Tutte le parole che non ti ho detto

di Alexandra_ph
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella sera ***
Capitolo 2: *** Parole che conquistano ***
Capitolo 3: *** Dovrai accontentarti ***
Capitolo 4: *** Che sia la lontananza? ***
Capitolo 5: *** Una storia... ***
Capitolo 6: *** Continua... ***
Capitolo 7: *** Odio quest'attesa! ***
Capitolo 8: *** Quanto attendere... ***
Capitolo 9: *** Un'eternità? ***
Capitolo 10: *** Fantasie ***
Capitolo 11: *** Devo sapere ***
Capitolo 12: *** Miracoli... ***
Capitolo 13: *** Balla con me ***
Capitolo 14: *** Re: Miracoli… ***
Capitolo 15: *** Rapporto commissione infortuni - parte B ***
Capitolo 16: *** Valigie ***
Capitolo 17: *** Perché? ***



Capitolo 1
*** Quella sera ***


Disclaimers : Il marchio Jag e tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius Production. In questo racconto sono stati usati senza alcuno scopo di lucro.



Vorrei dedicare questo racconto ad una persona speciale, che si è intrufolata nella mia vita poco alla volta, semplicemente con un sorriso e tanta allegria.
Questa storia l’ho scritta pensando a te: tu sola sai la genesi di tutto quanto, del perché la volessi scrivere e, forse, tu sola coglierai certi particolari.
E’ stato bello vedere assieme tante vecchie puntate, Desi! Ma, soprattutto, è bello sapere che “ci sei”.

Alex



TUTTE LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO



From : lover@aol.com
To : Mac.jag@aol.com

Object : Quella sera

Quella sera sul battello, sotto il cielo stellato di Sidney, avrei voluto dirti mille altre cose, diverse da quelle che ti ho detto. Eri bellissima ed ero incantato a guardarti: non riuscivo a staccare gli occhi da te, dalle tue labbra, dal tuo volto…

Quella sera, se già non ti avessi amato, mi sarei innamorato di te.

Se avessi fatto quello che desideravo davvero, ti avrei accarezzato i capelli, passando la mia mano lentamente sulla tua nuca, per attirare il tuo viso vicino alla mia bocca e baciarti a lungo, con dolcezza, senza smettere mai.

Non avrei detto nulla di ciò che ho detto, mi sarei limitato a baciarti, a sfiorati le spalle con le mie mani, facendo scivolare, deliberatamente lente, le mie dita sulla tua pelle lasciata scoperta dall’abito.

Vorrei farlo ora, ovunque ti trovi…


La giornata è iniziata male: Harm non c’è e già questo è sufficiente a rendermi insofferente. Sento sempre la sua mancanza, quando è via per lavoro. Vorrei essere con lui… Anche se, dopo il viaggio in Australia, le cose tra noi sono un po’ cambiate: ci comportiamo come se nulla fosse successo, ma quella conversazione sul battello ha lasciato il segno. C’è imbarazzo, tra noi, ora, un imbarazzo che prima non c’é mai stato. Inoltre ha notato l’anello di Mic e questo non facilita le cose. Forse qualche giorno senza vederci può ridimensionare la situazione.

L’altro giorno è partito per l’Islanda, per una serie di conferenze. Sarebbe dovuto rientrare oggi, ma è stato bloccato da una bufera di neve. Magari, quando tornerà, le cose saranno diverse.

Mi ha scritto un’e-mail per avvertirmi del contrattempo; gli ho risposto che avrei avvisato l’ammiraglio e gli ho chiesto un paio d’informazioni che mi servivano per il caso Dowson. In sua assenza mi sto portando avanti con le “scartoffie”, come lui le chiama, quelle che odia tanto. Non gli ho detto ancora nulla del problema di Galindez, aspetterò per vedere come si evolve la faccenda. Del resto Gunny è in buone mani, difeso dall’ammiraglio in persona.

Avevo appena terminato di rispondere ad Harm, quando vedo comparire l’altro messaggio. Ho aperto l’e-mail incuriosita dall’intestatario, ma avrei dovuto immaginare che era lui: ce la sta mettendo tutta per conquistarmi definitivamente! A quanto pare, non vuole lasciar trascorrere il tempo che ho chiesto per riflettere sulla sua proposta di matrimonio, senza corteggiarmi in continuazione.

Carina l’idea dell’innamorato anonimo!

Però… non lo immaginavo tanto romantico e appassionato. Quando ho letto queste parole, ho sentito un brivido percorrermi tutta; un brivido che neppure i suoi baci avevano saputo farmi provare. A volte le parole sono davvero più efficaci di qualunque gesto.

Le parole e gli sguardi.

Ma… cosa c’entrano ora gli sguardi?

Già… cosa c’entrano? Gli sguardi non mi fanno tornare alla mente Mic, ma qualcun altro. Qualcuno che mette tutto se stesso in uno sguardo; qualcuno che riesce a rapirmi semplicemente guardandomi negli occhi.

Quella sera, a Sidney, non riuscivo quasi a respirare, turbata e al tempo stesso affascinata dal suo sguardo. Contrariamente a quanto è solito fare, lo aveva sostenuto per tutta la durata della nostra conversazione, senza lasciarmi mai con gli occhi. Quegli occhi chiari ed espressivi che rendono tanto speciale il suo viso, che lo illuminano di gioia, che lo velano di tristezza o di dolore, che lo incupiscono di rabbia o di amarezza…

Quegli occhi nei quali mi perdo volentieri, ogni volta che mi è possibile.

E’ meglio che non pensi a lui. Harm è via, ora, lontano chilometri, e tutto quello che dovevamo dirci lo abbiamo detto su quel battello, sotto il cielo australiano.


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Capitolo 2
*** Parole che conquistano ***


From   : Mac.jag@aol.com
To        : lover@aol.com

Object : Parole che conquistano  

 
Le tue parole sanno conquistare una donna. O meglio, sanno conquistare me.

Desideravo anch’io tutto quello che avresti voluto farmi… sarebbe stato stupendo.

Mentre leggevo ho lasciato andare l’immaginazione e le tue mani erano con me, mi sfioravano… mentre la tua bocca mi baciava, di nuovo.

 

Come pensavo: mi hai scambiato per l’australiano.

Non ero certo che foste stati assieme sul battello, ma del resto Brumby non ha mai brillato per fantasia. Dove portarti, per una dichiarazione in piena regola? Perché di certo l’avrà fatta; ne aveva tutta l’aria quando, all’aeroporto, mi sfidava come a dire: “Ecco, guarda cosa ti sei perso!”

Come se non lo sapessi! So perfettamente quello che mi sono perso: ho perso l’occasione per dirti, finalmente, tutto quello che provo per te.

Perché, dannazione, non riesco a farlo, quando mi stai di fronte?

Perché sono riuscito a dirti solo “non ancora…”?

Eri stupenda, quella sera. M’intriga molto il tuo corpo nascosto dall’uniforme, ma l’abito che indossavi quella sera… Quell’abito ti rendeva femminile e molto seducente, diversa da quando indossi la divisa d’ordinanza.  Le tue spalle nude mi attiravano moltissimo…

Desideravo disperatamente avvicinare il volto al tuo collo per aspirare meglio il tuo profumo e per baciare la tua pelle invitante, seguendo il disegno della scollatura del vestito. Invece sono rimasto immobile, impedendomi qualunque mossa, impegnato a frantumare con le mie parole i miei stessi sogni e le tue speranze. Se non mi fossi trattenuto, avrei allungato la mano e avrei percorso con l’indice, lentamente, molto lentamente, la superficie di pelle che confinava con l’abito, fino ad insinuare il dito appena più sotto, per sfiorarti la morbidezza del seno, la levigatezza della tua pelle…

Meglio non pensarci, o potrei impazzire di desiderio.

Ancora non riesco a capire come sono riuscito a fermarmi. Ma ho dovuto farlo, mi hai colto di sorpresa. Non ero pronto a quello che mi hai chiesto.

Non ha importanza se dieci minuti dopo, quando ti abbracciavo al Luna Park, mentre simulavamo la scena di quasi trent’anni prima, avrei voluto ritrattare tutto, rimangiarmi ogni singola parola. Non importa se solo dieci minuti dopo, ti avrei stretta tra le braccia, contro il mio corpo, solo per farti sentire la forza del mio desiderio. Invece ti ho abbracciato facendoti credere di voler solo capire com’erano andate le cose. Come se non fossi potuto arrivarci anche con il semplice ragionamento! Non serviva che recitassimo quella scena. Ma volevo averti tra le braccia. Dopo il tumulto di emozioni che mi avevi fatto provare con le tue parole, avevo bisogno di averti tra le braccia, almeno per pochi istanti. Ed è stato bellissimo…

Tremendo, ma bellissimo.

Il tuo corpo, caldo e profumato, i tuoi capelli che mi sfioravano la guancia, mentre posavi le  tue mani sopra le mie… Ho più autocontrollo di quanto immaginassi. E a volte mi odio per questo.

Mi manchi…

Sono bloccato qui nella tormenta, a migliaia di chilometri da te, e mi manchi da morire. Eppure, se penso a quello che vorrei dirti, a quello che vorrei dirti davvero, è come se tu fossi qui, senza esserci. Renée mi ha detto “Puoi dirlo anche tu, che ti manco. Non è impegnativo!” Gliel’ho detto, al telefono, per accontentarla, ma chiunque, vedendomi, avrebbe capito che non ero sincero.

Non è Renée a mancarmi. Sei tu, Sarah.

Leggo le parole che credi d’aver indirizzato a Mic Brumby e mi sento morire di gelosia, ma non posso farne a meno. Ho deciso di scriverti, per dirti tutte le parole che non ti ho detto quella sera in Australia. Tutte quelle parole che forse non saprò mai dirti.

Ma devo farlo, almeno questo devo farlo. Non riuscirei a continuare, altrimenti. Non potrei trattenermi dal baciarti. Non riuscirei a vederti portare l’anello di un altro se non sapessi di avertele dette, in un modo o nell’altro.

Vorrei stare con te, vorrei che fossi mia; ma non sono riuscito a dirtelo ed ora è tardi.

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Capitolo 3
*** Dovrai accontentarti ***


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To        : Mac.jag@aol.com

Object : Dovrai accontentarti        

 

Sapere che le mie parole ti conquistano mi rende felice.

Non riesco a farlo in altro modo, allora lo faccio così. Eppure sapessi come vorrei riuscire a dirti di persona tutto quanto. Ma è più forte di me, non sono ancora pronto.

Dovrai accontentarti di questo, è tutto quello che riesco a darti.

Anche se sogno in continuazione la tua pelle sotto di me, le tue labbra sulle mie…

 

Ieri sera Mic mi ha telefonato e gli ho chiesto se aveva già ricevuto la mia risposta alla sua e-mail. Mi è sembrato sorpreso. Avrei dovuto riflettere e non chiedergli nulla: vorrà mantenere questo gioco ancora per un po’. Lo lascerò continuare e asseconderò il suo desiderio. Mi sta conquistando davvero, più con queste parole che con la dichiarazione che mi fece alcune settimane or sono.

A volte non mi sembra neppure lui, ma qualcun altro. E nei miei sogni so chi vorrei che fosse… Però, ovviamente, sono solo sogni.

Eppure, per un breve istante, quella sera ho sperato che il mio sogno s’avverasse. L’ho talmente desiderato che quando ho compreso che nulla sarebbe cambiato, anche se mi ero esposta, anche se avevo messo in gioco me stessa, ho faticato a tornare alla realtà. A quella realtà che ci vede sempre e solo eternamente amici.

Poi è arrivato Mic con la sua dichiarazione e mi ha lusingato, ha risollevato il mio ego abbacchiato dal rifiuto di Harm.

Accidenti a lui! Perché si è tirato indietro?

Eppure ho colto spesso tra noi quelle vibrazioni particolari che aleggiano nell’aria tra due persone che si attraggono. Perché ha rifiutato? Non riesce a superare ancora i suoi blocchi: così ha detto. Ma ci riuscirà mai? Io desidero un rapporto serio, un futuro… E’ sbagliato?

Mi fa impazzire: vorrei stare con lui, ma per Harm il fatto che lavoriamo assieme sarà sempre un ostacolo. Non mi desidera quanto lo voglio io…

D’accordo, allora, torniamo con i piedi per terra!

Sarah, hai un uomo buono e dolce che ti adora, che vuole sposarti. Che ti scrive appassionate lettere d’amore. Lettere che ti fanno venire i brividi solo a leggerle…

Cosa vorresti di più?

Che importa se ad emozionarmi tanto sono più queste parole scritte di quelle che mi ha detto a voce e accompagnate dai suoi baci?

 

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Capitolo 4
*** Che sia la lontananza? ***


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Object : Che sia la lontananza?    

