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Capitolo 1 *** cap 1-4 (alcune modifiche 22-01-12) ***
--- Sayonara ---
Capitolo 1
Spike
scrutava i tre osservatori nella sua cripta, giunti per fargli delle domande
sulla Cacciatrice.
I
due uomini erano visibilmente terrorizzati: uno era armato di balestra e lo
teneva sotto tiro mentre l’altro reggeva un crocefisso davanti a lui e tremava.
Solo
la donna bionda era stranamente a suo agio. (Nota dell’autrice: gran
parte del dialogo che segue è una citazione di quello originale del telefilm,
copiato dai sottotitoli in italiano)
«Cosa
volete da me?» Chiese il vampiro, con il suo solito modo diretto.
«Sappiamo
che lei aiuta la Cacciatrice. Vorremmo sapere in che modo.»
Era
stata la ragazza a parlare e Spike immaginò che sarebbe stata lei a sostenere l’intera
conversazione.
«Le
do una mano quando mi paga.» Rispose pratico.
«La
paga?? Le dà del denaro?» La reazione incredula della donna divertì il vampiro,
che però mantenne un tono neutro.
«Preferisco
il sangue di qualche vittima.»
«Sangue??»
«Solo
se morirebbe comunque. A pensarci bene, è scandaloso. No? Io sono scioccato. La
ragazza perde smalto.»
L’osservatrice
era sempre più stupita. Tutti gli amici di Buffy
avevano cercato di farla apparire al meglio, avevano coperto le sue debolezze,
invece Spike la svergognava candidamente!
Era
un tipo strano. Ma le piaceva la sua schiettezza.
«Trova
che sia peggiorata nel lavoro?»
«Sì.
La poveretta non riesce a tenersi un uomo. E questo la deprime. Qualche altra
delusione e verrà a piangere sulla mia spalla, credetemi.»
Un
orecchio attento avrebbe colto il significato nascosto in quelle parole.
«E’
questo che vuole? Credevo che volesse ucciderla. Lei ha già ucciso altre
cacciatrici.»
Non
c’era affermazione che rendesse il vampiro più orgoglioso. Sorrise, come se
fosse stato un complimento.
«Ha
sentito parlare di me?»
«Ho
scritto la mia tesi su di lei.»
Wow.
Tanto valeva entrare in confidenza.
«Bene,
bene. Sono lusingato. Dimmi, cocca, ora che siamo buoni amici, come sta andando
la cacciatrice? Bene? Voti alti in tutte le materie?»
L’improvviso
passaggio dal “lei” al “tu” non infastidì la donna. Tuttavia lei continuò ad
usare la terza persona, professionalmente.
«Molto
dipenderà dall’esame di questa sera.»
«Esame
di che tipo?» Indagò.
«Non
siamo qui per rispondere alle sue domande!» Disse uno degli uomini.
«Ma
forse potreste farmi da cena…» Ammiccò il vampiro, per
niente preoccupato da quelle minacce inconsistenti.
«Non
è bello che lei si prenda gioco di loro.» Disse la ragazza con tono neutro.
Spike
pensò fosse strano che lei non fosse a disagio all’idea. Voleva giocare col
fuoco?
«Ma
è così divertente! Puoi lasciarmeli qui un’oretta?»
Era
adorabile. E sarebbe stato uno spasso giocare con lei. Buttò la domanda,
lasciandole il dubbio se stesse scherzando o parlasse sul serio.
«Qui
abbiamo finito. – La ragazza si avvicinò al vampiro e gli strinse la mano,
davanti agli occhi stupefatti dei colleghi - Piacere di averla conosciuta, Sig.
William»
«Piacere
mio, signorina.. ?»
«Mi
chiamo Lydia. A presto.»
Quel
“A presto” lasciava aperta una porta e Spike non era affatto dispiaciuto dalla
prospettiva di rivedere quella ragazza.
Appena i tre osservatori uscirono dalla cripta, gettò sul tavolo il biglietto
che si era trovato in mano, dopo la stretta di mano di Lydia
e si diresse verso il frigo per prendere una birra.
Diede
piccoli sorsi alla birra, direttamente dalla bottiglia, fissando il pezzo di
carta.
“Avanti, sono curioso.”
Poggiò
il contenitore di vetro sul tavolo e aprì il pezzo di carta.
Alla
vista di un indirizzo e di un orario, il ragazzo alzò un sopracciglio.
“La cosa si fa interessante…”
***
Spike pensò che Lydia avesse
trovato proprio una bella sistemazione temporanea a Sunnydale.
Viveva in una bella villetta con giardino, molto simile alla casa di Buffy.
Esitò, prima di suonare il campanello. “Forza ragazzo, – si
disse – non hai nulla da perdere. Magari rimedi anche un po’ di divertimento
per questa notte. Spera solo che non sia una trappola del consiglio!”
Lydia lo accolse con un sorriso.
«Ciao William, entra pure.»
«Oh. Non mi dai più del “lei”?»
«Naa.. Credo ti faccia sentire vecchio. E poi
questa non è una visita ufficiale.»
«Meglio così. Odio quando mi si da del “lei”. E’ curioso che ti
preoccupi che io mi senta vecchio! Sai quanti anni ho, non è vero?» Il vampiro
sorrise. Si stava divertendo a metterla in difficoltà. Un tempo non troppo
lontano, le ragazze come lei se le mangiava a colazione!
«Naturalmente. So tutto di te.»
«Ne dubito. Vedo che comunque il consiglio vi tratta bene.. Che bella casetta…»
«In verità il consiglio ci ha proposto di farci ospitare in una
parrocchia. Non c’è posto migliore per evitare i vampiri di Sunnydale.
Per via di tutti quei crocefissi, sai… Ma io ho
deciso che volevo la mia privacy e le comodità, così ho preso in affitto questa
casa con i miei soldi.»
«Per poterci invitare i vampiri di nascosto, immagino.» Gli occhi del
ragazzo divennero una fessura.
«Può darsi.»
«Cosa vuoi da me, Lydia? Vuoi mettermi in
guardia contro il consiglio? Stanno forse tramando qualcosa contro di me?»
«Affatto. Il consiglio ti reputa inoffensivo da quando hai il chip, e
confida nel fatto che la Cacciatrice o il suo osservatore ti diano una lezione,
se dovessi creare problemi.»
«E non ho intenzione di crearne… al momento.»
I due ragazzi si studiarono in silenzio per qualche minuto. Spike era
disturbato dal modo in cui lo fissava la ragazza, perciò si mise a guardarsi
intorno per prendere tempo. Il suo sguardo era una strana combinazione tra
quello di una ragazza che se lo stava mangiando con gli occhi e quello di una
scienziata che stava studiando un interessantissimo reperto archeologico di un museo…
«Posso offrirti qualcosa da bere?» Gli chiese.
«Bella domanda da fare ad un vampiro succhia-sangue!»
«Ho recuperato qualcosa che potesse piacerti, nel caso fossi venuto. Ho
sangue di maiale, di lontra, di lupo e persino di canguro. Una rarità
dall’Australia!»
«Mi stai prendendo in giro?? Non sarai mica entrata di nascosto in uno
zoo a fare un prelievo a tutti gli animali?!»
«Ma va!»
«E allora ti sei portata questa roba da Londra? Come hai fatto per i
controlli in aeroporto? Ti sei spacciata per una veterinaria? E hai girato per
ore con tutte queste sacche di sangue in borsa?! Roba da non credere! Sei
proprio matta da legare!»
«Li abbiamo requisiti ad un tizio, che gestiva un locale per vampiri in
Inghilterra. Qui non ho contatti per recuperare questo genere di cose.»
La ragazza era visibilmente offesa. Si era presa tanto disturbo e lui
la stava prendendo in giro come un bastardo! Ma lo scopo di Spike era proprio
quello di sembrarle il più disgustoso possibile, così ne sarebbe rimasta delusa
e avrebbe indirizzato da un’altra parte le sue attenzioni. Verso un ragazzo
normale e vivo, magari.
«Quindi non vedevi davvero l’ora di incontrarmi di persona. Non è
vero?»
«Sì. Desideravo tanto incontrati e parlare con te. Non hai idea di
quanto io…»
«Ti sbagli! Tu speravi di incontrare il personaggio dei tuoi stupidi libri
dell’orrore e hai letto troppi romanzi di vampiri! Sono una specie di idolo,
per te? Vuoi un autografo? La verità è che tu hai costruito nella tua mente un
personaggio leggendario, basandoti sulle cronache dei libri. Ma la realtà è ben
diversa. Io non sono una persona da ammirare o da voler conoscere. Io sono un
assassino e un mostro! Perciò è meglio che tu non abbia niente a che fare con
me.»
«Tu non capisci! Provengo da una famiglia di osservatori e so
perfettamente cosa è un demone e quanto sia pericoloso! Quando ero piccola, le
fiabe della buonanotte che mi leggeva mia madre non erano “Cappuccetto rosso” o
“La bella addormentata”, ma le cronache della vita di vampiri e del modo in cui
aveva aiutato ad uccidere questo o quel demone! E io, invece di restare
impressionata da quei racconti, ne ero affascinata!»
«BloodyHell! Sei
così maledettamente ossessionata da me!»
«Io sono innamorata di te!»
«Ma come diavolo fai a dire una cosa del genere, se oggi è il primo
giorno che mi vedi di persona e che mi parli? Tu sei innamorata dell’idea che
ti sei fatta di me, non di me. E’ una cosa così romantica e platonica, lo
ammetto, ma è assolutamente malsana! E se te lo dico io, che sono il re delle
ossessioni malsane, fidati!»
«William, ascoltami. Mi sono documentata su tutto quello che ti piace,
persino su come devono essere le donne per piacerti. Io posso fare qualsiasi
cosa per te ed essere quello che vuoi. La mia felicità sarà renderti felice.
Permettimi di farlo!»
Lydia gli stava consegnando il suo cuore e il suo corpo su un piatto
d’argento.
«Io… ammetto di essere molto tentato…ma…»
Il ragazzo si passava una mano sui capelli nervosamente, cercando di
non cedere.
«Puoi anche mordermi, se ti va…»
La ragazza si avvicinò al vampiro e scostò il colletto della camicia,
ma lui indietreggiò.
«No! Tu non hai idea di cosa… »
«Ti sbagli di nuovo.» Disse la ragazza, invitandolo a guardare meglio
il suo collo. Spike aguzzò la vista e notò delle piccole cicatrici circolari.
«Devi essere pazza!» Esclamò il vampiro, dirigendosi a lunghi passi
verso la porta.
«Promettimi almeno di pensare alla mia proposta. Sai dove abito e hai
il mio invito ad entrare, perciò… fai ciò che vuoi.»
Spike camminava a lunghi passi, dannatamente su di giri. Era dovuto
scappare via, prima che la situazione gli sfuggisse di mano. Lydia lo aveva sorpreso e lo tentava molto. Era combattuto
sul da farsi. Dopotutto, cosa ci sarebbe stato di male ad approfittarsi di lei?
Lei lo voleva, accidenti se lo voleva! E lui non era il tipo che si faceva
tanti problemi, quando una donna lo desiderava. Anche al costo di calpestare i
suoi sentimenti, come aveva fatto molte volte con Harmony.
Però una vocina nella sua coscienza gli suggeriva che non era giusto
approfittare di quella ragazza. Ricordò con ribrezzo di come Angelus amava
trascinare verso le tenebre e verso la perdizione le ragazze innocenti, come
aveva fatto con Drusilla. Spike non era mai stato
così.
Cercò più in profondità dentro se stesso e lesse due cose che non gli
piacquero. Prima di tutto la sua debolezza. Gli faceva piacere che lei lo
vedesse come una specie di idolo e aveva paura che se lo avesse conosciuto
meglio, ne sarebbe rimasta delusa. Ripensò alla sera in cui aveva raccontato
orgoglioso a Buffy di come aveva ucciso due
Cacciatrici e lei gli aveva detto brutalmente che era un essere inferiore. Era
stato così mortificante!
Era bello sapere che, da qualche parte, una persona lo ammirava per
quello che era e non pensava a lui come ad un mostro. Non voleva rovinare
questa cosa.
In secondo luogo, lo spaventava la consapevolezza che l’unica che amava
e desiderava veramente era Buffy. E sapeva benissimo
che non aveva speranze con lei! Quindi sarebbe stato da pazzi negarsi qualsiasi
divertimento, in attesa che la signora Cacciatrice aprisse gli occhi su quello
che si stava perdendo. “Vaffanculo, Buffy! - Pensò – Io me ne sto qui a farmi tutte
queste fottute seghe mentali e magari tu te ne stai da qualche parte a
divertirti!”
Capitolo 2
Il Consiglio aveva rivelato a Buffy tutto
quello che sapeva di Glory e la ragazza aveva avuto
tutta la notte e tutto il giorno seguente per digerire le informazioni e
organizzare il da farsi. Aveva passato molto tempo ad allenarsi nella palestrina del negozio di arti magiche, per cercare di
sfogare la tensione che la attanagliava.
Era giunta la sera e Buffy se ne stava in
piedi, pensierosa. Fissava un punto imprecisato del pavimento della palestrina, cercando di trattenersi dal piangere. Sembrava
che il peggio non avesse mai fine e stava diventando davvero troppo anche per
lei.
La malattia e poi la morte di sua madre, una sorella adolescente e una
casa da gestire da sola, il suo ragazzo Riley che
l’aveva tradita con delle vampirette da quattro soldi
e poi l’aveva lasciata, con la consapevolezza che non era in grado di tenersi
un uomo e che stava diventando fredda e distaccata come il marmo, e poi la
ciliegina sulla torta, un nuovo nemico che si era rivelato una fortissima Dea
demoniaca! La sua vita stava crollando inesorabilmente. Ma nonostante si
sentisse veramente uno schifo, bisognava andare avanti, continuare a lottare. E
ora doveva prendere una delle decisioni più difficili della sua vita.
Giles entrò nella stanza, indovinando i suoi pensieri. Le si avvicinò e
la strinse in un abbraccio paterno, cercando di confortarla e darle la forza
per affrontare tutto quello che le stava accadendo.
«La prego signor Giles, mi dica cosa devo fare!»
«Buffy, sono enormemente dispiaciuto per
tutto quello che stai passando. Vorrei poterti aiutare e dirti quello che è
giusto, ma in questa situazione non c’è un giusto e uno sbagliato. Perderai e
guadagnerai qualcosa, in entrambi i casi. Spetta a te decidere cosa fare con Dawn. E purtroppo hai poco tempo per dare una risposta al
Consiglio.»
«La vita di mia sorella, in cambio della vita di molte persone.»
«Però sai che non è veramente tua sorella.»
«Sì che lo è! Lo è, per me! Dentro le sue vene scorre il sangue dei Summers!»
«Hai sentito quello che hanno detto i monaci. Anche i Cavalieri di
Bisanzio sono stati molto chiari. La Chiave non deve assolutamente cadere nelle
mani di Glory! Va protetta a tutti i costi, oppure va
distrutta. Glory è un Dio, è qualcosa che noi non
siamo in grado di affrontare. Non possiamo immaginare cosa accadrebbe se
aprisse quel portale ultra-dimensionale! Cosa arriverebbe nel nostro mondo.
Senza contare tutte le persone che continua ad uccidere per poter mantenere la
sanità mentale in questa dimensione!»
«E’ davvero troppo forte e io non ce la faccio a proteggere la Chiave
da lei.»
«E allora non possiamo rischiare. La Chiave va distrutta.»
La ragazza non poteva credere che quelle parole fredde e pratiche
fossero uscite dalla bocca dell’ex bibliotecario, che tanto aveva lodato negli
anni la sua capacità di decidere con il cuore e non calpestare i sentimenti
delle persone. Tuttavia, sapeva quando Giles tenesse alle responsabilità. Anni
prima era stato capace di ordinarle di uccidere Angelus, la seconda faccia dell’uomo
che lei amava con tutta se stessa, per il bene dell’umanità.
Ripensò a qualche settimana prima, quando Glory
aveva mandato una creatura infernale dall’aspetto di serpente a cercare la
Chiave. Lei l’aveva fermata e uccisa per un pelo, prima che informasse la Dea.
Ci era mancato davvero poco. Valeva la pena mettere in pericolo l’intera
umanità, quando bastava semplicemente sacrificare una sfera di energia?
«Va bene, faremo l’incantesimo.»
«Vedrai che quando Dawn tornerà al suo stato
naturale, sarà molto più facile da accettare.»
La ragazza e il suo padre putativo si sciolsero dall’abbraccio e
camminarono insieme verso il salone principale del Magic
Box, dove i sette rappresentanti del Consiglio attendevano la loro decisione.
«Faremo l’incantesimo per far tornare la Chiave al suo stato naturale e
poi la distruggeremo.»
Le parole di Buffy furono accolte con unanimi
cenni di assenso.
«Hai scelto la cosa giusta.» Disse il membro più alto in grado, il sig.
Quentin Travers.
«Contatterò subito i monaci per predisporre tutto.» Disse un
osservatore.
«Posso sapere come avverrà?» Chiese la Cacciatrice.
«Dawn tornerà ad essere pura energia e verrà
racchiusa in un apposito contenitore. Consegneremo il contenitore ad una
persona di strettissima fiducia, che lo nasconderà e lo porterà in un luogo
consacrato, dove un gruppo di potenti stregoni farà un rito per distruggerla.
Questo è quanto.»
«Bene. Allora, se per oggi è tutto, noi andiamo.» Disse Giles,
cogliendo la necessità di Buffy di andare a casa e
riposarsi.
«Ho ancora un ultimo favore da chiederti, Giles.»
«Chiedi pure, Quentin.»
«Il nostro gruppo di osservatori ha bisogno di discutere alcuni
dettagli tecnici e mi chiedevo se saresti così cortese, da farci usufruire
ancora di questo posto per qualche ora.»
«Ma certamente, fate con comodo. Vi lascio una copia delle chiavi.»
Il proprietario del Magic Box ed ex
bibliotecario del liceo di Sunnydale squadrò il
gruppo di noiosi e quadrati intellettuali inglesi, prima di andarsene. Il
gruppo era composto da un signore sulla sessantina, Quentin per l’appunto,
altri quattro uomini e due donne. I quattro uomini, di cui uno di colore,
sprigionavano paura da tutti i pori. La donna mora non aveva fatto altro che
starsene zitta e preparare e servire il the, tant’è che Giles si chiedeva se
era il suo unico compito. L’altra donna invece, una giovane e graziosa ragazza
bionda, sembrava molto acuta. Peccato che nascondesse la sua bellezza e
femminilità dietro quegli occhiali, i capelli raccolti in quell’antiquato
chignon e quel tailleur così severo.
Giles era certo che l’aurea da saccente di ciascuno di loro era
inversamente proporzionale alla capacità di gestire un demone. Inoltre odiava i
loro metodi, così inclini al ricatto, a far rischiare la vita alle cacciatrici
con inutili prove e a dare ordini senza sporcarsi mai le mani. Tuttavia, come i
loro studi erano fumo senza una preparazione atletica e la forza di una
cacciatrice, era vero che anche le capacità di una cacciatrice erano fumo senza
le conoscenze racchiuse nei libri e nelle loro teste. Dovevano scendere a patti
e il lavoro di ognuno di loro compensare quello dell’altro.
***
Buffy raggiunse la sua casa a piedi e vide la luce accesa all’interno. Come
promesso, i suoi amici la stavano aspettando e avevano tenuta compagnia a Dawn.
Si sentiva a pezzi, ma doveva assolutamente recuperare un aspetto
dignitoso.
“Ce la puoi fare Buffy, sii forte.” Si disse.
Con riluttanza provò a sorridere, ma fu colta dallo sconforto. “Come
farò a portare una maschera per tutto il tempo? A fare finta di essere serena e
di avere tutto sotto controllo?”
Voleva non dover mentire ai suoi amici e alla sorella. Prese alcuni
respiri profondi e girò la chiave nella toppa.
«E’ arrivata Buffy, finalmente! - Disse Willow, andando incontro alla sua migliore amica – Com’è
andata? Ancora test?»
«Ti hanno messo in difficoltà?» Chiese timidamente la dolce Tara.
«Abbiamo parlato di strategie, principalmente. E di come proteggere Dawn.»
«Io non ho bisogno di protezione! Non sono una ragazzina!» Disse
stizzita la sorella.
«DAWN!» Tuonò la Cacciatrice, le mani sui fianchi.
«Sono stanca che tutti mi trattiate come una sciocchina e che mi
teniate all’oscuro di quello che succede!»
«Succede che il consiglio, Giles e io pensiamo che tu sia in pericolo,
perché sei la persona più vicina a me e guarda caso anche la più indifesa. Glory può farti del male e usarti contro di me. Per questo
mi hanno proposto di affidarti ad una persona di loro fiducia, che ti nasconda
in un posto sicuro. Ma prima dovremo fare un incantesimo di protezione, in modo
che Glory non riesca a trovarti.»
«Oh sì Dawn, è davvero la cosa migliore che Buffy possa fare per te.» Commentò Xander.
«Sono un intralcio? E’ questo che stai cercando di dire?»
«No, anzi, tu sei MOLTO importante. Per me, per tutti noi. Ma io non
sono in grado di proteggerti da sola e tu non ti rendi conto di quanto Glory sia pericolosa.»
«Buffy ha ragione.» Dissero in coro Willow e Tara, sorridendo poi per aver pensato esattamente
la stessa cosa, nello stesso momento e con le stesse parole. Erano deliziose,
così unite e innamorate.
«Buffy ha sempre ragione – Aggiunse Xander – Fidati.»
Buffy si avvicinò a Dawn e la abbracciò con forza,
quasi da impedirle di respirare. Respirò il suo odore, accarezzò i suoi capelli
lisci e castani. Voleva imprimersi nella mente il ricordo della sorella che avrebbe
perso presto. Una sorella artificiale, ma che era l’ultima persona della sua
famiglia che le era rimasta.
«Ti voglio bene, Dawn.» Disse, con un filo di
voce.
«E’ davvero necessario?» Quella domanda semplice la fece sussultare.
«Sì. Non c’è davvero altra soluzione.»
«Allora va bene.»
Buffy sciolse l’abbraccio e guardò la sorella negli occhi.
«Sorellona… Hai gli occhi lucidi.»
«Oh Buffy, vedrai che come al solito
troveremo un modo per fermare i piani del Big Bad e riabbraccerai presto la tua
adorabile e rompiscatole sorellina!» Disse Willow,
spargendo manciate di ottimismo.
«Un poco di sano ottimismo, ecco quello che ti serve! – commentò Xander – Stai diventando musona e depressa come Angel! Quel
ragazzo ha davvero avuto una brutta influenza su di te!»
«Xander ha ragione! – disse Willow – Non frequentare mai più vampiri depressi con un
anima, promettimelo!»
«Ok, ci proverò!» Disse Buffy senza
convinzione.
***
Lydia tornò a casa a tarda notte. Era stata molte ore in riunione con gli
altri membri del consiglio, per parlare dell’incantesimo, e non vedeva l’ora di
farsi un bel bagno e rilassarsi un po’. Gli altri osservatori erano capaci di
discutere all’infinito su una manciata di piccoli dettagli e lei si annoiava a
morte. Quello che a lei piaceva era studiare i demoni e le loro usanze, e in
particolare le gesta dei vampiri. Le discussioni fino a tarda notte sulla
scelta di un tipo di recipiente piuttosto che un altro o sugli anni di
invecchiamento di una certa erba per renderla più efficace, non facevano per
lei.
Stette un buon quarto d’ora immersa nell’acqua, ad occhi chiusi, con la
stupenda sensazione del liquido caldo sulla pelle. Aveva versato alcune gocce
di un’essenza rilassante sull’acqua, per fare dell’aromaterapia. In quanto
studiosa dell’occulto, credeva nella potenza dei cristalli, delle pietre e
delle piante. Credeva avessero un’importante influsso sulle persone.
Dopo aver fatto il bagno, uscì dalla vasca e avvolse il corpo con un
grande asciugamano. Poche cose potevano darle quella sensazione fantastica di
appagamento. Ora ci voleva un buon libro e una bella dormita. Rimpianse di aver
lasciato la sua gatta dai genitori a Londra. Una mano sul libro e un’altra ad
accarezzare la gatta che dormiva al suo fianco sul lettone, e sarebbe stata la
serata perfetta.
Ma salendo le scale verso le camere al piano di sopra, fu invasa da una
sensazione spiacevole. Sentiva una presenza in casa. Percorse il corridoio
lentamente senza accendere la luce e attraversò la porta aperta della camera da
letto. Osservò la finestra aperta.
Nella penombra c’era un vampiro biondo che stava fumando una sigaretta.
«Hai cambiato idea?» Disse Lydia,
avvicinandosi al ragazzo.
Spike la guardò senza dire una parola, soffiando fuori il fumo della
sigaretta.
“Dio quanto è sexy!” pensò la ragazza. Fece alcuni passi verso
la sua direzione, per poter guardare bene i suoi lineamenti spigolosi e i suoi
occhi azzurri illuminati dalla luce della luna piena.
“Decisamente sexy.”
Il ragazzo gettò il mozzicone fuori dalla finestra, poi si volse di
nuovo verso Lydia. Lei fece scivolare giù
l’asciugamano e rimase completamente nuda davanti a lui. Spike si avvicinò e le
sollevò il viso con una mano. Si osservarono occhi negli occhi per qualche
istante, poi lui le catturò le labbra in un intenso bacio. Quello che ne seguì,
rese quella notte la più bella della vita dell’osservatrice.
Capitolo 3
Qualche giorno più
tardi, mentre la Scooby-gang era alle prese con il
robot di Warren, Buffy e Dawn
erano state portate da Giles in un luogo sacro per fare l’incantesimo. Warren
aveva costruito una versione artificiale della fidanzata perfetta, ma se ne era
presto stufato e l’aveva abbandonata. Il robot lo stava cercando
disperatamente, mettendo a soqquadro tutta Sunnydale.
