Half Light.

di velocity girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Unmellow Yellow ***
Capitolo 2: *** II. Midnight Blue ***
Capitolo 3: *** III. Radical Red ***
Capitolo 4: *** IV. Purple Heart ***



Capitolo 1
*** I. Unmellow Yellow ***


Half Light.

I.
Unmellow Yellow.


Non capita molto spesso, eppure Ewan può giurare che in questo momento casa sua è silenziosa.

Sadie è sparita qualche giorno prima, salutando loro ed il proprio fidanzato con uno sbrigativo: "Ci sentiamo, và".
Non sa dove sia andata né quando tornerà, ma non si è ancora fatto problema della cosa. Forse ha trovato posto da una sua amica ed ha preferito cambiare sistemazione? Forse è tornata dai genitori? Vuole passare qualche mese fuori città?

Lo ammette, non si è mai interessato a Sadie. Non che sia antipatica, solo non crede di poter trovare qualche punto in comune fra il suo carattere e quello di lei: ammira tutta la forza che riesce a mostrare, la passione che la spinge a scattare ad ogni minima critica, ma non si ritrova.
C'è qualcosa di particolare in quella che interpreta come "prepotenza".
In effetti, se pensa a qualcuno che farà strada, quella persona è sicuramente lei.

Ma forse tutti questi complimenti sono dettati dal fatto che è mattina e non c'è nessuno a tirarlo fuori dal letto strepitando sulle pulizie che andrebbero fatte.

Si rigira fra le coperte, mettendosi più comodo.

Ewan McGregor, giovane promessa del cinema. Se è fortunato. Al momento è solo un attoruncolo intento a poltrire nel proprio letto, privo di lavoro o di un amante, con unico scopo quello di svegliarsi tardi e posticipare la colazione di qualche altra ora almeno. Va bene, magari impegnarsi per trovare qualcosa da fare.

Un rumore lo riporta alla realtà, strappandolo dal piacevole dormiveglia. Lo prende come un segno per fare qualcosa.

Si alza, quindi, afferrando qualche vestito - ha l'abitudine di dormire nudo, cosa che ha portato a non pochi equivochi nel corso dei mesi - e mettendo tutto senza fretta. Evita di guardare la sua immagine riflessa nello specchio, preferendo passarsi una mano fra i capelli già scombinati.

Non c'è spazio per la vanità di mattina.

L'appartamento che divide con Jude è minuscolo. Situato al terzo piano di una palazzina in una bella zona di Londra, di esteticamente piacevole ha solo la porta di ingresso: bianca e pulita.

Questa si affaccia sul loro ingresso/minuscolo corridoio scuro, lo stesso che riesce sempre a dare l'impressione di essere tremendamente disordinato. O affollato.
Sulla sinistra si può trovare la stanza di Ewan - nella quale entra solo il letto matrimoniale ed un armadio a due ante sgangherato - la stanza di Jude - più grande, ma solo perché la divide con la propria fidanzata, Sadie, la quale ha personalmente arredato la camera seguendo i propri gusti - ed il bagno.
Sulla destra la cucina, ed il salotto/camera che Jonny occupa finché non si trova una propria sistemazione.

Probabilmente è l'unica parte della casa che vale la pena di guardare: tre divani blu scuri, piuttosto comodi, due librerie, una televisione ed un tavolino da caffè ricoperto di cose. Un tempo c'era persino un tappeto, ma francamente Ewan non sa dove sia andato a finire.

A conti fatti si tratta di un appartamento minuscolo, comune, sicuramente troppo pieno. Ma accogliente, carino e soprattutto molto economico - la qualità migliore.

Attraversa il minuscolo corridoio per arrivare nel salotto, dove vede subito la fonte del forte rumore di prima: Jonny sta tentando di trovare e distinguere le proprie cose, per poi buttarle alla rinfusa nel borsone che porta sempre con sé quando deve passare qualche giorno da loro. Nel tentativo, sta facendo cascare quasi tutto.

«Che stai combinando?» Domanda Ewan, ancora assonnato ed un po' irritato; non è mai stato un tipo mattutino.
«Credo di aver trovato un posto dove stare, dovrei incontrarmi con qualcuno e parlarne.»
«Ah, va bene.»
«Non temere, ti lascio con Jude.»
«Ok.»
«Tienilo d'occhio, il ragazzo.»
«Come?»
«Ok, tu non sei la persona più adatta per questo compito.» Risponde Jonny. Ha tenuto per tutto questo tempo un tono di voce sbrigativo, forse accondiscendente, ed è con questa aria che si reca verso la cucina, seguito dal proprio amico. «Vuoi un caffè?» Propone senza troppo entusiasmo, «Tanto lo faccio comunque.»

Ewan si siede, «Sappiamo cavarcela anche da soli, non abbiamo bisogno di Mamma e papà.»
«Lo so, anzi, non divertitevi troppo!»
«Pfff,» sbuffa, «non devi preoccuparti per questo, in teoria dovrei usare questi giorni per trovare un lavoro.»
«Mh, sicuro? Sennò puoi aspettare di finire i soldi e tornartene in Scozia.»
«Anche se fosse, non ti lascerei mai la camera!» Ride finalmente.

«Sai già quando tornerai?» Chiede dopo aver ricevuto il caffè bollente. Non c'è dubbio che l'amico gli mancherà tantissimo, soprattutto per via delle prese in giro che riescono sempre a rifilarsi, indipendentemente dalla serietà del discorso.
«Ho progetti, diciamo. E voglio davvero trovare un posto dove stare. In ogni caso, non mi dimenticherò mai di voi.»
«Dovremmo sopportarti ancora, allora.»
«Esattamente.»
«Terribile.»
«So anche questo,» sorride l'altro, «devo andare, non voglio fare ritardo. Ci sentiamo!» Lo saluta, per poi avviarsi verso la porta - «Ciao anche a te, Scemo.» Lo sente dire.

Qualche secondo e Jude è in cucina. Probabilmente svegliato dalle loro chiacchiere o dal casino provocato dal frettoloso trasloco - che neanche può essere considerato tale.

«Buongiorno,» dice, «fate troppo rumore.» Aggiunge immediatamente. Decisamente sveglio per colpa loro, magari programmava anche lui di passare la giornata nel proprio letto; «E penso mi abbia chiamato 'Scemo'.» Mormora mentre controlla se c'è ancora del caffè rimasto.

«Lo ha fatto davvero.»
«Che maleducato.» Commenta, sedendosi nel posto vicino al suo.

Non dice altro, probabilmente perché neanche lui vanta il migliore degli umori di mattina. Altra piccola cosa che hanno in comune, in effetti.

Per qualche minuto c'è silenzio, poi Ewan sente il bisogno di chiarire: «Non so che cosa lo ha spinto a chiamarti così, ma non ti odia. Gli mancherai anche tu.»
«Chi?»
«Miller. Se n'è andato, dice di aver trovato un altro posto dove stare, senza rubare divani altrui.»
«Ah, quel cretino. Vuoi sapere perché mi insulta?»
«Sorprendimi.»
«...Forse non dovevo dirti niente,» tentenna adesso Jude, «comunque abbiamo avuto una 'piccola' discussione.»
«Interessante. Di che tipo?»
«...Sportiva.»
Ed a questa risposta Ewan sente il bisogno di scoppiare a ridere, fortissimo, cosa che l'altro non gli permette di fare in quanto impegnato a spiegare: «Sai, tifiamo per squadre molto diverse e la cosa non gli sta bene. Così dopo un paio di insulti ha suggerito l'idea di risolvere il problema in modo più maturo.»
«Sarebbe?»
«Beh, con una partita nostra. Squadra contro squadra, con la differenza che io non ne ho una, siccome non gioco ogni sabato come fa lui.» Si infervora un pochino, ignorando le risate che il proprio amico sta cercando di trattenere, «Insomma, gli ho detto che secondo me non era giusto. Non era un gioco alla pari, ecco.»
«Infatti, come ha fatto a sfidare uno come te. Non è mai stato nella tua cameretta rosa?»
«Quelle sono cose di Sadie!» Replica a questo punto, stizzito ed imbarazzato, con le guance tinte improvvisamente di rosso.

Cosa che fa scoppiare Ewan. E nel mentre della sua risata riesce solo a sentire qualche pezzo di ciò che Jude sta strepitando, qualcosa che suona come: «Ha deciso tutto lei!», «Che dovevo dirle? Di non portarsi niente?!», «Poi si sarebbe anche arrabbiata, insomma, sai com'è fatta!», «Dice che ha bisogno di un tocco femminile intorno...»
«Che tu chiaramente hai gradito!» Continua imperterrito; forse crudele, ma sinceramente divertito dalle reazioni dell'Inglese.

«O quello o il conseguente litigio sul suo bisogno di sposarsi.»
«Questa è cattiva. Sei un mostro, lo sai?»
«Sì.» Risponde a bassa voce, per poi correggersi: «No, non lo sono, ho solo agito per la pace. Mia. Ma sempre pace.»

«Certo, certo,» annuisce Ewan, di nuovo calmo. Questa nuova tranquillità gli permette di osservare il proprio coinquilino con occhi diversi, per la prima volta quella mattina: Jude sembra stanco, forse un po' stressato, non ha la migliore delle arie. «Hai delle occhiaie tremende.»
«Oh, ma che ti prende oggi? Accetta l'idea che devi stare solo con me per qualche settimana e vedi di comportarti bene. Sii carino.»
«Già, io e te.»

Non passavano così tanto tempo insieme, senza nessun altro, da tantissimo tempo.

*

A conti fatti non passano la giornata "insieme". Ewan legge qualche inserzione che ha trovato sul giornale - e qualcuna che ha rubato dal borsone di Jonny - ragionando su quale sia la scelta più giusta da fare.
Si segna qualche numero da chiamare in futuro.

