In guerra e tra le pozioni

di Rik Bisini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime ***
Capitolo 2: *** Medicine ***
Capitolo 3: *** Odori ***
Capitolo 4: *** Legami ***
Capitolo 5: *** Esequie ***
Capitolo 6: *** Conseguenze ***
Capitolo 7: *** Decisioni ***
Capitolo 8: *** Lezioni ***



Capitolo 1
*** Lacrime ***


In guerra e tra le pozioni
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Lacrime

Era il primo giorno di una primavera che non sarebbe mai venuta per il mondo dei maghi.
Perché nessuno sarebbe riuscito a vedere il ritorno alla vita delle piante e degli animali, lo sbocciare dei fiori, il mitigarsi del clima nel corso di quella orribile guerra.
Difficile da ricordare che la terra si risvegliava dal torpore assieme a tutti i viventi, mentre legioni di Inferi venivano strappate al loro sonno senza fine per trascinare con loro uomini, donne e bambini in un'esistenza senza riposo.
Era uno dei tanti giorni del Terrore, quando i seguaci di Lord Voldemort imponevano con la violenza il loro capriccio e quello del loro Signore, un Signore Oscuro di cui i maghi non osavano neppure pronunciare il nome.
Le vittime, quelle che sopravvivevano ai crudeli attacchi dei Mangiamorte, così i servi del Signore Oscuro usavano farsi chiamare, ricorrevano ai Guaritori del mondo magico per lenire le sofferenze inflitte, guarire dalle ferite ricevute, sciogliere le maledizioni che incombevano su di loro.
Molti di costoro, praticamente da tutta l'Inghilterra, giungevano al San Mungo, l'Ospedale per Ferite e Malattie Magiche più illustre di Londra. Un ospedale in cui il personale, seppur altamente qualificato, a stento riusciva ad impedire il tracollo della struttura di fronte al continuo accorrere dei pazienti.

« La prego di tornare nella sua camera, signor Cheney. » disse con decisione la voce di una giovane.
L'uomo, molto alto, dai radi capelli color argento, portava una vestaglia blu che cadeva abbondante sulle membra quasi prive di muscoli.
« Ora che riesco a camminare » disse il vecchio sorridendo amabilmente, « preferisco passeggiare fuori dalla stanza, invece di restare sdraiato a letto ».
La stessa voce decisa, la voce di una donna sui venti anni dalla carnagione chiara e dai lunghi capelli neri, il naso sottile, gli zigomi alti, gli occhi azzurri, che portava la veste verde acido con il simbolo dell'osso e della bacchetta che identificava i Guaritori, replicò.
« Il Regolamento sulla Distribuzione delle Pozioni prevedere che i pazienti ricevano le cure giornaliere nelle loro stanze dalle ore otto alle ore dieci. Paragrafo sedici. Nessuno ha il tempo per cercare i pazienti per tutti i reparti, lei conosce la situazione come tutti. Se non vuole più essere curato si rechi al pianterreno e chieda una pergamena per la richiesta di dimissione ».
« Aspetti » precisò il vecchio visibilmente allarmato, « il braccio della bacchetta è ancora quasi paralizzato! Dovrei vivere senza fare magie? Come un Babbano? »
La ragazza mutò di colpo la sua espressione in un candido e confortante sorriso che la rese improvvisamente molto più graziosa.
« Devo solo farsi curare, se non vuole questo » spiegò. Gli prese il polso e lo invitò con delicatezza e decisione a seguirla. « Nella sua stanza. » aggiunse.
Il vecchio seguì la giovane docilmente, tentando di muoversi con una cautela che la determinazione della Guaritrice consentiva a stento. Giunti alle scale la ragazza dovette rassegnarsi a seguire il vecchio che si muoveva sollevando faticosamente i piedi passando da un gradino all'altro.
A pochi gradini dal pianerottolo del quarto piano la ragazza alzò lo sguardo per incontrare quello di un piccolo anziano, la cui totale calvizie evidenziava le grandi orecchie a sventola. Aveva occhi cerulei e rivorse alla ragazza un timido sorriso.
« Buongiorno, Guaritrice Wenlock ».
« Anche lei non è in stanza, signor Wheeler? » chiese la ragazza severa, « Cosa sta facendo in giro? »
Il vecchio intrecciò le dita delle mani.
« Credo ci sia bisogno del Responsabile del reparto » spiegò, « pensavo che potevo chiamarlo appena torna. »
« Il Guaritore Krims » lo informò la ragazza, « non tornerà dal suo turno di riposo prima di tre ore. Secondo il Regolamento per la Salvaguardia del Personale, all'articolo ventuno, sono necessarie sette ore di riposo ogni giorno, salvo quanto prescritto nei successivi commi ».
« Oh! » replicò l'anziano paziente, come se la Guaritrice avesse spiegato qualcosa di ovvio che gli era sfuggito di mente.
Il signor Cheney si accostò al signor Wheeler ed entrambi varcarono la soglia del reparto con aria circospetta. La ragazza li squadrò rapidamente.
« Cosa sta succedendo, in realtà? » chiese.
Non attese risposta. Si fece largo con agilità tra i due e puntò dritta verso il fondo del corridoio dove scorse un gruppetto di cinque anziani maghi che liquidò con un'occhiata di sdegno, precipitandosi nella stanza accanto alla quale il gruppo sostava.
All'interno c'erano solo due persone, sedute sul medesimo letto, una ragazza bionda e formosetta che sembrava aver varcato da poco la soglia dei diciassette anni, la maggiore età nel mondo dei maghi, e un uomo di almeno trenta anni, con lunghi capelli bruni, la pelle abbronzata e gli occhi verde oliva. Entrambi vestivano l'unifome verde dei Guaritori. La ragazza aveva gli occhi lucidi ed arrossati e stringeva nel pugno un fazzoletto. L'uomo si avvide dopo pochi istanti della nuova entrata e le rivolse un sorriso sereno e cordiale.
« Tu sei Raquel Wenlock, dico bene? » esordì.
La ragazza fece una smorfia.
« Sono io, esatto. » confermò.
« Non credo ci abbiano ancora presentati » continuò l'uomo, « sono Benjamin Bigler, ma puoi chiamarmi Ben ».
« Benissimo, signor Bigler » rispose Raquel, « ma devo ricordarle che il primo punto della Nota sulla Destinazione d'Uso delle Aree indica che gli spazi riservati ai pazienti e quelli per i Guaritori devono essere diversi e separati » si voltò verso la porta ed il suo sguardo intercettò tre paia di occhi che si affacciavano timidamente alla stanza, poi tornò a fissare con disapprovazione Ben, « questa stanza è riservata ai pazienti. Tra l'altro in questo reparto la somministrazione delle pozioni è cominciata da dieci minuti ».
La ragazza arrossì vistosamente « Mi dispiace, Guaritrice Wenlock » disse, « la colpa è solo mia ».
Ben fece un gesto verso la ragazza per chiederle di fermarsi.
« Nessun problema, Bridget. » la tranquillizzò. Poi sostenne con fiducia lo sguardo severo di Raquel.
« La signorina Bridget Caine ha avuto una leggerissima crisi emotiva. Le ho spiegato che è capitato a tutti non riuscire a reprimere il proprio turbamento nel trovarsi di fronte agli effetti di certi anatemi. Come avrà immaginato, Bridget è qui da poco, nemmeno una settimana per la precisione. I pazienti hanno avuto la delicatezza di allontanarsi qualche minuto, cosa per cui li ringrazio ».
Concluse con un cenno rivolto agli sguardi che venivano da fuori la stanza. Raquel incrociò le braccia.
« Encomiabile. » commentò senza che il suo sguardo divenisse più mite, « E capisco che la scelta del luogo non sia potuta avvenire come convenuto. Tuttavia il Regolamento per la Salvaguardia del Personale prevede che qualsiasi tipo di sostegno ai Guaritori sia responsabilità del Responsabile di reparto o di un Guaritore di pari qualifica che ne faccia le veci ».
Ben annuì.
« Il Guaritore Krims infatti è assente. » aggiunse, « ho dovuto affrontare questa piccola questione in qualità di suo supplente ».
Raquel aprì la bocca senza trovare parole da pronunciare.
« Come ti dicevo » continuò Ben, « non c'è stata l'occasione di presentarci dal momento del mio trasferimento. So che sei un elemento molto apprezzato da Richard. Anzi se potessi mostrarmi come scrivergli due righe di nota ti sarei grato ». Tornò a guardare Bridget. « Non vorrei che si facesse una impressione sbagliata delle qualità di Bridget per una mia espressione inopportuna ».
« Sono d'accordo » convenne Raquel, « è già molto difficile accettare che i sostenitori di Tu-Sai-Chi lancino indiscriminatamente l'Anatema che Uccide. Invece sembra che godano anche ad infliggere sofferenze e lunghe agonie alle loro vittime. Tuttavia questo loro piacere sadico ci permette a volte di salvare delle vite ».
Lo sguardo di Ben si indurì improvvisamente.
« Credo che l'Avada Kedavra » disse, « sia fonte di sofferenze molto maggiori di qualsiasi altra maledizione. E che non sia per sadismo che non uccidono all'istante, ma perché sono meno potenti di quello che vorrebbero farci credere ».
Raquel si sentì stranamente inquieta mentre lo sguardo dell'uomo sembrava passare attraverso di lei e le stesse mura dell'ospedale. « Qualcuno un giorno li fermerà. » decretò Ben, « O non varrà la pena vivere ».

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Capitolo 2
*** Medicine ***


In guerra e tra le pozioni
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Medicine

Il clima si addolciva mentre il calendario ricordava a Guaritori e pazienti che il mese di aprile era inoltrato e volgeva verso la sua conclusione. Tanta mitezza tuttavia era ben lungi da invogliare la gente a stare fuori casa più a lungo, con l'approssimarsi del tramonto, specie nei giorni in cui la fase della luna piena era vicina.
Molti dei lupi mannari erano infatti seguaci di Voldemort. Sotto il comando dell'Oscuro Signore, invece di reprimere i loro istinti per non suscitare la reazione della comunità magica, assaporavano con gusto il piacere della caccia a cui il loro istinto li spingeva.
Era diffusa l'opinione che in piena primavera gli attacchi dei lupi mannari raggiungessero il massimo della loro ferocia e la trasformazione dovuta alla malattia durasse più a lungo. In tutta Londra era quasi impossibile trovare una foglia di vischio, la pianta che più di ogni altra vanta la capacità di allontanare i licantropi. Non pochi per assicurarsene un quantitativo minimo sborsavano somme esorbitanti.
I Guaritori del San Mungo esprimevano dubbi tanto sull'efficacia delle diverse pozioni a base di vischio, quanto sull'attendibilità del fatto che che i lupi mannari fossero un pericolo maggiore in determinati periodi dell'anno. C'era comunque un'unica interpretazione del credito che riscuotevano presso la comunità magica ogni segnalazione di nuovo pericolo ed ogni immediata successiva diffusione di un presunto portentoso rimedio, il bisogno disperato della gente di sicurezza.
Un'interpretazione ben nota tanto nelle sedi del Ministero della Magia, preposte al rispetto della legge, quanto negli ambienti degli ospedali. Ma come soddisfare il bisogno di sicurezza della gente di fronte alla continua comparsa di nuove e perverse maledizioni ed all'apparente invincibilità di Lord Voldemort?

