Tutte le parole che non ti ho detto di Alexandra_ph (/viewuser.php?uid=165023)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella sera ***
Capitolo 2: *** Parole che conquistano ***
Capitolo 3: *** Dovrai accontentarti ***
Capitolo 4: *** Che sia la lontananza? ***
Capitolo 5: *** Una storia... ***
Capitolo 6: *** Continua... ***
Capitolo 7: *** Odio quest'attesa! ***
Capitolo 8: *** Quanto attendere... ***
Capitolo 9: *** Un'eternità? ***
Capitolo 10: *** Fantasie ***
Capitolo 11: *** Devo sapere ***
Capitolo 12: *** Miracoli... ***
Capitolo 13: *** Balla con me ***
Capitolo 14: *** Re: Miracoli… ***
Capitolo 15: *** Rapporto commissione infortuni - parte B ***
Capitolo 16: *** Valigie ***
Capitolo 17: *** Perché? ***
Capitolo 1 *** Quella sera ***
Disclaimers
: Il marchio Jag
e
tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius Production. In questo
racconto sono stati usati senza
alcuno scopo di lucro.
Vorrei
dedicare questo racconto ad una persona speciale, che si è intrufolata
nella
mia vita poco alla volta, semplicemente con un sorriso e tanta allegria.
Questa
storia l’ho scritta pensando a te: tu sola sai la genesi di tutto
quanto, del
perché la volessi scrivere e, forse, tu sola coglierai certi
particolari.
E’ stato
bello vedere assieme tante vecchie puntate, Desi!
Ma,
soprattutto, è bello sapere che “ci sei”.
Alex
TUTTE LE
PAROLE CHE NON TI HO DETTO
From :
lover@aol.com
To : Mac.jag@aol.com
Object : Quella
sera
Quella sera
sul
battello, sotto il cielo stellato di Sidney, avrei voluto dirti mille
altre
cose, diverse da quelle che ti ho detto. Eri bellissima ed ero
incantato a
guardarti: non riuscivo a staccare gli occhi da te, dalle tue labbra,
dal tuo
volto…
Quella sera,
se già
non ti avessi amato, mi sarei innamorato di te.
Se avessi
fatto
quello che desideravo davvero, ti avrei accarezzato i capelli, passando
la mia
mano lentamente sulla tua nuca, per attirare il tuo viso vicino alla
mia bocca
e baciarti a lungo, con dolcezza, senza smettere mai.
Non avrei
detto
nulla di ciò che ho detto, mi sarei limitato a baciarti, a sfiorati le
spalle
con le mie mani, facendo scivolare, deliberatamente lente, le mie dita
sulla
tua pelle lasciata scoperta dall’abito.
Vorrei farlo
ora,
ovunque ti trovi…
La giornata è
iniziata male: Harm non
c’è e già questo è sufficiente a rendermi insofferente. Sento sempre la
sua
mancanza, quando è via per lavoro. Vorrei essere con lui… Anche se,
dopo il
viaggio in Australia, le cose tra noi sono un po’ cambiate: ci
comportiamo come
se nulla fosse successo, ma quella conversazione sul battello ha
lasciato il
segno. C’è imbarazzo, tra noi, ora, un imbarazzo che prima non c’é mai
stato. Inoltre
ha notato l’anello di Mic e questo non facilita le cose. Forse qualche
giorno
senza vederci può ridimensionare la situazione.
L’altro giorno è
partito per l’Islanda,
per una serie di conferenze. Sarebbe dovuto rientrare oggi, ma è stato
bloccato
da una bufera di neve. Magari, quando tornerà, le cose saranno diverse.
Mi ha scritto
un’e-mail per avvertirmi
del contrattempo; gli ho risposto che avrei avvisato l’ammiraglio e gli
ho
chiesto un paio d’informazioni che mi servivano per il caso Dowson. In
sua
assenza mi sto portando avanti con le “scartoffie”, come lui le chiama,
quelle
che odia tanto. Non gli ho detto ancora nulla del problema di Galindez,
aspetterò per vedere come si evolve la faccenda. Del resto Gunny è in
buone
mani, difeso dall’ammiraglio in persona.
Avevo appena
terminato di rispondere ad
Harm, quando vedo comparire l’altro messaggio. Ho aperto l’e-mail
incuriosita
dall’intestatario, ma avrei dovuto immaginare che era lui: ce la sta
mettendo
tutta per conquistarmi definitivamente! A quanto pare, non vuole
lasciar
trascorrere il tempo che ho chiesto per riflettere sulla sua proposta
di
matrimonio, senza corteggiarmi in continuazione.
Carina l’idea
dell’innamorato anonimo!
Però… non lo
immaginavo tanto romantico
e appassionato. Quando ho letto queste parole, ho sentito un brivido
percorrermi tutta; un brivido che neppure i suoi baci avevano saputo
farmi
provare. A volte le parole sono davvero più efficaci di qualunque
gesto.
Le parole e gli
sguardi.
Ma… cosa
c’entrano ora gli sguardi?
Già… cosa
c’entrano? Gli sguardi non mi
fanno tornare alla mente Mic, ma qualcun altro. Qualcuno che mette
tutto se
stesso in uno sguardo; qualcuno che riesce a rapirmi semplicemente
guardandomi
negli occhi.
Quella sera, a
Sidney, non riuscivo
quasi a respirare, turbata e al tempo stesso affascinata dal suo
sguardo. Contrariamente
a quanto è solito fare, lo aveva sostenuto per tutta la durata della
nostra
conversazione, senza lasciarmi mai con gli occhi. Quegli occhi chiari
ed
espressivi che rendono tanto speciale il suo viso, che lo illuminano di
gioia,
che lo velano di tristezza o di dolore, che lo incupiscono di rabbia o
di
amarezza…
Quegli occhi nei
quali mi perdo
volentieri, ogni volta che mi è possibile.
E’ meglio che
non pensi a lui. Harm è
via, ora, lontano chilometri, e tutto quello che dovevamo dirci lo
abbiamo
detto su quel battello, sotto il cielo australiano.
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Capitolo 2 *** Parole che conquistano ***
From :
Mac.jag@aol.com
To
: lover@aol.com
Object : Parole
che conquistano
Le tue parole
sanno
conquistare una donna. O meglio, sanno conquistare me.
Desideravo
anch’io
tutto quello che avresti voluto farmi… sarebbe stato stupendo.
Mentre
leggevo ho
lasciato andare l’immaginazione e le tue mani erano con me, mi
sfioravano…
mentre la tua bocca mi baciava, di nuovo.
Come pensavo: mi
hai scambiato per
l’australiano.
Non ero certo
che foste stati assieme
sul battello, ma del resto Brumby non ha mai brillato per fantasia.
Dove portarti,
per una dichiarazione in piena regola? Perché di certo l’avrà fatta; ne
aveva
tutta l’aria quando, all’aeroporto, mi sfidava come a dire: “Ecco,
guarda cosa
ti sei perso!”
Come se non lo
sapessi! So
perfettamente quello che mi sono perso: ho perso l’occasione per dirti,
finalmente, tutto quello che provo per te.
Perché,
dannazione, non riesco a farlo,
quando mi stai di fronte?
Perché sono
riuscito a dirti solo “non
ancora…”?
Eri stupenda,
quella sera. M’intriga
molto il tuo corpo nascosto dall’uniforme, ma l’abito che indossavi
quella
sera… Quell’abito ti rendeva femminile e molto seducente, diversa da
quando
indossi la divisa d’ordinanza. Le
tue
spalle nude mi attiravano moltissimo…
Desideravo
disperatamente avvicinare il
volto al tuo collo per aspirare meglio il tuo profumo e per baciare la
tua
pelle invitante, seguendo il disegno della scollatura del vestito.
Invece sono
rimasto immobile, impedendomi qualunque mossa, impegnato a frantumare
con le
mie parole i miei stessi sogni e le tue speranze. Se non mi fossi
trattenuto,
avrei allungato la mano e avrei percorso con l’indice, lentamente,
molto
lentamente, la superficie di pelle che confinava con l’abito, fino ad
insinuare
il dito appena più sotto, per sfiorarti la morbidezza del seno, la
levigatezza
della tua pelle…
Meglio non
pensarci, o potrei impazzire
di desiderio.
Ancora non
riesco a capire come sono
riuscito a fermarmi. Ma ho dovuto farlo, mi hai colto di sorpresa. Non
ero
pronto a quello che mi hai chiesto.
Non ha
importanza se dieci minuti dopo,
quando ti abbracciavo al Luna Park, mentre simulavamo la scena di quasi
trent’anni prima, avrei voluto ritrattare tutto, rimangiarmi ogni
singola
parola. Non importa se solo dieci minuti dopo, ti avrei stretta tra le
braccia,
contro il mio corpo, solo per farti sentire la forza del mio desiderio.
Invece ti
ho abbracciato facendoti credere di voler solo capire com’erano andate
le cose.
Come se non fossi potuto arrivarci anche con il semplice ragionamento!
Non
serviva che recitassimo quella scena. Ma volevo averti tra le braccia.
Dopo il
tumulto di emozioni che mi avevi fatto provare con le tue parole, avevo
bisogno
di averti tra le braccia, almeno per pochi istanti. Ed è stato
bellissimo…
Tremendo, ma
bellissimo.
Il tuo corpo,
caldo e profumato, i tuoi
capelli che mi sfioravano la guancia, mentre posavi le
tue mani sopra le mie… Ho più autocontrollo
di quanto immaginassi. E a volte mi odio per questo.
Mi manchi…
Sono bloccato
qui nella tormenta, a
migliaia di chilometri da te, e mi manchi da morire. Eppure, se penso a
quello
che vorrei dirti, a quello che vorrei dirti davvero, è come se tu fossi
qui,
senza esserci. Renée mi ha detto “Puoi dirlo anche tu, che ti manco.
Non è
impegnativo!” Gliel’ho detto, al telefono, per accontentarla, ma
chiunque,
vedendomi, avrebbe capito che non ero sincero.
Non è Renée a
mancarmi. Sei tu, Sarah.
Leggo le parole
che credi d’aver indirizzato
a Mic Brumby e mi sento morire di gelosia, ma non posso farne a meno.
Ho deciso
di scriverti, per dirti tutte le parole che non ti ho detto quella sera
in
Australia. Tutte quelle parole che forse non saprò mai dirti.
Ma devo farlo,
almeno questo devo
farlo. Non riuscirei a continuare, altrimenti. Non potrei trattenermi
dal
baciarti. Non riuscirei a vederti portare l’anello di un altro se non
sapessi
di avertele dette, in un modo o nell’altro.
Vorrei
stare con te, vorrei che fossi
mia; ma non sono riuscito a dirtelo ed ora è tardi.
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Capitolo 3 *** Dovrai accontentarti ***
From :
lover@aol.com
To
: Mac.jag@aol.com
Object : Dovrai
accontentarti
Sapere che le
mie
parole ti conquistano mi rende felice.
Non riesco a
farlo
in altro modo, allora lo faccio così. Eppure sapessi come vorrei
riuscire a
dirti di persona tutto quanto. Ma è più forte di
me, non sono ancora pronto.
Dovrai
accontentarti
di questo, è tutto quello che riesco a darti.
Anche se
sogno in
continuazione la tua pelle sotto di me, le tue labbra sulle mie…
Ieri sera Mic mi
ha telefonato e gli ho
chiesto se aveva già ricevuto la mia risposta alla sua e-mail. Mi è
sembrato
sorpreso. Avrei dovuto riflettere e non chiedergli nulla: vorrà
mantenere
questo gioco ancora per un po’. Lo lascerò continuare e asseconderò il
suo
desiderio. Mi sta conquistando davvero, più con queste parole che con
la
dichiarazione che mi fece alcune settimane or sono.
A volte non mi
sembra neppure lui, ma
qualcun altro. E nei miei sogni so chi vorrei che fosse… Però,
ovviamente, sono
solo sogni.
Eppure, per un
breve istante, quella
sera ho sperato che il mio sogno s’avverasse. L’ho talmente desiderato
che
quando ho compreso che nulla sarebbe cambiato, anche se mi ero esposta,
anche
se avevo messo in gioco me stessa, ho faticato a tornare alla realtà. A
quella
realtà che ci vede sempre e solo eternamente amici.
Poi è arrivato
Mic con la sua
dichiarazione e mi ha lusingato, ha risollevato il mio ego abbacchiato
dal
rifiuto di Harm.
Accidenti a lui!
Perché si è tirato
indietro?
Eppure ho colto
spesso tra noi quelle
vibrazioni particolari che aleggiano nell’aria tra due persone che si
attraggono. Perché ha rifiutato? Non riesce a superare ancora i suoi
blocchi:
così ha detto. Ma ci riuscirà mai? Io desidero un rapporto serio, un
futuro… E’
sbagliato?
Mi fa impazzire:
vorrei stare con lui,
ma per Harm il fatto che lavoriamo assieme sarà sempre un ostacolo. Non
mi
desidera quanto lo voglio io…
D’accordo,
allora, torniamo con i piedi
per terra!
Sarah, hai un
uomo buono e dolce che ti
adora, che vuole sposarti. Che ti scrive appassionate lettere d’amore.
Lettere
che ti fanno venire i brividi solo a leggerle…
Cosa vorresti di
più?
Che importa se
ad emozionarmi tanto
sono più queste parole scritte di quelle che mi ha detto a voce e
accompagnate
dai suoi baci?
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Capitolo 4 *** Che sia la lontananza? ***
From :
Mac.jag@aol.com
To
: lover@aol.com
Object : Che
sia la lontananza?
