To the feelings that I felt I saved for you and no one else

di The Cactus Incident
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Flashback Pt.1 ***
Capitolo 3: *** Flashback Pt. 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 1 ***
Capitolo 5: *** Chapter 2 ***
Capitolo 6: *** Chapter 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Bri and Cass 1

Cass P.O.V.

Ero in bagno da circa venti minuti, a fissare quell’affare che avevo in mano e che mostrava una faccina sorridente. Beh, io non ci troverei molto da sorridere, ma di certo non potevo esserne triste. Per il momento ero solo scioccata, molto scioccata.
E adesso? La mia carriera? Ok che dopo tre cd andati uno meglio dell’altro forse una pausa di un annetto avrei anche potuto prenderla, ma…. Wow! Oddio. Come l’avrebbe presa lui? Perché non gliel’avevo detto prima che avevo qualche sospetto? Adesso non sarei sola qua a fissare questo affare…

Uff…. merda. Cioè, no, però…. Si. Cristo ho bisogno di fumare! No giusto, niente più fumo né alcol. E pensare che ieri sera mi sono data alla pazza gioia, beh quella sarebbe stata l’ultima volta per tanto tempo.
Oddio che tortura mi aspettava.

Lo avevo fatto più per scherzo che per un sospetto vero e proprio, il mio ciclo mestruale aveva sempre sballato un sacco e credevo che questa fosse una di quelle volte, ma chissà perchè avevo fatto il test di gravidanza. Bri dove cazzo sei quando servi?
Presi a fissarmi l’anulare sinistro al quale c’erano due anelli: uno da più di un anno e un altro da quasi quattro mesi ormai. Una sola volta non eravamo stati attenti, una in quattro anni insieme ed eccomi qui.

Beh, complimenti Bri, hai fatto buca al primo colpo!
“Amore? Sei là dentro? Non vorrei metterti fretta, ma mi serve il bagno!” Alzai di scatto la testa. Eccolo. Allora non c’era solo nella parte divertente di tutto.
Mi alzai scrutandomi allo specchio, studiando se vedevo già qualcosa di differente e andai ad aprire la porta.

Brian era tutto sorridente, ma appena vide la mia faccia il sorriso si spense del tutto.
“Che diamine è successo? Non dirmi il matrimonio di un’altra cugina…” provò a fare una battuta, ma a me uscì solo una risatina nervosa a quel punto gli piazzai il test in mano. Lo osservò un secondo, poi tornò a guardarmi in faccia con la mia stessa espressione.
“Eh si Brian, sono incinta” Beh, peggio di me non avrebbe di certo potuto prenderla.
Mi fece un sorriso nervoso, prima di crollare al suolo a peso morto.
Ok, ho detto l’ennesima stronzata.

I’m baaaaack!! *ahahahahhahahaha!*
Si gente, sono tornata v.v e ci sono Cass e Brian quivi per voi :D
Spero che questa minuscola introduzione abbia incuriosito e risvegliato tutte quelle care persone che seguivano la mia vecchia fan fic v.v (se non sapete di cosa sto parlando, ma siete curiosi: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=770983&i=1 )

Vorrei precisare un paio di cosucce:
- NON aggiornerò ogni due giorni come la prima parte della storia perché non l’ho ancora completata, ma avevo bisogno di aggiornare, diamine! >.<
- La storia non ha una trama vera e propria e più che altro un: “Cosa combina l’allegra combriccola?” Non spaventatevi quindi se ci saranno dei repentini balzi in avanti, o qualche flash back v.v

Eeeeeeh questo è tutto (tanto so che appena aggiornerò mi verranno altre trecento cose da dire (fanculo a me .__.”)
Spero che qualcuno si ricordi di quei due e di me ç_ç
Al prossimo capitolo! :D
The Cactus Incident

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Capitolo 2
*** Flashback Pt.1 ***


Cass bri chapter 2

Cass P.O.V.

Ero nello studio, intenta a scrivere un nuovo pezzo che mi fluiva fuori in modo stupendo e che si stava rivelando qualcosa di semplicemente eccezionale. Ero talmente presa da non sentire niente di quello che mi accadeva, mentre continuavo a scrivere fogli su fogli.
“Amooooooooooooooooooooooore!” Proruppe Haner entrando e spalancando la porta. Prima che potesse dire altro e distruggere il mio momento di pura illuminazione, lo zittii con  un “Zitto! Non devi fiatare!” in italiano. Aveva imparato che quando parlavo in italiano non doveva controbattere.
“Ma…” “Non devi fiatare, chiaro?” gli ribadii senza alzare la testa da foglio. “Ok..” “Shhh!”
Andò a sedersi da qualche parte e io continuai imperterrita.

Stavo ancora scrivendo, quando cominciò a dondolarsi sullo sgabello girevole, cigolando in maniera assurda. Provai a continuare, ma la mia idea ormai era scomparsa. Frustrata al massimo gli urlai “Vai fuori!” sempre in italiano, alzando la testa per guardarlo per la prima volta da quando era entrato. Rimasi pietrificata.
“Che diamine hai al collo?” era una sorta di enorme fioccone rosso (davvero enorme) con al centro qualcosa di piccolo che sbrilluccicava. Mi sorrise maligno.
“No, vado fuori” aveva già aperto la porta, quando lo seguii e afferrai per un braccio. “Ormai mi hai rovinato il momento. Dai, che hai combinato? È una nuova moda?” Si voltò e si mise in ginocchio. Si staccò quell’enorme coso dalla gola e lo tenne in mano. Oh Cristo.
“Cassandra?” il mio “Si?” fu molto flebile “Da quando ci conosciamo?” “Dal 2003, non chiedermi la data che non la ricordo” “Sai oggi cos’è?” ci pensai un po’, ma non mi venne in mente niente.

“Andiamo sai che faccio schifo con le date. Cos’è?” “Esattamente tre anni fa, ho preso un elicottero e sono venuto al Warped tour al quale partecipava la Murder Academy, ti ricordi?” “Come potrei dimenticarlo, è diverso” sorrise, alquanto nervoso “Beh… nel nostro terzo anniversario ti chiedo la cosa per cui potresti anche lasciarmi..” “Non stai per farlo sul serio, vero?” “Oh si che sto per farlo” “Oh merda…” prese un respiro profondo e accennò un leggero sorriso, emozionato.
“Cassandra Ombra, anche nota come Shaddy C. Obscure. Vuoi sposarmi?” “Brian Elwin Haner Junior, anche noto come Synyster Gates sei un egocentrico, pazzo, pomposo, montato, narcisista, pieno di te, tamarro, alcolizzato e maniaco” “E?” “E ti amo alla follia” “Quindi?” chiese sbatacchiando le ciglia, provando ad impietosirmi.
“Quindi no” risposi secca “Lo sapevo…” si alzò in piedi, scocciato.

“Perché no?!” chiese sconcertato “Ma non stiamo bene così? Io e te, senza nessun anello del cazzo? Dai Bri, lo sai che ti amo! Perchè dover saldarmi un anello al dito? La trovo una cosa triste aver bisogno di un contratto per ricordarsi che si ama qualcuno” “Voglio che sia ufficiale che tu sei solo mia” “Mi prendi in giro? Se le tue fan potessero vedere il mio funerale, porterebbero la videocamera e metterebbero il video ne “I ricordi più belli dell’ultimo decennio”. Sul serio, lo sa tutto il mondo che Synyster Gates e Shaddy C. Obscure stanno insieme. Non capisco” “Il mondo sa che Synyster e Shaddy stanno insieme, non Brian e Cass” disse convinto e io rimasi interdetta.
Sbraitai qualcosa d’insensato e voltai gli occhi al cielo. Sospirai e poi tornai a guardarlo, mi osservava, preoccupato, ma speranzoso. Aveva gli occhi quasi spalancati e lucidi.
Come facevo a dire di no a quello sguardo? A quel sorriso? A lui, in generale?

