Power Ranger Fallen Angel

di dragon_queen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap.1 - La chiamata ***
Capitolo 3: *** Cap.2 - Una giornata da dimenticare ***
Capitolo 4: *** Cap.3 - Nergal ***
Capitolo 5: *** Cap.4 - Red Ranger ***
Capitolo 6: *** Cap.5 - Missione ***
Capitolo 7: *** Cap.6 - L'ultimo dei draghi ***
Capitolo 8: *** Cap.7 - La prova di Drew ***
Capitolo 9: *** Cap.8 - Cuore ***
Capitolo 10: *** Cap.9 - Fallimento ***
Capitolo 11: *** Cap.10 - Il sesto flagello ***
Capitolo 12: *** Cap.11 - Halloween ***
Capitolo 13: *** Cap. 12 - I cancelli dorati di Elvyndur ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La battaglia infuriava violenta al di fuori dei cancelli del sacro regno. I difensori celesti riuscivano ancora a malapena a respingere le orde nemiche, ma le forze cominciavano lentamente ad abbandonarli.

I nemici erano tanti e molto forti, mentre loro erano in considerevole svantaggio numerico. Ad un tratto, dalle fila avversarie, si fece avanti un demone infernale, il capo di quei mostri.

-Datemi ciò che voglio!!- disse, con voce cavernosa.

-Mai!!- rispose il leader dei difensori.

-Se mi cederete ciò che chiedo, ce ne andremo senza uccidervi-

-Se tu entrerai in possesso di quell'oggetto, sarebbe meglio se fossimo morti- e detto ciò il condottiero celeste richiamò a sé le ultime forze rimaste e le scagliò contro il nemico.

Gli altri fecero lo stesso.

Il demone si schiuse in un grido disumano, prima di trovarsi circondato da una sostanza che poi divenne dura come la roccia, imprigionandolo.

Sconfitto il loro capo, le schiere demoniache si ritirarono.

I difensori avevano vinto, ma a causa dell'energia impiegata, di loro non era rimasta che l'essenza.

C'era bisogno di nuovi guerrieri o il sacro regno sarebbe rimasto privo di difese.

 

-Papà, perchè?-

Questa fu la domanda che Alex rivolse a suo padre dopo due ore che non riusciva a rivolgergli parola. Il trasloco era stato improvviso e lei non ne era stata affatto contenta. Eppure avrebbe dovuto esserci abituata, visto che, a causa del suo lavoro, il padre doveva spostarsi di continuo e lei con lui. Forse per una volta si era illusa che i traslochi fossero finiti.

-Alexandra, mi dispiace, ma mi hanno offerto un lavoro al museo di questa città e per di più mi hanno informato del ritrovamento di un antico manufatto che sto cercando da una vita. Scusami piccola, questa è l'ultima volta, te lo prometto-

-Lo hai detto anche due traslochi fa. E non chiamarmi Alexandra, sai che non mi piace- rispose lei, tornando a guardare la strada che correva fuori dal finestrino.

Il padre sospirò, ma non aggiunse altro.

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Capitolo 2
*** Cap.1 - La chiamata ***


-Ehi Jake!!- gridò Gabriel al ragazzo che se ne stava in un angolo con un libro di fisica tra le mani.

L'altro alzò lo sguardo e visto da chi proveniva il richiamo, lo riabbassò.

-Fai finta di non sentirmi, eh, secchione?!?- ribattè Gabriel e gli strappò il libro dalle mani.

-Ridammelo!!- esclamò Jake.

-Ah, ma allora ce l'hai la voce-

-Si, e al contrario di te, anche un cervello- rispose l'altro.

Lo sguardo di Gabriel si fece truce.

-Come osi, pidocchio?!?- e alzò il pugno, che gli fu bloccato da Drew, l'amico.

-Dai Gabriel, smettila, andiamo via-

-D'accordo. Alla prossima, sfigato- disse, rivolto a Jake, e gli scaraventò addosso il libro, mezzandogli quasi il respiro.

Il ragazzo riprese il libro e se ne tornò in disparte.

 

Alison aprì l'armadietto per prendere i libri di letteratura inglese. Era in ritardo per la lezione, ma lei non aveva fretta. Avrebbe preferito starsene distesa in un prato a guardare il sole e contemplare la natura. In quella scuola nessuno parlava con lei e lei non parlava con nessuno. Non le interessava.

Quando aprì lo sportello dell'armadietto, dall'interno volò a terra un biglietto. Sopra c'era scritto “STRAMBOIDE”.

-Idioti...- pensò, facendone una pallina e gettandola nel cestino.

 

Insieme a Gabriel e Drew c'era Cloe, sorella di quest'ultimo, un tipetto tutto pepe e un po' maschiaccio. Anche lei era ritenuta un po' una prepotente a causa di alcuni suoi atteggiamenti, ma era tutta apparenza. In realtà era una brava ragazza, studiosa e volenterosa, ma forse un po' difficile di carattere.

 

Jake stava andando verso il suo armadietto dall'altra parte del cortile. Prima di arrivarvi, si fermò ad una fontanella nel corridoio. Si piegò per bere e notò che il tappo era semichiuso, facendo formare all'acqua una piccola pozzetta. In questa, a poco a poco, apparve un'immagine: una sorta di ombra fluorescente, poi una cascata e una grotta azzurra. Poi una voce nella sua testa gli parlò:

-Jake, cavaliere della saggezza, ti do appuntamento nel luogo che ti ho indicato. Non mancare-

Il ragazzo non sapeva cosa pensare: tutto ciò non era razionale, ma decise che sarebbe andato comunque a dare un'occhiata.

Nel frattempo anche ad Alison, Drew, Gabriel e Cloe era giunto lo stesso messaggio, con una leggera variante. Dopo un attimo di smarrimento, decisero che si sarebbero presentati all'appuntamento con il misterioso personaggio.

 

La campanella che segnava il termine delle lezioni suonò puntuale come al solito. I ragazzi uscirono da scuola e si incamminarono verso le proprie case. Tutti tranne cinque.

Non sapevano nulla gli uni degli altri, ma conoscevano bene la loro destinazione.

I cinque erano gli unici a conoscere l'esistenza di quella radura nel folto della foresta che circondava la cittadina.

Jake arrivò per primo: si trovò davanti l'alta parete di roccia grezza, dalla quale scendeva ripida una cascata che si andava a gettare nel piccolo lago. Ad un tratto il ragazzo udì delle voci provenire dal folto del bosco, voci che riconobbe e che lo fecero sbuffare. Si voltò proprio nel momento in cui Gabriel, Drew e Cloe misero piede nella radura.

-Oh, guarda chi c'è! Il secchione!!- disse Gabriel quando lo vide.

-Che cosa ci fate qui?- chiese lui.

-Potremo farti la stessa domanda- si pronunciò Cloe.

-Rispondete prima voi- disse una voce.

Tutti si voltarono e davanti a loro si parò Alison.

-Ecco la stramba!!- esclamò Gabriel.

-Ecco il cervello di gallina- ribattè lei.

Calò il silenzio. All'improvviso avvertirono la terra tremare. Si voltarono verso la cascata: dalle acque del lago sorsero delle pietre che si disposero a mò di sentiero fino alla parete d'acqua.

Come spinti da una foza invisibile, i cinque ragazzi si diressero verso la cascata. Quando vi giunsero davanti fu come se nell'acqua si aprisse una porta che rivelò l'entrata di una grotta.

Percorsero il corridoio scavato nella roccia, sino a giungere ad una stanza ottagonale completamente rivestita da un cristallo azzurro e rilucente. Su ogni lato vi era una sorta di bacheca contenente una diversa arma e una differente pietra.

I cinque si guardarono intorno stupefatti.

-Dove siamo?- si pronunciò Alison.

Gli altri non risposero.

Ad un tratto un lampo: tutti si voltarono a guardare. Davanti a loro apparve un'entità di pura luce, con fattezze molto vicine a quelle umane.

I ragazzi rimasero esterrefatti: non sapevano se scappare o rimanere dove erano, aspettando di vedere cosa sarebbe successo.

Dopo un lungo silenzio, la figura finalmente parlò:

-Non abbiate paura di me, poiché non voglio farvi del male. Io sono il capo dei cavalieri celesti che proteggono le porte del sacro regno. Purtroppo di noi sono rimaste solo le essenze che io stesso ho rinchiuso nelle sei pietre che vedete nelle bacheche. Ma veniamo al motivo per il quale vi ho condotti qui: voi siete stati scelti per divenire i nuovi difensori del sacro regno, poiché, con la battaglia che avvenne cinquecento anni fa, i suoi cancelli sono rimasti privi di difese-

-Ehi, amico, frena!! Non penserai che crediamo a tutta questa storia. Io me ne vado- disse Gabriel e si avviò verso l'uscita.

-Fermati ragazzi. Ciò che ti ho raccontato è vero e te lo dimostrerò- rispose il cavaliere e aprì le braccia sopra la testa.

In un lampo la stanza svanì e tutti furono catapultati in uno scenario alquanto diverso: erano in un ambiente candido, dove la luce regnava sovrana; alle loro spalle si stagliava un alto cancello dorato; dinnanzi al portone sette guerrieri, con le loro armi in pugno, che guardavano verso l'orizzonte.

I ragazzi si voltarono e videro schiere di demoni che si avvicinavano minacciosi. Non sembravano però accorgersi della loro presenza.

-Vedete? Questo è lo scenario che si presentò cinquecento anni fa durante la grande battaglia. Tentammo il tutto per tuttp, consumando addirittura noi stessi. Riuscimmo a sconfiggere il nemico, ma non a distruggerlo. Da quel momento i cancelli sono rimasti sguarniti, anche se, con la nostra scomparsa, il regno cambiò locazione. Temo però che il nemico riesca a ritrovarlo. Ed è qui che entrate in gioco voi- concluse il cavaliere e, con un battito di mani, si ritrovarono nuovamente nell'antro azzurro.

Nessuno sapeva cosa dire.

La figura eterea si spostò verso la prima bacheca, dalla quale tirò fuori due strani pugnali e la pietra che ad essi corrispondeva.

-Jake, vieni avanti- disse poi.

Il ragazzo, titubante, fece un passo verso di lui.

-Tu sarai il cavaliere della saggezza e impersonerai il cielo- e gli porse le armi e la pietra.

Jake le prese e arretrò.

-Drew- lo chiamò il cavaliere, prendendo dalla seconda bacheca un'altra pietra e una lancia doppia.

-Tu vestirai i panni del cavaliere della determinazione e il tuo elemento sarà la terra- e gli diede ciò che gli spettava.

Il ragazzo ricevette gli oggetti senza fiatare.

-Cloe, queste sono per te- continuò, porgendole una lancia e una pietra.

-Tu sarai il cavaliere della fiducia e il tuo elemento sarà l'acqua>>

Si rivolse a Alison:

-Tu, ragazza mia, impersonerai il cavaliere della sensibilità e rappresenterai la luce- le disse, porgendole la pietra e un arco senza frecce né corda da tendere.

Infine si voltò verso Gabriel:

-Tu ragazzo, sarai il cavaliere della lealtà e il tuo elemento sarà il fulmine- e gli porse un'ascia con la sua pietra.

Dopodichè davanti a loro comparvero sei bracciali che arrivavano dal dorso della mano al gomito, di una strana lega e finemente decorati. Sul dorso della mano avevano un incavo, colorato di sei diversi colori.

Jake parlò:

-Signore, la bacheca dietro di lei è rimasta piena ed inoltre ci sono sei bracciali, mentre noi siamo in cinque-

-Manca ancora un cavaliere, quello della giustizia, il cui elemento è il fuoco. Sarà il leader. Ancora non sono riuscito a localizzarlo-

Poi continuò:

-Bene, adesso prendete un bracciale ciascuno e infilatelo. Servirà per trasformarvi-

-Trasformarci?>> chiesero in coro i cinque.

-Esatto. Voi diventerete Power Ranger-

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Capitolo 3
*** Cap.2 - Una giornata da dimenticare ***


-Accidenti quanta gente- pensava Alex, mentre attraversava il cortile della scuola, diretta verso il suo armadietto.

-E per niente socievole- si diceva, guardandosi intorno, ricevendo solo sguardi maligni e diffidenti.

So sentiva quasi divertita, consolandosi con il fatto che in quel posto, conoscendo il padre, non ci sarebbe rimasta a lungo.

Finalmente giunse al suo armadietto. Tirò fuori dalla tasca il foglietto con la combinazione che le aveva dato la segretaria. Lo compose, tose il lucchetto, ma la maniglia non si sbloccava. Iniziò a maledire quel giorno. L'inizio non prometteva niente di buono.

-Vuoi una mano?-

Si voltò.

All'armadietto accanto al suo stava una ragazza con capelli corti biondi chiarissimi e gli occhi color del ghiaccio, che le sorrideva.

-Grazie- le rispose.

L'altra si mise davanti al suo armadietto e gli diede un piccolo colpo all'anta. La maniglia si sbloccò.

-Sai, l'anno scorso era il mio. Basta usare un po' di gentilezza-

-Me lo ricorderò- rispose Alex.

-Sei nuova vero? Piacere, io mi chiamo Alison- e le tese la mano.

-Io sono Alex- rispose l'altra, stringendogliela.

-Hai bisogno di una mano per raggiungere l'aula? Che lezione hai adesso?-

-Dovrei avere storia- disse Alex, consultando il solito foglietto.

-Che coincidenza, anch'io. Dai che ci andiamo insieme e detto ciò si avviò verso la classe.

Arrivò l'ora di pranzo e Alison ed Alex si incamminarono verso la mensa. Si erano già raccontante molte cose l'una dell'altra, come se fossero state amiche da sempre.

-E così tuo padre è un collezionista di reperti antichi? Deve averne una collezione fantastica-

Alex ci pensò un attimo.

-Se vuoi puoi venirla a vedere, così studiamo insieme. Io e mio padre abbiamo preso una villetta poco lontano da qui-

-Davvero? Ne sarei felice- rispose l'amica sorridendo.

-Allora è deciso. Per oggi pomeriggio può andare?-

-Certamente-

-Ciao Alison- disse una voce.

Le due ragazze si voltarono: a parlare era stato un ragazzo con gli occhiali, i capelli rossi e gli occhi verdi.

-Ciao Jake- lo salutò lei.

Poi riprese:

-Vieni a sederti con noi che ti presento la mia nuova amica. Lei è Alex-

 

Le lezioni terminarono e Alex salutò Alison e Jake per dirigersi verso una lussuosa macchina che l'aspettava poco lontano dall'uscita di scuola. Persò di essere abbastanza soddisfatta di quel primo giorno, nonostante si fosse imbattuta in un gruppetto alquanto particolare, il quale l'aveva decisamente snobbata e trattata in un modo che non si poteva definire un granchè educato.

Quando arrivò all'auto, le venne ad aprire lo sportello l'autista, probabilmente ingaggiato dalla compagnia di ricerche che aveva contattato suo padre per il ritrovamento di uno strano reperto.

-Salve- disse lei.

-Salve. Sono qui per accompagnarla agli studi di ricerca dove suo padre la sta aspettando-

-D'accordo, andiamo-

In poco più di un quarto d'ora giunsero all'edificio prestabilito. Era un grande complesso fatto di vetro, al cui interno si poteva distinguere un vero e proprio museo. Il cartello sulla porta d'entrata diceva CHIUSO.

Ad aprirle le porte arrivò il padre.

-Ciao tesoro- la salutò.

-Ciao papà. Come mai mi hai fatto venire qui?-

-Volevo mostrarti il reperto che da tanto cercavo. Vedrai, ti piacerà-

Alex seguì suo padre sino al sottosuolo del museo, dove era stato allestito un vero e proprio laboratorio.

-Aspetta- le disse il padre e si avvicinò ad una lunga cassa, piena di paglia per imballaggio.

Da lì tirò fuori un lungo bastone rivestito d'oro, con un complicato intreccio sulla cima con incastonata una strana pietra, trasparente e per nulla consumata. Su tutta la lunghezza del bastone erano incise degli strani simboli, i quali sembravano lettere.

-Guarda- le disse l'uomo e glielo porse.

-Fai attenzione, è molto antico, più di quanto pensi- concluse e si voltò per sistemare alcune carte.

La ragazza lo prese con delicatezza e iniziò a guardarlo. All'improvviso fu come se le lettere e la pietra si illuminassero, come se reagissero a qualcosa.

Alex sgranò gli occhi, poi scosse la testa, come se volesse scacciare quella visione.

-Stai male?- le domandò il padre.

-No no, è solo un po' di mal di testa. Senti papà, mi servirebbe un telefono perchè ho invitato due compagni a vedere la tua collezione a casa e dovrei avvertirli di venire un po' più tardi-

-Oh, si si, fai pure. Il telefono è nella stanza qui accanto-

-Grazie- gli rispose e gli riconsegnò il manufatto.

L'uomo, con cura, lo rimise nella cassa.

Alex entrò nella stanzina adiacente e accostò la porta. Compose il numero di Alison, ma fu come se la linea fosse interrotta. Provò allora con quello di Jake, ma successe lo stesso.

Non riusciva a capire. Avrebbe chiesto al padre. Stava per uscire dalla stanza quando un'esplosione scosse la terra.

La ragazza uscì e notò che nel muro del laboratorio si era formato un enorme buco. Un gran polverone se era alzato nella stanza. Suo padre era in ginocchio ed aveva una ferita alla fronte, ma per fortuna non era niente di grave.

-Papà!!- lo chiamò.

-Alex- rispose debolmente lui.

-Stai bene? Ma che cosa è successo?-

Dall'oscurità del buco si udirono passi, un numero considerevole. Dal buio uscirono saltellando e dimenandosi degli esseri con le fattezze quasi umane, ma che assomigliavano a dei mostri, dei piccoli demoni.

Dietro a quell'orda di creature si fece avanti un essere quasi del tutto umano, ma che portava la maschera di un lupo sul volto, sulla fronte spiccava un corno grigio e un'armatura nera con striature argento ne fasciava il corpo. Al fianco due singolari spade.

-Toc, toc...- fece con voce profonda.

Poi continuò:

-Hellax, prendeteli!!-

All'ordine di quello sconosciuto, le creature si mossero rapide e in un attimo Alex sentì bloccare le braccia. Anche suo padre era stato preso.

Sarcastica disse:

-Questo è decisamente una pessima giornata-

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Capitolo 4
*** Cap.3 - Nergal ***


Jake, Alison, Gabriel, Drew e Cloe avvertirono una lieve scossa al dorso della mano. Tirarono leggermente su la manica e videro che la strana sostanza che si era formata sopra l'incavo quando avevano inserito le pietre mistiche, stava brillando. Dopodichè apparve il museo della città, sostituito immediatamente dall'immagine del cavaliere celeste, il quale disse:

-Ranger, c'è bisogno di voi!! Credo che i nostri nemici siano tornati-

 

Alex si dimenava, cercando invano di liberarsi, ma poco dopo dovette rinunciare, non riuscendo nel suo intento.

-Chi sei?- chiese debolmente suo padre al mostro con la maschera di lupo.

L'altro ridacchiò:

-Oh, il mio nome è Nergal e sono un demone cacciatore-

-Demone?!?- pensò preoccupata Alex.

-Cosa vuoi?-

-Sono venuto per il bastone dell'Oracolo. Ha il potere di riportare in vita i morti ed è l'unica cosa che possa risvegliare il mio padrone. Quindi ti suggerisco di consegnarmelo-

-No, è tutta la vita che lo sto cercando-

Il demone sfilò una delle spade dal fodero e la mise sotto il mento dell'uomo. Quello però non distolse lo sguardo dal nemico.

-Sai umano, sto perdendo la pazienza. Consegnami il bastone o finirai molto male-

-Mai!!-

Nergal premette ancora di più la spada sulla gola del professore. Alex, trascinata in disparte, sentì caricarsi una forte rabbia dentro di sé. Con un impeto mai visto, riuscì a liberarsi dei due esseri che la tenevano bloccata.

Nergal si voltò stupito.

Subito accorsero altri demonietti, ma lei riuscì a tener loro testa senza problemi, ma soprattutto senza sapere come stesse facendo e dove avesse imparato a combattere in quel modo. Era come se le venisse spontaneo.

Dopo aver steso la maggior parte degli avversari, si scagliò minacciosa contro il demone. Quando però cercò di assestargli un pugno, questo glielo bloccò, stritolandole quasi la mano, facendole emettere un gemito.

