Harry Potter and The Quest of the Horcrux

di ilcantastorie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Privet Drive-L'inizio ***
Capitolo 2: *** Viaggio verso Notturn Alley ***
Capitolo 3: *** R.A.B., Alice ed gli Horcrux ***



Capitolo 1
*** Privet Drive-L'inizio ***


The Quest…

The Quest

Forse vi farà venire in mente le avventure dei Cavalieri della Tavola Rotonda alla ricerca del Santo Graal

Ma la Ricerca non sarà la stessa.

E neanche i personaggi.

Privet Drive- L'inizio

Era una mattinata nuvolosa.

Nuvolosa e oscura, carica di cattivi presagi.

Una fitta coltre di nuvole oscurava il cielo facendo credere ai più che fosse ancora piena notte.

Sonnacchiosi, gli abitanti di Privet Drive si svegliarono, senza fretta.

Poi, come tutti si aspettavano, una goccia bagnò l’asfalto.

Poi ne cadde un’altra, e un'altra ancora.

In breve cominciò a piovere a dirotto.

Da una finestra di quella stessa via, un ragazzo occhialuto guardava lo spettacolo che gli si profilava davanti.

Aveva l’aria di chi era cresciuto tanto in poco tempo, sia nell’anima che nella mente, come anche nel corpo.

I suoi occhi verde smeraldo aveva un che di strano, se non addirittura di enigmatico.

Il suo nome era Harry Potter, e stava meditando su quanto la pioggia riflettesse il suo stato d’animo.

Poi, inevitabilmente, il suo pensiero corse agli avvenimenti di fine anno scolastico.

Sirius era morto.

Un vuoto, ecco cosa aveva lasciato in sé quella morte, un vuoto incolmabile.

Chi lo aveva lasciato rappresentava ciò che non aveva mai avuto: un genitore.

Ma Sirius non era stato solo quello: era qualcuno con cui potevi confidarti, un fratello.

E adesso…

Adesso non c’era più.

Sparito dietro a quel velo.

Sparito per sempre.

Prima i suoi genitori, ora Sirius: quanti avrebbero dovuto morire per lui? Quanti ancora sarebbero morti prima che Voldemort fosse ucciso?

Il suo pensiero cadde inevitabilmente sulla profezia:

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive …

E questo significava, come si era ripetuto milioni di volte, che la sua vita avrebbe dovuto includere, o concludersi con, un omicidio…

Poi la mente volò in direzione della sua scuola: Hogwarts.

Cosa sarebbe successo l’anno successivo?

Cosa sarebbe successo, se fosse tornato?

Ovvio, avrebbe messo nuovamente in pericolo la vita di tutti, per il solo fatto di essere li.

Ma voleva ancora vedere morire le persone che gli erano vicine?

No…

Voleva veramente vedere altre persone sacrificarsi per lui?

No…

Oh, no che non lo voleva.

E fu così che nella mente del ragazzo passò un pensiero su cui non si era mai veramente soffermato, ma che aveva solamente sfiorato…

Non tornare ad Hogwarts.

Certo, quella sarebbe stata la soluzione perfetta.

Nessun amico da mettere in pericolo, nessun esame a cui pensare.

Sarebbe stato solo, con l’esclusiva compagnia di stesso.

E ricordò.

Ricordò di essersi trovato in una situazione simile a Grimmauld Place, durante il periodo natalizio, quando credeva di essere l’Arma.

E si rammentò di come ne era uscito: grazie ai suoi amici.

E di nuovo il ricordo di Sirius…

“Tu scendi dalle stelle, o Fierobe-e-ecco

Accennò appena un triste sorriso.

Ma questa volta…

Il pensiero persisteva.

Doveva andarsene.

Certo, la vita non sarebbe stata il massimo, ma… era quello che doveva fare.

Il suo dovere.

Ma più ci rimuginava sopra, più vide che l’idea era pazza.

Scappare dai Mangiamorte e dall’Ordine?

Pensava veramente di potergli sfuggire?

Forse no.

O forse sì.

E fu allora che decise definitivamente.

Non sarebbe tornato a casa.

***

Harry aveva messo tutto quello che gli poteva servire dentro un enorme zaino peloso che Hagrid gli aveva regalato il natale scorso.

Aveva incorporato un utile incantesimo che faceva in modo che, nonostante tutto quello che ci si potesse mettere dentro, rimanesse leggero.

Issò lo zaino sulle spalle e scoccò un occhiata all’orologio: era quasi mezzanotte.

Era rimasto tutto il giorno nella sua stanza, a rimuginare su quel folle piano che aveva escogitato e sui passi che avrebbe dovuto fare.

La gabbia di Edvige giaceva inutilizzata, piena di cacche e piume, ai piedi del suo letto.

Gli dispiaceva dover lasciare la sua candida civetta, ma doveva farlo.

Ora stava consegnando una lettera all’ordine: gli assicurava che tutto andava bene.

Prima di tre giorni non sarebbero venuti a controllare.

E lui sarebbe stato già lontano.

Aprì la porta con un cigolìo.

Quello che sentiva fu il russare dei Dursley.

Era così che Harry li preferiva: addormentati.

Svegli, come si era già detto, non erano di alcuna utilità.

Riportò immediatamente la mente al suo obiettivo: non era il momento di divagare.

Ma c’era un altro fattore che, nonostante avesse preso in considerazione, rischiava di mandare a rotoli il suo piano: lui era sorvegliato.

Harry, per tutto l’anno appena trascorso, era stato tenuto costantemente sotto controllo: perché adesso non avrebbe dovuto esserlo?

Scese lentamente e cautamente le scale, evitando con cura il secondo gradino, quello scricchiolante.

L’ultima volta chi aveva avuto il compito di sorvegliarlo aveva un mantello dell’invisibilità.

Harry avrebbe potuto gabbarli allo stesso modo.

Ma come faceva a sapere che sotto quel mantello non ci sarebbe stato Malocchio Moody?

In quel caso lo avrebbe visto…. e sarebbe stato scoperto.

