INNAMORATA DI UN BASTARDO

di anonimaG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** avviso ***
Capitolo 21: *** capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


INNAMORATA DI UN BASTARDO



Capitolo 1

 
 
 
 
 
    -Andrea ho trovato un ragazzo!-. Sgranai gli occhi e scesi dalle scale cercando di non passare osservata.
-Coosa? Quando?-. Chiesi io stupita.
Lidia rise aspettando prima di rispondere.
Lo faceva sempre quando voleva tenermi sulle spine.
-Da ieri, sai sono felicissima! Lui è dolce, carino, gentile eh…
-Non mi dire che è perfetto se no mi fai provare invidia!-. Dissi scherzando e indicando un ragazzo che ci stava passando davanti.
-Filippo!!!-. Lui era il ragazzo che ci era passato davanti, più grande di noi di un anno e mio migliore amico.
-Andrea ciao e… Ciao Lidia…-. Salutò irritato.
Filippo non provava molta simpatia per Lidia e la cosa era reciproca.
Lei rispose con una smorfia e quando suonò la campanella entrò prima di noi, doveva salutare il suo ragazzo prima, almeno così aveva detto.
-Come va Fili?
-Insomma…
-Che è successo?-. Gli chiesi iniziando a preoccuparmi.
-Niente, è solo che mi da fastidio tutto questo amore, tutti qua hanno trovato un fidanzata o fidanzato… Insomma…
-Già, pensa che Lidia si è fidanzata ieri!
-Cosa?-. Si fermò di colpo e rimase un po’ a pensare.
-Tutti sono entrati, vado anche io!-. Me ne andai lasciandolo ancora là a pensare.
Era molto strano che Lidia si fosse fidanzata.
Avevamo 15 anni e nonostante la conoscessi fin da piccola lei non sembrava molto interessata all’amore.
Camminando per il corridoio mi imbattei in un ragazzo, caddi a terra facendo uscire dalle tasche le mie cuffiette.
Le presi in fretta e osservai bene il ragazzo prima di proferire parola.
Alto, castano, occhi azzurri, magro, con un piercing al naso e… Sembrava della mia età.
-Stai più attenta quando cammini! Imbranata!-. Iniziò a ridere con il suo coro di amici stupidi.
-Vaffanculo!-. Risposi alzandomi e mostrandogli il dito medio, guardai l’orologio e per la fretta corsi in classe senza dare più peso alle sue parole.
Che ragazzo maleducato! Certo che di persone del genere ce n’erano fin troppe.
   In classe trovai Lidia seduta a messaggiare.
-Con chi?-. Le domandai mentre posavo la giacca sulla sedia vicino a lei.
-Sempre lui!-. Rispose esaltata.
-Ma se l’hai salutato poco fa?
-Si ma già mi manca.
-Lidia non ti sei mai interessata all’amore e adesso sei così smielata! Mi fai venire il voltastomaco!
-Beh peggio per te!
-Come si chiama?-. Continuai mentre mi sedevo e sbirciavo i suoi messaggi.
-Federico! Non è un bellissimo nome?
-Ehm… Si… Normale…
-Se vedessi com’è bello! Un giorno di questi te lo presento!
-Ma quando vi siete conosciuti?-. Le stavo facendo un interrogatorio.
-L’altro ieri, ma lui è così dolce, se solo lo sentissi! Si è trasferito qua da poco!
-Sai, Lidia, io sono la tua migliore amica, non potrei mai offenderti… Ma io credo che ti stia facendo fregare, lo dovevi conoscere meglio!
-Lo dici solo perché sei invidiosa, io ho un ragazzo e tu no!-. Concluse mettendo il cellulare dentro lo zaino.
-Sarà, però poi non mi dire che non ti avevo avvertito!
 
    Suonò la campanella e tutti uscimmo da scuola.
Presi il motorino e arrivai a casa dieci minuti dopo.
-Papà sono a casa!!!-. Urlai posando le chiavi nel piattino che c’era all’ingresso.
Casa mia non era tanto grande, c’erano tre stanze da letto: un per me, una per gli ospiti e una per mio padre.
Il salone era di dimensioni normali, ne troppo grande ne troppo piccolo, la cucina era minuscola e infine un bagno.
La casa anche se piccola era molto accogliente.
I miei genitori erano separati, mia madre si era fatta un’altra famiglia ed io con lei mi sentivo fuori luogo quindi un bel giorno decisi di stare con mio padre, a cinque anni per la precisione.
-Andrea vieni qua! Ti devo dare una notizia.
-Arrivo!-. Corsi fino alla cucina e mi sedetti nello sgabello intorno alla penisola.
-Vedi, tuo padre è solo da dieci anni e…
-Aspetta perché parli in terza persona?-. Quando parlava in terza persona mi spaventava.
-Non ti preoccupare, stavo dicendo: io anzi noi, siamo soli da dieci anni… Forse è meglio che ci facciamo una famiglia pure noi e….
-Ma noi due siamo una famiglia! Io sono felice, tu sei felice, siamo tutti felici!-. Interruppi.
-Vedi Andrea, io è da un paio d’anni che sto con una donna.
-Cosa? Tu non me l’hai mai detto!
-Beh si, non te lo potevo dire, lo vedi come fai? Ti scaldi troppo e non l’avresti mai accettata. Lei è una persona buona, ti piacerà!
-Perché stai arrivando a conclusioni affrettate? Come fai a dire che mi piacerà?
-Perché da domani si trasferisce qua, abbiamo intenzione di sposarci-. Annunciò soddisfatto.
-No! T-tu non puoi farmi questo! Noi stiamo bene insieme! Poi quando starai con lei… Mi trascurerai e…
-Ma no Andrea! Lei è una donna divorziata come me ha un figlio, vedrai ti ci troveri bene!
-C-c-cosa? Un fratello? No! Noi siamo una famiglia anche così! Cosa c’è che non va?-. Insistetti.
-Andrea! Domani vengono qua! Vedrai che ti ci troverai bene, lei è una persona dolce ed ho conosciuto anche suo figlio! Non è da meno! Ha anche la tua età!
-Non m’interessa! Io no voglio punto e basta! Ciaooo!-. Chiusi la discussione arrabbiata e sbattendo la porta della stanza.
Ecco ora non avevo più fame!
“Perché nessuno mi ascolta?” pensai tra me e me prendendo il libro di storia.
Il giorno dopo avrei dovuto conoscere la mia futura madre e il mio futuro fratello! No la cosa non mi andava giù! Per niente!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2

 
 
 
 
 
   -Vieni che te lo presento!!-. Insistette Lidia prendendomi per un braccio.
-Ok, però calmati!
Arrivammo davanti allo stesso ragazzo di ieri, quello che mi aveva fatto cadere.
Alla mia vista sorrise malizioso mentre io avevo voglia di continuare la lite di ieri.
-Piacere, Federico-. Sbuffai e mi presentai anche io:-Andrea.
Mi porse la mano e io gli tirai un’occhiataccia così che la ritrasse.
C’era silenzio, nessuno dei due proferiva parola però i nostri occhi si incontrarono, così iniziammo un discussione attraverso sguardi.
“Sei un bastardo”
“imbranata”
“La tua amica ha un bel fisico!”
“Se la tocchi t’ammazzo”
-Va beh ragazzi, io vado a prendere il cellulare che ho dimenticato in classe, aspettatemi-. Se ne andò lasciandoci soli.
Iniziai a guardarmi intorno per trovare qualcosa su cui parlare anche se non ne avevo voglia.
Mi sentivo molto a disagio stando zitta.
-Fifì! Fifì vieni!-. Lo vidi passare davanti a me.
-No Andrea, adesso non posso! Devo andare da un mio amico...
Mi aveva abbandonato pure Filippo.
Mi stavo guardando intorno continuando a cercare un argomento da trattare ma proprio non mi veniva in mente niente.
-E’ così difficile dire qualcosa?-. Mi chiese acido.
-Fatti i cazzi tuoi, decido io se parlare o meno e poi tu non mi aiuti-. Risposi.
-Mm… Permalosa eh?
-No, è solo che tu hai qualcosa che mi da antipatia, tanto lo so che non sei quel ragazzo gentile di cui parla Lidia, la dimostrazione ne è ieri.
-E cosa vuoi fare? Dirglielo? Come pensi che risponderà? Secondo te mi lascerà solamente perché ieri ci siamo imbattuti e io ti ho dato dell’imbranata?-. Aveva assolutamente ragione.
Sospirai e lo lasciai in asso fuori dalla scuola rientrando in classe.
 
 
    Suonò la campanella, fine scuola = inizio seccature.
Arrivai a casa e mio padre era vestito alla perfezione, neanche dovesse andare ad un matrimonio.
Mi ordinò di prepararmi ma non feci nulla di tutto ciò.
Che senso avrebbe avuto? Io non ero felice di avere una nuova madre ed un nuovo fratello.
Suonarono alla porta.
-Vado io!!!-. Urlò mio padre eccitato.
-Certo che vai tu! Io non ho intenzione di aprire!-. Dissi dirigendomi verso il salone.
-Serena, ciao tesoro-. Sentii un rumore, come uno schiocco, sicuramente si erano dati un bacio.
-Ciao! Tua figlia?
-E’ in salone.
-Ciao Ciccio!!-. Quella voce odiosa: doveva essere il mio nuovo fratello.
Nessuno chiamava mio padre Francesco Ciccio, anche se era un soprannome che si dava in modo affettuoso a me dava fastidio.
Perché tutta quella confidenza?
Ero irritata.
-Andrea vieni qua, ti presento la mia fidanzata e suo figlio.
Mi alzai e rimasi a bocca aperta.
-F-f-f-f-federico?
-A-a-a-a-andrea?
Eravamo tutti e due sconcertati.
Se prima non volevo avere un fratello adesso non ne avevo ancora più voglia.
Mio padre si accorse che io ero sul punto di urlare, strapparmi i capelli e correre a chiudermi in stanza così spostò Federico e mi presento Serena.
-Ciao Andrea? Come stai?-. Mi domandò con voce allegra.
Odiavo le persone che erano sempre allegre, mi sembravano false, magari lei non lo era e non lo faceva apposta ma quella vocina mi dava fastidio.
La madre di Federico si assomigliava molto a lui; i capelli, gli occhi, alcuni tratti… Invece io e mio padre per niente, io ero la fotocopia di mia madre: di media statura, magra, capelli corti a caschetto con frangetta davanti e castani, occhi verdi e seno non molto prosperoso, normale.
Mio padre invece era alto, robusto, capelli biondi e occhi neri.
    Guardai Serena con rabbia.
-Non vedi come sto? Perché lo chiedi?
-La cosa si fa interessante…-. Disse a bassa voce Federico.
-Beh, io lo vorrei sapere da te, a quanto pare non sei di ottimo umore Andry…-. Andry? ANDRY? Nessuno mi chiamava Andry!!!
Diventai rossa in faccia ed iniziai a fare respiri profondi, Federico aveva un sorriso stampato in faccia, Serena mi guardava per capire cosa mi era preso e mio padre, che aveva capito tutto, portò Serena in cucina per parlare e chiedendomi di mostrare la stanza a Federico.
Pian piano mi calmai e presi la valigia del mio nuovo fratello o fratellastro.
Arrivai alla stanza e buttai il bagaglio sul letto.
-Ecco la tua nuova stanza, felice?-. Detto questo mi chiusi nella mia ed accesi la televisione.
La faccia di Federico alla vista della stanza non sembrava molto eccitata.
La stanza che gli avevo presentato era talmente piccola da contenere al massimo il letto e l’armadio.
Questa nuova vita, questa nuova famiglia… MI FACEVA SCHIFO!!!

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3

 
 
 
 
   -Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri ad Andrea… Tanti auguri a…
-AAAAAH!-. Urlai vedendo Serena davanti al mio letto con una torta in mano:- Papà! La tua ragazza vuole farmi morire giovane!-. Chiamai sconvolta.
-Ma no! È il tuo sedicesimo compleanno! Non volevo spaventarti!-. Cercò di tranquillizzarmi.
Già, il mio sedicesimo compleanno, me ne sarei dovuta ricordare prima, il fatto era che non amavo molto le feste.
-Che cos’è tutto questo baccano?-. Chiese Federico entrando nella mia stanza.
-Cavolo non lo so!sono le 7 del mattino ed io stavo dormendo quando Serena mi ha disturbato!
-Oh io… Beh scusami tanto, siccome erano le 7e ti dovevi alzare per la scuola avevo pensato di svegliarti, ma… Beh non lo faccio più, scusami.
-No, non ti devi scusare Serena, ma lo deve fare Andrea-. Intervenne mio padre entrando.
-Cosa? Io non chiederò scusa!-. Si ero sempre stata orgogliosa nel chiedere scusa.
-Andrea chiedi scusa!
-Non ti disturbare Franci, non fa neinte-. Franci? Ok, Ciccio potevo sopportarlo ma Franci no! Questa donna non mi piaceva…
Mi alzai, presi i vestiti e mi chiusi in bagno.
-Non chiederò mai scusa.
-Andrea non mi piace questo carattere! Ti levo il motorino per una settimana!!
-Ti è sempre andato bene il mio carattere ed adesso non ti va giù, come mai? E poi…-. Mi fermai a pensare furiosa:-Come cazzo ci vado io a scuola?
 
 
   Non so come ma mezz’ora dopo mi ritrovai sopra il motorino di Federico con Federico.
-Ricordami perché sono su questo motorino e mi sto abbracciando a te per favore.
-Perché Ciccio ti ha messo in punizione, questa è la terza volta che te lo rispiego.
-Ti dispiacerebbe non chiamarlo Ciccio?
-Dai è carino come soprannome.
-Si ma a me da fastidio!-. Arrivammo a scuola e lui parcheggiò mentre Lidia mi guardava sconcertata.
Le passai davanti con Federico dietro mentre lei mi veniva incontro a bocca aperta senza sapere che dire.
-No comment!-. L’avvertii continuando a camminare e con Filippo dietro.
Era il mio sedicesimo compleanno e dovevo sopportare 2 individui in casa mia, una punizione e delle spiegazioni dalla mia migliore amica.
In classe lei si sedette vicino a me e mi abbracciò.
-Auguri! Federico mi ha detto tutto! Mi dispiace per la punizione, ma non è fantastico che ora sarai anche mia cognata?
-No è un incubo! Quel tipo non mi sta simpatico nemmeno un po’! E’ odioso! È… E’… E’… Un bastardo!
-Vacci piano è pur sempre il mio ragazzo!
-E mio fratello!-. Risposi facendole La linguaccia.
 
 
   Fuori dalla scuola lui mi aspettava giocherellando con le chiavi del motorino.
Gli passai davanti molto seccata e m’infilai il giubbotto.
Salii in moto e tornammo a casa.
   Appena arrivata corsi a fare un doccia chiudendomi a chiave nel bagno, con quel bastardo in giro non c’era da fidarsi.
Mi asciugai i capelli, pettinai ed entrai in stanza.
-Tu! Che ci fai nella mia stanza? Esci! Mi devo cambiare! Esci! Esci! Esci! Esci!-. Presi la spazzola che avevo in mano e gliela tirai addosso.
Si parò con le mani.
-Aspetta! Ero venuto qua perché nel salone c’era tuo padre e volevo vedere la televisione! Calma me ne vado!
-Si ed esci subito! Sono quasi nuda!
Si incammino verso la porta e la chiuse prendendomi per i fianchi.
-A me piaci anche così…-. Mi disse all’orecchio iniziando a baciarmi il collo.
-Se non mi lasci ti giuro che ti strappo quell’unico piercing che hai nel naso, non credo che a Lidia piacerebbe sapere che il suo fidanzato ci sta provando con me-. Lo minacciai, se lo meritava eccome! Quanto lo odiavo.
Lasciò la presa e prima di andarsene mi disse:-Alla tua amica raccontale quello che vuoi, alla fine vedremo a chi crederà… Comunque avrei voluto concludere, mi dispiace, buon compleanno Andrea-. Chiuse la porta e mi lasciò sola.
Mi guardai allo specchio.
Avevo la faccia sconvolta.
Sapere in soli due giorni di avere un fratellastro che era il ragazzo della tua migliore amica e ci stava provando con te era un cosa che avrei voluto evitare.
“Porco-maniaco-pervertito” pensai vestendomi “perché proprio lui doveva entrare nella mia vita?”.
Federico aveva ragione: Come potevo dire alla mia migliore amica che il suo ragazzo ci stava provando con me?
Non potevo…

Anonima G:Ragazzi ho anticipato il capitolo perchè dopodomani parto e ritorno verso i primi di Gennaio... Buone vacanze a tutti! non penso di aggiornare per qualche settimana... :( 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4

 
 
 
   Ero a casa e mi era arrivato un messaggio da Elena.
Elena era una mia amica che sentivo di rado, organizzava sempre feste e mi invitava, invitava tutti quelli che conosceva.
Sbuffai leggendo quel messaggio.
Mi ricordava l'invito alla festa che mi aveva fatto qualche settimana fa.
Naturalmente non avevo intenzione di accettare e volevo inventare una scusa, magari questa volta avrei detto di star male o di essere stata messa in punizione.
-Che succede?-. Mi chiese Serena con la scopa in mano entrando nella mia stanza e vedendomi avvilita.
-Niente...-. Risposi posando il cellulare sul comodino e lasciando il messaggio aperto.
Lei lo lesse ed io mi arrabbiai riprendendo il cellulare e mettendomelo in tasca.
Insomma, ma che diritto aveva d'impicciarsi??
-Scusa non ti arrabbiare, ma c'era scritto "ricordati della festa" ed il display era acceso quindi...
-Non fa niente-. Dissi distendendomi nel letto, per la prima volta non avevo fatto una sfuriata.
-Perchè non vuoi andare alla festa?-. Mi chiese.
-Sta volta ha fatto una delle sue feste in stile americano... Vuole fare una specie di ballo di fine anno ma con i suoi amici...
-E qual'è il problema?
Abbassai la testa e guardai il tetto imbarazzata.
-Come in tutti i balli di fine anno le ragazze hanno un accompagnatore mentre io... Non ho nessuno che mi ci porti.
-Già, ci vorrebbe un accompagnatore...-. ripetè lei guardandosi intorno.
-Mamma sono tornato!-. Federico entrò in casa e cercò sua madre per la casa.
Arrivo alla porta della mia stanza e si levò il casco facendo un'entrata da principe azzurro di Shrek.
Lo osservai per un po' accompagnata dallo sguardo di Serena.
-R-ragazze p-perché mi guardate così?
 
