HAWKE

di Kagome008
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** AL TRAMONTO ***
Capitolo 2: *** L'INIZIO DELLA MALEDIZIONE ***
Capitolo 3: *** CASATA INUYOUKAI ***
Capitolo 4: *** PER UNA SEDUZIONE ***
Capitolo 5: *** FRATELLI ***
Capitolo 6: *** IL SEGRETO DELLE FRECCIE ***
Capitolo 7: *** IL PRINCIPIO DI UN INCUBO ***
Capitolo 8: *** SENTIMENTI ***
Capitolo 9: *** DIFFICOLTà ***
Capitolo 10: *** PIANI ***
Capitolo 11: *** REGALI...E MALI ***
Capitolo 12: *** LA FINE DEI GIOCHI ***
Capitolo 13: *** VERITà ***
Capitolo 14: *** UNA PROMESSA ***
Capitolo 15: *** IN FUGA TRA PASSATO E PRESENTE ***
Capitolo 16: *** CONTI APERTI ***
Capitolo 17: *** FALCO DI GIORNO, LUPO DI NOTTE ***
Capitolo 18: *** IL CASTELLO ***
Capitolo 19: *** L'UNICO GIORNO ***
Capitolo 20: *** L'ECLISSI DI SANGUE ***



Capitolo 1
*** AL TRAMONTO ***


Ciao a tutti, eccomi, o meglio, eccoci qui, per presentarvi la ff scritta da più persone in assoluto ( che grande record!). Incomincio presentandovi le mie tre co-scrittrici: bea, giw e lu, volete dire qualcosa ragazze?
Lu-Ma ciao a tutti!!!^^-
Giw- ebbene sì ci siamo coalizzate per questa splendida ff elaborata dalla mente della nostra Kagome008!!^^-
….
Bea-solo per questo?-
Kaggy- non pensate al motivo di sottofondo?-
Lu-mooootivo i sottofondo?-
Giw-come mai siete così piene di pregiudizi!?!-
Bea- e dovremmo fidarci?-
Lu+Giw- ehmm….^^’-
Kaggy- Quindi o mollate il tiramisù o lo dividiamo in parti eque!!!!><-
Lu+giw - Uff!!UU’… e va bene!!-
Kaggy- bene passiamo a cose serie …Kikyo…-
IIIIIIIIHIIH!!!!BOL!BOLP!BlOP!KATuD!
(nitrito di cavalli , pesci rossi che nuotano in una vaschetta troppo piccola …fulmine che colpisce Fantozzi su grattacielo…- -‘)
Lu+Kaggy- …- - ‘….-
Lu+Kaggy- BEA ,GIW!?!!!LA VOLETE SMETTERE CON QUEL FILM DI FANTOZZI!?!-
Bea+Giw(spengono tv)-scusate!^^’-
Kaggy-dicevamo?-
Giw- i cessi?-
Kaggy-i cessi!?- Giw- a no !si parlava di cadaveri!-
Lu- Cadaveri!?Kikyo?
IIIIIIIIHIIH!!!!BOL!BOLP!BlOP!KATuD!
(nitrito di cavalli , pesci rossi che nuotano in una vaschetta troppo piccola …fulmine che colpisce Fantozzi su grattacielo…- -‘)
….
giw+ Lu+ Kaggy- BEA!><-
bea- scusate!^^-

Noi quattro scrittrici di quest’opera di fantasia rinunciamo a ogni diritto legale che vige su “Inuyasha&co. ”di Rumiko Takahahi .
Allo stesso modo rinunziamo a ogni diritto sul film a cui ci siamo ispirate e cioè “Lady Hawk”.
Avvertiamo prima che la storia non sarà del tutto uguale, naturalmente abbiamo apportato le dovute modifiche.
Vi lasciamo con un gentilissimo : Se avete voglia commentate!!!!><

Leggenda: - discorso- “ pensiero”

HAWKE
CAPITOLO 1
AL TRAMONTO

I lampi squarciavano il cielo coperto di un spesso manto di nere nubi del tardo pomeriggio, mentre il rimbombare alto dei tuoni si propagava violento, accompagnato dallo spirare imperturbabile del vento. I fulmini illuminavano quello scenario apocalittico ad intermittenza,accendendosi e spegnendosi come una sorta di magica luce, mentre una bassa nebbiolina si alzava dal terreno ancora riscaldato dai raggi del sole della mattina.
Il sentiero, costeggiato da grandi alberi dalla scura chioma, e le campagne attorno, ancora sterili nel pieno dell’inverno, erano deserte, abbandonate dalla vita in quella guerra tra cielo e terra, tra acqua e natura. In lontananza era ben distinguibile la sagoma imponente di un maestoso castello dalle torri alte fino al cielo, circondato da piccole abitazioni di poveri contadini e mendicanti.
Viaggiare in condizioni simili non era per nulla sicuro: le imboscate di banditi e briganti non erano affatto leggenda in quel periodo in cui tutta la Francia era attraversata da un ondata di pestilenziali carestie e povertà, in cui anche le persone più oneste si tramutavano in ladri ed assassini per sopperire ai morsi della fame che attanagliava loro le vene e le tramutava in persone senza scrupoli, senza remore ad ammazzare qualcuno per un tozzo di pane.
Ma cosa mai potevano temere delle persone in fuga dal mondo, da un passato che le inseguiva come sulle tracce di invisibili segnali, riuscendo sempre a scovarli?
Tre sagome, in groppa rispettivamente ad altrettanti cavalli, cavalcavano lentamente sotto l’incedere della pioggia, riparati solamente da delle nere mantelle con cappuccio che li rendevano tanto simili all’oscura figura della morte: individui quasi senza volto, senza identità, senza alcun nome.
- Ragazzi, laggiù! – disse uno dei tre uomini, indicando una fievole luce in lontananza – Una locanda! -
La prima delle tre figure a cavallo, che teneva appollaiato sulla mano destra, rivestita di un pesante guantone nero, un bellissimo falco dal castano piumaggio, gli accarezzò il petto con fare gentile.
- Ci fermiamo? – chiese al volatile, aspettandosi quasi una risposta.
Il falcò inclinò la testa di lato, rassicurato dalla voce suadente del suo padrone.
- Ci fermiamo lì questa notte! – disse l’uomo, rivolgendosi ai due individui che lo seguivano e spronando la sua cavalcatura.
- Inuyasha, affittiamo una camera? Con un tempo come questo forse dovremmo… -
- No Miroku! – rispose il ragazzo con il falco alla mano – Paga l’oste per permetterci di riposare nelle stalle, non voglio dare nell’occhio! –
Il secondo ragazzo annuì, seguendo l’amico.
I fulmini continuarono a squarciare il cielo di nera pece, mentre la notte, coperta da quelle nubi al di là della luna, si avvicinava incombente.
***
La piccola stalla, rischiarata dalla tenue luce delle lanterne appese alle pareti, era pervasa dal nitrire sommesso, e dallo scalpiccio dei zoccoli, dei cavalli; mentre il profumo della paglia si mescolava a quello pungente della pioggia che entrava dalle piccole finestrelle aperte per far circolare l’aria.
Su un mucchio di vecchio pagliericcio, ricoperto quasi a regola d’arte da una pesante coperta di lana, sedeva, piuttosto comodamente per lo standard del confort, un ragazzo dai corti capelli corvini, raccolti in un basso codino.
I vispi occhi di caldo colore, e il volto così tranquillamente sereno, gli davano un aria quasi divertente.
Mentre raggirava tra le mani la ciotola con il cibo fumante, lo sguardo gli cadde sulla sua spada appoggiata al suo fianco, facilmente riconoscibile per il simbolo della croce che svettava sull’elsa.
Incredibilmente aveva conservato la spada che suo padre gli aveva regalato prima di iscriverlo al seminario per diventare, nell’aspirazione presuntuosa del genitore, un alto ministro, o prelato, o uomo di Chiesa di chissà quale contea o città.
Il fato aveva però voluto che la sua famiglia, di estrazione alto nobiliare, cadesse in rovina, come molte altre casate del paese, e che la sua breve carriera ecclesiastica, trovatasi senza fondi e senza finanziamenti, cessasse d’improvviso, senza, a dirla tutta, grande dispiacere da parte dell’interessato.
Non avrebbe mai voluto diventare un uomo casto, immacolato, capace solo di dispensare la predica e il salmone alla domenica e a qualche improbabile messa delle quattro del mattino.
Se c’era una cosa di buono che quel tormentato periodo di vita impossibile aveva portato, lui l’aveva trovato. - Miroku, il cibo si fredda! – disse una voce femminile al suo fianco.
Il ragazzo con il codino si voltò a fissare la ragazza sedutagli accanto, che mangiava silenziosamente la sua minestra.
L’alta coda di cavallo che raccoglieva i capelli castani, e gli occhi dello stesso colore profondo, denotavano ed illuminavano il suo volto delicatamente rifinito e dai lineamenti seri, ma gentili… ecco un altro motivo per cui non era esattamente propenso alla vita di Chiesa.
Anche la famiglia di Sango era caduta in miseria, sebbene per altri motivi… motivi di cui non era molto semplice e felice parlare.
I due incominciarono a mangiare in silenzio, mentre solo il rumoreggiare dei tuoni, ormai in lontananza, scandiva il tempo in quel ultimo sprazzo di fine giornata.
- Sembra che il temporale si stia spostando! – disse il terzo ragazzo, seduto sul limitare della finestra ad osservare le nuvole nere in movimento, mentre, con fare gentile, accarezzava le ali al falco che teneva sempre appollaiato alla mano.
I lunghi capelli d’argento e le orecchie canine che gli spuntavano dalla folta chioma dai riflessi abbaglianti, denotavano chiaramente la sua natura di mezzo-demone.
Non era difatti cosa insolita che umani e demoni convivessero, sebbene non sempre molto pacificamente, e che a volte si unissero in matrimonio generando figli mezzo sangue, un po’ emarginati e guardati di malocchio da ambe le parti per la loro natura a metà.
I demoni civilizzati, che vivevano tra gli uomini, non erano comunque tanti: solamente alcune casate nobili, come era stato per l’appunto per la famiglia di Inuyasha, sceglievano una vita di comunità, mentre la maggior parte degli youkai preferiva vivere in natura, quasi selvaggiamente come era stato in tempi remoti, senza obblighi e senza leggi.
- Inuyasha, forse dovresti prepararti, il sole sta per tramontare immagino! – disse Miroku, terminando la sua esigua cena.
- Si… - rispose distratto il demone, continuando ad accarezzare il volatile sulla sua mano.
- Inuyasha… -
- Lei… come sta? – chiese con voce malinconica Inuyasha, fermandosi ad osservare il suo falco.
- Bene… o per lo meno come il solito! – rispose Sango, alzandosi dal suo posto a sedere ed estraendo dalla bisaccia della sua sella un lungo abito da donna.
- E… è bella? – continuò a chiedere il mezzo demone, senza distogliere lo sguardo dal volatile dal piumaggio castano.
- Come sempre! – sorrise Miroku, avvicinandosi all’amico e battendogli una mano sulla spalla – Ci pensiamo noi a lei! –
- Lo so… - rispose Inuyasha, passando il falco sul braccio del ragazzo con il codino -… solo che mi manca da morire, e se penso che è sempre vicino a me, ma non la posso mai vedere, mi sento impazzire! –
- Amico mio, questa situazione non durerà a lungo… ormai la meta è vicina! – sorrise Miroku.
- Si… - rispose Inuyasha, accarezzando per l’ultima volta il suo falco, prima di uscire dalla stalla, senza più proferire parola.
Miroku e Sango si guardarono tristemente.
- Spero davvero che la cosa finisca presto! – disse Sango, poggiando i vestiti su una piccola sedia in disparte.
- Lo spero anche io! – continuò Miroku, lasciando il falco vicino ai vestiti e riavvicinandosi a Sango, che si era voltata dando le spalle al volatile – Il sole sta tramontando! –
Improvvisamente, una luce tenue, ma di secondo in secondo sempre più intensa, incominciò ad avvolgere il falco, comparendo dal nulla e quasi magicamente.
Era abbagliante quasi quanto la luce del sole che in quel mentre, sebbene coperto dalle nubi del temporale, stava tramontando non visibile per tutta quella pioggia.
- Possiamo voltarci? – chiese Miroku, dopo alcuni istanti di silenzio, mentre la luce si andava affievolendo. - Kagome? – chiese Sango, voltandosi.
Una ragazza dai lunghi capelli corvini, dai tenui riflessi viola, e dai profondi occhi ametista, si stava silenziosamente vestendo.
- Kagome? – chiese ancora Sango, avvicinandosi all’amica che pareva non averla udita.
- Ah, scusami Sango… - sorrise Kagome, finendo di vestirsi – Miroku, puoi voltarti! – continuò, salutando anche il ragazzo.
- Ho dovuto darti i miei vestiti, spero non siano troppo scomodi! – disse Sango osservando come il lungo abito di tela stava un pelo largo alla ragazza.
- Non preoccuparti, domani mattina non mi servirà già più! – rispose tristemente Kagome, avvicinandosi alla finestra ed osservando in silenzio la pioggia che cessava di scrosciare.
- Sai, anche lui stava seduto lì… anzi, stavate, perché ti tiene sempre al guantone! – disse in un sorriso amaro Miroku.
Kagome annuì distrattamente – Quello che succede mentre sono un falco non lo ricordo mai, ma so che lui mi è vicino… - disse, abbassando lo sguardo -… io sono almeno un po’ più fortunata di lui, che ogni notte se ne deve andare!-
Un ululato, quasi avvertendo le tristi parole di Kagome, ruppe il mormorio soffuso della pioggia.
- Kagome, vedrai, ormai non manca molto… - la rassicurò Sango, avvicinandosi all’amica e poggiandole una mano sulla spalla -… presto spezzeremo la maledizione che vi separa! -
Kagome annuì, mentre un altro ululato si alzava nella notte ormai calata.
-Anche io… anche io ti amo Inuyasha! – bisbigliò Kagome.
L’ennesima lacrima invisibile le rigò il viso ,dipinto in un’ espressione stoica.
Loro due…
Sempre così vicini, ma allo stesso tempo eternamente distanti, finche il sole sorgerà per i loro brevi archi di vita, per colpa di una maledizione contro il loro amore, per colpa di una gelosia… di odio.

Continua capitolo 2 …

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Capitolo 2
*** L'INIZIO DELLA MALEDIZIONE ***


K - Eccoci giunti al capitolo 2, scritto quasi interamente dalle mie fide collaboratrici, che sono state senza dubbio bravissime! –
K- Ah si, quasi dimenticavo… GRAZIE A TUTTI VOI CHE COMMENTATE E LEGGETE!!!!!! GRAZIE MILLE!!!!!! LA KBLG ENTERPRISE VI RINGRAZZIA! ^o^ -

CAPITOLO 2
L’INIZIO DELLA MALEDIZIONE

Nell’aria ferma si sentiva ancora il forte odore dell’umidità , unico rimasuglio di quel intensa pioggia, vesso dei tre viandanti che ora riposavano tranquilli nella stalla da loro affittata.
Kagome riposava nell’angolo ,accoccolata come un gatto nel letto di pagliericcio e coperte che si era preparata, proprio vicino a quella finestra ,quella dove poche ore prima anche Inuyasha era stato.
Respirò a fondo l’aria bagnata e pesante della notte, aprendo i grandi occhi color ametista.
Mosse leggermente il capo riuscendo a vedere Sango e Miroku dormire poco più in là ,non molto distanti,con le mani pronte sulle impugnature delle armi .
Sbatte le lunghe ciglia corvine ,tornando a fissare il cielo nero ,coperto dal manto grigio blu delle nubi temporalesche.
Lo stesso cielo che forse stava guardando il suo Inuyasha…
Un singhiozzo soffocato gli usci dalle labbra.
Perché proprio a lei?
Forse non era stata …abbastanza fedele, non aveva…pregato abbastanza il signore o lasciato mai mance esorbitanti al parroco .
Una lacrima scese lentamente sulla guancia di un rosa pallido della ragazza. Tirò su col naso stringendosi ancor di più nelle coperte massicce.
No, non avrebbe pianto. Inuyasha non l’avrebbe voluto … Socchiuse gli occhi sorridendo dolcemente, mentre un diffuso tepore le si diffondeva in corpo.
Un ululato lontano si diffuse trasportato dall’eco della notte.
-Inuyasha….-
***
Le zampe del lupo battevano sicure sul terreno fangoso coperto dal manto di foglie secche e cadute mentre, buttato nella sua folle corsa ,osservava tutto coi febbrili occhi ambra. Il folto manto di un nero lucido veniva sferzato dal vento della corsa mentre la morbida coda si muoveva con forza ed eleganza .
Al suo naso arrivavano i mille odori della notte: dell’umidità ,del terreno su cui adesso le sue zampe correvano veloci ; dei volatili alti su gli alberi, perpetui testimoni di quella mostruosa metamorfosi, che lo guardavano con compassione.
Come una sorta di delirio gli passo negli occhi: ora l’unica cosa di cui aveva voglia era …
Le iridi dorate saettarono tra le radici ,incrociando quelli smarrite e impaurite di una lepre . Il suo istinto subito lo fece agire. Con uno scatto portentoso , spinse al massimo i muscoli delle zampe mentre le unghie iniziavano a venir fuori per dargli maggiore aderenza nella corsa. ( piccola parentesi: non ce lo siamo inventate di sana pianta che –alcuni- animali mettono fuori le unghie mentre corrono!ndL)(basti vedere il mio gatto!siccome ha il culo pesante quando corre in curva slitta, quindi mette le unghie e gratta il pavimento!UUndB)(O_o eh? Ma che centra!?! ndK)(si…ma Yasha è un caso a parte…quanti gatti che avete a casa si mangiano il purè coi piselli?ndG)(almeno risparmi sulle scatolette!$_$ndL)(@_@ ci capisco sempre meno!ndK)
Strinse le zanne bianche raggiungendo la sua preda , per poi iniziare a sbatterla sui tronchi ,per terra , mentre questa si dimenava in preda agli ultimi spasmi.
Alzò il muso sporco di sangue al cielo emettendo un ululato, quasi a dimostrazione del suo dolore e frustrazione. Voleva vendetta…voleva vedere quei dannati morire come quella lepre . Voleva vederli pregare ,piangere e gridare per la loro infima vita.
Senza fiato abbassò il muso ,stanco , mentre il fiatone si condensava in nuvolette . Voleva la sua Kagome…
Trascinando le zampe , ricominciò il suo vagare solitario nella notte. La foresta solitaria e cupa rantolava nei suoi suoni notturni mentre uno spicchio di luna calante illuminava il cielo . Le orecchie corvine sul capo si mossero leggermente attirate da un leggero scricchiolio a cui non badò più del dovuto.
Volse il muso al cielo emettendo un lungo ululato solitario. Se solo avesse potuto tornare indietro nel tempo…avrebbe cercato di salvarli ,di salvarla, da quella pseudo vita…
“Kagome….”

***
…Due Anni prima…

-Kagome sbrigati faremo tardi alla funzione!- La giovane ragazza scese dalla carrozza ,guardando con occhi stupefatti la magnifica cattedrale che si ergeva in tutta la sua imponenza, nel centro della grande piazza ,gremita di fedeli. Notre Dame ,a quanto le avevano sempre riferito, era il più grande e magnifico esempio architettonico e religioso, cosa che la città di Parigi si era pienamente meritata. Osservò ammaliata la facciata imperiosa e seria dominata dal magnifico rosone.
Le avevano riferito bene!
-Kagome!-La madre , Chihiro Higurashi, la aspettava con impazienza poco più avanti .
Erano arrivati da poco tempo a Parigi, dato che la signora , aveva stretto amicizia con un facoltoso Youkai del posto. Amicizia ,che a quanto pare ,valeva la pena curare, dato quel trasferimento.
Si spolverò un attimo la gonna in seta dalle sfaccettature lilla , sistemando anche quella passata e il velo bianco intrecciato di perline , che la madre si ostinava a farle portare.
Sollevò un lembo dell’abito affrettando il passo per raggiungere la donna, mentre il campanaro richiamava anche i fedeli più ritardatari a messa.
Kagome sopirò debolmente ,facendo il suo ingresso nella cattedrale ,mentre grandi nuvoloni la dicevano lunga sul tempo che sarebbe andato a venire..

***
Insistenti gocce di pioggia ticchettavano rumorosamente sul vetro della finestra. Due penetrati occhi ambrati osservavano imperscrutabili la grigia città parigina . Grigiore accentuato dalla triste foschia di quel giorno di pioggia.
Sbottò di stizza ,rimescolando il calice pieno di vino che aveva in mano. Quella città era sempre grigia! Inuyasha degli InuYoukai ,secondogenito di Ken degli Inuyoukai, ormai diciottenne , osservava ,quasi disgustato, la città che si stendeva con le sue case misere, quasi di fango. Spiccava tra tutte Notre Dame. Osservò con un sopracciglio alzato la cattedrale. Per lui quella non era altro che l’ennesimo segno di sottomissione da parte del popolo...da parte di tutti.
Per il mercato, da quanto aveva sentito dire dalle serve, correva la voce che per fare il solo rosone fossero stati spesi milioni di franchi. Milioni che sarebbero potuti servire per sfamare il popolo che moriva di stenti. L’occhio cadde inevitabilmente su quello che chiamavano “le Chateu du Vautour*” . Un imponente maniero arroccato sopra un dirupo e circondato da un fossato. Una vera roccaforte, quella di Monsieru* Naraku. Quello che si poteva definire il “signorotto locale”, probabilmente niente di più che un re di fatto anche se non di nome.
Sorrise beffardo pulendosi la bocca col dorso della mano. Anche se era più opportuno etichettarlo “Le chateu du Araignée*”, dato che stavamo parlando di un demone ragno.
Una saetta bianca, si disegnò in un soffio nel cielo plumbeo ,accompagnata dal rombo del tuono, tanto potente da far tremare le finestre.
Un orecchia bianca del mezzo demone scattò leggermente ,mentre gettava con non curanza il calice d’oro dietro le sue spalle.
-Che tempo da lupi….-
(Cos’era una battuta?ndG)(no, perché?ndB)(sai lui che dice che è un tempo da Lupi…UUndL)(°.°fix…non me ne ero quasi resa conto!ndB)(^^ndK)

***
I canti corali (degni di un cimitero) le martellavano le orecchie ,facendole pulsare le tempie. Seduta da oltre un’ora e mezza su una di quelle scomode panche , mentre l’odore d’incenso e candele bruciate le si insinuava nelle narici e la monotona voce del vescovo le ronzava in mente con lo stesso interesse che si possa avere per una mosca, sospirò quando per l’ennesima volta dovette tornare a inginocchiarsi. Era sempre stata un tipo molto credente lei, così come sua madre. Le era stato insegnato fin da piccola che una “Signora” va in chiesa tutte le domeniche. E’ gentile, compita, aggraziata, delicata , ben educata e puntuale. La perfezione ,si direbbe.
Ma come si poteva rimanere indifferenti alle sciocchezze che il prete stava recitando alla messa? Non si poteva, ecco tutto.
Non faceva altro che parlare della perdizione , che si poteva incontrare a Montmartre, e di come se la si volesse evitare si dovesse essere generosi nei confronti della chiesa . Aveva poi attaccato con uno snervante sermone sulla fedeltà e fiducia. Di come parlare male delle persone fosse quasi un peccato. “Bell’ipocrita!”aveva pensato lei a quel punto” Scommetto che anche tu appena giri l’angolo parli male di qualcuno!”
Quasi le venne voglia di ringraziare il cielo quando con fare “divino” ,quasi, il vescovo pronunciò le soavi parole “Andate in pace”.
A quel punto un diffuso mormorio si diffuse per la chiesa , mente il padre ,coi chierichetti dietro, seguiva la lunga fila di candele oltre la terza navata per ritornare ai suoi alloggi col breviario sotto mano. Chihiro si guardò a torno sbuffando, mentre agganciava la mantellina di un cupo verde smeraldo sopra le spalle. Chihiro Higurashi era una bella donna di trentenni, dai furbetti occhi castani e i capelli corti del medesimo colore. Aveva vissuto con la figlia a Marsiglia , dove aveva vissuto e si era sposata col conte Higurashi, il marito, deceduto alla nascita di Kagome , lasciando la moglie come beneficiaria delle proprie terre nonché della sua fortuna. Molti la descrivevano come una donna scaltra e risoluta, capace di un’incredibile dolcezza. Ma pochi ,purtroppo , erano i casi in cui questo suo lato poteva venir fuori.
Certi la definivano l’antitesi della figlia, Kagome Higurashi, giovane sedicenne dal promettente futuro. Secondo “I posteri” questa aveva preso molto di più dal padre, dato che , a parte il colore degli occhi , questa non aveva nemmeno una caratteristica in comune con la madre.
-Kagome, vado a vedere dove è finita la carrozza. Fammi il favore di aspettarmi qui.-
Kagome annui distrattamente , mentre la madre si avviava con passo lesto fuori , nell’intemperie della pioggia.
Sospirò debolmente ,tornando a guardare la cattedrale deserta. Gli archi acuti slanciavano le colonne e il soffitto altissimo, pieno di decori, nascosti però dall’oscurità .
In quel momento si sentiva un moscerino.
La luce “divina” del rosone colpiva in pieno l’altare e il cristo crocifisso , in quella sua perenne espressione di atroce sofferenza.
-Mi sono perso la funzione?-
Kagome si voltò alla sua destra ,dove un giovane ventiduenne aveva appena preso posto. Portava un abito raffinato e i lunghi capelli brizzolati mori , incorniciavano un viso marmoreo dai penetranti occhi rossi.
Indubbiamente uno youkai…
-La funzione è finita, ma non si è perso niente mi creda...-disse Kagome con un sorriso.
L’uomo alzò un sopracciglio, quasi divertito- e perché mai ?-
-Beh…il vescovo, sembrava volesse plagiare le menti dei fedeli , tanto inzuppava i discorsi di propaganda politica e di norme di comportamento!-rispose alzando le spalle .
-Kagome!- La madre Chihiro,chiamò la figlia dalla soglia- Tesoro ,è arrivata la carrozza.-
-Chiedo scusa, mi devo congedare –sorrise lievemente , mentre con eleganza si alzava dalla panca per andare incontro alla madre.
Il demone guardò l’esile figura sparire velocemente da suo campo di vista.
Madamoiselle* Kagome …davvero una bella ragazza.
Si voltò ,tornando a guardare l’altare con un ghigno strano in volto.
Forse aveva trovato qualcosa di interessante…

Le Chateu du Vautor *= il castello dell’avvoltoio.
“ “ “ Araignée*= il castello del Ragno.
Monsieru= quello che pronunciamo “messie” ovvero signore.
Madamoiselle=signorina

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Capitolo 3
*** CASATA INUYOUKAI ***


K- Eccoci giunti al capitolo numero 3!
Lu- Sono aperte le scommesse su chi riuscirà a mangiarsi l’ultima fetta di tiramisù!
Bea- e questo che centra?
K- E non chiederlo a me!
Giw- Io, io, me la mangio!
Lu- No, io!!!!
Incomincia una zuffa tra Giw e Lu
Bea- Dovrei andare a fermarle?
K- Si, vai, e portami la fetta di tiramisù, wahahaha
Bea- -.-‘ come scusa?
K- ehm, no, nulla, cominciamo il capitolo che è meglio ^^’

P.s. Grazie a tutti per i commenti!
P.p.s. I prossimi capitoli saranno tutti flesh back per spiegarvi la storia, quando torneremo al presente ve lo diremo!

CAPITOLO 3
CASATA INUYOUKAI

Gli scalpicci dei zoccoli ticchettavano come scarpe da ballerina sulle mattonelle di pavè, che ricoprivano, all’epoca, quasi tutte le strade della capitale francese.
La carrozza, con il suo andamento sussultorio, ma al contempo tranquillizzante, oscillava per la strada non del tutto assestata.
Con sguardo spento, quasi in dormiveglia, Kagome osservava stanca il paesaggio oltre il finestrino dall’opaca trasparenza, puntando lo sguardo sulle nubi in movimento sopra il cielo parigino.
- Kagome, tesoro! - le disse la madre, distogliendola da quel suo stato di semi incoscienza - Come ti sembra Parigi?-
- Bhe… - sospirò Kagome, guardandosi attorno - … grande e… - “ e tetra!” pensò, per non dare un dispiacere alla madre, evidentemente entusiasta della loro nuova città.
- Bene, sono felice che ti piaccia! – sorrise Chihiro, senza badare poi molto alla risposta compromettente della figlia – Questo pomeriggio siamo state invitate a prendere il the da un mio conoscente! –
- Cosa? – chiese Kagome, sconcertata – Come mai così presto? Siamo arrivate da appena due giorni e… - - Un mio amico ci ha invitato, gentilmente, ad un the pomeridiano per inserirci nell’ambiente parigino e spiegarci un po’ dell’evolversi della vita di questa città, penso che come minimo dovresti essergli grata, Kagome! –
La ragazza dai lunghi capelli corvini annuì, tornando a fissare il cielo nero sopra di loro.
Sebbene prima abitassero in una città di provincia e le occasioni di gran gala non fossero poi molte, datosi anche il periodo di profonda crisi che stavano attraversando alcune famiglie aristocratiche, Kagome sapeva benissimo, e mal sopportava, tutte le maniere dolci e di convenzionale facciata che a volte il ceto nobiliare vantava con spudorata doppia faccia.
Avrebbe dovuto essere gentile, cordiale, con tutte le persone lì presenti; sorridere loro con convinto interesse e dialogare con persone evidentemente interessate solamente alla sua fortuna. Kagome scosse la testa.
Non era sempre stato così… da piccola, quelle rare occasioni di incontro, la divertivano un mondo.
Tutta la casa addobbata a festa, l’indossare il suo vestito migliore, l’ambiente cordiale e di calore quasi palpabile… la magia si era persa nel corso degli anni e con la morte dell’adorato padre.
- Vedrai, ti divertirai! – disse la madre entusiasta – La casata degli Inuyoukai è molto ricca e potente, sarà una vera fortuna per noi e poi… e poi forse incontrerai anche qualche ragazzo disposto a chiedere la tua mano! -
A quelle parole il volto di Kagome assunse un espressione di profonda agitazione e di disgusto: le mancava solamente qualche ricco farfallone dalla fronte spaziosa e i denti all’infuori, con l’aria da figlio di papà , smanioso di mostrarle le sue ricche facoltà, in assenza di un cervello vero e proprio e di un vero attributo maschile.
- Allora, che ne pensi? – chiese Chihiro sorridente.
- Bene… - sorrise forzatamente Kagome “ … di male in peggio!”
Un raggio di sole sbucò oltre lo strato di nubi ormai scariche di pioggia.
Il temporale era passato.
***
- Inuyasha, dannazione, quanto ci metti a prepararti? – chiese, con tono ormai rassegnato, un ragazzo dal buffo codino, appoggiato mollemente alla parte d’innanzi alla porta del bagno, nella camera illuminata appena dalla luce pallida del sole dell’ultimo pomeriggio.
- Miroku, vuoi piantarla? – sbottò da dentro il bagno il ragazzo – Sempre a ripetere le parole di mio padre! – - Non è di certo colpa mia se questo è il mio compito! – rispose in un sbuffo Miroku, toccandosi di sfuggita la spada con il stemma a croce.
Dopo che la sua casata, di estrazione nobiliare, cadette in rovina, e la carriera ecclesiastica, non di certo rimpianta, fu interrotta, Miroku fu preso come “consigliere”, sebbene svolgesse anche altri ruoli, dalla famiglia Inuyoukai.
A quel tempo non era insolito che nobili caduti in rovina venissero in qualche modo “ tutelati” da altri nobili, economicamente più fortunati e dalle fortune stabili, venendo presi sotto la protezione di amici benestanti o assunti con mansioni differenti. Se poi si era portati in particolar modo alla frequentazione di ambienti altolocati, si capiva un minimo di economia e di politica, come in questo caso Miroku, non era poi impossibile non allontanarsi del tutto dal pregiato ambiente di origine.
La porta del bagno si aprì in un tonfo, mentre la figura imbronciata di Inuyasha si stagliava sulla porta. I lunghi capelli d’argento e le buffe orecchie canine denotavano la sua natura di mezzo demone, così come i profondi occhi ambrati.
Era vestito con un elegante abito nero, molto più leggero delle pesanti armature da cavaliere che spesso era costretto ad indossare. Al fianco portava comunque, instancabilmente, la sua fida spada tessaiga.
- Presentarti con la spada ad un ricevimento non è certo molto adatto! – disse in un sorriso Miroku, guadagnandosi un occhiata di astio da parte dell’hanyou.
- Mi mancano solo le tue battutine! – rispose serafico Inuyasha – Quanto non mi va di partecipare a questa messa inscena! –
- Tuo padre ci tiene, lo sai! – disse instancabile il ragazzo con il codino.
- Lo so, lo so… - rispose stanco Inuyasha – Sai se ci sarà anche Naraku? –
- Il signore de le Chateu du Vautour ? – chiese Miroku - Mi stupirei se non ci fosse ! –
- Ultimamente tutti ruotano attorno a lui !- disse con astio il mezzo demone – Tutti cercano di ingraziarselo e lui accresce così il suo potere… anche mio padre non è da meno! –
- Inuyasha, dovresti cercare di dimenticare! – disse Miroku, con aria triste.
- Dimenticare? Dimenticare? – urlò l’hanyou – è stato per quell “ accidentale” incidente, per quel fatale “errore” commesso dalle sue guardie che mia madre è morta! –
- Inuyasha… - Miroku lo richiamò alla calma – Cosa intendi fare? Non puoi di certo andare giù, sguainare la spada e ammazzarlo! –
- Non posso… ora! – sibilò Inuyasha – Ma un girono lo farò, ed ora andiamo a questo the! –
***
Le campane di Notre Dame suonavano le cinque del pomeriggio, mentre il cielo, ormai dissipato di nubi, era tinto dell’ultimo sole di caldi colori.
I rintocchi della voce della Nostra Signora accompagnavano i pensieri di Kagome, mentre, guardando la madre, seduta diffronte a lei e visibilmente eccitata, pregava in cuor suo che quella farsa, quella loro presentazione alla nobiltà parigina, durasse il minor tempo possibile.
Dopo aver lasciato la loro nuova residenza e aver attraversato la lunga via degli champes elise, la carrozza era ormai in prossimità della famosa residenza degli Inuyoukai.
Kagome tormentava, rigirandoselo tra le mani, l’orlo del suo vestito: aveva indossato un lungo abito bianco dalle rifiniture rosa, semplice e non pacchiano, senza esagerazioni di brillanti e di merletti. Senza essere un gran abito d’impatto, a Kagome piaceva assai molto il fatto di volersi distinguersi dalle altre ragazze, tutte così ricche di nastrini e gioielli per farsi ammirare dai possibili spasimanti più economicamente abbienti. Osservando ormai sconsolata la madre, notò come la differenza tra loro in quel istante fosse ai massimi antipodi: Chihiro sfoggiava un abito firmato, truccata a gran dama e impreziosita da collane d’oro e orecchini di perla, messi in risalto dai capelli raccolti in una strana capigliatura, mentre Kagome portava quel suo semplice abito bianco, con un filo di trucco e senza particolari gioielli.
- Eccoci, siamo arrivate! – esultò la madre, sporgendosi dal finestrino come una bambina.
Una grande villa, a forma di ferro di cavallo, si estendeva dopo un lungo sentiero di grandi alberi dal tronco robusto e dalle verdi foglie, mentre fiaccole dalla lamella ballerina illuminavano il viale, sebbene la luce del sole diminuisse il loro bagliore.
Il grande complesso residenziale, tinto di un bianco quasi scintillante, era illuminato all’interno di tutto punto, come era ben visibile all’esterno dalle ampie finestre che costeggiavano l’are centrale dell’edificio, da grandi lampadari di cristallo fissati ai soffitti vertiginosi.
Giunte d’innanzi all’ingresso, Kagome e Chihiro scesero dalla carrozza, mentre, ben visibile poco dopo la soglia, un alto signore dai lunghi capelli argentei accoglieva gli ospiti… probabilmente era il signore di casa. - Madame Chihiro, finalmente ci rincontriamo! - sorrise cordiale l’uomo, venendo incontro alle due e baciando la mano alla madre di Kagome, che arrossi lievemente.
- Monsieur Ken, anche io sono lieta di rivederla! - rispose gentile Chihiro.
- E questa deve essere vostra figlia, la Signorina Kagome… - disse il demone, baciando anche a Kagome la mano -… degna della bellezza della madre! –
Kagome sorrise in risposta, facendo un breve inchino, mentre Chihiro arrossiva ancora.
Kagome la osservò di sottecchi: non aveva mai visto sua madre talmente imbarazzata.
Evidentemente il Signor Ken degli Inuyoukai doveva avere una grande influenza sulla madre… oltre che, ovviamente, piacerle molto.
- Madamoiselle Kagome, nel salone principale, dritto diffronte a voi, ci sono altri ospiti qui riuniti a prendere il the, vi spiace precederci mentre io scambio due parole con vostra madre? - disse Ken, stringendo la mano a Chihiro e sorridendo alla ragazza dai lunghi capelli corvini.
Kagome si inchinò leggermente, ormai rassegnata a dover trascorrere il pomeriggio tra pomposi signorotti e nobili dal fare viscido e appiccicoso.
- Ah… lì troverete anche mio figlio, Inuyasha… - disse Ken, fermandola -… fate amicizia! -
Kagome annuì, non del tutto convinta… chissà quale figlio di papà avrebbe mai incontrato!
***
( presente)
Il rumoreggiare lontano del temporale svegliò Kagome, mentre, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco l’ambiente circostante, si alzò faticosamente a sedere dal suo letto a pagliericcio.
Guardando oltre la finestrella incavata nella parete, sorrise cinicamente.
L’alba stava per sorgere.
Alzandosi lentamente dal suo giaciglio, incominciò a levarsi gli abiti, mentre Sango e Miroku dormivano ancora.
Erano passati due anni dal loro primo incontro, da quando aveva incontrato per la prima volta, al ricevimento alla casata Inuyoukai, Sango, Miroku e… Inuyasha.
Kagome sorrise: la prima impressione riguardo al mezzo demone non era stata del tutto positiva. Lo riteneva un pomposo, orgoglioso, testardo maschiaccio, che delle donne non capiva un fico secco. Sebbene un fondo di verità ci fosse nella sua prima constatazione, Kagome si era accorta poi di essersi affezionata troppo ad Inuyasha, e di essersi anche innamorata di lui… dell’unica persona al mondo di cui non si doveva innamorare.
Un ululato si alzò dai boschi circostanti la locanda, come un richiamo.
Improvvisamente, dietro le alte montagne che si profilavano all’ orizzonte, i primi raggi del sole sbucarono ad illuminare il mondo della notte.
Così, come magia, come ormai avveniva da due anni, Kagome abbandonò le sue spoglie umane di donna, tramutandosi in un fascio di luce in un bellissimo falco dal castano piumaggio, mentre poco lontano da lei un lupo tornava ad essere uomo.
***
( di nuovo due anni prima)
Inuyasha sedeva in disparte, osservando con fare noioso il liquido dal caldo tepore e dal colorito dolciastro, che rifletteva la sua immagine distorta nella tazzina che teneva nella sua mano.
Il vociferare dei presenti era diventato una sorta di ronzio fastidioso… quanto si annoiava in quelle pacchiane riunioni di nobilotti riuniti a sorseggiare the.
Miroku, accompagnato da una ragazza dalla alta coda castana e dai penetranti occhi dello stesso colore, che svolgeva come il ragazzo con il codino mansioni simili alle sue, sebbene la sua storia fosse un tantino diversa e più complicata, si avvicinò al mezzo demone.
- è arrivata l’ospite tanto attesa da tuo padre! – disse Miroku, indicando la soglia della sala – E quella dovrebbe essere sua figlia! -
- Cosa vuoi che me ne… - disse seccato Inuyasha, prima di interrompersi, osservando rapito la ragazza a pochi metri da lui.
Era… era… era molto carina!
Portava un semplice abito bianco che le ricadeva morbido sul corpo sinuoso, i capelli corvini, dai riflessi violacei, sciolti, e gli occhi di un dolce colore risplendevano di una luce allegra e al con tempo amareggiata.
-… la solita figlia di papà! – chiese, alzandosi in piedi – Come tutte le ragazze qui, d’altronde! –
Non sapeva perché, ma l’improvvisa perdita di controllo sui suoi pensieri gli dava tremendamente fastidio, tanto da spingerlo ad essere ottusamente aggressivo, senza una benché minima ragione.
- Caspita, è molto carina! – disse Sango, osservando la ragazza che veniva attorniata da alcuni giovani. - Davvero carina! - ripetè Miroku – Non ti vai a presentare, Inuyasha? –
- Cosa? – chiese indispettito il mezzo demone – Non ci penso proprio! –
- Sei il padrone di casa, dai il buon esempio! – sorrise Miroku.
- Tzè! – sbuffò Inuyasha, incamminandosi verso il gruppetto riunito attorno a Kagome.
Miroku e Sango si guardarono divertiti: ci sarebbe stato da divertirsi!