So che non
dovrei
dire ad un uomo quello che sto per dire, ma è la verità e pertanto la
dirò:
quello che mi scrivi mi emoziona. Le tue parole sono suggestive,
eccitano la
mia immaginazione, quasi più dei baci che mi hai dato.
Non so
perché,
eppure è così.
Che sia la
lontananza? O il fatto che quando eravamo vicini tutto sembrava
scontato?
La Stella del
Sud
sopra di noi, le luci del porto, l’atmosfera romantica… Sembrava tutto
così perfetto,
messo lì apposta come contorno alla tua dichiarazione, ai tuoi baci.
Mentre queste
parole
arrivano improvvise, inaspettate. E forse, proprio per questo, più
intriganti,
più misteriose ed affascinanti.
Sorrido tra me:
non mi sembra che i
baci di Brumby siano stati granché, se delle semplici parole,
addirittura le
parole scritte da un altro, ti turbano e ti eccitano di più!
Non ti avevo mai
scritto, prima d’ora,
se non brevi messaggi o appunti di lavoro. Ma ho scoperto che mi riesce
facile
farlo, molto più di quanto immaginassi. Sarà perché, in questo modo,
non ti
guardo negli occhi. Infatti quando ti guardo negli occhi, tutto si
confonde e
mi assale sempre la paura di non riuscire a dirti quello che vorrei. E
peggioro
la situazione, sempre. Divento evasivo, sfuggo… e così riesco solo a
darti
l’impressione che di te non m’importi nulla.
Invece non è
così…
Sono uno dei
migliori avvocati del Jag,
abile con le parole. Ho incantato e convinto più di una giuria, ma non
riesco a
dirti quello che vorrei.
Dialettica.
Le persone che
mi conoscono sostengono
che ho un’ottima dialettica. A volte mi viene da ridere!
Però ti voglio,
Sarah, sapessi quanto!
Mi sono rappacificato con l’idea che assomigli in maniera quasi irreale
a Diane
e ora riesco a vedere solo te. Però lavoriamo assieme: ci sarebbero
troppe
complicazioni se la storia tra noi finisse. Sarebbe difficile
continuare ad
essere colleghi. Vederci ogni giorno, dover lavorare assieme, essere
costretti
ad affrontarci in tribunale… Troppo complicato.
Eppure… eppure sono qui, lontano dal
mondo, e l’unica
persona alla quale non riesco a smettere di pensare sei tu.
Domani riuscirò
a partire da questo
luogo sperduto e potrò finalmente rivederti, ma questa magia finirà.
Tornerò da
te, al nostro lavoro, ai nostri ruoli. Non scriverò più tutto quello
che avrei
voluto dirti. E non leggerò più quello che vorrei sentirmi dire, anche
se so
che è indirizzato ad un altro uomo.
Proprio per
questo ho deciso di
concedermi un’ultima follia: questa sera ti scriverò ancora, inventando
la
nostra serata in Australia così come mi sarebbe piaciuto viverla
davvero.
E ancora per
poco, almeno nei miei
sogni, la magia continuerà.
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Capitolo 5 *** Una storia... ***
From
: lover@aol.com
To
: Mac.jag@aol.com
Object : Una
storia…
Ora ti
racconto una
storia, una storia che mi compare davanti agli occhi ogni sera, da
quella sera.
Una storia che vivo ogni notte nei miei sogni e che mi risveglia ancora
più
desideroso di averti tra le braccia.
La nostra
storia
inizia sempre sul quel battello, sotto il cielo stellato di Sidney.
Tu sei
bellissima,
con la brezza tra i capelli e quell’abito che ti rende ancora più
donna. Io ti
guardo e immagino di scoprire poco alla volta la tua pelle nascosta dal
vestito.
Non parliamo:
non
serve. Nei nostri occhi c’è tutto quello che vorremmo dirci e le parole
sciuperebbero tutto.
Siamo vicini;
ci
sfioriamo, senza toccarci. Osserviamo il procedere lento del battello
sull’acqua, mentre entrambi ci proiettiamo con la fantasia a quello che
potrebbe accadere dopo, quando scenderemo e saremo lontani da sguardi
indiscreti.
Io sogno una
spiaggia, con la sabbia morbida e umida sotto di noi…
Durante il
tragitto
ci guardiamo, quasi sorpresi di scoprirci diversi. L’elettricità tra
noi è palpabile,
sospesa nell’aria, come i nostri pensieri… Quando giunge l’ora di
scendere, ti
prendo per mano e quell’elettricità, che fino a poco prima era sospesa
tra noi,
scorre all’improvviso, passando dal tuo corpo al mio. E’ come una
scarica
elettrica che ci attraversa. Te ne accorgi anche tu, perché appena la
mia mano
tocca la tua, mi guardi quasi spaventata; allora ti sorrido. E, appena
ti
sorrido, come altre volte è già accaduto, torni serena.
Scendiamo con
le
altre persone ma, invece di incamminarci assieme agli altri, ti attiro
da un
lato perché devo assolutamente baciarti.
Tu di nuovo
ti
sorprendi: non sei abituata a gesti strani, appassionati, da parte mia.
Semmai
puoi pensare ad un pericolo imminente che io ho scorto e dal quale
voglio
proteggerti… Ti fidi, ti sei sempre fidata di me. Tuttavia mi è
sufficiente stringerti
tra le braccia, avvicinarti al mio corpo teso dal desiderio e
immediatamente la
tua sorpresa sparisce: ti abbandoni morbida, quasi avessi aspettato da
una vita
un momento come questo.
Accarezzo con
la
bocca le tue labbra già socchiuse, lasciandomi torturare dalla voglia
di avere
di più, molto di più subito, per darti la possibilità di lasciarti
andare, di
essere pronta a ricevere il mio bacio che so sarà prepotente. Ma non
hai
bisogno di preparazione: anche tu sei affamata di me.
Avvolgi le
braccia
attorno al mio collo, attirandomi a te e io sono perduto. Insinuo la
mia lingua
nella tua bocca e lascio che tutto esploda tra noi… tutto quello che
abbiamo
sempre trattenuto.
E il mondo
attorno a
noi scompare…
Chi è l’uomo che
mi scrive queste
parole?
Non il Mic
Brumby che io conosco! Non
l’uomo che mi ha dato un anello, imbarazzato e quasi timido nel
confessarmi il
suo amore. Come può una persona saper scrivere parole simili, poter
fare quello
che scrive e non farlo? Non è nello stile di Mic non essere diretto, ma
immaginare una cosa e farne un’altra.
No… quello è più
lo stile di Harmon
Rabb. L’uomo controllato, sotto la cui cenere potrebbe divampare un
fuoco… Se
solo fosse possibile!
Ho letto queste
parole più volte,
questa mattina. Fortunatamente ho aperto la posta a casa, parecchio
prima
d’andare in ufficio: sembrava quasi che mi sentissi che avrei trovato
parole
simili. Appena aperta l’e-mail ho subito osservato che era più lunga
del solito
e mi sono gettata a capofitto nella lettura, con un’ingordigia tale da
farmi
tornare più volte su una parola.
Sono arrivata
alla fine sconvolta ed
eccitata.
L’ho riletta
immaginandomi Mic mentre
mi diceva quelle parole e mi sono scoperta a provare tenerezza di
fronte ai
suoi tentativi di farmi capitolare. Non serviva lo shampoo, per
togliere
l’anello che l’altro giorno, in prova, avevo infilato alla mano
sinistra e che
non riusciva più ad uscire. Avrei potuto lasciarlo lì, se solo avessi
letto
questa e-mail prima! Seguendo il consiglio malizioso di Harm ho usato
appunto
lo shampoo…
Ancora una volta
i miei pensieri sono
corsi ad Harm e rileggendo l’e-mail per l’ennesima volta, la mia mente
ha
proiettato immagini proibite, immagini irrealizzabili.
Nella storia ero
con Harm: era la sua
mano a prendere la mia per scendere dal battello; erano le sue braccia
ad
afferrarmi per baciarmi… Era la sua bocca che sfiorava languidamente la
mia ed
era lui che attiravo a me, mentre la sua lingua m’invadeva e mi faceva
precipitare in un mondo irreale…
Sono arrivata di
nuovo alla fine della
lettera completamente rapita ed eccitata da quelle parole.
Sto
impazzendo?
|
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Capitolo 6 *** Continua... ***
From
: Mac.jag@aol.com
To
: lover@aol.com
Object : Continua…
Continua…
Hai scritto una
sola parola, ma è
bastata a farmi morire.
Non volevo più
proseguire: ti ho scritto
quello che avevo sognato da quella sera. Alla fine, in un modo o
nell’altro te
l’ho detto e avevo intenzione di smettere. Fra un’ora prendo l’aereo e
domani ti
vedrò, in ufficio. Non posso continuare tutto questo… Non riuscirei a
farlo
sapendo di vederti, poche ore dopo averti scritto.
Quell’unica
parola mi ha sconvolto. Vuoi
che continui nel mio racconto, ma non posso.
**
Questa mattina
non c’era nulla. Desiderosa
di un nuovo sogno da brivido, ho aperto la casella anche oggi prima
d’andare in
ufficio. Ma la posta è stata inclemente.
Sono confusa.
Ieri sera, al telefono,
quando gli ho raccontato delle e-mail che ricevo da un “innamorato
sconosciuto”, ha finto di nuovo di non sapere nulla, anche
se sembrava turbato.
Non credi che forse sarebbe il caso di giocare a carte scoperte?
Gliel’ho
detto, invitandolo a dirmele al telefono quelle parole, ma lui hai
negato per
l’ennesima volta.
Probabilmente
gli riesce più semplice
scriverle… Ma perché non ha continuato?
Delusa ho spento
il portatile e sono
andata al lavoro.
In ufficio ho
rivisto Harm, rientrato
finalmente dalla sua missione in Islanda. Mi sforzo di non pensare a
lui, ma è
difficile: era bellissimo, come sempre. Ma non è solo la sua bellezza
ad
attrarmi così tanto… è la sua sensualità che mi sconvolge. Quella
sensualità
che traspare ad ogni suo movimento, in ogni suo sguardo, nel suo
sorriso… E poi
quella forza insita in lui. E la sua determinazione, la sua tenerezza…
La sua
personalità e il suo fascino
sono una miscela esplosiva per i miei sensi e per il mio cuore! Quando
gli sono
vicino mi sento assolutamente viva, cosciente d’ogni minima sensazione.
Tutto
ciò mi turba e reagisco spesso con aggressività, con ironia,
affrontandolo in
tribunale come se fossimo in perenne competizione o come se lui fosse
l’avversario da distruggere ad ogni costo. E’ l’unico modo che ho per
non farmi
sopraffare da quelle sensazioni. Non fosse, poi, che appena mostra il
suo lato
vulnerabile, mi sciolgo di fronte alla sua dolcezza e mi lascio
travolgere dai
sentimenti che provo per lui.
Anche quando
l’ho rivisto, non ho
potuto fare a meno di notare l’aspetto un po’ diverso dal solito. Mi
sono detta
che era comprensibile, dato che è rimasto bloccato per tre giorni e tre
notti
in una base sperduta in Islanda, nel bel mezzo di una bufera di neve.
Povero Harm,
solo soletto, persino senza
la sua chitarra… Deve essersi annoiato a morte. Gli ho raccontato di
Renée la
quale, credendo che le avesse tirato il bidone per l’ennesima volta
adducendo
un’altra scusa, se n’era andata a cena trascinando con sé il povero
Tiner. Non
mi è sembrato particolarmente geloso, piuttosto divertito all’idea di
Tiner tra
le grinfie della Peterson!
Osservandolo
meglio, però, ho notato
anche un’ombra di stanchezza sul suo volto. La sua ruga sulla fronte si
accentua sempre quando è più stanco.
O quando ha in
mente qualcosa.
Anche lui mi ha
trovato un po’ turbata
e mi ha chiesto cos’avessi. Continuo a sorprendermi della sua capacità
di
leggermi dentro, come fossi un libro aperto, per lui senza segreti. Ho
bofonchiato qualcosa d’incomprensibile sul fatto che attendevo
un’e-mail
importante che non era arrivata.
“Per lavoro?” mi
ha chiesto.
“No, privata” ho
risposto, quasi senza
rendermene conto.
L’ho visto
lanciarmi uno sguardo strano
e sorridere tra sé.
Ovviamente,
quando ho domandato cosa ci
fosse di tanto divertente per ridacchiare in quel modo, non ha
risposto, come
sua abitudine: sembra gli piaccia molto sfoggiare quell’aria misteriosa
e
lasciarmi col dubbio che sappia qualcosa che io non so.
Devono essergli
mancate le nostre schermaglie
in tribunale!
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Capitolo 7 *** Odio quest'attesa! ***
From :
Mac.jag@aol.com
To
: lover@aol.com
Object : Odio
quest’attesa!
Quanto vuoi
farmi
attendere ancora, per conoscere la fine della storia?
Non ho potuto
fare a meno di sorridere,
quando mi hai detto, questa mattina, che attendevi un’e-mail personale
che non
è arrivata. Eri triste e si vedeva. Triste e delusa. Se penso che sono
le mie
parole a renderti così smaniosa di leggerle ed egualmente depressa se
non puoi farlo…
Non volevo
continuare, ora che sono
tornato. Ma è subentrata una nuova sfida: mi piacerebbe vederti in
volto,
mentre leggi quello che ti scrivo. Vorrei catturare con lo sguardo
tutte le
emozioni che le mie parole sanno suscitare…
Devo continuare.
|
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Capitolo 8 *** Quanto attendere... ***
From
: lover@aol.com
To
: Mac.jag@aol.com
Object : Quanto
attendere…
… Un’eternità? O meno?