Posò un foglietto sul tavolo.

Un messaggio di addio.

Quindi, spiando dalla finestra, attese.

Che cosa stesse aspettando non lo sapeva nemmeno lui.

I minuti passarono.

E l’inquietudine di Harry cresceva.

Era troppo tranquillo.

Forse valeva la pena rischiare.

Ma come a voler aiutare il ragazzo, un CRACK squarciò l’aria, seguito da vari rumori che potevano essere individuati come il clangore di cassonetti che cadono per terra e un miagolio.

Harry sapeva cosa significava quel suono, quel crac.

Qualcuno doveva essersi smaterializzato.

Forse Mundungus doveva comprare un’altra partita di calderoni, o più probabilmente c’era stato il cambio di guardia.

Od ora o mai più.

Fu allora che agì.

O forse era solo un gatto particolarmente rumoroso”penso’ con un sorriso

Col mantello sul capo, che lasciava a intravedere i piedi, partì.

E corse.

Attraversò la soglia della casa che per undici anni lo aveva imprigionato, attraversò, senza degnare di uno sguardo il giardino tanto curato dei Dursley.

Corse, mentre le luci della città lo abbagliavano ad intermittenza la visuale di Harry.

Una strada buia davanti a se; buia come il suo futuro.

Le strade ben curate sul suo fianco.

Le auto che passavano.

Avrebbe corso finché non avrebbe più sentito le dita dei piedi.

Avrebbe corso finché il fiato non lo avrebbe tradito.

Avrebbe corso finché il fegato non gli avrebbe fatto così male da impedirgli di continuare.

E lo fece.

Era fuggito… ma ce l’aveva fatta.

Era fuggito dalla protezione del suo sangue.

E da quella di Silente.

E tutto gli sembrò di nuovo così folle

Una morsa gli attanagliò lo stomaco.

Il vuoto, il grande, immenso vuoto che la morte di Sirius aveva lasciato dentro di sé.

Chi sarebbe stato il prossimo se lui fosse tornato?

Hermione? Ron?

Voleva davvero mettere nuovamente in pericolo la vita di chi gli era vicino?

La risposta se l’era già data.

E non sarebbe più tornato sull’argomento.

Mai più.

Si voltò risoluto verso l’oscurità.

Era davvero il momento di andare.

***

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Capitolo 2
*** Viaggio verso Notturn Alley ***


Privet Drive aveva l’aspetto che qualunque strada suburbana aveva alle quattro del mattino:

Privet Drive aveva l’aspetto che qualunque strada suburbana aveva alle quattro del mattino:

Le tende tirate, i giardini ben curati, le villette a schiera, una uguale all’altra…

E nessuno, in quel quartiere, sapeva che un ragazzo occhialuto era fuori dal proprio letto quella notte.

Non che importasse a qualcuno, il ragazzo era sempre stato mal visto dal vicinato, sia per la sua trascuratezza nel vestire, sia perché frequentava il Centro di San Bruto per Ragazzi Irrimediabilmente Criminali.

Ma nessuno di loro probabilmente lo avrebbe più rivisto, adesso Harry Potter era lontano.

Veramente neanche lui sapeva quanto lontano…probabilmente si era perso.

E come per completare l’opera, a causa della lunga corsa, aveva il fiato corto e respirava affannosamente.

Il mantello dell’invisibilità’ era scivolato ai suoi piedi nel momento in cui si era fermato, e lui non si dava ancora la pena di raccoglierlo.

“Bene…”pensò “ il primo passo l’ho fatto”

Adesso, come aveva progettato, la sua destinazione era la Gringot.

Un lampo illuminò la sua mente.

Nella fretta di progettare dove andare non aveva pensato a come andarci!

Con la Firebort?

Neanche a parlarne; I problemi erano innumerevoli: primo tra tutti la segretezza, poi in effetti non sapeva nemmeno come arrivarci a Diagon Alley.

“Un bell’inizio Harry Potter, non c’e’ che dire” penso’ sarcasticamente.

Beh, l’alternativa era il Nottetempo…ma cosi’ la segretezza sarebbe andata a farsi fott…

Non riuscì a terminare il pensiero.

Capì di non essere da solo.

Non sapeva come avesse fatto.

Era come se l’aria e la notte stessa gli dicessero che non era solo.

Ma a quale grandioso sesto senso era dovuta questa sensazione?

Nell’oscurità che lo circondava non riuscì a scorgere niente che non fosse fuori dall’ordinario.

Nessuna figura con cappuccio nero che gli puntava contro una bacchetta.

Nessun Dissennatore.

Tutto era calmo.

Lui si era sbagliato.

“Non c’e’ niente che non va” disse tra se e se “Nient…”

Harry Potter?”

La voce che parlava proveniva da dietro di lui.

La voce era inconfondibilmente femminile.

E fredda come il ghiaccio.

Si girò su se stesso, bacchetta in mano e maledizione sulle labbra.

Ma non vide nessuno.

“Ehi, sono qui”

“Qui dove?” stava per dire, ma si trattenne.

Quella ragazza non poteva essere un nemico, altrimenti non avrebbe palesato la sua posizione senza prima averlo ucciso, o perlomeno, tentato di farlo.

“Ma sei cieco?”chiese, esasperata

Dal nulla, Harry vide materializzarsi prima una testa, e poi, mano a mano, tutto il corpo di una ragazza.

I capelli, biondi, incorniciavano un volto dagli occhi di ghiaccio. I capelli erano lunghi fino alle spalle ed era davvero bella. Era alta quasi quanto Harry e indossava una veste da mago nero notte.

Solo adesso Harry capì che era disillusa.

“Chi sei?” le chiese

“Alice”rispose quella, seccamente

“E cosa vuoi?”

Gia, cosa voleva se non ucciderlo?

E ancora, come aveva fatto a trovarlo?

“Aiutarti” rispose, con lo stesso tono di prima

Aiutarlo? A scappare? Come faceva a sapere che stava scappando? L’aveva dedotto?

