Anche le pietre hanno un cuore

di Gio_BJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La recitazione unisce ***
Capitolo 2: *** I'm the son of rage and love ***
Capitolo 3: *** L'incidente ***



Capitolo 1
*** La recitazione unisce ***


''Nessuno può capire l'importanza del teatro. Tutti si credono grandi attori, si presentano, fanno il provino, ma solo in pochi passano. Basta, credo che per oggi, abbiamo finito.'' Pensai, tra me e me, sedendomi su quel blocco di marmo di quel freddo teatro. Era un giorno di inverno, e come al solito mi sentivo di dover lavorare per nulla. Nemmeno una persona al giorno che mi desse un po' di soddisfazione nel vederla recitare, se sono qui devono essere di alto livello, mica della gente comune che viene qui perchè non ha niente di meglio da fare. 
 
''Oh, she doth teach the torches to burn bright!
It seems she hangs upon the cheek of night
Like a rich jewel in an Ethiope's ear..''
 
''No! Devi metterci più impegno! I sonetti di Shakespeare non si esprimono cosi, devi metterci passione, guarda come faccio io!'' Cominciai a camminare, alzando una mano verso il cielo, leggendo e tenendo il foglio con l'altra mano, il palco ormai lo conoscevo a memoria, non avevo paura di cadere. Il palco era come una seconda casa per me, dove mi esprimevo, dove sentivo che la gente mi capiva, che nessuno mi avrebbe giudicato. Sapevo che la gente che avrebbe frequentato il mio teatro non era gente comune, ma gente colta, come gli attori che ci lavorano. In questi anni ho visato sudore, lacrime, gioia, dolore, le abbiamo passate tutte. Negli ultimi tempi, nessuno è riuscito a dare quello che voglio. Da 1250 persone, solo in 35 siamo rimasti. E ce ne serve un altra. Sono 5 anni che siamo alla ricerca di qualcuno che sappia esprimere quello che sente dentro di se quando recita. Un sonetto di Shakespeare va vissuto, non solo recitato. 
 
''.. Beauty too rich for use, for earth too dear!''
''So shows a snowy dove trooping with crows,
As yonder lady o'er her fellows shows''. Mi interruppe questo bellissimo ragazzo, dai capelli biondi e gli occhi azzurri come il mare, entrò di sorpresa nel palco, mentre io facevo vedere al ragazzo come doveva esprimersi quando era sul palco. 
''Odio venire interrotto'' gli dissi ''chi siete, o voi che entrate cosi, senza un minimo di rispetto per la gente che sta lavorando?''
Quel ragazzo alzò gli occhi, guardandomi con quel viso angelico che da anni non vedevo in quel palco. Oltre alla bravura di una persona, l'importanza dell'aspetto estetico era molto importante. Mi fissò per un attimo, e senza accorgermi io aprii la bocca, come se fossi stato incantato dal suo sguardo, che in realtà fu proprio cosi.
''Enchanté, il mio nome è Mike'' disse, facendo un breve inchino sempre rivolto verso di me. Lo guardai con aria sorpresa: quel giovane era li da pochi istanti, e già sentivo che qualcosa nell'aria stava cambiando. 
Si. Quel ragazzo era bello da togliere il fiato. Biondo, occhi azzurri, alto, muscoloso. Il sogno di ogni quattordicenne, che sogna il principe azzurro, solo che io non ero una quattordicenne. Io, un uomo di appena 40 anni, e lui, che dovrebbe aver avuto più o meno la mia stessa età.
Avrei voluto chiedergli come avesse fatto ad arrivare fin qui, visto che non avevamo altra gente in lista in attesa di provare. Avrei voluto chiedergli quanti anni avesse, da dove venisse, se aveva una famiglia, da quanti anni recitava.  E invece niente. Io, un professionista, che da oltre 15 anni svolgo questo importante lavoro, non riuscii a pronunciare una parola, quel ragazzo biondo e muscoloso mi aveva incantato, sorpreso, mi aveva lasciato a bocca aperta, me, il grande Billie Joe Armstrong.
Restai qualche istante a fissarlo, mentre nel suo viso si era dipinto un sorriso innocente, come quello di un bambino, il suo sorriso in un attimo mi abbagliò, e non ci capii più nulla. Non capivo cosa mi stesse succedendo, quando fortunatamente lui si avvicinò a me, con passo lento, guardandomi negli occhi per quei secondi eterni.
''Piacere, mi perdoni, non le avevo nemmeno stretto la mano!''. Sentivo la sua mano calda stringere la mia, che tutt'un tratto era diventata gelida e rigida, cominciavo a sudare freddo. Ero agitato, nervoso. Per un attimo, mi sono sentito un principiante che voleva fare colpo sul regista di un film: avevamo invertito i ruoli, ne ero certo.
''Beh, senta, le va di andare a prendere un caffè e di parlare dello spettacolo che si terrà tra qualche mese? Mi piacerebbe entrare a fare parte di questa grande famiglia, della vostra famiglia''. Sorrise, guardandomi dritto negli occhi, a qualche centimetro dal mio viso, continuava a tenermi stretta la mano, ma in realtà ero io che gliela stringevo, solo che non mi stavo accorgendo. 
''C-certo, mi va benissimo anche ora'' risposi un po' arrossendo, un po' mi vergognavo. Io che ero un uomo di alta professionalità, mi sentivo battere il cuore come a una ragazzina mentre il ragazzo dei suoi sogni le sta dichiarando i sentimenti che prova per lei. 
Accettai, anche se molto semplicemente, abbassando lo sguardo per un attimo, volevo nascondere la mia espressione che non capivo nemmeno io che cosa stesse accadendo: una frase semplice quel ''certo, mi va benissimo anche ora'', ma era tutto quello che ero riuscito a dire in quel momento. Sentivo la gola secca, non avevo saliva, dovevo bere qualcosa, se volevo continuare a comunicare con lui.
Battei le mani, e conclusi quella giornata cosi faticosa che fu stata quel giorno. Non vedevo l'ora di tornare a casa, di bermi in santa pace un lieto caffè, e di rilassarmi, guardando il musical di Othello che trasmettevano in tv quella stessa sera. Ci incamminammo fuori dal teatro, sorridendo anch'io, e ci avviammo piano piano verso il primo bar elegante che avremmo trovato, per parlare di quella nostra passione che avemmo appena scoperto di avere in comune: la recitazione. 