Vuoi che
continui la
storia? Ma così mi
costringi a pensare a
te più di quanto già non faccia!
Sei lontana,
eppure
tanto vicina…
Ha scritto di
nuovo.
Nei giorni
scorsi sono stata via ed ero
impaziente di leggere la posta, ma non potevo farlo. Per un attimo ho
addirittura temuto di non poterlo più fare e nell’assurdità della
situazione
che abbiamo vissuto, mi sono scoperta a pensare che non potevo morire
senza
aver letto la continuazione della storia. Che sciocca, vero?
Harm ed io siamo
stati mandati a Seul
dall’ammiraglio per indagare su una presunta strage di civili coreani,
avvenuta
a Kang So Ri nel 1950. Viaggiava con noi il generale Wolf, collegamento
americano con i servizi d’informazione sud-coreani. Alla partenza si
sono
aggiunti Renée Peterson e Charles Oskins: la regista doveva girare un
programma
per la ZNN sulla
guerra di Corea e
voleva intervistare il reduce, uno dei pochi testimoni ancora in vita
della
presunta strage.
Quando l’ho
vista all’aeroporto, l’ho
subito odiata: perché doveva esserci anche lei? Ho visto Harm
leggermente
imbarazzato dalla sua presenza, ma ha fatto buon viso a cattivo gioco.
Durante il volo,
l’aereo è stato
dirottato dai terroristi che volevano farci atterrare in Corea del Nord
per
processare Charles Oskins, uno dei militari che, secondo loro, aveva
commesso
la strage, e il generale Wolf, accusato di aver coperto il crimine.
Quando è
stato negato il permesso, hanno deciso di celebrare il processo a bordo
dell’aereo
e uccidere i due imputati. Ma nel frattempo l’aereo è stato attaccato
dai MiG
coreani: a quel punto Harm è riuscito ad impadronirsi dei comandi,
sostituendosi
al pilota ucciso, per riportare il velivolo in quota. Fortunatamente
siamo
riusciti a disarmare i terroristi e Harm, con la sua solita sicurezza,
è stato
abile ad evitare i MiG e a far atterrare l’aereo di linea alla base
aerea di
OSAN.
Non appena
abbiamo toccato terra, me ne
sono uscita con una frase forse un po’ infelice. Ho detto che la
prossima volta
avrei preso la nave… Harm mi ha guardato un po’ di traverso, e aveva
ragione:
era stato davvero molto bravo a far atterrare un aereo che non aveva
mai
pilotato, salvando tutti quanti. Ma ero troppo scombussolata da quello
che
avevamo appena vissuto e vederlo tanto tranquillo, perfettamente in
grado di
controllare la situazione, mi ha esasperato. Quello che davvero avrei
voluto
fare, invece, era abbracciarlo forte, per ringraziarlo del suo sangue
freddo,
ma anche per farmi rassicurare da lui: ero terrorizzata, anche se ho
cercato di
non darlo a vedere.
Ero terrorizzata
che le nostre vite
terminassero in una maniera tanto assurda.
Mentre mi
trovavo in Corea per le
indagini non ho avuto modo di controllare la posta e ora, che
finalmente posso
farlo, l’ho trovato. Temevo che non scrivesse più: mi sarebbero mancate
troppo
queste e-mail! Non credevo di poter diventare dipendente dai messaggi
di una
casella di posta. Eppure… eppure è così.
Porta la data
del giorno stesso in cui
mi sono imbarcata per Seul e sono trascorsi 6 giorni da allora. Chissà,
forse ora
penserà che non voglio più che continui. Però Mic sapeva che mi trovavo
fuori
per una missione; se è lui l’innamorato misterioso come credo, non
dovrebbero
esserci problemi.
Mic ha detto che
mi ama. Io non so bene
cosa provo per lui. Di certo, però, ora mi accorgo che l’uomo che mi
scrive
queste e-mail mi sta intrigando parecchio. E’ strano, ma è come se, con
questi
messaggi, mi stessi innamorando di un altro uomo. Di un Mic nascosto,
diverso.
Non si può certo
dire che non abbia
trovato una maniera davvero originale di corteggiarmi!
|
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Capitolo 9 *** Un'eternità? ***
From :
Mac.jag@aol.com
To
: lover@aol.com
Object : Un’eternità?
Un’eternità?
Non farmi
attendere
un’eternità, ti prego! Sapessi quanto odio quella parola, da un po’ di
tempo a
questa parte... Non chiedermi il perché, non te lo direi. Ma è così.
Subito,
immediatamente! Continua subito la
tua storia… è bellissima ed ha acceso la mia fantasia.
Sono
impaziente di
leggere se le tue fantasie sono simili alle mie.
Posso immaginare
quanto odi quella
parola. Comincio ad odiarla anch’io.
E così anche tu
hai una fantasia… Sarei
curioso di sapere qual è anche se, molto probabilmente soffrirei,
sapendola
indirizzata ad un altro.
Noto con piacere
che, come me, sei
ansiosa di leggere la posta: anche tu ti sei precipitata ad aprirla,
non appena
messo piede in casa. Il taxi che ci ha riportati a Washington non sarà
ancora
rientrato, che siamo già qui, davanti ai nostri rispettivi computer, tu
a
rispondere al mio ultimo messaggio, io ad attendere impaziente la tua
risposta.
Quel viaggio
aereo è stato un incubo.
Ho ammirato la tua iniziativa di confonderti con le hostess, per
pianificare
una strategia e, quando la terrorista mi ha chiesto di te, credo che
non avrei
risposto nulla, neppure quando ha minacciato Renée. Mi hai chiesto
cos’avrei
fatto, se non ti fossi rivelata e ti ho risposto che, siccome l’avevi
fatto,
non lo avremmo mai saputo. Ma io so quale sarebbe stata la mia
decisione: non
avrei esitato a proteggere te. Se la scelta fosse realmente stata tra
la tua
vita e quella di Renée, credi davvero che avrei scelto la sua?
Fortunatamente
non c’è stato bisogno di scegliere, perché non avrei voluto essere io a
decidere la condanna a morte di Renée: in fondo non è una cattiva
persona. Mi
piace anche.
Ma tu, Sarah,
sei tu. Sei la donna che
amo, e per niente al mondo avrei messo a repentaglio la tua vita.
Nonostante ti
sia messa con Brumby.
Ancora mi
domando come hai potuto
accettare le sue attenzioni, quando, solo qualche sera prima, sembravi
desiderosa delle mie.
Sei troppo
fragile, troppo bisognosa
d’affetto.
Quando ti ho
detto che non ero ancora
pronto, speravo avessi capito che volevo che mi aspettassi. Ma è
arrivato
Brumby e il mio discorso e il mio comportamento ti avranno fatto
credere di non
essere importante per me.
Eppure sapessi
quanto ti desidero…
Mi accorgo solo
ora che con le mie
parole, che credi di un altro, rischio di farti cadere nelle sue
braccia più di
quanto non sia riuscito a fare lui con i suoi baci e la sua
dichiarazione.
Tu stessa hai
scritto che le mie parole
ti stanno seducendo… dicendoti quello che provo, ti sto allontanando
ancora di
più.
Ma come posso
resistere al tuo invito
tanto allettante?
|
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Capitolo 10 *** Fantasie ***
Ho aperto la
posta, a casa, questa
mattina, ma non c’era nulla ad attendermi. E mi sono sentita triste:
tre sere
fa avevo risposto e avevo sperato che continuassi con la tua
storia. Immaginavo
già le tue mani su di me, le tue mani grandi e bellissime… il tuo volto
al buio
e i tuoi occhi chiari che mi osservavano, le labbra atteggiate in uno
dei tuoi
sorrisi più dolci…
Poi,
quando mi sono resa conto della strada
che avevano preso i miei pensieri, sono precipitata nello sconforto più
totale:
perché, in questa storia che mi racconti, invece di immaginarmi con te,
vedo
Harm che mi tocca, che mi bacia, che mi abbraccia?
Scacciando
quell’immagine, mi sono
detta che forse era meglio così, che era meglio che non fosse arrivato
più
nulla, e sono andata in ufficio.
Mi sono immersa
nel lavoro, cercando di
non pensare. A metà mattina, mentre stavo preparando un documento
proprio per
il capitano Rabb, ecco apparire la busta indicante posta in arrivo.
Vado a vedere ed
eccolo.
Titubante ad
aprire il messaggio,
cincischio per qualche minuto, indecisa sul da farsi: scrivo su un
foglio un
appunto, tempero una matita, pinzo assieme dei documenti e li archivio
nel
dossier sul tavolo.
Infine
non resisto e clicco sul
messaggio…
From :
lover@aol.com
To
: Mac.jag@aol.com
Object : Fantasie
E’ un bacio,
quello
che ci scambiamo, che sembra non avere fine.
Il tuo corpo
aderisce al mio con una naturalezza tale da farmi pensare che siano
stati
creati apposta per completarsi. La mia mente combatte contro il mio
istinto, e
vince l’istinto. Senza lasciarti con le labbra, ti trascino in un
angolo nascosto da sguardi indiscreti. E, finalmente, soddisfo
la voglia che avevo da
quando ti ho visto: abbasso ancora di più l’abito sulle tue spalle e
scopro la
pelle vellutata del tuo seno.
Sono
affascinato,
non riesco a staccare gli occhi da questa visione… Sei splendida al
chiaro di
luna, con le labbra un po’ gonfie e arrossate dai miei baci, i capelli
scompigliati, perché vi ho passato le mani, e il tuo seno esposto al
mio
sguardo.
Sei
desiderosa anche
tu di toccarmi: slacci alcuni bottoni della camicia e, mentre
lo fai, la
tua mano s’insinua all’interno, accarezzando la mia pelle, e io
rabbrividisco
al tuo tocco. Scosti i lembi del tessuto e posi le tue labbra su di me,
facendomi sospirare di piacere.
Quando ti
stringi,
le nostre pelli si toccano e una marea di sensazioni mi travolge…
Mi fermo,
all’improvviso, e ti ricopro. Poi riallaccio la mia camicia… Se
proseguissimo
su quella strada, presto ti spoglierei completamente, per fare l’amore
con te
all’aperto, dove ci troviamo.
Mi guardi
sorpresa e
un po’ delusa, magari anche frustrata. Ti sorrido, perché io provo la
stessa
cosa.
Ti riprendo
per
mano, con la tensione del desiderio insoddisfatto che aleggia tra noi.
Insieme
c’incamminiamo verso un luogo più intimo, dove poterci amare in piena
libertà…
Da
quel momento in poi sono catapultata
in un mondo irreale, fatto di sensazioni e seduzione, di parole magiche
e
d’immagini inebrianti.
Mi domando
nuovamente come tu riesca ad
eccitarmi di più con delle parole scritte che con i tuoi baci, ma la
realtà è
questa.
E, per la prima
volta, nella mia mente
sorge un dubbio: sei davvero tu, Mic, a scrivermi queste lettere?
**
Ti ho osservato
mentre, finalmente,
leggevi la mia e-mail. Non sono
riuscito a scriverti prima: la
presentazione del video pubblicitario, ieri al Museo delle Forze
Armate, mi ha
impedito di scriverti subito. Inoltre Renée sta diventando soffocante…
Capisco
che la sto illudendo, ma sembrava che anche a lei andasse bene un
rapporto
senza impegni, basato solo su qualche incontro ogni tanto… almeno così
credevo.
Ho spedito il
messaggio, diversamente
dagli altri, dall’ufficio, collegandomi con la posta privata; volevo
osservare
le tue reazioni: il tuo volto è come
un
libro aperto, per me. Anche questa volta non mi ha deluso.
Chissà perché
hai aspettato tanto ad aprirlo?
Eppure sono certo che lo hai visto arrivare…
Quando, alla
fine, ti sei decisa e lo
hai letto, ti ho visto abbandonarti alle mie parole, lasciarti sedurre
e
travolgere… I tuoi occhi sembravano persi oltre la realtà e
inconsciamente ti
toccavi le labbra. Ho dovuto trattenermi dal precipitarmi nel tuo
ufficio e
sostituire la mia bocca alle tue dita… Hai un effetto su di me
altamente
esplosivo. Devo mettercela tutta, per controllarmi. E da quella sera in
Australia è sempre più faticoso. Non riesco a
toglierti dalla mente! E
ora… dopo aver visto il tuo sguardo mentre leggevi le mie parole è
ancora più
difficile.
Sapevo che non
avrei dovuto farlo, ma
la tentazione è stata troppo forte.
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Capitolo 11 *** Devo sapere ***
La giornata è
trascorsa tra un impegno
e un altro, senza un attimo di tregua.
Il caso del
marinaio Mary Granato, che
ha disertato perché sostiene che il suo superiore le ha mentito in
merito a
quali dovessero essere i suoi futuri incarichi, si presenta
particolarmente
ostico già di per sé. Inoltre ho deciso che chiamerò a testimoniare
Renée a
carico dell’accusa: in fondo ha girato un video pubblicitario per la
Marina, e
sarebbe una teste attendibile per confutare la tesi della difesa che
sostiene
che all’imputata siano state fatte false promesse. Dovrà testimoniare
che non
ha ricevuto pressioni per “indorare la pillola”… Non ho ancora comunicato ad Harm che
intendo
interrogare Renée e a dir la verità, temo un po’ la sua reazione.
