Cornelia Finnigan - Magic is something you make

di Marti Lestrange
(/viewuser.php?uid=168998)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. I ***
Capitolo 6: *** 4. II ***
Capitolo 7: *** 5. I ***
Capitolo 8: *** 5. II ***
Capitolo 9: *** 6. I ***
Capitolo 10: *** 6. II ***
Capitolo 11: *** 7. I ***
Capitolo 12: *** 7. II ***
Capitolo 13: *** 8. I ***
Capitolo 14: *** 8. II ***
Capitolo 15: *** 9. I ***
Capitolo 16: *** 9. II ***
Capitolo 17: *** 10. I ***
Capitolo 18: *** 10. II ***
Capitolo 19: *** 11. Avviso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cornelia ricordava bene il suo primo giorno di scuola…
La lettera da Hogwarts era arrivata puntualissima, il giorno del suo undicesimo compleanno, uno splendido giorno di maggio. Il giardino della casa di Chelsea era fiorito ed era fresco dopo l’ennesima pioggerella londinese che aveva rinfrescato l’aria e fatto aprire gli ombrelli.
Il primo di settembre, Cornelia era sbucata sul binario 9 e ¾, accompagnata dai suoi genitori e da suo fratello Thomas, di un anno più grande. L’espresso per Hogwarts fumava lì accanto, pronto per la partenza. Era nervosa, anche se non voleva darlo a vedere, soprattutto davanti a suo fratello e ai suoi nuovi amici, due ragazzi dallo sguardo sveglio che già lo stavano aspettando sul binario. Cornelia li osservò per un momento: aveva tanto sentito parlare di loro. Uno era più alto di Thomas, capelli scuri e un ghigno spiritoso già dipinto sul volto. Rivolse a Cornelia uno sguardo indagatore, riconoscendola come la sorella del suo migliore amico. Il secondo era già ben piazzato, capelli marroni e anonimi. Niente in lui attirò l’attenzione di Cornelia, che si stufò subito di osservarlo. A dire il vero, lasciò perdere subito il trio di amici, perché suo padre si rivolse a lei.
- E’ ora – le disse dolcemente.
Lei gli sorrise, ora visibilmente agitata.
- Tesoro – cominciò suo madre – sappiamo che sei agitata, ma sta’ tranquilla. Qualsiasi cosa succeda, in qualsiasi casa tu verrai assegnata, per noi andrà bene ugualmente. Saremmo ugualmente orgogliosi di te, d’accordo?
- Bè, diciamo che se finisci a Grifondoro sarebbe meglio, però… - cominciò suo padre mettendo le mani in tasca.
Sua madre gli lanciò un’occhiataccia e poi tornò a sorridere a Cornelia. Quest’ultima fece un profondo respiro e disse: - Okay. Starò bene. Vi scriverò domani.
- Certo, noi aspetteremo una tua lettera con trepidazione.
Si salutarono e poi Cornelia venne aiutata a caricare il suo baule. Thomas insistette per farla sedere nel suo scompartimento, che divideva con i suoi due amici e, per la gioia di Cornelia, con una ragazzina dai lunghi capelli rossi e mossi e un ragazzino bruno con due incredibili occhi verdi, molto somigliante all’amico di suo fratello. Cornelia salutò i suoi genitori dal finestrino aperto e loro le mandarono un bacio.
- Ricorda, per qualsiasi cosa c’è tuo fratello, va bene? – disse il papà – Vero, Tom?
Thomas si girò verso suo padre e alzò un pollice verso di lui.
- Contaci, papà – esclamò.
- Salutaci tanto Michael, se lo vedi – aggiunse suo padre.
Michael McLaggen, figlio di un collega di papà, avrebbe iniziato anche lui il suo primo anno a Hogwarts. A Cornelia non stava granché simpatico. Ogni volta che si vedevano faceva sempre il saccente e a lei dava i nervi. Solo Thomas riusciva a farlo stare zitto.
Il treno cominciò a muoversi, prima lentamente, poi prese più velocità. Cornelia osservò i suoi genitori farsi sempre più piccoli, finché scomparvero. Andati. Spariti dietro l’ultima curva. Si risedette e sospirò, guardandosi intorno. La ragazzina rossa la stava guardando, e le sorrideva.
- Io sono Rose Weasley – si presentò tendendole una mano.
Cornelia ricambiò il sorriso e le strinse la mano, dicendo: - Piacere, io sono Cornelia Finnigan.
- La sorellina di Tom – intervenne il ragazzo moro. Cornelia si girò a guardarlo.
- Tu devi essere l’amico delinquente di cui Tom ci ha parlato – disse lei.
Tutti scoppiarono a ridere sonoramente. Il ragazzo rise a sua volta e incrociò le braccia al petto, studiandola.
- Sono James Sirius Potter.
Le tese la mano e lei gliela strinse.
- Cornelia Finnigan.
Cornelia sapeva tutto delle gesta di Harry Potter, ovviamente. Il ragazzo che aveva salvato il mondo magico. Evitò di fare domande, non erano affari suoi. Sapeva anche tutto sulla famiglia Weasley, di cui Rose sembrava far parte. D’altronde, suo padre stesso aveva combattuto al fianco di quelle persone, e anche sua madre. Un po’ tutti di quella generazione.
- Lui è mio fratello Albus Severus – continuò James indicando il ragazzino dagli occhi verdi.
Albus le sorrise, il volto simpatico.
- Per ora dice che sono suo fratello, vediamo in quale casa finirò e poi ne riparliamo – disse Albus stringendole la mano.
- Piacere, Albus – disse lei sorridendo.
Le venne anche presentato l’altro amico di suo fratello e James, un certo Marcus Wilkins, un tipo un po’ silenzioso e di poche parole, che le strinse la mano così forte che quasi le mozzò il respiro.
- Quest’anno ho intenzione di fare i provini per la squadra – annunciò James tronfio.
- Anche io, amico – esclamò Tom.
- E pensate davvero che vengano scelti due ragazzini del secondo anno? – disse Cornelia sollevando un sopracciglio, ironica.
Tom e James la guardarono.
- Sei davvero incoraggiante, sorellina, grazie mille.
- Cornelia ha ragione – esclamò Rose – Anche io dubito molto seriamente che verrete anche solo lontanamente presi in considerazione.
- Sta’ zitta, Rose, tu nemmeno sai volarci, su una scopa, figurati se capisci qualcosa di Quidditch – esclamò James.
- Che simpatico, James! – esclamò lei, prendendo un libro e nascondendosi dietro le sue pagine, offesa.
- Non te la prendere – disse Albus – Sai come è fatto James. Solo perché non ha ancora trovato una ragazza che gli tenga testa sul campo da Quidditch…
- Al, vuoi che cominci da subito a far finta che non siamo fratelli? – lo minacciò James.
- Non mi fai paura, James – replicò Albus facendogli una linguaccia.
- Quello che ha detto Al è interessante, però… - disse Tom.
Tutti lo guardarono.
- A proposito di una ragazza che tenga testa a James… - Tom si girò verso Cornelia.
- Che vuoi? – gli chiese lei, sentendosi osservata.
Anche James la guardò.
- Tua sorella? – esclamò rivolto a Tom.
Quest’ultimo annuì, deciso.
- Vola da dio, James. Dico davvero. Non ho mai visto una ragazza dotata come lei a quest’età… Tranne forse tua madre, ovvio…
La madre di James era stata una grande campionessa, aveva giocato per la squadra delle Holyhead Harpies. Almeno così aveva raccontato Tom.
- Bè, mia madre era forte, certo – borbottò James – Sono curioso di sfidarti, Cornelia.
- Lei gioca come cacciatrice, James – aggiunse Tom.
- Oh, peccato! – esclamò il ragazzo moro – Ti avrei volentieri sfidato a una caccia al Boccino.
- Mi spiace – disse Cornelia ironica alzando le spalle.
Da dietro il libro aperto, si sentirono le risatine di Rose.
- Tu non stavi leggendo? – le chiese James.
Rose abbassò il libro e sorrise.
- Si, cuginetto, ma colgo sempre le buone occasioni, quando una persona riesce a zittirti.
I due cugini si guardarono, poi James rise.
- Va bene, ragazze, mi arrendo – disse solo riappoggiandosi al suo sedile.
 

_

 
L’arrivo a Hogwarts fu per Cornelia indescrivibile. Un’emozione fortissima. I suoi occhi vennero catturati dal profilo del castello sulla collina. Le mille luci. Le barche che li condussero, attraverso il lago nero, a un piccolo molo proprio sotto il castello.
Il salone d’ingresso era illuminato a giorno, e Cornelia lanciò uno sguardo alla Sala Grande aperta lì accanto. Vennero condotti in una stanzetta lì vicino, in attesa dello smistamento. Cornelia era così nervosa che tutto quello che venne dopo – il vicepreside che li scortava in sala, il Cappello Parlante e la sua filastrocca strampalata – le risultò confuso, nebuloso e lontanissimo. Assistette impotente al primo smistamento, di una ragazza con dei lunghi capelli castani, un paio di occhiali e il passo incerto, che rispondeva al nome di Victoria Baston. Si sedette sullo sgabello e il Cappello le calò sugli occhi. In un istante, quello gridò: - GRIFONDORO!
Victoria si alzò sorridente e si andò a sedere al tavolo dei Grifondoro, dove venne accolta dagli altri studenti festanti.
Dopo poco, toccò a lei. Sentì distintamente il suo nome: - Finnigan, Cornelia.
Si sedette sullo sgabello, incerta, e il Cappello Parlante le oscurò la vista della sala. Non si stupì di sentire una voce parlare.
- Bene bene – cominciò – un’altra Finnigan… Mi ricordo di tuo fratello Thomas. E anche di tuo padre… E di tua nonna. Una grande stirpe di Grifondoro, a quanto ricordo. Chissà cosa ne farò di te…
“Bè, mettimi a Grifondoro, no?!”, pensò Cornelia, stringendo forte lo sgabello.
- Sarebbe la scelta più ovvia… ma sarebbe quella giusta? – si chiese il cappello – C’è un’altra casa, allo stesso modo nobile e forte, fatta da persone importanti e di successo, e tu saresti la candidata ideale per Serpeverde… lo sai?
“Se Serpeverde deve essere, che Serpeverde sia, ma per favore scegli in fretta”, si disse Cornelia.
- Bene, credo che, dopotutto, un’altra Finnigan possa fare comodo a GRIFONDORO! – concluse il Cappello, gridando l’ultima parola.
Cornelia si tolse il Cappello giusto in tempo per sentire il forte boato che venne dal tavolo di Grifondoro, dove suo fratello Tom dirigeva l’orchestra di applausi e grida. Lei corse fino al tavolo e si sedette accanto a Victoria, rivolgendo a suo fratello uno sguardo pieno di gioia.
- Così ti vogliamo, Cornelia! – esclamò lui, felice.
- Congratulazioni – le disse James sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso e poi la sua attenzione venne distolta da un giovane che si stava incamminando verso il cappello. Aveva i capelli biondissimi e una camminata tronfia e sicura di sé. Si sedette sullo sgabello e il Cappello non fece in tempo a sfiorargli la testa che gridò: - SERPEVERDE!
Il ragazzo si alzò, incrociò per un attimo lo sguardo di Cornelia e poi raggiunse contento il tavolo di Serpeverde dall’altra parte della Sala Grande. Dopo di lui, Michael McLaggen venne accolto a Grifondoro, per la gioia di Cornelia e Thomas.
Dopo qualche altro nome, tutti accolsero Albus Severus Potter tra i Grifondoro. Albus arrivò festante al tavolo e si sedette di fronte a Cornelia.
- Ora James ti riconoscerà come fratello, Al – esclamò lei.
Albus rise e disse: - Sarà meglio per lui.
-Sta’ tranquillo, fratellino – gli gridò James.
Finalmente, venne anche il turno di Rose Weasley. La ragazza si fece strada con passo sicuro, si sedette sullo sgabello e, veloce quasi come il biondo Serpeverde, il Cappello le sfiorò la testa e gridò: - GRIFONDORO!
Il tavolo festeggiò per l’ennesima volta una nuova arrivata. Rose abbracciò Cornelia e si fece largo sulla panca tra lei e McLaggen.
- Hey, vuoi spostarti un po’? – esclamò lei – Devo sedermi vicino alla mia amica.
Cornelia rise ed esclamò: - Si, McLaggen, fatti in là.
- Si, si, mi sposto – disse un riluttante McLaggen, che finì vicino ad un nuovo ragazzo con un incredibile paio di occhi azzurri, che si presentò con il nome di Edward Thornhill. Victoria, vicino a loro, tese la mano ad Albus.
- Piacere, sono Victoria. Victoria Baston.
Albus le sorrise e le strinse la mano.
- Io sono Albus Severus Potter.
- Oh, ma allora mio padre conosce tuo padre – esclamò lei – Mi ha tanto parlato del famoso Harry Potter, dei bei tempi in cui giocavano insieme nel Grifondoro…
- Davvero giocavano insieme? Geniale!
Fu così che Victoria venne presentata anche a Rose e Cornelia. E a McLaggen, e a Edward Thornhill, e infine a James e Tom.
 

_

 
 
Il giorno dopo divenne famoso come il giorno in cui James Potter mangiò l’erba del campo da Quidditch ben prima dei famosi duelli per il Boccino contro il biondo Serpeverde Scorpius Malfoy. Cornelia lo superò nel volo, stupendo tutti. Lo batté nei punti segnati a Thomas, che giocava da Portiere. Riuscì addirittura a prendere il boccino prima di lui, anche se per un soffio. James era strabiliato e ammirato.
- Peccato che gli studenti del primo anno non possano giocare – disse un ragazzo alto e muscoloso, che si rivelò essere il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro.
Cornelia e James atterrarono sul campo e fronteggiarono il ragazzo.
- Tu sei? – chiese a Cornelia, sorridendole.
- Cornelia Finnigan – rispose lei con il fiatone.
- Bene, Cornelia. Spero proprio di vederti ai provini, il prossimo anno. Avremmo bisogno di una Cacciatrice. Continua ad allenarti, mi raccomando, hai del talento.
Cornelia sorrise, radiosa.
- E invece tu sei? – chiese ancora, questa volta rivolto a James.
- James Potter – rispose lui prontamente – Aspirante Cercatore.
- Mmm – rifletté il capitano – Presentati ai provini quest’anno, forse sei quello che stiamo cercando. Anche se non hai preso il Boccino, voli come cammini, amico.
- Grazie – esclamò James – Verrò di sicuro.
Il ragazzo rivolse loro un ultimo sorriso e poi si allontanò.
Cornelia e James si guardarono per un momento, poi scoppiarono a ridere. Si strinsero in un abbraccio, per poi allontanarsi velocemente subito dopo. Continuarono a ridere mentre ritornavano al castello con Thomas.
- Ricordati di sfidarmi più spesso, Finnigan – disse James.
- Sarà fatto, James Potter – rispose lei sorridendogli.


SPAZIO AUTRICE
Buongiorno! Ecco qui il prologo della mia prima ff su Harry Potter...! Che dire... come ho scritto nell'introduzione, è la mia prima storia, questo è il prologo, perdonate eventuali errori e inesattezze, sto ancora imparando come funziona il sito e tutta la procedura di pubblicazione. Fatemi sapere se i caratteri sono troppo piccoli o troppo grandi e provvederò a modificare il tutto.  Il prologo è stato scritto molto dopo i primi capitoli e alcune cose non vengono precisate, troverete maggiori dettagli nel primo capitolo. Mi sembra di aver scritto tutto...
Grazie a tutti in anticipo! -Martina-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1. ***


1. 

"Puoi sempre buttarlo giù dal manico di scopa e farlo sembrare un incidente"

 
Un piccolo gufo grigio discese piano dal cielo, sfiorò le foglie dell’albero di pesco in giardino e planò leggermente, per andare a posarsi sul davanzale della finestra aperta. Zampettò, alzò la piccola testa piumata e poi emise un unico, solo verso melodioso, come un canto.
Cornelia si girò e sorrise. Si alzò dal divano sul quale stava comodamente sdraiata, posò il libro sul tavolino e si diresse verso il gufetto. Come se questo già pregustasse le coccole che di lì a poco avrebbe ricevuto, aumentò l’intensità del suo canto, che divenne quasi un tubare acuto, che risuonò per la stanza. Cornelia si chinò verso il gufo, allungò una mano e accarezzò leggermente la testolina, e il gufo chiuse gli occhi, soddisfatto e felice. Poi, la ragazza prese la lettera che il gufo aveva legato alla zampina, e disse:
- E’ di Rose, vero Lea?
Il gufetto (per meglio dire, la “gufetta”) annuì convinta. Cornelia le diede un’altra carezza e poi le mise davanti dell’acqua. Si sedette allo scrittoio sotto la finestra, dove sua madre era solita rispondere alle lettere, e aprì la busta.
La calligrafia ordinata e sinuosa della sua migliore amica fece capolino. Tirò fuori un unico foglio di pergamena e lesse.
 
Cara Cornelia,
qui alla Tana tutto bene. Un vero caos, come al solito, direi. Spero che tu stia bene. Sarò da te domani per le dieci, se per te va bene. Userò la Metropolvere. Non vedo l’ora. Manda la risposta tramite Lea.
A domani.
 
Tua,
Rose

 
 
 
 
Cornelia sorrise tra sé e sé, rigirò la lettera e scrisse sul retro:
 
 
 
Carissima Rose,
grazie per la tua lettera. Domani alle dieci è perfetto. Anche io non vedo l’ora. Ti aspetto.
 
Saluti a tutti,
Cornelia

 
Ripiegò la lettera, prese una busta nuova dal plico lì accanto sulla scrivania e la legò alla zampina di Lea. Diede qualcosa da mangiare alla gufetta e poi disse:
- Fai buon viaggio, piccola Lea.
Così dicendo, Lea si girò e riprese il volo. Si alzò piano in cielo e presto scomparve.
Era una delle ultime belle giornate d’agosto, prima dell’arrivo della pioggia di settembre. Mancava una settimana all’inizio della scuola, e Cornelia non sapeva se esserne felice o triste: le vacanze sarebbero finite e sarebbe iniziato un nuovo anno, però era anche elettrizzata per via di tutte le novità che avrebbe portato nella sua vita.
Hogwarts aveva sempre ricoperto un ruolo importante e fondamentale nella sua vita, fin dal primo anno: la Scuola di Magia e Stregoneria, dove aveva imparato tutto ciò che sapeva. Le mancavano due anni, e poi sarebbe entrata a tutti gli effetti nel mondo degli adulti. L’anno prima aveva seguito dei corsi di orientamento, al termine dei quali aveva deciso il suo futuro, o almeno lo aveva abbozzato: Guaritrice all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche, con sede a Londra. Era ancora indecisa in quale reparto inserirsi, ma aveva ristretto la scelta a tre, quindi era sulla buona strada.
Si allontanò dalla finestra, chiuse il libro che stava leggendo, “Grandi Maghi del Ventesimo Secolo”, e uscì dal salotto elegante che sua madre aveva arredato con tanta passione. Divani color crema, un tappeto prezioso, librerie, quadri e un camino con ripiano in marmo, sopra al quale spiccava uno dei tanti ritratti dei suoi bisnonni, che in quel momento però era vuoto. Probabilmente erano a spasso in qualche altra cornice della casa, oppure della loro vecchia magione nella campagna irlandese.
La casa era silenziosa a quell’ora della mattina. Thomas, il fratello di Cornelia, stava ancora dormendo nella sua stanza al piano di sopra, e non si sarebbe svegliato ancora per qualche ora. Cornelia ponderò bene su che cosa avrebbe potuto fare prima di pranzo: avrebbe potuto sistemare i fiori in giardino, o ricontrollare la sua lista di scuola, oppure preparare un dolce in vista dell’arrivo di Rose, previsto per l’indomani, o avrebbe potuto benissimo starsene comodamente sdraiata fuori, al sole, a godersi una delle ultime giornate d’estate. Alla fine scelse l’ultima opzione. Salì al piano di sopra ed entrò nella sua stanza.
Le piaceva la stanza della casa di Londra. Era più piccola della stanza che occupava nel castello in Irlanda, ma le piaceva proprio per quello: tutto era incastrato con maestria, sapeva di estate e di sole, e le ricordava tutte le bellissime giornate passate a Londra.
Indossò un costume da bagno e un leggero vestitino bianco, passò dal bagno a prendere la crema solare che la mamma le aveva preparato, afferrò una rivista (“Il Settimanale delle Streghe”) e scese di sotto.
Il giardino sul retro era l’orgoglio di sua madre: un curatissimo prato all’inglese, alberi da frutto, fiori e un salottino sistemato sotto un gazebo. Cornelia si distese su una delle sdraie lì accanto, si tolse il vestito e si godette la magnifica sensazione del sole sulla pelle. Aprì il giornale e notò subito la prima notizia: “Astoria Greengrass e Alexandra Creighton: la guerra dello stile è ufficialmente aperta”.
Il titolo campeggiava su quasi tutta la pagina, proprio sopra una foto di due bellissime donne, l’una accanto all’altra, vicine, ma inspiegabilmente lontane, sorridenti ai fotografi.
La donna a sinistra aveva lunghi capelli castani, occhi marroni e un sorriso tirato sui denti perfetti. Indossava un elegante completo verde scuro, secondo i dettami della moda. La giacca le esaltava il punto vita sottile e la gonna le fasciava i fianchi, per terminare appena sotto il ginocchio. In testa, un cappello sulle ventitré. La donna a destra invece sfoggiava un sorriso radioso, lucente, felice: non sembrava nemmeno accorgersi dei flash che la accecavano, bellissima in una camicia bianca leggermente trasparente, un paio di pantaloni dritti e dalla piega perfetta e un paio di eleganti scarpe con un tacco altissimo. I capelli castani erano raccolti in un alto chignon dietro la testa e gli occhi erano azzurri come un cielo senza nuvole.
Cornelia sorrise, come sempre quando vedeva una foto di sua madre su un giornale. Ci era abituata, ormai. Nonostante la nascita di suo fratello e poi della sua, un anno dopo, sua madre non si era fermata, aveva continuato a lavorare per vari giornali, dalla “Gazzetta del Profeta” al “Settimanale delle Streghe”, anche se a ritmi più ridotti. Il suo primo lavoro era stato per la “Gazzetta del Profeta”: dopo il diploma conseguito a Hogwarts aveva cominciato a lavorare come giornalista sportiva, data la sua conoscenza del Quidditch, il più popolare sport tra i maghi. Piano piano, si era conquistata una rubrica settimanale tutta sua, diventata da subito famosa per i consigli di stile, i commenti sulla moda e i giudizi stilistici sulle varie personalità del mondo magico. Mentre stava ad Hogwarts, Cornelia leggeva avidamente quella paginetta settimanale, e sentiva sua madre più vicina. Quasi tutti la leggevano, ormai. Era diventato un rito imperdibile, come il caffé la mattina o il tè delle cinque.
Cornelia si apprestò a leggere l’articolo:
 

E’ ufficialmente aperta la gara di stile tra due vere e proprie icone moderne: Astoria Greengrass, classica e raffinata, e Alexandra Creighton, dallo stile chic e senza tempo.
La prima, moglie del Direttore del Dipartimento Pozioni, Draco Malfoy, ama sfoggiare completi dalle linee rigorose e classiche, che esaltano la sua linea perfetta, e dai tessuti intramontabili: lana, seta, velluto… Ultimamente, l’abbiamo semplicemente adorata alla Cerimonia per l’assegnazione del “Premio Annuale per la Scoperta più Rivoluzionaria”, assegnato ogni anno dal marito Draco a un fortunato ricercatore. Gonna nera dal taglio perfetto, camicia rosa e giacca sagomata, il tutto condito da un paio di scarpe magnifiche [foto 2].
La seconda, moglie di Seamus Finnigan, il famoso Direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, la amiamo per le sue scelte mai convenzionali, per quello stile sempre speciale e diverso dal solito, per quell’eleganza mai ostentata, ma sottile e fine. La sua innata tendenza allo stile la possiamo  ritrovare nel taglio perfetto di un paio di pantaloni bianchi, una camicia blu di seta e scarpe blu altissime, sfoggiato a una cena di beneficenza alla quale ha presenziato con il marito e altre fortunate coppie di invitati, per la raccolta fondi a favore dell’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche [foto 3].
Insomma, che sia l’una o che sia l’altra a vincere la sfida, noi siamo sicuri che, con due donne come Astoria e Alexandra, la bellezza non andrà mai perduta.

 
Cornelia distolse gli occhi dalla fotografia di Astoria Greengrass che, al braccio del marito, sorrideva tirata ai fotografi. L’uomo era molto elegante, i capelli erano di un biondo quasi bianco e gli occhi grigi, freddi come il ghiaccio. L’articolo non le era piaciuto molto, l’aveva trovato troppo imparziale, e troppo condito di lodi ed elogi che le risuonarono solo come finti.
Guardò ancora la foto di Astoria: una donna elegante, apparentemente perfetta, ricca, alla moda, bellissima. Felice? Cornelia non lo sapeva, ma il suo sguardo non sembrava un granché felice, mentre baciava sulla guancia il marito sotto una marea di flash. L’aveva vista dal vivo in parecchie occasioni, le era anche stata presentata, ma quella donna era un mistero imperscrutabile. Era impossibile cercare di capire a che cosa pensasse, quali fossero le sue paure, i suoi desideri, i suoi tormenti. Il suo volto era come una maschera, perfetta e impenetrabile.
Sua madre salutava felice dall’altra fotografia, al braccio di sua marito, il padre di Cornelia: Seamus Finnigan indossava un perfetto completo nero con camicia bianca e cravattino. I suoi capelli biondo paglia risplendevano, i suoi caldi occhi castani sorridenti. Erano felici. Per davvero. Cornelia lo sapeva.
Suo padre le aveva raccontato di essersi innamorato di sua madre a prima vista. L’aveva vista per la prima volta ad Hogwarts, lei era di due anni più piccola, troppo perché potesse essere notata da lui, almeno non subito. Una volta che gli occhi di Seamus si furono posati su Alexandra Creighton, per lui non ci fu più nessun’altra. Sua madre lo aveva notato dopo qualche settimana, ma aveva fatto finta di nulla per tenerlo sulla corda, e lì Cornelia era scoppiata a ridere immaginando la scena, e ritrovando se stessa nel comportamento di sua madre: si somigliavano molto.
Posò il giornale e si appoggiò allo sdraio, gli occhi chiusi. Era felice di tornare a Hogwarts, punto. Al diavolo le vacanze, il sole e il tempo libero. Aveva una voglia matta di usare la magia, dopo due mesi di astinenza. Infatti, ai maghi minorenni era severamente proibito utilizzare la magia, e quindi la bacchetta magica, durante le vacanze estive, pena la sospensione, o espulsione, da Hogwarts. Aveva voglia di sedersi sulle panche in legno della Sala Grande, seguire le lezioni di pozioni nei sotterranei, ridere con Rose la sera davanti al fuoco o sedute fuori nel prato fiorito, giocare a Quidditch, volare, allenarsi duramente e vincere (magari battendo il Serpeverde, perché no?), fare scherzi in compagnia di suo fratello e dei suoi amici, visitare Hogsmeade e rivedere tutto quanto e tutti gli altri.
- Corny!
Si girò al grido di suo fratello. Thomas Finnigan stava affacciato alla finestra della sua stanza e agitava la mano verso di lei.
- Buongiorno! – esclamò lei ridendo.
- Un giorno o l’altro lo ucciderò! – gridò lui – Te lo giuro!
- Di chi stai parlando?
- Ma lo sai che ore sono, o no?! – continuò lui senza risponderle.
- No…
- Le nove e trenta! – esclamò lui, sconvolto, i capelli biondi spettinati.
- Oh, mamma, è prestissimo, in effetti – rispose lei ironica.
- Ti rendi conto?! Quel matto di James mi ha messo una specie di stupido marchingegno Weasley sotto il letto, e questa cosa ha preso a suonare, alle nove e mezza!
Cornelia lo guardava da sotto con un sorrisetto, divertita. James Potter era il miglior amico di suo fratello Thomas. Divertente, pazzo e sempre pronto a combinarne una, James faceva sempre ridere tutti con battute brillanti e aneddoti divertenti, era inarrestabile, imprevedibile e anche parecchio impertinente. Cornelia si divertiva un mondo con lui e Thomas, ma a volte lo trovava davvero incorreggibile. A lungo andare, non riusciva più a sopportare le sue battute agli studenti più piccoli, i continui scherzi e le angherie che riservava a quelli del primo anno.
Il giorno prima era stato lì per fare visita a Thomas: si era materializzato a casa Finnigan solo per fare uno scherzo al suo amico. Cornelia non lo aveva visto, perché in quel momento era fuori. Ora, rideva apertamente in faccia al fratello.
- Grazie, Corny, mi sei veramente d’aiuto – protestò lui.
- Dai, Tom, che cosa vuoi fare, materializzarti alla Tana e ucciderlo? Tra pochi giorni lo rivedi e ti eviti la fatica del viaggio. Puoi sempre buttarlo giù dal manico di scopa e farlo sembrare un incidente.
- Hai ragione, penso che farò così.
Tutti e due scoppiarono a ridere e poi Thomas disse:
- Mi preparo e poi usciamo a prendere un caffé, ci stai?
- Certo che si. Ora salgo anche io a cambiarmi – rispose lei ancora ridendo.
Raccolse la rivista e la crema e rientrò. Salì le scale e fu di nuovo in camera sua. Tolse il costume e indossò un paio di pantaloncini blu e una camicetta bianca. Si diede una sistemata ai lunghi capelli biondo scuro e uscì.
Suo fratello, un metro e ottantacinque di muscoli, bellezza e carisma, la aspettava ai piedi delle scale, appoggiato al muro, lo sguardo fisso sulla parete di fronte. Non appena la sentì scendere le scale si girò a guardarla e le sorrise. I suoi capelli erano biondi come quelli del padre, gli occhi verde-azzurri come quelli della madre, e il sorriso era radioso e pieno di vita.
- Sei pronta?
- Certo, andiamo.
Fuori, l’elegante quartiere residenziale nel quale si trovava la villetta a due piani che era stata del nonno di Cornelia risplendeva della luce del sole estivo. Si sentiva un profumo di fiori e di erba appena tagliata. Cornelia alzò gli occhi al cielo e respirò a pieni polmoni quel profumo buonissimo.
- James è andato via presto, ieri? – chiese a suo fratello.
- Si, è rimasto qui circa due ore. Ha detto che aveva da fare. Probabilmente si sta affannando per finire i compiti di Pozioni.
Cornelia ridacchiò.
- James è sempre il solito… Non cambierà mai. Ecco perché non è mai diventato Prefetto. Sua madre aveva ragione: fare lui Prefetto sarebbe stato come lasciare la scuola in mano a un branco di vermicoli.
Thomas scoppiò a ridere.
- Me la ricordo questa cosa. In effetti è vero…
- Chissà il prossimo anno… - sospirò Cornelia – Come se la caverà con un Caposcuola come migliore amico…
Thomas le sorrise e disse: - Non farla tanto tragica, Corny. Anche se sono diventato Caposcuola, non vuol dire che sia diventato anche noioso. Mica mi chiamo Percy Weasley…
I racconti di Percy Weasley, lo zio della sua amica Rose, di quando era Prefetto, e poi Caposcuola, a Hogwarts, erano sempre materia di risate e occasioni per rivangare i vecchi ricordi a casa Weasley.
- No di certo.
- E poi senti chi parla! – esclamò lui – “Il Prefetto Cornelia Finnigan”!
Cornelia si mise a ridere.
- Dai, quella è stata una vera sorpresa. Ho sempre pensato che la carica l’avrebbe ricevuta Rose…
- Essere secchiona e studiare fino alla morte non vuol dire essere meritevole della carica di Prefetto, e lo sai. Ci sono tante altre tematiche in gioco.
- Hai ragione, però mi ha sorpresa lo stesso.
- Bé, bisogna dire che Rose sì, studia come una matta, però a volte è un po’ troppo impertinente con alcuni professori, con quelli che non le piacciono. Me lo hai raccontato tu, no?!
- Si, si, hai ragione, però è comunque una studentessa modello.
- Certo, nessuno direbbe il contrario.
Raggiunsero il loro Caffé preferito, entrarono e si sedettero ad un tavolino tranquillo, dove avrebbero potuto parlare tranquillamente senza essere sentiti dagli altri clienti del locale.
Ordinarono due cappuccini e mangiarono delle brioches alla crema e, una volta che la cameriera ebbe portato loro tutto (sguardo ammiccante e sorrisetto verso Thomas), Cornelia disse:
- Domani mattina arriva Rose, a proposito.
- Davvero?
- Si, arriva per le dieci con la Metropolvere. Mi ha scritto stamattina.
- Allora era Lea che faceva quei versi, non l’ho sognato – esclamò lui.
- Si, era Lea – rise Cornelia – Ti ha svegliato?
- No, se no col cavolo che ritornava a casa Weasley… - esclamò.
- Dai, Tom! – esclamò Cornelia.
- Ma si, stavo scherzando.
Cornelia sorseggiò il cappuccino e poi disse:
- Sei contento di tornare?
Thomas alzò gli occhi dalla sua tazza e la guardò.
- Certo che sì! – esclamò – Mi mancano troppe cose di quel posto, non so come farò quando tutto sarà finito.
- Sei un romanticone, Tom – disse lei dandogli un pizzicotto sulla guancia.
- Dai, Corny! – esclamò lui – Non sono un romanticone, però so che sarà triste, la fine della scuola. Come la fine di un’epoca.
- Guarda la cosa dal lato positivo: niente più compiti e niente punizioni.
- In effetti, questo aspetto costituisce un’attrattiva non da poco…
Tutti e due risero. Una coppia di mezza età seduta ad un tavolo poco lontano si girò a guardarli.
- Non si può nemmeno ridere, adesso? – disse Thomas sottovoce – Questi
Babbani!
Cornelia rise ancora e rispose: - Facciamo i bravi, dai.
- E tu? – le chiese – Hai voglia di tornare?
- Ci pensavo prima. Si, ho una voglia matta di tornare. Quest’anno più del solito.
- Oh, ho capito perché non vedi l’ora – esclamò lui – Per via del caro McLaggen!
- Tom! – esclamò lei – Non dire fesserie. Non è per questo motivo.
- Mmm – rifletté lui – Non ne sono sicuro…
- E poi, scusa, ma che cosa te lo fa dire? Sentiamo.
- Ma no, è che una notte, quando sono tornato, sono passato vicino alla tua stanza e ti ho sentita chiamare il suo nome… “Michael! Michael! Dove sei?” – aggiunse imitando Cornelia.
- Dai! – esclamò lei dandogli una pacca sulla spalla oltre il tavolo – Non è vero, Tom!
Tom rideva come un pazzo e non accennava a smettere.
- Non ci credo – disse ancora lei, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
- Scherzavo, sorellina. Lo sai che scherzavo. Altrimenti sarei stato seriamente preoccupato per te…
Cornelia gli sorrise.
- Come diavolo hai fatto, me lo spieghi? – le chiese.
- A fare che cosa?
- A stare con Michael McLaggen!
- Dai, Tom… - si difese lei agitando una mano con indifferenza – Siamo compagni di squadra, io gli piacevo, è molto carino, simpatico, atletico…
- Si, si, okay, basta!
- Sei stato tu a chiedere – disse lei alzando le spalle.
Si guardarono e scoppiarono di nuovo a ridere.
 
 
 
 SPAZIO AUTRICE

Buon pomeriggio a tutti! Ecco qui il primo capitolo che, come avrete notato, è ambientato durante il sesto anno di Cornelia. Spero vi piaccia! Finora la storia ha ricevuto 74 visite... speriamo in bene! Ringrazio la mia amica Mikilily che mi ha incoraggiata a postare!
Baci -Marty-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2. ***


2.
"E' solo James, Cornelia. E' solo James. Insomma".

 
La mattina dopo, una leggera pioggerella cadeva fitta dal cielo sulla città rumorosa. Nel quartiere di Chalsea, a casa Finnigan, Thomas dormiva sdraiato sul divano in salotto, una mano oltre il bordo, la bocca leggermente aperta, i capelli spettinati e con ancora addosso i vestiti del giorno prima. Cornelia era rannicchiata nella grande poltrona accanto al camino, la vecchia poltrona di nonno Finnigan, un semplice Babbano che aveva scoperto i poteri della moglie, e tutto il suo mondo, solo dopo la nascita del loro unico figlio, Seamus. Aveva così potuto ricollegare tutti gli strani particolari della vita della moglie, e della sua, all’esistenza della magia. La sua vita era radicalmente cambiata, e in meglio. Il nonno non aveva mai sofferto per la sua totale mancanza di poteri magici, e aveva amato la moglie più che mai. I due vivevano in Francia, a Parigi. Si erano trasferiti quando Cornelia aveva dodici anni. Volevano godersi gli anni della vecchiaia nella città dell’amore per eccellenza. Cornelia li considerava come i protagonisti di una storia d’amore leggendaria, il suo esempio di amore che va oltre tutto e supera tutti gli ostacoli. Adorava i nonni Finnigan, ma ormai li vedeva molto di rado, solo un paio di volte l’anno. A Natale tornavano sempre in Inghilterra per festeggiare con tutta la famiglia. Avevano lasciato loro il vecchio castello nella campagna irlandese, proprietà della nonna. Suo padre e sua madre preferivano abitare nella villetta londinese, molto più comoda e agevole per raggiungere il Ministero.
Erano soliti passare qualche tempo nella magione irlandese solo al termine dell’anno scolastico. Da cinque anni a quella parte, Cornelia trascorreva una settimana a casa di Rose Weasley, la sua migliore amica, a casa dei nonni paterni di lei. La maggior parte delle volte, a luglio. E Rose veniva da lei sempre l’ultima settimana di agosto, per andare a Diagon Alley a comprare le cose di scuola, passare gli ultimi giorni delle vacanze insieme e poi recarsi a prendere l’Espresso per Hogwarts. Cornelia adorava quella settimana passata insieme nella casa di Chalsea: avevano la casa tutta per loro - Thomas era quasi sempre fuori, e non dava loro nessun fastidio, come loro non ne davano a lui, e i suoi genitori stavano al lavoro quasi tutto il tempo - potevano andare a Diagon Alley tutti i giorni per prendere il gelato da “Florian Fortebraccio”, leggere insieme le ultime notizie sulla moda e sul Quidditch, chiacchierare, prendere il sole in giardino, confrontarsi sui compiti e parlare dell’anno che stava per iniziare.
Quella mattina, il rumore della pioggia sottile che batteva contro i vetri conciliava il sonno dei due fratelli. La sera prima erano rimasti alzati fino a tardi a giocare a Scacchi Magici. Cornelia era una frana, e non aveva vinto nemmeno una partita. Tom invece non ne aveva mai abbastanza di batterla.
Cornelia sentì prudere la guancia, come se una mosca fastidiosa le si fosse posata addosso. Si grattò e il prurito passò. Alcuni secondi dopo, di nuovo la mosca. Questa volta si diede uno schiaffo. Agitò la mano, come per scacciare via la mosca, e continuò a dormire. E poi, eccola di nuovo. Questa volta Cornelia aprì gli occhi mettendosi a sedere. Lì, davanti a lei, seduto sul tavolino del salotto, stava James Sirius Potter, un’espressione di pura furbizia dipinta sul volto, gli occhi vispi e allegri e un sorrisetto impertinente. In mano teneva una piuma.
- James! – esclamò lei.
- Shh – disse lui sottovoce.
Indicò Thomas, che in quel momento si rigirò sul divano, si grattò la testa e continuò a dormire.
- Che cosa ci fai qui? – gli chiese lei.
- Sono passato a farvi un salutino – rispose ridacchiando.
- Che ore sono?
- Le nove.
- Allora è un vizio, presentarsi a casa Finnigan di prima mattina.
- Tom te lo ha raccontato? – rise James.
- Certo, era furioso ieri.
- Come mi diverto! – esclamò lui ridendo.
- Si, alla faccia degli altri.
- Ma si, Corny, fammi godere gli ultimi giorni di vacanza, per favore. Ora che tuo fratello è Caposcuola avrò vita breve, già lo so…
Cornelia si mise a ridere e disse: - C’è del caffè di là, ne vuoi un po’?
- Volentieri.
Cornelia si alzò e si diresse in cucina. James fece per seguirla, ma lei lo fermò.
- Torno subito, stai pure comodo.
Lui le sorrise e si sedette sulla poltrona che prima occupava Cornelia. James adorava quella poltrona.
La cucina era pulita e profumata, grazie alle mille amorevoli cure di Willa, la loro elfa domestica. L’avevano ereditata dalla nonna, e Cornelia e Thomas adoravano i manicaretti che lei tanto appassionatamente preparava per la famiglia Finnigan. I suoi antenati avevano sempre servito la casata, e lei ne era orgogliosa.
Cornelia sapeva che avrebbe trovato del caffè pronto e già zuccherato al punto giusto sul mobile in cucina. E così fu. Ne versò due tazze e osservò il suo riflesso nel vetro della finestra di fronte a lei. Era leggermente spettinata, ma non sembrava tanto sconvolta, visto lo spavento che James le aveva fatto prendere. Probabilmente si era Materializzato lì apposta per svegliarli. Indossava anche lei gli abiti del giorno prima, ma non se ne curò. Conosceva James da tanto, ormai, non provava imbarazzo davanti a lui.
Lo trovò seduto in poltrona, con in mano il libro che lei stava leggendo il giorno prima, quando Lea era piombata in salotto con la lettera di Rose.
- Mi sembri zia Hermione – le disse sollevando il libro.
- E’ interessante, sai? Dovresti leggerlo – disse solo lei porgendogli la tazza bianca.
Lui posò il libro e prese la tazza dalle mani di Cornelia. Una sorta di corrente elettrica passò tra loro due quando le loro dita si sfiorarono. Cornelia rabbrividì e James le lanciò uno sguardo, ma non disse niente.
La ragazza si sedette sulla poltrona accanto a quella di James e sorseggiò piano il caffè caldo.
- Allora, perché sei piombato qui all’improvviso? – gli chiese.
James la guardò e sfoderò il suo solito sorriso furbo. Si passò una mano sui capelli marrone scuro, sempre perennemente spettinati, e i suoi caldi occhi marroni lampeggiarono.
- Sono venuto apposta per te, Corny, e tu mi accogli così? – disse.
- Si, si, certo.
Cornelia agitò una mano e si mise a ridere.
- Il vero motivo?
- Non c’è nessun motivo, davvero. Ieri mattina ho disturbato Tom e stamattina il mio obiettivo eri tu. Tutto qui.
- Tu ti diverti così, eh?!
- Bè, si, è una delle cose che mi piace fare per passare il tempo.
James alzò le spalle e bevve altro caffè. Cornelia ebbe modo di osservarlo: i capelli marroni erano lucenti e quell’aria spettinata gli donava in modo particolare; gli occhi erano rapidi, vagavano di qua e di là e si posavano su tutto, avidi e curiosi; il suo sorriso era quasi sempre un sorrisetto ironico, divertito, e a tratti scanzonato. Le mani andavano di sovente ai capelli, li spettinavano e poi tornavano a posto, come se non riuscisse a stare fermo per più di qualche minuto. La sua voce era profonda, alta e dal tono sicuro. Niente poteva intimorire James Sirius Potter. Sfrontato, ribelle, impertinente, a tratti quasi canzonatorio, sprezzante delle regole e dei divieti, amava il pericolo, il rischio, le avventure elettrizzanti, ma era anche straordinariamente intelligente, coraggioso, divertente e anche gentile, quando voleva.
- Ieri era molto arrabbiato?
Cornelia rise e guardò Thomas, che respirava piano accanto a loro.
- Parecchio, sì – rispose – Stai attento, perché medita vendetta.
- Starò attento, certo. Con lui c’è sempre da stare in guardia.
- Anche tu non sei da meno. Cerca solo di non metterlo in situazioni difficili, James. È caposcuola, quest’anno, non farlo scegliere tra te e le regole.
James annuì e disse: - Come sei saggia… Comunque hai ragione.
- Non sono saggia, sono pratica. E penso che sia meglio parlarne prima che succeda.
- Certo, certo.
Era serio, Cornelia lo sapeva. Prendeva sempre seriamente queste cose. Quando voleva sapeva anche fare discorsi seri e da persona matura. Ma solo quando voleva…
- Rose arriverà per le dieci – disse Cornelia – Con la Metropolvere.
- Ah, si, ne parlava ieri sera a tavola. Era molto entusiasta, ovviamente.
- Lo so, ama venire qui, a contatto con il mondo Babbano. Ama osservarli, studiarli, e cerca anche di capirli, è questo il bello.
James si mise a ridere.
- Shhh – lo sgridò Cornelia indicando Thomas, che si era leggermente mosso sul divano.
James guardò Thomas a sua volta e rise tra se e se in silenzio. Cornelia scuoteva la testa, guardandolo.
- Sei incorreggibile, James…
- Grazie, lo considererò un complimento.
Lei rise ancora piano.
- Hai qualcosa di diverso – le disse lui all’improvviso.
Cornelia smise di ridere e lo guardò.
- Come, scusa? – gli chiese, pensando di non aver capito bene.
- Dicevo, hai qualcosa di diverso – ripeté James.
- “Qualcosa di diverso”? Non mi sembra… Mi stai prendendo in giro.
- No, assolutamente no, Corny, te lo giuro – si affrettò a rispondere lui.
- E allora che cosa vuol dire? Sono sempre la solita Cornelia…
- Non lo so, c’è qualcosa nei tuoi occhi… brillano. E i capelli… sono più luminosi. La tua pelle…
James si zittì all’improvviso, rendendosi conto di aver superato il limite.
Cornelia lo guardava, in silenzio. Guardava la sua bocca muoversi, le sue labbra formulare quelle parole, e intanto pensava: “È solo James, Cornelia. È solo James. Insomma”.
Si guardarono per un momento, poi, proprio mentre James allungava una mano e si avvicinava pericolosamente al suo braccio nudo, sentirono la voce lontana di Thomas dal divano, come se parlasse da una distanza eterna.
- James?!
James ritrasse velocemente la mano e Cornelia sobbalzò sulla poltrona.
Thomas non poteva averlo visto. No, assolutamente. Impossibile.
- Hey! – esclamò James – Finalmente ci siamo svegliati!
- Perché sei qui? – borbottò Thomas mettendosi a sedere.
- Sono venuto a farvi una sorpresa, no?! – esclamò James.
Cornelia lo guardò.
“Già, una sorpresa…”
L’unica ad essere sorpresa in quel momento era lei. Che cosa diavolo sarebbe successo se James l’avesse toccata? E che cosa aveva in mente?
 