La verità è che tiene davvero tanto a quello che vuole fare, a fermarlo c'è solo la leggera delusione che ogni tanto sente - si aspettava qualcosa di diverso da tutto questo,  visto che non ha ancora ottenuto nessun grande ruolo e nessuna grande speranza.
Di certo non ha intenzione di mollare adesso, ma non può negare di sentirsi un po' tradito dalle sue stesse aspettative.

A sollevarlo leggermente c'è la sua consapevolezza del non essere solo in questa condizione di incertezza.

Non ricorda come ha conosciuto Jude o Sadie o Jonny o uno qualsiasi dei loro amici; probabilmente è stato solo per caso durante un provino per il quale nessuno dei tre ha preso la parte, o forse è stata una conoscenza graduale.

Non che sia successo tanto tempo fa, solo gli è difficile focalizzare il momento in cui ha deciso che quelli sarebbero stati i suoi nuovi amici.

L'idea di vivere insieme, invece, la ricorda bene - proprio perché sua. Appartiene a quel periodo in cui aveva bisogno di stare da qualche parte a Londra, molto più di quanto non ne abbia Jonny adesso, e Jude si trovava al posto esatto nel momento esatto con una fidanzata esatta.

Eccoli, quindi, in questo appartamento troppo affollato, tutti con lo stesso obiettivo - sempre troppo lontano - fisso nella mente.

E di nuovo si sente un po' giù di morale.
Decide di eliminare la malinconia affondando in uno dei divani larghi e guardando un film alla televisione, il primo che riuscirà a trovare andrà benissimo.

«Ehi!» Sente qualche minuto dopo, per poi vedere Jude entrare nel salotto. Effettivamente questa sembra essere la giornata nella quale tutti si sentono in dovere di rovinare i suoi piani.
«Sto uscendo, ho ricevuto questo invito per... qualcosa.» Annuncia mentre infila il cappotto nero; Ewan non si rende conto di come si sia vestito l'altro, ma quello che può vedere non pare troppo elegante.
Le occhiaie sono quasi sparite - non si notano più come prima - ma nel complesso non sembra rilassato.

Jude è un ragazzo dai gusti esuberanti. Vuole sempre qualcosa in più, indipendentemente da che cosa possiede in partenza: non riesce ad accontentarsi mai. Qualche volta parla dei suoi sogni che sono sempre pieni di particolari enormi - metropoli, città immense, feste, luci - e di colori che nessuno dei due conosce ancora. Parla di divertimento, di vita, di bruciarla forse.

Senza rifiutarsi nulla o perdere opportunità.

Probabilmente è quello che sta facendo anche adesso, mentre infila chiavi e sigarette nelle tasche del cappotto.

«Vuoi venire?» Chiede senza guardarlo negli occhi, semplicemente perché non ama stare da solo.
«Nah, non ti preoccupare: ho un appuntamento più urgente con il nostro divano.»
«Benissimo, se non altro ti lascio impegnato. Divertitevi!»
«Anche tu, Ju, e non tornare troppo tardi che mi svegli.»
«Figurati.»

Detto questo sparisce, forse ha salutato ma lui non è riuscito a sentirlo. Quello che riesce a constatare è che si tratta di un fatto curioso: in questa giornata ha visto andare via tutti quanti.

E finalmente si trova in una casa deserta, senza che questa sia solo una piccola impressione. Vero silenzio.

Non che a lui interessi davvero, anzi, in una giornata come le altre avrebbe accettato di andare senza nessun ripensamento - o pentimento successivo - ma oggi non si sente in vena di festeggiare il Nulla: ha una maniera diversa di affrontare i problemi o le insoddisfazioni, preferisce isolarsi piuttosto che stare con sconosciuti incrociati per caso in una nottata troppo alcolica.

Si rilassa del tutto e finalmente trova qualcosa da guardare. Indistintamente si chiede dove sia andato l'altro, se aveva davvero una meta già stabilita.
I veri Attori sullo schermo interrompono questi pensieri.
*


Lo sente rientrare verso le tre di notte. Chiaramente lui: il rumore della toppa, i tentennamenti mentre gira la chiave, l'entrata più sicura. Insomma, il ritorno di Jude Law nella sua umile dimora - la stessa 'dimora' che si trasforma sempre in una Casa immensa quando ne parla con qualche estraneo.

Di nuovo: non sa accontentarsi.

Ewan non si è illuso, è rimasto sul divano finché ha potuto, ben sapendo che andare a letto sarebbe stato più un rischio. In effetti non nutriva troppe speranze verso la gentilezza di Jude, deve ammettere di essere rimasto sorpreso.

«Sei ubriaco?» Domanda, evitando di salutarlo. Giusto un controllo.
«Abbastanza,» viene la risposta, «non c'era la gente giusta per scatenarsi. Dovrei scegliere con più criterio.»
«Nah, mi sa che quello lo hai usato bene.»
«Se è così, buonanotte!» Dice sconnessamente, trascinandosi verso la propria camera. Probabilmente butta via il cappotto, perché già non lo indossa nel tempo che Ewan impiega per raggiungerlo - e lui lo trova sdraiato sulle coperte rosa del letto.  

«Sicuro che vada tutto bene? Non hai l'aria.»
«Sono stanco, Sadie è andata via.»
«Già ieri,» e non capisco come faccia a mancarti, «penso tornerà fra qualche giorno. Non è il caso di struggersi fra pene d'amore ed altre sofferenze.»
«Non lo so...»
«Come?»
«Abbiamo litigato.»

Ah. Questo è insolito. Talmente inusuale che non lo aveva neanche sospettato... è indeciso se chiedere o meno il motivo di questo litigio, del resto sa che c'è solo un argomento sul quale proprio non riescono a trovarsi, ed alla fine sceglie di restare sul calmo: «Qualcosa di importante?»

«Sai già che cos'è. Solita roba: devo prendermi più responsabilità.»
«Che cosa le hai risposto?»
«Non so, ho blaterato qualcosa. So solo che è troppo presto.»
«Forse no...»
«Sì, ti dico...» Ma poi non dice nulla, lascia in sospeso la frase, convinto che l'amico possa darle un senso. Nel tentativo riesce solo a suonare un po' più misterioso.

«Jude?»
«Non voglio rinunciare a tutto adesso.»
«Non è detto che tu debba farlo.» Tentenna, non sapendo a che cosa si riferisce davvero o se condivide ciò che sta dicendo. Il problema è che non riesce ad afferrare e a capire pienamente l'identità del problema.

«In questi giorni, mentre saremo solo Io e Te, come hai detto, rendiamo tutto più semplice.»
«Va bene.»
«Non voglio problemi.»
«Come vuoi,» fa spallucce, lievemente sollevato; decide di smorzare i toni con una delle sue solite prese in giro, giusto per andare a dormire con il cuore più leggero - ed anche perché non può credere di aver avuto un discorso del genere con il proprio migliore amico mentre si trovano in una stanza rosa ornata di quadretti e animali di pezza: «Vuoi anche il bacio della buonanotte, Judie?»

«Ma sta zitto.» Borbotta l'interpellato, prima di alzarsi e tentare di spogliarsi.

Ewan non rimane mentre si infila il pigiama, si limita a girarsi e tentare di andarsene mentre la voce dell'inglese lo saluta una seconda volta - «Buonanotte!» - con un tono di voce più contento.

Qualcosa gli pare strano, improvvisamente.
Qualcosa che non avrebbe mai considerato prima di questa notte, ecco, e ha solo qualche minuto per chiedersi se magari non stava scherzando quando si è proposto. Qualche secondo, e poi la voglia di dormire.



Note: salve, io sono la Vè. Grazie per aver letto questo primo capitolo ♥ spero vi sia piaciuto pur essendo, in un certo senso, solo introduttivo. Personalmente ho amato scrivere questa mini-long, credo che sia una delle cose più carine da me prodotte!

Qualche nota:
1) La fic è ambientata durante i primi anni novanta (questa volta non ho voluto dare una datazione precisa); si tratta di una What If? in quanto tratta di eventi mai accaduti e di svolte probabilmente mai considerate - ma tiene gli attori 'reali'.
2) Ho inserito anche l'avviso OOC, piuttosto evidente soprattutto per i personaggi secondari.
3) Il carattere di Sadie è basato su alcune interviste lette recentemente (ma non sue, lo ammetto) e sull'idea che mi sono fatta di lei nel tempo. Dubito che sia realmente così irritabile... diciamo che è stata vittima della trama.
Scusa Sadie u_u
4) Il titolo della fanfiction è stato *rubato* agli Arcade Fire.
5) I titoli dei capitoli sono i colori dei vecchi pennarelli crayola, for some reason. Quindi, ecco a voi: Unmellow Yellow (#FFFF66)

Il prossimo aggiornamento arriverà venerdì: ho già scritto tutto, quindi non dovete temere eventuali ritardi (vedete, questa volta mi sono comportata bene).
A presto! ♥

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Capitolo 2
*** II. Midnight Blue ***


Half Light.

II.
Midnight Blue.


In realtà è stato semplicissimo addormentarsi. Va bene, per qualche minuto ha provato il desiderio di baciare Jude.

...No, non va bene, ma può sopravvivere.

Deciso questo, gli è bastato mettersi a letto e chiudere gli occhi. Nessuna nottata insonne né niente del genere. Ha persino sognato qualcosa - che non ricorda esattamente, riesce solo a focalizzare dei colori vivaci sulla maglietta di una ragazza - senza nessun significato ambiguo.