“Andiamo, fammi vedere se quel diamante patata mi va bene. Con le taglie sei sempre stato una mezza schifezza” dissi quasi ridendo e lui mi abbracciò. Io lo abbracciai di rimando e posò le labbra sulla mia guancia “Grazie” “Vedi di non farmene pentire e spero che il mio diamante patata tu lo abbia pagato almeno il doppio di quello di Michelle” “Il triplo” “Wow, dev’essere davvero abominevole” già mi vedevo qualcosa di pacchiano che mi sarei obbligata a portare per non demoralizzarlo “Controlla tu stessa”.
Ok, mi ero completamente sbagliata. Non era di quelle cose fuori misura e pacchiane (tipiche dei gusti di Haner), ma un trilogy d’oro bianco davvero spettacolare ed elegante. Lo sfilò dal fiocco e me lo mise al dito.

“Perfetto” disse soddisfatto. osservai il delicato sbrilluccichio dell’anello sulla mia mano “Da chi ti sei fatto aiutare?” Non era possibile che avesse comprato una cosa del genere da solo  “Se te lo dicessi non mi crederesti” “Dai, spara” “Valary” scoppiai a ridere.
“Sul serio?” “Si e da tua madre” rimasi interdetta “Come?” “Eh si. Mentre ero dal gioielliere con Val, mandavo foto a tua madre che mi dava il suo parere. Grazie di avermi insegnato Fa schifo: l’ha usato spesso” lo abbracciai di nuovo, affondando il viso nella sua spalla e lui mi posò un bacio sui capelli. inspirai il suo spettacolare profumo e poi alzai appena il viso per guardarlo e rispondergli. era felice e Brian Haner felice è ancora più bello del solito.
Scrollai le spalle distrattamente, simulando un menefreghismo che in quel momento proprio non c’era e lui lo sapeva. “Figurati. Quindi, adesso sono ufficialmente la tua fidanzata?” “Eh si” “Sono fottuta” rise appena e sfiorò le labbra con le mie, in una carezza delicata.
“Decisamente, amore, decisamente”

“Ehm mamma? Ciao! Devo dirti una cosa importante…” “Finalmente ti ha dato quel cazzo di anello! Mi ha tenuto occupata tutto un pomeriggio!” Avere paura di mia madre non è una cosa così sbagliata come si potrebbe pensare… “Ma quanto tempo fa?” chiesi curiosa “Mmm… più di un mese, mi pare” “Beh, comunque si, mi ha dato quel cazzo di anello” “Bello vero? Mi sono sempre piaciuti i trilogy…” “Anche a me” dissi scrutando lo sbrilluccichio sul mio dito. Sarò anche un cuore di pietra, ma quel coso mi piaceva e pure parecchio.
“Comunque… mi sposo! Contenti? Pensavi sarei rimasta zitella, eh?” “Vista la tua carriera si, ma Brian è stato abbastanza furbo da riuscire a convincerti. Comunque tanti auguri, Tweetty!” “Ecco, vedi di non far sapere in giro che mi chiami così, ho una reputazione da dura da difendere, sai?” “Quando avrai il pancione non so che fine farà la tua reputazione” “Pancione? Sisi, certo. Prega tu. Sono troppo impegnata per avere un figlio” “Tanto arriverà quando meno te lo aspetti, come succede sempre” “Se vabbè… comunque ci sposiamo l’anno prossimo a luglio, quando finalmente avremo un po’ di respiro tutti e due” “Ma mancano dieci mesi!” “Mà, ma ti sei resa conto di che lavori facciamo? Poi se preferisci che mi sposi a Las Vegas, senza nessuno, dillo, facciamo prima e spendiamo di meno” “Da quando avete problemi economici?” “Era per dire” “Se vabbè, la gola ti ha più dato problemi?” Ed ecco lì: si era fissata con quella cazzo di gola! Ero io a portare una cicatrice orrenda da tre anni, non lei!
“Dopo l’operazione? No, lo sai, ho preso anche lezioni di canto, sai quella roba del diaframma e di far uscire per bene l’aria. Da allora ho anche un vocal coatch che mi segue sempre, quindi…” ma Matt che mi stava col fiato sul collo era peggio del vocal coatch  “Meno male và, sono contenta per te, anche se nessuno dei due può donare il sangue” e rieccoci pure con questa storia dei tatuaggi… voltai gli occhi al cielo, esasperata.
“Smettila con sta storia del donare il sangue! No, non lo doniamo il sangue, ma le analisi ce le facciamo lo stesso, ok?” “Ok ok! Non mi mangiare! Vabbè, tanti auguri e adesso scusami, ma devo andare a vantarmi con tua zia e farle vedere la foto del tuo anello ”  disse convinta. Sorrisi “Certo, vai pure”  e poi la gente si chiedeva come fosse possibile che io fossi venuta fuori così…. Con una madre del genere sfiderei chiunque a venir su sano di mente!

 
Diffusasi la notizia del matrimonio dell’anno (prossimo, ma pur sempre anno), finimmo a fare un set fotografico su Revolver Con tutti e due i gruppi. Inizialmente eravamo parecchio riluttanti visto che avevamo sempre fatto in modo di tenere separate vita privata e carriera professionale, ma alla fine la nostra carriera comprendeva anche quello, quindi accettammo.
Fu fica come cosa, eravamo in un giardino e c’erano due sposi legati e imbavagliati a due sedie, con noi due dietro, Syn che mi metteva l’anello.
Poi Matt Shadow “celebrò” il nostro matrimonio, con tutti e sei i nostri testimoni (Vengeance, Christ, Nightmare, Plague, Prof e Murder), tutti maschi.
Ero vestita come al mio solito, solo con il velo in testa e un bouquet.
Alla fine noi due distruggemmo anche una torta nuziale con delle mazze da baseball e parte della panna finì in faccia a Brian per mano mia, poco dopo ricevetti lo stesso trattamento.
Ci fu un’intervista su come ci eravamo conosciuti e altre cose così.
“Shaddy, quindi conoscevi Syn da prima che si sposasse?” “Di più, sono stata una damigella della sposa” “Allora occhio alle ragazze che sceglierai!” disse l’intervistatore “Si tranquillo, stavo già pensando di metterci delle ultraottantenni o qualcosa di simile” “Fatti sentire dalle ragazze, ti uccidono” commentò Brian “Ssshh Haner! Comando io, tu devi solo dire si e pagare metà della festa”.
Beh, fu divertente e finimmo su diversi giornali, anche se ufficialmente solo su Revolver (e in copertina, gente). Resta il fatto che anche il nostro matrimonio ci fruttò qualcosa economicamente parlando.

 
Un anno passò più in fretta di quanto potessi pensare, fra il tour di promozione del nostro ultimo album (diventato doppio disco di platino e disco d’oro in Italia, oltre che in un’altra dozzina di paesi) e gli Avenged che continuavano imperterriti, con il loro posto assicurato nella storia del metal.
Noi continuavamo a mettercela tutta per raggiungerli e c’è da dire che avevamo raggiunto in cinque anni i risultati che loro avevano raggiunto in dieci e ormai tutto il mondo ci conosceva.
Penso che il momento più imbarazzante di questi dieci mesi però, fu quando ci rendemmo conto di non riuscire ad organizzare un cazzo per il matrimonio mentre eravamo in tour e dovemmo rivolgerci a l’unica persona che sapevamo in grado di tale impresa che a noi sembrava titanica: Valary Sanders (anche nota come: la diBenedetto superstite).

