Prove me wrong

di JoJo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Bloody suite ***
Capitolo 3: *** Seeking truth ***
Capitolo 4: *** Invisible murderer ***
Capitolo 5: *** Animal I have become ***
Capitolo 6: *** The past comes back to bite you ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L'atrio del palazzo che ospitava i laboratori della squadra di indagine scientifica del dipartimento di polizia di Miami Dade era luminoso ed ampio, quasi un'oasi dalle pareti di vetro che risplendeva nel caldo sole della città della Florida.

Horatio Caine si sfilò lentamente gli occhiali scuri che portava calcati sul naso e accolse con piacere la sensazione di freschezza provocata dall'aria condizionata che lo inondò non appena mosse i primi passi nell'edificio.

Come al solito nel palazzo regnava il fervore tipico che caratterizzava qualsiasi centrale di polizia di una grande metropoli. Horatio era avvezzo al continuo via vai di persone, poliziotti e non, che rendeva simile quell'atrio a un formicaio brulicante. Tuttavia, gli occhi attenti del capo della scientifica individuarono immediatamente la nota distorta che modificava impercettibilmente il familiare ingresso del suo posto di lavoro.

La ragazza si trovava in un angolo, completamente addossata alla parete come un animale braccato. L'occhio clinico del tenente Caine registrò immediatamente come le scarpe che indossava, dal tacco vertiginosamente alto, non fossero affatto adatte all'abbinamento con quella camicia da uomo stretta in vita da una cintura improvvisata e con i bermuda da spiaggia, sempre maschili, che indossava come aggiunta a quel completo decisamente assurdo.

Ma la cosa che catturò di più l'attenzione di Horatio fu che aveva bisogno di aiuto. Aveva imparato a riconoscerlo negli anni, quello sguardo, quella strana aura di bisogno che avvolgeva le persone in difficoltà. E quella ragazza, che si stringeva le braccia intorno alla vita, come se cercasse di evitare di rompersi in mille pezzi, aveva di certo bisogno di aiuto.

L'uomo dai capelli rossi si avvicinò a lei con passo agile e fluido “Mi scusi, signorina?- disse, cercando di richiamare la sua attenzione- Le serve aiuto?”

I capelli biondi e arruffati della ragazza brillarono sotto la luce che filtrava dalle finestre quando alzò la testa di scatto per fissare il proprio inaspettato interlocutore.

Notando che non aveva intenzione di rispondere alla sua domanda, Horatio inclinò leggermente la testa, guardandola intensamente mentre si presentava “Sono il tenente Horatio Caine, sono il capo della scientifica di Miami Dade. Posso aiutarla in qualche modo?”

La giovane donna lo scrutò con attenzione, facendo scorrere i propri occhi scuri sulla sua figura, a qualche passo di distanza da lei.

Lei è Horatio Caine?” domandò incerta.

Il rosso annuì leggermente “Lo sono.”

Io...Io so che potrei sembrarle una pazza, ma sono già stata alla centrale di polizia e lì non mi hanno per niente preso sul serio, non volevano credermi e...- la ragazza scosse la testa e sospirò pesantemente, ansiosa- Ho saputo che lei si è occupato di un sacco di casi complicati e quindi pensavo che forse potrebbe essere in grado di aiutarmi...”

Gli occhi di Horatio brillarono, completamente vigili e attenti “Si calmi, signorina. Perchè le serve il mio aiuto?”

La giovane prese un grosso respiro, prima di rispondere con tono grave.

Perchè ho ucciso un uomo.”

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Capitolo 2
*** Bloody suite ***


L'InterContinental Miami Hotel non era certo un albergo a buon mercato.
Offriva ai propri clienti un'incantevole vista sulla baia e sul Bayfront Park, oltre che un servizio impeccabile e una certa riservatezza per chiunque la richiedesse.

Questo posto è assurdo.- commentò Natalia Boa Vista, mentre si aggirava per la lussuosa suite- Solo il salotto è più grande del mio intero appartamento. Compreso il terrazzo.”
La stanza in cui si trovavano, in effetti, sembrava più un lussuoso monolocale piuttosto che una camera d'albergo. Le finestre panoramiche aprivano gli occhi sulla baia dove i motoscafi lasciavano sull'acqua cristallina scie bianche, totalmente ignari del fatto che quella vista era stata l'ultima per la sfortunata vittima di quell'omicidio.

Magari è quello che ha pensato anche la nostra vittima.” ribatté Ryan Wolfe con una scrollata di spalle.
Avevano appena finito di scattare le foto alla camera da letto e, benché avessero già trovato numerose macchie di sangue i due CSI sapevano che, stando al commetto che era sfuggito fra i denti al dottor Loman, era nel bagno che avrebbero trovato il loro cadavere.

Dottor Loman?- chiamò Natalia, affacciandosi nella stanza attigua- Hai qualche informazione da darci?”
Il medico legale si alzò dalla posizione piegata in cui si trovava facendo un grugnito “Certo, certo. Ho appena finito la mia analisi.”
Ryan si avvicinò e il corpo che vide abbandonato nella vasca da bagno di marmo, parzialmente sommerso dal suo stesso sangue, lo riportò per un istante alla prima vera autopsia cui aveva assistito appena era entrato nella scientifica.

Uomo bianco, difficile definire un'età al momento, ma posso assicurarvi che non era un ragazzino. La morte risale a circa dodici, quindici ore fa. - cominciò a spiegare Loman, additando la vittima- Mancano la testa e le mani, in seguito ad un'analisi più approfondita saprò dirvi con che cosa sono state staccate.”
Quelli sono ematomi?” domandò Wolfe, indicando con un dito avvolto nel guanto di lattice una striatura bluastra che circondava l'avambraccio, proprio poco più su della mano ormai mancante.
Ci sono segni di legatura a polsi e caviglie e diversi lividi e bruciature ante-mortem.” confermò quindi il medico legale, annuendo.
Natalia aggrottò le sopracciglia ben delineate “E' stato torturato.”

Così sembra. C'è una ferita d'arma da fuoco al torace, probabilmente la causa della morte.- continuò a dire Loman, indicando il foro sulla discutibile camicia arancione della vittima- La decapitazione è avvenuta post-mortem.”
Gli ha anche staccato le mani.” disse casualmente la donna, facendo di nuovo passare il proprio sguardo attento su quel corpo martoriato.
Forse aveva paura che ci fossero le sue impronte nel AFIS.- ipotizzò Ryan- È per questo che ha pensato di amputarle.”
“Disarticolarle.” precisò Loman, mentre riponeva la propria attrezzatura.
“Come?” domandò il giovane CSI, voltandosi verso il medico legale.

Non le ha semplicemente amputate, ma le ha disarticolate.” chiarificò l'altro, con ovvietà.
“C'è differenza?” domandò Natalia alzando le sopracciglia, confusa.

Molta più di quanto possa pensare, signorina Boa Vista.- la informò il dottor Loman agitando l'indice come un vecchio professore durante una lezione noiosa- Vuol dire che la vostra assassina ha un'ottima conoscenza dell'anatomia umana ed è andata a recidere le mani esattamente nella congiunzione delle ossa del polso, incidendo solo carne e tendini.”
Una psicopatica con ottime conoscenze anatomiche.- riassunse Wolfe con una smorfia- Proprio quello di cui Miami aveva bisogno.”
Il medico legale si strinse nelle spalle, mentre camminava verso la porta della stanza “Questo non sta a me dirlo. Vi lascio alla vostra scena, qua ho finito.”
Con l'uscita di scena del patologo i due CSI si lanciarono un'occhiata.

Tu prendi il bagno, io la camera?” propose Natalia, stando bene attenta a mettere nella propria domanda una sfumatura democratica quando, in realtà, stava già tornando nella stanza principale.
Il giovane scosse la testa, con un lieve sorriso divertito dipinto sulle labbra sottili, e iniziò a scandagliare il lussuoso bagno con sguardo analitico.
C'era una lunga scia di sangue, e diverse tracce da sgocciolamento, che partivano dalla porta fino ad arrivare alla vasca in marmo dove giaceva il corpo. Wolfe inclinò leggermente la testa di lato mentre riconosceva una nota stonata in quel quadro già di per sé assurdamente macabro.
Con movimenti ormai automatici, cercò all'interno del proprio kit un cotton-fioc con cui prelevò un po' della sostanza scura e granulare che deturpava una delle gocce di sangue. La osservò per qualche secondo, pur senza riuscire a riconoscerla, e infilò il tutto in un sacchetto che sigillò immediatamente, pronto a revisionarla più tardi una volta tornato ai laboratori.

Guarda cos'ho trovato!” lo chiamò la collega dall'altra stanza.
Ryan si affrettò a raggiungerla, trovando poi Natalia additare una sedia dallo schienale imbottito.

Nastro adesivo isolante.- spiegò, indicando i residui che imbrattavano le due gambe di legno anteriori- Scommetto che coincide con quello su polsi e caviglie della nostra vittima.”
E se siamo fortunati potremmo anche trovare delle impronte o del DNA che confermino l'identità della nostra assassina.” continuò per lei Wolfe.
Boa Vista annuì “Quindi l'uomo è stato legato a questa sedia e torturato. Sembra una di quelle punizioni da crimine organizzato.”

Già, il trattamento coincide.” borbottò Ryan mentre il ricordo di quando era lui ad essere legato ad una sedia e in balia di un uomo della mafia russa lo trafisse per qualche istante.
Qui deve esserci stata la prima colluttazione.” continuò a spiegare la donna, additando la zona antistante al piccolo soggiorno. Il tavolino da caffé era rovesciato e il divano a due posti spostato in modo irregolare e spruzzato qua e la da macchie di sangue.
Wolfe strinse gli occhi mentre si avvicinava al tavolo, puntando lo sguardo sull'angolo insanguinato : a fare capolino fra l'incrostazione ematica rappresa vi erano dei fili dorati “Che cosa sono quelli?”

Sembrano capelli.- rispose Natalia, sollevandone un po' con una pinzetta- Manderò il campione a Valera in laboratorio per vedere se trova qualcosa con il DNA.”
Frank Tripp entrò nella stanza proprio in quel momento, sollevando con un gesto abituale la striscia gialla che intimava a tutti i non addetti ai lavori di non entrare. Era già stato sulla scena, prima, quando i due CSI avevano fatto il primo sopralluogo, ma poi li aveva lasciati al loro lavoro. Era sceso di nuovo nella hall e aveva cercato di estrapolare più informazioni possibili sugli occupanti di quella stanza da una receptionist dal viso deformato dal botox e una voce squillante estremamente fastidiosa.

Bella stanza.- commentò il detective mentre osservava la suite in cui era appena entrato- Scommetto che fra i servizi speciali offerti non c'era l'omicidio.”
Natalia non rispose a quella battuta, ma si alzò e raggiunse l'uomo sfilandosi i guanti di lattice dalle mani affusolate “Hai scoperto chi è la vittima?”

No, nessuno pare averlo mai visto prima né notato il suo arrivo, ieri sera.- spiegò l'uomo, sfogliando il proprio taccuino che stringeva ancora fra le mani- Il nome dato alla reception per la prenotazione della stanza è femminile, ma non corrisponde a quello dichiarato dalla nostra rea confessa.”
L'altro CSI scrollò le spalle “Probabilmente ha usato un documento falso.”

Già.- annuì distrattamente Frank, prima di continuare- La receptionist ha anche detto che la ragazza veniva qui spesso, quasi ogni settimana. Dice che usava la suite come base per i suoi incontri di lavoro.”
Che tipo di incontri?” indagò quindi Boa Vista.
Tripp scosse la testa, infastidito “Non l'ha saputo dire. Ha detto che è sempre stata estremamente riservata e che, dato che ha sempre pagato in anticipo e in contanti, nessuno si è mai posto il problema di indagare oltre. Avete scoperto qualcosa?”
Wolfe indicò con un gesto vago della mano la scena alle proprie spalle “A quanto pare, la vittima è stata torturata prima di essere uccisa. Il cadavere è poi stato smembrato in bagno probabilmente per ritardare l'identificazione.”

