Mena Strife

di Silly Tettya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dieci anni prima ***
Capitolo 2: *** Caro diario ***
Capitolo 3: *** Egoista! ***
Capitolo 4: *** Kai ***



Capitolo 1
*** Dieci anni prima ***


Nota dell'autrice:

Konnichiwa! Questa storia l'avevo pubblicata sul mio vecchio account (prima mi chiamavo Zackina_Cloudina) ma con quello avevo combinato un sacco di casini e quindi ho pensato di riscrivere la storia (:P). Chiedo scusa a coloro che mi conoscono già o che hanno già letto la storia... Mi sa che vi toccherà aspettare finchè non avrò pubblicato nuovamente tutti i capitoli perchè nel mio vecchio account li ho già cancellati tutti e lì ho già inviato la richiesta di cancellazione di account (^^"). Detto questo vi lascio leggere/rileggere la storia! (^_*)

PS: Ho lasciato un'altra "Nota dell'autrice" per coloro che leggono per la prima volta la storia! (^_^)





Mena Strife




 Dieci anni prima

 
 
 
-Mena!- il ragazzo si trovava sul portico e stava chiamando la bambina smarrita, com'era possibile che una bambina di dieci anni si allontanasse ogni volta che metteva un piede fuori casa?
Raggiunse la stradina principale in cui si trovava la vecchia macchina arrugginita e l'entrata di Nibelheim che un paio di volte veniva attraversata da visitatori o da sua madre che rientrava dalle spese di Rocket Town, ma non c'era traccia della piccola peste.

Dove si sarà cacciata?

 -Mena!- mentre camminava per tutta Nibelheim urlava il suo nome, sperava con tutto se stesso che non si sarebbe nascosta da qualche parte nelle Montagne Nibel, allora per lei non ci sarebbero state più speranze.
-Che c'è Cloud?- sentì la voce infantile della bambina dietro le sue spalle, eccola.
Era seduta sui gradini davanti la Shinra Villa con il libro aperto di "Loveless" in mano, un altro luogo da non sottovalutare, si raccontava che era piena di fantasmi e che appena entri lì dentro non ne esci più vivo, almeno questo l'aveva sentito dire dai ragazzini che rifiutavano sempre di giocare con lui.
-Sei impazzita?!- attraversò il cancello e si avvicinò a sua sorella -Sai benissimo cosa dice la gente di questo posto!- la prese per il braccio e la trascinò lontana dalla villa.
-Ehi! Lasciami!- continuò a trascinarla fino al portico della casa Strife.
-Mamma mi ha detto di cercarti perchè è ora di cena!- aprì la porta di casa, spinse la piccola dentro casa e la richiuse alle sue spalle.
-Per questa volta non dirò a mamma dove ti sei cacciata, altrimenti ti chiuderebbe nella tua stanza per un mese.-
-Che m'importa! Stavo solo leggendo un libro! Per cosa dovrebbe punirmi?- incrociò con stizza le braccia al petto, non era superstiziosa come la gente di Nibelheim, odiava quelle dicerie dei fantasmi nella Shinra Villa o quella dei mostri nelle Montagne Nibel.
-La Shinra Villa è pericolosa! Tanta gente è entrata lì dentro e non è più tornata! Lo stesso vale per le Montagne Nibel!- Mena stava per ribattere, ma lasciò stare, per lei era inutile sprecare il fiato con dei tipi superstiziosi come suo fratello, possibile che lei era l'unica che non credeva a quelle sciocchezze?
-Che succede?- la madre vide Cloud dirigersi con aria infastidita e arrabbiata verso la sua stanza, dalla faccia del biondo si capiva che aveva litigato nuovamente con sua sorella. Sospirò con aria rassegnata e raggiunse sua figlia che era rimasta impalata vicino la porta con le braccia incrociate e le guance rosse gonfiate che mostravano l'orgoglio spezzato della piccola.
-Avete litigato di nuovo?- prese la sua piccola manina e la trascinò delicatamente sul divano, la piccola non cambiò espressione e affondò le spalle nel cuscino -Lo odio!-  gonfiò nuovamente le sue guancette e scalciò il tavolo che si trovava davanti a loro -Non posso mai andare in nessun posto!- la madre l'accarezzò sulla guancia e sorrise -Si sta solamente preoccupando per la sua sorellina.- la piccola cambiò posizione in modo da stare con le gembe incrociate sul divano, non riusciva mai a stare ferma neanche quando era arrabbiata. La madre si alzò e si diresse verso la cucina -Ti va di mangiare un po' di verdura?- svuotò una busta che si trovava sul tavolo e ne uscirono diversi tipi di verdura -Oggi non ho avuto tempo di fare la spesa...- disse la madre sorridendo con imbarazzo, ma quando vide che Mena non la stava ascoltando il sorriso le morì sulle labbra.
-Perchè non parli con lui?- disse avvicinandosi alla piccola bionda, quest'ultima spalancò le iridi celesti e avvampò -Mai!- la madre rise di gusto e le sussurrò nell'orecchio -Forse sta spiando ancora la vicina.- la frase fu seguita da un occhiolino furbo, poi la donna tornò alla cucina e tagliò la verdura rumorosamente. La faccia della piccola s'illuminò all'improvviso e sorrise, sapeva benissimo che suo fratello aveva un debole per la vicina. Saltò dal divano e raggiunse la stanza del fratellone, aprì delicatamente la porta senza far rumore e sbirciò nella stanza.
Eccolo!
Il biondo quattordicenne  era seduto davanti la scrivanìa e stava guardando dalla finestra, non per ammirare la vista della città, ma per un altro motivo. Mena trattenne una piccola risatina e si avvicinò pian piano al fratellone, era immerso nei suoi pensieri e dalla finestra si poteva guardare dentro la stanza della Lockhart, Mena non ricordava il nome della ragazza che abitava lì dentro, ma le bastava sapere che quella Lockhart faceva impazzire suo fratello.
In quel momento Cloud ammirava il modo in cui stava seduta sulla sua scrivanìa a scrivere in un quaderno, chissà se era il suo diario segreto oppure il quaderno in cui c'erano i compiti delle vacanze, ma dalla finestra di Cloud si potevano vedere solo i capelli scuri e lunghi della Lockhart e la sua sagoma seduta su una sedia davanti la scrivania, proprio come Cloud.
-CHE FAI FRATELLINO?!- gli urlò nell'orecchio facendolo cadere dalla sedia per lo spavento, quest'ultimo la guardò con rabbia, forse perchè lo aveva interrotto mentre stava fantasticando di sposarsi un giorno con la bruna.
-Fuori dalla mia stanza!- indicò la porta infuriato e continuò a guardare con rabbia la sorella che, a sua volta, stava sorridendo con sarcasmo.
-Va bene!- disse la piccola bionda saltellando fuori dalla stanza e chiudendo con delicatezza la porta, finalmente si era vendicata!
 
