Hey, Tardis, could you just please take me to 221B, Baker Street?

di Edithed_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I . ***
Capitolo 2: *** II . ***
Capitolo 3: *** III. ***



Capitolo 1
*** I . ***


Lo seguii con lo sguardo scivolare dietro l'angolo.
Mi aveva urtato volontariamente 43 secondi prima, davanti alla porta del 221B di Baker Street.
Ci fermammo entrambi, uno di fronte all'altro.
-"Oh, scusami."
Aveva sollevato entrambe le mani, in segno di scusa.
Mi sorrise provocante, fissandomi negli occhi.
Grigi, tendenti al verde, con diverse sfumature dorate vicino la pupilla.
Quel ragazzo era sicuramente giovane, almeno esteriormente.
Ma i suoi occhi.
I suoi occhi erano così vecchi.
Mi leccai le labbra, curioso di scoprire qualche altro suo aspetto.
Lo scrutai attentamente: un papillon? Delle bretelle?
Chi era, un attore comico?
Aggrottai le ciglia, confuso.
Era successo esattamente come con La Donna.
Non riuscii a scoprire niente di più.
Cercai orli doppi alle maniche, spiegazzature, tracce di cibo, borse sotto gli occhi, cicatrici, voglie, macchie d'inchiostro.
Niente.
Il ragazzo abbassò le braccia.
Ci limitammo a guardarci negli occhi, in silenzio.
Socchiusi leggermente l'occhio sinistro, incuriosito.
Mi accorsi che stava stropicciando i polpastrelli della mano destra contro il proprio palmo.
-"Ci vediamo."
Di nuovo, lo stesso sorriso.
Inclinò leggermente la schiena, e dandosi una piccola spinta con i piedi, progredì per la sua strada.
Aveva un'andatura abbastanza galoppante, camminava con la schiena inclinata, le gambe divaricate, goffamente.
La forma e il peso dell'oggetto che si poggiò delicatamente sulla mia spalla destra, pochi secondi dopo, apparteneva alla mano destra di John, che mi rivolse stranito un'occhiata, invitandomi a salire sul taxi che attendeva sotto l'appartamento messoci a disposizione dalla Signorina Hudson da poco più di 3 minuti.
-"Sherlock?"
Aspirai rumorosamente col naso, avvoluppandomi la mia solita sciarpa blu al collo.
-"Tutto okay?"
Mi voltai di scatto verso di lui, accigliandomi ed inclinando leggermente la testa verso destra.
-"Perché non dovrebbe esserlo?"
John serrò le labbra scuotendo la testa, e sospirò.
-"Per nessun motivo al mondo."





