Caro diario

di thecrownjewel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 02 Maggio ***
Capitolo 3: *** Sonno ***
Capitolo 4: *** 07 Giugno ***
Capitolo 5: *** Incontro ***
Capitolo 6: *** 11 Giugno ***
Capitolo 7: *** Rapporti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


«Basta così!» urlai sbattendo la porta «Sono stufa che tu invada continuamente la mia privacy! Smettila di importunarmi! Sono una ragazza, ho bisogno dei miei spazi!» continuai da dentro la mia (anzi la nostra) stanza anche se, probabilmente, mio fratello non mi stava più a sentire.
Dalla nascita di Lacey, Jack aveva dovuto trasferirsi in camera mia, per lasciare spazio alla nuova arrivata, e adesso dividevamo uno scomodo letto a castello, una scomoda, piccola scrivania (che fino a poco tempo fa non trovavo così scomoda) ed uno scomodo armadio.  
Ma quando esagerava, spiando tra la mia roba, standomi tra i piedi o litigando per niente, quella stanza tornava ad essere tutta mia e quel letto sembrava il più morbido del mondo. Lui, invece, si chiudeva in bagno o si sdraiava sul divano a pensare, ma mai con dei sensi di colpa.  
Quel giorno successe proprio così; allora mi sdraiai sul mio letto e mi infilai le cuffie nelle orecchie, per calmarmi con un po' di musica a tutto volume. Io, io si che mi sentivo in colpa. Mi sentivo in colpa di esistere, di essermi comportata in un certo modo in certe occasioni (non con Jack, intendo!), di aver detto la cosa sbagliata al momento sbagliato. Volevo solo piangere, sfogarmi con qualcuno, ma con chi? Non avevo nessuno. Mamma e papà erano troppo occupati a curare Lacey, Lacey era troppo occupata a farsi curare da mamma e papà, Jack se ne sarebbe fregato dei miei drammi adolescenziali - ah, che facile la vita a 10 anni! Non avevo nemmeno un'amica, o, perlomeno, un'amica vera, una di quelle che ti dice sempre le cose come stanno, anche se la verità fa male, ma allo stesso tempo non ti dice mai che hai sbagliato, anche se lo pensa, oppure sta lì a sentirti frignare anche se vorrebbe mille volte essere in qualsiasi altro posto. Dovevo pur avere qualcuno. Avevo bisogno di avere qualcuno. Non c'era bisogno che avesse gli occhi per vedermi piangere, le orecchie per ascoltarmi, la bocca per consolarmi o le mani per accarezzarmi. A quel punto andava benissimo anche un semplice pezzo di carta.
Fu così che decisi di regalarmi un diario per il mio compleanno. Mancavano ancora pochi giorni e avrei dovuto sentirmi elettrizzata per il compimento dei quindici anni. Ma non era così. Ok, si, lo era, ma questo sentimento non veniva incoraggiato dalle persone circostanti. Nessuno mi diceva cose del tipo «Wow, compi quindici anni, che bello!». Ok, forse non esattamente cose di questo tipo, che sembravano banali anche a me, ma qualunque cosa sarebbe stato meglio del silenzio totale.
Non avrei neanche dato una festa. Quindi mi sentivo sola, triste ed abbandonata.
L'acquisto di un diario, però, doveva essere assolutamente segreto. Non lo chiesi a qualcun altro, andai da sola a comprarlo, almeno potevo sceglierne uno carino, che mi rappresentasse. La scelta era difficile: ero indecisa tra uno viola tutto peluchoso ed uno rosa trapuntato con dei piccoli brillantini; ma poi alzai lo sguardo e ne vidi uno fuxia leopardato con le macchie in velluto nero. Lo adoravo, doveva essere tra le mie scelte. Mi dispiaceva un po' scartarne due, così li presi tutti e tre, tanto costavano poco e, comunque, prima o poi sarebbero finiti e avrei dovuto iniziarne di nuovi. Comprai anche una penna ed un lucchetto, per completare la collezione.
Ormai avevo tutto quello che mi serviva, così tornai a casa e nascosi subito tutto nel cassetto della biancheria: lì c'era la mia roba e nessuno andava mai a guardarci.

Appena sarei stata sola avrei iniziato a scrivere...   

   

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Capitolo 2
*** 02 Maggio ***


Caro diario,
                ho, finalmente, trovato del tempo per scriverti; infatti, sono sola in casa, perché papà è al lavoro, mamma è con Lacey dalla nonna e Jack è a calcio. Potrebbe sembrare un po’ strano che, nonostante abbia l’intera casa a disposizione, io stia qui rannicchiata in un angolino con un cuscino sotto il sedere, ma è come se avessi bisogno di uno spazio piccolo, un piccolo mondo dove ci sia spazio solo per me stessa, piuttosto che un grande spazio vuoto, deserto, dove sentirmi abbandonata e sola.