Si è svegliato tranquillo, di nuovo contento perché per la seconda giornata di fila può attardarsi lì, senza dover ascoltare le chiacchiere provenienti dalla camera affianco, gli schiamazzi dalla cucina o le urla su chi deve pulire. I rumori dell'aspirapolvere, dopo. Sadie non dovrebbe proprio tornare sotto questo punto di vista.

«Svegliati.»

Non si sente neanche in colpa verso di lei. Insomma, adesso sa che lei e Jude non vanno d'accordo per quanto riguarda il loro futuro insieme e sicuramente la casa rientra tra i progetti. Se restare o andarsene. La stanza vuota potrebbe andare a Jo-

«Ewan, mi vuoi ascoltare?!»
«Ma si può sapere che vuoi!» Urla, scattando a sedere; non è un tipo mattutino, non lo è stato mai, e svegliarlo a questo modo può essere pericoloso.
«Non hai sentito il telefono?!»

Adesso che ci fa caso, anche Jude pare avere la stessa aria irritata. Sicuramente svegliato dalla suoneria del già citato telefono, si trova sulla soglia della porta - beh, non che potrebbe stare da qualche altra parte, considerate le dimensioni della camera - con addosso i pantaloni del pigiama e una cannottierina leggera. In mano la cornetta.

«Non ho sentito,» risponde sbadigliando, «chi è?»
«Un maledetto cretino che deve dirti qualcosa.»

Jonny? Oh, allora non scherzava quando diceva che sarebbe tornato presto.

«Dovresti rispondere, sai.»
«Digli di richiamare.»
«Ha detto che devi richiamare,» riferisce Jude, per poi dare la risposta: «dice che sono le dieci e che ti devi alzare comunque.»

Ubbidisce rassegnato, ringraziandosi da solo se per una volta ha deciso di infilarsi il pigiama anche lui. Il tempo di raggiungere il telefono e Jude è già sparito di nuovo, probabilmente per tornare sotto le sue coperte.

«Devi trovarti un'altra segretaria.» Dice Jonny.
«Già, questa è un po' permalosa,» ridacchia lui, «non va d'accordo con mio padre, tifano per squadre diverse.»
«Quel codardo,» lo sente mormorare, forse perso nei ricordi di quel bisticcio, «ed io non sono tuo padre! Ti ho chiamato per darti una bellissima notizia, mica per controllarti.»
«Mh? Che c'è di tanto bello?»
«Ho finalmente trovato un posto dove stare!» Esclama e in questo secondo Ewan può immaginarselo, sorridente e vittorioso.
Eppure la novità non gli sembra eccezionale.

«So che cosa stai pensando: che non è niente di ché ma,» continua Jonny con enfasi, «solo perché non hai sentito la parte emozionante: saremo vicini di casa!»
«Davvero?»
«Sì! Ti consiglio di festeggiare. Anzi, ti esorto a farlo!»
«Mh, posso inventarmi qualcosa.»
«Oppure organizzo io stesso, per inaugurare e cose del genere.»
«A Jude farebbe molto piacere.» Sospira, mentre velocemente ripensa agli eventi della serata precedente; immediatamente la tentazione di dire ogni cosa al proprio amico, di confidarsi con qualcuno con i piedi per terra. Respinge il proprio istinto, rifiutandosi di dare importanza alla cosa.
In effetti, non saprebbe neanche che cosa dire.

«Ci divertiamo troppo a prenderlo in giro,» sta continuando Jonny, «preparagli la colazione da parte mia. Mi sa che se la merita.»
«Ok.»
«Beh, ciao!»

Chiude la conversazione a questo modo, forse più sbrigativo del solito. Ewan si volta per guardare le lenzuola sfatte, ma poi esce della camera, deciso a seguire il consiglio appena ricevuto.
Per qualche secondo gongola persino della possibilità di poter andare in giro come vuole.

*

Passa la mattina tentando di fare chiamate, si arrende solo dopo pranzo, quando oramai non è più neanche l'orario giusto per queste cose.

Jude fa capolino una seconda volta nella sua stanza, si guarda qualche secondo intorno prima di capire che l'unico posto dove può mettersi è il letto sfatto. La cosa non sembra rappresentare un problema per lui: Ewan se lo ritrova sdraiato al proprio fianco in meno di due minuti.

«Mi annoio,» spiega semplicemente una volta comodo, «e mi volevo scusare per ieri sera.»
«Non devi farlo... sei stato sorprendentemente carino.»
«Non credo. Perché sei scappato via, allora?» Ridacchia, «Ricordo ogni cosa, non ero così ubriaco.»
«Ho notato, hai persino detto qualche cosa sensata.»
«...Rispondi.»
«Mh? A cosa?»
«Sei scappato.»

Detto questo, Jude sorride. Ed è lo stesso Jude tentatore che non si accontenta mai di ciò che ha e preferisce prendere di più, quello che ha casualmente scoperto una nuova forma di divertimento. Ewan non vuole chiedere a che cosa sta puntando esattamente, dov'è proiettata la sua mente in questo preciso istante.

«Dobbiamo buttare via la roba di Sadie,» si limita a dire, «ha davvero un pessimo ascendente su di te.»
«Ne sei sicuro?»
«Certo che sì. Non credo di averti mai visto offeso siccome non hai ricevuto il 'Bacio della buonanotte'.»
«Oh, quindi volevi davvero darmene uno!»
«No, io stavo scherzando. Tu hai la testa piena di idee folli.»
«Però tu sei un tipo strano, ecco, i tuoi scherzi toccano sempre ciò che vuoi. Quindi se vuoi possiamo provare.»
«Sei pazzo.»
«Va bene, va bene. Fai finta di niente,» fa spallucce Jude, apparentemente non turbato da nessuna parte della conversazione, «ma mi chiedo perché proponi se poi ti tiri indietro.»

Ewan si volta leggermente verso di lui, solo per scorgere la sua espressione; lo vede indossare il solito broncio che mette in queste occasioni, quando non riesce ad arrivare a qualcosa.
Deve ammetterlo: è curioso. Né più né meno, solo curiosità.
In un certo senso è anche divertito, visto che sono soli da meno di due giorni e già stanno mettendo in dubbio la natura della loro amicizia e dei rispettivi gusti sessuali. No, ok, i loro gusti sessuali non sono in dubbio - si ripete - lui sa perfettamente di non essere omosessuale: stanno solo parlando di un bacetto e del modo assurdo in cui Jude si relaziona alle persone da quando è diventato un po' donna.

Niente di serio, basta calmarsi e trovare qualcosa con il quale rispondere.

«Non mi tiro indietro,» tenta, «ti fermo perché non voglio spezzarti il cuore.»
«Molto premuroso.»
«Figurati, sai che ti voglio bene.»
«Mi hai anche preparato la colazione.»
«Da parte di Jonny.»
«Mh, va bene,» sghignazza divertito, «era molto buona.»

Si chiede perché no.
Si chiede che cosa c'è a fermarlo.
Alla fine si limita ad avvicinarsi e a poggiare un bacio sulle sue labbra - buonanotte - soffermarsi qualche secondo per leccarle con la propria lingua e poi tornare al suo posto. Così, leggero e tranquillo, come se niente fosse.

«Oh!!» Esclama Jude, spalancando gli occhi.
«Contento?»
«Oddio, non ci posso credere!!!» Continua a delirare lui, improvvisamente agitato; forse sperava che il buonsenso di Ewan li avrebbe salvati da questa situazione - buffo come anche Jonny fosse arrivato alla stessa considerazione, il giorno prima - ed ora si è ritrovato fregato. Pare non sapere che cosa fare o che cosa dire.

Ewan invece è sicuro di non avere idee. Aspetta che l'altro si calmi, smetta di esclamare cose a caso e lo perdoni per aver seguito la sua folle idea.
Quando l'unica cosa che lo vede fare è fissarlo si convince che è arrivato il momento giusto.

«Ti rendi conto che non era neanche un "vero" bacio, sì?»
«Non è per questo!»
«Hai anche cambiato colore.»
«Non posso crederci,» continua Jude, finalmente con un tono di voce normale, «mi hai baciato ed hai anche le labbra morbide.»
«Che cosa ti aspettavi?»
«Non lo so,» dice, per poi prendersi una breve pausa e continuare, «magari possiamo riprovare.»

Forse questo è il suo turno nel dare di matto, «Scordatelo.»
«Ma non ho capito se mi piace o no.»
«Beh, non vedo come questo possa essere un problema mio.»
«Hai iniziato tu...»
«Vero, ma adesso ti tocca trovare qualcun altro con il quale pomiciare.»
«Vuoi anche pom-»
«Mi stai prendendo in giro, vero? Non c'è altra spiegazione!»

Si sposta leggermente, giusto per guadagnare un po' di spazio, continua a fissare il soffitto bianco - pretendendo di non essere esageratamente preoccupato come invece è.
 
L'altro sorride alla sua reazione, «Certo che ti sto prendendo in giro,» annuisce, per poi aggiungere con incuranza: «anche se sono davvero curioso e dobbiamo trovare qualcosa da fare.»

«Che mi dici di Sadie?»
«Credi che sia così importante?»
«Stiamo parlando della tua fidanzata, non della mia.»
«No, intendevo quello che stiamo facendo: ha così importanza per te?»
«È da ieri che mi ripeto di no.» Chiude gli occhi, senza curarsi del fatto che con una risposta sola ha confermato tutte le 'accuse' precedenti. «Dove è finito il "restare semplici" che ci siamo ripromessi...»
«Non abbiamo es-»
«Sta zitto, Jude, che sono assolutamente convinto che questa sia colpa tua.»
«Ultimamente è sempre così, anche se non ho capito che cosa ho fatto di così drammatico.»
«Ma come "perché", è da quando sei gay -»
«Come? Io non lo sono!»
«Hai una cameretta rosa!»
«Lo so, ed è da ieri che me lo ripeti! Anzi: è da ieri che non fai altro c-» e si ferma, forse per non dire qualcosa di sbagliato.
«Cosa?» Lo esorta, di nuovo concentrato sul suo volto.
«Niente, ti comporti da Ewan.»
«E tu da Jude. O Judie, dipende da dove ti trovi.»

