La leggenda del Giorno dei Nove (Alias: la FYCCY che non avreste mai pensato di scrivere)

di A g n e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** iN MaRCia! ***
Capitolo 3: *** SiaMo Nei Guai. ***
Capitolo 4: *** aLLa foRteZZa di LauReN ***
Capitolo 5: *** 5. iL GioRNo dei NoVe ***
Capitolo 6: *** 6. eLaiNe ***
Capitolo 7: *** tRadiMeNto? ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


RIAVVERTENZE RINECESSARIE per chi non avesse letto bene l'introduzione. TUTTO, in questa ff, eccetto le NdA finali, è stato scritto dieci anni fa. Non ho rimaneggiato nulla, nè corretto errori, eresie o ripetizioni di sorta. ATTENZIONE: elevata presenza di Mary Sue, Gary Stu, cattivi con nomi idioti, eroi scontatissimi. Sarebbe una simpatica parodia dei grandi racconti fantasy, se non fosse che l'ho scritta con la massima serietà che una tredicenne può avere. Oh beh. Io vi ho avvertiti. L'unico modo per sopravvivere alla lettura è intervallare il delirio con le NdA. Se poi nelle rece (che mi auguro per la vostra sanità mentale NON ci saranno o.o) voleste aggiungerne altre... non dico di no. Facciamoci quattro risate, suvvia.

 


 

L’iNiZio1.

Guardava fisso nel vuoto davanti a se, insensibile del vento freddo che gli sbatteva sugli occhi i capelli, come se lo avesse voluto distrarre. non aveva pensieri, lui.
Era passato molto tempo, o almeno a lui sembrava, da quando aveva conosciuto lo straniero, quell’uomo che gli aveva raccontato la storia dentro la quale si trovava,  così assurda a pensarci. Qualcuno aprì la porta. Ah, era solo Nicki. Tornò a voltarsi. "Max" lo chiamò. "per favore, vieni, Marcus ti sta cercando".
No, non ancora. Ti prego… Nicki gli lanciò un’occhiata interrogativa.
Max si alzò e si diresse verso il fratello. "Sieva?". Nicki annuì. Max corse dentro il castello.
“Marcus? Marcus!”. Marcus lo fermò trattenendolo per un braccio. Aveva un volto che non prometteva niente di buono. “Sieva?” domandò. “Niente. Nemmeno il Guaritore riesce a capirci qualcosa. E ora…”. Si interruppe bruscamente. Marcus fece per andarsene, poi si girò e disse: “Scusami Max. non sono molto in me, in questi giorni”. Max gli fece fare qualche passo, poi lo chiamò. “Marcus, guarirà. Vedrai”.
Marcus gli rivolse un debole sorriso. Sapeva che Max non credeva alle sue stesse parole. Ma lo capiva. Lo guardò allontanarsi.
Max uscì. Il vento della sera lo fece rabbrividire. Si sedette e chiuse gli occhi. I suoi pensieri vagavano a quella sera vecchia di giorni2.

Era una sera d’autunno. Max era seduto fuori casa a leggere un libro. Stava per addormentarsi, quando si avvicinò un uomo. Si guardava in giro con aria smarrita. Poi si girò verso Max, che a quello sguardo sussultò. Poteva sembrare sciocco, ma in quegli occhi grigi che brillavano nel buio, non c’era niente di amichevole. L’uomo si avvicinò. Max si strinse contro il muro.

“Max”. Una giovane voce distrasse il ragazzo dai suoi pensieri.
Si girò e vide il suo secondo fratello, Andy. Era identico a Nicki, tranne che per una lunga, sottile cicatrice lungo la guancia.
“Cosa c’è?”. “Non hai mangiato niente oggi. Sei strano, di questi tempi.”.
Max vide che gli offriva una piccola focaccia dolce. La prese e la guardò senza troppo interesse.
“Dai, mangia. Non stai bene?”
“No, no. E’ che…oggi non ho troppo appetito”
“E’ da giorni che non hai troppo appetito”disse Nicki con una nota di rimprovero nella voce “Mangia, poi vieni dentro. Devi dormire, sai?”
“Oh, che noioso che sei!” esclamò Max ridendo. Mise un braccio intorno alla spalla del fratello, stringendolo a sé. Andy ricambiò l’abbraccio, poi si alzò e si avvicinò alla porta del castello. Si fermò dopo pochi passi, si girò e disse: ” MANGIA, maledizione! E’ la terza volta che te lo ripeto!”.
Si scansò appena in tempo per non ricevere la focaccia in faccia.

Poco più tardi, Max entrò nel castello. Raggiunse la stanza dove dormiva con i fratelli,  entrò e si sedette sul letto. Nicki e Andy erano già addormentati. Si tolse gli stivali e i pesanti vestiti da giorno. Provò a stendersi sul letto, ma con tutta la buona volontà non riuscì ad addormentarsi. Sospirando, prese il mantello e uscì sul balcone.
Guardò, senza vederle le montagne intorno. Ma il suo pensiero corse ancora a quella sera.

Lo sconosciuto si avvicinò ancora. Quando fu a pochi passi si fermò. I suoi freddi occhi grigi lo squadrarono, poi gli rivolse la parola: “Ragazzo, sto cercando il figlio di Astrid e Raul. Dovrebbe chiamarsi Max” “L’ha…l’hai trovato. Max sono io”. Sul volto dell’uomo si dipinse un debole sorriso. “Perché mi cercavi?”chiese Max. “Non ti devo inspirare molta fiducia, vero?” disse l’uomo con un sorriso sardonico. “Scusami” Max arrossì “vieni, entra”, disse, senza nemmeno pensare che non era un’idea molto intelligente aprire ad uno sconosciuto a quell’ora di sera, ma comunque...3

Andy si svegliò improvvisamente. Uscì sul balcone e si andò accanto a Max. “Allora” disse “Cosa c’è?” “Ricordi quando Marcus…” “…è venuto a parlarci quella sera d’autunno?”4.

Lo guidò in sala, dove erano seduti Andy e Nicki. “I tuoi fratelli, immagino…”. Max annuì. “Nicki e Andy”. Lo sconosciuto sussultò quando vide Andy. I suoi occhi saettarono sulla sua cicatrice. A Andy non sfuggì questo movimento, ma non indagò oltre. Gli chiese invece: ”Qual è il tuo nome, e cosa ti porta qui?” “Il mio nome… pochi conoscono il mio vero nome, ma poi… cosa importa? Sono venuto a parlarvi di una cosa ben più importante… Sono venuto a parlarvi di vostro padre”.

Ci fu un lungo attimo di silenzio. Max pensava ancora a quelle parole, che gli erano sembrate uno scherzo. Non vedevano il loro padre da quando Andy e Nicki erano piccolissimi. Non ricordavano molto della sua vita con lui. E quel giorno… avevano scoperto dov’era.

“Che cosa? Nostro padre prigioniero in un universo parallelo di cui non ricordiamo l’esistenza? E’ uno scherzo?”5. Nessuno dei tre fratelli voleva credere a quella storia che, in effetti, non era molto credibile. “E poi, prigioniero per cosa?…” “Oh, andiamo, è solo uno scher…” “Per una guerra”. 

“E di questo ne abbiamo avuto la prova” “Sì…” disse piano Max “E’ stato allora che ho creduto al racconto di quella guerra che sembrava inventata…”.

“Vostro padre” disse piano l’uomo “è il re e comandante dell’esercito di una nostra terra. Questa terra è divisa in tre grandi regioni: Rednor, sotto il comando di vostro padre, Merion, con a capo un re degli Elfi, Lauren e Hastfield, al cui comando c’è Burg6, un uomo abbietto e malvagio. Queste tre regioni, un tempo, vivevano in pace, e la terra era per tutti in abbondanza, non esisteva la povertà7.
Ma un giorno il re di Hastfield morì senza eredi, dando fine ad una dinastia di re giusti.
Prese il potere Burg, appunto, e diede inizio ad una campagna di espansione; chi non si sottometteva al nuovo re, veniva giustiziato o ridotto in schiavitù.
Burg perfezionò l’esercito e iniziò l’espansione da Merion, che confinava con Hastfield. Merion era però spaccata in due da una catena di montagne, e la parte più vasta racchiudeva il potere centrale: siccome le due parti non avevano molti collegamenti, per Burg fu facile invadere e impadronirsi della parte più piccola, conquistando un più stretto controllo di Merion. Era troppo tardi per intervenire, tuttavia il potere centrale rafforzò le difese e attese un attacco. Attacco che non venne, perché Burg scelse di invadere Rednor, che constava un esercito più debole; le forze di Hastfield non tardarono a conquistarne una parte, chiamata tutt’oggi Little Black.
Le genti di Rednor, vedendo minacciata la loro regione, chiesero l’aiuto di Merion. Le due regioni si allearono, ma le cose precipitarono: un assalto dei Maden, gli abitanti di Hastfield, uccise gran parte dell’esercito di Rednor e sequestrò il comandante, vostro padre. E sono ormai quindici anni che questa situazione esaspera il paese”.

Lo straniero smise di parlare, e sul volto tre fratelli si dipinse un misto di incredulità e diffidenza.
Se era uno scherzo, l’uomo aveva sicuramente molta fantasia8. Ma era uno scherzo. Di sicuro. Si voltarono a guardarlo. “Non vi ho convinti”. Era esattamente quello che pensavano.
Loro padre era di sicuro da qualche parte, ma non prigioniero in un universo parallelo. La storia non stava in piedi.

“Posso darvi una prova” disse l’uomo all’improvviso.
“Ah, sì?”. L’uomo sorrise, un sorriso beffardo.
Annuì  e alzò la mano e sfiorò la cicatrice sulla guancia di Andy. Il ragazzo sussultò senza volerlo e distolse lo sguardo.
“Scommetto che nessuno sa come se l’è procurata”. In effetti nessuno lo sapeva. Gli rivolsero uno sguardo interrogativo.
“Quando la guerra cominciò a prendere una brutta piega9 vostro padre vi fece mandare via con vostra madre e un paio di soldati. Eravate quasi usciti da quel mondo, quando vi siete imbattuti in un manipolo di soldati maden10.
I nostri soldati tentarono strenuamente di respingere l’attacco, mentre vostra madre vi portava via; voi riusciste a scappare, ma i due soldati fecero una brutta fine.
Nella lotta uno dei Maden riuscì a raggiungere Andy con un colpo di spada. Fortunatamente gli fece solo un graffio”.
Andy si portò una mano alla guancia e per un momento, i tre non dissero nulla. Pensavano tutti alla stessa cosa. Nessuno di loro riusciva ad accettare il fatto che erano vivi perché altre due persone erano morte. La solita voce interruppe i loro pensieri.
“Dunque?” “Ma… se nostro padre è prigioniero, chi è al comando di Rednor adesso?” intervenne Nicki. L’uomo lo guardò. “Io stesso” rispose. “Quindi in questo momento non c’è nessuno al comando di Rednor? Bene, motivo in più per non credere alla tua storia”. “Non essere sciocco, ragazzino. Non ho lasciato la mia gente sola. Ha nominato un mio sostituto”.

“Una domanda alquanto stupida, non c’è che dire” disse Nicki alzandosi “Non che la risposta mi abbia convinto”.
“Sei sempre stato il più scettico, senza offesa” disse Max “Neanche quando siamo arrivati qui ti sei voluto arrendere all’evidenza”.
“Probabilmente ora ci sceglieremo nella nostra casa e dimenticheremo tutto. Ma comunque…”.

