Addiction.

di VeroJonasLover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addiction. ***
Capitolo 2: *** Entertainment. ***
Capitolo 3: *** Bulletproof. ***
Capitolo 4: *** Locked. ***
Capitolo 5: *** Detached. ***
Capitolo 6: *** Insecurity. ***



Capitolo 1
*** Addiction. ***


 

 Buonassera! (: lo so, lo so, è da tanto che non mi vedete qui, e sono tornata con questa o-s  per farmi perdonare della mia assenza. non posso darvi la certezza che continuerò la FF, perché mi è passata l'ispirazione :( Ho notato comunque che la sezione dei Jonas è pressoché deserta, e questo mi fa molto male, soprattutto perché prima erano seguiti molto di più. Vaaaabé. Mi raccomando, leggete e fatemi sapere cosa ne pensate! :3

#muchlove
p.s. l'ho scritta mentre studiavo francese, non vi assicuro nulla!!

  
Joє'ѕ мυffιи

Stanno bussando alla porta. 
Mi correggo, non stanno bussando alla porta, stanno letteralmente cercando di buttarla giù. Apro gli occhi di scatto, guardo la sveglia. 3:17.
Il mio cervello è troppo stanco per dirmi che non è raccomandabile andare a vedere chi è, a quest'ora.
In preda all'ansia mi alzo, mi metto le ciabatte, accendo l'abat-jour e mi dirigo a passo felpato verso la porta. Mentre percorro il corridoio, mi accorgo che ai battiti incessanti su questa, si sono aggiunte delle imprecazioni, simili quasi a dei lamenti. La voce che li pronuncia sembra strana, deformata. Non appartiene decisamente a qualcuno che conosco. Arrivata a destinazione conto fino a tre, tiro un bel respiro e apro la porta. 
- E' qui la festa? - Joseph mi si avvinghia al collo, impedendomi alcun tipo di movimento. Abbasso lo sguardo, ha gli occhi lucidi e puzza terribilmente di vodka al melone mischiata assieme a martini. 
- Certo, sei nel posto giusto! - dico con entusiasmo, e a fatica lo porto di peso in casa chiudendo la porta con due passate. Una volta dentro lo faccio sedere sulla sedia della cucina. 
-Allora, dove sono le pollastre? - parla, alludendo sicuramente alle decine di ragazze che si fa ogni sera andando in giro per clubs.
- Non ci sono le pollastre, come le chiami tu, e non c'è alcun tipo di festa. - affermo determinata.
- Ma tu mi avevi detto che c'era una festa! - proferisce lagnoso, e così, sbattendo i piedi per terra sfoggia un'espressione crucciata. 
- Si vive di illusioni Joe, non l'hai ancora imparato?' dico sarcastica, e aprendo il frigorifero e prendendo una bottiglia d'acqua, me ne verso un po' in un bicchiere preso dalla credenza.
- Voglio andare a divertirmi, dai andia- non finisce neanche di parlare che un conato di vomito lo colpisce, e senza indugiare ulteriormente lo prendo dalle maniche dalla camicia e lo porto in bagno, facendolo mettere in ginocchio davanti al water.

Dopo essersi liberato, mi siedo davanti a lui e con una salviettina imbevuta gli pulisco la bocca. Mentre lo detergo mi guarda come un bambino guarda la propria madre quando gli fa le coccole: con occhi sognanti e socchiusi. 
- Sei bellissima. - sussurra, e leccandosi le labbra con la lingua, mi prende la mano, accarezzandola. 
- Sì, e tu sei ubriaco! Vado a prendere una salvietta pulita, non ti muovere. Aspettami fermo e zitto'. Lui annuisce, e dopo il mio ordine 'da generale', incrocio le gambe per rialzarmi e corro in camera mia. Mentre mi muovo penso a cosa l'ha spinto a venire a casa mia, e non a casa di qualcun' altra. Poi mi rendo conto delle mie convinzioni: lui sa che io sono sempre disponibile e disposta ad aiutarlo, ed io so che questo non è sempre un bene. 
Camminando a passo spedito torno in bagno, e appena varcata la soglia caccio un urlo. C'è Joe. In vasca. Senza. Vestiti. Immediatamente uso la tovaglia che ho in mano a mò di velo, con l'unica differenza che ciò che mi copro sono gli occhi. 
- Cosa stai facendo? esci da lì e vestiti, ora. ' dico spazientita.
- Abbi pietà di me, poi non ti darò più fastidio!' parla, mugugnando senza sosta.
- Peccato che non ho il registratore qui a portata di mano Joe, questa sì che è da ricordare!- rido.
- Avanti Violet, non ti faccio neanche un po' pena? -
Sbuffo, e con forza e coraggio mi tolgo via dal viso il pezzo di stoffa. Non vorrei mai ammetterlo palesemente, ma Joe ha un fisico da Adone greco.
Cercando di scacciare via dalla mia mente tutti i pensieri che mi stanno assalendo, apro il getto dell'acqua e inizio a bagnarlo. 
- Vedo che ti sei ripreso subito, adam'. proferisco, soffermandomi molto sull'ultima parola.
Lui ride e mi porge sorridendo la spugna attaccata alla manopola dell'acqua (che peraltro è mia). Apro il  bangoschiuma e ne verso un po' sulla spugna color rosso porpora, Mi siedo carponi e piano piano comincio ad insaponargli la schiena, poi, camminando sulle ginocchia, mi sposto di qualche centimetro in avanti, imbrattandogli così il petto di innumerevoli bollicine di sapone.
- Perché stai facendo tutto questo per me? - dice, facendomi quasi sussultare. 
Mi mordo la lingua. - Beh, perché sei mio amico e ti voglio bene. -
Cerco di non guardarlo negli occhi, e mi focalizzo sulla forma buffa del suo ombelico. 