Abbiamo qualche elemento che possa aiutarci con quella?” si informò di nuovo il detective, ansioso di trovare almeno l'identità della vittima al più presto.
Natalia fece dondolare la testa e le morbide onde dei suoi capelli imitarono immediatamente quel movimento “Abbiamo diverse serie di impronte che potremmo passare nell' AFIS, ma se si è curata di eliminare mani e testa per il riconoscimento dubito che potremmo trovare qualcosa.”

D'accordo.- disse Frank, strizzando un poco gli occhi chiari a causa del riverbero che entrava dalle finestre panoramiche- Io torno di sotto, una squinzia con la puzza sotto al naso è andata a chiamarmi il ragazzo del parcheggio. Dice che se c'è qualcuno che può aver visto qualcosa, quello è lui.”
“Ok.- annuì Wolfe mettendo mano al proprio cellulare- Chiamo Horatio e gli dico cosa abbiamo scoperto.”


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Capitolo 3
*** Seeking truth ***


csi

Horatio annuì prima di congedarsi dal proprio interlocutore “D'accordo. Grazie, signor Wolfe.”
Di fianco a lui, Eric Delko seguì la direzione del suo sguardo, che puntava oltre il vetro della sala interrogatori “Era tutto vero?”
“Un cadavere smembrato è stato ritrovato in una delle suite dell'InterContinental.- riassunse quindi l'uomo, rigirandosi gli occhiali da sole fra le dita- Tutto coincideva con la descrizione che ci ha fornito la ragazza.”
Delko non commentò, limitandosi ad abbassare gli occhi scuri sul foglio che stringeva fra le mani “Frank mi ha passato le informazioni che avevi chiesto: Juliet Robinson ha la fedina immacolata, neanche una multa per eccesso di velocità e nessun precedente per quanto riguarda fenomeni psicotici o comportamenti sadici. Che cosa spinge una brava ragazza ad uccidere in quel modo un uomo?” domandò quindi, voltandosi verso il proprio capo.
E' quello che dobbiamo scoprire.” disse Horatio, senza staccare gli occhi dalla figura rannicchiata sulla sedia nella sala interrogatori.
Juliet Robinson sembrava assorta in una riflessione di qualche tipo mentre si mordicchiava con nervosismo crescente l'unghia del pollice. La tuta arancione da detenuta che le era stata consegnata, dopo che i suoi vestiti erano stati sequestrati e imbustati per essere poi spediti al laboratorio tracce, creava un contrasto grottesco con il suo pallore spettrale.
Quando sentì lo sbattere della porta sobbalzò vistosamente sul posto, puntando i propri grandi occhi scuri sui due uomini che l'avevano raggiunta nella stanza.
Horatio mosse qualche passo fra quelle mura di vetro e si fermò vicino alla finestra, lasciando che il proprio sguardo indugiasse sulla vita che continuava a scorrere frenetica al di fuori del dipartimento di polizia. Sentì il rumore di una sedia trascinata e seppe che Eric si era accomodato di fronte alla sospettata, pronto a far partire l'interrogatorio. Con la coda dell'occhio il capo della scientifica guardò Juliet Robinson: aveva visto il panico e la paura nei suoi occhi e non riusciva a capacitarsi di come quella che sembrava a tutti gli effetti una ragazza inerme, fosse la stessa assassina che aveva torturato un uomo prima di ucciderlo, per poi smembralo come se fosse stato un animale da macello.

A quanto pare quello che ci hai detto è vero.” iniziò a parlare Delko appoggiando rumorosamente il fascicolo del caso sul tavolo.
Al sentire quel rumore la ragazza sobbalzò sul posto, nonostante non avesse perso di vista nessuno dei movimenti fatti dai due uomini dal momento in cui avevano messo piede nella sala interrogatori.
Horatio si voltò mettendosi le mani sui fianchi “Abbiamo trovato il cadavere nella vasca da bagno della stanza d'albergo.”
Juliet non rispose, troppo impegnata a far saettare gli occhi spalancati e terrorizzati fra i due uomini, con la stessa espressione di un cerbiatto sorpreso in mezzo alla strada dagli abbaglianti di un' auto.

Sei sicura di non volere un avvocato?- si ritrovò quindi a domandare l'uomo dai capelli rossi, in qualche modo incuriosito da quell'espressione così anacronistica rispetto al brutale omicidio compiuto dalla giovane solo poche ore prima- Se non puoi permettertene uno, possiamo fartene avere uno d'ufficio.”
La ragazza prese un bel respiro e ripeté quanto aveva già detto ad Horatio al momento della sua prima confessione “Niente avvocato.”

Niente avvocato.- ripeté lui con tono calmo- Sei ancora convinta di quello che mi hai detto questa mattina?”
Sì.” rispose di nuovo Juliet, la voce tremante nonostante il chiaro tentativo di mantenere un tono neutro.
Eric la fissò con sguardo determinato “Chi è l'uomo che hai ucciso?”

Non lo so.” le parole le uscirono dalle labbra come un sospiro, mentre abbassava lo sguardo sul tavolo davanti a sé.
Dove sono la testa e le mani?” incalzò il CSI di origini cubane.
Non lo so.”
Non lo sai.” ripeté Delko alzando un sopracciglio.
Juliet sospirò di nuovo, vinta “No.”

Che mi dici della pistola, allora?- domandò di nuovo lui, lanciando un'occhiata inquisitoria ad Horatio che non sembrava ancora intenzionato ad intervenire in quell'interrogatorio- Quella con cui hai sparato a quell'uomo prima di decapitarlo?Nemmeno quella sai dov'è?”
Non mi ricordo.”
Non ti ricordi?”
I-io...Non so dove possa essere.- balbettò la ragazza, torturandosi le mani- Non so dove posso averla nascosta. Mi dispiace.”
Eric sbuffò sonoramente, appoggiando la schiena alla sedia “Ok. Quindi non sai chi sia quell'uomo, non sai dove sia finita la pistola che l'ha ucciso e non sai dove sono la sua testa e le sue mani. Se sei venuta qui a confessare, perché non ci racconti direttamente tutto quello che è successo?”
Juliet spalancò gli occhi e si ritrasse, spaventata dalla nota secca che aveva preso la voce dell'uomo sull'ultima domanda. Fu a quel punto che Horatio mosse qualche passo verso di loro e l'attenzione della ragazza fu immediatamente calamitata dalla calma severa che trasmettevano quegli intesi occhi blu.

“Perché non ci parli del tipo di affari di cui ti occupavi all'hotel, allora.” propose il capo della scientifica, inclinando leggermente la testa di lato.
Lei sbatté le palpebre, sorpresa da quella domanda “Affari?”
“La receptionist sostiene di conoscerti.- specificò il tenente Caine- Dice che frequentavi spesso quel posto e che avevi affittato una stanza come base operativa per il tuo lavoro.”
“Questo è impossibile.” sentenziò la Robinson, riacquistando improvvisamente una certa sicurezza.
Horatio alzò un sopracciglio nella sua direzione “Perché?”
Io sono una veterinaria, non posso lavorare in una stanza d'albergo.” spiegò la ragazza, riabbassando di nuovo lo sguardo quando un flash del luogo del delitto le ricordò cos'era successo in quell'hotel.
Eppure in molti all'Intercontinental sostengono di averti vista ogni settimana.- intervenne di nuovo Eric- Ci sono le registrazioni di sorveglianza a dimostrarlo.”
Perché dovrei mentirvi?-domandò con tono stanco- Vi ho già detto di essere stata io ad ucciderlo.”
Delko la fissò con sguardo severo “Forse perché stai iniziando a pensare che confessare sia stata una pessima idea.”

No, io...- la giovane si passò una mano fra gli arruffati boccoli biondi, iniziando a balbettare sconclusionatamente- Quello che vi ho detto è la verità. E anche questa lo è. Ho ucciso un uomo. L'ho fatto e questo è vero, quindi che differenza fa se non so dov'è la pistola o se non ricordo il suo nome o...”
Vedi, Juliet, ci sono molte cose che non quadrano in quello che mi hai raccontato.- la interruppe Horatio stringendo gli occhi- Il perché ti trovassi in quell'albergo, ad esempio, e che tipo di relazione ti legasse alla vittima. Il motivo che ti ha spinto prima ad uccidere in quel modo quell'uomo e poi correre a confessare tutto. Analizzeremo le prove e verificheremo tutto quello che ci hai detto. Lo capisci questo?”
La ragazza annuì debolmente, incerta su cosa dire.

Eric?” chiamò Horatio, voltandosi verso l'uomo che capì immediatamente che cosa volesse il proprio capo. Delko uscì dalla stanza per poi tornare qualche istante dopo con uno scanner portatile fra le mani.
A che serve, quello?” domandò Juliet, osservando l'oggetto che il CSI aveva appoggiato sul tavolo.
A prendere le tue impronte.- rispose Eric, girando intorno al tavolo per essere in grado di posizionare in modo corretto le sue mani sulla macchina- Le confronteremo con quelle che abbiamo ritrovato sulla scena del crimine.”
Ok.”
Ci serve anche un campione del tuo DNA.- continuò a spiegare l'uomo- Prenderò solo un po' di saliva, non è niente di complicato.”
Va bene.” concordò nuovamente Juliet, annuendo piano.
Eric le fece segno di posare i palmi sullo schermo, ma qualcosa attirò il suo sguardo e afferrò i polsi della giovane, sollevandole le mani per un'osservazione più accurata “Guarda Horatio.”

Ematomi ed escoriazioni sulle nocche e segni di bruciature.” commentò il tenente Caine, inclinando la testa di lato.
La ragazza aggrottò la fronte, facendo saettare lo sguardo fra i due membri della scientifica “Che significa?”

Coincidono con le ferite della vittima e confermano che sei stata tu a picchiarlo.” spiegò Delko, mentre lo scanner iniziava a registrare le sue impronte.
Ci serve il tuo anello.” aggiunse quindi Horatio, facendo un cenno verso la mano sinistra della Robinson.
Il mio...?” cercò di ripetere la giovane, ma le parole le morirono in gola quando i suoi occhi si fermarono sul grosso diamante che svettava sul suo anulare sinistro.
L'anello.- ripeté Horatio, mentre Juliet lo fissava come se non l'avesse mai visto prima- Dobbiamo analizzarlo.”
La bionda se lo sfilò con mano tremante, lasciandolo poi scivolare nel piccolo sacchetto trasparente che Delko le aveva sventolato davanti al viso.

Perché non mi racconti di nuovo quello che è successo?” propose Horatio, avvicinandosi e appoggiandosi al bordo del tavolo.
Io...io non ricordo chiaramente.” riuscì a balbettare Juliet, mentre fissava l'uomo dai capelli rossi. Non riusciva a capacitarsene, ma quegli occhi indagatori, blu e determinati, le diedero immediatamente la sensazione che era tutto sotto controllo. Anche se, molto probabilmente, la cosa non sarebbe caduta a suo vantaggio.
Il tenente Caine non sembrò accontentarsi di quella risposta “Ma mi hai detto di aver ucciso quell'uomo.”

