Ma guarda questo!- bofonchiai tra me e me.
Lo vidi levarsi la maglia e si buttò anche lui, con i capelli bagnati era veramente uno spettacolo. Mi si avvicinò e con un braccio mi cinse la vita tirandomi a se, avvicinò la sua bocca alla mia, mi diede un bacio che mi fece girare la testa. Piano, piano divenne sempre più passionale e io mi avvinghiai a lui, allacciai le mie braccia intorno al suo collo e le mie gambe intorno alla sua vita. Joseph passò dalla mia bocca al mio collo e un sospiro di piacere uscì dalle mie labbra vicino al suo orecchio. Joseph, tenendomi in braccio, si avvicinò alla parete rocciosa dove fece aderire la mia schiena, i nostri corpi combaciavano perfettamente. Una mia mano finì fra i suoi capelli mentre con l’altra gli graffiai la schiena così da farlo gemere sulle mie labbra. Il rigonfiamento tra le sue gambe sfiorò una mia coscia e mi fece sorridere. Lui si irrigidì per l’imbarazzo ma, io gli sorrisi per rassicurarlo. Cercai di togliermi la canotta con l’aiuto di Joseph e la lanciai sulla riva, lui cominciò a baciarmi nell’incavo dei seni alternando i baci con colpetti di lingua. Con una mano mi strinse un seno mentre con l’altra mi sganciò il gancetto del reggiseno. Io immersi le mani in acqua e raggiunsi i suoi pantaloni slacciando il bottone e poi la zip, glieli abbassai e gli feci fare la stessa fine degli altri vestiti sulla riva. Mi rimpossessai delle sue labbra così carnose, così rosse e così assolutamente fantastiche. Dopo neanche pochi secondi lui fece fare la stessa fine ai miei shorts.
-Se non te la senti dimmelo adesso perché dopo non so se riuscirei a fermarmi- mi disse Joseph con la voce roca e gli occhi lucidi di lussuria.
-Me la sento!- gli risposi afferrando l’elastico dei sui boxer non riuscendo più a trattenere la voglia di lui. Joe sorrise per poi tornare a baciarmi, le nostre lingue giocavano e si rincorrevano e il suo sapore mi dava alla testa. Non resistevo più, lo volevo con tutta me stessa così gli tolsi i boxer e lui fece lo stesso con i miei slip, ora eravamo completamente nudi. Joseph mi spinse ancor di più contro la parete, i nostri bacini vennero a contatto e un brivido mi percorse la schiena, un leggero dolore mi colpì al basso ventre ma, neanche lo sentii perché si trasformò quasi subito in piacere. Con delle spinte regolari Joe entrò sempre di più in me, mi aggrappai alle sue spalle col timore che potesse scappare via. I nostri gemiti riempivano quel luogo meraviglioso che cominciai ad amare ancora di più; il respiro di Joseph sul mio collo mi bruciava la pelle come il fuoco. Per trattenere un gemito più forte degli altri gli morsicai una spalla e gli conficcai le unghie nella schiena.
-Dovrei essere io il vampiro qui- mi disse lui con quell’accento estremamente sexy.
-Stai zitto!- gli risposi ridendo mettendo una mano nei suoi capelli e morsicandogli, in seguito, il labbro inferiore. 
Joseph strinse con la mano destra il mio gluteo e con la sinistra la mia coscia, cominciò a spingere più forte e ad attirarmi sempre più vicino a lui. il piacere era troppo e i miei gemiti si trasformarono in urli. In poco tempo una bolla di piacere che nacque dalla mia pancia per poi raggiungere la mia bocca, io fui incapace di trattenerla così mi fece raggiungere l’apice, dopo poco lo raggiunse anche Joseph. Lui era ancora dentro di me e io cercavo di regolarizzare il respiro, Joe poggiò la fronte alla mia e guardandomi negl’occhi con il respiro ancora un po’ accelerato, mi disse:
-Sai, credo di essermi innamorato di te Marta!-     
    
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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