Non mi piace
vederlo con lei. Trovo
irritante come lo consideri “suo” e lo sbandieri ai quattro venti! L’ho
odiata
durante la presentazione del video, l’altra sera, al museo delle Forze
Armate:
Harm era fantastico e lei era riuscita a farlo apparire al meglio, in
quel
breve video pubblicitario. Inoltre sembravano molto affiatati…
Anche se è stato
difficile, alla fine
sono stata costretta, per proseguire con il caso Granato, a cacciare in
un
angolo remoto della mia mente le parole di quell’e-mail che mi ha
turbato tanto
e concentrarmi sul lavoro. Ma ora, finalmente, sono riuscita a fare una
pausa…
ed ecco che riaffiorano alla mente, seducenti e intriganti come appena
lette. Non
mi ero mai sentita così, prima d’ora: sembro una dodicenne al suo primo
romanzetto d’amore! Sono turbata, ma al tempo stesso desiderosa di
lasciarmi sedurre;
m’impongo d’essere razionale e non lasciarmi attrarre così da semplici
parole,
eppure mi piace anche sentirmi tanto intrigata dalla persona che me le
scrive… Forse
è più saggio che abbandoni certe fantasie e mi beva un caffè.
Pessima
decisione! Sono entrata in
dispensa credendo d’essere sola, invece trovo Harm, che sta
sorseggiando tranquillamente
il suo tè. Mi sono incantata per un attimo ad osservare le sue labbra
appoggiate alla tazza…
Quando si è
accorto del mio sguardo, ha
sorriso, senza dire nulla. Si comporta in modo strano con me da quando
è
rientrato dall’Islanda: mi sento spesso osservata, quasi sotto esame.
Sembra
che attenda qualcosa… ma cosa? Più di una volta sono stata tentata di
chiedergli come mai mi guarda con quell’aria quasi divertita, ma ogni
volta ho
cambiato idea. Sembra quasi sapere cosa mi sta succedendo. Sembra quasi
essere
a conoscenza di quelle e-mail che mi sconvolgono tanto.
E… se fosse lui
a scrivermi quelle
lettere?
No. Non Harmon
Rabb.
Lo desidero da
così tanto tempo che, pur d’illudermi, m’immagino anche questo! Perché
ciò che
mi dice l’innamorato anonimo nelle sue e-mail, sono tutte le parole che
mi
sarebbe piaciuto sentirmi dire da Harm e che lui non mi ha mai detto.
E’ solo
per questo che penso possa essere lui… perché, in fondo, vorrei tanto
che lo
fosse.
Agitata da
questi pensieri, ho
bofonchiato un “Ciao…” quasi incomprensibile, mi sono versata un caffè
che ho
bevuto d’un fiato e poi ho girato i tacchi, per andarmene… l’ufficio è
un luogo
più neutro. Questa stanzetta è troppo intima, soprattutto quando c’è
lui: non è
solo la sua presenza fisica a renderla uno spazio tanto stretto ed
angusto,
affollatissimo… E’ la sua forte personalità a riempire ogni luogo in
cui si
trova. E’ l’attrazione che provo e che mi chiude la gola ogni volta che
gli
sono vicino, a farmi sempre sentire sopraffatta da lui.
Harm non ha
detto nulla, si è limitato
a fare un cenno del capo al mio saluto e a sorridere: quel suo sorriso
divertito mi dà sui nervi! Sembra riesca leggermi nella mente e carpire
tutti i
miei pensieri, contro la mia volontà. Non sono più in grado di
resistere ed
esco dalla saletta caffè rapidamente, quasi fuggendo, sentendomi il suo
sguardo
addosso.
Ora, al sicuro
nel mio ufficio, ripenso
a quella folle idea che mi è transitata nella mente poco prima: Harmon
Rabb
autore di quelle e-mail.
Assurdo! Scuoto
la testa da sola: se
qualcuno mi vedesse, penserebbe che sono pazza!
Però… però, più
ci penso, meno mi
sembra improbabile.
No… è solo la
mia immaginazione… o,
meglio, il mio desiderio… non può essere lui.
Eppure… è
l’unico, oltre a Mic, ad
essere stato su un battello con me a Sidney… No, è di certo Mic… non mi
ci vedo
Harm a scrivere lettere d’amore ad una donna!
Anche se…
Ricordo che quando mi
raccontò dell’omicidio di Diane mi disse che l’agente Tacchino gli
aveva
consegnato un plico di lettere che aveva trovato nella cabina della
vittima e
che erano sue… Lettere d’amore che Harm aveva scritto a Diane.
Possibile che possa
essere davvero lui? Del resto è un abile oratore, il migliore che io
conosca…
ci sa fare con le parole.
Devo sapere.
|
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Capitolo 12 *** Miracoli... ***
Sono confuso:
avrai anche una storia
con Brumby, ma provi ancora qualcosa per me. Ne sono certo: ho notato
il tuo
sguardo, oggi, mentre mi osservavi bere… era facile intuire il filo dei
tuoi
pensieri, forse perché sono simili ai miei, ogni volta che ti sono
vicino.
E poi sei gelosa
di Renée! Non la
sopporti, vero? Per questo l’hai fatta testimoniare, perché sapevi che,
per
difendere la mia cliente, non avrei esitato a distruggere la sua
testimonianza.
Come mi conosci
bene!
L’ho rincorsa
perché mi spiaceva averla
umiliata davanti a tutti, ma lei se n’è andata. Buon per lei, ho altro
per la
testa…
Devo capire
perché hai scritto questo
messaggio.
From :
Mac.jag@aol.com
To
: lover@aol.com
Object : Miracoli…
Ho avuto
parecchie
storie sbagliate, storie che mi hanno fatto molto soffrire… tanto che
mi sembra
ancora impossibile che tu possa amare una come me.
Ci vorrebbe
un
miracolo…
Non serve alcun
miracolo, Sarah. Mi
spiace averti fatto pensare il contrario. Io ti amo.
Ma forse, con le
tue parole, stai
dicendo a Brumby il perché della tua esitazione ad accettare la sua
proposta.
Quando, prima di
partire per l’Islanda,
ti ho visto con il suo anello al dito, al dito “giusto”, mi sono
sentito morire…
ma, come al solito, ho reagito con una battuta. Non lasciar trasparire
le mie
emozioni mi permette di mantenere il controllo, mi impedisce di
lasciarmi
andare…
Quando ho capito
che stavi solo
“pensando”, che stavi solo provando l’effetto che ti avrebbe fatto
vedertelo
all’anulare sinistro, e che non avevi ancora preso una decisione, mi
sono
sentito sollevato.
Lo so, non
cambia nulla, ma posso
ancora sognare che tu sia mia.
|
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Capitolo 13 *** Balla con me ***
Serata sprecata.
Era meglio se fossi
rimasta a casa a riposare, così avrei fatto anche in tempo a
controllare la
posta. E invece sono venuta a questa serata organizzata da lei, la
bionda di
Harm.
Insopportabile!
Continua a stargli
attorno, appiccicosa come una sanguisuga e lui sembra non avere
problemi… Gli
uomini sono proprio dei cretini, quando c’è di mezzo la possibilità di
fare del
sesso senza troppe complicazioni. Ma non sembra che lei sia tanto
dell’idea di
non mettere radici! Voglio vedere come se la caverà il freddo top-gun
quando la
sua bionda gli chiederà di mettere su casa assieme…
Siamo in un pub,
un locale scelto da Renée,
per festeggiare in maniera amichevole e informale il successo del video
pubblicitario. Ha invitato tutti noi del Jag e la troupe che ha girato
lo spot.
Abbiamo mangiato, chiacchierato, riso, cantato e ascoltato buona
musica: c’è un
piccolo gruppo che suona un po’ di tutto, dal jazz al country, anche su
richiesta del pubblico.
In fondo la
serata non è stata poi
tanto male, fino ad ora. Non fosse per Renée che non ha mollato Harm
per un
solo momento… Ma come darle torto? L’avrei fatto anch’io, se
fossi la sua
donna.
E’ tardi e la
serata sta per volgere
alla fine; ormai parecchie persone se ne sono andate e alcuni stanno
accingendosi a farlo ora. Io non ho ancora voglia di rientrare… anche
se in alcuni
momenti ho pensato che essere qui fosse stata una pessima idea, ora
gradisco
ascoltare dell’altra musica, che si è fatta inevitabilmente più dolce.
Due coppie
stanno ballando al suono di
un vecchio motivo di Sinatra… non mi sembra che siano del nostro
gruppo, forse altri habitué
del locale.
Mi guardo
intorno e scorgo ancora
alcuni di noi al tavolo a chiacchierare, ma non vedo Harm in giro.
Potrebbe
essere al bar, oppure essersene già andato, con Renée. Di certo l’avrà
accompagnata, ho visto che poco prima salutava gli altri.
La luce è ancora
più soffusa di qualche
ora fa: sembra l’atmosfera perfetta
per
un sogno romantico. Le note di un pezzo struggente, suonato con il sax,
riecheggiano lente e languide… mi sembra di conoscerlo, ma al momento
non
ricordo il titolo.
Mi tornano alla
mente le parole della
storia raccontata da quelle due e-mail intriganti e la musica sensuale
sembra
accompagnarle. Mi lascio trasportare dall’atmosfera magica; finché una
voce, un
sussurro, mi coglie di sorpresa…
“Balla con me”.
**
Non resisto a
vederti lì, sola, ad
ascoltare la musica, leggendo nei tuoi occhi quanta voglia hai di
lasciarti
andare a quelle note struggenti. A dir la verità, forse sono più io che
non
resisto all’idea di ballare con te al ritmo languido di quella melodia:
qualcosa mi dice che i nostri corpi si muoverebbero molto bene assieme.
E’ tutta la sera
che vorrei farlo, che
vorrei prenderti tra le braccia, allontanarti da tutti per averti solo
per me.
Ma per tutta la sera Renée non ha fatto altro che esigere la mia
attenzione e tu
sembravi anche divertirti, con gli altri.
Però ora Renée
se n’è andata, domattina
ha un impegno di lavoro molto presto e voleva essere in perfetta forma.
Ha
insistito perché l’accompagnassi, ma sono riuscito a cavarmela dicendo
che gli
uomini volevano che rimanessi per il bicchiere della staffa e non
potevo
deluderli… sai come sono queste faccende tra uomini! L’ha presa in
maniera
abbastanza sportiva e si è fatta accompagnare da Gregory, uno dei
cameraman. L’ho
scortata alla porta, le ho dato un bacio della buonanotte e sono
tornato
indietro. Al tavolo, con gli altri, non c’eri più. Ho frugato con lo
sguardo il
resto della sala, ma la penombra non mi ha facilitato il compito. Poi,
finalmente, ti ho scorta in un angolo, in piedi, appoggiata ad una
parete,
intenta ad ascoltare il pezzo e ad osservare due coppie che ballano.
Sei bellissima!
E quella tua aria dolce
e sognante ti rende ancora più bella.
Ti guardo e al
tempo stesso mi rendo
conto di essermi mosso, inconsapevolmente, verso di te. E, quando mi
accorgo
che sto per raggiungerti, capisco che il mio istinto ha avuto il
sopravvento
sulla mia parte razionale e che ha deciso di farmi fare quello desidero
davvero.
Ti arrivo alle
spalle e per un secondo
aspiro il tuo profumo, mentre mi avvicino al tuo orecchio e ti
sussurro: “Balla
con me.”
Ti volti, quasi
spaventata; quando ti
accorgi che sono io, non so più dire se sei felice o ancora più
turbata. Provo
un’altra strada.
“Pare che quelle
due coppie si stiano
divertendo…” Mi guardi negli occhi, mentre accenno in direzione della
pista da
ballo.
“Già…”
“Che ne dici di
raggiungerle?”, ti
chiedo di nuovo, mentre ti prendo la mano tra le mie, sperando di non
lasciarti
altra scelta che acconsentire. Ma non ho fatto i conti con la tua
testardaggine.
“Dov’è Renée?”
“E’ andata via.”
La mia risposta
ti lascia perplessa, me
ne accorgo. Probabilmente ti stai domandando come mai lei se n’è andata
e io
sono ancora qui. Ma non ho intenzione di spiegarti.
“Balla con me…
per favore” ti domando ancora
una volta, dolcemente, avvicinandomi con le labbra al tuo collo, per
sussurrarti le parole all’orecchio, nel caso non avessi sentito.
Ma chi voglio
prendere in giro? Lo
faccio solo per venirti ancora più vicino, per respirare il tuo profumo
dolce,
misterioso e seducente. E per sentirmi sfiorare la guancia dai tuoi
capelli. Che
voglia ho di farvi scorrere le mani dentro, sentendone la morbidezza
sulle dita…
“D’accordo”.
Per una frazione
di secondo il tuo
assenso mi disorienta; ero perso in fantasie personali. Cosa ti ho
chiesto? Ah,
sì, balliamo. Ti prendo tra le braccia subito, senza neppure
avvicinarci alla
pista da ballo, che poi di una vera pista non si tratta: è
semplicemente il
centro della stanza, che tutti considerano tale.
All’inizio sei
un po’ restia a lasciarti
andare, ma ho deciso che ti voglio tenere tra le mie braccia come si
deve e non
assecondo la tua idea di ballare come due perfetti estranei: ti
accarezzo
leggermente la schiena e, nel farlo, sento il calore della tua pelle
attraverso
la seta leggera della tua camicia. Mi piace molto come sei vestita
questa sera.
Nonostante la semplicità del tuo abbigliamento hai un’aria molto
sensuale.
Indossi una camicia bianca e un paio di jeans che mettono in risalto le
tue
forme sexy… hai lasciato i primi due bottoni slacciati appena sopra al
seno e
il tessuto accarezza dolcemente la tua pelle ambrata, concedendo ampio
spazio
alla mia immaginazione.
