Once upon a time in Originals' family.

di HystericalFirework
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ancora un ultimo segreto. ***
Capitolo 2: *** Collaborazioni con streghe. ***



Capitolo 1
*** Ancora un ultimo segreto. ***


Andati. Se ne erano andati tutti.
Il sogno di Niklaus Mikaelson non poteva andare a finire peggio.

E Caroline, oh Caroline, era stata lei a tradirlo, a pugnalarlo alle spalle, a illuderlo e poi distruggerlo nel corso di pochi minuti.
Erano pochi i momenti in cui Klaus, il potente ibrido senza pietà, si era sentito così solo e scoraggiato da dover affogare i suoi dispiaceri nell’alcol.
Tempo fa, aveva giurato di non riporre più le sue speranze nelle persone, di non soffrire ma di lasciare che gli altri provassero dolore al posto suo.
Gli dava fastidio ammetterlo, ma non era riuscito ad adempire a ciò che si era ripromesso, perché i ricordi erano ancora troppo vivi e incalzanti per cercare di dimenticare.
Vuotò in un solo sorso un bicchiere pieno di vodka e lo ripose sul tavolo del Mystic Grill.
Tutto taceva quella sera, e doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto sentire le voci scossanti degli amichetti di Elena. Non gli sarebbe dispiaciuto per niente.
L’ultima cosa che voleva, quella sera, era cadere ancora una volta nei suoi pensieri bui e profondamente malinconici.
Si sentiva un uomo che ormai aveva perso tutto: la vita, l’amore, la dignità, la fiducia, la famiglia.
Il suo cuore morto parve sobbalzare, tramortito dalle troppe scosse di quel giorno.


“Un bicchiere di bourbon, grazie” sulla sedia accanto alla sua, si era appena seduto un Damon Salvatore sbronzo di sangue e alcolici.
“Brutta serata, amico?” gli domandò Klaus sarcastico con il perfetto accento da gentlemen inglese che si accentuava ogni volta che faceva dell’ironia o era arrabbiato.
“Brutta serata, brutta vita…” rimasero in silenzio, ognuno a contemplare il proprio bicchiere vuoto.
“E tu?” gli domandò il vampiro, perspicace.
“Non sono cose che ti riguardano” lo squadrò di sottecchi e Damon ricambiò la malinconia che doveva esserci in quel momento nello sguardo di Klaus.
“La mia famiglia se n’è andata. Sono di nuovo solo” disse d’un fiato l’ibrido, vuotando l’ennesimo bicchiere.
“Ironico…” biascicò l’altro. “La mia di famiglia, è troppo indaffarata a mangiare conigli e scrivere pensieri depressivi su un diario” Niklaus lo guardò interrogativo, ma in meno di un secondo decise di lasciar perdere.
Damon lo osservò per un lungo istante e poi sospirò.
“L’ibrido grande e grosso che piange… Questo sì che è un avvenimento epico”  e rise. Una risata che a Klaus sembrò insopportabile. Senza che se ne accorgesse, una lacrima era sfuggita languida sulla sua guancia.
“Stai zitto, nullità” gli ringhiò contro, sbattendolo al muro.
“Ehi amico, datti un contegno! Cosa c’è? Ti è morto il gattino?” rispose Damon stringendo i denti.
Non aveva senso uccidere quella nullità. Non quella sera.
Girò i tacchi e si diresse verso l’uscita, mentre il vampiro dagli occhi di ghiaccio ancora lo guardava basito.

 
In una parte della sua coscienza, Damon sapeva che l’ibrido non stava piangendo perché la sua famiglia era andata altrove.
C’era ancora un segreto a Mystic Falls, ne era certo.
E lui l’avrebbe scoperto.

 
Niklaus si era ripromesso di seppellire la sua umanità insieme a lei, in quel giorno di dicembre distante secoli ormai.
Ma quella sera i pensieri correvano veloci e, nonostante la sua avversione, non riuscì proprio a lasciare nascosti i ricordi che ancora lo legavano a sua sorella.
La sua sorella gemella.