«Un vecchio
monastero? Non vorrai mica nascondermi qui? Perché impazzirei di certo! Chissà
che vecchie mummie abitano questo posto raccapricciante!» Disse Dawn.
«Vecchie mummie con
grandi poteri mistici, sembrerebbe. - commentò Buffy
– Ma avrai un intero battaglione di Cavalieri per proteggerti!»
«Cavalieri per
proteggere una bellissima principessa indifesa, come nelle fiabe?»
«Certo Dawn! E poi alcuni di loro sono veramente carini!»
«Accidenti! Perché
non mi ci avete portato prima?!»
Giles scambiò con Buffy uno sguardo d’intesa, mentre Dawn
correva già verso l’entrata dell’edificio.
«Ha visto? C’è
voluto poco!»
«Speriamo che non
crei problemi.»
Buffy rabbrividì alla freddezza con la quale
stavano consegnando Dawn agli alleati del Consiglio.
Il capo dei monaci
e Quentin accolsero i nostri, seguiti da un gruppo di giovani in toga che
attorniarono Dawn.
«Perché mi
osservano tutti come se fossi un extraterrestre?» Chiese Dawn,
in evidente imbarazzo.
«Seguitemi. Vi
mostrerò la stanza dove soggiornerà la signorina.»
L’edificio aveva
una pianta ottagonale ed aveva un grande cortile interno, dove stavano
riposando i cavalli dei Cavalieri di Bisanzio.
«Cosa ti sembra?»
«Non lo so Buffy… Sembra un posto fuori dal tempo. Credo che mi
annoierò un sacco. Scommetto che non hanno nemmeno la tv!»
«No, credo proprio
di no. O forse sì? Giles, lei cosa ne dice? Persino lei ha una tv in casa!»
Giles, Quentin e il
capo del monastero le precedevano di alcuni metri ed erano molto concentrati in
una conversazione sull’architettura dell’edificio, ispirato chiaramente al
modello dei monasteri medioevali europei.
«In ogni caso mi
sono portata dietro un sacco di libri e riviste, per allietare queste giornate
di prigionia...»
Buffy si fermò e si appoggiò ad una colonna, in
preda ad un piccolo giramento di testa. Una voce che vorticava e sibilava nella
sua mente “La stai tradendo! La stai portando al patibolo dalla porta di
servizio!”
«Tutto bene, sorellona?» Squillò Dawn.
«NO.»
La ragazzina si
oscurò in volto e continuò a camminare in silenzio. Capiva che la sorella
rischiava continuamente la vita per il mondo e che aveva enormi responsabilità,
ma digeriva sempre meno il suo atteggiamento commiserevole da “non potete capirmi,
è tutto sulle mie spalle”. Ai suoi occhi, si stava trasformando un poco alla
volta in una killer fredda e impassibile.
Pure Buffy si sentiva cambiata e capiva che si stava trasformando
in una persona orribile. Ma non poteva farci nulla. Era costretta a comportarsi
così, a distaccarsi dalle emozioni.
Il suo ruolo lo
necessitava.
Era ormai lontana
dalla ragazzina che aveva detto a Kendra che una Cacciatrice
può avere una vita sociale, una famiglia ed un fidanzato, come le persone
normali.
«Quando si farà
l’incantesimo?» Chiese Buffy con voce dura, per
sapere quando sarebbe finita la sua recita.
«Questa sera.
Abbiamo già preparato tutto.» La informò il capo degli osservatori.
«Così sarò al
sicuro, giusto? Glory non potrà localizzarmi?» Disse Dawn.
«Glory non potrà più farti del male.»
«Bene. Spero solo
che alla fine non mi dimenticherete qui, così presi dalla guerra con questa Dea
demoniaca.»
«Ehi!»
«Potresti
approfittare della situazione, per liberarti per sempre della tua sorellina
rompiscatole. Scommetto che l’hai pensato, vero?»
Un lampo di orrore
attraversò gli occhi di Buffy.
«Ehi, stavo solo
scherzando!»
«Non è bello
scherzare su certe cose…»
«Sei così acida e
depressa ultimamente, Xander ha ragione!» Sentenziò Dawn, mettendo il muso.
«Tu non puoi capire
che cosa sto passando!»
«Ok Buffy, scusa se non sono una cacciatrice come te e non
posso aiutarti a portare il peso del mondo!»
Dawn davvero non capiva. Era così giovane e non
aveva idea di cosa riservava il mondo. Di quanto fosse difficile viverci. E non
valeva la pena di passare gli ultimi momenti a litigare con lei, perciò smise
di darle corda. Però Dawn aveva ragione. Il malessere
che la invadeva, tutta quella responsabilità sulle sue spalle, la stava
trasformando in un essere incapace di provare emozioni. Stava diventando dura,
acida e permalosa oltre ogni maniera. Veramente intrattabile. Si rendeva conto
di questo, ma non sapeva proprio come uscirne.
***
I monaci fecero
accomodare Dawn al centro di un cerchio dipinto di
rosso sul pavimento, poi si disposero ai lati del salone, dove già attendevano
i cavalieri di Bisanzio. Cinque stregoni deposero diversi vasi coperti vicino
alla ragazza e ricoprirono i cinque angoli del pentacolo che era racchiuso nel
cerchio. Dawn non osò immaginare che ingredienti ci
fossero all’interno.
Quentin, Giles e Buffy seguivano tutto con molta attenzione.
«Ti invochiamo, o Thorgerd, potente Dea della divinazione. Ti chiediamo
umilmente di accettare questi doni e di ascoltare le nostre richieste.»
Gli stregoni gettarono
alcuni amuleti sul pavimento, all’interno del cerchio.
«Thorgerd, che ci hai mostrato il futuro e indicato la via
per fermare i piani della Dea Glorificus, mostraci la
vera forma della Chiave mistica!»
Gli stregoni
gettarono su Dawn una polvere dorata, che si
trasformò in pioggia luminescente. Subito dopo un vento caldo avvolse la
ragazzina si creò una spirale di luce. La luce divenne man mano sempre più
forte e accecò i presenti.Buffy strinse la mano di Giles, per trarne coraggio.
Uno degli stregoni
aprì il coperchio del vaso più grande e la luce venne risucchiata all’interno.
Subito lo richiuse e recitò sottovoce una formula magica per sigillare il
contenitore. Dopodichè pose il vaso al centro del
cerchio, dove Dawn era sparita assieme alla luce, e prese
per mano gli altri stregoni.
«Ora reciteranno
una formula in latino per nascondere la Chiave agli occhi di Glory.» Spiegò Giles.
Alla fine della
formula, il contenitore venne cosparso con gli intrugli contenuti negli altri
due vasi, poi avvolto in un panno nero e legato con una corda. Infine uno
stregone lo prese in mano e lo consegnò a Quentin.
«Ne abbia cura.»
«Certamente. Lo
farò custodire da una persona di grandissima fiducia.»
Giles guardò Buffy, che se ne stava con gli occhi sbarrati come catatonica.
«Buffy?! Tutto bene?»
«E’ diventata
energia sotto ai miei occhi. Non posso crederci.» Disse la ragazza con un filo
di voce.
«Quentin, ora che
succederà?» chiese l’ex osservatore.
«La Chiave sarà al
sicuro, fino a che non ci sarà l’allineamento planetario per poterla
distruggere. Il mio compito qui è quasi giunto al termine. Lascerò due dei miei
uomini, Lydia e Nigel, a controllare la situazione
qui a Sunnydale e io me ne tornerò a Londra con il
resto del gruppo.»
«Bene. Buffy, vuoi restare qui per la notte come Quentin, oppure
vuoi che ti riaccompagni subito a casa?»
Buffy non proferiva parola e teneva lo sguardo
perso nel vuoto.
«Credo che starai
meglio a casa tua.»
Giles salutò e
ringraziò i monaci e le altre persone che avevano preso parte all’incantesimo,
poi portò Buffy a casa.
***
L’ex osservatore
giunse davanti alla casa della ragazza e spense il motore. Prima di farla
smontare dall’auto, cercò di rassicurarla ancora una volta, sottolineando che
aveva davvero fatto la cosa giusta.
«Sono confusa,
Giles. Ho bisogno di un po’ di tempo per assimilare tutto quello che mi è
capitato quest’anno. »
«Sono accaduti
degli eventi che ti hanno segnata nel profondo. Io credo che tu possa prenderti
qualche giorno di riposo. Se Glory dovesse farsi
viva, mi metterò in contatto con te.»
«Sento il bisogno
di starmene da sola.»
«Io credo tu abbia
bisogno del conforto dei tuoi amici. E’ sbagliato affrontare questo momento
chiudendoti in te stessa.»
«Loro mi
ricorderebbero continuamente i miei problemi e mi chiederebbero di Dawn. Non ce la posso fare in quel modo! Devo staccare
completamente, per non diventare matta. In questo momento non sono
assolutamente in grado di affrontare né le domande dei miei amici, né un gruppo
dei demoni.»
«E così sia. Cerca
solo di non fare qualcosa di stupido.»
«Come?»
«Sai cosa intendo.
Quel genere di cose che si fanno, quando si passano dei brutti momenti. Intendo
farsi del male o fare piccole pazzie, di cui poi ci si pente.»
«Prendersi
un’ubriacatura colossale, per esempio?»
«Più o meno.»
«Ne avrei un gran bisogno…»
«Peggiorerebbe solo
le cose, lo sai. Cerca di tenerti occupata in qualcosa, così da non pensare al
resto.»
«Ricevuto.»
«Vuoi che avvisi i
tuoi amici che è andato tutto bene e Dawn è al sicuro
e che hai bisogno di startene un po’ da sola?»
«Sì, la prego!
Faccia questo per me!»
«Stai calma Buffy, ci penserò io. Vedrai che riuscirai a superare tutto
questo, come sempre. Sei una delle donne più forti che abbia mai conosciuto!
Sono veramente orgoglioso di te. Ho totale fiducia in te.»
«La ringrazio… - disse Buffy, cedendo
alle lacrime – Buonanotte Signor Giles.»
Capitolo 4
La notte seguente, in un’altra bella casa a Sunnydale,
due ragazzi giacevano abbracciati sul letto.
Lydia accarezzava il corpo nudo di Spike e si beava della sua presenza, ma
non poteva fare a meno di chiedersi perché non l’avesse fatta totalmente sua.
«Perché non mi hai morso?» Gli chiese a bruciapelo.
Il vampiro la guardò, continuando ad accarezzarle la spalla.
«Perché non ce n’era bisogno.»
«Bugiardo.»
«Avevo già cenato.» Le sorrise.
«Adorabile bugiardo.»
La ragazza ricambiò il sorriso, ma subito dopo divenne seria e si
scostò da lui.
«Ti ho dato tutta me stessa, ma tu non hai voluto cogliermi.»
«Io non ti ho promesso niente, Lydia. Non ti
ho promesso amore eterno e non ti ho mai detto che ero tuo o che tu fossi mia.»
«E non sai quanto questo mi faccia soffrire! Stringerti tra le mie
braccia, esserti tanto vicina e non possederti. E’ come se tu con la testa
fossi da un’altra parte. Sei distaccato.»
Spike sbuffò e si alzò dal letto, andando a cercare i vestiti.
«Aspetta!» Lo scongiurò la ragazza.
«Hai ragione, non dovrei essere qui.»
«Resta con me un altro po’, ti prego. Da un momento all’altro il
consiglio potrebbe richiamarci e dovrò tornare in Inghilterra. Vorrei
continuare a vederti, fino a che sarò qui a Sunnydale.»
«E Glory? Ve ne andate lasciando Buffy nella merda?» “C’è sempre Buffy
nei suoi discorsi, che rabbia!” Pensò Lydia.
«Abbiamo quello che cerca Glory e lo
renderemo inutilizzabile. Così sarà sconfitta.»
«La famosa Chiave? L’avete trovata?» Spike era stranamente interessato
a quella faccenda.
«I monaci l’hanno resa umana e l’hanno mandata alla Cacciatrice sotto
forma di sorella, per assicurarsi che la proteggesse e nascondesse.»
«Dawn?!»
«Esatto.»
«Tutto questo è assurdo!»
«Non hai idea di cosa si possa fare con la magia.»
«Ma Buffy lo sa?»
«E’ stata lei a scoprirlo e ci ha informati.»
«E la piccola come l’ha presa?»
«Lei non lo sa.»
«Mio Dio… E come renderete inutilizzabile la
Chiave? Le farete un incantesimo per annullare il suo potere?»
«Una cosa del genere.»
Spike era turbato. Era la prima vera emozione che mostrava quella sera
e accidenti, era preoccupazione verso quella maledetta Buffy
e sua sorella! Lydia era furiosa!
«Porca miseria! Sai solo preoccuparti per la Cacciatrice e sua sorella!
Se solo sapessi quello che Buffy le sta facendo,
cambieresti idea su di lei!»
«Cosa vuoi dire?! Cosa le starebbe facendo?»
«O meglio, cosa sta permettendo che le facciano.»
«Spiegati meglio!»
«La Chiave è pura energia e Glory la sta
cercando per aprire un portale che le permetterà di tornare nella sua
dimensione demoniaca. Purtroppo questo collegamento infra-dimensionale
è a doppio senso e se aperto, permetterà a qualsiasi demone infernale di
arrivare nel nostro mondo. L’unico modo per evitare che questo accada, è
distruggere la Chiave!»
«Stai dicendo che per rendere inutilizzabile la Chiave, dovrete
distruggerla?!»
«Sì. E Buffy ha acconsentito. Ha preso la
decisione alcuni giorni fa. Proprio ieri ha consegnato Dawn
ai monaci ed è stato fatto l’incantesimo per riportare la Chiave nella sua
forma originale. Ora la Chiave è tornata energia e giace in un vaso sigillato.»
«Stai scherzando?! Buffy non farebbe mai una
cosa del genere a sua sorella!»
«E invece sì. E ora dimmi, cosa pensi di lei?»
Spike era sconvolto. Non poteva davvero credere che Buffy
permettesse che si uccidesse sua sorella! Ma si trattava del bene dell’umanità,
contro la vita di un solo essere umano. Un essere umano che non doveva nemmeno
esistere! Glory era davvero troppo forte e Buffy non sarebbe stata in grado di fermarla in altro modo.
«Penso che abbia messo l’interesse di tutta l’umanità davanti al suo
interesse personale. E io l’ammiro profondamente per questo, perché non ne
sarei mai capace. Le cacciatrici hanno sempre sacrificato la propria vita e la
propria famiglia per il bene dell’umanità. Penso anche che in questo momento
stia malissimo, che odii se stessa e la sua missione.
E io non posso sopportare di sapere che sta soffrendo! Devo vederla, devo
andare da lei!»
Il ragazzo finì di vestirsi e si volse verso la ragazza sul letto.
«Addio Lydia. Lo sapevi che non avrebbe
funzionato tra di noi. Spero solo di averti reso felice per qualche notte.»
Scavalcò la finestra e scomparve nel buio.
«Se solo tu capissi… che sono state le notti
più felici della mia vita.» Disse la ragazza con un filo di voce. Sapeva che il
vampiro l’aveva sentita, con il suo udito sviluppato.
***
Spike pensò di cercare Buffy al Magic Box, che era il posto di ritrovo preferito del
gruppo. Raggiunse il negozio di corsa e si fiondò all’interno.
«Ehi!» Disse ansimando, cercando con lo sguardo la Cacciatrice.
«Cosa vuoi Spike?» Chiese Xander, con
malcelato disturbo.
«Perché lo aggredisci sempre così, Xan?»
Disse in sua difesa Willow, a cui in fondo stava
simpatico e sapeva che stava cercando di essere una persona migliore, da quando
gli avevano impiantato il chip.
«Willow, lo stai difendendo? E’ Spike! E’
cattivo, maleducato, inaffidabile, insopportabile e pure morto e vampiro. Oltre
che ex psicopatico pluri-omicida. Nel caso tu te ne fossi dimenticata!»
«Sto cercando Buffy.»
Giles alzò gli occhi dal libro che stava leggendo.
«Lasciala in pace. Sta passando un brutto periodo e vuole stare da
sola.»
«La cerco proprio perché ho saputo cosa le è successo e volevo
parlarle.»
«Tu non sai nulla. E ti ripeto di lasciarla stare.»
«L’uccellino mi ha detto di Dawn, di cosa le
hanno fatto. Voglio sapere come sta Buffy.»
«Cosa è successo a Dawn?!» Chiese Tara.
Un lampo attraversò gli occhi di Giles.
«Aspetta un attimo, chi diavolo… ti ha detto
queste fandonie?- Chiuse il libro e lo posò sul bancone. -E’ il caso che tu e
io parliamo a quattrocchi. Seguimi.»
I due inglesi entrarono in una stanza nel retro del negozio, dove gli
altri non potevano sentirli.
«Chi diavolo ti ha dato certe informazioni? Cosa sai di preciso?»
«Uh, dalla tua reazione, scommetto che loro ne sono all’oscuro.»
«Esattamente. Perciò vedi di tenere la bocca cucita. Allora, cosa ne
sai?»
Il tono dell’uomo era molto duro. Considerava il vampiro come una
minaccia. In difesa di Giles, bisogna dire che una volta aveva tentato di
fidarsi di Spike e gli aveva pure chiesto di entrare nel loro gruppo, ma lui
aveva rifiutato e li aveva pure traditi, alleandosi con il loro nemico Adam e mettendoli uno contro l’altro.
«So che Dawn è la Chiave che permetterebbe a Glory di ritornare al suo mondo. Così è stato deciso di
chiuderla in un ovetto Kinder, per nasconderla da lei.»
«Ascolta Spike… Sarò sincero. Buffy è a casa sua e non vuole vedere nessuno. E’ molto giù
di morale. Non posso impedirti di andare da lei perché so che quando ti metti
una cosa in testa, è pressoché impossibile farti cambiare idea. Però, se hai un
po’ di sale in quella zucca, vorrei che tu capissi che lei ha bisogno di stare
tranquilla. Non è il momento di andare a romperle le scatole. Potrebbe girarle
storto e farti diventare polvere una volta per tutte, se mi capisci. Non è
dell’umore adatto a sopportarti. Se hai delle informazioni che potrebbero
aiutarci, le puoi dire a me.»
I due uomini si guardarono per un attimo in silenzio. Giles cercava di
capire cosa stesse passando per la testa di Spike. Quel vampiro era lunatico e
misterioso e non sapeva davvero cosa aspettarsi da lui! Un giorno voleva
uccidere Buffy e il giorno dopo voleva aiutarla.
«Gliele dirò di persona.» disse infine il vampiro e uscì dal negozio a
lunghi passi, facendo frusciare il lungo spolverino in pelle.
Spike raggiunse a piedi la casa di Buffy e
bussò alla porta, senza ottenere risposta. Restò quindi in ascolto e con
sollievo colse dei rumori quasi impercettibili al piano superiore. Doveva
essere in camera sua. Decise di arrampicarsi e guardare all’interno.
Allora la vide. Se ne stava rannicchiata sul pavimento, la schiena
appoggiata al letto. Gli armadi erano aperti e sul letto giacevano mucchi di
biancheria e di vestiario, come se stesse preparando delle valigie.
Il ragazzo bussò sul vetro della finestra. Lei alzò con difficoltà il
viso dalle ginocchia e si volse nella sua direzione. Il viso era stravolto ed
era chiaro che avesse pianto molto. Se Spike avesse avuto ancora un cuore
funzionante, in quel momento gli si sarebbe fermato. L’aveva già vista in una
situazione simile, per la verità, quando avevano diagnosticato il tumore a sua
madre. Lei decise comunque di andargli ad aprire.
«Che cosa vuoi?» Chiese brusca, come faceva sempre con lui.
«Dove te ne vai?» Il tono di Spike invece era molto tenero e
comprensivo.
«Non sono cose che ti riguardano.»
«Certo che sì! Come tuo acerrimo nemico, devo sapere sempre dove sei!
Anche solo per romperti un po’ le scatole…» Rispose
lui, cercando di farla sorridere.
«Come al tuo solito…»
«A parte gli scherzi. So tutto di Glory, di Dawn e dell’incantesimo che avete fatto per farla tornare
ad essere quello che era.»
«Chi…»
«Non posso dirti come sono venuto a saperlo. Però sono venuto qui per
chiederti se posso fare qualcosa per te. Per farti stare meglio.» Era serio
ora.
Passò un interminabile momento di silenzio, poi la ragazza alzò lo
sguardo verso di lui.
«Uccidimi» Disse con filo di voce.
«Che cosa?! Sei impazzita?»
«Mi avevi fatto una promessa che quando non ce l'avessi più fatta a
sopportare il peso di tutto e avessi desiderato la morte, tu saresti stato lì a
tutti i costi e avresti messo fine alle mie sofferenze. Perciò fallo! Meglio
per mano tua che per mano del primo demone cretino che mi prende alla
sprovvista.»
«Tu… non ragioni!»
«Uccidimi!»
«Non posso!»
«Ti prego!»
«Ti ho detto che non posso!»
«Perché?!»
«Perché io ti amo!»
Buffy lo guardò sorpresa. Più incredula che sorpresa, in verità.
«Ecco, l'ho detto.»
«Cosa?! Che vai dicendo?»
«Questa cosa sconvolge più me che te, credimi. Ma non posso farci
nulla.»
«E' uno scherzo?»
«Affatto.» disse il ragazzo, volgendo lo sguardo all’esterno. Come se
cercasse qualcuno che gli suggerisse una spiegazione.
«Insomma... Ci siamo fatti la guerra per tutto questo tempo, e ora
tu... No. Non ci credo. Sarà una delle tue fissazioni perverse da vampiro. Una
cosa tipo "Chissà come deve essere farlo con una cacciatrice?".
Qualcosa di cui vantarsi con gli amici al tavolo del bar!»
«No, Buffy. Quello che provo è autentico. E'
qualcosa che mi brucia dentro, che mi consuma. Però io non pretendo niente da
te e so quello che tu pensi di me. Mi basta solo starti vicino ed aiutarti.»
Se quel momento nero della sua vita era già stato scritto nel destino,
se capitava tutto secondo un piano preciso, la presenza di Spike era una
variabile che sfuggiva a quel meccanismo e poteva cambiare le carte in tavola a
suo favore. Buffy non sapeva ancora come, ma lo
percepiva.
«Va bene. Ho bisogno di andarmene da Sunnydale
per un po’. Mi troverò un appartamento e un lavoretto per mantenermi, così mi
terrò occupata. Puoi accompagnarmi in auto?»
«Sì, certo. Dove ti porto?»
«Pensavo a Roseville*. Due ore di macchina da
qui.»
«Quando vuoi partire?»
«Al più presto. Anzi, visto che non devo attendere domani per il
pullman, direi subito.»
«Come vuoi. Lasciami il tempo di andare a prendere l’automobile e
tornare qui. Hai già finito le valigie?»
«Praticamente sì.»
«Bene,»
«Bene.»
«A dopo.» disse il vampiro, calandosi dalla finestra.
* Nota dell’autrice. Roseville esiste veramente e si trova a est di Sunnydale. Non ci sono motivi particolari perché io abbia
scelto proprio questa città, guardando la mappa della California. Mi suonava
bene il nome J
«Qui va bene. - Disse Buffy, indicando un motel
che si intravedeva poco più avanti. – Passerò qui la notte.»
Spike fermò la macchina nel parcheggio del motel e la ragazza scese a
chiedere se avevano una stanza libera. Nell’attesa, aprì il cassetto
porta-oggetti e diede un sorso all’inseparabile bottiglietta di whisky. Buffy fu di ritorno poco dopo.
«Ho preso una singola. La stanza è da quella parte.»
«Ti aiuto a scaricare le valigie.»
Quando ebbero finito di portare i bagagli in camera, Spike si accese
una sigaretta.
«Come mai hai scelto proprio Roseville?»
«Quando ero adolescente, avevamo un parente che viveva qui. Perciò ho
avuto modo di venire un po’ di volte e conoscere il posto. Inoltre significa
qualcosa per me, mi ricorda chi sono. Se avessi scelto una città sconosciuta a
caso, sarei stata completamente persa.»
«Tu vuoi perderti, è per questo che sei fuggita da Sunnydale.»
«Perdermi solo un po’. Per ritrovare me stessa.»
«Ragionamento strano. Però ha un senso. E quanto pensi di stare qui?»
«Quanto basta. O fino a quando Giles e i ragazzi non avranno bisogno di
me. Domani cercherò un appartamento e un lavoro.»
«Cerca anche di divertirti un po’... Ti farà bene.»
«Non credo che avrò voglia di uscire la sera…
Sono abbastanza giù di morale e poi qui non ho amici.»
«Potrai sempre fartene.»
«Beh… Grazie per il consiglio e … grazie di
tutto.»
«Stammi bene.»
Il vampiro dai capelli ossigenati gettò il mozzicone a terra e si
diresse verso l’automobile.
«Spike! Aspetta!»
«Sì?»
«Puoi stare con me, stanotte?»
Il ragazzo parve assai stupito da quella richiesta. Aveva sentito bene?
«D-Dormirai sul divano. E’ solo per avere un po’ di compagnia.» Precisò
la ragazza leggermente a disagio, temendo di essere fraintesa.
«Certo. Prendo una cosa in auto e arrivo.»
La stanza era economica e non molto grande. C’era a malapena un letto
singolo, una scrivania, un armadio e il famoso divano dove avrebbe dormito
Spike, che aveva l’aria di essere un posto maledettamente scomodo per dormire.
Una porta dava su un piccolo bagno con doccia.
Appena la porta fu chiusa, Spike si mise le mani in tasca e iniziò a
guardarsi intorno, meditabondo. Il dubbio che Buffy
ci stesse provando con lui lo stava consumando. L’unico modo per essere certo
delle sue intenzioni sarebbe stato quello di tentare un approccio, ma sapeva
che se la forzava, se solo anticipava i tempi, avrebbe rovinato per sempre
l’occasione migliore.
