Il bambino venuto dallo spazio

di rardef
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritrovamento ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** La fuga ***
Capitolo 4: *** Oblio ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il ritrovamento ***


Il vecchio Son Gohan sentì un’esplosione tremenda e la terra tremare sotto i suoi piedi. Vide in lontananza gli alberi della foresta spezzarsi uno dopo l’altro come un gigantesco domino, allarmato da quel trambusto si mise a correre tra la vegetazione. Avvicinandosi, la puzza di metallo fuso e legna bruciata gli riempirono le narici. Tra le fiamme scoppiettanti udì un rumore stranissimo, come un lamento, che si innalzava dal suolo.
Si fermò, col cuore che batteva all’impazzata. Mentre camminava quel suono si delineò come il  pianto di un neonato. Avanzò in direzione di quei gemiti infantili guardando dentro ogni cespuglio, dietro ogni albero. Fu così che la vide: una piccola capsula semi distrutta e una scia di distruzione intorno e dietro di essa. Era come se fosse caduta dal cielo, come una stella cadente.
C’era un portellone aperto e Gohan si avvicinò per scrutare all’interno. Quello che vide lo lasciò perplesso: tantissimi pulsanti colorati che brillavano a intermittenza e strane scritte che lampeggiavano su degli schermi di colore verde erano intorno a una specie di culla di tessuto rosso. Si guardò intorno un pò disorientato; si mise in ascolto per sentire da dove provenisse quel pianto e fu in quel momento che lo trovò.
Era vicino a un cespuglio semi abbrustolito e agitava i pugnetti contro il cielo mentre si sgolava in quel pianto disperato. Prese il bambino tra le braccia e non appena i loro occhi si incrociarono il neonato smise di piangere. Lo girò e rigirò per vedere se fosse ferito, ma era sano come un pesce.. la cosa che lo lasciò di stucco, però, era che il piccolo aveva una lunga coda pelosa attorcigliata intorno alla vita.
Tornò a guardarlo in viso tenendolo in alto sopra la testa e gli disse: - Non posso mica lasciarti qui fuori solo soletto! Ti porterò con me, ti va? – Mentre tornava verso casa si fermò di scatto: - Ehi piccolino, ma tu non hai un nome! Mmh… come potrei chiamarti?? – e mentre lo scrutava gli venne l’idea e con un sorriso disse: - ti chiamerò Son Goku!!-

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


Goku non voleva dormire quella notte,  gridava e si dimenava come mai aveva fatto prima. Son Gohan lo cullava dolcemente cercando di fargli ingerire il latte di capra che aveva munto apposta per lui, ma il piccolo non ne voleva sapere di smetterla. E mentre lo coccolava e gli canticchiava dei motivetti per calmarlo gli venne in mente lei.
Conobbe Maua quando ancora era allievo del maestro Muten, mentre si allenavano nella Città dell’Ovest. Era una ragazza bellissima e si innamorarono quasi subito. Nei mesi che seguirono avevano fatto tantissimi progetti e, il giorno prima di partire per un allenamento speciale nella Città Centrale, si erano detti che non appena fosse tornato avrebbero messo su famiglia.
Furono mesi molto duri in cui il suo maestro lo mise a dura prova fisicamente e mentalmente, ma Gohan resisteva perchè aveva solo un pensiero: la donna che lo aspettava per vivere insieme a lui. Ritornando nella città dell’Ovest apprese però che Maua era morta: una malattia l’aveva colpita e lei non ce l’aveva fatta. Il dolore della perdita dell’amata l’aveva spinto ad allontanarsi dal mondo per 5 anni durante i quali aveva vissuto su una montagna cercando di seppellire quel dolore e quei ricordi. E ora, con quel piccolo tra le braccia, tutto era riemerso come un tesoro perduto nell’oceano che finalmente viene ritrovato e la cosa lo riempiva di gioia.
il Dio Shenron aveva esaudito una parte del suo desiderio. Lo rattristava che non ci fosse Maua con lui a condividere quella gioia e anche se non avrebbe potuto godere delle tappe della vita di quel piccolo bambino si sarebbe impegnato per fare di lui un bravo ragazzo.
Preso dai suoi pensieri, non si era reso conto che Goku si era finalmente addormentato. Lo depose nel piccolo pagliericcio che aveva fatto per lui e gli si addormentò al fianco, stanco ma anche con una gioia nel cuore che non provava da molto tempo.