Due ore e 45 minuti dopo scendemmo di nuovo al 221B di Baker Street, accompagnati da un taxi, avendo risolto un caso dove Lestrade, come al solito, non sapeva da che parte mettere le mani.
Aprii la portiera, spingendola con il piede destro.
-"Sei stato fantastico."
Scesi dalla macchina, guardandomi intorno.
Destra.
Uno, due, tre, sei, otto, dieci pedoni.
Un taxi.
Un autobus.
Tre Ford, una Chevrolet, una Kia, due Fiat.
Perché la gente usa le auto?  I taxi sono così rilassanti.
Sinistra.
Uno, due, sette pedoni.
Un autobus.
Un camion.
Vetri per terra.
Residui plastici gialli, probabilmente appartenenti a dei fanali.
-"Mhn."
-"Davvero, sei stato fantastico."
John cercò di attirare la mia attenzione, scendendo velocemente dal taxi e richiudendo violentemente la portiera dell'auto.
Misi le mani in tasca, girando su me stesso.
-"Sei riuscito a risolvere il caso.. solo perché la segretaria aveva dimenticato delle mentine sul tavolo? Sherlock.."
-"Shht."
John si zittì - finalmente.
Scrutai meglio i pezzi di vetro a terra.
Oh, sangue.
-"Sherlock, cosa stai fissando?"
Sospirai deluso, rivolgendo uno sguardo infastidito a John, che alzò le sopracciglia, in segno d'arresa, accorgendosi finalmente su cosa avevo posato la mia attenzione.
-".. Oh, c'è stato-"
-"Un incidente fra le tre e mezza e le tre e quarantacinque, una Limousine si è scontrata contro una Panda, provocando due feriti. Fortunatamente non è niente di grave, se non che il proprietario della piccola Panda dovrà pagare una bella sommetta ai ricconi." - Ghignai - "Oh, ma c'è dell'altro. Sembra che abbiano bucato una gomma alla Panda mentre stesse guidando, provocando così lo sbandamento. Perché mai dovresti voler far sbandare una panda? Miravi forse al suo conducente? O volevi semplicemente che una persona che si trovava nella Limousine decedesse?" -Aggrottai le ciglia - "Pfft, dilettanti. Ci sono modi migliori per far fuori una persona."- Anticipai John, voltandomi divertito verso di lui.
-".. Come-"
-"Oh, andiamo John. Guarda."
-"Sto guardando."
-"Sì.."- Concordai -"Ma non stai osservando."
Ho una minima percezione dell'odio che John prova verso di me quando faccio questo tipo di uscite, e so anche che forse dovrei smetterla di essere così acuto e intelligente di fronte a lui e alle altre comunissime menti umane, solo che non ci riesco.
Osservare i loro sguardi sconvolti e infastiditi non ha prezzo.
Mi diressi verso la porta d'ingresso nera del nostro appartamento, aprendola con nonchalance.
-"Entri?"
Mi rivolsi di nuovo al ragazzo, che sbuffando mi seguì a ruota.
-"Sherlooock!"
Una vocina familiariamente stridula raggiunse i miei timpani appena richiusi la porta, in perfetto orario.
-"Mrs. Hudson, per me due cucchiaini, grazie." - Replicai, non prestando attenzione a ciò che stava per uscire dall'appartamento della tanto affezionata vecchina.
Mi diressi poi verso le scale, l'unica cosa che volevo fare era sdraiarmi un attimo sul divano.
-"Sherlock." - La voce di John mi raggiunse.
Mi fermai così a metà scale, guardando infastidito il soffitto.
-"Cosa c'è."
La signorina Hudson si affacciò timidamente sulle scale, indicandomi qualcosa con lo sguardo.
-"Abbiamo un nuovo coinquilino. Che ne dici di prendere un po' di thé tutti assiem-"
-"Declino l'offerta, mrs. Hudson. Sono alquanto occupato in un caso appena assegnatomi da Lestrade, ho bisogno di lavorarci su."
-"Sherlock, non è vero!" - Mi buttò giù la copertura John.
-"Beh, effettivamente, non lo è."
Salii finalmente le restanti scale, entrando voglioso di nicotina nel mio appartamento, richiudendo violentemente la porta dietro di me.
-"Oh, perdonalo.. Sherlock è sempre così.."
