Laundromat - 'cuz love with you it's like a spin-dryer! di Hyorangejuice (/viewuser.php?uid=133992)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Wash ***
Capitolo 2: *** Second Wash ***
Capitolo 1 *** First Wash ***
sì, mi
odio anche io per questo, ma cerchiamo di vederla dal lato positivo, ok?
sarà una cosa breve, brevissima, ci sarà solo un
altro capitolo (diversamente ho autorizzato MoCo ha prendermi a
scudisciate)
perchè dovrei finire la mia long e non buttarmi di pancia su
altre cose...
è proprio una cavolata su cui il MONDO ha scritto
MILLANTA volte, ma mi è uscita
(principalmente perchè la lavanderia automatica è
la salvezza alla fine del tunnel oscuro dei panni sporchi per me e la
mia coinquilina) così,
spero comunque di aver reso il tutto piacevole alla lettura.
come si vede dal banner è una u-bomb, è la prima
volta che metto piede nel fandom
dei block b, spero di non averlo fatto con il piede sbagliato.
Bene, prima che le note superino la lunghezza del capitolo direi che
potrei anche augurarvi buona lettura!
Laundromat
‘cuz
love with you is like a spin-dryer
La lavanderia a gettoni sotto casa chiudeva a mezzanotte, ci lavorava
una signora di circa sessant’anni che passava la giornata a
guardare soap-opera che superavano le mille puntate e avevano un cast
da fare invidia alla carica dei centouno e Minhyuk si domandava come
facesse a seguire quelle trame così complicate non riuscendo
neanche a ricordare il nome di suo nipote.
Minhyuk si era trasferito nella grande città per noia o per
una sorta di distorto senso dell’avventura che lo aveva
spinto a seguire Woo Jiho alla volta dell’ignoto.
Una cosa che avrebbe dovuto imparare dagli anni passati a fianco di Woo
Jiho era che il 90% delle idee che Woo Jiho decretava ‘geniali’
e degne di ‘un
Nobel per la… Per il… per qualsiasi cosa diano un
Nobel per un’idea del genere’,
finivano male, e questa volta non si era smentito.
Minhyuk si era ritrovato a lavorare in un ristorante italiano per
pagare le bollette e non c’era niente che trovasse
più sfiancante che sorridere all’infinito quando
non era decisamente dell’umore giusto. Quando anche i
lavoretti saltuari di Jiho e quello che riuscivano a racimolare con
qualche telefonata supplicante ai propri genitori non era
più stato sufficiente a mantenerli, avevano deciso di
mettere un annuncio per cercare un terzo coinquilino con cui dividere
le spese. Al delirio della convivenza con Woo Jiho si era aggiunto Ahn
Jaehyo e la sua ossessione, quasi mania, per i capelli.
Una volta alla settimana, di solito il mercoledì, quando il
ristorante era chiuso,
Minhyuk scendeva le scale del suo appartamento e attraversava la strada
con una cesta di panni da lavare e passava più o meno
mezz’ora del suo tempo seduto su una scomoda sedia di
plastica a guardare l’oblò della lavatrice.
Poteva sembrare strano visto da fuori, un ragazzo nei suoi
vent’anni seduto su una sedia di plastica a fissare
l’oblò di una lavatrice, ma per Minhyuk era come
staccare il cervello per ventotto minuti da qualsiasi stupido rap Jiho
avesse continuato a canticchiare in casa, da qualsiasi tremenda
tragedia si stesse lamentando Jaehyo che continuava a girare per casa
in mutande, nonostante Minhyuk gli avesse chiesto mille volte di
vestirsi, ventotto minuti in cui Minhyuk in stato catatonico fissava
l’oblò di una lavatrice.
Era un mercoledì, come al solito, Minhyuk aveva sceso le
scale di emergenza, evitando di incontrare la pazza padrona di casa che
sostava tra il primo e il secondo piano aspettando che qualcuno di loro
scendesse per lamentarsi di questo o quell’altro, e
attraversò la strada verso la lavanderia a gettoni.
Posò la cesta dei panni sporchi sulla lavatrice da tre
gettoni e cambiò le monete alla macchinetta. Era quasi un
rituale mistico.
Mise i panni sporchi nella lavatrice, inserì tre gettoni
nella lavatrice e premette start. Quando sentì la lavatrice
mettersi in moto si voltò a cercare la sua solita scomoda
sedia di plastica, ma, per la sua disperazione, la sedia di plastica
blu su cui di solito sedeva nei suoi ventotto minuti di paradiso era
scomparsa, volatilizzata, sparita.
Sospirò mettendosi le mani suoi fianchi e guardandosi
intorno. L’occhio gli cadde sull’insegna sbiadita
del supermarket subito di fianco al suo palazzo. Di solito evitavano di
fare la spesa in quel supermercato, troppo caro per la
qualità che offriva, e prendevano l’autobus due
fermate per arrivare al FamilyMart, ma senza sedia urgeva un diversivo.
Il super market era vuoto, eccezion fatta per la ragazza seduta
svogliatamente dietro la cassa che, vedendolo entrare, mise per un
momento da parte il suo cellulare per biascicare un
‘Buonasera’, condito con gomma da masticare bene in
vista e decisamente troppo entusiasmo.
Minhyuk si inchinò appena dirigendosi verso il banco frigo
alla ricerca di qualcosa di fresco, un ghiacciolo, un latte alla
fragola, qualsiasi cosa.
Era chino sulla vetrina dei surgelati cercando di decifrare, attraverso
i cristalli di ghiacci e il vetro appannato, i gusti dei ghiaccioli
quando sentì delle urla provenire da fuori.
Continuò a far scorrere il dito sul vetro, incurante, alla
fine non erano affari suoi e non era neanche la prima volta che
qualcosa del genere succedeva, quello non era esattamente un bel
quartiere.
Aprì il frigo e prese un ghiacciolo menta e limone con lo
stecco di liquirizia e tornò alla cassa.
La ragazza sembrava, se possibile, ancora più annoiata di
prima nel masticare la sua gigantesca gomma da masticare alla fragola.
Minhyuk poteva sentirne l’odore dolciastro da dove si
trovava.
“Fanno duemila won, lo scontrino, grazie e buona
serata” disse facendo passare la gomma da masticare da un
lato all’altro.
Minhyuk on riuscì a trattenere una smorfia, prese il
ghiacciolo e uscì pensando che probabilmente il personale
non faceva aumentare i punti popolarità di quel super market.
Quando rientrò nella lavanderia si stupì di
trovare qualcun altro in piedi di fronte ad una delle lavatrici. Un
ragazzo, notò, nonostante gli stesse dando le spalle era
ovvio.