“In ogni caso” disse Nicki “come faremo ad arrivare in questo universo parallelo?”.
La domanda fu talmente carica d’ironia che lo straniero fece come il gesto di alzarsi e di andare contro Nicki11. Poi rispose, con un tono che non tentava di nascondere la sua irritazione. ”Voi niente. State solo fermi e chiudete gli occhi”.
I tre ubbidirono. Tra le mani dell’uomo si formò un globo luminoso sempre più grande, che avvolse tutta la stanza. Poco dopo si spense. Nella stanza non c’era più nessuno.
Poco dopo (ai tre sembrò tantissimo, troppo tempo) atterrarono piuttosto violentemente su una superficie boscosa. Si alzarono lentamente e si guardarono intorno. “Bene, si direbbe che siamo arrivati. Dov’è il nostro amico?”. Silenzio. “Tah-dah! Siete su scherzi a parteAHI!”12 gemette Nicki, che si era appena preso una gomitata da Andy “Stavo solo scherzando…” “Non ce n’è bisogno, Nicki” disse l’uomo, che era apparso all’improvviso dalla boscaglia. Ora aveva un sorriso molto più sereno. “Benvenuti a Rednor”.

“Ok, ok, diciamo che lì mi sono convinto” disse Nicki con un’espressione rassegnata.

Era un mondo strano: a prima vista sembrava uguale alla Terra, ma i tre si accorsero che lì il tempo sembrava essersi fermato.
Si udirono dei passi, e da un sentiero che si perdeva nel bosco apparvero due persone. Una di loro, che avrà avuto più o meno 30 anni,aveva lunghi capelli neri e occhi azzurro cielo. Sorrise e salutò l’uomo. “Salve, Marcus”. Marcus sorrise a sua volta e ricambiò il saluto. L’altro uomo aveva un’età indefinibile, tanto giovane e vecchio insieme sembrava il suo volto. Si avvicinò a Marcus e lo abbracciò. Aveva tratti del viso talmente delicati che non sembrava affatto un uomo normale. E in effetti non lo era. “Questi sono Christian, uomo di Rednor e Sieva, uno degli Elfi di Merion e mio fratello”. Fratello? Non si assomigliavano per niente.

“Fratello, poi…” disse piano Nicki “Non è possibile che due fratelli siano così diversi…A meno che non siano fratelli di sangue, ma fratellastri o cose simili… Ma Marcus non ci ha mai detto niente… Max, tu ne sai qualcosa?” “Io? No, no... io… non ne so niente”. In realtà Max sapeva che non erano fratelli di sangue. Lo sapeva bene. Si perse ancora nei ricordi.


NdA
1. La fantasiaaaa \0/ 
2. Per la serie, come infarcire il racconto con tutto il repertorio più becero dei menestrelli scemi.
3. MA COMUNQUE *si mette le mani nei capelli*
4. Aridaje col repertorio scemo. Tra l'altro, ora si mettono a parlare come Qui Quo e Qua o.o
5. BOM, qui c'era una speranza di finire il racconto e andarcene tutti a casa sani e salvi... e invece no.
6. Io ve l'avevo detto che i nomi dei cattivi erano idioti...
7. AWW. Ho descritto un locus amoenus ancor prima di studiare i lirici latini. Che cosa terrificante bella. 
8. Mi faccio pietà tenerezza da sola.
9. Cit. necessaria della mia migliore amica: "Sembra una camicia".
10. Questi poveretti sono decisamente inconsistenti. A volte sono Maden, altre volte sono maden. Non si capisce se sono un popolo, una civiltà, una razza o quant'altro.
11. LA SANITA' MENTALE DEL RE, siori e siore! Un ventenne lo insulta e lui fa per strangolarlo!!! \0/ Solo sui questi schermi!
12. caz**** del momento. 

Insomma. La follia. No, really. Se volete lasciare qualche rece, rideteci sopra assieme a me. Sennò lasciate perdere. Dubito anche che qualcuno sia arrivato vivo fin qui. 

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Capitolo 2
*** iN MaRCia! ***


iN MaRCia!1 

Erano passati alcuni giorni da quando i tre fratelli erano arrivati a Rednor. Marcus gli aveva spiegato una cartina davanti indicando i confini del regno.
”Noi siamo qui” disse, indicando un punto della cartina “nella città principale di Rednor, Moonlight’s End. Ora, qual è il problema?2Noi dovremo tentare di raggiungere la roccaforte dei Maden, nel sud di Hastfield, ma una buona parte di merion è da loro occupata, oltretutto, ai confini nordici3 di Rednor, c’è, come vi ho già detto, una loro regione4. L’unica cosa che dobbiamo fare raggiungere la fortezza del Re degli Elfi Lauren, il padre di Sieva. Là riuniremo il Consiglio”.
”Il Consiglio? Cos’è il Consiglio?” chiese Max. Marcus esitò un momento a rispondere, poi disse: ”Davvero, mi stupisco che si sia arrivati a questo punto. L’ultima volta che il Consiglio fu convocato, fu anni e anni fa, all’epoca di una guerra che ribaltò la politica del paese. Il consiglio è la riunione dei più alti esponenti di ogni regione. Come eredi di Raul, anche voi dovrete prendervi parte”.
In quel momento arrivò correndo un giovane. Si avvicinò ansimando a Marcus.
“Mio signore” disse “il Consiglio è stato anticipato…”
“Cosa? E perché?”
“Mio signore, i maden sono avanzati sul versante est delle montagne di Merion. Ci sono state alcune battaglie, e sire Lauren ha preferito avvertirti”
“Elia” disse Marcus “fa preparare dei cavalli. Sapete cavalcare?” chiese brusco ai tre.
Andy annuì. “Bene, sei cavalli. E tu, Elia… ho molto bisogno e poco tempo. Raduna gli uomini della fanteria e conducili sul versante dove si sta combattendo. Appena possibile manderò rinforzi. Puoi farcela?”.
Elia si inginocchiò e baciò la mano di Marcus. Poi si alzò e corse via5.
Marcus sospirò. “Se c’è una cosa che detesto è mandare i ragazzi in guerra. Ma questa volta era inevitabile”. Tacque un momento, poi aggiunse: “partiremo tra poco”.
Li guidò a prepararsi. Negli zaini misero poco, si avvolsero in un mantello e partirono. Marcus faceva correre il più possibile il suo cavallo.
Dovevano arrivare prima che si radunasse il Consiglio.

Cavalcavano ormai da molte ore. Il sole si abbassava lentamente dietro le montagne quando Marcus diede ordine di fermarsi.
”Questa notte la passeremo in una locanda molto vicina a little Black, la regione che hanno occupato i Maden. Domattina tenteremo di allontanarci il più possibile. Ho saputo, però, che alcune delle loro truppe circolano anche al di fuori di Little Black. Non so se riusciremo ad evitarle”.
Nonostante le parole di Marcus, Max, Nicki e Andy accolsero di buon grado l’annuncio di una sosta. Scesero da cavallo e si diressero verso una locanda dal nome “Il gatto d’oro”6. Legarono fuori i cavalli ed entrarono.
Li accolse subito l’oste, un signore di mezz’età, piccolo e grasso, con una folta barbaccia nera che gli nascondeva gran parte del viso.
“Buongiorno, miei signori! Accomodatevi!”, disse allegramente “Avete delle cavalcature?”.
Marcus rispose con un freddo cenno del capo. Max lo guardò stupito. Marcus e Sieva sembravano scrutare ogni angolo della locanda con profondo disgusto. Ma forse era solo una sua impressine-tornò a voltarsi verso il locandiere, che stava chiamando qualcuno a gran voce. “Stephaaaaaaaan! Accidenti, ragazzo! Ti sembra possibile che tu scompaia sempre quando c’è da lavorare?”.
Dalle scale arrivò trafelato un ragazzo. “Eccomi, pà”. Non assomigliava assolutamente al padre. Era alto e robusto come Marcus, ma lunghi capelli neri e profondi occhi azzurri lo facevano assomigliare straordinariamente a Christian, il quale però non mostrava di riconoscerlo. Ma quando Stephan alzò lo sguardo verso Christian gli passò negli occhi un lampo di sorpresa, e subito si girò di scatto.
“Metti nella stalla i cavalli dei signori e poi vieni a darmi una mano. Dov’è Debora?”.
A quel nome Christian sussultò. Max e Nicki se ne accorsero, ma non fecero domande.
Stephan non riuscì ad impedire che il padre dicesse l’ultima parola; gli lanciò un’occhiataccia, che peraltro il padre non avvertì e corse via.

I sei si sedettero al tavolo dove consumarono un breve pasto. Marcus e Sieva sembravano sempre meno contenti di trovarsi in quella locanda e christian continuava a lanciare preoccupati e furtivi sguardi intorno. Max, Nicki e Andy si guardarono stupiti. Nicki fece spallucce e per quella sera i tre non diedero peso alla cosa.
Finito di mangiare, Sieva, Marcus e Christian si chiusero nelle stanze, mentre i tre fratelli si attardarono per qualche minuto nel giardino della locanda.
Ad un tratto un urlo del padrone scosse la tranquillità della sera, facendo sussultare Max, Nicki e Andy7.
“Stephan e Debora! Fatemi il sacrosanto piacere di TENERE-QUELLA-BESTIACCIA-LONTANO-DALLA-CUCINA!”.
I tre si spinsero contro il muro, mentre la “bestiaccia” sfrecciava sotto i loro occhi, era una bellissima tigre bianca di non più di tre anni che appena si accorse dei tre fratelli si fermò a fissarli ringhiando minacciosa.
“Secondo voi è innocua?” azzardò Andy con un filo di voce.
“Perché non vai a chiederglielo?” ribattè sarcastico Nicki.”Ritorna in cucina, bella, su...”
“Sofia!”. Una voce chiamò la tigre dall’ombra.”Sembra cattiva, eh?ma lo diventa solo se glielo chiedo...”8
“Chi sei?” chiese Nicki.
Dall’oscurità uscì una ragazza esile, minuta, dai lunghi capelli castano chiaro e gli occhi color dell’oro9. Vicino a lei Sofia la seguiva docile, i grandi occhi azzurri che scintillavano nel buio.
“Buonasera, miei giovani signori10. Il mio nome è Debora. Sono la nipote del proprietario della locanda. Mentre voi siete...”
I tre dissero lentamente i loro nomi, ancora piuttosto sconcertati dall’apparizione di quella ragazza che sembrava essere uscita dal nulla.
Stettero molto tempo con Debora quella sera. Non sapevano perché, ma la ragazza gli ispirava n completo senso di fiducia, tanto che non c’era motivo di tenerle nascosto nulla.
Le raccontarono il perché della loro presenza in quel luogo. Ad ogni farse Debora rispondeva con un breve cenno del capo, come e sapesse già tutto.
Quando i tre ebbero finito di raccontare, Debora sospirò.
“E’ tanto tempo” mormorò “che sento parlare dei tre figli del nostro re, ma ne sapevo molto poco, meno che fosse un mito, una favola.”
Tacque. Guardò i tre lentamente, uno ad uno.
“Conosco Christian” riprese “da quando sono bambina. È grazie a lui che anche in questo piccolo paese di confine riesco a ricevere notizie del regno”.
Andy notò che dicendo il nome di christian, Debora si era incupita. Cercò il suo sguardo e le rivolse uno sguardo interrogativo.
Debora sospirò, chiuse gli occhi e chinò la testa11. poi dopo un attimo, guardò i tre e cominciò a parlare.