*

 
Alle dieci meno cinque, Cornelia scese in salotto per aspettare Rose. James era andato via da poco, lei era salita a farsi una doccia e si era cambiata. La sua amica sarebbe arrivata da un momento all’altro.
Si sedette sul divano, perdendosi ad osservare le due poltrone nelle quali lei e James erano seduti solo poco tempo prima. Mentre l’acqua le scorreva addosso sotto la doccia, aveva avuto modo di riflettere. Sicuramente James non intendeva dire niente quando aveva parlato dei suoi occhi, e dei suoi capelli, e quando stava per dire qualcosa sulla sua pelle. Sicuramente la stava prendendo in giro. Tipico di James. Però, il fatto che la sua mano aveva quasi sfiorato la sua pelle non aiutava il ragionamento logico di Cornelia. Chissà che cosa gli era passato per la testa in quel momento? Chissà quali pensieri macchinosi quella mente nascosta sotto una zazzera di capelli scuri stava concependo?
Cornelia non lo sapeva. Ed evitò anche di rifletterci troppo a lungo, o le sarebbe di certo venuto mal di testa. Suo fratello non aveva visto nulla, di certo, altrimenti avrebbe lanciato loro sguardi indagatori per tutto il tempo. E lei non sopportava gli sguardi indagatori di suo fratello.
Non sapeva se parlarne con Rose. In fondo, era la sua migliore amica, poteva raccontarle tutto, lo sapeva. Era cugina di James, lo conosceva di certo meglio di lei, avrebbe potuto darle qualche consiglio logico e sensato. Però Rose era anche fin troppo logica, e poi considerava suo cugino semplicemente uno zotico, un po’ come tutti i ragazzi. Avrebbe senz’altro riso di lei, l’avrebbe presa in giro dicendole come diavolo aveva potuto anche solo pensare che James potesse parlare sul serio e avere nobili intenzioni.
In quel momento, sentì un rumore, uno sbuffo di fumo e Rose apparve nel salotto di casa Finnigan.
- Rose! – esclamò Cornelia alzandosi in piedi.
- Corny! – esclamò di rimando Rose, lasciando andare il baule e abbracciando la sua amica.
Rimasero lì per un po’, ad abbracciarsi, Rose ancora nel camino e Cornelia in piedi sul tappeto del salotto.
- Esci di lì, dai.
Rose uscì finalmente dal camino e trascinò dietro di lei il baule di Hogwarts. Lo poggiò lì accanto e si sedette sul divano accanto a Cornelia.
- Tutto bene il viaggio dalla Tana? – le chiese Cornelia.
- Si, bene, grazie – rispose Rose sorridendole – Papà mi ha fatto mille raccomandazioni come al solito, soprattutto sul pericolo di sbagliare camino, ma uso la Metropolvere da quando so camminare, insomma.
Rose sbuffò e Cornelia si mise a ridere. Rose assomigliava a suo padre più di quanto volesse ammettere, anche con se stessa, ma tutti quelli che la conoscevano erano sicuri quando affermavano che Rose era l’immagine di sua madre, anche se non esteriormente.
Lunghi capelli rossi e mossi le cadevano sulle spalle, lucenti e profumati, e un paio di bellissimi occhi azzurri - eredità di qualche lontano parente - saettavano di qua e di là, attenti. Indossava abiti babbani e sopra un lungo mantello da mago, per proteggere i vestiti dalla fuliggine e dalla polvere.
- Tu come stai? – chiese a Cornelia.
- Bene, grazie. Tom non è qui a riceverti, purtroppo. È andato via con James.
- James è stato qui? – esclamò Rose – Ecco dov’era! Albus ha detto di averlo visto sgusciare via stamattina sul presto, ma ovviamente non gli ha chiesto dove stesse andando.
- Si, si è Materializzato qui verso le nove – rispose Cornelia.
- Che cosa voleva?
Si era forse sbagliata, o Rose l’aveva guardata con uno sguardo indagatore diverso dal solito? Non si limitava ad indagare sulle cavolate che faceva James, cercava forse qualcos’altro? No, impossibile. Rose non avrebbe mai sospettato nulla riguardo lei e James. “Lei e James”?! Ma che cosa stava pensando? Non c’era nessun “lei e James”. Era ridicolo.
- Il solito: svegliarci e farci uno scherzo. Ieri mattina è toccato a Tom, stamattina a me. Semplice.
- Si, è raro che James rinunci a svegliare tutta la casa a turno – commentò Rose con una punta di rimprovero nella voce.
- Ma si, alla fine è divertente. Lo sai com’è fatto…
- Appunto perché so com’è fatto che mi dispiace per voi.
- Tom è il suo migliore amico, Rose. Si sono accettati a vicenda, e poi sono uguali, devi ammetterlo anche tu.
- Si, hai ragione. Quest’anno Tom è Caposcuola, deve stare attento, altrimenti rischia che lo destituiscano dalla carica.
- Ne ho parlato con James, prima. Sembra che abbia capito il problema e abbia anche recepito il messaggio. Speriamo in bene…
- Già… - sospirò Rose – Adesso però basta parlare di James! Che cosa hai fatto in questi giorni?
- Niente di entusiasmante, a dire la verità – rispose Cornelia – Le solite cose che si fanno in vacanza: ho preso il sole, ho letto, ho curato il giardino e passato del tempo con Tom. Niente di speciale, come vedi. Sono uscita di sovente, ho fatto lunghe passeggiate in centro e ho studiato i Babbani, proprio come fai tu. Sono andata a Diagon Alley un paio di volte, ma non c’è gusto senza di te.
Rose le sorrise.
- Io invece ho aiutato la piccola Lily e mio fratello Hugo con i compiti delle vacanze. Avevano bisogno di una mano. A dire il vero, Lily se la cavava benissimo da sola, ma l’ha fatto solo per Hugo, non voleva che lui si sentisse l’unico incapace, anche se è così.
- Rose! – esclamò Cornelia – Povero Hugo! Sai che non è così!
Lily era la sorella più piccola di James e Albus, una vera peste, ma intelligente e arguta come la madre. Hugo era il fratello più piccolo di Rose, un ragazzino che tendeva ad imitare scioccamente tutto quello che facevano James e Albus.
- Ma si, se solo si impegnasse un po’ di più…
- Vedrai che il quest’anno sarà obbligato ad impegnarsi. Il quarto anno non è una passeggiata.
Lily e Hugo avrebbero frequentato entrambi il quarto anno a Hogwarts.
- Lo spero per lui. Mamma e papà non erano così entusiasti dei suoi voti, a luglio.
- Bè, è difficile combinare qualcosa quando i tuoi esempi di vita sono elementi come James, o Albus – commentò Cornelia.
Albus sembrava aver preso dal fratello James l’aria impertinente e ironica, ma era molto più attento ai voti e allo studio, e soprattutto combinava meno guai. In lui spiccava di più un lato dolce che in James sembrava del tutto inesistente, o almeno ben nascosto.
- I tuoi tutto bene? – chiese Rose – Ho sentito papà che parlava con lo zio Harry che l’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici sta lavorando come non mai in questo periodo, ma si è rifiutato di dirmi alcunché.
- I miei stanno bene, sì. In effetti mio padre è super impegnato, ultimamente. Torna a casa tardi e la domenica lavora. Non l’ho mai visto darsi tanto da fare in ufficio, nonostante lui sia il direttore, e sia sempre presente. La mamma dovrebbe tornare per pranzo. Era contenta all’idea di rivederti.
- Anche a me fa piacere rivederla, è sempre estremamente gentile con me. E poi chiacchierare con lei è davvero stimolante.
In quel momento, Thomas si Materializzò in ingresso con un sonoro “pop”. Cornelia e Rose si girarono a guardarlo dall’ingresso del salotto. Lui entrò ridendo.
- Rose! – esclamò.
- Ciao, Tom.
Si abbracciarono. Rose era come una sorella per Thomas.
- Tutto bene? E alla Tana? – le chiese lui.
- Stanno tutti bene, grazie. Sono tutti tremendamente eccitati per qualcosa, ma nessuno ci vuole dire niente.
- Non lo so, papà non ci ha detto nulla, e lui lo saprebbe se stesse per succedere qualcosa di grosso – commentò Thomas.
- Immagino, sta di fatto che c’è sotto qualcosa, me lo sento.
- Prima o poi lo verremo a sapere, oppure lo scopriremo da soli – concluse Cornelia – Tom, aiutaci a portare il baule di Rose di sopra, per favore.
- Certamente! – esclamò lui scattando sull’attenti davanti a loro.
Le ragazze risero e poi Tom fece levitare il baule e lo portò fino al piano di sopra.
- Preferisci dormire nella mia stanza? Altrimenti Willa ti prepara la camera degli ospiti – le chiese Cornelia.
- Va bene se sto da te – rispose Rose – Dormiamo tutto l’anno insieme, mi sembrerebbe strano non averti nel letto accanto al mio.
Cornelia si mise a ridere e disse: - Va bene. Infatti ho preparato un letto per te nella mia camera. Vieni.
Entrarono nella stanza di Cornelia, dove Tom aveva depositato il baule di Rose.
- Io torno di sotto, voglio ricontrollare una cosa dei compiti di Trasfigurazione – disse Thomas.
- “Tu” che ricontrolli i compiti? – esclamò Rose ridendo.
- Sono diventato Caposcuola, devo dare l’esempio. E poi ne ho parlato con James e mi è venuto un dubbio su alcune domande. A dopo!
Così dicendo uscì dalla stanza richiudendo la porta alle sue spalle.
- Come è strano il mondo – sospirò Rose – Chi l’avrebbe mai detto.
- Già – concordò Cornelia sedendosi sul suo letto e accarezzando Horus.
- Hey, Horus! – esclamò Rose. Si avvicinò al gattino, che la guardò facendole le fusa, amorevole e sornione.
Rose lo accarezzò e disse: - Mi sei mancato, piccolo.
- E’ sempre più pigro – disse Cornelia – Ma quando torna a Hogwarts si trasforma. Scorrazza di qua e di là, gioca. Non lo so, l’estate gli fa uno strano effetto. O forse è solo il mondo Babbano…
- Può darsi che Hogwarts abbia una certa influenza su di lui – rispose Rose – In fondo, l’ho comprato al “Serraglio Stregato” di Diagon Alley, non è un gatto come gli altri.
- Forse hai ragione.
Anche Cornelia accarezzò Horus e poi disse:
- Non vedo l’ora di tornare a Hogwarts.
Rose la guardò e le sorrise. Un sorriso aperto, luminoso e sincero.
- Anche io, Corny. Mi manca in modo terribile.
- Anche a me manca. Ne parlavo con mio fratello stamattina: come faremo quando tutto sarà finito?
- Non lo so, ma penso che saremo talmente impegnate da non avere il tempo per pensare al passato, fino a quando non riusciremo a fermarci un momento e a riflettere. E allora ricorderemo gli anni della scuola con nostalgia…
- Già, temo che sia così – concordò Cornelia sospirando – La mamma mi racconta sempre che quando lei ha preso il diploma si è messa a piangere, ma non per la commozione del momento, ma perché avrebbe dovuto lasciare Hogwarts. E ha detto di aver iniziato subito a lavorare per la “Gazzetta del Profeta” e di conseguenza non ha avuto un attimo libero per rielaborare il tutto.
- Anche la mamma mi ha raccontato una cosa simile. Lei ha fatto davvero un tour de force. Prima il Dipartimento per la Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, poi il Dipartimento per la Regolazione della Legge Magica. Ha detto che i primi tempi aveva talmente tante cose da fare da non riuscire a pensare a niente tranne che al lavoro. E poi, non voleva pensare a niente che non fosse il lavoro. Troppo doloroso, così ha detto.
- Immagino che anche per noi sarà così. Almeno spero. Non voglio ritrovarmi a pensare con nostalgia a Hogwarts ogni dieci minuti. E poi penso una cosa: una volta finita, sarà tristissimo pensare che non ci torneremo più come studenti, sarà strano non considerare più il castello come una casa, però sarà anche bellissimo pensare di avere davanti a noi l’opportunità di iniziare una nuova avventura.
- Hai ragione – disse Rose – Penso che sarà eccitante!
- Anche io – esclamò Cornelia ridendo.
- Alla fine ho confermato al Vicepreside le materie che frequenterò il prossimo anno.
- Ah, alla fine che cosa hai deciso? – le chiese Cornelia interessata.
- Seguirò Pozioni, Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi e Storia della Magia. Ho intenzione di seguire le orme di mia madre.
- Bene! Lo sapevo che questa sarebbe stata la scelta giusta!
L’anno prima, gli studenti del quinto anno avevano dovuto scegliere quali materie seguire l’anno successivo, in funzione dell’ambito lavorativo nel quale si sarebbero inseriti dopo il diploma. Rose era indecisa tra il lavoro nel Dipartimento Regolazione della Legge Magica, dove lavorava anche sua madre, e la carriera di Auror, cioè cacciatore di maghi oscuri. Alla fine aveva optato per quella che, secondo Cornelia, era la strada giusta per lei.
- Ho seguito il cuore, Corny. Spero di aver fatto la scelta giusta.
- Ma certo che hai scelto bene, ne sono sicura – esclamò Cornelia sorridendole.
- Tu, alla fine? Sempre ferma sulle tue decisioni?
- Certamente. Sento il San Mungo già come casa mia!
Rose si mise a ridere e Cornelia con lei.
- A parte tutto – continuò quest’ultima – Sono davvero contenta di questa mia scelta, l’unica cosa è decidere il reparto nel quale inserirmi, ma per questo c’è tempo. Frequentiamo le stesse materie, solo che io al posto di Storia della Magia ho Erbologia.
- Lo so, lo so – sbuffò Rose – Un po’ ti invidio, sai? Erbologia è molto meno noiosa di Storia della Magia. Il professor Rüf è una vera barba…
Il professor Rüf insegnava Storia della Magia ma, sorprendentemente, si trattava di un fantasma. Un giorno si era alzato dalla sua poltrona nella sala professori e aveva lasciato il suo corpo dietro di se. Aveva continuato ad insegnare come se niente fosse e i presidi di Hogwarts lo avevano lasciato fare. Era estremamente noioso, proprio come la sua materia, d’altronde. Pochi studenti riuscivano a seguirla.
- Lo so, lo so – rise Cornelia – Ti capisco.
- Ragazze! – chiamò una voce dal piano di sotto.
- E’ mia madre. È tornata – esclamò Cornelia.
- Scendiamo a salutarla, allora – disse Rose.
Una volta scese, trovarono Alexandra Creighton comodamente seduta sul divano del salotto. Una capiente borsa marrone stava poggiata sul folto tappeto e la donna reggeva alcuni fogli tra le mani. Era intenta nella lettura. Alzò gli occhi quando sentì i loro passi.
- Rose! – esclamò.
Si alzò e raggiunse Rose, abbracciandola.
- Alexandra! – esclamò Rose sorridendo.
Dopo essersi strette in un abbraccio materno, la signora Finnigan lasciò andare Rose e la guardò.
- Come sei bella – commentò con un sorriso.
- Grazie – rispose Rose – Così mi fai arrossire…
- Ma è la verità – aggiunse Cornelia.
- Grazie a tutte e due, allora – disse Rose, tutta rossa in faccia e con un grande sorriso stampato sul volto.
- Tutto bene alla Gazzetta, mamma? – le chiese Cornelia sedendosi su una poltrona accanto al divano. Rose stava seduta accanto alla donna.
- Si, abbiamo lavorato molto, oggi. Come al solito – rispose Alexandra – Voi che cosa avete fatto?
Cornelia le raccontò di James e del caffè preso insieme e poi dell’arrivo di Rose.
- Bé, sono contenta di averti qui intorno per una settimana, Rose – commentò la signora Finnigan sorridendo alla ragazza.
- Grazie, anche io sono contentissima di essere qui. Scappare dalla Tana ogni tanto mi fa bene.
- Lo so, la famiglia può essere un po’ soffocante, a volte. Conta però che non ti vedono per più di nove mesi, è normale che i tuoi vogliano passare l’estate con te.
- Certo – rispose Rose annuendo – E anche a me fa piacere passarlo con loro, ma la Tana è davvero troppo sovraffollata in questo periodo.
Tutte risero e poi la signora Finnigan disse: - Penso che sia ora di pranzo, gioie. Willa avrà preparato la tavola in sala da pranzo.
- Papà non viene? – chiese Cornelia.
- Oh, mi sono dimenticata. Mi ha mandato un gufo, stamattina: ha detto che per oggi non può lasciare l’ufficio. E Tom?
In quel momento, un grande gufo dalle penne marroni si fermò fuori dalla finestra del salotto ed emise un alto, lungo fischio.
- Oh, è arrivato un gufo – esclamò la signora Finnigan.
- Ma è Godric! – esclamò Rose – Il gufo di James.
- James che manda un gufo? – esclamò Cornelia – Che strano…
Rose prese la lettera dalla zampa di Godric e la aprì.
 

Oggi rimango a pranzo alla Tana. Tornerò nel tardo pomeriggio.
 
Tom

 
Stringato, corto, essenziale ma chiaro, proprio nello stile di Thomas.
- Bè, la Tana ha perso Rose ma ha guadagnato Tom – commentò Cornelia – Non so se ha fatto un affare, però…
Le altre due risero e poi, insieme, si diressero in sala da pranzo.
 
 
SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti!
Ecco il secondo capitolo! Entrano in scena ben due personaggi, i cugini James Potter e Rose Weasley. Finalmente! Spero che il pezzo con James vi sia piaciuto, è solo un assaggio della situazione tra loro, che poi si svilupperà meglio negli altri capitoli, soprattutto quelli ambientati a Hogwarts.
Cornelia Finnigan è un personaggio di mia invenzione, e so che è difficile per voi affezionarvi a lei, anche perchè non ho scelto Lily o Rose come protagoniste della mia FF, e so quanto siano amate qui su Efp. Spero però che possiate apprezzare anche la mia Cornelia! 

A presto con il prossimo capitolo!
-Marty-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3. ***



3.
“Comunque io mi chiamo James. James Sirius Potter”.

 
 
Cornelia venne svegliata da Rose. La sera prima avevano cenato fuori in giardino, loro due da sole. I signori Finnigan erano usciti per una cena con altri membri del Ministero, ed erano rientrati tardi per poi uscire presto la mattina dopo. Thomas invece stava ancora alla Tana da James, e non sembrava voler tornare a casa. Lui e James avevano fatto una visita a Cornelia e Rose due giorni prima: avevano cenato insieme, avevano fatto tardi a chiacchierare e scherzare, e poi i due ragazzi se ne erano andati. Thomas scriveva di rado, ma sapevano che si stava divertendo, in compagnia di James e di tutti gli altri.
- Corny - disse Rose scuotendola.
Cornelia si girò e aprì piano gli occhi. Rose stava seduta sul bordo del suo letto, già vestita, sorridente e con una tazza di caffé fumante in mano.
- Buongiorno.
Cornelia le sorrise.
- Ciao - rispose.
Si tirò su a sedere e Rose le passò la tazza di caffé.
- Grazie.
Cornelia sorseggiò piano dalla tazza calda, soffiando delicatamente.
- Come mai già sveglia? - chiese a Rose.
- Non avevo più voglia di dormire, così mi sono vestita, sono scesa e ho trovato il caffé già pronto. Ho pensato che ne avresti gradita una tazza - spiegò Rose.
- Si, il caffé la mattina è il migliore incantesimo.
- Lo so, a me fa lo stesso effetto. A proposito - aggiunse Rose saltando su dal letto - Prima è arrivato un gufo.
- Da chi? - chiese Cornelia alzandosi dal letto e stiracchiandosi piano.
- Da James. Ha scritto per dirci che anche lui e tuo fratello oggi andranno a Diagon Alley. Ci ha dato appuntamento davanti a Florian Fortebraccio alle 11.00.
- Davvero? - esclamò Cornelia - Non sapevo che avessero intenzione di andarci oggi.
La ragazza si alzò e accarezzò Horus, comodamente acciambellato ai piedi del suo letto.
- Nemmeno io, infatti sono stupita quanto te, anche perché James ci aveva detto che probabilmente sarebbe andato l’ultimo giorno. Sai com’è fatto…
- Tom è uguale - sospirò Cornelia.
- Bé, non ci resta che prepararci. Ha scritto di mandargli una risposta solo in caso di un improvviso cambio di programma o altri problemi.
- Direi che ci si vede da Florian alle 11.00, allora - concluse Cornelia.
 

*

 
Cornelia aveva deciso di indossare un paio di jeans chiari e una t-shirt grigia e rosa. Andare a Diagon Alley richiedeva sempre un paio di scarpe comode e un abbigliamento pratico. Adorava andare a Diagon Alley: il miglior posto in tutta l'Inghilterra in cui fare spese. Se hai bisogno di qualcosa, vai a Diagon Alley, e la troverai.
Lei e Rose, raggiante nel suo vestitino a fiori bianco e i capelli legati in una treccia, stavano aspettando James e Thomas sedute ad un tavolino sotto il sole di fine agosto, a mangiare un buonissimo gelato da Florian Fortebraccio, la miglior gelateria del mondo. Avevano ordinato due maxi coppe ai loro gusti preferiti: fragole di bosco e panna. Una vera squisitezza. I ragazzi erano in ritardo e loro due avevano deciso di aspettarli mangiando un gelato.
- Io tanto lo sapevo che non sarebbero arrivati alle undici - sospirò Cornelia assaporando la panna.
- Bé, in effetti hai ragione - concordò Rose sospirando - Ma io ci credo sempre... Non voglio perdere la speranza.
- La speranza in cosa? - chiese una voce femminile dietro di loro.
Si girarono e si ritrovarono davanti una delle loro compagne di Grifondoro.
- Victoria! - esclamò Cornelia.
- Ragazze!
- Che cosa ci fai qui? - chiese Rose.
Lei e Cornelia si erano alzate in piedi non appena avevano visto Victoria. Victoria Baston, una brillante studentessa del sesto anno,  nonché Cacciatrice nella squadra di Quidditch di Grifondoro. Quel giorno era davvero radiosa, l'immagine della pace e del relax estivo. Indossava un paio di pantaloncini blu che mostravano le sue lunghe gambe, abbronzate dal sole di qualche paese del sud, una camicia bianca molto informale e un paio di vecchie scarpe da tennis bianche che forse avevano visto giorni migliori, ma che, abbinate al resto, le donavano un'aria rilassata e radiosa. I lunghi capelli castani erano sciolti e liberi sulle spalle, schiariti dal sole estivo. Gli occhi, azzurri come il cielo più blu, sorridevano loro da dietro un paio di occhiali da vista, che la facevano sembrare la secchiona che non era mai stata. Era la loro migliore amica a Hogwarts. Erano inseparabili.
- Bè, potrei farvi la stessa domanda - disse lei sfoderando un sorriso mozzafiato.
- Perchè non ti siedi? Prendi un gelato con noi? - propose Cornelia indicando il tavolino.
- Magari prendo un caffé volentieri, sono di fretta - rispose lei.
Si sedette accanto a loro, lasciando cadere alcune borse ai suoi piedi.
- Allora, abbiamo fatto shopping? - le chiese Rose sorridendole.
- Si, sono riuscita a prendermi una pausa per venire a comprare l'occorrente per la scuola - spiegò lei.
- Come va lo stage? - chiese Cornelia - Ci devi raccontare tutto per bene, lo sai.
Per tutta l'estate, Victoria aveva lavorato come stagista presso l'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, al Ministero della Magia.
- Si, certo, e vi racconterò tutto. Va tutto bene, comunque. Sono così entusiasta, mi dispiace che debba finire tutto.
- C'è un piccolo particolare chiamato scuola, Vic - rise Rose.
Victoria rise e rispose: - Lo so, hai ragione. Ovviamente c'è la scuola, come potrei dimenticarmene, ma a volte penso a quanto sarebbe bello poter fare ciò che vogliamo. Come lavoro, intendo.
- Due anni e poi saremo libere - disse Cornelia - Se per libere intendi dover uscire per andare al lavoro ogni mattina e rientrare la sera.
- Dai, non essere così severa, Corny - rise Victoria.
- Dipende dal lavoro che ti scegli - commentò Rose alzando le spalle.
Cornelia annuì e disse: - Lo so bene, intendevo solo che non saremo mai più libere come ora che siamo ad Hogwarts. Avremo molte più responsabilità, una volta fuori.
- Questo è vero - rifletté Victoria, posando lo sguardo sulla sua tazza di caffé.
- Va bé, non pensiamoci adesso - esclamò Rose.
- E' vero - concordò Cornelia - Allora...
- Si, a proposito, state aspettando qualcuno? - esclamò Victoria.
Cornelia la guardò, la bocca ancora aperta e la frase a metà. La richiuse e disse: - Si, come fai a saperlo?
- Intuizione. Avete tutta l'aria di stare aspettando qualcuno. Magari due ragazzi...
Victoria rise e poi si zittì di fronte alla faccia di Rose.
- James e Thomas - rispose quest'ultima.
- Ah - commentò solo Victoria.
- Sai che roba - esclamò Cornelia.
Tra loro calò il silenzio, poi Victoria saltò su e disse: - Ora devo proprio andare.
Raccolse le borse nascondendo il viso sotto il tavolo, mentre Cornelia esclamò: - Che cosa?
- Così all'improvviso? - le chiese Rose.
Victoria riemerse da sotto il tavolo: un vago colorito roseo ancora aleggiava sul suo viso.
- Si, si, assolutamente, sono in tremendo ritardo.
Guardò l'orologio e continuò: - Mamma mia, mi uccideranno!
- Dai, Vic, non devi andar via solo perchè... - cominciò Cornelia.
- Ti sbagli - la interruppe l'altra - Assolutamente. Sono davvero in ritardo e non voglio fare una brutta figura proprio gli ultimi giorni. Mi capite, no?
- Certo, ma...
Rose non poté finire la frase perchè Victoria continuò: -  Ci vediamo il primo di settembre a King's Cross. Alle undici. Non mancherò.
Le altre due la guardarono e lei sospirò: - Mi dispiace. Non ce la faccio.
Le baciò sulla guancia, rivolse loro un pallido sorriso e corse via.
- Ciao - le gridarono dietro loro due.
Lei si girò per un attimo e agitò una mano verso di loro, per poi scomparire in mezzo alla folla.
Cornelia e Rose si risedettero e fissarono per un momento la tazza vuota di Victoria. Poi si guardarono.
- Pensavo che le fosse passata - disse solo Rose.
- Si, anche io - concordò Cornelia, gustando l’ultimo cucchiaio di gelato alla panna.
Victoria aveva avuto una breve ma turbolenta storia d’amore con il fratello di Cornelia, l’anno prima. Tutto era finito veloce come era iniziato, ma in Victoria aveva lasciato il segno. Aveva evitato Thomas per mesi e aveva pianto per lui per settimane. Forse quello era stato l’anno più brutto della sua vita a Hogwarts. Si era ripresa però per sostenere brillantemente gli esami, che aveva superato con successo. I suoi rendimenti sul campo da Quidditch erano calati, ma alla fine Grifondoro aveva vinto la coppa, grazie alla grande coesione della squadra. Per il secondo anno consecutivo. Un vero successo. Victoria era forse la ragazza più brillante che Cornelia conoscesse: era brava a scuola, anche se non secchiona, era brillante, intelligente, simpatica e brava a volare. Era molto portata per la Trasfigurazione, ma nel suo futuro c’era sicuramente una grande squadra di Quidditch o un incarico al Dipartimento per la Cooperazione Magica Internazionale. Aveva ottenuto uno dei cinque stage messi in palio dal Ministero della Magia. Cinque stagisti per ufficio, una nuova iniziativa che già l’anno prima aveva riscosso parecchio successo e che era stata riproposta a grande richiesta. Gli studenti interessati avevano dovuto sostenere un primo test selettivo e poi un colloquio a Londra, nella sede del Ministero. Victoria era stata scelta insieme ad altre due ragazze e due ragazzi. Si era candidata per quello speciale dipartimento ed era stata felice come non mai una volta ricevuta la buona notizia.
Ora, Cornelia e Rose si interrogavano sulla sua strana reazione. Probabilmente, provava ancora qualcosa per Thomas; o si vergognava tanto da non voler nemmeno vederlo e salutarlo. Come avrebbe fatto a Hogwarts? Era già stato un miracolo che lei avesse continuato a giocare a Quidditch nonostante anche Thomas fosse nella squadra, ma lei lo vedeva come un dovere. Era davvero capace di passare sopra a tutto per il Quidditch.
- Eccoli, sono loro - esclamò Rose.
Cornelia vide James e Thomas che si avvicinavano. Alti, atletici, sportivi, sicuri di sé. Uno biondo e uno moro, molto diversi tra loro.
- Hey - esclamò James vedendole.
Cornelia agitò una mano per salutarli.
- Ciao, finalmente - esclamò Rose.
- Scusate, ma siamo stati trattenuti - spiegò Tom.
Si sedettero accanto a loro.
- Si, è colpa mia - cominciò James.
- Come al solito, quindi - lo interruppe Cornelia.
Lui la guardò con un sorrisino e continuò: - Siamo passati di fronte a “I Tiri Vespi Weasley” e lo zio George ci ha fermati per salutarci. Ci siamo liberati il più fretta possibile. E’ solo che voleva il mio illustre parere su una sua nuova invenzione…
- Si, come no, James - esclamò Rose - E noi ci crediamo…
- Libere di non crederci, ragazze - disse lui, alzando le mani e rilassandosi sulla sedia.
Cornelia lo studiò per un attimo e poi sorrise tra sé e sé.
- Che hai da ridere? - le chiese lui guardandola.
- Niente, niente…
- Che cosa ne dite, andiamo? - propose Tom.
Tutti si alzarono, pagarono i gelati e si incamminarono.
Diagon Alley era davvero sorprendente, ogni volta di più. I negozi pieni di mercanzia magica, contenenti ogni genere di meraviglia, dai calderoni agli animali magici, dagli ingredienti per le pozioni ai manici di scopa. In fondo alla via, la Banca dei Maghi Gringott, un edificio bianco con un grande portale di bronzo brunito.
- Avete incontrato qualcuno di Hogwarts? - chiese Rose.
- Si, un compagno di Grifondoro del settimo anno, non lo conoscete - rispose Tom - E anche il caro McLaggen…
Si girò a guardare sua sorella con un sorrisetto sornione e ridacchiò.
- Dai, Tom, smettila - si lamentò lei - Sai già come la penso su McLaggen.
- Oh, non è più “Michael”, ora vi chiamate per cognome? Come siete formali… - disse James.
- Non ti ci mettere anche tu, James, per favore.
- Si, si, figurati… chi te lo tocca…
Cornelia lo guardò. Le era sembrato di sentire una punta di gelosia nella sua voce. O si era sbagliata? Perché mai James avrebbe dovuto essere geloso? Rose la guardò con occhi espressivi, ma Cornelia distolse i suoi.
- Abbiamo anche incontrato, indovinate un po’? - cominciò Tom - Il nostro caro, carissimo Scorpius Malfoy.
- Chi? - esclamò Cornelia.
Scorpius Malfoy, Cercatore della squadra di Quidditch di Serpeverde, era l’acerrimo nemico di James sul campo e fuori.
- Hai capito bene. Era con il padre. Due tronfi così non gli ho mai visti. Camminavano tutti impettiti, ma dove credono di essere? - esclamò Tom.
- Senti, non mi va di parlare di Malfoy, adesso - disse James.
- Oh, scusa - si lamentò Tom - La prossima volta ti chiedo il permesso scritto.
- Ragazzi, dai - esclamò Rose - La smettete?
- Si, siete pesanti quando vi mettete d’impegno, e oggi vogliamo divertirci, no? - disse Cornelia.
James la guardò e sorrise.
- Hai ragione, Finnigan - disse. Chiamarla per cognome era il suo modo per esprimere ammirazione e Cornelia lo sapeva.
Lo guardò e ricambiò il sorriso.
 

*

 
La mattinata trascorse in modo davvero piacevole per tutti e quattro. Vagare per Diagon Alley era divertente e nemmeno il pensiero della scuola e della fine prossima delle vacanze estive riuscì a rovinare la passeggiata. Passarono a comprare un nuovo calderone per Tom, visto che il suo l’aveva fuso il mese scorso, mentre cercava di esercitarsi su una delle pozioni che la professoressa Greengrass aveva assegnato a tutti gli studenti del settimo anno come compito estivo. Si fermarono in cartoleria per fare rifornimento di pergamena e inchiostro. Rose si comprò anche una nuova piuma.
Rimasero almeno un’ora dentro a “Accessori di prima qualità per il Quidditch”, osservando le nuove scope, gli accessori e i prodotti per la manutenzione, oltre che le divise di giocatori famosi riposte in teche appese alle pareti. Le avevano viste già mille volte, ma ormai era come un rito, per loro. Almeno per Cornelia, James e Tom. Rose non giocava a Quidditch e non ne comprendeva il fascino. Girava con loro per il negozio, ma l’espressione sul suo viso era di puro scetticismo. In negozio incontrarono di nuovo Michael McLaggen, compagno del sesto anno di Grifondoro e Cacciatore nella squadra.
- Hey, chi si rivede - sentirono una voce alle loro spalle mentre erano intenti a studiare la divisa di Gwenog Jones.
- McLaggen - lo salutò Tom. Si rigirò subito e tornò ad osservare la divisa, come se niente fosse. James lo osservò per qualche secondo, poi anche lui fece lo stesso.
- Ciao - lo salutò Rose, sempre molto educata.
- Rose - disse lui; poi, girando lo sguardo - Cornelia.
- Michael - disse lei incrociando le braccia.
I capelli biondi di Michael McLaggen erano ancora più chiari, forse per via del sole estivo, e gli occhi verdi lampeggiavano mentre sorrideva a Cornelia. Sul volto, la sua perenne espressione di superiorità e boria.
- Non pensavo di incontrarvi qui, oggi.
- Oh, nemmeno noi - esclamò Cornelia - Altrimenti saremmo senz’altro venuti un altro giorno.
Cornelia sentì James ridere alle sue spalle, divertito dalla sua battuta, apparentemente intento a guardare un’altra divisa lì accanto.
- Vedo che la tua ironia è sempre tagliente, eh? - rise McLaggen.
Cornelia stava per riaprire bocca, ma Rose la precedette: - Sei qui da solo?
- No, sono con mio padre - rispose lui, indicando il bancone.
Un uomo alto e dalle spalle larghe, capelli chiari e atteggiamento di sfida, stava appoggiato al bancone del negozio, intento a chiacchierare con il titolare e alcuni visitatori. Era la copia del figlio.
- Ogni volta che mio padre entra qui dentro, i fan lo prendono d’assedio e gli fanno domande sui bei tempi andati - spiegò lui tronfio.
Cormack McLaggen era stato un famoso giocatore di Quidditch: aveva giocato come portiere per i Falmouth Falcons. Dopo aver lasciato la squadra, aveva cominciato a lavorare presso il Dipartimento per i Giochi e gli Sport Magici, sotto la direzione del padre di Cornelia. I due erano parecchio amici e si frequentavano anche nel tempo libero. All’inizio, era stato naturale, per Cornelia e Michael, frequentarsi, e non solo come amici. Ripensandoci, a Cornelia venne la pelle d’oca.
- Be’, ci mancherebbe… - disse lei - Mi chiedo come mai la sua divisa non sia ancora appesa qui…
Dietro di lei, un’altra risatina di James.
- Mio padre è indeciso, non sa se accettare o no la gentile offerta. E’ molto lusingato, ovvio.
- Certamente - disse Cornelia.
Lo guardava come si guarda un piccolo insetto fastidioso che continua a ronzarti nell’orecchio.
- Direi che ora dobbiamo proprio andare, vero ragazzi? - esclamò Rose rivolta verso Tom e James.
I due si girarono, sul loro volto un’espressione di indifferenza.
- Come dici? - le chiese Tom, facendo finta di non aver sentito.
- Ho detto che dobbiamo andare - ripeté Rose, sforzandosi per non ridere.
- Oh, si, è vero - esclamò Tom - Hai ragione!
- E’ un vero peccato, Michael - disse James - Ci avrebbe fatto davvero piacere passare altro tempo a chiacchierare, ma sono sicuro che potrai passare il tuo prezioso tempo qui. Hanno appeso una nuova teca, sai?
- Davvero? - esclamò McLaggen, stupito.
- Oh, si. E’ proprio lì, guarda…
James indicò una teca alla sua sinistra, appesa quasi vicino al bancone. Al suo interno, una divisa verde scuro con dettagli dorati. Sulla schiena, il nome “G. Weasley” lampeggiava attraverso il negozio.
- Se vuoi ti porto un autografo, il primo di settembre - continuò James - Oppure puoi chiederglielo tu, a mia madre
Così dicendo, i quattro si allontanarono, lasciando McLaggen a bocca aperta a fissare la divisa, sconvolto.
- Ciao ciao - lo salutò Cornelia, ridendo.
Una volta fuori, scoppiarono tutti a ridere. Alcuni si girarono a guardarli e altri risero a loro volta delle loro alte risate.
- E’ stato davvero uno spasso, vedere la sua faccia - ululò Tom, che si teneva la pancia.
- Si, io quasi gli scoppiavo a ridere in faccia - esclamò Rose, sconvolta dalle risate.
- Si, lo so, è stata una battuta davvero spassosa, la mia - si gongolò James.
- Adesso non farti tanto importante - esclamò Cornelia - E comunque era davvero sconvolto che la divisa di zia Ginny fosse lì appesa e che quella del papino non l’avessero nemmeno presa in considerazione.
- Che cosa ne sai, magari glielo hanno proposto - buttò lì Rose.
- Se ti piace ci puoi sempre uscire, Rose - esclamò James - Sarebbe felice di trovare un modo per accalappiarsi Cornelia…
Questa si girò a guardarlo e disse: - Si può sapere che ti prende? Ci siamo lasciati da una vita. E poi, anche se fosse, chi te l’ha detto che io ci tornerei insieme?
James rimase zitto, facendo finta di fissare un punto lontano nella via affollata. Rose e Tom li guardavano, spostando lo sguardo da uno all’altra. Rose le diede una gomitata.
- Che c’è? - chiese Cornelia.
- Andiamo? Stiamo bloccando l’ingresso - rispose l’altra.
I quattro si levarono dalla porta del negozio per far entrare un gruppo di estasiati ragazzini vocianti.
Rimasero in silenzio per un po’, mentre si incamminarono.
- Che gli ha preso? - sussurrò Rose a Cornelia.
Questa alzò le spalle e rispose: - E che ne so…!
Il giro proseguì tranquillo. James sembrò riprendersi dall’infelice uscita di poco prima in fretta. Ritornò a ridere e scherzare come al solito.
Si fermarono in farmacia per comprare gli ingredienti per Pozioni; dopo, tappa da Madama McClan, “abiti per tutte le occasioni”. I ragazzi dovevano acquistare un abito elegante, come avevano trovato scritto nella lista che era arrivata da Hogwarts. Le ragazze, invece, dovevano solo più ritirare i loro vestiti da sera. Erano andate a prendere le misure qualche giorno prima. Madama McClan, una strega tarchiatella e allegra, i capelli grigi ma il sorriso sempre acceso, li accolse nel suo negozio, ma delegò il compito di occuparsi dei ragazzi a una delle giovani commesse, per la gioia di James e Tom.
- Io vado a prendere i vostri vestiti, tesori - disse la donna a Cornelia e Rose - Venite a provarli un momento, forse è meglio.
Le ragazze seguirono Madama McClan nel retro del negozio, uno spazio affollato di tutto l’occorrente per confezionare creazioni di sartoria.
Dopo la prova - i vestiti erano perfetti - madama McClan li incartò con cura e li ripose sul bancone.
- Veniamo a ritirarli più tardi, va bene? - le disse Rose - Dobbiamo ancora andare al Ghirigoro, e non vorremmo sgualcirli.
- Ma certo, tesori, ve li metto qui da parte.
Le ragazze raggiunsero i ragazzi nella zona di prova.
Tom stava chiacchierando con un ragazzo bassino e rosso di capelli, probabilmente un compagno di scuola. James invece scherzava e rideva con la commessa, una ragazza con dei sbiaditi capelli biondi e occhi verde pallido.
- Davvero eri nei Grifondoro? - esclamò lui - Non ti ho mai notata!
- Be’, si, non sono molto appariscente - rispose lei ridacchiando.
Cornelia e Rose si guardarono.
- Ma che dici? - esclamò James - Il fatto è che le ragazze più grandi sembrano sempre inavvicinabili…
La ragazza ridacchiò ma non disse niente. Cornelia la trovò proprio stupida.
- Comunque io mi chiamo James. James Sirius Potter.
La ragazza sgranò gli occhi. James usava sempre il suo cognome per fare colpo sulla gente. Suo padre odiava che lo facesse.
- Dici davvero? - esclamò lei squittendo.
- Certamente - rispose James tronfio.
Cornelia alzò gli occhi al cielo.
- Io sono… sono Clara - disse la ragazza tendendo la mano destra verso James.
Lui gliela strinse, sorridendole. Quel sorriso furbo che Cornelia conosceva bene. Non voleva dire niente di buono.
- Bellissimo nome, Clara.
Lei lo guardò con occhi da triglia, persa nel suo sguardo.
- Oh, grazie - squittì.
Tutti la sentirono e si girarono a guardarla. Clara arrossì furiosamente e continuò ad appuntare gli spilli all’orlo del pantalone di James con la bacchetta, le orecchie rossissime.
Rose sbadigliò vistosamente e Cornelia si avvicinò a James e Clara.
- Hey - disse.
Clara alzò di scatto gli occhi dal pantalone e guardò Cornelia.
- A che punto sei, James? - chiese all’amico.
- Non lo so, devi chiedere a Clara - rispose lui.
Clara stava guardando Cornelia e James, intontita. Cornelia incontrò il suo sguardo e attese.
Dopo qualche secondo, Cornelia esclamò: - Allora?
Clara fece un salto.
- Si, qualche minuto ancora - rispose piano, per poi rituffarsi a terra.
James guardò Cornelia con sguardo interrogativo e lei alzò le spalle.
- Allora, Clara… - iniziò lei.
Clara alzò gli occhi verso Cornelia.
- Ho sentito che sei stata una Grifondoro - le disse.
Clara annuì.
- Si, sono uscita da Hogwarts due anni fa.
- Oh, davvero? - esclamò Cornelia - Nemmeno io ti ho mai notata, sai? Ed è strano, visto che faccio parte del Comitato per l'Organizzazione Eventi Sociali. La mia migliore amica, là - e indicò Rose, in piedi accanto a Tom - è la Presidentessa.
- Davvero? - squittì Clara.
Cornelia annuì e la guardò come se davanti a lei avesse un insignificante essere da schiacciare sotto i piedi.
- Continua pure il tuo lavoro, Clara, grazie - intervenne James, che guardò di nuovo Cornelia. Questa volta, lei fece finta di niente.
- Immagino che tu sia nella squadra, vero? - chiese Clara a James continuando a sistemare l’orlo.
- Ovvio - rispose lui - Cercatore e Capitano.
- Wow - esclamò Clara con voce stridula - Complimenti! Direi che mi meriterò un autografo, alla fine di tutto questo lavoro.
- Certamente.
Cornelia alzò gli occhi al cielo e sospirò.
Dopo alcuni minuti, Clara si alzò e annunciò di aver finito.
- Molto bene - esclamò Cornelia.
- Grazie - disse James sorridendo a Clara.
Lei arrossì e distolse lo sguardo.
- James, dobbiamo ancora andare al Ghirigoro, muoviti - disse Cornelia mettendogli una mano sul braccio.
Dopo che James si fu liberato del completo nuovo, si diressero al bancone del negozio. Dietro di esso, stavano madama McClan e Clara, impegnate ad impacchettare i completi dei ragazzi.
Dopo aver pagato i propri acquisti, James si girò verso Clara e le sorrise.
- E' stato un vero piacere conoscerti - disse la ragazza debolmente.
- Andiamo? - esclamò Cornelia guardando James - O non faremo in tempo a comprare i libri prima che il Ghirigoro chiuda.
- La tua ragazza ha ragione - intervenne Clara - Fareste meglio ad andare. E io ho da fare di là...
Così dicendo, prima che James potesse rispondere, Clara si allontanò, diretta verso la zona prova, dove alcuni ragazzi stavano aspettando una commessa.
James la guardò andar via e poi si girò verso Cornelia.
- Che ti prende? - esclamò.
- Niente - rispose lei, innocente - Ti ho solo detto di sbrigarti, tutto qui.
- Avrei potuto chiederle di uscire - protestò lui mentre uscivano dal negozio.
- Ti ho salvato da una noia mortale, James, ringraziami - disse Cornelia - L'ho fatto solo per te. E' una tale sciacquetta...!
Tom si mise a ridere.
- Mia sorella ha ragione, amico - esclamò rivolto a James.
Quest’ultimo non disse niente. Nemmeno Rose proferì parola. Scambiò uno sguardo veloce con Cornelia, che però distolse in fretta il suo.
Il Ghirigoro era il negozio di libri meglio fornito di tutta Diagon Alley. Colmo di volumi dal pavimento al soffitto, in quel momento era vuoto, per loro fortuna. Cornelia e Rose vennero servite dal padrone del negozio, che procurò loro tutti i libri per il nuovo anno scolastico. Una volta comprato tutto, si ritrovarono fuori.
- Passiamo a ritirare i vestiti e abbiamo finito - annunciò Rose.
Tornarono da madama McClan e Rose e Tom si offrirono per entrare a recuperare i pacchi di tutti.
Cornelia si sedette sul muretto fuori dal negozio, mentre James rimase in piedi, appoggiato lì accanto.
- Si può sapere che ti è preso, prima? - esclamò lui.
- Prima quando?
- Non far finta di non capire. Con Clara.
- Oh, ancora con questa storia - esclamò lei sbuffando - Te l'ho detto, non faceva per te. Ti annoieresti solo con una cozza del genere.
- Tu come fai a sapere cosa è meglio per me? Sarò libero di uscire con chi voglio, no?
- Dai, James, ti conosco - rise lei.
- Ah, si? Non credo... Non hai capito niente di me.
Lei si girò a guardarlo. Fissava un punto distante, oltre le case intorno a loro, pensieroso. I suoi occhi emettevano bagliori. Era arrabbiato e si vedeva.
Cornelia tornò a fissare la strada acciottolata sotto i suoi piedi. Che cosa le era preso dentro il negozio? Non aveva potuto fare a meno di cacciare via Clara. Senza un reale motivo. A meno che... No, impossibile. Non era gelosa. Non di James. Non ora.
- Be', anche tu prima... - cominciò, arrabbiata, alzandosi in piedi - Ti sei messo a fare battute su McLaggen in mezzo alla strada. Non è stato piacevole!
Lui la guardò, in silenzio.
- Non far finta di non aver provato piacere quando l'abbiamo incontrato prima.
Lei spalancò gli occhi, stupita.
- Stai dicendo solo sciocchezze. Tu stesso ridevi delle cose che gli ho detto.
- Si, gliele hai dette solo per stuzzicarlo.
- Ma sei impazzito?
- Guarda che se vuoi tornare con lui sei libera di farlo, in quanto capitano non te lo impedirò. Basta che agli allenamenti voi siate professionali.
- Stai scherzando?! - esclamò lei.
James alzò le spalle e scosse la testa.
- In quanto capitano. In quanto amico? - gli chiese.
Lui la guardò, gli occhi lampeggianti.
- Che cosa c'entra questo?
- C'entra che ti stai comportando come un bambino.
Rimasero in silenzio, poi lui disse: - Non hai capito niente...
- Capito cosa? - esclamò lei.
Lui continuò a guardarla e, proprio mentre stava per risponderle, Rose e Tom uscirono dal negozio.
- Scusate, ma avevamo qualche persona davanti e... - si interruppe Rose.
- Che succede? - chiese Tom guardando prima Cornelia poi James.
- Niente, niente - rispose lei rapida - Andiamo?
La gita a Diagon Alley si era rivelata strana. Che cosa aveva in mente James? Cornelia non riusciva a capirlo. Rimasero in silenzio per tutta la strada del ritorno. Lui e Tom si Smaterializzarono diretti alla Tana, lei e Rose si incamminarono verso Chalsea.
Camminarono per un po' in silenzio, poi Rose disse: - Che cosa è successo?
Cornelia la guardò, senza capire.
- Mentre Tom e io eravamo da madama McClan - spiegò Rose.
- Niente, che cosa sarebbe dovuto succedere?
- Avevate una faccia... tu e James.
- Mi ha urlato contro per il mio comportamento in negozio, ma io davvero non l'ho fatto apposta - spiegò Cornelia - Ho solo detto che eravamo in ritardo, tutto qui. Mi ha detto che ho cacciato via quella scema della commessa. Non è vero.
- Dai, Corny, saresti potuta essere più gentile. Tu incuti timore, a volte, lo sai? Quella ragazza si è sentita attaccata.
- Ma dai, Rose, ti senti? - esclamò Cornelia - Attaccata da me? E per cosa?
Rose non rispose, così Cornelia continuò: - Dopo avermi detto quelle cose, l'ho attaccato anche io. Gli ho detto che avrebbe anche potuto evitarsi le battute su McLaggen in mezzo alla strada.
- Si, avrebbe potuto, hai ragione.
- Poi mi ha detto una cosa del tipo che non avevo capito niente... bah... Davvero non ci capisco niente....
Rose la guardò per un attimo, poi sorrise tra se e se.
 
 
SPAZIO AUTRICE
Ecco qui il terzo capitolo! Come avrete notato, ho introdotto alcune cose inventate da me:
·        Victoria Baston è la figlia del famoso Oliver Baston
·        Gli stage sono inventati, ovviamente!
·        Thomas compra un nuovo calderone perché ne ha fuso uno. Chi vi ricorda???
·        La professoressa Greengrass la conoscerete a Hogwarts
·        Il Comitato per l’Organizzazione Eventi Sociali è stato inventato da me!
 
A presto con il prossimo capitolo!
 
Ps ringrazio chi ha messo la mia storia tra le seguite o le preferite; ringrazio chi ha lasciato una recensione (fa sempre piacere!) e chi legge in silenzio! Grazie!
 
-Marty-
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. I ***


 

Capitolo 4 – parte prima
“In fondo, mi piace quando fa il brillante”.