Senza badargli più di tanto Minhyuk rivolse la sua
attenzione verso la sua lavatrice ancora in fase di lavaggio, mancavano
ancora 23 minuti alla fine. Sospirò scartando il ghiacciolo
e accontentandosi di sedersi su una delle lavatrici vuote, proprio
vicino alla macchinetta dei gettoni.
“’Fanculo!”
Minhyuk sussultò e si voltò verso il ragazzo in
tempo per vederlo iniziare a prendere a pugni la lavatrice.
“Yah! Smettila! Sei impazzito?”
Il ragazzo smise di colpire la lavatrice e si girò verso
Minhyuk.
Un consiglio che Minhyuk non aveva mai dimenticato, tra tutti quelli
che gli erano stati dati, era quello che aveva letto in un biscotto
della fortuna in un ristorante cinese, il che non lo rendeva un
consiglio ‘consiglio’,
ma rimaneva valido:
‘Aspettati l’inaspettato’.
Non che Minhyuk non si fosse preparato a tutto quando si era trasferito
in quel quartiere malfamato con quella testa matta di Woo Jiho, ma alla
fine mai, mai neanche nella più sfrenata delle sue fantasie,
si sarebbe immaginato di ritrovarsi
in una lavanderia a gettoni con un adolescente potenzialmente
pericoloso che sembrava appena uscito da una rissa.
E Minhyuk non era esattamente l’An Young-Su della situazione.
Cercò di non perdere la calma e si mise in piedi per far
valere, almeno, quei due centimetri di altezza che aveva in
più.
“Io non mi ero accorto che ci fosse qualcuno”
biasciò il ragazzo e sembrava quasi si stesse scusando per
essere stato colto in fragrante piuttosto che per l’atto in
sé.
“Che ci fosse qualcuno o no, non dovresti andare in giro a
prendere a pugni le cose”
Il ragazzo si voltò a guardare la lavatrice per poi puntare
gli occhi sul pavimento e Minhyuk per un attimo ebbe un flash di se
stesso e suo padre in una situazione molto simile, un brivido gli
percorse la schiena. Diede un’occhiata alla sua lavatrice,
mancavano ancora quindici minuti.
Sospirando tornò a sedersi sulla lavatrice di fronte.
Il ragazzino rimase in piedi ancora qualche momento, poi
trascinò i piedi fino alla lavatrice numero dieci, quella
nell’angolo, e si lasciò scivolare lungo il muro
fino a sedersi a terra.
Minhyuk odiava i drammi, odiava immischiarsi in faccende che non lo
riguardavano e odiava sopratutti gli adolescenti troppo pieni di
sé che fanno di tutto un dramma, ma non riuscì a
trattenersi quando al rumore della lavatrice in funzione si aggiunse un
leggero singhiozzare.
Voltandosi verso il ragazzino vide che sì effettivamente
stava piangendo.
‘Te ne
pentirai Minhyuk’, una voce nella sua testa lo
rimproverò.
Scese dalla sua sicura postazione e si avvicinò al ragazzo
senza sapere bene che cosa fare, dato che domandargli come stesse gli
pareva indelicato e inopportuno, nonostante le più comuni
norme di igiene lo sconsigliassero, si sedette a un passo dal ragazzo
sul pavimento blu e disse la prima cosa che gli venne in mente.
“I miei due coinquilini sono due casi umani in costante
bisogno di attenzione di terzi, che nella maggior parte dei casi sono
solo io, il proprietario del ristorante in cui lavoro è uno
schiavista che non si ricorda ancora il mio nome nonostante lavori
lì da più tempo di tutti e l‘unico
momento di pausa che ho durante la settimana sono i ventotto minuti che
passo a fissare la lavatrice in funzione”
Diede un morso al ghiacciolo e un’occhiata di sbieco al
ragazzino che teneva ancora la testa tra le ginocchia, ma sembrava aver
smesso di piangere.
“Ieri sera quando sono tornato da lavoro, era l‘una
e l‘unica cosa che volevo era gettarmi sulla prima superficie
piana disponibile e dormire fino alla fine dei tempi, ma quando sono
arrivato i miei due coinquilini stavano litigandosi l‘ultimo
latte alla fragola con la faccia di Hello Kitty stampata sopra e mi
hanno costretto a fare da giudice in una patetica gara canora per
sapere a chi sarebbe andato il cartone di latte”
Chiuse gli occhi e diede un altro morso al ghiacciolo. Il pianto si era
completamente fermato e Minhyuk si sentì autorizzato a
continuare. C’era qualcosa di piacevole nello spiattellare le
sue disgrazie a qualcuno a cui di certo non interessavano, una sorta di
autocompiacimento autoindotto, forse.
“Jaehyo ha la bruttissima abitudine di andare in giro in
mutande, siamo tutti uomini, non è niente che io non abbia
mai visto, ma che cosa gli costa per una volta vestirsi invece di
andare in giro in mutande? Fa un freddo cane in ogni caso. A volte
penso che sia tentando di sedurre Jiho e la cosa peggiore è
che sembra in qualche strana maniera funzionare. Non voglio neanche
pensare alle conseguenze”
Diede l’ultimo morso al ghiacciolo e incrociò le
gambe iniziando a mordere lo stecco alla liquirizia. Fissando il
soffitto Minhyuk si domandò se non fosse stato meglio per i
suoi nervi trasferirsi in un altro appartamento, uno con dei
coinquilini normali che non occupino il bagno per ore cantando a
squarciagola, che abbiano un solo tipo di sciampo e che… .
Solo pensare a tutti i motivi per cui sarebbe valsa la pena andarsene
gli veniva mal di testa.
Il ragazzino intanto aveva alzato la testa e lo guardava in maniera
strana. Di certo Minhyuk non poteva biasimarlo.
“Mi chiamo Lee Minhyuk, comunque” aggiunse con un
sorriso stentato.
“Kim Yukwon”
“Piacere Kim Yukwon”
La lavatrice emise il solito beep che annunciava la fine del lavaggio e
Minhyuk si alzò per ritirare i vestiti bagnati, infilarli
nella sua cesta blu con scritte oscene, gentile concessione di Woo Jiho
con l’assicurazione che, quando fosse diventato famoso, e lo
diventerà, prima o poi, quella cesta varrà
miliardi e Minhyuk dovrà solo ringraziarlo.
Kim Yukwon, ancora seduto a terra lo osservava in silenzio.
Iniziò a tirare fuori calzini e intimo notando che, come al
solito, Jiho e Jaehyo avevano fatto scivolare nella sua cesta alcuni
dei loro boxer e anche qualche maglietta.
Minhyuk sentì Yukwon schiarirsi la voce e si
voltò nella sua direzione. Kim Yukwon sembrava a disagio,
giocava nervosamente con la cerniera della felpa, evitando di guardare
Minhyuk.