“Conosco Christian da sempre, fin da quando ero bambina. Mio zio, suo padre e mio padre si conoscevano molto bene ed erano molto legati. Quando mio padre e mia madre morirono, io e mia sorella Elaine eravamo molto piccole, e lui non aveva più di dieci anni; andammo a vivere con gli zii e Stephan, restando sempre in contatto con Christian e la sua famiglia.
Quando scoppiò la guerra, nostro zio preferì allontanarsi da Moonlight’s End, poiché sua moglie era...beh, era una Maden”.
I tre fratelli si guardarono per un attimo, molto imbarazzati, ma Max scosse la testa, dando a intendere che non cambiava poi molto. Gli altri fecero un cenno di assenso e Debora riprese a parlare, chiaramente molto sollevata.
“Quando Chris divenne maggiorenne, entrò nell’esercito di Rednor, quindi naturalmente non riuscì più a venirci a trovare. Elaine, però, era fidanzata con Chris e non riusciva a sopportarne la lontananza. Così, nonostante le sue continue raccomandazioni di non venire a cercarlo per non finire nei guai, Elaine decise di ritornare in città. Allora le dissi chiaro e tondo che non l’avrei lasciata andare da sola e nonostante i suoi decisi rifiuti, alla fine partimmo insieme per Moonlight’s End.12 Riuscimmo a stare nascoste per parecchio tempo, nonostante il fatto che Chris e Elaine si vedessero quasi tutti i giorni. Ma una sera, dei soldati di rednor li scoprirono insieme13, li catturarono e li sbatterono nelle prigioni della fortezza. Chris, grazie anche alla sua posizione e alla sua amicizia con Marcus, fu liberato di lì a pochi giorni14. Allora corse da me, mi fece allontanare subito dalla città e tornare da mio zio. Poco dopo, riuscì a far fuggire elaine, che naturalmente non poteva più ritornare da noi. Allora con l’aiuto di Sieva la nascose in uno dei paesi a nord-est di merion, sotto falso nome. Mio zio e Stephan non nascosero la rabbia contro Chris (a Andy tornò in mente l’espressione di Stephan quand’erano arrivati)15, quindi anche oggi riesco a vederlo poche volte. A Chris questa cosa è costata molto. Tutta la carriera fatta fino a quel giorno si distrusse in un attimo, e venne anche allontanato da Moonlight’s end per alcuni mesi... solo grazie a Marcus e a Sieva è riuscito a tornare quello di una volta... se così si può dire. La ferita del ricorda gli brucia ancora dopo anni, e ancor di più il non poter vedere Elaine e le pochissime informazioni che riceve raramente da Sieva”. 

Debora smise di parlare. Nel silenzio si sentiva solo il debole frusciare della coda di Sofia contro le sue vesti. Poi Debora si alzò.
“Vi auguro una buona notte,miei giovani signori” disse, e scivolò via, verso le ombre che cominciavano a contornare la locanda16.


Nda
1. ...devo commentare?
2. Come vedete, il segmento a si interseca con la retta s, per cui abbiamo bisogno di calcolare l'angolo...
3. ...ai confini cosa?
4. Giochino: leggete la frase senza respirare.
5. BOM, un esercito affidato a un ragazzino. Festa. A parte il fatto che sembra una scena de Il Padrino...
6.  LO SO che è un nome pirla, ma viene da una specie di GdR che avevo fatto in oratorio... quindi è uan specie di omaggio. Come sono carina.
7. Notare, prego, la mia passione per i sinonimi. I tre fratelli, i tre ragazzi, i tre giovani... no, MAX, NICKI e ANDY.
8. Aaaah beh, bom, allora SI' che siamo tranquilli, adesso.
9. La mia prima Mary Sue *______* (attimo di commozione solenne)
10.  
Si parlava del repertorio pirla.
11. Solo a me sembra un esercizio di joga? Ora, allungate il collo e portate il braccio detro all'altezza della spalla...
12. Per la serie, il reggimoccolo.
13. ...NON entriamo nei dettagli.
14. Ah, la sottile linea tra i raccomandati e i traditori!
15. Ovviamente Christian può valicare la soglia della locanda senza essere nè riconosciuto nè cazziato. E soprattutto, tra tutte le locande che c'erano... QUELLA? o_ò
16. *balla di fieno che rotola* 

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Capitolo 3
*** SiaMo Nei Guai. ***


AVVERTENZA: alto livello di demenza cosmica. Sì, peggio degli scorsi capitoli.


SiaMo Nei Guai.1

 

La mattina arrivò presto, rapida e silenziosa.
Max fu il primo dei tre a svegliarsi. Scosse piano i fratelli2 e scese le scale; ad aspettarlo seduti c’erano già Marcus, Christian e Sieva.
“Buongiorno” riuscì a sbadigliare e prese dalla tavola un pezzo di pane e miele.
“Ciao Max” lo salutarono gli altri “Andy e Nicki?”.
“Arrivano”, rispose Max, appoggiano la testa sul tavolo.
“Max, stai bene?” chiese Marcus.
“Sì. È solo che non ho dormito molto stanotte”. Ma non era quello. Era il senso di una minaccia incombente3.
Tentò di togliersi dalla mente quel pensiero e si raddrizzò, mentre arrivavano Nicki e Andy.

“Ciao gente” salutarono allegramente”tutto bene?”. Sembravano già aver dimenticato tutto, ma Max sapeva che lo dicevano per non insospettire gli altri.
Non poté fare a meno di sorridere, seppure con un sorriso triste.
“Sbrigatevi a far colazione, poi prendete le vostre cose e tornate giù. Veloci! Veloci!” ordinò Sieva.
Nicki e Andy scattarono scherzosamente sull’attenti, finirono in fretta la loro colazione e corsero via. Max li seguì.

Poco più tardi i tre scesero, pronti per raggiungere il castello di Lauren.
“Come vi ho spiegato” disse Marcus “ il prossimo tratto è il più pericoloso. Drappelli sempre più numerosi di Maden circolano nei dintorni e non aspettano altro che catturare e far sparire dalla faccia della terra chiunque non sia dalla loro parte. Eviteremo in tutti i modi di scontrarci con loro; ad ogni modo state attenti e tenete le armi a portata di mano”.
Andy strinse l’arco tra le mani socchiuse gli acuti occhi da Elfo4. Avrebbe giurato di sentire qualcosa passare incredibilmente leggera tra la boscaglia, ma ancora una volta non diede peso alle sue impressioni.

Cavalcarono per molto tempo senza che niente nei dintorni si facesse vedere.
“Forse i Maden si sono dimenticati di noi” suggerì speranzoso Nicki.
“Non ci contare” disse aspro Sieva “ricordatevi chi siete”.

Passarono lenti ancora alcuni minuti, poi Sieva si fermò all’improvviso.
“Sieva...?” cominciò incerto Andy, ma con un brusco cenno del braccio Sieva lo zittì.
“Smontate da cavallo. Subito”5.
Perplessi, gli altri ubbidirono.
Sieva si volt6 lentamente.

“MAX GETTATI A TERRA!” urlò, lanciandosi verso di lui. Non fu abbastanza veloce. Una freccia destinata a Max colpì Sieva, ferendogli profondamente il braccio. “AAARGH!”7
Sieva e Max caddero a terra. I cavalli, spaventati, fuggirono8.

Dal sentiero apparve all’improvviso un drappello di Maden.
“Catturateli” ordinò, con un tono che non ammetteva repliche, quello che sembrava il capo.
“TU!” urlò Marcus.
“Marcus...ma che piacere. PRENDETELI! LI VOGLIO VIVI!”.
Né l’abilità di Marcus né il coraggio di Christian riuscirono a fiaccare la resistenza dei Maden.
Uno di loro si lanciò su Max; Christian lo spinse via, ma prima di finire nel precipizio, il soldato fece in tempo a trascinare con se anche Max. “NOOOO!!”
Un colpo dell’elsa di una spada mise fine al grido di Christian. Anche lui cadde a terra.
“Bene... sembra che ci siamo liberati di uno dei figli di Raul” disse ridendo il capo. Una risata senza gioia9. “Alla fortezza” ordinò.

Era ormai sera quando Max si risvegliò. Aprì gli occhi e provò a rialzarsi. Ci mise qualche minuto a capire dove fosse. Poi si girò e vide accanto a se il corpo senza vita del soldato maden.
Con un brivido di orrore si alzò di scatto10, scivolò sul terreno pietroso e cadde a terra qualche metro più in là.
Il suo respiro affannoso riempì l’aria che lo circondava. Si guardò intorno. Chilometri di foresta si stendevano davanti a lui. Guardò la rupe dalla quale era caduto: risalire era impensabile tanto quanto inoltrarsi nel bosco.
Prese a camminare tenendosi vicino alla roccia, sperando di trovare un punto meno scosceso.
All’improvviso sentì qualcosa muoversi. Fissò l’oscurità davanti a lui ma non vide nessuno. Eppure, quel sibilo tra i rami continuava, facendosi sempre più forte.
Poi scomparve. Max lanciò un’occhiata tra le foglie. Niente che potesse far rumore, tranne il sibilo del vento.
Mosse nervoso qualche altro passo, sfiorando con la mano il costone roccioso.
Ancora il fruscio riprese, accompagnato questa volta dallo scintillare di occhi.
Poi dal fogliame uscì una tigre. Una bellissima tigre bianca di non più di tre anni.
Il volto di Max si aprì in un debole sorriso. “Sofia” chiamò.
Ma la tigre continuava ad avvicinarsi ringhiando. Per niente rassicurante11.
“Sofia! Sofia! Sono io, Max! So...” Le sue parole furono interrotte da due mani che si strinsero intorno alle sue spalle. Max si girò di scatto. Dietro di lui c’era un uomo, vestito di una lunga tunica viola-blu12. Il volto non si vedeva, nascosto completamente dal cappuccio.
Per nulla rincuorato dall’improvvisa apparizione, Max tento di scappare.
Lo sconosciuto non gliene diede il tempo. Sibilò “fermo” e Max si sentì graffiare il viso da qualcosa di molto affilato. Max sbianco, ma prima di cadere a terra gli risuonò in mente quella parola. Fermo... fermo... quel tono... lo aveva... già... sentito. Cadde a terra.
Lo sconosciuto nascose nella manica un piccolo, sottile pugnale d’argento. Prese Max tra le braccia, montò a cavallo e scomparve nel buio. La coda della tigre ebbe un guizzo13, prima che lei si mettesse a correre nel folto della boscaglia.

I cinque furono portati nella fortezza e gettati con malagrazia in una delle stanze. Sulle pareti troneggiavano arazzi ricamati con cura certosina; per il resto la stanza era completamente vuota, fatta eccezione per un immenso scranno verde scuro posto al centro della sala.
Ben presto la porta si aprì di nuovo, per lasciar entrare delle strane figure incappucciate vestite di un abito color viola-blu. Dietro di loro apparve un uomo, che subito riconobbero come il capitano delle guardie che li aveva catturati. “E’ il capitano delle guardie di little Black” sussurrò Christian.

Un raggio di sole gli disegnò un riflesso dorato sui lunghissimi capelli castano chiaro che portava legati dietro la testa da un fermaglio d’argento. Fece segno a tutte le guardie di allontanarsi,tranne a una, che indietreggiò fino alla parete dietro i cinque, senza perderli di vista.
L’uomo scrutò Andy e Nicki e sorrise. Poi si girò verso Marcus, e il suo sorriso si allargò.
Andy si voltò verso Marcus, che stava guardando il capitano delle guardie con un profondo disgusto dipinto sulla faccia.
“Marcus” disse senza smettere di sorridere il capitano “non si salutano più i vecchi amici?” “SERPE!” urlò Marcus, tentando disperatamente di liberarsi dalle corde che lo legavano,senza riuscirci. L’altro scosse la testa. “Un animo ribelle fin da giovane, vero?” Lo colpì con uno schiaffo, mandandolo a sbattere contro il pavimento di pietra14. Nicki e Andy sobbalzarono. Si girarono verso sieva, sorpresi che non avesse detto nulla. Ma Sieva  rannicchiato tramava, con la testa poggiata sulle ginocchia. “Sieva?” sussurrò Andy. Sieva non rispose. Si limitò a voltare la testa e a rivolgergli uno sguardo vuoto. Andy si rigirò in fretta verso Marcus, che si era rialzato con uno sguardo feroce negli occhi. Inaspettatamente il capitano delle guardie si chinò e strinse con le mani le spalle di Marcus che non fidandosi per nulla tentò di divincolarsi. Il capitano, per tutta risposta, si limitò a stringere la presa.

