Il fiore del deserto

di Micettocarinocaruccio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non sei diversa, sei solo unica. ***
Capitolo 2: *** Chi ha tempo per sognare? ***
Capitolo 3: *** Se pensi sei umano ***
Capitolo 4: *** La pace dei miei giorni ***
Capitolo 5: *** E' proprio il destino? ***
Capitolo 6: *** Che la campanella sia benedetta! ***



Capitolo 1
*** Non sei diversa, sei solo unica. ***


Quella mattina il vento gelido soffiava leggero e tagliente sulle sue bianchissime guance. Aveva metà del volto coperto da uno scaldacollo di lana blu e continuava a sfregare le mani per scaldarle. Era in netto anticipo rispetto alla campanella che segnava l'inizio dell'inferno di ogni alunno, ma non aveva voglia di sopportare l'ennesima litigata tra sua madre e sua sorella.
Camminava sempre con lo sguardo basso senza mai guardare avanti o nessuno, seguiva l'andatura delle sue Air Max viola e nere ascoltando con l'Ipod canzoni che le dessero la giusta carica per affrontare la stremante giornata del liceo.

Entrò nel grande giardino della scuola e si sedette su una di quelle gelide panche bianche gettando il suo zaino nero a pochi centimetri da lei. Si tolse le cuffiette ed osservò il pallido cielo azzurro di metà Gennaio. Desiderava partire, andarsene solo per un pò di tempo, il giusto per capire chi era e cosa voleva, per riposarsi dalle continue urla familiari, pensare solo ed unicamente a se stessa.

"Ehi Julia come mai a scuola così presto? Non è da te!"
Ecco che una voce squillante riportò la ragazza alla realtà. Era la sua amica Corinne, una ragazza dal sorriso smagliante e dai grandi occhi nocciola. Aveva i capelli legati in una treccia bizzarra, lisci e di un bel biondo cenere.
Julia abbozzò un piccolo sorriso e la fece accomodare accanto a lei. Corinne sapeva metterle il buon umore anche solo con uno sguardo, e in quel periodo ne aveva davvero bisogno.
"Lo sai, la solita cosa..." si affrettò a rispondere Julia mentre si accendeva una Lucky Strike.
"Oooh capisco, tua sorella Sebine, ma non doveva partire per Londra con il suo gruppo di amici?" la guardò accigliata per il fumo la bionda.
"Magari! E' mia madre che fa storie! Sebine ha 22 anni può fare quello che le pare.."
Una ciocca dei capelli rosso rubino di Julia fu spostata dal vento e si posò sul viso. La ragazza la scostò bruscamente facendo intendere all'amica di non voler approfondire quel discorso.
"Hai saputo? Ieri un ragazzo del quarto anno si è picchiato con Logan, quel brunetto del gruppo dei figli di papà che se la tirano! Logan ha un occhio nero e vuole denunciarlo! Di sicuro riuscirà ad incastrarlo, suo padre è avvocato.." commentò esaltata e sarcastica Corinne mentre scostava con una mano l'ultima nuvola di fumo dell'amica.
"Quelli hanno i soldi e se si sentono chissà chi, ma intanto uno di loro le ha prese. Quel gruppo è pieno di idioti che pensano solo alle feste, i vestiti e le scopate...tutti trombamici si sa.." rispose la rossa con tono piatto e freddo quasi come quella mattina.
"Si ma tutti i ragazzi sono fighi in quel gruppo mentre le ragazze sono delle oche e molte racchie! Oh Julia eccone alcuni lì! Stanno arrivando....Come vorrei che Mark mi notasse" ora Corinne si era agitata alla vista di 5 ragazzi robusti che ridevano tra loro e camminavano come se il giardino scolastico fosse una passerella per modelli. Julia li osservò indifferente, alzò un sopracciglio e dopo aver afferrato lo zaino si avviò dentro l'edificio.
"Ma dove stai andando?" domandò Corinne che era appena tornata alla realtà dopo aver osservato il suo amore platonico.
"A vomitare dopo aver visto quei rifiuti con le Hogan!"





















E' la prima volta che scrivo una storia inventata di sana pianta! Spero che vi piaccia!

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Capitolo 2
*** Chi ha tempo per sognare? ***


"Nel IV atto de "La Tempesta" Shakespeare scrive « Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni »..." la voce stridula dell'insegnante di letteratura rieccheggiava nella bianca aula dove più o meno 15 adolescenti avevano riconosciuto solo la parola "sogni" poichè la loro testa si trovava ancora in quel mondo.