E come, se non sapeva nemmeno lui dove sarebbe dovuto andare?

“So perché sei scappato” continuo’ con voce atona

Era una Legimens?

Non solo sapeva che era scappato(cosa abbastanza evidente a pensarci), ma sapeva anche il perché?

Sapeva che se ne era andato per non mettere in pericolo i suoi amici?

“Voldemort”

Harry non riflette’ prima di parlare:

“Voldemort?”

“Si, voglio aiutarti ad ucciderlo”

Non era una Legimens, per fortuna.

Non era il caso che un estranea penetrasse nella sua mente e scoprisse tutti i suoi segreti.

E perché Alice pensava che lui fosse scappato per andare ad uccidere niente popo di meno che il mago oscuro più potente di sempre?

Ci riflettè un po’ su.

Da come lo descrivevano adesso i giornali, lui era un eroe.

Il prescelto…cosi’ lo chiamavano adesso.

E forse si aspettavano questi atteggiamenti da lui, questi atteggiamenti da eroe Hollywodiano; da eroe senza paura e senza debolezze.

Ma lui, per quanto fosse coraggioso, non era immune alla paura…ed era tutt’altro che senza debolezze.

Ma in fondo, secondo la profezia era l’unico in grado uccidere Voldemort…

Quindi tanto valeva cercare di ucciderlo.

E quindi tanto valeva cercare di ucciderlo con un aiuto esterno.

“Perché; mi vuoi aiutare? Perchè dovrei fidarmi di te?”

“Beh- il tono di Alice cambiò un poco, diventando più umano- ho anch’io i miei motivi per odiare Voldemort

Per quanto riguarda sul perché dovresti fidarti di me…

Beh….non ti ho ancora ucciso no?

E inoltre ho delle risposte.

Risposte a domande che sono importanti per te, e per Voldemort”

“Per esempio?”

“Vuoi sapere perché Voldemort non è morto quando l’Avada Kedavra gli è rimbalzata contro?”

Un lampo attraversò la mente di Harry.

Gia’ in effetti se l’era chiesto.

E, come aveva fatto con molte altre domande su Voldemort, l’aveva accantonata in un angolo buio della sua mente.

Ma doveva andare?

Il suo istinto gli diceva di farlo.

“Lo voglio sapere”

“Non qui- disse ritornando al suo abituale tono di voce- e non io; adesso andremo nel luogo in cui verrai messo al corrente di tutto”

“E come ci arriveremo?”

“Col Nottetempo; sbrigati mettiti quel mantello”

Annuendo, Harry obbedì

Alice mise fuori la bacchetta.

BANG!

Harry alzò le mani per ripararsi da una luce accecante.

Dalla luce uscì un pullman di tre piani, di color viola.

Un attimo dopo, un autista in uniforme, in tinta col bus, balzò giu’ dal veicolo e prese a parlare in tono professionale:

“Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficol-“

“Si, si la tiritera la sappiamo, mi fai salire?”chiese in tono acido

“C-certo” disse un intimidito Stan Picchietto, il bigliettaio del Nottetempo

La ragazza, salendo fece cenno ad un Invisibile Harry di seguirla.

Aveva qualche secondo per decidere, solo pochi secondi.

Poi le porte del Nottetempo si sarebbero chiuse e lui, Harry, avrebbe passato il resto della sua vita a rodersi il fegato su tutte le domande a cui lei avrebbe potuto dare risposta.

Quindi fece l’unica cosa che gli sembrò logica al momento.

Salì.

Era esattamente come se lo ricordava:

Dove su un normale pullman babbano avreste visto i sedili, c’erano una mezza dozzina di letti, vicini a finestrini, chiusi da tende.

Il tutto era lievemente illuminato da delle candele accese.

“Voglio andare a Londra”disse Alice a Stan, con un tono che non ammetteva repliche

“Sono unidci fal…”

“Te ne do tredici se mi ci mandi subito”

s

L’autobus partì con un altro BANG

“Dove di preciso, signori…”

Non gli fece nemmeno finire questa frase:

“Notturn Alley”

Stan decise che meno aveva a che fare con quella meglio era.

Notturn Alley?

Non era un buon segno.

Da quanto sapeva, quello non era posto per brave persone;anzi, coloro che lo frequentano erano per di più maghi oscuri.

Aveva veramente fatto la scelta migliore seguendola?

“Ma- pensò- se fosse stata veramente una strega oscura non avrebbe dovuto insospettirmi, andando a Notturn Alley”

Il ragionamento filava.

MA si poteva presupporre che Alice sperasse che lui facesse quel ragionamento.

Quindi poteva comunque trattarsi di una trappola. Come poteva non esserlo.

“Ma…”mormorò

C’era una cosa a cui non aveva pensato.

Perché aiutare proprio lui, un normale mago?

Finora aveva presupposto che lo sapesse ma…

Ma gli unici a conoscenza dell’intera profezia erano lui e Silente.

Non sarebbe stato più logico dare aiuto a Silente o a qualche Auror?

Bang!

I suoi pensieri vennero interrotti dal fermarsi del Nottetempo.

Anche perché era difficile pensare distesi a terra.

Ma per fortuna, il mantello lo comprì.

Alice fece per scedere.

Alzandosi, si accorse che i dubbi erano molti.

Ma decise comunque di seguirla.

Con un altro Bang il nottetempo ripartì.

“Mi hai seguito?”chiese Alice

Ci fu un attimo di pausa

“Si” rispose infine

“Togliti quel mantello- aggiunse- non ti serve più”

Ed era vero.

Guardando intorno Harry non riuscì a vedere altro, se non oscurita’.

Era come se ci fosse una densissima nebbia di color nero.

“Dove stiamo andando?”Chiese Il ragazzo-che-sopravisse

“Nella casa della persona che ti chiarirà tutto”

La ragazza estresse una mano umana.

Prima che Harry potesse anche solamente avere una reazione, lei disse:

“La mano della Gloria…se si mette sopra qualcosa che fa luce, la fa solo a colui che la porta…

Adesso seguimi”

Sarebbe stato inutile avere un ripensamenti adesso.

