Metthew Marine e la leggenda dell'Egeo

di Metthew96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio di qualcosa di speciale ***
Capitolo 2: *** La Collana di Nettuno ***
Capitolo 3: *** Una spada d'acqua ***
Capitolo 4: *** Apnea ***
Capitolo 5: *** Dream ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti ***
Capitolo 7: *** Nella grotta ***



Capitolo 1
*** L'Inizio di qualcosa di speciale ***


 L'inizio di qualcosa di speciale



 


 

"Tlac…" il rumore della penna d'argento accuratamente intagliata e lavorata a mano rimbombò nella stanza. 

Lì, seduto ad una scrivania di mogano c'era un ragazzo, dai capelli ricci, castani ma che alla luce della lampada sembravano di un falso biondo. Il ragazzo era scosso, pensoso, come se qualcosa lo avesse sconvolto; infatti era così. Nei suoi profondi occhi blu oceano, si intravedevano delle increspature come il mare durante una tempesta.

Era seduto davanti ad una lettera firmata "Jonathan Marine".

 Il ragazzo ad un tratto scoppiò a piangere: quella lettera infatti, non era altro che un testamento, più precisamente i suo padre.

-Metthew...vieni qui- una voce interruppe le lacrime del ragazzo, a quanto sembra Metthew era il suo nome. 

Egli si asciugò,cercando di tranquillizzarsi e di nascondere lo sconforto, e si diresse verso la porta. Ad aspettarlo ad un tavolo c'erano due persone, una era la madre di Metthew che lo aveva appena chiamato e l'altro era l'avvocato di famiglia,il signor  Alexander Barton.

-Vedi Mett (diminutivo che la madre gli attribuiva) il signor.Barton, come tu ben sai, nostro avvocato di famiglia, è qui per darti qualcosa che tuo padre ti ha lasciato in eredità- introdusse la signora Marine

-Signor Marine…penso lei abbia letto il testamento di suo padre...- disse l'avvocato riferendosi a Mett.

Si sentiva molto strano: nessuno l'aveva mai chiamato "signor Marine" . Poi pensò che dopo la scomparsa di suo padre sarebbe diventato lui l'uomo di casa.

-S…si l'ho letto molto attentamente- rispose Mett,trattenendo a malapena le lacrime.

-Bene,allora saprà che suo padre Jonathan le ha lasciato in eredità, oltre alla casa dove risiedete attualmente lei e la signora Rubin, anche questa collana!- continuò Barton,porgendo lentamente una scatolina al ragazzo.

Mett l’aprì,e rimase stupito e affascinato da quell’oggetto. Rimase senza parole: era bellissima, era di una fattura incredibilmente raffinata, la catenina d’ oro talmente lucida quasi da abbagliare lo sguardo; il ciondolo poi, a forma di conchiglia,era anche meglio: in platino, con rifiniture in oro e con pietre preziose sparse e con la "M",probabilmente iniziale di "Marine" incisa. Sembrava quasi che provenisse da un altro mondo. 

Mett per un attimo sembrò quasi accennare ad un sorriso, ma poi si ricordò che quella collana gliel'aveva lasciato suo padre in eredità. Eppure egli aveva intuito qualcosa…come se quella collana così bella, così strana, avesse un compito diverso dall’essere indossata solo per bellezza. 

Però lasciò perdere questo suo strano pensiero, e,dopo qualche firma qua e là, salutò l'avvocato. Tornò nella sua stanza,al buio, la collana stretta tra le mani, riflettendo sul perché in quei 15 anni il padre non gliel'avesse mai mostrata nè non gliene avesse mai parlato. E come mai la madre sembrava meno sorpresa alla vista della collana?

Con tutti questi interrogativi Metthew si addormentò, sempre con la collana stretta tra le dita.

Il mattino seguente si svegliò e la collana l'aveva stranamente al collo. Scombussolato,si alzò dal letto, indossò le sue pantofole bordeaux e si diresse verso la cucina, dove la madre era già sveglia da un po’, a bere una tazza di caffè. 

Dopo qualche minuto di silenzio la madre bisbigliò:

-Sai Mett…tuo padre ti ha lasciato quella collana per..- ma poi si interruppe come se volesse aspettare un momento più appropriato.

Metthew e sua madre abitavano sull'isola di Milos,sperduta nella Grecia, circondata dallo splendido Mar Egeo, non era molto grande ma era incontaminata,molto tranquilla e ricca di vegetazione, pini marini e conifere di ogni genere.

Mett e il padre amavano pescare insieme, si divertivano un mondo. La sera poi, cucinavano i pesci pescati, sulla brace. Gli  mancava suo padre ma se ne era fatto una ragione anche se, quando la madre non lo vedeva, si intristiva e cominciava a pensare. 

Per il resto Mett era un ragazzo normale.

Anche se qualcosa avrebbe presto cambiato radicalmente la sua vita. 

