quel genio di hermione

di giorgiet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***



I corridoi di hogwarts perdevano i loro contorni diventando sempre meno nitidi, diventando sempre più soffocanti o forse era semplicemente lei a sentirsi soffocare.
Soffocare dai singhiozzi che cercava di trattenere in gola, da quelle lacrime che traditrici scivolavano lungo le sue guance e offuscavano la sua vista…soffocare da quel tradimento che sentiva bruciare sulla pelle.
 
Stupida, stupida, stupida e ingenua
 
È proprio così che si sentiva la coraggiosa grifondoro Hermione Granger una stupida…una stupida e ingenua ragazza innamorata; innamorata di qualcuno che a quanto pare non meritava il suo amore e per questo non meritava nemmeno le sue lacrime.
Eppure queste non volevano smettere di scendere perché infondo al suo cuore lei ci aveva sperato, creduto in quel amore che aveva superato un ostacolo grande come la guerra, convinta che lei e Ron Weasley avrebbero condiviso tutta la vita insieme.
Mai prima d’ora si era sbagliata tanto.
Perché sicuramente non era lei quella con cui Ron avrebbe passato la sua vita;
Perché sicuramente non era lei quella con cui Ron sarebbe invecchiato;
Perché sicuramente non era lei quella a cui Ron aveva dichiarato amore eterno con tanta passione e tanto sentimento;
Perché lei era quella che sarebbe stata lasciata da Ron Weasley la sera stessa.
 
Hermione ora voleva solo dimenticare, cancellare dalla sua mente quelle immagini che senza pietà continuavano a scorrere inesorabili per ricordargli che lui non era più suo e forse non lo era mai stato. Perché lei non era mai stata baciata da Ron come poco fa stava baciando Lavanda.
Hermione ora desiderava solo dimenticare quel sentimento che fino a quel momento la univa al più giovane maschio dei Weasley e sapeva che un semplice oblivion non sarebbe bastato, non a caso era la strega più brillante di Hogwarts.
Per questo correva verso l’unico luogo che avrebbe potuto aiutarla, infondo lì si è sempre sentita nel suo habitat naturale, entrare in biblioteca per Hermione è un po’ come stare tra le confortevoli mura di casa.
Scorreva con lo sguardo i libri cercando quello di cui aveva bisogno…e pensare che quando un giorno gli era capitato tra le mani quello stesso libro che ora cercava tanto disperatamente aveva pensato che era da stupidi ricorrere alla magia per realizzare i propri desideri, ma ora lei si sentiva tanto stupida quindi quel suo tentativo era più che giustificato.
Le lacrime di umiliazione riempivano ancora i suoi occhi offuscando la sua vista rallentando notevolmente la sua ricerca, per questo fermarsi e asciugarsi le lacrime con la manica del maglione è stato un gesto così rapido che chiunque  avrebbe faticato a seguirne i movimenti, eppure così necessario per riprendere il controllo di se stessa, perché non avrebbe permesso a nessuno di vederla così sconfitta, umiliata, così preda delle sue emozioni.
L’odore tipico dei libri, di quelle pagine antiche e ingiallite è sempre riuscito a calmare i nervi della grifondoro che a ragion del vero non è mai stata proprio uno zuccherino. Dopo aver preso un bel respiro riempiendosi le narici di quel odore così famigliare per lei, apre lentamente gli occhi e finalmente i titoli dei libri non sono più immagini sfocate. Con le dita ne sfiora i bordi delicatamente per non rovinarli fino ad arrivare al libro che tanto le interessa; prima di prenderlo tra le mani si guarda intorno per assicurarsi di essere sola perché vuole essere sicura che nessuno le faccia perdere tempo…o forse a solo paura che incontrare qualcuno le farà ammettere di star facendo un errore. Scaccia con forza quel pensiero troppo fastidioso da analizzare o solo da prendere in considerazione, prende quel libro con la copertina leggermente rovinata ma dalle rifiniture in oro e facendo più attenzione possibile si dirige verso una delle sezioni meno frequentate. Una parte della sua mente si chiede se sia colpa di Piton e del fatto che mette così in soggezione o se sia la materia stessa a far si che la sezione di pozioni sia sempre quasi vuota.
Non appena raggiunge un tavolo abbastanza appartato si siede e velocemente sfoglia il libro fino ad arrivare alla pagina che desidera. Contrariamente a quello che è sua abitudine e quello che le dice la logica e il buonsenso legge la formula scritta senza tener conto delle note a fondo pagina…
 
“O tu antico quanto antico è il mondo,
più antico di ogni cosa esistente,
dammi il potere a tuo comando
di realizzare un desiderio potente”
 
Ancor prima di potersene rendere conto una nuvola di denso fumo rosso circonda il corpo della grifondoro offuscandogli la vista e i sensi. Prima di lasciarsi andare e cadere nell’oblio un ultimo pensiero si affaccia nella sua brillante mente
 
Stupida, stupida, stupida e ingenua
 
 
 
 
 
Draco Malfoy non è mai stato un tipo da passare inosservato, un po’ per quello che la sua famiglia rappresenta da sempre, un po’ per quei capelli quasi bianchi che lo distinguono dagli altri quasi quanto la famosa cicatrice sulla fronte di Harry Potter, un po’ per quegli occhi grigi così impenetrabili che riescono a creare soggezione e assuefazione nelle stesso tempo.
Qualunque sia il motivo Draco Malfoy non è mai passato inosservato e ora dopo la guerra sembra che chiunque non possa fare a meno di posare gli occhi su di lui, forse perché tutti si aspettano che da un momento all’altro tiri fuori la bacchetta per vendicarsi di quelli che hanno ucciso il Signore Oscuro mostrando quel marchio che tutti sanno essere sul suo braccio, o forse perché infondo il bello e bastardo è sempre piaciuto e sempre crea invidie; fatto sta che al principe delle serpi tutta questa attenzione non è mai dispiaciuta, il problema si pone quando Draco Malfoy è arrabbiato o per meglio dire incavolato nero e se c’è una motivazione per il suo pessimo umore questo non è dato saperlo…perché un Malfoy per essere arrabbiato non deve avere una motivazione.
Quando al principe delle serpi gli girano le cosiddette sembra che tutti riescano a sentire nell’aria la parola guai tanto che i corridoi sembrano essere deserti e la Sala Comune serpeverde insolitamente silenziosa, purtroppo però capita sempre quello studente sfortunato che incrocia il suo cammino che nel migliore dei casi finisce con il sedere per terra rimpiangendo di aver ricevuto la lettera per entrare a Hogwarts. Quel giorno lo sfortunato in questione è più sfortunato del solito, perché non solo a incontrato un Malfoy di pessimo umore, intralciato il suo cammino cadendo a terra con tutti i libri appena presi dalla biblioteca sparsi sul pavimento, ma soprattutto perché lo sfortunato di turno è un piccolo grifondoro.
- levati dai piedi idiota- un ringhio a denti stretti capace di far tremare anche il più coraggioso tra i rosso-oro rimbomba tra le pareti del corridoio costringendo il piccolo grifondoro a scappare a gambe levate. Persino Madama Pince sembra aver udito le gentili parole del serpeverde portandola ad uscire dalla sua amata biblioteca con un cipiglio severo pronta a far passare un brutto quarto d’ora a chi aveva osato disturbare la quiete della biblioteca, tornando su i suoi passi non appena si è resa conto a chi apparteneva quella voce soave, con la piccola differenza che il suo tornare indietro non è causato certamente dalla paura, ma semplicemente dalla consapevolezza che sarebbe alquanto inutile far capire qualcosa a quella testa calda di Malfoy.
Una volta entrato in biblioteca l’umore di Malfoy era decisamente peggiorato, nemmeno lo sguardo terrorizzato del piccolo grifondoro è riuscito a migliorare quella pessima giornata. Ancora non riusciva a capacitarsi di come Piton lo abbia costretto a fare quella stupida relazione su quella stupida pozione, infondo non aveva fatto nulla di male…si era solo limitato a schiantare Potter. Nessuno poteva ritenerlo responsabile se lo sfregiato si era spostato facendo schiantare il calderone di Dean Thomas sulla testa di Piton…e ora per colpa del bambino che, purtroppo, è sopravvissuto Draco Malfoy doveva perdere il suo prezioso tempo dietro un inutile relazione.
Con le mani nelle tasche dei pregiati pantaloni, una camminata fiera ed elegante e sguardi languidi che seguono la sua figura in ogni suo spostamento comincia a cercare distrattamente quei libri che tanto vorrebbe far ingoiare a quello sfigato di Potter. Nel momento in cui afferrava il primo di una lunga serie di noiosi tomi il piede slitta su qualcosa che normalmente non si trova in una biblioteca ed è solo grazie al ripiano dei libri, che velocemente afferra, se non finisce con il sedere per terra e le gambe all’aria.
Maledicendo tutti i maghi esistenti, Silente, Hogwarts, Madama Pince, Piton, il calderone di Dean Thomas, Dean Thomas, Potter e infine ma non ultimo Blaise Zabini che quella mattina aveva osato svegliarlo riacquista una posizione eretta portando il suo sguardo di ghiaccio sull’oggetto che aveva osato mettere a rischio la sua importantissima vita
- come osi stupido pezzo…ma che diavolo è? – il suo sguardo da furioso e indignato si spalanca per lo stupore e la confusione, non accade proprio tutti i giorni di trovare uno strano vaso rosso con diverse sfumature rosa in una biblioteca.
Velocemente si inchina per raccoglierlo strofinando con una mano la superficie per togliere quel leggero strato di polvere che potrebbe esserci sopra. Improvvisamente dall’estremità superiore del vaso esce del fumo rosso che si concentra tutto di fronte a lui, come per avvolgere e proteggere qualcosa di misterioso e affascinante.
 
 
 
Rosso…rosso scuro, rosso chiaro, rosso sangue tutte le sfumature di rosso.
 
Grifondoro
 
Eppure qualcosa stonava, qualcosa che la mente annebbiata ancora dal sonno di Hermione fatica a comprendere. Con una mano si strofina gli occhi mentre con l’altra fa forza per mettersi a sedere e finalmente tutto le appare più chiaro.
Il rosso che vede non è il rosso grifondoro e non c’è nemmeno una punta di oro, ci sono troppe tende, troppi tappeti, troppi cuscini tutto è troppo…troppo simile a quelle stanze delle principesse arabe, così come lei le immagina. Non riesce a porsi nessuna domanda concreta che una forza misteriosa sembra avvolgerla e spingerla in alto, è come se qualcosa la stesse sollevando, la sua pelle sembra perdere consistenza svanendo nel fumo e nuovamente tutto diventa rosso.
 
Da quando aveva 11 anni ed era solo una bambina con i capelli crespi Hermione aveva sviluppato una specie di sesto senso per percepire i problemi, come se questi avessero un odore particolare. Era una sensazione strana, un brivido freddo lungo la schiena e lo stomaco attorcigliato in una morsa opprimente. È così che in quel momento si sentiva.
Ancor prima di raccogliere tutto il suo coraggio per aprire gli occhi e sperare di essersi sbagliata una voce, quella voce che per anni si è rivolta a lei con disprezzo distrugge ogni speranza
- mezzosangue?!- forse è quel tono leggermente sorpreso, privo del solito disgusto che la convince ad aprire gli occhi trovandosi davanti, come immaginava, l’algida figura di Draco Malfoy.
- mezzosangue il tuo gusto in fatto di abbigliamento è decisamente peggiorato. Si può sapere come diavolo ti sei vestita?-
Vorrebbe rispondergli a tono come sempre, dirgli che è solo un idiota, un pallone gonfiato e che è lui che ha dei gusti pessimi in fatto di abbigliamento…vorrebbe, ma invece resta in silenzio.
Piega la testa da un lato e continua a guardarlo cercando di fulminarlo con gli occhi
- Granger per caso il tuo stupido gatto si è mangiato la tua lingua?-
Hermione assottiglia ancora di più gli occhi sperando che una voragine si apra sotto i piedi di quello sbruffone inghiottendolo nel buio.
- mezzosangue mi stai stufando! Vuoi dirmi perché indossi quei strani vestiti? Cos’è una nuova moda babbana?-
Che Malfoy si stava innervosendo era chiaro anche ai muri e questo non faceva che rallegrare Hermione che quel giorno non aveva proprio nulla per cui essere allegra
- dannazione mezzosangue parla!-
Hermione voleva urlargli che lei parlava quando e con chi voleva e che di certo lui non era tra le persone con cui lei avrebbe voluto intavolare una discussione. Invece l’unica cosa che riuscì a dire ebbe il potere di scioccare sia la coraggiosa Grifondoro che il Principe delle Serpi.
 
- si padrone - 
questi personaggi non mi appartengono ma sono di prorpietà della Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro l'immagine è stata fatta da me e il titolo della storia l'ho ripreso da una puntata del telefilm streghe "quel genio di pheobe"

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


- si padrone -
 
Padrone, padrone, padrone
 
Hermione non poteva credere a ciò che aveva detto.
Malfoy non poteva credere a ciò che aveva sentito.
 
Continuavano a guardarsi entrambi scioccati, gli occhi spalancati e la bocca aperta incapaci di dire una sola parola. Alla fine a rompere il silenzio è stata la fragorosa risata di Malfoy. Una di quelle risate capaci di farti sentire male allo stomaco, di farti mancare il fiato e farti venire le lacrime dal troppo ridere.
Mai in vita sua Draco aveva riso così tanto e così di cuore. Hermione non aveva mai sentito Malfoy ridere, ridere così di gusto, in modo così…umano.
Malfoy non riusciva a smettere di ridere per l’assurdità della cosa. Fino a poco tempo fa avrebbe fatto carte false per farle dire una cosa del genere e ora, che infondo non gli importava poi molto, lei lo dice senza che lui debba nemmeno costringerla, minacciarla o torturarla. Assurdo.
- Malfoy smettila di ridere! -  sbottò Hermione esasperata dalla risata del serpeverde, ma soprattutto imbarazzata per quello che ha detto. Come le sia venuto in mente di chiamarlo in quel modo ancora non se lo spiega. Forse è impazzita. L’unica spiegazione che l’orgoglio della grifondoro può accettare.
- mezzosangue non che non apprezzi…ma come mai così docili oggi? – lo aveva detto avanzando di qualche passo verso di lei, con un sorrisino strafottente a piegargli le labbra e con gli occhi a scrutare attentamente il corpo di Hermione
- e poi finalmente sei riuscita a capire che quei stracci che ti ostinavi a chiamare vestiti erano ridicoli? – continuò Malfoy  sempre più divertito.
- non rompere Malfoy ti stavo solo prendendo in giro -  ribatte Hermione con poca convinzione, per poi continuare più sicura – e inoltre non capisco perché tutta questa attenzione per i miei vestiti. Che c’è Malfoy vuoi cambiare look? – per la seconda volta nel giro di pochi minuti la risata del serpeverde riecheggia nella biblioteca – mai ti sei vista Granger?! – riesce a dire Draco tra le risate.
Solo allora Hermione decide di abbassare lo sguardo e osservare i propri vestiti restando nuovamente scioccata da quello che vede
- oddio!!! Dove sono i miei vestiti?- urla hermione totalmente sconvolta.
La sua rassicurante divisa grifondoro sembra sparita lasciando il posto a dei pantaloni alla turca rossi semitrasparenti con una specie di reggiseno coordinato.
- Malfoy che cosa mi ai fatto? Dove sono i miei vestiti?- sbraita Hermione imbarazzata cercando di coprirsi stringendo le braccia al petto.
- che cosa ho fatto io? Io non ho fatto nulla mezzosangue sei tu che sei apparsa dal nulla vestita in questo modo!- risponde Draco scocciato – stavo solo prendendo dei libri e sono inciampato su questo e poi…- continua per poi fermarsi a osservare prima lei e poi il vaso che ancora tiene tra le mani con aria curiosa.
- e poi cosa Malfoy?- insiste Hermione
- tu sei uscita da qui Granger!- asserisce Malfoy con convinzione per poi riportare lo sguardo su di lei in modo accusatorio.
- sei tu che devi dirmi che cosa hai fatto- gli ordina Draco, sicuro però di ricevere una delle solite rispostacce della mezzosangue. Invece, sconvolgendo nuovamente entrambi, Hermione comincia a raccontare docilmente.
- sono entrata in biblioteca per prendere quel libro- risponde indicando il libro ancora aperto sul tavolo – e ho letto un incantesimo per realizzare i desideri e poi credo di aver perso i sensi. Quando mi sono svegliata ero in una stanza strana e poi mi sono ritrovata qui di fronte a te- termina Hermione incredula per il modo in cui a raccontato tutto senza pensarci un secondo, come se quello che ordina Malfoy fosse legge.
Il serpeverde continua a guardarla per qualche secondo pensieroso, poi lentamente si avvicina al tavolo dove è appoggiato il libro e comincia a leggere.
Per alcuni minuti regna il silenzio, poi all’improvviso Draco chiude il libro prendendolo in mano e girandosi a guardare la grifondoro
- ti sei cacciata in un bel casino mezzosangue- disse Malfoy estremamente serio per poi sfoggiare nuovamente quel ghigno che Hermione avrebbe voluto cancellarlo a suon di calci.
- e la cosa peggiore, per te, è che sei nelle mie mani –
 
Il silenzio li avvolse dopo l’ultima frase di Malfoy. Lui continuava a fissarla gustandosi le sue espressioni, lei cercava di capire il significato di quello che era stato appena detto.
Hermione non era mai stata una stupida e il suo intelletto le ha sempre permesso di comprendere, prima dei suoi compagni, tutto ciò che la circonda. Per questo non ci aveva messo molto a capire che cosa le stava succedendo, o almeno una cosa l’aveva capita. E questo non le piaceva per niente.
- sono costretta a fare tutto quello che mi ordini – aveva sussurrato Hermione umiliata da quella prospettiva.
- non mi sembri contenta – afferma Malfoy decisamente soddisfatto
- contenta?! Contenta di prendere ordini da te? preferisco la tortura piuttosto- aveva urlato Hermione infuriata con lui, ma soprattutto con se stessa.
Come poteva essere stata così stupida da fare un incantesimo del genere? Eppure c’era qualcosa che non riusciva a capire…come era arrivata al punto di dover obbedire ciecamente agli ordini di Malfoy dopo aver fatto un incantesimo per esaudire i desideri?
- Malfoy che cosa dice il libro? Fammi leggere-
- no –
Una semplice negazione è bastata a far abbassare il braccio a Hermione, che fiduciosa lo aveva allungato per afferrare il libro.
 
Malfoy ordina, lei esegue.
 
- no? Che significa no?- Hermione non sapeva se essere più arrabbiata o confusa dal serpeverde
- significa che mi voglio divertire mezzosangue e ora torna nel tuo vaso –
- che cos…- Hermione non riesce nemmeno a terminare di parlare che la stessa forza che prima l’aveva spinta fuori, ora la sta riportando in quella strana stanza avvolta da una nube di fumo rosso.
Non appena Hermione era scomparsa all’interno del vaso Malfoy si era guardato intorno e velocemente tornava nel suo dormitorio attento che nessuno lo potesse vedere e rovinargli così il suo nuovo divertimento.

 
 
Il secondo capitolo in realtà non doveva finire così, ma purtroppo ho messo più tempo del previsto a scriverlo. Quindi ho pensato di postare questo e il resto metterlo nel capitolo successivo.
Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate, se vi piace o se invece mi devo ritirare in un angolo sperduto del mondo :P
Ringrazio chiunque abbia letto il primo capitolo…un bacio!!! 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Hermione aveva sempre adorato il rosso.
Rosso come le decorazioni di natale.
Rosso come la copertina del suo primo diario.
Rosso come i capelli Weasley…Ginny Weasley.
Rosso come Grifondoro.
Hermione aveva sempre adorato il rosso, ora lo odia.
Rosso come il sangue di tutte le persone morte a causa della guerra.
Rosso come i capelli Weasley…Ron Weasley.
Rosso come la stanza in cui si trova ora.
 
Continuava a guardarsi intorno, confusa e arrabbiata, per cercare di capire cosa le era successo e come diavolo era finita in quella situazione.
Prigioniera in un vaso e costretta a obbedire agli ordini di Malfoy.
Vorrebbe prendersi a schiaffi da sola per essersi cacciata in questo casino. Tutta colpa di Ron.
Se lui non l’avesse tradita non avrebbe mai fatto quel incantesimo per cercare di dimenticare, non sarebbe mai finita nelle mani di quel Serpeverde arrogante.
Mentre all’interno del vaso cercava qualcuno con cui prendersela, fuori dal vaso un Malfoy estremamente divertito rientra nella sua stanza.
La sola idea di poter disporre della mezzosangue a suo piacimento lo mandava fuori di testa. Poterla finalmente piegare ai suoi voleri gli mandava una scarica di adrenalina incredibile. Si sarebbe divertito un mondo, ma per far si che questo accada deve nascondere il libro per tenerlo lontano dalle mani della Granger. Era sicuro che appena le si sarebbe presentata l’occasione la mezzosangue non avrebbe aspettato un secondo a prendergli il libro. Non che leggerlo avrebbe risolto la situazione, visto che l’unico in grado di risolverla e far tornare tutto normale era lui, ma vedere la faccia della mezzosangue mentre cerca di capire quello che le è successo, senza però risultati, è qualcosa a cui non vuole rinunciare.
- fammi uscire!- urla Hermione, che nonostante sia dentro il vaso riesce a farsi sentire benissimo, mentre Draco sta nascondendo il libro dentro il suo baule ridacchiando per la poca pazienza di Hermione.
- subito Malfoy! Fammi uscire subito o giuro che ti…-
Draco afferra la parte superiore del vaso facendolo oscillare leggermente, ma creando una specie di terremoto all’interno. Il grido di Hermione fa scoppiare per l’ennesima volta in quel giorno la risata di Malfoy.
-se non ti faccio uscire che cosa mi fai mezzosangue?- la provoca il serpeverde con sarcasmo
-allora? Sto aspettando- continua sempre più divertito
- non parlerò più con te finché non mi farai uscire- borbotta offesa hermione
- che sia ringraziato Salazar! Finalmente un po’ di silenzio!- esclamò teatralmente Draco.
Quando il tappo che chiudeva il vaso fu sollevato Hermione sperava che finalmente Malfoy avesse imparato cosa significa essere gentili…speranza inutile. L’unica cosa che riusciva a vedere era l’occhio di Malfoy che la guardava con un lampo di sadico divertimento e di vittoria.
 