Inutile e stupido.

Camminarono per qualche minuto nell’oscurità, girando prima in una direzione, poi verso un’altra e poi verso un'altra ancora.

Harry stava ben attento a memorizzare il percorso: non si poteva mai sapere.

Quando il ragazzo sentì un “Ci siamo” detto da Alice, non vide niente.

“Leggi e impara a memoria”disse passandogli un biglietto.

La grafia gli era sconosciuta.

Il biglietto recitava:

“La dimora di R.A.B. si può trovare al numero 25 di Grindelwald Street, Notturn Alley”

Per Kagomechan: Sono contento che ti piaccia, in effetti sto scrivendo questa ff proprio per come è trattato male Harry nel 6.

Qui, c’e’ solo un accenno del nuovo personaggio, ma non credo sia una Mary-Sue.

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Capitolo 3
*** R.A.B., Alice ed gli Horcrux ***


Harry ebbe appena il tempo di leggere il bigliettino una volta, che Alice glielo aveva stappato di mano e incenerito con un incantesimo

Harry ebbe appena il tempo di leggere il bigliettino una volta, che Alice glielo aveva stappato di mano e incenerito con un incantesimo.

“Al pari di Moody…”pensò distrattamente.

Chi diavolo era R.A.B.?

Pensò alla frase sul biglietto.

E, come gli era già successo, una casa apparve tra i numeri 24 e 26.

Era inutile provare a chiedere di R.A.B. ad Alice, e altrettanto inutile era avere ripensamenti ora.

Perciò si diresse con passo deciso verso la porta ed entrò.

La porta, aprendosi, emise un sinistro scricchiolio, di quelli che avrebbe potuto sentire nei film dell’orrore.

Non era decisamente un buon inizio.

La casa era decisamente sinistra. Le finestre inesistenti.

L’intera casa era in penombra, e l’unica fonte di luce sembrava venire da destra, dove, probabilmente, un fuoco crepitava.

Proprio davanti alla porta c’era una scala di legno.

Non si poteva dire che il posto fosse pulito, ma non era neanche sporco.

“Vai, ti sta aspettando” disse Alice, spingendolo verso la luce.

Andò avanti, e arrivò in una stanza, probabilmente il salone.

Il fuoco sfrigolava allegro nel camino, irradiando luce e calore nella stanza.

Su una poltrona, posta vicino al fuoco, sedeva un uomo sulla trentina: capelli neri incorniciavano un volto di grande bellezza.

Aveva un’aria vagamente familiare.

“Ciao”.

C-ciao” salutò Harry.

Non si aspettava certo un tipo così…cosi…informale.

“Sai perché sei qui?”gli chiese. “Sai perché Alice ti ha portato qui?”

Era un tipo che non perdeva tempo in preamboli, tanto cari agli inglesi.

“No” rispose Harry con sincerità, “Non ne ho idea”.

“So della profezia”.

“Eh?”.

Harry avrebbe giurato che se fosse stato in un cartone animato babbano le sue mascelle avrebbero toccato terra.

Come diavolo faceva a saperlo?

“Sai, tempo fa, nel maggio del 1979, alloggiavo alla testa di Porco proprio accanto ad una vecchia stramba che diceva di avere la Vista”.

“È impossibile…”pensò Harry “assurdo…”.

“Le pareti” continuò, “erano molto fini…e la sentii… abbandonò il suo tono di voce mistico ed etereo che assumeva di solito, e quello che sentii fu invece aspro:

‘Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...
l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...
il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese...’

Ecco perché sei qui”.

La mente di Harry stava ancora cercando di accettare le parole che gli erano appena state dette.

“E quindi, cosa vuoi da me?”

“Aiutarti ad uccidere Voldemort, tu sei l’unico che può farlo. E tu lo vuoi, vero?”

Quindi questo Rab voleva aiutarlo ad uccidere Voldemort.

Certo che voleva ucciderlo, ma…

Come avrebbe fatto un ragazzino di diciassette anni ad uccidere il più grande stregone oscuro di tutti i tempi?

Solo per una stupidissima profezia?

Impossibile.

“Se non fossi così immerso nei tuoi pensieri” disse Rab “sicuramente mi vorresti chiedere perché Voldemort non è morto quando l’Avada Kedavra gli e’ rimbalzata contro…nevvero?”

“Sì”

“Vedo che non sei sorpreso…Alice e’ stata brava a gettare l’esca”

Ci fu qualche attimo di silenzio.

Harry si stava in tantino innervosendo:

“Allora?”

“Voldemort e’ sopravvissuto grazie ad un potentissimo incantesimo di magia nera…Gli Horcrux”

“Horcrux?”

“Si…crearne uno e’ il modo per avvicinarsi all’immortalità’. Il mago oscuro spacca la propria anima commettendo l’atto malvagio per eccellenza: l’omicidio.

Spaccandola, ne ripone un pezzo in un oggetto, facendolo così diventare un Horcrux”

“E tu come le sai tutte queste cose?”

“Per pura fortuna ho visto Voldemort crearne uno”

Poi prese da un armadio li vicino una ciotola di pietra: Harry la riconobbe subito.

“Penso che tu sappia già che questo è un pensatoio”.

“Di chi è il ricordo?”chiese il moro.

“Mio…correva l’anno 1978, e Voldemort era nel pieno del potere.

Quello che ti mostrerò accadde in una fredda notte di febbraio di quell’anno: Voldemort con venti dei suoi seguaci si introdusse nel Ministero della Magia, riuscendo addirittura ad uccidere il ministro in persona.

Io in quel periodo era l’assistente del ministro che, coraggiosamente, mi nascose e si fece uccidere. Sapeva che scappare non sarebbe servito.”

La mente di Harry era vuota, forse per la storia, forse per la stanchezza, o forse solamente per la rocambolesca successione di eventi che si era andata susseguendosi quella notte.

Si tuffò nel pensatoio.

Era in un ufficio.