 

So che non dovrei dire ad un uomo quello che sto per dire, ma è la verità e pertanto la dirò: quello che mi scrivi mi emoziona. Le tue parole sono suggestive, eccitano la mia immaginazione, quasi più dei baci che mi hai dato.

Non so perché, eppure è così.

Che sia la lontananza? O il fatto che quando eravamo vicini tutto sembrava scontato?

La Stella del Sud sopra di noi, le luci del porto, l’atmosfera romantica… Sembrava tutto così perfetto, messo lì apposta come contorno alla tua dichiarazione, ai tuoi baci.

Mentre queste parole arrivano improvvise, inaspettate. E forse, proprio per questo, più intriganti, più misteriose ed affascinanti.

 

Sorrido tra me: non mi sembra che i baci di Brumby siano stati granché, se delle semplici parole, addirittura le parole scritte da un altro, ti turbano e ti eccitano di più!

Non ti avevo mai scritto, prima d’ora, se non brevi messaggi o appunti di lavoro. Ma ho scoperto che mi riesce facile farlo, molto più di quanto immaginassi. Sarà perché, in questo modo, non ti guardo negli occhi. Infatti quando ti guardo negli occhi, tutto si confonde e mi assale sempre la paura di non riuscire a dirti quello che vorrei. E peggioro la situazione, sempre. Divento evasivo, sfuggo… e così riesco solo a darti l’impressione che di te non m’importi nulla.

Invece non è così…

Sono uno dei migliori avvocati del Jag, abile con le parole. Ho incantato e convinto più di una giuria, ma non riesco a dirti quello che vorrei.

Dialettica.

Le persone che mi conoscono sostengono che ho un’ottima dialettica. A volte mi viene da ridere!

Però ti voglio, Sarah, sapessi quanto! Mi sono rappacificato con l’idea che assomigli in maniera quasi irreale a Diane e ora riesco a vedere solo te. Però lavoriamo assieme: ci sarebbero troppe complicazioni se la storia tra noi finisse. Sarebbe difficile continuare ad essere colleghi. Vederci ogni giorno, dover lavorare assieme, essere costretti ad affrontarci in tribunale… Troppo complicato.

Eppure…  eppure sono qui, lontano dal mondo, e l’unica persona alla quale non riesco a smettere di pensare sei tu.

Domani riuscirò a partire da questo luogo sperduto e potrò finalmente rivederti, ma questa magia finirà. Tornerò da te, al nostro lavoro, ai nostri ruoli. Non scriverò più tutto quello che avrei voluto dirti. E non leggerò più quello che vorrei sentirmi dire, anche se so che è indirizzato ad un altro uomo.

Proprio per questo ho deciso di concedermi un’ultima follia: questa sera ti scriverò ancora, inventando la nostra serata in Australia così come mi sarebbe piaciuto viverla davvero.

E ancora per poco, almeno nei miei sogni, la magia continuerà.

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Capitolo 5
*** Una storia... ***


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Object : Una storia…           

 

Ora ti racconto una storia, una storia che mi compare davanti agli occhi ogni sera, da quella sera. Una storia che vivo ogni notte nei miei sogni e che mi risveglia ancora più desideroso di averti tra le  braccia.

La nostra storia inizia sempre sul quel battello, sotto il cielo stellato di Sidney.

Tu sei bellissima, con la brezza tra i capelli e quell’abito che ti rende ancora più donna. Io ti guardo e immagino di scoprire poco alla volta la tua pelle nascosta dal vestito.

Non parliamo: non serve. Nei nostri occhi c’è tutto quello che vorremmo dirci e le parole sciuperebbero tutto.

Siamo vicini; ci sfioriamo, senza toccarci. Osserviamo il procedere lento del battello sull’acqua, mentre entrambi ci proiettiamo con la fantasia a quello che potrebbe accadere dopo, quando scenderemo e saremo lontani da sguardi indiscreti.

Io sogno una spiaggia, con la sabbia morbida e umida sotto di noi…

Durante il tragitto ci guardiamo, quasi sorpresi di scoprirci diversi. L’elettricità tra noi è palpabile, sospesa nell’aria, come i nostri pensieri… Quando giunge l’ora di scendere, ti prendo per mano e quell’elettricità, che fino a poco prima era sospesa tra noi, scorre all’improvviso, passando dal tuo corpo al mio. E’ come una scarica elettrica che ci attraversa. Te ne accorgi anche tu, perché appena la mia mano tocca la tua, mi guardi quasi spaventata; allora ti sorrido. E, appena ti sorrido, come altre volte è già accaduto, torni serena.

Scendiamo con le altre persone ma, invece di incamminarci assieme agli altri, ti attiro da un lato perché devo assolutamente baciarti.

Tu di nuovo ti sorprendi: non sei abituata a gesti strani, appassionati, da parte mia. Semmai puoi pensare ad un pericolo imminente che io ho scorto e dal quale voglio proteggerti… Ti fidi, ti sei sempre fidata di me. Tuttavia mi è sufficiente stringerti tra le braccia, avvicinarti al mio corpo teso dal desiderio e immediatamente la tua sorpresa sparisce: ti abbandoni morbida, quasi avessi aspettato da una vita un momento come questo.

Accarezzo con la bocca le tue labbra già socchiuse, lasciandomi torturare dalla voglia di avere di più, molto di più subito, per darti la possibilità di lasciarti andare, di essere pronta a ricevere il mio bacio che so sarà prepotente. Ma non hai bisogno di preparazione: anche tu sei affamata di me.

Avvolgi le braccia attorno al mio collo, attirandomi a te e io sono perduto. Insinuo la mia lingua nella tua bocca e lascio che tutto esploda tra noi… tutto quello che abbiamo sempre trattenuto.

E il mondo attorno a noi scompare…

 

Chi è l’uomo che mi scrive queste parole?

Non il Mic Brumby che io conosco! Non l’uomo che mi ha dato un anello, imbarazzato e quasi timido nel confessarmi il suo amore. Come può una persona saper scrivere parole simili, poter fare quello che scrive e non farlo? Non è nello stile di Mic non essere diretto, ma immaginare una cosa e farne un’altra.

No… quello è più lo stile di Harmon Rabb. L’uomo controllato, sotto la cui cenere potrebbe divampare un fuoco… Se solo fosse possibile!

Ho letto queste parole più volte, questa mattina. Fortunatamente ho aperto la posta a casa, parecchio prima d’andare in ufficio: sembrava quasi che mi sentissi che avrei trovato parole simili. Appena aperta l’e-mail ho subito osservato che era più lunga del solito e mi sono gettata a capofitto nella lettura, con un’ingordigia tale da farmi tornare più volte su una parola.

Sono arrivata alla fine sconvolta ed eccitata.

L’ho riletta immaginandomi Mic mentre mi diceva quelle parole e mi sono scoperta a provare tenerezza di fronte ai suoi tentativi di farmi capitolare. Non serviva lo shampoo, per togliere l’anello che l’altro giorno, in prova, avevo infilato alla mano sinistra e che non riusciva più ad uscire. Avrei potuto lasciarlo lì, se solo avessi letto questa e-mail prima! Seguendo il consiglio malizioso di Harm ho usato appunto lo shampoo…

Ancora una volta i miei pensieri sono corsi ad Harm e rileggendo l’e-mail per l’ennesima volta, la mia mente ha proiettato immagini proibite, immagini irrealizzabili.

Nella storia ero con Harm: era la sua mano a prendere la mia per scendere dal battello; erano le sue braccia ad afferrarmi per baciarmi… Era la sua bocca che sfiorava languidamente la mia ed era lui che attiravo a me, mentre la sua lingua m’invadeva e mi faceva precipitare in un mondo irreale…

Sono arrivata di nuovo alla fine della lettera completamente rapita ed eccitata da quelle parole.

Sto impazzendo?

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Capitolo 6
*** Continua... ***


From   : Mac.jag@aol.com
To        : lover@aol.com

Object : Continua… 

 

Continua…

 

Hai scritto una sola parola, ma è bastata a farmi morire.

Non volevo più proseguire: ti ho scritto quello che avevo sognato da quella sera. Alla fine, in un modo o nell’altro te l’ho detto e avevo intenzione di smettere. Fra un’ora prendo l’aereo e domani ti vedrò, in ufficio. Non posso continuare tutto questo… Non riuscirei a farlo sapendo di vederti, poche ore dopo averti scritto.

Quell’unica parola mi ha sconvolto. Vuoi che continui nel mio racconto, ma non posso.

 

 

**

 

Questa mattina non c’era nulla. Desiderosa di un nuovo sogno da brivido, ho aperto la casella anche oggi prima d’andare in ufficio. Ma la posta è stata inclemente.

Sono confusa. Ieri sera, al telefono, quando gli ho raccontato delle e-mail che ricevo da un “innamorato sconosciuto”, ha finto di nuovo di non sapere nulla, anche se sembrava turbato. Non credi che forse sarebbe il caso di giocare a carte scoperte? Gliel’ho detto, invitandolo a dirmele al telefono quelle parole, ma lui hai negato per l’ennesima volta.

Probabilmente gli riesce più semplice scriverle… Ma perché non ha continuato?

Delusa ho spento il portatile e sono andata al lavoro.

In ufficio ho rivisto Harm, rientrato finalmente dalla sua missione in Islanda. Mi sforzo di non pensare a lui, ma è difficile: era bellissimo, come sempre. Ma non è solo la sua bellezza ad attrarmi così tanto… è la sua sensualità che mi sconvolge. Quella sensualità che traspare ad ogni suo movimento, in ogni suo sguardo, nel suo sorriso… E poi quella forza insita in lui. E la sua determinazione, la sua tenerezza…

La sua personalità e il suo fascino sono una miscela esplosiva per i miei sensi e per il mio cuore! Quando gli sono vicino mi sento assolutamente viva, cosciente d’ogni minima sensazione. Tutto ciò mi turba e reagisco spesso con aggressività, con ironia, affrontandolo in tribunale come se fossimo in perenne competizione o come se lui fosse l’avversario da distruggere ad ogni costo. E’ l’unico modo che ho per non farmi sopraffare da quelle sensazioni. Non fosse, poi, che appena mostra il suo lato vulnerabile, mi sciolgo di fronte alla sua dolcezza e mi lascio travolgere dai sentimenti che provo per lui.

Anche quando l’ho rivisto, non ho potuto fare a meno di notare l’aspetto un po’ diverso dal solito. Mi sono detta che era comprensibile, dato che è rimasto bloccato per tre giorni e tre notti in una base sperduta in Islanda, nel bel mezzo di una bufera di neve.

Povero Harm, solo soletto, persino senza la sua chitarra… Deve essersi annoiato a morte. Gli ho raccontato di Renée la quale, credendo che le avesse tirato il bidone per l’ennesima volta adducendo un’altra scusa, se n’era andata a cena trascinando con sé il povero Tiner. Non mi è sembrato particolarmente geloso, piuttosto divertito all’idea di Tiner tra le grinfie della Peterson!

Osservandolo meglio, però, ho notato anche un’ombra di stanchezza sul suo volto. La sua ruga sulla fronte si accentua sempre quando è più stanco.

O quando ha in mente qualcosa.

Anche lui mi ha trovato un po’ turbata e mi ha chiesto cos’avessi. Continuo a sorprendermi della sua capacità di leggermi dentro, come fossi un libro aperto, per lui senza segreti. Ho bofonchiato qualcosa d’incomprensibile sul fatto che attendevo un’e-mail importante che non era arrivata.

“Per lavoro?” mi ha chiesto.

“No, privata” ho risposto, quasi senza rendermene conto.

L’ho visto lanciarmi uno sguardo strano e sorridere tra sé.

Ovviamente, quando ho domandato cosa ci fosse di tanto divertente per ridacchiare in quel modo, non ha risposto, come sua abitudine: sembra gli piaccia molto sfoggiare quell’aria misteriosa e lasciarmi col dubbio che sappia qualcosa che io non so.

Devono essergli mancate le nostre schermaglie in tribunale!

 

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Capitolo 7
*** Odio quest'attesa! ***


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Object : Odio quest’attesa!

 

Quanto vuoi farmi attendere ancora, per conoscere la fine della storia?

 

Non ho potuto fare a meno di sorridere, quando mi hai detto, questa mattina, che attendevi un’e-mail personale che non è arrivata. Eri triste e si vedeva. Triste e delusa. Se penso che sono le mie parole a renderti così smaniosa di leggerle ed egualmente depressa se non puoi farlo…

Non volevo continuare, ora che sono tornato. Ma è subentrata una nuova sfida: mi piacerebbe vederti in volto, mentre leggi quello che ti scrivo. Vorrei catturare con lo sguardo tutte le emozioni che le mie parole sanno suscitare…

Devo continuare.

                     

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Capitolo 8
*** Quanto attendere... ***


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Object : Quanto attendere…

 

… Un’eternità?  O meno?

Vuoi che continui la storia?  Ma così mi costringi a pensare a te più di quanto già non faccia!