“Di solito io non vado in giro a prendere a pugni le
lavatrici o…” si toccò un sopracciglio
e sorrise nervosamente.
Minhyuk lo trovò adorabile e trattenne un sorriso, optando
per un tono neutro che avrebbe reso la situazione meno imbarazzante per
entrambi.
“Piangere seduto sul pavimento di una lavanderia a gettoni?
Bhè, neanche io vado in giro a lamentarmi della mia vita di
solito, ma a volte capita, no?”
Yukwon sorrise alzandosi e sistemando l’orlo della felpa che
era salito quando si era seduto.
“Già, a volte capita”
Minhyuk accostò l’oblò della lavatrice,
ripentendosi come un mantra che ‘impicciarsi degli affari
altrui non porta a niente di buono’, quando Yukwon fece
qualche passo nella sua direzione, stavolta cercando di guardare
Minhyuk negli occhi e con un sorriso appena più sicuro,
più luminoso. Minhyuk era certo che in qualche modo
l’aria circostante avrebbe dovuto raggiungere i suoi polmoni
e poi uscire da qualche altra parte, ma in quel momento, mentre gli
occhi di Kim Yukwon si facevano più sottili e il sorriso si
allargava, Minhyuk non ricordava come funzionasse la cosa di preciso.
“Grazie” disse Yukwon e Minhyuk si trovò
goffamente ad annuire.
“Dovresti mettere del ghiaccio sull‘occhio, o
domattina non riuscirai ad aprirlo” disse Minhyuk indicando
l’occhio sinistro di Yukwon che sembrava aver iniziato a
gonfiarsi.
Yukwon sfiorò delicatamente l‘area intorno
all‘occhio e poi annuì. “Grazie, lo
farò” disse sorridendo di nuovo.
Minhyuk avrebbe voluto dire qualcosa anche sul labbro rotto o suoi
graffi che gli rigavano la guancia destra, ma alla fine non erano
affari suoi e si era già impicciato abbastanza.
Yukwon si inchinò appena sorridendo e senza salutare
uscì, Minhyuk lo guardò sparire dopo aver
attraversato a strada incamminandosi nella direzione della scuola
elementare.
Era passata una settimana e Minhyuk aveva quasi dimenticato Kim Yukwon.
Quasi nel senso che non avrebbe saputo dire se la felpa che indossava
quella sera fosse stata blu o grigia, ma aveva ancora chiaro in mente
il color liquirizia dei suoi occhi e i capelli rossi o il fatto che
quando sorrideva i suoi occhi diventavano sottili sottili facendolo
somigliare ad un gatto.
“La Malefica dice che se paghiamo in ritardo
l‘affitto anche questo mese ci sbatte fuori”
annunciò Jaehyo dall’ingresso, mentre si toglieva
gli stivali prima di entrare.
Minhyuk alzò appena un sopracciglio senza togliere gli occhi
dalla televisione, Jiho sbuffò seduto al tavolo in cucina,
niente di nuovo.
“C‘era suo nipote, Taekyung, avete mai visto suo
nipote?” chiese Jaehyo gettandosi sul divano vicino a
Minhyuk. “Pentole oggi, mh?” chiese arraffando una
manciata di patatine dal sacchetto.
Una cosa che avevano tutti e tre in comune era la passione per i canali
di televendite: coltelli, pentole, strumenti ginnici di dubbia
utilità, tagliaerba, materassi, fantameravigliosi prodotti
che puliscono di tutto e di più, anche ciò che
non sapevi essere sporco, tutte cose assolutamente utili, ma molto
allettanti. Non avrebbero mai potuto permettersi niente di tutto quello
che veniva reclamizzato, nonostante le ‘magiche
offerte’ o ‘le offertissime per le prime dieci
telefonate’, ma non era quello il punto.
Mentre il cuoco di turno, un uomo baffuto sulla cinquantina che Minhyuk
avrebbe giurato di aver visto a bordo di quel magnifico tagliaerba
rosso e blu che avevano reclamizzato la settimana prima, mostrava come
nulla di attaccava sull’innovativo fondo delle loro pentole,
Jiho si alzò dal tavolo della cucina sbuffando.
“Quindi che c‘entra il nipote della
Malefica?”
Jaehyo, ancora con la bocca piena, sembrò risvegliarsi dal
suo solito trans-da-televendita e si voltò verso Jiho.
“È enorme, tipo un armadio quattro stagioni,
secondo me fa qualche arte marziale mortale”
“Oppure è nella mafia, magari li ha fatti sparire
lui gli inquilini che vivevano qui prima di noi” aggiunse
Minhyuk senza distogliere lo sguardo.
Jiho si sedette ai piedi del divano con una birra fresca in mano. Ne
bevve un sorso prima di passarla a Minhyuk. “Magari ci lega i
piedi ad un sasso e ci butta nel fiume Han” disse rubando la
busta delle patatine dal divano.
Ci fu un minuto di silenzio poi tutti scoppiarono a ridere. Jiho
brindò alla Malefica e al nipote prima di tornare alla
televendita.
“La prossima settimana abbiamo uno stage a Hongdae, venite,
no?” chiese Jiho allungando il braccio abbastanza da tenere
le patatine fuori dalla portata di Jaehyo che sta iniziando a
spazientirsi.
Minhyuk osservò la scena senza commentare, per poi prendere
un altro sorso di birra. “Al solito posto?” chiese.
“Yup, dieci e mezza, qualcuno si è ritirato e
Hanhae è riuscito a infilarci”
Jaehyo intanto era tornato a sedersi, rinunciando alle patatine almeno
per i seguenti cinque minuti, Minhyuk era certo che ci avrebbe
riprovato e che alla fine Jiho avrebbe ceduto incapace di ricordare per
quale stupido motivo aveva deciso che Jaehyo non dovesse avere le
patatine, sempre che ce ne fosse stato uno.
“Io devo lavorare, vi raggiungo dopo, al solito”
disse Minhyuk bevendo un sorso di birra.
Jaehyo afferrò con decisione il sacchetto delle patatine e
Jiho lo lasciò fare.
“Pretty little princesse Jaehyo?”
“Non lo so, probabilmente avrò da fare”
“Prometto di dedicarti una canzone”
offrì Jiho voltandosi a guardare Jaehyo e guadagnandosi una
doccia di patatine.
“Yah! Ahn Jaehyo!” gridò Jiho alle
spalle di Jaehyo che andò a chiudersi nella sua stanza.
Minhyuk trattenne una risata mordendosi il labbro. “Hai
qualcosa da lavare? Vado a fare la lavatrice”
Jiho, togliendosi briciole di patatine dai capelli, rispose di no.