Perché l'ho fatto.”
“Allora raccontaci cos'è successo.” incalzò Eric con voce ferma.
La ragazza annuì, per poi abbassare il capo e iniziare a torturarsi le mani “Abbiamo litigato. Non ricordo il motivo, ora mi sembra così stupido, ma mi sembrava davvero di non essermi mai infuriata tanto in vita mia. Lui mi ha picchiato e io mi sono difesa. Lui è caduto, ha battuto la testa e ha perso i sensi, così sono riuscita a legarlo. E poi...” la sua voce, già di per sé bassa, si affievolì ulteriormente, fino a sparire, lasciandola con la bocca schiusa a fissare davanti a sé, senza in realtà vedere niente.
“L'hai torturato?” incalzò Delko aggrottando la fronte.
“Sì.- confermò Juliet, sobbalzando al suono della sua voce- E poi ho sparato e poi, quando ho capito che era davvero morto...”
Le immagini del cadavere smembrato la colpirono come uno schiaffo, accompagnate da un conato di vomito. Non poteva rimanere lì dentro: sotto gli sguardi severi dei due uomini sentiva l'aria venirle meno velocemente e l'improvvisa tachicardia che di solito accompagnava un attacco di panico la stava assalendo.
Juliet si alzò, dondolando pericolosamente “Posso andare in bagno?Non mi sento molto bene.”
“Quando avremo finito, signorina Robinson.”
“Davvero, non sto bene...” disse di nuovo lei, con tono supplichevole, mentre appoggiava entrambe le mani sul ripiano del tavolo per cercare di non cadere nonostante il violento giramento di testa.
“Si sieda, signorina Robinson.- ordinò Horatio avvicinandosi, prima di voltarsi di nuovo verso l'altro CSI- Eric, chiama un'ambulanza.”
Il cubano tirò fuori immediatamente il cellulare, pronto ad eseguire quell'ordine, ma non poté fare a meno di osservare il proprio capo con espressione confusa mentre digitava il numero “Che c'è?”
Le sue pupille.- spiegò Horatio, spostando lo sguardo dal volto sempre più pallido della giovane- Sono estremamente dilatate. Credo che abbia un trauma cranico.”


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Capitolo 4
*** Invisible murderer ***


Calleigh Duquesne uscì con passo svelto dal laboratorio di balistica, il suo regno. Aveva analizzato attentamente la pistola che Wolfe le aveva portato quella mattina, la possibile arma del delitto.
Una Glock, calibro 45: un modello piuttosto compatto ma i cui grossi proiettili suggerivano che in realtà fosse qualcosa di più rispetto a una semplice arma da difesa. L'aveva analizzata attentamente, con il proprio occhio esperto, sparando qualche colpo di prova che poi aveva confrontato con il proiettile che il dottor Loman aveva estratto dal corpo della vittima ancora sconosciuta.
Calliegh allungò il passo quando riconobbe una figura familiare camminare in uno dei luminosi corridoi del laboratorio.
“La pistola che ha trovato Ryan non è quella che ha sparato alla nostra vittima.” annunciò la bionda, affiancandosi ad Eric che stava camminando svelto, probabilmente diretto da Benton per scoprire qualcosa sui nastri di registrazione dell'albergo.
Delko aggrottò le sopracciglia, sorpreso “Ne sei sicura?”
“Sì.- confermò la donna scostandosi dal volto una lunga ciocca di capelli biondi- Quell'arma non spara un colpo da diverso tempo. E, oltretutto, sulla bocca non sono presenti  residui di alcun tipo.”
“All'uomo è stato sparato a bruciapelo, se quella fosse davvero l'arma che cerchiamo dovrebbe avere del tessuto e delle fibre.” concluse quindi il Csi di origine cubane, aggrottando la fronte pensieroso.
“Lo so.- annuì di nuovo Calleigh, mentre additava una porta di vetro alla propria destra- Sto andando proprio ora a vedere se invece sono riusciti a trovare qualcosa sui vestiti.”
Eric le fece un cenno di saluto, mentre la vide entrare con passo aggraziato nel laboratorio tracce.
La stanza era piuttosto piccola rispetto all'ampio spazio in cui svolgeva le proprie analisi balistiche, ma era ben arieggiata e, soprattutto, piena di strumenti in grado di aiutare nell'identificazione di quasi ogni tipo di campione di origine animale o sintetica. Un sorriso cordiale le si allargò sul volto mentre si avvicinava al grande tavolo illuminato intorno al quale due uomini stavano lavorando indaffarati.
“Hey, Walter!- disse la bionda esperta di balistica salutando il grosso e bonario CSI di colore- Hai trovato qualcosa sui vestiti della Robinson?”
Simmons scosse la testa, sul volto una smorfia obliqua rendeva palese la propria frustrazione “Niente di niente. A quanto pare non mentiva quando ha detto che li ha rubati dalla lavanderia dell'albergo dopo aver abbandonato i propri sporchi di sangue che abbiamo trovato sulla scena. Ho mandato dei campioni a Valera per il DNA, ma per quanto mi riguarda non ho trovato né fibre né altre sostanze particolari.”
“Io ho analizzato le sue scarpe: sulle suole c'è il sangue della vittima.” aggiunse Travers alzando gli occhi dalle suddette calzature, il proprio accento inglese che si faceva largo prepotentemente nella frase.
“Quindi significa che l'ha calpestato dopo che l'ha ucciso.- ricapitolò Calleigh- Però non capisco, non dovrebbero esserci delle macchie anche sopra?”
Walter incrociò le braccia al petto “Forse quando ha compiuto l'omicidio non le indossava. Il tacco è piuttosto alto, forse le ha tolte durante la colluttazione per non rischiare di rimanere svantaggiata nello scontro.”
La bionda CSI annuì concorde “Hai ragione. Hai trovato tracce di polvere da sparo sui vestiti che la Robinson indossava durante l'omicidio?”
“Nessun residuo.- rispose Walter scuotendo piano la testa- Anche il test fatto da Delko sulla pelle non ha portato a nessun risultato, ma la ragazza ha ammesso di essersi pulita per eliminare ogni traccia, quindi può averli cancellati lei stessa.”
“Non capisco.- borbottò Calleigh aggrottando la fronte- Si è cambiata e lavata, ha nascosto le prove chiave per la sua incriminazione ed è scappata dalla scena del crimine, eppure subito dopo è venuta qua a confessare, non ha voluto né chiamare un avvocato né avere un difensore d'ufficio e ci ha dato il via libera per qualunque test senza nemmeno obbligarci a richiedere un mandato.”
Simmons puntò sulla donna i propri occhi scuri e ugualmente perplessi “Hai ragione. È piuttosto strano.”
“Forse da quando ha lasciato l'hotel a quando ha parlato con Horatio qualcuno le ha fatto cambiare idea.” concluse quindi la CSI, con una nuova luce determinata nello sguardo smeraldino.


“Orso.”
Ryan Wolfe sbatté le palpebre più volte, confuso, mentre fissava Maxine Valera alzare lo sguardo dal suo microscopio per fissarlo con sguardo vivace.
“Scusa?” riuscì quindi a ribattere, alzando un sopracciglio con perplessità.
La tecnica di laboratorio strizzò un occhio in sua direzione, divertita dalla sua reazione “Quello che mi hai portato stamattina, che hai trovato appiccicato a quel terriccio sotto le scarpe della vittima.- specificò quindi- Non sono capelli, ma peli. Di orso.”
Ryan aggrottò la fronte “Che cosa ci facevano dei peli di orso là sotto?”
“Non chiederlo a me, sei tu l'investigatore, io sono solo un topo di laboratorio.” ribatté la donna alzando le mani in segno di resa, assolutamente incapace di trovare uno scenario di qualsiasi tipo per cui un pelo d'orso possa essere finito nella suite di uno dei più rinomati alberghi di Miami.
“Forse la cosa potrebbe aiutarci a scoprire l'identità della vittima.- meditò Wolfe, passandosi una mano sotto il mento- Chi ha a che fare con gli orsi?”
Valera increspò le labbra mentre pensava ad ogni opzione “Uhm...Ranger?Guardie forestali?Cacciatori?Imbalsamatori?Appassionati di pic-nic all'aperto?”
“O, veterinari.- concluse il giovane CSI con un sorriso soddisfatto- Juliet Robinson è una veterinaria, giusto?”
Maxine alzò le sopracciglia, leggermente divertita dalla conclusione cui erano arrivati “Anche il mio vicino di casa è un veterinario, ma credo che l'animale più esotico con cui abbia avuto a che fare sia stata una tartaruga di terra.”
“Vale la pena provare, no?- ribatté Ryan mentre muoveva passi veloci verso la porta del laboratorio di analisi del DNA- Chiamo Walter: dici che avrà voglia di fare un giro allo zoo?”


“Juliet Robinson è la donna del mistero.- dichiarò Frank Tripp mentre sfogliava il proprio taccuino di fronte a una incuriosita Natalia- La madre è morta quando lei aveva poco più di un anno e suo padre è un ufficiale dell'esercito, hanno vissuto insieme a Seattle, dove lei è stata spedita a una scuola militare non appena ha avuto l'età adatta, poi se ne è andata al college. Si è laureata in medicina veterinaria e si è specializzata nei grandi predatori, dopodiché ha aperto uno studio proprio e ha iniziato a collaborare con zoo, parchi naturali e allevamenti di animali esotici nella zona.”
“Grandi predatori?- ripeté Boa Vista mentre lo sguardo gli si illuminava- Come gli orsi. Questo la collega alla nostra vittima: Valera ha identificato il pelo trovato sotto le sue scarpe come un pelo d'orso.”
“Già.- annuì il grosso detective texano- Wolfe e Simmons sono già andati allo zoo per fare qualche domanda e cercare di identificare il nostro uomo senza testa.”
“E dopo?- domandò di nuovo la bella CSI- Come è arrivata a Miami?”
“Non ne ho assolutamente idea.- ammise suo malgrado Tripp- Quello che so è che è praticamente scomparsa per due anni per poi ricomparire qui a Miami dove, in ogni caso, non c'è nessuna proprietà registrata a suo nome. Nessuna prenotazione in alberghi o motel, nessun noleggio di auto, nessun contratto di affitto, nessun contratto di lavoro. Niente di niente. È qui, ma è come se fosse invisibile.”
Natalia rifletté per qualche secondo su quanto aveva appreso negli ultimi minuti sulla loro sospettata primaria “La receptionist ti ha detto che pagava la stanza in contanti, giusto?”
“Esatto, perché?” confermò Frank, per poi domandarsi cosa passasse per la testa dell'investigatrice della scientifica.
“Ci servono quei soldi, mi è venuta un'idea.” annunciò quindi la donna con tono determinato.