“Rilassati”, ti
mormoro all’orecchio,
premendo leggermente sulla tua schiena.
Mi guardi negli
occhi, sorpresa; forse ti
domandi cosa mi sia preso. Domani, ne sono certo, me lo chiederò
anch’io. Ma
stasera no: questa sera voglio ballare con te.
Finalmente sento
che ti lasci andare…
ti avvicini impercettibilmente e allora ti stringo più forte, lasciando
che sia
il suono struggente del sax a guidare i miei movimenti mentre mi
abbandono alle
sensazioni che mi trasmette il tuo corpo contro il mio…
Che stupido sono
stato quella sera a
Sidney!
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Capitolo 14 *** Re: Miracoli… ***
“Buonanotte,
Mac”.
“Buonanotte…”.
Scendo dalla sua auto
rapidamente, prima che il poco buon senso rimasto mi abbandoni
definitivamente
e lo implori di salire con me e portarmi a letto. Ma devo fare uno
sforzo
notevole per aprire la portiera e scendere, mentre le sue labbra
morbide mi
tentano da tutta la sera. Toccarle… mi basterebbe poterle toccare per
pochi
secondi…
Ha voluto
accompagnarmi a tutti i
costi, quando ha visto che Bud e Harriet, con i quali ero arrivata al
locale,
se n’erano andati mentre noi stavamo ancora ballando. Domani Bud mi
sentirà,
per non avermi chiamato: se c’era una cosa che non mi sentivo di
affrontare era
essere accompagnata a casa da Harm, soprattutto dopo essere stata per
quasi
un’ora tra le sue braccia. Sarebbe stato più sicuro prendere un taxi!
Abbiamo ballato
finché non siamo
rimasti ultimi e il complesso ha deciso che era arrivata l’ora di
smettere.
Quando la musica è terminata, quasi non ce ne siamo resi conto e per
qualche
istante Harm mi ha tenuta ancora tra le braccia, finché l’ho fatto
tornare alla
realtà.
Sembrava quasi
che si fosse perduto in
un mondo tutto suo… un mondo fantastico, nel quale mi ha trascinato per
il
resto della serata da quando mi ha sussurrato “Balla con me…”. Ancora
adesso mi
vengono i brividi al ricordo della sua voce e del suo alito caldo
contro il mio
orecchio. Avevo già ballato con lui a ricevimenti ufficiali, ma nulla è
paragonabile al ballo di questa sera. Allora era sempre stato formale,
amichevole e nient’ altro. Questa sera è stato diverso.
Da
quando l’ho visto entrare nel locale con Renée appesa al suo braccio,
ho capito
che la serata, per me, sarebbe stata un incubo. Era talmente bello e
irraggiungibile! Così bello e sexy, con quei jeans neri aderenti alle
sue gambe
muscolose e quella camicia azzurra slacciata, una volta tanto, sul suo
petto
nudo anziché coperto dalle t-shirt che porta di solito sotto la divisa
d’ordinanza…
Chissà se si
rende conto dell’effetto
che fa quando indossa pantaloni sportivi, anziché quelli dell’uniforme,
dal
taglio più morbido? E’ vero che non serve che lo veda in quel modo, per
apprezzare il suo fisico! Mi fa impazzire anche quando è rinchiuso
nella tuta
da pilota: ogni volta vorrei essere io a slacciargliela e sfilargliela
lentamente.
Ma il suo corpo
fasciato dai jeans e
coperto da una camicia che mette in risalto ancora di più i suoi occhi
chiari,
lasciata aperta a rivelare appena il suo torace… è una tentazione alla
quale è
molto difficile resistere.
Deve per forza
sapere l’effetto che fa!
Eppure, a volte, ad osservarlo bene, sembra quasi che ne sia davvero
inconsapevole. E questo aumenta ancora di più il suo sex-appeal.
L’ho visto
entrare e salutare tutti con
un sorriso e ho immediatamente capito che odio quella donna. E solo
perché lei può
baciarlo… Avrei dato non so cosa per essere al posto di Renée. E’
inutile che
tenti di togliermelo dalla testa, l’attrazione che provo per lui già da
sola
basterebbe a renderlo impossibile; se poi ci aggiungo i sentimenti che
mi
stringono il cuore in una dolce morsa ogni volta che lo vedo…
Prendine atto,
Mac: sei destinata ad
una lenta tortura. Lui ti farà impazzire!
Ho voglia di
convincermi che le parole
del mio “innamorato anonimo” siano di Mic!
Già faticavo a
farvi entrare lui nei
miei sogni quando ancora credevo che fosse davvero Mic a scrivermele;
ma da
quando ha cominciato a girarmi in testa l’assurda idea che possa essere
Harm… E
ora, dopo questa serata, sarà ancora peggio.
Non m’importa
neppure più di sapere
perché non ha accompagnato Renée a casa, m’interessa solamente
risentire le sue
mani su di me e il suo corpo contro il mio, mentre
mi stringeva a sé per ballare. Voglio solo
ricordare il profumo inebriante del suo dopobarba, che mi giungeva
attraverso
il tessuto della sua camicia, reso più intenso dal calore del suo
corpo.
Desidero solo concentrarmi sulla piacevole sensazione della sua mano
che
scorreva in una lenta carezza sulla mia schiena, fino a toccarmi i
capelli, o
della sua guancia, a volte vicinissima quasi a sfiorare la mia…
Oh, Harm, perché
hai voluto ballare con
me, questa sera?
E’ tardi, dovrei
andare a dormire,
altrimenti domattina sarò uno straccio. Ma riuscirò ad addormentarmi?
Mentre
torno poco alla volta alla realtà, ricordo all’improvviso la posta:
prima
d’uscire non ho fatto in tempo a controllarla e il messaggio che
attendo è
importante.
Accendo il
computer, mi collego e vedo,
tra le altre, l’e-mail in cui spicca il mittente che, oramai da giorni,
aspetto
sempre con ansia.
From :
lover@aol.com
To
: Mac.jag@aol.com
Object : Re:
Miracoli…
Molti non
sarebbero
d’accordo con te.
Non serve un
miracolo. Io ti amo. Amo tutto di te:
il
tuo splendido corpo, la tua mente acuta e brillante, il tuo carattere
forte,
ostinato, ma al tempo stesso anche fragile…
Neppure un
miracolo
riuscirebbe a farmi innamorare di più.
Piuttosto
servirebbe
un miracolo perché tu possa ancora amare uno come me…
La prima frase
che ho letto ha fatto
accelerare il mio cuore: è Harm! Ha risposto con le stesse parole che
io avevo
detto a lui quella sera, quando mi aveva detto che il luogo in cui ci
trovavamo
non cambiava quello che eravamo.
Avevo scritto di
proposito una frase
sul “miracolo”, per capire. Se l’innamorato misterioso fosse stato Mic,
magari
si sarebbe tradito, oppure avrebbe di proposito risposto con quello che
mi
disse allora, ossia: “Pregherò la Stella
del Sud di compierne uno…” proprio per rivelarsi, finalmente.
Invece ha
risposto con una frase della
conversazione avvenuta tra me e Harm. Le parole che ci siamo scambiati
quella
sera resteranno sempre incise nella mia mente, è impossibile che le
dimentichi.
E, ora che ci penso, anche in un’altra e-mail aveva risposto con una
parola di quella
conversazione: “Eternità”… Però poi ho proseguito nella lettura, e
tutto è
diventato meno chiaro, soprattutto dopo l’ultima frase: Mic, sul
battello,
aveva detto la stessa cosa. E’ una delle poche parole che ricordo con
sicurezza del suo
discorso… Che ironia!
Ricordo meglio il rifiuto di Harm che la dichiarazione d’amore di Mic!
Anche se,
rileggendo bene… c’è quell’ “ancora”
che mi lascia qualche speranza.
**
Com’è stato
difficile lasciarti andare,
ieri sera! Mentre scendevi dalla mia auto, avrei voluto afferrarti una
mano e
trattenerti… sarei voluto salire con te… avrei voluto baciarti…
Soprattutto
avrei desiderato tanto
baciarti. Anche lì, in auto, come un ragazzo al primo appuntamento,
anziché un
uomo che muore dal desiderio di fare l’amore con te.
Ho desiderato
baciarti da quando ti ho
preso tra le mie braccia per ballare.
E anche ora, che
ti osservo alla
scrivania, intenta a prendere appunti sul caso al quale stai lavorando,
anche
ora vorrei raggiungerti, trascinarti in un luogo appartato e baciarti a
lungo.
Invece sono qui,
a cercare di
concentrarmi sulle carte che ho davanti e a godermi lo spettacolo di te
che
strapazzi Bud perché ieri sera non ti ha chiamato quando lui ed Harriet
se ne
sono andati.
Caro tenente,
non sai che favore mi hai
fatto! O forse sì? Lo sai, ed è proprio per questo che hai scelto di
rischiare
la sfuriata di Mac, piuttosto che essere certo di prenderti la mia.
Ti devo un
grosso favore, Bud!
|
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Capitolo 15 *** Rapporto commissione infortuni - parte B ***
“Rapporto
commissione infortuni, parte B.” Guardo con aria triste il fascicolo
che ho
posato sul bancone della cucina di Harm.
“L’hai letto?”
“Solo di
sfuggita, era aperto su quella
pagina.”
“La divulgazione
non autorizzata di un
rapporto della commissione infortuni è un gravissimo reato, Mac.”
Come se non lo
sapessi! Non sono qui
per sentirgli dire questo, ma per chiedergli un consiglio. Per avere
supporto
morale, per… non so bene neppure io per cosa. Lo guardo, mentre sta
trafficando
ai fornelli: possibile che anche questo suo lato casalingo mi attragga
tanto?
“Non ho mai
avuto intenzione di
divulgare niente.”
Rappresento
l’accusa nel processo a
carico del primo capo Bracket, accusato di negligenza colposa e
omicidio
preterintenzionale. Bud e la Singer sono alla difesa. Il caso si
presenta
difficile: durante un’esercitazione di lancio con il paracadute due
uomini sono
finiti in acqua. La responsabilità ricade sul primo capo, che aveva il
compito
di controllare se il pilota aveva acceso la luce verde e di confermare
il
lancio; a differenza del pilota che sostiene d’aver negato il lancio
poiché
l’aereo era a quota troppo bassa, Bracket si difende dicendo che la
luce era
verde. Alla prima
accusa di negligenza, s’è
aggiunta quella di omicidio quando, a causa di gravi problemi
polmonari, uno
dei due marinai è morto.
Durante le
indagini ho interrogato
anche il capitano Miller, commissario medico della commissione
infortuni: la
legge gli impone la segretezza professionale riguardo le informazioni
riservate
che ha relazionato nella parte B del rapporto, però una sua frase,
quando gli
ho fatto una domanda relativa ad un possibile stato di ubriachezza del
primo
capo, mi ha lasciato perplessa e mi ha spinto a seguire quella
intuizione.
Mentre indagavo per altre vie, ho trovato sul sedile della mia auto,
aperto
alla pagina riservata, proprio il fascicolo della commissione di
sicurezza. E
nel leggerlo ho avuto conferma della mia intuizione.
Chi può averlo
messo nella mia auto?
“Non puoi usare
le informazioni che
contiene, né le prove ottenute in base a quelle informazioni…”
So anche questo,
purtroppo.
“E’ come il
frutto di una pianta
velenosa. Lo so. Il profumo è buono: lasagne?”
“Sì,
vegetariane.”
“Però… Renée la
credevo più carnivora…”
**
E’ inutile che
fingi di essere una dura.
So che sei
spaventata, arrabbiata e
frustrata: temi di essere scoperta per aver sbirciato quel fascicolo,
anche se
non l’hai fatto di proposito. Ti senti frustrata perché, avendo
scoperto che la
tua intuizione era giusta, ma non potendo far valere il fascicolo B,
non sai
come inchiodare quell’irresponsabile senza far correre dei rischi alla
tua
carriera. Però al tempo stesso non puoi neppure fregartene, perché
potrebbero
morire altre persone per la sua negligenza.
Inoltre sei
arrabbiata con la persona,
chiunque essa sia, che ti ha costretto a vedere quel fascicolo…
E così te la
prendi con Renée. Al tuo
posto, farei la stessa cosa con Brumby. E lo farei anche se ora ti
guardo un
po’ accigliato, a causa del tuo commento sulla donna che sta per
arrivare a
mangiare la cena che ho cucinato. M’infastidisce che tu sia venuta a
sapere che
l’ho invitata.
Sono felice che
tu ti sia rivolta a me,
come sempre, per confidarti, ma avrei preferito che non mi trovassi a
preparare
la cena per Renée… l’ho invitata solo per scusarmi ancora con lei
d’averla
trattata male all’interrogatorio...
Va bene, sarò
onesto fino in fondo:
probabilmente ci passerò la notte… Oh, al diavolo! Sono un uomo e ho
bisogno di
una donna. E Renée non è complicata. Mi sento talmente frustrato a
desiderarti
tanto, Mac, e ad aver perso l’occasione di poterti amare, che mi
accontento di
un corpo qualunque, anche se so che potrei ferirla. Ma ora non sopporto
l’idea
che tu possa pensare che trascorrerò la serata con lei. Soprattutto
adesso che
so per certo, avendoti qui, che vorrei avere te, solo te, tra le mie
braccia.
“E se Bracket
venisse prosciolto e un
altro paracadutista morisse per colpa sua?”
“Vuoi sentirti
dire che questo ti
autorizza a violare le regole? Hai idea di chi può aver messo il
fascicolo
nella tua auto?”