 
   Mezz'ora dopo ero di nuovo su quel maledettissimo motorino abbracciata a Federico per andare alla festa.
-Non capisco perché devo accompagnarti?
-Perché tua madre ti ha costretto.
-Mm... Spero che ci siano ragazze carine alla festa.
-Ehi! sei fidanzato con la mia migliore amica!!-. Dissi tremante per il freddo.
-Si, ma in tal caso la lascio.
"Bastardo tu lasciala e io ti ammazzo, ti faccio diventare una femmina, ti castro, ti uccido, ti faccio sparire dalla faccia della terra, ti prendo a calci nel culo, ti strappo quel piercing dei miei stivali, ti faccio rimpicciolire e diventerai più piccolo di un quark... Tu lasciala e la tua vita diventerà un inferno" pensai, ma non dissi niente stringendomi di più a lui per riscaldarmi da un lato e soffocarlo dall'altro.
   Arrivati alla festa, scesi, avevo messo le collant bianche e un vestito che arrivava a mala pena sotto il sedere.
Ok, avevo fatto una scelta pessima per uscire con un maniaco come Federico ma Serena mi aveva praticamente costretta dicendomi che erano le uniche cose eleganti che avevo.
Federico mi squadrò e poi si avvicinò a me, lo allontanai con le mani.
-Punto primo: Non toccarmi, punto secondo: Sei il ragazzo della mia migliore amica, punto terzo: ti odio, punto quarto: lo direi a Serena-. E prolungai l'ultimo punto con un sorriso malizioso.
Lui mi prese sottobraccio trascinandomi fino all'entrata.
-Ok, per sta volta hai vinto, però...!
-Però?
-Però nei tuoi punti non hai precisato che non ti dispiacerebbe se io ci provassi con te.
-Federico... Non l'ho precisato perché è ovvio che non mi piacerebbe!
Rimase colpito dalla mia risposta pronta e si zittì.
Il salone della festa aveva un bancone per i dolcetti, il ponch ecc, c'erano alcuni palloncini intorno e le luci da discoteca.
Elena ci venne incontro per salutarci.
-Ciao tesoro! Lui è il tuo ragazzo?
Io e Federico ci scambiammo uno sguardo disgustato e iniziammo a ridere.
-Ma certo che no!!!-. Affermai.
-Lei è la mia quasi sorellastra, ma tu... Oh tu sei uno schianto!-. Cazzo ci stava provando!
Elena arrossì e fece una risata compiaciuta.
-Oh beh...
-Lui è fidanzato con la mia migliore amica!-. Detto questo lo portaì fino al bancone dove non c'era nessuno.
-Qualche problema?-. Mi chiese divertito, sapeva benissimo qual'era il mio problema.
-Oh beh... A parte che la mia migliore amica potrebbe soffrire per un idiota come te... Nessuno davvero!!!
-Perfetto, allora me ne vado-. Si girò per andarsene.
-Brutto, stupido, menefreghista, BASTARDO come fanno a non importarti i sentimenti? Lidia potrebbe soffrire per te e tu... Tu... Sei un bastardo!-. Iniziai a Gridare e tutti si girarono verso Federico.
Perfetto, si sentiva a disagio, almeno non ci avrebbero provato con lui le ragazze.
Ritornò a guardarmi.
-Andrea... Per favore... Zitta-. Mi supplicò venendo verso di me e stringendo i denti in un risata isterica.
-No! Sei un maniaco!!!-. Arrivò a me.
-Per favore Andrea zitta!-. Continuò cercando di placare la sua rabbia e di sembrare calmo.
Continuai a gridare finché non mi tappò la bocca con la mano e mi portò fuori.
Là mi levò la mano dalla bocca ed io continuai.
-Volevi che urlassi qua? Bene, qua c'è più gente no?-. Mi ritappò la bocca con la mano e io la morsi.
-Merda fai male!!!-. Si toccò il punto in cui era stato morso.
-Ti ho già detto di non toccarmi! Sei un maniaco!!!-. Una vecchiettà fulmino Federico con lo sguardo e lui si giustificò.
-No signora, non fraintenda, lei è una pazza, io non la conosco!!!-. La vacchietta ci ignorò e continuò a camminare.
-Dai mettimi la mano sulla bocca! Ti vuoi fare male?-. la mia sembrava una minaccia.
-L'hai voluto tu!-. Si avvicinò un'altro po' bloccandomi al muro e iniziandomi a baciare con foga.
Ero confusa "cioè... Voglio dire... Insomma... Mi ha rubato un bacio? Mi ha rubato il mio primo bacio?" Pensai lasciandolo fare e non accorgendomi che la sua mano era finita sulla mia coscia salendo sempre più.
Non sapevo se essere contenta o arrabbiata, il mio primo bacio, si quella era una cosa positiva: avevo 16 anni, alla mia età ormai l'avevo dovuto dare da un pezzo e poi... Non bacia niente male... "Ehi è il ragazzo della mia migliore amica!" E pensando quello mi staccai e gli diedi un calcio nelle parti basse.
-Portami a casa!!!-.Ordinai mentre lui stava urlando di dolore.

 
Anonima G: ragazzi ho provato a scrivere questo capitolo col computer di mia madre, credo non lo rifarò mai più Dx... E' stata un'esperienza bruttissima xD io c'ho provato, spero vi piaccia il capitolo u.u continuerò verso il 3, 4 o 5 Gennaio :D
Baciiii :*

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5

 
 
 
 
 
-Cazzo che male!
-Ti ho detto di portarmi a casa!-. Insistetti continuando ad urlargli nelle orecchie dalla rabbia.
Il mio sguardo passò alle tasche dei suoi pantaloni, le chiavi erano là.
Gliele presi mentre ancora lui stava soffrendo.
-Aspetta non mi fregare la moto! Lo dico a Ciccio!
-E io dico a Serena quello che hai fatto sta sera!-. Sfidai salendo sulla moto.
-Aspetta possiamo trovare un accordo...
-Ma che cazzo di accordo vuoi? Mi hai baciato, non era un bacio innocente, era un bacio, un bacio che non dovresti nemmeno dare alla tua sorellastra, un bacio che dovresti... Che dovresti dare a Lidia! No, io le dirò tutto, tu non puoi continuare così!
Federico salì in moto dietro di me e io partii mentre lui continuava a provocarmi con i suoi discorsi.
Arrivammo, parcheggiai e gli buttai addosso la mia giacca e il mio casco, sentivo troppo caldo, quando mi arrabbiavo sentivo sempre caldo.
Mi prese la mano e mi fece tornare indietro.
-Mi spieghi qual'è il problema?
-Ma cosa c'è? Sei stupido? Come fai a non capire che sei il ragazzo della mia migliore amica?
-Si quello l'avevo capito, ma non è solo quello.
-Cosa ne sai tu di me? Cosa te ne frega dei miei problemi? fino ad adesso non te n'è fregato niente! Non ti è importato del fatto che io non voglia formare una famiglia, che voglia avere una nuova mamma, un nuovo fratello, non ti è importarto della mia migliore amica, non ti è importato di niente! Di niente! Non ti è importato nemmeno del fatto che tu mi abbia dato il mio primo bacio!-. Ecco, lo avevo detto, già me ne pentivo di averlo fatto.
-I-il tuo primo bacio?-. Si bloccò con la mia giacca e i caschi in mano.
Annuii con la testa e aprii la porta in fretta entrando a casa.
-Ma cosa è successo? Vi sentivo urlare?-. Domandarono Serena e mio padre.
Mi girai verso Federico e con gli occhi lo sfidai un'altra volta "ora sono cazzi tuoi".
-E' successo che...
-E' successo che Andrea non stava molto male e l'ho riportata a casa-. Posò in fretta le cose sul divano e mi portò nella mia stanza facendomi l'occhiolino e poi entrando nella sua.
"Ti odio Federico" Pensai mentre m'infilavo il pigiama.
 
 
Il giorno dopo a scuola avevo intenzione di dire tutto a Lidia, quel bastardo non poteva cavarsela così.
La presi da parte alla fine della scuola chiedendo a Federico di aspettarmi per qualche minuto prima di riportarmi a casa.
Lui non sapeva ciò che volevo dire a Lidia.
-Che cosa c'è? E' successo qualcosa?-. Mi chiese molto distrattamente mentre inviava baci a distanza a Federico.
-Si, ieri è successo che Elena... sai quell'amica di cui ti parlavo che mi invitava sempre alle sue feste...
-Si.
-Ecco non avevo un accompagnatore così Serena ha costretto Federico a portarmi là.
-Bene, vi siete divertiti?
-No, questo è il punto, lui ci stava provando con Elena e poi mi ha baciato... Vedi lui non è un tipo di cui fidarsi... Non voglio dirtelo così ma non trovo altro modo per dirtelo, sai che io non so fare questo genere di discorsi no?-. Mi guardò per un po' negli occhi.
C'era silenzio ed io mi sentivo in imbarazzo.
-Non credevo che la tua invidia arrivasse fino a questo punto, davvero, non credevo neanche che potessi arrivare fino a questa scusa, sei solo invidiosa, io ho un ragazzo e tu no... Mi fai pena veramente... Lo sai perchè il ragazzi non ti vogliono?
Rimasi scioccata dalle sue parole, non pensavo che la mia migliore amica potesse non credermi, ero delusa, io le avrei creduto anche se mi avesse detto che gli asini volano, ma lei no.
-Perchè hai questo carattere chiuso, ti comporti anche da stronza, come hai fatto adesso no? Non troverai mai un ragazzo in questo modo.
Mi arrabbiai.
-Ah si? Io mi comporto da stronza? Tu invece ti comporti da svampita, sembri una rincoglionta!
-Chiamasi amore!
-Amore un corno, voglio proprio vederti quando Federico se la farà con tutta la scuola e tutti lo sapranno mentre tu non crederai a nessuno! Mi hai deluso anche tu sai? Non credevo che tu arrivassi a dirmi queste cose! Si ho un brutto carattere ma me lo tengo, tu invece cerca di cambiare il tuo che così verrai presa in giro da tutti!-. Con quelle ultime parole me ne ritornai da Federico e Lidia gridò un sonoro "Vaffanculo" che sarebbe potuto arrivare fino al polo nord, tutta la scuola ci guardava.
-Andiamo-. Ordinai a Federico che non esitò ad ascoltarmi e che salutò Lidia con un altro bacio a distanza.
A casa iniziò a chiedermi spiegazioni mentre io gli rispondevo sempre con un "ti odio" o "stai zitto".
Mi aveva fatto litigare con la mia migliore amica.
Sapevo benissimo di aver ragione ma mi sentivo male al solo pensare di non poter parlare con lei o di poter contare su di lei per qualsiasi cosa, si forse le avrei chiesto scusa... Anche se lei aveva torto l'avrei fatto, perché quando si vuole bene ad una persona si passa su ogni così.
Era anche vero che mi comportavo da stronza ed avevo un brutto carattere ma era anche vero che la mia migliore amica era una svampita.
Se stavo male io non immaginavo quanto potesse stare male lei, la conoscevo da una vita e stava male anche se litigava con Filippo o con qualsiasi altra persona con cui non era in confidenza.
Un po' però capivo anche Federico che forse l'aveva scelta per il suo carattere, "Già, chi vorrebbe una come me?" Pensai non accorgendomi di alcune lacrime che mi scendevano per le guancie e di Serena che era entrata nella mia stanza.
-Tesoro, che hai?-. Si preoccupò, in fondo non era una donna cattiva, era buona, si interessava di ciò che mi succedeva.
-N-niente...
-Allora se è niente non dovresti piangere, non credi?
-Si, infatti tra un po' smetterò, non ti preoccupare...
-Se ti serve sfogarti sono sempre qui-. Mi ricordò uscendo dalla stanza.
Smisi di piangere e subito dopo entrò Federico.
"Ma che palle, e adesso cosa vuoi?"
-Va tutto bene?
-Tanto lo so che non te ne frega niente di me... Puoi anche andare.
-Si ma adesso mi sento in colpa.
-T-ti senti in colpa?
-Si, ti ho dato il tuo primo bacio... Scusa-. Sembrava sincero.
-Oh beh, se è quello il tuo problema non ti preoccupare, tanto prima o poi lo dovevo dare il mio primo bacio no? E poi non è stato niente male-. Ops... Avevo detto qualcosa che non dovevo dire.
-Ma grazie-. Si sedette nel letto di fianco a me:- Ne vuoi un altro?
-Grazie ma preferisco evitare-. Gli risposi facendo l'occhiolino.
Ero stata stupida a pensare che lui potesse preoccuparsi per me.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6

 
 
 
 
 
   Eravamo in macchina, come tutti i sabati pomeriggio dovevamo andare dai nonni, questa sarebbe stato diverso perchè ci sarebbero state altre due persone con noi: Serena e Federico.
In macchina Federico stava tutto il tempo al cellulare, avrei scommesso che stava messaggiando con Lidia e una delle sue ragazze.
   Finalmente dopo mezz'ora di torture e con Federico che cantava le canzoni che erano state trasmesse alla radio arrivammo.
Scesi dalla macchina e il cane di mia nonna mi saltò addosso.
-Nikita ora basta di leccarmi, si anche io ti voglio bene ma ora ba... AH ah ah ah!-. Il cane aveva iniziato a leccarmi e mi faceva il solletico.
Federico mi osservava con un sorriso compiaciuto per poi porgermi la mano.
-Dovresti essere sempre così Andrea, mi piaci un sacco così-. Presi la sua mano e lo feci cadere a terra per poi rialzarmi soddisfatta.
-Non dirmi come devo essere per favore, questo sarebbe il colmo...
Nikita mi seguì fino all'entrata non calcolando di una lira Federico sporco di terra che si stava rialzando.
-Bene, Fede e Andrea potete mettere le valigie in quella stanza-. Indicò mio padre mentre salutavamo i nonni.
-No aspetta, perchè nella stessa stanza con lui?-. chiesi io sconcertata.
-Si, scusami tesoro ma non abbiamo altre stanze...-. Disse mia nonna.
-Scusa ma Federico non può dormire nel divano?-. Ribattei arrabbiata.
-Andrea non fare così!-. Mi rimproverò mio padre 
-Bene allora dormirò io nel divano!-. Conclusi prendendo le valigie e portandole in quella che era sempre stata per 16 anni la mia stanza e che avrei dovuto concedere a Federico.
Federico mi raggiunse in stanza e chiuse la porta, non mi convinceva quando chiudeva la porta... Mi faceva paura stare in una stanza chiusa con lui.
Posò la sua valigia sul letto e poi mi venne di nuovo incontro e, di nuovo, bloccandomi con i polsi al muro.
Un altro bacio.
Cazzo ma che gusto ci provava a farmi sentire a disagio? 
Finalmente aveva finito di baciarmi.
"Oddio ora mi sta baciando il collo" Pensai disgustata, si mi stava toccando anche troppo.
-Senti un po': calma i tuoi ormoni ok? E lasciami se no urlo.
Lui continuò a bacirmi il collo e poi mi disse nell'orecchio.
-Allora dovrò tapparti di nuovo la bocca... Mm...-. Rise di gusto e poi tornò a baciarmi.
Mi stava dando su i nervi e gli tirai un calcio nelle parti basse.
Stavo provando gusto a picchiarlo in quei giorni.
Si accasciò a terra ed io specchiandomi alla specchio mi sistemai i capelli e i vestiti per poi uscire dalla stanza e lasciarlo là.
-Io vado a fare una passeggiata... E porto anche Nikita.
Qualche minuto dopo ero fuori di casa e stavo camminando con Nikita dietro che mi seguiva, il cane dei miei nonni non aveva bisogno di guinzagli perchè tanto mi seguiva ovunque andavo.
-Caspita che freddo... Siamo quasi a Dicembre...-. Dissi al cane come se potesse rispondermi mentre sbattevo i denti e tremavo.
-Ho dimenticato il giubbotto.
-Si lo so, è per questo che sono qua.
"I-i-il cane parla? Oddio... Ho le visioni... Ma Nikita ha una voce che assomigia a quella di..." Mi girai.
-Federico!!! Vattene maniaco... Posso urlare anche qua in mezzo alla strada sai?? Nikita attacca!!-. Mi girai verso il cane e vidi Nikita fare i suoi bisognini e non importarsi di quello che stava accadendo.
-Ma lo sapresti come andrebbe a finire no?-. Rise di gusto.
-Ok, ora mi rifiuto d'urlare...-. Dissi rassegnata.
-Ok...-. Si levò la giaccha e me la mise sulle spalle.
Lo guardai negli occhi e ricominciammo le  nostre discussioni.
"E adesso che stai facendo?"
"Ti vorrei viva almeno fino a sta notte" Mi fece l'occhiolino.
"Tanto dormo sul divano"
"Questo lo vedremo..." Staccai lo sguardo e chiusi la discussione.
-Torniamo a casa-. Annunciai dirigendomi verso la strada del ritorno.
 