 
 
IL giorno della partenza per Hogwarts iniziò in modo caotico, come ogni anno. Il primo di settembre voleva dire inevitabili corse dell’ultimo minuto, cose dimenticate che venivano recuperate, bauli stracolmi, animali agitati e gufi urlanti. Oltre che nervi a fior di pelle.
Cornelia aveva deciso di preparare tutto il giorno prima, tranquillamente e senza affanno, ma a quanto pare non aveva fatto i conti con i geni di Rose. L’amica aveva seguito il suo esempio ma, da buona figlia di suo padre, la mattina era in affanno perché non trovava la piuma nuova e il programma del Comitato, che aveva stilato in compagnia di Cornelia e che avrebbe dovuto inaugurare il nuovo anno. Poi, fortunatamente, i geni di sua madre presero il sopravvento: Rose si diede una calmata, fece un bel respiro e recuperò la piuma, che era finita non si sa come sul davanzale della finestra, e agguantò il programma, poggiato in bilico sul marmo del bagno, accanto al lavandino e a un flacone mezzo vuoto di sapone.
- Ci siamo, Rose? - le chiese Cornelia dalla porta della camera da letto.
- Si, si, arrivo.
Scesero le scale ed entrarono in salotto. I signori Finnigan le stavano aspettando. Il signor Finnigan aveva chiamato un auto dal Ministero che le avrebbe accompagnate alla stazione.
- Ragazze, non sapete quanto mi dispiaccia non poter venire, quest’anno - disse loro Alexandra Creighton, la faccia contrita e dispiaciuta.
- Non ti preoccupare, mamma - disse Cornelia.
- Ormai siamo grandi, ce la caveremo - disse Rose sorridendole.
- Venite, fatevi abbracciare - disse la donna allungando le braccia.
Strinse le due ragazze in un lungo abbraccio e continuò, rivolta a sua figlia: - Ogni anno mi rimprovero per il poco tempo che passiamo insieme, tesoro.
- Mamma, non ti devi preoccupare, davvero.
- Sei così intelligente… Capisci sempre.
- Già… - rise Cornelia.
- L‘auto è arrivata, tesoro - intervenne il signor Finnigan.
- Allora vi lascio andare. Rose, torna quando vuoi a trovarci, mi raccomando.
- Grazie. Mi fa sempre tanto piacere venire - disse Rose, cortese.
- Okay, ragazze, andiamo.
In quel momento, l’autista del Ministero entrò, fece un cenno di saluto alla signora Finnigan, in silenzio, e fece fluttuare fuori i due bauli. Cornelia prese il cestino di Horus e Rose la gabbia di Lea e si avviarono fuori seguendo il padre di Cornelia.
- Bene, ragazze - disse lui - Fate le brave, mi raccomando.
- Certo, papà, sta’ tranquillo.
Cornelia e suo padre si abbracciarono e poi l’uomo strinse la mano a Rose, sorridendole.
- Grazie per aver passato del tempo con Cornelia, Rose - le disse.
- A me fa piacere. Grazie a voi.
Dopo aver caricato tutto, si girarono un’ultima volta e salutarono con la mano. Alexandra Creighton lanciò loro un bacio e poi rientrò in casa. Il signor Finnigan salutò e poi si Smaterializzò.
Cornelia sedette dietro con Rose.
- Spero che Tom si ricordi di tutto - disse Cornelia.
- Stai tranquilla, mamma e zia Ginny li aiuteranno. E anche nonna Molly - rispose Rose.
Attraversarono alcuni isolati, già affollati. Cornelia osservò per bene Londra sfilare oltre il vetro, visto che non l’avrebbe rivista per qualche mese. Sapeva però che non le sarebbe mancata.
Arrivarono alla stazione di King’s Cross alle dieci e mezza. L’autista scaricò i bauli e li caricò su un carrello. Le ragazze posarono Horus e Lea sui bauli e spinsero il carrello all’interno. Una volta raggiunto l’incrocio tra i binari 9 e 10, si fermarono. Davanti a loro, una famiglia composta da una coppia di giovani genitori e un ragazzino piccolo e spaventato stavano per attraversare la barriera tra i due binari.
Dopo di loro, Cornelia e Rose si appoggiarono al carrello e spinsero con decisione. In un batter di ciglia si ritrovarono sul binario 9 e ¾, dove un fumante treno scarlatto eruttava fumo e scaldava i motori: l’Espresso per Hogwarts era pronto alla partenza. Nuvole di vapore avvolgevano il binario, nascondendo alcune persone alla vista. Gruppetti di donne e uomini stavano in piedi davanti al treno. Alcuni ragazzi erano già a bordo e chiacchieravano con i genitori rimasti sotto, che davano loro le ultime raccomandazioni. Altri non erano ancora saliti e parlavano a terra.
Poco lontano, un gruppo più numeroso stava riunito in piedi. Non avevano bagagli, probabilmente li avevano già caricati sul treno. Molti di loro erano dotati di una zazzera di capelli rossi, inconfondibile marchio di fabbrica di casa Weasley.
- Guarda, c’è Rose! - esclamò una ragazzina dai lunghi capelli rossi alzandosi sulla punta dei piedi per vedere meglio.
- Si, è con Cornelia - esclamò un ragazzo dai capelli scuri.
Alcuni, tra i quali James, si girarono a guardarle. Tom sventolò una mano verso di loro in segno di saluto.
- Hey! - esclamò Cornelia una volta che li ebbe raggiunti.
- Ciao a tutti - disse Rose sorridendo.
- Vi stavamo aspettando - disse una donna bellissima. Lunghi capelli rossi, occhi marroni e un viso da bambola. La zia di Rose: Ginny Weasley. Cornelia osservò la madre di James con affetto. Le era sempre piaciuta Ginny. In fondo, un po’ si assomigliavano.
Ginny le sorrise radiosa e l’abbracciò: - Cornelia! Che bello vederti.
- Grazie, anche a me fa piacere vedervi - rispose lei - Zia Hermione!
Hermione Granger, la madre di Rose, le sorrideva da dietro le spalle di Ginny. Dei lunghi capelli castani mossi e ricci incorniciavano un viso sveglio e attento.
- Ciao, cara! - la salutò abbracciandola.
- E’ un piacere rivedervi tutti - disse Cornelia.
Le due avevano già avuto modo di stringere per bene anche Rose.
- Albus! - esclamò Cornelia.
- Ciao, Corny - la salutò un ragazzo alto, dai capelli scuri e gli occhi di un verde brillante, proprio come quelli di suo padre.
- Tutto bene? - gli chiese.
- Si, grazie. E tu?
- Sto bene, ora che torno a Hogwarts.
- Sei sempre la solita - rise lui.
Albus Severus Potter, il fratello di James, frequentava il sesto anno a Hogwarts. A Cornelia stava molto simpatico e sapeva anche essere dolce e gentile, tutto il contrario di suo fratello.
James si avvicinò ad Albus proprio nel bel mezzo della loro alta risata e disse: - La vuoi finire? Ci stanno guardando tutti.
Albus lo guardò e si zittì. In effetti, alcune teste sul binario si erano girate al suono delle risate di Cornelia e Albus.
- Lascialo stare, James - esclamò Cornelia, infastidita.
James la guardò e poi tornò a parlare con Tom.
- E’ tutta l’estate che fa così - bisbigliò Albus - E’ inquieto… a volte se ne sta delle ore per conto suo, senza degnare gli altri di uno sguardo. Meno male che Tom è venuto a trovarlo, così è uscito dal guscio per un po’…
- Che strano - commentò Cornelia - Non è da James isolarsi, lui vuole stare sempre al centro dell’attenzione.
- Già… - commentò solo Albus.
Si beccò un’altra occhiataccia da James, così smise di bisbigliare e rivolse il suo sguardo altrove.
Accanto a loro, la ragazzina dai capelli rossi si avvicinò a Cornelia.
- Lily, ciao!
Lily Luna Potter era la sorella minore di James e Albus. Incredibilmente intelligente e sveglia, si diceva che avesse preso tutto dalla nonna Potter.
- Ciao, Cornelia - la salutò quella sorridendo.
- Il quarto anno, eh? Sei pronta?
- Certo che si - esclamò Lily - Non vedo l’ora.
- Come sono andate le ripetizioni? - le sussurrò Cornelia.
Lanciarono uno sguardo a Hugo, il fratello di Rose, che aveva salutato e che ora stava chiacchierando con Albus.
- Ti direi bene, se non fosse che Hugo è una schiappa in Pozioni.
- Mi spiace per lui - rispose Cornelia educatamente.
- Si, anche a me. Sarà una vergogna quando verrà bocciato.
- Dai, Lily, non dire così. Sono certa che Hugo potrà recuperare e superare bene gli esami di fine anno.
- Se lo dici tu… - disse solo Lily alzando le spalle.
In quel momento, un alto fischio richiamò la loro attenzione sul treno in partenza. Erano le undici meno cinque.
Cornelia e Rose spinsero il carrello fino al treno per caricare i bagagli. James si accostò a Cornelia mentre lei cercava di scaricare il suo baule e disse: - Lascia fare a me.
Lei lo guardò, stupita, e poi notò che anche Tom si era offerto di aiutare Rose. Dopo aver portato su i bauli, i ragazzi ridiscesero e poi tutti salutarono Ginny ed Hermione.
Salirono sul treno e si misero alla ricerca di uno scompartimento. Lily e Hugo trovarono alcuni amici del quarto anno di Grifondoro e li lasciarono.
- James, Tom! - sentirono una voce acuta dietro di loro.
Si girarono e videro una ragazza alta del settimo anno venire verso di loro sorridendo.
- Leila! - esclamò Tom.
- Hey, ragazze!
Cornelia e Rose si girarono. Dall’altra parte del treno, Victoria Baston veniva verso di loro agitando una mano.
- Vic! - esclamò Rose.
- Ho trovato uno scompartimento, venite?
- Certo - acconsentì Rose.
Dietro di loro, James e Tom stavano salutando la loro amica.
- Ragazzi, ci vediamo più tardi? - chiese loro Rose.
- Ciao, ragazze - intervenne Leila.
- Ciao, Leila - ricambiò il saluto Cornelia.
Le due si squadrarono per un po’, poi Leila distolse lo sguardo e disse: - Venite, ragazzi? Ci sono anche Sarah e Monica di là.
- Certo - disse Tom - Allora a dopo, ragazze.
- Direi che ci si vede nella Sala Grande, non disturbatevi a venire - disse Cornelia guardando James.
Si girò e seguì Rose e Victoria lungo il corridoio.
- Puoi contarci - le gridò dietro James.
Lei si girò a guardarlo andare via con Tom e Leila. Alzò le spalle ed entrò nello scompartimento.
Dietro di lei, James si girò a guardarla, ma vide solo i suoi lunghi capelli sparire oltre la porta.
 

*

 
Cornelia, Rose e Victoria si sistemarono nello scompartimento.
- Allora, come state? - chiese loro Victoria.
- Noi bene, e tu?
- Tutto bene. Ho finito alla grande lo stage e il direttore mi ha detto che ho buone probabilità di trovare un posto, il prossimo anno. Ha detto che mi terrà in considerazione.
- Be’, mio zio Percy a volte se ne esce anche con qualche pensata intelligente, vedo - commentò Rose.
Tutte risero e poi Cornelia disse: - A proposito… Prima, con Tom… Tutto bene, Vic?
- Certo - rispose lei - Questa volta ero preparata. Sapevo che l’avrei trovato qui con voi. State tranquille.
- Quell’oca senza cervello di Leila, non la sopporto! - esclamò Cornelia.
- Come mai non la sopporti? - le chiese Rose sorridendole sorniona e guardandola da sotto le ciglia, curiosa.
- Perché gira sempre intorno a mio fratello, ovvio - rispose pronta Cornelia - E perché se no?
Le altre due non dissero nulla, poi Victoria, che quel giorno era particolarmente radiosa, disse: - Secondo me ci prova con James.
- Tu dici? - esclamò Rose.
- Secondo me sì - confermò Victoria - Gli gira sempre intorno, fa l’oca davanti a lui e sbatte sempre le ciglia.
- Be’, a James farà piacere. Lui adora le oche senza cervello: non pensano - commentò Cornelia.
Tutte risero, poi Rose disse: - Si, può darsi… Io credo che invece gli piacciano quelle con una testa. E anche ben salda.
Rose lanciò uno sguardo a Cornelia, che però non colse l’allusione. Intanto avevano cominciato a muoversi e la campagna sfrecciava oltre il finestrino.
La porta dello scompartimento si aprì e tre ragazzi fecero capolino. Uno era Albus; l’altro (per la gioia di Cornelia) Michael McLaggen;  l’ultimo era un ragazzo alto, dai capelli marroni e un paio di incredibili occhi azzurri. Al petto aveva appuntata una spilla da Prefetto. Scoppiò un casino generale fatto di saluti e risate. Poi, i ragazzi si accomodarono accanto a loro.
Edward Thornhill, brillante, carino e spiritoso, attirava l’attenzione di molte ragazze quando vagava per i corridoi con Michael e Albus.
- Allora, ragazze - iniziò McLaggen - Che ci fate qui tutte sole? Le vostre guardie del corpo non sono qui a proteggervi?
- Molto spiritoso - commentò Rose - Se alludi a James e Tom, anche loro hanno degli amici, sai?
- Strano, pensavo che li aveste assoldati al vostro servizio - rise Mclaggen.
- Lascia perdere mio fratello, è un po’ strano in questo periodo - disse Albus lasciandosi cadere sul sedile accanto a Victoria.
- Sì, sì, lo so io che cos’ha… - commentò McLaggen lanciando un’occhiata in tralice a Cornelia.
Lei lo guardò con sguardo interrogativo e poi Victoria disse: - Preferisco che se ne stiano lontani, quei due.
- Si, lo so perché - rise McLaggen - Sei rimasta scottata, eh?!
- Non sai quello che dici, Michael - disse Cornelia.
- Oh, lo so bene, invece. Tom le ha spezzato il cuore…
- Noi non siamo qui per farci insultare da te - esclamò Rose con sguardo di fuoco.
- Si, Rose ha ragione - disse Edward - Smettila, Michael.
Michael guardò l’amico e poi alzò le spalle.
- Come siete seri - disse solo.
- Allora - cominciò Albus - Come hai passato l’estate, Victoria?
Albus aveva sempre avuto un debole per la bella Cacciatrice, ma non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo.
- Molto bene, grazie - rispose lei sorridendogli - Ho lavorato presso l’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale come stagista.
- Oh, è vero che l’anno scorso sei andata a quel colloquio - esclamò Albus.
I due si persero a chiacchierare di uffici, stages e altro. Gli altri li lasciarono fare.
- Siete carichi per la stagione di Quidditch? - chiese McLaggen.
- Ovviamente sì - rispose Cornelia sbadigliando e appoggiandosi al braccio di Edward.
- Rose, a te nemmeno lo chiedo - continuò McLaggen.
- Come sei carino, Michael, davvero - disse lei tra le risate degli altri due.
- Carino, ovvio. Simpatico, pure.
- E sei anche modesto - esclamò Rose - E’ pazzesco quante doti tu abbia.
- Così mi fai arrossire, Rose.
- Mi sa che dobbiamo andare nello scompartimento dei Prefetti, Corny - disse Edward a Cornelia, lasciando Rose e McLaggen a battibeccare.
- Dobbiamo proprio? E’ così divertente, qui… - si lamentò lei.
- Mi spiace, temo che dobbiamo.
- Okay, allora…
Cornelia si alzò di malavoglia, seguita da Edward.
- Dove andate voi due? Se cercate uno scompartimento vuoto, ce n’è uno al fondo, accanto a quelli dei Serpeverde - disse McLaggen.
Albus rise ed Edward arrossì leggermente.
- Non dire sciocchezze, Michael - esclamò questo.
- Hey, amico, stavo scherzando. Lo so che Corny vuole solo me…
Cornelia alzò gli occhi al cielo e fece finta di vomitare.
- Si, continua così. Non si sputa nel piatto in cui si ha mangiato, ricordatelo.
- Smettila, Michael, mi dai la nausea - esclamò Cornelia tra le risate generali.
- Tesoro, tu mi fai impazzire, invece.
- Okay, ora voglio decisamente andare in quel dannato scompartimento dei Prefetti, Ed. Andiamo.
Spinse Edward fuori e richiuse la porta sulle risate di McLaggen e Albus. Si incamminarono lungo il corridoio.
- Scusa se te lo chiedo - cominciò Edward - Come diavolo hai fatto a starci insieme, l’anno scorso?
- Oh, dai - rise lei - Non lo so… Era carino e simpatico. E affascinante… Poi tutto è cambiato. Ho visto le cose sotto un diverso punto di vista.
- Si, sei guarita .
Cornelia rise.
- Tu come stai? - gli chiese.
- Bene. Pensavo di partecipare alle selezioni per i Battitori, quest’anno.
- Davvero? Sarei felice di averti in squadra.
- Grazie. Tu invece? Cosa hai fatto di bello quest’estate?
- Oh, niente di speciale. Le solite cose che faccio a Chelsea.
- C’era anche Tom?
- Si, poi è arrivata Rose l’ultima settimana e lui è sparito alla Tana - spiegò lei - Ma veniva molto spesso con James.
- Ah, James…
Edward e James non andavano molto d’accordo. Non si piacevano e quindi evitavano il confronto.
- E’ simpatico, quando vuole.
- Si, quando non si mette in mostra come un pavone.
Cornelia rise e disse: - Be’, con noi si comporta abbastanza bene, tranne qualche scherzo innocente come piombarti a casa di prima mattina.
- Immagino che vi sarete divertiti.
- Molto, sì. In fondo, mi piace quando fa il brillante.

Continua.......
 

SPAZIO AUTRICE
Buongiorno, splendori! Come state? Spero che il capitolo precedente vi sia piaciuto!
Ho deciso di dividere questo capitolo, visto che sono riuscita a trovare un punto “tattico”…! La seconda parte arriverà presto… Eheh
Allora… Finalmente si parte per Hogwarts e da qui le cose si faranno più avvincenti. Ho deciso di puntare molto sulla forza del “gruppo”, formato da Corny, Rose, Vic, Michael, Al e Edward. Ho decido di puntare anche sul dialogo, che si fa divertente quando c’è Michael nei paraggi…
Michael è uno dei personaggi maschili che preferisco, oltre agli amati james e Scorpius. A proposito, rassicuro le fan di Scorpius: arriverà presto! E’ solo che lui è uno che si fa attendere… *_*
Dicevo… Michael è davvero divertente e fa battute sagaci, spero vi piaccia!
Entrano in scena anche Lily e Hugo, di cui però non parlerò molto, anche perché ho già abbastanza personaggi da gestire… mi capite, vero??? Incontriamo anche Ginny ed Hermione, che accompagnano i figli a King’s Cross. Sempre bellissime, loro!
Ho introdotto il personaggio di Leila, un’oca svampita del settimo anno Grifondoro che gira sempre intorno a James e Tom, soprattutto a James, però, difatti Vic se ne è accorta….
Rose comincia a fare delle domandine "infide" a Cornelia, per indagare sui suoi sentimenti. Rose ci vede lungo!
Infine, Edward è un nuovo personaggio, tipico ragazzo dolce e perfetto. Vi piace?
Bene, visto che vi ho detto tutto, volevo solo farvi vedere come immagino la casa di Chelsea della famiglia Finnigan:

 
Che ne dite???
Vi lascio anche il link alla mia pagina Facebook, *Tea, Books and Stories*:
https://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293
 
A presto!
-Marty-
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 4. II ***


Capitolo 4 – parte seconda

“Non è poi tanto male, dai. Ti da una certa autorità…”.

 
 
Lo scompartimento dei Prefetti era già pieno di gente, ragazzi del sesto anno dei vari dormitori. Thomas Finnigan, Caposcuola del Grifondoro, sedeva accanto a un ragazzo corpulento del settimo anno di Corvonero. Non appena vide Cornelia e Edward si interruppe e li salutò.
- Hey, ragazzi - li chiamò.
I due si diressero verso Tom e si sedettero accanto a lui. Il ragazzo di Corvonero concentrò la sua attenzione sulla compagna a fianco, la Caposcuola di Tassorosso.
- Grazie, mi avete salvato - sussurrò loro Tom.
Cornelia rise.
- Prego - disse.
- Chi stiamo aspettando? - chiese Edward.
- La Caposcuola di Serpeverde è andata a cercare i suoi Prefetti - spiegò Tom - Sono in ritardo.
- Figuriamoci - sbuffò Cornelia.
- Ho visto Scorpius con i suoi, stamattina - disse Edward - Stavano in piedi vicino al treno e gli parlavano sottovoce.
- Sicuramente gli avranno detto di non ficcarsi nei guai - commentò Cornelia.
- Può darsi - concordò Tom - Oh, eccoli, finalmente!
Sulla porta erano comparsi due ragazze e un ragazzo.
La prima era alta, magra e bionda: la Caposcuola, Rebecca Mallory, sorella gemella del Battitore della Squadra, Evan. Era molto carina e riscuoteva molto successo tra i ragazzi più grandi e ammirazione incontrastata tra i più piccoli.
La seconda era più bassa, dai lunghi capelli castano scuro e lo sguardo attento coronato da un incredibile paio di bellissimi occhi blu. Stava tutta impettita al fianco del ragazzo. Clarissa Reynolds, oca giuliva della scuola e membro del Comitato presenziato da Rose, andava in giro come se il treno fosse suo. Cacciatrice, era l’unica donna a giocare nella squadra di Serpeverde. Lei e Cornelia si detestavano cordialmente, fin dal primo giorno di scuola.
Accanto a lei, un ragazzo alto e affascinante. I capelli erano incredibilmente biondi e gli occhi grigi vagavano per lo scompartimento, posandosi qua e là e valutando tutto e tutti: Scorpius Hyperion Malfoy, leader indiscusso del suo dormitorio, Capitano e Cercatore della squadra, nemico giurato di James e nuovo Prefetto del sesto anno.
- Bene, ci siamo tutti - annunciò Rebecca sedendosi.
Scorpius posò il suo sguardo su Cornelia. I due si guardarono. Ovviamente si detestavano, proprio come ogni Grifondoro e Serpeverde da secoli, nemici sul campo da Quidditch e fuori.
Scorpius sfoderò un sorrisetto e si andò a sedere.
- Che diavolo aveva da ridere? - chiese Edward a Cornelia sottovoce.
- Non lo so - rispose lei continuando a guardare Scorpius - Lascialo perdere.
Scorpius lanciò un ultimo sguardo a Cornelia e poi tornò ad ascoltare Rebecca Mallory.

*

 
Una volta finita la riunione, Cornelia e Edward salutarono Tom, che tornò nel suo scompartimento. Cornelia si dimenticò di dirgli di salutarle affettuosamente Leila e sorrise tra sé e sé al pensiero di James, circondato da ragazze, nel suo elemento. Dentro di se, provò una strana fitta all’altezza dello stomaco, ma la cacciò via subito comprando degli Zuccotti di Zucca dal carrello. Comprò anche delle Cioccorane per regalarle a Rose, visto che l’aveva lasciata sola in balìa di McLaggen.
Una volta arrivata allo scompartimento, però, si dimenticò delle Cioccorane e di McLaggen. Sentì le voci alte ancora prima di avvicinarsi. Riconobbe quella di Rose e quella di James sopra tutte le altre. Era impossibile che stessero litigando. Per quale motivo?
Una volta che lei e Edward ebbero raggiunto gli altri, James si girò a guardarla. Era in piedi sulla porta e bloccava il passaggio.
- Che cosa succede? - chiese Cornelia.
Rose stava in piedi e anche McLaggen e Albus. Victoria sedeva vicino alla porta, attenta. Tutti guardarono Cornelia.
- Oh, eccoti - esclamò Rose.
Cornelia guardò tutti per bene. Tom arrivò trafelato dall’altro capo del corridoio.
- Eccoti, James - esclamò - Le ragazze mi hanno detto che eri uscito…
James lo guardò per un momento, ma non rispose. Incrociò le braccia sul petto e si appoggiò alla porta, in silenzio.
- Allora, volete dirmi che cosa sta succedendo? - chiese loro Cornelia, guardandoli uno a uno.
- Ecco… - cominciò Rose - Abbiamo sentito delle voci e così sono uscita a vedere…
Cornelia la guardava con una faccia del tipo “continua-a-raccontare”.
- Erano James e Scorpius - buttò lì Rose tutto d’un fiato.
Cornelia si girò verso Edward.
- Ecco perché era in ritardo - disse; poi, rivolta a James: - Che cosa è successo? Vi siete accapigliati?
James sbuffò e non rispose. Fu Victoria a rompere il silenzio.
- A quanto pare Scorpius è passato davanti allo scompartimento di James e ha detto una cosa poco carina su una persona…
- Su una delle tue amichette, scommetto - buttò lì Cornelia guardando James.
- Si può sapere perché fai così? - esclamò lui avvicinandosi a lei - Parlava di te!
Cornelia rimase senza parole.
- Che cosa? - esclamò - E che cosa avrebbe detto?
James respirò piano e si riappoggiò alla porta, guardando a terra, imbronciato.
- A quanto pare stava parlando di ragazze - cominciò Victoria - Poi ha detto il tuo nome.
- Okay, e allora?
- Ha detto: “quella Finnigan… altezzosa, scostante e impertinente, ma me la porterei a letto molto volentieri”. Sei contenta? - esclamò James, parlando tutto d’un fiato, adirato.
Cornelia rimase zitta. Non sapeva che dire.
- Sicuramente non diceva sul serio, Corny - disse Rose piano - Sai com’è fatto Scorpius…
- Non me ne importa se non diceva sul serio - disse Cornelia ritrovando la voce.
- Certo, ti fa piacere che lo abbia detto, ci scommetto - buttò lì James.
- Hey - esclamò Tom - Che cosa vorresti dire, eh?!
Tom si avvicinò a sua sorella e le mise un braccio intorno alle spalle, come a voler chiarire “è-mia-sorella-guai-a-chi-me-la-tocca”.
- Voleva dire proprio quello che ha detto - disse Cornelia - Che a me fa piacere se Malfoy va in giro a dire queste cose su di me. Davvero lungimirante, James, complimenti. Come al solito non hai capito niente.
James non disse niente. Si limitò a guardarla e nei suoi occhi si leggeva il rimorso per quello che aveva appena detto.
- Ragazzi, non litigate - disse Rose - Ci siamo tutti rimasti male. Il fatto è che James si è beccato una punizione ancora prima di arrivare a Hogwarts.
- E perché? - esclamò Cornelia.
- Perché è uscito e si è scontrato con Scorpius - spiegò Rose - Gli ha detto di ritirare tutto. Scorpius si è rifiutato e ha rincarato la dose. Così James ha tirato fuori la bacchetta e…
- … e la Caposcuola di Serpeverde mi ha visto - concluse James per lei - Mi ha detto che farà rapporto una volta a scuola.
- Quindi James è nei guai - disse Victoria.
- Non ho capito perché stavate gridando, prima - chiese Cornelia confusa.
- Stavamo discutendo tra noi, niente di grave - spiegò Rose - Ho solo detto a James che avrebbe potuto lasciar perdere e così avrebbe evitato problemi.
- Non avrei potuto lasciar perdere - disse James.
Cornelia si girò a guardarlo e lo osservò attentamente. Era lusingata che James fosse intervenuto per difenderla. Lui incrociò il suo sguardo e le rivolse un mezzo sorriso. Lei ricambiò, incoraggiante, e la tensione tra loro parve allentarsi.
- Grazie, allora - disse lei.
- Dovere - si limitò a dire lui, alzando le spalle con noncuranza.
Tutti li stavano guardando, poi McLaggen si schiarì la voce e Rose disse: - Be’, speriamo che James non si becchi una punizione tanto grave.
- Si, speriamo - disse Tom.
- Okay, io me ne torno nel mio scompartimento - disse James - Vieni, Tom?
- Si - rispose lui - Ci vediamo dopo, ragazzi.
I due amici si allontanarono e Cornelia e Edward andarono a sedersi accanto agli altri.
Il viaggio proseguì parecchio sottotono per tutti. Nessuno aveva più voglia di chiacchierare e scherzare come prima. Mancava poco all’arrivo e non vedevano l’ora di mettere qualcosa sotto i denti e andare a letto. Dopo circa un’oretta, una voce annunciò che tra qualche minuto sarebbero arrivati a destinazione.
- Finalmente - esclamò Albus sbuffando. Lui e Victoria avevano passato il viaggio giocando a Sparaschiocco, troppo annoiati per parlare.
Gli altri indossarono le divise - Cornelia e Edward le avevano messe prima di andare nello Scompartimento dei Prefetti - e misero via tutto quello che avevano sparso in giro nei rispettivi bauli. Finalmente, il treno cominciò a rallentare e, piano piano, si fermò alla stazione di Hogsmeade. Ci fu un trambusto generale: tutti gli studenti uscirono dagli scompartimenti per scendere dal treno.
Le tre amiche rimasero unite e si incamminarono verso le carrozze senza cavalli che attendevano gli studenti poco lontano. I ragazzi le seguivano. I bambini del primo anno, come da tradizione, sarebbero arrivati a Hogwarts attraversando il lago a bordo di piccole imbarcazioni, guidati da Hagrid, il professore di Cura delle Creature Magiche, guardiacaccia nonché amico del clan Potter-Weasley, e quindi di Cornelia. Lei stessa e Edward, in quanto prefetti del Grifondoro, accompagnarono i nuovi arrivati fino al lago, per lasciarli nelle mani di Hagrid.
Salirono tutti su una delle carrozze senza cavalli e, dopo qualche minuto, quella si mosse per portarli verso il castello. La notte era incantevole: le stelle erano vivide, luminose, la luna occhieggiava loro da lassù e il castello tutto illuminato era uno spettacolo. Gli alberi della Foresta Proibita erano scossi da un venticello leggero.
La carrozza si fermò davanti a un grande portone di quercia, spalancato su un salone d’ingresso illuminato a giorno, risplendente. Tutti scesero e si incamminarono all’interno. Alla loro destra, si apriva la Sala Grande: quattro lunghi tavoli, uno per ogni casa e, sul fondo, il tavolo degli insegnanti. Mille e più candele galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli. Sopra di loro, il soffitto riproduceva il cielo fuori. Le stelle brillavano insieme alle candele. Tutti trattennero il respiro: ogni anno, la Sala Grande offriva loro sempre motivo di emozione.
Si sedettero al tavolo di Grifondoro, Cornelia in mezzo a Rose e Victoria. Di fronte a loro stavano i ragazzi. Anche gli altri studenti si accomodarono, in attesa. Cornelia vide James e Tom sedersi poco lontano con Leila e altri compagni del settimo anno. Lei e James si scambiarono uno sguardo, prima che la Preside, la professoressa McGrannit, si alzasse in piedi e richiamasse l’attenzione della sala.
- Bentornati a tutti voi - iniziò.
Tutti risposero al suo saluto, entusiasti. La professoressa McGrannit era una vera autorità nel mondo magico. Aveva insegnato Trasfigurazione ad Hogwarts ai genitori di Cornelia e anche a quelli di Rose e James. Era diventata preside e aveva diretto la scuola con pugno di ferro per molto tempo. Era alta, sempre fiera, i capelli bianchi e i soliti occhialini appuntati sul naso. Quella sera era avvolta in una tunica bordeaux e portava un sontuoso cappello a punta nero. Sorrise a tutti loro.
- Prima di tutto, diamo il benvenuto agli studenti del primo anno - continuò - Prego, professor Paciock.
Una porta laterale si aprì e gli studenti del primo anno fecero il loro ingresso nella Sala Grande per la cerimonia dello Smistamento. Davanti a loro, un uomo alto e corpulento con una pancia prominente li guidava nella sala. In mano, reggeva uno sgualcito e logoro vecchio cappello da mago. Poggiò il Cappello Parlante su uno sgabello davanti al tavolo degli insegnanti, poi sistemò i bambini, tutti visibilmente agitati e spaventati, lì vicino e srotolò un lungo elenco, scritto su pergamena.
- Possiamo cominciare - iniziò il vicepreside - Smith, Margareth.
 

*

 
- Bene - cominciò la professoressa McGrannit alzandosi in piedi alla fine del banchetto - sono contenta che anche quest'anno la Cerimonia dello Smistamento e il Banchetto Inaugurale siano stati un successo.
Tutta la sala si zittì per ascoltare.
- Cominciamo con gli annunci per i ragazzi del primo anno...
- Vi ricordate il nostro primo giorno? - sussurrò Rose a Cornelia e Victoria.
Le altre due le sorrisero e Victoria ridacchiò, dicendo: - Eccome! Era davvero strano trovarsi proprio qui dopo tutti i racconti dei nostri genitori.
- Si, e dopo che tuo fratello ti ha praticamente terrorizzato con i racconti sullo Smistamento - aggiunse Cornelia lanciando un'occhiata a Tom. Lui intercettò il suo sguardo e agitò una mano verso di lei in segno di saluto. Lei ricambiò e gli sorrise.
- Eravamo agitate, terrorizzate, imbarazzate, impaurite e allo stesso tempo speranzose e piene di aspettative - disse Rose - Però quel giorno rientra senz'altro nei migliori della mia vita.
- Si, senza ombra di dubbio - concordò Cornelia sorridendole.
Victoria annuì e aggiunse: - Si, è esattamente quello che sento anch'io. Certo, ci sono stati altri giorni memorabili...
- Tipo il tuo primo appuntamento con Thomas Finnigan - suggerì una voce di fronte a loro.
McLaggen sogghignava dall'altro capo del tavolo e le guardava.
- Và al diavolo, Michael - gli sussurrò Cornelia.
- La McGrannit ha finito con il primo anno - disse Rose dando una gomitata a Cornelia.
Tutte e tre rivolsero la loro attenzione alla Preside, ma prima Cornelia riuscì a lanciare un'occhiataccia a McLaggen.
- Ora veniamo a uno degli annunci più importanti della serata - stava dicendo la professoressa McGrannit - Come tutti voi certo saprete, la nostra scuola è famosa anche per i suoi numerosi talenti, e non solo scolastici. I nostri giocatori di Quidditch fanno strada, molti entrano in squadre importanti e i più bravi raggiungono il più grande traguardo sportivo: la nazionale inglese di Quidditch.
La scuola pendeva dalla labbra della professoressa McGrannit, attentissima a non farsi scappare nemmeno una parola.
- Hogwarts, io stessa e il vicepreside, il professor Paciock, abbiamo lavorato sodo insieme all'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici - gli occhi della Preside lampeggiarono per un momento in direzione di Cornelia - al fine di organizzare uno degli eventi sportivi più importanti e prestigiosi del mondo magico. Un evento mai tentato sinora che unirà la nostra scuola insieme in un progetto ambizioso che, lo spero vivamente, possa entusiasmare tutti voi. Sto parlando della prima edizione del Trofeo Europeo di Quidditch.
Tutta la sala trattenne il respiro e subito partirono mille sussurri e vocii: tutti si stavano interrogando su quell'annuncio.
- Sono contenta di sentire che la notizia vi ha mobilitati tutti - rise la McGrannit - Ma lasciate che vi dia qualche informazione. Quattro scuole parteciperanno al Torneo: Hogwarts, l'Accademia di Beauxbatons, la scuola di Durmstrang e l'Istituto Italiano di Magia. Sono tutte scuole prestigiose e famose, rinomate per le loro tradizioni e il loro insegnamento. E per i loro giocatori di Quidditch, ovvio. Insieme al Ministero, siamo riusciti a coordinare questo grande evento internazionale, abbiamo contattato le tre scuole straniere e siamo arrivati a un accordo soddisfacente per tutti. Il Torneo si terrà qui a Hogwarts, in quanto scuola organizzatrice e, se l'evento avrà successo, se ne riparlerà tra quattro anni, per una seconda edizione che verrà ospitata da una delle altre tre scuole.
- Ora, ogni scuola parteciperà con una squadra, un team selezionato e competente composto dai sette migliori giocatori. Come molti di voi si staranno chiedendo, come farà Hogwarts a presentare una sola squadra se ne abbiamo quattro?
La sala era ben attenta, in silenzio.
- Abbiamo pensato di risolvere la questione aprendo, a partire da domani, le selezioni per accedere alla squadra che giocherà nel Torneo. Tre esaminatori arriveranno da fuori per valutare i candidati e scegliere i sette fortunati. Tutti i ragazzi possono candidarsi, a partire dal quarto anno compreso.
La sala scoppiò in proteste e gli studenti del secondo e del terzo anno cominciarono a lamentarsi a gran voce per la decisione.
- Mi dispiace, ragazzi, ma su questo punto siamo irremovibili. Io stessa mi sento di consigliare il provino solo a chi conosca davvero le regole e i rudimenti del Quidditch, uno sport complesso e da non sottovalutare. Sicuramente, i giocatori delle squadre saranno avvantaggiati dal loro continuo allenamento e dalla loro esperienza, ma non è detto che nessun altro possa essere scelto.
Alcuni studenti ancora si lamentavano e Cornelia, dopo aver fissato quelli più piccoli con gli occhi ridotti a fessure, disse: - Ma che cosa si lamentano? Non sanno nemmeno volare e vogliono giocare il Torneo.
Rose e Victoria risero e poi si zittirono per ascoltare nuovamente la professoressa McGrannit.
- Spero di essere stata abbastanza esaustiva. Riceverete ulteriori informazioni nei giorni seguenti dai vostri Capiscuola. La squadra effettiva verrà annunciata la sera di Halloween, in occasione del ballo a cui parteciperanno anche le squadre rivali e i loro Presidi.
- Bene, passando ad altro: come ogni anno, le audizioni per i ruoli vacanti verranno organizzate dal Capitano di ogni squadra, quindi sapete a chi rivolgervi. I Prefetti saranno disponibili per ogni ulteriore chiarimento. Ovviamente, gli studenti del primo anno non potranno partecipare alle selezioni.
- Le lezioni cominceranno domandi. I vostri direttori delle case vi forniranno gli orari delle lezioni domani mattina a colazione. Colgo l'occasione per augurare a tutti voi buon anno e buona notte. Grazie.
La sala ruppe il silenzio che si era creato: uno stridere di sedie spostate indicava che il discorso era terminato. I Prefetti accompagnarono i nuovi studenti verso i rispettivi dormitori.
Cornelia e Edward richiamarono quelli del primo anno e Edward gridò loro: - Ragazzi del primo anno, per di qua.
Cornelia li incoraggiava a seguire Edward fuori dalla Sala e fino allo scalone di marmo. Su, fino alla torre di Grifondoro.
- Forza, forza, o bloccheremo il passaggio - esclamò Cornelia sospingendo una ragazzina bionda per il corridoio.
Si fermarono davanti al ritratto di una signora, vestita di satin rosa. La stoffa leggera sembrava soffrire, tesa sulle sue carni abbondanti. I suoi occhi lampeggiarono non appena vide i nuovi studenti.
- Oh, bambini del primo anno - esclamò con voce squillante e congiungendo le mani, eccitata.
- La nuova parola d'ordine è "Albus Silente" - annunciò Edward.
Cornelia ripeté la parola d'ordine a quelli più in fondo.
- Non dovete fare altro che riferire la parola d'ordine alla Signora Grassa - e indicò il quadro - e lei si sposterà per rivelare il passaggio per la Torre. Ovviamente, dovrete mantenere segreta la parola d'ordine, senza  riferirla a nessun altro che non sia un compagno di Grifondoro. Ci siamo?
Tutti annuirono e Cornelia si disse che Edward aveva propria una bella pazienza.
- Okay, andiamo.
La Signora Grassasi fece da parte e il quadro si aprì su un varco nel muro. Edward fece strada e Cornelia chiuse il gruppo. Il ritratto si richiuse dietro di lei.
La sala comune di Grifondoro era un ambiente caldo e accogliente. La stanza circolare dentro la torre conteneva due camini, molti divani comodi e qualche poltrona sfondata dopo secoli di studenti. Tavoli e sedie erano disposte poco lontano. Quadri e arazzi decoravano le pareti di pietra.
- Bene - cominciò Cornelia.
Prese la parola dopo aver lasciato ai bambini modo di guardarsi intorno con stupore e a bocca aperta.
- Quelle due porte là in fondo - e indicò due porte poste vicino a una finestra - portano ai dormitori, quello maschile sulla destra e quello femminile sulla sinistra.
- Nella sala comune ci sono delle regole da seguire, le basilari regole di convivenza civile, cioè niente schiamazzi oltre l'orario, niente oggetti proibiti e niente che possa infastidire le autorità. Okay?
Tutti annuirono, decisi.
- Bene, potete andare a letto. Buona notte - concluse Cornelia.
- Buona notte - aggiunse Edward.
Tutti risposero all'unisono e poi salirono verso le stanze da letto circolari.
- Be', siamo stati bravi - disse Edward guardando Cornelia.
- Si, il peggio è passato - esclamò lei - Non è poi tanto male, dai. Ti da una certa autorità...
- Ma sentila! - esclamò Edward ridendo - Dai, andiamo a dormire.
 
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Ecco qui la seconda parte del capitolo, un po' cortina, lo so! Trovate la prima parte qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=966665
In questa seconda parte entra in scena – finalmente! – Scorpius Malfoy, tanto atteso nei primi capitoli. Il ragazzo comincia già a portare scompiglio, come da tradizione familiare… ;-)
Facciamo anche la conoscenza di due nuovi personaggi minori:
·        Rebecca Mallory, caposcuola Serpeverde: ricordatevi il suo nome, perché sentiremo ancora parlare di lei nei prossimi capitoli;
·        Clarissa Reynolds, prefetto Serpeverde: lei è la figlia della nota Pansy Parkinson e del marito, un certo Gregory Reynolds, da me inventato; ovviamente Clarissa continuerà ad impegnarsi a portare a compimento ciò che la madre non è riuscita a fare: sposare un Malfoy. Ci riuscirà???
 
Viene anche introdotto da me il Trofeo Europeo di Quidditch, una sorta di Champions League tra maghi… ahahah
L’Istituto Italiano di Magia è la scuola italiana che parteciperà insieme a Beauxbatons e Durmstrang, e l’ho inventata io.
Avete sentito? Ci sarà un gran ballo la sera di Halloween……. *_*
 
Bene, colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che leggono silenziosamente la mia storia: una piccola recensione mi farebbe molto piacere. Io ve l’ho detto…. =)
Non sto nemmeno lì a ringraziare chi lascia anche solo un piccolo commento: vi adoro!
 
A presto, -Marty-
 
Ps vi ricordo la mia pagina Facebookhttps://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 5. I ***


 

Capitolo 5 – parte prima
“Finnigan. Penso proprio che quest’anno passeremo insieme molto tempo, sai”?

 
Il mattino dopo, Cornelia assaporò il risveglio nel suo caldo letto, nel dormitorio circolare. Accanto a lei, le sue amiche Rose e Victoria e le altre compagne, Daisy e Josephine.
Fuori, il cielo era chiaro, saranno state le sette. Il sole era già spuntato, ma una tipica mattinata di settembre faceva capolino dalle alte finestre che circondavano la stanza.
- Buongiorno - disse Rose piano dal letto accanto.
- Ciao - la salutò Cornelia girandosi verso di lei.
- Ieri sera non ti ho sentita salire. Hai fatto tardi con Ed?
- No, figurati - rise Cornelia - Abbiamo lasciato i ragazzini del primo anno e poi siamo subito saliti. Tu dormivi già della grossa, ecco perchè non mi hai sentita.
- Già, ero stanchissima. E poi il banchetto di inizio anno mi sfianca. C'è davvero troppo da mangiare...
- Non sei certo obbligata a ingozzarti, Rose - disse Victoria.
- Ah, ma allora sei sveglia - rise Cornelia.
- Si, come avrei potuto dormire sentendovi bisbigliare?
- Comunque io non mi ingozzo - protestò Rose incrociando le braccia e mettendo il broncio.
- Stava scherzando, Rose.
- Lo sa che stavo scherzando - rise Victoria - Anche io mangio sempre un sacco al banchetto di inizio anno.
- Sì, tutti lo fanno, Rose.
- Okay, okay - disse Rose alzandosi dal letto.
- Direi che è ora di scendere, che cosa dite? - propose Cornelia.
 

*

Una volta indossata la divisa, le ragazze scesero nella sala comune. Trovarono alcuni ragazzini del primo anno, eccitati, seduti qua e là. Alcuni osservavano curiosi tutto intorno. In bacheca, erano affissi alcuni avvisi, tra i quali la data dei provini per la squadra di Quidditch e per la squadra che avrebbe rappresentato Hogwarts al Torneo.
Una volta entrate in sala grande, avvistarono James e Thomas seduti da soli e si avvicinarono. Era strano che fossero soli: di solito erano circondati da Leila e dalle altre ragazze del settimo anno.
- Buongiorno - le accolse Thomas sorridendo loro.
- Buongiorno - rispose Cornelia sedendosi accanto a suo fratello. Di fronte a lei, James le lanciò uno sguardo e poi ritornò a mangiare il suo bacon croccante.
- Dormito bene? Pronte per il primo giorno? - chiese Thomas.
- Abbiamo dormito benissimo e non potremmo essere più pronte di così - esclamò Rose, che sedeva accanto a suo cugino James.
Mangiarono in silenzio per un momento, poi Victoria disse: - Alla fine la Caposcuola Serpeverde ha fatto la spia, James?
- Ancora no - rispose lui - Il che è molto strano... Non so cos'abbia in mente...
Cornelia mise in bocca un cucchiaio di cereali e osservò James per un attimo. Girava e rigirava il bacon nel piatto, pensieroso.
- Magari ha cambiato idea - buttò lì.
James la guardò per un momento, poi rispose: - Sarebbe molto strano. La Mallory farebbe di tutto per rovinare il Grifondoro e una mia punizione sarebbe un inatteso regalo, per lei.
Cornelia tornò a mangiare i suoi cereali e Rose aggiunse: - Speriamo che se ne sia dimenticata, allora.
In quel momento, il vicepreside, il professor Paciock, si avvicinò a loro con in mano dei fogli.
- Buongiorno, ragazzi - esclamò.
- Buongiorno - salutarono tutti loro.
- Ho qui i vostri orari - spiegò - James Potter...
Diede a James un foglio ripiegato e questo si mise a studiarlo per bene, in faccia un'espressione di noia mista a disgusto.
- Thomas Finnigan...
Anche Thomas osservò il suo orario, e cominciò a commentarlo con James, come ogni anno.
- Rose Weasley e Victoria Baston... - continuò.
Rose e Victoria presero i loro orari, eccitate.
- Infine, Cornelia Finnigan - concluse il vicepreside.
- Grazie - disse Cornelia prendendo il suo orario.
Quel giorno la aspettavano due ore di Trasfigurazione, per iniziare, poi un'ora di Erbologia, seguita da un'ora libera. Nel pomeriggio, due ore di Difesa contro le arti oscure.
- Ragazzi - cominciò Cornelia alzando gli occhi dal suo orario - Ieri sera, mancava qualcuno al banchetto...
Gli altri la guardarono, interrogativi.
- Al tavolo degli insegnanti - continuò lei - Mancava il professor...
- Burton! - esclamò Victoria.
- Esatto!
- E' vero! - esclamò Thomas - Ieri sera non l'ho notato.
- Ne siete sicuri? - chiese Rose - Magari ci è sfuggito...
- No, Rose, non c'era - confermò Cornelia - Ne sono sicura.
- Bè, magari è la volta buona che si è tolto dai piedi - commentò James alzando le spalle.
- Okay, ma sono curiosa di sapere chi verrà al suo posto - rifletté Victoria.
- Strano che la McGrannit non ci abbia detto niente... - disse Rose.
- Penso che lo scopriremo oggi pomeriggio, ragazze - disse Cornelia consultando l'orario. Il professor Burton era il loro vecchio docente di Difesa contro le Arti Oscure.
- Sì, abbiamo due ore dopo pranzo - confermò Victoria.
- Fatemi capire - cominciò Cornelia osservando il suo orario e quello di Rose- Abbiamo gli orari uguali, solo che voi, al posto di Erbologia, seguirete Storia della Magia?
- Sì - confermò Rose - E' splendido! Pensavo che avremmo avuto orari totalmente diversi, e invece saremo insieme quasi tutto il tempo.
- A Erbologia ti toccherà sopportare i Serpeverde tutta sola, Corny - commentò Thomas ridendo.
- Non voglio pensarci... In compenso, ci saranno anche altre persone.
- Sì, così non dovrai seguire la lezione tête-à-tête con Scorpius Malfoy - disse James.
Cornelia lo guardò con disapprovazione, ma non rispose.
- Andiamo? - propose Rose alzandosi.
- Sì, è meglio - concordò Victoria - Dobbiamo ancora recuperare i libri in dormitorio.
Le ragazze si alzarono e salutarono i ragazzi, avviandosi verso la sala d'ingresso.
- Hey, ragazze - esclamò una voce dietro di loro.
Si girarono e videro Daisy e Josephine raggiungerle dal tavolo di Corvonero, dove le due facevano colazione in compagnia del fidanzato di Josephine e di altri amici. Daisy O'Brien, una scozzese bassa, magra e piena di energia, capelli scuri e occhi marroni, un largo sorriso stampato in faccia, le abbracciò tutte una per una.
- Ieri sera Jo e io siamo rientrate tardi, stavate già dormendo, e stamattina eravate già uscite - esclamò con voce squillante.
Josephine Spencer era alta, con un paio di incredibili occhi verdi, portava i capelli legati in una lunga treccia e squadrava tutti dall'alto in basso, ma con loro tre era sempre gentile e disponibile.
- Sono contenta di rivedervi - disse loro sorridendo, ma senza abbracciarle, non era nel suo stile.
- Come sono i vostri orari, quest'anno? - chiese Daisy.
Si scambiarono i fogli e poi Jo commentò: - Sembra che solo Cornelia seguirà Erbologia, di noi cinque.
- Già, tutta sola... - commentò una voce dietro il loro gruppo.
Scorpius Malfoy emerse dalla Sala Grande, affiancato dai suoi fidati galoppini Owen Zabini - un ragazzo alto e nero, dal fisico atletico e cacciatore della squadra di Serpeverde - e Bernard Goyle - tarchiato, possente, scuro di capelli e dalle sopracciglia sempre aggrottate, faceva paura a molti, ma con la magia non concludeva mai nulla - e, dietro, l'oca Clarissa Reynolds e due sue amiche.
- Malfoy - disse Cornelia guardandolo e incrociando le braccia.
Daisy e Josephine fecero un salto e si nascosero dietro le altre, continuando ad osservare la scena.
- Finnigan - disse Scorpius continuando a guardarle - Penso proprio che quest'anno passeremo insieme molto tempo, sai?
- Non vedo l'ora - commentò lei alzando le sopracciglia.
- Cornelia - esclamò Clarissa emergendo da dietro Scorpius.
- Oh, Clarissa, non ti avevamo notata - esclamò Victoria.
- Victoria - commentò l'altra - E' sempre un piacere vederti.
- Oh, anche per noi.
- Ora, se non vi dispiace, abbiamo da fare - disse Cornelia.
- Così in fretta? - esclamò Zabini, osservando per un momento Rose.
Questa lo guardò con disprezzo e poi Cornelia disse, ironica: - Ci dispiace tantissimo...
- Sì, anche a noi - esclamò James.
Si mise al fianco di Cornelia e guardò Scorpius con occhi di fuoco. Thomas stava al fianco di Victoria e Rose.
- Oh-oh, il paladino, il protettore delle ragazze - rise Scorpius - Ti devo ricordare cosa è successo ieri, Potter?
- Assolutamente no - rispose James duramente.
- Vi conviene girare al largo - intervenne Thomas, mostrando il petto e il distintivo da Caposcuola.
Scorpius lanciò un'occhiata al distintivo, sfoderò un ultimo, impertinente sorrisetto, lanciò ancora un'occhiata a Cornelia e poi, con un cenno della testa ai suoi galoppini, si diresse verso i sotterranei e il dormitorio di Serpeverde.
 