- Sai Violet, io ti amo - afferma, dopo una pausa di una manciata di secondi. 
Tanto da 'sano' non se ne sarebbe mai ricordato.
- Sai Joseph, ti amo anche io.' 

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Capitolo 2
*** Entertainment. ***


buon pomeriggio meraviglie!  :)
Avete visto come sono brava? volevate un altro capitolo e vi ho accontentate. Vi voglio ringraziare anche per le 13 recensioni che ho ricevuto per il capitolo precedente, siete cnasjcbashchsag *-*
Spero che questa cavolatina (credevo fosse più lungo!) qui sotto vi piaccia, fatemi sapere! baci. 

Joє'ѕ мυffιи



Ho dormito poco e niente stanotte, anzi, a dire il viero non ho proprio chiuso occhio. 
Dopo aver fatto la doccia a Joseph, l'ho vestito con la biancheria intima di mio fratello e l'ho accuratamente messo a letto, come fosse mio figlio-neonato, solo con ventidue anni in più.
Ripercorrendo la masnada della nottata precedente, prendo il cellulare dal comodino e scopro che sono quasi le nove. Sì, ho una fissazione per tutto ciò che riguarda l'orologio. Devo sempre vedere che ore sono, ho puntualmente paura di essere in ritardo per qualcosa, un po' come il bianconiglio in 'Alice nel paese delle meraviglie'.
Cercando di non fare scricchiolare il letto alzandomi, vado in cucina a prepararmi un caffé: indubbiamente è ciò di cui ho più bisogno, ora
Mi chiedo ancora da dove mi sia venuta la brillante idea di dormire nel lettone con Joe. Beh, forse avevo paura che si sentisse male di nuovo..ecco, sono anche eccessivamente protettiva. Macché protettiva Violet, non prenderti in giro da sola. A te Joe piace, e anche tanto. E' solo che ti costa tanto ammetterlo, tutto qui. 
Mentre accendo il gas per poco non mi scotto, quando sento la sua voce impastata di sonno che mi sussurra un 'buongiorno' alle mie spalle.
- Buongiorno. - dico, prima guardandolo, poi voltandomi verso i fornelli.
- Non mi ricordo nulla di stanotte, l'unica immagine che ho impressa sei tu che ti alzi dal letto guardandomi. - afferma, strofinandosi gli occhi.
- Non farti strane idee Joe. Ieri sera eri ubriaco, sei venuto qui, dicevi cose a caso e puzzavi tremendamente. Ti ho lavato e messo a letto. - ribatto, prendendo due tazzine e posandole sul tavolo. -
- Ma che crocerossina funzionale che ho come migliore amica.. - bofonchia.
Sono ancora girata di spalle, controllo che il caffé esca dalla caffettiera. Sento il suo respiro vicino, sulla nuca. Posa le sue labbra sul mio collo, attaccando perfettamente le curvature del suo corpo sulle mie.
- J,joe. - sono paralizzata. - Il caffé è pronto. - dico, prendendo con la presina il manico della moka e oltrepassando il ragazzo verso il caffé nelle due tazzine. 
Mi guarda con aria di sfida, non si siede; io faccio lo stesso. Prendo il recipiente e mi posiziono davanti al tavolo, davanti a lui. Stiamo così, faccia a faccia, guardandoci. Mentre porta la tazza alla bocca i suoi occhi mi fissano, come se mi volessero comunicare qualcosa, qualcosa di inaspettato.

Finisce di bere, gli porgo la mia tazzina e lui le adagia entrambe nel lavello. Ho lo sguardo rivolto verso la finestra, e lui mi coglie di sorpresa: mi prende dalla vita e mi fa sedere sul tavolo. Io lo guardo, persa. Non capisco che cosa ha in mente. Mi fa divaricare leggermente le gambe e si intrufola tra queste; mi mette le mani sulle cosce nude, provocandomi irrimediabilmente solletico. 
rido, cercando di spostare le mani da quella zona così sensibile, ma lui non cede, ma le congiunge alle sue e mi accarezza la guancia sinistra col suo naso. 
- Smettila di provocarmi. - sospiro guardandolo sottecchi.
- Chi, io? - chiede, e con uno sguardo sornione si avventa sul mio labbro inferiore e lo morde, tirandolo a sé. Ho un brivido. Rompe l'incrocio tra le nostre mani e piano piano, con la sua destra alza la mia camicia da notte e percorre con delicatezza tutta la mia colonna vertebrale. Chiudo gli occhi, sento che è contento. Gli sto dando man forte. Gli piace, si sente desiderato. 
Sento un tocco freddo sulle mie labbra, mi sta baciando. Rispondo al bacio con veemenza, è da tanto che lo voglio. 
Gli infilo la mano nei capelli, la sua si stacca dalla mia schiena. Interrompe il bacio, si avvinghia ancora di più a me in modo che le mie gambe cingano il suo ventre, e si avventa al mio collo, riempiendolo di baci. Ora va più un basso, lo fermo. 
Joe non mi vuole, non mi ama, non gli piaccio.
Joe vuole solo qualcuna con cui divertirsi, e io non ci sto. 
Non sono qui per il suo divertimento.