“Guarda la luna, lupo”15.
A quelle parole sul viso di Marcus si disegnò un’espressione stranissima; l’ombra di un sorriso, colta solo dal capitano delle guardie, passò nei suoi occhi.
Poi si voltò e fissò risoluto il pavimento, incurante degli sguardi dei suoi compagni.
Il capitano delle guardie si rialzò. “Portali via” ordinò alla guardia e senza aggiungere una parola uscì dalla stanza.
La guardia portò i cinque in una cella, chiuse la porta e si allontanò di qualche passo, stando di guardia. Marcus evitava lo sguardo dei compagni che non capendoli suo improvviso cambiamento tentavano di parlargli. L’unico a non fare domande era Sieva, che stava sempre peggio. Marcus gli aveva rivolto una sola occhiata e si era girato senza dire niente.

Passarono minuti,ore, poi si sentì rumore di passi. Un breve scambio di battute e il capitano delle guardie aprì la porta della cella. Lui e Marcus si guardarono e, senza dire una parola, Marcus gli andò incontro e lo abbracciò. Si girò verso gli altri che lo fissavano con la bocca aperta dallo stupore e gli fece cenno di seguirli.
Risalirono gli stretti passaggi che portavano al portone d’ingresso.
Il capitano delle guardie scambiò due parole con l’uomo di guardia alla porta, che non sembrava per niente soddisfatto di lasciar allontanare il suo capitano con cinque prigionieri. Tuttavia, l’autorità del capitano valse a convincerlo, e i sei si allontanarono.

Dopo alcune ore si fermarono; il capitano delle guardie si guardò intorno, poi si girò verso Marcus, che annuì. “non potevo parlare prima, perché se le guardie avessero sentito, Darim“ e accennò al capitano “avrebbe fatto una brutta fine”.
Si sedette e appoggiò la schiena al tronco di un albero.
“Quando iniziò la guerra, Darim occupava uno dei più alti posti di governo. Un giorno però non riuscimmo più a rintracciarlo: era scomparso dalla regione. Qualche tempo dopo finalmente lo trovammo: si era venduto al nemico, era diventato capitano delle guardie di Little Black. Ovviamente non era vero, altrimenti non l’avrei seguito senza ribellarmi” aggiunse poi, cogliendo l’espressione sui volti dei tre fratelli16
“Avete sentito la frase che Darim mi ha rivolto? Prima che se ne andasse, noi due eravamo amici. Ci eravamo promessi che quella frase l’avremmo pronunciata solo quando uno di noi si sarebbe dovuto fidare anche se tutte le cose fossero state contro all’altro per il comune buonsenso...” “Marcus” sussurrò Darim prendendolo per un braccio “i figli di Raul sono tre...”
“MAX!”17 urlarono all’unisono gli altri; le emozioni di quelle ore glielo avevano fatto dimenticare. “Non urlate, cribbio!”18 sibilò Darim “Ricordatevi che se scoprono che sto facendo il doppio gioco facciamo tutti una brutta fine19. Dove avete visto Max per l’ultima volta? Oh, no” disse poi “è dove vi abbiamo catturato?”
Marcus, in silenzio, annuì. “i Rinnegati” “Sì, Marcus. E prega che non l’abbiano ucciso subito”. Senza dare spiegazioni ad Andy e Nicki, Darim e Marcus si allontanarono velocemente, facendo cenno agli altri di seguirli.

Poco dopo arrivarono alla stessa locanda dove si erano fermati la sera prima. Marcus bussò.
“Chi è? Non apro a nessuno a quest’ora di notte, quindi potete tornare da dove siete venuti!” urlò l’oste, aprendo la porta armato di bastone.
“Abbassa la voce e facci entrare. Sono Marcus, il capitano dell’esercito di Rednor” “Già, e io sono uno scoiattolo ballerino20! Via di qui!” ribattè l’oste agitando il bastone.
Sospirando, Marcus gli mostrò un medaglione che portava appeso al collo. Appena lo vide, l’oste impallidì e balbettò:”Oh, mi... mio signore, vi prego di perdonarmi.... i-io non potevo immaginare...” “Non devi scusarti. Facci entrare, abbiamo bisogno di un alloggio fino a domattina”.
Tutto cerimonioso, l’oste li guidò dentro la locanda, chiese se avessero bisogno di qualcosa e poi si allontanò, lasciando sul tavolo la lanterna accesa.

Marcus mise le mani intorno alla fiamma, schermandone la luce, e cominciò:”Se  Max è finito nelle mani dei Rinnegati è davvero nei guai. I Rinnegati sono un gruppo di anarchici, staccatosi all’inizio della guerra dal corpo delle guardie di Little Black. Non sono un effettivo pericolo per Rednor o Merion, ma ogni tanto qualcuno sparisce e non torna più indietro”.
“Non sono un effettivo pericolo, Marcus” lo interruppe Darim “ma se lasciati fare sono la morte per chiunque li incontri21. Per questo...”
All’improvviso la porta si aprì, e la soglia venne oscurata dalla sagoma di un uomo incappucciato, che teneva tra le braccia un ragazzo privo di sensi. Entrò nel fascio di luce della lanterna, che gli illuminò il volto seminascosto sotto il cappuccio. “Stephan?”
Darim si alzò e corse incontro a Stephan, che gli mise tra le braccia il ragazzo.
“Dove l’hai trovato?” “Ad est, sulla via della fortezza”. Darim si voltò verso gli altri. “Andy, Nicki” disse rivolto ai due fratelli “Max è salvo. Stephan...”
Andy e Nicki non stettero a sentire altro; balzarono in piedi e corsero verso Max, che Darim aveva adagiato su di una panchina vicino alla porta. “Max! ma cos’ha?” chiese Nicki, tentando di svegliarlo. “Dovrebbe essere solo addormentato” Stephan annuì.
“Penso che vi dobbiamo delle spiegazioni” disse Darim. Si sedettero intorno al tavolo.

“Tempo fa, ho conosciuto Stephan. Sapevo che era... che era... beh” esitò, guardando incerto Stephan. “Puoi dirlo benissimo, Darim. Io sono un mezzosangue, mia madre era una Maden”.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Darim riprese. “Sua madre era una bravissima persona, comunque22. Quando sono "passato al nemico" ho passato un buon periodo a conoscere bene Little Black e i suoi confini. Dopo un po’ di tempo, mi hanno nominato capo delle guardie23. Avevo bisogno di una persona fidata che non fosse di Rednor. Allora ho spiegato tutto a Stephan; fortunatamente, ho ben riposto la mia fiducia. Così Stephan, travestendosi da guardia di Little Black, è riuscito perfino ad intrufolarsi tra i Rinnegati. Sembra impossibile, ma lui ce l’ha fatta24”.
Andy e Nicki guardarono ammirati Stephan25. Nel frattempo Max si era risvegliato, ed era stato esso al corrente degli ultimi avvenimenti.“Possiamo riposare qui  questa notte” disse Marcus “Ma domani dovremo essere assolutamente al Consiglio”. Darim annuì. “Porterai un mio messaggio, Marcus. Sono a conoscenza di alcuni spostamenti dei Maden, non posso lasciare Little Black.

La mattina dopo partirono. Darim e Stephan ritornarono a Little Black.
Max, Nicki e Andy si erano domandati come li avrebbero accolti se fossero tornati senza prigionieri. “Non vi preoccupate, dirò che vi ho affidati ad un manipolo di Hastfield26. Siete prigionieri preziosi...”
Prima di partire, Stephan si era offerto di accompagnarli fuori dai confini, ma Marcus aveva deciso che potevano andare soli, e lui non aveva insistito.
Camminarono a lungo quella mattina, fortunatamente senza incontrare altre guardie. Alla sera, si fermarono appena dentro i confini di Merion.
Marcus accese il fuoco e si offrì per il primo turno di guardia. Tutti si addormentarono, tutti tranne Max che si alzò e si mise vicino al fuoco.

“Non dormi, Max?”
“Non... non ho sonno... stavo pensando...”
“C’è qualche problema?”
“No... beh, quando siamo andati alla locanda, ho notato che tu e Sieva non sembravate per niente contenti di fermarvi lì. E anche quando Stephan si è offerto per accompagnarci, voi avete rifiutato... piuttosto... bruscamente”.

Marcus sospirò. Si voltò verso Sieva addormentato e lo guardò con una strana espressione negli occhi. “Penso di doverti dire una cosa, Max”.

A quell’improvviso ricordo gli occhi di Max si riempirono di lacrime. Fortunatamente, Nicki e Andy si erano già riaddormentati. Max chiuse gli occhi e nascose il viso tra le mani.

“Quando ero piccolo, la mia famiglia era in stretti e ottimi rapporti con la famiglia di Sieva. Quando durante la guerra morirono i miei genitori, Lauren mi accolse in casa sua come se fossi suo figlio. Crebbi come fratello di sieva, ma un giorno, quand’ero ormai maggiorenne, Raul mi richiamò a Rednor, per ricoprire la carica di mio padre, suo vice e comandante dell’esercito.
Quando la guerra cominciò a prendere una brutta piega27, Lauren preferì allontanare dal castello la sua sposa, accompagnata da Sieva e dalle guardie.
Dei locandieri al soldo dei Maden gli tesero un agguato; una guardia e Sieva riuscirono a trarsi in salvo, ma sotto i loro occhi vennero uccisi nostra madre e tutte le altre guardie, senza che potessero fare nulla per salvarli”.

Marcus smise di parlare. Fissò il fuoco per un minuto, poi si girò verso Max.
“Quando morì quella che anche per me era una madre, tutto il mondo ci è caduto addosso. Ora capisci, per noi non è facile nemmeno vedere dei locandieri. Sieva però non ha mai voluto la compassione di nessuno, nemmeno del suo migliore amico... e fratello”.

Queste parole fecero capire a Max che non ce ne sarebbero state altre.
Si alzò, andò vicino a Andy e Nicki e di lì a poco si addormentò28.


Note
1. ...ma non mi dire!
2. ...che lo mandarono immediatamente al diavolo.
3. Il ragazzo porta rogna. Mark my words.
4. ...da ELFO? o_ò 
5. Bom, when in danger....
6. ...con una dispersione di calore pari al 10%...
7. AAARGH. Segnatevelo. Quando uno è colpito da una freccia, dice 'AAARGH'.
8. STUPIDE BESTIE! èwé
9. Che uomo di buon cuore.
10. Uno si rompe l'osso del collo, l'altro non si fa un graffio #coerenza
11. EH! Direi!
12. Che fa fessscion, silenzio.
13. ...un cosa?
14. Ad uso e consumo della guardia, ovviamente. Che poi potesse evitarlo... oooh beh.
15.  ...no, non ce la posso fare.
16. Per la serie: 'MA NOI CI FIDAVAMO DI TE!'
17. Ehilà! Che amore fraterno!
18. SILVIO *_* Questo è Silvio Berlusconi. Non so se ridere o se piangere.
19. E daje.
20. Metafore da oste.
21. AAAH, beh, alloooora, tutto grasso che cola!
22. Just saying, se qualcuno si fosse perso le puntate... Son tutti dei grandissimi stronzi, MA lei era un brava persona.
23. Fulminante carriera! Quando si dice homo novus...
24. Amaro Montenegro. Sapore vero.
25. Per la serie: FIIIIIICO *_*
26. Pieno così di manipoli di Hastfield, che è miglia più a nord e ha a dividerlo da Little Black un'enorme regione avversaria...
27. E daje con la stireria.
28. BOM, e dopo la favoletta della buonanotte si addormenta come un pupo.