Continua capitolo 4…

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Capitolo 4
*** PER UNA SEDUZIONE ***


L- E rieccoci qua!!!!-
G-Aaah! Che bello mi eravate mancati!^^-
K- eh gia!^^ Un tanto graçie per i commenti!!!Tu non dici niente?-
B-ç_ç…sono in lutto…non ho la forza di dire nulla..-
K-Ma dai ne troverai altri…^^’-
B- no…non sarà lo stesso…ç_ç-
G-dai non farla tanto lunga…era logico che dopo un po’ finisse!UU-
B- ç_ç
L- mi sa che così non l’aiuti…=_=-
G-ma tutto sto casino per…-
B- BWAAAAAAA!!!RIVOGLIO IL MIO PIGIAMINO DI WINNIE!!!><°°°°BWAAABWAAAA!!!-
K-^^’’-
G-appunto…!=_=-
L-UU-
B-BWAWAWAAAwAAAAAAA!!!!

Molte ore dopo..

K-^^’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’-(Kagome semi preda di una crisi isterica trattenuta)
B-BWWAAAAAAABWAAAAAAAA!!!!!-
G(con auricolari nelle orecchie)-The Silents is gold!!!-
B-BWWAWAAAAAAAAAAAAWAAAAAAAAAAAAA!!!!-
L-\_/ ORA BAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAASTAAAAAAA!!!!BEA , ROIBEN!-Lu tira poster di Rath Roiben Rye fuori dalla finestra.
B+G-OçOfix….MIO!!!!!!-Bea e Giw saltano fuori dalla finestra, iniziando a urlare “il cielo sta cadendo” per far spostare la processione delle 5 e gregge di pecore sfuggito al film Jumangi.
L+K- 0_0’’’…-
…………silenzio……….

L(crolla su poltrona -Aaah! Che bello ora mi posso rilassare!….-
K(con in mano Cocktail stesa sul materassino di una piscina uscita dalla borsa di mary Poppins)-DIVINO!^^-
CAPITOLO 4
PER UNA SEDUZIONE

-Qual è il vostro nome madonna?-chiese con grazia un ragazzo , facendole un elegante baciamano. Kagome fece un sorriso , cercando di non far notare il suo nervosismo. Non aveva mai potuto fare a meno di notare di come in quei luoghi si venga guardati come un pezzo di carne nelle cucine. Sembrava che ti dovessero valutare per poi smistarti in “carne buona” o “carne da buttare”. Una cosa abbastanza disgustosa.
Girò leggermente la testa in tempo per vedere la madre passare per il corridoio dietro le sue spalle e tirarle un’occhiata ammonitrice, mentre ancora col sorriso sulle labbra , camminava insieme al padrone di casa. Sospirò impercettibilmente : siano dannate lei e l’etichetta…
-Si sarei curioso anche io di saperlo Seiryo…-disse una voce sbruffona, dietro la calca che le stava attorno. Il ragazzo dagli scuri capelli si scansò appena, lasciando libero accesso al signore di casa. -Inuyasha Inuyoukai, Madamoisselle.- sorrise beffardo nel fare il suo fluido inchino, guardandola con i profondi occhi di un abbagliante ambra.
Kagome non poté non notare l’evidente somiglianza tra questo e il padrone di casa: stessi occhi, stessi capelli solo che sulla testa del ragazzo facevano capolino due amorevoli orecchie da cagnolino. Kagome non potè fare a meno di fare un sorriso al pensiero di quanto dovessero essere morbide al tatto… “Ma ce razza di pensieri fai Kagome! Ricordati che lui non è certo diverso da tutti questi cocchi di casa qui…cerca di controllarti, cielo! ”pensò ricambiando l’inchino con un gentile sorriso- Kagome Higurashi..monsieur ,quindi lei è il padrone di casa..-
Inuyasha storse il naso ,fissando quel volto brillante- Diciamo di si….-
Il gruppo che l’accerchiava si era pian piano sciolto con l’arrivo del padrone di casa , facendo ritornare tutti i presenti alle precedenti occupazioni.
Kagome alzò un sopracciglio impercettibilmente facendo un sorrisetto. “Ma che razza di risposta è diciamo di si? O lo sei o non lo sei imbecille!”
“Cretina”
“Idiota”
“Defic..”
-Salve madamoiselle Kagome, mi presento…Sango Yoshiaki.. - Kagome si voltò verso la ragazza dai lunghi capelli di un castano ramato legati in un’elegante coda di cavallo, che alla sua destra le sorrideva amichevole.
-E io sono Miroku ……Piacere di fare la vostra conoscenza- disse facendole un elegante baciamano. Kagome poté benissimo vedere Sango , dietro di lui, fulminarlo con gli occhi, mentre il ragazzo moro dal piccolo codino , sorrideva un po’ teso .
-Piacere mio....-disse sorridendo divertita.
-Allora Kagome, cosa la porta qua a Parigi..?-La ragazza castana le si fece di fianco, accompagnandola verso una delle panche ricoperte dai morbidi cuscini in velluto rosso e oro.
Inuyasha corrucciò gli occhi guardando la ragazza allontanarsi con Sango: Tsk! Decisamente una figlia di papà!
***
-Kagome-sama mi sembra una ragazza a posto.-disse Miroku con un sorriso. Inuyasha tirò un’occhiata torva alle due ragazze qualche metro più in la ,che scherzavano e ridevano , sorseggiando una tazza di tè.
-Tsk! Una chicca , davvero una chicca! Di Miroku ma l’hai vista bene, a me quella pare una smorfiosa..!!-
Il ragazzo tirò un’occhiata alle due e vide la mora scoppiare in una risata cristallina e distesa, seguita a ruota da Sango.
-A me non pare.- commentò.
-Tsk! Ovvio tu sei capace di andare con ogni ragazza del mondo purché respiri!-
-No , deve anche essere bella!-Inuyasha gli tirò un’occhiata storta.
-Ok ho parlato troppo , ma…-
-Monsieur Naraku! Che piacere vederla!-I due furono attirati dalla voce di Ken , che insieme a Madame Higurashi erano andati ad accoglierlo. Un uomo alto, dai lunghi capelli corvini brizzolati, legati in un’opportuna coda, faceva un elegante figura, con i freddi ,ma intensi, occhi porpora e gli abiti curati e di ricercata fattura .
-Il piacere è tutto mio Ken e chi è quest’elegante signora al tuo fianco?- chiese con un (falso) sorriso seduttore.
L’uomo strinse un pugno , indicando poi con un elegante gesto dell’altra mano la signora- Questa è un Mia ospite Madame Higurashi..lei e la figlia sono venute da Marsiglia.-
La donna sfoggiò un sorriso smagliante .Fece un leggero inchino, facendo fare mille pieghe all’ampia gonna di un bianco perla, rifinita da trame e bordature dorate .
-E’ un piacere conoscerla Monsieur , Lasci che le presenti mia figlia…Kagome cara!-la chiamò.
L’Hanyou spostò lo sguardo sulla minuta figura della ragazza, che ,con un impercettibile sospiro ,si congedava da Sango ,raggiungendo la madre col sorriso stampato in faccia. Alzò un sopracciglio incuriosito dalla reazione: che non le piacessero le mondanità!?
-Kagome ,cara, questo è Monsieur Naraku…-disse la donna dandole una affettuosa carezza sul braccio coperto dalla manica bianca. Kagome sgranò gli occhi facendo un sorriso a metà tra lo stupito e l’imbarazzato.
-è..è Un piacere-tartagliò.
Naraku fece un sorriso compiaciuto , seducente , premendo le sue labbra ruvide sulla mano della ragazza.
-No…il piacere…è tutto mio..-
***
1486 ( presente) …

Inuyasha fece il suo ingresso nella stalla nel momento esatto in cui i compagni di viaggio si svegliarono. Sango stropiccio gli occhi , cercando la figura di Kagome, si rattristò quando vide il sole ormai sorto e i suo vestiti sulla sedia. A quanto pare se ne era già andata..
-Awnn…Buon giorno Inuyasha , come è andata?-sbadigliò Miroku grattandosi il capo.
-Sarebbe potuta andare meglio- disse laconico-…andiamo a fare colazione-
I due annuirono prendendo i mantelli. Meglio non farsi vedere troppo , se si è ricercati. L’aria gelata e tagliente come una lama di vetro , riuscì a far abbandonare a i due ragazzi il torpore del sonno. Tutti e tre tirarono su i cappucci , entrando di soppiatto nella locanda e sedendosi ad un tavolo di quelli in fondo. Resti di cibo e odore di vino e carne cotta aleggiava ancora nel locale. Resti di cibo schiacciati, vetri rotti e i cocci di piatti rotti venivano lentamente spazzati da la moglie dell’oste. Una bassa e tarchiata, che se presa per il verso giusto ( quello pecuniario) sapeva esser di poche parole. Gli ultimi ubriachi e i commercianti mattinieri riempivano i pochi tavoli in legno sporco, forse anche con qualche asse marcia, mentre i vetri ingialliti e unti venivano offuscati dai respiri caldi e il vapore dell’acqua bollita.
-Cosa prendete?-chiese l’oste poggiando tre calici di vino e una brocca d’acqua sul tavolo.
-Un po’ di zuppa e la carne d’avanzo di ieri sera andrà benissimo. Ah anche un po’ di pane , Monsieur –
L’oste grugnì un assenso in risposta , spolverando il tavolo lurido con l’ancor più lurido straccio bianco, per poi avviarsi dietro le cucine.
Inuyasha vide la donna tirargli un’occhiata incuriosita, ma visto d’esser scoperta, riabbassò subito il capo , continuando il suo lavoro. Spostò gli occhi ambrati sul vetro appannato. Hawke era uscita e non era ancora tornata…doveva iniziare a preoccuparsi?
-Vedrai che tornerà….-bisbiglio Miroku , come intercettando i suoi pensieri.
-Miroku-sama ha ragione...vedrai che sarà solo andata a caccia…-disse la Ragazza per rassicurarlo. Prima che l’hanyou potesse rispondere , l’oste poggio in modo brusco tre ciotole con una zuppa di verdure, la panettiera, e un altro vassoio con del costato di maiale non propriamente scaldato. Con uno sguardo obliquo , trascinò con se la moglie dietro il bancone.
-Mangiamo…che è meglio..-disse Sango prendendo un cucchiaio del brodo tiepido . Inuyasha sospirò avventandosi su un pezzo di carne: sentiva i muscoli tesi ad affaticati, probabilmente aveva corso gran parte della notte. Pazienza, dopo pranzo avrebbe fatto un pisolino era da quasi una settimana che non chiudeva occhio , andando avanti a ritmo sostenuto. In cuor suo sapeva che se le cose fossero andate secondo i piani non avrebbe dovuto sopportare ancora a lungo quel ritmo. Però…
La porta si aprì cigolante facendo entrare un gruppo si mercanti irsuti, che con schiamazzo si sederono al bancone . Inuyasha tirò un’occhiata eloquente a Miroku che annui: mercanti da Parigi.
Il mezzo demone riprese silenziosamente a mangiare , mentre l’orecchia canina si muoveva impercettibilmente da sotto il cappuccio. “ Sentiamo le nuove dalla capitale….”
-Avresti dovuto vedere Judicaël , quel tizio ha abbattuto quel falco castano con un solo colpo! E’ stato fenomenale! Ora la bestia sarà morta agonizzante!-
Miroku alzò di scatto il viso dal piatto , ma prima che potesse fare alcun che vide già Inuyasha , con l’uomo tenuto per la gola attaccata al muro.
Si alzò facendo strusciare le gambe della sedia sul pavimento.”Dannazione” imprecò.
-Di ..dove lo hai visto abbattere il falco.-ringhiò Inuyasha sotto voce, nascondendo il volto. L’uomo emise un gemito strozzato , portando le mani cicciotte su quelle adunche del mezzo demone strette intorno al suo collo.
-ver..oltre le colline!- Tossì con voce rauca. Sentì il vuoto sotto di lui, scivolando a terra.
-Maledizione!-imprecò Inuyasha con paura crescente.
Spalancò la porta correndo verso le stalle:doveva assolutamente raggiungerla!
-HAWKE!-
***
1482 ( si ritorna al passato)
…Due settimane dopo il the pomeridiano …

Una luce calda e soffusa illuminava le pareti in pietra dello studio. Arazzi antichi e quadri pregiati, col grande candeliere d’argento , adornavano i soffitti e i muri, con scene di caccia o delle messi. Il fuoco crepitava e zampillava allegro nel caminetto antico, illuminando l’ampia sala. Un’ampia libreria piena di tomi di pagine ingiallite ,aveva un aspetto quasi magico, con quella intensa luce soffusa.
L’elegante signora sedeva composta sulla ricercata e comoda poltrona , con evidente nervosismo. Seduto al suo fianco, sul bracciolo, l’uomo dai folti capelli argentei le stringeva teneramente la mano per infonderle coraggio.
-Padre perché ci avete fatto venire?-chiese brusco uno dei due ragazzi seduti su un comodo divanetto. Il ragazzo , parecchio scocciato dall’intera situazione. La moretta di fianco gli tirò un’occhiataccia , tornando a osservare i genitori. Sentiva che c’era qualcosa che non andava in quella situazione la sentiva…stranamente..intima.
Kagome ed Inuyasha, seduti l’uno affianco all’altra, guardavano perplessi i rispettivi genitori, seduti diffronte a loro.
Il ragazzo sbottò in un “feh” di stizza. Lei strinse gli occhi. Era così irritante!
“Marmocchio….”pensò, cercando di controllarsi.
-Inuyasha, Kagome…io e vostra madre dobbiamo comunicarvi una cosa importante…-disse con tono serioso. Il respiro dei due ragazzi si fermò, mentre il silenzio cadeva inseribile sul quartetto.
Kagome ingoio torturandosi un lembo del vestito con le mani: non sopportava quell’aria pesante. Un’orecchia de mezzo demone si mosse di scatto, mentre a braccia conserte osservava di sbieco la ragazza al suo fianco , così nervosa, così preoccupata. Così umana.
Uno schioppo del fuoco pose fine a tutta quella insana quiete.
Chihiro si schiarì leggermente la voce, mentre le labbra del fascinoso demone si piegavano in un sorriso. -Ragazzi….noi ci sposiamo.-

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Capitolo 5
*** FRATELLI ***


Ka:Eccoci!
Be:Eccoci
Lu:Eccoci!
Giw:Eccoci!
Ka: Siamo tornate!
Be: Siamo tornate!
Lu: Siamo tornate!
Giw: Siamo tornate!
Ka: Ma volete finirla di ripetere quello che dico??
Be: Ma volet….
Ka-chan prende martello che teneva sotto il letto: avete detto qualcosa?
Be+Lu+Giw: No, no ^^’
Ka-chan: Bene, allora cominciamo!
Be+Lu+Giw: Bene, allora cominciamo!
Ka-chan rincorre le tre per la camera… cosa succederà alle tre sventurate? Lo saprete nel prossimo capitolo!
( ma che è, na saga? ndB) [ No, una storia a puntate! ndK] (come beautiful? Nd Lu) Kaggy e Bea imitano scena:[Oh ridge, non lasciarmi! ndB) [Oh brooke, non lasciarmi!] (psicopaticheeeee! Nd Lu e Giw)

CAPITOLO 5
FRATELLI


1482 ( passato)

I lunghi ed illuminati corridoi di reggia Higurashi erano immersi nel silenzio, mentre solo un leggero scalpiccio si propagava in echi sordi tra i lucenti pavimenti di marmo colorati e i drappeggi alle pareti. Kagome camminava furente, con passo svelto e spedito, tenendosi i lembi del lungo vestito con le mani per non inciampare, lungo il corridoio che conduceva alle sue stanze.
Il bel volto teso, tirato in una smorfia tra l’incredulo, lo stralunato e, per usare gentili e savi parole, l’incazzato nero.
I pochi servi e domestici che incontrava sul suo cammino la guardavano, di sottecchi, con aria perplessa: in 16, lunghi, anni, non avevano mai visto la signorina Kagome, così solare e alla mano, talmente adirata. Chissà cos’era successo per farla arrabbiare a tal punto!
Giunta dinnanzi alla porta della sua camera, Kagome l’aprì con stizza, richiudendola alle sue spalle in un botto.
Ancora non ci credeva…sua madre si stava per risposare!
Con un gesto di profonda rabbia e frustrazione si tolse le scarpe lilla che indossava, gettandole dove capitava.
Aveva incominciato a sospettare che a sua madre potesse piacere il conte Ken degli Inuyoukai, ma che stesse addirittura per sposarlo… questo aveva del fanta-mega-stra-immaginario, per usare brevi parole. Ecco il vero motivo, la causa di fondo, del loro trasferimento a Parigi.
Ecco il perché di tutti quegli incontri, the pomeridiani, the con pasticcini, the con marmellata e zucchero da far diventare diabetici, a casa Inuyoukai.
Ecco perché sua madre ci teneva al fatto che lei si facesse amica, che instaurasse un buon rapporto, con Inuyasha, il figlio mezzo-demone di Ken.
Kagome si distese sul letto, sprofondando la testa nel suo soffice cuscino che stringeva tra le braccia ed urlando con tutto il fiato che aveva in corpo.
Era così dunque… sua madre aveva definitivamente cancellato, rimosso, chiuso emerticamente in un cassetto, la memoria del suo caro, defunto, padre! La stava così per trascinare in una nuova vita… una vita che non voleva… una vita che avrebbe detestato e che non avrebbe mai riconosciuto.
Con il suo futuro patrigno ci aveva scambiato due parole in croce, per lo più di circostanza, e con Inuyasha, suo futuro fratellastro… diciamo che c’era un indifferenza piuttosto mal celata.
La divergenza di carattere era ai massimi antipodi… e quando i due caratteri, ugualmente testardi ed ambiziosi, venivano a scontrarsi l’uno con l’altro, a molto poco servivano le maniere galanti e la gentilezza di facciata… era una guerra silenziosa.
Kagome si era fatta un idea piuttosto chiara sul carattere dell’hanyou: burbero, rozzo, di poche parole, che probabilmente mal sopportava i comportamenti lascivi e lecchini della nobiltà quanto lei.
Sostanzialmente, oltre che un tipo testardo e incomprensibile, era un ragazzo molto chiuso e riservato. Kagome si distese a pancia in su, spostandosi una ciocca di capelli dal volto.
Non voleva!
Non voleva cambiare vita!
Non voleva uscire da una famiglia distrutta, ma ancora parzialmente unita, per entrare a far parte di un gruppo di cui non si sarebbe mai sentita parte!
Una lacrima le solcò le guance, mentre chiudeva i profondi occhi color ametista.
Che vita avrebbe condotto a reggia Inuyoukai?
D’un tratto due profondi occhi d’ambra, bellissimi e profondi, le balenarono alla mente.
Perché… stava pensando ad Inuyasha?
Forse… forse anche lui, ora, si trovava nella sua stessa situazione.
Tic! (effetti sonori by kaggy) [ e te ne vanti? Nd bea] ( certo che si! ^^) [ -.-‘ nd bea]
Uno strano rumore, come un ticchettio, la distrasse dai suoi pensieri.
Tic! ( ancora! nd kaggy) [doppio schifo! Nd bea]
“Di nuovo!” pensò Kagome, alzandosi dal letto ed avvicinandosi alla porta finestra che dava sul suo terrazzo. Tirando le pesanti tende rosse, che facevano permeare la stanza nella semi oscurità, la pallida luce della luna entrò timida dalla grande porta vetrata, mentre Kagome, per poco non prendeva un colpo.
Oltre quella soglia c’era l’oggetto dei suoi pensieri.
- Inuyasha? – sbottò la ragazza, aprendo la porta finestra.
Che ci faceva lì, quel tizio, in piena notte?
- Tzè! Finalmente! – disse seccato l’’hanyou, seduto comodamente sulla ringhiera del balcone – Non dirmi che stavi già dormendo? Vai a letto come le galline? -
- Ma… - rispose Kagome, troppo sorpresa per alterarsi - … che diamine ci fai qui, a quest’ora? –
Il galateo e le buone maniere si stavano facendo andare a benedire. ( Amen! )
- Dobbiamo parlare! – tagliò corto il mezzo-demone, avvicinandosi a Kagome e facendo per entrare nella sua camera, prima che la ragazza gli sbarrasse la strada.
- Dove hai intenzione di andare? – domandò Kagome, ora alterata.
- Dentro! – rispose Inuyasha – Qui rischiamo di essere visti! –
- Tu non entrerai nella mia stanza! –
- Si invece! –
- No! –
- Si! –
- No! –
- Si! –
- No! –
- Lo hai voluto tu! – disse serio l’hanyou, abbassandosi rapido diffronte a Kagome e, con rapido gesto, piegandole le ginocchia, caricandosela in spalla.
La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di realizzare la situazione, che già si trovava dentro la sua camera, penzolante come un sacco, un peso morto, sulla spalla di Inuyasha.
- Mettimi giù! – urlò Kagome, mentre l’hanyou, mezzo assordato, le tappava la bocca con una mano, mettendola a terra.
- Ma sei forse impazzita? – chiese, mentre Kagome si allontanava, infastidita, da lui.
- Tu piuttosto? – disse alterata Kagome – Che diavolo vuoi da me? –
- Se tu non fossi troppo impegnata a fare la preziosa avremmo già chiarito la questione! – disse irato Inuyasha.
- La preziosa? – disse, con stizza la ragazza – Se tu non ti comportassi da scaricatore di porto magari, potremo anche parlare civilmente! –
- Tze! Gli scaricatori di porto fanno meno fatica! – rispose il mezzo-demone, prima di impallidire… forse avrebbe fatto meglio a stare zitto.
Kagome, diffronte a lui, lo guardava con sguardo assassino.
Quel deficiente, quel rozzo, quel botolo di pelo con la sensibilità di un ornitorinco, l’aveva appena, deliberatamente e di proposito, offesa!
- Hey… - balbettò, incerto, Inuyasha. Quella ragazza faceva paura.
- Cretinoooooooooooooo! – urlò Kagome, con tutto il fiato che aveva in corpo, tirandogli contro la prima cosa che le capitò sotto mano.
Il prezioso vaso, di gialla porcellana, colpì in pieno volto Inuyasha, frantumandosi poi a terra in mille cocci ed in un sordo rumore.
- Signorina! Signorina! – subito la voce apprensiva dei domestici si fece sentire oltre la porta chiusa a chiave – è tutto apposto? - - Si… non vi preoccu
pate! – strillò Kagome, ora impaurita ed agitata.
Se qualcuno avesse beccato Inuyasha nella sua stanza, a quel ora, l’apocalisse a quello che sarebbe seguito sarebbe stato un male certamente minore.
- Veniamo subito a pulire! – sentì dire dai domestici, oltre la porta.
- No! No! – strillò impaurita Kagome – Farete domani! –
- Ma…-
- Farete domani! – disse, con tono imperioso, che non ammetteva repliche, Kagome.
I domestici sembrarono infine desistere dai loro buoni propositi.
Kagome si tranquillizzò solamente quando sentì i rumori dei passi dei servitori allontanarsi lungo il corridoio. Sospirando si sedette sconsolata a terra.
Inuyasha, sedutole diffronte, finalmente ripresosi dal lancio del vaso, la guardava con aria imbronciata, serio e quasi offeso, mentre, da un grande livido sulla sua fonte liscia, scendeva un rivolo di sangue, sino al naso.
- Pmf… - Kagome sorrise.
- Che c’è? – domandò lui, guardandola stralunato.
- Wahahahaaha… - Kagome scoppiò a ridere – Inuyasha, sei troppo buffo! –
Il ragazzo dai lunghi capelli argentei la guardò perplesso: ma quella tipa era completamente impazzita? Prima strillava come una pazza, prendendolo a “vasate”, e poi scoppiava a ridergli in faccia?
L’hanyou la guardò torvo.
Certo che… però… quando sorrideva era carina.
- Scusami! – disse in un sorriso Kagome, ritrovando una parvenza di compostezza e alzandosi in piedi – Sei troppo buffo! – continuò, avvicinandosi ad un vecchio comò di scuro legno intarsiato ed aprendone un cassetto.
- Tzè! – sbottò Inuyasha, rimanendo seduto a terra – Ora posso parlare o no? Non hai qualche altro vaso da tirarmi dietro? –
Kagome sorrise, senza prendersela. Forse aveva esagerato ad aggredirlo in quel modo.
- Ecco… sono venuto… per parlare di quello che ci hanno comunicato questa sera i nostri genitori! - farfugliò Inuyasha, mentre Kagome si inginocchiava diffronte a lui, sorridendogli debolmente, quasi tristemente. Il ragazzo colse il lampo di tristezza e rassegnazione che passò nei profondi occhi della ragazza.
- Tu… cosa ne pensi? - domandò Kagome, mentre, aprendo il fazzoletto bianco che aveva appena preso dal cassetto, incominciava a tamponare la fronte del mezzo-demone.
- Io… io non ne sono molto entusiasta! – disse Inuyasha, arrossendo lievemente per le dolci premure di Kagome.
- Siamo in due allora! – sorrise kagome, continuando la sua opera.
- Io non capisco ormai da tempo mio padre… da quando è morta mia madre non siamo più gli stessi! – disse in un sospiro l’hanyou, distogliendo lo sguardo da Kagome.
Perché diamine le stava raccontando quelle cose?
- Per me è lo stesso – disse la ragazza, terminando la sua medicazione e lasciando il fazzoletto nelle mani di Inuyasha – Mia madre ha completamente dimenticato mio padre… non c’è più nulla che ci leghi, se non tutte queste false cerimonie a cui mi costringe a partecipare! -
- Vorresti dire che non sei una di quelle nobildonne che se ne stanno sempre a guardarsi allo specchio e ad ammirarsi? – chiese, più provocatorio che altro, Inuyasha – Non sei una con la puzza sotto il naso? –
Kagome si alzò, fulminandolo con lo sguardo.
- Vuoi una scarpa in fronte questa volta? – chiese la ragazza, avvicinandosi alla finestra.
- Davvero… - mormorò Kagome, dopo attimi di silenzio -… davvero do l’impressione di essere una snob? –
Inuyasha rimase perplesso da quella domanda.
No… quella ragazza sembrava tutt’altro che una snob accecata dai gioielli e dal fasto della nobile Parigi. Il mezzo-demone inarcò un soppraciglio. Chissà come sarebbe stata libera di tutto!
Libera da sua madre. Libera da quella consuetudine dei ricchi. Libera… dai vestiti.
Subito a quel pensiero arrossì come un peperone.
Macche cavolo stava andando a pensare?
-“ Oddio… l’influenza di Miroku mi tira strani scherzi!” pensò Inuyasha.
- Sembrò una snob, allora? – chiese ancora Kagome, voltandosi a guardare l’hanyou.
La luce della luna, che entrava bieca dalla finestra, donava ai suoi capelli un riflesso azzurro sottolineando la sua dolce sagoma.
- No… - farfuglio, imbarazzato,Inuyasha.
- Noi… diventeremmo fratelli – sentì dire dalla ragazza.
Fratelli?
Lui un fratello ce lo aveva già… non voleva che Kagome diventasse sua sorella!
- Abbiamo altra alternativa? – chiese Inuyasha, superando Kagome ed uscendo sul balcone.
Kagome rimase in silenzio a guardarlo.
- No…- sospirò tristemente.
- Ora vado! – le disse, di spalle, Inuyasha – Ci vediamo… violenta! –
Kagome sorrise, mentre l’agile figura del ragazzo scompariva oltre il muro di cinta della reggia Higurashi.
- Ci vediamo… - sussurrò Kagome, chiudendo la porta finestra - …fratello! -

***

1486 (presente)

Inuyasha spronava il suo cavallo, battendogli con decisione gli speroni sul ventre affannato per la corsa. Quei mercanti, provenienti da Parigi, gli avevano portato la più brutta notizia che avesse mai potuto udire: un falco, dal castano piumaggio, era appena stato abbattuto.
Il sole, ormai ben visibile oltre gli alberi accanto al sentiero, illuminava sporadico il percorso del mezzo-demone.
-“Hawke!” pensò Inuyasha, stringendo con forza le briglie del suo stallone –“Non devi essere tu quel falco!” La notizia, piovuta giù dalle labbra di quel sudicio mercante, era stata troppo improvvisa per ponderarla e rifletterci sopra.
Quante probabilità c’erano che il falco abbattuto non fosse stata Hawke? Non fosse stata la sua Kagome trasformata nel nobile volatile?
Poche… dannatamente poche!
Hawke, un nome, così singolare, che Inuyasha aveva dato al suo falco, a Kagome, non era ancora tornata… cosa che di solito, com’era consueto ogni mattina, faceva immediatamente, rispondendo al suo richiamo. - Hawke! – urlò il ragazzo, osservando con speranza il cielo.
Nulla… nemmeno un solitario uccello.
- HAWKE!- urlò ancora, spronando il cavallo.
Uno stridulo richiamo arrivò alle sensibili orecchie del mezzo-demone.
Ma non proveniva dal cielo… bensì dal folto del bosco.