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Capitolo 2
*** La Collana di Nettuno ***



La Collana di Nettuno




Nei giorni seguenti Mett non si tolse più la collana dal collo. Sembrava diverso, più vivace e attivo del solito. E,come se la madre lo avesse intuito,lo mandava a svolgere lavori per tutta l'isola. Ma Mett era felice di aiutare la madre, soprattutto ora che il padre non c'era più.

Egli andava per i boschi a raccogliere la legna per il camino, pescava,seppur a malincuore perchè gli tornavano in mente i ricordi di suo padre, e di come si divertivano nelle giornate calde ed afose di Agosto,su quella spiaggia. 

Nell'ultimo periodo Mett stava anche sviluppando una certa simpatia verso il mare, aveva migliorato le sue tecniche di nuoto, e si divertiva a dar da mangiare ai pesci al tramonto. 

La madre,che lo osservava durante la giornata, sembrava quasi soddisfatta delle strane abitudini che Mett stava sviluppando.

 

Un giorno Mett decise di dedicarsi di più alla pesca, così la mattina si fece preparare dalla madre un cestino del pranzo, e lo portò con sè in spiaggia dove si mise a pescare. Tutto sembrava tranquillo,quando ad un tratto, la canna di pesca iniziò a flettersi, sempre di più. Mett intervenne subito, ma non appena provò a tirare su la canna, udì un grido:
 
- Lasciami, guarda che ho famiglia io...-

Mett si guardò attorno: la spiaggia era deserta! C'erano solo lui e la sua fidata canna da pesca, pensò di aver avuto un'allucinazione,così continuo nella sua attività, finchè non catturò una bellissima orata argentea, 500g all'incirca.

Prese il retino e intrappolò il pesce, ma mentre stava per deporlo nella celletta termica,un altro urlo. Stavolta era ovvio,veniva dal pesce!

-Lasciami andare,non ho fatto niente di male, e...ti ho già detto che ho famiglia? Sai,spesso funzion...-

Mett sbalordito si fece scappare il pesce dalle mani, ed esso,ripresosi dall'urto,ne approfittò per scappare e tornare in mare.

Non ci poteva ancora credere, aveva appena sentito un pesce parlare. Subito si diede un pizzicotto pensando di sognare, ma era sveglio e lucido. 


 
La sera,quando ritornò a casa raccontò tutto alla madre. Ella però non sembrava sorpresa anzi era soddisfatta, come se il momento che aspettava fosse finalmente giunto. 

Aspettò che Mett finisse di cenare, e poi gli si avvicinò. Il ragazzo notò subito che l'espressione della madre era decisamente cambiata.

-Sai Mett.... quella collana che porti al collo da un pò di tempo, non è un semplice ormamento...- cominciò lei.

Mett si limitava ad annuire, a pensare, a riflettere sulle parole della madre.

-Quella collana infatti appartiene alla nostra famiglia da quasi 3000 anni, si narra infatti che questa collana sia stata ad Egeo, nostro lontano discendente, da Nettuno in persona.- continuò 

-Come penso hai capito, questa collana dona al suo possessore dei poteri sovraumani, ed uno di questi è proprio quello di poter parlare con le creature marine.- 

 

Mett non aveva parole. Scuoteva di poco la testa,aveva capito che quella non era un oggetto qualunque, ma l'ipotesi che addirittura fosse una collana "divina" non l'aveva neanche lontanamente sfiorato.

-Ora che sai della collana, mi raccomando non parlarne con nessuno!- gli raccomanda la madre. -Perchè sai, c'è un motivo per cui tuo padre ti ha lasciato questa collana: continuare la sua missione e quella che i tuoi antenati hanno cercato di portare a termine,senza mai riuscirci.- rimase un attimo a fissare il ragazzo,che non accennava a reagire. -Facciamo così,ti spiegherò tutto domani mattina, ora va a dormire e riposati,ok? Domani sarà una lunga e dura giornata- concluse la madre,dolcemente.
 


Mett era ancora un pò confuso, ma pensava fosse normale dopo tutto quello che la madre gli aveva detto.

Prima di addormentarsi rimase svariati minuti a contemplare la collana. Era la prima volta che se la toglieva negli ultimi giorni, non poteva ancora credere di avere tra le mani un oggetto "divino". Non vedeva l'ora che arrivasse l'indomani per saperne di più.
 


Così decise di andare a letto, rivolgendo un ultimo pensiero a suo padre,e,con il ciondolo vicino,si addormentò.

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Capitolo 3
*** Una spada d'acqua ***


Una spada d'acqua





La mattina dopo l'aria era fredda e pungente, il mare piatto come una tavola e il sole più splendente che mai. 

Mett intravide dalla finestra i primi raggi dell'alba: era emozionato e anche un po' preoccupato da quello che la madre gli avrebbe detto tra poco.

Ma senza pensarci, spinto dalla curiosità come ogni ragazzo,si alzò dal letto, si lavò e si diresse verso la cucina.

La madre come al solito era sveglia da un po' di tempo e sorseggiava una tazza di caffè. Non sembrava molto emozionata.