 
Appena la verdura fu servita a tavola, la madre chiamò Cloud e Mena per cenare. Un paio di secondi dopo  sentì i pasi piccoli e veloci della piccola che furono poi seguiti da quelli lenti del fratello. Mena si sedette in fretta sulla sedia e sorridendo urlò -Sono arrivata prima di te!- Cloud sospirò con aria rassegnata e si sedette anch'esso su una delle tre sedie.
-Chi se ne frega!- guardò con tristezza lo spazio vuoto in cui prima si trovava una quarta sedia, ogni volta che guardava verso quella direzione, gli veniva una stretta al cuore, gli mancavano quei tempi in cui anche il padre si sedeva lì, con aria stanca per il lavoro. Ogni volta quando Cloud non voleva mangiare il pasto che sua madre gli faceva scivolare sotto il naso, il padre prendeva la forchetta del piccolo biondo e la muoveva davanti al suo viso imitando il verso dellìelicottero e del treno. La voce flebile della madre interruppe i suoi tristi pensieri.
-Allora, che avete combinato nelle vostre stanze?- chiese con le mani congiunte sul tavolo, Mena fece un sorriso sotto i baffi e diede delle forchettate alla verdura nel piatto che non ne voleva sapere di attaccarsi alla forchetta.
-Io stavo facendo i compiti...- mormorò Cloud tormentandosi le mani, non aveva tanta voglia di mangiare quel giorno.
-Ma se li hai finiti da un pezzo!- lo interruppe Mena ridendo con sarcasmo, era ben informata sulle cose che combinava suo fratello e sapeva che a scuola prendeva dei ottimi voti, era un genio. Quest'ultimo la fulminò con lo sguardo e poi si rivolse nuovamente a sua madre.
-E sai, mamma...- si fermò imbarazzato e abbassò la testa -Ho deciso di non andare alla scuola a Rocket Town che mi hai suggerito tu...- la madre alzò lo sguardo sorpresa e Mena fece altrettanto.
-...Voglio andare a Midgar, partecipare all'accademia nella Shinra inc. e diventare Soldier.- la madre lo guardò sorpresa mentre a Mena stava cadendo il cibo dalla bocca per lo stupore, poi rise ad alta voce.
-Ahahah! Tu? Un Soldier?- la madre la fulminò con lo sguardo -Mena!-
La piccola smise di ridere -Ah...Quindi non stavi scherzando...- Cloud si alzò facendo cadere la sedia con violenza e uscì dalla cucina. Mena sentì solo la porta della sua stanza chiudersi con un tonfo. La madre guardò Mena rassegnata e si alzò per mettere a posto i piatti. Mena, per farsi perdonare, alzò la sedia che suo fratello aveva fatto cadere, la madre la guardò nuovamente e sorrise con tristezza.
-Non fa niente, vai a dormire.- Mena, a testa bassa, si diresse verso la sua stanza. Ma poi vide la porta della stanza di Cloud e bussò, prima piano, poi più forte visto che Cloud non le rispondeva.
-Cloud, scusami...- ancora niente. Si allontanò dalla porta e raggiunse la sua stanza sconsolata. Si mise il pigiama, si buttò sul letto e chiuse gli occhi cercando di dormire.

