Only a new life.

di Linn_CullenBass
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO1 ***
Capitolo 2: *** capitolo2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo3. ***
Capitolo 4: *** capitolo4. ***
Capitolo 5: *** capitolo5. ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO1 ***


PROLOGO.



Stefan era un ragazzo d’oro.

Era dolce, premuroso, protettivo. Bello, bello come un dio.

Il mio stomaco si strinse forte. NO. Mai bello come lo era lui.

Lui era unico.

Lui era il solo.

In un certo senso me lo ricordava parecchio. Chissà, forse è per questo che mi ero legata così a lui.

Non è che non lo amassi, no di certo! Lo amavo. Ma non di quell’amore che è devozione, come quello che ci legava. Non è che non avessi paura che lui se ne andasse. Nemmeno. Stefan la pensava diversamente.

Diceva che aveva pensato più volte ad una mia trasformazione, e che mi avrebbe accontentata qualsiasi fosse stata la mia scelta. Ma non se ne sarebbe andato mai. Perché lui DOVEVA stare con me.

Anche se secondo me,l’unico motivo era perché assomigliavo a quella Katherine..

Non so da dove trovassi la forza di stare con Stefan, senza provare disgusto con me stessa perché non era … lui a baciarmi. Ma per lo meno, questo vampiro, non mi avrebbe mai lasciata.  Non mi avrebbe mai lasciata, è vero. Ma non era lui la persona con la quale avrei voluto condividere  la mia vita, per sempre. Un tempo lungo, soprattutto dopo aver avuto a che fare con i vampiri. Ma io stavo bene, con lui. Mi sentivo a mio agio, e riuscivo a ridere.

E il suo ricordo?

Era ancora forte. Così forte da lasciarmi senza fiato, al solo sentir pronunciare il suo nome. Bastava un film, un libro, con lui come protagonista che subito mi sentivo crollare.

Ma nessuno avrebbe mai dovuto sapere cosa portavo dentro, e cosa tenevo nascosto dentro di me.

Non era stato poi così infernale, no?

Avevo comunque passato i mesi più belli della mia vita. Avevo avuto la fortuna di sentirmi dire “ti amo” da lui. Quella di poter avere le sue labbra ghiacciate, prudenti. Lo avevo potuto toccare, respirare. Avevo saputo, seppur per poco tempo, che lui era lì con me, per me.

E per questo gliene sarei stata grata a vita.

E lui, di me, se ne ricordava? Se ne sarebbe ricordato?

Malsanamente, speravo fosse così.

Ma ora…

Ora vivevo sospesa tra i miei desideri, tra i miei ricordi. Tra ciò che amavo e tra ciò che volevo e non ho potuto avere. Me ne stavo lì, aspettando che qualcuno mi prendesse  e mi dicesse: “non è vero che non ti ha mai amata. Non è vero. Lui ti ha sempre voluto bene, solo che è un vampiro, Bella. Accettalo. In ogni caso gli hai cambiato il modo di vedere o di pensare, e per lui sei stata importante.”

Ma sapevo che nessuno l’avrebbe fatto mai.

Perché né Stefan, né Damon ne erano al corrente. Loro credevano di essere i miei “unici” amici-vampiri. E, in particolare Stefan, l’unico “fidanzato-vampiro”.

Non che mi vergognassi a dirlo, ma il dolore era ancora eccessivamente forte. E forse, non era il caso di raccontare la verità. Non adesso. Era sbagliato.

Me n’ero andata da Forks dopo che Jacob mi aveva raccontato della sua “natura”. Non avevo retto, e nonostante continuasse ad essere mio amico, mi ero presa una pausa da tutto ciò, andando da mia zia Jenna per le vacanze estive.

Poi, trovando quel posto incredibilmente magico, mi ero fermata lì, con la speranza di ricominciare.

Ma allora, la mia vita era proprio sbagliata.

Passato qualche mese, che avevo trascorso con Bonnie, mia cara amica, era giunto nella scuola superiore di Mystic Falls, un ragazzo misterioso. Capelli biondi, occhi scuri. Ahah, può sembrare bizzarro in un certo senso.

Mi veniva anche da ridere, pensandoci.

Di certo, non immaginavo nemmeno un po’ che Stefan fosse un vampiro. E men che meno che si fosse innamorato di me. Doveva essere un difetto genetico della loro specie, allora.

Ma a Jacob stava simpatico, e , nelle sue visite, ci passava tutto il suo tempo.

Certo, non posso dire la stessa cosa di Damon.

Dal suo arrivo le cose si erano complicate profondamente. Prima, era pezzi per Kathrine, una sorta di “amore” per lui. Amore complicato, visto che se la spassava con entrambe i fratelli. Poi, perché era innamorato di me. E Stefan, da protettivo che era, divenne geloso e preoccupato che io mi legassi a lui.

D’accordo, Damon era attraente. Ma Jacob lo detestava, ed io non volevo averlo contro. Poi, amavo Stefan. Quel tenebroso ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli neri, era soltanto un mio caro amico.

La cosa si fece intrigante quando scoprii di essere uguale a quella Kathrine.

Il mio ragazzo smentiva, diceva che ci accomunava solo l’aspetto fisico. Che Kathrine era una stronza, una bugiarda. Un’egoista.

E forse, sentendo quelle parole, non potevo che ritrovarmi in lei. Stavo nascondendo un segreto terribile.

Jacob lo sapeva, ma anche lui faceva a meno di svelarlo. Per me. Perché mi voleva bene.

Piuttosto, anche lui innamorato di me.

Tutto sembrava normale, però.

Tutto procedeva fottutamente bene. Perché ridevo, santocielo. Ridevo di nuovo. Non m’importava quanto fosse forte il dolore. Ridevo perché loro erano lì con me e mi facevano felice. Perché della mia vita di prima niente sarebbe tornato. E perché vivevo con la speranza che quel dolore un giorno sarebbe rimasto l’eco di emozioni indescrivibili che avevo da raccontare quando sarei stata più anziana. Solo allora avrei avuto pace.

Fino a quando chi bussò alla porta non portò con sé tutta la mia vita a Forks, e un’ondata di dolore e ricordi che mi avrebbero continuato a tormentare….

 

 

 

 

 

 

Capitolo1:

 

- No, Damon. Per la centesima volta, NO.-

Ascoltavo il litigio del giorno standomene tranquillamente seduta nel salotto della pensione dei Salvatore. Li udivo, sebbene fossero al piano di sopra e la casa fosse enorme. Enorme ed inquietante.

Ero appena arrivata, e Stefan mi aveva aperto la porta già arrabbiato, con la fronte corrucciata.

Poi mi aveva dato un bacio fugace sulle labbra ed era sparito di sopra. Intuii subito che il vero problema era Damon, lo era sempre.

Questo, per lo meno, per il mio ragazzo.

Secondo me, invece, Damon non era più pericoloso di lui. E questo non sapevo come farglielo capire.

- Perché? Non faccio nulla di male, infondo. Solo passare una giornata di divertimento con Bella mentre tu sarai a caccia. Sul serio Stefan, gli scoiattoli non mi adorano. -

Stavano scendendo le scale discutendo, ancora. Incuranti del fatto che io fossi lì, ad ascoltarli alzando gli occhi al cielo. La maggior parte del tempo che trascorrevo insieme a loro (loro due insieme, intendo) li vedevo litigare. Ma infondo, forse, si volevano bene sul serio.

Questo era qualcosa di cui ero quasi sicura.

- basta.-

Disse poi il biondo, venendomi in contro. Mi fece alzare e mi prese le mani. Le strinse forte e mi baciò, con una passione travolgente, al punto che mi fece dimenticare dove fossimo.

Era diverso dal SUO bacio. Più casto e prudente. Questo era diverso. Amore puro. Amore che superava le nostre differenze.

Amore che, per lo meno per lui, non sarebbe svanito con facilità. Io avevo già il MIO amore per sempre.

Non potei che sentirmi in colpa dinnanzi questi pensieri. Lo amavo, ma nulla avrebbe preso la stessa piega del mio rapporto con LUI.  

- Ciao, Bella. -

Uno sguardo malizioso illuminò gli occhi azzurri e profondi del bel ragazzo davanti a me. Alzai una mano, distratta. Damon era davvero incorreggibile.

- Io devo… devo andare a caccia, Bella. E… Damon ha chiesto..-

La frase tirata per le lunghe di Stefan, venne interrotta dal fratello.- … ha proposto.-

Ecco che la voce paziente riprese.- … ha proposto di passare una giornata con lui. Sempre se per te va bene.-

Mi accarezzò una spalla, comprensivo. Il suo sguardo intriso di scuse.

E perché mai, poi?

Io e Damon andavamo meravigliosamente d’accordo.

I vero problema era lui. Lui e jacob, che non accettavano la nostra amicizia. Ovviamente, la negavo davanti a Stefan, per evitare che lui  pensasse male o cose simili. Questo, invece, non accadeva con Damon, che non prestava attenzione nel  nascondere il nostro legame.

Un legame amichevole, per lo meno da parte mia.

- Si… tranquillo. Va pure, non ti devi preoccupare per noi. Io e Damon… staremo alla grande. -

Risposi, mordendomi il labbro inferiore. Ripensai alla mia frase nel tentativo di correggermi, nel caso avessi usato parole “sbagliate”.

- A proposito…-

Continuò, mettendosi la giacca, sopra la camicia bianca. Una camicia bianca che gli evidenziava i pettorali, e le altre cose perfette del corpo.

- Jacob ha chiamato. Ha detto che sarà qui tra due ore.-

Fantastico, anche Jacob.

Non che non fossi felice di averlo qui. Ma, nel complesso, Jake diventava piuttosto irritante, quando c’era Damon con noi. Si stuzzicavano, e mi dava fastidio.

Del suo rapporto con il mio fidanzato, (un vampiro) invece non sapevo cosa dire.

Mi ero stupita vedendoli insieme, giocare e scherzare. Si volevano bene, ed io non potevo che esserne felice. Felice perché la storia della rivalità tra lui e… Edward, non si era ripetuta. E questo era per me importante. Il suo nome riecheggiò nel mio cervello, colpendomi ripetutamente. Per poco non caddi dal dolore.

- Oh, giusto. Il cagnolino da salotto dovrà continuare ad impregnarmi la stanza? Bella, andiamo a comprare un deodorante prima del suo arrivo. -

Fece per avvicendarsi verso la porta, e nel suo tragitto mi afferrò un braccio, nell’intento di portarmi con sé.

Ma, ovviamente, Stefan lo precedette. Si mise davanti la porta con le braccia incrociate, impedendo l’uscita al fratello.

- No. Jacob è nostro amico, e voi oggi non uscite.-

Sotto lo sguardo minaccioso di Stefan, Damon mi lasciò andare, alzando le braccia come un colpevole.