 “Ma mi dici con quale faccia possiamo chiedere alla sorella della tua ex moglie di organizzare il nostro matrimonio?” dissi mentre Brian mi spingeva sul vialetto di casa Sanders.
“Mi spieghi tu come vogliamo fare? È l’unica” “C’è Alice!” “Alice non ha mai organizzato un matrimonio e poi  troppo impegnata, lo sai meglio di me” “Cazzo Bri…che figura di merda….Mi sputa in faccia, me lo sento, questa è la volta buona che lo fa” Dissi mentre suonava il campanello.

 La cosa più assurda di tutto è che accettò, stra felice.
“S-sul serio?” balbettai guardando la biondissima signora Sanders “Certo! Grazie infinite!” “M-ma Mich….” “Solo perchè è mia sorella non significa che condivida tutte le sue scelte. Ha sbagliato e non può più rimediare” “Ah….” Sembravo un’ebete, me lo sentivo, ma meglio così. Mi voltai verso Brian che aveva un sorrisetto soddisfatto davvero odioso, ma che adoravo (si, è un controsenso, lo so).
“Se non la pianti ci vai in barella all’altare”lo minacciai, ma lui continuò inperterrito “Che ti avevo detto?” alzai gli occhi al cielo, esasperata. Ma davvero volevo sposarmelo quello lì?
Lo guardai meglio e mi venne da sorridere.
Si decisamente, era l’unico che avrei sposato volentieri.

 
Eravamo all’aeroporto e aspettavamo i miei parenti dall’Italia: una trentina in tutto. Logicamente c’era anche Erica, ma lei era già arrivata da un paio di giorni.
Comunque, c’eravamo io, Brian e l’autista del pulmino che avevamo noleggiato (sarebbe stato impegnativo in un altro modo). Con mezz’ora di ritardo, una banda di non- scalmanati italiani (non- scalmanati, perchè provavano a fare gli adulti tutti d’un pezzo, ma sembravano comunque dei bambini casinari) arrivò ad Huntington Beach e invase l’ingresso dell’aeroporto facendosi riconoscere per bene.

La prima ad arrivare al traguardo fu Angela che pensavo mi corresse incontro, ma alla fine deviò su Brian.
“Ehi!” esclamai io “Non rompere!” mi rispose mia sorella. Il mio fidanzato intanto rideva soddisfatto e sciolse l’abbraccio con lei “Haner ha quindici anni, non fare il pedofilo” “Dai Haner, fai il pedofilo” lo incitò lei “Mi fate paura! Siete uguali!” “No, sono meglio io” dicemmo contemporaneamente e Brian cominciò a ridere come un pazzo.
Salutati tutti i parenti, l’infilammo nel pulmino, mentre i miei genitori vennero in macchina con noi.

 
“Allora! tutto pronto?”
chiese mia madre, mentre mio padre continuava a fissare fuori dal finestrino come un bambino “Si, tutto perfetto” dissi io, tranquilla “Dove si svolgerà?” chiese mia madre, buttando uno sguardo su suo marito che sembrava sempre più stupido.
 “In una villa che abbiamo affittato per l’occasione” “Inizialmente volevamo farlo a casa nostra, ma poi ci è sembrato scomodo” disse Brian, in italiano, sorridendomi e io gli risposi nello stesso modo per incoraggiarlo. Era davvero soddisfatto di aver imparato qualcosa di italiano.
Brian! Parli italiano?” disse mia madre, stupita  “Un po’, sua figlia è un’ottima insegnante” “Ci credo poco” commentò divertito mio padre “Oh no! Davvero, mi sta impegnato  un sacco di cose” “Insegnato, Bri” “Scusa” disse divertito. “Beh, complimenti. Come lingua è davvero difficile” commentò mia madre “Un pò, ma ho imparato molto grazie a tutti gli insulti di Cass” scoppiammo tutti a ridere, anche se non era proprio una battuta.

 
Brian P.O.V.

Suo nonno mi metteva paura.
Ve lo posso assicurare, io che di gente ne ho vista di tutti i tipi, mi facevo intimorire da un ottantenne italiano. Non era tatuato, non era alcolizzato e non si vestiva in modo sgargiante o strano. Era alto quanto me, dal fisico migliore che avessi mai visto su un ottantenne anche se fumava anche più del sottoscritto (a detta di Cass). Ma non era una persona qualsiasi. Il suo sguardo incuteva terrore e la sua voce ancora di più (fumava da solo Dio si ricorda quanto tempo e sembrava il doppiatore italiano dell’esorcista). Mi faceva venir voglia di buttare le sigarette e allontanare le mani dalla nipotina.
Cristo Santo! Com’era possibile? Quegli occhi scuri e stretti sembravano scavarti fino a dentro l’anima e non è una cosa molto piacevole quando hai un passato come il mio e vuoi sposare la nipote di una persona del genere. Shadows incazzato al confronto sembrava una bimba capricciosa.

E io che credevo che Cass fosse strana…. Fra la madre, identica a lei ma più intelligente (e questo mi spaventava, viste le facoltà intellettive della mia ragazza) e il nonno predatore (fra l’altro padre della madre) mi sembrava già tanto che fosse uscita (più o meno) sana di mente.
La nonna no, la nonna era bassina e sorridente. Forse non era molto abituata alla gente tatuata, ma sembrava una brava persona. Come cazzo aveva fatto a passare più di metà della sua vita con il Predatore?
Per quanto riguarda la madre, Lucia, mi sarei sposato pure lei. Era intelligente, cucinava meglio di Cass (alcuni suoi esperimenti gastronomici li ricordano anche i pompieri) e sembrava non fidarsi troppo di me, fino a quando non l’avevo chiamata per chiederle dell’anello. Con quella mossa avevo preso due piccioni con una fava: mi ero fatta consigliare dalla persona che conosceva meglio i gusti di Cass e mi ero anche ingraziato la suocera. A detta di Cass era un tantino riluttante verso i divorziati, ma che gli piacevo.

Meno male….
Antonio (il padre) boh. Sul serio, non saprei che dirvi. Non conosceva l’inglese, io conoscevo poco l’italiano e quindi non c’erano grandi discorsi, ma mi faceva uno strano effetto. A parte che avevamo lo stesso taglio d’occhi (solo che a lui erano tipo color pistacchio), ma aveva uno sguardo a metà fra il malizioso e lo strafottente.
Angie (la sorella) era la copia esatta di Cass alla sua età, solo con i capelli lunghi e senza occhiali. Totalmente fuori di testa, intelligente, canta benissimo, suona la chitarra davvero bene.
Mattia (il fratello) era un Sanders separato alla nascita. Sapeva divertirsi, passava le ore davanti alla Play Station, a volte cominciava a fare il duro (e visti i muscoli faceva anche lo stesso effetto dei Sanders) e parlava inglese!
C’erano anche Giulia e Pietro, lei era incinta di sei mesi e risultava totalmente insopportabile e lagnosa. Un motivo in più perché non avere figli se Cass rischiava di diventare così…
C’erano un’altra infinità di parenti, ma meglio non mettersi a commentarli uno per uno.

 
Una volta sistemati i bagagli, le donne vollero vedere tutti i regali di nozze ricevuti. E quando dico tutti, dico proprio tutti. A detta di Cass da loro avremmo ricevuto argenteria, piatti, bicchieri e coperte.
“Coperte?” Ma che cazzo di regali sono? “Si, poi ti farò vedere…”
A me l’Italia sembrava un paese sempre più strano…..

