DT II e CdK

di Aredhel_Tierra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Capitolo 1

 

 

La bruna chiuse gli occhi e aguzzò l'udito: la forma ibrida, quella che univa le sue due identità di drago e umana, le dava anche il vantaggio di poter ascoltare ogni suono che naturalmente sarebbe stato ben fuori dalla sua portata. Improvvisamente, un leggero schiocco, come di un ramo spezzato, la fece sussultare leggermente.
Eccoti” pensò Giulia trionfante, senza nascondere un sorriso soddisfatto appena accennato. “Ti ho beccato”
Richiuse le ali sul corpo e tese la coda nel momento in cui la figura nera la aggredì alle spalle, e si voltò per colpire il proprio obbiettivo con gli artigli: l'altro fece resistenza, ma la vista sviluppata della ragazza e il loro contatto fisico le fecero intuire che il corpo del rivale non avrebbe resistito a lungo allo scontro.
Infatti, quel tira e molla fra artigli di drago si concluse quando la figura scattò all'indietro con un battito d'ali, facendo brillare alcune delle squame da drago che squarciano la pelle della forma ibrida alla luce del sole, che ora lo investiva completamente. La coda da rettile guizzò.
-Così è troppo facile- affermò la ragazza, sfacciata.
-Che ne dici di questo, allora?- domandò lui, assumendo la forma da drago e rivelando la mole che avrebbe eguagliato senza troppi problemi quella di un grosso cavallo. Il lungo collo le si avvicinò rapido e le possenti mascelle schioccarono ad un solo centimetro dalla sua faccia, dato che riuscì a schivare per un soffio.
-Ora sì che ci divertiamo- commentò lei, prima di trasformarsi a sua volta. Rivelò il suo corpo bianco come la neve e le tre code che frustavano prepotentemente l'aria in segno di sfida, e ringhiò divertita contro l'avversario ora che anche il muso di lei era in perfetta sintonia con la dentatura, che prima si trovava nella bocca da umana torturandola ogni tanto con graffi e tagli.
Rapida spalancò le ali bianche, cresciute anch'esse di misura rispetto a prima, e con una sola spinta prese quota cercando uno spazio che dalle spesse fronde verdi degli alberi la potesse condurre fino in cielo. L'altro drago la seguì a ruota, capendo che quella non era altri che una muta richiesta di continuare in volo il combattimento.
Si lanciarono l'uno contro l'altra, provando a colpirsi con agli artigli, le zanne, le code, le corna, ma il drago bianco riuscì ad avere il sopravvento solo dopo qualche minuto di lotta. Quando i due si scontrarono per l'ennesima volta, infatti, lei fece cozzare abbastanza violentemente la testa (stando attenta a non ferire l'avversario) contro la gola del drago verde smeraldo, che ruggì e tossì mentre il dolore gli impediva di reagire: a quel punto, a lei fu sufficiente portarsi veloce sopra di lui e farlo precipitare col proprio peso. Lo avvolse con le zampe e gli bloccò le ali, chiudendo le proprie per poter cadere in picchiata sul tappeto di foglie che li attendeva pochi metri più in basso. Atterrati, non senza un tonfo attutito dalla miriade di piante che componevano il sottobosco e ricoprivano il suolo come una coperta di cinque o sei centimetri, rotolarono attorcigliati per un po' prima di fermarsi, lei sopra, trionfante, e lui sotto, sconfitto.
Ridendo, il drago in basso tornò ad assumere le parvenze di un uomo, o meglio di un ragazzo di diciannove anni circa, e i suoi occhi verdi smeraldo come la creatura appena sparita incitarono l'altra a fare lo stesso. Ora che il suo corpo aveva misure più ridotte sovrastarlo a quel modo non serviva a nulla, così lei lo imitò.
Col fiatone, rotolò accanto a lui e puntò gli occhi al cielo.
-E con questa- esalò la ragazza -sono nove a tre. Vuoi la rivincita?
David si tirò su a fatica, a causa dei colpi subiti. -No grazie, sono a posto- rispose portandosi una mano alla gola. -Accidenti che male- commentò.
-Scusa- si mise anche lei a sedere.
-Non credere di cavartela con così poco!- sorrise.
-E cosa dovrei fare?- gli diede corda la bruna.
-Anzitutto pulirai la mia stanza al dormitorio, dopodiché laverai i miei vestiti. Per il resto, vedremo.
Giulia si mise a gattoni per avvicinarsi a lui, poi lo baciò. -Questo basta?- chiese, quando si furono staccati.