 
 
 
 
Salve a tutti i fan di Final Fantasy VII!!! Questa fanfic l'ho scritta pensando al rapporto che Cloud aveva con sua madre e pensavo anche ai suoi ricordi che aveva recuperato dopo il "viaggio" insieme a Tifa tra le sue memorie e il suo passato. Poi mi sono chiesta "Ma Tifa gli ha aiutato a recuperare solo i ricordi del loro passato insieme e quelli di Zack? E se si èdimenticato di un'altra cosa?" così, ho pensato di fargli recuperare il RESTO dei suoi ricordi perduti, perchè Tifa si è solamente concentrata a recuperare i ricordi che gli servivano per tornare in se. E poi Cloud non racconta molto della sua famiglia, dice solo di aver trovato sua madre alla missione per il Reattore Mako e che suo padre è morto quando era ancora piccolo, quindi ho pensato "Perchè non dargli una sorella?" XD Vi presento Mena Strife!!! L'ho inventata guardando un'immagine su Photobucket di una certa "Mena Strife"...In effetti se cercate su Immagini "Mena Strife" troverete dei ritratti di una ragazza bionda con i vestiti in stile Final Fantasy. Mi sono lasciata ispirare da quell'immagine! XD Non preoccupatevi! Questo non è il primo e ultimo capitolo che scrivo su questa storia! Ne vedrete altri capitoli e ancora più interessanti! Questo è solo il passato di Cloud e Mena...Vi aspettano ancora molte sorprese!!! Detto questo vi saluto! Sayonaaaaraaaaaa!!!

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Capitolo 2
*** Caro diario ***


MENA STRIFE

               
               
               
 
“Caro diario,
Vorrei non aver mai ferito i sentimenti di Cloud, non sapevo che avesse veramente intenzione di diventare un Soldier. Non ho mai avuto l’onore di vederne uno dal vivo, ne conosco solo uno che compare sempre in televisione. Credo che si chiami Sephiroth.  L’idea che mio fratello possa diventare come lui mi spaventa!
Ho sempre avuto paura di loro, quei soldati che appartengono alla Shinra Inc. Quell’uomo con i capelli argentati ha un’aria talmente forte e potente che sembra quasi che voglia essere temuto, almeno io la penso così. Devo convincerlo a lasciar perdere, costi quel che costi!
Non lascerò che Cloud diventi uno di loro. Non finchè ci sarò io!
E’ una promessa!”

 
 
 
 
 
 
-Cosa stai scrivendo?-  Mena sussultò facendo sobbalzare l’intera scrivania, si voltò lentamente e vide il volto amichevole di sua madre che la guardava con aria curiosa. Coprì il blocco di fogli che si trovava davanti a lei e avvampò pesantemente.

-Niente!- piegò il foglio e lo tenne stretto tra le mani congiunte al petto e guardò la donna con aria innocente, le era sempre piaciuto fare la parte dell’agnellino e con il suo sorriso innocente funzionava quasi sempre se voleva cambiare discorso o far cambiare idea alle persone. La madre la guardò dubbiosa.

-Va bene…-  l’orologio che si trovava sul comodino della bambina segnava la mezzanotte, l’ora più temuta dagli adulti, la donna spalancò le sue iridi celesti
–E’ tardissimo Mena, perché non sei ancora a letto?- Mena cominciò a sudare dall’imbarazzo e aumentò la pressione sul foglio di carta che stringeva ancora tra le sue mani
–Scusa mamma… Finisco di scrivere il mio articolo e vado a letto, promesso.- Mena aveva il brutto vizio di fare promesse, lo stesso vizio del padre.  Alla madre non era mai piaciuto, perché le ultime parole che sentì da suo marito erano proprio quelle di una promessa, la solita promessa di un uomo che promette di tornare a casa dopo un lungo viaggio. Una promessa che non fu mai mantenuta. La donna scacciò via quei ricordi e si ricompose.

-D’accordo, Mena… Però fai in fretta…- si avviò verso la porta e la richiuse delicatamente.

Mena fece un sospiro di sollievo e riaprì il foglio con delicatezza, facendo attenzione a non strapparlo. Il suo sogno era quello di diventare un’avventuriera, voleva visitare luoghi che aveva sentito nominare o quelli di cui ancora nessuno conosceva l’esistenza. Desiderava con tutto il cuore di diventare una donna forte e coraggiosa come quelle nei libri che adorava leggere, e avrebbe scritto tutte le sue esperienze in un semplice blocco di note che però sarebbe divenuto la prova di tutto quello che ha vissuto. Così cominciò da quel singolo blocchetto che si trovava proprio sulla sua scrivania. Scosse la testa e si accorse che stava fissando il soffitto. Arrossì e riprese nuovamente la penna, avrebbe riflettuto sul suo futuro più tardi, così aggiunse la frase mancante.

“A domani, amica mia.”

 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
-Fratellone!- vide la sagoma di Cloud circondata dalla nebbia cremisi e cercò di raggiungerlo invano. La nebbia da cui era circondata puzzava di sangue e aveva un’aria spaventosa, come se migliaia di fantasmi gli stessero piangendo intorno.
-Brutta testa di Chocobo! Sei sordo?!- la sua voce si perse nel vuoto del luogo in cui si trovava in mille echi assordanti, ma la sagoma che assomigliava a suo fratello non ne voleva sapere di voltarsi o di andarle incontro. Non sentiva nessun pavimento che sorreggesse il peso dei suoi piedi, era come se stesse fluttuando nel vuoto e aveva la sensazione di cadere in quel vuoto infinito da un momento all’altro. Ad un tratto sentì dei passi pesanti alle sue spalle che si avvicinavano sempre più a lei, erano lunghi e lenti come quelli di un adulto. Trattenne il respiro e cercò di voltarsi, ma era come se avesse perso il controllo del suo corpo e si sentiva impotente. La seconda sagoma le passò davanti ignorandola completamente come se il suo scopo fosse un altro, aveva i capelli lunghissimi e la sua spada era finissima e più lunga dei suoi capelli. La sagoma di suo fratello si voltò ed emise un urlo di terrore, Mena cercò di correre verso di lui per aiutarlo ma non si muoveva di un centimetro.
La sagoma più alta alzò la sua spada al livello della sua testa ed infilzò quella di Cloud.
 