Horatio Caine si rigirò gli occhiali da sole fra le dita con fare apparentemente noncurante, mentre un medico dal camice mal stirato gli si avvicinava con passo svelto.
“Dottor Aller?” domandò, gettando un'occhiata fulminea al cognome cucito sulla stoffa bianca.
“Tenente Caine?- gli fece eco l'uomo, sistemando la cartella piena che stringeva fra le mani mentre aspettava un cenno di assenso del capo della scientifica, che non tardò ad arrivare- Mi hanno detto che avrei dovuto parlare con lei delle condizioni della paziente che è stata portata qui stamattina, la giovane sotto custodia con un trauma cranico.”
Horatio confermò di nuovo, con un breve movimento della testa “Che cosa mi dice delle sue condizioni?”
“È stabile ora.- annunciò quindi il canuto medico- Ma quando è arrivata era in preda a una forte crisi di panico. Le abbiamo somministrato dei calmanti e poi l'abbiamo messa sotto anticoagulanti per impedire la formazione di un trombo, ma le condizioni sono un po' particolari...”
Caine inclinò la testa per scrutarlo più a fondo “Che cosa intende, dottor Aller?”
“E' una commozione cerebrale di quinto livello.- specificò quindi Aller con tono grave- C'è un ematoma che comprime il lobo temporale sinistro, ovvero il centro di memoria, linguaggio e pronuncia. E questa emorragia ha causato un'amnesia retrograda a quanto sembra.”
“Mi sta dicendo che quello che ha Juliet Robinson potrebbe compromettere le sue abilità cognitive?” riformulò quindi il tenente, mentre rifletteva sulle possibili implicazioni di quanto appena appreso.
Il dottore si passò le dita sui baffi bianchi e ben curati “Solo per quanto riguarda gli ambiti che ho menzionato. Abbiamo fatto qualche test e a quanto sembra pare che la memoria della paziente abbia subito un serio danneggiamento.”
Horatio fece dondolare leggermente la testa, prima di porre un'altra domanda con tono meditabondo “Dottor Aller, se quello che mi racconta è vero, perché mai la ragazza avrebbe dovuto inventarsi una storia tanto elaborata e dichiararsi colpevole di un omicidio che nemmeno ricorda di avere commesso?”
“La mente umana è molto variabile, tenente Caine.- affermò il medico prima di formulare qualche ipotesi- Forse non ha dimenticato quello che ha fatto. Può darsi che quando si è resa conto dell'atto appena compiuto, abbia semplicemente ricostruito gli eventi della sera precedente usando la logica. Oppure che non abbia dimenticato affatto: la mente umana è un territorio ancora molto enigmatico e imprevedibile. Può darsi che l'omicidio sia avvenuto dopo la perdita di memoria, oppure che non sia stato affatto dimenticato.”
“Quindi quello che mi ha raccontato è vero?” ricapitolò Horatio socchiudendo gli occhi chiari.
“Probabilmente.- confermò Aller annuendo con convinzione- Ho trovato segni di lotta oltre al trauma cranico, quindi una colluttazione c'è stata. Quello che non so dirle è quanto.”
“Non si preoccupi, dottore.- rispose il capo della scientifica infilandosi gli occhiali sul naso- Quello lo scoprirò da solo.”
“Ah, un'altra cosa, tenente Caine.” chiamò di nuovo il medico, poco prima che Caine fosse troppo lontano per sentirlo.
“Sì, dottor Aller?”
“Ho scoperto che la signorina Robinson è già stata ricoverata qui qualche mese fa.” lo informò quindi Aller.
Horatio si bloccò, in attesa di altre informazioni “Per cosa?”
“Un morso al polpaccio.- dichiarò il vecchio dottore sfogliando la cartella medica- lei ha detto che era stato un cane ma credo che stesse mentendo. L'abbiamo sottoposta a una puntura addominale contro la rabbia e tenuta in osservazione un paio di giorni per scongiurare rischi di infezione.”
“Quindi ha altre informazioni su di lei?” domandò di nuovo pur dubitando di una risposta affermativa.
Aller, infatti, scosse la testa in segno di diniego “L'indirizzo che ci ha dato è quello di un albergo e i numeri di telefono sono falsi.”
Horatio fece un breve cenno di saluto, prima di avviarsi verso l'uscita dell'ospedale con passo svelto. Se qualcuno si sforzava così tanto a non far sapere nulla di sé, a sparire per due anni interi per poi ricomparire e non lasciare alcuna traccia della propria permanenza a Miami significava che aveva qualcosa di grosso da nascondere. E lui aveva decisamente intenzione di scoprire cosa.

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Capitolo 5
*** Animal I have become ***


Calleigh parcheggiò l'Hummer accostandosi al marciapiede semi-deserto.
Aveva percorso a ritroso la strada fatta quella mattina da Juliet Robinson per arrivare al dipartimento di polizia, ma ovunque avesse chiesto, nessuno sembrava di ricordarsi di una ragazza bionda dall'aspetto sconvolto. Ma, dopotutto, quella era Miami: chiunque avrebbe potuto scambiarla per una delle tante turiste in preda a un post-sbornia particolarmente pesante.
Si era fermata da poco su quel tratto di area pedonale quando una voce calda alle sue spalle la riscosse dai suoi pensieri e dalle sue ricostruzioni ipotetiche “Serve aiuto?”
La bionda CSI si voltò con un movimento fluido “Forse. Lei chi è?”
L'uomo, un individuo alto con spalle larghe che indossava una divisa militare si raddrizzò, presentandosi “Sono il sergente Mahony, mi occupo del reclutamento di nuovi soldati per l'esercito americano.”
“Capisco.- annuì lei- Io sono Calleigh Duquesne, della scientifica di Miami Dade. Per caso, le è capitato di vedere questa ragazza passare di qui questa mattina?” domandò quindi, porgendo all'uomo la foto della loro sospettata.
Il sergente Mahony diede un rapido sguardo all'immagine e riconobbe immediatamente chi vi era raffigurata “Certo. In realtà è entrata nel mio ufficio.” disse, accennando con un cenno del capo alla vetrina che, pochi passi più in là, esponeva poster e volantini dell'esercito americano.
Calleigh alzò le sopracciglia, sorpresa “Davvero?Cosa voleva?”
“Non me l'ha detto.- rispose l'uomo scuotendo la testa- Ho provato a chiederle se fosse interessata a una carriera militare, anche se è un po' più vecchia dei soliti aspiranti. Comunque, non mi ha risposto, sembrava davvero sconvolta.”
“Può dirmi esattamente che cosa è successo?” domandò di nuovo la donna, con rinnovato interesse, sperando così di ottenere qualche nuova informazione sulla loro sospettata primaria.
Mahony scrollò le spalle larghe “Niente di particolare. La ragazza è entrata qui dentro, le ho parlato ma non sembrava ascoltarmi affatto. Sembrava totalmente fuori di sé come se fosse...non so, tormentata da qualcosa. Si è guardata un po' intorno e se ne è andata mentre stavo ancora parlando.”
“E l'ha lasciata andare così?- la bella CSI non poté nascondere il proprio disappunto- Non ha pensato che avesse bisogno di aiuto?”
“Sì, per questo l'ho seguita.- confermò quindi il militare- Ma quando sono uscito per vedere se stesse bene ho visto che c'era qualcuno con lei.”
“Davvero?Ne è sicuro?” chiese, spalancando i grandi occhi verdi.
Il sergente Mahony annuì, lo sguardo concentrato mentre rievocava i fatti della mattinata “Sì. Un uomo che la seguiva passo passo. Ho pensato che stessero insieme e che magari avessero litigato, perché lui la seguiva piuttosto da vicino, era impossibile che lei non lo sapesse, eppure la ragazza sembrava volerlo lasciare indietro.”
“Le è sembrato che avesse cattive intenzioni?”
La mente investigativa di Calleigh e la sua esperienza nella scientifica la informavano che quella non era assolutamente un'informazione da trascurare. Anzi. C'era qualcosa di particolarmente sinistro nel fatto che qualcuno si fosse preso la briga di seguire la Robinson per tutta quella strada per poi sparire nel nulla.
“No, affatto.- la sorprese Mahony con la sua risposta- Sembrava preoccupato per lei, come se volesse assicurarsi che stesse bene.”
Calleigh ponderò quelle parole e infine annuì, risoluta “Ok. Saprebbe riconoscerlo se lo rivedesse?”
“Probabilmente.” disse il sergente, accompagnando le proprie parole con una scrollata di spalle.
“E fare un identikit?” incalzò di nuovo la CSI.
“Credo di sì.”
“Ok, sergente Mahony.- ribatté con un sorriso ampio- Mi deve seguire in centrale.”


Ryan Wolfe imboccò il sentiero di terra battuta indicato dalla mappa che stringeva fra le mani.
Era da quando aveva dodici anni che non metteva più piede in uno zoo, perciò aveva deciso di lanciare qua e là qualche occhiata furtiva, sperando che Walter non si accorgesse di quel suo interesse dando inizio così a una delle loro scaramucce infantili e cameratesche.
Ovviamente non fu così fortunato.
“Che fai Wolfe?Senti la mancanza delle gite scolastiche?”
“Alcuni di noi amano apprendere a prescindere dell'età, Walter.”
“Se vuoi ti posso comprare un biglietto, così più tardi puoi fare un tour guidato.” lo stuzzicò di nuovo il grosso ragazzo di colore.
Ryan si limitò a far roteare platealmente i suoi grandi occhi verdi, ma continuò a camminare con passo risoluto. La mappa che avevano consultato poco prima, appesa ad una bacheca fatta di legno grezzo posta al lato del sentiero che stavano percorrendo, indicava che avrebbero dovuto svoltare a destra e sarebbero arrivati alla loro destinazione: il recinto dell'orso bruno himalayano.
Stavano per l'appunto imboccando quella stradina laterale quando furono intercettati da una donna vestita con un orrido completo kaki in tema safari, una cascata di voluminosi ricci neri e un sorriso fin troppo largo sulle labbra.
“Buongiorno!- trillò, con eccessivo entusiasmo- Posso aiutarvi? Se cercate un animale in particolare dovete sapere che qui al Miami Metro Zoo abbiamo un assortimento di animali selvatici che comprende sia specie autoctone che alcune in via di estinzione e che...”
“Non siamo qui per gli animali.- la interruppe Walter, prima di scrutarla attentamente- Lei è?”
“Samantha Raynols, ma potete chiamarmi Sam.- rispose immediatamente, con il tono di chi quella frase era abituato a ripeterla troppo spesso- Sono una delle guide.”
“Bene, Sam, noi siamo Ryan Wolfe e Walter Simmons della scientifica di Miami Dade.” si presentò Ryan, indicando prima se stesso e poi il collega.
“La scientifica?- gli fece eco la donna, spalancando gli occhi- Wow. Credevo che di Osso si occupasse la guardia forestale.”
Walter aggrottò la fronte “Chi è Osso?”
“Uno dei nostri orsi, quello che è scappato qualche giorno fa.- spiegò la guida turistica- L'abbiamo chiamato così perché quando era arrivato da noi era pelle e ossa dato che prima era tenuto illegalmente da un milionario del Texas nel suo ranch.”
Wolfe decise di interromperla di nuovo “No, non siamo qui per quell'orso. Anche se, in effetti, stiamo cercando qualcuno che possa avere avuto a che fare con lui o uno dei suoi simili.”
Samantha inarcò un sopracciglio ben curato, perplessa “Che cosa intendete?”
“Chi si occupa dell'orso bruno himalayano qui?” riformulò quindi la domanda il giovane CSI.
“Gli addetti ai lavori: quelli che sistemano il recinto e danno da mangiare agli animali.- rispose quindi la ragazza scrollando le spalle. Dopo una breve pausa in cui aveva riordinato le idee, riprese a parlare- E settimanalmente c'è anche una visita da parte del veterinario. Nessun altro entra in contatto diretto con gli animali, soprattutto uno di questo genere.”
Simmons capì immediatamente che stavano per centrare il bersaglio “E di queste persone, c'è qualcuno che non si è presentato al lavoro oggi?”
“Sono tutti regolarmente presenti. Anche se...”
“Anche se?” incalzò l'uomo di colore, con impazienza.
“Non ho ancora visto il dottor Evans, oggi.” concluse quindi la Raynols, incrociando le braccia al petto.
“Ha provato a chiamarlo?” indagò di nuovo Walter.
La donna riccia annuì con veemenza “Sì, ma non ho ancora ottenuto risposta. Credete che dovrei preoccuparmi?”
“Non lo sappiamo ancora.- ribatté immediatamente Wolfe, aggrottando la fronte- Facciamo così, ci dia il suo indirizzo: ce ne occuperemo noi.”
“D'accordo.” acconsentì Sam, sbattendo più volte le palpebre.
“Sa dirci qualcosa su di lui?” domandò di nuovo Walter, nella speranza di venire a conoscenza del legame che legava quella che potenzialmente era la loro vittima con la loro principale sospettata.
La guida naturalistica si strinse nelle spalle esili “Non molto, in realtà. È un uomo estremamente riservato, ma molto bravo nel suo lavoro e questo è più che sufficiente. Ditemi la verità, gli è successo qualcosa?”
“Non ne siamo ancora sicuri, stiamo verificando alcune ipotesi.” rispose con tono professionale Simmons.
Wolfe impedì alla donna di fare ulteriori domande porgendole una foto “A questo proposito, le è mai capitato di vedere questa donna?”
La giovane si prese qualche istante per osservare l'immagine di Juliet Robinson. Nella foto aveva due occhiaie estremamente pronunciate e l'aria devastata, ma Samantha la riconobbe immediatamente.
“Ma certo, era una collega del dottor Evans, è venuta a trovarlo e a visitare questa struttura un paio di volte, diversi mesi fa. Me la ricordo perché non sembrava affatto una veterinaria, è una di quelle persone sempre estremamente curate che probabilmente non si sporcano mai le mani, avete presente?”
Ryan si voltò verso il collega, che condivideva la sua stessa espressione grave “Direi che questa volta, le mani se le è decisamente sporcate.”