“Solo qualche
vago sospetto…”
Anch’io ho
qualche vago sospetto. Ad
essere preciso, un unico sospetto: Loren Singer. Pur di vincere il
processo,
quella non esiterebbe a distruggerti. Come vorrei…
Il campanello
interrompe i miei
pensieri omicidi nei confronti del tenente Singer e li dirige
all’inconsapevole
Renée, che entra dalla porta e mi abbraccia, ignara di tutto.
Sarà anche
inconsapevole, però l’avrei
strozzata quando, con aria ingenua, ma ovviamente gongolante, ti si
rivolge
mentre stai per andartene, quasi dispiaciuta perché ci lasci.
Quando esci,
gioca una carta con me:
“Non vado a genio ai tuoi amici…”.
“Cosa te lo fa
pensare?” le domando,
rassegnato: non mi piace la piega che potrebbe prendere il discorso;
non mi
piace l’idea che tu te ne sia andata, immaginandomi tra le braccia di
Renée.
Non voglio più trascorrere la serata con questa donna…
“Tanto per
cominciare, il fatto che non
lo neghi.”
Caspita, non la
credevo tanto
intelligente!
**
“Ha consultato
documenti riservati. Ha
usato informazioni confidenziali a carico di qualcuno a cui è stato
garantito
che quello che diceva non sarebbe stato usato contro di lui. Come
diavolo le è
saltato in mente?”
I miei timori
peggiori si sono rivelati
fondati: chi ha messo il fascicolo B nella mia auto voleva
distruggermi.
L’ammiraglio è furioso e, in fondo, non posso neppure dargli torto.
“Signore, avevo
già stabilito la mia
linea di condotta prima di vedere quel rapporto.”
“Perché leggerlo
allora?”
Già, perché l’ho
letto? Perché,
fondamentalmente, la curiosità è donna…
“A conferma
della mia idea che
l’imputato era colpevole.”.
“E che vantaggio
poteva trarne? Lei è
un avvocato, non un membro della giuria”.
Lo so che non
spetta a me giudicarlo. A
me spetta solo il compito di incriminarlo. A volte non è facile essere
in pace
con la propria coscienza, sia che si vinca, sia che si perda. Avevo
l’occasione
di sapere a priori se avevo visto giusto… e sentirmi in pace con me
stessa.
“Signore,
l’istinto mi diceva che
l’imputato nascondeva qualcosa. Quando ho letto la sua ammissione di
aver
bevuto la sera prima del lancio, ho saputo d’aver ragione: le
imputazioni erano
valide.”
“Quindi se non
avesse trovato
quell’ammissione avrebbe mollato tutto e chiuso il caso?”
No, mi sarei
sentita solo nell’eterno
dubbio: colpevole o innocente? Harm lo sente sempre d’istinto e io, a
volte,
vorrei essere tranquilla come lo è lui…
“No, signore!
Chiaramente no! Le
assicuro che avevo già stabilito la mia strategia. Quel rapporto non ha
condizionato la mia gestione del caso.”
Mi ha solo fatto
sentire più sicura
della mia sensazione…
“Il capitano
Delario non le ha creduto.
Nel suo rapporto la accusa di cattiva condotta e violazione dell’etica.”
L’ammiraglio,
ora, ha abbassato lo
sguardo, e questo non è un buon segno.
“E’ il punto di
vista del capitano e
posso capirlo. Però lei mi crede, signore?”
“Come dice?”
Vedo Chegwidden alzare di
colpo il capo, sorpreso dalla mia domanda. Non è un buon segno neppure
questo.
“Vorrei sapere,
ammiraglio, se lei
crede alla mia affermazione di non essermi comportata in modo
improprio”.
“Mac, io non so
più a cosa credere, a
questo punto…”.
“Allora,
forse, dovrei
chiedere di essere rimossa dal caso.” Lo dico, quasi aspettandomi una
smentita
da parte del mio superiore. Dentro di me non riesco a pensare che non
mi creda.
E forse è così, l’ammiraglio, in fondo in fondo, sa che sono corretta
nello
svolgere il mio lavoro. Ma, al tempo stesso, quello che mi risponde me
lo
aspetto: del resto, è il suo dovere.
“Oh, ho già
provveduto. D’ora in poi il
caso è affidato al capitano Rabb.”
“Sì, signore.”
“Può andare.”
“Agli ordini,
signore.”
Mi volto con il
cuore stretto in una
morsa ed esco dall’ufficio dell’ammiraglio. Chi ha voluto eliminarmi
dal
processo, ha raggiunto il suo scopo. Harm non potrà usare
l’informazione di cui
è al corrente, ma lui ha sempre un asso nella manica e inchioderà, in
un modo o
nell’altro, sia il primo capo sia chi mi ha giocato questo tiro.
Nonostante la
presenza di Renée,
l’altra sera ho sentito che era dalla mia parte.
**
Odio esser
dovuto subentrare a te in
questo processo: stavi facendo, come sempre, un ottimo lavoro e se chi
immagino
non ti avesse sabotato, avresti certamente vinto. Ora tocca a me fare
in modo
che il primo capo Bracket paghi per la vita del marinaio Komstock, ma
soprattutto
che chi ti ha deliberatamente voluto distruggere per vincere il
processo,
sappia che ho capito il suo gioco. Non gliela farò passare liscia, Mac! Puoi starne certa.
Domani ci sarà
l’ultima udienza del
processo e poi, finalmente, questa brutta faccenda sarà chiusa. E ci
penserà il
tuo innamorato misterioso a farti tornare il sorriso. M’inventerò
un’altra
storia da raccontarti, tanto la fantasia non mi manca quando ci sei di
mezzo
tu…
Sento la
mancanza delle tue e-mail:
credevo che avresti risposto alla mia ultima, ma il processo e tutti
questi
problemi ti hanno certamente impedito di pensare ad altro.
Vorrei che tutto
tornasse come prima…
“Sì, Washington
- Sidney… a che ora
arriva? E qual è la tariffa?... va bene, mi prenoti un posto, per
cortesia. Bene,
grazie…”.
Mi sono
affacciato alla porta del tuo
ufficio per parlarti dell’udienza, per tirarti su di morale, per
vederti… sei
al telefono, in una conversazione che non mi piace per niente. Chiudi
la
telefonata e, finalmente, ti accorgi di me, appoggiato allo stipite
della
porta. Mi guardi seria; la tua espressione è una muta domanda sul
perché della
mia presenza lì.
“Volevo dirti
che l’udienza conclusiva
sarà domani”.
“Grazie, non ci
verrò.”
“Mhmm, forse è
meglio… Sei di
partenza?” Non vorrei chiedertelo, ma non saperlo sarebbe peggio.
“Prenderò
qualche giorno di ferie e
andrò in Australia”.
Era meglio se
non chiedevo, molto
meglio. Non riesco a trattenermi dal lanciarti una frecciatina… odio
quell’uomo
che ha saputo dirti quello che avrei voluto dirti io.
“Ah… Brumby sa
del tuo arrivo?”
“Non ancora…”
Continuo
imperterrito sulla mia strada,
cercando di mettere in cattiva luce l’australiano: lo so, è
dannatamente
infantile, ma del resto, tutto il mio comportamento con te, da quella
notte sul
battello, è stato dannatamente stupido e infantile. Una volta in più
che vuoi
che sia?
“Gli farai una
sorpresa?”
“Ah… ti
piacerebbe che lo cogliessi in
flagrante con una prosperosa bionda!”
Bè, non ci avevo
pensato, ma… Non solo
una prosperosa bionda, ma anche una mora e due rosse! In effetti,
quest’ultima
stupidaggine potevo risparmiarla: dimentico sempre che sei acuta quanto
me.
Però tu avresti potuto essere più buona e farmi credere di non aver
colto la
mia stupidità tanto bene! Provo a dribblare in corner…
“Io non ho detto
una parola”
“Mic non fa
certe cose! E’ una persona
seria. E prima o poi dovrai riconoscerlo”.
Mai, neppure
morto!
“Se sta bene a
te, sta bene anche a
me…”
Ecco, e con
questa ho raggiunto il
massimo della stupidità… non ci crederai mai. Accidenti, era meglio se
stavo
zitto.
“Però…?”
Come volevasi
dimostrare: ho sempre
saputo che non posso nasconderti nulla. O quasi…
Ok, torniamo ad essere l’amico serio e
responsabile, sul quale puoi fare affidamento.
“Hai davvero
voglia di rivederlo, o...
soltanto di scappare da qui?”
“Forse l’uno e
l’altro…”.
Temevo peggio;
c’è ancora speranza per
impedirti d’andare dall’australiano. Sto per dirti qualcosa, non so
bene
neppure io cosa, quando Galindez mi chiama.
Forse è meglio
così: mi sarei potuto
tradire.
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Capitolo 16 *** Valigie ***
L’appartamento è
in uno stato pietoso.
Un’assurda confusione di abiti e accessori…
Non ho mai avuto
problemi a preparare
una valigia, ma questa sera non ne ho proprio voglia. Guardo desolata
tutto
quel disordine e decido di continuare più tardi.
Mi avvicino al
mio portatile, pronta ad
accenderlo. Da quando ho letto l’ultima e-mail del mio innamorato senza
nome,
sono stata tentata di rispondere, ma mi sono sempre bloccata: cos’avrei
potuto
scrivere? Sei tu, Mic? Ridicolo. Sei tu, Harm? Più assurdo ancora.
E così non ho
più risposto. Inoltre
tutti gli avvenimenti recenti mi hanno distratta da queste lettere
anonime.
Chissà se starà aspettando una risposta, chiunque egli sia? Oppure se,
in fondo
in fondo, è felice che abbia messo fine a questo gioco?
Devo
rispondergli un’ultima volta? No.
A cosa servirebbe, del resto? Se fosse chi desidero io, non lo saprei
mai. Non
si lascerebbe sfuggire nulla, come ha fatto finora. Se invece fosse
Mic… bè, lo
rivedo fra un giorno e lo capirò, guardandolo negli occhi. Ma, a questo
punto,
non m’importa più granché. Ho fatto una scelta e non tornerò indietro.
Mi
aspettano una decina di giorni in Australia e in questi giorni cercherò
di
prendere una decisione in merito alla proposta di matrimonio che mi ha
fatto:
tornerò una donna ufficialmente fidanzata, oppure ancora single. Non ha
senso
continuare a rimandare la decisione, aspettando… Aspettando cosa? Che
Harm
cambi idea? Che mi confessi di aver scritto lui quelle lettere tanto
appassionate? Diventerei vecchia, nel frattempo.
La chiacchierata
tra me e me ha fatto
effetto: ritorno in camera e mi metto di buona lena a terminare, o
meglio ad
iniziare, la valigia. Ritiro quello che non serve e piego ciò che ho
deciso di
portarmi dietro, per la maggioranza indumenti leggeri. Qualche golf,
almeno due
costumi…
Ho quasi
terminato: mancano ancora
alcuni accessori, un telo per la spiaggia, occhiali da sole… E poi
rimane da
sistemare tutto quello che ho sparso sul divano.
Ma, a quanto
sembra, è un obiettivo
difficile da raggiungere entro la fine della serata: qualcuno suona il
campanello e devo interrompere di nuovo. Apro la porta e quando lo vedo
sulla
soglia decido immediatamente che quella valigia è tutta da rifare.
Ma proprio
stasera doveva venire a casa
mia?
**
“Ciao…”
“Ciao, Harm. Che
ci fai qui?”
Diretta, come
sempre. Ma perché, ogni
volta, devi farmi domande alle quali mi è difficile rispondere? Che
faccio a
casa tua? Voglio impedirti di andare in Australia.
“Pensavo volessi
sapere com’era andata
l’udienza finale…”
“Ti avevo detto
che non m’interessava.”
“No, tu hai
detto che non ci saresti
stata. E’ diverso.”
Mi guardi negli
occhi un po’
diffidente, ma l’ombra di un sorriso ti spunta nello sguardo. Ti
sorrido
anch’io: so ancora leggere nei tuoi pensieri. Non volevi esserci, ma
muori dalla
voglia di sapere.
“Entra…” e così
dicendo spalanchi la
porta. Il primo passo è fatto. Ora dovrai riuscire a cacciarmi fuori,
se vuoi
partire. Mi guardo attorno e un sorriso mi sale alle labbra: c’è una
tale
confusione, in casa, che sembra sia passato un tornado! Ma sei sempre
così
incasinata, nel preparare una valigia?
“Problemi con le
valigie?” ti chiedo
sorridendo. Scusami l’ironia, ma è più forte di me.
“Mhmm… lascia
stare. Dimmi piuttosto
dell’udienza.”
Sposto una pila
d’indumenti per far
spazio e mi siedo sul divano. Fai altrettanto con un altro mucchio, o
almeno ci
provi: non sai dove appoggiarli e ti guardi attorno, perplessa. Ti
scosto la
sedia del tavolo sul quale sei solita lavorare ai tuoi fossili e tu,
bofonchiando un “Oh, al diavolo…”, posi tutto quanto e poi mi raggiungi
sul
divano.
Ti osservo
affascinato, ammirando il
tuo fisico avvolto da una tuta nera, mentre ti muovi un po’ nervosa.
Devo
averti colta in un momento critico. O il momento è diventato critico
quando
sono arrivato io? Difficile a dirsi…
Sollevi le gambe
per raccoglierle sotto
di te e, nel farlo, scopro che indossi un buffo paio di calzettoni
rigati,
enormi per i tuoi piedi.
