Una tomba, una rosa, un biglietto

di Ciulla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una tomba, una rosa, un biglietto ***
Capitolo 2: *** L'uccellino e il suo padrone ***
Capitolo 3: *** Voi unica entità ***



Capitolo 1
*** Una tomba, una rosa, un biglietto ***


Una tomba.
Una bara sotto terra, una lapide che si innalza senza pietà a ricordare un trauma, una ferita mai sanata, una frattura nell’anima.
Una tomba.
Una prigione del corpo e dello spirito, niente di più e niente di meno.
Ma questa, questa non è una tomba qualsiasi. Questa, Sherlock, è la tua tomba.
E’ la tua essenza che preme da dentro di essa, che vuole uscire per riscattare la propria memoria. Ma nemmeno tu, nella tua perfezione, puoi superare i limiti della morte.
Una tomba. Quella tomba, Sherlock, sei tu.
Una rosa.
Una rosa è appoggiata sulla tomba, una rosa rossa che spicca sullo scuro colore della lapide come fosse una macchia di sangue.
Una rosa che attira l’attenzione dei passanti, perché tutti conoscono la tua tomba: è la tomba di un bugiardo, di un megalomane, di un criminale. Chi si sognerebbe di posarci sopra una rosa?
Una tomba e una rosa. La morte e la vita. Lo spento e l’acceso. Il dolore e la gioia.
Un biglietto.
Un biglietto accanto alla rosa, su cui sono vergate poche parole; parole che hanno il potere di vincere la morte e andare oltre a i limiti che essa impone, parole di vita, parole d’amore.
Parole vergate con una calligrafia che forse un tempo è stata elegante, ma che ora è rovinata dal continuo tremore delle mani.
Parole sincere, che sconfiggono l’odio e le barriere che ti separano dal mondo. A cosa ti serve il mondo, Sherlock? Non sei più qui. Non ti serve a niente. Che importa se tutti ti odiano? A te non serve nessuno. Perché dovresti aver bisogno di qualcuno, Sherlock? A te basta lui.
Lui, che non ti ha creduto quando hai tentato di farti passare per un bugiardo. Lui, che ha sempre avuto fiducia in te, che ti ha sempre assecondato per quanto pazze fossero le tue richieste. Lui, il tuo unico vero amico.
Tu hai lui, Sherlock. Forse non è molto, ma hai lui. Hai lui, quella rosa, e quel biglietto.
Buon san Valentino, Sherlock.
Ti amo.
John.

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Capitolo 2
*** L'uccellino e il suo padrone ***


A qualcuno era piaciuto il primo capitolo, quindi ho messo il secondo! Ora invece di rivolgermi a Sherlock mi rivolgo a John... Forse è più brutto del precedente, ma spero possiate apprezzare un poco anche questo :-)
Se ha approvazione metto anche il terzo...

Sei pentito.
Non fare così, John. Non hai niente di cui pentirti.
Non devi vergognarti dei tuoi sentimenti, non devi insultarti per le tue azioni. Sei tu, è il tuo amore l’unica cosa che ancora può tenere Sherlock in vita. Non rifiutarlo, non tentare di liberartene. Se Sherlock fosse qui, te ne sarebbe senz’altro grato.
Ascoltami, John, te ne prego. Conosco i tuoi pensieri, e non sono d’accordo con le tue convinzioni.
Tu non vuoi che qualcuno legga quel biglietto, John, e lo capisco. Per questo stai tornando verso il cimitero. Ma così facendo allontanerai Sherlock dalla tua vita più di quanto non lo sia già.
Ti accusi per avergli scritto quelle cose. Stupido, ti accusi per un tuo merito.
Ti racconto una storia, John.
C’era un uccellino, chiuso nella gabbia del padrone.
Lo spazio in cui stava era piccolo, non poteva nemmeno aprire le ali. Il padrone era molto buono, lui aveva regolarmente del cibo ed era protetto dai pericoli, ma era triste.
Un giorno, il padrone dimenticò la gabbia aperta, e l’uccellino volò via. Iniziò una nuova vita! C’erano i gatti che volevano mangiarlo, e il cibo era scarso, ma non gli importava. Poteva volare. Poteva spalancare le ali e cinguettare a tutti la sua gioia. Perché la libertà, con i suoi pregi e i suoi difetti, è la gioia universale.
Quando il padrone si accorse della fuga, era triste, ma pensò fosse meglio così. E regolarmente, ogni sera, per far godere all’uccellino la sua pace senza abbandonarlo, metteva delle briciole di pane sul davanzale.
La stessa cosa accadde a un padrone cattivo. Appena si accorse della fuga, mise anche lui delle briciole di pane sul davanzale, ma le usò come esca per imprigionare nuovamente l’uccellino.
 Ma l’animale era triste, non cantava più, non deliziava più l’uomo con i suoi cinguettii: ben presto anche il padrone si incupì, e divenne via via più scontroso.
L’uccellino, John, è il tuo amore per Sherlock. E tu sei il padrone, che a lungo l’ha tenuto imprigionato ma alla fine, per sbaglio, l’ha lasciato fuggire.
E ora, John, sta a te decidere. Vuoi essere un padrone cattivo, negare il tuo amore fino a soffrirci tu stesso?
O vuoi essere un padrone buono, lasciare liberi i tuoi sentimenti nutrendoli costantemente?
E’ con esitazione che arrivi davanti alla tomba di Sherlock. Non sai più cosa fare.
Una sorpresa.
Un’altra rosa accanto alla tua.
Un altro biglietto piegato.
Forse un dono di Molly? Ma Molly ha l’influenza, non può uscire di casa.
Forse un dono di Mrs Hudson? La donna ti avrebbe avvertito, credo.
Forse è passato Mycroft? Deve solo provarci, quel bastardo, a lasciare una rosa sulla tomba del fratello.
Perché porsi tante domande, John? Devi solo fare qualche passo e leggere.
La verità è di fronte a te.
Raggiungila.
E una volta tanto, John, mi ascolti.
E un sorriso incredulo ti si apre sul volto nel notare quell’inconfondibile scrittura.
Altrettanto, John.
SH
Ps Uhm... In teoria io sarei sposato col mio lavoro, ma pazienza.