Malfoy gentile è solo un’utopia
 
-mezzosangue ripeti dopo di me…padrone io sono la tua devota schiava- disse Draco assottigliando lo sguardo in segno di sfida.
Nonostante tutti i sforzi fatti per non cedere all’ordine del serpeverde le parole le erano uscite dalle labbra senza che lei potesse fare nulla per fermarle
- padrone…io sono la tua…devota…schiava- disse Hermione stringendo i denti i conficcandosi le unghie nei palmi delle mani per poi aggiungere subito dopo un bel sonoro – vaffanculo!-
L’ultima cosa che vide prima che il vaso fosse di nuovo chiuso fu il ghigno soddisfatto di Malfoy.
Non sa quanto tempo è rimasta chiusa dentro quel vaso, facendo avanti e indietro per la stanza  fermarsi e maledire Malfoy per poi ricominciare a camminare e pensare a come riuscire ad uscire da tutto il casino in cui si è cacciata. Talmente concentrata a trovare una soluzione che quando si è ritrovata sbalzata all’esterno a cacciato un urlo degno della migliore banshee.
- mezzosangue mi stai dando fastidio e non capisco che motivo tu abbia di urlare- disse Malfoy in tono quasi annoiato che fa decisamente a pugni con la rabbia di Hermione
- Tu…arrogante stupido pezzo di idiota- sbotta Hermione al limite della pazienza
- con tutti questi complimenti mi fai arrossire- ribatte Malfoy divertito dalla rabbia della grifondoro.
Le guance di Hermione si tingono di un rosso scarlatto a causa della rabbia e la voglia di prenderlo a pugni come al terzo anno sale livelli vertiginosi. Quello che più la fa imbestialire è che lui è completamente rilassato, sdraiato sul letto con gli occhi chiusi e le braccia dietro la testa incurante di lei e della sua furia, come se quel giorno non fosse successo nulla, come se lei non fosse lì nella tana della serpe vestita in modo assolutamente imbarazzante, per di più costretta ad obbedire al suo peggior nemico.
Hermione con le braccia tese lungo i fianchi, le mani chiuse a pugno chiude gli occhi per riprendere il controllo di se stessa, perché sa che solo calmandosi potrà trovare una soluzione e infondo una parte di lei spera ancora che quello che sta vivendo sia solo un terribile incubo. Fra poco si sveglierà tra le confortevoli lenzuola del suo letto, scenderà come tutte le mattine in Sala Comune dove ad attenderla ci saranno Harry e Ron…Ron, il suo Ron. Una lacrima scende lungo la sua guancia quando il ricordo del bacio tra Ron e Lavanda torna prepotente nella sua mente.
- ora non metterti a frignare mezzosangue- disse Malfoy che in realtà non si era perso nemmeno un secondo delle emozioni che si erano susseguite sul volto di Hermione
- mangia- ordinò Malfoy indicando il vassoio pieno di cibo posato sopra la scrivania. lo sguardo di Hermione si posa stupito sul vassoio e poi sul volto di Draco lasciandola senza parole.
- cosa pesavi che ti avrei lasciato morire di fame?- la risposta di Draco le fa abbassare lo sguardo colpevole
-mangia mezzosangue che dopo avrai del lavoro da fare-
- che cosa? Io non faccio proprio niente!- sbraita Hermione ritrovando il suo cipiglio battagliero.
- è un ordine mezzosangue! Mangia e sta zitta o potrei decidere di lasciarti a digiuno-
Serrando i pugni più forte di prima Hermione va verso la scrivania e inizia a mangiare in silenzio urlando dentro di se dalla rabbia
 
Giuro che prima o poi gliela faccio pagare
 
Nonostante tutto quello che è successo Hermione si è ritrovata piuttosto affamata tanto che in poco tempo a spazzolato via quasi tutto. Ora con la pancia piena e la mente un po’ più lucida si domanda se quel cibo lo abbia portato su proprio lui.
-grazie- sussurra Hermione. Forse con un po’ di gentilezza si può risolvere tutto senza danni gravi.
- non ringraziarmi. Lo fatto solo perché se morissi di fame dovrei sopportare le urla dello sfregiato e dello straccione più di quanto il mio stomaco e il mio udito possano sopportare- lo sguardo di disprezzo che le lancia è molto più chiaro di qualunque cosa potesse dire
-ora che non ti stai più ingozzando…-
-io non mi ingozzo!-sbraita Hermione, liquidata però con un semplice gesto della mano mentre il serpeverde si alza dal letto per porgergli una pergamena
- copia quello che c’è scritto qui sopra e spediscilo alla coppia di sfigati con cui ti piace tanto andare in giro- ordina Malfoy in tono sbrigativo
- non…-
-niente repliche. Fallo e basta- disse Malfoy senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
Non appena terminato di scrivere, la pergamena fu sequestrata dal serpeverde e ordinatole  solamente di non muoversi dalla stanza è uscito. E ancora non è tornato. Non che lei sia stata con le mani in mano ad aspettarlo, solo che quando a capito che l’unico posto dove potesse essere quel maledetto libro era l’unico posto inaccessibile, ossia il suo baule magicamente chiuso si è ritrovata sola in una stanza a lei sconosciuta senza sapere che fare. Si è sdraiata sul letto sbuffando rumorosamente e poggiando le scarpe sulle lenzuola, solo per fare un dispetto a lui, e alla fine la stanchezza di quella giornata così emotivamente distruttiva le fa chiudere gli occhi e cadere in sonno profondo.
 
Braccia forti, ma delicate che la sollevano e poi la adagiano delicatamente avvolgendola come seta e poi Morfeo torna a prenderla con se. 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Dolore, rabbia, umiliazione, vendetta.
Lacrime di sangue che come lame affilate ferivano il cuore. Le tue stesse mani sporche di sangue, sangue non tuo…sangue puro.
Ti guardi intorno terrorizzata, ma tutto è avvolto dalla nebbia. Tutto sembra in bianco e nero. Cammini tenendo le braccia distese davanti a te per cercare qualcosa, o forse qualcuno che possa aiutarti. La paura sembra diventata un grosso mattone che ti schiaccia il petto, impedendoti di respirare. La nebbia sembra farsi più densa avvolgendoti come serpenti che catturano e uccidono le loro prede. I tuoi passi sono sempre più pesanti, cerchi la forza dentro di te per andare avanti, per mettere un piede davanti all’altro finche cadi a terra priva di forze, sfinita…sconfitta.
Alzi la testa, facendo uso delle ultime forze rimaste, sperando ancora di trovare qualcuno che possa aiutarti.
Due occhi spalancati per il terrore ti fissano, occhi da dove scendono lacrime di sangue. Sangue che scorre fino alle tue mani, avvolgendoti, soffocandoti, facendoti annegare.
 
Hermione spalanca gli occhi urlando e alzandosi a sedere sul letto, le pupille dilatate dalla paura fisse davanti a se. Respira a fatica e istintivamente si porta una mano alla gola sentendo ancora su di se quella nebbia che la soffocava, sentendo su di se ancora il sangue.
Porta le mani davanti al viso con la paura che sopra possano esserci quelle macchie rosse. Le mani continuano a tremarle nonostante siano pulite, le chiude a pugno con forza per cercare di fermare quel tremore.
- che ti prende Granger?- il richiamo di Malfoy la fa sussultare e poi spostare lo sguardo spaventato su di lui.
Le ce vogliono alcuni minuti prima di ricordare…
 
Ron
L’incantesimo
Draco Malfoy
Malfoy ordina, lei esegue
 
Le ce vogliono alcuni minuti prima di mettere a fuoco…
 
Bianco
Pelle bianca
Asciugamano bianco
Fascia bianca
Tutto bianco
 
- ahahahaha!!!- urla coprendosi la faccia con le mani. Il volto in fiamme e gli occhi chiusi con forza.
- mezzosangue il tuo vizio di urlare è molto fastidioso- disse lui con aria annoiata e lo sguardo fisso sul viso di lei.
- Malfoy tu sei…sei- stringe ancora di più le mani sul viso, che piano piano  lo sente farsi più bollente, non riuscendo a parlare per l’imbarazzo
- nudo Granger…si dice nudo- sogghigna lui
- so come si dice- ribatte piccata Hermione.
Seguono dei minuti di silenzio in cui l’unico rumore che lei sente è il suo respiro accelerato
- ora puoi guardare mezzosangue sono vestito-
sollevata apre gli occhi e alza lo sguardo su di lui. Stavolta il grido, forse anche di rabbia, di Hermione è stato così acuto che anche nelle torri più alte di Hogwarts si è sentito chiaramente, come se lei fosse lì.
- maledizione Malfoy vestiti!– sempre più imbarazzata, con gli occhi nuovamente chiusi, prende la prima cosa che le capita tra le mani e lo lancia a caso nella stanza, sperando di colpire, magari anche di sfigurare, la faccia tosta del serpeverde.
- pessima mira Granger, non sei arrivata nemmeno vicina alla mia faccia- infatti l’oggetto, che alla fine si era rivelato un innocuo cuscino, era fino finito vicino alla porta d’entrata decisamente molto, troppo distante dalla figura nuda di Draco Malfoy.
- razza di pervertito vestiti- insiste Hermione, meno imbarazzata ma decisamente più arrabbiata.
-visto che ci tieni tanto vestimi tu- ribatte lui con una nota canzonatoria nella voce
- cosa? Sei impazzito forse? Puoi scordarti che io…-
- vestimi mezzosangue è un ordine- le labbra piegate in un sorrisino sadico e negli occhi uno sguardo di sfida.
Malfoy si avvicina all’armadio e dopo aver preso una camicia, un paio di pantaloni dal taglio elegante e dei boxer neri si avvicina a lei con passo sicuro, di chi sa che la persona che gli sta di fronte non può far altro che piegarsi ad ogni suo volere.
 
Malfoy ordina, lei esegue
 
Hermione sa perfettamente che non può far altro che assecondare la volontà di quel pervertito di Malfoy, a causa dell’incantesimo che lei stessa aveva fatto
 
Stupida, stupida, stupida e ingenua
 
Ma questo non la porterà di certo a farsi sottomettere. Per questo, nonostante l’imbarazzo si alza dal letto  e a testa alta sfila i vestiti dalle sue mani. Senza mai staccare gli occhi da quelli di lui lo aiuta a infilarsi la camicia una manica per volta, sfiorando con le dita la fascia bianca che gli copre parte del braccio, sfiorando la pelle del collo per allacciargli i primi bottoni.
Con le dita che tremano d’imbarazzo, le guance tinte di rosso, scende ad allacciare tutti i bottoni, lentamente, sfiorando involontariamente la pelle del serpeverde.
 
La stessa stretta allo stomaco che aveva sentito la sera prima, quando tornando in camera l’aveva trovata al limite del letto addormentata, rannicchiata su se stessa con una mano chiusa a pugno e stretta al petto, come a proteggersi, con le labbra leggermente aperte. Come in quel momento, ieri sera le era apparsa così indifesa, innocente che la scarica d’eccitazione che lo aveva attraversato gli aveva fatto mancare il respiro. Voleva svegliarla bruscamente, intimargli, ordinarle di tornarsene nel suo vaso, ma l’unica cosa che fece fu quella di prenderla in braccio, falle appoggiare la testa sul cuscino e coprirla con le lenzuola. Aveva passato la notte in bianco a chiedersi per la metà del tempo se la sua pelle fosse morbida al tatto come lo era alla vista, e l’altra metà a darsi delle stupido per aver fatto certi pensieri sulla sporca mezzosangue.
In quel preciso momento invece si chiedeva se quelle dita, che ora tremavano allacciandogli i bottoni, sarebbero state così insicure anche chiuse su una parte precisa del suo corpo.
Quel pensiero gli infiammo il sangue nelle vene. Strinse con forza i polsi della grifondoro puntando su di lei uno sguardo di puro desiderio, facendo avvampare ancora di più le guance di  una Hermione scossa da quello sguardo che sembra voglia scavarle dentro. Attraverso i vestiti, attraversarle la pelle e entrare giù, infondo dentro di lei.
Nessuno l’aveva guardata in quel modo, nessuno mai l’aveva guardata con uno sguardo così pieno di…nemmeno lei sapeva di cosa.
- sei così pudica anche con il tuo straccione?- attaccare per difendersi. Difendersi dalla voglia di strapparle i vestiti di dosso, possederla e cancellare per sempre quel aria di innocenza che gli accende il sangue.
Il riferimento a Ron le fa perdere il colore acceso delle guance
Sei così pudica…
Pudica e innocente. Non c’era nulla di innocente nel bacio tra Ron e Lavanda. Non c’era nulla di innocente nelle mani che Ron faceva scorrere sulle cosce di Lavanda.
Sei così pudica…
Anche quando facevano l’amore Ron non l’aveva mai accarezzata in modo così lascivo. E se fosse lei stessa la causa del tradimento? Se fosse lei ad avere qualcosa che non va?
- tornatene nel tuo vaso mezzosangue. È tardi e io devo andare a lezione- detto ciò le lascia i polsi e mentre lui scompare dietro la porta del bagno, lei sparisce in una nuvola di fumo rosso con le guance rigate dalle lacrime.

 
 
 
 
 
 
Grazie a tutte quelle che hanno recensito i capitoli precedenti, a chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite, e nelle ricordate. E anche a chiunque abbia letto…un bacio grande! 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Se il buongiorno si vede dal mattino, quello deve essere un giorno fantastico per Draco Malfoy. Nonostante quello che è successo con la Granger, lo sconvolgimento che gli ha provocato, vedere lo sfregiato e lo straccione con quel espressione preoccupata e colpevole lo fa sentire decisamente meglio. Per non parlare del momento in cui piattola Weasley ha fatto una bella lavata di capo a scemo e più scemo. Quello si che è stato un bel momento. Per una volta ha veramente apprezzato il fatto che la rossa fosse così fastidiosa e petulante.
 
-stupido essere senza cervello- un’infuriata Ginny Weasley da il suo personale buongiorno al fratello assestandogli anche un bel ceffone in piena guancia, facendola diventare di una tonalità molto simile a quella dei suoi capelli.
-che inquini l’aria con la tua ancor più stupida presenza-
-Ginny calmati. Non è…- cerca di dire Harry il più dolcemente possibile, conoscendo bene il temperamento della ragazza
- tu sta zitto! Tanto ne ho anche per te se vuoi- in quel momento, con le mani sui fianchi e quel espressione infuriata sul volto assomiglia in modo spaventoso ad un predatore pronto a sbranare la sua preda. Ma ancora di più somiglia a mamma Weasley. Harry e tutti i Grifondoro presenti non pronunciano neppure una parola, conoscendo bene le sfuriate della rossa. I Serpeverde ridono gustandosi la scena.
- dicevo? Ah si… sei un’imbecille! La sifilide dovrebbe prenderti! Come hai potuto?!- Ginny strilla talmente forte e con tanta rabbia che sembra possa scoppiare da un momento all’altro.
Tutti i Grifondoro  fanno un passo indietro  temendo di poter essere investiti dalla sua ira e ringraziando di non essere nei panni di Ron. I serpeverde se potessero porterebbero delle comode poltrone su cui gustarsi la scena, magari mangiando e bevendo. L’unico veramente interessato al contenuto della discussione è Malfoy, cosciente che quello spettacolo riguarda la mezzosangue che ora si trova nella sua stanza.
- come?! Come hai potuto farle una cosa del genere?! Con Lavanda poi! Che non riesce a tenere un segreto nemmeno sotto imperius!- continua ormai fuori di se –prega che non le sia successo nulla, che non stia male perché tu non sai tenertelo nei pantaloni- urla furiosa come non mai.
Tutti stanno aspettando il momento in cui tirerà fuori la bacchetta e maledirà il fratello. Ma sorprendendo i grifondoro e deludendo i serpeverde , che si aspettavano una carneficina, fa un respiro profondo per poi rivolgersi a Harry –ha portato via tutte le sue cose, la stanza è vuota- e poi se ne va rivolgendo un’occhiataccia al fratello capace di far gelare l’inferno.
-miseriaccia! Era veramente arrabbiata- sbotta Ron non appena la figura di Ginny è sparita dietro l’angolo.
Per la prima volta, da che si ha memoria, Grifondoro e Serpeverde condividono la stessa idea
Ronald Weasley è un’idiota
 
 
 
Era proprio quello a cui stava pensando Draco Malfoy. Weasley è un’idiota. Provava una certa soddisfazione nel vedere come tutti, anche i buoni e leali Grifondoro, condividessero quello che lui ha sempre saputo.
“ the King Weasley” è il“ the King degliidioti
Adesso sapeva anche perchè la mezzosangue aveva deciso di fare quel incantesimo, e questo gli dava ancor più potere su di lei, più di quanto già non ne aveva. Inoltre questo tipo di potere era sicuro gli avrebbe dato molta più soddisfazione. Riuscire dove prima aveva sempre fallito…vederla soffrire, in lacrime, umiliata, in ginocchio.
L’immagine della mezzosangue ai suoi piedi, non in lacrime, ma impegnata a dargli piacere, i ricci indomabili, sciolti sulle spalle nude, in cui affondare le mani per spingerla più verso di se, con sempre più vigore, con sempre più forza. Fino a sporcarla. Finalmente umiliata.
La sola idea lo fa sorridere di sadica soddisfazione, non vede l’ora di poter tornare in camera solo per vederla sottomessa, per cercare di sottometterla e poi scoprire di non poterci riuscire mai del tutto, di non poter mai piegare totalmente quel indomabile leonessa. Ed è questo che più lo diverte, che più lo attira verso di lei.
 
Hermione Granger non è mai stata una di quelle ragazze che piange e si dispera perché il proprio ragazzo la lasciata. Ogni tipo di ostacolo che si è messo di fronte al suo cammino lei lo aveva sempre superato, messo alle spalle. A testa alta e più forte di prima ricominciava il suo percorso. Questa volta non sarà diverso, si metterà alle spalle anche questa delusione, il tradimento e Ron. Starà bene.
 
Starò bene.
 
Ma in quel preciso momento per lei era l’ora di sfogarsi, di versare tutte le lacrime per quel amore finito, per quel tradimento che brucia sulla pelle, nel cuore, e nella mente.
Dietro quelle tende, sopra quei cuscini e racchiusa in quelle lenzuola lascia che le ultime lacrime scivolino dai suoi occhi e muoiano sulle sue labbra.
Una volta che gli ultimi singhiozzi sono cessati, le ultime lacrime sono state versate, facendo un profondo respiro e raccogliendo tutto il suo coraggio e forza d’animo si scioglie dalla posizione fetale, come una gabbia in cui si era racchiusa per proteggersi, e si alza in piedi.
Ora è il momento di pensare a se stessa, di dimostrare a Draco Malfoy chi è veramente Hermione Granger. È il momento di tirarsi fuori da questo pasticcio.
La prima cosa che si deve fare quando sui vuole risolvere un problema è cercare indizi sul problema stesso. Quello di cui avrebbe bisogno è il libro che gli ha sottratto Malfoy, ma in mancanza di questo e della sua bacchetta l’unica cosa da fare è cercare lì, nella stanza dove si trova ora.
Dopo aver messo a soqquadro parte della stanza, senza trovare nulla che potesse aiutarla, un po’ scoraggiata sta quasi per gettare la spugna, quando il suo sguardo viene attratto da qualcosa che fino a quel momento non aveva notato.
Sulla parete di fronte al letto c’era una tenda rossa con arabeschi in ora cuciti sopra. Ma questa non aveva motivo per essere lì, non c’erano finestre e non sembrava esserci nemmeno una porta. Qualcosa le diceva sulla buona strada. Con una rinnovata fiducia si avvicina scostando la tenda lentamente.
Un quadro. Il ritratto di una bellissima donna. Capelli scuri raccolti in un’antica acconciatura. Gli occhi sorridenti, felici, innamorati. Le labbra piegate, però, in una smorfia di dolore e rabbia. Hermione allunga incerta una mano per sfiorare il volto della donna, attratta dal quel volto misterioso. Non appena le sue dita sfiorano la tela, questa scompare lasciando il posto ad uno scaffale in cui l’unico oggetto presente è un libro. 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


16 Settembre
 
Domani sarà finita. Lui non sarà più mio.
Non sentirò più il calore del suo sguardo su di me, la forza e la dolcezza delle sue mani, le sue labbra non sfioreranno più le mie.
È ingiusto, tutto questo è ingiusto. Per una come me non c’è spazio nemmeno per l’amore. Forse a noi mezzosangue non è dato d’amare, nemmeno questo ci è concesso. Eppure il mio cuore batte, la mia anima freme quando lui è vicino a me.
Se quello che provo non è amore cos’è allora? Perché mi sento morire se penso che domani lui sposerà un’altra donna?
Lo odio.
Lo odio perché il mio sangue sporco non va bene per il suo sangue puro.
Lo odio perché ora gli importa di questo.
Lo odio perché da domani avrà una bellissima e rispettabile moglie.
Lo odio perché da domani tornerò ad essere solo la sporca e indegna mezzosangue.
Lo odio perché non sarò più la suamezzosangue.
Lo odio perché nonostante tutto non posso smettere d’amarlo.
Forse è proprio questo il problema…non si può smettere d’amare un amore sbagliato. Diventa un’ossessione che ti consuma fino a divorarti. Io mi sono lasciata divorare e ne sono stata solo felice.
Ora che sento le fiamme dell’inferno corrodermi l’anima desiderosolo una cosa. Vendetta.
 
 
L’ultima pagina del diario di Emily Peaterson.
Hermione continuava a sfogliare le pagine di quel diario senza vederle veramente . la mente persa nel volto ritratto nel quadro, in quegli occhi così felici e così innamorati, in contrapposizione con quelle labbra piegate in una smorfia di dolore. Lo stesso dolore letto in quelle poche righe.
Chi era Emily Peaterson? Era la stessa donna del ritratto? Ma soprattutto che cosa aveva a che fare Emily, il diario con quello che stava succedendo a lei?
Persa tra i suoi pensieri non si accorge di quello che le sta succedendo intorno finché non si sente catapultata fuori dal vaso.
- maledizione Malfoy potresti avvertirmi prima non credi?! -
- sai Granger credo che sia colpa del tuo essere così acida- dice con molta tranquillità lui, sciogliendo il nodo della cravatta e togliendo i primi bottoni della camicia dalle asole.
- colpa di cosa? – chiede lei, indecisa se essere preoccupata o indignata.
- colpa tua se la donnola ti ha mollata – dice con molta calma Malfoy, gustandosi l’emozioni che si susseguono sul volto della mezzosangue.
- come…cosa… che ne sai tu? - la notizia si è già sparsa o Ronald va già in giro con Lavanda senza minimamente preoccuparsi di quello che lei potrebbe pensare?
- la piattola stamattina ha dato spettacolo. Per poco non affatturava l’idiota del tuo fidanzato- si ferma soprappensiero, come se in quello che ha detto ci fosse una nota stonata – o forse dovrei dire ex fidanzato- sghignazza Malfoy godendosi quella scintilla di rabbia e dolore che si è accesa negli occhi di Hermione.
- Ginny non riesce mai a trattenersi nell’esternare quello che pensa di Ron- ribatte Hermione con la mente lontana. Lontana su fino in cima alla torre, nel dormitorio Grifondoro ad ascoltare i commenti di una Ginny infuriata. Se all’inizio il linguaggio  da scaricatore di porto della sua amica a faceva arrabbiare, ora comincia a trovarlo anche divertente, riuscendo ad ammirare anche la fantasia di Ginny, la quale ne ha decisamente molta forse troppa per i gusti di Hermione.
- ora perché ride mezzosangue?- chiede Malfoy curioso di conoscere il motivo di un così rapido cambiamento d’umore. Quella ragazza prima o poi lo farà diventare matto.
Il sorriso di Hermione non accenna a diminuire, anzi, scuotendo la testa il suo sorriso si accentua di più.
-scommetto che ha fatto molto di più che insultare Ron- Malfoy in risposta sorride anche lui
- oh credimi se ti dico che in quel momento avrei voluto stringerle la mano- con fare circospetto si avvicina al volto di Hermione, come se stesse per rivelarle un’importante segreto di stato.
- sai devo ammettere che ha veramente un bel destro la ragazzina-
Per un secondo entrambi si guardano negli occhi e nel silenzio di quella stanza due perso appartenenti a due mondi diversi scoppiano in una genuina risata. Quando il suono delle loro risate si spegne un silenzio imbarazzato cala su di loro. Hermione avita da posare lo sguardo su di lui. Draco abituato a nascondere sempre ciò che realmente prova dietro una maschera di impassibilità, nasconde l’imbarazzo nel l’unico modo che conosce
- allora mezzosangue il motivo per cui hai fatto l’incantesimo è perché lo straccione si è portato al letto la Brown – dice con il tono più derisorio che gli riesce.
Se fino a pochi secondi fa Hermione provava imbarazzo per quella risata spontanea che era nata in entrambi, ora sentiva la rabbia montarle dentro. Sentiva il suo orgoglio di donna gridare vendetta
-se vuoi un consiglio dovresti essere meno rigida. Sai non piacciono le ragazze puntigliose e rompiscatole come te. Soprattutto puntigliose, rompiscatole e vergini- insiste Malfoy con il solo obiettivo di ferirla. Hermione stringe i pugni lungo i fianchi puntando il suo sguardo in quello di Draco
- non sono ne puntigliosa, ne rompiscatole e non sono vergine-
Quello di Hermione è stato solo un sussurro rimasto sospeso fra di loro. Nessuno dei due distoglie lo sguardo da quello dell’altro. Gli occhi di Draco la guardano, la studiano sembra vogliano perforarle l’anima, sono scuri come un mare in tempesta, pieni di rabbiosa lussuria. Hermione non riesce a muovere un passo, nonostante la sua mente grida di allontanarsi, il suo corpo resta fermo, i suoi occhi non riescono a staccarsi da quelli di lui. Nessuna l’aveva mai guardata in quel modo. All’improvviso la distanza che c’era fra di loro viene annullata. Draco le stringe le mani sulle spalle guardandola come se volesse divorarla. I loro volti sono così vicini che basterebbe una sola mossa per far incontrare le loro labbra. Hermione è così sconvolta da non riuscire a muovere un solo muscolo.
Sconvolta da questa vicinanza inaspettata, da quello sguardo che sente bruciare fin sotto la pelle.
Sconvolta da se stessa, perché mai si era resa conto di quanto lui fosse attraente. Attraente come il diavolo che vuole la tua anima.
È pura elettricità quella che scorre tra i loro corpi. Sembra che il tempo si sia cristallizzato in quel secondo. L’unico movimento che riesce a percepire lei è il battito del suo cuore e il tremore delle sue gambe.
Si sente divisa in due… divisa dalla voglia di scappare, allontanarsi, di picchiarlo e quella di annullare quella piccola distanza, come le dice l’istinto. Ma quello di Hermione non è mai stato un buon istinto, in tutto quello che ha fatto c’è stato sempre un lungo ragionamento dietro. L’unica volta che aveva agito senza pensare si è ritrovata chiusa in un vaso, prigioniera di Malfoy. Fa un passo indietro e lui la lascia andare.
Chiude gli occhi per riprendere completamente il controllo di se stessa, per cancellare quel desiderio che stava crescendo in lei. Quando riapre gli occhi lui è ancora lì che la guarda.
- Malfoy voglio delle spiegazioni. E le voglio ora -

