Star System

di Kat Logan
(/viewuser.php?uid=120935)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Usagi's Diary ***
Capitolo 2: *** Juliet & Juliet + First day of my new life part I ***
Capitolo 3: *** Welocome to my life + Prede e predatori ***
Capitolo 4: *** Ferite di guerra + I club della discordia ***



Capitolo 1
*** Usagi's Diary ***



Capitolo 1.
Usagi’s Diary

 
 
Usagi lanciò un occhiata furtiva alle stanze del mini appartamento dove ora risiedeva con la sua compagna Ami, situato nell’ala est del più prestigioso e aristocratico istituto del paese, per assicurarsi di essere effettivamente sola.
Una volta accertatasi della sola presenza di Luna, la sua gattina nera, si lasciò andare con poca grazia sul suo letto su cui giacevano innumerevoli oggetti e alcuni capi d’abbigliamento che per pigrizia non aveva ancora riposto nell’armadio.
Una mano s’infilò sotto il cuscino dal quale magicamente sembrò apparire un piccolo registratore.
“Dobbiamo fare una cosa importante Luna!”, sentenziò con fare serio alla gatta che nel frattempo, si era acciambellata ai suoi piedi facendole le fusa.
La bionda si schiarì la voce e spinse decisa il tasto REC.
 
Diario vocale di Usagi Tsukino!” intonò, cominciando a dondolarsi avanti e indietro sul materasso per poi appoggiarsi con la schiena al muro.
“15 aprile 2011. Come avrete capito, se state ascoltando questo nastro, sono Usagi Tsukino e ho sedici anni. Frequento il primo anno qui, all Hasu No Hana Institute. Si, avete capito bene!! Sono finita nella scuola più prestigiosa del Giappone, a cui possono accedere solo due categorie di persone…”.
Alzò il pollice, come per tenere a mente la categoria numero uno.
“La prima è composta da quelli che io definisco i SUPER DOTATI! Eh no! Non mi riferisco ai maschietti con…” s’interruppe arrossendo violentemente per quello che stava per dire.
Ok, maliziose avete capito, non importa che specifichi!” Un colpo di tosse per l’imbarazzo la fece bloccare ancora una volta.
Inspirò profondamente per poi ricominciare a parlare.“Dicevo, i Super dotati sono ragazzi e ragazze con particolari doti. Talentuosi. Persone che magari studiano giorno e notte e hanno una media da brivido, o che vincono borse di studio. La seconda categoria, invece, è formata da…i figli di papà! E che papà che devono avere!! Qui non si parla di spiccioli, ma di cifre astronomiche! Insomma…solo la rata d’iscrizione è di 520.ooo yen!”
Usagi si alzò di scatto, come se non riuscisse a rimanere più immobile per quella rivelazione prendendo a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Io non appartengo a nessuna delle due categorie…” sospirò, “ma questa è un’altra storia. La registrazione è per voi! Piccole e spaesate matricole che prenderete il mio posto un giorno! Voglio avvertirvi di come funzionano le cose qui! Fortunatamente…avendo una compagna molto intelligente e informata sui fatti sono sopravvissuta ai miei primi tre giorni in questa scuola!”
In viso le si dipinse un’espressione orgogliosa e soddisfatta.
“Dovete sapere che c’è una gerarchia! Al primo posto abbiamo l’élite. La crème della crème della scuola a cui appartengono, in questo caso quattro personaggi. Michiru Kaiō, vorrei essere come lei diamine è bellissima!, la sua ehm…”
come potrei definirla?” domandò a sé stessa portandosi un dito al mento con aria pensierosa.
“La sua…amante, Haruka Ten-ō, che io ingenuamente avevo scambiato per un bellissimo ragazzo!” A quelle parole i suoi grandi occhi azzurri presero a brillare.
Il suo migliore amico, Akira Aoki, dagli splendidi occhi ghiaccio…e Minako Aino, la sua ragazza, una tipa un po’ matta ma simpatica in fondo! Bene, i primi tre sono del terzo anno mentre Minako è del primo come la sottoscritta. Credo perciò, che lei sia entrata a far parte della cerchia perché è la ragazza di Akira, che a sua volta ne fa parte per conoscenza… Conoscenza di Ten-ō! In poche parole, chi conta davvero sono Haruka e Michiru. Ma passiamo alle persone al secondo posto nella scala gerarchica.”
La ragazza si portò una mano alla fronte. Quel lavoro le stava costando un certo sforzo. Ricordare poi tutti i nomi di quelle persone a lei sconosciute era un’impresa ardua, ma decise di non demordere e con il tono di una speaker radiofonica vissuta, intenta ad annunciare la top ten dei migliori cd del mese, continuò la sua registrazione.
I popolari. Loro sono un gradino sotto ai primi che ho citato per un unico motivo. Sono del secondo anno. Tra loro sembra esserci una faida. Gli appartenenti all’élite vogliono mantenere il loro primato, mentre i popolari vogliono soffiarglielo. In questa categoria rientrano i fratelli Kou. Ammiratissimi da tutta la popolazione femminile della scuola e ottimi musicisti da quel che ho sentito dire. Ora che ci penso…non si somigliano nemmeno un po’…come fanno ad essere fratelli?! Beh, indagherò anche su quest’aspetto e vi farò sapere, ma passiamo oltre…alle sotto categorie. Alla plebe, ai reietti!”
L’ultima parola venne caricata con un tono cupo e molto teatrale.
Usagi compì una piroetta su se stessa e sistemandosi i capelli con un gesto della mano si decise a completare la sua preziosissima registrazione.
“I teppisti; e qui andiamo sul facile perché c’è né solo una…Rei Hino! Mi domando come sia entrata qui dentro. Questo è un istituto rispettabile e si tiene molto alla disciplina…c’è qualcosa che non mi quadra. Un punto oscuro. Scoprirò di più anche su di lei. Poi ci sono i secchioni e qui rientra Ami, la mia amica. Setsuna Meiō 18 anni al terzo anno e…”
Il suo cuore perse un battito al pensiero del ragazzo che stava per nominare.
“Lo splendido Mamoru Chiba”.
Si portò una mano al petto che sembrò farsi dolorante per quel battere furente contro la sua gabbia toracica.
“ehm…” la sua bocca si fece arida, “ehm…” quel ragazzo di sicuro le aveva rubato le parole e per un momento credette che fosse riuscito a prendersi anche la sua anima, con il solo incrociare il suo sguardo il primo giorno di scuola.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
 
Hola!
Ed eccomi qui, dopo le ultime fic d’azione con un altro tipo di racconto.
*Kat si lancia senza paracadute in una nuova avventura*
Dunque, dunque…ho rimuginato tantissimo sul primo capitolo, cambiando versione per tre volte.
Alla fine, dopo aver scritto e cancellato di tutto e di più, ho optato per “il diario di Usagi” in cui almeno c’è una prima presentazione di tutti i personaggi, che verranno poi approfonditi. (Si perché nonostante abbia scelto Usagi, qui, come “narratrice” non è la protagonista. TUTTI lo sono! E nei prossimi capitoli si affronteranno un po’ tutti quanti per volta).
 
 
Due piccoli appunti:
 
+Akira Aoki+ è un personaggio di MIA invenzione. Ci sono legatissima, è apparso per la prima volta nella mia fic “Stockholm Syndrome”, come il ragazzo – yakuza di Minako. Mi sono talmente tanto innamorata di lui, che ormai me lo “trascino” in ogni racconto, come il suo ragazzo e come migliore amico di Haruka. Mantiene sempre il suo aspetto e il suo carattere, per lui muta solo il contesto sociale/familiare. Perciò chi non ha letto le altre fic non si preoccupi perchè lo si scopre ogni volta J
 
+La tassa d’iscrizione+ Ho letto che le scuole private in Giappone sono molto costose e solo la quota d’iscrizione corrisponde a 5.000,oo euro. Qui, lo messo in yen, spero sia esatto. In caso non lo fosse chiedo venia e prego che qualcuno mi corregga!

- Per ogni domanda, curiosità o per fare quattro chiacchere, potete trovarmi sulla mia pagina fb che è questa!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Juliet & Juliet + First day of my new life part I ***


Capitolo 1.
Parte I
 
Romeo Jiuliet & Jiuliet

 
 