Non parlavo. Non dicevo nulla e guardavo quella scena patetica. Una scena che si ripeteva in continuazione.

- Stefan… ti prego.-

Mi avvicinai, gli accarezzai un braccio e mi sporsi per scoccargli un bacio.

- … Damon è sotto controllo. In tutti i sensi. Non ti preoccupare. -

Mi allontanai un poco, tornando vicino al ragazzo dagli occhi blu.

- e poi ci sarà Jake, con noi. -

Annuì.

Sembrava arrabbiato, un po’ teso. Speravo che quella sensazione se ne andasse, con il passare del tempo.

Non avevo voglia di litigare. Non oggi.

No, oggi era un giorno particolare, per me. Un po’ doloroso, un po’ malinconico. Oggi era il mio compleanno.  Non lo avevo detto a nessuno, non dopo quello che era successo l’anno prima. Solo Jacob lo sapeva, per quello era venuto, sicuramente.

L’anno prima.

I miei pensieri si raggelarono, e per un minuto scordai di respirare. Che era successo l’anno prima?

Avevo perso l’anima mia. Avevo perso l’amore della mia vita, la mia famiglia, la mia scelta per il futuro. Avevo perso una seconda madre, un secondo padre,  delle sorelle, dei fratelli e la mia migliore amica.

Alice.

Mi aveva vista come loro, possibile che ci riuscisse ancora, visto il mio legame con i salvatore, ora?

Visto che ora era Stefan, il mio fidanzato?

Io lo amo.

Lo amavo, ne ero certa. Questo perché sentivo il cuore battere ad ogni suo tocco, perché non vedevo l’ora di vederlo e baciarlo. Perché lo aspettavo con il fratello, a casa. Sempre.

Ma lui, il mio amore per lui, quello che era stato, per lo meno, era devozione. Devozione, ossessione. Era più che un amore. Era un amore malsano, che ti prendeva, ti distruggeva il cuore e non riusciva a ritornare se non con lui. E dopo il suo allonatanamento se n’era andato.

Con l’arrivo di Stefan, forse, sono riscita a trovarlo e a riportarlo qui. Da me. Ne avevo bisogno.

- Allora, principessa, cosa ti va di fare, oggi? Aspettiamo qui il lupacchiotto o usciamo e andiamo a farci un giro disubbidendo al padrone?-

Era seduto comodo sul grande divano, e si versava del sangue nel bicchiere.

Era trasparente.

Mi voltai.

La mia avversione al sangue era rimasta uguale.

Mi faceva piacere sapere che c’era ancora qualcosa che mi ricordava la mia vita precedente. In fondo, parte di essa, mi mancava.

- Sai, Damon, non  sei divertente. Lascia in pace Stefan, non ho bisogno di litigi tra di voi. Non oggi. E inoltre, i miei nervi non sono dell’umore adatto. Davvero, oggi evita. -

Sembravo acida, e forse lo ero stata. Anche troppo, a dirla tutta. Ma con Damon non si poteva non esagerare, era questo il problema. 

Gli volevo bene, ma tante volte il suo “finto disprezzo” verso il fratello era fin troppo accentuato.

Ancora di più quando c’ero io. .

Quasi cercasse di farmi cambiare idea, o peggio, farmi capire che avevo sempre sbagliato tutto.

Ma Damon era così, ormai avevo imparato a non dargli corda in questi momenti.

Anche se sapevo che dentro di lui nutriva un grande dolore, e che lo nascondeva in questo modo. Non era cattivo. Soltanto… sofferente.

Fossi stato un vampiro in grado di spegnere quella parte di me, anche io l’avrei fatto. E sarei stata anche io cinica, come lui.

Ma purtroppo non lo ero.

E nasconderlo era ancora più difficile.

- Ok, se davvero è quello che vuoi… Beh, allora aspettiamo Jacob qui?-

Sembrava deluso, ironico. Anche un tantino amareggiato. Lo era sempre nel momento in cui lo contraddicevo.

- Certo. Ascolta, io chiamo un attimo Jake e gli chiedo bene quando arriverà…-

- e quando se ne andrà – esortò.

-… va bene con te è impossibile parlare oggi. –

E con questa frase chiudemmo in discorso, ed io corsi di sopra per parlare in privato con il mio migliore amico.

Certo, poteva sembrare assurdo con un vampiro. Mi avrebbe sentito comunque, non importava quanto fossi riuscita ad andare lontano.

M’infastidiva, ma non potevo farne a meno.

Così, presi dalle mani il mio cellulare e composi il numero, in attesa di poter parlare finalmente con lui. Erano mesi che non ci sentivamo.

- pronto?-

La sua voce calorosa era talmente famigliare che mi ricordava casa mia.

Mi ricordava Forks, il verde, il muschio. La pioggia. La push. La scuola, le amicizie.

Tutto così vivo dentro di me.

Anche troppo.

- Jake!-

Esultai.

- Bella! Come … come stai?-

Sembrava anche lui felice di sentirmi. Ancora non mi aveva detto “buon compleanno”. Sapeva che Damon era in ascolto.

Sbuffai.

- Bene… e tu? Quando arrivi?-

Sospirò.

- Direi che… tra poco arrivo. A proposito, Bella. Io credo che oggi non sia il giorno giusto da passare in compagnia di Damon. Sappiamo tutti e due che non è … sano. -

Ovviamente. Il mio compleanno era ancora una cosa “sacra”. E non accettava che io passassi un altro compleanno in compagnia di “fetidi succhiasangue”. Per lui, quello dell’anno scorso bastava ed avanzava.

Edward se n’era andato esattamente un settimana dopo. E speravo di non dovermi contorcere dal dolore,  nel ricordo di qualcosa che è sfumato via, tra sette giorni.

- tranquillo Jake. Sto bene. Sul serio. –

Tremai, sulle ultime parole. Era meglio non provare nemmeno a ricordare. Troppo male. Faceva troppo male. Va bene, forse non stavo “troppo”bene.

- Mantieni la calma, Bella, respira. È soltanto nella tua mente il dolore, in realtà non c’è nulla che ti faccia sul serio male.-

Davvero?

Beh ma allora la mia mente era davvero malata.

Mi sentivo cadere a pezzi, come se davvero qualcosa mi avesse asportato ciò che avevo dentro. Come se non rimanesse più nulla di chi ero. Come fossi una cosa senz’anima.

Giusto, Jacob aveva ragione.

Il vero problema in realtà era che con lui se n’era andata la mia anima. Via per sempre, insieme al suo ricordo.

L’avrei mai più riavuta indietro?

- Ci sentiamo dopo.-

Tagliai corto, per evitare inconvenienti.

Non appena mi voltai, un Damon decisamente curioso mi fissava. Già, era bello.

Mi sorrideva leggermente, ma non parlava. Appoggiato alla porta semichiusa.

- Devi dirmi qualcosa?-

Sussultai.

Tutto il sangue che avevo nelle vene si congelò per un istante.

Poi ritornai ai miei battiti regolari e gli risposi tranquilla.

- Dovrei? Sarebbe inutile.-

Incominciai indaffarata a mettere i libri che avevo dimenticato il giorno prima nella mia borsa. Cercando di non vedere il suo sguardo indagatore.

Poi, improvvisamente, mi venne vicino.

- Sei sicura?-

Mi scostò lentamente i capelli dal volto.

Erano lunghi, molto più lunghi di quelli che avevo prima.

Riuscivo a sentire il suo respiro, e non volevo che tirasse troppo la corda. Stefan era attento, e se fosse successo qualcosa…

Non riuscivo a pensarci.

- Si. Damon, ora va’. -

Si allontanò, frustrato. Era perennemente convinto che io l’amassi. Ma da dove venivano i suoi pensieri?

- Da quando t’interessa davvero Cime Tempestose?-

Mi bloccai.

Edward mi aveva preso sempre in giro per quel libro.

Era fissato sul fatto che io lo leggessi in continuazione. Diceva che era una perdita di tempo, che non ne andava matto. Eppure, l’amore tra Heatchliff e Catherine era un amore distruttivo. Che non finiva né con la morte di uno o dell’altro, né con quella di entrambe.

- Da sempre.-

Glielo presi dalle mani. In tutta velocità. Tendevo sempre ad evitare domande che mi avrebbero portato alla mente troppi ricordi dolorosi.

- Sul serio? Beh, non mi sembra che Catherine sia un personaggio degno di grande rispetto.-

L’avevo sempre pensato anche io.

Che fosse in realtà il vero fulcro di tutti i problemi. Il suo egoismo, il suo essere viziata, capricciosa. Ma amava. Amava sul serio.

- E poi Heathcliff mi sembra tutto fuorchè un grande uomo. È un codardo, in fin dei conti. -

Chinai il capo.

Edward diceva sempre che anche lui aveva i suoi momenti di gloria.

Poi mi  buttò il libro sul tavolo.

- Il carattere dev’essere un tratto caratteristico di tutte quelle che si chiamano “Catherine”. -

- senti non mi va di commentare un libro del genere con te, Damon. –

Le parole uscirono da sole.

Certe volte non riuscivo nemmeno a controllarmi.

-  Si può sapere che ti prende oggi? -

Si versò qualcosa nel bicchiere. Non era sangue. Alcool. Rimaneva sempre e comunque Damon.

- Niente… sono solo…-

Chiusi lo zaino senza terminare la frase.

Non sapevo proprio che dire.

Non era facile gestire questa situazione.

- … più vecchia. -

Era ironico.

Per lo meno era quello che speravo, perché le spiegazioni non mi venivano fuori molto bene, in alcuni casi.

- non sei davvero stupida finchè non tenti di nascondere qualcosa ai vampiri. Avanti Bella, perché l’hai fatto? -

Non risposi.

- Giuro di non dire nulla al padrone, mia signora.-

Si mise la mano sul cuore.

E ora come ne uscivo?

Avevo fatto di tutto per nascondere le cose a lui e al fratello. Anche solo una cosa, sarebbe potuta risultare sbagliata e troppo intuitiva.

Arebbero capito subito che avevo nascosto particolari della mia vita.

- Non è mia prerogativa festeggiare Damon. -

Risposi in tutta sincerità, evadendo la domanda in modo efficace.

- Oh, beh. Allora… buon compleanno comunque. -

E se ne andò da lì, visibilmente offeso ed amareggiato.

Scossi la testa.

Per quale motivo tutto doveva essere così complicato a volte?

Amavo Stefan, con tutta me stessa.

Ogni cellula del mio corpo lo amava, lo voleva, lo desiderava. Ma un piccolo cassetto in fondo al cuore bastava per farmi ricordare Edward ogni giorno.

E poi, c’era l’attrazione per lui.