Sei lontana, eppure tanto vicina…

 

Ha scritto di nuovo.

Nei giorni scorsi sono stata via ed ero impaziente di leggere la posta, ma non potevo farlo. Per un attimo ho addirittura temuto di non poterlo più fare e nell’assurdità della situazione che abbiamo vissuto, mi sono scoperta a pensare che non potevo morire senza aver letto la continuazione della storia. Che sciocca, vero?

Harm ed io siamo stati mandati a Seul dall’ammiraglio per indagare su una presunta strage di civili coreani, avvenuta a Kang So Ri nel 1950. Viaggiava con noi il generale Wolf, collegamento americano con i servizi d’informazione sud-coreani. Alla partenza si sono aggiunti Renée Peterson e Charles Oskins: la regista doveva girare un programma per la ZNN  sulla guerra di Corea e voleva intervistare il reduce, uno dei pochi testimoni ancora in vita della presunta strage.

Quando l’ho vista all’aeroporto, l’ho subito odiata: perché doveva esserci anche lei? Ho visto Harm leggermente imbarazzato dalla sua presenza, ma ha fatto buon viso a cattivo gioco.

Durante il volo, l’aereo è stato dirottato dai terroristi che volevano farci atterrare in Corea del Nord per processare Charles Oskins, uno dei militari che, secondo loro, aveva commesso la strage, e il generale Wolf, accusato di aver coperto il crimine. Quando è stato negato il permesso, hanno deciso di celebrare il processo a bordo dell’aereo e uccidere i due imputati. Ma nel frattempo l’aereo è stato attaccato dai MiG coreani: a quel punto Harm è riuscito ad impadronirsi dei comandi, sostituendosi al pilota ucciso, per riportare il velivolo in quota. Fortunatamente siamo riusciti a disarmare i terroristi e Harm, con la sua solita sicurezza, è stato abile ad evitare i MiG e a far atterrare l’aereo di linea alla base aerea di OSAN.

Non appena abbiamo toccato terra, me ne sono uscita con una frase forse un po’ infelice. Ho detto che la prossima volta avrei preso la nave… Harm mi ha guardato un po’ di traverso, e aveva ragione: era stato davvero molto bravo a far atterrare un aereo che non aveva mai pilotato, salvando tutti quanti. Ma ero troppo scombussolata da quello che avevamo appena vissuto e vederlo tanto tranquillo, perfettamente in grado di controllare la situazione, mi ha esasperato. Quello che davvero avrei voluto fare, invece, era abbracciarlo forte, per ringraziarlo del suo sangue freddo, ma anche per farmi rassicurare da lui: ero terrorizzata, anche se ho cercato di non darlo a vedere.

Ero terrorizzata che le nostre vite terminassero in una maniera tanto assurda.

Mentre mi trovavo in Corea per le indagini non ho avuto modo di controllare la posta e ora, che finalmente posso farlo, l’ho trovato. Temevo che non scrivesse più: mi sarebbero mancate troppo queste e-mail! Non credevo di poter diventare dipendente dai messaggi di una casella di posta. Eppure… eppure è così.

Porta la data del giorno stesso in cui mi sono imbarcata per Seul e sono trascorsi 6 giorni da allora. Chissà, forse ora penserà che non voglio più che continui. Però Mic sapeva che mi trovavo fuori per una missione; se è lui l’innamorato misterioso come credo, non dovrebbero esserci problemi.

Mic ha detto che mi ama. Io non so bene cosa provo per lui. Di certo, però, ora mi accorgo che l’uomo che mi scrive queste e-mail mi sta intrigando parecchio. E’ strano, ma è come se, con questi messaggi, mi stessi innamorando di un altro uomo. Di un Mic nascosto, diverso.

Non si può certo dire che non abbia trovato una maniera davvero originale di corteggiarmi!

                    

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Capitolo 9
*** Un'eternità? ***


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Object : Un’eternità?

 

Un’eternità?

Non farmi attendere un’eternità, ti prego! Sapessi quanto odio quella parola, da un po’ di tempo a questa parte... Non chiedermi il perché, non te lo direi. Ma è così.

Subito, immediatamente!  Continua subito la tua storia… è bellissima ed ha acceso la mia fantasia.

Sono impaziente di leggere se le tue fantasie sono simili alle mie.

 

Posso immaginare quanto odi quella parola. Comincio ad odiarla anch’io.

E così anche tu hai una fantasia… Sarei curioso di sapere qual è anche se, molto probabilmente soffrirei, sapendola indirizzata ad un altro.

Noto con piacere che, come me, sei ansiosa di leggere la posta: anche tu ti sei precipitata ad aprirla, non appena messo piede in casa. Il taxi che ci ha riportati a Washington non sarà ancora rientrato, che siamo già qui, davanti ai nostri rispettivi computer, tu a rispondere al mio ultimo messaggio, io ad attendere impaziente la tua risposta.

Quel viaggio aereo è stato un incubo. Ho ammirato la tua iniziativa di confonderti con le hostess, per pianificare una strategia e, quando la terrorista mi ha chiesto di te, credo che non avrei risposto nulla, neppure quando ha minacciato Renée. Mi hai chiesto cos’avrei fatto, se non ti fossi rivelata e ti ho risposto che, siccome l’avevi fatto, non lo avremmo mai saputo. Ma io so quale sarebbe stata la mia decisione: non avrei esitato a proteggere te. Se la scelta fosse realmente stata tra la tua vita e quella di Renée, credi davvero che avrei scelto la sua? Fortunatamente non c’è stato bisogno di scegliere, perché non avrei voluto essere io a decidere la condanna a morte di Renée: in fondo non è una cattiva persona. Mi piace anche.

Ma tu, Sarah, sei tu. Sei la donna che amo, e per niente al mondo avrei messo a repentaglio la tua vita. Nonostante ti sia messa con Brumby.

Ancora mi domando come hai potuto accettare le sue attenzioni, quando, solo qualche sera prima, sembravi desiderosa delle mie.

Sei troppo fragile, troppo bisognosa d’affetto.

Quando ti ho detto che non ero ancora pronto, speravo avessi capito che volevo che mi aspettassi. Ma è arrivato Brumby e il mio discorso e il mio comportamento ti avranno fatto credere di non essere importante per me.

Eppure sapessi quanto ti desidero…

Mi accorgo solo ora che con le mie parole, che credi di un altro, rischio di farti cadere nelle sue braccia più di quanto non sia riuscito a fare lui con i suoi baci e la sua dichiarazione.

Tu stessa hai scritto che le mie parole ti stanno seducendo… dicendoti quello che provo, ti sto allontanando ancora di più.

Ma come posso resistere al tuo invito tanto allettante?

 

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Capitolo 10
*** Fantasie ***


Ho aperto la posta, a casa, questa mattina, ma non c’era nulla ad attendermi. E mi sono sentita triste: tre sere fa avevo risposto e avevo sperato che continuassi con la tua storia. Immaginavo già le tue mani su di me, le tue mani grandi e bellissime… il tuo volto al buio e i tuoi occhi chiari che mi osservavano, le labbra atteggiate in uno dei tuoi sorrisi più dolci…

 Poi, quando mi sono resa conto della strada che avevano preso i miei pensieri, sono precipitata nello sconforto più totale: perché, in questa storia che mi racconti, invece di immaginarmi con te, vedo Harm che mi tocca, che mi bacia, che mi abbraccia?

Scacciando quell’immagine, mi sono detta che forse era meglio così, che era meglio che non fosse arrivato più nulla, e sono andata in ufficio.

Mi sono immersa nel lavoro, cercando di non pensare. A metà mattina, mentre stavo preparando un documento proprio per il capitano Rabb, ecco apparire la busta indicante posta in arrivo.

Vado a vedere ed eccolo.

Titubante ad aprire il messaggio, cincischio per qualche minuto, indecisa sul da farsi: scrivo su un foglio un appunto, tempero una matita, pinzo assieme dei documenti e li archivio nel dossier sul tavolo.

Infine non resisto e clicco sul messaggio…

 

From   : lover@aol.com
To        : Mac.jag@aol.com

Object : Fantasie      

 

E’ un bacio, quello che ci scambiamo, che sembra non avere fine.

Il tuo corpo aderisce al mio con una naturalezza tale da farmi pensare che siano stati creati apposta per completarsi. La mia mente combatte contro il mio istinto, e vince l’istinto. Senza lasciarti con le labbra, ti trascino in un angolo nascosto da sguardi indiscreti. E, finalmente, soddisfo la voglia che avevo da quando ti ho visto: abbasso ancora di più l’abito sulle tue spalle e scopro la pelle vellutata del tuo seno.

Sono affascinato, non riesco a staccare gli occhi da questa visione… Sei splendida al chiaro di luna, con le labbra un po’ gonfie e arrossate dai miei baci, i capelli scompigliati, perché vi ho passato le mani, e il tuo seno esposto al mio sguardo.

Sei desiderosa anche tu di toccarmi: slacci alcuni bottoni della camicia e, mentre lo fai, la tua mano s’insinua all’interno, accarezzando la mia pelle, e io rabbrividisco al tuo tocco. Scosti i lembi del tessuto e posi le tue labbra su di me, facendomi sospirare di piacere.

Quando ti stringi, le nostre pelli si toccano e una marea di sensazioni mi travolge…

Mi fermo, all’improvviso, e ti ricopro. Poi riallaccio la mia camicia… Se proseguissimo su quella strada, presto ti spoglierei completamente, per fare l’amore con te all’aperto, dove ci troviamo.

Mi guardi sorpresa e un po’ delusa, magari anche frustrata. Ti sorrido, perché io provo la stessa cosa.

Ti riprendo per mano, con la tensione del desiderio insoddisfatto che aleggia tra noi. Insieme c’incamminiamo verso un luogo più intimo, dove poterci amare in piena libertà…

 

Da quel momento in poi sono catapultata in un mondo irreale, fatto di sensazioni e seduzione, di parole magiche e d’immagini inebrianti.

Mi domando nuovamente come tu riesca ad eccitarmi di più con delle parole scritte che con i tuoi baci, ma la realtà è questa.

E, per la prima volta, nella mia mente sorge un dubbio: sei davvero tu, Mic, a scrivermi queste lettere?

 

 

**

 

 

Ti ho osservato mentre, finalmente, leggevi la mia e-mail. Non sono riuscito a scriverti prima: la presentazione del video pubblicitario, ieri al Museo delle Forze Armate, mi ha impedito di scriverti subito. Inoltre Renée sta diventando soffocante… Capisco che la sto illudendo, ma sembrava che anche a lei andasse bene un rapporto senza impegni, basato solo su qualche incontro ogni tanto… almeno così credevo.

Ho spedito il messaggio, diversamente dagli altri, dall’ufficio, collegandomi con la posta privata; volevo osservare le tue reazioni: il tuo volto è  come un libro aperto, per me. Anche questa volta non mi ha deluso.

Chissà perché hai aspettato tanto ad aprirlo? Eppure sono certo che lo hai visto arrivare…

Quando, alla fine, ti sei decisa e lo hai letto, ti ho visto abbandonarti alle mie parole, lasciarti sedurre e travolgere… I tuoi occhi sembravano persi oltre la realtà e inconsciamente ti toccavi le labbra. Ho dovuto trattenermi dal precipitarmi nel tuo ufficio e sostituire la mia bocca alle tue dita… Hai un effetto su di me altamente esplosivo. Devo mettercela tutta, per controllarmi. E da quella sera in Australia è sempre più faticoso. Non riesco a toglierti dalla mente! E ora… dopo aver visto il tuo sguardo mentre leggevi le mie parole è ancora più difficile.

Sapevo che non avrei dovuto farlo, ma la tentazione è stata troppo forte.

 

 

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Capitolo 11
*** Devo sapere ***


La giornata è trascorsa tra un impegno e un altro, senza un attimo di tregua.

Il caso del marinaio Mary Granato, che ha disertato perché sostiene che il suo superiore le ha mentito in merito a quali dovessero essere i suoi futuri incarichi, si presenta particolarmente ostico già di per sé. Inoltre ho deciso che chiamerò a testimoniare Renée a carico dell’accusa: in fondo ha girato un video pubblicitario per la Marina, e sarebbe una teste attendibile per confutare la tesi della difesa che sostiene che all’imputata siano state fatte false promesse. Dovrà testimoniare che non ha ricevuto pressioni per “indorare la pillola”… Non ho ancora comunicato ad Harm che intendo interrogare Renée e a dir la verità, temo un po’ la sua reazione.