Continua capitolo 6…

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Capitolo 6
*** IL SEGRETO DELLE FRECCIE ***


G-GNAM GNAM !CHOMP CHOMp! Qualcuno mi passi il riso alla cantonese!
L-gnam!Gnam! Però di chi è stata l’idea di magiare cinese mentre si scriveva?-
K-CHOMP CHOMP! Non lo so ma voglio quella fetta di tort
Bea prende torta e mangia veloce torta alla soia!
B-^^ buena!^^-
K-O_O….-
L-Oho….-
G-ho capito…vado a prendere il giubbotto anti proiettile…-.- -
K-ç_ç..BEEEEEAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!-
B-Si?GnamGNAm!^^-
K-LA MIA TORTA!!!!\_/-
B-Torta? Ah si quella!^^-
L- quasi non si ricordava di essersela mangiata..-.-‘’’-
K-RRRRRRRRRRRRROOOOOOOOOOOAAAAAAAAAAAAAAARRrrrrrrr!!!!VENDICHERO LA TORTA DI SOIA!!!!!!\_/-
B-O_o…No Kagome dai..posa quella sedia..no. no .. no …NOO!!!!!!-
K-RRRRRRRRRRRRRRROOOOOOOOOOOOOOOOAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRR!!!!!-
Kagome rincorre bea munita di sedia per tutta casa…
CRAAASSSHHHHH!!!(rumore poco promettente di cristalleria che si rompe)
G-Ehi lu guarda che ho trovato!^^-
BBBBBBBBBAAAAAAAAAAAAAAAMMMMM!!!!(il crollo dell’impero dell’armadio delle scarpe da sera)
L-Cosa? -.- -
SSSSSSSSSBBBBBBBBBBBBBBBOOOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMm!!!(la seconda bomba atomica?)
G-Della torta alla soia!^^Ce la magiamo?-
B-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!! TURUTUUUUUUUUUUUMMMMM!!!
K-RRRRRRRRRRROOOOOOOOOOOOAAAAAAAAAAARRRRRRR!!!TORNA QUI DANNATA!!!!!\_/-
L-Seeee…-

Capitolo sei
I SEGRETI DELLE FRECCIE

1482

Il paese arredato a festa tanto sembrava tutto un grande brillante dagli iridescenti riflessi. Le case nobiliari avevano messo in bella mostra i fiori sui terrazzi ampi e sgombri , dove ora la gente stava accalcata a guardare. Anche le più povere erano state abbellite da chi, ricco e di buon cuore, aveva speso soldi per quell’insolito regalo di nozze : una processione a dir poco principesca , per il terzo matrimonio di Ken Inuyoukai.
Kagome tirò ancora un’occhiata annoiata alla madre , che salutava gaia dalla finestra della carrozza, di un forte bianco con le bordature dorate, mentre la gente fastosa attorno, ricambiava i saluti con gioia e dispensando auguri di nozze, dimentichi degli stenti che li attanagliavano da oltre tre anni di raccolti scarsi. Ma come era noto che la fame di Parigi era tanto duratura quanto opprimente , lo era anche il fatto che il popolo parigino fosse festaiolo , assetato di eventi mondani e divertimenti. E lei non riusciva proprio a capire come riuscissero a salutare con tanta gioia la futura moglie del vassallo che li opprimeva con i tributi e le corvés, se non solo spinti dalla voglia di festeggiare.
L’abito della donna , di un appariscente rosa perlato, si muoveva a ogni tremito della carrozza , che con ricercata lentezza scendeva giù per quella strada parigina, seguita dalle altre, in una lunga processione. In testa quella dello sposo, seguito da parenti e amici, mentre dietro la sposa anch’ella seguita dai propri invitati.
Kagome sospirò pesantemente, mentre sentiva la madre strillare d’eccitazione alla vista di Notre Dame . E a lei e al “fratellino” era toccato stare (ovviamente) in carrozza con gli allegri sposini. Un quadro di zucchero rosato, che ben poco aveva di vero o duraturo. Spostò una ciocca mora, abilmente arricciata, dietro la spalla nuda, coperta dal vestitino frufru di un bianco rosato.
In effetti era da un po’ che aveva iniziato a chiedersi se Chihiro stesse sposando Ken per i suoi soldi. In effetti la maggior parte delle probabilità davano come risposta quest’ipotesi. In effetti suo padre nonostante il titolo , non era certo in una fiorente situazione economica , o meglio, non come quella degli Inuyoukai. Gli occhi di uno splendente color castano si posarono sul celo azzurro, tanto abbagliante che faceva quasi male guardarlo, così sgombero di nuvole , sotto il dominio del suo astro sole.
Notre Dame davanti , arroccata come una roccaforte sulla piazza , le cui guglie quasi sembrava tentassero di toccare , con scarsi risultati, l’immensa distesa azzurra.
-Tesoro ma ci pensi..- disse Chihiro emozionata fino all’inverosimile- D’ora in poi avrai un nuovo Padre, e vivremo a Parigi , non sei contenta!?!-
Kagome si voltò verso la madre, così radiosa nel suo abito nuziale. Pelle bianca , labbra tinte di un profondo rosa e gli occhi che parevano due brillanti pozze nere come la notte. Come avrebbe potuto rovinarle la festa? -Certo madre..- tentò di sorridere il più possibile , volgendo di nuovo lo sguardo al cielo.
…Mai in quel momento le era sembrato tanto avverso.

***

1486

Il sudore scorreva veloce sulla fronte del mezzo demone , che con fare affannato scrutava ansioso il terreno boschivo . Le redini dell’animale strinte nel palmo serrato mentre i favolosi occhi dorati guardavano con apprensione il terreno.
Non riusciva a formulare un singolo pensiero , razionale, tutto il suo corpo era gettato in quella ricerca che sperava di concludere al più presto. Prima che…
Un verso stridulo, giunse di nuovo alle sue orecchie canine.
-HAwke! Dannazione!- fece uno scatto abbandonando il cavallo in mezzo alla boscaglia, mentre i pianti del falco si facevano man mano più striduli e sentiti.
Inuyasha soverchiò la terra, tastò i cespugli nei dintorni alla ricerca di Hawke. Era sull’orlo della disperazione : e se fosse stata grave? Più grave di quello che temeva? Sarebbe riuscito a salvarla? Sarebbe riuscita a rivederla un’ultima volta, a mantenere quella promessa che si era fatto?
Il falco emise un altro stridulo suono , facendo aumentare ancora il ritmo delle ricerche.
Trattenne un attimo il fiato quando vide dietro un frassino, un’ala castana spuntare.
L’aveva trovata.
Fece un rapido salto laterale arrivando al fianco di Hawke. Lei come riconoscendo il padrone emise di nuovo il suo verso stridulo scrutandolo con gli occhi dai riflessi dorati .
-Hawke…-sussurrò prendendola in braccio. Il piccolo cuore palpitava furioso nel petto piumato ; le ali ritratte contro il corpo, il becco semi aperto. E li proprio in prossimità del muscolo portante, una lunga freccia le trapassava brutalmente il petto , facendola strillare dal dolore.
La mano del mezzo demone si mosse sull’esile corpo, in una carezza sfiorata , toccando tremante il fardello dell’animale.
-..Tranquilla ora ti porto via…non temere….-la prese in braccio come un bimbo , portando due dita alla bocca. Un lungo fischio usci dalle sue labbra , rimbombando nell’assurdo silenzio della foresta. Troppo silenziosa, ora che ci pensava. Un’orecchia canina si mossa.
Non erano soli..

***

La chiesa era gremita di gente , giunta dai quattro angoli della Francia, smistata nelle due ampie navate della chiesa in base alla parentela o l’amicizia. Inuyasha tirò l’ennesimo sospiro , mentre il vescovo Joule Seurjack, recitava i voti dei due , mano nella mano dinnanzi all’altare. Lui e suo padre avevano discusso talmente a lungo in viaggio per Notre Dame che gli erano venuti i nervi a fior di pelle, lo dimostravano le due dita che tamburellavano sul braccio con insistenza, tanto non vedeva l’ora che finisse. Dopo di che i due “novelli sposi” se ne sarebbero andati a Marsiglia da alcuni parenti di lei che non erano potuti venire e subito dopo , nel cottage del padre in montagna. Lui e Kagome almeno per un po’ sarebbero stati soli, senza quei due a tubare dietro ogni angolo.
“Che cosa disgustosa…”
-Non trovi che la cerimonia stia venendo su una favola?-Miroku accanto a lui teneva lo sguardo fisso sulla giovane ragazza che gli sedeva davanti, se non si sbagliava, sua cugina di terzo grado, Annette.
“Bah chi se lo ricorda con tutti i parenti che ho….”-Si. Una favola.-rispose appoggiandosi in malo modo alla panca in legno.
-Senza contare che sei molto fortunato…non so cosa darei io per passare due settimane di completa solitudine con Madamoiselle Kagome!- Inuyasha arrossì violentemente schiacciando per ripicca un piede del monaco, che dovette mordersi le labbra per non mettersi a gridare in mezzo a Notre Dame.
Ma che cavolo di pensieri gli erano venuti in testa!?!
Lui e ….quella. Inconsciamente posò lo sguardo sulla ragazza esattamente dall’altra parte della chiesa ,rispetto dove si trovava lui, seduta di fianco a Sango e l’Araignée , che insieme ad altri , erano stati fatti accomodare nella parte della sposa, dalle presenze limitate dato il grande viaggio che avevano dovuto affrontare i venuti.
Secondo quello che aveva sentito da lei la maggior parte dei loro parenti era di età avanzata , e intraprendere viaggi troppo impegnativi avrebbe potuto compromettere ,purtroppo, la loro salute. Per questo , e forse per altro, avevano preferito non venire…
La ragazza scansò una ciocca castana dal viso , portandola elegantemente dietro l’orecchio, mentre a mani giunte si inginocchiava insieme agli altri .
-Deve piacerti proprio molto se la fissi a quel modo…-sussurrò Miroku allusivo , ottenendo un doloroso pizzicotto sul fianco.
Inuyasha voltò sbuffando la testa di lato, mettendo il broncio. Non si era nemmeno accorto di essersi messo a fissarla…
Scacciando quei “fastidiosi” pensieri dalla mente tornò a rivolgere la propria attenzione al vescovo.
-Molto Bene Figliuoli miei . Voi siete figli degni del signore, entrambi avete sofferto ed entrambi siete riusciti ad andare avanti ,nonostante le avversità che vi si sono schierate contro. Il signore ne sarà lieto, miei Cari. Dunque se c’è qualcuno che ha qualcosa per cui questi due figli del nostro signore non dovrebbero unirsi adesso, parli ora o taccia per sempre..-
Kagome trattenne il respiro. Lei. Lei aveva qualcosa da dire in merito!
Un lieve brusio si alzò nella chiesa, tutti che si scrutavano intorno a guardare il vicino. Perfino Ken e Chihiro si voltarono, ancora tenendosi le mani, a guardare la moltitudine degli invitati.
Lo sguardo della donna incontrò quello della figlia, e le rivolse un lieve sorriso. Lei si sentì morire. Per quanto non fosse d’accordo non poteva categoricamente fare questo a sua madre. Per quanto fosse egocentrica ed egoista.
La mano di Naraku si intrecciò con la sua , facendole sollevare lo sguardo verso l’uomo ,che le sorrideva con un fare rilassato e stranamente intrigante.
-Molto bene…che siano portati gli anelli!-
Inuyasha si voltò e vide Naraku accarezzare le mani di Kagome con fare premuroso e gentile. Corrucciò le sopracciglia aguzzando la vista. Fin troppo premuroso e gentile.
Miroku ridacchiò alla vista dell’amico, che praticamente appollaiato sulla panca ringhiava come un lupo contro i due.-A quanto pare hai concorrenza mio caro Inuyasha..-

***

1486

Il falco pianse ancora nell’abbraccio protettivo del padrone ,che si osservava attorno guardingo, mentre con un leggero dondolio quasi lo cullava come una bimba per intimarle il silenzio. Capiva perfettamente che lei soffrisse, e , quel che peggio, che non sarebbe resistita ancora a lungo in quelle condizioni. Ma erano sotto tiro, muoversi o tentare la fuga sarebbe stata una mossa avventata che avrebbe fatto rischiare la vita sia a lui che ha Hawke.
Digrignò i denti, quando le sue orecchie captarono il sottile suono di un qualcosa che si tende. Fece un salto all’indietro riuscendo a evitare la freccia , che con un sibilo sinistro si infranse sul terreno.
“Dannazione!”
Si guardò velocemente attorno. L’ambiente ostile e la sottile nebbiolina purtroppo favorivano la giusta copertura. Quindi era praticamente in balia del nemico.
-Dannato, ESCI FUORI SE HAI CORAGGIO!-gridò rabbioso. L’orecchia destra si mosse e con un balzo felino salì sull’albero alle sue spalle facendo infrangere la serie di frecce sul fusto e tra le radici. Cercò di mimetizzarsi nelle foglie, continuando a scrutarsi intorno. Ma con Hawke in mano non era certo facile. Tsk! Per di più la tessaiga era ancora sul fianco del cavallo!
Un sottile quanto pungente odore colpì le sue narici. Proveniva dalle frecce!
Hawke mugolò ancora con voce roca, osservando il mezzo demone con le intense iridi screziate d’oro. Inuyasha si guardò confusamente attorno , ripuntando, sempre e comunque , lo sguardo sul volatile.
Avvelenate.
-AHAhA! Tu dove credi di scappare con la mia preda!?-
Inuyasha imprecò mentalmente stringendo i denti”Dannazione!”-Tu piuttosto fatti vedere vigliacco!-
Il mezzo demone poté notare la figura massiccia di un uomo farsi largo nel banco di fitta nebbiolina. La balestra stretta nella mano destra , la faretra nell’altra e un cipiglio che all’hanyou prometteva ben poco di buono. Il corpo massiccio ricoperto di pelli di animali e il capo pelato e roseo, gli occhi piccoli, con mani e piedi grandi. In quanto a un possibile corpo a corpo , nonostante i suoi poteri demoniaci era in leggero svantaggio.
-Quel Falco è una mia preda.. -ghignò caricando un nuovo colpo-…la mia signora lo vuole e l’avrà!-
-Tsk!La tua signora? Il falco è mio e non sarà la tua signora a prendermelo!-ringhiò rabbioso saltando sull’albero accanto.
-Muori Mezzo Bastardo!- prese velocemente la mira facendo scoccare la corda della balestra. Con un sibilo la freccia si infranse a pochi centimetri dal petto dell’hanyou, ancora in tentativo di mimetizzarsi. Digrignò un attimo i denti mordendosi il labbro.
Quello era un problema serio!

***
1484

Il legno scricchiolò debolmente ,per quella lunga tensione forzata, così la corda , tanto tesa che poteva sembrare una sottile lama tagliente e spietata. Le dita si strinsero ancora sul corpo in legno dell’arma, leggermente sudate, mentre l’occhio si aguzzava il più possibile nell’atto di prendere la mira del bersaglio. “..Vai!” Con l’acuto sibilo dell’aria che s’infrange, la freccia sfrecciò veloce verso il suo obiettivo, mancandolo di alcune decine di metri.
-Accidenti!- gridò frustrata fino all’inverosimile la ragazza, mollando in malo modo la faretra sul terreno. -Mi volete spiegare come cavolo si fa a colpire quel cavolo di coso!?!Grrr! Stupido bersaglio!- il grande giardino dietro il palazzo era stato , come richiesto, lasciato sgombero dalla servitù, per permettere a quella “damigella” di allenarsi con arco e frecce. Kagome si diresse con passo marziale a riprendere la freccia. Da quando Ken e Chihiro erano partiti non c’era un solo momento in cui non trovasse dannatamente sgradevole, irritante –per non dire snervante- il suo nuovo “fratello” , che diciamocelo, era un vera faccia da schiaffi!
Quindi onde evitare di tirargli un altro vaso – dato che poi le sarebbe dispiaciuto far pulire di nuovo un suo danno , così grande- , sotto consiglio di Sango ,aveva provato l’arco che secondo l’amica riusciva a rilassare chi ne praticava l’uso.
“Si…come no. Mi stò divertendo un mondo !!”-Stupida freccia!-ringhiò a denti stretti.
-TSk! Non è certo colpa della freccia , sei tu che sei negata!-La ragazza sospirò. Ma che aveva fatto di tanto di male nella sua vita per meritarselo!?!
-Inuyasha ti darò un consiglio da “sorella “ a “fratello”…se tieni la bocca chiusa fai una figura decisamente migliore!-
-Feh! Senti chi parla la madamigella du Araignée !-sghignazzò mimando un passo del balletto.
Kagome gonfiò le guance mettendo le mani sui fianchi-Ti ho ripetuto milioni di volte che a me Monsieur Naraku, non interessa minimamente!Piuttosto…non è che sei geloso?-
-IO NON SONO GELOSO!!!! –gridò arrossendo leggermente- Feh! Figuriamo se potrei essere geloso di una racchia come….- L’arco gli arrivo in pieno viso mettendolo in momentaneo K.O.
Kagome fremeva tremendamente di rabbia- CRETIIIIINOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!-

***

1486

Un grido di battaglia ,il cacciatore scoccò contro il mezzo demone un intesa serie di frecce . Inuyasha imprecò spiccando un balzo in alto per evitare i dardi. Hawke gracchiò debolmente , divincolandosi un poco nell’abbraccio del mezzo demone, scoperto da ogni protezione.
-Sei Spacciato mezzo bastardo!-
-TSk!- Inuyasha Digrignò i denti infilando i propri artigli nel petto.- Sei un’illuso!Hijinkessou!- lame rosse e dense, fatte dello stesso sangue del mezzo demone, tagliarono a metà la freccia , dirigendosi verso il cacciatore. Lui riuscì solo a emettere un gemito strozzato prima che queste gli staccassero di netto la testa dal collo , facendola rotolare via.
Inuyasha atterrò ansante a terra , cercando di riprendere un attimo di fiato.
-Non eri anf anf…poi così coriaceo!- puntò i suoi occhi dentro quelli del falco, che pian piano andavano diventando sempre più opachi.
Fissò poi quel cadavere che si stagliava sul terreno , decapitato. Se avesse avuto cento altre occasioni, l’avrebbe ucciso altre cento e più volte, quel dannato bastardo. Lentamente il corpo iniziò come a dissolversi , diventando prima fragile poi polvere, che si depositò sul terreno fangoso. Inuyasha rimase a guardarlo a metà tra lo stupito e lo schifato.
“Ma che razza di roba eri tu…?”
Un’orecchia canina si mosse leggermente captando il suono degli zoccoli di cavalli in lontananza. Subito si mise in allerta: che fossero rinforzi o…
-INUYASHA!- tirò un sospiro sollevato. Miroku e Sango, per fortuna. I due apparsero sui cavalli oltre il sottile banco di nebbia, i cavalli al galoppo mentre l’ex monaco conduceva anche il suo stallone nero.
-Inuyasha cosa è successo a Hawke?- ansimò la ragazza tirando le proprie redini. L’animale nitri leggermente nel sentire i versi affaticati e doloranti che il falco debolmente emetteva.
L’hanyou montò in sella, sempre Hawke stretta al petto, non degnandoli di risposta.
Il cavallo nero emise un sbuffo d’aria calda ,che si condensò,perdendosi nel freddo della mattina. Inuyasha strinse con una mano le redini , tenendole per il fiocco .
-Dobbiamo andare da Kaede.-disse serio in volto.
I due annuirono, poi insieme spronarono i cavalli, gettandosi in un folle e ardua corsa.

Continua…

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Capitolo 7
*** IL PRINCIPIO DI UN INCUBO ***


CAPITOLO 7
IL PRINCIPIO DI UN INCUBO

1486 (presente)

Il sole, alto nel cielo, bruciava nel pieno del suo vigore, rendendo l’aria e la debole brezza del primo pomeriggio una calura insopportabile.
Inuyasha si portò una mano alla fronte, detergendosi con la manica della camicia la fronte imperlata di sudore, mentre nell’altro braccio stringeva al petto il suo falco ferito, che teneva ancora conficcata nel petto la freccia avvelenata.
I lucenti occhi di Hawke, dalla vispa pupilla rapace, tradivano una bieca luce di intensa sofferenza, mentre con striduli gridi segnalava al suo padrone la sua dolorosa situazione.
-Resisti Hawke, ci siamo quasi!- disse, con voce dolce, Inuyasha, spronando con prepotenza la sua cavalcatura.
L’unico modo per salvare Kagome era recarsi dalla vecchia Kaede.
La donna, che molti credevano essere una sorta di strana strega eremita, viveva isolata dal mondo in un vecchio castello in disuso ed abbandonato, circondata dalle sue mille pozioni e medicine di dubbia natura. La saggia Kaede, vecchia conoscenza dei nostri, era stata la sola, l’unica, a garantire un posto sicuro ed un rifugio ad Inuyasha e Kagome al tempo della loro fuga da Parigi, in quella lontana notte in cui tutto era stato rivelato, in cui il loro amore proibito era stato maledetto.
Invisa alla nobiltà parigina perché appartenete ad una famiglia nobile decaduta, Kaede era una donna, che seppur pacata e bonaria, vedeva di cattivo, per non disse pessimo, occhio i nobili parigini… a suo dire gli avrebbe visti ben volentieri penzolare dalla forca.
-Inuyasha!- la voce di Miroku ridestò Inuyasha dai suoi pensieri. L’amico, in groppa ad un destriero dalla nera criniera, gli stava indicando un punto ben distinto in lontananza.
Sulla sommità di un impervia collina svettava la forma contorta e consunta di un vecchio castello. Le torri appuntite e le mura merlate erano l’unico segno di sfarzo rimasto dopo anni di abbandono e di degrado.
-Andiamo!- disse Inuyasha, con foga -Speriamo di trovare la strega in casa!- [sempre molto gentile eh? Nd bea] (strega non è offensivo! Nd kaggy) [ ah no? E cos’è? Nd lu] ( aggettivo d’affetto ^O^ nd kaggy)

***
1482 (passato)

Una grande camino, al cui interno scoppiettava allegro il fuoco dalle lucenti faville, spandeva la sua calda luce nell’immensa sala da pranzo, preparata a tutto punto, con cibi ricchi e succulenti, per il desinare dei padroni da casa.
Kagome sedeva silenziosa ad un lato del grande tavolo imbandito, mentre diffronte a lei stava sua madre; Chihiro, sorridente e radiosa. A capotavola, invece, stavano Inuyasha e Ken, intenti a consumare rispettivamente, ognuno, la propria minestra.
I due novelli sposini erano tornati a casa quella stessa mattina, ancora elettrizzati ed emozionati dal loro nuovo e fresco legame.
-Allora, come è andata durante la nostra assenza?- chiese, in un sorriso, Chihiro, fissando la figlia diffronte a se.
Kagome alzò il volto dal piatto incrociando lo sguardo con quello della madre.
-Bene!- rispose, seria, la ragazza.
Inuyasha la guardò di sottecchi: che non si fosse davvero trovata bene in sua compagnia?
Dall’astio e dall’acredine nella sua voce poche erano le possibilità.
-“ Tzè!” pensò, infastidito, il mezzo-demone “Cosa me ne importa a me!”
- E tu, ti sei trovato bene con Kagome, figliolo? – chiese Ken, osservando incuriosito il figlio.
- Tzè! – sbottò Inuyasha – per quello che poteva essere…-
- Fratellino, c’è qualcosa in particolare che ti ha forse dato fastidio? – chiese Kagome, con tono ironico e una strana luce negli occhi.
Inuyasha la guardò serio, mettendo il broncio. Non sapeva perché, ma venir chiamato così da Kagome non gli piaceva affatto. Fratellino? Ma dove fratellino?
Loro non erano parenti e non avevano legami di sangue… erano Inuyasha e Kagome, solo questo, e non fratelli. L’unica cosa che gli aveva dato fastidio, in quelle due settimane, era stata la fastidiosissima presenza di Naraku, viscido e potente signorotto di Parigi, non appena gli si presentava l’occasione, cercava sempre la compagnia di Kagome, invitandola a un picnic di qua, ad una festa di là, eccetera eccetera.
Inuyasha incominciava veramente a detestarlo e i suoi istinti omicidi nei confronti del messieur du Araignée aumentavano sempre più.
- Una cosa in particolare!- rispose l’hanyou, posando il cucchiaio sul tavolo.
-E cosa? – rispose, Kagome, a tono.
- Quale bisogno avevi di civettare tanto e passare tutto quel tempo con Naraku? – chiese Inuyasha.
- Ancora con questa storia? – chiese, infastidita, la ragazza – Non ero certo io a ricercare la sua compagnia! E poi perché ti da tanto fastidio? Sei forse geloso? –
- Geloso??? – sbottò il mezzo-demone – Non diciamo fesserie! –
- E allora qual è il tuo problema? – chiese Kagome.
Il pranzo si stava via via tramutando da un impersonale e monotona riunione di famiglia a una vera e propria guerra. Certo, cibo e posate erano ancora ai propri posti, ma poco ci mancava che incominciassero a volare. - Ragazzi… - disse Ken, interrompendo la disputa - … calmatevi per favore… -
- Vostro padre ha ragione… - sentenziò Chihiro.
Inuyasha e Kagome si guardarono perplessi negli occhi.
“NOSTRO padre????” pensarono all’unisolo.
- A proposito di Naraku… - continuò, serio, il padrone di casa, sorseggiando un cucchiaio di buona minestra –… mi ha fatto molto piacere sapere direttamente dal signore di Parigi che egli apprezza e ricerca la tua compagnia, figlia mia! -
L’espressione sul viso di Kagome, già sofferente, si tramutò in un mal celato disgusto.
-“ Figlia mia?” si chiese disgustata –“ Io non sarò mai figlia tua!”
- Che lecchino! – commentò Inuyasha, intervenendo a sproposito e sprofondando sulla sua sedia.
- Inuyasha! – lo rimproverò il padre, con voce austera – Se hai finito di pranzare e di sentenziare con la tua solita arroganza, potresti, gentilmente, lasciare me e tua madre soli con Kagome? –
- Ma… -
- Inuyasha! – lo richiamò, ancora, il padre.
- D’accordo! – sbuffò il mezzo-demone, alzandosi con stizza dalla sedia e scambiando uno sguardo serio e profondo con Kagome.
In quell istante gli sembrò di leggere nei begli occhi profondi di lei una richiesta d’aiuto, un tacito segnale in quei stupendi occhi color ametista.
Il suo cuore prese a battere furioso nel petto, ronzandogli nelle orecchie come un fastidioso insetto. Turbato da quella sensazione oppressiva , che sembrava invadergli tutto il corpo, si voltò di scatto, sbattendo la porta dietro di sé una volta uscito dalla sala.
Confuso si appoggiò alla porta, portandosi una mano alla fronte.
Non poteva… Non poteva essersi…

***

1486 ( presente)

Piccoli sassi e ciotoli franavano giù dal sentiero scosceso, a causa dell’avanzare saldo e possente di 3 cavalli in corsa.
- Kaede! – urlò Inuyasha, avanzando veloce, ormai a pochi metri dal castello.
- Vecchia! – trillò ancora, agitato, ormai sotto al bastione arroccato del castello.
- Chi diamine viene a disturbarmi?? – si sentì rispondere da una voce roca di donna.
- Vecchia, dati una mossa! – disse Inuyasha, ora alterato ed impazziente, mentre una piccola figura si affacciava da una feritoia.
- Inuyasha? – chiese Kaede, scorgendo con sorpresa il ragazzo.
- vecchia, aprì, è una questione urgente! – rispose il mezzo-demone, mentre un acuto strido di Hawke squarciava l’aria.
Kaede parve comprendere la situazione e poco dopo i battenti del portone, all’ingresso del castello, si spalancarono per permettere l’ingresso ai tre ragazzi.
- Che succede? – chiese la vecchia donna, avvicinandosi al gruppo lentamente, reggendosi al suo piccolo bastone.
Ormai avanti negli anni, la “strega eremita”, così com’era soppranominata, si reggeva a fatica in piedi, sebbene le sue deficienze motorie fossero sopperite dalle straordinarie conoscenze ed esperienze di tutti i tipi. Rotondetta e dall’aspetto poco curato, Kaede era una donna straordinariamente buona, sebbene dal carattere un po’ acerbo e austero all’occasione.
Subito accortasi della precaria situazione in cui versava Hawke, Kaede raccolse lentamente, dalle braccia del suo padrone, il falco ferito: all’altezza del petto una freccia era conficcata nel torace del piccolo rapace.
- è avvelenata! – disse Inuyasha, riferendosi alla freccia.
- Andiamo dentro!- rispose Kaede – C’è molto da fare! –

***

1482

- Cosa dovete dirmi? – chiese Kagome, fissando seria i due genitori.
- Piccola mia, una cosa straordinaria! – rispose, entusiasta, Chihiro.
Kagome inarcò le sopracciglia: quello che per sua madre era straordinario, per lei era una sciagura.
- Figlia mia, tua madre ha ragione… - intervenne Ken -… ti viene data una splendida opportunità per il tuo futuro! -
- Cosa? – chiese Kagome – Non capisco! –
- figlia mia… è stata chiesta la tua mano… - rispose la madre - … chiesta da messieur Naraku! –

Continua capitolo 8…

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Capitolo 8
*** SENTIMENTI ***


K-saaaaaaaaaaaaaaaallve a tutti! Come va ??-
B-è una mia impressione o è di buon’umore oggi?-
G-boh!Avrà ricevuto un casco di banane!-
K-no..-
L- La banca ti ha comunicato che le azioni su cui investito sono salite alle stelle?
K-no,no!-
B-Ti sei comprata i nuovi modelli primavera estate di versace e le scarpe di gucci e hai scoperto che quello che te le porta è un figone della madonna?-
K-magari…cioè, no!
G+B+L-E allora!?!- K-Non lo so!^_^-
G+B+L-……ah…no , non abbiamo parole…-.-…-

CAPITOLO OTTO: SENTIMENTI

L’acqua ticchettava , monotona e snervante da un angolo della parete ,che incrinatosi ,a quanto pare ,era andato a trovare una falda sotterranea, appunto dove era la stanza. Cadenzate ,cadevano nel secchio posto li dalla donna medesima, per raccogliere quel bene: acqua non contaminata e purissima, una rarità per quei tempi brutti che correvano.
Una finestrella alta faceva entrare i timidi raggi finali del sole , che mandavano spaventose luci rosse a ridosso della parete ammuffita , mentre allegramente il fuoco scoppiettava nel camino e, riscaldando l’ambiente umido e angusto già di per se.
E al centro di tutto un letto di pellicce e coperte era occupato da un insolito quanto minuto fagottino: un falco , dolcemente vegliato da un’anziana donna che con il suo armamentario gli sedeva accanto.
La porta ferrata venne spalancata con furia, facendo entrare un mezzo demone arrabbiato seguito da due umani.
-Dannazione vecchia! –Sbraitò Inuyasha poggiando la mano sull’elsa della spada- Si può sapere che cavolo stai aspettando!?!-
-Inuyasha credo che in questi momenti sia necessaria la calma…caratteristica che dopo tutti questi anni sembra proprio non ti si sia ancora sviluppata.- asserì la donna con tono gentile, poggiando le mani rugose sul grembo.
-Perdonami Kaede-baba, ma questa volta sono d’accordo con Inuyasha!-enfatizzò Sango stringendo i pugni- Si può sapere cosa stai aspettando!?!-
Il falco emise un piccolo grido , muovendo gli occhi come impazzito. La donna sospirò lievemente abbassando e poi rialzando le palpebre appesantite dall’età.
-Mi dispiace ragazzi io non posso fare nulla…- Puntò il suo sguardo sulle luci del crepuscolo, che filtravano dalla finestrella..-Non posso fare nulla finche Hawke non riprenderà il suo reale aspetto..-

***
[1482]

Kagome sbatté le palpebre un paio di volte- Prego?-
Chihiro si alzò dal tavolo ,andando dalla figlia - non è fantastico Kagome, cara?-disse gaia afferrandole le spalle- Messieur Naraku è un ottimo partito , il tuo matrimonio ti porterà un grande beneficio!-
-Senza contare che è molto facoltoso.- aggiunse Ken- Diventerai la padrone di una grande feudo figlia mia!.- Kagome alzò lo sguardo freddo sui genitori- Quindi avete gia deciso tutto!?- la voce glaciale non lasciava trapelare benché la minima emozione, nonostante dentro di lei la ragazza ribollisse di rabbia.
Come si permetteva sua madre di decidere per lei!?! Come si prometteva Quell’Uomo di farla sposare solo per un suo vile tornaconto personale!?!
-Nel fine settimana , Monsieur Naraku e io discuteremo più a fondo , riguardo il tuo avvenire figliola- Ken si alzò dal proprio posto raggiungendo il fianco della nuova moglie-
Questo è un grande onore per te Kagome , sono- scambiò uno sguardo con la donna- anzi siamo sicuri, che tu sia una persona degna di fiducia.-
-Non sei emozionata Kagome?-disse la donna stampando un bacio sulla guancia della figlia- Sposarsi è un evento fantastico, che ti segnerà per tutta la vita!- Kagome rimaneva immobile a guardare il vuoto. Pregava , la sua mente, il suo , cuore , tutto il corpo urlava “Datemi un pizzicotto, ditemi che stò sognando! Vi prego ditemi che è un incubo!”.
Ma la faccia elettrizzata e allegra di sua madre rimaneva lì, insieme a quella del patrigno, tirata in un lieve sorriso.
No…quello non era un sogno.