*

 
Le ragazze presero posto nell'aula di Trasfigurazione, nei loro soliti banchi in prima fila. Amavano stare attente e, sedendo lì davanti, non venivano mai incolpate per i vari sussurri e chiacchiericci, nonostante parecchie volte ne fossero colpevoli.
L'aula era grande, illuminata da alte finestre e con, sul fondo, la cattedra della professoressa Bones, ordinata e perfettamente lucidata. Cornelia tirò fuori il libro, "Guida alla Trasfigurazione Avanzata", e lo poggiò sul banco. Rose stava seduta accanto a lei e Victoria nel banco accanto al loro, vicino ad Albus.
La professoressa Bones, una strega alta e robusta, entrò nella stanza. Portava i capelli rossi tagliati severamente, in un caschetto che non le sfiorava nemmeno le spalle, e il suo sguardo vagò verso gli studenti con affetto. La direttrice della casa di Tassorosso amava insegnare, e amava in particolar modo quella classe, tranquilla e studiosa. Era stata una studentessa a sua volta, e aveva sempre pensato che insegnare a Hogwarts fosse un traguardo non da poco nella vita di un mago o di una strega.
- Buongiorno, ragazzi - esclamò sedendosi.
- Buongiorno, professoressa Bones - salutarono tutti.
Prese un foglio di pergamena intonso e ci scribacchiò sopra qualcosa. Poi, alzò gli occhi sulla sua classe.
- Bentornati nella mia classe - continuò - Sono contenta di vedervi così numerosi. Speravo davvero che un grande numero di voi decidesse di seguire la mia materia anche quest'anno, e così è stato, come vedo.
Cornelia e Rose le sorrisero, incoraggianti.
- Molto bene, direi che possiamo cominciare!
La donna si alzò e si diresse verso uno scaffale. Prese un libro e tornò verso la cattedra.
- Spero che tutti siate in possesso del volume sul quale studieremo quest'anno: "Guida alla Trasfigurazione Avanzata".
Mostrò a tutti il volume, tenendolo bene in alto.
- E' un volume impegnativo, da come avrete senz'altro capito dal titolo. Quest'anno gli argomenti di studio saranno impegnativi, come dicevo, più ardui e difficili rispetto agli anni passati, ma tutti voi avete superato i vostri G.U.F.O. con successo, quindi sono sicura che, insieme, riusciremo a prepararci al meglio per gli esami del sesto anno, e anche per i M.A.G.O. del prossimo.
Alla parola "M.A.G.O.", tutta la classe venne percorsa da un brivido inaspettato. Gli esami finali facevano paura a molti, se non a tutti, e pensare di averli così vicini non era incoraggiante.
- Oh, state tranquilli - esclamò la professoressa Bones - Abbiamo ancora due anni per prepararci a dovere... e per spaventarci.
Fece loro l'occhiolino e poi sorrise.
- Concentriamoci su quest'anno, ragazzi, va bene?
Tutti annuirono, seppur poco convinti. La professoressa aprì il libro e disse: - Direi che potete leggere l'introduzione a pagina tre. L'autore illustra per bene gli obiettivi di questo corso e anche gli argomenti trattati.
Si risedette e tutta la classe aprì i libri e si concentrò sull'introduzione. Cornelia guardò Rose e alzò gli occhi al cielo.
 

*

 
Dopo due ore di Trasfigurazione, passate per la maggior parte a leggere quella dannata introduzione che non finiva mai, e a prendere appunti sul programma, la lezione di Erbologia arrivò come un piacevole diversivo per Cornelia. Lasciò le sue amiche fuori dall'aula di Trasfigurazione, guardandole allontanarsi, dirette verso l'aula di Storia della Magia. Le ragazze avevano dipinta sul volto un'espressione di noia e malavoglia, al pensiero di dover affrontare il professor Rüf e le sue soporifere lezioni.
Cornelia sorrise loro come incoraggiamento, poi scese le scale, si ritrovò nell'ampio salone d'ingresso e poi uscì fuori al sole di settembre. Mentre percorreva il prato fino alle serre, guardò il cielo e ripensò alla giornata di ieri. Il viaggio in treno, la discussione tra James e Scorpius Malfoy, i suoi occhi quando aveva detto che non avrebbe mai potuto fare altrimenti, il banchetto, e poi l'incontro con Scorpius quella stessa mattina, e l'intervento di James e Thomas. Ripensò anche al Torneo di Quidditch, ai provini... Si sarebbe candidata? Avrebbe tentato di entrare nella squadra di Hogwarts? James, in quanto capitano, avrebbe dovuto dare ai suoi compagni un giudizio sincero sulle loro reali possibilità di farcela, senza strafare. Sarebbe stato sincero con lei?
Immersa nei suo pensieri, Cornelia arrivò alle serre, che ospitavano le lezioni di Erbologia praticamente da sempre. L'unico Grifondoro a seguire il corso, Andrew Wright, un ragazzo alto e dai capelli neri, stava in piedi poco lontano. Non appena vide Cornelia, però, i suoi occhi si illuminarono e le rivolse un sorriso cordiale, contento di avere almeno una compagna di dormitorio a fianco.
- Cornelia! - esclamò.
- Ciao, Andrew - rispose lei, ricambiando il sorriso.
- Sono contento che ci sia qualcuno di Grifondoro. Pensavo che sarei stato da solo.
- Albus non mi ha detto che ci saresti stato anche tu. Non sai quanto sia contenta, davvero! - rispose Cornelia ridendo.
Poco lontano, Scorpius Malfoy, solo, osservava la scena interessato. Sul suo volto, un sorrisetto ironico e divertito.
Cornelia gli lanciò uno sguardo e Andrew bisbigliò: - Malfoy non ha qualcuno a guardargli le spalle, qui a Erbologia, eh?
Cornelia rise, ad alta voce, e poi lanciò uno sguardo a Scorpius, che aveva cambiato posizione al suono della sua risata di scherno, distaccandosi dalla parete della serra.
- Meglio così, no? - sussurrò a Andrew.
Vennero interrotti dall'arrivo del professor Paciock, trafelato e in ritardo come al solito.
- Ragazzi! - esclamò non appena li ebbe raggiunti - Scusate il ritardo, ma sono stato trattenuto. Entriamo.
Aprì la porta della serra e li fece entrare. Cornelia e Andrew andarono a sistemarsi in una postazione e Scorpius occupò quella alla loro destra.
- Molto bene - cominciò Paciock, posando una pila di libri traballanti sulla vecchia cattedra sporca di terriccio umido e ingombra di vasi mezzi vuoti - Bentornati a tutti! Vedo che quest'anno siamo in pochi ma, come si dice, meglio pochi ma buoni, no?
Rise di gusto e alcuni studenti fecero lo stesso. Cornelia e Andrew si lanciarono uno sguardo molto eloquente.
- Spero che non abbiate lasciato a casa il nostro vecchio, caro volume di studio? "Mille Erbe e Funghi Magici" di Phyllida Spore ci accompagnerà fino al termine del settimo anno, quindi conservatelo. Quest'anno, e anche il prossimo, lavoreremo con un nuovo volume, "Piante Carnivore del Mondo". E' un libro davvero interessante e pieno di nozioni, qualcuno di voi l'ha già letto?
Nessuno degli alunni rispose. Il silenzio pervadeva la classe. Cornelia venne in aiuto del professore: - Mi spiace, professor Paciock, nessuno l'ha letto, ma sono sicura che si tratti di un libro interessantissimo.
Il professor Paciock si illuminò e le sorrise benevolo: - Grazie, signorina Finnigan, grazie mille.
- Lecchina - bisbigliò Scorpius piano, ma non abbastanza perchè Cornelia non lo sentisse, seduta poco lontano da lui.
Gli lanciò uno sguardo duro, lui lo ricambiò, divertito, e poi tornò a guardare il professore, fingendo di ascoltare quello che il vicepreside stava spiegando. Cornelia si spostò sulla sedia, irritata.
 

*

 
- Bilancio della prima mattinata di lezioni? - chiese Rose a pranzo.
Erano sedute una accanto all'altra, in compagnia di Albus, Michael McLaggen e Edward Thornhill. I ragazzi alzarono lo sguardo dai loro piatti e guardarono Rose. Da quando si erano tutti riuniti a tavola per il pranzo, le lezioni avevano monopolizzato la conversazione. Tutti avevano voluto sapere da Cornelia come era stata Erbologia con Scorpius, e furono contenti di sapere che in realtà era stata un'ora quasi piacevole. Andrew Wright era un compagno silenzioso, tranquillo e simpatico. Tutti avevano riso, però, quando lei aveva ammesso che in realtà era parecchio noioso.
- Bilancio positivo, direi, no? - rispose Albus.
- Come no, Al! - esclamò Michael - Il primo giorno di lezioni, dai! Il bilancio non può essere positivo per il semplice fatto che è il primo giorno.
- Sii un po' positivo, Michael - esclamò Edward - Okay che è il primo giorno, che è sempre traumatico ecc ecc, però le lezioni non sono state così male...
- Trasfigurazione è stata una noia mortale, Ed! - esclamò Cornelia al ricordo delle pagine di introduzione da leggere.
- Sì, in effetti - ammise Rose.
- Si sa come sono le prime lezioni - intervenne Victoria - Tutti a spiegare i programmi, a leggere barbose introduzioni e a fare schemi didattici.
- Appunto, è quello che intendevo, grazie Victoria - disse Michael distendendo le gambe sotto il tavolo.
- Togli le tue gambe da qui sotto - esclamò Cornelia - Hai la stessa grazia di un elefante, McLaggen.
- Scusa, scusa - si affrettò a dire Michael risistemandosi sulla panca.
Lei gli lanciò un'occhiataccia e disse: - Va bè, ragazzi, temo che non ci troveremo mai d'accordo. Io salvo solo Erbologia.
- E sappiamo il perchè - aggiunse una voce dietro le loro spalle.
Scorpius Malfoy passava proprio di lì con i suoi fidati amici Zabini e Goyle. Sul volto, il suo solito sorrisino.
- Non hai altro da fare, Malfoy? - esclamò Edward.
- Al momento no, sai? - rispose l'altro fermandosi.
- Allora magari te lo dico io cosa fare...
- Dai, voglio proprio vedere - esclamò Malfoy.
Edward si alzò in piedi facendo grattare la panca sul pavimento di pietra e i due si ritrovarono faccia a faccia.
- Ed! - esclamò Cornelia alzandosi a sua volta. Mise una mano sulla spalla del ragazzo e lo allontanò da Scorpius, che a quanto pare si stava divertendo un mondo.
- Che succede qui?
Thomas si avvicinò a loro. Esercitava il suo ruolo di Caposcuola al meglio. Guardò prima Scorpius, poi Edward e infine Cornelia.
- Allora? - esclamò a voce più alta - Siete due Prefetti, mi sarei aspettato un comportamento più maturo da voi due.
Parlava con i ragazzi, ma Cornelia intervenne: - E' stato Malfoy a cominciare, Thomas.
- Oh, certo - esclamò Scorpius - Ovviamente il fratellino non può che credere a te.
- Silenzio - esclamò Thomas - Non mi interessa chi ha cominciato con le provocazioni. Finitela. Malfoy, torna al tuo tavolo oppure esci dalla sala, senza disturbare le altre case. Thornhill, risiediti. Anche tu, Cornelia. Altrimenti sarò costretto a togliervi dei punti. Intesi?
Malfoy scoccò un'ultima occhiata a Edward, poi lanciò uno sguardo strano a Cornelia e si allontanò con i suoi galoppini. Edward si risedette e Cornelia fece lo stesso. Thomas si allontanò a sua volta.
Tutti gli altri avevano assistito alla scena, in silenzio, senza intervenire.
- Cavolo, Ed, avresti potuto lasciarlo perdere, però - disse solo Rose.
Cornelia guardò l'amica e questa si zittì, ricevendo il suo silenzioso messaggio. Non era il momento.
 
Continua…
 

SPAZIO AUTRICE
Ciao! Dopo vari giorni di attesa – mi scuso, ma vari impegni mi hanno impedito di aggiornare la storia – ecco a voi la prima parte del capitolo cinque. Cosa ne dite???
Scorpius entra prepotentemente in scena, godendosi le luci della ribalta… era ora, direte voi!
Nella seconda parte, assisteremo alla prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Chi sarà il nuovo docente??? Sorpresa sorpresa….
In questa prima parte, zero scene Cornelia-James, ma vi prometto sorprese  nella seconda parte del capitolo, quindi non mancate!
 
Vi lascio il link della prima FF di mia sorella, andate a leggerla!
Si intitola “Bad Kids”, non ve ne pentirete!
Ecco il collegamento: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=974244
 
Bene… direi che vi ho detto tutto!
Vi piace l’immagine di testa?
 
Baci magici, -Marty-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 5. II ***


 

Capitolo 5 – parte seconda
“Stavate parlando di documenti ufficiali e per caso la sua mano si è scontrata con i tuoi capelli…”

 
La tanto attesa lezione di Difesa contro le arti oscure arrivò. Gli studenti presero posto ai loro banchi. Dall'altra parte dell'aula sedevano i Serpeverde. Tutti attendevano novità: chi sarebbe stato il nuovo professore? Nessuno ne aveva idea. E la McGrannit non aveva fatto nessun annuncio a pranzo.
All'improvviso sentirono dei passi veloci nel corridoio farsi sempre più vicini. Poi...
- Teddy! - esclamò Rose.
Teddy Lupin, l'alto e carinissimo cugino acquisito del clan Potter-Weasley, fece la sua apparizione in aula. Teneva in mano dei libri e indossava un vecchio pullover di Hogwarts, una camicia e un paio di jeans scoloriti. I capelli biondi erano spettinati e arruffati. Gli occhi chiari vagarono per tutta l'aula. Sorrise verso Rose. Poi riconobbe Albus poco lontano.
- Buongiorno! - esclamò.
Lasciò cadere i libri sulla cattedra che era stata del professor Burton e si girò verso la sua classe.
- Sono il vostro nuovo professore di Difesa contro le Arte Oscure. Mi presento: Teddy Lupin.
Si diresse alla lavagna e scrisse il suo nome, grande e a lettere irregolari. Poi, sorrise a tutti loro.
- Lo so che il mio arrivo è per voi del tutto inaspettato - cominciò - Probabilmente vi sarete accorti dell'assenza del professor Burton al tavolo degli insegnanti. Bene, io lo sostituisco. Il vostro professore è molto malato. Una malattia rara, a quanto pare. Si trova al san Mungo e non è assolutamente in grado di insegnare. Non si sa per quanto sarà ricoverato e comunque non potrà tornare a scuola.
- Quindi lei è un supplente - intervenne Scorpius - Spero.
Teddy Lupin non colse l'allusione e rispose: - Sì, diciamo così. La vostra preside mi ha contattato solo l'altro giorno, subito dopo aver appreso le condizioni del professor Burton. Io ovviamente ho accettato, seppur con qualche riserva, che però sono subito svanite non appena messo piede nel castello. Adoro questo posto e sono contento di esservi tornato come insegnante.
Cornelia aveva conosciuto Teddy Lupin a uno dei tanti raduni del clan Potter-Weasley. Harry Potter, il padre di James e Albus, era il padrino di Teddy e il ragazzo era molto spesso loro ospite. I genitori, Remus Lupin e Ninfadora Tonks, erano morti durante la battaglia di Hogwarts, molti anni prima, lasciando Teddy alle cure della nonna e all'amore di Harry, Ginny e tutti gli altri. Vederlo lì come insegnante era davvero strano e tutti loro avrebbero dovuto imparare a chiamarlo "professor Lupin" e non Teddy; avrebbero dovuto fingere di non avere con lui nessun particolare legame; avrebbero dovuto comportarsi come dei normali alunni di un qualunque professore.
- Molto bene, se non ci sono domande... - continuò lui.
Si girò verso la cattedra come per prendere un libro, poi ci ripensò e si rigirò a guardarli.
- Non mi va di cominciare la mia prima lezione illustrandovi il vostro libro, "Affrontare l'informe", anche perchè il titolo non è dei migliori, almeno secondo me. Quando lo utilizzavo come studente non lo sopportavo, voglio essere sincero con voi. Lo trovavo prolisso, noioso e prevedibile. Per cui non voglio iniziare tediandovi.
Tutti si sistemarono sulle sedie per ascoltare meglio. Avevano riso quasi tutti alle sue parole sul libro, divertiti di sentir parlare così un insegnante.
- Quello che affronteremo quest'anno è parecchio impegnativo, come penso vi abbiano detto anche gli altri insegnanti che avete visto oggi e come vi diranno quelli che vedrete nei prossimi giorni. Inutile ripeterlo. Quindi conto sul vostro massimo impegno, perchè io mi impegnerò a fondo per rendere queste ore costruttive. Noto anche che Grifondoro e Serpeverde sono finiti insieme... Spero che vi comporterete da persone adulte evitando litigi e risse, d'accordo?
Tutti annuirono, alcuni meno convinti.
- Okay, ora basta con questi discorsi perchè se no sembrerò vostro nonno che vi fa la predica...
Tutta la classe sorrise e poi Teddy Lupin continuò: - Oggi vorrei affrontare con voi un discorso complesso. So per certo che avrete già sentito parlare delle purtroppo tristemente note Maledizioni Senza Perdono? Rientrano nel nostro programma di quest'anno e direi di toglierci la parte più difficile, per ovvie ragioni, da subito. Chi vuole spiegarmi quello che sa?
Tutte le mani si sollevarono.
- Bene... - disse scompigliandosi i capelli - Lei è?
Indicò Edward.
- Edward Thornhill, signore.
- Bene, signor Thornhill... La ascolto.
 

*

 
 - Ragazzi, che lezione! - esclamò Michael.
Erano appena usciti dall'aula di Difesa contro le Arti Oscure dopo due ore di lezione con il nuovo professore, Teddy Lupin. Erano tutti entusiasti per la novità.
- Vorrei sapere perchè i miei non me l'hanno detto - rifletté Albus.
- Secondo me l'hanno saputo anche loro all'ultimo momento - disse Cornelia - Come ha detto Teddy, è stato avvertito solo qualche giorno fa dalla McGrannit.
- "Teddy"? - esclamò una voce alle sue spalle.
James e Thomas li avevano raggiunti spuntando da un altro corridoio.
- Sì, la sapete la novità? - esclamò Cornelia - Teddy Lupin è il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure.
- Che cosa? - esclamò James, stupito.
- Sostituisce il professor Burton, che è gravemente malato - spiegò Victoria.
- Dite davvero? - esclamò Thomas - Il Teddy Lupin figliocco di tuo padre, James?
James annuì.
- Non capisco perchè Teddy non abbia detto niente…
- Ha detto di essere stato avvertito solo qualche giorno fa, probabilmente non ha avuto il tempo di avvertire nessuno - intervenne Rose - Altrimenti penso che lo avremmo saputo.
- E' straordinario - esclamò ancora James - Non ci avrei mai creduto.
- Perchè, scusa? - disse Cornelia - Teddy è sempre stato brillante.
James la guardò, poi disse: - Ah, si?
- Certamente.
James le lanciò un'ultima occhiata, poi distolse lo sguardo e disse: - Va bè, vi stavo cercando, comunque.
- Per cosa? - chiese Rose.
- Veramente stavo cercando Cornelia, Victoria e Michael, nello specifico.
Michael e Victoria si avvicinarono a Cornelia per ascoltare.
- Ho organizzato una veloce riunione della squadra - annunciò James - Adesso. Dovremmo parlare dei provini per il Grifondoro e dei provini per il Torneo di Quidditch. Ci siete?
- Certo, abbiamo finito le lezioni, per oggi - rispose Cornelia.
- Benissimo. Ci vediamo fra pochissimo al campo. Non serve la divisa, per oggi.
- Sì, giusto il tempo di portare i libri in dormitorio e arriviamo.
James annuì, poi si allontanò con Thomas.
Tutti tornarono al dormitorio di Grifondoro. Cornelia e Victoria lasciarono le borse con i libri sul letto e scesero di sotto. Rose si era già sistemata su una comoda poltrona con un libro. Albus e Edward erano seduti lì accanto a giocare a scacchi magici.
- Ah, Corny - esclamò Edward quando la vide scendere le scale - Nel caso parlaste dei ruoli vacanti, ti ricordi che ti avevo parlato di voler fare il provino come Battitore?
- Certo che sì - rispose lei annuendo.
- Magari potresti spianare la strada con James. Sai, io e lui non ci stiamo proprio simpatici e così tu lo prepareresti al mio provino.
- Va bene, ma se pensi che io abbia una qualche influenza su James... bè, farò del mio meglio.
- Oh, sì che ce l'ha, Ed - intervenne Victoria.
Cornelia la guardò e disse: - Ma che dici?
- Sì, confermo - aggiunse Rose, alzandosi dalla sua poltrona.
Cornelia la guardò senza capire.
- Va bè, non dare loro retta, Ed - disse lei - Tenterò, sta’ tranquillo.
- Grazie, Corny - disse Edward sorridendole.
Rose tornò alla sua poltrona e al suo libro. Victoria guardò per un attimo Edward e Cornelia, poi disse alla sua amica: - Andiamo?
Cornelia si riscosse e si affrettò a rispondere: - Certo, certo. Andiamo.
Le due uscirono dalla Sala Comune e si incamminarono lungo il corridoio e poi giù per le scale. Victoria parlò solo quando furono fuori, nel prato, dirette al campo da Quidditch.
- Allora… - cominciò - Edward sembra parecchio imbambolato, ogni volta che ti guarda.
Cornelia si girò a guardarla e Victoria sfoderò un sorriso furbo.
- Si nota tanto? - chiese, imbarazzata.
- Un pochino. Diciamo che lo avranno capito anche i muri che gli piaci, ormai. Già dall’anno scorso, direi.
- Dall’anno scorso? - esclamò Cornelia fermandosi.
- Certo.
- Oh, no.
Cornelia riprese a camminare, in silenzio e pensierosa.
- Non dirmi che non lo hai mai notato?
- Bè, no, visto che stavo con un altro. E non chiedermi anche tu come diavolo ho fatto, per favore – aggiunse subito dopo.
Victoria aveva aperto la bocca, ma l’aveva subito richiusa.
- Okay - disse dopo qualche secondo di silenzio - Non ti dirò niente. Sappi solo che mi dispiace per Ed. Nel senso, non fraintendermi: non mi piace o niente del genere, però mi dispiace che tu lo tenga così sulla corda. Se ti piace dovresti almeno dargli un incoraggiamento.
- Hai ragione, Vic - concordò Cornelia - Dispiace anche a me. Il fatto è che non so se mi piace davvero. Almeno, non so se mi piace in “quel senso”. Da starci insieme ecc… E’ sempre carino, gentile, disponibile…
- E non sono motivazioni sufficienti? Edward è anche un bel ragazzo, aggiungerei.
- Sì, sì, certamente.
- Dipende tutto da te.
Cornelia la guardò e poi rispose: - Ci penserò.
Victoria le sorrise e poi aggiunse: - Oh, sono già tutti qui.
Le due ragazze entrarono in campo, dove trovarono James, Thomas, Michael e Marcus Wilkins, battitore e amico di James e Thomas.
- Grazie per averci aspettate, Michael - esclamò Victoria ironica.
- Ho incontrato Marcus e siamo venuti insieme - rispose lui indicando il possente battitore.
Marcus, un ragazzo alto e muscoloso, fece loro un cenno di saluto e un sorriso. Anche se, a un primo sguardo, poteva incutere un po’ di timore, in realtà era un ragazzo molto simpatico e dai modi bonari, sempre in vena di scherzi, risate e battute divertenti. Gli allenamenti con lui in squadra erano uno spasso e lui e James ne combinavano di tutti i colori insieme. Sia sul campo sia fuori.
- Ben arrivate - le accolse James con un sorriso.
Cornelia notò subito che sembrava allegro, più del solito, a dire il vero. Oltre al sorriso, la guardò in un modo strano, a metà tra l’ammirato e il combattuto. Lei ricambiò lo sguardo e il sorriso, decidendo di assumere un atteggiamento positivo e aperto nei suoi confronti, anche e soprattutto per proporre la candidatura di Edward.
- Molto bene, visto che ci siamo tutti direi che possiamo cominciare - aggiunse James.
- All’ordine del giorno abbiamo i provini interni alla squadra - cominciò Thomas, che prese la parola in quanto vice di James - e i provini per la squadra di Hogwarts.
- Grazie, Tom - continuò James - Per quanto riguarda i provini, tutti saprete che ci serve un nuovo battitore per sostituire Carter.
- Che fine ha fatto Carter, a proposito? - chiese Cornelia.
Era l’unica che aveva il coraggio di interrompere il capitano. James la guardò, poi rispose: - Gioca come riserva per i Ballycastle Bats, al momento.
- Oh, wow - esclamò Victoria.
- Si, molto bene - continuò James - Qualche idea per i possibili sostituti? Sapete se qualcuno ha intenzione di fare il provino?
- Ho sentito due ragazzi del quinto che ne parlavano - disse Michael - Ma sono due idioti, capitano.
- Capito. Qualcun altro?
- Sì - rispose Cornelia - Edward Thornhill me ne ha parlato l’altro giorno. Vorrebbe fare il provino.
- Ah. Thornhill - commentò James.
- Si, perché? - chiese Cornelia in tono di sfida.
- Oh, niente - si difese James alzando le mani.
- Bè, da quanto so Thornhill è uno okay - commentò Thomas, rivolgendo a Cornelia un sorriso d’incoraggiamento.
- Sì, posso confermare - intervenne Victoria.
Lei e Thomas si scambiarono uno sguardo. Era la prima volta che si guardavano apertamente negli occhi da quando erano arrivati a scuola. Si sentivano strani l’uno verso l’altra, ma tra loro c’era un rapporto cordiale ed educato.
- Aspettiamo di vedere il suo provino prima di giudicarlo - disse Michael - Edward è uno apposto, un ragazzo serio. Mi fido di lui. E mi fiderei di lui anche sul campo. Ci ho fatto due tiri e devo dire che è anche parecchio bravo a volare.
- Bene, grazie Michael - disse James - Valuteremo Thornhill quando sarà il momento. Possiamo passare ai provini per la squadra di Hogwarts?
Tutti si dimostrarono d’accordo.
- Perfetto. C’è qualcuno di voi che vorrebbe sostenere i provini?
Nessuno parlò o si mosse, poi Thomas alzò la mano.
- Non siate timidi - aggiunse rivolto agli altri.
Gli altri si guardarono, poi Cornelia scambiò uno sguardo con suo fratello e alzò la mano a sua volta. Fu seguita da tutti gli altri membri della squadra.
- Bene, viva la sincerità - esclamò James - Ovviamente anche io intendo fare il provino. Sono contento di vedere che tutta la mia squadra ha fegato. Bravi!
Tutti sorrisero e risero alle parole di James. Tutti si ritrovarono così a discutere dei provini e delle loro reali possibilità di entrare in squadra.
- James, tu dovresti essere sincero con tutti noi - disse Victoria ad alta voce. Tutti si zittirono per ascoltare. James la guardò in silenzio.
- E’ vero, capo - concordò Marcus - Vorremmo sentire la tua opinione in merito.
James annuì e rimase in silenzio per qualche secondo. Poi disse: - Bè, io non posso certo proibirvi di partecipare o dirvi di non tentare. E poi nemmeno lo penso, quindi non lo dirò. Auguro a tutti in bocca al lupo, e nient’altro. Siete la mia squadra, è logico che io vi ritenga fortissimi e assolutamente in grado di superare quei provini.
- Grazie, James - disse Cornelia.
Lui fece un cenno della testa e poi disse: - Bene, se non c’è altro…. Auguro a tutti una buona serata.
Tutti salutarono, poi Cornelia si avvicinò a Victoria.
- Vai pure, io arrivo.
La sua amica annuì e uscì dal campo con Michael, Marcus e Thomas. James era nell’ufficio del capitano e Cornelia lo raggiunse. Si appoggiò allo stipite della porta e lo osservò per un momento. Stava seduto alla scrivania per scrivere il rapporto del loro incontro. La penna d’oca nella mano sinistra, la destra appoggiata alla tempia, lo sguardo riflessivo e la bocca leggermente storta in una smorfia. Non si accorse subito di Cornelia, lì ferma a guardarlo. Lei si chiese che cosa mai contenesse quella mente. Che cosa si nascondesse sotto quei capelli scuri e perennemente spettinati. Che cosa quegli occhi marroni guardassero veramente. Poi, lui girò la testa e la vide. Lei gli sorrise.
- Cornelia - esclamò.
- Scusa - disse lei entrando nell’ufficio.
- Che ci fai ancora qui?
- Avevo pensato avessi bisogno d’aiuto per scrivere il rapporto - spiegò lei - Come ai vecchi tempi.
Sorrise, fece levitare una sedia accanto alla sua e si sedette.
James le sorrise e disse: - Accomodati, allora.
- Grazie.
L’anno scorso, Cornelia aveva segretamente scritto i rapporti al posto di James. Lui non se la cavava egregiamente con i documenti ufficiali, e lei lo aiutava volentieri. Si erano fatti delle grasse risate al pensiero della preside, nel suo studio, intenta a leggere i vari rapporti dei capitani e a pensare che quelle parole fossero state scritte da James.
- Cominciamo? - chiese Cornelia. James si riscosse, distolse lo sguardo da lei e si concentrò sul foglio di pergamena davanti a lui, ancora intonso.
 

*

 
Dopo circa mezz’ora, il rapporto venne messo in una busta e chiuso. Cornelia si alzò e si stiracchiò.
- Direi che sono ufficialmente affamata - disse.
- Anche io - concordò James - E gli altri ti avranno data per dispersa.
- Chi se ne importa - disse lei alzando le spalle - Ogni tanto devo scappare da tutto il loro caos.
James la guardò e lei si affrettò ad aggiungere: - Sono miei amici, non fraintendermi. E’ solo che ognuno ha i suoi problemi, e questo va bene, però tendono ad essere fin troppo estroversi, e a volte mi serve un po’ di pace. Troppe chiacchiere.
- Capito - disse James annuendo - E con me non hai bisogno di tante parole.
- Esatto.
Intanto, erano usciti dall’ufficio e si erano incamminati verso il castello per la cena.
- James - cominciò Cornelia - Non ti ho mai ringraziato come si deve per tutta la storia di Scorpius.
Si girò a guardarlo e sorrise.
- Dico davvero. Non avresti dovuto metterti in mezzo e beccarti quella punizione per me. Mi so difendere, sai?
- Oh, lo so bene - rise lui - Non vorrei mai averti contro a Quidditch.
Cornelia rise divertita. Si fermarono poco oltre il portone di quercia, le alte risate di Cornelia risuonarono nella Sala d’Ingresso.
- Non preoccuparti, potrei trovare altri modi per vendicarmi.
- Oh, quindi devo ritenermi avvisato?
- Bè, per ora non c’è niente che tu abbia fatto per temere una mia vendetta.
James le sorrise e disse: - Ne sono contento. Allora le mie battutacce su McLaggen sono perdonate? Sono stato un cretino.
Lei sorrise.
- Certo. Non so ancora perché tu ti sia comportato da perfetto cretino, però va bene. In fondo, io non ti ho mai chiesto scusa per Clara…
- Oddio, Clara - esclamò James ridendo.
- Dai, mi sono comportata male. Non so cosa mi sia preso.
“Oh, cavolo”, pensò Cornelia. “Questa non dovevo dirla”.
Lui la guardò, poi disse: - Avevi ragione, comunque. Non faceva per me.
- Ah - commentò lei - E perché hai cambiato idea? Pensavo ti piacessero le cozze senza cervello. O preferisci le oche come Leila?
Lui rise.
- Né l’una né l’altra - rispose - E tanto meno Leila. Non farti venire strane idee…
- Oh, no, figurati, è che ti gira sempre intorno, e quindi…
“Ecco, nemmeno questa dovevo dirla”, pensò lei.
- Ah, davvero? - chiese lui.
- Si, bè, gira anche intorno a Thomas, se per questo…
- Per Thomas non posso rispondere, ma per quanto riguarda me, direi che non ha molte speranze.
- Ah, capito.
Cornelia lo guardò, cercando di interpretare il suo sguardo.
- Preferisco quelle con una testa e dei neuroni funzionanti, ecco.
- E’ quello che ha detto anche Rose sul treno… - rifletté Cornelia ad alta voce.
“Oh, cavolo, perché non stai zitta?!”, pensò, stizzita.
- Ah, quindi parlate di me? - disse James.
- Va bè, stavamo parlando di Leila e quindi sei saltato fuori tu. Non montarti la testa.
Lui rise e poi, dopo qualche secondo di silenzio, disse: - Comunque non hai niente per cui scusarti. Davvero. Mi hai salvato da una noia mortale, no?
Lei sorrise.
- E io non avrei potuto fare altrimenti con Scorpius. Lo rifarei cento volte. Con chiunque parli male di te.
Cornelia lo guardò. Quel suo sguardo combattuto era ricomparso. Fece un passo verso di lui per guardarlo meglio negli occhi.
- Grazie - disse solo.
Lui le scostò una ciocca di capelli dal viso e le sorrise.
- Oh, eccoli - esclamò una voce.
James si allontanò da Cornelia ed entrambi si girarono verso le scale. Rose e Victoria stavano scendendo lo scalone in marmo.
- Hey - esclamò Cornelia. Lei e James si avvicinarono alle due ragazze.
- Ho aiutato James con il rapporto - spiegò lei - Stavamo venendo a cena.
- Oh, si, il rapporto - disse Victoria ironica.
- Sì, Cornelia è stata molto gentile - confermò James - Grazie ancora. Ci vediamo in giro.
- Figurati - disse lei in un soffio. Lo guardò allontanarsi ed entrare in Sala Grande, una mano a scompigliare i capelli.
- Allora… - cominciò Rose - Avete scritto il rapporto, eh?
- Sì, ve l’ho detto - rispose Cornelia avviandosi verso l’ingresso della Sala Grande. Le altre, dietro di lei, si rivolsero uno sguardo.
- Vi sarete parecchio annoiati, voi due - commentò Victoria.
Si sedettero lontane da Albus, Michael e Edward, che erano in compagnia dei loro compagni del sesto anno.
- Sai come sono queste cose - spiegò Cornelia - Documenti ufficiali, una vera barba.
- Immagino… - commentò Rose, criptica.
- Quindi non abbiamo interrotto niente, quando siamo spuntate in Sala d’Ingresso, vero? - chiese Victoria, ironica - Stavate parlando di documenti ufficiali e per caso la sua mano si è scontrata con i tuoi capelli…
- Uffa! - esclamò Cornelia - Come siete curiose!
- Certo che lo siamo. E sappiamo cosa abbiamo visto.
- Non avete visto un bel niente, okay? Non era nulla.
- Io penso di no, però ci racconterai tutto quando sarà il momento. Non vogliamo metterti fretta, vero Vic?
- Oh, no. Sappiamo pazientare.
- Ragazze - cominciò Cornelia - Sono parecchio confusa ultimamente. Dico davvero. Non mi va di parlarne. Non ancora.
Rose allungò una mano a stringere quella dell’amica.
- Corny, noi stiamo scherzando. Lo sai che con noi puoi parlare. Quando vuoi.
Cornelia le sorrise e sorrise anche a Victoria.
- Grazie, ragazze. Siete dei tesori. Sarete le prime a saperlo.
- A sapere cosa? - esclamò Victoria - Spero che non ci annuncerai direttamente il matrimonio? Noi vogliamo sapere cosa succede in mezzo!
- Dai, Vic - esclamò Cornelia in mezzo alle risate di Rose.
- Scherzo, scherzo.
Le tre amiche si sorrisero e poi fecero un bel brindisi con del frizzante succo di zucca ghiacciato.
 


 
 
SPAZIO AUTRICE
Buongiornoooooo! Allora… ecco a voi la seconda parte del capitolo.
Come promesso, abbiamo fatto la conoscenza del nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure: TEDDY LUPIN. Che ne dite? Vi piace come idea? Ovviamente, la presenza di Teddy a Hogwarts porterà non poco scompiglio tra le studentesse… e non aggiungo altro!
Infine, troviamo una scena tra Cornelia e James, interrotta sul più bello dalle solite Rose e Victoria! Mannaggia! Chissà… cosa sarebbe potuto succedere… Le due amiche non possono mancare dal fare battutine sagaci a Corny… si sa come si comportano le amiche in queste situazioni, no?!! Eheh
 
Bene! Ringrazio come al solito chi ha pazienza di lasciare anche solo una piccola recensione a questa mia FF, e ringrazio soprattutto tutti quei lettori “silenziosi” che la leggono in incognito. Siete tanti, e vi ringrazio! Spero che continuerete a crescere…!
 
Come al solito, vi aspetto sulla mia pagina Facebook:https://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293?ref=tn_tnmn
E sul mio account Twitter:https://twitter.com/#!/OakQueen85
 
Vi ricordo la FF di mia sorella, “Bad Kids”:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=979647&i=1
 
A presto, un bacione!
-Marty-
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 6. I ***



Capitolo 6 – parte prima
“Ciao, Malfoy, buona giornata”.

 

La mattina dopo, Cornelia si svegliò più tardi del solito. La prima ora di lezione sarebbe stata alle dieci. Avevano ben due ore libere di prima mattina.
Lei e Rose scesero a colazione, lasciando Victoria ancora a letto. Era una vera dormigliona, e non volevano svegliarla. In Sala Comune trovarono un nuovo avviso relativo ai provini di Quidditch. Quelli per la squadra di Grifondoro erano fissati per il giorno successivo, in due ore: dalle sedici alle diciotto. I provini per la squadra di Hogwarts, invece, si sarebbero tenuti tutti i pomeriggi, per tutto il mese di settembre. Alcuni ragazzi del settimo anno stavano parlando di un altro campo da Quidditch, nel quale si sarebbero tenuti i provini e gli allenamenti della nuova squadra, per non intralciare il campionato interno.
- Quindi hai intenzione di fare i provini? - le chiese Rose una volta a tavola.
Cornelia agguantò una fetta di pane tostato e rispose: - Sì. Tutta la squadra vuole tentare.
- Oh, davvero? Anche Victoria?
- Sì, anche lei. In fondo, che male c'è? Se nessuno viene preso, pazienza.
- Sono d'accordo - annuì Rose sorseggiando del caffé.
- Che cosa sentono le mie orecchie - esclamò una voce dietro di loro.
Si girarono e si ritrovarono davanti Scorpius Malfoy, solo.
- Che cosa vuoi, Malfoy? - esclamò Cornelia.
- Niente, stavo passando di qui e per caso ho sentito le vostre chiacchiere. Quindi farai i provini, Finnigan?
- Sì, e allora?
- Sono colpito.
- Oh, grazie, lo apprezzo molto - rispose lei, ironica.
- Come mai giri tutto solo? - gli chiese Rose - Non ci sono i tuoi "tirapiedi" oggi?
- Avevo voglia di starmene per conto mio - disse lui - E poi che cosa faccio non ti riguarda.
- Senti, non abbiamo voglia dei tuoi insulti di prima mattina - esclamò Cornelia - Gira al largo, o lo dico a mio fratello, va bene?
- Oh, certo - esclamò Scorpius - Il tuo coraggioso fratello Caposcuola. Che paura!
Cornelia si rigirò e continuò a fare colazione, come se lui nemmeno esistesse.
- Devo di nuovo ricordarti quello che è successo a James sul treno? Ha provato a sfidarmi ed è stato punito.
- Ciao, Malfoy, buona giornata - esclamò Cornelia ad alta voce.
Lui lanciò loro un'ultima occhiata e poi girò i tacchi e se ne andò.
- Vorrei davvero capire perchè si sente sempre in dovere di intervenire nelle nostre conversazioni - cominciò Rose - Sembrano un branco di maniaci spioni.
Cornelia rise e disse: - Non lo so, Rose. Penso che lo prenda come un passatempo. Contento lui. Io non sto lì ad origliare cosa dicono gli altri, tanto meno i Serpeverde come lui.
- Oh, no, figurati.
- Che c'entrano i Serpeverde? - intervenne Victoria sedendosi accanto a loro.
- Scorpius è passato a farci la sua visitina mattutina - spiegò Rose.
- Oh, che palle - esclamò l'amica versandosi del succo d'arancia in un bicchiere - A proposito, continua a guardare verso di noi. Si può sapere che vuole?
Cornelia lanciò un'occhiata dietro le sue spalle e vide Scorpius che le osservava.
- Comincia ad essere inquietante - commentò rigirandosi.
- Hey, che fa James? - esclamò Rose.
Cornelia si girò e vide James che camminava a passo sostenuto verso il tavolo di Serpeverde.
- Che cosa vuole fare? - esclamò.
James si avvicinò a Scorpius e gli disse qualcosa. Scorpius si alzò in piedi per fronteggiarlo. Cornelia si alzò a sua volta e si diresse velocemente verso di loro.
- Ah, si? - stava dicendo il Serpeverde - Voglio proprio vedere.
- James - esclamò Cornelia raggiungendolo.
Lui si girò a guardarla.
- Lascialo perdere, James - continuò lei stringendogli il braccio.
- Sì, Potter, ascolta la tua ragazza, se non vuoi finire in guai seri - disse Scorpius ridacchiando.
- Lasciala stare, okay? - esclamò James - Che cosa avevi da fissare, eh?!
- Io posso guardare chi e cosa voglio, Potter.
- No, finché ci sarò io.
- James - lo pregò Cornelia - Andiamocene. Non ne vale la pena.
James la guardò per un lungo istante. Poi rivolse a Scorpius uno sguardo di fuoco e si allontanò. Cornelia lo vide uscire dalla Sala Grande senza guardarsi indietro. Poi, sospirò e tornò al suo tavolo.
Dal fondo del tavolo dei Serpeverde, Rebecca Mallory aveva assistito a tutta la scena, interessata.
 

*

 
La prima lezione di Pozioni le aspettava, così si diressero verso i sotterranei, dove da sempre si trovava l'aula.
- Non mi sono mai piaciuti i sotterranei - disse Rose rabbrividendo e stringendosi nel suo maglioncino.
Arrivarono all'aula ed entrarono. I Serpeverde erano già lì. Cornelia non li degnò nemmeno di uno sguardo, soprattutto perché aveva scorto la bionda testa di Scorpius tra i presenti e non voleva dargli modo di provocarla. Si sedette e tirò fuori il libro di testo, "Pozioni Avanzate" di Libatius Borragine. Lo posò sul banco e, in quel momento, la professoressa Greengrass entrò nell'aula e chiuse la porta con un colpo di bacchetta.
- Buongiorno a tutti - disse.
Daphne Greengrass, sorella maggiore di Astoria, la madre di Scorpius Malfoy, assomigliava molto alla sorella: capelli marroni e lucenti, sguardo serio e freddo. Era sempre elegante, una dote di famiglia, forse. Posò dei fogli sulla cattedra e si girò verso i suoi studenti.
A Cornelia piaceva come insegnante. Prima cosa, perché era la studentessa di Pozioni più brava del suo anno. Seconda cosa, perché la professoressa Greengrass non aveva nessun trattamento speciale o nessuna preferenza per il nipote nello specifico e per i Serpeverde in generale, nonostante fosse la rappresentante della loro casa e fosse stata una Serpeverde a sua volta, quando era una studentessa. Era molto professionale.
- Bentornati, ragazzi - disse.
- Grazie - risposero tutti.
- Oggi vorrei cominciare da subito a lavorare, se siete d'accordo - disse lei - Senza introduzioni e senza premesse.
Prese il libro dalla cattedra e lo aprì. Tutta la classe fece lo stesso, in attesa delle sue istruzioni.
- Bene, tirate pure fuori il vostro occorrente per le pozioni e aprite il libro a pagina venti.
Cornelia tirò fuori il calderone e gli ingredienti di base e poi aprì il libro. Si ritrovò davanti la pagina dedicata all'Amortentia. Alzò gli occhi dal libro e lanciò uno sguardo a Rose, perplessa quanto lei.
- Come tutti avrete notato aprendo il libro - cominciò la professoressa Greengrass - oggi cominceremo subito con un pezzo forte del nostro programma. Amortentia. Qualcuno di voi sa spiegarmi brevemente gli effetti di questa pozione? Cornelia?
Cornelia guardò la donna, che le rivolse un leggero sorriso. La ragazza ricambiò e poi rispose: - L'Amortentia è un potentissimo filtro d'amore. Il più potente, forse. E' una pozione affascinante, ma allo stesso tempo pericolosa, e può essere fatale. Infatti, provoca una forte infatuazione. Quasi una vera e propria ossessione, nel soggetto che la beve.
- Molto bene, dieci punti a Grifondoro - approvò la Greengrass - Cornelia ha dipinto per noi un quadro molto suggestivo, direi. Una pozione che, all'apparenza, può sembrare innocua, quasi un gioco, in realtà si rivela essere una sostanza pericolosa e potente per chiunque la maneggi o la ingerisca. Di solito, come ben sappiamo, chi beve queste pozioni o altri filtri d'amore ne è del tutto inconsapevole, purtroppo. Io so di avere davanti una classe seria e responsabile, e so che non la utilizzerete per far innamorare di voi ragazzi o ragazze ignari.
Tutti risero e la rassicurarono.
- Molto bene. Date una prima lettura alla pozione, agli ingredienti e al procedimento e poi potrete iniziare. Gli ingredienti sono come al solito nella dispensa. Buon lavoro.
Cornelia si concentrò nella lettura, decisa a fare una bella figura con la sua prima pozione dell'anno.
 