-Per questa volta- rispose sorridendo.
-Ah, certo- scherzò l'altra.
Ripresero a baciarsi, per essere interrotti pochi secondi dopo da una voce femminile molto familiare. -Disturbiamo? No, perché se volete io e Manuel possiamo anche levare le tende.
I ragazzi si girarono all'unisono verso la bionda e l'altro ragazzo accanto a lei.
-C'è qualche problema?- domandò la leader del gruppo, alzandosi per prima da terra e porgendo la mano al fidanzato che la afferrò per tirarsi su a sua volta.
-Alla base- rispose il ragazzo biondo cenere. -Ci ha chiamato Cal, dice che all'S.R.S.C è suonato l'allarme rosso e dobbiamo muoverci.
-Capito. Jass, hai già chiamato il resto della squadra?
La bionda fece no col capo. -Non è un incarico assegnato a noi come squadra speciale Stray, è un incarico assegnato esplicitamente a noi Draconiani.
-Strano...- commentò l'altra, rabbuiandosi.
-Non chiedere perché, cugina- commentò Manuel, attirando la sua attenzione -ma sono ordini dall'alto. Cal dice che glielo ha chiesto suo padre in persona.
-E il padre di Cal è uno dei boss. Dev'essere grave- commentò David, passandosi una mano fra i capelli neri come la pece. -Sol?
-Tua sorella è già alla base che ci aspetta- rispose Jass.
-Ottimo- concluse Giulia.
I quattro assunsero la forma ibrida quasi contemporaneamente, per poi decollare verso la sede della Società. Nonostante la velocità che riuscivano a raggiungere in volo, ci sarebbe voluta come minimo un'ora prima di arrivare a destinazione: senza contare, inoltre, che entro un quarto d'ora sarebbero arrivati a sorvolare la città e la sua moltitudine di persone, e avrebbero dovuto considerevolmente rallentare e salire di quota onde evitare di essere visti dal traffico dell'ora di punta, anche se la ragazza a capo della squadra sinceramente dubitava che qualcuno, impegnato com'era a non fare in ritardo a lavoro una volta consumata la pausa pranzo, si concedesse dei minuti da passare col naso per aria alla ricerca di una distrazione.
Ad ogni modo, era meglio essere prudenti.
Non appena gli altri palazzi della metropoli si fecero ben nitidi all'orizzonte, una chiamata arrivò all'auricolare dei quattro che si fermarono a mezz'aria battendo ritmicamente le ali per poter rispondere.
-TierraDracon- prese la parola Giulia, dopo aver accettato la chiamata.
-Tierra, sono Cal- esordì il ventitreenne dall'altra parte dell'apparecchio. -Non perdete tempo a tornare qui, la questione per la quale abbiamo contattato voi quattro non è al Quartier Generale.
-Quindi dove ci dirigiamo?
-Ti ho già inviato le informazioni sul palmare. A est della città, alcuni dei nostri agenti in giro di ricognizione hanno detto di aver visto qualcosa di strano, ma non hanno fatto in tempo a capire cosa fosse. Non indovinerai mai chi li ha sorpresi in zona e ridotti in fin di vita. Ti do un indizio: occhi rossi, pelle cadaverica... ti dice niente?
-Skye- sussurrò.
Era molto che quel misterioso meticcio fra mille e più Creature non si faceva vivo. Ma, nonostante tutto, quegli occhi rubino ma freddi come il ghiaccio, incastonati in quel viso pallido e incorniciati da capelli argentati... come si poteva dimenticare il proprio peggiore nemico? Colui in grado di farti fuori prima ancora di rendertene conto? Centoventi anni di attesa passati incastrati nel corpo di un bambino di dieci anni con ali d'aquila grigie come il fumo di certo non rendono granché cordiali.
-Ok, ricevuto. Ci dirigiamo immediatamente lì- concluse la conversazione la ragazza.
-Buona fortuna- riattaccò Cal.
-Ho sentito bene?- domandò David. -Ci hanno chiamati per occuparci di Skye?
-Non esattamente- risposi io. -Degli agenti dell'S.R.S.C hanno visto qualcosa di strano a...- prese il telefono da una delle tasche della cintura nera come la divisa che tutti indossavano -...circa tre chilometri a est della città. Skye li ha solo attaccati, e anche brutalmente a quanto sembra, ma a giudicare dal fatto che sono ancora vivi... sembra che si sia trattenuto. Ad ogni modo mandano solo noi quattro per precauzione, probabilmente perché siamo gli unici finora ad avergli tenuto testa.