Il fratello, di Stefan.

Damon poteva sembrare assurdo, egoista, meschino. Ma lo conoscevo abbastanza bene, ora, per dire che non lo era sul serio. Anzi.

E tra l’altro era davvero… sexy.

Scostai questi pensieri.

L’attrazione tra di noi doveva essere soppressa. Non potevo permettere altri casini oltre a quelli che già avevo. Tutto si sarebbe complicato.

- Damon…-

Sussurrai, non appena fu fuori da quella porta massiccia. Lo vidi voltarsi, con un profondo sospiro.

- Grazie.-

Accennai un sorriso. Lo ascoltai rispondere con uno tutto suo, in un certo senso tenero.

Ma che vai pensando, Bella?

Mi dicevo.

La mia mente era stata  sottoposta a sforzi, e probabilmente stava delirando. Anzi, sicuramente, stava delirando.

Non appena finii di sistemare tutto, mi sdraiai sul letto di Stefan, nel tentativo di dormire un po’, in attesa del suo ritorno. Odiavo, quando se ne andava. Mi ricordava tanto…

Basta Bella!

Ogni cosa oggi mi riportava lui alla mente. Ogni cosa, ogni giorno, me lo faceva ricordare. Ed era sbagliato, era RISCHIOSO. Per me, per la mia salute psichica. DOVEVO dimenticare. DOVEVO smettere di pensare, di ricordare. DOVEVO pensare al presente, e slegare una volta per tutte quello che ancora mi teneva rinchiusa in una gabbia.

Ma sarei stata abbastanza coraggiosa?

La risposta ce l’avevo davanti, costantemente. Una ferita difficile da rimarginare, era stata. Una ferita IMPOSSIBILE da curare. Una ferita che non mi avrebbe mai lasciata sola.

In poco tempo mi resi conto che il dolore che mi struggeva il cuore, che minacciava di riaprire la voragine nel mio petto, stava peggiorando. Che tutto stava per rianimarsi dentro di me. Ora, a distanza di  un anno preciso. Ed io non potevo permetterlo.

Aprii gli occhi, come dopo un incubo.

Iniziai a respirare veloce, mi alzai e presi la giacca. Lasciai la borsa a casa, mettendo in tasca solo il cellulare.

- Dove vai?-

Chiese il vampiro, sdraiato sul divano. Dio, era davvero bello.

- Esco. Torno tra poco.-

Mi guardò, con quegli occhi tristi e malinconici.

- Torna presto. Per quanto l’idea mi affascini non voglio problemi con Stefan.-

Annuii, e corsi via di lì, in cerca di un’amica e di distrazioni. Nella speranza che ciò che portavo con me non esplodesse, riducendomi in pezzi.

 

 

Angolo autrice:

 

Ho scritto questo Cross-over un giorno che la connessione non andava, mentre ero immersa tra i libri di Twilight e guardavo TVD in tv.

E allora la mia mente malata ha pensato: “ perché non mischiarli? Dopotutto, adoro unire le storie.”

Ho trovato un filo logico, un modo per legarli, e ora eccomi qui con una ff tutta nuova.

Ogni capitolo verrà postato una volta ogni settimana, e spero che a qualcuno piaccia! >.<

Un bacio grande,

C.

J

 

PS: per gli amanti di GossipGirl, ho una fanfiction che si chiama “Evelyn;”

Se vi va, leggetela.

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Capitolo 2
*** capitolo2. ***


Allora, ho tenuto per un po' in disparte questa FF, perchè aspettavo delle visite più alte. Ora che sono riuscita ad arrivare dove mi ero promessa, posto il 2 capitolo. :)
Ringrazio i lettori che l'hanno letta, quelli silenziosi a cui è piaciuta da metterla nelle seguite, e preferite. Già dal primo capitolo? WOW. :)
Ah, prometto anche loro di postare ogni venerdì. Se dovessi tardare, perdonatemi, davvero! Ma più che altro, d'estate, sono spesso impegnata con l'estate ragazzi locale, e quest'anno anche con le riprese di un film.
Un bacio,
Cri.





Capitolo2.

-Bonnie, sul serio, non ho voglia di shopping. Chiedi a Caroline, sono sicura che accetterà.-
A casa di Bonnie, tutto era luminoso ed arioso.
Ti sentivi a tuo agio anche soltanto mettendoci un piede dentro, e questo era positivo per me. Soprattutto ora.
- No, dai. Se chiedo a Caroline, non sono in grado di fare shopping rimanendo sana mentalmente. Non la sopporto a volte, ed esplorare una razza nel suo habitat naturale non mi va. Ti prego, Bella!-
Mi stava implorando, saltellando sul posto, con le mani giunte ed intrecciate.
Sospirai.
Che cosa avrebbe portato un po’ di shopping?
Nulla di negativo, se non il fatto che non avevo voglia di passare ore in frivoli negozi. Avrei preferito passare il mio tempo in biblioteca, oppure da sola, con me e solo un libro a farmi compagnia.
Mi ricordai troppo presto che “solo io” era sbagliato.
- Senti, va bene. Ma devo tornare prima di sera, Stefan mi aspetta, non voleva farmi uscire. E poi…-
Tirai fuori dalla borsa di pelle scura la foto mia e di Jacob. Ancora eravamo a Forks.
Non ci feci caso, e gliela mostrai.
- Jacob è di ritorno?-
I suoi occhi parvero illuminarsi.
Ok, ero a conoscenza del fatto che a Bonnie piacesse Jake. In realtà, ero stata anche cattiva con loro. Non avevo riferito nulla a Jake. Egoista com’ero, con la paura di perderlo in tutti i sensi, avrei preferito andarmene piuttosto che dirgli “Bonnie, la mia amica, quella carina, ha una cotta per te”.
- Sì. Non so quanto si fermi.-
Le risposi. Guardando il pavimento.
-  Oh, beh allora dobbiamo fare infretta.-
Mi prese la mano e mi trascinò con sé, sulla macchina, e poi al centro commerciale.

Il viaggio, durò poco. In realtà molto poco.
Entrammo nel centro commerciale e iniziammo a girovagare per i vari negozi. Uno dopo l’altro, li passavamo tutti. Lasciando dietro di noi una sfilza di abiti in meno.
In fondo, era anche un’ottima soluzione a tutto lo stress che mi logorava.
- Secondo te, io potrei piacergli?-
Mi chiese, d’improvviso, mentre eravamo intente a cercare un vestito per il prossimo ballo.
Giocare d’anticipo era un’ottima mossa.
Inoltre, la mia avversione a vestiti, balli, scarpe, l’avevo messa da parte arrivata qui. Anche se, ovviamente, l’idea di attraversare un posto pieno di persone con tacchi alti, mi attraeva ben poco.
Avrei potuto cancellare lui, il mio mondo. Ma non la mia personalità.

- a chi?-
Chiesi, curiosa.
- A jake. Senti, so che è una pazzia. Ma lo trovo attraente…-
Cercò di spiegarsi.
Mascherai il fastidio che mi procuravano quelle parole sotto un’attenta risata nervosa.
Fortunatamente non se ne accorse, altrimenti le spiegazioni sarebbero state approssimate.
- .. non è una pazzia. E comunque, non lo so. Fino a poco tempo fa aveva una cotta per una ragazza. Non so se ancora gli piace..-
Che stupida che sei, Bella.
Non ti bastano i problemi che già hai?
Non ti basta amare un altro vampiro? Non ti basta provare attrazione anche per il fratello “sadico” ma divertente e sexy? Non ti basta piangere la notte per un qualcuno che non tornerà più indietro?
Ora vuoi anche jake, tutto per te?
Stai scherzando, vero? Hai solo un cuore, evita di spezzarlo più di quanto non sia già.
-.. comunque potrei provare a chiedere.-
Ecco com’ero, tremendamente egoista.
Amavo Stefan, mi piaceva Damon, ero legata in un modo incredibile a Jacob e volevo disperatamente Edward. Non potevo accontentarmi.
- Grazie, sei davvero un’amica.-
Ne seguii un abbraccio caldo e sereno.
- Ora però cerchiamo questa cosa…-
E scoppiammo a ridere, entrambe. Mentre io, nel profondo, continuavo a pensare che l’unico vestito del ballo che avevo in mente era proprio l’unico che avessi mai portato in vita mia.

                                                                         *

Tornammo a casa verso le quattro di pomeriggio.
A casa salvatore non c’era nessuno, bussai più volte, prima di convincermi e aprire con il mazzo di chiavi che portavo nella borsa.
-.. ti prego, fa’ che non abbia brutte sorprese entrando.-
Dicevo, tra me e me.
Damon, spesso, se la spassava con qualcuno. E non aveva voglia di aprire, perciò entravo e non sapevo mai cosa avrei trovato.
Invece, all’interno di quella grande casa, non c’era nessuno. Era inquietante, così al buio.
- Dov’è Mr. Denti lunghi?-
La inchiodai con lo sguardo.
- Che c’è? Sai bene che Damon non mi piace…-
Poi, avvertii un rumore provenire dal piano superiore.
Mi fermai, bloccata da un’incredibile senso di paura che mi attraversava dalla punta dei capelli fino ad arrivare ai piedi. Incollati sul pavimento non mi permettevano movimenti.
- L’hai sentito?-
Disse, con gli occhi sgranati.
Accennai un si con la testa.
- Damon, sei tu?-
Chiesi, titubante, in preda ad un improvvisa voglia di un “sì”.
Nel non sentire una risposta presi per mano Bonnie e mi precipitai su per le scale.
- Che cosa stai facendo, Bels?-
Mi gridava, da dietro.
Non volevo farci caso, anzi continuavo a ripetermi “io non ho paura”.
Arrivata nella stanza dove presumibilmente si erano verificati i rumori che di sotto avevamo sentito, non trovai nessuno.
- Attenzione, per favore. Sai come sono fatti.-
Ovviamente, si riferva ai vampiri. Con tutta questa gente che ce l’aveva con i Salvatore, ero quasi sicura fosse un nuovo “amico” che di sicuro voleva fargliela pagare. Ne avrei parlato con loro, ma non avrei messo in  mezzo jake inutilmente.
- Certo. Andiamo di sotto.-
Scendemmo gli scalini quasi saltellando.

