Laundromat - 'cuz love with you it's like a spin-dryer!

di Hyorangejuice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Wash ***
Capitolo 2: *** Second Wash ***



Capitolo 1
*** First Wash ***


sì, mi odio anche io per questo, ma cerchiamo di vederla dal lato positivo, ok?
sarà una cosa breve, brevissima, ci sarà solo un altro capitolo (diversamente ho autorizzato MoCo ha prendermi a scudisciate)
perchè dovrei finire la mia long e non buttarmi di pancia su altre cose...
è proprio una cavolata su cui il MONDO ha scritto MILLANTA volte, ma mi è uscita
(principalmente perchè la lavanderia automatica è la salvezza alla fine del tunnel oscuro dei panni sporchi per me e la mia coinquilina) così,
spero comunque di aver reso il tutto piacevole alla lettura.
come si vede dal banner è una u-bomb, è la prima volta che metto piede nel fandom
dei block b, spero di non averlo fatto con il piede sbagliato.
Bene, prima che le note superino la lunghezza del capitolo direi che potrei anche augurarvi buona lettura!





Laundromat
‘cuz love with you is like a spin-dryer



La lavanderia a gettoni sotto casa chiudeva a mezzanotte, ci lavorava una signora di circa sessant’anni che passava la giornata a guardare soap-opera che superavano le mille puntate e avevano un cast da fare invidia alla carica dei centouno e Minhyuk si domandava come facesse a seguire quelle trame così complicate non riuscendo neanche a ricordare il nome di suo nipote.
Minhyuk si era trasferito nella grande città per noia o per una sorta di distorto senso dell’avventura che lo aveva spinto a seguire Woo Jiho alla volta dell’ignoto.
Una cosa che avrebbe dovuto imparare dagli anni passati a fianco di Woo Jiho era che il 90% delle idee che Woo Jiho decretava ‘geniali’ e degne di ‘un Nobel per la… Per il… per qualsiasi cosa diano un Nobel per un’idea del genere’, finivano male, e questa volta non si era smentito.
Minhyuk si era ritrovato a lavorare in un ristorante italiano per pagare le bollette e non c’era niente che trovasse più sfiancante che sorridere all’infinito quando non era decisamente dell’umore giusto. Quando anche i lavoretti saltuari di Jiho e quello che riuscivano a racimolare con qualche telefonata supplicante ai propri genitori non era più stato sufficiente a mantenerli, avevano deciso di mettere un annuncio per cercare un terzo coinquilino con cui dividere le spese. Al delirio della convivenza con Woo Jiho si era aggiunto Ahn Jaehyo e la sua ossessione, quasi mania, per i capelli.
Una volta alla settimana, di solito il mercoledì, quando il ristorante era chiuso,
Minhyuk scendeva le scale del suo appartamento e attraversava la strada con una cesta di panni da lavare e passava più o meno mezz’ora del suo tempo seduto su una scomoda sedia di plastica a guardare l’oblò della lavatrice.
Poteva sembrare strano visto da fuori, un ragazzo nei suoi vent’anni seduto su una sedia di plastica a fissare l’oblò di una lavatrice, ma per Minhyuk era come staccare il cervello per ventotto minuti da qualsiasi stupido rap Jiho avesse continuato a canticchiare in casa, da qualsiasi tremenda tragedia si stesse lamentando Jaehyo che continuava a girare per casa in mutande, nonostante Minhyuk gli avesse chiesto mille volte di vestirsi, ventotto minuti in cui Minhyuk in stato catatonico fissava l’oblò di una lavatrice.
Era un mercoledì, come al solito, Minhyuk aveva sceso le scale di emergenza, evitando di incontrare la pazza padrona di casa che sostava tra il primo e il secondo piano aspettando che qualcuno di loro scendesse per lamentarsi di questo o quell’altro, e attraversò la strada verso la lavanderia a gettoni.
Posò la cesta dei panni sporchi sulla lavatrice da tre gettoni e cambiò le monete alla macchinetta. Era quasi un rituale mistico.
Mise i panni sporchi nella lavatrice, inserì tre gettoni nella lavatrice e premette start. Quando sentì la lavatrice mettersi in moto si voltò a cercare la sua solita scomoda sedia di plastica, ma, per la sua disperazione, la sedia di plastica blu su cui di solito sedeva nei suoi ventotto minuti di paradiso era scomparsa, volatilizzata, sparita.
Sospirò mettendosi le mani suoi fianchi e guardandosi intorno. L’occhio gli cadde sull’insegna sbiadita del supermarket subito di fianco al suo palazzo. Di solito evitavano di fare la spesa in quel supermercato, troppo caro per la qualità che offriva, e prendevano l’autobus due fermate per arrivare al FamilyMart, ma senza sedia urgeva un diversivo.
Il super market era vuoto, eccezion fatta per la ragazza seduta svogliatamente dietro la cassa che, vedendolo entrare, mise per un momento da parte il suo cellulare per biascicare un ‘Buonasera’, condito con gomma da masticare bene in vista e decisamente troppo entusiasmo.
Minhyuk si inchinò appena dirigendosi verso il banco frigo alla ricerca di qualcosa di fresco, un ghiacciolo, un latte alla fragola, qualsiasi cosa.
Era chino sulla vetrina dei surgelati cercando di decifrare, attraverso i cristalli di ghiacci e il vetro appannato, i gusti dei ghiaccioli quando sentì delle urla provenire da fuori. Continuò a far scorrere il dito sul vetro, incurante, alla fine non erano affari suoi e non era neanche la prima volta che qualcosa del genere succedeva, quello non era esattamente un bel quartiere.
Aprì il frigo e prese un ghiacciolo menta e limone con lo stecco di liquirizia e tornò alla cassa.
La ragazza sembrava, se possibile, ancora più annoiata di prima nel masticare la sua gigantesca gomma da masticare alla fragola. Minhyuk poteva sentirne l’odore dolciastro da dove si trovava.

“Fanno duemila won, lo scontrino, grazie e buona serata” disse facendo passare la gomma da masticare da un lato all’altro.
Minhyuk on riuscì a trattenere una smorfia, prese il ghiacciolo e uscì pensando che probabilmente il personale non faceva aumentare i punti popolarità di quel super market.
Quando rientrò nella lavanderia si stupì di trovare qualcun altro in piedi di fronte ad una delle lavatrici. Un ragazzo, notò, nonostante gli stesse dando le spalle era ovvio.
Senza badargli più di tanto Minhyuk rivolse la sua attenzione verso la sua lavatrice ancora in fase di lavaggio, mancavano ancora 23 minuti alla fine. Sospirò scartando il ghiacciolo e accontentandosi di sedersi su una delle lavatrici vuote, proprio vicino alla macchinetta dei gettoni.