***
[1486]

Kaede spalancò l’occhio castano. Era il momento.
- Miroku, Inuyasha, uscite e preparatevi- disse seria, pose poi il suo sguardo sulla ragazza- Sango prepara stracci e vestiti di ricambio , temo sarà una cosa lunga.- lei annui decisa, mettendosi subito in moto tra le mura del maniero diroccato.
Inuyasha rimase un minuto li impalato a osservare il suo falco ansante.
-Andiamo Inuyasha..-sussurrò Miroku. Lui annui. Sarebbe voluto rimanere. Avrebbe dato la vita per poter rimanere con lei, anche solo quella notte , come umano ,per aiutarla .Strinse i pugni, in un moto di rabbia: ma la loro unione non era in alcun modo permessa.
Quindi non gli rimaneva che affidarsi alle cure della vecchia Kaede. Come lupo non avrebbe potuto fare niente. Nuovamente Miroku gli fece cenno dallo stipite. Era il momento.
-Vecchia! Ti avverto che se Hawke muore te la dovrai vedere con me , sono stato abbastanza chiaro?!- la vecchia sorrise dolcemente in risposta per rassicurarlo.
Inuyasha sospirò lievemente: doveva cercare di calmarsi. Armato di quei pensieri afferrò l’anello di ferro chiudendosi cautamente la porta alle spalle.
Gli occhi stanchi della donna accompagnarono la figura dei ragazzi fin quando non furono usciti. Benedetti figlioli, cosi antipatici alla provvidenza…
-Vecchia Kaede ecco i vestiti…-
- Grazie mille Sango. Ora siediti lì e tieniti pronta, manca molto poco..-
Un ultimo raggio di sole colpì il muro prima di inabissarsi dietro la maestosità delle montagne a ovest. Sango si morse forte il labbro, in preda al nervosismo, torcendosi le mani. Hawke spalancò di scatto gli occhi fissandoli sul soffitto. Un verso stridulo usci dal becco del falco nel mentre una luce brillante avvolgeva il rapace in quel grido di disperazione , un grido di donna che rimbombò nelle quattro pareti. Al suo posto una ragazza svestita, teneva con dita tremanti la freccia conficcata sopra il cuore; gli occhi lucidi e un po’ tremanti, mentre un singulto le usciva dalle labbra slavate.
Sango corse dall’amica coprendola con una coperta.
-Sango presto prendi quegli unguenti e degli stracci!- disse Kaede affiancandosi di più alla ragazza. – Kagome cerca di resistere ancora un po’….dovrò estrarla questa freccia.- La ragazza tremante annui debolmente.
-Ecco a te Kaede!- Sango si inginocchio porgendo quanto chiesto alla donna. Con minuzia questa iniziò subito a lavorare in una terrina una pastella verde di erba , che ,poi, applicò accuratamente tutto intorno al foro d’entrata della freccia.
-Bene..- strinse le dita sul dardo , mentre Sango faceva altrettanto con la mano inerme della ragazza, pallida e ansante.- ...al mio tre Kagome. Uno….Due…tre.-
In quel momento,lontano, un ululato di un lupo si alzò nella quiete della notte.

***
[1482]

Un singhiozzo usci dalle labbra della ragazza che scagliò con rabbia un cuscino contro la parete opposta. Nervosa e frustrata camminava avanti e indietro per la sua camera mordendosi per non scoppiare in un urlo isterico. Aveva fatto invitare Sango per un tè privato il giorno seguente. La ragazza le era sempre stata vicina e una consulenza era quello che più desiderava in quel momento . Ma il giorno seguente rimaneva il giorno seguente. Quindi aveva approfittato dell’assenza dei genitori- ad un tè da amici- per …esprimere la sua esuberanza.
In casa c’era solo Inuyasha e i domestici, quindi anche se avessero sentito un vaso cadere lo avrebbero – con assoluta certezza-attribuito alla sua sbadataggine, che visti i precedenti del vaso e dell’arco, poteva sembrare una buona attenuante.
Tirò leggermente su col naso, gettando le scarpe in un angolo della camera. In quella casa non era proprio vista di buon occhio ,ma se andava avanti a quella velocità sicuramente non avrebbe dovuto rimanerci ancora a lungo. Sprofondò nel letto tirando un cuscino a coprirsi il volto. Era barricata in camera dalla sera precedente e non aveva ne fatto colazione o pranzo. Non aveva salutato i genitori quando se ne erano andati, ne er andata a vedere l’uccelliera della madre nel giardino posteriore. Ma non se la sentiva proprio di uscire o vedere uno di quei visi ostili. Non che lo fossero tutti ma, la loro indifferenza era ostile, il loro essere era ostile. Loro erano ostili.
E in quel momento le pareva di avere già fin troppe cose contro…
Fece sprofondare il viso nel cuscino ,riprendendo a singhiozzare rabbiosamente -Ma perché tutte a me….-
TOcK!Tock!
Due leggeri colpi alla finestra. Smise un minuto di piangere chiamando a se il suo autocontrollo. Che lo avesse sognato?
Tock!TOCk!
No, no !Erano reali! Strofino la stoffa sul viso , in un tentativo di nascondere il suo stato pietoso. Scivolò con grazia giù dal letto, tirando un’occhiata alla finestra. C’era una sola persona che entrava dalle finestre invece che dalle porte….
-DannATa La VuoI Aprire sta CaVOLo DI FINESTRA ,o NO!?!- Inuyasha. Tirò un’occhiata allo specchio , riscoprendosi più scarmigliata e indecente di quel che credeva. Faceva fatica a essere guardata!
ToCk! Toc!K
-E ALLora!?!- Magari se era fortunata si sarebbe bevuta la storia che non stava molto bene. Si avviò con grandi passi alla porta finestra , tirando leggermente su un lato della gonna in raso e damasco verde bottiglia . Il che in un certo senso era vero…
Il mezzo demone entrò con un balzo nella stanza , scotendosi leggermente infreddolito nelle spalle. Kagome lo guardò silente sottecchi ,richiudendo la propria finestra. Specchiandosi ancora una volta nel vetro poté notare meglio il rossore dei sui occhi . Già più difficile da coprire…
-Dannata mi ci volevi far morire su quel cornicione o Cosa!?!- La osservò tirare le tende dandogli le spalle. Non sapeva spiegarselo molto bene, ma si comportava in modo strano…
-Ah!Sempre a lamentarti tu!Dai non sarà un po’ di vento a ucciderti!- -Tsk! Parla, parla…- solo in quel momento si rese conto delle condizioni della camera . Cuscini a soqquadro, armadio disfatto come il letto e un asfissiante odore di chiuso e….
Sondò meglio l’aria per trovare conferma. No , non si sbagliava. Lacrime…
Si girò esterrefatto della ragazza che ancora le dava le spalle impiegata a piegare un abito.
-Stavi piangendo!?!- Kagome sussultò impercettibilmente –n..no.. ma che…- -Stavi piangendo!-Lei si girò verso di lui indietreggiando leggermente -No Inuyasha ti bagli io…- - Kagome si sente l’odore delle tue lacrime! Hai gli occhi rossi!- -Ho semplicemente un po’ di influenza non è niente di che…-rispose gelida, scambiando uno sguardo con lui.
Sembrava preoccupato….possibile?
-Kagome, smettila di dire bugie si vede ontano un miglio che hai pianto e sei arrabbiata!-disse frustrato- guarda in che condizioni è la stanza! Una persona malata poi non vestirebbe con un abito tanto scomodo!-
Kagome sospirò affranta portandosi una mano al viso.
Scoperta. Su tutta la linea. Che avrebbe puntato sullo spirito d’osservazione e i suoi poteri demoniaci era una cosa che poteva benissimo prevedere.Si sedette su letto tenendo la testa fra le mani con una gran emicrania. –Abbassa la voce per piacere…ho già creato abbastanza disordini io qui.- fecero entrambi un respiro profondo,richiamando la calma in un silenzio ricco di tensione. Inuyasha tirava delle vaghe occhiate intorno.Sembrava che c’avessero rinchiuso una belva ferita e combattiva li dentro, che aveva graffiato le pareti e distrutto i mobili per tentare una via di fuga. Ma se Kagome era il leone e quella era la gabbia….chi mai l’aveva ferita?
-Non ho potuto farne a meno….-cominciò raggomitolando le gambe al petto nascondendoci il volto -…io non sono come voi altri, che se vi dicono “devi fare questo”, lo fate punto e basta e non fanno una piega. Io non ci riesco, non è nella mia natura…-
Inuyasha ingoiò pesantemente avvicinando le si .– Kagome…-
Lei alzò il volto rigato dalle lacrime leggermente arrossato, in singhiozzi- per questo non voglio sposare Monsieur Naraku!- Gli si gelo il sangue nelle vene. Naraku. Avevano combinato un matrimonio con…
-Devi sposare Naraku?- -si… Entro la fine dell’anno. E siamo a settembre!- scoppiò in una serie di singhiozzi ancor più forti coprendosi nuovamente il viso .Era disperata- Kagome calmati..-fece per posarle una mano sulla spalla ma le la scacciò puntandogli contro uno sguardo arrabbiato- Come puoi intimarmi alla calma!-Si alzò con un balzo puntandogli l’indice sul petto- Come puoi intimarmi alla calma in una situazione del genere, non tento il suicidio per amor proprio , ma non c’è assolutamente da star calmi!Io tra meno di tre mesi di troverò sposata con un uomo che neanche conosco e tu mi dici di stare cal…-si ritrovò improvvisamente tra le pieghe di una camicia bianca incredibilmente calda avvolta da due braccia. Cosa stava facendo?
-Devi cercare di rilassarti ok?Piangere non ti farà altro che stare peggio in questo momento…vedrai troveremo il modo di risolvere la situazione..-alzò il viso incrociando gli occhi ambrati di suo Fratello. Suo fratello….
- Inuyasha….- - Non ti lascio affondare da sola Kagome…non ti lascio!- Era suo fratello. Ma questo non le impedì di farla arrossire e che il cuore accelerasse i suoi battiti.
Era suo fratello eppure quella dolce ansia e formicolio che sentiva , sapeva non avevano niente di proprio del semplice affetto.
Era suo fratello, ma con il cielo plumbeo oltre le tende tirate e quegli occhi ambrati così intensi e vicini non seppe trattenersi. Erano vicini e loro respiri gli sfioravano la pelle e gli occhi si cercavano. Non erano fratelli.
Era suo fratello, eppure quando le loro labbra si incontrarono in quel bacio proibito , e desiderato comprese. Gli voleva bene.
Molto di più di come una semplice sorella potrebbe. Erano innamorati.

***

[1486]

Rampicanti di edera verde e rossa si intrecciavano tra loro lungo la parete esterna di quel castello. Fuori il mare burrascoso , urlava biancheggiante contro l’impervia scogliera dove era arroccato, gemma rossa nell’oscurità della notte, simbolo da sempre del potere assoluto della sua famiglia.
Non ricca certo ma con il titolo della loro famiglia ,erano molti gli interessati a quel castello. Suo ancora. Le vesti in damasco bordeaux scuro e trine dorate slanciavano la figura snella e sottile ,dalla pelle marmorea .Legati in una unga treccia i lunghi capelli scendevano fino oltre la vita, femminile. Le braccia incrociate le davano un espressione seriosa , mentre gli occhi si perdevano chissà dove all’orizzonte . Alle sue spalle la tavola riccamente imbandita aspettava solamente che qualcuno iniziasse il proprio pasto, ma la donna non sembrava proprio propensa a iniziare un pasto.
Solo un affamato micio , dopo essersi a lungo crogiolato nell’abbraccio della padrona aveva ceduto alla fame avventandosi sul maialino arrosto , nel vassoio dorato.
Un lampo azzurrino si staglio lontano nell’orizzonte , mentre un denso strato di nuvoloni andavano a condensarsi proprio li , sulla costa.
A rompere il silenzio due leggeri colpi alla porta.
-Avanti- disse incolore. Due energumeni fecero la loro entrata nell’ampio salone, col cappello in mano e le spade al fianco; due visi che di raccomandabile avevano poco. Il gatto con un miagolio impaurito balzò giù dal tavolo sparendo oltre la porta in cupo legno massello.
-Mia signora…-disse uno , deglutendo- Fonti i dicono che “loro” hanno fatto ritorno nel regno.- Un altro lampo si staglio lontano nel cielo, illuminando per un attimo la stanza. Impossibile sicuramente, ma gli parve di vedere uno spettro di sorriso sulle labbra della loro signora. Ciò non prometteva bene…
-Molto bene. Raggiungeteli …e portatemi il falco. Vivo.- -Molto bene mia signora…-velocemente fecero un inchino congedandosi.
Il lampadario tintinnò pericolosamente al chiudersi della porta, che fece piombare nuovamente la stanza nel buio e nel silenzio.
La donna appoggiò una mano al vetro, spiegando le labbra in un espressione soddisfatta, facendo brillare
pericolosamente gli affusolati occhi castani.
-Finalmente…-sussurrò- …sei mio….-

Continua…

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Capitolo 9
*** DIFFICOLTà ***


Lu- Eccoci già qui!
Ka- Cosa? Di già?
Bea- -.- si…ma ce sei o ce fai?
Ka vestita con pinne, mantello ed occhiali – Scusate, ma non dovevamo andare al mare?
Lu- Scusa, ti sembra il caso?
Ka guarda fuori dalla finestra… tuoni, fulmini e pioggia – Ma Giw mi aveva promesso di andare al mare a fare castelli di sabbia ç___ç wahhhhh
Lu e Bea – Qui c’è qualcosa che non va! Giw????
Silenzio
Lu e Bea- Giw????
Giw- shi???
Bea- cos’hai in bocca?
Giw- nulla!
Kaggy, ancora in lacrime si avvicina a Giw e le prende qualcosa da dietro la schiena – Cosa sono queste?
Lu- GIWWWWWWW! Le mie caramelle mu, 5 gusti più uno ç__ç Lu incenerisce Kaggy con lo sguardo – Non ti avevo detto di farci la guardia?
Ka- ç__ç ma il mare!
Lu- KAGGYYYY, come puoi pensare al mare in questo momento????
Inizia inseguimento
Bea- povera… in fin dei conti non aveva colpa!
Lu- Già… gnam
Bea- Non ti senti in colpa, eh?
Lu- gnam… shi shi
Bea- -.- certo... si vede!

CAPITOLO 9
DIFFICOLTà

1482

La porta della stanza si aprì in un minuto cigolio, mentre la silenziosa figura di Kagome usciva dalla propia stanza, richiudendosi la porta di quel luogo, e con esso un segreto terribile, dietro le spalle.
I lunghi corridoi di reggia Inuyoukai erano deserti, illuminati dalla calda luce del sole che entrava sfavillante dalle grandi finestre lungo tutto il “sentiero”. Meglio così… meno gente incontrava quella mattina, meno spiegazioni avrebbe dovuto dare allo strano sorriso, alla strana gioia mista a un profondo dolore, che le si leggevano in volto.
Senza accorgersene si portò una mano alle bocca, sfiorandosi appena le labbra rosse.
Kami-sama, com’era stato… stupendo.
Quando si era trovata a così pochi centimetri dal bel volto del mezzo demone, così fiero, ma anche dolce, così maturo, ma al tempo stesso bambino, una profonda sensazione di calore l’aveva invasa tutta, facendole battere il cuore all’impazzata. Quegli occhi… al solo ricordarli si sentiva preda di un qualcosa fin’ora a lei sconosciuto. Da quando Inuyasha era così? Che fosse un bel ragazzo lo aveva sempre saputo, ma così… protettivo? Così affascinante? Così straordinariamente disposto nei suoi confronti?
Kagome si portò una mano all’altezza del cuore: non sapeva certo se quello si potesse definire amore, in quanto mai in vita sua era stata innamorata, ma quel bacio… qual bacio era segno di un qualcosa di straordinariamente profondo… un qualcosa che ora era pesante come un macigno.
La sera precedente, dopo averla baciata, Inuyasha era letteralmente scappato fuori dalla finestra, prima di fissarla, intensamente, negli occhi. Entrambi sapevano che quel loro piccolo e grande gesto non era un bene… non era un bene per la loro famiglia.
Cosa diamine avrebbero dovuto fare, ora?
Non si erano detti una parola, ne una scusa, ne una spiegazione… nulla… solo quel bacio. E se ci fosse stato un sentimento anche da parte di Inuyasha?
-“ Ma noi…siamo fratelli!” pensò triste Kagome, giungendo, finalmente, in sala da pranzo, dove, riunita a colazione, c’era tutta la sua famiglia… oggetto dei suoi pensieri compreso.
Inuyasha e Kagome si scambiarono un timido sguardo, subito distolto da entrambi… che situazione del cavolo.
- Buon giorno figlia mia, dormito bene? – chiese il padrone di casa, poggiando una tazzina da the sul tavolo.
- Abbastanza bene, grazie! – sorrise debolmente Kagome, sedendosi a tavola.
Inuyasha mangiava silenzioso, con sguardo basso, una fetta di pane imburrato.
- Spero la notte ti abbia portato consiglio sulla proposta di Messieur Naraku! – disse, raggiante, Chihiro, sorridendo alla figlia.
- Consiglio? – chiese, sarcastica, Kagome – Io non ho la minima intenzione di sposare quel uomo! –
Come un fulmine squarcia il cielo, improvvisamente l’atmosfera nella sala da pranzo di fece silenziosa e testa: Ken fissava sbigottito la figliastra, Chihiro aveva un inizio di pianto, già gli occhi le luccicavano, mentre Inuyasha, alzato il volto per la prima volta dal piatto, fissava incredulo, con un sorriso in volto, Kagome.
Lei… Kagome si stava opponendo!
- Come scusa? – chiese Ken – Quale motivo avresti per rifiutare Naraku? È agiato, di buona famiglia, ricco e richiede le tue attenzioni, cosa vuoi di più? -
- Io non lo amo! – sbottò Kagome, lasciando il patrigno di sasso.
- Amore? Amore? L’amore richiede tempo… dagli tempo al tempo ed imparerai ad amarlo! – rispose, stizzito, il signore di casa.
- Non credo… - rispose, Kagome, a tono.
Non sapeva nemmeno lei cosa stava facendo, le parole le uscivano da sole dalla bocca.
Ora nemmeno il dolore che stava infliggendo alla madre e al patrigno, e neppure le conseguenze di quel gesto, le importavano… le importava solo…
- Io amo qualcun altro! – continuò, senza tradire alcun emozione.
Inuyasha si fece, in quel istante, di marmo. Lei… lei amava… amava chi? ( tontooooo! Nd k)
- Ami qualcun altro? – sbottò il patrigno, mentre Chihiro incominciava a singhiozzare.
- Si… - rispose Kagome - … indi per cui non ho intenzione di diventare la sposa di Naraku! –
- Chi è quest’uomo? – sbraitò Ken, ora infuriato. Una possibilità fruttuosa, venuta dal cielo, come quella di imparentarsi con il signore de le chateux d’Arignee, stava per essere sciupata da quella bamboccia.
- Non sono affari vostri, patrigno! – rispose la ragazza.
- Non ti sarai concessa a lui? – urlò il demone cane, alzandosi in piedi.
- Non sono affari che vi riguardino! – sbraitò Kagome.
- Tu… non sai quello che dici! – disse Ken, avvicinandosi alla figliastra – Messieur Naraku è uno dei nobili più potenti di Francia, ricco e benestante… e ha avuto il grande onore di scegliere te! Sai cosa significa avere un opportunità simile in tempi di crisi come questa? Sei solo una bambina che della vita non capisce nulla! – - Capisco quello che provo… ed io… io non voglio sposare quel uomo! – continuò Kagome, per nulla intimorita.
- Ti dirò una cosa, figlia mia… - sussurrò Ken, mentre Chihiro era ormai preda della disperazione -… quello che tu vuoi o non vuoi, ora, non è più affar mio… io sono tuo padre… quindi decido che andrai in sposa a Naraku! –
- Voi non lo farete! – disse Kagome.
- Io lo farò… e ancor più… troverò il tuo amore proibito e lo ucciderò con queste stesse mani! – bisbigliò Ken.
Kagome fissò per un secondo Inuyasha negli occhi… poi corse via dalla sala, piangendo a dirotto.
Cosa aveva combinato?

***

1486

La luna, che si stagliava magica nel cielo stellato, illuminava la notte con i suoi caldi riflessi di sole. La sua forma ben distinguibile, sferica, in quelle notti di luna piena, fu la prima cosa che Kagome riuscì a distinguere aprendo gli occhi. Spossata, coperta sotto un pesante strato di pellicce, il suo sguardo era rivolto alla finestra che arieggiava la piccola stanza, teatro poco prima di dolore e sofferenza.
Kaede, per quanto brava e delicata, aveva dovuto toglierle una freccia avvelenata da una posiziona pressoché vitale… l’urlo della ragazza, che si era levato in quel mentre verso il cielo, aveva trovato risposta nell’ululato di un lupo lontano.
Tamponata la ferita che stillava copioso sangue e untovi l’antidoto, non c’era altro da fare che aspettare… e pregare.
La notte era trascorsa lenta e gelida, mentre la temperatura di Kagome si alzava e si abbassava, in risposta all’antidoto che incominciava a fare il primo debole effetto, come un aquilone sospinto in cielo dal soffio della vita.
La porta si aprì cigolando, mentre Kagome distoglieva lo sguardo dalla magica sfera che brillava in cielo, per posarlo sulla piccola figura anziana che aveva fatto capolino nella stanza.
- Oh, sei sveglia! – sussurrò Kaede, tingendo un panno nella ciotola d’acqua fresca che aveva in mano e posandolo sulla fronte della ragazza – Questo è un buon segno! -
Kagome sorrise debolmente, ancora intontita dal dolore: vicino al seno sinistro, per tutta la lunghezza del torace, era bendata con uno spesso strato di bende che le bloccavano la spalla… evidentemente la ferita era ancora aperta.
- Come ti senti? – chiese la vecchia strega, stringendo una mano alla ragazza.
- Debole… - rispose Kagome - … come se mi avessero trapassato il petto! –
Kaede sorrise, fiduciosa: la sua grande forza d’animo, tipica di Kagome, era davvero un qualcosa di straordinario. Di certo si sarebbe ripresa nel più breve tempo possibile, senza contare che ora, come le aveva raccontato Miroku,che erano vicini a rompere l’incantesimo, o almeno, ci avrebbero provato, Kagome avrebbe avuto un ulteriore motivo per lottare e recuperare al meglio le forze.
- Lui… lui come… -
- Oh, non ti preoccupare! – rispose Kaede, intuendo le preoccupazioni di Kagome - … lui stava anche troppo bene, burbero come sempre! –
Kagome sorrise, socchiudendo gli occhi.
- Me lo immagino… solita aria strafottente… - sussurrò la ragazza, riversa sul letto -…deve aver sbraitato non poco! -
- Ha sbraitato eccome! – sorrise, di gusto, la vecchia – Era più bianco di un cencio… stava molto in pena per te! –
- Povero amore mio… - sussurrò Kagome, accarezzando distrattamente il lenzuolo - … se solo potessimo godere di un attimo… di un solo attimo reciproco… -
- Vedrai Kagome, si risolverà tutto! – disse Kaede, estraendo da un vecchio mobile intarsiato uno strano cofanetto – Avete tenuto duro tutti questi anni… ormai manca poco! –
- Lo spero saggia Kaede… - sussurro Kagome.
- Guarda! – sorrise la vecchia, estraendo dal cofanetto che teneva in grembo uno strano pendolo.
- Ma quella è… -
- La tua shikon no tama… l’ho conservata! – continuò l’anziana donna, porgendo la perla rosa a Kagome.
- Credevo… di averla persa quella notte… -
- L’ho recuperata! – sorrise Kaede - … e l’ho tenuta… sperando un giorno di ridartela! –
Kagome annuì distrattamente, accarezzando la liscia superficie del gioiello.
- Ricordo ancora… il giorno in cui me l’ha data… -

***

1482 (passato)

Il giorno era trascorso lento, inesorabile, insopportabile. Kagome aveva passato tutto il resto di quella maledetta giornata distesa a letto, tormentata dai pensieri, dalle lacrime e dal tormento del cuore. In un solo istante aveva riversato su quella nuova famiglia tutto il suo risentimento e la sua voglia di indipendenza, di libertà, di amore libero… ma non se ne pentiva affatto.
Fosse stato vivo suo padre non l’avrebbe mai data in sposa ad un uomo solo per interessi economici, perché, di sicuro, dietro a tutto questa insistenza da parte di Ken, stava il lauto profitto. Per non parlare della madre… senza spina dorsale e un cervello proprio… kami-sama come si stava rammollendo.
E lui… lui era il peso, il macigno, che aveva fatto pendere definitivamente la bilancia dalla parte dell’irrazionalità: Inuyasha.
Se avessero scoperto che era lui il ragazzo di cui era innamorata, cosa sarebbe potuto accadere?
Il finimondo... la morte a confronto era una benedizione. Sorridendo ironicamente, Kagome si alzò dal letto. Durante il pomeriggio sua madre era passata un paio di volte, pregandola, oltre la porta chiusa a chiave, di farla entrare o scendere almeno a pranzare. In effetti non aveva toccato cibo tutto il giorno e la fame incominciava a farsi sentire.
Lentamente scivolò giù dal letto infilandosi alla meno peggio un vestito pulito: quello che aveva era tutto sgualcito e consunto di lacrime. Avrebbe messo qualcosa sotto i denti, poi una bella doccia e per una sera avrebbe cercato di dimenticare i problemi.
Silenziosamente girò la chiave nella serratura e aprì in un minuto cigolio la porta. Si guardò a destra… nessuno per fortuna… poi si voltò a sinistra… impallidì nel vedere la figura appoggiata alla parete diffronte.
- Inu… -
Non ebbe tempo di terminare la frase che il ragazzo le tappò la bocca con le mani e la spinse di forza dentro la stanza.
Chiusosi la porta alle spalle, il ragazzo lasciò la presa su Kagome, che lo guardava stupita e un po’ intimorita.
- Pensavo avresti avuto fame! – le disse, lanciandole un sacchetto.
Kagome lo afferrò al volto, aprendolo silenziosa: conteneva alcune mele, arance e dei panini.
- Grazie! – sibilò la ragazza, senza guardare in volto l’hanyou.
Imbarazzanti attimi di silenzio permearono la piccola stanza, fino a quando Inuyasha non decise di parlare.
- Oggi… è stata una giornata un po’ particolare! – disse il mezzo demone.
- Già… - rispose Kagome, imbarazzata - …ho fato una di quelle scenate! –
- Ho visto.. – disse Inuyasha - … e ho anche sentito! –
Kagome fissò il ragazzo in volto, rossa come un pomodoro.
- Io… -
- Chi è il ragazzo di cui sei innamorata? – chiese, diretto, Inuyasha, avvicinandosi a Kagome.
- Io… - sussurrò Kagome, distogliendo lo sguardo.
- Sono… sono io? – chiese l’hanyou, sollevando il mento alla ragazza e voltandola verso di se.
Quando i loro occhi si incontrarono, quella sensazione profonda, mista ad un calore intenso, invase Kagome, rendendola succube dei battiti violenti del suo cuore.
- Ho una cosa per te! – disse Inuyasha, vedendo che Kagome non accennava a rispondergli.
Lentamente Inuyasha estrasse una collanina dalla tasca del vestito, su cui svettava una piccola biglia rosea.
- Sai cos’è? – chiese il mezzo demone, slacciando la serratura del gioiello.
- No… - sussurrò Kagome.
- Si chiama shikon no tama! – spiegò Inuyasha, circondando con le sue braccia il collo di Kagome e serrandole il gioiello al fine collo – Da queste parti si dice che… che sia il dono di due innamorati.
Kagome arrossì violentemente, mentre Inuyasha distoglieva lo sguardo imbarazzato.
- Tu… -
Inuyasha si voltò di spalle, incamminandosi verso l’uscita.
- Scusami… non importa! – sussurrò, senza voltarsi.
Improvvisamente si sentì trascinare all’indietro. In men che non si dica le sue labbra erano fuse con quelle di Kagome.
Senza chiedersi perché, ne se quello che aveva cercato di dire a sua sorella fosse stato realmente concepito, Inuyasha si strinse ancor più a Kagome, approfondendo quel bacio colpevole.
Erano colpevoli… colpevoli di un sentimento che non avrebbero mai dovuto provare… colpevoli di amarsi.

Continua capitolo 10…

Ka- Finitooooo!
Lu+Bea+Giw- Lo sai che il nomignolo Sadi-chan ti sta a pennello? ( sadi= sadica!)
Ka- si, lo sho, me lo dicono in molti!
Lu+Bea+Lu- crediamo sia giusto specificare ai nostri lettori che questo capitolo è stato tutta mente di Kaggy, indi per cui prendetevela con lei!
Bea- se volete il suo indirizzo di casa contattateci!
Ka- hey!!! Ma non dovevamo rimanere unite fino alla morte?? Lu+Bea+Giw prendono Kaggy, la bendano e la legano alla sedia.
Ka- hey???? C’è nessuno? C’è nessuno???
Lu- Fuori una!
Bea- Come fuori una???? Le altre chi sarebbero???
Lu- Nulla nulla… wahahahahaha
Bea- -__-‘ mi fai paura!

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Capitolo 10
*** PIANI ***


CAPITOLO DIECI:
PIANI

Un tiepido raggio lunare dette un riflesso opalescente alla biglia, di per se , di un colore tendente al rosino. La superficie fredda, in vetro cavo e soffiato, sembrava doversi sbriciolare tra le dita sottili di quella mano femminile tra cui, dopo anni, di nuovo si ritrovava stretta. La lunga catenina d’argento che batteva sul braccio della ragazza , il freddo tocco del metallo donato per amore.
La shikon no tama…
Come mai avrebbe potuto dimenticarsi quel ninnolo, tanto bello al ricordo , di quel periodo così felice, eppure così triste.
-Kaede ma dove lo hai…- la donna la interruppe facendole cenno di tacere- Quel che conta è che sia tornata a te Kagome. Che sei la sua legittima proprietaria…e poi quel ninnolo è d’avvero qualcosa di speciale per te non è forse così?- la ragazza annui in modo stanco, tornando ad appoggiare la testa sul lettino improvvisato.
-Cerca di dormire un po’ Kagome. Sia come umana che come falco ti sei affaticata molto…-la donna guardava dolcemente la ragazza chiudere gli occhi lentamente, mentre le palpebre si facevano sempre più pesanti. Con un timido sorriso e un sbadiglio parve ricadere nel sonno , la sfera stretta tra le sue mani.
-Dormi sogni tranquilli figliola mia…perché almeno nei sogni si è distanti da tutti i dolori terreni e solo il nostro miele dei pensieri vien a cullarci..-
L’anziana signora si alzò spolverandosi lievemente le vesti . Ricurva sui suoi anni e con passo silenzioso, lasciò il capezzale della giovane , per afferrare il grande anello di ferro della porta ,aprendola.
Sembrò titubare un attimo rivolgendo un sguardo all’indietro, mentre la ragazza si rigirava cullata dal sonno.
-Nessuno merita destino tanto crudele…-sussurrò lievemente, poi spari oltre la soglia massiccia, richiudendola alle proprie spalle.

***

[1482]

-Inuyasha….di la verità c’è qualcosa sotto!-quasi si strozzò con quella tazza di tè che stava bevendo al solo sentire le parole di Miroku. L’amico lo guardava dall’altro lato della stanza con occhio sornione e divertito, mentre l’hanyou tentava in tutti i modi di non strozzarsi.
Un pallido sole autunnale, splendeva al di là delle vetrate del castello donando alla città parigina, quei contorni grigi che tanto la distinguevano, nel mezzo del turbinio delle foglie rubino e topazio , portate via dalla brezza fredda. E anche ottobre era arrivato , lento inesorabile. Non credeva di aver mai vissuto periodo più ansioso e al contempo felice…
-Ma …ma …che cavolo dici Miroku!?!- disse trai colpi di tosse completamente rosso in volto.
-Uhmm…-l’amico si avvicinò guardandolo con “l’occhio dell’esperienza”- dalla tua reazione non si direbbe! Avanti chi è la nobile pulzella!?-
Un nodo si formo nella gola del mezzo demone , seguito da una scarica interminabile di bestemmie e insulti che tento di ingoiare. Ma Miroku non la contemplava nel suo vocabolario la parola privacy!?!
Osservò imbarazzato le iride bluastre dell’amico. Che tante ne avevano passate tante ne avevano viste , ma avevano sempre mantenuto quell’aria vispa e sbarazzina che era propria della personalità dell’ex benedettino.
Già…a volte faticava a credere che Miroku avesse studiato per anni la cultura classica del clero. Pensare lui con le vesti di frate era uguale a pensare a suo padre vestito con quei vestiti bombati e fronzuti che andavano tanto di moda. Una cosa comica ma di fronte alla quale avrebbe preferito non trovarsi…più per la sua incolumità che per altro.
Il rumore della spada dell’amico che batteva sul fianco lo distrasse dai suoi pensieri. A forma di croce latina, quella ,come la sua tessaiga, era una di quelle spade che le famiglie si tramandavano di generazione in generazione.
E anche se la famiglia di Miroku era…beh…finita come era finita , quel cimelio lo conservava come una reliquia di un santo.
-E allora?- avrebbe dovuto dirglielo? Magari se gli avesse fatto promettere sul suo onore d’uomo di non dirlo a nessuno l’avrebbe anche potuto fare. Non era certo il tipo da considerare in modo tanto basso il proprio onore, ed era fidato e riservato – dipende su cosa poi ,questo- di natura. In oltre il pensiero di poterne parlare con qualcuno in qualche modo lo alleggeriva…
Gli dava un sollievo da quel dolce peso…
-Va bene…MA tu giura sul tuo onore d’uomo che non farai una parola con nessuno di ciò che ti sto per dire- Miroku annui recuperando un briciolo di serietà. – Beh…ecco..è..è..Ka…g…-
Ma prima che potesse finire , un urlò di puro terrore rimbombò per tutto il castello, trasportato dall’eco.
Un urlo femminile…

***
[1486 Presente…]

Le dita di un bianco latteo sfiorarono la superficie scura del legno ancora bagnato mentre i lembi della gonna , frusciavano piacevolmente al contatto con l’erba, stridendo , al contrario, lì dove la terra si riduceva a zolle secche ricoperte da pietre aguzze.
Le nuvole che prima avevano attanagliato il cielo notturno, ora erano scomparse come risucchiate dal nulla assoluto , lasciando un cielo sgombero da stelle ,nero pece, dove solo la luna la dettava da padrona.
E in questo paesaggio spettrale, tra croci bianche, la donna faceva la sua passeggiata notturna, accarezzando quando un albero dall’aspetto “mostruoso” quando una lapide bianca di chi non c’era più.
Con un movimento fluido afferrò il fermaglio in perle che sorreggeva la sua capigliatura, lasciando che i sottili fili di seta mora ricadessero fermi e compatti a coprirle le spalle , di per se semi esposte alla vista dalle balze del vestito bordeaux.
Si fermò quando fu davanti al punto di suo interesse.
Accerchiati da alte guglie di solida roccia un albero dalla forma fanciullesca dava a sembrare che ,nella sua corteccia , fossero impresse le fattezze di un bambino undicenne dall’aria un po’ confusa e spaurita. Attorno a lui , come cocci di un vaso rotto, spoglie mortali erano state brutalmente lasciate li ,per avvoltoi e sciacalli. I genitori del ragazzo albero. Di loro non ne rimaneva altro che un lembo di stoffa dei vestiti.
Un sorriso tetro e compiaciuto incurvò le labbra cadaveriche della signora in rosso.
Così quello sciocco di Yoshiaki aveva imparato…a mettersi contro di lei.
Allungò il braccio destro in avanti allargando bene le dita rifinite da lunghe unghie quadrate. -Fasticium toli!*- Non appena le richiuse, le guglie di roccia che attorniavano il ragazzo albero si fecero più spesse e più alte , diventando come un’unica grande punta di diamante granitico.
Rimase un attimo a osservare la sua opera in atto di contemplazione. Poi, sorridendo soddisfatta ,tornò sui propri passi…
Il loro piano….era a dir poco perfetto…

***
[1482 Passato..]

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!CHIHIRO!!!!!!!!!!!!!-l’urlo della ragazza rimbombò per tutte le pareti di casa Inuyokai, fino ad arrivare alle orecchie della donna. Con aria allegra e risoluta Chihiro lasciò lo studio di un confuso Ken , per dirigesi a passo svelto verso gli appartamenti della figlia. Allo stesso modo attirati dalla curiosità, anche Inuyasha, Miroku si avviarono verso gli appartamenti della sorella di questo primo.
Kagome si portò le mani alla bocca guardando con occhi sgranati la sua camera. Non riusciva a connettere un pensiero coerente , ed era tentata di boccheggiare come un pesce , mandando a farsi benedire tutto il Bon Ton inculcatole in mente sin da quando era piccola. -Hai Visto cara…-Chihiro , arrivò quasi a corsa dal corridoio, prendendola con enfasi per le spalle- Non è stupendo!?! Tutto è un regalo di monsieur Naraku per il vostro matrimonio!- Kagome girò la testa verso la madre ancora annichilita : lei lo trovava stupendo!?!
-Madre cosa succede!?-disse Inuyasha sopraggiungendo dal corridoio adiacente insieme all’amico.
Chihiro ridacchiò in modo infantile indicando la stanza della figlia – A quanto pare tua sorella ha ricevuto un pegno d’amore!-
Gli occhi ametista della giovane si puntarono terrorizzati su quelli del ragazzo, che aveva avuto la sua medesima reazione.
-Permette Madame ?- La donna annui ,e Miroku fece il suo ingresso nella camera della ragazza. Tendaggi di seta delle più preziose pendevano dal soffitto , nei loro bianchi abbaglianti e trame dorate, addolcendo gli spigolosi angoli della stanza. La finestra aveva un tendaggio ad arco trilobato, con stampati sopra fioretti azzurri contornati da fiori in un blu tenue ricamati. Pezzo forte ,in un angolo, contornato da gardenie, peonie e rose rosse l’abito da sposa, dall’ingombrante gonna di seta e tulle e il bustino rigido in chiffon ,arricchito da piccole perline rosate, completato da un diadema in morbida stoffa bianca e passamaneria dorata, attaccato a un lungo velo bianco immacolato.
Miroku fece un giro intorno all’abito osservandolo con occhio critico- però..-disse- non ha certo badato a spese!- Se possibile, il sorriso sul volto di Chihiro si fece ancor più grande. Kagome sentiva di dover sprofondare da un momento all’altro. Sentiva lo sguardo di Inuyasha fisso su di se e le dava una strana inquietudine. Come se lo stesse tradendo….
Era così poi?
Non ebbe il tempo di ragionarci a lungo ,dato che Annette, la cameriera s’infiltro nella discussione .
-Mia signora..-fece un rispettoso inchino, facendo strusciare i lembi della gonna castana a terra- ..avete ospiti alla porta.-
-Ospiti?-
-Oui Madame. Si tratta di Messieur du Vautor alla porta, accompagnato da Madamoiselle De Ravir*, sua cugina Madame- Chihiro sbatte gli occhi ,sgranatisi di entusiasmo e sorpresa - Ravir? Intendete Kikyo De Ravir?!?La principessa della Famiglia Ravir!?!-
-Oui Madame . Ha detto così.-
Con un movimento fluido e veloce la donna incalzo abilmente entrambi i figli , prendendoli per bracceto.
-A maggior Ragione anche se inattesi è il caso di non farli aspettare.-disse sorridendo in modo complice e palese ai ragazzi.- Miroku siete ufficialmente invitato per un tè!- Il ragazzo si schiarì la voce per poi fare un cavalleresco inchino in segno di ringraziamento. Poi con la stessa aria spensierata della donna, accompagno il tiretto nel salotto del piano inferiore.

