il Vuoto

di l_s
(/viewuser.php?uid=38085)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: Blank ***
Capitolo 2: *** 2: Lucy ***
Capitolo 3: *** 3: Catturare ***
Capitolo 4: *** 4: Divora ***
Capitolo 5: *** 5: Tocco ***
Capitolo 6: *** 6: Il cielo ***
Capitolo 7: *** 7: Coltello ***
Capitolo 8: *** 8: Il Vuoto ***
Capitolo 9: *** Epilogo: Il nulla ***



Capitolo 1
*** 1: Blank ***


1: Blank

Bianca. Che merda di nome è.
Me l'ha dato lei, ovviamente, quella vecchia puttana ingioiellata che vedete seduta davanti a me. Sorbisce lenta il cibo, per farsi gentile e delicata. Non c'è niente che sappia far meglio che fingersi. Come se non l'avessi sentita urlare come una cagna in calore dalle lenzuola, per soddisfare il riccone di turno e convincerlo a sposarsela, o almeno a mantenerla per un po'. Sono così esperta di finti orgasmi che li potrei vendere porta a porta, e consigliare dal mio catalogo quelli più confacenti alle più svariate esigenze.

"Bianca." la donna sollevò gli occhi ad osservare sua figlia, facendo svolazzare le sue ciglia finte al suono di quel nome.

Ancora quel nome. Il bianco è purezza, innocenza, ecco perché me l'ha dato. Sarei stata pura, proprio come lei, giunta pura e illibata all'altare. Sono quasi sicura che per il suo primo marito si sia fatta un'imenoplastica, la puttana, perché pare che lui fosse fissato con queste stronzate. Il suo primo marito, cazzo...mio padre, forse. Se l'ho mai conosciuto, l'ho dimenticato; ricordo solo i piagnistei della sgualdrina dagli avvocati, quando avevo (non so) cinque anni e, naturalmente, i relativi orgasmi inclusi nel catalogo.

"Tesoro," continuò la donna, rivolgendosi con tono amorevole alla sua interlocutrice, "stasera che programmi hai? Ho organizzato una riunione del Club qui; se tu restassi, ci farebbe molto piacere." concluse con un sorriso posato.

Meravigliosa. Con qualche svolazzamento di ciglia e qualche sorriso falso al punto giusto, crede di persuadermi del suo amore per me. Tsk! Come se ci credessi ancora! E' stato uno di quei miti che si abbandonano a sette anni, come quello del topo dei denti o di Babbo Natale. E benché la chiacchierata con le amichette succubi e idiote del Club, come si ostina a chiamarlo, sia un'idea allettante... le mie necessità fisiologiche mi impongono un'altra destinazione.

La ragazza si leccò le labbra con gola fingendo di ammirare il piatto mezzo pieno che aveva davanti; poi, sollevò gli occhi e, con un sorriso che pareva sincero: "Mi dispiace, mamma. Stasera non posso proprio: è il compleanno di Giulia e le organizziamo una festa a sorpresa."

Certo. Giulia. Non so nemmeno chi cazzo sia. Ma è sempre divertente inventare nomi per osservare le sue reazioni da manuale. Certo, dal manuale delle figure di merda.

La madre sorrise, quasi con complicità: "Oh, certo, Giulia! Non sapevo fosse il suo compleanno; come sta?"
Bianca ricambiò il sorriso, e rispose: "Beh, sai com'è...l'ha da poco lasciata il suo ragazzo e... le facciamo la festa anche per tirarla un po' su..."

Oh, sono fiera di me. Recitazione perfetta, da Oscar. Il tono giusto, né troppo drammatico, né troppo leggero. Le giuste pause, le dovute esitazioni. E gli occhi, cosa dire del movimento degli occhi? Si abbassavano leggermente, come per discrezione nei confronti dell'amica, e poi si fissavano sull'interlocutore, in cerca di comprensione.