Udii la tenera voce della vecchina cercare di giustificarmi da sotto le scale, mentre cercavo impaziente il pacchetto di sigarette comprato tre giorni fa da John, che aveva sapientemente nascosto.
Sotto il cuscino del sofà.
Wrong.
Sotto il tappeto?
Wrong.
Nel camino.
Wrong.
In frigo?
Wrong.
Nel teschio.
Ahah, trovate.
Wrong.
Mi buttai sul divano sospirando e congiungendo le mani sotto al mento.
Udii dei passi salire velocemente le scale.
-"Prenderemo il thé tutti insieme in casa di Sherlock, allora.."
Signorina Hudson, davvero. Per una volta, non poteva semplicemente lasciarmi nel mio palazzo della mente, a fare l'asociale?
No, eh?
Cigolando, la porta si spalancò, facendo entrare John, la vecchietta e il nuovo coinquilino, in cui non ero affatto interessato.
-"Sherlock, lui è.."
-"Non mi interessa."
-"Sherlock! Non essere maleducato!"
-"Davvero, non mi interessa."
La signorina Hudson sbatte i tacchi sul parquet, sdegnata.
-"Signorino, alzati subito da quel divano e present-"
-"Tranquilla, Mrs. Hudson. Non ce n'è bisogno. Capisco perfettamente. Avremmo altre occasioni per presentarci."
Quella voce.
A tratti divertente, a tratti dolce. A tratti misteriosa.
Mi ricordava..
Balzai subito in piedi, voltandomi di scatto verso quello che doveva essere il mio nuovo coinquilino.
Un metro e ottantacinque di ragazzo, probabilmente sui 27, capelli mori e corti, leggermente più lunghi sulla parte frontale, i quali ricadevano ribelli sulla parte destra del viso lungo e quadrato del ragazzo dagli occhi grigi, tendenti al verde, con diverse sfumature dorate vicino la pupilla. La postura non eretta, leggermente gobba, e le gambe vistosamente divaricate, con quel farfallino, quelle bretelle e quella giacca color marrone, i pantaloni neri pece e le scarpe buffe.. Oh, era lui.
Serrai leggermente gli occhi, scrutandolo curioso.
-"Che.. che ci fai qui?"
Il ragazzo spostò il peso sui talloni, indietreggiando leggermente, leccandosi le labbra e giocando con l'orlo della giacca, guardandosi distratto intorno, per poi guardarmi negli occhi, puntandosi indeciso l'indice mancino contro, socchiudendo la bocca.
-"Dici a me?"
Annuii leggermente, rivolgendo tutta la mia attenzione a quel ragazzo misterioso, di cui non riuscivo a capire niente.
-"B-beh." - Sbattè rumorosamente la mancina che ricadde sulla coscia, scrollando le spalle - "Sono il tuo nuovo coinquilino.. semplicemente." - Replicò distratto, con nonchalance, guardandomi negli occhi.
Deglutii, serrando ancora entrambi gli occhi.
-"Ci deve per forza essere una spiegazione logica a tutto quello che ti circonda.. Sherlock Holmes?"
Il ragazzo si portò le mani ai fianchi, sorridendo maliziosamente, rivolgendosi a me.
Spalancai gli occhi, confuso.
Deglutii, e, portandomi una mano alla testa che subito feci scendere nuovamente verso il basso esclamai, irritato:
-"Chi sei?"
Il misterioso ragazzo fece goffamente due passi verso di me, avvicinandosi vertiginosamente al mio viso, e, leccandosi il labbro inferiore, mi scrutò divertito, sorridendo.
-"Chi sono io? Mhh, piuttosto vediamo. Il grande Sherlock Holmes non riesce a vedere niente?"
Aggrottai le ciglia, incuriosito.
-"Sono io che faccio le domande, qui."
Intravidi la lingua del ragazzo poggiarsi sul proprio palato, rinchiuso dalle umide labbra socchiuse, che si allargarono, dando spazio ad un ampio sorriso.
-"Giusto."
Il ragazzo abbassò la testa ridacchiando, infilando lentamente le mani in tasca e voltandosi di nuovo verso la signorina Hudson e John, che erano rimasti perplessi a fissarci.
-"Sono il Dottore."
Piroettò divertito su sé stesso, fermandosi vicino a me.
-"Molto piacere."