Le pallide luci dell’alba fendettero le lunghe tende bianche svolazzanti, illuminando i due corpi che giacevano ancora aggrovigliati, tra le lenzuola di seta lilla, che ricoprivano in parte il grande letto a baldacchino.
Haruka mugugnò flebilmente qualcosa d’indefinito per poi stropicciarsi le palpebre, prima che i suoi occhi cobalto potessero scorgere il grigiore dell’aurora che ancora nascondeva il sole dietro l’orizzonte, per poi posarsi sulla figura che le stava sdraiata accanto.
Le sue dita accarezzarono tremanti e leggere la pelle candida e vellutata della ragazza che dormiva serena tra le sue braccia.
In quel momento, con quella luce soffusa, le apparve ancora più bella di quanto già non la trovasse normalmente e ringraziò, silenziosa, il destino per avergliela regalata.
Passò le dita tra i fili acqua marina scompigliati sul cuscino. Li scostò appena dal viso di quella, niente doveva nascondere quel volto angelico e delicato, mentre un brivido d’eccitazione le percorse la spina dorsale.
Era come toccare qualcosa di sacro, di prezioso, di proibito.
“Signorina?!” la voce della domestica interruppe il silenzio della stanza bussando vigorosamente alla porta.
“Signorina Michiru?!” gridò ancora facendo alzare e abbassare la maniglia della porta in un gesto di stizza.
Haruka balzò giù dal letto affrettandosi a recuperare tutti i suoi vestiti sparsi sul pavimento.
Fortuna che abbiamo chiuso a chiave!
Gli occhi blu intenso dell’altra si aprirono a quel fastidioso richiamo che aveva messo fine al suo riposo.
“Sono sveglia! Arrivo, arrivo!” esclamò con voce impastata dal sonno.
“Signorina, i suoi genitori la stanno aspettando per la colazione!”
“Sono degli psicopatici…” sibilò la bionda infilandosi la maglietta stropicciata, “ti fanno svegliare alle cinque e mezza,  non è normale, Michi!”
“Oh sta zitta un po’!” la riprese Michiru, tirandola a sé per un braccio per farla nuovamente cadere sul letto vicina a lei.
Uscì dalle coperte, sorridendole; e con sguardo felino dopo averle bloccato piano i polsi si sistemò sopra al suo corpo per poi baciarla con tutta la passione che aveva in corpo.
Haruka si sentì andare a fuoco a quel contatto.
Doveva trovare la forza di andarsene da lì, una forza che non aveva o meglio che non voleva avere.
“Signorina, ha detto qualcosa?” s’informò preoccupata la donna chiusa fuori dalla stanza.
“No assolutamente!” disse contrariata Michiru per essere stata interrotta, “Arrivo! SPARISCI!” concluse poi con un tono che aveva perso ogni sfumatura di gentilezza, mentre la ragazza clandestina in camera sua si liberò a malincuore da quella piacevole prigionia, finendo di vestirsi e mettendo una gamba a cavallo della finestra.
“Vai!” le disse sottovoce Michiru, per poi baciarla un ultima volta, “qui si mette male…Mary sembra intenzionata a buttare giù la porta!”
“Signorina ma è bloccata là dentro? Perché si è chiusa a chiave?!”
Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio!” rispose la bionda con fare teatrale.
L’altra rise piano. “Salutarsi è una pena così dolce...che vorrei dirti addio fino a domani..."
“Ci vediamo a scuola, Juliet!” le fece l’occhiolino Haruka.
“A dopo Romeo!” concluse facendo volare un bacio nell’aria, che la bionda prese prontamente portandoselo al cuore.
Non appena si fu assicurata che Haruka avesse toccato il suolo sana e salva, Michiru si apprestò ad aprire la porta che sembrava tremare sotto i colpi dell’inserviente.
“MARY!” il tono di voce e la visione della sua padrona senz’abiti, fece sobbalzare la donna nella sua divisa nera con grembiule in pizzo bianco.
“Signorina, si copra! Si prenderà un raffreddore!!”
“E’ per questo che chiudo a chiave! Ho cominciato a dormire nuda! Ora che sai che sono viva, vegeta e sveglia…puoi andare! Raggiugerò i miei genitori a momenti!”
“Va-vado ad informarli su-subito!”
Michiru girò gli occhi. Sospirò appoggiandosi con la schiena alla porta in mogano, perdendosi qualche istante con lo sguardo nella sua stanza.
Anche per questa volta, l’abbiamo fatta franca!
 
 

***

 

Parte II
 
First day of my new life

 
Usagi, ormai sconsolata gettò dietro le proprie spalle la piantina della città, che aveva guardato al contrario sino a quel momento per poi appoggiare al marciapiede il pesante borsone che si stava trascinando dietro come se fosse ricolmo di pietre; e la gabbietta con all’interno la propria gattina.
“Oh, Luna…credo ci siamo perse!” sospirò con fare tragico portandosi una mano alla fronte.
“Mi domando perché nonna abbia tanto insistito perché frequentassi questa scuola assurda…” continuò a parlare come se l’animale potesse darle una risposta.
“Era la sua ultima volontà con tutti quei soldi che aveva risparmiato per far si che potessi frequentarla!”
Il cellulare rosa le squillò insistentemente nella tracolla del medesimo colore, che riportava le stampe di alcuni coniglietti bianchi, interrompendo il suo dialogo con Luna che miagolò flebilmente.
“Pronto? Oh ciao Ami!”
“Usagi dove sei?” domandò con tono agitato l’amica dall’altro capo.
“Uhm…non ti arrabbiare…”
“Quando inizi così non è una buona notizia”.
“Ma no! Ma no! è solo che…” la biondina ridacchiò nervosa, sapendo di averla fatta grossa. “Mi sono persa!”
Aveva sempre avuto un pessimo senso dell’orientamento e di questo tutti ne erano a conoscenza.
“Non ci credo…devi arrivare in tempo! Bisogna che porti tutte le tue cose al dormitorio prima dell’inizio delle lezioni e del giro dell’istituto tenuto dal comitato di benvenuto!”
“Mamma mi aveva fatto chiamare il taxi ma…”
“Spiegami come hai fatto a perderti con un taxi, Usagi!” La interruppe incredula l’altra.
Usagi sbuffò lasciandosi andare sul proprio borsone come se fosse una panchina.
“Forse ho sbagliato a dare l’indirizzo. Insomma…non mi ricordavo il nome preciso della via!”
“Chiama un altro Taxi ti do io l’ind-”
“Oh  non occorre!” la interruppe Usagi col naso all’insù. “Ho appena notato la cancellata con la targa dell’istituto dietro alle mie spalle!”
“Allora ti aspetto al dormitorio!”
“Va bene! Arrivo! A tra poco!” disse concludendo la chiamata e alzandosi pronta a raggiungere la sua scuola che sarebbe divenuta la sua nuova casa.
In pochi passi raggiunse oltre il viale alberato, l’imponente cancellata in ferro battuto che ritraeva due enormi fiori di loto stilizzati, da cui la scuola prendeva il nome.
Avanzò titubante, un piede dopo l’altro.
L’edificio principale possedeva una scalinata in marmo bianco e un colonnato degno di una reggia.
“Che lusso…” sibilò tra sé e sé emettendo un flebile fischio d’ammirazione.
Usagi si perse nel guardare il verde in cui era immerso l’istituto, le ampie vetrate che lasciavano filtrare la luce e il giardino curato, in cui si ergevano i tronchi secolari di alcuni alberi fioriti.
“Che meraviglia!” La sua voce era diventata un soffio, quello scenario l’aveva completamente catturata lasciandola senza fiato.
 
“FATE LARGOOOOOOO!” la voce squillante di una ragazza dai lunghi capelli biondi, raccolti da un fiocco rosso, arrivò alle spalle di Usagi frantumando la quiete che aveva scaturito il paesaggio nel suo animo.
Correva a perdifiato, come se scappasse da qualcuno, eppure alle calcagna non c’era anima viva ad inseguirla.
“Guarda che non sei in ritardo!” azzardò Usagi come a tranquillizzarla.
“Devo correre, correre, correreeee!! Devo essere la prima a vederl-”, la frase morì stroncata da un tonfo provocato dalla gabbietta di Luna in mezzo al passaggio, nella quale s’inciampò la sconosciuta che nel vano tentativo di tenersi in equilibrio portò con sé Usagi.
“Ahi! Ahi!”
“Scusami eri il primo appiglio disponibile!” cercò di discolparsi la folle corritrice, massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
“Non fa niente! Ti aiuto ad alzarti!” le tese una mano Usagi.
“Oh, un gatto!” esclamò l’altra prendendo la mano della ragazza senza staccare gli occhi dalla gabbietta, “come si chiama?”
“Luna”
“E’ una lei, ma che carina!! Anche io ho un gatto! Artemis! E’ già nella sua nuova stanza!” disse con un sorriso per poi presentarsi.
“Piacere sono Minako! Ah oggi non è il giorno della divisa!” specificò guardando cosa indossava.
“Ehm…” Usagi si osservò da capo a piedi un po’ imbarazzata.
“C’è un giorno specifico per questa?”
“Si, non hai letto l’opuscolo?! E’ il mercoledì!”
“Capisco…” ma di quale opuscolo parla? C’era una guida da leggere? Oh mamma mia che sbadata che sono!
“Allora, come ti chiami ragazza con la divisa nel giorno sbagliato? Devi essere anche tu una matricola!”
“Già è il primo giorno! Sono Usagi! Ma…dove stavi andando così di fretta?”
Domandò curiosa.
“Dal mio fidanzato!” disse con gli occhi che presero a brillarle non appena pronunciò quella parola.
“Non lo vedo da tantissimo, lui è più grande. L’ho conosciuto in America!”
“Oh, hai vissuto là?!”
La domanda non trovò risposta a causa dell’improvviso sgommare di due auto sportive rosse fiammanti, che fecero la loro comparsa nel parcheggio della scuola alzando un nuvolone di polvere di notevole proporzione.
Gli studenti presenti cominciarono a tossire e a strofinarsi gli occhi irritati a causa del polverone, quando due figure alte comparvero attraverso quella nebbia che avevano sollevato.
Il ragazzo proprietario di una delle due macchine scese mostrando un sorriso sghembo all’altra figura snella dai capelli color miele.
“Ho vinto!” esultò con aria trionfante, alzando le braccia tatuate al cielo.
“Ma zitto! Non hai vinto un bel nulla! Nessuno mi batte, Akira!”
“Eccolo!” Minako saltellò su se stessa per la gioia.
“E’ quello biondo?” indagò Usagi non sapendo dire chi dei due tipi fosse più affascinante.
“Ma no, la bionda è una ragazza! E’ Haruka!”
Le labbra dipinte con uno strato di lucidalabbra di Usagi andarono a formare una piccola o.
Assomiglia ad un ragazzo ma…è bellissima.
“Akiraaaaa!” Minako si lanciò nell’ennesima corsa sfrenata, allontanandosi da lei.
Si diresse dal moro buttandogli le braccia al collo, mentre lui la sollevò da terra facendola girare nell’aria come se fosse un peso piuma.
Alla visione della scena, si alzò un coretto stupito di “oh” seguito da urletti e gridolini provenienti dalla maggior parte delle ragazze presenti nel cortile.
 