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Capitolo 3
*** La fuga ***


Pioggia in quantità, era da tempo che il vecchio Gohan non vedeva una tempesta di tale forza. Goku, come al solito ci aveva messo del suo e aveva lanciato oggetti ovunque rompendo ben quattro finestre.
Quel bambino lo disorientava: aveva una forza innaturale per un piccolo di soli due anni e aveva una propensione naturale per distruggere tutto quello che gli capitava a tiro. 
Da quando Goku aveva imparato a camminare Gohan non sapeva più che fare, niente era al sicuro ormai e la situazione sembrava non voler migliorare. 
Molto spesso vedeva una vena di malignità negli occhi del bambino che lo metteva a disagio, senza contare che rideva difficilmente ed era molto freddo per essere così piccolo. 
Insomma, all'entusiasmo iniziale si era iniziata a insinuare una certa paura di non essere in grado di gestire quella peste. Forse era davvero troppo vecchio per occuparsi di un bambino così problematico. 
Cercò di riparare come poteva quelle finestre e mise Goku nella sua culla per andare a fare il suo riposino pomeridiano, diventato consuetudine da quando aveva adottato il piccolo. 
Si svegliò di soprassalto, con una terribile sensazione. I suoi sensi erano protesi alla ricerca di qualsiasi rumore nonostante la casa fosse immersa nel più profondo silenzio. Stava per riaddormentersi quando ebbe l'istinto di andare a vedere Goku nella culla. 
Ecco cos'era quello che aveva provato, aveva sentito che era successo qualcosa al bambino! La culla era infatti rovesciata su un lato e non c'era traccia di Goku. Iniziò a cercarlo in ogni stanza della casa chiamandolo a gran voce, ma non ottenne risposta. "Dove si è cacciato?" si disse. Andò in cucina e vide che la porta che dava sul retro era socchiusa. "Possibile che sia uscito?" pensò guardando la tempesta che infuriava nella tenue luce del crepuscolo.
Si mise a correre nel nubifragio, con la pioggia che gli sferzava il viso e con poche parole che rimbombavano nella sua mente "Lo devo trovare".

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Capitolo 4
*** Oblio ***


La pioggia era cessata e un’innaturale nebbiolina avvolgeva ogni cosa intorno a Gohan. Il vecchio si guardava intorno smarrito, come se quei luoghi che vedeva da una vita gli fossero ad un tratto estranei. Cercava Goku da ore, aveva guardato ovunque e l’ultimo posto che gli mancava era quella che lui aveva ribattezzato la ‘radura della meditazione’. 
Aveva scoperto quel luogo poco dopo aver costruito la sua casa e aveva il pregio di essere vicino e isolato allo stesso tempo. Era una piccola collinetta sulla sommità della quale c’era un lago e qualche arbusto; si godeva di un panorama unico: le montagne facevano da sfondo a un quadro immaginario in cui la sua casa si trovava al centro e la foresta tutta intorno. Tuttavia quella notte, la bellezza di quel luogo era sostituita da un’aria tetra data da quella nebbia che opprimeva tutto quello che c’era di bello.
Un’improvvisa folata di vento sferzò l’aria spazzando via quella foschia in un sol colpo. Con stupore Gohan vide che non era solo in quella radura, al centro del lago una figura circondata da una luce bluastra volteggiava sullo specchio d’acqua. L’anziano lo vedeva di spalle e quello che riusciva a distinguere era un umano con una grossa e folta coda che gli cingeva il bacino come una cintura. Indossava una specie di armatura che gli lasciava scoperte le spalle e la schiena, ma il particolare che lo inquietava erano i capelli che assomigliavano assurdamente a quelli del piccolo Goku.
“Chi sei? Che ci fai qui?” esclamò Gohan avvertendo un pericolo al fuori di ogni misura: sentiva la pelle formicolare e l’aria era percorsa da scariche elettriche. L’ombra sembrò non sentirlo e librandosi in aria scese sulla sponda opposta del lago. Dopo essere atterrato iniziò a incamminarsi verso il dirupo con un passo che sembrava leggero come una brezza estiva, quasi che non toccasse terra. Gohan lo seguì di corsa, riducendo sempre più la distanza che li separava. La figura si girò di scatto guardandolo e in quel momento i piedi dell’anziano maestro si bloccarono: era paralizzato.
L’ombra aveva in braccio Goku e il bambino era calmo e tranquillo come non lo aveva mai visto prima. La somiglianza tra i due era disarmante l’uno sembrava la versione adulta dell’altro. Incapace di muoversi ma non di parlare Gohan disse: “Sei.. sei.. il padre del bambino? Sei venuto a portarlo via?”. La voce del vecchio era triste, aveva imparato ad amare quel piccolo e le sue giornate erano diventate allegre e indaffarate. L’idea di perderlo gli spezzava il cuore. 
Gohan non si aspettava nessuna risposta da quella figura, ma questa lo fece. Sembrava una voce venuta dal regno dei morti, non una ma il coro di mille che tutte insieme trascinavano fuori le parole da un abisso di silenzio: “Quello che succederà stasera, salverà il tuo misero pianeta. Ma tu no, tu sei stato condannato il giorno che hai trovato questo bambino.” e detto questo, l’ombra afferrò per la coda il piccolo Goku, che si afflosciò come se le ossa si fossero sciolte all’interno del corpicino, e tirando indietro il braccio lo scagliò al di là della rupe. Nello stesso istante in cui la mano dell’ombra lasciò la presa sulla coda di Goku, questa sparì nel nulla sciogliendo la paralisi di Gohan.
Il vecchio maestro corse, divorando quegli ulti metri, e guardò oltre il parapetto. Lo spettacolo che vide lo raggelò: il bambino era immerso in una pozza di sangue ed era immobile, con il corpicino scomposto al di sopra di alcuni macigni che erano più in basso. Fu in quel momento che il cuore del vecchio Gohan si spezzò. Cadde in ginocchio e piangendo osservò il corpicino di quello che per poco era stato suo nipote.