Aprì gli occhi di scatto e si accorse che si trovava nel suo comodo letto disordinato, tirò un sospiro di sollievo e si guardò intorno, tutto era rimasto come l’aveva lasciato la notte scorsa: le bambole erano buttate sulla finestra, sul comodino l’orologio segnava sempre l’ora esatta, le porte dell’armadio erano spalancate come al solito, la scrivania era in ordine e … Il suo blocco di note … ERA SULLA SCRIVANIA APERTO!!!
Cosa?! M -Ma chi …?!
Saltò dal letto con un piccolo balzo e raggiunse la sua scrivania rischiando quasi di inciampare tra i suoi vestiti che si trovavano sul pavimento.
Qualcuno aveva sfogliato il suo blocco di note mentre stava dormendo, e la cosa che la faceva arrabbiare di più era che l’avevano fatto senza averle chiesto l’autorizzazione.
-Mamma!- uscì dalla sua stanza e corse in cucina dove sua madre stava preparando la colazione.
-Mena, sei già sveglia …?-
-Hai letto il mio diario segreto?!-
La donna la guardò con un misto di sorpresa e preoccupazione.
-No, non l’ho letto … Perché chie … -
La bambina scomparve in un attimo e si diresse verso la stanza di Cloud. Spalancò la porta rumorosamente.
-Brutta testa di Chocobo! Hai guardato nel mio diario segreto?!- Cloud si volse di scatto spaventato, ma quando si accorse che si trattava della sua lamentosa sorella abbassò lo sguardo annoiato.
-Perché avrei dovuto leggere quel noioso blocco?-
-Per fare un dispetto a me, ovvio!-
Cloud la guardò spazientito -Esci fuori dalla mia stanza!-
-Ammettilo!-
-Che dovrei ammettere? Non ho letto il tuo stupido diario.-
-Tu sei stupido!-
-Fuori!-
Indicò la porta spalancata, Mena si diresse lì e si fermò dietro la soglia.
-Ecco! Non sono più nella stanza. Ora rispondi con sincerità!- Mena era testarda peggio di un muro e quando era convinta di una cosa non ne voleva più sapere di lasciar perdere. Cloud la guardò con rabbia e si avvicinò all’entrata della sua stanza.
-NON -L’HO -L-E-T-T-O!- chiuse la porta lasciando Mena irata davanti ad essa. Camminò in cucina per far colazione, ma i suoi passi non erano più svelti come al solito, bensì lenti e pesanti, come quelli di un adulto irato.

Te la farò pagare!






 
 
 
Loveless, Atto 1:
L’infinito mistero è il dono della Dea, perciò lo cerchiamo e andiamo verso il cielo.
La superficie dell’acqua si increspa e l’anima vagante non conosce requie.






Mena cominciò a leggere il libro che sua madre le aveva portato pochi giorni fa: Loveless.
Adorava leggere quei romanzi, sembravano rispecchiare la quiete della sua anima, l’altro giorno non aveva occasione di leggerlo perché suo fratello l’aveva trascinata bruscamente via dal luogo più silenzioso di tutta Nibelheim. Era seduta sul portico davanti casa sua ma per lei non era il posto adatto per leggere in santa pace un libro, in effetti davanti a lei, vicino al pozzo, c’erano dei ragazzini che giocavano con un Boomerang e le loro grida facevano scoppiare i timpani a coloro che volevano un po’ di pace. Tra di loro c’era la Lockhart, la ragazzina che piaceva tanto a Cloud, non la vedeva spesso perciò non aveva mai avuto occasione di vederla da vicino. Provò invidia per quella ragazza, lei era bellissima, aveva i capelli scuri e dentro i suoi occhi c’era una scintilla di rosso. Era una vera maschiaccia, proprio come Mena, se ne stava sempre con i ragazzi e non ricordava di averla mai vista giocare con le ragazze. I suoi pensieri furono interrotti dalla porta alle sue spalle che si era aperta all’improvviso. Si voltò e vide il viso candido di Cloud. Mena fece una smorfia con la bocca e si volse con stizza dando al proprio fratello le spalle. Il ragazzo non le diede retta e iniziò a camminare verso il negozio che si trovava dall’altra parte della stradina, dietro il pozzo. Mena abbassò lo sguardo sul libro e riprese a leggere, ma sentì un tonfo e poi il rumore di una persona che cade. Alzò nuovamente lo sguardo e vide Cloud accovacciato sulla strada e i ragazzi intorno a lui che ridevano a crepapelle.
-Scusami.- uno di loro si avvicinò al biondo cercando di trattenere la risata. Mena corse verso suo fratello e si abbassò al suo livello.
-Fratellone! Stai bene?- Cloud non rispose e cercò di trattenere un urlo di dolore, aveva le mani davanti al viso e non ne voleva sapere di scoprirlo. Mena guardò il ragazzo con odio e quest’ultimo la guardava sorridendo.
-Mi passeresti il Boomerang?- indicò l’oggetto che si trovava vicino a lei ed osservò bene la punta: era leggermente macchiata dal sangue di suo fratello. Lo prese e e si avvicinò al ragazzo tenendo lo sguardo verso il basso.
-Tieni!- sollevò il Boomerang e lo lanciò sull’occhio del ragazzo, quest’ultimo emise un urlo di dolore. Cloud alzò lo sguardo sorpreso e vide sua sorella sorridere mentre il ragazzino davanti a lei cadde sul pavimento roccioso della strada ed iniziò a piangere. Gli altri ragazzi intorno a loro iniziarono a circondare il povero ragazzo e lo aiutarono ad alzarsi, mentre la Lockhart si avvicinò a Mena e a Cloud.
-Sei ferito …?- tese la mano verso il biondo ma quest’ultimo si alzò e le diede le spalle.
-No, sto bene.- Si diresse verso il portico della sua casa ed entrò richiudendo delicatamente la porta alle sue spalle. Mena fulminò la ragazza con lo sguardo e le diede una spinta.
-Lascia in pace mio fratello! E’ tutta colpa tua!- i ragazzi si voltarono verso la bambina.
-Tu sei pazza!- urlò uno di loro e dopo questo partirono gli altri commenti dal resto della folla. La insultarono ed iniziarono a circondarla.
-Prendiamola!- Mena li guardò spaventata ed iniziò a dirigersi verso la Shinra Villa, non aveva il tempo di tornare in casa sua perché un paio di ragazzi si erano piazzati davanti al portico per non farla passare, si avvicinarono sempre di più a lei e non c’era più traccia della Lockhart. Iniziò a correre a perdifiato verso la zona proibita, varcò il cancello fino a raggiungere il portone, cercò di aprirlo ma era arrugginito e da sola non sarebbe riuscita ad aprirlo. La folla di ragazzi la raggiunse e a lei non rimase altro che subire.