E non valeva davvero la pena di rovinare l’occasione di starle così
vicino, a causa dei suoi pruriti sessuali. Lui l’amava veramente e non era solo
una questione fisica. Avrebbe fatto la parte della spalla su cui piangere per
giorni, se lei ne aveva bisogno.
Eppure le sarebbe bastato un cenno, e lui sarebbe stato ai suoi piedi.
Chissà se lei se ne rendeva conto. Quell’odore meraviglioso, il suo
odore, era tutto intorno a lui e gli stava dando alla testa.
Gli bastò osservare il collo di Buffy per
qualche secondo, che lei espose in un gesto spontaneo, sistemandosi i capelli,
per far vacillare il suo autocontrollo. La sua parte demoniaca stava cercando
di emergere, reclamando il corpo e il sangue della Cacciatrice.
Accidenti, doveva calmarsi immediatamente o l’avrebbe spaventata. E si
sarebbe beccato un bel paletto nel cuore, probabilmente.
«Io esco un po’. Ho bisogno di sgranchirmi le gambe e di prendere un
po’ d’aria.» Disse.
Diede un’occhiata alla reazione di Buffy a
quell’annuncio, pronto a cogliere delusione o sollievo. Ma lei appariva
impassibile. Dolorosamente impassibile.
Uscì dunque, e si fece una lunga camminata. Non aveva perso l’abitudine
di girovagare di notte, da quando non andava più a caccia di esseri umani.
Al suo ritorno trovò Buffy ancora sveglia che
guardava la televisione. Le tenne compagnia guardando insieme un vecchio film
in bianco e nero e poi si misero a dormire nei posti assegnati. Lei era stata
taciturna e assente per tutto il tempo. Chiusa ermeticamente. Svuotata.
***
La mattina successiva Buffy andò a pagare il
conto e chiese se poteva portare via una coperta, che avrebbe pagato a parte.
La coperta sarebbe servita a Spike per uscire dalla camera alla luce del giorno.
Per la macchina naturalmente non c’erano problemi: aveva i vetri oscurati e
l’aveva usata spesso per viaggiare di giorno.
Il vampiro accompagnò la ragazza fino al centro di Roseville
e fermò l’auto in un vicolo un po’ nascosto, per non dare nell’occhio.
«Ci siamo.»
«Volevo ringraziarti per essere restato. Mi hai reso le cose meno
difficili.»
Spike pensò che fosse solo una frase di cortesia. Non sembrava che la
sua presenza le avesse giovato, la notte prima. Non sopportava di vederla così
giù di morale, ma non sapeva cosa dirle per farla stare meglio. Non era bravo
con le persone, decisamente.
«Sarebbe bello vedere un viso familiare, qui a Roseville,
– continuò Buffy - mentre rimetto assieme i cocci di
quel che resta di me.»
«Potresti chiedere a Willow di raggiungerti.
Non è la tua migliore amica?» Suggerì Spike, iniziando a pensare sinceramente
che la Rossa fosse più adatta di lui ad aiutarla.
«Sì, ma… Adesso sta con Tara e non voglio
separarle. E poi non voglio essere commiserata dai miei amici. Oltre al fatto
che dovrei continuare a mentire su Dawn. Con te
invece non devo mentire, né far finta di stare bene. Quindi…
Potresti rimanere tu.»
«Mi vorresti con te?» chiese incredulo.
La ragazza quella notte aveva ripensato a quando il vampiro le aveva
detto di amarla. Si era chiesta se fosse stata davvero la cosa giusta, avergli
chiesto di fermarsi per la notte. Sapeva che i vampiri erano molto istintivi.
Però Spike si era comportato da gentiluomo ed aveva guadagnato la sua fiducia.
L’aveva sentito rigirarsi spesso nel divano, ma non aveva osato mai lamentarsi
per il fatto di essere scomodo. Le era persino dispiaciuto di averlo sempre
giudicato male. Meritava una chance, dopotutto.
«Divideremo l’appartamento.»
«Però non ho i soldi per dividere le spese…»
«Potresti trovarti un lavoro.»
«Un lavoro?! Non ho mai lavorato in vita mia!»
«Ho trovato! Potresti fare il buttafuori in un locale! Lavoreresti di
notte e sei abbastanza forte per farti rispettare. Inoltre mi faresti entrare
gratis! Perciò cerca di trovare un bel locale alla moda!»
L’improvviso entusiasmo della ragazza lo colpì. Era davvero un’altra
persona, rispetto al giorno prima. Non si era reso conto dell’importanza che
aveva avuto per lei il suo tacito sostegno.
«C’è solo un piccolo problema: il chip. Non posso picchiare le
persone.»
«Allora trova un locale per soli demoni.»
«Sei sicura che sarebbe un locale in cui vorresti entrare gratis?»
«Mmhh, non saprei!»
«Comunque, penso che tu saresti più adatta a un lavoro del genere! Io
le creo le risse, non le fermo!»
«In effetti… Ma, tornando a noi. Resterai?»
«Parlavi seriamente? Vuoi davvero che divida con te l’appartamento?»
«Sì.»
Il ragazzo non poteva crederci. Come poteva aver cambiato così
radicalmente atteggiamento nei suoi confronti?
«E’ ok. Però ho bisogno di vestiti di ricambio. Mentre tu cercherai un
appartamento che faccia al caso nostro, io farò un giro al centro commerciale.»
«Al centro commerciale? Di giorno??»
«Certo! I centri commerciali sono fantastici, perché sono al coperto!
Tutte le luci sono artificiali. Arrivo al parcheggio sotterraneo dal tunnel fognario,
e da lì le scale mobili mi portano direttamente dentro la struttura.»
«Non ci avevo mai pensato. Credevo che i vampiri si limitassero a
rubare i vestiti alle loro vittime...»
«Credo che proverò tutti gli indumenti del negozio, ma alla fine
sceglierò qualcosa di attillato e nero. Come al solito.»
«Hai un guardaroba mono-cromatico, in effetti.»
«Il nero è sexy e smagrisce.»
«Come se ne avessi bisogno! Sei magro come un chiodo!»
«E tu invece, sei pronta per andare lì fuori da sola?»
«Stamattina mi sento più serena, persino un po’ ottimista. Però mi
mancano gli stimoli. Non posso farlo per rendere orgogliosi i miei genitori,
perché mio padre è come se non esistesse e mia madre è morta. Non posso farlo
per prendermi cura di mia sorella, perché non esiste più. Un fidanzato? Non
sono capace di tenermelo. Dovrei tenere duro per gli amici e per aiutare gli
altri, ma inizia a fregarmene ben poco. E vogliamo parlare del lavoro di
cacciatrice? Morto un demone, ne salta fuori un altro. Fermi un'apocalisse e
dopo qualche mese ne sta per accadere un'altra. Non è mai finita. E stessa cosa
per la prescelta. Morta una cacciatrice, se ne fa un'altra. Per cosa devo darmi
tanto da fare?»
«Accidenti, non essere così catastrofica!»
«Vedo te per esempio, e mi chiedo come mai, dopo tutti questi anni, sei
ancora felice di stare su questo mondo. Non ti ha ancora stancato?»
«Al contrario. Non ne ho mai abbastanza.»
«Quando eri cattivo, avevi uno scopo. Ma ora? Non puoi essere veramente
cattivo, ne veramente buono. Dove trovi la forza per andare avanti e perché lo
fai?»
«Perché ne vale la pena. E hai ragione, sono a cavallo tra due mondi.
Appena mi hanno impiantato il chip, desideravo morire. Volevo impalettarmi da solo! Chiedi a Xander
e a Willow, se non ci credi! E poi... beh... ho
trovato dei nuovi motivi per cui vivere. E ho capito che, dopotutto, essere un
demone “innocuo” non era così male.»
«Io…ti invidio. Nonostante tutto quello che
ti è capitato, nonostante tu sia morto da più di cent'anni, sei più vivo di me!
Magari potessi provare anche io lo stesso ardore! Mi sento così arida, da
quando è morta mia madre…»
«Vorrei tanto poterti aiutare... Vorrei che tu provassi un decimo di
quello che io provo per…»
«Allora aiutami a provare qualcosa!» Disse Buffy
disperatamente, quasi fosse un ordine.
I due ragazzi si guardarono negli occhi, intensamente, come mai avevano
fatto prima. Se il vampiro avesse potuto respirare, avrebbe preso un respiro
profondo. E se avesse avuto un cuore, avrebbe battuto talmente forte da
rompergli il petto.
Si avvicinò e le sollevò il viso con una mano. Rimase a fissarla,
mentre i loro volti erano a una decina di centimetri di distanza. Poteva udire
il cuore di lei che batteva all’impazzata. Aspettava solo un cenno, per andare
oltre. Sapeva che il bacio avrebbe cambiato tutto tra di loro e voleva essere
sicuro che lei lo volesse quanto lui. Che fosse pronta per quel passo.
«Forse è meglio che vada.» Disse lei infine, tirandosi indietro.
Aprì la portiera e uscì, visibilmente imbarazzata.
«Aspetta!»
«Spike, lasciami andare…»
«Volevo solo dirti… per dopo, insomma. Mi
troverai un isolato più indietro, dove c’è quel grande magazzino abbandonato.»
«Sì. Ci vediamo più tardi.»
Spike rimase a fissarla mentre si allontanava con passo deciso. “Mancava
veramente poco.” Pensò.
Buffy camminava velocemente, malcelando la
tensione che la stava avvolgendo.
“Mio Dio! Volevo che Spike mi
baciasse! Lo volevo veramente! Che mi succede? Avrò la febbre?! Mi ha fatto
andare via di testa, accidenti! Perché all’improvviso mi fa questo effetto?”
I passanti la guardavano incuriositi e si chiedevano il motivo della
sua vistosa agitazione.
«Ha bisogno di aiuto?» Chiese una simpatica vecchietta.
«Io, ehm.. No! Cioè, sì!»
«Come dice?»
«Sono appena arrivata e sto cercando un appartamento in affitto. Sa
indicarmi dove posso trovare un’agenzia?»
«Certo, signorina. Le mostro subito. Ma cosa le succede? Sembra così
strana.»
«Eheheh! Non si preoccupi…
Sa, i giovani… Hanno mille cose per la testa!»
«Anche io sono stata giovane, sa! - Disse la signora, strizzandole
l’occhio – A me può dirlo!»
Buffy arrossì vistosamente.
«Non credo che sia il caso.»
«Ho lavorato fino a qualche anno fa, di sera, come cameriera in un
locale. Di solito tengono solo ragazze giovani, ma io ormai conoscevo tutti e
sono sempre stata una persona spiritosa, perciò lavorai là per molti anni. Si
può dire che ero un’attrazione del locale. E ne ho viste di tutti i colori, mi
creda. I giovani si confidavano spesso con me e mi raccontavano i loro
problemi.»
«Beh… Uno dei miei problemi attuali è trovare
un lavoro. Se conoscesse per caso qualcuno che cerca una ragazza per qualsiasi
cosa, anche per fare le pulizie…»
«Tesoro, posso provare a chiedere nel locale dove lavoravo. Penso che
sarebbe più divertente di pulire i gabinetti, no?»
«Certamente! Anche se mi adatterei a tutto, in questo momento.»
«Lascia fare a me.»
«Non so come ringraziarla, signora. Mi sta aiutando moltissimo!»
Buffy sorrise in modo sincero. Finalmente si sentiva viva.
Spike aveva ragione: ne valeva la pena. Ed era stato grazie a lui,
inaspettatamente, che aveva ritrovato la grinta.
Capitolo 6
«Un’altra porzione di ali di pollo!» Disse Spike, alzando il braccio e
facendo cenno a Buffy, indaffarata a scrivere le
ordinazioni del tavolo a fianco. Era il suo secondo giorno di lavoro nel
locale.
«Un attimo, un attimo!»
Il gruppo di amici seduti al tavolo ridacchiarono. Per tutta la sera
quel ragazzo dai capelli ossigenati non aveva fatto altro che chiamare
continuamente la ragazza alternando birra, acqua minerale, ali di pollo
piccanti e sandwich.
«E’ il tuo ragazzo?» Chiese una bionda, senza preoccuparsi di metterla
in imbarazzo con le sue domande dirette. Gli amici esternarono la loro
opinione.
«Saranno affari suoi, no?»
«Secondo me si è presa una cotta per Billy Idol!»
«Sembra proprio di sì!»
«Oh, è solo un amico. Un vero rompiscatole. E’ tutto tuo, se lo
desideri.» Rispose semplicemente Buffy, con un
sorriso accondiscende.
La bionda si voltò ad osservare Spike, che sembrava non essersi accorto
dello scambio di battute e guardava assorto due ragazzi al centro del locale.
«Secondo me ha occhi solo per lei.» disse l’amica mora, riferendosi a Buffy.
Non era la prima e neanche l’ultima volta che quella sera qualche
ragazza le chiedeva di Spike. Era evidente che esercitava un certo fascino sul
sesso femminile.
“Se solo sapessero cosa è in realtà…”
Pensò.
Ma cos’era in realtà, in fin dei conti? Era stato un assassino, un
violento, un sanguinario, ma adesso cosa rimaneva di lui? Era solo un ragazzo
un po’ demone, che giocava a fare il duro e aveva il cuore tenero. Non avrebbe
più fatto male ad una mosca.
“Forse è tornato ad essere
quello che era da umano. –
ipotizzò – Ma se si rompesse qualcosa dentro di lui, non solo il chip ma
l’equilibrio stesso che lui ha costruito in questi mesi, riuscirebbe a
controllarsi? O tornerebbe ad essere di nuovo un mostro?
Mi chiedo se abbia sviluppato dei valori che lo tengano aggrappato alla
lucidità. L'equivalente di una coscienza, insomma.”
Quegli interrogativi sembravano così inopportuni, a guardarlo così
rilassato e inoffensivo.
La ragazza fece il giro dei tavoli a collezionare bicchieri e bottiglie
vuoti sul vassoio, che depositò dietro il bancone. Mise i bicchieri nel
contenitore degli oggetti che sarebbero andati nella lavastoviglie e le
bottiglie e le lattine finirono negli appositi bidoni della raccolta
differenziata.
Quel lavoro le dava certamente meno soddisfazione che cacciare i
demoni, ma le permetteva di metter su quel gruzzoletto con cui pagare le spese.
Più dignitoso che lavorare in una cucina del “Mc coso”, sicuramente. Almeno qui
non doveva indossare cappellini assurdi o tornare a casa con quell’odore disgustoso
da fritto.
Doveva pure ammettere che il posto non era male. Assomigliava al Bronze
e questo la faceva sentire a casa. Le faceva anche sentire la mancanza degli Scoobies. Ma si sarebbe fatta dei nuovi amici, ne era
certa.
«Carissima, eccoti qui!»
«Juno*!» Salutò Buffy,
abbracciando la signora fasciata in un vistoso abito leopardato e baciandola
sulle guance.
«Ti avevo promesso che sarei passata a vedere come te la cavavi.»
«Prendi qualcosa, Juno? Offro io.» chiese Buffy.
«No grazie, cara. Penso che mi siederò un po’.»
La signora si sedette accanto a Spike, che nel frattempo aveva
raggiunto Buffy al banco e stava sorseggiando una
birra.
«Li hai visti anche tu?» Gli chiese.
«Demoni Brachen*. Non dovrebbero essere
pericolosi. - Disse il ragazzo, che aveva continuato ad osservarli con la coda
dell’occhio. Poi si girò verso la signora. – E’ lei la signora che ha aiutato Buffy? Piacere.»
Fece per stringerle la mano affabilmente, ma Juno
lo sorprese e gli toccò delicatamente il polso con le dita. Spike fu come attraversato
da una scossa elettrica e spalancò gli occhi.
«Ehi, voi demoni telepati non usate più
chiedere il permesso, prima di guardare dentro la testa di qualcuno?!» Posò la
birra e si alzò, annunciando: «Vado a fumare.»
«Mi dispiace, ero ansiosa di capire se eri un tipo pericoloso. Sono
preoccupata per Buffy.»
«Incontri spesso demoni pericolosi, qui?»
«Qualche volta, ma sono per lo più di passaggio. Nei periodi in cui a SunnyHell si concentrano energie negative, puoi vederli
accorrere come vespe verso il nido. Ma ultimamente il trend si è invertito e se
ne stanno allontanando tutti. Chiunque abbia poteri soprannaturali percepisce
che sulla Bocca dell'Inferno sta per succedere qualcosa di brutto e
imprevedibile. E nessuno vuole farne parte.»
«Meglio parlarne fuori.»
Spike si rilassò, realizzando che dalla signora non poteva venire
nessuna minaccia.
Entrambi si alzarono e si diressero verso l’uscita di servizio.
Un gruppo di ragazze con gli occhi lucidi seguirono con lo sguardo il
passaggio di Spike.*
La fiamma dell’accendino illuminò il volto pallido del
vampiro. Gli occhi del colore e dell’intensità dell’oceano fissavano quel
piccolo fuoco, invidiandone il calore.
Una strana viscida sensazione catturò il ragazzo, che alzò
lo sguardo verso la signora che aveva di fronte. Ebbe un brivido, mentre si
sentiva osservato a fondo.
«Lei non ti ama.»
«Come?» disse, incuriosito dalla strana piega che stava
prendendo quella discussione. Voleva parlargli di Buffy,
dunque.
«Ma potrebbe imparare a farlo.»
«Non mi piacciono i demoni telepatici. Si mettono sempre in
affari che non li riguardano.» Commentò aspramente.
«Uso il mio potere per aiutare la gente.»
«Senza il loro permesso, tanto per cominciare. Trovato
qualcosa di interessante, nella mia testa?»
«Molto. Hai una storia affascinante, vampiro.»
Spike rivolse alla signora uno dei suoi caratteristici
sguardi beffardi. Non voleva i suoi consigli. Ma per chi l’aveva scambiato,
accidenti? Per uno di quei liceali brufolosi alle prese con le prime cotte o i
problemi dell'adolescenza?
«E ami veramente quella ragazza. Il tuo amore è profondo e
doloroso. Non percepivo un amore di questa intensità da molto tempo.»
«Non voglio la tua commiserazione, vecchia.»
La signora si mise a ridere, notando l’orgoglio smisurato di
Spike. Poi aggiunse, di nuovo seria:
«Tu e Buffy avete lo stesso
sguardo. Fiero, combattivo, ostinato e profondo. Ma anche consapevole e
malinconico. Di chi ha sofferto e si porta dietro una parte di dolore nel
cuore. Vivete nelle tenebre, sul bordo del'abisso. Due spiriti che si cercano
per sostenersi a vicenda.»
«Che visione poetica. Sono commosso.»
«Promettimi che le starai vicino. Ne ha davvero bisogno.»
Spike aspirò dalla sigaretta e godette la sensazione di
leggero intorpidimento, espirò e osservò per qualche attimo il fumo che si
disperdeva nell'aria. Poi si volse verso di lei.
«Ne dubita?»
«In questo momento odia se stessa e rischia di finire per
allontanare una ad una le persone che le vogliono bene.»
Gli occhi del ragazzo divennero una fessura e furono attraversati
da un lampo di dolore.
«Le starò più vicino che posso, se lei me lo permetterà.»
«Bene.»
La signora sorrise e appoggiò la mano sulla spalla del
vampiro, prima di scomparire dentro il locale.
Di nuovo quella sensazione fredda e spiacevole. Era la sensazione
di essere giudicato, di essere messo a nudo. Quella donna lo metteva a disagio.
Forse perché a lei non poteva mentire, non poteva nascondere quello che lui
era. Eppure non l’aveva minacciato di stare distante da Buffy,
anzi, l’aveva incoraggiato a starle vicino.
Finì la sigaretta e se ne accese una seconda. Era troppo
nervoso. Ci voleva qualcos’altro per calmareil suo animo. I baci di Buffy, per esempio, ed
il suo corpo, che desiderava tanto.
Decise che quella sera, dopo aver accompagnato Buffy a casa, niente l’avrebbe più trattenuto.
***
«Allora, cosa ti sembra?»
«Mi hanno confermato il posto! Il lavoro mi piace, mi
permette di stare a contatto con la gente, e i colleghi sono simpatici.»
rispose allegramente Buffy, giocando con la tracolla
della borsetta.
I due ragazzi passeggiavano fianco a fianco nella notte
scura. Le luci dei lampioni illuminavano timidamente i loro volti, così giovani
e così provati da una moltitudine di vicissitudini, scelte difficili, a volte
sbagliate e persino dalla morte – che aveva già preso entrambi una volta-.
«Fammi indovinare, sei al settimo cielo. Fra poco ti
addormenterai sul nuovo letto del tuo
nuovo appartamento, che ti pagherai
col nuovo lavoro. Sembra tutto così bello e perfetto.»
«Così normale.»
«Ti manca solo una
cosa.»
Buffy restò in attesa della risposta, sperando
che Spike desse un nome al vuoto che le attanagliava il cuore.
«Ti manca un nuovo
ragazzo.»
«Mi manca un
vampiro da impalettare, invece!» disse la
Cacciatrice, fermandosi e voltandosi verso il suo nemico naturale. Spike le fu
addosso in un attimo e le bisbigliò nell’orecchio.
«Andiamo, lo so che
lo vuoi anche tu. Vuoi ballare con me, nella notte.»
La attirò a sé,
passandole un braccio dietro la schiena, e la baciò come aveva sognato di fare
mille volte, provando un’emozione indescrivibile.
Dopo un primo
momento di titubanza e blanda resistenza, sentì che la ragazza aveva rilassato
i muscoli della schiena e iniziava a ricambiare il suo bacio, con trasporto.
Gli portò entrambe le braccia dietro il collo e la attirò a sé.
Le mani di Spike
scesero lungo i fianchi di Buffy e sollevarono il
giubbino in pelle e la maglietta, sfiorandone la pelle esposta.
«Aspetta, non mi
sembra il luogo adatto per…»
«Lì…» Il ragazzo indicò un vicolo buio con lo sguardo.
Lei si lasciò
guidare per mano verso il vicolo, dove Spike le fece aderire la schiena al
muro, continuando a baciarla...
Note: * Questo è un
omaggio alle ragazze del forum WBS! :D
Juno
invece è una cara amica alla quale mi sono ispirata per creare il personaggio
che aiuta Buffy.
Il demone Brachen
è lo stesso tipo di demone di Doyle in ATS. Ho voluto
fargli un omaggio. E’ un demone che può assumere forma umana, perciò solo gli
altri demoni possono riconoscerlo. Buffy non lo
percepisce perché non rappresenta una minaccia.
Capitolo 7
Buffy aprì gli occhi e si girò di lato per osservare il corpo del ragazzo al
suo fianco, seminascosto dal lenzuolo. Non aveva mai notato prima quanto il
corpo di Spike fosse atletico e ben fatto, sebbene magro. Un sorriso si dipinse
sulle labbra e una sensazione di tenerezza la avvolse. Spike era stato un
amante tenero e passionale allo stesso tempo. Il modo in cui si erano amati era
stato così totale, che l’aveva lasciata esterrefatta. Era stato così.. così..
non riusciva a trovare la parola adatta. Così fantastico? Così coinvolgente?
Era come se il ragazzo avesse tirato fuori il suo lato più selvaggio e
nascosto. Forse la vera se stessa. E ora si sentiva così bene. Aveva tolto le
maschere, aveva demolito le mura che la proteggevano dal mondo esterno. Era
libera. E felice. Lontana dai suoi problemi a Sunnydale,
dalle responsabilità di Cacciatrice, dalla paura di essere stata una figlia e
una sorella deludente. Spike le aveva fatto dimenticare tutto questo. Complice
naturalmente il periodo di vacanza a Roseville.
Era troppo bello per essere vero. Un momento così irreale, nelle loro
esistenze segnate dalla sofferenza e dalla lotta. Una parentesi di normalità,
per due persone che normali non erano.
Entrambi sapevano che quel periodo di idillio non sarebbe durato per
sempre e che dovevano godersi quel momento finché potevano. Godere di quella
sensazione di appagamento e di pace, come se stessero vivendo lo stesso sogno.
Ne avevano bisogno, entrambi.
Buffy pensò che aveva fatto una scelta giusta ad allontanarsi da Sunnydale per un po’ di tempo. Se avesse passato quei
giorni a casa sua o nella cripta di Spike, non sarebbe stata la stessa cosa. Un
sacco di persone o demoni li avrebbe distratti, non ultimi Giles o i suoi amici
e ogni cosa avrebbe ricordato loro chi erano ed i loro problemi. Invece a Roseville potevano costruire qualcosa di nuovo, in un luogo
che non era infestato da ricordi spiacevoli. Un luogo dove potevano
allontanarsi per un momento da tutto e tutti, allontanarsi dai pericoli di Sunnydale, dai loro numerosi nemici, dalla bocca
dell’inferno.
Buffy osservò a lungo i lineamenti del ragazzo, per imprimerseli nella
mente. Il sopracciglio destro segnato da una cicatrice, la linea dei suoi
occhi, gli zigomi scolpiti e il mento sporgente. Poi gli passò una mano sul
petto, ridestandolo inevitabilmente dal suo riposo.
«Accidenti, mi stai facendo il solletico…»
disse con la voce profonda, impastata dal sonno.
«Scusa…» gli rispose sorridendo.
Spike aprì gli occhi e si volse verso di lei.
«Ma che bella boccuccia…» disse, e si
avvicinò per baciarla.
Buffy poteva sentire il fuoco ardere dentro di sé e dentro di lui. Fino a
qualche giorno prima, non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto provare
qualcosa del genere. Almeno non dopo l’incantesimo su Dawn.
Accidenti, Dawn! Si chiedeva spesso se la massa di
energia potesse provare ancora dei sentimenti, dopo essere stata riportata al
suo stato naturale. Se perfino i replicanti di BladeRunner o gli alberi di Pandora potevano, si chiedeva,
allora anche le masse di energia forse potevano provare affetto, pregare per i
loro cari e proteggere, dalla loro specie di dimensione extrasensoriale.