Non c’è molto che devi sapere della mia vita, tranne che fa schifo. Perciò inizio subito a raccontarti della giornata di oggi, per quanto ne abbia vissuta, visto che non è ancora terminata e in poche ore può accadere di tutto. Ma non me lo aspetto, a dire il vero.
Oggi ho compiuto 15 anni. Non ci si sente diversi, è come se fosse solo una semplice addizione di 1 all’età che avevi prima (cosa che effettivamente è). Io, però, avrei preferito sentirmi diversa, almeno oggi. Avrei voluto sentirmi più amata, più capita, più...accettata in questo mondo. Invece no. No, perché stamattina, appena sveglia, innanzitutto, sono caduta dal letto (accidenti a quello scomodo letto a castello!). E come puoi ben immaginare, con un livido in testa non è facile iniziare la giornata - né fisicamente, né moralmente. Sembravo proprio uno zombie, e gli zombie non è che trattino bene la gente intorno a loro. Intorno a me, in quel momento c’era, purtroppo, mia mamma, anche lei un po’ nervosa ed è andata a finire in un litigio. Non so se avrebbe voluto farmi gli auguri di compleanno o se ne fosse dimenticata, in ogni caso, non me li ha fatti. E neppure mio papà, prima che uscissi di casa. E neppure Jack, che stava ancora dormendo, ma a cui, immagino, non importasse niente di quanti anni avevo, era già abbastanza seccato del solo fatto che esistessi. A scuola solo poche amiche si sono ricordate del mio compleanno e, adesso che sono a casa, sto aspettando, come ho detto prima, che la situazione si ribalti, in qualche modo. Sto aspettando che i miei posino un secondo Lacey e mi stringano in un forte e sincero abbraccio, sto aspettando che Jack mi dica che mi vuole bene, anche se litighiamo sempre, sto aspettando, non per essere egoista, uno straccio di regalo. Uno straccio di bigliettino d’auguri. Qualcosa. Mi sembra di aspettare sempre qualcosa dalle persone, ma loro sembrano non capire quello che voglio o quello di cui ho bisogno. Sembrano fregarsene altamente. Ed io aspetto. E, intanto, soffro. In silenzio, però, altrimenti sveglierei Lacey che dorme.
Voto alla giornata: 5/6 (nella speranza che in poche ore migliori!).
Grazie per aver pazientemente ascoltato il mio sfogo.
                                                                                                                             Tua, Tiffany 

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Capitolo 3
*** Sonno ***


«Che cosa?» pensai, strabuzzando gli occhi, seduta al mio banco. Non avrei mai potuto dirlo ad alta voce, ma sapevo che anche lui stava pensando esattamente la stessa cosa.

Non solo la professoressa ci aveva deliziato con una breve anticipazione di ciò che sarà il compito di storia per le vacanze estive, cioè una ricerca su uno degli argomenti studiati quest’anno, ma che, per sorteggio, avrei dovuto svolgere la ricerca con Logan!

Già... Logan...
Mio acerrimo nemico da un bel po' di anni.
Non ricordavo bene quando fosse iniziata questa "faida" tra di noi. Non che prima fossimo stati amici, o cosa, anzi, non ci parlavamo mai. Ma il silenzio era decisamente meglio di ciò che fece dopo. Infatti, un giorno, lui ed il suo gruppo di sciocchi amici avevano iniziato a prendermi in giro, a trattarmi da sfigata - cosa che un po' ero, ma solo un pochino! -, a sminuirmi davanti a tutti, a deridermi. Senza che io avessi fatto loro niente. Come se già non bastassero i miei drammi familiari!

Pensando all'estate, non avrei mai potuto associare Logan ad essa. In vacanza, infatti, avevo l'opportunità di essere completamente un'altra persona, lontana da tutto e da tutti. A dire il vero, non di essere una nuova persona, ma di essere la vera me stessa. Quella che a casa non riesce ad emergere per via di Logan e per via di Jack e per via di Lacey e per via di mamma e per via di papà. Quella che vorrei sempre essere. Quella che non ha paura di dire ciò che vuole perché sa che non verrà giudicata.
Ma quest'estate, per metà del tempo, avrei dovuto essere quella zitta, quella che si adatta a tutto e quella che nessuno mai vorrebbe tra i piedi, a cominciare da Logan, che mi avrebbe, effettivamente, avuta tra i piedi.

Tornai a casa a testa bassa e, dal momento che non c'era nessuno, mi sdraiai sul divano, con l'itenzione di chiudere gli occhi a pensare, riflettere e, perché no?, dormire un po'. Ma i rimorsi della fame mi impedirono di riposarmi, perciò mangiai velocemente un boccone e tornai sul divano. Appena mi ridistesi, suonò il campanello. Erano mamma e Lacey, di ritono dalla nonna. Uffa. Proprio in quel momento. Mi stampai un sorriso finto sulle labbra, per non destare troppa curiosità, e aprii la porta.

«Ciao tesoro!»

«Mamma, Lacey.»

«Perché sorridi in quel modo? Hai ricevuto una buona notizia? Hai preso un bel voto? Hai trovato un fidanzato?»
Allora quel sorriso aveva suscitato l'effetto opposto.
Ah, già. Di solito avevo il broncio.
Comunque non pensavo che le importasse davvero.

«Si mamma» risposi sarcasticamente. «Proprio così: ho trovato un ragazzo che mi perseguiterà per tutta l’es...»
 
«Ma cosa abbiamo qui? Ma che bella bambina! E cuccicuccicuccicù!»
Appunto. Non avevo neanche finito la frase, che mamma era già entrata nei panni di mammina- supersdolcinata-che-pensa-solo-a-Lacey. 
 
«...tate per fare una ricerca di...» rinunciai all’impresa: ormai mamma era partita per Laceytown.
 
Decisi di andarmene in camera mia. Dovevo fare un sacco di compiti - sì, sempre, solo e ancora compiti, nonostante fosse la fine di Maggio. Ma ciò di cui avevo più voglia era di chiudere gli occhi e rilassarmi.
 
Dopo tre ore buone di matematica, italiano e storia ero davvero esausta, così mi sdraiai sul mio letto, giusto in tempo perché arrivasse Jack.
 