"Capisco." fece la donna, con un reiterato sorriso, "Divertitevi, in ogni caso!"

Sì, mamma, mi divertirò. Ma non nel modo che tu pensi, non scopandomi uomini nel retro dei locali: io nel retro dei locali faccio ben altro... e se lo sapessi, ne avresti paura. Ci vediamo, puttana, non saprai niente di me. Fino al mio necrologio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2: Lucy ***


Ci sono perché ci sei,
perché percorri l'anima mia
nei nervi sottili stanchi, e
con ogni passo viri un essere
al Paradiso: sei tu la formica
rete dell'anime!


2: Lucy


Sono sempre stata insicura, inquieta, indefessa, tormentata fin nei limiti enfatizzati dell'umano.
Quando, infante, mi chiedevano cosa volessi fare da grande, rispondevo ogni giorno qualcosa di diverso, l'ultima attività che mi aveva colpita, catturata, sedotta.
Volubile, lunatica come pochi, basta un soffio per abbattermi le ginocchia, uno sguardo per convincermi, un odore per sconvolgermi. Mi hanno detto spesso che ho le emozioni di una puttana, cambio sempre oggetto, e il soggetto non è indifferente. Oh, no, indifferente non lo sono mai stata.
Sapete cosa, il positivismo mi avvilisce, la felicità annienta la mia gola; il tormento ravviva la mia penna, le mie labbra.
Oh, il tormento! Il domandarsi i se e i come e i perché, graffiare sulle porte finché non si ha più sangue con cui tingerle, infilarsi schegge di vetro nelle braccia finché non sono loro a dimenarsi e urlare, fingere di provare ad entrare nel mondo, solo perché ti bastonino ancora una volta. E scrivere, scrivere sempre, con inchiostro avvelenato mescolato al sangue viola succhiato via dalle mie vene.
Nella prima (o era la seconda?) adolescenza, mi catturò l'arte, mi scritturò nella lista dei suoi commedianti, e io mi ritrovai lì, con quel "Cosa farai da grande?" e quella risposta fissa da più di due giorni. "Il poeta maledetto".
Perciò capite, ora, perché non è proprio possibile quello che proponete?

Aveva i capelli lunghi, fluenti, che si adagiavano leggermente sulle spalle, solo per riprendersi poco dopo, in un mare di piroette definite da raggi di sole invidiosi; l'incarnato s'arrossava leggiero sulle gote, parlando di bellezza e salute, gli occhi erano uno spettacolo d'acqua e di paziente fuoco. Una vivacità innata sottostava infatti al suo sguardo rasserenato, un fascino discreto e spiccato accarezzava la mano che reggeva la bottiglia di Vodka di pessima qualità. Una risata sguaiata la lasciò andare sulle scale logore e sporche dietro il bar, che accompagnavano da anni gli ubriaconi verso l'esito delle loro serate: aspro e prepotente era infatti il puzzo di vomito e di lacrime, che entrava nel naso della bella ragazza ormai riversa sulle scale a vibrare.

Una penna. Una penna tra le mie dita. Il loro prolungamento, la loro attrazione principale, la loro anima, il loro respiro. È quasi un miracolo, quando l'appoggio sul foglio e prende a tracciarvi linee sensate e morbide, dilettandosi senza tregua. Una formica, poi, mi risale un dito.

Parve sentirsi male, si accasciò sui bei capelli dorati e, piangendo di commozione, si vomitò addosso.






Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3: Catturare ***


Sorbire di tue labbra
la caligine oscura
in parole distratte e torbide:
sarai mia, mia ora!

