A ogni passo incontro un disastro ma, ehi ragazzo, tu sei sorprendente.

di Piccola Stella Splendente
(/viewuser.php?uid=175678)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ebbene sì, quella ragazza ero e sono io. ***
Capitolo 2: *** Questo sono io, Jeremy. ***
Capitolo 3: *** Nuovo incontro. ***
Capitolo 4: *** Pirla! ***
Capitolo 5: *** Incuriosito? ***
Capitolo 6: *** Innamorata? ***
Capitolo 7: *** Idiota.. ***
Capitolo 8: *** In mezzo a tante voci, tanti sguardi. ***
Capitolo 9: *** Mentre io pensavo a lui. ***
Capitolo 10: *** Dove sei? ***
Capitolo 11: *** Una sensazione strana nello stomaco. ***
Capitolo 12: *** 'Tra le tue braccia.' ***
Capitolo 13: *** Hai bisogno di qualcosa? ***
Capitolo 14: *** E' da tanto che ti aspetto. ***
Capitolo 15: *** Dipendenza. ***
Capitolo 16: *** Tra baci e carezze. ***
Capitolo 17: *** Geloso, eh? ***
Capitolo 18: *** Bastardo. ***
Capitolo 19: *** Vecchie ferite. ***
Capitolo 20: *** Come si fa? ***
Capitolo 21: *** Limone acido. ***
Capitolo 22: *** Principessa, lei. ***
Capitolo 23: *** Era tornato. ***
Capitolo 24: *** Noi due.. ***
Capitolo 25: *** L'unico uomo oltre a lui. ***
Capitolo 26: *** Ti amo. ***
Capitolo 27: *** Tranquilla. ***
Capitolo 28: *** Che fossette. ***
Capitolo 29: *** Brividi. ***
Capitolo 30: *** Iniziò così. (prima parte.) ***
Capitolo 31: *** Iniziò così. (ultima parte.) ***
Capitolo 32: *** Lieto fine. ***



Capitolo 1
*** Ebbene sì, quella ragazza ero e sono io. ***


Stella, una ragazza che andava alle superiori, una ragazza allegra, solare, tranquilla. 
Una ragazza che ama disegnare, scrivere, cantare.
Beh, è la descrizione di una ragazza normale, allora perchè definirla strana?

Per il suo modo di pensare? Per il suo punto di vista riguardo alla vita? Poco ma sicuro.

Lei vedeva la vita con gli occhi di qualcuno che ne aveva passate tante, e in effetti era così, lei era qualcosa di..di insolito. Perchè lei non era ciò che gli altri vedevano.
Lei..Lei era..era come un'ondata di primavera nel bel mezzo dell'inverno.

Ebbene sì, quella ragazza ero e sono io.

Tutto iniziò quando, finalmente andai alle superiori. Avevo scelto di frequentare il liceo artistico perchè disegnare mi faceva sfogare, per me la matita rappresentava le parole che non avrei mai detto e, il foglio, invece, rappresentava qualcuno che mi ascoltasse, rappresentava un amico.

Come al solito, come tutti i pomeriggi, presi il mio libro, e andai a leggere seduta su una panchina nel giardino della scuola.
Era rilassante quel posto, dove l'unica cosa che sentivi, era la lieve brezza che ti sfiorava la pelle e che ti ricopriva e beh, le emozioni che provavi leggendo.
Solo che quel pomeriggio era diverso, il mio posto era occupato.
Era occupato da Jeremy, il più 'figo' della scuola, da quello che ogni giorno si portava a letto una tipa diversa.
E pensare che era pure un mio compagno di classe.

Appena mi vide arrivare era con due ragazze, le solite ochette. E, ammettiamolo, non perse l'occasione per deridermi.

- Ehi, ma guardatela, la solita secchiona che passa il suo tempo a leggere visto che non ha nessuno.- disse lui per far ridere le due ragazze, che cominciarono, a loro volta, a sfottermi.
- Oh, già! Chissà come passerà il week-end, tutta sola soletta! - disse la ragazza con i capelli biondi.
- E poi, chi la vorrebbe come ragazza una cessa del genere? - disse l'altra ragazza, quella con i capelli legati.

Beh, io e Jeremy ci conoscevamo sin dai tempi delle medie, ma siccome era a rischio di bocciatura, fece il terzo anno in un'altra scuola.
Tra di noi non scorreva buon sangue, io non gli avevo mai fatto nulla, ma lui mi derideva, e da allora mi chiamava 'cessa'. 
Sinceramente, non mi era mai importato nulla di lui e dei suoi insulti.
Lui aveva la sua vita, e io avevo la mia.

- Uhm, potrete anche aver ragione, ma sempre meglio essere soli che essere una zoccola come voi due. - dissi io impulsivamente, anche se di solito non ero così volgare.
Le ragazze rimasero in silenzio dopo ciò che avevo detto e lui era rimasto sbigottito.
- È? Che c-cos..Io non ti avevo mai.. - farfugliò lui, ma io lo interruppi.
- Eh smettila di fare quella faccia da ebete o diventerai più brutto di quel che già sei. - dissi io con un tono deciso, mentre mi giravo per andarmene.
- Io, brutto? Ma ti sei mai guardata a uno specchio? - disse lui con il solito tono ironico e forse un poco offensivo che aveva sempre.
- Fottiti Jeremy, fottiti. -
- Vaffanculo, cessa! - concluse lui prima che io me ne andassi.

Avevo sprecato del tempo litigando con loro e la campanella che segnava della fine dell'intervallo suonò.
Allora decisa a tornare in classe, senza accorgermene, mi scontrai con qualcuno...

©


P.S: i capitoli scritti in lilla, sono scritti dal punto di vista di Stella, quelli in blu sono i capitoli scritti dal punto di vista di Jeremy!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Questo sono io, Jeremy. ***


Io sono un ragazzo, forse uno di quelli stronzi, di quelli bastardi.
Vado a letto ogni giorno con una ragazza diversa.
Oh, beh, ne ho passate tante, ma sono sopravvisuto.

Non mi sono mai innamorato, anzi, ho sempre fatto il cretino con tutte, ho sempre portato a letto tutte, tranne le cesse.
Beh, per cesse intendo persone come Stella.
Capelli neri, occhi color giada, magra, alta..Beh, forse non è così cessa, ma non importa.
E' nata cessa e morirà cessa, è come un quadrato, se nasce quadrato non può di certo morire tondo.

L'altro giorno, ero con due ragazze, che come al solito mi cercavano per fare dei giochetti sporchi con me.
Erano due fighe pazzesche, veramente.
Non ricordo nemmeno il loro nome, ma non importa.

Eh, beh..Arriva Stella, la 'cessa'.
Subito inizio a deriderla per far ridere le ragazze che erano con me durante quell'intervallo, che a loro volta iniziano a sfotterla.
Le ho detto che era una secchiona e che era sola e le ragazze hanno fatto la stessa cosa.


-Ehi, ma guardatela, la solita secchiona che passa il tempo a leggere perchè non ha nessuno!-
- Oh, già! Chissà come passerà il week-end, tutta sola soletta! - disse la ragazza con i capelli biondi.

- E poi, chi la vorrebbe come ragazza una cessa del genere? - disse l'altra ragazza, quella con i capelli legati.

La conoscevo dalle medie, e l'ho sempre sfottuta, anche se non mi aveva fatto nulla, ma era ed è cessa.


- Uhm, potrete anche aver ragione, ma sempre meglio essere soli che essere una zoccola come voi due. - 
Una risposta così, da lei non me l'aspettavo. Non era mai stata una ragazza così volgare e diretta.
Prima nemmeno rispondeva, forse per la timidezza, io non me lo aspettavo, veramente.

E, prima che suonasse la campanella, concluse così: - Eh smettila di fare quella faccia da ebete o diventerai più brutto di quel che già sei. - 
E come al solito, io risposi con ironia, dicendole che qui, la cessa era lei.

Non so perchè, ma la sua risposta continuò a tormentare i miei pensieri. 
©

P.S: i capitoli scritti in lilla, sono scritti dal punto di vista di Stella, quelli in blu sono i capitoli scritti dal punto di vista di Jeremy!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nuovo incontro. ***


Nel tentativo di tornare in classe, mi scontrai con un ragazzo biondo, con gli occhi azzuro cielo.
Beh, sì, insomma, il classico ragazzo figo, e in effetti, lo era.
Altro che Jeremy con i suoi capelli neri e con i suoi occhi color nocciola! Non sarebbe mai riuscito a battere questo ragazzo.

- Oh, ehi, sc- scusami, io non volevo. - disse il biondino mentre mi diede una mano a rialzarmi.
- Ehm, n-non fa nulla, tranquillo, sto bene. - dissi io tentando di 'tranquillizzarlo'.
-Oh, beh, comunque..Piacere, io sono Lucas, sono del secondo anno. - disse lui sorridendo.
- Piacere di conoscerti, io sono Stella, del primo anno. - risposi io ricambiando il sorriso.
- Huh..- farfugliò lui tra sè e sè.
- Eh, c-che c'è, ti senti poco bene? - chiesi io un po' preoccupata.
- Nulla, st-sto benissimo, solo che tu, ecco, hai..un sorriso meraviglioso. Ci vediamo in giro! - disse lui scoppiando in una piccola risatina per l'imbarazzo.
Io arrossii di colpo e nemmeno gli risposi. 
Poi tornai in classe e seguii la lezione fino all'ultima campanella, quella d'uscita.

Ero uscita con su solo una felpa, senza neanche mettere il giubbino, ma non avevo freddo.
- Ehi, non ti sarai mica offesa per prima, vero? - mi chiese una voce facilemente riconoscibile. 
- Jeremy, che cosa vuoi dalla mia vita? Adesso ti importa pure se le persone che sfotti si offendono?! - chiesi io furiosa, ma non volevo una risposta, tanto non me ne importava.
È che io non pensavo che avresti reagito così, non eri mai stata così diretta. -

- C'è sempre una prima volta a tutto, no?! - risposi io con un tono leggermente sarcastico.

Mentre parlavo con lui, mi si è avvicinò Lucas:
- Ehi, ragazza dal sorriso meraviglioso, sicura di star bene con la felpa? - mi chiese lui, mentre io arrossivo per come mi aveva chiamato.
- Chi è sto pirla? - urlò Jeremy.
- Taci tu, ebete. - risposi io a Jeremy. - In che senso se sto bene con la felpa? - chiesi io.
- Oh, beh, lascia stare, comunque, so che sembrerò sfacciato, ma potresti darmi il tuo numero di telefono? - chiese timidamente Lucas.
- Oh, certo, aspetta un secondo. - dissi io per poi girarmi per prendere un foglietto e una penna.
Appena finii di scrivere il numero di telefono, mi girai per dargli il foglietto, ma lui mi colse alla sprovvista e mi fece indossare la sua felpa.
- Nel caso sentissi freddo..- disse lui guardando da tutt'altra parte per l'imbarazzo.
- Non preoccuparti, veramente, comunque tieni, questo è il mio numero.- 
- Tienila tu la felpa, io ho il giubbino, tranquilla. -
- Ma, io..-
- Niente ma, stai tranquilla. -
- Uhm, okay...Se hai bisogno di qualcosa chiama quando vuoi. - dissi io sorridendo per poi salutarlo e avviarmi verso casa.

Jeremy dopo avergli dato del pirla, fece scena muta, non parlò più, ma assistette a tutta la scena, ma senza dire nulla, senza spiccicare parola.

 
Ammetto che, in effetti, mi faceva sentire strana questa cosa. ©

P.S: i capitoli scritti in lilla, sono scritti dal punto di vista di Stella, quelli in blu sono i capitoli scritti dal punto di vista di Jeremy!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Pirla! ***


Sinceramente, non so cosa successe quando Stella se ne andò, ma avevo paura di averla offesa.
Non so perchè, ma avevo questo timore.
Aspetta, ma a chi importa di quella?

Arrivai in classe dopo un'ora, e poi passai la lezione lanciando palline di carta alla prof mentre era alla lavagna a spiegare un fottutissimo esercizio di geometria.
Mi beccò, mi presi una nota e mi minacciò di mettermi 2.
Non me ne fregava nulla, sinceramente, anche se non volevo cambiare scuola.

Al suono della campanella, raggiunsi preoccupato Stella, ma mi rispose male.
Mi odiava, così, tutto d'un tratto? Beh, ma anche io ho fatto la mia parte per farmi odiare..
Un ragazzo si diresse verso di lei. Era brutto, occhi azzurri e capelli biondi.
Pff, non mi supererà mai, io sono e rimarrò il più figo.

Si avvicinò a lei chiamandola 'ragazza dal sorriso meraviglioso'. Come cazzo si permetteva?!
Gli ho detto che è un pirla, e lei mi ha zittito.


Lui le chiese il numero e lei glielo dette tranquillamente, senza indugiare, anzi, sorrise pure.
Sono stato uno stupido, la felpa gliel'avrei potuta dare io, ma poi sarei stato preso in giro, quindi ho evitato.
Poi sono rimasto in silenzio, non ho spiccicato parola, ma il nervoso è salito.
Quando lui le ha dato la felpa mi sono sentita una morsa allo stomaco..
Quell'imbecille non deve neanche osare chiamarla, perchè giuro che gli lancio il cellulare sotto un treno!

Ma perchè questo discorso? Tanto io non sono geloso di lei, proprio per niente.
Non sarò mai geloso di una cessa come lei!
Insomma, è cessa...Ma se è così cessa perchè non riesco a togliermi dalla testa la sua immagine? ©

P.S: i capitoli scritti in lilla, sono scritti dal punto di vista di Stella, quelli in blu sono i capitoli scritti dal punto di vista di Jeremy!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Incuriosito? ***


Il giorno dopo, appena arrivai a scuola, cercai tra tante persone il viso di Lucas, ma non la trovavo.
Volevo, anzi, dovevo ridargli la felpa, lavata ed asciugata.

- Ehi, bella, stavi cercando qualcuno? - disse un ragazzo che mi abbracciò da dietro, mentre io arrosivo per il gesto e per come mi aveva chiamata.
Ormai lo avevo riconosciuto dalla voce; era Lucas.

- Huh, s-sì, ti stavo cercando pe-per ridarti la felpa. L'ho lavata, tranquillo. - dissi io girandomi e accennando un mezzo sorriso.
- Peccato che tu l'abbia lavata, sai, avrei voluto poter sentire il tuo profumo..- disse lui con voce sicura.

Io divenni più rossa della lava incandescente, soprattutto quando appoggiò la testa sul mio collo e iniziò ad annusarmi.

Io mi liberai dalla sua presa e lo salutai, dicendo che sarei dovuta correre in classe.

Ma appena arrivai in classe, mi capitò più sfortuna di prima. 
Mi ritrovai davanti a Jeremy, che non so come, era arrivato a scuola in anticipo, cosa che non era da lui.
- Che ci fai in classe di prima mattina, tu?! - chiesi io sorpresa.
- Buongiorno anche a te. - rispose lui con tono ironico.
- Hmpf! - mugugnai io sedendomi all'ultimo banco, dove non avrei dato fastidio a nessuno.

- Noto che hai incontrato quel cretino. - disse lui sedendosi al banco davanti a me.
- A chi ti riferisci? - chiesi io, anche se avevo una mezza idea riguardo a quello di cui stava parlando.
- A quello stupido di ieri, quello che ti ha dato la felpa, tsk. -
- E a te che importa? - chiesi io con un tono, forse neanche arrabbiato, ma più che altro, curioso.
- Già, hai ragione, non mi importa nulla, cessa. -
- Zitto, lasciami leggere in pace. - risposi io aprendo il mio libro e iniziando a leggere.


Eravamo in anticipo di molto. Certo, io arrivavo sempre in anticipo, ma Jeremy no.
Dopo qualche minuto, interruppe la mia lettura:
- Ma ti piace così tanto leggere, cessa? -
- Beh, anche se fosse? Tu non puoi capire. Tu non hai mai provato emozioni forti come l'amore, e non hai mai avuto legami veramente importanti di amicizia, non puoi capire..- 
- Ma che io sappia, neanche tu hai mai provato cose come l'amore, e non hai mai avuto legami forti con le persone, quindi prima di dire che io non posso capire, riguardati. - disse lui con un tono di voce deciso, senza usare un tono offensivo.
- Beh, certo, hai ragione, ma nessuno mi ha mai impedito di sognare, di provare, di curiosare. D'altra parte hai ragione, io non so cosa sia l'amore, eppure io sono stata innamorata. - 
- I- in -innamorata, tu? E di chi? -
- Questo non ti riguarda. - risposi io secca.


Perchè voleva sapere di chi ero stata innamorata, perchè? Per prendermi in giro? 
E poi, non lo direi di certo a lui, che non sa tenere la bocca chiusa..
E poi, è una storia vecchia, è successo 2 anni fa, alle medie, poco dopo che lui se ne era andato.


Jeremy sembrava come incuriosito e, mentre stava per riaprire bocca, arrivò in classe qualcuno... ©



P.S: i capitoli scritti in lilla, sono scritti dal punto di vista di Stella, quelli in blu sono i capitoli scritti dal punto di vista di Jeremy!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Innamorata? ***


Che palle, mi sono svegliato presto.
Appena sveglio, ho fatto quello che dovevo fare e poi mi sono preparato per andare a scuola.
Odiavo arrivare in anticipo, era una cosa che non sopportavo.
E in più, a rovinarmi la giornata, ci si mise pure quello scemo biondo, che appena vide Stella, la abbracciò da dietro.