Una scrivania di legno massello, un armadio e una sedia ornavano la spartana stanza.

E un anziano signore in piedi davanti alla porta.

Sembrava stesse aspettando qualcosa.

“Smaterializzatevi!”ordinò una voce simile ad un sibilo, proveniente da fuori.

Crack

La porta si aprì.

Lord Voldemort.

“Ministro…”

Il volto del ministro era una maschera di terrore.

“…addio. Avada Kedavra”.

Ci fu un lampo di luce verde e il ministro cadde a terra, morto.

Harry avrebbe voluto urlargli un avvertimento, avrebbe voluto poter cambiare quello che era solo un ricordo.

Ma non poteva.

L’Oscuro Signore estrasse dalla tunica un medaglione.

“Guardalo bene”gli disse Rab.

Harry lo fece.

Quante volte aveva visto quel simbolo ad Hogwarts?

Tante volte, troppe.

Eppure era lì, inciso su quel medaglione.

Il simbolo di Salazar Serpeverde.

Cosa ci faceva lì?

Poi Voldemort cominciò a parlare, parole di potere uscivano dalle sue labbra, parole oscure…

“Ego occidola sua voce si era fatta incredibilmente bassa e tenebrosa, come le parole che si accingeva a dire…

“Ego rem maximam malvagiae duxi.Nunc meum animam laceravi.”La voce continuava a salire di tono Vir tenebraurum fragmentum animae in hoc constituit.”Fece una pausa.“Nunc Horcrux est!”urlò infine.

Un cerchio verde illuminò l’oggetto.

La luce si espanse.

Poi tutto divenne verde.

Un Horcrux era stato creato.

***

L’attimo dopo in cui la vista era venuta meno, e tutto era divenuto verde, Harry si ritrovò nuovamente a casa di Rab.

Ansimava.

Non sapeva perché, in fondo doveva essere solo un ricordo…

Voldemort…sembrava che le tutte le disgrazie del mondo magico provenissero da lui.

“Non è una bella scena, lo so”disse Rab “Ma volevo che tu capissi”.

Ci fu qualche minuto di silenzio.

“Quanti Horcrux ha creato? Dove sono? Come facciamo a distruggerli?”

“Sul numero non ne ho la minima idea…potrebbero essere tre, il numero perfetto, sette, il numero magico più potente…oppure qualche numero che gli sta particolarmente a cuore…Sul dove sono, io ne ho già preso uno, il medaglione che hai visto appunto, e sono sulle tracce di un altro…la loro distruzione varia da oggetto a oggetto”.

Harry ciondolava sull’orlo dell’incoscienza…aveva bisogno di un bella dormita.

Forse la mattina dopo avrebbe avuto la mente più riposata.

Ora come ora, non riusciva a pensare come voleva.

Anzi non riusciva proprio a pensare.

Ma una domanda gli rimbombava in mente, una domanda che galleggiava nella sua mente, solamente quella domanda…

“Chi sei? Per cosa sta quel R.A.B.?

“Preferisco non dirtelo” gli disse .

Quel Rab, per qualunque cosa stesse Rab, era certamente un tipo senza peli sulla lingua.

“Ora, se non ti spiace, vorrei andare a letto. È l’una passata ed ho sonno…”.

Harry capì di esser stato congedato.

“Buonanotte”disse, uscendo dalla stanza.

“Buonanotte”.

Come supponeva, l’aspettava Alice.

Non sapeva comportarsi con lei: che rapporti aveva con Rab? Perché lei era lì?

“Ti ha detto della profezia e degli Horcrux?”.

“Si” rispose Harry, laconico a causa della stanchezza.

“Ti accompagno in camera tua”.

Mentre salivano le scale, che emettevano un sinistro cigolio ogni volta che si pestava un gradino, Harry si chiese se Alice conoscesse la vera identità di Rab.

Da quanto lo conosceva?

Quanto ne sapeva?

Ma tanto valeva rischiare, in fondo cosa aveva da perdere?

“Tu sai per cosa sta R.A.B.?

Alice rimase qualche secondo in secondo, fermandosi.

“Se non te l’ ha voluto dire lui, io non sono autorizzata a farlo”

Salite le scale, Harry si era trovato nel bel mezzo di un lungo corridoio.

Alice lo condusse a destra.

C’erano tre porte.

“Qui dormirai tu” disse, indicandone una, “questa stanza” proseguì, indicando la porta accanto “è la mia e quello è il bagno” concluse, indicando la porta di fronte a quella dove lui avrebbe alloggiato.

“Chiaro”confermò Harry.

“Buonanotte” disse la ragazza entrando nella sua stanza.

“Buonanotte” augurò Harry.

Perché non farsi una doccia?

Sentiva che ne aveva bisogno, si sarebbe rilassato.

Inoltre, si sentiva sporco.

Aveva degli elementi su cui riflettere.

Mentre entrava, una parte di Harry sperò che le sue preoccupazioni e dubbi sarebbero scivolati via con l’acqua.

Quelle stessa acqua che ora stava scivolando sulla sua pelle.

Era veramente piacevole sentire quel liquido, bollente ma non troppo, scorrere sulla sua pelle.

Voldemort, gli Horcrux, Rab…cosa importava?

Si sentiva così bene adesso…

Perché turbare la propria mente con pensieri che potevano benissimo essere tralasciati?

Tralasciarli…ci avrebbe pensato dopo, quando questo piacevole torpore avrebbe abbandonato il suo corpo…

Poi un velo.

Sirius…

Le lacrime si andarono a mischiare con l’acqua delle doccia.

Sirius…

Non gli importava cosa potesse dire Silente, era colpa sua.

Soprattutto colpa sua.

Se solo…se solo…se solo…non avesse avuto quella mania di fare l’eroe…

Andò in camera sua, dopo essersi messo un accappatoio.

Era una camera piccola e spartana: un letto, una scrivania e una sedia.

Si sdraiò sul materasso.