 
 
 
 
 
 
Scusate tantissimo per il ritardo. Purtroppo questo è un periodo incasinato! Maledetta università!!!
Grazie a chi continua a seguire e commentare :D un bacione grande grande!!! 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


- Malfoy voglio delle spiegazioni e le voglio ora-
 
Entrambi rimasero fermi al centro della stanza, nessuno dei due abbassò lo sguardo. Tra di loro ancora l’eco di quel breve contatto, di quel elettricità che Hermione sentiva scorrere in ogni fibra nervosa.
Alla fine fu lui a fare il primo passo…lo sguardo fisso su di lei, la schiena dritta, le mani intasca e il portamento da altezzoso purosangue.
- chiedi quello che vuoi sapere – disse lui, per poi continuare con un sorrisino diabolico – poi io deciderò se risponderti -
Hermione, nonostante la voglia di cancellare quel sorriso a suon di schiantesimi, era cosciente che rispondere alle sue provocazioni in quel momento non sarebbe servito a nulla. Così prendendo un profondo respiro decise di giocarsi le sue carte.
- mai sentito parlare di una certa Emily Peaterson?- nonostante l’iniziale perplessità su quella domanda inaspettata , Malfoy decise di rispondere lo stesso.
- No. Non  ho mai conosciuto né sentito parlare di questa Emily Peaterson- Hermione annui registrando l’informazione e sperando che lui non le stesse mentendo.
- perché sono costretta a obbedire  a ogni tuo ordine?- continuò Hermione decisa a scoprire tutta la verità
- semplice. Io sono un purosangue e tu una sanguesporco- affermò Malfoy con indifferenza. Hermione alzò teatralmente gli occhi al cielo, con aria esasperata, stufa delle sciocchezze che provenivano da quella bocca impertinente e così attraente.
- si serio per favore- riprovò lei con tono più deciso, scoccandogli un’occhiataccia.
- io sono serio mezzosangue. Sei tu che ti ostini a non accettare la realtà- insistette Malfoy alzando le spalle.
- e quale sarebbe la realtà? – domandò Hermione incrociando le braccia al seno. Non appena le labbra di Draco cominciarono a piegarsi in un ghigno per nulla promettente, hermione alzò una mano per fermarlo –lascia stare non voglio saperlo. Finiremmo per litigare e tu non risponderai più alle mie domande- Malfoy annui per poi farle cenno di procedere.
- che cosa mi è successo Malfoy? Cosa dice quel libro?- Hermione sperò che per una volta Draco potesse risponderle con serietà e sincerità.
-non sei ancora arrivata mezzosangue? Eppure sei la strega più intelligente della nostra età! Per tutti sei un’eroina!- il sarcasmo che mise in quel ultima frase fece capire perfettamente a Hermione come lui la pensava. Non che ci fossero mai stati dei dubbi a riguardo.
- se te lo chiedo significa che no, non ci sono arrivata. Quindi rispondimi senza fare delle stupido e inutile umorismo-
Malfoy ridacchio e mentre si andò a sedere sul letto a Hermione le sembrò che stesse bofonchiando qualcosa  come “che caratteraccio”. Prima che lei potesse rispondergli a tono, facendo una delle sue solite ramanzine, di quelle che Harry e Ron conoscevano perfettamente, lui iniziò a parlare interrompendola ancor prima di iniziare.
- è inutile che io stia qui a dirti cosa letteralmente ci sia scritto su quel libro-
- io invece credo…- cercò di ribattere Hermione, ma anche quella volta fu interrotta da lui che alzando la voce continuò a parlare come se lei non avesse mai aperto bocca.
- l’incantesimo che hai recitato serve si a realizzare i desideri, ma non i tuoi-
- che significa? – chiese Hermione, mentre riusciva a sentire gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto e lavorare rapidamente
- andiamo Granger sei abbastanza sveglia da arrivarci anche da sola, hai tutti gli indizi che ti servono e poi se non sbaglio anche tra i babbani si raccontano queste storie.-
Entrambi rimasero fermi e in silenzio. Hermione che cercava di radunare tutti gli indizi che aveva a sua disposizione, e Malfoy che cercava di seguire i suoi ragionamenti studiando la sua espressione.
Cercò di ricordarsi ogni singola parola dell’incantesimo. Parlava di desideri, di realizzare i desideri. Ma come aveva detto Malfoy non i suoi desideri.
Cosa accomunava i desideri, il vaso, il suo strano abbigliamento, il non riuscire a opporsi al volere di Malfoy? E Emily? Che cosa aveva a che fare Emily con quelle che le stava succedendo?
Pensava Hermione, pensava costantemente a tutto quello, cercando di ricollegare tutti gli indizi che aveva con qualcosa, qualunque cosa, le tornasse alla mente. Possibile che su tutti i libri che aveva letto non ci fosse nulla, nemmeno un piccolo accenno che potesse aiutarla? Nonostante si sforzasse non riusciva a pensare lucidamente, sentiva su di se lo sguardo di Malfoy e questo la mandava in confusione. Da quando aveva quel potere su di lei? Da quando la sua sola presenza riusciva a farla sentire così… strana?
Hermione si passo una mano sugli occhi cercando di il filo dei suoi pensieri. Poi voltò le spalle al serpeverde sperando di sentire meno l’influenza dei suoi occhi. Il suo sguardo si posò sullo specchio appeso alla parete dove era riflessa la sua immagine. Si guardo, guardò i suoi vestiti e una lampadina si accese nella sua mente.
Un ricordo,un ricordo di bambina. Il ricordo di quel unico cartone che le piaceva guardare. Aladin, Jasmine, Jafar… il genio.
-oh mio dio! – aveva sussurrato Hermione sconvolta dalla rivelazione a cui era arrivata.
- io…io sono…sono diventata- non riusciva nemmeno a dirlo, incapace di credere che tutto quello fosse vero, che tutto quello stesse accadendo proprio a lei
- sei diventata un genio Granger- era venuto in suo aiuto Malfoy dicendo quello che lei non riusciva nemmeno a pronunciare.
- il mio genio- continuò Malfoy calcando su quel “mio” in modo così possessivo, da farle correre un brivido lungo la schiena. Hermione dovette sedersi per paura di non reggere a tutto quello. Si avvicinò al letto dove fino a pochi secondi prima era seduto Draco e si lasciò cadere sopra cercando di riordinare le idee.
- ora non avrai una crisi isterica vero?- chiese lui guardandola con curiosità e attesa, aspettando il momento in cui sarebbe crollata.
- non rompere- rispose lei tenendo i gomiti sulle ginocchia e le mani nei capelli.
Era troppo, tutto era successo troppo velocemente. Ron, il tradimento, l’incantesimo. Un genio, lei era diventata un genio per merlino
- mezzosangue…- il richiamo di Malfoy si perse nel silenzio teso di quella stanza, caduto nel vuoto.
E poi Malfoy. Perché fra tutti i studenti di Hogwarts proprio lui? Che aveva fatto di male?
 
Calma, respira Hermione
 
Cercava di restare calma, di respirare, di ragionare lucidamente.
 
Mai farsi prendere dal panico, il panico ti è nemico
 
Continuava a ripetersi mentalmente. Doveva trovare una soluzione, perché una soluzione c’era, ci doveva essere.
- mezzosangue…- Malfoy continuava a chiamarla, ma senza successo. Sembrava che la sua mente fosse lontana da quella stanza, come se lui non fosse presente. E quello era una cosa che Draco non aveva mai sopportato, essere ignorato soprattutto da lei e quelli come lei.
- alzati e avvicinati mezzosangue. È un ordine – disse in tono deciso lui. Nonostante Hermione non aveva sentito una sola parola di quello che le era stato detto, il suo corpo, come se fosse dotato di vita propria, eseguì i comandi di Malfoy. Nel momento in cui tornò in se si ritrovò così vicina a lui da sentirsi avvolta dal suo odore.
- Malfoy…-
- baciami – sussurrò lui.
 
Quel sussurro fu un ordine che, stavolta, anche la mente di Hermione registrò, lasciandola scioccata, incredula di quella richiesta fuori da ogni schema logico.
Hermione si vide alzare una mano e poggiarla sul petto di lui e l’altra sulla sua spalla. Avvicinò il volto lentamente, deglutendo più volte senza mai riuscire a staccare gli occhi dai suoi. Li vide farsi più scuri, velarsi di desiderio, li vide abbassarsi e spostarsi sulle sue labbra. Anche Hermione abbassò lo sguardo posandolo sulle quelle di lui…e per la prima volta desiderò sentirle su di se, in modo quasi doloroso tanto da portala ad annullare la breve distanza che li separava.
Entrambi rimasero fermi con gli occhi aperti, coscienti che lei  a quel punto si sarebbe potuta tirare indietro, ma sorprendendo Draco e soprattutto se stessa chiuse gli occhi facendo forza sulle spalle di lui e lo baciò veramente. Un bacio come mai ne aveva dati, non con così tanta passione da avere paura di andare a fuoco. Le loro labbra si incontravano sensuali, si sfioravano, si divoravano. Le loro mani si aggrapparono al copro dell’altro  stringendo con forza. Hermione sentiva su di se le dita di Draco sfiorargli la schiena, facendole venire la pelle d’oca, per poi posare l’intero palmo della mano sulla sua pelle e spingerla violentemente contro il proprio corpo, facendole percepire la solidità, il calore e l’elettricità che emanava. Teneva una mano intrecciata nei suoi capelli, piegandole la testa per entrare ancora di più nella sua bocca, per assaporarla fino in fondo.
Hermione fece salire una mano lungo il collo, in una lenta carezza fino a stringere alcune ciocche dei suoi biondi capelli, lasciandosi andare a quella bruciante passione che sentiva divorarla, facendole desiderare di andare oltre, di spingersi fino al punto di non potersi più fermare. 

 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Mani che lente scivolavano lungo la coscia, fino al ginocchio. Poi tornavano su sotto l’orlo della gonna, sospiri spenti da baci ardenti.
 
Una mano che risaliva lenta il tuo fianco, in una carezza sensuale fino a conoscere il profilo del tuo seno. Una carezza leggera, ma capace di donarti brividi inaspettati.
 
Labbra che scendono lungo il collo per baciare ogni porzione di pelle accessibile, mentre una mano risale a slacciare i bottoni della camicia.
 
Le sue labbra non ti lasciano un secondo, sembrano vogliano rubarti anche l’ultimo respiro. Mentre tu rispondi a quei baci con la stessa passione, le tue mani si aggrappano alla sua camicia. desiderando di strapparla.
 
Parole sussurrate, confuse tra sospiri e baci. Corpi che si stendono l’uno su l’altro, mani che rapide e vogliose privano l’altro dei propri indumenti. Pelle contro pelle.
- aspetta – sospira lei facendo forza sul suo petto per farsi ascoltare. Quando i loro sguardi si incrociano non c’è bisogno di parole basta un lieve cenno affermativo con la testa di lui e le loro labbra si incontrano di nuovo.
 
- aspetta – sussurri cercando di non cadere ancora vittima del calore delle sue mani sulla tua pelle. Di quei baci languidi che lascia lungo il tuo collo, di quella lingua che incontrollabile va ad accompagnare quelle labbra.
 
- la lascerò. – è un sussurro sulla pelle. Fendo forza sulle braccia lui si discosta quel tanto che basta per guardarla negli occhi – stasera dopo cena lascerò Hermione-
- no!- due paia di occhi si girano sorpresi e spaventati a guardarla.
 
-no!- urlò Hermione. E nell’esatto momento in cui quel l’urlo si spense le mani di Draco abbandonarono il corpo di Hermione, lasciando fra i loro corpi solo pochi centimetri che per lui, però, sembravano un abisso, ma per lei erano troppo pochi. Fu infatti digrignando i denti che lui la lasciò allontanare.
Per Hermione era stato inevitabile cadere in quei ricordi, tornare con la mente al momento in cui tutto è finito, nel momento in cui anche per lei tutto è finito. Perché per Ron era finito molto tempo prima. Non era riuscita a smettere di ricordare la passione e il desiderio letto negli occhi di Ron, visto nelle sue mani perché con lei non c’erano mai stati. E sentire quella voglia, vista fra i due amanti, sulla sua pelle, nelle carezze possessive e nei baci ardenti di Malfoy non faceva altro che ricordarle che quello che era il suo ragazzo non l’aveva mai toccata e desiderata in quel modo. E lei in quel momento non voleva quella passione. Non se il suo cuore batteva ancora per un altro, anche se questo era un traditore.
Chiodo scaccia chiodo per Hermione non aveva mai funzionato. Lasciarsi andare tra le braccia del suo peggior nemico per quanto, e stente ancora a crederci, in quel momento fossero così invitanti, non l’avrebbe aiutata di certo a superare il tradimento di Ron. Non gli avrebbe ricucito il cuore e sicuramente non avrebbe fatto bene al suo orgoglio. Cedere agli istinti sarebbe stata una grande stupidaggine, e lei recentemente ne aveva fatte troppe di stupidaggini per i suoi gusti, altrimenti non si sarebbe trovata in quella situazione. Non sarebbe diventata il genio di Malfoy se avesse usato quel intelligenza di cui tanto si vantava. Merlino un genio! Un genio che bacia il suo padrone!
 
Tutta colpa di Malfoy.
Se lui non le avesse ordinato di baciarlo lei non avrebbe mai fatto una simile sciocchezza. Cosa sia passato per la mente di quello stupido serpeverde per Hermione rimarrà sempre un mistero. Costringerla a baciarlo, subito dopo averle rivelato quello che era diventata, in un momento in cui era così fragile e confusa. Sapendo che lei non avrebbe potuto fare nulla per ribellarsi.
Bugiarda.
Era vero. Un momento in cui avrebbe potuto tirarsi indietro c’era stato ed era stata proprio lei a dargli un bel calcio, avvinghiandosi a lui smaniosa di sentire nuovamente il sapore delle sue labbra, di sentire anche sulla pelle il desiderio letto nei suoi occhi. Di sentirsi per la prima volta desiderata…desiderata veramente. Per una volta voleva essere toccata come una donna e non come una fragile bambola di porcellana. Ma tutto alla fine sarebbe sfumato perché quella non era lei.
 
Hermione si passò una mano nei capelli riacquistando padronanza di se stessa e del proprio corpo, così quando tornò a guardare Malfoy fece finta di non notare i segni di quella breve, ma intensa passione continuando a parlare come se nulla fosse accaduto.
- nel libro c’è scritto come posso annullare gli effetti dell’incantesimo?- disse lei cercando di essere il più disinvolta possibile. Draco alzò scettico un sopracciglio, stringendo i pugni per evitare di sfogare la rabbia. Non solo lo aveva fermato, ma cercava anche di fare finta che nulla era accaduto.
- solo io posso annullare l’incantesimo- disse lui godendosi l’effetto che la rivelazione aveva avuto sulla Granger. Vederla impallidire di fronte alla consapevolezza di essere veramente e totalmente nelle sue mani lo faceva sentire decisamente meglio. –solo io posso darti la libertà- continuò lui avvicinandosi ad un’impietrita Hermione –solo io sono padrone del tuo destino- le ultime parole le sussurrò direttamente nell’orecchio di lei. Con le labbra risalì lentamente la guancia di Hermione, scendendo giù sulla mascella, lasciando un leggero morso sul mento e sulle sue labbra pronunciò ciò che avrebbe tormentato Hermione per tutta la notte – e se io lo desidero posso averti senza che tu possa fermarmi- lo sussurrò sfiorandole le labbra guardandola dritta negli occhi, godendosi il lampo di rabbia passato nelle iridi della ragazza. Indignata Hermione mosse la mano prima che il suo cervello mandasse l’impulso, pronta a distruggere la faccia del serpeverde anche con le unghie. Ma Draco fu più veloce afferrandole il polso prima che si infrangesse sulla sua faccia e con forza l’attirò a se baciandola rudemente, costringendola ad accettare quel bacio così diverso da quello di prima. poi la lasciò andare facendola barcollare e perdere l’equilibrio guardandola dall’alto in basso, come se lei fosse feccia. – tornatene nel tuo vaso. Ora da fare- disse Malfoy sentendo gli insulti della mezzosangue divenire sempre più echi lontani fino a scomparire del tutto.

 
 
 
 
 
 
 
Questo capitolo non voleva proprio venire fuori! E alla fine non è come lo volevo…quindi meglio sbrigarsi a postare altrimenti do di matto e lo cancello e poi chissà quando posto! Sono tremenda lo so u.u
Grazie a chi aveva messo la storia tra le preferite, le seguite, e le ricordate! A chi commenta! E a chi legge solo!!!un bacio grande 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Furiosa. Hermione Granger era furiosa.
 
Mai si era sentita così…così…furiosa. Nessuno era mai riuscito a farla arrabbiare fino a quel punto. Fino a farle distruggere, lanciare ogni cosa le capitasse tra le mani. Fino a farle dire cose che avrebbero imbarazzato persino Ginny.
Nemmeno Ron era mai stato capace di farle perdere il lume della ragione durante i loro innumerevoli litigi. E Ron sapeva veramente portarla all’esasperazione.
Nemmeno quando aveva dato quel pugno a Malfoy era così nera di rabbia.
Malfoy sempre lui. Era sempre stato lui a portarla oltre il limite.
 
Non si era mai sentita inferiore a nessuno finché Malfoy non la chiamò per la prima volta mezzosangue. Tutto quel disgusto e disprezzo, la cattiveria con cui aveva pronunciato mezzosangue, per un secondo, un solo secondo l’aveva fatta sentire inferiore.
Non aveva mai alzato le mani su nessuno fin quando non diede quel pugno a Malfoy. Lei era sempre per la non violenza. Convinta che con un buon dialogo si potevano risolvere molti problemi. Ma lui con quei suoi modi arroganti, con le sue convinzioni di superiorità, convinto di poter decidere della vita degli altri l’aveva portata al limite della sopportazione.
Non aveva mai odiato nessuno, non sapeva cosa significava veramente odiare una persona fino a quel momento. Fin quando Malfoy non l’aveva umiliata, trattata come una schiava, una bambola con cui giocare.
 
L’ennesimo oggetto andò in frantumi scontrandosi con la parete del vaso. Hermione aveva il fiato corto, le guance accese dalla rabbia.
-come…come si permette- urlò scaraventando i cuscini da una parte all’altra della stanza.
- quel…quel…viscido!- continuò battendo i piedi per terra, cercando di scaricare i nervi tesi. Strinse con forza un libro che aveva tra le mani, pronto per essere lanciato urlando tutta la sua ira nei confronti del serpeverde. Stringeva con talmente tanta forza che sentì la copertina piegarsi sotto le sue dita. Chiuse gli occhi allentando la presa, cercando di regolare il respiro, di recuperare lucidità e riacquistare la calma. Era sicura che se avesse avuto ancora la sua bacchetta e davanti quella viscida serpe non avrebbe aspettato nemmeno un secondo per lanciargli contro una maledizione cruciatus, mandando al diavolo tutte le buone qualità grifondoro.
Per questo da parecchi minuti continuava a stare ferma, tenendo gli occhi chiusi cercando di controllare il respiro e stringendo ancora quel libro. Non voleva cadere in un comportamento tipico da serpeverde. Mangiamorte sussurrò una parte della sua mente.
Lei, Hermione Granger era una Grifondoro. Audacia, fegato e cavalleria fan di quel luogo uno splendore. Nessuno aveva mai parlato di maledizioni senza perdono.
 
 
 
Nello stesso momento in una delle torri più alte di Hogwarts il più famoso tra i rosso-oro fa la sua entrata nella sala comune Grifondoro, inciampando nel tappeto finendo con la faccia a terra.
- se il tuo è un modo per chiedere perdono sappi che non servirà- disse Ginny senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. Chiunque fosse stato presente ad una delle tante discussioni avvenute tra i due sa perfettamente cosa Ginny Weasley non perdona al suo amato Harry Potter.
Harry ignorando il commento della ragazza, a cui purtroppo ormai si era abituato, si alzò in piedi sistemandosi gli occhiali. – mi è appena arrivata una lettera- disse invece come risposta al commento di lei. Per un momento lo sguardo di Ginny si posò su Harry e sulla lettere che teneva in mano per poi tornare a guardare la rivista che stava leggendo.
- cos’è? un invito per intraprendere un nuovo viaggio solitario? Magari stavolta intorno al mondo – disse Ginny senza fare nulla per nascondere la smorfia di disgusto e rabbia che le era apparsa sul volto. - è dei genitori di Hermione- disse semplicemente Harry acquistando la completa attenzione di Ginny – non è andata a casa-
 
 
 
Draco Malfoy si stava lentamente riabbottonando la camicia, ignorando la voce di Pansy che continuava a blaterare cose che per lui non avevano senso. Lei tuttavia sapeva perfettamente di non essere ascoltata per questo continuava a parlare senza sosta di tutto quello che le passava per la mente. Adorava quei momenti. Quando Draco dopo aver fatto sesso per scaricare la rabbia e la frustrazione, era troppo preso dai suoi problemi per prestarle attenzione. Lei a quel punto poteva dire di tutto senza dover pesare le parole, come succedeva in qualsiasi conversazione tra serpeverde in cui bisognava stare sempre attenti a ciò che si diceva. Parlare senza pensare era rilassante per Pansy.
- falla finita Pansy- peccato che poi arrivava il momento in cui lui tornava in se e si stancava di quel blaterare in sottofondo. A quel punto lei restava in silenzio cominciando a rivestirsi, guardandolo di sottecchi cercando di capire quanto era grave il motivo della sua rabbia. Smettendo le vesti di amante e indossando quelle di amica.
- notizie da casa?- provò lei, cercando di capire il motivo di quel turbamento. Nessuna risposta dall’altra parte. Il che significava che non era in quella direzione che doveva cercare. Per quanto se ne poteva dire in giro Pansy non era lo stupido zerbino di Draco Malfoy. Certo andavano al letto insieme ogni tanto e una volta lei era anche innamorata di Draco, ma si sa i primi amori sono destinati a durare poco. Così da un amore non corrisposto era nata un’amicizia…cosa rara tra serpeverde. Con il tempo lei aveva imparato a conoscere abbastanza bene Draco da saper trovare delle risposte anche dove lui lasciava silenzi.
- la prossima settimana c’è la partita contro grifondoro- provò allora, sperando di trovare lì le risposte che cercava, ma anche stavolta non ricevette risposta. Contrariata dalla poca collaborazione che riceveva si piantò davanti a lui, che nel frattempo si era seduto sul letto per allacciarsi le scarpe, aspettando il momento in cui si sarebbe deciso di degnarla di un po’ di attenzione.
- smettila. Mi stai dando fastidio- sibilò lui. Per nulla spaventata si chinò appoggiando le mani sulle sue ginocchia per cercare il suo sguardo, osservandolo per qualche secondo – Draco ti conosco e so che sei arrabbiato. ma se non vuoi dirmi il motivo non dirmelo- disse dolcemente lei – ma se vuoi un consiglio non trattarla come trattavi me quando stavamo insieme- continuò alzandosi e allontanandosi da lui per finire di vestirsi. Non appena sentì la porta sbattere alle sue spalle si lasciò andare ad una risata.
- Draco, Draco… sarai anche un bravo amante, ma fuori dal letto le donne non le sai proprio prendere- disse lei consapevole che lui non fosse più in quella stanza.
 
