A Heart That Hurts Is A Heart That Works.

di Marthyisdead
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You Don't Care About Us. ***
Capitolo 2: *** Without You I'm Nothing. ***
Capitolo 3: *** Special Needs. ***



Capitolo 1
*** You Don't Care About Us. ***


CAPITOLO 1.
 
“… Everybody’s going to the party,have a real good time… Dancing in the desert,blowing up the sunshine...”
 
 
L’ennesima festa,l’ennesima birra,l’ennesima vodka,l’ennesima sbronza. Brian aveva organizzato tutto davvero così bene.
 
Musica alta,gente ai miei occhi sconosciuta che balla. Nonostante anche io avessi bevuto un po’,rimasi abbastanza lucida e sobria. Mi stavo divertendo,ed anche Lui si stava divertendo.

Continuavo a fissarLo,si vedeva,era ubriaco fradicio,non riuscivo a capire come facesse a reggersi in piedi da solo. Oops,abbracciava tutti senza un motivo,come uno stupido.

Ridevo a guardarLo,insieme a Stef che intanto si stava bevendo il suo primo bicchiere di birra alla spina di quella sera.
 
“Steve ha bevuto un bel po’ stasera,guarda lì!”,mi dice ridendo,cercando di far sì che la sua voce sovrasti la musica.
“Già… Ma guardalo come fa lo stupido… Ahahaha!” rispondo.
 
Vedo Brian,sta uscendo per andare a fumare una sigaretta,fa un cenno a Stef,come per dire:”Vieni con me,ti va?”.
Stef annuisce,poi si rivolge a me: “Vado a fumare una sigaretta con Brian,torno fra poco”.

Annuisco a mia volta,mentre continuo a fissare Steve.

E’ così dannatamente magnifico anche quando è ubriaco fradicio. Ride e scherza come un pazzo,non so quale sia il motivo,ma fa ridere anche me. Ha quel sorriso mozzafiato che ti fa dimenticare la tristezza. Mi sento una piccola,stupida,folle innamorata.

E non posso farci niente,è riuscito a prendere il mio cuore,conquistandolo con quei sorrisi,quegli occhi,quella voce,quei tatuaggi,quel suo tutto.
Dopo un po’ si accorge di me,Lo vedo allontanarsi dagli amici con cui stava parlando,farsi spazio tra la folla. Me lo ritrovo davanti,mentre finisce la sua vodka.
 
“Forrest,non ti stai divertendo per niente,eh?” rido.
“Questa festa è mitica! Peccato stia per finire,sono stato davvero bene…”
 
Proprio in quel momento,rientra Brian,che ferma la canzone,probabilmente “Beautiful Dangerous” di Slash e Fergie,ormai giunta al termine,anche lei. Prende un microfono,e attira l’attenzione di tutti.
 
“Hey gente!! Mi dispiace dirlo,ma la festa è ufficialmente finita!! Mi sono divertito davvero tanto,spero sia stato lo stesso per voi,grazie per esserci stati!!”. Sorride. Poi applausi,tanti applausi.
 
“Sicuramente Brian e Stef rimarranno qualche minuto qui,per pagare il barista e sistemare cose del genere,ti va se intanto andiamo in hotel? Mi sento anche un po’ stanco…”

“Va benissimo”. Sorrido. Sorride anche Lui. Dio mio…

Comincia a camminare,quasi cade. Per fortuna me ne accorgo prima e lo tengo,prendendo il suo braccio destro e portandolo sulle mie spalle. E’ visibilmente ubriaco ora,ed ha visibilmente bisogno di un aiuto.
 
Usciamo dal locale,camminiamo. L’aria non è fredda,si sta bene. Lo vedo alzare lo sguardo al cielo e lo sento camminare lentamente,quasi lo trascino.
 
“Uuuuh… Guarda quante steeeelle…”. Mi fa ridere. E’ talmente ubriaco che sembra non aver mai visto un cielo stellato. O forse è solo un bambino,ancora… Questo pensiero mi fa sorridere.
 
“A volte mi sembri così bambino,Forrest… Come se non avessi mai visto il cielo di notte..”
Mi guarda,come se volesse dirmi qualcosa,come se volesse rispondermi. Invece rimane muto,riprendendo a camminare.
 
“… E non chiamarmi Forrest”.
“Mi scusi,Sua altezza”.
“E smettila di prendermi in giro! Solo perché sono un po’ più ubriaco e rincoglionito del solito…”
“Giusto un po’,eh Steve?”
“Sì… Non molto… Non così tanto…” a momenti cade di nuovo. Lo sorreggo.
“L’importante è che tu ci creda…” dico sghignazzando.
 