Era notte ed io ero sul divano tremante di freddo nonostante le 300 coperte che avevo addosso.
Le finestre erano chiuse ma il salone della casa dei miei nonni era sempre freddo.
"Magari posso adare nella mia stanza e prendere un giubotto" pensai rigirandomi tra le coperte, tanto Federico dormiva, non avrebbe potuto farmi niente.
Presi la valigia da sotto il letto, Federico, come immaginavo, dormiva come un pascià... Come era carino quando dormiva.
Presi il giubbotto da là dentro e mi incamminai verso la porta.
Qualcuno mi aveva bloccato le gamba.
"Merda si è svegliato!" 
Mi tirò la gamba e caddi nel letto, lui aveva gli occhi socchiusi.
Mi avvolse nelle coperte e nelle sue braccia.
-Sapevo che saresti venuto-.Ghignò sottovoce.
-E cosa te lo aveva fatto pensare?
-Il fatto che nel salone fa freddo.
-Ecco appunto, sono venuta qua solo per prendere il giubbotto.
Mi ignorò e mi strinse di più con le braccia.
-Tu e il tuo stupido orgoglio... Sei fredda... Riscaldati un po'...-. Mormorò e dopo di chè si addormentò lasciandomi incatenata nelle sue braccia.
Secondo me con quella frase non voleva intendere solo il fatto che io sentivo freddo ma anche... Insomma voleva descrivere il mio carattere.
Si, era caldo e bello stare abbracciata con lui.
   Il mattino dopo mi risvegliai mentre lo abbracciavo anche io, avevo la fronte attaccata alla sua e lui aveva gli occhi aperti, mi guardava con un sorriso malizioso.
-Aah-. Fermò l'urlo con un bacio ed io sconvolta e confusa mi spostai dalla parte del mio letto sedendomi.
-Ma la vuoi finire di baciarmi ogni volta che voglio urlare? Perchè mi hai riscaldato sta notte? Perchè ti stavo abbracciando anche io? Perchè  avevo la fronte vicina alla tua? Perchè mi guardavi? e... Perchè sembra tutto così romantico??-. Chiesi tutto in una volta.
-Non ti è piaciuto?
-No... Cioè si... Magari un po'... NO CHE NON MI E' PIACIUTO!!-. Mi alzai per andare in bagno e un'altra volta lui si alzò e mi bloccò quando stavo per aprire la porta.
-Allora questo ti piacerà!-. Continuò ritornando a baciarmi.
Gli morsi il labbro.
-Fottiti Federico-. Conclusi andandomene.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7

 
 
 
 
 
   Mi alzai per andare a scuola.
-Dannazione, Federico esci da quel fottutissimo bagno!!!-. Ero davanti alla porta dove sbattevo i pugni come se lui potesse magicamente uscire.
    Finalmente dopo 20 minuti uscì.
-Che c'è Andrea? Perché tutta questa fretta?
-Ma sei un ritardato o cosa? Io devo andare a scuola e ringrazio che la mia punizione sia finita se no dovrei ancora sopportarti su quel motorino.
-Già, ma io ci avevo preso gusto-. Mi fece l'occhiolino ed andò nella sua stanza lasciandomi il bagno libero.
Mi squillò il cellulare mentre mi stavo pettinando.
-Ma dove sei?
-Filippo aspetta! Quel deficiente microcefalo ha occupato il bagno per ben 20 minuti ed adesso devo fare tutto di fretta-. Risposi mentre mi stavo mettendo la matita.
Mi disse un secco "ok" e poi chiuse il cellulare.
 
   Ero a scuola.
-Finalmente sei venuta!
-Che c'è fili?
-Niente, ti volevo solo chiedere se... Ehm... Oggi volevi uscire con me... ehm...
Lo guardai alzando un sopracciglio, ma che cosa gli capitava? Perché tutto quell'imbarazzo?
Annuii ed entrai in classe.
Lidia non mi parlava più e io mi sentivo sola anche se non avevo solo lei come amica.
E poi averla come compagna di banco era ancora più doloroso, avevo provato più volte a chiederle scusa ma lei continuava ad igniorarmi.
  
   Finita la scuola andai a casa per prepararmi, alla ricrezione io e Filippo avevamo deciso di vederci verso le tre del pomeriggio e non avevo molto tempo a disposizione.
Federico chiuse la porta di casa e canticchiò con un sorriso odioso stampato in faccia.
-Oh ma che bella oggi, dove andiamo?-. Mi prese per i fianchi tentando di darmi un altro bacio ma io gli misi la mano davanti alla bocca.
Mi avvicinai al suo orecchio.
-Tesoruccio, non sono affari tuoi quindi ora levati e fammi uscire, va bene??-. Completai la frase con una voce sensuale.
Lui fece lo stesso e si avvicinò al mio orecchio.
Sembravamo quasi abbracciati.
-Tanto lo so che ti piaccio e che in questo momento vorresti saltarmi addosso.
-Si certo, pensala come vuoi-. Gli risposi staccandomi e uscendo dalla porta per andare da Filippo.
"Rompi palle, vattene da casa mia, mi dai fastidio, non ti sopporto, pensa che a me lui possa piacermi? No, assolutamente no! Anche se... Magari un pensierino... NO! NO! NO! A me non piace, quel suo fisico irresistibile, quegli occhi bellissimi e profondi, la sua bocca morbida e... Quel carattere di merda! No sono sicurissima, non mi piace!"
-Andrea!-. Filippo mi stava aspettando davanti alla fontanella della piazza.
Corsi da lui e lo abbracciai come facevo sempre.
Sta volta però non ricambiò e rimase con le braccia ferme, senza nemmeno toccarmi le spalle.
Ma cosa gli prendeva?
-Andrea noi siamo migliori amici no?
Ci sedemmo sulla panchina.
-Certo su di me puoi contare, tu sei il mio migliore amico!
-Ecco questo è il punto...
-C-cosa? Non ti seguo...-. Non capivo ciò che voleva comunicarmi.
-Io e te siamo migliori amici da due anni, dovremmo provare affetto l'uno per l'altra...
-Non è così?
-Si... No... Cioè... Io... Io non provo solo affetto per te...
-Come non provi affetto per me? Non mi vuoi bene?
-No perchè...
-Perchè?-. Continuavo a non seguire il discorso, aveva gli occhi lucidi ed era sul punto di piangere.
Mi faceva tenerezza ma allo stesso tempo ero preoccupata per lui.
-Perchè?-. Ripetei.
-Io... Non... Riesco... A... Fartelo... Cap...-. si bloccò e mi guardò un'altra volta.
-Provo così-. Disse.
Mi prese la testa tra le mani e mi baciò.
Un bacio appassionato.
Interruppi il bacio confusa.
-Che succede?-. Chiesi un'altra volta quasi spaventata.
Strinse i pugni, come per trattenere la rabbia, e si alzò in piedi.
-Succede che io ti amo!

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8

 
 
 
 
 
   “Ti amo” quelle parole dette da Filippo mi facevano paura.
Mi spaventava quel sentimento.
Ma lui doveva sentirlo e anche molto forte, doveva sicuramente aver tenuto dentro quel sentimento per molto tempo.
   Era là, davanti a me, mi fissava con gli occhi lucidi.
Non sapevo che rispondere.
Era il mio migliore amico e non provavo niente per lui, glielo dovevo dire?
Sbuffò e si girò iniziando a camminare verso non so dove.
Mi alzai e lo seguii.
No, non potevo sopportare una lite anche con lui.
-Fermati.
-Fermare di fare cosa?
-Di evitarmi.
-Evitarti? Perché dovrei evitarti? Infondo ti amo da due anni e ora che te l’ho detto tu hai fatto scena muta… Lo capisco benissimo-. L’afferrai per un braccio bloccandolo.
Avvicinò il suo naso al mio.
Era tutto così romantico cazzo! Sarebbe stato tutto così bello con lui se non fosse per il fatto che io non ero innamorata di lui.
-Tu sei il mio migliore amico, non ti permetterò di andartene, non adesso…
-Andrea io ti amo, non posso continuare così… Forse è meglio se… Se non ci sentiamo più…-. Si liberò e se ne andò così caddi a terra e una lacrima mi scese sul viso.
Perché doveva essere tutto così triste?
Che palle la mia vita.
Le lacrime mi assalivano il viso.
I miei due migliori amici.
Uno di 17 anni che mi aveva sempre amato e non me l’aveva mai detto.
Una della mia stessa età che conoscevo da quando ero piccola e con la quale avevo litigato per un deficiente; Federico.
I miei due migliori amici con cui avevo litigato.
E’ tutto così deprimente.
-Andrea? Che succede?
Una voce maschile mi fece sussultare.
Una mano mi toccò la spalla e io mi girai.
Federico.
La mia rabbia salì al solo vederlo.
Mi alzai mentre le lacrime scendevano come se niente fosse e iniziai a picchiarlo dandogli pugni sulle spalle.
Iniziai a singhiozzare.
Odiavo quel mio lato da piagnona e disperata.
I miei pugni diventarono più deboli e sentivo il bisogno di appoggiare la testa da qualche parte, ecco adesso avevo anche il mal di testa.
La poggiai sopra la spalla di Federico che mi abbracciò.
Quel mio lato da piagnona permetteva a Federico questo, ecco perché odiavo quel lato.
-Ch-ch-ch…-. Non riuscivo a parlare per le lacrime, che stavano diminuendo.
-Andrea?
-Ch-ch-ch-che cazzo ci fai tu qua?-. Ecco il mio lato da piagnona se ne stava andando lentamente anche se il mal di testa permetteva ancora alla mia testa di poggiarla sopra la sua spalla.
-Ero venuto perché dovevo incontrarmi con degli amici.
Alzai la testa, di sicuro non avevo intenzione di chiedere compassione ad uno come lui.
Lo guardai una attimo, non sapevo bene che faccia avevo perché in quel momento non riuscivo nemmeno a capire la differenza tra un cane e un gatto.
-Sc-scusa, oddio che vergogna, ciao. Me ne vado-. Iniziai a correre verso casa.
Sentii dei passi dietro i miei.
“Ohssignore fai che non sia lui” Imprecai aumentando la velocità.
Avevo il fiato, si lo ammetto: la corsa non era il mio forte.
Adesso si era trasformato tutto in una specie d’inseguimento.
“E’ tutto così ridicolo” Pensai ridendo, ci stavo provando anche gusto.
Mi fermai con il cuore che batteva a mille, sudata e con il fiatone.
Dopo tutto però ridevo, era riuscito a farmi ridere.
Si fermò pure lui quando arrivò a me e paonazzo, con le goccioline di sudore nella fronte, appoggiò una mano al muro per riprendersi.
Mi sedetti nelle scale del portone del palazzo.
Ridevo, stavo morendo dalle risate.
-Smettila di ridere, non ci trovo niente da ridere. Sono in ritardo per un’uscita e tu ridi.
-Scusa-. Cercai di tornare seria ma continuai a ridere.
Rise anche lui.
Dopo qualche minuto ci calmammo.
-Dimmi cos’hai.
-No che non te lo dico, non sono affari tuoi.
-Invece si. Sono il tuo fratellastro.
-Beh non sei obbligato ad esserlo-. Mi alzai ma venni bloccata e caddi sopra le sue gambe.
I nostri nasi erano vicini come poco fa con Filippo.
Il cuore batteva a mille ma non era per la corsa.
-Dimmi cos’hai.
-E’ una storia lunga-. Era una grandissima bugia, non era una storia lunga.
-Posso aspettare.
-La tua uscita?
-Saltata.
-Quando?
-Adesso.
-Stai mentendo-. Conclusi cercando di rialzami.
-Ok sto mentendo, allora??
-Allora stai mentendo. Punto. Torna dai tuoi amici.
-No.
-Si.
-No.
-Aaah fai come ti pare. Io me ne vado.
-No che non te ne vai.
Gli lanciai uno sguardo di sfida. Nessuno mi dava ordini.
-E chi me lo impedisce?
-Io.
-Perché fai tutto questo?
-Questo cosa?-. Domandò divertito.
-Questo!-. Innervosita salii le scale chiudendogli la porta in faccia.
Naturalmente sapevo benissimo che lui aveva le chiavi di casa.
-Cosa questo?-. Ripeté restando fuori dalla porta.
Scoppiai a ridere.
Era buffo parlare con lui con la porta che ci divideva.
Aprii la porta e lo feci entrare.
-Sapevo che mi avresti aperto.
Sbuffai e mi sedetti nel divano del salone.
-Non si tratta così un’ospite.
-Un ospite?-. Mi girai a fissarlo.
-Si.
-Non sei un ospite, ormai conviviamo.
-Si ma mi hai fatto entrare tu adesso, sono un ospite quindi.
-Non sparare cazzate-. Chiusi l’argomento e lui si sedette di fianco a me.
-Cos’hai?
Alzai gli occhi al cielo e mi arresi.
-Ho litigato con Filippo.
-E basta?
-Si, non ho più amici veri. Grazie davvero!
-Non te la prendere con me! Se Lidia era la tua migliore amica non ti diceva quelle cose.
-Si. Possibile. No! Lei mi ha detto quelle cose perché tu sei il suo primo ragazzo!
Sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo.
Ora si sentiva anche in colpa.
Corse in cucina prendendo il telefono di casa.
Lo seguii.
Digitò un numero ma non rispose nessuno così chiuse il telefono camminando verso la sua stanza.
Arrivato lì chiuse la porta in fretta.
Ma che gli prendeva??

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9

 
 
 
 
 
   Federico in quei giorni si comportava in modo strano, volevo assolutamente capire cosa gli succedesse.
“Non che m’interessi ma… E’ troppo strano…”
    La mattina arrivai a scuola ancora con quel pensiero in mente, lo vedevo guardarsi intorno e cercare qualcuno.
Il mio pensiero fu interrotto da Lidia.
-Ciao… Andrea…-. Salutò imbarazzata.
Il mio sguardo si spostò su di lei.
Immediatamente mi vennero alla mente le parole di Federico, forse se non mi credeva non era veramente la mia migliore amica… O forse… Beh in quel momento ero molto confusa.
-Ciao-. Ricambiai con tono duro.
-Io volevo… Volevo che tornassimo a parlarci… Scusa se… Beh… Ti ho chiamata stronza e ti ho mandata affanculo-. Disse abbassando lo sguardo.
-Quindi mi credi?-. Chiesi senza cambiare il tono della voce ed alzando un sopraciglio.
-Andrea, come potrei crederti? Quella che hai detto è una balla bella e buona…
-Mettiamola così: la mia migliore amica crederebbe a me, la persona che conosce dall’infanzia, piuttosto che credere al suo ragazzo con cui, tra l’altro, si c’è messa insieme da poco-. Chiusi il discorso e camminai verso la porta della scuola.
L’avevo lasciata senza parole e non aveva intenzione di ribattere.
Vidi di sfuggita passare Filippo davanti a me e iniziai a corrergli dietro, aveva il passo abbastanza veloce.
-Dobbiamo parlare io e te.
-Andrea no, non voglio più avere a che fare con te.
-Per favore ascoltami.
-No-. Concluse camminando più veloce.
Smisi di seguirlo e mi sedetti su un gradino osservando le altre persone.
Suonò la campanella ed io entrai.
-Stupida me-. Pensai ad alta voce.
 
   Era finita la giornata scolastica.
Per i corridoi mi imbattei su Federico.
-Ti devo parlare-. Annunciai anche a lui.
-No, adesso devo fare una cosa… Facciamo più tardi, tanto viviamo insieme ricordi?
Non mi diede il tempo di rispondere e se ne andò.
Lo seguii, tutto questo mi puzzava di marcio.
Federico uscì da scuola e camminò per un po’ finché non si fermò a parlare con due tipi.
Mi nascosi dietro un angolino.
-Ragazzi tenete i soldi-. Disse lui tirando fuori delle banconote.
-Ma tu hai vinto la scommessa, tienili no?-. Replicò l’altro.
Scommessa? Quale scommessa?
-Si ma ad Andrea le ho rubato il suo primo bacio e per Lidia sono stato il suo primo ragazzo…
-Che sfigate!-. Commenta uno.
Sfigate a chi? Ero pronta ad uscire dall’angolo e picchiarlo.
-Hai vinto la scommessa, tienili.
-Non m’interessa quella stupida scommessa!
-Senti tu hai vinto, sei riuscito a far litigare le due amiche inseparabili, tieni questi cazzo di soldi!
“Così era tutta una… Scommessa” Me ne andai amareggiata.
Non avevo intenzione di piangere per quel bastardo.
Però avevo la faccia sconvolta, questo non mi piaceva.
Camminai fino al motorino.
Mi sentii bloccare il braccio.
-Andrea che succede?-. Mi girai, era Filippo.
La rabbia mi assalì.
Ma cosa avevano tutti? Perché Filippo adesso faceva così? Perché le persone dovevano comportarsi in quel modo?
-Non rivolgermi la parola, prima decidi di non parlarmi più, di non avere contatti con me ed adesso ti preoccupi, sto male, lasciami in pace-. Risposi a Filippo.
Sta mattina ero pronta a chiedergli scusa in ginocchio ma in quel momento no.
-Aspetta A…-. Salii sul motorino e tornai a casa non facendogli concludere la frase.
   Arrivata a casa sbattei la porta.
Tanto papà e Serena erano andati all’Auchan e, visto che papà ogni volta ci stava più di quattro ore per comprarsi mezzo negozio, non sarebbero arrivati prima delle sei.
Entrai nella mia stanza e lì iniziai a piangere.
Non sapevo se era per il fatto che io e Lidia non ci parlassimo per una stupida scommessa o per il fatto che Federico in tutto quel tempo avesse fatto tutto per vincere dei stupidissimi soldi.
Mi ritornavano in mente i suoi baci, non sapevo spiegarmelo.
“Basta, la devo finire. Sono patetica. Mi devo vendicare e lo farò in modo originale…”.
Uscii dalla mia stanza ed entrai in quella di Federico.
Avevo intenzione di mettergliela a soqquadro, di rompergli tutti gli oggetti che aveva, di bruciargli i vestiti, di buttare il suo letto, di rompergli l’armadio di… Notai subito il calendario appeso.
Aveva segnato gli allenamenti di calcio ed uno era proprio oggi.
-Dalle quattro alle cinque e mezza-. Lessi.
Placai la mia ira e non feci niente di quello che avevo pensato.
Avevo in mente di fare di meglio!
Mi spuntò un sorriso malizioso in faccia e asciugai le lacrime.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10

 
 
 
 
 
   Non feci in tempo ad uscire dalla stanza che Federico era arrivato.
Andai in preda al panico quando aprì la porta della sua stanza e mi trovò dentro.
-C-che ci fai qua?-. Fissò i suoi occhi azzurri sui miei.
-I-io stavo… Stavo… Stavo vedendo che giorno è oggi.
-Che giorno è oggi?
-Si, non ho un calendario e quindi… Oh ma ho visto che oggi hai gli allenamenti di calcio-. Mi si illuminarono gli occhi.
-Si perché?
-Perché vorrei venire con te, non ti ho mai osservato giocare a calcio e… Ehm…-. Misi una mano tra i capelli, non avevo più scuse così mi bloccai totalmente senza dire niente.
-Va bene-. Disse ed io uscii subito dalla sua stanza.
 