Stay tuned! XD 

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Capitolo 4
*** aLLa foRteZZa di LauReN ***


aLLa foRteZza di LauReN1.

Il giorno dopo ripresero il cammino e dopo alcune ore arrivarono alla fortezza di Lauren. Un immenso giardino, con alberi di ogni specie, si stendeva davanti a loro. Ed era lì che, nascosto dalle piante, si ergeva il castello. Un enorme ed imponente portone faceva ora da ponte sul fossato. Lontano, su uno dei torrioni, una delle guardie suonò tre volte il corno.

I sei videro uscire dalla porta un uomo con il suo seguito di guardie e consiglieri. Marcus gli corse incontro. “Papà!” “Marcus!”. Lauren abbracciò suo e si girò sorridendo verso gli altri. “Max, Nicki, Andy” disse allora Marcus “questo è re Lauren”2. “Sono contento di vedervi” disse Lauren senza smettere di sorridere “Sieva?” chiese, cercando con lo sguardo l’altro figlio. “Sieva, ragazzo mio! Sieva?”. il principe Elfo avanzò di qualche passo. Era di un pallore spaventoso, e si teneva stretto il braccio. “Sieva? che cos...” Sieva cadde privo di sensi tra le braccia del fratello. Lauren gli prese la mano e gliela tolse bruscamente dal braccio, che riportava una ferita dal colore decisamente poco incoraggiante. “La freccia!” gridò Andy, ricordando improvvisamente “Marcus, la freccia dei Maden...” “... è una freccia avvelenata” completò Lauren “Svelto, Marcus, portalo nel castello!”.

Ore più tardi, Sieva giaceva ancora privo di sensi nella sua camera, vegliato continuamente da Marcus e Lauren, mentre gli altri comminavano irrequieti nei corridoi del castello. Purtroppo gli eventi incalzavano e il poco tempo a disposizione convinse Lauren a riunire il Consiglio, formato dalle delegazioni dei diversi paesi. Entrando nella sala, Max, Nicki e Andy si guardarono intorno.

Non erano in molti: oltre a loro c’erano alcuni Elfi e Uomini, tra le guardie e i comandanti d’esercito.

“Uomini di Rednor” esordì Lauren alzandosi in piedi “ed Elfi di Merion, siamo qui oggi per decidere come combattere definitivamente le invasioni dei Maden. Da venti anni ormai continua questa guerra; Rednor ha perso il comando di Raul, caduto in un’imboscata, ed ora il potere è affidato a Marcus. Ma la forza di Rednor va assottigliandosi sempre di più, e fra non molto il regno degli Uomini dovrà arrendersi al potere di Hastfield. Esiste un solo modo perché questo non avvenga, un ultimo, disperato tentativo. Signori, abbiamo tra noi i diretti discendenti di Raul, i principi di sangue Elfo che salveranno Rednor. Li enumerò lentamente. “Max, Andy e Nicki”.

Lauren tacque. Uno stupito mormorio si alzò, seguito da fugaci occhiate ai tre fratelli.

“Marcus, ti cedo la parola” disse Lauren. “Cavalieri delle Terre Libere”, disse Marcus, interrompendo il brusio di voci. “Come re Lauren ha detto, re Raul è costretto prigioniero nella fortezza di Rednor. L’unico modo di salvarlo è farlo liberare da persone che abbiano un motivo valido e sicuro per farlo. Per questo io, mio fratello Sieva e il nostro amico Christian abbiamo cercato i figli di Raul, che volontariamente accetto la loro missione e sono consapevoli dei pericoli. Insieme a loro andremo nella terra dei Maden per un tentativo di liberare Raul. Il vostro compito, invece, sarà quello di permettere ai nostri nemici di compiere il minor numero di mosse3. Li tratterrete quanto più potete lontano dalla fortezza; avremo bisogno del minor movimento possibile intorno a noi. Gli Elfi possono trattenere l’avanzata?” “Possiamo intervenire, mio signore”.

“Questa seduta del Consiglio può considerarsi conclusa. Presto verrete convocati per decidere le modalità di difesa. Potete ritirarvi.” Tutti si alzarono, facendo un brave inchino a Lauren e Marcus, e uscirono dalla stanza borbottando perplessi sugli eventi.

I cinque compagni uscirono dalla stanza. Era ormai sera, e la luna si era nascosta nel buio. “Max, Nicki, Andy” li chiamò Marcus “andate pure a riposarvi. Per favore, Claude” disse poi al soldato in paziente vigilanza alla porta dietro la quale Sieva giaceva febbricitante “accompagna i miei giovai amici nella loro stanza. Non preoccuparti” aggiunse poi, vedendo l’espressione scettica del soldato “starò io con Sieva”.

Claude si allontanò con i tre fratelli, mentre Marcus, senza far rumore, entrava nella stanza. Avvolto nelle candide coperte, il giovane Elfo cercò con gli occhi Marcus e gli sorrise. Il fratello gli si avvicinò. Il viso di Sieva non prometteva nulla di buono. Sembrava in fin di vita. Marcus si sedette acconto a lui e gli prese la mano. “Sieva” lo chiamò “Sieva”. Sieva tentò a fatica di muovere le labbra. “M…Marcus…”.

Marcus gli strinse più forte la mano e si mise a piangere, senza impedire che le lacrime gli corressero sul volto. Perché proprio Sieva? Perché proprio suo fratello?

“Marcus” chiamò ancora Sieva. Marcus si chinò su di lui. “Cosa c’è, Sieva?” chiese, accarezzandogli dolcemente i capelli. “Cos’è… successo?”. Per un momento Marcus non disse nulla. “Niente, Sieva, niente”. Sieva strinse con tutte le forze che gli restavano la mano di Marcus. Sembrava spaventato da qualcosa. Tentò di spostarsi con uno sforzo quasi disperato vicino al fratello, che si sedette sul letto, appoggiandosi al muro. Sollevò piano il fratello fino a fargli poggiare la tesa sulla sua spalla. Mai si era accorto di volergli così bene. Lo strinse forte a sé, poi dopo alcuni minuti si addormentò. 

Marcus si svegliò presto, la mattina dopo.

Si era quasi dimenticato di avere Sieva addormentato tra le braccia. Nonostante tutto sorrise4, lo posò piano su letto e si alzò. Si lavò il viso e aprì la finestra. Il vento fresco del mattino gli scompigliò i capelli. Non doveva essere più tardi della cinque.

All’improvviso si aprì la porta. “Marcus?”. Era Lauren. “Ciao. Scusami, ma ieri sera ero piuttosto stanco… volevo vedere come stava Sieva, poi mi sono addormentato qui”. “Problemi?” “E’ sempre uguale5… ieri è riuscito a parlare…” “Cos’ha detto?” “Mi ha chiamato…mi ha chiesto cos’era successo…mi sembrava spaventato, e ho dormito tenendomelo vicino”.

Lauren si avvicinò al letto di Sieva. Era sempre molto pallido, e respirava a fatica.

“Il Guaritore?” chiese Marcus molto speranzoso. “Cynewulf?” Lauren lo disse con un tono tra l’ironico e lo sconsolato. “Non so… nemmeno lui riesce a capirci qualcosa…”.

“Puoi restare tu con Sieva, per favore?” lo interruppe Marcus. “D’accordo, ma tu…? È prestissimo, Marcus”. “Lo so. Ma non importa”.

Marcus uscì dalla camera, chiuse la porta e si mise a correre. Non si fermò finché non raggiunse la parte più lontana dal castello nel giardino intorno alla reggia di Lauren.

Si appoggiò al tronco di un albero e tentò di calmarsi, ma le lacrime ebbero di nuovo il sopravvento. I minuti passavano lentamente. Marcus si sentiva sconfitto; dopo sua madre non voleva perdere anche suo fratello…

All’improvviso un fruscio alle sue spalle interruppe il silenzio del giardino. Marcus si girò di scatto. Nessuno. Cercò per ore. Niente. Alla fine, stanco, abbandonò ogni tentativo di ricerca. Si avviò triste verso la fortezza.

Cynewulf, il Guaritore, si avviò per la quinta volta nella camera di Sieva. Entrò silenzioso come un gatto, gli occhi che scintillavano. Lanciò un’occhiata al letto dove  il giovane Elfo riposava.

“Inutile. Inutile e sciocco sperare ancora. La scienza ha fallito. Solo un miracolo potrebbe salvarlo. E quel miracolo non avviene”.

Posò una mano sulla fronte di Sieva, che scottava ancora come al solito. No, la speranza non dava il dono della sua presenza. Non l’aveva mai dato.

“Cynewulf”. Una voce, un richiamo, leggero come il vento di primavera, lo fece girare di scatto. Una giovane donna dai lunghi capelli castani lo guardava sorridendo.

“Chi siete, mia signora?” chiese il Guaritore. “Il mio nome non ha importanza6” rispose. “Sono venuta per aiutarti7. Sieva...”. Gli si avvicinò scostandogli i capelli dal viso. “Come...?” chiese Cynewulf, lasciando la frase a metà. “...lo conosco?” disse la giovane indovinando la domanda. “E’ una storia troppo lunga. Piuttosto...” e tirò fuori dalla tasca una stella di cristallo. “Bagnala con la rugiada del Giorno dei Nove e falla tenere in mano a Sieva alle dieci della sera di quello stesso giorno. Sieva guarirà”. Detto questo, sparì.

Cynewulf rimase impietrito a fissare il cristallo. Il Giorno dei Nove? Cos’è il Giorno dei Nove?

Borbottando contro le apparizioni di “giovin donzelle”8 che portavano inutili, perché sconosciuti, rimedi, uscì dalla stanza.

“Il giorno dei nove?!?” esclamò Marcus, quando più tardi venne a sapere il modo di guarire Sieva. “Ma-ma è una stupidaggine! Non si può... aah, ragioniamo, sarà una leggenda di anni e anni fa... ridicolo!” .

Nella fortezza gravava un clima pesante. Max, Nicki e Andy si sentivano piuttosto inutili. Non conoscevano il Giorno di nove (come d’altra parte nessun’altro nel castello) e nonpotevano immaginare come l’apparizione della ragazza, che per altro, dalla descrizione di Cynewulf, gli sembrava di conoscere, potesse servire a guarire Sieva. Cynewulf non riusciva a capire qualcosa, se è per questo, e viveva i suoi giorni tappato nello studio.

Il tempo passò senza che succedesse nulla, dal momento che nessuno riusciva a capire cosa fosse questo famigerato “Giorno dei Nove”. Stanca di questa situazione, un’ombra scivolò fuori dal castello, alla ricerca di una risposta che nessuno poteva dargli.

Prese un mantello,poche provviste, andando vero la luna che si stava nascondendo dietro le montagne.

Il mattino dopo, il castello si svegliò in un silenzio profondo, troppo profondo.

Lauren si alzò. Era rimasto tutta la notte a rigirarsi nel letto senza riuscire ad addormentarsi. Aveva la netta, sgradevole sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto.

Entrò nella stanza di Sieva. al solito, il giovane Elfo dormiva, il viso bianco, gli occhi socchiusi. Lauren gli andò vicino quanto bastò a sentire il suo respiro, leggero e debole. Gli accarezzò la guancia e uscì.

Andò verso la stanza di Marcus e posò una mano sulla maniglia.