Arriviamo finalmente in hotel,davanti alla reception.
 
“La tua stanza dovrebbe essere la 220 se non sbaglio…”
“Sì…”
“Perfetto”.
 
Presa la chiave,ci dirigiamo verso l’ascensore,destinazione quarto piano.
Una volta arrivati,lo porto nella sua stanza.
 
Entriamo,si toglie la canotta bianca.
Vedo il Suo corpo tatuato,quel corpo che tanto amo,e boh,una fitta al cuore. Massì,una stilettata in più,che vuoi che sia. Questo ragazzo mi farà morire prima o poi. Apre la porta del bagno,sento l’acqua scorrere,si sta sciacquando il viso.

E non so perché lo sta facendo. Poi torna,sfila l’iPhone dalla tasca destra dei pantaloni,lo spegne e lo posa sul comodino.

E’ ancora a petto nudo,rimango immobile a fissarLo,impotente.

Improvvisamente rivolge la sua attenzione verso me,come se si fosse ricordato che io sono ancora lì. Si sente osservato,sicuramente. Maledico me e i miei occhi,che non riescono a staccarsi da Lui. Abbasso lo sguardo,imbarazzata.

Si avvicina,avanza verso di me,deciso. Perché lo fa? Perché vuole farmi morire così?

Mi tira su il viso con due dita,appoggiandole sul mento. Mi guarda,con quei suoi occhi color del cielo,che ti fanno sentire piccola piccola,quell’oceano che è capace di farti emozionare in un istante.

Mi cinge i fianchi con un braccio,i nostri corpi sono sempre più vicini,ormai attaccati l’uno all’altro,e al solo pensiero un brivido mi percorre la schiena.
Continua a guardarmi,ma sembra che il suo sguardo sia perso nel vuoto e fisso su di me,contemporaneamente.

In un istante,non so come,le nostre labbra si uniscono,come pezzi di un puzzle,quei pezzi mancanti del puzzle.
Non riesco a capire più nulla,sento le lingue intrecciarsi,ballare una danza tutta loro.

I corpi si cercano,si vogliono.

Quel bacio sembra durare secoli,benchè sia di una manciata di secondi.
Mi morde il labbro inferiore,e mi sento in Paradiso.

Si stacca,per poi scendere sul collo,lasciare una scia umida su di esso. Sento le sue mani percorrere le mie gambe.

Il mio collo viene percorso dalle Sue labbra,mentre la mia schiena dai brividi,mentre le mie gambe dalle sue mani.
Ma so che tutto questo è l’alcool. Steve è decisamente troppo ubriaco.

E’ questo che mi fa male,potrei essere sua,potrei rimanere con Lui stanotte,persuaderLo,soddisfare quello che potrebbe essere il suo desiderio. Comincia a tirare giù le bretelline della mia canotta verde,ma… No,non ce la faccio,non posso andare avanti così.
 
“Steve… Steve,dai,è tardi e… E sei ubriaco fradicio,e poi devi andare a dormire…”
 
Si ferma. Quanto avrei voluto che tutto quello che stava accadendo avesse uno svolgimento,e magari anche una conclusione,con un bel finale,tipo le storie delle principesse.

Ma davvero,il dolore c’era,era atroce,era lì,nel mio cuoricino,che non sarebbe riuscito a sopportarlo.
I nostri corpi si sarebbero amati senza volerlo,solo per mezzo dell’alcool.

Dopo probabilmente non ci sarebbe stato nient’altro.
Metto a posto le bretelline della canotta,lo accompagno al letto. Si sdraia.

Quanto avrei voluto sdraiarmi anche io,stare accanto a Lui.

Alzo le coperte,lo copro bene,quasi volessi proteggerLo,in qualche modo,da qualcosa. Ma da cosa? Chiude gli occhi,quegli occhi. Un ciuffetto biondo,il solito ciufetto ribelle,fa capolino da dietro l’orecchio.

Glielo sposto dolcemente,andando a rimetterlo a posto,poi Gli do un bacio sulla fronte.

“Buonanotte Steve…” dico.

Devo andarmene da qui,uscire dalla stanza,ora e subito. Esco con foga,corro nel corridoio,arrivo alla mia stanza. Comincio a piangere,singhiozzare. Mi appoggio alla parete e mi lascio cadere.

Perché? Caro cuore,perché proprio Lui?

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Capitolo 2
*** Without You I'm Nothing. ***


CAPITOLO 2.
 
“… A friend in need's a friend indeed
A friend who'll tease is better
Our thoughts compressed
Which makes us blessed
And makes for stormy weather…”
 
 
 
 
Mi svegliai,leggermente infastidita da una luce fioca. Era l’alba.
 