 
 
    
Ecco cosa succede se cerchi di proteggere qualcuno …

Era sdraiata sul suo letto con il suo libro davanti, almeno ciò che ne era rimasto. Un paio di pagine erano strappate perché mentre era corsa fuori dal portico non si era accorta di averlo lasciato cadere sulla strada, perciò era malridotto. Il suo braccio era fasciato e il suo giovane viso era gonfio di lividi. Sua madre, dopo aver sentito il baccano fuori casa sua, era uscita e aveva visto un mucchio di ragazzi che stavano picchiando a sangue sua figlia. Mentre Mena era sdraiata sul letto la signora Strife era andata a lamentarsi dai genitori di ogni singolo ragazzino che le avevano fatto del male, compresa la famiglia Lockhart. Era riuscita ad incollare nuovamente le pagine mancanti al libro, ma solo un miracolo le avrebbe permesso di leggere con chiarezza quelle pagine. I suoi pensieri furono interrotti perché qualcuno stava bussando alla sua porta.
-Avanti.- la porta si aprì lentamente e da dietro di essa sbucò il volto del suo caro fratellone.
-Posso entrare …?-
-Prego.- Cloud entrò e chiuse con delicatezza la porta alle sue spalle. Si avvicinò a Mena e si accomodò sul suo letto.
-Senti … Riguardo ciò che è successo prima …-
-Lascia perdere … - Mena si sdraiò e richiuse il libro, voleva dimenticare il più presto possibile l’accaduto e non aveva voglia di sentire le scuse banali del fratello.
-Grazie Mena. – la bambina si voltò di scatto e lo guardò sorpresa. Lui arrossì lievemente ed iniziò a grattarsi la testa.
-Sì lo so non te lo dico spesso, non c’è bisogno che fai quella faccia.- un silenzio intollerabile piombò su loro due, nessuno di loro aveva il coraggio di commentare  o di prendersi in giro a vicenda. Mena ritrovò la forza di sorridere.
-Non ti preoccupare.- chiuse gli occhi e si ricompose, lui la guardò e sorrise.
-Beh, ti lascio dormire allora …- si alzò e si diresse verso la porta, ma poi si fermò.
-Ah, e Mena …?- lei si voltò e lo guardò con curiosità mentre lui le dava le spalle.
-Scusami, ho letto il tuo diario segreto.- aprì la porta ed uscì dalla stanza. Mena era sorpresa e fissava ancora con le iridi spalancate la porta da cui suo fratello era uscito un paio di secondi fa, non era arrabbiata e nemmeno triste, si sentì addirittura felice e le sembrava strano. Normalmente si sarebbe alzata dal suo letto e avrebbe cominciato ad inseguirlo per tutta la casa, no anzi, per tutta Nibelheim. Eppure si sentì realizzata, e non sapeva spiegarsi il motivo, le uniche due parole a cui riuscì a pensare erano:
“Grazie Cloud.”  