 

*

 
Circa un’ora e mezza dopo, Cornelia guardò il suo calderone pieno di un liquido color madreperla, che brillava alle pallide luci del sotterraneo. Il vapore saliva a spirali, armonioso. Cornelia non aveva ancora avuto il coraggio di annusarlo, per timore di quello che avrebbe sentito. Nemmeno Rose e Victoria.
Guardò le sue amiche al suo stesso tavolo. Loro due le restituirono lo sguardo. Piano piano, tutte e tre allungarono il collo e si ritrovarono esattamente sopra i loro calderoni fumanti. Un leggero aroma, diverso per ognuna di loro, colpì le loro narici. Cornelia chiuse gli occhi, concentrata. Sentiva un leggero aroma di caffè, quello appena tostato, caldo e avvolgente, che beveva ogni mattina, sia ad Hogwarts sia nella sua casa di Chalsea. Subito dopo il caffè, un odore a lei molto caro: il profumo tenue dei libri, quando li sfogliava in biblioteca, o quando le facevano compagnia prima di dormire o nelle calde serate estive. Infine, per ultimo, un odore dolce, delicato. Non riusciva a capire cosa fosse. L’aveva già sentito, ma non ricordava dove. Poi, all’improvviso, si ricordò: torta alla melassa. Torta alla melassa? A lei nemmeno piaceva. Che strano…
- Ragazze - disse - Allora? Cosa sentite?
- Io sento un buonissimo aroma di fiori - cominciò Rose - Lo stesso aroma di fiori che sento alla Tana, ogni estate. Leggero, estivo, di sole. Poi, zucchero filato. Ricordi dei dolci di Mielandia che mangiavo da bambina, che papà mi portava a casa il sabato pomeriggio. E infine… aspettate… mi sembra di sentire un inebriante profumo di legno, misto ad agrumi… Non capisco dove posso averlo sentito…
Rose riaprì gli occhi, che le brillavano.
- E’ stato bellissimo - disse solo.
Guardarono Victoria. Lei alzò le spalle e si concentrò sulla sua pozione.
- Sento… - disse - Sento l’odore di erba appena tagliata del campo da Quidditch, imperlata di rugiada, fresca e profumata. Poi… il profumo che portava sempre mia madre…
Una lacrima le sfuggì dagli occhi chiusi.
- Il suo profumo buonissimo, di casa, di rosa e bucato… E poi…
Si fermò per un momento, poi continuò, a voce più bassa: - …e poi, il suo profumo… il profumo di Tho…
Non riuscì a finire la frase, perché si allontanò dal suo calderone e corse fuori dall’aula. La professoressa Greengrass la guardò uscire e poi si avvicinò a Cornelia e Rose.
- Che cosa è successo? - chiese loro, preoccupata.
- E’ per via della pozione - spiegò Cornelia.
- Andate a vedere come sta, per favore.
Cornelia e Rose si affrettarono in cerca di Victoria. I ragazzi le videro uscire, preoccupati. Albus le fermò davanti alla porta.
- Che è successo a Victoria? - chiese - E’ per la pozione?
- Sì, Al, ora andiamo a cercarla - rispose Rose - Vedrai, starà bene.
Uscirono e sbucarono nel corridoio scarsamente illuminato del sotterraneo.
- Il bagno delle ragazze è da quella parte - disse Cornelia - Proviamo lì.
Si incamminarono e, dopo alcuni metri, si ritrovarono davanti alla porta del bagno femminile. Bussarono piano prima di entrare.
- Vic - cominciò Rose.
Dentro, Victoria stava appoggiata ai lavandini, in mano un pezzo di carta igienica, gli occhi rossi. Era scossa dai singhiozzi.
- Vic - esclamò Cornelia precipitandosi verso di lei.
Le due amiche le cinsero le spalle, consolandola.
- Oh, ragazze - sospirò lei. Sprofondò nell’abbraccio caldo di Rose, mentre Cornelia le carezzava piano i capelli.
- Va tutto bene, Vic - le disse - Ci siamo noi, ora.
- Mi dispiace - disse la ragazza, singhiozzando.
- Stai tranquilla - sussurrò Rose.
Restarono lì per un lungo momento, immobili. Strette a Victoria. Sapevano quello che stava passando. Sentire il profumo della madre, morta quando lei aveva poco più che sette anni, era stato troppo doloroso. Sentirla lì vicino, nonostante non ci fosse e non ci sarebbe stata più, l’aveva piegata.
Poi, piano, Victoria si riscosse, riemerse dall’abbraccio confortante di Rose e sospirò, dicendo: - Mi dispiace.
- Non devi scusarti, Vic.
- Grazie per avermi raggiunta. Non so cosa farei senza di voi. Siete la mia famiglia.
Le due amiche la guardarono teneramente e poi l’abbracciarono, contemporaneamente, stringendola forte. Lei ricambiò il loro abbraccio ridendo.
- Mi fate sempre tornare il sorriso, come fate?
- Eh, sapessi… - disse Cornelia - Segreti del mestiere.
- Sì, confermo - disse Rose.
Victoria sorrise loro e poi disse: - Chissà cosa penserà la professoressa Greengrass…
- Non preoccuparti, capisce cosa si prova. E’ stata lei a dirci di venire a cercarti.
Victoria annuì e poi disse: - Corny, tu cosa hai sentito?
Cornelia raccontò loro del profumo della sua pozione, compreso lo strano odore della torta alla melassa.
- E’ davvero strano, è vero - confermò Rose.
- A te nemmeno piace - intervenne Victoria.
- Infatti. Va bè, lo scoprirò, prima o poi.
- Io pensavo che mi fosse passata - disse Victoria tutto a un tratto.
Le amiche la guardarono, in silenzio.
- Ho sentito il suo profumo - continuò lei - Il profumo di… Va bè, avete capito.
- Non vuol dire niente, Vic.
- E invece sì. Senti ciò che ami, no?
Le altre due rimasero in silenzio.
- E’ meglio andare, ora - disse poi Victoria.
Uscirono dal bagno e tornarono in classe. La professoressa Greengrass sorrise loro e poi si avvicinò a Victoria.
- Tutto bene? - le chiese.
Victoria annuì, dicendo: - Sì, grazie. Mi dispiace essere scappata via così.
- Non devi preoccuparti. Capisco benissimo. E se hai bisogno di parlare con qualcuno, io sono qui, va bene?
La donna le rivolse un sorriso.
- Certo, grazie mille - rispose Victoria. Poi, tornò al suo tavolo.
I ragazzi guardavano verso di loro, in attesa di un cenno. Victoria alzò gli occhi e rivolse loro un sorriso. Albus le si avvicinò.
- Come stai? - le chiese.
- Ora bene, grazie. Corny e Rose hanno risolto l’emergenza.
Albus le carezzò un braccio e disse: - Mi sono preoccupato.
- Sei molto dolce, Al, grazie - rispose Victoria sorridendogli.
Lo sguardo di Albus era perso in quello di Victoria. Cornelia li osservava di sott’occhio da lì vicino, senza dare l’impressione di stare ascoltando. E poi lei era quella che non origliava le altrui conversazioni… Sorrise tra sè e sè.
 

*

 
A pranzo, soddisfatte dopo aver guadagnato dieci punti ciascuna per aver preparato una perfetta Amortentia, si sedettero accanto a James e Thomas, che fecero loro segno di raggiungerli quando le videro entrare in Sala Grande.
- Te la senti? - Cornelia sussurrò a Victoria.
Lei annuì e così si sedettero.
- Come è andata la mattinata? - chiese loro Thomas.
James aveva lanciato un’occhiata a Cornelia, le aveva sorriso e poi era tornato a leggere la Gazzetta del Profeta. Cornelia non sapeva bene come comportarsi dopo quello che era successo con Scorpius quella mattina, e dopo quello che era successo la sera prima.
- Bene - rispose Rose - Abbiamo preparato l’Amortentia, a Pozioni.
- Oddio - esclamò James ridendo - L’abbiamo fatta anche noi l’anno scorso.
- Sì, un vero spasso - confermò Thomas - E che cosa avete sentito?
- Secondo te lo veniamo a dire a voi, Tom? - esclamò Cornelia ironica.
- Dai, tanto mica riguarda noi - insisté lui.
- Che cosa centra? E’ comunque personale.
- Okay - si arrese Thomas.
- Perché non ce lo dite voi, uomini duri? - li sfidò Rose - Vogliamo proprio farci due risate.
Thomas divenne bianco e si affrettò a rispondere: - Perché dovremmo, visto che voi non volete dirci niente?
- Ah-ah, vedi che non vuoi dire niente neanche tu? - esclamò Cornelia.
Thomas incrociò le braccia al petto e rimase in silenzio. Le ragazze ridevano, prendendolo in giro. Anche James se la rideva da dietro il giornale.
- Tu hai poco da ridere - esclamò Thomas rivolto al suo amico.
James abbassò il giornale e, con faccia innocente, disse: - Mica stavo ridendo, amico.
Thomas lo guardò per un momento. Si potevano quasi vedere le “rotelle” dentro la tua testa che lavoravano febbrilmente, intente a trovare un modo per rendere ridicolo James.
- Bè, ragazze, visto che il nostro amico qui - e indicò James - se la ride tanto di me, vi dirò io qualcosa. Lucidalabbra alla ciliegia. Quello di Leila
Tutte scoppiarono a ridere. James guardò Thomas come a volerlo uccidere, mentre questi se la rideva un mondo, quasi cadendo dalla panca.
- Non è divertente, Tom - esclamò James.
- Il lucidalabbra di Leila? - esclamò Rose rivolta a James - Eri proprio disperato, eh?!
- Aveva una cotta colossale per lei - disse Thomas, deciso ormai a rincarare la dose - Bè, poi sono stati insieme solo una settimana, perché lei non voleva far sapere a nessuno che stavano insieme. Chissà perché, poi…
- Molto, molto divertente, Tom, grazie.
- Dai, James! Perché non voleva che nessuno lo sapesse?
- L’anno prima lei era fidanzata con un Serpeverde abbastanza grosso di spalle e non voleva che lui mi pestasse, ecco perché - esclamò James, irritato.
- Un Serpeverde?! - esclamò Victoria, che aveva ritrovato la parola.
- Era messa proprio male, eh? - esclamò Rose.
Cornelia stava zitta da un po’. Sapere che James aveva avuto una storia, seppur breve, con quell’oca di Leila, l’aveva colpita. Non pensava di poter essere gelosa, e invece lo era. Gelosa di quella stupida di Leila. Il suo lucidalabbra alla ciliegia.
- E come mai adesso ti gira intorno come un’ape sul miele? - chiese Victoria - Visto che avevo ragione, Corny?
Cornelia guardò la sua amica e annuì, senza dire niente. James la guardava dall’altra parte del tavolo, ma lei era decisa a non incontrare il suo sguardo.
- Perché adesso che James è uno forte, famoso e corteggiato, lei cerca di tornarci insieme - spiegò Thomas - Semplice, no? Ancora non so cosa James abbia in mente, se assecondarla o no, eh, James?
James si riscosse e si girò verso l’amico.
- Ma che cosa dici? - esclamò - Nemmeno per sogno.
Cornelia gli lanciò un’occhiata, poi riabbassò subito lo sguardo sulla sua torta alle mele.
- E poi adesso il profumo della pozione non sarebbe più lo stesso - commentò solo James piegando il giornale.
Tutti lo guardarono in silenzio, lui alzò gli occhi e aggiunse: - Che c’è?
- Scommetto che non ce lo vuoi dire, eh? - disse Victoria - Fai il misterioso…
- Sono affari miei - concluse lui. Cornelia l’aveva guardato per un istante, cercando di decifrarne l’espressione. Nessuno disse più niente, continuando a mangiare.
- Oh, la mia torta preferita - esclamò James con voce allegra poco dopo - Rose, mi passeresti la torta alla melassa, per favore? E’ lì accanto a te.
Rose alzò gli occhi di scatto e così fece Cornelia. Le due ragazze si guardarono da una parte all’altra del tavolo.
James diede una gomitata a Rose e aggiunse: - La torta, Rose.
Rose lo guardò e disse: - Torta alla melassa?
- Sì, perché?
- Oh, niente. Non ricordavo fosse la tua torta preferita…
Rose prese la torta e la passò a James.
- Sì, da sempre - rispose lui.
Cornelia lo guardava. Torta alla melassa.



SPAZIO AUTRICE
Buongiorno e buon lunedì!!!! Come state? Finalmente trovo un momento libero per aggiornare la storia e pubblicare un nuovo capitolo.
Nuovo capitolo che si apre con l’ennesimo battibecco tra James e Scorpius, per via di Cornelia, naturalmente!
Ho introdotto Pozioni e la sua insegnante, Daphne Greengrass, cosa ne pensate??? Durante questa prima lezione, i nostri eroi sono alle prese con l’Amortentia. A chi apparterrà il misterioso profumo di legno misto ad agrumi che ha sentito Rose? Qualche idea?
Victoria invece sente ancora il profumo di Thomas… mmm… qui gatta ci cova… La ferita non si è ancora rimarginata… Albus è seriamente preoccupato per Vic e qui il suo interesse si nota. L’avrà notato anche la diretta interessata?!!
Dopo la lezione, a pranzo, Cornelia fa una spiacevole scoperta: James ha avuto una storia con l’oca Leila! Oddio! Ma, alla fine, tutto viene cancellato dalla torta alla melassa. Vi ricordate che la torta alla melassa è anche il dolce preferito di Harry?! Bè, ho voluto che i due condividessero questa “passione”, ecco. Tramite questi “segnali”, Cornelia ce la farà a capire che è James l’uomo x lei???
Alla prossima… con la seconda parte del capitolo! 
 
-Marty-
Ps il mio nuovo profilo Facebook: http://www.facebook.com/profile.php?id=100003605526140&sk=wall
ps 2 la mia pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293
p
s 3 un GRAZIE  a chi legge e commenta questa storia... e a chi ci capita per caso!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 6. II ***



Capitolo 6 – parte seconda
"Mica starai parlando di Leila? E' una così simpatica personcina".

 

Il primo incontro dell’anno del Comitato per l’Organizzazione Eventi Sociali si tenne come sempre in una soleggiata e profumata aula del secondo piano, dove le ragazze periodicamente si ritrovavano per discutere degli argomenti più salienti, per organizzare feste ed eventi e anche per chiacchierare, sorseggiare tè e raccontarsi le ultime novità. Era anche un modo per creare relazioni d’amicizia tra dormitori e per collaborare.
Rose e Cornelia - Victoria non faceva parte del comitato, non faceva per lei - arrivarono prima di tutte, come al solito. Entrarono nell’aula e si sistemarono. Ovviamente Cornelia faceva le veci di Rose quando la sua amica, per una ragione o per l’altra, non riusciva a presenziare alle riunioni, anche se accadeva di rado che Rose mancasse. Piano piano, l’aula si riempì, finché non furono tutte presenti.
- Possiamo cominciare? - chiese Rose.                                                  
Tutte si dimostrarono d’accordo e così Rose continuò: - Bentornate a tutte!
Dopo i vari saluti di rito, Rose rivolse un largo sorriso alle presenti e disse: - Molto bene, avremo modo di chiacchierare alla fine della riunione. Cornelia vi illustrerà gli argomenti all’ordine del giorno.
Guardò Cornelia, che si alzò e si mise al suo fianco.
- Bene - cominciò Cornelia - Per cominciare, sicuramente la festa di Halloween. La McGrannit ha lasciato intendere che ci sarà un ballo in occasione dell’annuncio della squadra di Hogwarts. Penso che il vestito elegante richiesto nella lettera si riferisca a questo. Prima di Halloween, però, penso che dovremmo occuparci dell’accoglienza delle squadre straniere. Infine, la festa di fine anno.
Cornelia si risedette e lasciò la parola a Rose, che disse: - Grazie, Cornelia. Bene… Direi di partire dalla festa di Halloween.
Tutte le presenti prendevano appunti su i loro fogli di pergamena, tutte tranne Clarissa Reynolds, che aveva tirato fuori una formidabile “penna prendi appunti” rosa acceso dalla borsa, l’aveva succhiata e posata sul foglio. Quella aveva cominciato a trascrivere da sola le parole di Cornelia ed era in attesa di quelle di Rose.
- Sicuramente dovrà trattarsi di qualcosa di grande, bello, spettacolare. Dobbiamo colpire positivamente le scuole straniere, ma senza strafare. Sappiamo come la pensa in proposito la McGrannit. A proposito, Daisy…
Daisy O’Brien alzò la testa dal suo foglio.
- Sì, Rose?
- Hai ancora quelli agganci con le “Bitch Witches”, vero?
Le “Bitch Witches” erano un famosissimo gruppo musicale, eredi dell’ormai tramontato gruppo de “Le Sorelle Stravagarie”, famoso quando i loro genitori erano giovani e andavano a scuola. Dominavano il mercato, erano richiestissime e amate da quasi tutti i giovani maghi e streghe, anche se i loro fan erano per lo più ragazze.
- Certo, Rose - rispose prontamente Daisy - Vuoi che le contatti?
Lo zio di Daisy era il manager del gruppo e lei aveva sfruttato parecchie volte questa conoscenza per portare le cantanti ad Hogwarts in occasione di feste e balli.
- Sì, se non ti dispiace.
- No, figurati. Per loro è un piacere venire qui.
Daisy si appuntò tutto sul foglio e sorrise a Rose. Clarissa Reynolds, lì vicino, non gradì. Era gelosa degli agganci di Daisy, avrebbe voluto essere lei quella con delle conoscenze importanti e famose. Per la precisione, avrebbe voluto essere lei la Presidentessa al posto di Rose. Rosicava e faceva la gelosa per tutto il tempo, anche se non lo dava a vedere, nascondendo i suoi veri sentimenti dietro una facciata di falsi sorrisi e gridolini, sempre lì a farsi notare.
- Okay. Per quanto riguarda le decorazioni, so che posso contare su Sarah, vero?
Sarah Williams, amica di Leila, sorrise a Rose. Sarah era sì amica di Leila, ma non era nemmeno lontanamente oca come lei. A Cornelia non dispiaceva. E poi, ci sapeva fare con l’allestimento delle luci e delle decorazioni.
- Certo, Rose, quando vuoi - rispose Sarah sorridendole.
- Io posso fare qualcosa per voi? - chiese Leila ad alta voce.
Leila faceva parte del Comitato, ma effettivamente non riusciva a stare al passo con le altre, in quanto a idee e capacità. Rose e Cornelia la guardarono, poi Rose rispose: - Grazie, Leila. Per ora no, ma ti terrò in considerazione se Sarah avrà bisogno di aiuto per le decorazioni.
“Sì, se vorrà aiuto per rovinare le decorazioni”, pensò Cornelia sorridendo tra sè e sè mentre si rigirava verso Rose.
- Dico davvero, Rose, non fare complimenti - insisté Leila - Per qualsiasi problema, chiamami, io sarò felice di…
- Ha detto no - esclamò Cornelia girandosi verso Leila.
Questa si zittì.
- Capito? - continuò Cornelia.
Leila annuì e rispose: - Sì. Ricevuto.
Leila rimase zitta per tutto il resto della riunione. Rose osservò Cornelia e le lanciò uno sguardo di disapprovazione. Cornelia alzò le spalle, sbuffò e incrociò le braccia al petto.
 

*

 
- Hai esagerato, con Leila - disse solo Rose mentre lei e Cornelia si dirigevano verso l’aula di Incantesimi per la lezione. Cornelia non disse niente.
- Lo so, è esagerata, vuole avere tutta l’attenzione su di sè, sempre. Pensa di essere indispensabile e la più brava di tutte. In tutto. Questo però non vuol dire che dobbiamo essere sgarbate con lei.
- Sembri mia madre, Rose - si lamentò Cornelia senza guardarla.
- Corny, ti conosco. Ti sei comportata così dopo quello che hai sentito a pranzo. Su James e la sua Amortentia.
Cornelia si fermò di botto. Guardò Rose.
- Rose… - cominciò - Non lo so nemmeno io, quello che sento.
- Corny, per me è tutto chiaro. Ti piace… insomma… lui. E sei gelosa. E’ normale.
- No, Rose - esclamò Cornelia. Trascinò la sua amica in un punto appartato del corridoio.
- Non è normale, Rose - sussurrò lei - E’ James. E’ come se fosse anche mio cugino. Siamo amici da un sacco di tempo.
- Corny, no. Ti sbagli. Dico davvero. Non è la stessa cosa, e lo sai. Non siete mai stati solo amici.
Cornelia la guardò senza capire.
- Tra voi c’è sempre stata una specie di “bolla”. Voi due contro il mondo. Ci hai mai pensato? Voi due sempre nella stessa squadra di Quidditch nelle nostre partite alla Tana; voi due sempre in coppia nei tornei di Scacchimagici; voi due sempre alleati contro Tom. Potrei citarti tanti altri esempi ed episodi. Io penso che le cose siano solo cambiate, tra voi. Tu piaci a lui e lui piace a te. Senza complicazioni.
Cornelia guardò Rose in silenzio, riflettendo sulle parole dell’amica. Poi, fece un sospiro.
- Hai capito tutto prima di me, vedo. In ogni caso, non so cosa fare.
- Lui ti piace?
Cornelia guardò fuori dalla finestra il campo da Quidditch in lontananza. Poi si rigirò verso Rose. Annuì.
- Sì - rispose solo.
Rose sorrise, felice.
- E allora è semplice: dovresti farglielo capire. Lui ti ha già lanciato dei segnali, non trovi?
Cornelia annuì.
- Bè, a volte è un po’ confuso anche lui, devo dire.
Rose si mise a ridere.
- Sì, Corny, ma è James. Devi capirlo.
Cornelia rise a sua volta.
- Lo so. Faremo tardi a lezione, Rose - esclamò poi.
- O cavolo, è vero!
Le due amiche si affrettarono lungo i corridoi e arrivarono all’aula di Incantesimi proprio un attimo prima che il minuscolo professor Vitious chiudesse la porta.
- Siete in ritardo, signorine! - le sgridò.
- Ci dispiace, professore - disse Rose, sfoderando un sorriso.
- Va bene, ma solo perché è la prima lezione dell’anno. Andate a sedervi.
Cornelia e Rose si sedettero nell’unico banco libero, in fondo all’aula. Passando davanti a Victoria, seduta accanto ad Albus, le sorrisero e lei le guardò, interrogativa. Le avrebbero spiegato a fine lezione.
 

*

 
- Allora, mi volete dire che cosa avete combinato? - chiese Victoria a Cornelia e Rose una volta che si furono sedute in Sala Comune, sul loro comodo divano davanti al camino.
- Ci siamo fermate a parlare e non ci siamo accorte dell’orario - spiegò Rose. Cornelia le spiegò quello che si erano dette, su James e tutto il resto.
- Wow - disse Victoria - Quindi ti piace davvero, eh?
Cornelia alzò le spalle.
- Che risposta è? O ti piace oppure no.
- Sì! - esclamò Cornelia - Contente?
Le altre due risero, e anche Cornelia si unì a loro.
In quel momento, Michael, Edward e Albus passarono lì davanti, diretti verso il dormitorio maschile.
- Ragazze - salutò Michael - Ci vediamo a cena?
- Certo - rispose Victoria.
Rose si sistemò sulla poltrona.
- Avete sentito? – chiese, dopo che i ragazzi si furono allontanati. Le altre due la guardarono, interrogative.
- Che cosa, Rose?
- Quel profumo… Quello che ho sentito nell’Amortentia. Legno e agrumi. Per un momento, è arrivato al mio naso. Ora è scomparso… ma è come se aleggiasse qui intorno…
Le due amiche annusarono l’aria intorno a loro, ma poi scossero la testa.
- No, io non sento niente - disse Cornelia.
- Nemmeno io, Rose.
- Va bè, non importa. Vuol dire che l’avrò immaginato.
 

*

 
Dopo cena, le ragazze si sedettero in Sala Comune per scrivere il tema che il professor Lupin aveva assegnato loro per il giorno dopo, riguardante la Maledizione Imperius. Tirarono fuori i libri e le pergamene. Rose sbuffò.
- I primi compiti dell’anno - disse.
- Sì, i primi di una lunga serie - disse Victoria.
- Meno male che faremo una Maledizione alla volta, altrimenti vi immaginate un tema su tutte e tre? - esclamò Cornelia.
- Non voglio immaginarlo.
Victoria distolse lo sguardo da Thomas e James, che erano appena rientrati in Sala Comune. I due ragazzi si sedettero su un divano. Sembrava che non le avessero viste, lì sedute al loro solito tavolo accanto alla finestra.
- Non mi va di averlo intorno - disse solo Victoria.
Le due ragazze alzarono lo sguardo dal libro.
- Lo capiamo, Vic - disse Cornelia poggiando una mano su quella dell’amica.
- Lo so, grazie.
- Prima o poi dovrai affrontare la cosa, però - intervenne Rose.
Victoria e Cornelia la guardarono.
- Prima o poi dovrai cercare di capire che cosa provi per lui - spiegò Rose - Per davvero.
- Oggi sei in vena di rimproveri? - le chiese Cornelia.
- No. Io vorrei solo che voi siate felici. E se la felicità passa per un’ammissione e un riconoscimento dei vostri reali sentimenti, ben venga. Magari riconoscere questa cosa, almeno con te stessa, potrà aiutarti ad andare avanti, a buttarti in un nuovo legame. Ti renderà libera.
Le altre due rifletterono sulle parole di Rose, profonde e significative.
- E tu, Rose? - le chiese Victoria - Non c’è nessuno che ti fa battere il cuore, in questo momento?
Rose scosse la testa e rispose: - No. Non c’è. Ma arriverà, lo so. Quel profumo vuol dire qualcosa, e scoprirò di chi è.
- Sappiamo che quando ti metti in testa qualcosa è difficile farti cambiare idea - rise Cornelia.
Rose rise con lei.
- Lo so bene - disse solo.
Si rituffarono sui loro temi, cercando di isolarsi dal caos che regnava in Sala Comune. Sembrava che nessuno avesse ricevuto compiti in questi primi due giorni di lezione. Alcuni chiacchieravano, altri scherzavano, si raccontavano le vacanze o altri episodi, oppure, come James e Thomas, facevano i divertenti con i loro compagni e compagne. Allo scoppio di un’alta risata di Leila, Cornelia alzò gli occhi dal suo tema, già scritto per metà, e volse lo sguardo verso il gruppetto del settimo anno seduto poco più in là. James stava raccontando qualcosa di divertente, e Leila ovviamente non perdeva occasione di ridere come un’oca spiumata. Stava seduta accanto a lui e ogni tanto poggiava la mano sul suo braccio, ridendo sguaiatamente. Cornelia la osservò per un istante con gli occhi ridotti a due fessure sottili.
- Cornelia, finirai per bucare la tua pergamena - le disse Victoria ironica.
Cornelia girò di scatto la testa verso il suo foglio. Una grossa macchia di inchiostro ricopriva la metà inferiore, dove lei aveva spinto con la punta della sua piuma.
- Oh, cavolo - esclamò lei.
- Cosa stavi guardando? – chiese Rose ironica.
Le due amiche si guardarono. Cornelia guardò Victoria.
- Non la sopporto - disse solo prendendo un altro foglio di pergamena dalla borsa.
- Ma chi, scusa? - chiese Rose - Mica starai parlando di Leila? E’ una così simpatica personcina.
- Sì, quando dorme - commentò Victoria.
Le tre amiche risero in coro. James e Thomas si girarono verso di loro e le guardarono. Poi, Cornelia fece loro un cenno come a voler dire “e-allora-che-volete?” e alzò le spalle. Si rigirò e continuò a ridere con Rose e Victoria.
- Oh-oh, Corny - sussurrò Victoria - Sta venendo qui.
Si ricomposero e si concentrarono sui loro temi.
- Cosa è successo al tuo tema? - chiese James da sopra la spalla di Cornelia.
Lei si girò a guardarlo.
- Oh, ciao, James - lo salutò - Niente, ho solo perso la pazienza, tutto qui. E’ difficile concentrarsi con tutti questi schiamazzi, sai?
Le altre due soffocarono le risate sprofondando nei loro fogli e sfogliando velocemente i libri.
- Oh, vi stiamo dando fastidio? - chiese lui.
- Oh, no, figurati - rispose Cornelia, ironica.
- Senti… - cominciò James.
Lei si girò sulla sedia per guardarlo meglio in faccia.
- Domani pomeriggio ci saranno i provini per il ruolo di battitore, ti ricordi?
- Certo. Dalle sedici alle diciotto.
- Vorrei che mi affiancassi nella scelta, se hai voglia - le chiese lui.
Cornelia lo guardò per un momento, stupita.
- Non dovrebbe farlo Thomas? E’ lui il tuo vice.
- Sì, lo so, però non ha mai voglia, si annoia e non è in grado di dare dei giudizi imparziali. E poi… bè… con te è diverso…
Lei gli sorrise. Rose si schiarì la voce, come a voler dire “hey, ci siamo anche noi”. Lui le lanciò uno sguardo e poi aggiunse: - Sempre se non hai nient’altro da fare…
- Mi farebbe piacere - acconsentì lei.
James le rivolse un bellissimo sorriso e poi aggiunse: - Avrò anche bisogno di te per scrivere il rapporto, ovviamente.
Cornelia rise.
- Okay, va bene. Quando vuoi.
Si sorrisero, poi James si riscosse e disse: - Bene, allora siamo d’accordo. Ci vediamo in sala d’ingresso. In divisa.
- Perfetto.
- Buona serata, Cornelia. E buon tema…
- Grazie - rispose lei in un soffio.
James le rivolse un ultimo sorriso e tornò al suo posto. Cornelia lo guardò allontanarsi, poi ricevette un calcio da Rose da sotto il tavolo.
- Hay! - esclamò Cornelia.
- Così impari! - esclamò Rose.
- Che ho fatto?
- Dai, Cornelia, si vede lontano un miglio che ti muore dietro - sussurrò Victoria.
- E che dovrei fare, saltargli addosso?
Rose e Victoria si guardarono e poi scoppiarono a ridere.
- Certo che no - rispose Rose - Bella battuta, però.
- Magari incoraggialo… - suggerì Victoria.
- Ragazze, ci sto lavorando, okay? Con voi qui mi sentivo a disagio…
- Ma se eri imbambolata a guardarlo, dai - esclamò Victoria.
- Sì, eri persa nei suoi occhi. E lui nei tuoi - confermò Rose.
Cornelia sorrise.



SPAZIO AUTRICE
Ecco qui la seconda parte del capitolo 6. Che ne dite???
Incontriamo una Cornelia parecchio gelosa, ve ne siete accorti? Per prima cosa risponde male a Leila e Rose ha ragione nel dire che ha agito così per via dell’Amortentia e per il fatto che l’oca ha avuto una storia con James. Senza dubbio!
Parlando di Rose… la rossa sente di nuovo quel misterioso profumo, e qui vi ho dato un indizio non da poco per cominciare a capire a chi appartiene… pensateci…! Inoltre, Rose apre finalmente gli occhi a Cornelia, facendole ammettere il suo interessamento per James. Infine, sprona anche Victoria a riflettere su Thomas e i suoi sentimenti. Che amica, Rose!
Nel finale, James chiede a Corny di affiancarlo nei provini… vedremo che cosa succederà!
Piccola precisazione: il gruppo delle “Bitch Witches” è stato inventato da me. Lo so che il nome non è granchè, ma non mi è venuto in mente altro. Diciamo che vuol dire una cosa come “streghe stronzette”, ecco.
In italiano è pessimo!
 
Ok, dopo questo poema, ringrazio sempre con il cuore chi legge e chi lascia anche solo un piccolo commento a questa storia =)
 
A presto, Marty
 
Ps ho cambiato il nickname, che ne dite? Ora è uguale a quello del mio nuovo profilo Facebook: http://www.facebook.com/profile.php?id=100003605526140&sk=wall
ps 2 vi ricordo sempre la mia paginetta Facebook: http://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 7. I ***


Capitolo 7 – parte prima
“Certo, non tutti sono brillanti come me”.

 

Il terzo giorno di lezione non poté non iniziare nel migliore dei modi. Sveglia alle otto (la prima ora non c’era lezione), colazione abbondante e ultima revisione del tema di Difesa contro le Arti Oscure.
La lezione filò liscia come l’olio. Teddy Lupin era stato ancora più brillante e più sicuro di sè. Si era calato perfettamente nei panni del suo nuovo “ruolo” di professore. Assegnò alla classe un altro tema per il lunedì successivo, questa volta sulla Maledizione Cruciatus. Cornelia riuscì anche a sopportare due ore di Erbologia senza Rose e Victoria. La compagnia silenziosa di Andrew Wright era piacevole: poteva starsene per un po’ in silenzio, tranquilla, a seguire la lezione senza sentirsi in dovere di attaccare discorso. Andrew sembrava non avere niente da dire, oppure era semplicemente troppo timido per chiacchierare con lei. Era cortese, gentile e disponibile, sì, ma non era certo un ragazzo interessante, almeno per lei e per quanto aveva capito di lui. Scorpius Malfoy non poté fare a meno di fare battutine sprezzanti e rivolgerle occhiate indagatrici che avrebbero mandato James su tutte le furie. Cornelia non gli dava retta, anche se era difficile non rispondergli per le rime. Tenne a freno la lingua per non dare a Scorpius la soddisfazione di vederla irritata.
Cornelia non vide James per tutto il giorno. A colazione non c’era perché quelli del settimo anno avevano lezione alle otto. A pranzo non lo vide, forse perché aveva avuto da fare e i loro orari non erano coincisi. Non lo vide nemmeno in giro per i corridoi o nel cortile interno o fuori, mentre andava alle serre per Erbologia. Si chiese dove fosse. E con chi.
Alla fine della lezione, salutò Andrew in tutta fretta e uscì dalla serre per dirigersi al castello. Il salone d’ingresso era ancora vuoto, ovviamente, di James non c’era traccia, quindi Cornelia ebbe il tempo di salire in Sala Comune per posare i libri e indossare la divisa. Rose e Victoria non c’erano, probabilmente stavano rientrando da Storia della Magia. Cornelia salì le scale del dormitorio femminile ed entrò nella stanza circolare del sesto anno. Posò la borsa con i libri sul suo letto e tirò fuori la divisa scarlatta del Grifondoro. Amava la sua divisa da Quidditch, la faceva sentire orgogliosa di far parte della squadra e di rappresentare il suo dormitorio in campionato, a lottare per la vittoria. La indossò e poi agguantò la sua scopa, una Firetop 3000, erede della famosa Firebolt, ma ancora più veloce e dinamica. I suoi genitori gliela avevano regalata l’anno prima. James rideva sempre del fatto che Cornelia possedesse una scopa migliore di Thomas. Ovviamente, anche James volava su una Firetop 3000. Era sempre il più all’avanguardia in fatto di nuove scope. Solo Scorpius Malfoy riusciva a stargli al passo. Ovvio.
Cornelia scese le scale velocemente e trovò Rose e Victoria sedute in Sala Comune. Stavano chine su un libro, sfogliandolo.
- Hey - le salutò lei.
- Ciao, tesoro - esclamò Rose - Stai andando al campo?
- Sì, James mi aspetta sotto. Che state facendo?
- Il professor Rüf ci ha assegnato un tema su… - cominciò Victoria.
- No no no - esclamò Cornelia interrompendola - Non voglio nemmeno sentire qual è l’argomento. Ormai ho rimosso Storia della Magia dalla mia esistenza.
- Okay - rise Rose - Sappi solo che è per venerdì e dovrà essere lungo almeno tre pagine.
- O mamma, auguri!
- Grazie - rispose Victoria sconsolata.
- Va bè, ragazze, ci vediamo dopo, ora devo andare.
- Va bene, e fai la brava - disse Rose, ironica.
- Certo, state tranquille - rise Cornelia.
- Ciao - la salutò Victoria mentre lei si dirigeva verso il buco nel ritratto.
James la aspettava in sala d’ingresso. Era fermo davanti alle porte in quercia e si guardava intorno. Indossava la divisa. Quando vide Cornelia scendere le scale, le sorrise.
- Ciao - la salutò quando lei lo raggiunse.
- Ciao, scusa il ritardo - disse lei - Rose e Victoria mi hanno trattenuta.
- Non fa niente. Andiamo?
- Sì, certo.
Si incamminarono, in silenzio. All’inizio, nessuno dei due disse niente. Cornelia stava aspettando il momento buono per parlare, anche perché non sapeva cosa dirgli.
- Non ti ho visto in giro, oggi - gli disse alla fine.
- Nemmeno io. Mi sono chiesto dove fossi - rispose James.
- Bè, stamattina noi del sesto abbiamo iniziato le lezioni alle nove. Avevamo la prima ora libera. Quindi abbiamo dormito di più e a colazione non ci siamo visti.
- Ho immaginato una cosa del genere. Thomas aveva ragione, quindi.
- Sì, l’altro giorno ha studiato il mio orario e si è lamentato per tutte le ore libere che abbiamo - rise Cornelia.
- Sì, siete molto fortunati - confermò James - Il prossimo anno vedrete.
- Grazie, eh - esclamò lei.
- Figurati.
- A proposito, a pranzo dove eravate, voi due? - chiese Cornelia.
- In Sala Comune a finire un tema per la Greengrass, ovviamente - rispose James come se niente fosse.
- Ah, e finirlo il giorno prima, magari?
- No, troppa fatica…
- Già, è meglio ridere e sparare cavolate per tutta la serata con Leila, eh?!
James le lanciò un’occhiata penetrante. Lei fece finta di niente.
- Leila è un effetto collaterale. Purtroppo, non posso impedirle di girarmi intorno e ridere di ogni mia battuta.
Cornelia non disse niente.
- La sua presenza non vuol dire che io apprezzi la sua compagnia - aggiunse lui.
- Ma se sta sempre con voi - disse Cornelia - Sul treno, in Sala Comune, a pranzo, a cena…
- Dai, non è vero - esclamò James - A volte riesco a liberarmene. A volte sta con le sue amiche. E comunque non posso impedire alle persone di sedersi dove vogliono e quando vogliono.
Con questo il discorso era chiuso, Cornelia lo sapeva. L’unica cosa che non sapeva era perché lei lo avesse aperto. Che cosa le importava che cosa faceva o diceva Leila? Si era comportata come una bisbetica, gelosa fidanzata, anche se fidanzata non era.
- Scusami - disse una volta arrivati al campo.
James la guardò.
- Scusa se ho detto quelle cose su Leila, non avevo il diritto di intromettermi - aggiunse lei.
- Non devi scusarti - disse solo James.
Entrarono in campo, dove trovarono già una folta schiera di aspiranti battitori ad attenderli. Tra questi, c’era anche Edward. Quando vide Cornelia, le sorrise. Lei lo salutò agitando una mano.
Dopo aver atteso ancora dieci minuti e dopo aver constatato che i candidati erano tutti lì, James si rivolse a Cornelia: - Cominciamo?
- Okay - rispose lei.
James si fece avanti e tutti i presenti si zittirono, attenti.
- Buonasera a tutti - iniziò James - Benvenuti ai provini per il ruolo da battitore. Oggi mi affiancherà e mi consiglierà nella scelta la mia compagna di squadra Cornelia Finnigan, cacciatrice.
Cornelia rivolse un sorriso ai presenti.
- Ciao a tutti - disse.
Tutti la salutarono, contenti che Thomas non fosse presente, visto che aveva lasciato il posto a lei. Erano desiderosi di fare colpo sulla ragazza.
- Bene - continuò James - Darò a tutti voi circa cinque minuti di tempo ciascuno per mostrarmi quello che sapete fare, okay? Dopo di che, mi riserverò di decidere consultando Cornelia. La mia scelta sarà a voi comunicata tramite un annuncio scritto che troverete in bacheca venerdì mattina. Il giocatore selezionato dovrà presentarsi venerdì pomeriggio per il primo allenamento. Intesi?
Visto che nessuno mosse obiezioni o fece domande, James aprì la cassetta che conteneva i Bolidi, legati con delle catene. I Bolidi, due temibili palle da gioco, veloci come fulmini e forti come giganti, giravano per il campo cercando di disarcionare i giocatori, spinti dai Battitori tramite l’uso di mazze e spediti contro gli avversari.
- Uno alla volta, salirete sulla scopa e mi farete vedere cosa sapete fare con questi simpatici amici. Chi vuole cominciare?
 

*

 
- Bene, grazie a tutti - disse James circa un’ora e mezza dopo - Ricordatevi di controllare la bacheca venerdì. Arrivederci e buona serata.
- Buona serata a tutti - esclamò Cornelia.
Il gruppo si disperse, mentre Edward si diresse verso Cornelia.
- Hey - lo salutò lei.
- Secondo te come sono andato? - le chiese.
- Secondo me sei andato molto, molto bene - rispose lei con un sorriso - Potresti essere uno dei favoriti al ruolo.
- Sarebbe fantastico! - esclamò Edward.
- Venerdì lo saprai - concluse lei chiudendo la cassetta con i Bolidi.
- Grazie. Ci vediamo dopo?
- Certo. A dopo, Ed.
Il ragazzo le sorrise e poi uscì dal campo diretto al castello. Cornelia raggiunse James nell’ufficio del Capitano.
- Thornhill ha cercato di corromperti? - le chiese lui mentre tirava fuori la bacchetta.
- Accio pergamena - disse ancora lui puntando la bacchetta verso la scrivania. Dei fogli di pergamena volarono fuori da un cassetto verso James. Questi li afferrò e poi si sedette.
- No, voleva solo sapere come era andato il suo provino - rispose Cornelia riponendo la cassetta in un armadio. Lo chiuse a chiave e poi la passò a James. Lui la guardò e dopo qualche secondo di silenzio disse: - Spero che tu non gli abbia detto più del dovuto.
- Stà tranquillo - lo rassicurò lei sedendosi.
Scrissero il rapporto in silenzio. Impiegarono più tempo dell’altra volta e finirono verso le diciotto e trenta. Uscirono fuori nella fresca serata di settembre e Cornelia si strinse nella sua divisa. Cominciava già a far freddo.
- Quando hai intenzione di fare il provino? - gli chiese Cornelia.
- Per la squadra di Hogwarts? - chiese lui - Penso che andrò domani pomeriggio. E tu?
- Io vorrei aspettare la prossima settimana - rispose lei - Prima vorrei fare un po’ di allenamento venerdì pomeriggio.
- E’ una buona idea, sì.
- Tanto non penso che riuscirò a superarlo - disse lei alzando le spalle.
James la guardò.
- E perché, scusa?
- Ci saranno tantissime altre persone… E sarò mortalmente agitata…
- Cornelia, sei una delle migliori cacciatrici che il Grifondoro abbia mai avuto - le disse lui.
Cornelia si girò a guardarlo. Avevano attraversato la sala d’ingresso, diretti in Sala Comune per togliersi la divisa e cambiarsi per la cena.
- Dico davvero - continuò lui - Quindi secondo me hai delle buonissime possibilità di essere presa. E non scherzo. Non lo farei mai.
- Se lo dici tu… Mi fido. In ogni caso, non voglio farmi dei castelli in aria in proposito. Preferisco prenderla con filosofia, qualunque sia il risultato finale. Nel Quidditch mi voglio divertire.
- Sono d’accordo con te. La cosa più importante è divertirsi, ma ci sono delle persone per le quali entrare in questa squadra potrebbe rappresentare l’occasione della vita.
- Stai parlando di “persone”… - cominciò Cornelia - O stai parlando di te?
James rimase in silenzio mentre passavano attraverso il buco nel ritratto. Si ritrovarono vicini per la prima volta da quando erano arrivati a scuola, da quando Cornelia aveva ammesso con se stessa quello che sentiva. Lui la fece passare e le loro spalle si sfiorarono. Cornelia gli lanciò un’occhiata e vide che James la stava già guardando. Lui la fermò, bloccandola a metà del passaggio. La prese per un polso e Cornelia sentì come una scarica di elettricità passare tra loro.
- Sto parlando di me, sì - rispose lui piano.
Cornelia lo guardò negli occhi.
- Ho paura che non riuscirò mai a concludere niente nella mia vita - continuò lui - A parte il Quidditch. Ottenere questo ruolo significherebbe molto per me. Significherebbe essere notato dalle persone giuste, giocare in un grande evento sportivo senza precedenti, insieme ai giocatori più forti selezionati da chi ne capisce qualcosa. Mi sentirei meglio. Dimostrerei ai miei genitori di cosa sono capace.
- James - cominciò Cornelia a bassa voce - Non devi pensare queste cose. Non è vero che non concluderai mai niente. Sei intelligente, anche se a volte dimostri il contrario…
Lui rise e lei continuò: - Sai un sacco di cose, per esempio. Potresti essere notato benissimo anche così, sei il Capitano e un Cercatore eccezionale. Trascini tutti noi e ci incoraggi, spronandoci a dare sempre il massimo, in campo e agli allenamenti. E non devi dimostrare niente a nessuno. I tuoi genitori sono orgogliosi di te e ti vogliono bene, che tu entri nella squadra o no.
James la guardò per un lungo istante, intensamente. Poi, nella penombra del passaggio, le prese la mano e la accarezzò. Cornelia lanciò un’occhiata alle loro mani unite e gli sorrise.
- Sai sempre trovare le parole giuste - disse James - Sai capirmi meglio di chiunque altro. Grazie…
- Io ci sarò sempre, James. Come tu ci sei per me. E non ti ho ancora ringraziato per aver quasi ucciso Scorpius ieri mattina…
- Scorpius! - esclamò lui - Lo farei a pezzi. Sapere che durante Erbologia è lì con te e tu sei da sola…
- C’è Andrew Wright con me - esclamò lei - Anche se non farebbe del male a una mosca, quindi dubito che riesca a fronteggiare Scorpius…
James si mise a ridere.
- Andrew Wright - disse ironico - Cavaliere senza macchia e senza paura.
Anche Cornelia rise e poi disse: - E’ molto gentile con me, ma è mortalmente noioso, lo ammetto.
- Certo, non tutti sono brillanti come me.
Cornelia gli diede un calcio e lui cercò di non far sentire le sue imprecazioni al di là del passaggio.
- Mi hai fatto male - si lamentò lui.
- Lo so, così impari a vantarti.
Si guardarono per un momento, poi qualcuno aprì il ritratto e la voce di McLaggen risuonò tonante.
- Hey, che ci fate voi qui? - esclamò guardandoli.
- Niente, Michael - rispose Cornelia infastidita.
- Oh-oh, ho interrotto qualcosa? - disse il ragazzo, ironico - Scusate, me ne vado subito.
Lo sentirono entrare in Sala Comune e poi la sua voce arrivò fino a loro: - Ragazzi, il passaggio è off-limits. Ci sono Finnigan e Potter che hanno bisogno di un po’ di privacy.
Cornelia e James uscirono dal passaggio e tutti gli occhi dei presenti li fissarono, chi malizioso, chi divertito, chi stupito.
- Michael! - esclamò Cornelia, furiosa.
- Hey, pensavo di avervi fatto un favore - si difese il ragazzo, vedendola dirigersi verso di lui a passo di marcia, lo sguardo minaccioso.
- Si può sapere che cosa vai a dire in giro?
- Ma niente, Corny, dai…
- Fatti gli affari tuoi, va bene? Per la cronaca - disse lei rivolgendosi ai presenti - non stavamo facendo niente. E non cercavamo un po’ di privacy. Smettetela di spettegolare.
Tutti tornarono alle loro precedenti occupazioni e James si avvicinò a loro.
- Sparisci, McLaggen - disse rivolto a Michael. Lui lanciò loro un’occhiata e salì le scale, diretto verso il dormitorio maschile.
- E’ un tale idiota, scusa - disse Cornelia.
- Non me ne importa di quello che pensano gli altri.
- Nemmeno a me, però volevo chiarire alcune cose.
- Ci vediamo a cena? - le chiese lui.
- Certo, a dopo.
Cornelia salì nel suo dormitorio e trovò Rose seduta sul suo letto.
- Ciao - la salutò la sua amica. Teneva in mano un libro, che posò sul letto quando vide entrare Cornelia.
- Ciao. Che fai?
- Leggo prima di cena. Victoria e io abbiamo finito il tema, poi lei è scesa in biblioteca con Albus.
- Oh, che cosa ha in mente? - chiese Cornelia cominciando a togliersi la divisa.
- E che ne so - rispose Rose alzando le spalle - Che cosa ha in mente Albus, piuttosto.
- Già… Ho visto come la guardava a Pozioni, l’altro giorno.
- Io ho visto come la guardava già sul treno - puntualizzò Rose.
- Gli piace, non c’è dubbio - disse Cornelia lanciando la divisa nel suo baule e ripescando un paio di jeans.
- Sì, hai ragione. Gli piace Victoria già da un po’ ormai, il problema è che a lei non piace Albus.
Cornelia non replicò. Non aveva voglia di parlare di Albus e Victoria.
- Come sono andati i provini? - le chiese Rose.
- Molto bene. Penso che Ed abbia delle buone possibilità di entrare in squadra. James deve ancora decidere, ma penso che alla fine mi consulterà per la scelta definitiva.
- Certo, ti consulterà di sicuro. Soprattutto se questo vuol dire parlare con te e passare del tempo insieme senza noi scocciatrici tra i piedi.
Cornelia si mise a ridere.
- Dai, Rose - esclamò - Voi non scocciate, quello che stressa è Michael…
- Michael?
Cornelia le raccontò l’episodio di poco prima, dalla loro conversazione all’apparizione di McLaggen a rovinare tutta l’atmosfera.
- Oh, lo odio! - esclamò Rose - Chissà, magari ti avrebbe anche baciata, se non fosse arrivato quell’idiota.
- Non lo so, Rose. Comunque è uscito e ha sbandierato ai quattro venti che eravamo appartati là dentro e che avevamo bisogno di privacy.
- Che cosa ha fatto? - esclamò Rose, inorridita, mettendosi meglio a sedere sul letto.
- Hai sentito bene. A quel punto, io sono uscita, furiosa, e gli ho detto di farsi gli affaracci suoi, puntualizzando che erano tutte balle.
- James non si sarà offeso, vero? Se tu hai sentito l’esigenza di chiarire le cose con tutti i presenti, potrebbe aver pensato che ti vergognassi di lui…
- No, James non penserebbe mai queste cose - la rassicurò Cornelia.
- Sta di fatto che Michael è un vero guastafeste.
- Certo che sì - concordò Cornelia. Si sedette accanto a Rose sul suo letto, guardandola.
- E’ ora di scendere, vero? - chiese la ragazza.
- Sì, andiamo - rispose Cornelia.
Trovarono Victoria già seduta a tavola, accanto ad Albus. I due stavano ridendo e chiacchierando.
- Che ne dici se li lasciamo da soli? - propose Rose - Ci sediamo un po’ più in qua e facciamo finta di non averli visti. Così stanno ancora un po’ insieme da soli.
- Okay, ci sto - concordò Cornelia.
Le due ragazze si sedettero a tavola e cominciarono a riempirsi i piatti di patate arrosto. Ogni tanto lanciavano qualche occhiata alla loro amica che, da quanto videro, si stava divertendo un mondo in compagnia di Albus. Non sembrava nemmeno accorgersi di avere il piatto ancora mezzo pieno e di essere circondata da altra gente.
Cornelia avvistò Michael e Edward, ma i due non si sedettero accanto a loro. Probabilmente, Michael non aveva il coraggio di avvicinarsi dopo la sua infelice uscita di poco prima. Le ragazze furono invece felici di accogliere James e Thomas, che entrarono in Sala Grande da soli e percorsero il tavolo di Grifondoro con lo sguardo, finché non le videro e le raggiunsero.
- Come andiamo, ragazze? - chiese Thomas, sedendosi accanto a Cornelia.
- Bene, e voi? - rispose Rose.
- Tutto bene. Grazie per avermi sostituito ai provini, Corny - disse Thomas rivolgendosi a sua sorella - Non ce l’avrei fatta, oggi…
- Figurati, è stato divertente - rispose lei lanciando un’occhiata a James. Lui ricambiò lo sguardo, divertito.
- Quindi, avete già deciso?
Guardò prima Cornelia e poi James.
- Penso di sì - rispose quest’ultimo. Guardò Cornelia - Tu che ne dici?
- Anche secondo me la scelta è fatta - rispose lei.
- E quindi? - chiese ancora Thomas, spostando lo sguardo dall’uno all’altra.
- Quindi lo saprai venerdì, come tutti gli altri - rispose James.
- Dai, amico, sono o non sono il tuo vice? A me puoi dirlo.
- Non hai voluto partecipare ai provini, Tom, quindi non saprai nulla fino a venerdì - disse Cornelia guardandolo.
- Dite davvero? - esclamò lui, sconvolto - Siete seri? O mi prendete in giro?
- Assolutamente no - confermò Cornelia.
- Va bene, fate pure. Alleatevi contro di me.
Thomas mise il broncio e continuò a mangiare la sua coscia di pollo arrosto. James e Cornelia si scambiarono uno sguardo, divertiti.
 