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Capitolo 2
*** I'm the son of rage and love ***


Ci avviammo verso quel locale, e ci entrammo. E' carino, pensai, molto cool. Veramente alla moda, come piacevano a me. Divani leopardati, tappeti neri, le pareti con pietre nere. Molti divani, e poi lui, il bancone con degli sgabelli dove ci si poteva sedere e ordinare qualcosa da bere. Erano zebrati, a differenza dei divani. C'erano molte cameriere donne, notai. Il padrone del locale era un uomo, sulla sessantina d'anni, un uomo pieno di soldi, si vedeva dalle donne che aveva intorno, non si poteva contarle sulle dita delle mani. L'atmosfera era stupenda, le luci creavano una sfumatura di colori incredibili. Il mio corpo e la mia mente si stavano pian piano abituando al posto, rilassandosi, e io mi sentivo meglio. Schiarii la mente per quella serata, niente più preoccupazioni e niente più pensieri sul lavoro, soldi o carriera: quella sera volevo solo stare tranquillo, in un posto chic, con una persona di classe, come il sottoscritto in fondo. Decidemmo di prendere posto, nel primo divano libero che avessimo trovato. Dopo qualche minuto che giravamo, finalmente lo trovammo, lontani dalla gente, che con le sue chiacchere inutili ci avrebbe disturbato.
''Allora, raccontami un po' della tua vita, in fondo non so molto di te.'' gli sussurrai, come se non volessi cominciare già a turbare quella calma che si era venuta a creare in quel locale che sarebbe diventato come un punto fondamentale per me.
''Oh, beh lei sa già che mi chiamo Mike, ho quasi 40 anni e sono nel mondo dello spettacolo da quasi 22 anni. Sa, mio padre era un grande regista, e fin da piccolo mi aveva chiesto di prendere parti in alcuni ruoli dei suoi film. A dire la verità, questo campo non mi aveva mai preso del tutto, non mi ero mai interessato diciamo. Purtroppo, all'età di 18 anni, mio padre è venuto a mancare a causa di un incidente stradale, provocato da un ubriaco che guidava l'auto ai 100 km all'ora in centro abitato..'' strinse leggermente i pugni, si vedeva che aveva ancora molta rabbia dentro. Lo guardai stringere i pugni, e d'istinto gli misi una mano sulla spalla come per confortarlo, mi dispiacque vederlo cosi abbattuto, so come ci si sente a perdere il padre da molto giovane.
''M-mi dispiace'' risposi, mantenendo la mia mano nella sua spalla ''so cosa vuol dire, pure io ho perso il padre quando ero bambino, avevo 10 anni, quando lui è passato a miglior vita, a causa di un cancro.. So come ci si sente''. D'improvviso, sentii la mia mano fredda diventare calda, come se qualcosa si fosse appoggiato sopra: era la sua, morbida e calda, che mi faceva sentire al sicuro.
''Dispiace anche a me, non lo sapevo, mi scusi tanto, se lo avessi saputo prima..''
''Ssh.. Dammi del tu, come prima cosa.'' gli sorrisi guardandolo negli occhi, in quegli occhi che mi avevano conquistato, in quegli occhi color del cielo. Io che gli sorridevo timidamente, un uomo come me non è timido. Eppure con lui avevo paura che qualcosa andasse storto, avevo paura che sarebbe successo qualcosa se non fossi stato attento.
''Prendiamo qualcosa?'' continuai, alzandomi piano come se avessi già intenzione di avviarmi al bancone a prendere qualcosa di alcolico, cosi per scaldarci, vista la bassa temperatura della serata, ma fortunatamente dentro quel locale si stava abbastanza bene.
''Mmh, si dai, uno spritz macchiato aperol ci sta.'' mi sorrise, guardandomi mentre mi alzavo piano, e già mi avviavo verso il bancone, girandomi a volte, come se non volessi che mi scappasse.

