Breakfast at the Basses

di Miss Chanel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'incontro ***
Capitolo 3: *** Chiacchierata Padre-Figlia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Breakfast at the Basses
 

                       
*



Stava dando l'ultimo ritocco alle labbra, questione di pochi minuti e i suoi amici sarebbero passati a prenderla, per andare alla festa organizzata per quella sera. Si guardò alla specchio, che la ritraeva per intero: anche quella volta sarebbe stata al centro dell'attenzione di tutti, a prescindere dal sesso a cui essi appartenessero. I ragazzi le avrebbero sbavato dietro per tutta la durata della festa, elemosinando un po' d'attenzione e magari un appuntamento. Le ragazze, invidiose, le avrebbero fatto mille sorrisi e complimenti, cercando disperatamente dentro loro un difetto da criticare.
Si lisciò le pieghe del vestito, un tubino senza spalline , notando che era troppo corto. Guardò l'orologio: "Troppo tardi per cambiare idea" pensò indossando gli orecchini di Bvlgari. Prese la borsa, perfettamente coordinata alle scarpe di Louboutin col tacco vertiginoso, uscì dalla sua camera e si chiuse la porta alle spalle.
"Evelyn, chérie, non credi che il tuo abito sia troppo... Minimo ?", le aveva domandato il padre, cercando di mantenere la sua pacatezza.
"Umh, forse" aveva mormorato la principessa dalle labbra scarlatte, che si era data un'occhiata fugace e stava praticamente fuggendo verso l'ascensore.
"Devi ritornare a mezzanotte non un minuto più tardi" le aveva urlato autoritario l'uomo, lei aveva annuito e dentro l'ascensore si era messa una maschera nera, stile rinascimentale, stupenda.
 
-
 
I garçons versavano Moet e Chardonnay agli invitati.
Tacchi alti e gingilli d'oro si aggiungono alla piacevole musica dal vivo di Rihanna.
Ogni ragazza presente indossava una maschera per non far scoprire la propria identità, il colore di quella sera era il nero e l'unico stacco consentito era per la cluch.
La mora e il suo accompagnatore si distaccano lui va dagli amici, mentre lei si scola un bicchiere di Moet.
Lo sguardo della ragazza viene catturato da quello di un ragazzo dal fisico slanciato e dai capelli mori lucenti e tenuti ordinati. Si scola un'altro bicchiere, si sistema il tubino succinto e si avvia con una camminata seducente.
"Bonsoir, mi stai guardando da un po' troppo tempo", mormora lei guardandolo maliziosa.
"Vuole scusarmi, ma è di una rara bellezza"
"Non è il primo, che me lo dice"
"Perchè non andiamo nella mia limousine e ci dirgiamo verso la Torre Eiffel di sera è ancora più bella", lo dice con un tono carico di passione, di armonia e di voglia.
Lei annuisce, lo inizia a seguire verso l'uscita; quando si accorge, che una bionda piuttosto sciatta e trascurata con una maglietta rossa e un paio di jeans sembra seguirli.
Uscirono e una ventata gelida si scaglio contro di lei, il moro la stava letteralmente trascinando nella limousine e lei aveva cercato in tutti i modi di svincolarsi. Il ragazzo fece un cenno ad un altro moro, che stava fumando una sigaretta e subito dopo entrò nella limousine e lì le divenne tutto nero.
 
-
 
Luna piena, chiarore intenso che illumina una stanza altrimenti immersa nelle ombre. La finestra è aperta sulla notte gelida, ma la figura seduta sul davanzale non sembra risentire affatto del più minimo brivido di freddo. 
L'uomo ha gli occhi socchiusi, le labbra serrate in una linea severa, e tutto il suo volto, in generale.
Una ragazza dai lunghi capelli corvini è distesa sul letto, apre gli occhi e si massaggia una tempia.
"Uh, ti sei svegliata.", mormora il ragazzo, che spegne la sigaretta e rientra nella camera.
"E tu chi saresti ? Dove mi trovo ?" 
"Sono Bennet, Bennet Humphrey e ti trovi in un Hotel ora vado a chiamare Bart. Tu rimani qui"
La mora non muove un muscolo è terrorizzata da tutta la situazione, si chiede chi fosse quel ragazza tanto rozzo e maleducato quanto sexy e affascinante. Passano pochi minuti, vede ritornare il giovanotto in compagnia di un ragazzo, quello che l'aveva abbordata alla festa e la bionda sciatta.
"Evelyn stai bene ?"domanda il moro, certamente è più educato del primo.
"C-credo di sì, ma voi chi siete ? E tu come conosci il mio nome ?"
"Io sono Bart", indica la bionda" Lei è Corinna Harcibald. Sai non è facile da dire, credo che tu non mi crederai nemmeno, ma sono tuo fratello."