Vale la pena di gioire di un piacere irrefrenabile e travolgente che durerà per poche ore (essendo però contenti, anche se momentaneamente) e poi patire per un'intera vita dolori e sofferenze avendo però la consapevolezza di aver avuto ciò che si era desiderato? 

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Capitolo 3
*** Bulletproof. ***


Buonasera! cbnsahcsavg  i Jonas stanno scrivendo musica assieme,ufficialmente. STO MORENDO, vi giuro. Oookay, dopo questo breve  sclero ecco qui il capitolo. Spero vi piaccia, fatemi sapere! :)
p.s. Vorrei ringraziare tutte le meraviglie che hanno inserito la storia tra le preferite, o le seguite, ma soprattutto a voi che recensite. siete bellissime! ♥

Joє'ѕ мυffιи

Mi guarda spiazzato. 

-Credevo lo volessi. - afferma, cercando di non incrociare il mio sguardo. -
- No. Cioè, sì. Forse. - scendo dal tavolo e lui mi raggiunge.

- E allora perché mi hai fermato? - ribatte, prendendo la mia mano sinistra e accarezzandola.
Mugugno. - Basta con questi 'perché' Joseph. Non doveva succedere, punto. - 
- Non capisco come mai non vuoi esporti Violet. Andiamo, ci conosciamo da dieci anni e sei sempre stata così. Siamo migliori amici, sai che con me puoi parlare di tutto! - sorride.
- Appunto, l'hai detto. migliori amici: chi si definisce tale non si bacia; chi si definisce tale non finisce quasi a letto assieme. - dico, alzando leggermente gli occhi al cielo. 
- Ah, è questo il problema allora? e poi scusami, ma da quando in qua esiste un 'manuale' - apostrofa con le dita - che parli di queste cose? Chi è che stabilisce cosa si può e cosa non si può fare? Le persone in questione, non un qualche strano io  soprannaturale che dice cosa è giusto e cosa non lo è. -
Metto le mani sui fianchi. 
- Ci chiameremmo fidanzati allora. E poi sì, è questo il problema. Prendi le cose troppo alla leggera. - pronuncio l'ultima frase pressoché a bassa voce, ma sono convinta del fatto che lui l'abbia sentito. 
- Cos'è che prenderei troppo alla leggera?sentiamo. - dice alzando il sopracciglio sinistro.
- Questo. - proferisco, e piano piano mi avvicino e appiccico le mie labbra alle sue, come fossimo due pezzettini di un puzzle adatti a combaciare perfettamente.
Stavolta lui è calmo: mi bacia come se avesse paura di farlo. Spero abbia capito cosa intendo, anche se non ne sono pienamente certa. Mi stacco lentamente e lo guardo. Mi rendo conto che l'unica cosa che ha capito è che mi è piaciuto, e che lo rifarei altre mille volte. Lo capisco dai suoi occhi, mi sta leggendo dentro
Sospiro. Una voce martellante nella mia testa continua a ripetermi che glielo devo dire. Senza ulteriori indugi e paure.
Sta iniziando a parlare, ma lo fermo mettendogli un dito sulla sua bocca, in modo da serrarla. Cammino per la stanza girata di spalle, poi chiudo gli occhi, pregando di darmi forza. Mi rivolgo a lui.
- Devo dirti una cosa Joe. Anzi, forse più di una. - Lui annuisce, è disposto ad ascoltarmi.
- Dirti quello che ti sto per dire mi costa molto. E' da un bel paio d'anni che volevo dirtelo, ma chissà come mai c'è sempre stato un pretesto per farmi tacere, e di sicuro non è stato un qualcosa di positivo. - taccio, poi ricomincio. - Tu mi piaci Joseph. Mi piaci da quando eravamo bambini e giocavamo a nascondino con i tuoi fratelli e io facevo finta di non averti visto solo per farti vincere. Mi piace dal giorno in cui mi hai invitata al ballo scolastico e poi ti sei messo con Mandy. Mi piaci da quando tre anni fa hai rubato la moto del signor Lee e io ti ho coperto. E mi piaci ora, con la tua faccia da schiaffi e il tuo fare da segaiolo. - abbozzo un sorriso, ma poi inizio a singhiozzare, e con il polpastrello capto una lacrima che mi scorre per il viso, guardo per terra. 
Lo sento avanzare verso di me, e vorrei non avergli detto nulla. So che prima o poi avrei dovuto farlo, ma come spesso mi accade, mi pento di tutto ciò che faccio.