Feci l'indifferente e andai in classe, tanto non mi avevano visto, e poi fa sempre bene rimanere un po' soli.
Lei gli ha ridato al felpa che gli aveva dato il giorno prima, mentre lui le annusava il collo.
Tsk, ma che sfacciato, come cazzo si permette?!
Giuro che prima o poi lo prendo a pugni a quell'insopportabile!


Come osa annusarla?
Come osa abbracciarla, come osa stringerla a sè? 
Lei è..Lei è..No, non è mia.

Ma in un certo senso mi da fastidio il fatto che qualcuno la possa trattare così, cioè insomma, perchè non mi do una mossa a dire ciò che..

TI PIACE. Disse una voce dentro me.
No, non poteva piacermi lei, tra tante persone, magari era solo attrazione fisica, probabilmente era solo quello.
Ma come poteva attrarmi una ces..Devo smetterla di dire che è cessa, quando morirei per vedere i suoi occhi di giada, così verdi..


Non mi piace, non mi piace, Jeremy, scaccia quel pensiero, lei non ti piace..
Mentre ero confuso nella mia confusione, arrivò in classe qualcuno.
Stella, rossa come non mai.

Spero che non sia diventata rossa per colpa di quello stupido di Lucas!
- Che ci fai già in classe, tu?! - mi chiese lei forse un po' sorpresa.
- Buongiorno anche a te. - le dissi io con unh tono ironico.
Ma perchè le ho risposto così?! Potevo anche essere più gentile, visto che dopo non mi ha nemmeno risposto..

Mi avvicinai a lei sedendomi nel banco che c'era di fronte a lei. Non capivo nemmeno perchè si metteva sempre nell'angolo più 'isolato' della classe, nel banco più in fondo, lei, che era tranquilla, che non avrebbe mai causato fastidi o disturbi.

- Noto che hai incontrato quel cretino. - dissi iocon fermezza.
- A chi ti riferisci? - chiese lei facendo quasi finta di nulla.
- A quello che ti ha dato la felpa! - dissi io come se fossi stato ferito.
- E a te che importa? - chiese lei curiosa.
Beh, che m'importa, eh? Eccheccavolo ne so io?! Sono confuso, non so nemmeno se lei mi piace, e mi chiede se mi importa! 
Però, alla fine lei non può entrare nella mia testa, non può leggere i miei pensieri.

Sarà meglio continuare a risponderle come tutti i giorni.

- Hai ragione, non m'importa nulla, cessa. -
Lei mi zittì perchè doveva leggere. 
Pff, le chiesi che ci trovava di bello nel leggere, e la sua risposta fu secca, decisa:

- Beh, e anche se fosse? Non puoi capire, non hai mai provato sentimenti come l'amore e non hai mai avuto legami importanti d'amicizia. Tu non puoi capire. - 
Le dissi di riguardarsi, perchè neanche lei aveva mai provato cose del genere.
Ma la frase che mi fece stupire e innervosire è stata:
'D'altra parte hai ragione, io non so cos'è l'amore, eppure io sono stata innamorata.'
Innamorata, lei? Di chi? 
Lo devo assoultamente sapere! ©



Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Idiota.. ***


Era Sherry, una ragazza del secondo anno.
- Ehi, voi due! Non lo sapevate che oggi si inizia con i preparativi?! - disse lei con un sorriso smagliante in viso.
- P-Preparativi?! - urlammo io e lui quasi scioccati.
- Sì, quelli per la festa dello sport! - disse lei ridendo, per poi invitarci ad aiutare: - Eddai su, non fatevi pregare, aiutateci, d'altronde anche voi parteciperete, no? - 
- Beh, non nel mio caso..Soffro d'asma, per me è praticamente impossibile. - dissi io un po' dispiaciuta.
- Io invece partecipo con piacere, soprattutto se partecipano ragazzi più grandi! - disse Jeremy pieno di entusiasmo.

Abbandonammo lì le cartelle e andammo ad aiutare.
Eravamo in giardino ad aiutare..Beh, più che aiutare, Jeremy stava chiaccherando.
Notai un ragazzo su una scala mezza rotta, piena di chiodi arruginiti che uscivano dal legno, tutta rovinata. Mi chiedevo se fosse sicuro salire lì sopra.
- Ehi, Stella, mi daresti una mano..OH, sto per cade...! - urlò il ragazzo, mentre cadeva dalla scala.
Vidi la scala arrivarmi addosso, ma io non fui colpita dalla scala, anzi, non mi ero fatta praticamente nulla.
Qualcuno si era piazzato di fronte a me e la sorreggeva col braccio, mentre i chiodi gli si conficcavano nel braccio.


- J-Je-Jeremy?! - urlai io stupita e spaventata.
- S- Stai bene? - chiese lui digrignando i denti forse per il dolore.
Alcuni ragazzi presero la scala per tirarla su, mentre Jeremy si guardava la ferita.

- Jeremy, vieni un attimo! - dissi io prendendogli il polso del braccio sinistro (quello sano.) e portandolo in infermeria.
- Che cosa, perchè mi hai portato in infermeria?! Non vorrai mica..! - 
- Non ci penso nemmeno, ora tirati via la felpa, io vado a prendere l'acqua ossigenata. - dissi io con un tono serio e deciso.
- Ehi, non preoccuarti, non fa male. - disse lui facendo finta di niente.
- Eddai, tirati via la felpa senza fare storie. D'altronde è colpa mia se ti sei ridotto il braccio così, no? -
Lui non rispose, abbassò lo sguardo, ma poi si decise e mi rispose:
- No, alla fine sono io che mi sono voluto piazzare davanti, no? -
- Non m'importa, d'altronde la causa sono stata io. -
- Smettila di incolparti. -

Non ci era mai capitato di discutere per cose del genere, però, devo dire che forse un po' mi piaceva anche fare queste piccole discussioni.
Alla fine riuscii a medicarlo e, mentre lo medicavo, parlammo un po':
- Sc-Scusa. Sei pieno di piccoli buchi e hai un taglio profondo...Per colpa mia. Sono solo un'incapace, scusami. - dissi io abbasando lo sguardo.
- Smettila di sentirti in colpa, d'altronde non lo hai deciso tu di far cadere la scala, no? -

- Ma non vuol dire nulla, cazzo! Guarda, guardati! Sono una merda, cazzo!
- No che non lo sei e smettila di ripeterlo! Ho scelto io di piazzarmi lì per proteggerti, punto. -
Diventai rossa dopo quelle parole e mi voltai per prendere la benda.
- Senti..Non è da noi fare questi discorsi e lo sai, di solito ci odiamo, ma non è colpa tua se la scala ti stava cadendo addosso e io mi sono messo davanti. Non sentirti in colpa..- disse lui con uno sguardo preoccupato.
Appena finii di medicarlo, mi sedetti a terra con la schiena contro il muro.
Lui si sedette di fianco a me e mi passò il braccio sano dietro la schiena, come se volesse abbracciarmi, poi mi prese delicatamente la testa e la appoggiò sul suo petto.

Io ero diventata rossa, perchè era strano che tutto a un tratto, dopo esserci odiati per così tanti anni, lui fu gentile con me. 
- P-Perchè lo hai fatto? Perchè ti sei messo davanti a me? -
- Perchè io sono più alto di te, al massimo sarei stato colpito fino alla spalla, tu saresti stata presa alla testa, e poi..Chi vorrebbe vedere la sua cessa preferita ferita? - disse lui accennando un sorriso.
- C-Cessa preferita? Da quando c'è una classifica? - chiesi io più o meno scioccata.
- Beh, e poi... Sì, cioè..Voglio dire..Non avrei mai voluto vederti ferita..Ero preoccupato..- disse lui imbarazzato; mentre diventava rosso, guardò da un'altra parte.
- Idiota..- dissi io sottovoce mentre gli appoggiai una mano sualla testa.
E finalmente, la campanella suonò.


Ma com'era possibile che due persone che si odiavano tanto come noi, si comportassero così?! ©

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** In mezzo a tante voci, tanti sguardi. ***


Tanto non sarei mai riuscito a capire di chi era innamorata..
Sherry, una ragazza carina (ma non troppo.) del secondo anno, ci avvisò dei preparativi per il festival dello sport.

Ovviamente, io ci avrei partecipato al festival, ma non ai preparativi.
Mi seccava lavorare.
Io e Stella lasciammo le cartelle in classe e andammo in giardino ad aiutare.

Appena arrivai vidi alcuni miei amici più grandi e subito iniziai a parlarci, e notai che anche Stella aveva fatto conosceneze..
Tutti sembravano sempre molto gentili con lei, ma c'era una cosa che non mi convinceva..
Lucas non mi convinceva, proprio no. Appena lo vidi, tentai di diregermi da lui, ma...

Qualcosa di forse più importante doveva essere salvato.
Lei, stava per essere colpita da una scala, troppo vecchia e con fuori miriadi di chiodi arrugginiti.
Stella era lì, con uno sguardo assente, mentre vedeva la scala caderle addosso, ma non si mosse, non si spostò.


In effetti, la scala non la colpì, perchè quello che fu trafitto, fu il mio braccio.
Non m'importava di quanto potesse essere profondo il taglio, ma non potevo lasciarla lì.


In mezzo a tante voci, a tanti sguardi, sentii il suo respiro modificarsi, sentivo che era preoccupata, sapevo che si sarebbe preoccupata.

Certo, forse non avrei dovuto salvarla così, io, proprio io, che sono uno stronzo e un bastardo, ma se non l'avessi fatto io chi l'avrebbe fatto, Lucas?
Eh no, non gli avrei permesso nemmeno di sfiorarla, immaginiamoci di salvarla!

Osservai la ferita; sanguinava.
Sentii la sua voce pronunciare il mio nome, per poi prendermi e trascinarmi in infermeria.

All'inizio pensavo volesse fare quello che faccio con ogni ragazza, ma non era così.
Era veramente preoccupata? Intendo dire, preoccupata per il sottoscritto, lo era realmente?

- Che cosa? ...Perchè mi hai portato in infermeria? Non vorrai mica..!

- Non pensarci nemmeno, ora tirati via la felpa, io vado a prendere l'acqua ossigenata. - disse lei con un tono decisivo.
- Ehi, tranquilla, non fa male. - dissi io tentando di rassicurarla, anche se il dolore persisteva.
- Eddai, no fare storie e togliti la felpa senza fare storie, d'altronde è colpa mia se ti sei ferito così, no? -
 
Io abbassai lo sguardo, non volevo si sentisse in colpa, ma poi le risposi:
- D'altronde mi sono messo davanti perchè l'ho deciso io, no? -
- Ma la causa sono stata io. -
 
- Smettila di incolparti. -

Non volevo che lei si sentisse in colpa per una mia scelta, lei non si rendeva conto di quanto io mi preoccupassi per lei, non se ne accorgeva minimamente.

Oh, beh, certo ho ancora qualche difficoltà ad ammettere i miei sentimenti, ma...
Beh, però, sì..Cioè, ero preoccupato..Il mio cuore correva quando la vedeva, e io diventavo ansioso..
Si insultava, diceva che era un'incapace, una merda..Ma se era veramente incapace, come riusciva a farmi battere così forte il cuore?

Appena lei si sedette per terra, appoggiandosi contro il muro, mi sedetti vicino a lei e la strinsi, le feci appoggiare la testa sul mio petto mentre le accarezzavo la testa.
'Idiota', mi chiamò quando le dissi che ero preoccupato per lei..


Io la volevo al mio fianco, anche se il mio cuore e il mio cervello combattevano. ©

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Mentre io pensavo a lui. ***


La campanella suonò, e c'era l'intervallo, che (per fortuna.) avremmo passato in giardino.
Mi alzai e porsi la mano a Jeremy, almeno lo avrei aiutato ad alzarsi, ma, al contrario, lui riuscì a farmi sedere di nuovo accanto a lui, mentre mi 'abbracciava'.

- St-Stella..! - sentii la sua voce, quella di Lucas, forse un po' delusa.
- Oh, Lucas! - dissi io diventando rossa a causa dell'abbraccio di Jeremy, che continuava a stringermi.
- Ho interrotto qualcosa? - chiese lui con un tono malinconico e con un pizzico di rabbia.
- N-N..- Jeremy mi interruppe: - Sì, problemi? Cosa vuoi dalla mia ragazza? - urlò lui contro Lucas.
- É? La tua ragazza? - sussurrai io nell'orecchio a Jeremy. 
- Sta al gioco. - rispose lui. 
- Stella, sei la sua ragazza? Se lo dice lui non mi fido. - disse Lucas con un tono un po' ironico.
- I-i-io? Ehm, sì, sono la sua ragazza..- dissi io diventando rossa perchè non pensavo che un giorno avrei detto quelle parole, ancghe se solo per finta.
- Ah..Sappi che però, tu mi piaci! - urlò lui per poi andarsene.


Io rimasi pietrificata, per poi cadere nei miei pensieri.
A dirla tutta, non so perchè mi aveva reso felice (in parte.) dire che io ero la sua ragazza, solo che..Suonava bene..
Ciò significava che io mi ero innamorata di lui?
No, non credo proprio.
Beh, forse innamorata no, ma mi stava più simpatico rispetto a prima..
Non so nemmeno perchè mi sono preoccupata per lui.

Mi liberai dalla sua stretta e mi alzai.
- Scusa..- disse lui sottovoce. 
- Perchè lo hai fatto? -
- Perchè non lo sopporto. -
- Che ti ha fatto? -
- Lascia stare, corri da lui...- disse con tono spento, come deluso.
- Nah..Non saprei come comportarmi...- dissi io inventando una scusa solo per rimanere lì, solo per vederlo felice, o per lo meno, solo per vederlo sorridere..

Ma che mi prende? Perchè voglio allontanarmi ma non ci riesco? Perchè voglio vederlo sorridere?
TI PIACE. Una voce dentro me rimbombava, ripetendo queste parole..
Ti piace, ti piace, ti piace...

Nah, era impossibile, come poteva piacermi uno stronzo come Jeremy..?


Lui sorrise vedendo che non correvo dietro a lui. 
- Comunque...Avrai bisogno di una mano per i compiti, no? - dissi io guardando il suo braccio destro.
- Beh, non li farò, che problema c'è? - 
- Sì, così poi vieni pure bocciato! LAscia che me ne occupi io...-
- Faresti i miei compiti? No, tranquilla, già ce ne danno una fracca, se poi tu ne devi fare il doppio mi sentirei un peso..-
- Lo faccio solo per non sembrare un'incapace e per sdebitarmi della ferita. -
- Ma tu..- io lo interruppi: - Ma tu nulla, aggiudicato, lì farò io! - dissi io sorridendo.

Aveva lo sguardo assolto nel vuoto, chissà a cosa pensava mentre io pensavo a lui..©

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Dove sei? ***


Ma perchè capitano tutte a me?
E' possibile mai che, quando finalmente ero riuscito ad abbracciarla arriva uno stolto e si dichiara?!

- St-Stella..! - 
Pff, era Lucas...Di nuovo lui! 
- Oh, Lucas! - disse lei forse un po' preoccupata.
- Ho interrotto qualcosa? - chise lui con un tono triste ma infuriato.
- N-N..- cercò di dire lei, ma io la interruppi: - Sì, problemi? Cosa vuoi dalla mia ragazza? - urlai contro a Lucas.

L'avevo detta grossa..L'avevo chiamata 'la mia ragazza'.
Come l'avrebbe presa? Certo, lo avevo detto d'impulso, ma mi era venuto naturale, e non so..suonava bene..
Peccato, che l'avessi detto solo per far andare via quel cretino patentato di Lucas.

- É? La tua ragazza? - mi sussurrò lei all'orecchio.
- Sta al gioco. - risposi. 
- Stella, sei la sua ragazza? Se lo dice lui non mi fido. - disse Lucas con un tono un po' ironico.
- I-i-io? Ehm, sì, sono la sua ragazza..- disse lei diventando lievemente rossa.
- Ah..Sappi che però, tu mi piaci! - urlò lui per poi andarsene.

Mi sarei alzato e l'avrei preso a pugni, ma quella che si alzò per prima fu lei.
Non feci altro che scusarmi, d'altronde, che altro potevo fare?

- Perchè lo hai fatto? -
- Perchè non lo sopporto. -
- Ma lui che ti ha fatto? -
- Lascia stare va, corri da lui..! - dissi io abbassando lo sguardo.
Lei rispose dopo qualche secondo con un 'Nah, non saprei come comportarmi.' 
E alla fine, io mi limitai a sorridere, mentre lei si sedeva davanti a me.

Voleva addirittura fare i miei compiti.
Ma era pazza per caso?
Non gliel'avrei mai permesso, ma lei era testarda, voleva fare di testa sua.

Dopo l'accaduto, non parlammo fino al giorno dopo, quando lei si presentò davanti a me con dei fogli e due quaderni.

- T-T-Tieni, sono i compiti per tutta la settimana. - disse lei guardando da tutt'altra parte. 
- Tutta settimana? - 
- S-sì..-
- Ma sei pazza per caso?! Non è il caso di farmi i compiti, te l'ho già detto! - 
- Ehi andiamo, per colpa mia ti sei ferito ad un braccio e ho cercato di essere gentile! Ma con te è impossibile essere gentili, getti tutto il lavoro degli altri nella spazzatura! -
- Ma t..- non mi fece nemmeno finire di parlare, e mi interruppe dicendo: - Però, questa volta, sono io che getto tutto nella spazzatura! - disse lei gettando fogli e quaderni in mezzo al vuoto corridoio.
La guardai andare via.