“’Fanculo!”

Minhyuk sussultò e si voltò verso il ragazzo in tempo per vederlo iniziare a prendere a pugni la lavatrice.

“Yah! Smettila! Sei impazzito?”

Il ragazzo smise di colpire la lavatrice e si girò verso Minhyuk.
Un consiglio che Minhyuk non aveva mai dimenticato, tra tutti quelli che gli erano stati dati, era quello che aveva letto in un biscotto della fortuna in un ristorante cinese, il che non lo rendeva un consiglio ‘consiglio’, ma rimaneva valido: ‘Aspettati l’inaspettato’.
Non che Minhyuk non si fosse preparato a tutto quando si era trasferito in quel quartiere malfamato con quella testa matta di Woo Jiho, ma alla fine mai, mai neanche nella più sfrenata delle sue fantasie, si sarebbe immaginato di ritrovarsi
in una lavanderia a gettoni con un adolescente potenzialmente pericoloso che sembrava appena uscito da una rissa.
E Minhyuk non era esattamente l’An Young-Su della situazione.
Cercò di non perdere la calma e si mise in piedi per far valere, almeno, quei due centimetri di altezza che aveva in più.

“Io non mi ero accorto che ci fosse qualcuno” biasciò il ragazzo e sembrava quasi si stesse scusando per essere stato colto in fragrante piuttosto che per l’atto in sé.

“Che ci fosse qualcuno o no, non dovresti andare in giro a prendere a pugni le cose”

Il ragazzo si voltò a guardare la lavatrice per poi puntare gli occhi sul pavimento e Minhyuk per un attimo ebbe un flash di se stesso e suo padre in una situazione molto simile, un brivido gli percorse la schiena. Diede un’occhiata alla sua lavatrice, mancavano ancora quindici minuti.
Sospirando tornò a sedersi sulla lavatrice di fronte.
Il ragazzino rimase in piedi ancora qualche momento, poi trascinò i piedi fino alla lavatrice numero dieci, quella nell’angolo, e si lasciò scivolare lungo il muro fino a sedersi a terra.
Minhyuk odiava i drammi, odiava immischiarsi in faccende che non lo riguardavano e odiava sopratutti gli adolescenti troppo pieni di sé che fanno di tutto un dramma, ma non riuscì a trattenersi quando al rumore della lavatrice in funzione si aggiunse un leggero singhiozzare.
Voltandosi verso il ragazzino vide che sì effettivamente stava piangendo.
‘Te ne pentirai Minhyuk’, una voce nella sua testa lo rimproverò.
Scese dalla sua sicura postazione e si avvicinò al ragazzo senza sapere bene che cosa fare, dato che domandargli come stesse gli pareva indelicato e inopportuno, nonostante le più comuni norme di igiene lo sconsigliassero, si sedette a un passo dal ragazzo sul pavimento blu e disse la prima cosa che gli venne in mente.

“I miei due coinquilini sono due casi umani in costante bisogno di attenzione di terzi, che nella maggior parte dei casi sono solo io, il proprietario del ristorante in cui lavoro è uno schiavista che non si ricorda ancora il mio nome nonostante lavori lì da più tempo di tutti e l‘unico momento di pausa che ho durante la settimana sono i ventotto minuti che passo a fissare la lavatrice in funzione”

Diede un morso al ghiacciolo e un’occhiata di sbieco al ragazzino che teneva ancora la testa tra le ginocchia, ma sembrava aver smesso di piangere.

“Ieri sera quando sono tornato da lavoro, era l‘una e l‘unica cosa che volevo era gettarmi sulla prima superficie piana disponibile e dormire fino alla fine dei tempi, ma quando sono arrivato i miei due coinquilini stavano litigandosi l‘ultimo latte alla fragola con la faccia di Hello Kitty stampata sopra e mi hanno costretto a fare da giudice in una patetica gara canora per sapere a chi sarebbe andato il cartone di latte”

Chiuse gli occhi e diede un altro morso al ghiacciolo. Il pianto si era completamente fermato e Minhyuk si sentì autorizzato a continuare. C’era qualcosa di piacevole nello spiattellare le sue disgrazie a qualcuno a cui di certo non interessavano, una sorta di autocompiacimento autoindotto, forse.

“Jaehyo ha la bruttissima abitudine di andare in giro in mutande, siamo tutti uomini, non è niente che io non abbia mai visto, ma che cosa gli costa per una volta vestirsi invece di andare in giro in mutande? Fa un freddo cane in ogni caso. A volte penso che sia tentando di sedurre Jiho e la cosa peggiore è che sembra in qualche strana maniera funzionare. Non voglio neanche pensare alle conseguenze”

Diede l’ultimo morso al ghiacciolo e incrociò le gambe iniziando a mordere lo stecco alla liquirizia. Fissando il soffitto Minhyuk si domandò se non fosse stato meglio per i suoi nervi trasferirsi in un altro appartamento, uno con dei coinquilini normali che non occupino il bagno per ore cantando a squarciagola, che abbiano un solo tipo di sciampo e che… . Solo pensare a tutti i motivi per cui sarebbe valsa la pena andarsene gli veniva mal di testa.
Il ragazzino intanto aveva alzato la testa e lo guardava in maniera strana. Di certo Minhyuk non poteva biasimarlo.

“Mi chiamo Lee Minhyuk, comunque” aggiunse con un sorriso stentato.

“Kim Yukwon”

“Piacere Kim Yukwon”

La lavatrice emise il solito beep che annunciava la fine del lavaggio e Minhyuk si alzò per ritirare i vestiti bagnati, infilarli nella sua cesta blu con scritte oscene, gentile concessione di Woo Jiho con l’assicurazione che, quando fosse diventato famoso, e lo diventerà, prima o poi, quella cesta varrà miliardi e Minhyuk dovrà solo ringraziarlo.
Kim Yukwon, ancora seduto a terra lo osservava in silenzio.
Iniziò a tirare fuori calzini e intimo notando che, come al solito, Jiho e Jaehyo avevano fatto scivolare nella sua cesta alcuni dei loro boxer e anche qualche maglietta.