***
[1486 Presente..]

Come spettri nella notte , le due figure avvolte in pesanti pastrani, spronarono la possente cavalcatura dei Lipizzani *.
Gli zoccoli affondavano nel terreno , che rimbombava cavo e morto, sotto i colpi degli animali, che affaticati dalla corsa, espiravano aria densa e calda dalle narici dilatate nella loro rapida quanto folle corsa.
Spade sottili e affilate battevano sul fianco degli equini , spronandoli maggiormente, oltre al frustino e allo schiocco del fiocco sulla loro pelle, a spingere di più sulle zampe nonostante fossero in viaggio da ore.
Con un gesto brusco il cavaliere di sinistra tirò le proprie redini, costringendo il proprio lippizano ad un impennata brusca, seguita da un arresto.
Il compagno continuò a fissarlo rallentano gradualmente fino a raggiungere il passo di marcia agli zoccoli ferrati. -Che succede?- chiese da sotto il cappuccio nero e pesante del mantello. L’altro indicò con un dito l’orizzonte. Un vecchio maniero diroccato si arrampicava su una montagna impervia , dove neanche la natura era riuscita a sopravvivere.
Il compagno capì al volo. Arrivati…
Avrebbero portato a termine il Piano per gioia della loro onnipotente signora.
Con un cenno del capo e un leggero nitrito, i lippizani presero a dirigersi con passo deciso, verso il castello della monaca eremita…

Continua…

De Ravir= Allora il suffisso de comune nei cognomi francesi significa di . Ravir invece è un verbo e significa “incantare”. ( e qui non si tratta di bellezza…=_=ndL)(per l’amor di Dio!Una carpa è più bella!XPndK)(concordo!ndG)(no….ma dai…ndB)(è_éuhn?ndK+L+G)(no che avete capito!?!Povera carpa!^^’’’ndB)(è_éuhn!Meglio per te!ndL+K+G)
Fasticium toli*=non siamo assolutamente delle cime a latino, per questo non sappiamo dirvi se la declinazione dell’aggettivo e corretta ( anche se speriamo ^^’’’). Lipizzani*=è una razza di cavalli dalla taglia media. Particolarmente diffusi al tempo dell’impero Austro-Ungarico oggi sono frequenti negli spettacoli circensi.

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Capitolo 11
*** REGALI...E MALI ***


Lu- Tan tan ta ta… tremate, tremate, le streghe son tornate!
Bea- Streghe?
Ka- Dov’è la coda di rospo?
Bea- Coda di rospo?
Giw- E l’occhio di triotone?
Bea- Fermeeeeeee! Cosa diamine sta succedendo?
Lu, Giw e Ka- E tu chi diamine sei?
Bea- ç__ç Come chi diamine sono?
Ka- Facciamole un malocchio!
Lu-Siiiii!
Bea scappa di corsa, dimenticandosi sul tavolino la sua fetta di torta al cioccolato.
Lu- Devo dire che è stato davvero un piano ben congeniato Kaggy!
Ka- Grazie, graze!
Giw- E tutto per questa stupenda fetta di torta… wahahahaha!
Ka- Dite che non abbiamo esagerato?
Lu- Ma no… bea è una tipa forte!
… in un luogo lontano, nascosta dentro lo sgabuzzino: Bea- Qualcuno mi aiutiiiii!

CAPITOLO 11 REGALI… E MALI
1486 ( presente)

Miroku sbadigliò rumoroso, troppo stanco e insonnolito per portarsi una mano alla bocca. Sango, seduta diffronte a lui, lo guardava torva, cercando di intuire i pensieri del ragazzo dai vispi occhietti azzurri.
- Che pensi? – chiese la ragazza, osservandolo.
- Penso che un’altra notte insonne non la reggo! – rispose il monaco mancato, stiracchiandosi goffamente. - Se tutto va come abbiamo pianificato, entro breve avrai tutto il tempo per dormire che vuoi! – sorrise Sango .
- E per stare anche con te! – ammiccò Miroku, facendo arrossire la ragazza.
In un sordo cigolio, la porta della stanza si aprì, mentre la figura della vecchia Kaede entrava crucciata. - Come sta Kagome? – chiese Sango, preoccupata.
- Meglio! – rispose la vecchia eremita – Anche se avrebbe bisogno di più tempo in forma umana per recuperare il prima possibile le forze! –
- Fosse possibile darle più tempo… - disse, tristemente, Sango.
- Ma purtroppo non spetta a noi decidere il momento del spuntare del sole! – disse Miroku, guardando, serio, negli occhi la ragazza.
Improvvisamente, un fracasso impressionante, prodotto da dei campanacci appesi con fili al soffitto, ruppe l’atmosfera tranquilla della stanza.
- Cos’è questo baccano? – sbottò Sango.
- Intrusi! – disse Kaede, facendo per uscire dalla sala.
- Intrusi? – chiese Miroku.
- Qualcuno si è introdotto di nascosto al castello… - annuì Kaede -… qualcuno con cattive intenzioni! –

***

1482 ( passato)

- Messieur Naraku, quale piacere! – squittì Chihiro, entrando nella grande sala, in cui erano stati fatti accomodare gli ospiti – La vostra visita ci riempie di gioia! -
- Oh, madame Inuyoukai, come sempre siete splendida! – rispose Naraku, baciando la mano della donna raggiante, mentre, assieme a Miroku, anche Inuyasha e Kagome entravano nella sala. Quando Naraku scorse la ragazza dai lunghi capelli corvini, i suoi occhi si illuminarono quasi, mentre con galanteria le andava incontro, prendendole delicatamente la mano e baciandola come di consueto.
- E voi, mia Kagome, come sempre siete incantevole! - disse il demone ragno, mentre un basso ringhio proveniva dalla figura scura di Inuyasha, che subito dietro la “sorella”, fissava i due con sguardo di fuoco. - Buon giorno anche a voi, Inuyasha… - continuò Naraku, più per formalità che per altro, senza lasciare la mano di Kagome.
La ragazza, tesa ed imbarazzata, temeva una possibile reazione da parte dell’hanyou… avesse avuto uno dei suoi raptus di gelosia in quel momento, la cosa sarebbe andata a finire male.
- Lasciate che presenti a voi tutti la mia amatissima cugina… - sorrise Naraku, facendo cenno ad un avvenente ragazza di farsi avanti -… Kikio de Ravir! -
- Oh, che immenso piacere! – disse subito Chihiro, tutta emozionata dalla grande figura ospite in casa sua. Una principessa… una principessa al suo cospetto. Per settimane, durante le riunioni del pomeriggio per prendere il the con le sue amiche, non si sarebbe parlato d’altro. Che immensa fortuna le stava capitando! Kagome, per nulla impressionata dal titolo che accompagnava la ragazza, fissava la cugina del suo “promesso” con sguardo indagatorio: era una bella ragazza, forse sui vent’anni, dai lunghi capelli corvini, lisci come corde di violino, e dai profondi occhi d’ebano, da cui sembrava non trasparire nessuna luce di vita. La pelle diafona era messa in risalto dal sgargiante rossetto rosso che le imperlava le labbra fine, mentre il sontuoso abito dai toni caldi toni che indossava le cadeva elegante sulle forme nascoste del corpo. - Piacere… sono Kikio de Ravir! - disse, con voce impersonale, la ragazza, facendo un breve inchino. - Signorina Kikio, quale onore rendete a me e alla mia famiglia, regalandoci la vostra bellissima presenza! – disse, tutta mielosa, Chihiro – Lasciate che vi presenti i miei figli… Kagome ed Inuyasha! –
Kagome si inchinò alla “principessa”, mentre, quasi nulla le sfuggisse, notò con sommo fastidio lo sguardo che Kikio lanciò ad Inuyasha: difatti, per la prima volta da quando aveva visto quella tipa fredda e pallidoccia, gli occhi di Kikio erano stati attraversati da un bagliore, da un lampo di interesse.
- Quale occasione vi conduce nella nostra casa? – chiese madame Inuyoukai.
-Volevo solo sapere se i miei regali sono stati di vostro gradimento, dolce Kagome!? – chiese il demone ragno, guardando con sguardo furbo Kagome.
- Molto belli, mio signore! – rispose, in un sorriso sforzato, Kagome.
- Certo, non capisco per quale motivo vi dobbiate prendere tutto questo disturbo! – si intromise Inuyasha, frapponendosi tre Naraku e la “sorella”.
- Oh, Inuyasha… - sorrise, ironico, il messieur d’arigne -… forse voi non lo sapete, ma di solito si usa manifestare il piacere e la gioia per le nozze imminenti alla propia promessa! –
- Alla propia promessa? – sbottò il demone cane – Io non ho assistito mai a nessuna promessa! – - Allora forse dovreste stapparvi le orecchie, mio caro cognato! –
A quelle parole Inuyasha andò su tutte le furie, colorandosi in volto di toni sempre più accessi, tendenti al rosso infuocato, mentre Kagome, spiazzata dalle palesi provocazioni di Naraku e dalla smania di gelosia di Inuyasha, rimaneva immobile, senza sapere cosa fare.
Per fortuna Miroku era pronto ad intervenire: con un rapido gesto si frappose tra i due demoni, sorridendo nervoso a Naraku e parlandogli con serenità per indurre anche Inuyasha a placarsi.
- Messieur Naraku, vogliate scusarlo! – disse il mancato monaco, trattenendo dietro di sé l’hanyou. - Oh Miroku… non c’è nulla di cui tu ti debba scusare! – sorrise il demone ragno - … ci stavamo solo scambiando alcuni civili impressioni! –
- Ma certo messieur… - rispose, cordiale, Miroku - … perché non accompagnate queste gentili dame in cortile? Abbiamo preparato dolci e biscotti, se volete trattenervi con noi! –
Naraku sembrò accettare di buon grado l’offerta, forse più per procurare fastidio con la sua presenza ad Inuyasha che per altro, e, tenendo a manina una Kagome alquanto perplessa, accompagnò la cugina e la futura suocera verso il luminoso cortile all’aperto.
- Miroku! – sbottò irato Inuyasha, una volta rimasto solo con l’amico.
- Inuyasha, kami-sama, quando imparerai a non cadere nelle provocazioni come un allocco? – disse, sofferente, Miroku.
- Come un allocco? – ribatté il mezzo demone, infuriato.
- Inuyasha… - sospirò Miroku - … comportandoti in questo modo metti Kagome in seria difficoltà, senza contare che rischi di farvi scoprire! –
- Ma quel pomposo figlio di buona donna… – inveì ancora il demone cane.
- Inuyasha! – urlò Miroku, questa volta poco incline a sopportare i modi rozzi di Inuyasha – Già la situazione è a dir poco pericolosa, non mettertici anche tu con la tua testa dura come il marmo! –
- Ma che diamine dovrei fare allora? – chiese il mezzo demone.
- Stare calmo! – sbottò Miroku – Stare calmo! –

***

1486 ( presente)

- Ragazzi, non c’è da stare calmi!- sbottò Kaede, correndo ( si fa per dire ndK) lungo le ripide scale che conducevano alla stanza dove stava riposando Kagome. ( Si, perché più che correre, quella vecchia rotola! ndLu) [ come siamo cattive! NdBea]
- Vecchia Kaede, dobbiamo portare immediatamente via Kagome da qui! – disse Sango, dietro la “strega” - Credo che questo improvviso assalto non sia del tutto casuale! –
- Non lo credo nemmeno io! – rispose Miroku, che seguiva le due donne – Solo che… non ci sarà mica lo zampino di… -
- Kikio! – continuò Kagome, che stava ritta a fatica, appoggiata malamente alla porta che dava alla sua stanza, aspettando i suoi amici.
- Kagome! – sbottò Kaede – Che ti sei alzata a fare? –
- Vi ho sentiti salire le scale! – rispose Kagome, dolorante – Che si fa? –
- Mancano ancora parecchi minuti all’alba! – rispose Sango – Io e Miroku terremo a bada questi assalitori, voi, vecchia Kaede, conducete Kagome in un luogo sicuro! –
La vecchia eremita annuì, prendendo Kagome per mano e trascinandosela dietro – Vieni con me piccola… - la rassicurò con voce dolce.
- Noi che si fa? – chiese Sango, guardando Miroku negli occhi.
- Io avrei una mezza idea! – sorrise il mancato monaco.

***

1482 ( passato)

- Che razza di idee ti vengono in mente? – urlò Kagome, chiudendo con ira la porta alle sue spalle. Inuyasha e Miroku, che sedevano in silenzio nella camera di Inuyasha, si alzarono di botto, sorpresi dall’entrata furente della “sorella” del mezzo demone.
- Ka… Kagome! – balbettò Inuyasha, visibilmente impaurito.
- Vuoi forse farci scoprire? – urlò Kagome, evidentemente troppo furiosa per rendersi conto del suo tono di voce – Sai quante domande mi ha fatto Naraku? –
- Ka… Kagome, ma… -
- Che lo hai preso per uno scherzo? – disse ancora Kagome, con le lacrime agli occhi – Se mia madre lo viene a sapere… e se Naraku lo viene a sapere… quali credi che siano le conseguenze? – sbottò la ragazza, incominciando a piangere a dirotto.
- Kagome… - bisbigliò Inuyasha, avvicinandosi alla “sorella” – Io… io… -
- Inuyasha… ma credi sia facile per me? – chiese Kagome, guardando seria in volto il mezzo demone –
Come pensi che io mi possa sentire quando Naraku mi tiene la mano ed io vorrei solo urlargli in faccia che il mio cuore non sarà mai suo? –
- Kagome… - sussurrò il demone cane, abbracciando la ragazza dai lunghi capelli corvini - … scusami, ma… io non sopporto che Naraku ti ronzi attorno… quanto non sopporto l’idea che tu diventi sua… -
Kagome, stretta al petto dell’hanyou annuì.
- Senti…- sussurrò Inuyasha, scostandosi leggermente da Kagome -… ho un idea! -
- Dimmi! – sorrise debolmente Kagome.
- Perché… perché non scappiamo? –

Continua capitolo 12 …

Ka- E anche questo è finito?
Lu- -___- mammina quanto sei sadica! –
Ka- ma no… -
Lu- ma si… -
Giw- … senza contare che la povera bea deve ancora tornare! –
Ka- Ma vedrete che sta sicuramente bene!!! ^__^ -
In un luogo lontano, sempre dentro lo stesso sgabuzzino:
Bea- QUALCUNO MI AIUTIIIII! -

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Capitolo 12
*** LA FINE DEI GIOCHI ***


G-Buongiorno a tutti!^^-
K-Come mai tanto di buon umore oggi giw?-
L-Ma come !?! Non lo sai!?!-
K-Cosa?-
B(riesumata dallo sgabuzzino da una squadra di san Bernardi alla ricerca di Big Foot che passavano di li per caso)-
Come cosa!?La novità!!-
K-Cosa!?-
G-Ehe…^_^-
L-la cosa riempie tutti di gioia ,soprattutto giw!-
K- Cosa cosa?-
B-Eh?-
L-cosa che cosa?-
K-come cosa!? La cosa!-
G-aaah…la cosa!-
B-e che cosa!-
L-degna solo del figlio di sa !-
K-O_O e chi è ora il figlio di sa!?!-
G-cosa!?No Sai chi è il figlio di sa!?!-

B-Allora…il figlio di sa è il figlio di sa!-
L-che non sa di essere il figlio di sa…-
G-Ma sa sa chi è suo figlio!-
B-il bello è che il figlio di sa non sa che sa è il suo migliore amico! Ma sa sa che il suo migliore amico è suo figlio!-
G-che al contempo è figlio della moglie di sa!-
L-ma noi non sappiamo chi è la moglie di sa , sappiamo solo che sa ha un figlio…
B-il figlio di sa …-
G-E questo non può saperti di nulla….a te di che ti sa?- ….
G+B+L-Kaggy?-
K-…@_@ ….sò già che in questa cosa non ci capirò nulla!-
B-Cosa? Nella cosa o nel figlio di Sa?-
L-Ma noooo! Il figlio di sa è semplice allora devi sapere che Sa…-
K- @_@...-

CAPITOLO DODICI: LA FINE DEI GIOCHI.

1486(presente…)

Con un ultimo sbuffo, da parte sua e del cavallo, fece sì che gli zoccoli si liberassero finalmente da quei maledetti fili, messi d’intralcio da qualche “astuta volpe”.
-Tutto bene Nathanaël? – L’uomo interpellato si volto verso l’amico , Romaric, dando mostra dei fulvi ricci rossi e gli occhi , due piccoli sassolini castani incastrati in un viso spigoloso e barbuto, solcato da una cicatrice che gli tagliava perfettamente a metà lo zigomo destro.
Per questo ,per lui, sentirsi chiamare col suo nome, Nathanaël , era strano. Ormai preferiva farsi chiamare Belafrer* , lo sfregiatore, data la sua peculiarità: riservare alle sue vittime lo stesso flagello.
Quello che la bambina bastarda aveva riservato a lui… sette anni prima.( calcolando che Sango ha all’incirca vent’anni , sarebbe stata a pensare alla vendetta dei suoi e suo fratello…all’incirca sette anni da quando ne aveva tredici. =) )
Portò inconsciamente le dita tozze a quella striscia di pelle irregolare , di un colore pallido rosato, rispetto all’altra decisamente più scura.
Ancora adesso, nelle notti come quella , la sentiva bruciare da sotto, quella maledetta…!
-Si….-rispose assorto in altri pensieri-…tutto bene..- Romaric annuì con un grugnito, serrando bene le dita sudate all’elsa.
Davanti a loro il castello diroccato si stagliava alto , spettrale e ambiguo, con il ponte levatoio abbassato, in fronte agli zoccoli ferrati dei loro cavalli. Si scambiarono uno sguardo : non rimaneva che entrare. Romaric fece per far mettere al proprio lipizzano il primo zoccolo sull’asse , quando una risata agghiacciante si levò ,alta nella notte, mettendoli in guardia.
E lì, proprio al centro del ponte una figura ricurva e incappucciata ,lì osservava con un ghigno nascosto dall’oscurità del suo mantello…
***
1482 (passato…)

Sbatte a fatica le ciglia, da quanto era annichilita, alzò il viso verso quello del mezzo demone -Come?-
-Andiamocene via Kagome!-ripeté con veemenza – se ce ne andassimo non dovremmo fronteggiare ne Naraku, ne Chihiro ne tanto meno Ken! Saremo liberi Kagome!-
Chissà come mai a sentire quelle parole le venne in mente l’immagine di lei e Inuyasha che correvano l’uno verso l’altro in un campo di fiori in un giorno estivo . Le venne quasi da scuotere la testa, per mandar via quei pensieri così…inconvenienti fuori dalla testa .Avrebbe forse trovato la sua felicità scappando? Aggirando i suoi problemi per quella ,al quanto remota e impossibile, fuga d’amore? Doveva ammetterlo l’idea era allettante e la stuzzicava come poche.
La prospettiva di vivere in campagna, senza regole per sedersi, mangiare bere, dormire ,persino respirare ,era quello che aveva sempre sognato.
Tirò un’occhiata a Inuyasha…
Forse era la sua unica chance per un amore libero. Già ci si vedeva , loro fuggire nella notte, vestiti come campagnoli su due cavalli , nel silenzio immoto della tenebra. Per poi gridare “LIBERTA’!!!” una volta giunti in campagna e passare una vita intera accanto all’uomo che amava….( GnAm Gnam! Hai notato come faccia tanto Brave Heart?ndGmentre sgranocchia pop korn)(SHHHH!!!Vogliamo vedere come va a finire!ndK+B)(ò_Oguardate che mica è come Via col vento che va a puntate!ndL)
(SSSSSSSSSSSHHHHHHHHHHHhhhh!!!!!!!!!ndB+K+G)
Ma cosa avrebbe detto la sua coscienza?
Avrebbe mai rimpianto di aver abbandonato la madre?
Avrebbe mai avuto il senso di colpa ,quando nella notte avrebbe abbracciato il suo amante?
No…non…poteva …
-Ma cosa stai dicendo…non… possiamo andarcene!-disse con sguardo intenso- Non possiamo sparire così in una notte!- le dita della ragazza si strinsero alla veste del mezzo demone , contemporaneamente le mani del fratello si aggrapparono quasi in modo disperato alle sue spalle.
-Ma non Capisci !E’ l’unico modo per…-
-No, Non è l’unico Inuyasha!-lo interruppe, fissandolo un minuto negli occhi, poi, come se si fosse scottata. li distolse subito dopo. –Noi...non possiamo….io…- Una scintilla ardente passò nelle iridi ambrate.
Nello stesso istante , qualcosa di estremamente amaro, sembrò esplodergli in bocca , invadendo tutto il palato. Ora…ora sì, aveva capito perfettamente come stavano le cose… -Credo di aver capito, invece…-

***
1486(Presente...)

Il cavallo imbizzarritosi quasi dalla demoniaca presenza, nitrì indietreggiando impaurito. Romaric fu costretto a speronarlo con gli scarponi e le briglie per fargli ritrovare la calma.
L’incappucciato, fece una risatina gracchiante e acuta . -Chi Sei tu?!?-assentì Belafrer accarezzando il proprio lippizzano, sbuffante- Stai per caso tentando di Sbarrarci la strada essere!?-
-Io?-la voce gracchiante di prima si fece sentire in una nuova corta risatina, demoniaca. –Io sono solo una povera vecchina che volete da me?-
-Allora Spostati nonna , non abbiamo tempo per i tuoi scherzetti!-latrò Romaric, al limite della pazienza. Belafrer fece un ghignò nel senso del compagno, che ricambiò sardonico. Il mercenario portò da sotto il mantello una mano alla propria spada, estraendo una spanna di ferro assassino e lucente.
-Oh…io mi sposterei pure….-disse la vecchia, osservando lo sbrilluccichio sicario della lama - …ma non credo che voi siate i benvenuti nel castello..-
-Cosa hai detto Strega!?!-ringhiò Romaric alzando la propria spada al cielo .
-Romaric…calmati….-disse con falso sorriso Belafrer- ..magari la nonna non ha capito con chi ha a che fare e…- Si voltarono annichiliti ,quando la sentirono riprendere a ridere, in quel modo così stridulo e gracido, quasi asmatico.
-No, no…ho capito perfettamente con chi ho a che fare…-disse con un vago movimento della testa. Ben poco evidente sotto il pastrano di grezza tela- Non siete i benvenuti.-
***
1482 (Passato..)

Due iridi nocciola e confuse si posarono su di lui , quando con il massimo sgarbo lascio le spalle della ragazza , quasi gettandola contro il divanetto poco distante.
-Ehi!Ma che cavolo ti prende!?!-gridò tenendosi le mani al petto ancora leggermente scossa.
-Ho capito perfettamente Kagome, non c’è bisogno che mi spieghi..-disse con voce innaturale, versandosi un calice di buon Sidro.- Ma adesso sarebbe il caso che tu tornassi dai tuoi ospiti non trovi? -
Non seppe perché ma quelle parole rivolte con tanta fredda cortesia e senza guardarla ebbero il potere di ferirla profondamente. Se per la rabbia o la frustrazione , un accenno di lucido le salì agli occhi facendole venire una gran voglia di piangere.
-Sei ingiusto. Mi dici cosa ti prende da un momento a un altro!?- sussurrò con voce spezzata.
-Niente. Non c’è bisogno che mi spieghi Kagome. Era logico, dovevo aspettarmelo.- lo sentì scoppiare a ridere amaro , proprio come un pazzo. Ma che cavolo gli era preso?-Dovevo aspettarmelo!-
Kagome sconvolta si avviò verso la porta sul corridoio, così da poter mettere fine il più presto possibile alla conversazione-Tu stai delirando Inuyasha..- sibilò poggiando la mano sul pomello-…qui sarebbe meglio chiamare un medico altro che…-
-Dovevo aspettarmelo che ben presto ti saresti affezionata a lui.-ripetè più amaro, sedendosi con la testa tra le mani.- D’altronde con tutto quel tempo passato insieme tra pic-nic e regali costosi, anche il più orrendo degli uomini diventa amabile ,non è forse vero?-

Si lasciò scivolare lenta e silenziosa alla parete, con falsa impassibilità , osservando ,curiosa, la punta dei propri piedi, coperta dalla gonna di raso fino a ritrovarsi seduta sul freddo pavimento in pietre. – Perché fai così?- disse nascondendo il viso tra le mani. Ora si era tentata di prendere seriamente in considerazione l’idea di mettersi a piangere…
-Perché Kagome…-Si alzò con la massima calma e contegno guadagnando la porta - …a questo punto sono ritornato a credere che Youkai e Ningen non siano fatti per stare insieme , come non lo siamo noi due..-
con uno sbattere sordo echeggiato nella stanza , il mezzo demone si lasciò alle spalle la sorella.
Per un attimo il vuoto sembrò perforarle le orecchie.-che cosa ho combinato….-sussurrò all’aria.-Inuyasha..!- Si alzò con rapidità non curandosi del suo aspetto scarmigliato.
Cavolo come aveva potuto fraintendere…
Come aveva potuto capire che…
-Dannazione Inuyasha!-Aprì la porta d’ingresso buttandosi nel corridoio, scagliando a terra il proprio fazzoletto, con disperazione- Sei un maledetto Stupido!!! Possibile che….- - Mia adorata c’è forse qualcosa che vi disturba?- Senti il cuore mancarle un battito , per il tono tanto gelido con cui la voce giunse alle sue orecchie.
Con sguardo acceso di una luce inquietante e fare gelido e imperioso, il suo promesso sposo la guardava penetrante dalla porta, con due gelide iridi cremisi.
Riuscì a emettere solo un gemito soffocato , prima che il demone l’afferrasse per un braccio trascinandola brutalmente nella stanza..
***
1486(Presente..)

-Pagherai per le tue offese vecchia!-Con un grido di battaglia, Romaric spronò il proprio cavallo. La spada sguainata roteava come una falce di luna argentata sopra il suo capo, pronta a mietere vittime e a nutrirsi del sangue. Salassare, godere, spezzare, uccidere….loro non aspettavano altro.
-Vi pentirete di non avermi ascoltato sciocchi…!-lesta una mano della vecchia emerse fuori dal telo lanciando ai piedi del cavaliere un’ampolla in vetro ,che esplose con un tonfo e un sibilo agghiacciante .Una fitta nebbia di fumo blu cobalto , si sprigionò dai vetri riuscendo a inghiottire tutto il paesaggio.
Il cavallo nitrì impaurito mentre Romaric gridava maledizioni contro la vecchia agitando come un cieco la spada a destra e sinistra nel tentativo di colpirla.
-Dove cavolo si è cacciata quella dannata?!?-Latrò Belafrer sguainata completamente la spada,rigirandosi a destra e sinistra sul punte levatoio.
Un’altra agghiacciante risata si levò nell’aria, rimbombando nell’eco delle pareti di roccia del castello diroccato. Con uno strattone ben dato,le assi portanti dell’impalcatura del ponte furono strattonate via dal loro fragile incastro trascinando il ponte e i mercenari nella fossa , collegata da un falda direttamente al fiume che andava a fondo valle.
Una risata divertita e argentea si levò nell’aria: quei due si sarebbero fatti un bel po’ di chilometri a nuoto! Sango si sfilò con un sospiro divertito il cappuccio- Siamo stati abbastanza ingegnosi no?- Il ragazzo nell’angolo scosse il capo divertito , scoppiando in una risata –Sicuramente non torneranno per un po’!-disse Miroku in bilico su una sedia, trattenendo ancora sornione nelle mani una delle famigerate ampolle fumogene e alchemiche della vecchia Kaede. Ottime se si vuole far credere che il castello sia abitato da una strega!
Sango si voltò con un sorriso alla finestra. Ma subito si rabbuiò fissando il suo sguardo all’orizzonte.
-Sango..-chiese Miroku incuriosito dal repentino cambio d’umore- …che cosa…?- si alzò dalla sedia raggiungendola alla finestra della torre. Due file perfette e compatte di soldati armati di tutto punto , procedevano con passo marziale nella loro direzione,a bordo di corazzati cavalli , sventolando come bandiere gli stendardi neri e rossi , divenuti ovunque ormai, solo simbolo di morte.
L'armée de terre cuite des Ravir*.
Sango trattene un attimo il respiro, stringendo la mano dell’ex monaco nella propria.
-Temo sia finito il tempo dei giochi…-

Continua…

*Belafrer= sfregiato.
*L’armée….Ravir= L’armata di terracotta dei Ravir.

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Capitolo 13
*** VERITà ***


K:Salve stelle del cielo!
Bea: Oh no!
Lu: -___- ci risiamo!
K: Ben venuti alla fabbrica!
Giw: Ragazze, dove abbiamo lasciato il cloroformio?
K:Sono Willy Wonka, e vi stringo calorosamente la mano!
Bea: Dannazione a noi e a quella volta che le abbiamo fatto vedere Charlie e la fabbrica del cioccolato!
Lu: Ci mancano solo le crisi di identità ora che deve scrivere un capitolo!
Giw: ragazze, non trovo i sedativi!
Bea: e se… ( lampo geniale negli occhi!)
In un luogo remoto, dentro lo stesso sgabuzzino di bea. K: Ragazzeeeeeeeee! Ç___ç
Bea, Lu, Giw: Ha funzionatoooo XD

CAPITOLO 13
VERITà

1482 ( passato)

-Me…Messieur Naraku… - balbettò Kagome, spaventata dal gesto irruento del demone ragno.
Il ragazzo dai profondi occhi scarlatti, l’ aveva, infatti, trascinata dentro la stanza, stringendole con vigore un polso e cogliendola di sorpresa.
-Messieur Naraku… - insistette la ragazza, guardando terrorizzata il suo promesso negli occhi senza iridi.
- Scusate il mio brusco gesto, Kagome… - rispose Naraku, lasciandole la mano -…ma dovevo parlarvi… -
- Mia madre… mia madre sa che siete qui? – chiese Kagome, per nulla rassicurata dalle parole del demone.
- Si – rispose Naraku, ostentando sicurezza – Kagome, io… -
-Allora perché non scendiamo? – balbettò la ragazza, sorridendo nervosa – A mia madre farà piacere la vostra compagnia! –
- Kagome, mia promessa… io… desidererei parlare da solo con voi! – disse Naraku, avvicinandosi lentamente alla ragazza.
- Parlarmi? – chiese Kagome, evidentemente intimorita – Vi prego Messieur, scendiamo e parliamo già in salotto con calma, non mi sembra consono rimanere qui! –
-Kagome… per favore, vedete io… - bisbigliò il demone ragno, ormai diffronte alla ragazza, guardandola con una strana luce negli occhi - … dalla prima volta che vi ho vista… non faccio che pensare a voi! – continuò il demone, accarezzandole una ciocca di capelli corvini e facendo rabbrividire la ragazza – I vostri genitori hanno acconsentito alle nostre nozze, ma voi… voi non mi avete ancora dato una risposta! –
- Una… una risposta? – chiese Kagome.
- Cosa ne pensate di queste nozze? – chiese Naraku, accarezzandole ora una guancia – Ne siete felice, oppure, la pensate come Inuyasha? –
- Inuyasha? – chiese Kagome, sorpresa – Cosa centra lui? – - Bhe, mi appare evidente, anche dalla litigata a cui ho appena assistito, che lui non è favorevole alle nostre nozze! – disse Naraku.
- Inuyasha… lui… -
- So bene che per voi deve essere stato difficile, e deve esserlo tutt’ora, convivere con un individuo simile. Mi chiedo se mai riuscirete ad accettarlo come fratello! – bisbigliò Naraku.
- Quello che state dicendo non è molto carino! – sibilò Kagome, con voce dura.
- Avete ragione, mia cara!- sorrise Naraku, accarezzandole ora l’altra guancia – Ma quando ci saremmo spostai lui non vi darà più alcuna noia! –
- Noia?- chiese Kagome, guardando con disprezzo, forse ora per la prima volta, il suo promesso.
- Si, noia… sapete, mia cugina Kikio, la principessa de Ravir, mi ha confessato di trovare molto carino il vostro fratellastro… - ammiccò Naraku.
A quelle parole il volto di Kagome si dipinse in un espressione di profonda rabbia, davvero, questa volta, mal celata.
- Mio fratello non farà mai la corte a vostra cugina! – rispose Kagome.
Naraku sorrise, avvicinando il proprio volto a quello della ragazza.
- Queste sono cose che ora non ci interessano, mia cara! – sussurrò, con voce suadente, facendo per baciare Kagome, la quale, prontamente, si fece indietro, allontanando da se il demone ragno, frapponendo le mani.
Ma Naraku le aveva serrato i polsi e con foga la ritirò a sé.
- Che diamine state facendo! – strillò Kagome, dimenando le mani nel tentativo di allontanarsi dal suo promesso.
- Avanti mia cara… - sorrise Naraku, prendendole il mento tra le mani e avvicinando il suo volto a quello della ragazza.
Improvvisamente la porta della camera si aprì in un botto… sulla soglia della stanza, con sguardo assassino, c’era Inuyasha.