Passarono alcune ore, prima di vedere quella stramaledetta porta di legno massiccio aprirsi.
E quando lo fece, ne uscì un tipo alto, muscoloso e con i capelli corvini. Il suo taglio netto, lo rendeva ancora più bello. E lo riconobbi, dalla sua voce così famigliare.
- Bella!-
Lasciò i bagagli alla porta e poi si fiondò su di me, avviluppandomi in un abbraccio-stritolante.
Il mio jacob era qui.
- Jake!-
Le lacrime quasi mi riempivano gli occhi. Mi era mancato troppo, terribilmente. Odiavo lasciarlo andare via, era ancora l’unica cosa che mi ricordava di aver vissuto davvero quel periodo, nonostante spesso cercassi di cancellarlo dalla mia stupida mente.
- Dio mio Bella… cambi ogni volta che torno a trovarti!-
Mi sorrideva, felice e allegro. Sembrava sollevato di rivedermi.
Cambiavo? Ero cambiata? Non avevo notato mutamenti tanto visibili nel mio corpo, da allora. Piuttosto, da qualche mese a questa parte. Forse, solo i capelli erano più lunghi…
- Davvero?-
Abbassai lo sguardo, intimidita.
Jake era ENORME. Cercavo di non badarci, ma comunque mi sentivo sempre di più una bambina con lui. La sua “bambolina di porcellana”. La bambolina del mio migliore amico.
- Bonnie! Non ti avevo vista, che stupido..-
Si sporse per darle un abbraccio fraterno.
Ovviamente, la mia incantevole amica, rispose senza pensarci. Lo strinse forte, sembrava non volesse lasciarlo.
- Allora, cosa raccontate? Dov’è Stefan?-
Si guardava attorno, strofinandosi le mani. Sospirò, poi. Vidi le grandi spalle alzarsi ed abbassarsi.
Noi, ce ne stavamo alle sue spalle. Ed io, scambiavo sguardi d’intesa con Bonnie.
- Un momento.-
Si fermò.
Di scatto si voltò, e cominciò a guardarci stranito. Respirò qualcosa nell’aria, il che non lo convinse.
Guardò il basso, poi l’alto, poi di nuovo il basso.
Davvero, a volte le sue maniere “canine” prendevano il sopravvento.
Il suo sguardo si scontrò con il mio, e diventò in poco tempo pieno di orrido.
Era inorridito, proprio così. Era inorridito e spaventato.
- Okay, so che qui ci vivono dei vampiri. Ma solo il fratello sadico e Stefan, vero?-
Alzai gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto.
Tendevano tutti a descriverlo in qualche maniera piuttosto sinistra. Da sempre, anche. Inutile dire che Jacob lo detestava, ma Bonnie… con tempo, speravo, sarebbero potuti diventare amici.
Eppure, non riuscii a capire per quale ragione Jake mi porgesse questa così strana domanda.
- Sì.. perché?-
Non vorrei che…
Non era possibile.
Se fosse stato così, avrebbe significato che allora nella mia vita davvero c’era qualcosa di sbagliato.
Qualcuno che m’inseguiva. Qualcuno che mi voleva morta. Ma .. chi?
Nessuno aveva motivo di avercela con me, non ora.
A meno che..
Mi sforzai di non pensarne il nome.
Ci sarebbero stati troppi ricordi, belli ed orribili allo stesso tempo.
- Allora qualcosa non va. C’è una puzza incredibile Bells... ma non è quella dei tuoi amici.-
Buttò un’occhiata di sopra, e poi saltò su per le scale.
Ancora, avevo l’ansia in cuore.
Lo guardavo, con Bonnie, da dietro l’angolo. Eravamo terrorizzate. Entrambe.
Lui intanto vagava tra le stanze, su quel piano, e noi tenevamo le mani intrecciate.
Poi, dopo minuti interminabili, lo vidi ritornare.
Mi afferrò il braccio, e mi trascinò di sotto.

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Capitolo 3
*** Capitolo3. ***


Buongiorno :)
Prima cosa: mi fa piacere il numero alto delle visite.
Seconda: mi piacerebbe che anche chi la legge recensisca. Mi piacerebbe sentire la vostra opinione... negativa o positiva che sia! :)
Questo è il terzo... ditemi cosa ne pensate!
un bacio,
Cri.








Capitolo3












 
-Fai le valige, ce ne andiamo.-
Sgranai gli occhi, rimanendo di ghiaccio.
E ora cosa c’era?
Era già successo, una volta. Certo, era stato tanto tempo fa. Talmente tanto, che spesso mi sembrava quasi l’eco di un sogno fatto molto tempo prima. Uno di quei ricordi che troppe volte ti chiedi se siano accaduti davvero.
Ecco cos’era Forks, per me.
Eppure, la memoria di James riusciva ancora a farmi rabbrividire.
Il dolore atroce della mia gamba che si rompeva sotto la sua presa, il sangue, che colava dalla mia testa.
E poi, l’angelo.
La sensazione di essere morta, la sua voce. Lui che succhiava via il veleno…
Uno dopo l’altro, ecco che i ricordi di Edward mi trituravano il cervello, nella loro morsa dolorosa.
Vedendomi impallidire, Jacob mi diede uno strattone.
-Bella?-
La sua voce, preoccupata, risuonò per tutta la vecchia pensione. Ed io, vedendolo iniziare a tremare, mi ripresi.
-.. Jake?-
Mormorai.
Sembrò calmarsi, per un istante. Strinse i pugni, e fece un grosso respiro, prima di prendermi la mano, e stringerla forte.
Gli rivolsi un sorriso dolce, al suo viso ancora serio e preoccupato.
Ogni volta che lo guardavo negli occhi, mi sembrava di tornare la goffa e silenziosa Bella Swan.
L’albina, quella nuova.
Quella di Forks.
E finivamo quindi nel nostro mondo, dove c’eravamo solo io e lui. Io e il mio migliore amico.
Il mio Jacob.
Notai, con uno strano fastidio, che Bonnie mi stava fissando turbata. Così decisi di staccarmi da lui, con un infinito dispiacere.
-..che succede?- chiesi, scrollando i capelli castani.-.. voglio dire, perché te ne vuoi andare?-
Ora, la preoccupazione di lasciare questo posto, si stava facendo largo in me.
Era stata la mia cura, il mio ossigeno, il mio sole, Mystic Falls. E Jacob mi aveva aiutata ad ambientarmi qui. Lui, mi aveva invogliata a continuare a vivere, anche dopo aver perso l’anima mia.
La mia voce, me ne accorsi solo ora, aveva assunto uno strano accento isterico.
- Perché è pericoloso.- Scandì bene ogni parola, guardandomi negli occhi. -.. e tu non puoi più stare qui.-
*
 
L’odore che avevo avvertito di sopra, mi aveva violentemente sconvolto.
Era un odore diverso, da quello di Stefan. Diverso, da quello di Damon.
Un odore che avevo sentito solo una volta, di tanto tempo fa. Tanto, che il ricordo è circondato da un alone misterioso.
Durante uno dei pomeriggi a casa sua. Uno di quei pomeriggi dove ci divertivamo, dove ancora lei era nella modalità “zombie”-rabbrividii-Salito nella sua stanza, avevo sentito l’odore pungente.
Odore di vampiro, sapevo ora.
Un odore diverso, sebbene disgustoso come quello dei fratelli. Era più dolce, freddo, bruciante, nauseante.
Era lo stesso odore che portavano i vampiri di Forks.
 
*
 
-Stai scherzando, vero Jake?-
Ero infuriata, che quasi vedevo rosso.
Non lo accettavo. Non potevo, non volevo.
Non sarebbe riuscito a portarmi  via questo posto. Non sarebbe riuscito a togliermi l’amore di Stefan, e la compagnia di Damon che tanto odiava.
Non avrebbe potuto portare via Bonnie da me.
Non avrebbe di nuovo cancellato la mia vita così, in uno scambio di sguardi.
Mi stavo toccando i capelli, sebbene dalla disperazione avrei voluto staccarli uno ad uno.
- ..No, Bella.-
Guardò in basso. La frustrazione fatta a persona. - .. credimi, non c’è nulla che mi farebbe più piacere di tenerti qui a vita.-.
- E allora perché?-
Sentivo che le lacrime sarebbero potute cadere da un momento all’altro.
Non erano propriamente lacrime di tristezza. Erano di rabbia, come sempre.
Non puoi farlo, jacob. Mi ucciderebbe, lo sai!
Se abbandonare tutto il mio amore era stato difficile, abbandonare la vita che mi stavo ricostruendo con cura, mi avrebbe distrutta.
Mi corressi, poi.
Non hai cancellato il tuo amore, Bella. Lui è ancora lì.. solo, che ce l’hai dentro di te…
- Perché Jake?-mi avvicinai, cautamente. Sapevo bene che la sua natura era abbastanza impulsiva.
- Perché non è sicuro.-
Il suo tono si era alzato.
Bonnie, con gli occhi sgranati, lo fissava intensamente, pronta ad agire nel caso ce ne fosse stato bisogno.
- Hei, Jacob.. calmati. Non credo ci sia tutta questa fretta. E poi, secondo me, stai agendo d’impulsività, quindi..-
Scosse la testa, si voltò e fece qualche passo nervoso, mentre si strofinava i corti capelli corvini.
Ricordo ancora quando aveva scoperto la sua natura e si era tagliato i capelli. Non sembrava più Jacob, non sembrava più lui. Non era il MIO jacob, così come lo conoscevo.
Ebbi un minimo flashback, per poi ritornare alla realtà, che, ora, mi sembrava dolorosa quanto i ricordi.
- .. niente, Bonnie, niente. Deve capire.. io.. lo faccio per lei. Per salvarla.-
Mi voltai, e risposi.
- Ma tu mi hai salvata, Jacob. L’hai fatto tanto, e tante volte. Ti prego, io non voglio andarmene..-
Dai miei occhi, trasudava qualche timida lacrima.
 
*
 
 
Non potevo vederla così, implorante.
Mi sanguinava il cuore.
L’avevo portata via, da Forks. Salvata da quella maledetta vita perché provasse a vivere in maniera sana, normale.
Una volta arrivata qui, però, il destino le aveva giocato uno strano scherzo, facendole conoscere i Salvatore. Facendola innamorare di Stefan. E di Damon.
Non lo voleva ammettere, alla fine, ma era così.
All’inizio, avevo storto il naso.
Era addirittura peggio, con uno stupido triangolo amoroso. Poi, vedendola ragionevolmente felice, con una vita “normale” (per quanto ovviamente potesse esserlo), avevo deciso di non dirle nulla.
Io e Stefan, addirittura, avevamo stretto una strana amicizia. Era uno a posto, non come.. quel Cullen.
Eppure, in pochi minuti, qualcosa sembrava non quadrare di nuovo.
Come dirle dell’odore?
Bonnie era qui, e non potevo, ma non sapevo se ce l’avrei fatta. Sarebbe stato troppo.
Non ora, dannazione, non adesso!
Non adesso che tutto sembrava FINITO. Che questa storia lo era.
-Jacob…-
Mi passò una mano sulla guancia scura.
Una carezza leggermente fresca.
Delicata, fragile. Ecco com’era la mia Bella.
-.. Ti scongiuro. Dammi qualche spiegazione.-
Guardai il basso, poi Bonnie.
La dolce ragazza scura, con i riccioli neri. La strega. La sua migliore amica, era intenta a guardarmi stranita, forse per entrarmi nel cervello e trovarci una risposta.
- No, strega. Non tentare.-
Abbassò gli occhi, in imbarazzo, mentre ancora la mano di Bella sfiorava con dolcezza la mia pelle, facendomi percorrere brividi lungo tutto il corpo.
Purtroppo, però, lei non amava me.
-Vado, Bella.-
E presa la porta, mentre i riccioli le rimbalzavano dolci sulla nuca, la richiuse dietro di sé.
 