“Polizia di Miami Dade!Dottor Evans è in casa?”
Frank Tripp aspettò qualche secondo, tendendo l'orecchio di modo che nessun suono al di là della porta d'entrata della villetta potesse sfuggirgli.
Dall'interno della casa non arrivò alcun rumore, così il grosso sergente si voltò verso uno degli agenti di pattuglia, esortandolo con un cenno del capo a buttare giù la porta.
Due calci ben assestati dopo il piccolo gruppetto di poliziotti si era ritrovato nell'ingresso dell'abitazione del dottor Gilbert Evans. Non occorreva però di certo l'abilità di osservazione di un CSI per comprendere che il disordine che vi regnava, così come nel resto della casa, non era il semplice caos che si era lasciato alle spalle un proprietario distratto.
“Sembra che qualcuno ci abbia preceduto.” commentò infatti Eric, scandagliando con sguardo attento i mobili fuori posto e gli oggetti che giacevano abbandonati sul parquet.
“E non credo che abbia trovato quello che stava cercando.” aggiunse Natalia, guardandosi intorno indecisa su da dove incominciare ad analizzare quella scena del crimine.
Delko alzò un sopracciglio nella sua direzione “Come fai a dirlo?”
“Le probabilità che la cosa che stai cercando si trovi nell'ultimo posto in cui guardi sono bassissime.- spiegò la donna, prima di aggrottare la fronte ed indicare i fogli che il collega aveva appena raccolto da terra- Che cosa sono quelli?”
Sembrano codici.” disse il CSI cubano dopo una breve ma attenta analisi.
Boa Vista sembrò essere sempre più confusa “Nel senso di crittografie?”

Sì. Ce ne sono parecchi.- continuò a parlare l'uomo, sfogliando il plico che aveva fra le mani, prima di alzare lo sguardo per interrogare la collega- Perché un veterinario dovrebbe aver in casa tutti questi codici?”
Di certo non perché era un appassionato di enigmistica.” ribatté la donna con un guizzo nei grandi occhi scuri.
Eric sorrise a quella battuta “Già, lo credo anche io. Probabilmente doveva essere in contatto con qualcuno riguardo a qualcosa di particolarmente scottante. E credo anche che abbia a che fare con il suo omicidio.”
Stavano per formulare qualche ipotesi che potesse collegare le crittografie al modo in cui il dottor Evans era stato brutalmente assassinato quando la voce di Tripp li richiamò dalla porta che portava ad una delle stanze laterali “Credete che questi possano centrare qualcosa?” domandò, sventolando degli oggetti che non riuscirono ad identificare immediatamente.
Natalia fece una smorfia leggermente schifata “Sono corni di rinoceronte?”

Già.- confermò Frank annuendo solennemente- E ci sono anche zanne di elefante e altri pezzi di animali di cui ignoro l'identità...”
Delko assunse un'aria pensierosa “Il dottor Evans quindi non era poi questo grande amante degli animali.”

Traffico di animali esotici ed annesse suppellettili.- riepilogò quindi Boa Vista, l'espressione che mimava alla perfezione quella del collega- Questo caso si sta complicando di più ad ogni scoperta che facciamo o sbaglio?”



Juliet guardava fisso davanti a sé, lo sguardo perso in qualcosa che di certo non era presente negli stretti confini di quella asettica stanza di ospedale. Le sue mani, appoggiate sulla coperta candida all'altezza del suo stomaco, sembravano non voler smettere di tremare.
Aveva ucciso un uomo.
Le immagini del cadavere senza testa e di se stessa insanguinata la stavano inseguendo da quando si era svegliata, quella mattina, in quella stanza d'albergo sconosciuta, e da quando il sedativo che le avevano dato aveva finito il proprio effetto i mille pensieri che l'avevano accompagnata da quando aveva realizzato l'entità di ciò che aveva fatto continuavano a tormentarla.
Chi era quell'uomo?
Perché l'aveva ucciso?
Perché diavolo aveva dovuto mozzargli anche la testa e le mani?
Quelle domande continuavano a vorticargli nella mente, impedendole di riposarsi, come invece il dottor Aller le aveva imposto.
Quello che non sapeva, era che gli stessi quesiti assillavano nello stesso momento il rosso tenente della polizia scientifica a cui aveva confessato quell'efferato omicidio.
Horatio Caine era entrato nella piccola stanza in cui era stata ricoverata la giovane con passo felino, tanto che lei non sembrava essersi accorta della sua presenza a pochi passi dal letto su cui giaceva. L'uomo si concesse qualche minuto per scrutarla con i suoi occhi analitici: Juliet Robinson tremava e, che lei lo sapesse o meno, quello non era uno dei soliti comportamenti che aveva osservato durante i lunghi anni in polizia da parte di un omicida a sangue freddo. Eppure, aveva confessato e molte prove che avevano raccolto confermavano la sua testimonianza. Horatio aggrottò leggermente la fronte. Certo, alcune prove urlavano che quella ragazza era colpevole fino al midollo, ma altre...La mancante arma del delitto, l'assenza di residui di polvere da sparo, ed ora quell'infortunio che probabilmente metteva in discussione qualsiasi cosa che gli era stata confessata. C'erano troppe incongruenze e lui era troppo meticoloso per lasciare che una giovane potesse venire condannata all'iniezione letale senza essere sicuro al cento per cento della sua colpevolezza.
“Signorina Robinson.” disse, a mo' di saluto.
Gli occhi color cioccolato, circondati da cupi cerchi violacei, saettarono immediatamente verso di lui.
“Tenente Caine.- gli fece eco Juliet, cercando di riguadagnare un po' di compostezza- Strani posti gli ospedali. Un'infinità di storie e tragedie tutte riunite nello stesso edificio. Ha parlato con il dottor Aller?”
Horatio si limitò a rispondere con un cenno del capo e continuando a osservare intensamente la ragazza le lasciò cadere fra le mani una foto.
Conosce quest'uomo, signorina Robinson?”
Juliet aggrottò la fronte, concentrandosi al massimo mentre studiava minuziosamente la figura che aveva di fronte. Era un uomo di quarant'anni al massimo, col viso rubicondo incorniciato da una folta barba rossiccia, e dei piccoli occhi ridenti nascosti dietro a un paio di lenti rotonde. C'era qualcosa, in quello sguardo, che le dava un certo senso di familiarità, eppure la sua mente continuava a chiudersi a riccio, senza lasciare scappare alcun altro indizio.
Sollevò fra le dita ancora tremanti il pezzo di carta e, mentre continuava a fissare quel volto sconosciuto, domandò ad Horatio “Chi è?”

Si chiamava Gilbert Evans.- spiegò il rosso, rigirandosi gli occhiali da sole fra le dita- È la vittima.”
Io...Io non me lo ricordo.” balbettò la ragazza, diventando ancora più pallida di quanto già non fosse.
Sappiamo per certo che lo conoscevi.- continuò a parlare Caine, indagando ogni sua reazione- Lavorava al Miami Metro Zoo e, come te, era un esperto in animali selvatici.”
Juliet rimase in silenzio per diversi istanti prima di domandare “Eravamo fidanzati?”

Perché me lo domandi?” ribatté Horatio, sorpreso da quella domanda.
Indossavo un anello prima...prima di essere arrestata.- spiegò quindi la giovane, massaggiandosi con fare nervoso la mano sinistra- Un anello di fidanzamento. Forse il mio è stato un...come si chiama?Crimine passionale?”
Horatio scosse piano la testa “No, il dottor Evans non era il tuo fidanzato. Un membro del mio team sta cercando di scoprire chi possa essere stato a regalarti quell'anello. Se riusciamo a trovarlo potremmo anche capire che cosa stavi facendo qui a Miami da tre anni.”
La ragazza annuì distrattamente in risposta a ciò che le era stato detto, ma non parlò.

Perché l'hai fatto Juliet?” domandò quindi il tenente della scientifica, inclinando il capo e perforandola con l'intensità del suo sguardo.
Non lo so.- esalò stancamente la Robinson- Non so perché l'ho ucciso.”
No.- la contraddisse Caine con tono sicuro- Perché hai confessato un omicidio che non ricordi aver compiuto?”
Juliet spalancò la bocca, incredula per quella domanda “Io...Tu...Tu come fai a saperlo?”

Ho già avuto casi in cui erano coinvolte vittime o criminali con amnesia...” spiegò l'uomo, muovendo qualche passo nella stanza e sedendosi finalmente sulla sedia posta di fianco al letto.
Davvero?- domandò di nuovo la giovane- E' davvero possibile dimenticarsi di aver fatto una cosa del genere?”
Horatio non rispose, decidendo invece di andare avanti col suo interrogatorio informale “Come fai ad essere così certa di essere colpevole?”
La Robinson fece un respiro profondo e abbassò lo sguardo sulle proprie mani giunte in grembo mentre parlava con un filo di voce “Saprei decapitare un uomo, anche tagliargli le mani...Sono un veterinario, ho una conoscenza sufficiente del corpo umano, oltre che animale, per essere in grado di fare una cosa del genere potenzialmente con ogni tipo di lama. So come usare una pistola. Non ho un alibi, forse avevo un movente anche se ora non lo ricordo, e la logica urla che il fatto che sia io l'assassino è l'unica possibilità contemplabile.”

Quello che interessa a noi, signorina Robinson, è quello che ci dicono le prove.” la informò quindi il rosso guardandola intensamente.
Finalmente la ragazza si azzardò ad alzare lo sguardo “E che cosa dicono finora?”

La tua arma non è quella che ha sparato al dottor Evans, e su di te non abbiamo trovato alcun residuo di polvere da sparo.- riassunse quindi Caine con tono professionale- Questo ti esclude come esecutrice dell'omicidio, ma non ti scagiona per l'occultamento del cadavere.”
Non avete prove che non sia stata io.” ribatté Juliet con ostinazione.
Signorina Robinson...” cercò di calmarla Horatio. Il dottor Aller lo aveva avvistato delle potenziali reazioni che sarebbero potute scaturire da un discorso del genere. A quanto pareva, la ragazza stava ancorandosi a quell'unico sprazzo che poteva ricondurre attraverso la logica agli anni di vita dimenticati, con testarda disperazione.
Io ho confessato, giusto?- continuò di nuovo con una certa ansia- Quando uno confessa non dovrebbe essere tutto più facile per voi?”
Il capo della scientifica mantenne un tono di voce calmo, sperando così di riuscire a tranquillizzare anche la giovane “Non in casi in cui chi confessa ha un trauma cranico del genere.”

Quindi la mia testimonianza non ha più valore?” mormorò di nuovo Juliet, gli occhi velati da lacrime.
Faremo parlare le prove.” disse semplicemente Horatio.
Ok.”
Il modo quasi infantile con cui la ragazza si stringeva le braccia attorno al torso convinse il tenente a provare una nuova strategia “Sai, Juliet, c'è la possibilità che tu non sia l'assassina che stiamo cercando.”
La voce della ragazza gli arrivò flebile e tremante alle orecchie “Credevo di soffrire di un semplice disturbo post-traumatico da stress. Non è raro dopo cose del genere e...”