-Chiaro- commentò Jass. -Ci muoviamo?
-Non hanno specificato cosa fosse questo “qualcosa di strano”?- domandò Manuel, mentre il gruppo riprendeva a muoversi.
-Cal non ne ha parlato, quindi immagino di no- rispose la cugina. -Ma faremmo bene a tenere gli occhi aperti. Se quel tipo è nei paraggi, di certo non sarà nulla di buono.
Il resto del volo procedette tranquillo. I quattro Draconiani volavano composti: in testa c'era la loro leader di terra, con lo sguardo di un indefinito colore fra il blu e il verde che scrutava il paesaggio sottostante, gli artigli bianchi come il suo drago pronti a scattare in caso di picchiata rapida o attacco a sorpresa; poco dietro, in posizione obliqua, il drago del vento e le sue squame verdi smeraldo volavano seri senza togliere gli occhi di dosso dalla capofila, pronto a dare man forte in caso di problemi specialmente ora che si stavano pericolosamente avvicinando al luogo dell'avvistamento della “strana cosa” e di Skye; dietro a lui volava il drago di ghiaccio dalle squame azzurre che rilucevano alla luce del sole, coi lunghi e mossi capelli biondi legati in una coda in modo che non intralciassero nel suo ruolo di sentinella, e in fondo al gruppo, posizionato all'estrema sinistra per coprire il lato vuoto, il drago di fuoco fungeva da chiudi fila con la coda arancione che, all'improvviso, ebbe un guizzo. -L'avete sentito?- domandò.
Il gruppo rallentò per guardarsi meglio intorno, ma senza scomporre la formazione.
-Io non ho sentito nulla- commentò Jass, gli occhi ambrati sempre posati sul terreno sotto di lei. -Sicuro di non essertelo immaginato, Manuel?
-No, sono certo di aver sentito qualcosa. Ma non so davvero di cosa potrebbe...
In quell'istante un potente ruggito si fece strada squarciando l'aria tersa della giornata e facendo tremare gli alberi della zona sottostante. I quattro si guardarono preoccupati e allarmati, ma pronti ad agire.
-Beh, io ora l'ho sentito!- sdrammatizzò Giulia, per poi individuare rapidamente una zona scoperta dove atterrare senza pericolo. -Scendiamo lì, forza!
I quattro in picchiata arrivarono nella pianura, per poi andare a rifugiarsi in corsa nella zona coperta dagli alberi in direzione di quel terrificante verso.
-Se non fosse impossibile...-spezzò il silenzio David, col fiato pesante per la corsa che stavano tutt'ora continuando -direi che quel verso... apparteneva ad un leviatano!
-Non c'è acqua nel raggio di chilometri!- esclamò la fidanzata. -Da dove diavolo potrebbe arrivare... una creatura simile?
-Concordo! Ma chi conosciamo... in parte anche leviatano?
Lei sbarrò gli occhi, poi si girò nuovamente a guardare davanti a sé aumentando ulteriormente la velocità. -Allora i casi sono due: o Skye cerca di attirarci, e direi che ci sta riuscendo...
-O?- chiese Manuel.
-O insieme è lui... c'è anche qualcuno in grado di ferirlo!
-Ragazzi!- urlò Jass, distraendo tutti. -Per di là! -indicò un punto alla sua destra.
I quattro frenarono bruscamente, sollevando foglie, terra e qualche sfortunato insetto del sottobosco, voltandosi là dove la compagna stava indicando, per vedere un sinistro bagliore rosso che si faceva strada tra gli alti fusti degli alberi.
-Che... che diavolo...?
Non fecero in tempo a chiederselo che un altro ruggito, tanto vicino da far tremare la terra intorno, si propagò assordandoli. Con un segno la bruna fece capire ai suoi compagni di avanzare con cautela, e per prima si fece strada verso la zona illuminata seguita dai tre.
Arrivati, quello che si ritrovarono davanti agli occhi li stupì tanto che dovettero sfregarsi numerose volte le palpebre coi pugni chiusi, prima di crederci. 
Alberi sradicati, solchi nel terreno profondi poco più di un metro come se qualcuno, colpito e fiondato a terra, li avesse lasciati strisciando nel contraccolpo, chiazze di sangue miste ad uno strano liquido blu e addirittura una roccia frantumata in decine e decine di schegge. Come se il paesaggio non fosse già spaventoso e curo di suo, inoltre, letteralmente sospeso nel nulla vi era... proprio quello che poteva essere definito “una cosa strana”. Si trattava di una vera e propria spaccatura nel nulla, colorata di un bagliore iridescente all'interno che emetteva una luce rossa ad intermittenza, a volte più forte e a volte più tenue, e che riscaldava la zona intorno a sé come se fosse stata viva.