-In gamba ragazza, ma non abbastanza- la canzonò e le diede un calcio nello stomaco.

Alex volò indietro e cadde a terra, con il fiato mozzo.

-Alex!!- gridò il padre.

-Oh, non temere. Non le ho fatto tanto male, ma se non mi dirai dove stà il bastone, la ucciderò- concluse, puntando una delle spade verso di lei.

La ragazza si ritrovò la punta dell'arma all'altezza della giugulare. Suo padre distolse lo sguardo, dicendo:

-D'accordo, hai vinto-

-Ottima decisione. Lasciatelo andare-

I due mostriciattoli che bloccavano l'uomo lo lasciarono andare. Quello si rivolse verso la cassa alle sue spalle e ne tirò fuori il potente manufatto. Con riluttanza, lo consegnò al demone.

-Finalmente, adesso potrò liberare il mio padrone-

-Non cantar vittoria troppo presto- disse una voce.

I presenti si voltarono: davanti a loro erano apparsi cinque combattenti, ognuno di un diverso colore: verde, giallo, blu, viola e bianco.

-E voi chi dovreste essere?- chiese stupito Nergal.

Il guerriero blu parlò:

-Noi siamo coloro che ti impediranno di portar via quell'oggetto. Noi siamo i Power Ranger Fallen Angel!!-

 

-Scommetto che qui c'è lo zampino del cavaliere celeste. Lo riconosco dalle pietre che portate sulla fronte e dalle armi che avete in pugno. Non so quali poteri vi abbia dato il guardiano, ma non mi impediranno di uscire di qui con il bastone dell'Oracolo. Hellax, attaccate!!-

I cinque ranger si videro arrivare incontro un'orda di demoni. Anche se all'inizio ne furono spiazzati, poi li affrontarono con straordinario coraggio e maestria. Alex e suo padre rimasero a guardare la scena, senza parole, ma con un mucchio di domande:

Chi erano quei guerrieri?

Da dove venivano?

Per quale motivo li stavano aiutando?

Il demone lupo guardava la scena, voltando loro le spalle. Non sembrava stupito delle capacità dimostrate dai cinque.

Via via che un Hellax veniva colpito, spariva. Ben presto quei piccoli demoni erano stati sconfitti. Rimaneva solo Nergal.

I Power Ranger si gettarono su di lui, ma quel mostro era talmente veloce che riuscì ad evitarli. Tentarono uno alla volta di colpirlo, ma niente da fare. Poi il demone di incastrò il bastone alla cintola ed estrasse le sue due spade.

-Adesso ne ho abbastanza!!- disse e, con una mossa degna di un esperto spadaccino, colpì i Ranger con fasci di luce scaturiti dalle lame.

Quelli caddero a terra con urla soffocate, stentando a rialzarsi. Nergal stava per dar loro il colpo di grazia, quando si sentì afferrare da dietro le spalle. Con una velocità incredibile di divincolò. Facendo cadere Alex davanti a lui.

-Ragazzina, mi hai veramente stancato. Per ora non ti ucciderò, ma ti porterò con me, in modo che questi cinque novellini non mi creino altri problemi- e detto ciò la afferrò per un polso, facendola rimettere in piedi.

Lei cercò di liberarsi, ma la presa era troppo forte,

-Lasciala andare!!- gridò il guerriero vestito di bianco, ripresosi.

-Troppo tardi...- gli rispose il demone e, in un attimo, lui ed Alex sparirono.

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Capitolo 5
*** Cap.4 - Red Ranger ***


I ranger rimasero impalati dov'erano, mentre il padre di Alex cadde in ginocchio.

-L'ha portata via...l'ha portata via...- continuava a ripetere come un disco rotto, con lo sguardo perso nel vuoto.

Il guerriero vestito di bianco gli si avvicinò e si inginocchiò a sua volta. Poggiandogli una mano su una spalla, con una dolce voce femminile, disse:

-Ritroveremo sua figlia, professore. Glielo prometto-

L'uomo sembrò riprendersi:

-Grazie...-sospirò.

Il ranger bianco si alzò e si avviò verso l'uscita, seguito dagli altri. Quello vestito di blu gli si avvicinò:

-Come faremo a sapere dove l'hanno portata?-

-Non lo so, ma dobbiamo trovarla a qualunque costo. Ho promesso che l'avrei riportata indietro e una promessa è una promessa-

 

Alex venne sbattuta a terra, su un duro pavimento di arenaria nera, in una stanza scavata nella roccia, quasi completamente al buio. Quando però i due apparvero le fiaccole alle pareti si accesero come per magia, rischiarando l'ambiente.

Dopo un attimo di smarrimento, tentò la fuga, ma l'uscita le fu bloccata da quegli esseri chiamati Hellax.

-E' inutile, ti conviene startene buona finchè non avrò completato il rito del risveglio del mio signore. Poi penserà lui a ciò che ti capiterà- le disse Nergal.

-Tu sei un folle!!- gridò Alex.

-Me lo dicono in molti, ma non ci ho mai prestato molta attenzione. Adesso buona, non mi distrarre- e detto questo, con un solo gesto della mano, fece volare la ragazza contro la parete, parte della quale si richiuse su di lei, impedendole di muoversi.

-Accidenti...- pensò Alex, dimenandosi, ma ogni sforzo era del tutto inutile.

Osservò il demone lupo mentre si avvicinava ad una delle pareti della grotta e, quando alzò le braccia, con esse si sollevò anche una parte di roccia, rivelando al suo interno un blocco di qualcosa che assomigliava ad ambra, con intrappolata una creatura dell'espressione truce e le fattezze mostruose.

 

I cinque ranger tornarono sconfitti alla grotta sotto la cascata. Ad attenderli vi era il cavaliere celeste. Jake stava per apri bocca, quando quello lo interruppe:

-Ho visto ciò che è accaduto e non dovete demoralizzarvi. Purtroppo non siete stato voi a non essere all'altezza, ma vi è capitato un avversario veramente forte. Nergal è uno dei demoni cacciatori più potenti e spietati del mondo sotterraneo. È riuscito a portare via il bastone dell'Oracolo e tempo di sapere per cosa lo utilizzerà-

-Dobbiamo sapere dove si è nascosto, poiché, insieme al bastone, ha preso anche una nostra amica- ribattè Alison.

-Amica? Io a quella ragazza non devo niente- disse Gabriel.

-Invece le devi moltissimo, visto che se non fosse stato per lei, l'attacco di Nergal ci avrebbe sicuramente eliminato!!-

Per la prima volta tutti videro la dolce e tranquilla Alison versamente infuriata. Doveva volere molto bene a quella ragazza. Gabriel decise che sarebbe stato meglio non ribattere. Persino il cavaliere celeste sembrò spiazzato da quella reazione, ma poi riprese:

-Calmatevi adesso. Posso dirvi dove si trovano, se ho ben intuito cosa Nergal vuol fare con il bastone dell'Oracolo-

-Bene, allra ce lo dica che partiamo immediatamente- ribattè Alison.

-Purtroppo non sarà così semplice: Nergal si trova in un luogo chiamato “Baratro delle anime perdute”, un'enorme voragine in un luogo imprecisato che arriva a molti chilometri sotto terra-

-E lei come fa a esserne tanto sicuro?- chiese Jake.

-Perchè è là che è stato spedito Zepar, comandante supremo delle orde demoniache-

 

Alex rimase inorridita: quella creatura era il male fatto corpo, in qualche modo riusciva a sentirlo.

Nergal prese dalla cintola il bastone che aveva sottratto al professore e lo piantò a terra, di fronte al demone.

-Magico manufatto, io invoco il tuo potere affinchè il mio signore venga liberato!!-

Dopo quelle semplici parole la pietra sulla cima prese ad illuminarsi, sprigionando un fascio di luce che colpì la prigione di ambra, facendola brillare a sua volta. Con una grande esplosione, l'involucro si frantumò e nel contempo di levò un grido carico di ira.

Alex rabbrividì, mentre il demone cacciatore si inginocchiò. Dal polverone, creatosi con l'esplosione, uscì un enorme demone rosso, rivestito con una corazza dorata. Lo sguardo era glaciale mentre squadrava la stanza nera. Sulla sua testa spuntavano due corna e gli occhi erano percorsi da due cicatrici nere. Sulla schiena si aprivano un paio di ali.

-Mio signore, siete libero adesso- disse in quel momento Nergal.

-Sapevo di potermi fidare di te, anche se ci hai impiegato più del previsto-

-Purtroppo il bastone dell'Oracolo non è stato facile da reperire-

Il demone lo guardò e poi fece girare nuovamente lo sguardo per la stanza.

-Vedo che hai risvegliato anche gli Hellax, bravo-

Poi i suoi occhi si fermarono su Alex, la quale ebbe un brivido.

-Quella chi è?-

Nergal si voltò.

-La ragazza? Oh, nulla, è solo una garanzia contro l'intervento di ospiti indesiderati. È solamente un'umana-

Nonostante il timore che Alex provava, riuscì a mantenere lo sguardo glaciale del nuovo demone.

-Ha qualcosa che non mi convince- ribattè Zepar, camminando verso di lei con Nergal al seguito.

Ben presto la ragazza si trovò faccia a faccia con lui, poteva sentire il suo alito fetido. Zepar le prese il mento, facendole muovere la testa da una parte e dall'altra, come se stesse cercando qualcosa in particolare.

-E' strano, è come se questa umana emanasse una potente aura positiva-

All'improvviso un'esplosione scosse l'ambiente: una parete era saltata. Fecero il loro ingresso i cinque guerrieri che Nergal aveva già incontrato.

-Ancora voi?!?- esclamò.

-Nergal, chi sono quelli?- chiese Zepar.

-Sono i successori dei guerrieri che si scontrarono con noi cinquecento anni fa, scelti dal cavaliere celeste per combatterci adesso-

-Quindi sono le reincarnazioni di coloro che mi hanno imprigionato? Allora li distruggerò sedutastante!!- disse irato il grosso demone.

 

I ranger rimasero fermi dov'erano, nonostante la minaccia fatta loro dal nuovo demone.

-Non sottovalutatelo!!- gridò Alex.

-E' molto più forte dell'altro- concluse.

Intanto, tra le mani di Zepar, era apparsa una pesante spada che emanava chiaramente una forte aura maligna. Poi, seguito dal fido scagnozzo, il demone si gettò verso i cinque.

A bloccare la sua furia fu il guerriero con l'armatura verde che poi, rivolgendosi al compagno vestito di giallo, disse:

-Gabriel, tu vai a liberare la ragazza!!-

-Ma...-

-Non discutere, sei l'unico ad avere l'arma in grado di farlo-

Il ranger guardò la sua arma, gettò un ultimo sguardo al compagno, poi si diresse verso Alex. Lo sguardo della ragazza cambiò improvvisamente:

-Attento, dietro di te!!-

L'altro si voltò e vide che Nergal gli era quasi addosso. Stava già preparandosi a respingerlo, quando gli si pararono davanti il ranger blu e quello bianco.

-Vai, lo tratteniamo noi!!-

Il guerriero rimase per un attimo spiazzato, poi però si riprese e arrivò finalmente davanti Alex.

-Adesso ti libero- disse.

Alzò la sua ascia sopra la testa, poi la riabbassò in due pesanti fendenti. Il blocco di pietra che imprigionava la ragazza si frantumò e lei cadde a terra, in ginocchio. Il ranger la aiutò ad alzarsi.

-Adesso vattene, segui il tunnel che abbiamo aperto e in fondo troverai un passaggio. Attraversalo e sarai al sicuro-

Dopodichè anche lui si unì ai compagni, i quali erano in evidente difficoltà.

Alex stava per imboccare il tunnel quando notò, in mezzo al clamore, abbandonato, il bastone dell'Oracolo che suo padre aveva cercato per quasi una vita. Decise che era doveroso per lei riportarglielo.

Così, senza essere notata, sgattaiolò sino al basamento di pietra nel quale il bastone era inserito e lo estrasse. Nel momento in cui fu tra le sue mani, l'artefatto ebbe la stessa reazione che aveva avuto nel sottosuolo del museo: i simboli incisi e la pietra sulla sommità si misero a brillare, attirando l'attenzione dei presenti.

La ragazza udì una voce nella sua testa che le disse:

-Tu sarai il sesto guerriero, colei che guiderà i miei combattenti-

In un attimo sul suo polso apparve lo stesso bracciale degli altri ranger e, davanti ai suoi occhi, si materializzò la pietra mistica. Lei, come se sapesse cosa fare, afferrò la pietra e la inserì nell'incavo del bracciale, gridando:

-Fallen Angel Power, ah!!!-

In un lampo di luce, la ragazza fu rivestita di una sfavillante armatura rossa. Sulla sua fronte apparve la pietra.

Nessuno disse una parola. Lei, invece, dopo essersi squadrata da capo a piedi, rivolta a Nergal, disse:

-Tu, dannato, me la pagherai per ciò che hai fatto a me e mio padre-

Poi aggiunse solamente:

-Fallen's blade- e tra le sue mani apparve una particolare spada, con l'impugnatura laterale.

In quel momento Nergal parlò divertito:

-Vuoi batterti con me, ragazzina? Allora fatti sotto...-

-Non aspettavo altro- rispose lei.

I due si scagliarono l'uno contro l'altra. Alex riusciva a tenere testa a Nergal, ma si vedeva benissimo che lentamente stava perdendo terreno. Nel frattempo, gli altri ranger si stavano battendo contro Zepar e per loro le cose andavano male: il demone era veramente forte e sembrava che i loro attacchi non li avvertisse nemmeno, mentre loro i suoi li sentivano fin troppo bene.

I Power Ranger stavano perdendo terreno. Alex se ne accorse e cercò di chiudere lo scontro con Nergal. Con una finta, gli assestò un colpo sulla maschera, facendolo però gridare e accasciare in ginocchio. Era come se fosse stato il suo viso. Nergal si portò le mani dove era stato ferito. Quando le tolse, sul suo occhio destro vi era un profondo taglio.

La ragazza approfittò della situazione per raggiungere i compagni e bloccare Zepar con un'alta muraglia di fiamme.

Dopodichè, rivolta gli altri, disse loro di avviarsi verso il passaggio. Lei si fermò ad osservare il nemico, il quale la guardava dall'altra parte delle fiamme.

-Non ce la farete a scappare per sempre. Prima o poi riuscirò ad annientarvi-

-Non pensare che sarà facile. Comunque quando arriverai, saremo pronti- e detto questo Alex si avviò verso il passaggio che l'avrebbe portata in salvo.

 

La ragazza fu l'ultima ad uscire dalla grotta con le pareti azzurre prima che il passaggio si richiudesse dietro di lei. L'armatura era sparita.

Quando alzò gli occhi tutti la stavano osservando, compresa una figura eterea, alle spalle dei cinque, che parlò:

-Benvenuta Alexandra, cavaliere della giustizia, condottiero dei miei ranger-

Lei rimase senza parole.

-Che significa? Di cosa sta parlando?-

Il cavaliere celeste le rispose che era destino e per il momento lei si accontentò.

-Incredibile-

La figura a quel punto aggiunse:

-Penso tu conosca già i ranger...-

In quel momento le armature dei cinque scomparvero. Riconobbe Alison e Jake e i tre ragazzi che aveva visto gironzolare per la scuola e dei quali ricordava vagamente i nomi: Cloe, Gabriel e Drew.

-Chi l'avrebbe mai detto?- si disse e sorrise.

Alison le corse incontro.

-Come sono contenta che stia bene e ancor più contenta che tu sia un ranger come noi-

-Grazie Alison-

Anche Jake le si avvicinò e le fece le dovute congratulazioni. Dopodichè lei si diresse verso gli altri tre.

-Piacere di conoscervi- disse tendendo la mano.

-Io sono Alex-

Cloe le strinse la mano e anche lei si presentò. Lo stesso fece Drew. Gabriel non si mosse.

-Qualcosa non va?- chiese la ragazza.

-Non è molto socievole- le disse Alison.

Lui la fulminò con lo sguardo. Poi disse:

-Perchè lei è il red ranger? Perchè non io? Sono più forte, più adatto. Per di più è una ragazza-

Alex si sentì offesa. Cloe sbraitò:

-Cosa vorresti dire? Che perchè è una ragazza non è in grado di guidarci? Penso che a volte tu sia proprio un bambino-

Gabriel la fissò infuriato, poi disse:

-Basta, io me ne vado!!-

-Ma che gli è preso?- chiese Jake quando l'altro fu uscito.

-E chi lo sa? Ma gli passerà, vedrete- rispose Cloe.

Alex era rimasta in silenzio. Poi disse:

-Scusate ragazzi, ma è meglio che vada. Mio padre sarà preoccupato e poi devo riportargli il bastone dell'Oracolo. È stato un piacere combattere con voi- e detto questo uscì anche lei dalla grotta.








N.A.
Ringrazio LadySweet per le sue recensione e spero che ne arriveranno anche altre. FORZA RANGER!!

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Capitolo 6
*** Cap.5 - Missione ***


Passarono due giorni da quell'avventura e, mentre andava verso la scuola, Alex ripensava alle parole di Gabriel.

Perchè quel ragazzo era tanto in collera con lei?

Forse era vero che non sarebbe stata in grado di guidare i ranger?

Forse avrebbe dovuto arrendersi senza neanche provarci?

Non riuscì a dare una risposta a quelle domande, poiché era già giunta davanti all'entrata di scuola.

Decise che appena le lezioni si fossero concluse, sarebbe tornata alla grotta a parlare con quell'entità che si era presentata come cavaliere celeste. Forse lui sarebbe riuscita a placare le domande che la ossessionavano.

 

Appena la campanella suonò, Alex si affrettò a radunare le sue cose nello zaino.

-Dove vai così di corsa?- le chiese Alison.

-Ecco...io...devo aiutare mio padre a riordinare il museo-

-Ah, d'accordo. Allora ci vediamo stasera alla caverna del cavaliere-

-Ok, a dopo- e detto questo scappò via, salutando l'amica con la mano.

In poco tempo si trovò nella radura e davanti a lei era già emerso il camminamento di pietra. Quando mise piede nella grotta, il cavaliere era ad aspettarla.

-So perchè sei qui, Alexandra, ma preferisco che tu mi rivolga personalmente le tue domande-

Lei rimase spiazzata. Poi disse:

-Signore, so che mi avete già detto che è per destino che io sono il red ranger, ma non potrebbe esserci stato un errore??-

-Mia cara ragazza, devi sapere che io conoscevo l'Oracolo che forgiò e incantò quel bastone. Gli chiesi personalmente di fare in modo che il manufatto riconoscesse il futuro capo degli angeli protettori in previsione di una nostra dipartita. E così è stato. Il bastone poteva illuminarsi solo nelle tue mani e in quelle di nessun altro-

-E se non fossi all'altezza del compito?-

-Questo solo il tempo potrà dirlo, ma non temere: se tu crederai nelle tue capacità e in quelle dei tuoi compagni, non potrai fallire-

Alex riflettè su quelle parole, poi aggiunse:

-Un'ultima cosa: non capisco l'odio di Gabriel nei miei confronti. Doveva forse diventare lui il red ranger?-

-No Alexandra. Gabriel è solamente un ragazzo troppo pieno di sé, con molte pretese, anche se sono sicuro che cambierà, scoprendo anche cosa sia l'umiltà. Diventerà il più fedele e leale dei ranger. Non a caso è il cavaliere della lealtà-

Lei sorrise. Poi disse:

-A proposito: potrebbe chiamarmi Alex? Alexandra non mi piace un granchè-

-Certamente- disse il cavaliere.

-Grazie di tutto. Tornerò stasera con gli altri. A presto- e detto ciò se ne andò.

 

La luna era già alta nel cielo, mentre sei ombre camminavano furtive per la foresta. Arrivarono davanti al lago e dalle acque sorse il sentiero di pietra. Dopodichè sparirono al di là della cascata.

I ragazzi giunsero alla grotta blu. Il cavaliere celeste arrivò dopo poco.