3: Catturare


Non vedo in giro quel fottuto uomo. Dove cazzo è. Aveva detto che ci sarebbe stato a quest'ora. Cos'è, i miei soldi adesso ti fanno schifo?! Muoviti, pezzente! È a me che fanno schifo, sono io che devo disfarmene. Non arriva. Cominciano a tremarmi le mani, ma devo stare calma, e così mi siedo ad un tavolo qualsiasi, vuoto e logoro. Mi guardo intorno, ed eccolo che arriva, in ritardo di -controllo l'orologio- cinque minuti; viene trattenuto da qualche cliente all'ingresso... Muoviti, cazzone! Non ama sedersi ai tavoli, così mi sposto al bancone e ordino una cosa qualsiasi, tanto per ingannare l'ansia. Dopo poco, lo sento venirmi incontro: non ho bisogno di voltarmi -ha un odore inconfondibile- e sorrido ironica alla sua voce quando parla.

"Principessa Blank." proferì l'omino piccolo e viscido alla bella ragazza dai capelli neri, simulando un inchino.
Lei gli porse qualche banconota senza dir nulla, ne ricevette furtivamente qualcosa in cambio e uscì dalla porta posteriore del locale.
Lo spacciatore rimase a fissarla con aria di scherno per un po'; poi, fece per andarsene. Sulla porta, tuttavia, fu nuovamente bloccato da una ragazza dai capelli dorati. Incrociò il suo sguardo, e rimase estasiato dalla sua bellezza.
"Signorina Lucy!" la salutò, replicando l'inchino di poco prima, con fare viscido, "in cosa posso esserle utile?"
"È lei? È la Principessa?" domandò la ragazza, secca ma incantevole come sempre. Chissà perché la sua voce non riusciva mai a scrollarsi di dosso quell'incredibile, misterioso incanto.
L'uomo ghignò: "In persona. Se di persona si può parlare."
Lucy lo guardò distratta, quasi con disprezzo.

L'uomo vile emana un puzzo tutto suo. Puzza di morte, di cadaveri e di cadaveri viventi. Satana, come si può sopportare un simile fetore? Ti penetra dentro, fisico e spirituale, ti si attacca dentro e non lo puoi più scacciare. Chissà se Lei, Blank... chissà se la principessa del Vuoto odora allo stesso modo. Chissà se il puzzo s'è impadronito anche di lei o è una resiliente. Ma l'ho trovata, credo di aver trovato il compimento della mia maledizione, il foglio vuoto e bianco sul quale la mia penna nera potrà tracciare le sue macchie. Mi basterà carpirla in una notte senza luna, e lei si getterà nel mio abisso, e io nel suo.

L'omino voleva andarsene, era evidentemente ansioso.
Lucy lo trattenne ancora una volta, con la sua voce limpida, questa volta un po' titubante.
"Come posso... catturarla?"
L'uomo si voltò stupito e ridacchiò di scherno: "Lei non è come tutti noi. Non ha emozioni su cui far leva. E così, alla fine... La nostra poetessa trova il vuoto in cui cadere. Buona fortuna, Mademoiselle Diamond!"

L'uomo stolto non capisce. La forza eterna della mia inchiesta non ha mai, mai lasciato andare nessuno. E io sono senza fine, sono la ricerca, sono lo scorrere della penna che travolge e affascina chi vi si accosta, sono la forza a cui niente -nessuno- basta. Non è un vanto, né presunzione, ma solo violenza. Candida violenza naturale.
Ti carpirò, Blank. Ti catturerò come catturo tutti. E tu, tu sarai la mia allucinazione.




Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4: Divora ***


4: Divora

Eccola. È inconfondibile, seduta sui gradini logori a fissare il vuoto, come in uno specchio. È definitiva, mi ritrovo a pensare, potrebbe esserlo persino per me. E, se ci penso, sono mortalmente gelosa di chi le ha dato quel nome maledetto e sacrosanto, che la descrive e la racchiude tutta. Blank. Chi ti ha conosciuta così tanto per primo? Chi ha osservato per primo il modo macabro in cui ti pieghi e ti accartocci come un sottilissimo foglio bianco e ha osato dargli un nome?
Chi ti ha amata, chi ti ha amata, chi ti ha amata, Blank?
Una sorsata densa di alcool e tutto è di nuovo al suo posto. Piego la testa all'indietro, per sentire passo per passo le stille mortali che dagli occhi colano verso il vuoto. E la sua regina è lì, davanti a me, bianca come cadavere, sottile come un foglio. Cosa aspetto?