Giulia staccò per prima gli occhi da quello spettacolo fantascientifico quanto terrificante, accucciandosi vicino ad una di quelle chiazze blu cobalto e sfiorando il liquido con un artiglio per poi esaminarlo da vicino. -È quasi ironico, ma questo è sangue blu. Skye è sicuramente passato di qui, dato che non può essere che suo.
Nell'istante in cui chiuse gli occhi, la ragazza ebbe una delle sue visioni.


La radura era tranquilla prima che, con un assurdo boato, quello strano squarcio rosso apparisse. Da lì uscì una figura nera, che ancora prima di muovere i primi passi in quel mondo a lui ancora sconosciuto si vide la strada sbarrata da quello che non sembrava nulla più di un ragazzino dalle innaturali iridi rosse. Mosse la bocca, ma non ne uscì alcun suono, e anche la figura sembrò rispondere muta. I due, dopo un rapido scambio di battute, iniziarono a combattere furiosamente, ferendosi a vicenda e combattendo con una rapidità ed una potenza mai viste prima: quando la figura del ragazzino venne ferita due volte, la prima alla spalla e la seconda al ventre, urlò di dolore in maniera tale da sconquassare alberi e terra intorno a sé. Alla fine, la figura nera tornò da dov'era venuta e il ragazzino si ritirò, rabbioso per essere stato così debole.


Sussultò e staccò la mano da quel sangue, attirando con quel gesto brusco l'attenzione dei compagni.
-Non dirmelo- si avvicinò il cugino dai capelli biondo cenere. -Hai visto qualcosa?
-Più o meno...- commentò Giulia. -Solo che è stata diversa da tutte le mie altre visioni... Questa volta quello che ho visto è una cosa già avvenuta, non che sta avvenendo o avverrà. Non era mai successo.
-Forse è la strana energia che sprigiona quest'affare- commentò David. -Sarà meglio fare rapporto a Cal e allontanarci alla svelta. Qui mi da i brividi.
-Non andrete da nessuna parte- commentò calma una figura nera, dalla voce che nessuno riconobbe. -Da quel che ho capito, avete visto troppo.
Prima ancora di accorgersi di cosa fosse successo, una potente folata di vento spinse tutti verso lo squarcio rosso, che in men che non si dica li attirò a sé risucchiandoli.


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Angolo autrici:
Aredhel Of Dorthonion
Allora, come ben avrete capito il primo capitolo è basato su Dragon Tierra II - The Legacy, una delle due storie del cross-over.
Qui abbiamo postato misteri e avvenimenti che saranno molto importanti nel corso della storia; e, come avrete sicuramente dato per scontato, questo capitolo l'ha scritto S_Anonima_E, 
Mentre io ovviamente scriverò il prossimo... quindi mi aspetto che commentiate e ci dite cosa ne pensate di questo progetto scritto a quattro mani!
Ora io scappo... Ciao!
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Un rumore. Un ramo spezzato. Un lamento soffocato.
Ad occhi chiusi, si concentrò su quest'ultimo per chiarire la posizione della preda. Si mise in piedi aguzzando l'udito. Prese una freccia dalla faretra, e la incoccò.
Una folata di vento le scompigliò i capelli bruni, ma fortunatamente non era abbastanza forte da portare il suo odore all'oggetto delle sue attenzioni. Sempre con l'arco teso, si sollevò lentamente dal suo nascondiglio, attenta a non fare movimenti bruschi. Aprì gli occhi rossi, puntandoli sull'animale.
Un passo. Due.
Si avvicinava sempre alla sua preda, ignara di cosa stesse accadendo.
Alzò l'arco, mettendosi di profilo per prendere bene la mira, silenziosa e letale.
La cerva stava bevendo nel ruscello della foresta nei pressi della città, facendo il fatale errore di separarsi dal suo branco. Ignara della sua sorte, continuava a bere dal ruscello, finché non fu il momento.
La freccia incoccata, il braccio teso nello sforzo e le vibrazioni della corda leggera erano le uniche sensazioni che la ragazza percepiva in quel istante. Pronta per il lancio, mollò di punto in bianco la presa e la freccia si separò dall'arco con un sibilo.