“Bene, allora io vado, mi raccomando pulisci quel
casino”
Jiho lo guardò incredulo mentre, sorridendo, andava a
prendere la cesta dei panni sporchi.
Con la cesta dei panni sporchi poggiata su un fianco Minhyuk scese la
scale antincendio. Dal terzo piano, uscendo sulle scale, si aveva una
vista sulla parte est del quartiere, Minhyuk si fermò sul
pianerottolo a guardare aldilà della gabbia che circondava
le scale. Con lo sguardo percorse il marciapiede fino
all’incrocio alla fine della strada, c’era una
utilitaria blu metallizzata parcheggiata di fronte al parrucchiere due
palazzi più in su, dove tutte le over-settanta del quartiere
andavano a farsi metterei i bigodini e a sparlare di chiunque vivesse
nel raggio di un chilometro.
Dall’altra parte della strada un ragazzo che Minhyuk avrebbe
giurato di aver visto da qualche parte stava parlando animatamente al
telefono con qualcuno.
Cercò di ricordare dove lo avesse già visto, ma
rinunciò non appena si rese conto che fissare la gente
dall’alto delle scale antincendio non era esattamente visto
come un comportamento normale nella società moderna.
Scese le scale quasi di corsa bloccandosi sul pianerottolo del primo
piano, schiena al muro, aspettando che Malefica e il suo forzuto nipote
attraversassero la strada verso l’enorme, scontatissima jeep
nera parcheggiata di fronte al palazzo.
Di certo Jaehyo non aveva esagerato descrivendo il famigerato nipote.
Non appena l’auto si fu allontanata abbastanza Minhyuk scese
gli ultimi scalini e attraversò quasi di corsa la strada.
Quando si avvicinò alla porta a vetri della lavanderia vide
una figura familiare in piedi di fronte alla lavatrice numero otto,
quella opposta alla porta. Sorrise tra sé e sé,
aprendo la porta e cercando di farlo in maniera abbastanza rumorosa da
attirare l’attenzione senza essere troppo ovvio, ma Kim
Yukwon non si mosse neanche.
Minhyuk si avvicinò alla lavatrice numero dodici iniziando a
caricarla e lanciando qualche occhiata di sbieco a Yukwon che sembrava
del tutto assorbito da qualcosa.
Ad un certo punto iniziò a muovere le spalle in maniera
strana, a scatti, come se stesse avendo le convulsioni e Minhyuk stava
quasi per andare a vedere se ci fosse stato bisogno di un ambulanza,
perché con qualche lacrima adolescenziale se la poteva anche
cavare, ma per un attacco isterico servivano dei professionisti, quando
si accorse del leggero rumore di sottofondo che fino a quel momento
aveva ignorato. Si sporse abbastanza da notare, finalmente, le
cuffiette che Yukwon aveva alle orecchie, piccole cuffiette gialle che
andavano a sparire nella tasca dei suoi jeans, stava ascoltando della
musica e anche a volume sufficientemente alto perché Minhyuk
potesse riconoscere la canzone.
Minhyuk sorrise, per l’ennesima volta e tornò alla
sua lavatrice, scelse il lavaggio a quarantacinque gradi e premette
start. Spostò il peso da un piede all’altro
nervosamente, si morse il labbro inferiore cercando di uccidere
l’ennesimo sorriso, perché una piccola,
piccolissima, infinitesimale e del tutto insignificante parte di
sé, sperava che Kim Yukwon fosse tornato di proposito e quel
pensiero un po’ lo lusingava.
Stava pensando a come avvicinarsi quando sentì un colpetto
sulla spalla e si voltò per incontrare lo sguardo divertito
di Kim Yukwon.
“Ciao Lee Minhyuk” salutò regalandogli
un sorriso a 500-watt.
“Ciao Kim Yukwon”
“Disturbo i tuoi ventotto minuti di
contemplazione?” chiese indicando la lavatrice in funzione.
“Lo sai che non si usano le confessioni di un
pover‘uomo per prendersi gioco di lui?”
ribatté con gli occhi accesi di divertimento.
Yukwon sembrò rifletterci, poi le sue labbra si piegarono in
un sorrisetto compiaciuto “Allora dovremmo fare in modo di
giocare ad armi pari, non trovi?”
Jiho si stava acrobaticamente lavando i denti mentre ascoltava la sua
canzone preferita che il suo stereo sparava a tutto volume dalla sua
stanza, Jaehyo, ormai aveva smesso di lamentarsi e calciare il muro
gridandogli, probabilmente di smetterla di stuprare i suoi padiglioni
auricolari con la sua musica da gangsta.
Quando tornò nella sua stanza si gettò di peso
sul letto e prese il suo fido blocco e un lapis canticchiando a mezza
voce e cercando, per l’ennesima volta di buttare
giù qualcosa di nuovo, quando il suo cellulare
squillò.
Un messaggio di Minhyuk.
‘Tra
venticinque minuti vai a prendere i miei vestiti in lavanderia ho avuto
un imprevisto’
Rilesse il messaggio e sbuffò.
‘Ti stanno
portando via in ambulanza? Perché altrimenti non vedo
perché dovrei alzarmi dal mio comodo, confortevole e adorato
letto per andare fino alla lavanderia’
Gettò il telefono sul materasso e riprese a concentrarsi
sulle righe sottili del suo blocco, così dritte e
incredibilmente affascinanti e incredibilmente ancora bianche. Era in
mezzo ad una crisi, una crisi nera di come non se ne erano mai viste e
non sembrava esserci alcuna luce in vista.
Il suo cellulare vibrò di nuovo.
‘Ho le mani
occupate, vai a prendere la mia roba in lavanderia e non
discutere’
Jiho sorrise tra sé e sé, le mani occupate, eh?
|
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Capitolo 2 *** Second Wash ***
salve! allora alzino la mano
tutti quelli che pensavano che non l'avrei mai finita!
Cioè... sempre he vi
ricordiate di me...spero di sì ;_;
bene, eccola. Come ha detto MoCio oggi pomeriggio quando ho annunciato
la lieta novella: 'praiso il Lordo per questo'
In ogni caso.... Close My Eyes.... ditemi he non sono la sola che ha
pianto come una cretina davanti allo schermo e ha risentito e
riguardato quell'MV all'infinito...
cioè mi commuovo a pensarci ç_ç
e quando dicono 'It's ok baby' e io ero tipo affondata in una valle di
lacrime senza ritorno... non lo so... e P.O. e Kyung che canta e tutti
e Zico, BB,
rimettiti presto.
Bene,
in ultimo, grazie infinite a tutte quelle anime pie che hanno aspettato
il secondo capitolo, vi amo.