"Salve, Blank."
Quella alzò lenta il volto, e fissò con diffidenza la figura misteriosa che le si parava davanti. Era una bella ragazza dai capelli lunghi e dorati, gli abiti bizzarri e gli occhi umidi e lucenti. Si portava dietro la bottiglia di un alcolico non meglio identificato.
"Chi sei?"
"Colei che ti prenderà l'anima."
Blank sollevò un sopracciglio, sarcastica: "L'eroina?"
"Lucy Diamond" la corresse l'altra, porgendole la mano vuota.
La Principessa la ignorò, "E il cielo?" chiese ancora ironica, in riferimento alla canzone dei Beatles.
Lucy accennò una risata e ammiccò: "Credimi, io non ho nulla a che fare con il cielo."
L'altra la guardò con indifferenza, e tornò a fissare il vuoto.

Non una reazione. Oh, l'illusione, l'illusione del mio fascino oscuro! Decade miseramente la mia perla scintillante! Le mie parole, i miei sussurri non la turbano! Oh, divina Indifferenza* che abiti leggiadra nel suo sguardo di vetro, cosa potrebbe mai diradare i tuoi veli?
Non devo... Oh, leggiadra, accenna un moto del naso! Annusi, Blank, o è solo un'illusione inquieta del mio animo? Il tuo modo immobile di contorcerti mi dà turbamento, mi confonde! Come posso avvicinarti? Come posso...

Lucy si avvicinò ancora a Blank e le porse la bottiglia semi-piena. Lei non la guardò neppure; si limitò a portare l'orlo alle labbra e a trangugiarne in più sorsi una corposa quantità.

La guardo ed è magnifica, caliginosa persino rispetto alla notte. Non fa una piega: beve e non emette suoni, non si ferma, non fa movimenti bruschi. Mi chiedo se il mio fascino, la mia malinconia, la mia oscurità abbiano qualche effetto su di lei. Mai un umano mi scappò, mai un umano mi conquistò. Ma lei...
Guardo la bottiglia roteare e colpire il muro malridotto accanto a lei. Non l'ho neppure vista muoversi. Schizzi di liquido le colpiscono il volto e lei non sembra accorgersene. È come se l'aura di vuoto che le rotea intorno inghiottisse tutto, proteggendola. Oh, magnifica creatura inerte! Divora, divora anche me!













*L'espressione "divina Indifferenza" non è di Lucy, ma una citazione della poesia "Spesso il Male di vivere ho incontrato" di Montale

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5: Tocco ***


Quando tende a te, la mia mente è un crogiolo di domande furiose, Blank. Me ne accorgo e mi accordo a questa spasimante tensione dell'ossa verso quell'eterno limbo che sei tu, Principessa del Vuoto. Che calore ha la tua pelle? quale consistenza? si sfibra al tocco, si contrae? si sfibra, il tocco, nell'infrangere la purezza del tuo fisico dolo, nell'osare?