Colpì il bersaglio perfettamente al centro della spalla, e la cerva cadde con un tonfo sordo, grondante di sangue. La bruna si avvicinò a lei e, alzandole la testa, estrasse il pugnale dalla cintola stretta all'avambraccio per poi tagliarle la gola e risparmiarle inutili sofferenze.
Morta la creatura, si alzò di nuovo, andò a pulirsi le mani dal sangue nel ruscello, e poi emise un lungo alto fischio. Ne rispose un altro a poco più di due miglia da dove si trovava lei.
Ben presto dalla boscaglia apparvero due ragazzi gemelli: uno dai capelli neri e gli occhi viola, l'altro dai capelli biondo bruni e gli occhi verdi.
-Cosa hai preso questa volta, Aredhel?- esordì il corvino curioso. Lei fece guizzare gli occhi rossi dalla cerva stesa sul prato ai due ragazzi, guardandoli con un sorriso trionfante.
-Oh, andiamo.- esclamò il bruno -non puoi prenderti sempre le prede migliori!
-Ehi, Dorian, non è mica colpa mia.- ribatté la ragazza indignata -Siete voi che non seguite le traccie come si deve!
-Senti, senti,-disse Dorian -sei tornata qui solo da quattro anni e già fai la sfacciata?
Ora stava veramente esagerando. E mai scherzare col fuoco
-Se non sai neanche incoccare una freccia, mi sembra fin troppo scontato che tu non riesca a prendere nient'altro che lepri.- replicò Aredhel riducendo i suoi occhi rossi a due fessure -Vorrei realmente capire come tu non riesca neanche a rendertene conto.
Ora era il bruno ad essere rimasto di stucco. Mai avevano sentito il suo tono tanto pungente, né mai avrebbero creduto di poterlo sentire.
Lei, che di solito era quella più diplomatica, ora minacciava con le parole per colpa di due battutine.
Ma nessuno dei due fratelli fece in tempo a controbattere che la ragazza aveva legato la cerca per le caviglie e se ne andò trascinandosela dietro.
-Hai esagerato, Dorian. Sai benissimo che è molto più brava di noi in molte cose, ma non per questo devi fargliene una colpa- lo sgridò il corvino, una volta rimasti soli.
-Lo so, Adrian, è che mi da ancora fastidio l'evasione di quel pazzo di Aerandir.
-Già, non riesco ancora a capire come abbia fatto...- sospirò il nero -Ci conviene andare, altrimenti Aredhel si arrabbia ancora di più...
E insieme, i due fratelli seguirono la ragazza.
In ogni modo, si fecero perdonare dalla bruna, e tornarono insieme verso la città.
Usciti dalla foresta, camminarono per altre quattro miglia, finché non videro le mura esterne della città. Si avvicinarono sempre di più, fino a raggiungere i piedi delle mure alte cinquanta metri.
-Non finirò mai di chiedermi come hanno fatto a costruire delle mura così alte...- sussurrò Adrian sconsolato. Aredhel gli rivolse un sorriso imperturbabile
-Magia...- rispose lasciva.
Varcarono il gigantesco protone principale, entrando nella zone del popolo, passeggiarono distratti per la via del mercato, salutando tutti e ricevendo profondi inchini in risposta.
La gente per la strada si girava ad osservarli, e i bambini li salutavano con la manina o li indicavano con il dito. Sembrava di essere tornati al medioevo... se non fosse per il fatto che c'erano i jeans e i vestiti terrestri, e per di più la tecnologia era molto più avanzata della Terra. Anche se la maggior parte degli oggetti inquinanti, come ad esempio i le industrie che usavano il carbone oppure gli elettrodomestici ingombranti, erano stati sostituiti dalla magia, per salvaguardare il loro pianeta e possibilmente rallentare la venuta del giorno in cui finirà.
“Perchè ogni cosa ha una fine” pensò con rammarico Aredhel.
Quando si rese conto di cosa pensasse scosse la testa cercando di svuotare la mente, e insieme agli amici si diresse dal macellaio della città.
Entrarono in un negozio dall'aria che sapeva di chiuso, e videro che le finestre erano stranamente sbarrate. Entrarono nel locale, stando bene attenti a dove mettevano i piedi.
Dietro il bancone si trovava un uomo sulla settantina, dall'aspetto malsano quasi quanto il posto dove viveva.
-Buon dì, ragazzi. In cosa posso esservi utile?- parlò l'uomo mostrando una voce gracchiante e profonda. Aredhel prese la sua cerva e la depositò sul tavolo.
-Siamo venuti a portarti questa. Ma dov'è Seth?- disse indicandola. Subito gli occhi del carnefice brillarono. Attirò a sé l'animale morto con una certa avidità e li squadrò uno ad uno con sospetto.