Era così stanco…

Quanto gli sarebbe piaciuto che tutto fosse finito…

Sarebbe stato così bello essere normale e preoccuparsi solo della scuola…

E tre questi pensieri, Morfeo lo prese tra le sue braccia.

***

Eccolo Sirius! Come aveva potuto non vederlo? Era dietro quello stupidissimo velo!

“Harry?”

Sirius era stramente triste, come mai? Non era felice di essere VIVO?

“Perché…”

La voce, era triste, l’aria stessa intorno a lui emanava tristezza, una tristezza infinita mischiata ad una malinconia ancora più grande…

Cosa succedeva?

“Perché…perché mi hai fatto morire?

Una paura senza nome e senza volto prese possesso di Harry: il volto di Sirius era quello di un cadavere in decomposizione.

“Perché? Avrei potuto avere una vita felice, Harry…senza di te Harry, io sarei ancora vivo…è tutta colpa tua, Harry…”

Harry arretrò.

“Harry…perché scappi? Non vuoi stare più con il tuo padrino? Adesso che sono morto non lo posso più essere?”

Ed Harry Potter scappò.

Corse, corse e corse ancora.

Poi la vide.

Sapeva che era morta, eppure i suoi occhi non potevano ingannarlo.

Sua madre.

Lily Evans.

“Mamma…”

Sua madre gli rivolse un sorriso affettuoso e aprì le braccia.

“Harry…”.

I due si abbracciarono.

“Harry…perché mi hai ucciso?”

Harry sciolse l’abbraccio.

“Io ero felice Harry, con tuo padre…ma poi sei arrivato tu, Harry…e siamo morti.Capisci, Harry? Morti!”

Harry si allontanò.

“Vieni Harry! Non vuoi più stare con la tua mammina?”

E corse.

E incontrò anche lui.

Suo padre.

“Harry…Hai freddo? Vieni…e scaldati…”

Fiamme.

Fuoco.

Una delle paure ancestrali dell’uomo, la paura del fuoco, sconfitta solo quando riuscì a dominarlo, si fece largo in Harry.

Suo padre ne era avvolto.

Aveva paura.

E anche questa volta non chiese perché, non chiese come, scappò.

E fu il buio.

“Harry…”

“Sirius…”

“Hai sete? Ecco…prendi il mio sangue!”

Rosso.

Tutto si fece rosso.

Il sangue continuava a salire.

Doveva scappare.

Ma i suoi piedi non volevano.

Il sangue gli arrivava alle ginocchia.

Ora lo sentiva infilarsi nei polmoni.

Doveva morire così?

Stava veramente morendo?

***

Harry Potter si svegliò di soprassalto.

Stupidissimi sogni!Non bastava la realtà a rendergli l’esistenza un autentico inferno, adesso ci si mettevano anche i sogni!

Sospirò.

Era ancora in accappatoio e ci era rimesto per tutta quella maledettissima notte.

Probabilmente si sarebbe ammalato.

Sospirando di nuovo, si vestì.

Non si sentiva troppo in vena di fare domande.

Né per farsi domande, su quel sogno, sugli Horcrux o sull’identità di Rab.

In effetti non si sentiva in vena di fare qualsiasi cosa che non fosse lo stare strare sdraiato su quel letto…

Ma lo stomaco la pensava diversamente.

Quindi, con una sforzo sovrumano, si alzò.

Chissà che ore erano.

Come uno zombie si strascinò fino in corridoio, dove, magari, sperava di incontrare uno dei due abitanti di quella casa.

Forse li avrebbe trovati lì, dove lui e Rab avevano parlato qualche ora prima.

Sempre che non fosse ancora notte fonda.

“Buongiorno”gli disse Rab, intento a divorare del porridge.

Per fortuna non lo era.

Mormorando qualcosa di incomprensibile in risposta, Harry si sedette a tavola.

Era stanco persino per spiccicare parola.

Dopotutto, la nottata non era stata delle migliori.

E non voleva pensarci.

Si sedette e cominciò a divorare anche lui il contenuto della tazza che gli veniva offerto.

“Alice?”

“E’ una pigrona…”gli rispose Rab con un sorrisino “Starà ancora dormendo”.

“Non mi pare proprio”.

A pronunciare quella frase era stata niente meno che l’oggetto della conversazione, Alice.

“Oggi andremo dal primo Horcrux”.

Tutto il porridge che Harry aveva in bocca finì in faccia a Rab, insieme a una buona dose di latte.

Il tutto farcito da una sguaiata risata di Alice.

“Di già?”chiese Harry

“…sì”rispose Rab, pulendosi.

Una vena di curiosità si risvegliò in Harry.

La stessa curiosità che l’aveva animato durante gli anni a Hogwarts con Ron ed Hermione al suo fianco…quanti ricordi…

“Dove sarebbe questo primo Horcrux?”

Conosci il tuo nemico meglio di te stesso stesso’, cosi recita un antico proverbio.

Ed è quanto mai vero, Harry, anche nel nostro caso.

Per sconfiggere Lord Voldemort bisogna prima conoscerlo.

Io in questi anni ho fatto questo.

Ho imparato a conoscerlo, sono entrato nella sua perversa psicologia, quasi fino a perderci, ricostruendo il suo passato, capendo, cioè, quello che ha fatto di lui quello che è.

E capii e che i suoi preziosi Horcrux devono essere contenuti in luoghi a lui cari, in oggetti potenti e famosi, magari appartenenti ai Fondatori di Hogwarts.

Perché per Voldemort, Hogwarts era una casa.

Harry deglutì: era esattamente quello che provava lui.

“Voldemort passò tutta la sua infanzia in un orfanotrofio, un orfanotrofio babbano, senza sapere di essere un mago”.

Harry deglutì di nuovo…un’altra somiglianza con Lord Voldemort.

“Quindi è molto probabile che abbia nascosto lì uno dei suoi preziosi Horcrux”

Il discorso filava.

Filava senz’altro.

“Come ci andiamo?”