                 
E' il prologo, perciò, non vi aspettavate un capitolone lungo. Certamente, tutti mi considereranno matta insomma cosa vado a pensare...
E' una storia complicata, insomma. Avrete capito più a meno che ci troviamo a Parigi, nel futuro, la protagonista è Evelyn che è la figlia di Blair e Chuck, che siritrova con questi ragazzi dai cognomi familiarissimi...
Se vi ha intrigato lasciatemi una recensione, se vedro' che la fic non ha riscosso molto successo penso che la cancellerò e boh... fatemi sapere voi :-)
Cami

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Capitolo 2
*** L'incontro ***


L'incontro
 

  

*

 

"Ok, se è uno scherzo non è divertente. Ditemi vi ha ingaggiato Lydia ?", lei li guarda sconvolta, ma con il sorriso in viso. Il più cupo del terzetto dissente e si accende una sigaretta.
"Non è uno scherzo. Devi sapere, che tu sei stata concepita a New York i nostri genitori si amavano molto, ma non riuscivano, ancora, a fare funzionare la loro storia e così nostra madre si sposò con un uomo di nome Louis, che fino a ora ti a cresciuto come fossi sua figlia, insomma lui crede tutt'oggi che tu sia sua figlia, ma in realtà tu sei figlia dei miei genitori..." fa Bart, mentre Evelyn lo ascolta attentamente sentendosi una completa idiota, perchè ? Perchè ci credeva, troppe cose combaciavano. Suo padre le aveva raccontato che la madre era morta concependola, ne aveva sempre sofferto ritenendosi un pò colpevole. "Lui mi ha pur sempre cresciuta. E' sempre stato freddo, oserei dire algido e distaccato con me, ma è stato lui l'uomo che mi protetto in questi anni. Perchè i tuoi genitori non si sono fatti avanti prima ? Insomma, ho diciotto anni mica cinque" espone piccata la moretta, questa volta è il fratello quello che segue interessato ed anche la biondina.
"Io, non sto dicendo che tu debba dimenticare tuo padre... Ma, lui ti ha sottratto a mia madre ingiustamente facendole firmare uno stupido contratto, che prevedeva regole molto ristrittive nei tuoi e nei suoi confronti. Solo adesso, che tu sei maggiorenne e puoi scegliere da sola loro hanno potuto avvicinarsi a te, però ti posso giurare che non ti hanno mai dimenticata" le dice rammaricato,per i suoi genitori."Li vuoi conoscere?"
"Non so... E' una scelta complicata, molto"
"Loro vorrebbero solo conoscerti, vorrebbero capire che persona sei e anche io" spiega il moro, la sua voce si fa meno roca e sembra provenire sempre più dal cuore.
"Prima devo telefonare a mio padre"
Detto ciò lo chiama, si chiude nel bagno dell'Hotel e mentre compone il numero le dice che non è disponibile... Gli manda un messaggio:
"Papà, sto bene e scusami se non sono tornata. Comunque sto andando a NYC, non ti preoccupare me la caverò ho la mia American Expres.
XO
Eve"
"Penso che verrò..."
"Non me lo aspettavo, sinceramente." mormora stupito Bart, dopo le sfoggia un sorriso lo stesso che fa lei quando sente di aver fatto una cosa giusta.
"Vado a rinfrescarmi"
E' nel bagno dell'Hotel, che si vela le labbra di rosso. Sente bussare alla porta, è il moro taciturno.
"Corinna ha pensato, che avresti voluto un cambio pulito" lo dice con gentilezza, anche se Evelyn non lo nota tutti sono servizievoli con la principessa di Monaco e lei li disprezza, ogni volta.
"Preferirei andare in giro nuda, che indossare quegli insulsi vesititi" sputa acida, mentre continua a sistemarsi.
"Perchè adesso ti ritieni vestita ?" risponde a tono, nessuno e ribadisco nessuno  aveva mai risposto così alla moretta, che viziata e narcisista com'è esce fuori di sé.
"Va bene, indosserò questi stracci" sussurra altezzosa, lui uscendo mormora qualcosa di sgradevole e sbatte la porta.
 