« Ha per caso visto il Guaritore Bigler? » chiese una donna molto alta dagli occhi verdi con un sorriso ampio e sincero.
L'ingresso del San Mungo era stracolmo di gente, che si trascinava afflitta dalle sofferenze o che si dimenava in preda ad incontrollabili impulsi. Pochi erano tuttavia quelli che si lamentavano e molti si limitavano ad attendere con lo sguardo fisso davanti a sé di avere l'attenzione di un Guaritore. Tale era la rassegnazione alle sofferenze che quella guerra senza quartiere procurava.
« Credo che scenderà tra poco » rispose Raquel, « ma può chiedere a me quello di cui ha bisogno ».
« La ringrazio » rispose la donna con il medesimo sorriso, « ma preferisco aspettare ».
Raquel si accigliò e passò oltre ad occuparsi degli altri presenti. Individuò di nuovo la donna, la cui testa sovrastava tutti i presenti, dieci minuti più tardi. Nell'uomo con la veste dei Guaritori accanto a lei riconobbe senza esitazione la figura di Ben.
Spostò rapidamente lo sguardo verificando che nessuno dei pazienti richiedesse l'immediata attenzione di un Guaritore e mosse lentamente qualche passo in direzione della coppia che si allontanava. La donna e Ben si fermarono un istante dando le spalle alla folla e lei allungò una mano verso il Guaritore. Raquel ebbe per un istante davanti agli occhi l'immagine di una fiala con un liquido arancio che riempiva la mano della donna.
Si diresse con determinazione verso i due, lo sguardo fisso sulla donna che aveva nascosto la mano sotto la veste. Una ragazzina bionda ed esile passò in quell'istante di fronte a lei. Raquel la vide all ultimo momento e scartò da un lato per evitarla. In quel momento giunsero al suo orecchio alcune parole del Guaritore.
« ...non più di due gocce al giorno. Mercurio e sangue di gigante a quella concentrazione vengono assorbiti con molta lentezza dall'organismo ».
E poi Raquel udì.
« Non una parola con gli altri Guaritori. I miei colleghi non offrono le cure non approvate dal Ministero ».
« Non è una cosa degna del loro compito. » osservò acida la donna, « Con quello che succede questi tempi ci vogliono tutte le cure possibili ».
« Ed io darò sempre ogni cura che mi è possibile » la rassicurò l'uomo, « a giudicare i miei colleghi ci pensano le loro coscienze ».
La mano della donna emerse dalle vesti dove la misteriosa pozione arancione era evidentemente stata nascosta. Ben notò che Raquel si stava avvicinando e la indicò con un cenno alla paziente, poi le fece segno di andare via.
Raquel spinse le unghie sul palmo delle mani, incollerita. Constrinse la donna a scansarsi mentre piombava con rapidi passi di fronte a Ben.
« Bigler, devo parlarti. » intimò.
« Quando vuoi, Raquel. » disse lui con un sorriso disteso.
« Ora. » fece la giovane perentoria.
Ben le sorrise e la seguì. Raquel si diresse in direzione delle scale ed iniziò a salire i gradini. L'uomo le tenne dietro senza domande, si fermò solo al terzo piano per scusarsi con un paziente che aveva lamentele sul suo materasso e dicendo che gli avrebbe mandato Bridget.
Raquel sentì il nome della ragazza suonare come una nota stonata, ma non si soffermò a domandarsene il perché. Attese trenta secondi nel reparto dove lavorava Ben mentre lui cominicava quell'incarico a Bridget, secondi che trascorse battendo ritmicamente il piede a terra, sentendo un'urgenza che attribuiva alla strana scena a cui aveva assistito.
Ben la seguì nel reparto accanto, sulla cui porta erano indicati il nome dei Guaritore Responsabile, Richard Krims, e del Tirocinante, Raquel Wenlock. La prima stanza a destra era una stanza lunga stretta, resa quasi un corridoio da una fila di classificatori, con in fondo una scrivania ed un'unica sedia.
Raquel si accomodò sulla sedia senza una parola. Ben si guardò perplesso intorno, poi si sedette sull'angolo della scrivania ed indirizzò alla ragazza un sorriso innocente.
« Voglio che tu sappia, Bigler » iniziò Raquel, « che il tuo curriculum professionale, per quanto sorprendente, non ti esime dal contravvenire alle principali regole dell'esercizio della professione ».
« Ti ringrazio dell'informazione » disse Bigler distogliendo lo sguardo e pizzicandosi il lobo di un orecchio, poi rivolse a Raquel un'occhiata discreta. « E del complimento, naturalmente ».
Raquel avvampò.
« Forse non mi ringrazierai » replicò seccata, « per il fatto che riferirò alla direzione dell'ospedale dei tuoi traffici con pozioni di dubbia efficacia. O ti aspetti che il Guaritore Shanklin, come direttore del San Mungo, abbia parole di lode per la tua iniziativa? »
« Non c'è alcun traffico, Raquel. » disse Ben alzando le spalle.
« Immagino » replicò Raquel, « che la pozione a base di mercurio e sangue di gigante che hai consegnato a quella donna fosse tra le prescrizioni. Certamente la classificazione del sangue di gigante tra i composti tossici nel Prontuario delle Guarigioni e il bando nel Capitolato sulle Sostanze Alchemiche ti sono ignoti ».
« Non ho letto di recente il Capitolato » spiegò Ben, « ma sono convinto che il sangue di gigante è al bando come tu dici, difatti quella pozione non è in nessuna delle mie prescrizioni. D'altronde non l'ho nemmeno mai fornita a nessuno ».
Raquel piantò le unghie sulla scrivania.
« E' questo che vuoi fare, Bigler? » esclamò, « Negherai quello che ho visto? Hai a portata di mano una bacchetta per cancellare la mia memoria? »
« Io ho detto » rispose Ben soffermandosi sull'ultima parola, « alla signora Hundert che le stavo dando una pozione di sangue di gigante, ma non era vero ».
Raquel scattò in piedi e il suo viso giunse a pochi centimenti da quello dell'uomo.
« E per quale motivo avresti dovuto fare una cosa del genere, per Merlino! » imprecò Raquel.
« Un effetto placebo. » sussurrò Ben con un filo di voce.
Il volto di Raquel perse tutto il suo colore.
« Come? » balbettò.
« La paziente » spiegò Ben, « sta seguendo una cura di pozioni molto complessa da quasi otto mesi e stava cominciando a perdere la sua fiducia, nonostante la guarigione fosse in corso come previsto. Le ho detto che la pozione che le davo avrebbe aumentato esponenzialmente l'efficacia delle sue cure. Così avrebbe continuato a seguirle con precisione ».
« Non... » disse Raquel confusa, « non era sangue di gigante ».
« Una pozione contro l'assottigliamento della retina. » confermò Ben.
Raquel si scoprì a fissare l'uomo negli occhi abbastanza vicino da distinguere le venature di colore delle sue iridi. Sentì un improvviso vuoto dentro ai polmoni. Si sedette con lentezza alla scrivania, rivolgendo gli occhi verso il basso. Riprese fiato e si schiarì la voce.
« L'uso di un placebo » osservò, « va registrato sulla pagina riservata alle note di dettaglio della cartella del paziente. Non ho mai visto una nota simile nelle tue schede. Immagino che questo sia il primo caso ».
Ben arrossì e il suo sorriso mutò in una smorfia.
« Sono già cinque o sei volte. » confessò con un sospiro, « Grazie per avermelo ricordato. Credo di poter registare tutti i casi in cui ho scelto questa soluzione ».
« Non credo sia un problema, Bigler » lo confortò Raquel, « i pazienti torneranno per chiederti altre pozioni di quel genere. » concluse con un piccolo sorriso.
« Sai Raquel » commentò Ben, « in fondo sono dispiaciuto anche per non averti consultata. A differenza di quello che ho raccontato alla signora Hundert, sono certo della correttezza dei miei colleghi al pari della mia. E vorrei avere la tua precisione nel lavoro. Quando consulto le schede dei tuoi pazienti, trovo tutte le informazioni esattamente dove le cerco ».
Raquel si controllò le unghie.
« Magari ti mostrerò come registro i dati » concluse alzandosi disinvoltamente dalla sedia, « Tra colleghi è naturale aiutarsi ».

Un saluto a tutti.
Come è consuetudine dei più validi autori, mi sono ritagliato uno spazio a fine capitolo per rispondere alle recensioni.
Quali recensioni? Ecco, questa è una buona domanda. :-D
Ma che devo pensare? Sono troppo bravo per ricevere recensioni negative e talmente bravo che è anche superfluo sottolineare quanto lo sia! :-P
Scherzi a parte, questa storia non ha ricevuto neppure venti accessi! Va bene, i personaggi originali si sa che incoraggiano poco (Mary Sue è sempre in agguato). Va bene, chi ha letto la storia su AccioFanFiction non ha bisogno di leggerla qui.
Ma tutti quegli utenti che facevano impazzire il server che fine hanno fatto?
In attesa di loro notizie, auguro a chi sta seguendo questa storia un buon divertimento con i possimi capitoli.

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Capitolo 3
*** Odori ***


In guerra e tra le pozioni
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Odori

Per la comunità magica d'Inghilterra, il mese di maggio non trascorreva diversamente dagli altri mesi degli ultimi anni. Terribili delitti e cruente uccisioni erano notizie riportate quasi tutti i giorni, che moltiplicavano l'apprensione di tutti. Il piano di Voldemort di eliminare ogni opposizione al suo potere instillando terrore ed orrore nel cuore della gente procedeva secondo il volere dell'Oscuro Signore.
Eppure ogni giorno Voldemort subiva migliaia di piccole sconfitte. Sconfitte che nessun giornale riportava, ma non per questo meno significative o meno determinanti per le sorti della guerra che si combatteva.
Ogni persona che riusciva, anche solo per pochi minuti, a vivere la sua vita quotidiana indipendentemente dalla minaccia di Voldemort ne aveva combattutto con successo la strategia.
Si combatteva Voldemort ricevendo complimenti per un piccolo successo lavorativo. Si contrastavano i Mangiamorte ottenendo brillanti risultati scolastici.Si vinceva la propria battaglia organizzando una serata in compagnia di amici.
La normalità, quella di un'esistenza che fosse non dedita alla venerazione di un capriccioso padrone, era ancora presente nei desideri di tutti e questo desiderio allontanava indefinitamente il momento della sconfitta.