“Ehm…accomodatevi…” dissi (non senza sforzo) agli uomini che si erano trascinati dietro le signore.
Il nonno si sedette al tavolo con una lentezza agghiacciante, e dopo aver acceso la sua sigaretta estrasse un mazzo di carte che non conoscevo e si mise a giocare da solo. Mah.

Chiacchierai un po’ con Mattia che faceva da traduttore ad Antonio e Michele, padre di Giulia e marito di un’altra zoccola, a detta di Cass (ma che bella famiglia!). Aveva un’aria altezzosa e stava sempre perfettamente dritto, un po’ come se gli avessero ficcato una scopa su per il culo, per intenderci.
Dei presenti l’unico a fumare era il nonno. Per il nervosismo provai anche io, ma non riuscii a trovare l’accendino. Il Predatore alzò un occhio su di me (come a puntarmi per spararmi addosso) e estrasse l’accendino dalla tasca. Aspettò che avessi acceso e tornò a giocare “Grazie” “Figurati” sembrava che le pareti della sua gola fossero grattugie.
Dopo un po’ mi guardò e disse qualcosa che non capii. Guardai Mattia.
“Che ha detto?” “Ehm… Brian, tu vai a caccia?” disse il bruno, perplesso “Ehm… qualche volta con mio padre, ma che c’entra?” “Ha detto che hai l’occhio di chi spara” Che avevo io? Oh Cristo. Ma perchè avevo chiesto a Cass di sposarmi? Forse era anche per questo che inizialmente mi aveva detto di no… perché non la ascolto mai?
“Comunque diglielo che a volte vado ancora con mio padre e che ho una collezione di armi” Stette un po’ a parare col nonno (completamente impassibile) che poi rispose qualcosa. Mattia mi guardò.
“Ehm… gli fai vedere la collezione?” “Ehm… Certo. Mi seguah” Dissi alzandomi e il nonno mi seguì senza fare il minimo rumore (era agghiacciante, sul serio: avrebbe avuto una carriera da cecchino assicurata se la vista glielo avesse permesso).

Lo portai nella stanza in cui avevo relegato tutte le armi, solo un paio di fucili erano rimasti in bella vista sul camino (si, sono di pessimo gusto, ma quelli non si toccano: erano del mio di nonno, morto nel 2009).
C’era un po’ di tutto: armi bianche, automatiche, da caccia... tutte tenute in perfette condizioni e legalmente. Il nonno si mise a guardare una doppietta.

“Posso?” “Certo” la prese dal muro e la imbracciò, puntandomela contro. Ingoiai a vuoto, terrorizzato. “Bom!” fece e cominciò a ridere della mia faccia terrorizzata. Oh Cristo. Meno male che erano scariche. “Tranquillo, non ti fa niente” provò a rassicurarmi Mattia, divertito “Sicuro?” dissi terrorizzato, ma il ragazzo mi sorrise tranquillo.
Disse qualcosa a Mattia e sorrise. Si, sorrise e fu ancora più agghiacciante di prima. Mattia rise a sua volta e si voltò verso di me.

“Sai che Cass una volta ha provato a sparare?” “Chi ha ucciso?” “Le mutande di mia nonna” rimasi scandalizzato e cominciai a ridere. 
“Come?” “Doveva essere il 2002 e nonno le ha fatto provare con un fucile identico a questo” La doppietta che aveva il nonno. “Premette il grilletto e andò quasi per terra per il rinculo. Quando andammo a controllare se aveva beccato il bersaglio, lo scoprimmo intatto. Più dietro però c’è il filo con i panni stesi ad asciugare: aveva bucato tre mutande di mia nonna” cominciai a ridere a crepa pelle.

“Ancora la prende in giro” disse il nonno ridendo e facendo un segno della testa verso il nipote.
Questa cosa non me l’aveva mai raccontata. Beh, in fondo il nonno non era poi così male.

Suonarono alla porta e mi congedai per andare ad aprire. Quando mi trovai davanti Matt (Sanders) lo abbracciai. “Non puoi capire cosa sto passando” dissi mentre mi separavo da lui.
“Ehi, buongiorno! Io speravo in qualche cugina carina…” “Se, credici. Fatti sentire da Val e ti uccide” “Nervoso, eh?” a quel punto sbucò il Predatore dal corridoio, col solito passo felino. Matt rimase impietrito a guardarlo, mentre puntava diritto verso di noi.
“Ma chi cazzo stai per sposarti, Bri?” “Cass, ma il nonno è da brivido” il Predatore offrì la mano a Matt che la strinse mezzo terrorizzato e accennò un sorriso, mentre lui diceva “Sei un amico di Cass?” “Che ha detto Bri?” il mio cantante mi guardava fra il perplesso e la faccia da protagonista di un film horror “Si, ma è di più amico mio. Si chiama Matthew” “Matteo” “No, Matthew” insistei io “Ah… ma come siete americani” e se ne andò in cucina.
“Ma chi cazzo è quello?” chiese Matt voltandosi verso di me, ancora nell’ingresso “Il nonno materno” “Non voglio immaginare quello paterno…” “E’ morto” “Ah….” “Eh si. Vuoi conoscere il padre?” “Te la devi sposare tu, mica io” “Sei un pezzo di merda lo sai? Vee lo avrebbe fatto” “Vee sarebbe scappato dopo aver visto il nonno” “Non fare il rompipalle, Shad, vieni” dissi maligno, tirandolo per un braccio “Ok”.
Dopo le presentazioni, con Mattia che faceva da traduttore, Matt si voltò e disse.

“Ti somiglia” “Come?” “Tu e il padre avete lo stesso sguardo” “Quindi non è solo una mia impressione…” “Beh, se è come te, tanti auguri” “Che intendi dire?” “Se tu sapessi che tua figlia sta per mettersi con uno come te- e tu ti conosci- che faresti?” “La rinchiuderei in un convento, ma lui non sa quanto amo sua figlia e cosa ho fatto per lei” “E invece lo sa, per questo non mi ha ancora sputato in faccia. Ciao Shad” disse la mia ragazza buttandosi su una mia spalla per salutare il mio cantante “Ehi Omonima” disse lui incasinandole i capelli.

“Visto il nonno?” “Si” cominciò a ridere, guardando in faccia a tutti e due “Visto che ad alcune persone non servono tatuaggi e i piercing per incutere terrore?” disse sicura di sé.
Avevo l’impressione che quei cinque giorni prima del matrimonio sarebbero stati molto lunghi.