*
 
- Non posso dirtelo. Damon è di ritorno.-
Quasi ringhiò.
Avvertii i suoi passi sul vialetto, e decisi che sarebbe stato decisamente meglio incamminarsi verso il  divano.
Feci segno a jacob, avremmo dovuto parlare dopo..
Poi ,la porta si spalancò.
- ah.. sapevo ch’eri qui. Si sente la tua puzza da un chilometro..-
Jake mostrò i denti, innervosito, rispondento in maniera secca, e glaciale.
- decisamente meglio della tua, succhiasangue.-
Quando Jake s’innervosiva, mi prendeva sempre una strana paura. E vederlo così vicino a Damon, così PRONTO a fargli del male, mi rese inquieta.
Mi alzai, nel momento in cui erano faccia a faccia.
- Tranquilla, Bella. Non ho intenzione di fare del male al tuo amichetto. Non oggi, per lo meno.-
 
Espresse il suo sarcasmo in questo modo, salendo di sopra con una tale nonchalance ed un sorrisetto divertito.
Il ragazzo muscoloso, al piano di sotto, lo seguiva con lo sguardo, mentre sul mio viso si faceva largo un’espressione parecchio confusa.
E successe tutto in un secondo.
Io che prendevo in mano “Cime tempestose” e riprendevo dall’orecchietta che segnava la pagina, jacob che si voltava verso di me, sorridendomi dolcemente come solo lui sapeva fare, e il vampiro.
Il vampiro che prima saliva al piano di sopra, ora stava scendendo veloce le scale di legno antico, che ora si trovava proprio di fronte a noi, con aria turbata, e con quei grandi occhi ghiacciati spalancati.
 
*
 
Salendo le scale, non avevo notato nulla. Se non, forse, il disgustoso odore che impregnava i muri di casa MIA. Perché, quel CANE, era seduto sul MIO divano. A conversare con la fidanzata di MIO fratello, nonché la ragazza che tentavo disperatamente di proteggere.
Avrebbe usato il MIO bagno, e avrebbe dormito nelle MIE stanze, per chissà quanto tempo.
Ed io avrei dovuto accettarlo.
Perché lei lo voleva. Perché Stefan, lo voleva.
E poi, un’ondata particolare.
Un odore strano, che subito non avevo davvero definito.
Un odore che conoscevo, ma che non ricordavo bene.
Era dolce, come il mio, ma diverso. Miele, rose, fresia. Un tantino troppo forte di quello normale, addirittura bruciante. Anche per me.
Era odore di Vampiro.
 
*
 
-Che diavolo è successo di sopra?-
Il tono di voce del vampiro, era altisonante.
Soprattutto, se messa al confronto con la calma e la tranquillità che aleggiava nel vecchio pensionato.
Guardava Jacob con fare accusatorio, quasi avesse fatto qualcosa di sbagliato.
Oltre ad essere entrato in casa sua, s’intende.
- Non immaginavo te ne saresti accorto.-
Jacob era impassibile. Preoccupato, forse.
Per un momento, avevo scordato.
I rumori al piano di sopra, la paura di me e Bonnie…
Jacob e la sua voglia di partire mi avevano completamente presa. Stupido, non pensare che le due cose fossero collegate. Era quantomeno logico.
Quindi, non era stata la nostra immaginazione. Qualcuno aveva davvero tentato d’infiltarsi. Ed io, in quel momento, ero da sola.
Mi portai la mano alla fronte. Ero consapevole che Stefan ne avrebbe fatto una tragedia greca.
Avrebbe incolpato Damon, per essere stato irresponsabile a lasciarmi da sola.
E poi me, che non avevo chiamato nessuno.
Ma se davvero qualcuno era salito su, voleva dire che qualcosa sicuramente non andava. E, a giudicare dalle loro reazioni, era pure qualcosa di grave.
- Tu dici, razza di bastardino? Io VIVO qui. Nel caso te ne fossi scordato, io sono anche un vampiro. Denti, velocità, sensi amplificati..-
Non andò avanti, la rabbia aveva preso il posto di quel sorrisetto sarcastico, sul suo volto.
Il mio volto confuso, non catturò nessuno dei due.
-.. Se tu non sai chi inviti in casa,  non sono problemi miei. La prossima volta fa’ più attenzione a chi entra e chi esce.-
-Perché, chi c’era?-
Chiesi, sbottando, esausta di quella conversazione che li teneva occupati. Tutti tranne me.
- Nessuno-esclamò Jacob. – Nessuno d’importante, mi ero sbagliato, okey?-
- Un vampiro.-
Mormorò Damon, mentre le braccia incrociate sul petto si sollevarono leggermente.
- E chi sennò- continuò.
Quindi, era come pensavo.
Un vampiro, un altro, mi stava dando fastidio. Incredibile come questa vita potesse essere strana.
Quando si dice.. “ a volte ritornano”…
- Ma diverso.- esclamò, Damon,  dopo qualche secondo di assoluto silenzio. -..diverso da me, e Stefan. Un’altra razza, di vampiri. Né più né meno pericolosi di me, fortunatamente.-
Jacob sussultò. Qualcosa non tornava.
- Un.. un’altra razza?- chiesi, sconvolta. Non avevo idea che esistessero diverse razze, di loro. – E.. e quante razze esistono?-
La preoccupazione dalla quale prima ero stata solo sfiorata, ora mi stava prendendo tutta. Ero terrorizzata.
La prima volta che vidi i fratelli, capii subito che qualcosa di diverso ci fosse.
In primo luogo, il cuore. Quello dei Cullen non batteva, il loro sì. Era.. particolare.
E poi, gli occhi. Sapevo che i Cullen li avevano dorati e languidi, perché si cibavano di animali, ma, di natura, sarebbero dovuti essere Rossi. Rosso-sangue.
- Beh, due. Tre, se indichiamo la sottospecie.- Sorrise, nel tentativo di smorzare la tensione. – una, è la nostra. Gli occhi normali, ferite che si rimarginano alla velocità della luce, cuore che batte, il “soggiogamento”. Gli altri sono “i freddi”. Le leggende li chiamano così. La loro pelle è diversa, dura come il marmo. E gli occhi sono rossi, per via del .. beh.. del sangue, Bella.-
Non avevo parole, perché nulla, avrei potuto dire.
Lo lasciai continuare.
- … La terza è una sottospecie della seconda. Gli occhi-gialli.-
E fu praticamente troppo, visto che l’unica cosa che riuscii a vedere fu il buio.

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Capitolo 4
*** capitolo4. ***


Capitolo4:
 






Dai buio usciva lo spiraglio del raggio di sole più timido, che ogni singolo secondo s’allargava, per creare poi quel fascio, luminoso ed accecante, che mi riscaldava avvolgendomi tra le sue braccia.
Mi sembrava che gli arti fossero staccati dal corpo, una sensazione al quanto fastidiosa.
Poi, avvertì l’erba bagnata nelle scarpe.
L’umidità del verde era famigliare, troppo famigliare.
Alzai la testa,  e tutto quello che riuscii a scorgere furono alberi. Alberi che diventavano sempre più nitidi. Alberi che sfiguravano, davanti a ciò che di più bello avessi mai visto al mondo.
Alberi secolari, addirittura, che si ritiravano di fronte a tanta bellezza ed eleganza.
Lo scintillio nervoso, lo precedeva. E altro non potei fare, che sorridergli.
Edward era sdraiato lì, sull’erba della radura di Forks.
Un posto magico, tutto nostro.
E corsi, per raggiungerlo, quasi fosse un qualcosa di normale. Come se non se ne fosse mai andato.
Ma incespicavo, nell’erba.
In quell’erba che si faceva sempre più fitta, più alta, più insidiosa.
Nella corsa disperata, la luce svaniva.
“Non andare, ti prego!”
Gridavo, ma non avevo voce.
Sentivo le lacrime rigarmi il viso, quando due mani forti mi presero le braccia.
Erano due mani fredde. Due mani ghiacciate.
Il mio cuore incominciò a palpitare frenetico, quasi sapesse di trovare i suoi occhi, anche per pochi istanti.
Ma non era lui.
Stefan, era lì con me.
Mi mancò il respiro, e mi voltai confusa.
Prima di capire che ero a Mystic Falls.
“ Chi se ne dovrebbe andare, Bella?”
“Lui” mormorai. “Lui se ne dovrebbe andare.”
E poi, di colpo, mi svegliai.
 
*
 
 
 