Raquel era seduta in una piccola stanza riservata ai pazienti in attese di cure o visite. Portava un paio di occhiali con sottili lenti lunghe e strette e la montatura nera. In quella stanza, con le braccia cariche di rotoli di pergamena odoranti di muffa ed inchiostro, entrò Bridget.
« Buongiorno Raquel » esordì, « il Guaritore Krims vorrebbe che tu gli dicessi per quando può contare sulle pozioni che ti ha chiesto questa mattina ».
Raquel sollevò gli occhi dalla pergamena che aveva in grembo.
« Puoi dire a Richard che le ho lasciate nel solito armadio, Bridget, grazie. » rispose la giovane.
« Non le ho viste stamani. » osservò la ragazza.
« Non c'erano » spiegò Bridget, « le ho messe mezz'ora fa. Le ho preparate dopo che me le ha chieste ».
« In così poco tempo? » domandò Bridget.
Raquel rispose con voce priva di emozioni.
« Non ho bisogno di molto tempo per quel tipo di pozioni. È una questione di pratica ».
« Giusto » convenne la ragazza, « e poi tu sei sempre stata eccezionale nel preparare pozioni ».
Raquel la guardò sospettosa. Bridget arrossì.
« Lo ha detto Richard » continuò con timore, « Hai terminato il corso per Guaritori in anticipo. Ed anche a scuola eri un portento ».
« A dire il vero i fatti sono un po' diversi » precisò Raquel, « la mia carriera scolastica ad Hogwarts non ha avuto grandi riconoscimenti ed erano proprio i voti che ricevevo in Pozioni a non essere eccellenti. Ma andavo bene ed alcuni mi ritenevano la migliore studentessa in generale ».
« Non ho frequentato Hogwarts » disse Bridget, « ma mi sarebbe piaciuto molto. Purtroppo non avevo né abbastanza soldi, né abbastanza talento per vincere una borsa di studi. D'altra parte è la miglior scuola di Magia e Stregoneria di Inghilterra. So tutti i nomi delle Case e la storia dei quattro Fondatori. Dove sei stata smistata? »
« Serpeverde. » disse Raquel con un orgoglioso sorriso. « Il Cappello Parlante ha riconosciuto il mio lignaggio degno dell'onore. È la migliore Casa in assoluto. Nulla mi bruciava tanto all'epoca come dover competere con una Babbana di Grifondoro. Ma immagino che Silente avesse i suoi motivi per preferirla come Caposcuola ».
« Chi era? » domandò con partecipazione Bridget. Poi mise una mano davanti alle labbra. « Ti sto annoiando? »
Raquel tolse gli occhiali sorridendo e li infilò nella veste.
« No. » disse. « La ragazza si chiamava Lily Evans. Era decisamente molto brava, anche se i miei voti in materie come Aritmanzia, Incantesimi, Divinazione, Storia della Magia, Babbanologia e Astronomia erano costantemente ai massimi livelli. Però era la prediletta del professore di Pozioni. E il Preside non ha mai parteggiato per i Serpeverde » sospirò, « ad ogni modo, quella sconfitta mi ha spronato in seguito per dare il mio meglio per la qualifica di Guaritrice. Ho sviluppato una significativa prontezza nel preparare e nel riconoscere veleni e pozioni ad occhi chiusi. E ti assicuro che intendo davvero quello che dico ».
« Si può riconosce qualsiasi pozione ad occhi chiusi? » ripeté Bridget, colpita.
« Non è difficile. » continuò Raquel, « Ma io spesso riconosco anche le sfumature. Per esempio posso dirti chi ha fatto ciascuna delle pozioni che trovi nell'armadio ».
Bridget sgranò gli occhi.
« Andiamo » le propose Raquel, « tra dieci minuti devo tornare dai pazienti ».
Si alzò ed accennò alla ragazza di seguirla. Attraversata la porta, le due percorsero il corridoio del reparto fino ad arrivare alla stretta sala piena di classificatori. Nell'angolo più vicino alla porta c'era anche un capiente armadio. Raquel lo indicò a Bridget.
« Scegline tre » la invitò porgendole del cotone.
Bridget diede un attento sguardo alle pozioni presenti nell'armadio e intinse in tre di esse un batuffolo di cotone, porgendoli poi a Raquel. La Guaritrice annusò per pochi secondi i primi due e tenne l'ultimo per quasi un minuto sotto il naso.
« Il secondo è il più facile » commentò, « è una delle mie pozioni Antiustioni. Il primo invece è una pozione Ossofast. L'odore acre è caratteristico di quella di Richard. La pozione Rimpolpante che ho annusato più a lungo, invece, è opera di Bigler. Puoi passarmi la fiala in cui l'hai presa? »
Bridget, con un sorriso di ammirazione, eseguì. Raquel versò una goccia della pozione sulla punta di un dito e vi passò sopra la lingua. Sorrise divertita.
« Bigler non ha solo bisogno di un aiuto con le schede dei pazienti » sentenziò, « ma anche di qualcuno che gli tenga in ordine la dispensa. Questa pozione scarseggia di uova di salamandra, controlla e vedrai che le ha finite ».
« Oh » fece Bridget colpita. « che guaio. Non possiamo usare quella pozione ».
« In realtà la pozione è ottima » replicò Raquel scuotendo la testa, « alcuni insigni Guaritori sostengono nel Protocollo Aggiornato delle Pozioni che la ricetta della pozione Rimpolpante eccede in uova di salamandra. Sono certa che Bigler lo sa, ma, se lo conosco come credo, non è l'innovazione della scienza della Guarigione ad avergli fatto cambiare la ricetta ».
« Come mai fa questi errori? » chiese Bridget tra il perplesso e l'indignato, « Dicono che Ben sia un talento irripetibile nel suo campo ».
« Dicono che riesca a fare due pozioni in un unico calderone » rispose Raquel, « ed io credo anche che sia vero. Ciò non toglie che non documenta a dovere i metodi con cui raggiunge i risultati ».
« Non ti è per nulla simpatico, vero? » suggerì Bridget.
« Niente affatto » la contraddisse Raquel. « Da un mese riordino le schede dei pazienti di Bigler e lo faccio volentieri. E non solo perché, dal modo in cui prescrive la cura esatta al primo sintomo, si capisce che ha una conoscenza eccezionale della Difesa contro le Arti Oscure ».
« E perché? » la sollecitò la ragazza.
Raquel, sentendosi arrossire, distolse lo sguardo fingendo di cercare qualcosa in un cassetto colmo di pergamene.
« perché... è un collega. » disse Raquel, « E qualunque rilievo gli faccia è capace di valutarlo con onestà. Gli ho detto che le Norme di Compilazione e Registrazione Somministrazioni impongono l'aggiornamento quotidiano delle schede dei pazienti e l'annotazione della data di aggiornamento. Non ho più visto una scheda senza data, anche se ne ho trovate alcune indietro di tre giorni ».
« Pensi che stia sprecando parte del suo talento con questo comportamento, forse? » chiese Bridget.
« Non direi proprio » precisò Raquel, « è il primo ad occuparsi dei casi che arrivano al San Mungo a seguito degli attacchi di Tu-Sai-Chi. Alcuni Auror chiedono subito di lui alla prima emergenza. È solo un irrecuperabile distratto, in certe occasioni ».
« Forse si comporta in modo particolarmente freddo e distaccato con te, mettendoti a disagio? » continuò Bridget.
Raquel tese la schiena. Si voltò verso Bridet incuriosita per l'insistenza di quelle domande.
« No » replicò, « è franco e diretto fino dal giorno in cui l'ho incontrato per la prima volta ».
« Arrivando ad essere sgradevole ed a farti desiderare maggiore distanza? » insisté Bridget.
« No, davvero, Bridget » la rassicurò Raquel, « ma hai l'impressione che Bigler non mi piaccia? »
Bridget portò di nuovo una mano alla bocca.
« Non volevo sapere qualcosa che ti riguarda » si scusò, « ho solo notato che nel suo reparto è l'unico Guaritore che chiami solo per cognome ».
Raquel aggrottò le ciglia e fissò Bridget con attenzione e perplessità.
« Credo che tu abbia ragione » osservò, « ma in realtà non c'è motivo per cui io non debba chiamarlo per nome ».
Proprio in quel momento, Ben si affacciò alla porta della stanza.
« Sono in ritardo di un paio di minuti. » esordì, « Devo staccare dal turno. » i suoi occhi si incontrarono con quelli di Raquel, « Anche tu hai finito? »
« No » rispose Raquel, « sto per tornare dai pazienti, ma dovevo parlare a Bridget per un paio di minuti » sostenne lo sguardo per un istante e continuò senza cambiare tono, « del contenuto della tua dispenza ».
Bridget cercò con scarso successo di soffocare una risatina.
« Giuro che non c'è una goccia di sangue di gigante. » disse Ben, incurvando le labbra in un timido sorriso divertito.
« Lo so bene. » replicò Raquel, « tuttavia dovrebbero esserci più uova di salamandra ».
Ben spalancò la bocca e sgranò gli occhi. Bridget rise di cuore e Raquel si unì discretamente alla risata. Poi passò a fianco di Ben con passo deciso, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli.
Ben la seguì perplesso con lo sguardo.
« Credo di aver fatto un errore a lasciare Divinazione prima del M.A.G.O. » mormorò.
« Buona giornata, Ben. » salutò Raquel, sorridendo divertita dell'espressione del Guaritore.

Ciao, belle e belli.
Inaugurazione del mio spazio recensioni. D'accordo, c'era anche il capitolo scorso, ma questa volta posso rispondere ad una recensione!
Dalastor, un saggio dei tempi antichi (o forse un filosofo moderno, ma che importa?) disse che veramente vecchio è chi non riesce più ad adeguarsi al cambiamento e ad accettare le novità. Per questo sono fiero di scrivere storie su un personaggio seguito anche da gruppi di adolescenti e pre-adolescenti.
Credo che incontrerò sempre qualcuno che arricci il naso dicendo che i miei passatempi sono caratteristici dei bambini, in quel caso la mia risposta è inevitabilmente "Sanno divertirsi. Mica fessi, loro!"
Chiusa parentesi semiseria, temo che tu abbia assolutamente ragione! I lettori di Harry Potter scarseggiano, il fandom è monopolizzato dagli shippers (a proposito: R/H forever!).
E una storia con personaggi originali ad un primo approccio risulta inevitabilmente meno allettante. Comprendere un personaggio noto è indubbiamente più facile che seguire le motivazioni di un personaggio appena incontrato. Chi continuerà a seguire questa storia, verrà ricompensato da una lettura rilassante ed emozionante, almeno spero...
Ti ringrazio per i complimenti, spero che questo e i prossimi capitoli ti piacciano.
Invito chi è arrivato fin qui ad andare avanti, perché... perché no?

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Capitolo 4
*** Legami ***


In guerra e tra le pozioni
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Legami

C'erano orfani e vedove. C'erano maghi che avevano perduto figli e nipoti. C'erano uomini e donne che erano rimasti privi di un posto dove vivere e di che mangiare. Avevano ferite che nessuna pozione era in grado di lenire, portavano pesi che nessun incantesimo poteva sollevare.
E tuttavia anche costoro resistevano, facendo tesoro prezioso di ogni parola di conforto. Anche essi vivevano giorno per giorno, ricostruendo relazioni e affetti e dedicandosi ad essi.
Legami che stringevano le persone in un abbraccio costante, che accompagnava ogni momento della giornata. Legami che divenivano anche una difesa contro i Mangiamorte, perché il loro cedere era spesso il segno che un mago aveva subito la maledizione Imperius, era stato privato della volontà e trasformato in uno strumento del Signore Oscuro. Legami che non erano infranti dalla consapevolezza che tutto poteva essere distrutto da un momento all'altro, ma anzi resi più forti.
Voldemort aveva ottenuto il terrore, ma questo non era stato sufficiente a vincere i cuori. Ed i maghi sussurravano sempre più spesso altri nomi al posto di quelli dei Mangiamorte. Nomi di eroi che li combattevano, di vittime il cui sacrificio era divenuto un esempio. I nuovi nati prendevano i nomi di coloro che erano caduti. La comunità magica rivendicava il diritto di esistere, indipendemente dal volere dell'Oscuro Signore.
Il mese di giugno passava, un altro mese di guerra.