    Mentre aspettavo che lui finisse di prepararsi per gli allenamenti presi una borsa molto capiente.
-E quella?-. Mi chiese.
-No sai… E’ che… Andiamo siamo in ritardo!!-. Ricordai per poi uscire dalla porta.
   Arrivammo agli allenamenti e io mi sedetti nella panchina.
Un ragazzo biondo mi osservò il sedere per poi fare una specie di mugolio, come un “mm” gli feci l’occhiolino e lo salutai con la mano.
Certo non mi piaceva o cose simili ma non volevo fare la persona antipatica.
   Alla fine degli allenamenti si avvicinò un attimo a me.
-Ciao io sono Roberto.
-Ciao Roberto, io sono…
-Andiamo negli spogliatoi Roberto, non fare il cretino…-. Ordinò Federico infastidito.
Perfetto aspettavo solo quel momento.
Attesi dieci minuti ed entrai anche io.
Erano tutti sotto le docce e chiacchieravano.
Mi osservai intorno e poi mi accorsi che Roberto era vicino a me e stava per avvertire i ragazzi che erano dentro.
Non gli diedi il tempo di aprire bocca e lo baciai, mi osservai di nuovo intorno fino a trovare la sgabuzzino aperto.
Feci diventare il bacio più appassionato così da non fargli accorgere che lo stavo facendo entrare là dentro e poi lo chiusi a chiave scrivendo in un foglietto ‘sono qua dentro, apritemi la porta’ infondo non lo volevo far morire là.
Cercai i vestiti di Federico e con molto successo li trovai e li infilai nella borsa lasciandogli almeno le mutande a disposizione.
Me ne andai di corsa.
 
   Ero a casa già da mezz’ora e stavo ridendo tra me e me pensando a ciò che gli avevo combinato, se lo meritava.
Non dovevo farmi assalire dai sensi di colpa.
Suonarono al campanello, sapevo benissimo che era lui ma per far finta di niente domandai:
-Chi è?
-Sai benissimo chi sono! Aprimi! Ho solo le mutande e l’asciugamano addosso!
-Davvero?? E perché non apri con le tue chiavi?
-Ce l’ho nei jeans.
-Oh ma quanto mi dispiace…-. Dissi falsamente.
In quel momento il cellulare suonò.
Gli era arrivato un messaggio.
Cercai nei suoi jeans e presi il cellulare.
-Si chiama Bimba dolce… Mm… Bimba dolce… Chi sarà?
-No cazzo non aprire il messaggio.
-Amore domani usciamo insieme?
-Ha scritto questo?-. Chiese.
Lo ignorai e inviai la risposta: Amore a tua sorella! Non ti fare più vedere bimba dolce ;) Ho una ragazza…
Bussò alla porta.
-Aprimi!!!
-No! Crepa là fuori!-. Risposi mentre scorrevo la sua rubrica col nome di Lidia ed altre ragazze.
-Dai, per favore!!-. Mi supplicò.
Non so cosa mi spinse a farlo, forse la sua voce dolce che mi stava supplicando, forse il fatto che sarebbe potuto morire dal freddo o forse solamente il fatto che io non ero in grado di fare queste cose.
Aprii la porta e lui entrò di botto chiudendola dietro di se arrabbiato, il suo atteggiamento non era più dolce, mi puntò il dito contro finché non mi bloccai arrivata al muro.
Posò la mano da una parte e poi iniziò a parlare tutto d’un fiato.
-Tu! Come ti sei permessa? Mi hai fregato i vestiti! Perché l’hai fatto? Dimmi il perché!
Non risposi ed abbassai lo sguardo ripensando alla sua stupida scommessa.
-Perchééé??-. Insistette.
Mi spostai lasciandolo poggiato al muro e iniziai a girare per il tavolo della cucina agitata.
Lui mi seguiva e così iniziai a parlare.
-Tu, bastardo che non sei altro… Hai fatto una scommessa… Dimmi! Adesso chi è dalla parte del torto eh?-. Mi girai e lui si fermò davanti a me guardandomi negli occhi, non mosse lo sguardo ma l’avevo capito, si sentiva in colpa.
-Eh no! Adesso non cercherai mica di farmi cambiare idea! Io ti odio, sei odioso antipatico, stupido… Ti sei messo con la mia migliore amica, mi hai baciato, mi hai abbracciato quando sentivo freddo per riscaldarmi, ti sei preoccupato del fatto che io piangessi per Filippo, mi hai baciato ancora, ancora, ancora e… E poi hai fatto tutto questo per una stupidissima scommessa! Dimmi quanti soldi erano? Quanti?
Continuò a guardarmi mentre io continuavo a sbraitare incazzata come non so cosa.
Mi fissava con i suoi bellissimi occhi azzurri.
Io avevo perso quasi tutto il fiato per urlargli in faccia.
All’improvviso mi bloccai.
All’improvviso mi bloccò.
Mi prese per l’avambraccio con una mano e mise l’altra sulla mia guancia.
Era rimasto in mutande perché l’asciugamano gli era caduto a terra.
Mi baciò…
 
 

Anonima G: Questo capitolo è per la mia amica Yui!! Auguriamole tutte un BUON COMPLEANNO!!! ^^ Sarebbe domani ma il capitolo l’ho fatto oggi, su dai ripetiamo tutti insieme:

Tanti auguri a te,
tanti auguri a te,
tanti auguri a L***** (Yui xD)
Tanti auguri a te!!!

Yeeeh *-*

Per i tuoi 15 anni ho messo il capitolo prima, contenta??
Io si xD
Baciiiii!!! Domani torta con le candeline tesoro :3 Va bene al cioccolato?

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Capitolo 11

 
 
 
 
 
   Mi stava baciando.
Avevo un braccio bloccato e non riuscivo a muovermi, in quel momento era davvero forte, non mi aveva mai afferrato in quel modo.
Iniziai a muovere il braccio libero a vuoto come per fargli segno di staccarsi, di lasciarmi in pace, ma non si staccava ancora.
Iniziai a picchiettare con la mano sopra la sua spalla come per dire “Ehi lasciami, non puoi farmi zittire in questo modo” ma lui lasciò libero il braccio che era stato bloccato e appoggiò l’altra sua mano sull’altra mia guancia.
Iniziai a colpirlo con leggerezza ma ancora non voleva andarsene.
Mi arresi.
Tanto cosa poteva cambiare un bacio?
Mi lasciai trascinare dalle emozioni e restai lì con la mia bocca attaccata alla sua sospirando un ‘mpf’ di piacere.
Non so quanto durò quel bacio ma almeno due minuti buoni erano passati.
Finalmente staccò le sue labbra dalle mie e io presi aria.
Ero confusa, non sapevo più cosa dire ma di certo non mi sarei mai fatta manipolare dai suoi baci.
-Vedi che adesso stai zitta?
Ancora non rispondevo.
Sbattei le palpebre un paio di volte e mi ripresi.
-Quale oscura scommessa stai praticando adesso?
Si avvicinò a me ma presi il manico della scopa e glielo puntai contro per minacciarlo.
Non si doveva avvicinare.
Mi faceva schifo.
-Nessuna.
-Non avvicinarti! Non ti voglio sentire, non voglio che tu mi baci, non voglio saperne più niente di te, hai capito??
In quel momento si aprì la porta e Federico riprese l’asciugamano da terra.
Mio padre e Serena erano tornati.
-Buon giorno ragazzi!-. Salutarono.
Rimanemmo in piedi, Federico mi stava esaminando, stava esaminando le mie reazioni.
Varcarono la soglia della cucina.
-Come è andata oggi?-. Chiese Serena a noi due.
-Alla grande-. Risposi senza un filo di entusiasmo.
-Bene-. Rispose lui lentamente continuando ad osservarmi.
-Perché hai l’asciugamano addosso?
-P-p-perché…-. Lo fulminai con lo sguardo :-Ho fatto la doccia a casa.
Serena sorrise.
-Come sapete io e tuo padre-. M’indico:-Vorremmo sposarci, ma io voglio i vostri pareri… Veramente.
-Oh beh… A me sta simpatico Ciccio… Direi che per me va bene-. Rispose lui e poi tutti e 3 puntarono lo sguardo su di me.
Si aspettavano una risposta.
Guardai mio padre.
Lui era felice, perché avrei dovuto rovinargli la felicità?
Guardai Serena.
Lei infondo era una persona buona e non aveva fatto niente di male, non mi stava antipatica.
Guardai Federico.
Lui era l’unica persona che avrei cacciato a calci da casa.
Ma infondo se mio padre e Serena erano felici perché dovevo guastare tutto? Perché dovevo fare il Don Rodrigo dei promessi sposi?
-Anche a me va bene.
Serena sorrise, era veramente contenta.
Mi abbracciò.
-Scusate ora… Voglio andare in stanza… Ho mal di testa…-. Dissi dirigendomi verso la mia camera.
-Si… Ehm… Io mi devo vestire-. Disse anche Federico.
Nel corridoio mi fermò per il braccio.
-Scusami-. Mi sussurrò all’orecchio.
Non risposi ed entrai dentro la mia camera.
Mi distesi nel letto.
Stavo pensando al bacio di prima.
Ad essere sinceri mi era piaciuto davvero.
Persa tra quei pensieri mi addormentai…
 
   Il giorno dopo all’entrata della scuola c’erano i due tipi con cui Federico aveva fatto la scommessa.
Camminai per il corridoio e loro mi seguirono.
-Ciao, tesoro.
-Cosa volete?-. Chiesi.
-Ma niente dolcezza, sai abbiamo saputo che non avevi mai baciato prima d’ora…
-Si, allora?
-Allora niente, ragazzi lasciatela in pace-. Federico li fermò e loro andarono per i fatti loro molto scocciati.
Andai avanti e mi slegai la coda di cavallo che avevo fatto.
-Ti fermi?-. Mi domandò.
-Perché dovrei?
-Perché ti devo chiedere scusa.
-Già l’hai fatto.
-Si ma non hai accettato le mie scuse.
Mi voltai verso di lui e iniziai a camminare all’indietro.
-Scusa ma sono arrivata in classe, al posto che preoccuparti per me perché non fai un’altra delle tue scommesse, magari potresti portarti a letto Lidia sta volta, mi dispiace solo per lei.
Entrai in classe, oggi Lidia non c’era.
    Passarono 2 ore in fretta e alla terza arrivò l’ora di letteratura.
   Eravamo a metà ora quando la professoressa iniziò, non so come, a parlarci di Shakespare e prese proprio l’opera che odiavo più di tutte: Romeo e Giulietta.
-Prof per favore la smetta con i discorsi noiosi!-. Commentò un mio compagno.
In quel momento mi sarei voluta alzare e battergli un cinque.
-Non sono discorsi noiosi, l’amore non è un discorso noioso.
-Ci risiamo-. Disse a bassa voce una ragazza dietro di me.
-L’amore della vostra vita potrebbe bussare alla porta, anche in questo momento!
-Si certo…-. Sospirai senza farmi sentire.
Sbirciai un attimo nel libro di letteratura.
Stavo vedendo ciò che aveva lasciato e non avevo studiato molto.
Bussarono alla porta.
-Avanti-. Urlò la prof come al suo solito.
-Sono… Federico, devo parlare un secondo con mia sorella.
Le ragazze iniziarono a ridacchiare e a parlare tra di loro tra un “mamma mia che figo” e “oggi è il mio giorno fortunato”.
-Tua sorella?-. La prof era sorpresa.
-Si, Andrea…
-Andrea non mi avevi mai detto di avere un fratello.
-Già… Veramente è mio fratellastro… Tra un po’…
-Beh puoi uscire ma per poco.
Annuii ed uscii con poca voglia.
Guardai il cellulare.
Mancava poco al suono della campanella questo significava che la prof aveva parlato almeno venti minuti di Shakespare, e ci sarebbe stata la ricreazione.
-Andrea, ti devo parlare, seriamente, io mi sento in colpa, non volevo farti del male, tantomeno sapendo che saresti stata la mia futura sorellastra e… E ho ridato indietro i soldi… Veramente, le mie scuse sono sincere…
I suoi occhi non mi dicevano più niente.
Non li riuscivo a leggere.
Suonò la campanella.
La ricreazione.
Adesso sarebbe stato un discorso ancora più lungo.
-Bene, placa il tuo senso di colpa, a me basta che tu non mi rivolga più la parola così, in futuro, visto che dovremmo vivere insieme per altri anni, non avremo problemi. Torna dai tuoi stupidi amici ok? E magari torna anche a mentire a Lidia sui tuoi sentimenti… Sei un verme schifoso-. Tornai in classe lasciandolo da solo a pensare.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12

 
 
 
 
 
   Era sabato, la scuola non c’era.
Mi sembra che dovevano fare una disinfestazione o cose simili quindi l’avevano chiusa per un giorno.
Ero nel letto.
Ero incazzata.
Lo ero perché continuavo a pensare al bacio con Federico, sembravo una stupidissima adolescente che pensa solo ai ragazzi.
Odiavo le ragazze così e sicuramente non sarei mai voluta diventare come loro.
Mi alzai dal letto di umore nero.
Lessi un bigliettino attaccato al frigorifero.
“Stiamo via per un giorno, dobbiamo fare tutti i preparativi e poi stasera facciamo una bellissima cenetta romantica e ci fermiamo a dormire in un hotel” Guardai il bigliettino esterrefatta e contenta.
Ero felice che mio padre e Serena stessero bene insieme.
Ma questo significava passare una giornata intera da sola ed in compagnia di Federico.
E come se non bastasse pensavo sempre e solo a quello stramaledettissimo bacio.
Si alzò proprio in quel momento.
Arrivò in cucina e lesse il biglietto per poi voltarsi verso di me.
Non mi ero ancora accorta di lui.
Avevo una tazza di latte caldo in mano e fissavo uno spazio indefinito.
Adesso il mio pensiero era andato anche su Lidia.
Mentre io ero persa nei pensieri lui si sedette di fianco a me muovendo la mano davanti ai miei occhi.
-Bella addormentata svegliati, lo sai come va a finire la sua storia?-. Non sapevo bene se quello era il suo modo di salutare perché mi avrebbe potuto anche dire cose come “buon giorno” “Come va?” “Ehilà” “Ehi” ma non avevo proprio la minima idea se quella fosse una specie di saluto.
Mi fermai a riflettere su ciò che aveva detto.
“Mm… Aurora è addormentata, il principe sfida i draghi e tutte quelle cazzate là… Non capisco a cosa si riferisca… Le favole non sono vere, e poi… OHMMIODIO il principe bacia la principessa”
Il mio viso si colorò di rosso e mi alzai in piedi indietreggiando.
Corsi nella mia stanza, presi i vestiti ed entrai in bagno per lavarmi.
Ero ancora arrabbiata con lui, non avevo intenzione di perdonarlo solo perché faceva il carino con me.
 
   Qualche ora dopo ero intenta ad allestire l’albero di natale, da sola, di certo non gli avrei chiesto aiuto.
Presi le palline, stavo cadendo indietro, se non fosse stato per il divano avrei potuto farmi molto male.
Sentii una risata.
Era quel bastardo.
-Cosa c’è da ridere?
-Niente è che sei divertente.
-Ok, ora smettila di fare quel sorriso-. Sputai acida.
-E tu smettila di essere così antipatica, smettila di chiuderti dentro, per una volta tanto divertiti.
-Quello che faccio sono cazzi miei, pensa per te. Io so divertirmi ma di certo non con te.
Mi fissò per un po’ e poi si mise accanto a me prendendo una pallina colorata.
-Che fai?
-Ti aiuto.
-Non c’è bisogno davvero.
-Senti ho sempre fatto l’albero di natale e di certo quest’anno non ci rinuncerò.
-Smettila di fare il carino-. Oddio l’avevo detto!
-E tu smettila di fare l’antipatica.
-Io la smetto se tu la smetti.
-Vorresti che finissi di fare il carino? Sai fare l’antipatico sarebbe molto peggio.
-Ok non voglio che smetti, ma mi dai il nervoso.
-Quindi che dovrei fare?
-Stare zitto ad esempio.
-E se non lo faccio?
Mi fermai, lo fissai e gli buttai una pallina in testa.
Scoppiai a ridere e lui pure.
-Sai, sembra che non faccia niente però fa un po’ male…
    Continuammo a ridere per un po’ e ad addobbare l’albero.
-Ora dobbiamo mettere la stella-. Annunciò lui contento.
-Si ma io non ci arrivo, fallo tu.
-Non se ne parla proprio, siamo in famiglia ormai, la dobbiamo mettere insieme.
Si avvicinò di più a me.
-Che stai facendo?-. Chiesi allarmata.
-Ti prendo in braccio.
-Grazie non ne ho bisogno.
-Si invece, dobbiamo mettere la stella.
Mi prese in braccio.
Non era proprio in braccio perché io ero aggrappata alla sua vita e lui mi teneva con un braccio.
Era molto forte.
Finalmente infilammo la stella nella punta.
-E’ fantastico-. Guardai l’albero ammirata.
Lui però non stava guardando l’albero, guardava me.
Mi sentivo in imbarazzo.
-Ora mi puoi lasciare-. Commento ritornando fredda come prima.
Strinse di più la presa.
-Lasciati andare…-. Mi sussurrò all’orecchio.
Ero arrossita violentemente e lui lo notò perché iniziò a baciarmi il collo, sussultai, volevo che mi baciasse in bocca.
Gli alzai il mento con le dita.
Non sapevo che fare, se l’avrei baciato sarebbe stato tutto diverso, mi sarei aperta con lui.
Ma non potevo fare questo a Lidia.
Improvvisamente mi ricordai di ciò che mi aveva fatto.
Al posto di un bacio gli diedi uno schiaffo.
Scesi e me ne andai.
 