Ordinai due spritz, e gliene portai uno, per poi il mio appoggiarlo sul piccolo tavolino di legno che c'era a fianco del divano leopardato. Questa volta, mi avvicinai a lui, sentendomi più sicuro, mi siedetti attaccato a lui, appoggiando la testa allo schienale dopo avergli passato il bicchiere.
''Grazie, molto gentile da parte.. tua.'' dice, sforzandosi di darmi del tu. E' anche questo un grande passo, penso. Piano piano ci stiamo avvicinando.... Un attimo, wait a minute. Che ho intenzione di fare? Non voglio certo.. portarmelo...a... Si. Credo proprio di si, sento il bisogno di sentirlo mio. Sento il bisogno di sentire il suo respiro affannoso sul mio collo, le sue mani tener stretti i miei fianchi sudati, sento il bisogno di sentirlo urlare il mio nome.
Risi tra me e me, come se non potessi credere a quello che avevo appena pensato, non ero ubriaco, non avevo toccato ancora alcool, come potevo, se ero appena andato a prendere il primo bicchiere di spritz?
Mi guardò sorridendo, avvicinandosi anche lui a me, lentamente, come assaporandosi quel magico momento che stavamo vivendo, io e lui. Non ci conoscevamo nemmeno da un giorno, e già avevamo una sola cosa impressa nella nostra mente: andare a letto insieme.
''Beh, caro Billie, che ne dicessi se, finito questo spritz, ce ne andassimo in un posto ancora più tranquillo?'' mi chiese, mettendomi una mano sul petto, accarezzandomelo dolcemente. In quel momento, mi sentii caldo, pieno di energia, eppure quella sera non mi ero drogato. Mi sentivo forte, capace di fare qualsiasi cosa. ''Beh, perchè no?'' risposi guardandomi attorno, notando che poco a poco il locale si stava riempiendo di donne, tutte alla ricerca di qualche bel uomo, o magari ricco. Due ragazze bionde avevano preso il posto vicino a noi, e ci guardavano, come se avessero intenzione di stuprarci proprio lì, davanti a tutti. Ci alzammo, sentii che mi mise il braccio attorno alla schiena, e io glielo misi attorno al collo, tenendolo stretto a me. Cominciammo a passare attraverso la folla di gente che si stava ammucchiando davanti all'entrata, in attesa di trovare posto.