« Dov'è lei? » chiese Raquel, entrando nella stanza.
Ben le accennò un letto. Raquel si avvicinò lentamente, rabbrividì. La giovane donna coricata sul letto aveva il volto coperto quasi completamente da una macchia scura.
« Ce la farà? » chiese volgendosi di scatto verso Ben.
Ben sostenne lo sguardo e scandì lentamente le parole.
« Reagisce bene alle cure. » la informò, « Secondo me, sì. Siete molto amiche? »
« Non la vedo da due anni » rispose Raquel scuotendo la testa, « ma le nostre famglie si frequentano da sempre. Dorothy Venglar è stata ospite a casa mia da quando avevamo tre anni ».
Tornò a guardare la paziente.
« I suoi... » riprese, « tutti quanti? »
« Sì. L'esplosione è stata tremenda. » confermò Ben.
« Non ha più nessuno, allora. » disse Raquel, « non conosco neppure le sue amiche ».
« Forse » suggerì Ben, « conosci lei ».
Le porse una foto. Dorothy era una ragazza bionda con grandi occhi nocciola, sopracciglia sottili ed un ampio sorriso. Indossava l'uniforme di scuola, su cui spiccava lo stemma verde e argento della Casa di Serpeverde. Sotto braccio a lei c'era una diciassettenne Raquel, che sembrava innaturalmente rigida, come se avesse acconsentito controvoglia a farsi ritrarre nella foto.
C'era una terza ragazza nella foto, una bella ragazza dai capelli fulvi e gli occhi verdi. Teneva Dorothy per mano e guardava oltre la foto, negli occhi della Raquel in carne ed ossa.
« Lily Evans. » disse Raquel.
« Le mando un gufo. » annunciò Ben.
« È una foto di fine anno » osservò Raquel, « un ricordo di persone che si sa di non rivedere più tutti i giorni. Non credo che siano amiche. Sono anche di estrazione sociale differente. Dorothy è una purosangue. Evans di famiglia Babbana ».
Ben si guardò intorno meditabondo.
« Forse non verrà » disse, « ma farei comunque un tentativo ».
« Sì » convenne Raquel, « non mi sembra si possa fare di più ».
Solo dopo un paio d'ore, pochi minuti prima della fine del suo tornò, Raquel vide Ben che la raggiungeva con un sorriso sollevato in volto.
« Lily Evans sarà qui a momenti » annunciò. « non mi aveva dato per certo che avrebbe visitato Dorothy, ma pare che si sia convinta che l'ospedale è un luogo sufficientemente sicuro ».
Poi Ben passò avanti e Raquel tornò ad occuparsi delle cure che stava somministrando ai pazienti. Tornò a casa per una doccia e le dovute ore di sonno. A tarda sera si svegliò per il turno di notte al San Mungo. Nel reparto quasi deserto, inventariò le pozioni disponibili, poi scese nel sotterraneo e preparò le pozioni di cui pensava di aver bisogno la mattina dopo. Verso l'alba iniziò a visitare le camere dei pazienti.
Nella camera di Dorothy, accanto al suo letto, vide Lily Evans. Era su una sedia ed aveva in braccio un bambino bruno di circa un anno, con i capelli scomposti, profondamente addormentato. Si avvicinò con passi decisi. Lily le sorrise.
« Buongiorno, Wenlock. » sussurrò la donna, « Come stai? »
« Bene. Ti ringrazio. » replicò Raquel con tono piatto, « Non sapevo che avessi un figlio ».
Il sorriso di Lily si allargò.
« Ho faticato un po' per farlo addormentare qui » spiegò, poi posò lo sguardò su Dorothy, « ma non volevo lasciarla da sola, il Guaritore Bigler ha detto che sarebbe stato molto meglio per lei svegliarsi con una persona nota accanto ».
« Peccato che abbia sempre dormito. » osservò Raquel.
« No, no » precisò Lily, « si è svegliata. Abbiamo parlato per qualche minuto. Le ho mostrato Harry... mio figlio. Poi ho cantato una ninna nanna per entrambi ».
« Non sapevo che foste amiche, tu e Dorothy. » commentò Raquel.
« A dire il vero » precisò Lily, « non ci vedevamo dal giorno della foto che mi ha mostrato Bigler. Non conosco i suoi parenti, ma siamo riusciti a rintracciare una lontana cugina che verrà domani ».
« E perché sei rimasta qui? »
« Perché io sola potevo aiutarla oggi, è un motivo sufficiente per me ».
Raquel scosse la testa e fece un sorrisino.
« Sempre una Grifondoro. » disse con una punta di acidità, « Pronta a credere di poter salvare tutto e tutti ».
« Pronta a provarci, Wenlock » replicò Lily, « Non tutti possiamo avere il discernimento dei Serpeverde per accorrere in soccorso solo di chi soccorrerebbe noi ».
Raquel avvampò. « Pensavo avessi acquistato un po' di senso pratico. » ribatté, « so che la sicurezza dell'ospedale ti preoccupa ».
Lily accostò al petto il leggero fagottino che era Harry. Il suo sguardo era diretto, duro, anche se nelle sue labbra rimaneva un sincero sorriso.
« Anche una Grifondoro conosce il limite tra coraggio ed incoscienza. E non permettiamo che dalle nostre scelte venga un pericolo per gli altri ».
« Siamo sempre tutti in pericolo, mi pare. » replicò Raquel, « Hai accanto a te una delle prove più evidenti ».
Lily non sorrideva più. Il suo sguardo era un gelido fuoco verde. Il bimbo in braccio a lei mosse un braccino.
« Ti sei accorta che Venglar è stata in pericolo di vita, Wenlock? È davvero una sorprendente notizia. Sai, ho pensato che tu fossi troppo indaffarata per accorgerti che lei era in questo letto. Il letto accanto a cui IO sono seduta ».
« Non è l'unica persona che stia male qui. » balbettò Raquel.
« Un'acuta osservazione » la rimbeccò Lily, « tuttavia credo che sia l'unica ad essere stata nella tua classe ad Hogwarts e ad aver seduto accanto a te a tutti i banchetti di inizio anno. Tu la chiami per nome, se non ho sentito male ».
Harry aprì gli occhi, scuotendo la testa.
Raquel mise le mani ai fianchi. « Non ho mai accettato lezioni da te, Evans! » esclamò.
Harry voltò il capo verso la Guaritrice. Due occhi identici a quelli di Lily la fissarono, identici in tutto eccetto che nello sguardo vago e l'espressione assonnata.
« Forse avresti dovuto, qualche volta. » concluse Lily. Si alzò, spostando Harry nelle sue braccia e scuotendolo dolcemente per farlo addormentare di nuovo.
« Ora che sei finalmente arrivata, comunque » continuò, « non c'è motivo che io rimanga. Sempre che tu non abbia intenzione di ignorare la sua presenza qui una seconda volta ».
Non c'era allegria nel sorriso di Lily, ma una sarcastica espressione di sfida. Si alzò mugugnando dolcemente un lento motivetto. Raquel strinse le unghie sulla spalliera della sedia da cui Lily si era appena alzata.
« A volte mi meraviglio » disse Raquel fra i denti, « di come una strega di nascita Babbana possa arrivare a mostrare tanta superiorità nei confronti di maghi di stirpe ben più nobile ed antica ».
Lily arrivò alla porta, sempre cullando Harry. Sulla soglia si voltò verso Raquel.
« Lo immagino » commentò, « d'altra parte io mi sono sempre chiesta come molti cosiddetti maghi purosangue non riescano a fare un confronto tra se stessi ed altri maghi senza considerare l'appartenenza alla comunità magica dei loro defunti antenati ».
« Appartenere ad un'antica famiglia di maghi » insisté Raquel allontanandosi dal letto di Dorothy, « vuol dire aver vissuto consapevoli della forza della comunità magica, vuol dire non avere mai avuto il dubbio che la magia appartenga alla nostra vita. E noi purosangue siamo certi che vinceremo la guerra contro Tu-Sai-Chi perché sappiamo come sempre, fin dal medioevo, le vicissitudini della storia magica e Babbana sono state affrontate e superate. Noi siamo capaci di affrontare Tu-Sai-Chi senza cercare di sfuggirlo ».
« Sei certa di vincere questa guerra? » domandò Lily, « Dopo che una tua amica ha appena perduto tutta la sua famiglia? La vostra presunzione ha consentito ai Mangiamorte di spadroneggiare incontrastati troppo a lungo. La presunzione e la vostra indifferenza di fronte alle prime vittime di queste atrocità. I figli di Babbani, i più deboli, i loro protettori. Coloro che riuscite sempre a giudicare inferiori. E davvero ritieni di essere in grado di affrontate il Signore Oscuro, quando non osi nemmeno pronunciare il nome di Voldemort? »
Raquel emise un urlo soffocato e si portò una mano al petto. Le sue gambe tremavano.
« Io ti auguro sinceramente, Wenlock » continuò Lily, « che nessuno inizi mai a dare la caccia a te o ad uno dei tuoi cari. Che tu non debba chiederti se sei al sicuro ogni volta che esci di casa ».
Raquel cercò di trovare la voce per ribattere, ma scoprì che all'udir pronunciare il nome di Voldemort i suoi polmoni si erano come svuotati, la sua lingua paralizzata. Lily riprese a canticchiare la sua nenia che divenne sempre più fievole mentre la giovane si allontanava lungo il corridoio.

Ciao CEIWEN. Benvenuta tra i recensori.
Personalmente sono giunto alla conclusione che nell'ambiente delle fanfiction c'è un enorme bisogno di buoni recensori. Autori bravi se ne trovano, se fossero recensiti come meritano si potrebbero trovare più facilmente. E recensire non è un compito facile... a proposito mi ero proposto appunto di lasciare recensioni a... beh, lo farò, lo farò...
Sono perfettamente d'accordo con te: mai ignorare i nostri sogni, che ci spingono a fare migliore la nostra vita. E la sindrome di Peter Pan va esorcizzata. È patologico il rifiutare le responsabilità degli adulti, non il godere dei passatempi dei bambini.
Dalastor sei sempre lì? Ti assicuro che non ti ho risposto con malizia, solo più tardi ho trovato il tuo nick in un forum di Auror... che ci facevo lì? Non lo sai? Noi Sider spiamo il nemico, così da anticipare le sue mosse e costringere la Rowling a scrivere R/H. :-D
Il conto degli accessi alla storia va da 73 (primo capitolo) a 18 (terzo)... e io dovrei aggiornarla più rapidamente, ma ho strordinari al lavoro. Chiedo pertanto scusa ai coraggiosi che ancora cliccano con il loro mouse. Buona giornata.
Rik

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Capitolo 5
*** Esequie ***


In guerra e tra le pozioni
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Esequie

La comunità magica soffriva. Il bisogno di sfuggire alla morsa invisibile di Lord Voldemort era da tempo insopprimibile. Il Ministero della Magia valutava e perseguiva diverse strategie per liberare maghi e streghe da quella insopportabile morsa.
La più facile tra queste strategie era anche la meno controllabile. Quella che portava a risultati più immediati era anche quella che implicava conseguenze e rischi imprevedibili.
Era la strategia di adottare gli stessi mezzi dei Mangiamorte. Agli Auror, ai difensori della comunità magica, venne consentito di usare con frequenza sempre maggiore le Maledizioni Senza Perdono, le più orribili offese alla persona che i maghi conoscessero.
Il primo sostenitore di questa strategia era lo stesso Capo delle Forze dell'Ordine Magiche, Bartemius Crouch. Per suo ordine si battevano le città e le campagne, in cerca di noti sostentori di Voldermort, per consegnarli alla giustizia, vivi o morti. Per sua volontà si inviavano i sospetti al carcere duro prima che avessero luogo i loro processi.
I conflitti tra Mangiamorte ed Auror divennero spesso mortali e non mancarono gli innocenti che perdevano la vita in queste violente, spietate battaglie. Innocenti di ogni età, spesso incapaci di fuggire perché troppo anziani o molto malati. Innocenti la cui precoce fine provocava inevitabilmente commozione tra tutti i maghi di Inghilterra, al pari del sacrificio di Auror morti nel corso della battaglie, e le più insigni personalità della comunità magica rendevano immancabilmente onore a questi caduti.