Lui si sedette, la madre gli porse un cornetto ancora caldo e gli disse:

-Mangia, l'ho appena sfornato!-

Annuendo,iniziò a divorare il cornetto: era il suo preferito,cioccolato e vaniglia,croccante al punto giusto. Si vedeva che sua madre lo aveva fatto con molta cura, forse per rendere più leggero quello che gli avrebbe detto.


 
Quando ebbe finito di mangiare, la madre gli si avvicinò e,con un tono dolce e rassicurante,iniziò la tanto attesa spiegazione.

-Mett,figliolo, prima di proseguire, sei sicuro di voler rischiare la tua vita?- chiese,fingendo siucrezza.

Egli,seppur intimorito dalle ultime parole,rispose dopo un attimo di esitazione.

-Mamma, certo che voglio, sono pronto a mettermi in gioco. Ho il dovere di mantenere l'onore della nostra famiglia!-

La madre,confortata da queste parole,potè continuare il suo discorso:

-Allora,prima di tutto, questa collana ha ben 7 poteri, ma solo tu puoi risvegliarli!

Infatti,ogni volta che la collana cambia possessore è come se dovesse abituarsi al nuovo corpo. Ma procediamo con ordine...i poteri sono:

1)Parlare con tutti gli esseri marini;

2)Plasmare l'acqua a proprio piacimento;

3)Nuotare e respirare sott'acqua come uno squalo;

4)Controllare e spostare l'acqua;

5)Modificare i movimenti del mare;

6)Richiamare in aiuto gli animali marini;

7)Attraversare gli oceani in pochi minuti;


Quando li avrai risvegliati tutti,potremo finalmente parlare della missione.-

 

Ci fu un attimo di silenzio, poi Mett,confuso,si decise a rispondere.

-Ok mamma,mi impegnerò al massimo-

La madre annuì e gli rispose:

-Oggi impareremo a plasmare l'acqua, penso che in una settimana riuscirai ad utilizzare con destrezza tutti i poteri!-

Mett rimase un attimo interdetto: solo una settimana?

-Allora, per prima cosa preparati, oggi sarà una lunga e dura giornata!- gli annunciò,sorridendo. -Ci vediamo tra un ora alla spiaggia!-

Mett annuì e corse a prepararsi,emozionato: tra poco avrebbe imparato a...plasmare l'acqua! 

Non l'avrebbe mai neanche lontanamente mai immaginato. Entrò in camera,si vesti, si lavò, poi rimase qualche minuto seduto sul letto,con il medaglione in mano, come se stesse cercando di parlare con il padre. 

Scuotendosi,se lo rimise al collo e corse fuori casa. 

Lungo la strada cominciò a pensare a cosa la madre aveva in serbo per lui,e il timore inizia a svanire.

 

Giunto a destinazione,la madre lo chiamò.

-Allora...questo potere non è molto difficile da risvegliare, ma è diverso dal primo! Infatti mentre per il primo bastava stare per un po' di tempo a contatto con il mare, per questo c'è bisogno di una frase magica, “Plasmitius acquam” e puntare le mani verso il mare;a questo punto pensa all'oggetto che vuoi plasmare e l'acqua diventerà quel che vuoi!- il ragazzo,eccitato,già voleva provare,ma venne interrotto.

-Ricorda,però,che dopo 9 minuti l'oggetto che hai plasmato ritornerà ad essere acqua.-

Finalmente Mett si avvicinò alla riva,sorridendo,e gridò:

-Plasmitius acquam!-

Ma niente, evidentemente non era così semplice come aveva detto la madre,c'era bisogno di molta concentrazione e di pratica.

Rimase ore ed ore lì ad urlare sempre le stesse parole, ma niente.

Lentamente il sorriso abbandonò il suo volto,e la madre,per confortarlo,gli disse che il padre,quando iniziò a risvegliare i poteri,aveva già 20 anni.

Lui non volle arrendersi, e dopo quasi 5 ore a provare e riprovare...

-Plasmitius acquam!-

Una sfera azzurra si innalzò,luminosa,dal resto del mare e si modellò pian piano.

Mett la impugnò, era ancora incredulo di avere tra le mani una spada d'acqua.

-Anche se sono fatti di acqua, gli oggetti che plasmerai avranno le stesse caratteristiche di quelli reali, e anche con qualcosa in più! Prova a dire “Incrementos”- gli consigliò.

-Incrementos- ripetè Mett; e la spada si ingrandì,pur rimanendo ancora leggera e maneggevole.

-W...wow!- esclamò Mett 

 -E questo non è niente! Se invece dici “Animatae” l'oggetto prenderà vita,aiutandoti nei momenti di difficoltà!

Ma ricorda di non...-


 
Si interruppe: la spada ritornò ad essere acqua,scomponendosi e sparendo sulla sabbia, e Mett svenne.

Quando riaprì gli occhi era nel suo letto,con la madre vicino che si prendeva cura di lui.

-Co...cosa è successo?- chiese lui.

-Sei svenuto per la troppa fatica,probabilmente! 

Sai,usare i poteri comporta un grande dispendio di energie! Per un po' stai attento a non abusarne!- gli rispose,dolcemente.