-Bene ranger, passo con l'illustrarvi la missione che vi attende. Dovete sapere che le porte del regno di Elvyndur si aprono solo tramite un meccanismo che comprende il posizionamento di sei statuette su altrettanti piedistalli. La vostra missione sarà quella di impedire che il nemico di trovarle, recuperandole voi stessi. Ad ognuno corrisponde una statuetta e l'ubicazione di ognuna è scopribile solo tramite un indovinello. Domani cominceremo il vostro viaggio. Per ora è tutto, tornate a casa e riposate, ne avrete bisogno-

 

La mattina successiva la scuola rimase chiusa, a causa di un problema alle tubature. I sei ragazzi ne approfittarono quindi per tornare dal cavaliere e cominciare la loro ricerca.

Giunsero nell'antro dalle pareti azzurre e comunicarono le loro intenzioni al cavaliere. Quello fu d'accordo, quindi stese la mano di fronte a sé. Dal palmo apparvero delle piccole lettere che poi andarono ad ingrandirsi dinnanzi agli occhi dei ragazzi.

-Questo è il primo dei sei indovinelli, l'unico che sono riuscito a recuperare. Dovrà essere Alex a risolverlo-

-Io?- chiese sorpresa la ragazza.

-Esatto. Questo ha a che fare con il fuoco, il tuo elemento-

-Bene, allora diamoci da fare-

Iniziò a leggere a voce alta le parole:

La prima tappa io vi posso indicare,

ma solo se la soluzione a questo indovinello saprete trovare.

Dalla sua bocca sgorga brace ardente

e su di lui il sole non è mai albeggiante.

Se a questo enigma una risposta darete

la locazione della prima statua in un attimo avrete”

-Cosa significa?- chiese Alex

Il cavaliere allora parlò:

-L'unica cosa che posso dirvi per aiutarvi è che i luoghi dove si trovano le statue non si trovano in questo mondo, ma in una sorta di tante dimensioni parallele a questa-

-Non è che sia un granchè d'aiuto. Dovrò rifletterci-

-Sono certo che in questo mondo riuscirete a trovare gli indizi necessari. Comunque ti consiglio di iniziare a cercare. Non abbiamo tempo da perdere- concluse il cavaliere.

 

Alex ed Alison avevano appena lasciato il gruppo e si stavano dirigendo verso casa di Alex. La ragazza non aveva ancora aperto bocca.

-Stai pensando all'indovinello?- chiese ad un tratto Alison.

-Già, non riesco proprio a venirne a capo. Non saprei neanche dove cominciare a cercare indizi in proposito-

-Non preoccuparti, noi ti aiuteremo-

-Grazie, anche se penso che Gabriel vorrebbe picchiarmi ogni volta che mi vede. Ecco, sono arrivata. Ci vediamo stasera alla solita alla grotta-

-Certo, a stasera- rispose Alison e corse via salutandola con una mano.

Alex sorrise.

 

Alison aveva appena lasciato Alex a casa. Stava tornando verso la sua e la strada era stranamente deserta per quell'ora del pomeriggio. Stava ammirando il paesaggio che costeggiava la via quando, ad un tratto, andò a sbattere contro qualcosa, finendo a sedere per terra. Alzò lo sguardo e si trovò a fissare la schiena di un ragazzo.

Questo si voltò, mostrando uno sguardo truce.

-Scusami, non ti avevo visto- balbettò lei, cercando di rimettersi in piedi.

-Non fa niente, ma la prossima volta cerca di stare più attenta- rispose lui, aiutandola a rialzarsi.

Finalmente Alison potè guardarlo meglio: la superava in altezza di almeno una decina di centimetri, i suoi capelli erano del colore dell'ebano, come i suoi occhi, i quali sembravano colmi di tristezza. Contrastava con gli abiti scuri la sua carnagione bianca.

-Beh...allora io...vado- disse lei imbarazzata.

-Oh, certo. Prego- ribattè lui, facendole spazio.

Lei lo oltrepassò a capo basso, senza riuscire a guardarlo negli occhi. Era come se ci fosse una strana malinconia in quel ragazzo, qualcosa che trasmetteva a chi lo guardava.

Quando ebbe percorso qualche metro, Alison si voltò: il giovane era sparito nel nulla.

 

Per il giorno successivo, Alex doveva preparare un compito di storia dell'arte. Da studiare aveva un artista alquanto particolare, ricordato a causa dell'ambiguità delle sue opere, poiché ritraevano paesaggi che gli esperti non erano riusciti a ritrovare nella realtà.

Voltò la pagina e si trovò davanti una sorta di gigantografia di uno dei suoi lavori. Rimase colpita dall'immagine, poiché rappresentava un'alta montagna, o meglio, un vulcano, sulle cui pendici non era presente luce, ma solo ombra, al contrario del territorio circostante.

Alex lesse il titolo:

-“Vulcano delle ombre perenni”-

Ad un tratto le balenò in mente l'indovinello ed ebbe la sensazione di averne trovato la soluzione.

 

Quella sera , quando arrivò alla grotta , trovò tutti gli altri ad aspettarla.

Il cavaliere parlò:

-Allora Alex, sei già riuscita a risolvere l'indovinello?-

Tutti gli sguardi furono su di lei.

-Ecco...io...credo di si, ma non ne sono sicura-

-C'è un solo modo per scoprirlo. Guarda- concluse l'altro e tolse una tenda alle sue spalle senza neppure toccarla.

Dietro di essa si trovava un alto specchio, più di una normale persona.

-A cosa serve?- chiese la ragazza.

-E' quello che abbiamo usato per raggiungerti nel baratro- disse Alison.

-Esatto. Questo specchio è incantato, se gli viene detto un luogo è in grado di aprire un varco per raggiungerlo. In occasione della ricerca delle statue l'ho un pizzico modificato: se darete la risposta esatta all'indovinello il passaggio si aprirà, altrimenti non accadrà niente-

-Allora proviamoci subito- disse Alex e si avvicinò.

Quando apparve la sua immagine, assieme ad essa, sulla superficie presero forma le parole dell'indovinello. Lei allora disse:

-La soluzione è “Vulcano delle ombre perenni”-

Non fece in tempo a finire di parlare che la sua immagine era scomparsa e, al suo posto, si poteva vedere un luogo buio, rischiarato unicamente dal chiarore proveniente dalla lava incandescente che scorreva sotto un lungo ponte di pietra nera.

-Avevo ragione- disse Alex raggiante.

-Bene ranger, è il momento di partire-

-Ma non si accorgeranno della nostra assenza?-

-Non temete, una volta attraversato lo specchio il tempo qui si fermerà. Quindi sarà come se non ve ne foste mai andati-

 

I sei ragazzi oltrepassarono il passaggio, ritrovandosi in un ambiente immerso nel buio quasi completamente, un caldo soffocante impregnava l'aria, facendo sembrare ogni movimento come se avessero dovuto sollevare un blocco di cemento.

Si ritrovarono su di un lungo ponte di pietra, sotto il quale scorreva un fiume di lava.

-Accidenti che posto- disse Cloe.

-Mi chiedo come abbia fatto il pittore ad immaginarsi questo posto senza averlo mai visto- disse poi Drew.

Alex si stupì, poiché era la prima volta che sentiva la voce del ragazzo così chiaramente.

-Chissà, probabilmente lo avrà sognato. Comunque è meglio se ci muoviamo- concluse Jake e tutti furono d'accordo.

Stavano per raggiungere la fine del ponte e in lontananza videro una grande porta di colore rosso vivo, incastonata nella parete rocciosa. Si ritrovarono in uno spiazzo, con davanti la porta. Su di essa era inciso uno strano simbolo.

-Ho la sensazione che la statuetta si trovi là dentro- disse Alex.

La ragazza si avvicinò e la esaminò, ma non sembravano esserci maniglie o serrature.

-Allora, hai trovato un modo per aprirla?-

Lei si strinse nelle spalle.

Ad un tratto, intorno ai cinque ranger rimasti poco più indietro, comparve un enorme numero di quegli esseri chiamati Hellax.

Alex stava per correre ad aiutarli, quando davanti a lei apparve una creatura possente, assomigliante ad un cavaliere, ricoperto da un'armatura nera con rifiniture dorate.

-Chi sei?- chiese lei.

-Io sono Parag, uno dei sei flagelli creati da Zepar, nostro signore e padrone-

-Sei qui per la statua?-

-Esatto. Ti consiglio di darmela e ti prometto che risparmierò la vita a te e ai tuoi compagni-

-Cosa ti fa pensare che seguirò il tuo consiglio?-

-In questo caso...Hellax, attaccate!!-

Il cerchio di creature prese a stringersi attorno ai ranger.

-Ragazzi, è il momento di trasformarsi- gridò Alex da dietro le spalle del nemico.

-Era ora...- ridacchiò Gabriel.

Poi continuò:

-Pronti?-

-Pronti!!- risposero in coro gli altri.

Dal gruppo si alzò un grido:

-Fallen Angel Power, ah!!-

In un lampo di luce i cinque ragazzi furono rivestiti delle loro armature. Lo stesso accadde ad Alex. Gli Hellax furono battuti in un attimo. Rimase solo Parag.

-Te ne vai?- gli chiese Jake.

-Stolti ragazzi, non ho ancora cominciato-

 

Il timore di Alex era quello di incontrare un avversario forte come Nergal. Quel misterioso demone non sembrava affatto scherzare.

Parag si portò una mano dietro la schiena e quando la riportò davanti a sé, in pugno stringeva un enorme spadone.

-Cosa hai intenzione di fare?-

-Distruggervi e ricevere i riconoscimenti che merito- e detto ciò brandì una sferzata con la spada.

Il colpo prese in pieno il gruppo di ranger che caddero a terra. Gabriel fu scaraventato più lontano degli altri, volando oltre il bordo della piattaforma sollevata sul fiume di lava. Per fortuna riuscì ad aggrapparsi al bordo.

-Accidenti, stavolta sarà dura- disse tra sé, mentre penzolava sopra il magma incandescente.

Tentò di tirarsi su, ma con l'attacco del cavaliere era stato ferito ad un braccio. Stava ormai per mollare la presa, quando fu afferrato da qualcuno. Alzò la testa e vide il red ranger sopra di lui.

-Alex?!?-

-Gabriel, mi dispiace per ciò che è successo, ma vorrei veramente che fossimo amici. Quindi cerca di aiutarmi perchè non ho intenzione di lasciarti cadere-

La ragazza non poteva vedere la faccia di lui da sotto il casco, altrimenti avrebbe saputo che le sue parole lo avevano toccato.

Dietro di loro di stagliava minaccioso Parag, con lo spadone già alzato a mezz'aria. La discesa dell'arma fu però bloccata da Drew e Jake, accorsi non appena si erano ripresi.

-Sai che è da codardi attaccare alle spalle?- disse Jake.

-Giusto, dovrebbe vergognarsi anche un vile come te- concluse Drew.

Il cavaliere nero rimase spiazzato.

Poi il green ranger gridò:

-Alex, salva Gabriel. A lui pensiamo noi-

La ragazza richiamò ogni briciolo di energia nel proprio corpo per portare in salvo l'amico e, con uno sforzo non indifferente, riuscì ad issarlo nuovamente sulla piattaforma.

-Grazie- le disse quello.

-Per così poco?- rispose lei.

Dopodichè si alzò e corse verso gli altri che già stavano dando filo da torcere al nemico.

-Bene ranger, diamo a questo quel che si merita-

Ognuno estrasse la propria arma e lanciò l'attacco, andando a colpire il cavaliere. Questo, in un grido disumano, implose, lasciando soltanoto una nuvola di fumo.

-Giustizia è stata fatta- concluse Alex.

 

Dopo essersi liberati delle armature ed aver fatto una fasciatura improvvisata a Gabriel, si avvicinarono tutti alla porta rossa.

-Chissà come si apre- pensò fra sé Alex.

Poi l'occhio le cadde su una piccola rientranza al centro del simbolo, la quale pareva avere la stessa forma della sua pietra. Si sfilò dal collo il cordoncino che aveva usato per farne una collana e la inserì nella rientranza.

Con un rumore di ingranaggi, la porta si aprì, rivelando una stanzetta, al centro della quale vi era un basamento di pietra con sopra la statua di diaspro rosso che raffigurava un angelo. Questo, tra le mani, teneva lo stesso simbolo che c'era sulla porta.

Alex la afferrò e la rigirò tra le mani.

-Abbiamo conquistato la prima statuetta- disse trionfante.

Poi, voltandosi verso gli altri, concluse:

-Avanti amici, torniamo a casa-

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Capitolo 7
*** Cap.6 - L'ultimo dei draghi ***


Quando attraversarono il passaggio, questo si richiuse come era successo la prima volta. I sei ragazzi mostrarono la loro prima conquista.

-Vi faccio i miei complimenti ranger. A domani la vostra prossima missione-

Jake si pronunciò:

-Dove troviamo il prossimo indizio?-

In quel preciso istante il basamento della statua tra le mani di Alex si aprì, rivelando un vecchio pezzo di pergamena.

-Penso che questa sia la risposta alla tua domanda, Jake- rispose la ragazza, porgendo il pezzo di pergamena al cavaliere.

-Alex ha ragione. Inoltre il prossimo indizio riguarda proprio te- disse lui.

-Ascolta...-

Il nome di questo luogo antico è,

ma non posso dirvi subito qual'è.

Dovrete invece l'ingegno sfruttare

per questa risposta infine trovare.

Esso simboleggia un importante elemento

che alle ali dava loro sostentamento”

Piombò il silenzio. Jake non aveva la minima idea di come risolvere l'enigma.

-Pensaci ragazzo. Hai tutto il tempo che ti serve, ma vedi di usarne il minimo indispensabile-

 

Il giorno successivo il gruppo di ragazzi si ritrovò nel cortile della scuola. Mentre stavano animatamente parlando dell'indovinello di Jake, qualcuno si avvicinò.

-Ciao ragazza testcrash-

Alison alzò gli occhi e si ritrovò davanti il ragazzo con i capelli e gli occhi neri che aveva incontrato due giorni prima.

-Ciao- lo salutò lei.

Poi continuò:

-Cosa ci fai qui?-

-Mi sono trasferito da poco e ho cominciato oggi a frequentare questa scuola. Ti dispiace farmi da guida?-

-No, certo. Ragazzi, ci vediamo all'uscita- e detto questo si allontanò con il ragazzo.

-Chi era quello?- chiese Gabriel.

-Non lo so, ma non mi piace per niente- concluse Alex, seguendo i due con lo sguardo.

 

-Allora, da dove ti sei trasferito?- chiese Alison.

-Ecco...da un paesino che nessuno conosce, talmente piccolo da non essere segnato neanche sulle cartine-

-Capisco. Comunque io sono Alison- disse lei, tendendogli la mano.

-Piacere, Edward- rispose lui, stringendogliela.

Senza che se ne rendessero conto, suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni. Alison si voltò verso il ragazzo e disse:

-Scusa, ma devo andare. I miei amici mi aspettano-

-Oh certo, tanto ho l'impressione che ci rivedremo molto presto- e detto ciò sorrise.

-Allora ciao- concluse lei e se ne andò.

 

Jake non era rimasto con gli altri ad aspettare Alison, ma aveva preferito andare a casa da solo. Voleva pensare, concentrarsi sull'indovinello e risolverlo al più presto.

In quel momento decise che prima di tornare a casa avrebbe fatto una deviazione in un posto speciale: un piccolo spiazzo erboso a picco sulla vallata dove sorgeva la città.

Lo raggiunse più velocemente di quanto pensasse e si sedette sull'erba umida. Guardando l'orizzonte, continuava a ripetere l'enigma a bassa voce.

Ad un tratto qualcuno parlò:

-Cosa ci fai qui, ragazzo?-

Jake si voltò e si trovò davanti un vecchio, con lunghi capelli bianchi e gli abiti logori.

-Questo è il posto dove vengo a pensare. Se vuole me ne vado- e fece per alzarsi.

L'altro lo fermò.

-Non ti muovere. Ho l'impressione di poterti dare una mano con il tuo problema. Dimmi tutto-

Il ragazzo era titubamte: non poteva raccontare tutta la faccenda ad un completo estraneo, ma forse quel vecchio poteva davvero aiutarlo. Così si limitò a riferirgli l'indovinello.

L'anziano si fece pensieroso. Poi disse:

-Sai ragazzo, il tuo enigma mi fa venire in mente una vecchia leggenda, di quando il mondo era popolato da creature fantastiche e potenti: i draghi. Si narra che esistesse un luogo, chiamato “Gola dei draghi”, dal quale quelle creature apparivano, perchè percorso da correnti talmenti favorevoli da permettere ai draghi un decollo eccezionale. Si racconta inoltre che, dopo la loro scomparsa, chi cercasse la saggezza e l'illuminazione si recasse in quel luogo a meditare. Purtroppo però nessuno ha mai scoperto dove sorgesse di preciso-

A Jake brillarono gli occhi: aveva trovato la soluzione.

Si alzò di scatto e, ringraziando lo sconosciuto, se ne andò.

-Non c'è di che- sussurrò il vecchio e, quando il sole calò, l'uomo scomparve.

 

Anche quella sera i sei ragazzi si erano dati appuntamento alla grotta del cavaliere. Quando l'entità chiese a Jake se avesse trovato la soluzione all'enigma, lui si limitò ad avvicinarsi allo specchio. Accadde la stessa cosa successa ad Alex. Una volte che le parole dell'indovinello furono apparse, il ragazzo disse:

-La soluzione è: “Gola dei draghi”-

Al di là dello specchio apparve uno stretto sentiero racchiuso tra due alti costoni di roccia. Al contrario del mondo reale, in quello oltre lo specchio era pieno giorno.

Seguito dai suoi compagni attraversò il passaggio.

Iniziarono a percorrere lo stretto sentiero, fino a quando giunsero ad una sorta di piccolo tempietto. Le colonne che sorreggevano il soffitto avevano tutte la forma di un drago, dalle cui fauci sgorgava limpida acqua, la quale finiva in un torrente sotterraneo. Quel luogo sembrava catturare tutta la luce del giorno.

-Adesso che si fa?- chiese Alison.

-Il vecchio ha detto che in questo luogo le persone venivano per trovare l'illuminazione e credo sia quello che devo fare anch'io-

-Vecchio? Quale vecchio?- bisbigliò Cloe ad Alex, la quale si strinse nelle spalle.

Senza aggiungere altro, Jake si diresse verso il tempietto, vi si sedette al centro a gambe conserte e mani poggiate sulle ginocchia. Non appena di fu sistemato, i suoi occhi si illuminarono come torcie.

-Jake? Amico, tutto bene?- disse Gabriel e fece per toccarlo, ma fu come percorso da una scossa elettrica che gli fece ritirare bruscamente la mano.

-E adesso che facciamo?- chiese il ragazzo.

-Nulla. Aspettiamo- rispose Alex.

 

Jake si ritrovò in un ambiente immerso in una luce accecante.

-Benvenuto ragazzo- disse una voce.

Lui si guardò intorno, ma non vide nessuno.

-Chi c'è? Chi ha parlato?- esclamò.

-Da questa parte-

Jake si voltò e si ritrovò davanti il vecchio che aveva incontrato nella radura.

-Ma lei è...- ma fu interrotto.

-Io sono lo spirito dell'ultimo dei draghi che ha popolato questa gola e credimi, non immaginavo che tu saresti riuscito a raggiungerla così velocemente-

 

Era passata più di un'ora e Jake non accennava a riprendersi. I suoi amici iniziavano a preoccuparsi.

-E se non tornasse più come prima?- chiese ad un tratto Alison.

-Dobbiamo solamente sperare che non accada- le rispose Alex.

Ad un tratto i cinque ragazzi si sentirono sollevare da terra, come se fossero stati legati con fili invisibili.

-Ma che succede?!?- chiese Drew, cercando di liberarsi.

-Non ti sforzare ragazzo, più ti dimeni, più le mie funi si stringono-

-Chi ha parlato?!? Fatti vedere codardo!!- esclamò Cloe.

-Eccomi!!- rispose la stessa voce e, in una nuvola di fumo blu, apparve una creatura demoniaca, circondata da un gruppo di Hellax zampettanti.

-Chi sei? Un compare di Parag?- chiese Alex.

-Esatto. Sono Gromak, uno dei sei flagelli-

Il demone era un colosso dal particolare blu acceso, una barbetta bianca, due zanne appuntite che gli uscivano dai lati della bocca. I suoi occhi erano rossi come tizzoni ardenti.

-Voi dovete essere i ranger, giusto?-

-Se ci fai scendere ci presentiamo in modo adeguato- disse Gabriel, mentre i fili invisibili lo stringevano alle braccia e alle gambe.