- Io..io non lo sapevo. - sibila, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
- E ora che lo sai cosa cambia? - alzo la testa, e quasi mi vergogno di essere scoppiata a piangere davanti a lui.
- Cercherò di comportarmi in modo diverso, per non ferirti. - mi guarda come se fossi una bambina.
- No Joe, non servirebbe a niente. Volendo o meno continuerai sempre a ferirmi. -
- Mi impegnerò, io ci tengo a te, Violet. - dice, con occhi languidi.
- Non tieni a me come io tengo a te Joseph, tu non provi quello che provo io, cazzo! - urlo, spingendolo via.
- Tu non capisci cosa significa essere amici di una persona che ti racconta le sue vicende amorose e ti chiede consigli sulle ragazze, quando vorresti solo fargli capire che esisti anche tu! E poi non te ne sei mai accorto perché non hai mai voluto accorgertene. Eri distratto da altro. Da altre. Poi vieni qui, a casa mia, ubriaco fradicio e io come una scema sono pronta ad aiutarti. E tu cosa fai? Per annebbiarmi ancora di più la vista mi dici che mi ami. A quante persone l'hai detto, eh? -
- Mi spiace. - si gratta il capo. sembra sconvolto e assente.
- Vattene. - pronuncio.
- Ma io..aspetta Vio - tentenna.
- Vattene. - lo interrompo scandendo bene ogni singola lettera. Con la coda dell'occhio lo vedo andarsene a testa bassa, da cane bastonato. 
Improvvisamente mi sento scoperta, vulnerabile. Un soldato che va in guerra senza antiproiettile. 


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Capitolo 4
*** Locked. ***


42 recensioni per 3 capitoli? MA IO VI AMO, giuro. 

Ma buonasera care mie lettrici! Eccoci qui con un altro capitolo, spero non sia noioso. C'è l'entrata di un nuovo personaggio, io personalmente lo adoro! 
Volevo ringraziare tutte le meraviglie che hanno messo la storia tra le preferite (5), coloro che l'hanno messa tra le seguite (10), e chi legge soltanto, siete magnifiche. ♥

Buona lettura, e fatemi sapere come al solito cosa ne pensate! baci. 

Joє'ѕ мυffιи


Sono come bloccata, interdetta. Una parte di me è fiera di avergli spiattellato tutto davanti al muso, - dato che a quanto pare non si era mai accorto di nulla -, ma l'altra parte mi fa intendere che avendolo detto, e avendo avuto successivamente quella reazione che me l'ha fatto inevitabilmente cacciar via di casa, ho rovinato il nostro rapporto. 
Mi butto a peso morto sul divano, e penso a cos'avrei potuto dire, a cos'avrei potuto fare, a come sarebbe andata avanti se non avessi parlato. Beh, probabilmente avrei ceduto, ed in parte sarei stata contenta. Rettifico, sarei stata molto contenta. Ma, come si dice.. 'l'attesa è la vera gioia'. Spesso il 'dover aspettare', l'aspettare qualcosa, anche se può sembrare la cosa pià dolorosa, è la cosa migliore. Sì è così entusiasti..e poi quando il momento tanto atteso arriva, tutto si brucia in pochi istanti, che hanno presto fine. Non è una visione pessimistica della vita, ma la pura e semplice realtà nascosta dal nostro a volte essere eccessivamente impazienti.
Mentre la mia mente vaga, sento come un ronzio ed una vibrazione, sentore del fatto che mi è arrivato un messaggio. Alzo la testa di scatto, e arruffandomi i capelli, come per scacciare via i pensieri su cui avevo basato le mie riflessioni, scalza, vado verso la camera da letto. Sì, guardo il cellulare e noto che la casellina di posta è piena: è Kevin. 'Usciamo stasera?' mi scrive. Con tutta sincerità avrei solo voglia di mangiare quintali di gelato al pistacchio guardandomi qualche film strappalacrime (tanto per migliorare il tutto), ma poi penso che uscire non mi farà altro che bene, almeno parlerò un po' con qualcuno. 'Sì, anche perché ho molto da raccontarti. Dove andiamo?' rispondo. Non faccio nemmeno in tempo a bloccare il touchscreen che subito mi arriva un altro messaggio: 'al City a bere qualcosa, ti passo a prendere alle 9'. Ribatto con un 'okay' e mi preparo per andare al lavoro. Sono 3 ore in ritardo, mi inventerò qualcosa.