“Ci dovremmo accontentarci della metro babbana

***

“D’accordo” pensò Harry mentre dietro di lui si chiudevano le porte della metropolitana di Londra “Sto andando, con due semi-sconosciuti, nel posto dove il più grande mago oscuro di tutti i tempi ha passato la sua infanzia”

Una reatà strana, ma strano era il destino, e in special modo quello di Harry Potter, che aveva propensione a cacciarsi in situazioni pericolose.

Ma nonostante Harry dicesse che non era lui che cercava i guai, ma erano i guai ad andare da lui, sapeva, nel suo inconscio, che non era così.

Anche lui si cercava i guai.

Probabilmente se non fosse stato il bambino sopravvissuto avrebbe comunque indagato sulla pietra filosofale, durante il suo primo anno; avrebbe comunque ficcanasato nella camera dei segreti; e certamente non si sarebbe tirato indietro durante il suo terzo anno; per non parlare del il Torneo Tremaghi

Tanti ricordi…così lontani, eppure così vicini…

Ma il flusso di coscienza di Harry venne interrotto da una scena…una scena che avrebbe ricordato per il resto della sua vita.

Un ragazzo palpò Alice.

Rab mise una mano sulla spalla di Harry.

“Povero ragazzo…” commentò.

Già perché, pochi secondi dopo, probabilmente non dovuti alla lentezza di riflessi di Alice, ma quanto al prender atto di quello che le era stato fatto, il piede di quella si conficcò nel mezzo delle gambe del ragazzo.

Ovviamente quello cadde a terra, esanime.

Ma non bastava ancora.

Alice continuò per una buona decina di minuti a calciare il malcapitato, sotto lo sguardo esterrefatto di Harry e dei passeggeri presenti.

Quello di Rab,invece, che era laconico.

Inevitabilmente, alla fermata successiva gli unici a rimanere nel treno furono Rab, Alice e Harry.

Probabilmente quello non era il momento più adatto…ma si doveva togliere il dubbio.

Doveva fare quella domanda, quella domanda che si poneva da quando si erano incontrati:

“Alice…come hai fatto a trovarmi, ieri?”

Harry notò le guance di Alice arrossire appena.

Quasi impercettibilmente.

Rab ridacchiò e disse:

“Beh…per quel giorno avevamo messo su in ottimo piano per distrarre la guardia e farti incontrare nella casa dei tuoi zii da Alice…ma…”

Quel Rab sembrava onnipotente.

Sapeva che era sorvegliato(quando lui stesso ne dubitava) e sapeva con chi abitava.

“Ma?”chiese Harry

“Ma Alice non arrivò all’appuntamento”

“E come mai?”

“Alice non ha alcun senso dell’orientamento, si era persa”

-Probabilmente- pensò tra sé e sé Rab –anche se Alice non lo ammetterebbe mai, è uno dei membri del club “Aiutateci a ritrovare l’orientamento”*-.

Harry era un po’ titubante.

“Non sai quanto abbia penato per fargli imparare la strada che conduce a casa mia…”

Intanto Alice si era allontanata e fischiettava, facendo finta di non sentire.

“E come ha fatto a trovarmi, poi?”

“Non ti ha trovato infatti, lei era ancora in cerca di casa tua…”

“Quindi mi ha incontrato…”

“Esatto, ti ha incontrato per puro caso”

***

Attraversarono un’animata strada londinese.

Camminarono un altro po’, guidati da Rab, fino ad un cancello.

Lo attraversarono e davanti a loro apparve un edificio squadrato e tetro, circondato da alte ringhiere.

Quello era l’orfanotrofio in cui Tom Riddle era nato e cresciuto.

Il trio salì pochi gradini, e un portone gli si parò davanti.

“Dovete sapere che questo non è più un orfanotrofio da circa tre anni. La causa era la pericolosità dell’edifico, troppo vecchio ormai”

“Quindi?” disse Harry che non vedeva il motivo di quel chiarimento

“Quindi, il sottoscritto comprò l’edificio e lo rese di nuovo stabile, tra un mese gli orfani ritorneranno qui, nel frattempo avremo tutto il tempo necessario per cercare l’Horcrux”

Da una tasca dei suoi Jeans tirò fuori una chiave, che inserì nella toppa del portone.

“Allora, è la prima volta che vengo qui, quindi non so come possa essere dentro…”

Entrarono.

Si presentò a loro un grande androne abbastanza polveroso, con un’ enorme scala che portava al piano di sopra.

Poi due corridoi, ai lati della scala, che erano in posizioni diametralmente opposte.

“Ovviamente potrete usare la magia” disse Rab.

“E il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni?”chiese Harry, pari pari a come il Ministero lo chiamava.

Era già stato processato per un reato di quel genere e non voleva certamente mettersi in mostra davanti al mondo intero, sopratutto ora che era un fuggiasco

“Il Ministero è capace di rintracciare il luogo dove avviene la magia, non chi la esegue”

Quindi tutto si spiegava, pensò Harry. Si spiegava, per esempio, perché lui fosse stato accusato dell’incantesimo di Librazione praticato da Dobby durante la sua prima vacanza da Hogwarts.

A quanto risultava al Ministero, Harry Potter era l’unico mago residente a Privet Drive, di conseguenza, se una magia avveniva in quella zona, il colpevole era lui.

“Allora, io perlustrerò l’area est” disse Rab indicando il corridoio che si estendeva alla sua sinistra.

“Tu e Alice perlustrerete l’area ovest”continuò “Appena avrete finite, o se per caso noterete qualcosa di strano: tornate immediatamente qui! Non fate pazzie, né azioni sconsiderate… sono stato chiaro?”

Harry annuì.

“Cristallino…”sussurrò Alice.

“State vicini; Harry, ti ricordo del senso d’orientamento di Alice…se vi allontanate ho paura che lo ritroveremo in qualche sperduta steppa russa, convinta di essere ancora qui vicino. Ok, andiamo”

Con passo svelto si diresse verso est… ed Harry credette - lo avrebbe giurato - che Rab gli avesse fatto l’occhiolino!