-Non fare lo spiritoso. Forse stringendo un po' i fili vi passerà la voglia di fare battute- e detto questo, il nemico strinse i pugni, provocando le grida dei cinque compagni.

 

Jake si voltò: udiva le grida dei suoi amici, ma non capiva perchè.

-Cosa succede? Cosa gli stanno facendo?-

-Non devi distrarti, poiché il loro destino dipende da te. Devi riuscire a trovare l'origine dell'elemento che è dentro di te-

-In che modo?-

-L'elemento dei draghi era l'aria, che implica coraggio, saggezza e sacrificio. Tu dovrai riuscire a trovare il nucleo di energia nel profondo di te stesso-

Un altro grido. Jake chiuse forte gli occhi. Come poteva concentrarsi sapendo che i suoi compagni erano in pericolo?

Infine decise: dette un ultimo sguardo al vecchio di fronte a sé e, senza proferire parola, fece per andarsene.

-Se te ne andrai adesso, non potrai più trovare ciò che stai cercando-

-Non importa. Che senso ha avere la forza se non si ha niente da proteggere?- e detto questo, sparì.

 

Si ritrovò nel tempietto, mentre davanti a lui si trovavano i suoi compagni che volavano a mezz'aria. Sotto di loro un gruppo di Hellax e un eccentrico demone blu.

Non ci pensò più di tanto: gridò la formula di trasformazione e fu rivestito dell'armatura blu. Poi disse:

-Fallen's daggers- e tra le mani gli apparvero due particolari pugnali, simili ad artigli.

-E questo da dove spunta?- disse il mostro e gli scagliò contro gli Hellax.

Con una potenza e una velocità mai viste, Jake spazzò via i demoni.

-Dannazione!!- gridò la creatura e abbassò le braccia.

Con quel movimento i cinque ragazzi sospesi per aria caddero a terra. Avevano tutti profonde contusioni a braccia e gambe.

-Me la pagherai!!- esclamò il blue ranger.

Improvvisamente, dal centro del tempietto, apparve un'entità luminosa, nella quale Jake riconobbe il vecchio. Lo spirito parlò:

-Ragazzo, decidendo di abbandonare il luogo di meditazione per aiutare i tuoi amici hai dimostrato di possedere le qualità di un vero drago: saggezza, coraggio e sacrificio. Per questo posso farti due doni: uno è questo...- e su un lato della montagna apparve la porta blu.

-...E l'altro è questo...-

Jake sentì dentro di sé una violenta forza, inarrestabile. Avvertì come se fosse nato qualcosa di nuovo, si animalesco.

-Adesso vai e combatti, ultimo drago del cielo-

Jake aprì le braccia, come se fossero state delle ali, mentre i pugni stringeva le sue armi.

-Adesso incontrerai la furia del drago!!- e detto questo lanciò il suo attacco, il quale non lasciò scampo al nemico.

Con un grido il demone scomparve.

In quel momento l'armatura di Jake scomparve e gli altri ranger si stavano già riprendendo. Il ragazzo li aiutò a rimettersi in piedi, dopodichè si diresse verso la porta blu. Individuò la rientranza con la forma della sua pietra e la inserì. Il portone si schiuse, rivelando una stanza come quella sotto il vulcano. Jake recuperò la statuetta di lapislazzulo che tra le mani teneva il simbolo dell'aria.

-Anche la seconda statuetta è nostra- disse.

 

-Maledizione!!- tuonò Zepar, facendo riecheggiare l'intero baratro.

-Quei ranger sono più forti di quanto pensassi-

-Suvvia signore, non è il caso di disperarsi- disse Nergal.

-Non è il caso?!? Loro sono già in possesso di due statuette, mentre noi siamo a quota zero!!-

-Le ripeto che ben presto le cose si ribalteranno. Non tema-

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Capitolo 8
*** Cap.7 - La prova di Drew ***


I sei ragazzi ed il cavaliere erano riuniti attorno alla statua di Jake. La base si aprì, rivelando un altro pezzo di pergamena. Jake lo porse al cavaliere e lui lo lesse a gran voce:

Radici invisibili ha,

più in alto degli alberi stà.

Lassù oltre le nuvole va

e mai tuttavia crescerà.

Su di essa perduta è la via

e l'uomo dell'oblio è quindi in balia.

Dunque la risposta in fretta trovate

e scoperto verrà il luogo che cercate”

-Penso che questo spetterà a Drew risolverlo-

-Bene- si limitò a dire lui.

-Potete andare. Si sta facendo tardi e non vorrei che abbiate problemi nel tornare a casa-

 

La mattina seguente Drew marinò la scuola, lasciando allo scuro persino sua sorella Cloe. Doveva andare ad aiutare un amico ad organizzare una mostra al giardino botanico

cittadino e non voleva che qualcuno lo venisse a sapere.

Così uscì la mattina presto, prima che la sorella si svegliasse, prese la bici e si avviò in centro.

Arrivò ben presto davanti ai cancelli del giardino e fu accolto da un ragazzo poco più grande di lui, specializzando di botanica all'ultimo anno di college.

-Salve Drew, spero non ti sia scocciato saltare la scuola per venire qui, ma ho proprio bisogno di una mano-

-Figurati, nessun disturbo, vengo volentieri ad aiutarti-

Drew passò quasi mezza mattinata a sollevare e spostare pesanti vasi. Quando ebbero finito, il ragazzo chiese se poteva essere il primo a vedere la mostra e l'amico acconsentì. Il giovane si aggirò tra piante e fiori, incantato.

Ad un tratto il suo sguardo si posò su un particolare tipo di fiore: era formato da una corolla di petali neri striati di giallo e il centro era rosso. Lo stelo invece era blu.

-Che razza di fiore è?- chiese.

-Il suo scopritore fu un ricercatore che giurava di essere finito in un'altra dimensione, in un luogo chiamato “Montagna della perdizione”. Laggiù perse tutto, persino il senno. L'unica cosa che riportò furono dei semi di questo fiore-

-Descrisse quel luogo?-

-Quando parlò con gli esperti, raccontò che là tutte le strade erano uguali, persino le piante cambiavano posizione per confondere. È stato un miracolo che ne sia uscito vivo. Secondo me furono solo i deliri di un pazzo-

-Grazie Paul, mi sei stato di grande aiuto- disse Drew e, salutandolo frettolosamente, se ne andò correndo.

 

Attese che gli uscissero da scuola. Cloe era furiosa. Quando lo vide urlò:

-Dove diavolo sei stato? Potevi anche dirmelo che non saresti venuto a scuola-

-Scusa, ma non posso dirti dove sono stato, ma posso assicurarvi che ho risolto il mio indovinello-

Tutti lo guardarono con le faccie stranite, meravigliandosi della sua velocità nel trovare la soluzione.

I ragazzi lo tempestarono di domande mentre andavano verso la grotta del cavaliere, ma lui non rispose a niente.

Finalmente arrivarono all'antro a comunicarono al guerriero celeste che Drew aveva già risolto il suo indovinello. Così il ragazzo si portò davanti allo specchio e come sempre apparvero le parole dell'enigma.

-La risposta è “Montagna della perdizione”

Il passaggio si aprì come ogni volta e i sei ragazzi lo attraversarono senza fiatare.

 

Si ritrovarono in una fitta foresta, formata da alberi talmente alti e fitti da far passare a malapena la luce del sole.

-Mi raccomando ragazzi, restiamo vicini ed uniti. Su questa montagna tutto è possibile- disse Drew.

Si incamminarono per le pendici, quando furono immersi in una fitta nebbia.

-Gabriel, Cloe, ci siete?!?- gridò Drew.

Nessuna risposta.

-Jake, Alison, mi sentite?!?- esclamò Alex.

Niente.

Quando la nebbia si fu diradata, i due si ritrovarono da soli.

-E adesso che facciamo?- chiese la ragazza.

-Proseguiamo verso la cima. Conoscendo gli altri faranno lo stesso- rispose lui e riprese a camminare.

Era la prima volta che Alex si trovava da sola con Drew e questo la imbarazzava. Non sapeva cosa dire, quindi si limitava a guardarlo, distogliendo lo sguardo quando lui accennava a voltarsi. Ad un tratto però i loro occhi si incontrarono.

-Perchè mi guardi in quel modo?- chiese il ragazzo perplesso.

-Per nessun motivo in particolare. Vorrei solo capire a cosa pensi- rispose lei.

-Credimi, è meglio che tu non lo sappia- concluse Drew, distogliendo definitivamente lo sguardo.

 

-Accidenti, abbiamo perso gli altri!!- esclamò Alison.

-Non sei contenta? Così stiamo un po' da soli io e te- ridacchiò Gabriel.

-Nei tuoi sogni, testa di polenta. Io ho solo un ragazzo nei miei pensieri e di certo non sei tu-

-Ah si? E chi sarebbe? Quel bellimbusto dietro il quale tutte le ragazze sbavano? Edward, giusto?-

-E anche se fosse? Se non ti conoscessi, oserei dire che sei geloso- disse Alison, cercando di stuzzicarlo.

-Geloso io? Di quel pivello? Non sia mai!!-

-Comunque lasciamo perdere questi discorsi. Dobbiamo trovare un modo per raggiungere gli altri-

-Conoscendo Drew, sono sicuro che sarà diretto verso la cima-

 

-Perfetto, ci siamo persi!!- sbraitò nervosamente Cloe.

-Su, avanti, rilassati. Li troveremo- cercava di calmarla Jake.

-Rilassarmi? E come faccio? Siamo nel bel mezzo di una foresta, abbiamo perso gli altri, non sappiamo da che parte è il passaggio, e tu mi chiedi di rilassarmi?!?-

-Esatto, perchè se continui a sbraitare non riesco a pensare!!- rispose alterato Jake.

Lei smise di parlare, offesa. Nessuno si era mai permesso di trattarla in quel modo.

-Allora?- chiese poi.

-Allora, se conosce Alex, loro si staranno dirigendo verso la cima ed è ciò ch faremo anche noi-

-Bene, allora andiamo-

Avevano fatto pochi passi, quando davanti a loro apparve una schiera di Hellax.

-Credo che questa non sia la strada giusta- disse Jake, mentre si preparava per la trasformazione.

 

I discorsi tra Alex e Drew erano terminati con quella frase: cosa voleva dire?

Questa era la domanda che attanagliava la ragazza. Improvvisamente, dopo quasi un'ora che camminavano, notarono che gli alberi diventavano sempre più radi, sino ad aprirsi in una radura. Davanti ai loro occhi, incastonata tra due possenti alberi, stava la porta verde. La cosa bizzarra era che essa non aveva profondità.

I due si stavano già avvicinando per cercare la serratura, quando furono colpiti alle spalle da una potente attaccio che li fece sbalzare in aria. Mentre tentavano di rimettersi in piedi, videro giungere verso di loro un essere mostruoso, con lunghi capelli neri, il corpo di un insolito coloro grigio, un naso a punta e una benda che gli copriva entrambi gli occhi. Tra le mani teneva una sorta di spada a doppia lama.

-Fammi indovinare. Sei stato mandato da Zepar per annientarci e prendere le statue-

-Esatto, io sono Grudish, il terzo dei sei flagelli-

-Mi dispiace amico, ma come i due prima di te farai una brutta fine- e, dopo aver aiutato Alex a rimettersi in piedi, i due si trasformarono.

La ragazza richiamò la sua spada, mentre Drew disse:

-Fallen's double nozzle!!- e tra le mani gli apparve una lancia doppia.

I due ranger si scagliarono contro il nemico, ma questo improvvisamente scomparve, lasciandoli spiazzati.

-Dove è finito?- disse Drew, guardandosi intorno.

Alex stava per rispondergli, quando vide arrivare un attacco dalle chiome degli alberi.

-Attento!!- gridò, spostando l'amico, venendo però colpita di striscio ad un braccio.

-Alex, stai bene?- le chiese lui.

-Non preoccuparti, è solo un graffio. Pensiamo piuttosto a sconfiggere quel demone- gli rispose lei.

Ad un tratto videro due Hellax volare in mezzo alla radura e poi sparire. Di lì a poco spuntarono anche Jake e Cloe. Quando videro Alex e Drew, Jake disse:

-Visto, avevo ragione!-

Il violet ranger rispose:

-Solo fortuna-

-Ragazzi, abbiamo un problema più grande- li interruppe Drew e alzò lo sguardo verso le cime degli alberi.

Anche gli altri due fecero lo stesso.

-E quello chi è?- chiese Cloe, avendo intravisto il demone.

-Un altro dei flagelli di Zepar- le rispose il fratello.

All'improvviso udirono smuovere delle foglie dalla parte opposta di dove erano arrivati Jake e Cloe.

-Gabriel, sei un incompetente!!-

-Scusa se quegli esseri mi hanno fatto perdere l'orientamento-

In quel momento apparvero anche Gabriel e Alison, anche loro trasformati.

-Visto? Siamo arrivati lo stesso- disse il ragazzo.

-Gabriel, abbiamo un problema- lo chiamò Jake, indicandogli le chiome degli alberi.

-E ti pareva- sbottò l'altro.

All'improvviso arrivò un nuovo attacco. I ranger lo evitarono.

-Se non riusciamo a farlo uscire allo scoperto non abbiamo speranze- si pronunciò Alex, mentre il suo braccio stava continuando a sanguinare

-Ci penso io...Fallen's arc!!- gridò Alison e iniziò a scoccare freccie fra le chiome, fino a quando non riuscì a colpire il nemico, facendolo urlare.

-Adesso tocca a me...Fallen's axe!!- disse Gabriel e abbassò la sua ascia fino al terreno.

L'impatto fece dividere a metà il tronco dell'albero su cui si era rifugiato il demone, facendolo cadere a terra.

-Maledetti ranger, me la pagherete!!- sbraitò Grudish e fece per attaccare di nuovo.

-No amico, è tempo per te di sparire- concluse il green ranger e poggiò una mano a terra.

Da quel punto iniziò ad aprirsi un voragine che inghiottì il nemico, per poi richiudersi. Nessuno disse nulla.

Drew si alzò e si diresse verso la porta verde. Inserì la pietra mistica nella serratura. La porta si spalancò, rivelando la stanza che conteneva la statua di giada. Il ragazzo la afferrò e di limitò a dire:

-Andiamocene-

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Capitolo 9
*** Cap.8 - Cuore ***


Quando la base della statua venne aperta, Drew non assistette. Se ne stava in disparte, senza fiatare. La pergamena venne letta dal cavaliere:

Lacrime di dama l'hanno generata

come in un'antica leggenda la storia è narrata.

L'amore a lei è stato proibito

e adesso violento ne risuona il ruggito.

La sua furia della rabbia di lei è testimone,

perciò continuate adesso la vostra missione.

Trovate il luogo di cui vi racconto

ed un'altra statua aggiungete al vostro conto”

-Questo indovinello è per Cloe-

-D'accordo-

Quando si voltò vide però che il fratello se n'era già andato. Si rabbuiò.

Alex, notandolo, disse:

-Vado io-

Cloe fu d'accordo.

Alex uscì dalla grotta e arrivò sull'altra sponda del piccolo lago. Là trovò Drew, seduto sull'erba, con la schiena poggiata ad un grosso masso.

-Ehi- disse lei, teneramente.

Lui si voltò.

-Ciao- rispose sottovoce.

-Cosa ti succede? Non hai partecipato all'apertura della statua-

Il ragazzo distolse lo sguardo. Finalmente parlò:

-Sai, nonostante quello che può sembrare, io sono una persona che odia la violenza. Quello che è successo in quella radura...io...non volevo...- balbettò, mettendo la testa tra le mani.

Alex gli mise una mano su una spalla.

-Se tu non avessi agito in quel modo, adesso noi non saremo qui-

-Non è una giustificazione a quello che ho fatto-

-Lo so, ma a volte per salvare qualcosa, bisogna sacrificare qualcos'altro, anche se si tratta di un principio. Avanti, adesso basta disperare, tua sorella ha bisogno di te-

Drew la guardò. Lei gli pose una mano e lo aiutò ad alzarsi. Si sorrisero.

In quel momento arrivarono anche gli altri.

-Allora, tutto a posto?- gli chiese Cloe.

-Adesso si. Andiamo a casa- rispose lui e, passandole un braccio attorno alle spalle, se ne andarono.

 

Quella sera a casa di Drew e Cloe c'era aria di festeggiamento. Era l'anniversario dei loro genitori e al cenone erano venuti anche i nonni materni e paterni. Dopo calorosi auguri e una sana mangiata, la famiglia si divise: Drew rimase con il padre e i nonni a parlare in salone, la madre e la nonna materna andarono a rimettere in ordine la cucina, mentre Cloe e l'altra nonna uscirono sulla veranda ad ammirare il cielo stellato.

-E' una meravigliosa notte, ideale per festeggiare un amore- disse la nonna.

-Vero- rispose la ragazza con lo sguardo rivolto alle stelle.

-Cos'hai tesoro? Ti vedo diversa. Sei per caso innamorata?-

Lei divenne paonazza e balbettò:

-No nonna, cosa ti viene in mente? Ho altro a cui pensare, non ho tempo per l'amore-

Pronunciò le ultime parole con un po' di amaro in bocca.

-Non c'è da vergognarsi, piccola mia. Per questo voglio darti una cosa che tuo nonno mi regalò quando ci conoscemmo- e tirò fuori da sotto il cappotto un piccolo libro con la copertina nera e le scritte dorate.

-Che cos'è?- chiese Cloe prendendolo delicatamente tra le mani, come se avesse avuto paura di sciuparlo.

-E' un libro che riporta storie e leggende sull'amore, a volte che è riuscito a essere coronato, altre volte ostacolato. È un ricordo caro, spero che lo conserverai con cura-

-Certamente. È un regalo stupendo. Grazie- rispose lei e abbracciò forte la nonna.

La serata si concluse nel migliore dei modi e giunse ben presto il momento di salutarsi.

Prima di andare a letto, Cloe decise di leggere una delle storie contenute nel libro regalatole da sua nonna. Sfogliando le pagine, notò che ad una era stato fatto un orecchio in un angolo. Lo aprì a quella pagina: era narrata una storia di un amore ostacolato e finito tragicamente.

-Doveva essere la preferita della nonna- pensò la ragazza, ma all'improvviso colpo di sonno le impedì di leggere.

Così chiuse il libro e lo poggiò sul comodino. Dopodichè spense la luce e sprofondò in caldo e tenero sonno.

 

La mattina successiva non c'era scuola. Alison si affacciò alla finestra e vide che era una splendida giornata, sprecata per rimanere in casa. Così decise di andare a fare una passeggiata.

Così uscì di casa e si diresse verso gli sconfinati prati che circondavano casa sua. Dopo circa un'ora che camminava giunse ad un torrente in una zona protetta dall'impenetrabilità degli altri. Si accorse però di non essere sola: poco distante, infatti, se ne stava Edward, con un blocco e una matita in mano, intento ad immortalare il paesaggio quasi irreale.

La ragazza non avrebbe voluto disturbarlo, ma lui si voltò in quell'istante e la vide.

-Oh, ciao Alison- la salutò.

-Ciao Edward. Io...ecco...me ne stavo andando-

-Ma no, resta. Avevo finito-

Lei fu contenta di quella risposta e andò a sedersi accanto a lui. Poi gli chiese se poteva vedere il suo disegno e lui le porse l'album: era davvero bello.

Dopodichè si misero a parlare del più e del meno, fino a quando i loro occhi non si incontrarono. In quel momento, a lei sembrò di vedere un universo negli occhi di Edward.

-Sei una brava ragazza Alison, e mi sei anche molto cara- disse lui, passandole una mano tra i capelli.

Lei arrossì, non sapendo cosa dire, e non ne ebbe neanche la possibiltà: il ragazzo le si avvicinò e la baciò. Un bacio lento, appassionato, vero. Lei si abbandonò a quel gesto. Ad un tratto però Edward si ritrasse.

-Scusa...io...non volevo. Devo andare- disse e, alzandosi di scatto, se ne andò, lasciando sola Alison in riva al torrente.

 

Cloe non aveva voluto raggiungere gli altri alla grotta. Aveva deciso che non si sarebbe presentata fino a quando non avesse trovato la soluzione dell'indovinello. Così rimase a casa, si fece una doccia e andò a letto. Finalmente poteva dedicarsi al libro che la nonna le aveva regalato e chissà, forse sarebbe riuscita a trovare una risposta all'enigma.