-
Bennet Humprey è stato costretto da Bart Bass, fedele amico, a sedersi vicino alla sorella ritrovata "Per farle compagnia", aveva detto, entrmabe sanno che lui l'ha fatto per poter stare vicino alla bionda, Corinna. Cosa ci troveranno tutti in lei ?, si domanda da un'ora buona, i suoi occhi sono color nocciola misti al cioccolato contornati da lunghe ciglia nere, ma di occhi così ce ne sono al mondo; le sue unghie sono laccate con un lucido color borgogna, ma molte altre parigine le portano così.
La guarda. L'ammira. La scruta con i suoi occhi color della notte. Quando, è pienamente sicuro che dorma la sfiora, quasi una carezza, il viso sente la pelle vellutata di lei entrare a contatto con la sua mano, un pò rovinata.
 
*
 
"Siamo arrivati" mormora rude, come sempre nei suoi confronti.
"Sempre gentile..." controbatte con la voce ancora impastata dal sonno, dopo si stiracchia e si alza.
"Evelyn, ben alzata" la saluta il moretto, ha un sorriso dolce e cammina dietro alla biondina, di cui ha sentito molto di rado la voce.
Cammina lungo la pedana, fa molto freddo e per una parigina, come lei è quasi agghiacciante.
Bennet, la vede battere i denti e pensa, che altezzosa com'è oltre che orgogliosa non chiederà mai un cappotto più pesante.
La mora, improvvisamente sente meno fraddo viene coperta da un capotto, che profuma di maschio mischiato all'essenza di Chanel.
"Merci" soffia impercettibile, anche se il ragazzo in questione recepisce ed è molto più di quello che si aspetti, da lei.
"Evelyn sei pronta ?" è una voce dolce e melodiosa ha farle la domanda, è della bionda, che le pare chiamarsi Corine.
"Credo di sì, Corine" risponde garbata, ma allo stesso tempo superiore.
"E' Corinna" precisa con disappunto, il fratello guarda preoccupato la bionda e invece il moro ha un espressione indifferente come se delle persone nella limousine non gliene importasse nulla.
La limousine si è fermata dinnanzi un palazzo, non sembra di certo una dimora da straccioni, di questo Evelyn è molto felice, ma è anche molto emozionata e non sa cosa aspettarsi.
Si sente stringere la mano, è scioccata nessuno si era mai preso una certa intimità oltre il padre e di tanto in tanto qualche ragazzo con cui faceva sesso, è quella di Bart.
"Fatti coraggio, Evelyn" le soffia sull'orecchio, il suo tono è dolce e sembra proprio quello di un fratello che ti vuole proteggere, come nei film d'amore che lei si guardava di nascosto.
Passi lunghi, si ripete nella mente la giovane principessa, e ben distesi questo il trucco, ricordi come nelle lezioni di portamento di zia, Evelyn ce la puoi fare.
Spera non si accorgeranno del suo rossetto scomparso, delle sue lievi borse sotto gli occhi e di qualche capello fuori posto, anche se tutto ciò non è consono ad una ragazza del suo calibro, spera che loro siano di manica ben più larga.
Entrano nell'ascensore. Evelyn incomincia a tamburellare il piede sulla superficie, il moro si accende una sigaretta infischiandosene altamente del cartello, che lo vieta.
Le porte si aprono; 
Si scruta intorno, c'è la sala gremita di persone tutte altolocate. Le si avvicina una donna non più giovane, ma pur sempre bella ha dei lunghi capelli color cioccolato raccolti in uno chignon e un sorriso sincero, uno di quelli che solo iniziata questa "avventura" le hanno iniziato a rifilare. Subito dopo di lei un uomo, anche lui non più giovane emana un profumo di muschio ed ha uno sguardo magnetico, molto simile al suo e a quello di Bart e il sorriso è appena prounciato sulle sue labbra; indossa un completo nero ed una camicia bianca, ma è il pappilion quello che conta abbinato perfettamente all'abito haute couture rosso borgogna, di lei.
"Evelyn" sussurrano in coro, la donna ha la voce spezzata dal pianto.
"Voi sareste i miei... Genitori ?" domanda con il cuore in gola, sente il fiato mancarle e le mani improvvisamente sudarle. Le corrono incontro e l'abbracciano, la donna scoppia in un pianto e un applauso generale fa da sottofondo a quel ricongiungimento.
"Sono Blair e lui è Chuck" soffia sul collo di lei, è molto agitata, Blair.
Grazie mille per le vostre recensioni, al prossimo capitolo che spero vi soddisfi e recensite, se ne avete voglia... Scusate i saluti frettolosi, ma appunto sono di fretta. XOXO Cami
 

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Capitolo 3
*** Chiacchierata Padre-Figlia ***