***

1486 ( presente)

- Kaede! Kaede! – urlava concitata Sango, correndo a grandi balzi su per la scala a chioccola di una torre del vecchio castello diroccato – Kaede! -
- Sango, da questa parte! – la chiamò Miroku, indicandole una scaletta a pioli che portava ad una botola sul soffitto. Salita la scala ed aperta la pesante paratia di legno, che conduceva al tetto della torre, Sango e Miroku si fermarono, annichiliti dal paesaggio che gli si prospettava diffronte: dal quel altezza, come sulla cima di un monte, dove tutto il mondo ti si espande ai lati, perdendosi all’orizzonte, la visuale dell’esercito di terra cotta, che avanzava lento nella loro direzione, incuteva un senso di grandezza e di oppressione da lasciar basiti.
Il cielo era ormai rischiarato dall’alba imminente e il silenzio di quella tarda ora spazzato dai rumori pesanti della marcia dei soldati fantoccio.
- Kaede… - bisbigliò Sango, scorgendo Kaede e Kagome, intente ad osservare l’esercito della principessa Ravir.
- E così non si è accontentata di scagliarci contro una maledizione… - bisbigliò Kagome - … adesso pure il suo famosissimo esercito di morte! –
- Kagome… - disse triste Sango, avvicinandosi all’amica. - Che cosa facciamo ora? – chiese Miroku, cercando negli occhi dell’anziana strega una luce di speranza.
- Mancano ormai pochi minuti all’alba… Kagome può volare via da qui in men che non si dica… suggerirei quindi di filarcela alla svelta! – rispose Kaede.
- Ma Inuyasha… - si intromise Sango.
- Inuyasha è al sicuro! – sorrise Kaede.
- Non capite… lei vuole lui… e vuole vedere me morta! - bisbigliò Kagome, sempre fissando l’orizzonte – Possiamo fuggire dove ci pare, ma la maledizione della luna e del sole non cesserà mai di tormentarci! –
- Kagome… - disse Miroku - … capisco bene il peso di tale dolore e come la situazione possa apparire drammatica, ma il giorno dell’eclissi di sole è vicino! –
- Si Kagome… un giorno senza la notte ed una notte senza giorno…- disse Sango, rincuorando l’amica – Quando affronterete la strega da uomo e donna, e riuscirete a sbarazzarvi anche del demone ragno, tutto si sistemerà! – - Sango… - sorrise Kagome -… prendi! – continuò, porgendole la catenina con la shikon no tama.
- Kagome, ma… -
- Quando divento Hawke non posso tenerla… - sospirò Kagome - … continuerò ad aspettare lo spuntare della luna ancora per un po’… conservala per me! –
-Kagome, io… - cercò di rispondere Sango, ma in quel mentre i primi raggi di sole incominciarono a spuntare all’orizzonte.
- Andate! – sorrise Kagome, la cui figura sembrava risplendere, essendo contornata dalla luce dell’astro di apollo – Ci vediamo domani notte! –
E così dicendo il suo corpo venne avvolto dal bagliore della maledizione. Fece ancora in tempo a compiere qualche passo in forma umana, lanciandosi, come una suicida, giù dalla torre del castello… però il suo corpo non toccò mai suolo. In un istante, mentre stava cadendo, il corpo di Kagome lasciò il posto ad un piccolo falco dal piumaggio castano, chiamato Hawke.

***

1482 ( passato)

- Inu… - Kagome non fece in tempo a pronunciare il suo nome, che Inuyasha era già entrato nella sua stanza, scagliando un pugno in pieno viso a Naraku.
- Che diamine stavi facendo? – urlò al demone ragno, prendendolo per il colletto del ricco vestito del giorno di festa, mentre Kagome, impaurita, lo guardava de dietro le spalle.
- Fhe… cagnolino… - mugugnò Naraku, pulendosi con il dorso della mano un rivolo di sangue che gli colava dal labbro, guardando senza paura l’hanyou -… faresti meglio a lasciarmi se ci tieni alla vita! Sebbene Kagome sia tua sorelle e la mia promessa, e sebbene siamo in casa di tuo padre, non esiterei a darti una bella lezione! –
Quando le parole “ tua sorella” e “promessa” arrivarono al cervello di Inuyasha, questo, in un impeto di rabbia, scagliò un altro potente pugno in pieno volto a Naraku, facendolo ricadere lontano.
- Inuyasha! – strillò Kagome, senza sapere se accorrere dal proprio sposo promesso e sincerarsi delle sue condizioni o essere più preoccupata per Inuyasha e per quello che stava per accadere.
- Non la toccare! – urlò il demone cane, senza curarsi del fatto che un gruppo di domestici era accorso, richiamato da tutto quel baccano.
- Inuyasha… eh eh eh… - sorrise Naraku, rialzandosi, e guardando maligno il “ cognato” - … qualcosa mi dice che tu sei geloso di tua sorella! –
Kagome sbiancò, guardando preoccupata il “fratello”, mentre il volto di Inuyasha rimaneva immobile.
- Non dovresti provare questo tipo di gelosia per tua sorella… - continuò divertito Naraku -… ne sei forse innamorato? - disse il demone ragno, prendendo Kagome per un braccio e attirandola a sé.
- Non la toccare! – sbraitò Inuyasha, scagliandosi contro il ragazzo dai profondi occhi scarlatti che, lasciando libera Kagome e allontanandola in malo modo, facendola cadere a terra, si disimpegnò dell’attacco del mezzo demone con facilità.
- Allora ne sei innamorato!? – insistette Naraku, mentre anche Chiriho era accorsa sulla soglia della camera e osservava la scena stupita – eh eh eh… ma non te ne devi preoccupare… la tratterò bene… soppratutto la prima notte di nozze! – ammiccò il demone ragno.
- Inuyasha! – urlarono all’unisolo Kagome e Chihiro, una preoccupata per il ragazzo, l’altra per il casino che stava succedendo a casa sua, tra il figliastro degenere e il personaggio più importante di Parigi… che diamine sarebbe stato della sua reputazione, ora?
- Tu non la toccherai! – sibilò Inuyasha, adirato come non mai.
- E perché mai? - lo punzecchiò Naraku.
- Perché… - balbettò Inuyasha, guardando negli occhi Kagome. Cosa doveva dire ora?
- Perché…- balbettò ancora.
- Perché io amo lui! – disse Kagome, intromettendosi tra Inuyasha e Naraku.
A quelle parole Naraku si fece improvvisamente serio, mentre Chiriho quasi non svenne.
- Tu… - bisbigliò Naraku, osservando con astio i due e soffermando il suo sguardo sulla collana di Kagome: una piccola biglia rosa riluceva alla luce del lampadario sul soffitto… quella era… una shikon no tama.
- Tu ami tuo fratello? – tuonò Naraku, avvicinandosi a Kagome e strappandole la sfera dal collo con violenza – Tu hai scambiato con lui un pegno d’amore? –
- Ka… Kagome…- balbettò Chihiro, con le lacrime agli occhi.
- Io… - disse Kagome -… io non amo mio fratello… io amo Inuyasha! –

Continua capitolo 14…

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Capitolo 14
*** UNA PROMESSA ***


Capitolo 14: UNA PROMESSA.

1486(presente)

Un’alba chiara e bellicosa, avvolse l’aria rendendola inconfondibile al suo olfatto. Lentamente tutto il freddo della notte era stato spazzato via, lasciando dietro di se una pungente alba dell’ennesimo nuovo giorno. Come morta, questa avvolgeva ,protettrice e assassina, le fronde verdi scure degli alberi piegate al volere del gelo ,con un urlo disperato della terra ,che vedeva i propri figli come morti , essere soffiati via da fredde correnti e brezze di montagna. Le zampe del lupo premettero ancora con forza sul terreno, imprimendo forza ai muscoli. Una continua pompa di forza ed elegante potenza animale che si slanciava in una corsa senza fine tra alberi e cespugli di rovi .
Sollevò per un attimo il muso Lasciando che un lungo suono ve ne uscisse , rompendo il silenzio di cristallo , mentre col suo passo nobile e selvaggio , si affrettava a raggiungere la costruzione in rocce e ripida fanghiglia come il castello.
Un’orecchia nera si mosse d’improvviso, intanto che il lupo si arrestava. Il respiro si condensava in sottili nuvolette che uscivano dal naso umido nero, le zanne ben in vista spuntavano tra le labbra del muso. Gli occhi gialli e assassini vagarono in torno a dove si trovava soppesando ogni cosa , con una calma incredibile.
Un leggero scricchiolio dal cespuglio, un soffio dal vento, l’incessante muoversi delle foglie nel silenzio. Nessun odore gli arrivava al naso, nessun suono alle orecchie. Sbuffando in modo sonoro , voltò il capo in direzione del castello, lasciando perdere.
Non appena il rumore delle sue zampe sul terreno si fu allontanato, un leggero gracchio si levò da un albero. Due occhi pece dai riflessi vermigli brillarono nella pallida ombra delle fronde.
Due corvi neri, spuntarono fuori ,dalla chioma addormentata e osservarono silenti il lupo allontanarsi.

….
***
1482(Passato)

I suoi occhi diventarono d’improvviso freddi e distanti , non più quelli che la sua figura imponeva, caldi , comunque sia. Si lasciò cadere sulla poltrona, stringendone i braccioli come se ne dipendesse una questione di vita o di morte. In quel momento Kagome , pensò, che non gli era mai sembrato tanto umano come in quel momento.
Chihiro, sicuramente arrabbiata, si rivolgeva al marito con calma e gelo, soppesando con cura ogni parole. Col marito e con ogni altra persona, riuscendo ad essere incredibilmente gelida e distante. La figlia la guardò sottecchi da quella panca su cui era stata fatta accomodare, appositamente lontana da Inuyasha, seduto dall’altra parte della camera , la madre, in piedi vicino a Ken.
-Chihiro…-La voce fredda dell’uomo la fece fremere di paura con un brivido lungo tutta la schiena. Incredibilmente calma e incolore. – Cosa conti di fare con tua figlia?Stavolta non lascerò che nessuno dei due passi impunito.-
In un angolo sentì Inuyasha sbuffare, ma lo sguardo di Kagome andò alla madre silente e algida, che così tanto si discostava da quella allegra e molto giovanile con cui era abituata a trattare. Forse ciò che temeva alla fine si era avverato.
E non nel modo che temeva…ma in quello peggiore e non calcolato.
-Non c’è niente da decidere Ken.-assentì scioccando un’occhiata al marito, con le braccia strette in grembo.-
Kagome sposerà Seigneur Naraku , come detto, è un occasione ,per la nostra famiglia, troppo importante per buttarla al vento per una…infatuazione.-Il mezzo demone arricciò il naso nel sentire il tono aspro nel pronunciare la parola. Kagome strinse le labbra non smettendo di fissare il pavimento. – Ovviamente sarò costretta ad affiancarle una balia per il periodo precedente alle nozze, che credimi mio caro, dopo il mio colloquio con Sigenur Naraku non tarderanno ad arrivare.-
Ken assentì col capo, soddisfatto.- In quanto a te figlio…Sono convinto che la Principessa De Ravir , che da quanto mi ha detto tua madre sembrava molto presa da te,sarà un ottimo partito.-
Inuyasha schioccò al padre uno sguardo carico di disprezzo. Ken Inuyoukai si alzò dalla sedia, che sembrava invecchiato di dieci anni , per poi mettere con reverenza le mani dietro la schiena.
-Ora accompagnala in camera. Lasciami parlare con mio figlio .-
Chihiro non batté ciglio. Con passo marziale e irruenza, afferrò la figlia per un braccio trascinandola fuori dalla stanza.

***
1486( Presente)

Sedeva in silenzio sulla poltrona regale, i braccioli di legno intarsiato raccontavano storie di valorose morti, e brutali stragi che i grandi eroi del suo passato, i normanni suoi avi , avevano compiuto in onore della loro patria, accostati al forte cremisi dei cuscini coi fioretti dorati e l’alta spalliera su cui il disco del sole di un cupo cristallo si scontrava con una luminosa falce di luna, in un'unica icona, quale lo stemma della nobile casata. Le dita sottili sfiorarono un ricciolo della scultura lignea seguendolo col proprio dito, per poi fermarsi brusche. I capelli lunghi fino oltre la vita cadevano come fili di un rocchetto sul viso slanciato, illuminati dai riflessi indaco, spiccavano insieme al pallore della pelle, col contrasto tra il cerchio rosso e l’abito dal taglio vichingo.
Sollevò il viso di scatto puntando gli occhi chiusi, sulla finestra ottenebrata davanti alla quale una sfera della consistenza dell’acqua fluttuava sopra di un piedistallo. Gli occhi di uno svanito castano si aprirono sulle immagini che l’oggetto alchemico voleva mostrarle: Un lupo. Corre. Corvi. Sangue. Piume. Terra.
Un sorriso si delineo sulle labbra pallide. Soddisfatta, si alzò dal proprio trono camminando diritta verso la porta. Un minimo movimento della mano e le molecole d’acqua che componevano la sfera si divisero ,fluttuando come proiettili intorno a lei.
Con un sorriso vittorioso, la donna spinse sul chiavistello del grande portone facendo riacquistare ai propri occhi una luce pericolosa. Si passò un dito sulle labbra per poi sussurrare -Vittoria…-

Con le prime luci dell’alba che le accarezzarono il viso, le sembrò quasi di riuscire a vedere, estasiata, la metamorfosi luminosa di un lupo in un uomo, mentre una donna su una torre perdeva l’esile figura per ritrovarsi in quella di un falco.

***

1482 (passato)

La lunga lama lucente fece un’affondata e fendette l’aria tagliandola. Se si sforzava riusciva perfino a vedere il sangue che fuoriusciva da quel taglio immaginario, tanto era perfetto e preciso. Anche se stagionato, l’acciaio brillante e la lama seghettata di quella spada , erano sempre riusciti ad incantarlo. L’elsa non molto lunga , e logora in più punti, aveva visto le battaglie più gloriose, si era bagnata del sangue degli stolti e degli ipocriti portando onore e gloria alla sua famiglia. E ogni gemma che il re in persona, aveva dato loro , non valevano niente se non quella spada unica vera pietra preziosa.
La tessaiga , sguainata dal suo fodero, così nelle sue vesti di vecchia spada arrugginita ora gli veniva puntata contro, abbassata , dal padre.
-Inuyasha…tu sai cosa è questa?-con un movimento fluido del polso, vide la lama poggiarsi sul palmo del padre , che in piedi la tendeva a lui.
-Che domande mi fai!?!E’ Tessaiga, mi racconti di quella spada da quando ero un bambino.-L’uomo annui, facendola scivolare con la gentilezza che si riserva alla più bella e dotata delle donne, nel fodero laccato.
- Ti ho sempre detto che questa spada porta onore Inuyasha. Tuo nonno, io, tuo padre, e tutti coloro che sono venuti prima di noi, hanno trovato la gloria grazie a questa spada.- fece una pausa significata, in cui ripose con un sospiro l’arma sulla propria scrivania, per poi sedersi nella parte opposta del figlio.

Inuyasha osservava silente il padre, pensare con le mani intrecciate a coprire il viso. Sembrava stanco, spossato… Il mezzo demone sbatte velocemente le palpebre non smettendo di fissarlo.
Cosa aveva in mente suo padre per mostrargli ancora Tessaiga? Che avesse in mente di fargli una ramanzina sull’onore e la gloria di una casata?!
In quel momento se ne sarebbe altamente fregato! Avrebbe dovuto sacrificare la sua libertà e felicità per uno stupido effimero di pudore e gloria? Per infangare un nome, che , se non fosse stato lui oggi , sarebbe stato qualcun altro domani a infangare?!
No…
Non glielo avrebbe permesso, mai.
…..
………….

-...un qualcosa da proteggere Inuyasha. E’ questa le sua reale funzione .Proteggere ciò che è caro a chi la impugna…-l uomo si buttò indietro sullo schienale sotto lo sguardo attonito del figlio.- Se quella ragazza ti stà tanto a cuore ….ebbene proteggila.Con Tessagia.-
-Padre…-
-Basta Inuyasha ora vattene. –disse burbero , invitandolo a prendere la spada- Non credere che avrai la mia benedizione. Il fatto che ti permetta di proteggerla è un conto,ma non dovrai sfiorare tu sorella nemmeno con un dito!-
Inuyasha lo guardò disorientato: ma che..-Ma allora…!?- L’uomo scoppiò in una fragorosa risata sarcastica, facendogli venire i nervi.- Inuyasha io non accetterò mai il tuo “amore” per Kagome. Semplicemente non mi fido di Naraku, non come quella sempliciotta della tua matrigna. Gran brava donna….ma profondamente ingenua. Adesso và Inuyasha…fai bene il tuo compito.-
Con un ringhio non celato afferrò la spada sbattendo la porta dello studio alle proprie spalle.
Suo padre voleva tirare colpi bassi e affondate alle spalle? Bene avrebbe avuto pane per i suoi denti! Non avrebbe permesso di muoverlo come una pedina alla sua volontà!
Strinse il fodero nelle mani tanto da far tremare la presa. “Non preoccuparti Kagome io ti proteggerò….”Alzò lo sguardo al soffitto,per poi sospirare nel tentativo di calmarsi.” ..A modo mio, farò tutto ciò che mi è possibile per proteggerti sempre.”
-E’ una promessa…-
***

1486(presente..)
Il fragore degli stivali che battevano sul terreno secco, riusciva a riempire l’intera pianura con un boato immane; I lunghi suoni dei corni di bue , riempivano l’aria dell’adrenalina della battaglia, riuscendo a far ritirare intimorito qualsiasi animale si trovasse nei dintorni.
Le spade in acciaio brillavano sotto la luce del nuovo giorno e gli scudi riflettevano il vessillo rosso dell’esercito dei De Ravir, milioni di soldati privati di qualsiasi volontà e forza se non quella di veder il sangue vivo stillare come vino dalle botti, di chiunque la loro signora avesse dato l’ordine.
I tratti anonimi ,in una “pelle” di un accennato color carne; Le mani grosse un po’ tozze, serrate attorno a elmi di ferro solido e lucente ,sotto pennacchi fronzuti di un vivo color cremisi, oppure , sulle lese delle spade e giavellotti, pronti per essere scagliati sotto l’impeto della battaglia.
L’esercito della casata De Ravir, era famoso in ogni dove. Tempo fa si diceva che ,chi non avesse trovato la morte negli scontri coi maledetti sassoni per portare il nome di Guglielmo , l’avesse trovata per l’esercito dei Ravir. Anche suo padre, un famoso cacciatore di streghe, le aveva spesso parlato di quell’ infernale armata che andava distruggendo e devastando , sotto quello che pretendevano fosse il Nobile nome della Casata dei De Ravir, in realtà dei rozzi alchimisti stolti che credevano di poter avere il mondo nelle proprie mani.
Strinse i pugni contraendo con forza la mascella: era per colpa di quella maledetta…se la sua famiglia si era distrutta!
Una mano calda si posò sulla sua spalla facendole rilassare i muscoli ei nervi. –Sango…-come inebetita girò il volto verso la voce vellutata-…Sei preoccupata?- Gli occhi azzurri di Miroku, erano tinti da una cupa sfumatura indaco che gli accentuava la marcata linea delle sopracciglia e il naso diritto. Le sembrò di averlo fissato inebetita per secoli ,quando si riscosse , per poi esprimere un semplice diniego con la testa.
Cavoli! In situazioni precarie e lei pensava alla mano dell’ex bonzo e al naso! Che situazione!
-Non devi essere tesa Sango..- il ragazzo fissò fiducioso il suo sguardo all’orizzonte.
La ragazza lo guardò ammirata: Come faceva Miroku ad essere sempre tanto fiducioso e ottimista? Il lato mezzo vuoto del bicchiere per lui non era che semplice aria e non finiva mai per rattristarsi perché incompleto. Riusciva a trovare gioia, o quanto meno del positivo, anche in una semplice goccia.
-…Ti proteggerò io.-
Il sangue nelle vene si gelò tutto d’un botto e sentì che le guance erano diventate come due tizzoni ardenti. -Cosa?-sussurrò confusa. –Sango..- Il ragazzo le afferrò le mani stringendole tra le sue. Ora la ragazza era davvero nel Pallone.- Ti proteggerò io...Te lo prometto sul mio nome di Cavaliere- Pose la sua mano e quella di sango sul suo petto all’altezza del cuore. Non voglio che tu rischi …-Gli occhi azzurri ,cos’ sfavillanti come in quel momento, non le erano mai parsi Tanto belli. Ma la gola si era fatta tutta d’un tratto secca e le sue parole uscirono inun sussurro spezzato - …Miroku.. io…-
Uno scoppio e rombo, che sembravano provenire dallo stesso inferno, interruppe il momento , costringendo i due a dividersi.
Affacciandosi alla torre i due compresero tragicamente che con un polverone immenso e il frastuono dei detriti che volavano , sparpagliandosi sul terreno, Il ponte levatoio della roccaforte era definitivamente caduto…

Continua…

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Capitolo 15
*** IN FUGA TRA PASSATO E PRESENTE ***


Ka- Ohi ohi ohi
Lu- Ohi ohi ohi
Bea- Hey, voi due, che avete fatto?
Lu- Siamo piene di acciacchi!
Ka- Non riesco quasi a muovere un muscolo?
Bea- >.< Ma che avete fatto?
Lu- Giw ci ha fatto scorazzare per mezzo mondo alla ricerca della sua tutina rosa che non riusciva più a trovare!
Ka- Già… assomiglia molto a quella che indossi tu Bea!
Bea- Ehm ^^’’’’
Lu- Ma non è quella, vero Beauccia cara?
Bea- Ehm…
Ka- Lu, io la lego e tu la picchi!
Lu- Perfetto!
Bea- Ragazze, su, calma calma, infondo la colpa è di Giw!
Giw- wahahahahah!
BOOOOOOOOOOM
Giw- Mai sottovalutare la potenza delle armi a tempo!

CAPITOLO 15
IN FUGA TRA PASSATO E PRESENTE

1486 (presente)

- Veloce Sango, veloce! – urlò per l’ennesima volta Miroku, seguendo la vecchia Kaede giù per la scala a chiocciola che conduceva ai sotterranei.
Dall’alto arrivavano i rumori fragorosi dell’esercito de Ravir che ormai era entrato nel castello diroccato. Arrivati infondo alla scalinata le vecchia eremita si accosto ad una parete di scuri mattoni ammuffiti, tastando la parete apparentemente a casaccio.
Pigiando con forza su un mattone alla sua destra, Kaede azionò l’apertura di un passaggio segreto: lentamente la parete di mattoni ruotò su sé stessa, lasciando intravedere un buio passaggio costellato di ragnatele.
- Seguitemi! – disse la vecchia, brandendo la candela e chiudendo il passaggio una volta che Miroku e Sango l’ebbero seguita – Questo corridoio conduce sino ad un uscita oltre le colline, avremmo un bel po’ di camino da fare qui sotto! -
- Credete che Kagome ed Inuyasha stiano bene? –
- Non ti preoccupare Sango, Kagome ora è un falco ed Inuyasha ci troverà in qualche modo! – gli rispose Miroku, mentre il loro percorso nella galleria incominciava e il castello veniva raso al suolo dall’armata dei burattini di Kikio de Ravir.

Hawke sfrecciò veloce nel cielo opaco di quella mattina, correndo nell’aria tra le alte nuvole.
I suoi occhi rapaci si soffermarono a guardare, dall’alto, il grande castello diroccato in fiamme, prima di compiere una veloce virata verso il bosco.
Dal basso, al comando dell’esercito di terra cotta, una donna incappucciata, dai lunghi capelli color della notte, osservò il falco dal castano piumaggio dirigersi verso la folta foresta.
La distruzione del castello non aveva portato a nulla di concreto ed Inuyasha e i suoi erano riusciti a fuggire da qualche parte. Anche Kagome, o Hawke, quella dannata ragazza falco, era riuscita a salvarsi ed evidentemente a guarire dal suo primo attacco. La grande duchessa de Ravir so cacciò stizzita una ciocca di capelli ribelli dal volto impassibile.
Avrebbe potuto andare a cercarli nella foresta, ma a quale scopo? Loro si stavano recando al suo castello, perché non attenderli lì dove era più forte e dove poteva in qualche modo tenerli in pugno?
A quest’ora Naraku doveva già essere stato avvisato del loro ritorno nel paese… bene.
Quando sarebbe tornata al castello avrebbe controllato di nuovo l’incantesimo al fratello di quella sciocca ragazza, sua arma contro quel gruppo di stupidi sentimentali. Con un gesto perentorio diede ordine all’esercito stregato di ritirarsi, lasciando solo desolazione in quel luogo ormai abbandonato per sempre

*** 1482 ( passato)

Don Don!
Il grande orologio a pendolo, situato vicino al camino, nella grande sala da pranzo, batte le 24.00 in cinque, sordi, rintocchi.
Seduta, quasi sprofondata, sulla grande sedia a capotavola, avvolta nel silenzio più tetro, rischiarata appena dalla luce del fuoco nel grande camino, Kagome aveva il volto appoggiato alle mani, mentre le braccia sostenevano il suo viso con i gomiti sui poggioli della sedia. In grembo, ferma immobile, illuminata dalle lamelle di fuoco, la shikon no tama rifletteva parzialmente il suo riflesso cupo. Il pegno d’amore donatole da Inuyasha si era scheggiato quando Naraku glielo aveva strappato dal collo il giorno precedente. Da quel grandissimo disastro aveva rivisto il suo “promesso” soltanto quella stessa mattina: cupo in volto, dagli occhi impassibili, con il volto quasi marmoreo, era andato a parlare con Ken della data delle nozze… il tutto era stato anticipato. Come se nulla fosse accaduto aveva porto i saluti a Kagome che lo guardava dalla soglia di casa e passandole accanto le aveva mormorato: “ Sarete mia Kagome… in un modo, o nell’altro!”.
La ragazza, seduta sulla sedia, rabbrividì al ricordare quella voce roca… mai Naraku le era sembrato così malvagio. In un cigolo la porta della stanza si aprì lentamente, mentre una figura agile scivolava nella sala buia.
Kagome si alzò di scatto, facendo cadere a terra la shikon.
- Inuyasha! – disse in un bisbiglio, abbracciandolo subito.
- Kagome! – disse lui, accarezzandole i capelli – Per fortuna Sango è riuscita a recapitarti il mio messaggio! – - Si… - usurò la ragazza, stringendosi a lui -… non è stato facile uscire dalla mia camera! –
- Oggi ho visto Naraku uscire da casa nostra dopo aver parlato con mio padre… - sussurrò Inuyasha -… hanno anticipato le nozze? –
- Si! – disse, triste, Kagome, con le lacrime agli occhi.
- Ho parlato con mio padre oggi… guarda, mi ha dato tessaiga! – disse Inuyasha, scostando leggermente la sorella da sé e indicandole l’antica spada -… mi ha dato il permesso di proteggerti, anche se non accetterà mai la nostra unione! –
- Cosa vuol dire? – chiese Kagome.
- Miroku e Sango ci stanno aspettando fuori… andiamocene Kagome! –
- Come? – chiese la ragazza, stupita – Inuyasha, non possiamo scappare! Ammesso che riusciamo a fuggire dalla residenza, sai quanto me che ci inseguirebbero… e di cosa vivremmo? Amore… se facciamo una cosa del genere, Naraku… Naraku ti ucciderà! –
- Sono pronto a correre i rischi che ci aspettano! – disse Inuyasha, prendendola forte per le braccia – Non posso lasciarti a lui senza agire… o scappi con me sta notte o domani mattina andrò alla sua residenza o lo sfiderò a duello! –
- Inuyasha, no…- le parole di Kagome furono troncate dalle labbra di Inuyasha che, prepotenti, si posarono sulle sue. - Ti prego, fuggiamo! – le disse, attirandola a sé – Non ti darò mai a lui… mai! –
Kagome rimase accoccolata al petto di Inuyasha, ascoltando nel silenzio i battiti furiosi del suo cuore.
- Va bene…- disse, ancora poco certa.
- Perfetto! Vai in camera tua, indossa qualcosa di comodo e aspettami sul terrazzo, verrò io a prenderti! –
disse Inuyasha, attirandola a sé e baciandola un ultima volta – Vivremmo per sempre assieme… nulla ci separerà, lo giuro! –

***

1486 ( presente)

Il vecchio e secco albero, dalle fattezze così umane, rimaneva immobile al soffio del vento, tremando appena all’altezza dei rami, ora spogli.
Kikio si fermò a fissare nuovamente la sua opera magica: che grande colpo di genio imprigionare il fratello di Sango, riducendolo ad assumere quella forma vegetale. Era successo tutto il giorno stesso della maledizione di Inuyasha e Kagome. Rapire quel piccolo bambino lasciato solo dalla sorella in fuga era stato anche troppo facile. Imprigionarlo lì, immobile per sempre, ancora più ridicolo.
La signora de Ravir era una strega, in tutti i sensi. Scagliare una maledizione come quella del falco e del lupo e poi dopo rinchiudere un essere umano in quelle fattezze vegetali era stato un vero divertimento. Traditi… lei e suo cugino… traditi dal gioco di due amanti fuggiti nella notte.
L’attacco al castello di Kaede era stata solo la prima parte di quel loro nuovo piano. Erano passati quattro anni dall’anno della maledizione e il giorno dell’eclissi solare si stava avvicinando… nessuno avrebbe più potuto fermarla… nessuno avrebbe più impedito che mettesse la parola fine a quella storia.

***

1482 ( passato)

La luna, alta nel cielo, rischiarava appena, attorniata da grandi nuvole nere, quel mondo fatto di ombre nelle ore più cupe della notte. Il rumore di zoccoli sul selciato rompeva il silenzio, mentre i cavalli erano spronati al galoppo. Kagome, in sella al suo stallone, vestita di abiti normali, era coperta da una pesante mantella nera, che, con un cappuccio, le copriva anche il volto e i lunghi capelli.
Non sapeva ormai da quanto erano in viaggio, ma tutti i muscoli del suo corpo erano indolenziti. Si voltò un istante a guardare dietro di sé. Parigi era ormai lontana. Si potevano ancora distinguere in lontananza le piccole luci della città, mentre il buio dell’aperta campagna sembrava nascondere i fuggiaschi.
Kagome tornò a guardare diffronte a sé… Inuyasha la precedeva.
Erano fuggiti quella sera stessa, nel silenzio, nell’ombra, come due fuggiaschi alla ricerca della libertà, macchiati di una gravissima colpa… la colpa di amarsi. Alle sue spalle il suo passato, diffronte a sé il suo futuro. Ne era certa, quello che voleva era stare per sempre con Inuyasha, ma il cuore le strideva al pensiero di aver lasciato la madre in quel modo, della rovina che avrebbe significato per lei avere una figlia fuggiasca e per lo più incestuosa, della vita che attendeva lei e i suoi amici.
Una lacrima le scese dai grandi occhi color ametista, ma fu veloce a scacciarla.
Aveva lasciato alla reggia la sua shikon no tama… il suo regalo datole da Inuyasha… aveva dovuto fare tutto così di fretta da dimenticarsi la biglia, pegno d’amore.
- Kagome! – la chiamò Inuyasha, accostandosi a lei – Tutto bene? -
- Si! – sorrise Kagome.
- Ci stiamo dirigendo al castello di un amica eremita di Miroku, lì ci riposeremmo e passeremmo la notte! –
- Va bene! – rispose la ragazza – Senti Inuyasha… -
- Dimmi! – disse il ragazzo.
- Posso cavalcare con te? –
Inuyasha sorrise, arrestando i cavalli. Fece scendere Kagome dal suo e poi la aiutò a salire sul suo stesso destriero.
- Paura del buio? – la stuzzicò, riprendendo il cammino, mentre la ragazza si accoccolava al suo petto.
- No… - rispose Kagome -… non voglio più separarmi da te! – Inuyasha arrossì, mentre il suo cuore accelerava i battiti furioso. Kagome si strinse meglio a lui, socchiudendo gli occhi. Presto il sonno la vinse, mentre mancavano ormai poche ore all’alba. La promessa del loro amore era appena stata suggellata, ma quello che sarebbe seguito sarebbe stato l’ultimo giorno in cui avrebbero vissuto assieme da uomo e da donna.