   La sera ero seduta nel divano a guardare la televisione.
-Ancora arrabbiata eh?
Non risposi e continuai a vedere la tv.
Si sedette di fianco a me.
-Che fai?
-Vedo la tv.
-Non puoi, non con me.
-Ma io voglio vedere la tv e stare qua.
-Ok, ti informo che sto vedendo il mio film horror preferito.
Deglutì ed io strabuzzai gli occhi, un ragazzo che aveva paura degli horror? Questa era bella…
Infilai il cd di Nigthmare.
Iniziammo a vedere il film.
Ad ogni scena di sangue mi abbracciava ma non era come al solito, aveva paura.
Un po’ mi sembrava dolce.
Arrivò la mia scena preferita.
Quella in cui la ragazza si addormenta a scuola e Nightmare la uccide.
-Non dovresti addormentarti in classe-. Ripetei insieme all’attore di Nightmare.
Federico mi stava quasi soffocando.
-Fifone.
-N-non sono fifone, solo avevo visto che tu avevi freddo ed ho voluto riscaldarti.
-Federico, ci sono i riscaldamenti ed io sto morendo dal caldo.
-Beh io sento freddo.
Spensi la tv, avevo capito che mi avrebbe quasi uccisa se avremmo visto tutto il film.
Era buio.
Mi sentii prendere per un braccio.
Mi baciò un'altra volta.
Sta volta però non capii molto perché c’era buio e il bacio fu corto.
-Mi potrai dare tutti gli schiaffi del mondo, mi potrai picchiare ma a me piacciono i tuoi baci e non ho intenzione di farne a meno, hai capito?
Rimasi senza fiato.
Entrai in camera scioccata.
E chi avrebbe dormito più quella notte??

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Capitolo 13

 
 
 
 
 
   Ero fuori da scuola, dovevo tornare a casa.
Camminando mi accorsi di Filippo seduto sulla panchina con i suoi amici.
Avevo sbagliato, lo avevo trattato male anche quando si era preoccupato per me.
Ora volevo rimediare ai miei errori.
Mi feci coraggio e arrivai a lui con tutti i suoi amici che mi avevano messo gli occhi addosso.
-Ciao, ti devo parlare-. Dissi a Filippo:- Ti rubo poco tempo.
Filippo non rispose e si alzò venendo verso di me.
Andammo più avanti e lì iniziai le mie scuse.
-Senti: So che ho sbagliato, non dovevo trattarti in quel modo l’altra volta e… E ti prego perdonami, non voglio che tu non mi rivolga più la parola, posso stare insieme a te se vuoi…
Chiusi gli occhi e mi avvicinai a lui per dargli un bacio.
Scoppiò a ridere e mi mise la mano davanti alla bocca.
-No, ti perdono. Non voglio che tu stia con me solo perché ti senta obbligata-. Mi abbracciò.
Ero felice.
-E adesso mi devi spiegare molte cose.
-Tipo?-. Chiesi.
-Tipo perché l’altra volta stavi male.
Abbassai lo sguardo.
Mi girai per andarmene ma mi fermò per il braccio.
-No, me lo devi dire.
-Si ehm… Ecco… E’ difficile da spiegare.
-Dimmi pure.
-Ecco Federico…-. Iniziai a spiegargli tutto.
Il tempo di spiegare e suonò la campanella della sesta ora.
Questo significava che uscivano altre persone tra cui lui, il bastardo.
-Cosa ha fatto quel bastardo? Io lo picchio!
-No aspetta! Non lo fare!-. Cercai di fermarlo prendendolo per la maglietta.
-Quello è uno stupido, non può farti soffrire così, lo ammazzo…
In quel momento Federico uscì dal portone, Filippo lo vide e, rosso di rabbia, gli andò incontro tirandogli un pugno in piena faccia.
-Filippo calmati!
Arrivarono gli amici a tenerlo mentre lui continuava a tirare calci a vuoto.
-Sei un idiota! Come hai potuto? Devi rispettare le persone merda! Non te la farò passare liscia!
Federico che era caduto a terra era molto confuso, si levò la mano dalla faccia e aveva del sangue che gli scendeva dal naso e dalla bocca.
-OHMMIODIO! Federico va tutto bene?-. Mi preoccupai abbassandomi verso di lui.
-Cazzo secondo te mi può andare bene? Calma i tuoi nervi Filì!
-Non darmi soprannomi adesso!
Mi alzai in piedi e chiesi a Filippo di andarsene e di calmarsi un po’, era troppo arrabbiato per ragionare.
Quando se ne andò mi resi conto di tutta la cerchia di ragazzi intorno a me e Federico.
Lo presi per il braccio cercando di alzarlo di peso.
-Sei carina quando fai la crocerossina.
-Non mi provocare, potrei anche abbandonarti qua.
-Signorsì signore-. Disse a fatica per poi tornare a stare zitto.
    Mezz’ora dopo eravamo a casa.
Gli avevo disinfettato tutte le ferite e con la mano gli tenevo il ghiaccio sulla guancia, aveva anche dei lividi là.
Gli fermai la testa con le mani e levai il ghiaccio toccandogli le ferite.
-Ti fa male?
-Si…
-E la guancia?
-Mi piacciono i tuoi occhi.
-Non stiamo parlando dei miei occhi adesso.
-Sei bellissima.
-Non è che ti ha fuso anche il cervello quel pugno eh?
Gli rimisi il ghiaccio sopra la guancia.
-Perché ti stai preoccupando per me?-. Mi domandò.
-Sinceramente non lo so neanche io, credo i sensi di colpa.
-I sensi di colpa?
-Si, ho detto io a Filippo della tua scommessa.
-Ora capisco.
Non continuai la discussione, non volevo più riprendere quell’argomento e non avevo intenzione di perdonarlo.
Federico mise la sua mano sopra la mia.
Il mio cuore batteva a mille.
Levai la mano dal ghiaccio per cercare di levare anche la sua ma la strinse e la portò al suo petto.
-Non scherzo, hai degli occhi bellissimi-. E adesso cosa c’entrava?
Lo guardai negli occhi e non controllai più quello che dicevo.
-Anche tu.
Sorrise, mi piaceva tanto il suo sorriso.
Sorrisi anche io come un ebete e senza accorgermene appoggiai la mia testa nel suo petto.
Ero stanca senza motivo, forse ero stanca di tenergli testa.
Mise l’altra mano nella mia spalla.
Al contatto con la mia spalla mi alzai di scatto.
Ero stanca di tenergli testa ma di certo non lo avrei perdonato facilmente.
Mi sollevai e tornai nella mia stanza.

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Capitolo 14

 
 
 
 
 
   “Sto co-congelando” Pensai fuori dalla scuola.
Filippo non c’era e Lidia era entrata dentro di nascosto dai bidelli come facevamo noi ogni tanto.
Non sembrava di ottimo umore oggi.
Anzi sembrava più che altro disperata o qualcosa del genere, chissà.
In quel momento mi sentii avvolgere intorno alle spalle.
Non sentivo più freddo.
-Non ti sei fatta vedere stamattina.
-Vattene Federico.
-No, perché dovrei?
-Perché… Ehm… Mi stai importunando magari?
-Naah, a te piace che io ti abbracci infondo, vero?
Si tanto, tantissimo.
-No e adesso lasciami in pace.
Lo sentii sospirare.
-Ho lasciato Lidia.
-TU COSA???
Mi voltai di colpo guardandolo dritto negli occhi.
Ecco perché Lidia stava male, mi dispiaceva tanto per lei.
-Adesso non ti sta bene? Devo mentire o no sui miei sentimenti??
-No hai fatto bene però… Però…-. Iniziai a pensare ad alta voce:-La conosco da quando ero piccola, non posso lasciarla sola, devo consolarla anche se non mi aveva creduta… E pensare che un cretino come Federico riesce a fare male alle persone così facilmente…
-Sono ancora qua! Miss sovrappensiero.
Lo ignorai e appena suonò la campanella mi catapultai facendomi spazio tra i ragazzi dentro l’aula tanto desiderata.
Entrai in classe trovandola seduta al banco, non aveva versato una lacrima.
Era molto strano perché all’asilo una volta il suo “quasi ragazzo” l’aveva mollata per una bimba che portava sempre le caramelle a scuola e lei si era messa a piangere.
Lei era sempre stata una ragazza sensibile, avrebbe pianto in qualsiasi occasione ma in quel momento era ferma e fissava un punto dell’aula del quale non avevo ancora capito la posizione.
-Io e te dobbiamo parlare-. Le comunicai sedendomi accanto a lei:-Ma dopo la ricreazione.
Annuì.
 
    Era la ricreazione ed io e lei eravamo in classe.
Inspirai profondamente e quando stavo per parlare lei cominciò per prima.
-Oddio che stronza, sono stata una stronza davvero, ho sbagliato a dirti quelle cose, tu… Tu avevi ragione… E poi… Oddio….-. Non smetteva di dire ‘oddio’ ogni cinque minuti ma mi faceva piacere che lei fosse dispiaciuta.
La guardai negli occhi, sta volta era davvero sincera.
Non come quando mi aveva chiesto scusa la prima volta.
-Lui che ti ha detto?-. Le chiesi in fretta.
-Che tu avevi ragione, che era molto dispiaciuto per la scommessa e poi che…-. Scoppiò a piangere, adesso si che la riconoscevo.
L’abbracciai.
-Stai soffrendo eh?
-Si tantissimo.
La strinsi forte.
-Io ti perdono, si lui purtroppo è un bastardo ma sembrava molto dispiaciuto…-. E adesso? Lo stavo difendendo? Ero impazzita?
-Come fai a perdonarmi sapendo che avevo dato ragione a quel deficiente?
-Perché sono la tua migliore amica e tra lui e te, scelgo te…
-E questo cosa c’entra?
Mi risvegliai di colpo, avevo detto una cavolata assurda, perché doveva interessarmi? Perché lo stavo dicendo come se stessi con lui e per non fare soffrire la mia migliore amica abbia fatto una scelta?
-Lidia, non mi piace questa situazione, promettiamo di non avere più a che fare in situazioni sentimentali con lui, ok?
Le asciugai le lacrime.
Era una grossa promessa ma avrei cercato di mantenerla.
 
   Il pomeriggio tornai a casa contenta di aver fatto pace con Lidia.
Però ignorai del tutto Federico.
Entrai in stanza mia e infilai un cd dei 2pm nel mio stereo.
Ascoltavo I’ll be back, adoravo quella canzone, come le altre del resto, anche se il video non mi piaceva tanto …
 
I’ll be back nuhn dashi nareur chajeul guya.
 Geuddae dashi naega ool guya.
Geu nugudo nureur naboda sarang uhbtgee-eh.
Gabjagi eerum uhdduhgae nan uhdduhgae haran
marya nega dodaechae
Uhdduhgae eerae nan nega nar yungwunhee
 saranghalguran mar midutdan marya.
Yaksuhkhaetjanha yungwonhi byunhaji marjago
 oorineun bunmyung maejujin jjagirago
Boonmyunghee matdago.
Naega geuruhgeh yaegihaetjanha
 

L’unica frase che ripetevo era ‘i’ll be back’ anche perché era l’unica che potessi capire.
Sentii ridere.
C’era Federico alla porta che ascoltava.
-Che succede?
-Non sai una sola parola-. Ridacchiò un’altra volta.
-Ehi prova a cantare tu in coreano!
-Infatti non so nemmeno che gruppo sia questo!
-Cercalo, non m’interessa ciò che tu sai o meno.
Mi fermò la mano.
-Perché?-. Domandò con voce seria.
-Perché non me ne frega niente!
-Non parlo di quello, perché mi ignori?
Il suo alito sul collo mi faceva innervosire.
-Perché hai fatto soffrire la mia migliore amica.
-L’ho lasciata, le ho chiesto scusa, ti ho chiesto scusa, ho preso un pugno da Filippo e ho girato quasi nudo per la strada cercando te.
-I tuoi vestiti-. Lo corressi.
-E anche te.
-Non è vero!
-Invece si!
-Smettila di fare il carino!-. Urlai.
-Smettila di fare la dura!
-Smettila di essere così bello, simpatico, dolce, innocente, sensuale e allo stesso tempo bastardo!
-E tu smettila di… Aspetta cos’hai detto?
-Niente, adesso esci dalla mia stanza!-. Lo spinsi per un braccio fuori.
Era troppo forte.
-A-spet…-. Riuscii a farlo uscire e mi chiusi a chiave mentre il ritornello di I’ll be back arrivava.
 

È difficile mantenere una promessa…

 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Capitolo 15

 
 
 
 
 
    Oggi Lidia non veniva di nuovo, a quanto avevo capito sua nonna era all’ospedale e infatti stava saltando un sacco di giorni.
Così per la ricreazione decisi di  uscire a fare un giro da sola.
Camminando per i corridoi incontrai Filippo.
-Ehi, ciao-. Mi salutò.
Feci un cenno col capo e iniziammo a girare ed a parlare.
-Federico ha mollato Lidia…
-Lidia? E perché?
-Perché non voleva continuare a mentirle.
-Ha sofferto molto?
-Si…
-Mi dispiace per lei…-. Sembrava davvero preoccupato ed in pensiero che quando gli parlavo nemmeno mi dava ascolto.
Che potesse interessarle? No, credo… Non l’aveva mai sopportata e adesso….
-Va beh io ti lascio qua, sei troppo pensieroso, ciao-. Lo mollai davanti al portone della scuola.
Un mio compagno stava passando per di là.
-Oii!
-Marco, dove vai?-. Chiesi impertinente senza sapere che fare.
-Al bar della scuola, vuoi venire?
Accettai e mi incamminai per il bar con Marco.
-L’hai fatta matematica?-. Mi domandò.
-No perché?
-Niente volevo copiare da qualcuno ma qua nessuno fa matematica.
-Abbiamo tutti preso esempio da te-. Ironizzai.
-Ah ah ah, niente battute di poco spirito per favore.
-Le mie non sono di poco spirito.
-Non hai fatto matematica sapientona!
-E vuoi sapere perché non l’ho fatta?
-Perché?-. Chiese lui sul punto di ridere.
-Perché Sapevo che mi avresti chiesto di copiare-. Sorrisi.
Mi divertivo a scherzare con lui.
Mi bloccai vedendo quella scena orrenda.
Federico si stava sbaciucchiando con UNA in mezzo al corridoio.
Lo odiavo.
I miei occhi si stavano riempiendo di lacrime che avevano il bisogno assoluto di uscire.
Scappai in classe dove ero sicurissima che non ci sarebbe stato nessuno.
Le mie lacrime uscirono e io iniziai a singhiozzare, non avevo mai pianto in quel modo e mi reputavo pure stupida per poterlo fare.
Sicuramente quella era stata una scena pietosa e orribile.
Avrei preferito rimanere in classe.
 

Anonima G: Scusate se il capitolo è corto, non è un fatto di mancata ispirazione, per carità di quella ne ho da vendere xD Ma il fatto è che il bello inizia dai prossimi xD
Ciaoooo!