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Capitolo 2
*** II . ***


-"Il Dottore.. Dottor chi, esattamente?"
Aggrottai le ciglia, visibilmente confuso.
E non è da me essere confusi. Non lo è proprio.
Dov'è il mio orgoglio? Dov'è? Dove?!
-"Semplicemente.. il Dottore." - Rispose con nonchalance il ragazzo, guardandosi distrattamente intorno.
Inarcai un sopracciglio, fissandolo in malo modo.
-"Certo."
-"Certo!" - Fece una giravolta su sé stesso, poggiando il peso sui talloni, le mani che tastavano lentamente le bretelle.
Storsi la bocca.
Dov'è andato il mio orgoglio?
-"E chi saresti venuto a curare, sentiamo?"
Incrociai le braccia, con un ghigno beffardo stampato in viso.
John mi fissava sconvolto.
Mi morsi leggermente il labbro, volgendo una veloce occhiata verso il mio amico, chiedendo indirettamente spiegazioni di quello sguardo così sconvolto.
Lui si limitò ad alzare le braccia, scuotendo la testa, turbato.
E ora che c'è?
-"Curare? Oh, no, non sono quel genere di Dottore!" - alzò istantaneamente le braccia, agitando le mani, - "Cioè. Più o meno."
Fermò poi il movimento degli arti di fronte a sé, ripensando al periodo appena pronunciato, serrando le labbra.
Quell'atteggiamento così infantile mi infastidiva non poco.
Mi schiarii un attimo la voce.
-"Come ti chiami?"
-"Te l'ho detto, sono il Dottore! Ciao!"
Mi sorrise divertito, fingendo di ignorare quella sorta di accanimento che avevo nei suoi confronti, aprendo e chiudendo le mani velocemente.
Era come un gioco: c'erano gli sfidanti, che avevano già cominciato la "battaglia" e gli spettatori, sconvolti e abbastanza divertiti (metterei la mano sul fuoco su questa affermazione, non penso di aver mai assunto così tante espressioni facciali in una sola volta, e John me ne aveva precedentemente dato la conferma) .
Campo di battaglia, sfide e punti, erano poi da decidere.
O almeno in parte, visto che eravamo già 1-0 per lui.
Un concorrente misterioso, dall'aspetto buffo e dall'identità nascosta.
Interessante.
E' tutta una messa in scena per testare le mie abilità?
Mhn?
Mi lasciai sfuggire una smorfia infastidita, sorridendo irritato e guardando a terra.
-"Bene, allora. Vogliamo prendere questo thé?" - Lo invitai calorosamente a sedersi, sfoggiando le mie superbe doti da attore.
John diceva sempre che il mondo dello spettacolo aveva perso tanto a non avermi.
E aveva alquanto ragione.
-"Non c'è bisogno che tu ti sforzi di essere amichevole, Sherlock" - Mi sorrise lui, mettendosi seduto sulla mia poltrona senza farsi invitare due volte - "Mi va bene anche quel tuo lato.." - Accavallando le gambe, abbassò gradualmente la voce, gesticolando accigliato - ".. Uhm, oscuro, ecco."
E la palla finisce in rete, regalando così al pubblico un meraviglioso 2 a 0!
La folla è in delirio.
Sospirai irritato; quella era la mia poltrona, e quella scimmia ci si era appena seduta sopra.
John, capendo la ragione del mio sospiro, si avvicinò lentamente al campo di battaglia, tentando di spiegare al mio nemico le postazioni di gioco, e, probabilmente, anche le regole - sempre se ce ne fossero state.
Si avvicinò da dietro, il mio dottore, e si bloccò appena dietro di me, fermato dalla mia mano destra, che era andata ad adagiarsi lentamente sulla sua camicia a quadri rossi e bianchi.
John e la sua mania per i maglioni e le camicie colorate, rimanevano un altro dei misteri dell'umanità.
Ma non era questo il punto.
-"Signorina Hudson. Per me due cucchiaini."
Alzai la tonalità della mia voce, facendo intuire al pubblico che adesso avevo fermato il gioco.
Per un attimo, ma lo avevo fatto.
Cos'è, un 3 a 0?
-"Per me quattro cucchiaini, invece!" - Il ragazzo si sporse dal bracciale della mia poltrona, sorridendo alla vecchina, che, un po' intontita, si limitò ad annuire un po' confusa, precipitandosi giù per le scale.
John si staccò velocemente da me, affacciandosi sull'uscio della porta, e gridando alla nostra padrona di casa che per lui andava bene un caffé.
-"Non sono la vostra badante!" - Ci gridò lei di rimando, come al solito.
A John sfuggì un sorriso tenero, che però io e il mio sfidante ci perdemmo, poco interessati.
Mi sedetti sulla poltrona del mio amico, cercando di non distogliere lo sguardo di intesa che c'era fra me e il Dottore.
Gli sfidanti a confronto, la folla si splaca, curiosa.
Congiunsi le mani sotto il mento, scrutandolo a fondo.
E lui faceva lo stesso, stropicciandosi i polpastrelli del pollice e dell'indice della mano destra contro.
Silenzio fra il pubblico. L'intesa fra gli sfidanti cresce visibilmente.
Udii John deglutire, ma era l'ultimo dei miei pensieri, in quel momento.
Lui si leccò il labbro inferiore.
Io serrai leggermente le labbra.
Lui alzò lievemente il mento.
Io accavallai le gambe.
La folla ci fissa allarmata, confusa, incuriosita.
Silenzio.
E, in quel momento, lui fece la mossa sbagliata: posizionò la pedina sbagliata sulla casella sbagliata, dandomi la perfetta occasione per recuperare il punteggio di quella partita che sembrava da diversi minuti favorire la sua parte.

Driiiin .
              Driiiiiiiin .
                                  Driiiiiiiiiin .