Sospirano, quasi contemporaneamente. Come se non ci fosse altro da fare.

«Quindi...»
«Quindi?»
«Andrò nella mia cameretta. Camera. Giusto per
«Sì, stare sicuri.»
«E non devi seguirmi.»
«Non ne avevo intenzione.»
«Eppure hai questa abitudine di seguire le persone, quindi fermati.» Ma è Jude a stare fermo, ancora lì. Forse indeciso sul da farsi, forse semplicemente confuso, cerca qualcosa nei suoi occhi.

«Sennò puoi restare qui...»
«Non so, pare che nel tentativo di chiedere scusa abbia fatto solo danno.»
«Sei stato Jude.»
«Sì.»
«Allora continua ed esserlo,» sospira, «tanto ho capito che non ti si può cambiare. Niente responsabilità, promesso.»
«Perfetto.»

Ewan non è sorpreso da questo cambiamento, né dal significato equivoco che la sua frase è andata a prendere - crede anche di essersi rassegnato, tanto le cose si svolgeranno a questa maniera per un altro paio di settimane.
O forse sempre, se Sadie non torna.

Preferisce far finta di niente, il suo migliore amico pare essere della stessa idea.
 
«Hai fatto un provino?» Mormora infatti, chiaramente senza sapere su quale argomento andare a parare per cambiare argomento.
«No, lo devo fare.»
«Giusto, oggi sei stato con me e ieri avevi un appuntamento con il nostro divano.»
«Ricordi bene. Andiamo piuttosto d'accordo, siamo diventati intimi.»
«Strano, non avete molte caratteristiche in comune.»
«Eppure il nostro amore è sincero.»
«Scusa.» Lo interrompe; non aggiunge altro, forse per non rovinare questo secondo tentativo.

Ewan ci mette più del dovuto per capire il vero senso di quelle parole, poi risponde con lo stesso tono: «Non fa niente, mi rendo conto che è anche colpa mia.»
«Sì, tipo la parte dove mi ha baciato. Non posso ancora crederci.»
«...Ma non volevi riprovare?»
«Pure. E non posso credere neanche a questo! Forse sto impazzendo.»
«Conosco la sensazione,» annuisce, «riusciremo ad uscire da questa storia?»
«Per come la vedo io hai solo due scelte: puoi provare ad assecondarmi o puoi lasciar perdere e probabilmente pentirti per sempre,» dice, cercando di capire qualche parte del soffitto stava fissando l'altro prima, dopo qualche secondo aggiunge: «e comunque non è stato il rosa a farmi diventare così. Quando ero piccolo mia sorella aveva l'abitudine di truccarmi. Contro il mio volere.»
«...Perché me lo stai dicendo?»
«Ed anche vestirmi con le cose di mamma.»

Questa volta scoppia a ridere, sciogliendo anche un po' del nervoso accumulato, «Allora si tratta della tua natura.»
«Forse,» e si fa più serio, «ma non per questi motivi.»

Così si alza, improvvisamente, come spinto da qualche forza; si alza e se ne va dalla stanza, senza aggiungere altro, sicuramente fiero per questa uscita di scena.
Ewan rilascia il respiro che non si era reso conto di trattenere. Nella mente si scatenano fin troppe domande, fin troppi problemi lasciati irrisolti: che cosa sta combinando? Come si fa a cambiare umore e decisioni in così poco tempo? E perché dovrebbe considerare di cambiare idea?
Neanche vuole trovare delle risposte, soprattutto perché sa che non può davvero dare tutta la colpa all'altro.

*

Ci ha messo più di mezzora per capire che sta solo esagerando. Jude ha anche tentato di farglielo intuire: ha davvero così importanza?
Probabilmente sì, perché il resto della serata l'ha passato evitandolo. Ha persino aspettato che l'altro finisse di mangiare e levasse le tende dalla cucina per andare a cenare da solo; un po' eccessivo, ma è l'unica cosa che può fare se quando si trovano vicini smette di ragionare correttamente.
O coerentemente.

La fortuna non lo aiuta, ovviamente, visto che per l'occasione Jude ha anche evitato di uscire; si è sistemato nel loro salotto con un libro - non sa quale - e lì sta per almeno un'ora. Dopodiché lo sente sbottare qualcosa sulla 'noia infinita' di quella giornata e accendere la televisione.

Ed è qui che si rende conto di non avere niente da fare. In una giornata normale andrebbe di là per unirsi alla visione del film - ma oggi non può permetterselo.

Così, maledicendo la propria cocciutaggine mista a  disperazione, si spoglia ed infila sotto le coperte, deciso ad addormentarsi presto per scacciare via le paranoie - ieri ha funzionato, non vede perché non dovrebbe succedere di nuovo - e sentirsi meno ridicolo. I suoni provenienti dall'altra stanza lo cullano, in un certo senso, lo spingono a rilassarsi.

Sul suono della voce dei protagonisti.



Deve essersi addormentato sul serio, perché quando riapre gli occhi non c'è nessun rumore in sottofondo, la tv non è più accesa e sulla soglia della porta...
«Tu non stai dormendo davvero.»
Oddio, è tornato. Non gli è bastato fargli passare un'intera giornata chiuso fra quattro mura, prigioniero delle sue insicurezze, deve anche tormentargli la nottata.

«Solo perché continui a svegliarmi.»
«Non riesco a dormire...»
«Chiudi gli occhi-» e continuerebbe a spiegare il semplice procedimento del sonno, se non fosse che si sente ancora intontito dallo stesso. Il mondo dei sogni è per molti versi più interessante di quello vero, meno problematico.

«Resto qui con te.» Risponde Jude, ignorandolo.
Ed è chiaro - almeno ad Ewan - che si tratta di una pessima idea, ma non riesce ad obiettare ciò che l'altro ha già deciso: un secondo e se l'è ritrovato nel letto, di nuovo.
Almeno indossa il pigiama - e non si può dire la stessa cosa di lui.

Incredibilmente c'è silenzio - per tutta la casa.
Ci sono solo loro due, senza parole, e deve ammetterlo: si sente meno solo.
Gli basta far finta di nulla, ignorare tutto quello che si sono detti nel pomeriggio e ricordarsi che sono solo amici, abbandonati dalle circostanze. In questo modo riesce persino a trovare gradevole la presenza dell'altro, il calore provocato dal suo corpo, è gra-
«Non ti azzardare!» Sibila quando i suoi pensieri vengono interrotti da un braccio vicino al suo fianco.

Un tocco casuale. Sereno.

«Tranquillo.»

E in effetti rimane così finché non si addormenta.



Note: forse vi state chiedendo come mai Ewan dorme nudo mentre della gente si infila nel suo letto con scopi non proprio puliti. La risposta è che recentemente ho visto The Ghost Writer di Polanski e la cosa mi ha ispirata in modo bizzarro. In più, per come ho deciso di renderlo in questa fic, Jude mi pare proprio il tipo da fare una cosa del genere - ovvero infilarsi in letti altrui.
E vorrei dire tantissime cose, ma sarebbero tutte spoilerose o_O quindi direi che passo.

Il colore di questo capitolo è Midnight Blue (#1A4876), e noi ci vediamo mercoledì prossimo. 
{-Ed un grazie enorme a voi che leggete, seguite, preferite, commentate. Vi adoro. ♥}

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Capitolo 3
*** III. Radical Red ***


Half Light.

III.
Radical Red.


Ewan non riesce a guardare il corpo di Jude come se fosse quello di un ragazzo qualsiasi. O una ragazza. Insomma, non riesce a guardarlo senza distaccarsi: vede i pregi ed i difetti, ammira i primi e scredita i secondi, ma non lo considera attraente o tentatore perché è il corpo del suo migliore amico. Non c'è spazio per sentimenti che non siano di puro affetto, o che scendano nella carnalità.

Almeno crede.
Il sesso non è tutto, si dice, e probabilmente Jude non sarebbe d'accordo. Probabilmente non lo sarebbe neanche lui, se non fosse che questa è un'occasione particolare.

In una situazione diversa si renderebbe conto che sta creando da solo tutti questi problemi, che è solo colpa del suo stato mentale se è finito in questa situazione.
L'insoddisfazione, la delusione, la voglia di consolarsi in una qualche maniera; questa parte di lui suggerisce di trovarsi una fidanzata, piuttosto che dormire con Jude.

Non che stiano sperimentando o qualcosa del genere.
Dormono insieme - semplicemente - nel suo letto. Lui ha persino preso l'abitudine di infilarsi il pigiama, giusto per evitare altri incidenti come quello della prima volta. Non è sicuro del motivo per il quale continuano né se deve preoccuparsi del fatto che piano piano la cosa sta diventando normalità - ed è strano che non lo sappia, visto che ultimamente si sta preoccupando per ogni soffio di vento - ma resta una cosa piacevole. Ed offre la possibilità a Jude di sfuggire alle cose di Sadie sistemate nella sua stanza.

Sadie pare essere scomparsa. Non si fa sentire da almeno cinque giorni, né una visita né una chiamata, del tutto sparita.
In effetti non ha neanche detto che cosa ha intenzione di fare con il suo fidanzamento o la loro convivenza.

E più manca da casa, più Ewan si rende conto che sta meglio senza di lei. Certo, c'è del disordine - parecchio - in giro, ma nessuno che se ne lamenta in continuazione.