"Quante stronzate..." sussurrò Julia a Corinne mentre scarabocchiava qualcosa sul proprio quaderno - "Noi non siamo come i sogni altrimenti potremmo scegliere cosa fare, chi essere e non preoccuparci del futuro, del lavoro e di mantenerci. " aggiunse acida e storcendo il labbro. Julia aveva sempre osservato la vita con razionalità, non si era mai lasciata andare a fantasie o desideri, non sapeva nemmeno se aveva un sogno nel cassetto, era qualcosa di troppo idiota per una ragazza schiva e solitaria come lei. Si conosceva troppo bene,sapeva di avere la testa sulla spalle ed i piedi per terra per credere nelle favole, sapeva anche di avere un carattere chiuso e difficile da capire, non era una ragazza affettuosa, nemmeno con Corinne Ma allo stesso tempo sapeva di avere una grande forza dentro di sè da far invidia anche ad leone. Julia era un fuoco ghiacciato e anche le sue caratteristiche fisiche lo mostravano: aveva i capelli rosso rubino, lunghi e un poco ondulati come una fiamma, e due occhi di un verde acqua così chiaro che sembravano pungere come il ghiaccio chiunque li incrociasse con i propri. E poi la pelle di Julia era particolare: un bianco indescrivibile soffice e glaciale al tempo stesso, un velo di neve e latte che avvolgeva un corpo snello e flebile. Lei era diversa, era un'enigma vivente, un insieme di misteri e colori definiti, era un mondo ancora da scoprire, un codice da decifrare.





"Ehi Logan! Fa un pò vedere l'occhio? Ahahah sei proprio una femminuccia" un'ondata di risate circondò quel bruno che era stato picchiato il giorno precedente. Aveva i pugni serrati lungo i fianchi e la fronte aggrottata, odiava essere lo zimbello in quel momento, già averle prese era una bella umiliazione, ma ora anche gli scherni dei suoi amici lo portavano al limite della pazienza.
"Stà fermo fa ancora male perchè tocchi? Volevo vedere voi cosa cazzo facevate contro quell'armadio di Doney! Ho riportato solo un occhio nero perchè me la so cavare" si giustificò Logan passandosi una mano tra i capelli e continuando a tenere uno sguardo infastidito verso i suoi compagni.
"La verità è che gli hai fatto pena e quindi non ha continuato altrimenti ti ritroversti anche con la spina dorsale rotta!" replicò uno di quegli idioti del gruppo dei ricconi del liceo continuando a ridere.
"Adesso mi hai davvero stancato!" Logan fece qualche passo in avanti pronto a gettarsi in un'altra rissa ma qualcuno lo strattonò per un braccio costringendolo a fermarsi.
"Stai buono Logan" una voce piatta e ferma aveva interrotto il brusio che si era creato quando il bruno aveva mostrato le sue intenzioni.
"Voglio dargli una lezione! Lasciami Jesse!"
Jesse lasciò il braccio dell'amico senza replica e senza voglia di aprire una discussione, fulminò gli altri ragazzi e si diresse verso l'ingresso dell'edificio. Andò verso la palestra che si trovava al piano inferiore e scese le scale tenendo le mani nelle tasche dei jeans a passo tranquillo, come se avesse tutto il tempo del mondo. Non sopportava gli schiamazzi e le risse, erano solo da animali selvaggi e lui riteneva di avere un pò più di cervello di quello di un gorilla. Passò per un lungo corridoio che terminava con la porta dello spogliatoio femminile. Vi lanciò dentro un'occhiata e vide alcune ragazze guardarlo ed esaltarsi visibilmente, cominciando a chiaccherare a bassa voce sul fatto che Jesse Vandom era lì e le aveva guardate. Pensò sarcastico che adesso la giornata di quelle oche aveva un senso. Continuò il suo percorso fermandosi al limite della porta della enorme palestra blu del liceo e si accorse che alcuni passi veloci lo stavano raggiungendo.
"Alla fine hai lasciato perdere. Bravo" disse Jesse senza guardare l'amico che lo aveva fiancheggiato.
"Si...ho pensato che è meglio rifarsi gli occhi guardando queste bambole del terzo anno piuttosto che sentire i lamenti di quattro cretini!" e con un sorriso beffardo cominciò ad analizzare la situazione. Jesse sorrise a sua volta, reputava la palestra una vera oasi per l'ormone maschile e cominciò anch'egli ad osservare un gruppo di ragazze che giocava a pallavolo. In quel momento un pallone colpì la spalla di Jesse suscitandone uno sguardo infastidito.






































Secondo capitolo...Bè c'è un nuovo personaggio...Vediamo un pò come lo giudicate e cosa pensate anche di Julia ora che l'ho introdotta! Non sono molto convinta di questo capitolo ma sta a voi giudicare! Un bacione a tutti!