Stava forse scappando. (?)
Ma pure io, ma che cazzo avevo in testa?! Farla incazzare in questo modo...!
Non essendo un esperto in amore, decisi di seguirla, ma era sparita in fondo al corridoio, quindi raccolsi i fogli e i quaderni che lei aveva gettato per terra, mettendoli apposto con cura.
Mentre li mettevo apposto, trovai un biglietto con su scritto:
'349 3868*** 
Tieni, questo è il mio numero, se avessi bisogno di qualcosa o nel caso ti sentissi male, chiama. '

Non esitai a salvare il suo numero nella mia rubrica, mettendo una A davanti al suo nome, almeno sarebbe stata la prima della lista.

Appena salvato il numero, le mandai un messaggio:

'Dove sei?' ©


Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Una sensazione strana nello stomaco. ***


Dopo avergli parlato dei compiti, ci separammo e nessuno dei due si parlò fino al giorno dopo.

Quel giorno appena arrivai a casa, guardai tutti i compiti da svolgere per la settimana, e li feci tutti, tralasciando i miei, feci solo quelli per Jeremy.
Il giorno dopo, mentre tutti erano indaffarati ad addobbare la scuola per il fetival degli sport, io raggiunsi Jeremy in un corridoio vuoto e gli consegnai i fogli e i quaderni.
Ero rimasta sveglia fino alle 3.00 del mattino per farglieli tutti, ci impiegai moltissimo soprattutto a fargli gli schizzi per i disegni, e quella sera, neanche mangiai per fargli i compiti.

- T-T-Tieni, sono i compiti per tutta la settimana. - dissi io guardando da tutt'altra parte, per non far notare la stanchezza e le occhiaie che mi scavavano il viso.
- Tutta settimana? - chiese lui sbalordito.
- S-sì..-
- Ma sei pazza per caso?! Non è il caso di farmi i compiti, te l'ho già detto! - disse lui furioso e preoccupato allo stesso momento.
- Ehi andiamo, per colpa mia ti sei ferito ad un braccio e ho solo cercato di essere gentile! Ma con te è impossibile essere gentili, getti tutto il lavoro degli altri nella spazzatura! - dissi io girandomi verso di lui.
- Ma t..- non lo feci finire di parlare e lo interruppi: - Però, questa volta, sono io che getto tutto nella spazzatura! - dissi io scaraventando fogli e quaderni in mezzo al vuoto corridoio.

Non mi voltai neppure.

Ero troppo incazzata, certo lui non poteva sapere che ci avevo messo tutta me stessa per far quei maledetti compiti, non sa nemmeno quanto sono rimasta sveglia, ma a chi importa!
Furiosa mi avviai per il corridoio a passi svelti, e senza rendermene conto mi ritrovai davanti Lucas.

- Ehi..Che hai? Hai dormito stanotte? - mi chiese lui preoccupato, mentre io tentavo di dirigermi in giardino.
- Non credo che saperlo sia fondamentale per la tua esistenza. - dissi io con un tono distaccato.
Lui mi prese per le spalle e mi spinse contro il muro, bloccandomi il passaggio.
- E chi lo dice che per me non sia fondamentale, chi te lo assicura? Sai che mi piaci, ma se mi odi puoi anche dirmelo. Sono preoccupato per te, tu sei tutto ciò di cui ho bisogno e poi tu, sei mia..!- 
Mentre Lucas parlava mi vibrò il cellulare, ma non guardai il messaggio.
Dopo quello che Lucas aveva detto, avvicinò il suo viso al mio, quando qualcuno gli urlò dietro:
- Allontanati, deficiente patentato che non sei altro. - avrei riconosciuto la sua voce tra tante altre, ma cosa voleva ancora? Non gli bastava avermi trattata come una pezza di piedi.

Massì, forse è proprio questo l'atteggiamento che una persona deve avere con una cessa come me.
Lucas si girò, mentre io prendevo il cellulare dalla tasca della mia felpa, per vedere chi mi aveva scritto.
'Dove sei?' da un numero sconosciuto.
Lasciai perdere e guardai invece che cosa stava succedendo tra Lucas e Jeremy, il mio falso ragazzo davanti a Lucas.

- Che cosa vuoi ancora Jeremy?! - disse Lucas quasi esasperato.
- Cosa voglio? Voglio  solo che tu lasci in pace la MIA ragazza. Ah, e vorrei anche rovinarti quel bel visino che ti ritrovi, ma per questo devo aspettare. -
- La tua ragazza? Nah, non ci credo, lei non si metterebbe mai con un fallito come te. -
- Fallito ci sarai tu, visto che fai fiasco con tutte le ragazze. -
- E' la tua ragazza? Allora baciala. - disse Lucas sfidando Jeremy.

- È? Baciare J-Jeremy...? - chiesi io un po' scioccata.
- Sì, proprio così principessa. -
- Non chiamarmi principessa, idiota. - dissi io più fredda del solito.
- Baciarla? Non ci sono problemi, o per lo meno per me..- disse Jeremy diventando rosso.
- Uhm..- mugugnai io tentando di annuire, mentre l'imbarazzo si era già impossessato delle mie guance.

Lucas si fece da parte, dando spazio a me e a Jeremy.

Jeremy si avvicinò a me grattandosi la testa per l'imbarazzo, poi mi sussurrò:
- Tranquilla, dopo di questo tra noi non cambierà nulla, e poi è un semplice bacio, no? -
-Sarà pure un semplice bacio, ma come si fa a baciare una persona che ti ha sempre fatto sentire come una merda? - dissi io con un pizzico di sarcasmo.
Ma lui non rispose, ma appoggiò le sue labbra sopra le mie, facendomi sentire il suo dolce sapore di cioccolato, mentre appoggiavo le mie labbra sulle sue, così morbide..
Le nostre lingue già si toccavano, mentre i nostri sapori si mescolavano. Mi baciava lentamente, ma intensamente, mentre le sue mani sul mio viso aggiungevano un pizzico di passione, e la mia mano appoggiata sopra il suo cuore, aggiungeva quel pizzico di dolcezza che bastava a provocarmi una sensazione strana nello stomaco. ©

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 'Tra le tue braccia.' ***


A quel messaggio, lei nemmeno rispose, o per lo meno, non immediatamente.

Ero preoccupato, perchè non rispondeva? Beh, non aveva il mio numero, ma chi altro si sarebbe preoccupato per lei?

Oh beh, c'era quello stolto di Lucas, certo, ma chi se ne frega di quel coglione.

Agitato, dopo aver raccolto i compiti che lei mi aveva fatto, mi diressi per il corridoio che portava al giardino, e fui sorpreso di trovare Stella intrappolata nelle grinfie di Lucas.

- Allontanati, deficente patentato che non sei altro. - urlai io a Lucas, almeno si sarebbe girato verso di me, e si sarebbe allontanato dal viso di Stella.
- Che cosa vuoi ancora, Jeremy?! - chiese lui ormai esasperato (per fortuna.).
- Cosa voglio? Voglio solo che lasci in pace la MIA ragazza. E poi vorrei rovinarti quel bel faccino che ti ritrovi, ma aspetterò. - dissi io.

La mia ragazza. L'avevo chiamata ancora così, per la seconda volta. Qualcosa nel mio stomaco si scombussolò, come se sentissi qualcosa svolazzare, ma smisero subito.
Vidi che Stella prese il cellulare e lesse il messaggio, ma non rispose.
Ma aveva capito che ero io?

- La tua ragazza? Non ci credo, non starebbe mai con un fallito come te. -
FALLITO?! PUAH, che menzogne!
Non ero un fallito, anzi, io non facevo mai fiasco con nessuno, a parte Stella..

- Fallito ci sarai tu, visto che fai fiasco con tutte le ragazze. -
- E' la tua ragazza? Allora baciala. - disse lui guardandomi con aria di sfida.

Baciarla eh? Maccheccavolo si era messo a dire..?! Io..Io non potevo baciarla..Non lo avrebbe mai accettato, ne sarebbe rimasta sconvolta, o si sarebbe incazzata..

- B-Baciare Jeremy? - chiese lei arrossendo, con un tono di voce un po' scioccato.
- Baciarla? Non ci sono problemi, o per lo meno per me...- dissi io guardando a terra, mentre diventavo completamente rosso.

Mi avvicinai a lei grattandomi la testa, mentre Lucas ci faceva spazio.

- Tranquilla, dopo di questo tra noi non cambierà nulla, e poi è un semplice bacio, no? - le sussurrai io a pochi centimetri dal suo viso.
-Sarà pure un semplice bacio, ma come si fa a baciare una persona che ti ha sempre fatto sentire come una merda? - non riuscii nemmeno a risponderle..Sentivo il suo respiro sulle labbra e i suoi occhi verdi che pian piano si perdevano nei miei...La baciai d'impulso, ma anche se era un gesto fatto d'impulso, quello fu il bacio più bello che io abbia mai ricevuto in 15 anni.

Sapeva di vaniglia, aveva le labbra così soffici, e così perfette..Carnose al punto giusto, e morbide..
Le mie labbra sopra le sue e viceversa, le nostre lingue già si sfioravano..Era così delicata, così dolce..
Assaporai con tutto me stesso quel bacio lento, ma intenso, con la sua mano posata sopra il mio cuore.
Di nuovo quello strano farfallio nello stomaco, non volevo fermarmi, no, non volevo staccarmi da lei, proprio per niente, ma Lucas ci divise..

- Non è finita qui, Jeremy, giuro! - disse Lucas mentre se ne andava incazzato.
Mi limitai a stringere Stella a me, così non sarebbe scappata.
Lei prese il cellulare e scrisse qualcosa a qualcuno, io non guardai, ma poco dopo sentii la tasca della felpa vibrare e presi il cellulare.

**Nuovo messaggio**
'Tra le tue braccia.
          -Stella.'
Già, era tra le mie braccia, così poco distante da me, così bella, così dolce, così vicina..
La guardai profondamente negli occhi e lei arrossì leggermente.
E mentre avvicinavo sempre di più il mio sguardo al suo, una ragazza ci interruppe:
- Ehilà, voi due, pelandroni, venite ad aiutarci! - disse lei guardandoci, poi noi ci girammo di scatto e lei continuò a parlare: - Ho interrotto qualcosa per caso? - chiese lei titubando un po'.

Liberai Stella dalla mia presa e poi misi una mano dietro il capo.
Insieme balbettammo qualcosa simile ad un no, poi ci dirigemmo in giardino insieme agli altri.

Lei iniziò ad aiutare le ragazze con gli scatoloni, anche se molti scatoloni erano più grandi di lei.
Ora che ci facevo caso, lei era veramente piccola, esile, minuta, leggera..Mi avvicinai a lei prendendole alcune scatole di mano, almeno l'avrei aiutata, e lei rimase tipo pietrificata.

- Huh, no, tranquillo, riesco a portarle anche da sola, non ci sono problemi! - disse lei sorridendo per il nervoso.
In effetti, guardarla negli occhi dopo quello che era successo prima, mi imbarazzava un po'..
Ma continuai a portare le scatole a destinazione, mentre tra noi calava un silenzio imbarazzante.

A fine giornata, ci ritrovammo all'uscita, dove i nostri sguardi si incrociarono.
Decisi di accompagnarla a casa, usando una scusa banalissima come 'Oggi devo andare a trovare una mia amica e passo di lì, non mi dispiacerebbe accompagnarti a casa.'

- Non sei obbligato, fai pure quel che devi fare, tranquillo. - disse lei titubando nervosamente, mentre iniziava già a a dirigersi verso casa.
Le tramava una mano, la mano destra, precisamente. Non esitai neanche un secondo e afferrai la sua mano..

Ma perchè sono così impulsivo? ©









Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Hai bisogno di qualcosa? ***


Non volevo più staccarmi da lui, non volevo fuggire da quel suo sapore così inebriante, così dolce..Non volevo staccarmi dalle sue labbra morbide e soffici come nuvole...

Ma Lucas ci divise, per poi andarsene furioso.
Ora avevo capito chi mi aveva scritto quel messaggio, era Jeremy..

Jeremy mi stringeva a sè, come se non volesse farmi scappare, non voleva lasciarmi fuggire.
Presi il cellulare, e dopo averlo guardato negli occhi, risposi al suo messaggio, gli scrissi:

'Tra le tue braccia.
         -Stella.'

Lui prese il cellulare e guardò il messaggio, poi mi strinse ancora più forte, e si avvicinò lentamente a me.
Era così vicino a me, così incredibilmente dolce, così...stupendo.
Però, mentre riuscivo a percepire il suo respiro sulle mie labbra, una ragazza ci interruppe, dicendoci di andare ad aiutarli con i preparativi.
Noi ci guardammo imbarazzati alla domanda 'Ho interrotto qualcosa?' e balbettamo una parola simile a 'No.'.

Ci dirigemmo in giardino ad aiutare gli altri, io principalmente aiutai le ragazze con gli scatoloni.
In effetti, erano un po' pesantucci, ma riuscivo a portarli senza problemi.
Jeremy sbucò da dietro di me e prese 2 scatole, facendomi rimanere pietrificata.


- Huh, no, tranquillo, riesco a portarle anche da sola, non ci sono problemi! - dissi io titubante, accenando un mezzo sorriso per il nervoso.
Lui non mi ascoltò e continuò ad aiutarmi, mentre tra noi calava un silenzio a dir poco imbarazzante..
In effetti, dopo quello che era successo pochi momenti prima, era normale essere in imbarazzo, o almeno credo.

Ora che lo notavo, lui era all'incirca 15 cm più alto di me, ed era magro, ma la forza non gli mancava.
Aveva dei capelli neri ben sistemati, dei capelli color carbone che gli coprivano la fronte, ma che non ricadevano sui suoi occhi color nocciola.
I suoi occhi erano profondi, ti ci perdevi dentro, anche se non erano azzurri.

Al suono dell'ultima campanella, i nostri sguardi si incrociarono.
- Ehm..Ehi, ti va se ti accompagno a casa? D'altronde oggi devo andare da una mia amica che abita molto vicino a te..- disse lui mettendosi una mano dietro il capo.
- Non sei obbligato, fai pure quel che devi fare, tranquillo. - dissi io un po' titubante, mentre imboccavo la strada per arrivare a casa.

Mi tremava la mano destra..Era da tanto che non mi tremava.
Per l'esattezza, non mi tremava dalla fine della prima media, quando i miei decisero di separarsi, e per il nervoso iniziò a tremarmi.
Di solito mi tremava per la rabbia, e finivo col tirare uno, o due pugni al muro, (solitamente a causa dei miei, che non facevano altro che comportarsi da bambini.) ma sta volta era diverso, non ero arrabbiata, ero solo nervosa per l'imbarazzo, nulla di più, nulla di meno.

Jeremy se ne accorse, e senza esitare, si avvicinò a me e mi strinse la mano.
- Uhm, beh..Andiamo? - disse lui facendo un mezzo sorriso. 
Io ero sorpresa. 
Perchè lo aveva fatto, lui, proprio lui, che non mi aveva mai degnato di uno sguardo?
- Uhm..o-okay..- dissi io balbettando, mentre decisa, stringevo a mia volta la sua mano.
Arrivammo davanti a casa mia dopo aver percorso un tragitto in silenzio.
Lo salutai sorridendo, ma c'era una cosa che mi impediva di tornare in casa.

Lui continuava a stringermi la mano, impedendomi di entrare in casa..Mi sembrava assorto nei suoi pensieri.
-J-Jeremy..-
- Uh, sì? -
- L-La m-ma-mano...-
- Sc-Scusa, n-non me ne ero accorto..- disse lui forse un po' dispiaciuto.
Quando feci per andarmene, qualcosa mi tirò la manica della felpa.
La sua mano non mi aveva ancora lasciata, allora mi girai per chiedergli che aveva, ma si avvicinò a me in fretta e mi baciò lentamente.

Non lo respinsi, non so perchè, ma avevo voglia di baciarlo..
Subito dopo, ci salutammo e lui se ne andò.
Io salii in casa e mangiai qualcosa di surgelato.
Dopo un'oretta, mi buttai a peso morto sul letto, pensando a quante cose erano capitate, a quante emozioni avevo provato, fino a che il mio cellulare squillò.

*chiamata in arrivo da Jeremy* risposi alla chiamata.
- J-Jeremy, stai bene? - chiesi io un po' preoccupata.
- Sul bigliettino in cui c'era scritto il tuo numero, c'era scritto che se avevo bisogno di qualcosa, potevo chiamarti...-
- Di che hai bisogno? -
- Di te. - ©


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** E' da tanto che ti aspetto. ***


La presi per mano, e ci dirigemmo verso casa sua. 
Per tutto il tragitto nessuno dei due spiccicò parola..Era imbarazzante, in un certo senso..
Arrivati davanti a casa sua, fui colto da una voglia strana.

Volevo baciarla, nuovamente, volevo sentire la sua mano sul mio petto, e il suo sapore, che pian piano mi avvolgeva in un velo di dolcezza.
M'imbambolai pensando a cosa fare, mentre le tenevo stretta la mano, fino a che, lei, preoccupata e titubante, mi chiamò:
- J- Jeremy..-
- Uh, sì?- chiesi io come se mi fossi appena svegliato.
- L-La ma-mano...-
- Sc-Scusa, non me ne ero accorto..-
Lei si girò per andarsene, ma per colpa della mia impulsività, le presi la manica della felpa.
Lei si girò, ma non ebbe il tempo di parlare, perchè mi avvicinai in fretta a lei e la baciai lentamente.

Ancora quel sapore così profondo e dolce mi avvolgeva la bocca e mi faceva sognare.
Io la volevo al mio fianco, volevo farla mia.
Io..Io.. la amavo. 

Volevo abbracciarla, farla mia, stringerla forte a me, volevo assaporarla, baciarla, volevo far smettere di cadere quelle sue lacrime lente che ogni tanto le rigavano il viso..
Lei non sapeva neppure che in seconda media, osservavo dove andava di tanto in tanto, e qualche volta capitava che cadesse qualche lacrima.