“Ma chi è quella che è corsa in quel modo da Akira Sempai?”
“Oh no, ha la ragazza! Ma non si è mai fatta vedere qui! Che sciagurata!”
“Sembra più piccola!”
“Non ci credo, non ci credo!”
 
Minako salutò con un abbraccio e una spettinata amichevole di capelli Haruka, che sembrò sbuffare per quel gesto affettuoso anche se lo sguardo trasmetteva tutto il contrario.
 
“CHE FORTUNA! CONOSCE ANCHE HARUKA SEMPAI!”
 
Questa volta il chiacchericcio generale stava assumendo le sembianze di urla isteriche degne delle peggiori fangirl.
Ci manca solo che si strappino i capelli a ciocche!
Usagi cercò di captare qualche informazione utile, ma la confusione generale le permise solo capire che quei due dovevano essere molto desiderati dalle ragazze dell’ Hasu No Hana Institute e che Minako si era sicuramente accaparrata una buona dose d’invidia e di gelosia dalle presenti.
Non appena decise di mettersi alla ricerca dell’ala est, per trovare la propria stanza ed evitare una crisi isterica da parte di Ami, la sua attenzione fu catturata da una limousine bianca che entrò lentamente sul ciottolato.
La ragazza notò che all’arrivo della vettura s’interessarono anche i ragazzi oltre che alle studentesse, che fino a un attimo prima non avevano occhi che per i due piloti.
Dev’essere una persona importante… suppose Usagi, aspettandosi di veder comparire una qualche celebrità del cinema.
L’autista scese dalla limousine per aprire la portiera, ma Haruka lo precedette.
A quel gesto si levò un sospiro generale seguito da alcuni “com’è romantico” delle spettatrici, che non sembravano averne mai abbastanza di compartecipare ad ogni gesto di quelle persone.
Dalla macchina scese una ragazza molto più bassa di Haruka, che le diede la mano.
Sfoggiava un elegante completino bianco con un copri spalle azzurro turchese che si sposava alla perfezione con i lunghi capelli acqua marina.
Ogni movimento della nuova arrivata era intriso di finezza e grazia, sembrava incantare chiunque posasse il suo sguardo su di lei.
Erano una coppia perfetta quelle due insieme. Anziché camminare parevano danzare nell’aria e Usagi per un istante giurò di aver visto un alone dorato contornarle.
 
“Manca giusto il canto degli angeli quando arrivano quelle!” sbottò irritata una voce sconosciuta.
“Dai Seiya, non sarai mica invidioso!”
“Non dire cavolate Yaten, ce le mangiamo a colazione quelle…”
“Quanto rancore che serbi però!” si aggiunse un altro ragazzo.
“Puoi tenere le tue osservazioni per te Taiki sai?!”
“Appena sveglio sei più antipatico del normale!”
“Come mai hai deciso di essere così loquace sta mattina?”
 
Allora non proprio tutti sono in completa adorazione di –
Usagi dovette persino interrompere il suo pensiero venendo spintonata da una parte all’altra da alcune studentesse, trasformatesi improvvisamente da amebe sbavanti a mandria di pecoroni impazziti, che tentarono di avvicinarsi ai tre arrivati.
Stava perdendo l’equilibrio per la seconda volta in quella mattinata quando due braccia forti arrivarono a sostenerla da dietro le spalle.
Un profumo intenso, caldo e pungente le inebriò i sensi.
Non riuscì a dare un nome a quella fragranza, sapeva solo che le stava dando alla testa.
“Devi stare attenta…” la voce del suo  salvatore, aveva un che di melodioso.
“Qui la gente impazzisce, finirai per essere travolta e farti male!”
Usagi si liberò a malincuore da quella stretta, si voltò per ringraziare il proprietario di quella premura e quando incrociò il suo sguardo blu egiziano dal taglio orientale, contornato da sottili fili corvini si sentì venir meno.
“Gra-grazie…” disse con un filo di voce.
Smettila di fissarlo in quel modo Usagi. Penserà che discendi da qualche razza di cane sbavoso se continui così!
“Non c’è di che!” Un sorriso scoprì i suoi denti bianchi perfetti, “ci vediamo dopo!”
“Co-come?” stava parlando ancora con lei? Aveva capito male?
“Sei nuova no?!”
Usagi accennò un si poco marcato con il capo.
“Allora ci vediamo alla presentazione dell’istituto, io mi occupo del giro, faccio parte del comitato di benvenuto!”
Non potevano scegliere un benvenuto migliore! Mi sento male! No, cioè bene, benissimo! Così bene da…
“Basta con i vaneggiamenti!”
Ora fu il turno del ragazzo più grande a rimanere interdetto.
Oh no, che figuraccia! Stupida! Stupida! Stupida!
“Mamoru?!” una voce femminile attirò l’attenzione dell’altro impedendogli di indagare su ciò che l’era sfuggito di bocca.
“Sbrigati! Dobbiamo prepararci!”
Usagi guardò nella direzione di quel richiamo e poté notare, con suo enorme dispiacere, che la proprietaria della voce era una studentessa dalla carnagione olivastra e un’aria misteriosa.
“Hai ragione Sets! Scusami!”
Mamoru salutò con un cenno Usagi e si avviò verso la ragazza che lo prese a braccetto dirigendosi verso l’entrata.
Che sia la sua ragazza?
Le labbra che s’increspavano in un sorriso per lei le rimbalzarono in mente provocandole un senso di vertigine.
“Non ho mai visto niente di così bello…”
“Parli di me testolina buffa?”
Il ragazzo moro, che poco prima aveva dimostrato la simpatia di una iena con i due compari le aveva appena rivolto la parola.
Usagi si guardò attorno. Lo sciame di studentesse psicopatiche in preda agli ormoni sembrava aver concentrato tutte le loro energie per braccare gli altri due.
“Che delusione…non dirmi che ti riferivi all’architettura di questo posto…” continuò l’altro con un sorriso furbo che gli attraversava il viso da parte a parte.
“Sono Seiya Kou, novellina!”
“Hai finito di darmi dei soprannomi? Nemmeno ci conosciamo! Non è che abbiamo tutta questa confidenza!”
“Potremo averne però…”
Che faccia da schiaffi!
“Ti sei persa?” domandò poi senza smettere di sorridere.
Usagi sospirò.
Forse è il caso di farsi aiutare!
“Alloggierò…uhm…nell’ala est, sai dirmi qual è?”
“No, non mi dire…” disse con aria contrariata, “Ti hanno messa li?! Accipicchia!”
“Pe-perché? Non va bene?”
“Beh…” Seiya giocherellò con la sua lunga coda di capelli color catrame.
“Diciamo che li ci finiscono quelli…”
“Quelli come?” lo incalzò Usagi presa dal panico.
La sua mente non poté far a meno di elaborare un thriller con tanto di psicopatico che si aggirava per la fantomatica ala est, torturando ed uccidendo le nuove ed innocenti matricole.
“Magari c’è un errore…potresti farti spostare! Scommetto che sei qui perché sei una modella di riviste teen o una cosa del genere no? Sei piuttosto carina!”
Usagi avvampò.
La iena mi ha appena fatto un complimento?
La ragazza scosse vigorosamente il capo.
“Mi dispiace deluderti ma non lo sono!”
“Hai vinto una borsa di studio?”
“No”.
“Sei la fidanzata di una star?”
“Nemmeno!”
“Allora…uhm…” Seiya sembrò sforzarsi parecchio per trovare il suo possibile background. “Ci sono!” Annunciò con gli occhi scintillanti.
“Sei un’ereditiera!”
“No”.
“Di buona famiglia, con un passato vagamente aristocratico?”
“No, anche questa volta!”
“Figlia di artisti?”
“Sono una normalissima poveraccia che è stata sbattuta qua dalla nonna psicopatica ormai defunta!” disse tutto in un fiato.
“Oh! Mi dispiace!”
“Non fa niente, ormai la nonna è morta da un po’.”
“Non per quello…intendevo…”
Usagi alzò un sopracciglio.
“Temo che allora non ci sia alcun errore. Sei proprio nell’ala est. Pazienza!”
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
 
Ciao a tutti!!
Innanzi tutto grazie per le recensioni al primo capitolo! Sono contenta che vi sia piaciuto! *__*
Questo secondo capitolo, che poi cronologicamente è prima del precedente (siccome riguarda il primo giorno di scuola), ho fatto una fatica pazzesca a scriverlo. Forse perché non è propriamente il mio genere…tuttavia non demordo! Ho cominciato? E ora continuo! Voglio vedere dove vado a finire e che pasticcio viene fuori.
Il primo giorno era troppo lungo da scrivere tutto qui perciò, anche il prossimo sarà un po’ la seconda parte di questo.
Vi avverto, presto tornerà il diario vocale di Usagi!
Mamoru probabilmente diventerà OOC perciò non appena subirà la sua “trasformazione” di carattere aggiungerò il tag agli avvertimenti.
(Io faccio il tifo per Seiya! :P)
 
 
Piccolo appunti:
I personaggi anche se sono nella stessa scuola hanno età diverse.
Michiru, Haruka e Akira ovviamente non sono matricole. Così come Setsuna e Mamoru. Lo stesso vale per i fratelli Kou, se vi ricordate nel primo capitolo Usagi dice che i popolari sono sotto agli altri perché sono del secondo anno :D

+Blu egiziano+ l'ho scelto per gli occhi di Mamoru per non tirare in causa sempre il solito noioso azzurro o celeste. Nell'antichità era un colore molto pregiato.
 