NOTA DELL'AUTRICE:

the one winged angel: Ciaoooo!!! Certo che mi ricordo di te! (:D) Mi fa piacere che continui comunque a recensire la storia! (^_^) Mi dispiace un sacco che ti tocca rileggere tutto, perdonamiiiiiii!!! (TT^TT) Ancora grazie infinite e un bacione grandissimo! (xD) 

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Capitolo 3
*** Egoista! ***


MENA STRIFE







Caro diario,
stanotte, grazie al cielo, non ho fatto sogni strani e per fortuna Cloud stavolta non è stato infilzato!
Ho sognato che io me ne andassi da Nibelheim con un sacco pesante sulla spalla, sembrava che me ne stessi andando in guerra. Dietro di me c’era l’intera città che stava crollando e io camminavo verso l’esterno come se non me ne importasse nulla. Ma la cosa più strana era che quando ero arrivata al grande fiume, che si trova all’esterno di Nibelheim dopo un paio di minuti di viaggio, mi ero accasciata lì per bere qualcosa ma poi ho notato che nel riflesso non c’era la mia immagine ma quella di Cloud. Cosa significherà questo sogno? Che a lui non importa niente della città in cui è nato e che presto se ne andrà?





 
 
 
Chiuse il blocchetto di note e guardò verso il vecchio pozzo che quasi era il simbolo della sua amata città.
Era vecchio e arrugginito, e si chiedeva per quanto ancora sarebbe stato lì dritto in bella vista.
Quel pozzo rappresentava lo stato della città: aveva un’aria quasi antica e poco famosa, l’unica cosa che forse la rendeva un po’ nota era il Reattore Mako, quella dannata torre di ferro che a lei sembrava inutile e che non rendeva più la bellezza delle montagne tale, bensì un ammasso di ruggine.
La gente che ogni tanto visitava quel posto se ne venivano sempre fuori con il fatto che Nibelheim aveva un’aria troppo vecchia e che sarebbe da sfrattare e ricostruire, ma così avrebbero fatto solo il gioco del presidente di Midgar, uomo odiato da tutti.
La gente rovinava l’immagine di Nibelheim con storie di fantasmi nelle Montagne Nibel e nella Shinra Villa, dicendo anche che la città stia per crollare per quanto vecchia essa sia, ma agli occhi di Mena, Nibelheim era bellissima.
Aveva letto che in antichità, i Cetra avevano fatto una leggera sosta nel campo che poi sarebbe divenuta Nibelheim, e per Mena tutti i luoghi che avevano ospitato i Cetra per un periodo erano sacri.
E poi a lei piaceva l’aria vecchia e antica di Nibelheim, le ricordava una città che compariva nei suoi libri delle vecchie leggende, si chiamava “La città dimenticata” ma in antichità doveva avere un nome differente.

Chissà se un giorno la vedrò con i miei occhi…

Guardò in cielo e vide le stelle brillare più delle notti precedenti, e ciò le sembrava molto strano. Ne vide anche una muoversi.

Una stella cadente!

Chiuse il libro, incrociò le dita frettolosamente, chiuse gli occhi ed espresse il desiderio.

Voglio esplorare il mondo!

-Va bene, lo prometto.-

Aprì gli occhi e si guardò intorno confusa, non c’era nessuno nella stanza, quindi la
voce doveva provenire da fuori.

Era la voce di Cloud…?

Guardò nuovamente fuori dalla finestra verso il vecchio pozzo e vide suo fratello e la Lockheart seduti sul bordo del rottame.
Non voleva crederci, dopo tutto quello che era successo l’altro giorno sulla stradina davanti casa sua, Cloud le faceva persino delle promesse, e Mena non ricordava che il biondino ne avesse mai fatte a lei.
Chiuse la finestra violentemente e si tuffò nel suo letto giurando che gliel’avrebbe fatta pagare!

Dannata testa di Chocobo!
 
 
 
 
 
 
 
Fu svegliata da uno strano rumore che non riusciva a riconoscere.
Aprì le sue iridi celesti e guardò verso la finestra, il sole splendeva sul suo letto e tutto sembrava tranquillo come al solito, ma sentì quello strano rumore di passi e di ruote in cucina.
Si alzò con difficoltà dal letto ancora per le ferite causate dalla “guerra giovanile”.
Uscì dalla stanza zoppicando.
Raggiunse lentamente la cucina.
Seduta vicino al tavolo della cucina c’era la sua adorata madre, ma c’era qualcosa in lei che non le quadrava: aveva le mani congiunte al viso e singhiozzava.
-Mamma!- corse verso la donna con difficoltà e l’abbracciò.
-Perché piangi…?- la madre la guardò con gli occhi gonfi di pianto e fece un sorriso sconsolato mentre Mena la guardò sconvolta.
Iniziò a capire.
-Mi dispiace piccola mia… Cloud non voleva che tu lo vedessi partire…- sentì il mondo crollarle addosso, era come se il tempo si fosse fermato appena sua madre aveva finito di formulare la frase.
Si staccò da lei con violenza ed uscì fuori casa.
Era tutto tranquillo e non c’era nessuno, ogni tanto si sentivano solo gli uccelli canticchiare.
Si guardò attorno ma non c’era nessuna traccia del biondo.
Uscì dal portico zoppicando e cercò di salire sul vecchio pozzo, ma inciampò prima ancora di arrivarci. Poggiò il suo viso sulle sue braccia congiunte sul pavimento roccioso e scoppiò in un pianto sfrenato.
Non era possibile, aveva preferito andarsene senza dirle niente, senza avvertirla o salutarla.
Non trovò neanche la forza di alzarsi, voleva essere lasciata sola e dubitava che qualcuno l’avrebbe raggiunta vicino il pozzo.

Idiota! Sei un idiota!