Guardava dritto davanti a se senza realmente vedere nulla, camminava senza una reale meta. Camminava solamente per scaricare la tensione.
Nemmeno l’incontro con Pansy era riuscito a placare la rabbia che gli era montata dentro.
Tutta colpa di quella sporca mezzosangue. Gli aveva fatto andare il sangue al cervello, era già sul punto di pregustare la vittoria e lei si era tirata indietro urlando come una pazza, come se lui stesse facendo chissà cosa. Come se la volesse prendere contro la sua volontà, ed era stato molto vicino a farlo. Gli sarebbe bastato ordinarglielo e lei sarebbe tornata docile come prima. ma non era quello che lui voleva.
La voleva reattiva, passionale come quando si era gettata su di lui baciandolo. Non se ne faceva nulla di una bambolina docile pronta ad aprire le gambe davanti a un suo ordine. Perché era assolutamente certo che nulla gli avrebbe dato la stessa soddisfazione come vedere il volto colpevole della mezzosangue dopo che lui l’avrebbe fatta sua. Dopo che lei si sarà lasciata andare alla lussuria, facendo cadere quella maschera da perfetta e immacolata grifondoro.
- te la strapperò pezzo per pezzo. Sporcandoti anche l’anima- sussurrò nel silenzio di quel corridoio.
 
 
Per calmare i nervi non c’era nulla di meglio di una buona lettura per Hermione. Non potendo andare in biblioteca e non avendo con se i propri i libri, l’unica cosa che poteva leggere era il diario di Emily che aveva fra le mani. Così sdraiandosi sul letto disfatto, a causa della furia di prima, apri la prima pagina, sperando anche di trovare qualcosa che potesse aiutarla.
 
 
23 Gennaio
 
Oggi è una giornata strana. Non solo c’è il sole, cosa alquanto rara qui, ma è successa una cosa che non so spiegare. È come se per la prima volta avessi visto la luce.
Ero fuori vicino al lago proprio per godere dei raggi solari quando ho sentito una voce intonare un ritornello a me sconosciuto. Curiosa come sono mi sono avvicinata cercando di fare più piano che potessi e così l’ho visto. Non era uno sconosciuto, infondo andiamo nella stessa scuola, frequentiamo alcune lezioni insieme e di  discussioni accese ne abbiamo avute a bizzeffe. Eppure è come se prima di oggi lui per me fosse uno sconosciuto.
Forse è stata la sua voce, quel tono così dolce e sensuale come mai l’avevo sentita prima di oggi, non rivolta a me per lo meno. O forse perché per la prima volta è solo un ragazzo seduto vicino al lago che canticchia sotto il sole ed era…bello.
Così bello da farmi mancare il fiato. Da farmi battere il cuore in modo incontrollato.
Quando si è voltato accorgendosi della mia presenza mi sarei aspettata i soliti insulti a cui avrei risposto per le  rime. Invece in silenzio siamo rimasti a guardarci. Niente disprezzo, niente disgusto, niente odio.
È come se ci fossimo visti per la prima volta. Ed è stato magico.
 
Emily

 
 
 
 
 
 
 
Miracolo, miracolo!!! In tempo record ecco il capitolo. Spero che così mi sono fatta perdonare per il ritardo dello scorso capitolo.
Grazie a chi aveva messo la storia tra le preferite, le seguite, e le ricordate! A chi commenta! E a chi legge solo!!!un bacio grande 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Tre giorni. Sono passati tre giorni dalla sfuriata di Hermione, dal bacio con Malfoy.
Tre giorni in cui l’unico contatto che Hermione aveva avuto con il mondo esterno era stato il cibo che il serpeverde faceva comparire all’interno del vaso.
Non una volta le aveva permesso di uscire, a nulla erano servite le urla di Hermione. Lui semplicemente faceva finta di non ascoltarla. Lei era sicura che avesse fatto un incantesimo per insonorizzare il vaso, così aveva smesso di gridare.
Il primo giorno, dopo aver capito che era inutile continuare a chiamarlo, decise di sistemare il casino che aveva creato lanciando tutti gli oggetti. Fu proprio mentre sistemava gli ultimi cuscini che le tornò in mente un libro che aveva letto qualche tempo prima, in cui si parlava di geni e di quello che erano in grado di fare. Corse al suo baule, in cui erano riposte tutte le sue cose, quello che aveva nella sua stanza. Come Malfoy era riuscito a prenderlo senza destare sospetti era un mistero, o almeno Hermione preferiva che fosse così, perché le ipotesi che le venivano in mente erano una peggio dell’altra. Recuperata piuma, inchiostro e pergamena cominciò a scrivere tutto ciò che ricordava di aver letto in quel libro. Alla fine era arrivata alla conclusione che se voleva uscire da quel vaso poteva farlo anche da sola.
Aveva passato i due giorni seguenti provando ad uscire, tentando ogni cosa, era arrivata persino al punto di imitare quello che facevano in una sit-com, fallendo miseramente.
Alla fine del terzo giorno, dopo che aveva provato anche a scalare la parete,cadendo rovinosamente sul pavimento, era decisamente giù di morale. Tutti i tentativi fatti non le erano serviti a nulla, quello che ricordava purtroppo era troppo poco. In realtà era troppo poco quello che c’era scritto su i geni, e lei all’epoca non aveva fatto nessuna ricerca approfondita a causa della minaccia sempre più pressante di Voldemort.
Stanca dei continui fallimenti si stese sul letto, convinta che una buona dormita le avrebbe fatto bene. Girandosi e rigirandosi nel letto, senza riuscire a prendere sonno le venne in mente l’unica cosa che ancora non aveva provato – no è impossibile- si disse tra se e se. tentare non costa nulla le ricordò una vocina nella sua testa. Si alzò posizionandosi al centro della stanza, mani sui fianchi e sguardo rivolto verso l’alto – oh andiamo tanto peggio di così- si incoraggiò.
Chiuse gli occhi prendendo un bel respiro. Poi li riaprì e con voce ferma disse – desidero uscire dal vaso-
 
Per qualche secondo non successe nulla, Hermione era sempre più convinta di aver fallito di nuovo. Poi quella strana sensazione sulla pelle, come se lei stesse perdendo consistenza, come se stesse diventato più leggera di una piuma. Era come se stesse svanendo in una nuvola di fumo rosso.
 
Quando riaprì gli occhi si ritrovò nella stanza del serpeverde. guardandosi intorno notò che, a differenza di tre giorni prima, c’era molto più disordine. La divisa e il mantello erano gettati in un angolo vicino all’armadio, c’erano dei libri sparsi sulla scrivania e sopra di essi giaceva la cravatta verde argento in cui spiccava lo stemma serpeverde, a fianco una fascia bianca. Ai piedi del letto invece era stata abbandonata la divisa da Quidditch e spostando poco più in là lo sguardo vide la scopa di Malfoy poggiata sul muro vicino alla porta di quello che doveva essere il bagno. Bagno da cui uscì il serpeverde. Non notò la sua presenza e a testa bassa allacciandosi la cintura dei pantaloni si avvicinò alla scrivania.
Hermione rimase immobile trattenendo persino il respiro, inconsapevolmente affascinata dalla figura mezza nuda di Draco. Con i soli pantaloni dal taglio elegante e dalla stoffa pregiata, i capelli biondi ancora umidi, sicuramente a causa della doccia appena fatta, Draco Malfoy risultava estremamente affascinante anche agli occhi dell’integerrima Hermione Granger. I suoi occhi scorrevano avidi lungo la figura del serpeverde, affascinati dai muscoli del suo torace. Non erano pronunciati e attraverso i vestiti potevano anche non notarsi, ma c’erano e sembravano estremamente solidi, come quelli delle braccia.
Fu allora che lo vide. Sul suo avambraccio sinistro il segno di quello che lui era stato.
Le uscì un gemito di orrore alla vista del marchio nero e solo allora lui si accorse della presenza della ragazza, portando istintivamente la mano destra a coprire quel segno di infamia.
 
 
 
Nonostante il sole fosse coperto da nuvole grigie la temperatura quel tardo pomeriggio ara piuttosto alta, per questo i giardini di Hogwarts erano abbastanza affollati. Vicino alle sponde del lago nero due figure maschili erano sdraiate una affianco all’altra, persi ognuno nei propri pensieri.
- miseriaccia! È tutta colpa mia!- urlò all’improvviso Ron mettendosi seduto, attirando l’attenzione di Harry che con un balzo si mise seduto anche lui rischiando l’infarto all’uscita dell’amico.
- di che parli Ron?- chiese Harry con il battito ancora accelerato dallo spavento.
- come di che parlo?! Di Hermione no?- disse Ron – non capisci?!è colpa mia se è scappata!- continuò convinto di aver fatto la più grande scoperta degli ultimi tempi.
- ci sei arrivato solo ora razza di idiota?!- Ron si girò sconvolto verso Harry, non aspettandosi un’uscita del genere da parte dell’amico, ma Harry guardava qualcosa alle loro spalle. Girandosi si trovò davanti la sorella che lo guardava come se…come se…come se lui fosse Malfoy! Il peggior insulto possibile per Ronald Weasley.
Capendo che a parlare era stata Ginny, Ron si voltò senza nemmeno darle una risposta. Dal giorno in cui avevano litigato davanti a tutti, o meglio da quando lei lo aveva insultato e picchiato davanti a tutti, lui aveva deciso di non rivolgerle più la parola, almeno finché non si fosse scusata. A Ginny andava più che bene,perché a detta sua non era costretta ad ascoltare le patetiche scuse di quel inetto di suo fratello. Quindi ignorandolo si rivolse direttamente a Harry.
- la McGranitt dice di aver ricevuto anche lei una lettera da Hermione simile a quella che abbiamo ricevuto noi – Ginny abbassò lo sguardo andandosi a sedere vicino a Harry, la preoccupazione le si leggeva in ogni tratto del suo volto. Harry le afferrò la mano intrecciando le loro dita sussurrandole – andrà tutto bene- cercando di convincere anche se stesso.
- Hermione non è una stupida, forse le serviva solo un po’ di tempo da passare da sola. Ci stiamo preoccupando per niente. Tu stai tranquilla ci penso io ok?- Harry si accorse con un secondo di ritardo di aver detto la cosa più sbagliata, quando ormai Ginny gli era sfuggita dalle mani.
- stai tranquilla ci penso io- disse lei scimmiottando Harry – ma chi ti credi di essere?! Smettila di fare così!- gridò mettendosi di fronte a lui –non sono una bambina! Non ho bisogno di essere protetta! Smettila di trattarmi come una bambina! Sono la tua ragazza?- chiese lei senza aspettarsi veramente una risposta – e allora trattami come tale. Perché non ho bisogno ne di un fratello e ne di un padre!- e così dicendo li superò lasciandoli senza parole. O meglio lasciando Harry senza parole
- miseriaccia lo vedi che è pazza!- disse Ron con gli occhi spalancati, fissando la figura di Ginny sempre più lontana.
 
 
 
 
Come se fossero stati pietrificati nessuno dei due riusciva a muovere un muscolo. Entrambi immobili a fissare l’altro, un silenzio pesante fischiava nelle loro orecchie.
Hermione non riusciva a distogliere lo sguardo dal marchio nero tatuato sul suo braccio. Sapeva che ci fosse, Harry lo aveva detto a lei e Ron alla fine del sesto anno, dopo la morte di Silente. Ma un conto era saperlo e uno era vederlo con i propri occhi quando ancora i ricordi della guerra erano freschi, e facevano ancora male.
Malfoy non riusciva a distogliere lo sguardo da lei e dall’espressione che le era nata sul viso. L’orrore era dipinto sul suo volto. Mai avrebbe voluto che lei lo vedesse. Che vedesse il segno di quello che era stato costretto ad essere.
Quando alzò lo sguardo su di lui Hermione si ritrovò a fissare due iridi ghiacciate, impenetrabili. Non aveva assolutamente idea di quello che lui stesse pensando in quel momento, nulla traspariva dal suo volto. Nessuna emozione, nessuna espressione, era come una fredda statua di marmo.
- come sei uscita dal vaso?- Hermione sobbalzò nell’udire la sua voce, se non avesse visto le labbra muoversi avrebbe pensato che qualcun altro era presente nella stanza.
- allora? Non ho pazienza stasera mezzosangue quindi muoviti a rispondere- disse lui avvicinandosi all’armadio per prendere una camicia e indossarla.
- perché lo copri con quella fascia?- chiese lei ignorando non solo la domanda di Malfoy, ma anche la sua rabbia che attimo dopo attimo si sta mostrando a lei.
- fatti gli affari tuoi mezzosangue- rispose gelidamente lui avvicinandosi minacciosamente, come volerla avvertire di non dire un’altra parola.
- perché copri il marchio?- chiese ancora con più decisione lei, ignorando il motivo di questo suo interesse. Invece di arrabbiarsi ancora di più Malfoy fece un passo in avanti allungando una mano fino a sfiorarle il volto in una specie di carezza. – c’è davvero bisogno di una risposta? La tua reazione disgustata credo sia più che sufficiente- disse con una nota di dolcezza nella voce.
- non ero disgustata da te- sussurrò lei imbarazzata dalla strana atmosfera che stava nascendo
- non devi nasconderlo se non è quello che sei- sussurrò Hermione. Le labbra di Draco si piegarono in un sorriso, affascinando Hermione. – tipiche parole da grifondoro. Non puoi capire mia ingenua mezzosangue- disse lui sfiorando nuovamente la guancia di lei con le dita –tu non hai un marchio sulla pelle- continuò poggiando l’intero palmo sul volto di Hermione. Lei semplicemente coprì la mano di Draco con la sua, decisamente più piccola, e con decisione la fece scorrere lungo il suo collo, sulla sua spalle e giù fino al braccio. Lì dove anche a lei era stato inciso un marchio.
Gli occhi grigi di Draco seguirono il percorso della sua mano, ammirando la pelle morbida di lei, spalancandosi di fronte a quella cicatrice.
-mezzosangue- le sue labbra si mossero appena mentre ripeteva ciò che lei aveva sul braccio…la punta della bacchetta di sua zia mentre feriva la carne della ragazza, i gemiti di dolore che per giorni gli sono rimbombati nelle orecchie mentre lei veniva cruciata.
- è quello che sei- disse con convinzione, celando quei ricordi, di un passato non troppo lontano, dietro la sua solita maschera di freddezza e superiorità. Sperando di convincersi lui stesso di ciò che dice.
- e tu Malfoy? Tu sei quello che dice quel marchio?- 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


La mano di Draco stringeva con forza il polso di Hermione, facendole male, ma lei quel dolore non lo sentiva. Era altro ciò che le faceva male. Era quello che c’era dietro quegli occhi grigi, erano i ricordi di una guerra non loro, era l’odio che gli era stato versato addosso.
Mezzosangue, Mangiamorte.
Era un marchio inciso ancor prima che loro nascessero, voluto da altri.
 
Sapeva di farle male, che quando avrebbe lasciato la presa, sul suo polso ci sarebbe stato un livido. Ma non gli importava. Se avesse mollato la presa, se l’avesse lasciata andare lei forse sarebbe svanita e lui avrebbe perso la possibilità di credere…di sperare. Perché era quello che leggeva nei suoi occhi. Speranza.
 
- e tu Malfoy? Tu sei quello che dice quel marchio?-
 
Se continuava a guardarla negli occhi, se continuava a toccare la sua pelle poteva credere anche lui di essere diverso. Di non essere quello che tutti si aspettavano da un Malfoy con il Marchio Nero sul braccio.
No, lui non era quello che diceva quel marchio. Era un arrogante, viziato figlio di papà. Era un borioso Purosangue, ed era fiero di esserlo. Amava i suoi soldi, il potere e amava vantarsene.
Amava essere un Malfoy. Ma non era un assassino.
- è diverso mezzosangue. Non puoi capire – disse allentando la presa sul suo polso, senza però lasciarlo, muovendo delicatamente il pollice sulla sua pelle cercando di alleviarle il dolore. Risalì lentamente con le dita fino a tracciare nuovamente i contorni della cicatrice. – nessuno ti vorrebbe morta per questo – disse facendo lievemente pressione su di essa, i suoi occhi grigi fermi sul braccio della ragazza. Sentiva lo sguardo di lei puntato sul suo volto, ma continuò a tenere gli occhi lontano dai suoi. In quel momento si sentiva così esposto che era più che sicuro che se l’avesse guardata negli occhi, lei avrebbe potuto leggere il tormento e il dolore che provava.
All’improvviso si sentì afferrare l’altro braccio, le unghie di lei conficcate nella propria pelle. Alzò lo sguardo per incontrare il suo e solo allora lei cominciò a parlare.
- dici che nessuno mi vorrebbe morta perché sono una mezzosangue. Eppure la persona che mi ha fatto questa sono certa che mi vorrebbe morta, anche se lei ormai non potrebbe più uccidermi. È stata combattuta una guerra in nome della purezza del sangue. Quanti mezzosangue, babbani sono stati uccisi, torturati per questo? Devo ricordarti io a che casa appartieni? Salazar Serpeverde non voleva mezzosangue a Hogwarts, nessun serpeverde vuole mezzosangue a Hogwarts. Tutti i tuoi compagni mi odiano a causa del mio sangue. Tu mi odi a causa del mio sangue.- si fermò, la voce cominciava a tremarle. Chiuse gli occhi e quando li riaprì era pronta ad affrontarlo.
- dici che io non posso capire? È da quando avevo 11 anni che mi è stato riversato addosso odio e disprezzo da te e da quelli come te. Tuo padre, tua zia hanno cercato di uccidermi. I loro “amici” hanno cercato di uccidermi.- disse senza più fiato, conficcando ancora di più le unghie nella pelle del suo braccio. – sei uno stupido Malfoy. Uno stupido, testardo, egocentrico, orgoglioso. Se in questo mondo c’è qualcuno che può capirti Draco, quella sono io- finì allontanandosi di un passo da lui.
Continuarono a guardarsi in silenzio, a studiarsi a vicenda coscienti che mai come in quel momento erano stati così vicini. E fu come se all’improvviso tutte le barriere, tutto l’odio che c’era fra di loro fosse svanito. Draco si avvicinò a lei di un passo le prese il viso fra le mani e la baciò.
Fu un bacio rabbioso, violento, che racchiudeva tutta la sofferenza, tutto l’odio e il disprezzo che entrambi avevano riversato sull’altro. Si baciarono con talmente tanta forza, tanta passione come se con quel bacio volessero cancellare tutto. Ma entrambi era coscienti che non bastava quello per cancellare anni di cattiveria, di odio e di guerra, e allora stringevano ancora di più la presa sull’altro. Tirando i capelli, stropicciando i vestiti, graffiando la pelle, mordendo le labbra fino a farsi male.
Era come odio e amore, pace e guerra, ragione e sentimento, fuoco e giaccio. Erano tutto e niente. E mai si erano sentiti più vivi di così.
Quando la mancanza di fiato li costrinse a separarsi, entrambi restarono fermi sul posto senza però più toccarsi. Anche se fra di loro c’erano solo pochi centimetri era come se fossero tornati di nuovo distanti. Due mondi opposti, due modi di pensare opposti. Toccarsi e ristabilire quella vicinanza sembra la cosa più difficile da fare e allora lui parlò. Le fece conoscere una parte di quel mondo che era Draco Malfoy.
- non ti odio a causa del tuo sangue. Credo di non averti mai odiata per quello, era solo la scusa più semplice- disse stringendo nuovamente il braccio su cui lei aveva quella cicatrice. – quando avevo 11- 12 anni era facile odiarti per il tuo sangue. Era quello che da sempre mi aveva insegnato la mia famiglia, era quello che diceva mio padre. E non c’era altro che volessi di più che essere come lui, avere la sua approvazione.- per un secondo abbandonò i suoi occhi per fissare la cicatrice – mezzosangue- sussurrò – da ancor prima che sapessi parlare mi è stato insegnato a disprezzare quelli come te, a considerarli esseri inferiori. Allora perché una nata babbana, una sangue sporco come te riusciva ad essere migliore in qualunque cosa? Se siete inferiori perché tu eri riuscita dove io avevo fallito?- tornò a guardarla e lesse la confusione nel suo sguardo – qual è l’ultima cosa che ti hanno detto i tuoi genitori la prima volta che hai preso il treno per Hogwarts?- le chiese – ehm… m-ia madre mi disse che le sarei mancata e che mi voleva bene- rispose titubante Hermione – mio padre mi disse di non macchiare di vergogna il nome dei Malfoy e di essere amico di Harry Potter- disse freddamente – se sei inferiore a me, perché tu sei riuscita ad avere la sua amicizia? Non fraintendermi se solo penso di essere amico di quel imbecille mi viene il voltastomaco e preferirei impazzire sotto un centinaio di cruciatus. Ma se un Malfoy è superiore a tutti, è il meglio del meglio, perché un’idiota come lui dovrebbe preferire l’amicizia di una mezzosangue e di uno straccione, cosa che mi chiedo ancora riguardo a Weasley, a quella di un Malfoy?- disse piegando leggermente la testa da un lato, come se si aspettasse da lei una risposta. Invece continuò senza lasciarle possibilità di replica – crescendo era ancora più facile dire che ti disprezzavo a causa del tuo sangue. Era facile nascondersi dietro quella scusa. Ti odiavo perché ti desideravo, e il non poterti avere faceva crescere ancora di più l’odio nei tuoi confronti. Volevo ferirti per il desiderio di averti- le disse godendosi il rossore che cresceva sempre di più sulle sue guance, i suoi occhi farsi più lucidi a causa dell’imbarazzo, ma anche, e lui lo sapeva bene, del desiderio che cresceva dentro di lei. Perché in quel momento lei poteva anche urlarlo, negarlo con tutte le sue forze ma lui sapeva che lei lo desiderava. Lo desiderava come lui desiderava lei. Ma sapeva anche che non era ancora scesa a patti con questo desiderio.
- non uscire da questa camera almeno che non sia io stesso a ordinartelo. Vado a cena ti porto qualcosa da mangiare – si voltò allacciandosi la camicia e si finì di vestire poi uscì lasciandola ancora lì al centro della camera con le guance accese e lo sguardo perso nel vuoto.
 
Lui la desiderava. Lui la voleva. Lui la odiava perché voleva lei, la sporca mezzosangue so-tutto-io. Come si poteva odiare così tanto una persona che in realtà si voleva?
Una contraddizione che la mente razionale di Hermione non riusciva a comprendere. Scoprire che lui la desiderava la sconvolgeva a tal punto da non riuscire a trovare logica in quel contorto ragionamento. Forse in realtà era solo a lei che non risultava logico, forse nella mente contorta di Malfoy era perfettamente normale. Forse nella mente contorta di un serpeverde era perfettamente normale. Forse, anzi sicuramente, nella mente contorta di ogni uomo era normale.
Merlino! Lui la desiderava!
- Malfoy mi desidera – detto a voce alta suonava anche più strano. Come strano era il desiderio che aveva visto scorrere negli occhi di lui. Era strano quel tipo di desiderio, che lei non aveva mai provato. Quel fuoco che ti attraversa il corpo e incendia l’anima non l’aveva mai provato con Ron. Con Lui era stato tutto timidamente impacciato, lui l’aveva sempre guardata con tenerezza, baciata con dolcezza, toccata con delicatezza e lei si era semplicemente adattata.
Merlino! Non aveva nemmeno mai baciato Ron come aveva fatto con Malfoy.
E lui la desiderava.
 