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Capitolo 16

 
 
 
 
Natale.
Quella festa non mi era mai piaciuta.
Dovevo andare da mia madre per due giorni e sorbirmi tutti i dispetti di Jonathan, un ragazzino di 14 anni rompipalle e super perfetto, andava bene a scuola, era bello e popolare.
Non era come me.
Io non potevo essere l’orgoglio di mia madre.
Avrei preferito Federico piuttosto che Jonathan.
Federico, non potevo restare nemmeno a casa a natale, mi aveva fatto soffrire troppo.
Ecco perché in questo momento mi trovavo da mia madre.
Aprii gli occhi girandomi nel letto e osservai il cellulare.
Dovevano essermi arrivati molti messaggi d’auguri.
Controllai il display, avevo ragione.
Venti messaggi.
Certo che non sapevano proprio che fare per inviare messaggi con gli auguri, io di gran lunga preferivo chiamare.
Controllai.
-Uno da Lidia, uno da Filippo, uno da Arianna, uno da… Uno da?
Controllai meglio il numero, non l’avevo salvato in rubrica quindi non lo conoscevo.
“Auguri ;) Spero che vada tutto bene là.”
Ma chi era?
“Ehm… Auguri anche a te ma… Chi sei?” inviai.
Nel tempo restante risposi agli altri messaggi e mi alzai posando il cellulare sul letto.
-Ciao racchia, auguri di buon natale-. Iniziavamo con gli insulti.
-Grazie, anche a te Jonathan alias faccio il figo ma non lo sono.
-Io Veram…
-Basta voi due, venite a fare colazione.
-Auguri mamma-. Le scoccai un bacio sulla guancia e lei ricambiò.
Finito di fare colazione tornai nella mia stanza.
“Oh tesoro ancora non hai il mio numero? Sono Federico”
“Cosa? Come hai fatto ad avere il mio numero? Cancellalo!” Ordinai come se lui lo avrebbe fatto sul serio.
Ero agitatissima.
Stare qua non era il massimo e con Federico che mi inviava messaggi era il peggio.
“Come va allora?”
“Ma cosa te ne frega?”
“A me interessa” Quel messaggio mi scombussolò completamente.
“Vallo a chiederlo alla ragazza con cui ti sei sbaciucchiato l’altro giorno”
“Ma io lo voglio sapere da te, lo so che sei gelosa tanto u.u”
“Certo ;) Stai prendendo un granchio”
“Non cambiamo discorso, come stai?” Non risposi posando in cellulare sul comodino.
    Più tardi a pranzo parlavo con Mario, il marito di mia madre e il resto della SUA famiglia.
-Jonathan ha avuto tutti otto nel pagellino.
-Secchione-. Conclusi.
-Ma dai, è bravo… Tu invece? non me l’hai detto quanto hai preso nel pagellino.
-Già diccelo Andrea, quanto?-. Incalzò Jonathan.
-Qualche cinque qua e là-. Dissi distrattamente.
Mia madre mi guardò male ed io abbassai lo sguardo.
Non riprese l’argomento e continuò.
-Andrea… Ti dobbiamo dare una bella notizia…-. Prese la mano di Mario con un bel sorriso stampato in faccia.
Continuai a guardarli con un grosso punto interrogativo stampato in faccia.
-Io aspetto… Un bambino.
Ero stupefatta, triste però.
Ne ero certa; mi avrebbe dimenticato.
Prima Jonathan, la persona perfetta, il bambino che avrebbe sempre voluto e poi un altro… E se sta volta sarebbe stato femmina?
Mi alzai dal tavolo.
-Bene… Sono… Contenta… Sono stanca, vado a letto.
Mi chiusi in stanza.
Mi era arrivato un altro messaggio.
“Come va allora?” Ancora Federico.
“Lasciami in pace non è il momento”
Volevo tornare a casa.
Presi tutti i vestiti e li infilai nello zaino.
Aspettai qualche ora, il tempo che il salone si svuotasse, e uscii posando un bigliettino d’avvertimento nel tavolo.
Aprii la porta e me ne andai.
“Per caso vuoi che ti chiami?”
“Ti ho detto di lasciarmi in pace!”
“Ti vengo a prendere là”
“Vieni tanto non ci sono”
“Dove sei? Non mi fare preoccupare!”
“Non ti eri preoccupato di me quando ti baciavi con quella”
Riposi il cellulare nella tasca dei jeans.
Poco dopo lo sentii vibrare.
Non risposi alla chiamata.
Vibrò un altro paio di volte ma non lo presi più.
Entrai in un bar, volevo aspettare prima di tornare a casa e poi l’autobus passava verso le sette.
-Un caffè-. Ordinai.
Mi sedetti ad un tavolo e una lacrima mi attraversò la guancia.
Asciugai la lacrima con un fazzoletto.
Rimasi un po’ a pensare e uscii dal bar.
Camminai avanti senza accorgermi di Federico che era davanti a me e sbattei nel suo petto.
-Dove vai?-. Mi chiese.
Ero sorpresa di vederlo davanti a me, era venuto davvero.
-Lasciami in pace, fatti miei.
-No, adesso mi dici cos’hai.
Lo evitai continuando a camminare fino alla fermata dell’autobus.
-Stai andando a casa?
-Si.
-Ti ci posso portare io.
-Io con te non vado da nessuna parte, preferisco l’autobus.
-Non scherzare, vieni-. Disse tirandomi per un braccio.
-Se non mi lasci urlo.
-Se urli sai come ti tapperò la bocca.
Tutti e due ci guardammo male.
Aveva vinto lui.
Salii sulla sua moto.
Arrivammo a casa, mio padre mi chiese cosa era successo.
-Mamma… è incinta-. Sbottai.
Lui si alzò e mi abbracciò.
-Tesoro non ti preoccupare, ora hai noi.
Sospirai.
-Si.
Decisi di andare nella mia stanza.
Quando stavo per chiudere la porta qualcuno mise il piede in mezzo alla porta e la riaprì.
Era Federico.
-Perché non me l’hai voluto dire?
-Affari miei.
Mi abbracciò, stavo per svenire tra le sue braccia, ma cosa gli veniva in mente?
-Lei era… Solamente un’amica, amica con cui ho litigato.
-Perché?
-Per quello che hai visto l’altra volta.

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


Capitolo 17

 
 
 
 
 
   Oggi era il gran giorno.
Serena e mio padre si sarebbero sposati.
Io e Federico saremmo diventati fratellastri.
Mio padre sarebbe stato felice con Serena.
Serena era una donna buona, bella e simpatica, il classico prototipo di ‘donna della vita’.
Federico non aveva preso proprio da lei a parte quel suo lato dolce che andava a farsi fottere con quello da maniaco pervertito.
   Eravamo al comune, certo non era il matrimonio dei sogni ma era stato organizzato bene.
Serena portava un vestito bianco ma non molto lungo.
Non aveva velo.
Mio padre era vestito come in tutti gli altri eventi.
Però nell’aria c’era qualcosa di magico.
C’era amore…
   Il matrimonio si svolse alla perfezione anche se Federico continuava a fissarmi o analizzarmi.
Forse perché ero vestita troppo elegante.
In effetti non mi ero riconosciuta neanche io la mattina davanti allo specchio, tanto che stavo quasi per avere una discussione con me stessa del tipo: “Chi sei tu?”.
Il pomeriggio andammo in un ristorante a festeggiare.
Mia cugina più piccola, di cinque anni, mi stava praticamente appiccicata.
Ero seduta vicino a Federico e a lei.
-Andrea, lo sai lo zio è bellissimo?-. Mi disse la bambina.
-Si lo so-. Risposi sorridendo.
Federico prese un bicchiere d’acqua.
-E tu chi sei?-. Domandò la bambina a Federico.
-Ehi bella bimba, io sono Fede, piacere di conoscerti.
La bambina lo guardò perplessa e poi gli si illuminò lo sguardo.
-Ho capito chi sei… Tu sei il fidanzato di Andrea!
Io che avevo l’acqua in bocca mi girai verso Federico e scoppiai a ridere buttandogli l’acqua addosso.
-Ehm… Clary perché non fai a giocare con Michy che è da solo?
-Non mi va di giocare con mio fratello!
-Dai Clary…-. Insistetti e lei si convinse scendendo dalla sedia e dirigendosi verso mio cugino.
Presi un tovagliolo per asciugargli l’acqua bagnata.
-Scusa, non l’ho fatto apposta te lo giuro…
-Non fa niente davvero, lascia stare…
Tutto questo mi puzzava, era troppo gentile per i miei gusti ed anche io non ero da meno.
Lasciai il tovagliolo per dirigermi verso Serena.
L’abbracciai.
-Congratulazioni, posso chiamarti mamma?-. Mi andava di fare la ragazza dolce così mi scappò quella frase.
-Certo che puoi!
Nella sala partì la musica e tutti dissero in coro “ballo!”.
Mio padre e Serena andarono a ballare insieme.
Pian piano anche gli altri si unirono alle ‘danze’.
-Ti va di ballare?
-No grazie, sono negata.
-Come fai a dirlo se non l’hai provato?
-L’ho provato… Ehm… In prima elementare… Poi c’ho rinunciato.
-Ma dai, vieni.
-Scusa ma la tua era una domanda ed io ti ho risposto di no quindi non insistere.
-Perché devi continuare a fare la persona chiusa?
-Saranno fatti miei no?
-No.
Non sapevo più che rispondere finché non mi arresi.
-Ok andiamo.
Federico avvolse le sue mani alla mia vita ed io le mie al suo collo e pian piano iniziammo a muoverci.
-Non eri negata?
-E’ solo che non mi piace ballare.
-E perché?
-Perché non stai zitto?
-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.
-Touchè.
-Allora, perché?
-Sinceramente? Non ne ho la minima idea.
-Non mi va più di ballare, usciamo a fare una passeggiata?
-No.
-Perché?
-Perché fa freddo fuori-. Conclusi.
-Ma dai! Così ti potrò stare più vicino-. Ammiccò.
-Senti bello, non ci provare con me, sei appena diventato il mio fratellastro, dammi almeno un giorno di pace.
Mi staccai dalle sue braccia tornando a sedere.
Clarissa tornò da me piangendo.
-Che succede tesoro?-. Le chiesi dolcemente mentre Federico era dietro di me intento a iniziare una discussione.
-Sono caduta e mi sono fatta male.
-No, non piangere!-. La presi in braccio e le controllai il ginocchio.
-Non hai niente-. Poi frugai nella mia borsa.
-La vuoi una caramella?-. Le proposi.
-Si-. Rispose singhiozzando.
Dopo di ché tornò a giocare con suo fratello.
-Porti le caramelle nella borsa?
-Si, problemi?
-No… E’ solo che è… Strano…
-Sono fatti miei no?
Si sedette di fianco a me.
Mi strinse un braccio alle spalle portandomi a sé.
-Non ti scaldare tanto, tu lo sapevi che per il viaggio di nozze saremo soli?
-Che cosa stai dicendo?
-Che da domani siamo soli… Per una settimana.
Rimasi stupita, scioccata, stavo per morire.
Una settimana sola con lui? VOLEVO morire.
Però non avevo scelta… L’alternativa sarebbe stata… Mia madre…
Una settimana sola con Federico…

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


Capitolo 18

 
 
 
 
 
   La mattina mi sentivo strana.
Mio padre e Serena non c’erano ma si sentiva un odore di frittelle provenire dalla cucina.
Mi alzai a fatica.
C’era anche la radio accesa e Federico stava cantando.
Era stonato come un campana.
-You are my sunshine, my only sunshine, you make me happy when skies are grey, you’ll never know dear…
-Zitto!-. Urlai tappandomi le orecchie.
Quando finalmente si zittì osservai meglio la scena.
Lui aveva un grembiule, sporco, aveva finito di cantare e stava cucinando allo stesso tempo.
Era lui che stava cucinando.
Da quando quel troglodita sapeva cucinare?
-Buon giorno.
-…’Orno…-. Mi uscì con poca voce.
Mi squillò il cellulare.
Era Filippo.
-Ciao scemo!-. Salutai con voce dolce.
-Buon giorno, ti ho svegliato?
-No a quello c’ha pensato qualcun altro-. Fulminai Federico con lo sguardo che stava ascoltando tutta la mia chiamata.
-Sai come sta Lidia?
-Si l’ho sentita ieri, ancora soffre per…-. Indicai Federico:-Quel deficiente-. Sospirai.
-M-mi dispiace… Oggi pomeriggio le parlerò.
-Aspè Fì… Da quand’è che t’interessa di Lidia?
-Non è che m’interessa… Mi dispiace per lei…
-Sarà… Va beh ora ti saluto-. Chiusi la chiamata.
Federico faceva finta di non aver sentito.
L’argomento Lidia era ancora un tasto su cui non voleva discutere, forse gli dispiaceva veramente per lei.
Mise le frittelle in un piatto.
-Hai visto che ho cucinato?-. Si vantò.
-Si.
-L’ho fatto per noi.
Quel “noi” mi fece irrigidire.
Sorrisi cercando di sembrare il più felice possibile.
Suonarono alla porta.
Corsi ad aprire.
Una ragazza era davanti a me.
Era molto carina.
-Ehm… Chi sei?-. Domandai.
-Io sono Lisa, una compagna di Federico, gli ho riportato il quaderno di scienze.
Federico corse subito alla porta.
-Oh grazie Lisa.
-Sei stato davvero gentile.
Mi andai a sedere nel divano.
Stranamente non avevo più fame.
Accesi la televisione aspettando che finisse di parlare con la sua amica.
Quando finì di parlare con Lisa e la salutò venne nel salotto.
-Non hai fame?
-No, mi sento un po’ scombussolata-. Risposi accarezzando delicatamente la mia pancia.
-Oh… Bene…
-Mi dispiace, scommetto che sono buonissime però.
Avevo visto il suo sguardo, sembrava quasi deluso, come un cane bastonato.
Mi faceva un certo effetto vederlo in quel modo quindi cercai di consolarlo.
-Non fa niente, se non hai fame non hai fame.
-E’ l’ora delle frasi senza senso-. Commentai ironica a bassa voce senza farmi sentire da lui.
Presi il libro che avevo dimenticato sul divano la sera prima.
Era il mio preferito ed ogni tanto mi piaceva rileggerlo.
-Che librò è?-. Chiese seduto vicino a me.
-S’intitola “ti voglio vivere”…
-Di che parla?
-C’è un ragazzo che è il fidanzato della migliore amica della protagonista. Questo ragazzo e la protagonista verso la fine si innamorano, un giorno vanno a letto insieme, l’amica li becca, litiga con la protagonista, lascia il ragazzo. La protagonista, molto addolorata per aver litigato con la sua migliore amica arriva alla sua decisione. Sceglie l’amica così dice al ragazzo che non può stare con lui e il ragazzo le dice “ti voglio vivere”.
-Finisce male insomma.
-No, per me è giusto. Cioè… Conosce l’amica da quando erano piccole, sono sempre state insieme, non avrebbe senso farla soffrire così…
-Giusto…
Chiusi il libro per posarlo a terra.
Quando mi rialzai ero a un soffio dalla sua bocca.
-Ehm… Ehm…-. Cercai di dire qualcosa.
I nostri occhi parlavano come la prima volta che c’eravamo visti.
“Non cercare di dire niente”
“Perché?”
La mia domanda aveva avuto una risposta dal suo bacio.
Quel bacio intenso a cui non mi sarei sottratta.
Mandai al diavolo tutti i miei tentativi di resistere e continuai a baciarlo, mi sedetti sopra le sue gambe posandogli le braccia al collo.
Lui avvolse le sue braccia attorno alla mia vita per non farmi scappare.
-Aspetta…
-Che c’è?
-Non posso.
-Perché?
-Perché mi stai solo usando, è chiarissimo…-. Avevo ragionato un attimo, ero ancora seduta nelle sue gambe.
Abbassai lo sguardo tornando fredda.
Mi alzò la testa con una mano.
-Guardami negli occhi, potrei mai mentirti?
-S-s…-. Ero tentata di rispondere si ma gli occhi suoi mi contrariavano e mi catturavano.
Quei suoi bellissimi occhi azzurri.
-Chi mi dice che non stai mentendo?-. Chiesi senza rispondere alla prima domanda.
-Quello che ti sto per dire, se non vuoi non crederci.
Continuai a guardarlo negli occhi.
Verde nell’azzurro.
-Andrea…
Si bloccò per creare suspance.
Ce la stava assolutamente facendo.
Io volevo sapere.
-Io ti amo…-. Sussurrò a bassa voce.
Non dovevo più fare la dura.
Non dovevo più chiudermi.
Il gioco era finito.
Avevo perso.
Io ero innamorata di lui e lo dovevo ammettere.
Ero innamorata di un bastardo e non ci potevo fare niente.
Non risposi e continuai a baciarlo…
Pian piano ci distendemmo sul divano…
Avevo voglia di lui.

Anonima G: Allora da quanti era atteso questo momento? xD Da me siiiii xD Spero vi sia piaciuto esto (?) Capitolo! A me gusta muchissimo (spagnolo-time) Adios :)

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


Capitolo 19

 
 
 
 
 
   Ero distesa nel divano.
Non ci potevo credere, ero stata a letto con Federico.
Nonostante tutto continuavo a pensare che ci fosse qualcosa sotto.
Ero abbracciata a lui quando, con freddezza, mi alzai ma lui mi bloccò il braccio.
-Che fai?
-Niente, poso il libro-. Risposi abbassando lo sguardo per non incontrare il suo.
-Non è vero, sei tornata fredda.
-Ma tu che ne sai?
-Visto? Lo so dalle tue risposte.
Non risposi e mi chinai per prendere la maglietta, avevo cambiato oggetto.
Mi rifermò il braccio.
-Che cos’hai?
-Niente ti ho detto-. Mugugnai.
-Non è vero, dimmelo.
-E’ solo che penso che…
-Che?
-Che abeeupiifabfoopudud.
Rise.
-No dai sul serio.
-Penso che tu non mi ami veramente.
-Spero tu stia scherzando.
-Invece…-. Avevo paura di rispondere no.
-Allora perché sei venuta a letto con me?
-Perché… Perché… Mi piac…-. Mi fermai a pensare.
Non risposi più.
-Andrea io ti amo sul serio.
Mi baciò e io gli presi la testa tra le mani.
-Davvero?
-Si.
-E non mi stai prendendo in giro?
-No.
-Non è una scommessa?
-No.
-Non ti sei messo d’accordo con quella… “Lisa”?
-Che c’è sei gelosa?
-Un pochino…-. Ammisi:-Cioè come non si fa ad apprezzare delle tette come le sue? È carina… Potrebbe…
-Sei più bella tu.
Lo baciai e gli misi un braccio intorno al collo.
-Ehi hai mai pensato di levare quel piercing?
Rise un’altra volta:-Siamo in un momento romantico e tu mi parli del… Del piercing?
-Si, non fraintendermi, sei davvero carino col piercing ma secondo me è meglio senza, io non ho neanche i buchi alle orecchie e non li approvo, rovineresti solo il tuo corpo.
-Andrea…
-Si?
-Lo sai che hai appena fatto un discorso senza senso?
Scoppiai a ridere e annuii in risposta.
Mi appoggiai al suo petto e iniziai a girarmi una ciocca di capelli tra le dita.
-Io e te quindi stiamo insieme?-. Domandai.
-Si certo, sempre se tu vuoi…
-Si che voglio-. Confermai.
Continuai a girarmi la ciocca di capelli.
-Federico…
-Si?
-Sei un bastardo.
-Perché?
-Così, lo sei e basta-. Conclusi.
Stavo iniziando a fare discorsi senza senso.
-Beh allora sei andata a letto con un bastardo, peggio per te.
-No ancora peggio, mi sono innamorata di un bastardo.
-Mm… Dici che Ciccio se la prenderà?
-Non lo so, tu non lo chiamare Ciccio però.
-Io lo chiamo come mi pare!-. Ribatté.
-Perfetto, ti lascio!
-No, sono io che lascio te, mi hai dato del bastardo.
-Ehi tu non lasci me! Ti riprendo!-. Decisi.
-Ci siamo lasciati per 3 secondi?-. Domandò lui divertito.
-Si ma ora ci siamo ripresi.
-Come passa in fretta il tempo.
-Ma non ero io quella che faceva discorsi senza senso?-. Mi divertivo a parlare con lui.
-Si ma tu m’infetti.
-Federico, ti lascio-. Gli dissi per scherzare girandomi a baciarlo.
Quando mi staccai dalla sua bocca eravamo di nuovo occhi negli occhi.
-Mi lasci un’altra volta?
-Tutte le volte che vuoi…
Continuammo a baciarci.
Era così romantico e divertente.
Nulla avrebbe potuto rovinare quel momento… O forse si.
Suonarono alla porta.
-Vado io! Sicuramente sarà il postino.
Corsi a mettermi l’accappatoio e chiusi la porta del salone lasciandolo sul divano.
Aprii la porta e rimasi sconcertata.
Non me l’aspettavo, ero sconcertata o sconvolta? E adesso come facevo?
-L-L-L-Lidia?
 