Nel lago si specchiavano verdeggianti montagne e fugaci nuvole candide. Il sole di luglio illuminava e riscaldava tutte le sponde. Un grande castello sorgeva su una delle sponde, un castello che non somigliava a nessun castello Babbano, per la varietà degli stili che lo costituivano.
Raquel l'avrebbe riconosciuto al primo sguardo in qualsiasi condizione di luce, da qualsiasi punto avesse potuto scorgerlo. Era il castello di Hogwarts e la sede della più nota scuola di Magia e Stregoneria di Inghilterra.
Dorothy guardò a lungo il castello. Le sue lunghe sopracciglia sottili erano di nuovo apparse a sottolineare le espressioni del suo viso. Una macchia di colore rosso scuro le andava dallo zigomo destro al mento, circondandole la bocca, senza alterare la dolcezza del sorriso di quel momento.
« Quanti ricordi, Raquel. » disse, « Giorni senza pensieri. C'erano gli esami certo, ma anche la convinzione che nulla potesse minacciare le nostre vite ».
Inspirò e chiuse gli occhi.
« E Hogwarts è ancora qui. » continuò, « Certe cose non sono cambiate. Non è vero che Tu-Sai-Chi può tutto ed è al di sopra di tutto. Questo è un luogo sicuro, per questo ci troviamo insieme qui adesso ».
Riaprì gli occhi ed incontrò lo sguardo freddo di Raquel, che in luogo della veste da Guaritrice aveva un abito blu notte, con piccoli discreti merletti al collo e alle maniche. Dorothy vestiva in nero, con pochi prezioni ricami d'argento sul petto.
Raquel distolse lo sguardo. Dorothy si chinò verso di lei per studiarne l'espressione.
« Stavi per dire qualcosa di terribile e cinico. » indovinò.
Raquel tornò a guardare l'amica negli occhi.
« È vero » confessò, « pensavo che il professor Selten non avrebbe dovuto abbandonare un luogo tanto sicuro. Siamo qui per il suo funerale ».
Si voltò. Davanti a lei una folla di persone in abiti scuri camminava lungo le sponde del lago. Riconosceva moltissimi dei presenti, specialmente suoi coetanei. Gli studenti di Hogwarts negli anni del suo diploma. Dalla folla un volto noto si girò verso di lei e le fece un ampio cenno di saluto a cui rispose timidamente.
« Sempre la solita rubacuori » disse Dorothy ridendo, « chi hai ammaliato con il tuo algido fascino? »
Raquel sentì un curioso ed inatteso senso di vertigine.
« Non l'hai riconosciuto, vedo » osservò, « è Ben Bigler, il Guaritore che ti ha avuto in cura ».
« Ora ricordo » esclamò, « è stato bravissimo, presto i segni delle ustioni saranno appena visibili. Chi è quella bionda mozzafiato vicino a lui? »
« Non ne ricordo il nome » rispose Raquel, « ma è la moglie di Richard, il mio capo. È molto giovane e credo che sia straniera. Anche lui è vicino a lei, lo vedi? »
« E non mi dirai che quel Bigler è venuto da solo? È semplicemente irresistibile. Se mi avesse salutato come ha salutato te, mi sarei gettata tra le sue braccia ».
Raquel sentì la gola seccarsi.
« Non c'è nessun motivo per cui dovrei abbracciarlo. » spiegò, « Non credo che abbia interesse in nessuna in particolare. Con il lavoro che abbiamo non c'è il tempo per avventure romantiche ».
« Un altro grosso guaio che viene da questa guerra » sospirò Dorothy, « sembra che non ci sia abbastanza tempo per i sentimenti. Si fa una fatica terribile a trovare un corteggiatore. Dovresti uscirci ».
« Con chi? » chiese sorpresa Raquel.
« Ma con il tuo Guaritore Bigler. » la canzonò Dorothy, « scommetto che non gli hai dato nemmeno un indizio che ti interessa, come hai sempre fatto a scuola. Nessuno sembrava degno della tua attenzione e tu a chiederti perché non ricevessi inviti ad Hogsmeade, il giorno di San Valentino ».
« E cosa ti fa pensare che mi interessi? » domandò Raquel.
« Ma è ovvio » replicò Dorothy, « ne parliamo da due minuti e tu non hai ancora enumerato i suoi difetti ».
« Forse perché non ne ha. » suggerì Raquel rossa in volto.
« La signorina Senzamacchia che scopre la perfezione altrui! » esclamò Dorothy portandosi teatralmente la mano destra sul cuore, « È vero amore, non c'è dubbio ».
Raquel alzò un braccio nell'atto di colpire Dorothy, che sollevò il suo per pararsi, ma tutte e due ridevano di cuore.
« Ho sempre odiato quel soprannome! » protestò Raquel.
« Mi perdoni signorina Wenlock » disse Dorothy con lacrime d'ilarità agli occhi, « non intendevo offenderla... ehi! Quella è Lily! »
« Lily chi? » chiese Raquel, ma le bastò alzare gli occhi per distinguere tra la folla la folta capigliatura fulva della ex studentessa di Grifondoro, accompagnata da un giovane alto e moro dai capelli irrimediabilmente scomposti.
« Lily Potter. » spiegò Dorothy, confermando il sospetto che Raquel aveva avuto cogliendo l'atteggiamento della coppia.
« La Evans ha sposato quell'idiota di Potter » disse meravigliata, « sapevo che le manca il buon senso, ma fino a questo punto... »
« Potter è stato un idiota da ragazzo » convenne Dorothy, « un idiota meravigliosamente attraente. Ma già nell'ultimo anno ad Hogwarts è diventato più responsabile. Lily mi ha raccontato in gran parte la loro storia ».
« Vi vedete spesso? » si informò Raquel.
« Vorrei » rispose Dorothy crucciata, « ci siamo scritte un gufo al giorno, nell'ultimo mese. Ma non è facile incontrarsi. Lei deve badare al bambino, il piccolo Harry, ed ha poca liberta di movimento per ragioni di sicurezza ».
« Non è la sola ad essere in pericolo. » commentò Raquel.
« Lei non mi ha detto nulla » aggiunse Dorothy, « ma ho impressione che i Mangiamorte vogliano colpire le persone vicine a Silente. Sai che è l'unico di cui Tu-Sai-Chi abbia realmente paura. Vado a salutarla ».
A lunghi frettolosi passi si allontanò da Raquel, che rimase ferma sul posto.
« E se ci perdiamo? » chiese Raquel. Ma Dorothy già non la sentiva più.
Si persero. Raquel assistette da sola alla commemorazione del professor Selten. Il professor Kettleburn, insegnante di Cura delle Creature Magiche, ne era un buon amico. Fu lui a descriverne la personalità, con un breve sentito discorso, che Raquel apprezzò moderatamente. Attese che la folla si allontanasse dal luogo ove si erano raccolti, cercando di individuare la ragazza.
Qualcuno invece individuò lei e la chiamò. Era nuovamente Ben, in compagnia di un uomo dalla lunga barba d'argento e dagli occhiali a mezzaluna, il preside Albus Silente.
« Buongiorno, Raquel » la salutò Silente.
« Signor Preside » disse Raquel con un sorriso, « la trovo in salute ».
« Sì, » confermò Silente, « mi sento ottimamente, grazie. Benjamin mi parlava proprio di te prima, mi diceva che apprezza molto il lavoro che fai. Sono contento, se ti trovi bene come sembra ».
« Sì, » convenne Raquel, « ho imparato molte cose, dopo aver lasciato Hogwarts ».
Silente la fissò da sopra i suoi occhiali a mezzaluna, lo sguardo dei suoi vivaci occhi azzurri sembrava giungere fino alle profondità dell'anima. Fece un cenno a Ben, che si allontanò di alcuni passi.
« Bene. » commentò Silente, quando Ben si fermò, diversi metri più in là, « Sapevo che avresti appreso con ottimi risultati qualsiasi disciplina. C'è una lezione che ancora non hai imparato. Nemmeno ora, nemmeno dal professor Selten ».
« Il professore è morto, Preside. » disse fredda Raquel.
« È proprio questa la lezione, Raquel » spiegò Silente, « Nessuno può scegliere quando morire, ma possiamo scegliere come vivere. E per chi vivere ».
Nel corso della sua permanenza ad Hogwarts, Raquel era divenuta avvezza tanto alla vena di imprevedibile umorismo che il Preside collocava nei discorsi più seri, quanto alle brevi frasi criptiche che invitavano a comprendere verità spesso aliene ad interminabili e dettagliate argomentazioni.
« Preside, mi sono già diplomata nella sua scuola » disse brusca, « non vedo perché lei debba darmi altre lezioni ».
Silente sorrise.
« È una mia debolezza » spiegò, « non riesco a dimenticarmi di quando i maghi e le streghe di oggi erano miei studenti. I migliori come i peggiori. » la luce del suo sguardo sembrò smorzarsi per un'istante. « Tu sei stata una ottima studentessa, Raquel, quest'ultima lezione ti renderà una strega esemplare. Ma non credo di potere essere io ad insegnartela ».
Fece un cenno a Ben che raggiunse i due in pochi passi. Sorrise timidamente a Raquel.
« Credo che sia la prima volta che ti vedo fuori dal San Mungo » osservò Raquel, « vedo che anche tu hai deciso che dovevi mettere da parte il lavoro ».
« Essere qui » spiegò Ben, « è ancora più importante che lavorare in ospedale ».
Raquel lo fissò confusa.
« Curiamo le persone, perché ci interessa la loro vita. » aggiunse Ben, « La salute è uno strumento indispensabile per un obiettivo diverso, la nostra armonia con il mondo che abbiamo intorno ».
Raquel gettò una discreta occhiata all'espressione serena di Silente. Sperò che Ben stesse imitando il modo di parlare del Preside e non fosse stato colto dall'esigenza di parlare per enigmi o da qualche maledizione che avvicinava alla follia. Stava cominciando a sentirsi a disagio.
« Scusate » disse pensando di allontanarsi, « devo cercare Dorothy Venglar, le ho promesso che avremmo cenato insieme e non riesco più a trovarla. Spero professor Silente » aggiunse con ironia, « che lei non rimanga deluso dal fatto che questa sera non offrirò all'ospedale il mio apprezzato lavoro ».
« Niente affatto » replicò Silente, « anche perché la signorina Venglar mi ha detto che avevate questa intenzione e mi ha pregato di porgerti le sue scuse, chiedendoti di rimandare la vostra cena ad una altra occasione ».
« Cosa? » chiese incredula Raquel.
« Ha ricevuto un invito poc'anzi dai Potter e dai loro amici » spiegò Silente, « mi ha chiesto di ricordarti che da un mese aspetta l'occasione di ringraziare Lily Potter per il suo conforto. D'altra parte sono certo che tu meriti una serata di riposo e piacevole compagnia, di tanto in tanto ».
Guardò l'uomo al suo fianco, « Benjamin non vorresti invitare Raquel a cena, questa sera? »
L'uomo abbassò lo sguardo. A Raquel nessun punto del suolo di Hogwarts era mai sembrato tanto molle.
« Mi dispiace Raquel » disse Ben, « purtroppo ho già un impegno con i Volontari del Soccorso Antimaledizioni, ma ti prometto che riceverai presto un mio invito a cena ».
« Allora ci conto, Ben. » disse con voce miracolosamente ferma.

In questo angolo della risposta alle recensioni mi limito a registare che in una settimana il capitolo precedente è stato cliccato una sola volta.
Ammesso che non sia stato io stesso a farlo, mi domando come mai ci sia stato quel click. Qualcuno si è sbagliato? Si è perso nel sito? Cercava una Draco/Hermione con un titolo simile?
Ero in dubbio se aggiungere alle note il pairing James/Lily per attirare i lettori, visto che i personaggi compaiono nella storia, purtoppo Erika ha precisato che NON SI FA :-P.
Allora mi sono messo a fare autocritica e constatare quanto l'introduzione alla storia fosse poco accattivante. Ho provato a cambiarla, aggiungendo una notizia relativa a questa storia che mi ha decisamente sorpreso...
A dispetto della scarsa attenzione manifestata in questo sito, "In guerra e tra le pozioni" è stata premiata con il secondo posto al contest di AccioFanfiction dedicato agli "Anni del Terrore"!
Voglio farmi i complimenti da solo, anche perché se da queste parti aspetto che me li faccia qualcun altro, fa in tempo ad uscire il settimo film. :-P
Buona giornata a tutti :-D.
Rik

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Capitolo 6
*** Conseguenze ***


In guerra e tra le pozioni
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Conseguenze

In agosto Bartemius Crouch visitò l'ospedale San Mungo. Accompagnato da alcuni Auror anziani, fu accolto con curiosità dai pazienti e dai Guaritori. A detta dei più, Crouch sarebbe presto diventato Ministro della Magia ed il discorso che il Capo delle Forze dell'Ordine Magiche fece in quell'occasione aveva evidenti contenuti programmatici.
Il mago non si limitò all'iniziale ringraziamento ai Guaritori per il lavoro svolto nei confronti delle vittime dei Mangiamorte, ma volle sottolineare la pari importanza per la comunità magica dei ruoli dei Guaritori e delle Forze dell'Ordine.
Sottolineò come le strutture simili al San Mungo erano necessarie in quel momento di guerra e come lo sarebbero state anche dopo la vittoria contro i sostenitori del Signore Oscuro. Le conseguenze della brutalità dei Mangiamorte, ricordò Crouch, avrebbero segnato gran parte delle famiglie di maghi di tutta l'Inghilterra.
Conseguenze in alcuni casi visibili sui corpi, sui volti, sulle espressioni di vittime che avrebbero trascorso il resto della loro vita in una progressiva ma interminabile guarigione. Conseguenze in altri casi individuabili nelle nevrosi, nelle insicurezze, nelle ossessioni di coloro che avevano attraversato il duro travaglio. Conseguenze, infine, nascoste e interminabili, di qualcuno segnato dalla violenza del Signore Oscuro in modo così radicale o così profonda da fare di quei segni parte integrante della propria vita.
Perché, concluse Crouch, questa guerra infame arrivava sovente in luoghi che erano ritenuti inviolati.