Si ricordò della pagina con l'orecchio all'angolo, quindi aprì il libro in quel punto.

Era una leggenda, la quale narrava di una ninfa che si era innamorata di un giovane e che lui la ricambiava. Un giorno mise gli occhi su di lui una maga che, gelosa della bellezza della ninfa, la rinchiuse in una torre al di sopra di una vallata. Dopodichè sedusse il giovane, il quale si innamorò di lei. La ninfa, chiusa nella torre, soffriva, piangeva e piangeva, e le sue lacrime, calando a valle, formarono un lago e un'alta cascata, che prese il nome di “Cascata piangente”. Dopodichè, presa da un profondo dolore, si gettò tra le acque a cui lei stessa aveva dato origine, divenendo parte di esse.

Cloe chiuse il libro con le lacrime agli occhi. Poi qualcosa scattò nella sua testa. Andò a ricercare il pezzo di pergamena trovato nella statua e lo rilesse. Sorrise raggiante: tutto coincideva e finalmente poteva ripresentarsi nella grotta del cavaliere.

 

Quando fece il suo ingresso nell'antro blu, Cloe era euforica. Tutti la guardarono e Gabriel disse:

-Stai bene?-

Lei si fermò e, guardandolo, rispose:

-Mai stata meglio. Ho trovato la soluzione al mio indovinello-

Quello parlò:

-Bene, allora potrete partire per la prossima missione-

Cloe si parò davanti allo specchio e sussurrò:

-“Cascata piangente”-

Nello specchio apparve un enorme lago, nel quale una cascata cadeva scrosciante e, in cima a questa, stava un nero torrione. Nel cielo brillava la luna, circondata da una miriade di stelle e tra la vegetazione danzavano tranquille le lucciole.

I sei ranger attraversarono il passaggio con la bocca spalancata per la meraviglia, sino a che non si trovarono in riva al lago.

-E' un posto stupendo- disse Alison, poi si fece pensierosa.

-Ma anche di una profonda tristezza, stando a quanto racconta la leggenda- aggiunse Cloe.

All'improvviso la ragazza vide un'intensa luce che proveniva dal centro del lago, al di sotto della superficie.

-Guardate, laggiù c'è una luce!!- esclamò.

-Dove? Io non vedo niente- disse Alex.

-Neanche io- ribattè Drew.

-Ma come? È proprio lì, davanti ai vostri occhi- disse la ragazza senza capire, poiché lei riusciva a distinguerla molto bene.

-Sei sicura di non stare immaginando tutto?- le chiese Gabriel.

-Certo che no-

Improvvisamente udì una voce provenire dal lago, come se la chiamasse. Così, come se fosse ipnotizzata, la ragazza si diresse verso la riva.

-Cloe, dove stai andando?!?- le gridò dietro il fratello, ma quando provò a fermarla, il ragazzo fu bloccato da una sorta di barriera.

-Ma che succede?- imprecò.

Cloe mise un piede in acqua.

-Cloe, fermati!! Torna in te!!- esclamò Alex e fece per raggiungerla a sua volta, ma anche lei fu bloccata.

-Dobbiamo fare qualcosa- le disse Drew, avvicinandosi.

-Non so cosa. Non ci resta che fidarci di lei- rispose la ragazza, mentre guardava l'amica scomparire sotto la superficie del lago.

 

Cloe avvertiva come se una forza invisibile la trascinasse verso il centro del lago. La cosa strana era che si rendeva conto di cosa stesse facendo, ma non riusciva a fermarsi. Sentiva le voci lontane dei suoi compagni che la chiamavano.

Ad un tratto passò la superficie: all'inizio si sentì soffocare, ma poi si accorse di poter respirare. Procedette sul fondo del lago, fin quando non le si parò davanti una costruzione simile ad uno di quei gazebi che si trovavano nei giardini dei signori. Era bianco come una perla, le colonne ospitavano degli strani rampicanti marini. Sotto la costruzione, Cloe intravide una stupenda ragazza, con lunghi capelli neri che fluttuavano nell'acqua, intenta a suonare un'arpa.

Quando quella la vide, le sorrise.

-Chi sei?- chiese Cloe, senza però muovere le labbra.

-Io sono la ninfa di questo lago, che gli ha dato origine e delle cui acque adesso faccio parte-

La ragazza la guardò, poi la collegò alla leggenda che aveva letto.

-Eri tu che mi chiamavi?- chiese allora.

La ninfa di alzò e avanzò verso di lei.

-So perchè sei giunta fino a qui e ho bisogno del tuo aiuto-

-Del mio aiuto?-

-Si. Vieni, ti racconto come veramente si è svolta la mia storia-

 

Sulla riva del lago, i cinque ranger attendevano, preoccupati. Soprattutto Drew che continuava a camminare avanti e indietro. Il cielo si stava già rischiarando, preannunciando l'alba.

-E' passato troppo tempo e Cloe ancora non accenna a tornare. Io vado a cercarla- disse infine, ma, non appena si avvicinò al lago, fu respinto dalla barriera invisibile.

-Calmati amico, vedrai che tua sorella ce la farà- disse Gabriel.

-Lo so, ma questa attesa è snervante- replicò lui.

Alex gli si avvicinò.

-Dobbiamo aver fiducia in lei. Per il resto, non ci resta che aspettare-

Ad un tratto riecheggiò un'esplosione alle loro spalle e un'onda d'urto giunse fino a loro, facendoli cadere a terra. Il bosco andava in fiamme.

-Ma cosa diavolo...- esclamò Jake.

In quel momento, volò verso di loro una palla fatta di pietra lavica. I ranger si spostarono appena in tempo.

-Ottimi riflessi, Power Ranger- disse una voce cavernosa.

I cinque si voltarono, trovandosi davanti un demone incappucciato, con un lungo abito arricchito di disegni rossi, ardenti. Due ali gli spuntavano dalla schiena, anch'esse fiammeggianti. Tra le mani teneva un lungo bastone di pietra lavica. Sembrava la raffigurazione della morte.

-E tu saresti...-

-Io sono Hagar, quarto dei sei flagelli e colui che vi annienterà-

 

Cloe rimase senza parole. Allora era quella la vera storia della ninfa del lago: era stato il giovane a rinchiuderla nella torre perchè geloso della sua bellezza e divenuto possessivo nei suoi confronti.

-Ancora non ho capito perchè hai bisogno di me-

-Ecco...io ho bisogno che tu mi liberi da questa mia prigione d'acqua- le rispose la ninfa.

-E come dovrei fare?-

-Il giorno in cui mi gettai nelle acque di questo lago, feci una promessa a me stessa: non avrei più amato. Quindi scaraventai il mio cuore di cristallo in mezzo al lago. Vorrei che tu me lo riportassi, liberandomi così da questa prigionia eterna. Andrei io stessa, ma non posso muovermi da qui. Se tu mi riporterai il cuore, il ti darò ciò che stai cercando-

-D'accordo- rispose la ragazza e si incamminò verso il centro del lago.

-Mi raccomando, abbi fiducia e tutte le strade ti saranno rivelate-

Cloe prese a camminare, fin quando non giunse nel punto in cui aveva visto brillare quell'intensa luce dalla riva del lago. In quel punto stava un'enorme voragine, nel cui centro sorgeva un'altare con sopra un cristallo grosso come un pugno che galleggiava nell'acqua.

-Il cuore penso di averlo trovato- pensò.

-Il problema adesso è come riuscire a raggiungerlo-

Ad un tratto una voce interruppe i suoi pensieri.

-Cloe, l'elemento in cui sei immersa è l'acqua e simboleggia la fiducia, in te stessa e negli altri. Abbi fiducia e la strada ti sarà rivelata-

Dopo quelle parole, lei guardò in basso.

-Se cado in questa voragine, probabilmente arriverò dall'altra parte del mondo-

All'improvviso udì le voci dei suoi compagni:

-Dobbiamo aver fiducia in lei...- la voce di Alex.

-Abbi fiducia...- la voce di Gabriel.

-Ce la farà. Ho fiducia in lei...- la voce di suo fratello.

-I miei compagni hanno fiducia in me, quindi io devo averne in me stessa-

Chiuse gli occhi e lasciò andare le braccia lungo i fianchi. Poi avanzò un passo nel vuoto. Si aspettava di cadere, di sprofondare, invece il suo piede toccò solida pietra.

-Ma è un ponte. Questo voleva dire la ninfa-

In un attimo fu all'altare e recuperò il cuore. Lo riportò alla ninfa, la quale le fu assai grata.

-Grazie Cloe, adesso sono finalmente libera. Prima di andarmene manterrò la mia promessa- e, stendendo la mano, fece apparire la porta viola che fluttuava tra le acque.

-Anzi, farò di più- e detto questo tese entrambe le mani verso la ragazza.

Una conteneva una boccetta di cristallo, mentre l'altra una sfera luminosa.

-Con questa io ti dono il supremo dominio sulle acque- disse, spingendo la sfera nel petto di Cloe.

-E questa invece è un mio personale regalo: l'acqua che guarisce. Fanne buon uso- e le porse la boccetta.

Un fascio di luce la investì-

-Addio Cloe, è stato un piacere conoscerti. Grazie ancora-

-Addio e grazie a te-

La ragazza si avvicinò alla porta, inserì la sua pietra e recuperò la statua di ametista del quarto angelo.

Sentiva una nuova forza dentro di sé, come se con un dito avesse potuto sollevare le acque gli oceani. Con la statua ben nascosta nella borsa a tracolla, si incamminò in superficie.

 

-Amico, questo discorso lo abbiamo già sentito e risentito. Cambiate disco- disse Gabriel sarcastico.

Il demone non rispose, ma si limitò a battere a terra il suo bastone. Nel punto in cui i ranger si erano riuniti una volta trasformati, come fosse delimitato da una circonferenza, sorse un'alta colonna di energia, la quale spedì in aria i cinque, i quali ricaddero dolorosamente a terra.

-Accidenti, forse non avresti dovuto stuzzicarlo, Gabriel- disse Jake.

-E io che ne sapevo che era permaloso- rispose l'altro, tenendosi una mano tenuta su un fianco.

Alex si fece avanti.

-Vediamo se riesco a combattere il fuoco con il fuoco- disse e tese le mani davanti a sé.

Da queste partì una potente fiammata, la quale però fu fatta sparire con un solo gesto del demone.

Questo ridacchiò, poi disse:

-Non pretendere, ragazzina, di tener testa a chi dal fuoco stesso è stato generato- e rispose all'attacco, colpendo in pieno la ragazza, la quale volò indietro, venendo fortunatamente ripresa da Drew.

-Alex, come ti senti?- le domandò.

-Sono stata meglio- rispose lei.

Il ragazzo guardò il demone.

-E' veramente forte. Forse stavolta non ce la faremo- pensò.

All'improvviso, dalle acque del lago, spuntò Cloe, sana e salva.

-Finalmente anche l'ultimo ranger è qui- disse Hagar.

-Sfortunatamente per te- rispose lei che in un attimo aveva capito l'intera situazione.

-Fallen Angel Power, ah!!- e il suo corpo fu rivestito dell'armatura viola.

La ragazza prese ad avanzare e il demone sghignazzò:

-Ora vedrai di cosa sono capace- e le lanciò contro il suo attacco, il quale però fu bloccato e consumato da una barriera d'acqua che poi tornò a far parte del lago.

-Non hai alcuna possibilità. Acqua e fuoco non vanno d'accordo- disse Cloe.

-Taci, ti fermerò!!-

La ragazza si stava divertendo a vedere la disperazione e la tensione impadronirsi del nemico. Non si decideva a distruggerlo.

-Perchè non lo annienta?- pensò Drew, mentre notava che la sorella era in netto vantaggio rispetto al mostro.

Poi capì, perciò gridò:

-Cloe, avanti, distruggilo!!-

Lei si voltò e disse:

-Perchè mai? O almeno non ancora. Voglio divertirmi-

Il demone si stava infuriando.

-Divertirti?!? Adesso ti sistemo io...- e detto questo, dalle sue mani, nacque un enorme palla incandescente.

Stavolta la barriera di Cloe stava per cedere. Drew capì il pericolo e, trasformandosi in un attimo, andò a proteggere la sorella, spostandola proprio nel momento in cui l'attacco di Hagar sfondava le sue difese. I due caddero a terra, Cloe sotto Drew e il ragazzo non accennava ad alzarsi. La ragazza lo guardò e vide che il suo casco era frantumato e gli occhi del fratello erano feriti.

-Maledetto, me la pagherai!!- gridò e inglobò il demone in una sfera d'acqua che lo consumò.

L'attenzione di tutti era su Drew, la cui armatura era scomparsa. Cloe lo sorreggeva. Il ragazzo si stava riprendendo. Aprì gli occhi e le sue pupille erano bianche.

-Drew?- lo chiamòò la sorella.

-Cloe...non ci vedo più...- rispose lui.




N.A: Ringrazio ancora LadySweet per le sue bellissime recensioni. Un saluto

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Capitolo 10
*** Cap.9 - Fallimento ***


Cloe non sapeva che fare: girovagava per la grotta, mentre il cavaliere e i suoi amici esaminavano le ferite di Drew. Il senso di colpa le attanagliava lo stomaco.

-E' colpa mia, se avessi distrutto subito Hagar, a Drew non sarebbe successo niente- pensava.

Aveva bisogno di prendere aria, quindi uscì dalla grotta. Attraversò il camminamento di pietra e si fermò, con le spalle rivolte verso il lago. Ad un tratto una voce disse:

-Sai, io posso salvarlo-

Cloe si voltò, avendo riconosciuto la voce all'istante: quando però lo vide spuntare dal folto degli alberi, rimase comunque stupita. Era Nergal.

-Che diavolo sei venuto a fare, maledetto?!?- disse lei e fece comparire la sua arma, puntandogliela contro.

-Perchè tutto questo astio? Sono venuto con le migliori intenzioni- sghignazzò, alzando le braccia in segno di resa.

-Chissà perchè, ma non ti credo-

-D'accordo, ero venuto a proporti un accordo, ma se non sei interessata allora me ne vado- e fece per allontanarsi.

La ragazza ci pensò.

-Aspetta. Che genere di accordo?-

Il demone si voltò e, camminando verso di lei, disse:

-Ti propongo di darmi le quattro statuette in vostro possesso in cambio di una cura per tuo fratello- e tirò fuori una boccetta con un liquido nero.

-Come faccio a sapee che la tua cura non lo farà stare peggio?-

-Non lo sai. Dovrai fidarti-

Cloe ci riflettè, poi disse:

-La tua offerta è allettante, ma anche se mi dessi un pezzo di luna, non ti darei mai le statue-

-Sei una stolta!! Non potrai mai guarirlo senza questo- disse, visibilmente alterato, sbattendole quasi la boccetta in faccia.

-Non mi interessa. Troveremo un modo-

-Bene, la tua decisione l'hai presa. Adesso non ho più motivo di essere gentile- e fece per estrarre una delle sue spade.

-Cosa ti porta da queste parti, Nergal?-

Entrambi si voltarono: a parlare era stata Alex, la quale se ne stava in piedi sull'ultimo masso del camminamento, con lo sguardo truce.

Il nemico la guardò e decise che quello non era il momento opportuno per combattere, quindi rinfoderò la spada.

-Niente di importante, me ne stavo andando- rispose e, come era arrivato, se ne andò.

Alex si avvicinò a Cloe.

-Tutto bene?- le chiese.

-Si, grazie- rispose lei, guardando in basso.

-Alex, stavo per fare una cosa orribile- disse poi.

-Ma non l'hai fatto e questo è ciò che più conta- le rispose la ragazza.

Cloe l'abbracciò e, nel contatto, avvertì qualcosa che le bucava nella tasca. Sotto lo sguardo attento dell'amica tirò fuori la piccola boccetta di cristallo che le aveva dato la ninfa. Se la rigirò tra le mani, poi esclamò:

-Ma certo!!-

-Che succede?- chiese Alex.

-Ho trovato come guarire Drew- concluse la ragazza.

 

-Nergal!!-

Il grido si diramò per il baratro, seguito dalla comparsa del guerriero lupo davanti a Zepar.

-Perchè non hai eliminato i due ranger quando ne avevi la possibilità?!?- tuonò il demone.

-Lo avrei fatto dopo che mi avessero consegnato le statuette e, senza saperlo, avessero eliminato anche il ragazzo ferito da Hagar-

-Cosa è andato storto?-

-Credo sia stato l'arrivo del red ranger-

-E adesso noi siamo senza statuette e ancora sei ranger che ci mettono i bastoni tra le ruote-

-Non tema signore, ho un asso nella manica- e fece cenno a qualcuno nell'ombra di avvicinarsi.

Quando Zepar lo vide, la bocca gli si deformò in un ghigno:

-Ottimo lavoro Nergal. Non ci avrei mai sperato-

 

Le due ragazze tornarono di corsa nella grotta.

-Fatemi passare, per favore- disse Cloe e raggiunse il fratello.

-Drew, come ti senti?- gli chiese.

-Cloe, sei tu?- disse lui.

-Si, e adesso ti restituirò la vista- continuò lei e, stappando la boccetta con la bocca, versò una goccia del liquido contenuto su ogni occhio. Come se la soluzione consumasse la ferita, la bruciatura scomparve in un attimo.

-Cosa è successo?- chiese lui.

-Apri gli occhi-

Il ragazzo ubbidì e le sue pupille erano tornate verde smeraldo.

-Ci vedo!! Cloe, mi hai guarito-

-Per fortuna- concluse lei e i due fratelli si abbracciarono.

 

-Bene, adesso che Drew sta meglio, dovreste andare a riposare- disse il cavaliere celeste.

Drew disse:

-Io non voglio abbandonare adesso. Almeno leggiamo il prossimo indovinello-

-D'accordo- disse Cloe e prese tra le mani la sua statuetta.

Quando però la base si aprì, all'interno trovarono due pezzi di pergamena.

-Strano- disse il cavaliere.

-Vuol dire che questi ultimi due dovremo risolverli io e Alison- intervenne Gabriel.

-Bene, allora ascoltate:

Rapido è l'elemento di questo rompicapo

e il luogo da trovare è a lui consacrato.

Con sè porta oscurità e paura,

ma solo un battito di ciglia dura.

Se saprai dirmi che cosa intendo

scoprirai allora dove cade il tremendo

e nel punto in cui si abbatterà

la statua dal nulla si rivelerà”

Questo è per Gabriel, invece per Alison il secondo:

Un occhio dal cielo che tutto vede

viaggia solitario e intanto si chiede

quale utilità potrà mai avere

per quel mondo a cui lui fa da barriere.

Capace di rendere tutto potente luce

oppure completa oscurità produce.

Trovate dunque il luogo che a lui è immolato

e aprirete i cancelli del regno che dagli esseri con le ali è popolato”

Finito-

Tutti si scambiarono uno sguardo confuso, poi fu Alison a parlare:

-Signore, credo di non aver compreso: esseri con le ali?-

-Esatto- rispose il cavaliere.

Poi continuò:

-Dovete sapere che il regno che io ho protetto e che voi stat proteggendo è popolato da un antichissimo popolo che ha la particolarità di possedere ali di angelo e dotato di straordinari poteri. Non si è mai saputo quali fossero le loro origini. C'è chi dice che discendano dalla divinità stessa della vita. L'unica cosa certa è che sono in possesso di qualcosa di molto potente, la cui natura è stata nascosta persino a noi che lo proteggiamo-

-Ciò significa che voi difensori non siete originari di quel regno?- chiese Alex.

-No. Appartenevamo alla Terra, proprio come voi, soltanto siamo originari di un'epoca ormai molto lontana. Fummo scelti per i nostri meriti e ci fu donata la vita eterna, senza però il permesso di varcare i cancelli del regno. Ci fu dato il nome di Angeli Caduti, angeli senza ali-

-Wow- disse Gabriel.

-Adesso ragazzi andate, avete bisogno di riposare- concluse il cavaliere celeste.

 

La mattina successiva, a scuola, Alison cercò Edward dappertutto, ma senza successo. Era svanito. Persino quelli che di solito frequentava non sapevano che fine avesse fatto.

-Perso il tuo principe?- le chiese una voce alle spalle.

La ragazza si voltò, trovandosi davanti Gabriel.

-Cosa ti importa?- chiese lei.