Continua cap 16…

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Capitolo 16
*** CONTI APERTI ***


K-Ahhh! Non ci credo che siamo al sedicesimo capitolo!*_*-
B-gi……..sembra un sogno!^^-
G- ci stiamo avviando verso la Parte decisiva!Non che quella piena di azione ,sangue, lotte e duelli!!-
L-*_*sisi!-
B-per non parlare della vendetta!Atroce succulenta Vendetta!ihihih!-
G-bea non ridere cos che mi sembri un criceto.-___-'- K-Ihihih!Criceto!ihihih!-
B( afferra motosega)-Criceto a chi Puffette!?!\_/-Bea taglia brandisce motosega e taglia trave!- Ihihii!BWABWABWABWA! I roditori domineranno il mondo!!!!!-
K+L+G-..-____-'' puffette a chi?-
B-BWABWABWBWABWABWABWABWA!\_/-
TUUUUMMPPTT!FRUUUUUUUUUUUUUPPPP!
B( accoppata dalla trave)-@_@ ohi ohi.-
K-.-.-'' ma chi Š l'inventore di quella maledetta onomatopea dello Yogurt?-
G-Lasciamo l… .magari rinsavisce.-
L-Naaa.tra venti minuti ci risiamo … all'attacco con qualche altro attentato terroristico!-
B-@_@ ohi,ohi ohi! Orooooo!-
K-Amò hai sbagliato manga quello e Kenshin samurai vagabondo!^^-
L+G-.-.-''''-

CAPITOLO SEDICI: CONTI APERTI.

[1486 Presente]

Col sole a picco che illuminava la valle terrosa, un singolo avvoltoio vorticava silenzioso sui brandelli di mura del castello crollati come costruzioni in legno.
Sango lisciò il muso del cavallo castano, spronandolo a mantenere il passo. I suoi consumati stivali di pelle affondavano , ormai con una certa stanchezza, nel terriccio umido della foresta. Non le sembrava quasi di essere a meno di tre leghe dal vecchio Castello stregato, eppure era così! Miroku procedeva calmo e risoluto davanti a lei, guidando il cavallo per le briglie attraverso la boscaglia che man mano si diradava. Di Inuyasha o Hawke ancora nessuna traccia.Ma in cuor suo sperava che uno dei due si fosse fatto vivo a breve. Sulla sella del suo animale la vecchia Kaede dormiva silenziosa, accasciata nei suoi panni logori a ridosso del cavallo.
I suoi unici dispiaceri erano quelli di non poterle dare un letto migliore e del fatto che la donna non potesse spezzare quel dannato silenzio. Cavoli, lui le aveva confessato ,praticamente, di provare un qualcosa nei sui confronti e ora si ritrovava in una situazione odiosa. Assetata cerco con la mano la sua bisaccia, riscoprendola vuota.
Cavoli doppi! Non avevano fatto neanche in tempo a prendere nuove provviste!
-Ci fermiamo tra poco Sango, non temere. C'è un corso d'acqua così potremmo dissetarci sia noi che i cavalli..-la rassicurò Miroku, dopo averle tirato un veloce sguardo. Sango annui intimidita.
Era ovvio che non c'era altro da fare. Avrebbe dovuto risolvere in qualche modo in fondo no?
L'unica strada era quella che più temeva..
"Parlarne...urghhh."

***
[1482 Passato]

Vide l'alba salire .Lenta e languida, come una di quelle amanti esperte che sanno farsi aspettare e provano piacere nel vedere la dolorosa attesa dei compagni.
Un disco rosso acceso si fece largo tra striature blu azzurre , con pallidi cenni di rosa a far contorno alla macchia nera Parigina che li circondava
completamente ,escludendoli dal resto del mondo. Dette due leggeri colpi al viso ,nel tentativo di svegliarsi. Per quanto fosse stato piacevole il riposo, non poteva dire che fosse stato comodo.
Non lo aveva mai considerato, ma dormire su un cavallo in movimento era veramente scomodo.
-Buongiorno Pigrona dormito bene?- Sorrise nel voltarsi. Il cavaliere alle sue spalle inclinò le labbra in accenno di sorriso, tanto che le venne quasi voglia di schioccargli un bacio sulla guancia.- Si.-biascicò.- Mai dormito meglio.- Piccola bugia..ma in fondo non era tanto grave no? -Dove siamo di preciso ?-Kagome si guardò intorno alla ricerca di Sango e Miroku. Corrucciò leggermente le sopracciglia nel non vederli. Completamente spariti.
-Siamo a circa cinque miliari* da Parigi. Miroku e Sango stanno vendendo come Š possibile scendere per raggiungere la vallata, non so quanto ci potranno mettere.- Scese con maestria dalla sella del suo fedele cavallo che nitrì leggermente. Con passo calmo ,Kagome lo vide mettersi a sedere con totale indifferenza sotto un albero lasciandola li. Il mezzo demone incrociò comodamente le braccia al petto appoggiandosi al tronco; strinse la Tessaiga a se ,per poi chiudere gli occhi.
Kagome strinse le labbra fissandolo per un po'. Ma che si metteva davvero a dormire?
-Ehm.Inuyasha cosa stai facendo?- chiese lei. Un'orecchia canina sulla testa del mezzo demone si mosse ma non rispose. Kagome arricciò il naso- Inuyasha?-
Niente.
Scese ,con un po' di impaccio per via delle gonne, dalla montatura dell'animale. Con mano gentile lo guidò fino al ramo robusto più vicino saldandovi le redini.
Con passo leggero, poi, si avvicinò silenziosa al mezzo demone; Si chinò a osservargli il viso rilassato e l'espressione serena. Sembrava quasi che ogni sua singola preoccupazione fosse volata via lontano e che stesse vivendo un bellissimo sogno. Immediatamente la sua espressione si raddolc in un sorriso.
Si battŠ sulle ginocchia alzandosi.
Avrebbe potuto schiacciarsi pure lei un pisolino, ma al contrario del compagno i suoi sogni erano popolati da tremendi incubi di ci• che sarebbe potuto succedere.
Cosa sarebbe successo se li avessero trovati? Cosa sarebbe successo se li avessero condannati alla perenne divisione, mai liberi di parlarsi o vedersi? Lo sguardo si posò su Inuyasha.
Cosa sarebbe successo se.. Un rumore strano dalla foresta la distrasse. Circospetta si guardò in giro, ma a parte il mezzo demone che riposava silenzioso era completamente sola.
Morse il suo labbro inferiore scuotendo la testa: mai porre i problemi su un se. "La testa non va fasciata prima che sia rotta!" Si disse sbottonando il mantello. Lo appoggiò con cautela sulla sella del cavallo, per poi raccogliere i lembi della gonna ruvida.
Molto diverse da quelle che era avvezza a indossare , ma se avesse dovuto scambiare un pezzo di seta per la felicità non ci avrebbe pensato su un attimo.
Con passo tranquillo si infilò tra due cespugli, per poi sparire nel labirinto di pini.

***
[1486 Presente]

Le mani si chiusero a formare a formare una coppa, che affondò ,con discrezione ,nella gelida acqua di torrente. Assetata le porto alle labbra, per poi strofinarle sul lembo della maglia. Non era il massimo della raffinatezza ma amali estremi...
Se ne portò un'altra manciata al viso strofinando. Si sentiva come intorpidita. Esattamente come se dovesse cadere nel sonno da un momento all'altro. Si sciacquò ancora una volta . Osservò persa le gocce d'acqua dolce rimaste intrappolate tra le sue ciglia e i palmi vuoti delle sue mani. Sentiva l'assoluto bisogno di dormire...
Di accoccolarsi a terra , chiudere gli occhi e sprofondare nel sonno scoprendosi al suo risveglio a casa sua, nel suo letto. Con sua madre che nel giardino aiutava nel curare le rose e suo fratello che tentava di nascondersi per scampare alle lezioni di teologia di suo padre.
Si sarebbe stiracchiata , avrebbe infilato un vestito adeguato raccogliendo i capelli e sarebbe scesa nel salone principale a mangiare un po' di pancetta affumicata e carne secca, presa dalle dispense. E magari se fosse stata fortunata Brigitte quel giorno avrebbe potuto anche aver preparato del semplice pane col miele e il latte caldo. Il nitrito del cavallo la fece riprendere da quel sogno. Sbattendo le ciglia vide cadere quelle gocce sulle sue mani e rompersi definitivamente su di esse.
No, era completamente inutile fare così.
I giorni passati ad allenarsi di nascosto al padre erano finiti e le complicità con la madre per non partecipare a noiose feste monda anche. Ora era lei a dover tirare avanti. Da sola. Con le unghie coi denti, anche se era stanca di quella vita, c'era chi stava peggio di lei. Fissò un secondo il ragazzo che accasciatosi a terra seguiva con la coda dell'occhio le due bestie che brucavano placide nei pressi di un grosso pioppo.
Anche Miroku . Lui non aveva avuto una vita rosa e fiori,anzi.
Adocchiò il grande spadone a forma di croce, che pendeva dal suo fianco in tutta la sua eleganza omicida.
Eppure non si era mai lamentato. Anzi trovava sempre, anche lui, parole di conforto per Hawke e Inuyasha, che di tutta quella faccenda erano sicuramente i pi— colpiti.
Con un sospiro alzò lo sguardo al cielo. Un sole nel suo zenit dava un tepore piacevole sul suo viso dandole una sensazione di diffuso benessere.
Si lasciò cadere a braccia aperte all'indietro nell'erba, respirandone a pieni polmoni l'odoroso profumo pungente. Aveva promesso di vendicare la sua famiglia e suo fratello a costo della propria vita.
Gli occhi castani si aprirono con lentezza per perdersi in un celo terso dal bianco delle nuvole. E quell'obbiettivo andava prima di qualsiasi cosa.
Persino del suo cuore....
***

[1482 Passato]
Rabbrividì nel sentire una sferzata gelata e umida lambirla completamente , come un ferro caldo immerso in un secchio d'acqua gelida. Fece uno starnuto acuto portandosi subito dopo la mano al naso.
Come era possibile tanto gelo in Marzo!?
Eppure l'anno del giudizio era passato da quasi mezzo secolo! Si strofinò le braccia , per poi tirare un'occhiata al suo bottino di guerra. Tre uova di tortora belle tondine, giuste, giuste per farci una mezza colazione.
Le venne un brivido quando lo stivale in tela sottratto a una delle serve affondò nella fanghiglia , tornando su umido e intirizzito. Forse sarebbe stato meglio se ne avesse presi un paio dello stalliere. Di pelle dura, forse un po' scomodi, ma certi "inconvenienti" non li avrebbe certo avuti.
Cercò di ignorarlo stoicamente, mordendosi un labbro tentò di immaginarsi come sarebbe stato vivere in una casetta al limitare del bosco. Preparare il pane caldo alla mattina, stillare le pinte di vino e cuocere le uova nei padelloni neri, i biscotti per i suoi figli che giocano con le spade di legno e le bombolette di pezza. Alla sera poi rintanarsi sotto le coperte e bearsi del calduccio delle poche pelli d'animali.
Niente oneri.
Niente feste.
Niente vestiti ingombri.
Solo una sana semplicità campagnola e un forte odore di fieno. Sbucò nella radura al limitare del crepaccio e fu investita in pieno da un raggio di sole. Squadrò un attimo il fratellastro dormire beato e tranquillo all'ombra di quel mezzo ceppo verde a cui il cavallo era assicurato.
Non riusciva a capirne il motivo però. Qualcosa le diceva che non era ancora finita. Senti un poco promettente 'Crack!' alle sue spalle. Il sangue le si gelò nelle vene, ma non per il ribrezzo stavolta. Strinse le uova al grembo guardandosi i piedi: Sotto di essi solo foglie e fango. Quindi niente rametti.
"Okey, Kagome, calma e sangue freddo. Quante probabilità hai che sia un lupo? E' troppo tardi ormai, e già giorno!"Un ringhiare cavernoso e sommesso cancello ogni suo dubbio.”Come non detto….” Si girò con lentezza cautelare e un leggero tremolio nelle spalle verso i due alberi appena passati.
Col muso dritto,digrignate le fauci a mostrare i denti bianchi e il pelo duro, quasi spigolo, il grande lupo grigio aveva le zampe davanti divaricate , pronte all'attacco, e le orecchie all'indietro.Gli occhi ambra intenso le ricordarono per un attimo quelli di Inuyasha.Decise di rimanere perfettamente immobile per non insospettirlo oltre.
Che avesse invaso il suo territorio? Le due uova nel suo grembo , in quel momento risposero a ogni sua domanda.L'animale le fissava intensamente ,alternando lo sguardo da lei alle piccole semisfere bianche. Eppure i lupi non erano ovipari....che li volesse...?
La ragazza fissò i suoi occhi castano corteccia in quelli grano dell'animale, accusatori di una qualche infamia , nei confronti della natura. Lui era il custode. Il grande lupo grigio difensore di tutte quelle terre e come tale si occupava di difendere i più deboli dai profittatori.
Kagome si inchinò lentamente , adagiando sul terreno il fazzoletto con le due uova, fissò il lupo avvicinarsi a lei con passo maestoso e più rilassato. L'animale annusò prima lei ,ispezionandola; Kagome trattenne un fremito quando il naso umido le annusò il collo pulito con minuzia.
Dopo di che l'animale arretrò di un passo senza smettere di fissarla nelle iridi, afferrò con i denti due lembi della stoffa , portando via con se le uova.
La ragazza ancora in ginocchio guardò il lupo lasciarla in solitudine. Solo una volta che fu scomparso , iniziò a muoversi per tornare in piedi.
Quel lupo dall'aspetto tanto temibile ,eppure, le aveva subito ricordato il fratello. Sospirò in modo 'languido' , come avrebbe detto Sango, fissando il vuoto solitario del bosco. "Chissà...."
-Ecco dove ti eri Cacciata!Dannata stupida sei sparita tutta d'un tratto!-La voce di Inuyasha alle sue spalle la sorprese. Il mezzo demone era li al solito accigliato che la guardava severo. Sorrise nel ripensarci....si un lupo, proprio un lupo.
Si affiancò all'hanyou infilando il suo braccio tra quelli incrociati di lui, sorridente.Notò con piacere le guance del ragazzo arrossate dall'imbarazzo al suo gesto, che farfugliò qualcosa di indistinto. Kagome fece una breve risatina allungando il primo passo verso la direzione da cui erano venuti- Su,su. Andiamo Inuyasha!-

***

Un urlo furioso rimbombò echeggiando nelle pareti di pietra ; si dibatte sui tappeti, scivolò sui vetri facendoli vibrare di costernazione e il muro in pietra nera sembr• quasi preoccuparsi di scansare quel vaso che con il fragore dei suoi cocci rotti si frantumò sul pavimento, dopo aver mancato la mira.
Il signore ringhiò, quasi, di frustrazione, per poi sbattere i pugni stretti sul manico in legno massello della regal sedia. Gli occhi distorti in un bagliore rosso fuoco e la bocca digrignata mentre le noccole strette facevano sporgere le loro punte bianche sotto il pallido chiarore rosaceo della pelle cadaverica. Cosa ne era rimasto del posato signore del castello e assolutamente controllato in ogni minima azione? -Sia Maledetta la sua sporca genitrice Sassone!!!- Ben poco a quanto pare.
La donna appoggiata allo stipite alzò platealmente un sopracciglio scuro per poi incrociare le braccia al petto prosperoso evidenziato da una prorompente scollatura velata. Gli occhi castani si posarono imperscrutabili sul vaso di ceramica , schiantatosi a pochi metri da lei . Morbide ciocche corvine scendevano come spruzzi corvini sul viso dai tratti fini e regolari, induriti da un aspetto glaciale e irraggiungibile.
-Cerca di controllarti Sieur Naraku. Anche se quella ragazza ti stava tanto a cuore non c'Š bisogno di tanto spreco per una donna del genere.-con un lieve cenno indicò i cocci. Gli occhi infuocati del parente la trapassarono da parte a parte in modo inequivocabile, nonostante questo la donna fece finta di nulla. Si staccò con grazia dal suo appoggio iniziando un lenta passeggiata nella sala delle udienze del castello del cugino.
-Non Š stato solo il tuo orgoglio a essere ferito, Naraku, ma persino il mio!-si voltò verso l'uomo seduto da Re sul proprio trono. - E come ben sai non permetto che mi si faccia uno sfregio del genere.- Un lampo d'astuzia e fremente curiosità passò negli occhi inumani dell'uomo.- E che cosa hai intenzione di fare Kikyo.?-
La cavernosa risata incolore della donna , quasi riuscì ad aumentare il suo buon umore. Si. Con lei schierata dalla sua parte , il succo della vendetta sarebbe stato un dolce nettare in cui immergersi e lambirsi fino alla soddisfazione di ogni piacere nel vedere i nemici perire, ai propri piedi strisciare e l'odio e il dolore nei loro occhi. Nessuno poteva permettersi di negare a lui le proprie cose. Tanto meno un bastardo incrocio tra una Sassone e un demone..
La donna inclinò con soddisfazione le labbra per poi schioccare le sottili dita adunche.
Urla strazianti di un ragazzino si diffusero nei corridoi del palazzo ,seguiti dai ritmati schiocchi del flagello e le urla dei boia . L'uomo chiuse gli occhi reclinando la testa sul cuscino dello schienale come per bearsi meglio di quella musica per lui "celestiale canto dei falsi angeli caduti".
-Pareggio i conti aperti Cugino.-sibilò maligna -.a partire da adesso i giochi hanno ufficialmente inizio.-

***

[1486 Presente]
Come un lupo solitario in battuta di caccia, l'uomo si portò una mano del terreno sabbioso al muso, cercando con l'olfatto la propria preda . Sentiva l'aroma inconfondibile dell'erba ,che secca ,prima appassisce poi diventa polvere, insieme a quello del sandalo e dell'acqua, che coprivano qualsiasi altra traccia.
Da sotto la pesante cappuccia in tela scura avvicinò meglio il terreno alle narici sentendone la consistenza porosa con le dita. Chiuse gli occhi e cercò tra la polverosa terra rossa ogni minima traccia che lo portasse in un qualche modo alla sua meta ,al suo obbiettivo.
Lo stallone normanno dal manto nero perlaceo, sbuffò alle sue spalle smuovendo la terra con uno zoccolo ferrato per far avvertire la propria presenza. Il padrone, rimaneva immobile a terra, inginocchiato, a occhi chiusi, con la lunga mantella a celarne le spoglie , teneva una mano pronta sull'elsa della spada, mentre in quel sub-strato di trace attendeva le proprie risposte dal primo degli elementi naturali: la terra. Chi meglio di loro poteva interpellare come oracolo delle proprie risposte.
Un'ombra esile e sinuosa aleggiò sopra di lui ripetendo un circolo per ben due volte, per poi emettere un urlo stridulo e acuto. Nello stesso secondo l'uomo spalancò i grandi occhi gialli, stringendo nel pugno la sua traccia,vittoriosamente. Il falco castano planò lentamente, intanto che l'uomo si rialzava scrollandosi le polveri rosse di dosso. Come un cavaliere alla sua dama porse il braccio al volatile, che artiglio il guantone di pelle, per poi raccogliere le ali al petto. L'uomo alzò il dito carezzando con affetto palpabile il piccolo capo piumato . Il rapace espresse la sua compiacenza inclinando il capo e emettendo un suono stridulo d'assenso .
-L'abbiamo trovata Hawke.-disse voltandosi per avviarsi al destriero. Il falco inclinò nuovamente la testa serrando il becco affilato come una spada.-Siamo finalmente alla resa dei conti.-
L-BWaaaaa! Non ci credo che siamo riuscite a finirlo!-
B-in effetti sembra parecchio un miracolo..dato che quelle due si sono messe giocare a twipper! ª_ª-
L-Twipper? Ma non era Twister? ?_?-
B-si.ma noi abbiamo la versione tarocca che comprende l'avanzamento con "chiappa destra e sinistra!"-
L-Ahhh!-.-'' -
K-Mano destra sul Formaggio Messicano!- G-Gyyyyaaaahh! Azz ! Ma come c'arrivo!XP- K-Su su! Allungati! Nonnaaaaaaa!!! Tocca a teeeee!!XD- L+B-Azz! Pure la nonna!!!-.-'''''-
N(onna)-Yeeeeeeehiii!!! -nonna gira freccia sul tabellone.- Fondoschiena sul
Burritooooooooo!!!!-
Nonna Piazza Il fondoschiena sul rolletto messicano investendo come uno Tsunami K &G.
K+g-EHiiii!!!!-
N-BWAbwabwbawabwa! Sono La regina del Twipper!!!Inchinatevi davanti a Me inermi culone della terra Io la Nonna Sono l'unica vera regina!!! Bwabwbawbabwabwab!-
G+B+K- ..-.-'''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''- L-Ragazze ma che gli avete dato alla Nonna?-.-'-

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Capitolo 17
*** FALCO DI GIORNO, LUPO DI NOTTE ***


Ka: zzz
Lu: zzz
Bea: zzz
Giw: Ehm... ragazze!
Lu: altri dieci minuti mamma!
Giw: ragazze?
Ka: Mamma, nn rompere
Giw: Ragazze, svegliateviiiii!
Ka+ Bea+ Lu: ma ke diamine succede?
Giw: sono le 3 del pomeriggio, volete svegliarvi?
Bea: le tre?
Giw: si…
Ka: ti piace il mio pigiama di winnie the pooh?
Lu: io mi stavo sognando Brad… ç__ç
Bea: bhe, io me ne torno a letto!
Ka: anke io!
Lu: notte!
Giw: ç__ç ma ragazze… ma ke vi prende?
Bea+ Lu+ Ka: zzz
Giw: la prossima volta ke fate una torta non metteteci i sonniferi!!!!!!

CAPITOLO 17
FALCO DI GIORNO, LUPO DI NOTTE

1486 ( presente)

Il cielo, sgombro di nubi nella prima mattinata, si stava incupendo lentamente all’orizzonte, portando con sé una fresca brezza che spirava da nord, scompigliando le chiome degli alberi e giocano con i fili d’erba in un gioco di onde.
Un rapace, dal castano piumaggio, guizzò rapido tra gli alti alberi del sotto bosco, planando dolcemente su un alto ramo.
I suoi piccoli occhi sempre vigili si chiusero in due piccole fessure, mentre reclinava percettibilmente la testa di lato.
Guardandosi attorno attenta, si porto il becco nell’incavo di un ala, pulendosi le piume di un intenso colore. Improvvisamente un rumore lontano la ridestò dal suo fare. Spalancando le grandi ali, emise un lungo grido.
Pochi istanti dopo un cavallo spinto al galoppo, con in sella un uomo incappucciato, sbucò dal sottobosco. Il falco, riconoscendo in lui il padrone, scese dal ramo compiendo una serie di vortici su sé stesso, andando a posarsi sul guantone che l’uomo gli aveva sporto.
- Brava Hawke! – disse Inuyasha, continuando la sua galoppata – Finalmente li abbiamo ritrovati! -
In pochi secondi, il ragazzo a cavallo e il suo fido rapace, sbucarono in una piccola radura, attraversata da un fiumicello di acque sorgive fresche. Lì, accampati in maniera frettolosa, trovarono le persone che errando stavano cercando sin dalle prime luci dell’alba.
- Finalmente vi abbiamo trovati! – disse Inuyasha, ancora in sella al suo stallone.
Sango spalancò gli occhi nel riconoscere il ragazzo, mentre Miroku, allarmato per l’improvvisa comparsa di quella figura indistinta, riposava lo spadone a forma di croce nel fodero che aveva subito estratto. - Inuyasha… - sibilò la vecchia Kaede, seduta su di un masso. Aveva l’aria stanca e gli occhi ancora semi chiusi. Doveva essersi appena svegliata.
- Vecchia… - rispose Inuyasha, scendendo da cavallo e scoprendosi il volto giovane - … grazie per averla curata! – continuò, accarezzando lievemente il petto di Hawke ke gli riposava in mano.
Kaede annuì, alzandosi in piedi.
- Vi stavamo aspettando! – disse l’anziana strega.
- Ho visto l’esercito dei Ravir allontanarsi e il castello in fiamme… temevo per il peggio! – disse Inuyasha - … come avete fatto a fuggire? –
- Una galleria nascosta nei sotteranei! – disse Sango – l’abbiamo percorsa sino a sbucare poco lontano da qui! – Inuyasha annuì, voltandosi a guardare Miroku.
- Mentre vi cercavo mi sono spinto più ad est… il territorio dei Ravir non è molto lontano da qui! – disse il ragazzo.
- Quanti giorni credi potremmo impiegarci per giungere al castello di Kikio? – chiese Miroku.
- Se cavalchiamo veloci e senza più impedimenti tra 2 giorni al massimo! –
- L’eclissi è prevista tra 3 giorni, Inuyasha! – disse Sango – Possiamo procedere con calma! –
La mano del ragazzo dai lunghi capelli argentei si chiuse in un pugno, mentre con stizza reprimeva un grugnito. - Altri tre giorni… - bisbigliò con voce roca.
- Credo che sia meglio mi lasciate qui! – disse, d’un tratto, Kaede – Ormai non ho più l’età per compiere certi percorsi, vi rallenterei e basta! –
- Ma kaede-sama…- obbiettò Sango.
- Credo sia giusto come dite voi! – disse Inuyasha - … anche se riusciamo ad arrivare al castello della Ravir entro due giorni, ci servirà tempo per introdurci all’interno di quella fortezza prima del momento propizio… non abbiamo tempo da perdere! –
Il gruppo parve riflettere sulle parole di Inuyasha, mentre il cielo cominciava a mormorare parole di pioggia.
-Giusto, Inuyasha ha ragione! – disse Kaede, slacciando le briglie dei cavalli di Sango e Miroku dal tronco dell’albero a cui erano stati ancorati – Io mi metterò in camino subito dopo di voi, percorrendo la vostra stessa strada e venendovi dietro! –
Inuyasha, Sango e Miroku annuirono, mentre anche Hawke reclinava il capo, come a dare il suo consenso. Salirono tutti e tre a cavallo, mentre la vecchia Kaede li osservava uno a uno.
- Ricordate che state andando ad affrontare una strega… dovete combatterla con i suoi stessi mezzi! – disse Kaede, guardando fissa Inuyasha – Spero davvero che questa sarà la fine delle vostre sofferenze! -
Inuyasha sorrise, accarezzando delicatamente un ala ad Hawke.
- Questa sarà la fine… - disse - … in un modo, o nell’altro! -

***

1482 ( passato)

Il sole, alto sopra le verdi chiome degli alberi, illuminava con la sua forte luce anche il sottobosco in penombra, costellato di arbusti e di vita in quelle prime ore pomeridiane di intensa calura. Inuyasha, Kagome, Miroku e Sango erano ormai in viaggio da parecchie ore, percorrendo un sentiero quasi sconosciuto che attraversava un bosco a parecchie miglia da Parigi. Il loro cammino procedeva lentamente a causa della stretta strettoia e per cagione dei fitti arbusti che intralciavano il loro andare, mentre, trattenendo le loro cavalcature per le briglie, si osservavano attorno e chiacchieravano tranquillamente.
- Perché dobbiamo proseguire per questo tragitto? – sbuffò Kagome, scostando nervosa l’ennesimo arbusto che le intralciava la strada.
- è più sicuro! – rispose Inuyasha, che la seguiva, osservando pensieroso la figura di spalle della ragazza camminare con aria stizzita. Sin da quando l’aveva trovata quella mattina, Kagome gli era subito sembrata nervosa e con i nervi a fior di pelle. Immaginava si sentisse ancora un po’ stanca, eccitata ed impaurita per la fuga della notte precedente, ma, al tempo stesso, non riusciva a spiegarsi il motivo per cui l’agitazione di Kagome andava di pari passo con la sua inquietudine.
Si sentiva teso, osservato, pedinato, e non riusciva a capire il motivo di tale frustrazione. Parigi era ormai molto lontana e il sentiero che loro stavano percorrendo era praticamente sconosciuto. Allora perché si sentiva così terrificatamene impotente? Come se un qualcosa pendesse su di loro, con la continua e snervante sensazione di avere l’acqua alla gola.
- Ragazzi, che ne dite di fermarci un po’? – chiese Miroku, smorzando il pesante silenzio che era calato. Kagome e Sango annuirono, mentre Inuyasha tornava a guardarsi indietro come molte volte quella mattina. - Tutto apposto Inuyasha? – chiese Miroku.
- Si, va bene, fermiamoci… ma solo per pochi minuti! – rispose il mezzo demone, legando per le briglie il suo cavallo ad un albero e sedendosi, a braccia conserte, sotto la chioma del sempre verde.
- Cosa c’è che non va? – gli chiese Kagome, osservandolo dall’alto.
- Dovresti dirmelo tu cosa c’è che non va! – l’apostrofò Inuyasha.
- Io? – squittì Kagome – Io non ho nulla che non va! –
- E nemmeno io! – rispose cocciuto l’hanyou.
Kagome piantò il muso, voltandosi stizzita a guardare altrove.
Improvvisamente un suono indistinto arrivò alle orecchie di tutti. Era ancora appena percettibile, ma si sentiva chiaramente che si stava avvicinando.
- Che diamine è? – chiese Kagome, osservando il punto da cui proveniva quello strano rumore.
- Sembra… non so… mi sembrano dei cinguetti! – rispose Sango, accostandosi all’amica.
Ad un certo punto, mentre il suono si faceva sempre più vicino e chiaro, da lontano furono visibili le sagome in volo di un sacco di rapaci.
- Ma quelli… - bisbigliò Kagome, indicando lo stormo che si avvicinava in picchiata verso di loro.
- Sono falchi! – disse Inuyasha, guardando sorpreso i rapaci sfrecciare tra gli alberi – E ci vengono contro…state giù! - urlò, prendendo Kagome per un polso e trascinandola sotto di sé, mentre lo stormo, come impazzito, sfrecciava sopra le loro teste.
- Ma che diamine è successo? – esclamò Miroku, rialzandosi in piedi, dopo che gli uccelli furono scomparsi alle loro spalle.
- Mai visti tanti falchi in vita mia! – disse Sango.
- Kagome, tutto Ok? – chiese Inuyasha, rialzandosi.
La ragazza non rispose.
- Kagome? – chiese ancora, voltandola e prendendola per un braccio.
La ragazza giaceva a terra, chiusa su sé stessa, tremante come una foglia e con gli occhi chiusi.
- Kagome! – urlò Inuyasha, inginocchiandosi diffronte alla “sorella” e scuotendola.
Kagome aprì in quel istante i suoi occhi: le calde iridi ametista erano scomparse,mentre al suo posto brillavano due intensi occhi neri… occhi rapaci. Dopo alcuni secondi la ragazza reclinò il capo su sé stessa, cadendo svenuta al suolo.
Inuyasha la prese tra le braccia sbalordito: era stata solo un allucinazione?

La sagoma silenziosa, attorniata da un atmosfera tetra, osservava con sguardo deciso il calderone posto diffronte a sé, da cui si alzava un inteso fumo vorticoso bianco.
Rimase alcuni istante ferma ad osservare le spirali disegnate nell’aria sospesa, prendendo, poi, da un piccolo recipiente sigillato, con dita ferme ed affusolate, gli ultimi ingredienti della sua vendetta.
- Hai finito? – chiese la figura seduta alle sue spalle, interrompendo il suo mestiere.
Kikio si voltò stizzita.
- Taci cugino! – rispose, fulminandolo con lo sguardo – Questa è la parte più importante! -
Naraku la osservò bieco, mentre la ragazza tornava a compiere le sue arti oscure. Da una ciotolina estrasse con disgusto gli artigli recisi di un falco e le zanne, ancora bianche, di un lupo.
- Lupo e Falco allora… - disse Kikio - … sei sicuro di questa scelta? -
Naraku annuì, senza rispondere, mentre Kikio introduceva nella poltiglia maledetta gli ultimi due elementi della sua fattura.
- Un lupo ed un falco cos’hanno in comune? – chiese Naraku, quasi a sé stesso – L’uno un elegante rapace, l’altro un cane selvaggio… se lei non sarà mia, non sarà mai di nessun altro! -
Kikio annuì, fissando seria il colore del fumo che cambiava lentamente in un rosso scarlatto.
- Oh, anime colpevoli, amanti segrete, a voi è rivolto il mio odio, a voi è rivolta l’espiazione eterna di questa colpa… donna, falco di giorno, uomo, lupo di notte, finché il sorgere del sole non avrà termine, finché non esisterà una notte senza giorno e un giorno senza la notte… io vi maledico, da ora e per sempre! – recitò Kikio.
Nello stesso istante in cui finì di pronunciare la formula, un fascio di luce uscì prepotente dal calderone, illuminando a giorno tutta la stanza.

Kagome aprì lentamente gli occhi, battendo più volte le palpebre per mettere a fuoco .
- Hey… - sentì mormorare, con voce rassicurante, Inuyasha seduto accanto a lei -… come ti senti? - - Bene… - mugugnò Kagome, alzandosi a sedere. Si sentiva estremamente leggera.
- Cosa è succ… - bisbigliò – Cosa è succ…-
- Kagome? – chiese Inuyasha, guardandola preoccupato. Le parole non le uscivano dalla bocca e la sensazione di leggerezza stava diventando sempre più opprimente. Si sentiva sollevare, si sentiva quasi inesistente.
- Kagome? – chiese Inuyasha, ormai scioccato.
Improvvisamente le iridi di Kagome tornarono a mutarsi in quelle di un rapace, mentre il suo corpo veniva avvolto da un fascio di luce accecante.
Inuyasha si sbilanciò in avanti, per afferrare la sua ragazza, ma ricadde nel vuoto, senza sentire il corpo di Kagome.
Quando la luce si spense fievolmente, Kagome non era più lì… o per lo meno… non nella sua vera forma.
Continua cap 18…

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Capitolo 18
*** IL CASTELLO ***


e dopo le vacanze, eccoci tornate!
Manca poco alla fine!!!!

CAPITOLO 18: IL CASTELLO.