Poi, lei salì in casa, e per circa un'ora, persi i contatti con lei, mentre me ne tornavo a casa.
Quando finalmente arrivai a casa mia, rilessi il biglietto con su il suo numero..
'Se hai bisogno di qualcosa[...], chiama.'

E se io avessi bisogno di lei? Se io avessi bisogno di sentire la sua voce, o di sentire semplicemente il suo respiro? Avrei potuto chiamarla?

Resisti Jeremy, resisti, non chiamarla..
Non chiamarla...
Come non detto, presi il cellulare, digitai il suo numero, (che nel tragitto verso casa mia avevo imparato a memoria.) e la chiamai senza pensarci due volte.

Lei rispose subito:
- J-Jeremy, stai bene? - mi chiese lei preoccupata.
- Sul bigliettino in cui c'era scritto il tuo numero, c'era scritto che se avevo bisogno di qualcosa, potevo chiamarti...-
- Di che hai bisogno? - 
- Di te. - dissi io con un tono deciso.
- D-Di  m-me? - mi chiese lei come se stesse per scoppiare a piangere.
Appena la sentii balbettare in quel modo, con la voce che le tremava lievemente, presi le chiavi di casa, chiusi la porta e mi diressi da lei, mentre al telefono, lei respirava, male ma respirava..
- D-D-Dove sei? - mi chiese lei sentendo il suono di qualche macchina, probabilmente.
- Sono sul balcone di casa mia..E tu, dove sei, ora? - chiesi io tanto per sentire la sua voce, e per farmi aprire la porta.
- I-Io sono a casa..-
- Vai alla porta e aprila. - le dissi io sicuro.
Mentre pronunciavo quella frase, io ero finalmente arrivato lì, davanti a casa sua.
Sentii una chiave che girava titubante nella serratura.
Finalmente la porta si aprì, e trovai lei, la ragazza più bella che io abbia mai visto, la ragazza di cui mi sono innamorato.

Era in lacrime.
Aveva gli occhi rossi e gonfi, mentre tentava di non far notare le sue lacrime asciugandosi gli occhi e le guance con la manica di una felpa ormai sporca di eye-liner.

La abbracciai, mentre richiudevo la porta dietro di me.
La strinsi forte, le baciai la fronte e poi la guardai in viso.

- Scusa, se ho detto qualcosa che ti ha fatta piangere. -
- M-Ma non sono lacrime di dolore, stupido, io ti amo. - disse lei guardandomi negli occhi, mentre le lacrime calde scorrevano lente sul suo viso.

Nessuno mi aveva mai detto 'ti amo' guardandomi negli occhi, nessuna era come lei, così speciale
.
- La sai una cosa? E' da tanto che ti aspetto. - dissi io guardandola dolcemente, per poi bloccarla con la schiena contro il muro, mentre la baciavo, mentre la facevo mia, mentre le nostre labbra fremevano dalla voglia di toccarsi e le nostre lingue di sfiorarsi.
- Beh, ora sono qui, mi hai trovata. - disse lei staccandosi per meno di 5 secondi.
- I-Io..Ti amo..- le sussurrai io in un orecchio, per poi impossessarmi delle sue labbra. ©


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Dipendenza. ***


*chiamata in arrivo da Jeremy* risposi alla chiamata.
- J-Jeremy, stai bene? - chiesi io un po' preoccupata.
- Sul bigliettino in cui c'era scritto il tuo numero, c'era scritto che se avevo bisogno di qualcosa, potevo chiamarti...-
- Di che hai bisogno? -
- Di te. -
- D-Di  m-m-me? - chiesi mentre mi venivano gli occhi lucidi.
Lui non riattaccò, e rimase al telefono 15 minuti sentendomi semplicemente respirare.
- D-D-Dove sei? - gli chiesi io timidamente.
- Sono sul balcone di casa mia..E tu, dove sei, ora? - mi chiese lui per far cessare questo silenzio.
- I-Io sono a casa..-
- Vai alla porta e aprila. - mi disse lui con un tono di voce deciso, sicuro.

Perchè dovevo aprire la porta? L-Lui era lì?!

Titubante aprii la porta e mi ritrovai davanti ad un ragazzo con i pantaloni a vita bassa e una felpa larga,un ragazzo con i capelli neri leggermente scompigliati dal vento, mi ritrovai davanti a un ragazzo con due occhi meravigliosi.

In qualche modo, tentai di nascondere le lacrime strofinandomi gli occhi, sporcando la manica della mia felpa di eye-liner.
Avevo gli occhi che probabilmente sembravano due arance per quanto erano gonfi, e sicuramente erano rossi.

Chiuse la porta e mi abbracciò, stringendomi forte a sè, facendomi sentire i battiti del suo cuore, facendomi appoggiare la testa sopra il suo petto.
Mi baciò la fronte, poi mi guardò in viso.
- Scusa se ho detto qualcosa che ti ha fatta piangere..-
- M-Ma non sono lacrime di dolore, stupido, io ti amo. - dissi io perdendomi nei suoi occhi, mentre le lacrime continuavano a percorrere le mie guance.

Mi guardò dolcemente e poi disse:
-
 La sai una cosa? E' da tanto che ti aspetto. - disse lui per poi bloccarmi contro il muro, mentre mi baciava, mentre ci assaporavamo, d'altronde, entrambe abbiamo aspettato questo momento.
- Beh, ora sono qui, mi hai trovata. - dissi io prendendo fiato.

- I-Io..Ti amo..-mi sussurrò lui in un orecchio, per poi impossessarsi delle mie labbra. 


Le farfalle nello stomaco, sì, le sentivo.
Continuavo a piangere dalla felicità, mentre lui mi baciava le guance, cercando di farmi smettere.
Gli misi una mano sulla fronte scompigliandogli i capelli, e appoggiai la mia mano destra sul suo cuore, per poi riprendere a baciarlo.

Dopo più o meno un quarto d'ora, ci sedemmo entrambe per terra, mentre lui mi stringeva.
- Scusa, se non ci sono stato per tutto questo tempo. Scusa, se mi sono comportato sempre come un coglione. - mi sussurrò all'orecchio.
- Sai che adesso sei solo mio, vero? - dissi io arrossendo.
- Tu sai che non ci sarà altra ragazza più importante di te, vero? - disse lui guardandomi dolcemente negli occhi.

Volevo fidarmi di lui, e infatti mi fidavo di lui. Ma perchè doveva essere così tremendamente dolce?

- Sai che prima o poi morirò di diabete per colpa tua? - dissi io accennando una piccola risata.
Lui fece una piccola risata, poi si alzo, e si piegò sulle ginocchia davanti a me.
- Sei sicura di star bene? Tralasciando gli occhi gonfi come arance, hai due occhiaie scavatissime..Hai dormito stanotte? - chiese lui notando ogni piccolo detatglio del mio viso.
- I-Io ...Che cosa stai facendo? L-Lasciami a terra. - dissi io dopo che lui mi aveva presa in braccio a mò di sposa. 
- No, mai. - disse lui sorridendo. 
- D-Devo ricordarti il braccio? E poi soffro di vertigini anche ad un'altezza così..Sai com'è, io confronto a te son nana. - dissi cercando una scusa per farmi mettere a terra.
- Il braccio? Chi se ne frega. Tu non hai dormito, è questo ciò che importa. -
- Io ho dormito! -
- Quanto, 3 ore? - disse lui.
Lì tacqui, perchè in effetti era così..
Ma che bisogno c'era di prendermi in braccio?

Lui mi posò delicatamente sul letto, e poi, lui si sdraiò di fianco a me.
Diventai color rubino, e lui pure.
- Vedo che siamo diventati rossi, eh? - disse lui baciandomi la fronte.
- Beh, tu non sei da meno..- dissi io per poi baciarlo delicatamente.

Sentì il telefono squillare, allora lo presi dalla tasca e lo appoggiai all'orecchio.
era una chiamata anonima, insolita, a cui nemmeno risposi.

Io e Jeremy ci alzammo e ci mettemmo sotto le coperte.
Non che dovessimo fare qualcosa di speciale, d'altronde, nè io nè lui avevamo certe intenzioni, o per lo meno, non così presto.
Lui mi strinse forte a sè, facendomi finire a qualche centimetro dal suo viso.
Cercai di guardare da un'altra parte, ma ormai mi ero persa nei suoi occhi, mentre le sue labbra, mi creavano dipendenza. ©








 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Tra baci e carezze. ***


Lei, la prima ragazza a cui dissi 'ti amo'. 
La amavo veramente, e finalmente, ora lei era MIA.

Lei piangeva dalla felicità, mentre io le riempivo le sue guance di baci. Mentre le asciugavo le guance, sentii un farfallio nel mio stomaco.
Era l'effetto che mi faceva quella splendida ragazza, così dolce, così bella..

Che stupido che sono, però.. 
Poteva diventare mia un sacco di tempo fa, ma perchè ho aspettato? Che stupido che sono..

Mi scompigliava i capelli, mi baciava..Quello fu il quarto d'ora più bello della mia vita.
Poi, ci sedemmo entrambe per terra, mentre io la stringevo:
- Scusa, se non ci sono stato per tutto questo tempo. Scusa, se mi sono comportato sempre come un coglione. - le sussurrai io all'orecchio. 
Volevo recuperare tutto il tempo perduto, volevo sapere cosa le era successo in questi anni...
- Sai che adesso sei solo mio, vero? - disse lei dolcemente.
- Tu sai che non ci sarà altra ragazza più importante di te, vero? - disse io guardandola dolcemente negli occhi.

- Sai che prima o poi morirò di diabete per colpa tua? - dissi lei accennando una piccola risata.
Io risi, poi mi alzai, e mi piegai sulle ginocchia davanti a lei.
Non aveva dormito per farmi i compiti. 
Quanto è zuccona..La mia zuccona.
- Sei sicura di star bene? Tralasciando gli occhi gonfi come arance, hai due occhiaie scavatissime..Hai dormito stanotte? - chiesi io notando ogni piccolo dettaglio del suo viso.
- I-Io ...Che cosa stai facendo? L-Lasciami a terra. - disse lei dopo che io l' avevo presa in braccio a mò di sposa. 
- No, mai. - dissi io sorridendo. 
- D-Devo ricordarti il braccio? E poi soffro di vertigini anche ad un'altezza così..Sai com'è, io confronto a te son nana. - disse cercando una scusa per farsi mettere a terra.
- Il braccio? Chi se ne frega. Tu non hai dormito, è questo ciò che importa. -
- Io ho dormito! -
- Quanto, 3 ore? - dissi io.
Lei non rispose, perchè forse aveva dormito veramente 3 ore.
La posai delicatamente sul letto, come se fosse una cosa fragile, anche se lei lo era veramente, poi, mi sdraiai di fianco a lei.
- Vedo che siamo diventati rossi, eh? - dissi io baciandole la fronte.
- Beh, tu non sei da meno..- disse lei per poi baciarmi.

Le squillò il telefono, ma non rispose, credo fosse una chiamata anonima, poi, ci mettemmo entrambi sotto le coperte.
Non dovevamo fare nulla di così osceno, o chissà che cosa.
Volevo solo che lei dormisse un po', allora la strinsi forte a me, fino a che non mi ritrovai a pochi centimetri dal suo viso.
Mi ero perso nei suoi occhi verdi, così meravigliosi, e anche se in così poco tempo, il suo sapore era già diventata la mia droga, lei era mia droga.

Cercò di guardare da un'altra parte, ma, dopo averle appoggiato la mano sul viso, la baciai ancora.

Volevo farla addormentare, ma tra coccole, baci e carezze, mi addormentai pure io.


' Where were you?
When everything was falling apart
All my days were spent by the telephone
It never rang
And all I needed was a call
That never came
To the corner of first and Amistad '

(
http://www.youtube.com/watch?v=xMlou7Q0GRE#start=0:00;end=4:02;autoreplay=true;showoptions=false)

C'era qualcuno che cantava, e anche piuttosto bene, era lei. (?)
Non pensavo potesse avere una voce così diversa, così stupenda e intonata.

Lei si era alzata, non era più tra le mie braccia, con la testa sopra il mio petto. 
Era veramente indescrivibile quando dormiva, sembrava un angelo.

Mi alzai dal letto lentamente, facendo sì che non mi sentisse.
Aprii e oltrepassai la porta di camera sua, poi, la raggiunsi lì dov'era, di fianco ad una finestra, mentre guardava fuori. 
Guardava le luci della sera, guardava, cantava e ascoltava.

Si poteva essere più magnifici?

Arrivai da dietro e la abbracciai, mentre lei, sorpresa si girò di scatto.
- Sc-Scusa, ti ho svegliato..-
- No, in realtà mi sono svegliato perchè non ti sentivo più sul mio petto. - dissi io appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
Lei arrossì al suono di quelle parole.
- Canti davvero bene, sai? - 
- Basta esserne convinti. - disse lei con un tono un po' ironico, mentre accennava un mezzo sorriso.

- Che effetto ti fa se dico che sei la mia ragazza? - chiesi io baciandole dolcemente l'orecchio, mentre sia io che lei diventavamo rossi come il ketchup. ©





Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Geloso, eh? ***


In ogni caso dopo che lui mi appoggiò la mano sul viso, lo assaporai nuovamente.
E poi, tra baci, coccole e carezze, ci addormentammo.

Mi teneva stretta stretta (ci avevo già fatto l'abitudine.), mentre io avevo la testa appoggiata sul suo petto.
Mi stupii veramente. Il cuore gli batteva forte forte, come se volesse uscire dal petto.

Verso tarda sera, insomma, verso le 23, mi svegliai.
Non volevo svegliarlo, allora tentai di alzarmi, ma fu una cosa quasi impossibile.
Ogni volta che tentavo di allontanarmi mi stringeva a sè. Come faceva a sapere che mi stavo allontanando?
Era incredibile, veramente.

Alla fine lo guardai dormire per qualche minuto, poi, dopo avergli accarezzato il viso e dopo avergli baciato le guance, riuscii ad alzarmi.
So che può sembrare strano, ma la prima cosa che feci, fu afferrare la mia reflex per scattargli una foto.
Solo che quella foto, diventò una decina di foto.

Poi gli baciai un'altra volta la guancia, mentre prendevo il mio I-Pod.
Successivamente mi diressi davanti alla finestra più grande della casa e la aprii.
Misi una delle mie canzoni preferite, 'You found me - The Fray.'

'Where were you?'
Già, dov'eri tu, papà? Io non avevo mai conosciuto il mio vero padre, perchè abbandonò mia madre quando scoprì che lei era incinta.
Poi lei si risposò, ma anche quel matrimonio, finì male quando si separarono. 
Finì male anche per me.
Quando si separarono io ero solo in seconda media e..C'era sempre più putiferio in casa mia in quel periodo. Mi vedevo costretta ad urlare dietro a mia madre, crescendo troppo in fretta.

Senza accorgermene iniziai a cantare.
Dopo qualche minuto sentii calore umano sul mio corpo, erano le braccia di Jeremy, era Jeremy che mi abbracciava da dietro.
Si sedette dietro di me continuando ad abbracciarmi, mentre guardavo fuori da quella finestra.


- Sc-Scusa, ti ho svegliato..- dissi io dispiaciuta, d'altronde quando dormiva era così tranquillo, così bello, così incredibilmente dolce.
- No, in realtà mi sono svegliato perchè non ti sentivo più sul mio petto. - disse lui appoggiando la testa sulla mia spalla.
Io arrossì lievemente al suono di quelle parole.
- Canti davvero bene, sai? - 
- Basta esserne convinti. - dissi io con un tono un po' ironico, mentre accennavo un mezzo sorriso.


- Che effetto ti fa se dico che sei la mia ragazza? - mi chiese lui baciandomi dolcemente l'orecchio, mentre entrambi diventavamo tremendamente rossi.
-...Fa lo stesso effetto di quando mi hai sussurrato 'ti amo'. - dissi io guardando fuori dalla finestra per l'imbarazzo.
Poi mi girai verso di lui e notai che mentre sorrideva aveva gli occhi lucidi.
Senza esitare lo baciai e poi gli diedi un morsetto affettuoso sulla guancia.
- Che fai, mordi pure? - disse lui con tono giocoso.
- Sì! - dissi io scoppiando a ridere.
Senza accorgermene lui iniziò a farmi il solletico. 
Iniziai a ridere come una matta, mentre gli dicevo di smetterla.

- Ah! Ho già scovato uno dei tuoi punti deboli! - disse lui scoppiando a ridere: - Soffri il solletico, questo me lo devo ricordare, almeno quando sarai triste potrò vedere ugualmente il tuo sorriso. - finì lui.
- Ma perchè dovrei essere triste? La mia felicità sei tu. - dissi io con un po' di vanità.
- Tu non sai quanto...- io lo interruppi: - Ti amo. - conclusi io.
Lui mi baciò, anche se dire mi baciò è troppo poco, visto che finimmo completamente sdraiati per terra.
In poche parole mi saltò addosso, facendomi capire che lui mi amava veramente.

Si staccò da me quando sentì il mio cellulare vibrare, poi presi il cellulare e guardai il display.

*chiamata anonima in arrivo.* questa volta decisi di rispondere.
- Ehm, pronto? - dissi io un po' spaventata.
- Buonasera bambolina. - disse una voce roca dall'altra parte del telefono.
- Bambolina ci chiami la tua cagna, non me.  Chi sei?! - dissi io di botto.
- Domani, nel cortile dietro alla scuola, tu da sola, all'uscita. -
- Che cos..- non feci in tempo a finir di parlare perchè quello dall'altra parte del telefono riattaccò.