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Capitolo 3
*** Se pensi sei umano ***


"Ahahahah adoro quando fai quella faccia!" Una risata fragorosa attirò lo sguardo di Jesse verso la persona da cui proveniva. Era un ragazzo basso e robusto, con i capelli ricci e due occhi vispi e brillanti.
"Che ci fai qui Vandom? Non dovresti essere a lezione di arte insieme a quest'altro pericolo pubblico" sogghignò Bruce mentre si riappropriava della palla che aveva lanciato addosso a Jesse pochi istanti prima.
"Ma noi stiamo studiando arte...Come vedi osserviamo davvero ogni tipo di forma artistica!" rispose Logan strizzando l'occhio al riccioluto e ridendo anch'egli.
"Voi due siete davvero incorreggibili..Ma dimmi Jesse, di solito le tue prede sono più grandi di te e non delle ragazzine del terzo anno!"
Jesse sbuffò come fosse infastidito da quella domanda e, appoggiandosi di lato alla porta, con le braccia conserte, rispose pacatamente
"Hanno 16, solo un anno in meno di me, posso guardare quanto voglio!"
"Devi sapere Bruce che ormai le 20enni diventano troppo invadenti nei suoi confronti e noi conosciamo tutti Mr.Vandom! Non si può mai sapere quello che pensa e che cosa farà oggi!" soggiunse Logan piegando le labbra in una smorfia beffarda sentendosi soddisfatto perchè stava provocando l'amico.
"Quanto sei stupido Jesse! Ce le avessi io le 20enni ai miei piedi! Invece zero, nemmeno le mie compagne di classe mi notano" affermò irritato e deluso al tempo stesso Bruce.




"Oh cavolo guardate! C'è Vandom! Jesse Vandom! E con lui Logan Papadoma! Dio mio io sono in tuta, sono oscena! Non possono vedermi così!" l'imminente agitazione di una biondina con un cerchietto color indaco si era diffusa tra tutte le ragazze che in quel momento stavano giocando a pallavolo. Avevano davanti a loro due dei ragazzi più carini della scuola, era una di quelle poche occasioni che si hanno per poter diventare popolari facendo colpo su di essi. Ma a volte è meglio rimanere un semplice studente piuttosto che un ammasso di abiti firmati e feste con scopi erotici.
"Cacchio Julia! Sono davvero carini! Ma perchè quell'idiota di Bruce non ci esce mai? Ci farebbe da tramite per conoscerli!" Ora anche Corinne era in preda ad un impeto dettato dagli ormoni adolescenziali e stava tirando a sè l'amica.
"Io non ci trovo niente di così entusiasmante" si era affrettata a rispondere Julia che si era divincolata a stento dalla stretta di Corinne ed era andata alla posizione di battuta. Se c'era una cosa che Julia non tollerava erano le esaltazioni femminili di fronte ad un individuo di sesso opposto più o meno fisicamente accettabile. Erano tutte così goffe e stupide. Tutte così maledettamente uguali.
Alzò la palla di qualche centimentro dalla sua testa e battè con una potenza quasi incredibile a dirsi visto il suo corpo così flebile.
Logan la stava osservando compiaciuto, e i suoi occhi erano alla ricerca di forme corporee sul quale concentrarsi.
"Quella tipa con i capelli rossi chi è? Non è niente male. Le tette ci sono anche se non tanto, ma ha un bel culo. Com'è che si chiama Bruce?" chiese senza vergogna il bruno continuando a fissare la ragazza.
"Quella lì è Julia Bennet! E' strana forte! Parla poco e non è di gran compagnia, sta sempre sulle sue. Però è carina." rispose Bruce che aveva rivolto anch'egli lo sguardo verso Julia.
"Mmm...ok. Anche quella bionda è carina." e andarono avanti così per una decina di minuti tra domande inquisitorie e risposte nette.
Jesse si era annoiato di tutte quelle chiacchere così decise di risalire, lasciando i due ragazzi nella loro più che futile conversazione. Tornò nel giardino scolastico e si sedette su un gradino che conduceva all'ingresso dell'edificio. Si mise a contemplare il cielo, lo stesso che aveva osservato Julia quella mattina. Cosa stavano cercando entrambi? Speravano di ottenere risposte da quell'enorme velo azzurro? Sapevano che il cielo non rispondeva ai loro dubbi e tantomeno risolveva i loro problemi. Ripensava alla sua situazione sentimentale : un vero schifo. Andava spesso nei pub per una birra e trovava immediatamente compagnia, tutte ragazze grandi, alcune già fidanzate, che volevano solo divertirsi con un 17enne indipendente e di bell'aspetto. Ma lui cosa voleva davvero? Passare la notte facendo sesso con una ragazza diversa ogni volta? No, non era certo questo che voleva. Voleva vivere certamente, ma non così, non riducendo tutto nel sesso.
Pensava, e mentre continuava a pensare non si accorse che la campanella di fine lezione era suonata e che in quel momento non era più solo nel giardino. Più distante da lui, appoggiata al muro, c'era un'altra persona che aveva catturato la sua attenzione.




