Le guglie si allungavano, come scheletriche dita di una mano nel tentativo di toccare un celo pallido e impalpabile dove un cheto strato di nuvolaglia vorticava silente risucchiato da una voragine immaginaria. Sotto l’impetuoso mare si dimenava e colpiva duramente sbuffando velenosa schiuma bianca salata contro quell’arto rinsecchito alzato al cielo, in un qualche lugubre monumento alla risurrezione dal mondo dell’aldilà.
Spettrali spelonche acquose bucherellavano come tane di topo la parete calcarea dello scoglio, di magma solidificato ,rendendolo fatale, allo sfortunato che, mettendo male un piede, fosse scivolato e caduto, facendo si diventare quella gola infernale di tumultuosa acqua salata, la sua tomba.
Col sole al Nadir ,Sango tirò un preoccupato sguardo al ripido e scosceso sentiero che sarebbero stati costretti a percorrere. Dopo due giorni di incessante cavalcatura a un ritmo estenuante ,erano riusciti ad arrivare con un giorno e qualche ora di anticipo nei pressi del castello dei De Ravir.
Da li dov’erano , al limitare del bosco, se seguivano con lo sguardo, tutto il ripido pergolato che la scogliera stessa seguiva , riuscivano persino a vederlo, quel castellaccio, un opulento e immenso tributo all’arte gotica. Anche se , da quanto ne sapeva, il primogenito della famiglia Ravir l’aveva edificato ispirandosi a una chiesa, quella struttura stregonesca manteneva ben poco della sacralità dell’immagine di partenza. La ragazza guardò l’altra figura femminile al suo fianco che silenziosa e diritta ,osservava l’orizzonte con l’orgoglio e l’esperienza solo di una vecchia regina, mentre accarezzava con distrazione il serico pelo nero del suo lupo. Lui più in quei “giorni” l’aveva lasciata. -Non ci siamo….-disse ritornando a concentrarsi su quel viottolo “suicida”-…ci conviene prendere dal bosco : è seriamente troppo ripido per il passaggio!-L’uomo al suo fianco che da un po’ lo studiava con più attenzione si levò in piedi , scuotendosi le ginocchia. Nel frattempo una tagliente pioggerella aveva iniziato a cadere ,diventando man mano più impetuosa. Una goccia cadde precisamente sul naso del lupo nero, che infastidito si leccò il naso ,facendo sorridere la sua padrona, poi si voltò verso l’umano fissandolo con i suoi occhi gialli.
Miroku corse fino sotto l’albero legando i tre cavalli per le redini.
-Può essere .-disse . Il cielo tremò sotto il rombo del tuono facendo imbizzarrire i cavalli che nitrirono spauriti. L’ex monaco dette uno strattone con decisione alle redini fermandole in un nodo saldo.- Ma non è il momento di starci a pensare! Abbiamo bisogno di un riparo prima di tutto Sango!-
La ragazza annui convinta guardandosi attorno alla ricerca di un qualcosa che potesse far al caso loro. Facendo un respiro a piene narici si accuccio selle ginocchia, iniziando a scendere lungo la parete scivolosa, quasi stendendosi sopra. Con un gesto sciolto e calmo, come se non stesse succedendo niente di che , Kagome tirò su il suo cappuccio fissando il mare che si dibatteva con una forza disperata contro la roccia; la sua mente persa in chissà quali luoghi adesso era come quell’oceano che voleva abbattere i suoi argini insormontabili.
Il lupo annusò l’aria intensa, rivolgendo il Muso al cielo, per poi fare un repentino scatto in avanti. –Ah!Inuyasha….-Kagome allungò una mano verso l’animale mentre questo sotto lo sguardo degli corse giù per la stessa strada intrapresa da Sango per poi infilarsi in un buco della roccia , poco dopo uno spuntone. I tre si guardarono negli occhi in modo significativo per poi annuire. Uno per uno iniziarono la lenta discesa verso il loro riparo.
…Ora avrebbero avuto tempo per organizzare il loro piano…
***
Chiuse gli occhi.
Picchiava ,picchiava.
Un infinito martellare che gli empiva tutte le orecchie , facendolo perdere in quel circolo sonoro senza fine, accompagnato dallo scivolare cheto dei suoi pensieri lineari . Un fiume di fatti , intenzioni e speranze che gli percorreva la mente da parte a parte , lambendo i margini della realtà ,talvolta, ritirandosi in secca. Picchiava ,Picchiava.
Concentrandosi avrebbe anche potuto sentirla cadere addosso a lui, facendo completamente scemare quella pallida e fittizia sensazione di calore tra le mani ; il comodo dei cuscini su cui era seduto e l’intenso e frustrante andare e rivieni dei servi per il casello. Decise comunque di ignorare immergendosi nuovamente in quel mare di suoni .
Aveva ben altre faccende più importanti a cui pensare lui, che curarsi di quei pezzenti.
L’intenso scivolare, ritmico e cadenzato , della pioggia sul freddo vetro lo assorbì completamente. Ecco poteva vederla…danzare con le gonne rotanti ,sotto quella pioggia. I capelli morbidi che si librano nell’aria offuscando la bellezza di qualsiasi altra luce . La sua risata che riempie ogni singola valle, ogni singola goccia di quella pioggia, ogni singolo sprazzo di cielo esistente su questa terra; i suoi occhi castagna solo per lui, che guardano solo lui, vedono solo lui, sentono solo lui. E accarezzare quella pelle di velluto e averla solo per lui. Il suo uccellino… La tazza di tè che teneva stretta tra le mani si stava lentamente raffreddando tra le pallide del mezzo demone , mentre il servizio di porcellana riposava al suo fianco nella sua artigianale perfezione cinese.
Ma il pensare…
Che quello schifoso, lurido di un bastardo mezzo sangue l’avesse sfiorata, avesse sfiorato una SUA cosa ,anche solo con un suo putrido e rivoltante dito , lo faceva fremere di odio e rabbia.
Lei a lui non s’era concessa…Ma si era concessa a un bastardo mezzo cane sassone!
Gli occhi cupi e cremisi brillarono iracondi, mentre la tazzina si sbriciolava tra le sue dita per l’eccessiva stretta.
E l’uccellino era volato via dalla gabbia...
Ma l’aveva punita per questo. Aveva almeno la soddisfazione di sapere che quel cane non l’avrebbe mai potuta avere, mai l’avrebbe potuta accarezzare nella sua pelle di luna, ne vederla portare in grembo il suo figlio bastardo. No quello mai…Piuttosto… l’avrebbe uccisa.
Lasciò scivolare con non curanza i cocci del servizio sul vassoio, non curandosi minimamente dell’infuso che era caduto a imbrattare il pavimento e alcuni dei cuscini che aveva fatto disporre come suo giaciglio.
Ma fuori dalla finestra, sull’albero di fronte, due paia di occhi piccoli e neri lo fissavano significativi. Corvi.
E lui capì che era arrivato il momento.
Si alzò con accidia arrivando fino alla porta – Basile- tuonò- Attacca una pariglia alla carrozza e sbrigati!
Abbiamo una questione da sistemare al Castello dei Ravir…-
***
Adesso un fuocherello timido crepitava con piacere, appiccato su di un vecchio ceppo mezzo asciutto che erano riusciti miracolosamente a trovare.
Silenziosamente quindi si erano accoccolati vicino a quel tepore, spartendosi una frugale cena di poca frutta e radici ,che in viaggio erano riusciti a raccogliere un po’ così alla meno peggio. Quindi seduti nell’angolo estremo Kagome osservava gli amici consumare il pasto , mentre accarezzava premurosa il lupo che le riposava sulle gambe. Passando la mano in quel serico pelo color della notte, quasi le sembrava di poter accarezzare veramente Inuyasha e di sentire il suo respiro da sotto il velo dell’abito , mentre riposava tranquillo ,almeno momentaneamente.
-Dunque…-disse Miroku scuotendosi le mani dalle briciole di una fetta di pane raffermo che aveva trovato e diviso con Sango.- …come possiamo entrare in quel castello?Credo sia la domanda che tutti qui ci poniamo.- i tre ragazzi si guardarono tra loro per vedere se qualcuno avesse una qualche idea. –Se non mi sbaglio c’è un giardino sul retro. Non è vero Kagome?-Sango cercò conferma nell’amica che annui con la testa.- Potremmo entrare da li allora!Una porta che da all’interno ci deve essere.-
Miroku emise un lungo monosillabo portandosi la mano al mento.- Questo è vero ma il reale problema è che non sappiamo di quale magia sia intriso quel giardino, ne se una volta entrati non ci sia qualche sortilegio che crei un dedalo di corridoi tale da farci perdere. Quel castello è di per se il più grande ostacolo che ci si prospetta davanti.-
-Ormai però manca solo un giorno all’eclisse , non abbiamo più tempo per aspettare e trovare soluzioni.- ribatté Sango decisa.
-Dai miei numerosi giri sul castello ho notato come man mano che ci si avvicini la vegetazione si diradi e si faccia più innaturale. Temo che quei radi alberi non siano altro che trappole di Kikyo.-disse Kagome in tono pacato. Tra i tre scese un lungo silenzio significativo.
Miroku con uno sbuffo frustrato si appoggiò alla parete di roccia – Sembra che non ci sia davvero modo di entrare in quel palazzo!-
-Oh si che c’è un modo!-Un lampo squarcio il cielo seguito dal suo rombo infinito e assordante. I tre si voltarono verso l’ingresso dell’antro dove una figura in controluce stava in piedi di fronte a loro , con fare di un’apparizione divina.
Il lupo svegliatosi per il gran fracasso del temporale alzò il muso, puntando minacciosamente contro il nuovo venuto, iniziò a ringhiare vistosamente mettendo ben in mostra le lunghe zanne.
-E tu chi Sei?- chiese Miroku mettendo anche lui, come Sango, mano alla propria arma. Il figuro fece un paio di passi avanti, rivelando le fattezze fanciullesche di un bimbo , dagli occhi smeraldino e i fulvi capelli rossi di un chibi-kistune youkai.
-Io sono Shippo, dei Kitsune youkai e credo di sapere come farvi entrare nel castello dei Ravir.-disse candido avvicinandosi ancora. Il lupo stavolta alzò la coda e divarico le gambe con fare minaccioso vedendo il piccolo avvicinarsi all’accampamento. Kagome gli fece una lunga carezza come intimando l’animale alla calma. Con un ultimo sguardo trucido, il lupo riprese la sua posizione sulle gambe della ragazza.
-E chi ci dice invece che tu non ci imbrogli?-disse Sango alzando un sopracciglio scettica. Per quanto fosse un bimbo non potevano fidarsi di nessuno arrivati a questo punto. -Beh…se non credete alle mie parole è un vostro problema. Io vi stò porgendo la soluzione su un piatto d’argento. E credo di avere abbastanza rancori quanto voi ,contro la famiglia Ravir ,da non avere problemi di insonnia la notte se vi mostro la via ….-disse picchiettandosi, con fare di uno che ne sa una più del diavolo, su ambedue le piccole spalle volpine.
-E quale sarebbe il tuo rancore per i Ravir ? Se non mi sbaglio il tuo clan razzola ancora in queste foreste, di cui la principessa si disinteressa totalmente. Cosa hai tu di tanto nobile contro di lei?-chiese Miroku incrociando le mani.
Un lampo d’ira passò negli occhi del bimbo.-Devo vendicare mio padre!-urlò – e inoltre tu che dici che la principessa si disinteressa al bosco, tu, le tue sono tutte fandonie! Li hai visti quegli alberi intorno al suo castello e nel giardino? Quelle non sono altro che le sue vittime! Li trasforma in alberi e pian piano succhia l’oro l’energia vitale e l’anima, per poter continuare a far muovere il suo corpo fittizio di terra cotta !- I tre rimasero in silenzio col fiato spezzato vedendo quella disperazione negli occhi di un bimbo così piccolo.
Miroku guardò entrambe le donne ,che annuirono. –Allora dicci...come hai detto che ti chiami?- Il bimbo tirò vistosamente su col naso strofinandosi il viso con una manica dell’abito. –Shippo.-
-Shippo allora quale sarebbe la via da prendere?- chiese Sango con tono dolce di premura.
-C’è un tunnel.-disse- Lo stesso da cui sono venuto io. Alla metà c’è un bivio che sbuca nelle cantine del castello dei Ravir. Da li dovete percorrere il corridoio rosso e arrivate nella sala del trono , prendendo su per una rampa di scale . Ma è pericoloso ,perché il castello è puntellato di guardie , ci vorrebbe un diversivo che ne allontanasse un po’ affinché voi possiate passare.- -Un diversivo..?-fece eco Sango.Il bimbo annui.- Altrimenti non riuscireste a fare neanche un passo. E…Ah! Lui non può venire!-disse indicando stizzoso il lupo che dormiva con un occhio aperto solo per poterlo guardare. -Non ti preoccupare.- Disse Kagome con voce carezzevole e velata di tristezza. Nel mentre coccolò ancora un po’ l’animale.- Quando sorgerà il sole di lui non dovrai preoccuparti, ritornerà alla sua vera forma.-
-La sua vera forma?-chiese Shippo, rapito dalla figura della Signora del Lupo.
-Si. Quella di mezzo demone. –un sorriso d’amore le piego le labbra mentre le sue dita affondavano con tenerezza in quel crine color carbone. I presenti rimasero un momento in silenzio a osservare la ragazza nel suo lavoro di rabbonire il lupo, che talmente rilassato stava lentamente scivolando completamente nel sonno.
-Farò io da diversivo- disse d’un tratto sorprendendo tutti.
-Cosa?!Non se ne parla!-disse Miroku.
-E’ troppo pericoloso Kagome! E se ti prendesse?!-ribadì Sango. – Ma io sarò falco Sango. La distrarrò attirando le sue truppe altrove , ma non potrà toccarmi.Così voi potrete scivolare nel castello indisturbati.- Guardò Miroku incatenandolo al suo sguardo.- E’ l’unico modo. Una volta che voi sarete entrati io vi raggiungerò.-
Miroku si morsicò il labbro con evidente indecisione, mentre Shippo guardando lo sguardo da l’uno all’altro dei presenti del gruppo.
-A lui non piacerà…-sospirò alla fine arrendendosi all’evidenza.
Un sorriso di vittoria piegò le labbra della Ragazza.- Lo so…ma capirà.-
Miroku storse il naso- non esserne poi così sicura…- già si immaginava impiccato, trucidato , fatto a pezzettini , cotto e buttato giù da una rupe da Inuyasha quando avesse appreso in che cosa aveva lasciato che Kagome si imbarcasse. Sospirò una seconda volta: Ma perché con quei due ci andava sempre di mezzo lui!?
-Dunque…partiamo all’alba?- chiese Sango.
-Si…-disse Kagome.
-All’alba partiremo per il Castello dei Ravir.-

Continua cap 19….

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Capitolo 19
*** L'UNICO GIORNO ***


CAPITOLO 19
L’UNICO GIORNO

Il sole era sorto da alcuni secondi sopra la terra desolata nei pressi del castello della strega Ravir. L’imponente edificio si stagliava al riflesso del primo sole quasi attorniato da una nube scura, a presagio, o avvertimento, che quel luogo esalava una pesante cortina nefasta. Un castello sulla cui sagoma sembrava essere inciso: statene alla larga… buffo era pensare, che nello stesso momento, nelle profondità del sottosuolo, tra gallerie e cunicoli tetri e umidi, un gruppo di giovani si stava dirigendo verso quella tetra meta, scenario, alla fine di tutto, della resa dei conti.
Il piccolo demone volpe, che conduceva il gruppo di Inuyasha, Miroku e Sango, lungo il labirinto sotterraneo, procedeva veloce nel sottosuolo, reggendo in mano una piccola torcia ad illuminare il cammino.
- Queste gallerie furono scavate prima dell’edificazione del castello da parte dei miei antenati… è per questo che quasi nessuno sa della loro esistenza – disse Shippo – e quei pochi che sanno della loro esistenza, certo non le sanno percorrere! -
- è il quasi nessuno, che mi preoccupa! – disse Inuyasha, seccato.
- Inuyasha… - commentò Miroku – ci terrai il muso ancora per molto? –
- Non capisco come abbiate potuto acconsentire all’idea folle di quella pazza! – disse, duro, il mezzo demone – Fare da esca??? Ma come le è saltato in mente? –
- Inuyasha, smettila di agitarti! – disse Sango – Portare Kagome in questi sotterranei, sotto forma di falco, sarebbe stato difficile, in più, mostrandosi in volo, porterà a credere Kikio che anche noi ci stiamo muovendo a poca distanza da Kagome! –
- Ma è pericoloso! – disse Inuyasha.
- Ma è l’unico modo per entrare! – rispose Miroku – così distrarrà le guardie e gli uomini saranno impegnati altrove mentre noi entreremo dalle cantine! –
- Tzè! – sbottò Inuyasha, guardando apprensivo sopra la sua testa il buio della galleria che lo teneva lontano dalla luce del sole – Spero solo non corra inutili rischi! –

L’aria correva veloce, percorrendo il castano piumaggio del falco, solcando la scia delle sue eleganti ali, mentre gli occhi rapaci dell’uccello riflettevano l’alba di un nuovo giorno… forse l’ultimo… forse il primo di una nuova vita. Il sole che era sorto quella mattina non era il sole di sempre: in una maledizione legata allo splendore di quell astro, al gioco tra luna e sole, tra giorno e notte, qualcosa in quel giorno era diverso.
Lo aspettavano da tanto… da molto tempo… da molti anni… quello era il giorno del sole e della luna. Quando un uomo, lupo di notte, ed una donna, falco di giorno, avrebbero potuto rivedersi, riavvicinarsi, toccarsi di nuovo dopo tanto dolore?
In un giorno di luce e tenebra… in un giorno di luce e sole… in un giorno d’eclisse.
Mentre il falco volava diritto tra le nuvole, alto nel cielo, nel preciso scopo di farsi scorgere dai suoi nemici, qualcuno lo osservava meditando, sentendo con eccitazione, ma anche con una nota di tensione, l’avvicinarsi dell’ultimo duello, dell’ultimo faccia a faccia con la propia condanna. Seduta sul suo trono regale, con la sfera liscia, di un torbido colore, in grembo, Kikio sfiorava la superficie del gioiello stregato, che rifletteva l’immagine di quella sciocca ragazza… di quel sciocco animale.
-“ Ci siamo… “ pensò, in un fremito di eccitazione.
Nello stesso istante, le porte della grande sala, si aprirono in un botto, mostrando la figura, compiaciuta e sorridente, di un uomo dagli occhi scarlatti.
- Sei arrivato! – disse Kikio, andando incontro al cugino.
- Ho visto i tuoi corvi ed ho capito… - rispose Naraku, sempre sulla soglia – Loro… lei…l’hai vista? –
Kikio indicò, svogliata, le ampie finestre che inondavano di luce la sala del trono – Non si nasconde più! – Naraku si avvicinò alle finestre, osservando in silenzio il rapace, distinguibile, che volava sopra le loro teste.
- è…- balbettò.
- è lei, si! – rispose Kikio – Hai viaggiato tutta la notte per giungere qui che non riesci più a riconoscerla? –
- è solo che… è così vicina! – disse il demone ragno, toccando in un sospiro la superficie liscia del vetro.
- è un falco! – disse Kikio, seccata – e ci ha disonorati! – Naraku strinse le nocche delle mani sino a farle sbiancare – Se è così vicina, significa che c’è pure lui! –
- Inuyasha non la lascerebbe mai sola! – rispose la strega, con voce aspra – Ordinerò alle guardie di catturare Kagome… volevo dire Hawke… e manderò un drappello di uomini a pattugliare il bosco degli alberi umani e a disporsi a difesa del castello… oggi nessuno deve entrare al castello! -
- Oggi… è un giorno d’eclissi! – disse Naraku – L’unico giorno, in cui possono sconfiggerci! –
***
Le tetre e buie gallerie, gocciolanti nell’oscurità di acqua condensata, lungo il loro tortuoso cammino nelle viscere della terra, si stava facendo, ormai da un paio di kilometri, più rettilineo e meno scosceso.
- Manca ancora molto? – chiese Sango, mentre seguiva il piccolo Shippo lungo quel labirinto di vie sotterranee. - Non molto! – rispose il piccolo demone volpe.
In un sibilo di vento, la fiamma della torcia che il kitsune teneva in mano barcollò paurosamente, come se stesse per cadere a terra.
- Siamo vicini all’uscita della galleria! – disse Shippo, osservando con sguardo fisso la lamella della torcia – Ci sono molti spifferi d’aria! -
- Abbiamo quindi già superato il bosco degli alberi incantati? – chiese Miroku, voltandosi, con sguardo truce, ad osservare il sentiero appena percorso.
- Si! – rispose Shippo – Quella foresta… è un luogo di prigionia! –
- Prigionia? – chiese Inuyasha.
- Gli alberi di quella foresta… sono tutti esseri umani! – spiegò il demone volpe.
- Esseri umani? – sbottarono all’unisolo Sango, Miroku ed Inuyasha.
- Si… esseri umani, relegati ad alberi per l’eternità dalla strega Ravir! – continuò Shippo – Sono cavie, nemici, ostaggi di Kikio de Ravir!-
- Ostaggi?- balbettò Sango – Quindi Kohaku potrebbe… - balbettò la giovane ragazza, facendo per tornare sui passi appena percorsi, prima che Miroku la fermasse per un braccio.
- Sango, no! – le disse il mancato monaco – Anche se torni indietro non potrai far nulla per lui, ora! –
-Miroku, lasciami! – disse, stizzita, Sango – Mio fratello potrebbe essere stato trasformato in uno di quegli alberi e tu mi chiedi di calmarmi! –
- Anche se torni indietro non potrai far nulla per lui, almeno per ora! – disse Miroku, con sguardo serio – L’unico modo di salvare quelle persone e tuo fratello è sconfiggere Kikio e Naraku! –
-Miroku ha ragione! – intervenne Inuyasha – L’unico modo è sconfiggerli… ora! –
- Se avete finito di bisticciare, da questa parte c’è l’accesso alle cantine! – disse Shippo, indicando con la torcia l’ultima parte del tunnel sotterraneo.

Le vecchie e pesanti serrature della porta nascosta cigolarono in un rumore pesante, mentre alcuni pezzi di muffa si sgretolavano sul pavimento all’apertura del ingresso nascosto alle cantine del grande castello de Ravir. Spegnendo in un soffio la candela, un piccolo demone volpe premette le mani sul bordo della porta, aprendola in un rumore appena percettibile. Con passo felpato si fece strada tra i vecchi macchinari per la vendemmia del vino, ora in disuso e pieni di polvere, scivolando, nell’ombra che regnava in quel luogo sotterraneo, verso la porta d’ingresso che conduceva all’interno del palazzo.
- Oltre questa porta… c’è quello che desiderate! – disse Shippo, indicando ad Inuyasha, Miroku e Sango, il portone della cantina.
- Vedetta…- disse Miroku
-… e speranza…- aggiunse Inuyasha.
- Io non posso aiutarvi oltre! – continuò Shippo –
Purtroppo dovrete cercarla da soli la sala del trono! – - Non ti preoccupare, il tuo aiuto è stato di grande importanza! – disse Sango.
- Avrei un favore da chiederti…- disse Inuyasha, prendendo in parte Shippo -… un favore… che solo tu devi ascoltare! –
***
Il nitrito dei cavalli si alzava rumoroso dal bosco di alberi magici… di alberi immobili, quasi senza vita, di alberi dotati di occhi e di orecchie. I soldati della principessa de Ravir erano sparpagliati in lungo ed in largo, tutti, spinti a galoppo, in direzione di quel falco castano che correva veloce nel cielo. I cacciatori, in sella ai loro destrieri, tendevano l’arco verso il maestoso rapace, non riuscendo mai a colpirlo, o quanto meno a sfiorarlo. Sembrava che il falco capisse i loro movimenti, che dall’altro, tramite le sue pupille di un nero selvaggio, percepisse il pericolo degli uomini aggressori.
In una virata velocissima, Hawke cambiò direzione, allontanandosi ancor più dal castello di Kikio de Ravir. In lontananza, nello stesso istante, un piccolo carro, trainato da vecchi e stanchi muli, si fermava al comando della propia padrona, che ammirava, in silenzio, le virate del falco nel cielo.
- Sono già arrivati quindi…- disse l’anziana donna, scoprendosi il cappuccio dal volto e portandosi una mano nella tasca del suo vecchio vestito, sino ad estrarne un piccolo fischietto dalla forma affusolata.
Portandoselo alla bocca, la vecchia Kaede vi fischiò dentro, producendo un rumore udibile solo da particolari animali… non certo dagli uomini. Improvvisamente Hawke, distinguibile in lontananza, compì una serie di vorticose scie su sé stessa, tuffandosi di picco, improvvisamente, nel folto della foresta.
- Hawke sta arrivando…- disse Kaede, riposando il fischio nella tasca.

- Chi sta arrivando? – sbottò Shippo, prima che Inuyasha gli tappasse la bocca.
Appartati nel buio dell cantina, Inuyasha e Shippo confabulavano lontani da Sango e Miroku.
- Una vecchia… si chiama Kaede… Kagome…. Hawke…sarà con lei! – disse Inuyasha.
- E cosa le devo dire? – chiese Shippo, titubante.
- Sango! – sbottò Inuyasha – Dammi il pendaglio di Kagome! – - Il pend… la shikon? – chiese Sango, perplessa.
- Si! – disse perentorio Inuyasha – L’ha affidata a te, giusto? –
Sango annuì, togliendosi dal collo la piccola biglia, pegno d’amore.
- Che ci vuoi fare? – chiese la ragazza.
Inuyasha non le rispose, tornando serio dal piccolo demone volpe.
- Prendi questa… mostrala a Kaede… così capirà che ti mando io! – gli disse sotto voce il demone cane. - E poi? – chiese Shippo.
- E poi… devi ordinarle un mio comando! – disse Inuyasha. - Un ordine?- balbettò Shippo.
- Si… promettimi che glielo ordinerai… su mia vece!- - ma…-
- PROMETTILO! – disse Inuyasha.
- Ok… di che si tratta… - chiese Shippo.
- Se… dopo l’eclisse di oggi… le bandiere della casata de Ravir sventoleranno ancora sulla torre principale… cioè significherà che la nostra missione è fallita… e se ciò si compirà… devi dire a Kaede… di uccidere Hawke! –

Continua capitolo 20

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Capitolo 20
*** L'ECLISSI DI SANGUE ***


Eccomi qui di nuovo! Purtroppo questi ultimi capitoli li sto scrivendo da sola ç__ç non riesco più a contattare bea,giw e lu e quindi provvedo da sola a finire la ff! Speriamo che pubblicando il capitolo mi contattino >_< Read and enjoy, siamo alla fine ormai =^O^=

CAPITOLO 20
L’ECLISSI DI SANGUE

La fiamma delle lanterne che incorniciavano i lunghi corridoi del castello de Ravir, traballavano al passaggio rapido, ma silenzioso, di un gruppo di figure estranee, armate di tutto punto, che si stavano dirigendo, con passo spedito, verso il cuore della grande fortezza di tenebra. Con la mano pronta sull’elsa di tessaiga, Inuyasha scivolò dietro l’ennesimo angolo di un lungo corridoio, ritrovandosi in una lunga sala che percorreva esternamente le stanze principali del castello.
Grandi vetrate di vetro colorato facevano filtrare da fuori una luce opaca, mentre piccole gocce di pioggia si frantumavano correndo sulla liscia superficie delle vetrate. Infatti da pochi minuti aveva incominciato a piovigginare dal cielo coperto di nere nubi, cariche d’acqua, che, sebbene rade, coprivano in un gioco di ombre, sospinte dal vento, il sole.
- Inuyasha… - bisbigliò Miroku, fermando per il braccio il compagno ed indicandogli un portone di pesante legno di faggio - … oltre quella porta! -
Inuyasha guardò per un istante, con sguardo penetrante ( >çç<), la grande porta sbarrata, avvicinandoglisi poi con passo felpato. Con l’aiuto di Sango e Miroku, aprì i battenti di pesante ferro, spalancando, in un cigolio, il pesante portone.
Oltre la soglia appena aperta, uno stuolo di guardie era disposto lungo il corridoio che conduceva alla sala del trono.
- Mi sembrava fin troppo facile! – disse Inuyasha, in un sorriso mesto, estraendo dal fodero la sua vecchia tessaiga.
- Oh bhe, un po’ di movimento! – sorrise Miroku, mentre le guardie si scagliavano contro i tre.
A pochi metri di distanza c’erano i loro motivi d’odio…e la speranza di una vicina salvezza.
Mentre combattevano contro le guardie de Ravir, un piccolo spicchio di sole, quasi indistinguibile, aveva incominciato ad oscurarsi.
L’eclisse era cominciata.

Seduta sul suo piccolo e malandato carro, una vecchia signora, dall’aria crucciata, guardava silenziosa il cielo, mentre rade gocce di pioggia scendevano dal cielo. Accarezzando distratta il petto al falco che stringeva nel guantone della sua mano, Kaede si volto a guardare negli occhi il bellissimo rapace che era arrivato sino a lei dopo un estenuante fuga.
- Ci siamo Kagome… - sorrise l’anziana donna - … tutto è incominciato e in qualche modo già deciso! -
Come a risponderle Hawke piegò la testa di lato emettendo uno stridulo acuto.
Sedute lì, al limitare della foresta d’anime albero, le due, una con l’aspetto di falco, l’altra di vecchia ormai stanca della vita, aspettavano di veder comparire in cielo il globo di luce oscura… il segno che tutto ormai si era compiuto. Improvvisamente Hawke emettè dal piccolo becco di falco uno stridulo grido, agitandosi e spalancando le ali.
- Cosa c’è Kagome? – chiese Kaede mentre dal folto della foresta sbucava una piccola figura indistinguibile.
- Tu, chi sei? – sbraitò Kaede, alzandosi dal suo posto a sedere.
- Io… sono un amico! – balbettò un piccolo demone volpe – Mi manda Inuyasha! –
- Inuyasha…- balbettò Kaede -… non ti conosco! –
- Sono la spia che li ha condotti all’interno del castello! – rispose il kitsune – Mi chiamo Shippo…. tenete… questa me l’ha affidata Inuyasha dicendo che voi l’avreste riconosciuta! – disse Shippo, porgendo la shikon alla vecchia strega eremita.
- La shikon… ma … - balbettò Kaede, stringendo più forte il guantone su cui poggiava Hawke – Cos’è successo? –
- Nulla per il momento! – la rassicurò il demone volpe – Sono solo venuto a riferirle un messaggio… un ordine! – - Ordine? –
- Se alla fine dell’eclisse gli stemmi dei ravir sventoleranno ancora sulla torre principale ciò significherà che i nostri amici hanno fallito… e in tal caso…- balbettò Shippo.
- In tal caso? – lo incitò Kaede.
- Dovrete porre fine alla vita di Hawke! – disse d’un fiato il piccolo Kitsune.
- Come?? – sbottò l’anziana donna.
- Inuyasha… mi ha detto di riferirle questo suo desiderio…- disse, serio, Shippo - … se loro falliranno ciò che aspetta Kagome è un eternità di metà essere umano…sola…senza più qualcuno che la possa proteggere! –
- Ma… ma io non posso … - disse Kagome.
- Se falliscono Naraku verrà a prendersi Hawke…oltre alla maledizione dovrà sopportare una vita di prigionia… e questo non lo vorrebbe nessuno! – rispose Shippo.
- Io… non so se ne sarò capace! – rispose Kaede .
- Speriamo riescano nell’impresa… ma se così non fosse… dovrete esaudire l’ultimo desiderio di Inuyasha – disse triste Shippo -… almeno in un'altra vita… potranno ritrovarsi! –
***
La lama della spada, tinta di argento e di macchie di sangue scarlatto, si mosse nell’aria, fendendo il corpo dell’ennesimo nemico. Un colpo veloce, mortale, per eliminare un altro ostacolo, per giungere a quella sala del trono dove lei…lei e lui…lo stavano attendendo. Inuyasha rinfoderò la sua spada, la fida tessaiga, guardando in un misto di ripianto e rabbia i corpi dei nemici caduti, risultato di quella lotta assassina.
- Tutto apposto? – chiese il mezzo demone, guardando Sango e Miroku, affaticati dalla lunga lotta. I due annuirono, riprendendo lentamente fiato.
- Laggiù! – disse Inuyasha – La sala del trono! – continuò, avvicinandosi al grande portone che lo divideva dalla sua meta.
Improvvisamente, da una piccola porticina laterale al corridoio, aperta di colpo, uscirono un'altra ventina di guardie armate. Inuyasha imprecò mentalmente, estraendo di nuovo dal fodero tessaiga.
- Non ci pensare! – disse, perentorio, Miroku.
- Come? – chiese perplesso Inuyasha, mentre Miroku gli aveva sbarrato la strada in direzione delle guardie.
- Abbiamo già perso troppo tempo! – intervenne Sango – Qui ci pensiamo io e Miroku, tu vai alla sala del trono! – -Ma…-
-Niente ma! – disse Miroku – Prendigli a calci nel sedere anche per noi! –
Inuyasha guardò in un sorriso i suoi compagni. - Grazie ragazzi! – disse, voltando loro le spalle ed incamminandosi verso il grande portone della sala del trono. Arrivato d’innanzi alla porta sbarrata si voltò un ultima volta a guardare i compagni impegnati nell’ennesima battaglia.
-“ Non fallirò… abbiate fiducia!” pensò, aprendo il portone ed entrandovi all’interno.
Una tetra oscurità, dissolta solamente dalla luce opaca che entrava radiosa da grande finestre illuminate, permeava nella grande sala del trono avvolta in un fragoroso silenzio. Fuori della porta potevano sentirsi ovattati i rumori della battaglia in cui erano occupati Sango e Miroku. Inuyasha mise mano all’elsa di tessaiga, cercando di abituare la sua vista alla semi oscurità.
- è da tanto che non ci vediamo! – disse una voce femminile. Inuyasha spalancò gli occhi, riconoscendo la voce e la figura davanti a sé, seduta su di un piccolo trono. Al suo fianco, in piedi, un uomo di altrettanta vecchia memoria lo guardava da dietro i suoi profondi occhi scarlatti.
-…voi…- bisbigliò Inuyasha.
- Ben arrivato stupido mezzo demone! – disse Naraku in un ghigno – Sei pronto a morire? –
- Come avete saputo che stavo arrivando qui? – bisbigliò Inuyasha, adirato.
- Ci avevate quasi sorpresi… - commentò Kikio -… ma sono una strega… non dimenticartelo! – - Strega, donna o demonio non mi interessa! – disse Inuyasha – Sono venuto per distruggervi… entrambi!- ***
Il sole, alto nel cielo e visibile in un gioco di nubi, incominciava a delineare della sua perfetta forma sferica un piccolo spicchio di oscurità. Una mezza luna di tenebra aveva incominciato infatti ad intaccare la superficie dell’astro di Apollo, mentre una vecchia anziana, aspettava apprensiva il compimento di quel magico fenomeno.
- Com’è possibile? – chiese Shippo, seduto al suo fianco – Il sole sta diventando nero! -
- Si chiama eclissi! – spiegò Kaede – Osservando con un telescopio i movimenti e la rotazione della luna sono riuscita a stabilire quando questa si sarebbe sovrapposta al sole –
- Ed è tanto importante questa cosa per Kagome ed Inuyasha? – chiese Shippo, mentre Hawke riposava attenta sul guantone di Kaede.
- Ti sarai accorto della maledizione, no? – chiese la vecchia eremita – Inuyasha, lupo di notte, Kagome, falco di giorno… in questo modo, per sempre vicini, ma anche per sempre lontani non potranno mai più vedersi, mai più toccarsi. La maledizione è eterna e continuerà per ogni sorgere del sole e calare della luna, ma… oggi… luna e sole sono nello stesso cielo! – spiegò, Kaede osservando il sole – Oggi… potranno mettere fine alla maledizione del lupo e del falco…oggi… saranno nella loro vera forma contemporaneamente –
- Significa che… quando l’eclissi sarà completa… Kagome tornerà donna! – disse Shippo – Ma se torna donna… non potrete più…-
- Già…come posso ucciderla nel suo vero aspetto? – chiese Kaede, osservano tristemente Hawke.
- Ma allora? – chiese il piccolo demone volpe. - Aspetteremo il tempo che ci è concesso… - disse Kaede – E speriamo nel buon Dio che mi venga concessa la forza per compiere questo gesto! –

Continua capitolo 21…

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