Ta daaaaaaaan! DD:
Okokokokok! Prima parte del matrimonio v.v
Se volete vedere l’anello, cliccate qui, cari:
http://www.temporo.it/images/40.jpgp.jpg
Detto questo non mi viene granché da dire, tranne che voglio ringraziare il mio grande tesoro _diable_ e una new entry Victorias Nighmare :D
Beh, fra un po’ devo andare a musica e adesso vado a perdermi nei meandri del fandom dei My Chem che mi è stato caldamente consigliato v.v
A lunedì prossimo v.v
The Cactus Incident

           

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Capitolo 3
*** Flashback Pt. 2 ***


cASS BRAIN 3 Flash Back- Wedding (2)

Cass P.O.V.
“Moose!” “Ahahahahah!! Ciao brutto rospo!” mi afferrò e m’issò su una spalla “Alce del cazzo mettimi giù!” Mi diede una sonora sculacciata e mi rimise giù. Poi fui afferrata da Tuck e Padge che sembrava volessero buttarmi nella piscina, ma si fermarono poco prima di buttarmi in acqua. Jay mi salutò abbracciandomi, come una persona più normale.
“Che bello rivedervi!” “Era un secolo che non ci vedevamo!” Disse Tuck “Quando ci sono arrivati gli inviti non potevamo crederci! Cass e Haner?!” Jay che faceva il finto scandalizzato “Già Cass, quanto ti ha fatto bere per saldarti quell’affare alla mano?” chiede Padge ridendo “Un po’… siete già passati in albergo? Le ragazze? I pargoli?” “Si sono fermati lì” disse Moose “Si, vengono a salutare stasera” Padge.
“Dov’è lo sfigato?” chiese Tuck, guardandosi attorno “Ehi! Sfigato sarai tu, checca isterica!” annunciò Brian uscendo in giardino per salutare i vecchi amici.
“Ahahah! Non ci posso credere!” lo abbracciò “Sei più brutto di quanto ricordassi” Disse Tuck, passando un braccio attorno alle spalle di Brian e dandogli un buffetto su una guancia “Sbaglio o quella è una ruga? Oh e tutti questi capelli bianchi? Matt! Stai invecchiando in maniera orribile!” “Ah Haner, tu la ruga ce l’hai nel cervello e non credere di essere tanto più giovane di me, rospo” Brian lo abbracciò in modo fraterno “Che bello rivederti”

Gli invitati continuavano ad arrivare un po’ da ogni parte del mondo. Sempre lo stesso giorno, arrivarono anche mio zio Manuel con la sua nuova ragazza e Ronnie e Jacky dei Falling in Reverse.
“Ahahahahahah! Cass!” “Cristo Ronnie!” gli saltai addosso e andammo per terra. Ci alzammo e ci abbracciammo un po’ come dei bambini. “Alla fine hai sul serio hai sposato Haner?” “Ehi, non ancora, potrei sempre cambiare idea” “Cass!” “Jacky!” “Quando ho visto l’invito ho cambiato colore. Inizialmente credevo che avessero sbagliato a scrivere” “Come?” dissi divertita “Si, insomma, che avessero sbagliato Haner” “Io Blake non me lo sposo nemmeno se mi pagano” “A questo punto credo che dovrei offendermi!” disse una voce che conoscevo benissimo da dietro Jacky. Girai attorno al ragazzo e guardai Will, in nostro tour manager che arrivava di corsa, lasciando indietro il suo ragazzo, Blake.
Eh si, quei due stavano insieme. Era stato quasi traumatico scoprire che il latin lover, super etero Horror Murder avesse tendenze omosessuali. Vabbè, l’importante era che fosse felice, se fosse con un uomo, una donna, un cane o una banana.
“Will! Quando sei arrivato?” “Adesso!” lo abbracciai e poi andai a salutare anche il mio chitarrista, senza però troppa euforia. Insomma, lo avevo visto quella mattina.

“Aaaaaaaaaaaarh! Tu- tum tutum. Tara tara tara tara tara tara taaaaaaaaaa!” “Chi è quel fottutissimo bastardo che ha messo Scream come sveglia?!” urlai e spensi il cellulare di qualcuno che aveva deciso di torturarmi (Erica) e mi passai una mano sul viso. Bel modo di svegliarsi, fra le urla di Valary, la batteria di Jimmy e la chitarra di Brian.
Guardai il vestito da sposa appeso all’armadio, in bella mostra davanti a me.
“Oggi mi sposo. Oh merda!” “Ma buongiorno! Vedo che ci siamo svegliate” Erica, Alice, Jasmine e Federica irruppero nella mia stanza in biancheria intima e tutte con i capelli bagnati. Mi tirai le coperte sulla faccia.
“Io rimango qua tutta la giornata. Se mi cerca qualcuno sono andata a fare missioni di pace in Africa” saltarono sul letto (ovvero su di me) e cominciarono a farmi il solletico e provare a soffocarmi.
“Okokokokokok! Mi sveglio!” “Fila in bagno e vai a farti una doccia. Di corsa!” mi ordinò Alice e obbedii.
Eravamo tutte in una suite dell’hotel in cui alloggiavano tutti gli italiani. Mi avevano obbligato a mollare Brian a casa ieri sera e mi avevano sequestrato il cellulare per evitare che lo contattassi per farmi salvare e fuggire a Las Vegas prima che fosse troppo tardi.
Uscita dal bagno trovai Alice che mi diede la lingerie, rigorosamente bianca e di pizzo che avevamo comprato insieme (praticamente io dicevo “No, è troppo, non mi ci vedo” e lei “E’ perfetto”, alla fine aveva vinto lei) e mi rispedì in bagno.
Una volta messa quella “roba” (un corpetto con il quale a stento respiravo e degli slip completamente di pizzo) che mi aveva dato, messe le calze a rete bianche e il reggicalze che non ero riuscita ad agganciare (chi cazzo aveva mai messo un affare del genere?!?!), uscii dal bagno e mi trovai Federica con una vestaglia da camera bianca con i bordi blu lapislazzulo Era perfettamente truccata e acconciata e fumava, mentre parlava a telefono. Mi passò una vestaglia uguale alla sua, solo con i colori invertiti.
“Ecco, te la passo. È Susan” Oh, la suocera. Annuii e, dopo aver infilato la vestaglia, presi il telefono.
“Susy?” “Tesoro! Oh che bello! Non ci posso credere!” “Eh, nemmeno io” “Vorrei essere lì con te, ma mi conviene andare a svegliare mio figlio, conoscendolo potrebbe presentarsi alla cerimonia con la tuta o qualcosa di simile” sorrisi “Si, Susan vai, è meglio” “Fra non molto dovrebbe arrivare tua madre” “Cass! Dove sei? Sbrigati!”  la voce di mia madre era inconfondibile.
“E’ appena entrata. Ci sentiamo dopo, ciao Susan” “Ciao tesoro” ridiedi il mio cellulare a Fede che sorrideva soddisfatta della mia faccia semi terrorizzata “Hai voluto la bicicletta?” “Fottiti, JD”
Mi voltai verso mia madre che mi abbracciò. Era già truccata e i suoi capelli erano perfettamente intrecciati in un complicato chignon. Dietro di lei Angela, anche lei perfettamente truccata e con i soliti capelli lunghi e sciolti che però formavano dei boccoli molto più ordinati dei suoi soliti.
“La parrucchiera e la truccatrice sono arrivate” non sapevo nemmeno chi avessero chiamato. Quando vidi sbucare dalla porta Gena con i ferri del mestiere, non potevo crederci.
“Che ci fai qui?” “Lavoro! Non potevo mollarti nelle mani di parrucchieri da matrimonio semplicemente fuori di testa, quindi ho parlato con Val e ho deciso di occuparmi io di te” la abbracciai e mi sedetti su una sedia posta davanti alla finestra in modo da avere la luce naturale diritta sul viso.
Insieme a Gena c’era anche Melissa, una ragazza che lavorava per lei al Baker (il salone di Gena) che mi avrebbe truccato.
“Ma di solito non si fanno mille prove e quant’altro?” “Tesoro, ti sei resa conto della persona con cui stai parlando? E poi non ne hai nemmeno avuto il tempo” sorrisi “In effetti….”
“E’ stato un bene che tu abbia fatto crescere i capelli” “Sarebbe stato bello vedere cosa ti saresti inventata con il mio vecchio taglio” “Qualcosa ne sarebbe sempre venuta fuori, in un modo o nell’altro, anche a costo di metterti una parrucca”
In quella stanza c’era un via vai continuo di persone che si fermavano a guardare Gena e Melissa all’opera su di me. Mia madre non si mosse nemmeno di un millimetro e Erica, Angela e Federica facevano a turno per tradurre a Gena quello che mia madre aveva da dire.
Gena mi fissò il cilindro (perché avrei avuto una stupefacente cilindro bianco con il velo), ci salutammo e se ne andarono. A quel punto arrivò Alice, armata di macchinetta fotografica (per adesso c’era lei, poi avrebbe messo a sgobbare un tizio della sua troupe sotto stretta sorveglianza). Erica e Federica stavano per prendere il vestito, quando mia madre si rese conto del mio reggicalze. Poggiai un piede sul letto e mentre armeggiavo con quell’affare mi voltai verso Alice e feci una faccia di cazzo. Immortalò tutto e mia madre venne ad agganciarmelo (è ridicolo, ma sono un’impedita, non ridete) poi cambiai gamba, ammiccando in direzione della macchinetta.
A quel punto mi aiutarono ad infilarmi in quel vestito.
Almeno quello l’avevo scelto io, insieme a Susan, Alice e Jasmine, mentre JD si era rifiutata, ferendo i miei sentimenti (se certo, la conoscevo: è stronza e basta, ma le volevo bene così com’era). Era col corpetto, senza spalline, ricoperto di nastri che si avvolgevano su tutto il corpetto. Via via questi nastri si allargavano fino a scomparire e far spuntare la gonna ampia e svasata di sciantung (seta grezza e semirigida, che adoravo) con lo strascico non molto lungo. Il velo era lungo tre metri e pesava un sacco, fissato al cilindro. Me lo portavo dietro arrotolato su un braccio, per non farlo sporcare, ma al solo pensiero di dovermelo tirare dietro con la testa mi sentivo male.
Misi delle stupende scarpe col tacco e solo a quel punto mi misero davanti ad uno specchio.
I miei occhi sembravano più grandi e da bambola del solito, le labbra erano di un rosa delicato e, sinceramente, ero una figa della miseria!
I tatuaggi che coloravano le mie braccia (e che in tre anni erano aumentati parecchio) creavano uno strano contrasto col vestito candido e tutti quei nastri che sembravano avvolgermi la vita, perfettamente ordinati uno di fianco all’altro, allargandosi poi ad aprire la gonna di quella stoffa che tanto mi piaceva.
Il tatuaggio che avevo alla fine della scapola sinistra, spiccava più di tutti: lo avevo fatto insieme a Brian, qualche settimana prima….