Minhyuk sentì Yukwon schiarirsi la voce e si voltò nella sua direzione. Kim Yukwon sembrava a disagio, giocava nervosamente con la cerniera della felpa, evitando di guardare Minhyuk.

“Di solito io non vado in giro a prendere a pugni le lavatrici o…” si toccò un sopracciglio e sorrise nervosamente.

Minhyuk lo trovò adorabile e trattenne un sorriso, optando per un tono neutro che avrebbe reso la situazione meno imbarazzante per entrambi.

“Piangere seduto sul pavimento di una lavanderia a gettoni? Bhè, neanche io vado in giro a lamentarmi della mia vita di solito, ma a volte capita, no?”

Yukwon sorrise alzandosi e sistemando l’orlo della felpa che era salito quando si era seduto.

“Già, a volte capita”

Minhyuk accostò l’oblò della lavatrice, ripentendosi come un mantra che ‘impicciarsi degli affari altrui non porta a niente di buono’, quando Yukwon fece qualche passo nella sua direzione, stavolta cercando di guardare Minhyuk negli occhi e con un sorriso appena più sicuro, più luminoso. Minhyuk era certo che in qualche modo l’aria circostante avrebbe dovuto raggiungere i suoi polmoni e poi uscire da qualche altra parte, ma in quel momento, mentre gli occhi di Kim Yukwon si facevano più sottili e il sorriso si allargava, Minhyuk non ricordava come funzionasse la cosa di preciso.

“Grazie” disse Yukwon e Minhyuk si trovò goffamente ad annuire.

“Dovresti mettere del ghiaccio sull‘occhio, o domattina non riuscirai ad aprirlo” disse Minhyuk indicando l’occhio sinistro di Yukwon che sembrava aver iniziato a gonfiarsi.

Yukwon sfiorò delicatamente l‘area intorno all‘occhio e poi annuì. “Grazie, lo farò” disse sorridendo di nuovo.

Minhyuk avrebbe voluto dire qualcosa anche sul labbro rotto o suoi graffi che gli rigavano la guancia destra, ma alla fine non erano affari suoi e si era già impicciato abbastanza.
Yukwon si inchinò appena sorridendo e senza salutare uscì, Minhyuk lo guardò sparire dopo aver attraversato a strada incamminandosi nella direzione della scuola elementare.










Era passata una settimana e Minhyuk aveva quasi dimenticato Kim Yukwon. Quasi nel senso che non avrebbe saputo dire se la felpa che indossava quella sera fosse stata blu o grigia, ma aveva ancora chiaro in mente il color liquirizia dei suoi occhi e i capelli rossi o il fatto che quando sorrideva i suoi occhi diventavano sottili sottili facendolo somigliare ad un gatto.

“La Malefica dice che se paghiamo in ritardo l‘affitto anche questo mese ci sbatte fuori” annunciò Jaehyo dall’ingresso, mentre si toglieva gli stivali prima di entrare.

Minhyuk alzò appena un sopracciglio senza togliere gli occhi dalla televisione, Jiho sbuffò seduto al tavolo in cucina, niente di nuovo.

“C‘era suo nipote, Taekyung, avete mai visto suo nipote?” chiese Jaehyo gettandosi sul divano vicino a Minhyuk. “Pentole oggi, mh?” chiese arraffando una manciata di patatine dal sacchetto.

Una cosa che avevano tutti e tre in comune era la passione per i canali di televendite: coltelli, pentole, strumenti ginnici di dubbia utilità, tagliaerba, materassi, fantameravigliosi prodotti che puliscono di tutto e di più, anche ciò che non sapevi essere sporco, tutte cose assolutamente utili, ma molto allettanti. Non avrebbero mai potuto permettersi niente di tutto quello che veniva reclamizzato, nonostante le ‘magiche offerte’ o ‘le offertissime per le prime dieci telefonate’, ma non era quello il punto.
Mentre il cuoco di turno, un uomo baffuto sulla cinquantina che Minhyuk avrebbe giurato di aver visto a bordo di quel magnifico tagliaerba rosso e blu che avevano reclamizzato la settimana prima, mostrava come nulla di attaccava sull’innovativo fondo delle loro pentole, Jiho si alzò dal tavolo della cucina sbuffando.

“Quindi che c‘entra il nipote della Malefica?”

Jaehyo, ancora con la bocca piena, sembrò risvegliarsi dal suo solito trans-da-televendita e si voltò verso Jiho.

“È enorme, tipo un armadio quattro stagioni, secondo me fa qualche arte marziale mortale”

“Oppure è nella mafia, magari li ha fatti sparire lui gli inquilini che vivevano qui prima di noi” aggiunse Minhyuk senza distogliere lo sguardo.

Jiho si sedette ai piedi del divano con una birra fresca in mano. Ne bevve un sorso prima di passarla a Minhyuk. “Magari ci lega i piedi ad un sasso e ci butta nel fiume Han” disse rubando la busta delle patatine dal divano.

Ci fu un minuto di silenzio poi tutti scoppiarono a ridere. Jiho brindò alla Malefica e al nipote prima di tornare alla televendita.

“La prossima settimana abbiamo uno stage a Hongdae, venite, no?” chiese Jiho allungando il braccio abbastanza da tenere le patatine fuori dalla portata di Jaehyo che sta iniziando a spazientirsi.
Minhyuk osservò la scena senza commentare, per poi prendere un altro sorso di birra. “Al solito posto?” chiese.

“Yup, dieci e mezza, qualcuno si è ritirato e Hanhae è riuscito a infilarci”

Jaehyo intanto era tornato a sedersi, rinunciando alle patatine almeno per i seguenti cinque minuti, Minhyuk era certo che ci avrebbe riprovato e che alla fine Jiho avrebbe ceduto incapace di ricordare per quale stupido motivo aveva deciso che Jaehyo non dovesse avere le patatine, sempre che ce ne fosse stato uno.

“Io devo lavorare, vi raggiungo dopo, al solito” disse Minhyuk bevendo un sorso di birra.

Jaehyo afferrò con decisione il sacchetto delle patatine e Jiho lo lasciò fare.

“Pretty little princesse Jaehyo?”

“Non lo so, probabilmente avrò da fare”

“Prometto di dedicarti una canzone” offrì Jiho voltandosi a guardare Jaehyo e guadagnandosi una doccia di patatine.

“Yah! Ahn Jaehyo!” gridò Jiho alle spalle di Jaehyo che andò a chiudersi nella sua stanza.