Ma era mai possibile che quel giorno riuscissi a dormire un po’? Evidentemente, no, visto che Jack accese subito lo stereo e si mise a cantare e urlare, non accorgendosi neanche della mia presenza.
Gli feci un filmino con il cellulare, tanto per avere una soddisfazione.
 
Poi tornai a pensare tra me e me.
 
Si, dal giorno del mio compleanno le cose erano sicuramente migliorate molto. Avevo scoperto, infatti, che i miei non mi avevano detto nulla perché avevano organizzato una cena di famiglia a sorpresa. L’idea non sembrava tanto malvagia, di per sé. Il problema era che, una volta arrivati al ristorante, i miei si erano subito messi al servizio dell’ultima arrivata: “una bambina così piccola non è ancora capace di mangiare da sola!”
Beh, una ragazza di quindici anni, invece, non può sopportare che, almeno nel giorno del suo compleanno, non le si presti un po’ d’attenzione. Jack giocava con il cellulare, papà mandava messaggi di lavoro.
 
Ripresi tra le mani il cd della mia cantante preferita e sfiorai il braccialetto che avevo al polso, regali della mia famiglia. Il bigliettino d’auguri, riposto nella mia borsa, invece, non lo avevo nemmeno guardato. Non volevo sapere che cosa ci fosse scritto.
 
Quando Jack spense, finalmente, la musica, gridai un “Alleluia!” che lo fece sobbalzare.
Cenammo velocemente e, alla fine, riuscii ad addormentarmi.



N.D.A.
Rieccomi con un nuovo capitolo, di transito, per introdurre la figura di Logan e sistemare la questione del compleanno. Capitolo pieno di avverbi, non so se mi è venuto molto bene; l'unica cosa a cui pensavo mentre lo scrivevo era l'interrogazione di storia (che ho sparso un po' qua e là nel capitolo) a cui sarò sottoposta domani... Argh!
Comunque, ho cambiato un po' la grafica, dividendo il capitolo a pezzettini, spero che in questo modo risulti più attrattivo, mi rendo conto che vedere un lungo testo tutto appicicato possa spaventare... 
Spero di non aver deluso le aspettative delle mie due fan HaleysRoyalRock e Nuanda_12 e che continuino a seguire questa storia...
Grazie 1000 e ciao a tutti!

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Capitolo 4
*** 07 Giugno ***


Caro diario,
manca solo una settimana alla fine della scuola e i professori, dopo varie raccomandazioni e varie pagine di diario piene di compiti, ci hanno dato tregua lasciandoci la settimana libera.
Così ho pensato di sfruttarla per fare qualche riflessione: sulla mia vita, sulla mia famiglia, sulla scuola... e ho capito che forse sono io quella che non va. Forse dovrei cambiare atteggiamento nei confronti dei miei familiari... in fondo dovrei capire che Lacey è piccola e ha bisogno di cure, che potrei aiutare i miei genitori a darle queste cure. Ma è colpa di quella stupida sensazione che ti prende quando vuoi accontentare gli altri ma non riesci, perché devi mostrarti forte e sicura sulle tue idee... l’orgoglio. Proprio non riesco a capacitarmi di quanto il mio orgoglio stia controllando la mia vita. È strano riuscire ad ammetterlo ma non riuscire a superarlo. Ormai quello che faccio, quello che dico, quello che penso, tutto è dettato dall’orgoglio di credermi diversa, migliore degli altri. Scoprendo che alla fine non sono poi così diversa. Provo anch’io delle emozioni, ma sono troppo orgogliosa per mostrarle.
“O, forse, stupida” mi dice una vocina interiore “forse non è orgoglio, è paura.”
“Paura di cosa, sentiamo?” ribatto io, spavalda, sapendo, però, che la vocina non ha tutti  torti.
“Paura del giudizio degli altri, paura di poter essere apprezzata, di poter piacere alla gente.” Mi risponde, prontamente.
Sarebbero paure queste? Si, per me, che non mi sono mai sentita apprezzata, neanche quando venivo effettivamente apprezzata, perché mi rifiutavo di vederlo.
Certe volte piango. Piango senza motivo. Ma piango, quindi c’è qualcosa che non va. Qualcosa che vorrei cambiare ma non riesco, per colpa del mio orgoglio.
Senti cos’è successo oggi: al suono dell’intervallo la maggior parte dei miei compagni era già uscita. Stavo per uscire anch’io dalla classe, quando Logan, passando vicino al mio banco con il suo gruppo, mi ha lasciato un bigliettino senza farsi vedere dai suoi amici. All’inizio pensavo che si trattasse di uno dei suoi soliti scherzi e volevo buttarlo direttamente in pattumiera, ma poi il mio lato curioso ha avuto la meglio, così ho deciso di aprirlo e leggerlo.
“Lo so che è una seccatura, ma questa ricerca la dobbiamo pur fare. Vediamoci al bar dopo la scuola per metterci d’accordo.”
Cos’è, aveva paura di dirmi in faccia qualcosa che non fosse un insulto? Avrà avuto anche lui problemi di orgoglio? Oppure era davvero uno scherzo e, quando sarei andata al bar, i suoi amici mi avrebbero tirato dei gavettoni o roba simile? Naturalmente questi sono stati i miei primi pensieri.
Ma ora che ci penso, forse quello doveva essere un normalissimo incontro per metterci d’accordo su quando trovarci per una normalissima ricerca. Insomma, forse si vergognava davvero di chiedermelo mentre era con i suoi amici.
Che faccio? Vado o non vado? Okey, facciamo così: fingo di passare lì per caso e se scorgo i suoi amici me ne vado, se invece c’è solo lui lo raggiungo.
Poi ti farò sapere...
Ora ti devo proprio lasciare perché non è che sia molto comodo stare con i piedi sul gabinetto della scuola e la schiena poggiata al muro! Tra l’altro c’è una puzza tremenda e fra poco finirà l’intervallo, quindi ti saluto.
                                                                                                                        Tua, Tiffany
 