Catelynn mi ha appena detto che mi leverà 50$ dalla busta paga di questo mese per il ritardo, e la scusa della gomma bucata non ha retto. Beh, ancora una volta grazie Joe. Torno a casa in fretta e furia, e mi butto subito nella doccia; lui sarà qui tra mezzora.
Non ho voglia di vestirmi con cura, apro l'armadio e prendo le prime cose che mi capitano: jeans stretti, felpa larga nera e nike blazer blu; mi faccio una coda di cavallo, prendo 10 bigliettoni dal portafoglio e scendo giù ad aspettare Kevin. Non prendo neanche la borsa, metterò cellulare e soldi in tasca. Eccolo, è già arrivato. Salgo in macchina e gli schiocco un bacio sulla guancia. 
- Dobbiamo andare a fare jogging? - mi guarda divertito.
- Kev, ho messo le prime cose che mi sono capitate a tiro, e poi dici così solo perché sei invidioso del mio ultimo acquisto, le mie meravigliose Nike. - dico, allacciandomi la cintura e alzando leggermente le punte dei piedi per fargliele vedere.
- Ma sono quelle che hai comprato con Joe! - risponde, con gli occhi spalancati.
- E quindi? - domando corrucciando la fronte.
- Non è un tuo acquisto, ma un vostro , non gli farebbe piacere sapere che non consideri il fatto che è stato lui a fartele comprare. - accende il motore.
- Guida. - affermo, guardandolo sorridere.
Arrivati al locale, parcheggiamo e chiediamo un tavolo per due: ci fanno accomodare subito nei tavolini all'aperto, non c'è proprio tanta gente. D'altronde siamo in settimana, la maggior parte delle persone tra un'ora andrà già a letto.
- Allora, adesso mi racconti tutto. - esordisce.
- Va bene. Ieri notte Joe è arrivato a casa mia sbronzo marcio, e io l'ho 'se così si può dire', soccorso, lavato e messo a letto. - sospiro.
- Ecco perché stanotte non è tornato a casa! E poi? - si mette la mano sul mento, curioso.
- Poi nulla, stamani si è svegliato felice..capiscimi. - corruccio il labbro. - e..-
- Te lo sei scopato? - urla, alzando le sopracciglia a dismisura.
- Non urlare! - sibilo, guardandomi intorno per assicurarmi che nessuno avesse entito - e comunque no, affatto. E ti dirò di più, gliel'ho anche detto. -
- Detto cosa? Non dirmi che gli hai detto tutto. - chiede.
Intanto arriva il camieriere, ordiniamo due chupitos e poi lui si congeda, lasciandoci così la possibilità di continuare il nostro discorso. 
- Sì, preciso e conciso, tutto. - prendo il telefono dalla tasca, e lo metto sul tavolo.
- E' la scemata più grossa che potessi mai fare. - mi rimprovera, ed estrae dai suoi jeans un pacchetto di sigarette. Ne prende una e se la ficca in bocca.
- Perché scusa? Kev, Joe mi ha sempre trattata come una bambola, non mi considera come una sua papabile ragazza. Perlomeno ora sa come regolarsi. - L'accende e dopo una boccata me la porge, nel mentre arrivano i drink. 
- Ma come fai ad esserne certa? magari non ti ha voluto dire nulla ma prova qualcosa..- afferma vago.
Dopo aver fatto un tiro, butto fuori il fumo e gli ripasso la sigaretta alzando le spalle. - Se avesse provato qualcosa me l'avrebbe detto. E invece è stato il solito scemo tutto parole. 'Non ti farò soffrire' e bla bla bla. E pensare che l'ho anche baciato. Mi maledico da sola! -
- Anche baciato? Avanti Violet, ora che c'eri potevi passarti questo sfizio e andare 'oltre', no? - sbuffa.
- Voi maschi siete così..così insensibili. Per noi ragazze quella persona deve essere importante, non è che andiamo con tutti. -
- Lo so, ma Joe non è 'tutti'. Joe è Joe, e tu lo sai. - beve un po' e io faccio lo stesso, giusto per trovare una risposta da dargli.
- Allora diciamo che il tavolo della cucina non è il posto più comodo di questo mondo, mettiamola così. - dico, seria.
- Tavolo della cucina..mattina..ti serve un Joe-idraulico e siamo apposto! Ah no, ti servirebbe anche un canale su RedTube..- scoppia a ridere e spegne la sigaretta nel posacenere, io gli tiro un buffetto sulla spalla.
- Smettila scemo, e lascia stare il fatto che con te i miei problemi svaniscono, io ci sto davvero male. - porto le ginocchia al petto.
- Hey, - dice, guardandomi negli occhi, - tu lo sai che io sono qui, vero? Le cose prenderanno una piega diversa, te lo prometto. 
Con gli occhi lucidi mi alzo dalla sedia e dirigendomi verso di lui allargo le braccia per stringerlo a me. Lui risponde all'abbraccio accarezzandomi i capelli, e dandomi un tenero bacio sulla fronte.

Kevin, lo scemo che ti fa dimenticare di quanto sia monotona e inutile la tua vita.
Kevin, quello che con una battuta ti fa tornare il sorriso.
Kevin, quello che non dice, ma sa


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Capitolo 5
*** Detached. ***


buonasera tesori! eccomi qui con un altro capitolo, vi soprenderà! 
Comprende una sequenza dialogata abbastanza lunga, spero che vi piaccia! ♥ Ringrazio tutte coloro che mi seguono, davvero, mi fate sempre tanto contenta! :') fatemi sapere che ne pensate! baci. 