Non mi piace vederlo con lei. Trovo irritante come lo consideri “suo” e lo sbandieri ai quattro venti! L’ho odiata durante la presentazione del video, l’altra sera, al museo delle Forze Armate: Harm era fantastico e lei era riuscita a farlo apparire al meglio, in quel breve video pubblicitario. Inoltre sembravano molto affiatati…

Anche se è stato difficile, alla fine sono stata costretta, per proseguire con il caso Granato, a cacciare in un angolo remoto della mia mente le parole di quell’e-mail che mi ha turbato tanto e concentrarmi sul lavoro. Ma ora, finalmente, sono riuscita a fare una pausa… ed ecco che riaffiorano alla mente, seducenti e intriganti come appena lette. Non mi ero mai sentita così, prima d’ora: sembro una dodicenne al suo primo romanzetto d’amore! Sono turbata, ma al tempo stesso desiderosa di lasciarmi sedurre; m’impongo d’essere razionale e non lasciarmi attrarre così da semplici parole, eppure mi piace anche sentirmi tanto intrigata dalla persona che me le scrive… Forse è più saggio che abbandoni certe fantasie e mi beva un caffè.

Pessima decisione! Sono entrata in dispensa credendo d’essere sola, invece trovo Harm, che sta sorseggiando tranquillamente il suo tè. Mi sono incantata per un attimo ad osservare le sue labbra appoggiate alla tazza…

Quando si è accorto del mio sguardo, ha sorriso, senza dire nulla. Si comporta in modo strano con me da quando è rientrato dall’Islanda: mi sento spesso osservata, quasi sotto esame. Sembra che attenda qualcosa… ma cosa? Più di una volta sono stata tentata di chiedergli come mai mi guarda con quell’aria quasi divertita, ma ogni volta ho cambiato idea. Sembra quasi sapere cosa mi sta succedendo. Sembra quasi essere a conoscenza di quelle e-mail che mi sconvolgono tanto.

E… se fosse lui a scrivermi quelle lettere?

No. Non Harmon Rabb. 

Lo desidero da così tanto tempo che, pur d’illudermi, m’immagino anche questo! Perché ciò che mi dice l’innamorato anonimo nelle sue e-mail, sono tutte le parole che mi sarebbe piaciuto sentirmi dire da Harm e che lui non mi ha mai detto. E’ solo per questo che penso possa essere lui… perché, in fondo, vorrei tanto che lo fosse.

Agitata da questi pensieri, ho bofonchiato un “Ciao…” quasi incomprensibile, mi sono versata un caffè che ho bevuto d’un fiato e poi ho girato i tacchi, per andarmene… l’ufficio è un luogo più neutro. Questa stanzetta è troppo intima, soprattutto quando c’è lui: non è solo la sua presenza fisica a renderla uno spazio tanto stretto ed angusto, affollatissimo… E’ la sua forte personalità a riempire ogni luogo in cui si trova. E’ l’attrazione che provo e che mi chiude la gola ogni volta che gli sono vicino, a farmi sempre sentire sopraffatta da lui.

Harm non ha detto nulla, si è limitato a fare un cenno del capo al mio saluto e a sorridere: quel suo sorriso divertito mi dà sui nervi! Sembra riesca leggermi nella mente e carpire tutti i miei pensieri, contro la mia volontà. Non sono più in grado di resistere ed esco dalla saletta caffè rapidamente, quasi fuggendo, sentendomi il suo sguardo addosso.

Ora, al sicuro nel mio ufficio, ripenso a quella folle idea che mi è transitata nella mente poco prima: Harmon Rabb autore di quelle e-mail.

Assurdo! Scuoto la testa da sola: se qualcuno mi vedesse, penserebbe che sono pazza!

Però… però, più ci penso, meno mi sembra improbabile.

No… è solo la mia immaginazione… o, meglio, il mio desiderio… non può essere lui.

Eppure… è l’unico, oltre a Mic, ad essere stato su un battello con me a Sidney… No, è di certo Mic… non mi ci vedo Harm a scrivere lettere d’amore ad una donna!

Anche se… Ricordo che quando mi raccontò dell’omicidio di Diane mi disse che l’agente Tacchino gli aveva consegnato un plico di lettere che aveva trovato nella cabina della vittima e che erano sue… Lettere d’amore che Harm aveva scritto a Diane. Possibile che possa essere davvero lui? Del resto è un abile oratore, il migliore che io conosca… ci sa fare con le parole.

Devo sapere.

 

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Capitolo 12
*** Miracoli... ***


Sono confuso: avrai anche una storia con Brumby, ma provi ancora qualcosa per me. Ne sono certo: ho notato il tuo sguardo, oggi, mentre mi osservavi bere… era facile intuire il filo dei tuoi pensieri, forse perché sono simili ai miei, ogni volta che ti sono vicino.

E poi sei gelosa di Renée! Non la sopporti, vero? Per questo l’hai fatta testimoniare, perché sapevi che, per difendere la mia cliente, non avrei esitato a distruggere la sua testimonianza.

Come mi conosci bene!

L’ho rincorsa perché mi spiaceva averla umiliata davanti a tutti, ma lei se n’è andata. Buon per lei, ho altro per la testa…

Devo capire perché hai scritto questo messaggio.

 

From   : Mac.jag@aol.com
To        : lover@aol.com

Object : Miracoli…

 

Ho avuto parecchie storie sbagliate, storie che mi hanno fatto molto soffrire… tanto che mi sembra ancora impossibile che tu possa amare una come me.

Ci vorrebbe un miracolo…

 

Non serve alcun miracolo, Sarah. Mi spiace averti fatto pensare il contrario. Io ti amo.

Ma forse, con le tue parole, stai dicendo a Brumby il perché della tua esitazione ad accettare la sua proposta.

Quando, prima di partire per l’Islanda, ti ho visto con il suo anello al dito, al dito “giusto”, mi sono sentito morire… ma, come al solito, ho reagito con una battuta. Non lasciar trasparire le mie emozioni mi permette di mantenere il controllo, mi impedisce di lasciarmi andare…

Quando ho capito che stavi solo “pensando”, che stavi solo provando l’effetto che ti avrebbe fatto vedertelo all’anulare sinistro, e che non avevi ancora preso una decisione, mi sono sentito sollevato.

Lo so, non cambia nulla, ma posso ancora sognare che tu sia mia.

 

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Capitolo 13
*** Balla con me ***


Serata sprecata. Era meglio se fossi rimasta a casa a riposare, così avrei fatto anche in tempo a controllare la posta. E invece sono venuta a questa serata organizzata da lei, la bionda di Harm.

Insopportabile! Continua a stargli attorno, appiccicosa come una sanguisuga e lui sembra non avere problemi… Gli uomini sono proprio dei cretini, quando c’è di mezzo la possibilità di fare del sesso senza troppe complicazioni. Ma non sembra che lei sia tanto dell’idea di non mettere radici! Voglio vedere come se la caverà il freddo top-gun quando la sua bionda gli chiederà di mettere su casa assieme…

Siamo in un pub, un locale scelto da Renée, per festeggiare in maniera amichevole e informale il successo del video pubblicitario. Ha invitato tutti noi del Jag e la troupe che ha girato lo spot. Abbiamo mangiato, chiacchierato, riso, cantato e ascoltato buona musica: c’è un piccolo gruppo che suona un po’ di tutto, dal jazz al country, anche su richiesta del pubblico.

In fondo la serata non è stata poi tanto male, fino ad ora. Non fosse per Renée che non ha mollato Harm per un solo momento… Ma come darle torto? L’avrei fatto anch’io, se fossi la sua donna.

E’ tardi e la serata sta per volgere alla fine; ormai parecchie persone se ne sono andate e alcuni stanno accingendosi a farlo ora. Io non ho ancora voglia di rientrare… anche se in alcuni momenti ho pensato che essere qui fosse stata una pessima idea, ora gradisco ascoltare dell’altra musica, che si è fatta inevitabilmente più dolce.

Due coppie stanno ballando al suono di un vecchio motivo di Sinatra… non mi sembra che siano del nostro gruppo, forse altri habitué del locale.

Mi guardo intorno e scorgo ancora alcuni di noi al tavolo a chiacchierare, ma non vedo Harm in giro. Potrebbe essere al bar, oppure essersene già andato, con Renée. Di certo l’avrà accompagnata, ho visto che poco prima salutava gli altri.

La luce è ancora più soffusa di qualche ora fa: sembra l’atmosfera perfetta  per un sogno romantico. Le note di un pezzo struggente, suonato con il sax, riecheggiano lente e languide… mi sembra di conoscerlo, ma al momento non ricordo il titolo.

Mi tornano alla mente le parole della storia raccontata da quelle due e-mail intriganti e la musica sensuale sembra accompagnarle. Mi lascio trasportare dall’atmosfera magica; finché una voce, un sussurro, mi coglie di sorpresa…

“Balla con me”.

 

**

 

Non resisto a vederti lì, sola, ad ascoltare la musica, leggendo nei tuoi occhi quanta voglia hai di lasciarti andare a quelle note struggenti. A dir la verità, forse sono più io che non resisto all’idea di ballare con te al ritmo languido di quella melodia: qualcosa mi dice che i nostri corpi si muoverebbero molto bene assieme.

E’ tutta la sera che vorrei farlo, che vorrei prenderti tra le braccia, allontanarti da tutti per averti solo per me. Ma per tutta la sera Renée non ha fatto altro che esigere la mia attenzione e tu sembravi anche divertirti, con gli altri.

Però ora Renée se n’è andata, domattina ha un impegno di lavoro molto presto e voleva essere in perfetta forma. Ha insistito perché l’accompagnassi, ma sono riuscito a cavarmela dicendo che gli uomini volevano che rimanessi per il bicchiere della staffa e non potevo deluderli… sai come sono queste faccende tra uomini! L’ha presa in maniera abbastanza sportiva e si è fatta accompagnare da Gregory, uno dei cameraman. L’ho scortata alla porta, le ho dato un bacio della buonanotte e sono tornato indietro. Al tavolo, con gli altri, non c’eri più. Ho frugato con lo sguardo il resto della sala, ma la penombra non mi ha facilitato il compito. Poi, finalmente, ti ho scorta in un angolo, in piedi, appoggiata ad una parete, intenta ad ascoltare il pezzo e ad osservare due coppie che ballano.

Sei bellissima! E quella tua aria dolce e sognante ti rende ancora più bella.

Ti guardo e al tempo stesso mi rendo conto di essermi mosso, inconsapevolmente, verso di te. E, quando mi accorgo che sto per raggiungerti, capisco che il mio istinto ha avuto il sopravvento sulla mia parte razionale e che ha deciso di farmi fare quello desidero davvero.

Ti arrivo alle spalle e per un secondo aspiro il tuo profumo, mentre mi avvicino al tuo orecchio e ti sussurro: “Balla con me.”

Ti volti, quasi spaventata; quando ti accorgi che sono io, non so più dire se sei felice o ancora più turbata. Provo un’altra strada.

“Pare che quelle due coppie si stiano divertendo…” Mi guardi negli occhi, mentre accenno in direzione della pista da ballo.

“Già…”

“Che ne dici di raggiungerle?”, ti chiedo di nuovo, mentre ti prendo la mano tra le mie, sperando di non lasciarti altra scelta che acconsentire. Ma non ho fatto i conti con la tua testardaggine.

“Dov’è Renée?”

“E’ andata via.”

La mia risposta ti lascia perplessa, me ne accorgo. Probabilmente ti stai domandando come mai lei se n’è andata e io sono ancora qui. Ma non ho intenzione di spiegarti.

“Balla con me… per favore” ti domando ancora una volta, dolcemente, avvicinandomi con le labbra al tuo collo, per sussurrarti le parole all’orecchio, nel caso non avessi sentito.

Ma chi voglio prendere in giro? Lo faccio solo per venirti ancora più vicino, per respirare il tuo profumo dolce, misterioso e seducente. E per sentirmi sfiorare la guancia dai tuoi capelli. Che voglia ho di farvi scorrere le mani dentro, sentendone la morbidezza sulle dita…

“D’accordo”.

Per una frazione di secondo il tuo assenso mi disorienta; ero perso in fantasie personali. Cosa ti ho chiesto? Ah, sì, balliamo. Ti prendo tra le braccia subito, senza neppure avvicinarci alla pista da ballo, che poi di una vera pista non si tratta: è semplicemente il centro della stanza, che tutti considerano tale.

All’inizio sei un po’ restia a lasciarti andare, ma ho deciso che ti voglio tenere tra le mie braccia come si deve e non assecondo la tua idea di ballare come due perfetti estranei: ti accarezzo leggermente la schiena e, nel farlo, sento il calore della tua pelle attraverso la seta leggera della tua camicia. Mi piace molto come sei vestita questa sera. Nonostante la semplicità del tuo abbigliamento hai un’aria molto sensuale. Indossi una camicia bianca e un paio di jeans che mettono in risalto le tue forme sexy… hai lasciato i primi due bottoni slacciati appena sopra al seno e il tessuto accarezza dolcemente la tua pelle ambrata, concedendo ampio spazio alla mia immaginazione.

“Rilassati”, ti mormoro all’orecchio, premendo leggermente sulla tua schiena.