-"Ahn, Mr. Homes, Dottor Watson, vogliate scusarmi un attimo" - Il ragazzo si alzò di scatto dalla sedia, intrufolando convulsamente le mani nella sua giacca, cercando quella cosa che a primo udito poteva parere un telefono - "I miei compagni hanno bisogno di me."
Si fermò di fronte a me, inclinando leggermente la schiena e sorridendomi di circostanza, dirigendosi goffamente verso l'uscio.

-"Pronto? Amy, sì, sono arrivato! Ricordati di parcheggiare la Tardis come ti avevo detto-"

Replicò il ragazzo al telefono, sparendo sulle scale.
Mi voltai verso John, sorridendo maliziosamente.
E il mio dottore ricambiò il sorriso, lui lo notava.
Lui notava sempre tutto.
Mi alzai distrattamente dalla poltrona su cui ero seduto, lasciandomi sprofondare in quella di fronte a me, lasciando che John occupasse il mio posto.
Ahn, la mia poltrona.
-"Allora?"
-"Amy. Aveva programmato il viaggio. Probabilmente da abbastanza tempo da dare istruzioni a questa Amy. Da questo potremmo supporre che ha alloggiato diversi giorni a Londra, prima di venire qui a Baker Street, quindi la cosa è pianificata. Lo si capisce anche da quel "ricordati". Adesso, "La Tardis". Cos'è, il nome di una macchina? A che pro, specialmente? Nome in codice? E' una spia? Cosa ci fa qui a Baker Street?"
-"E.. e se fosse un cliente?"
Lo fissai dritto negli occhi.
-"Un cliente?"
-"Mhn."
-"Quindi ha affittato il 221C solo per tenere d'occhio come procedevamo nelle nostre indagini."
-"Esatto."
-"Quindi deve essere un caso speciale. Insomma. Per tenerci d'occhio deve essere per forza qualcosa di speciale."
-"Esatto."
-"Mi servono le mie sigarette."
-"Questo no, non è esatto, Sherlock."
-"Oh, andiamo, John!"
-"Cerotti alla nicotina."
Mi buttai con forza sullo schienale della poltrona, sbuffando irritato.
-"Non mi convince."
-"No, nemmeno me."
-"John, il cellulare."
-"Il cellulare?"
Ammiccai verso la porta con gli occhi.
La goffa figura in ombra del ragazzo, adagiata sulle scale, reggeva nella mancina un'oggetto lungo e sottile, che non aveva per niente l'aria di un cellulare.
3 a 1.
-"Che.. che cos'è?"
Ghignai divertivo, mantenendo però il contatto visivo con la schiena del ragazzo.
-"Non lo so."
Congiunsi le mani sotto al mento.
-"Ma, sicuramente, non è una cosa che si vede tutti i giorni."
John si voltò a fissare la figura dello strano dottore, turbato.
-"John."
-"Sì?" - Mi rispose, voltandosi nuovamente.
-"Penso che ci sarà da divertirsi." - Replicai soddisfatto del mio punto al dottore, mordendomi freneticamente il labbro inferiore.

Pausa del gioco, gli sfidanti si ritirano a pianificare altri scontri, con un vantaggio di due punti sul consulente investigativo da parte del medico.
Il Dottore, medico, ma forse no, forse non è un medico, chissà, è in testa, la folla è in delirio.
Sherlock Holmes, consulente investigativo, lo segue prudentemente, gli sta alle calcagna, la folla è entusiasmata.
La folla, signori, la folla si sta agitando convulsamente, non riusciamo a contenerla.
E' una sfida fra titani.