Baci baci.
Kat

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Welocome to my life + Prede e predatori ***



Capitolo 2.
Parte I
Welcome to my life

 
 
Al tempio Hikawa,  da quando la giovane nipote del sacerdote che lo abitava era diventata un adolescente turbolenta, la quiete sembrava essere qualcosa di totalmente sconosciuto.
Ma la causa di tutto il trambusto mattiniero che violava il silenzio necessario al rito propiziatorio del vecchio Hino non era Rei, la sua giovane erede, bensì la seconda moglie del padre della ragazza, che con le sue curve formose da donna latina quale era e un tono di voce che avrebbe potuto essere riconosciuto come inquinamento acustico si muoveva da una stanza all’altra blaterando in spagnolo.
“Por Dios Reita y tarde!”  Esclamò la matrigna, aprendo violentemente la shoji in un fastidioso fruscio che contribuì al brusco risveglio di Rei.
“Andale Chica!”, la incitò con un battito di mani, simulando una mezza piroetta simile ad un passo di flamenco accompagnando il movimento da un sorriso radioso ed energico.
La mora rimase coricata nel suo futon, non intenzionata ad alzarsi dalle calde lenzuola, cercando d’ignorarla quanto poteva.
“Reita?!”
Rei per tutta risposta si portò il cuscino sulla testa e rimanendo ad occhi chiusi trovò solo la forza di masticare un “Siamo in Giappone qui…non si parla spagnolo, vattene!”, con voce ancora impastata dal sonno.
“No entiendo…”
“No, no entiendi!” la ragazza si mise seduta di scatto, visibilmente innervosita.
Perché è andato a quel congresso a Barcellona? Non poteva trovarsene una Giapponese?
Maledì mentalmente suo padre e la sua assurda fissazione dell’avere una figura femminile per lei in casa.
Un punto di riferimento, qualcuno con cui potesse parlare, confrontarsi, durante le sue lunghe assenza da casa a causa del lavoro di politico che praticava.
Qualcuno dotato di spirito materno.
Se mamma non fosse morta…
Quel “se” le saltava spesso in testa. Alcune volte era talmente prepotente da fermarla per tutto il giorno, da farla perdere in fantasie e opzioni che non avrebbero trovato un fondamento nella realtà; e quando accadeva, Rei, doveva sforzarsi di trovare la forza per dire a se stessa che era inutile arrovellarsi su quell’idea perché dalla morte non si torna indietro.
La frangia spettinata le scivolò sugli occhi e con uno sbuffo la spostò appena, così da lanciare uno sguardo pregno di rabbia alla donna di suo padre.
“Non andrò a scuola fino a che tu non te ne andrai da qui!” la minacciò a braccia conserte, con l’espressione di chi non vuole scendere a compromessi.
“Ma…Reita…”
“Non chiamarmi Reita! Il mio nome è Rei! Claro?!”
Gli occhi color cioccolato sembrarono accogliere la sfida della ragazza. Carmen si portò le mani ai fianchi, ancheggiando appena e sorridendo compiaciuta di ciò che stava per dire. Prese un lungo respiro e cercò di mettere insieme una frase che non avesse nulla di spagnoleggiante così da essere il più comprensibile possibile.
“Vuoi che chiami tuo padre?”
Le pupille di Rei saettarono verso l’alto, osservando il soffitto.
Maledetta.
Non aveva nessuna intenzione di subirsi una telefonata che se anche oltreoceano sarebbe potuta benissimo durare un’ora e mezza, zeppa di raccomandazioni su come gestire la propria vita per essere dei vincenti e sul fatto di trattare con i guanti Carmen.
Non esiste.
“Bueno, vamos?” il piede batté impazientemente sul tatami aspettando la resa dell’altra.
“Vamos Carmencita! Vamos! Così al dormitorio non dovrò subirmi le tue urla mattutine in questa sottospecie di lingua idiota!”.
La mora gridò quella frase, indispettita dal dover deporre le armi, alzandosi di malavoglia  e cercando di placare il raptus omicida che provava nei confronti di Carmen.
“Ti verranno le rughe Reita cara se sarai siempre così  enojada!” sospirò la donna.
Rei non l’ascoltò.
Si limitò a svestirsi, per infilarsi i primi abiti che avrebbe trovato nell’armadio, mentre mandava giù il sapore amaro della sconfitta e meditava vendetta.
Hai vinto una battaglia, non la guerra!
 

 
***

 

Parte II
Prede e predatori

 
 
 
Usagi aveva seguito Seiya, che l’aveva guidata oltre il cortile per poi arrivare ad un complesso più basso rispetto alla scuola in sé, situato accanto ad una biblioteca in mattone scuro che aveva le sembianze di una cattedrale.
Per tutto il tragitto la ragazza aveva notato diversi sguardi curiosi, scivolare su di loro, ma non aveva osato proferire parola o chiedere spiegazioni al nuovo conoscente.
Si era limitata ad osservarlo, silenziosa, premurandosi di non farsi scoprire dall’altro che sicuramente avrebbe colto l’occasione per metterla in imbarazzo.
Non lo conosceva ma a prima vista aveva capito che Seiya era sicuramente il tipo di ragazzo sicuro di sé, dall’aria arrogante e che si divertiva a lanciare frecciatine ogni qualvolta poteva.
“Eccoci qui…” esordì fermandosi e mostrandole il complesso di edifici davanti a loro.
“Grazie mille per avermi accompagnata!” disse timidamente la bionda perdendo completamente la sua parlantina.
Se Mamoru l’aveva colpita come un fulmino a ciel sereno folgorandola in pochi secondi con la sua gentilezza e delicatezza, Seiya aveva il fascino dell’ignoto.
“Non c’è di che testolina buffa, io però non posso proseguire oltre…”
La smorfia che assunse in viso Usagi sottolineò la sua perplessità a quell’affermazione.
“I dormitori sono divisi in femminile e maschile. Il regolamento è chiaro in questo…” Seiya alzò gli occhi al cielo recitando a memoria “Agli studenti di sesso maschile è vietato entrare nei dormitori delle ragazze. Ogni violazione di questa regola verrà punita severamente”.
“Capisco…” dovrò decidermi a leggere questo benedetto regolamento! “Beh, ora sarà meglio che vada! Tra poco c’è il giro per le matricole ed io sono una ritardataria tremenda! Ma la mia amica non me lo perdonerà se le faccio fare una figuraccia il primo giorno! Grazie ancora!”
Lo liquidò con quelle poche parole, prendendo a correre trascinandosi dietro i propri bagagli e il cuore che le si era fatto pesante nel petto all’improvviso.
Ma la voce di Seiya le arrivò chiara alle orecchie, facendola rallentare appena e scatenandole una risata fragorosa, oltre ad un colorito acceso sulle guance.
 
“Se vorrai ringraziarmi con un bacio, sono sicuro che saprai dove trovarmi!”
Lui, aveva l’aria del predatore.
 

 
***

 
 