Signorina Robinson.” cercò di interromperla nuovamente l'uomo.
Io so di aver ucciso quell'uomo, tenente. È come quando da piccolo fai qualcosa di sbagliato e il senso di colpa ti devasta finché non confessi. Ho la stessa sensazione, solo che è amplificata al massimo. E poi, se anche non fossi io l'assassino ciò non mi renderebbe meno colpevole. Le brave persone non si ritrovano in situazioni come questa.”
Horatio sapeva che le persone che gli si presentavano davanti mentivano, per i motivi più disparati e sempre più spesso, e che erano in grado di recitare anche meglio di strapagati attori di Hollywood. Eppure il suo sesto senso continuava a dirgli che c'era qualcosa che non andava in quel quadro. Che doveva esserci qualcosa di più, qualcosa che dovevano ancora scoprire. Tornò a fissare la giovane semi-sdraiata sul letto, che stava cercando di recuperare fiato dopo la propria arringa animata.

A questo proposito, sei mai stata coinvolta in traffici illegali?Di animali, per esempio?”
La domanda parve scioccare Juliet più di quanto fosse necessario “Cosa?!No!Sono diventata veterinaria perché amo gli animali, sarebbe deontologicamente scorretto se facessi una cosa del genere.”
Il tenente Caine annuì lentamente “Capisco. Abbiamo scoperto che il dottor Evans trafficava in manufatti derivanti dall'uccisione di animali protetti e probabilmente anche in animali esotici. E sappiamo anche che tu avevi dei rapporti professionali con lui, anche se effettivamente non hai mai operato nel tuo campo di specializzazione degli ultimi anni.”

Mi sta accusando di essere una trafficante di animali?- domandò Juliet con una ostilità tutta nuova nella voce- Deve provarlo.”
Horatio si alzò, muovendo qualche passo verso la porta.

Lo farò, Juliet. Lo farò.” dichiarò, prima di uscire infilandosi gli occhiali da sole.


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Capitolo 6
*** The past comes back to bite you ***


Marcus Fuentes non sembrava il tipico spacciatore.
Non aveva un aspetto trasandato e l'aria cospiratrice di un brutto ceffo che si potrebbe incontrare in un vicolo buio e poco frequentato.
Marcus Fuentes, alto, abbronzato, con abiti alla moda, si confondeva perfettamente fra la gente che affollava le strade iridescenti di Miami. Eppure la sua fedina penale urlava che non era un comune cittadino o un semplice turista: rapine, aggressioni e il recente interesse per lo spaccio di droghe di vario genere facevano di lui un criminale in piena regola. E proprio per queste sue esperienze passate con le forze dell'ordine, l'uomo era perfettamente in grado di fiutare un poliziotto anche a un chilometro di distanza.

Marcus Fuentes?” fu tutto ciò che Eric riuscì a domandare, mentre si avvicinava guardingo all'incarnazione del disegno di identikit che era stato fornito secondo le indicazioni del sergente Mahony.
Non aveva nemmeno finito di pronunciare l'ultima sillaba che il criminale partì a correre con uno sprint degno di un atleta professionista, le persone fra lui e la sua via di fuga dei meri ostacoli che scostava brutalmente con forti gomitate e spallate ben assestate.

Perché va sempre a finire così?”sibilò fra i denti il CSI cubano, allungando il passo e partendo all'inseguimento, seguito a ruota da Ryan. Con due balzi eccezionalmente agili il giovane CSI superò il collega che, malgrado odiasse ammetterlo, a causa della sua corporatura da nuotatore era decisamente più lento nella corsa.
Marcus Fuentes sfrecciava fra la folla, voltandosi di tanto in tanto per controllare se i suoi inseguitori fossero ancora così maledettamente vicini. Ringhiò un'imprecazione decisamente scurrile quando si accorse che uno dei due poliziotti era soltanto a qualche passo di distanza. Tornando a guardare di fronte a sé, con lo sguardo pieno di panico di un animale braccato, decise di svoltare in una via laterale. Il criminale approfittò del leggero vantaggio guadagnato cercando di individuare una via di fuga efficace. Fortunatamente per lui, il palazzo che costeggiava quella strada aveva una balaustra facilmente raggiungibile così, dandosi una forte spinta sulle gambe e saltando in quella direzione, l'uomo fu in grado di salirvi senza troppi sforzi. Da lì sopra, riusciva ancora a sentire le imprecazioni e richiami dei due CSI alle sue spalle che gli intimavano di fermarsi, ma ormai Fuentes era convinto di avercela fatta. Approfittando del vantaggio datogli dalla sua nuova posizione rialzata, allungò nuovamente il passo, correndo a più non posso verso il lato opposto della via. Raggiunta la fine della balaustra non dovette nemmeno pensarci due vole e, con un balzo agile, si lanciò dall'altra parte della strada. Non riusciva a vedere nessuno dei suoi due inseguitori così si acquattò lungo le pareti del palazzo procedendo di nuovo verso una strada più frequentata dove, sperava, sarebbe riuscito a confondersi fra la folla. Stava per immettersi sulla strada attigua, sempre più vicino alla propria meta, quando un clic sonoro lo fece immobilizzare sul posto.
Ad accoglierlo dietro l'angolo che aveva appena svoltato c'era la canna di una pistola. Fuentes spalancò gli occhi, sorpreso, ma tutto quello che fu in grado di fare, mentre cercava di riprendere fiato, fu fissare in cagnesco l'uomo dai capelli rossi che gli stava puntando l'arma addosso.

Direi che la tua corsa finisce qui.” lo informò Horatio, con il consueto tono imperturbabile.


Se gli sguardi fossero in grado di uccidere, Delko e Wolfe sarebbero stati due uomini morti.
Seduto sulla sedia della sala interrogatori, incapace di stare fermo probabilmente perché fin troppo consapevole del proprio destino, Marcus Fuentes faceva saettare le proprie occhiate al vetriolo da Eric, seduto di fronte a lui, a Ryan, che se ne stava in piedi, a braccia incrociate, pochi passi più in là.

Allora, signor Fuentes, è sicuro di non conoscere questa ragazza?” ripeté di nuovo il CSI di origini cubane, mentre picchiettava il dito abbronzato sulla foto di Juliet Robinson che aveva fatto scivolare sul tavolo di fronte al loro sospettato.
Lo spacciatore non fece nemmeno l'atto di analizzare di nuovo i tratti della donna e rispose immediatamente, senza staccare lo sguardo dall'uomo che aveva davanti “Mai vista in vita mia.”
Wolfe inarcò un sopracciglio “Ne è davvero sicuro?Perché abbiamo un testimone che ha giurato di averla vista seguirla per un'ora questa mattina.”
Il volto fino a quel momento fintamente rilassato di Fuentes lasciò cadere quell'espressione “Un testimone?”

Esatto.- confermò il giovane con un sorriso soddisfatto sulle labbra sottili- Ed è pronto a confermarlo in tribunale.”
Ok, ok, la stavo seguendo!- sbottò quindi il criminale, scuotendo la testa esasperato: come aveva fatto ad essere così stupido da lasciarsi beccare in quel modo?- Lo ammetto. Ma non è un reato.”
No, questo no. - annuì Delko, senza distogliere il suo sguardo determinato- Ma lo spaccio di sostanze stupefacenti lo è.”
Lasciò passare qualche secondo, facendo intendere all'uomo che c'era qualcosa di più dietro alle proprie parole poi, quando lo vide vacillare ancora di più, aggiunse una nuova domanda “Perché la stavi seguendo?”
Fuentes gli rivolse un sorriso asciutto “Sembrava sconvolta, volevo assicurarmi che stesse bene.”

Quindi il tuo è stato un gesto umanitario?” ribatté Eric con tono incredulo.
Va bene, d'accordo, diciamo che la conosco e che volevo controllarla.- ammise di nuovo Fuentes stringendo gli occhi chiari- Avevo paura che facesse qualcosa di stupido.”
Tipo andare alla polizia?” intervenne Ryan, avvicinandosi al tavolo dove erano seduti gli altri due uomini.
Già.- ringhiò lo spacciatore- Quando l'ho vista entrare in quel negozio dell'esercito pensavo si fosse calmata. Suo padre è nei corpi speciali, quindi è sempre stata in fissa con tutte quelle stronzate da militari...”
Quelle ultime informazioni catturarono immediatamente l'attenzione di Delko “Sembra che tu la conosca piuttosto bene.”
Fuentes si accorse di aver parlato di nuovo troppo, quindi si limitò a rispondere con una scrollata di spalle.

Forse- continuò con la sua ipotesi il CSI cubano- Juliet Robinson frequenta il tuo stesso giro. O, forse, è addirittura una tua cliente, oppure una collega, o....”
L'uomo si fece sfuggire dalle labbra una risata amara “Pff, come se Juliet potesse davvero...”
Fuentes interruppe la frase a metà, mordendosi il labbro inferiore per non andare oltre.

Potesse cosa?- incalzò Delko appoggiando entrambi i palmi sul tavolo- E' una tua cliente o no?”
Certo.- ammise quindi il criminale- Andavo da lei una volta alla settimana.”
Wolfe aggrottò la fronte “Per cosa?”
Sul volto di Fuentes si aprì un sorriso obliquo “Alla signorina piace la neve, a quanto pare.”

Fammi capire.- ricapitolò quindi il giovane CSI- Tu ti prendevi la briga di andare da lei una volta alla settimana e, in più, ti sei accertato che stesse bene quando l'hai vista così sconvolta?Sembra che questa ragazza sia molto importante per te, eppure sono certo che non sei stato tu a regalarle quell'anello di fidanzamento, giusto?”
Il sospettato si irrigidì sulla sedia “I miei rapporti con Juliet erano puramente d'affari, ma non sono così stupido da non tenermi da conto una cliente del genere.”

Sei stato abbastanza stupido da farti beccare.” ribatté quindi Ryan con un ghigno sulle labbra.
Delko tornò a rivolgersi all'uomo seduto di fronte a sé “Conoscevi un certo dottor Gilbert Evans?”

No, chi diavolo è?” domandò Fuentes, guardandoli con sguardo interrogativo.
L'uomo che è stato ucciso ieri sera, probabilmente dalla tua cara amica Juliet.- spiegò quindi Eric- Ora, che ne dici di farti un favore e dirci tutto quello che sai su di lei?”
Durò solo per un breve attimo, ma per qualche istante fu del tutto visibile agli occhi dei due CSI il terrore sul volto dello spacciatore “Sapete una cosa? Questo interrogatorio finisce qui. Voglio un avvocato.”

Come vuoi.- acconsentì Eric, mentre faceva un cenno al poliziotto che se ne stava di guardia in un angolo- Spero che ti divertirai col tuo nuovo soggiorno dietro le sbarre. Ormai dovresti esserci abituato,no? Portatelo via.”
Fuentes non rispose, ma si alzò e seguì docilmente l'agente che lo avrebbe scortato fino in carcere. Prima di uscire dalla sala interrogatori, però, si fermò e tornò a fissare i due CSI “Ci sono rospi che si sputano e altri che invece devono essere ingoiati. E se, ingoiandone uno, finisco dietro le sbarre ma resto vivo, direi che preferisco questa opzione all'altra possibilità...”
Wolfe si voltò verso il collega, le sopracciglia aggrottate “Che cosa avrà voluto dire?”