Joє'ѕ мυffιи


Verso l'una Kevin mi riaccompagna davanti al portone, e dopo averlo ringraziato per la serata passata insieme, entro in casa, mi metto il pigiama, e a malavoglia mi strucco. Mi sciacquo la faccia con abbondante acqua fredda, mi spalmo delicatamente un po' di crema alle mandorle nel contorno occhi e sulle guance: suppongo che chiunque mi veda in faccia pensi abbia passato due o più notti in bianco; ho il viso stanco, come se il mio corpo fosse debilitato dopo il litigio avuto con Joe. 
La verità è che continuo a pensarci, e anche se mi ripeto che dovrei smetterla, e che non serve a niente, non riesco a farne a meno. Mi guardo allo specchio, non ho sonno. Imposta la sveglia per l'indomani mattina, e con calma mi rannicchio nel letto, sperando di dormire almeno un pochino.
Puntualissima, la sveglia suona alle 6 e mezza, proprio quando avevo iniziato ad appisolarmi un po'! Mi lavo, mi vesto e bevo un caffé, dopodiché prendo l'auto e vado a lavoro. Entro al 'River Bistrot' e Catelynn è già al bancone; la saluto e vado nel privé a mettermi la divisa da lavoro. Vedo che arrivano i primi clienti: sono in molti che vengono a far colazione qui, infatti il bar si trova proprio nel centro di Wyckoff. 
Preparo due cappuccini e li porto ad un tavolo, e una mezza dozzina di caffé che invece servo al bancone; successivamente, a testa bassa, do una ripulita al bancone. Mentre lavo lo strofinaccio che ho utilizzato, sento un tossicchiare sommesso, che simboleggia in realtà volontà di ascolto. 
Eccolo, è lui 'l'uomo che vuole essere notato'. 
- Desidera? - dico, con il fare da dura.
- Ah, adesso mi dai pure del lei? Va bene che ho superato i venti, ma questo è troppo!' ride, sistemandosi gli occhiali neri sugli occhi.
- Okay, cosa vuoi? - ribatto, servendo intanto una signora che aveva ordinato un un succo di frutta.
- Te. - afferma, appoggiando entrambe le braccia sul tavolo, e guardandomi fisso.
- Al limone o alla pesca? caldo o freddo? - domando, prendendo due lattine dal frigo e mostrandogliele.
- Non fare la stupida Violet. - ribatte.
Mi sta prendendo in giro? non solo mi tratta da schifo, viene anche a lavoro a 'deliziarmi' con la sua presenza? 
Gli porgo le lattine e vado alla cassa, una cliente sta aspettando di pagare; Joe mi raggiunge.
- Non le volevo, ma ormai mi tocca pagarle. - sbuffa. - e comunque dobbiamo parlare. -
- Sono 3,99$. E di che cosa poi? Mi sembra di aver ricevuto delle risposte già abbastanza esaurienti. - prendo la banconota da 20 con la quale paga e gli do il resto con lo scontrino.
Lui non risponde e se ne va.
Bene, a quanto pare ha capito che non voglio parlarci.