Grazie
infinite alle gentilissime persone che hanno messo la storia tra le
preferite,
ricordate seguite e che hanno speso un attimo del loro tempo per
lasciare una
recensione
Con
questo, buona lettura!
“Io
prendo un latte alla vaniglia con panna e cacao” Yukwon si
sporse sul bancone sorridendo alla ragazza dietro il bancone.
Minhyuk
lo osservò attuare una sorta di strano incantesimo che fece
magicamente comparire scaglie di cioccolato sulla panna del suo latte e
un biscotto al cioccolato nel palmo della sua mano. In quel momento
Minhyuk realizzò che in quei minuti in cui lui e Kim Yukwon
erano rimasti seduti sul pavimento sporco della lavanderia, in quella
settimana che aveva passato a non ricordare Kim Yukwon, con tutta
probabilità si era fatto un’idea completamente
sbagliata su di lui.
“Lei
che cosa prende?” domandò la cassiera con un tono
di voce meno mellifluo.
“Iced
coffee, grazie”
Yukwon
storse il naso e la cassiera gli consegnò lo scontrino.
Con
le loro ordinazioni si sistemarono ai lati opposti di un tavolo poco
lontano dall’ingresso.
“Fai
sempre così?” domandò Minhyuk bevendo
un sorso di caffè.
“Così
come?” domandò Yukwon affondando il suo biscotto
al cioccolato nella panna che debordava dal suo latte.
Minhyuk
indicò il biscotto che Yukwon teneva in mano e
l’altro sembrò capire a cosa si stava riferendo,
gli sorrise compiaciuto mentre addentava il biscotto. Molto
probabilmente Kim Yukwon portava con sé molti più
problemi di quanto Minhyuk avrebbe immaginato. Molti di più.
“Mica
li ho rubati” commentò Yukwon con gli occhi fissi
sulla panna, come se stesse parlando con la tazza e non con Minhyk che
gli sedeva davanti. “Se con un sorriso posso ottenere della
granella sul mio latte, perché no? Un sorriso per me
è gratis, ma i biscotti no”
Minhyuk
bevve un altro sorso del suo caffè, domandandosi quante
altre cose Yukwon riuscisse a ottenere, solo per il fatto di essere Kim
Yukwon e avere una faccia del genere. Lui era sempre stato
‘l’amico di’ o ‘il ragazzo alto
con i capelli biondi’, era quello normale che, per qualche
ragione che nessuno capiva, Woo Jiho si portava sempre dietro, non che
la cosa lo avesse mai disturbato, ma quando si trovava di fronte a
persone come Woo Jiho o Kim Yukwon che avevano una sorta di fascino,
qualcosa che attirava le persone nella loro orbita senza sforzarsi
troppo, Minhyuk si domandava come ci si doveva sentire ad essere come
loro.
“Ti
ha dato fastidio?” domandò Yukwon raccogliendo la
panna con il cucchiaino.
“Niente
del genere, mi domandavo solo quanto tempo avrei impiegato io a fare lo
stesso”
Yukwon
lo guardò come se stesse studiando una forma di vita aliena,
piegando un po’ la testa di lato, spostandosi indietro,
assottigliando lo sguardo, poi sorrise poggiando il mento sulle sue
dita intrecciate.
“Sei
affascinante Lee Minhyuk, non dovresti sminuirti e le ragazze hanno un
debole per le fossette”
“Grazie,
ma non mi interessa”
Yukwon
guardò fuori dalla vetrata del locale e sembrò
seguire qualcuno tra la folla dal modo in cui i suoi occhi sembravano
muoversi. Minhyuk seguì il suo sguardo cercando di capire
cosa stesse guardando, ma poi si perse seguendo un uomo con un cappello
giallo che metteva un piede davanti all’altro come fosse
stato su un ponte tibetano.
“Il
mio coinquilino ha un pesce, quando gli dà da mangiare ci
parla, ma bisbiglia così piano che non lo sento, a volte ho
il dubbio che stiano complottando la conquista del mondo o qualcosa del
genere” disse Yukwon di punto in bianco.
Minhyuk
guardò Yukwon, Yukwon guardò Minhyuk e entrambi
scoppiarono a ridere, per nessun motivo in particolare e mentre
guardava Yukwon ridere si sentì un po’ meno solo
nella sua disgrazia.
Stava
ancora ridendo quando il suo cellulare vibrò nella sua
tasca.
‘La
tua lavatrice è in salvo, loverboy’
Rispose
velocemente ringraziando Jiho e tornò a guardare Yukwon, i
suoi occhi ancora brillanti per quell’accenno di lacrime che
sembravano dover cadere da un momento all’altro, ma era solo
un’impressione.
“Insomma
che cosa fai nella vita?” domandò Minhyuk e Yukwon
storse il naso e prese un altro cucchiaino di panna prima di mescolare
la poca restante con il latte alla vaniglia.
“Cerco
di stare a galla” rispose e diede un morso al biscotto.
“Lavoro in un negozio di animali” aggiunse dopo un
po’, quasi stesse parlando da solo o con la tazza del
caffè.
Minhyuk
immaginò Yukwon in mezzo ad una miriade di piccoli cuccioli
teneri e pelosi e pensò che il negozio in cui lavorava
doveva guadagnare miliardi.
Si
mise a seguire le volute di fumo ormai flebili che salivano dal latte
di Yukwon, ma quasi subito si perse a guardare le labbra arricciate di
Yukwon e quel graffio che tagliava a metà il labbro
inferiore.
“Posso
domandarti come mai sembravi appena uscito da una rissa la prima volta
che ci siamo visti?”
Il
viso di Yukwon si contorse in una smorfia e Minhyuk quasi si
pentì di aver chiesto.
“Non
piangevo per quello” si sbrigò a dire Yukwon, e
Minhyuk bevve un sorso di caffè per evitare di sorridere,
non sarebbe stato appropriato. “Quella è stata
colpa mia”.
Aggrottando
le sopracciglia Minhyuk strinse la presa sulla tazza di
caffè, mentre Yukwon dava un piccolo morso al biscotto.
“Hai
presente quando fai volare l‘aquilone e corri senza guardare
e l‘aquilone rimane incastrato tra i rami di un
albero?”
Minhyuk
annuì, nonostante non capisse dove Yukwon volesse arrivare.
“Mi
sentivo così, come se stessi guardando l‘aquilone
incastrato sull‘albero con ancora il filo tra le
mani”
Bevve
un sorso di latte e arricciò il naso e sorrise malizioso
“Poi un ajhusshi molto gentile mi ha aiutato a riprendere
l‘aquilone”
Minhyuk
lo guardò incuriosito. “Ah sì? E chi
sarebbe questo signore?”