5: Tocco

Ho fatto ricerche su di lei. Ma dove cercare sue notizie? I mezzi comuni non le appartengono, lei non appartiene alla comunità. È la regina incontrastata di un mondo a cui i comuni mortali non sanno che nome dare, che si vela di misteri così lontani dall'essere da loro svelati che essi non li sospettano neppure. In fin dei conti, il suo mistero non può essere svelato da mente umana; solo rivelato. E io, io, poeta in cerca di maledizione, il cui mestiere è rubare anime ai passanti e regalarle a Satana, io sono stata scelta dal Demonio per comprendere il nome del Vuoto.
Ho fatto ricerche su di lei, ma non è bastato. Dicerie, dettami di paura, disegni informi e spastici: ecco tutto quello che ricevo. Blank, oh, Blank, cosa sei? Il mio io lirico si distende struggendosi in questa lancinante domanda. È una squallida, insopprimibile emozione quella che ne deriva: tu sarai mia. E questa ossessione di possederti mi sfibra, mi stanca, mi distrugge. È quello che cercavo, mia Blank! Devo solo, devo solo possederti, adesso: ma possedere le anime non è mai stato difficile, per me. Farò leva su quella tua piccola parte umana, o mia regina, che so tu conservi in fondo all'anima tua; farò leva sulla tua anima umana, che so tu nascondi in fondo al tuo Vuoto lancinante. Non sarà difficile: per quanto tu sia riluttante, amor mio, il contatto ti distruggerà! Oh, che sordido stratega, che instancabile ingannatore appaio!
Sto arrivando, regina, e ti rapirò.

Lucy Diamond oltrepassò con destrezza una serie di volti confusi che le rivolgevano cenni all'interno del pub.
Uscì dalla porta posteriore, per immettersi nel covo di drogati che era quel posto.
Vide immediatamente la ragazza dai capelli neri che sedeva inerte su un gradino lercio e si diresse verso di lei, determinata.

Lo faccio. Sento il cuore in ansia nel petto mentre i miei polpastrelli percorrono il profilo della sua gota. È come l'ho sognata in tutti i miei deliri contrastanti; liscia e rugosa insieme, lucida, fredda, dura e fragile. Sembra fatta di cartapesta, non saprei dirne l'età, neppure: tale il mistero della sua pelle bianca. Sembra un cadavere, inerte al mio tocco; fantastico sulle impronte, sulle scie invisibili che ineluttabilmente le imprimo sulla pelle. Lei non reagisce e io spasimo, sì, spasimo.

Tremano. Le sue cazzo di dita tremano contro i miei zigomi. Si sta commovendo, la puttana, e mi trasmette  quel cazzo di fremito. Mi verrebbe da urlarle addosso, vorrei prenderle la fottuta mano e addentarla, per farla gemere e sapere che effetto le fa, ma la stronza ne vuole approfittare.
Allora mi giro verso di lei e basta.

Mi fissa coi suoi occhi di niente. Per un minuto buono il corpo, la mente, l'anima mi si bloccano.
Perché lei mi fissa coi suoi occhi, nei suoi occhi torbidi di vuoto e senza intenzione.
Non riesco più... io non...oh.


Le lacrime in fretta coprirono il volto di Lucy Diamond. Lei scattò in piedi e scappò via, il suo andare leggiadro solo leggermente alterato.
Solo quando fu scomparsa dalla vista, Blank si distolse dalla posizione che aveva assunto per lei e tornò a fissare il vuoto.

E forse ero scettica. E ora... ora saranno solo sensazioni.












Note dell'autrice: ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e ancor di più coloro che recensiscono. Sembra strano, ma scrivere questo capitolo e poi decidere di porlo qui, come quinto, è stato molto difficile, per me. Non sono ancora convinta di questa scelta, ma non potevo far attendere oltre il mio già esiguo numero di seguaci!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6: Il cielo ***


Ho retificato la tua anima in sospiri,
per intrappolarti il vuoto carnalmente
iniettando umide pillole tra le tue labbra
e -ah!- erano celle
di sudore i tuoi occhi.