Mi guardi negli occhi, sorpresa; forse ti domandi cosa mi sia preso. Domani, ne sono certo, me lo chiederò anch’io. Ma stasera no: questa sera voglio ballare con te.

Finalmente sento che ti lasci andare… ti avvicini impercettibilmente e allora ti stringo più forte, lasciando che sia il suono struggente del sax a guidare i miei movimenti mentre mi abbandono alle sensazioni che mi trasmette il tuo corpo contro il mio…

Che stupido sono stato quella sera a Sidney!

 

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Capitolo 14
*** Re: Miracoli… ***


“Buonanotte, Mac”.

“Buonanotte…”. Scendo dalla sua auto rapidamente, prima che il poco buon senso rimasto mi abbandoni definitivamente e lo implori di salire con me e portarmi a letto. Ma devo fare uno sforzo notevole per aprire la portiera e scendere, mentre le sue labbra morbide mi tentano da tutta la sera. Toccarle… mi basterebbe poterle toccare per pochi secondi…

Ha voluto accompagnarmi a tutti i costi, quando ha visto che Bud e Harriet, con i quali ero arrivata al locale, se n’erano andati mentre noi stavamo ancora ballando. Domani Bud mi sentirà, per non avermi chiamato: se c’era una cosa che non mi sentivo di affrontare era essere accompagnata a casa da Harm, soprattutto dopo essere stata per quasi un’ora tra le sue braccia. Sarebbe stato più sicuro prendere un taxi!

Abbiamo ballato finché non siamo rimasti ultimi e il complesso ha deciso che era arrivata l’ora di smettere. Quando la musica è terminata, quasi non ce ne siamo resi conto e per qualche istante Harm mi ha tenuta ancora tra le braccia, finché l’ho fatto tornare alla realtà.

Sembrava quasi che si fosse perduto in un mondo tutto suo… un mondo fantastico, nel quale mi ha trascinato per il resto della serata da quando mi ha sussurrato “Balla con me…”. Ancora adesso mi vengono i brividi al ricordo della sua voce e del suo alito caldo contro il mio orecchio. Avevo già ballato con lui a ricevimenti ufficiali, ma nulla è paragonabile al ballo di questa sera. Allora era sempre stato formale, amichevole e nient’ altro. Questa sera è stato diverso.

 Da quando l’ho visto entrare nel locale con Renée appesa al suo braccio, ho capito che la serata, per me, sarebbe stata un incubo. Era talmente bello e irraggiungibile! Così bello e sexy, con quei jeans neri aderenti alle sue gambe muscolose e quella camicia azzurra slacciata, una volta tanto, sul suo petto nudo anziché coperto dalle t-shirt che porta di solito sotto la divisa d’ordinanza…

Chissà se si rende conto dell’effetto che fa quando indossa pantaloni sportivi, anziché quelli dell’uniforme, dal taglio più morbido? E’ vero che non serve che lo veda in quel modo, per apprezzare il suo fisico! Mi fa impazzire anche quando è rinchiuso nella tuta da pilota: ogni volta vorrei essere io a slacciargliela e sfilargliela lentamente.

Ma il suo corpo fasciato dai jeans e coperto da una camicia che mette in risalto ancora di più i suoi occhi chiari, lasciata aperta a rivelare appena il suo torace… è una tentazione alla quale è molto difficile resistere.

Deve per forza sapere l’effetto che fa! Eppure, a volte, ad osservarlo bene, sembra quasi che ne sia davvero inconsapevole. E questo aumenta ancora di più il suo sex-appeal.

L’ho visto entrare e salutare tutti con un sorriso e ho immediatamente capito che odio quella donna. E solo perché lei può baciarlo… Avrei dato non so cosa per essere al posto di Renée. E’ inutile che tenti di togliermelo dalla testa, l’attrazione che provo per lui già da sola basterebbe a renderlo impossibile; se poi ci aggiungo i sentimenti che mi stringono il cuore in una dolce morsa ogni volta che lo vedo…

Prendine atto, Mac: sei destinata ad una lenta tortura. Lui ti farà impazzire!

Ho voglia di convincermi che le parole del mio “innamorato anonimo” siano di Mic!

Già faticavo a farvi entrare lui nei miei sogni quando ancora credevo che fosse davvero Mic a scrivermele; ma da quando ha cominciato a girarmi in testa l’assurda idea che possa essere Harm… E ora, dopo questa serata, sarà ancora peggio.

Non m’importa neppure più di sapere perché non ha accompagnato Renée a casa, m’interessa solamente risentire le sue mani su di me e il suo corpo contro il mio, mentre  mi stringeva a sé per ballare. Voglio solo ricordare il profumo inebriante del suo dopobarba, che mi giungeva attraverso il tessuto della sua camicia, reso più intenso dal calore del suo corpo. Desidero solo concentrarmi sulla piacevole sensazione della sua mano che scorreva in una lenta carezza sulla mia schiena, fino a toccarmi i capelli, o della sua guancia, a volte vicinissima quasi a sfiorare la mia…

Oh, Harm, perché hai voluto ballare con me, questa sera?

E’ tardi, dovrei andare a dormire, altrimenti domattina sarò uno straccio. Ma riuscirò ad addormentarmi? Mentre torno poco alla volta alla realtà, ricordo all’improvviso la posta: prima d’uscire non ho fatto in tempo a controllarla e il messaggio che attendo è importante.

Accendo il computer, mi collego e vedo, tra le altre, l’e-mail in cui spicca il mittente che, oramai da giorni, aspetto sempre con ansia.

 

 

From   : lover@aol.com
To        : Mac.jag@aol.com

Object : Re: Miracoli…        

 

Molti non sarebbero d’accordo con te.

Non serve un miracolo. Io ti amo. Amo tutto di te:  il tuo splendido corpo, la tua mente acuta e brillante, il tuo carattere forte, ostinato, ma al tempo stesso anche fragile…

Neppure un miracolo riuscirebbe a farmi innamorare di più.

Piuttosto servirebbe un miracolo perché tu possa ancora amare uno come me…

 

La prima frase che ho letto ha fatto accelerare il mio cuore: è Harm! Ha risposto con le stesse parole che io avevo detto a lui quella sera, quando mi aveva detto che il luogo in cui ci trovavamo non cambiava quello che eravamo.

Avevo scritto di proposito una frase sul “miracolo”, per capire. Se l’innamorato misterioso fosse stato Mic, magari si sarebbe tradito, oppure avrebbe di proposito risposto con quello che mi disse allora, ossia: “Pregherò la Stella del Sud di compierne uno…” proprio per rivelarsi, finalmente.

Invece ha risposto con una frase della conversazione avvenuta tra me e Harm. Le parole che ci siamo scambiati quella sera resteranno sempre incise nella mia mente, è impossibile che le dimentichi. E, ora che ci penso, anche in un’altra e-mail aveva risposto con una parola di quella conversazione: “Eternità”… Però poi ho proseguito nella lettura, e tutto è diventato meno chiaro, soprattutto dopo l’ultima frase: Mic, sul battello, aveva detto la stessa cosa. E’ una delle poche parole che ricordo con sicurezza  del suo discorso… Che ironia! Ricordo meglio il rifiuto di Harm che la dichiarazione d’amore di Mic!

Anche se, rileggendo bene… c’è quell’ “ancora” che mi lascia qualche speranza.

 

 

**

 

Com’è stato difficile lasciarti andare, ieri sera! Mentre scendevi dalla mia auto, avrei voluto afferrarti una mano e trattenerti… sarei voluto salire con te… avrei voluto baciarti…

Soprattutto avrei desiderato tanto baciarti. Anche lì, in auto, come un ragazzo al primo appuntamento, anziché un uomo che muore dal desiderio di fare l’amore con te.

Ho desiderato baciarti da quando ti ho preso tra le mie braccia per ballare.

E anche ora, che ti osservo alla scrivania, intenta a prendere appunti sul caso al quale stai lavorando, anche ora vorrei raggiungerti, trascinarti in un luogo appartato e baciarti a lungo.

Invece sono qui, a cercare di concentrarmi sulle carte che ho davanti e a godermi lo spettacolo di te che strapazzi Bud perché ieri sera non ti ha chiamato quando lui ed Harriet se ne sono andati.

Caro tenente, non sai che favore mi hai fatto! O forse sì? Lo sai, ed è proprio per questo che hai scelto di rischiare la sfuriata di Mac, piuttosto che essere certo di prenderti la mia.

Ti devo un grosso favore, Bud!

 

 

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Capitolo 15
*** Rapporto commissione infortuni - parte B ***


 

  “Rapporto commissione infortuni, parte B.” Guardo con aria triste il fascicolo che ho posato sul bancone della cucina di Harm.

“L’hai letto?”

“Solo di sfuggita, era aperto su quella pagina.”

“La divulgazione non autorizzata di un rapporto della commissione infortuni è un gravissimo reato, Mac.”

Come se non lo sapessi! Non sono qui per sentirgli dire questo, ma per chiedergli un consiglio. Per avere supporto morale, per… non so bene neppure io per cosa. Lo guardo, mentre sta trafficando ai fornelli: possibile che anche questo suo lato casalingo mi attragga tanto?

“Non ho mai avuto intenzione di divulgare niente.”

Rappresento l’accusa nel processo a carico del primo capo Bracket, accusato di negligenza colposa e omicidio preterintenzionale. Bud e la Singer sono alla difesa. Il caso si presenta difficile: durante un’esercitazione di lancio con il paracadute due uomini sono finiti in acqua. La responsabilità ricade sul primo capo, che aveva il compito di controllare se il pilota aveva acceso la luce verde e di confermare il lancio; a differenza del pilota che sostiene d’aver negato il lancio poiché l’aereo era a quota troppo bassa, Bracket si difende dicendo che la luce era verde.  Alla prima accusa di negligenza, s’è aggiunta quella di omicidio quando, a causa di gravi problemi polmonari, uno dei due marinai è morto.

Durante le indagini ho interrogato anche il capitano Miller, commissario medico della commissione infortuni: la legge gli impone la segretezza professionale riguardo le informazioni riservate che ha relazionato nella parte B del rapporto, però una sua frase, quando gli ho fatto una domanda relativa ad un possibile stato di ubriachezza del primo capo, mi ha lasciato perplessa e mi ha spinto a seguire quella intuizione. Mentre indagavo per altre vie, ho trovato sul sedile della mia auto, aperto alla pagina riservata, proprio il fascicolo della commissione di sicurezza. E nel leggerlo ho avuto conferma della mia intuizione.

Chi può averlo messo nella mia auto?

“Non puoi usare le informazioni che contiene, né le prove ottenute in base a quelle informazioni…”

So anche questo, purtroppo.

“E’ come il frutto di una pianta velenosa. Lo so. Il profumo è buono: lasagne?”

“Sì, vegetariane.”

“Però… Renée la credevo più carnivora…”

 

**

 

E’ inutile che fingi di essere una dura.

So che sei spaventata, arrabbiata e frustrata: temi di essere scoperta per aver sbirciato quel fascicolo, anche se non l’hai fatto di proposito. Ti senti frustrata perché, avendo scoperto che la tua intuizione era giusta, ma non potendo far valere il fascicolo B, non sai come inchiodare quell’irresponsabile senza far correre dei rischi alla tua carriera. Però al tempo stesso non puoi neppure fregartene, perché potrebbero morire altre persone per la sua negligenza.

Inoltre sei arrabbiata con la persona, chiunque essa sia, che ti ha costretto a vedere quel fascicolo…

E così te la prendi con Renée. Al tuo posto, farei la stessa cosa con Brumby. E lo farei anche se ora ti guardo un po’ accigliato, a causa del tuo commento sulla donna che sta per arrivare a mangiare la cena che ho cucinato. M’infastidisce che tu sia venuta a sapere che l’ho invitata.

Sono felice che tu ti sia rivolta a me, come sempre, per confidarti, ma avrei preferito che non mi trovassi a preparare la cena per Renée… l’ho invitata solo per scusarmi ancora con lei d’averla trattata male all’interrogatorio...

Va bene, sarò onesto fino in fondo: probabilmente ci passerò la notte… Oh, al diavolo! Sono un uomo e ho bisogno di una donna. E Renée non è complicata. Mi sento talmente frustrato a desiderarti tanto, Mac, e ad aver perso l’occasione di poterti amare, che mi accontento di un corpo qualunque, anche se so che potrei ferirla. Ma ora non sopporto l’idea che tu possa pensare che trascorrerò la serata con lei. Soprattutto adesso che so per certo, avendoti qui, che vorrei avere te, solo te, tra le mie braccia.

“E se Bracket venisse prosciolto e un altro paracadutista morisse per colpa sua?”

“Vuoi sentirti dire che questo ti autorizza a violare le regole? Hai idea di chi può aver messo il fascicolo nella tua auto?”