“Oh,
è una persona molto affascinante, ha delle fantastiche
fossette” disse sfiorandosi le guance con gli indici.
“Mi
hai appena chiamato ‘ajhusshi’?”
Yukwon
gli fece l’occhiolino.
“Ho
anche detto che sei molto affascinante”.
‘Sta
parlando di nuovo con il pesce. Probabilmente progettano la mia morte
dopo che ho finito i cereali al cioccolato’
‘Sto
pensando di vendere il tavolo della cucina per comprare un
tagliaerba’
‘Probabilmente
questo è il momento in cui dovresti spegnere la televisione
e farti una vita, hyung’
Minhyuk
sorrise e vide Jaehyo allungare il collo per sbirciare il display del
suo cellulare. Lo fulminò con lo sguardo e si
spostò sul bordo opposto del divano per rispondere.
“Tanto
lo so che è il tuo nuovo amichetto”
Minhyuk
sbuffò rispondendo al messaggio.
‘Idee?’
“Insomma
siamo amici, dividiamo un appartamento, mi sembra che ci sia abbastanza
fiducia reciproca perché tu possa parlare con me di queste
cose, insomma” continuò Jaehyo.
‘Ti
passo a prendere tra un’ora. Vestiti pesante’
Minhyuk
o guardò con un sorriso accondiscendente. “Ahn
Jaehyo, tu vuoi solo che io ti racconti di Yukwon per andare a vantarti
con Jiho del fatto che tu sai e lui no e, dato che la pace domestica
è tra le mie priorità, credo che andrò
nella mia stanza ad ascoltare un po‘ di musica”
Jaehyo
lo guardò incredulo, poi bisbigliò qualcosa, ma
Minhyuk stava già chiudendo la porta.
‘Non
posso, stasera devo lavorare’
‘:(’
Minhyuk
si gettò sul letto di peso e prese il suo lettore mp3 dal
comodino, scorse la playlist e scelse qualcosa di tranquillo, giusto
per fare da sottofondo.
La
canzone non era neanche a metà che il suo cellulare prese a
squillare.
“Non
puoi darti malato?”
Nascose
una risata nel palmo della mano. “No, mi dispiace”
“Sappi
che stai rinunciando ad una delle migliori serate della tua
vita”
Minhyuk
sbuffò. “Me ne pentirò per il resto dei
miei giorni, ma tengo molto alla mia igiene personale, quindi credo che
sceglierò di andare a lavoro per pagare l‘ultima
bolletta dell‘acqua prima che ce la taglino”
Sentì
Yukwon ridere all’altro capo del telefono.
“Possiamo
vederci quando stacco”
“Chiamami
quando hai finito”
In
quel momento il pensiero di doversi infilare in una camicia troppo
bianca con il collo troppo stretto e andare a rinchiudersi per almeno
sei ore, volendo essere ottimisti, in un ristorante italiano lo faceva
rivoltare.
Chiuse
gli occhi sospirando e sentì il tumore della porta che si
apriva.
“E
allora a quel punto io gli ho detto… Mi stai
ascoltando?” chiese Kyung seguendo Jiho
nell’ingresso.
“Certo
Kyucumber, ti sto ascoltando, continua”
Kyung
posò le due buste della spesa sul pavimento e si tolse le
scarpe, Jiho si sfilò le sue di corsa e si sbrigò
ad appoggiare le sue buste della spesa sul tavolo della cucina.
Passando
vicino al divano Kyung salutò Jaehyo che, come al solito si
limitò ad agitare la mano senza distogliere lo sguardo dalla
TV.
“Minhyuk
è in camera?” domandò Jiho iniziando a
sistemare la spesa.
“Sì,
se n’è andato dopo che ho cercato di carpire
informazioni sul suo nuovo amichetto” rispose Jaehyo
mettendosi in ginocchio sul divano con il mento poggiato sulla
spalliera.
“State
parlando di Yukwon?”
Il
sorriso di Jiho divenne un ghigno malefico e Kyung avrebbe voluto
rimangiarsi la domanda. “Woo Jiho, qualsiasi cosa tu stia per
chiedermi la risposta è no. E comunque io non ne so
più di te”
“Non
ho ancora formulato la domanda”
“Che
cosa ti… ”
“Woo
Jiho, smettila di cercare di estorcere informazioni a terzi”
disse Minhyuk uscendo dalla sua stanza già pronto per andare
a lavoro.
“Non
capisco perché ti rifiuti di parlare con noi, siamo amici,
no?”
Minhyuk
scosse la testa e diede le spalle a Jiho aprendo il frigo per prendersi
una bottiglietta d’acqua.
“Yukwon
non ha niente a che vedere con la nostra amicizia Jiho, e il discorso
è chiuso”
Jiho
sbuffò contrariato mentre sistemava i cereali e i biscotti
nel ripiano più alto della credenza. Borbottò
qualcosa di non intellegibile che fu prontamente ignorato, mentre
Jaehyo aveva spento la TV e se ne era andato nella sua stanza, con
tutta probabilità indirettamente offeso dal discorso di
Minhyuk.
“Io
vado, se faccio tardi il signor Jang mi decurta i minuti di ritardo
dallo stipendio, nuova politica per incentivare la
puntualità” disse Minhyuk e prese un sorso dalla
bottiglia.
“Vengo
anche io” disse Kyung prendendo dal tavolo una busta della
spesa. “Jihoonie mi aspetta tra poco, dobbiamo andare a
comprare un regalo per la sua ragazza”
Minhyuk
prese le chiavi di casa dalla ciotola sopra al frigo e si
voltò un attimo a guardare Jiho che faceva del suo meglio
per ignorare entrambi.
“Woo
Jiho”
“Cosa?”
“Ieri
sera ho mangiato l‘ultima scatola di pocky”
Jiho
si voltò fulminando Minhyuk con lo sguardo.
“Cosa!?”
“Almeno
adesso ce l‘hai con me per un motivo” rispose
Minhyuk candidamente prima di mettere un braccio intorno al collo di
Kyung e avviarsi verso la porta.
“Yah!
Lee Minhyuk… Yah!” gridò inutilmente
Jiho, Minhyuk si stava chiudendo la porta alle spalle.
“Nella
vita passata devo aver ucciso qualcuno per meritare tutto
questo” mormorò tra sé e sé.
“Allora?”
domandò Kyung mentre si calava le mani in tasca nel, vano,
tentativo di darsi un tono.
“Allora
cosa?”
“Dai,
avanti, raccontami di questo Yukwon” disse strizzando
l’occhio.
“Ci
siamo visti un paio di volte, Jiho e Jaehyo esagerano come al
solito”
“Ma
ti piace”
“Forse”
rispose Minhyuk sorridendo sotto i baffi.