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Capitolo 3
*** L'incidente ***


Uscimmo dal locale, tenendoci stretti l'uno all'altro, con una folla di persone che ci guardavano stupite. Notavamo le loro espressioni, disgustate da quella vista di due uomini che si tenevano stretti, quel sentimento che li legava non piace agli idioti: omofobi del cazzo, pensai. Li guardavamo entrambi con aria di sfida, noi eravamo più forti, il nostro sentimento che si stava creando avrebbe battuto chiunque.
Arrivammo alla sua macchina, una cadillac bianca, nuovissima, con gli interni decorati con fantasie che non avevo mai visto. Sedili neri, il mio colore preferito, comodi, rilassanti. ‘’Molto comodi’’ gli dissi sorridendo, entrando in macchina e sedendomi sul sedile del passeggero anteriore. ‘’Ti piace? L’ho comprata nemmeno una settimana fa, sai, viaggio molto, per lavoro. Alcune agenzie teatrali mi hanno chiamato per andare a lavorare anche in Europa.’’ Rispose guardandomi, con quel sorriso che non riuscivo ancora a capire il motivo per cui ne ero cosi attratto dopo pochissimo tempo. ‘’Beh, ora lavorerai anche nel mio cast nella mia compagnia teatrale, diventerai ancora più famoso e prenderai molto di più’’ gli appoggiai istintivamente una mano sulla coscia, guardandolo mi morsi le labbra.
Lui si avvicinò, mantenendo lo sguardo fisso su di me, e con un sorriso stampato su quelle labbra che tanto desideravo assaporare, avverò uno dei miei desideri di quella sera: delicatamente e lentamente, mi lasciò un bacio soffice sulle labbra. Chiusi gli occhi, alzando piano la mano destra, accarezzandogli il viso come se in quell’attimo fosse chiuso tutto il nostro futuro. Un attimo… Il nostro futuro? Ho detto proprio cosi? Beh… Ormai era palese, quell’uomo in pochissime ore mi aveva cambiato la vita.
Mise in moto la macchina, girandosi mettendo una mano sul mio poggiatesta, facendo attenzione che dietro non ci fosse nessuno, fece retromarcia, e partimmo, alla volta di una meta sconosciuta e ignota.
..No, scherzo ovviamente. Non ne avevo idea di dove avesse avuto intenzione di portarmi, sapevo solo che quella sera volevo che lui fosse mio, e che io fossi solo suo. Volevo passare quella sera, che sapevo sarebbe stata indimenticabile, con la persona che mi aveva cambiato la vita con un solo sguardo, e con delle parole. Si immise sulla strada, cominciando a guidare.
‘’Stasera ci divertiremo moltissimo, già me lo sento.’’ Mi disse, mantenendo lo sguardo dritto sulla strada. Notai un sorriso malizioso dipingersi sul suo volto, e fu contagioso. Pure a me, in un attimo, si dipinse la stessa espressione. ‘’Dio, ho una voglia di andare a casa, questo davanti non si muove!’’ accellerò, sorpassando la lenta macchina davanti a noi. ‘’Ehi, non correre’’ gli dissi, ‘’non abbiamo fretta, c’è tutta la notte davanti’’ risposi sorridendo. ‘’Sta testa di cazzo ora mi vede.’’ mi guardò per un istante, notando la mia espressione cambiare di colpo. ‘’Cosa?’’ risposi io, continuando a sorridere, anche se sentivo che non era tranquillizzante questa cosa. Si scostò verso sinistra, come se volesse superare altre due macchine davanti a noi. ‘’Non correre, davvero, non ce n’è bisogno..’’ il mio viso si fece più pallido, notando altre macchine nella corsia opposta che venivano in giù, non ce l’avrebbe fatta a superarle. ‘’Sta a vedere.’’ Mi sorrise, come se volesse tranquilizzarmi, sembrava abituato a questo genere di cose.
Superò le due macchin, ma appena cercò di scostarsi verso destra, si accorse di aver combinato un disastro, al quale non si poteva rimediare. Lo scontro fu inevitabile. Il conduente della macchina grigia che veniva verso di noi perse il controllo della vettura, si scontrò con la nostra macchina, ed entrambe andarono a sbattere contro il guardrail distruggendolo e precipitando nel fosso che c’era più in la. Erano pochissimi secondi. Scivolammo fuori dalla vettura, rotolando per una buona decina di metri. ‘’Mike…’’ ebbi la forza di dire, ma persi le forze e svenni esausto.

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