Strinse i pugni fino a farli tremare per lo sforzo.

Egoista!

Alzò lo sguardo verso la cima del pozzo e rivide suo fratello seduto sul bordo con lo sguardo rivolto verso il basso e con il viso rosso per l’imbarazzo.
Quello sarà l’ultimo ricordo che lei avrà del suo fratello, voleva almeno vederlo con un sorriso sulle labbra anche se era raro vederlo così.
Però era così che aveva immaginato la sua partenza: lui che l’abbracciava con un sorriso sconsolato sul volto. Eppure l’ultimo ricordo che aveva di lui era proprio su quel pozzo, lui seduto vicino alla Lockhart.
Cominciò a sentire un odio profondo verso di lui, come se l’amore e l’affetto che provava nei suoi confronti si stesse dissolvendo e l’odio e il disprezzo stessero prendendo il sopravvento.
Non lo considerò più come un eroe, bensì come un codardo che preferiva passare dalla parte oscura dei Shinra.

Ti odio!

Smise di piangere e si alzò dimenticando il dolore delle ferite.
Decise di fare quello che a Cloud avrebbe dato più fastidio.
Qualcosa per cui lui non l’avrebbe mai perdonata.
Entrò nuovamente in casa ignorando sua madre che piangeva ancora in cucina ed entrò nella sua stanza. Prese la sua borsa ci mise dentro il suo diario segreto e il suo libro preferito, Loveless.
 Uscì nuovamente di casa e prese il sentiero che portava alle Montagne Nibel…
 
 




Loveless, Atto II:
Amico mio voli via adesso?
Verso un mondo che disprezza entrambi?
Ti attende soltanto un triste domani.
Non importa da dove soffi il vento. 

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Capitolo 4
*** Kai ***


MENA STRIFE

 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE:
the one winged angel: Wow senza farla apposta ho scritto il terzo capitolo mentre tu stavi ancora scrivendo la recensione! (xD) comunque ti ringrazio per aver commentato tutti i capitoli della storia! (x3) Hai ragione anche se Cloud e Mena litigano spesso, dopotutto sono sempre fratello e sorella e il loro legame è profondo. Comunque è ovvio che non ricordi il continuo della storia perché dal terzo non l’avevo più continuato, (xD) questo capitolo qui è nuovissimo e non è stato ancora letto da nessuno! (^_*) LOL ok è arrivata l’ora di continuarla! Bacioniiii! (@_@”)

 
 
 
 
 
Si svegliò e sentì la sua testa pulsare, era distesa su un pavimento roccioso e non riuscì a muoversi.
Non riuscì neanche a sentire le sue gambe e l’unica cosa che poteva fare era quella di cercare di ricordare dove si trovava, eppure anche questo le era difficile.
Si accorse di essere in un luogo sconosciuto e il pavimento era pieno di sangue, il SUO sangue?

Eppure non sento niente…

Cercò di muoversi ancora ma fu tutto inutile.
Si sentì disperata e cominciò a provare paura, forse era anche l’ultima volta che lei potesse provarla.

Sono morta…?

Fu allora che se lo chiese: com’era morire?
Un angelo l’avrebbe portata con sé nel Lifestream?
Oppure il suo corpo sarebbe rimasto per sempre lì, senza potersi muovere o ricordare qualcosa?
Cercò di guardarsi intorno con lo sguardo: era circondata da un muro roccioso e sopra di lei si poteva intravedere da lontano, in cima a quelle mura, un ponte nel quale mancava un’asse di legno, e se fosse caduta da lì?

-Ehi! Stai bene?- udì la voce di un uomo ma non poteva alzare lo sguardo verso la sua direzione per vedere chi fosse, cercò di rispondere ma dalla sua bocca uscì solo una voce roca piena di gemiti di dolore.
Sentì i suoi passi pesanti avvicinarsi velocemente verso di lei e sentì le sue mani prenderla per le spalle e girarla verso di lui, la bambina riuscì finalmente a vedere il suo viso: doveva avere circa trent’anni, si notava dai lineamenti del suo viso e dalla sua voce matura.
Indossava un cappello ma da lì spuntavano un paio di ciocche bionde e aveva anche una leggera barba anch’essa color grano.
I suoi occhi invece erano scurissimi e quasi quasi la bambina aveva paura di farsi inghiottire da quel vortice nero che aveva al posto degli occhi.

-Riesci a sentirmi? Come ti chiami?- la bambina iniziò a rifletterci su e solo allora se ne accorse: già, qual’era il suo nome?
Cercò di mettere a fuoco le idee ma non riusciva a ricordare il suo nome o qualunque altra cosa fosse successa prima di svegliarsi su quel pavimento roccioso pieno di sangue.
Guardò in basso verso il suo corpo immobile, ci riuscì grazie all’uomo che le sorreggeva la testa, e notò che le sue piccole gambe erano piene di lividi e le sue braccia erano piene di graffi, cercò di abbassare ancora lo sguardo verso il suo petto e notò che c’era un rivolo di sangue che forse doveva partire proprio dalla sua fronte.
L’uomo intanto si guardò intorno e notò un libro che fuoriusciva da una borsa sporca e danneggiata, era giusto un paio di passi lontano dalla bambina.
Prese il libro intitolato “Loveless” e cominciò a leggere la frase che c’era all’inizio delle prime pagine:

“Questo libro appartiene a Mena Strife e guai a chi lo tocca!”