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Capitolo 3
*** III. ***


Il ragazzo fece forza sulle ginocchia, alzandosi faticosamente con lo strano aggeggio ancora premuto contro l'orecchio. Ciondolò la testa per pochi secondi, poggiandosi di scatto contro il muro con la spalla destra.
-"Divertirs- Sherlock. Seriamente." - John portò entrambe le mani avanti, chiudendo gli occhi per autoconvincersi di stare calmo, e, probabilmente, di non picchiarmi - "Chi è? Cosa vuole? E cos'è quel coso?" - Mi morsi leggermente le labbra, scrutando attentamente la figura a noi di lato.
-"Ho 13 idee, per il momento."
Il ragazzo sulle scale si piegò su sé stesso, lanciando un urletto stridulo, che gli si fermò a metà strada, uscendo fuori come un gemito gutturale, molto assomigliante ad un "no".
-"10."
Il morettino fuori dalla porta soffocò diversi gemiti, dimenandosi giù per le scale.
-".. 5."
Si precipitò al piano terra, stringendo i denti ed assumendo diverse smorfie di disappunto, alle quali John si lasciò sfuggire diverse risatine, tuttavia un po' perplesse.
-"3?"
Un potente urlo riempì il silenzio del 221B di Baker Street, facendo sussultare me e John.
-" BREATHE, POND! " *
Il mio dottore si voltò disorientato verso di me, aspettando una spiegazione plausibile alla cosa.
-"Una, John."
Voltai la testa verso l'uscio della porta, attendendo il goffo coinquilino salire le scale e volgerci un sorriso forzato.
Ed è esattamente quello che successe.
Il, ehm, "Dottore", salì le scale goffamente, quasi inciampando sull'ultimo scalino, e, riposizionatosi erettamente, ci volse il sorriso che mi aspettavo, grattandosi distrattamente la testa e guardando in alto a sinistra, probabilmente pensando ad una scusa per l'urlo.
-"Ehm, scusate, ragazzi. Ho avuto una discussione con la mia-" - Si bloccò di colpo, spalancando gli occhi, e, sollevate le pupille al cielo, fece un sospiro, come per arrendersi. - ".. Ragazza."


-"Maledetto, guarda che ti sento! Prova a riportare qui la tua faccia, che te la spac-"



Una flebile voce maschile metallica si percepì dalla tasca destra dei pantaloni del ragazzo, che, appena se ne accorse, la schiaffeggiò con forza, tentando di coprirne il suono. La voce si interruppe, e dei suoni metallici sovrapposti riempirono il silenzio della stanza.
Lui si mise a ridere, cercando di giustificarsi..
-"Ahah, la mia nuova suoneria per i messaggi! Non è carina? Sarà sicuramente lei che si scusa per essere stata così.." - Prese una boccata d'aria, scandendo per bene l'ultima parola, a mo di rimprovero - " Rude. "



-"Rude?! Io?! Ma brutto idiot-"