-Veramente niente. Volevo solo sapere se avevi intenzione di andare al ballo di Halloween che la scuola organizza-

-Non so. Perchè?-

-Beh...ecco...io...volevo chiederti...se volevi venirci con me- le chiese lui, visibilmente imbarazzato.

Alison arrossì: non sapeva cosa rispondere.

-Ecco...d'accordo-

-Davvero? Evvai!!- esclamò il ragazza, facendo un salto.

Poi si ricompose.

-Dovevo dirti anche un'altra cosa: Alex oggi pomeriggio ci ha invitato da lei. Dice che ha una sorpresa-

-Va bene. Ci sarò- e detto questo lo salutò e passò oltre.

 

All'ora di pranzo, le tre ragazze si ritrovarono nel solito posto prima che arrivassero gli amici. Cloe ruppe il silenzio.

-Avete sentito del ballo di Halloween?-

-Si, mi è giunta voce- rispose Alex.

-Anche a me- aggiunse Alison.

-Avete già un cavaliere?- chiese ancora Cloe.

Poi continuò:

-Non crederete mai chi me lo ha chiesto-

-Chi?-

-Jake-

-Jake?? Stiamo parlando dello stesso ragazzo timido e impacciato che tutte conosciamo-

-Esatto. Proprio lui. E voi?-

Alex esitò:

-A me lo ha chiese Drew-

-Ah, e bravo il fratellino. E tu Alison?-

-Gabriel- rispose lei, arrossendo.

A Cloe scappò un'espressione di esultanza, pensando:

-Finalmente il ragazzo si è deciso-

 

Gli amici cercarono in tutti i modi di far confessare ad Alex la sorpresa che li attendeva, ma la ragazza continuava a ripetere che l'avrebbero scoperta quel pomeriggio.

All'ora stabilita il campanello della ragazza suonò. Andò ad aprire il padre e si trovò davanti i cinque ragazzi.

-Buonasera professore- disse ognuno entrando.

-Benvenuti. Mia figlia è di sopra.

-Grazie- risposero e salirono le scale.

Trovarono Alex seduta su una comoa poltrona che li aspettava.

-Venite, sedetevi pure-

Fecero come gli era stato detto.

-Allora, qual'è la sorpresa?- chiese Gabriel, impaziente.

Senza dire una parola, la ragazza si limitò a sorridere. Dopodichè tirò fuori da dietro la schiena un libro molto antico, con la copertina sciupata e le pagine ingiallite.

-Che roba è?- chiese ancora Gabriel, con un'espressione poco convinta.

-Un po' di rispetto, amico mio. Vorrei che tu ed Alison mi ringraziaste, visto che ho trovato la soluzione ai vostri indovinelli-

-Davvero?- chiesero in coro.

-Esatto. In questo libro sono raccolti miti e leggende di tutt il mondo-

-Beh, allora cosa aspetti?- disse Alison, fremente.

-D'accordo. Ascoltate:

“...Secondo una leggenda etrusca, il dio del tuono era in collera con gli uomini, in quanto questi si ostinavano a non riversare offerte nel tempio a lui dedicato. Così iniziò a scatenare un temporale dietro l'altro, senza tregua. Ogni giorno il dio visitava il tempio in incognito e le offerte continuavano a non arrivare. Rabbia e collera crescevano sempre più e il maltempo diveniva sempre più furioso e violento.

Una volta la divinità trovò ai piedi della sua ara una povera fanciulla, la quale pregava il dio perchè facesse cessare i temporali, in quanto, con tutta quella pioggia, il raccolto dei genitori era da buttare. Il dio, commosso dalla purezza e ammaliato dalla bellezza della giovane, fece cessare i nubifragi.

Il tempo passava e il dio seguiva da lontano la ragazza, innamorandosene piano piano. Purtroppo, prima che potesse confessarle il suo amore, lei si ammalò e nel giro di poco morì. Così lui, colmo di tristezza, eresse un tempio in onore della giovane che prese il nome di “Tempio del fulmine”...”

Allora, soddisfatto?- chiese Alex.

-Accidenti se lo sono- rispose il ragazza, battendo il cinque con Drew.

-E ora per Alison:

“...Questa leggenda proviene dalla mitologia celtica. Un tempo, un ragazzo dai lunghi capelli dorati e appartenente ad una povera famiglia di pastori, mentre stava facendo pascolare le tre pecore che possedeva, incontrò un vecchio assetato. Il ragazzo gli donò la sua acqua e quello lo trattò alla pari di un nobile. Il giovane gli disse di essere solo il figlio di un contadino, ma il vecchio gli disse che era invece destinato ad un più nobile fato. Se ne andò.

Nei giorni che seguirono il sole cominciò a non sorgere. Ritenendo fosse un cattivo presagio, i saggi decisero di offrire alla divinità della luce dei sacrifici. Furono scelti tre ragazzi dal villaggio e tra questi c'era anche quello con i capelli dorati. Giunti all'altare sacrificale, il giovane ebbe pietà dei suoi poveri compagni e si avvicinò ai saggi, chiedendo di venire sacrificato per primo. Dentro di lui sentiva che sarebbe stato sufficiente. E fu così. Quando il pugnale si abbassò sul suo petto, dalla ferita si schiuse una potente luce, che poi inondò tutto il suo corpo. Di colpo la notte divenne giorno.

Il vecchio aveva ragione: lui era davvero destinato a qualcosa di più grande, a decidere il destino di un intero mondo secondo un suo capriccio, a brillare di giorno e riposare di notte. Lui era diventato il sole.

Da quel giorno la pietra sacrificale prese il nome di “Altare del sole nascente”...”-

-Complimenti Alex, bel lavoro- disse Alison.

-Grazie- rispose la ragazza.

 

La sera stessa i ragazzi tornarono alla grotta del cavaliere, comunicando di aver risolto i due enigmi. Poi Gabriel annunciò:

-Per guadagnare tempo direi di dividerci. Siete d'accordo?-

-Va bene- disse Cloe e con lei concordarono anche Drew e Jake.

-Non credo sia prudente- intervenne Alex.

-La maggioranza è a favore, quindi è deciso. Io, Jake e Drew andremo al tempio del fulmine, mentre tu, Alison e Cloe andrete all'altare- concluse il ragazzo.

Alex non ebbe il tempo di ribattere.

Il prima passaggio aperto fu quello di Gabriel, poi quello di Alison. Dopodichè sparirono tutti dalla grotta.

 

Il cielo era plumbeo, quasi nero. In lontananza si udivano dei rombi lontani. I tre si trovarono su una lunga strada sterrata, fiancheggiata su entrambi i lati sa una sistesa di giungla a perdita d'occhio. Davanti a loro, illuminato da un solitario cono di luce stava il tempio del fulmine in tutta la sua imponenza.

-Muoviamoci- disse Gabriel e, seguita dagli altri due, si misero a correre.

Ben presto si trovarono alle soglie dell'edificio, al cui interno la vegetazione cambiava, passando da erba curata a magnifici fiori e alberi da frutto.

-Accidenti. Doveva amarla davvero tanto- valutò Jake.

-Già- continuò Drew.

Gabriel, continuando a guardarsi intorno, avanzò attraverso il giardino, intravedendo qua e là statue di divinità femminili dall'aspetto candido e dalle forme suadenti.

Giunsero tutti e tre all'immenso colonnato che precedeva la zona sacra, dove si trovava l'altare e il simulacro della divinità. Sulle colonne rano incisi raffinati bassorilievi, mentre tra l'una e l'altra stavano guerrieri di bronzo con armature d'oro. Finalmente giunsero all'ara e davanti si trovarono una grandiosa statua che ritraeva una fanciulla dal viso gentile e bellissimo.

-Questa deve essere la ragazza alla quale il dio ha dedicato il tempio-

-Credo anch'io. Adesso però dobbiamo riuscire a trovare la porta con il simbolo del fulmine- concluse Gabriel.

Si divisero. Cercarono dappertutto. Ad un tratto Drew e Gabriel avvertirono uno sferragliare di armi e armature e videro Jake volare da una parte all'altra del colonnato, per poi atterrare ai loro piedi.

-Accidenti che botta!! Chi l'avrebbe mai detto che quei cosi erano vivi- disse.

I due amici alzarono gli occhi e videro avanzare uno squadrone di soldati di bronzo con le lance dritte di fronte a loro, nell'intento di infilzarli come spiedini. I tre arretrarono.

-Adesso che facciamo?-

-Ci trasformiamo!!- esclamò Gabriel e in un lampo di luce divenne il yellow ranger.

Anche gli altri fecero lo stesso.

Gabriel gridò:

-Fallen's axe!!- e tra le sue mani apparve la sua arma, un'ascia.

-Ora ci siamo. Avanti ragazzi, distruggiamo questi manichini!!-

Non con poca difficoltà riuscirono a farsi largo tra le sentinelle, fino però a trovarsi circondati.

-Accidenti, ma da dove spuntano? Non finiscono mai- notò Drew.

-Ragazzi, le forze mi stanno abbandonando- aggiunse Jake.

Gabriel invece si limità a guardarsi velocemente intorno, poi disse:

-Buttatevi a terra!!-

I due fecero come gli era stato detto. L'amico sollevò l'ascia verso il cielo e gridò:

-Potenza suprema del fulmine!!- e in un secondo una saetta attraversò la stanza, colpì l'ascia e si propagò per la sala, colpendo i nemici e riducendoli in polvere.

Quando l'attacco finì, Gabriel aveva il fiatone. Drew e Jake si alzarono e si congratularono.

-Complimenti, speravo che quei guerrieri sarebbero bastati e invece mi sbagliavo- disse una voce.

I tre si voltarono.

-Chi sei?!? Fatti vedere!!- sbraitò Gabriel.

Da dietro una delle colonne uscì un demone grigio, rivestito da un'armatura di acciaio dorato, la testa protetta da un elmo anch'esso d'acciaio con un corno che gli spuntava dalla fronte, due punte d'osso gli spuntavano da dietro la schiena. Aveva le braccia conserte sul petto.

-Scommetto che sei il quinto dei sei flagelli- disse Drew.

-Esatto, sono Rotor- rispose sghignazzando il mostro.

-Sei stato tu ad animare le statue?- chiese Gabriel.

-Si. Volevo vedere quanto eravate in gamba-

-Perchè allora non ti sei battuto personalmente?-

-Provvederò immediatamente- rispose e tra le mani gli apparve una mazza chiodata.

Senza aggiungere altro si scagliò contro i ranger.

-Separiamoci- disse Gabriel e gli altri due obbedirono.

In questo modo poterono evitare l'attacco.

-Complimenti- ridacchiò Rotor.

I ranger si prepararono per un altro attacco, che però non arrivò.

-Adesso è il vostro turno- disse il demone, allargando le braccia e accennando un inchino.

Gabriel si stava scocciando.

-Sei pronto Rotor? Stiamo arrivando!!- e, con un grido, seguito dai compagni, si scagliò contro il nemico.

Quello non si spostò, ma con semplice movimenta della mazza chiodata contrastò i ranger, facendoli volare in aria e riatterrare con un gemito.

-Accidenti, stavolta non ce la faremo- disse Jake.

-E invece dobbiamo farcela. Ragazzi, ho in mente un piano, ma ho bisogno che distraiate Rotor. Solo pochi minuti- aggiunse Gabriel.

-D'accordo. Non ci deludere, mi raccomando- gli disse Drew e i due batterono pugno contro pugno.

Quando il green e il blu ranger partirono all'attacco, Gabriel stese le braccia dinnanzi a sé, con l'ascia in pugno. Chiuse gli occhi e prese a sussurrare:

-Grande dio del tuono, ti prego, ascoltami. Ho bisogno che tu mi aiuti affinchè il demone che ho di fronte cada. Se non vuoi farlo per me, fallo per il luogo che tento di proteggere, il luogo che hai eretto per la donna che ami. Ti prego, dammi la forza per distruggere il mostro, prima che lui distrugga questo sacro tempio-

All'improvviso una voce tuonò nella sua mente:

-Mortale, ho udito la tua preghiera e vedo in te l'intenzione di adempiere alla promessa che hai appena fatto. È per qusto che ti trasmetterò la forza del fulmine più potente: la saetta scarlatta. Grazie-

Gabriel sentì piombare su di sé una scossa elettrica potentissima che elettrizzò tutto il suo corpo, dandogli nuova forza. Spalancò gli occhi e gridò:

-Rotor, qual'è il miglior conduttore di elettricità?!?-

Alzò l'ascia sopra la testa. Sulla sommità si era coagulato un fulmine scarlatto.

-Sparisci mostro!!- gridò e abbassò di colpo l'arma, scagliando l'attacco sul demone.

Quello si polverizzò.

-Ce l'ho fatta- si disse il ragazzo e cadde in ginocchio.

L'arma sparì. I due amici gli corsero incontro.

-Sei stato grande!!- esclamò Jake.

-Gabriel, come diavolo hai fatto?- gli domandò Drew.

-Diciamo che ho avuto un aiuto dall'alto-

Non riuscì a terminare la frase che un fulmine colpì l'altare, il quale, con rumore meccanico, si spostò, sollevando una nuvola di polvere.

-Ma che succede?-

Quando la polvere si fu diradata videro che lo spostamento dell'ara aveva rivelato una rampa di scale che scendevano in profondità.

-Credo di sapere dove conducono quelle scale- disse Gabriel e, alzandosi, iniziò a scendere.

I due amici lo seguirono. Arrivati alla fine della rampa i tre si trovarono di fronte alla porta gialla. Gabriel inserì la pietra mistica nella rientranza e la porta si aprì. Il ragazzo recuperò la statua di agata e risalì le scale, trionfante.

-Bel lavoro, amico mio- disse Drew.

-Già, proprio un bel lavoro- commentò Jake.

-Avanti ragazzi, torniamo al passaggio-

Erano quasi all'uscita del tempio, quando si sentirono colpire alle spalle da un potente attacco, il quale li fece volare a terra. Nella caduta Gabriel perse la statua. Mentre cercava di raggiungerla carponi, qualcuno gli si parò davanti. Alzò lo sguardo e riconobbe Nergal.

-Tu, codardo!! Cosa ci fai qui?!?- sbraitò il ragazzo.

-Sono venuto a recuperare una certa cosa- sghignazzò quello e si chinò per raccogliere la statuetta.

-Fermo!! Non la toccare!! Non ne hai il diritto!!-

-E invece credo proprio di si. Stavolta avete perso, ranger- disse Nergal e, ridendo, scomparve.

-Maledizione!!- urlò Gabriel con i lucciconi agli occhi, sbattendo un pugno a terra.

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Capitolo 11
*** Cap.10 - Il sesto flagello ***


Alison, Alex e Cloe si ritrovarono in una pianura sconfinata, dove il sole batteva a picco, in lontananza intravidero un agglomerato di pietre dalle varie forme e messe nelle posizioni più strane. Si incamminarono in quella direzione, mentre il caldo afoso faceva grondare loro la fronte. Il cerchio di pietre sembrava non avvicinarsi mai.

-Accidenti, ma da quanto è che stiamo camminando?- chiese Cloe.

-Non ne ho idea. So solo che sono esausta e questo caldo non aiuta- aggiunse Alison.

-Avanti ragazze, dobbiamo stringere i denti ed andare avanti- concluse Alex.

Quando erano ad ormai pochi metri dalle pietre, udirono dei rumori poco lontano. Non fecero in tempo a inserire le pietre nei loro bracciali che si trovarono circondate da guerrieri, i quali puntavano loro contro le armi.

-Voi, non vi muovete!!- gridò uno di loro, che poi si fece avanti.

Era un uomo possente, con poca barba, folte sopracciglia e occhi scuri.

-Straniere, cosa volete in queste terre?-

Alex parlò:

-Vogliamo passare senza avere problemi-

-Avete calpestato un suolo sacro, accusa che basta per farvi condannare a morte-

-E' un avvertimento signore. Non creda che non ci difenderemo perchè altrimenti è in torto- continuò la ragazza.

L'uomo scoppiò a ridere.

-Come potreste mai competere con noi?-

Le ragazze si sentirono offese.

-Portatele via al grande tempio del Sole, il mastro-sacerdote deciderà cosa fare di loro-

Le tre furono legate e trascinate via come in corteo, in mezzo ai guerrieri.

-Dobbiamo riuscire ad usare i nostri bracciali- bisbigliò Cloe.

-Giusto. Appena ci fermeremo, proveremo a sciogliere i nodi-

Il sole stava tramontando quando il gruppo si fermò in mezzo al bosco.

-Ci accamperemo qui- esclamò il capo dei soldati.

Poi aggiunse:

-Accendete un fuoco, legate le prigioniere e tenetele d'occhio-

Le ragazze furono legate al tronco di un albero con le mani dietro la schiena.

-Quando le guardie andranno a dormire, sarà il momento per tentare la fuga- sussurrò Alex.

Le altre furono d'accordo.

Finalmente anche l'ultimo soldato chiuse gli occhi. Rimaneva solo la sentinella, ma era troppo lontana perchè potesse far caso ai movimenti delle ragazze.

-Alex, i nodi sono troppo stretti, non ce la facciamo- sussurrò Alison.

Cloe ebbe un sussulto.

-Alison riesci a toccare le mie mani?- chiese.

-Certo, perchè?-

-Prendi la cosa che ho nella manica destra-

Alison lo fece. Poi sgranò gli occhi.

-Cloe, ti adoro- disse.

Dopodichè si udì uno scatto e in pochi minuti, la ragazza era libera.

-Bravissima. Adesso slega anche noi- disse Alex.

Lei provvide. Nel giro di poco le tre erano libere e sgattaiolavano via dal campo sotto la luce della luna. Nell'andarsene però Cloe urtò una pentola. Il soldato vicino aprì gli occhi. Quando le vide, gridò:

-Allarme!! Le prigioniere sono fuggite!!-

Le ragazze si misero a correre per il bosco con tutto il fiato che avevano in corpo, mentre dietro udivano i soldati che le inseguivano.

Senza sapere come, si ritrovarono nella pianura dove erano state catturate e, individuando il cerchio di pietre, si diressero verso quella parte. Dietro sentivano ancora le grida dei loro inseguitori. Ad un tratto Alex si bloccò.

-Che ti prende?- le chiesero le amiche.

-Dobbiamo liberarci di loro- rispose seria.

-Allora facciamolo- ribatterono le due, facendosi cupe anche loro.

Si voltarono. I guerrieri si fermarono di scatto.

-Cosa avete intenzione di fare?- chiese sghignazzando il capitano.

-Quello che avremo dovuto fare molto prima: darvi una bella lezione-

-Ah si? E come intendereste fare?-

Alex non rispose, ma si limitò a guardare le amiche.

-Pronte?-

-Pronte!!-

-Fallen Angel Power, ah!!-

In un lampo di luce furono rivestite delle loro armature. I soladati fecero un passo indietro.

-Che diavolo di stregoneria è mai questa?- chiese sbigottito il comandante.

Le ragazze non risposero, ma si misero in posizione di attacco. Non ebbero il tempo di muovere un passo che i soldati gettarono a terra le armi e se la dettero a gambe.

-Tutto fumo e niente arrosto- sghignazzò Cloe.

-Vero- sorrise Alex.

-Ragazze, andiamo adesso. Abbiamo perso fin troppo tempo- ribattè Alison.

Dopo essersi liberate delle armature, si incamminarono verso il grande masso messo parallelamente al terreno che probabilmente era proprio l'altare immolato al Sole.

-Bene, e adesso che si fa?-

All'improvviso sulla pietra sacrificale apparve una figura, una presenza eterea che brillava di una luce intensa e accecante.

-Chi sei?- chiese Alison, schermandosi gli occhi.

Una voce parlò:

-Io sono colui che trasforma la notte in giorno, colui che decide se il grano crescerà o seccherà, colui che trasforma le foreste in deserti. Io sono il Sole-

Le ragazze rimasero senza fiato. Poi il ranger della luce parlò:

-Signore, avremo una preghiera da rivolgerle: vorremo che ci indicasse la via per la porta bianca contenente la statua della sensibilità-

-E perchè dovrei farlo?-

-Per darci la possibilità di salvare il regno che noi proteggiamo, come lei, con il suo sacrificio, quel giorno salvò quegli innocenti-

Ci fu una pausa, poi la figura parlò:

-D'accordo ragazza, poiché con le tue parole mi hai commosso. Ecco e fanne buon uso-

Dettò ciò la presenza sparì, lasciando al suo posto una porta dai battenti talmente bianchi da sembrare che emanassero luce.