 
Nonostante il caratteraccio, Haruka Ten-ō dedicava a Michiru Kaiō tutte le attenzioni possibili trattandola come una vera e propria principessa.
Forse era proprio quel lato galante e cavalleresco, che possedeva nei suoi confronti, unito al suo fascino magnetico e all’indubbia bellezza a renderla l’oggetto dei desideri della maggior parte degli studenti.
“Porto io i tuoi libri, Michiru…” disse con voce calda prendendole delicatamente dalle mani la piccola pila di volumi che l’altra stava tenendo in equilibrio tra le sue braccia.
“Non occorre, hai già i tuoi…”
“Oh andiamo, la scena si ripete tutte le mattine tale e quale da anni ormai! Ce n’è proprio bisogno?” intervenne Akira scompigliandosi la chioma corvina e sistemandosi la tracolla che portava a penzoloni.
Minako accanto a lui ridacchiò leggermente. “Lasciale stare…sono così carine! E poi…” si appese al suo braccio, strusciandoci appena la testa bionda come fosse un gattino, “potresti farlo anche tu, ora che ci sono anche io qui!”.
“Complimenti Haru, ora comincerà a fare i confronti tra noi due…” sbiascicò Akira sbuffando rumorosamente.
“Di cos’hai paura? Che possa batterti?”
“Non sfidarmi…”
“Ok, ok. Non volevo scatenare una guerra!”
“Ah Mina…non preoccuparti. Anche questo si ripete ogni mattina! Se non battibeccano tra di loro lo sai…non stanno bene!” la rassicurò sorridente Michiru.
“Ah proposito…” Akira abbassò lo sguardo glaciale sulla propria ragazza, “fai la furba? Non dovresti essere all’orientamento?”
“Ecco parliamone, perché il preside ha affidato il compito a quei secchioni di Chiba e Meiō? Michiru sarebbe stata indicatissima!” si lamentò Haruka.
Akira scrollò le spalle aspettando la risposta di Minako, che a sua volta con fare non curante disse: “Io ho letto l’intero opuscolo prima di venire qui. Non mi serve sapere altro! in più conosco voi! Potreste farmi da guida…sarà noioso il giro organizzato!”
“Appena arrivata e già fai la furba…i miei complimenti Mina! Non ti smentisci mai!”
“Eddai, Haru! Non credo proprio che tu il primo giorno qui abbia fatto l’orientamento!”
“Ti sbagli…”
Minako cercò la conferma di quell’affermazione sul viso di Michiru, che le sorrise.
“Devo dare ragione ad Haruka, Minako…”
“Non ci credo…”
“Credici. Ho fatto la giudiziosa io. Vai, ti sarà utile!” la incitò nuovamente l’amica facendole l’occhiolino.
Minako si arrese. Se anche Haruka, in tutta la sua svogliatezza era riuscita ad affrontare il primo giorno diligentemente, lei non poteva certo essere da meno. Così, dopo aver baciato sulle labbra il proprio ragazzo mimando una sorta di broncio e salutato le amiche, si allontanò pronta a raggiungere il punto di ritrovo delle matricole.
“Giudiziosa…” le fece il verso Akira, dandole una spallata amichevole, non appena Minako scomparve dalla loro visuale nel corridoio.
“Non farmi ridere! Solo Mina poteva crederti!”
“Non è una bugia!” protestò la bionda.
“L’hai fatto solamente per rimorchiare Michiru!”
“E se anche fosse? In ogni caso ho partecipato!”
“Eh, si Akira…ha proprio partecipato!” accorse in aiuto della compagna, la ragazza dai capelli acqua marina. “E ha fatto proprio un bel figurone!” si apprestò ad aggiungere mentre lo sguardo color mare si perdeva in stralci di ricordi.
“Io se fossi in te, terrei d’occhio la tua fidanzata sai?”
Gli occhi cobalto e taglienti di Haruka si puntarono in quelli dell’amico che rispecchiavano una distesa gelata.
“Qualcuno potrebbe fare come ho fatto io e cogliere l’occasione per rubartela!” un sorriso serafico le tirò le labbra.
Il ragazzo cercò di soffocare il senso di gelosia che lo pervase in modo tanto violento da mozzargli il respiro. Nonostante fosse conscio del fatto che quella fosse una provocazione scherzosa ed amichevole una parte di lui aveva come un presentimento. Un piccolo campanello di allarme risuonò in tutto il suo corpo mettendolo in guardia.
Le sue pupille rimbalzarono sulla massa di studenti che al loro passare si apriva come le acque del Mar Rosso dinnanzi a Mosè, quando il suo campo visivo venne invaso da tre figure alte e snelle che si muovevano in tutta la loro splendente arroganza.
I fratelli Kou.
Il bello, l’intellettuale e il solitario. Un mix esplosivo capace di far cadere ai piedi qualunque ragazza desiderassero.
Questo posto è pieno di squali. Forse Haruka ha ragione.
 
 

***

 
 
Makoto si sentiva dispersa in quella folla brulicante di sconosciuti.
Aveva frequentato sino a quel momento una scuola che ospitava pochi studenti nella prefettura di Shizuoka, alle pendici del monte Fuji, dove tutti si conoscevano e gli spazi erano limitati ma accoglienti.
Grazie al suo particolare talento in economia domestica e nelle arti marziali, era riuscita ad ottenere un buon punteggio così da poter entrare in quella prestigiosa scuola e trasferirsi nella grande città per cominciare una nuova vita.
Nuova certo, ma sola.
I suoi genitori erano morti quando era solo una neonata in un incidente d’auto e si erano prese cura di lei diversi conoscenti dei suoi genitori.
Era cresciuta in fretta, senza favole della buona notte e con pochi sogni sbiaditi nel cassetto, ma la sua solitudine l’aveva forgiata a dovere e le aveva donato un carattere forte e coraggioso pronto a sfidare le novità della vita in ogni loro forma. Coraggio che sembrava essere scappato però a gambe levate non appena aveva varcato quella soglia.
Spero tanto ci sia un club di economia domestica, o di cucina…
Ai fornelli si sentiva sicura e partecipare a un club culinario l’avrebbe sicuramente aiutata a fare nuove conoscenze.
“Usagiiiii!!” Una voce squillante richiamò l’attenzione della ragazza dai lunghi capelli dorati che stava in piedi accanto a lei.
“Ciao Minako! Oh, ti presento Ami! La mia amica!”
“Tanto piacere!! Sono Mina!” rispose la ragazza tutto pepe che le aveva appena raggiunte, stringendo in una stretta energica la mano della ragazza dall’aria più timida e riservata.
“Il…il piacere è mio!” sussurrò l’altra, tornando poi a guardare i propri piedi.
E’ facile fare conoscenza, visto Makoto?! Non ci vuole un genio! Puoi farcela.
 
“Salve a tutti ragazzi!” Una studentessa più grande dalla carnagione olivastra e un rossetto rosso sgargiante attirò l’attenzione della folla, accompagnata da un ragazzo alto che Makoto identificò come “quel figo gentilissimo di Mamoru Chiba”, grazie ad Usagi, che accanto a lei sembrava tenere un comizio sulla bellezza e la galanteria del soggetto in questione con le due amiche.
“Saremo il vostro punto di riferimento per il primo giorno qui all’ Hasu No Hana Institute, perciò se avete domande non esitate a chiedere. Io sono Setsuna Meiō e questo è Mamoru Chiba!” continuò indicando il ragazzo accanto a sé, che le posò una carezza leggera alla schiena.
“Accipicchia, dici che stanno insieme? Nooo! Nooo!” Usagi si lamentò piuttosto sonoramente, ma Ami e Minako riuscirono a tapparle la bocca prima che le sue frasi riuscissero a raggiungere i due interessati.
“Il nostro istituto si occupa di plasmare le giovani menti di chi lo frequenta. Il simbolo della nostra prestigiosa scuola è un fiore di loto e credo che tutti voi sappiate che racchiude il significato della perfezione e del futuro. Qui, vengono accettati solo i migliori di voi e…”
“Bla…bla…bla! Bello, puoi saltare il discorso che ha scritto il preside è noioso! Facci vedere quello che serve e finiamo qui la pagliacciata del benvenuto!” Tutti si girarono in direzione della voce che aveva interrotto Mamoru.
“E’ uno studente più grande di te, porta rispetto!” s’intromise Setsuna piuttosto irritata dalla ragazza dall’aria impertinente che aveva appena parlato.
Rei fece spallucce, incurante del rimprovero di quella sconosciuta che per lei non aveva alcun valore. Era piuttosto divertita e soprattutto compiaciuta nel leggerle in volto il fastidio che le stava procurando la sua sfacciataggine.
Credo di aver appena trovato la mia preda per i momenti di noia!
La tensione di una possibile rissa scemò con la presentazione di Mamoru che continuò imperterrita. Il ragazzo si premurò di essere il più chiaro e gentile possibile con tutti quanti, spiegando accuratamente la disposizione delle aule, il loro uso e alcuni dei corsi presenti nel programma d’insegnamento.
 
Terminato il giro illustrativo, Ami era pronta con il naso infilato in volantini e fogli esplicativi ad informare Usagi e Minako sui temi non affrontati dai due studenti per mancanza di tempo.
“Andiamo in mensa? Non ho fatto colazione e ho una fameeee!”
“Usagi, sai dove si trova? Non ho la mappa con me!” si affrettò a risponderle Minako guardandosi attorno con aria persa.
“Eccone qui, una per ognuna. Fino a che non ci orientiamo a dovere, sarà bene averla dietro, tutto è così grande qui!” esclamò Ami donando una piantina ad ognuna delle due ragazze.
“Grazie. Sempre attrezzata!”
“Davvero preparata!” commentò raggiante Minako.
“Mi piace avere tutto sotto controllo.” Si limitò a dire Ami arrossendo leggermente.
“E’ maniacale…” sussurrò Usagi all’altra bionda nell’orecchio suscitando in lei una sonora risata.
“Usa! Non prendermi in giro!”
“Hai ragione scusa! Lo sai Mina?! Ami – chan è un vero genio!”
“Sul serio?”
“Ma dai, non esagerare!”
 
Quando varcarono la soglia della mensa su quelle parole, le tre ebbero la sensazione di essere appena entrate in un ristorante di lusso.
Alcuni vasi in ceramica grezza, contenenti alcune piante, decoravano le colonne che si ergevano nel salone.
Il banco dove erano disposte le pietanze era ben pulito ed ordinato con accanto un bancone da bar, in pietra ambrata che s’intonava ai pilastri violacei presenti nella stanza e ai tavolini lucidi accompagnati da comode sedie rivestite con cuscini del medesimo colore.
“Ca-Cavolo!” Usagi rimase senza fiato, mentre i suoi occhi celesti si bloccarono a fissare il soffitto dal quale pendevano alcuni lampadari a goccia in vetro e l’udito era impegnato ad identificare la melodia che aleggiava nella stanza, grazie ad un impianto audio di cui non riusciva ad intravedere le casse.
“Ma…chi ci tiene dietro a tutto questo?” domandò con un filo di preoccupazione nella voce, constatando che nelle scuole normali erano gli studenti a preoccuparsi della pulizia delle aule e degli ambienti scolastici.
“Hanno fondi sufficienti per un personale di pulizia adeguato, tranquilla!” le disse Ami, quasi leggendole nella mente.“E qui…spesso si tengono anche i balli scolastici o alcuni degli eventi che organizza la scuola”, aggiunse per spiegare al meglio come funzionavano le cose all’amica.
“Capisco!”
“Oh, si! Sa proprio tutto!” ribadì Minako visibilmente colpita da quelle nozioni appena apprese e di cui l’opuscolo che tanto citava, non conteneva.
 