-Ok! Starò più attento la prossima volta!- la rassicurò lui

-Ora però riposati,te lo sei meritato! Oggi hai fatto un ottimo lavoro!- gli sorride,carezzandogli i capelli.

-Tuo padre sarebbe fiero di te!-

Uscì dalla stanza,quasi commossa,sospirando.

“Già...mio padre sarebbe fiero di me!

Peccato che lui non c'è più..." pensò Mett,quasi scoppiando in lacrime. 

Solo che ormai non aveva neanche la forza di fare questo,così si sistemò le coperte e si addormentò,ripensando alla sua emozionante giornata,e a come la sua vita sarebbe potuta cambiare da lì in avanti.

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Capitolo 4
*** Apnea ***


Apnea



Sorse il sole. 

Gli uccelli cinguettavano, il canto del gallo svegliò Mett. Probabilmente tutta la stanchezza accumulata lo avrebbe fatto dormire fino a sera se non fosse stato per quel suono

 


Si alzò dal letto,indossò la sua vestaglia in velluto bordeaux e si diresse verso la porta.

Eccola la solita, rassicurante figura umana della madre. Oramai lei era divenuta il fulcro principale nella vita di Mett dopo la scomparsa del padre,soprattutto ora che lo stava aiutando a sviluppare i poteri

 


Mett si sedette al tavolo e accennò:

-Buon...Buongiorno madre!- con la voce rauca solita di chi si è appena svegliato.

-Buongiorno Metthew!- ricambiò la madre.

-Dormito bene? Oggi sarà un'altra lunga giornata!

Imparerai a nuotare e respirare sott'acqua!- continuò

-Certo, ci voleva proprio un bel sonno ristoratore; sono pronto a fare del mio meglio!- rispose lui sorridendo.

-Bene! Ora finisci di fare colazione e preparati, ci vediamo fra 1 ora al solito punto della spiaggia!- gli spiegò

-D'accordo!- concluse lui,sbadigliando.

 

Passò l'ora prestabilita,che Mett impiegò a mangiare,a lavarsi e a vestirsi. Poi si diresse verso la spiaggia con il solito spirito volenteroso e intraprendente.

Quel mattino il sole era molto forte e il calore si avvertiva non poco.

Arrivato alla spiaggia Mett scorse subito la madre vicina alla riva,intenta a pensare.

Quando Mett le si avvicino gli disse:

-Questo è uno dei poteri più importanti ed è anche uno dei più difficili da apprendere,se non il più impegnativo...-

-Ok mamma sono pronto a tutto. Forza,iniziamo!- rispose,pieno di entusiasmo.

-Per prima così iniziamo col dire che mentre per plasmare l'acqua avevi bisogno di una formula, per questo potere necessiti solamente della collana!In pratica,se hai notato,la collana ha delle incisioni particolari: ognunaa di quelle corrisponde ad un potere!-

-Già, non l'avevo notato!- esclamò Mett,sfiorando con le dita i vari solchi e rilievi del ciondolo.

-Bene, ora tocca il simbolo delle bolle, che corrisponde al potere di respirare e nuotare sott'acqua. Prima di toccarlo,però,devi essere a contatto con qualsiasi parte del corpo al mare!-

 


Mett non ci pensò due volte:immerse il piede nell'acqua ,toccò il simbolo con le bolle inciso sul medaglione e qualcosa di incredibile accadde,lì davanti ai suoi occhi.

Il medaglione si illuminò di un blu profondo e cominciò ad emanare un'intensa luce dorata che avvolse il corpo di Mett come se volesse proteggerlo,donandogli il potere da lui tanto agognato.

La luce continuò ad avvolgere il ragazzo, come fosse un tornado. Poi si dileguò,così com'era arrivata.

Mett avvertì subito che qualcosa era cambiato in lui, provò ad entrare in acqua e quella sensazione diventò sempre più forte.

Quando ebbe la testa ormai sott'acqua notò che stava respirando senza problemi, e che addirittura riusciva a parlare.


Nuotando,si accorse che la sua velocità era aumentata notevolmente,e si, sembrava proprio uno squalo a tutti gli effetti.



Preso dall'entusiasmo fece per inoltrarsi in mare aperto,la madre gli urlò:

-Mett!! Non allontanarti troppo! Ricorda che il potere dura solo 10 minuti...-

Nemmeno il tempo di finire la frase che Mett sentì le forze abbandonarlo,e cominciò ad annaspare.

La madre,vedendolo in difficoltà decise di andare a chiedere aiuto e corse verso il villaggio lì vicino.


 

La spiaggia pareva deserta,la madre ormai er agià al villaggio,quando all'improvviso apparve come dal nulla una ragazza.

Capelli lunghi , biondi,lisci come la seta e occhi verde smeraldo. Corse verso la riva, si tuffò e andò a recuperare il corpo di Mett privo di sensi e galleggiante tra le onde.

Recuperato, tornò verso la riva, lo distese delicatamente sulla soffice sabbia bianca e praticò la respirazione bocca a bocca,senza esitazioni.