Sto aggiornando quanto posso. Questo capitolo forse vi sembrerà noiosetto ma serve da tramite. Ditemi cosa ne pensate! Un bacione e alla prossima.

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Capitolo 4
*** La pace dei miei giorni ***


Julia si era cambiata in fretta ed era fuggita dal mormorio sonoro ed esaltato delle sue compagne di classe, reduci dalla vista dei due belloni. Aveva portato con sè una sigaretta e l'accedino e ora si trovava appoggiata alle mura di scuola facendo fuoriuscire lentamente del fumo. I suoi occhi vagarono per il grande cortile, guardò le nuvole grigiastre scorrere sopra di lei e per un attimo desiderò fuggire via insieme a loro. Poi, quasi con stupore, si accorse che qualcuno la stava osservando ed ella rivolse il proprio sguardo in cerca di quegli occhi che la stavano scrutando.
Jesse la fissò, si focalizzò su i suoi capelli del colore della passione, osservò le mani esili e le dita affusolate ed infine, non si sa se per fortuna o meno, incatenò i suoi occhi con quelli della ragazza. Intorno a lui tutto diventò buio, sentì il suo respiro arrestarsi di colpo: quelle due iridi chiarissime sembravano mostrargli il mare più limpido, la pace più assoluta. Era impotente di fronte a quella sensazione di quiete e mistero, sentiva che quello sguardo era la soluzione alle sue risposte, ai suoi dubbi, doveva solo cercare la parola d'ordine per entrarci dentro.
Julia schiuse senza accorgersene la bocca, aveva smesso di fumare e la sigaretta ora era intrappolata tra le lunghe e candide dita, ancora fumeggiante. Si sentiva a disagio di fronte a quegli occhi color nocciola così intensi, si sentiva sempre più attratta da loro, voleva avvicinarsi e caderci dentro, perdersi e non tornare più nella realtà, perchè quegli occhi la facevano sentire importante, felice.
I due ragazzi si guardarono fissi l'uno perso dentro l'altro, ma nessuno dei due si avvicinò, nè osò aprir bocca per interrompere quell'atmosfera di sensazioni indescrivibili.
D'un tratto un paio di tacchetti si avvicinò furtivo a Jesse e una voce acuta ruppe l'incantesimo
"Ciao Jesse! Come stai?? E' da due settimane che non ci si vede!"
Jesse si voltò di soprassalto verso una ragazza dalla pelle olivastra e il trucco eccessivo, e in un primo momento la guardò con disprezzo.Si voltò verso il punto dove aveva conosciuto quel mistero vivente, ma lei era già sparita. La cercò invano e si rassegnò, si voltò nuovamente verso la ragazza, rasserenò lo sguardo e rispose freddo
"Ciao Christine..."
La ragazza gli schioccò due baci su entrambe le guance, si sistemò i capelli e mentre inviava un messaggio con il cellulare chiese con tono inquisitorio
"Dov'è Logan? Dobbiamo andare a pranzo insieme"
Jesse le diede le giuste indicazioni sull'amico, poi si alzò sistemandosi la maglia nera che aveva indosso e si avviò all'interno della scuola, ma venne fermato dalla voce di Christine
"Oh Jesse prima che mi dimentichi: mi ha chiamata Helen, la ragazza della festa di Josua....Mi ha chiesto il tuo numero e glielo ho dato dicendo che sei disponibile" e accompagnò il tutto con un ammiccante occhiolino. Jesse si sentì bollire di rabbia, la sua privacy era stata violata anche se in piccola parte. Fulminò la ragazza senza rivolgerle la parola, entrò dentro l'edificio e cercò di trovare qualcosa che lo distraesse dall'idiozia di quell'oca: e la trovò ripensando agli occhi di Julia.