“Allora sei tu!” Una voce maschile alle spalle delle tre le fece sobbalzare per lo spavento.
“Chi?!” cinguettò Minako.
“Cosa?” chiese confusa Usagi.
Ami si fermò prima di pronunciare un “quando?”, che avrebbe fatto sfigurare la propria intelligenza.
“Sei tu, quella col punteggio più alto che ha vinto la borsa di studio!” due occhi dai riflessi violacei scrutarono Ami da più vicino. Sul momento la ragazza si domandò se quella colorazione fossa dovuta a delle lenti colorate o alla luce della stanza che riflettendo sugli oggetti impreziosiva quelle iridi che le stavano facendo una sottospecie di radiografia.
Non la stava guardando fisicamente, era come se volesse capire qualcosa in più sul suo cervello, dal punto di vista intellettuale.
“Sei Taiki Kou…” sussurrò in un fiato, un po’ in soggezione.
“Lo conosci?”
“E’ tuo amico?” chiesero Usagi e Minako prontamente, senza riuscire a mettere a tacere la curiosità.
“Sono famoso anche al di fuori di queste mura?”
“Ho fatto delle ricerche…le faccio sempre…”
“Continuo a non capire!” sbuffò Usagi, assumendo un’aria annoiata.
“Secondo anno, frequenta il club di letteratura e ha la media migliore di tutto l’istituto!” spiegò telegraficamente Ami all’amica senza staccare il contatto visivo con l’altro.
“Sappi…” , il ragazzo si passò distrattamente una mano tra i ciuffi castani che gli ricadevano sulla fronte, “che non mi sento minimamente minacciato da te. Nonostante tu sappia molte cose sul mio conto e i tuoi voti siano molto alti…”. Il tono era stato vagamente minaccioso in quell’avvertimento alla sconosciuta, ma Taiki non sembrò pentirsene.
“Nessuno mi ha mai battuto in questo. Voglio mantenere il mio primato!”
Ami vide in quelle poche frasi una sfida. Non avrebbe fatto crollare la sua media per fare un favore a quell’individuo con l’aria da saputello che era saltato fuori dal nulla a minacciarla.
“Senti carino…” Usagi era partita sul piede di guerra. Non era brillante quanto l’amica e ne era perfettamente conscia ma non sopportava che qualcuno la trattasse in modo poco rispettoso come quel ragazzo sconosciuto.
Il dito che gli puntò contro si appoggiò appena al petto di Taiki, le labbra si serrarono pronte per far esplodere un fiume in piena di parole colorite che avrebbero fatto impallidire i letterati delle epoche più disparate, era pronta a contrattaccare, carica come una molla, quando la presenza di qualcun altro la fermò.
“Hei, testolina buffa!”
Di nuovo quel Seiya!
“Chiami carino lui e non me, che ti ho fatto da cavaliere nella ricerca del tuo alloggio? Mi sento offeso!”
“E’ un tuo amico?” le domandò senza troppi preamboli Usagi.
“Non esattamente…perché? Ti piace?”
“Stai scherzando?!”
Seguì un breve silenzio che fu rotto nuovamente dalla biondina.
“E’ stato scortese con la mia amica!”
“E’ mio fratello”.  Si limitò a dire Seiya incurante del comportamento dell’altro.
“I fratelli Kou!” un’altra voce si unì a quelle del gruppetto. Minako la riconobbe subito e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi ad Akira che le si stava avvicinando con aria minacciosa.
Capì, che qualcosa non andava perché non ricambiò a quel gesto affettuoso che gli aveva rivolto.
“Aoki…” ringhiarono in coro i due.
“Dove avete lasciato il terzo mastino?”
“Non sono affari tuoi…”
Ami e Usagi si sentirono confuse. Erano tutti ragazzi più grandi di loro e non avevano la più pallida idea del cattivo sangue che correva tra di loro.
“Diventano miei affari tutto ciò che vi riguarda quando siete a meno di seicento metri di distanza da lei!” disse indicando Minako e tirandola più vicino a sé.
“Cercate nuovi adepti per la vostra piccola setta?”
“Di cosa stanno parlando?” domandò Minako cingendo con un braccio la vita del suo ragazzo.
“Di nulla…”
Seiya tirò le labbra in un sorriso spavaldo.
“Quest’anno vedremo se sarete ancora al vertice!”
“Puoi fantasticare quanto ti pare, basta che tu e i tuoi due cloni mal riusciti non fantastichiate sulla mia ragazza!”
“Non è nei miei pensieri per quanto ammetto, sia carina…” lo punzecchiò l’altro.
Seiya aveva sganciato una bomba. Lo capì dai pugni che Akira stava stringendo convulsivamente lungo il suo tronco cercando di non prenderlo a botte davanti a tutti; e lo intuì anche dal modo in cui un’ombra oscurò quegli occhi chiari con cui si era scontrato più di una volta.
In meno di un secondo aveva individuato il punto debole del suo avversario, ignaro che di li a poco, suo fratello Yaten avrebbe contribuito a scatenare una vera e propria guerra.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Non mi sembra vero! Sono riuscita ad aggiornare!! *___* Ogni volta faccio una fatica del diavolo a partire col capitolo ma poi…comincio a scrivere e vorrei andare avanti all’infinito!
Prede e predatori…mi sembra un titolo azzeccato per questa seconda parte del capitolo no?! Mi piace questa guerriglia che inizia a delinearsi! Muhahahah!!!
Per la prima volta ho scritto qualche riga su Makoto, sono piuttosto su di giri, non avrei mai pensato di farlo. Ovviamente piano piano assumerà anche lei più importanza nel racconto.
Ah, io non so minimamente lo spagnolo. Perciò spero che ciò che ho scritto non sia totalmente errato. Ho spolverato le poche parole che so e mi sono aiutata con internet. Se tra di voi c’è qualcuno che lo conosce bene e mi vuole segnalare gli errori, sarò lieta di correggere il tutto.
 
Dunque…qualche noticina:
 
+Hasu No Hana+: è il nome dell’istituto e letteralmente significa in Giapponese, Fiore di loto.
+Shoji+: sono le porte scorrevoli, tipicamente giapponesi. Quelle che si vedono anche in molti anime, credo che alcune parti siano fatte in carta di riso, se non erro.
+ No entiendo + : Non capisco.
+ enojada +: Arrabbiata
 
* Usagi si preoccupa per la pulizia della scuola. Per chi non lo sapesse la figura del bidello in Giappone non esiste assolutamente. Sono gli studenti a dover tenere dietro agli spazi scolastici e alla loro pulizia. Non so come funziona negli istituti privati in realtà.
 
Ultima cosa! Lo so mi perdo in chiacchere ogni volta. Per chi non fosse sulla pagina fb può dirmi qui (se non riesce a votare al sondaggio) cosa preferisce.
Siccome…i personaggi sono tantissimi e vorrei parlare un po’ di tutti quanti, mi piacerebbe sapere da voi se preferireste che dedicassi dei capitoli ad ognuno nello specifico (del tipo: la prossima volta è solo su Haruka e Michiru, quella dopo solo su Ami…ecc) o se vi piace più che continui su questa linea. Ovvero li butto tutti insieme nella mischia e piano piano verranno fuori le caratteristiche  di ognuno di loro e le varie vicende.
 
Buon Natale a tutti quanti!
Kat

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ferite di guerra + I club della discordia ***


Capitolo 3.
Parte I
Ferite di “guerra”

 
 
Quando aprì gli occhi, Usagi si ritrovò nella propria stanza.
Un odore pungente di provenienza sconosciuta, le solleticò le narici facendola stranutire; mentre la mano si portò di riflesso dalle labbra alla fronte per il dolore alla testa che si fece sentire con una fitta lancinante.
Come ci sono arrivata qui?
Puntò i gomiti sul materasso riuscendosi a sedersi sul letto e notò sulla propria divisa una vistosa macchia verde che aveva tutta l’aria di essere salsa wasabi, nonché, la responsabile dell’odore che stava prepotentemente disturbando il suo olfatto.
“E questa? Ora mi toccherà rimanere senza divisa nel giorno in cui va messa se non la laverò in tempo! Che pasticcio!” disse con tono basso e lamentoso, imbronciandosi appena.
Si guardò attorno ancora spaesata, chiamò titubante il nome di Ami ma in risposta ricevette solo un flebile miagolio da parte di Luna, che acciambellata al davanzale della finestra era intenta a godersi i raggi tiepidi del sole.
Passò davanti allo specchio e vedendo la sua immagine riflessa si bloccò emettendo un “oh” di sorpresa.
“Sembro appena uscita da un cassonetto della spazzatura!”
La riflessione le uscì spontanea nel vedere diverse macchie di cibo sul proprio abito e i capelli arruffati e spettinati, ma la cosa che attirò la sua attenzione fu l’ombra violacea che troneggiava sul suo occhio destro.
“Un…” mandò giù avvicinando le dita alla zona scura “livido?!”.
A quella scoperta, seguì lo stupore che scemò lentamente in uno stato di confusione, quando la risposta sembrò arrivarle sotto ai piedi.
Un piccolo post it blu, giaceva a terra.
“Deve essersi staccato…” osservò raccogliendolo e leggendo ciò che c’era scritto.
“Sono andata a iscrivermi al club. Il ragazzo moro mi ha aiutata a portarti in camera dopo la tua caduta.  Ami”.
Caduta? Ragazzo moro?! Ma che…  I pensieri di Usagi che si accalcavano violentemente nella sua mente dettero improvvisamente una brusca frenata.
“Ora ricordo!” esclamò alzando un pugno al cielo, stropicciando energicamente il foglietto tra le dita.
“Luna, occorre ricostruire i fatti dell’incidente appena avvenuto! Registratore!”, dichiarò alla gattina come se fosse in grado di passarle l’apparecchio a cui era tanto affezionata.
“Certo che potresti collaborare, me lo prenderò da sola…non importa”, disse con aria imbronciata frugando nella propria borsa e afferrando il piccolo oggetto scintillante.
 