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Capitolo 3
*** Voi unica entità ***


L'ultimo!!!! Bruttino, mi piace solo la fine xD

Stupore.
Rimani estasiato a leggere quelle poche parole. Pensi a uno scherzo, pensi a un imbroglio, pensi a un’illusione, pensi a un sogno. Ti pizzichi, ti fai male, ma niente sfuma davanti a te.
La verità è che quelle parole sono nel suo stile, sono vergate con la sua scrittura.
Non è un miraggio John, non è uno scherzo.
Ma allora cos’è? Sherlock non può essere vivo. Ricordi di aver visto il suo cadavere. Quello era lui, diamine, era lui! Non c’è margine di dubbio.
Però, però... La gente ti spingeva via, non hai potuto esaminarlo con attenzione. Forse era solo un altro dei suoi fottutissimi trucchi.
Ti guardi attorno, lo cerchi, ma non vedi quello che vorresti. Cerchi la sua alta figura, ma non c’è. Cerchi i suoi morbidi capelli ricurvi in dolci fiocchi, ma non vedi nemmeno quelli.
Ciò che non sai, John, è che lui vede te. Ti vede, ti guarda, e sorride.
Riguardo a te, Sherlock. Piantala di sorridere alla confusione del dottore. E’ un gesto incredibilmente scorretto da parte tua.
Cammina. Dirigiti verso di lui. Appoggiagli una mano sulla spalla e fallo voltare verso di te. Il resto, poi, verrà da solo.
Perché mi obbedisci, Sherlock? Tu non prendi mai ordini da nessuno: è forse il tuo amore per il dottore che ti spinge ad ascoltarmi?
Sì, Sherlock, ho detto bene: il tuo amore per lui.
Tu lo ami, Sherlock. E oggi, san Valentino, è uno splendido giorno per rendertene conto.
Cosa pensi che sia quest’ansia? Cosa pensi che sia questa agitazione?
Non hai una risposta? E’ ovvio. Non te ne intendi di emozioni, Sherlock. Ti aiuto io: ti sei innamorato.
Innamorato. Storci la bocca a questa parola. Tu, Sherlock, innamorato?
Tu non sai cos’è l’amore. E’ vero, Sherlock, eppure lo provi.
E’ un’idea così dura da accettare? Sì. Ogni fibra del tuo corpo la rifiuta.
Eppure eri felice, dopo aver letto il suo bigliettino. Gli hai anche augurato buon Valentino rispondendogli ‘altrettanto’.
Ma tu ribatti, rifiuti la ragione, dicendo che gli hai anche scritto che sei sposato col tuo lavoro. E’ vero, ma hai anche aggiunto ‘pazienza’.
Comunque, se sei così sicuro di non amarlo, di non aver bisogno di lui, perché non ti blocchi? Continui ad avanzare verso John. Cosa pensi che sia questa fretta, questa sollecitudine? Quando ti deciderai a darmi ragione?
Gli metti una mano sulla spalla. Si irrigidisce. Si volta, ti vede, sbianca, ti fissa. Registri ogni sua mossa, ogni sua espressione; ne deduci lo stato d’animo, tentando di non fare niente che possa turbarlo eccessivamente. E ancora sostieni di non provare niente per lui?
E tu, John, non stare lì imbambolato, santo cielo! Fai qualcosa! Sta aspettando una tua qualsiasi reazione, sta aspettando te. E non era mai successo prima. Non si era mai fermato ad aspettarti, e se la sua mania di fare le cose in fretta ti lasciava indietro, beh, peggio per te.
Fai qualcosa, John.
No, un pugno in faccia non era esattamente quello che intendevo. Ma penso che possa andare.
Ehi, Sherlock , piantala di fissarlo incredulo. Dovresti sentirti sollevato, almeno non è svenuto né niente. E non è sotto shock.
Senti il sapore di sangue in bocca, e ti soffermi a riflettere che mai avresti pensato che l’amore potesse avere un gusto così metallico.
Ho sentito bene, Sherlock? Hai detto amore?
Adesso non negare, e rispondi al bacio del dottore.
Bacio? Un momento, mi son persa qualcosa? John! Tu...
Tu hai appoggiato le labbra sulle sue. Tu hai preso l’iniziativa, ti sei sbloccato, e hai sbloccato anche lui.
Sono fiera di te, John.
Sherlock. Bravo. Abbandona ogni barriera, infila le mani tra i nodi dei suoi capelli. Da quanto non li taglia? E’ diventato un po’ trascurato da quando te ne sei andato. Ma ora sei di nuovo qui, pronto a rimettere tutto a posto.
John sente in bocca il sapore del tuo sangue, e gli piace. E sa che sei reale, non pesa che tu sia un miraggio, perché nemmeno l’immaginazione più fervida o la memoria più efficace potrebbero ricordare con tanta precisione il tocco di quelle forti mani fredde che raramente l’hanno sfiorato ma che hanno reso ogni singola volta memorabile.
E io sono felice, perché finalmente posso smettere di rivolgermi a te, Sherlock. O a te, John.
Finalmente posso rivolgermi a voi come unica entità.

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