Presto arrivano le sette, ed è ora di chiudere il locale, ed oggi spetta a me. Dopo essermi rivestita ed uscita, con cura abbasso la saracinesca del locale e attivo l'antifurto. Chi mi ritrovo a 10 metri dal bar che tira calci ai sassi del marciapiede?
Non serve essere perspicaci, la risposta mi pare fin troppo ovvia. 
- Joseph, ti denuncio per stalking. Ti giuro che lo faccio. - proferisco, slegandomi i capelli e contiuando a camminare dirigendomi verso la macchina. 
- Dato che non riesco a parlare con te come si fa con tutte le persone normali, devo per forza ricorrere a questi stratagemmi. - mi supera e mi si piazza davanti.
- Ah, grazie per avermi dato dell'anormale. - rispondo, spingendolo. Sono arrivata alla macchina, prendo le chiavi e l'apro, e infilandomi subito nel posto guida la richiudo; ma lui è più veloce di me, e con furia apre la portiera e mi si siede accanto.
- Hai dei tempi di reazione che farebbero invidia ad un bradipo. - ridacchia, staccando le chiavi dal cruscotto e mettendosele in tasca.
- La mia voglia di parlare con te è pari a zero, e non pensare che facendomi tutti questi 'grandi complimenti' la situazione migliori, Joe. - dico, sistemandomi la camicetta.
- Ma io non ti stavo facendo dei complimenti. - parla a bassa voce.
- Hai mai sentito parlare di 'sarcasmo'? Ah no aspetta, questo va oltre il tuo vocabolario. Non ci avevo pensato, mi spiace. - mimo la faccia da cucciolo, per prenderlo in giro.
Lui sembra distratto, pare offeso. Non vuole più giocare.
- Lascia stare tutto per un momento Violet. Tu.. tu mi piaci. Avrei dovuto dirtelo prima, ieri. - lui guarda oltre il finestrino, ma sbirciando il suo profilo sinistro, noto quasi con tenerezza che la sua pelle si è ora orlata di un rosso porpora.
- Io non ti credo Joe. Ammetti che non provi niente per me, perlomeno dimmelo chiaramente che vuoi qualcuna con cui praticare soltanto del sano sesso. Abbi le palle di confessare che mi stai dicendo così solo per ottenere quello che vuoi. - dico calma, non ho voglia di star male un'altra volta per colpa sua. 
- Non è così, te lo assicuro. Quando Kevin stamani mi ha raccontato che ieri sera siete usciti assieme, mi sono sentito possessivo nei tuoi confronti, geloso del fatto che tu hai passato del tempo con qualcun altro che non sia io. Come se tu mi appartenessi, come se tu fossi mia, capisci? 
La pelle d'oca mi pervade, e avendo preso coscienza del fatto che l'ha visto anche lui, mi copro le braccia scoperte guardando il tappetino situato sotto il mio sedile.
- Se al bar ti ho detto che ti voglio è perché sento un bisogno di te che va oltre la fisicità, oltre l'esteriorità, oltre tutto. E dopo averti baciata, mi sono reso conto sempre di più del fatto che io tengo a te più di quanto si vuole bene ad un'amica. E..- balbetta. - e se ieri non ti ho assecondata dicendoti quello che provo é perché ho paura di buttare entrambi in una relazione seria, ho paura di rovinare per sempre il nostro rapporto. -
Mi guarda con occhi lucidi e spenti, è sincero. 
E io..io sono spiazzata, paralizzata, non l'avrei mai creduto possibile.
- Non mi ero mai posta l'eventualità che tu potessi provare i miei stessi sentimenti, e ancora stento a crederci..- affermo confusa.
Dolcemente mi prende la mano, e la fonde con la sua. Io tremo, paralizzata
- Dimmi che non è un sogno, ti prego. - mugugno, speranzosa.
Lui mi si avvicina lentamente, e stringendo forte i miei palmi ai suoi, con le sue labbra percorre tutto il mio viso, e fermandosi all'orecchio destro mi sussurra: - No, non stai sognando. - 
Tentenna, ha quasi paura di baciarmi. Io mi lascio andare, non mi pongo neanche il problema di indagare se è davvero sicuro di quello che sta dicendo o se mente, mi fido del mio istinto. E il mio istinto ripone fiducia in lui.
Con calma inaudita sciolgo il legame tra le nostre mai, e a fatica, abbassando la testa e piegando la schiena, mi ritrovo in braccio a lui.
Intreccio gli arti dietro al suo collo, e dopo averlo guardato un'ultima volta negli occhi, lo bacio. Passano pochi secondi e lui si stacca.
Ho come la sensazione di aver sbagliato qualcosa. Lo guardo con aria interrogativa; lui mi sposta una ciocca di capelli all'indietro, e baciandomi la guancia mi sorride.
- Non ho mai provato nulla di simile per nessuna, giuro. -
Sospira e rinizia a baciarmi. La sua lingua dopo un attimo di esitazione comincia a danzare con la mia, e mentre lui mi sfiora la schiena con le sue dita gelate, io protraggo il mio corpo in avanti, in modo da risultare praticamente appiccicati. 
Ormai è sicuro di sé, è sicuro che la cosa mi piaccia e che io ricambi, scende col mento sul mio collo, e lo riempie di piccoli abbozzi di baci.
Si ferma. 
Con un'occhiata fugace mi legge nel pensiero, guardandomi e mordendosi il labbro inferiore scivola di lato e si appopria del posto del guidatore, poi estrae le chiavi dalla tasca e mette in moto la macchina.
E' tardi. 

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Capitolo 6
*** Insecurity. ***


Buonasera carissime lettrici! :)
Purtroppo questo 'viaggio' è arrivato alla fine, infatti questo è l'ultimo capitolo della FF.  Devo dire la verità: scriverlo è stato difficile, MOLTO difficile, ma vi ho accontentate, quindi ringraziatemi AHAHAH 
Anzi, sono io che devo ringraziare voi. Grazie per avermi supportata, recensita, letta. Grazie per avermi fatta sentire apprezzata. Siete meravigliose. ♥
Vi lascio il capitolo, come al solito fatemi sapere che ne pensate! baci. 

p.s. rating 'leggermente' rosso
 Joє'ѕ мυffιи

Dopo aver messo in moto la macchina, partiamo. Appena svoltato a destra, becchiamo un semaforo rosso: Joe si ferma e si gira verso di me.
Con la mano destra mi afferra la coscia, stringendola.