“… Day’s dawning,Skins crawling…”
 
Rabbrividii. La canotta che indossavo era troppo corta e troppo fina.
Avevo ancora addosso gli abiti della sera precedente. Realizzai di aver dormito sul pavimento,a causa probabilmente delle tante lacrime versate.
Piano piano mi alzai,spostai di poco la tendina della finestra;era una mattina limpida.
 
“… Pure Morning,Pure Morning…”
 
Mi sdraiai sul letto,che mal di testa avevo. Sentivo ancora la musica alta,l’odore dell’alcool,la nicotina,vedevo ancora tutta quella gente sconosciuta ballare… E sentivo vivo ancora quel bacio.
Perché? Perché non riuscivo a levarmelo dalla testa? Perché mi autodistruggevo così?
“Forse è Lui stesso la mia risposta”,pensai.
Forse è quel tipo di persona per cui vale la pena vivere e morire. Chi in fondo può saperlo?
Quel che era certo era che nessuna lacrima sarebbe comparsa sul mio viso.
Un po’ mi mancava,quel pazzo scatenato. Ci ripensai,sorrisi,girangomi su un fianco.
Non volevo sentirLo,però. Chissà perché. Ho sempre detto di essere molto strana,spesso io stessa non riesco a comprendermi.
Decisi che non dovevo complessarmi,così mi alzai dal letto. Guardai l’ora,erano solo le sette del mattino. Che strano,non sono così mattiniera. Tanto vale prepararsi per la nuova giornata che ci attende.
Andai in bagno,decisi di preparare la vasca,anche se di solito usavo la doccia,per essere più svelta.
Stavolta avevo davvero bisogno di qualcosa di rilassante,qualcosa che mi facesse sentire meglio,qualcosa che mi facesse dimenticare.
Mi spogliai e cominciai ad immergermi piano nell’acqua,una volta fatto questo chiusi gli occhi,feci un grande respiro e mi immersi totalmente nell’acqua. Restai così per una decina di secondi,poi tornai su. Mi sentivo meglio,era come se avessi fatto scivolare i miei pensieri,le mie paranoie e tutto ciò che mi faceva stare male. Come se avessi scaricato tutto questo sull’acqua. Mi sentivo libera,libera dalle frustrazioni,libera dai problemi. Sorrisi. Uscii dalla vasca,mi asciugai i capelli. Decisi di lasciarli ricci e di non piastrarli. Mi sentivo così me stessa,non volevo piastrarmi,non volevo sentirmi ancora una volta un’altra persona.
Dopodichè passai all’armadio.
 
 
“No. Non devo pronunciare la frase: “Oddio,che mi metto??”. Mi sembro Brian quando faccio così,mi sento patetica”.

Cercai in completo silenzio qualcosa di carino,stravagante,colorato.
Trovai dei leggins gialli,un lupetto nero ed un maxi-maglione arancione. Ricordai che il maxi-maglione me l’aveva regalato Stefan,per il mio compleanno. Un regalo molto gradito,l’arancione è da sempre stato il mio colore preferito,insieme al nero.
Non mi sarebbe interessato se si fossero abbinati e quanto,volevo solo qualcosa di colorato,e avevo trovato quello che cercavo.
Decisi di usare uno smalto bianco panna,smalto rubato di nascosto a quella DivaH di Brian.

Fu un’impresa ardua prendere quello smalto,non c’era un giorno che non lo metteva. Lo trovai per caso, “incustodito”, sul comodino della sua stanza d’hotel. Non seppi resistere. Ma credo che Brian ormai abbia capito che è nelle mie mani,si fida di me,non si starà preoccupando. Almeno credo …
Presi la trousse,cominciai a truccarmi,con altri colori vivaci.
Avevo quel brutto vizio di mangiarmi lucidalabbra,rossetto o burrocacao,per il semplice fatto che mi mordevo spesso le labbra. Per questo,decisi di non mettere nulla lì. Misi giusto un pizzico di fard,per far notare di meno il mio essere sempre così pallida di natura.
Gli occhi,ci persi tempo,ma li truccai con estrema cura. Volevo altri colori vivaci,misi il mascara e un ombretto turchese,molto carino.
 
Finito tutto ciò,guardai di nuovo l’orologio,si erano fatte le undici,e il sole illuminava la mia stanza,con quei suoi raggi chiari e penetranti. Accesi il telefonino,non l’avevo ancora fatto.
Oh,un messaggio. Mittente:Steve.
Non sapevo se ridere o piangere. Mi ero promessa di non piangere,non avrei dovuto farlo.
 