“Yah!
Lee Minhyuk” esclamò Kyung tirando fuori una mano
dalla tasca per assestare un cazzotto nella spalla di Minhyuk
“non mentirmi”
“Non
è un tipo che incontri tutti i giorni”
“Ed
è… carino? Bello?”
Minhyuk
sorrise di fronte al leggero imbarazzo di un sinceramente interessato
Kyung.
“Sexy?”
aggiunse infine sbattendo velocemente le palpebre e rischiando di far
soffocare Minhyuk per il troppo ridere.
“Finito?”
la voce assonnata di Yukwon lo fece sorridere.
“Ti
ho svegliato?” domandò Minhyuk uscendo dal locale
e respirando finalmente aria fresca.
“No,
mi stavo giusto annoiando”
“Oh,
davvero?”
“Già
e gradirei tu facessi qualcosa in proposito”
“È
un ordine?”
“Un
consiglio, devi mantenere vivo l‘interesse”
“Sono
a sua disposizione, Choha”
“In
tal caso è convocato a palazzo”
“Kim
Yukwon, mi stai proponendo una notte di sesso selvaggio”
“Forse…”
Minhyuk
guardò la camicia bianca che indossava e si
soffermò sulla macchia di sugo che fino a poco prima era
coperta dal grembiule, ma che ora era lì bene in vista e
costatò con disgusto di puzzare in maniera ridicola di
fritto. Stava davvero per andare da Yukwon in quello stato?
“Sarebbe
una proposta molto allettante, ma mi vedo costretto a rifiutare. Non
sono esattamente al meglio della forma, sono una specie di patatina
fritta deambulante e indosso una camicia che ha visto giorni migliori,
ma ringrazio per l‘offerta, mi sento lusingato”
“E
se offrissi una doccia e un massaggio rilassante? Ci so fare con le
mani, sai?”
Lo
stomaco di Minhyuk fece una capriola e un brivido gli percorse la
schiena.
“Ti
spiego la strada” disse Yukwon senza aspettare la risposta di
Minhyuk che poteva benissimo immaginarselo mentre sorrideva come il
gatto che ha avuto la crema.
Yukwon
viveva in un 2DK in un palazzo che probabilmente era stato costruito
durante il boom economico del ‘60 e su cui non era
più stata messa mano, non che fosse fatiscente o che cadesse
a pezzi, era semplicemente brutto. Erano più o
meno otto piani dove abitavano per lo più famiglie e
studenti che non potevano permettersi di vivere più vicini
al centro.
Non
che Minhyuk vivesse in un appartamento tanto più lussuoso,
aveva solo la fortuna di avere altre due persone con cui dividere
l’affitto.
Yukwon
abitava all’ultimo piano, dopo aver dato un occhiata
all’ascensore Minhyuk prese un bel respiro e optò
per le scale.
Yukwon
lo aspettava sulla porta, non appena Minhyuk mise piede sul
pianerottolo lo trascinò dentro.
“Taeil-hyung
è dalla sua ragazza per il fine settimana” si
sbrigò a precisare Yukwon mentre spingeva Minhyuk verso il
bagno. “Sinistra acqua calda, destra acqua fredda, il
bagnoschiuma è quello giallo e lo sciampo è
quello con la fragola stampata sopra” aggiunse chiudendo la
porta.
“I
vestiti puliti sono sul lavandino” gridò dietro la
porta chiusa.
E
così Minhyuk si ritrovò a spogliarsi nel bagno di
Yukwon senza sapere se si fosse appena infilato in una di quelle
situazioni alla ‘Misery non deve morire’ o se
avesse appena vinto al lotto. Quale che fosse la risposta tanto valeva
che si facesse una doccia. Prima di entrare nella doccia
constatò che ‘i vestiti’ erano un paio
di boxer ancora incartati e un paio di pantaloni di una tuta. Niente
maglietta, il che era un punto a favore di entrambi i possibili scenari.
Senza
pensarci troppo Minhyuk si buttò sotto la doccia, era sempre
stato un tipo dai riflessi pronti, in qualche modo se la sarebbe cavata.
Uscito
dalla doccia Minhyuk si mise i vestiti che Yukwon gli aveva fornito e
senza esitare, spinto da una sorta di volontà kamikaze,
aprì la porta del bagno fece i tre passi che portavano
all’unica stanza illuminata della casa.
Quando
si fermò sulla soglia vide Yukwon arrotolato su enorme puffo
rivestito in pelo sintetico blu, avvicinandosi vide che si era
addormentato aspettando che uscisse dalla doccia.
Si
trattenne dal ridere e si inginocchiò. Addio notte di sesso
selvaggio, non che ci avesse sperato.
“Yukwonnie”
lo chiamò piano, ma Yukwon non diede segni di vita.
Minhyuk
si voltò a guardare il letto perfettamente rifatto di Yukwon
e per la prima volta si soffermò a guardare la stanza dove,
a quanto pareva, Yukwon abitava. Era verde pallido, probabilmente
riverniciata da poco e si soffermò su una delle ante
dell’armadio inondata di ritagli di giornali, adesivi,
figurine e scritte oscene. Nell’angolo tra la scrivania e
l’armadio c’era libreria ad angolo,
nell’ultimo ripiano c’erano impilati dei libri che
probabilmente non venivano toccati da anni, dato lo strato di polvere
che li ricopriva, poi a scendere c’erano, cd e fotografie e
nel penultimo ripiano in basso c’erano delle targhe e un paio
di trofei.
Incuriosito,
Minhyuk si avvicinò. Erano trofei di danza, tutti primi
secondi e terzi posti, notò anche un attestato di
partecipazione ad una gara che gli sembrava di aver sentito nominare
alla TV. Quindi Yukwon ballava e a quanto pareva era anche bravo, ma
non glielo aveva mai detto.
Minhyuk
storse il naso al pensiero, ma lasciò subito perdere, se
Yukwon non glielo aveva detto probabilmente aveva le sue ragioni.
Stava
per rialzarsi quando con la coda dell’occhio vide Yukwon
muoversi.
“Ah,
mi sono addormentato” disse prima di notare Minhyuk vicino
alla libreria. “Non mi hai svegliato per poter mettere le
mani sui miei sporchi segreti e ricattarmi?”
domandò allungando le braccia sopra la testa e inarcando la
schiena.
“Beccato”
rispose Minhyuk alzando le braccia.
“Trovato
niente di interessante?”
Minhyuk
indicò la libreria “Non leggi molto e hai un certo
talento per la danza?”
“Complimenti
Sherlock” rispose Yukwon alzandosi e squadrando Minhyuk da
capo a piedi senza un’ombra di vergogna.