Minhyuk trattenne una risata mordendosi il labbro. “Hai qualcosa da lavare? Vado a fare la lavatrice”

Jiho, togliendosi briciole di patatine dai capelli, rispose di no.

“Bene, allora io vado, mi raccomando pulisci quel casino”

Jiho lo guardò incredulo mentre, sorridendo, andava a prendere la cesta dei panni sporchi.


Con la cesta dei panni sporchi poggiata su un fianco Minhyuk scese la scale antincendio. Dal terzo piano, uscendo sulle scale, si aveva una vista sulla parte est del quartiere, Minhyuk si fermò sul pianerottolo a guardare aldilà della gabbia che circondava le scale. Con lo sguardo percorse il marciapiede fino all’incrocio alla fine della strada, c’era una utilitaria blu metallizzata parcheggiata di fronte al parrucchiere due palazzi più in su, dove tutte le over-settanta del quartiere andavano a farsi metterei i bigodini e a sparlare di chiunque vivesse nel raggio di un chilometro.
Dall’altra parte della strada un ragazzo che Minhyuk avrebbe giurato di aver visto da qualche parte stava parlando animatamente al telefono con qualcuno.
Cercò di ricordare dove lo avesse già visto, ma rinunciò non appena si rese conto che fissare la gente dall’alto delle scale antincendio non era esattamente visto come un comportamento normale nella società moderna.
Scese le scale quasi di corsa bloccandosi sul pianerottolo del primo piano, schiena al muro, aspettando che Malefica e il suo forzuto nipote attraversassero la strada verso l’enorme, scontatissima jeep nera parcheggiata di fronte al palazzo.
Di certo Jaehyo non aveva esagerato descrivendo il famigerato nipote.
Non appena l’auto si fu allontanata abbastanza Minhyuk scese gli ultimi scalini e attraversò quasi di corsa la strada.
Quando si avvicinò alla porta a vetri della lavanderia vide una figura familiare in piedi di fronte alla lavatrice numero otto, quella opposta alla porta. Sorrise tra sé e sé, aprendo la porta e cercando di farlo in maniera abbastanza rumorosa da attirare l’attenzione senza essere troppo ovvio, ma Kim Yukwon non si mosse neanche.
Minhyuk si avvicinò alla lavatrice numero dodici iniziando a caricarla e lanciando qualche occhiata di sbieco a Yukwon che sembrava del tutto assorbito da qualcosa.
Ad un certo punto iniziò a muovere le spalle in maniera strana, a scatti, come se stesse avendo le convulsioni e Minhyuk stava quasi per andare a vedere se ci fosse stato bisogno di un ambulanza, perché con qualche lacrima adolescenziale se la poteva anche cavare, ma per un attacco isterico servivano dei professionisti, quando si accorse del leggero rumore di sottofondo che fino a quel momento aveva ignorato. Si sporse abbastanza da notare, finalmente, le cuffiette che Yukwon aveva alle orecchie, piccole cuffiette gialle che andavano a sparire nella tasca dei suoi jeans, stava ascoltando della musica e anche a volume sufficientemente alto perché Minhyuk potesse riconoscere la canzone.
Minhyuk sorrise, per l’ennesima volta e tornò alla sua lavatrice, scelse il lavaggio a quarantacinque gradi e premette start. Spostò il peso da un piede all’altro nervosamente, si morse il labbro inferiore cercando di uccidere l’ennesimo sorriso, perché una piccola, piccolissima, infinitesimale e del tutto insignificante parte di sé, sperava che Kim Yukwon fosse tornato di proposito e quel pensiero un po’ lo lusingava.
Stava pensando a come avvicinarsi quando sentì un colpetto sulla spalla e si voltò per incontrare lo sguardo divertito di Kim Yukwon.

“Ciao Lee Minhyuk” salutò regalandogli un sorriso a 500-watt.

“Ciao Kim Yukwon”

“Disturbo i tuoi ventotto minuti di contemplazione?” chiese indicando la lavatrice in funzione.

“Lo sai che non si usano le confessioni di un pover‘uomo per prendersi gioco di lui?” ribatté con gli occhi accesi di divertimento.

Yukwon sembrò rifletterci, poi le sue labbra si piegarono in un sorrisetto compiaciuto “Allora dovremmo fare in modo di giocare ad armi pari, non trovi?”



Jiho si stava acrobaticamente lavando i denti mentre ascoltava la sua canzone preferita che il suo stereo sparava a tutto volume dalla sua stanza, Jaehyo, ormai aveva smesso di lamentarsi e calciare il muro gridandogli, probabilmente di smetterla di stuprare i suoi padiglioni auricolari con la sua musica da gangsta.
Quando tornò nella sua stanza si gettò di peso sul letto e prese il suo fido blocco e un lapis canticchiando a mezza voce e cercando, per l’ennesima volta di buttare giù qualcosa di nuovo, quando il suo cellulare squillò.
Un messaggio di Minhyuk.

‘Tra venticinque minuti vai a prendere i miei vestiti in lavanderia ho avuto un imprevisto’

Rilesse il messaggio e sbuffò.

‘Ti stanno portando via in ambulanza? Perché altrimenti non vedo perché dovrei alzarmi dal mio comodo, confortevole e adorato letto per andare fino alla lavanderia’

Gettò il telefono sul materasso e riprese a concentrarsi sulle righe sottili del suo blocco, così dritte e incredibilmente affascinanti e incredibilmente ancora bianche. Era in mezzo ad una crisi, una crisi nera di come non se ne erano mai viste e non sembrava esserci alcuna luce in vista.
Il suo cellulare vibrò di nuovo.

‘Ho le mani occupate, vai a prendere la mia roba in lavanderia e non discutere’

Jiho sorrise tra sé e sé, le mani occupate, eh?







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Capitolo 2
*** Second Wash ***



salve! allora alzino la mano tutti quelli che pensavano che non l'avrei mai finita!

Cioè... sempre he vi ricordiate di me...spero di sì ;_;
bene, eccola. Come ha detto MoCio oggi pomeriggio quando ho annunciato la lieta novella: 'praiso il Lordo per questo'
In ogni caso.... Close My Eyes.... ditemi he non sono la sola che ha pianto come una cretina davanti allo schermo e ha risentito e riguardato quell'MV all'infinito...
cioè mi commuovo a pensarci ç_ç
e quando dicono 'It's ok baby' e io ero tipo affondata in una valle di lacrime senza ritorno... non lo so... e P.O. e Kyung che canta e tutti e Zico, BB,
rimettiti presto.

