Cosa sono io.. Un frammento di cielo?

di Maybelle91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vivere o sopravvivere? ***
Capitolo 2: *** Nightmare. ***



Capitolo 1
*** Vivere o sopravvivere? ***


Allie procedeva su un sentiero, sorridendo, perdendosi nelle tortuose vie della sua stessa mente.
Il sorriso sulle labbra non era dovuto a nulla in perticolare, a.. nessuno.
Aveva scordato come sorridere per una persona alla quale battesse il cuore quanto a lei, in quel mondo che di umano non aveva più nemmeno il nome originario.
Non si chiamava più 'Terra'.
A malincuore ricordava gli anni precedenti, mente che si offuscava, calandosi nel macabro e dolce ricordare. Odore di memorie messe li a seccare, come una rosa tra le pagine di un libro, della quale spesso si dimentica l'esistenza.. Allie era un po' come una rosa, dimenticata, ma aveva conservato la sua eterea bellezza.
Era umana, un'umana immortale, non un vampiro.. era preda, o forse carnefice inconsciamente.
6.00
La sveglia, risuona fra le pareti della stanza, lentamente Allie si alza a sedere.
Il letto matrimoniale è disfatto da ambedue i lati, ma è solo lei che durante i suoi particolari sogni si muove da una parte all'altra, anche se le piace credere che il proprio marito.. (ex?) abbia dormito la con lei quella notte.
I suoi figli sono cullati dall'alba nel loro sonno, potrebbe esserlo anche lei, è domenica mattina infondo.
Il cane, ormai vecchiotto, scodinzola stancamente.. Allie sbuffa, si toglie i vestiti lanciandoli dove capita, e nuda va in cerca della porta del bagno, sbattendo contro un paio di spigoli.
«cazzo» esclama com'è solita fare, poi lascia che i suoi bollori scemino sotto il getto getto gelido dell'acqua, il tempo perde ogni valore.. lei non è più Allie, l'acqua ha il potere di annientarla.
10.03
Sarah si sveglia e sbadiglia, le sta per dare un bacio, e la madre sta per ricambiare quando un senso di vuoto la pervade.
Guarda distrattamente negli occhi la figlia, adesso è ferma, appoggiata al mobile della cucina.. briciole di muffin sulla sua magietta, un morso..due morsi..tre morsi.
Nessuna delle due dice nulla, un gelido muro di pioggia tra loro, formato da gocce di assenza.
Non c'è posto per due in quella stanza, cosi l'adulta si alza e con una certa nonchalance esce dalla stanza, e poi dalla casa.
Fa freddo, ladies and gentlemen, ma lei con il suo perpetuo atteggiamento non se ne renderà conto. Cammina, raggiunge l'auto, entra e si ritrova le narici pervase dall'odore stantio nell'abitacolo.
Accende una sigaretta, con le labbra sporche di nicotina, lacerante il tutto.. quella sigaretta che le sta rubando un'ora di vita.
23.27
Il rumore incessante delle lanciette dell'orologio da polso risuona nelle orecchie della giovane donna, non le lascia pace, buca i suoi pensieri e inizia a ballare di una danza disperata con la sua anima. La prende a braccetto, si sente nell'aria, che s'è fatta densa.
Eppur è sola, o almeno questo crede, una certa ansia si impossessa di lei.. la spinge a guardarsi le spalle. Non è ancora tranquilla, ma con passo incerto va avanti, per quel tratto della città non illuminato.. verso qualcosa che ti trascina, a mo' di calamita, ma è cosi fottutamente pericoloso.
Lei non sa perché, semplicemente avanza, verso quel futuro cosi incerto che la ha invitata a prendere un tè caldo.. e ha cosi freddo.. le ossa le fanno quasi male, per il freddo.
Uno spiraglio di luce, un pub, sembra abbandonato a se stesso;
entra comunque.
La luce al neon è leggermente traballante, sembra la stia osservando da un cespuglio, e quando si riesce ad ottenere una certa tranquillità.. ti senti denudata, come un cucciolo senza la propria madre, dinnanzi a un cacciatore.
Sente l'alito caldo di un uomo, che con la sua mole la sta schiacciando contro il muro, nessuno corre in suo aiuto.
Quello biascica qualcosa, è sporco, il puzzo pervade le sue narici.. non osa immaginare quale parte del corpo sia ad emanare quel tanfo insopportabile.
Trattiene un conato di vomito, cerca di respirare, non può avere un attacco di panico!
Non il quel momen..
Il flusso dei suoi pensieri è interrotto, l'uomo che la aveva immobilizzata ha improvvisamente indietreggiato, alle parole cariche d'ira di un ragazzo che dice d'essere il suo compagno.
Sente due braccia forti cingerla in vita, la sta portando fuori dal locale in cui ha appena messo piede, ora sono nella macchina di lui.
Lei si lascia sfuggire un sospiro di sollievo, ma cosa le prende? Da un estreneo è passata ad un altro?
Biascica un ringraziamento quando l'uomo entra nella propria macchina appoggiandosi allo schienale e sospirando rumorosamente.
La aveva salvata, che voleva adesso da lei?
L'ansia la aveva nuovamente colta, e lui aveva girato la testa di scatto, quasi fosse stato in grando di leggere le sue emozioni.