"Sebine per Londra ne riparliamo" aveva concluso per l'ennesima volta Ingrid. Non voleva che sua figlia partisse, erano chilometri di distanza, troppi per una madre che lavorava tutto il giorno in uno studio medico e aveva a carico due figlie. Non l'avrebbe sopportato, non voleva essere abbandonata di nuovo come era successo con il suo ex marito. Anche se sapeva che quello di Sebine era solo un viaggio e che sarebbe tornata. Ma chi glielo garantiva? Magari sua figlia avrebbe trovato lavoro a Londra e allora sarebbe rimasta sola con Julia. Le paure si accavallavano nella sua mente.
"Oddio mamma sei insopportabile! Ho 22 anni! Sono una donna del college, ho quest'opportunità con i miei amici, io ci vado e basta!"
Sebine aveva dimostrato sempre un carattere determinato e cocciuto fin da bambina, quando voleva una bambola la otteneva pur di apparecchiare e sparecchiare ogni sera per due mesi interi. Ma adesso i suoi obiettivi erano più ampi e da quando era al college non faceva altro che cogliere le migliori opportunità di studio e di approfondimento. Voleva diventare una giornalista e girare il mondo. Londra era una prima meta.
Julia rientrò in tempo per assistere all'ennesima litigata di sua madre e sua sorella, quelle da cui fuggiva ogni mattina. Le salutò con un gesto e si diresse in camera sua. Chiuse la porta, lanciò lo zaino ad un angolo e si gettò sul suo letto a mezza piazza. Un lungo sospirò riempì quella stanza piena di foto, disegni e frasi di canzoni. Sentì che dall'altra parte le urla si stavano placando e per un attimo il suo cuore si risollevò. Non capiva come si potesse essere così testarde e ansiose come lo erano Sebine e Ingrid. Lei aveva bisogno solo di una sigaretta o una lattina di coca per stare bene, non aveva bisogno di viaggi, amori da favola o montagne di soldi. A lei bastava solo avere il suo spazio, passare qualche minuto con se stessa.
Le tornò alla mente una frase che Sheila, una sua compagna di classe simpatica ma anche un pò troia, aveva pronunciato nello spogliatoio "Quanto vorrei scoparmi uno di quei ragazzi" e aveva accompagnato il tutto portandosi una mano alla bocca per trattenersi dal ridere.
Julia l'aveva guardata amareggiata, si parlava sempre di sesso, solo di sesso, come se fosse un gioco o un'abitudine. Lei ci pensava a volte al sesso, ma era convinta che fosse qualcosa di troppo complicato e misterioso, di fragile e sottovalutato. Julia era vergine, e a 16 anni è normale, anche se c'è qualcuna che lo ha già fatto e chi è entrata al liceo già con le proprie esperienze. Poi odiava invece quelle che scopavano senza sentimento, ogni giorno con qualcuno diverso, e allora si chiedeva se mai lo avrebbero fatto con qualcuno per amore vero.
La sua meditazione fu interrotta quando entrò sua sorella Sebine che si sedette accanto a lei e cominciò ad accarezzarle i capelli. Julia aveva una sorella dolce e sempre pronta ad aiutarla. Ma questa volta Sebine aveva un annuncio per la ragazza
"Ehi Julia, la settimana prossima vengono i miei amici a casa per discutere del viaggio. Volevo avvisarti in caso avessi qualche compito da fare, per non distrubarti quando saranno qui."
Julia fissò il muro davanti a sè ripetendo nella mente la notizia della sorella. Si passò una mano tra i rossi capelli e rispose piatta
"Non ti preoccupare, non avrò nulla da fare."
























































Quarto capitolo. Insomma Jesse e Julia si sono accorti l'uno dell'altra e vi ho presentato anche la sorella Sebine e la mamma Ingrid. Anche l'annuncio della sorella a Julia servirà come tramite più avanti. Ditemi cosa ne pensate! Un bacio

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Capitolo 5
*** E' proprio il destino? ***


"Com'è andata con Chris?" chiese sbuffando Jesse mentre osservava sdraiato uno stormo di uccelli volare sopra il mondo.
"Oh, bene...mi ha detto che vi siete parlati e anche della faccenda di Helen...non prendertela!" rispose Logan intenerendo gli occhi al suo amico. Sapeva bene che Jesse odiava l'invadenza nelle persone.
"Sinceramente non me ne frega niente di tutta questa storia" ribattè indifferente il ragazzo continuando a fissare il cielo.
Non avrebbe accettato un appuntamento con quella Helen, era stanco di tutte queste relazioni da niente, voleva solo un pò di pace e nessuna ragazza che gli urlasse insulti per averle illuse. In quel momento aveva in mente solo gli occhi di quella ragazza che aveva visto in giardino, una ragazza della quale non sapeva il nome, e non perchè glielo avessero detto presentandogliela e lui se ne fosse dimenticato come spesso faceva con tutte le altre ragazze, ma perchè non aveva pronunciato neanche una sillaba, catturato da quelle due fessure magnetiche.
"Sabato prossimo c'è una festa al D-night.... Roba forte, pollastre assicurate" ghignò Logan pensando già a cosa avrebbe combinato il prossimo week-end.
Jesse si rialzò con la schiena, fissò l'immenso prato verde davanti a sè, si passò una mano tra i capelli color miele e poi sarcastico disse
"Sai Logan, a volte vorrei che fossi gay!"