 
                                  ------------------------------------------------------------------
Note dell’autrice
SCUSATEMI per il super-ritardo ingiustificato!!!!!!! Davvero, non credevo che avrei aggiornato dopo 3 mesi, ma non avevo alcuna ispirazione, in più a Luglio non ho potuto usare il computer perché ero in vacanza e non potevo occupare per tre ore quello dell’hotel, invece col portatile la connessione saltava ogni due minuti...
Quello che importa, però, è che sono riuscita a trovare un po’ di tempo per aggiornare e un po’ di spazio per ringraziare HaleysRoyalRock per aver seguito la mia storia, per quanto ancora breve, e per aver commentato. Carissima, voglio solo che tu mi perdoni per il ritardo, mi avevi anche scritto di aggiornare presto!!! Inoltre volevo chiederti scusa se per caso ti avessi offesa chiamandoti prematuramente “fan” nelle note dell’autrice dello scorso capitolo - mi scuso per questo anche con Nuanda_12. Mi sono accorta solamente dopo di aver fatto la figura della montata di testa solo perché qualcuno seguiva la mia storia! Quindi scusatemi ancora!
Ora passiamo a questo capitolo. Che ve ne sembra? Era troppo breve (considerate, però che Tiffany ha scritto in bagno, scomodamente, durante il breve intervallo)?
Com’era la scrittura? Ed il contenuto? Sembra la pagina di diario di una 15enne? Spero davvero di si...
Devo confessarvi una cosa: ho recentemente cancellato due mie ff che ritenevo brutte e stavo per cancellare anche questa, ma poi l’ho riletta e mi sono resa conto che mi ci ero affezionata! Quindi chiedo a voi: vale la pena continuarla?
Comunque, per sviare ogni dubbio, vorrei precisare che i fatti che avvengono in questa storia non mi riguardano, NON SONO IO la protagonista in incognito (capito, Nuanda_12?!), è tutto inventato, basandomi su azioni che (spero) rendano il tutto più realistico. In parole semplici: come mi comporterei io in questa determinata situazione?
Vi prego di lasciare un giudizio, una critica positiva o negativa, quello che volete - di sicuro mi aiuterà a migliorarmi e mi spronerà a scrivere e ad aggiornare presto!
Alla prossima!
floravik  