« Siediti, Ben. » comandò Raquel, con un doloroso sospiro.
Ben si trovava nello stretto ufficio del reparto, accanto alla scrivania dalla quale Raquel lo aveva interrogato già alcuni mesi prima. Il Guaritore cercò per un istante lo sguardo della collega. Uno sguardo deciso e triste, ma né furioso né minaccioso. Obbedì.
« Cosa succede, Raquel? » chiese.
« Non eri qui quando è venuto Bartemius Crouch. » disse Raquel.
Ben alzò le spalle.
« Non mi è molto simpatico, se devo essere onesto » ammise, « metodi brutali, sprezzante, capace di credere che il mondo può essere salvato solo da coloro che hanno preservato la purezza del loro sangue ».
« Eri al Soccorso Antimaledizioni, mi hanno detto. » continuò Raquel.
« Probabile » confermò Ben, « è lì che vado quando non sono di turno ».
Raquel si avvicinò e strinse con le unghie la superficie del tavolo. Ben poté vedere che i suoi occhi erano lucidi.
« Ci vai molto spesso a quanto mi risulta. » osservò.
« Sì, vero anche questo. » commentò Ben.
« Tre settimane fa mi avevi detto che saremmo andati a cena fuori. » aggiunse Raquel.
« Non l'ho dimenticato » spiegò Ben, « ma non ho trovato una sera in cui fossimo entrambi liberi dai nostri turni di lavoro. Ti assicuro che ho fatto il possibile. » le rivolse un sorriso candido.
Raquel si voltò e si allontanò dall'uomo.
« Tu non ti riposi affatto, Ben. » gli disse dandogli le spalle.
« Faccio il possibile per aiutare, Raquel » continuò Ben, « fa parte del mio lavoro ».
Raquel dava ancora le spalle a Ben.
« Sono stata al Soccorso Antimaledizioni » dichiarò, « il giorno dopo la visita di Croch. Ci tenevo davvero alla nostra cena. E la tua assenza mi aveva anche preoccupato più del dovuto ».
Si voltò. Teneva le braccia incrociate e le tremavano le mani.
« O meglio, meno del dovuto. » si corresse la giovane.
Il viso di Ben perse un po' di colore. Raquel proseguì.
« Non eri al Soccorso Maledizioni e non eri neppure al San Mungo. In cuor mio speravo che ti fossi preso una giornata di riposo, ma per tranquillizzarmi ho chiesto tue notizie alla Società di Soccorso Suburbana. » la giovane si arrestò e riprese faticosamente fiato. Ben stringeva i pugni sulla scrivania.
« Non eri lì. » annunciò Raquel, « Non c'eri mai stato... o meglio, non tra i malati. Però ti conoscevano. E piuttosto bene ».
« E sei rimasta sorpresa » domandò Ben con un sorriso forzato, « che voglia dedicare del tempo, con il mio lavoro, anche ad altre vittime di questa guerra? »
Raquel strinse gli occhi e chinò la testa.
« Sono rimasta sorpresa » rispose, « e mi sono insospettita per il fatto che non avessi mai accennato a questa tua attività. Così ho continuato a cercare tue notizie. Ho trovato ventidue diverse associazioni di volontari per l'assistenza alle vittime di Tu-Sai-Chi con cui hai collaborato saltuariamente, disseminate nei dintorni di Londra e quattro nei pressi di Hogsmeade ».
« Credo che tu non ne abbia dimenticata nessuna » commentò asciutto Ben, « hai fatto un lavoro degno della tua fama. Cosa ne hai concluso? »
« Sai perfettamente dove voglio arrivare Ben. » disse la voce tremante di Raquel, « Tu non ti riposi. Tu non dormi da mesi. E non hai solo il problema di invitarmi a cena, ma ti manca quasi il tempo per mangiare. E ho dovuto scoprire come fai a sostenere questa fatica ».
Ben portò una mano alla tempia.
« Vai avanti. » la invitò.
« Credo di aver formulato l'ipotesi giusta in meno di un secondo. » raccontò la Guaritrice, « D'altronde la tua abilità come pozionista è risaputa. L'altra ipotesi plausibile, quella che tu facessi uso di una Giratempo, mi sembrava meno valida perché non eri mai in due posti contemporaneamente. Così ho perquisito la tua dispensa personale ».
« Eh?! » escalmò Ben.
« Secondo le Normative Disciplinari in funzione della Sicurezza Ospedaliera » citò Raquel, « la richiesta della perquisizione di dotazioni dei Guaritori va effettuata mediante il modulo 76 barra nove. Deve essere formulata per la sussistenza di gravi motivi e controfirmata dal Direttore dell'ospedale ».
« Hai informato di tutto questo il Guaritore Shanklin? » indovinò l'uomo, fissando la giovane con orrore.
« Niente affatto Ben » lo contraddisse Raquel, « il modulo 76 barra nove ha una netta somiglianza con il modulo 85 bis, per la richiesta di supporto di prestazioni dei Guaritori presso un altro reparto al di fuori dell'orario di lavoro. Di prassi, non c'è bisogno di una richiesta ufficiale in questi casi. Gli ho detto che ne avevi bisogno per chiedere il rinvio di una convocazione come esperto da parte delle Forze dell'Ordine Magiche ed il Guaritore Shanklin ha firmato il modulo senza leggerlo ».
« Decisamente astuto. » disse Ben, il cui sguardo tradiva una certa ammirazione ed un considerevole stupore. « Nessuno dubita della tua competenza in termini di regolamenti ».
« L'autorizzazione » continuò Raquel, « è necessaria all'elfo che ha in custodia i locali. Una volta avutala, ho ispezionato subito la tua dispensa. Nascosto, ma non abbastanza bene per chi sa che cosa cercare, ho trovato quello che immaginavo ci fosse ».
« E...? » fece Ben, la cui espressione tesa contrastava con lo stupore del suo sguardo.
« In rispetto dell'articolo dodici, comma ventuno delle Normative, ho riconsegnato il modulo debitamente compilato, con l'esito dell'ispezione. Ho scritto che non ho trovato nulla di irregolare ».
Ben era incredulo. « Perché? » chiese con un sussurro.
Raquel scosse la testa. « Perché non mi avresti mai perdonata se ti avessi denunciato, Ben. » replicò.
Con un sospiro, la sua mano si infilò in una tasca della veste e ne ritornò stringendo una piccola fiala, che porse al Guaritore. « Ho preso questa solo per analizzarla, anche se dal colore e dall'odore ero ormai certa di quello che sospettavo ».
Ben tese la mano e raccolse la piccola fiala con un liquido azzurrognolo che la ragazza vi fece scivolare. La mise in una delle sue tasche.
« Ti stai uccidendo, Ben, lo capisci? » chiese Raquel, « La pozione Bruciasonno altera il metabolismo e induce dipendenza. Se non smetti adesso, non vivrai più di un altro anno ».
« Magari invece non vivrò neppure un altro giorno » replicò con fermezza Ben, « la guerra che ci circonda può colpirci in ogni momento. Questo è un fatto. E non solo, non possiamo semplicemente sperare di sopravvivere. Questa guerra la dobbiamo vincere. Tu-Sai-Chi deve essere sconfitto. Te lo dissi quando ci siamo conosciuti. Dobbiamo vivere i nostri giorni in libertà e con gioia, non nella servitù e nel terrore ».
« Vivere in armonia con quello che ci circonda » ricordò Raquel, « è più importante che stare in salute. Me lo hai detto il mese scorso. È questo che intendevi allora, siamo in guerra e lasci che la tua vita si consumi perché attorno a te la nostra gente si sta consumando. Vuoi vivere la loro stessa sofferenza ».
Ben annuì. « Io finirò assieme a loro, la mia vita con la lora vita. È quello che intendo fare. Lascerò il San Mungo, domani, ma non voglio fermarmi ».
« Rimani, Ben. » lo pregò Raquel.
« Come? » chiese l'uomo.
« Perché credi che abbia imbrogliato e spiato per scoprire la verità? » chiese Raquel, tiepide lacrime le rigavano le guance. « Ho sentito frantumarsi il mio cuore ogni volta che scoprivo che tu lavoravi in un posto diverso. Ho creduto di svenire mentre prendevo dalla tua dispensa la fiala della pozione Bruciasonno. Ho avuto bisogno di una pozione calmante quando le analisi che ho fatto alla fiala ne hanno confermato il contenuto. Io sono innamorata di te. Credo da mesi, forse dal giorno stesso in cui ti ho conoscuto, forse dal giorno della pozione con il sangue di gigante. » al ricordo, fu scossa da un rumoroso singhiozzo, una risata soffocata dal pianto.
« Raquel, io... » iniziò Ben.
« Rimanimi vicino » insisté la giovane, « anche se sono una petulante, noiosa, inesperta Guaritrice. Anche se tutto l'ospedale mi imita mentre cito i regolamenti. Non voglio altro. Sono solo una egoista ».
Ben si alzò, si avvicinò lentamente a Raquel e le carezzò una spalla.
« Se le circostanze fossero diverse » disse, « ti avrei invitato a cena mesi fa. Avrei voluto conoscere i tuoi gusti e le tue opinioni. Avrei parlato con te di musica e danza, invece che di fatture e pozioni. Sei bella e intelligente. Come uomo, ti trovo molto interessante. E il modo con cui mi aiuti, mi conforta. Anche per merito tuo sono in armonia con questo mondo ».
Il cuore di Raquel batteva veloce, le lacrime avevano smesso di scendere.
« Un mondo in lotta contro la morte... » continuò l'uomo, « ma l'unico di cui io possa far parte. Un mondo in cui possiamo e dobbiamo sperare ».
Raquel passò i polsi della veste sulle guance, cancellando le lacrime dal viso.
« Farò parte della tua vita finché ne avrai. » disse decisa, « Sarò accanto a te ogni volta che lo vorrai ».
Gli gettò le braccia intorno al collo e gli stampò un bacio sulle labbra. Si staccò dopo un istante rivolgendogli uno sguardo audace ed imbarazzato. Ben era arrossito.
« Credevo che ci fosse qualcosa in un regolamento a riguardo delle espressioni di affetto di carattere privato. » osservò.
Raquel si voltò di lato, verso un classificatore. I suoi capelli ondeggiarono fluenti.
« Sono assolutamente vietate. » gli rammentò Raquel, « Nelle Norme Deontologiche di Guaritori e Personale Ausiliario, al capo quarto negli articoli trenta, trentacinque e trentasei. Ma anche nelle Linee Guida Operative del personale dell'Ospedale San Mungo, sesto paragrafo. Per non parlare del nuovo Regolamento per la Salvaguardia del Personale, promulgato in seguito all'accresciuta attività dei soggetti violenti comunemente noti come Mangiamorte, articolo primo, commi due e nove ».
Gli rivolse un sorriso malizioso.
« Perché me lo chiedi? »

Spazio delle risposte alle recenzioni vuoto per assenza di recensioni. Un grazie a Roby chan che ha avuto il pensiero di commentare questa storia via mail.
Con ulteriore feedback ho solo le 7 letture dell'ultimo capitolo... Mah... Rik

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Capitolo 7
*** Decisioni ***


In guerra e tra le pozioni
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Decisioni

Le giornate si erano ormai accorciate. Il rapido giungere del crepuscolo nel mese di settembre sembrava quanto mai indicato alle vicende della comunità magica, che era determinata ad affrontare altri interminabili mesi di battaglie.
Ma come l'alternarsi delle stagioni, anche i fatti della vita non erano stati alterati dalla guerra e dai suoi orrori.
Al tempo dovuto, i bambini abbandonavano il ventre materno ed emettevano il loro primo vagito. Quando il corpo era ormai stanco, gli anziani giungevano pacificamente al riposo eterno. Il compimento del diciassettesimo anno di età, segnava l'ingresso nella vita adulta per i giovani maghi e le giovani streghe.
E si celebravano matrimoni.
Anzi spesso la scelta di convolare a nozze veniva presa in modo affrettato a causa dell'incertezza del momento. Gli ostacoli che tradizionalmente sussistevano a questo genere di decisioni venivano del tutto ignorati.
Volevano sposarsi anche uomini e donne molto giovani, non si faceva caso alla differenza di età, corteggiamento e fidanzamento raramente duravano più di un anno, le possibilità economiche erano considerate di importanza secondaria, la stessa nobiltà del casato di appartenenza aveva temporaneamente cessato di essere una questione imprescindibile.
Perché temporeggiare un solo giorno, un giorno di quella spiegata guerra, poteva significare non poter più celebrare il matrimonio. Avere un giorno in più da condividere con una persona amata, uno dei pochi conforti sicuri di quel tempo maledetto.