 
-Bella?-
La voce preoccupata di Stefan, mi stava letteralmente facendo scoppiare la testa.
Esso, se ne stava lì, accarezzandomi i capelli, mentre sentivo che stava impazzendo.
Lo avvertivo dal tocco tremolante, confuso, incerto.
Di sicuro, non sospettava nemmeno il perché di quello svenimento.
Pregai perché pensasse che fosse stato il troppo stress.
- Sì, sto bene.-
Dissi, decisa, mentre mi tiravo su per sedermi.
I suoi occhi m’intimorivano, così fissi su di me. Era una sensazione irritante e spiacevole.
- Che è successo?-
Damon era al fondo del vecchio divano, un po’ stranito.
Di certo, si stava domandando COSA avesse scatenato in me questa reazione. Distolsi lo sguardo che distrattamente aveva colpito i suoi occhi di ghiaccio.
- Non lo so.-
Ero secca, nelle risposte. Di sicuro, non sarebbe sfuggito agli occhi di due attenti vampiri come loro.
Ma non potevo tradire emozioni.
Un po’ perché avrebbero capito, un po’ perché… stavo troppo male.
Sì, troppo male.
Per quanto ero rimasta incosciente? Poche ore? Erano bastate per spaccarmi il cuore e strapparmi via i polmoni. Nel senso più macabro della frase.
In quei minuti di sogno l’avevo visto.
Di sfuggita. Prima vicino, poi lontano. Poi…sparire.
Era stato come perderlo una seconda volta. Strano a dirsi, ma così.
Tante, troppe volte, l’avevo sognato. Ma questa volta..sembrava reale. Troppo reale.
Al punto da riuscire a bloccarmi l’impulso di respirare da sola.
- Stavamo parlando dei vampiri. Le stavo raccontando semplicemente quante razze ci fossero di.. noi. Sono arrivato agli “occhi da gufo” e lei è … puff.-
Fece uno strano gesto con le mani.
Occhi da gufo?
Mi uscì una smorfia spontanea.
Jacob, che fin’ora era rimasto in silenzio, sospirava guardando un punto fisso della stanza.
Lo stavo deludendo, in fondo.
A lui, avevo sempre voluto dare la sensazione di stare bene. Anche se mentirgli mi faceva male.
- Smettila, Damon.-
La risposta che sputò Stefan m’incuriosì, e non poco.
- Che c’è? Solo a te non da fastidio quella razza di sottospecie innaturale con gli occhi gialli. E solo perché tu sei loro amico, non vuol dire che lo debba essere anche io.-
Amico?
Un brivido mi percorse la schiena, e feci uno scatto involontario. Stefan mi strinse appena un po’ più forte.
Amico?
- No, ma almeno.. porta rispetto. Sempre se sei in grado di saper cosa vuol dire. Damon, sono loro molto legato. Quasi quanto a Lexi, lo sai. Sono come… dei cugini, per noi. Per lo meno per me…-
Trattenni il respiro per un’eternità.
Sentivo il cuore pulsare forte. Pompava sangue con un’intensità incredibile.
Stefan mi guardò, apprensivo.
- Tutto bene?-
“No, maledizione” pensai.
No, no che non va bene. Amico? Stefan era amico degli occhi gialli?
Stefan, i Salvatore.. erano amici..dei.. Cullen?
Sarebbe stato troppo. Una coincidenza che davvero mi avrebbe uccisa.
Strinsi la mano in un pugno, mentre ancora tremavo.
- Sì.. certo.-
Lanciai uno sguardo disorientato a Jacob, che, come me, era in preda alla confusione più totale.
Non ci voleva credere. Non poteva farlo, era veramente troppo strano.
Possibile che su questo pianeta NULLA potesse andare come doveva, senza curarsi di me? Perché ero l’unica fottuta persona, con questo genere di problemi? Che diavolo avevo di sbagliato, non lo sapevo.
Avevo solo una gran voglia di piangere.
- Bella.-
Mi disse, poi. La sua voce profonda, il suo sguardo nel vuoto.
- Andiamo a prendere un gelato?-
Si alzò, non mi fissò, continuò a guardare le piastrelle lucide del parquet di casa Salvatore.
Nel nostro campo visivo, in questo momento, nessuno dei due fratelli era con noi. In questo momento, c’eravamo solo io e lui. Che sapevamo tutto, e non sapevamo nulla.
Non ci curavamo dei loro sguardi, nemmeno per un secondo.
Avevo bisogno di uscire, o avrei cominciato ad urlare, urlare sul serio. Il mio compleanno era sempre una disgrazia.
- Stai scherzando, Jacob? Voglio dire, qualcuno le sta dando la caccia e tutto quello che sai dire è : “massì, Bella, vieni a prendere un gelato?”-
Damon, aveva perso il suo tono ironico. Sapevo bene che quando in ballo c’era la mia sicurezza, nessuno giocava mai. Era sempre stato così, per qualche strano motivo.
-Sì, Damon.- la sua voce uscì secca ed acita. – Perché non c’è pericolo, con me.-
Si stavano guardando negli occhi, e la cosa mi spaventava parecchio. Jacob era ENORME.
-Tranquilli, ragazzi.-
Stefan, che fino ad allora se n’era stato in silenzio, s’era alzato e s’era messo in mezzo ai due. Se l’avessi fatto io, avrebbero ascoltato di più.
- Jacob può tranquillamente passare un pomeriggio con la sua migliore amica, è al sicuro. E poi, noi due ci occuperemo di questa cosa, così al loro ritorno ne parleremo anche con lui. D’accordo Damon?-
Il tono così ragionevole, mi dava sui nervi. Avevamo fretta, io e Jacob. Dovevo andarmente.
- Sìsì.. fate quello che vi pare. Tanto alla fine qua l’unico che se ne preoccupa sempre sono io. -
Presi Jacob per mano, non mi curai del vampiro dagli occhi di ghiaccio e diedi un bacio leggero sulle labbra di Stefan. Prima di uscire di casa e sentire finalmente l’aria pura liberarmi i polmoni da ogni preoccupazione.
 
*
 
 
- Era il loro odore, Bella.-
Guardavo il prato, distratta dal ronzio delle api e i colori delle farfalle. Erano poi le ultime, essendo metà settembre.
- Non il loro proprio.. però.. della loro razza. Può essere un caso. Oppure no.-
Lui, invece, fissava me con fare strano.
-.. Senti, Bella. Io non lo so, ok? Non so se si tratti o meno dei Cullen. Quello che so, è che un qualche vampiro dei nostri è entrato in casa Salvatore, non credo per pura curiosità.-
Aveva gli occhi spalancati, di quel color cioccolato fuso, in tinta con la sua calda pelle.
- E se fossero loro?-
Come un’automa. Ecco a cosa assomigliava la mia voce, ora come ora. Ero il ritratto della neutralità, immersa com’ero nei miei pensieri più futili ed assurdi.
Non erano futili, avevo sbagliato termine. Erano importanti, solo..non in questa vita.
Se fossero stati loro?
Nulla. Se fossero stati loro, significava che mi avevano trovata.
Chissà, forse solo erano rimasti incuriositi dall’odore umano all’interno del pensionato, volendo far loro una visita. Magari nemmeno si ricordavano più di me.
-Ce ne andremo.-
Un dolore acuto e bruciante mi squartò il petto in due, quasi fosse preso da potenti e violente coltellate. Squartavano, tagliavano la carne viva. Il cuore fremeva, e mi salì un groppo in gola. Cercai di rimandarlo giù, ma stava già scatenando le mie lacrime
- Non posso, Jacob.- la mia voce era presa da un forte tremolìo.- Non posso andarmene. Non di nuovo. Capisci, vero, che non posso fuggire in questa maniera? Ho un cuore, Jacob. Ho un fottutissimo cuore, non posso distruggerlo ogni volta partendo in questa modo. Che importa, se arrivano i Cullen, jake?Tanto vale restare qui e tentare il tutto per tutto, non ho nulla da perdere.-
Mi ero alzata, e avevo iniziato ad alzare la voce.
Era un tratto di me che odiavo, ma non potevo farne a meno. Jacob voleva portarmi via, senza pensare ai risvolti su di me.
Non potevo abbandonare di nuovo la mia vita, non ne sarei stata in grado. Non di nuovo, non ancora.
E poi, non era la soluzione giusta.
Continuavo a scappare, a fuggire da quella famiglia che pareva perseguitarmi, anziché affrontare il problema come avevo sempre fatto, a testa alta.
- E vorresti restare qui? Vorresti veramente trovarti faccia a faccia con i Cullen? Faccia a faccia con Edward?-
Il suo nome pizzicò come una spina all’interno del cuore. Ed incominciò a sanguinare.
-  Massì. In fondo, è quello che vuoi, Bella. Non vedi l’ora che torni, no?-
Aprii la bocca per negare, pur sapendo che era la pura verità.
Perché era così, in fondo; sapevo bene ch’era così.
Non volevo andarmene, più che per i fratelli, perché sapevo che, nel caso fossero stati loro, li avrei rivisti. LO avrei rivisto. Non potevo lasciarmelo scappare. Al solo pensiero della sua perfezione più totale, mi sentii quasi svenire. Al pensiero di averlo anche solo a qualche miglio di distanza, il mio cuore tremava. Era come se già riuscissi a percepirne il dolce profumo, e fossi in grado di vedere il riflesso emanato dal suo corpo alla luce del sole. Era come.. se fossi già nei suoi occhi.
Le ali del colibrì s’agitavano dentro di me, lasciandomi senza fiato
- Vaffanculo, Jacob.-
 
 
 
 
 
 
*
Stefan.
 
 
Il telefono squillava, squillava senza mezzi termini.
“Dio, ti prego, rispondi.”
Il dottor Cullen era un uomo sulla ventina, forse poco più. La bellezza insormontabile della loro razza, aveva reso tutto molto più complicato.
Certo, ogni vampiro aveva il proprio fascino. Ma il loro splendore, faceva proprio parte della loro tattica per raggirare le prede.
Non gli avevamo mai contattati prima, non gli avevamo mai chiamati per i problemi con Bella. Questa volta, però, si trattava di uno come loro. Chiamarli era inevitabile.
Poi, una risposta.
-Stefan?-
Una voce cristallina, che rasentava il suono perfetto.
A volte, tutta quella perfezione, dava addirittura fastidio.
Mi accorsi subito che non era chi stavo cercando. O meglio, non era chi cercavo direttamente.
Ma, sicuramente, mi avrebbe aiutato anche lei.
- Alice?-
 
 
 
*
Vancouver, 13 settembre.
 
 
-Stefan?-
Mia sorella era lì, seduta sul divano di casa nostra, intenta a parlare con uno dei più cari amici che avevamo. Qualcuno che non sentivamo da tanto tempo.
Stefan Salvatore, il mio “quasi”migliore amico. Non avevo cari amici, né tantomeno ne avevo mai desiderati. Ma mi era stato vicino nel lontano 1950, e da lì eravamo rimasti in contatto.
Ero stupito, però, che avesse chiamato.
Non lo sentivo da un po’. Da un bel po’.
I miei pensieri mi stavano distraendo leggermente da quello che diceva. In realtà, volevo ascoltare.
- Alice?-
- Che succede?-
La ragazza si alzò, per posizionarsi di fronte alla finestra di vetro. La recezione era davvero pessima, qui.
- Abbiamo un problema.-
“abbiamo.”
E, a giudicare dal tono che aveva usato, il problema doveva appartenere anche a lui.
Damon Salvatore, suo fratello. L’irritazione che mi provocava era addirittura maggiore di quella che recava al fratello stesso, forse. Ma era logico; sebbene facesse vedere il contrario, Stefan ci teneva. E lo capivo, davvero.
Sapevo bene che, se era possibile, i due si tenevano a distanza. Il tutto, solo per una ragazza. Una donna chiamata Katherine. Una donna che avevano amato entrambe. Forse, Damon, con molto più amore di quanto Stefan ci mettesse. Sì, era stato così che s’erano allontanati.
-Che tipo?-
Ascoltavo la conversazione leggendo nella voce di Alica un po’ di rammarico.
- Credo che sarebbe più facile parlarne di persona.-
Sentii il sospiro profondo giungere dalla voce frustata che colpiva il telefono.
- Ok, ne parlo con Carlisle. Ma dove siete?-
- Mystic Falls. Siamo tornati.-





Mi scuso per il ritardo, ma non sono riuscita a continuarla prima. Fortunatamente, ho scritto altri 6 capitoli, nel frattempo. In modo da riuscirmi già a gestire.
Spero vi piaccia,
C.