Dopotutto, viveva in un mondo popolato da varie creature demoniache e presenze soprannaturali.
Risultava perfino più stravagante il fatto che lei, la cacciatrice di vampiri, potesse
frequentare un vampiro, suo ex nemico mortale. Perciò decise che sì, la
coscienza di Dawn doveva per forza essersi conservata
da qualche parte. Probabilmente aleggiava intorno a lei e persino in quella
stanza.
«Cos’hai?» chiese Spike, vedendola assorta. «Non saremo mica già
arrivati al punto che fissi il soffitto e dici che sarebbe da far ridipingere
la camera da letto??»
Buffy si mise a ridere «Non sono così incostante! Ci mancherebbe!»
«Perché mi stavo preoccupando che ti fossi già stancata di me!»
«Devi scusarmi. Stavo pensando a Dawn. Non so
come mai mi è venuta in mente in questo momento. Insomma, pensare a mia sorella
mentre stiamo facendo questo… non è il massimo!»
«Ti stavi chiedendo se prima di essere chiusa in un vaso, ha fatto a
tempo a sperimentare qualcosa del genere? Ha avuto una vita molto breve da
umana e probabilmente non ha fatto neanche in tempo a…»
«Ma cosa vai dicendo! Non è possibile che mia sorella avesse già… Insomma, me ne sarei accorta! E non stavo pensando a
questo!»
«Aveva molti ragazzi che le ronzavano attorno, sai? E gli ormoni a
quell’età scorrono come fiumi nelle loro vene!»
«Sei il solito! Stavo pensando che forse la sua essenza è lì fuori da
qualche parte.»
Spike cambiò il suo sorriso malizioso in un’espressione più seria,
percependo la tristezza che aveva preso Buffy
all’improvviso.
«Ti manca molto, non è vero?»
«Moltissimo. Ed è assurdo, perché quando era viva la trovavo insopportabile!
Mi rubava i vestiti e i trucchi, frugava tra le mie cose in camera, mi disobbediva… Però era pur sempre la mia famiglia.»
«Si capisce veramente quanto si tiene ad una cosa, solo quando la si
perde.»
«Quanto è vero.»
«Mi dispiace di non aver fatto in tempo a conoscerla.»
«Meglio così. La tua cattiva influenza l’avrebbe portata sicuramente
sulla brutta strada!» disse Buffy con un ghigno.
«Ma senti un po’ questa!» disse Spike sarcastico, mettendo su
un’espressione imbronciata. Riuscì nell’intento di far ridere Buffy per un po’, ma ben presto il malessere tornò di nuovo
come un drappo scuro calato sopra di loro.
Spike la abbracciò stretta senza dire una parola e Buffy
ricambiò il gesto, appoggiando il mento sulla sua spalla fredda.
«Credo che la spensieratezza non mi appartenga più. Non posso fare a
meno di pensare cose deprimenti.»
«Shhh» Sussurrò il ragazzo.
Spike la strinse e la accarezzò dolcemente per un lungo momento. Aveva
capito che in quel momento aveva bisogno di tenerezza e affetto. Sebbene i loro
corpi fossero nudi, non c’era più niente di erotico in quei gesti. Erano pure
dimostrazioni di affetto. Buffy si lasciò andare allo
sconforto e pianse tra le sue braccia. Lui le posò piccoli baci sulla fronte,
cercando di rassicurarla.
Quando l’aveva conosciuto, non avrebbe mai immaginato che potesse
nascondere un lato così tenero. Capì che aveva sempre cercato di nasconderlo
perché lo considerava una debolezza e se ne vergognava. Doveva recitare la
parte dell’uomo virile, del Big Bad, e nascondeva la sua parte sentimentale. Buffy si chiese come dovesse essere stato da umano.
Spike dal canto suo era incredulo. Davvero, doveva esserci qualcosa di
soprannaturale in azione, perché fosse potuta succedere una cosa del genere.
Fare l’amore con Buffy e tenerla tra le braccia a
quel modo, coccolandola nei momenti difficili. Era quello che aveva sempre
desiderato da quando si era innamorato di lei. Credeva che fosse troppo irreale
e troppo bello per essere vero.
Strinse Buffy più forte e desiderò che quel
momento durasse più a lungo possibile. Chissà se il giorno dopo e quello dopo
ancora avrebbe potuto di nuovo stringerla a quel modo. Chissà se lei si sarebbe
fatta toccare di nuovo, quando sarebbero tornati a Sunnydale.
Temeva il momento in cui le sue domande avrebbero avuto una risposta. Era
terrorizzato dall’idea che lei avrebbe potuto deludere le sue aspettative.
Imprecò mestamente Buffy, riagganciando il
ricevitore della cabina telefonica.
Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Sapeva che la sua vacanza
non sarebbe durata a lungo. Diavolo, se lo sapeva.
Quella maledetta Glory li aveva messi nel sacco e Giles l’aveva richiamata
alla base. La pacchia era finita.
Avrebbe voluto gridare tutta la sua frustrazione e prendere a calci
quella maledetta cabina telefonica. Invece si sedette sulla vecchia panchina
consumata del viale e si coprì il volto con le mani.
Un senso di impotenza e la rabbia le riempirono la testa. Sentì nascere
una fastidiosa emicrania e prese a massaggiarsi le tempie e la fronte per
sentirsi meglio.
Era certa che non si sarebbe mai ripresa dalla separazione da Dawn e dalla madre, ma per lo meno era riuscita a costruire
una nuova vita con una parvenza di normalità. E ora doveva disfare quello che
aveva costruito in quei giorni, quel rifugio che le aveva permesso di
conservare la sua sanità mentale. Sarebbe svanito tutto come una nuvola di fumo.
Doveva reagire. Doveva trovare la forza per reagire.
La cabina telefonica, certo. Avrebbe potuto entrarvi, volteggiare
velocemente su se stessa e trasformarsi in un supereroe come nei film di
Superman. Allora avrebbe avuto i poteri per sistemare Glory
in un battibaleno.
“Un attimo. Superman non si trasforma in un supereroe nelle cabine
telefoniche. – Ricordò – Lui è un supereroe di natura e durante il giorno si
traveste da persona comune. Mica come me che… No. E’
ovvio. E’ esattamente come me. Anche io ho qualche specie di superpotere e di
giorno faccio finta di essere una persona comune. Certo, non posso volare e non
ho la vista a raggi X, però ho la superforza!”
La Cacciatrice osservò le sue mani. Così piccole ma così forti. Ci
ammazzava i demoni, a mani nude.
“Mani con superforza.” Sussurrò.
Ma dov’era tutta la sua forza adesso?*
La vita era davvero imprevedibile.
Un quarto d’ora fa se ne stava beata a canticchiare sotto la luce del
sole, camminando per le vie di Roseville. Era passata
poco più di una settimana da quando era partita e si stava godendo finalmente
un po’ di pace. I demoni e Glory sembravano ormai un
brutto ricordo. I vampiri invece si stavano rivelando più interessanti e
divertenti del previsto.
Però non aveva mica dimenticato i suoi doveri. Ogni giorno chiamava il
Signor Giles per sapere se a Sunnydale i suoi amici
stavano bene e se c’erano aggiornamenti.
“Concentrati Buffy, metti in ordine i pensieri.” Si impose. Doveva avvisare la tipa
dell’appartamento e il padrone del locale. Formulò a mente le frasi da dire.
“Non posso restare. Un parente
sta male e ha davvero bisogno di me. Speravo di trattenermi più a lungo e avevo
organizzato tutto per bene… ma è andata così. Mi
dispiace davvero.”
Così poteva andare. Avrebbero capito.
Provò rabbia verso se stessa. Rabbia perché si era illusa come una
stupida che quella felicità potesse durare per sempre, come se non avesse
sempre saputo che prima o poi doveva tornare a Sunnydale
e affrontare i suoi mostri.
Un pensiero andò alla simpatica signora che l’aveva aiutata a trovare
il suo posto a Roseville. Si sarebbe fatta dare il
suo indirizzo dal padrone del locale e sarebbe passata a salutarla. Glielo
doveva.
***
Spike si svegliò di soprassalto, dopo che una grossa candela l’aveva
colpito sullo stomaco.
«Ehi! E’ maniera di svegliare la gente?!»
«Ti
ho chiamato diverse volte, ho persino urlato, ma tu continuavi a dormire
profondamente!»
Il
vampiro osservò l’oggetto sul lenzuolo e mettendosi a sedere commentò.
«Qual
è il motivo di cotanta urgenza nello svegliarmi, Vostra Altezza?»
«Non
ti avrei svegliato così bruscamente se non ci fosse stato un buon motivo.»
«Non
ne sono sicuro!»
«Sono
seria, Spike. Vestiti. Si torna a Sunnydale.»
Il
sorriso se ne andò dal viso del vampiro, lasciando posto ad un’espressione
preoccupata.
«Che
significa? Cos’è successo?»
«Ho
sentito Giles al telefono. Il capo del Consiglio l’ha avvisato che l’urna che
contiene mia sor.. pardon, la Chiave, è stata
rubata.»
«Bloodyhell!»
«E
questo fatto, che è già grave di per sé, significa anche che tra di noi c’è
qualcuno che fa il doppio gioco. Quentin sostiene che la magia che teneva Dawn al sicuro era molto potente e che Glory
non può averla localizzata da sola.»
«Qui
c’è qualcuno che va a letto col nemico.»
«Sembra
di sì.»
«Eccitante!»
«Non
scherzare! Giles è convinto che sia tu, visto che sei sparito da Sunnydale in concomitanza a quanto è accaduto.»
«Caspita!
La fiducia che quell’inglese ripone su di me mi commuove!»
«Tu
cosa ne pensi?»
«Penso
che debba esserci una spia all’interno del Consiglio. E forse io so anche chi
è. Andrò.. anzi, andremo insieme a verificare una cosa. Ma prima dovrai
rispondere ad una domanda. Sinceramente.»
«Spara.»
«Io devo sapere. Cosa ne sarà di noi, quando torneremo a Sunnydale?»
Buffy assunse un’espressione sorpresa e tacque un lungo momento. Non aveva
ancora pensato a quel dettaglio.
Cercò dentro se stessa i motivi per cui aveva chiesto a Spike di
restare con lei. L’aveva fatto solo per comodo? No, c’era dell’altro. Lo aveva
fatto per istinto. Da qualche parte sapeva che era la cosa giusta da fare. Era
come se una parte inconscia di lei lo avesse sempre cercato e sapesse che ne
aveva bisogno, ma... non si poteva dire che ne fosse innamorata. Non ancora,
almeno.
Era sicura di essere attratta da lui, ma non era altrettanto sicura di
provare amore. Sentiva confusamente che in lei stava nascendo un sentimento… ma, diamine, ne sarebbe corsa di acqua sotto i
ponti prima che lei lo presentasse ai suoi amici come il suo ragazzo!
E poi, stavano realmente insieme? I contorni di quella relazione erano
ancora indefiniti.
Finalmente le parole le uscirono di bocca in un sussurro.
«Non lo so.»
«Voglio dire… Staremo insieme? Dirai di noi
ai tuoi amici?»
«Non so darti una risposta adesso. Non so bene quello che provo…»
«Caspita, Buffy. Potresti essere meno vaga?»
Spike alzò il tono di voce, infastidito dalla sua indecisione.
«Cosa pensavi, Spike? Che avremmo letto il giornale insieme la
mattina?!» Sbottò la ragazza.
«No, ma… Stavamo andando così bene. Credevo
ci fossero le premesse per…»
«Ma non avevi detto che non avresti preteso niente da me?»
«Ah, lascia perdere!»
«Sei patetico!»
«E tu sei una stronza!»
La discussione terminò in quel brutto modo e i due ragazzi si chiusero
in un silenzio carico di tensione, che durò mentre prepararono le valigie e
pure durante tutto il viaggio di ritorno.
Buffy capiva che Spike si era molto offeso perché lei aveva preso le
distanze, ma non si sentiva di fare promesse che non era sicura di mantenere.
L’unica volta che aveva amato una persona con tutto il suo cuore, era
finita che lui si era trasformato in un omicida psicopatico e aveva torturato i
suoi amici e, dopo essere rinsavito, dopo che lei l’aveva perdonato, curato e
sostenuto e pure salvato la vita donandogli il suo sangue, l’aveva lasciata e
si era trasferito a Los Angeles. Era stato così straziante.
Buffy non si fidava ancora completamente del vampiro e poi, comprensibilmente,
aveva paura di amare di nuovo. Anche se Spike dal canto suo era animato da
buone intenzioni ed il suo amore era sincero. E, detto fra noi, non meritava di
essere lasciato sulle spine!
Note dell’autrice:
* Per il discorso su Superman mi sono ispirata
al bellissimo dialogo alla fine del secondo “Kill
Bill” di Tarantino.
Ho scoperto che sull’ottava serie a fumetti Joss ha deciso di dotare Buffy
veramente con dei superpoteri! XD Avevo scritto questo capitolo ben prima di
leggere quella parte nei fumetti ed è stato simpatico vedere che Joss ha sviluppato l’idea.
Capitolo 9
Gli
scoobies erano riuniti al completo al Magic Box, in attesa di Buffy.
Xander ed Anya aiutavano Giles a
reperire dei libri che aveva segnato su di una lista, mentre l’ex osservatore
si occupava della parte della libreria riservata alla magia più oscura. Willow e Tara sfogliavano alcuni manoscritti in lingua
antiche.
Le
dita della strega rossa iniziarono a tamburellare sul tavolo di quercia.
«A
cosa stai pensando, tesoro?» Chiese Tara, con la consueta dolcezza.
«Non
pensi anche tu che sia strano il fatto che non abbiamo più incontrato demoni?»
«Sì.
E speravo di non essere l’unica ad averlo notato ed a preoccuparmene!»
«E’
come se si fossero allontanati dalla nostra città.»
«Come
se fossero stati richiamati in qualche altro luogo oppure stiano semplicemente
scappando da qualcosa che sta per succedere qui.»
«Entrambe
le prospettive mi fanno venire i brividi.»
«A
chi lo dici.»
«Potremmo
provare l’incantesimo per localizzare i demoni. Insomma, per vedere se si sono
raccolti da qualche parte.»
«Potremmo… Oppure potremmo studiare un altro incantesimo,
molto più utile e interessante.»
«E
pericoloso, scommetto.» Disse Tara, con una nota di tristezza nella voce.
Pensava che Willow negli ultimi tempi stesse
sviluppando un interesse morboso per gli incantesimi di magia nera. Cercava
continuamente di superare i suoi limiti, di esplorare le aree della magia più
oscure e pericolose e allo stesso tempo affascinanti. Era eccitata al pensiero
delle nuove e infinite possibilità che si aprivano davanti a sè, dai nuovi orizzonti che iniziava a scorgere. Questo
preoccupava molto Tara. Sembrava che Willow non
riuscisse a mettere un freno alla sua curiosità, a capire che c’era un motivo
se certe cose erano proibite. Voleva forse giocare ad essere Dio?
«Del
tipo?» Aggiunse poi la strega dai capelli biondo cenere.
«Del
tipo che potrebbe aiutarci, nel caso le cose si mettano davvero male.»
«Ma
come funziona? Potrei aiutarti in qualche modo?»
«Ci
vogliono degli ingredienti che potrei recuperare di nascosto e conservare e poi
avrei bisogno dell’aiuto di tutti. Si dovrebbe fare un cerchio tutti insieme.»
«E’
un incantesimo di protezione per Buffy e per noi? Un
incantesimo per indebolire Glory o un’arma da usare
contro di lei?» Indagò Tara.
«Niente
di tutto questo. Ma promettimi che se te ne parlo, non dirai nulla a Giles! Lui
me lo impedirebbe di certo!»
«Lo
sai che puoi fidarti di me!»
Le
due ragazze si guardarono negli occhi e si strinsero le mani. Ognuna di loro
era un libro aperto per l’altra e vi si poteva leggere tutto l’amore e ogni
altra emozione che le attraversava.
«Ma
tu hai paura - continuò Tara – e non è buono. Non voglio che giochi con poteri
che non puoi gestire.» Strinse di più la mano della compagna. Quel gesto era
sufficiente ad esprimere i suoi timori. Non servivano altre parole. Le loro
comunicazioni più intense erano fatte di sguardi e di gesti.
«E’
un incantesimo per... riportare in vita le persone che muoiono attraverso la
magia.»
Le
pupille della strega bionda si dilatarono.
«Mio
Dio, è magia veramente oscura e pericolosa!» Esclamò sottovoce, avendo cura di
non farsi sentire dagli altri.
«Non
voglio che Buffy sia sempre la sola ad avere tutta la
responsabilità sulle sue spalle. Voglio aiutarla.»
«Ma
lo sai che quel tipo di incantesimi può avere degli effetti collaterali. Le
persone non tornano mai come prima!»
«Non
voglio creare degli zombie, stanne certa! Mi sto documentando attentamente.»
«Ma
tesoro… se è destino che una persona muoia, forse noi
non abbiamo il diritto di cambiarlo.»
«Tara,
non lo farei solo per Buffy! Pensa se Glory uccidesse te o Dawn o Xander, o…! Pensi che io non
proverei tutto pur di riavervi? Pensi che sarebbe sbagliato?»
«Penso
che certe cose non si possono cambiare e vanno accettate, anche se è doloroso. Ma
questo non toglie il fatto che continueremo a combattere con i denti e con le
unghie, se venisse a mancare uno di noi.»
Leggendo
l’espressione delusa dell’amata, Tara continuò. «Non è che io non riponga
fiducia in te. Lo sai che io credo in te. Ma non è giusto abusare della magia.
Non vorrei che le cose ti sfuggissero di mano.»
«So
quello che faccio. E non riesco ad immaginare un mondo senza Buffy o senza di te.»
«No,
non lo sai. Sei diventata molto potente e le tue capacità mi spaventano. E
penso che con un certo tipo di magia non si scherza.»
«Sento
di esserne in grado.»
«Lo
sai che quando inizi con quel tipo di magia oscura, è difficile venirne fuori.
Diventa una droga. E io non voglio che la mia tenera Willow
diventi una strega cattiva!»
«Non
succederà mai.»
La
strega bionda diede un buffetto sulla guancia della rossa, riuscendo a farla
sorridere.
«Chissà
cosa starà facendo Dawn in questo momento.» si chiese
Xander, scorrendo col dito i titoli dei volumi.
«Si
starà intrattenendo con qualche muscoloso cavaliere di Bisanzio, mentre noi
stiamo qui a rimestare libri impolverati.»
«Anya!»
«Che
ho detto? O pensi che solo perché è stata rinchiusa in un monastero, sia
diventata una suora?»
«Affatto.
Ma da come l’hai detta, sembra quasi che reputi Dawn una
ragazza facile!»
«Una
ragazza che ascolta spontaneamente i suoi desideri carnali, deve essere per
forza considerata una ragazza facile, Xander? Lo sono
anche io, quindi?»
«Caspita
Anya, perché devi sempre distorcere quello che dico?»
«Aspetta.
Mi hai detto più di una volta che credi che lei abbia una cotta per te. Hai
paura che la ragazza veda che al mondo non esista solo Alexander Harris e scelga
un altro maschio da idolatrare. Capisco tutto!»
«Ma
che diavolo vai blaterando? Non sarai mica gelosa di Dawn?
E’ una ragazzina!»
«Oh,
una ragazzina che non aspetta altro che le si insegnino certe cose!»
«Basta,
non voglio più starti a sentire! Non fai altro che pensare al sesso! Ci sono
cose più importanti a cui pensare, in questo momento.»
«Ogni
scusa è buona per evitare l’argomento, non è vero?»
«Non
è il caso di litigare su faccende private, in questo posto.»
«Come
vuoi allora, ti lascio ai libri polverosi e vado a chiacchierare con le adepte
di Saffo.»
«Willow, ho bisogno di te! - Esordì Anya
– Lo sai che sei la mia streghetta preferita?»
Willow e Tara si guardarono e fecero entrambe una faccia
buffa. Chissà cosa stava architettando quel bizzarro ex demone della vendetta!
«Dimmi
tutto.»
«Si
tratta di Xander.»
«Ah.»
«Non
vuole più fare sesso con me.»
«Oh.»
«Scommetto
che ha un’amante!»
Tara
soffocò una risata, mentre Willow cercava di
immaginare cosa fosse successo.
«Credimi
Anya, conosco Xander da
sempre e non è il tipo che fa queste cose alla spalle della persona a cui vuol
bene!»
«Ne
sei sicura?»
Willow ebbe un flash e si rivide a baciare Xander nella fabbrica abbandonata in cui li aveva richiusi
Spike, nel momento in cui Cordelia e Oz venivano a liberarli…
«Ahem! Non proprio sicura al cento per cento. Ma non credo
che Xander abbia un’amante. Secondo me è
semplicemente stressato. Può darsi che abbia molto lavoro al cantiere e che
arrivi stanco alla sera. E poi c’è questa faccenda di Glory
che sta mettendo tutti a dura prova.»
«Giusto,
Glory. Un nemico talmente tosto che la Cacciatrice se
ne va via per conto suo senza curarsene…»
«Buffy non se n’è andata perché non gliene importa nulla di
noi!»
«Davvero?»
«Noi
non possiamo capire quello che sta passando e non possiamo giudicare. Non hai
idea delle responsabilità che ha! Credo che avesse davvero bisogno di una pausa
per riposarsi e tornare bella carica per prendere a calci quel culo di Dea!»
«Lo
spero proprio.»
«Comunque,
tornando a noi. Da quant’è che voi due non… Insomma,
che non fate più l’amore?»
«Due
settimane.»
«Anya, accidenti!! Ti sembra tanto? Mi chiedo quanto
spesso..»
«Tre
volte a settimana!»
Willow e Tara si guardarono, gli occhi spalancati e un
gocciolone sulla fronte.
«Ascolta,
c’è un modo per sapere se Xander ha un’altra donna.
Potrei stregare un oggetto che lui usa abitualmente, come un portachiavi o un
pettine, e fare in modo che scotti al tatto, se lui ha amoreggiato con una
persona negli ultimi tre giorni.»*
«D’accordo.»
Anya iniziò a guardarsi in giro e a girare per il negozio.
Tornò presto con una palla da baseball, che Willow
riconobbe come la palla che Xander usava spesso far
rimbalzare sul muro o sul pavimento, quando giocherellava nei momenti di ansia.
«Questa
va benissimo.» Disse la strega. E recitò alcune frasi in una lingua
incomprensibile.
***
La
campanella del Magic Box annunciò l’arrivo di Buffy e Spike. I ragazzi interruppero immediatamente le
loro occupazioni e vennero incontro alla ragazza, accogliendola calorosamente.
Dopo
le consuete frasi di saluto, Xander chiese il motivo
della presenza del vampiro.
«Giles
mi aveva chiesto di portarlo qui per interrogarlo.» Spiegò.
«Infatti.»
Precisò l’ex osservatore. Gli occhi divennero una fessura e i lineamenti si
indurirono, mostrando disprezzo. «A che gioco stai giocando?» Chiese al
vampiro.
Lo
afferrò per la maglia, fissandolo negli occhi. Voleva mostrargli che non aveva
paura di lui.
Spike
comunque non era affatto stupito dalla sua reazione.
«Ehi,
Rupert! Vedi di non strapazzarmi troppo la maglia! E’ nuova!»
«Non
me ne frega un cavolo della tua maglia nuova! Cos’è successo a Dawn?!»
«E
io che c’entro?»
«Sei
sparito in concomitanza al suo rapimento! Se questa non è una coincidenza curiosa…»
Spike
guardò Buffy, aspettandosi che agisse in sua difesa.
Lei
mise una mano sul braccio di Giles, intendendo che lo lasciasse stare.
«Lui
non c’entra.» Disse con sicurezza.
«E
come fai a ..»
«Lo
so e basta.»
Anche
se Buffy aveva passato gli ultimi giorni con Spike,
non poteva avere la certezza matematica che non avesse preso accordi di
nascosto con Glory. Ma il modo in cui la guardava, il
modo in cui si era scoperto con lei… non lasciava
dubbi. Non avrebbe mai fatto del male a lei o a Dawn.
«Spike
dice che ha un’idea su chi possa essere la spia.»
«Parla!»
Disse Giles.
«No.
Andrò con Buffy a controllare. Anche questa sera, se
vuole. Ma non voglio formulare accuse gravi, prima di avere la certezza di quel
che dico. Non giudico in base ai
pregiudizi, come fa lei.»
Ricambiò
lo sguardo di disprezzo dell’uomo e si liberò dalla presa.
Il
rumore della palla da baseball che rimbalzava sul pavimento, fece girare tutti
verso Xander.
«Scusate.»
Disse.
Il
ragazzo aveva trovato la palla sul bancone, dove l’aveva lasciata Willow. E, come avevano previsto, si era messo a
giocherellarci per sfogare il nervosismo.
Willow sorrise perché Xander non
si era scottato. Si girò verso Anya, pensando di
cogliere lo stesso sollievo sul suo volto, ma rimase stupita nel coglierne la
delusione. Evidentemente credeva che l’incantesimo non avesse funzionato o era
preoccupata che la distanza che si era creata fra di loro dipendesse da lei e
non da una causa esterna.
«Andiamo
a verificare la tua ipotesi.» Disse Buffy a Spike,
avviandosi verso l’uscita.
«Te
ne vai di nuovo?» Chiese Willow.
«Tornerò
presto questa volta!»
La
palla da baseball di Xander rimbalzò sul muro più
forte del previsto e sfuggì alla presa del ragazzo, rotolando verso Buffy.
«Scusate.»
Disse di nuovo.
La
ragazza si abbassò per afferrare la palla e restituirla al proprietario.
«Xander, possibile che tu debba sempre comportati come un bamb.. Ahi!!»
Le
due streghe e l’ex demone della vendetta guardarono Buffy
con gli occhi stralunati, mentre lasciava cadere la palla a terra e agitava la
mano, come se avesse toccato un fuoco.