“Buongiorno!! Dio,che mal di testa… Non ricordo nulla di ieri,se non il fatto che mi hai accompagnato in stanza,aiutato a mettermi a letto e dato la buona notte… Tu come stai? Tutto bene?”
 
Bene,non si ricordava un cazzo. E ti pareva. Fottuto alcool del cazzo,quanto ti odio. Perché sono sempre io che devo ricordare tutto e stare male? Non bastavano i falsi amici già incontrati durante questo cazzo di cammino chiamato “vita”?. No,okay,devo stare calma. Lanciai il telefono sul letto e mi ritrovai in quell’angolino,dove mi ero addormentata la notte precedente;mi ritrovai a piangere.

E fortuna che mi ero promessa di NON piangere.

In una frazione di secondo tutto il trucco colò sul viso.
Lasciai che tutto quello per cui avevo perso un’intera mattinata si confondesse con le lacrime,che scendevano calde,silenziose,veloci,come se non vedessero l’ora di uscire.

Come spiegare quel sentimento che provavo per Lui? Come spiegare quei sorrisi da ebete che mi si stampavano in faccia quando lo vedevo sorridere,quelle lacrime di commozione che facevano capolino sul mio viso ogni volta che lo sentivo cantare e suonare con i suoi Planes o con i Placebo,quelle notti in cui ero rimasta sveglia a pensarLo perché sentivo la Sua mancanza,quei pensieri che puntualmente si affollavano su di Lui quando mi distraevo? Come spiegare tutto questo?
Era entrato nella mia vita,e l’aveva sconvolta,completamente.
Era diventato Lui la mia stessa vita.
Come se vivessi per Lui.
Come se stare con Lui fosse l’unica cosa che volevo ottenere dalla vita.

Mi strinsi in me. No,non ce l’avrei mai fatta,avrei dovuto guardarLo sempre con gli occhi di un’amica,perché Lui avrebbe fatto la stessa cosa.

Quanto avrei voluto che qualcuno potesse bussare alla porta,entrare,farmi compagnia e consolarmi,trasmettermi almeno un briciciolo di quella speranza che solo i sorrisi dei miei tre uomini,dei Placebo,della Loro musica sapevano trasmettermi.
Rimasi circa mezz’ora,credo,a piangere e fissare il vuoto. Forse stavo cercando di guardare me stessa nel profondo,chi lo sa,quando ad un tratto sentii bussare alla porta.
 
Non pensai a chiedere chi fosse,mi alzai e aprii la porta. Steve. Ancora Lui.
 
“Hey! Non mi hai risposto al messaggio e mi sono preoccupato… Ma che hai? Perché stai piangendo?”. Il trucco colato e le lacrime,era tutto così evidente… Mi passai una mano sulla fronte,perché gli mentivo?
 
“D’oh…. Non lo so,è che io… Mi fa male la testa,sono ancora stanca…”
“Allora ti lascio riposare,posso dire a Brian e Stef che tu…”
“No no,tranquillo,non dire niente… Entra pure…”
 
Non Gli lasciai nemmeno finire la frase. E’ che avevo un bisogno così speciale di Lui…
 
Si sedette sul letto,e mi fece accomodare sulle sue gambe.
Allungò una mano quanto bastava per prendere una salvietta umidificata dal pacchetto che era sul comodino.
 
“Guarda qua,tutto il trucco colato… Sono sicuro che era anche bello….” disse passandomi la salvietta sulle guance,sugli occhi.
 
Si tirò su bene a sedere,incrociando le gambe,andando a poggiare le spalle al muro. Io lo seguii,e istintivamente Lo abbracciai.
Lui ricambiò l’abbraccio,e mi strinse forte forte.

Come un padre fa con una figlia,come un fratello fa con la propria sorellina,come un vero amico fa con un’amica che ha bisogno di non essere lasciata da sola.
Sapeva che era uno dei momenti in cui ero più fragile del solito,sapeva che avevo davvero bisogno di qualcuno,sapeva che avevo bisogno di Lui,ma non sapeva che io stavo piangendo per Lui.
Restammo così,per un’infinità di secondi,prima che il sonno s’impossessasse di noi.

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Capitolo 3
*** Special Needs. ***


CAPITOLO 3.
 
Mi svegliai dolcemente,il sole stava per tramontare,il cielo era arancione,bellissimo.
Girai leggermente la testa,Steve stava ancora dormendo,sembrava sorridere.
Era così sereno,meraviglioso e tranquillo anche quando dormiva.
Mi abbracciava ancora,le Sue mani erano sulla mia pancia.
Le spostai leggermente per alzarmi e andare davanti alla finestra che dava sul balcone,volevo vedere quel paesaggio splendido,come se ne avessi un disperato bisogno.
Il tramonto è da sempre stato uno dei paesaggi più belli che abbia mai potuto vedere,uno dei momenti più belli di una giornata che abbia mai potuto vivere.
 