Ma no, pensò, perché  disturbarlo? Era mattino presto, e la sfera rosseggiante del sole brillava  all’orizzonte, rischiarando appena il cielo. Il suo sguardo corse dalla finestra alla porta. Bussò piano. “Marcus?”. Silenzio. Forse, forse non aveva sentito. Con la mano tremante bussò un po’ più forte. niente. “Marcus?”. Il silenzio stava diventando lentamente e inesorabilmente intollerabile. A Lauren pareva di tenerlo in mano, contando nella mente ogni secondo che passava. “Marcus”. Questa volta il nome era soltanto un sussurro, quasi avesse paura di pronunciarlo più forte. aprì piano la porta. Il letto era intatto. Bah, sarà uscito9... no, perché mentirsi così? Se n’era andato. Forse per non tornare più. Forse per non vedere Sieva soffrire così. Ma perché, poi? Un fremito di rabbia gli passò il corpo. Era suo fratello, maledizione! E a lui, suo padre, non pensava? Si sedette sul letto, tenendo il viso nascosto tra le mani. Dove sei, Marcus? Dove sei? Dove?...

Le ore del mattino passarono più velocemente di quanto lauren avesse voluto. Ormai nella fortezza ci si iniziava ad accorgere dell’assenza di Marcus. Non riuscendo a pensare che altro fare, e sapendo che probabilmente non c’era altro da fare, Lauren riunì Max, Andy, Nicki e Christian. Come lui, nemmeno i quattro seppero dare una spiegazione all’improvvisa scomparsa di Marcus. “L’unica soluzione possibile sembra quella di andare a cercarlo” disse Nicki esitando, come se nemmeno lui fosse davvero convinto delle sue parole. “No” disse lauren scuotendo la testa.”da quando vive con me , non l’ho mai visto prendere una decisione avventata. È probabile che lui sappia già cosa fare”.10

No, pensò Max. aveva osservato Marcus in quei giorni. Era diverso dal Marcus che gli aveva accolti. Sembrava spento, assente; la forza e la decisione che aveva giorni prima sembravano scomparse.

Chissà dov’era, adesso...

Max stava pigramente passeggiando per il giardino. Lauren e Christian erano riuniti al Consiglio; da quando Marcus se n’era andato, le linee di difesa di rednor erano senza un capitano. Se i Maden avessero optato per un attacco, Christian avrebbe dovuto abbandonare la spedizione.

Max, come d’altronde Nicki e Andy, non si sentiva molto parte attiva della missione. Sembravano tre pacchi affidati a chi aveva più esperienza di loro11. Se le cose fossero continuate così, la loro presenza sarebbe stata inutile. Non tentando neppure di scacciare via questi pensieri, continuò a camminare. Il vento autunnale muoveva i ramni degli alberi, cosche si sentiva solo il loro fruscio  e il ritmo cadenzato dei passi del giovane. Guardando le foglie danzare davanti ai suoi piedi, Max si diresse verso il castello. Salì gli scalini a due a due e si sedette fuori dal portone.

E cosa sarebbe successo ora? Max non lo sapeva. Marcus se n’era andato, Sieva stava male, per giunta non sapevano cos’era il Giorno dei Nove. Sospirando, chiuse la finestra, si distese sul letto e dopo pochi secondi si addormentò.


NdA
1. Tra l'altro. Qualche anno dopo, leggendo La Canzone Magica di Shannara, mi renderò conto che anche Terry Brooks aveva scelto Lauren come nome di uno dei suoi personaggi *momento di autocelebrazione*
2. A questo punto, considerato che Lauren li ha accolti stile vecchia zia zitella ("Marcus, sempre in giro senza mantello prenderai freddo e guarda che capelli non sarebbe ora di tagliarli"), ci sarebbe stato bene un 'ABBELLAZIO' da parte dei fratellini. Grazie al cielo se ne sono stati zitti.
3. Sembra una partita a scacchi.
4. MASSI', bom, sta solo tirando le cuoia, d'altronde...
5. E queste toccanti considerazioni ontologiche, dove le mettiamo?
6. E daje. Nessuno in questa storia dice come si chiama, MA nonostante tutto tutti si fidano di tutti, specie se sei figo/a. Amen.
7. E ringraziate che non abbia scritto Telin le thaed. Avrei potuto farlo.
8. ....no, non commento. Rimando alla nota 2 del capitolo 1.
9.  Al diavolo il lessico aulico.
10. Chiaramente. C'è una guerra, il comandante in capo scompare... però SA cosa fare.
11. EEEEH! E finalmente se ne accorge qualcuno! \0/ 

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Capitolo 5
*** 5. iL GioRNo dei NoVe ***


iL GioRNo dei NoVe.

Erano passate delle ore quando Marcus si ritrovò lontano dalla fortezza. Uno degli affluenti del Lever scorreva pigro nella penombra della sera. Marcus si lasciò cadere sfinito sulle rive del fiume. L’ultimo raggio di sole venne a giocare coi suoi capelli, poi se ne andò.  Marcus provò a mangiare qualcosa, accese un debole fuocherello e gli1 si raggomitolò accanto, pensando.

Forse era stata la più grande sciocchezza che avesse fatto in vita sua: due regni avevano bisogno del suo aiuto e lui se ne andava in giro a cercare una cosa che probabilmente non esisteva2.

Improvvisamente sentì un rumore dietro di lui. Balzò in piedi e si guardò intorno. Ad un tratto scorse una figura che avanzava sempre di più e sempre più lentamente, fino a che cadde e non diede segno di riuscire a rialzarsi. Sebbene diffidente, Marcus si avvicinò e per poco non gli prese un colpo.

Era un ragazzo vestito con l’uniforme di Rednor. Sembrava fuggito da un assalto. I suoi vestiti erano laceri e sporchi, e il suo corpo riportava in più punti profonde ferite.

Elia!

Marcus aprì la bocca per pronunciare il suo nome ma non ne uscì suono. Lo prese tra le braccia, lo portò accanto al fuoco e iniziò a medicargli le ferite.

 

Quando fu mattina, Elia stava già molto meglio. Il suo respiro era tornato regolare, e il suo viso aveva ripreso il colore della vita. Più tardi si svegliò; tentò faticosamente di alzarsi ma Marcus, con un gesto fermo e gentile, gli impedì di far fatica. “Mio signore!” lo chiamò Elia, sorpreso e sollevato. Marcus sorrise: “Come ti senti?”. “Bene… meglio di prima, almeno…” “ In effetti eri ridotto piuttosto male… cos’è successo?”3.

Il sorriso scomparve dal volto di Elia. Abbassò lo sguardo.

“Non ti sto accusando, Elia. Dimmi cos’è successo”, chiese ancora Marcus. Elia sospirò.

“Quando mi avete mandato sul versante orientale, ci hanno teso un agguato. Abbiamo tentato di difenderci, ma i nostri sforzi non sono valsi a nulla… Quasi tutti sono morti, io e pochi altri siamo riusciti a salvarci, ma poco dopo sono rimasto solo…”. Si interruppe bruscamente.

Tutti e due sapevano cosa comportava la perdita del versante orientale; Marcus sapeva che Elia avrebbe fatto di tutto per difendere il passo, quindi pensò bene di non rinfacciargli quella gravissima sconfitta4.

Rimasero in un penoso silenzio per un po’, finché Elia riprese a parlare: “Mio signore… perché siete qui? È successo qualcosa?”5.

Ecco, lo sapeva. Ormai doveva rispondere a quella domanda. Lo guardò con aria triste e cominciò a raccontargli quello che era successo. Si aspettava che Elia fosse ancora più abbattuto al termine del suo racconto, ma con sua grande meraviglia il viso del giovane si illuminò. “Mio signore! Io… non dovete più preoccuparvi, io so cos’è il Giorno dei Nove!”. Marcus lo fissò sbalordito. Era possibile una cosa del genere? Sieva poteva davvero guarire?

Elia estrasse dalla tasca della divisa una pergamena. Sembrava molto vecchia.

“Prima che io partissi, mia madre mi diede questa pergamena, raccomandandomi di tenerla sempre con me, perché a quanto pare era molto preziosa. Non ho mai creduto fino in fondo alle sue parole, ma ora capisco la sua importanza.”

Marcus prese in mano la pergamena: si distinguevano poche parole, scritte con una calligrafia molto elegante:

“Quando gli otto si riuniranno

per un nobile scopo

e … saranno umili

per riconoscere la loro arroganza…

otto più il gruppo…

quel giorno…

il Giorno dei Nove”

 

“Non è molto chiara, ed è anche per quello che non mi sono mai chiesto cosa volesse dire”6.

Ma Marcus capì.

 

Appena Elia fu in grado di rimettersi in piedi, lui e Marcus tornarono alla fortezza.

Marcus aveva fatto il giro del giardino per evitare che tutta la fortezza sapesse immediatamente del suo arrivo. Aprì una piccola porta che dava su un lungo corridoio. Dopo aver attraversato varie stanze e passaggi senza incontrare anima viva, Marcus e Elia si arrampicarono per una ripida scala.

“Mi dispiace farti fare tutta questa fatica, Elia” sussurrò Marcus  guardando preoccupato il compagno che cominciava a dare segni di stanchezza7 “ma non voglio che tutta la fortezza sappia del mio arrivo prima di mio padre”. Aprì l’ultima porta. Si ritrovarono in una sala illuminata dal fuoco di un camino. Un uomo era seduto al tavolo dandogli le spalle.

“Padre” chiamò Marcus. Lauren si girò di scatto. “Marcus?”.

Vedersi riapparire davanti il figlio di cui non di aspettava il ritorno due volte in così breve tempo era troppo anche per lui. Restarono immobili per alcuni secondi, finché Lauren, incapace di parlare, andò verso suo figlio e lo prese per le spalle. “Tu… tu…”

Un misto di sentimenti contrastanti esplose dentro di lui. Rabbia. Sollievo. Gioia.

“Dove sei stato?”8

 

Ore dopo, Max e gli altri erano stati chiamati da Lauren. La loro reazione era stata la stessa, e la prima domanda anche.

Marcus spiegò tutto e quando scoprirono che Elia sapeva cos’era il Giorno dei Nove esplosero in un urlo di gioia, cosa che non impedì a Lauren di rimproverare suo figlio per l’angoscia che gli aveva procurato.

Marcus stette a sentire senza ribattere; è vero, aveva agito troppo impulsivamente, ma non se ne pentiva: finalmente Sieva sarebbe guarito.

 

Il giorno dopo un messaggero partì dalla fortezza per raggiungere la locanda di Debora e Stephan, che arrivarono da Lauren pochi giorni dopo. Marcus spiegò loro la situazione. Si sentiva colpevole per il modo in cui li aveva trattai… loro non ne avevano colpa…

Debora sorrise, ma Max, Andy e Nicki si accorsero che Stephan non sembrava troppo convinto.

“Stephan…?”.  Stephan annuì con un sorriso rassicurante.

Tutti sapevano che cambiare idea l’uno dell’altro… ma sapevano anche che ce l’avrebbero fatta. Per Sieva. Per tutti loro.

 

Ormai la notte era passata e i primi raggi del sole illuminarono i sette ormai uniti. Improvvisamente nicki noto uno scintillio venire dal giardino; sui rami degli alberi brillavano le prime gocce di rugiada. Max corse a chiamare Cynewulf che, per niente convinto, gli diede la stella di cristallo e li seguì in giardino.

Appena Marcus la bagnò con la rugiada mattutina, la stella prese a brillare. I sette la guardarono con un enorme sorriso.

“Grandioso!”9 esultò Andy “Cynewulf, a che ora bisogna farle tenere in mano a Sieva?” “Alle dieci della sera”. A rispondere era stata Debora. “E tu come lo sai?” e subito Cynewulf la riconobbe come la ragazza che gli era apparsa giorni prima.