Note dell’autrice:
* L’idea che Willow
e Anya confabulino alle spalle di Xander
e gli facciano degli incantesimi a sua insaputa, mi fa morire dalle risate!
Spero che la troviate divertente anche voi J
Capitolo 10
Spike accompagnò Buffy fino alla casa di Lydia e
scelse un nascondiglio in mezzo ai cespugli, da dove potevano osservare la
ragazza attraverso le grandi finestre della casa. Buffy
estrasse il binocolo dallo zaino e scorse le varie stanze, per localizzarla.
«Mmh, così
sei già stato a casa di Lydia.» Era seria. Una punta
di ghiaccio nella sua voce.
«Non credo sia il momento per le
scenate di gelosia.»
«Figurati.»
Il vampiro esitò. Decise di
essere sincero.
«Sì, ci sono già stato alcune
volte. E per il motivo che pensi te. E’ un problema?»
«No, anzi. – Mentì, fingendo che
la cosa non la disturbasse.- Hai già l’invito ad entrare e puoi intervenire
anche tu, se vediamo qualcosa di strano.»
Spike la guardò accigliato. Non
credeva assolutamente che quella rivelazione l’avesse lasciata indifferente.
Perché fingeva? Perché si comportava così freddamente, dopo quello che era
successo tra di loro?
«Accidenti Buffy,
fino a due settimane fa io ti disgustavo e mi evitavi come la peste! Quando lei
è venuta da me e mi ha fatto capire chiaramente che mi voleva, cosa avrei
dovuto fare? Sono pur sempre un uomo. Ma ti giuro che non provo niente per lei.
Lo sai che amo solo te.»
Il ragazzo le accarezzò la
guancia, per sottolineare i suoi sentimenti. Le si fece appresso e la baciò.
Buffy
sentì il battito del cuore accelerare improvvisamente. Succedeva ogni volta che
lui si avvicinava a lei e non sapeva come spiegarselo. Ma non era il momento di
amoreggiare, perciò gli puntò le mani sul petto e lo allontanò delicatamente da
sé.
«Spike, ti prego…
Non è ne il posto ne il momento adatto. Siamo qui per..» Disse con un filo di
voce. Ma il vampiro le aveva già tolto le mani dal suo petto e aveva
ricominciato a baciarla.
«Buffy!»
Disse solamente, e scese a baciarle il collo.
La sua pelle era così calda e
invitante e percepiva perfettamente le vene pulsare sotto di essa. Il richiamo
del sangue fu improvvisamente troppo forte e il demone prese il sopravvento.
Aveva sempre desiderato assaggiare il suo sangue di cacciatrice. Pensò che
fosse molto gradevole, così dolce e potente allo stesso tempo.
Tutto ad un tratto realizzò che Buffy si era immobilizzata e ritornò in sé.
Appoggiò la guancia contro la sua
e strinse a sé la ragazza, aspettando che il viso della caccia svanisse. Appena
recuperò i suoi lineamenti, appoggiò la fronte contro quella di Buffy e la guardò negli occhi.
«Mi dispiace, amore. E’ stato più
forte di me. Non volevo spaventarti.»
«Non farlo mai più, ti prego. Ero
terrorizzata. E’ stato… Mio Dio…Ero
in balia del demone e mi sentivo così sottomessa a lui, così impotente.»
«Non ti fidi di me? Lo sai che
non ti farei mai del male!»
«Tu magari no, ma il demone…»
Buffy lesse
dentro di sé e riconobbe che, in fondo, le era piaciuto. L’esperienza era una
strana combinazione di terrore, piacevole senso di abbandono, disgusto ed
eccitazione, tutto insieme. Si sentì come l’avvocato Jonathan Harker nella stanza delle mogli di Dracula.
Il piacere si mischiava alla
paura, come quando uccideva i vampiri. Era terrificante, ma al tempo stesso soddisfacente,
perché le permetteva di affermare il potere su di loro.
Buffy
sorrise ed il vampiro fu lieto di vedere che la paura le era passata. Le scostò
una ciocca di capelli dal viso e la ammirò estasiato. Anche Buffy
lo guardò, perdendosi nei suoi profondi occhi azzurri. Tutte le preoccupazioni
svanirono. Esistevano solo loro.
All’improvviso furono distratti
dal rumore di un motore: un’automobile stava percorrendo la strada e aveva rallentato
nei pressi della casa.
Buffy scattò
seduta in ginocchio, cercando a tentoni il binocolo.
«Ben!» Esclamò.
«Ehi! Pensi già ad un altro
uomo?»
«E’ Ben! Un infermiere che lavora
all’ospedale. Mi è stato vicino, durante il ricovero di mia madre. Ma cosa ci
fa da Lydia?»
«Non sarà mica una mangiatrice di
uomini! E io che credevo di essere l’unico, per lei!» Disse Spike mettendo il
broncio.
«Puoi stare zitto? Potrebbe
scoprirci.»
Ben uscì dall’auto e percorse il
vialetto. Entrambi rimasero sorpresi quando, appena entrato in casa, il ragazzo
si tramutò in Glorificus.
«Questo è estremamente
interessante. – Commentò Buffy - Per favore, puoi-»
«-riferirti quello che si dicono?
Certo.» Rispose Spike.
***
«Come procede la preparazione del
rito, mia signora?»
«Tutto procede secondo i piani. –
Rispose la dea, con un sorriso compiaciuto. - Al giorno prefissato, porteremo
il contenitore con la Chiave nel posto prestabilito e daremo inizio al rito per
aprire il portale.»
Si avvicinò all’osservatrice che
giaceva in ginocchio e fissava il pavimento, in segno di riverenza.
«Sono soddisfatta della tua
fedeltà e voglio essere riconoscente per il tuo prezioso aiuto. Alzati.»
Lydia
si alzò in piedi, attenta a mantenere lo sguardo verso il basso. Temeva che, se
l’avesse guardata in viso, la Dea l’avrebbe interpretato come un mancamento di
rispetto. Glory invece la stupì, accarezzandole la
guancia e sollevandole il mento.
Ora si potevano guardare diritto
negli occhi.
«Mi hai risparmiato un gran bel
po’ di rotture con la Cacciatrice. Quando ho scoperto che era lei a custodire
la mia Chiave, temevo che avrei dovuto torturare i suoi amici uno ad uno, per
scoprire dove la tenevano nascosta.»
«Per fortuna non è stato
necessario.» Disse Lydia, che voleva aiutare Glory e al contempo farle provocare meno vittime possibili.
«Quindi vorrei premiarti. E’
ancora valido il desiderio che mi avevi espresso, la prima volta che ci siamo
incontrate?»
Il sorriso della Dea era
incoraggiante.
«Certamente.»
«Bene. Sarà come pattuito,
allora.»
Glory
camminò aggraziata verso il corridoio, dove c’era un grande specchio in cui si
ammirò vanitosa per alcuni istanti. Si
sistemò le morbide ciocche bionde e controllò che il rossetto di un rosso
acceso non fosse sbavato. Il vestito di seta color rubino fasciava le
curve morbide evidenziandole e i sandali dal tacco alto slanciavano la sua
figura.
Lydia
la ammirava, invidiandone la spontanea sensualità. Lei non aveva un bel
rapporto con il corpo. Lo nascondeva dietro quei tailleur severi e si truccava
poco. In verità, non aveva nessun interesse ad attirare l’attenzione degli
uomini. A lei interessavano i demoni…
A guardarla, il ricordo del loro primo incontro le risalì
vivido nella mente.
Quella dea primitiva l’aveva trovata per caso una notte, mentre era a
passeggio nel parco. Aveva tentato di succhiarle il cervello, come faceva
abitualmente con gli essere umani. Un gesto che le permetteva di mantenere la
sanità mentale nella nostra dimensione nella quale era intrappolata e nel corpo
di Ben. Ma qualcosa l’aveva fermata.
«Aspetta un attimo. – disse – Qui c’è qualcosa di molto interessante!
Tu sai molte cose riguardo la magia, i demoni e le dimensioni. Eppure non hai
nessun potere. Cosa sei? Una specie di sensitiva?»
Lydia la osservò, per niente terrorizzata. Come se aspettasse quell’incontro
da molto tempo.
«No. Sono un’osservatrice.»
«Dolcezza, non hai risposto alla mia domanda. Cosa diavolo è “un’osservatrice”?»
«Una persona che ha studiato i poteri occulti, le razze demoniache, le
storie dei vampiri e tutto quello che riguarda il soprannaturale. Il mio scopo
è osservare e dare indicazioni alla Cacciatrice, la prescelta che ha il compito
di combattere la malvagità.»
Glory esplose nella sua tipica risatina isterica.
«Sai cosa me ne faccio della vostra Cacciatrice? La stendo in due
secondi e mi pulisco le scarpe con il suo vestito. Ma tu puoi essermi utile.
Sto cercando la mia Chiave e scommetto che tu puoi avere accesso ai libri o
alle persone che conoscono il luogo dove è stata riposta. Aiutami e io me ne
andrò da questo schifoso pianeta il prima possibile. Chiedo solo di tornare
alla mia amata dimensione demoniaca!»
Lydia meditò per qualche istante. Cosa c’era di male ad aiutare quella
riccioluta psicopatica a tornare da dove era venuta? Era sola e dannatamente
sofferente. Avrebbe provocato solo malanni, a restare confinata sulla terra. Quello
non era il suo posto, era chiaro. Era destinata ad essere la regina di un mondo
fantastico, di un’altra dimensione.
E quel desiderio, così semplice all’apparenza, era lo stesso che Lydia aveva avuto per anni, nell’infanzia e poi nell’adolescenza.
Leggeva di nascosto i libri dei genitori e del consiglio, e sognava di abitare nei
mondi fantastici dove vivevano quelle creature affascinanti. Pensava che se lei
avesse aiutato Glory a realizzare il suo desiderio,
forse le sarebbe stata riconoscente e l’avrebbe aiutata a realizzare il suo.
«Ad una condizione: mi porterai con te, nel tuo mondo.»
Aveva aspettato una vita per vedere dal vivo quelle creature. Una vita
passata sui libri a studiare e a fantasticare. “Sei troppo giovane per
incontrare dei demoni!” le dicevano. E poi ancora “E’ troppo pericoloso!”. Ma
lei voleva vederli con i suoi occhi e toccarli con le sue mani. Era diventata
un’osservatrice proprio per quello: per studiare le creature oscure e non per
aiutare la Cacciatrice ad ucciderle.
Glory si smaterializzò e Lydia, rimasta da sola,
accese lo stereo per avere un po’ di conforto nella musica. La melodia di “Whateveryouwant
(Me to do)” di Tyna Turner
era diventata la colonna sonora delle notti solitarie dell’osservatrice.
Whatever you want me
to do, I will do it for you
whatever you want me
to be, I will be what you need
because it's love that
I feel whenever you're really near
I'm feeling sensual
and I, I know that
it's real
[Traduzione: Qualunque cosa
vuoi che io faccia, la farò per te / qualunque cosa vuoi che io sia, sarò
quello di cui hai bisogno / perché è amore quello che sento, quando tu sei
veramente vicino / Mi sento sensuale / e so che è reale]
Un improvviso rumore di vetri
infranti fece sobbalzare Lydia e la costrinse a
spegnere lo stereo e a controllare che cosa l’aveva provocato.
«Credevo che Glory
non si fosse più fatta vedere perché avesse paura di me, e invece...» Ringhiò
la Cacciatrice, palesemente fuori di sé, che aveva appena rotto la
porta-finestra della casa.
«Sei una donna ingenua, amore.»
La voce di Spike fece tremare le ginocchia a Lydia.
Il vampiro seguì Buffy all’interno, cercando di evitare le schegge di vetro
che si erano riversate sul pavimento come una cascata. «E dai modi discutibili,
quando perdi il senno.» Aggiunse.
«Stavo solo scherzando.» Precisò
la ragazza e si volse verso l’osservatrice.
«Lydia!
Sei stata una bambina cattiva, molto cattiva! E’ ora che qualcuno ti prenda a
calci nel sedere!!» Minacciò, avventandosi contro di lei.
«Come hai potuto tradire il Consiglio! Come hai potuto
rendere vano il sacrificio di mia sorella?» Urlava Buffy,
avanzando minacciosamente verso l’osservatrice. «Se per colpa tua Glory riuscirà ad aprire il portale e farà entrare nella
nostra dimensione ogni genere di demone infernale, non te lo perdonerò mai!!»
Lydia arretrò spaventata con una
mano davanti alla bocca e finì presto con le spalle al muro. La Cacciatrice la
afferrò per le spalle e la scosse energicamente.
«Cosa state architettando tu e quella sgualdrina riccioluta?
Parla!»
Lydia non poteva competere con la
sua forza, perciò si difese come meglio poteva, dimenandosi e tirandole i
capelli. Buffy urlò e la liberò dalla stretta ferrea.
«Non andarci giù troppo pesante. E' un'umana, ricordi?»
disse Spike.
«Non ci credo. Non starai prendendo le sue difese?» Chiese
una Buffy incredula.
«Voglio dire che sei abituata ad affrontare i demoni e forse
non ti ricordi più come si affronta un essere umano. Una piccola donna fragile,
per di più.»
«Ma sentilo! Vieni a darmi una mano, piuttosto!» Ribattè, girandosi verso di lui.
«Oh no! Non mi metterei mai in mezzo a voi due! E poi è
troppo divertente starvi a guardare!»
Lydia approfittò del momento di
distrazione e le si gettò contro, spingendola e facendo finire entrambe sul
pavimento.
«Decisamente divertente!» Commentò il vampiro, godendosi lo
spettacolo.
L’osservatrice graffiò l’altra ragazza sul viso. Questa
rotolò e si posizionò sopra di lei, cercando di tenerle i polsi. Lydia le morse le mani.
«Argh! Maledetta!»
Buffy le diede uno schiaffo e Lydia le afferrò il viso tra le mani, spingendo per
allontanarlo. Buffy si girò di lato cercando di
sfuggirle e tentò nuovamente di afferrarle le braccia.
Fu allora che Lydia vide i segni
del morso sul collo.
Si bloccò per qualche istante, sconvolta, e la spinse
lontano da sé con tutta la forza che aveva in corpo.
«Ti ha morso!» Gridò verso di lei e rivolse a Spike uno
sguardo terribilmente ferito.
Buffy si rialzò e si toccò la
ferita sul collo, istintivamente. Non sapeva cosa dire a riguardo ed era
inutile negare l’evidenza.
«Sei un illuso! Lei non ti amerà mai!» Gridò al vampiro.
Buffy era sconcertata dalla
reazione della ragazza. Non aveva mai visto nessuno agitarsi tanto per lui.
Capì che ne doveva essere veramente innamorata e provò pena per lei.
«Non ti conosce nemmeno!» Continuò.
«Certo che lo conosco!» La corresse Buffy
«E’ un vampiro maledettamente cattivo, testardo, orgoglioso e rompiballe. Non
può far del male perché ha un chip in testa che glielo impedisce e nel tempo
libero guarda alla televisione “Passioni” e vecchi film horror.»
Non sapeva perché stava sostenendo quella strana
discussione. Litigare con un’altra donna per Spike non aveva senso. Si voltò
verso di lui e si stupì nel vederlo improvvisamente attento.
«Tutto qui?» Chiese Lydia.
«Beh. E’ stato fidanzato a lungo con una vampira schizzata
ed ha ucciso due Cacciatrici. Ma cosa significa questo interrogatorio? A che
gioco stai giocando?»
La ragazza ritrovò la calma e sorrise, improvvisamente
sicura di sé. Buffy l’aveva descritto
superficialmente, non come avrebbe fatto una persona innamorata, e quindi era
una rivale meno pericolosa di quanto temeva. Pensava che sarebbe bastato
renderglielo evidente e lui avrebbe desistito presto. Era pronta a scommettere
che prima o poi si sarebbe stufato di correrle dietro come un cagnolino.
«Non hai colto nemmeno una briciola di quello che è.» Iniziò
a spiegare Lydia. «Io so tante cose di lui perché ho
fatto tante ricerche. Lo sapevi che ama la letteratura e la poesia? E che da
umano passava il tempo a comporre poesie d'amore?»
Buffy guardò Spike con uno sguardo
tra l’interrogativo e lo sconvolto.
«Ma non avevi detto che eri sempre stato cattivo?!»
«Oh, lui è diventato un mostro per colpa di Drusilla e Angelus.» Continuò l’osservatrice. «Tutto quello
che voleva era solamente essere accettato e amato dalla sua nuova famiglia. E
l'unico modo per essere amato da Drusilla era essere
cattivo al pari di Angelus. Bastava mostrare un po’ di pietà e umanità, e lei
delusa correva a tradirlo tra le braccia di un altro demone. Mi sbaglio?»
Buffy guardò il vampiro e,
leggendo il dolore negli occhi chiari, provò delle fitte al cuore. Era tutto
vero. Lydia sarà anche stata una sciocca ragazzina
ossessionata dalle storie sui vampiri, ma aveva un animo molto sensibile e
aveva visto delle cose in Spike che lei non aveva mai nemmeno immaginato, che
non si era mai posta il problema di capire.
«Lui è unico, perché nonostante sia un vampiro senz'anima, è
pieno di sentimenti ed è una persona molto sensibile. Così umano e così pieno
di ardore in tutto quello che fa. La sua insolenza è solo un modo di difesa che
usa per nascondere quella che lui crede sia la sua debolezza. Tutti lo vedono
come un mostro, ma lui è solo un povero vampiro sentimentale. E quello che
cerca in una donna, in fondo, è l’affetto che gli è mancato da quando ha perso
la madre. Ma quell’amore e quella comprensione non lo troverà mai in te!»
Spike aveva gli occhi lucidi.
«Sono molto felice che qualcuno
mi veda in questo modo. Per quello che c’è di buono in me e che ho tenuto
sepolto per troppo tempo. Ma non starò dalla tua parte, Lydia.
Io amo Buffy.»
Riuscì a dire con la voce
tremante, visibilmente commosso.
«Lei metterà sempre la missione al primo posto!» Disse
l’osservatrice, rivolta a lui questa volta. «Stai facendo di tutto per lei, per
diventare migliore, per essere l'uomo che lei possa amare. La aiuti, le stai
vicino, la appoggi e rischieresti la vita mille volte per lei. Ma scommetto che
lei ti tratta solamente come la spalla su cui piangere o come il giocattolo
sessuale per sfogare lo stress. Non si accorge nemmeno di quello che stai
facendo per lei e ti sta soltanto usando. Tu meriti qualcuno che ti ami!»
La ragazza lo implorava, disperata. «Ti farà solamente
soffrire!»
«Non ho nient’altro da dire.» Tagliò corto Spike.
«Bene. Nemmeno io ho qualcosa da aggiungere.» Disse Buffy con la solita risolutezza. Raggiunse il telefono
dell’abitazione e compose un numero.
«Signor Giles? Abbiamo trovato la spia. Ci raggiunga in auto
all’indirizzo che le detto.»
***
Lydia stava con le braccia
conserte sulla sedia che le avevano gentilmente lasciato. L’avevano scortata
fino al Magic Box e la tenevano prigioniera nella
piccola palestra, con le manette ai polsi.
Nella sala grande, attorno al tavolino rotondo, sedevano
come di consueto i membri della gang, discutendo come organizzare il da farsi.
Spike gironzolava per gli scaffali, annoiato.
«Dobbiamo assolutamente fermare il rito.» Disse Buffy decisa.
«Eppure tutti i tentativi di interrogarla non sono andati a
buon fine.» Disse Giles. «Non posso ancora credere che un’osservatrice abbia
potuto tradirci.»
«Che cosa ha detto il consiglio?»
«Oh, Quentin ha detto che ci raggiungerà il prima
possibile.»
«Dovrà pur avere un punto debole.» Suggerì Xander.
«Lydia?»
«Intendevo Glory. Come la criptonite per Superman.»
«Basterebbe conoscerlo.»
«Ho un’idea.» Propose Buffy
«Potremmo minacciare Lydia di infierire sulle cose a
cui lei tiene di più!»
«Cosa intendi?»
«Sapete, la nostra signorina ha una cotta per un uomo che si
trova in questa stanza…»
Rivelò Buffy, con una strana luce
negli occhi. Torturare un po’ Spike sarebbe stato divertente.
Questi sbiancò. (nota: lo so che è difficile immaginare
Spike più bianco di come è, ma provateci lo stesso, ok?! XD)
«Oh, non sarò mica io? Chi l’avrebbe mai pensato!» Disse Xander, inorgoglito.
«Mi dispiace per te, ma la carta del vampiro dal fascino
immortale batte quella del carpentiere dalle camicie stravaganti, idiota!»
Corresse Spike.
Xanderbattè
le mani sul tavolo e si alzò in piedi, offeso.
«Anya, dì qualcosa!»
«Spike ha ragione.» Ammise l’ex demone della vendetta.
«Che cosa?! – gridò Xander con
voce stridula – Dovevi dire qualcosa per difendermi!»
«Ma tu mi hai chiesto cosa pensavo…»
«Potremmo chiedere aiuto ad un demone telepate.»
Propose Spike, pensando a Juno.
«Vorrei evitare quei metodi per estrapolare informazioni, se
è possibile. Li considero dei modi per violare la mente di una persona.» Disse
Giles. «Il capo del Consiglio sarà qui presto e prenderà i provvedimenti
opportuni.»
«In questo caso, visto che non vi sono più utile, me ne
torno alla mia umile e polverosa dimora.» Annunciò Spike, infilando una radice
di mandragola nella tasca dello spolverino.
Capitolo 12
Quando venne aperta la porta della palestrina,
Lydia vide il suo mentore venirle incontro a braccia
aperte. L’uomo la liberò dalle manette e la abbracciò.
In quei lunghi minuti in cui era stata rinchiusa si era
sentita una bambina spaurita. Lasciata sola con il rimorso, con il dubbio di
aver rovinato per sempre la sua vita e la sua reputazione. La visione di
quell’uomo caro che veniva a liberarla la commosse. Quentin era per lei quello
che Giles era per Buffy. Una guida e un padre.
Scoppiò in lacrime tra le sue braccia.
«La sua iniziativa è stata grandiosa, signorina Lydia. Non avrei mai immaginato che avrebbe avuto il
coraggio di infiltrarsi tra le fila di Glory per
aiutarci a scoprire il suo piano.»
La ragazza non credeva alle sue orecchie. Si era aspettata
grida di delusione e rimprovero, e invece riceveva elogi e comprensione. La
Cacciatrice e Rupert se ne stavano vicino alla porta, confusi e senza parole.
«Sono sicuro che mi racconterà tutto quello che ha scoperto
davanti ad una tazza di thè caldo.»
L’uomo aveva toccato il tasto giusto.
***
«Quindi Ben e la Dea Glorificus
sono la stessa persona.» Disse Giles, pulendosi gli occhiali.
«Già. Ma Glorificus è prigioniera
del suo corpo.» Precisò l’osservatrice, recuperata la compostezza.
Aveva deciso di esporre al gruppo tutto quello che sapeva.
Se fosse tornata da Glory, questa avrebbe letto nella
sua mente che il suo doppio gioco era stato scoperto dalla Cacciatrice e non
l’avrebbe più voluta con sé. Perché rischiare, quando non aveva più bisogno di
lei? La sola cosa che le interessava era il rito e tornare alla sua terra.
Dall’altra parte, invece, l’osservatrice aveva l’occasione di essere
riaccettata al Consiglio.
«Non si può cercare di far ragionare questo Ben?»
«Se intendete usare i metodi che avete usato con Lydia, siamo a cavallo.» Disse Quentin, seccato.
«Con Ben useremo dei metodi più persuasivi.» Disse Rupert.
«Con le buone maniere si ottiene tutto. Non è vero, signor
Quentin?» Disse Buffy, pungente. «Correremo incontro
a Glory e la abbracceremo, spiegando che la nostra
dimensione non è così male per viverci e che potrebbe succhiare i chupa-chups invece che i cervelli umani.»
«Non tollererò oltre il suo comportamento! Ha usato la
violenza contro la mia pupilla e ora osa parlarmi in questo modo! La sua
sfacciataggine è pari alla sua stupidità. Si consideri fuori dai giochi,
signorina Summers.»
«Sì, certo. Come pensa di affrontare Glory,
senza la Cacciatrice?»
«Buffy, calmati!» Disse Rupert,
mentre Willow le metteva una mano sul braccio.
«Io credo che Buffy ultimamente sia
molto stressata e si comporti in modo strano. Ti prego di scusarla, Quentin.»
Continuò, tra i due fuochi.
Buffy si alzò e si diresse verso
l’uscita, senza dire una parola.
Willow si alzò e fece per
seguirla, ma Xander la fermò.
«No, Will. Lasciala stare. Per come si sente adesso, credo
che aggredirebbe qualsiasi persona che si troverebbe davanti. Lascia che si
sfoghi a modo suo.»
***
Buffy ingurgitò tutto d’un fiato
il contenuto del bicchierino e lo posò sulla panca di legno.
«Bleah!!» Disse, con la lingua di
fuori.
Spike la guardava assai divertito mentre riempiva di nuovo
il bicchierino con la sua bottiglietta di liquore.
«Così ora Lydia è l’innocente e io
sono la cattiva, la pazza violenta, la stupida, disprezzata dal Consiglio e
magari anche dai suoi amici.»
Bevve il bicchierino e fece seguire la smorfia di disgusto.
«Sono una fallita…» Disse,
sconfitta, e si lasciò scivolare in avanti sulla panca, incrociando la braccia
dietro alla testa.
«Beh, non puoi negare di esserti lasciata prendere un po’ la
mano…»
Buffy si tirò su di colpo,
guardandolo con i grandi occhi verdi spalancati.
«Anche tu! No, ti prego...»
«Lydia non è una cattiva ragazza.
E’ solo confusa.»