Bene, in ultimo, grazie infinite a tutte quelle anime pie che hanno aspettato
il secondo capitolo, vi amo.

Grazie infinite alle gentilissime persone che hanno messo la storia tra le preferite,
ricordate seguite e che hanno speso un attimo del loro tempo per lasciare una
recensione

  Con questo, buona lettura!







“Io prendo un latte alla vaniglia con panna e cacao” Yukwon si sporse sul bancone sorridendo alla ragazza dietro il bancone.

Minhyuk lo osservò attuare una sorta di strano incantesimo che fece magicamente comparire scaglie di cioccolato sulla panna del suo latte e un biscotto al cioccolato nel palmo della sua mano. In quel momento Minhyuk realizzò che in quei minuti in cui lui e Kim Yukwon erano rimasti seduti sul pavimento sporco della lavanderia, in quella settimana che aveva passato a non ricordare Kim Yukwon, con tutta probabilità si era fatto un’idea completamente sbagliata su di lui.

“Lei che cosa prende?” domandò la cassiera con un tono di voce meno mellifluo.

“Iced coffee, grazie”

Yukwon storse il naso e la cassiera gli consegnò lo scontrino.
Con le loro ordinazioni si sistemarono ai lati opposti di un tavolo poco lontano dall’ingresso.

“Fai sempre così?” domandò Minhyuk bevendo un sorso di caffè.

“Così come?” domandò Yukwon affondando il suo biscotto al cioccolato nella panna che debordava dal suo latte.

Minhyuk indicò il biscotto che Yukwon teneva in mano e l’altro sembrò capire a cosa si stava riferendo, gli sorrise compiaciuto mentre addentava il biscotto. Molto probabilmente Kim Yukwon portava con sé molti più problemi di quanto Minhyuk avrebbe immaginato. Molti di più.

“Mica li ho rubati” commentò Yukwon con gli occhi fissi sulla panna, come se stesse parlando con la tazza e non con Minhyk che gli sedeva davanti. “Se con un sorriso posso ottenere della granella sul mio latte, perché no? Un sorriso per me è gratis, ma i biscotti no”

Minhyuk bevve un altro sorso del suo caffè, domandandosi quante altre cose Yukwon riuscisse a ottenere, solo per il fatto di essere Kim Yukwon e avere una faccia del genere. Lui era sempre stato ‘l’amico di’ o ‘il ragazzo alto con i capelli biondi’, era quello normale che, per qualche ragione che nessuno capiva, Woo Jiho si portava sempre dietro, non che la cosa lo avesse mai disturbato, ma quando si trovava di fronte a persone come Woo Jiho o Kim Yukwon che avevano una sorta di fascino, qualcosa che attirava le persone nella loro orbita senza sforzarsi troppo, Minhyuk si domandava come ci si doveva sentire ad essere come loro.

“Ti ha dato fastidio?” domandò Yukwon raccogliendo la panna con il cucchiaino.

“Niente del genere, mi domandavo solo quanto tempo avrei impiegato io a fare lo stesso”

Yukwon lo guardò come se stesse studiando una forma di vita aliena, piegando un po’ la testa di lato, spostandosi indietro, assottigliando lo sguardo, poi sorrise poggiando il mento sulle sue dita intrecciate.

“Sei affascinante Lee Minhyuk, non dovresti sminuirti e le ragazze hanno un debole per le fossette”

“Grazie, ma non mi interessa”

Yukwon guardò fuori dalla vetrata del locale e sembrò seguire qualcuno tra la folla dal modo in cui i suoi occhi sembravano muoversi. Minhyuk seguì il suo sguardo cercando di capire cosa stesse guardando, ma poi si perse seguendo un uomo con un cappello giallo che metteva un piede davanti all’altro come fosse stato su un ponte tibetano.

“Il mio coinquilino ha un pesce, quando gli dà da mangiare ci parla, ma bisbiglia così piano che non lo sento, a volte ho il dubbio che stiano complottando la conquista del mondo o qualcosa del genere” disse Yukwon di punto in bianco.

Minhyuk guardò Yukwon, Yukwon guardò Minhyuk e entrambi scoppiarono a ridere, per nessun motivo in particolare e mentre guardava Yukwon ridere si sentì un po’ meno solo nella sua disgrazia.
Stava ancora ridendo quando il suo cellulare vibrò nella sua tasca.

‘La tua lavatrice è in salvo, loverboy’

Rispose velocemente ringraziando Jiho e tornò a guardare Yukwon, i suoi occhi ancora brillanti per quell’accenno di lacrime che sembravano dover cadere da un momento all’altro, ma era solo un’impressione.

“Insomma che cosa fai nella vita?” domandò Minhyuk e Yukwon storse il naso e prese un altro cucchiaino di panna prima di mescolare la poca restante con il latte alla vaniglia.

“Cerco di stare a galla” rispose e diede un morso al biscotto. “Lavoro in un negozio di animali” aggiunse dopo un po’, quasi stesse parlando da solo o con la tazza del caffè.

Minhyuk immaginò Yukwon in mezzo ad una miriade di piccoli cuccioli teneri e pelosi e pensò che il negozio in cui lavorava doveva guadagnare miliardi.
Si mise a seguire le volute di fumo ormai flebili che salivano dal latte di Yukwon, ma quasi subito si perse a guardare le labbra arricciate di Yukwon e quel graffio che tagliava a metà il labbro inferiore.

“Posso domandarti come mai sembravi appena uscito da una rissa la prima volta che ci siamo visti?”

Il viso di Yukwon si contorse in una smorfia e Minhyuk quasi si pentì di aver chiesto.

“Non piangevo per quello” si sbrigò a dire Yukwon, e Minhyuk bevve un sorso di caffè per evitare di sorridere, non sarebbe stato appropriato. “Quella è stata colpa mia”.

Aggrottando le sopracciglia Minhyuk strinse la presa sulla tazza di caffè, mentre Yukwon dava un piccolo morso al biscotto.

“Hai presente quando fai volare l‘aquilone e corri senza guardare e l‘aquilone rimane incastrato tra i rami di un albero?”

Minhyuk annuì, nonostante non capisse dove Yukwon volesse arrivare.

“Mi sentivo così, come se stessi guardando l‘aquilone incastrato sull‘albero con ancora il filo tra le mani”

Bevve un sorso di latte e arricciò il naso e sorrise malizioso “Poi un ajhusshi molto gentile mi ha aiutato a riprendere l‘aquilone”

Minhyuk lo guardò incuriosito. “Ah sì? E chi sarebbe questo signore?”