Senza di lei intorno, Jude ha preso l'abitudine di fare le cose e non dare spiegazioni. Non si giustifica né programma niente: si alza ad orari imprecisati, esce di casa, torna, combina qualcosa, chiama i genitori, esce di nuovo con dei vestiti diversi, torna e dorme nel suo letto; dice che ha trovato un aggancio nel teatro abbastanza vicino, Ewan sospetta che ci sia dietro lo zampino della famiglia.

Per quanto riguarda lui, invece, ben poco di nuovo: tra poco deve uscire ed andare ad uno di quei famosi provini che aveva tentato di aggiudicarsi qualche mattina fa.

In effetti si chiede per quanto ancora potrà essere il manager di se stesso. E quanto ancora dovrà andare avanti così.

*

«Mi sono dovuto spogliare.» Annuncia non appena tornato a casa. Trova il suo coinquilino - che forse lo stava aspettando per mangiare - nel salotto, e subito poggia le chiavi sul tavolino fin troppo pieno. Sicuro che le dimenticherà lì la prossima volta che deve uscire.

«Che intendi?» Jude alza solo un sopracciglio, non pare troppo sorpreso.

«Il provino,» risponde mentre si toglie anche la giacca, «ero andato a fare il provino. Ed apparentemente c'era bisogno di spogliarsi, solo che nessuno me lo aveva detto. Magari pensavano fosse ovvio di vedermi nudo prima di assumermi.»
In realtà non è sconvolto: conosce l'industria, ha visto molti film e non si imbarazza facilmente. Il problema si trova nel fatto che non lo aveva considerato così presto.

«Tu stai sempre nudo,» commenta in un primo momento Jude, forse indeciso su che cosa dire, «comunque, lo hai fatto?»
«Sì.»
«Cioè, ti sei spogliato?»
«Sì.»
«Wow,» e l'emozione prende immediatamente a brillare nei suoi occhi, facendogli assumere la tipica espressione da 'sto pensando a qualcosa che non dovrei considerare', «lo faresti anche adesso?»
«Che?!»
«Come con loro. Mi fai vedere che cosa ti hanno chiesto di fare e come ti hanno risposto dopo.»
«Dopo hanno detto che mi faranno sapere. Niente di nuovo.»
«E a quel punto ti sei rivestito?»
«Ti stai comportando come una ragazzina, non mi spoglierei mai davanti a te con quella faccia.»

Jude non smette di sorridere in quel modo inquietante, per niente preoccupato, «Voglio solo una dimostrazione breve, poi la smetto,» si ferma qualche secondo per sghignazzare, poi torna all'attacco con una nuova tecnica: «e poi, se ti prendono, dovresti spogliarti una seconda volta di fronte la troupe o quello che sarà. E la gente che vedrà il film - è un film? - ti vedrà. E magari stiamo parlando di tantissime persone!»

Non ha tutti i torti.
Ed inoltre non sarebbe la prima volta con Jude, considerando che ha anche dormito nello stesso letto senza indossare niente.

«Ok,» annuisce infine, portandosi le mani alla cinta, «ma tu stai zitto, mi lasci fare senza commentare e soprattutto ti ricorderai per tutto il tempo che sei un cretino.»
«Va bene!» Risponde l'inglese, ancora emozionato, mentre aspetta che l'altro sia pronto.

Quando anche l'ultimo indumento è finito sul divano non dice nulla, come promesso. Tiene gli occhi puntati nei suoi e continua a ridacchiare leggermente, in attesa. Probabilmente vuole solo una dimostrazione di come ci si comporta o di che cosa viene chiesto; probabilmente lo trova emozionante perché non gli è mai capitato personalmente.

...Considerando che alle sue spalle c'è solo una soap, non fatica a crederci.

«Senti, non funziona.» Sbotta quando sente che è troppo, andando a coprirsi con le proprie mani. Finalmente pare aver ritrovato il pudore. «Perché non ti spogli tu?!»
«Perché io sono della commissione.» Ribatte lui tranquillo.
«...Eh?»
«La giuria. Insomma, io ti giudico e decido se vai bene.»
«Quindi questa è l'audizione per un concorso di bellezza?» Lo stuzzica sorridendo, dopo aver finalmente trovato qualcosa di simpatico in tutta questa giornata.
«Forse.»
«E mi prenderesti?»
«Sì,» annuisce, «anche se dovresti fare qualcosa, anziché limitarti ad insultare la giuria.»
«Sono piuttosto sicuro che riuscirò a passare la selezione, sai, sono l'unico concorrente.»

E qui il gioco cambia, Jude si fa scorretto: abbassa lo sguardo, proprio quando Ewan si è rilassato.
Improvvisamente pare aver cambiato le regole, lasciando scappare via lo scherzo - ora c'è di nuovo la stessa tensione che cercava di evitare giorni prima, c'è lui completamente nudo di fronte a quel pazzo del suo migliore amico.

«Perché. Stai. Facendo. Così.» Scandisce bene, sperando di suonare sufficientemente ostile.

La risposta lo sorprende nella sua sincerità: «Lo faccio perché sono curioso e la cosa mi spaventa.»
Ed i mille significati non detti, nascosti, nel Jude che non vuole stare da solo e non sa resistere quando ha un'opportunità. Le mille cose che pensa ma che non sente il bisogno di dire - tanto Ewan conosce queste motivazioni, perché conosce lui.
«Perché -» aggiunge solamente «- tu non fai che lamentarti, eppure mi assecondi sempre.»

Il telefono sceglie questo momento per iniziare a squillare, mentre Jude ha ragione e lo sa.
Driiiiin.
Non si volta neanche verso l'apparecchio, rimane fermo dove si trova, spoglio e vinto dall'evidenza. Era una realtà che si stava negando.

«Non rispondiamo,» continua l'altro, «tanto so già di chi si tratta e di che cosa vuole dirmi.»

Sadie. Driiiiiin.

Si alza in piedi, Jude, si avvicina lentamente finché non gli è davanti, con quel ghigno subdolo e l'aria vittoriosa. Non perde troppo tempo per baciarlo, si lascia semplicemente andare, mentre tutto quello che Ewan riesce a fare è assecondarlo, seguire i suoi movimenti e sciogliersi nel contatto.
Drriiiiiin. Un ultimo squillo prima della loro solitudine, con unica colonna sonora il suo respiro affannato. Jude è più silenzioso, l'unico rumore che produce è il tocco delle ginocchia sul pavimento quando si abbassa.

Nella sua testa c'è solo il fatto che, se non lo ha mai fermato in nessuno dei suoi tentativi o delle sue proposte o delle sue scemenze, se non lo sta fermando adesso, è perché non vuole farlo davvero.
Perché lui non è semplicemente curioso o intrigato, c'è molto di più.

Ma a quel punto i pensieri sono persi.

*

«Sei una puttana.» Gli dice, quando la pace sembra tornata ed il suo respiro regolare e le sue mani hanno smesso di tremare; quando la percezione delle cose ha ripreso ad essere giusta.

«Lo so.» Risponde quietamente Jude, senza neanche prendersela sul personale. Si limita ad andarsene dal salotto, forse diretto verso il bagno, lasciandolo ai suoi pensieri.

Non è neanche riuscito a cogliere la sua espressione...
Chissà che cosa ne pensa del casino che ha - hanno - appena combinato.

Il telefono torna a suonare, ma questa volta si gira per osservarlo e poi decidere che è davvero il caso di rispondere. Anche se il rumore che produce è diverso, perché collegato ad un momento particolare.
In effetti adesso sarà tutto diverso, ogni cosa avrà un sapore un po' particolare, come ad esempio i baci, o Jude, o lo stare insieme con Jude soprattutto se da sol-

E se fosse Sadie? Che cosa dovrebbe dirle? Che non ha fermato il suo ragazzo dallo sperimentare nuove cose? ...Con lui?
Magari le farebbe un favore impedendole di sposarlo.

Decide di rispondere: «Pronto?»
«Ewan?!»
«Jonny?» Domanda perplesso e sollevato, «Ma ti manchiamo così tanto?»
«Taci idiota,» comanda quello, irritato come non lo ha mai sentito, «che cosa state combinando voi due?»

Oh, tu non vuoi saperlo, «Noi? Niente. Io sono stato ad un p-»
«Allora perché la tua segretaria non risponde al telefono da giorni?!»
«Come?»

Jude non risponde al telefono?

«Tu non ci sei e lo posso capire, ma quel cretino?!»
«Jonny, calmati: non riesco neanche a capirti.»
«Ok,» lo sente prendere un paio di respiri, «sono un paio di giorni che Law non risponde al telefono. Di per sé non sarebbe una cosa così grave, ma sai come si complicano le cose quando a chiamare è Sadie.»
«Ho capito ma... ultimamente non è mai stato a casa, esce tantissimo.»
«Sei sicuro?»
«Sì, posso garantire.»
«Allora sappi che stacca il telefono. Perché è un bel po' che lei mi chiama e mi richiama e mi richiama ancora solo per tormentarmi siccome non riesce a mettersi in contatto con voi!»
«...Immagino che la cosa ti faccia piacere.»
«Mi sta rendendo pazzo,» conferma, «e vorrei veramente capire perché non chiudete la storia con lei e basta.»
«Oh, non mi mettere in mezzo, non c'entro niente.»

Il punto, si rende conto adesso, è che forse c'entra qualcosa.
Con la sottile differenza che non se n'era accorto in un primo momento. Con la differenza che, probabilmente, ha dato ad ogni cosa un significato sbagliato.

Il solo ripensarci lo stordisce.