E’ romantico,ma riesce sempre a trasmettermi un pizzico di malinconia,forse al pensiero del Sole che,stanco,non riuscirà mai a vedere la sua amata Luna che va a sostituirlo,continuando ad illuminare le vite e il mondo.
 
Un po’ come un’adolescente ed il suo cantante preferito.
 
Quell’adolescente che non viene capita,che ama solo Lui e la Sua voce,che piange per Lui e per la Sua mancanza fisica. 
Quell’adolescente che aspetta speranzosa un Suo concerto in una città vicina,che sogna di abbracciarLo e ringraziarLo per tutte le emozioni che riesce a trasmetterle ogni qual volta si lascia abbandonare sul letto con un paio di cuffiette alle orecchie,per tutte le volte che Lui e la Sua musica ci sono sempre,quando nessuno c’è per lei.
 
Quell’adolescente che sogna tutto questo,ma che non ha una certezza.
Non sa se riuscirà mai a realizzarsi. 
E spesso si illude sognando,facendosi automaticamente del male.
Ma non le importa,e continua a sognare,perché solo nei sogni riesce a sentirsi libera,tranquilla,felice.
 
Mi appoggiai al vetro freddo della finestra,rabbrividii.
Contemplai per non so quanto tempo quello che si presentava proprio davanti ai miei occhi,persa nei miei dolci pensieri.
Fui distratta da una sensazione,sentivo delle mani cingermi i fianchi.
Steve si era svegliato ed era venuto ad abbracciarmi da dietro.
 
“Buonasera, Mr.Forrest”,dissi sorridendo e stringendomi nel Suo abbraccio.
 
Mi rispose con un mugugno,dandomi un bacio su una guancia.
Sentivo le Sue labbra dolci e carnose sulle mie gote,un brivido mi percorse la schiena.
Restammo a guardare il sole morire pian piano,poi mi voltai verso di Lui,gettandoGli le braccia al collo.
 
Era bellissimo anche appena sveglio,con l’aria addormentata.
Cominciò a fissarmi,con quei Suoi occhi azzurro cielo.
Mi sentivo impotente,piccola,incapace di reagire.
Abbassai lo sguardo,non riuscivo a reggere il Suo.
In un istante delle soffici lacrime calde si posavano sulle mie guance. Perché quelle iridi azzurre mi facevano sempre quell’effetto?
Mi abbracciò forte forte,stretto stretto. Poi mi prese il viso tra le mani,andando a migliorare e peggiorare la situazione nello stesso tempo.
 
Mi vidi riflessa in quell’oceano,in quei diamanti incastonati.
Non sapeva che stavo piangendo per Lui,ancora una volta.
 
“Piccola,non so cosa sia successo,ma sappi che io ci sono e ci sarò sempre,per qualsiasi cosa. Mh?”
 
Annuii. Mi abbracciò forte,di nuovo. Lo sentii sorridere.
 
“A volte sembri così piccola,così fragile,mi viene una voglia matta di proteggerti… Sei la mia piccola”. Mi diede un bacio sulla fronte,chiusi gli occhi.
 
Mi sentivo bene,mi sentivo al sicuro. E mai,in due anni e mezzo d’amicizia m’aveva detto una cosa tanto dolce. Ma si sa,i momenti belli e piacevoli non durano per sempre…
 
Diede un’occhiata all’orologio,era già l’ora di andare a cena.
 
“Piccola dobbiamo scendere al piano di sotto per andare a cena… Te la senti o ti porto qualcosa qui in camera? Noi dovremmo mangiare al volo,per poi partire per Angkor Wat,per la prima data del tour…”
 
C’era un velo d’euforia e di tristezza nella Sua voce,mentre pronunciava l’ultima frase.
 
“… Non mi va di lasciarti sola adesso,ma questo è il mio lavoro…”
 
“T-tranquillo… E comunque scendo con te,almeno sto un po’ con voi,prima che andiate via… Mi manca il fumo passivo che inspiro per colpa di Brian e le coccole di Stef”. Risi.
 
Si avviò verso la porta,mise la mano sulla maniglia,poi si fermò a guardarmi.
 
“… Da quando Stef ti coccola?!”
 
Gli diedi una spinta,raggiungendolo vicino alla porta e continuando a ridere.
 
“Che sei geloso? Dai muoviti e scendiamo!”

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