“Oh, è una persona molto affascinante, ha delle fantastiche fossette” disse sfiorandosi le guance con gli indici.

“Mi hai appena chiamato ‘ajhusshi’?”

Yukwon gli fece l’occhiolino.

“Ho anche detto che sei molto affascinante”.





‘Sta parlando di nuovo con il pesce. Probabilmente progettano la mia morte dopo che ho finito i cereali al cioccolato’

‘Sto pensando di vendere il tavolo della cucina per comprare un tagliaerba’

‘Probabilmente questo è il momento in cui dovresti spegnere la televisione e farti una vita, hyung’

Minhyuk sorrise e vide Jaehyo allungare il collo per sbirciare il display del suo cellulare. Lo fulminò con lo sguardo e si spostò sul bordo opposto del divano per rispondere.

“Tanto lo so che è il tuo nuovo amichetto”

Minhyuk sbuffò rispondendo al messaggio.

‘Idee?’

“Insomma siamo amici, dividiamo un appartamento, mi sembra che ci sia abbastanza fiducia reciproca perché tu possa parlare con me di queste cose, insomma” continuò Jaehyo.

‘Ti passo a prendere tra un’ora. Vestiti pesante’

Minhyuk o guardò con un sorriso accondiscendente. “Ahn Jaehyo, tu vuoi solo che io ti racconti di Yukwon per andare a vantarti con Jiho del fatto che tu sai e lui no e, dato che la pace domestica è tra le mie priorità, credo che andrò nella mia stanza ad ascoltare un po‘ di musica”

Jaehyo lo guardò incredulo, poi bisbigliò qualcosa, ma Minhyuk stava già chiudendo la porta.

‘Non posso, stasera devo lavorare’

‘:(’

Minhyuk si gettò sul letto di peso e prese il suo lettore mp3 dal comodino, scorse la playlist e scelse qualcosa di tranquillo, giusto per fare da sottofondo.
La canzone non era neanche a metà che il suo cellulare prese a squillare.

“Non puoi darti malato?”

Nascose una risata nel palmo della mano. “No, mi dispiace”

“Sappi che stai rinunciando ad una delle migliori serate della tua vita”

Minhyuk sbuffò. “Me ne pentirò per il resto dei miei giorni, ma tengo molto alla mia igiene personale, quindi credo che sceglierò di andare a lavoro per pagare l‘ultima bolletta dell‘acqua prima che ce la taglino”

Sentì Yukwon ridere all’altro capo del telefono.

“Possiamo vederci quando stacco”

“Chiamami quando hai finito”

In quel momento il pensiero di doversi infilare in una camicia troppo bianca con il collo troppo stretto e andare a rinchiudersi per almeno sei ore, volendo essere ottimisti, in un ristorante italiano lo faceva rivoltare.
Chiuse gli occhi sospirando e sentì il tumore della porta che si apriva.

“E allora a quel punto io gli ho detto… Mi stai ascoltando?” chiese Kyung seguendo Jiho nell’ingresso.

“Certo Kyucumber, ti sto ascoltando, continua”

Kyung posò le due buste della spesa sul pavimento e si tolse le scarpe, Jiho si sfilò le sue di corsa e si sbrigò ad appoggiare le sue buste della spesa sul tavolo della cucina.
Passando vicino al divano Kyung salutò Jaehyo che, come al solito si limitò ad agitare la mano senza distogliere lo sguardo dalla TV.

“Minhyuk è in camera?” domandò Jiho iniziando a sistemare la spesa.

“Sì, se n’è andato dopo che ho cercato di carpire informazioni sul suo nuovo amichetto” rispose Jaehyo mettendosi in ginocchio sul divano con il mento poggiato sulla spalliera.

“State parlando di Yukwon?”

Il sorriso di Jiho divenne un ghigno malefico e Kyung avrebbe voluto rimangiarsi la domanda. “Woo Jiho, qualsiasi cosa tu stia per chiedermi la risposta è no. E comunque io non ne so più di te”

“Non ho ancora formulato la domanda”

“Che cosa ti… ”

“Woo Jiho, smettila di cercare di estorcere informazioni a terzi” disse Minhyuk uscendo dalla sua stanza già pronto per andare a lavoro.

“Non capisco perché ti rifiuti di parlare con noi, siamo amici, no?”

Minhyuk scosse la testa e diede le spalle a Jiho aprendo il frigo per prendersi una bottiglietta d’acqua.

“Yukwon non ha niente a che vedere con la nostra amicizia Jiho, e il discorso è chiuso”

Jiho sbuffò contrariato mentre sistemava i cereali e i biscotti nel ripiano più alto della credenza. Borbottò qualcosa di non intellegibile che fu prontamente ignorato, mentre Jaehyo aveva spento la TV e se ne era andato nella sua stanza, con tutta probabilità indirettamente offeso dal discorso di Minhyuk.

“Io vado, se faccio tardi il signor Jang mi decurta i minuti di ritardo dallo stipendio, nuova politica per incentivare la puntualità” disse Minhyuk e prese un sorso dalla bottiglia.

“Vengo anche io” disse Kyung prendendo dal tavolo una busta della spesa. “Jihoonie mi aspetta tra poco, dobbiamo andare a comprare un regalo per la sua ragazza”

Minhyuk prese le chiavi di casa dalla ciotola sopra al frigo e si voltò un attimo a guardare Jiho che faceva del suo meglio per ignorare entrambi.

“Woo Jiho”

“Cosa?”

“Ieri sera ho mangiato l‘ultima scatola di pocky”

Jiho si voltò fulminando Minhyuk con lo sguardo. “Cosa!?”

“Almeno adesso ce l‘hai con me per un motivo” rispose Minhyuk candidamente prima di mettere un braccio intorno al collo di Kyung e avviarsi verso la porta.

“Yah! Lee Minhyuk… Yah!” gridò inutilmente Jiho, Minhyuk si stava chiudendo la porta alle spalle.

“Nella vita passata devo aver ucciso qualcuno per meritare tutto questo” mormorò tra sé e sé.



“Allora?” domandò Kyung mentre si calava le mani in tasca nel, vano, tentativo di darsi un tono.

“Allora cosa?”

“Dai, avanti, raccontami di questo Yukwon” disse strizzando l’occhio.

“Ci siamo visti un paio di volte, Jiho e Jaehyo esagerano come al solito”

“Ma ti piace”

“Forse” rispose Minhyuk sorridendo sotto i baffi.