Le sue labbra era rosa come le perle e dopo pochi secondi Mett riprese i sensi,riuscendo ad solo i suoi occhi smeraldei,prima che corresse via.


 

La madre era tornata con gli aiuti, ma ormai il figlio era lì, disteso sulla riva,ancora stordito. Sulle labbra ancora il sapore della sconosciuta.

Così lo portò a casa, lo mise a dormire, gli diede una carezza,perplessa e dubbiosa sul come Mett fosse riuscito a tornare sulla riva da solo.




Quella notte Mett,non fece sogni tranuquilli: non riusciva a non pensare alla misteriosa ragazza dagli occhi smeraldei.


 

Solo di una cosa era certa: avrebbe fatto di tutto pur di trovare quegli occhi,e ringraziarli di avergli salvato la vita.


Note dell'Autore:
Dedico questo a capitolo a "LivingTheDream" che mi ha aiutato nella correzione delle  bozze e mi ha inspirato GRAZIE ANCORA  =D

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Capitolo 5
*** Dream ***


                                                                                                                Dream

 

La mattina dopo la luce del sole era molto fievole e sbiadita. Le nuvole,anche se non minacciose, coprivano quasi interamente il cielo.

Forse questo,forse la stanchezza,fecero sì che Mett quel giorno si svegliasse più tardi.

Si alzò dal letto, indossò la sua consueta vestaglia,e si diresse in cucina.

 

La madre non c'era.

Guardò l'orologio e si accorse che erano le 10 passate.

Sulla tavola c'erano solo il cornetto per la colazione e un bigliettino.

Mett prese in mano quest'ultimo,che recitava con la solita calligrafia elegante:

Sono uscita per delle compere,ti concedo un giorno di riposo!

Te lo sei meritato!

Ci vediamo più tardi”

Sorpreso ma felice,gettò il bigliettino,si sedette e mangiò il suo cornetto,anche se freddo. Evidentemente la madre li aveva fatti la mattina presto.

 

Aveva già in mente cosa fare: sarebbe andato al villaggio per scoprire chi fosse quella misteriosa ragazza dagli occhi color smeraldo.

Voleva ringraziarla, voleva conoscerla.

 

Così, finito di prepararsi, prese la stradina che portava al villaggio.

Non era sua abitudine scendere in paese,di solito lo faceva la madre,ma stavolta era diverso.

Il tempo era molto umido ma abbastanza fresco, vista la presenza delle nuvole il sole riscaldava di meno.

 

 

Arrivò al villaggio, le case tutte uguali, una vicino l'altra con il tetto rosso e le mura bianche. La strada era in pietra nera, molto particolare.

C'era molta gente in giro: chi vendeva pesce, chi faceva la spesa, chi chiacchierava...poi c'era la gente che semplicemente era lì per fare quattro passi.

Mett,vedendo il grande numero di persone pensò che sarebbe stato molto difficile trovare quella ragazza; ma non si scoraggiò:era disposto a tutto pur di trovarla.

Per prima cosa chiese un po' in giro,ma fu difficile descriverla visto che di lei conosceva soltanto gli occhi.

Così decise di cercarla da solo. Rimase per ore a cercarla, ma non trovava nessuno che l'avesse mai vista.

Era sul punto di cedere,quando una signora gli disse di averla vista pochi minuti minuti prima in spiaggia.

Egli iniziò a correre, non sapeva perché, sapeva solo che doveva vederla.

Arrivato in spiaggia, con il cuore che gli batteva a mille e il fiato corto,la vide.

 

Ormai era il tramonto e la luce del sole si rifletteva sul mare.

Era proprio lei,di spalle, forse stava ammirando il tramonto...quel giorno era proprio bellissimo: come se tutta la luce che il sole non aveva potuto sprigionare durante il giorno a causa delle nuvole, stesse ora riflettendosi tutta insieme nell'acqua.

Mett le si avvicinò piano,

-Ehm...scusa?- ma lei non si girò,quindi le sfiorò la spalla con la mano destra.

-Volevo...volevo ringraziarti per...insomma lo sai!

Ti ho cercata per tutto il giorno!-

-Oh, sei tu!

Di niente, ti ho visto lì e..che potevo fare,se non aiutarti?- rispose,girandosi,sfoggiando un bel sorriso.

-Comunque il mio nome è Metthew, Mett per gli amici!

Felice di conoscerti!- proseguì

-Piacere, io mi chiamo Jessica!-

I due rimasero per un po' ad osservarsi, perdendosi l'uno negli occhi dell'altra.

Poi Jessica ruppe il silenzio:

-Sai...è da un po' di tempo che ti osservo...-

Mett rimase perplesso, poi Jessica gli si avvicinò, appoggiò le sue labbra rosa a quelle di Mett e lo baciò.

Egli rimase ancora più confuso. Non sapeva per quale motivo lei lo aveva baciato, si conoscevano appena.

Poi ad un tratto l'immagine cominciò a sfocarsi, come se avvolto nella nebbia.