Buffy fissò la panca per qualche
istante, poi espresse la domanda che le girava per la testa da quando avevano
lasciato la casa dell’osservatrice.
«Perché non hai scelto Lydia?»
«Come?»
«Ha ragione sul mio conto. Io non sono migliore di lei.
Guarda la tua Buffy. E’ stupida ed egoista. E’ una
persona incapace e violenta. Tu meriti qualcuno che tenga veramente a te, come
lei. Qualcuno che ti ami. Io non sono più capace di amare.»
«Buffy…» Disse lui in un sussurro,
toccato da quelle parole. «Lo sai che non è vero. Tu non sei questo. Io ti amo
perché ho visto il meglio ed il peggio di te, e so che sei una donna
straordinaria.»
«Ti sto solo usando. Mi sono aggrappata a te per non cadere
nella depressione. Io… non avevo mai pensato a te per
come ti vede lei. Ti ho sempre disprezzato e metterò sempre i doveri di
Cacciatrice prima di te.»
«Mi sono mai lamentato?»
«Lei farebbe di tutto per te. Ti ama disperatamente.»
«Cazzo, Buffy! Io amo te! Non lo
capisci?! Ogni momento con te è speciale ed equivale, anzi supera, dieci
momenti con Lydia! E poi, sinceramente, la trovo
noiosa e mi tratta come un oggetto di studio. Mi infastidisce essere trattato
come un reperto archeologico vivente.»
«Lei ti conosce e ti capisce meglio di me.»
«Ma dai, perché ha spulciato sui libri il mio passato? Vuoi
sapere del mio passato, eh? Vuoi sapere che razza di idiota mezza checca che
ero, perché mia madre era iper-protettiva e mi teneva sempre chiuso in casa,
credendo che in quel modo sarei stato al sicuro dai pericoli e dalle delusioni
della vita? Col solo risultato di avermi cresciuto sotto una campana di vetro,
timido ed ingenuo, inesperto per quando mi sono trovato davanti realmente a
quei pericoli. Di quanto tenevo a mia madre e di quando l'ho vampirizzata per
salvarla dalla malattia e portarla con me mentre mettevo a ferro e fuoco
l'Europa? Di quando cinque minuti dopo mi sono accorto di aver creato un mostro
e l'ho uccisa, mentre cercava di sedurmi? Oppure vuoi che ti racconti di come
volevo essere accettato da quella strana famiglia di vampiri che, seppure
“malata”, mi aveva dato uno scopo per cui vivere e mi aveva mostrato il mondo.
Vuoi sapere come mi sentivo quando mi stancavo di essere cattivo e volevo solo
stare con Drusilla in pace, ma lei appena intravedeva
del buono in me, correva tra le braccia di Angelus o mi tradiva con qualche
altro demone? Di come dovevo sopportare i suoi deliri tutti i giorni? O di come
mi sentivo inferiore rispetto ad Angelus e lo odiavo e ammiravo allo stesso
tempo? Di come lui mi umiliava e mi trattava come un ragazzino?»
«Oh, smettila ti prego!» Disse Buffy,
mentre lacrime copiose le scendevano sulle guance.
«Mi dispiace per tutto quello che hai passato. Mi dispiace,
veramente. Ma non meriti di soffrire per causa mia. Io non ti amo e ti farei
solo altro male.»
«Mi fai soffrire quando mi cerchi e poi mi lasci, quando ti
allontani da me. Mi fa esasperare questo tira e molla. Non capisco perché ti
fai tutti questi problemi, perché non ti lasci andare del tutto. Siamo stati
così bene in quei giorni a Roseville.»
«Oh, in quei giorni non avevamo preoccupazioni. Era una
felicità irreale ed effimera. Ecco perché siamo stati bene. Ma non sarà mai più
così. Ci saranno sempre problemi da affrontare.»
«E noi li affronteremo assieme.»
«Ti ho detto che non possiamo stare insieme.» Disse Buffy, alzandosi e avviandosi verso la porta.
«Devi pensare che ne valga la pena, altrimenti non guarirai
mai dall’apatia sentimentale!»
La ragazza si fermò davanti all’uscio e si girò per
guardarlo qualche istante, prima di andarsene.
«Non posso darti l'amore che meriti.»
Spike strinse i pugni. Lydia aveva
maledettamente ragione. Buffy aveva preso tutto quello che lui poteva darle e
poi lo aveva liquidato con un bell’ “arrivederci”. Ma non poteva farci niente.
Era completamente perso per lei, assolutamente devoto. Ad un suo gesto, avrebbe
camminato sui ceci per chilometri e avrebbe rischiato la vita, come se fossero
le cose più naturali del mondo.
Eppure, nonostante
quello che faceva per lei e quello che avevano condiviso, lei non lo amava.
Provava qualcosa, ma non era quel tipo di sentimento intenso che sentiva per
lei, che bruciava dentro di lui in ogni momento. Lo stava usando per svagarsi,
e ora come una spalla su cui piangere, ma non si appartenevano.
Le parole di Lydia gli tornarono alla mente: “E non sai quanto questo mi
faccia soffrire! Stringerti tra le mie braccia, esserti tanto vicina e non
possederti”.
Capiva quanto
l’osservatrice soffriva perché non poteva averlo.
Strinse i pugni
maggiormente, fino a che gli fecero male.
Buffy osservava la mensola di
legno piena di ciondoli multicolori, che splendevano alla luce del sole.
«Avete fatto nuovi acquisti, vedo.»
«Sì» Ammise Anya «Ora teniamo una
vasta collezione di ciondoli, cristalli e pietre mistiche.»
«Come va il negozio?»
«Oh, alla grande.» Rispose l’ex demone, con un grande
sorriso stampato in faccia. Nulla rendeva più felice Anya
di un rendiconto mensile positivo. Da quando aveva affiancato Giles al negozio,
gli utili erano aumentati. Si erano fatti conoscere grazie ai vari eventi
“acchiappa clienti” che aveva organizzato: Halloween, la giornata dei
cristalli, la giornata delle streghe, i saldi... La donna aveva un senso innato
per gli affari ed era un genio del marketing.
«E Xander?»
«Se la cava bene come capo cantiere.»
Buffy percepì dell’astio nel suo
tono e volle indagare.
«Tutto bene tra di voi?»
«Oh, certamente.» La risposta risultò così fredda e
calcolata da togliere ogni dubbio. Meglio non addentrarsi oltre.
«E tu? L’uccellino mi ha detto che ti sei data da fare con i
ragazzi a Roseville...»
Buffy arrossì di colpo. Possibile
che Spike le avesse spifferato della loro pseudo-relazione?
Sarebbe stato un colpo basso e non gliel’avrebbe perdonato tanto facilmente.
La campanella della porta di ingresso suonò in aiuto,
dandole la scusa per sgattaiolare via.
«Willow! Eccoti!» Raggiunse
velocemente l’amica e la strinse in un abbraccio.
«Scusa il ritardo. Ma Buffy, wow,
che calda accoglienza!» Entrambe sorridenti, in ricordo dei vecchi tempi.
«Mi sei mancata!»
«Davvero? Cioè, voglio dire, non è che ultimamente avessi
dimostrato molto della gamma delle emozioni umane…»
Visto lo sguardo interrogativo dell’amica, la rossa spiegò
tutto d’un fiato. Lasciando che le parole esprimessero il nodo che sentiva nel
cuore.
«Sei stata distante. Silenziosa. Sembrava che volessi
evitarci. Cosa succede, Buffy? Non riconosco più la
migliore amica del liceo che si confidava con me tutti i giorni. Sei cambiata.
Ti sei chiusa. E, dicendo questo, credo di interpretare il pensiero di tutto il
gruppo.»
La Cacciatrice si mise una mano davanti al viso per coprire
gli occhi da un raggio di sole che filtrava dalla finestra.
Fece un passo indietro, infastidita. Willow
cercava di interpretare la sua espressione, ma la trovò decisamente
indecifrabile.
«Ti va di raccontarmi cosa è successo a Roseville?»
Chiese speranzosa.
«Quello che è successo lì è qualcosa di strettamente
privato, di cui non mi va di parlare.»
Sbottò freddamente la bionda, voltandosi e prendendo a
camminare avanti e indietro nervosamente. Ma cosa le prendeva ultimamente,
accidenti!
«Ieri sera avevo fatto un incantesimo a Xander.»
Rivelò Willow. «Anya voleva
sapere se la tradiva e ho stregato la palla da baseball. Si sarebbe scottato,
prendendola tra le mani, se negli ultimi giorni avesse flirtato con qualcuna.»
All’improvviso tutto le fu chiaro. Ricordò che si era
scottata e comprese la curiosità delle ragazze.
Inconsciamente sospirò con sollievo. Spike non aveva
raccontato niente a nessuno.
«Ho frequentato un ragazzo, però non è stata una storia vera
e propria. Non è stato importante. Ecco perché non ve ne ho parlato.» Mentì Buffy.
In realtà quei giorni a Roseville
e la vicinanza di Spike erano stati molto importanti e le avevano permesso di
riprendersi dagli eventi disastrosi che avevano sconvolto la sua vita negli
ultimi mesi.
«Quello che mi è capitato in questo ultimo periodo mi ha
fatto soffrire molto e mi sono chiusa in me stessa. Vi ho evitati perché
sentivo il bisogno di stare da sola. E’ brutto da dire, ma…
facevo davvero fatica a sopportare la compagnia della gente…»
Nei suoi occhi verdi si poteva leggere il dispiacere di
quell’ammissione.
«Lo so che non è da me. Io stessa mi sento cambiata e non mi
riconosco più.» Si affrettò ad aggiungere. La sincerità di quell’ammissione fu
liberatoria.
«Tesoro» Le disse Willow
dolcemente. «Se non ti apri con qualcuno, non possiamo aiutarti.»
«E la stessa cosa che ha detto…»
Si interruppe, prima di pronunciare il nome del vampiro.
«Chi te l’ha detto? Giles?»
«Sì, sì. Certo.» Disse e riprese a camminare nervosamente
avanti e indietro.
La rossa non poté fare a meno di notare questo suo nuovo
atteggiamento curioso. L’amica era solita rimurginare
ferma e a braccia conserte. Quella era piuttosto la reazione tipica di qualcuno
che non stava mai fermo, come Spike. Aprì la bocca per farle notare la
stranezza e la chiuse subito.
Rifletté che si trattava del tipo di comportamento che –più o meno inconsapevolmente- si copia da una persona con
cui si passa del tempo a stretto contatto. Le venne in mente che il giorno
prima, dicendo che poteva infierire su qualcuno a cui Lydia
teneva, aveva una strana luce negli occhi e aveva scambiato uno sguardo con
Spike. Quando era tornata da Roseville, era con lui.
E subito dopo se ne era andata via con lui, per controllare Lydia.
Tutto d’un tratto, c’era una strana alchimia tra loro. Riflettè anche che durante il soggiorno di Buffy a Roseville, il vampiro non
si era più fatto vedere. Possibile che fosse stato con lei quei giorni, e che
tra di loro fosse nata una relazione? Le cose acquistarono un senso,
all’improvviso. Ed era comprensibile che Buffy non ne
volesse parlare. Era quel genere di cose che non tutti i membri del gruppo
avrebbero approvato.
«E’ Spike, non è vero?» Chiese d’impulso, sottovoce.
«Come?» Disse Buffy con un
sussulto, cercando di reprimere il disagio
«Il ragazzo con cui ti frequentavi a Roseville.
L’ho intuito.»
«Ma…Veramente….»
Farfugliò la bionda, in evidente difficoltà.
«Non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno. Ma può darsi che
gli altri lo capiscano, come ho fatto io.»
Il tono di Willow era rassicurante
e comprensivo e questo mise Buffy a suo agio.
Il telefono del negozio squillò, rompendo il silenzio, e Anya prontamente alzò il ricevitore.
«Qui è il Magic Box, come posso
esserle utile?»
Willow si voltò impaziente verso
l’ex demone. Buffy si chiese se stesse aspettando una
telefonata.
« … Ah Tara, ciao… sì, è qui… Te la passo subito.»
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, poiché Willow aveva già raggiunto la bionda con impazienza e le
strappò il ricevitore dalle mani.
«Tara! Tesoro! Com’è andato l’esame? Dimmi tutto! … Un bel
30?! Wow! Allora stasera dobbiamo festeggiare! Avviso gli altri. Va bene per le
nove e trenta, come al solito? Ti raggiungo immediatamente!»
Chiuse la chiamata e rivolse alle ragazze un sorriso
raggiante.
«Stasera si festeggia al Bronze! Ce lo meritiamo un po’ di
divertimento, no? Da quello che ha detto Lydia, il
rito non si terrà prima di una decina di giorni. Quindi non siamo in emergenza
e Giles non avrà nulla da ridire. Sei dei nostri, Buffy?»
«Ma certo!» Perché no, dopotutto.
«Fantastico! Allora dirò a Xander
di invitare qualche collega single!» Disse Anya con
falsa innocenza.
«Oh, non ce n’è bisogno! Davvero, non sono in cerca di un uomo…»
«Serve sempre un uomo in casa che sistemi le perdite del
lavandino o aggiusti i serramenti!» Disse Anya con il
dito alzato, dall’alto della sua esperienza millenaria.
«Anche se… credo che la carta del
vampiro dal fascino immortale batta quella del carpentiere! Per citare qualcuno
di nostra conoscenza. E, detto tra noi, credo che questo qualcuno abbia una
bella cotta per te!» Concluse maliziosa.
Buffy e Willow
si guardarono, ridacchiando. Era così evidente, quindi?
«Che ti avevo detto?» Disse la rossa.
***
«Devi berlo tutto d’un fiato!» Comandò Willow
alla sua ragazza.
«Oddio, volete farmi morire?!» Disse Tara, davanti ad un
bicchierone di frappè al cioccolato.
«Suvvia, neanche fosse un superalcolico!»
L’allegria delle ragazze aveva contagiato Buffy che, per la prima volta da quando era tornata, si
sentiva davvero a casa. L’unica nota dolente erano gli sguardi glaciali che si
rivolgevano Anya e Xander.
Si evitavano in modo eclatante e quelle rare volte che si erano rivolti la
parola, era stato solo per lanciarsi delle frecciatine acide.
La Cacciatrice scambiò qualche sorriso con il ragazzo che Xander aveva invitato.
Faceva un po’ di difficoltà ad inserirsi nel gruppo
consolidato di amici, però sembrava una persona a posto.
«E’ proprio carino, non trovi?» Sussurrò una voce bassa e
familiare alle sue spalle, facendola sobbalzare.
«Spike! Cosa ci fai qui?» Esclamò sorpresa, voltandosi,
cercando di reprimere il brivido che le aveva provocato la voce dell’uomo. Le
si era avvicinato senza farsi sentire, come un gatto, complice la confusione
del locale.
«Ti ho cercata a casa e al negozio e poi ho immaginato che
fossi qui. Perché non mi hai invitato?»
La solita espressione beffarda sul viso magro.
«Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara, ieri sera.»
«Sì, certo. Vado a bere una birra alla tua salute, mentre
continui a fare gli occhi dolci al marmocchio.»
La ragazza sospirò.
«Quel ragazzo ti
infastidisce?» Chiese il “marmocchio”.
«Oh no, figurati.
E’ un amico. Non farci caso...» Disse, agitando la mano.
«Sembravi tesa,
quando si è avvicinato. E, detto fra me e te, mi sembra un tipo poco raccomandabile…»
Buffy trattenne una risata.
«E’ un tipo strano.»
Ammise, con le labbra curvate in un sorriso affettuoso.
***
La serata al Bronze
procedeva. Willow e Buffy
commentavano esaltate le canzoni della nuova band che si stava esibendo. Tara
le ascoltava timidamente senza interferire nei loro discorsi. Patrick, così si
chiamava il collega di Xander, cercava di inserirsi
nella discussione, facendo ampio sfoggio delle sue conoscenze nel campo
musicale.
«Come fai a sapere
tutte queste cose?» Chiedeva Buffy, mostrando
ammirazione ed interesse.
«Oh, suono la
batteria da anni. Ho avuto anche un piccolo gruppo con cui suonare, per un po’
di tempo.» Lui sorrideva, incantato dalla bellezza della ragazza. «Ma purtroppo
si è sciolto presto. Gli altri ragazzi non avevano la costanza di fare le prove
tutte le settimane e coltivare con passione quel progetto.»
Spike rosicava
dall’invidia a qualche metro di distanza, sorseggiando lentamente uno scotch
con sguardo assassino.
Le luci
psichedeliche gettavano colori accesi sulle figure danzanti. I giovani di Sunnydale si scatenavano sulla pista da ballo, ignari che
quella sera avrebbe potuto essere una delle ultime della loro vita. Le loro
brevi (e magari insignificanti) vite si consumavano velocemente accanto a
quelle dei demoni come Spike, gli ex-demoni come Anya
e gli dei come Glory. Esseri che avevano la fortuna
di calpestare la terra molto più a lungo e di vedere cose che molti esseri
umani non immaginavano neppure.
Un cameriere portò
ad un tavolo una bottiglia di spumante e la appoggiò di fianco alla torta che
troneggiava sul tavolino. In mezzo alle montagne di panna montata e ai bignè,
una scritta zuccherina e colorata annunciava goliardicamente la laurea del
festeggiato.
Poco più in là, Anya e Xander avevano preso a
litigare animatamente.
«Non capisco
davvero perché vuoi lasciarmi!»
«Perché non mi
desideri più!»
«Smettila di dire
cose senza senso, ti prego!»
«Bene, allora mi farò il primo ragazzo che incontro!» Urlò
la donna teatralmente, e si girò in modo brusco verso Spike, urtandolo, e per
poco non gli rovesciò addosso il contenuto del bicchiere.
«Hai trovato proprio quello giusto!» Esclamò il suo ragazzo
ridendo.
Anya rivolse al compagno uno
sguardo tremendamente offeso e, ferita nell’orgoglio, decise di fargliela
pagare.
«Baciami!» Ordinò al vampiro.
«Che cosa?!» Disse Spike, confuso.
«Baciami, ho detto! Devo far ingelosire Xander!»
Spike alzò il sopracciglio e guardò alternativamente lei ed
il ragazzo moro, in cerca di spiegazioni.
«Avanti, non fare la bambina!» Disse questi, gesticolando
nervoso.
«Non fatemi immischiare nei vostri fottuti problemi amorosi!
Non sono il vostro giocatto--.» Il vampiro si
interruppe, spalancando gli occhi, vedendo da sopra la spalla dell’ex demone
che Patrick aveva appoggiato una mano sul fianco di Buffy,
la SUA Buffy, e che lei non l’aveva respinto.
Quel piccolo gesto bastò a fargli vedere rosso e a perdere
la ragione.
«Baciami!!» Ripete ancora una volta Anya.
Spike incollò lo sguardo sulle sue labbra si gettò su di
lei, baciandola con trasporto, davanti ad uno Xander
del tutto esterrefatto e a bocca aperta. Ma lo choc che lo immobilizzava durò
poco.
«Che diavolo stai facendo, razza di idiota?!» Urlò poi, in
preda alla collera.
Tutti si voltarono a quel grido rabbioso e rimasero sorpresi
e ammutoliti davanti a quella scena.
«Wow, questo sì che era un bacio focoso!» Disse Patrick,
completamente fuori luogo.
Xander prese Spike per un braccio
e lo strattonò con violenza.
«Come ti sei permesso?!» Gridò.
«Ehi amico, me l’ha chiesto lei.» Disse Spike stringendo gli
occhi, in aperto segno di sfida.
Willow strattonò Buffy, che se ne stava immobile e con gli occhi spalancati,
sconvolta. Le suggerì disperatamente di fare qualcosa per impedire che i due
ragazzi si azzuffassero in mezzo al locale.
La ragazza tornò in sé con difficoltà e intervenne,
frapponendosi tra i due.
«Smettetela!» Urlò.
Guardò Spike con disprezzo e continuò «Ma cosa ti è saltato
in mente? Fare una scena del genere davanti a tutti?!»
«Gliel’ho chiesto io, per fare un torto a Xander.» Disse Anya in sua
difesa, con le braccia sui fianchi.
«Ti spezzo in due, “faccia
da spigola”!» Tuonò questi.
«Usciamo subito di qui! Presto!» Ordinò Buffy,
tirando il vampiro per un braccio senza nessuna gentilezza.
«Va bene sua maestà.» Sussurrò lui lascivo, gli angoli della
bocca inarcati in un sorriso di vittoria.
Capitolo 14
Buffy trascinò Spike fuori dal
locale, utilizzando l’uscita di servizio.
Il vicolo lurido era illuminato da un solo lampione. Sulle
pareti degli edifici erano accatastate molte casse di legno e di plastica e i
cassonetti dell’immondizia erano pieni fin quasi a scoppiare. Un posto buio e
pieno di facili nascondigli, ideale per l’imboscata di un vampiro. La
Cacciatrice aveva tutti i sensi in allerta.
Nella notte, era ancora più bella. Si muoveva in modo
sensuale e naturale, come un gatto. I suoi capelli biondi e lisci splendevano.
Spike se la mangiava con gli occhi, come sempre.
«Lo hai fatto per prenderti gioco di Xander
o di me? In ogni caso, sei riuscito a fare star male entrambi.»
«Anya voleva far ingelosire Xander. Me l’ha chiesto lei.» Tentò di giustificarsi.
«Avete secoli alle vostre spalle, ma vi comportate come due
bambini!»
Spike rise. «Il fatto che tu mi stia facendo una scenata di gelosia, è fonte per me
di enorme soddisfazione!»
«Ti diverti a far star male la gente, eh? Per quanto hai intenzione
di farmela pagare?»
«Vuoi forse dire che non te lo meritavi?»
«Io sì, ma non Xander. E sappi che
quando ti comporti così, fai solo la figura del bastardo insensibile. Non certo
qualcuno di cui andare orgogliosi, per esserci andata a letto.»
Il viso strafottente del vampiro incontrò quello ferito
della Cacciatrice e si addolcì.
Aveva ragione. Non era in quel modo che avrebbe avuto la sua
fiducia.
«Mi dispiace. Ti ho visto flirtare con quel ragazzo e ho
perso la testa.»
Ammise lui, con i pollici che giocavano nervosamente con i
passanti dei pantaloni. Glielo disse senza abbassare lo sguardo.
Buffy si perse nei suoi occhi
sinceri e dannatamente intensi e a cui, abbinati con quell’espressione
colpevole e dispiaciuta, avrebbe perdonato ogni cosa. Faceva sempre più fatica
a resistergli, alla faccia di quello che gli aveva detto l’ultima volta che si
erano parlati.
Fece un passo nella sua direzione, come ipnotizzata. Ma fu
distratta all’improvviso da un gruppo di ragazzi, che passò dietro di loro correndo a perdifiato.
I
due amanti si guardarono intorno e poi incatenarono di nuovo i loro sguardi,
stavolta in modo interrogativo.
«Ragazzi...»
Conclusero all’unisono.
Subito
dopo, un secondo gruppo di ragazzi passò dietro di loro alla stessa maniera. I
capelli della nuca di Spike si rizzarono. Anche Buffy
percepì il pericolo.
«Questi
sono vampiri, però. Andiamo!»
I demoni avevano appena bloccato i ragazzi in un vicolo
cieco. Le loro risate crudeli rimbalzavano sulle pareti alte degli edifici,
dando un tocco ancora più teatrale e spettrale alla scena.
Ad un tratto, sbucarono nel vicolo due giovani ragazzi
biondi. Il più alto, che indossava un consumato spolverino lungo e nero in
pelle, aveva i capelli ossigenati. La donna invece indossava una maglietta
color porpora senza maniche e dei pantaloni neri e aderentissimi in pelle. Dal
trucco appariscente, sembrava appena uscita da una serata in discoteca.
In poco tempo, grazie ai loro movimenti felini e fulminei, i
vampiri divennero polvere. La loro tecnica e coordinazione lasciava immaginare
che avessero combattuto fianco a fianco molte battaglie.
I ragazzi scapparono spaventati, senza neanche ringraziare.
Intendendosi con lo sguardo, senza dire neanche una parola, Buffy e Spike si corsero incontro e si baciarono febbrilmente.
Xander continuava a tamburellare
con le dita sul tavolino, agitato.
«Io quello l’ammazzo.
Giuro che l’ammazzo.»
«Oh, che parole piene di affetto per un’altra persona.»
Il ragazzo moro si girò nella direzione da cui era arrivata
la voce. Non riconobbe subito la donna riccia dalle labbra piene e rosse, che
aveva pronunciato quella frase con sarcasmo.
«E' buffo.... Sembrate tutti cosi contenti di fare parte di
questo strano mondo, ma io vedo solo sei miliardi di folli che cercano di
uscirne il più velocemente possibile. Chi di voi non è pazzo? Guardatevi
attorno. Tutti si ubriacano, si drogano, si sparano. Si sparano tra di loro,
oppure si sparano alla testa, perché non vogliono più avercela una testa.»*
«Glory!» Urlò Willow,
allarmata, riconoscendo la Dea dalla sua aurea potente.
Glorificus li aveva colti
decisamente impreparati.
Xander scattò in piedi. «Avverti
subito Buffy. Dille di venire qui. Immediatamente!»
La strega si toccò le tempie con le mani e chiuse gli occhi
per raggiungere Buffy in una sorta di viaggio astrale
e comunicare con lei attraverso il pensiero.
“Buffy!” Chiamò. Ma la mente della
Cacciatrice non era ricettiva. Riuscì solo a percepire il cuore che batteva
all’impazzata e dei pensieri confusi. “Spike…”
continuava a ripetere.
Willow riaprì gli occhi,
imbarazzata.
«Dov’è Buffy quando serve, cazzo!»
Urlava Xander.
«Riprovo a mettermi in contatto con lei.»
La strega chiuse gli occhi di nuovo e si concentrò
maggiormente. Questa volta provò ad entrare nelle menti di entrambi e lo fece
con determinazione.