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Capitolo 2
*** Collaborazioni con streghe. ***


Damon osservava il sole invadere il viale del pensionato Salvatore.
L’incontro con Klaus la scorsa notte lo aveva turbato non poco e incuriosito da morire: non aveva mai visto l’ibrido in quelle condizioni e, in un modo o nell’altro, voleva venirne a capo.
Si sarebbe dovuto rivolgere a Bonnie, la streghetta con tutti quei suoi poteri magici e incantesimi inquietanti, ma dopo aver trasformato la madre in vampiro, qualcosa gli diceva di doversi tenere alla larga.
Doveva trovare un’altra strega, e velocemente.
Il suo pensiero corse ad Irina, una sexy strega con cui aveva avuto un’avventura circa vent’anni prima e che abitava non molto lontano da Mystic Falls.

 
Non ci mise molto ad arrivare dove l’aveva vista l’ultima volta: era un bar decadente, con persiane mezze sfondate e tavolini che sembravano non essere ripuliti da anni.

“Ehilà?” chiamò Damon girovagando per il locale deserto.
“C’è nessuno?” domandò ancora una volta, non ottenendo alcuna risposta.
Quando se ne stava per andare, una manciata di minuti dopo, riuscì a sentire un fischiettio familiare dietro di sé.

“Come as you are,
as you were,
as I want you to be…”
dal corridoio emerse la voce calda e graffiante di una donna.
Damon riconobbe subito le prime parole della canzone dei Nirvana: la loro canzone a quei tempi.
As a friend,

as a friend,
as an old enemy
” continuò lui sorridendo, fino a quando la penombra lasciò lo spazio ad una donna sui trent’anni, con i capelli di un bianco lattiginoso con le punte scarlatte, un’infinità di pearcing e i lobi sfondati.
“Damon Salvatore!” disse con il tono di una gattina che faceva le fusa.
“Irina!” esclamò Damon avvicinandosi a lei a braccia aperte. Tuttavia, la donna gli mise le mani sul petto e lo scansò.
“Cosa vuoi, Salvatore?” ringhiò.
“Vedo che il tuo caratteraccio non si è levigato granché negli anni…” osservò il vampiro stizzito.
“Così come il tuo ego gigantesco non si è rimpicciolito, non credi?” lo scimmiottò lei.
“Sapevo che avrei potuto contare sul tuo appoggio… del resto sei l’unica strega di mia conoscenza abbastanza scapestrata e tosta da aiutarmi” la strega rise di gusto.
“Non iniziare con le lusinghe e arriva al sodo, succhiasangue” disse Irina riempendo due bicchieri di bourbon e porgendone uno a Damon.
“Mettiamola così… ho delle grosse questioni con un grosso vampiro. Vorrei venire a conoscenza di un suo segreto” disse il vampiro dagli occhi azzurri sfoggiando uno dei suoi sorrisi più attraenti.
“E chi sarebbe questo vampiro grande e grosso per il quale sei venuto a frignare da me?” domandò Irina fingendo di piangere mentre sorseggiava il suo bourbon.
“Hai mai sentito parlare di Klaus?” in men che non si dica, la strega sputò il bourbon in faccia a Damon che rimase immobile.
Poi, con un movimento secco, Irina si alzò e girò i tacchi.
“Non penso proprio di essere l’aiuto che stai cercando…”
“Ehi, aspetta! Pensavo non ti facessi intimidire da un insulso succhiasangue” la scimmiottò il vampiro.
Lei si girò con sguardo di sfida.
“Sono una sconsiderata, non un’aspirante suicida!”
“Nessuno verrà a sapere che sei stata tu ad aiutarmi, Irina… ti sei rammollita negli ultimi vent’anni, non è così?” lei sembrò non prendere per il verso giusto l’accusa e con uno sguardo provocò a Damon un forte dolore alla testa.
Le streghe… tutte con lo stesso trucchetto.
“Va bene… me ne vado. Ma sappi che questa cosa potrebbe metterti contro il vampiro ibrido più potente del pianeta o… potresti trarne dei vantaggi” Irina inarcò un sopracciglio.
“Che tipo di vantaggi, Salvatore?” domandò.
“Beh, mettiamo caso che grazie al tuo aiuto troviamo qualcosa che potrebbe interessargli… Lui ci dovrebbe un grosso favore e, secondo le mie ultime esperienze, si può dire tutto della famiglia Originaria ma non che non siano uomini d’onore” il vampiro ci era riuscito: l’aveva convinta, ne era certo.

“Affare fatto” gli tese una mano, evitando il suo sguardo di ghiaccio.

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