Mett aprì gli occhi, si trovava nel suo letto non sapeva cosa, non sapeva come.

Scorse la finestra e notò che era buio pesto; probabilmente era stato tutto un sogno.

Ma che sogno! veramente molto strano. Forse significava qualcosa o forse, forse era un messaggio o forse; Mett era confuso.

Quella ragazza, i suoi occhi era incredibili non sembra facessero parte del mondo terreno.

Che fosse un angelo?

Si poneva svariate domande ma sapeva che l'unico modo per dare una risposta a queste era trovarla.

Ormai era deciso all'indomani l'avrebbe cercata.

 

Così dubbioso e ancora un po' scosso si riaddormentò pensando a lei di cui non sapeva neanche il nome a me no che Jessica non fosse il suo nome reale.

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Capitolo 6
*** Cambiamenti ***


Cambiamenti

 

 

 

Anche se controvoglia Mett si alzò dal letto; aveva avuto una nottataccia.

Aveva dormito si e no per 5 ore. Per il resto della notte aveva pensato a lei, quella misteriosissima ragazza. Ma era arrivato ad una conclusione con tutte le sue riflessioni, doveva concentrarsi sullo sviluppo dei poteri, almeno per il momento quella era la sua priorità; e poi non voleva deludere sua madre.

Era deciso, solo dopo lo sviluppo di tutti i poteri l'avrebbe cercata.

Scese dal letto indossò le pantofole, ma la cosa strana fu che per la prima volta fece il letto, stese le lenzuola di lino bianco, e vi posò sopra le coperte blu cobalto.

Poi indossò la sua vestaglia e andò in cucina.

 

 

 

Ed ecco un'altra stranezza, non c'erano cornetti sulla tavola ma solo biscotti e latte. La madre seduta al tavolo gli fece un cenno e lo invitò a sedersi.

-Allora riposato bene tesoro?- gli chiese la madre con voce premurosa.

Ma lui non sapeva che rispondergli:

da un lato non voleva avere segreti con sua madre;

ma dall'altro voleva essere sicuro di ritrovare la ragazza prima di parlarne alla madre.

Così si limitò a un semplice “Si madre”.

Lei gli porse al tazza; ma lui non voleva i biscotti e il latte per colazione, ma dovette accontentarsi e prese la tazza. Vi versò il latte e mangiò un paio di biscotti.

-Scusa se non ti ho preparato i cornetti questa mattina, ma ero molto stanca-

-Non fa niente mamma, capisco e comunque i biscotti erano ottimi- mentì Mett per non far mortificare la madre-

-Ma ora passiamo alle cose serie Mett, oggi impareremo a controllare il mare....non dovrebbe essere molto difficile-

-Va bene, come al solito tra un ora in spiaggia?- chiese Mett

-Certo ci vediamo tra poco- rispose la madre avviandosi in spiaggia.

 

 

Mett utilizzò quell'ora per lavarsi e prepararsi, poi si incammino verso la spiaggia.

Da quando si era svegliato non si era ancora soffermato a vedere il tempo com'era. Quel giorno il sole era splendente,ma c'era molto vento e quindi faceva un po' freddo.

 

 

 

Arrivato in spiaggia, si diresse verse la madre e le disse che potevano cominciare.

-Allora Mett, per questo poter come per quello precedente devi toccare l'acqua e premere sul simbolo apposito sul medaglione; questa volta il simbolo e quello con le due cascate. Su prova!-

esordì la madre.

Egli non esitò ed eseguì alla lettera quello che gli aveva appena detto la madre.

Immerse il piede nell'acqua, toccò il simbolo sul medaglione.

E all'improvviso avvertì tutta l'energia del mare, una sensazione indescrivibile era come se fosse diventato parte del mare. A questo punto la madre gli suggerì di provare a spostare l'acqua, era facile bastava fare qualche gesto verso l'acqua.

Mett mosse la mano verso destra e l'acqua cominciò lentamente a spostarsi, poi alzò la mano e l'acqua eseguì anche quest'ordine, creando una sorte di cascate.

Egli era molto divertito, ma non perse la concentrazione in quei momenti era fondamentale, una mossa giusta e avrebbe potuto provocare un maremoto di dimensioni gigantesche.

La madre allora gli disse:

-Bene Mett, ottimo lavoro ora però riporta l'acqua giù-

Abbassò la mano e l'acqua tornò al suo posto.

-Ricorda di non distrarti mai quando usi questo potere, ma in generale tutti i poter; è una delle cose fondamentali per averne il pieno controllo-

-Va bene cercherò di impegnarmi il più possibile-

 

 

Rimasero lì un altro po' ad osservare il tramonto, come al solito mozzafiato.

E i pensieri cominciarono a volare, a Mett venne in mente della misteriosa ragazza; mentre dall'espressione di sua madre ella stava pensando al marito morto.

Mett lo intuì e la confortò con un abbraccio. Quasi scoppiò a piangere ma poi si trattenne non voleva che la madre lo vedesse.