“Buffy! Spike! Dovete tornare
immediatamente al Bronze! E’ un’emergenza!”
I due ragazzi si immobilizzarono e si fissarono, stupiti.
«Hai sentito anche tu?»
«E’ Willow. Ci ha parlato
telepaticamente. Dobbiamo andare!»
Appena la strega
tornò in sé, vide con orrore che Glory aveva preso
Tara e le stava immergendo le mani dentro alla testa per succhiarle il
cervello.
«Nooooo!!» Urlò.
Con la forza della
disperazione le lanciò un incantesimo e riuscì a fermarla, prima che la
uccidesse.
Glory lasciò la presa e Tara si accasciò a terra,
priva di sensi. La Dea rise e scomparve.
Quando Buffy e Spike li raggiunsero, dopo qualche minuto,
trovarono Willow in lacrime che stringeva la
compagna, in ginocchio.
«E’… E’…» Balbettò Buffy.
«E’ ancora viva.»
Disse Willow, in un sussurro.
Tara aprì gli occhi
e si guardò intorno. Il suo sguardo era completamente perso.
«Ti guarirò, amore mio… Troverò il modo…» Le
sussurrò la strega.
Spike le mise la
mano sulla spalla per confortarla.
Willow sobbalzò a quel contatto, diventando viola
al ricordo di quello che aveva intravisto nella sua mente.
«Accidenti! Non toccarmi
con quella mano con cui… oh, insomma!» Balbettò.
«Che ha fatto con
quelle mani, scusa?» Chiese ingenuamente Xander.
«Oh!» Si affrettò a
spiegare Buffy «Ha accecato un demone,
schiacciandogli gli occhi!»
«Che romantico!»
Disse Anya, e tutti si voltarono a guardarla
incuriositi.
«Quando ero umana,
ai miei tempi era considerato un onore se un ragazzo faceva un atto di coraggio
uccidendo un demone davanti alla sua donna! Era la dichiarazione d’amore più
ambita!» Spiegò.
«Bleah! Che schifo!!» Gridarono tutti all’unisono.
«Dichiarazione
d’amore con occhi schiacciati…ahahah!»
Disse Tara debolmente.
Buffy sgranò gli occhi e guardò Willow preoccupata.
«Tara si comporta
come una ragazza Down. Dice cose senza senso.» Spiegò «Glory
le ha fatto dei danni irreparabili al cervello.»
La rossa continuava
ad accarezzare i capelli dell’amata con dolcezza, mentre delle calde lacrime le
scendevano sulle guance.
* Spero che la citazione di Glory
sia giusta. L’ho trovata su internet, senza controllare l’originale.
Capitolo 15
Buffy varcò la soglia della stanza del campus che
Willow e Tara dividevamo all'università.
La camera era di
media grandezza e vi si poteva respirare un'aria femminile e accogliente,
piacevolmente aromatizzata con un profumo d'ambienti fruttato.
Sembrava la tipica
stanza di due adolescenti, tranne per la capiente libreria piena di volumi
sulla magia e le scienze occulte. Vi si potevano distinguere due comodi letti,
due armadi separati per i vestiti, un piccolo frigo, una scrivania e tanti
simpatici poster appesi alle pareti.
Sul comodino
pendevano da un vaso di vetro colorato alcuni fiori di campo.
La semplicità e
armonia di quel piccolo covo erano la sua bellezza. Così come per quei fiori,
colti dalla rossa quella mattina, a cui aveva aggiunto alcune spighe di grano
per creare una composizione più costruita e che le ricordavano il colore dei
capelli della sua compagna.
Il loro amore era
così. Semplice e spontaneo, come era lei. E di una dolcezza infinita.
Ma ora le appariva
in tutta la sua fragilità.
Buffy notò i libri ingialliti sparsi sulla
moquette e i numerosi fogli scritti a mano sulla spaziosa scrivania in legno.
«Mi dispiace di
avervi disturbato ieri.» Disse Willow, continuando a
stringere delicatamente la mano della compagna.
La ragazza sollevò
il volto verso l’amica e si alzò dal bordo del letto dove riposava Tara.
«Oh…»
«Non avrei dovuto
entrare così nelle vostre menti… ma era
un’emergenza.»
«Lo so. Noi non
dovevamo--»
«No! Certo che dovevate… Cioè, non sto criticando affatto quello che
stavate facendo!»
«Volevo dire che
non dovevamo allontanarci troppo. Dovevo prevedere che Glory
avrebbe fatto una mossa del genere. Mi dispiace di non essere stata con voi al
momento opportuno. Che per chiamarmi hai dovuto distrarti e Glory
ha potuto colpire Tara.»
Willow le prese le mani tra le sue.
«Figurati Buffy, nessuno pretende che tu sia ovunque! Ed è giusto che
ti prendi un po’ di tempo per te stessa!»
«Davvero?»
«Certo! Noi
possiamo solo immaginare come ti devi sentire ad avere tutta quella
responsabilità sulle spalle. Per questo ti stiamo vicini e cerchiamo di
aiutarti.»
«Io… a volte credo di comportarmi da egoista…»
«Ascolta… Tu non potevi sapere che Glory
avrebbe colpito in quel momento. E penso che sia giusto che ti ritagli dei
momenti da dedicare alla tua vita privata. Altrimenti impazziresti! Capisco
benissimo che hai avuto il bisogno di stare da sola per un periodo e ai miei
occhi non sei diventata un’egoista per questo! Semmai lo sei stata nel momento
in cui hai voluto allontanare tutti dalla tua vita, quando sei scappata dalle
tue responsabilità e sei andata a Roseville. Ma quando
abbiamo chiesto il tuo aiuto sei tornata subito. Quindi…
sei perdonata!»
«Grazie.» Buffy stringeva le mani di Willow
e sorrideva confortata.
«E hai bisogno di
una persona che ti supporti e che ti dia la forza per affrontare tutte le
difficoltà della vita di una Cacciatrice! Soprattutto dopo quello che hai perso
di recente. E intendo una persona che sia qualcosa di più di un amico!» La
rossa le sorrideva, mostrando tutta la sua ammirazione e approvazione.
«Questa cosa con
Spike è… non lo so…» La
bionda arrossì.
«Accidenti Buffy! E’ una cosa bellissima!»
«Eh…?»
«Quando sono
entrata nelle vostre menti ho percepito i sentimenti che vi legano! Oh Buffy, sapessi quanto lui ti adora! Ti ama veramente,
credimi! E anche tu provi del sentimento per lui! Non capisco perché non me ne
hai mai parlato!»
«Io…Beh…»
«Posso dare io la
notizia alla gang?!»
«Oh no!! Cosa
direbbe Giles! E Xander? Dopo quello che è successo
con Anya…»
«Io credo che
Giles, Xander e chicchessia siano maturi abbastanza
da capire che se due persone si amano veramente, se hanno quell’alchimia,
quella passione, se si completano così meravigliosamente a vicenda, non ha
davvero senso ostacolare la loro unione! Pensa a me e Tara. Noi stiamo bene
insieme e ce ne siamo sempre fregate dell’opinione degli altri!»
«Hai ragione…» Buffy abbassò lo
sguardo sulle loro mani intrecciate. Poi guardò l’amica negli occhi e sciolse
quell’intreccio, desiderandone uno più profondo. Allargò le braccia in
direzione dell’amica e la strinse forte.
«Willow, ti prometto che non scapperò più! Allontanarmi
dagli amici e dalle responsabilità mi aveva dato un sollievo temporaneo… ma ho capito che è stare con le persone che mi
amano che mi fa stare bene!»
«Buffy!» L’amica ricambiò l’abbraccio e tutto l’affetto
sincero che questo sprigionava.
«Vorrei che
tornassimo le amiche inseparabili di prima! Vorrei avervi più vicino! Ti va di
trasferirti a casa mia con Tara?! E’ così vuota adesso!»
«Oh! Sarebbe
stupendo! E, ascolta, non ha davvero senso che tu tenga questo peso dentro di
te. Che dobbiate nascondere quello che c’è tra di voi.»
Willow si accorse che Buffy
stava singhiozzando sopra la sua spalla e la allontanò da sé per guardarla
negli occhi.
«Buffy? Che cosa c’è?»
«C’è anche un’altra
cosa che ti ho tenuta nascosta. Non volermene troppo a male…»
«Di che cosa si
tratta?»
«Di Dawn.»
***
La porta d'ingresso
del Magic Box sbattè,
richiamando l'attenzione della biondissima cassiera.
Spike cercava
maldestramente di levarsi la coperta da sopra la testa, dando vita ad una delle
scene più esilaranti che avesse mai visto.
«Non ti conviene
spostarti di notte?» Suggerì Anya, tamburellando con
una penna sul blocco di carta degli ordini d'acquisto.
«Sto cercando Buffy.»
«Che novità!
Comunque, non è qui. E dovresti finirla di correrle dietro a quel modo. Sei
ridicolo e patetico, lasciatelo dire.»
«Per quanto adori
la tua schiettezza, ora mi sono offeso.» Spike mise teatralmente il broncio
epuntò le mani sui fianchi.
«Voglio dire, ci
sono tanti pesci nel mare. C'è altro di disponibile ora...»
Spike sgranò gli
occhi.
«Ecco, perché non
parliamo del tuo di comportamento? Ieri sera al Bronze non mi è piaciuto
come mi hai usato per litigare con Xander.»
«Credevo ti fosse
piaciuto.» Rispose lei ammiccando.
«Ok, mi dispiace.
Ne ho approfittato anche io per attirare l'attenzione di un'altra persona. Ma
in quel bacio non c'era niente altro.»
«Per me sì.»
«Gesù, Anya! Sei fidanzata con Xander!»
«Non più.»
Il ragazzo biondo
la guardò interrogativamente.
«Che è successo?»
Disse, prendendo posto su una sedia.
«Oh, beh... Era da
molto che le cose non andavano. Che non era più come prima.»
La donna parlò
sistemando nervosamente le fatture e i quaderni sul tavolo.
«Da molto?» Spike
sorrise «Strano che un ex demone millenario parli di qualche anno come
“molto”!»
«Ehi, sono una
mortale adesso! E davanti alla brevità e alla fragilità di questo corpo, non
posso permettermi di perdere tempo con un tontolone che non è sicuro di
sposarmi e che ormai mi vede solo come una cameriera!» Sbottò lei con
frustrazione.
«Che hai da
ridere?» Aggiunse poi, davanti alla fragorosa risata del vampiro.
«Anyanca… Credo che in tutti questi secoli tu abbia visto di
tutto e di più… Non mi pare il caso che ti lamenti
per la brevità della tua vita! Ed è così spassoso vederti in difficoltà davanti
alle questioni amorose! Un ex demone che per quasi un millennio ha realizzato
le vendette delle donne sugli uomini con ogni genere di maledizione! Riconoscerai
che non capita tutti i giorni!»
La bionda sorrise,
finalmente rilassata. Spike era riuscito a metterla a suo agio.
«Oh, se è per
questo non capita tutti i giorni di incontrare un vampiro innamorato di una
Cacciatrice!»
«Credimi, io e te
avremmo potuto formare una bella coppia!»
«Verissimo. E siamo
ancora in tempo, sai...»
Il vampiro la
guardò con la sua espressione più dolce, continuando a sorriderle.
«Bene… Credo proprio che me ne tornerò alla mia cripta a
guardare un po’ di tv… Questi orari sfalsati tra
vampiri ed umani sono una scocciatura! A presto.»
La donna rimase
affascinata a guardare la camminata felina dell’uomo e lo seguì con lo sguardo
mentre raccoglieva la coperta e si preparava ad uscire di nuovo sotto la luce
del sole.
Pensò che fosse davvero
un peccato che lui fosse così perdutamente innamorato di Buffy.
***
«E’ sporco. Tutto
sporco. E anche io. Sporca. E cattiva.» Diceva Tara, cercando con le mani di
strofinare delle macchie invisibili sui pantaloni della tuta.
Willow indossò il giubbino nero con il collo di
pelliccia e rivolse uno sguardo carico di apprensione alla compagna di corso
che si era gentilmente offerta di prendersi cura della sua fidanzata.
«Non ti preoccupare
Will, penso io a lei.» La rassicurò.
Buffy le prese la mano per farle coraggio ed
entrambe salutarono le ragazze e uscirono dalla stanza.
Era facile
immaginare che Glory, dopo aver succhiato il cervello
di Tara e aver saputo della mossa di Lydia, volesse
cambiare i suoi piani e anticipare il rito. Dovevano assolutamente scovarla e
capire cosa aveva in mente. Speravano anche di trovare un modo per guarire
Tara.
Le due ragazze
camminarono fianco a fianco per tutta la lunghezza del vialetto del campus,
attirando gli sguardi degli altri studenti. Con il passo deciso, lo sguardo
fiero e combattivo, erano bellissime da vedere e sembravano proprio due
guerriere di altri tempi. I loro potenti poteri di Cacciatrice e di strega, che
erano già temibili di per sé, avrebbero lavorato fianco a fianco nella lotta
contro Gloryficus.
Raggiunsero a piedi
la villa nei pressi della quale Buffy aveva fermato e
sconfitto il demone serpente. Erano sicure che il covo di Glory
si trovasse nei paraggi.
Capitolo 16
Come avevano
immaginato, Glory abitava in quella lussuosa villa,
circondata da tutte le comodità e da una schiera di bassi e disgustosi
servitori. Scoprirono anche, con somma disapprovazione, che Lydia
faceva nuovamente parte del suo entourage.
Entrarono facendo
molta attenzione e si nascosero in un punto dove potevano ascoltare e tenere
d’occhio la Dea.
«Questa dimensione
è piena di schifezze, ma i bagni di schiuma sono grandiosi!»
Gloryficus si alzò dalla vasca e prese l’asciugamano
che le porgeva Lydia, avvolgendolo sul suo corpo. Tre
piccoli e rugosi servitori stavano in piedi vicino alla vasca con una benda
sugli occhi.
Uno di loro teneva in
mano una scatola di cioccolatini aperta e un altro un piattino d’argento con
sopra un bicchiere con un cocktail fruttato.
Glory si avvicinò alla sedia e prese il vestito
rosso senza maniche che aveva preparato in precedenza, indossandolo.
Non appena la Dea
diede loro il permesso di togliersi le bende, i servitori la accerchiarono
immediatamente.
«Vostra
magnificenza, mi permetta.» Disse uno di loro.
La donna si girò di
schiena e lasciò che quel piccolo mostro le chiudesse la cerniera del vestito.
«Mia signora.»
Disse Lydia «Mi chiedevo se il nostro patto fosse
ancora valido.»
«Certo. La
ricompensa per i tuoi preziosi servigi è garantita.»
«Mi chiedevo se
potevo modificarla. Chiedere qualcosa di diverso.»
«Cercherò di
accontentarti. Di che cosa si tratta?»
Gli omuncoli
guardavano l’osservatrice con disgusto ed invidia. Perché, con tutto quello che
avevano fatto fino ad allora, non erano trattati in egual maniera?
«C’è un uomo che mi
interessa e che vorrei per me.»
«Oh. Devo
riconoscere che in questo mondo ci sono dei cervelli deliziosi. Anche quello
della streghetta bionda lo era. Mi sono sentita così
su di giri, dopo averla mangiata!» Disse la Dea, emozionata al ricordo del
potere mentale che aveva assaggiato.
«E’ un vampiro.»
Rivelò Lydia, facendo una pausa ad effetto.
«Beh, per chi mi
hai scambiata? Per una fattucchiera? Io non faccio filtri d’amore!»
Glory prese una collana d’oro dall’astuccio che
le porgeva un servitore e lasciò che un altro gliela chiudesse dietro alla
nuca. Osservò il risultato davanti allo specchio che le teneva un terzo.
Tutto questo senza
nemmeno accorgersi della delusione che si dipingeva sul volto della ragazza.
Ad un tratto tutta
la casa iniziò a tremare, come se fosse in atto un terremoto.
Alcune statuette
etniche di valore caddero dalle mensole, frantumandosi sul pavimento e
attirando l’attenzione dei presenti.
La porta del
corridoio si spalancò e rivelò una strega con gli occhi neri assetati di
sangue.
«Willow! No!» Urlò Buffy, tentando
inutilmente di calmarla.
Erano venute là per
spiare le mosse della donna e non per affrontarla direttamente. Credeva che non
fossero ancora pronte per quello.
«Disintegra.»
Ordinò la strega, mandando in frantumi il grande specchio alla parete su cui Glory usava ammirarsi con tanta frequenza.
I pezzi di vetro
schizzarono per tutta la stanza e colpirono di striscio anche il corpo della donna
riccia.
«Tara non è un
bocconcino delizioso per schifose Dee come te!»
La strega lanciò
dei fulmini di energia, ma l’unica reazione che provocò fu una risata
fragorosa.
«Sai fare solo
questo?»
Nel frattempo Buffy si era avvicinata all’osservatrice. Il suo sguardo
palesava tutto quello che pensava di lei. E, come se ce ne fosse bisogno, lo
espresse anche a parole.
«Mi fai schifo. Più
ti conosco e più mi schifano le tue azioni e i tuoi pensieri. Come puoi chiedere
di forzare i sentimenti di una persona?! Soprattutto quelli dell’uomo che dici
di amare! Saresti capace di stare con lui, con il dubbio se ti ami veramente o
stia con te solo per un incantesimo?!»
Lydia fece una smorfia e si rivolse sarcastica
alla sua avversaria.
«Ma sentitela, Miss
perfettina-paletto-facile. Chissà cosa avrebbe
chiesto al mio posto. Una nuova balestra? Lei che ha già tutto quello che
desidera, persino l'amore della persona che non merita!»
Gli occhi verdi
della Cacciatrice divennero una fessura.
«Quello che ho, me
lo sono guadagnato. E, sai una cosa? Se avessi la possibilità di esprimere un
desiderio, chiederei di non desiderare nulla.»
Lydia la guardò interrogativamente.
«Hai capito bene. Chiederei
di non voler desiderare nulla. Di non avere rimpianti. Vorrei poter dire di
essere felice della mia vita, invece di lamentarmi continuamente. Tu desideri
ardentemente una vita fuori dal comune, piena di avventura e di demoni. Io
invece, che ce l’ho, rimpiango di non avere una vita normale. Rimpiango di non
essere riuscita a finire l'università. Rimpiango il tempo che avrei potuto
passare con mia madre invece di fare le ronde al cimitero. Rimpiango di non
essere abbastanza forte da poter affrontare Glory da
sola e di aver dovuto sacrificare mia sorella per questo. Rimpiango di non
riuscire a tenermi un uomo. Rimpiango di essere stata distante dai miei amici
nell'ultimo periodo, credendo di essere l'unica ad avere dei problemi. Non
passa giorno che io non pensi al disastro che è la mia vita. Vorrei solo poter
essere felice di quello che ho e che ho avuto sin ora. Poter dire che ho già
tutto quello di cui ho bisogno e non desiderare nient'altro.»
Le due ragazze si
fissarono per un lungo momento in silenzio e furono distratte solo dalle
voragine che si creò improvvisamente in mezzo al pavimento e che le costrinse a
correre vicino alle pareti, percorse anch’esse da numerosi crepi verticali.
In mezzo alla
stanza si era formata una specie di tromba d’aria e Willow
e Glory combattevano a colpi di magia dentro quella
spirale. Numerose scariche elettriche partivano da essa e raggiungevano il
pavimento e le pareti della stanza, disintegrandoli un poco alla volta.
Ad un certo punto
l’elettricità nell’aria fu talmente alta da far scoppiare tutti i vetri dei
serramenti della villa.
La Dea riuscì a
colpire la strega con un forte schiaffo, gettandola a terra. La spirale si
fermò e la donna si guardò attorno, calcolando velocemente i danni alla
struttura.
«Questo posto ormai
è inservibile. Andiamocene.» Disse, e si avvicinò a Lydia,
afferrandola per una mano.
«Non ho finito con
voi.» Aggiunse poi in direzione delle due ragazze, poco prima di lanciarsi
contro il muro e spaccarlo con una gomitata, trascinando via Lydia.
Buffy raggiunse Willow
e la aiutò a rialzarsi.
«E’ tutto ok?» Le
chiese in un soffio.
La strega ansimava
e teneva gli occhi neri spalancati, ma sorrideva.
«E’ molto potente,
ma mi teme!» Riuscì a dire alla fine. «Ci teme, Buffy!
Significa che abbiamo qualche speranza di batterla!»
Quando Buffy giunse nei pressi della sua casa, dopo aver riaccompagnato Willow al campus, era ormai notte.
Non fu troppo sorpresa di distinguere una sagoma seduta sugli scalini davanti all’entrata.
Spike guardava davanti a sé, meditabondo. Ai suoi piedi, i mozziconi di una decina di sigarette.
«Ciao.» Gli disse.
«Ciao Buffy.» Disse lui alzandosi.
La ragazza si stupì nell’accorgersi che era molto felice di vederlo. Ispirata dai consigli dell’amica, voleva chiarire una volta per tutte la loro situazione.
«Aspetta. Dobbiamo parlare.» Disse lui, mentre lei armeggiava con le chiavi di casa, temendo che volesse liquidarlo con il suo solito atteggiamento da fuggitiva.
«Entra.» Disse invece lei, sorprendendolo.
Gli teneva la porta aperta e lo guardava con sguardo incoraggiante.
Il vampiro la guardò per un attimo, cercando di interpretare le sue intenzioni, ma il suo sguardo incredibilmente dolce cancellò tutti i suoi dubbi.
Varcò la soglia a passi incerti e si guardò in giro. Per un attimo si aspettò il saluto squillante di Dawn, ma poi ricordò che la ragazzina non era più umana e si trovava da tutta un’altra parte.
Buffy accese la luce e chiuse il portone. Poi si girò verso di lui e sorrise, vedendolo in imbarazzo.
«Oggi ho chiesto a Willow di trasferirsi da me con Tara.»
«Oh, mi sembra una buona idea.» Commentò lui, infilandosi le mani nelle tasche dello spolverino di pelle.
«Ho bisogno di avere le persone che amo vicine a me.»
Il vampiro annuì con la testa.
«Allora io non ti servo più?» Chiese poi, guardandola negli occhi.
«Anche tu rientri nella lista.» Ammise lei con disarmante semplicità, avvicinandosi a lui e cingendogli i fianchi con le braccia.
Si guardarono per un lunghissimo momento.
Gli occhi che parlavano d’amore, che sussurravano mille parole non dette.
«Non voglio più mentire a me stessa e nemmeno ai miei amici. Domani gli dirò di noi.»
«Scusa se te lo chiedo, ma cosa diavolo hai fumato oggi?!»
Buffy scoppiò in una risata e si strinse più forte a lui, appoggiando il viso sul suo petto.
Lui le appoggiò una mano sulla testa e le accarezzò i capelli. Sul suo viso un sorriso rilassato e dolcissimo, pieno di felicità.
La ragazza alzò il viso e si sollevò sulle punte dei piedi, catturando la sua bocca fresca con un bacio. Il ragazzo la circondò con le braccia e la strinse a sé, ricambiando quel bacio delicato.
Per la prima volta si baciarono lasciando che il loro sentimento fluisse, ricambiato, lasciandosi rapire dalle emozioni intense che provavano, ma senza lasciare che il desiderio fisico rovinasse quel momento.
«Scusa.» Disse poi lei, quando le loro labbra si separarono.
«Per cosa, pet?»
«Per tutto quello che ti ho fatto passare fino ad adesso. Per averti usato, per averti detto che non ti avrei mai amato.»
«Non fa nulla.» Disse lui, accarezzandole il viso.
Lei gli prese la mano sulla sua guancia e la avvicinò alla bocca, posandole dei piccoli baci.
***
«Scusa, non potremmo semplicemente entrare mano nella mano?»
«No. Prima devo prepararli alla cosa.»
Spike sospirò. C’era da scommettere che lei avrebbe reso le cose tremendamente difficili.
La notte precedente sembrava tutto rose e fiori, mentre adesso era tornata la solita Buffy.
«Perché non comportarci spontaneamente come due persone che stanno insieme, rendendo la cosa evidente? Senza tanti giri di parole?»
«Oh, insomma. Lascia parlare me. E vedi di comportarti bene!»
«Noi non abbiamo nulla da spiegare o da giustificare a nessuno. E poi che cavolo significa “comportati bene”? Non sono un bambino!»
«A volte lo sei.»
«Ma senti un po’!»
«Intendo dire che devi stare attento a non uscire con le tue solite frasi a sproposito. Cose tipo “Ti brucia Xander, eh?” oppure “Non ha saputo resistere al mio fascino!”» Buffy agitava le mani con fare teatrale e recitava quelle frasi con tono basso, imitando la voce il vampiro.
«Ehi! Io non parlo così!»
«A-hem.» Disse lei, fermandosi e indicando il Magic Box, che ora si intravedeva dietro l’angolo a un centinaio di metri.
«Disattiva la modalità “fidanzato di Buffy”.» Aggiunse.
Il ragazzo incrociò le braccia davanti al petto e la guardò contrariato.
«Per prima cosa discuteremo su come organizzare lo scontro finale con Glory. Poi penseremo all’altra faccenda.»
Il tono di Buffy non ammetteva repliche e a lui non restò che seguirla in silenzio.
«Durante il combattimento con la magia nera che ho avuto con Glory, sono riuscita a toccarla e a percepire la sua essenza.» Spiegò Willow, orgogliosa di aver tenuto testa ad una Dea. «Ho anche visto nella sua mente dove ha intenzione di aprire il portale. Non sono riuscita a leggere il giorno esatto in cui avverrà il rito, ma sarà molto presto e propongo di muoverci.»
«Concordo.» Disse Giles. «E’ necessario agire il prima possibile.»
Willow stese la cartina topografica di Sunnydale sul tavolo e indicò un rettangolino nella periferia della città.
«Un vecchio hotel abbandonato. Semplicemente perfetto. Molte stanze per ospitare tutti i suoi servi e un grande salone per aprire il portale, così da farlo al coperto e non dare nell’occhio.»