“E quelli?” ti
chiedo sorridendo. Sei
buffa e tenera al tempo stesso e muoio dal desiderio di baciarti e di
sfilarti
quegli strani calzettoni…
“Lascia perdere.
Ricordi di gioventù.
Racconta…”
E così passiamo
la successiva mezz’ora
a parlare del caso e dell’udienza finale: sono riuscito a far accettare
all’imputato un patteggiamento con una pena detentiva di tre anni.
Almeno sono
sicuro che pagherà. L’ho minacciato con il massimo della pena. Certo,
non avevo
grandi possibilità di vincere non potendo usare il fattore ubriachezza,
poiché
legato al fascicolo B, neppure portando le prove che avevi trovato. Ma
sono
stato convincente, dannatamente convincente: sono riuscito a
spaventarlo, ma
soprattutto sono stato abile ad agire sul suo senso di colpa per non
aver
rifiutato di sostituire il collega, sapendo d’aver bevuto. Alla fine
Bud,
onesto come sempre, l’ha convinto ad accettare il patteggiamento.
Dovevi vedere
la Singer: era verde dalla rabbia! E io gongolavo di soddisfazione.
“Credi davvero
che sia stata lei?”
“Sì, ne sono
convinto, anche se, quando
l’ho convocata nel mio ufficio per parlarle, ha ovviamente negato.”
“Cosa le hai
detto?”
“Nulla di
preciso. Le ho solo detto
che, se avessi scoperto chi aveva lasciato il fascicolo B nella tua
auto, avrei
distrutto la carriera di quella persona con le mie stesse mani.”
“E lei?”
“Ha negato,
ovviamente. Anzi, si è sentita
offesa dalle mie insinuazioni. Poi mi ha fatto uno sproloquio sulle sue
ambizioni… Sai che vuole essere la prima donna a capo del Jag?”
“L’avevo
immaginato…”
“Non ci
riuscirà.”
“Sembri sicuro
di questo, come mai?”
“Potresti essere
tu la prima donna a
capo del Jag.”.
“Non dopo questa
storia…”
“L’ammiraglio
non dubita di te: è stato
costretto dal rapporto del capitano Delario a sollevarti dal caso”.
“Non ne sarei
così sicura.”.
“E’ per questo
motivo che te ne vai in
Australia? Per via dell’ammiraglio?”
“Anche, ma non
solo.”
So che stai per
farmi del male, molto
male, con quello che mi dirai, ma non so trattenermi.
“Per Brumby? Hai
deciso di accettare la
sua proposta di matrimonio?”
Ti prego: dimmi
di no!
“Non ho deciso
ancora nulla. Prenderò
una decisione laggiù”.
Motivo in più,
allora, per non farti
andare.
“Cosa ti farà
decidere, in Australia?
Brumby? O il fatto che scorderai per pochi giorni la tua vita qui e
tutti i
problemi?
Ti sei
innervosita alla mia domanda: ti
alzi e ti avvicini alla finestra, per guardare fuori, anche se è buio.
“Spero di capire
una cosa…”
“Che cosa? Se lo
ami?”
“Anche. E
dell’altro…”
“Non sapevo ci
fosse dell’altro…” mi
sono alzato anch’io e mi avvicino lentamente. “Di che si tratta, non
vuoi
dirmelo?”
Fissi per un
attimo ancora il buio
oltre i vetri e poi ti volti verso di me con un’espressione che mi
blocca
esattamente dove mi trovo: non capisco, i tuoi occhi sembrano volermi
leggere
nell’animo e non promettono nulla di buono.
**
Mi nasconde
qualcosa. Quando sfugge il
mio sguardo è sempre così: sta tentando di nascondere qualcosa.
“Ho ricevuto
delle e-mail anonime”.
“Minacce?”
“No, d’altro
genere.”
“Oscene?”
“Non direi…
appassionate e intriganti,
piuttosto.” Adesso sembra più interessato.
“E non sai chi
te le ha mandate…”
“No, credo di
saperlo.”
“Me lo dirai?”
“Penso che siano
di Mic.”
“Cosa te lo fa
credere?”
Arriva il
bello... vediamo come se la
cava ora.
“Mi racconta
della nostra serata sul
battello a Sidney, oltre al resto. E’ l’unico con cui sono stata su un
battello
a Sidney.”
“Sbagli. Ci sei
stata anche con me…”
Crede davvero
che possa averlo
dimenticato?
“Oh, lo so. Ma
non sei tu certamente.”
“Cosa te lo fa
escludere?”
Ecco il suo
temperamento da vincente
che spunta fuori! Sapevo che avrei dovuto agire su quello, se volevo
tentare di
capire: non ammetterà mai d’averle scritte lui, neppure se l’avesse
fatto
davvero. Ma l’idea che non mi sia passato per la mente che possa essere
stato
lui lo infastidisce.
Uomini! Sempre
in competizione tra
loro, anche quando non servirebbe. Come fa a non capire che avrei solo
voglia
di baciarlo e trascinarlo a letto, se solo fossi sicura…
“Quello che ci
siamo detti allora. Se
ben ricordi, hai rifiutato quello che ti proponevo…”
“Non ho
rifiutato.”
“Sicuro? Io
ricordo il contrario.”
“Ho detto che
non potevo ancora superare i miei
blocchi. E’
diverso.”
“Tu credi?”
“Sì, Sarah, è
diverso. Molto diverso.”
Sarah… l’uso del
mio nome mi lascia
senza fiato per un istante. Perché deve sempre sconvolgermi tanto
quando mi
chiama per nome? Ha un modo così dolce e intenso di pronunciarlo… Ogni
volta è
come se mi sfiorasse la pelle con le sue labbra… Oh, ma che vado a
pensare?
Si è avvicinato,
annullando il poco
spazio che ci separava, ed ora mi è di fronte, vicinissimo.
Sento l’aria
mancarmi improvvisamente…
E’ tutto come quella sera, in Australia: mi guarda
con quel suo sguardo intenso, che mi scava
dentro e io non riesco più nemmeno a deglutire.
“Cosa intendevi,
allora?” la mia voce è
strozzata, quasi rauca.
“Credevo mi
aspettassi…” la sua è un
sussurro, così vicino da farmi rabbrividire.
I suoi occhi non
mi lasciano e io mi
sento perduta.
**
E’ tardi, ormai:
tu vuoi Brumby. Ma
quando mi guardi come stai facendo ora, faccio fatica a ricordarmene.
Anzi, lo
dimentico proprio: ricordo solo quello che ti ho scritto in quelle
lettere
anonime e le tue risposte intriganti. E, così facendo, sprofondo nella
magia di
quei pensieri e non so più trattenermi. Sei così bella… sei così vicina…
Abbasso
leggermente il capo e rubo alle
tue labbra un bacio dolcissimo, quasi irreale. Sei morbida e dolce…
irresistibile. Ma anche irraggiungibile, ormai. Non ti abbraccio
nemmeno: se lo
facessi, sarebbe la fine. E se mi respingessi, sarebbe ancora peggio.
Mi
allontano quasi subito dalla tua bocca, per riprendere immediatamente
il
controllo della situazione.
Me ne devo
andare…
“Salutami
Brumby” ti dico e senza darti
il tempo di replicare mi volto, recupero il berretto dell’uniforme dal
divano e
raggiungo la porta, mentre sei ancora immobile, accanto alla finestra.
Sto per aprire
la porta, quando la tua
mano e la tua voce mi fermano:
“Resta…”
Mi volto a
guardarti: come hai fatto a
raggiungermi in una frazione di secondo, senza che me ne sia accorto?
“Resta… ti
prego, resta…” la tua voce è
dolcissima e ansiosa al tempo stesso.
Mi chiudo alle
spalle l’uscio di casa
tua lentamente, quasi senza rendermene conto, mentre mi abbracci e
avvicini le mie
labbra alle tue.
Oh, Sarah…
Ti stringo
all’improvviso, impaziente
d’averti tra le braccia. Tu gemi, non so se per la mia forza o per il
piacere
d’essere abbracciata e quel suono mi fa impazzire.
Ti sfioro la bocca con le labbra, per
prolungare il più a lungo possibile il piacere dell’attesa, finché non
so più
resistere e ti schiudo le labbra con prepotenza, approfondendo il bacio.
Tu rispondi
immediatamente e questo mi
eccita ancora di più… sento le tue mani che mi sfiorano la nuca,
facendomi
rabbrividire. Lascio scorrere le mie dita tra i tuoi capelli,
accarezzandoti
con dolcezza il collo; poi abbandono per un attimo la tua bocca per
assecondare
con le labbra le mie carezze.
Credo che ti
piaccia molto quello che
ti sto facendo, perché ti sento sospirare languida mentre inarchi la
schiena e
ti abbandoni al piacere dei miei baci.
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Capitolo 17 *** Perché? ***
La mia voce è
suonata strana anche a
me, quando mi sono resa conto di quello che ho detto, mentre ho
afferrato la sua
mano per impedirgli di andarsene. Quando mi ha lasciato dopo quel bacio
dolce e
si é voltato per uscire, ho immediatamente capito quello che volevo.
Volevo lui. E
non importava se a
scrivermi quelle lettere fosse stato Harm o Mic. Lo volevo, e non
potevo
lasciarlo andare via. E al diavolo se mi respingeva ancora, era un
rischio che
dovevo correre.
Si è voltato a
guardarmi e ha chiuso la
porta alle sue spalle, quasi senza rendersene conto, mentre allungavo
la mano
per avvicinare il suo volto al mio, le mie labbra alle sue. Non ha
opposto
resistenza e la cosa mi ha fatto sperare bene. Sollevandomi appena, per
raggiungere la sua bocca con più facilità, l’ho sfiorata solamente,
incerta
della sua reazione.
Ma è una dolce
tortura alla quale non riesco
a resistere… le sue labbra sono morbide e carnose e mi fanno impazzire…
quante
volte ho desiderato poterle baciare? Quante volte ho desiderato che
fossero
mie?
Non si è
allontanato, mi ha lasciato
fare e la sua reazione mi ha sorpreso; mi aspettavo un “Mac…”,
pronunciato con
quel tono che un sacco di volte mi ha esasperato. Invece mi ha
abbracciato più
forte, costringendomi alla dolce invasione della sua lingua…
Mi bacia come ho
sempre sognato che
facesse. Anzi, la realtà è ancora meglio dei miei sogni! Mi sta facendo
impazzire dal desiderio: adoro le sue mani affondate nei miei capelli e
le sue
labbra su di me.
Mi accorgo che
sta cercando di
sollevarmi la giacca della tuta e mi scopro impaziente di sentire le
sue dita
sulla mia pelle. Quando, finalmente, tocca i miei fianchi nudi,
infilando la
mano lungo la schiena, mi sento rabbrividire…
Se una sua
carezza mi fa questo
effetto, sarò morta prima di essere sua!
Il nostro bacio
sembra non avere fine… Provo
l’irresistibile desiderio di toccare anch’io la sua pelle. Slaccio con
ansia i
bottoni della sua camicia… non ricordavo che ce ne fossero così tanti…
e
finalmente anch’io posso accarezzarlo. Non appena lo faccio, lo sento
gemere
sulle mie labbra.
“Ti voglio,
Sarah…”
Questo sì,
avvocato, che è un discorso
che mi piace ascoltare!
“Ti voglio… ti
voglio da morire…”
“Anch’io, Harm…”
glielo confesso
immediatamente, non vorrei che pensasse il contrario. Capisco solo ora
che la
proposta e l’anello di Mic devono averlo spiazzato, soprattutto dopo
quello che
gli avevo detto a Sidney. Ma neppure mi aspettavo la reazione che ha
avuto prima,
quando gli ho parlato di Mic. Non me l’aspettavo proprio, neanche dopo
il ballo
dell’altra sera. Neppure dopo i sospetti
che mi erano venuti riguardo le e-mail; del resto, non posso essere
ancora certa
che siano sue. Il fatto che adesso sia qui con me e che mi stia
baciando non
prova che sia stato lui a scrivere quelle parole.
“Sicura?”
Mi sta
guardando, ora, mentre mi chiede
questo.
“Mai stata più
sicura di qualcosa. E
tu? Sei tu che…” ma non mi lascia finire la frase: soffoca con un altro
bacio
le mie parole, mentre mi solleva tra le braccia, impaziente.
Sentirmi
sollevare come se non pesassi
nulla e sentirmi stringere al suo corpo è un’emozione intensa, che
desideravo
provare da moltissimo tempo. Chissà se anche per lui è lo stesso?
Silenzioso, si
dirige deciso in camera
e mi deposita sul letto. Per un attimo si guarda attorno, sorridendo
dolcemente
alla confusione che ancora in parte regna nella camera, ma non indugia
in altri
discorsi, forse ha capito il perché della mia incapacità nel preparare
questa
valigia. Si sbarazza rapidamente delle scarpe e della giacca che ancora
indossa
e poi mi raggiunge sul letto, ansioso come me di riprendere il bacio
che aveva
interrotto. Le sue mani ritrovano velocemente la mia pelle nuda sotto
la tuta
e, altrettanto impazienti, ci liberano dagli abiti. Poi la sua bocca
riprende
la lenta esplorazione del mio corpo, mentre io faccio altrettanto con
lui. E la
dolcezza e la sensualità lasciano rapidamente il posto al desiderio…
Mi sento
assalire da un’ondata di
sensazioni bellissime alle quali vorrei che non ponesse mai fine, ma al
tempo
stesso mi piacerebbe parlare, fargli un sacco di domande per capire…
per sapere
cosa prova, cosa sente, perché ha cambiato idea… però le sue mani e le
sue
labbra mi fanno scordare tutto e precipito in una dimensione irreale,
dove
conta solo lui, solo i brividi che sa darmi il suo corpo mentre entra
in me,
travolgendomi con la forza del suo desiderio.