Non ne ho idea, ma credo che sia un'ulteriore complicazione per questo caso.- rispose il cubano, passandosi una mano fra i corti capelli corvini- Traffico di animali, spaccio di stupefacenti, la scomparsa dalla faccia della terra della Robinson negli ultimi anni...Direi che c'è molto più in ballo di un semplice omicidio.”
Già.” annuì gravemente il giovane CSI.
Signori?”
La voce calma del tenente Caine li raggiunse dall'uscio della sala interrogatori. Il capo della scientifica non aveva bisogno di spiegare di aver ascoltato l'intera conversazione poiché la sua espressione seria e meditabonda mentre si rigirava gli occhiali da sole fra le dita faceva perfettamente intuire quali fossero i suoi pensieri.
Delko si alzò, pronto a mettersi all'opera “Dobbiamo eseguire un test del capello per verificare la testimonianza di Fuentes.”

Già, dobbiamo.” confermò Horatio con un breve cenno del capo.
Ryan annuì risoluto “Userò uno dei capelli che abbiamo trovato sulla scena del crimine.”

Bene, signor Wolfe.- ribatté il rosso annuendo- Credo che la signorina Robinson stesse nascondendo qualcosa di molto grosso prima dell'aggressione e dobbiamo scoprire cosa.”


Se non fosse stata lì per lavoro Natalia avrebbe faticato a trattenere l'entusiasmo. Entrò nel negozio senza tradire il fatto che stava cercando di non guardarsi intorno con più interesse del dovuto, mentre Frank la seguiva senza dar segno di essere toccato minimamente dal luogo in cui si trovavano.
L'edificio Seybold era un paradiso per adulti. In particolare per adulti di sesso femminile.
Situato in una delle zone più belle della città, a poca distanza dalle spiagge di sabbia bianchissima, il palazzo ospitava su una decina di piani almeno duecento gioiellerie, piazzandosi così meritatamente al secondo posto per quanto riguarda le rivendite di gioielli negli Stati Uniti.
Ma quella in cui Natalia e Frank erano entrati, Buchwald, era decisamente uno dei negozi più raffinati dell'intero complesso. Non appena i due misero piede nel luminoso atrio furono accolti da un luccichio insistente proveniente dalle decine di espositori: dall'altra parte di quei vetri lucidi centinaia di anelli, collane, orecchini e bracciali, facevano loro l'occhiolino, i brillanti sfavillanti come non mai.
La commessa che si affrettò ad andare loro incontro, pronta ad accoglierli, poteva benissimo essere stata una modella coi capelli rossi adagiati in morbide onde sulle spalle ossute e il tubino nero che le fasciava sapientemente un corpo sinuoso. “Benvenuti da Buchwald, posso esservi d'aiuto?” domandò cortese, la voce vellutata come i cuscinetti che custodivano i gioielli del negozio.
Tripp le fece vedere il distintivo con un gesto fulmineo “Vorremmo parlare con il titolare del negozio.”
Gli occhi appesantiti da diversi strati di ombretto nero si spalancarono per lo stupore “Oh, d'accordo. Vado subito a...”

Non ce ne sarà bisogno, Naomi.- la voce fece voltare di scatto Natalia e Frank che si trovarono così a fissare una donna sulla quarantina dall'aspetto regale- Prego, seguitemi. Vi ho visto dalle telecamere di sicurezza. Ne abbiamo dieci ma, dopotutto, con il tipo di merce che trattiamo non possiamo farne a meno.”
I due investigatori seguirono la donna lungo un corridoio laterale nascosto alla vista dalla porta a specchio immacolata e lucente. I suoi tacchi a spillo producevano un ipnotico ticchettio attutito dalla moquette color vinaccia che rivestiva il pavimento. Con un gesto elegante della mano affusolata li invitò ad entrare in quello che doveva essere a tutta probabilità il suo ufficio, dopodiché si accomodò dietro una scrivania di mogano ampia e decorata da soprammobili di cristallo.

Allora, agenti. In cosa posso esservi utile?” la sua voce era vellutata, ma il luccichio dietro gli affilati occhi color ghiaccio faceva intendere quanto quella donna non ammettesse problemi nel proprio lavoro.
Lei è la titolare di questo negozio?” chiese quindi conferma Tripp, alzando un sopracciglio.
Sì. Sono Eloise Rendford e dirigo questo negozio da tredici anni ormai. Ci sono dei problemi?”
Natalia fece un passo avanti e appoggiò sul ripiano in legno della scrivania una busta trasparente che conteneva l'anello che avevano sequestrato a Juliet Robinson.
Dopo averlo portato a Valera per un'analisi del DNA del sangue che ricopriva in parte la superficie, la bella CSI aveva infatti proceduto con uno studio più analitico dell'oggetto, scoprendo così che il grosso diamante che decorava quell'anello di fidanzamento era autentico. Boa Vista era a conoscenza del fatto che ogni diamante venduto legalmente negli Stati Uniti doveva essere registrato e riconoscibile grazie ad un'incisione laser sulla superficie e non le era occorso molto tempo per scoprire da dove provenisse il gioiello. Horatio le aveva suggerito di recarsi al negozio insieme a Tripp, nella speranza di poter scoprire chi l'avesse acquistato.

Questo anello è stato acquistato nel suo negozio.- affermò quindi Natalia, indicando il gioiello con un cenno del capo- Lo ricorda?”
Elosie Renford afferrò il sacchetto e ne analizzò il contenuto minuziosamente prima di parlare di nuovo “Certo che me ne ricordo.- confermò, prima di puntare di nuovo i suoi occhi dal taglio felino sui due agenti che si trovava davanti- Anello di fidanzamento di platino, con diamante da tre carati e mezzo, di colore E, taglio Ascher, contornato da due brillanti da un carato. È una delle nostre migliori creazioni, un pezzo unico.”
Tripp fece un passo avanti, stupito che la donna potesse ricordarsi così dettagliatamente di un semplice anello “E, per caso, si ricorda anche chi l'ha acquistato?”
La signora Renford scosse la testa, facendo ondeggiare la chioma color platino “No, in genere non sono io a servire i clienti e questo anello è stato venduto un paio di anni fa, quindi dubito che la ragazza che ha effettuato la vendita possa ancora ricordarsi del compratore.”
L'uomo fece per aprire la bocca per porre un'altra domanda, ma a quanto pareva la titolare della gioielleria non aveva ancora finito di parlare.

Questo anello costava quarantacinquemila dollari ed è stato pagato in contanti.- li informò con un mezzo sorriso soddisfatto- Di solito cancelliamo le registrazioni delle telecamere di sicurezza dopo tre settimane, ma in casi come questo aspettiamo cinque anni prima di eliminarle.”
Abbiamo bisogno di quelle registrazioni.” affermò risoluta Natalia.
La donna annuì “Aspettate un attimo. Controllo nei registri la data dell'acquisto e vado in archivio a prendere il nastro che vi interessa.”
Rimasti soli nella stanza i due investigatori si fissarono increduli “E' stato davvero così facile?” domandò Frank, abituato a lottare anche con le unghie e con i denti per accaparrarsi una prova.
La CSI si strinse nelle spalle “Pare di sì. Quello che dobbiamo sperare è che ciò che c'è su quel filmato possa aiutarci a far luce sui buchi nella memoria della Robinson e sul nostro omicidio.”

Calleigh entrò nel laboratorio tracce con passo leggero, sperando di trovare ad attenderla delle novità che fossero in grado di sciogliere almeno uno dei mille misteri che sembravano avvolgere il loro nuovo caso.
Hey Calleigh!- la salutò Michael Travers, alzando lo sguardo dal tavolo retroilluminato su cui giacevano in apparente disordine tutto ciò che Eric, Natalia e Frank avevano trovato nell'appartamento del dottor Evans- Stavo giusto per chiamarti.”
La bionda si avvicinò ulteriormente “Hai scoperto qualcosa?”

Sì, in effetti sì.- replicò il tecnico di laboratorio, additando una serie di lunghi corni di color avorio sul ripiano di fronte a sé- Hai presente quei resti di rinoceronte che Natalia ha trovato nell'appartamento del dottor Evans?”
Sì, i corni.- annuì la donna, rammentandosi della minuziosa descrizione fornitole da Delko- Probabilmente erano destinati al mercato nero in Asia.”
Il giovane inglese si strinse nelle spalle esili “Beh, non posso dirti se la nostra vittima volesse venderli, ma so per certo che erano falsi.”

Falsi?” ripeté incredula Calleigh, inarcando un sopracciglio.
Esatto.- annuì Travers, ben contento di ripetere ad alta voce la conclusione cui era arrivato solo mezz'ora prima- I corni di rinoceronte sono fatti di cheratina, ovvero lo stesso materiale dei capelli umani. Ora, questo, oltre a provare l'assoluta stupidità di questo traffico, ci dimostra anche che è possibile creare dei corni di rinoceronte artificiali usando semplicemente della cheratina e della resina, ed è quello che ha fatto il dottor Evans. La cheratina d questi corni è umana, ho trovato resti di capelli.”
La bionda CSI aggrottò la fronte “Quindi può essere che sia questo che l'ha fatto uccidere: ha deciso di provare a fregare qualche trafficante internazionale, è stato scoperto e ha avuto la peggio.”
Michael sembrava condividere quella teoria “E' altamente probabile. Di solito dietro a traffici di questo tipo ci sono le stesse bande del crimine organizzato che si occupano anche di droga e armi illegali. Di certo non il tipo di persone con cui sarebbe saggio provare a fare i furbi.”

No di certo.- concordò la donna- Ciò spiegherebbe anche il tipo di morte che è toccata al dottor Evans: il metodo dell'esecuzione preceduto da torture è tipico di alcuni gruppi della malavita.”
Mentre finiva di pronunciare quella frase la voce tonante di Walter Simmons la raggiunse dal corridoio “Calleigh!Ti stavo giusto venendo a cercare.”

Sì?” ribatté incuriosita la bionda, notando che il grosso ragazzo reggeva fra le braccia una scatola.
Ho questo per te!” annunciò trionfante Walter, svelando il suo carico.
Calleigh alzò un sopracciglio ben depilato “Che cos'è?”

Il calco del morso con cui si è presentata in ospedale la Robinson qualche mese fa.- spiegò il giovane, soddisatto. E' appena asciugato.”
La CSI gli rivolse un sorriso radioso “Non ci resta che confrontarlo con il nostro database.”

L'ho già fatto: signore e signori, abbiamo di fronte mascella e mandibola di una Crocuta crocuta, appartenente alla famiglia degli Hyaenidae e al genere della Crocuta.- spiegò con tono fintamente pomposo Simmons- Animale conosciuto ai comuni mortali con il nome di iena maculata.”
Juliet Robinson è stata morsa da una iena maculata?” domandò incredulo Travers
Questo è quello a cui hanno portato le nostre prove.” disse Walter con una scrollata delle ampie spalle.
Ma non ha senso.- continuò il tecnico di laboratorio inglese- Non ha lavorato presso nessuno zoo ed è illegale tenere una iena come animale domestico, o sbaglio?”
Tecnicamente no.- lo spiazzò Calleigh- Ho letto un articolo sul Miami New Times l'anno scorso e parlava di uno spogliarellista che ha fatto di tutto per guadagnare abbastanza da comprarsi una iena.”
Anche Walter sembrava incredulo quanto il collega a quelle parole “Stai scherzando, vero?”
La bionda rise della loro reazione “No. È vissuto a pane ed acqua per diverso tempo pur di riuscire a comprarsi quell'animale in New Jersey. In ogni caso, dopo aver letto l'articolo mi sono informata: in Florida è legale avere una iena come animale, ma solo se si ottiene il permesso della
Fish & Wildlife Conservation Commission.”
Walter aggrottò la fronte, meditabondo “Se il morso di Juliet Robinson è davvero quello di una iena, dubito fortemente che l'animale e il suo padrone siano registrati. Il dottore che l'ha avuta in cura sostiene che si sia rifiutata di spiegare l'origine della ferita, cosa di per sé piuttosto strana, e che sosteneva che gliel' avesse procurata un cane randagio.”
“Ottenendo così un'iniezione anti-rabica addominale.- concluse la donna- Non so te, ma io non vorrei affatto affrontare una procedura così dolorosa, potendo evitarlo.”
“Infatti.- concordò il CSI di colore- Quindi presumo che il morso sia stato davvero inferto da un animale illegale, probabilmente che fa parte dei traffici di cui si occupava con l'ausilio della nostra vittima.”
Soddisfatta delle conclusioni cui erano arrivati Calleigh uscì in fretta dal laboratorio tracce “Vado a informare Horatio. Forse alcune di queste informazioni potrebbero solleticare la memoria della nostra smemorata.”