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Capitolo 5
*** Incontro ***


Alzavo di tanto in tanto gli occhi dall’orologio solo per lanciare rapide occhiate a Logan, per capire se l’incontro che ci aspettava tra pochi minuti fosse realmente uno scherzo oppure no. Ma era inutile, non riuscivo a captare niente. Speravo solo che nessuno dei compagni di classe se ne fosse accorto, che cosa avrebbero pensato?
Tic toc, tic toc.
Il tempo non sembrava passare mai; non che io morissi dalla voglia di trovarmi faccia a faccia con il mio acerrimo nemico, ma, d’altra parte, volevo che la faccenda si risolvesse in fretta.
Tic toc, tic toc.
Perché quando ci sia annoiava il tempo doveva passare così dannatamente lentamente? Era  una cosa che mi ero sempre domandata... tamburellavo con le dita sulla coscia, coperta dai jeans al ginocchio che indossavo, curva sul banco con una mano che reggeva la mia testa. L’espressione del mio viso era probabilmente assonnata, se non completamente addormentata.
Driiiiiin.
Il suono della campanella era forse l’ultima cosa che volevo mi svegliasse, ma almeno significava che la tortura era passata.
Non avrei resistito neanche un minuto di più; faceva talmente caldo che anche il Polo Sud si arebbe sciolto. Almeno al bar c’era l’aria condizionata.
Non sgattaiolai subito via dalla classe, come facevo di solito, però. Aspettai un poco e misi in ordine le mie cose lentamente, per essere certa che Logan arrivasse al bar prima di me, cosicché avrei potuto mettere in atto il mio piano.
Chiusi la borsa e me la infilai a tracolla, uscii dall’aula, ormai completamente vuota, e mi diressi giù per le scale.
La mia mente era affollata da troppi pensieri.
Sarà uno scherzo? Sarà una cosa seria? Se non mi presento avrà qualcosa di ridire, domani? Forse, prendermi in giro dandomi della codarda? Troverà un’altra occasione per lanciarmi i gavettoni? Anche nei prossimi giorni farà così caldo? Cosa mangerò per pranzo?
Alcuni di questi decisamente fuori luogo.
In meno tempo del previsto ero già arrivata al piano terra. Il bar si trovava proprio lì, vicino all’uscita, quindi avrei finto di andarmene dando prima una sbirciatina dentro.
Passo dopo passo, provavo una strana sensazione allo stomaco, che rendeva ogni singolo movimento più difficile di quanto lo fosse in realtà.
Non riuscivo a spiegarmi cosa fosse...
Non ero per caso emozionata? Macchè, dopotutto Logan mi prendeva sempre in giro, no?
Probabilmente, ero solo affamata, avrei mangiato qualcosa al bar, ecco la risposta ad uno dei miei pensieri fuori luogo.
Ecco ci siamo...
Il bar sembrava affollato, ma, probabilmente, era solo la fila per comprare qualcosa. Diedi un’occhiata ai tavoli, che erano situati in una zona più interna del bar, che si poteva vedere bene affacciandosi solo con la testa, e la situazione era decisamente più tranquilla: molti consumavano i panini sulla strada di ritorno, pochi si fermavano lì.
E c’era anche lui.
Da solo.
Allora, faceva sul serio. Non c’era nessuno scherzo idiota.
Mi feci avanti, una mano posata sulla borsa, l’altra che si muoveva avanti e indietro, un po’ timorosa, ad ogni passo. Camminai con lo sguardo basso fino al tavolo vicino al quale mi stava aspettando, in piedi, con la cartella gettata per terra davanti a lui.
«Eccomi qua» iniziai con tono neutro.
«Allora, sei venuta» mi rispose, abbassando anche lui lo sguardo e mettendosi una mano dietro la testa, ad accarezzarsi i capelli.
Perché, improvvisamente, non aveva più l’aria spavalda con cui si atteggiava di solito?
Glielo chiesi con un tono un po’ sarcastico, al che mi rispose, bruscamente: «Beh, forse a me interessa fare questa ricerca, soprattutto per i voti ... ehm... diciamo “scarsi” che ho preso quest’anno, non credi? E poi, ecco, io...» qui sembrò calmarsi e riprendere con il comportamento - imbarazzato? - mostrato in precedenza «Io ci tenevo ad iniziare con il piede giusto, insomma... se dobbiamo... vederci per tutta l’estate, pensavo che sarebbe stato meglio farlo amichevolmente, no?».
Ero spiazzata.
Non riuscivo a credere a quello che mi aveva appena detto.
Dopo tutto quello che mi aveva fatto penare!
Anche se, a pensarci bene, da quando avevamo saputo della ricerca, Logan ed il suo gruppo non mi avevano assillata più di tanto.
Beh, perlomeno, Logan non mi aveva assillata più di tanto. Gli altri lo avevano fatto, meno duramente, forse perché non appoggiati dal loro “capo”.
«Se la metti in questo modo, allora...» Risposi, infine, io, con una lieve punta di scetticismo, ma ormai rassegnata. Forse, ci teneva davvero ad impegnarsi per recuperare i voti, e io lo stavo solo ostacolando con il mio comportamento cinico e sospettoso.
«Hai fame? Possiamo prendere qualcosa al bar e mangiare mentre ci mettiamo d’accordo per la ricerca.» Mi interruppe lui, visibilmente imbarazzato.
In tutta risposta, il mio stomaco emise un brontolio lamentoso al quale non seppi opporre resistenza.
«Un panino lo mangerei volentieri... ma... non ho una moneta!»
«Non è un problema, offro io... questa volta.» Concluse la frase con un sorrisetto ed un tono di sfida che conoscevo bene... quello era il Logan di sempre, sempre pronto a stuzzicarmi per far venir fuori il peggio di me.
Non mi misi a fare storie, comunque, perché avevo davvero fame e volevo mangiare - gratis? Tanto meglio!
 
Dopo aver comprato due panini e due bottigliette d’acqua, Logan mi raggiunse allo stesso tavolo al quale mi stava aspettando prima.
Ci sedemmo e, addentando i panini - prosciutto, mozzarella e pomodoro, mmmh, il mio preferito! - concordammo per un primo ritrovo in biblioteca, il Sabato successivo, per decidere l’argomento su cui svolgere la nostra ricerca.
Avevo già qualche idea in mente, e l’avrei sviluppata volentieri da sola, ma ero in coppia con Logan, quindi avrei dovuto sentire anche i suoi pareri.
«Che ne dici verso le 15.30?» Buttai lì, prima di bere un sorso d’acqua.
«Mi sembra perfetto!» Acconsentì lui. «E potemmo incontrarci allo stesso orario anche la volta prossima, sempre in biblioteca. Facciamo per... » Ci pensò un po’ su «Beh, potremmo vederci ancora di Sabato... Possiamo trovarci ogni Sabato alle 15.30, per te andrebbe bene? »
«S-si, credo di si... » Lo assecondai, sebbene un po’ contro voglia. Il Sabato pomeriggio era il mio momento di relax preferito... però, dopotutto, stavano cominciando le vacanze! Quanto tempo avrei avuto per rilassarmi? Molto più di un misero pomeriggio...
Lo ringraziai, un po’ stralunata per la situazione - io? Ringraziare lui?.
«Allora a domani!»
«A domani!»

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Rieccomi!!!
Sono riuscita ad aggiornare, finalmente.
Che ne dite di questo capitolo? Spero sia venuto meglio degli altri, è più lungo e più curato. Però vorrei un vostro parere: è meglio così? Era meglio prima?
Ah, poi volevo chiedervi un’altra cosa: Logan vi sembra troppo diverso da come l’avevo descritto prima? Ho voluto farlo sembrare il solito spavaldo che senza la compagnia degli amici si “normalizza” e viceversa. Ma che dite, è diventato troppo gentile?
Ma ora... che succederà? Finalmente siamo entrati nel vivo della vicenda, finalmente il primo incontro tra Logan e Tiffany. Cosa accadrà in biblioteca? Questa storia sarà qualcosa di più che solo “introspettiva”?
Io non lo so, non ho ancora scritto il seguito, e, purtroppo, non lo saprete nemmeno voi, perlomeno non nei prossimi giorni, perché sarò in Inghilterra. Non so nemmeno se riuscirò a scrivere al ritorno dall’Inghilterra... Proverò, comunque ad andare avanti, al mio ritorno, ma non vi prometto niente :-(
Mi dispiace moltissimo!!!!!!! Avrei messo un’altra faccina, ma ora come ora non mi ricordo come si fa quella che piange...
Passo subito a ringraziare HaleysRoyalRock per la sua recensione: sono felice di non averti offesa... Grazie ancora per quello che hai scritto e anche per aver messo la storia nelle seguite (cosa per cui avrei dovuto ringraziarti già da prima!). Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!
Grazie anche ai 63 che hanno letto il prologo, ai 31 che hanno letto “02 Maggio”, ai 28 che hanno letto “Sonno”, agli 8 (sigh) che hanno letto “07 Giugno”, spero che lascerete un commentino la prossima volta!!!
Ci sentiamo!
floravik 