- che fai ancora lì in piedi Granger?- Hermione sbatte le palpebre per risvegliarsi dai pensieri che le avevano invaso la mente fino a quel momento. Spostando lo sguardo vide Malfoy in piedi vicino alla porta guardarla con curiosità. Allora si rese conto che da quando lui era uscito dalla camera lei era rimasta ferma nella stessa posizione, fissando il vuoto. Pensando che lui la desiderava.
- padrone Toth  portato cena, come da lei ordinato – disse un elfo comparso al fianco di Malfoy
- mettilo sulla scrivania e sparisci – ordinò Malfoy risvegliando Hermione e il suo spirito combattivo da fondatrice del C.R.E.P.A.
- Malfoy! –sbottò lei indignata – devi trattarlo bene. Merita lo stesso rispetto che pretendi sia rivolto a te – disse avvicinandosi minacciosamente a lui, che in realtà non la stava ascoltando minimamente seguendo invece con lo sguardo i movimenti dell’elfo domestico. Ancor più furiosa perché veniva ignorata, si avvicinò velocemente e diede uno schiaffo sul braccio di Draco ottenendo la sua attenzione – mi vuoi ascoltare? Capisci quello che ti dico?- disse nervosamente lei. Malfoy la guardò con un sopracciglio inarcato, spostando poi lo sguardo sul suo braccio, lì dove lei lo aveva colpito, e poi riportarlo su di Hermione totalmente impassibile – mi sembra di averti già detto quanto tu sia fastidiosa quando urli. Più del solito – le disse avvicinandosi pericolosamente a lei piegando le labbra in un ghigno malizioso – e se proprio ci tieni a toccarmi…ci sono modi molto più piacevoli per farlo- sussurrò ad una spanna dal suo volto - Malfoy!- urlò lei imbarazzata. Draco alzò gli occhi al cielo teatralmente ricominciando a ignorarla, ordinando a Toth di sparire che si smaterializzò con un sonoro crack.
Senza prestarle minimamente attenzione le ordinò di mangiare, mentre lui si toglieva il mantello e il maglione, restando in camicia. Si sciolse la cravatta e la gettò malamente sulla scrivania vicino a una fascia bianca. La fascia bianca. Hermione che aveva seguito i suoi movimenti, anche mentre mangiava, sgranò gli occhi dalla sorpresa rendendosi conto che Draco non aveva coperto il Marchio Nero e un sorriso si disegno sulle labbra di Hermione attirando lo sguardo di Draco.
 
- non devi nasconderlo se non è quello che sei-
- e tu Malfoy? Tu sei quello che dice quel marchio?-
No. Draco Malfoy non era quello che diceva quel marchio. Draco Malfoy era qualcos’altro. Era qualcosa di più.

 
 
 
 
 
 
 
 
Scusate tantissimo per l’immenso ritardo ma sono stata poco bene e quindi mi era difficile scrivere. Il capitolo è un po’ più lungo del solito, per farmi perdonare XD
Allora volevo dirvi due cosine:
1. la frase “sei uno stupido Malfoy. Uno stupido, testardo, egocentrico, orgoglioso” è stata presa da una puntata di Buffy in cui la protagonista da dello stupido a Spike. Nella settima serie.
2. “mordendo le labbra fino a farsi male.” È presa dal testo di una canzone dei Modà “ sono già solo”
3. Ultimo. L’elfo domestico Toth è stato inventato da me. Il nome preso sempre dal telefilm Buffy, era un demone. Quinta serie.
Dopo queste mie cavolate vi lascio! Finalmente direte voi! Allora al prossimo aggiornamento che spero di postarlo al più presto. Un bacio grande grande a tutte voi che mi seguite e a voi che mi commentate. GRAZIE!!! 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Fin da bambina Hermione Granger aveva sempre odiato essere osservata. Se quando aveva solo pochi mesi si limitava a piangere disperata ogni volta che veniva circondata da parenti e amici, che atteggiavano i volti a smorfie ridicole con il solo intento di farla ridere, o facendo strani versi che alla fine non facevano altro che farla disperare con ancor più veemenza, quando aveva compiuto un paio di anni la cosa era peggiorata.
Durante quelle poche recite scolastiche a cui era stata costretta a partecipare prima di entrare a Hogwarts si era sempre limitata a fare da scenografia. Ecco allora che diventava un ridicolo albero, quello più lontano dal centro della scena che agita i rami a ritmo di musica o un ancor più ridicolo fiore con i petali schiacciati dai suoi già indomabili capelli, memore di quel unica volta in cui aveva accettato di essere protagonista, quando arrivata al centro del palco si era ritrovata tutti gli occhi puntati su di lei. Allora era scappata, dopo che il vetro di una finestra misteriosamente era andato in mille pezzi, e si era nascosta nella piccola biblioteca della scuola che conteneva per lo più storie per bambini con colorati e vivaci disegni e pochissime scritte.
Quel fallimento a distanza di anni le bruciava ancora, il non riuscire a fare qualcosa, anche se allora era solo una bambina, la faceva sempre arrabbiare. Tutta un’altra storia era quando si trovava a lezione. In quei momenti avere gli occhi di tutti i compagni su di se le piaceva. Il sapere, conoscere, studiare e condividerlo con gli altri quello le piaceva. In più prova sempre una certa soddisfazione a far guadagnare punti alla sua casa, se poi a discapito di certi serpeverde ancora meglio.
In quel momento anche non si trovava su un palcoscenico con una cinquantina di persone a fissarla si sentiva più osservata che mai, anche se erano solo un paio di occhi a guardarla. Ma quegli occhi grigi sembravano riuscire a perforargli la schiena e lei si sentiva sempre più nervosa, con lo stomaco che le si chiudeva non riuscendo più a mangiare.
Essere osservata non le piaceva per niente.
 
Draco continuava a guardarla, restando sdraiato sul letto, e anche se lei gli dava le spalle era più che sicuro che avesse le guance rosse e gli occhi scintillanti di fastidio e irritazione. Aveva la schiena dritta, tesa, muoveva la forchetta sul piatto in modo rumoroso, ma lui continuava a guardarla con un ghigno divertito sulle labbra. Deliziosa, assolutamente deliziosa. Più la guardava e più desiderava averla. Voleva assaggiarla, divorarla. Accenderla di passione, godersela pezzo per pezzo. Desiderava affondare i denti nella carne tenera del fianco esposto, morderla e poi alleviare il dolore con le labbra e la lingua.
Continuava a spostare lo sguardo su di lei, lungo tutta la sua schiena, risalendo fino alle piccole spalle rigide scendendo lungo le braccia. Immaginando quella piccola mano, ma che sapeva contenere tanta forza, come sapeva bene la guancia di Draco, che stringeva, fino a farsi sbiancare le nocche, la forchetta graffiando il piatto e poi immaginarla stretta su un’altra parte del suo corpo, ora teso.
- smettila – sbottò esasperata e arrabbiata lei continuando a dargli le spalle.
- non sto facendo nulla –disse lui, continuando però a fissarla – mi stai guardando- obbiettò Hermione con decisione. Le labbra di Draco si piegarono in un sorriso malizioso fissandola con ancor più intensità. Quando la sentì sbuffare rumorosamente sghignazzò entusiasta dell’effetto che aveva su di lei. Più lei si innervosiva, più lui si divertiva non distogliendo mai lo sguardo dalla pelle di Hermione. Da quella vita stretta, quelle spalle piccole, quelle braccia sottili.
Continuava a guardarla con soddisfazione mentre lei alzava il braccio e con la mano spostava i capelli con stizza e fu proprio in quel momento che vide di nuovo la cicatrice.
 
Mezzosangue
 
Lei rappresentava tutto ciò che gli avevano insegnato ad odiare, a considerare feccia. Odiarla, disprezzarla era l’unica cosa da fare. Desiderare che lei morisse sotto atroci torture era quello che lui doveva volere. Invece quello che voleva era solo morire in lei. In fondo non era così difficile odiarla quando la voleva in quel modo.
La odiava perché non riusciva ad averla.
Ma come poteva disprezzarla se poi lo guardava in modo così innocente? Quando le parole che gli aveva riservato erano così piene di speranza. Quando lei sembrava credere veramente che Draco non era come suo padre, sua zia Bellatrix e tutti gli altri mangiamorte. Lei riusciva a farlo sentire un ragazzo normale. Lei che la sentiva così vicina. Lei che ora la voleva lì, stretta contro il suo corpo.
-mezzosangue- fu con rabbia che la chiamò. Era furioso, perché lei era troppo distante. Era lontana da lui, sicuramente ancora troppo vicina a quel pezzente di Weasley.
- Malfoy…- Hermione si girò lentamente, chiamandolo in un sussurrò. Non capiva perché ora era così arrabbiato, quando un attimo prima sembrava così di ottimo umore, mentre la fissava mettendola a disagio.
- vieni qui- ordinò lui digrignando i denti. Hermione si alzò abbandonando quello che restava della sua cena, si avvicinò titubante, confusa da quel cambio repentino di umore.
- sdraiati – ordinò secco, e anche se con riluttanza Hermione fu costretta a sdraiarsi al suo fianco.
Malfoy ordina,  Lei esegue.
Non appena si trovò al suo fianco lui le strinse un braccio intorno alla vita e la trascinò con forza sul suo corpo, costringendola a farle appoggiare il capo sul suo petto. Hermione restò immobile, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Sorpresa di essere stretta con così tanta dolcezza, le sua mani sembravano miele sulla sua pelle. Sotto quelle dolci carezze Hermione non poteva far altro che lasciasi andare, spegnere il cervello e accoccolarsi ancora di più contro di lui. Restarono entrambi in silenzio, godendosi quella vicinanza che aveva il potere di donare pace agli animi tormentati di entrambi. Nessuno dei due voleva rompere il silenzio, spezzare quel fragile equilibrio che si era creato fra di loro, quella pace che sembrava aleggiare nella stanza in quel momento. Ogni pensiero, dolore, preoccupazione sembrava come essersi volatilizzato dalle menti di entrambi, e fu in quella calma che entrambi chiusero gli occhi e si addormentarono, ancora stretti l’uno contro l’altro.
 
 
 
Tutto era buio intorno a lei, si sentiva soffocare, schiacciare da un peso sul cuore. Un dolore lancinante che le impediva di articolare una sola parola. E poi c’era l’odio. Lo sentiva con violenza in ogni goccia di sangue che gli scorreva nelle vene, c’era dolore e sofferenza. Vendetta.
Alzò le mani per asciugarsi le guance che sentiva bagnate, bagnate da quelle lacrime che lei non sapeva di stare versando, le guardò e le vide rosse. Rosse come il sangue che scorreva ai suoi piedi.
Voleva urlare, ma era come se lei non avesse possesso del suo corpo. Era solo un spettatrice. Si guardò intorno per chiedere aiuto, ma tutto era buio. Si inginocchiò a terra e si sdraio sul freddo pavimento, stringendosi ad un corpo ancora più freddo.
- ora staremmo insieme per sempre- non si rese conto che fu lei stessa a parlare, troppo sconvolta dal volto che aveva di fronte. I capelli biondi erano macchiati di sangue, gli occhi grigi erano spalancati, non c’era più traccia di vita in quello sguardo che era stato sempre così impertinente.
Draco
Non una parola uscì dalle sua labbra
Draco
Voleva chiamarlo, scuoterlo, urlagli di alzarsi, di guardarla.
Draco
Lui restava fermo, con gli occhi fissi sul suo volto, ricoperto di sangue.
Draco
Lui era morto
- Emily-
 
- mezzosangue…mezzosangue svegliati- quella voce le arrivava da lontano, ancora confusa tra sogno e realtà. Si sentì scuotere violentemente, chiamare con nervosismo e agitazione, fu con fatica che riuscì ad aprire gli occhi e tornare alla realtà.
Batté più volte le palpebre, confusa da quel risveglio brusco, agitata dall’incubo che sembrava prendere forma nella sua mente
I capelli biondi erano macchiati di sangue, gli occhi grigi erano spalancati, non c’era più traccia di vita in quello sguardo che era stato sempre così impertinente.
Draco
Hermione spalancò gli occhi terrorizzati, mettendosi seduta sul letto girando velocemente lo sguardo per la stanza, alla ricerca di quella testa bionda e quegli occhi grigi, sperando che fossero vivi. Quando lo trovò al suo fianco vivo, che la guardava con sguardo preoccupato, la gioia fu tale che lei gli piombò addosso, stringendogli le braccia intorno al collo, cercando la sua bocca come un assetato cerca l’acqua in mezzo al deserto. Anche se con titubanza Malfoy rispose al bacio stringendo un braccio intorno alla vita della ragazza, attirandola contro il suo corpo, immergendo una mano in quei ricci indomabili e lasciandosi andare alla passione e al desiderio che solo lei sapeva accendere. e allora non ci fu più posto per le parole, i ripensamenti, i pensieri. L’unica cosa che contò furono i loro corpi, i loro sospiri, le loro mani intrecciate.
I vestiti furono lasciati scivolare sul pavimento, pelle contro pelle fu solo la passione a guidarli. E quando lui si fece spazio tra le sue cosce, nella sua carne tutto perse di consistenza, tutto perse importanza tranne che loro due e il piacere che inseguivano afferrandolo insieme.
Ansanti e sudati si lasciarono andare sulle lenzuola disfatte e nel buio di quella notte, accesa dalla passione, si lasciarono andare ad un sonno senza sogni stretti l’uno contro l’altro.

 
 
 
 
 
 
So di essere imperdonabile, di non avere scuse per questo mostruoso ritardo…ma con le vacanze avevo spento anche il cervello dopo un lungo e faticoso anno. E riaccenderlo è stato più faticoso di quello che pensavo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Grazie di seguire ancora la mia ff. un bacio grande! 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Blaise Zabini per la maggioranza degli studenti di Hogwarts era il serpeverde meno serpeverde che ci fosse mai stato. Nessuno ricordava di averlo mai visto partecipare attivamente a uno scontro con gli altri studenti. Nessuno poteva dire di aver discusso con Blaise Zabini.
Ottimo studente, voti alti e condotta impeccabile. Purosangue di antica famiglia nessuno lo aveva mai sentito pronunciare un insulto verso i mezzosangue.
Per quasi tutti gli studenti di Hogwarts Blaise Zabini era finito nella casa sbagliata.
In realtà, nessuno di loro poteva immaginare quanto si sbagliassero. Se c’era uno studente perfetto per essere serpeverde quello era proprio lui. Ambizioso, astuto, attento osservatore studiava le sue vittime e come un serpente strisciava nell’ombra e uccideva le sue prede. Letale, come il più velenoso tra le serpi. Chiunque aveva avuto il coraggio si mettersi sulla sua strada, intralciare i suoi piani aveva fatto una brutta fine. Poteva ricordarlo bene Lucian Bole che al quinto anno aveva passato mesi in infermeria. Nessuno però seppe mai che cosa veramente gli accadde, nessuno seppe mai che fu colpa dell’innocuo Blaise Zabini. Ma nella casa di Salazar Serpeverde Zabini era temuto e rispettato quanto Draco Malfoy. Da quando poi la guerra era finita e l’Oscuro Signore era caduto Draco Malfoy e Blaise Zabini erano gli indiscussi re di serpeverde. Ormai tutti si erano abituati a vederli andare in giro insieme, con Pansy Parkinson al loro fianco. Un triangolo verde-argento che non passava di certo inosservato.
Recentemente, però, una punta di questo triangolo, che rispondeva al nome di Draco Malfoy, sembrava essersi allontanata. Questo non era certo sfuggito agli occhi attenti di Zabini, che si chiedeva il motivo di un atteggiamento così sospetto da parte dell’amico. Se non fosse così cinico crederebbe anche alle fantasie di Pansy, che seduta al suo fianco in Sala Grande continua a blaterare sulle sue teorie.
-non riesco a capire però chi sia…voglio dire non esce mai dalla sua stanza se non per andare a lezione e mangiare, ma nessuno è mai entrato-  sussurrò bevendo un sorso di succo di zucca. Blaise restava impassibile, consumando la sua colazione con la massima calma ed eleganza, ascoltando i sussurri di Pansy al suo fianco, sapeva che non era necessario rispondere. Pansy a differenza di lui e Draco era una grande chiacchierona, riusciva a parlare così velocemente che molte volte si era chiesto se lei respirasse tra una parola e l’altra, sicuramente compensava la poca loquacità dei due ragazzi. Bastava starla ad ascoltare, seguire i suoi ragionamenti, perché se accidentalmente si faceva finta di darle retta diventava anche piuttosto manesca. Piegò un angolo delle labbra in un leggero sorriso, ricordando la fine dei capelli della povera Millicent Bulstrode che aveva osato non darle retta – perché sorridi?- chiese con finto disinteresse lei, accorgendosi di quel leggero sorriso nato sulle labbra di Blaise – pensavo a Millicent- disse Blaise portando la forchetta alle labbra, di certo non gli sfuggì l’occhiataccia che Pansy gli rivolse così aggiunse – quando le avevi fatto sparire tutti i capelli- Pansy trattenendo un sorriso al ricordo, ricominciò a consumare la sua colazione, esponendo un’altra delle sue fantasiose teorie.
- non credo che sia una serpeverde, l’avrei già saputo. Quindi è sicuramente di un’altra casa, e a priori escluderei quelle di tassorosso, sono troppo noiose- annuì con convinzione per dare più forza alle sue parole – quindi restano corvonero e grifondoro…deve essere intelligente e astuta perché fino adesso non si è mai fatta scoprire. Quindi escluderei le sorelle Patil e la Brown che per altro sta con Weasley- disse lanciando uno sguardo proprio al rosso, che era seduto tra Potter e la Brown. – sai se non fosse che sembra scomparsa, direi che Draco si sta vedendo con la Granger- affermò pensierosa Pansy, al che Blaise alzò lo sguardo sul tavolo di Grifondoro lasciandosi sfuggire un sussurro che non sfuggì di certo alle orecchie di Pansy – sarebbe ora-
Nello stesso momento il protagonista delle teorie di Pansy faceva il suo ingresso in Sala Grande, sfoggiando un sorrisino che non sfuggi ne a Pansy, ne tanto meno a Blaise. – lo vedi! ha la faccia da sesso. È stato con una ragazza- asserì con convinzione Pansy. Stavolta Blaise non aveva nulla da ridire, perché anche lui era sicuro che Draco avesse passato la notte con una ragazza, dopo sette anni in cui si vive quasi in simbiosi era impossibile non riconoscere la sua faccia da sesso, come disse Pansy. Il punto era che la sera precedente non si era mosso dalla sua camera, ne era sicuro Blaise visto che era rimasto alzato fino a tarda notte e nessuno era uscito o entrato dalla Sala Comune. E se doveva dare credito alla teorie di Pansy non era nemmeno una serpeverde. stranamente Blaise si ritrovò molto confuso. Che avesse trasfigurato un mobile in una ragazza? Si chiese perplesso.
- buongiorno- salutò Draco sedendosi di fronte a loro e riempiendosi il piatto. Entrambi risposero al saluto come sempre, quello che era diverso era il modo in cui lo guardavano. Se Pansy lo fissava come se attendesse la rivelazione del secolo, e infondo non gli dava molto peso perché…beh perché era Pansy, lo sguardo attento e scrutatore di Blaise lo insospettiva e innervosiva. – posso sapere perché continuate a fissarmi? Sono bello lo so, ma…Blaise da quando ti piacciono i ragazzi?- domandò, lanciandogli un’occhiataccia.
- stanotte sei stato con una ragazza- disse con convinzione Pansy. Se non fosse così controllato, sicuramente avrebbe sputato la colazione che aveva in bocca, all’affermazione di Pansy. Ma di certo non poté impedire alla sua mente di pensare alla mezzosangue, che ora giaceva nuda nel suo letto. Di ricordare la piacevolezza della sua pelle al tatto, il gusto della sua bocca e della sua lingua, il calore umido in cui lo aveva accolto. Il solo ricordo gli riaccendeva la voglia di lei.
- e da cosa lo deduci?- chiese con disinvoltura, nascondendo il desiderio nato al ricordo di quella notte. – ti si legge in faccia- fu la risposta secca di Blaise, che non aveva distolto lo sguardo dall’amico da quando aveva varcato la porta della Sala Grande. Draco alzò lo sguardo su di lui e lo trovò a studiarlo con attenzione, cercò di non far trasparire nulla, nascondere il desiderio e il ricordo dietro la sua maschera di menefreghismo. Voleva tenersi il suo genio per se, il ricordo della sua mezzosangue che con trasporto si abbandonava tra le sue braccia, i suoi sospiri di piacere, le sue unghie nella propria carne, la stretta delle sue cosce intorno ai suoi fianchi.
- avete notato come è abbattuto Potter in questi giorni?- disse Pansy, acquistando l’attenzione di entrambi i ragazzi che spostarono lo sguardo sul tavolo grifondoro e sul bambino che, purtroppo, era doppiamente sopravvissuto. –deve essere a causa della scomparsa della Granger- continuò Pansy spostando lo sguardo da Potter ai fratelli weasley, non mancando di notare lo scatto irritato della mascella di Draco.
- se fossi al posto della Weasley mi preoccuperei del loro legame- chiese con finta non curanza Pansy – voglio dire…sono così legati che non mi sorprenderei se ci fosse qualcosa di più- continuò guardando con la coda dell’occhio le reazioni di Draco. Aveva irrigidito le spalle, perché la sola idea che qualcun altro, soprattutto Potter, avesse toccato la sua mezzosangue gli mandava il sangue al cervello. Desiderava ucciderlo con le sue mani, ma sapeva che non era un’idea geniale almeno che non volesse essere odiato e disprezzato dalla Granger. Il giorno dopo però avrebbe potuto sfocare la rabbia che le parole di Pansy gli avevano acceso. Giurò a se stesso che alla partita del giorno dopo Potter sarebbe finito in infermeria, seguito subito dal suo amico Weasley.
- allora ci dici chi è?- chiese Pansy, cambiando velocemente discorso. Blaise scosse leggermente la testa, divertito dalla ragazza che gli sedeva di fianco. Adorava quel lato di Pansy così poco serpeverde.
- non c’è nulla da dire- rispose Draco alzandosi dal tavolo e allontanandosi dalla Sala Grande, per dirigersi nelle cucine a dare ordine a Toth per portare la colazione alla mezzosangue. La voleva in forze per quando sarebbe tornato.
 
 
Quando la porta si chiuse alle spalle di Draco Malfoy, Hermione aprì gli occhi ma non si mosse di un solo millimetro, cercava anche di respirare il meno possibile. Quando si rese conto che lui non sarebbe rientrato prima di un paio di ore si rigirò nel letto, puntando gli occhi sul soffitto del baldacchino. Restò ferma in quella posizione per un bel po’, cercando di sgombrare la mente, di non pensare a nulla. Si concentrò sulle venature del legno, sul colore verde acceso delle tende, sulla morbidezza del cuscino su cui poggiava la testa, sul caldo abbraccio delle lenzuola di seta verde che accarezzavano la sua pelle nuda.
Delicate, come erano state le sue mani.
Avvolgenti, come la passione che le aveva dedicato.
Morbide, come le labbra che avevano baciato la sua pelle.
Aveva fatto l’amore con Draco Malfoy.
 