“Solo qualche vago sospetto…”

Anch’io ho qualche vago sospetto. Ad essere preciso, un unico sospetto: Loren Singer. Pur di vincere il processo, quella non esiterebbe a distruggerti. Come vorrei…

Il campanello interrompe i miei pensieri omicidi nei confronti del tenente Singer e li dirige all’inconsapevole Renée, che entra dalla porta e mi abbraccia, ignara di tutto.

Sarà anche inconsapevole, però l’avrei strozzata quando, con aria ingenua, ma ovviamente gongolante, ti si rivolge mentre stai per andartene, quasi dispiaciuta perché ci lasci.

Quando esci, gioca una carta con me: “Non vado a genio ai tuoi amici…”.

“Cosa te lo fa pensare?” le domando, rassegnato: non mi piace la piega che potrebbe prendere il discorso; non mi piace l’idea che tu te ne sia andata, immaginandomi tra le braccia di Renée. Non voglio più trascorrere la serata con questa donna…

“Tanto per cominciare, il fatto che non lo neghi.”

Caspita, non la credevo tanto intelligente!

 

 

**

 

 

“Ha consultato documenti riservati. Ha usato informazioni confidenziali a carico di qualcuno a cui è stato garantito che quello che diceva non sarebbe stato usato contro di lui. Come diavolo le è saltato in mente?”

I miei timori peggiori si sono rivelati fondati: chi ha messo il fascicolo B nella mia auto voleva distruggermi. L’ammiraglio è furioso e, in fondo, non posso neppure dargli torto.

“Signore, avevo già stabilito la mia linea di condotta prima di vedere quel rapporto.”

“Perché leggerlo allora?”

Già, perché l’ho letto? Perché, fondamentalmente, la curiosità è donna…

“A conferma della mia idea che l’imputato era colpevole.”.

“E che vantaggio poteva trarne? Lei è un avvocato, non un membro della giuria”.

Lo so che non spetta a me giudicarlo. A me spetta solo il compito di incriminarlo. A volte non è facile essere in pace con la propria coscienza, sia che si vinca, sia che si perda. Avevo l’occasione di sapere a priori se avevo visto giusto… e sentirmi in pace con me stessa.

“Signore, l’istinto mi diceva che l’imputato nascondeva qualcosa. Quando ho letto la sua ammissione di aver bevuto la sera prima del lancio, ho saputo d’aver ragione: le imputazioni erano valide.”

“Quindi se non avesse trovato quell’ammissione avrebbe mollato tutto e chiuso il caso?”

No, mi sarei sentita solo nell’eterno dubbio: colpevole o innocente? Harm lo sente sempre d’istinto e io, a volte, vorrei essere tranquilla come lo è lui…

“No, signore! Chiaramente no! Le assicuro che avevo già stabilito la mia strategia. Quel rapporto non ha condizionato la mia gestione del caso.”

Mi ha solo fatto sentire più sicura della mia sensazione…

“Il capitano Delario non le ha creduto. Nel suo rapporto la accusa di cattiva condotta e violazione dell’etica.”

L’ammiraglio, ora, ha abbassato lo sguardo, e questo non è un buon segno.

“E’ il punto di vista del capitano e posso capirlo. Però lei mi crede, signore?”

“Come dice?” Vedo Chegwidden alzare di colpo il capo, sorpreso dalla mia domanda. Non è un buon segno neppure questo.

“Vorrei sapere, ammiraglio, se lei crede alla mia affermazione di non essermi comportata in modo improprio”.

“Mac, io non so più a cosa credere, a questo punto…”.

  “Allora, forse, dovrei chiedere di essere rimossa dal caso.” Lo dico, quasi aspettandomi una smentita da parte del mio superiore. Dentro di me non riesco a pensare che non mi creda. E forse è così, l’ammiraglio, in fondo in fondo, sa che sono corretta nello svolgere il mio lavoro. Ma, al tempo stesso, quello che mi risponde me lo aspetto: del resto, è il suo dovere.

“Oh, ho già provveduto. D’ora in poi il caso è affidato al capitano Rabb.”

“Sì, signore.”

“Può andare.”

“Agli ordini, signore.”

Mi volto con il cuore stretto in una morsa ed esco dall’ufficio dell’ammiraglio. Chi ha voluto eliminarmi dal processo, ha raggiunto il suo scopo. Harm non potrà usare l’informazione di cui è al corrente, ma lui ha sempre un asso nella manica e inchioderà, in un modo o nell’altro, sia il primo capo sia chi mi ha giocato questo tiro.

Nonostante la presenza di Renée, l’altra sera ho sentito che era dalla mia parte.

 

**

 

Odio esser dovuto subentrare a te in questo processo: stavi facendo, come sempre, un ottimo lavoro e se chi immagino non ti avesse sabotato, avresti certamente vinto. Ora tocca a me fare in modo che il primo capo Bracket paghi per la vita del marinaio Komstock, ma soprattutto che chi ti ha deliberatamente voluto distruggere per vincere il processo, sappia che ho capito il suo gioco. Non gliela farò passare liscia, Mac!  Puoi starne certa.

Domani ci sarà l’ultima udienza del processo e poi, finalmente, questa brutta faccenda sarà chiusa. E ci penserà il tuo innamorato misterioso a farti tornare il sorriso. M’inventerò un’altra storia da raccontarti, tanto la fantasia non mi manca quando ci sei di mezzo tu…

Sento la mancanza delle tue e-mail: credevo che avresti risposto alla mia ultima, ma il processo e tutti questi problemi ti hanno certamente impedito di pensare ad altro.

Vorrei che tutto tornasse come prima…

“Sì, Washington - Sidney… a che ora arriva? E qual è la tariffa?... va bene, mi prenoti un posto, per cortesia. Bene, grazie…”.

Mi sono affacciato alla porta del tuo ufficio per parlarti dell’udienza, per tirarti su di morale, per vederti… sei al telefono, in una conversazione che non mi piace per niente. Chiudi la telefonata e, finalmente, ti accorgi di me, appoggiato allo stipite della porta. Mi guardi seria; la tua espressione è una muta domanda sul perché della mia presenza lì.

“Volevo dirti che l’udienza conclusiva sarà domani”.

“Grazie, non ci verrò.”

“Mhmm, forse è meglio… Sei di partenza?” Non vorrei chiedertelo, ma non saperlo sarebbe peggio.

“Prenderò qualche giorno di ferie e andrò in Australia”.

Era meglio se non chiedevo, molto meglio. Non riesco a trattenermi dal lanciarti una frecciatina… odio quell’uomo che ha saputo dirti quello che avrei voluto dirti io.

“Ah… Brumby sa del tuo arrivo?”

“Non ancora…”

Continuo imperterrito sulla mia strada, cercando di mettere in cattiva luce l’australiano: lo so, è dannatamente infantile, ma del resto, tutto il mio comportamento con te, da quella notte sul battello, è stato dannatamente stupido e infantile. Una volta in più che vuoi che sia?

“Gli farai una sorpresa?”

“Ah… ti piacerebbe che lo cogliessi in flagrante con una prosperosa bionda!”

Bè, non ci avevo pensato, ma… Non solo una prosperosa bionda, ma anche una mora e due rosse! In effetti, quest’ultima stupidaggine potevo risparmiarla: dimentico sempre che sei acuta quanto me. Però tu avresti potuto essere più buona e farmi credere di non aver colto la mia stupidità tanto bene! Provo a dribblare in corner…

“Io non ho detto una parola”

“Mic non fa certe cose! E’ una persona seria. E prima o poi dovrai riconoscerlo”.

Mai, neppure morto!

“Se sta bene a te, sta bene anche a me…”

Ecco, e con questa ho raggiunto il massimo della stupidità… non ci crederai mai. Accidenti, era meglio se stavo zitto.

“Però…?”

Come volevasi dimostrare: ho sempre saputo che non posso nasconderti nulla. O quasi…
Ok, torniamo ad essere l’amico serio e responsabile, sul quale puoi fare affidamento.

“Hai davvero voglia di rivederlo, o... soltanto di scappare da qui?”

“Forse l’uno e l’altro…”.

Temevo peggio; c’è ancora speranza per impedirti d’andare dall’australiano. Sto per dirti qualcosa, non so bene neppure io cosa, quando Galindez mi chiama.

Forse è meglio così: mi sarei potuto tradire.

 

 

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Capitolo 16
*** Valigie ***


L’appartamento è in uno stato pietoso. Un’assurda confusione di abiti e accessori…

Non ho mai avuto problemi a preparare una valigia, ma questa sera non ne ho proprio voglia. Guardo desolata tutto quel disordine e decido di continuare più tardi.

Mi avvicino al mio portatile, pronta ad accenderlo. Da quando ho letto l’ultima e-mail del mio innamorato senza nome, sono stata tentata di rispondere, ma mi sono sempre bloccata: cos’avrei potuto scrivere? Sei tu, Mic? Ridicolo. Sei tu, Harm? Più assurdo ancora.

E così non ho più risposto. Inoltre tutti gli avvenimenti recenti mi hanno distratta da queste lettere anonime. Chissà se starà aspettando una risposta, chiunque egli sia? Oppure se, in fondo in fondo, è felice che abbia messo fine a questo gioco?

Devo rispondergli un’ultima volta? No. A cosa servirebbe, del resto? Se fosse chi desidero io, non lo saprei mai. Non si lascerebbe sfuggire nulla, come ha fatto finora. Se invece fosse Mic… bè, lo rivedo fra un giorno e lo capirò, guardandolo negli occhi. Ma, a questo punto, non m’importa più granché. Ho fatto una scelta e non tornerò indietro. Mi aspettano una decina di giorni in Australia e in questi giorni cercherò di prendere una decisione in merito alla proposta di matrimonio che mi ha fatto: tornerò una donna ufficialmente fidanzata, oppure ancora single. Non ha senso continuare a rimandare la decisione, aspettando… Aspettando cosa? Che Harm cambi idea? Che mi confessi di aver scritto lui quelle lettere tanto appassionate? Diventerei vecchia, nel frattempo.

La chiacchierata tra me e me ha fatto effetto: ritorno in camera e mi metto di buona lena a terminare, o meglio ad iniziare, la valigia. Ritiro quello che non serve e piego ciò che ho deciso di portarmi dietro, per la maggioranza indumenti leggeri. Qualche golf, almeno due costumi…

Ho quasi terminato: mancano ancora alcuni accessori, un telo per la spiaggia, occhiali da sole… E poi rimane da sistemare tutto quello che ho sparso sul divano.

Ma, a quanto sembra, è un obiettivo difficile da raggiungere entro la fine della serata: qualcuno suona il campanello e devo interrompere di nuovo. Apro la porta e quando lo vedo sulla soglia decido immediatamente che quella valigia è tutta da rifare.

Ma proprio stasera doveva venire a casa mia?

 

 

**

 

“Ciao…”

“Ciao, Harm. Che ci fai qui?”

Diretta, come sempre. Ma perché, ogni volta, devi farmi domande alle quali mi è difficile rispondere? Che faccio a casa tua? Voglio impedirti di andare in Australia.

“Pensavo volessi sapere com’era andata l’udienza finale…”

“Ti avevo detto che non m’interessava.”

“No, tu hai detto che non ci saresti stata. E’ diverso.”

Mi guardi negli occhi un po’ diffidente, ma l’ombra di un sorriso ti spunta nello sguardo. Ti sorrido anch’io: so ancora leggere nei tuoi pensieri. Non volevi esserci, ma muori dalla voglia di sapere.

“Entra…” e così dicendo spalanchi la porta. Il primo passo è fatto. Ora dovrai riuscire a cacciarmi fuori, se vuoi partire. Mi guardo attorno e un sorriso mi sale alle labbra: c’è una tale confusione, in casa, che sembra sia passato un tornado! Ma sei sempre così incasinata, nel preparare una valigia?

“Problemi con le valigie?” ti chiedo sorridendo. Scusami l’ironia, ma è più forte di me.

“Mhmm… lascia stare. Dimmi piuttosto dell’udienza.”

Sposto una pila d’indumenti per far spazio e mi siedo sul divano. Fai altrettanto con un altro mucchio, o almeno ci provi: non sai dove appoggiarli e ti guardi attorno, perplessa. Ti scosto la sedia del tavolo sul quale sei solita lavorare ai tuoi fossili e tu, bofonchiando un “Oh, al diavolo…”, posi tutto quanto e poi mi raggiungi sul divano.

Ti osservo affascinato, ammirando il tuo fisico avvolto da una tuta nera, mentre ti muovi un po’ nervosa. Devo averti colta in un momento critico. O il momento è diventato critico quando sono arrivato io? Difficile a dirsi…

Sollevi le gambe per raccoglierle sotto di te e, nel farlo, scopro che indossi un buffo paio di calzettoni rigati, enormi per i tuoi piedi.