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Capitolo 6
*** 11 Giugno ***


Caro diario,
            oggi è Sabato.
Sabato 11 Giugno.
Forse, qualcuno, da qualche parte, è andato a festeggiare perché oggi era l’ultimo giorno di scuola.
Io, invece, suonata l’attesissima campanella di fine anno, sono corsa fuori per evitare la ressa urlante che di lì a poco avrebbe intasato l’uscita.
Non che non fossi felicissima per il grande evento come tutti gli altri, ma, in quel momento, ero, più che altro, tesa per l’incontro con Logan in biblioteca. Dovevo andare a casa a pranzare - stavo morendo di fame - e dovevo prepararmi entro le 15.30.  
La biblioteca non dista molto da casa mia, inoltre, è sul tragitto casa-scuola. Non è un luogo che avevo frequentato molto, durante l’anno, nonostante ci fossi passata davanti ogni mattina: la mia tessera risale alla preistoria, non sapevo nemmeno che fosse ancora valida.
Arrivata a casa, non avevo molta voglia di cambiarmi: la canotta e i jeans andavano più che bene. Peccato non aver considerato il largo anticipo con cui sarei arrivata. Infatti, ero lì,da sola, seduta ad un tavolo in biblioteca,ad aspettare già da dieci minuti. Avevo iniziato a leggere Orgoglio e Pregiudizio, tanto per passare il tempo. Era davvero un bel libro, così ho deciso di prenderlo in prestito e adesso è lì che mi aspetta sul mio comodino.
Beh, ero seduta lì e, quando è arrivato Logan, è sorto un piccolo problema: come fargli vedere che ero lì? Sarei forse dovuta andargli incontro? No, troppo scomodo. Dovevo per caso salutarlo? Mmh... No, troppo amichevole. Siccome, però, incosciente, avevo già alzato il braccio, decisi che quel gesto poteva benissimo finire lì. Non troppo distaccato, non troppo confidenziale. Si, lo so che può sembrare stupido, ma questi dilemmi esistenziali ti vengono spesso, quando non sai cosa fare. Dopotutto, io e Logan non ci eravamo mai parlati, se non per scambiarci qualche insulto reciproco (lui ad alta voce, io nella mia mente).
Si è seduto al mio tavolo e, preso un foglio, abbiamo fatto una lista di cose da fare e di tipi di libri da cercare. Poi lui si è avventurato tra gli scaffali per trovare qualche libro interessante, io, invece, ho cercato alcune informazione su internet. Come argomento abbiamo scelto la guerra del Peloponneso, abbastanza impegnativo, forse ci saremmo dovuti vedere qualche volta in più di quanto avevo programmato, ma era quello che ci voleva per fare bella figura e prendere un bel voto.
Tornato Logan, ci siamo divisi i libri e li abbiamo consultati, aggiungendo le informazioni a quelle che avevo, precedentemente, trovato io.
Ora che ci penso, la conversazione tra di noi è stata minima. Quasi inesistente. Da una parte, questo era un bene, per le vecchie bibliotecarie scorbutiche, ma dall’altra, andando avanti così, non saremmo riusciti a mettere insieme niente!
Ho notato che Logan oggi era un po’ agitato. Certo, si è anche offerto di fare il lavoro sporco della raccolta dei libri, lasciando me seduta comoda al computer, ma aveva un atteggiamento frenetico, o, più che altro, ansioso. Continuava a guardare l’orologio. Di sicuro si stava rimangiando le parole dell’altro giorno!
Forse avrei dovuto fare un po’ di conversazione, ma, dato che lui non parlava più di tanto, non volevo sembrare troppo insistente.
Comunque, gli ho chiesto se aveva già qualche idea su come impostare il lavoro. Lui ha alzato lo sguardo, ha fatto spallucce scuotendo la testa ed è subito tornato a concentrarsi sul libro che stava sfogliando di malavoglia.
Io gli ho detto che, a mio avviso, sarebbe stato carino approfondire personalmente Ateniesi e Spartani, per poi lavorare assieme sulla guerra in sé. Ha accettato la mia proposta di buon grado, forse perché anche lui voleva passare in biblioteca il minimo indispensabile.
Dal momento che eravamo già lì insieme, abbiamo iniziato a scrivere qualcosa riguardante la guerra. Cioè, io scrivevo, lui alternava lo sguardo dall’orologio alla finestra, annuendo quando gli chiedevo conferma per le frasi.
A quel punto non sono più riuscita a sopportarlo e gli ho detto, un po’ stizzita (non potendo urlare) che avrebbe potuto contribuire di più al lavoro che stavamo svolgendo: dopotutto era lui che voleva recuperare i suoi votacci!
In tutta risposta, ha sbuffato e, dopo un’ultima rapida occhiata all’orologio, si è alzato e se ne è andato senza dire una parola.
Io, invece, sono rimasta seduta al tavolo, guardandolo uscire a bocca aperta.
Oh, diario, ti sembra questo il modo di comportarsi? Per fortuna ho te con cui confidarmi, sarebbe stato troppo imbarazzante parlarne in famiglia. Di sicuro Jack avrebbe fatto qualche commento sulla mia “innata” socialità e sui miei modi cortesi, anche se io non avevo fatto proprio nulla di male.
Ora ti saluto, voglio proprio vedere se la prossima volta Logan avrà voglia di impegnarsi.