-Oh, non preoccupatevi, ha solo un po' di febbre. Nonostante questo basti alla moglie per trovare una scusa e farlo stare a letto a riposo.- sussurrò lento, ma proseguì -Una cerva in ottima forma, direi... Volete che ve la macelli?
Adrian e Dorian si scambiarono uno sguardo carico di dubbi. Il primo affiancò la ragazza davanti al bancone.
-Esattamente, e fallo in fretta, il banchetto mensile è tra un'ora e per cuocere quella carne ci vuole tempo.- disse minaccioso. Probabilmente anche Aredhel aveva avvertito che c'era qualcosa di losco sotto le brevi domande del sostituto del macellaio, perché annuì indurendo lo sguardo.
E l'uomo acconsentì, capendo di non avere speranze nel rimediare qualche pezzo di carne gratis. Prese in fretta il coltello e tutto il resto, e macellò la cerva in pezzi abbastanza grandi da poter essere cotti nel forno a legna.
Riconsegnò il tutto ai ragazzi, abbassando lo sguardo appena incrociava i loro occhi. D'altro canto, loro lasciarono sul bancone un sacchetto di monete, e si affrettarono ad uscire, desiderosi di andarsene al più presto.
-Arrivederci, Vostra Maestà...- salutò con voce piena di rancore il macellaio.

Ben due ore più tardi, nella piazza principale del castello, c'erano due grandi tavoli che ospitavano tutta la città.
Ogni cacciatore che si rispetti era andato a caccia per quel banchetto, ma la migliore era stata comunque Aredhel: la carne di cerva era morbida e saporita. Molti uomini forti e corposi le davano grandi pacche sulla schiena, sbilanciandola in avanti, e le facevano i complimenti, ottenendo uno strano rossore sulle sue guance candide.
Presto anche tutti gli altri abitanti giunsero dalle loro case, portando ogni sorta di pietanza. Persino i pescatori, che di solito non condividevano le loro pesche se non vendendole al mercato, nel banchetto mensile portavano ogni tipo di pesce.
-Buon dì, Vostra Maestà!- salutavano passando davanti a lei.
Dorian e Adrian la affiancavano sempre, fino a quando il primo non vide una bella ragazza e le corse dietro, riuscendo ad ottenere soltanto uno schiaffo sulla guancia da parte di Aredhel, che lo ricondusse subito al suo posto.
-Però sono riuscito a guadagnarmi un appuntamento...- mormorò al fratello, che sghignazzava, stando attento a non farsi sentire dall'amica.
-Io non ne ho bisogno, ho lei.- disse l'altro abbracciando la bruna dagli occhi rossi e facendola nuovamente arrossire.
Si baciarono a fior di labbra, per non dare spettacolo in pubblico.
-Tesoro!! Sei tornata finalmente!!
Aredhel sobbalzò al suono di quella voce e si volse all'istante nella direzione da cui proveniva. Una donna sulla quarantina stava correndo tutta trafelata verso di lei, reggendosi il vestito in pizzo giallo per non inciampare. Dietro di lei, le domestiche le raccomandavano di non scomporsi così, poiché non era abitudine di una Regina stare in disordine, benché i capelli della donna svolazzassero in ogni angolo.
-Oh, ciao mamma...- disse Aredhel, -Come mai sei inseguita da tutte queste ragazze?
-Oh, be', vedi, non ero ancora pronta ma quando ho sentito che eri tornata sono corsa qui da te.-
spiegò la donna.
-Regina Meril- s'intromise Adrian inchinandosi, immediatamente seguito dal fratello.
-Salve mio buon Adrian... come vanno le cose? Buona caccia oggi?
-Non bene come sua figlia, Altezza- rispose lui gentile.
-Su, smettila di chiamarmi così, d'accordo? D'ora in poi esigo che te e Dorian mi chiamate soltanto Meril.- lo rimproverò scherzosa, rivolgendosi anche al moro dietro di lui -E così farete anche con mio marito, non è vero caro?
Da dietro la regina apparve un uomo poco più grande di lei, dai folti capelli rossi e gli occhi blu, cordiali.
-Certamente, mia dolce regina.
-Ciao papà.- disse di nuovo Aredhel. L'uomo, però, non si limitò a quel salutò e la strinse a sé in
un caloroso abbraccio paterno.
-Figlia mia, passi così poco tempo al castello e con i nobili, che a volte fatico a ricordare che tu sei una Principessa.- le disse sorridendo e ammirandola nel suo abito da caccia. Lei arrossì e sorrise a sua volta.