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Capitolo 2
*** Nightmare. ***


Esitarono entrambi un secondo, prima di incontrare rispettivamente lo sguardo dell'altro, e allora fu un istante prima che si persero nell'infinito degli occhi della persona con cui condividevano quello spazio cosi ridotto.. cosi.. intimo.
Sorrisero entrambi, la flebile luce della luna illuminava i capelli neri e ramati di lei, lui era come intrappolato nel suo corpo massiccio.. incapace di proferir parola, incapace di esistere per davvero.
Fermati Allie, senti il battito del tuo cuore, nelle tue orecchie risuona.
Lei restò inerme, in quella situazione per chiunque imbarazzante, a lei ridò la vita.. quella vita che credeva aver perso con la morte di..
No, non poteva permettersi di ricordare, doveva semplicemente godersi quegli istanti, fino a che le labbra di lui non incontrarono le sue e un sottile velo di saliva li unì.
Lui la stringeva a sé, e lei non desiderava altro, come se solo a quel modo potesse sentirsi realmente a casa.
Lei era Bambi, lui era la sua mamma, poteva cullarla al suo seno.. la tranquillità era praticamente palpabile.
Poi tutto svanì nell' arco di un laconico sospiro, solo gli incubi riuscirono a salvarsi.
Lei era nuovamente a casa sua, sotto alle coperte, quelle stesse coperte roventi a volte gelide altre.. sola.
Quella solitudine che era la sua prerogativa, insaziabile sanguisuga.
Quella braccia forti se ne erano andate, e già sentiva ardere dentro lei la tentazione di alzarsi e rileggere alla nausea il bigliettino da visita lasciatole.
I polmoni atrofizzati da un sospiro gelido, era viva, nonostante tutto.
All'ombra dei sogni, si sentiva nuda, un essere evanescente perso nel buio della notte..
Chiamavano ricordi persi nella fessura di una ferita troppo profonda, incorporee sensazioni, forse si sarebbe risvegliata un giorno;
perché dagli incubi ci si risveglia sempre.
12 maggio
Faceva caldo, fin troppo per i suoi gusti.
Aveva taciuto per cosi tanto tempo..
Vide il convivente dinnanzi a lei, le sorrideva in accappatoio.
Aveva fatto male -molto male- alle sue figlie, e lei lo odiava per questo, ma ormai non sapeva come liberarsene.
Era travolta da un vento, un vento che portava con sé residui di emotività, vita frantumata dai fanti del tempo.
Parlarono a lungo, in realtà lei non ascoltava una sola parola che lui proferiva, ma lui non se ne rendeva conto e andava bene cosi.
Quanto tempo era passato da quando non doveva temere un uomo? Qualche mese?
Sembrava un eternità, tempo folle, imperturbabile scorreva nella scatola cranica di lei.. istanti.. giorni.. settimane.. mesi.
Sarebbe andata avanti cosi la situazione.. ma ancora per quanto tempo poteva sopportare i repentini cambiamenti d'umore del mostro che aveva accanto?
Per quanto tempo poteva ancora sentirsi il mostro senza aver alzato nemmeno un dito?
Tutt'altro che languido, la sbatteva contro il muro, veniva dentro di lei.. la stuprava, forse.
Ad ogni modo lei non se ne preoccupava, l'anestetico più potente era nella sua anima, irradiava luce e lui nemmeno se ne rendeva conto.
Restava il suo angelo caduto fra le macerie..
Avvolti dal calore che l'altro emanava, stretti ed abbracciati ad osservare le stelle, come lei aveva imparato fosse bene fare senza accennare all'ira che aveva frantumato su di lei fino a dieci minuti prima.. lo aveva già scordato, non le restava che una lacrima solitaria a rigarle il volto, nient'altro poteva correre in suo aiuto.
Era una chiacchierona in un branco di sordi, in fondo lo era sempre stata.
Stiamo tutti cadendo, e senza un minimo di onore. Così come tessere di un domino, una dopo l' altra. Ci avviciniamo sempre di più al limite.
Quella sottile linea in cui ci troviamo.
Tra sogno e incubo, tra paradiso e inferno, tra le verità e le menzogne.
Impalpabile, forse invisibile, quella sottile linea che scatena le nostre paure.
Che ci distrugge.

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