“Diario vocale di Usagi Tsukino, devo assolutamente ricostruire la dinamica dell’incidente appena avvenuto”. Premette un momento il tasto pausa per concedersi un gridolino di entusiasmo prima di continuare la propria registrazione.
“Mi sento tanto detective!” Si appoggiò al muro, osservando la propria immagine malconcia.
“Porto i segni della lotta sul mio volto…” disse con aria sofferta.
“Ho capito che in questo istituto bisogna combattere per la propria sopravvivenza e per la propria incolumità. Questa ferita di guerra me lo ricorderà sicuramente!”, il tono della sua voce assunse un timbro grave.
“Care matricole…nessuno è al sicuro e la mensa è un posto pericoloso anche se appare come uno splendido ristorante di lusso. Non lasciatevi ingannare!”
Sospirò, stoppando nuovamente la registrazione e in quel momento davanti ai suoi occhi riuscì a vedere nitidamente ciò che era successo qualche ora prima.
La discussione tra Akira e Seiya era degenerata in una lotta con il cibo a cui inevitabilmente aveva preso parte tutta la parte del corpo studenti, che si trovava nella sala da pranzo al momento della lite.
Chi era stato ad iniziare Usagi non lo ricordava, forse perché non lo riteneva un dettaglio importante.
“Ecco come è successo!”, il momento dell’ incidente ora le era chiaro.
“Attente. Fate attenzione alle bucce di banana!!! Sono dei veri e propri killer. Oggi durante lo scontro tra alcuni dei membri appartenenti al gruppo dei popolari e Akira Aoki, studente più grande, ammiratissimo e al vertice della scuola è scoppiata una guerra all’ultima pietanza! E mentre cercavo riparo dalle bombe di cibo la buccia di una banana mi ha fregata!”.
 
 
“Un piede dietro l’altro Usagi! Corri verso i tavoli!” La voce di Ami le dava istruzioni in mezzo alla folla intenta a colpirsi con i più svariati piatti presenti nel menù di quella giornata, ma la bionda, ad un passo da quella che appariva come la propria salvezza in quel momento, non prestò attenzione a ciò che c’era sul pavimento.
Una buccia di banana l’attendeva sul marmo lucido come una trappola mortale, nella quale Usagi cadde rovinosamente.
Fu un attimo e si ritrovò a scivolare, agitando le braccia nell’aria alla goffa ricerca di un appiglio che non si fece trovare, finendo a terra in quello che non si poteva certo definire un atterraggio morbido.
“Oddio è caduta di faccia!”
Usagi riuscì a riconoscere la voce di Ami che si affannava alla ricerca di soccorsi .
 
“E poi lo vidi.” Affermò riprendendo con aria sognante la registrazione.
“Il mio angelo salvatore è venuto in mio soccorso”. Sospirò, lasciando che il suo battito accelerasse al pensiero dei due occhi chiari che incrociò per la seconda volta quella mattina.
“Posso affermare senza ombra di dubbio, che lo splendido Mamoru Chiba mi ha salvata un’altra volta”.
 
 

Parte II
I club della discordia

 

Club di Economia Domestica
 
“Sono Akira Aoki, presidente del club di economia domestica!”, il ragazzo chinò appena il capo mostrando un sorriso smagliante, dopo la sua presentazione alle nuove matricole che prontamente avevano deciso di iscriversi al suo club pomeridiano.
Non aveva mai capito se le ragazze partecipassero per la loro passione verso la cucina e il cibo o per la sua bella presenza, ma in quel momento poco importava il motivo che aveva spinto tutti quei visi estatici e sognanti nel suo regno, perché il pensiero che lo tormentava era biondo, vivace, goloso e dagli occhi color cielo.
E’ stata davvero una buona idea che Mina si sia iscritta qui?
Non che non la volesse al suo fianco. Aveva sognato per lungo tempo di poterla avere accanto anche a scuola, così da poter passare ogni minuto insieme della giornata e ad averla sott’occhio ma ora era turbato.
Era come se stesse mostrando al mondo il suo tesoro più prezioso e lo spingesse sotto al naso dei ladri più astuti.
E’ davvero perché è così pasticciona che non ha voluto saperne del mio club o c’è dell’altro?
Il pensiero che fosse andata a iscriversi nella squadra di pallavolo lo faceva sentire tranquillo. Erano tutte ragazze, in più Haruka era sempre nelle vicinanze essendo a capo del club di atletica perciò non aveva nulla da temere ma aveva avuto come la sensazione che ci fosse dell’altro quando la ragazza, con un sorriso aveva affermato di non poter prendere parte anche al suo club per un altro impegno.
Che impegno ha così urgente nella mia ora?
A quel pensiero strinse convulsivamente un mestolo nella propria mano, respirò a fondo, perdendosi per un momento con lo sguardo al di fuori della finestra per poi prestare attenzione alle giovani donzelle che fremevano per sentirlo parlare con loro.
“Dunque...credo sarebbe appropriato cominciare con qualcosa di semplice”, cominciò dovendosi fermare immediatamente perché attirato dal vociferare e dal ridacchiare poco lontano da lui.
 
“Sotto la sua guida sarà tutto facilissimo”
“Ah quanto è bello!”
“Zitta o ti sentirà!”
 
“Pensavo perciò di insegnarvi a preparare qualche cioccolatino aromatizzato…”
 
“Oddio, lo sapevo è quel tipo di ragazzo!”
“Si, dolce!”
“E anche sensibile!”
“Romantico!”
“Ricordiamoci che è fidanzato, sta con quella bionda!”
“Si ma…non è nemmeno qui!”
“Che sciagurata!”
“Se Akira senpai fosse il mio ragazzo non lo mollerei nemmeno un secondo!”
 
Inutile concentrarsi. Anche i discorsi delle ragazze adoranti e prese dalle loro fantasie lo inducevano a concentrarsi solo su Minako.
Ah, dannazione! Che avevi da fare?! Minaaa!!!
 
“Insomma, la volete smettere?!”
Una voce femminile zittì immediatamente le studentesse che non riuscivano a trattenere la propria ammirazione nei confronti di Akira.
“Non vedete che gli fate perdere tempo? E poi è uno studente più grande portate rispetto!”.
Il ragazzo andò in cerca della voce che aveva nuovamente parlato e scorse tra le teste una lunga coda castana di capelli mossi.
“TU!” indicò la ragazza con il mestolo, come se fosse uno scettro, “qual è il tuo nome?”
La ragazza sobbalzò indicandosi il petto, “di-dice a me Aoki senpai?” domandò titubante.
“Si parlo con te!”
“Ora la riprende, così impara a fare la superiore!”
“Sono…sono Makoto Kino, mi perdo-”
“Non scusarti!” la interruppe Akira con in volto dipinto un sorriso sereno che disintegrò all’istante la speranza delle ragazze, di un rimprovero da parte da sua verso quella che le aveva zittite senza troppi complimenti.
“Ti ringrazio”, disse avvicinandosi a lei e appoggiando le mani al suo tavolo.
“Mi sembra che tu sia qui per ascoltare i miei insegnamenti culinari, non per perdere tempo”.
Makoto annuì con un cenno del capo.
Per quanto la sua voce fosse calda e rassicurante le scatenava dentro una sorta di soggezione e d’imbarazzo.
“Credo che quest’anno avrò bisogno di un braccio destro…ti andrebbe di aiutarmi?”
Un “ooh” generale di stupore si levò nella stanza in attesa della risposta della nuova studentessa.
“Con piacere!”, si limitò a rispondere con un filo di voce e il fiato corto.
Cos’era quella sensazione allo stomaco? E il suo fiato che fine aveva fatto? Le sembrava di aver appena corso per chilometri ed essere rimasta senza respiro.
Forse ho fatto bene a non iscrivermi al club di karate e a venire qui.
“Bene, prendi la tua roba e vieni accanto a me, a capo della classe!” la incitò Akira senza posare il suo amato utensile e continuando a sventolarlo per aria come una bacchetta magica.
“Davanti a voi avete degli stampi…” cominciò a spiegare gironzolando per l’aula, fermandosi poi accanto a Makoto “e…questo cos’è?” , le domandò portandole sotto al naso un bastoncino profumato.
“Cannella!”
“Molto bene! Brava! Perciò…aromatizzeremo i nostri cioccolatini con la cannella!” affermò soddisfatto il moro.
“Vi ho fatto una lista degli ingredienti che potete trovare sui vostri tavoli, cominciate a prepararli ed eseguiremo insieme il resto dei passaggi!”, esclamò guardando le ragazze mettersi all’opera e affrettarsi a preparare il tutto minuziosamente per non fare brutta figura davanti a lui.
“Sembri una persona minuziosa e attenta…” disse rivolgendosi a Makoto, intenta a scartare il panetto di burro che aveva tra le mani.
“Hai guardato bene il volantino dei club?” le domandò incuriosito e con fare non curante.
La ragazza annuì arrossendo appena.
Co-come è vicino!
“Allora sapresti dirmi…”
Makoto concentrati e ascolta, non pensare a cose strane.
“Quale diavolo di club ha il mio stesso orario?!”
Gli occhi verdi e vispi della ragazza si puntarono nelle lande grigie e desolate di Akira.
“Se non ricordo male…moda…”
No, Minako non lo sceglierebbe, si cucirebbe le mani da sola non sa rammendare nemmeno i calzini!
“Il club di matematica…” continuò la sua nuova kohai facendosi più pensierosa, “Ah si! E quello di teatro!”
Bingo! Ci metto la mano sul fuoco che si trova li!
“Grazie, sapevo che eri un ottimo braccio destro! Attenta a quel burro però o finirà sul pavimento!”
 