Lo mostrò alla bambina –E’ questo il tuo nome…?- ma poi si accorse che quest’ultima ormai aveva chiuso gli occhi e giaceva immobile tra le sue braccia.
 
 
 




-Come ti è venuto in mente di giocare nelle montagne Nibel da sola?- l’uomo la fece sedere su uno sgabello di legno e cominciò a cercare qualcosa tra i mobili della stanza.

-Non lo so, non ricordo niente.- Mena si massaggiò la fronte coperta da una stretta fasciatura, non sapeva esattamente dove si trovava ma sapeva che erano passate diverse settimane da quando l’uomo l’aveva trovata sulle montagne Nibel.

-Quello non è un luogo sicuro, soprattutto per le bambine.- trovò finalmente ciò che cercava: una scatola del pronto soccorso. Prese della fasciature ed iniziò a spalmare una specie di pomata sul ginocchio della bambina.

-Dove ci troviamo? Non me l’hai ancora detto!- Mena cominciò a scalciare il comodino che si trovava davanti lo sgabello su cui era seduta, era stufa della situazione e voleva subito sapere da dove era venuta, ma soprattutto voleva scoprire se c’era una mamma o un papà che l’aspettavano nel luogo da cui era venuta. L’uomo alzò lo sguardo verso di lei preoccupato.

-Ci troviamo in una grotta nelle montagne che separano la Regione Junon con quella di Midgar.- si alzò e prese il resto delle fasciature mancanti.

-Quindi ci troviamo vicino Fort Condor?- l’uomo si girò verso di lei sorpreso e sorrise –Vedo che ti ricordi alla perfezione dei luoghi dell’isola.- si voltò ancora sorridendo e Mena arrossì.

-Sì… Stranamente…- la bambina all’improvviso scatto in piedi, corse verso l’uomo e cominciò a tirarlo per la manica della sua giacca grigia.

-Ehi! Non mi hai detto ancora come ti chiami!- Mena continuò a tirare la sua giacca ma infine si accorse che sotto il tessuto non c’era alcun braccio.

Oh mio Dio…

 Smise di muovere la manica e si irrigidì all’improvviso, l’uomo se ne accorse e sorrise.

-E’ la prima volta che vedi qualcuno senza un braccio?- ridacchiò e ripose la scatola nel mobile.

-Comunque mi chiamo Kai.- scompigliò i capelli biondi della bambina e si accomodò sul letto che si trovava dall’altra parte della stanza.
Mena continuò a guardarlo con un misto di terrore e preoccupazione, poi scacciò dalla mente ciò che aveva appena visto e prese il blocco di note che si trovava nello zaino danneggiato che Kai aveva trovato sulle montagne Nibel vicino a Mena ed iniziò a sfogliarlo: in molte pagine il diario parlava di Nibelheim, una città che, a quanto pare, era molto piccola e antica, ma che però era amatissima dall’autrice del diario.
C’erano anche intere pagine che parlavano di un fratello chiamato Cloud il quale se ne voleva andare a Midgar, altre pagine in cui lei raccontava di suo padre che era scomparso quando ella era ancora in fasce e altre ancora in cui l’autrice mandava mille accidenti ad un Soldier di prima classe chiamato Sephiroth.
Ma c’era una frase tra tante che la colpì  di più:

“Voglio esplorare il mondo!”

Non appena ebbe finito di leggerla, sentì qualcosa dentro di lei accendersi, ed era successo altrettanto quando lesse che aveva un fratello che forse se ne era già andato a Midgar.

-Andremo a cercare la mia famiglia…?- lo sguardo pieno di speranza incontrò quello preoccupato di Kai.

-Sai almeno dove si trova?- la bambina annuì.

-Se io sono veramente colei che ha scritto questo diario, allora può darsi che ho una mamma che mi aspetta a Nibelheim, oppure ho un fratello che vive a Midgar ora…- si fermò nel bel mezzo della frase e si fermò a riflettere: ok, dove doveva andare ora?
Midgar o Nibelheim?
Si sentì confusissima e si accomodò vicino all’uomo sul letto con un’aria riflessiva.

-Forse ci conviene andare prima a Midgar. Se è vero che si trova lì può darsi che qualcuno lo conosce.- Mena aprì nuovamente il blocchetto e continuò a leggere:

“Ho sempre avuto paura di loro, quei soldati che appartengono alla Shinra Inc.”

“Non lascerò che Cloud diventi uno di loro.”

-Cloud vuole far parte della Shinra Inc.- l’uomo si grattò la nuca pensieroso.

-Sarà difficile arrivare fin lassù… Potremmo provarci non appena tu ti rimetta.
Ci andremo non appena sarai curata e riposata.- sorrise e le scompigliò ancora i capelli.
Mena, anche se era ancora un po’ confusa, si sentì realizzata.
Ma era lo stesso preoccupata: non ricordava il proprio nome e se quella borsa non fosse la sua avrebbe rubato l’identità di qualcun altro.

Anche se non fosse il mio vero nome, ne voglio avere uno solo in prestito se necessario…

Si distese sul letto, prese il libro che aveva trovato nella borsa un paio di settimane fa e cominciò a leggere:
 
 
“Loveless Atto III

Anche se il domani è arido di promesse
nulla impedirà il mio ritorno.”

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