Tua, Tiffany

 

Vi prego, vi prego, vi prego, vi prego non uccidetemi!
Insultatemi quanto vi pare, ma lasciatemi vivere ancora un pochettino...
Lo so che avevo promesso che non vi avrei fatto aspettare più tre mesi come l’altra volta (figuratevi ora, che vi ho fatto aspettare quattro mesi)... Pensate che non avevo neanche in mente di aggiornare, oggi, però poi mi sono detta, se non lo faccio ora, non lo farò mai. Quindi eccomi qui.
La scuola ha praticamente distrutto la mia vita sociale e ha occupato il mio tempo libero (sia per il fatto che quest’anno usciamo più tardi, sia per i compiti), le vacanze, invece, sono un periodo in cui posso rilassarmi un po’, ultimamente leggendo e giocando al Professor Layton e a Temple Run, quindi passo al computer il minimo tempo indispensabile.
 
Avevo già iniziato a scrivere questo capitolo durante gli ultimi mesi, ma l’ispirazione mi ha abbandonata e ho dovuto mollare per poi riprendere la stesura in un secondo momento. Sono cambiate anche alcune cose, come il comportamento di Logan, che al posto di “agitato” era “stanco” o “svogliato” o “assonnato”, praticamente il contrario! Il fatto è che prima lo avevo scritto senza avere bene in mente un perché di questo comportamento, oggi, invece, mi è venuto un colpo di genio (forse dire così è un po’ troppo...) e ho cambiato tutto.
 
Ah, già: so che può sembrare un testo sgrammaticato, e, molto probabilmente, lo è, la mia giustificazione è il fatto che Tiffany sta scrivendo sul suo diario la sera dell’11 Giugno, dato che è un diario e non una narrazione ho pensato di mettere il tutto al passato prossimo, i verbi al presente, invece, sono le considerazioni che fa Tiffany nel momento in cui le scrive, oppure le cose che non cambiano mai, tipo il fatto che la biblioteca è vicino a casa sua.
 
Grazie a emme13 che in un’epoca molto remota ha recensito lo scorso capitolo e ha messo la fic tra le preferite! Grazie, grazie, grazie, sono felice che siamo rimaste in contatto e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Grazie 1000 anche a quelli che hanno solo letto.

Un'ultima cosa: qualcuno mi dice come si fanno i banner? Vi preeeeegoooooo!

Lascio a voi la parola (significato: pleeeaaaseee una recensioncina!).

Ciao by floravik

 

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Capitolo 7
*** Rapporti ***


Ancora non ci credevo.
Impossibile.
No, non poteva essere vero.
«Dai, sbrigati, Tiff!»
Mia mamma mi aveva portata al centro commerciale.
Solo io e lei!
«Ti prego, mamma, sai che non mi piace quando mi chiami Tiff...»
«Ma è il tuo nome, tesoro. Come dovrei chiamarti? Genoveffa, forse?»
«Ma no... Tiffany. Chiamami con il nome completo».
«Come vuoi cara. Ora pensiamo a trovarti qualcosa di carino».
Proprio non riuscivo a capire come una cosa del genere fosse possibile.
Quando ci sedemmo al tavolo di un bar, provai ad indagare, un po’.
«Così... Oggi siamo qui... Io e te... A fare compere...»
«Questo mi sembra evidente, tesoro».
«Si, si, è solo che... Mi chiedevo... Di solito non usciamo mai... Stai sempre con Lacey e io...».
«Tiffany, non devi essere gelosa di tua sorella. O di tuo fratello», mi mise le mani sulle spalle «Vedi, loro sono più piccoli di te. Jack, beh, lui cerca solo di attirare l’attenzione. Capisci anche tu che, invece, Lacey ha bisogno di più cure. Non posso certo farla stare sempre dalla nonna, e, anche se non mi fido per niente a lasciarla con tuo papà, oggi ho deciso di farlo per passare un po’ di tempo con te. È davvero difficile, in questo periodo, per me farti capire che ti voglio bene. Tra l’altro, eri sempre stressata per via della scuola; adesso sei in vacanza, tutti possiamo rilassarci e divertirci assieme!»
Avevo tenuto gli occhi bassi per tutto il tempo e sentivo gli occhi lucidi.
«Mamma, credimi, io non avevo idea... Anche io ti voglio bene!» l’abbracciai con amore.
Dopo tutto quello che avevo detto, fatto, mi sentivo uno schifo. Una ragazzina ingrata che pensa solo a se stessa.
«Va bene, tesoro. Ora asciugati quelle lacrime e andiamo a fare shopping!»
«Ok, mamma! Oh...» mi bloccai di scatto. No. Proprio adesso che avevo tutti gli occhi rossi! Si, era proprio lui. Logan. Era lì con sua mamma, anche lui in giro a fare shopping.
«Mamma, mamma» sussurrai, dandole di gomito «Non ti voltare, ma dietro di te c’è Logan!»
«Chi è che c’è?» disse, incurante.
«Shh! È Logan, il tipo con cui devo fare la ricerca!»
«Ah, voglio proprio vederlo, questo giovanotto».
«No, no, no, mamma!» gesticolai «Lo vedrai quando ci supererà, anzi, spero che non mi veda...»
Abbassai lo sguardo, per riuscire meglio nel mio intento, e mi finsi particolarmente interessata a leggere il registro chiamate del mio cellulare.
«Hey, è proprio carino» disse mia mamma.
«Cosa? Tu da che parte stai?» La guardai, stupita.
«Si avvicina, si avvicina!» Ormai era praticamente voltata verso di lui.
«Mamma! Che ti avevo detto? Oddio, che devo fare? Lo devo salutare? Devo fare finta di niente?»
«Vedi tu, ma ti sta fissando da quando mi sono girata!» Intanto Logan sia avvicinava sempre di più.
«Mamma, non sta fissando me, sta fissando te: continui a guardarlo...» Ero imbarazzatissima.
Ormai Logan era lì vicino e rivolgeva lo sguardo nella nostra direzione.
Non so cosa mi prese. Logan era praticamente di fianco al nostro tavolo e aveva voltato lo sguardo per dire qualcosa a sua mamma. In quel momento gli dissi: «Ciao Logan!»
«Ehm... Ciao... Tiffany...». Forse era più imbarazzato di me. Sembrava non riuscirsi a decidere se andare avanti o fermarsi lì a parlare - di cosa, poi?
«Coff coff... Io... Io... Devo andare. Ci... Ci vediamo Sabato, allora...»
«A... A Sabato». No. Di certo ero più imbarazzata io.
Perché lo avevo salutato? Non sapevo spiegarmelo nemmeno io...
Mia mamma, intanto, se la rideva tra sé e sé.
«Si può sapere che c’è di tanto divertente?» Le domandai, un po’ stizzita.
«Beh, c’è che se vuoi uscirci assieme dovresti fare di meglio che balbettare quattro parole in croce».
«U... Uscirci assieme??? Mamma? Noi ci odiamo! Ci vediamo solo per fare quella stupida ricerca!»
Lei continuava a ridere. Capii che non ci sarebbe stato modo di dissuaderla da quella convinzione, perciò cambiai discorso.
«Ma... Non eravamo qui per comprare qualcosa? Dai, mamma, andiamo, che prima ho visto un vestito in vetrina... Voglio provarlo!»
«Ok, andiamo, Tiffany» acconsentì, alzandosi.