Dorothy fece scattare la serratura della porta dopo averla chiusa dietro di sé. Da una tasca della veste nera che indossava, impreziosita da elaborati ricami, estrasse una bacchetta e recitò « Colloportus », con una espressione insolitamente tesa.
Una pallida sfera luminosa illuminava il volto di Raquel nella penombra della stanza, che aveva pesanti tende scure sulle finestre. La Guaritrice sorrise, la bocca e gli occhi fremevano di gioia mentre la pelle del viso era tirata. Indossava una veste bianca, su cui portava un mantello color avorio. Era seduta su una antica sedia di legno pregiato.
« Sei venuta a prendermi, Dorothy? » chiese Raquel, « Ben è già arrivato? Credevo che non sarebbe stato qui prima di dieci minuti ».
« No! » sbuffò Dorothy, « No, non è Ben. È zia Viclinda, vecchia bisbetica ».
Raquel si concesse una risatina. « Non è una novità che lo sia, come mai oggi ti turba tanto? »
Dorothy allargò le braccia ed alzò gli occhi al cielo.
« Indovina? » fece sarcastica, « Ha ricominciato il suo solito ritornello, frasi senza senso che fanno tutte rima con Bartemius Crouch ».
Raquel guardò l'altra con malizia. « Mi pare che avevi detto che stavi cercando un corteggiatore, o sbaglio? »
Dorothy batté il piede a terra.
« Mi prendi in giro? » esclamò, « Per cominciare il figlio del vecchio Crouch non mi sta corteggiando. Ed il fatto che non corteggi nessuna, non significa certo che stia aspettando le mie moine per cadere ai miei piedi. Poi è perennemente cupo e tetro, certe volte mi fa venire i brividi quando parla ».
« Sei decisamente una spostata, Dorothy. » commentò Raquel.
« Una spostata? » protestò Dorothy, « Guarda che io inquadro le persone meglio di come fai tu con le pozioni e non mi sbaglio quasi mai. Barty Crouch Junior è un ragazzino troppo viziato per accorgersi che esistono altre persone nel mondo. Persone che non hanno la sua nobiltà di sangue e che non sono da meno di lui ».
« Un bel problema » la provocò Raquel, « considerata la tradizione di famiglia dei Venglar di far sposare le proprie figlie con i rampolli dei Crouch ».
« Un problema di mia cugina Amneris » replicò Dorothy, « ho intenzione di cederle questo prezioso privilegio ».
« Ma tua cugina ha otto anni! » osservò Raquel.
« Sono dell'idea che sposare un uomo più anziano sia salutare per ogni donna » sentenziò Dorothy, « dovresti condividere la mia idea, visto che stai per sposare Ben ».
Raquel arrossì. Si alzò lentamente dalla sedia e giunse alla finestra, scostò le tende e lasciò che la tenue luce di un cielo nuvoloso le illuminasse la figura. Il suo mantello, pregevomente ricamato in finissimi argento ed oro, recava sulle maniche e sul dorso il disegno di un rampicante fiorito attorcigliato al corpo di un drago.
Guardò le nubi in cielo. Nessuna di esse annunciava la tempesta che avrebbe potuto abbattersi in quel preciso momento su qualsiasi mago e qualsiasi strega. Era un mattino tiepido, sebbene non ci fosse il sole.
« Non ho mai pensato all'età di Ben. » mormorò Raquel, « O al suo casato, o alla sua ricchezza. Lui è Ben, così come è. Se lo volessi diverso non lo avrei più. Tu non credi? »
« Nessuno lo fa, ormai. » disse Dorothy. « È la guerra ».
Raquel chiuse le tende. « Ma io lo avrei fatto anche se non ci fosse la guerra ».
Dorothy sgranò gli occhi.
« La più razionale, controllata e prevedibile ragazza che io conosca infine ha ceduto ad un incontrollabile amore. Sorprendente ».
« Ne sono lieta » aggiuse Raquel con un tremulo sorriso, « nonostante non sia corrisposta ».
« Che vuoi dire? » chiese Dorothy aggrottando le ciglia, « Ben ti adora! »
« Mi adora, sì. » confermò Raquel « E mi ha chiesto di sposarlo. E vogliamo avere presto dei figli. Ma lui lo fa perché questo è un tempo di guerra. Io lo faccio perché non riesco a farne a meno. Io sto male senza di lui ».
Nella fioca luce della stanza, Raquel sapeva che Dorothy non poteva vedere i suoi occhi lucidi. Sapeva anche però che la giovane non aveva bisogno di vedere le sue lacrime per intuirne la presenza ed il silenzio che seguì lo confermò.
Una voce dal basso chiamò la sposa. Raquel con un rapido gesto sollevò il cappuccio sulla testa ed oltrapassò Dorothy. « Alohomora. » disse per sciogliere l'incantesimo che bloccava la serratura, prima di aprire la porta ed inondare di luce la stanza.
Il mattino dopo le nuvole sembravano essersi dissolte nell'aria. Un timido sole si era levato fin dall'alba sorprendendo maghi e Babbani ed annunciando uno degli ultimi giorni miti dell'anno. Attraverso una finestra, un raggio di quel sole colpiva il volto di Ben che dormiva con espressione serena in un letto a baldacchino. Raquel ne osservò per alcuni secondi il viso ed il petto nudo che sfuggiva alle coperte, sorrise tra sé e si voltò verso la propria parte del materasso. Seduta a gambe incrociate, aveva disposto sul letto le carte dei tarocchi, a dorso in su. La sua espressione si fece seria mentre portava la mano a sollevare la prima carta.
Era l'arcano del Diavolo, in posizione capovolta. Mormorò qualcosa a fior di labbra e girò con lentezza le altre carte. Affondò le unghie dell'altra mano nel materasso quando rivelò la carta della Morte. Con mano tremante raggiunse l'ultima carta, nel sollevarla il suo viso si illuminò di un radioso sorriso.
Quando si volse verso Ben trovò gli occhi del marito a considerarla con dolcezza.
« Quante volte hai divinato, questa mattina? » chiese con rassegnazione.
« È solo la prima » rispose Raquel, « ma è già uscita la carta in cui speravo ».
Gli mostrò la carta dell'Imperatrice. Ben avvicinò il viso alla carta ed al petto di lei.
« Indica un matrimonio imminente, mi pare. » osservò.
« Non solo » precisò Raquel, « dal momento che il matrimonio è avvenuto, è possibile che si riferisca ad una imminente nascita ».
« Raquel » esclamò Ben fingendosi scandalizzato, « le tue carte hanno curiosato nell'intimità della nostra prima notte di nozze! »
La giovane avvampò.
« Sciocco » lo rimproverò, « devi dare più credito alla lettura del futuro. So bene che chi si ferma al primo presagio o alla prima divinazione spesso non coglie come si articoleranno gli eventi ».
« Io non lascerei comunque che la mia vita venisse influenzata dagli indovini. » sottilineò Ben.
« Non tutti i divinatori » spiegò Raquel, « sono maghi in cerca di gloria e considerazione, i veri Veggenti per lo più indagano su loro stessi ».
« E che cosa altro dicono le carte del tuo futuro? » domandò Ben con un sorriso affettuoso e canzonatorio.
Raquel fissò i suoi occhi. Il colore delle iridi stava lentamente cambiando, avvicinandosi poco a poco al verde. Il primo segno evidente dell'abuso della pozione Bruciasonno.
« C'è un arcano che appare di continuo » rispose Raquel in un sussurro, « è la Morte. Ma non aggiunge nulla a quello che io so già da un mese ».
Ben si rabbuiò.
« Quando avverrà » continuò Raquel, « lo affronterò. Se avrò un tuo figlio accanto, potrò vivere per lui come vivrei per te. Così mi consolerò ».
Fece un sincero sorriso. L'uomo lo ricambiò e le baciò le labbra. Raquel allontanò Ben ponendo una carta tra di loro.
« Ed un ultimo arcano appare quasi sempre » disse, « sempre capovolto. Il Diavolo. Una liberazione. La fine delle angosce. Questo non lo so interpretare. Potrebbe indicare che Bridget sceglierà altri Guaritori da prendere a modello per il suo lavoro. O magari che Dorothy troverà un fidanzato e smettera di chiedere alla sottoscritta di farle conoscere tutti i miei parenti e conoscenti che trovi attraenti ».
« Non credi che sarebbe bello » osservò Ben, « che annunciasse la fine della guerra? »
Raquel emise un sospiro, chiuse gli occhi per respingere una piccola lacrima.
« Questa, Ben » sussurrò, « è l'interpretazione che darebbe un veggente in cerca di ascolto ed approvazione ».
« Tuttavia » aggiunse Ben, « è quello che vogliamo che succeda ».
Raquel posò la carta del Diavolo e strinse tra la dita l'arcano della Morte, volgendola verso il marito.
« Come potrebbe finire la guerra, se la Morte rimane comunque nel mio futuro? »
Ben le sfiorò il dorso della mano che teneva la carta, la sua carezza era morbida ed avvolgente. Spostò l'altra mano dietro la nuca di Raquel e le accarezzò lentamente i capelli. Raquel sorrise con malizia. Lasciò che il marito facesse cadere a terra la carta che teneva in mano e tutte quelle che erano sul materasso mentre i due si avvolgevano in uno strettissimo abbraccio.

Le visite a questa storia sono ancora pochine ma ho ricevuto un paio di recensioni semplicemente stupende! Grazie!
Cara gatta, il mio motto può essere la frase "scrivo per divertirmi, pubblico per divertire". Quindi mi sento un po' a disagio nel riproporre una storia che ha avuto solo commenti positivi e assistere ad una accoglienza a dir poco tiepida. Perché, giudicando la storia valida in se stessa, divento consapevole di dover migliorare il modo in cui la propongo. Va bene che i personaggi non sono quelli noti, va bene che l'ambientazione è inusuale, ma sinceramente che i capitoli successivi al primo stentino a raggiungere le dieci visite non me lo aspettavo.
Forse devo solo avere pazienza e ricordare che i lettori hanno una vita sicuramente più appassionante e gratificante della mia fanfiction. Peraltro è anche vero che alla fine della storia manca poco e a quel punto dovrò trarre un bilancio, con l'aiuto di chi ha seguito la storia e cercando di capire perché chi si è fatto vivo in un primo momento è poi scomparso.
Il confronto tra Lily e Raquel è stato il momento della messa a fuoco dei personaggi che volevo descrivere. Ed a ben vedere è anche il punto del racconto in cui la mia protagonista comincia a rivedere i suoi atteggiamenti.
La sensibilità di Lily che visita in ospedale una persona che non vede da tempo, si contrappone alla freddezza di Raquel che pensa che possa bastare prendersi cura di lei come di ogni altro ammalato. Ma in quel gesto di generosità, Lily impartisce comunque una lezione degna della migliore Hermione.
Per le storie sui Malandrini merita un'occhiata "Tra due lune" di Joy, che ha una premessa piuttosto ardita (ed è giustamente un AU), ma secondo me coglie piuttosto bene i nostri cinque eroi (i Malandrini più Lily) nel loro ardore giovanile. Sui Malandrini scrive molto anche Twinstar, ma non so se ti piace lo slash. Io non lo gradisco e non ho letto la gran parte delle sue storie. Però sinceramente "Lo Smistamento", una delle sue poche storie non-slash, ci dà una splendida lettura dei Malandrini appena arrivati ad Hogwarts ed in particolare di come il giovane Black scopre l'amicizia negli altri tre.
Mi dichiaro debitore perenne di redistherose, che si sbilancia a dire che io ho un mio stile ed una mia voce. Perbacco! Ed io che non faccio altro che imitare qua e là gente di ben altra autorità narrativa, primo tra tutti il buon Asimov, a cui devo sicuramente la cura con cui studio il finalizzarsi delle vicende. Io per la cronaca ho cominciato più o meno alla tua stessa età con "Paria dei Cieli", per leggere poi tutto quello che ho trovato in giro per casa che, grazie ai miei genitori, non è poco.
Rinnovo i ringraziamenti commossi che estendo a tutti i miei pochi fedeli lettori.
Rik

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Capitolo 8
*** Lezioni ***


In guerra e tra le pozioni
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Lezioni

Voldemort cadde. L'ultimo giorno di ottobre. Non per opera di un Auror, né per il tradimento di uno dei suoi Mangiamorte. Cadde nel tentativo di aggiugere ai suoi delitti l'assassinio della sua ennesima vittima. Scomparve cercando di uccidere Harry Potter.
In qualche misterioso modo, un bambino di appena un anno ne aveva causato la rovinosa caduta. Nessuno poteva dirsi certo che il perfido mago fosse stato sconfitto in maniera definitiva, anzi i maghi più anziani e più saggi sapevano che nel futuro la comunità magica avrebbe dovuto impegnarsi a prevenire il ritorno di quel periodo oscuro che volgeva inesorabilmente al termine.
Fu l'inizio del desclino delle Arti Oscure. Privi del loro capo carismatico, la cui potenza era sembrata inarrestabile, pochi sostenitori del Signore Oscuro rimasero a contrastare gli Auror. Alcuni non esitarono a mostrare pentimento e a chiedere clemenza alla comunità magica, altri si giustificarono dichiarando di aver agito sotto l'effetto di incantesimi.
Così nacque la leggenda del Bambino Sopravvissuto.
Stormi di gufi annunciarono per ogni dove la grande notizia, la fine del più terribile nemico di ogni mago. I maghi e le streghe si radunavano entusiasmati e davano luogo a spontanee e vivaci feste, brindando con vino elfico, whisky incendiario, burrobirra e idromele alla salute di Harry Potter.
Pochi ma sentiti pensieri erano rivolti dai più alle ultime vittime della fase più drammatica della guerra. A Godric's Hollow, uccisi per mano di Voldemort, James Potter e Lily Evans erano morti.