"Julia! Devi andare a prendere le pizze tu visto che noi stiamo ancora discutendo sul viaggio" urlò Sebine dall'altro lato della porta chiusa della camera di sua sorella. Quel giorno che l'universitaria tanto attendeva era arrivato, e con lui una decina di ragazzi rumorosi e ora più che mai affamati. Julia si era rintanata nella sua camera, il suo spazio essenziale per ben due ore, chiaccherando al telefono con Corinne e cercando di studiare biologia. Ma adesso doveva uscire dal suo mondo ed entrare in contatto con quello reale.
"Ma come faccio ad andarci Seb? Devo prendere l'autobus e mi ci vorrà una vita! In più dovrò portarmi a presso una dozzina di cartoni di pizza" esclamò con una punta di disperazione la rossa.
"Non è colpa mia se il fattorino è malato! Dai ti prego fammi questo favore!" replicò Sebine con occhi da cucciolo. Quella conversazione fu interrotta da una voce angelica e confortante
"Julia non preoccuparti sta arrivando mio fratello adesso! Gli ho detto di venire qui visto che non abbiamo le chiavi di casa con noi e nostro padre è ad un convegno fino a stasera. Può venire con te e portarti anche, lui ha la moto"
Julia fece un sospiro di sollievo nel vedere il suo lavoro ridotto e condiviso. Andò in bagno e si preparò velocemente, poi uscì e si infilò le converse lilla che aveva visto sbucare dalla scarpiera. Nel frattempo suonò il campanello di casa e la proprietaria di quella voce angelica, Nicole, salutò dolcemente qualcuno, che molto probabilmente era suo fratello.
"Eccoti finalmente! Senti devi riuscire subito con la sorella di Sebine per andare a prendere le pizze!"
Julia non sentì risposta da parte dell'ignoto ragazzo e si avviò verso il salone per andare a compiere la sua missione. Passando per il corridoio prese il suo cappotto nero, poi svoltò l'angolo.
In quel momento il suo cuore si arrestò, sgranò involontariamente i bellissimi occhi verdi: davanti a lei si presentò proprio il ragazzo che aveva visto in giardino la settimana scorsa.
Jesse si girò lentamente verso la figura che era apparsa nel salone e schiuse la bocca per la sorpresa. Era lei, la ragazza dai capelli rossi che lo aveva reso impotente davanti al suo sguardo. Riconobbe subito quegli occhi predatori, quelli che gli avevano mostrato qualcosa di indescrivibile.
Ci fu per la seconda volta un lungo silenzio tra di loro, ma stavolta ad interromperli fu Sebine che gli ricordò di sbrigarsi ad andare a prendere la cena.
Julia abbassò lo sguardo, uscì dalla porta passando avanti a Jesse, serrando i pugni lungo i fianchi. Cos'era quella fitta allo stomaco? Aveva paura di guardalo negli occhi. Non lo fece mai, nemmeno quando lui gli porse il casco, nemmeno quando lui la guardò velocemente dagli specchietti della moto. Julia montò in sella dopo di lui, ma si accorse che quella moto era di un modello abbastanza moderno e vide che non aveva gli appoggi per le mani come i motorini dei suoi compagni di classe. Fu allora che, colta dall'imbarazzo, rivolse per la prima volta la parola a Jesse
"Ehm, dove mi appoggio?"
Jesse rimase immobile in volto, si sistemò il casco e appoggiò le mani sul manubrio serrandole poi.
"Devi tenerti stretta a me" rispose senza malizia.




Il tragitto era stato silenzioso e imbarazzante. Non osavano rivolgersi la parola, fremevano nel farlo ma qualcosa li arrestava sempre. Julia aveva circondato con leggerezza i fianchi di Jesse e, avvicinandosi con il corpo alla sua schiena, aveva avuto il piacere di scoprire il buonissimo profumo che il biondo portava.
Erano arrivati al capolinea, e Jesse osservò incuriosito Julia che dopo aver tolto il casco si portò dietro l'orecchio i suoi capelli fuoco. Pensava in quel momento che altre ragazze si sarebbero specchiate con i vetri di una macchina e avrebbero passato ore per far tornare a posto i capelli. Invece lei sembrava essere indifferente, lasciava i suoi capelli liberi di stare come volevano.
Entrarono nella pizzeria, presero le consegne e, dopo aver sistemato al meglio tutto, tornarono a casa.
Quando arrivarono davanti alla porta di casa, Jesse si voltò verso Julia e tese una mano verso di lei
"Comunque io sono Jesse Vandom"
La ragazza lo guardò finalmente in volto, accennò un sorriso e stringendogli a sua volta la mano rispose "Io sono Julia Bennet".