Nel momento in
cui mi fa sua, sento
finalmente che la confusione che regnava nella mia mente si dissolve e
tutto mi
appare chiaro e semplice: io lo amo.
**
Mi risveglio
lentamente da un sogno
meraviglioso, in cui ti ho amato finalmente come desidero da tempo e
alla sola
idea di scordare le sensazioni provate, sento quasi un dolore fisico,
tanto che
mi impongo di tenere gli occhi ancora chiusi, per riassaporarle
mentalmente
un’ultima volta. Il sogno era talmente reale che sento ancora il calore
della
tua pelle sotto le mie mani… mi accorgo che, inconsciamente, si muovono
su
qualcosa di morbido, finché non realizzo che quel qualcosa che sto
accarezzando
dolcemente è il tuo seno.
Apro gli occhi
sorpreso e trovo il tuo
corpo nudo tra le mie braccia: stai dormendo profondamente, con un
sorriso che
distende le tue labbra. Allora ricordo e capisco che quello che ho
creduto un
sogno non lo era, almeno non nel senso stretto del termine.
E mi sento
felice, finalmente felice
dopo tanto tempo.
Ti guardo
dormire, ancora sconvolto da
quello che ho provato mentre ci amavamo con passione: non mi sarei mai
aspettato emozioni tanto forti. Sapevo di desiderarti molto e,
nonostante
Brumby, sapevo che anche per te l’attrazione era forte. Ma non
immaginavo che i
sentimenti che provavo fossero tanto travolgenti. Quello che c’è stato
tra noi
stanotte, non è stato un semplice appagamento fisico. Lo so, perché non
ha
nulla a che vedere con quello che ho sentito facendo sesso con Renée.
Per lei io non
provo nulla, sebbene mi
piaccia e la trovi divertente.
Questa notte,
invece, con te è stato
diverso: intenso e bellissimo. E mi ha coinvolto completamente. Se
potevo
nutrire ancora qualche dubbio sui sentimenti che provo per te, dopo
quello che
c’è stato tra noi non n’è rimasto neppure uno. Gli unici dubbi che
restano
nella mia mente riguardano le tue intenzioni: partirai ancora per
l’Australia,
dopo questa notte? Devo saperlo…
Sono innamorato
di te. Disperatamente e
assolutamente innamorato di te.
“Pensieri,
marinaio?”
Non mi sono
accorto che ti sei
svegliata: la consapevolezza dei miei sentimenti ha rivolto la mia
mente
altrove, facendomi scordare di assaporare il tuo risveglio. Spero di
potermi
rifare al più presto.
“No, solo
sensazioni e ricordi…”
“Ricordi
piacevoli, spero”.
“Piacevoli
quanto i tuoi, Marine”.
“Allora sono
tranquilla… i miei sono
meravigliosi”. Lo dici guardandomi negli occhi e accarezzandomi
dolcemente una
guancia. Lascio che la tua mano mi tocchi, riaccendendo il mio
desiderio con una
semplice carezza, mentre catturo le tue labbra in un bacio che, nelle
mie
intenzioni, doveva essere dolce, tenero… Ma appena le mie labbra
toccano le
tue, capisco che è una partita persa fin dall’inizio, perché ti
desidero di
nuovo, subito, immediatamente. Ti desidero forse ancora più di ieri
sera…
“Che ore sono?”
mi chiedi appena ti
lascio un attimo di respiro. La domanda mi riporta bruscamente alla
realtà:
perché vuoi sapere l’ora?
“Non lo sai?”
“Credo… non ne
sono sicura…”
Ti guardo
divertito: “Non ne sei
sicura? Mac, che ti succede? Credevo che il tuo orologio interno
spaccasse il
minuto anche con i cambi di fuso orario!”
“Sì, già… ma non
avevo mai sperimentato
questo…”
“Questo… cosa?”
ti chiedo un po’
malizioso.
“Non avevo mai
sperimentato un volo simile
con un top-gun del tuo calibro! Sei riuscito a far andare in titl tutti
gli
strumenti di bordo, capitano!”
Adoro quello che
mi stai dicendo e il
tuo sorriso.
“Meglio
approfittarne, allora…” è la mia ultima frase, prima di lasciarci
travolgere
ancora dalla magia che riescono a produrre i nostri corpi e le nostre
anime
quando si incontrano.
Dopo, parecchio
tempo dopo, tutto il
mondo mi sembra più bello. Persino l’incontro con il segretario che mi
attende
in giornata.
“E’ tardi,
dobbiamo alzarci” ti ricordo,
stranamente io, con rammarico. Non ho voglia di alzarmi da questo
letto, neppure
per un volo su un F-14 in questo momento. Ma il dovere chiama…
“Mhmm… io non mi
alzerò per almeno
un’altra ora…”. Sembri una gatta che fa le fusa, mentre ti stiri
pigramente e
poi ti riavvolgi tra le coperte, quando ti sciolgo dal mio abbraccio
per
alzarmi e andare in bagno. Devo anche passare dal mio appartamento per
una
camicia pulita.
“Arriverai in
ritardo in ufficio…”
“Dimentichi che
sono in vacanza?”
Queste parole mi
gelano: già, l’avevo
dimenticato, come tutto il resto, compreso il tuo aereo che parte nel
primo
pomeriggio. Quando esco dal bagno dopo la doccia, mi siedo sul bordo
del letto
e non riesco ad evitare di chiedertelo, a costo di sembrare insensibile.
“Partirai ancora
per l’Australia?”
**
Certe cose non
dovresti farmele, Harmon
Rabb jr!
Come può
presentarsi fresco di doccia,
con i fianchi avvolti semplicemente da un asciugamano, e neppure grande
per
giunta, e i capelli ancora umidi? Non sa che potrebbe far venire un
colpo al
cuore ad una donna perdutamente innamorata e completamente soggiogata
dal suo
fascino?
Dio, quanto è
irresistibile! Come
faccio a lasciarlo andare al lavoro?
E’ bellissimo,
anche quando fa domande
stupide come questa. Lo pensa davvero che voglia ancora partire per
l’Australia, oppure lo teme soltanto? Difficile a dirsi… ha ripreso
quel tono
un po’ distaccato che aveva abbandonato da ieri sera e devo tornare a
leggere tra
le righe.
Mhmm,
complichiamogli un po’ la
faccenda.
“Tu che ne
pensi?” gli domando seria.
“Io spero di no,
ma vorrei esserne
sicuro”.
Bene, ha deciso
di parlare chiaro. E’
giusto che faccia altrettanto.
“Non voglio
partire per l’Australia.
Non ero sicura neppure di volerlo ieri… dopo questa notte non ho più
dubbi. E
tu?”
“Nessuno… e sono
felice che tu non
parta. Non avrei potuto sopportarlo. Non dopo quello che è successo tra
noi.”
“Lo volevo da
tanto, Harm…”
“Lo so. Anch’io…”
“Anche tu?” La
risposta mi lascia
confusa e interessata: che si sia tradito? Vederlo alzarsi per
infilarsi i
pantaloni, proprio dopo questa risposta, mi fa venire un sospetto. E’
inutile
che cerchi di nascondermelo, ho voglia di sapere se era lui a scrivermi
quelle
lettere.
“Eri tu?”
“Io? A cosa ti
riferisci?”
Ah… perché non
mi guarda negli occhi, ma
si concentra tanto per allacciarsi i bottoni della camicia?
“A quelle e-mail
anonime che ho
ricevuto”.
“Non ne so
nulla, Sarah…”
Sarà… ma forse
sarebbe stato più
convincente se me lo avesse detto guardandomi negli occhi, anziché
mentre si
allacciava le scarpe. E se mi avesse chiamato Mac, anziché Sarah.
“Allora erano
davvero di Mic. Forse
sono ancora in tempo per quell’aereo per Sidney…”
Blocca la mia
frase con un bacio che mi
ruba anche il fiato e poi mi sussurra, quasi in tono minaccioso:
“Non azzardarti
neanche a pensarlo!”
Imbronciata
cerco di prenderlo un po’
in giro, conoscendo la sua antipatia per Mic.
“Mi stavo
davvero innamorando
dell’autore di quelle lettere… potrei fartene leggere qualcuna.”
“Quando vuoi sei
proprio terribile, lo
sai? Adorabile, ma terribile!”
E mi lascia con
questa frase e un altro
bacio, per andarsene al lavoro. Ridacchio tra me e me, felice di questo
nuovo
genere di schermaglia tra noi. Ma improvvisamente riappare sulla soglia
della
camera da letto con un sorriso favoloso e mi dice:
“Lavora un po’,
oggi…”
E così com’è
apparso, rapidamente
sparisce, definitivamente questa volta, perché sento chiudersi la porta
d’ingresso. Chissà perché avrà detto quell’ultima frase? Sono in
vacanza per
qualche giorno e ho intenzione di non pensare al lavoro.
Ma i buoni
propositi vanno a farsi
benedire verso le sei del pomeriggio. Dopo essermi concessa un bagno
caldo e
rilassante, aver sistemato tutta la confusione del giorno prima per la
valigia,
dopo averla disfatta e aver disdetto il volo, ho pranzato e sono uscita
a fare
due passi, concedendomi addirittura il lusso di fare dello shopping con
calma,
come non mi capitava da tanto. Tra l’altro, avere del tempo da
dedicarvi, è
anche divertente. Di solito sono sempre di corsa e quando acquisto
qualcosa lo
faccio contando i minuti, limitandomi all’indispensabile, senza
sprecare tempo.
Mentre oggi ho provato più cose, divertendomi a rimirarmi allo
specchio… quello
che mi è piaciuto di più acquistare è stato l’intimo! Mi sono concessa
il lusso
di nuova biancheria, più sexy di quella che indosso di solito…
Chissà come mai
questa ispirazione?
Ma quando sono
rientrata, carica di
pacchetti stile Pretty Woman, mi sono accorta che, una volta sistemati
tutti
gli acquisti, non sapevo più che cosa fare. Dedicarmi al mio passatempo
preferito non mi andava: la mente troppo libera di pensare… Non mi ha
neanche
detto se questa sera ci vediamo oppure no. E Renée?
Così ho deciso
di accendere il computer
e stendere degli appunti per una relazione che dovrò preparare la
prossima
settimana. Mentre ero fuori ho deciso che non resterò in vacanza per
tutto il
periodo previsto. Non andando più in Australia, starmene a casa dieci
giorni
sarebbe uno spreco. Meglio tenersi le ferie per qualche altra
occasione. Mi
concedo solo questi tre giorni che mancano al fine settimana e poi
rientro. Tra
l’altro, in ufficio passerei del tempo con Harm e la cosa non mi
dispiace
affatto.
Prima di
iniziare la bozza della
relazione, decido di controllare la corrispondenza. Quando apro la mia
casella ricordo
che erano alcuni giorni che non lo facevo: si è accumulata diversa
posta. Tra
le solite e-mail pubblicitarie, che cestino senza neppure aprirle, ce
ne sono
due che meritano la mia attenzione.
Una scopro con
piacere che è di Chloe:
era tempo che non la sentivo e sono felice che mi abbia scritto. Mi
diverto
sempre molto quando lo fa, mi racconta della scuola e mi fa morire dal
ridere
quando descrive certi suoi professori e compagni. Quella ragazzina è
tremenda,
quando ci si mette! Più tardi la leggerò con calma e le risponderò. Si
sorprenderà che l’abbia fatto rapidamente, di solito lascio trascorrere
più tempo di
quanto vorrei, sempre troppo presa dal lavoro.
L’altra, quando
leggo il mittente, mi
manda il cuore in gola.
E’ lui.
L’ha inviata alle 10 di questa mattina.
Non ha più
scritto da giorni, non ha
più mandato nulla da quando non ho risposto alla sua ultima e-mail e lo
fa
proprio oggi, proprio ora, dopo quello che è successo questa notte tra
me e
Harm.
E l’oggetto è
molto indicativo: “Perché?”.
Cosa vorrà
sapere? Perché non ho
risposto? Perché non gli ho più scritto?
Come posso
dirgli che non voglio più
queste lettere? Avevo intenzione di confessargli al più presto che non
posso
accettare la sua proposta di matrimonio, ma pensavo di farlo al
telefono,
parlandogli di persona, cercando di spiegare… sarà già difficile così,
ma farlo
via e-mail, indirizzando il tutto ad “un innamorato sconosciuto” non mi sembra tanto carino.
E poi c’è una
cosa strana: non sono
innamorata di Mic, ma dell’uomo che mi ha scritto quelle lettere un po’
sì. E’
inutile che menta con me stessa: quelle parole mi hanno davvero
intrigato e non
leggerle più mi spiace un po’.
E non vorrei mai
neppure dire al mio
innamorato misterioso che amo un altro…
Lo so, questo
rasenta la follia pura,
ma che ci posso fare?
Mi faccio
coraggio e decido di aprire l’e-mail,
giurando dentro me stessa che non risponderò, qualunque cosa vi sia
scritta…
Clicco
sul messaggio, leggo e sorrido:
la vita, a volte, merita davvero d’essere vissuta. Anche solo per
momenti come
questi.
From
: lover@aol.com
To
: Mac.jag@aol.com
Object : Perché?
Perché non mi
prepari tu la cena, visto che è tutto il giorno che non fai altro che
fare la
pigrona?
La notte scorsa è
stata stupenda e mi piacerebbe addormentarmi ancora tra le tue braccia.
Ti amo, Sarah.
Harm
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