-Papà, smettila,- gli chiese -anzi faresti meglio ad aprire il banchetto!
Questa storia del banchetto mensile era stata un'idea di Aredhel. Ogni giorno vedeva in strada molte persone senza nulla con cui vivere, ammassata e ridotta veramente male. Vedeva la tristezza e la sofferenza che si trovavano in certi vicoli, e perciò aveva deciso di migliorare la condizione sociale della città, anzi non solo, ma aveva allargato le sue idee a tutto il Reame della Luce.
Così aveva costruito nuovi negozi, per dare lavoro ai disoccupati, aveva allestito delle mense pubbliche, per chi ancora non poteva permettersi da mangiare, aveva allestito degli orfanotrofi con le persone più gentili che potesse trovare per i bambini poveri, e degli ospizi per gli anziani. Grazie alla magia aveva potuto fare cose che nella Terra erano praticamente impossibili. Come ad esempio, creare del nulla giocattoli e copie di libri per i ragazzi, per farli divertire; oppure rigenerare degli arti o altre parti del corpo persi, facendo in modo che anche le persone con un handicap potessero guarire; era riuscita a migliorare le condizioni di vita che purtroppo c'erano tra il suo popolo.
Grazie alle doti magiche sue e di molti altri maghi, aveva compiuto dei “miracoli” come dicevano le persone curate. Nei quattro anni in cui era tornata sul suo pianeta d'origine, Helmi per l'appunto, aveva fatto molte cose.
Persa nei suoi pensieri, non si accorse di un'ombra che la oscurò.
Alzò lo sguardo dopo aver sentito un potente ruggito, e scorse con felicità il suo compagno più sincero e fedele: Eridor, il Drago Guardiano del Regno della Luce.
Lentamente e con eleganza, planò in uno spazio riservato a lui, così che non potesse fare del male a nessuno.
-Ciao, mia bella ragazza- salutò formalmente il drago. Aredhel si avvicinò a lui e spiccò un salto a tradimento, salendogli sul dorso. All'inizio ne fu sorpreso, ma poi scoppiò in una grande risata che sembrava più un rumore gutturale molto forte.
-Brava, vedo che se diventata agile quanto un puma, se non di più.- si complimentò voltando il collo per poterla guardare con la coda dell'occhio enorme.
-Grazie, Maestro.- rspose lei. Lo chiamava così perchè da quando era arrivata aveva sostenuto diverse prove per trovarlo e poi per quei tre anni in cui si era allenata aveva cominciato a chiamarlo Maestro per rispetto.
-Smettila di chiamarmi così, mi fa sentire vecchio.- replicò Eridor con un tono di voce giocoso prima di piegarsi sulle zampe anteriori per spiccare il volo.
Aprì le ali in tutta la sua larghezza e si alzò in cielo.
Aredhel sentiva il vento sul viso, i capelli ricci lasciati in balia di quella corrente d'aria che aveva imparato ad amare.
Volarono per molto, intenti a chiacchierare, e sentivano i loro cuori pieni di vigore e gioia rinata.
-Sai, Eridor, volevo chiederti dove sei andato sei settimane fa.- disse lei a bruciapelo.
Il drago non rispose per lungo tempo.
Era palesemente preoccupato per lei, e ciò non fece che aumentare a sua curiosità. La quale venne perfettamente appagata dal Drago dorato.
-Ero andato nel Reame delle Fiamme a consultarmi con un vecchio amico.- rispose -si chiama Daeron, è il Drago Guardiano di quel Reame. Ogni venti anni si tiene una riunione dei Guardiani in un Reame del pianeta. Quest'anno toccava al reame delle Fiamme. Abbiamo parlato della recente evasione di Aerandir. Pensiamo voglia vendicarsi sul popolo. Maggiormente sulla persona che l'ha condannata.
Aredhel non rimase molto sorpresa da quella confessione, aveva in mente qualcosa del genere già da molto tempo. Una sagoma nera vicino al ruscello la distolse dai suoi pensieri. Comunicò al suo compagno che era meglio andare a controllare.
Atterrarono a diversi metri lontano dalla sagoma, che non si accorse di loro.
La ragazza scese dalla groppa del Drago e mosse qualche passo verso l'uomo, per poi arrestarsi all'istante.
-Aerandir...- mormorò. Era poco più di un sussurro, ma l'uomo lo percepì. Si girò di scatto verso l'elfa che lo guardava leggermente impaurita.