Eccomi ancora, in questa settimana riesco ad aggiornare molto velocemente. Finalmente si sono rincontrati anche presentati i nostri due protagonisti. Che ne pensate? Fatemi sapere un bacio

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Capitolo 6
*** Che la campanella sia benedetta! ***


Erano passati quattro giorni da quando Julia e Jesse si erano conosciuti. Quella sera mangiarono la pizza insieme, seduti vicini, continuando a fissarsi per ore senza aprir bocca, se non pochissime volte. Il silenzio li accomunava, gli sguardi esploravano l'uno la persona dell'altro, a loro bastava questo per essersi detti tutto.
Che fossero strani non lo pensavano affatto, avevano solo un modo diverso di comunicare, così profondo e quasi intimo.
Non erano mancate ovviamente le tempestose domande delle sue compagne di classe quando avevano saputo che Jesse Vandom era stato a casa sua e per di più lei era andata in moto con lui.
Julia evitava l'argomento come fosse una questione privata, non aveva fatto parola di Jesse nemmeno con Corinne, se non raccontandogli superficialmente quella sera per non avere più tormenti.
E d'altra parte Jesse volgeva lo sguardo lontano dall'amico Logan, che non faceva altro che chiedergli quando l'avrebbe portata a letto. Jesse sentiva che Julia aveva un qualcosa di magnetico, l'attraeva intensamente, avrebbe voluto la sua presenza ed i suoi occhi verde chiaro ogni istante con lui. Non gli bastavano i quindici minuti dell'intervallo per poterla osservare, non gli sarebbe bastato tutto il tempo del mondo. Così decise di agire.

Suonò la campanella della ricreazione ed un'ondata di alunni stanchi e amareggiati usciva di corsa fuori da quelle aule infernali.
Julia stava con un gruppo di ragazze vicino un albero, lo sguardo perso nel vuoto, annoiata dai soliti pettegolezzi. Decise di allontarsi per fumare una sigaretta, così si avvicinò ad un angolo delle mura scolastiche.
D'un tratto una presa possente si attorcigliò intorno al suo polso esile e la trascinò dietro quell'angolo solitario. Julia incarcò sorpresa e infastidita un sopracciglio fino a quando i suoi occhi si riempirono di stupore di fronte al suo "rapitore": Jesse.

"Ehm..Ciao Jesse ma cos.."
"Volevo vederti" si affrettò a dire Jesse fissando la rossa negli occhi. Poi la portò dietro un cespuglio, e rimasero entrambi in piedi a fissarsi. Quel silenzio non era imbarazzo, era parte di loro.
"Come stai Julia?" chiese il ragazzo con tono pacato.
"Direi bene....e tu?" ribattè stupita da quell'improvviso avvio ad una conversazione.
"Si tira avanti...Senti Julia, questo fine settimana ci sarebbe una festa....Ci verresti con me?"
Silenzio glaciale. Ora Julia era in imbarazzo. Jesse, il ragazzo che la ipnotizzava con i suoi occhi nocciola voleva passare una serata con lei, una ragazza silenziosa e misteriosa. Un sogno.
"Va bene...Ma posso portare Corinne? Sai, non conosco nessuno e non vorrei sentirmi a disagio" disse la rossa abbassando per la prima volta lo sguardo.
"Non c'è problema" sorrise Jesse. Che sorriso che aveva! Così misterioso e dolce.

La campanella segnò il duro rientro di quei ragazzi, e anche per Julia e Jesse era l'ora di tornare nelle proprie classi.
"Allora ci vediamo" disse il biondo senza enfasi. Poi si avvicinò alla ragazza piegandosi leggermente in avanti, posando le sue labbra sulla guancia candida di lei.
Brividi, affanno, cuore fermo. Ecco cosa provava Julia, lei che odiava i sogni e le favole. Ma qualcosa in lei stava nascendo.




"Oh mio Dio non posso crederci che andremo alla festa stasera!"
Corinne era esaltata da ben tre giorni, tormentava Julia ogni ora ricordandole della festa, di come si sarebbero vestite e chi avrebbero rimorchiato. Dal canto suo Julia era occupata a pensare alla partenza di suo sorella Sebine. Era sempre stata convinta che questo viaggio le sarebbe servito, ma aveva paura che la sua lontananza l'avrebbe scossa. Infondo era sempre sua sorella!
"Dai Corinne calmati! Anzi sbrigati ad usare il bagno che devo andare anche io!" rispose acida la rossa, scostandosi una ciocca nervosamente dietro l'orecchio
"Va bene...ma tu e Jesse dovrete concludere! Dai è logico che vi piacete!"
"Io non ho detto mai che mi piace! Cosa vai blaterando?"
"Su Julia ti conosco, hai sempre lo sguardo su di lui, non fate che fissarvi e ti ha invitato alla festa! Non credo che voglia essere il tuo amico del cuore o psicologo sai?"
"Invece di dire cretinate, entra in quel dannato bagno!"