Jeremy era leggeremente arrabbiato.
- Bambolina?! Come cavolo si permette?! Domani lo aspetto io all'uscita! Ma guarda sto deficiente! -
-  C-Che hai, sei geloso? - dissi io accennando un piccolo sorrisetto.
- Diavolo sì, tu sei mia, punto e basta. Nessun alro ti può toccare, sfiorare o baciare. Sei di mia proprietà, punto e stop. - disse lui guardandomi negli occhi.
- Tontolone..Sai che così mi fai venire le farfalle nello stomaco? -
- Allora abituati a quella sensazione, perchè tu sei e sarai sempre mia. - disse lui diventando rosso.
- A proposito di stomaco, ti va di mangiare qualcosa? - chiesi io sorridendo.
- Più che volentieri. - disse lui.

Mangiammo qualcosa mentre ridevamo come pazzi.
Poi lui si fermò da me a dormire, d'altronde era tardi e mi saltava un battito pensando che sarebbe potuto uscire e non tornare più da me. 
Diamine, abitavamo a Chicago, io avrei paura a uscire a tarda sera.

Chissà, però, cosa sarebbe accaduto il giorno seguente a scuola. ©





Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Bastardo. ***


- Che effetto ti fa se dico che sei la mia ragazza? - le chiesi io baciandole dolcemente l'orecchio, mentre sia io che lei diventavamo rossi come il ketchup.
- Fa lo stesso effetto di quando mi hai sussurrato 'ti amo'. - disse lei guardando fuori dalla finestra per l'imbarazzo.
Lo ammetto, avevo gli occhi lucidi, pieni di lacrime.

Era sempre più dolce..Dio santo mi veniva voglia di portarla all'altare quella sera stessa.
Perchè doveva farmi sciogliere in questo modo? 
Lei si girò e notò i miei occhi lucidi, allora mi prese il viso con una mano e mi morse una guancia, dopo avermi baciato.


- Che fai, mordi pure? - dissi io con tono giocoso.
- Sì! - disse lei scoppiando a ridere.
Senza che lei se ne accorgesse, iniziai a farle il solletico.
Lei iniziò a ridere come una matta, mentre mi diceva di smetterla.

Che sorriso, che risata così spontanea, era così incredibile il suo sorriso, così...magico.


- Ah! Ho già scovato uno dei tuoi punti deboli! - disse io scoppiando a ridere: - Soffri il solletico, questo me lo devo ricordare, almeno quando sarai triste potrò vedere ugualmente il tuo sorriso. - conclusi io.
- Ma perchè dovrei essere triste? La mia felicità sei tu. - disse lei come per vantarsi mentre sorrideva.
- Tu non sai quanto...- lei mi interruppe: - Ti amo. - concluse lei.

La baciai d'impulso, anche se le ero più o meno saltato addosso, tutto solo per baciarla.
Alla fine ci ritrovammo per terra.
Ero sopra di lei, non sarebbe potuta scappare dalle mie labbra, peccato che, sta volta mi staccai io.
Perchè? Perchè le era arrivata un'altra chiamata anonima.


Decise di rispondere:

- Ehm, pronto? - dissi lei un po' spaventata.
Sentivo che era preoccupata, ma non capivo il perchè. 
Allora per farle capire che non avrebbe dovuto aver paura, avvicinai la mia testa al telefono, così avrei risposto io nel caso qualcuno le dicesse qualcosa di inappropriato.
- Buonasera bambolina. - disse una voce roca dall'altra parte del telefono.
- Bambolina ci chiami la tua cagna, non me.  Chi sei?! - dissi lei di botto.
- Domani, nel cortile dietro alla scuola, tu da sola, all'uscita. -
- Che cos..- non fece in tempo a finire di parlare perchè quello dall'altra parte del telefono riattaccò.

Bambolina, l'aveva chiamata bambolina! 
Io lo avrei distrutto! E poi aspetta e spera che io te la mandi lì da sola!


- Bambolina?! Come cavolo si permette?! Domani lo aspetto io all'uscita! Ma guarda sto deficiente! - urlai io leggermente arrabbiato.
-  C-Che hai, sei geloso? - dissi lei accennando un piccolo sorrisetto.

Geloso? Sì, cazzo! Non me la sarei fatta soffiare via da nessuno questa volta.

- Diavolo, sì! Tu sei mia, punto e basta. Nessun alro ti può toccare, sfiorare o baciare. Sei di mia proprietà, punto e stop. - disse io guardandoola profondamente negli occhi.
- Tontolone..Sai che così mi fai venire le farfalle nello stomaco? -
- Allora abituati a quella sensazione, perchè tu sei e sarai sempre mia. - le dissi io diventando rosso.
- A proposito di stomaco, ti va di mangiare qualcosa? - mi chiese lei sorridendo.
- Più che volentieri. - disse lui.


Mangiammo qualcosa e poi lei decise di farmi rimanere lì a dormire.
Ridevamo come matti, non si sa perchè, ma ci veniva naturale ridere, oppure guardarci negli occhi e arrossire..

Ridendo e scherzando, andammo a letto verso 1.3O/ 2.OO
Stavolta, ci addormentammo abbracciati, ascoltando l'uno il respiro e i battiti del cuore dell'altro.
Non pensavo che le battesse così velocemente il cuore quando era con me.

Ci siamo svegliati alle 6.3O e appena si svegliò, lei decise di andare a preparare il caffè, ma la fermai, tirandole il braccio e facendola cadere di colpo sul letto.
- Sono le 6.3O, non puoi rimanere altri 5 minuti qui con me? Tanto la prima campanella suona alle 8, no? - dissi io tentando di convincerla a rimanere ancora un po' nel letto con me, facendo anche la faccio da cucciolo.
- Non c'è bisogno di fare la faccia da cucciolo, sei già abbastanza bello e dolce di tuo. - disse lei sedendosi a gambe incrociate di fianco a me, poi prese un cuscino e se lo posò sulle gambe.
Appoggiò i gomiti sul cuscino e iniziò a guardarmi dolcemente. 
- Vedo che spruzziamo dolcezza da tutti gli angoli di prima mattina, eh? - dissi io sorridendo.
Lei ricambiò il sorriso e poi prese la sua macchina fotografica, una di quelle con gli obbiettivi grandi, non so come si chiamano precisamente.
- Che hai intenzione di fare con quell'aggeggio? - le dissi io per paura che potesse scattarmi qualche foto oscena.
- Come che intenzioni ho? Fotografare la cosa più bella che esista. - disse lei iniziando a scattarmi una foto.
- Allora passami la macchina fotografica, perchè è proprio qui davanti a me. - dissi io prendendole la macchina fotografica e appogiandola sul suo comodino.
Successivamente, tirai Stella sopra di me, che subito diventò rossa.
- Buongiorno principessa. - le sussurrai dolcemente io per poi baciarla intensamente.
Anche appena sveglia, lei aveva lo stesso sapore di vaniglia, e i soliti occhi color smeraldo pieni di dolcezza.

Poco dopo ci alzammo, facemmo colazione, lei si preparò e poi ci dirigemmo verso scuola insieme, tenendoci per mano.
Per prepararsi, si rinchiuse più o meno mezz'ora in bagno.
Mi mancava di già, anche se eravamo nella stessa casa ed eravamo in 2 stanze diverse.

- Senti..Quando arriviamo a scuola..Ti conviene lasciarmi la mano ed allontanarti da me. - disse lei a metà strada.
Quello che aveva detto mi fece saltare un battito.
- Perchè mai dovrei farlo? - le chiesi io quasi infuriato.
- La tua reputazione ne risentirebbe, non voglio che ti prendano in giro perchè stai con quella 'strana'. - disse lei abbassando lo sguardo.
- Prendermi in giro? Non lo farebbero mai, i ragazzi hanno paura di me e delle ragazze non me ne frega una beata minchia. Tu sei la mia ragazza, perchè mai dovrei vergonarmi di te?! - 
- Perchè sono strana. (?) - disse lei continuando a tenere lo sguardo basso.
- Sei strana perchè nessuno ti conosce come ti conosco io, punto. Non ti lascerò per degli stupidi giudizi. - dissi io rassicurandola.
Lei non mi rispose, ma mi strinse la mano, come per dire 'non lasciarmi mai'.

La giornata scolastica passò in fretta. Le avevo dimostrato che non mi importava quello che dicevano gli altri.
Mi sedetti vicino a lei stringendole la mano sinistra, la feci sorridere, ridere..E la baciai anche durante l'intervallo.
Strana? Più bassa di me? Occhi troppo grandi? Troppo magra? E quindi? Era la MIA ragazza e non m'importava di come la vedevano gli altri.
E alla fine, suonò pure l'ultima campanella.

- Che cosa faccio? Vado a vedere chi è e che vuole? - chiese lei un po' spaventata.
- Certo, ma non sarai sola, tranquilla. - dissi io accompagnandola nel cortile della scuola.
Io mi nascosi dietro ad un muro distante all'incirca 3 metri.

- L-LUCAS!? - urlò lei dopo aver capito chi la stava aspettando.
- Buongiorno bambolina. - disse lui avviccinandosi a lei. (troppo per i miei gusti.) 
- Che cosa vuoi da me? - 
- Te l'ho detto che non sarebbe finita lì. - disse lui spingendola a terra, facendole sbattere la schiena contro il muro della palestra.
Lei non sembrava star male, sembrava abituata a certi comportamenti, ma io non lo potevo vedere, no.
Poi lui si avvicinò a lei, piegandosi sulle ginocchia e avvicinandosi al suo viso.
- Io voglio giocare con te, voglio qualcuno che mi baci, voglio qualcuno che ci sia, magari una sfigata come te. - disse lui avvicinandosi a lei.

EH NO, ALLORA NON LO VOLEVA PROPRIO CAPIRE. E' MIA.

Lei cercò di respingerlo, ma prima che lui riuscì a tirarle uno schiaffo, io sbucai dietro di lui e lo presi per i capelli. ©








 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Vecchie ferite. ***


Il mattino dopo, ci svegliammo alle 6.3O. 
in effetti era un po' presto, ma non fa niente.

Appena sveglia, decisi di andare a preparare il caffè, ma qualcosa, anzi qualcuno, mi tirò per il braccio facendomi cadere nel letto.

- Sono le 6.3O, non puoi rimanere altri 5 minuti qui con me? Tanto la prima campanella suona alle 8, no? - disse lui tentando di convincermi a rimanere ancora un po' nel letto con lui, facendo anche la faccia da cucciolo.
- Non c'è bisogno di fare la faccia da cucciolo, sei già abbastanza bello e dolce di tuo. - dissi io sedendomi a gambe incrociate di fianco a lui, poi presi un cuscino e lo posai sulle gambe.
Appoggiai i gomiti sul cuscino e iniziò a guardarlo dolcemente. 
- Vedo che spruzziamo dolcezza da tutti gli angoli di prima mattina, eh? - mi disse lui sorridendo.
Ricambiai il sorriso e poi afferrai la mia reflex.
- Che hai intenzione di fare con quell'aggeggio? - mi chiese lui.
- Come che intenzioni ho? Fotografare la cosa più bella che esista. - dissi io iniziando a scattargli qualche foto.
- Allora passami la macchina fotografica, perchè è proprio qui davanti a me. - disse lui prendendo e appoggiando la macchina fotografica sul comodino.
Successivamente, mi prese per il braccio e mi fece finire sopra di lui.

La mia faccia diventò color rosso fuoco.
- Buongiorno principessa. - mi sussurrò lui dolcemente, per poi baciarmi intensamente.

Aveva sempre lo stesso sapore, le solite labbra morbide, ed era tutto così..meraviglioso.
E dopo un po', ci alzammo e facemmo colazione, poi io andai in bagno a prepararmi.
Ci misi più o meno mezz'ora a prepararmi, ma ci avrei messo meno tempo se lui non mi avesse urlato 'Mi manchi' ad ogni minuto.
Poi, ci dirigemmo a scuola tenendoci per mano.

Io ero quella strana, lo avrebbero preso in giro se ci avessero visto così a scuola.
Appena toccai l'argomento, però, Jeremy mi rassicurò dicendo che a lui non importava dei giudizi degli altri.
E in effetti era così. In mezzo a tutta la gente che parlava e ci guardava, lui ebbe anche il coraggio di baciarmi durante l'intervallo. 
Era sorprendente, veramente, non pensavo lo avrebbe mai fatto.

Al suono dell'ultima campanella ero fottutamente preoccupata.

- Che cosa faccio? Vado a vedere chi è e che vuole? - chiesi io spaventata.
- Certo, ma non sarai sola, tranquilla. - dissi lui accompagnandomi nel cortile della scuola.
Lui si nascose, non mi ricordo precisamente dove, però.

- L-LUCAS!? - urlai io quasi sorpresa di vederlo lì.
- Buongiorno bambolina. - disse lui avviccinandosi sccrupolosamente a me. 
- Che cosa vuoi da me? - dissi io facendo un passo indietro.
- Te l'ho detto che non sarebbe finita lì. - disse lui spingendomi a terra, facendomi sbattere la schiena contro il muro della palestra.

Ero abituata a essere picchiata da un 'uomo' (sempre se una persona del genere poteva essere definita tale.). 
Per un anno e mezzo io e mia madre venivamo picchiate ogni santo giorno dal marito di mia madre.
Perchè? Perchè tornava a casa sbronzo.

In effetti mi fece un po' male alla spalla, ma non importa.
Poi, si avvicinò a me piegandosi sulle gambe, continuando ad avvicinare il suo viso al mio.
- Io voglio giocare con te, voglio qualcuno che mi baci, voglio qualcuno che ci sia, magari una sfigata come te. - disse lui avvicinandosi tremendamente a me.
Lo respinsi una volta, ma quando tentò di tirarmi uno schiaffo, Jeremy sbucò fuori dal nascondiglio e lo prese per i capelli.

- Ma allora sei proprio cocciuto! - gli urlò Jeremy per poi trascinarlo fino al muro.
- Che vuoi tu, coglione?! - disse lui in risposta. 
- Chi è il coglione?! - urlò Jeremy facendogli sbattere la parte destra del viso contro il muro.
- Fottiti, merda. - disse Lucas in qualche modo, tentando in qualche modo di sferrare un pugno, o un calcio.
Mi avvicinai a Jeremy: - Ehi, lascialo stare, non ne vale la pena. - dissi io afferandogli la mano.
Lucas appena fu libero si giro e tirò un pugno a Jeremy, che in meno di 1O secondi si ritrovò per terra.

Basta, non ci vedevo più dalla rabbia.
Senza accorgermene gli tirai un pugno nello stomaco che lo fece piegare in due.
Diedi una mano a Jeremy, che si rialzò, nonostante gli uscisse un po' di sangue dal naso.
Lui, per finire, gli diede un calcio sul ginocchio che lo fece cadere a terra, poi, ci avviammo verso casa mia.

- Dove hai imparato a tirare pugni così? - mi chiese Jeremy sorpreso.
- Da nessuna parte, ho imparato col tempo, in un anno e mezzo ne ho avuto di tempo. -
- U-Un anno e mezzo? - chiese lui un po' spaventato. 
- S-Sì..Dovevo fare qualcosa per difendermi da lui. -
- Lui? Chi ti ha picchiata? -
- Il marito di mia madre...Ha picchiato me e mia madre per un anno e mezzo..- dissi io abbassando lo sguardo.
Lui sapeva solo che l'uomo che stava con mia madre, non era realmente mio padre. 
Del resto, non ne ho mai parlato con nessuno.
Fa ancora male riaprire vecchie ferite..©






Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Come si fa? ***


Lo presi per i capelli e lo trascinai fino al muro.
- Ma allora sei proprio cocciuto! - gli urlai io.
Ma guarda te sto deficiente. 
- Che vuoi tu, coglione?! - disse lui in risposta. 
- Chi è il coglione?! - urlai io facendogli sbattere la parte destra del viso contro il muro.
- Fottiti, merda. - disse Lucas in qualche modo, tentando in qualche modo di sferrare un pugno, o un calcio.
Stella si avvicinò a me: - Ehi, lascialo stare, non ne vale la pena. - disse lei afferandomi la mano.
Lucas appena fu libero si giro e mi tirò un pugno e in pochi secondi mi ritrovai per terra.

Lessi negli occhi di Stella la rabbia, quella che non aveva mai mostrato realmente, insomma, un altro lato di sè.
Lei tiraò un pugno nello stomaco a Lucas, che lo fece piegare in due.
Mi porse una mano, e mi rialzai, nonostante mi sanguinasse il naso.
Io, per finire, gli diedi un calcio sul ginocchio, che lo fece cadere a terra, poi, ci avviammo verso casa sua.

- Dove hai imparato a tirare pugni così? - le chiesi io sorpreso.
- Da nessuna parte, ho imparato col tempo, in un anno e mezzo ne ho avuto di tempo. - disse lei.

Un anno e mezzo...Quindi..Da poco prima che io me ne andai dalla sua stessa scuola media. 
Che coglione. Avrei potuto telefonarla almeno una volta, d'altronde, le nostre madri erano così in sintonia.
Avrei potuto parlarle, confortarla anche solo un minuto.
Sono solo un deficiente.
- U-Un anno e mezzo? - chiese io un po' spaventato. 
- S-Sì..Dovevo fare qualcosa per difendermi da lui. -
- Lui? Chi ti ha picchiata? -

- Il marito di mia madre...Ha picchiato me e mia madre per un anno e mezzo..- dissi lei abbassando lo sguardo.

Mi ricordavo di lui, non era il suo vero padre.
Una volta in cui le avevo visto un livido sul braccio le chiesi che si era fatta, ma non aveva realmente sbattuto contro qualcosa; era stata picchiata.