Chiacchierata Padre-Figlia
 
  
*



"Evelyn, immagino tu sia molto stanca" mormora Blair, che si asciuga le lacrime e che prende un fazzolettino, portatole dalla fedele cameriera.
"Si, forse sarebbe meglio se vado a riposarmi..." sussurra imbarazzata, la cameriera la scorta fino ad una stanza e la lascia davanti ad una porta in ciliegio; appena entra nota un'arredamento moderno, forse un pò troppo, però è decisamente stupenda con una visuale su tutta New York City. Cammina incerta fino al bagno, magnifico con una bella e ampia vasca da bagno, le viene in mente la prima volta in cui fece sesso in una vasca da bagno con... Le sfugge il nome, eppure pensava di amarlo. Nota un'altra porta, quasi ci si vorrebbe avvicinare e girare il pomello, infatti lo fa, ma è chiusa e esausta si distende sul letto, si mette in posizione fetale e cerca di dormire.
Bennet Humprey, appena tornato da una corsa a Centrall Parc ha decisamente bisogno di una doccia, così decide di andare nel suo bagno.
L'acqua che scende tagliente e caldissima da sopra la sua testa ha su di lui un potere quasi prodigioso.
 
Sotto la doccia, nudo e bagnato, rivolto verso la parete come uno studente in punizione, diventa vulnerabile e la sua parte più nascosta viene a galla, adagiandosi per pochi istanti sulla pelle, scivolando lungo il suo corpo, per poi venire trascinata dentro al tubo di scarico insieme all'acqua.
Poi, quando chiude il rubinetto e apre malamente la fragile porta di vetro, indossan di nuovo la sua solita maschera di arrogante impassibilità. Si accorge di aver dimenticato l'asciugamano, così, decide di andare nella sua stanza a prenderlo.
Evelyn si è appena svegliata, dopo un sonnelino durato quattro lunghe ore e sente la stanchezza ancora addosso, cosa c'è meglio di un bagno caldo ?
L'acqua piacevolmente calda gli avvolge il volto, carezzandogli la pelle e addentrandosi nei capelli mori, che si fanno subito pesanti e quasi danno la sensazione di volerla tenere ancorato là sotto. 
Tieni gli occhi socchiusi, la testa completamente sott'acqua e la schiena nuda contro il fondo della vasca, e quel poco che vede è solo tenue opalescenza e una sfocata sagoma scura di fronte. Sembra sia stato immerso in un mondo a parte, sfocato e impalpabile. L'acqua gli è entrata nelle orecchie, e attutisce tutti i rumori che provengono dall'esterno; sente una leggera risata divertita, ma è così lontana ed evanescente che non sa se credere nella sua effettiva esistenza, o se è solo frutto della sua immaginazione.
Improvvisamente sente la voce, la voce roca e terribilemente sensuale di Bennet Humphrey.
"Dannazzione! Tu, che diamine ci fai in bagno ?" domanda, imbarazzata, la moretta che tenta in tutti i modi di coprirsi la nudità.
"Io abito qui, perchè mia madre sta facendo tistrutturare casa nostra e... " sembra quasi imbambolarsi di fronte al seno procace e sodo di Evelyn.
"Capisco." mormora imbarazzata, all'improvviso lui le si avvicina pericolosamente con solo l'asciugamano alla vita.
Nemmeno gli è dato il tempo di aprire gli occhi, o anche solo di immagazzinare abbastanza ossigeno, e una bocca vorace gli attacca le labbra, gli ruba l'aria e la fa annaspare in un bacio violento e profondo. 
Evelyn apre gli occhi, e davanti a lei ha Bennet, che, in ginocchio nella stessa vasca, la sovrasta e la trattiene in un abbraccio opprimente; una mano gli sta tenendo ferma la nuca con troppa forza, impedendogli di indietreggiare e poter così sottrarsi a quel bacio invadente.
 
Bennet si erge sopra di lei, e lo spinge con tutto il peso del corpo. La mora, che ha ancora bisogno di aria, annaspa in quel bacio osceno, e presa dal panico si aggrappa come può all'altro, stringendogli le braccia al collo e facendo scontrare i loro corpi nudi sotto la barriera d'acqua.
La sua schiena cozza contro il bordo della vasca, e lei geme dal dolore contro la bocca dell'altro.
 
Bennet si ferma, e si distacca quel tanto che basta per ridere divertito del suo dolore.
“Ma sei pazzo?” si lamenta Evelyn, e se non fosse per il viso completamente bagnato, il moro giurerebbe di aver visto della lacrime agli angoli degli occhi. 
Non si disturba a rispondere, ma ancora ride sinceramente divertito del dolore altrui; senza badare più di tanto alle lagne che gli pervengono alle orecchie, la schiaccia contro il bordo stretto della vasca.
Quasi senza rendersene conto Evelyn si ritrova bloccata e senza via d'uscita, schiacciata dal corpo  possente di Humphrey, le spalle che emergono appena dall'acqua calda, che ondeggia pericolosamente sotto il loro agitarsi sconclusionato.
 