********** 
 
Qualche ora più tardi, eravamo tutti a cena.
«Che avete fatto oggi tu Lacey e Jack?» chiese mia mamma a mio papà.
«Uhm... Niente di che... Solo una biciclettata in paese».
«Una noiosa biciclettata in paese...» Aggiunse Jack, insofferente come al solito.
«Hai messo il cappello a Lacey, vero? Lo sai che prende freddo...»
«Amore, fa caldissimo fuori, è quasi estate! Piuttosto, voi vi siete divertite al centro commerciale?»
«Si», gli risposi «mamma mi ha comprato un vestito stupendo, dopo te lo farò vedere!»
«E abbiamo anche incontrato Logan, il “ragazzo con cui Lacey deve fare la ricerca”...» Continuò la mamma.
Oh, no! Ancora con questa storia!
Avrei voluto andarmene, anzi, no, sprofondare.
«E chi è questo Logan?» ci chiese mio papà.
«È uno che odio... Mi dà sempre fastidio a scuola e la prof ha avuto la brillante idea di metterci a lavorare insieme...»
«Ed è anche molto carino...» S’intromise mia mamma, lanciando sguardi d’intesa a mio papà.
Possibile che nessuno capisse il concetto di “odiare”?
«Mamma, odiare vuol dire provare dei sentimenti negativi nei confronti di una persona, che in questo caso è Logan. Chiaro, adesso?»
«Cara, è pur sempre provare dei sentimenti, no? Come nel film Le mie grosse grasse vacanze greche! Non l'hai visto?»
Basta, ora ero furiosa.
« Sinceramente, no!» 
Me ne andai in camera mia, pronta a scrivere sul mio diario. 



Yeah, ce l'ho fatta ad aggiornare durante le vacanze!!!
Yu-Huu! Stavolta non potete rimproverarmi niente (a meno che il capitolo non vi sia paciuto)! ^-^

Ok, parliamo un po' del chappy.
Come avete visto, è molto dialogico. Il fatto è che mi immaginavo le scene come un film e mi dispiaceva togliere l'effetto botta e risposta. Ho cercato, comunque, di aggiungere pezzi di narrazione dove ho potuto, come, ad esempio, nei punti dove c'era bisogno di descrivere le emozioni.
Mi sono divertita un sacco a scriverlo, soprattutto la parte dell'incontro tra Tiffany e Logan... Li voglio torturare un po', i cari fanciulli. E la mamma che si fa i film? Ma sono davvero film? Boh...
Comunque, mi è piaciuto scrivere il chappy anche per il rapporto mamma-figlia della prima parte.
Il titolo del capitolo, infatti, dipende da questo e dalla riflessione sul rapporto tra i due giovani eroi, che verrà approfondito nel prossimo capitolo, cioè la pagina di diario.
Eh, caro diario, cosa ti toccherà sentire?

Intanto passo a ringraziare Nuanda_12 per la recensione allo scoro capitolo: grazie 1000, cara, c. v. lune.! Ah, si, ricordati che l'8 Marzo dobbiamo andare tu-sai-dove... (una cosa tra me e lei...).
Ringrazio anche chi è passato senza dire niente: grazie anche a voi!

Dai, fatemi sentire che cosa ne pensate!
Ciao by floravik

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