*

 
Venerdì mattina, Cornelia scese in Sala Comune giusto in tempo per festeggiare il nuovo Battitore della squadra di Grifondoro. Lui stava in piedi di fronte alla bacheca con Michael al suo fianco. Lei scese con Rose e Victoria.
- Hey, nuovo Battitore! - esclamò.
Edward si girò a guardarla e le rivolse un ampio sorriso, che si estese ai suoi luminosi occhi azzurri.
- Cornelia! - esclamò.
La raggiunse e l'abbracciò, quasi sollevandola da terra. Lei urlò per l'entusiasmo contagioso di Edward, e tutti gli altri si unirono a loro nei festeggiamenti e nelle risate. Rose e Victoria si complimentarono con il ragazzo, contente per lui. Victoria apprezzò la scelta di James e Cornelia, pronosticando una grande vittoria del Grifondoro nel campionato delle case.
- Sono così contento! - esclamò lui.
- E noi lo siamo per te - disse Cornelia - Te lo sei davvero meritato.
- Grazie, Corny.
Lui la guardò con sguardo espressivo, ma lei distolse il suo. Non aveva dimenticato le parole di Victoria. Non voleva dare a Edward false speranze. E non voleva che lui si sentisse preso in giro da lei.
-        Andiamo a fare colazione? - propose Rose.
 

*

 
- Che sta succedendo? - esclamò Edward entrando nella Sala Comune affollata e rumorosa.
Tutti gridarono, risero e chiamarono il suo nome, complimentandosi per il ruolo ottenuto. Giravano bottiglie di Burrobirra e piatti presi dalle cucine. Una musica aleggiava nell'aria, insieme al profumo di zucchero, miele e cannella dei dolci degli elfi.
Cornelia aveva deciso di organizzare una festa in onore di Edward insieme a Michael. Il ragazzo si era scusato per quello che aveva detto su lei e James e si era fatto perdonare aiutandola per la festa.
- Finalmente! - esclamò Cornelia vedendo entrare Edward.
- Che succede? - ripeté lui, guardandosi intorno sbalordito.
- Abbiamo organizzato una festa, amico - rispose Michael - Per festeggiare il tuo ingresso in squadra.
- Una festa per me?! - esclamò Edward passandosi una mano nei capelli biondi.
- Certo - rispose Cornelia sorridendogli - Dobbiamo festeggiare, no?
- Grazie, ragazzi - disse lui - Grazie davvero, siete dei grandi amici.
Intanto, anche Rose, Victoria e Albus li avevano raggiunti. Sorridevano a Edward, felici per lui e per quella festa inattesa.
- Come avete fatto a procurarvi queste cose? - chiese Edward indicando i dolci e le Burrobirre.
- Rose e io siamo scese nelle cucine per corrompere gli elfi domestici - raccontò Cornelia - Non sanno resistere a Rose... Hanno sempre a che fare con lei per via del Comitato. Io ho fatto da diplomatica. Per le Burrobirre devi ringraziare James. Non so come abbia fatto a procurarsele...
James e Thomas stavano seduti insieme al battitore Marcus Wilkins, a Leila e altre tre ragazze del settimo anno. Stavano chiacchierando e ridendo. James però se ne stava in silenzio, pensieroso. Cornelia lo aveva osservato varie volte, mentre aspettavano che Albus portasse Edward in Sala Comune dopo averlo trattenuto di sotto per dare loro il tempo di sistemare le ultime cose. Era strano che non partecipasse alle risate collettive del suo gruppetto. Nessuno sembrò farci caso, nemmeno Leila. Erano tutte troppo interessate a quello che Thomas e Marcus stavano raccontando loro. A quel punto, James si girò verso Cornelia. La guardò per un lungo istante, poi si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra.
- James che ha? - chiese Rose sottovoce a Cornelia.
- Non lo so. E' strano da tutta la sera...
Era davvero un mistero come James riuscisse a procurarsi le Burrobirre. Nessuno lo sapeva, nemmeno Thomas. 
- Allora... - cominciò Cornelia avvicinandosi a lui.
James si girò a guardarla.
- Si può sapere come fai a procurarti le Burrobirre? Tutti vorrebbero saperlo... - continuò lei.
- Bé, se tutti lo sapessero non sarebbe più un segreto, no? - rispose lui alzando le spalle. Non aggiunse altro, e così Cornelia osservò a sua volta fuori dalla finestra.
- Se qualcuno ti facesse una strana richiesta - cominciò James - una richiesta che rovinerebbe tutto, ma che tu sei costretta ad accettare, cosa faresti?
Cornelia lo osservò. Che domanda strana... Chi gli aveva chiesto cosa? E perchè lui era costretto ad accettare?
- E' una domanda difficile - cominciò lei riflettendo.
Dopo qualche istante di silenzio, Cornelia continuò: - E' difficile rispondere, anche perchè non si sa mai che cosa si farebbe, in situazioni del genere... finché non le si vive in prima persona. Ti direi che dovrei essere sicura di avere delle buone ragioni per accettare.
Si guardarono per un lungo istante.
- Le ragioni sono validissime - disse lui - Importanti. Pericolose. Riguardano una persona che ti sta a cuore, molto a cuore. Cosa diresti?
- Direi che riuscirei a sopportare di tutto per le persone che amo - rispose lei candidamente. Guardò James, che però continuò a guardare fuori dalla finestra. Era strano, molto strano.
- Mi spaventi - gli disse - Che sta succedendo?
James si girò a guardarla, come se all'improvviso avesse voluto dirle molte cose. Troppe.
- Non preoccuparti per me. Me la so cavare.
- Sai che puoi parlare con me - disse lei mettendogli una mano sul braccio. James guardò la sua mano su di lui. Le carezzò leggermente il dorso, per poi, all'improvviso, allontanarla piano. Cornelia rimase colpita da quel gesto. Lo guardò, spaesata. Dove aveva sbagliato?
Lui la guardò negli occhi e disse: - Ora non posso. Mi dispiace.
Si allontanò e sparì oltre il buco nel ritratto.

 

SPAZIO AUTRICE
Buongiorno, splendori! Ecco qui il capitolo da me promesso ieri. Sono riuscita a riguardarlo e a pubblicarlo solo oggi. Che ne dite???
Il rapporto tra Cornelia e James sembra procedere, facendo dei significativi progressi, ma i dubbi cominciano ad affacciarsi nella mente di Corny dopo l’episodio finale, avvenuto durante la festa per Ed. Nella seconda parte del capitolo ci aspetta un inaspettato colpo di scena che sconvolgerà tutto e tutti: siete pronti? So già che mi odierete….
Piccola precisazione: la scopa Firetop 3000 è stata inventata da me, ovviamente. Ho giocato con la sigla “fire” presa da Firebolt e ho aggiunto il “top”.
 
A presto! E grazie a tutti i miei lettori!
Vi ricordo il mio profilo Facebookhttp://www.facebook.com/profile.php?id=100003605526140&sk=wall
E la mia paginetta: http://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293?ref=tn_tnmn
 

 
-Marty-

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 7. II ***



Capitolo sette – parte seconda
“Finnigan, se vuoi ti do una mia foto autografata”.

 

Cornelia passò il resto della serata in uno stato di trance. Continuava a pensare alle parole di James. Non lo rivide più per tutta la serata. Aveva paura che lui si fosse cacciato in qualche guaio. Aveva paura che qualcuno lo stesse minacciando. Ma lei cosa poteva fare? Non poteva obbligarlo a raccontarle tutto, se lui non voleva. Erano affari suoi, alla fine. Solo che aveva una strana sensazione, in fondo allo stomaco. Sembrava quasi che James fosse scivolato via, come neve che si scioglie.
Si mise a letto con strani pensieri in testa, che era affollata di persone, parole, risate e sensazioni. Fece strani incubi, sogni affollati di elfi con lunghi denti, nani con occhi rossi e un grande drago verde che sputava fuoco. Scorpius Malfoy cavalcava il drago, il che era ancora più grottesco. Si svegliò ansimante e sconvolta. Rose, al suo fianco, si riscosse dal sonno.
- Corny, tutto bene? - le chiese.
- Sì, ho fatto un incubo - rispose lei ricadendo sui cuscini morbidi.
Si riaddormentò per poi svegliarsi ancora più sconvolta e impaurita. Erano le otto e un pallido sole spuntava tra le nuvole grigie fuori dalla finestra. Lei e Rose si vestirono in silenzio e scesero a colazione. Tutto era tranquillo, era sabato e ognuno poteva svegliarsi quando voleva.  Poco oltre le porte in legno della Sala Grande, furono trattenute da Clarissa Reynolds.
- Ragazze! - esclamò vedendole.
- Clarissa - la salutò Cornelia - Che c'è?
- Vorrei illustrarvi alcune idee sulla festa di Halloween, avete un minuto? - disse quella.
- Sì, un minuto solo, eh - rispose Rose perentoria.
Cornelia incrociò le braccia al petto e sbuffò. Fu allora che li vide. Seduti al tavolo di Grifondoro. All'estremità più vicina alla porta, lontano dagli altri studenti lì intorno. Stavano discutendo, ma Cornelia non sentiva le parole. Lei gli teneva la mano, gli sorrideva maliziosa. Stringeva la stessa mano che, solo qualche ora fa, a Cornelia era sembrata fredda e tremante. La stringeva come se fosse sua. E lo era. Poi, proprio in quel momento, Rebecca Mallory le lanciò un'occhiata, si chinò sopra il tavolo, prese James per il colletto della camicia e lo baciò. Lo baciò lì davanti a tutti. Senza pudore. Senza vergogna. Rivolse un ultimo sguardo a Cornelia e si risedette, soddisfatta. James le disse qualcosa e si girò. I loro sguardi si incrociarono, per un lungo istante.
- Avete visto anche voi? - esclamò Clarissa Reynolds - Potter e la Mallory! Ommioddio!
Rose fece due passi verso Cornelia e le si parò davanti.
- Esci - le ordinò - In giardino. Dietro le serre.
Cornelia non riusciva a vedere bene. Lo sguardo le si era appannato. Traballò leggermente e poi, non seppe come, riuscì a girare i tacchi e ad uscire dalla Sala Grande. In un attimo fu fuori, nel prato. Lo percorse come imbambolata, davanti a lei solo loro due. Dentro di lei, solo il nulla.
 

*

 
Cornelia passò due giorni senza davvero viverli. Trascorse le ore in uno stato di semi-coscienza, a metà tra il sogno e la realtà, anche se il sogno le sembrò più un incubo. Se ne rimase rintanata in cima alla torre di Astronomia, con un libro e una coperta. Amava quel luogo, dove durante il fine settimana regnava la pace, da dove si vedeva tutta la campagna intorno al castello, dove poteva riflettere tranquilla, lontana da tutto e tutti. Solo Rose e Victoria conoscevano il suo nascondiglio e sapevano dove trovarla.
Cornelia pensò e ripensò a quello che aveva visto. James e Rebecca Mallory. Non riusciva a crederci. Dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quello che pensava di aver capito… Forse, non aveva capito niente. Forse, i comportamenti di James erano dettati solo da un profondo affetto, e niente di più. Rose l’aveva consolata dopo un grande pianto, dietro le serre di Erbologia, sabato mattina. Era arrivata quasi subito. Forse ne aveva dette quattro a James. Oppure no. In fondo, lui non le doveva niente. Cornelia si era mossa sempre sul “chi vi là”, con la paura di incontrare James dietro l’angolo. Solo che nemmeno James si era fatto vivo. Sembrava che si fosse volatilizzato, anche dalla Sala Comune di Grifondoro. Videro spesso Thomas con Marcus Wilkins e arrivarono alla conclusione che probabilmente James era troppo impegnato con la sua ragazza.
Victoria non seppe spiegarsi l’accaduto. Era sbalordita e addolorata. Anche lei, come Rose, consolò Cornelia come poté. Erano sue amiche e le rimasero vicine. Michael, Edward e Albus chiesero di lei in quei due giorni. L’avevano vista poco e sempre di sfuggita, dato che le due amiche le portarono qualcosa da mangiare di straforo, per non farla andare in Sala Grande. Rose e Victoria li rassicurarono: l’avrebbero rivista presto. Cornelia non aveva nessuna intenzione di nascondersi per sempre. Era lui quello che si era comportato male, non lei. E chi le era vicino lo sapeva.
Lunedì arrivò, con il suo carico di impegni, lezioni e nuvole grigie. Nessuna di loro aveva voglia di stare ad ascoltare i professori, infatti passarono le prime due ore di Trasfigurazione in uno stato semi-vegetativo, a contemplare i prati fuori dalla finestra. A pranzo non incontrarono James, per fortuna. Non lo incrociarono per tutta la giornata, a dire il vero. Cornelia tirò innumerevoli sospiri di sollievo. Forse, non era ancora pronta per rivederlo, per guardarlo negli occhi, parlargli come se niente fosse, mantenere con lui una parvenza di rapporto civile e privo di rancori. Ancora non ce la faceva a vederlo con lei, non dopo tutto quello che c’era stato, anche se, rifletté, non doveva essere stato poi granché, se alla fine lui aveva scelto di stare con la Mallory. Che sciocca che era stata.
Purtroppo per lei, il destino decise presto di metterla alla prova. Dopo cena, lei, Rose e Victoria si alzarono per tornare in Sala Comune. Erano tranquille, per una volta non temevano di incontrarlo fuori dalla Sala Grande. Invece, eccolo lì. In piedi in mezzo alla Sala d’Ingresso, le braccia lungo i fianchi, il respiro corto.
Cornelia si fermò di botto, di fronte a lui. Si guardarono. Poi, sentì la mano di Victoria che la sospingeva verso le scale. Come se una luce si fosse riaccesa dentro la sua testa, Cornelia distolse lo sguardo. Non intendeva dargli questa soddisfazione. Non se la meritava.
- Cornelia - si sentì chiamare.
Forse, la tentazione era troppo forte. Si girò sentendo il suo nome, ma non rimase ad ascoltarlo.
- Cornelia - la richiamò lui facendo dei passi verso di lei e alzando la voce. Tutti si girarono a guardarli.
- Che cosa vuoi? - disse lei voltandosi, esasperata.
Lui si fermò a guardarla. Rimase un attimo in silenzio, indeciso su cosa dire o fare. Cornelia sbuffò, si rigirò e riprese a salire le scale.
- Aspetta - esclamò lui prendendola per un polso.
Cornelia guardò la sua mano e poi James. Questi la lasciò andare.
- Volevo solo dirti che mi dispiace.
- E per cosa, scusa? - rispose lei alzando le spalle, in tono interrogativo.
Sentiva Rose e Victoria lì accanto a lei. James la guardò e continuò:
- Mi dispiace per come mi sono comportato. Per non averti detto niente di…
- Tu non mi devi nessuna spiegazione - lo interruppe lei - E io non ne voglio sentire. Non mi interessa.
Lei fece per girarsi e proseguire, ma lui insisté.
- Cornelia, io devo spiegarti… - cominciò.
- Lasciami in pace, James - esclamò lei ad alta voce.
Lui si fermò.
- Capito? Io ho la mia vita e tu la tua. Vivila e lascia che io faccia lo stesso. Per favore.
Così dicendo girò le spalle e riprese a salire le scale, conscia del suo sguardo su di lei.
 

*

 
Quasi tutti avevano assistito alla scenata in Sala d’Ingresso e chi non c’era lo venne a sapere da altri. Così, tutto il castello seppe che James Sirius Potter aveva scaricato Cornelia Finnigan per Rebecca Mallory. Quasi nessuno era però a conoscenza del reale motivo. In molti avevano notato il loro recente avvicinamento, e si spettegolava che i due fossero lì lì per mettersi insieme, ma nessuno avrebbe scommesso anche solo uno Zellino su James e la Mallory.
La maggior parte del castello era scioccata e dava ragione a Cornelia. Perfino Scorpius Malfoy non aveva il coraggio di fare battute quando incrociava Cornelia nei corridoi o quando seguivano la stessa lezione. Cornelia sentì più di una volta il suo sguardo su di lei, ma non si girò per farlo smettere, non aveva voglia. Ogni pensiero e ogni azione le succhiava energie preziose, prosciugandola. Andava sempre a dormire esausta e si svegliava ancora più stanca.
Una mattina, Rose decise di scuoterla.
- Cornelia, è ora di finirla - le disse senza mezzi termini.
La ragazza alzò gli occhi dalla sua tazza di tè e la guardò.
- Non ti riconosco più, davvero - continuò Rose - Sei spenta, cinica, senza energie, non ridi più, ti chiudi in te stessa. Sembri un’altra. Non posso credere che un ragazzo possa avere questo effetto su di te.
- Rose - cominciò Victoria, gentilmente - James non è solo un ragazzo e lo sai anche tu. Cornelia ci credeva davvero. E ci è rimasta male, anche a te sarebbe successo.
- Okay, Vic, ma questa non è la Cornelia che conosco, la ragazza forte che ammiro, che non si piega di fronte a niente e nessuno. La ragazza determinata e coraggiosa che è la mia migliore amica.
Rose guardò Cornelia, speranzosa. Cornelia, dal canto suo, provò la stessa medesima sensazione di quella sera in cui aveva reagito a James. Una luce le illuminò i pensieri, tornò a vedere il mondo intorno a sè con occhi diversi. Tornò a respirare. Si mise a sedere meglio sulla panca e guardò le sue amiche. Loro la stavano guardando, in attesa di una sua reazione. Il viso di Cornelia si aprì nel primo, vero sorriso dopo giorni. Anche le sue amiche le sorrisero, solari e speranzose di riaverla indietro.
- Avete ragione - disse lei. Persino la sua voce le sembrò diversa, più viva.
- Non serve a niente piangersi addosso - continuò - A me per prima. Voglio riavere indietro la vera me. Siete d’accordo?
- Oh, sì! - esclamò Rose ridendo.
Le tre amiche si presero per mano e sorrisero, ridendo insieme dopo tanto tempo, di nuovo allegre.
- Bentornata, Cornelia Finnigan - disse Victoria sorridendole.
- Puoi dirlo - disse Cornelia - Tutti si accorgeranno che sono tornata. E rimpiangerà di aver scelto quella sanguisuga.
Fece loro l’occhiolino e le altre due risero.
- Così ti vogliamo - esclamò Rose - Combattiva e fiera. E anche un po’ stronza, il che non guasta mai.
Risero tutte e tre insieme. Poco più in là, Thomas, seduto accanto a Marcus Wilkins, si girò a guardarle. Dopo alcuni istanti si alzò in piedi e le raggiunse.
- Che succede? - chiese loro divertito - Come mai tutte allegre?
- Perché Cornelia è tornata - spiegò solo Rose sorridendogli.
- Perché, dove eri andata? - chiese lui ironico.
Le tre amiche si guardarono.
- In questi giorni non ti sei accorto di niente? - gli chiese Victoria.
- Accorgermi di cosa?
- Che il tuo migliore amico è un vero bastardo, Thomas Finnigan! - esclamò Victoria alzandosi in piedi e fronteggiandolo.
Lui trasalì e la guardò, stupito dalla sua reazione.
- Parli di James?
- Certo, parlo di James. A proposito, se lo vedi, puoi anche dirgli di andare…
- Vic! - esclamò Rose.
Victoria guardò Rose e sospirò, seccata.
- E va bene, lascia perdere - disse rivolgendosi a Thomas - Però sappi che è stato un vero stronzo. E tu ti vuoi svegliare, o no?
Ormai era arrabbiata, si vedeva.
- Che cosa ho fatto? - chiese Thomas innocentemente.
- Te ne stai sempre lì senza fare niente - continuò lei, furiosa - Stai solo lì e guardi, senza parlare, senza muovere un dito. Sei un suo amico o il suo valletto?
Thomas la guardava senza capire davvero le sue parole, stupito dalla sua irruenza.
- Dovresti andare lì a prenderlo a calci per come ha trattato tua sorella, non coprirlo quando salta le lezioni perché la Mallory è una schiavista, invasata maniaca!
Victoria terminò la sua invettiva e si risedette.
- Che cosa ha fatto? - chiese Thomas a Cornelia.
- Non ti preoccupare, voglio lasciarmi tutta questa storia alle spalle.
- Lo voglio sapere, Cornelia. E’ mio amico e tu sei mia sorella.
Rose raccontò brevemente a Thomas quanto accaduto. Cornelia si sentiva tremendamente in imbarazzo.
- James e Cornelia? - ripeté, sbalordito, alla fine del racconto di Rose.
Quest’ultima annuì e anche Cornelia lo guardò, confermando le parole dell’amica. Thomas si passò una mano nei capelli, in silenzio.
- Non mi sono accorto di niente - disse solo alla fine.
- Ce ne siamo accorte - commentò Victoria, in tono polemico.
- E ora sta con quella sanguisuga della Mallory. Non ci posso credere. Non lo facevo così stupido…
- Nemmeno io - concordò Cornelia.
- Cornelia - disse Thomas rivolgendosi a sua sorella - Mi dispiace, ma io non mi sono accorto di niente. Sono stato uno stupido. Mi perdoni?
Lei gli sorrise.
- Ma certo - rispose, mettendogli una mano sul braccio. Anche lui ricambiò il sorriso.
- Spero che le cose si possano sistemare - aggiunse Thomas alzandosi.
- Io non penso - disse solo Cornelia - Ma grazie.
Dopo aver rivolto loro un ultimo sguardo e un sorriso - timido verso Victoria, che ancora ribolliva lì vicino - Thomas si andò a risedere vicino a Marcus.
- Bentornata, Victoria Baston - disse Cornelia all’amica. Questa alzò gli occhi e le sorrise, furba.
- Grazie - rispose - Sarò spietata.
Rose le guardò e disse: - Così mi fate paura, ragazze.
Tutte risero e poi si alzarono per andare a lezione.
 

*

 
Alle quattro di giovedì pomeriggio, Cornelia scese al nuovo campo da Quidditch che era stato costruito per ospitare i provini e le partite del Campionato Europeo. Con lei c’erano tutti i suoi amici, venuti per supportarla e fare il tifo per lei: Rose e Victoria, ovviamente, ma anche Edward, Albus e Michael. Dopo averle augurato buona fortuna, si sedettero sugli spalti e attesero.
Cornelia si unì agli altri studenti in attesa dell’inizio dei provini. Intravide suo fratello Thomas sugli spalti. Notò che il ragazzo raggiunse Rose e Victoria e si sedette con loro. Poi, sentì una voce profonda che la chiamava.
- Cornelia.
Lei si girò e si ritrovò di fronte James, vestito da Quidditch, la scopa al fianco, pronto per il provino.
- Che ci fai qui? - gli chiese.
- Voglio fare il provino - rispose James con naturalezza - Thomas mi ha detto che ci saresti stata anche tu…
- Ah - commentò solo lei, le dita che tamburellavano sul manico della scopa.
- E’ da qualche giorno che non ci incrociamo in Sala Grande - disse ancora James.
- Oh, immagino che siamo stati entrambi molto impegnati - rispose Cornelia, ironica.
 

*

 
Cornelia non aveva mai volato così bene. Si sentiva sicura, leggera, forte e capace. Dentro di sè, una rabbia troppo a lungo sopita si era trasformata in grinta, che lei aveva riversato nel provino. I giudici esaminatori le avevano fatto tutti e tre i complimenti per la magnifica prova, riservandole anche dei sorrisi aperti e amichevoli. Lei aveva sorriso di rimando, soddisfatta. Aveva quindi lanciato uno sguardo a James, che aveva assistito al suo provino come tutti gli altri aspiranti giocatori, e la guardava, ammirato. Gli rivolse un sorrisino sprezzante e raggiunse i suoi amici sugli spalti.
- Hey! - esclamò Victoria - Sei stata fantastica!
- Sì, Corny, supersonica - esclamò Rose ridendo - Anche se non me ne intendo…
- Confermiamo noi, Corny - aggiunse Michael - Prova perfetta.
Lei sorrise a tutti e disse: - Grazie, ragazzi. Non sapete quanto abbia contato il vostro appoggio, oggi.
- Corny! - si sentì chiamare da suo fratello Thomas. Lui era appena andato a scambiare due parole con James ed era di ritorno.
- Come sono andata? - gli chiese lei sorridendogli.
- Sei stata magnifica! - esclamò lui - Se non ti danno un posto sono dei criminali.
- Grazie, Tom - rispose Cornelia, felice.
- Fra poco tocca a James - buttò lì Thomas - Non andartene, per favore.
Cornelia lo guardò.
- Perché dovrei restare? Per fare il tifo? C’è già la sua ragazza.
Rebecca Mallory sedeva nelle prime file, in attesa del provino di James.
- Per favore, Corny. James ci tiene.
Lei scosse la testa e rispose: - Se ci avesse tenuto lo avrebbe dimostrato, Tom. Il fatto è che sono io che non ci tengo più. Ci vediamo dopo.
Si girò verso i suoi amici e aggiunse: - Andiamo, ragazzi?
Tutti salutarono Thomas ed uscirono dal campo. Cornelia nemmeno rivolse uno sguardo a James, fermo in piedi a lato del campo, in attesa della sua occasione per entrare nella storia.
 

*

 
Circa due ore dopo, tutto il castello parlava della pessima prova di James Potter ai provini per la squadra di Hogwarts. Uno dei più brillanti cercatori della storia della scuola si era praticamente giocato la sua unica possibilità. Aveva volato male e giocato peggio. Non aveva nemmeno preso il Boccino. Sembrava che tutti sapessero nel dettaglio come il provino si fosse svolto. Fu solo da Thomas che le ragazze ricevettero un racconto coerente.
- Lo vuoi davvero sapere? - rispose lui alla domanda di Rose.
La ragazza annuì, convinta.
- Un vero schifo. Davvero. Non ha mai volato così male in vita sua. Non ha preso il Boccino, cosa fondamentale nel provino di un Cercatore. Era distratto, lento, incostante. Non sembrava lui, ecco.
Cornelia distolse lo sguardo da Thomas, che la guardava in modo un po’ troppo espressivo. Cercava di dirle che era colpa sua?
- Ma che cosa è successo? - chiese Victoria.
Erano tutti stupiti dalla cosa. E anche dispiaciuti.
- Chissà… - sospirò Thomas, sempre guardando Cornelia.
- Già - concordò Cornelia - Chissà che cosa gli è passato per la testa. Rebecca Mallory fa strani effetti sugli uomini…
- Lo sai che non è per via della sanguisuga-Mallory - esclamò Tom.
- Ah, no? - chiese lei, ironica.
- No. Se solo tu ti fossi fermata al provino, sarebbe andato meglio.
- Ne abbiamo già parlato, Tom – disse lei in tono definitivo.
 

*

 
- Ho sentito che sei stata strepitosa al provino – Scorpius Malfoy disse a Cornelia la mattina dopo a Erbologia.
Lei, Andrew Wright e Scorpius erano stati messi allo stesso tavolo dal professor Paciock, con il compito di rinvasare le Tentacula Velenosa. Cornelia alzò gli occhi dal suo vaso e guardò il ragazzo davanti a lei, stupita.
- Così dicono – rispose lei alzando le spalle.
- Complimenti – continuò lui.
Cornelia era sempre più stupita dalla cosa: da quando Scorpius Malfoy intratteneva delle normali conversazioni con qualcuno che non fosse un Serpeverde? E da quando faceva i suoi complimenti a qualcuno?
- Grazie.
Dopo qualche minuto di silenzio, Cornelia decise di mandare all’aria ogni cautela e di buttarsi.
- E tu, Malfoy? – gli chiese.
Lui la guardò, stupito che lei avesse deciso di parlargli ancora.
- Hai fatto il provino? – gli chiese.
- Non ancora – rispose lui – Pensavo di andarci oggi pomeriggio.
Cornelia annuì e tornò a concentrarsi sulla sua pianta. Andrew Wright aveva assistito a tutto lo scambio di parole tra loro e li guardava, stupito, senza sapere cosa sarebbe successo dopo. Cornelia si girò a guardarlo e gli diede una gomitata.
- Hey – esclamò.
Andrew si riscosse e la guardò.
- Che c’è?
- Ti eri incantato – continuò lei guardandolo, ironica.
- Scusa, scusa – rispose lui abbassando la testa sul suo vaso.
Scorpius lanciò un’occhiata di disgusto a Andrew e una curiosa a Cornelia e poi si concentrò sulla sua pianta, che non aveva proprio l’aria di voler collaborare. Cornelia lo osservò per un istante. Era strano che le avesse parlato. Strano che le si fosse rivolto con un tono tranquillo, molto diverso dalla sua solita strafottenza e spavalderia. Forse, non essere circondato dai suoi amici gli permetteva di comportarsi da persona normale. Non doveva dimostrare nulla a nessuno, in fondo.
- Finnigan, se vuoi ti do una mia foto autografata – disse lui, ridestandola dai suoi pensieri. La guardava con un ghigno ironico stampato in faccia e lo sguardo attento.
Cornelia sbuffò: era tornato il solito, “amabile” Malfoy che tutti conoscevano. La ragazza scosse la testa e disse: - Ah, và al diavolo, Malfoy.
Lui rise, ma rimase per un attimo a guardarla mentre lei tirava fuori la sua Tentacula e quasi la lanciava in un altro vaso lì accanto.
 

*

 
Nel pomeriggio, Cornelia uscì dal campo dopo un estenuante allenamento di due ore. Victoria camminava accanto a lei e blaterava riguardo a qualcosa che il professor Rüf aveva dato loro da fare per compito. Cornelia nemmeno l’ascoltava.
L’allenamento si era svolto come al solito. James aveva dato loro indicazioni in vista della prima partita di campionato, che sarebbe stata contro i loro acerrimi nemici, i Serpeverde. Si era comportato normalmente con lei, anche se non si erano mai rivolti la parola direttamente. Lui parlava sempre “ai Cacciatori”, per dare loro indicazioni sulle tattiche di gioco, e mai a lei personalmente. Evitava di guardarla in faccia e a Cornelia andava bene. Non sarebbe riuscita a sopportare i suoi sguardi.
Camminava con Victoria sul prato, già coperto da una leggera patina umida: la prima brina della sera, che sarebbe poi diventata rugiada al mattino. Passarono davanti al campo dedicato ai provini per la squadra di Hogwarts. A Cornelia, stranamente, venne in mente Scorpius e le sue parole di quella mattina a Erbologia, che forse sarebbe andato a fare il provino. Si fermò e disse: - Aspetta.
Agguantò il braccio della sua amica e la trascinò verso il campo.
- Che fai, Corny? – le chiese lei.
- Voglio vedere una cosa.
- Al campo per i provini? C’è qualcuno che conosci?
- Stà zitta – le sibilò Cornelia.
Si erano avvicinate al campo e si erano fermate dietro le porte aperte. Cornelia sbirciò dentro, sporgendosi oltre l’ingresso. Vide i tre esaminatori - proprio dove stavano di solito - una folla di persone in attesa e qualcuno sugli spalti. Stavano assistendo ad un provino. Cornelia guardò in alto e vide Scorpius Malfoy che volteggiava in aria alla ricerca del Boccino d’oro.
Anche Victoria si sporse per vedere ed esclamò: - Corny, è il provino di Malfoy!
- Sì, lo so, non farti sentire – le disse Cornelia.
Osservarono per un momento il ragazzo volare a bordo della sua scopa: era davvero bravo. Poi, all’improvviso, con un guizzo, Malfoy riemerse da una spettacolare picchiata stringendo in mano il tanto agognato Boccino d’oro. Sul suo viso era stampata un’espressione di gioia profonda. Atterrò sul campo e il suo amico Owen Zabini lo raggiunse per congratularsi con lui. Gli esaminatori gli dissero qualcosa che Cornelia non riuscì a sentire, ma sembravano soddisfatti.
- Andiamo – disse solo Cornelia allontanandosi. Victoria la seguì.
Dopo alcuni secondi di silenzio, Cornelia disse: - Ha ottenuto il ruolo.
Victoria la guardò.
- Sì, può darsi – commentò.
- Ha volato benissimo, Vic. E ha preso il Boccino. Malfoy e James si contendono il ruolo di miglior Cercatore del castello e, da quel che ha detto Tom, James ha fatto schifo al suo provino, mentre Malfoy è stato perfetto, quindi…
- Bè, è giusto che il ruolo lo ottenga il migliore, no?
- Sì, certo. Penso però che Malfoy non abbia ottenuto il ruolo solo per demerito di James.
- Ah, no? Se James fosse stato in forma gli avrebbe dato filo da torcere.
- Può darsi, ma devi riconoscere che Malfoy è incredibilmente bravo, ancora di più dell’anno scorso, e temo che alla partita ce ne accorgeremo.



SPAZIO AUTRICE
Buon pomeriggio!
Okay, okay, vi aspetto tutte qui, sicuramente verrete a prendermi a calci…! Aiuto!
La seconda parte del capitolo: che ne dite???
Quello che vi avevo annunciato, per cui mi avreste uccisa, è successo: James si è fidanzato con la caposcuola Serpeverde. Ma che cavolo gli è passato per la testa, direte voi? Lo scopriremo, tranquille. Tutto a suo tempo…
Scorpius… bè… sicuramente ha delle buonissime occasioni di ottenere quel ruolo, e non solo per demerito di James. Ci tengo a precisarlo! Quell’episodio a Erbologia, quella mezza conversazione con Cornelia… mmm… staremo a vedere!
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
 
Vi ricordo sempre la mia pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293
e il mio profilo: http://www.facebook.com/profile.php?id=100003605526140&sk=wall
 
A presto!
-Marty-
 
Ps piccola precisazione: non so se le Tentacula Velenosa si possano rinvasare, perdonate questa mia piccola mancanza =) 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 8. I ***


Capitolo 8 – parte prima.
“Al diavolo l’Amortentia”.

 
L’inverno era arrivato sul castello, portando con sè una coltre di freddo che aveva avvolto tutto nel suo impenetrabile mantello. Una fastidiosa pioggerellina fitta era caduta per tutto il mese di settembre e la nebbia aveva inaugurato ottobre. Gli allenamenti di Quidditch in vista della prima partita di campionato si erano fatti sempre più caotici e imprevedibili per via del tempo poco clemente. La squadra di Grifondoro aveva continuato comunque ad allenarsi, decisa a battere Serpeverde.
Cornelia, Rose e gli altri avevano festeggiato il sedicesimo compleanno di Albus, il sedici di settembre. Avevano organizzato una grande festa in Sala Comune, alla quale avevano partecipato tutti con entusiasmo. Albus e Victoria avevano fatto dei significativi passi avanti. All’inizio sembrava che il ragazzo non avesse nessuna speranza di conquistare il cuore della bella Victoria Baston ma, con il passare del tempo, anche lei aveva cominciato ad accusare delle strane e inspiegabili fitte allo stomaco ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli verdi di Albus; ogni volta che i due si sfioravano, anche solo per caso. Si sorridevano un po’ troppo spesso per essere considerati solo due semplici amici. Persino Victoria aveva dovuto ammetterlo con Rose e Cornelia, anche se le due ragazze se ne erano accorte già da tanto tempo. Le voci erano cominciate a girare per il castello quando Victoria Baston aveva augurato buon compleanno ad Albus Severus Potter con un leggero bacio sulle labbra, quella sera alla festa. Lui l’aveva guardata con sguardo sognante e lei aveva ricambiato, senza però fare o dire nient’altro. Verso la metà di ottobre, però, a tutti fu evidente che le cose tra i due erano passate al livello successivo. Una mattina, a colazione, Albus era entrato in Sala Grande con passo sicuro. Non si era mai sentito più sicuro di qualcosa in vita sua. Si era avvicinato al tavolo di Grifondoro, al quale le ragazze erano sedute già da qualche minuto. Era domenica e la sera prima l’avevano passata tutti insieme in Sala Comune, a ridere e scherzare. Albus e Victoria avevano fatto coppia nel mini torneo di Scacchi Magici, vincendo e battendo tutti gli altri. Lei lo aveva abbracciato e gli aveva dato un bacio, molto vicino alle sue labbra. Pericolosamente vicino. Più tardi, gli aveva preso la mano, così, senza un motivo. Lui l’aveva stretta e le aveva augurato la buona notte con un bacio leggero. Victoria era quasi scappata via nel suo dormitorio, sorridendo. Quella mattina, però, Albus voleva mettere le cose in chiaro, una volta per tutte. Tutti lo avevano guardato, stupiti. Lui si era avvicinato a Victoria, che lo guardava, divertita. Poi l’aveva fatta alzare e l’aveva baciata davanti a tutti, sotto un applauso scrosciante di tutto il tavolo di Grifondoro, a cui si erano uniti anche gli altri dormitori. Victoria aveva ricambiato il bacio e solo un commento era sfuggito dalle sue labbra: - Era ora, Potter.
E così, Albus e Victoria erano una coppia. Per davvero. Una delle coppie più romantiche e “mielose” del mondo, e i loro amici non facevano che rimarcarlo continuamente. Nonostante quello, tutti erano felicissimi per loro. Sarebbero andati al tanto atteso ballo di Halloween come una coppia ufficiale. Thomas, in quanto ex ragazzo di Victoria, aveva accolto bene la notizia. Non aveva commentato molto e il suo silenzio era stato interpretato da Cornelia come un piccolo segnale che, forse, le cose tra suo fratello e la sua amica non erano ancora ben chiare e definite. I giochi non erano chiusi.
Se per Victoria l’amore andava a gonfie vele, così non si poteva dire per Cornelia e Rose. Cornelia aveva finalmente quasi dimenticato la cocente delusione provocatele da James Potter, anche se vederlo insieme a Rebecca Mallory le provocava ancora delle forti fitte di gelosia allo stomaco, dalle quali non sarebbe guarita tanto facilmente. Lo sapeva. Edward Thornhill si era messo d’impegno per farle dimenticare James. Tutti erano arrivati all’infelice conclusione che Cornelia Finnigan era stata male a causa di James Potter, e Edward era deciso a renderla nuovamente felice. Cornelia aveva deciso di dare al ragazzo una possibilità e aveva scoperto con sorpresa che Edward sarebbe potuto essere per lei la miglior medicina per dimenticare James. Rose, invece, navigava in acque più oscure. Continuava a sentire il misterioso profumo dappertutto, ma ancora non era riuscita a capire di chi fosse. Non che l’Amortentia avesse alcuna importanza, dato che Victoria aveva sentito il profumo di Thomas, ma stava con Albus, e Cornelia aveva sentito il profumo della torta preferita di James, e James stava con la Mallory ormai da settimane. “Al diavolo l’Amortentia”, si era detta un giorno Rose.
Tutto il castello era in fermento per tre eventi importanti: la prima partita di Quidditch del campionato, l’arrivo delle squadre straniere e l’annuncio della squadra di Hogwarts, con conseguente gran ballo. I provini si erano chiusi con la fine di settembre e i giochi erano fatti. Giravano voci insistenti secondo cui gli esaminatori avessero già deciso, ma niente era trapelato per tutto il mese di ottobre, che era passato lento e inclemente per tutti. Le lezioni si erano fatte più complicate, i compiti erano aumentati e le ore libere venivano impiegate per finire interminabili temi e relazioni o per esercitarsi in incantesimi improbabili. Cornelia aveva aiutato Michael McLaggen a superare un compito di Pozioni nel quale altrimenti avrebbe preso una bella T di “Troll”. Lui l’aveva ringraziata con un buonissimo pacco di caramelle di Mielandia, le sue preferite. “Lui sì che sa cosa ti piace”, le aveva ricordato maliziosamente Rose, ridacchiando. Cornelia l’aveva presa a cuscinate, ridendo a sua volta. Edward aveva accolto la sorpresa di Michael con un sorriso tirato. Forse pensava di star combattendo una battaglia persa?
 

*

 
Finalmente, il giorno tanto atteso arrivò: la prima partita di Quidditch della stagione. Serpeverde contro Grifondoro: gli eterni rivali, i nemici giurati, i padroni incontrastati del castello, i detentori della gloria terrena, i campioni delle ere passate e dei secoli futuri. Tutta la storia di Hogwarts si consumava in quelle partite interminabili. Tutti i secoli di passati scontri e litigi, tutto il passato odio sembrava però cancellato. Tutto quello che rimaneva era solo un forte spirito agonistico di due schieramenti che non erano abituati a perdere.
Quel giorno il tempo aveva concesso alla scuola una tregua. Il cielo era grigio come non mai, ma almeno non pioveva. Per il momento. La squadra di Grifondoro fece colazione in un silenzio teso e carico di aspettative. Poi, James si alzò da tavola e tutti i suoi compagni fecero lo stesso.
- Ci vediamo più tardi, ragazzi – disse Cornelia a Rose e Albus, seduti lì vicino.
- Certo, in bocca al lupo – esclamò Rose.
- Sì, buona fortuna, ragazzi – aggiunse Albus.
Cornelia, Victoria, Michael e Edward uscirono insieme a James, Thomas e Marcus Wilkins. Dal tavolo di Serpeverde si alzò un forte fischio e un applauso canzonatorio. Tutti risero. La squadra di Grifondoro non li degnò nemmeno di uno sguardo e proseguì per la sua strada.
Una volta arrivati al campo, tutti erano ancora più silenziosi, tesi e agitati. James percorse per tre volte lo spogliatoio, poi finalmente aprì la bocca per parlare: - Bene, ragazzi… e ragazze…
Tutti lo guardarono, attenti. Da fuori, si sentiva la folla sciamare verso gli spalti e cominciare a intonare i cori.
- So che siamo agitati per questa prima partita – iniziò – E parecchio. Abbiamo addosso tante aspettative. Troppe. So anche che siamo forti, ragazzi, moltissimo. Non mi va di farvi discorsi lunghi e inutili, non è nel mio stile, lo sapete.
Cornelia lo osservava mentre parlava. Non poteva fare a meno di tremare, al ricordo delle loro mani che si erano sfiorate, dei loro corpi uno vicino all’altro, del suo sguardo su di lei. La sua bocca, che Cornelia aveva immaginato tante volte di baciare, era rossa mentre parlava. I suoi occhi scuri e profondi erano concentrati. Le sue mani andavano ancora più spesso del solito a scompigliarsi i capelli. Cornelia si accorse dolorosamente che, dentro di lei, quella ferita bruciava ancora. C’era come una voragine, aperta e scura. Profonda. Si era aperta quando l’aveva visto baciare Rebecca Mallory quel mattino di settembre. Si era aperta e non si era più richiusa. Lo sentiva dentro di lei in momenti come quello: quando lo guardava, lo ascoltava parlare, appassionato e partecipe, quando quella magica luce si accendeva nel suo sguardo e lo incatenava a lei. Per qualche tempo, i loro cuori avevano forse battuto all’unisono, ma ora… ora non le rimaneva che guardarlo da lontano e ricordare ciò che non era mai stato.
 

*

 
Quando entrarono in campo, un boato si alzò dagli spalti del Grifondoro. E anche da quelli di Corvonero e Tassorosso, che da sempre si schieravano con Grifondoro contro Serpeverde. Da questi, arrivarono fischi e insulti, risate di scherno e cori. Dalla postazione del cronista, arrivò a loro la calda voce di Daisy O’Brien, compagna di Grifondoro. Daisy aveva cominciato a fare da cronista l’anno prima, e tutti adoravano le sue cronache e i suoi commenti. Si intendeva di Quidditch, pur non giocandolo, e sapeva essere imparziale persino con i Grifondoro.
- Benvenuti a tutti! – gridò nel microfono – Il tempo oggi è stato clemente, non avrebbe osato interferire in un tale incontro tra due giganti. Signori e signore, la squadra di Grifondoro! Il capitano e cercatore James Potter insieme al portiere e suo vice, il biondo Thomas Finnigan. Dietro, i cacciatori: le bellissime Cornelia Finnigan e Victoria Baston, insieme a Michael McLaggen. Per finire, i battitori: il nuovo acquisto, Edward-occhi-blu-Thornhill, e il muscoloso Marcus Wilkins.
A quelle parole, Marcus Wilkins lanciò un bacio a Daisy dal campo e lei lo salutò animatamente.
- Oh, ringrazio Wilkins per il suo saluto. Ci vediamo dopo in sala comune, Marcus, puoi contarci.
Tutto lo stadio scoppiò a ridere e lei con loro.
- Bene, torniamo seri per accogliere la squadra di Serpeverde! In prima fila, il capitano e cercatore, Scorpius Malfoy. Dietro di lui, il suo vice, il cacciatore Owen Zabini. Subito dopo, gli altri due cacciatori: l’unica ragazza in squadra, Clarissa Reynolds, e il nuovo acquisto Conrad Sawyer. A seguire, i temibili battitori Gordon Flitt e Evan Mallory. Per finire, il portiere Felix Warrington, che in quanto a spalle non scherza, eh, Warrington?
Tutto lo stadio si mise a ridere. I Serpeverde sugli spalti erano sempre più su di giri. Dagli altri arrivavano fischi.
- Bene, signori e signore, un applauso per l’arbitro, Joseph Bumb.
Joseph Bumb, fratello minore della famosa Madama Bumb, era un uomo basso e magro, con un inizio di calvizie e degli acquosi occhi verdi eccessivamente grandi. Salutò i tifosi sugli spalti e si avvicinò ai due capitani, che stavano fermi al centro del campo, uno di fronte all’altro. Si fissavano con sguardo ostile, occhi scuri contro occhi grigi. Le rispettive squadre stavano dietro di loro, schierate. Cornelia osservò l’arbitro avvicinarsi e fermarsi in mezzo a James e Scorpius.
- Hey – le sussurrò Edward al suo fianco.
Lei si girò a guardarlo.
- Sta’ attenta, mi raccomando – le disse.
- Tranquillo, Ed – bisbigliò lei sorridendogli.
Si sorrisero e poi Cornelia tornò a concentrarsi sull’arbitro, che posò a terra la cassa con le palle da gioco.
Di fronte a loro, la squadra di Serpeverde li fissava, minacciosa. Clarissa Reynolds portava i capelli sciolti, quasi andasse a una festa. Non aveva nemmeno rinunciato ai suoi orecchini di perle. Rivolse a Cornelia un sorrisetto che lei ricambiò. I battitori, Flitt e Mallory, incutevano un certo timore, ma tutti sapevano che avevano poco cervello. Erano buoni solo a menare. Conrad Sawyer era un ragazzino del quinto anno piccolo e minuto, forse più adatto a giocare come cercatore che come cacciatore. Stava in piedi in mezzo ai battitori, che lo sovrastavano in altezza di un bel po’ di centimetri. Osservava il campo intorno a se con timore misto ad eccitazione e Cornelia quasi provò tenerezza per lui: era la sua prima partita ed era più spaventato che desideroso di mettersi alla prova. Il portiere Warrington era della stessa stoffa dei battitori: grosso e tonto. L’altro cacciatore, invece, era un altro tipo di giocatore. Owen Zabini era alto, agile e veloce, e davanti agli anelli non sbagliava quasi mai. L’unica cosa in cui peccava era la presunzione. Si considerava al di sopra dei comuni mortali - a eccezione del suo migliore amico Scorpius Malfoy – e lo dimostrava quotidianamente, anche sul campo da Quidditch. I contatti tra lui e McLaggen per la Pluffa erano leggendari: facevano tremare gli spalti. Cornelia non avrebbe mai dimenticato la faccia di Zabini quando lei gli aveva fregato la Pluffa per la prima volta.
Cornelia si sentiva eccitata e piena di voglia di segnare. Le sorti della partita erano tutte nelle mani di James, che avrebbe dovuto battere Scorpius e afferrare per primo il Boccino d’Oro. Cornelia osservò ancora i due capitani rivali. Erano all’incirca della stessa altezza e facevano paura da quanto erano concentrati. Uno vestito di rosso e l’altro di verde, svettavano in mezzo al campo con le loro scope velocissime. Cornelia sperò con tutta se stessa che James prendesse il Boccino.
Si girò verso Victoria, in piedi accanto a lei. La sua amica aveva legato i lunghi capelli castani in una treccia laterale e gli occhi le brillavano per l’emozione. Sentì lo sguardo di Cornelia su di se e si girò a guardarla, riservandole un sorriso. Cornelia ricambiò e poi le si avvicinò ancora un pochino.
- Sei agitata? – le chiese sottovoce mentre entrambe osservavano l’arbitro aprire la cassa.
- Un pochino – ammise Victoria – La prima partita mi fa sempre uno strano effetto.
Cornelia ridacchiò e la sua lunga coda di cavallo ondeggiò dietro le sue spalle. Colse lo sguardo di Scorpius Malfoy che la osservava, ma lui tornò subito a guardare davanti a sé quando gli occhi di lei incontrarono i suoi.
Victoria prese la mano di Cornelia, come facevano sempre prima di giocare. La strinse e poi disse: - UNV.
- UNV – ripeté Cornelia ricambiando la stretta.
UNV era la loro sigla segreta. Stava per “unite nella vittoria”. Sempre. Era il loro modo per augurarsi buona fortuna e per appoggiarsi a vicenda. E anche per stemperare la tensione.
Finalmente, l’arbitro disse: - Capitani, stringetevi le mani.
James e Scorpius si strinsero la mano senza battere ciglio, nonostante entrambi avessero cercato di stritolarsela a vicenda.
- Giocatori, in posizione.
Tutti montarono sulla scopa, in attesa.
- Libero il boccino e i Bolidi – annunciò l’arbitro.
La piccola pallina dorata venne liberata e si librò nell’aria, veloce e leggera, per poi scomparire nel cielo grigio. I Bolidi lo seguirono, schizzando verso l’alto.
L’arbitro prese la Pluffa rossa e, mentre la tirava in alto, esclamò: - Che il gioco abbia inizio.
 