Ha il tempo di due boccate d'aria e mezzo, prima che le sue labbra siano ancora attaccate, e ancora, e ancora, in un bacio lungo e profondo. Le labbra di Bennet sono calde, bollenti, e veloci, senza indugio baciano, toccano, si scontrano, accarezzano la pelle di Evelyn, le sue labbra, per poi seguire la linea della mascella in una scia languida, fino a depositarsi sul collo. 
Evelyn si sente scivolare all'indietro, e fa maggiore presa con le braccia attorno alle spalle del moro; inclina il collo, per dare maggiore accesso, e sente contro la pelle quelle labbra voraci piegarsi in un sorriso.
 
Sente le mani di Bennet scivolare sott'acqua, lungo i suoi fianchi, delineandoli appena, fino a poggiarsi con prepotenza sulle natiche, massaggiandole con insistenza imbarazzante. 
Sbuffa, mentre il viso senza volerlo improvvisamente si accalda.
Le mani di Bennet sono grandi, ruvide ed energiche, e davvero non hanno ritegno nel prendere ciò che esigono. Evelyn riesce a sentire il loro calore sulla pelle sovrastare di netto quello dell'acqua; per un attimo pensa che Bennet, in qel momento, non abbia più ghiaccio al posto del sangue, ma lava bollente.
Si stacca, esce dalla vasca e raccata il suo asciugamano senza né dire né fare nulla e lasciando profondamente scioccata Evelyn, che si sfiora soddisfatta le labbra che poco prima erano su quelle di Bennet.
E' sicuramente stato un sogno, certo.
 
-
 
 
Evelyn Grimaldi, nata Bass cosa recentemente scoperta,  non riesce a prendere sonno: le coperte sono pesanti e appiccicose, la stanza è diventata improvvisamente troppo calda e piccola – gli sembra quasi di poter sfiorare il soffitto, saggiarne l’intonaco e vederselo sbriciolare tra le mani, solo allungando un braccio – e la testa rimbomba di suoni.
C’è l'immagine di Bennet Humphrey, nelle sua mente: lei che bacia il ragazzo stronzo e insopportabile. Meglio dire lei, che fa un incubo su Bennet.
"Ho bisogno di tequila." mormora tra sé e sé la moretta, che esce dalla stanza e in punta di piedi raggiunge il salotto.
Vede il mini-bar, sente le sue mani fremere quando all'improvviso una mano si poggia sulla sua spalla e lei sobbalza, spaventata come mai prima d'ora.
"Chuck!" urla in preda al panico, dopo lui le dice di far silenzio.
"Che diavolo stavi facendo ? Non sei troppo piccola per bere ?" domanda lui, Chuck Bass il ragazzo che a tredici anni beveva di già, chiedeva a una ragazza di diciotto se era troppo piccola per bere, ma lui è suo padre e i genitori vogliono solo il meglio per i figli.
"Ho diciotto anni. Questi non sono affari tuoi!" mormora piccata, dopo sbuffa ad una principessa non si vieta mai nulla, si vede che quest'uomini dell'Upper East Side non né sanno proprio nulla.
"Invece, si. Tu sei la mia bambina, non voglio che tu finisca con dei problemi d'alcol"mormora dolce, le sfiora una guancia e sorride amorevole.
 
"Non sono più una bambina e se tu ci avessi tenuto a me non mi avresti lasciato con Louis, lui non era fatto per essere un padre."scoppia in lacrime, si accascia sul divano e si copre, non ha mai voluto farsi vedere piangere né quando da piccola si sbucciava un ginocchio né in questi momenti.
 
"Io ho scoperto solo dieci anni fa, che tu eri la mia bambina. Blair me lo aveva nascosto, perchè soffriva troppo nel ricordare di come le avessero strappato sua figlia, nostra figlia. Louis non sa, che tu sei nostra figlia e non so come potrebbe reagire nello scoprirlo, ma tu devi sapere che non c'è stato giorno in questi dieci anni in cui io non ti abbia pensato." dice sincero, Chuck. Si sente amata, forse per la prima volta della sua vita. Tira su con il naso, pur sapendo che non è carino farlo davanti a una persona, specialmente se il suo presunto padre. Lui l'abbraccia, non gli importa se quasi non si conoscono o se lei, magari lo respingerà. E' la sua bambina, la deve abbracciare e consolare.

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