 

Anonima G: Scusate per il capitolo corto ma ho avuto  poco tempo, sono controllata xD No il fatto è che mi da fastidio scrivere con la gente che gironzola per la mia stanza quindi ho scritto poco… Spero il capitolo vi sia piaciuto :)

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Capitolo 20
*** avviso ***


Ragazzi scusate se non aggiornerò per un po’…
Mi stanno succedendo un po’ di cose in questo periodo e purtroppo questo mi sta bloccando, non perché io non abbia ispirazioni o cose del genere.
È solamente che da 4 giorni mi è successo qualcosa e questo qualcosa mi ha bloccato (ripeto D:), non penso più molto alle mie FF ma penso solo a questo qualcosa.
Quando tutto sarà risolto ricomincerò, ve lo giuro, vi chiedo solamente di non dimenticare la storia
Baci

Anonima G

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Capitolo 21
*** capitolo 20 ***


Capitolo 20

 
 
 
 
 
   Lidia entrò senza nemmeno avvisarmi.
La portai subito in cucina, non avevo intenzione di farla soffrire per ciò che avevo fatto.
-C-che cosa ci fai qua?-. Le chiesi mentre lei posava la borsa sul tavolo.
-Niente è solo che volevo parlare un po’ con te…
Pronunciai un “mm” poco convincente.
Mi aveva presa alla sprovvista.
-Sai soffro molto da quando Federico mi ha lasciato…
-Beh si, infondo era il tuo primo ragazzo ed è stato molto scorretto nei suoi confronti…-. Mi stavo punendo da sola.
Mi ero già pentita di ciò che avevo fatto sta mattina con Federico.
-Si ecco… Filippo in questi giorni ha cercato anche di consolarmi, voglio dire… Non lo riconosco più quel ragazzo!
-Si anche io, si comporta in modo strano…
-Perché hai l’accappatoio?
Mi accorsi di averlo e cercai subito una scusa, mi sembrava tutto così simile al libro…
La protagonista mette l’accappatoio per non farsi scoprire e chiude il ragazzo in stanza, poi l’amica se ne va ma quando ritorna li ritrova insieme.
-Io ehm… Si stavo andando a fare una doccia!-. Stessa ed identica scusa del libro.
-E Federico?
-No sai, lui è andato… E’ andato a giocare a calcetto.
-Ma è domenica ed è l’una.
-E allora? Non può?-. Risposi non riuscendo più a mantenere la tranquillità iniziale.
-Va bene, mi dovevi prestare quel libro ricordi?
Presi la biscottiera e tirai fuori uno di quei deliziosi biscotti che adoravo.
Lo addentai e senza accorgermene dissi:- E’ in salone.
-Ok lo vado a prendere…
Di colpo mi risvegliai e  realizzai che non doveva entrare in salone per nessun motivo.
Andai davanti la porta del salone bloccandola.
-No ehm… Te lo prendo io!
-Non fa niente, davvero, lo prendo io!
-No...-. Mi fermai a pensare:- Tu sei la mia migliore amica, farei qualsiasi cosa per te quindi… Lo prendo io il libro!
Lidia mi fissò, osservò, esaminò e quando finì sbuffò.
-Che sta succedendo?-. Mi domandò seria.
Mi sentivo dannatamente in colpa.
-N-niente…
-Andrea sei la mia migliore amica, riconosco quando mi nascondi qualcosa.
-Ti dico niente!
-Perfetto, allora fammi prendere il libro!-. Mi scostò con forza ed aprì la porta.
Chiusi gli occhi per non vedere nessuna delle due faccie ma non sentii alcun rumore come urli, pianti ecc così li riaprii.
Federico era ancora impegnato ad allacciarsi i pantaloni dei jeans quando alzò lo sguardo molto a disagio.
I nostri vestiti erano sparsi per la stanza.
Anche uno stupido avrebbe capito cosa era successo.
Lidia non diede segni di vita, non rispose ma rimase là senza dire niente.
-I-io ti posso spiegare… Tutto…-. Emisi a fatica.
Lei abbassò lo sguardo senza fare niente ed io mi avvicinai per metterle una mano sulla spalla che scostò bruscamente.
Andò in cucina e prese la borsa.
La sentii singhiozzare.
-Lidia io…
-Stai zitta stronza! Tu non sei la mia amica! A te piaceva! Piaceva dall’inizio, avevo ragione io, tu eri solo gelosa, che c’è? Per caso hai goduto quando lui mi ha lasciato? Te lo scopavi già da prima?-. Le lacrime gli invasero la faccia e non tardarono ad arrivare anche sulla mia, non riusciva a concludere il discorso per il pianto.
-M-mi dispiace…-. Dissi piangendo, non sapevo che altro dire, io avevo fatto una brutta cosa.
-Non ti deve dispiacere, mi fai schifo…
-Lidia, sono stato io…-. Si intromise Federico sentendosi pure in colpa.
-Ooh sei stato tu? Scusami ma le cose si fanno in due! Già tu sei un bastardo di tuo ma lei… Lei mi ha veramente deluso!
Si diresse verso la porta.
-Vaffanculo a tutti e due!-. Sbatté la porta.
Ancora stavo piangendo, Federico mi abbracciò.
Mi sentivo protetta da lui ma i sensi di colpa non se ne andavano.
Lo strinsi forte senza dire niente, anche lui non sapeva che dire.
Eravamo coscienti tutti e due di aver sbagliato.
Sentivo di doverla consolare, ero stata una stronza e aveva ragione, magari non sarei riuscita a farmi perdonare ma mi sarei messa l’anima in pace.
Mi staccai da Federico e presi i miei vestiti da terra per rimetterli.
Oh dimenticavo: non erano vestiti, era solo un pigiama.
-Che stai facendo?-. Mi chiese.
-Vado da lei!
-Ma sei in pigiama!
Non risposi e uscii anche io dalla porta per seguire la mia migliore amica, la persona che conoscevo più di tutte, quella che non avrei mai voluto far soffrire, avrei dato la vita per lei e di certo non avrei dovuto farla soffrire così.
Dovevo spiegarmi, dovevo tranquillizzarla, dovevo dirle i miei sentimenti per Federico e forse… Chissà… Mi avrebbe anche forzato a fare una scelta.
Non importava, lei era più importante di tutto.
 
 

Anonima G: Ciaoo ^^ Ho scritto prima del solito lo so ma è che morivo dalla voglia di farlo, non so quando scriverò il prossimo perché ancora questo QUALCOSA non si è chiarito ma… Beh… Spero che il capitolo vi sia piaciuto! xD

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Capitolo 22
*** capitolo 21 ***


Capitolo 21

 
 
 
 
 
    Corsi fuori a cercarla e la vidi attraversare la strada mentre cercava di asciugarsi le lacrime.
Andai verso di le tirandola per la giacca.
-Aspetta, ti devo parlare!-. Urlai.
-Non voglio parlare con te! Mi hai fatto soffrire, mi stai facendo soffrire.
-Per favore ti devo solo parlare e poi potrai andartene.
Si girò verso di me puntandomi il dito contro.
-Tu vorresti spiegarmi tutto? Cosa dovresti spiegare? Che sei andata a letto con il mio ex per sbaglio? Lo sai per chi stanno cadendo queste lacrime? Stanno cadendo per te! Il mio ex mi ha fatto soffrire lasciandomi e la mia migliore amica ci va a letto. Bene adesso si che sono sollevata!-. Disse singhiozzando.
Si voltò di nuovo e ricominciò a camminare.
-Ti devo solamente parlare… Tanto… Più di così non ti posso far soffrire no?-. Cercai di dire quelle parole con leggerezza ma non ci riuscivo.
Era come dire “Ehi ho fatto sesso con il tuo ex, ti ho fatto soffrire e adesso vorrei farmi perdonare a parole”.
-Infondo… Ci conosciamo da sempre no…?-. Continuai cercando di convincerla.
-No, a quanto pare no.
La bloccai per il braccio.
-Per favore, sono uscita anche in pigiama per parlarti, se non ci tengo a te allora perché l’ho fatto? Perché voglio parlarti?
Si guardò intorno cercando di asciugare le lacrime e poi mi guardò con disprezzo.
-Ok…-. Pronunciò infastidita.
Andammo nell’unico bar aperto che poteva esserci di pomeriggio e per di più di domenica per poi sederci ad un tavolo.
Stetti in silenzio per qualche minuto, per cercare di prendere aria mentre lei impazientemente picchiettava con le dita sul tavolo.
-E allora?-. Mi domandò innervosita.
-Ok, ti va se iniziamo dal principio? Ti racconto sinceramente cosa è successo:
Tu ti fidanzi, wow, sono sorpresa perché tu… Tu… Non hai mai avuto un ragazzo, come me del resto… Poi mi fai conoscere questo tuo ragazzo che già mi stava antipatico dal principio, scopro che diventerà mio fratello… Un incubo…
-Non tanto a quanto vedo.
-No davvero, lo è… Cioè lo era… Mi aveva baciato e io te lo avevo detto ma tu non mi avevi creduto-. Abbassò lo sguardo:- E così abbiamo litigato ma lui non si dava per vinto, continuava a baciarmi e a provarci con me finché non ho scoperto della scommessa, mi sono arrabbiata, mi aveva rubato il primo bacio e in qualche modo mi aveva fatta sentire speciale… Per una stupida scommessa… Lui poi ha cercato di farsi perdonare ma io non potevo perché aveva preso in giro anche te… Così ti ha lasciato e io ci sono rimasta male ugualmente sempre per te, la persona che conosco da quando ero grande come un bottone, cioè io e te siamo sempre state insieme…
-E mi hai tradita così…
-No, ti giuro… Cioè si ma in un certo senso no perché, è vero, ti ho fatto una promessa e non l’ho mantenuta ma qua c’è la mia vera spiegazione: Lui aveva continuato a fare il carino con me, mi aveva pure tirato su di morale certe volte anche se io ho sempre cercato di ricordarmi della promessa che ti ho fatto… Alla fine i nostri genitori si sposano, vanno in viaggio di nozze e noi due rimaniamo soli… Questa mattina… E per una settimana… Ormai ero persa di lui e mi era bastata una sola vicinanza per mandare a puttane la promessa…
-Appunto, l’hai mandata a puttane-. Concluse alzandosi dal tavolo e con le lacrime che, prepotenti, cercavano di nuovo di scendere dai suoi occhi.
Ormai le avevo raccontato tutto.
Se ne stava per andare quando la fermai nuovamente.
-Lidia, io lo amo… Non puoi immaginare quanto… Ma…Io ti ho tradito e non posso perdonarmi facilmente, perderti sarebbe una punizione perfetta ma… Non voglio e… Non posso… Quando Federico ti ha lasciato io ti ho detto che tra te e lui avrei scelto te…
Non riuscivo più a respirare per quello che stavo per dire.
Mi faceva male tutto questo ma i sensi di colpa mi assalivano e il mio cuore implorava perdono a Lidia e mi implorava di far finire tutto questo.
Il mio cervello cercava pace da tutti i miei pensieri e i miei occhi lacrimavano.
Non riuscivo a parlare ma dovevo farlo, dovevo farmi perdonare da lei.
-Io… Ti prometto… E sta volta è vero… Che io e… Federico… Non staremo più insieme… Si… Io lo eviterò… Gli dirò che tra noi non può esserci più niente… Lo farò uscire dal mio cuore in qualche modo ma tu… Per favore… Perdonami, voglio tornare amica con te, voglio che tu non soffra più…-. Dopo di ché non dissi più niente perché iniziai a piangere più forte di prima.
Lidia mi posò la mano sulla spalla piangendo con me.
-Sta volta ti credo…-. Mi sussurrò all’orecchio e io l’abbracciai.
-Ti voglio bene Lidia.

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Capitolo 23
*** capitolo 22 ***


Capitolo 22

 
 
 
 
 
   Camminai verso casa, senza farmi accompagnare da Lidia, dovevo fare ciò che le avevo promesso sta volta e sicuramente sarebbe stato doloroso ma non c’era niente da ribattere.
Dovevo prendermi del tempo.
Anche se il tempo per arrivare a casa era poco dovevo ragionare su cosa avrei dovuto dire a Federico.
Non volevo fare soffrire neanche lui però.
Se magari gli avessi detto che non lo amavo e che lo avevo ingannato lui si sarebbe arrabbiato e subito dopo si sarebbe dimenticato.
Si, sicuramente.
Sicura di me e decisa mi asciugai le lacrime, pregai che non mi scendessero durante la discussione che avrei dovuto fare e aprii la porta creando un fracasso enorme.
Federico venne verso di me.
-E allora?-. Mi chiese cercando di abbracciarmi.
Evitai quell’abbraccio e mi incamminai verso il bagno.
-Scusa, prima fammi fare una doccia-. Affermai freddamente.
Certo nessuno avrebbe deciso di fare una doccia in quel momento, solo un’idiota come me poteva deciderlo.
Ma sentivo che mi serviva ancora un po’ di tempo, almeno per prendere il coraggio di dire a Federico che non lo volevo più nel mio cuore.
Mi asciugai i capelli e mi vestii per poi incamminarmi verso la cucina seguita da lui.
-Come è andata Andrea?
-Mm…-. Risposi cercando di non dire niente di concreto.
Lui alzò un sopracciglio.
-Che significa “mm”?
Mi sedetti nel tavolo facendolo accomodare di fronte a me.
-Benino… Credo…
-Che vi siete dette?
-Niente di ché… Senti io ti devo parlare, seriamente.
-Ok dimmi-. Si stropicciò un po’ gli occhi e poi mi prese una mano.
-Sono successe troppe cose oggi… Lidia che si arrabbia… Io e te che…
-Si…
-Ecco, ti devo confessare una cosa-. Mi morsi il labbro.
Quando mentivo lo facevo sempre.
Sta volta dovevo resistere.
Respirai profondamente.
-Io non ti amo.
Silenzio.
Mi preoccupai inizialmente per la reazione di Federico, che sgranò gli occhi e non disse niente.
-T-tu… Non puoi, non…
-Si che posso.
Mi fissò gli occhi, non so se i miei occhi parlavano o meno ma sicuramente non sarei riuscita a tenere lo sguardo sui suoi.
Abbassai la testa.
-Mi dispiace…-. Mi scusai.
-T-tu sei venuta a letto con me.
-Si semplicemente perché io…-. Dovevo inventare un’altra scusa:-… Volevo vendicarmi…
-Vendicarti?
-Si vendicarmi, volevo vendicarmi… Non posso vendicarmi?
-Si ma… Cioè… Mi hai detto che mi amavi e poi che stavamo insieme e poi che…
-Erano tutte balle, Federico non capisci proprio niente, io volevo vendicarmi, non sento niente nei tuoi baci, non sento niente per te… L’avevo fatto per vendicarmi, avevi fatto del male a Lidia.
-Non ti credo.
Alzai di nuovo lo sguardo, i miei occhi erano diventati lucidi.
Però controllavo le lacrime.
-E’ la verità…
-No, tu non sei una persona del genere, non avresti mai fatto questo, non mi avresti mai detto che mi ami.
Mi alzai cercando di farmi vedere arrabbiata quando l’unica cosa che avrei voluto fare era piangere.
-Non mi conosci, semplice no? E smettila di comportarti come le ragazzine che vengono mollate dai ragazzi, sei solo un bambino Federico. Cresci-. Mi morsi nuovamente il labbro:-Non potrei mai innamorarmi di uno come te.
Detto questo mi incamminai per la mia stanza.
Mi bloccò contrò il muro per i polsi.
-Non puoi dirmi questo.
Una lacrima mi scese sul viso.
-Si che posso. Non ti amo. Te lo devo ripetere un’altra volta?
Mi baciò.
Il mio viso era immerso di lacrime.
Non dovevo cedere, lo dovevo fare per Lidia, lo dovevo fare per me e lo dovevo fare per lui.
-Federico… Io non ho sentito niente nemmeno con questo bacio… E adesso lasciami.
Lui sospirò, si mise una mano in testa ed arrabbiato, infuriato, disperato o come si può definire, con me, si incamminò in stanza sbattendo la porta.
Io entrai nella mia.
Poi strisciando lentamente con la schiena contro il muro iniziai a piangere silenziosamente.
Non doveva sentirmi.
Io gli avevo mentito ma lui doveva dimenticarsi di me.
Avevo scelto Lidia.