*

 
Circa un’ora dopo, il risultato era di centocinquanta a centotrenta per Serpeverde. Erano in vantaggio sul Grifondoro per soli venti punti. Cornelia aveva sottovalutato il giovane Conrad Sawyer e in quel momento non le faceva più così pena come prima di iniziare a giocare. I Serpeverde avevano fatto una scelta saggia, ammettendo in squadra un ragazzino minuto e agile. Saettava sulla scopa come un fulmine. La Reynolds e Zabini avevano il compito di intercettare la Pluffa o sottrarla agli avversari per poi lanciarla a Sawyer che, veloce, andava in porta. Thomas era stato bravo a parare molti tiri, ma non abbastanza per contrastarli. Cornelia aveva segnato parecchi punti ed era soddisfatta. Quel giorno, il battitore Evan Mallory sembrava particolarmente fissato con lei: non perdeva occasione per lanciarle addosso un Bolide. “Antipatico come la sorella”, pensò Cornelia schivandone uno e andando a segnare, portando i punti del Grifondoro a centoquaranta. Solo dieci punti li separavano dai Serpeverde.
Esultò facendo il giro sotto la curva della sua casa, tra gli applausi e le ovazioni del pubblico. Victoria l’abbracciò e James le rivolse un sorriso mozzafiato dall’alto, dove stava cercando il Boccino. Edward le passò accanto e respinse un Bolide. Poi le fecce un cenno sorridendole. Lei ricambiò lanciandogli un bacio. Non seppe nemmeno perché lo fece. Forse perché era talmente felice per il goal segnato e quel gesto le venne d’istinto, dal profondo del cuore.
La partita riprese velocemente. Zabini aveva la Pluffa e Cornelia individuò Michael che lo tallonava. Vide anche un Bolide, lanciato da Marcus Wilkins, arrivare a tutta velocità. Per evitare di essere colpito, Zabini lasciò cadere la Pluffa, che Cornelia afferrò al volo e rilanciò a Michael. Questi l’afferrò e volò a tutta velocità verso gli anelli. Clarissa Reynolds si avvicinò a Michael con l’intenzione di rubargli la palla, coadiuvata da un Bolide lanciato contro il cacciatore del Grifondoro da Flitt, ma Michael non si lasciò aggirare. Lanciò un’occhiata agli anelli avversari, dove Warrington lo stava aspettando. Il pubblico trattenne il respiro quando Michael lanciò la Pluffa lontano, verso gli anelli. Non sarebbe mai entrata, Warrington l’avrebbe di certo presa. Infatti il portiere Serpeverde volò verso la palla, ma Victoria fu più veloce. Arrivò da sopra, agguantò la palla e risalì dalla sua picchiata, per poi aggirare Warrington e infilare la Pluffa nell’anello centrale.
Dagli spalti si alzò un boato. La folla era in festa per il pareggio dei Grifondoro. I Serpeverde fischiarono agguerriti. Cornelia, nelle retrovie, abbracciò suo fratello e festeggiò con lui il punto segnato. Gli diede un bacio sulla guancia e poi volò per raggiungere Victoria. Era talmente contenta che nemmeno si accorse di Evan Mallory che, fermo poco distante, le lanciò contro un Bolide. L’ultima cosa che vide prima di cadere furono James e Scorpius, lanciati a tutta velocità verso il Boccino d’Oro, i visi concentrati nello sforzo. Sentì un grido, forse la voce di Victoria. Poi, tutto si perse nell’oscurità.
 
 
SPAZIO AUTRICE
Rieccomi qui con la prima parte del nuovo capitolo. Sono passati parecchi giorni, lo so, ma non ho avuto modo di aggiornare prima questa mia storia.
In questa prima parte, assistiamo finalmente alla dichiarazione di Albus: lui e Victoria stanno insieme! Quanto durerà? Si accettano scommesse…
Evento importantissimo di questo capitolo è però la prima partita di Quidditch: Grifondoro contro Serpeverde, ovvio. Questa parte si chiude con un’incognita: cosa sarà successo alla nostra eroina? Chi avrà vinto la partita? Vi do appuntamento con la seconda parte del capitolo, non mancate, mi raccomando ;-)
 
Vi ricordo il mio profilo Facebook: http://www.facebook.com/profile.php?id=100003605526140
e la mia paginetta: http://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293?ref=tn_tnmn
 
Baci, Marty
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 8. II ***


Capitolo 8 – parte seconda
“Come potrei venire al ballo con te?”.

 
Le ore successive furono un completo caos per Cornelia: suoni, colori, rumori, odori, sensazioni. Al grande impatto era seguito un dolore acuto. La caduta era stata violenta e repentina. Il contatto con il terreno freddo del campo l’aveva privata di ogni forza e coscienza. Ogni tanto affiorava alla realtà e qualcosa le si affacciava alla mente. Qualche viso. Qualche parola o sussurro. Qualche gesto. Tutto appariva amplificato. Troppo grande per essere contenuto dal suo sguardo. O troppo sfocato per essere visto. Bacchette sconosciute l’avevano forse sollevata? Voci che aveva forse sentito da lontano avevano pronunciato il suo nome? Urla di persone lontane erano risuonate nell’aria? Non ricordava niente. Almeno, niente che avesse un senso.
All’improvviso, aveva perso anche quel piccolo contatto con il mondo intorno a lei e tutto si era fatto buio. E vuoto. Aveva dormito per ore, senza accorgersene. Aveva sognato di mondi lontani e realtà parallele. Aveva visto Rose e Victoria che le sorridevano. E James che la guardava, triste. Suo fratello l’abbracciava dopo il punto segnato da Victoria. Edward le diceva che non poteva vivere senza di lei. E poi Michael che le portava altre caramelle e Albus che gridava furioso, come impazzito. Sogni o incubi, non lo sapeva. Era tutto troppo confuso per capire.
La luce del sole al tramonto l’aveva colpita ancora prima di capire che si era risvegliata. Aprì piano gli occhi, titubante, indecisa se rischiare oppure rimanere ancora un po’ in quel limbo, cullata dalla pace. La tentazione era però troppo forte. Il mondo intorno a lei aveva ancora troppo fascino per essere ignorato. Vide subito altri letti, vuoti. Poi, riconobbe le pareti spoglie dell’infermeria. La sua mano sinistra stava poggiata su una morbida coperta bianca, soffice al tocco. La sua mano destra invece stringeva un’altra mano. Si mosse leggermente, girando la testa verso l’occupante della sedia accanto al suo letto.
Suo fratello Thomas le sorrideva, sul volto dipinta un’espressione di sollievo mista a felicità e preoccupazione. Le strinse forte la mano e poi le carezzò la testa dolcemente. Si chiese da quanto tempo fosse lì.
- Hey – le disse piano – Bentornata.
- Tom – sussurrò lei.
La voce le uscì strana, leggermente roca. Le faceva male la gola, come se fosse intorpidita.
- Come ti senti?
- Mmm – borbottò lei – Non lo so… È come se mi fosse passato sopra l’Espresso per Hogwarts…
Thomas rise.
- Ci credo bene! – esclamò – Mamma e papà sono andati via da poco. Sono stati qui tutto il tempo. Li ho mandati a casa a riposare.
In quel momento, Rose e Victoria entrarono nella grande stanza adibita a infermeria. Quando la videro sveglia si precipitarono verso il suo letto.
- Corny! – esclamò Victoria. Aveva gli occhi lucidi.
- Corny, ci hai fatto prendere un colpo – disse Rose.
Thomas si era alzato per fare loro spazio accanto alla sorella, che sorrideva alle sue migliori amiche, felice di rivederle.
- Bene, penso che Rose e Victoria ti racconteranno cosa è successo – disse Thomas – Io vado. Ci vediamo dopo, sorellina.
L’abbracciò leggermente e Cornelia gli depositò un bacio sulla guancia.
- Ciao – lo salutò. Lui le sorrise di nuovo e poi uscì.
- Tom è stato qui tutto il giorno con i tuoi genitori – spiegò Victoria asciugandosi una lacrima – Non ha voluto sentire ragioni.
- Ti vuole molto bene – aggiunse Rose stringendo la mano di Cornelia.
Cornelia, dal canto suo, era stata travolta da un mare di emozioni. Risvegliarsi e trovare lì suo fratello era stata un bellissima sorpresa. Ritrovare le sue amiche era stato doppiamente bello.
- Lo so – disse solo Cornelia sorridendo loro.
- I tuoi genitori sono andati a casa per un po’ a riposare. Gli altri sono tutti passati mentre dormivi – disse Rose.
- Che cosa è successo? – chiese finalmente Cornelia.
Rose e Victoria si guardarono.
- Tu che cosa ricordi? – le chiese Victoria.
Cornelia fissò per un momento il soffitto bianco. Poi, trasse un respiro e rispose: - Ricordo solo di essere stata colpita da qualcosa… forse da un Bolide… Poi, è diventato tutto confuso. Sono caduta. Ho sentito il terreno freddo sotto di me, ho sentito le voci… e le grida… Ma da lì è diventato tutto davvero troppo confuso… e sfocato…
Le si spezzò la voce e tacque.
Rose le carezzò la mano e Victoria disse: - Abbiamo visto tutti cosa è successo.
Cornelia si girò a guardarla e la ragazza continuò: - Stavo festeggiando il punto con Michael. Ti ho vista di sfuggita festeggiare con tuo fratello, dall’altra parte del campo. Poi mi ricordo che stavi volando verso di noi e a quel punto il bolide ti ha colpita. Ho urlato. Mi sono precipitata. Per fortuna, Rose dagli spalti ha rallentato la tua caduta, però hai comunque preso una brutta botta e sei caduta da un’altezza considerevole. Hai dormito per tutto il giorno.
- Per tutto il giorno? – ripeté Cornelia, scioccata.
- Sì, ma sta’ tranquilla – la rassicurò Rose – Va tutto bene, adesso. E’ stata la pozione che ti hanno dato per il dolore a farti questo effetto, ma è normale. Ti sei anche svegliata prima del previsto.
- Chi è stato? – chiese Cornelia dopo qualche secondo di silenzio.
Passarono altri secondi prima che Rose si decidesse a rispondere: - E’ stato Evan Mallory. Lo abbiamo visto tutti. Tu stavi raggiungendo Victoria e gli altri e lui ti ha scagliato addosso un bolide. Così, senza motivo. Tutti sugli spalti hanno gridato. Subito dopo aver frenato la tua caduta sono corsa da te e sono venuta qui insieme agli altri della squadra e ad Albus.
- A proposito – esclamò Cornelia – La partita?
La colpì una lancinante fitta alla testa, così chiuse gli occhi per un attimo, ma riuscì comunque a cogliere lo sguardo che Victoria lanciò a Rose.
- Allora? – chiese ancora Cornelia, visto che nessuna delle due si decideva a rispondere – Abbiamo vinto, no? L’ultima cosa che ho visto è stato James che volava verso il Boccino.
- Cornelia – cominciò Victoria – Quando James ti ha vista cadere… ha lasciato perdere il Boccino… e si è precipitato verso di te per cercare di prenderti… Non ce l’ha fatta, però è stato uno dei primi a raggiungerti a terra.
Mentre Victoria parlava, Cornelia aveva sgranato gli occhi, inorridita e stupita, conscia di cosa comportassero le parole della sua amica.
- Malfoy ha preso il Boccino. Serpeverde ha vinto – concluse lei.
- Hanno vinto – ripeté Cornelia, sbalordita – Abbiamo perso.
- Non ha importanza, Corny – disse Rose – L’importante è che tu stia bene. E poi, James è stato incredibile. Ha lasciato il Boccino per volare da te…
Cornelia guardò Rose, ripensando alle sue parole e a quelle di Victoria. James aveva cercato di prenderla mente cadeva. Aveva preferito salvare lei che prendere il Boccino. Aveva messo la sua vita davanti alla vittoria. Era stato uno dei primi a raggiungerla. Come un flash, il suo volto le apparve davanti agli occhi per poi scomparire veloce.
- Non ci posso credere – disse solo.
- Albus, Michael e Edward sono passati di qui molte volte, tra ieri e oggi – disse Victoria cambiando discorso – E anche James. Sono passate tante altre persone, oltre loro. Tutti volevano sapere come stavi. Pensa che Marcus ha cercato di convincere l’arbitro che la vittoria non era valida, perché Malfoy aveva preso il Boccino dopo che Evan Mallory aveva fatto fallo, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Persino la Reynolds ha dato ragione a Marcus. Da non credere, eh?!
Cornelia rise piano e si passò una mano sui capelli.
- Non ci credo, sì – disse sorridendo.
- In ogni caso, la vittoria è valida. Ovviamente Mallory è stato sospeso dal ruolo, non tornerà più a giocare.
Cornelia annuì.
- E Marcus si è beccato un richiamo ufficiale per proteste – aggiunse la ragazza – La maggior parte della scuola però gli dà ragione.
- Bè, c’è anche qualche gossip, se ti va di saperli – disse Rose, decisa a cambiare argomento.
Cornelia sorrise.
- Certo che mi va.
- Daisy O’Brien è saltata al collo di Marcus ieri sera. Dopo la sua accesa difesa nei tuoi confronti, lei lo ha baciato davanti a tutta la scuola. Ovviamente lui ha ricambiato. E adesso stanno insieme.
- Daisy e Marcus! – esclamò Cornelia ridendo – Dopo la scenetta all’inizio della partita, ci avrei scommesso che sarebbe successo qualcosa.
Anche Victoria rideva.
- L’altra notizia è che James ha mollato la Mallory – disse Rose.
Cornelia si girò a guardare la sua amica senza dire niente.
- Thomas ce lo ha detto stamattina – continuò Rose – Non sappiamo i particolari, ovviamente, ma sappiamo che lui l’ha lasciata subito dopo essere andato via dall’infermeria ieri sera.
Cornelia non sapeva cosa dire. Non sapeva nemmeno come si sentiva. Non sapeva niente. Si erano lasciati. Per davvero.
- Ora ti lasciamo riposare un pochino – disse Victoria alzandosi.
- Sì, ci vediamo dopo cena, okay? – aggiunse Rose – Ci tocca sopportare l’arrivo delle squadre straniere. Ci sarà un banchetto. Quasi quasi ti invidio…
Le due amiche le diedero due baci sulle guance e le sorrisero.
- Grazie, ragazze – disse solo lei – Godetevi il banchetto anche per me.
- A dopo, tesoro – concluse Rose.
Lei e Victoria si allontanarono dal letto di Cornelia e uscirono. Cornelia girò la testa e tornò a fissare il soffitto bianco. Sentiva dentro una strana sensazione. La testa le pesava. Lo sguardo le si annebbiò piano piano e poi ricadde nuovamente nel sonno, sfinita.
 

*

 
Dopo cena, Cornelia ricevette la visita di tutti i suoi amici: Rose, Victoria, Albus, Michael e Edward. Risero e scherzarono, fino a quando non vennero cacciati dall’infermiera. Rose e Victoria le diedero due baci e tutti le augurarono la buona notte.
Cornelia li osservò uscire e poi si riappoggiò ai cuscini, sorridendo tra sé e sé. Era molto fortunata ad avere degli amici così. Nonostante l’incidente, si sentiva felice. Solo l’assenza di una certa persona continuava a turbarla. James aveva lasciato la Mallory subito dopo essere uscito dall’infermeria la sera prima, così aveva detto Rose, ma ancora non si era fatto vivo mentre lei era sveglia. Cornelia si chiese che cosa lo trattenesse. E poi, in risposta alle sue riflessioni, un’ombra entrò di soppiatto nell’infermeria. Lei scorse solo un leggero movimento e una sagoma umana disegnarsi sul pavimento scarsamente illuminato. James uscì dall’ombra sorridendole. Cornelia non poté fare altro che ricambiare il suo sorriso. Distolse lo sguardo mentre lui si avvicinava. James lanciò un “Muffliato” – insegnatogli dallo zio George – verso lo studio dell’infermiera e poi si sedette accanto a Cornelia.
- Che ci fai qui a quest’ora? – gli chiese lei guardandolo.
Lui depositò un unico giglio bianco sulla coperta e la guardò. Cornelia osservò il fiore, lo prese e lo annusò. Il profumo era buonissimo.
- Il tuo fiore preferito – disse solo.
Cornelia annuì, continuando ad annusare il fiore bianco.
- E’ bellissimo – disse lei – ma non hai risposto alla mia domanda. Che cosa ci fai qui a quest’ora?
- Sono passato, prima – si decise a dire lui – poi ho visto che c’era già troppa gente. Thornhill sembrava molto preoccupato…
Cornelia lo osservò, attenta, poi annuì: - Sì, lo era.
James annuì a sua volta e si appoggiò allo schienale della sedia. Continuava a guardarla.
- Ho saputo della partita – disse Cornelia – Abbiamo perso.
James annuì, sconsolato.
- Già… - rispose – Questa sconfitta non ci voleva.
- Avresti potuto prendere il Boccino. Sei stato uno stupido.
- Cornelia – iniziò lui avvicinandosi di nuovo a lei – Ho sentito le urla di Victoria, mi sono girato e ti ho vista precipitare. Cadere da un’altezza pazzesca. L’unica cosa che avrei potuto fare in quel momento, e che ho fatto, è stato correre da te. Ho cercato di prenderti prima che cadessi, ma non ce l’ho fatta. E così Scorpius ha preso il Boccino. Ha avuto sangue freddo.
Cornelia rimase in silenzio e sospirò. James le prese la mano e lei guardò le loro dita unite. Vicine. Troppo vicine. Lo guardò in quegli occhi scuri e profondi e si sentì annegare.
- Anche Scorpius era preoccupato per te. Oggi ha chiesto a Rose come stavi – aggiunse lui.
Cornelia annuì. Non aveva più parole.
- Cornelia… - cominciò lui – Questi giorni sono stati tremendi per me…
- Per te, dici? – esclamò lei ritraendo la mano – Sono io quella che è caduta dalla scopa dopo che un pazzo mi ha lanciato contro un Bolide, o non te ne sei accorto?
Aveva parlato con durezza, ma dentro sentiva solo un mare di parole inespresse contro di lui che volevano uscire. Tutte in quel momento.
- Lo sai cosa intendo – continuò lui – Tutti gli ultimi due mesi sono stati un tormento…
- James – esclamò lei – Basta.
Lui si zittì all’improvviso, senza smettere di guardarla.
- Ti prego – continuò Cornelia scuotendo la testa – Sono stanca. Stanca e amareggiata. Non dire qualcosa che poi potresti rimpiangere. Per favore.
Si guardarono, poi James abbassò lo sguardo e si alzò, sospirando.
- Qualsiasi cosa io dica in questo momento – cominciò – e qualsiasi cosa io faccia, non potrà mai aggiustare quello che ho fatto. Non è vero?
Cornelia lo osservò per un momento.
- E’ troppo presto, James. Io non sono più sicura di niente. Non sono più sicura di essere la persona di prima. Lo capisci? Ha fatto troppo male… E quel buco… dentro di me… è troppo profondo…
- E’ tutta colpa mia – disse lui passandosi una mano nei capelli scuri.
Cornelia chiuse gli occhi per un attimo e una lacrima le scese lungo la guancia.
- Ti prometto una cosa – disse lui all’improvviso, chinandosi verso di lei, che lo guardò – Rimedierò ai miei errori, Cornelia. Farò di tutto perché tu mi possa un giorno perdonare.
Lei annuì. Le lacrime scendevano più copiose, adesso.
- Non voglio vedere quelle lacrime mai più – aggiunse James alzandosi.
Le carezzò un’ultima volta la guancia e poi si girò e uscì dalla sala. Cornelia si riappoggiò ai cuscini e pianse calde lacrime amare sulla fine di ciò che non era mai iniziato.
 

*

 
La mattina dopo accolse Cornelia con delicatezza. I pallidi raggi di sole di fine ottobre le accarezzarono la guancia, la stessa che James aveva toccato la sera prima. Aprì gli occhi in quel dolce chiarore, che penetrava dalle alte finestre. Si sentiva bene, nonostante quanto accaduto con James le rimbombasse nella testa e nel cuore.
- Ben svegliata, Cornelia – le disse l’infermiera, entrando allegra nella sala.
- Quando posso andarmene? – le chiese Cornelia – Non che qui non si stia bene, però sa… c’è un ballo, stasera.
- Lo so bene, mia cara. Infatti stavo proprio per dirti che puoi uscire anche subito. Ti sei ripresa benissimo.
- Dice davvero? – esclamò Cornelia, felice, battendo le mani.
- Mai stata più seria. Guarda chi è venuto a prenderti?
La donna indicò l’ingresso, dal quale spuntarono Victoria e Thomas. Vederli lì, insieme, fianco a fianco, riportò Cornelia ai tempi della loro storia. Quanto avrebbe voluto vederli di nuovo insieme…
- Vic! Tom! – esclamò.
Loro le si avvicinarono, sorridendole.
- Allora, abbiamo saputo che puoi uscire – esclamò Victoria.
- Sì, anche subito. Ma che ci fate qui?
- Stamattina sono scesa presto in sala comune, stavo leggendo un libro – spiegò Victoria – Tom è sceso e mi ha vista, così mi ha chiesto se volevo venire qui con lui a vedere se ti facevano uscire. Ed eccoci qui!
- Oh, siete dei tesori! – esclamò Cornelia.
Tom le sorrideva alle spalle di Victoria. Lei gli prese una mano.
- Grazie, ragazzi. Vedervi qui insieme è una gioia, per me.
Victoria e Tom si guardarono per un attimo. Un fugace incontro di sguardi che passò in un secondo, ma che lasciò Cornelia senza fiato. Tra loro c’era ancora qualcosa. Lo capì in quel momento.
- Bene, allora direi che puoi cambiarti – disse Tom allegro – Victoria ti ha portato dei vestiti puliti.
Victoria alzò una borsa e fece l’occhiolino alla sua amica.
Dopo essersi cambiata e sistemata, Cornelia lasciò l’infermeria insieme a suo fratello e alla sua amica. Chi la incontrava nei corridoi la fermava per sapere come stava. Nella sala d’ingresso, venne circondata da tutti i presenti. Dopo che, finalmente, riuscì a liberarsi, arrivarono alla sala comune di Grifondoro senza incontrare nessun altro.
Misero piede dentro in tempo per sentire Rose esclamare: - No!
I tre si fermarono di botto alla vista di Rose e Michael, fermi davanti a un divano, l’uno di fronte all’altra. Michael aveva una faccia da cane bastonato e Rose era rossa come i suoi capelli.
- Perché no? – le chiese Michael.
- No perché no – rispose Rose – Insomma… Come potrei venire al ballo con te?
Cornelia e Victoria si guardarono, stupite.
- Che cosa vorresti dire? – esclamò il ragazzo, riacquistando il suo solito tono – Che io non sono alla tua altezza, principessa?
- Dai, Michael, ragiona. Tu e io, al ballo? Come una coppia?
- Se te l’ho chiesto ci sarà un motivo, Rose Weasley, ma vedo che continui ad essere la solita altezzosa saputella che sei sempre stata.
- Che cosa c’entra questo adesso? Mi hai chiesto di andare al ballo insieme a te e io ti ho dato la mia risposta. Se non riesci ad accettarlo, io non so che farci, davvero.
- Non è questo il punto – disse lui scuotendo la testa – Il punto è che ti consideri troppo sopra di me per accettare. Il punto è che mi hai sempre trattato come un buono a nulla. Sempre troppo poco in confronto ai tuoi cugini. Troppo poco in confronto a Edward-io-sono-perfetto. Troppo poco in confronto a tutto il mondo. Bè, va’ al diavolo, Rose!
Così dicendo, Michael girò i tacchi e uscì dalla sala comune. Passò davanti a Cornelia e Victoria senza nemmeno guardarle.
Rose rimase in piedi, imbambolata, a fissare un punto imprecisato del tappeto ricamato e consunto sotto i suoi piedi. Poi, lentamente girò lo sguardo e incontrò quelli delle sue migliori amiche. Loro la raggiunsero subito.
- Non so cosa sia successo – disse Rose sedendosi.
- Va tutto bene, Rose – la consolò Victoria carezzandole il braccio.
- Lascia perdere Michael – disse Cornelia.
- Non posso – disse solo Rose – Non posso perché ha ragione.
 
SPAZIO AUTRICE
Buon pomeriggio a tutti! E buon sabato!
Rieccomi con la seconda parte del capitolo. Spero vi sia piaciuta, soprattutto la scena tra Cornelia e James, che io trovo estremamente triste e romantica. E il bello deve ancora venire!
 
Vi ricordo la mia pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Tea-Books-and-Stories/152308181555293?ref=tn_tnmn
e il mio profilo: http://www.facebook.com/profile.php?id=100003605526140
 
A presto!
Un bacione –Marty-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 9. I ***


Capitolo 9 – parte prima
"Vuole concedermi questo primo ballo, signorina?"

 
- Ragazze, ancora non siete pronte? – esclamò Victoria.
Stava in piedi al centro del dormitorio circolare, le mani sui fianchi e un cipiglio severo dipinto sul volto. Indossava un magnifico vestito color carta da zucchero. Il corpetto era tempestato da micro cristalli dello stesso colore. Continuava con una piccola cintura che si chiudeva a fiocco in vita e culminava in una fluttuante gonna di voile che in parte copriva un paio di altissimi sandali dello stesso colore del vestito. Era bellissima, con quel vestito da fiaba e i capelli acconciati in perfetti boccoli morbidi. “Avrebbe senz’altro steso Albus”, pensò Cornelia.
Rose stava scartando il suo vestito dai metri di carta bianca nella quale era stato avvolto con cura. Era ancora in biancheria intima e non sembrava minimamente preoccupata dell’orario. Cornelia invece si stava ancora truccando davanti allo specchio appeso accanto al suo letto a baldacchino. Il suo vestito era ancora incartato, poggiato sulla coperta rossa.
- Ci vedi pronte, Vic? – esclamò Cornelia guardando la sua amica dallo specchio.
- Appunto, era una domanda retorica – replicò Victoria – In ogni caso, io comincio a scendere. Albus avrà bisogno di me per il cravattino. Ci vediamo in Sala Grande?
- Certo, vai pure – disse Rose.
- A proposito, Vic – esclamò Cornelia. La sua amica si girò a guardarla - Sei bellissima.
- Sì, Vic, sembri una principessa – aggiunse Rose.
Victoria sorrise loro e disse: - Grazie, ragazze.
Dopo di che, uscì e si richiuse la porta alle spalle.
Cornelia sospirò e richiuse il mascara. Osservò Rose per un momento e ripensò alla scena di quella mattina con Michael. Il ragazzo aveva chiesto alla sua amica di andare con lui al ballo. Quindi, a Michael piaceva Rose. Non c’era altra spiegazione possibile. Che strano, però… Cornelia non aveva mai notato niente, e lei era sempre molto attenta. Il rifiuto di Rose era stato forse un po’ troppo duro. Un po’ le dispiaceva per Michael. Certo, anche lui aveva parlato duramente a Rose e forse non era del tutto innocente. Aveva riportato a galla vecchie cicatrici. Cornelia aveva visto di nuovo il vecchio Michael. Aspro. Duro. Beffardo.
Sospirò e si alzò. Rose si era già vestita. Indossava un vestito da capogiro: sinuoso e aderente al suo corpo, color ghiaccio, con tanti piccoli cristalli applicati per tutta la sua lunghezza, e dalla profonda scollatura. Rose aveva lasciato i capelli naturali. Era bellissima, ovvio.
Le venne in mente l’episodio accaduto a colazione, subito dopo la scenata di Michael. Erano scese a colazione insieme e le sue amiche le avevano raccontato che gli studenti della scuola italiana erano stati accolti al tavolo di Grifondoro, la sera prima. Uno dei ragazzi in squadra, un certo Matteo, non aveva fatto altro che chiacchierare con Rose per tutta la durata del banchetto. Rose aveva smentito qualsiasi coinvolgimento sentimentale, ma Victoria aveva fatto l’occhiolino a Cornelia, e lei aveva capito ciò che Rose si impegnava a tacere. Infatti, quella mattina i suoi dubbi erano stati confermati. Matteo, che si era rivelato un ragazzo alto, dai capelli scuri e gli occhi di un verde magnetico, era già seduto a fare colazione. Trasudava fascino, il tipico fascino italiano, che nei ragazzi inglesi sembrava del tutto assente. In molte si erano girate all’arrivo della squadra italiana, la sera prima, ma Matteo, che sembrava essere il capitano, aveva scelto il tavolo di Grifondoro dopo un’accurata analisi delle sue occupanti. I racconti di Victoria erano sempre molto accurati.
Le ragazze si erano sedute e Matteo si era avvicinato a loro. Si era presentato a Cornelia con cortesia e un sorriso affascinante. Poi, si era rivolto a Rose chiedendole se fosse già impegnata per quella sera. Rose, prontamente, aveva risposto di no, e così aveva accettato di andare al ballo con Matteo-l’italiano-affascinante. Cornelia non ci poteva ancora credere: Rose aveva risposto picche a Michael e, dopo solo un quarto d’ora, aveva accettato l’invito di un altro.
- Che ne dici? - le chiese Rose, riscuotendola dai suoi pensieri.
Cornelia osservò la sua amica e le sorrise.
- Lo stenderai – disse solo.
- Dici davvero? Non è eccessivo?
- Ma che dici?! Sarai una delle più belle della festa. Ovviamente in concorrenza con Victoria – rispose Cornelia ridendo.
- E con te – aggiunse Rose sorridendole e facendole l’occhiolino.
- Oh, bè, il mio vestito non può certo competere con i vostri. E’ più discreto, forse – rise ancora Cornelia.
- E’ bellissimo, Corny, vedrai quanti occhi farai girare…
- Non esagerare, Rose.
- Ora devo andare, Matteo mi aspetta in sala d’ingresso. Sono già in ritardo di cinque minuti. E tu vedi di non fare aspettare Ed…
- Tranquilla.
Rose le sorrise e poi sparì oltre la porta.
Cornelia aveva accettato di andare al ballo con Edward già una settimana prima. Lui glielo aveva chiesto una sera, mentre erano intenti a scrivere un tema di Incantesimi. Lei lo aveva guardato per qualche secondo e poi aveva accettato. Così, naturalmente, come se lui le avesse chiesto in prestito un foglio di pergamena o una piuma d’oca. Solo dopo si era accorta di aver davvero accettato l’invito di Edward. Si era chiesta che cosa questo volesse dire per lui, come lui avesse interpretato il suo gesto. Se lo chiedeva anche in quel momento, seduta davanti allo specchio. Si osservò. Aveva lisciato i capelli per l’occasione. I suoi boccoli erano scomparsi per magia e quasi si sentiva nuda. Aveva raccolto due ciocche dietro la nuca con un piccolo fermaglio nero. Si alzò e, dopo aver rimosso la carta bianca, osservò il suo vestito.
Si ritrovò a pensare a James, a quanto sarebbe stato bello andare al ballo insieme a lui. Cercò di immaginare la faccia di James di fronte a lei, con quel vestito addosso. Avrebbe dovuto pensare a Edward, in fondo era lui il suo accompagnatore. Lui la stava aspettando di sotto. Lui si sarebbe seduto accanto a lei a cena. Lui avrebbe ballato con lei per la maggior parte della serata. Nonostante questo, era sbagliato. Lo sentiva che c’era qualcosa di forzato. Qualcosa di avventato. Lei sarebbe dovuta andare al ballo con James, non con Edward. Ne era convinta e quella convinzione le faceva male, le rodeva l’anima in profondità, le faceva tremare le gambe e rivoltare lo stomaco. Si sedette per un momento, senza fiato. James aveva lasciato la Mallory, quindi non sarebbe stato lì con lei. E se si fosse presentato al ballo con un’altra? Se lei fosse entrata e l’avesse visto lì, in piedi, con un’altra a braccetto? Probabilmente sarebbe scappata. Sarebbe corsa via per l’ennesima delusione. Dentro di lei, però, sapeva che lui sarebbe stato solo. Quello che le aveva detto in infermeria doveva pur voler dire qualcosa, no? Non le importava di fare del male a Edward. Non le importava che lui capisse tutto e per questo la considerasse una stupida. Non le importava di niente e nessuno.
Poi, come un pugno nello stomaco, si ricordò che lei aveva respinto James. Non aveva voluto sentire niente. Aveva nuovamente chiuso il suo cuore con un lucchetto. Aveva gettato via la chiave e non si ricordava più dove fosse finita. Forse, un giorno qualcuno l’avrebbe trovata, raccolta e avrebbe aperto nuovamente il suo cuore.
 

*

 
Le luci quasi la abbagliavano. La accecavano. Una musica soffusa riecheggiava già nella Sala d’Ingresso, anticipazione della festa che li attendeva in Sala Grande. Anticamera di quello che sarebbe stato uno degli eventi più ricordati e chiacchierati della storia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tutti ne avrebbero parlato per settimane. I giornali avrebbero riportato una fedele cronaca dell’evento. Le foto si sarebbero ingiallite, ma il ricordo sarebbe rimasto per sempre vivido. Per sempre nei loro cuori impavidi. Impresso nella memoria.
Cornelia varcò le soglie della Sala Grande al braccetto di Edward Thornhill. Lui l’aveva osservata, estasiato, mentre lei scendeva la scala del dormitorio femminile ed entrava in Sala Comune. Si era alzato dal divano e, silenziosamente, le aveva baciato la mano, con delicatezza.
- Sei bellissima, Cornelia – le aveva detto piano.
In quel momento, a Cornelia era dispiaciuto molto per Edward. Avrebbe tanto voluto ammettere che il suo complimento le aveva riempito il cuore di pura gioia. Avrebbe tanto voluto ammettere quanto i suoi occhi azzurri la incatenassero, quanto la sua voce la catturasse e quanto il suo tocco la facesse tremare. Purtroppo, Edward non provocava in lei nessuna di quelle sensazioni. Lo doveva ammettere con se stessa.
La Sala Grande risplendeva di mille e più luci sparse qua e là, dappertutto. Tanti tavoli rotondi erano disseminati nella sala, decorati con composizioni autunnali. Il tavolo dei professori era scomparso per lasciare spazio al complesso delle “Bitch Witches”, che sarebbe arrivato dopo cena. Al centro, un grande spazio per ballare.
Cornelia trattenne il respiro osservando il cielo di fuori: era scuro e trapuntato di stelle. La luna occhieggiava da lassù, splendente e letale. Cornelia vagò con lo sguardo qua e là. Il corpetto del suo abito grigio perla aderiva perfettamente al suo corpo, sagomandolo. Era intrecciato proprio sotto il seno, che si muoveva seguendo il ritmo del suo respiro. La gonna svolazzante di morbido e setoso voile di seta arrivava fino a terra e si apriva in un tripudio di mille piegoline che si muovevano sinuose. Al polso destro portava dei bracciali neri, che in qualche modo le davano una parvenza di protezione. Quasi come se fosse troppo scoperta davanti al mondo.
Molti occhi si girarono al suo ingresso. Cornelia colse una fugace occhiata provenire da Scorpius Malfoy, in piedi di fronte alla sua accompagnatrice, Clarissa Reynolds, seduta ad un tavolo. Si intravedeva un vestito viola. Lui la guardò fisso per alcuni secondi, poi abbassò lo sguardo. Cornelia girò il suo e avvistò Victoria e Rose che le sorridevano. La stavano aspettando, insieme ai loro accompagnatori: Albus e il bell’italiano Matteo erano elegantissimi nei loro completi scuri. Prima di raggiungere le sue amiche, però, Cornelia lo vide. Prima vide suo fratello Thomas, impegnato a chiacchierare con Sarah, la sua dama, carinissima in un vestito rosa pallido. Proprio accanto a Thomas, appoggiato al tavolo, James Sirius Potter la stava guardando. Anche da lì, Cornelia notò il suo sguardo rapito. Notò quella scintilla che tanto le era mancata. James si scostò dal tavolo e fece un passo avanti, ma poi si fermò, come se ci avesse ripensato. Come se quello che stava per fare fosse troppo ardito o troppo stupido. O entrambe le cose. Era da solo. Nessuna dama all’orizzonte, per fortuna. Cornelia fece un sospiro, poi fu costretta a distogliere lo sguardo da James perché aveva raggiunto le sue amiche.
- Corny, sei bellissima! – esclamò Victoria.
- Sì, strabiliante! – concordò Rose allegra.
- Grazie, ragazze – rispose Cornelia abbracciandole.
- Piano, non vorrete sgualcirvi i vestiti – esclamò Daisy O’Brien, che si era avvicinata insieme a Marcus Wilkins. La ragazza indossava un vestito di un azzurro uguale ai suoi occhi, molto carino ed elegante.
- Ciao, Daisy! – esclamò Rose – Come sei bella!
- Grazie! – rispose lei – Ma anche voi non scherzate, eh?! Siete le più belle della sala, senza ombra di dubbio.
- Sei troppo gentile, davvero – rise Victoria.
Cornelia le sorrise e Daisy disse: - Va bene, raggiungo Josephine, è appena arrivata. Ci vediamo, ragazze!
- Ciao, Daisy, divertiti – la salutò Cornelia.
Marcus rivolse loro un sorriso e seguì Daisy.
- Sorellina – esclamò Thomas raggiungendoli. Dietro di lui venivano Sarah e James.
- Tom! – esclamò lei sorridendogli.
- Quanto sei bella, stasera? – le chiese guardandola.
- Solo stasera, Tom? – intervenne Edward avvicinandosi a Cornelia e cingendole la vita con un braccio. Sorrise a Tom, soddisfatto. James sbuffò. Cornelia lo guardò. Si sentiva a disagio, a stare così vicino a Edward sotto lo sguardo indagatore di James.
- Certo che no – esclamò Tom ridendo – Lei è sempre bellissima.
Poi, rivolse il suo sguardo a Victoria e Rose.
- Ragazze – le salutò – anche voi siete bellissime…
I suoi occhi indugiarono più del dovuto su Victoria. Sul suo vestito perfetto. Sul suo volto sereno e felice. Sulla sua bocca ridente.
- Grazie, Tom – rispose Rose.
- Sarah, complimenti per il tuo vestito – intervenne Victoria, che distolse lo sguardo da Thomas.
- Grazie, Vic, ma qui le più belle siete voi – rispose Sarah sorridendo.
- Okay, basta complimenti o queste qui cominceranno a montarsi la testa – intervenne Michael McLaggen.
Tutti si girarono a guardarlo. Li aveva raggiunti e, a braccetto con lui, c’era niente di meno che l’oca numero uno: Leila. Indossava un vestito parecchio volgare color rosa acceso che le fasciava i fianchi e faceva risaltare troppo il seno. Stava a braccetto a Michael con dipinta in volto una strana espressione di soddisfazione mista a possesso. Lo esibiva come un trofeo di Quidditch. Michael sfoderò la sua classica espressione tronfia.
- Oh, Michael – esclamò Cornelia – Con Leila… Che sorpresa!
- Già – rispose Leila – Siete gelose, eh?
Rise sguaiatamente davanti a loro. Nessuno si unì a lei. Michael lanciò una veloce occhiata a Rose, ferma accanto a Matteo. Osservò il ragazzo come se fosse una specie poco importante di insetto.
- Bene, noi andiamo al nostro tavolo – esclamò Leila – Ci vediamo, ragazzi!
Michael fece loro un cenno della testa e si allontanò con Leila.
Tutti si guardarono. Poi, Victoria disse: - Da non crederci.
- Già – concordò Edward – Che gli ha preso, si può sapere?
Cornelia e Victoria guardarono Rose, ma distolsero in fretta lo sguardo, colpevoli. Rose stava in silenzio, pensierosa.
 

*

 
- Raccontaci della tua scuola, Matteo – disse Cornelia all’accompagnatore di Rose.
Matteo le sorrise. Parlava un ottimo inglese condito da un leggero accento italiano che lo rendeva ancora più affascinante. Era piacevole stare ad ascoltare i suoi racconti.
La cena volgeva al termine. Stavano mangiando il dessert e tutti erano rilassati e contenti della serata.
- Bè, non è tanto diversa dalla vostra – cominciò lui – Si trova in un antico palazzo Rinascimentale fuori Firenze, nel centro Italia. Immerso nella campagna. Tra le colline. Non abbiamo i dormitori, ma siamo divisi per anni. Fino ai quattordici anni studiamo a casa e poi frequentiamo l’istituto fino ai venti. Gli argomenti di studio sono essenzialmente uguali ai vostri, solo che noi, a partire dai dodici anni, possiamo cominciare ad usare la magia, ma solo per incantesimi semplici e sotto l’occhio dei nostri genitori.
- Interessante – commentò Edward, che sembrava molto interessato all’Istituto Italiano.
- Durante l’estate possiamo usare la magia, ma solo a partire dai diciotto anni – continuò Matteo.
- Avete anche voi un posto magico nel quale andare a fare compere? – gli chiese Victoria – Una specie di Diagon Alley?
- Certo, in ogni grande città c’è un posto del genere – rispose lui sorridendole gentile – Andiamo lì per comprare libri, ingredienti, pergamene e tutto ciò che ci serve. Proprio come voi.
- Sono sempre più affascinata dal tuo paese, Matteo – disse Rose mettendogli una mano sul braccio. Gli sorrise e il ragazzo non poté fare a meno di ricambiare, ammaliato.
- E io sono sempre più affascinato da te – le sussurrò lui.
Rose gli sorrise di nuovo e poi distolse lo sguardo.
Cornelia si guardò intorno nella Sala Grande affollata. Tutti erano seduti, mangiavano, sorseggiavano succo di zucca, ridevano, chiacchieravano e scherzavano con i loro amici e compagni. L’allegria dilagava. Per una sera, tutti sembravano aver dimenticato i problemi di tutti i giorni e assaporavano quel clima di eleganza mista a splendore fatato che permeava la sala e i suoi occupanti. Tutti sembravano immersi in un’altra dimensione, a metà tra la realtà e uno spazio senza tempo, fermo in quell’attimo di fiaba e magia.
Poi, i tavoli tornarono immacolati, e tutti capirono che il momento delle danze si stava avvicinando, insieme a quello del tanto atteso annuncio della squadra di Hogwarts. Cornelia aveva quasi dimenticato quella parte della serata. Suo padre stava seduto accanto alla preside McGrannit, ma lei non aveva avuto ancora occasione di raggiungerlo. Lui aveva preferito non disturbarla, e si era limitato a farle un saluto da lontano. Sua madre era bloccata a casa con un tremendo raffreddore e aveva preferito non venire. A Cornelia era dispiaciuto, ma in fondo preferiva non averla lì: dover ballare sotto gli occhi di suo padre l’avrebbe già messa abbastanza in imbarazzo, non voleva immaginare se avesse dovuto farlo anche sotto lo sguardo indagatore della madre.
Le luci si fecero soffuse e la soave musica classica che aveva fatto da sottofondo alla cena si spense piano. Nella Sala echeggiò un’alta risata di donna. A questa seguì del fumo, che si diffuse nello spazio adibito a palco. Uno stormo di pipistrelli si librò nell’aria e scomparve magicamente nel cielo blu sopra di loro. Tutti trattennero il respiro quando una musica cominciò a diffondersi per tutta la Sala. Le “Bitch Witches” erano finalmente arrivate. Cornelia vide Daisy O’Brien allontanarsi dal palco e tornare al tavolo. Probabilmente era andata ad accogliere le cantanti.
Tre streghe giovani e carine erano vestite elegantemente con abiti lunghi e dai colori chiari. Avevano un trucco pesante e portavano anfibi borchiati. I capelli erano stati increspati apposta per dare loro un’aria oscura e misteriosa. Tutta la Sala era visibilmente in fermento. La canzone era movimentata, ma nessuno si alzò per ballare, non ancora. Dopo pochi minuti, la preside McGrannit si alzò in piedi e batté le mani verso il gruppo musicale. Tutti i presenti seguirono il suo esempio e poi lei salì sul palco.
- Ringrazio moltissimo le bravissime “Bitch Witches” per aver accettato il nostro invito – disse.
La cantante – e portavoce del gruppo – prese la parola: - Siamo noi che la ringraziamo, professoressa. E’ sempre un piacere tornare a Hogwarts.
Tutti la applaudirono e poi la McGrannit continuò: - Bene. La formazione ufficiale di Hogwarts verrà annunciata a mezzanotte. Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta le squadre straniere nostre ospiti e i loro presidi. Infine, ultimo ma non meno importante, il direttore del Dipartimento per i Giochi e gli Sport Magici, il signor Finnigan.
La sala applaudì educata e alcuni lanciarono un’occhiata a Cornelia. Lei fece finta di niente e applaudì a sua volta.
- Ora lascio spazio alle nostre ospiti e auguro a tutti un buon proseguimento… e un buon ballo! – concluse la preside.
Tutta la sala applaudì di nuovo e gridò, entusiasta. Era arrivato il momento di ballare. Le “Bitch Witches” cominciarono ad eseguire una canzone lenta e sognante. Tutte le coppie presenti si alzarono ordinate per andare ad occupare lo spazio in mezzo ai tavoli. Rose e Matteo erano già spariti, così come Victoria e Albus. Edward si alzò e si rivolse a Cornelia.
- Vuole concedermi questo primo ballo, signorina? – le chiese porgendole la mano.


Continua...

Nda: eccomi qui con un nuovo capitolo! Finalmente! Che ne dite??? Il tanto atteso ballo di Halloween è finalmente iniziato e il bello deve ancora venire.... Quindi dovrete pazientare fino al prossimo capitolo per una delle parti più romantiche che io abbia mai scritto... ebbene sì! Intanto, potete seguirmi sul mio profilo Facebook: http://www.facebook.com/marti.griffindorefp. Troverete l'album con le foto dei vestiti scelti da me per le nostre tre "eroine": http://www.facebook.com/media/set/?set=a.155405707922946.32839.100003605526140&type=1.

Vi aspetto! 
A presto, Marti

NB tutte le informazioni sull'Istituto Italiano di Magia sono totalmente di mia invenzione.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 9. II ***


Dedico questo capitolo a:
Cat, la mia nuova e romanticissima lettrice;
Clare, che lascia sempre un segno del suo passaggio;
a tutti voi lettori silenziosi: semplicemente grazie mille.


Capitolo 9 – parte seconda
"E' il mio turno, idiota. Vai a farti un giro".