 
Club di teatro
 
“Credo che Aoki, ve la farà pagare!” constatò Yaten trascinando la scala sul palco di assi in legno.
“Se mai…ce la farà pagare, caro fratellino!” rispose prontamente Seiya a braccia incrociate.
“E io cosa centro? Sono arrivato dopo quel casino in mensa!” ribatté l’altro sbuffando e dando una spinta al moro per incitarlo a rendersi utile; e non a limitarsi di stare in piedi fermo a fare bella presenza.
“Tu fai parte di noi, perciò centri sempre…”
“L’avete provocato, lo sapete che va fuori di testa quando si tratta di cibo, insomma avete sprecato tutto quel ben di Dio per colpirlo!”
Seiya fece spallucce. Non aveva alcun rimorso per aver preso parte a quella piccola battaglia.
Solitamente non era nel suo stile contrattaccare in un modo così selvaggio e plebeo ma in quell’occasione non aveva avuto altra ispirazione, perciò aveva prontamente risposto lanciando avanzi dai tavoli addosso al nemico.
“In ogni caso non ho paura di lui”.
“La ragazza sta bene?” cambiò discorso il fratello porgendogli uno scatolone con alcune luci colorate e addobbi di ogni genere e forma.
“Chi la sua?”
“No, quella che ti piace, che è caduta come un baccalà di faccia!”
“Oh, testolina buffa!”
“Ha già un soprannome?” domandò alzando il sopracciglio e piuttosto stupito Yaten.
“A cosa servono queste cose?” sviò l’argomento Seiya fingendosi poco interessato a quella conversazione.
“Il preside ha detto che il ballo per le matricole quest’anno verrà organizzato qui in teatro…”
“E dobbiamo occuparcene noi? Non dovrebbe esserci l’altezzosa Michiru Kaiō a bacchettarci come schiavi con la scusa che è coordinatrice?”
“Arriverà a momenti, tranquillo. Serbi del rancore nonostante ti abbia fatto entrare nel dormitorio femminile? In fin dei conti ti ha fatto un favore. E’ andata contro le regole per te!”
“No, stop. Fermo!”, si apprestò a sottolineare i fatti il moro abbandonando nuovamente il suo lavoro.
“A me, non ha fatto nessun favore, se mai…l’ha fatto a testolina bionda…”
“Quella che ti piace!”
“Hey, non ho mai detto questo!”
“Ma è palese”.
“Vuoi stare zitto e ascoltarmi?!”
“Sono tutt’orecchie fratellone!” disse ridendo l’altro.
“Dopo aver portato testoli -”, Seiya sospirò per poi correggersi. “Usagi…in infermeria…”
Ah, allora un nome vero ce l’ha!
“L’ho portata al dormitorio perché non poteva occupare il lettino per troppo tempo. Dormiva come un sasso e la sua amica, quella con cui ora Taiki è in competizione perché è un mezzo genio come lui, non era certo in grado di portarla fino alla stanza. Perciò Michiru il favore l’ha fatto a loro concedendomi di entrare nella loro zona, non certo a me che ho faticato come un mulo!”.
“Vedrai che ti ringrazierà, una volta ripresa…e allora tu avrai l’umore meno nero!” affermò con un sorriso Yaten eliminando le luci natalizie dal repertorio per il ballo da organizzare. “Ma non viene nessuno quest’anno?” domandò poi notando la platea deserta.
A quelle parole una massa di capelli biondi urlante si presentò nel teatro dell’istituto correndo a tutta velocità.
“Scusate il ritardo!”
Yaten si voltò verso la ragazza che li aveva raggiunti.
Aveva il fiatone per la corsa e cercava di scusarsi sventolando davanti alle loro facce il foglio delle presenze, spiegando che voleva aderire al loro club.
Il ragazzo si strofinò gli occhi e si diede un pizzicotto per controllare di essere sveglio.
Quale angelo mi risveglia dal mio letto di fiori?”, si ritrovò a pronunciare citando Shakespeare incantato da quel viso arrossato per lo sforzo dai tratti morbidi e allegri che lo stava fissando divertito per quelle parole.
“Wow, fate sul serio..” disse in un sibilo la ragazza per poi inclinare leggermente il capo e tendergli una mano presentandosi prontamente.
“Sono Minako Aino! Primo anno!”
Una matricola. Una matricola bellissima che sembra un angelo.
Seiya capì dallo sguardo del fratello che lo aveva perso completamente, cosa davvero rara.
Divertente. Yaten scommetto farà di tutto per conquistare la ragazza del nostro caro Aoki! Pensò il moro sogghignando appena.
“Lui è Yaten, l’altro mio fratello!” si apprestò a presentarlo Seiya.
“Tanto piacere! Sentite…” cominciò Minako pronta a far gettare le asce di guerra che aveva notato in mensa in presenza di Akira.
“Non so quali siano i problemi che avete con Akira ma…mi auguro possiate andare d’accordo con me per lo meno, voglio partecipare a questo club. Mi piace esibirmi e sarebbe un’ottima cosa per il mio curriculum poterlo fare, siccome il mio sogno è quello di diventare un idol!” spiegò raggiante.
Seiya incrociò le braccia al petto, tamburellando il piede al pavimento scricchiolante.
“Se ti unissi a noi…sarebbe tutto più facile, non corre buon sangue come avrai già capito, tra i tuoi amici e noi tre. Non vogliamo grane!”
 
“Ci vorrebbe un po’ più di gentilezza nel dire le cose, Mr. Kou!” la voce melodiosa di Michiru rimbombò entrando nella platea.
Ho una certa esplosione di sonno che mi viene addosso. Perciò me ne vado!” affermò Seiya simulando uno sbadiglio di noia.
“Per carità. Shakespeare in bocca a te suona come una bestemmia! Evita di citarlo o finirà per rivoltarsi nella tomba!”
“La tua fidanzata ti ha fatto mangiare pane e cattiveria a pranzo Michiru?” ribatté Seiya, punto sul vivo.
“Non ho tempo da perdere qui con voi. Credetemi, vorrei essere altrove anche io e tra un’ora devo andare a gestire il mio club d’arte, perciò, mi auguro che collaboriate senza farmi perdere troppo tempo…cosa che infastidirebbe entrambi! Oh, ciao Minako! Non sapevo avessi scelto di unirti a queste bestiole!”
La bionda si grattò il capo pensierosa.
“Michi, per favore non dirlo ad Akira!”
“Si arrabbierà, lo sai”.
“Appunto per questo non devi dirglielo però lo sai…sai quanto amo recitare…”, a quelle parole gli occhi di Minako si fecero ancora più grandi e Michiru vi lesse tutta la passione e la dedizione che aveva quella ragazza nell’inseguire i propri sogni.
Provò per un momento a mettersi nei suoi panni. Era sua amica e nonostante anche Akira lo fosse, se lei fosse stata nella situazione di rischiare di litigare con Haruka per il club d’arte ne avrebbe sofferto molto. Forse si sarebbe comportata nello stesso modo, forse avrebbe agito proprio come lei.
“Non dirò nulla…”
Minako le gettò le braccia al collo urlando di gioia.
“Michiru sei grande!”
“Non dirò nulla se Akira non me lo chiederà, siamo intese? Se mi fa una sola domanda non mentirò!”
“Va bene, va benissimo! Grazie! Grazie!”
“In quanto a voi due…” Michiru puntò la penna contro i due ragazzi che teneva nella mano libera dal quaderno che stringeva nell’altra, “fuori di qui non si parla di questa storia!”
“Non preoccuparti. Lo sai che se non siamo costretti non ci teniamo a parlare con la vostra piccola cerchia di eletti!” la rassicurò Seiya.
“Bene, ne sono lieta! Ed ora mettiamoci al lavoro!”
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Pensavo di non riuscire più ad aggiornare e invece eccomi qui.
Mi scuso per aver fatto passare tanto tempo, ma tra esami e impegni vari non sono riuscita a concentrarmi su questa fic, che verrà aggiornata una volta al mese circa, in quanto sapete che Love Trap ha la precedenza e devo “giostrarmi” anche con l’università.
 
In questo capitolo ho citato alcune frasi di Shakespeare di “Sogno di una notte di mezza estate”,  non si vede che sono una patita di Shakespeare eh?! XD
Nel prossimo spero di riuscire a dare un po’ più di spazio anche alla coppia Haruka /Michiru dato che mi pareva opportuno concentrarmi prima su Usagi, che pensa di essere stata “salvata” da Mamoru, quando è evidente che di mezzo ci sia Seiya e il nostro Yaten che sembra aver puntato Minako che all’insaputa di Akira è passata al nemico.
 
Il titolo “I club della discordia” preannuncia già una certa aria di tempesta che credo si possa intuire.
 
Ad ogni modo spero di non avervi annoiato e che vi sia piaciuto.
Ricordo che alcuni personaggi come Mamoru sono OOC.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=872767