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Son Gohan scese con il cuore pesante giù per la collina, voleva raccogliere il corpo di Goku per dargli una sepoltura. Gli avrebbe fatto una tomba lì, in quella radura, di modo che l’avrebbe potuta scorgere anche da casa sua. Il corpicino era disteso a terra tra le rocce, si chiedeva come aveva potuto, quello che sicuramente era il padre del bambino, fare una cosa del genere. Salvare la Terra? Che cosa avrebbe potuto fare Goku al pianeta? Quelle parole erano assurde. Con questi pensieri che gli frullavano in testa risalì il declivio e depose il bambino sull’erba; poi tornò a casa a prendere la pala che l’avrebbe accompagnato in quella nottata.
Arrivato sull’uscio però, fu investito da una luce accecante. Sembrava che il sole fosse uscito di punto in bianco e avesse illuminato tutto. Si girò e vide un globo in alto nel cielo, esattamente sopra la collina. Un urlo disumano si levò dalla radura e la terra tremò sotto i suoi piedi. Vide qualcosa, un essere avvolto in una luce biancastra che cresceva a dismisura.  Le urla si ripetevano a ritmo regolare. Con gli occhi sgranati vide una scimmia di dimensioni mastodontiche che urlava e si dimenava. “Il corpo di Goku è li sopra” pensò Gohan e si avviò nuovamente verso la montagna.
Mentre correva notò che qualcosa stava avvenendo nella radura, un combattimento! L’ombra blu, che aveva scagliato suo figlio giù dal dirupo, combatteva furiosamente con lo scimmione. Non aveva mai visto un combattimento di tale violenza e intensità. Con una manata l’essere gigante mandò a sbattere l’ombra contro una roccia, frantumandola. Volando fuori dal cratere il padre di Goku si scagliò contro la scimmia, lanciando dei lampi di luce contro il suo corpo peloso e facendola dondolare instabilmente sulle gambe. Passando sotto le sue gambe, afferrò per la coda il mostro e con un’abile mossa lo fece sbattere violentemente a terra scatenando un terremoto.
Gohan, preso alla sprovvista, perse l’equilibrio e cadde. Il forte impatto con il suolo gli fece perdere i sensi. Annaspando nella nebbia dei ricordi riemerse dal suo torpore che ormai il sole era alto nel cielo. Quello che vide gli sembrò irreale, la collina era scomparsa lasciando posto a un cumulo di macerie. Lentamente si avviò verso quel disastro, non riusciva a capire da dove quella scimmia gigantesca fosse uscita fuori. Avvolto da quei pensieri gli sembrò di sentire un rumore familiare, il pianto di un bambino. “GOKU!!” esclamò il vecchio correndo a perdifiato verso quel rumore. Fu al centro di quel disastro che lo vide. Il piccolo era vivo! Una gioia incontenibile gli si scatenò dentro. Lo prese in braccio e lo rigirò in mano per vedere se stesse bene. Poi prese a saltellare e a lanciare il bambino in alto.
Goku fece qualcosa di sorprendente si mise a ridere. “Il tuo primo sorriso!” esclamò il vecchio guardando il piccolo negli occhi. C’era qualcosa di diverso in lui, lo percepiva, il suo sguardo era diverso. Con le braccia protese verso di lui, Goku gli strinse il naso con forza e si mise di nuovo a ridere. E poi disse qualcosa “no..no”. Gli occhi di Gohan si spalancarono e delle lacrime di gioia iniziarono a solcare quelle rughe che solcavano il viso del vecchio. “La tua prima parola! Ah ah, dillo ancora no..nno!” e il bambino, divertito dalla gioco ripeté “no…no”. Gohan era euforico, rimase lì, seduto in quella distruzione a giocare con suo nipote per ore.
La stanchezza della nottata e delle emozioni che aveva dovuto sopportare arrivarono e si insinuarono in Gohan. Prese il bambino in braccio e andando verso casa gli sussurrò: “Vieni piccolo mio, torniamo a casa! E’ l’ora di mangiare qualcosa e fare un bel riposino!” 

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