“Tu-tu-tu lo sapevi… tu sapevi tutto e non hai detto niente?!?”10  esclamò allibito Marcus. “Non potevo dirtelo! Quello che hai fatto, Marcus, doveva essere spontaneo! Non potevo costringerti a fidarti di noi!”.

Marcus la guardò interdetto. Poi scosse la testa e disse: “Scusami Debora… non avrei dovuto…” “Non scusarti.  Anch’io avrei reagito allo stesso modo”. Marcus sorrise. “Grazie”.

 

Nella fortezza si era ormai diffusa la notizia del ritorno di Marcus che, per conto suo, non prestava attenzione alle chiacchiere su di lui, ma passava le ore tra la stanza di Sieva e il giardino, andando avanti e indietro come un’anima in pena.

“Calmati, Marcus! Mi stai facendo venire il mal di mare” esclamò Andy. Il tentativo di fermarlo non ebbe successo, e Marcus ridiscese per la diciottesima volta in giardino.

 

Finalmente la giornata volse al termine e i sette con Lauren si recarono nella stanza di sieva. Marcus mise la stella in mano a Sieva a la tenne tra le sue. Per qualche momento non accadde nulla ma all’improvviso la stella sprigionò una luce fortissima che li spinse tutti indietro. Poi, com’era nata, scomparve.

Marcus corse vicino a Sieva e lo chiamò. “Sieva! Sieva!”. Sieva aprì gli occhi. “Marcus?” “Sììì!!!” gridarono all’unisono Max, Andy e Nicki, subito zittiti da un’occhiataccia di Lauren11. Marcus abbracciò forte il fratello e si girò commosso verso Debora e Stephan. “Grazie… grazie… se Sieva è vivo è solo merito vostro…” “Ti sbagli, Marcus” rispose Stephan “Non è solo merito mio e di Debora, ma di tutti noi… del nostro gruppo”.

“A quanto pare” disse Sieva “sono stato incosciente per un bel po’ di tempo. Qualcuno mi può spiegare cos’è successo?”. E Marcus cominciò a raccontare…


NdA.

DITELO, che vi mancavo! Bellini, loro! *dà pizzicotti a caso sulle guance*
Dunnnque.
1.  Al fuoco. Si raggomitola di fianco al fuoco. GLI. Al fuoco. o.ò
2. Non essere così severo con te stesso, via via!
3. Ma tranquillo, stava solo per morire. Cose a caso. Tra l'altro, ero giovane e innocente *sospiro*. L'avessi scritto ora, sarebbero a limonare dietro un albero e al diavolo la guerra. Lo slash mi ha rovinato.
4. Che animo nobile! *-*
5. Daje, Sherlock, che intuito!
6. Fossi nella mamma, farei un altro figlio meno tonto a cui affidare pergamene di vitale interesse...
7. Su, su. Sei solo scampato ad un attacco che ha trucidato i tuoi, non fare il bambino.
8. Col senno di poi, una ramazza in testa ci stava...
9. Gli interventi pregnanti dei miei pg! *guarda i suoi fanciullini con orgoglio*
10. 'Dico, lo sapevate tutti... e nessuno mi ha mai detto niente?'
11. Io l'ho detto che qualcuno dotato di cervello c'è, in questo racconto... 

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Capitolo 6
*** 6. eLaiNe ***


eLaiNe1.

 
Qualche giorno dopo, Sieva fu perfettamente in grado di rimettersi in piedi2.
Ora che anche quest’ostacolo era stato superato, si sarebbe dovuto decidere come procedere.
Lauren convocò ancora il Consiglio; Max e gli altri sarebbero andati verso la fortezza di Hastfield, fino a quando Lauren e i suoi non fossero avanzati contro le armate di Burg3, nel tentativo di spingerli verso nord.
Partirono il giorno dopo, all’alba. Avrebbero dovuto camminare per molte ore prima di raggiungere il ponte sul Lever. Se ci fossero arrivati, si sarebbero trovati dentro i territori di Burg, “…e la cosa non sarà affatto semplice e priva di pericoli”4, come gli aveva ricordato Marcus. “Certo che lui sa sempre come tirare su il morale alla gente, eh?” aveva brontolato Nicki.
 
Avevano attraversato buona parte delle terre di Merino5, ormai, e tutti i paesi che avevano passato gli6 avevano accolti festosi, come se la guerra non li avesse toccati7. Il paese degli Elfi sembrava sospeso nello spazio e nel tempo, confinato in un mondo etereo e magico, eppure così forte, tanto che sembrava che nessuna guerra, né il male che veniva da Nord potesse danneggiarlo in qualche modo8.
Mentre camminava, a Max sembrava di vedere tutto scintillare nella pallida luce del mattino9.
Poi, gradualmente, il paesaggio prese inesorabile a cambiare: l’aria si faceva sempre più fredda, e le foreste e i boschi che li avevano accompagnati fin lì lasciavano il posto ai brulli sentieri e ai prati, qua e là punteggiati da sagome scure di rocce, che precedevano la catena di monti.
Per gli otto procedere diventava sempre più difficile e mentre i loro stivali scivolavano sui sassi, stringendosi nei loro mantelli camminavano contro il vento gelido.
Finalmente cominciarono a sentire in lontananza lo scorrere impetuoso del fiume Lever. Malgrado tutto, i tre fratelli non riuscirono a non sorridere. Marcus e Sieva, invece, si guardavano in giro preoccupati: in tutto il cammino non avevano visto la minima traccia di manipoli di Maden, e questo poteva essere un buon segno finché erano ancora tra i paesi di Merion, ma ora non più.
Ormai erano arrivati al ponte, che tra l’altro aveva un aspetto per niente rassicurante; tutto, vicino ad Hastfield, suggeriva un pericolo imminente10.
Cominciarono con fare circospetto ad attraversare il ponte, e quando ormai Marcus era arrivato alla fine, un rumore sospetto li vece voltare di scatto: una delle corde portanti si stava lentamente spezzando, e l’altra non era in condizioni migliori.
Gli otto si lanciarono in una corsa disperata, ma non furono abbastanza veloci: solo Marcus e Stephan riuscirono a saltare a terra, ma gli altri caddero in acqua. Sieva riuscì ad afferrare Max e a portarsi in salvo e Debora guadagnò la riva qualche metro più in là11.
 
Nel frattempo Marcus, Stephan, Sieva e Max si erano riuniti. Gi ultimi due non avevano riportato danni rilevanti, a parte essere bagnati fradici e alquanto infreddoliti12.
Dopo che si furono riscaldati, cominciarono a cercare gli altri13. Percorsero la riva in lungo e in largo14, ma di loro nessuna traccia; alla fine decisero di separarsi per cercarli nell’interno, ma non ebbero maggior fortuna: quando Marcus, Stephan e Sieva si riunirono, nessuno era riuscito a ritrovare uno degli altri. “L’unica cosa da fare” disse Sieva “è tentare di procedere verso ovest” “Rischieremmo di perderci tra le montagne” replicò Marcus “ma forse è veramente l’unica. Chiamiamo Max e procediamo. Max! Max?15 ed ora dov’è finito?” “Ci mancava solo questa” borbottò Stephan tra i denti muovendosi abilmente nell’intrico di sentieri della foresta che si stendeva davanti a loro.
Lo cercarono per ore, ma non riuscirono a trovarlo. A Marcus non rimase altro da fare se non darsi dell’idiota per non essergli stato vicino16.
 
Ore prima, Max era stato preso alla sprovvista17 e catturato dai Maden. A nulla erano valse le sue grida18: gli altri non lo avevano sentito, ed ora se ne stava chiuso in una cella della fortezza; purtroppo per lui era in una situazione disperata.
Nel frattempo, Debora era riuscita a ritrovare Nicki e Andy, a rianimarli e rimetterli in sesto quel tanto che bastava a trovare un riparo. Intanto, Stephan, Sieva e Marcus avevano rinunciato a trovare Max19. C’era di buono che Debora, poco dopo, li aveva trovati e portati da Nicki e Andy.
“Christian?”. Debora scosse la testa. Non lo aveva più visto né trovato tracce di lui.
Marcus ora era doppiamente preoccupato. Dove potevano essere finiti? Nelle mani dei Maden? In tal caso non sarebbe stata per niente una buona cosa20. Oppresso da un senso di terrore implacabile, Marcus si abbandonò contro il tronco di un albero e chiuse gli occhi21.
 
Le prime ombre della sera scivolavano sulle ombre del Lever e avvolgevano la figura di un giovane uomo abbandonato sulla riva privo di sensi. Nulla avrebbe potuto dirlo vivo se non il respiro lento e irregolare. Piano, cominciò a dare segni di vita. Tentò di aprire gli occhi e mosse una mano, ma la totale mancanza di forze gli impediva di alzarsi. Sollevò la testa per guardarsi intorno, ma solo le rocce gli restituivano lo sguardo22. Si rannicchiò tremando vicino a una roccia. Non riuscì a prendere sonno per ore, ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio e si addormentò.
 
Il giorno dopo si svegliò col sole del mattino; non che cambiasse molto, ma almeno il senso di freddo che lo aveva avvolto la sera prima diminuì23. All’improvviso sentì un leggero rumore di passi avvicinarsi. Tentò di parlare, ma non riusciva nemmeno ad alzarsi. Il rumore aumentava sempre di più, finché la figura di una giovane ragazza apparve ai suoi occhi.
Quando i loro sguardi si incrociarono la ragazza sussultò e gli corse incontro. Si inginocchiò vicino a lui e gli sollevò la testa scostandogli i capelli dal viso e Christian con un gemito si abbandonò tra le sue braccia.
 
Tempo dopo, Christian si svegliò in un mordilo letto in una piccola casa vicino al fiume. Si sentiva incredibilmente meglio, tanto che riuscì a mettersi seduto. In quel momento la porta si aprì ed entrò la ragazza che lo aveva trovato. “Non sforzarti” gli disse ”Vedo che stai meglio...” Christian annuì.
“Grazie a te”. Lei sorrise e gli diede qualcosa da mangiare posando il vassoio sul comodino.
“Come ti chiami?” le chiese Christian. “Elaine”.
Christian la fissò. No. Non era possibile. “E-Elaine?!?”24. Lei annuì. “Chris…”
Christian non riuscì a fermare le lacrime che gli scorrevano sul viso. La prese tra le braccia e la strinse a se. “Temevo di non rivederti più… mai più” sussurrò Elaine. Christian le accarezzò la guancia guardandola negli occhi. “Sarei morto se non avessi avuto la speranza di rivederti, amore mio… “. La strinse forte e la baciò, mentre le prime ombre della sera, che ancora una volta stava per prendere il posto del giorno, cominciavano ad avvolgerli nel loro abbraccio.25




NdA.