Si girò nuovamente nel letto affondando la testa nel cuscino. Non doveva pensarci, non voleva pensarci, ma era inevitabile con il suo odore impresso sulle lenzuola. Si alzò velocemente dal letto, incurante della sua nudità, voleva solo allontanarsi da quel odore così penetrante da annebbiarle la mente. Ma anche se si allontanava dal letto riusciva comunque a sentirlo.
Era impresso nella sua mente, nei suoi ricordi tinti di rosso. Il rosso della passione. Era impresso sulla sua pelle, come una calda coperta, che ti avvolge e ti riscalda nel freddo inverno.
Voleva lavarsi di dosso il suo odore, perché solo così sarebbe riuscita a pensare lucidamente.
Aveva fatto l’amore con Draco Malfoy.
Solo quel pensiero la sconvolgeva a tal punto, da sentire brividi lungo la schiena. Brividi di piacere, al ricordo di quelle mani che la privavano dei vestiti, di quelle carezze lungo tutto il suo corpo, fin dentro di lei. Di quei baci che sembravano succhiarle anche l’anima. Quegli occhi grigi che l’avevano guardata come se fosse l’unica al mondo, che sembravano gridare “sei bellissima”.
E lei si era sentita bellissima sotto il suo sguardo, sotto le sue mani, sotto le sue labbra. Sotto di lui, mentre era dentro di lei. Si era sentita bellissima, lei che non pensava nemmeno di essere carina.
Aveva fatto l’amore con Draco Malfoy e le era piaciuto.
Doveva farsi una doccia, lavarsi via il suo odore di dosso. Forse solo così sarebbe riuscita a cancellare l’impronta delle sue mani sulla pelle.
Ma era questo che voleva?
Hermione scosse la testa di fronte quel pensiero molesto. Aveva cose più importanti su cui concentrarsi. Primo fra tutti l’incubo che l’aveva svegliata. Una parte della sua mente le diceva che no, non era solo un incubo.
Sotto lo scorrere incessante dell’acqua Hermione ricordava ogni secondo di quel incubo che l’aveva svegliata nel pieno della notte, gridando il dolore e la paura che aveva provato. Il dolore e la paura per aver visto Draco morto.
Quando lui l’aveva tirata fuori da quel incubo la gioia che l’aveva invasa, nel vederlo vivo, era stato così intensa, che si era gettata su di lui, felice di vederlo di essere circondata dalle sue braccia. Poi tutto il resto aveva perso d’importanza. Non ricordava più il motivo che l’aveva spinta a cercare il abbraccio, aveva dimenticato l’incubo, dove si trovava, come ci era arrivata, aveva dimenticato di essere il suo genio. L’unica cosa che importava erano loro due e quel desiderio incontrollabile di essere sua.
Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia avvolgendosi un asciugamano intorno al corpo. Il suo asciugamano. Come poteva concentrarsi su ciò che aveva sognato se ogni cosa le ricordava lui e quella notte?
Doveva andarsene di lì. Sarebbe tornata tra i suoi amati grifondoro e avrebbe trovato una soluzione al suo problema, Harry e Ginny l’avrebbero aiutata. Avrebbe dimenticato lui e la notte passata tra le sue braccia, avrebbe ripreso la normale vita di tutti i giorni…senza Ron.
Hermione ormai vestita e pronta per scappare, si fermò, sconvolta, con la mano sulla maniglia della porta. Quel fugace pensiero su Ron non le aveva provocato nulla. Nessun dolore nel petto, niente lacrime pronte per uscire. Solo un leggero fastidio per il suo orgoglio di donna tradita, ma era come se il suo cuore si fosse risanato dalla ferita che le avevano inferto.
Che fossero state le sue mani, i suoi baci a guarirla?
Hermione non volle pensarci e con determinazione aprì la porta, pronta per dimenticare lui e le sue emozioni.

 
 
 
 
Nuovo capitolo in tempo record! E anche più lungo rispetto gli altri! Spero che vi piaccia…ormai siamo ad un punto di svolta! GRAZIE a tutti voi che mi seguite e che commentate e che leggete solamente…vi adoro! 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Hermione ricordava ancora perfettamente cosa aveva provato quando al secondo anno era stata pietrificata. In quel momento si sentiva più o meno così, come se avesse incontrato un basilisco.
Non riusciva a muovere un muscolo, la mano ferma sulla maniglia della porta ma non riusciva a fare forza per aprirla. Era come se qualcosa la bloccasse, la inchiodasse al pavimento, la spingesse per farla restare in quella stanza. Sentiva contrarre i muscoli nello sforzo di muoversi, ma nessun movimento veniva accennato dal suo corpo. Che cosa le succedeva? Perché non riusciva a muoversi nonostante lo volesse con tutta se stessa?
Le immagini di quella notte le scivolarono davanti agli occhi. Il ricordo di quei baci, di quelle carezze, il ricordo di lui dentro di lei. Ciò che aveva provato, il  modo in cui i loro corpi si erano incastrati perfettamente l’uno su l’altro. Il ricordo delle sue braccia, che per tutta la notte l’avevano tenuta stretta contro il suo corpo, anche quando la passione era stata consumata lui non l’aveva lasciata andare. Lei si era stretta ancora di più a quelle braccia accoglienti, lasciandosi andare al sonno con il desiderio di restare per sempre lì.
Era per questo che non riusciva a muoversi? Perché in realtà non lo voleva veramente? Hermione non volle pensarci, cercava di convincersi che tutto quello era uno sbaglio, che tutto era stato dettato da quella vicinanza forzata. Riprovò, con più convinzione, ad aprire la porta. L’unico risultato che ottenne fu quello di essere sbalzata indietro.
Non poteva uscire. Non perché non lo volesse, ma proprio perché non poteva.
 
 - non uscire da questa camera almeno che non sia io stesso a ordinartelo –
 
Era stato lo stesso Draco a dirglielo la sera prima, a ordinarglielo per la precisione. La sera prima, prima di addormentarsi tra le sue braccia, prima di quel incubo in cui lui era morto, prima di svegliarsi con la paura e poi la gioia di vederlo vivo, prima.
 
Prima di fare l’amore con Draco Malfoy.
 
Nella mente di Hermione era così lontana quella frase, il momento in cui lui l’aveva pronunciata, che se ne era totalmente dimenticata.
- maledetto Malfoy- sussurrò Hermione battendo i piedi per terra e incrociando le braccia al petto. Aveva bisogno di stare sola in quel momento, sola con i suoi pensieri. Doveva analizzare tutto quello che era successo e non poteva farlo sapendo che lui da un momento all’altro sarebbe tornato. Non era ancora pronta per affrontarlo, non aveva razionalizzato tutto quello che era successo. Come poteva guardarlo negli occhi, affrontarlo con la solita grinta dopo quella notte? Come poteva non uscirne ferita e umiliata quando lui l’avrebbe presa in giro?
Doveva essere pronta per quando lui sarebbe tornato, doveva essere pronta a ricevere quelle ferite che sicuramente lui le avrebbe inferto.
Il suono della materializzazione la riscosse dai suoi pensieri, si voltò trovandosi di fronte un Elfo domestico. Era lo stesso elfo che era venuto ieri insieme a Malfoy, come il giorno prima portava con se un vassoio ricolmo di cibo.
- Toth portato colazione. Padroncino ha detto che deve mangiare- disse l’elfo poggiando il vassoio sulla scrivania. poi alzò la mano per schioccare le dita ossute e andarsene. Prima che si smaterializzasse a Hermione venne un’idea. Anche se lei non poteva uscire da quella stanza, Malfoy non aveva mai detto che nessuno poteva portarle qualcosa all’interno.
- Toth posso chiederti un favore?- chiese gentilmente avvicinandosi di qualche passo al piccolo elfo che, sentendo quelle parole dette con quel tono così gentile, sbarrò i grandi occhi e sbottò in un pianto disperato, farfugliando parole che Hermione non riusciva a comprendere, sconvolta dalla reazione inaspettata dell’elfo – mi dispiace…ho detto qualcosa di sbagliato?- disse Hermione dispiaciuta. Le sue parole non fecero altro che far aumentare la disperazione di Toth, che preso dallo sconforto cominciò a prendere a testate la parete. Hermione cercò di fermarlo in ogni modo, spaventata dall’idea che potesse farsi male, ma più lei cercava di confortarlo più l’elfo si disperava chiedendo scusa per la sua incapacità. Hermione non sapeva più che fare, sembrava che ogni cosa che dicesse fosse quella sbagliata. A malincuore fu costretta a fare qualcosa che, da attiva sostenitrice del C.R.E.P.A. nonché sua fondatrice, andava contro tutti i suoi principi. Ma doveva fare qualcosa per fermare l’elfo prima che si facesse male sul serio.
- Toth fermati!- disse in tono autoritario, sperando di essere riuscita a imitare, almeno un pochino, il tono della voce di Malfoy quando si divertiva ad impartirle ordini.
 
-guardami- ordinò Draco sulle sue labbra, mentre lentamente entrava in lei. Voleva guardarla negli occhi mentre si faceva spazio nella sua carne, voleva vederla persa sotto le sue carezze, sotto i suoi baci, sotto le sue spinte. Lo guardò e non poté fare altro, si perse nelle sue iridi grigie, torbide per la passione.
 
Hermione scosse violentemente la testa, per cancellare l’immagine di quel ricordo, che involontario le era affiorato nelle mente, i ricci che le frustavano il volto a causa di quei movimenti così rapidi. Aprì gli occhi, che non ricordava di aver chiuso, cercando Toth con lo sguardo e trovandolo poco distante dalla scrivania immobile. Tirò un sospiro di sollievo nel costatare che stava bene.
- Toth potresti…- si fermò per soppesare le parole. L’ultima cosa che voleva era assistere di nuovo alla crisi dell’elfo – vai in biblioteca  e prendi alcuni libri riguardanti i geni. Senza farti vedere- disse Hermione cercando di dare un tono autoritario alla sua voce, cercando comunque di essere gentile. I suoi sforzi furono premiati, perché Toth si smaterializzò subito dopo aver sussurrato un lieve “si”. Dopo qualche minuto Toth riapparve con tre libri nelle mani.
 
 
“Il termine jinn, spesso tradotto come genio, indica , un'entità sovrannaturale, intermedia fra mondo angelico e umanità, che ha per lo più carattere maligno, anche se in certi casi può esprimersi in maniera del tuttobenevola e protettiva. Un tipico esempio di jinn è quel essere che , nella favolistica collegata alle Mille e una Notte, Aladino libera da una lampada, al cui interno è rimasto prigioniero, in cambio dell'accoglimento di tutti i suoi desideri.”
Il primo libro che Hermione aveva cominciato a sfogliare parlava di creature mitologiche nel mondo babbano, in cui si parlava di cose che lei per lo più già sapeva o comunque poteva immaginare. Nulla che la potesse aiutare veramente. Non dandosi per vinta continuò a sfogliare le pagine di quel libro che le aveva portato Toth.
 
fra i vari tipi di jinn gli ifrīt sono comunemente conosciuti come spiriti del fuoco. Si considerano superiori alle altre creature perché convinti della loro primigenia creazione e soffrono quindi molto il fatto che alcuni umani abbiano trovato delle formule magiche capaci di garantirgli il controllo su di loro. Quando interpellati mostrano un atteggiamento ironico e malizioso e tentano ogni volta che possono di travisare gli ordini del proprio padrone.”
 
Quello decisamente non era il caso di Hermione, perché per quanto si sforzasse non riusciva a contrastare gli ordini di Malfoy, e sicuramente la malizia non era qualcosa che faceva parte di lei.
Sbuffando si sdraiò sul letto lasciando cadere il libro al suo fianco. Non riusciva ad uscirne, le sembrava che le mancasse qualcosa, un pezzo fondamentale per arrivare ad una soluzione. Forse lo stava prendendo dal verso sbagliato, forse doveva cercare in un’altra direzione e forse in quel momento non era abbastanza lucida per riuscire a tirare fuori qualcosa da tutte quelle informazioni. Perché per quanto provasse a non pensarci, non riusciva a togliersi dalla mente Draco e la notte passata con lui, e nonostante provasse a negarlo con tutte le sue forze, c’era una parte di lei che fremeva dal desiderio di rivederlo, di toccarlo, di baciarlo.
Aveva fatto l’amore con Draco Malfoy e desiderava farlo ancora.
Tornò a sedersi sul letto a gambe incrociate, riprendendo il libro tra le mani. Non doveva pensare a lui, non doveva provare quello che provava. Se fosse riuscita a trovare una soluzione se ne sarebbe andata di lì. Lontano da quella stanza, lontano da lui, lontano da quei ricordi.
 
“I mārid vengono spesso descritti come il più potente tipo di jinn, e anche il più arrogante e orgoglioso. Hanno anche la capacità di esaudire i desideri dei mortali…”
 
-esaudire i desideri- ripeté Hermione a voce bassa, mentre una lampadina si accese nella sua testa. Esaudire i desideri, un genio esaudisce i desideri dal suo padrone,se il desiderio del padrone fosse… la porta si aprì allontanandola dalle sue riflessioni, facendo entrare la figura di Draco Malfoy. Era sempre stato così bello? Si chiese Hermione fissandolo senza dire una parola, mentre lui si levava il mantello e il maglione, gettando la cravatta dall’altra parte della stanza, restando in camicia. Senza dire una parola si sdraio al suo fianco, togliendole il libro dalle mani gettandolo da qualche parte sul letto, trascinandola sul proprio corpo. Senza darle il tempo di dire o fare nulla la baciò togliendole il respiro, entrando nella  sua bocca come se ne dipendesse la propria vita. Hermione a discapito di tutto quello che aveva potuto dire o pensare fino a quel momento, si lasciò andare su di lui, rispondendo al bacio con la stessa foga del ragazzo. Immerse le mani in quei capelli così biondi da sembrare innaturali, mentre Draco lasciava risalire la mano lungo la sua gamba facendo pressione dietro il ginocchio, perché lei lo piegasse e gli stringesse il fianco. Hermione assecondò il gesto, avvicinandosi più che poteva al corpo del serpeverde, godendosi le carezze di quella mano, che lenta risaliva la coscia, le accarezzava il fianco, le stringeva la vita.
 
Aveva aspettato quel momento da quando quella mattina si era alzato dal letto e l’aveva lasciata lì, nuda coperta solo dalle lenzuola di seta. Aveva desiderato baciare quelle labbra, toccare la sua pelle fino a diventare matto. La voleva, la voleva ancora, più di prima…nuda sotto di se, preda del piacere che lui riusciva a darle. Scorreva con le mani lungo il suo corpo, odiando quegli inutili vestiti che gli impedivano di toccare ogni parte di quel corpo che desiderava ardentemente. Lei sembrava volere la stessa cosa, persa in quel bacio così bruciante di passione, sentiva la sua pelle morbida ricoprirsi di brividi dove lui l’accarezzava. Per questo quando lei si scostò da lui, scendendo velocemente dal letto rimase completamente spiazzato.
Non si aspettava di vederla scivolare via così in fretta, in realtà non si aspettava di essere rifiutato.
 
Doveva andare via, doveva allontanarsi da lui. Era bastato così poco per lasciarsi andare, per perdere il contatto con la realtà. E lei questo non poteva permetterselo, doveva rimanere con piedi per terra, saldamente attaccata alla realtà. Quella realtà che non li voleva insieme, quella realtà in cui si odiavano, dove lui era un subdolo serpeverde e lei una coraggiosa grifondoro.
Si era allontanata velocemente da lui, alzandosi dal letto e facendo qualche passo indietro per mettere più distanza possibile, allora aveva chiuso gli occhi e preso un bel respiro. quando li aveva riaperti Draco era seduto sul bordo del letto e la guardava con un’espressione piuttosto soddisfatta sul volto - mi vuoi- affermò con sicurezza. Hermione avrebbe voluto negare, dirgli che era pazzo che mai in vita sua avrebbe voluto uno come lui, ma sapeva che avrebbe mentito.
- io posso realizzare alcuni tuoi desideri. Non è vero?-  decise quindi di cambiare discorso, per cercare di far tornare tutto come doveva essere. Dall’espressione maliziosa che si disegnò sul volto di Draco, capì che lui aveva volontariamente frainteso le sue parole – se torni sul letto e ti lasci spogliare saranno anche i tuoi desideri ad essere realizzati- disse lui alzandosi e avvicinandosi a lei. Hermione fece un passo indietro, decisa a non cadere nelle sue provocazioni –è così che puoi liberarmi non è vero?desiderandolo!- disse con espressione risoluta. Draco arrestò i suoi passi, restando a guardarla con aria soddisfatta – ero certo che prima o poi ci saresti arrivata- disse riprendendo ad avvicinarsi a lei – ma com’è brava la mia piccola e perspicace mezzosangue- continuò deciso più che mai ad avere ciò che desiderava.
- allora fallo! Esprimi un desiderio e liberami!- disse Hermione con convinzione, facendo un passo verso di lui – no- rispose semplicemente Draco continuando ad avvicinarsi, ormai pochi passi li separavano.
- che significa no? Non hai nessun diritto di tenermi qui! E io voglio andarmene- disse Hermione al limite della pazienza. Non sopportava quel suo essere così prepotente, quella era una parte di lui che gli ricordava perché quello che c’era stato doveva essere dimenticato – davvero? Eppure stanotte non mi sembravi così impaziente di scappare – disse il ragazzo, cancellando la distanza fra i loro corpi e afferrandole un polso per strattonarla contro di lui.
- è stato uno sbaglio- Hermione cercò di non far tremare la voce, di non fargli capire quanto quella vicinanza la turbasse – sicuramente è stato un errore imperdonabile per il tuo animo grifondoro- sussurrò Draco a un centimetro dalle sue labbra – eppure sappiamo entrambi che è stato proprio quel lato di te a desiderarlo, a desiderarmi così tanto da non riuscire a resistere –continuò Draco sfiorando le labbra della grifondoro. Hermione si scostò con rabbia da lui. Non gli avrebbe mai permesso di farla sentire in quel modo, non gli avrebbe mai permesso di farla sentire sbagliata.
- ti sbagli- insistette con più decisione Hermione. Lui incurante delle sue parole e dei suoi gesti l’afferrò per le braccia, spingendola con forza contro la scrivania alle sue spalle. Non appena Hermione toccò con le natiche il legno della scrivania, seppe di essere perduta.
Draco la baciò con forza, non lasciandole un secondo di respiro, costringendola ad aprire le labbra per dargli accesso. A differenza del bacio rude che Malfoy le stava dando, le mani di Draco avevano allentato la presa, dedicandole carezze che l’accendevano di desiderio. Allora Hermione lasciò che a guidarla fosse la passione, perché in quei momenti non le importava se per gli altri a baciarla fosse Malfoy, per lei la persona che aveva di fronte, che la baciava, che l’accarezzava era solamente Draco. Quel Draco che le aveva detto di desiderarla, che l’aveva svegliata da quel incubo orribile, che l’aveva tenuta stretta dopo che avevano fatto l’amore.
I loro gesti erano divenuti impazienti, desiderosi di liberarsi dall’impaccio dei vestiti. Draco l’afferrò per le cosce, aiutandola a sedersi sulla scrivania. Hermione aprì le gambe per permettergli di avvicinarsi ancora di più, per avere un contatto più intimo, mentre con le mani gli slacciava freneticamente i bottoni della camicia che finì a terra, raggiunto molto presto dall’indumento che copriva i seni della ragazza. Draco lasciò le labbra di Hermione per scendere lungo il collo, lasciando una scia umida al suo passaggio – Draco- il sussurro di Hermione lo accese ancora di più, convincendolo a scivolare fino al seno della ragazza - Draco- ripeté Hermione stringendo le mani sulle spalle del ragazzo, facendo forza perché si allontanasse. Draco alzò la testa per guardarla negli occhi e capire che cosa le era preso, fu allora che lo sentì anche lui.
- stanno bussando alla porta- disse Hermione, scendendo dalla scrivania cercando di recuperare i suoi vestiti, ma Draco non le permise di muoversi spingendola di nuovo indietro – che se ne vadano al diavolo- sussurrò sulle sue labbra prima di baciarla di nuovo.
- Draco aprì so che ci sei!- disse la persona al di là della porta continuando a bussare. – credo che dovresti aprire- disse Hermione riuscendo ad allontanarsi per indossare quella specie di reggiseno in cui si erano trasformati la sua camicia e il suo maglione. – spero che tu stia per morire- urlò Draco alla persona al di là della porta, facendo alzare gli occhi al cielo a Hermione che dopo un ultimo bacio si ritrovò sola all’interno del suo vaso.
 

 
 
 
 
Sera!!! Visto come sono stata brava, non vi ho fatto aspettare tantissimo!
Riguardo al capitolo le informazione scritte sul genio o jinn sono state prese tutte da wikipedia.
GRAZIE tantissimo per le recensioni! Un abbraccio grande anche a chi legge solamente!
Un bacio grande! 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Non appena aprì la porta un uragano dai capelli neri lo travolse, stringendogli le braccia intorno al collo con eccessivo entusiasmo, urlandogli parole incomprensibili all’orecchio. Draco cercando di mantenere la calma per non schiantarla strinse le mani sulle spalle della ragazza, facendo forza perché lei si allontanasse, ma Pansy era tanto minuta fisicamente quanto era tenace e resistente nelle sue convinzioni. In quel momento la convinzione di Pansy era stritolarlo, continuando a blaterare cose che lui non riusciva, e non voleva comprendere.
- Pansy allontanati immediatamente o giuro che ti schianto – disse tra i denti Draco, ormai al limite della pazienza. Pansy sbuffando sciolse l’intreccio delle braccia dal collo di Draco, piegando le labbra in un broncio che molti ragazzi definivano sexy. Lui, che la conosceva bene, lo definiva solamente irritante.
- sei cattivo!- sussurrò Pansy dandogli le spalle, mentre si toglieva le scarpe e si sedeva sul letto incrociando le gambe. Draco che voleva liberarsi in fretta di lei, per tornare a godere della sua mezzosangue, decise di non rispondere sperando che Pansy uscisse in fretta dalla sua stanza.
- che cosa vuoi?- chiese rassegnato Draco, impaziente di liberarsi di lei. La ragazza cominciò a guardarsi intorno con eccessivo interesse, mostrando di non avere nessuna intenzione di lasciare la stanza.
- forse è una mia impressione ma sembra che tu mi stia cacciando- constatò la ragazza, riportando lo sguardo curioso sul volto di Draco – non è una tua impressione- ammise senza problemi lui. Pansy lo fissò per alcuni secondi prima di esplodere in una fragorosa risata. Draco la guardò con un sopracciglio alzato, non riuscendo a comprendere il motivo di quella risata che non smetteva di scuotere il corpo minuto della compagna – Draco…- sussurrò tra le risa lei – Merlino come sei prevedibile- continuò quando gli ultimi strascichi della risata si erano spenti.
Con ancora il sorriso sulle labbra si alzò dal letto, avvicinandosi al compagno con sguardo divertito e le braccia dietro la schiena. Ad un passo da lui si fermò, inclinò la testa di lato e accentuando il sorriso gli domandò – si è nascosta qui non è vero?-
 
Il silenzio, per alcuni minuti, segui la domanda di Pansy. Entrambi sapevano a chi la ragazza si riferisse e Draco si domandò come lei faceva a saperlo. Poi si diede mentalmente dello stupido.
Conosceva Pansy da prima che entrassero ad Hogwarts, e sapeva bene che dietro quella facciata da ragazza stupida si nascondeva una persona molto sveglia, intuitiva e per niente stupida. Perché Pansy  Parkinson era come lui, era come Blaise, indossava una maschera.
- di chi parli?- chiese con finta indifferenza Draco. La ragazza continuò a guardarlo per un po’ in silenzio, poi come se nulla fosse alzò le spalle e tornò a sedersi sul letto. La vide allungarsi fino a prendere il libro che poco prima leggeva la mezzosangue, sfogliarlo con curiosità e poi ricominciare a guardarsi intorno – da quando ti interessano le creature mitologiche del mondo babbano?- domandò con interesse Pansy continuando a sfogliare il libro, gettando solo qualche occhiata a Draco che, in piedi di fronte a lei sembrava non avere alcuna intenzione di rispondere.
Per tutta la mattina Pansy non aveva fatto altro che pensare a chi potesse essere la misteriosa ragazza di Draco, e quando lo aveva visto scappare appena finite le lezioni della mattina aveva subito deciso di seguirlo. Dire che era rimasta sconvolta, quando spiando quello che succedeva nella stanza di Draco aveva riconosciuto la voce di Hermione Granger, era dire poco. Per un attimo aveva pensato di essersi sbagliata poi l’aveva sentita di nuovo e allora non aveva avuto alcun dubbio.
- va bene- disse con decisione Pansy – facciamo come vuoi tu- continuò mentre si rimetteva le scarpe – facciamo finta che tu qui sia solo- disse avvicinandosi a lui – che qui non ci sia nessuna ragazza che sembra misteriosamente scomparsa…ma per favore Draco- sussurrò alzandosi sulle punte dei piedi per avvicinarsi al volto del compagno – sta attento- Draco annui solamente e mentre vide la ragazza uscire dalla sua stanza si chiese se avrebbe potuto mantenere quella specie di promessa. Scacciò in fretta quei pensieri, perché la sola cosa a cui voleva pensare in quel momento era godersi la sua battagliera mezzosangue. Si avvicinò alla scrivania, dove era posato il vaso, e togliendo il tappo la chiamò. Quando l’ormai famigliare fumo rosso gli si materializzò davanti era già pronto ad afferrare la vita della ragazza per ricominciare da dove Pansy li aveva interrotti, fu per questo che evitò a Hermione di fare una brutta caduta, che svenuta ora giaceva tra le sue braccia.
 