«Certo che c'entri, sei il suo migliore amico e hai sempre becco in queste cose.»
«...Non è vero.»
«Pfff, sai che intendo.»
«Eh,» sminuisce, mentre non sa nascondere il turbamento che quella constatazione gli provoca, «già, immagino di sì.»
«Devo andare,» annuncia stancamente l'altro, «e scusami per la sfuriata. Mi rendo conto che non sono fatti miei o tuoi ma...»
«Ma ti stanno facendo impazzire, lo capisco.»
«Grazie.»

Ewan riaggancia, per dopo prendersi un minuto - o anche due - per riflettere: di suo sa che Jude e Sadie hanno litigato per l'unica cosa per la quale non vanno d'accordo, che Sadie è andata via per qualche giorno, e che quando ha tentato di farsi risentire non è stata ascoltata dal suo amico pazzoide.
E sa anche che, mentre lei chiamava, il suddetto amico pazzoide era impegnato in altro.

Si sta sforzando per non fare di testa sua, dando così una propria interpretazione agli avvenimenti - e gli risulta fin troppo difficile proprio per quello che è successo poco fa.

...Proprio ora che aveva preso ad accettare la sua attrazione, il suo interessamento. La solita fortuna: le cose arrivano alla verità quando non può più giustificarsi.

Ma è inutile girarci intorno, c'è una sola persona che può far chiarezza su tutto questo - peccato che sia anche la sola capace di incasinare ogni cosa con una semplice occhiata.

«Jude!!!» Lo chiama ugualmente, senza moderare il tono di voce; un secondo senza risposta ed è già pronto a cercarlo.

Lo trova nella sua camera, forse un po' spaesato, «Se sei arrabbiato per quello che è successo prima v-» tenta di iniziare.
«Devi darmi delle spiegazioni.»
«Non so che dirti.»
«Sadie, ad esempio, ti sta chiamando e tu la ignori!»
«Sì...»
«Beh, perché la eviti?!»
«Ti ho già detto il motivo: so che cosa vuole dirmi. E non voglio sentirlo, non voglio neanche scendere a compromessi o cose del genere. Ci devo pensare.»
«Tu hai un modo ridicolo di pensare!» Sbraita ancora.

Jude lo fissa intensamente per qualche secondo, come per cercare un motivo dietro tutte quelle urla.
«Ti senti in colpa?» Chiede alla fine.

«No,» nega Ewan, per una volta convinto, «anche se dovrei. Il problema è che non ti capisco più: la tua testa è un casino.»

«Anche la tua.» Risponde, per poi sospirare. Impossibile capire a che cosa sta pensando esattamente, se sta cercando un modo per uscire da quella situazione o meno, forse deve essersi arreso. «Posso fare qualcosa?» Tenta, con una voce che esprime solo sconfitta.

Ed Ewan conosce quella tonalità, perché è la stessa che si sente addosso.

«Quella cosa che hai fatto prima...» comincia, senza neanche sapere dove arriverà con questa frase, «...non possiamo continuarla in nessun modo. Cioè, non deve succedere più.»
«Sì, sapevo che l'avresti detto.»
«Anche se non è stato disgustoso.»

Jude si abbandona ad una risatina - ancora nervosa, ma leggera - mentre scuote la testa: «Non credo che dovresti ringraziarmi. Mi pare maleducato o qualcosa del genere. Comunque, non c'è problema.»
«Ok.»

Ci sono più tipi di Silenzio, fra quelli armonici e disarmonici, fra quelli voluti e quelli non desiderati. Come questo: Ewan vorrebbe parlare ma non sa esattamente che altro può aggiungere. Cerca negli occhi di Jude una risposta che sa non esserci, cerca fra le loro sfumature un argomento al quale aggrapparsi.

A dargli un po' di tranquillità solo il fatto che anche l'altro sembra in cerca della stessa cosa, per la prima volta nervoso, mentre sfoga questa forma di agitazione contro i bordi delle maniche della maglia che indossa.
«Dobbiamo ancora mangiare...» mormora infine, «...ti stavo aspettando.»

Sorride improvvisamente ed è comodo che lo stia facendo, annuisce mentre si gira per recarsi verso la cucina.
Ed ancora si rende conto che per la prima volta dopo settimane, non è stato lui a seguire un'altra persona.




Note: il colore di questo capitolo è Radical Red (#FF496C). Non è la tonalità di rosso che avevo in mente quando scrivevo, ma sicuramente ha il nome più indicato.

Ora, direi che è tempo di fare qualche disclaimer: naturalmente con questa fanfiction non voglio insinuare nulla né voglio offendere qualcuno. Ho solo preso in prestito corpi/nomi/storie di personaggi realmente esistenti per accontentare la mia fantasia.
Inoltre questa fanfic ha ricevuto il consenso della LadyElric92, alla quale è dedicata per via della sua gentilezza e della sua benedizione avvenuta in tempi non sospetti. Btw, anche lei sta scrivendo una fic su una Convivenza. Leggetela, dai *_*

E ci tengo a dedicarla anche alla Meg ed a mia Moglie che hanno festeggiato i rispettivi compleanni proprio in questo periodo (ancora tanti auguri ♥) e che mi spingono sempre a scrivere ed aggiornare. Grazie!

Ed ancora, siccome ieri era San Valentino, un bacione a tutte le persone che leggono *3* ed in particolare a quelle che mi commentano sempre. Grazie al web ho festeggiato una giornata piena di Fidanzate♥, Fidanzati immaginari, Moglie, Troglie, Siobhan, Amanti e così via.
...Moglie, non ci posso fare nulla: sono una donnina dai costumi virtuali facili! /o\

Come al solito vorrei aggiungere altre mille cose, ma vi risparmio una terza volta, rimandandovi tutti a lunedì prossimo, quando posterò l'ultimo capitolo di questa fanfic. A presto!

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Capitolo 4
*** IV. Purple Heart ***


Half Light.

IV.
Purple Heart.


Sente qualcosa di strano, qualcosa che non dovrebbe essere com'è in questo momento.

Apre un occhio solo, lentamente, e nota che si trova praticamente al buio: entra pochissima luce dalla finestra e tutto è in penombra.

Sforzandosi riesce a mettere a fuoco la sveglia sul proprio comodino e quindi l'orario.
Le cinque di mattina.

La seconda cosa che nota è che si sente prigioniero. Delle lenzuola - completamente intrecciate alle sue gambe - e di Jude.
Jude, maledizione.

Generalmente il suo migliore amico non è terribile come 'compagno di letto', in quanto ha solo un difetto: tende ad occupare da solo tutto lo spazio disponibile. Ed è anche una caratteristica sopportabile, finché non si muove troppo o parla o russa, ma diventa intollerabile se questo lo spinge ad usare Ewan come parte del materasso stesso.

Mugugna un lamento, la voce impastata dal sonno, per poi spingerlo via di forza. Un sospiro di sollievo e subito la consapevolezza che non riuscirà mai a riaddormentarsi a questo punto - la cosa lo irrita oltre ogni modo, eliminando qualsiasi traccia di buon umore.
E quello scemo non ha avuto neanche la decenza di svegliarsi una volta spinto di lato.

Gli da' un calcio.

«Ahi!»
«Ti sta bene.»
Jude in risposta mormora qualcosa di incomprensibile, che potrebbe essere un «Che ho fatto?» o un «Vai al diavolo.»

Decide di non curarsene, anzi, il fatto che l'altro sia più addormentato che sveglio lo irrita ancora di più. Probabilmente lo colpirà ancora più forte nel momento in cui tornerà a sognare.
Non è un tipo mattutino, questo si è sempre saputo.

Dopo una decina di minuti è abbastanza annoiato da cambiare idea, scansandosi - districandosi così dalle coperte - e uscendo fuori dal letto; ignora il leggero freddo e fa qualche passo, per poi osservare il suo amico.

Forse sta dormendo, ma al momento la cosa non lo infastidisce più: dopo il casino enorme che si è scatenato fra di loro - e per colpa loro - hanno optato per il semplice "far finta di nulla", il ché funziona bene, anche se a volte affiora una sorta di vergogna.
Imbarazzo.

Il punto è che adesso, mentre l'altro dorme, può permettersi di osservarlo in tutta tranquillità, senza temere una reazione o un ammiccamento. Può stare lì ed ammettere che è curioso quanto affascinato.
Può ammettere che si sta chiedendo come sarebbe essere il suo amante. Non di un ragazzo qualsiasi, ma proprio di Jude.
Può rilassarsi e capire che, in ogni caso, dovranno aspettare il momento in cui la sola idea non faccia venire il mal di testa.

Dopo si pente, ovviamente, soprattutto nei confronti di Sadie - che è ancora amica sua, nonostante stia prendendo a scordarlo - e di tutte le conoscenze alle quali sta nascondendo la verità. Ed è con questi pensieri che può tirare un sospiro di sollievo, più sicuro del precedente, girarsi e finalmente andare in cucina.

Beve più caffè del solito, poi si sposta nel salotto, sul divano. Lì si rende conto che la sera prima non hanno neanche abbassato le tapparelle delle finestre: i vetri appaiono appannati, colpiti dal freddo di una nottata Londinese.

Abbassa lo sguardo verso i libri poggiati sul tavolino, i quaderni, una sorta di agenda della quale non conosce il proprietario, le chiavi che credeva di aver perso, qualche bicchiere, una tazza, penne a volontà. Disordine: in effetti non c'è una singola parte dell'appartamento che non appaia come se ci fosse passato dentro un tornado.

Visto che c'è, potrebbe fare un po' di ordine, magari lavando i troppi piatti.