 

Alison era riuscita a recuperare la statua di quarzo bianco senza problemi.

-Torniamo indietro- disse la ragazza.

All'improvviso la terra davanti ai loro piedi esplose, creando un'onda d'urto che le fece cadere a terra. Ad Alison sfuggì la statua di mano, la quale rotolò dinnanzi a lei. Quando si resero nuovamente conto di dove si trovavano, videro giungere in lontananza due ombre. Uno lo riconobbero come Nergal.

-Maledizione!!- sussurrò Alex tra i denti e si alzò sui gomiti.

Le sue compagne fecero lo stesso. Finalmente riuscirono a mettersi in piedi, ma ormai i due nemici avevano raggiunto la statua.

-Fermi, non la toccate!!- gridò Cloe.

Nergal ridacchiò e si chinò per raccoglierla.

-Questa adesso è nostra- disse.

-Combatti mostro!!- disse Cloe e si preparò per trasformarsi.

Alison era rimasta ad osservare il demone al fianco di Nergal, il quale aveva il viso nascosto da un cappuccio. Eppure aveva qualcosa di familiare.

-Mi spiace ragazzine, ma stavolta non sarò io il vostro avversario, ma Calyl. Non temete però: rimarrò qui a godermi la scena-

Lo sconosciuto calò il cappuccio. Alison ebbe un tuffo al cuore.

-Edward?!?-

 

Le altre si voltarono a guardarla.

-Avevo ragione a non fidarmi di lui- si disse Alex.

Nergal ridacchiò di nuovo.

-Già, quello era il nome che ti avevamo dato per confonderti tra gli umani, non è vero Calyl?-

Il ragazzo fece un cenno di assenso con la testa. Alison aveva le lacrime agli occhi, senza poter far niente per impedirlo. Guardava il ragazzo che aveva conosciuto completamente cambiato: i suoi capelli erano rimasti neri come la pece, mentre i suoi occhi erano rossi rubino; indossava un lungo cappotto nero; portava una benda su un occhio e alla vita aveva una grossa catena. In pugno teneva una strana arma.

Alison avrebbe voluto che fosse un brutto sogno, dal quale avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro.

-Calyl, distruggile-

-Si signore- rispose il demone e lanciò un attacco.

Le tre ragazze riuscirono a spostarsi appena in tempo, ma nonostante ciò Alison sembrava come imbambolata.

-Alison!!- la chiamò Cloe, ma la ragazza niente.

Il demone sferrò il suo attacco, ma davanti ad Alison si parò Alex, rivestita della sua armatura, di spalle. L'impatto fu violento, ma la ragazza non si mosse di un passo.

In compenso, l'armatura adesso recava un lungo squarcio sulla schiena, lasciando intravedere una ferita che sanguinava.

-Alex, stai bene?- disse Alison.

-Non è niente- rispose l'amica, ma proprio allora cadde in ginocchio.

La schiena si scoprì di più. Fu allora che Nergal le vide.

Erano quasi impossibili da intravedere a causa del sangue che fuoriusciva dalla ferita, ma il demone lupo, alla base della schiena della ragazza, vide due voglie: una a forma di mezza luna e una a forma di stella. Tra queste un solo neo.

-E se...-

Poi notò altri due segni sulle scapole, due cicatrici alla stessa altezza e della stessa forma.

-Strano- pensò quello.

Alison soccorse l'amica e Cloe corse verso di loro.

Nergal ordinò:

-Calyl, vai-

Il demone alzò la sua arma e scagliò l'attacco. Le tre amiche chiusero gli occhi sapendo di non aver possibilità di scampo. Con loro grande stupore, però, l'attacco non le raggiunse.

Solo Alison e Cloe aprirono gli occhi, poiché nel frattempo Alex aveva perso i sensi. Davanti a loro vi era un guerriero, un settimo ranger, dall'armatura argentata.

-E tu chi saresti?-

Il ranger si portò la sua arma su una spalla.

-Io sono il settimo ranger, il Silver Clemency Ranger e ti avverto: fai un altro passo e sarai annientato-

Nergal guardò il guerriero, poi guardò il demone al suo fianco. Infine disse:

-Andiamo Calyl, torniamo da Zepar- e detto ciò scomparve.

L'altro lanciò un ultimo sguardo ad Alison, mentre alla ragazza scendeva una lacrima. Lo sguardo di lui era malinconico e mortificato. Lei non capì. Dopodichè anche Calyl scomparve.

Il misterioso guerriero si volse verso le tre.

-State bene?- domandò.

Cloe rispose, diffidente:

-Noi si, ma la nostra amica è ferita e priva di sensi-

Senza aggiungere altro, lo sconosciuto prese Alex tra le braccia.

-Andiamo-

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Capitolo 12
*** Cap.11 - Halloween ***


Quando i quattro fecero il loro ingresso, nella grotta erano già tornati Jake, Gabriel e Drew. Il cavaliere li stava consolando e le ragazze capirono che anche loro avevano perso la statua. Poi l'attenzione di tutti si spostò su Alex che il guerriero d'argento aveva adagiato a terra. Cloe tirò fuori la boccetta con l'acqua miracolosa e, versandone solamente poche goccie, la ferita e il sangue scomparvero.

Fu allora che il cavaliere notò le due voglie e le cicatrice sulla schiena della ragazza.

-Non è possibile- pensò-

Alex si stava riprendendo. Riuscì in pochi minuti a reggersi in piedi. Si appoggiò ad Alison, la quale la sorresse. Le ragazze raccontarono tutto ciò che era accaduto loro e i ragazzi fecero altrettanto. Per la prima volta dall'inizio della loro missione, i ranger avevano fallito, perdendo ben due statue.

-Non scoraggiatevi- li consolò il cavaliere.

-Siamo ancora in possesso di quattro statue-

Finalmente la loro attenzione si posò sul nuovo guerriero, rimasto in disparte, con l'armatura ancora addosso.

-Chi sei?- chiese Alex.

Il ranger fece scomparire l'armatura d'argento. Era un ragazzo della loro stessa età, con grandi occhi verde smeraldo e i capelli bianchi.

-Da dove vieni?- chiese la ragazza.

Senza rispondere, dalla schiena gli spuntarono bianche e soffici ali d'angelo.

-Il mio nome è Kyle. Vengo dal regno di Elvyndur. Sono stato mandato per aiutarvi-

I ragazzi rimasero senza parole, mentre il cavaliere si inginocchiò.

 

-Aspettate un attimo, come facciamo a sapere che non si tratta di uno dei demoni di Zepar?- intervenne Alex, interrompendo quel solenne momento.

-Perchè solo adesso è venuto in nostro aiuto e non prima?-

-Alex, tu non ti rendi conto di cosa stai dicendo- intervenne il cavaliere, ma fu fermato dal giovane.

-Non rimproverarla guardiano, poichp i suoi dubbi sono più che ragionevoli. Non so risponderti ragazza in quanto non conosco io stesso la ragione-

I loro sguardi si incontrarono. Dopo qualche secondo, lei parlò:

-Scusate ragazzi, ma ho bisogno di riposare, quindi mi incammino verso casa- e detto ciò uscì dalla grotta, zoppicando e senza voltarsi indietro.

Anche gli altri, uno alla volta, se ne andarono a casa. L'ultimo ad uscire fu Drew, il quale fissò con sguardo severo ed indagatore il nuovo arrivato, per poi sparire al di lò della cascata.

 

Quella sera Alex finì la cena e salì in camera sua. Si fece una doccia e si sdraiò sul letto ancora in accappatoio, mettendosi a fissare il soffitto. Non riusciva a togliersi dalla mente lo strano ragazzo, con i capelli di quell'insolito colore bianco e quei profondi occhi verde smeraldo. Una parte di lei sapeva che le sue intenzioni erano buone, l'altra non riusciva a fidarsi.

Ad un tratto sentì picchiettare al vetro della porta finestra. Si voltò, ma non vide nessuno. Senza capire si avvicinò alla porta e la spalancò, venendo investita da una folata di vento gelido che la fece rabbrividire.

-Chi è là?- chiese.

Si guardò intorno. In quel momento vide seduto sul bordo del balcone Kyle.

-Che cosa ci fai tu qui?- gli domandò lei.

-Volevo solo convincerti che non sono malvagio-

-E come intenderesti fare?-

Il ragazzo prese a raccontarle la sua storia, il suo addestramento, la sua famiglia. Raccontò di essere figlio del comandante delle guardie a protezione del sacro tempio in cui era contenuta un'antica e potentissima arma.

Alex colse l'occazione per chiedergli cosa fosse questa fantomatica arma, ma Kyle le rispose che nessuno lo sapeva, ad eccezione del gran sacerdote. L'unica cosa certa era che se quest'oggetto fosse caduto nelle mani sbagliate, per Elvyndur e il mondo intero sarebbe stata la fine.

 

Drew decise che quella sera avrebbe fatto un salto a casa di Alex, tanto per sentire come stava. La luna non era ancora alta nel cielo e la notte non era ancora arrivata del tutto. Nonostante questo il ragazzo potè distinguere la figura di Kyle sul terrazzo della ragazza e lei al suo fianco.

Dentro di lui divampava la fiamma della gelosia. Stava male a vederli insieme. Così, rimanendo nell'ombra, si allontanò con il capo basso e i pugni che gli tremavano.

 

Il giorno dopo, a scuola, Drew non riusciva a guardare Alex, nonostante lei cercasse un contatto, anche solo per decidere l'appuntamento per il ballo di Halloween di quella sera.

Gli altri riuscivano a distinguere chiaramente la tensione tra i due, perciò cercarono di lasciarli soli.

Drew non apriva bocca. Così fu Alex a parlare:

-Allora, a che ora mi passi a prendere stasera?-

-Boh, dimmelo tu- rispose lui secco.

-Verso le otto può andare?-

-D'accordo-

Un attimo di silenzio, poi lei aggiunse:

-Drew, cos'hai?-

-Niente, perchè?-

-Perchè quando ti domando le cose mi rispondi a monosillabi e quando ti parlo non mi guardi neanche negli occhi. È forse successo qualcosa?-

Il ragazzo non rispose. Poi sputò il rospo.

-Cosa ci faceva Kyle ieri sera nella tua terrazza?-

-Cosa?-

-Hai capito bene. Rispondi-

-A parte il fatto che non ti dovrebbe assolutamente interessare visto che io non nutro il benchè minimo interesse in quel ragazzo, ma poi che fai, mi spii?-

-Assolutamente no, ero venuto a fare due chiacchiere-

Alex lo guardò, sorridendo.

-Non sarai mica geloso, vero?-

-Geloso io? E perchè mai?- rispose lui, arrossendo.

-Beh, dalle domande che mi hai fatto e da come te la sei presa, direi proprio di si-

-Ecco...io...forse un po'...- ammise lui.

-Dai Drew, non ti devi preoccupre. Se qualcuno è degno del mio interesse, quello sei tu- e, dandogli un bacino sulla guancia, se ne andò.

-Ci vediamo alle otto- gli gridò poi, facendogli un segno di saluto con la mano.

 

La sera arrivò. Alex stava finendo di prepararsi in camera sua, quando il campanello suonò. Guardò l'orologio: erano le otto precise. Si lasciò sfuggire un sorriso.

Sentì suo padre che salutava Drew e che lo invitava ad entrare. Uscì quindi e scese le scale.

Il ragazzo rimase per un attimo senza parole: Alex indossava un paio di pantaloni chiari, aderenti, un paio di stivali neri, una casacca blu e un cappello nero con una piuma dallo stesso colore.

Anche la ragazza apprezzò molto l'abbigliamento di lui: indossava un paio di pantaloni blu, scarpe lucide, una giacca bianca aderente, con sotto una canottiera blu scura. In testa un cappello bianco da marinaio.

-Ciao- la salutò lui.

-Ciao- rispose lei.

Poi il ragazzo le porse una rosa e lei ne fu nuovamente colpita. Poi la porse al padre perchè la mettesse in un vaso.

Poi Drew le porse il braccio.

-Andiamo?-

Lei gli sorrise, poi rispose:

-Salpiamo l'ancora, capitano-

 

Quando arrivarono alla palestra della scuola, c'era già un mucchio di gente. L'edificio era stato addobbato per l'occasione con striscioni, zucche, finti mostri e tutto il resto.

Ad un tratto si sentirono chiamare: erano gli altri che erano già arrivati.

Cloe si presentò con un abito verde e un paio di finte orecchie a punta, anch'esse verdi, accompagnata da Jake, il quale aveva i capelli rossi gelatinati, denti finti e lenti a contatto bianche. Dietro c'erano Gabriel, vestito come un motociclista, e Alison, la quale indossava un abitino leggero con ricami floreali e fiorellini bianchi tra i capelli.

Si salutarono e si fecero i dovuti apprezzamenti. Dopodichè entrarono in palestra. La luce era soffusa, per dare l'effetto da brivido, aiutata anche da un fumo spettrale che nascondeva il pavimento. I tavoli ai lati della pista erano stati inbanditi con tovaglie e cibi di ogni genere.

-Allora, che facciamo? Balliamo?- chiese Gabriel ad Alison e la portò per mano in mezzo alla pista.

Anche Jake e Cloe li raggiunsero. Drew e Alex rimasero da soli.

-Allora?- gli chiese lei.

-Allora cosa?- rispose Drew evasivo.

-Non ho ancora ricevuto le tue scuse-

-Scuse per cosa?-

-Per avermi aggredito in quel modo oggi-

-Hai ragione, mi dispiace, non so cosa mi sia preso-

Alex sorrise.

-Andiamo a ballare- e si gettarono nella mischia.

Ad un tratto sentì qualcuno che le sfiorava la spalla. Si voltò e si ritrovò davanti Kyle, con il respiro corto.

-Che succede?- gli chiese, mentre gli amici le si avvicinavano.

-Ranger, meno male che vi ho trovato-

-Perchè ci stavi cercando?- chiese Gabriel.

-Mi ha mandato il cavaliere. Guardate i vostri bracciali-

I sei amici si tirarono su la manica degli abiti e rimasero senza fiato: sul cristallo era apparsa la palestra della scuola.

-Cosa significa?- chiese Drew, rivolto a Kyle.

Il giovane non fece in tempo a rispondere che un boato si propagò per l'edificio e la porta principale saltò in aria. Le ragazze presenti si misero a gridare per lo spavento, mentre i loro accompagnatori erano rimasti impalati dov'erano, senza sapere che fare.

Dalla nuvola di polvere che di era formata con l'esplosione, spuntarono due sconosciuti, seguiti da un esercito di demonietti saltellanti, i quali, purtroppo, i sette ragazzi riconobbero: erano Nergal e Calyl, seguiti dagli Hellax.

Tutti i ragazzi si schiacciarono contro il fondo della palestra, lasciando i ranger alle spalle, pressati dalla folla. Il silenzio calò nella palestra.

-Mi spiace molto aver interrotto la vostra festa, mortali, ma sto cercando qualcuno- disse il demone lupo passeggiando tranquillamente davanti al gruppo di ragazzi impauriti.

-Sto cercando sei ragazzini della vostra età che mi devono qualcosa-

Nessuno fiatò.

-Voglio i Power Ranger-

I ragazzi non risposero.

-Allora, non si fanno avanti? Sono assolutamente sicuro che siano qui e voglio che venghino allo scoperto-

I sette ragazzi non si mossero: non potevano trasformarsi davanti a tutte quelle persone, altrimenti il loro segreto sarebbe stato scoperto, cosa che il cavaliere gli aveva sconsigliato.

Alex bisbigliò a Kyle:

-Mettiti il mio cappello-

-Perchè?- domandò lui.

-Riconoscerebbero immediatamente il tuo colore di capelli-

-Hai ragione- rispose lui e, senza farsi notare, si calcò in testa il cappello.

Nergal si stava spazientendo.

-Se adesso i sei ranger non si fanno vedere, comincio ad eliminarvi uno per uno. Conterò fino a dieci, dopodichè inizierò a mietere vittime-

Silenzio.

-Uno...-

-Che facciamo?- bisbigliò Alison.

-Due...-

-Non possiamo trasformarci qui- rispose Jake.

-Tre...-

-Non possiamo permettere neanche che Nergal inizi a far del male ai nostri compagni, anche se ad un paio...-

-Gabriel!!- sussurrarono in coro gli altri.

-Scherzavo-

-Quattro...-

-Ragazzi, ci serve un'idea- disse Cloe.

-Cinque...-

-Kyle, cosa ci consigli?- domandò Drew.

-Sei...-

-Non lo so. Da una parte direi di non farvi avanti, dall'altra invece vi direi di farlo per gli innocenti cha altrimenti ci andranno di mezzo-

-Sette...-

-Abbiamo poco tempo- disse di nuovo Alison.

Alex non aveva ancora aperto bocca.

-Otto...-

-Alex, che si fa?- chiese Jake all'amica.

-Nove...-

-Se Nergal è noi che vuole, allora noi avrà- rispose la ragazza.

Gli altri furono d'accordo.

-Dieci. Bene, se i Power Ranger sono tra voi, sappiano che vi avranno sulla coscienza per tutta la vita- concluse il demone e sguainò le spade.

 

Il demone stava per scagliare il suo attacco contro il primo degli studenti. Era un ragazzo. Questo, rassegnato al suo destino, chiuse forte gli occhi. La ragazza accanto a lui affondò la testa nella spalla dell'amica al suo fianco.

-Sappi ragazzo che non ho niente contro di te- disse il semone ed alzò le sue armi.

-Fermo!!- riecheggiò una voce.

Nessuno si mosse, neppure il demone.

-E' noi che vuoi, mostro?- ribattè la stessa voce.

Nergal sghignazzò:

-Finalmente...-

Il gruppo di studenti di divise , rivelando i sette ranger già intenzionati a battersi.

-Vi siete fatti desiderare- disse il demone.

-Altrimenti dove sarebbe il divertimento?- sorrise Alex.

Poi aggiunse:

-Allora? Cosa volevi da noi?-

-Voglio le quattro statue in vostro possesso-

-Dovremo essere noi a fare questa richiesta- ribattè Drew.

-E poi, anche se aveste tutte e sei le statuette, non sapreste dove andare a cercare il sacro regno- fece notare Alex.

-Oh, io invece credo proprio di si-

-Perchè ne sei così sicuro?-

-Perchè sono un attento osservatore: ricordi quando con l'attacco di Calyl la tua tuta è stata squarciata? Bene. Sulla tua schiena, nella parte bassa, ho notato due voglie, una a forma di luna e l'altra a forma di stella, tra le quali spuntava un unico neo. Sono più che sicuro, anche se non so come, che sulla tua schiena si trovi la mappa per arrivare ad Elvyndur-

Alex rimase senza parole: possibile che il cavaliere non sapesse niente?

Poi domandò:

-Come fai ad esserne così certo?-

-Perchè, in verità, il regno non si è mai spostato. È sempre rimasto tra la valle dell'astro della sera e la pianura delle stelle cadenti-

La ragazza era sempre più sbalordita e i suoi compagni con lei. Non poreva essere vero.

-Dunque, avrei urgentemente bisogno delle quattro statue che mi mancano-

-Non credo tu abbia capito, dovresti essere tu a darci quelle che ci hai sottratto- intervenne Gabriel-

Il demone si stava infuriando.

-Vorrà dire che prima eliminerò voi, poi me le andrò a prendere. Hellax, attaccate!!-

I demonietti partirono all'attacco contro i ranger, i quali intimarono agli studenti di andarsene dalla palestra il più veloce possibile e questi seguirono il consiglio.

I sette ragazzi non potevano trasformarsi dino a quando anche l'ultimo studente non fosse uscito dall'edificio, quindi riuscirono malamente a contrastare gli Hellax, riportando ferite e contusioni.

Alex alzò lo sguardo e lo fece girare per la stanza, notando che era finalmente vuota.

-Ragazzi, adesso possiamo cominciare a fare sul serio...pronti?!?-

-Pronti!!-

-Fallen Angel Power, ah!!-

In un lampo i sette furono rivestiti delle loro armature e pronti a combattere veramente. Partirono all'attacco senza esitare, abbattendo ogni Hellax che si parava loro davanti. Ben presto rimasero solo Nergal e Calyl.

-Volete combattere ancora?- chiese loro Alex.