 
 
Quando si ritrovò sola all’interno del vaso, Hermione si chiese cosa avrebbe fatto da quel momento in poi. Ormai era più che cosciente del desiderio che provava per quello che fino a qualche giorno prima considerava suo nemico, negarlo era da sciocchi e lei non era mai stata una stupida.
Quello che da sempre aveva destato la preoccupazione di Hermione era il non sapere. Se nelle tante avventure con Harry aveva potuto trovare aiuto nei libri e nella logica, con Malfoy non sapeva assolutamente come comportarsi e la sua storia con Ron non era decisamente di aiuto.
Pensare a Ron e Malfoy, pensare alla relazione con Ron, pensare a una relazione con Malfoy la sconvolse. Da quando pensa ad una relazione con Malfoy? Forse da quando il desiderio di lui era diventato impossibile da nascondere persino a se stessa. E non solo il desiderio fisico.
Non poteva più negare l’interesse che provava per quello che una volta considerava il suo peggior nemico, ma proprio per quello che lui aveva rappresentato fino ad allora rendeva tutto ancora più complicato. Fin quando erano chiusi in quella stanza, con il resto del mondo lontano era facile lasciarsi andare, dimenticare tutto quello che li aveva sempre divisi, era facile lasciarsi andare al desiderio, alla passione a quel sentimento di calore che sentiva nascere dentro di se quando lui le era vicino. Ma fuori da quella stanza avevano due vite, separate da vecchi rancori, da odi antichi e da una guerra finita che portava ancora con se ricordi dolorosi e cicatrici aperte. Per questo doveva trovare un modo per uscire da quella situazione, perché se c’era una sola speranza che quello che provavano era reale allora lei doveva combattere. Animata dalle sue nuove convinzioni prese in mano il diario di Emily, perché dentro di se sapeva che qualunque cosa le era capitata Emily aveva a che fare con tutta quella storia. E per la prima volta Hermione si chiese se anche Emily fosse diventata un genio.
 
3 Marzo
 
Porterò il ricordo di questo giorno gelosamente chiuso nel mio cuore, come uno dei giorni più belli della mia vita. Risvegliarsi fra le sue braccia, sentire ancora la sua pelle a contatto con la mia e trovare i suoi occhi grigi colmi d’amore per me. Non desidero altro per il resto della mia vita. Sono felice, così felice che il mondo mi sembra un posto migliore, il prato più verde e il cielo più blu e tutti sono belli e buoni. Sono solo una sciocca ragazzina innamorata. Innamorata di un meraviglioso e complicato ragazzo che mi ama. Sono felice. Ora sento che tutto andrà bene, che qualunque ostacolo che dovremmo affrontare lo supereremo insieme…
 
- ci credevo veramente- sussurrò una voce di fronte a Hermione, che spaventata alzò la testa ritrovandosi davanti una ragazza bellissima vestita con un abito lungo e antico, i capelli scuri raccolti.
- nelle sue promesse, nel suo amore- continuò senza distogliere lo sguardo da Hermione, che in silenzio restava seduta con il diario aperto – ero veramente convinta che avremmo superato tutto, che alla fine il nostro amore sarebbe stato più forte persino del sangue-terminò con disprezzo spuntando quasi l’ultima parola. Hermione continuava a guardarla in silenzio, non riusciva a trovare le parole di fronte a tutto il dolore che sentiva nella sua voce, che leggeva nei suoi occhi.
- con lui ho vissuto i giorni più belli della mia vita- disse avvicinandosi a Hermione e sfogliando il diario. Quando si fermò Hermione abbassò gli occhi e cominciò a leggere la pagina che le aveva indicato.
 
30 Maggio
 
Siamo quasi alla fine e il tempo che ci separerà sarà troppo lungo perché riesca a sopportarlo. La verità è che ho paura. Una paura folle di perderlo, che tornando a casa i suoi genitori possano fargli del male. Lui cerca di rassicurarmi, di dirmi che andrà tutto bene che alla fine staremo insieme per sempre. Mi ha dato il suo anello, quello con lo stemma della sua famiglia e mi ha chiesto di sposarlo. Quando a Settembre torneremo qui organizzeremo tutto per stare insieme per sempre. Ci sposeremo e saremmo felici come lo sono ora. Perché nonostante la paura sono veramente felice. Presto diventerò sua moglie e nessuno potrà più separarci.
 
- ma per colpa sua conosco l’odio, il dolore e la vendetta – disse chiudendo il diario e sfilandolo dalle mani di Hermione – non credergli quando dice che il vostro sangue è diverso- parlò accarezzandole leggermente la guancia, con delicatezza e dolcezza come farebbe una madre con la propria figlia – avrei fatto di tutto per lui, farei qualunque cosa per essere ancora felice per avere un po’ di pace, ma a me ciò che resta è solo dolore e odio- sussurrò all’orecchio di Hermione, tenendole la testa ferma per aiutarla a distendersi sul letto, mentre le palpebre le si facevano pesanti. Hermione chiuse gli occhi, lasciandosi andare alla stanchezza che all’improvviso l’aveva colta, sussurrando –Emily-
 
Tutto era buio intorno a lei, si sentiva soffocare, schiacciare da un peso sul cuore. Un dolore lancinante che le impediva di articolare una sola parola. E poi c’era l’odio. Lo sentiva con violenza in ogni goccia di sangue che gli scorreva nelle vene, c’era dolore e sofferenza. Vendetta.
Alzò le mani per asciugarsi le guance che sentiva bagnate, bagnate da quelle lacrime che lei non sapeva di stare versando, le guardò e le vide rosse. Rosse come il sangue che scorreva ai suoi piedi. Una sua mano stringeva con forza un pugnale, affondato nel cuore di un uomo.
Voleva urlare, ma era come se lei non avesse possesso del suo corpo. Era solo un spettatrice. Si guardò intorno per chiedere aiuto, ma tutto era buio. Si inginocchiò a terra dopo aver estratto il pugnale per lanciarlo lontano da loro e si sdraio sul freddo pavimento, stringendosi ad un corpo ancora più freddo.
- ora staremmo insieme per sempre- sussurrò accarezzando il volto dell’uomo –vedi il tuo sangue non è diverso dal mio- non si rese conto che fu lei stessa a parlare, troppo sconvolta dal volto che aveva di fronte. I capelli biondi erano macchiati di sangue, gli occhi grigi erano spalancati, non c’era più traccia di vita in quello sguardo che era stato sempre così impertinente.
Draco
Non una parola uscì dalle sua labbra
Draco
Voleva chiamarlo, scuoterlo, urlagli di alzarsi, di guardarla.
Draco
Lui restava fermo, con gli occhi fissi sul suo volto, ricoperto di sangue.
Draco
Lui era morto
 
 
 
Draco continuava a scuoterla per cercare di svegliarla, di nuovo Hermione urlava preda degli incubi. Gridava il suo nome tra le lacrime. Non sapeva che fare e il fatto che lei non accennasse a svegliarsi lo metteva in agitazione. Era quasi deciso a portarla da Madama Chips che finalmente lei aprì gli occhi urlando ancora una volta il suo nome.
- mezzosangue – la chiamò prendendole il volto tra le mani, per asciugarle le lacrime che continuavano a scendere dai suoi occhi – basta piangere mezzosangue- le sussurrò dolce, stringendola tra la braccia. Hermione ricambiò l’abbraccio felice di essere fuori da quel incubo orribile, che ancora una volta era tornato a disturbare il suo sonno.
- che cosa stavi sognando Granger?- chiese Malfoy dividendosi leggermente da lei per poterla guardare in faccia. Hermione restò alcuni minuti in silenzio a riflettere, poi alzando lo sguardo su quello di Draco rispose – Emily-

 
 
 
 
 
 
Chiedervi perdono per il mio ritardo mi sembra stupido, quindi vi autorizzo a uccidermi in modo lento e doloroso!
A parte gli scherzi…mi dispiace tantissimo di questo ennesimo ritardo, spero solo che il capitolo mi possa far perdonare. Forse in alcuni punti è un po’ confusionario, ma questo doveva essere così!
Grazie tantissimo se nonostante tutti i miei continui ritardi seguitate a leggere e commentare. 

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Quando sentì la porta aprirsi capì che per quel giorno il tempo dedicato alla lettura era terminato. Senza alzare lo sguardo sulla porta, chiuse il diario di Emily posandolo sul comodino di fianco al letto. Solo allora si voltò trovando a pochi passi da lei colui che in quei giorni era il centro dei suoi pensieri. Draco Malfoy restava fermo, continuando ad osservarla con occhi pieni di desiderio, lo stesso desiderio che sentiva lei ogni volta che si trovavano nella stessa stanza, ogni volta che la sua mente si perdeva nei ricordi della prima volta in cui si erano baciati, della prima notte passata insieme e poi quella dopo e quella dopo ancora. Nessuno dei due sembrava averne mai abbastanza.
Anche questa volta fu lui ad avvicinarsi, a baciarla per primo, a chiedere accesso alla sua bocca; Hermione gli si strinse addosso in cerca di maggiore contatto con il suo corpo, bruciando di un desiderio che non sapeva di saper provare, accesa di una passione che solo lui era stato in grado di svegliare. La fece stendere sul letto raggiungendola subito dopo essersi sfilato il maglione, sdraiandosi su di lei sfiorandole la pelle che si faceva sempre più bollente, che si ricopriva di brividi. E quando lei gli slacciò la camicia e gli toccò il torace nudo sentì che anche lui sarebbe andato a fuoco. Si spogliarono a vicenda, cercando di separare le loro labbra il meno possibile, facendo scorrere le mani sul corpo dell’altro. La passione prese il sopravvento mentre l’aria si riempiva dei loro sospiri di piacere. Hermione si aggrappò alle sue spalle quando lui finalmente si fece largo tra le sue cosce, sussurrando il suo nome, stringendogli i fianchi con le gambe.
Sentì il suo cuore scoppiare, la mente svuotarsi e gli occhi bruciare per lo sforzo di tenerli aperti, perché voleva che nemmeno un battito di ciglia le impedisse di perdersi in quegli occhi grigi, che la guardavano come se lei fosse l’unica al mondo.
Le mani intrecciate, le bocche che si sfioravano assaggiando il respiro affannoso dell’altro, i bacini che si muovevano alla ricerca di quel piacere di cui sembrava non riuscivano a fare a meno. Le unghie nella pelle delle sue spalle quando il piacere la travolse e sentire le sue ultime spinte prima che si accasciasse su di lei con il fiato corto.
Quando riprese fiato si spostò al suo fianco, stringendole poi la vita con un braccio per attirarla contro il suo corpo. Con la testa appoggiata sul suo petto, Hermione ascoltava in silenzio i battiti del cuore di Malfoy, come una melodia che avrebbe voluto ascoltare per tutta la vita. Quel pensiero le scaldò il cuore, e si chiese, non per la prima volta, come fosse possibile che in così poco tempo lui fosse diventato così importate per lei. Forse era successo tutto molto prima, forse lui non era l’unico a desiderare l’altro da molto tempo, forse lui aveva solamente accettato molto prima di lei quei sentimenti che le animavano il cuore. Come sarebbe stato viverlo giorno dopo giorno? Vivere con lui, vivere di lui?
Il pensiero del domani, del futuro, di un futuro con lui la galvanizzava e la spaventava allo stesso tempo. Perché aveva paura, una paura folle del mondo fuori da quella stanza. Cosa avrebbero detto le altre persone? Cosa avrebbero detto i suoi amici? Cosa avrebbe detto Harry? Ma la cosa che più la spaventava era non sapere se lui l’avrebbe voluta come al voleva adesso. Ma lei non era il tipo da nascondersi dietro i silenzi, dietro i dubbi per questo come aveva fatto negli ultimi giorni, dalla prima e ultima volta in cui aveva visto Emily, gli fece la solita richiesta – esprimi un desiderio- sussurrò sul suo cuore – desidera di liberarmi- e come sempre lo sentì irrigidirsi, ma questa volta le sue mani non la strinsero con più forza, la sue labbra non tacitarono la sua richiesta.
Si alzò allontanandola da se, indossando con rabbia i pantaloni  senza voltarsi mai a guardarla.
- Draco…- sussurrò incerta lei, sedendosi sul letto e coprendosi con il lenzuolo – Sta zitta- sibilò lui, voltandosi finalmente a guardarla, ma quando lo fece Hermione avrebbe preferito continuare a parlare con lui voltato di spalle. Perché la rabbia, no il dolore, che leggeva in quegli occhi grigi la ferivano più di mille lame nel petto.
- vuoi andartene mezzosangue? sei così impaziente di ritornare dal pezzente? Che c’è non ti diverti abbastanza a farti scopare da me? – la freddezza con cui parlò ferì Hermione più delle parole da lui pronunciate. Lo disse come se non gli importasse niente di lei.
Se quelle stesse parole le avesse dette con rabbia non avrebbero fatto così male, perché così è come se non gli importasse niente di lei.
Come se lui non la voleva come lo voleva lei.
- vaffanculo Malfoy!- Hermione si alzò con rabbia dal letto, indossando in fretta i suoi vestiti trattenendo in gola l’urlo di rabbia e delusione che sembrava volerla soffocare. Non alzò mai lo sguardo su di lui, che continuava ad osservarla fermo in mezzo la stanza. Solamente quando stava per tornare nel vaso…lontano da lui, dove avrebbe finalmente dato sfogo a tutto il dolore che sentiva dentro… lui l’afferrò per il braccio costringendola a voltarsi verso di lui.
- dove pensi di andare mezzosangue? – la strattonò con forza per farla avvicinare, per farle alzare lo sguardo che lei ostinatamente continuava a tenere basso. Perché mai gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla così sofferente, di fargli capire quanto le sue parole, la sua indifferenza la ferisse.
- credi che abbia finito con te?- Hermione tirò con forza il braccio per liberarsi dalla sua presa e quando capì che non ci sarebbe riuscita, alzò con dignità lo sguardo su di lui mostrandogli quanto tutto quello le stesse facendo male. Perché non era lei quella che si doveva vergognare.
- non mi interessa se tu abbia finito o meno…sono io che ho finito con te- Lui sgranò gli occhi e mollò la presa sul suo braccio
- se non ti dispiace me ne vado nel mio vaso. Perché ora solo guardarti mi provoca il voltastomaco- disse con rabbia Hermione, dandogli le spalle e avvicinandosi alla scrivania su cui era posato il vaso. Anche stavolta lui la fermò prima di riuscire a scomparire, ma invece delle sue mani furono le sue parole a fermarla
- se ti faccio così schifo mezzosangue sei libera di andartene- entrambi restarono fermi, mentre le parole da lui dette aleggiavano ancora nella stanza e nelle orecchie di entrambi. E allora lui decretò la loro fine – desidero…- Draco chiuse gli occhi celando la sua sofferenza, mentre Hermione tratteneva il respiro ma non le lacrime che ormai scendevano dai suoi occhi
– desidero che tu sia libera- l’unico rumore che ruppe il silenzio che aveva seguito quelle parole fu un singhiozzo. Da chi provenisse nessuno dei due seppe dirlo, forse apparteneva ad entrambi.
E poi fu fumo rosso, intorno a Hermione, intorno al vaso, dietro le spalle di Draco.
 
 
Quando non ci fu più traccia di fumo Hermione aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre, portandosi una mano sul volto per asciugarsi le lacrime, poi sorrise. Allora si voltò verso di lui, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta. Si avvicinò senza mai staccare gli occhi dai suoi, curiosa di trovarli lucidi. Quando lui si accorse del suo sguardo alzò la testa, indossando quella maschera che era solito portare sempre, ma non con lei fino ad allora.
Hermione alzò titubante una mano, piegando la testa di lato, voleva toccarlo. Desiderava poggiare la mano sulla sua guancia e avvicinarlo per poterlo baciare, ma non lo fece perché aveva imparato quanto esprimere desideri facesse male. Allora abbassò il braccio, piagando le labbra in un sorriso dolce – grazie- sussurrò semplicemente ad un passo da lui, poi si allontanò uscendo per sempre da quella stanza…finalmente libera.
 
Pansy Parkinson percorreva i corridoi accanto a Blaise Zabini mentre entrambi tornavano a Serpeverde, dopo la cena in Sala Grande. Pansy era stranamente taciturna da qualche giorno, e Blaise sapeva con certezza che c’era qualcosa che la preoccupava e con altrettanta certezza sapeva che il motivo di quella preoccupazione era Draco Malfoy. Ma non faceva domande, sapeva che quando avrebbe voluto sarebbe stata lei a parlare, e lui era un tipo molto paziente che sapeva aspettare. Mentre percorrevano l’ultimo corridoio prima dell’entrata per la Sala Comune sentirono dei passi. Qualcuno camminava nella loro direzione. Fu con sgomento che si ritrovarono di fronte una non più scomparsa Hermione Granger.
- Granger? – parlarono entrambi nello stesso momento. Per qualche secondo Hermione restò ferma a guardarli con aria confusa, poi come se ebbe avuto un’illuminazione li salutò con freddezza, superandoli senza degnarli di uno sguardo.
- Granger…Draco lo sa che sei fuori dalla sua stanza?- chiese Pansy, suscitando la curiosità di Blaise, che si chiese in che guaio si era cacciato il suo amico. La Grifondoro si voltò leggermente verso di loro, annuendo con un sorriso a piegarle le labbra – ringraziatelo ancora da parte mia- disse con allegria prima di voltarsi di nuovo e andarsene.
I due Serpeverde restarono fermi a guardare il punto in cui la ragazza era scomparsa, stupiti e confusi da quello che avevano sentito e visto. Fu Pansy la prima a muoversi, cominciando a correre verso i dormitori maschili, seguita subito dopo da un Blaise confuso e preoccupato.
Quando entrarono nella stanza di Draco, lo trovarono seduto sul bordo del letto con i gomiti sulle ginocchia e le mani nei capelli.
- Draco…- sussurrò Pansy avvicinandosi a lui. si sedette al suo fianco senza mai sfiorarlo. Blaise chiuse la porta con un incantesimo e insonorizzò la stanza. Solo in quel momento Malfoy alzò la testa e senza guardare nessuno dei due si alzò e si avvicino alla scrivania, e allora notò che anche il vaso era scomparso, come era scomparsa lei.
Con rabbia gettò tutto quello che c’era sulla scrivania a terra, strinse con forza le mani sulla sedia e poi la gettò contro la parete in poco tempo tutto era a soqquadro. Sembrava la perfetta rappresentazione di quello che c’era nel cuore di Draco dal momento in cui lei si era chiusa la porta alle spalle.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo è stato un capitolo che proprio non voleva venire fuori, la fatica che ho fatto per scriverlo è stata enorme! E alla fine parte di quello che doveva essere il capitolo non è stato scritto…quindi ci sarà nei prossimi. Ma non mi sembrava giusto farvi aspettare oltre.
Mi dispiace tantissimo per questo ennesimo ritardo…ma anche se un po’ a rilento la storia avrà una fine! Promesso!
Grazie a chi continua a seguire…mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! Grazie ancora e un bacio grande!!! 

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


Se c’era una cosa che Lavanda Brown apprezzava particolarmente di Cali Patil era il modo in cui riusciva a capirla.
- Mi ha detto che i miei capelli sono biondi- lo sconforto nella voce di Lavanda era così evidente che Cali si senti triste per la sua amica.
- Biondi! Ti rendi conto!- continuò portando davanti agli occhi una ciocca dei suoi capelli
- Non sono biondi- affermò con decisione Cali, cercando di dare tutto il suo sostegno a Lavanda.
- è quello che gli ho detto- sussurrò quasi con voce spezzata – e Ron che ti ha risposto?- domandò con curiosità Cali. Lavanda abbassò gli occhi accelerando il passo, Cali la segui in silenzio fino quando furono arrivate davanti la Signora Grassa e allora Lavanda rispose – io gli ho detto che i miei capelli sono color del grano illuminati dal sole- Cali annuii alle parole di Lavanda pienamente d’accordo con quello che la sua amica diceva - lui mi guarda come se fossi una stupida e poi alza le spalle e mi dice che deve raggiungere Harry e se va- finì con le lacrime agli occhi.
Cali si mise di fronte alla sua amica stringendole le mani, come a voler infonderle coraggio. Non parlò fin quando Lavanda non alzò lo sguardo per incrociare il suo.
- Lav non importa se Ron non conosce il colore dei tuoi capelli- dolcemente Cali le sorrise - è Ron e poi è un ragazzo. Loro non conoscono queste differenze importanti – Cali strinse leggermente le mani della sua amica, poi si mise al suo fianco prendendola sotto braccio e con un sorriso sussurrò al suo orecchio – non è importante Lav perché alla fine Ron ha scelto te- Lavanda la guardò per qualche secondo, poi togliendo il braccio di Cali diede le spalle a lei e alla Signora Grassa.
- Ron non ha scelto me- disse con voce spezzata – è lei che se ne è andata ma prima o poi tornerà e allora cosa ne sarà di me?- chiese senza aspettarsi veramente una risposta - sono sicura che ricorda perfettamente il colore dei capelli della Granger – Lavanda era ormai sull’orlo delle lacrime, sapeva che mai avrebbe potuto reggere il confronto con Hermione davanti agli occhi di Ron. Per lui c’era solo Hermione, alla fine ci sarebbe stata sempre solo Hermione.
Cali le si avvicinò e l’abbracciò per confortarla, per farle sapere che poteva contare su di lei. Lavanda ricambio l’abbraccio, confortata nel sapere che aveva comunque Cali al suo fianco, e che ci sarebbe stata anche quando Hermione sarebbe tornata.
Se mai sarebbe tornata.
- Ragazze- Cali e Lavanda si voltarono entrambe verso la persona che le aveva chiamate, spalancando gli occhi a quella vista.
Se mai sarebbe tornata. Il destino, in quel periodo era molto avverso a Lavanda Brown.
 
 
 
C’era qualcosa di confortante nel vedere che Hogwarts non era cambiata dopo tutto quel tempo. Era stato facile ritrovare l’ingresso per la Sala Comune Grifondoro, ed era divertente vedere che la Signora Grassa era ancora lì ad ascoltare quello che gli studenti si raccontavano. Impicciona con al solito.
Non appena vide due ragazze abbracciarsi di fronte al quadro, la sua mente rapidamente le riconobbe come Lavanda Brown e Cali Patil. La sgualdrina e la sua fedele amica.
- Ragazze- le chiamò, sorridendo poi davanti alla stupore di entrambe. La guardavano come se vedessero un fantasma. Fece qualche altro passo per avvicinarsi allargando il sorriso quando notò gli occhi lucidi della Brown.
- Hermione – sussurrò con stupore Cali – sei tornata- affermò invece Lavanda con rabbia e preoccupazione. Hermione si limitò a fare un cenno di assenso con la testa, poi spostando lo sguardo oltre le loro teste fece un sorriso anche alla Signora Grassa.
- Sapete dirmi la parola d’ordine?- chiese senza nemmeno guardarle. La Signora Grassa sorrise aprendo il quadro, felice che la signorina Granger fosse tornata.
Poco prima che varcasse la soglia per entrare a Grifondoro le due ragazze si ripresero dallo shock e voltandosi rapidamente verso Hermione – Dove sei stata per tutto questo tempo?- chiesero insieme.
Hermione chiuse gli occhi piegando le labbra in un sorriso sinistro e girando leggermente il volto le guardò senza nemmeno voltarsi.
- Sono stata con Malfoy-
 
 
La Sala Comune Grifondoro con il fuoco acceso nel caminetto era sempre apparsa più calda e accogliente. Il rosso sembrava più vivo, proprio come le fiamme che danzavano nel camino. L’oro si espandeva nella stanza, dando riflessi brillanti, donando luce a quelle antiche pareti.
Quella sera però nemmeno il calore del fuoco scoppiettante riusciva a cancellare l’espressioni cupe dalle facce dei Grifondoro.
Se da una parte c’erano Dean e Semus che, stranamente silenziosi, copiavano il compito di erbologia di Neville, dall’altra parte della stanza, di fronte al camino, c’erano Harry e Ron che giocavano a scacchi. In realtà nessuno dei due aveva mosso nemmeno un pedone da almeno mezzora, persi entrambi nei proprio pensieri, che in comune avevano il medesimo soggetto. Hermione.
Di fianco a loro, sulla poltrona, una accigliata Ginny Weasley fissava il camino assorta nei suoi pensieri. Era da quando Hermione era sparita che cercava di far chiarezza nel groviglio di pensieri che aveva in testa. Nonostante la lettera, nonostante quello che diceva la Mcgranitt lei era convinta che c’era qualcosa che stonava in tutta quella storia. Perché conosceva Hermione e sapeva che mai avrebbe abbandonato Hogwarts nell’anno dei M.A.G.O. nemmeno per Ron. Soprattutto per quello che aveva fatto Ron. Hermione non sarebbe mai scappata, nemmeno di fronte a una delusione come quella, nemmeno di fronte all’umiliazione di essere traditi.
Perché Hermione era coraggiosa. Perché Hermione non sarebbe mai sparita come una codarda, e soprattutto non sarebbe andata via senza nemmeno parlare con Harry o con lei.
Questo era quello che più la preoccupava, perché significava che si era cacciata in qualche casino. E allora entrava in campo la paura.
Da quando la guerra era finita, da quando Fred era morto aveva sempre paura di perdere ancora una volta qualcuno che amava. Hermione era la sua più cara amica, era la persona di cui si fidava maggiormente insieme a Harry al di fuori della famiglia. Sapere che poteva aver bisogno di aiuto e lei non poteva far nulla per aiutarla la spaventava a morte. Era come tornare indietro nel tempo, quando Harry doveva affrontare Voldemort e lei non poteva far nulla per aiutarlo. Odiava sentirsi inutile e spaventata.
Giro lo sguardo per cercare Harry, che in silenzio fissava la scacchiera senza vederla realmente. Sapeva che anche lui era preoccupato per Hermione, e che una parte di lui si sentiva responsabile. Avrebbe voluto che si sfogasse con lei, per una volta voleva che lasciasse i panni dell’eroe. Per una volta voleva essere lei a dirgli “non preoccuparti, si sistemerà tutto”.
Si alzò dalla poltrona con l’intenzione di avvicinarsi e abbracciarlo, per fargli semplicemente capire che lei c’era. Che non era solo. Qualunque intenzione avesse fu cancellata dall’entrata dell’unica persona che poteva riaccendere gli sguardi spenti dei Grifondoro presenti.
 