5: Il cielo

Ne ho avuta l'ulteriore conferma: è lei. È lei, se non il poeta, almeno il maledetto che io non sarò mai. Egoista. Indifferente. Inesorabilmente, banalmente drogata. Sei così vuota, Blank, così deliziosamente vuota che chi ti vede desidera riempirti e a te non importa, non te ne frega. Tu sei già piena, per te. Eroina, cocaina, LSD. Tu sei il coraggio che non ha più coraggio, l'emozione snaturata e morta, perché sì, amore mio,
tu sei morta. Sei la parte che manca al mio alcolismo da pezzente; tu, l'allucinazione della vita, l'illusione della morte. Spandi vuoto intorno a te, tanto che, ah, lo sento lambirmi le ossa ed è così piacevole la sua tortura che gemo di dolore e morte. Lo trovi insensato, principessa Vuota? È ciò che provo di te, vacua emozione che mi spinge al limite del sensoriale. È spirituale? È ideale? infernale? inattuale? irreale? Sì, amore mio, regalami stille di questo tuo dolore frigido. A me, il tuo poeta, a me, mia musa, regalamelo tutto.

"Cosa vuoi ancora da me?" le chiese indifferente Blank quando la vide.
"Oh, non preoccuparti" disse Lucy Diamond, "questa volta ci sarà anche il cielo".
Blank sorrise di godimento, e la trasse a sé subitaneamente.
"Sei lesbica, per caso?" domandò, "Oh, non importa. Fà di me ciò che vuoi."
"Per un po' di LSD..." si stupì piano l'altra.
"Sì, cazzo, muoviti."
Lucy Diamond fece oscillare i capelli, sorrise compiaciuta e diede all'altra quello che tanto insistentemente chiedeva, prendendo a fissarla intensamente. Blank la guardò a sua volta, quasi con aria di sfida, ingoiò le pasticche e si abbandonò al suo piacere.

È una danza ammaliante e irresistibile. Tutta quella roba dorata... Soli che si srotolano e crepitano in questo luogo buio. Illuminano! Illuminano! Oh, che rossore, oh, che splendore rosa pallido; poi più intenso. Rosa pallido, poi più intenso. Rosa pallido... Rosso, rosso fuoco, rosso di carne ardente e davanti... Ancora pioggia di mille, anzi no! Diecimila soli dorati Oh! Oh! Viola acido mi colpisce, mi scanso, mi rincorre, mi sobbalza contro, e cazzo è... un incontro di pugilato coperto questo suo danzare. Danza di soli, danza di rosa, danza di pugili viola. Dio, è un'agonia questo paradiso di colori mortali! E cosa mi insegue? Dio, cazzo, cosa mi afferra? Strido: è nero; è Inferno! Rido: è me! Che mi preme sul corpo e mi scuote. Vuoto, nero, me! Oh! Testa all'indietro, vortice! di colori. Rosso, giallo, blu... Fiori! Fiori! Fiori verdi variopinti, ah! Sto per...


Blank era scossa da movimenti inconsulti, il suo corpo si torceva senza posa di fronte allo sguardo attento di Lucy Diamond.
Leccandosi le labbra, quella si avvicinava e si allontanava da lei, osservando l'effetto che le facevano i suoi capelli biondissimi, la sua pelle rosea, la sua bocca, il suo vestitino viola. Infine, le afferrò lentamente il capo con le mani guantate e le baciò il collo.

Che sia così bianca e splendida è noto a tutti. Nessuno può resisterle, ed è solo la droga che lega lei. Fissandola, tutto perde significato. Persino la morte. Persino la poesia. Come posso toccarti e vivere, amore che non m'ami? Come posso toccarti e non morirne? Lo so, tu non hai niente a che fare con la morte, sono io che lego inevitabilmente morte e bellezza. Tu non hai niente a che fare con la vita, con la morte, con il tempo. Tu sei solo droga. Voglio rubarti l'anima, amore mio! Ma come posso? Ahi, come posso? La tua anima esiste? La tua anima esiste o è solo eroina? Oh, il tuo collo bianco! Potrei ucciderti, qui e ora. Uccidermi e non avere più niente a che fare con la vita. Vorrei provare, tanto per vedere com'è. Se mi emoziona. Se il tuo sangue da morta è più rosso. Ma tu... puoi morire?