Julia era nervosa, non sapeva come sarebbe andata con Jesse, forse lui non se la sarebbe filata e lei si sarebbe pentita di essere andata a quella festa per idioti figli di papà. Eppure il solo fatto che lui fosse lì la rendeva felice, anche se lei non voleva ammetterlo. "Ahia Julia, stai diventando una stupida sognatrice" si rimproverava mentalmente.
"Ehi Julia" disse Corinne facendo capolino dal bagno "lo metto o no il perizoma stasera?" chiese sogghignando divertita.






Mosley Muse Salon ore 22.00
Ragazzi ingelatinati, alcuni già ubriachi, altri intenti a strusciarsi con ragazze formose o alte e piene di trucco. Odore di canna e alcool, musica ad alto volume. Il sabato sera degli adolescenti sembrava peggio dell'inferno.
Julia e Corinne arrivarono, la prima perplessa e scuotendo il capo amareggiata; la seconda con un sorriso eccentrico e agitata. Erano amiche proprio perchè erano diverse.
Entrarono in quel locale di matti, travolte dal fumo e dalle luci della pista da ballo.
"Che posto del cazzo" sussurrò la rossa alla sua amica
"Ma dai Julia prova a vedere il lato positivo ogni tanto: musica, birra e ragazzi...E' il paradiso"
"Se lo dici tu"
Intanto Jesse era seduto su uno dei divanetti bianchi del locale, insieme ad un gruppo di ragazzi e ragazze vestiti di marca, con sigarette in mano e bottiglie di birra. Chi rideva ubriaco e chi stava per portarsi a letto qualcuno. La ragione non esisteva in quel posto.
D'un tratto Jesse volse i suoi occhi annoiati verso una figura esile, che indossava una camicetta color beige e pantaloncini fino al ginocchio neri. I capelli mossi e rossi, così energetici. Non poteva che essere la sua Julia.
Le corse incontro abbandonando i suoi amici che lo seguirono con lo sguardo e commentando ironici.
"Julia!" esclamò contento il biondo.
"Jesse" rispose la rossa mostrando i suoi denti bianchi. Posò il suo sguardo sulla figura di lui: alto con un fisico ben fatto, la camicia nera un pò sbottonata, jeans blu e il suo sguardo indescrivibile. Com'era affascinante. Si sentiva così stupida e così infantile, si stava maledicendo perchè assomigliava a tutte le sue compagne di classe, era una ragazzina sciocca.
"Vieni con me" le disse Jesse afferrandola per un polso come l'altra mattina. Camminarono per qualche metro, poi salirono una rampata di scale a chiocciola, superarono un corridoio e si ritrovarono sul terrazzo del locale, e davanti a loro la vista mozzafiato della città piena di luci.
"E' bellissimo" commentò a bocca aperta Julia
"Ti piace?"
"Molto. Lo conoscevi già?"
"Si, cerco sempre i punti più alti dove poter ammirare la città. Questo mi piace molto."
"E' davvero fantastico. Ma credevo volessi ballare?"
"No...Cioè forse all'inizio, ma poi ho visto tutti quei coglioni ubriachi che si strusciavano con puttanelle. Allora ho cambiato idea"
"Sei diverso da tutti quegli idioti del tuo gruppo. Perchè sei con loro?"
Jesse fissò la città e sospirò prima di ricominciare a parlare.
"Perchè ci sono solo loro."
Julia lo guardava perplessa. Cosa significava? Non aveva amici più intelligenti o per lo meno poco festaioli?
"Scusami...E' solo che...Io quelli li odio. Il loro modo di vestirsi, di parlare, di giudicare chiunque...Sono così cretini! E tu....bè pensavo fossi come loro"
"Forse lo pensi ancora"
"No! Ti sto conoscendo...Non lo sei, tu sei diverso!"
"Non abbiamo mai parlato per davvero"
"Ma io non ho bisogno di un tuo monologo! A me basta guardarti per capire che....Che tu capisci me!"
Ora Jesse ricambiava lo sguardo di Julia. Si avvicinò a lei, lentamente, quasi a sfiorarle il naso.
"Ti sbagli. Sei così enigmatica Julia. Non ti ho mai rivolto la parola, io ti guardo e basta. Ed è come se cercassi di scoprire la persona che sei, eppure sei così distante"
"Non lo sono, non per te. Questo lo sai anche tu"
 Il respiro di Jesse era sulle labbra di Julia. Il cuore della ragazza batteva all'impazzata, lui era così vicino a lei, sentiva il suo profumo penetrarle le narici. Stava per esplodere.
"Baciami allora" sussurrò sul viso di lui la rossa "Baciami e mi capirai"
Jesse le sfiorò il mento con le dita, poi incatenò le sue labbra con quelle di Julia.

























Scuuusate il ritardo, ma sono stata davvero impegnata. Nuovo capitolo! Ditemi cosa ne pensate! Un bacione :)

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