“E quelli?” ti chiedo sorridendo. Sei buffa e tenera al tempo stesso e muoio dal desiderio di baciarti e di sfilarti quegli strani calzettoni…

“Lascia perdere. Ricordi di gioventù. Racconta…”

E così passiamo la successiva mezz’ora a parlare del caso e dell’udienza finale: sono riuscito a far accettare all’imputato un patteggiamento con una pena detentiva di tre anni. Almeno sono sicuro che pagherà. L’ho minacciato con il massimo della pena. Certo, non avevo grandi possibilità di vincere non potendo usare il fattore ubriachezza, poiché legato al fascicolo B, neppure portando le prove che avevi trovato. Ma sono stato convincente, dannatamente convincente: sono riuscito a spaventarlo, ma soprattutto sono stato abile ad agire sul suo senso di colpa per non aver rifiutato di sostituire il collega, sapendo d’aver bevuto. Alla fine Bud, onesto come sempre, l’ha convinto ad accettare il patteggiamento. Dovevi vedere la Singer: era verde dalla rabbia! E io gongolavo di soddisfazione.

“Credi davvero che sia stata lei?”

“Sì, ne sono convinto, anche se, quando l’ho convocata nel mio ufficio per parlarle, ha ovviamente negato.”

“Cosa le hai detto?”

“Nulla di preciso. Le ho solo detto che, se avessi scoperto chi aveva lasciato il fascicolo B nella tua auto, avrei distrutto la carriera di quella persona con le mie stesse mani.”

“E lei?”

“Ha negato, ovviamente. Anzi, si è sentita offesa dalle mie insinuazioni. Poi mi ha fatto uno sproloquio sulle sue ambizioni… Sai che vuole essere la prima donna a capo del Jag?”

“L’avevo immaginato…”

“Non ci riuscirà.”

“Sembri sicuro di questo, come mai?”

“Potresti essere tu la prima donna a capo del Jag.”.

“Non dopo questa storia…”

“L’ammiraglio non dubita di te: è stato costretto dal rapporto del capitano Delario a sollevarti dal caso”.

“Non ne sarei così sicura.”.

“E’ per questo motivo che te ne vai in Australia? Per via dell’ammiraglio?”

“Anche, ma non solo.”

So che stai per farmi del male, molto male, con quello che mi dirai, ma non so trattenermi.

“Per Brumby? Hai deciso di accettare la sua proposta di matrimonio?”

Ti prego: dimmi di no!

“Non ho deciso ancora nulla. Prenderò una decisione laggiù”.

Motivo in più, allora, per non farti andare.

“Cosa ti farà decidere, in Australia? Brumby? O il fatto che scorderai per pochi giorni la tua vita qui e tutti i problemi?

Ti sei innervosita alla mia domanda: ti alzi e ti avvicini alla finestra, per guardare fuori, anche se è buio.

“Spero di capire una cosa…”

“Che cosa? Se lo ami?”

“Anche. E dell’altro…”

“Non sapevo ci fosse dell’altro…” mi sono alzato anch’io e mi avvicino lentamente. “Di che si tratta, non vuoi dirmelo?”

Fissi per un attimo ancora il buio oltre i vetri e poi ti volti verso di me con un’espressione che mi blocca esattamente dove mi trovo: non capisco, i tuoi occhi sembrano volermi leggere nell’animo e non promettono nulla di buono.

 

 

**

 

Mi nasconde qualcosa. Quando sfugge il mio sguardo è sempre così: sta tentando di nascondere qualcosa.

“Ho ricevuto delle e-mail anonime”.

“Minacce?”

“No, d’altro genere.”

“Oscene?”

“Non direi… appassionate e intriganti, piuttosto.” Adesso sembra più interessato.

“E non sai chi te le ha mandate…”

“No, credo di saperlo.”

“Me lo dirai?”

“Penso che siano di Mic.”

“Cosa te lo fa credere?”

Arriva il bello... vediamo come se la cava ora.

“Mi racconta della nostra serata sul battello a Sidney, oltre al resto. E’ l’unico con cui sono stata su un battello a Sidney.”

“Sbagli. Ci sei stata anche con me…”

Crede davvero che possa averlo dimenticato?

“Oh, lo so. Ma non sei tu certamente.”

“Cosa te lo fa escludere?”

Ecco il suo temperamento da vincente che spunta fuori! Sapevo che avrei dovuto agire su quello, se volevo tentare di capire: non ammetterà mai d’averle scritte lui, neppure se l’avesse fatto davvero. Ma l’idea che non mi sia passato per la mente che possa essere stato lui lo infastidisce.

Uomini! Sempre in competizione tra loro, anche quando non servirebbe. Come fa a non capire che avrei solo voglia di baciarlo e trascinarlo a letto, se solo fossi sicura…

“Quello che ci siamo detti allora. Se ben ricordi, hai rifiutato quello che ti proponevo…”

“Non ho rifiutato.”

“Sicuro? Io ricordo il contrario.”

“Ho detto che non potevo ancora superare i miei blocchi. E’ diverso.”

“Tu credi?”

“Sì, Sarah, è diverso. Molto diverso.”

Sarah… l’uso del mio nome mi lascia senza fiato per un istante. Perché deve sempre sconvolgermi tanto quando mi chiama per nome? Ha un modo così dolce e intenso di pronunciarlo… Ogni volta è come se mi sfiorasse la pelle con le sue labbra… Oh, ma che vado a pensare?

Si è avvicinato, annullando il poco spazio che ci separava, ed ora mi è di fronte, vicinissimo.

Sento l’aria mancarmi improvvisamente… E’ tutto come quella sera, in Australia: mi guarda  con quel suo sguardo intenso, che mi scava dentro e io non riesco più nemmeno a deglutire.

“Cosa intendevi, allora?” la mia voce è strozzata, quasi rauca.

“Credevo mi aspettassi…” la sua è un sussurro, così vicino da farmi rabbrividire.

I suoi occhi non mi lasciano e io mi sento perduta.

 


**

 

 

E’ tardi, ormai: tu vuoi Brumby. Ma quando mi guardi come stai facendo ora, faccio fatica a ricordarmene. Anzi, lo dimentico proprio: ricordo solo quello che ti ho scritto in quelle lettere anonime e le tue risposte intriganti. E, così facendo, sprofondo nella magia di quei pensieri e non so più trattenermi. Sei così bella… sei così vicina…

Abbasso leggermente il capo e rubo alle tue labbra un bacio dolcissimo, quasi irreale. Sei morbida e dolce… irresistibile. Ma anche irraggiungibile, ormai. Non ti abbraccio nemmeno: se lo facessi, sarebbe la fine. E se mi respingessi, sarebbe ancora peggio. Mi allontano quasi subito dalla tua bocca, per riprendere immediatamente il controllo della situazione.

Me ne devo andare…

“Salutami Brumby” ti dico e senza darti il tempo di replicare mi volto, recupero il berretto dell’uniforme dal divano e raggiungo la porta, mentre sei ancora immobile, accanto alla finestra.

Sto per aprire la porta, quando la tua mano e la tua voce mi fermano:

“Resta…”

Mi volto a guardarti: come hai fatto a raggiungermi in una frazione di secondo, senza che me ne sia accorto?

“Resta… ti prego, resta…” la tua voce è dolcissima e ansiosa al tempo stesso.

Mi chiudo alle spalle l’uscio di casa tua lentamente, quasi senza rendermene conto, mentre mi abbracci e avvicini le mie labbra alle tue.

Oh, Sarah…

Ti stringo all’improvviso, impaziente d’averti tra le braccia. Tu gemi, non so se per la mia forza o per il piacere d’essere abbracciata e quel suono mi fa impazzire.  Ti sfioro la bocca con le labbra, per prolungare il più a lungo possibile il piacere dell’attesa, finché non so più resistere e ti schiudo le labbra con prepotenza, approfondendo il bacio.

Tu rispondi immediatamente e questo mi eccita ancora di più… sento le tue mani che mi sfiorano la nuca, facendomi rabbrividire. Lascio scorrere le mie dita tra i tuoi capelli, accarezzandoti con dolcezza il collo; poi abbandono per un attimo la tua bocca per assecondare con le labbra le mie carezze.

Credo che ti piaccia molto quello che ti sto facendo, perché ti sento sospirare languida mentre inarchi la schiena e ti abbandoni al piacere dei miei baci.

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Capitolo 17
*** Perché? ***


La mia voce è suonata strana anche a me, quando mi sono resa conto di quello che ho detto, mentre ho afferrato la sua mano per impedirgli di andarsene. Quando mi ha lasciato dopo quel bacio dolce e si é voltato per uscire, ho immediatamente capito quello che volevo.

Volevo lui. E non importava se a scrivermi quelle lettere fosse stato Harm o Mic. Lo volevo, e non potevo lasciarlo andare via. E al diavolo se mi respingeva ancora, era un rischio che dovevo correre.

Si è voltato a guardarmi e ha chiuso la porta alle sue spalle, quasi senza rendersene conto, mentre allungavo la mano per avvicinare il suo volto al mio, le mie labbra alle sue. Non ha opposto resistenza e la cosa mi ha fatto sperare bene. Sollevandomi appena, per raggiungere la sua bocca con più facilità, l’ho sfiorata solamente, incerta della sua reazione.

Ma è una dolce tortura alla quale non riesco a resistere… le sue labbra sono morbide e carnose e mi fanno impazzire… quante volte ho desiderato poterle baciare? Quante volte ho desiderato che fossero mie?

Non si è allontanato, mi ha lasciato fare e la sua reazione mi ha sorpreso; mi aspettavo un “Mac…”, pronunciato con quel tono che un sacco di volte mi ha esasperato. Invece mi ha abbracciato più forte, costringendomi alla dolce invasione della sua lingua…

Mi bacia come ho sempre sognato che facesse. Anzi, la realtà è ancora meglio dei miei sogni! Mi sta facendo impazzire dal desiderio: adoro le sue mani affondate nei miei capelli e le sue labbra su di me.

Mi accorgo che sta cercando di sollevarmi la giacca della tuta e mi scopro impaziente di sentire le sue dita sulla mia pelle. Quando, finalmente, tocca i miei fianchi nudi, infilando la mano lungo la schiena, mi sento rabbrividire…

Se una sua carezza mi fa questo effetto, sarò morta prima di essere sua!

Il nostro bacio sembra non avere fine… Provo l’irresistibile desiderio di toccare anch’io la sua pelle. Slaccio con ansia i bottoni della sua camicia… non ricordavo che ce ne fossero così tanti… e finalmente anch’io posso accarezzarlo. Non appena lo faccio, lo sento gemere sulle mie labbra.

“Ti voglio, Sarah…”

Questo sì, avvocato, che è un discorso che mi piace ascoltare!

“Ti voglio… ti voglio da morire…”

“Anch’io, Harm…” glielo confesso immediatamente, non vorrei che pensasse il contrario. Capisco solo ora che la proposta e l’anello di Mic devono averlo spiazzato, soprattutto dopo quello che gli avevo detto a Sidney. Ma neppure mi aspettavo la reazione che ha avuto prima, quando gli ho parlato di Mic. Non me l’aspettavo proprio, neanche dopo il ballo dell’altra sera. Neppure dopo i  sospetti che mi erano venuti riguardo le e-mail; del resto, non posso essere ancora certa che siano sue. Il fatto che adesso sia qui con me e che mi stia baciando non prova che sia stato lui a scrivere quelle parole.

“Sicura?”

Mi sta guardando, ora, mentre mi chiede questo.

“Mai stata più sicura di qualcosa. E tu? Sei tu che…” ma non mi lascia finire la frase: soffoca con un altro bacio le mie parole, mentre mi solleva tra le braccia, impaziente.

Sentirmi sollevare come se non pesassi nulla e sentirmi stringere al suo corpo è un’emozione intensa, che desideravo provare da moltissimo tempo. Chissà se anche per lui è lo stesso?

Silenzioso, si dirige deciso in camera e mi deposita sul letto. Per un attimo si guarda attorno, sorridendo dolcemente alla confusione che ancora in parte regna nella camera, ma non indugia in altri discorsi, forse ha capito il perché della mia incapacità nel preparare questa valigia. Si sbarazza rapidamente delle scarpe e della giacca che ancora indossa e poi mi raggiunge sul letto, ansioso come me di riprendere il bacio che aveva interrotto. Le sue mani ritrovano velocemente la mia pelle nuda sotto la tuta e, altrettanto impazienti, ci liberano dagli abiti. Poi la sua bocca riprende la lenta esplorazione del mio corpo, mentre io faccio altrettanto con lui. E la dolcezza e la sensualità lasciano rapidamente il posto al desiderio…

Mi sento assalire da un’ondata di sensazioni bellissime alle quali vorrei che non ponesse mai fine, ma al tempo stesso mi piacerebbe parlare, fargli un sacco di domande per capire… per sapere cosa prova, cosa sente, perché ha cambiato idea… però le sue mani e le sue labbra mi fanno scordare tutto e precipito in una dimensione irreale, dove conta solo lui, solo i brividi che sa darmi il suo corpo mentre entra in me, travolgendomi con la forza del suo desiderio.