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Capitolo 5
*** capitolo5. ***


Capitolo 5.











Buttai indietro la testa, sospirando sul divano di pelle nera.
Jacob era corso a farsi un giro, mentre io continuavo il mio processo di depressione post-notizia.
Ma che diavolo, sembrava un incubo.
Non avevo ancora metabolizzato la cosa, probabilmente non ci sarei riuscita. Accettare che.. Lui fosse loro amico (o meglio, amico di Stefan), era un qualcosa di troppo difficile da mandar giù.
Una pillola amara sprovvista d’acqua.
Ed io, avevo anche sete.
- E’ tutto a posto, Bella. Tu devi.. stare tranquilla. Ho già chiamato chi ci potrà aiutare. Ha confermato che ci aiuteranno.-
Non volevo sapere chi ci avrebbe aiutato. Non ne avevo idea, e sapevo che nulla al mondo mi sarebbe importato di più di sapere dei Cullen, in questo momento.
Stefan si sedette vicino a me, ed incominciò ad accarezzarmi lentamente in braccio, prima di stringermi in un abbraccio rassicurante. Ero convinta credesse che il mio timore nascesse dal vampiro appena entrato nel pensionato, non sapendo che in realtà tutto quello che temevo partiva dalle sue conoscenze “vampiresche”.
- Stefan, posso chiederti una cosa?-
La domanda sorse spontanea. Senza che io riuscissi a pensarci.
Come un’idiota, volevo sapere di più su questa conoscenza.
- Sì, certo.-
Il suo sorriso mi tormentava il cuore.
Così, come il senso di colpa s’insidiava nel cervello e divideva me stessa in due. Da una parte, Bella di Forks. Dall’altra, più leggera e lontana, la Bella di Mystic Falls. La Bella nuova.
- Senti.. ma questi vampiri “occhi-gialli”, cos’hanno di tanto diverso? Di tanto speciale?-
Pronunciai le parole con un tocco di incertezza, deglutendo alla fine della frase.
Stefan sospirò, prima di guardarmi addolcito e lievemente incuriosito da quella domanda.
- Damon ha fatto bene ad anticipartelo. Vedi, loro non sono i “vampiri dagli occhi gialli”. Loro sono anche amici miei, la mia seconda “famiglia”. Ho conosciuto uno di loro nel 1950, quando me ne stavo a Chicago per pura voglia di girare il mondo. È stato comprensivo. E mi ha aiutato lui a diventare quello che sono oggi, a nutrirmi di sangue animale. Sono stati la mia salvezza.-
Il modo in cui ne parlava, pareva tanto quello che avevo io nel parlare di LUI. Era come se l’avesse salvato, come se fosse stato il suo “angelo”.
Una cosa non mi sfuggì: il suo cambiare numero del soggetto.
- Hai detto lui.. poi “mi hanno”. Cosa intendevi?-
La sua risposta non si fece attendere.
- uno di loro è stato il mio mentore- spiegò, alzandosi per versare qualcosa di forte nel suo bicchiere di cristallo.- .. ma è stata la famiglia ad essermi d’aiuto. Vedi, il nutrirsi d’animali favorizza la creazione di clan. Ecco, per loro è andata così.-
Bevve un sorso, mentre cercavo disperatamente di non pensarci. Quello che fin’ora avevo sentito, l’avevo già ascoltato dalla bocca di un’altra persona. Un qualcuno che al momento mancava. Un qualcuno che mi aveva stretto troppo il cuore fino ad ucciderlo.
- Sono diversi, speciali. Inanzitutto, la loro pelle è di ghiaccio. Bianca, fredda. Non per nulla, secondo alcune leggende del posto, sono chiamati anche “freddi”. E non bruciano al sole, anzi. Essendo di una composizione particolare, direi che l’effetto che esso provoca loro, può essere paragonata a quella di un cristallo.-
Guardò il bicchiere, sospirò e lo riposò sul tavolino antico. Poi incrociò le braccia.
- Brillano.-
Annuì con la testa.
Ovviamente, già ero a conoscenza di tutto. Ma volevo sapere fino a che punto i Salvatore sapevano. Di sicuro, più di me.
- Poi, non possiedono il potere di soggiogamento.- si risedette di fianco a me.- vedi, noi lo usiamo per raggirare le prede. A loro non serve. Alla debole vista umana, un freddo pare la creatura più meravigliosa del mondo. Possiedono, però poteri speciali. Secondo alcuni, soltanto un’alta amplificazione di un qualcosa che già possedevano.. da umani.-
Mi appoggiai a lui, intenta a non cadere. Lo sconforto mi premeva dappertutto. Nessuna parte del mio corpo umano, restava esanime. Anzi, il cuore era il muscolo più colpito. Quello più propenso a cedere.
Sperai che Stefan non se ne accorgesse.
E, nel frattempo, mi sentivo uno schifo. Con Jacob lontano da me, la voragine che si stava richiudendo pian piano, aveva ripreso a sanguinare, ritardando la cicatrizzazione. “Di questo passo”pensai “non lo farà mai.”
 
 
*
 
Damon.
 
 
 
Il Mystic Grill era vuoto.
Tranne poche anime che sedevano ai tavolini di fianco all’angolo, non c’era nessuno ad vivacizzare quel posto squallido con chiacchiere inutili, e futili pensieri del cavolo.
Eppure, quelle poche parole che provenivano da qualche metro di distanza, riuscivano a distrarmi un po’ anche in un momento del genere. Anche mentre la ragazza che tentavo di proteggere aveva il suo migliore amico. Anche mentre aveva di fianco a sé il fidanzato, pronto a dirle “ci sono io per te”.
Non avevo alcuna importanza, io, nella sua vita.
Stefan l’aveva.
- C’è posto, vicino a te?-
Una voce roca, calda. Troppo calda, che veniva preceduta dal tonfo insopportabile. Di sicuro, avere qui Jake il cagnolino era meglio di nulla.
- No. Non lo vedi? Mike l’amico immaginario è seduto vicino a me.-
Ironizzai. Non era odio, quello che sentivo verso di lui. Né rancore.
Era solo che i suoi sentimenti verso di me non erano dei più rosei, ed io, di solito, ricambiavo i sentimenti.
Si sedette, ed ordinò quello che avevo anche io. Qualcosa di troppo forte, a dirla tutta. Il suo debole corpicino da quadrupede non avrebbe retto.
- Che c’è? Stefan ha messo il cartello con su scritto “Qui no cani”?-
Buttai giù un altro sorso.
- Non mi piace l’aria che si respira in questo posto.-
Sorrisi.
- Benvenuto nel paese dei vampiri, Jake. L’aria che abbiamo qui sarà sempre irrespirabile per te. Se non ti piace, puoi anche andartene. Voglio dire, è la nostra aria.-
Lo guardai, cercando di addolcirmi il più possibile.
- Provengo da un posto pieno di vampiri, Damon. Fidati, sono abituato all’odore.-
Non dissi nulla, mi limitai a prendere direttamente la bottiglia, attenuando così il dolore che scolpiva nel petto il simbolo esatto della frustrazione silenziosa. Quella più balorda.
- A lupolandia ci sono vampiri? Buono a sapersi, voglio dire.-
Jacob non rispose.
Semplicemente, vidi un lieve sorriso solcargli il volto, quasi pensasse a qualcosa di divertente.
Non volevo sapere, cosa. Non avevo idea, e non amavo quel ragazzo particolarmente. Addirittura stare qui con lui, mi dava fastidio. Ma lo facevo per lei, perché sapevo che ne sarebbe stata felice.
Certo, se gliene fosse importato.
-Dimmi la verità, Damon. Tu hai idea di chi siano i visitatori di questo pomeriggio?-
Evasi la domanda.
Quale stupido idiota poteva farne una simile?
Insomma, se lo avessi saputo avrei agito. Se lo avessi saputo avrei detto a Stefan: andiamo a prenderlo e facciamolo a pezzi. Se lo avessi saputo, sarei stato il primo ad andargli incontro.
Scoppiai in una fragorosa risata, che risuonò tra le pareti del vecchio bar.
- Lo prendo per un no.-
-Una donna.-
Era l’unica, l’unica cosa che sapevo. Non ne avevo la certezza, ma qualsiasi individuo fosse entrato in quella stanza, di sicuro portava del profumo femminile.
Era una donna, fino a qui non mi sfuggiva. Era il resto che era avvolto dalla nebbia.
- Il profumo femminile, vero? Non era solo una mia impressione, allora.-
Dunque se n’era accorto. I suoi sensi amplificati avevano fatto la loro parte, comunque. Forse, uno di loro con noi, non sarebbe stato poi così inutile.
Ma se s’era accorto del profumo, come mai non aveva notato con stupore la differenza dei nostri odori?
- Jacob, come mai non sei svenuto, sapendo che l’odore non era uguale al nostro? Voglio dire, Bella è crollata, sapendo che esistevano più razze di noi.-
Si guardò intorno, e qualcosa lo bloccò. Ma..cosa? Aveva ancora il bicchiere in bocca, quando lo guardai per ottenere la mia risposta.
Il suo comportamento era troppo strano.
- Sono solo più forte di lei, tutto qui.-
Posò il bicchere e fece un respiro profondo, al punto da farmi vacillare un secondo.
A cosa dovevo questo strano atteggiamento? Sembrava coprisse qualcosa. Sembrava cercasse di non dire nulla. Lo si leggeva negli occhi. E giuro, giuro con tutto me stesso, che avrei pagato oro per far sì che il soggiogamento mi svelasse cosa stava pensando.
Purtroppo,però, non potevo.
- Non me la dai a bere, amico. Sembrava che già.. ne fossi a conoscenza. Che c’è? I vecchi del tuo posto già ti avevano raccontato?-
E poi, un lampo.
Nessuno sapeva da dove Jacob venisse. Nessuno aveva la certezza che fosse davvero di dove diceva di provenire. Nessuno.
Sorrise, lasciò una banconota sul tavolo e poi, con assoluta naturalezza, se ne andò.
*
 
 
 
 
Vancouver, 14 settembre.
 