- Non mi va di parlarne se parlare di queste cose ti fa male. - le dissi io con tono comprensivo.
- Tranquillo..D'altronde non ne ho mai parlato con nessuno..Quindi non dovrebbe fare tanto male. - disse lei continuando a tenere lo sguardo basso.
Le appoggiai la mano sui fianchi, come se volessi proteggerla.
- Si ubriacava, tornava a casa sbronzo. La prima che le prendeva quando lui rientrava era mia madre. Tentavo di nascondermi, tentavo di scappare, volevo fuggire. Ma dalle sue grinfie nno c'era scampo, proprio no.
Se mi nascondevo era ancora peggio, se piangevo pure. Dovevo subire, subire e subire. Ero sempre piena di lividi ed era tutto così irreale..Perchè una ragazzina deve essere picchiata. Forse perchè me le meritavo davvero..- disse lei iniziando a tremare.
Per fortuna, eravamo arrivati a casa sua.
Entrammo e lei mise apposto la cartella e poi si sedette sempre vicino alla finestra della sera prima, che puntualmente aprì.
- Non dire sciocchezze..! Come fa un corpo come il tuo a meritarsi tanti lividi? Come fa una dolcezza come la tua a non intenerire anche il più bastardo dei bastardi? - ©




Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Limone acido. ***


Le vecchie ferite ormai si erano riaperte, proprio quando pensavo che fossero diventate cicatrici..
Le ferite bruciano, come se del limone acido ci stesse scorrendo sopra.
Tanto valeva continuare a parlargliene, no?


- Non mi va di parlarne se parlare di queste cose ti fa male. - mi disse lui appoggiandomi una mano sui fianchi, forse in segno di protezione.
- Tranquillo..D'altronde non ne ho mai parlato con nessuno..Quindi non dovrebbe fare tanto male. - dissi io tenendo lo sguardo basso.

Tenevo lo sguardo basso perchè non mi aspettavo di rivedere una scena del genere, perchè non pensavo che avessi dovuto picchiare qualcuno, ancora...
Quel viscido di Lucas mi aveva gettata contro il muro come se fossi un giocattolo, come faceva quel bastardo ogni giorno...


- Si ubriacava, tornava a casa sbronzo. La prima che le prendeva quando lui rientrava era mia madre. Tentavo di nascondermi, tentavo di scappare, volevo fuggire. Ma dalle sue grinfie nno c'era scampo, proprio no.
Se mi nascondevo era ancora peggio, se piangevo pure. Dovevo subire, subire e subire. Ero sempre piena di lividi ed era tutto così irreale..Perchè una ragazzina deve essere picchiata? Forse perchè me le meritavo davvero..- disse io iniziando a tremare sicuramente non per il freddo.
Tremavo per il nervoso e la malinconia che si mescolavano.
Mentre parlavamo, arrivammo a casa mia e, la prima cosa che feci dopo aver appoggiato la cartella, fu aprire quella grande finestra del salotto, quella finestra affacciata alla strada.

- Non dire sciocchezze..! Come fa un corpo come il tuo a meritarsi tanti lividi? Come fa una dolcezza come la tua a non intenerire anche il più bastardo dei bastardi? - disse lui non capendo come fosse possibile una cosa del genere.
- Io non sono dolce, nè tantomeno ho un corpo incredibile...Il mio carattere cambia in base agli atteggiamenti che una persona ha con me..L'unica cosa che non cambia è la ciccia che mi ritrovo attaccata alle ossa. - dissi io decisa, ma un po' titubante.
- Smettila di dire fesserie. - disse lui abbracciandomi da dietro.
- E poi tu dici che non me le meritavo, ma allora perchè mi picchiava? E poi tu come fai a saperlo, che mi parlavi a malapena? - dissi io con gli occhi lucidi.
- Ti picchiava perchè aveva la mente e gli occhi offuscati dall'alcool, ti picchiava perchè era un alcolizzato del cazzo. E poi hai ragione, ti parlavo a malapena, ma quello che ti seguiva fino a quel vicolo tutti i giorni, quello che ti sentiva singhiozzare, quello che ti vedeva piangere, ero io. - disse lui come se mi avesse svelato un segreto.
- T-Tu come sai di quel vicolo?! - dissi io di botto, sorpresa.
- Te l'ho detto, ti seguivo perchè mi preoccupavo quando vedevo anche un piccolo livido sulle tue braccia. - disse lui appoggiando il mento sulla mia spalla, mentre entrambi guardavamo fuori dalla finestra.
- P-Perchè? - dissi io continuando a tremare. 
- Perchè tu sei sempre stata così bella..Invidiavo il tuo modo di sorridere, perchè tu hai sempre sorriso, anche se dentro di te morivi..Ecco perchè ti chiamavo cessa, ero invidioso. - disse lui accarezzandomi i capelli: - Sei sempre stata così esile, magra, con i tuoi capelli neri e lunghi che scivolavano sulle tue spalle e ricadevano fino a metà schiena, mentre guardavi il mondo attraverso degli occhi che ne avevano viste tante, i tuoi occhi così grandi e verdi che avrebbero fatto impazzire chiunque. Ho sempre voluto che tu fossi mia, sai? - disse lui baciandomi una guancia. 
- Beh, adesso lo sono. - dissi io girandomi verso di lui, appoggiando la mia testa contro la sua. 

Lui non resistette alla tentazione e mi baciò.
Non so se si accorse dei miei occhi lucidi, ma spero di no.

- Per te quesa finestra è importante, vero? - disse lui accarezzandomi una guancia.
- G-Già..La tengo aperta pure d'inverno, come ho sempre ho fatto. Ho sempre avuto una piccola speranza, ho sempre sperato che mio padre tornasse, prima o poi, da un giorno all'altro. E se sarebbe arrivato io me ne sarei accorta. Sarei corsa da lui e lo avrei abbracciato. Ma non è mai arrivato, non è mai successo nulla di tutto quello che ho sperato..e allora, ho gettato nel cestino le mie speranze.- dissi io abbassando lo sguardo:- Tanto non tornerà mai, no? - conclusi mentre una lacrima percorse la mia guancia. 
Jeremy mi baciò la guancia: - E questo chi te lo dice? E se da un momento all'altro, oggi, domani, o dopodomani lui tornasse..? Non smettere mai di sperare piccola. - disse lui prendendomi in braccio. ©

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Principessa, lei. ***


- Non dire sciocchezze..! Come fa un corpo come il tuo a meritarsi tanti lividi? Come fa una dolcezza come la tua a non intenerire anche il più bastardo dei bastardi? - dissi io, perchè proprio non capivo.
Come si fa a picchiare una persona che è capace di darti tutta sè stessa? Come si fa a picchiare una ragazzina? Come si fa?!
- Io non sono dolce, nè tantomeno ho un corpo incredibile...Il mio carattere cambia in base agli atteggiamenti che una persona ha con me..L'unica cosa che non cambia è la ciccia che mi ritrovo attaccata alle ossa. - disse lei decisa, ma un po' titubante.
- Smettila di dire fesserie. - le dissi io abbracciandola da dietro, mentre guardavamo fuori da quell'immensa finestra.

Eppure, quella finestra sembrava importante per lei, ma non ne capisco il motivo..
- E poi tu dici che non me le meritavo, ma allora perchè mi picchiava? E poi tu come fai a saperlo, che mi parlavi a malapena? - disse lei stringendomi la mano che le avevo appoggiato sulla pancia.
- Ti picchiava perchè aveva la mente e gli occhi offuscati dall'alcool, ti picchiava perchè era un alcolizzato del cazzo. E poi hai ragione, ti parlavo a malapena, ma quello che ti seguiva fino a quel vicolo tutti i giorni, quello che ti sentiva singhiozzare, quello che ti vedeva piangere, ero io. - sbottai io di colpo.
- T-Tu come sai di quel vicolo?! - disse lei sorpresa.
- Te l'ho detto, ti seguivo perchè mi preoccupavo quando vedevo anche un piccolo livido sulle tue braccia. - dissi io appoggiando il mento sulla sua spalla, mentre entrambi guardavamo fuori dalla finestra.
- P-Perchè? - disse lei continuando a tremare. 
- Perchè tu sei sempre stata così bella..Invidiavo il tuo modo di sorridere, perchè tu hai sempre sorriso, anche se dentro di te morivi..Ecco perchè ti chiamavo cessa, ero invidioso. - le dissi io accarezzandole lentamente i capelli: - Sei sempre stata così esile, magra, con i tuoi capelli neri e lunghi che scivolavano sulle tue spalle e ricadevano fino a metà schiena, mentre guardavi il mondo attraverso degli occhi che ne avevano viste tante, i tuoi occhi così grandi e verdi che avrebbero fatto impazzire chiunque. Ho sempre voluto che tu fossi mia, sai? - le rivelai io baciandole una guancia. 
- Beh, adesso lo sono. - disse lei girandosi verso di me, appoggiando la sua testa contro la mia. 

Amavo quando si avvicinava a me così, perchè potevo sentire il suo respiro, potevo perdermi nei suoi occhi, ma soprattutto perchè potevo assaporarla.
Caddi in tentazione e la baciai.
Credeva che non mi fossi accorto che aveva gli occhi lucidi..Che tontolona, è proprio per quello che l'ho baciata.


- Per te questa finestra è importante, vero? - dissi io accarezzandole una guancia.
- G-Già..La tengo aperta pure d'inverno, come ho sempre ho fatto. Ho sempre avuto una piccola speranza, ho sempre sperato che mio padre tornasse, prima o poi, da un giorno all'altro. E se sarebbe arrivato io me ne sarei accorta. Sarei corsa da lui e lo avrei abbracciato. Ma non è mai arrivato, non è mai successo nulla di tutto quello che ho sperato..e allora, ho gettato nel cestino le mie speranze.- dissi lei abbassando lo sguardo:- Tanto non tornerà mai, no? - concluse mentre una lacrima percorse la sua guancia. 
Non esitai a baciarle la guancia: - E questo chi te lo dice? E se da un momento all'altro, oggi, domani, o dopodomani lui tornasse..? Non smettere mai di sperare piccola. - le dissi io prendendola in braccio. 

Aspetta, come l'ho chiamata?! P-Piccola, già..Non so perchè, ma mi è venuto spontaneo con lei che, in effetti è così gracile e... piccola.
Lei diventò rossa di colpo, immaginiamoci io.. Poi, mi morsicò una guancia.
- Da quando le principesse mordono? - dissi io cercando di rompere il ghiaccio.
- Da quando sono felici di avere un principe azzurro con le guance morbidose. - disse lei sorridendo.
- I-Il tuo principe azzurro? - chiesi io diventando più rosso di prima.
- Sì sì, ragazzo. Lo conosci anche bene, è il ragazzo che mi mi ha presa in braccio qualche minuto fa. - disse lei sorridendo meravigliosamente.
- Ma quel ragazzo non sta tenendo un braccio una ragazza, sta tenendo in braccio la SUA principessa. - dissi io baciandola dolcemente, per poi farle ritoccare il pavimento con i piedi.

Poi, insieme andammo a mangiare qualcosa.
Però lei, prima di andare in cucina chiuse la porta a chiave.

Finalmente il pranzo era pronto e la tavola pure.
Una cosa ci incuriosì.
Udimmo il rumore di una chiave inserirsi dentro la serratura della porta di casa sua, e subito dopo, il rumore della porta che si apriva.

Lei corse all'entrata e si trovò davanti ad uno sconosciuto.
Chi era? Non era neanche tanto vecchio, avrà avuto 4O anni o poco più.
Ma chi era lui, e che cosa voleva?! ©

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Era tornato. ***


Non esitò a baciarmi la guancia: - E questo chi te lo dice? E se da un momento all'altro, oggi, domani, o dopodomani lui tornasse..? Non smettere mai di sperare piccola. - mi disse lui prendendomi in braccio.

P-Piccola..Mi aveva chiamata così..Diventai rossa senza accorgermene, invece lui sembrava più che imbarazzato.
Mi venne spontaneo mordergli una guancia:

- Da quando le principesse mordono? - disse lui con tono giocoso e tenero allo stesso tempo.

- Da quando sono felici di avere un principe azzurro con le guance morbidose. - dissi io sorridendo.
- I-Il tuo principe azzurro? - chiese lui diventando più rosso di prima.
- Sì sì, ragazzo. Lo conosci anche bene, è il ragazzo che mi mi ha presa in braccio qualche minuto fa. - dissi io sorridendo mettendo da parte l'imbarazzo.
- Ma quel ragazzo non sta tenendo un braccio una ragazza, sta tenendo in braccio la SUA principessa. - disse lui per poi baciarmi dolcemente, e poi (finalmente) mi rimise a terra.

Poi, insieme andammo a mangiare qualcosa.
Però, prima di cucinare chiusi la porta a chiave.

Finalmente il pranzo era pronto e la tavola pure.
Una cosa ci incuriosì.
Udimmo il rumore di una chiave inserirsi dentro la serratura della porta di casa sua, e subito dopo, il rumore della porta che si apriva.

Io corsi all'entrata e mi trovai davanti uno sconosciuto.
Chi era? Eppure era così familiare..
Aveva gli occhi verdi, dei capelli neri, con alcuni capelli bianchi..Aveva il viso scavato dalle occhiaie e delle rughe non troppo evidenti, forse causate dalla troppa stanchezza.
Aveva gli occhi pieni di lacrime.

- Chi è l..- tentò di dire Jeremy prima che io gli tappai la bocca con la mano: - Che cos..? - poi mi girai verso di lui con gli occhi pieni di lacrime e scossi la testa.

Mi avvicinai a quell'uomo così uguale a me e gli posai una mano sul viso.

- Papà...- dissi io scoppiando in lacrime, mentre mio padre mi abbracciava.
Era scoppiato anche lui in lacrime, oramai.
- Stella, piccola mia..- disse lui accarezzandomi.
Jeremy rimase pietrificato, ci rimase di sasso.

- D-Dove sei stato per tutto questo tempo? Perchè non c'eri nel momento del bisogno? Dov'eri, tu?! - gli urlai io.
- Io-Io ero stato allontanato da quel tizio là..Non avrei mai voluto lasciarti così, sono stato costretto..- disse lui.
- Q-Quel tizio là? - dissi io spaventata.
- Quel Larry, il marito di tua madre. - disse lui.

Io avevo il terrore negli occhi.
- Quel bastardo, quel viscido verme ti ha allontanato da me?! - dissi io incredula.
- Esattamente..-
- Papà...Non andartene mai più, ti prego, non abbandonarmi di nuovo..- dissi io stringendolo a me.
- No bambina, mai più..-
- Sono felice che lei sia tornato. - dsse Jeremy scompigliandomi un po' i capelli.
- Ah, la mia bambina ha già il ragazzo, eh! - disse mio padre ridendo insieme a Jeremy che diventò rosso. 
- Uhm, già. E' il ragazzo più dolce del mondo, sai? - dissi io guardandolo negli occhi.
- Singor..- mio padre interruppe Jeremy: - Non chiamarmi signore, suvvia, sei il ragazzo di mia figlia, chiamami Pierre. - disse mio padre stringendo la mano a Jeremy.
- Piacere, io s-sono Jeremy. - disse lui timidamente.
Poi ci dirigemmo tutti e tre in cucina. 
- Papà, hai mangiato? - chiesi io. 
- Oh, no, ma tranquilla sto bene. - disse lui sedendosi su una sedia. 
Ma Jeremy prese piatti, forchetta e coltello e bicchiere anche per un'altra persona e li dispose sulla tavola. 
- Mi farebbe piacere se lei mangiasse con noi, Pierre. - disse Jeremy sorridendo. 
- Certamente ragazzo, ma dammi pure del tu, o mi farai sentire troppo vecchio! - disse mio padre ridendo.
Jeremy sorrise.

MIO PADRE. 
Era tornato, lo avevo visto, e sta volta non attraverso ad una foto. 

- E tua madre, non c'è? - mi chiese lui speranzoso.
- Oh..La mamma...- dissi io abbassando lo sguardo. ©






Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Noi due.. ***


Chi era quell'uomo, e che cosa voleva da Stella?
Perchè era lì.

Notai il viso stanco, ma la cosa che mi stupì, fu vedere gli stessi occhi di Stella, pieni di lacrime.


- Chi è l..- tentai di dire io, ma poi Stella mi tappò la bocca con una mano: - Che cos..? - poi, si girò verso di me e scosse la testa.
Aveva gli occhi pieni di lacrime.
Poi, si avvicinò lentamente a quell'uomo e gli posoò una mano sul viso.

- Papà...- disse lei scoppiando in lacrime, mentre il padre la abbracciava.
Ormai, anche lui era scoppiato in lacrime.
- Stella, piccola mia..- disse lui accarezzandole la testa.
Io ci rimasi di sasso.
Mi sembrava di essere un veggente. Ma più che altro, perchè non è mai tornato prima? 
Perchè ha aspettato tutto questo tempo?

- D-Dove sei stato per tutto questo tempo? Perchè non c'eri nel momento del bisogno? Dov'eri, tu?! - le urlò Stella decisa.
- Io-Io ero stato allontanato da quel tizio là..Non avrei mai voluto lasciarti così, sono stato costretto..- disse lui con voce tremolante.
- Q-Quel tizio là? - dissi lei terrorizzata.
- Quel Larry, il marito di tua madre. - disse lui.

Stella sembrava essere impaurita:
- Quel bastardo, quel viscido verme ti ha allontanato da me?! - dissi lei quasi incredula.
- Esattamente..-
- Papà...Non andartene mai più, ti prego, non abbandonarmi di nuovo..- dissi lei abbracciandolo.
- No bambina mia, mai più..-
- Sono felice che lei sia tornato. - disse io passandole una mano tra i capelli.