Hermione Granger era tornata.
 
 
Hermione si ritrovò in poco tempo soffocata dagli abbracci dei Grifondoro. Ginny non le lasciava nemmeno il tempo di respirare, stringendola in modo quasi violento. Harry dopo averla stretta per qualche secondo restò al suo fianco, ma i suoi occhi, che non l’abbandonavano un secondo, la stringevano più delle braccia di Ginny. L’unico che non si avvicinava era Ron, che fermo davanti al camino la guardava con un sorriso colpevole sulle labbra. Felice di vederla di nuovo, ma i sensi di colpa per quello che le aveva fatto gli impedivano di avvicinarsi anche solo per salutarla.
Quando l’euforia si placò e gli abbracci terminarono restarono tutti in silenzio a fissarla con indecisione. Volevano sapere dove fosse stata tutto quel tempo, perché non aveva mai dato sue notizie, se era vero che il motivo della sua scomparsa fosse Ron e il suo tradimento. Tutti volevano farle un centinaio di domande, ma nessuno aveva il coraggio di parlarle. Harry e Ginny, invece aspettavano solo il momento in cui sarebbero rimasti soli.
Quel silenzio imbarazzante fu spezzato dall’arrivo di Lavanda e Cali che con le facce sconvolte si avvicinarono al gruppetto che si era formato vicino Hermione – stavi scherzando poco fa?- chiese Cali con gli occhi fuori dalle orbite. Hermione si voltò a guardarla infastidita, si era stancata di tutte quelle persone che continuavano a fissarla e toccarla – perché dovevo scherzare?- domandò con acidità – perché è assurdo quello che hai detto- affermò Lavanda incrociando le braccia al petto e lanciando qualche occhiataccia a Ron che restava imbambolato a fissare Hermione.
- di che state parlando?- chiese ingenuamente Neville.
- di Hermione che dorme con Malfoy- disse Lavanda guardando solamente Ron.
- di Hermione che è stata da Malfoy- disse contemporaneamente Cali.
Tutti restarono pietrificati di fronte alle parole di Lavanda e Cali. Ginny le guardava come se fossero pazze, Harry guardava Hermione nella speranza di vederla ridere all’improvviso dicendo che era uno scherzo, Ron con lo sguardo perso nel vuoto apriva e chiudeva la bocca come un pesce fuori dall’acqua. Troppo sconvolto per riuscire anche solo a collegare il cervello alla bocca. Tutti gli altri alternavano lo sguardo da Hermione a Lavanda e Cali.
- non capisco dov’è il problema- sbuffò Hermione, irritata da quegli sguardi insistenti. Le sue parole ebbero però l’effetto di far voltare tutti verso di lei.
- è vero?- chiese allibita Ginny, guardandola come se avesse tre teste. Hermione sbuffò alzando gli occhi al cielo e come se niente fosse si avviò verso la sua camera.
- Hermione- Harry la chiamò. La preoccupazione nella sua voce era così chiara che ogni persona presente in quella stanza si voltò verso di lui.
- si Harry- Hermione invece sembrava l’unica impassibile di fronte ai sentimenti dell’amico, lo guardò sorridendo dolcemente. Un po’ come si fa con i matti.
- dove sei stata Hermione?- Lei lo guardò per qualche secondo, senza cancellare il sorriso poi fece un passo in avanti, verso di loro, e alzò la testa in chiaro segno di sfida.
- sono stata con Malfoy- la serietà con cui disse quelle parole non lasciavano ombra di dubbio.
Hermione Granger era tornata dopo aver passato tutti quei giorni con Malfoy.
 
 
 
Nello stesso momento nei sotterranei di Hogwarts, nella stanza del principe delle Serpi, Blaise Zabini e Pansy Parkinson avevano assistito al momento in cui Draco Malfoy, nella confusione della sua stanza, indossava nuovamente la sua maschera di cinismo e perfidia.
Entrambi sapevano che qualunque cosa era successa, Hermione Granger avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle, perché la vendetta del Serpeverde non avrebbe risparmiato nessuno. Forse nemmeno quel diario che Malfoy stringeva con rabbia tra le mani.

 
 
 
 
 
 
 
 
Perdono perdono perdono perdono perdono!!!!!!!!
Quanto è passato dall’ultimo capitolo? Più di un mese vero? Scusate tantissimo!!!!
Ho avuto dei problemi con il pc e tutto quello che avevo scritto è andato perso…ci è voluto tanto tempo per riscrivere il capitolo. Spero che ne sia valsa comunque la pena!
Prima che mi dimentico… la frase: “Per lui c’era solo Hermione, alla fine ci sarebbe stata sempre solo Hermione.” È presa dal telefilm The Vampire Diaries dalla puntata 2x01
Fatemi sapere che ne pensate ;) un bacio 

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


- Sono stata con Malfoy-
 
Un silenzio surreale regnava nella Sala Comune Grifondoro. I presenti restavano immobili, troppo sconvolti per fare un solo passo, con l’incredulità dipinta sui loro volti, mentre la figura di Hermione Granger spariva oltre le scale del dormitorio. Nessuno riusciva a dire una parola, sentivano solamente l’eco di quelle parole troppo sconvolgenti per qualunque grifondoro, ancor di più se legate alla mezzosangue Hermione Granger.
Quel momento di inquietante silenzio fu rotto da uno scioccato Ron, che l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di lasciarsi cadere su una poltrona sussurrando un – miseriaccia- allora tutti sembrarono riacquistare le proprie facoltà mentali. Mentre Lavanda si avvicinò a Ron per consolarlo, tutti si voltarono istintivamente verso Harry, giusto in tempo per vederlo correre all’inseguimento di Hermione. Un secondo dopo si trovarono lo sguardo severo di Ginny addosso che intimava tutti a non muoversi da lì per nessuna ragione, soprattutto suo fratello, per poi vederla raggiungere il suo ragazzo e la sua amica.
 
Hermione raggiunta la sua stanza si guardò intorno con un velo di tristezza e rimpianto nello sguardo. Quelle camere apparivano così diverse senza le sue cose, senza il suo abituale disordine e lei si sentiva così fuori posto. Non erano le sue cose, non era la sua stanza, non era il suo tempo.
Velocemente però scaccio via quei pensieri, quello non era il momento dei ripensamenti. Voltandosi verso il letto vide, appallottolato sopra il cuscino, un ammasso di peli che la fissava, incuriosita si avvicinò e allungò una mano per accarezzare quel pelo che appariva così soffice -Grattastinchi… - sussurrò più verso se stessa che verso il gatto che la guardava restando in allerta. Non appena la mano della ragazza fu abbastanza vicina, Grattastinchi mosse velocemente la zampa e la graffiò per poi allontanarsi con la coda alta .
- stupido gatto- sussurrò seguendo Grattastinchi con lo sguardo per poi incrociare gli occhi di Harry, che fermo sulla porta la guardava in silenzio.
- che c’è? – chiese infastidita. Harry vacillò un secondo di fronte l’ostilità della ragazza e non sapendo bene che fare si avvicinò titubante, sedendosi sul letto e invitandola a fare lo stesso.
Seduti uno accanto all’altro Harry si rese conto che mai prima di allora erano stati così lontani come in quel momento. Lei era distante e nel suo sguardo mancava quella scintilla di affetto con cui lo aveva sempre guardato e allora si sentì perso, come se la ragazza che aveva seduta di fianco non fosse la stessa con cui aveva trascorso gli ultimi sette anni della sua via, con cui aveva condiviso gli orrori di una guerra.
- che ti succede Hermione?- chiese timidamente. Non era mai stato bravo in queste cose, in questo era Ginny quella che se la cavava meglio. La ragazza lo guardò scrollando le spalle, non aveva nulla da dirgli perché non si fidava, aveva imparato sulla sua pelle che non ci si poteva fidare nemmeno di quelli che dicono di amarti.
- non sono arrabbiato…cioè si lo sono, ma solo perché ero molto preoccupato- riprovò Harry, sperando di vedere il sorriso sincero illuminare il volto della ragazza.
 – con Malfoy Hermione?- chiese infine scioccato e anche un po’ infastidito dal prolungato silenzio di Hermione. Harry però non poté continuare, perché il rumore della porta che veniva chiusa attirò l’attenzione di entrambi sulla persona che era appena entrata. Ginny si avvicinò posizionandosi di fronte a loro, incrociando lo sguardo della sua amica, per poi gettarsi tra le sue braccia – mi sei mancata Hermione- disse Ginny, trattenendo le lacrime di gioia – eravamo così preoccupati- continuò quando sentì Hermione ricambiare, se pur debolmente, l’abbraccio.
Quando si separarono Ginny si andò a sedere di fianco a Hermione, che trovandosi in mezzo tra Harry e Ginny si sentì improvvisamente soffocata. Si alzò velocemente cominciando a girovagare per la stanza.
- Hermione…- la chiamò piano Harry. Non ricevendo risposta fu Ginny a prendere la parola – Hermione eravamo preoccupati. Eri sparita senza dire nulla, dopo che avevi scoperto di Ron e Lavanda- Ginny si alzò facendo qualche passo verso la sua amica. La sentiva distante e questo la spaventava – poi torni e ci dici che in tutto questo tempo sei stata con Malfoy. Come se fosse una cosa normale. E ora non ci rivolgi nemmeno la parola?- terminò con amarezza. Harry si avvicinò alla sua ragazza, poggiando la mano sulla sua schiena a confortarla e prima di dire qualsiasi cosa venne preceduto da Hermione.
- non ho nulla da dirvi. Ho sbagliato un incantesimo e Malfoy mi ha aiutato. fine della storia- disse la ragazza avvicinandosi alla porta per poi aprirla – e ora se non vi dispiace avrei altro da fare che ascoltare le vostre prediche sulla mia storia con Malfoy- concluse invitandoli ad uscire.
- che cosa?- urlò Harry.
- da quando hai una storia con Malfoy?- chiese sconvolta Ginny.
Hermione chiuse gli occhi, cercando un modo rapido di levarsi di torno quei due. Prese un profondo respiro e poi riaprì gli occhi, cercando di addolcire lo sguardo – possiamo parlarne domani? Sono veramente stanca…domani dopo una bella dormita sarò di nuovo io- cercò di dirlo nel modo più carino possibile, cercando di evitare di cacciarli a calci da quella stanza.
- non puoi…- tentò Harry trattenendo a stento la voglia di urlare, ma Ginny stringendogli la mano intorno al braccio lo intimò di lasciare perdere. Si voltò verso la sua ragazza rendendosi conto che lei non gli stava prestando la minima attenzione, troppo presa nel guardare Hermione. Senza dire una parola Ginny trascino Harry fuori dalla stanza, accennando un saluto con il capo a Hermione, che con un sospiro di sollievo chiuse la porta, restando finalmente sola.
- sono preoccupata – sussurrò Ginny fissando la porta chiusa e cercando la mano di Harry, intrecciando le dita non appena la trovò – non sembrava nemmeno lei-
 
 
La notte era trascorsa lenta e insonne, la ragazza si era più e più volte rigirata nel letto. Aveva scalciato via le coperte quando sentiva troppo caldo, le aveva ritirate su quando la sua pelle si ricopriva di brividi. Non ricordava più cosa volesse dire chiudere gli occhi e lasciarsi andare all’incoscienza del sonno, l’ultima volta era stato tra le sue braccia. L’ultima notte che avevano potuto passare insieme. L’ultima, prima che lui si dimenticasse di lei, di quello che c’era stato, di loro.
Quando ormai l’alba era sorta, la ragazza si alzò facendosi rapidamente una doccia e indossando la divisa. Così diversa da quella che ricordava. Uscì dalla sua stanza quando ancora la Sala Comune era vuota, segno che tutti erano ancora nel mondo dei sogni o si erano appena svegliati.
Decise di raggiungere la Sala Grande prima di incontrare Harry e Ginny e di doversi sottoporre al loro terzo grado. Inaspettatamente la via di fuga fu ostacolata dall’ultima persona che si sarebbe mai immaginata.
- dove stai andando?- chiese un Ron assonnato grattandosi la testa e sbadigliando rumorosamente. Hermione sbuffò prima di voltarsi verso di lui, che la raggiungeva con passo incerto.
- sto andando in Sala Grande- disse la ragazza infastidita – e no, non voglio parlare con te. Per quanto mi riguarda dovresti morire da traditore quale sei, ma non spetta a me ucciderti quindi lasciami in pace- aggiunse quando Ron stava per parlare.
Le parole gli morirono in gola di fronte all’ostilità e la cattiveria di Hermione, che senza aspettare nemmeno un momento gli voltò le spalle, scomparendo oltre il ritratto della Signora Grassa, lasciandolo in mezzo la Sala Comune con la bocca spalancata e gli occhi tristi e sconvolti.
 
Quando era arrivata in Sala Grande i tavoli erano per lo più vuoti. Oltre i professori, infatti c’erano due studenti di Tassorosso che la guardavano parlottando tra loro e uno studente di Corvonero che praticamente dormiva sul tavolo. In silenzio si avvicinò al tavolo di Grifondoro e altrettanto in silenzio consumò la sua colazione. Quando ebbe finito i tavoli erano leggermente più affollati, ma per sua fortuna dei suoi amici non vi era ancora traccia. Abbandonò il tavolo rapidamente ricambiando qualche saluto e ridacchiando nell’ascoltare i pettegolezzi che si lasciava alle spalle.
Non appena voltò l’angolo andò a sbattere contro qualcuno, che imprecò senza però lasciarla cadere. Le ci vollero solo pochi secondi per riconoscere il proprietario di quelle mani e altrettanto per alzare lo sguardo e perdersi in quegli occhi di ghiaccio.
Così simili e così diversi.
- attenta a dove cammini mezzosangue- le sussurrò Malfoy stringendo la presa sulle sue braccia. Hermione lo guardò sorridendo maliziosamente e avvicinandosi leggermente al suo corpo – mi dispiace non ti avevo visto- sussurrò sporgendo il volto, come se si aspettasse un bacio.
Spiazzato da quel atteggiamento, vacillò un attimo prima di riprendere il controllo e avvicinare il volto al suo – dopo le lezioni ti aspetto da me –sussurrò suadente sulle sue labbra prima di allontanarla da se e riprendere a camminare con a fianco Blaise e Pansy, che in silenzio avevano assistito alla scena. Sorridendo soddisfatta, anche Hermione riprese a camminare verso l’aula di trasfigurazione.
 
Non appena Harry e Ron entrarono nell’aula di trasfigurazione cercarono Hermione, trovandola seduta, già pronta a seguire la lezione.
- in questo non cambierà mai- sussurrò Ron all’orecchio dell’amico, seguendolo mentre si avvicinava a Hermione. Ron preferì sedersi qualche posto più indietro, ricordando ancora le parole che la ragazza gli aveva rivolta quella stessa mattina, mentre Harry occupò il posto di fianco alla ragazza.
- perché mi stai evitando?- domandò Harry una volta che si fu seduto.
- non ti sto evitando- risposte un Hermione piuttosto annoiata dalle loro continue chiacchiere, chiedendosi come si fa a sopportarli per sette anni di fila.
- si che lo stai facendo- risposte Harry stringendo le mani a pugno – ed è evidente che Malfoy centra – continua poggiando la sua mano sulla spalla della ragazza, per cercare di farla voltare verso di se – che cosa ti ha fatto?- chiese Harry, addolcendo il tono di voce. La ragazza si voltò verso di lui, prendendo la mano che era sulla sua spalla, per stringerla in un gesto di conforto. Per Harry quel tocco risultò così freddo e sconosciuto che allontanò la mano.
- non preoccuparti. I Malfoy presto saranno storia vecchia- disse Hermione sorridendo enigmatica. Harry avrebbe voluto chiedergli più spiegazioni, ma l’arrivo della Mcgranitt glielo impedì. Si promise di chiedergli spiegazioni più tardi.
La lezione proseguiva normalmente come tutte le altre. Come quelle che c’erano state nell’ultimo periodo, dove nessuno rispondeva alle domande dei professori.
Questa sarebbe stata una cosa normale se una certa alunna, conosciuta ai più come “so tutto io” non fosse stata presente. Ma Hermione Granger c’era e questo rendeva la lezione piuttosto anomala.
Tutto divenne ancor più strano e fuori dal comune quando la professoressa chiese di eseguire dei semplici incantesimi di trasfigurazione e Hermione Granger fallì miseramente lasciando tutti sconvolti. Sembrava che la sua bacchetta non rispondesse ai suoi ordini.
Alla fine di quella disastrosa lezione, quando tutti gli studenti erano in procinto di abbandonare l’aula per dirigersi alla prossima lezione, la Mcgranitt richiamò Hermione incitandola a seguirla in presidenza, sotto gli sguardi preoccuparti di Harry e Ron e i pettegolezzi di tutti gli altri studenti.
 
 
- potrei sapere il motivo per cui mi vuole parlare?- chiese Hermione alla spalle della Mcgranitt seguendola lungo il corridoio che portava in presidenza.
- è stata via per molti giorni signorina. Non crede che sia un motivo più che valido per volerle parlare?- rispose in tono distaccato la preside, procedendo in silenzio fin quando non arrivarono di fronte ai gargoyle.
La Mcgranitt si voltò verso di lei scandendo la parola d’ordine, l’osservò per qualche secondo prima di superarla e allontanarsi dall’entrata.
- e comunque è Silente che vuole vederla- disse la preside prima di voltare l’angolo e scomparire alla vista di Hermione.
La ragazza piuttosto sorpresa si voltò verso i gargoyle con sguardo stupito. Dopo qualche attimo d’incertezza varcò l’entrata pronta ad essere se stessa, perché era assolutamente certa che con Silente non avrebbe avuto motivo di nascondersi.
La presidenza non era cambiata eccessivamente da quando c’era stata l’ultima volta. Quello che era cambiato erano i particolari, quelli che differenziavano il preside incarica dal suo predecessore. Continuò a guardarsi intorno finché non incontro lo sguardo di Silente.
Uguale a come lo ricordava, ma nello stesso tempo diverso. Ma infondo quello che aveva di fronte era solo il ritratto del suo vecchio professore.
- è passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati mia cara- disse il ritratto, con il tono tranquillo e pacato che era solito usare Silente –anche se avrei preferito incontrarci in altre circostanza- continuò sorridendo debolmente al suo indirizzo.
La ragazza sbuffò alzando gli occhi al cielo e borbottando qualcosa voltò la poltrona della scrivania verso il ritratto.
- quali circostanze? Passeggiando tra un quadro e l’altro?- disse la ragazza accavallando le gambe –sa perfettamente che una mezzosangue come me non era tanto importante – aggiunse con quello che poteva essere chiaro per tutti fosse risentimento.
Silente la guardò con dispiacere e la tristezza impressa sul volto per quel anima che si era persa - questo sai bene che non è vero- sussurrò il professore – ti sei sempre sottovalutata-
La ragazza spostò lo sguardo. come allora Silente era capace di leggerle dentro. Era una cosa che l’aveva sempre infastidita.
Voleva andarsene di lì.
In realtà quello che voleva era tornare indietro, ma sapeva che il passato non si poteva cambiare, che l’unica cosa che le era rimasta era la vendetta.
Perché quello era il suo momento. Perché avrebbe tolto tutto a quelli che a lei avevano tolto anche la speranza, che l’avevano costretta a diventare quello che era adesso. Un’assassina, senza nemmeno un corpo - sei ancora in tempo- provò a convincerla Silente.
- dopo tutti questi anni non vorrà propinarmi ancora la solita predica?- chiese infastidita la ragazza – dovrebbe cambiare repertorio. Non aveva funzionato allora come pensa possa funzionare adesso?- non si aspettava veramente una risposta, voleva solo non ascoltare più le parole del suo vecchio professore. Si alzò elegantemente dalla poltrona dando le spalle al ritratto e avviandosi all’uscita.
- sei ancora in tempo- riprovò ancora Silente – non tutto è perduto- continuò vedendola allontanarsi ancora di più.
- puoi ancora essere felice Emily-
La ragazza si fermò stringendo le mani a pugno, cercando di contenere l’ondata di emozioni che volevano travolgerla – la felicità mi è stata strappata via quando lo hanno costretto a sposarsi. Quando lui ha deciso che il sangue era più importante di noi- cercò di restare impassibile, di non far capire quanto i ricordi facessero ancora male, ma le voce che si spezzò sul quel noi rendeva chiaro quanto il suo cuore, nonostante gli anni, fosse ancora in mille pezzi.
- Emily non farlo- voleva convincerla Silente. Voleva che si salvasse. Voleva riuscire li dove aveva fallito tanti anni prima, quando aveva scioccamente sottovalutato il dolore di quella ragazza così fragile.
- moriranno tutti- la voce distorta dalla rabbia e dal dolore – cancellerò per sempre la stirpe dei Malfoy. Verserò ogni goccia del loro purissimo sangue – piegò leggermente la testa verso Silente, rimanendo comunque di spalle, piegando le labbra in un sorriso sinistro – e il primo a cadere sarà l’ultimo erede- ci fu un attimo di silenzio, poi la leggere risata di Emily riempì la stanza
- sa qual’è la cosa più divertente?- si voltò verso il ritratto e senza aspettare veramente una risposta continuò – questa ragazza- disse indicando se stessa – questa Hermione è innamorata del ragazzo- aggiunse con un sorriso – è veramente innamorata di Malfoy. Ironico vero? La storia si ripete- e senza attendere oltre uscì dalla presidenza, lasciandosi alle spalle Silente e forse la sua unica via di salvezza.

 
 
 
 
Non vi annoierò con le motivazioni del mio ennesimo ritardo. Vi dico solo che MI DISPIACE!
Ora si gioca a carte scoperte. Hermione non è più Hermione ma è Emily! Chi l’aveva capito? Riuscirà Emily a vendicarsi?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e se qualcosa non è chiaro chiedete pure ;) fatemi sapere che ne pensate.
GRAZIE a chi segue questa mia storia, a tutti quelli che hanno commentato e chi l’ha messa nelle preferite, seguite e da ricordare! Vi voglio bene! 

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