Così all'imbrunire tornarono a casa, passeggiando per il viottolo che portava alla loro dimora.

 

 

Quella sera sorprendentemente Mett non era affatto stanco era stato piuttosto semplice imparare a spostare l'acqua. Aveva passato una bella giornata con la madre, il loro legame si era ulteriormente

rafforzato. Eppure non riusciva a non pensare a “lei” quella ragazza. Ma mise da parte questo pensiero aveva deciso che per il momento doveva concentrarsi sui poteri.

Così per niente stanco andò a dormire cercando di non pensare alla misteriosa ragazza.

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Capitolo 7
*** Nella grotta ***


Nella grotta



Il sole filtrava dalla finestra e illuminava la stanza. Era passata da un po’ l’alba e Mett era ancora a letto a dormire quando un raggio di sole non gli finì proprio sul volto e accecandolo lo sveglio dal suo pacato sonno. Dalla sua espressione serena aveva passato una notte tranquilla e rilassata “le onde si erano placate... ”.


Ci vediamo alla grotta a ovest della spiaggia. Mamma” il bigliettino sul tavolo recitava così.
Mett allora notò che era piuttosto tardi erano le 10:47 circa, aveva dormito davvero parecchio e non se ne era per niente reso conto. Si affrettò così a fare colazione a prepararsi e si avviò a passa svelto verso la grotta sulla spiaggia.
 
 
Quella mattina il cielo sembrava fosse stato dipinto da un pittore, era il classico cielo azzurro con qualche soffice nuvola bianca come il cocco sparse qua e là, da starsene ore ad ammirarlo…ma Mett non avevo tempo per questo, anche se a lui piaceva molto stare ad osservare il cielo sia di giorno che di notte, lo trovava estremamente affascinante e per niente noioso, era tutta una magia.
 
Giunto in spiaggia, tranquilla come sempre, cercò dove fosse questa grotta non ci andava da quando era piccolo, insieme al padre andava lì a ripararsi dalla pioggia quando lì coglieva di sorpresa mentre pescavano. Mett ricordava quella grotta con grande affetto era in qualche modo legata ad essa ed era bello ora ritornarci anche se avrebbe voluto farlo in compagnia del padre.
Ed eccola lì, tra uno scoglio e qualche corallo rosso la grotta tanto speciale per Mett.
La madre seduta su una pietra era girata di spalle ad osservare qualcosa quando Mett vi entrò. Egli le si avvicinò e con le lacrime agli occhi si mise anche lui ad osservare ciò che la madre sta vedendo. Era una frase che il padre aveva in inciso sulle pareti della grotta probabilmente in attesa che la pioggia diminuisse: “Ovunque tu sarai io ci sarò, sempre…ti voglio bene Mett”.
La madre lo abbracciò forte come solo una madre sa fare e gli disse:
-So che vorresti che fosse ancora qui, ma purtroppo per noi non è più così…ma pensa che ora tuo padre è in Paradiso dove potrò vegliare su di te, lui ci sarà sempre anche e soprattutto nei momenti più difficili della tua vita…-
Mett non rispose ma fece capire alla madre che le sue parole avevano funzionato e che lui sapeva che il padre ci sarebbe sempre stato per lui.
Così dopo questo “imprevisto” Mett poté finalmente concentrarsi sul poter di oggi ed era ancora più carico di prima.
 
Qualche minuto dopo…

-Allora Mett, ora ti spiego perché ti ho fatto venire in questa grotta…- esordì la madre, Mett annuì, -Vedi quel piccolo laghetto al centro delle grotta?- disse indicando una strana pozza d’acqua.
-…non si tratta di una semplice pozza di acqua, ma bensì è uno speciale portale che tuo padre e altri come voi utilizzano per attraversare gli oceani in pochi istanti…- continuò
Intanto la voglia di Mett di provarlo cresceva ad ogni informazione che la madre gli dava in più.
-…questo portale in particolare è detto “Portale di scambio universale” in altre parole da qui puoi accedere a qualsiasi altro portale situato nei 3 oceani: Atlantico, Pacifico ed Indiano. Inoltre da qualsiasi portale tu ti trova puoi accedere a questo, perché questo è solo altri 4 sono bidirezionali, tutti gli altri sono unidirezionali una volta entrato non potrai tornare indietro- continuò le sue spiegazioni la madre.
Mett era davvero ansioso di provarlo, non ce la faceva più a nascondere il suo entusiasmo e così quasi urlò alla madre:
- Quindi, come funziona?-
-È semplicissimo, c’è una fessura nella parete alla destra del laghetto, ti basterà inserire il medaglione al suo interno e lo attiverai, dopodiché non ti basterà altro che entrarci…ah, attento potresti bagnarti un po’…- conclusione la madre ridendo.
Con il cuore a mille allora Mett si avvicinò alla fessura sulla parete, si sfilò il medaglione, lo inserì nell’incavo e la pozza d’acqua prese vita, le acque cominciarono a brillare sotto gli occhi stupiti di Mett e la spuma marina fuorusciva in tutte le direzioni dal laghetto.
-Stai attento figliolo…sii prudente, ci vediamo tra 20 minuti…mi raccomando” gli urlò la madre un attimo prima che Mett si tuffasse in quelle splendide acque.
 