Era strano essere felici per una cosa del genere, ma finalmente aveva visto l'unico uomo che avrebbe potuto semplicemente sfiorarla, oltre a me.

- Ah, la mia bambina ha già il ragazzo, eh! - disse suo padre ridendo insieme a me, che diventai rosso di botto.
- Uhm, già. E' il ragazzo più dolce del mondo, sai? - dissi lei guardandolo.

Dolce, io? Quando si sarebbe decisa a dire che lei era come il miele?
- Singor..- tentai di dire io, ma suo padre mi interruppe: - Non chiamarmi signore, suvvia, sei il ragazzo di mia figlia, chiamami Pierre. - disse lui stringendomi la mano.
- Piacere, io s-sono Jeremy. - disse io timidamente.
Poi ci dirigemmo tutti e tre in cucina. 
- Papà, hai mangiato? - chiesi lei sorridendo.
- Oh, no, ma tranquilla sto bene. - disse lui sedendosi su una sedia. 

Stava bene? Eh no, avrebbe mangiato con me, poco ma sicuro.
Presi le posate, il bicchiere e i piatti anche per un'altra persona e finii di apparecchiare la tavola.
- Mi farebbe piacere se lei mangiasse con noi, Pierre. - dissi io sorridendo. 
- Certamente ragazzo, ma dammi pure del tu, o mi farai sentire troppo vecchio! - disse  Pierre ridendo.


Io sorrisi.
 
- E tua madre, non c'è? - chiese lui a Stella, con un che di speranzoso.
- Oh..La mamma...- disse lei abbassando lo sguardo, poi prese fiato e continuo mentre metteva il cibo nei piatti: - Mamma..è dal suo ragazzo. - disse lei girandosi con i piatti in mano.
- Ah, ha già un nuovo ragazzo...- disse lui settendo di sperare.

Sembrava che conoscesse già che cosa aveva fatto il ''verme'' a lei e a sua madre.
- Come hai fatto ad avere le chiavi di casa mia? - chiese lei un po' sorpresa, all'inizio aveva tralasciato questo dettaglio.
- Me le ha date tua zia, quella strega che..- lei non fece finire: - Mi ha costretta a vivere qui dentro da sola. - concluse lei.
- Perchè lo ha fatto, d'altronde sei pur sempre sua nipote, no? - chiesi io incuriosito.
- Oh, beh, certo, ma a lei è sempre importato solo della sua carriera, così..Ogni mese passa e mi lascia dei soldi nella casella della posta. Non la vedo da anni. -
Ero più o meno scioccato.
Mi dispiaceva il fatto che a lei fossero capitate così atnte cose, mentre io non c'ero.
Poi, ci sedemmo pure noi a mangiare.

- Passiamo a voi due, da quanto tempo state insieme? - chiese suo padre sorridendo.
Io e Stella ci guardammo per un secondo e poi, imbarazzati abbassammo lo sguardo. 
- Beh..Mi credi se ti dico che stiamo insieme da..più o meno ieri? - disse lei sorridendo per l'imbarazzo. 

In effetti era così, stavamo insieme dal giorno prima, ma in de giorni sono successe così tante cose..
- Da ieri?! Eppure sembrate una coppia creata anni fa..- disse lui stupito.
- B-Beh, noi ci conosciamo dalle medie..- dissi io timidamente.
Ero super imbarazzato.
- Diciamo che siamo passati attraverso una situazione strana..Ho scoperto solo prima che quando eravamo alle medie lui mi seguiva fino al mio 'nascondiglio', anche se mi prendeva in giro, chiamandomi 'cessa'. - disse lei inizialmente, poi conclusi io: - Che poi, così cessa nno era..Poi a causa dei miei voti, l'ultimo anno cambiai scuola e..Rieccoci alle superiori. - terminai io.

- Beh, parlatemi un po' di voi..Lui come si comporta con te? - chiese lui guardandola con uno sguardo serio ma sorridente. 
- Beh, che ti posso dire..L'aspetto lo vedi pure tu, non c'è nient'altro di megli, e per il carattere invece è..Più dolce di quanto si creda, sembra duro, freddo, fino a poco tempo fa lo avrei pure definito un bastardo, ma non è così. E poi cosa mi fai dire?! Non è dolce, è più che dolce..- disse lei guardandolo con serietà negli occhi, per poi concludere con un: - Io lo amo veramente, alla fine è questo che conta, no? - 

Già non bastava essere imbarazzati per quello che aveva detto prima, adesso mi voleva far pure sciogliere! 
Dio solo sa quanto io amo questa ragazza! ©




Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** L'unico uomo oltre a lui. ***


- E tua madre, non c'è? - mi chiese lui speranzoso.
- Oh..La mamma...- dissi io abbassando lo sguardo, poi presi fiato, continuando a mettere il cibo nei piatti: - Mamma..è dal suo nuovo ragazzo. - dissi io con i piatti in mano.
- Ah, ha già un nuovo ragazzo...- disse lui smettendo di sperare.

Forse la zia gli aveva raccontato di com'erano andate le cose in questi anni, chissà.
- Come hai fatto ad avere le chiavi di casa mia? - chiesi io sorpresa, d'altronde come avrebbe fatto ad entrare senza quelle?
- Me le ha date tua zia, quella strega che..- lelo interruppi e conglusi io: - Mi ha costretta a vivere qui dentro da sola. -
- Perchè lo ha fatto, d'altronde sei pur sempre sua nipote, no? - chiesi Jeremy incuriosito e stranito forse da una cosa così.
- Oh, beh, certo, ma a lei è sempre importato solo della sua carriera, così..Ogni mese passa e mi lascia dei soldi nella casella della posta. Non la vedo da anni. -

Poi, ci sedemmo e cominciammo a mangiare.

- Passiamo a voi due, da quanto tempo state insieme? - chiese mio padre sorridendo.
Io e Jeremy ci guardammo per un secondo e poi, imbarazzati abbassammo lo sguardo. 
- Beh..Mi credi se ti dico che stiamo insieme da..più o meno ieri? - dissi io sorridendo per l'imbarazzo. 

Che cosa tenera però..Interessarsi al ragazzo di sua figlia, non me lo aspettavo.
Era strano rispondere ad una domanda del genere con 'più o meno ieri'.

- Da ieri?! Eppure sembrate una coppia creata anni fa..- disse lui stupito.
- B-Beh, noi ci conosciamo dalle medie..- dissi Jeremy timidamente.
Era imbarazzato, e io riuscivo a notarlo, perchè nei suoi occhi c'era sempre più dolcezza.
- Diciamo che siamo passati attraverso una situazione strana..Ho scoperto solo prima, che quando eravamo alle medie lui mi seguiva fino al mio 'nascondiglio', anche se mi prendeva in giro, chiamandomi 'cessa'. - dissi io inizialmente, poi concluse Jeremy: - Che poi, così cessa non era...Poi, a causa dei miei voti, l'ultimo anno cambiai scuola e..Rieccoci alle superiori. - terminò lui.

- Beh, parlatemi un po' di voi..Lui come si comporta con te? - chiese mio padre guardandomi seriamente, ma con un mezzo sorriso stampato sul viso. 
- Beh, che ti posso dire..L'aspetto lo vedi pure tu, non c'è nient'altro di meglio, e per il carattere invece è..Più dolce di quanto si creda, sembra duro, freddo, fino a poco tempo fa lo avrei pure definito un bastardo, ma non è così. E poi cosa mi fai dire?! Non è dolce, è più che dolce..- dissi io guardando mio padre con uno sguardo serio: - Io lo amo veramente, alla fine è questo che conta, no? - conclusi io.

Jeremy diventò tremendamente rosso, e io pure, ma non m'importa.
- E tu invece, come ti comporti con lui? - mi chiese mio padre, solo che sta volta rispose Jeremy al posto mio.
- Come si comporta con me..? Beh, non c'è nulla da dire, è semplice, è gentile, divertente, tenera, dolce..Mi fa provare emozioni i-indescrivibili, ogni volta che è vicino a me sento un farfallio nello stomaco, non so cosa sia di preciso, ma so che è l'effeto che mi fa lei. E' stata la prima ragazza a cui ho detto 'ti amo', è la prima ragazza a cui sto dando tutto me stesso, è la prima di cui mi prendo cura così..Muoio se lei non è con me..- disse lui per poi bere un sorso d'acqua, poi concluse: - Sì, io la amo. - 

- Siete fatti l'uno per l'altra, sapete? - disse mio padre sorridendo.
Finimmo di mangiare mentre parlavamo del più e del meno. 
Poi, mio padre doveva tornare a casa.
- Papà, ma tu dove abiti? - chiesi io pensierosa.
- Abito qui a Chicago, in un appartamento poco distante da qui, quindi chiama anche per ogni stupidata, devo recuperare il tempo perso. - disse lui porgendomi un bigliettino da visita con su l'indirizzo e il numero di telefono.
Poi gli baciai una guancia e se ne andò salutandomi con la mano.

Mi tornò alla mente il momento in cui mia madre mi diede al foto di mio padre.
Era così bello..
E adesso lo potevo vedere, abbracciare, potevo stare con lui..E pensare che abitava a pochi isolati di distanza da me.
- E' proprio simpatico tuo padre! - disse Jeremy baciandomi l'orecchio.
- E' meraviglioso..-
- Lui sarà l'unico uomo che potrà toccarti oltre a me, che sia chiaro. Non ti lascerò fuggire da me, mai. - disse lui baciandomi.

Poi, passammo altre 2 orette insieme e dopo lui tornò a casa sua.

A proposito, ma con chi viveva  Jeremy? ©





Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Ti amo. ***


Io diventai tremendamente rosso.
- E tu invece, come ti comporti con lui? - chiese Pierre a lei, solo che sta volta risposi io al posto suo.
- Come si comporta con me..? Beh, non c'è nulla da dire, è semplice, è gentile, divertente, tenera, dolce..Mi fa provare emozioni i-indescrivibili, ogni volta che è vicino a me sento un farfallio nello stomaco, non so cosa sia di preciso, ma so che è l'effetto che mi fa lei. E' stata la prima ragazza a cui ho detto 'ti amo'... è la prima ragazza a cui sto dando tutto me stesso, è la prima di cui mi prendo cura così..Muoio se lei non è con me..- disse io per poi bere un sorso d'acqua, poi conclusi: - Sì, io la amo. - 

- Siete fatti l'uno per l'altra, sapete? - disse suo padre sorridendo.
Finimmo di mangiare mentre parlavamo del più e del meno. 
Poi, Pierre doveva tornare a casa.
- Papà, ma tu dove abiti? - chiese lei pensierosa.
- Abito qui a Chicago, in un appartamento poco distante da qui, quindi chiama anche per ogni stupidata, devo recuperare il tempo perso. - disse lui porgendole un bigliettino da visita con su l'indirizzo e il numero di telefono.
Poi le baciò una guancia e se ne andò salutandoci con la mano.

Suo padre era piuttosto simpatico e dolce. Sì, Stella aveva preso proprio tutto da lui, dal carattere all'aspetto.
Anche se per l'aspetto assomigliava un po' più alla madre, che non era molto robusta e alta.

- E' proprio simpatico tuo padre! - le dissi io baciandole l'orecchio.
- E' meraviglioso..-
- Lui sarà l'unico uomo che potrà toccarti oltre a me, che sia chiaro. Non ti lascerò fuggire da me, mai. - dissi io baciandola.

Poi, passammo altre 2 orette insieme e dopo io tornai a casa.
- S-Senti, ma tu con chi abiti? - mi chiese lei incuriosita.
E' vero, alla fine pure io vivevo da solo, proprio come lei.
- Beh..D-Da solo, perchè? -
- Pensavo che tu abitassi ancora c-con tua madre. -
- E' proprio per lei che vivo da solo. Ha detto che devo imparare ad essere più responsabile e PUFF, mi ritrovo a casa da solo. -
- Ah, capisco..- disse lei come se le stesse per venire un'idea in mente.

Però non sarebbe stato male vivere insieme, come una di quelle coppie che già convivono.
Ma ci sarebbero stati problemi come..La doccia..
Non credo che le faccia piacere uscire dalla doccia e trovarsi davanti un ragazzo.
- Ciao amore mio, ciao. - disse lei baciandomi.
- Ciao piccola mia, a domani. - dissi io abbracciandola.

Mi aveva chiamato 'amore mio', che amore che era. 
La mia piccola, sì, era proprio una stella, il suo nome era azzeccato. 
Era l'unica persona che sarebbe riuscita a far risplendere anche le mie giornate buie.

Dopo un po' arrivai a casa e mi connessi a Facebook e cercai Stella.
Era online, le avrei mandato un messaggio.

- Sbaglio o la ragazza più bella del mondo è online? - le scrissi io.
- Dov'è, le voglio fare una foto! - disse lei scherzando.
- Apri questa foto, è lei! - le scrissi io mandandole una sua foto.
- ...E' una cessa incredibile. - 
- No, è la persona più bella che esista. - 
- No, quella persona sei tu. - 
- Piccola, stavo parlando di te, non di me. - le dissi io.

Un numero spropositato di ragazze mi stava scrivendo, per non parlare dei post che avevo in bacheca.
Andai sulla mia bacheca e iniziai a bloccare ed eliminare persone dagli amici, eliminando pure i post. Ormai era così, io non sarei mai andato a letto con nessun'altra, mai più.

- Jeremy, domani sono da te! - mi scrisse una ragazza.
- Scordatelo. - risposi io.
- Perchè? :(( - rispose quella ragazza.
- Non ho più tempo da perdere dietro ad una troia come te.- 
Quella nemmeno rispose, e poi, dopo aver eliminato tutti i post in bacheca, lasciai un avviso a tutte le ragazze.

'Non ho più tempo da perdere dietro a stupide puttanelle, non cercatemi più.'

-... Perchè quel post in bacheca? - mi scrisse Stella.
- Perchè te l'ho detto, ora TU sei l'unica ragazza che voglio al mio fianco. -
- Ma io non voglio impedirti di avere amiche. -
- Ma io sto bene così, tu mi basti e avanzi, sai piccola? - le scrissi io.
- ... mi sto sciogliendo. - rispose lei.
- OH, che tenera. - le scrissi io mentre mettevo su una delle mie canzoni preferite.
- ...sai che ti amo, vero? - mi scrisse lei.

' Alza la testa, le vedi quelle?
     Se non puoi vederle è perchè tu sei le stelle.'

(
http://www.youtube.com/watch?v=Ycj7CZjIw1A)

Era dedicato proprio a lei quel pezzo. ©




Angolo autrice: in questo capitolo, nulla mi ispirava, quindi è noioso.
Scusate, ma è una giornata no.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Tranquilla. ***


Poi, passammo altre 2 orette insieme e dopo lui tornò a casa sua.
- S-Senti, ma tu con chi abiti? - chiesi io incuriosita.
Alla fine, con chi viveva lui?
- Beh..D-Da solo, perchè? - mi chiese lui appoggiandomi una mano sui capelli.
- Pensavo che tu abitassi ancora c-con tua madre. - 
- E' proprio per causa sua se vivo da solo. Ha detto che devo imparare ad essere più responsabile e PUFF, mi ritrovo a casa da solo. -
- Ah, capisco..- dissi io pensando soloc he alla fine ci ritrovavamo tutti e due ad abitare da soli.

Però, se lui venisse da me a vivere, ci sarebbero problemi imbarazzanti, come la doccia, per esempio.
Certo, di bagni ce ne sono due, ma sarebbe imbarazzante..

- Ciao amore mio, ciao..- gli sussurrai io baciandolo.
- Ciao piccola mia, ciao. - disse lui stringendomi a sè.

Piccola mia, eh? Gli sarei saltata addosso. 
Già non gli bastava avere due labbra così morbide e attraenti, poi se quelle parole, se quel sopannome così dolce, fosse uscito dalla sua bocca, sfiorando le sue labbra, sarei morta per overdose di dolcezza.

Dopo aver guardato seccata un po' di tv, decisi di mettermi al computer.
Mi connessi a Facebook, diedi un'occhiata veloce alle notifiche, e poi mi diressi nella mia pagina a scrivere, come al solito.
Prima però, misi su una canzone dei Two Fingerz, scelsi 'Inizia la follia'. 

Amavo i Two Fingerz, erano come i Simple Plan o Skillet, insomma, vitali.
Tutto d'un tratto, mi diressi sulla bacheca di Jeremy, quando mi arrivò un suo messaggio in chat.


- Sbaglio o la ragazza più bella del mondo è online? - mi scrisse lui.
- Dov'è? Le voglio fare una foto! - disse io scherzando, anche se aveva un che di serio quella frase.
- Apri questa foto, è lei! - mi scrisse lui mandandomi una mia foto.
- ...E' una cessa incredibile. - scrissi io seriamente.
- No, è la persona più bella che esista. - disse lui finendo la frase con un cuore.
- No, quella persona sei tu... - 
- Piccola, stavo parlando di te, non di me. - mi disse lui.

Wow, non mi ero accorta del fatto che lui fosse stato, anche solo per una notte con così tante ragazze.
Aveva una marea di post in bacheca, e tutti di ragazze di ogni genere e colore.
Anche se notai che gli amici (le amiche, per meglio dire.)  e i post diminuivano.

Poi, tutto d'un tratto, lessi un suo stato.
''Non ho più tempo da perdere dietro a stupide puttanelle, non cercatemi più.''

Ero incuriosita, ma qualcosa simile alla felicità sprigionò una strana sensazione nella mia mente.