Non sembrava pericolosa.
Fu questa la prima cosa che Ryan Wolfe pensò quando si ritrovò faccia a faccia con Juliet Robinson. Eppure indossava già la tuta arancione del carcere femminile, segno che il crimine di cui si era macchiata era reale, e i suoi polsi erano ornati da lucenti manette, che dimostrava che in effetti non era così docile come poteva sembrare. Se i boccoli biondi, gli occhi da cerbiatta e i tratti delicati del viso parlavano di una ragazza innocua come molte altre, tutto il resto dell'aspetto della Robinson urlava il contrario.
Tuttavia Wolfe non riusciva a non pensare che non sembrasse affatto pericolosa. Ma poi si ricordò di essere a Miami. Si ricordò di quei genitori apparentemente normali che avevano ucciso a sangue freddo la bulletta che aveva reso un inferno la vita dei loro figli. Si ricordò di un ragazzino indifeso che invece era stato in grado di uccidere il fratello di cui era geloso. Si ricordò del ragazzo apparentemente amorevole e che invece picchiava la fidanzata. Lì, a Miami, anche quella giovane dal viso d'angelo poteva essere una spietata assassina.
Juliet Robinson scrutò attentamente i due uomini che erano appena entrati nella sala interrogatori.

Tenente Caine.” salutò, con un velo di timore nella sua cortesia, prima di lanciare un fulmineo sguardo interrogativo a Ryan.
Ad Horatio quel gesto non sfuggì “Il signor Wolfe mi affiancherà in questo interrogatorio.”

Wolfe?” ripeté Juliet con voce incredula, prima che una risatina nervosa le uscisse dalle labbra.
Che c'è?” sibilò il giovane CSI, abituato fin dall'infanzia all'ironia sul proprio cognome.
La Robinson scosse la testa, facendo ondeggiare i propri boccoli biondi “Niente, solo che trovo piuttosto karmico che proprio nello stesso periodo in cui dovrei trovarmi in Colorado per occuparmi dei branchi di lupi nelle riserve naturali, io stia per essere interrogata da un agente di nome Wolfe riguardo a un omicidio.”

E come mai non ti trovi in Colorado, ma hai deciso di arrivare fin qui per uccidere un uomo?” ribatté Ryan, le braccia incrociate al petto e un atteggiamento quasi di sfida.
Il sorriso senza ironia che era comparso sul volto della ragazza sparì immediatamente “Non me lo ricordo.”

Il dottore ha detto che potresti recuperare la memoria una volta che l'ematoma si sarà riassorbito.” le ricordò Horatio.
L'uso del condizionale non è molto incoraggiante.- ribatté lei, rivolgendogli un sorriso amaro- Perché mi avete chiamata di nuovo qui?”
Wolfe fece scivolare davanti alla ragazza la foto segnaletica di Fuentes “Hai mai visto quest'uomo?”
Juliet si concesse qualche secondo per analizzare i tratti di quel viso prima di alzare lo sguardo e rispondere con sicurezza “Sì. Stamattina.”

In che circostanza?” incalzò il giovane CSI.
L'ho incrociato poco lontano dall'albergo.” rispose di nuovo, con altrettanta determinazione.
Avete parlato?” chiese di nuovo Ryan
La veterinaria scosse la testa “No. Non lo conosco, stamattina è stata la prima volta in cui l'ho visto. È importante?”

Lo decideremo noi.- tagliò corto Horatio, non volendo rivelare troppo alla loro unica sospettata- Mentre eri all'ospedale ho parlato con il medico che ti aveva in cura: sostiene di averti già vista in pronto soccorso dove ti sei recata tempo fa per curare un morso.”
Juliet aggrottò la fronte, sorpresa “Un morso?”

Di iena.” specificò il capo della scientifica inclinando la testa di lato.
Iena?” ripeté in un soffio la ragazza.
Ti pare così strano?” domandò quindi Wolfe, alzando un sopracciglio.
La giovane veterinaria si passò una mano fra i capelli color grano “Se sono davvero stata morsa da una iena e sono ancora tutta intera significa che sono dannatamente fortunata. Sapete che il morso di una iena di sessanta chili equivale ad una pressione di quattrocentocinquanta chili? Non è una cosa che proverei a rischiare di sperimentare.”

Non è il genere di lavoro a cui sei abituata?- indagò di nuovo Ryan- Curare animali potenzialmente pericolosi, intendo.”
Juliet annuì distrattamente “Ho curato iene in passato, ma in centri qualificati un animale è sempre tenuto sedato durante gli incontri col veterinario.”

Quindi questo morso non l'hai avuto in un centro legale.” disse il tenente Caine, traendo la logica conclusione in base alle parole appena udite.
La ragazza si limitò ad annuire, mentre si stringeva nelle spalle.

Le nostre indagini ci hanno portato a scoprire qualcosa di più riguardo Gilbert Evans, la vittima.” continuò quindi l'uomo dai capelli rossi.
Pare che il dottor Evans, stesse cercando di truffare i trafficanti con cui collaborava.” intervenne quindi Wolfe, gli occhi verdi ben puntati sulla sospettata per coglierne ogni minima reazione.
Juliet alzò le sopracciglia, confusa “In che senso?”

Cercava di piazzare resti artificiali di animali.- continuò a spiegare il giovane CSI- Ne abbiamo trovati parecchi, nel suo appartamento, insieme a dei codici per messaggi crittografati.”
Se non sbaglio tu hai frequentato una scuola militare con addestramento particolare per entrare nei corpi speciali.- continuò a parlare Horatio, rigirandosi gli occhiali da sole fra le dita con gesto abituale- Abbiamo controllato e pare che tu abbia seguito anche dei corsi di crittografia.”
State ancora cercando di accusarmi di quei traffici?- ribatté con una nota di stizza la ragazza, l'espressione ora completamente allerta e l'aria di volere chiudersi a riccio a quella nuova accusa-Non vi basta che io abbia confessato l'omicidio?”
Horatio le rivolse uno sguardo che sembrava essere quasi rassicurante “Ti ho già spiegato che la tua confessione non ha più valore in seguito alla diagnosi sul tuo trauma cranico. E poi dobbiamo sapere il perché del tuo gesto.”
La giovane veterinaria alzò il mento “Avete prove a riguardo?”

Prego?”
Potete dimostrare che io sia collegata in qualche modo a questi traffici?” riformulò quindi la domanda.
Ryan cominciò ad elencare le prove che avevano raccolto “C'è il morso di iena. Tu stessa hai detto che non puoi essertelo procurato in un centro legale.”

Ho detto che non dovrei essermelo procurato in un centro legale.- specificò quindi Juliet- È diverso, e comunque sarebbe circostanziale. Avete altre prove?”
Ci sono i codici crittografati e le parti animali.” ribatté prontamente Wolfe.
Collegati all'uomo morto.”
A cui tu eri collegata.”
Juliet si passò una mano sul volto esausto “Sentite, so che la mia posizione riguardo a questo omicidio non è molto chiara, ma non potete accusarmi di traffico di animali rari solo per un collegamento che potrebbe permettervi di capire il movente dell'omicidio. Se troverete delle prove potrete accusarmi di ciò che volete, ma altrimenti...”

Fino a ieri confessavi di aver ucciso un uomo e oggi invece hai già cambiato idea?- domandò incredulo il giovane CSI- Credi che sia uno scherzo?”
No!Io...Io sono pronta a prendermi le mie responsabilità.- spiegò la ragazza, la voce improvvisamente più incerta- Solo che...Vorrei che ne foste davvero sicuri.”
Horatio le rivolse un'occhiata determinata “E lo saremo, signorina Robinson. Lo saremo.”

Abbiamo finito qui.” concluse quindi Wolfe, alzandosi.
Tenente Caine?” pigolò quindi la ragazza, improvvisamente restia a tornarsene in cella.
Sì, Juliet?”
La giovane veterinaria si morse il labbro inferiore “Potrebbe esservi d'aiuto parlare con il proprietario della iena, così...così potreste scoprire come mi ha trovato e per chi altri lavoravo...”

Che cosa stai suggerendo?” chiese quindi Caine, inclinando leggermente la testa per scrutarla meglio.
Juliet prese un bel respiro e incominciò a parlare “Quando si cercano animali detenuti illegalmente, bisogna cercare ciò di cui i loro padroni hanno bisogno per mantenerli vivi. Veterinari abilitati alla cura di animali del genere ricercato, fornitori di cibo e fabbri per le gabbie o i recinti. Chi detiene un animale selvatico di solito pianifica ogni cosa fino all'ultimo dettaglio. Soprattutto se è coinvolto nella vendita illegale di tali esemplari.”
Ryan aggrottò la fronte “Credi che il padrone della iena che ti ha morso possa avere un allevamento illegale? Come fai a saperlo?”

Fa parte del mio lavoro conoscere certe cose.- ribatté lei con un sorriso spento- E, inoltre, qui in Florida le iene fanno parte della seconda classe degli animali selvatici, ovvero è possibile detenere un esemplare come animale domestico una volta ottenuto il regolare permesso. Un morso a un veterinario da parte di un animale regolarmente registrato sarebbe equivalente al morso da parte di un cane e sarebbe catalogato come incidente sul lavoro senza conseguenze troppo pesanti sul proprietario dell'animale.”
D'accordo Juliet.- annuì Horatio: i suggerimenti della veterinaria sarebbero potuti essere decisamente utili al suo team- Hai detto di poterci dare delle dritte per trovare questi individui.”
Nello stato della Florida è proibita la detenzione di animali selvatici con scopo di vendita ed esposizione da parte di privati, ma questo non vuol dire che ciò non accada.- spiegò con sicurezza la ragazza- Il modo più diffuso per organizzare incontri con questi scopi è attraverso internet. Posso darvi i nomi di chat room e siti d'asta che nascondono dietro scambi apparentemente innocui qualcosa che potrebbe interessarvi.”
Molto bene.- concluse Wolfe allungando un block notes e una penna alla ragazza- Comincia a scrivere, Juliet.”
La Robinson afferrò i due oggetti e iniziò a riempire pagine con siti web e istruzioni per partecipare alle aste senza destare sospetti e mentre lei scriveva, Horatio riconobbe la sagoma snella e ben proporzionata di Natalia proprio fuori dalla sala interrogatori, sul bel volto un'espressione quasi trionfante.
Il capo della scientifica si scusò con i presenti e raggiunse la bella CSI.

Horatio?- esordì Natalia porgendogli l'ingrandimento di una foto- Ho il fotogramma di cui ti parlavo.”
Non ebbe bisogno di spiegare che si trattava del filmato che lei e Tripp avevano recuperato alla gioielleria e nemmeno che ritraeva il fidanzato fino a quel momento sconosciuto di Juliet Robinson.
Quando gli acuti occhi color ghiaccio di Caine si posarono sull'immagine le sue pupille si dilatarono quasi impercettibilmente. Tuttavia ciò non sfuggì allo sguardo ben allenato di Boa Vista.

Lo riconosci?”
Horatio annuì lentamente “Sì. Questo è Eduardo Rodriguez. Dovrebbe essere morto da cinque anni.”
Natalia aggrottò le sopracciglia, confusa “Questo fotogramma è di due anni fa.”


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