“Caaaaass!” “Si?” “Amore, noi non abbiamo un tatuaggio!” sembrava sconvolto “Infatti, ne avremo una ventina” “Non hai capito, non abbiamo un tatuaggio nostro!” “Brian, quando sei ubriaco non mi parlare, mi fai venire il mal di testa” voltò gli occhi al cielo e sorrisi. Mi divertivo a farlo esasperare.
“Ho capito, un tatuaggio in comune che ci rappresenti, è questo che intendi?” “Si, esattamente” “Ok, m’inventerò qualcosa….”

“Brian!” “Si?” “Ho trovato!” arrivai con due stencil e il kit da tatuatrice. Era uno stampo di labbra come quelli lasciati dal rossetto.
“Che te ne pare?” “Si, mi piace. Lo facciamo subito?” “Te lo faccio subito, per me devo chiamare Mike, di certo non riesco a tatuarmi una cosa del genere da sola” fece una mezza smorfia “Ok, me lo fai qui?” si poggiò la mano sulla base del collo, a sinistra. “Certo. Togliti la maglietta e te lo faccio subito”
Mentre lui si toglieva la maglietta e si sistemava su una sedia, preparai tutto l’occorrente. Gli applicai lo stencil, gli feci controllare se gli piacesse e dopo l’ok mi sedetti sulle sue gambe e cominciai a lavorare.
“Sei molto poco professionale a lavorare in questa posizione, sai?” disse malizioso, con il viso ad un palmo dal mio, la mano poggiata sulla mia coscia.
“Con te posso permettermi questo lusso. Se poi ti da fastidio mi tolgo…” mi carezzò la coscia “E poi come lavori? Non siamo attrezzati..” “Un modo sempre si trova” la sua mano salì un po’ “Vuoi che sbagli?” la mano tornò giù “Ecco bravo”.

Finito col suo tatuaggio, si stava scrutando allo specchio, quando mi venne in mente un’altra idea.
“Bri, vuoi farmi un tatuaggio?” “Eh?” “Si, hai capito. Non devi farmi quello che ti ho fatto io, ma qui” dissi alzando il braccio sinistro e indicandone l’interno “ho uno spazio bello pulito, che ne dici di incidere la mia pelle?” “Ehm… Sei sicura?” “Certo” gli diedi un pennarello di quelli che usavo io per disegnare direttamente sulla pelle delle persone (erano come quelli che usano i medici per fare i segni prima di operare) e mi tolsi la T-shirt. Ci pensò un po’, poi mi sorrise e scrisse sulla mia pelle. Andò a recuperare lo specchio.
Sulla mia pelle, in rosso spiccava con la sua bella calligrafia riconoscibile anche in quei pochi caratteri “S+S forever”. Gli sorrisi “Perfetto”
Gli spiegai come funzionava la macchinetta, che non doveva avere paura di farmi male e che ogni volta doveva strofinare col disinfettante. Dopo aver capito ed essersi messo i guanti di lattice, mi stesi sul divano e cominciò a lavorare.
Ci mise parecchio tempo in relazione alla “grandezza” del tatuaggio, sudò e teneva la lingua da fuori, mentre fissava il mio braccio senza fiatare.
“Ehi, tranquillo, non mi rovinerai il braccio con meno di dieci lettere così piccole” mi sorrise nervoso, senza distogliere lo sguardo.
Quando finì, si asciugò la fronte e mi osservai allo specchio. “Hai potenziale, per essere il primo non è malaccio, sai?” mi diede un bacio sulla guancia, stringendomi le mani attorno alla vita.
“Si, ma l’altro fattelo fare da Mike” “Va bene”

A quel punto arrivarono mio padre e mio fratello e rimasero sbalorditi. Per la prima volta nella mia vita, vidi mio padre con gli occhi lucidi e venne ad abbracciarmi.
“Fai piano, che la disfai” fregandomene degli avvertimenti di mia madre, abbracciai forte mio padre e poi uscirono ad aspettarci nell’ingresso della suite.
A quel punto arrivarono anche Giulia e sua madre il cui dubbio gusto nel vestire si faceva sempre sentire durante le feste importanti.
Vennero a salutarmi e poi se ne andarono alla villa. Presi un respiro profondo e mi avvicinai a Federica.
“JD, hai una sigaretta?” mi sorrise e ci avvicinammo alla finestra. Marlboro Rosse.
Ignorai Alice e mia madre che si lamentavano in due lingue diverse, ma dicevano le stesse cose e cominciai a fumare. Poggiai i gomiti sul davanzale della finestra e mi voltai, fumando dentro.
Alice afferrò la macchinetta fotografica e mi scatto una foto, in quella posa poco femminile, con un vestito estremamente femminile, mentre fumavo.
Mi voltai verso Federica “Quante sigarette hai?” “Per l’occasione ho comprato due pacchetti da venti. Dici che bastano?” disse scherzando. Uff, sarebbe stata una giornata molto lunga “Bah, forse…”