Jude lo trova ancora indaffarato nel salotto, almeno due ore dopo, ed i libri sono tutti nella libreria, le chiavi nella tasca della sua giacca, le penne in un improvvisato portapenne che originariamente era un bicchiere, e tutte le sporcizie pulite.

Sbatte un paio di volte le palpebre, chiaramente stupito.
«Non ti chiederò nulla,» dice infine, «prima ho bisogno di bere qualcosa. Voglio un tè. Oh, e buongiorno!»

«'Giorno,» risponde Ewan distratto mentre osserva il suo lavoro; un istante e sembra rendersi conto che non dovrebbe essere così accondiscendente: «anzi, no! Tu mi hai svegliato!»
«Davvero?» Neanche se ne ricorda, quel maledetto, «Mi dispiace.»
«Erano le cinque.»
«Potevi riaddormentarti...»
«Tu sai che non mi riaddormento mai. Ho provato a vendicarmi, però: se ti ritrovi con un livido in più, sappi che è opera mia.»
«...Grazie.»
«Di niente.»

E lo guarda sparire nella cucina di lato. Resta lì dove si trova, deciso ad ingaggiare una battaglia contro la polvere, la mente proiettata a quando riuscirà ad essere soddisfatto del suo lavoro.
Se mai lo sarà.
Se mai riuscirà.

*


Si trova a buon punto: adesso la stanza è illuminata dalla luce del giorno, sembrando meno fredda di prima, con colori meno cupi.
Decide che può anche considerarsi contento.

È con un sorriso soddisfatto che entra in cucina, trovando Jude seduto al tavolo, intento a leggere delle fotocopie - ne ha almeno una ventina con sé, spillate insieme e stranamente sistemate.
La roba del teatro, forse.
Certo, potrebbe dargli una mano anziché occuparsi di quelle, ma non se ne lamenta troppo visto che una parte di sé non vede l'ora di prendersi tutto il merito.

Ghigna ancora di più.

«Oggi fai davvero paura.» Commenta l'altro, senza neanche staccare gli occhi dai fogli.

Sta per rispondere con un commento piuttosto piccato su quanto sia inquietante lui quando fa praticamente tutto - dal sorridere, al proporre, ai continui ammiccamenti - ma viene interrotto dal suono del campanello.

Jude spalanca gli occhi, probabilmente temendo la visita della sua ragazza, e la stessa paura contagia velocemente anche Ewan. Restano fermi ancora qualche momento - sicuramente cercando di inventare un piano di fuga - ma un secondo suono fa capire allo scozzese che deve prendere la situazione in mano.

Fortunatamente, visto che si tratta di Jonny.

«Ciao,» dice innocente, non rendendosi conto di quanto panico è riuscito a generare con una semplice visita inaspettata, «vi avrei detto che passavo, ma il vostro telefono è sempre staccato per qualche motivo

Ewan non commenta, si limita a spostarsi per farlo entrare e, in questo modo, nota che non porta con sé il solito borsone. Evidentemente ha già trovato modo di sistemarsi nel nuovo appartamento...
Evidentemente non ha più bisogno di un borsone.  

«Vieni.» Dice, e si dirige nel salotto.
«Sai quanto tempo ci ho messo per venire qui da casa mia?»
«Non ne ho idea.»
«Meno di tre minuti! Abito a quattro case da qui!» Esclama contento, «Questa sera inauguro la mia nuova sistemazione. Son sicuro di averti già parlato della festa che volevo fare...»
«Avevi parlato del fatto che dovevo organizzarla io, ricordo.»
«Eh, nel frattempo ho imparato che non ci si può più fidare del tuo animo festivo. Ho dovuto pensarci da me,» annuisce senza rancore, «ma ho invitato poca gente e preso poco alcool, per tenere la cosa leggera. Sai, si tratta di un posto più grande di quest-» si ferma quando finalmente nota l'insolito ordine: «avete assunto un domestico?»
«Ho pulito io.»
«...Stai scherzando?»
«No. Non sono neanche stato pagato,» poi capisce dall'espressione incredula del proprio amico che deve dare una qualche spiegazione, «questa mattina Jude mi ha svegliato presto, prestissimo, e non sono riuscito ad addormentarmi.»
«Ti ha pure svegliato? Che ha combinato quello scemo?»

Uhm, difficile da spiegare.
Anzi: decisamente inspiegabile. Opta per un semplice: «Niente, si agita come un pazzo mentre dorme. Lo sento.»
«Aw, poveretto, avrà ancora paura di perdere contro di me.»
«Non credo sia per quello, s-»
«Non è sicuramente per quel motivo lì, cretino scorretto.» Si intromette l'interpellato prima ancora di raggiungerli. Quando finalmente si presenta ha il solito broncio che mette quando viene contraddetto o si sente offeso.

«Sì, certo,» lo sminuisce Jonny, «sei fortunato che non sono qui per questo. Venite questa sera sì o no?»
«Dove?»
«Festa di inaugurazione della mia nuova casa!»
«La tua?» Jude ci riflette per qualche istante, per poi chiedere: «Che tipo di festa dai?»
«Di sicuro non il tuo genere, scemo: poco alcool, poche persone e Sadie.» Calca soprattutto sull'ultimo nome, accompagnando la frase con uno sguardo eloquente, «Spero che Ewan ti abbia detto di quanto si è fatta insistente. Chiamando me.»
«Me lo ha detto...» Ed in effetti non gli ha detto proprio così, il punto del loro discorso era completamente diverso - ma ha il buonsenso di far finta di niente. È piacevole sapere che gli regge il gioco, nonostante tutto.
«Bene. Questa sera dovete chiarire.»

Jude si prende ancora qualche secondo per pensarci, visibilmente incerto.

«Comunque, ne riparleremo.» Continua Jonny, pacato.
C'è anche una sorta di gentilezza nella sua volontà di parlare da soli, una voglia di discrezione; Ewan capisce perché è stato "escluso" da quella parte del discorso - del resto non sono fatti suoi - ma non può impedirsi di temere se è anche perché il loro ospite ha capito qualcosa.

Una piccola paranoia dalla durata di un minuto: quanto era evidente la sua intesa con Jude?
Non ne è più così sicuro, magari tutta questa svolta non è stata poi così improvvisa.

«Nel frattempo,» continua il loro nuovo vicino di casa, «vi consiglio di venire questa sera. Quando volete, pure di notte, basta che vi presentate.»
«Ci saremo.» Decide per entrambi, senza curarsi dello sguardo incerto di Jude.

Ed è una decisione presa, quindi può anche lasciarli soli per tornare in cucina e riprendere il lavoro abbandonato - concentrandosi su altre cose che non siano le loro parole, il loro discorso su quanto le cose dovrebbero tornare come un tempo.

*


Vanno davvero a casa di Jonny, quella sera, ma non portano niente con loro - e sanno che in teoria questa sarebbe la prassi per quanto riguarda le feste - e quando si trovano di fronte la porta di casa non riescono a fare a meno di scambiare un'occhiata - complicità e preoccupazione - in proposito.
Subito dopo scoppiano in una risatina, e Jude si sposta per suonare al campanello.

Solo che ad aprire la porta c'è uno sconosciuto che dovrebbe essere un loro vicino di casa; mai visto o mai considerato, difficile da capire.

«Amici di Jonny.» Spiega l'inglese, sorridendo.

Ed è strano perché il ragazzo si sposta, li invita dentro con un tono di voce gentile, e per qualche secondo Ewan ha l'impressione - o forse la speranza - che li abbia riconosciuti.

L'appartamento di Jonny è sicuramente più grande del loro, non mentiva quando accennava alla cosa, ma ospita anche più coinquilini - con una stanza propria - e probabilmente va a costare di più.
L'ingresso da direttamente sul salotto, che funge anche da cucina, molto largo. Al momento appare come particolarmente ordinato, tutto disposto per la festa, dai colori caldi; sentono una musica piuttosto soft in sottofondo.

Effettivamente, questo non è il loro ambiente.
Ma probabilmente è solo perché devono abituarsi.

Ci sono altre persone presenti, alcune delle quali conosciute o già viste, che chiacchierano divise in piccoli gruppetti, agghindati in vestiti più o meno eleganti ed ognuno con un bicchiere in mano.
Jonny sta parlando ad una ragazza particolarmente bella, con un vestito stupendo ed i capelli raccolti in alto; lui non si è neanche accorto del loro arrivo, per quanto preso dal discorso. Il suo sguardo suggerisce che sia invaghito di lei, ma in generale ha un aspetto diverso, una postura meno 'grezza'.

Jude ci mette meno di tre minuti per trovare altri compagni semi-famosi come loro, persone che probabilmente già conosce, alle quali inizia a descrivere i suoi progetti futuri. Presenta anche Ewan nel processo, per poi lasciarlo lì ad ascoltare le loro chiacchiere.
Si ritrova in molti aspetti, eppure non aggiunge neanche una parola.

Una decina di minuti dopo, Jonny si presenta per 'salvarlo'.
 
«Quando siete arrivati?» Chiede sorpreso.
«Poco tempo fa,» risponde Ewan, «eri impegnato con quella ragazza lì.»
«Awwww, sì. Hai visto?» Ed istintivamente si gira per guardarla, confermando a questo modo che effettivamente si è preso una cotta per lei, «Immagino che voi due non mi avete portato niente.»
«...Non basta la nostra presenza?»
«Quella era obbligatoria. Ma ve la faccio passare, visto che mi avete ospitato tante di quelle volte. Quel divano mi mancherà, sai?»
«Non c'è mai stato nessun problema.»
«Beh, grazie comunque,» continua imperterrito, «anche se hai cominciato a pulire solo quando me ne sono andato.» Aggiunge senza suonare accusatorio. Dopodiché pare trovare qualcosa con lo sguardo e chiama: «Ehi, scemo!»