“Yah! Lee Minhyuk” esclamò Kyung tirando fuori una mano dalla tasca per assestare un cazzotto nella spalla di Minhyuk “non mentirmi”

“Non è un tipo che incontri tutti i giorni”

“Ed è… carino? Bello?”

Minhyuk sorrise di fronte al leggero imbarazzo di un sinceramente interessato Kyung.

“Sexy?” aggiunse infine sbattendo velocemente le palpebre e rischiando di far soffocare Minhyuk per il troppo ridere.







“Finito?” la voce assonnata di Yukwon lo fece sorridere.

“Ti ho svegliato?” domandò Minhyuk uscendo dal locale e respirando finalmente aria fresca.

“No, mi stavo giusto annoiando”

“Oh, davvero?”

“Già e gradirei tu facessi qualcosa in proposito”

“È un ordine?”

“Un consiglio, devi mantenere vivo l‘interesse”

“Sono a sua disposizione, Choha”

“In tal caso è convocato a palazzo”

“Kim Yukwon, mi stai proponendo una notte di sesso selvaggio”

“Forse…”

Minhyuk guardò la camicia bianca che indossava e si soffermò sulla macchia di sugo che fino a poco prima era coperta dal grembiule, ma che ora era lì bene in vista e costatò con disgusto di puzzare in maniera ridicola di fritto. Stava davvero per andare da Yukwon in quello stato?

“Sarebbe una proposta molto allettante, ma mi vedo costretto a rifiutare. Non sono esattamente al meglio della forma, sono una specie di patatina fritta deambulante e indosso una camicia che ha visto giorni migliori, ma ringrazio per l‘offerta, mi sento lusingato”

“E se offrissi una doccia e un massaggio rilassante? Ci so fare con le mani, sai?”

Lo stomaco di Minhyuk fece una capriola e un brivido gli percorse la schiena.

“Ti spiego la strada” disse Yukwon senza aspettare la risposta di Minhyuk che poteva benissimo immaginarselo mentre sorrideva come il gatto che ha avuto la crema.




Yukwon viveva in un 2DK in un palazzo che probabilmente era stato costruito durante il boom economico del ‘60 e su cui non era più stata messa mano, non che fosse fatiscente o che cadesse a pezzi, era semplicemente brutto. Erano  più o meno otto piani dove abitavano per lo più famiglie e studenti che non potevano permettersi di vivere più vicini al centro.
Non che Minhyuk vivesse in un appartamento tanto più lussuoso, aveva solo la fortuna di avere altre due persone con cui dividere l’affitto.
Yukwon abitava all’ultimo piano, dopo aver dato un occhiata all’ascensore Minhyuk prese un bel respiro e optò per le scale.
Yukwon lo aspettava sulla porta, non appena Minhyuk mise piede sul pianerottolo lo trascinò dentro.

“Taeil-hyung è dalla sua ragazza per il fine settimana” si sbrigò a precisare Yukwon mentre spingeva Minhyuk verso il bagno. “Sinistra acqua calda, destra acqua fredda, il bagnoschiuma è quello giallo e lo sciampo è quello con la fragola stampata sopra” aggiunse chiudendo la porta.

“I vestiti puliti sono sul lavandino” gridò dietro la porta chiusa.

E così Minhyuk si ritrovò a spogliarsi nel bagno di Yukwon senza sapere se si fosse appena infilato in una di quelle situazioni alla ‘Misery non deve morire’ o se avesse appena vinto al lotto. Quale che fosse la risposta tanto valeva che si facesse una doccia. Prima di entrare nella doccia constatò che ‘i vestiti’ erano un paio di boxer ancora incartati e un paio di pantaloni di una tuta. Niente maglietta, il che era un punto a favore di entrambi i possibili scenari.
Senza pensarci troppo Minhyuk si buttò sotto la doccia, era sempre stato un tipo dai riflessi pronti, in qualche modo se la sarebbe cavata.


Uscito dalla doccia Minhyuk si mise i vestiti che Yukwon gli aveva fornito e senza esitare, spinto da una sorta di volontà kamikaze, aprì la porta del bagno fece i tre passi che portavano all’unica stanza illuminata della casa.
Quando si fermò sulla soglia vide Yukwon arrotolato su enorme puffo rivestito in pelo sintetico blu, avvicinandosi vide che si era addormentato aspettando che uscisse dalla doccia.
Si trattenne dal ridere e si inginocchiò. Addio notte di sesso selvaggio, non che ci avesse sperato.

“Yukwonnie” lo chiamò piano, ma Yukwon non diede segni di vita.

Minhyuk si voltò a guardare il letto perfettamente rifatto di Yukwon e per la prima volta si soffermò a guardare la stanza dove, a quanto pareva, Yukwon abitava. Era verde pallido, probabilmente riverniciata da poco e si soffermò su una delle ante dell’armadio inondata di ritagli di giornali, adesivi, figurine e scritte oscene. Nell’angolo tra la scrivania e l’armadio c’era libreria ad angolo, nell’ultimo ripiano c’erano impilati dei libri che probabilmente non venivano toccati da anni, dato lo strato di polvere che li ricopriva, poi a scendere c’erano, cd e fotografie e nel penultimo ripiano in basso c’erano delle targhe e un paio di trofei.
Incuriosito, Minhyuk si avvicinò. Erano trofei di danza, tutti primi secondi e terzi posti, notò anche un attestato di partecipazione ad una gara che gli sembrava di aver sentito nominare alla TV. Quindi Yukwon ballava e a quanto pareva era anche bravo, ma non glielo aveva mai detto.
Minhyuk storse il naso al pensiero, ma lasciò subito perdere, se Yukwon non glielo aveva detto probabilmente aveva le sue ragioni.
Stava per rialzarsi quando con la coda dell’occhio vide Yukwon muoversi.

“Ah, mi sono addormentato” disse prima di notare Minhyuk vicino alla libreria. “Non mi hai svegliato per poter mettere le mani sui miei sporchi segreti e ricattarmi?” domandò allungando le braccia sopra la testa e inarcando la schiena.

“Beccato” rispose Minhyuk alzando le braccia.

“Trovato niente di interessante?”

Minhyuk indicò la libreria “Non leggi molto e hai un certo talento per la danza?”

“Complimenti Sherlock” rispose Yukwon alzandosi e squadrando Minhyuk da capo a piedi senza un’ombra di vergogna.