- Joe, è scattato il verde. - dico, grattandomi la caviglia.
- Ah già, il semaforo. - bofonchia, e con entrambe le mani impugna il volante e con il piede sinistro preme l'acceleratore. Sembra di star percorrendo un circuito di rally. Il tragitto sembra infinito, ma dopo aver attraversato altri due o tre isolati, e aver beccato svariati semafori, arriviamo sotto casa. Parcheggiamo e scendiamo dalla macchina, Joe la chiude e mi passa le chiavi. Mentre attraversiamo nell'atrio e Joe chiama l'ascensore, le metto in borsa e cerco quelle di casa. Presto mi cinge la vita con le braccia e inizia a baciarmi i capelli e la nuca, e non si ferma neanche quando l'ascensore arriva. Entriamo, pigio il tasto '3' -che indica il piano del mio appartamento-, e gli intimo di fermarsi, ma lui non ha alcuna intenzione di ascoltarmi. 
Con un 'tlin' l'ascensore di apre, raggiungo la porta di casa con Joe alle calcagna, a fatica sorpassiamo l'entrata e ci chiudiamo dentro. 
Abbozzo un sorriso, ammetto che ho paura. Tanta.
Lui invece sembra così sicuro, pronto..come se non avesse timore di nulla.
Percorriamo il corridoio baciandoci e trascinandoci verso la mia camera, e una volta raggiunta, lui mi adagia sul letto e cautamente mi si stende sopra. 
Sfregando le caviglie une sulle altre, ci togliamo le scarpe, e io lo fisso per un istante, inerme.
Fino a due giorni fa, queste immagini risiedevano solo nella mia immaginazione, e mai e poi mai mi sarei sognata di vivere una situazione del genere, pur volendola ardentemente. Magari è sbagliato, siamo solo all'inizio, ma sento che ciò che Joseph mi ha detto stasera è vero. E anche se non è così, Fa sì che io mi fidi ciecamente di lui. 
E ora, con una calma che sa dell'innaturale, ci sfiliamo le maglie scambiandoci dei dolci sguardi d'intesa. Fugacemente abbasso lo sguardo, che ricade sul suo petto: non è certamente quello di un palestrato che passa la sua intera vita ad allenarsi, ma ha indubbiamente il suo fascino. 
Mi soffermo sulle sue larghe spalle e riesco ad intravedere il principio della sua schiena. 'Quanti pensieri poco casti mi son fatta in tutti questi anni pensando a quella schiena..Joseph non ne hai idea', penso, e con un sorriso compiaciuto mi ricordo per l'ennesima volta che quello che avevo innumerevoli volte sognato nella mia mente bakata, presto sarebbe diventato realtà.
Joe mi bacia sulle labbra, poi il collo, fino a raggiungere l'orecchio; aggressivo morde il lobo sinistro, e con le mani dietro la mia schiena, percorre interamente la mia colonna vertebrale, provocandomi solletico. 
Cerca l'allacciatura del reggiseno, la trova, e me lo leva di dosso, buttandolo chissà dove nella stanza. Si fionda sul mio petto, baciandolo e marchiandone ogni sua parte. Io sospiro, scompigliandogli i capelli corvini. 
Sembra abbia in mente un preciso programma delle azioni da compiere, ma io, decisa e determinata ad ottenere ciò che voglio, lo colgo di sorpresa, e velocemente, inverto le posizioni. 
- Sapevo l'avresti fatto. - dice, leccandosi il labbro inferiore.
- Stai forse insinuando che sono troppo prevedibile? - ribatto, mordendo lo stesso e sedendomi all'altezza del suo ventre.
- No, per niente. - risponde ansimando e sorridendo sornione.
Mimo la camminata di un gatto, e poggiando le mani sui suoi pettorali, mi chino su di lui e lo bacio appassionata per una manciata di secondi. 
Ritorno alla posizione iniziale e affondo il mio viso sulla sua pancia, accarezzo l'ombelico, fino a scendere sempre più verso il basso. So che sta impazzendo, lo vedo fremere ad ogni mio tocco in quelle zone così sensibili, ma questa è una specie di mia rivincita, e un po' di 'gentil e piacevole sofferenza' non gli farà poi così tanto male. 
Slaccio i suoi jeans, fino a sfilarglieli completamente. Gioco con i suoi boxer, pronta ad abbassarglieli del tutto, ma con un balzo mi ritrovo buttata con la forza vicino allo schienale del letto.
- Ti sei divertita abbastanza, tesoro. Ora tocca a me. - afferma deciso, e continua da dove si era interrotto precedentemente. 
Comincio a sentire caldo. Sudo, sensazione che si amplifica enormemente quando Joe mi sfila la gonna e dopo avermi baciato con dolcezza il basso ventre, addenta l'elastico del mio slip e lo trascina verso il basso, fino a farlo cadere per terra. 
Sicuramente sa come far andare fuori di testa una donna, e beh, devo dire che ci è riuscito a pieno.

Ed ecco che sale, scendo, si avventa sul centro del mio corpo, mi prende, mi bacia, mi morde, mi scopre, mi esplora. 
Ed io faccio lo stesso, rapita da quel vortice di emozioni che mi stanno mandando il confusione il cervello, gli organi sensoriali, tutto.
Attraversa quella piccola barriera e diventiamo una cosa sola. 
Mi chiede se mi sta facendo male, io scuoto energicamente il capo, ma a tradimento, una lacrima mi solca il viso; la sento scendere, calda e salata sulla mia guancia, ma la lingua fresca di Joseph, presto la spazza via. 
Abbiamo fame, continuiamo a cibarci l'uno dell'altro, appagati, desiderosi, folli.
Si accascia sul fianco, mi guarda negli occhi. 
Sussurra il mio nome milioni di volte, la sua voce rimbomba nei miei timpani, incessante.
Sembra che ogni volta lo dica con maggiore fermezza, sicurezza. Come per sottolineare il legame ormai indelebile che ci unisce.
Quel legame nato dall'ignoto, nel passato. Quel legame scoperto da poco, o forse ritrovato. Legame voluto, sperato, ma alla fine ottenuto.

E' una dipendenza quella che nutro nei tuoi confronti, Joseph.
You're like an addiction

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