-Ma bene... la Principessa in persona.- esordì rude e con un ghigno maligno stampato in faccia. Lei non si fece intimidire, anzi sguainò la sua spada e la puntò verso l'evaso. Il ghigno di lui sparì non appena capì l'affronto.
Un ruggito ruppe il momentaneo silenzio che si era creato, costringendo Aerandir ad indietreggiare verso l'acqua.
-Un drago.... credevo fossi in un altro reame...- sussurrò lui più a sé stesso che a Eridor. Ma Aredhel non aspettò un attimo di più e si diresse verso l'uomo incappucciato con la spada alzata.
L'affondo fu parato, ma nonostante tutto il nemico barcollò.
-Ti uccidero, sporco infame. Fosse l'ultima cosa che faccio.- promise la ragazza. Ordinò al Drago di non intervenire sostenendo che quella era la sua battaglia.
Combatterono per diversi minuti, finchè non sentirono dei cavalli venire verso di loro. Erano Adrian e Dorian che li raggiungevano, pronti ad intervenire nel duello.
-State indietro!- gridò Aredhel mentre spingeva la sua spada contro lo spadone del nemico. Il clangore delle armi che si incrociavano era udibile per tutta la radura, e sembrava intenzionato a non cessare.
-Ti distruggerò, sporca elfa!- esclamò Aerandir. Ma era in svantaggio: aveva due ferita, una al fianco e una sopra l'occhio. Il sangue che gli colava dalla ferita sopra il ciglio gli rendeva difficile la visuale.
Provò un affondo diretto alla coscia sinistra della ragazza, ma questi andò a vuoto.
L'uomo incampò sul proprio mantello e finì gambe all'aria.
Mentre Aredhel stava per dargli il colpo di grazia, urlò uno stano incantesimo che risuonò nello spazio circostante.
Si alzò un forte vento, che impediva all'elfa di colpire. Uno squarcio rosso si aprì sopra di loro e da esso vennero catapultate fuori quattro sagome.
Una di esse cadde direttamente sopra Aredhel, lasciando così Aerandir libero di fuggire.
Appena la sagoma si alzò dall'elfa, si scoprì essere una ragazza dai capelli bruni come gli occhi.
Gli altri erano due ragazzi, uno dai capelli neri, l'altro dai capelli come la prima. Ed infine l'ultima persona ad essere stata buttata fuori dallo squarcio appena richiuso era una ragazza dai capelli biondi.
Aredhel si riprese immediatamente, allontanandosi dai nuovi arrivati.
-Chi siete?- esclamò non appena anche quelli si furono ripresi.
-Noi veniamo dal pianeta terra.- disse la bruna.
L'affermazione portò dello scompiglio tra Aredhel, Adrian e Dorian, che non sentivano parlare di quel pianeta da ben quattro anni.
-E come ci siete arrivati?- domando il gemello dai capelli corvini.
-Un uomo incappucciato ci ha condotti qui.- rispose la bionda. Aredhel si infuriò.
Aerandir li aveva mandati qui proprio mentre lei stava per ucciderlo. Coincidenza?
Non credeva proprio. Quei quattro erano suoi alleati, venuti al momento giusto per salvargli la vita. Ma non l'avrebbero passata liscia. Osservò il Drago e anche i suoi altri due compagni, che a
quanto pare erano giunti alla stessa conclusione.
-Voi siete gli alleati di Aerandir!- esclamò l'elfa furente. La bruna sembrò perplessa nell'udire quel nome, perfino spaesata. Ma non la ingannò. Era solo una brava attrice.
-Chi, scusa?- chiese il ragazzo dai capelli neri.
-Non fingere di non saperlo! L'avete appena salvato!- replicò Adrian squadrandolo.
-Abbiamo salvato chi?
-Aerandir! Quell'uomo che avete appena fatto fuggire!
-Noi non abbiamo fatto un bel niente!- replicò nuovamente la bruna.
Aredhel ora era ancor più arrabbiata. Come osavano salvare uno dei più pericolosi criminali del pianeta e poi fingere di non saperne nulla?
-Sappiate che vi trovate sul pianeta Helmi, e che non tornerete vivi da qui!- esclamò lanciandosi a spada sguainata contro la bruna.
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Angolo Autrice:
Ciao! Questa volta è Tierra a parlarvi, e a fornirvi un capitolo scritto da Aredhel.
Le spiegazioni sono superflue, l'unica cosa che chiedo è: secondo voi come si concluderà questo malinteso?
Naturalmente ringrazio luna_09 per la scorsa recensione!
Alla prossima
Anonima

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