Home Sweet Home

di drin_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Absurd Home Sweet Home

Sì, dovrei smettere di iniziare storie senza finire le precedenti, avete pienamente ragione. Il problema è che non ci riesco proprio! >.<
Ho sempre idee nuove che mi frullano per la mente!
Quindi, perdonatemi, ma dovrete sorbirvi la mia ennesima follia.
Il titolo della fic è tratto da una canzone dei Motley Crue che consiglio vivamente di ascoltare (è poesia allo stato puro!) ... Di cosa parla la storia?
C'è solo un modo per scoprirlo! :)
E ora, tutti a leggere! ^^




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Prologo





Assurdo.
Quello che stava facendo era totalmente assurdo.
E sfiancante.
Sembrava che l'ossigeno non le bastasse mai.
Inspirava.
Espirava.
Annaspava, tentando disperatamente di tornare a respirare in modo normale.
Irene si morse il labbro inferiore.
Non ci riusciva.
I polmoni le bruciavano, come se fossero stati preda di un incendio improvviso e devastante.
Era sicura che, anche se fosse riuscita a sopravvivere a quei folli ed infiniti minuti, le cicatrici di quell'ustione le sarebbero rimaste incise addosso per sempre.
Si portò una mano al petto.
Era doloroso.
Tutto, a partire dal suo corpo.
Era doloroso.
Tutto, a partire dai suoi occhi.
Era doloroso.
Tutto, a partire dalla sensazione di gelo che, lentamente, si stava impadronendo di lei.
E dire che avere sempre odiato scene come quella.
Quando, in improbabili telefilm, la protagonista - ovviamente terribilmente sexy anche se tutta scarmigliata- si rendeva conto di essere innamorata di un uomo solo in un momento critico, lei scoppiava a ridere come una matta.
Perchè- si diceva- una dovrebbe accorgersi dei suoi sentimenti proprio mentre lui si sta sposando, o mentre è in procinto di partire per la Zambia senza alcuna intenzione di tornare indietro? Non poteva farlo prima?
Un sorriso amaro fece capolino sulle sue labbra.
Quello che non aveva mai considerato era che, purtroppo, l'amore non si può controllare.
E che, spesso e volentieri, quando anche il destino aggiunge le sue zampacce, saltano fuori dei casini allucinanti.
Ecco perchè stava correndo come una pazza sotto la pioggia incessante.
Si era accorta di amarlo.
Si sentiva vicina a quelle protagoniste, adesso.
Forse, in quel preciso istante, erano loro a ridere di lei.
- Merda!- imprecò, lanciando un'occhiataccia all'infradito fiorato che l'aveva appena tradita.
Pro memoria: smettere di comprare scarpe dalle bancarelle.
Irene sbuffò, per poi provare a portare avanti la sua corsa ugualmente.
Niente da fare, quell'infradito non aveva proprio nessuna voglia di collaborare.
Continuava ad accartocciarsi e ad  impedirle di avanzare.
Stava seriamente rischiando di ammazzarsi.
- Al diavolo!- borbottò, per poi togliere anche l'altro e lanciarlo via.
Sciaff. Sciaff. Sciaff.
Le venne quasi da ridere, sentendo il rumore causato dai suoi piedi nudi sul suolo bagnato.
Sciaff. Sciaff. Sciaff.
Sembrava che stessero intonando le note di una strana canzone.
Un brivido di freddo le scivolò, birichino, sulla schiena.
Sciaff.
Chissà se la stava ancora aspettando.
Irene deglutì rumorosamente, con uno strano groppo in gola.
Strano? Eppure sapeva benissimo cos'era.
Amarezza.
Per averlo ferito così tanto.
Paura.
Di averlo perso irrimediabilmente.
Coraggio.
E sorrise.
Sorrise, perchè quello era il sentimento più forte che avesse mai provato in tutta la sua vita.
Sciaff. Sciaff. Sciaff.




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Tadaaaaaaan! Ecco il mio ultimo figliolo! Che ve ne pare?
Avrei già un paio di capitoli pronti, che aiuteranno a capire meglio la situazione :)
Attendo i vostri commenti!
Un bacione,
vostra
drin_chan


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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Absurd 2 Home Sweet Home


Ciao a tutti! ^^ Eccoci al secondo capitolo di questo mio esperimento: spero che vi piaccia!
Presto tornerò anche con le altre storie in sospeso: scusate, ma ho avuto un periodaccio!
Ora smetto di ciarlare, vi lascio al capitolo!