-Non adesso, ma so che ci reincontreremo molto presto- rispose il demone lupo ed entrambi sparirono in una nuvola di fumo nero.

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Capitolo 13
*** Cap. 12 - I cancelli dorati di Elvyndur ***


-Di cosa diavolo parlava quel mostro? Sulla mia schiena è davvero impressa la mappa per Elvyndur?- esclamò Alex quando giunsero alla grotta del cavaliere.

-Credo che non ti stesse mentendo, poiché anch'io sono arrivato alla stessa conclusione- rispose il guardiano-

-Ma come è possibile?-

-Non lo so. Non so proprio-

Alex crollò a terra.

-Dobbiamo assolutamente recuperare le statue che ci mancano- disse Jake.

-Non è prudente adesso incontrare il nemico nella sua tana. Credo invece che se riuscirete ad arrivare al sacro regno, lì lo incontrerete e gli sottrarrete le statue-

-Allora cosa aspettiamo?- concluse Drew.

-Giusto. Andiamo- aggiunse Alex.

Gli altri si guardarono e furono d'accordo.

-Va bene. Allora Alex avvicinati con la schiena allo specchio. Questo decodificherà la mappa e aprirà un passaggio-

E così accadde. In pochi minuti il passaggio si aprì. Al di là del portale si intravedeva un paesaggio bianco e, di fronte, un alto cancello dorato. Allora quelle voglie e quel neo erano davvero una mappa.

 

Alex fu l'ultima ad attraversare il passaggio. Il cavaliere la chiamò:

-Alex, aspetta-

Lei si voltò. L'entità le stava porgendo una sfera rossa.

-Che cos'è?- chiese lei.

-Questa è chiamata “furore dell'angelo” e potrà servirti quando ti scontrerai con Nergal e Zepar-

-Grazie-

-Sai, vorrei tanto rivedere anche solo i cancelli- disse poi il guardiano.

-Lo farà di nuovo, glielo prometto- e sorridendogli anche lei sparì al di là dello specchio.

 

I sette ragazzi si bloccarono di fronte alla grande entrata, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. I loro abiti erano cambiati, divenendo talmente candidi da sembrare che emanassero luce.

-Che luogo maestoso- sospirò Gabriel.

-Vero. Sembra quasi un sogno- aggiunse Cloe.

-Ragazzi, occhi aperti. Abbiamo compagnia- disse Alex all'improvviso, guardandosi attorno.

Gli altri si voltarono e videro arrivare una folta e densa nebbia, la quale, a poco a poco, li raggiunse e li circondò.

-Ranger, pronti a combattere!!- gridò Alex.

Ad un tratto sentirono un grido soffocato: la ragazza si voltò e accanto a sé non vide più Kyle. Lo chiamò e lo richiamò, ma non rispose.

In quel momento la nebbia si diradò e i sei guerrieri si trovarono davanti una schiera di demoni ed Hellax che li scrutavano. Bloccato da Nergal, con un braccio intorno al collo e una spada all'altezza della gola, stava Kyle che guardava Alex con occhi imploranti e dispiaciuti.

-Bene ranger, adesso che ho la vostra attenzione, potrò porvi la stessa richiesta dell'ultima volta: cedetemi le statue e lascerò andare incolume il vostro compagno-

-Io, Nergal, avrei un'idea migliore- intervenne Zepar e fece un passo verso Alex.

-Sarete voi ad aprire i cancelli per noi. I difensori che ci fanno strada-

-Maledetto- disse la ragazza tra i denti.

-Tenete e procedete- disse il demone consegnandole le statuette mancanti, con tanta violenza da mozzarle quasi il respiro.

-Niente scherzi, o il vostro amico muore-

La ragazza si voltò verso i compagni e si diressero poi ai piedistalli.

-Vuoi accettare dunque le loro condizioni?- la fermò Drew.

-Dobbiamo aiutare Kyle. È un ranger. Li elimineremo quando lo lasceranno andare-

Ogni ragazzo prese in mano la rispettiva statuetta e si posizionò davani al rispettivo piedistallo.

-Al mio tre, poggiate le statue- ordinò il red ranger, guardando i compagni.

Gli altri annuirono.

-Uno...due...tre!!- disse allora Alex.

Le statuette furono poste e i basamenti si abbassarono. La terra tremò. Dalle sei statue partirono sei fasci di luce che si coagularono in un enorme cristallo che fece partire il meccanismo per aprire le porte.

L'ambiente che si intravide oltre gli alti battenti era paradisiaco.

Zepar e Nergal si fecero dietro i ranger. Al seguito Calyl.

-Che aspettate? Proseguite- disse il demone rosso, punzecchiando la schiena di Alex con la sua spada.

-Ehi, vacci piano!!- disse lei e prese a camminare, seguita dai compagni.

Drew le si avvicinò.

-Cosa facciamo adesso?-

-Non lo so. Vedremo-

Mentre camminavano, si guardavano intorno: e strade erano deserte, le piccole e semplici case avevano porte e finestre sbarrate. Davanti ai loro occhi si stagliava un'alta scalinata, alla cui sommità stava un tempio con un alto colonnato e una facciata ben lavorata. Da quella distanza si potevano distinguere le rifiniture in oro. In cielo svettavano due grandi lune.

-Perchè non c'è nessuno?- chiese Nergal, perplesso.

-Meglio per noi, no?- ribattè Zepar.

Poi continuò:

-Avanti ranger, continuate. Siete vicini a consegnarmi la vittoria-

In quel momento Alex si voltò:

-Perchè dovremo aiutarti?-

-Perchè altrimenti il tuo amico muore- rispose il demone.

La ragazza guardò Kyle e fu come se si fossero capiti con uno sguardo. Fu il ragazzo a parlare:

-Non avreste dovuto entrare in questo, popolo del sottosuolo. La vendetta degli angeli sarà tremenda-

Il suo corpo si irrigidì e dalla schiena comparvero bianche ali d'argento.

-Tu sei un abitante del regno allora!!- esclamò nergal, caduto a terra.

-Esatto-

In quell'istante, nel momento in cui Kyle riatterrò accanto ai compagni, da ogni angolo apparvero guerrieri con candide ali bianche e ricoperti da armature dorate. In in testa un elmo dalla fattura greca.

-Fermatevi demoni, un altro passo ed entrerete in territorio sacro- disse un vce.

Uno dei soldati si fece avanti e si tolse l'elmo: aveva capelli biondi lunghi sino alle spalle e gli occhi verde brillanti.

-Turok, quanto tempo-

-Zepar, pensavo di non doverti più rivedere-

-E invece eccomi qua. Vivo e più forte che mai, capitano delle guardie-

Alex ebbe un barlume: allora quello era il padre di Kyle.

L'uomo si voltò verso i ranger: i suoi occhi sembrarono d'un tratto sbalorditi, increduli.

-Kyle, sei tornato?-

-Si padre- e i due si abbracciarono.

Poi l'uomo spostò lo sguardo su Alex.

-Alexandra, sei proprio tu?-

La ragazza non capì.

-Mi scusi signore, come fa a conoscere il mio nome?-

Quello guardò il figlio.

-Non glielo hai detto?-

L'altro scosse la testa.

-Detto cosa?- domandò lei, confusa.

-Tu sei mia figlia- rispose l'uomo.

 

Alex rimase basita. Non era possibile!! Come avrebbe potuto esserlo? Non era uguale a Kyle, né a quell'uomo. Però questo spiegava le voglie sulla schiena e le cicatrici sulle scapole.

-Siete sicuro?- balbettò.

-Perchè allora io e Kyle non ci assomigliamo?-

Il guerriero le si avvicinò.

-Adesso ti farò vedere- ed impose due dita sulla fronte di lei.

Improvvisamente Alex fu proiettata in un luogo assai strano, una stanza senza pareti e con un altare sullo sfondo su cui brillava un oggetto.

Al centro della stanza stava un gruppo di anziani che parlavano tra di loro. La ragazza riuscì a carpire qualcuno dei loro discorsi:

-Il responso delle pietre è chiaro: il giorno in cui le due lune si allineeranno, nascerà un angelo in grado di sconfiggere le tenebre per sempre. Dovrà essere però privato delle ali e cresciuto come un umano. Riconosceremo il prescelto da due voglie sulla schiena. Il giorno predetto è oggi-

Alex allora capì. Improvvisamente fu sbalzata in un'altra stanza, dove una donna stava partorendo. Le nutrici presero il bambino, lo avvolsero in fasce candide e lo portarono via. Fuori dalla stanza stava il capo delle guardie e un bambino di circa tre anni, addormentato. Le donne gli portarono il neonato, poi gli dissero qualcosa e l'uomo pianse.

Ad un tratto arrivò il gruppo di anziani e gli chiesero di consegnare il nascituro. Lo spogliarono delle fasce e gli controllarono la schiena: le voglie c'erano. Così raccontarono all'uomo della profezia e questi, anche se a malincuore, accettò il destino del bambino. Così i saggi lo portarono via.

Alex fu nuovamente trasportata nella prima stanza, dove il bambino veniva sottoposto al rito della trasformazione: la sua pelle divenne più scura, i capelli da bianchi divennero castani e i suoi occhi brillanti furono tramutati in un tenue verde. Dopodichè gli furono fatte sparire anche le due piccole ali che aveva sulla schiena, lasciando due cicatrice luminose.

Poi gli anziani aprirono un passaggio e, prima di oltrepassarlo, si rivolsero al capo delle guardie, dicendo:

-Vuole dargli un nome prima che lo portiamo via?-

L'uomo si avvicinò, dette un bacio sula fronte del bambino e rispose:

-Si...Alexandra-

 

La ragazza tornò improvvisamente alla realtà. Il guerriero le sorrise:

-Adesso sai tutto. Per adempiere al tuo destino mi sei stata portata via e tenuta lontana per diciotto anni-

Alex non poteva crederci, come non potevano farlo i suoi compagni.

-Ma allora quello che io ho chiamato padre per tutta la vita non era quello vero?-

Sentiva il vuoto intorno a sé, non sapeva più a cosa credere. Se davvero lei era un appartenente a quel popolo, non sapeva se essere contenta o no.

Una voce la risvegliò:

-Basta con queste scene lacrimevoli!! Fatemi passare!! sbraitò Zepar e scagliò un fendente verso il gruppo.

Intanti Calyl e Nergal attaccavano le schiere laterali, mettendoli fuori combattimento.

L'attacco di Zepar colpì in pieno gli otto guerrieri. Il soldato si parò davanti ai figli per proteggerli, ma il fascio di energia li colpì ugualmente.

Caddero tutti a terra, privi di conoscenza. In questo modo, Zepar, Nergal e i demoni al seguito poterono raggiungere il tempio senza ostacoli.

 

Alex fu la prima a riaprire gli occhi. Si guardò intorno e vide i suoi compagni a terra e i demoni spariti. Ad un tratto sentì un esplosione e delle grida: si voltò e vide del fumo uscire dal tempio.

-Quel maledetto è già arrivato- pensò.

Non perse altro tempo: destò gli amici che, anche se un po' ammaccati, si rialzarono velocemente.

-Ranger, dobbiamo trasformarci e fermare Zepar-

-Padre...- udì.

Si voltò. Era Kyle che tentava di risvegliare suo padre, il quale non dava però segni di vita. Era morto. Alex gli si avvicinò e si inginocchiò accanto al fratello.

-La pagheranno- disse.

-Certo che la pagheranno- rispose il ragazzo.

-Combatteremo. O noi, o loro- concluse e si alzò in piedi, seguito dalla sorella.

Poi, rivolto ai ranger, disse:

-Pronti angeli caduti?-

-Si!!- rispose quelli, all'unisono.

-Allora andiamo a dimostrare a quei demoni che non si scherza con i Power Ranger-

 

-Ditemi dov'è!!- sbraitava Zepar.

Il gruppo di anziani era stato riunito al centro del tempio sotto la minaccia delle armi.

-Non te lo diremo mai, il segreto verrà con noi nella tomba- disse il gran sacerdote.

-Bene, vorrà dire che cercherò l'antico manufatto da solo!!- continuò il demone e, fendendo l'aria con la spada, abbattè una delle colonne.

All'improvviso qualcuno gridò:

-Fermo mostro, non fare un'altra mossa!!-

Zepar si voltò con gli occhi iniettati d'ira, proprio perchè aveva riconosciuto la voce: quindi non si meravigliò nel trovarsi davanti sette guerrieri in armature colorate.

-Pensavo di avervi sistemato-

-E invece ti sbagliavi e pagherai questo errore molto cara- disse il silver ranger.

-Preparatevi, perchè questa sarà l'ultima battaglia- aggiunse il red ranger e partì all'attacco.

 

Lo scontro ebbe inizio e andò avanti senza esclusione di colpi. I ranger si batterono senza demordere e sconfissero ogni demone che si parava loro di fronte. Kyle si trovò contro Calyl, Jake, Gabriel e Drew contro Nergal, mentre le ragazze contro Zepar. Nonostante il demone fosse molto forte, riuscirono a tenergli testa.

Nello scontro tra Kyle e Calyl nessuno dei due riusciva a prevalere. Era come se il demone non volesse colpire il ranger, come se si contenesse.

-Perchè non mi colpisci? Perchè non fai sul serio?-

-Io...non voglio combattere contro di te- rispose Calyl, puntando i suoi occhi rossi in quelli verde smeraldo di Kyle, invisibili a causa del casco.

Il ragazzo rimase senza parole. Ad un tratto si udì la voce di Alex gridare:

-Alison, attenta!!-

La ragazza vide che l'attacco di Zepar stava per colpirla, ma non avrebbe fatto in tempo a spostarsi, così si limitò a chiudere gli occhi.

Accadde tutto in un istante: si udì un grido, poi qualcuno che cadeva. Alison spalancò gli occhi e trovò ai suoi piedi Calyl, con la veste squarciata e ferito a morte.

-Perchè? Perchè lo hai fatto?- domandò singhiozzando lei, dopo essersi liberata dell'armatura e aver preso tra le braccia il ragazzo.

Lui le sorrise e le portò una mano alla guancia. Lei si lasciò accarezzare delicatamente, mentre dai suoi occhi continuavano a cadere le lacrime.

-Alison, mia piccola Alison, ricordi ciò che avvenne nella radura quel giorno? Io in quel momento ero sincero, ciò che ho fatto, l'ho fatto perchè sentivo che era giusto-

La ragazza rimase senza fiato.

-Tu mi hai cambiato, mi hai fatto conoscere l'amore e con questa certezza adesso posso morire...- e detto ciò chiuse gli occhi per sempre.

-Addio Calyl, anche tu mi hai cambiato- e portò le sue labbra su quelle di lui, dandogli un ultimo bacio, quello dell'addio.

-Povero stolto, non mi sono mai fidato veramente di lui. Invaghirsi di un'umana, che assurdità- disse Zepar e scoppiò a ridere.

Alison indossò di nuovo l'armatura.

-Come osi, maledetto?!?- disse con voce tremula ed estrasse il suo arco.

Iniziò quindi a scagliare freccie, una dopo l'altra, tentando di colpire il demone.

-La tua mira lascia un po' a desiderare, ranger- la canzonò lui.

-E chi ha detto che eri tu il mio bersaglio?- rispose lei e gli fece cenno di guardare verso l'alto.

Zepar alzò lo sguardo e vide delle profonde crepe nel soffitto che si allargavano a poco a poco. Non fece in tempo a rendersene conto che fu ricoperto da un cumulo di detriti.

-Brava Alison!!- esclamò Cloe e la abbracciò.

La ragazza però non gioiva.

Nel frattempo Nergal se la stava vedendo con i tre ragazzi, i quali stavano decisamente dandogli filo da torcere. Aveva assistito a ciò che era successo e corse verso il cumulo di macerie.

-Signore, state bene?!?- esclamò.

Da sotto il monte si sprigionò una potente energia, unita ad un grido bestiale.

-Non è ancora finita- disse Alex, poi guardò Kyle.

-Dobbiamo trovare l'antico manufatto-

Mentre stavano ragionando sul da farsi, davanti ai due si parò Zepar, imponente.

-Alex, Kyle, attenti!!- li ammonì Drew, ma era troppo tardi.

Il demone li prese entrambi peril collo, sollevandoli da terra. I due si dimenavano, ma senza riuscire a liberarsi.

-Voi siete quelli che mi avete dato più problemi in assoluto!!- e detto ciò scaraventò lontano i due malcapitati.

Nel tentativo di rialzarsi, i fratelli posero le loro mani su di una pietra che recava uno strano simbolo. Questa si abbassò, come se fosse stata un pulsante. La pietra accanto si aprì, rivelando uno scomparto segreto che conteneva un girocollo e un bracciale per la parte alta del braccio.

Senza che li toccassero, i due gioielli si alzarono a mezz'aria: il primo si diresse verso Alex, il secondo verso Kyle. Quando i due oggetti andarono ad unirsi ai loro proprietari, accadde qualcosa di inaspettato e incredibile: gli abiti dei due cambiarono, divenendo particolari e brillanti, mentre l'aspetto di Alex tornò ad essere quello di un tempo, i capelli tornarono bianchi e gli occhi di un brillante verde. Sulla schiena le spuntarono due ali d'angelo.

-Cosa significa tutto questo?!?- sbraitò Zepar.

-Demone, tu hai violato questo sacro luogo e per questo dovrai essere punito. Noi siamo coloro che ti scacceranno da questo paradiso e ti rigetteranno nelle fiamme dell'inferno-

Volsero poi lo sguardo verso Nergal.

-Il primo a cadere sarai tu!!- dissero all'unisono e, stendendo uno la mano destra e l'altra quella sinistra, colpirono in pieno il demone lupo, il quale, con un grido disumano, si consumò.

-E adesso è il tuo turno, Zepar- dissero i due e stesero le mani.

-Non vi sarà così facile sconfiggermi!!- gridò il demone e incrociò le braccia di fronte a sé, come una barriera.

L'attacco venne trattenuto. I due angeli dissero:

-E' vero, da soli non potremo, ma non lo siamo-

Poi, voltandosi verso i ranger, continuarono:

-Amici, abbiamo bisogno della vostra energia-

-Ve la cederemo, per salvare questo e l'altro mondo- e, alzando le braccia al cielo, sprigionarono le energie rimaste loro.

La barriera che il demone aveva eretto resisteva ancora.

-Sei un osso duro Zepar, credo però di avere ciò che fa al caso nostro- e Alex estrasse la sfera rossa che le aveva consegnato il cavaliere.

-Furore dell'angelo!!- gridò e lo inserì nel girocollo, sprigionando una potente luce e, con un orrendo grido, Zepar fu cancellato per sempre.

I due fratelli riatterraroo e ripresero le loro vere sembianze.

-Abbiamo vinto- disse debolmente la ragazza, prima di cadere in ginocchio, esausta.

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


In città fu accesa una pira per ogni guerriero caduto nello scontro contro i demoni. Kyle e Alex si ripresero molto velocemente e assistettero alla cerimonia funebre per il padre. Il ragazzo sarebbe diventato il nuovo capitano delle guardie, ma non sembrava che la cosa lo facesse un granchè felice.

Dopodichè la tristezza lasciò il posto alla gioia: fu infatti dato il via ai festeggiamenti per i nuovi eroi. Purtroppo però giunse per il loro il momento di andarsene.

-Kyle, perchè non vieni con noi? Sei pur sempre un ranger- disse Alex.

-Mi dispiace, ma adesso ho dei doveri. Vi prometto però che se avrete bisogno di me sarò al vostro fianco-

La ragazza lo abbracciò forte.

-Mi mancherai- concluse.

-Anche tu- rispose lui.

Dopo che anche gli altri lo ebbero salutato, lo guardarono mentre se ne andavano.

Attraversarono il passaggio che li avrebbe riportati a casa, alla normale vita di un adolescente, anche se con il vivo ricordo di una straordinaria avventura e in tasca sei pietre che, a tempo debito e quando il mondo avrebbe avuto bisogno, li avrebbero trasformati in Power Ranger.




N.A. E siamo giunti alla fine anche di questa fan fiction. L'epilogo è un pò breve, ma volevo dargli un che di incisivo. Volevo inoltre ringraziare chi mi ha seguito e incoraggiato con le recensioni. Sono contenta che sia piaciuta. Allego qui di seguito delle immagini di come mi sono immaginata i miei personaggi. Alla prossima saluti Marty





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