Così The Chosen One, col piacevole sottofondo gentilmente fornito da Alice fatto di manacce di morte sussurrate alla volta di Rab, si avviò verso ovest.

Lux!” sussurrarono i due.

Erano appena entrati in un enorme stanza che un tempo doveva esser stata un dormitorio: era piena di letti.

In quella stanza avevano dormito, fino a poco tempo prima, chissà quanti orfani.

E sembrava che non fosse finita lì: c’erano delle scale che salivano fino ad un secondo piano.

“Perlustriamo il piano, letto per letto”

Lo fecero: guardarono sotto i letti, li spostarono, e guardarono ancora.

Niente.

Tutto era normalissimo.

Salirono la scala, e il paesaggio non cambiò molto.

Gli stessi letti…la sola differenza era una fila di bagni alla fine della stanza.

“Dici che dobbiamo ricontrollare tutto?”

“Penso di sì”

Ricontrollarono…ed ottennero lo stesso risultato.

Poi perlustrarono anche i bagni, ma niente da fare.

“Ma” pensò Harry “quanti anni fa Voldemort ha posizionato qui il suo Horcrux?”

Perché sicuramente doveva essere rimasto celato per molto tempo…sotto gli occhi di ignari babbani.

Di conseguenza doveva essere qualcosa che non si notava…

Ma Rab gli aveva detto che Voldemort usava oggetti appariscenti per conservare i pezzi della sua anima.

Quindi…doveva essere qualcosa di prezioso, eppure comune.

Sembrava una contraddizione.

Vabbé” gli disse Alice con fare stizzoso “andiamo a incontrarlo”

***

Erano venti minuti che aspettavano davanti all’entrata.

E stavano cominciando ad arrabbiarsi.

“Eccomi…trovato niente?”

“No”

“Beh, era ovvio…e neanche io ho trovato niente…”

“Perché è ovvio?”

“Beh…perché per sbaglio gli orfani avrebbero potuto prenderlo, e romperlo…”

Rab parve riflettere per qualche secondo.

“OK, andiamo”

E si avviarono.

Quando, salendo le scale, arrivarono in cima, si ritrovarono in un lungo e largo corridoio, che dava su varie porte.

Sulla prima porta a sinistra c’era una targa:

“Sala dei trofei”

“Forse qui dentro…”sussurrò Harry

Era una stanza larga, e sugli scaffali erano riposte delle coppe.

Una di quelle poteva forse essere un Horcrux?

“Come facciamo a capire se…”

STUPEFICUM!”urlò Rab

L’incantesimo si abbattè si varie coppe, rompendole.

“Vedi, quelli non sono Horcrux…STUPEFICIUM!E nemmenoo quelli...”

Alla fine del trattamento, nessuna delle coppe era rimasta integra: nessuna di quelle era un Horcrux.

Andarono quindi nella stanza successiva.

Una normalissima stanza, un letto, un bagno, un armadio e una scrivania.

Lì analizzarono minuziosamente, ma non trovarono niente di sospetto.

Continuarono a cercare nelle altre stanze, senza trovare alcunché.

Harry stava ispezionando un bagno, senza però prestargli troppa attenzione: ormai era convinto che non ci fosse alcun Horcrux, lì dentro.

Ma un particolare che notò gli fece cambiare idea.

Un particolare insignificante per molti…ma non per lui.

Perché lui l’aveva già visto.

Si ritrasse indietro.

Non poteva essere.

No! Invece era perfettamente logico!

Ecco come c’era riuscito.

Lo guardò di nuovo.

Gli occhi di Harry esperivano un misto tra paura, soddisfazione e curiosita’.

Guardò il serpente inciso vicino a quel gabinetto.

La nuova Camera dei Segreti doveva essere aperta.

*L’associazione sopra citata conta tre membri: Ryoga(Ranma ½)e Mihoshi (Tenchi Muyo) e Alice.

Ognuno con un senso dell’orientamento peggiore dell’altro.

Poveri loro!

Commento dell’autore:

Beh…cosi, il 24 dicembre riesco finalmente a postare qualcosa…non so a chi possa interessare, ma ben venga!

Quindi, che ne sappiamo di Rab?Ha lavorato al ministero ed e’ un mago veramente formidabile per aver preso un Horcrux.

Gia’ quello nella caverna.

Perché, beh e’ successo.

Poi, mi sono accorto che il mio stile di scrittura e’ come dire…non scompifferante.

Non riesco a rendere cosi’ come voglio i personaggi…per non parlare che ho l’impressione che tutto stia avvenendo troppo in fretta, consigli?Suggerimenti sono ben accetti.

Eppoi…che vi costa lasciare un commentino?Mi aiutano veramente molto…se non altro per spirito natalizio!

Per Kagome-chan:Grazie per il commento!^___^Allora, beh, rispondo alla richiesta che mi hai fatto nel commento del primo capitolo, credo di esserci riuscito:Alice non potra’ essere una Mary-Sue…con caratteraccio e il senso dell’orientamento che si ritrova…

Hai ragione…chi lo capisce e’ bravo!

MmmSeverus Piton, si penso comparira’ nella storia, e ovviamente non come il solito cattivone.

Ti ricordo chi fu ad ascoltare la profezia dalla Cooman?

Esatto proprio lui.

Poi, Harry, scappando, sconvolge tutto il piano che, secondo me, Piton e Silente hanno architettato…culminato con l’uccisione di quest’ultimo.

Beh, se Alice, comparira’ stabilmente…penso di si.

Purtroppo non mi e’ piaciuto troppo come Ginny ed Harry si sono ‘innamorati’(sospetto ci sia di mezzo una pozione d’amore), quindi, non vedendo alcuna candidata possibile(tranne Federica, la mano amica!XD), ne ho creata una.

Ron, Hermione e Ginny non penso compariranno molto, anzi quasi per niente!

Sperando che commenterai anche questo capitolo, Buon Natale!

Buon Natale anche a chi legge(che vi costa commentare?!T-T)!

Un ringraziamento speciale va alla mia beta-reader, Elfina!

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