 

 
Edward si alzò e si rivolse a Cornelia.
- Vuole concedermi questo primo ballo, signorina? – le chiese porgendole la mano.
Cornelia gli sorrise.
- Certo che sì, mio cavaliere.
Prese la mano di Edward e lo seguì sulla pista da ballo. Non aveva mai ballato con Edward e dovette ammettere che era davvero bravo. Sapeva come guidarla e come condurre il gioco. Era come stare su una nuvola, morbida e ovattata, senza suoni e rumori. Su una nuvola fin troppo silenziosa. Era quasi innaturale la calma che pervadeva Cornelia quando stava con lui. Non sentiva nulla, nelle profondità del suo stomaco. Nessun sussulto, nessun movimento, nessun volo turbinoso di farfalle impazzite. Sentiva solo il suo profumo discreto e avvertiva la sua mano sul suo fianco. Le loro mani si toccavano e si stringevano, ma il loro tocco non pervadeva il corpo di Cornelia di una strana corrente elettrica. Ogni tanto, incontrava i suoi splendenti occhi azzurri, e gli sorrideva. Finita la canzone, vide Michael avvicinarsi a loro con passo sicuro.
- Mi concedi il prossimo ballo? – chiese a Cornelia – In onore dei vecchi tempi.
Lanciò un’occhiata a Edward, che si allontanò da Cornelia e le sorrise, dicendole: - Fate pure. A dopo.
Si allontanò da loro e Cornelia prese la mano di Michael, stupita dal suo gesto. Lui la prese per un fianco. La sua presa era molto diversa da quella lieve e cortese di Edward.
- A cosa devo l’onore? – chiese Cornelia, ironica.
- Te l’ho detto – rispose lui – E’ in onore dei vecchi tempi. E poi volevo salvarti da Edward-io-sono-perfetto.
- Smettila di fare l’impertinente.
- Questo sono io, perché dovrei smetterla?
Cornelia sbuffò.
- E Leila? Ti sembra il caso? E’ una vacca senza cervello, Michael. E lo sai anche tu.
- E allora? Mi voglio divertire un po’. E poi è stata lei a chiedermelo.
- Che strano – esclamò Cornelia – Una cagna come lei, ancora libera…
- Probabilmente ha “risposto picche” a tutti gli altri per venire con me…
- Sai che roba… - commentò lei, schifata – E comunque so perché fai così.
Michael si irrigidì, ma non disse niente.
- Lo so che fai così per via del rifiuto di Rose – continuò Cornelia, imperterrita – E mi dispiace, davvero, ma non puoi incolpare Rose.
- Bè, è stata lei a rifiutare – rispose lui ritrovando la parola.
- Certo, ma glielo vuoi concedere, il libero arbitrio, o no? Ognuno è libero di scegliere, a maggior ragione il proprio accompagnatore.
- Mi ha trattato come se fossi un verme, Cornelia – protestò lui – Come se non valessi niente. Non mi considera neanche buono a pulirle le scarpe…
- Rose è rimasta sorpresa, Michael. Non se lo sarebbe mai aspettato, da te. Nessuno se lo sarebbe aspettato, per dirla tutta. Ha risposto di getto, senza pensarci. Poi tu hai cominciato ad aggredirla e quindi anche lei ha replicato di conseguenza.
- Ah, quindi la colpa sarebbe mia, adesso?
- Non ho detto questo. Però penso che, se davvero ti interessa qualcosa, dovresti impegnarti con tutte le tue forze per ottenerla. Dovresti mettercela tutta.
Michael la guardò per un momento, poi disse: - Volevo solo dirti che James è stato un emerito idiota a fare quello che ha fatto. Davvero.
Cornelia sorrise.
- Ti ringrazio – disse – Ma ora non conta più…
- Fatti in là, McLaggen – esclamò James fermandosi accanto a loro. Cornelia si fermò in mezzo alla pista, pietrificata.
- Hey… - protestò Michael.
- E’ il mio turno, idiota – continuò James – Vai a farti un giro.
Michael guardò Cornelia.
- E’ tutto okay, Michael – gli disse lei.
Michael lanciò un’occhiataccia a James e poi si allontanò. James prese Cornelia tra le braccia e la strinse a sé. Si ritrovò come risucchiata in un vortice. Un vortice brillante e luminoso. Ballare con James era proprio come lo aveva immaginato. Anzi, era molto di più. Il mondo intorno a loro era come scomparso. Cornelia sentiva la mano di James sul suo fianco, tenerla stretta a lui con tenacia, con bramosia, quasi per paura di sentirla scivolare via. Le loro mani si stringevano, si aggrappavano l’una all’altra, strenuamente, pelle contro pelle.
Cornelia sentiva le parole della canzone riecheggiarle nella testa…
 

“There are many things that I would
Like to say to you

But I don’t have the words in my head

 
Era proprio così che si sentiva. La sua testa quasi scoppiava di cose non dette, di emozioni a stento trattenute, di pensieri nascosti e troppo a lungo celati. Scoppiava, ma lei sembrava incapace di liberare tutto ciò che le opprimeva il petto come una morsa. Sembrava incapace di buttare fuori da lei tutto il torbido, tutta l’oscurità, per accogliere la luce. A volte si ritrovava a pensare alla sua parte oscura, a quella parte dell’animo umano che nascondiamo al mondo. La parte più incontrollata, più animalesca, selvaggia e spregiudicata di noi stessi. Pensava che sarebbe stata meglio, se avesse dato sfogo alle sue emozioni più nere. Solo che non avrebbe potuto rimettere a posto le cose. Non più. Dopo, tutto sarebbe stato diverso. Più difficile e doloroso. Alla fine, la parte luminosa riemergeva vittoriosa e l’oscurità veniva ricacciata in profondità, sconfitta. Anche se non per sempre. Se ne stava lì, accucciata, pronta ad attaccarla di nuovo. James faceva emergere tutta la sua luce. Faceva emergere la sua parte più nobile e bella. Solo lui sapeva farle provare certe emozioni e sensazioni. Lo stomaco faceva le capriole e il buco dentro il suo petto cominciava piano piano a richiudersi. Cominciava a guarire.
 

“How I wanted you here by my side
I know what I said but I lied
It looked like a laugh but I cried
Now I wish I could push rewind”

 
James l’attirò ancora di più a sé e Cornelia gli cinse il collo con le braccia. Le loro guance si toccarono e una scarica elettrica si propagò per tutto il suo corpo, lasciandola senza fiato. James aveva nascosto il volto nell’incavo della sua spalla e lei lo sentì aspirare il suo dolce profumo di rosa.
- Sei bellissima – sussurrò.
Lei chiuse gli occhi e fece un sospiro. Non sapeva ancora cosa sarebbe successo. Probabilmente sarebbe finito tutto con quel ballo. In mezzo alle luci soffuse, alle altre coppie strette intorno a loro, si erano potuti concedere un istante di pura poesia e magia. Tutto sarebbe finito una volta finita la canzone. Il mondo sarebbe tornato a bussare alla porta, insistente, e loro due avrebbero dovuto rispondere.
Non c’era bisogno di tante parole, lo sapevano tutti e due. La canzone sembrava parlare per loro. Sembrava dare voce a tutte le loro emozioni e ai loro pensieri più segreti.
 

“Oh stupid pride it just can’t hide
The holes inside my heart
Cuz I need you here with me”

 
- Cosa succederà alla fine della canzone? – sussurrò Cornelia liberandosi dall’abbraccio di James per guardarlo negli occhi.
Lui la guardò intensamente per un lunghissimo istante. Un infinito istante. Almeno così sembrò a Cornelia. Quegli occhi scuri le volevano forse dire qualcosa che la sua bocca non riusciva a pronunciare?
- Tu tornerai da Edward – rispose James.
Lei annuì.
- Forse sì… - cominciò - O forse no…
Lui continuava a guardarla. Una ruga si disegnò sulla sua fronte.
- Edward è solo il mio accompagnatore – continuò lei – E tale rimarrà.
- Cornelia… - cominciò James.
Lei gli mise un dito sulle labbra e lui si zittì.
- Non dire niente. Godiamoci gli ultimi istanti di questo momento.
Lo abbracciò di nuovo e si strinse a lui. James la strinse a sua volta, in silenzio.
 

“Oh I wish I could take it back
I’d go back to the start
And tell you all the things I feel”

 
La musica piano piano andò a spegnersi, per poi trasformarsi in qualcosa di diverso. Note che lasciavano il posto ad altre note.
Cornelia guardò James negli occhi ancora una volta.
- Vorrei poter tornare indietro – disse lui.
Cornelia annuì.
- Lo so – rispose – E io vorrei poterti dire tutto ciò che sento. Ma ora non posso. Non ancora.
James trattenne il respiro per un attimo e le prese una mano.
- Sì che puoi – le disse.
Cornelia scosse la testa, caparbia. Sapeva che non era il momento giusto.
- Non posso, James – continuò – Arriverà il momento in cui riuscirò a liberare quella parte di me. A dare voce ai miei sentimenti. Te lo prometto.
- E io ti prometto che non ti deluderò più, Cornelia.
Prese la sua mano e se la mise sul cuore.
- Lo senti? – le chiese.
- Sì – rispose Cornelia senza fiato. La voce le tremò per un momento.
- Batterà sempre così, per te – concluse James.
La guardò per un ultimo istante, intensamente, poi le carezzò una guancia e si allontanò. Cornelia rimase ferma in piedi a guardarlo sparire in mezzo alla folla. Sulla mano, il battito del cuore di James ancora le pulsava sulla pelle assetata. Nei suoi occhi era ancora impressa la sua immagine, indelebile ricordo di un istante perduto.
 

*

 
Il turbinio di stoffe la circondava. La musica continuava a scorrere, fluida e delicata, come acqua sulla pelle. Le luci qualche volta la accecavano, ma erano quasi sempre discrete e gentili. Nessuno l’aveva disturbata. Nessuno era venuto a cercarla, nel suo rifugio di stelle.
Il cielo fuori era buio. Scuro e impenetrabile. Cornelia osservò per un momento il mondo dal più alto dei gradini che portavano alla sala d’ingresso illuminata a festa. La musica arrivava anche lì, solo più attutita. Più delicata. Le stelle luccicavano, ammiccavano da lassù, ridenti e birichine. Brillavano, ignare dei problemi dei mortali.
Come sarebbe stato guardare il mondo da quell’immensità? Facendone quasi parte. Cornelia aveva provato quella sensazione svariate volte, durante i suoi voli sul campo da Quidditch. Gli uomini erano piccoli puntini in uno spazio infinitamente più grande. Piccoli puntini senza nessun peso. Pedine intercambiabili e senza significato. Indistinguibili l’uno dall’altro. Cornelia si strinse nelle spalle. Aveva la pelle d’oca sulle braccia scoperte. Aveva freddo, ma si ostinava a starsene lì, lontana dal mondo brillante e rumoroso che l’aspettava oltre le porte di quercia della Sala Grande. Voleva un attimo di solitudine per riprendere il filo dei suoi pensieri. Il ballo con James, le parole che si erano detti, i loro corpi così vicini, i loro respiri e sospiri e pensieri, tutto le turbinava nella mente a una velocità tale che sarebbe potuta cadere a terra, sfinita, desiderosa solo di un sonno e di un materasso di piume per riprendersi da tutto quel caos. Per poi svegliarsi la mattina dopo ancora con gli stessi pensieri in testa. Allora avrebbe ricominciato tutto da capo, per arrivare sempre alla stessa conclusione. James era suo. Il suo cuore era suo, tutto il suo animo e tutti i suoi pensieri. Era incatenato a lei da una forza sovrannaturale, da una potente magia, forse, un incanto vecchio più del mondo, un sentimento primordiale e forte più della morte stessa: l’amore.
Sorrise tra sé e sé, stringendosi ancora nelle spalle, afferrando la sua pelle, imprimendo i segni delle sue dita lì dove lui l’aveva forse sfiorata. Tutto il suo corpo lo reclamava, lo voleva lì con lei. Era un bisogno primario, potente ed estenuante. Lo desiderava, ma al tempo stesso lo respingeva. La sua parte razionale le urlava di stare attenta a quello che desiderava con tutte le sue forze più nascoste. Di stare attenta a quel sentimento che sentiva nel cuore, perché James Sirius Potter l’aveva fatta soffrire troppo. Aveva aperto quella grande voragine buia e tempestosa nella quale era caduta e dalla quale stava emergendo, a fatica e con determinazione. James aveva rotto un pezzo del suo cuore e avrebbe dovuto lavorare sodo per riaggiustarlo.
Un gufo emise il suo grido da qualche parte tra gli alberi scuri della Foresta Proibita. Le fronde si muovevano a un leggero vento proveniente da ovest. Il prato nero luccicava della stessa luce che illuminava il cielo.
- Come mai qui tutta sola?
Cornelia si girò di scatto e si ritrovò davanti Scorpius Malfoy. A malincuore, dovette ammettere che era davvero bello ed elegante nel suo vestito scuro. I suoi capelli biondi risplendevano sotto la luce delle stelle e risaltavano contro il nero della giacca.
- Affari miei, Malfoy – rispose lei tornando ad osservare il prato, decisa a non guardarlo.
Lui le si avvicinò e le si mise accanto, in silenzio. Per alcuni secondi, nessuno disse niente.
- Tu, invece? – gli chiese lei alla fine, non sopportando più quella pace innaturale tra loro – Clarissa ti starà cercando disperata.
- Uff – sbuffò lui, ficcando le mani nelle tasche e dando un calcio a un sassolino – Che cerchi pure. Mi ha stufato.
- Oh, cosa sentono le mie orecchie… - disse Cornelia guardandolo.
- Perché sei tanto stupita?
- Così… pensavo che quelle come Clarissa facessero al caso tuo…
- Sì, certo, quando non aprono troppo la bocca – rispose lui seccato.
- Bè, mi spiace per te, ma noi donne non siamo dei soprammobili.
- Certe è meglio che rimangano tali – disse lui guardandola.
Lei alzò le spalle e rispose: - Bè, in effetti… Clarissa potrebbe benissimo decidere di stare zitta per il resto dei suoi giorni, farebbe un piacere all’umanità intera.
Scorpius scoppiò a ridere. Cornelia si girò a guardarlo, stupita. Era raro vederlo ridere così, soprattutto con qualcuno fuori dalla cerchia dei suoi amici. Soprattutto con lei.
- Questa è buona, Finnigan – rise ancora lui – Sicuramente, tu non sei un soprammobile.
- Se questo vuole essere un complimento, ti ringrazio – disse lei, piccata.
- Diciamo di sì…
I due si guardarono e Cornelia rabbrividì sotto i suoi occhi di ghiaccio che la osservavano. Poi, Scorpius fece un gesto allo stesso tempo bello e inaspettato. Si tolse la giacca e la posò piano sulle spalle nude di Cornelia, indugiando sulla stoffa scura un istante più del necessario.
- Grazie – disse solo Cornelia, stupita.
Lui alzò le spalle e non disse niente. Tornò a guardare il parco. Sotto la stoffa leggera della camicia si potevano intravedere i muscoli delle spalle. Cornelia deglutì e inspirò per un momento il profumo di buono della sua giacca, che la avvolgeva come su una nuvola.
- Allora, mi vuoi dire perché non sei dentro a goderti la serata? Ci sono un sacco di ragazzi pronti ad azzuffarsi per ballare con te…
Cornelia rise.
-Sì, ci scommetto. Comunque avevo voglia di un po’ di pace. Tutto qui.
- Capisco – disse lui.
Cornelia non sapeva nemmeno perché quella strana conversazione stesse avvenendo. Che ci faceva lì fuori, in una notte stellata, con Scorpius Malfoy, mentre il resto dei suoi amici era dentro il castello, a ballare e divertirsi? Non lo sapeva nemmeno lei, perché dentro sentiva una strana sensazione di pace. Scorpius al suo fianco era stranamente silenzioso e pensieroso. Anche lui scrutava il parco, il cielo e la luna, bellissima e luminosa, che brillava proprio sopra di loro. La sua presenza discreta – discreta? quando mai Malfoy era stato discreto? – le aveva svuotato la mente. Non pensava più a James. Non pensava più alla voragine nel suo cuore. Non pensava a niente.
- La luna è bellissima, stasera – disse lei senza nemmeno pensarci.
Scorpius si girò a guardarla per un momento, poi riportò il suo sguardo alla luna.
- Sì, e non solo lei – disse lui.
Lo stomaco di Cornelia ebbe un fremito. Che diavolo stava dicendo?
Lo guardò e lui ricambiò il suo sguardo con un’espressione compiaciuta e un sorrisetto furbo. Il solito ghigno alla Malfoy.
- Sarebbe meglio tornare dentro – disse Cornelia, improvvisamente a disagio.
Si girò ed entrò nella Sala d’Ingresso, poi si fermò, ricordandosi della giacca di Scorpius che ancora teneva sulle spalle.
- La tua giacca – gli disse porgendogliela – Grazie.
- Quando vuoi, Finnigan – rispose lui con un ghigno.
Lei alzò gli occhi al cielo e si girò per rientrare nella Sala Grande. Si fermò nuovamente e si girò a guardare Scorpius, che si stava rimettendo la giacca.
Si scambiarono uno sguardo, poi lui aprì la bocca per parlare, ma lei lo precedette: - Non la voglio una tua foto autografata, Malfoy, prima che tu lo dica.
Cornelia si rigirò e rientrò nella Sala Grande. Scorpius scosse la testa, sulla sua giacca ancora il dolce profumo di rosa di Cornelia.
 
 
NdA
Buongiorno, splendori!
Finalmente, dopo secoli e secoli, eccomi qui con un nuovo aggiornamento! Che dire…
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, perché io lo adoro! Come sono modesta… ahahah
Comunque, a parte tutto, vi avevo accennato alla parte super romantica: che ne dite? Ma soprattutto, la domanda importante è anche un’altra: che ne dite del pezzo finale, della conversazione tra Cornelia e Scorpius? Qualcosa sta accandendo…

Vi aspetto sul mio profilo Facebookhttps://www.facebook.com/marti.griffindorefp
E sulla mia nuova pagina tutta dedicata alle mie creazioni su Efp: https://www.facebook.com/pages/Marti-Lestrange-Efp-Page/459581350720740
 
A presto, Marti
 
NB la canzone citata nel testo si intitola "Rewind", di Diane Birch: grazie, The Vampire Diaries Soundtrack! Se avete bisogno di una traduzione, contattatemi pure ;-)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 10. I ***


Capitolo 10 – parte prima
“Non mi fai i complimenti, Finnigan?”.

 
 
- Dove sei stata? – esclamò Victoria.
Cornelia si risedette al suo tavolo, accanto alla sua amica, che la guardava stupita.
- Stanno per fare l’annuncio – continuò Victoria.
- Scusa, ero un attimo fuori a prendere aria – rispose Cornelia.
Con la coda dell’occhio, vide Scorpius che tornava al suo tavolo e si sedeva accanto a Clarissa. Si scambiarono un’occhiata, poi l’attenzione di Cornelia si spostò sulla McGrannit.
- Buonasera – iniziò – Spero che la serata sia di vostro gradimento…
Tutti i presenti applaudirono, dimostrando così di essere d’accordo.
- Molto bene – continuò la preside – Il momento che tutti stavamo aspettando è finalmente arrivato.
Nella sala calò una strana luce, come se alcune candele si fossero spente. Tutti stavano in silenzio, in attesa.
- Prima di tutto, vorrei presentarvi l’allenatore della squadra di Hogwarts: Oliver Baston.
- Cosa? – esclamò Victoria un attimo prima che un fragoroso applauso invadesse la Sala Grande, che accolse l’ex-campione dei Grifondoro e dei Puddlemore United.
Il padre di Victoria era un bell’uomo alto e serio. Indossava un completo nero molto elegante e camminava con passo sicuro verso il palco. Venne accolto dalla McGrannit con una calorosa stretta di mano.
- Buonasera a tutti – cominciò Baston prendendo la parola – Sarete sorpresi di vedermi qui…
Lanciò un’occhiata a Victoria, che era rimasta senza parole.
- Sono contento di essere tornato, soprattutto perché mi è stata offerta la possibilità di allenare la squadra che rappresenterà Hogwarts nel Campionato Europeo. E’ un grande onore per me. Spero di non deludervi. Grazie a tutti.
La Salaapplaudì educatamente e così fece Victoria, che era ancora a bocca aperta.
- Non ci credo – disse solo.
- E’ suo padre – disse Rose a Matteo, che non capiva la reazione di Victoria.
- Vic, tutto okay? – le chiese Cornelia.
- Sì, tutto bene. E’ stata solo una sorpresa, tutto qui.
- Molto bene – continuò la McGrannit – Ci siamo. Quando chiamerò il vostro nome, siete pregati di avvicinarvi a me qui sul palco, grazie.
Tutta la sala tratteneva il respiro, in attesa. Cornelia era seduta accanto a Victoria, ed entrambe erano tese, desiderose di sentire pronunciare il loro nome e di salire su quel palco per rappresentare Hogwarts.
- Comincerei dai due battitori – riprese la McGrannit, aprendo una busta sigillata – Accogliamo qui sul palco Charles Pringle!
Charles, un simpatico Corvonero del sesto anno, si alzò dal suo tavolo sotto gli applausi di tutta la sala, ma soprattutto dei suoi compagni di dormitorio. Il suo amico - e a sua volta battitore nella squadra - Lawrence Morgan, gli diede una pacca sulla spalla talmente forte che il povero Charles quasi barcollò sotto il peso di Lawrence. Si incamminò verso il palco e la McGrannit lo accolse con una stretta di mano e un sorriso di incoraggiamento. Charles si andò a posizionare accanto a Oliver Baston, che gli sorrise a sua volta.
- Ora che abbiamo rotto il ghiaccio, accogliamo qui sul palco uno dei battitori più forti degli ultimi anni: Marcus Wilkins!
Marcus venne festeggiato sia da James che da Thomas, che sedevano al suo stesso tavolo. Daisy lo baciò davanti a tutti. Mentre si dirigeva verso il palco, Marcus passò accanto al tavolo di Cornelia e così lei e tutti gli altri gli fecero i complimenti.
La McGrannitstrinse la mano anche a lui e poi il battitore del Grifondoro si andò a mettere accanto a Charles. I due si strinsero la mano, trasformandosi da avversari in compagni.
- Vorrei solo fare una precisazione – riprese la preside – La prima scelta degli esaminatori era stata il signor Evan Mallory, di Serpeverde. A causa della squalifica per gioco scorretto che il signor Mallory si è guadagnato nella prima partita di campionato, gli è stato tolto il ruolo, che è poi andato al signor Pringle, assolutamente più meritevole. Grazie.
Dal tavolo di Serpeverde si alzò una marea di fischi e recriminazioni, che vennero poi sedate dalla rappresentante della loro casa, la professoressa Greengrass.
Cornelia osservò per un momento il volto mesto di Evan Mallory: era a causa dell’incidente con quel bolide che aveva perso la sua occasione di entrare nella squadra. Come aveva detto la preside, Charles Pringle meritava più di Evan di essere scelto. Prima o poi, certi errori si pagano.
- Chiusa questa parentesi, procederei con l’annuncio del portiere.
Cornelia lanciò un’occhiata a suo fratello, che ricambiò. Era visibilmente teso.
- Il ruolo va a Thomas Finnigan!
Tutto il Grifondoro si alzò in piedi, esplodendo come una bomba. Suo fratello abbracciò il suo migliore amico e poi corse verso il tavolo di sua sorella. L’abbracciò, quasi sollevandola da terra.
- Congratulazioni, Tom! – gridò lei, cercando di sovrastare il baccano generale.
Lo baciò sulla guancia e poi lo osservò salire sul palco e stringere la mano della McGrannit, che aggiunse: - Il signor Finnigan è stato investito del ruolo di Capitano.
Gli consegnò un distintivo dorato con sopra inciso lo stemma di Hogwarts. Thomas era tutto sorrisi, felice come non mai.
Cornelia si girò ad osservare James, rimasto al tavolo con Sarah e Daisy. Non sembrava molto felice. Sperò con tutto il cuore che fosse stato scelto ma, dentro di sé, proprio in fondo all’anima, una voce le diceva che il ruolo l’avrebbe ottenuto Scorpius. Ne era sicura.
- Bene, bene – continuò la McGrannit – Abbiamo capito che il signor Finnigan è molto amato, ma procediamo con gli altri annunci. I Cacciatori…
Victoria strinse la mano di Cornelia sotto il tavolo e lei ricambiò la sua stretta. Fece un respiro.
- Congratulazioni ad Alicia Wilson!
Alicia Wilson giocava come cacciatrice per il Corvonero. Era una studentessa del settimo anno con un caschetto biondo che le sfiorava appena le spalle. Era simpatica, per quanto la conosceva Cornelia.
“Meno uno”, pensò, sempre stringendo la mano di Victoria.
- Il secondo posto va a… Eric Beckford!
Eric Beckford era un ragazzo alto e minuto del sesto anno di Tassorosso. A Cornelia non stava particolarmente simpatico e non le sembrava certo più forte rispetto agli altri. Non più forte di lei.
- Bene – continuò la McGrannit – L’ultimo posto nella triade dei cacciatori va a…
Lasciò per un momento la sala nell’incertezza più totale, poi…
- Cornelia Finnigan!
Cornelia portò una mano alla bocca mentre il Grifondoro esplodeva per la terza volta. Venne sommersa dall’abbraccio di Victoria, che le gridava quanto fosse felice per lei. Notò appena Edward che l’abbracciava. Poi Rose e Albus. Incrociò per un istante lo sguardo felice di James, che le sorrideva radioso. Salì sul palco come in trance. Strinse la mano alla McGrannit, che le rivolse un sorriso pieno. Volse lo sguardo a suo padre, che la guardava orgoglioso dal suo tavolo. Infine, si rifugiò nell’abbraccio caldo di suo fratello.
- Sapevo che ce l’avresti fatta, sorellina – le disse lui sorridendole.
Lei non disse niente, non aveva più parole.
I Grifondoro stavano ancora applaudendo e festeggiando, ma la McGrannit aveva ancora un annuncio da fare.
- Molto bene. Direi di concludere questa maratona, che ne dite?
Tutta la sala si dimostrò d’accordo.
“Il momento è arrivato”, pensò Cornelia. Il momento che tutti aspettavano. La conclusione di una sfida. Scorpius contro James. Chi avrebbe vinto la partita?
- L’ultimo annuncio riguarda il ruolo da cercatore. Scelta molto combattuta, mi hanno detto. Alla fine, non ci sono stati dubbi. Il cercatore della squadra di Hogwarts è Scorpius Malfoy!
Cornelia girò subito lo sguardo verso il tavolo dove sedeva Scorpius, che venne festeggiato dal suo migliore amico Zabini, da Goyle e da tutti i suoi compagni. Clarissa cercò di baciarlo, ma lui la scostò, facendola risedere. Poi, Cornelia si rivolse a James, che fissava il palco con occhi vuoti. Per un lungo istante, sembrò quasi che lui non vedesse niente. Non guardasse niente. Poi, alzò gli occhi su di lei. Si guardarono. Lui alzò le spalle, come a voler dire “non fa niente”, si alzò e uscì dalla Sala Grande. Cornelia avrebbe voluto rincorrerlo, ma era bloccata lì.
Scorpius si avvicinò e le rivolse un sorrisetto.
- Non mi fai i complimenti, Finnigan?
- Vediamo… - rispose lei – No.
Gli rivolse un sorrisetto e girò la testa. Lui rise e poi lanciò dei saluti verso i suoi compagni.
“Esibizionista”, pensò Cornelia con rabbia.
 

*

 

- Non stai esagerando con quel Whisky Incendiario?
Cornelia si sedette vicino a suo fratello Thomas, che la guardò per un attimo, soppesò le sue parole e poi posò il bicchiere, ancora mezzo pieno di un liquido ambrato e caldo.
Cornelia rimase in silenzio. Le sue dita battevano sul tavolo il ritornello di una canzone di cui non ricordava il titolo. I suoi occhi seguirono lo sguardo di suo fratello, che era fisso su Victoria, stretta tra le braccia di Albus in mezzo alla pista da ballo. Cornelia osservò suo fratello. Nel suo sguardo si leggeva una certa amarezza. Un rimpianto troppo a lungo sopito. Ricordi che si affacciavano nella sua mente e che non trovavano riposo se non nell’oblio dell’alcol.
- Come mai il tuo cagnolino non è qui con te? – disse Tom, riscuotendola dalle sue riflessioni. Lo guardò e alzò un sopracciglio.
- Mica starai parlando di Edward, vero?
- Ma no, figurati…
Cornelia si mise a ridere.
- Comunque non è il mio cagnolino – precisò – L’ho lasciato a chiacchierare con Marcus.
- Un giorno o l’altro finirà male – commentò lui ridendo.
- Bè, anche tu non stai messo meglio, fratellone – commentò Cornelia.
Lui la guardò, serio. Poi distolse lo sguardo, puntandolo su un punto imprecisato della sala, passando prima velocemente da Victoria.
- Dovresti dirglielo, Tom – continuò lei – Dico davvero. Non puoi sapere cosa ti risponderà lei.
- Mi ha dimenticato, Corny – rispose lui – Non c’è altro da dire. Io mi sono comportato da stupido. Sono stato un perfetto idiota, ora lo so. Ma lei adesso sta con Albus, è felice.
- Bè, io non posso aggiungere altro, Tom, ma ripeto: dovresti dirglielo. Ti si alleggerirebbe l’anima.
- Ci sarebbero tante cose da dire e da fare. Adesso non posso.
Cornelia mise la sua mano sopra quella di lui e gliela strinse. Tom ricambiò la stretta, sorridendole con quel suo sorriso aperto e luminoso, che in quel momento era però spento e pigro.
- Tutto si sistemerà. Lo so – commentò Tom – Per tutti e due.
Cornelia gli sorrise.
- Lo spero tanto, Tom.
 


Continua…

______________________________________________________________________________________________________________________________

 Marti’s Corner
Bene bene, rieccomi con un nuovo capitolo. Lo so che questa parte non è particolarmente interessante e avvincente, ma è necessaria, visto che abbiamo conosciuto i nuovi membri della squadra di Hogwarts. Ve lo aspettavate, Scorpius cercatore? E Cornelia cacciatrice?

La conversazione tra Corny e suo fratello Tom è importante e indicativa, ci apre la strada a nuove prospettive. Che ne dite?

Aspetto i vostri preziosi pareri nella pagina delle recensioni ^_^
E colgo l’occasione per ringraziare tutti voi, nuovi e vecchi lettori, che ci siete sempre e che continuate a seguire Cornelia e i suoi amici. Ringrazio anche voi, lettori silenziosi: siete ugualmente preziosi. Un abbraccio a tutti!
 

Vi ricordo il mio profilo Facebook.
 
Baci, la vostra Marti.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 10. II ***



banner by Clare Esse


Capitolo 10 – parte seconda
“Che cosa non dovrei vedere?”.

 
 
 
Più tardi, la compostezza della prima parte della serata lasciò il posto al caos della seconda. La musica soffusa e lenta venne sostituita dalle canzoni decisamente più rock delle “Bitch Witches”, che diedero davvero il meglio di loro stesse. I vestiti cominciarono a spiegazzarsi e le pettinature perfette a sciogliersi. Tutti persero quell’aria sognante e da fiaba per tirare fuori una certa grinta, che riversarono nei festeggiamenti e nei balli. Gli insegnanti e gli adulti sparirono molto discretamente, lasciando il compito di vigilare ai Caposcuola e ai Prefetti.
La serata si animò notevolmente. La musica era alta e penetrante. Le luci erano basse e coinvolgevano tutti nella danza. I bicchieri erano pieni, tutti brindavano insieme, senza pensare alle rivalità tra dormitori, che sembravano dimenticate, almeno per una sera. Parecchie coppie di studenti vennero viste abbandonare la Sala Grande alla ricerca di angoli più intimi e appartati. Rose e il bell’italiano Matteo sparirono per una buona mezz’ora, per poi riemergere tutti spettinati e arruffati. Rose era più rossa del solito e Matteo sfoggiava un sorriso fin troppo aperto. Victoria e Cornelia si scambiarono un’occhiata e una mezza risatina. Edward tentò parecchie volte di coinvolgere Cornelia nel ballo, ma poi perse ogni speranza. Lei si divertiva troppo a ballare con le sue amiche per badare a lui. Si lanciò anche in un ballo scatenato con Michael, sulle note di una canzone vagamente anni ’60. Rise come una matta, senza pensare assolutamente a nulla per buona parte del tempo. Così sembravano fare tutti, a dire il vero. Cornelia non vide James da nessuna parte, e per una volta non si preoccupò di dove fosse e con chi. Voleva solo godersi quel momento. Vide però suo fratello ballare con due ragazze Serpeverde del quinto anno parecchio sveglie. Sarah, la sua accompagnatrice, venne vista lasciare la Sala Grande subito dopo. Tom non sembrò accorgersene. Aveva bevuto più del solito e si vedeva. Di rado si lasciava andare così in pubblico. Prese una delle due e la baciò, sotto gli occhi dell’altra, che li guardava divertita. Cornelia si fermò di botto e diede una pacca a Rose.
- Vic non deve vederlo – le disse.
- Che cosa non dovrei vedere?
Victoria stava in piedi dietro di loro, il respiro corto. Le guardava, in attesa di una riposta.
- Albus? – le chiese Rose.
- E’ andato a prendere da bere – rispose – Allora? Che cosa non dovrei vedere?
Poi, il suo sguardo cadde sulla scena che un po’ tutti stavano osservando da un po’ di tempo. Tom era decisamente avvinghiato alle due ragazze, senza mostrare il minimo ritegno. Victoria rimase in silenzio, osservando la scena. Cornelia e Rose la guardarono. Sul suo viso si leggeva tutta la sua delusione e la sua amarezza.
- Lascialo perdere, Vic – intervenne Cornelia cercando di portare via Victoria da lì – E’ ubriaco.
Victoria sembrava di marmo.
- Non l’ho mai visto comportarsi così – disse solo.
- Cornelia te l’ha detto, è ubriaco – aggiunse Rose.
In quel momento, James sbucò in pista e si avvicinò a Tom. Gli disse qualcosa, ma quello non sembrava volerlo ascoltare.
- Io vado a parlargli – disse Cornelia – Voi uscite da questo casino. Direi che possiamo decisamente andare a letto. Basta balli per stasera.
- Sono d’accordo – disse Rose – Ci vediamo in Sala d’Ingresso.
Cornelia si avvicinò a Tom, che stava parlando con James. Quest’ultimo cercava di portarlo via dalla pista, sotto lo sguardo inviperito delle due Serpeverde.
- Smammate, oche – sibilò loro Cornelia.
Quelle si guardarono e poi girarono i tacchi, sparendo velocemente dalla loro vista.
- Oh, è arrivata la mammina – sbottò Tom quando la vide.
James le rivolse un’occhiata parecchio eloquente e, in silenzio, riuscirono a trascinare via Tom dalla sala Grande, sotto lo sguardo stupito di molti studenti.
- Forza, Tom, sei ubriaco fradicio – disse Cornelia – E’ ora che tu te ne vada a letto. Per stasera può bastare.
- Ancora un pochino, Corny, dai… - biascicò lui ridendo.
- Non lo hai mai retto l’alcol, Tom – intervenne James – ma stasera hai superato te stesso.
Tom scoppiò a ridere e poi i tre si ritrovarono nella sala d’ingresso dove, poco lontano, Rose e Victoria li stavano aspettando. Tom si fermò quando vide Victoria.
- Proprio te stavo cercando – esclamò Tom rivolto alla ragazza.
Cornelia e James si lanciarono uno sguardo.
- Che cosa devo fare, eh?! – continuò Tom – Dimmelo tu, Victoria. Dimmelo, perché io non lo so più…
Victoria stava in silenzio, non sapeva cosa dire e nemmeno cosa fare. Rose la teneva per un braccio, anche lei in silenzio. Sembravano due statue di pietra. Solo gli occhi tradivano le loro emozioni.
- Non hai niente da dire, come al solito – esclamò Tom con tono sprezzante.
Cornelia non riconosceva suo fratello nel ragazzo ubriaco e prepotente che aveva davanti. All’improvviso, capì però tutta la sua disperazione, tutto il dolore che lo aveva tormentato, tutta l’amarezza.
Tom si scrollò di dosso le mani di James, che cercavano di trattenerlo, e si avvicinò a Victoria. Lei lo fronteggiò a testa alta, guardandolo negli occhi. Gli altri guardavano Tom, in attesa.
Tom continuava a guardare Victoria, lo sguardo perso, gli occhi appannati, le mani tremanti. La sua mano si alzò ad accarezzarle una guancia, un gesto infinitamente lento e dolce. Victoria lo guardava, in silenzio. Una lacrima impercettibile le colò lungo la guancia arrossata. Tom scosse la testa e lasciò cadere la mano.
- Io ti amo, Victoria Baston! – esclamò lui all’improvviso – Lo devo gridare per fartelo capire? TI AMO!
Molte teste si girarono, sorprese. Guardavano la scena, increduli di sentire il Caposcuola Grifondoro gridare nel bel mezzo della Sala d’Ingresso.
All’improvviso, Tom fece un gesto allo stesso tempo spiazzante e sorprendente: prese il viso di Victoria fra le mani e la baciò. Cornelia trattenne il fiato, e Rose fece lo stesso, portandosi una mano davanti alla bocca. Molti presenti applaudirono. Victoria rimase per un attimo ferma e inerme, le sue mani su quelle di lui. Le sue labbra su quelle di lui.
Poi, l’incanto si spezzò, Victoria riprese possesso delle sue facoltà e allontanò Tom da lei. Qualche secondo dopo, uno schiaffo riecheggiò nella Sala d’ingresso, forte e rumoroso.
- Come hai potuto? – esclamò Victoria, ritrovando la voce.
Il viso di Tom rifletteva tutta l’amarezza di giorni interi passati a pensare a ciò che sarebbe potuto accadere, se solo… già, se solo lui non avesse agito in quel modo, se solo lui avesse capito, se solo lui avesse guardato oltre una storia che sembrava una storia come tante altre, ma che come tante altre non era affatto. Se solo lui avesse guardato oltre, avrebbe visto “lei”. Victoria. Sempre e solo Victoria.
Cornelia distolse lo sguardo da suo fratello in tempo per vedere Albus, in piedi di fronte alle porte aperte della Sala Grande ancora in fermento, sul viso una strana espressione di collera mista a rassegnazione, le braccia inerti lungo i fianchi, i pugni serrati, la mascella contrita. Da quanto tempo era lì? Abbastanza da assistere a tutta la scena? Abbastanza da vedere il bacio che Tom aveva rubato a Victoria? Abbastanza da vedere lo schiaffo che la sua ragazza aveva depositato con veemenza sulla guancia di Tom? “Abbastanza da capire tutto ciò che c’era da capire”, si rispose Cornelia.
- Albus – mormorò Victoria, spaesata, gli occhi sbarrati, le labbra tremanti. Albus scosse la testa e si affrettò velocemente verso lo scalone in marmo, desideroso solo di mettere quanta più distanza possibile tra lui e Victoria.
- Albus! – sentirono la voce agitata della ragazza riecheggiare dalla cima delle scale e perdersi poi nel buio di un corridoio.
Cornelia volse lo sguardo verso Rose, che però teneva il suo insistentemente puntato su una crepa nel pavimento di pietra. Tom era come imbambolato: fissava il punto in cui prima c’era Victoria, sperando quasi di vederla ricomparire. James invece la stava guardando, come in attesa di ricevere istruzioni che lei nemmeno sapeva di dover impartire. Né a lui né a nessun altro lì presente.
- Torniamo in Sala Comune – disse James, riscuotendosi e decidendo di prendere lui l’iniziativa.
Cornelia si girò e se lo ritrovò molto vicino. Troppo vicino. Stava parlando con lei, visto che l’unico essere umano presente ad esclusione di Tom – cioè Rose – non dava segno di aver capito alcunché. Come se la ragazza avesse intercettato i pensieri dell’amica, si ridestò dal suo torpore e si avvicinò.
- Non ci posso credere – disse solo, rivolgendo a Tom uno sguardo carico di risentimento – Come ha potuto fare questo a Victoria?
Cornelia avrebbe voluto dirle: “e chi sei tu per sputare sentenze?”, ma non se la sentiva di prendere così apertamente e pericolosamente le difese di suo fratello, non dopo quello che aveva fatto, non dopo quella sera. 
James e Cornelia si avvicinarono a Tom, che ancora fissava il punto in cui un lembo del vestito di Victoria era scomparso dietro un angolo. I due ragazzi presero Tom sottobraccio, uno per lato, e lo condussero fino allo scalone di marmo.
- Andiamo, Tom – disse Cornelia – Torniamo in Sala Comune, forza.
Tom boccheggiò un momento, poi lo sentirono biascicare sempre la stessa frase per tutto il tempo: “che cosa ho fatto…?”.
Rose li precedeva lungo lo scalone e poi nei corridoi, fino a quando non arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa, che a quell’ora indossava una cuffia bianca sui capelli scuri e una vestaglia rosa, sotto la quale si intravedeva il bordo in pizzo della camicia da notte. Aveva gli occhi chiusi, ma si ridestò non appena i ragazzi giunsero lì davanti.
- Oh-oh, siamo messi proprio male, eh?! – ridacchiò alla vista di Tom, ancora sorretto da Cornelia e James.
- “Expecto Patronum” – recitò Rose, impaziente di andarsene a letto.
Il ritratto si scostò e tutti loro sbucarono nella Sala Comune circolare giusto in tempo per sentire Albus che diceva: - Finiscila di giustificarti, Victoria. Ho capito come stanno le cose già da parecchio tempo.
- Al… - cercava di parlare lei, ma il ragazzo non le lasciava nemmeno il tempo di mettere insieme due parole.
- E’ finita, Victoria – concluse Albus, le braccia lungo i fianchi e l’espressione avvilita di chi sa di aver esaurito le possibilità e di doversi arrendere all’evidenza. Sul suo volto si leggeva solo tanta amarezza e una certa rassegnazione.
- Ti prego, Albus… - disse Victoria.
- E’ finita, è meglio così per tutti – continuò lui stancamente, avviandosi verso il dormitorio maschile – Sappiamo tutti e due che quello che c’è tra te e Tom non finirà mai. E’ inutile continuare questa farsa. Ci faremmo solo del male.
Victoria rimase in silenzio. Cornelia e James ancora sorreggevano Tom, immobili. Rose stava in piedi a pochi passi da loro, una mano sulla bocca, senza parole.
Albus lanciò loro uno sguardo, soffermandosi su Tom, che fissava un punto imprecisato del soffitto, inebetito. Si girò e salì le scale del suo dormitorio senza aggiungere altro.
Lacrime silenziose rigavano le guance di Victoria, che fissava il punto in cui Albus era sparito su per le scale. Lo guardava, ma non lo vedeva davvero.
Poi, come se si fosse all’improvviso ridestata da un sogno, si precipitò verso il dormitorio femminile e sparì su per le scale. Rose la seguì senza dire niente, lasciando Cornelia e James in compagnia di un sempre più svanito Tom. Cornelia si girò verso James e gli rivolse uno sguardo interrogativo.
- Io direi di portarlo a letto, che ne dici? – propose lui, ricambiando lo sguardo della ragazza.
- Direi di sì, perché comincia a pesare.
I due ragazzi accompagnarono Tom su per le scale del dormitorio maschile, fino all’ultima porta: la stanza da letto circolare che Tom divideva con James e Marcus. Quest’ultimo non era ancora tornato: Cornelia lo immaginò imboscato da qualche parte con Daisy o a scatenarsi sulla pista da ballo.
Fecero cadere Tom sul suo letto, le cui molle cigolarono per protesta. James gli sollevò le gambe per farlo distendere e Cornelia gli tolse la giacca e le scarpe. Tom ronfava già della grossa. Il suo russare cupo creava una specie di eco tra le pareti curve e spoglie della stanza semibuia.
Cornelia rivolse un ultimo sguardo a suo fratello e poi scese in Sala Comune. Il fuoco ancora scoppiettava nel caminetto, allegro. La notte stellata e luminosa la guardava attraverso i vetri della finestra accanto alla poltrona, la stessa finestra davanti alla quale, parecchie settimane prima, James le aveva posto una semplice domanda, che però l’aveva turbata e segnata nel profondo: “se qualcuno ti facesse una strana richiesta, una richiesta che rovinerebbe tutto, ma che tu sei costretta ad accettare, cosa faresti?”. La mattina dopo l’aveva visto con Rebecca Mallory e, da quel giorno, molte cose erano cambiate. Anche lei era cambiata.
- Che serata, eh?
Cornelia si voltò. James la guardava dall’altra parte della Sala Comune silenziosa. Stava appoggiato alla porta del dormitorio maschile, le mani affondate nelle tasche con quel modo che solo lui aveva. Era serio.
- Già… - commentò Cornelia.
Si andò a sedere sul divano mezzo sfondato davanti al camino, sospirando. Si perse a fissare le fiamme e ripensò a suo fratello, a Victoria e Albus. E pensò a lei, a Edward che non aveva più visto, a James poco distante. La sua presenza proiettava una luce strana tutto intorno, rilasciava una forza magnetica che l’attirava. L’attirava giù nel profondo di un baratro, al fondo del quale però c’era soltanto luce.
Si girò verso James, come per accertarsi della sua costante presenza. Il viso di James si aprì in un timido sorriso, come se le avesse letto nel pensiero. Davvero il sorriso di James poteva definirsi “timido”? Forse, per una volta, sul suo viso era dipinta l’incertezza.
Cornelia indicò il posto vuoto accanto a lei sul divano e, silenziosamente, invitò James a sedersi. Lui sorrise più apertamente e si accomodò sul divano. Cornelia tirò su le gambe e si strinse le ginocchia al petto, continuando a fissare le fiamme.
La presenza di James accanto a lei la fece rilassare e tranquillizzare. Poté finalmente abbassare la guardia per la prima volta in quella caotica serata.
Il rumore delle fiamme e la tranquillità che li circondavano rendevano le sue palpebre pesanti, cariche com’erano di eventi, emozioni, visi e sensazioni, tutto centrifugato insieme in un vortice caotico. Cornelia si sentiva stanca, davvero stanca. Senza nemmeno rendersene conto, Morfeo l’accolse nel suo regno ovattato e di sogno. Le ultime cose che vide del mondo intorno a sé furono il viso di James, il suo sorriso e la sua mano tra i capelli.
 
 
 
 
CONTINUA…

_____________________________________________________________________________________________________
 
Marti’s Corner
Miei cari e intrepidi lettori, buongiorno! Eccoci qui con la seconda parte del capitolo, che tutti voi stavate aspettando [sì, sì, come no…].
Che ne dite?
Tom ne combina una grossa… inconsciamente dichiara i suoi sentimenti a Victoria, Albus sente tutto e questo provoca la rottura tra il più giovane dei due Potter e la bella Cacciatrice. Vi state chiedendo che cosa succederà il giorno dopo? Bene, dovrete pazientare…
E dovrete pazientare anche per leggere del risveglio di Cornelia, che si è addormentata tra le braccia di James… mica male, eh?!
E Rose? Michael? Edward? Scorpius?
So che molto probabilmente mi odierete profondamente, ma vi devo annunciare che “Cornelia Finnigan – Magic is something you make” entra ufficialmente in vacanza… ma solo per poco, tranquilli! Sarò a Roma dal 23 al 28 luglio e mi troverò impossibilitata ad aggiornare, e non so nemmeno quanto potrò essere “produttiva” a livello creativo. Inoltre, preparatevi: sono in atto dei profondi cambiamenti. Nel prossimo capitolo, niente sarà più lo stesso……….. Vi ho incuriosito?!

Se volete, qui [https://www.facebook.com/media/set/?set=a.155405707922946.32839.100003605526140&type=3] troverete tanti nuovi prestavolto e qui [https://www.facebook.com/media/set/?set=a.187188714744645.41210.100003605526140&type=3] la mia Old Generation: vi aspetto!
 
 
Colgo l’occasione per ringraziare tutti voi, splendidi lettori, che mi fate felice con le vostre stupende recensioni, che leggete silenziosamente, che vi divertite con Cornelia e i suoi amici e che continuante a seguirmi. GRAZIE DI CUORE.
 



A presto, Marti.
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 11. Avviso ***


Buongiorno, lettori accaldati e tormentati dall’afa di questo fine agosto di fuoco, la scrittrice (?) di fan fictions più scriteriata del mondo è tornata con la sua pazza, pazza long, cioè “Cornelia Finnigan – Magic is something you make”.
 
Finalmente, direte voi! Mi scuso immensamente, ma le vacanze e la mancanza di ispirazione non mi hanno aiutata nella stesura del nuovo capitolo.
 
E vi starete anche chiedendo dove voglio andare a parare con questo avviso, immagino…
 
Bene, verrò al dunque…
Vi avevo accennato a un futuro cambio di tendenza, a delle novità che sarebbero arrivate con il nuovo capitolo, a una pausa dedicata a una nuova “versione” della storia, ad una nuova, inedita parte. Bene.
“Cornelia Finnigan – Magic is something you make” chiude ufficialmente i battenti, e rinasce sotto il nuovo titolo di “Cornelia Finnigan – Love Is In The Air”. Ok, potete lanciarmi i pomodori, adesso…
La nuova Cornelia sarà più ironica, pungente, divertente… Insomma, avevo bisogno di una ventata di aria fresca. Si sa, ogni tanto è bene cambiare rotta, giusto per non rendere il viaggio monotono, ecco. La nuova long nasce come continuazione della precedente, quindi non temete, ritroverete tutti i vostri amati personaggi, con l’aggiunta di qualche “esotica” novità.
Ogni tanto un cambiamento è doveroso: ho deciso di abbandonare quel mondo di unicorni e fatine, dove tutto era idilliaco e quasi fiabesco, per abbracciare l’ironia che è da sempre insita nel mio animo scapestrato e impazzito. Non aspettatevi una storia comica, questo no. E non mancheranno le story line interessanti. Insomma, a voi la parola, confidando in voi, miei fedeli lettori, e sperando di ritrovarvi tutti nell’elenco dei followers, mi dareste una grande gioia!
 
Vi lascio qui il link del nuovo capitolo: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1226796&i=1

B
aci, Marti

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=957338