1. Ve l'avevo già raccontato da dove salta fuori 'sto nome? No? Bene, è la figlia del governatore in Monkey Island xD
2. Stava morendo, dite? SIVABBE, dettagli.
3. 
È tempo di spiegarvi il perché di questo nome. Gaethan Burg si chiama così in onore di Gaetano Burgaletta, il mio prof di matematica del liceo. LOL.
4. Ma non mi dire.
5. La nota lana fantasy.
6. ....no, dai, è un palese errore di battitura. PALESE.
7. Gli Elfi sono eterei, saltellanti e incuranti delle guerre. It is known.
8. Appunto.
9. ....non so se ridere o se piangere, a questo punto. Procediamo?
10. Stavano sorridendo fino a due minuti prima. Dettagli, again.
11. No, vabbè, ma LOL. A parte il fatto che bisogna seriamente essere degli incapaci cosmici per cadere da un ponte danneggiato a questa maniera, lo "scorrere impetuoso" di due minuti prima avrebbe dovuto annegare compagnia, armi, cavalli etc in due secondi netti. Vabbè.
12. EEEEEH, non lamentatevi, chicos, potevate finire su un sasso appuntito.
13. Qui c'è tutta l'elficità di Sieva in a nutshell. PRIMA mi rassetto, POI vediamo che fine hanno fatto gli altri pisquani.
14. E IN LARGO.
15. FUFFI! A casa, bello, dai!
16. Eh già.
17. Credo di aver usato questo termine almeno una ventina di volte a capitolo. Comunque, è SEMPRE Max che viene rapito. E mettetelo in uno zaino e non fatelo andare in giro da solo, per pietà!
18. Detto così sembra che i cattivi stessero tentando di sgozzare un maiale.
19. Il principino è stato rapito. DETTAGLI, dettagli again. Hastfield sorge su un cimitero indiano.
20. v. nota 4.
21. MA SEI UNA MEZZA SEGA, tirati in piedi e cercalo, no?! èwé
22. ........... o.o (sono gli occhietti dei massi lì intorno. Tipo la creepyssima scena di Alice in Wonderland.)
23. Personaggio ingrato. Potevo far piovere.
24. Mica capito. TRA TUTTE, proprio LEI doveva essere? Non si chiama nessun altro così in TUTTO il mondo? Bah. 
25. Voi non riuscite a vedermi ma ho una ginormica espressione da DAFAQ?! Ma che problemi avevo, all'epoca?

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Capitolo 7
*** tRadiMeNto? ***


tRadiMeNto?

Era appena sorta l’alba e Marcus e gli altri avevano preso la loro decisione: Nicki, Andy, Marcus e Stephan si sarebbero diretti verso la fortezza dei Maden per liberare Max, mentre Sieva e Debora sarebbero rimasti a cercare Christian.

Marcus e i tre partirono poco dopo. Marcus aveva già avvertito Sieva di far attenzione: di lì a pochi giorni lauren avrebbe attaccato Hastfield, e sarebbe stato l’attacco definitivo.1

Nel frattempo, dentro la fortezza, Gahetan Burg percorreva a larghi giri la Sala Celeste2, pensando inquieto agli attacchi che Lauren stava preparando. Stava scrutando cupo il soffitto che si scuriva, a dispetto del nome della sala, nell’alto della sua imponenza, quando qualcuno bussò alla porta.

“Entrate”, brontolò burg, e subito la porta si porta si aprì, incorniciando3 la sagoma di uno degli uomini di Burg.

“Arcio, mio fido capitano! Qualche novità, nei dintorni della fortezza?”4. Il capitano delle guardie annuì e mormorò qualche parola. Un fremito di collera passò sul viso di re Burg. Poi sorrise e chiese: “C’è anche Stephan tra loro, hai detto?”. Arcio annuì. “Bene” e a bassa voce cominciò a spiegargli cosa avrebbe dovuto fare5.

Dopo qualche ora, Marcus e gli altri arrivarono vicino all’ingresso della fortezza. Stranamente, e anche in modo preoccupante, non c’era traccia di maden nei dintorni. Non uno. Avevano girato con ogni precauzione tutt’intorno, ma dei soldati nemici nessuna traccia. Sembrava che la fortezza nemica fosse stata abbandonata.

“Non mi piace, Stephan… è quasi di sicuro una trappola”. “Marcus, ti do ragione, ma non possiamo tornare indietro. Non ora”. Marcus, esitante, si girò verso Nicki e Andy, che scuoterono entrambi la testa. “Non… non so cosa dirti, Marcus” disse Nicki. “Io e Andy vogliamo solo ritrovare presto max. ci fidiamo di te. Decidi tu”. Marcus si girò verso Stephan, che si strinse nelle spalle. “Decidi tu”. Marcus sospirò, e si diresse verso l’ingresso.6

Pochi minuti dopo7, Marcus e i tre erano dentro la fortezza. Si muovevano cauti nel silenzio assordante che avvolgeva le stanze. All’improvviso, il pesante portone si richiuse con un tonfo. Marcus si girò di scatto e corse al portone, ma non riuscì ad aprirlo. Dai corridoi e dalle porte arrivarono correndo decine di guardie, che in pochi secondi accerchiarono i quattro. “Bene bene bene”. Una voce fredda e crudele di scherno arrivò alle loro orecchie. Re Burg sbucò alle spalle delle guardie e arrivò sorridendo vicino a Stephan. “Stephan”. Stephan si irrigidì, ma non disse niente, fissandolo con odio. “Bravo ragazzo. Vedo che ti sei dato da fare per portarli qui”. Stephan? Andy e Nicki si guardarono. No… non era possibile… non Stephan… “Io… io non… no, non credetegli, io…” “Via, via, Stephan, non fare il modesto…” disse sorridendo Burg. “CATTURATELI! Bravo Stephan, ci sei stato d’aiuto anche stavolta…” “TU!!!” urlò Marcus ribollendo d’ira “SCHIFOSO TRADITORE!!!!” “portateli via” ordinò con voce fredda Burg. Stephan in uno scatto disperato riuscì a fuggire. I soldati si mossero per fermalo, ma Burg li fermò: “Lasciatelo andare… non riuscirà a far niente da solo…” “Ma… mio signore, non temete che possa avvertire i suoi?” “Oh no, non lo farà… non vorrà far sapere che è stato l’unico ad essere risparmiato dalla cattura”.8

Proprio mentre Burg pronunciava queste parole, Stephan correva lontano dalla fortezza, per raggiungere un bosco lì vicino dove nascondersi.

***

“Non capisco… non può essere svanito nel nulla…”

Sieva si accasciò a terra, dopo aver finito per la ventesima di ripercorrere il tratto del Lever dove poteva essere finito Christian. Erano già passati alcuni giorni, e alla preoccupazione per il ritardo di Marcus e gli altri si era aggiunta la perdita di speranza di trovare Chris.9

Debora scosse la testa: “Temo che se non si farà vivo lui, non lo troveremo mai… ma dove sarà finito, quel benedetto ragazzo…” “Forse più vicino di quanto pensiate”. Sieva e Debora si girarono contemporaneamente di scatto. Davanti a loro c’erano… “C-Chistian?” “E-Elaine?” “Oh, questa poi…” Debora corse ad abbracciare la sorella, con le lacrime agli occhi dalla felicità.10

“E-Elaine? Debora, tu-tua sorella?!?” balbettò Sieva, convinto di aver preso un colpo in testa e di avere le allucinazioni. “Non è possibile…”

Tempo dopo, i quattro erano in casa, seduti intorno al tavolo.11

Christian aveva raccontato a Sieva e a Debora come Elaine lo aveva salvato. “Incredibile”, disse per la ventisettesima volta Sieva “E’ straordinario…” “Già”, assentì Christina “Ma voi non ci avete detto che fine hanno fatto gli altri…”.

Il sorriso sparì dalla faccia di Sieva e Debora quando raccontarono le ultime vicende. “Non sono ancora tornati, e ciò non ci fa pensare che al peggio….”12

Elaine guardò prima Sieva, poi Debora, infine Christian. “Forse posso aiutarvi a ritrovarli…”

Qualche minuto dopo erano tutti sulla riva del fiume. Elaine si era chinata, aveva tracciato dei strani segni nell’acqua e ora mormorava qualche parola. All’improvviso l’acqua del fiume si sollevò a formare uno specchio, che rimase ad aleggiare a mezz’aria.

“Specchio delle Acque, ti ordino di mostrarmi dove sono Marcus, Andy, Nicki e Stephan. ORA!”13

all’ultima parola di Elaine, lo Specchio si illuminò come trapassato da mille raggi di sole e al suo interno cominciarono a delinearsi vaghe figure che presero man mano forma. “Marcus! Nicki e Andy!” mormorò stupito Sieva quando vide i loro volti nello Specchio. I tre sembravano intrappolati in un’angusta cella di pietra. “Sono prigionieri nella fortezza. Non c’è altra spiegazione. Ma Stephan?”. Lo Specchio si illuminò ancora e mostrò l’immagine di Stephan solo, disperato, rannicchiato contro il tronco di un albero chissà dove. Lo Specchio si illuminò un’ultima vota, prima di dissolversi in mille goccioline iridescenti nella luce del mattino.

***

Rincantucciato nell’angolo più buoi della cella, Max contava i secondi succedersi con una lentezza impressionante. Sembrava che i suoi carcerieri avessero deciso di abbandonarlo lì, e non era una cosa che gli risollevava il morale.

Stava giusto pensando che di lì a poco sarebbe impazzito se non fosse successo qualcosa quando all’improvviso la porta si aprì. Un soldato entrò, lo prese sulle spalle e lo schiaffò con malgarbo in una delle celle vicine, poi si allontanò.

Max si chiese perché lo avesse portato lì, ma all’improvviso qualcuno gli saltò letteralmente addosso gridando di gioia. “Max!” Max si girò e per poco non gli prese un colpo. “Nicki? Andy?!?” I suoi fratelli erano proprio lì, ed insieme a loro c’era anche Marcus.

“Marcus? Ma…ma cos’è successo?” “E’ successo che Stephan non è altro che un dannato traditore”.14

 

Intanto Stephan stava girando tra i boschi nei dintorni della fortezza, senza sapere cosa fare. Tornare indietro era impensabile, così come andare da Sieva e gli altri. Correva qua e là come in preda ad una folle pazzia.15 Non poteva parlare, non poteva scappare e per giunta correvano voci di un’imminente azione di Lauren. Era molto probabile che se qualcuno l’avesse trovato, sarebbe stato arrostito in breve tempo.16 Si lasciò cadere triste, appoggiando la schiena al tronco di un albero17, chiedendosi cosa avrebbe fatto se fosse veramente arrivato Lauren.


NdA.

1. Ecco, gioia, vedi di metterti da parte e non disturbare i grandi.
2. Tipo Zio Paperone.
3. Sto poverino si è ritrovato incassato nella porta, tipo Wile Coyote.
4. "Siediti e prendi un the. Gradisci un pasticcino?" Arcio, tra l'altro, è il diminutivo di Arcioni, mio vecchio compagno di scuola. Considerando che ho conosciuto Arcioni in... *fa i conti* prima liceo? Quinta ginnasio? insomma, questa è un'aggiunta dei miei 15 anni. Giusto per.
5. Lui SI' che è un cattivo serio! Un po' bipolare, povera gioia, ma serio: non si declamano mai i progetti malvagi ad alta voce.
6. Aò, qualcosa bisognerà pur fare, non guardatelo così.
7. Questa scena sta diventando una telecronaca di una partita di calcio. "Siamo al 70esimo minuto e Marcus avanza deciso, vede Sieva aperto sulla fascia destra, passa, Nicki avanza... ed è GOOOOOL!"
8. Che pathos signori miei che pathos.
9. Massì, suo fratello e i soci spariscono per giorni interi, ma perché mai pensare siano stati catturati? Avranno trovato coda al casello, via.
10. Ed ecco che la storia perse qualsiasi filo logico avesse mai avuto.
11. Ehm, ragazzi? Gli altri sono ancora dispersi...
12. Sè, grazie del pregnante intervento, caro. Intanto siete seduti ad un tavolo a girarvi i pollici.
13. Questa cosa mette un'ansia spaventosa.
14. Eeeeh, come la metti giù pesante.
15. Rilassati, chico, eri "rannicchiato vicino ad un albero", ti ricordo.
16. Che cosa carina :3 arrostire. Arrostire ci piace! 
17. Bravo bimbo, ascolta la tua autrice. 

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