Buffy guardava ammirata la sua migliore amica, tanto cambiata negli ultimi anni. Da timida studentessa nerd ad una donna sicura di sé nonché una delle streghe più potenti del pianeta.
Il perfetto braccio destro per una Cacciatrice, in grado di darle vero aiuto in battaglia.
«Ci muoveremo di notte. Mentre Willow eseguirà l’incantesimo che abbiamo concordato e voi le darete una mano, io e Spike entreremo di nascosto nello stabile.» Disse Buffy con voce ferma.
«Ci sono domande?»
Gli amici negarono con un gesto del capo.
«Bene.»
La bionda incrociò lo sguardo di ognuno di loro, con cui aveva condiviso tante avventure.
Gli uomini: Giles. Xander, Spike.
Le donne: Willow, Anya e Tara.
Ognuno di loro determinato a fare la propria parte per aiutare la missione.
Giles, che nei primi anni impartiva le direttive come un sergente dell’esercito, ora annuiva e concordava le strategie, fornendo l’immancabile appoggio conoscitivo.
Xander, che faceva sempre il possibile nei limiti delle sue possibilità.
Spike, che si era guadagnato la sua fiducia e le era diventato indispensabile.
Willow, che non l’aveva mai abbandonata e la appoggiava sempre e comunque.
Anya, che nonostante si fosse lasciata con Xander, sentiva il dovere di aiutarli.
Tara, che ascoltava in silenzio con occhi vuoti.
Willow le aveva confidato che più tardi avrebbe tentato di guarirla, forte del potere che aveva assorbito da Glory durante lo scontro.
Buffy percepiva la tensione nell’aria, scaturita dall’attesa snervante per il grande scontro finale, ma poteva sentire anche l’appoggio incondizionato dei suoi amici.
Pensò che grazie a tutte le persone raccolte in quella stanza avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa.
Sentiva il suo cuore battere forte e nutrirsi di quelle emozioni e pensò che non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte.
Capitolo 18
Glory attraversava impaziente il lungo corridoio. Il vestito rosso delle grandi occasioni frusciava sulle sue gambe, mentre due servitori sgambettavano dietro a lei per tenere sollevato il lungo strascico.
«Manca poco. Manca davvero poco, e potrò finalmente tornare a casa!»
La sua voce squillante echeggiò nelle numerose stanze dell’hotel.
«Pensare che quegli schifosi me l’avevano quasi fatta sotto al naso! Se non fosse stato per Lydia, che ha impedito la distruzione della mia preziosa Chiave…»
La donna scese l’ampia scalinata che contornava il salone e si fermò ad un angolo di questo, davanti ad un antico vaso dipinto con simboli magici.
«La mia Chiave.»
Ripetè, accarezzando lentamente il contenitore con la mano.
Si girò verso il gruppo di servitori che attendevano impazienti un suo gesto o un ordine.
«Assicuratevi che nessuno tocchi questo vaso.» Sibilò.
Poi rivolse lo sguardo verso un demone. Il suo aspetto era umano, tranne che per una lunga coda da rettile che fuoriusciva dall’impermeabile e teneva sollevata da terra.
«Tu continua a sorvegliare il perimetro.»
In ultima si rivolse a Lydia, che aspettava in silenzio con le mani in grembo.
«Tesoro.» Le disse, sorridendole. Si diresse verso la sua camera e l’osservatrice la seguì come un cagnolino ubbidiente, senza dire una parola.
Willow aveva disposto tutti gli ingredienti necessari all’incantesimo sull’erba davanti a sé, al centro del cerchio formato con i suoi amici. Giles stava in piedi poco distante, pronto ad intervenire in caso di complicazioni.
La strega scambiò uno sguardo d’intesa con Tara, che le sorrise.
Non le sembrava ancora vero di riaverla lì con loro, sana e salva. Da quando aveva usato la magia su di lei per restituirle la sanità mentale, non aveva mai smesso di tenerle la mano e cercare i suoi occhi, temendo che potesse perderla di nuovo. Non c’era nulla che poteva dare la felicità a Willow più del suo sorriso, che ora aveva ritrovato.
«Non capisco perché Buffy è voluta andare da sola con Spike.» Chiese Xander seccato, distraendo le ragazze dal loro silenzioso scambio di promesse d’amore.
«Perché ha bisogno di noi qui, per fare l’incantesimo.» Rispose Willow con calma.
«Io non mi fido di lui. Per quanto mi riguarda, potrebbe essere d’accordo con quella doppio-giochista di Lydia!»
«Xander!» Esclamò la strega, che aveva potuto constatare con la telepatia la profondità e sincerità dei sentimenti del vampiro.
«Xander, porca miseria! L’hanno capito tutti che stanno insieme! Svegliati!» Esclamò Anya con il suo solito modo di fare schietto.
«Eh?!» Il ragazzo la guardò come se fosse stata un aliena.
«Come?!» Disse Giles, seguendolo a ruota.
«Ma tu lo sapevi?» Xander indirizzò la domanda alla rossa, visibilmente offeso per essere stato tenuto all'oscuro.
Le guance della ragazza presero colore, mentre cercava le parole giuste con cui trattare l’argomento.
«Lo sapevi e non mi hai detto nulla!» Continuò lui dispiaciuto.
«Buffy non l’ha raccontato a nessuno. L’abbiamo semplicemente capito.» Disse Tara, arrivando in suo soccorso.
Giles si tolse gli occhiali e si massaggiò la fronte, pensieroso. Aveva avuto dei dubbi a riguardo e in quel momento gli apparse tutto chiaro.
Xander restò con la bocca aperta come un pesce lesso per alcuni istanti, fino a che Anya gliela chiuse con una delicata pressione della mano sotto al mento.
«E’ cambiato.» Disse Willow. «E ama Buffy con tutto il cuore.»
Il ragazzo la guardò dubbioso e la sicurezza con cui l’amica aveva detto quelle parole lo spiazzò.
«Avanti, non siamo qui per pettinare le bambole.» Disse Giles, ricordando lo scopo per cui erano lì.
Appena Anya passò ad accendere la candela che ognuno aveva in mano, i ragazzi si sedettero in ginocchio e chiusero il cerchio.
Willow prese un barattolino e ne versò il contenuto denso e scarlatto dentro una piccola anfora. Poi la tenne davanti al petto con entrambe le mani e iniziò a recitare la formula.
«Osiride, custode della soglia, signore del fato, ascoltaci.»
Intinse il dito nel liquido nell’anfora e lo portò sulla fronte, dove disegnò una breve linea verticale, seguita da altre due linee oblique sulle guance.
«Prima del tempo e dopo. Prima della conoscenza e del nulla.»
Versò il resto del contenuto sull’erba davanti a sé.
«Accetta la nostra offerta. Riconosci la nostra preghiera.»
Tara si agitò preoccupata, vedendo che dei tagli andavano a formarsi sulle braccia della compagna.
«Willow!» Esclamò Xander.
«Non dovete interromperla in nessun caso, altrimenti l’incantesimo sarà annullato e subirà la vendetta degli dei!» Disse Giles perentorio.
La strega continuò indisturbata, preparata alle prove che avrebbe subito.
«Osiride, lasciala passare. Osiride, liberala.»
Un grande fuoco rosso avvolse Willow, che iniziò ad ansimare e a sudare, mentre sentiva scorrere dentro di sé la magia.
Nel frattempo Buffy e Spike avevano forzato una porta nel retro dell’hotel e stavano attraversando furtivi i corridoi al piano terra. Lui camminava davanti a lei con una pila in mano.
«Non gliel’hai detto. Continui a prendermi in giro!» Disse lui con voce bassa e lamentosa.
«Ti prego amore, non è il caso di parlarne adesso.»
«Wow, mi hai chiamato “amore”! Allora è una cosa seria.» La prese in giro.
«Certo che è una cosa seria per me!»
Spike la guardò dubbioso.
«Ma non l’ha ancora comunicato ufficialmente.»
«L’ultima volta che mi sono innamorata di un vampiro è stata una cosa disastrosa.» Ammise Buffy. «Perciò… non so come dirglielo. Non so se ti accetterebbero.»
Il ragazzo si fermò e si girò a guardarla negli occhi con espressione torva.
«Guarda che a me non me ne importa un fico secco della loro approvazione!»
«Ma a me sì.» Disse lei, portandosi una mano sul petto.
«Cristo santo! Vuoi che chieda la tua mano in ginocchio davanti a Giles?!»
Buffy sorrise.
«Sarebbe divertente, non credi?»
Il vampiro fece una smorfia e tornò sui suoi passi, salvo fermarsi nuovamente e voltarsi, facendole gesto di non fare rumore. Sentiva nell’aria l’odore di un demone, che la Cacciatrice non poteva percepire.
La precedette nel corridoio di una decina di metri, annusando l’aria, poi si girò verso di lei, che lo guardava interrogativamente. Il suo corpo fu attraversato da una scossa di adrenalina appena scorse una sagoma dietro di lei.
«Attenta!!» Gridò, correndo a perdifiato verso la compagna, mentre il demone dall’aspetto umano e con la coda da rettile cercava di colpirla con un coltello.
Buffy scattò di lato. Il vampiro vide il luccichio della lama, poi la vide gemere e portare una mano al fianco. Perse il lume della ragione e si buttò con foga verso il demone, gettandolo a terra e colpendolo selvaggiamente.
«Spike! Ti prego!»
Buffy cercò di fermarlo, le parole che uscivano a fatica dalla sua bocca, tesa e sconvolta, mentre osservava il vampiro indossare il volto della caccia e agitare i pugni ripetutamente senza controllo con occhi assetati di sangue.
«Calmati! »
«Io questo disgraziato lo ammazzò! Ha tentato di ucciderti!»
«Porca miseria, Spike! Stiamo rischiando tutti di morire questa notte. Ma ti prego, non voglio che l’ultima cosa che vedo in vita mia sia tu che torni ad essere un assassino!»
Il vampiro smise di colpire, ansimando. Guardò Buffy e la sua mano insanguinata premuta contro l’addome. Lottò con il groppo che gli si stava formando in gola.
«Voglio che tu sia un combattente. Un campione. Non un assassino.»
«Ma è un demone! E tu non morirai, non posso permetterlo!» Gridò lui. «Non adesso.»
«Legalo.» Gli ordinò. «Penseremo dopo a cosa fare di lui.»
Spike afferrò il demone per la giacca e gli diede uno schiaffo sul viso umano, ma questi non si mosse.
«Ha perso i sensi.» Constatò.
Si alzò e corse a controllare la ferita della compagna, aiutandola a reggersi in piedi. Lei respirava con fatica e soffriva in silenzio.
«Devi farti medicare.» Le disse peroccupato.
«Non c’è tempo, l’incantesimo è quasi concluso. Dobbiamo raggiungere la Chiave e accertarci che abbia funzionato.»
«Vostra magnificenza! Accorrete subito! Sta succedendo qualcosa alla Chiave!»
Un gruppo di omuncoli accorse nella stanza di Glory, mentre questa si stava facendo massaggiare le spalle da Lydia con un unguento profumato.
«Come osate disturbarmi?! Vi farò tagliare la testa, se mi avete chiamato per niente!»
«La Chiave! Brilla di luce propria!»
La Dea sbuffò seccata e allontanò le braccia di Lydia con un gesto del braccio. Si alzò e percorse correndo a piedi nudi il corridoio che portava al salone, seguita a distanza dall’osservatrice.
«Dov’è?!» Tuonò, appena entrata nella grande stanza.
La servitù era raccolta nel salone, attorno al contenitore che era stato spostato al centro di esso.
Glory si fece strada tra i servitori, spingendoli senza grazia.
Il contenitore era avvolto da uno strano alone luminoso di colore rosso, che andava sempre più intensificandosi.
«Maledetti! Vogliono distruggere la mia Chiave!!»
Si portò le mani ai capelli ed emise un grido acuto.
Tutti i servitori scapparono temendo la sua ira, tranne Lydia.
Poi, davanti ai suoi occhi, il contenitore si ruppe e si liberò una luce incredibile nella stanza, che accecò per qualche istante la Dea.
Buffy riuscì ad arrivare cosciente fino al salone, sorreggendosi su Spike, con la maglietta e i pantaloni ormai inzuppati di sangue.
Vide un corpo nudo, esile e giovane disteso sul pavimento al centro del salone. Lo vide alzarsi in piedi ed osservare la donna riccia e bionda che le stava di fronte.
Quando Willow le aveva proposto di usare un incantesimo per riportare Dawn in vita, aveva pensato che fosse stata una battuta di cattivo gusto. Poi però si era resa conto che sarebbe stata un’ottima idea, nel caso che lei non fosse riuscita a tenere testa alla Dea e a recuperare il contenitore. Dawn sarebbe scappata all’esterno dell’edificio, mentre lei e Spike avrebbero funzionato da diversivo.
Tuttavia non aveva preventivato di essere ferita e che quindi i suoi spostamenti sarebbero stati molto lenti, permettendo a Glory di accorgersi in tempo della trasformazione della ragazzina.
Buffy provò una morsa allo stomaco temendo che la donna le facesse del male e tentò di urlare un avvertimento, ma una fitta dolorosa percorse il suo addome a causa dello sforzo e le parole le si spensero in gola.
Spike la superò e corse verso Dawn, pronto a proteggere quest’ultima con il suo corpo se ce ne fosse stata la necessità. Ma Glory era pericolosamente a pochi passi dalla ragazzina e le si avvicinò, guardandola con grandi occhi spalancati.
«Sei tu la mia Chiave?» Le chiese. «La sua forma umana?»
Le veniva da ridere.
«Ti aspettavi qualcosa di diverso?» Dawn parlò seria e atona, con una voce bassa che non sembrava la sua.
«Guardati! Sembri una creatura fragile e debole. Io mi aspettavo qualcosa di più grintoso... Una guerriera, per esempio.» La donna la guardava incredula e le sorrideva con disprezzo.
«Spesso l’apparenza inganna.» Di nuovo quella voce spaventosa.
La ragazzina fece dei passi verso la Dea e l’afferrò per il collo, stringendole la gola e alzandola ad una decina di centimetri da terra. Glory spalancò gli occhi e portò le mani al collo, faticando a respirare.
Dawn la osservò, piegando la testa di lato, poi la ripose a terra e lasciò la presa, solo per serrarla in una nuova morsa micidiale. Le afferrò la testa con le mani e la girò brutalmente di lato con un movimento deciso, spezzandole l’osso del collo.
Lasciò che il cadavere senza vita della Dea si accasciasse a terra come un sacco vuoto e infine fece alcuni passi indietro per osservare meglio il suo operato.
Buffy e Spike avevano assistito alla scena con occhi sbarrati.
Lydia, che aveva osservato sconvolta la scena dal terrazzo del piano superiore, si portò la mano alla bocca e cercò di trattenere i conati di vomito. La donna che era diventata il suo modello di vita e rappresentava il mezzo per far avverare i suoi sogni, giaceva inanimata sul pavimento. “Questa non è mia sorella!” Ripeteva la Cacciatrice dentro di sè.
Osservava la freddezza, il distacco e il modo scientifico con cui quella creatura stava osservando il cadavere. Il suo sguardo. La sua voce. No, non poteva essere Dawn.
«Cosa ne hai fatto di mia sorella?! Tu non sei Dawn!»
La ragazzina si girò verso Buffy e le si avvicinò. La Cacciatrice si accorse di tremare davanti a quella creatura forte e misteriosa. E notò che le sue iridi erano stranamente più intense e blu del solito.
«Io sono la Chiave.» Rivelò.
Nota: per il character design di Dawn mi sono ispirata al personaggio di Illyria di ATS.
Capitolo 19
«Ho chiesto spiegazioni agli oracoli. La Chiave è tornata in vita con le sembianze di Dawn, ma ha perso i suoi ricordi.» Spiegò Willow.
«In pratica usa il corpo di mia sorella come un guscio?!» Chiese Buffy.
Era stata medicata con la valigetta del pronto soccorso che Giles aveva trovato nel furgone noleggiato con il quale li aveva accompagnati. Per fortuna la ferita non era stata profonda e non aveva perso troppo sangue.
«Non è proprio così. I monaci avevano dato questo corpo alla Chiave e le avevano dato dei ricordi, affinché si affezionasse a te e lasciasse che tu la proteggessi. Ma al tempo stesso non doveva avere coscienza dei suoi poteri. La sua essenza doveva riposare.»
«Quindi questa è a tutti gli effetti la vera essenza della Chiave?»
«Esatto.»
«Ma è buona o cattiva?» Chiese Tara. «Dobbiamo avere paura di lei?»
«Ha ucciso Glory a mani nude, ma l’ha fatto per autodifesa.» Disse Buffy.
«Gli oracoli sono stati chiari a riguardo. Lei non è buona ne cattiva. Ma è molto potente e pericolosa.»
«Che significa che non è cattiva?» Chiese Xander, inserendosi nella discussione, ancora scosso per quello che gli avevano raccontato sulla sorte di Dawn.
«Significa che non ha una coscienza ed è facilmente influenzabile. Con Glory ha agito per istinto di sopravvivenza.» Spiegò la strega.
«Non si può far tornare Dawn com’era?» Chiese la Cacciatrice, quasi implorando.
«I ricordi che vi hanno dato i monaci non erano reali e quindi non possono essere ripristinati. Questa è la vera Dawn.»
La verità feriva tutti più di qualsiasi bugia o tradimento.
«Buffy?» Chiese poi la strega, preoccupata per la reazione sconvolta dell’amica.
«Vado da lei.» Disse la Cacciatrice, e si incamminò verso la stanza dell’hotel dove Spike la stava sorvegliando.
L'edificio le sembrava improvvisamente più cupo e sinistro, svuotato della presenza di Glorificus e dei suoi servitori.
Percorse il corridoio foderato di moquette blu con motivi di fantasia arancioni a contrasto e sentì riecheggiare le voci dei due ragazzi. Come avrebbe voluto che Spike avesse conosciuto meglio la sorella che lei conosceva e non questa creatura primordiale che si stringeva in una coperta.
Buffy la vedeva come un’usurpatrice.
«Credo che riusciresti a fare amicizia anche con i sassi.» Apostrofò il vampiro, stando in piedi sul vano della porta.
Incontrò gli occhi della ragazzina che la stava studiando diffidente e provò una stretta al cuore.
«E' curiosa. Vuole imparare molto sul nostro mondo.» Disse Spike.
«Non ricordi nulla di quando eri mia sorella?» Le chiese Buffy.
La ragazza si incupì e si irrigidì, mettendosi sulla difensiva.
«No. Ma potevo percepire i tuoi pensieri rivolti a me.»
«Come, scusa?»
Buffy la guardò con occhi sbarrati.
«Mentre ero nel contenitore. Quando i monaci hanno annullato l’incantesimo che mi teneva prigioniera di questo corpo e mi hanno restituito la mia forma originaria, i tuoi pensieri arrivavano a me, in qualche modo. Probabilmente a causa del legame di sangue che abbiamo avuto. Potevo sentire i tuoi sentimenti umani verso di me, anche se non li comprendevo.»
Buffy provò una morsa allo stomaco. Non aveva mai smesso di pensare a Dawn, era vero, e aveva sempre sperato che lei in qualche modo potesse sentirla. Però non era preparata a questo.
Spike la guardò con dolcezza e comprensione. Vedeva sul volto dell’amata il suo tumulto interiore.
Avrebbe tanto voluto abbracciarla e restare da solo con lei per confrontarla, ma non se la sentiva di lasciare Dawn da sola. Sapeva che era confusa e aveva molte domande. Era imprevedibile e poteva diventare pericolosa , se non veniva tenuta sotto stretto controllo.
Vide gli occhi della compagna diventare lucidi.
«Non ce la faccio a restare qui.» Disse lei con voce spezzata dall’emozione, allontanandosi e asciugando le prime lacrime che scendevano sulle guance.
«Cosa ne facciamo di lei?» Chiese Giles. «E’ un’umana ma è anche pericolosa e imprevedibile. E’ come una bomba che potrebbe esplodere da un momento all’altro.»
«Resterà con noi.» Disse Buffy, asciugandosi le lacrime.
«Che cosa? Ne sei sicura?» Chiese l’uomo, volendosi assicurare di aver capito bene.
«Non possiamo abbandonarla. Troverà la sua strada da sola e nel frattempo resterà con noi. E’ deciso.»
«Ma potrebbe essere pericolosa.»
«Mi assumerò la responsabilità di sorvegliarla.»
Lo sguardo di Giles palesava molti dubbi.
«Conserva una parte di Dawn ed io…»
«E Lydia?»
La ragazza fece spallucce.
«Di lei dovrà occuparsene il signor Quentin. Ed esigerò delle scuse da parte sua, quando verrà a portarsela via.»
«Cerca di capirlo. Lydia è come una figlia per lui.»
«Ma questo non lo giustifica. Insomma, se io avessi tradito tutti e mi fossi alleata col nemico, lei mi avrebbe difesa?!»
Giles la guardò a disagio. Sicuro dei suoi sentimenti verso Buffy e indeciso sul comportamento che avrebbe avuto.
«Non lo so e non voglio pensarci. Una persona coinvolta non dovrebbe giudicare.» Disse. «Comunque capita che una persona faccia degli errori e Lydia meritava una seconda possibilità.»
Buffy guardò verso la terrazza del piano superiore e vide Spike e Dawn incamminarsi verso la scalinata per raggiungere il gruppo. “La mia nuova famiglia.” Pensò.
«Anche Spike la meritava.» Aggiunse l’uomo. «Mi ha stupito in modo positivo e sono felice che ora stiate assieme. Ha stupito tutti noi e si è guadagnato il suo posto nel gruppo.»
Le belle labbra della Cacciatrice si allargarono in un dolce sorriso.
Glory aveva ferito nel profondo tutti loro. Alcuni anche fisicamente.
Aveva sconvolto le loro vite.
Ma ognuno di loro ne era uscito più forte di prima, come pure il legame che li univa.
Ogni giorno combattevano le loro battaglie, all’insaputa del resto della popolazione.
Non avevano bisogno di Nobel per la pace o di riconoscimenti ufficiali. La loro ricompensa era la soddisfazione per aver salvato il mondo l’ennesima volta e il profondo affetto che nutrivano l’uno per l’altro.
Buffy, che aveva temuto di non essere più in grado di provare emozioni, ora sorrideva e piangeva insieme, con il cuore in tumulto.
Non sapeva cosa le avrebbe riservato il futuro, ma sapeva che i suoi amici e Spike le sarebbero stati accanto e lei non avrebbe più chiuso il suo cuore.
FINE
Note finali
Ho scritto questa storia per omaggiare il personaggio di Spike, che è il mio preferito di BTVS. Ho cercato di rendere i vari aspetti del suo carattere, evidenziando il suo lato sentimentale e protettivo. Spero di essere andata vicino all’idea che Whedon ha creato di lui. Penso che il personaggio sia talmente sfaccettato che per renderlo bene non basta una sola fiction. Infatti, nelle altre storie gli ho dato un’impronta molto diversa, cercando di rendere il suo fascino oscuro.
Per quanto riguarda Lydia... Mi piaceva l’idea che Buffy avesse una rivale in amore e per di più umana. (Mi sono divertita molto ad immaginare il Catfight! XD) Ho pensato che sarebbe stato originale creare una coppia Spike/osservatrice e dare a Lydia un ruolo importante nella storia. Al tempo stesso, è stata l'occasione per trattare il tema del fanatismo.
Ah… naturalmente molte cose su di lei sono state inventate da me! Ho cercato comunque di rispettare l’idea che si ha di lei nel telefilm. E credo veramente che lei avesse un debole per Spike!
Se volete approfondire il suo personaggio, ricordo che Lydia appare negli episodi 5x12 e 7x9.
Un ottimo sito per rinfrescare la vostra memoria sul telefilm è www.buffymaniac.it
Una riflessione su Dawn. So di essere stata un po’ cattiva con lei in questa storia… ma non ho mai mandato giù il finale della quinta serie! XD
Mi è sembrato veramente eccessivo che Buffy si sacrificasse come un Gesù Cristo in gonnella, per i peccati di tutta l’umanità. Per salvare la vita ad una ragazzina che poi non era nemmeno la sua vera sorella, ma un’energia soprannaturale.
Tuttavia ho apprezzato molto l'idea degli autori di dare una sorella a Buffy e i temi familiari che in quel modo sono stati trattati nella serie. Dawn incarna perfettamente l'idea della sorella minore insopportabile e rompiscatole, tendente all'ingenuità e a cacciarsi nei guai, ma comunque parte della famiglia, bisognosa di attenzioni e affetto.
Mi sarebbe piaciuto davvero che lei e Buffy avessero legato di più e che Dawn si fosse comportata in modo meno insopportabile.. XDD
Per questo ho cercato di impostare il loro rapporto in tutt’altro modo ne “il demone che c’è in me”.
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la mia storia! (anche chi non ha commentato :P)
Un pensiero a Rogiari, una grande scrittrice di fiction su BTVS, che è venuta a mancare durante la stesura di questa storia ed è stata una grande ispirazione per me. Trovate le sue storie e quelle di Franca sul sito http://princestothenoir.altervista.org/home.html
Un ringraziamento a Sonia che mi ha fatto riscoprire questo telefilm, ad Annalisa che ha pazientemente corretto il testo (e sopportato la lettura delle scene sconce, per dovere! XD), a Giorgio con cui in Facebook ho fatto lunghe chiacchierate sul Buffyverse e a tutte le ragazze del WBS forum (Kiki, Baky, Kate, ecc…) che sono piene di energia e continuano a sfornare ff e a tenere accesa la passione per questo bellissimo telefilm.
Grazie anche a Nightlady e a Makemewannadie di EFP per i loro commenti.
Un ringraziamento anche a quel genio (sadico) di Joss Whedon per aver creato questi personaggi straordinari e così umani, con tutte le loro forze e debolezze.