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7: Coltello ***


7: Coltello

Una vibrazione strana s'è insinuata nella mia mente. E io lo so cos'è: Lucy Diamond. I fottuti capelli dorati. La voce che parla con quel tono ambiguo. E gli occhi che mi guardano fisso. Sempre. Quella stronzetta mi perseguita e l'ho capito, eh, che vuole che io sia il suo vuoto, perché non sa esserlo lei stessa. Parli del diavolo... Eccola, che si avvicina con i suo passi stupidamente ticchettanti e mi chiama ancora. Piccola, ingenua idealista! Della vita, di me non sai niente!

"Blank" la salutò Lucy Diamond, avvicinandosi a lei.
"Lucy Diamond" rispose quella al saluto.
La poetessa si stupì, e per un po' tacque.

Un segno... Cos'è se non un segno di vita?
Andiamo... mi ha riconosciuta, è ormai avvezza alla mia presenza, è il vuoto che m'accetta come suo convivente, come luogo ove abitare per un po'. Eccomi, Blank; eccomi, Vuoto, sono pronta. Glielo vorrei dire, ma il vuoto non parla -vero?- oltre a quegli scarsi saluti. Le vorrei dire che oggi ho un coltello, ed è tutto luccicante, vorrei mischiare il mio sangue al suo, nero, per vedere se lo divora, se divora la mia lingua, se macchia la mia pelle. Voglio giocare alla morte con il Vuoto. Lo sai questo, Blank?

Il suo sguardo di oggi è più folle del solito. Non lo ammetterei, ma fa paura. E io sono troppo lucida. E io ci sto cascando, in quella cazzo di trappola mortale che è lei. Poco importa. Ci scommetterei la paura che tra non molto tireremmo le cuoia comunque, sia io che lei. Ha quei fottuti occhi rotondi come la morte, oggi. E allora non si può più scappare. Non si può che ridere, adesso, e lo faccio, rido come un graffio, davanti alla sua faccia come una rosa che si sfoglia poco a poco. Me la sto mangiando, è vero. Dagli occhi, e con questa risata scarna che la ferisce, e si vede. Gode delle ferite, l'ingenuotta, se le accarezza come se si masturbasse. Aspetto qui che lei si decida a deludersi.

Ride. Sembra incredibile, ma ride e la sua risata è come lei: graffiante e vuota di gioia. Me la stringo addosso con le mani, ed essa imprime graffi e ferite sulle mie braccia e sul mio petto pericolante. Gemo, e sento lacrime di commozione venire giù copiose dai miei occhi scarni, così smetto la frustrazione e tutto il corpo duole di una maledizione ormai tatuata a fuoco su di lui.
Oggi è il mio momento, ora lo so; appena riesco a muovermi prendo il coltello che ho portato. È lungo più di dieci centimetri, e ieri notte ho lucidato con la Vodka la sua lama ben affilata, ma non avrei mai immaginato che stasera avrebbe brillato così tanto, così bene. Allora lo faccio.

Lucy Diamond porse a Blank un grosso coltello da cucina, lucido e molto affilato. Lo teneva per la lama, e qualche goccia di sangue stillò dal suo palmo e scivolò via.
La principessa del Vuoto lo guardò dubbiosa, così che l'altra fu costretta ad incitarla:
"Uccidimi."
Gli occhi di Blank si spalancarono per lo stupore e la paura, lo sguardo rimbalzava veloce dalla ragazza al coltello e viceversa.
"Cosa?!" urlò quasi.
"Oh..." mormorò Lucy, stupita e delusa, piazzandole quegli occhi verdissimi in faccia.







Note dell'autrice: Ecco che ci avviamo alla fine. Una Lucy sempre contraddittoria, ma, in un certo qual modo, determinata; una Blank che si svela, un po'. Ah, questa storia mi devasta sempre! Un capitoletto ancora, e poi l'"epilogo".