-... Perchè quel post in bacheca? - gli scrissi io.

- Perchè te l'ho detto, ora TU sei l'unica ragazza che voglio al mio fianco. -
- Ma io non voglio impedirti di avere amiche. -
- Ma io sto bene così, tu mi basti e avanzi, sai piccola? - mi scrisse lui.
- ... mi sto sciogliendo. - rispose io.
- OH, che tenera. - mi scrisse lui.
- ...sai che ti amo, vero? - gli scrissi io diventando rossa anche dietro lo schermo di un computer.
- Sai che nno esiste cosa più bella di te? - mi rispose lui.
- Scusa, devo andare, ci incotriamo domani a scuola..B-Buonanotte principe. - gli scrissi io.
- Buonanotte mia principessa. - mi scrisse lui in risposta.

Andai a dormire tranquilla, mentre le farfalle nel mio stomaco si alzavano, mentre pensavo alle sue braccia calde che il giorno prima, prima di addormentarmi mi avvolgevano, facendomi sentire così piccola.. ©







Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Che fossette. ***


- ...sai che ti amo, vero? - mi scrisse lei.
Mi inteneriva quando diceva certe cose, e io non ero un tipo tenero, anzi..

- Sai che non esiste cosa più bella di te? - le risposi io.
- Scusa, devo andare, ci incotriamo domani a scuola..B-Buonanotte principe. - mi scrisse lei.
- Buonanotte mia principessa. - le risposi io.

Era la mia principessa, e per una volta, volevo vivere di una persona, volevo che tutto fosse per sempre.
Volevo rischiare, perchè? Perchè la amavo, perchè era la prima volta che qualcuno mi faceva provare emozioni indescrivibili, anche dietro ad un pc.
Lei si era disconnessa, e mi disconnessi pure io, non mi andava di rimanere su Facebook se lei non c'era, insomma, non lo trovavo più interessante.

Allora mi buttai a peso morto sul letto e dopo un po' mi addormentai pensandola.
La mattina dopo, mi alzai e mi preparai per andare a scuola, e notai che in effetti era un po' prestino.
Presi qualcosa per fare colazione così, velocemente, afferrai le chiavi di casa e uscii di casa.

Decisi di andare a prenderla a casa, così, appena mi ritrovai davanti a casa sua bussai tre volte.
Aprì una ragazza in pigiama, che non esitò ad arrossire mentre si sfregava gli occhi, poi in meno di tre secondi tentò di nascondersi dietro alla porta, facendo sbucare fuori solo la testa.
Io entrai chiudendo la porta.
- Buongiorno piccola mia, ti ho svegliato? - le dissi io stringendola tra le mie braccia, facendola finire con la schiena contro la porta.
- Buongiorno amore, comunque no, tranquillo, è che mi sento poco bene... - disse lei scompigliandomi i capelli.
La baciai lentamente, poi le appoggiai una mano sulla fronte.
Scottava, scottava veramente.
- Cara la mia principessa, lei oggi starà a casa, altro che andare a scuola. - le dissi io tentando di non far vedere la mia preoccupazione, quando invece le avrei dato una tachipirina e l'avrei messa a letto in un batter d'occhio.
- Uhm? Nah, sto bene, t-tranquillo. - disse lei.
Poi, le poggiai una mano sul braccio e lei tremò.
- Ehi piccola, tremi? - dissi io iniziando a slacciare la felpa.
- Hai le mani fredde, mi hai fatto venire i brividi di freddo.. - disse lei tentando di giustificarsi in qualche modo; non capivo dove le sentiva le mani fredde, dato che erano calde.
Poi lei mi scostò e andò verso camera sua, mentre lentamente e di malavoglia saliva le scale.
La raggiunsi non appena lei fu di sopra, davanti all'armadio.
Da dietro, le misi la felpa sulle spalle, per poi abbracciarla.
- Freddo eh? Tu oggi rimani qui, e io ti faccio compagnia, vado a prenderti una tachipirina, aspetta qui piccola.- le dissi io baciandole la fronte per poi scendere.
Appena arrivai su, poco dopo, entrai in camera sua e la vidi davanti allo specchio, mentre guardava il suo riflesso.
Si era pure cambiata, non era più in pigiama.

Poggiai il bicchiere con il medicinale sul suo comodino, poi mi misi di fianco a lei.
- Dove credi di andare? - chiesi io con un tono piuttosto preoccupato.
- A sc-scuola. - disse lei timidamente.
- Allora non hai proprio capito che tu non metti piede fuori casa, eh? - dissi io facendola cadere sul letto, per poi iniziare a baciarle il collo: - Rimarrai qui, nel letto a farmi compagnia. - dissi io porgendole successivamente il bicchiere con la tachipirina disciolta in un po' d'acqua.
Lei lo bevve tutto d'un sorso, per poi appoggiare il bicchiere sul comodino con una faccia schifata, ma lei era bella anche con quell'espressione.
- Posso baciarti? - mi chiese lei, senza neanche darmi il tempo per rispondere, ritrovando le mie labbra sulle sue e viceversa.
- Puoi sorridere? - le chiesi io.
Lei sorrise, mostrandomi quelle dolci fossette che aveva agli angoli della bocca. 
Oh sì, lei era proprio meravigliosa. ©





Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Brividi. ***


La mattina seguente, mi risvegliai rintontita quando qualcuno suonò alla porta. 
Ero ancora in pigiama, e l'unica cosa apparentemente apposto, erano i capelli.
Mezza addormentata, mi diressi verso la porta e, dopo averla aperta, mi pentii di essermi svegliata.

Mi ero appena ridicolizzata davanti al mio ragazzo, che mi guardava mentre mi sfregavo gli occhi. 
Ero ancora in pigiama, forse era proprio per quello che ero imbarazzata, insomma, non era il massimo presentarsi in pigiama davanti al proprio ragazzo..

Imbarazzata, e  forse anche troppo impacciata, mi nascosi dietro la porta, facendo sbucare fuori solo la testa.

- Buongiorno piccola mia, ti ho svegliato? - mi disse lui stringendomi tra le sue braccia, facendomi finire con la schiena contro la porta.
- Buongiorno amore, comunque no, tranquillo, è che mi sento poco bene... - dissi io scompigliandogli i capelli.
Non so per quale futile motivo, mi appoggiò la mano sulla fronte, assumendo successivamente un'espressione preoccupata, anche se non voleva farlo notare.

- Cara la mia principessa, lei oggi starà a casa, altro che andare a scuola. - mi disse lui
- Uhm? Nah, sto bene, t-tranquillo. - disse io tra un colpo di tosse e l'altro.

Poi, di scatto mi appoggiò la sua mano sul braccio, che mi fece venire i brividi, che in un colpo solo mi fecero tremare come una foglia.
- Ehi piccola, tremi? - disse lui preoccupato.
- Hai le mani fredde, mi hai fatto venire i brividi di freddo.. - dissi io tentando di giustificarmi in qualche modo.

Poi, salii -anche se di malavoglia.- su per le scale che mi avrebbero portata in camera.

Da dietro, Jeremy mi appoggiò la fellpa sulle spalle, per poi abbracciarmi.
- Freddo eh? Tu oggi rimani qui, e io ti faccio compagnia, vado a prenderti una tachipirina, aspetta qui piccola.- mi dissi lui baciandomi la fronte per poi scendere.

Dopo pochi minuti, lui era già su, e nel frattempo io mi ero preparata per andare a scuola.

Poggiò il bicchiere con il medicinale sul mio comodino, poi si mise di fianco a me.
- Dove credi di andare? - mi chiese lui.
- A sc-scuola. - disse io timidamente.
- Allora non hai proprio capito che tu non metti piede fuori casa, eh? - dissi lui facendomi cadere sul letto, per poi iniziare a baciarmi il collo: - Rimarrai qui, nel letto a farmi compagnia. - disse lui porgendomi il bicchiere con la tachipirina disciolta in un po' d'acqua.

Dopo averlo bevuto, avevo voglia di baciarlo:
- Posso baciarti? - gli chiesi io, senza neanche dargli il tempo per rispondere, iniziando a baciarlo.
- Puoi sorridere? - mi chiese lui spostandomi i capelli.


Di seguito dopo esserci messi nel letto, lui iniziò a baciarmi il collo, un altro dei miei punti deboli.
Non mi sarei fatta sottomettere dalle sue labbra, così, rivoltai la frittata, finendo -non so come- sopra di lui.
Come al solito diventai rossa, ma stavolta non fui l'unica; anche lui era diventato rosso, forse perchè non si aspettava un gesto così impulsivo da me.

Iniziai a baciargli il collo lentamente, e lui sembrava tremare.
- Amore, stai tremando, stai bene? - dissi io un po' preoccupata.
- Certo che sto bene, solo che i tuoi baci sul mio collo mi fanno venire i brividi di piacere, sono così 'freschi' e dolci, sono qualcosa di inebriante, come il tuo sapore.- disse continuando a tremare.
Mi avventai sulle sue labbra, baciandolo dolcemente, ma con un po' di malizia, sentii pure le sue mani sui miei fianchi, fino a che..©



 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Iniziò così. (prima parte.) ***


Successivamente, io e Stella ci mettemmmo nel letto, e io iniziai a baciarle il collo, sembrava piacerle.
Avevo scovato un altro dei suoi punti deboli, poco ma sicuro.
Peccato che le cose cambiarono dopo qualche minuto, quando lei -non si a come- finì sopra di me.

Lei diventò rossa, proprio come piace a me, ma non fu l'unica..
Subito dopo qualche secondo, iniziò a baciarmi lentamente il collo.
Mi fece venire i brividi, brividi di piacere, mentre con le sue labbra sfiorava la mia pelle, e ci imprimeva un po' di sè stessa, un po' del suo sapore, un po' delle sue emozioni, come quando mi bacia.
Forse bacia così meravigliosamente perchè ci mette tutte le sue emozioni.

- Amore, stai tremando, stai bene? - disse lei un po' preoccupata quando si accorse che tremavo per i brivididi piacere.
- Certo che sto bene, solo che i tuoi baci sul mio collo mi fanno venire i brividi di piacere, sono così 'freschi' e dolci, sono qualcosa di inebriante, come il tuo sapore.- dissi io tremando un po'.

Si appropriò delle mie labbra, baciandomi dolcemente, mentre io, con un po' di malizia, le appoggiai le mani sui fianchi.
Dopo poco, eravamo entrambi senza maglia.
Ci baciavamo affannosamente, passionalmente.
Le mie mani sulla sua schiena, le sue mani sul mio petto, le nostre labbra che si baciavano e  le nostre lingue che sembrava giocassero.

E dopo un po', via anche i pantaloni, eravamo rimasti noi, ormai in intimo, sotto le coperte, ad assaporarci.
Ero sul punto di slacciarle il reggiseno, quando qualcuno suonò alla porta.
Ci staccammo per qualche secondo, e poi decidemmo di andare ad aprire, anzi, decisi di andare ad aprire.
Quindi mi misi i pantaloni, lasciando la cannottiera per terra ed andai ad aprire.
- Jeremy?! Che ci fai tu qui? - disse lo scemo biondo.
- Lucas, che vuoi ancora, non ti è bastata la lezione? -
- Sono solo passato a prenderla.-
- Sta male, vattene cretino. - dissi io per poi richiudere la porta a chiave.

Ritornai in camera da lei. 
- C-chi era? - 
- Lascia stare, non era nessuno di importante. - dissi io.
- Uhm, capisco..- disse lei diventando un po' rossa.
- C-Come mai arrossisci piccola? - chiesi io un po' incuriosito.
- E' c-che..Tu hai un fisico perfetto..- disse lei girandosi verso di me, che nel frattempo mi ero sdraiato al suo fianco.
- Ha parlato, ma ti sei vista, cazzo? Sembri uno stuzzicadenti per quanto sei magra, sei perfetta, poco ma sicuro. - le dissi io rimanendo ad occhi sbarrati.

Senza maglia e pantaloni era ancora più magra di quel credevo, e poi anche se era magra il seno lo aveva, cosa avrebbe voluto di più? 
In più aveva due labbra perfette e due occhi luminosi.
Più perfetta di lei non c'era nessuna.

- Cosa aspetti a baciarmi, idiota? - disse lei sorridendo, poi riiniziò a baciarmi come solo lei sapeva fare.
Mi sfilò i pantaloni con malizia e sensualità.

Era veramente sexy, eh sì.
- Piccola, sai di essere fottutamente sexy, vero? - le dissi io con malizia, mentre le slacciavo il reggiseno. 
- Amore, prima di parlare di me, guardati ad uno specchio. - disse lei inizioando a baciarmi il petto.

Così, iniziò la nostra prima volta. ©







Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Iniziò così. (ultima parte.) ***


Era iniziato tutto come un gioco, dove le uniche cose che prevalevano erano la passione, la dolcezza e la sensualità.

Era magico sfiorare la sua pelle, così liscia e morbida.
La verità è che non importa che cosa abbiamo fatto noi, quella mattina.
Ciò che importa è quello che abbiamo provato facendolo.

Era così strano per me il fatto che, nonostante io l'avessi fatto così tante volte, con lei, era tutto diverso.

Insomma, non era sesso. 
Era..Beh, come dire?
Era..amore.

Quella mattinata, quella giornata intera fu piena di emozioni, sul serio.
Più la baciavo, più la sfioravo, più mi veniva voglia di averla tutta per me.
Noi eravamo emozioni, sentimenti, noi eravamo.. io e lei, noi eravamo amore.

I nostri respiri si fondevano, la nostra pelle si sfiorava e i nostri occhi si perdevano nella dolcezza dei nostri sguardi.

Dopo aver fatto l'amore, ci addormmentammo abbracciati, fino a che mi svegliai.
Stella era così bella, in effetti pure il suo nome era azzeccato.

La osservavo mentre dormiva, e nel frattempo, le accarezzavo dolcemente i capelli, fino a che non sentii una mano calda sulla mia.
Mi strinse la mano e poi Stellasi girò verso di me.
La baciai d'impulso e poi le dissi:
- Scusa se ti ho svegliato piccola mia, solo che tu sei così bella..La tua pelle è morbida e liscia, e il tuo profumo mi fa impazzire.- 
- Amore..non mi hai svegliata, tranquillo..Vorrei dirti una cosa, ma ho paura di sembrare troppo egoista..- disse lei appoggiando delicatamente la sua fronte alla mia.
- Non aver paura, dillo tranquillamente..- le dissi io accarezzandole una guancia.
- Credi che sia da egoisti dire che io ti voglio solo per me? Insomma, se ci pensi..T-Tu hai sempre avuto molti amici e amiCHE,  e mi sembra da egoisti volerti tutto per me, volerti solo mio..- disse lei guardandomi negli occhi.
Il suo sguardo era intenso e così profondamente dolce...
La annusai, la strinsi e la baciai.

- Tu mi appartieni, come io appartengo a te. Cioè..Insomma, c'è una cosa che non posso spiegare, o che forse non riesco a dire, ma ci sono due parole che esprimono sentimenti, pensieri ed emozioni. E-Ecco..Io ti amo. - dissi io timidamente. ©


Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Lieto fine. ***


Quella mattina, rimase racchiusa nei nostri cuori, che grazie alla passione e alla dolcezza si fusero, diventando uno solo.

Due anime in un solo cuore.

Mi addormentai tra le sue braccia, mentre ascoltavo i battiti del suo cuore.

Sentii qualcosa accarezzarmi dolcemente i capelli, riconoscevo il suo profumo e il suo tocco delicato.
Appoggiai la mia mano su quella di Jeremy, che sembrava essere un po' dispiaciuto del fatto che mi fossi svegliata:

- Scusa se ti ho svegliato piccola mia, solo che tu sei così bella..La tua pelle è morbida e liscia, e il tuo profumo mi fa impazzire.- disse lui stringendomi la mano.
- Amore..non mi hai svegliata, tranquillo..Vorrei dirti una cosa, ma ho paura di sembrare troppo egoista..- dissi io appoggiando delicatamente la mia fronte alla msua.

In effetti forse, un pochino lo era..Avevo paura di sentirmi dire che con me è stato come con tante altre.
- Non aver paura, dillo tranquillamente..- mi disse lui accarezzandomi una guancia.
- Credi che sia da egoisti dire che io ti voglio solo per me? Insomma, se ci pensi..T-Tu hai sempre avuto molti amici e amiCHE,  e mi sembra da egoisti volerti tutto per me, volerti solo mio..- disse io guardandomi negli occhi.
 
Mi annusò, mi strinse e mi baciò.

- Tu mi appartieni, come io appartengo a te. Cioè..Insomma, c'è una cosa che non posso spiegare, o che forse non riesco a dire, ma ci sono due parole che esprimono sentimenti, pensieri ed emozioni. E-Ecco..Io ti amo. - mi disse lui timidamente, guardandomi negli occhi.

Era serio ma allo stesso tempo sprigionava dolcezza da ogni angolo.

- Anche io ti amo, insomma..Sei la mia vita, sei parte di me. Mi sembra di essermi tolta un nodo dallo stomaco dicendoti queste cose; è come se avessi aspettato anni per dirtele..-

- Io sono innamorato di te, e averti al mio fianco, mi rende la persona più fortunata e felice di tutto l'universo.- 



 
- IO SARÓ CON TE, PER SEMPRE. -
 
Quella fu la promessa che ci facemmo e che non si spezzò, mai.




ANGOLO AUTRICE:
Eh sì, siamo giunti alla fine.
D'altronde tutto ha una fine,e per fortuna, questo è un lieto fine.
Diciamo che mi spiace un po' chiudere questa storia, ma ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito durante questi mesi.
Grazie di tutto e, alla prossima! :)
     - Stella. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=973211