“Già, hai dimenticato di lasciarmi una maglietta da…”

“Non h dimenticato niente” rispose Yukwon con un sorriso compiaciuto.

Un punto per Misery, pensò Minhyuk.

“Vieni, sdraiati” disse Yukwon indicando il suo letto. “Sbaglio o ti avevo promesso un massaggio”

Minhyuk cedette e si avvicinò al letto. “Sulla pancia, per favore”

Con la testa affondata nel morbido cuscino di Yukwon Minhyuk poteva solo indovinare che cosa fossero i rumori che sentiva.

Due punti per Misery. si disse mentre cercava di ricordare se avesse visto Yukwon chiudere a chiave la porta principale.
Sentì dei cassetti aprirsi e poi il peso di Yukwon sul suo fondoschiena.

“Giornata pesante?” domandò Yukwon mentre iniziava a massaggiare il collo contratto di Minhyuk dedicando attenzioni particolari alle vertebre cervicali.

Minhyuk emise un gemito di soddisfazione prima di rispondere. “Orribile”

Yukwon spostò la sua attenzione sulla spalla sinistra e si abbassò tanto che Minhyuk trasalì sentendo il suo respiro sul collo. “Vediamo di finire in bellezza allora”

Ok, un punto per il sesso selvaggio, ma non ci sperava troppo, davvero.

“Quindi sei un piccolo asso nella danza?” domandò cercando di concentrare la sua attenzione su qualcosa che non gli rendesse imbarazzante alzarsi una volta finito il massaggio.

“Insomma, me la cavo” rispose Yukwon con un tono di voce neutro, quello che usava quando sembrava volersi straniare.

Minhyuk gemette di nuovo mentre le mani di Yukwon lavoravano diligentemente sulla sua schiena sciogliendo i nodi e facendo rilassare i muscoli.

“Avevo una crew fino a qualche tempo fa” disse Yukwon dopo un attimo di silenzio, e Minhyuk lo guardò con la coda dell’occhio, aveva lo sguardo perso mentre le sue mani continuavano a lavorare. “Poi è successo quel che è successo” aggiunse frettolosamente, stavolta però Minhyuk non voleva lasciar cadere l’argomento.

“Ha a che fare con il nostro primo incontro? Con l‘occhio nero e i graffi?”

Yukwon sorrise scompigliandogli i capelli con la mano. “Mai pensato di fare il detective?”

Minhyuk a quel punto si voltò sulla schiena facendo accomodare Yukwon sui  suoi fianchi e guardandolo negli occhi.

“Stavo con uno della crew, un cretino con manie di grandezza. Si doveva compensare altre mancanze e quindi sparava enormi cazzate” Minhyuk stava per ribattere, ma Yukwon lo batté sul tempo “Lo so, lo so, perché ci stavo? Sono arrivato a Seul con 500‘000 won nel mio libretto di risparmi e uno zaino non credevo di poter aspirare a molto, quindi mi sono accontentato.”

Minhyuk fece scorrere le mani aperte sulle cosce di Yukwon cercando di sembrare rassicurante.

“All‘inizio era tutto fantastico, poi abbiamo iniziato a litigare e litigare e litigare”

Yukwon agitava le mani parlando e nel cervello di Minhyuk qualcosa scattò.

“Fammi capire” disse mettendosi seduto con la schiena poggiata alla testiera del letto. “Ti ha messo le mani addosso?”

Yukwon sembrò stupito dalla domanda, ma annuì e Minhyuk si sentì catapultato in una di quelle soap-opere spagnole delle sette che sua madre guardava quando lui andava al liceo, improvvisamente si sentiva estremamente vicino a Jorge e comprendeva la sua rabbia cieca quando aveva scoperto che Concita era stata picchiata da suo marito, nonché fratellastro di Jorge.
Yukwon sembrò leggere nel pensiero di Minhyuk perché gli prese il volto fra le mani e sorrise maliziosamente.

“Dovevi vedere lui, gli ho rotto il naso” disse con tono soddisfatto.

Minhyuk evitò di pensare che con quello facevano tre punti a favore di Misery e che in futuro, sempre che ce ne fosse stato uno avrebbe fatto meglio a non far arrabbiare Yukwon, almeno non troppo, e cercò di concentrarsi sulle labbra di Yukwon sempre più vicine e sulle mani di Yukwon che scendevano sempre più in basso.




“Dove sono?” chiese Jiho dopo che Kyung ebbe riattaccato.

“Infondo alla strada” rispose Kyung.

“Era ora!” esclamò Jaehyo gettando le braccia al cielo.

“Li vedo!” gridò Jihoon che si era spalmato contro il vetro della finestra che dava sulla strada.

In un attimo tutti accorsero spalmando ancora di più Jihoon contro il vetro e cercando di avere almeno uno spicchio di finestra per poter spiare il fidanzato di Minhyuk.

“Quindi, quello è Yukwon” Jaehyo parlò per primo.

“Sembra carino” disse Jihoon.

“Minhyuk ti h detto dove si sono conosciuti?” domandò Jiho picchiettando sulla spalla di Kyung che cerava di non cadere addosso a Jihoon mentre Jaehyo, in piedi su uno sgabello si appoggiava alla sua spalla destra per non cadere.

“In lavanderia” rispose Kyung.

“Od-…” Jiho non riuscì a finire la frase che Jihoon aveva già spalancato la finestra agitando le braccia verso Minhyuk e Yukwon che ormai erano quasi arrivati al portone.

“Hyung! Minhyuk-hyung!” gridò cercando di attirare la loro attenzione.

Kyung, cercando di evitare che Jihoon finisse col cadere dal quarto piano gli cinse la vita con le braccia privando Jaehyo del suo unico appoggio. Jaehyo traballò sullo sgabello cercando di riacquistare l’equilibrio, ma fallendo miseramente e cadendo in avanti portandosi dietro Kyung e di conseguenza Jihoon e riuscendo, in un ultimo tentativo disperato di salvarsi, ad aggrapparsi alla felpa di Jiho trascinando giù anche lui.

Minhyuk scosse la testa, spingendo Yukwon verso le scale antincendio.

“Quelli erano…” chiese Yukwon indicando al finestra.

Minhyuk annuì.

“Credo di capire molte cose ora” aggiunse.

Salendo le scale Minhyuk fece scivolare la sua mano su quella di Yukwon intrecciando le loro dita.

“Per supporto morale” disse e Yukwon diede una leggera stretta prima di trascinare Minhyuk fino a quarto piano.



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