Brian P.O.V.
Stavo quasi per svegliarmi, allungai un braccio verso il lato di Cass per stringerla a me e riaddormentarmi, quando mi resi conto che il suo lato era vuoto e freddo. Ah, l’avevo dimenticato.
Aprii gli occhi e vidi il vuoto attorno a me. Oggi mi sposo.
Pardon, mi ri-sposo, ma questa volta era diverso: la ragazza che stavo per portare all’altare l’amavo davvero e lei mi amava.
Mi guardai attorno e nel silenzio totale si spalancò la porta, mostrando Zacky, Blake, Tuck, Jake, Jay e Johnny [vi sfido a dirlo velocemente più di cinque volte di seguito] che urlavano come delle scimmie eroinomani. Caddi dal letto e finii di faccia sul tappeto, mostrando a tutti il mio sedere (ehi, quella notte avevo avuto caldo e mi ero spogliato e non dite che non li invidiate perché tanto lo so che avreste pagato per essere al loro posto).
“Su chiappe d’oro. In piedi!” m’intimò Tuck e mi alzai. “Ok, mi fate andare in bagno?” con tutta la tranquillità e compostezza di cui ero capace, gli sfilai davanti completamente nudo e me ne andai in bagno.
Mi guardai allo specchio. Quella notte, nonostante il caldo e l’assenza di Cass al mio fianco, non avevo dormito tanto male e in effetti avevo una bella cera.
Mi feci una doccia con tantissimo shampoo e bagnoschiuma alla fragola (quello di Cass che mi vietava di usare perchè glielo dimezzavo ogni volta), con tutta la calma di cui un uomo è capace.
Mi legai un asciugamano in vita e mi feci la barba. Non mi tagliai nemmeno una volta (culo) e mi riempii di dopobarba, profumo e deodorante.
Quando uscii fui accolto da un “Cristo Bri, puzzi come una puttana!” ovvero, un modo estremamente gentile (ma proprio tanto, eh) di dirmi che ho usato troppo profumo e che Zacky aveva prontamente copiato da Cass e dalla traduzione di un modo di dire molto comune dalle sue parti.
Cass. Volevo chiamarla.
Ammiccai a Zacky e gli feci un “Grazie, amore. Ricorda il portafogli, dopo la festicciola vieni da me” e tutti scoppiarono a ridere. Da dietro a loro arrivò mia madre con un’espressione che era tutto un programma.
“Mamma! Che ci fai qui?” dissi sorridendo, in modo non molto convinto.
“Controllavo che non dovesse essere Cass ad aspettarti all’altare” “Vedi mamy, sono fresco come una rosa” “No, puzzi sul serio come una puttana” da dietro a lei c’era Mackenna che rideva soddisfatta.
“Perché hai portato pure lei?” chiesi dubbioso “Potevo mollarla con tuo padre? E poi sa fare il nodo della cravatta meglio di te” “Infatti devo mettere un papillon” Si voltò verso gli altri, sorridendo “Ragazzi andate in cucina e grazie per aver svegliato mio figlio” “Si figuri, signora” disse sorridendo quel leccaculo gallese di Tuck….. “Oh Matt! Ti ho detto di chiamarmi Susan!” disse lei ridendo. Feci una smorfia al cantante che mi sorrise. Tzè, europei.
“Blake, fatti sistemare la cravatta da Mackenna” “Ma…” “Niente ma, sembra che quel nodo sia stato fatto da una scimmia ubriaca. Hai ricordato a Matt che deve andare da Cass?” “Si” disse lui scocciato “Ok, Brian muoviti e non fare il pesce lesso. Te le sai ancora mettere le mutande o ti devo aiutare pure con quelle?” feci una smorfia a mia madre e poi andai a vestirmi. Ho 34 anni cazzo!
Misi lo smoking nuovo di zecca e mi legai il papillon. Feci il bravo e né mi sparai i capelli, né mi truccai (un po’ di matita la misi, ma poca poca). Uscii dalla camera e non c’era più nessuno, solo Mackenna che mi aspettava davanti alla porta d’ingresso.
“Ti hanno mollato qui?” “Se devi accompagnare me non puoi fuggire via” feci una smorfia compiaciuta “Giusto, non voglio averti sulla coscienza” inforcai gli occhiali da sole, afferrai il telefono e lo misi in tasca, poi offrii la mano a mia sorella.
“Andiamo?” “Si, andiamo” e uscimmo, diretti alla villa dove si sarebbero svolte le nozze.