Jude si gira verso di lui - con il solito broncio - e lo osserva scocciato, nella mimica che chiaramente significa: "Che vuoi?"

Si accorge da solo che Sadie è arrivata, si accorge da solo che è anche giunto il momento di chiarire le cose con lei. Forse ha già deciso che cosa dirle o che cosa fare, in ogni caso ha in mente le parole che Jonny gli ha detto quel pomeriggio - quelle che Ewan non ha voluto ascoltare.
Si scambia un ultima occhiata con lui prima di spostarsi e raggiungere la ragazza.

Ewan resta tranquillo, lo osserva mentre si avvicina a lei, domandandosi perché mai dovrebbe preoccuparsi del loro discorso. Insomma, non gli cambierebbe nulla, perderebbe solo una persona nel proprio letto.
O un possibile flirt.
O un possibile amante.
E si è già ripetuto questo discorso un sacco di volte, non cambierà idea adesso, non lo fermerà da qualsiasi piano ha in mente - si tratta del suo migliore amico e può fare ciò che vuole.

Torna a concentrarsi sull'amico rimasto, dicendo: «Ho quasi paura di un suo ritorno.»
L'altro ride, «Immagino, ora puoi fare il pigrone quanto vuoi.»
«No, neanche tanto: ha contagiato il fidanzato con la stessa capacità di svegliare le persone.»
«Se non altro, ti ha trasformato in una cameriera.»

Ridono entrambi, mentre Jude è sparito con lei in un luogo più appartato, uno dove possono discutere tranquillamente del loro futuro.



Ewan resta attaccato a Jonny per tutta la festa, si fa presentare a chiunque, ride, si finge meno nervoso di quello che è.

Anzi, sarebbe più corretto dire che si è imposto di non pensare a quanto le cose torneranno ad essere quelle di un tempo una volta rientrati a casa. O forse da domani. A quando il suo letto tornerà freddo e vuoto.
Così come tenta di sopprimere quei pensieri su quanto Jude sia il suo migliore amico e quindi bisogna di fidarsi di lui: farà la cosa giusta.

Il problema è rappresentato dal fatto che al momento pensa che la cosa giusta sia tornare da lui.
Ma ancora applica la stessa soluzione per tutti i problemi, quella stessa che ha adottato fino ad ora: distaccarsi da queste idee. Impedirsele. Tanto una parte di sé già si aspettava di arrivare ad un punto simile, non è così ingenuo come da' a vedere.

«Mi spieghi perché sei così distante?» Domanda Jonny, mentre gli rifila fra le mani un bicchiere di plastica - e dentro una bevanda che neanche sa riconoscere, possibilmente alcolica, probabilmente solo disgustosa.
«Non capisco neanche che intendi.»
«Ewan.»
«Non so, mi sento inquieto... è da un paio di giorni, sarà che non sto arrivando da nessuna parte.»

E Jonny lo osserva, tenta di capire se sta dicendo una bugia, poi decide di credergli - e lo fa perché non ha neanche mentito: Jude resta comunque un problema secondario - e gli sorride: «Ma non è il momento di pensarci, ora.»
«Lo so. Scusa.»

Sta per assaggiare ciò che nel bicchiere quando sente una mano sulla spalla, poi la voce del proprio coinquilino: «Allora, ti stai divertendo?» Domanda.
«Non sei tu il padrone di casa, Law,» lo ammonisce Jonny dispettoso, «ed è ovvio che si sta divertendo! Me lo sono portato in giro, che credi?»
«...Mah, ok.»
«Piuttosto, che hai combinato con Sadie?»
«Non ne ho idea,» risponde, «stiamo ancora insieme, mi sono scusato. Anzi, credo di non aver fatto altro che scusarmi per tutta la durata della nostra chiacchierata.»
«Ci credo, ti sei comportato come un cretino.»
«Già... ma alla fine mi ha perdonato.»

«E torna a vivere con noi?» Si intromette finalmente Ewan, controllando la voce e l'intensità dello sguardo; non vuole far capire quanto questa risposta sia importante per lui. L'inglese lo fissa di rimando, pare capire, poi gli ruba il bicchiere dalle mani.
«Non ancora, sta da una sua amica. Dice che deve pensarci per bene, visto che non sono una persona seria,» da un sorso, «questa roba fa schifo Miller.»

Ed i due prendono ad insultarsi nella loro maniera giocosa, ridendo anche quando non riescono a far finta di starsi solo prendendo in giro, mentre lui sente nel cuore una sorta di gioia. Quella che si era negato, in pratica.
Torna a riappropriarsi del suo bicchiere, iniziando a ridere per il gusto di farlo - finalmente sciolto da tutte le preoccupazioni che questa festa stava portando.

Perché la roba che sta bevendo farà pure schifo e Jonny non dormirà più sul suo divano, ma almeno Jude è rimasto - con la consapevolezza che può dare molto di più.
E si aggiunge alle prese in gire, su quanto sia cretino anche lui a preoccuparsi pure per i cambiamenti di vento.

*


Sono fra gli ultimi ad andarsene, scegliendo bene di non seguire i primi e di non restare per troppo tempo: le tempistiche perfette che hanno imparato nel corso dei mesi.
Scappano fra la strada - che è la loro via, in tutto e per tutto - ridacchiando insieme, complici di vivere così vicino. Si sentono leggeri.

La consapevolezza che non devono neanche prendere la macchina per tornare a casa e l'alcool che hanno preteso dopo aver assaggiato lo schifoso cocktail, fanno il resto.

Il loro appartamento è freddo e scuro, appare ancora più cupo del solito, si respira un'aria completamente diversa da quella che c'era durante la festa: meno accogliente. In un certo senso, sa di familiare proprio per questo motivo - per quanto la definizione possa sembrare paradossale.

Ewan butta la giacca sopra il divano, senza curarsi di star creando disordine dove per primo aveva fatto ordine, recandosi poi nella sua minuscola camera per togliersi il resto ed andare direttamente a dormire.
Si sta levando i vestiti, pronto a spogliarsi completamente, quando vede Jude sulla soglia della porta.

Il pigiama.

Neanche si ricorda dove lo ha buttato questa mattina.

Fortunatamente Jude lo blocca - «Puoi anche evitare, si vede che ti scoccia.» - prima di infilarsi sotto le coperte, chiudendo gli occhi. Non ha chiesto di poter dormire con lui, ma tanto sa che non verrà cacciato.

Così come Ewan non si preoccupa di fare come aveva pensato, finendo di spogliarsi ed sdraiandosi a sua volta. Una volta spenta la luce riesce finalmente a rasserenarsi, per quanto gli venga ancora da ridere nel ripensare a tutta l'agitazione accumulata - incapace di concepire che non è finita, si tratta solo di un discorso rimandato.

Sbuffa.

Poi - senza neanche accorgersene - sente il peso di Jude addosso, si ritrova stretto in un abbraccio, con le labbra sulle sue. Non lo ferma, non commenta, si limita a rispondere pacatamente alle sue attenzioni. Lo accarezza - per la prima volta - accompagnato dal buio e dal sollievo di non averlo perso.

Jude che ha naso e mani fredde, gelide, più o meno alla stessa temperatura che regna nel loro appartamento.

Con questo ultimo pensiero si arrende.
Rassegnato e battuto da se stesso.
Sposta le mani sulle spalle dell'altro, fa un po' di pressione, ribalta le posizioni quasi con rabbia; cambiando significato ai baci e alle carezze che si stavano facendo. Lasciando che ogni sua azione sappia di possesso, di un desiderio represso e di una sorta di bisogno.
Insomma, di tutto ciò che prova e che sta finalmente ammettendo a se stesso e a Jude.

Lo stesso Jude che sicuramente se lo aspettava, ma anche è felice, sapendo che questa volta non si fermeranno.
Questa volta finirà come doveva finirà già da qualche giorno, ma senza conseguenze pericolose.


*Fin*



Note: oddio, la fine. E so che non è neanche una fine-fine, ma sembrava quella più giusta: un ciclo completo.

E ora posso anche parlarvi liberamente, il ché è stupendo xD quindi:

1) Come forse avrete notato, tutti i capitoli iniziano e finiscono alla stessa maniera (Ewan si sveglia/Ewan si addormenta) e tutti prendono in considerazione più momenti di una sola giornata (di solito mattina * pomeriggio * sera). Ho bilanciato in un processo simile anche le "apparizioni" di Jonny (inizio, inizio per telefono, fine per telefono, 'fine') e questi sono i motivi principali per i quali sono così soddisfatta di 'sta piccina.
2) Una cosa che ho amato tantissimo scrivere è stato il cambiamento sottile della relazione fra Ewan e Jude; nel primo capitolo come amici, nell'ultimo come una coppia (e "vera" coppia alla fine): dormivano ogni notte nello stesso letto e neanche capivano che c'era qualcosa di strano!
3) il colore di questo capitolo è Purple Heart (#7442C8). In realtà volevo chiamarlo Atomic Tangerine... ma poi ho deciso di tenere questo, e di lasciare il secondo per la sottospecie di sequel che sto scrivendo (sì, alla fine mi sono arresa all'idea che la storia fra questi due non può davvero finire così).

E qui dovrei ringraziare ancora una volta chi mi ha seguita in questo percorso, ma non so bene che cosa dire! O meglio, credo di aver già detto tutto su facebook, spiegandovi quanto sono contenta di aver ricevuto il supporto di tutti voi. Non me lo aspettavo per niente siccome non è un pairing molto popolare. xD
Grazie. Davvero.

Non vi siete liberati di me o di questa ship, mi dispiace, visto che tornerò non so quando con una seconda fic su questi due. Nel frattempo: baci, adieu!

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