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8: Il Vuoto ***


8: Il Vuoto

Bambina. Ti deludo proprio così, con una cazzo di reazione spontanea e commerciale, perfettamente da manuale. Te lo dico con una voce arrochita che mi graffia la gola; ti distruggo con questa voce e vado a cercarmi un altro spacciatore, domani. Cazzo, non te lo dirò mai ma... davvero ho pensato che avresti potuto amarmi. Fottuta bambina idealista con quel fottuto fascino da poeta. Te l'ho detto, che non avevi capito un cazzo.

Tremo. Mi sento tremare fin nella parte più nascosta delle ginocchia, mi sento vibrare l'anima attraverso le dita. Un clangore di coltello che cade. Un bagliore di me che cado. Ho così tanta paura, che la disperazione non si vede quasi più, la delusione m'attanaglia il cuore, una formica mi sale cammina di nuovo vicino alla mia mano. Recidimi l'anima! Ingoiami l'anima! Forza! Se puoi... puoi farlo, aiutami almeno tu! I miei pensieri si confondono, in un miscuglio colorato, che si spegne subito, e si disperde in cenere. Tra la cenere, solo un biglietto: "Allora potevi morire", dice.

"Bambina." la ragazza dai capelli neri si rivolse a quella dai capelli dorati, pressoché accasciata al suolo, "Mi hai idealizzata."
La sua voce era del tutto piatta ed indifferente, come se non stesse uccidendo le sue bizzarre speranze in quel modo.
Lucy Diamond non si mosse per svariati minuti.
Alla fine proferì solo poche parole: "Chi sei tu?"

Ed ecco la domanda che temevo e bramavo, Lucy Diamond, quella che avresti dovuto pormi molto tempo fa. Ora è troppo tardi per sapere tutta la verità, per insegnare ad amare; è troppo tardi per te per comprendere la mia complessità e, cazzo, la mia vita. Perché con te ad assorbirmi, a succhiarmi via la merda di dosso, voglio dire... ho pensato che mi amassi. Ma i tuoi baci sono come quelli dei poppanti, e la tua vita è un gioco, Lucy Diamond.

"Una che cerca di annullarsi." rispose banalmente Blank.
"Lo sai, vero," fece l'altra, sollevando il capo a fissarla, con un ultimo, bizzarro bagliore negli occhi, "che c'è un solo modo per annullarsi?"
"Io non voglio diventare cadavere" disse Blank, che aveva capito di cosa Lucy parlasse.
"Potresti divenire cenere. Finire a viaggiare nei laghi."
"Non mi basta, lo sai."
Lucy scosse i capelli, malinconica.
"Lo so. Lo so."
"E tu?" chiese Blank.
"Speravo che tu potessi darmi il Vuoto."
"Il vuoto non si può dare. Il Vuoto non esiste: è solo la definizione positiva che c'illudiamo di poter dare al nulla."

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Epilogo: Il nulla ***


Epilogo: Il nulla

"E ora?" chiese Lucy incerta, mostrando tutta la sua debolezza di bambina.
"Ora che?" fece Blank, indifferente.
"Cosa..." ma le parole le morirono in gola, soffocate.
Blank rimase in silenzio per molto tempo, osservata da Lucy Diamond, con gli occhi colmi d'attesa.
Alla fine, trasse un sospiro e, come se stesse per proferire la frase più importante della sua vita:
"Hai dell'LSD?"























Note dell'autrice:
E così finisce questa storia. Forse il finale vi delude: delude anche me, ma questi personaggi non sono fatti per essere felici, e neppure per compiersi. Credo che Lucy e Blank siano destinate a vagare senza trovare mai soluzione, neanche nella morte. Ma questa è solo la mia opinione.
Grazie a
lady nix 94 , _Velvet_ , AquilaSognatrice, Cyclamen, Meli_08, Mezzo_E_Mezzo, Shamrock, TuttaColpaDelCielo, che hanno seguito, preferito o ricordato.

Lucretia

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=840304