E ora, tutti a leggere! ^^


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Irene salì in sella alla sua fidata moto color blu elettrico, infilando i guanti di pelle con un sorrisetto compiaciuto.
Socchiuse lievemente gli occhi, immaginando il solletico che le avrebbe fatto la brezza sulla pelle di lì a poco.
Il sole stava sorgendo e in quello sfarfallio di colori meravigliosi, la ragazza vide chiaramente un segno dell'inizio della sua nuova vita.
Vita.
Le uscì un sospiro.
Lo stava facendo.
Vita.
Se ne stava andando.
Infilò in fretta il casco, prima che qualcuno la vedesse.
Scostò alcuni capelli sporgenti dalla sua frangia castana, per poi voltarsi un'ultima volta in direzione di quella che era stata la sua casa per ben diciotto anni.
Uno strano sentimento le attanagliò lo stomaco.
Deglutì, scuotendo la testa.
Era come se milioni di coltelli affilati la stessero colpendo contemporaneamente.
Ricordi.
Sbattè le palpebre, per poi sospirare nuovamente.
Non poteva più rimanere lì.
Tolse con rabbia il cavalletto.
Doveva andarsene.
Nel momento in cui accese la moto, percepì chiaramente dei passi femminili sul vialetto.
Un brivido le percorse la schiena.
Paura?
Si voltò, posando i suoi occhi verdi e colmi di disprezzo in quelli della donna che le stava di fronte.
Non le disse nulla.
Non meritava nessuna parola.
Irene strinse con violenza il manubrio.
E, quando vide che l'altra stava per dirle qualcosa, mentre stringeva tra le dita un bigliettino arancione, ruotò l'acceleratore.

Un ruggito.

Vita.

E poi, dopo tanto tempo, sorrise.






La donna si limitò a rientrare in casa, dopo aver gettato a terra con stizza un vecchio scontrino arancione tutto scarabocchiato.

Una scritta vi troneggiava ancora, irriverente, nonostante la foga con cui il foglietto era stato trattato pochi minuti prima.

"Non cercatemi." 





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Matteo si scompigliò i capelli scuri, per poi inspirare a pieni polmoni il sapore dell'alba.
Alzò le braccia verso il cielo e chiuse gli occhi per qualche secondo.
Ridacchiò.
Non riusciva ancora a crederci.
Alla fine l'aveva fatto.
Aveva preso la sua inseparabile chitarra elettrica -una Gibson 2004 color rosso fuoco-, l'aveva messa in spalla ed era fuggito da tutto il resto.
Codardo?
Forse.
Eppure, sapeva perfettamente di non poter continuare a vivere in quel modo.
Aveva trascorso ventuno anni della sua vita da spettatore, come se non fosse stato il vero protagonista delle giornate che trascorreva.
Calciò distrattamente un sassolino che gli si era parato di fronte ai piedi.
Chissà quanta gente avrebbe incontrato.
Chissà cosa avrebbe fatto il giorno seguente.
E chissà cosa avrebbe fatto suo padre, una volta scoperta la sua fuga!
Al solo pensiero, un sorriso gli increspò le labbra.
Avrebbe penato, il vecchio.
Finalmente.
Portò le braccia dietro la nuca, canticchiando un motivetto che aveva sentito il giorno prima alla radio.
Ieri.
Già sembrava passato un secolo.
Ieri, quando non era altro che una pedina nelle mani di qualcuno al quale era impossibile ribellarsi.
Ieri, quando ancora non si era reso conto di vivere in una gabbia dorata.
Ieri, quando ancora era una comparsa in quel meraviglioso film che era la sua vita.
Ieri, quando non si era reso conto di quanto fosse splendido, invece, recitare la parte del primo attore.
Matteo affondò la mano destra nella tasca dei jeans, osservando la prima stella del mattino.

Sì, sarebbe stato fantastico.




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Anche questo è un capitolo introduttivo, dal prossimo entreremo di più nella storia!
Che ve ne pare?

Aspetto i vostri commenti!^^

Un bacio grande grande,
drin_chan











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