 
 
- Ha chiamato Stefan.-
La velocità con la quale Alice s’era fiondata nel salone, era incredibile. Avvertire Carlisle era l’unica cosa da fare.
Eppure, l’uomo era sorpreso quanto me. Mi lanciò un’occhiata confusa.
“ tu sai qualcosa?”
Scossi la testa.
- Salvatore?-
Alice annuì, in segno positivo. L’uomo non sapeva darsi una spiegazione. E, a dirla tutta, io nemmeno.
- Non ha detto perché. Ha semplicemente chiesto il nostro aiuto..-
La ragazza s’avvicinò, prudente, a noi. Ancora giocherellando con il telefono in mano. Sorrideva, o per lo meno tentava di convincerci.
“ ti prego, Edward. E’ nostro amico. E’ tuo amico. Sembrava disperato..”
- Non se anche Damon è presente.-
“ma non è sicuro..”
Vidi il volto della ragazza dai capelli corvini scurirsi un millesimo di secondo. E poi, compresi.
-Com’è possibile Alice?-
La voce di ghiaccio, colpì gli occhi della ragazza, che si richiusero all’istante. Tornò a guardarmi, con lo stupore che le fuoriusciva da ogni angolo del corpo perfetto. Era quasi impietrita, confusa. Sospettosa.
- Che succede?-
Carlisle s’era avvicinato, con la fronte corrugata dallo spavento e dall’apprensione. E la confusione, la voglia di sapere, aleggiavano nella stanza chiara come i nostri respiri, seppur del tutto assenti.
- Non posso. Non riesco a vedere nulla.-
Si guardò intorno, persa. Sconvolta e confusa, cercò in me l’appoggio necessario, e poi si sedette. Certo, non ne aveva bisogno; era stanca mentalmente. A volte capitava.
Jasper, che le sedeva accanto, le prese la mano con assoluta delicatezza.
- Che succede, Alice? Non vedi nulla, nel futuro dei Salvatore?-
Scossi il capo, per rispondere alla sua domanda. La ragazza di sicuro non ce l’avrebbe fatta.
Ma perché non poteva? Perché vedeva solo buio nero, e strade che scomparivano, bruciate da quell’assenza di colore, da quell’oscurità?
La soluzione era una sola. O forse, solo c’era qualcos’altro che non era possibile individuare.
- Sai cosa significa?-
Mi guardò, Emmett. Dalla grande prole spaventosa, era quello più preoccupato.
- Che stanno per morire. Per morire entrambe.-
Sussurrai quella frase fissando un punto vuoto all’interno della stanza.
- Non è del tutto vero.-
Intervenne Carlisle.
- C’è un’altra spiegazione. Ed io.. -
S’alzò, senza dare tempo di finire la frase. Pochi secondi dopo, sul tavolo maestoso della cucina inutilizzata, la copertina di un grande libro, c’incuriosiva sempre più.
“Le leggende dei Quileute”.
 
*
 
 
 
 
 
Mystic Falls,14 settembre.
 
- Ho chiamato i Cullen.-
Damon, dalla parte opposta della casa, si materializzò accanto a me, in meno di due minuti.
Sbuffò, e si sedette sul divano antico con lo sguardo di chi era contrario alle scelte che avevo fatto.
- Sai che loro possono aiutarci più di quanto possa fare un qualsiasi cacciatore. Più di quanto possa farlo Jacob stesso. Sono diversi, Damon. Non sappiamo la loro vera potenza, la loro vera entità.-
-..balle.- sbottò, con lo sguardo fisso ad indagare il vuoto. – sono vampiri. Né più né meno come noi. E sai una cosa, Stefan? Ne abbiamo già uccisi. E nessuno, nessuno ci è mai sopravvissuto. Chiamare quella specie innaturale, è del tutto superfluo.-
S’alzò, e fece per andarsene.
-Perché ce l’hai tanto con loro?-
Chiesi, mentre ancora si stava mettendo la solita giacca di pelle nera.
Sospirò, e mi guardò con aria ironica.
- Voglio dire, andiamo. Saresti stato contento, di solito, che qualcuno ci avesse aiutato. E invece no; quando si tratta dei Cullen, fai di tutto pur di tenerli lontani. Perché, Damon?-
Mi guardò torvo, con le braccia incrociate. Abbassò lo sguardo, e poi lo rialzò.
- Non sono i Cullen che non sopporto. È la bionda, Rosalie, che non voglio vedere.-
Gli feci cenno di seguirmi, afferrai la bottiglia di Bourbon sul tavolo antico, e lo feci sedere di nuovo sullo stesso divano.
Mi misi davanti a lui, contringendolo a raccontare.
- che è sucesso?-
Chiuse gli occhi algidi, impenetrabili. Di un’azzurro così chiaro da parire addirittura ghiaccio. Gli occhi del fratello cattivo, erano fatti di vetro.
Tirò un sospiro, poi un altro ancora. Fino ad incrociare lo sguardo con il mio, e a versare un po’ d’alcool nel suo bicchiere. Bere, bere in continuazione. Questa era la sua filosofia.
- Erano gli anni venti, credo. Anzi no, forse un decennio dopo. Si, un decennio dopo circa.
Rosalie Hale, spavalda giovane donna altezzosa, era la più bella che io avessi mai visto.-
Mi guardò. Negli occhi, la malinconia strana di tempi passati.
- Lunghi capelli biondi ed occhi chiari. Un classico, dirai. Oppure strano, visto le esperienze passate. Non ero nobile,e probabilmente fu quello che mi fregò. La bellissima figlia di una delle famiglie più potenti del posto, passeggiava sempre spensierata per le vie di una città alquanto caotica. E per quanto riguarda i vampiri, ancora di più. Il dottor Cullen e suo fratello (così era considerato Edward, all’epoca) non erano visti di buon occhio. E fu proprio la loro sconcertante appariscenza, che mi fece pensare al loro essere.. vampiri.-
Mise giù il bicchiere, mentre io, preso dalla storia, mi tormentavo di futili domande.
-.. Aspetta. Tu avevi già conosciuto i Cullen?-
Non mi ascoltò. Scosse la testa, si guardò in torno, per poi riprendere da dove s’era fermato.
- Una sera, mentre tornavo a casa, le cadde la borsa dalle braccia. Mi chinai, e la raccolsi con l’educazione di un galantuomo. Il freddo ed il gelo, torturavano le vie nascoste dal buio. Ed era pericoloso, per lei, vagare di notte a quell’ora. “Grazie.” Il suo sorriso era dolce, paziente, sincero. Sembrava incantata, e forse addirittura un tantino sprezzante. Ero sempre stato un bravo osservatore.
“Non c’è di che.” E la guardai. E sembrava che tutto intorno fosse.. cambiato. Non avevo più avuto sentimenti per tanto tempo, eppure ora mi sembrava così.. naturale. Vedi, tu mi vedi come un qualcuno di spavaldo, egoista. Un tempo non ero così, a quell’epoca ero l’uomo più rispettabile che si potesse incontrare.-
Faticavo a credere alle parole che uscivano dalla sua bocca. In realtà, faticavo a credergli e basta.
Ma era.. possibile?
- .. ad ogni modo, le sorrisi. “che ci fa una giovane donna come lei in giro da sola, a quest’ora?” le rivolsi la voce più calma che potevo. “ oh.. lei è molto gentile a preoccuparsi per me.” Era restìa, sulle sue. Volevo rompere il ghiaccio, ma non avevo la più pallida idea di come fare. Ero.. pietrificato. “Vuole che l’accompagni?” mi proposi, perché pensai che fosse l’unico modo di fare conoscenza. “piacere.. Damon Salvatore.” Le porsi la mano destra, inchinandomi leggermente. “è italiano?” non risposi, ci pensarono i miei occhi a farlo. “ Rosalie Hale.”
“Piacere di conoscerla, Rosalie.”
A quel punto, sembrava fosse decisamente più tranquilla in mia compagnia. C’incamminammo verso casa sua, parlando di noi e delle nostre origini. Tralasciai la mia età, ero a conoscenza del fatto che la realtà l’avrebbe sconvolta. Arrivati davanti alla villa, ci salutammo. La notte seguente, la rincontrai. E tutto si svolse nella stessa medesima maniera. Andammo avanti per settimane.-
Corrugò la fronte.
- Poi conobbe lui. Quel miserabile che la portò alla morte. Ricordo che da quella sera, nulla era più lo stesso. In me, in lei. Vedi fratello, era quasi riuscita a farmi dimenticare Kathrine, il mio amore per lei. Era riuscita a farmi uscire, parlare. A farmi aprire. Rosalie Hale era stata la mia salvezza. E non vedevo l’ora che giungesse la notte, solo per incontrarla ancora. Quella stessa notte, le feci dimenticare tutto. E la osservai, durante il giorno. La osservavo ossessivamente, solo per vedere s’era felice o meno. -
Deglutì rumorosamente, distraendomi da tutto quello a cui pensavo. Il mio volto, impassibile.
- Poi quel tale la ferì. E vidi i Cullen arrivare e prendersi cura di lei. Da quel momento, feci ricerche su ricerche, prima di scoprire che lo erano. Erano vampiri, diversi da me e da te. Diversi. Di un’altra specie. Non ne parlai a nessuno, mai.-
- Perché?-
La domanda sorse spontanea. Ma, ancora una volta, non ricevetti risposta.
- Poi tu conoscesti Edward. Ed io li vidi, ancora. Strani, diversi. Tutti a modo loro. E rividi anche lei.
Provai dolore,quel giorno, non lo nego,nel vederla. E poco dopo seppi del suo imminente matrimonio con uno di loro. Provai ribrezzo, e non riuscii più a vederli.
Ad ogni modo, poi la cosa passò. Tornai ad essere il “viscido Damon”, ma la mia avversione per i Cullen…-
Metabolizzai le sue parole una per una. Ma non riuscivo a trovare una spiegazione plausibile. D’altronde, ogni cosa sentita, era priva di significato coerente con tutte le leggende sentite.
- Quello che dici non ha alcun senso. Il soggiogamento termina con la trasformazione. I ricordi tornano, Damon. Che Rose si sia dimenticata di te.. è assurdo.-
- Sì.- rispose secco. – Ma non siamo al corrente, di tutti gli effetti. Magari, essendo diversi.. questa cosa non vale.-
E sospirò.






Scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate. D: D: vorrei ripeterlo mille volte, solo che sarebbe del tutto inutile!! Purtroppo non ho più avuto il tempo di postare capitoli. Spero di riuscire a mettere quello sucessivo il più presto possibile! D:

Dunque, siamo giunti a questo punto.
Abbiamo una Bella un po' confusa (e quando mai?), uno Stefan che si da disperatamente da fare per salvarle la vita da un qualcuno di misterioso (o dovrei dire "una donna misteriosa"?), un Damon un po' fiacco e depresso per l'amore (quello perduto, di Rose, e quello tutto nuovo di Bella), un Jacob protettivo e famigliare e una famiglia di vampiri occhi-gialli che conosciamo molto bene, che sono sul punto di partire per una cittadina immersa nella penisola Olimpica. E lì? Cosa succederà lì? Se volete saperlo, continuate a seguire la storia.
Un bacio. :)

C.

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