Un'altra voce, stavolta femminile, provenì nuovamente dalla tasca del ragazzo, che, nuovamente, prese a schiaffeggiarla, agitato.
-"Ahn, ahhn, vogliate scusarmi un attimo.." - Ansimando, alzò le mani al petto, gesticolando convulsamente, e, dopo essersi grattato distrattamente la testa, si precipitò al piano terra, al 221C, di Baker Street, appartamento che con molte probabilità gli era stato affidato dalla signora Hudson.
John mi guardò sconvolto ,e, sputando di nuovo sul mio orgoglio, ammetto che anche io gli rivolsi uno sguardo non così tanto intelligente.
Il mio dottore deglutì, alzando un sopracciglio.
-"Allora? Chi è?!"
Aprendo la bocca, inspirai un quantitativo d'aria sufficiente a riempirmi i polmoni, e, alzando le spalle scossi la testa, mantenendo lo sguardo fisso sulle scale.
E' contro le regole questa cosa?
C'è un fallo da parte sua?
Arbitro! Arbitro!
-"Sherlock, cos'è quel coso?"
-"Che, mi hai preso per un ufficio informazioni? Fammi riflettere!" - Lasciandomi andare, sgridai senza un buon motivo John, che, sorridendo infastidito, si lasciò sprofondare nella sua poltrona.
Sbuffai, e, poggiando il volto contro le mani, provai a scusarmi con John.
No, aspetta.
Avevo un buon motivo per scusarmi?
No.
Quindi no, non mi sono scusato.
Sospirai. 
-"Lasciamo perdere. Su, dimmi cosa te ne pare."
John mi rivolse un'occhiata infastidita. - "Eh?"
-"Opinioni esterne, John. Mi sono utili."
-"Sì, certo, per prendermi per il culo."
-"John."
Il mio dottore sbuffò, volgendo il viso al soffitto.
-"Cosa vuoi che ti dica?"
Mi scoprii l'occhio sinistro, e, guardandolo in malo modo, John afferrò cosa intendevo.
Lui capisce sempre.
-"Mah. Un ragazzo moro, sui 25, britannico, senza ombra di dubbio, appena trasferito, in possesso di strani oggetti, dal comportamento goffo e.. Ah. Si veste in modo buffo."
Osservai sarcasticamente il suo maglione beige, sollevando un sopracciglio e John, accortosene, sospirò, volgendo le pupille al cielo.
-"Sherlock."
-"Scusami, stavi dicendo?" - Tornai a guardarlo negli occhi, non nascondendo tuttavia un sorrisetto sotto i baffi.
-"Ho finito. Non so cos'altro aggiungere."
-"Non mi sembri molto in forma."
John volse nuovamente gli occhi al cielo, sospirando infastidito.
Mi alzai di scatto dalla mia poltrona, dirigendomi velocemente al piano terra.
Udii i passi di John cercare di raggiungermi.
Arrivato al piano terra, per poco non mi scontrai con la signora Hudson, di ritorno con il thé e biscotti.
Uh, quei biscotti.
Le sorrisi, presi un biscotto dal vassoio su cui la teiera del thé era posata (con i biscotti su piattino di porcellana decorato, dio solo sa quanto la signora Hudson tenga a queste cose), e, passandole rapidamente di fianco, sgattaiolai di fronte alla porta del 221C di Baker Street, poggiandoci prudentemente l'orecchio sopra.
John, sceso fulmineo giù dalle scale, urtò violentemente la signora Hudson e i biscotti (Uh, quei biscotti), finendo a terra in un gran fracasso di vetri di porcellana che si schiantano al suolo.
4-1, oh, sì, devo dire che nelle missioni segrete siamo proprio dei professionisti.
-"O-oh, Mrs. Hudson! Mi dispiace così tanto!"
John si alzò in piedi, cercando di tendere la mano alla povera vecchina ricoperta di thé e briciole, ma scivolò sulle mattonelle bagnate di Earl Grey, piombando a terra di schiena.
-"J-john!"
La signora Hudson si aggrappò alla parete del corridoio della casa, cercando di tirarsi su.
-"Sto bene, sto bene!"
John sollevò la schiena dal pavimento, portandosi lentamente le ginocchia al petto ed, adagiandocisi sopra, espirò in un gemito dolorante l'aria che aveva inspirato cadendo.
-"Sicuro di star bene? Vuoi che chiami un'ambulanza?"
La vecchina cercò di avvicinarsi a John, tendendo una mano tremante verso di lui.
I miei nervi avevano retto anche troppo.
Mi voltai verso di loro, guardandoli con uno sguardo severo, e, alzando un sopracciglio, i due capirono che avevo bisogno di un po' di silenzio.
-"Grazie."
Appoggiai nuovamente l'orecchio sulla porta, cercando di decifrare alcune parole dei suoni scomposti che filtravano flebilmente dalla porta.
E anche John e la signora Hudson aprirono bene le orecchie.
-"Scioglimento delle pietre di Pitzken, zaini volanti delle tovaglie del sud, Giubbotti parlanti che eruttano, AHN! Bottiglie d'acqua aeree della compagnia vola bagnato, libri di matematica, Oh, troppi problemi, oh, no. Diamanti neri che si riproducono, Raxacoricofallapatorius, oh gli Slitheen, OHH!  Sì, tastiere rotte di Iutryenah, Syliam spaziale di ruttwe, Noo!"
... Seriamente?

Pausa del gioco, il consulente investigativo è a pochi metri fuori dalla base segreta del Dottore, ma oh, cosa succederà.
Un forte baccano proviene dalla folla entusiasmata, signori!
Sherlock Holmes, consulente investigativo, a tre punti di differenza.
Oh, quale vergogna!
Farsi battere così, oh no, non possiamo lasciare la situazione in questo modo!
La folla, signori, la folla si sta agitando convulsamente, non riusciamo a contenerla, oh, Dio, che gran fracasso!
The game is on. 





















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Uh, note, note, note dell'autrice ~

* Breathe, Pond! - Ho preferito lasciare la frase originale, in inglese, perché rende meglio come citazione! ( Respira, Pond.)

Grazie a tutti per leggere la fic >w<
E' la mia prima fic, quindi, beh, linciatemi pure, suggerimenti e consigli sono ben accetti *^*
Grazie ancora, al prossimo capitolo! *w*
S h i v e r *

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