Nel momento in cui mi fa sua, sento finalmente che la confusione che regnava nella mia mente si dissolve e tutto mi appare chiaro e semplice: io lo amo.

 


 

**

 

 

Mi risveglio lentamente da un sogno meraviglioso, in cui ti ho amato finalmente come desidero da tempo e alla sola idea di scordare le sensazioni provate, sento quasi un dolore fisico, tanto che mi impongo di tenere gli occhi ancora chiusi, per riassaporarle mentalmente un’ultima volta. Il sogno era talmente reale che sento ancora il calore della tua pelle sotto le mie mani… mi accorgo che, inconsciamente, si muovono su qualcosa di morbido, finché non realizzo che quel qualcosa che sto accarezzando dolcemente è il tuo seno.

Apro gli occhi sorpreso e trovo il tuo corpo nudo tra le mie braccia: stai dormendo profondamente, con un sorriso che distende le tue labbra. Allora ricordo e capisco che quello che ho creduto un sogno non lo era, almeno non nel senso stretto del termine.

E mi sento felice, finalmente felice dopo tanto tempo.

Ti guardo dormire, ancora sconvolto da quello che ho provato mentre ci amavamo con passione: non mi sarei mai aspettato emozioni tanto forti. Sapevo di desiderarti molto e, nonostante Brumby, sapevo che anche per te l’attrazione era forte. Ma non immaginavo che i sentimenti che provavo fossero tanto travolgenti. Quello che c’è stato tra noi stanotte, non è stato un semplice appagamento fisico. Lo so, perché non ha nulla a che vedere con quello che ho sentito facendo sesso con Renée.

Per lei io non provo nulla, sebbene mi piaccia e la trovi divertente.

Questa notte, invece, con te è stato diverso: intenso e bellissimo. E mi ha coinvolto completamente. Se potevo nutrire ancora qualche dubbio sui sentimenti che provo per te, dopo quello che c’è stato tra noi non n’è rimasto neppure uno. Gli unici dubbi che restano nella mia mente riguardano le tue intenzioni: partirai ancora per l’Australia, dopo questa notte? Devo saperlo…

Sono innamorato di te. Disperatamente e assolutamente innamorato di te.

“Pensieri, marinaio?”

Non mi sono accorto che ti sei svegliata: la consapevolezza dei miei sentimenti ha rivolto la mia mente altrove, facendomi scordare di assaporare il tuo risveglio. Spero di potermi rifare al più presto.

“No, solo sensazioni e ricordi…”

“Ricordi piacevoli, spero”.

“Piacevoli quanto i tuoi, Marine”.

“Allora sono tranquilla… i miei sono meravigliosi”. Lo dici guardandomi negli occhi e accarezzandomi dolcemente una guancia. Lascio che la tua mano mi tocchi, riaccendendo il mio desiderio con una semplice carezza, mentre catturo le tue labbra in un bacio che, nelle mie intenzioni, doveva essere dolce, tenero… Ma appena le mie labbra toccano le tue, capisco che è una partita persa fin dall’inizio, perché ti desidero di nuovo, subito, immediatamente. Ti desidero forse ancora più di ieri sera…

“Che ore sono?” mi chiedi appena ti lascio un attimo di respiro. La domanda mi riporta bruscamente alla realtà: perché vuoi sapere l’ora?

“Non lo sai?”

“Credo… non ne sono sicura…”

Ti guardo divertito: “Non ne sei sicura? Mac, che ti succede? Credevo che il tuo orologio interno spaccasse il minuto anche con i cambi di fuso orario!”

“Sì, già… ma non avevo mai sperimentato questo…”

“Questo… cosa?” ti chiedo un po’ malizioso.

“Non avevo mai sperimentato un volo simile con un top-gun del tuo calibro! Sei riuscito a far andare in titl tutti gli strumenti di bordo, capitano!”

Adoro quello che mi stai dicendo e il tuo sorriso.

 “Meglio approfittarne, allora…” è la mia ultima frase, prima di lasciarci travolgere ancora dalla magia che riescono a produrre i nostri corpi e le nostre anime quando si incontrano.

Dopo, parecchio tempo dopo, tutto il mondo mi sembra più bello. Persino l’incontro con il segretario che mi attende in giornata.

“E’ tardi, dobbiamo alzarci” ti ricordo, stranamente io, con rammarico. Non ho voglia di alzarmi da questo letto, neppure per un volo su un F-14 in questo momento. Ma il dovere chiama…

“Mhmm… io non mi alzerò per almeno un’altra ora…”. Sembri una gatta che fa le fusa, mentre ti stiri pigramente e poi ti riavvolgi tra le coperte, quando ti sciolgo dal mio abbraccio per alzarmi e andare in bagno. Devo anche passare dal mio appartamento per una camicia pulita.

“Arriverai in ritardo in ufficio…”

“Dimentichi che sono in vacanza?”

Queste parole mi gelano: già, l’avevo dimenticato, come tutto il resto, compreso il tuo aereo che parte nel primo pomeriggio. Quando esco dal bagno dopo la doccia, mi siedo sul bordo del letto e non riesco ad evitare di chiedertelo, a costo di sembrare insensibile.

“Partirai ancora per l’Australia?”

 

 

**

 

Certe cose non dovresti farmele, Harmon Rabb jr!

Come può presentarsi fresco di doccia, con i fianchi avvolti semplicemente da un asciugamano, e neppure grande per giunta, e i capelli ancora umidi? Non sa che potrebbe far venire un colpo al cuore ad una donna perdutamente innamorata e completamente soggiogata dal suo fascino?

Dio, quanto è irresistibile! Come faccio a lasciarlo andare al lavoro?

E’ bellissimo, anche quando fa domande stupide come questa. Lo pensa davvero che voglia ancora partire per l’Australia, oppure lo teme soltanto? Difficile a dirsi… ha ripreso quel tono un po’ distaccato che aveva abbandonato da ieri sera e devo tornare a leggere tra le righe.

Mhmm, complichiamogli un po’ la faccenda.

“Tu che ne pensi?” gli domando seria.

“Io spero di no, ma vorrei esserne sicuro”.

Bene, ha deciso di parlare chiaro. E’ giusto che faccia altrettanto.

“Non voglio partire per l’Australia. Non ero sicura neppure di volerlo ieri… dopo questa notte non ho più dubbi. E tu?”

“Nessuno… e sono felice che tu non parta. Non avrei potuto sopportarlo. Non dopo quello che è successo tra noi.”

“Lo volevo da tanto, Harm…”

“Lo so. Anch’io…”

“Anche tu?” La risposta mi lascia confusa e interessata: che si sia tradito? Vederlo alzarsi per infilarsi i pantaloni, proprio dopo questa risposta, mi fa venire un sospetto. E’ inutile che cerchi di nascondermelo, ho voglia di sapere se era lui a scrivermi quelle lettere.

“Eri tu?”

“Io? A cosa ti riferisci?”

Ah… perché non mi guarda negli occhi, ma si concentra tanto per allacciarsi i bottoni della camicia?

“A quelle e-mail anonime che ho ricevuto”.

“Non ne so nulla, Sarah…”

Sarà… ma forse sarebbe stato più convincente se me lo avesse detto guardandomi negli occhi, anziché mentre si allacciava le scarpe. E se mi avesse chiamato Mac, anziché Sarah.

“Allora erano davvero di Mic. Forse sono ancora in tempo per quell’aereo per Sidney…”

Blocca la mia frase con un bacio che mi ruba anche il fiato e poi mi sussurra, quasi in tono minaccioso:

“Non azzardarti neanche a pensarlo!”

Imbronciata cerco di prenderlo un po’ in giro, conoscendo la sua antipatia per Mic.

“Mi stavo davvero innamorando dell’autore di quelle lettere… potrei fartene leggere qualcuna.”

“Quando vuoi sei proprio terribile, lo sai? Adorabile, ma terribile!”

E mi lascia con questa frase e un altro bacio, per andarsene al lavoro. Ridacchio tra me e me, felice di questo nuovo genere di schermaglia tra noi. Ma improvvisamente riappare sulla soglia della camera da letto con un sorriso favoloso e mi dice:

“Lavora un po’, oggi…”

E così com’è apparso, rapidamente sparisce, definitivamente questa volta, perché sento chiudersi la porta d’ingresso. Chissà perché avrà detto quell’ultima frase? Sono in vacanza per qualche giorno e ho intenzione di non pensare al lavoro.

Ma i buoni propositi vanno a farsi benedire verso le sei del pomeriggio. Dopo essermi concessa un bagno caldo e rilassante, aver sistemato tutta la confusione del giorno prima per la valigia, dopo averla disfatta e aver disdetto il volo, ho pranzato e sono uscita a fare due passi, concedendomi addirittura il lusso di fare dello shopping con calma, come non mi capitava da tanto. Tra l’altro, avere del tempo da dedicarvi, è anche divertente. Di solito sono sempre di corsa e quando acquisto qualcosa lo faccio contando i minuti, limitandomi all’indispensabile, senza sprecare tempo. Mentre oggi ho provato più cose, divertendomi a rimirarmi allo specchio… quello che mi è piaciuto di più acquistare è stato l’intimo! Mi sono concessa il lusso di nuova biancheria, più sexy di quella che indosso di solito…

Chissà come mai questa ispirazione?

Ma quando sono rientrata, carica di pacchetti stile Pretty Woman, mi sono accorta che, una volta sistemati tutti gli acquisti, non sapevo più che cosa fare. Dedicarmi al mio passatempo preferito non mi andava: la mente troppo libera di pensare… Non mi ha neanche detto se questa sera ci vediamo oppure no. E Renée?

Così ho deciso di accendere il computer e stendere degli appunti per una relazione che dovrò preparare la prossima settimana. Mentre ero fuori ho deciso che non resterò in vacanza per tutto il periodo previsto. Non andando più in Australia, starmene a casa dieci giorni sarebbe uno spreco. Meglio tenersi le ferie per qualche altra occasione. Mi concedo solo questi tre giorni che mancano al fine settimana e poi rientro. Tra l’altro, in ufficio passerei del tempo con Harm e la cosa non mi dispiace affatto.

Prima di iniziare la bozza della relazione, decido di controllare la corrispondenza. Quando apro la mia casella ricordo che erano alcuni giorni che non lo facevo: si è accumulata diversa posta. Tra le solite e-mail pubblicitarie, che cestino senza neppure aprirle, ce ne sono due che meritano la mia attenzione.

Una scopro con piacere che è di Chloe: era tempo che non la sentivo e sono felice che mi abbia scritto. Mi diverto sempre molto quando lo fa, mi racconta della scuola e mi fa morire dal ridere quando descrive certi suoi professori e compagni. Quella ragazzina è tremenda, quando ci si mette! Più tardi la leggerò con calma e le risponderò. Si sorprenderà che l’abbia fatto rapidamente, di solito lascio trascorrere più tempo di quanto vorrei, sempre troppo presa dal lavoro.

L’altra, quando leggo il mittente, mi manda il cuore in gola.

E’ lui.

L’ha inviata  alle 10 di questa mattina.

Non ha più scritto da giorni, non ha più mandato nulla da quando non ho risposto alla sua ultima e-mail e lo fa proprio oggi, proprio ora, dopo quello che è successo questa notte tra me e Harm.

E l’oggetto è molto indicativo: “Perché?”.

Cosa vorrà sapere? Perché non ho risposto? Perché non gli ho più scritto?

Come posso dirgli che non voglio più queste lettere? Avevo intenzione di confessargli al più presto che non posso accettare la sua proposta di matrimonio, ma pensavo di farlo al telefono, parlandogli di persona, cercando di spiegare… sarà già difficile così, ma farlo via e-mail, indirizzando il tutto ad “un innamorato sconosciuto” non  mi sembra tanto carino.

E poi c’è una cosa strana: non sono innamorata di Mic, ma dell’uomo che mi ha scritto quelle lettere un po’ sì. E’ inutile che menta con me stessa: quelle parole mi hanno davvero intrigato e non leggerle più mi spiace un po’.

E non vorrei mai neppure dire al mio innamorato misterioso che amo un altro…

Lo so, questo rasenta la follia pura, ma che ci posso fare?

Mi faccio coraggio e decido di aprire l’e-mail, giurando dentro me stessa che non risponderò, qualunque cosa vi sia scritta…

Clicco sul messaggio, leggo e sorrido: la vita, a volte, merita davvero d’essere vissuta. Anche solo per momenti come questi.





From   : lover@aol.com
To        : Mac.jag@aol.com

Object : Perché?

 

Perché non mi prepari tu la cena, visto che è tutto il giorno che non fai altro che fare la pigrona?
La notte scorsa è stata stupenda e mi piacerebbe addormentarmi ancora tra le tue braccia.

Ti amo, Sarah.

                                                       Harm


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