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Capitolo 24
*** capitolo 23 ***


Capitolo 23

 
 
 
 
 
   Erano passati 4 giorni da quando io e Federico avevamo avuto quella discussione.
Non ci parlavamo più e non ci calcolavamo nemmeno, anche se ci soffrivo, c’era un brutta tensione in casa.
Io e Lidia eravamo tornate come prima per fortuna, almeno in quello mi sentivo appagata.
Mi alzai guardando l’orologio della mia stanza, le sei di mattina.
Avevo dormito poco.
M’incamminai verso la cucina rilegando i capelli con un mollettone, avevo pensato di iniziare a fare un po’ di pulizia.
È una cosa un po’ strana da fare ma il sonno se n’era andato tanto valeva fare qualcosa di sensato.
E pulire, dopo tutto quello che c’era in casa, era una buona idea.
Entrando in cucina mi accorsi di Federico che era seduto nella sedia con le braccia sopra il tavolo e una tazza di latte caldo tra le mani mentre guardava la finestra perso tra i pensieri.
Era una scena così malinconica, non immaginavo potesse starci così male.
Si accorse di me che stavo entrando così bevve in fretta il latte e posò la tazza nel lavello per poi andarsene.
Per l’uscita però s’imbatté con me.
Ci osservammo un po’ e quando lui stava per parlare mi suonò il cellulare.
-Che c’è Fì? Perché mi chiami a quest’ora?-. Entrai direttamente in cucina e lui entrò nella sua stanza.
-Niente, ti voglio parlare.
-Adesso? Sono le sei di mattina…
-Beh a quanto pare sei sveglia.
-Devo fare delle cose, facciamo che ci vediamo alle otto?
-Si davanti alla piazza della fontana.
-Affare fatto, a dopo-. Chiusi il cellulare per prendere in mano una pezza ed iniziare a pulire.
 
   Due ore dopo ero pronta per uscire, anche se ero in ritardo di qualche minuto.
Presi il cappotto e richiusi la porta alle mie spalle decisa.
Il freddo mi fece cambiare subito idea ma ormai dovevo incontrare Filippo.
Camminai fino alla panchina dove ci incontravamo sempre e (come sempre) lui era là ad aspettarmi.
-Ciao Fì-. Salutai con una pacca sulla spalla e mi sedetti vicino a lui.
-Ho saputo…
-Cosa?-. Domandai.
-Te e Federico-. Rispose serio.
Abbassai lo sguardo senza rispondere.
-E che voi due…
-Chi te l’ha detto?
-Lidia.
-Quando e perché?
-A casa sua, ieri, perché la stavo torturando, volevo sapere cosa le prendeva.
-E come mai t’interessi tanto per lei? L’hai sempre odiata-. Chiesi con aria di sfida.
-Perché mi piace…-. Ammise di colpo.
-Io…-. Silenzio:-… Scusa…
-Lidia mi ha detto anche che hai rinunciato a lui, mi ha detto che vorrebbe dirti di rimettertici ma non ce la fa, ogni volta che ci prova si sente una fitta al cuore, come se quello fosse un tabù per lei.
-Si ma non c’è bisogno che mi dica di rimettermici, dille che sto bene anche così e poi io voglio recuperare la sua fiducia, non credo che così io la possa recuperare…
Filippo non emise parola.
-Ti sei dichiarato a lei?
-Non ancora.
-Cosa aspetti?!-. Gli diedi uno schiaffo per farlo svegliare.
-Ti sembra tutto così facile, secondo te sarebbe normale dirle “Ehi, mi piaci lo sai? Vorrei stare insieme a te”.
-Per la miseria con me hai fatto così cazzo! Mi hai pure detto che mi ami.
-Ma con te è diverso-. Si fermò creandomi suspance:-Io sono davvero innamorato di te.
-Mi dispiace… Tutto questo… Ti da fastidio vero?-. Ripensai a 4 giorni fa con Federico.
-No.
-Sinceramente Fì.
-Ok, si… Un pochino… Tanto… Ma sto cercando anche di non pensare tanto a te…
-Se vuoi prendere Lidia solo per cercare di non pensare a me te lo puoi scordare.
-No, pure lei mi piace, ma non è come te…
-Ti piace si o no?-. Alzai la voce cercando di dare una conclusione a tutto il discorso.
-Si…-. Rispose imbarazzato.
-Dillo ad alta voce e più convinto!-. Mi alzai urlandogli in faccia.
-Si-. Disse a media voce.
-Cosa?-. Urlai ancora di più.
Si alzò pure lui e mi urlò in faccia:- SIII!
-Ripetilo!-. Ordinai.
-Si!
-Si?
-Si ti ho detto!
-Ti piace tanto?-. Stavamo gridando come due ossessi.
-Siii!
-La desideri ardentemente?!
-Si!!
-Corri da lei!!
-Si!-. Rispose infine ed io scoppiai a ridere mentre lui se ne andava correndo.
Le poche persone che c’erano fuori mi stavano guardando male.
Ancora io ridevo, esausta caddi sulla panchina e ben presto la risata si tramutò in pianto.
-Non sto affatto bene…-. Dissi sottovoce cercando di tagliare il pianto.
Riuscii a smettere solo quando suonò di nuovo il cellulare.
Asciugai le lacrime prima di rispondere per farmi vedere allegra.
-Papi!!!-. Dissi falsamente entusiasta.
-Piccola come vanno le cose là?
-Alla grande e a te?
-Benissimo, sto bene con Serena, tra 3 giorni sono da te.
-Si…
-Senti, Serena deve parlarti, non so cosa voglia dirti ma insiste.
-Ok…
Attesi qualche secondo al cellulare sentendo un fracasso assordante tra “Vai via, sono cose private”, uno spostamento di sedie, vestiti e sbattimenti di porte.
-Eccomi sono tutta per te tesoro, dobbiamo parlare.
-Dimmi…-. Dissi ormai non preoccupata per altre brutte notizie o sorprese.
-Federico mi ha detto tutto.
Allora era proprio stupido quel ragazzo?
-Ci sei?
-Si, si ci sono, e…?
-Non me la sono presa.
-Mio padre?
-Non sa niente.
-O-ok…-. Conclusi stupita.
-Serena non te la prendere con me per favore, io gli ho mentito, gli ho detto che non lo amo ma non è vero, lo amo un sacco, solo che ho fatto una scelta, ho scelto Lidia, io non…-. Continuai.
-Non me la sono presa, volevo informarti che se ne vuole andare da suo padre, già lo ha chiamato, credo che domani o dopodomani partirà.
-C-cosa?
-Si hai capit…-. Chiusi il cellulare e corsi subito a casa per fermarlo.
Non volevo che se ne andasse.

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Capitolo 25
*** capitolo 24 ***


Capitolo 24

 
 
 
 
   Corsi come una furia fino a casa.
Entrai camminando velocemente e spalancai la porta della sua stanza.
Era là, stava preparando le valigie in silenzio.
Che rabbia.
Perché non poteva accettarlo?
Se gli avevo detto che non lo amavo non doveva prendersela così.
Forse ero importante per lui, sapevo che ci soffriva, anche io ci soffrivo ma non si poteva far così per tutto.
Non se ne doveva andare.
Dio l’avrei preso a schiaffi!
Camminai fino alle valigie e con disinvoltura iniziai a svuotarle e riposizionare i vestiti al loro posto.
Però lui non si dava per vinta.
Quello che io riposizionavo al posto lui lo rimetteva in valigia.
Testa dura.
-Smettila!-. Urlai infastidita.
-Sai, io me ne dovrei andare?
-Quando?
-Domani.
-Perfetto, non te ne vai. È deciso-. Dissi come una bambina viziata continuando a svuotare le valigie.
I suoi occhi si illuminarono.
-E non mi guardare così!-. Ordinai scocciata del suo sguardo.
-Veramente l’hai deciso tu-. Anche lui non era da meno.
-Finiscila di frignare.
-Finiscila di frignare tu.
-Io non sto frignando.
-Si che lo stai facendo-. Insistette.
-Ah davvero? Non solo ti aiuto a svuotare la valigia ma magari mi dici anche che frigno.
-Io me ne devo andare Andrea!
-T-Tu non puoi.
-Perché mi stai fermando?-. Mi domandò subito facendomi entrare in confusione.
“Perché ti sto fermando? Ti amo stupido!” Pensai, certo non gliel’avrei mai detto, io avevo scelto Lidia e basta.
Non c’erano ne MA, PERO’ o PERCHE’!
Ma non volevo se ne andasse.
Mi sentivo vuota senza di lui.
-P-perché ormai mi sono a… Affezionata a te.
-Affezionata? Sarebbe un modo per dire innamorata?
-No che vai dicendo, te l’ho già detto…-. Deglutii:-Quella era solo una vendetta, io non mi innamorerei mai di te…
-Però mi stai fermando.
-Si perché… Mi sono affezionata, tu perché te ne stai andando?
-Lo sai già credo…
-Oh si…-. Mi sentivo maledettamente in colpa.
-Ho intenzione di andarmene e tu non mi puoi fermare-. Annunciò con voce seria.
-Perché devi fare lo stronzo?
-Lo stronzo?
-Tu mi stai dando un ultimatum: O mi ami o me ne vado.
-Non è vero.
-Si che lo è, ti ho già detto che non ti amo, finiscila di fare il testardo-. Se avessi avuto 4 anni avrei saltato per tutta la casa, iniziato a piangere, urlare, ricattarlo con tutti i suoi oggetti e poi mi sarei aggrappata a lui urlando “Non te ne andare”.
-Io non posso stare con una persona che non mi ama e che mi ha ingannato.
“…E che mi ha ingannato…” Il cuore mi si strinse a sentire solo quella frase.
Io non l’avevo ingannato, lo amavo davvero…
Mi avvicinai a lui e gli tirai uno schiaffo tanto da lasciargli lo stampo rosso nella guancia e me ne andai.
Non avrei pianto.
L’avevo voluto io.
Non avrei dovuto andarci a letto.
Non avrei dovuto dargli tutta quella confidenza.
Avrei dovuto dire la verità fin dall’inizio a Lidia.
Era colpa mia e basta, dovevo prendermi le mie responsabilità… Ecco cosa avevo causato.
 
 
   Il giorno dopo a casa ero peggio di un emo depresso che vuole tagliarsi le vene.
Mentre lui finiva di prepararsi io ero seduta nel divano del salone facendo zapping con il telecomando.
Suonarono alla porta ed andai ad aprire.
Lidia e Filippo mi si presentarono davanti.
Loro… S-si tenevano per mano?
Filippo ce l’aveva fatta.
Ero così felice.
-Ciao!-. Mi salutò Lidia abbracciandomi.
Alle sue spalle feci l’occhiolino a Filippo che sorrise e muovendo la bocca fece uscire un piccolo “grazie” che solo io e lui potevamo capire.
-Accomodatevi-. Gli mostrai la cucina come se non l’avessero mai vista e li feci accomodare.
-Come va tra voi due?-. Chiesi direttamente.
Lidia arrossì, era molto imbarazzata nell’ammettere l’ovvio.
-Io e lei… Stiamo insieme…
-Ti ho già detto che non è ufficiale…-. Interruppe Lidia.
-Non è ufficiale?-. Chiesi io.
-Si…
Mentre loro mi parlavano di qualcosa io continuavo a pensare a Federico.
Non potevo pensare che se ne sarebbe andato.
Che la casa potesse diventare vuota.
Mi sarei sentita sola.
Nessuno che mi irrita, nessuno che mi fa i dispetti, nessuno che mi fa battere il cuore all’impazzata, nessuno con cui scherzare, nessuno con cui litigare, nessuno con cui sfogarsi, nessuno da amare…
Era tutto così triste.
-Allora io vado…-. Una voce interruppe i miei pensieri.
Alzai lo sguardo e lo vidi pronto con la giacca e due valigie in mano.
Cercai di fare l’indifferente ma le lacrime tentavano di scendere.
No, non potevo davanti a Lidia e Filippo e nemmeno davanti a lui…
-Ciao-. Salutai con finta indifferenza.
I miei amici intuirono cosa stava accadendo e si limitarono a salutare con la mano.
Appena Federico uscì dalla porta mi si strinse per l’ennesima volta il cuore.
-Scusate… Io… Vado in stanza…-. Dissi a malincuore dirigendomi nella mia camera.
   Venti minuti dopo sentii la voce di Lidia.
-Andrea ti devo parlare.
Uscii dalla stanza.
Mi prese le mani.
-Io ti voglio bene veramente… Ma vedi, il fatto è che fin’ora solo tu me l’hai dimostrato…-. Mi toccò il cuore.
Non capivo dove volesse arrivare.
-Lo ami tanto?-. Mi domandò.
-Io…
-Dimmi la verità.
-Si…
-Allora va da lui, ora.
-Ma…
-Finiscila di fare l’orgogliosa! Va da lui! Sono pochi minuti dalla stazione! Potrebbe anche essere partito ora!
-Grazie Lid…
-CORRI!-. Mi riprese un’ultima volta.
Mi infilai subito le scarpe e mi catapultai fuori casa per andare da lui.
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CIAO ragazzia! VOlevo avvertirvi che il prossimo sarà l'ultimo capitolo, spero che questo vi sia piaciuto :)
Baci Anonima G

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 
 
 
 
 
   Corsi fuori di casa e iniziai a correre verso il parcheggio.
Dovevo fermarlo.
Speravo davvero che quel treno non fosse arrivato.
Presi la moto ma mi accorsi che non c’era benzina.
-Merda proprio in questo momento?!-. Esclamai arrabbiata nera.
Diedi un calcio feroce alla moto e poi iniziai a correre.
Era un po’ lontano ma preferivo farmela di corsa che aspettare un autobus che non sarebbe mai arrivato.
Mentre correvo continuavo a pensare a come fermarlo.
Non potevo dirgli “Ehi un secondo, ti amo, adesso puoi scendere da quel treno e stare con me” sicuramente mi avrebbe preso per stupida, non si sarebbe fatto convincere molto facilmente.
Gli avevo detto che avevo fatto tutto per vendetta e lui sicuramente non mi avrebbe perdonato facilmente.
O forse si.
Beh in quel momento non ero in grado di pensare.
Tra fiatone e sudore mi accorsi che ancora mancava un bel po’ e guardai l’orario.
Oddio sicuramente già era sul treno e se ne stava andando via dalla mia vita, non potevo permetterlo.
Accelerai il passo e cinque minuti dopo mi ritrovai alla stazione.
Studiai gli orari dei treni.
Mancavano… 2 minuti alla partenza? Binario 5… Arrivai in un lampo là.
-Signora… Mi scusi… è questo il binario 5?-. Chiesi ad una vecchietta seduta sulla panchina e con una borsa in mano.
-Si perché?
-Questo è il treno per Firenze giusto?
-Si è questo…-. Affermò.
Non feci in tempo a girarmi che il treno stava partendo.
Iniziai a correre verso tutte le finestre del treno.
Dov’era Federico?
Non lo trovavo.
Quando il treno diventò più veloce io mi arresi e caddi a terra sulle ginocchia.
Non lo avevo fermato.
Non c’ero riuscita.
Ero stata una stupida.
E in tutto ciò mi veniva solamente da piangere.
Era triste.
Perché tutto doveva finire bene agli altri tranne che a me?
Mia madre era felicemente sposata e adesso aveva due bambini.
Mio padre si era pure lui risposato ed era in luna di miele.
Lidia aveva trovato un ragazzo che non fosse bastardo quanto il primo.
Tutto a tutti era finito maledettamente bene.
A tutti tranne me.
La sfigata.
Ormai non mi restava che chiamarmi così.
Chiunque io guardassi mi faceva una maledettissima invidia.
Dovevano essere davvero felici per avere un sorriso stampato in faccia.
Sicuramente avrei fatto la depressa e mi sarei disperata come tutte quelle ragazzine sedicenni.
Sicuramente avrei fatto la mia parte in cui mi sarei colpevolizzata infinite volte di non aver fatto le cose giuste.
Sicuramente avrei fatto tutte quelle cose cretine che fanno gli altri per cercare di consolarsi.
Ma adesso non ne avevo voglia.
Volevo solo piangere e sfogarmi.
Sfogarmi con me stessa perché non potevo dire niente a nessuno, nemmeno a Lidia.
I miei occhi sempre più lucidi iniziarono a piangere e io iniziai a emettere singhiozzi.
Non avrei mai voluto che un semplice “Domani ti faccio conoscere il tuo nuovo fratello” si tramutasse in tutto ciò.
E non avrei mai voluto ridurmi in questo modo.
-Ehi bella ragazza, che ci fa tutta sola in questa stazione a piangere?-. Mi chiese una voce da dietro.
Cercai di asciugare le lacrime e mi voltai.
-Senta non ho voglia di…-. Quando focalizzai l’immagine non sapevo che fare.
Mi stava venendo un arresto cardiaco.
Gioia, felicità, stupore e rabbia mi pervadevano.
Appena lo vidi là, con il sorriso malizioso in viso, scoppiai nuovamente a piangere.
-Su, su…-. Cercò di calmarmi abbracciandomi:-Sono qua ora, perché piangi?
-Pe-Perché sei un fottuto bastardo…-. Dissi a fatica tirandogli uno schiaffo.
-E’ il tuo modo di dire ti amo, sono felice che tu non te ne sia andato, rimani per sempre con me?
-Anche quello-. Risposi singhiozzando tra lacrime e risate.
-Eri là dietro a vedere tutta la scena?-. Chiesi quando le lacrime se ne andarono quasi del tutto.
-No…
-Non mi mentire.
-Ok, si è vero, ho visto tutto.
Presi un respiro profondo, avevo bisogno di fargli un discorso completo.
-Vedi io non volevo farti soffrire così ti ho mentito ma non è vero, ti amo davvero, anche se tu adesso non ci crederai perché sei-. Mi bloccai al contatto delle sue labbra.
Le sue dolci e calde labbra.
Mi piaceva un sacco quando mi baciava.
Era da tanto che aspettavo quel bacio.
-Non c’è bisogno che tu dica niente…-. Mi rassicurò posandomi un dito sulle labbra.
-Ma come hai fatto a sapere che sarei venuta?
-Lidia ha il mio numero di cellulare…
-Brutto, stronzo, bastardo, menefreghista, t-tu hai goduto nel vedermi disperata alla ricerca di te che potevi andartene in qualsiasi momento e nel vedermi piangere per te, tu lo fai apposta, t-tu…-. Mi fermai per prendere il respiro:-Io ti amo!-. Dissi in fine per poi scoppiare a ridere insieme a lui.
-Anche io.
Ci baciammo un’altra volta.
-Federico, sta volta non ci sono scommesse in mezzo a tutto ciò vero?-. Domandai ironica.
-No, t’assicuro, non sono mai stato più serio di così.
-Federico?
-Si?
-Mi sono innamorata di un bastardo!

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