“Già,
hai dimenticato di lasciarmi una maglietta da…”
“Non
h dimenticato niente” rispose Yukwon con un sorriso
compiaciuto.
Un
punto per Misery, pensò Minhyuk.
“Vieni,
sdraiati” disse Yukwon indicando il suo letto.
“Sbaglio o ti avevo promesso un massaggio”
Minhyuk
cedette e si avvicinò al letto. “Sulla pancia, per
favore”
Con
la testa affondata nel morbido cuscino di Yukwon Minhyuk poteva solo
indovinare che cosa fossero i rumori che sentiva.
Due
punti per Misery. si disse mentre cercava di ricordare se avesse visto
Yukwon chiudere a chiave la porta principale.
Sentì
dei cassetti aprirsi e poi il peso di Yukwon sul suo fondoschiena.
“Giornata
pesante?” domandò Yukwon mentre iniziava a
massaggiare il collo contratto di Minhyuk dedicando attenzioni
particolari alle vertebre cervicali.
Minhyuk
emise un gemito di soddisfazione prima di rispondere.
“Orribile”
Yukwon
spostò la sua attenzione sulla spalla sinistra e si
abbassò tanto che Minhyuk trasalì sentendo il suo
respiro sul collo. “Vediamo di finire in bellezza
allora”
Ok,
un punto per il sesso selvaggio, ma non ci sperava troppo, davvero.
“Quindi
sei un piccolo asso nella danza?” domandò cercando
di concentrare la sua attenzione su qualcosa che non gli rendesse
imbarazzante alzarsi una volta finito il massaggio.
“Insomma,
me la cavo” rispose Yukwon con un tono di voce neutro, quello
che usava quando sembrava volersi straniare.
Minhyuk
gemette di nuovo mentre le mani di Yukwon lavoravano diligentemente
sulla sua schiena sciogliendo i nodi e facendo rilassare i muscoli.
“Avevo
una crew fino a qualche tempo fa” disse Yukwon dopo un attimo
di silenzio, e Minhyuk lo guardò con la coda
dell’occhio, aveva lo sguardo perso mentre le sue mani
continuavano a lavorare. “Poi è successo quel che
è successo” aggiunse frettolosamente, stavolta
però Minhyuk non voleva lasciar cadere l’argomento.
“Ha
a che fare con il nostro primo incontro? Con l‘occhio nero e
i graffi?”
Yukwon
sorrise scompigliandogli i capelli con la mano. “Mai pensato
di fare il detective?”
Minhyuk
a quel punto si voltò sulla schiena facendo accomodare
Yukwon sui suoi fianchi e guardandolo negli occhi.
“Stavo
con uno della crew, un cretino con manie di grandezza. Si doveva
compensare altre mancanze e quindi sparava enormi cazzate”
Minhyuk stava per ribattere, ma Yukwon lo batté sul tempo
“Lo so, lo so, perché ci stavo? Sono arrivato a
Seul con 500‘000 won nel mio libretto di risparmi e uno zaino
non credevo di poter aspirare a molto, quindi mi sono
accontentato.”
Minhyuk
fece scorrere le mani aperte sulle cosce di Yukwon cercando di sembrare
rassicurante.
“All‘inizio
era tutto fantastico, poi abbiamo iniziato a litigare e litigare e
litigare”
Yukwon
agitava le mani parlando e nel cervello di Minhyuk qualcosa
scattò.
“Fammi
capire” disse mettendosi seduto con la schiena poggiata alla
testiera del letto. “Ti ha messo le mani addosso?”
Yukwon
sembrò stupito dalla domanda, ma annuì e Minhyuk
si sentì catapultato in una di quelle soap-opere spagnole
delle sette che sua madre guardava quando lui andava al liceo,
improvvisamente si sentiva estremamente vicino a Jorge e comprendeva la
sua rabbia cieca quando aveva scoperto che Concita era stata picchiata
da suo marito, nonché fratellastro di Jorge.
Yukwon
sembrò leggere nel pensiero di Minhyuk perché gli
prese il volto fra le mani e sorrise maliziosamente.
“Dovevi
vedere lui, gli ho rotto il naso” disse con tono soddisfatto.
Minhyuk
evitò di pensare che con quello facevano tre punti a favore
di Misery e che in futuro, sempre che ce ne fosse stato uno avrebbe
fatto meglio a non far arrabbiare Yukwon, almeno non troppo, e
cercò di concentrarsi sulle labbra di Yukwon sempre
più vicine e sulle mani di Yukwon che scendevano sempre
più in basso.
“Dove
sono?” chiese Jiho dopo che Kyung ebbe riattaccato.
“Infondo
alla strada” rispose Kyung.
“Era
ora!” esclamò Jaehyo gettando le braccia al cielo.
“Li
vedo!” gridò Jihoon che si era spalmato contro il
vetro della finestra che dava sulla strada.
In
un attimo tutti accorsero spalmando ancora di più Jihoon
contro il vetro e cercando di avere almeno uno spicchio di finestra per
poter spiare il fidanzato di Minhyuk.
“Quindi,
quello è Yukwon” Jaehyo parlò per primo.
“Sembra
carino” disse Jihoon.
“Minhyuk
ti h detto dove si sono conosciuti?” domandò Jiho
picchiettando sulla spalla di Kyung che cerava di non cadere addosso a
Jihoon mentre Jaehyo, in piedi su uno sgabello si appoggiava alla sua
spalla destra per non cadere.
“In
lavanderia” rispose Kyung.
“Od-…”
Jiho non riuscì a finire la frase che Jihoon aveva
già spalancato la finestra agitando le braccia verso Minhyuk
e Yukwon che ormai erano quasi arrivati al portone.
“Hyung!
Minhyuk-hyung!” gridò cercando di attirare la loro
attenzione.
Kyung,
cercando di evitare che Jihoon finisse col cadere dal quarto piano gli
cinse la vita con le braccia privando Jaehyo del suo unico appoggio.
Jaehyo traballò sullo sgabello cercando di riacquistare
l’equilibrio, ma fallendo miseramente e cadendo in avanti
portandosi dietro Kyung e di conseguenza Jihoon e riuscendo, in un
ultimo tentativo disperato di salvarsi, ad aggrapparsi alla felpa di
Jiho trascinando giù anche lui.
Minhyuk
scosse la testa, spingendo Yukwon verso le scale antincendio.
“Quelli
erano…” chiese Yukwon indicando al finestra.
Minhyuk
annuì.
“Credo
di capire molte cose ora” aggiunse.
Salendo
le scale Minhyuk fece scivolare la sua mano su quella di Yukwon
intrecciando le loro dita.
“Per
supporto morale” disse e Yukwon diede una leggera stretta
prima di trascinare Minhyuk fino a quarto piano.
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