Raquel sedeva quieta alla piccola scrivania della stretta stanza che era utilizzata come ufficio al suo reparto del San Mungo. La sua lunga piuma prendeva note in una calligrafia piccola e netta, mentre attorno a lei echeggiavano risate di uomini e donne. Il suo volto era assorto e sembrava del tutto indifferente al festeggiamento che coinvolgeva tutta la comunità magica.
Un uomo entrò nella stanza e Raquel ne avvertì la presenza. Sollevò il volto per incontrare i noti occhiali a mezzaluna di Albus Silente.
« Buon pomeriggio, Raquel. » la salutò.
« Buon pomeriggio a lei, Preside. » rispose la Guaritrice, inchiodando poi gli occhi alla pergamena. « Cosa la porta qui? »
« Volevo vederti, Raquel. » disse Silente.
La giovane teneva ancora lo sguardo verso il basso. « Vuole parlarmi ancora delle lezioni che dovrei prendere, professore? »
Silente abbassò gli occhi verso la pergamena. La mano che stringeva la penna era ferma. Sembrò che il mago sfiorasse appena la veste con la mano, mentre afferrava da essa una bacchetta. La agitò brevemente ed apparve una sedia in morbida pelle che riempiva esattamente lo spazio tra i classificatori.
Silente sedette. La mano di Raquel tremò.
« C'è una importante questione che richiede la mia presenza in un certo posto, tra qualche ora. Prima però volevo incontrare delle persone qui al San Mungo ed ho pensato di passare a porgerti le mie felicitazioni per il tuo matrimonio con Ben, che non ti avevo ancora fatto ».
La mano di Raquel tremò.
« Ma vedo » continuò Silente, « che hai un incontrollabile timore di parlare di qualcosa, il che mi fa credere che tu dovresti parlarne. Quindi rimarrò con te qualche minuto, per ritrovare la Raquel Wenlock che ricordo ».
La Guaritrice rischiò un'occhiata al Preside, poi tornò a fissare la punta della penna.
« Una ragazza » insisté la voce del mago, « fiera di ciò che è e che decide, sempre e comunque. Una qualità che merita sincero apprezzamento ».
Silente tacque e rimase immobile a fissare la giovane. Passò un intero minuto. La penna di Raquel non aveva tracciato alcun altro segno.
« Ho sentito quello che è successo a Lily Evans ».
Silente parlò come se la conversazione non si fosse fermata. « Una triste storia, sì ».
« Stava proteggendo Harry. » sentenziò Raquel. I suoi occhi alla fine incontrarono il volto di Silente.
L'anziano mago guardò la giovane Guaritrice con quello sguardo che scutava nelle profondità celate dall'apparenza.
« Ne sono certa » insisté Raquel, « l'ho incontrata proprio qui in ospedale. Mentre Dorothy era ricoverata. Abbiamo... parlato di Tu-Sai-Chi. E lei abbracciava il bambino come se ci fosse bisogno di proteggerlo. Non andava mai a trovare Dorothy, eppure le le scriveva gufi ogni giorno. Anche nelle sue parole c'era qualcosa... » la penna di Raquel cadde abbandonata sul foglio di pergamena. « Diceva di non temere per sé, ma per altre persone in pericolo. E non è venuta in ospedale prima di accertarsi che fosse un luogo sicuro. Lo sapeva? Sapeva che Tu-Sai-Chi avrebbe cercato di uccidere suo figlio? »
« È davvero importante? » domandò con serenità Silente.
Raquel aprì le labbra. La sua voce seguì due secondi dopo.
« No, professore. » rispose, « Credo che non sia importante, credo comunque che la Evans mi abbia dato la lezione che non ho imparato del professor Selten. Saper scegliere per chi vivere, per chi essere disposti a sacrificare la propria vita. Lily Evans è vissuta per suo figlio. È soddisfatto? »
« Lo sono molto, Raquel. » disse Silente con un sorriso. Incrociò le mani in grembo, dando l'impressione di attendere ancora qualcosa.
« Lei ha sempre saputo » riprese Raquel, « che Evans aveva questa capacità in sé, vero? Per questo la ha scelta come Caposcuola, quando eravamo al settimo anno ».
Il sorriso di Silente si allargò.
« Io non avrò mai quella capacità. » disse Raquel, « Per nessuna persona al mondo ».
« Neppure per Ben? » domandò Silente.
« Per lui meno che per chiunque altro » rispose la Guaritrice, « è lui il primo a dedicare la sua vita a chi lo circonda. Mi ha sposato più per fare del bene a me che a se stesso ».
« A dire il vero » commentò Silente, « avrei voluto che Ben capisse a suo tempo quanto è importante saper condividere le difficoltà ed accettare l'aiuto di altri. Per questo anche lui non è mai stato Caposcuola ».
L'espressione del mago divenne più seria.
« Dovrai insegnargli tu » suggerì il Preside, « a ricevere le attenzioni di altri ».
Raquel si portò le mani alle tempie. Strinse le labbra. Poi allungo una mano verso le tasche della sua veste verde. Pose sulla scrivania il mazzo di carte con cui leggeva il futuro. Silente non chiese spiegazioni ed assistette senza un cenno di impazienza. Raquel mischiò le carte. Le tagliò. Le dispose. Le girò tutte, una dopo l'altra, quasi senza respirare.
« Prima compariva sempre il Diavolo, capovolto. » spiegò. « Annunciava la fine di Tu-Sai-Chi. Ne sono certa, perché appena arrivata la notizia ho interrogato gli arcani venti volte e non è più apparso. E invece continua ad uscire la Morte. Prima pensavo che Ben fosse destinato a morire, ora sono certa che non sarà così. Ben mi abbandonerà ».
Una lacrima si allungò sulla guancia della giovane.
« Evans ha iniziato ad insegnarmi come ci si dedica a qualcun altro. Mi ha quasi costretta ad occuparmi di Dorothy, al San Mungo. Mi avrebbe continuato ad insegnare. Invece è morta. » i singhiozzi di Raquel si fecero più rumorosi. « Sono rimasta sola. Prima ancora che mi accorgessi di avere bisogno di lei. Aveva ragione Ben a dire che nulla è più orribile dell'Avada Kedavra. Lily è morta e quello che io potevo essere è morto con lei ».
La Guaritrice batté i pugni sulla scrivania e rivolse il volto verso terra.
« Per le stelle, come si impara a dedicarsi a qualcun altro? Io sono un totale fallimento. Lei è morta ed io mi preoccupo per ME! »
« Raquel » disse Silente con voce ferma, « dovresti sapere che le profezie non hanno potere su quello che decidiamo della nostra vita. Sono tanto vere quanto più ci facciamo condizionare dalla loro esistenza. Tu puoi scegliere di vivere per Ben ».
Raquel sollevò il volto e respirò profondamente « Chi potrà insegnarmi, lei? » chiese.
Silente, senza smettere di guardare Raquel, prese una carta dalla scrivania.
« Continuo a credere di non essere la persona che possa insegnarti questa lezione, ma sono certo che troverai l'insegnante giusto. E credo che anche Ben troverà chi potrà insegnargli ciò che ha bisogno di imparare ».
Raquel scosse la testa. Aveva la certezza che Silente stesse alludendo a qualcosa, ma non riusciva a cogliere di che cosa parlasse. Passò il dorso delle mani sulle guance e asciugò le lacrime. Silente sorrise e si alzò con un fluido movimento. La sua bacchetta vibrò in aria e la sedia che aveva evocato svanì.
Mentre si voltava verso l'uscio, dal corridoio entrò Ben. Il Guaritore accennò un saluto a Silente e si rivolse immediatamente a Raquel.
« Devo darti una splendida notizia che aspettavamo da tempo ».
« Credo che ormai lo sappiano tutti che Tu-Sai-Chi è scomparso. » osservò Raquel con un mezzo sorriso divertito.
Ben rispose con un sorriso radioso. Anche i suoi occhi si illuminarono di entusiasmo. Oltrepassò Silente e raggiunse la scrivania a cui era seduta Raquel.
« Chiudi gli occhi » le disse « e vediamo se sei così brava come vuoi far credere a distinguere le pozioni dall'odore ».
Raquel lo schernì, « Attento a te, l'odore del sangue di gigante è estremamente caratteristico ».
« Non dire cose che possano far dubitare il professor Silente della mia probità » l'ammonì Ben, « vuoi chiudere gli occhi o no? »
Raquel obbedì. L'odore che arrivò poco dopo al suo naso la scosse.
« Ben » protestò, « questa sembrerebbe una delle mie pozioni, tu non sarai stato capace di frugare tra i miei scaffali a mia insaputa, o è questo che sta cercando di dirmi? »
La Guaritrice aprì gli occhi, ma l'uomo aveva già nascosto la pozione.
« Tu lo hai fatto » le rinfacciò con un sorriso, « a quello che ricordo ».
Raquel sentì un soffocante gelo al petto mentre si soffermava a guardare l'innaturale verde degli occhi di Ben.
« Avevo un buon motivo. » gli ricordò.
« Lo avevo anche io » spiegò Ben, « perché mia moglie nell'ultima settimana avrebbe dovuto portare a casa e nascondere ogni giorno una pozione tra le sue cose? »
« Vuoi dire che non l'hai presa dal mio armadietto, ma da casa? » esclamò Raquel. « E... »
Le mostrò una fiala di colore rosa pallido.
« Avremo una bambina. » le annunciò.
Raquel scattò in piedi e, nonostante la scrivania, i due sposi si abbracciarono teneramente.
Silente, dietro le spalle di Ben, annuì sorridendo e le mostrò la faccia dell'arcano che aveva preso.
L'Imperatrice.
Raquel capì. Voldemort era svanito, la sua vita ricominciava. Con tutta se stessa, si sarebbe dedicata a quella bambina che stava per arrivare. Grazie a lei, avrebbe imparato quella lezione che le era sempre sfuggita. Sarebbe riuscita a capire come, vivendo per gli altri, avrebbe trovato la gioia per se stessa.
Erano iniziati giorni di pace.

Pochissimi lettori anche sullo scorso capitolo mi fanno rinnovare il proposito di una maggiore pubblicizzazione di quello che inserisco in rete.
Questa storia comunque finisce qui. Spero di aver incuriosito e divertito quelli che l'hanno seguita. Saluto con questo finale che non esclude un possibile seguito.
Se ci sarà, arriverà anche su queste pagine.
Alla prossima, Rik

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