Come all’interno di un tornado d’acqua Mett si sentì risucchiare verso il basso, per poi iniziare una brusca salita verso l’alto, per un po’ non vide nulla era buio, incredibilmente riusciva tranquillamente a respirare, anche se sott’acqua, ne era felicemente sorpreso.
Dopo questa discesa nel buio più profondo, iniziò una rapida salita versa la superfice da dove s’intravedeva una forte luce, il sole.
Giunto in superfice per niente bagnato si guardò intorno, si trovava ancora in una grotta ma questa volta diversa da quella precedente, non c’era l’incisione del padre subito notò. Era una grotta molto più piccola ma più luminosa e Mett non era solo in quella grotta. Dall’ombra infatti spuntò una strana creatura…
Aveva un vecchio bastone di legno molto rovinato, era pieno di rughe, un colore verdastro, degli occhiali, una tuba nera molto antica e al collo una strana chiave. Quando l’ombra che lo avvolgeva si dissipò, Mett notò con stupore che si trattava di una rana, ma non una normale rana, lui riusciva a stare in piedi ed era decisamente più grande di una solita rana.
Dopo aver squadrato da capo a piede il giovane davanti a lui, gli si avvicinò ed emise un suono che colse Mett di sorpresa, quello strano essere infatti parlava.
-Ah tu devi essere il giovane Marine…- esordì la vecchia rana
-…mi presento mi chiamo Sir William Lennox, duca di Lancaster…- proseguì
Mett che credeva di sognare si strofinò ripetutamente gli occhi, ma l’immagine che aveva dinanzi a sé era decisamente reale, aveva davanti una nobile rana inglese parlante e a quanto pare lo stava aspettando.
-Piacere S-sir William m-molto lieto, io sono…-
-…oh caro ragazzo so benissimo chi sei, tu sei il figlio di Jonathan, Jonathan Marine, il tuo nome dev’essere Metthew se la memoria non mi inganna giusto?- lo interruppe
-S-si esatto…- rispose Mett ancora un po’ frastornato
-Devi sapere che io e tuo padre eravamo molto legati, era un grande uomo, davvero una gran bella persona, anzi già che ci sono colgo l’occasione per porgerti le condoglianze per la sua triste scomparsa…-
-Grazie…- rispose rintristito
-Ma bando alle ciance, penso tu voglia sapere un bel po’ di cose da me…beh per prima cosa immagino tu voglia capire com’è possibile che una rana come me sia tanto umana, è un discorso piuttosto complicato ma per ora è meglio che tu sappia solo che esiste un altro mondo, come il tuo, di cui voi umani siete completamente allo scuro, ma questo è un discorso che approfondiremo un’altra volta…-
-Ma…veramente io volevo…- contestò Mett
-È meglio per te, fidati figliolo…allora dov’eravamo, ah si…io sono il guardiano di questa grotta, attualmente ti trovi nella grotta del portale di Londra, questo è il secondo dei cinque portali bidirezionali ed io sono il guardiano di questa grotta, a me spetta il compito di proteggere il portale e come puoi ben vedere ho un età piuttosto avanzata, sono ben 118 anni che sorveglio questo portale, ed ecco perché ho avuto modo di conoscere tuo padre, lui passava molto spesso per di qui…- continuò Sir William
-Capisco…avrei un’altra domanda da porle…come mai prima nel portale riuscivo a respirare tranquillamente?- chiese Mett
-Semplice, l’acqua dei portali non è della semplice H2O, ma bensì si tratta di acqua speciale essa infatti è infatti costituita da più atomi di ossigeno H2O6 così da poter essere respirata tranquillamente, più avanti capire molte cose…-
-Ah quindi è un fatto di molecole e atomi, beh non sono molto ferrato in materia…- rise Mett
-…mi dispiace doverla lasciare ma ho promesso a mia madre che sarei tornato entro 20 minuti, ne riparleremo la prossima volta…arrivederci Sir William…- continuò
-Certo capisco, la prossima volta continueremo il nostro discorso, porgi i miei più sentiti saluti a tua madre…arrivederci Metthew…- salutò Sir William
Rivarcò il portale, non si era ancora abituata a quella strana sensazione in fondo era solo la seconda volta. Di nuovo raggiunse la superfice e lì ad aspettarlo seduta su un masso c’era la madre anche un po’ preoccupata, ma che alla vista del figlio si rasserenò.
-Mamma…è una cosa incredibile, ho incontrato una rana umana…l’acqua che si può respirare…un mondo sconosciuto agli umani…- euforicamente Mett
-Lo so tesoro, so tutto di questo…sono felice che tu sia così emozionato…- e lo abbracciò.
-Ah, mamma…comunque non mi sono bagnato…- disse ridendo
-Si lo so, lo so…- rispose ridendo anche lei

E insieme uscirono dalla grotta, sereni. 

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