Ero sotto al gazebo e aspettavo. C’era mancato poco che non andassi davanti al parroco con gli occhiali da sole e il cellulare in tasca (che erano stati dati in custodia a Mackenna).
Quando arrivai, partì la marcia Nuziale, ma visto come camminavo, il tizio al pianoforte e il violoncellista si guardarono in faccia e si fermarono. Ma andatevene a fanculo.
Ero nervoso e agitato, avevo provato a chiamare Cass e mi aveva risposto Alice quasi insultandomi, cosa che aveva parecchio contribuito ad innervosirmi. Dietro di me c’erano Zacky, Johnny, Matt, Blake e Mattia.
Guardavo davanti a me nervoso e continuavo a camminare avanti e dietro. Con Michelle non stavo così. Beh, con Cass niente era come con Michelle, dal fare l’amore al passarsi una birra.
Il mormorio di tutti gli invitati si arrestò di colpo e poi cominciarono i brusii. Si sentì il rumore del cancello automatico che si apriva ed entrò l’ultima vettura che mi sarei aspettato di vedere per l’ingresso di mia moglie.
Cass, tutta sorridente seduta in modo scomposto sul retro del suo limone con la cappotta abbassata. Era semplicemente stupenda, con velo che svolazzava e le braccia tatuate che stonavano col vestito candido, rendendola ancora più bella e unica. Aveva il velo che le svolazzava dietro come una scia candida e quel cilindro bianco era semplicemente memorabile. Affianco a lei, seduto sempre con i piedi sul seggiolino, il padre che sorrideva anche lui come non gli avevo mai visto fare.
Matt (Baker) fece una sorta di sgommata che terrorizzò alcune zie sedute fra la folla e fece ridere Cass e il padre, perché loro avevano la “guida sportiva”: sembravano degli stuntman professionisti. La mia ragazza, quasi moglie, poteva far benissimo concorrenza a dei piloti Nascar, così come il padre, la madre e anche il fratello.
Antonio scese dalla macchina, mormorò qualcosa a Matt che rise e scese anche lui dalla macchina. Il padre aiutò la sposa a scendere e aspettarono che davanti a loro si sistemassero tutte le damigelle che aspettavano all’inizio della navata delimitata dalle sedie bianche. Si posizionarono su due file, tutte in dei vestiti neri e gialli (i gusti di Cass), le file capitanate da Angela e Mackenna (che andavano davvero molto d’accordo). La musica s’interruppe e cominciò la marcia Nuziale.
Tutto questo lo registrai solo con una sorta di vista secondaria ed è messo insieme dalle descrizioni degli altri, perché da quando era entrato quel limone giallo, non avevo avuto occhi che per la sposa, col suo insolito cilindro e l’altrettanto insolito bouquet bianco e giallo che camminava lentamente e a tempo, accompagnata dal padre.
Arrivarono davanti a me e Antonio posò la mano di sua figlia sulla mia e si andò a sedere in prima fila, nel posto lasciato vuoto affianco a Lucia.
Alzai il velo da davanti al viso di Cass e la trovai estremamente bella e sorridente, mostrando i due diamond theeth sui canini che usava spesso durante i live. Ma che…?
Le diedi un bacio sulla guancia e ne approfittai per dirle “Sei completamente pazza” rispose con un “Ci sarà un motivo se sto sposando te” ci voltammo verso il parroco e cominciò a farneticare.
Arrivò il momento delle promesse e ci voltammo uno di fronte all’altro. Cass aveva un mezzo sorriso sulle labbra. Cominciò lei.
“Beh, di solito me la cavo con le parole, ma per oggi non ho preparato niente. Mi farò ispirare del qui presente quasi marito” la gente rise un po’ e anche io, mentre le tenevo le mani e aspettavo che cominciasse a parlare. Prese un respiro profondo e puntò i suoi occhi diritto nei miei. In dieci anni che la conoscevo, non li avevo mai visti brillare così tanto.
“Allora, la prima volta che ti ho visto, ho pensato che eri strano, che ridevi senza motivo e che avevi dei tatuaggi di dubbio gusto, ma che mi piacevano. Queste piccole cose, forse sono le uniche a non essere cambiate nel tempo, da quando ero una ragazzina che andava a casa del suo cosiddetto fratellone per avere un posto dove suonare in pace col suo chitarrista. Beh, col tempo sono cresciuta e ho capito che tu per me non sei mai stato solo un fratello. Ricordo quando dissi che per sposarmi avrei dovuto trovare un uomo tanto stupido che, prima di tutto avesse voluto sposarmi e che fosse riuscito a convincermi a farlo” Quella frase la ricordavo bene: l’aveva detta quando stavo per sposarmi la prima volta, più o meno cinque anni fa.
Prese un respiro profondo e continuò.
“Da quando ci siamo conosciuti, più di dieci anni fa, sono successe tante cose, alcune brutte, altre belle, alcune che hanno cambiato la nostra vita per sempre, ma sono felice che sia stato tu quello stupido che è riuscito a convincermi. Ti amo, Bri e sono abbastanza sicura che lo farò per sempre” fra le risate e qualcuno che piangeva, partì un applauso. Presi un respiro profondo.
“Adesso tocca a me, giusto?” dissi rivolto alle persone sedute. “Bene, nemmeno io ho preparato niente, ma troverò qualcosa da dire” Cass mi sorrise e strinse un po’ la mia mano, come ad incoraggiarmi.
“Quando ci siamo conosciuti, più di dieci anni fa, in te vidi dapprima una nana italiana tutto pepe che teneva i capelli ad un ragazzo che stava poco bene e che non conosceva nemmeno tanto, aka: Matt che vomitava” cominciarono tutti a ridere, Cass compresa. Mi schiarii la voce.
“Quella ragazzina mancina che la prima volta che vidi salire su un palco mi abbagliò completamente con la luce che emanava. All’inizio non sembravi una ragazza forte, ma ho imparato che quando si ha a che fare con te, non si può mai sapere. Sei sempre la ragazzina dalle mille risorse e dalla fantasia sfrenata, no?” era stato Jimmy a definirla così e una delle lacrime che inondava gli occhi di Cass si fece strada lungo la guancia. La spazzai via col pollice e continuai.
“Più volte, durante gli anni ha dimostrato quanto valevi ed ogni volta ero sempre più innamorato di te e del tuo carattere forte, irascibile, sensibile, allegro, combattivo” mi schiarii la voce, non ce la facevo nemmeno a parlare “Scusate, sono più emozionato adesso di quando mi hanno dato il premio di Mtv” capita la battuta cominciarono tutti a ridere e aspettai che finissero, per ricominciare.
“La frase dello stupido la ricordo perfettamente e so anche che non hai detto quando l’hai pronunciata perché di certo non ti sembra il caso, visto che risale al mio primo matrimonio. Cassandra, tu non puoi nemmeno immaginare quanto io sia felice di essere quello stupido che è riuscito a convincerti e che non vede l’ora di sposarti definitivamente. Ti amo, fottutissima nana italiana” un’altra lacrima sgorgò dai suoi occhi e poco ci mancò che non succedesse lo stesso anche a me. Le citazioni di Jimmy facevano sempre un certo effetto su tutti. Ci voltammo verso il parroco e Evann Tuck, introdotto da Pinkly (con un mini cilindro bianco pieno di brillantini in testa) e Elvis (con il papillon) arrivò tutto sorridente in giacca e cravatta, con il cuscino con le fedi. i due cani si fermarono davanti ai nostri piedi, mentre il piccolo Evann fu tirato delicatamente via dal padre. Blake fischiò e i cani si spostarono da lì, andando a fare compagnia a testimoni e damigelle.
“Vuoi tu Brian Elwin Haner Junior, prendere la qui presente Cassandra Ombra come tua legittima sposa, per amarla e onorarla finché morte non vi separi?” presi l’anello più piccolo e lo misi al suo dito, vicino all’anello di fidanzamento. “Lo voglio” e le strizzai l’occhio.
“E vuoi tu, Cassandra Ombra, prendere il qui presente Brian Elwin Haner Junior come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo, finché morte non vi separi?” afferrò l’anello e lo mise sul mio anulare “Lo voglio” “Con i poteri conferitimi dal Signore, vi dichiaro marito e moglie” altro applauso e mentre il parroco diceva “Ora lo sposo può baciare la posa” avevo già preso la testa di Cass fra le mani e la stavo baciando in modo un tantino esagerato per essere una cerimonia religiosa.

Cass P.O.V.
Mi ero sposata. Alla fine, dopo tutto quello che era successo, avevo sul serio sposato l’unico uomo che io avessi mai amato davvero e che adesso mi sorrideva raggiante, mentre venivamo sommersi dal riso.
Dopo le foto e un turbinio di “Tanti auguri!” che venivano da tutte le direzioni, si aprì il buffet nell’immenso giardino della villa.
Il fotografo non ci lasciava in pace nemmeno un secondo, chiedendoci di continuare a posare con Alice dietro che lo comandava a bacchetta (grazie a quello, in molte foto io e Brian ridiamo come dei pazzi).
“Scappiamo?” mi mugugnò ad un certo punto Brian nell’orecchio. Lo guardai negli occhi e si accese una lampadina nel mio cervello “Ho un’idea”
Gli afferrai la mano, il mio velo, tirai un po’ su la gonna e cominciai a correre, per seminare Alice e il suo tirapiedi. Arrivai da Matt “Baker! Le chiavi!” Matt mi guardò perplesso, ma mi diede le chiavi del mio maggiolone. Salii sul posto di guida e Brian si mise su quello del passeggero. Partii e si voltò a fare gesti agli invitati che erano rimasti di sasso.
“Allora? Dove andiamo?” “Non ho intenzione di sprecare il mio bouquet tirandolo in faccia a qualcuno” “Allora che ne vuoi fare?”

“Sai di essere un genio?” “Mmm.. forse” mi strinse una mano su una spalla e mi diede un bacio sulla guancia.
Eravamo al cimitero, davanti alla tomba di Jimmy. Quando eravamo arrivati avevamo trovato un paio di fan che ci avevano guardato sbalorditi e a cui avevo dato una rosa a testa. Facemmo le foto, autografi e gentilmente se ne andarono, dicendo che sarebbero tornati dopo. Diedi una rosa a Brian “Mantienila, questa devi andare in Italia, da Attilio” e mi chinai a posare il bouquet sulla lapide.
Brian, che aveva una mobilità maggiore della mia, tolse dei fiori secchi dal vaso posto davanti e io v’infilai il mio bouquet. Si chinò e sfiorò la lapide.
“Sono passati cinque anni. Ci pensi?” “Cinque anni. Guarda qua che è successo in cinque anni. Io sono una star, tu ti sei sposato due volte…” si voltò verso di me e si alzò. Mi strinse le mani in vita e mi avvicinò a sé “Si, ma questa è la definitiva” e mi baciò.
Mentre continuavamo ad amoreggiare, al cimitero, davanti alla tomba di Jimmy, arrivarono Alice con tirapiedi, a cavallo di una decappottabile che la ragazza guidava come una pazza. Parcheggiò davanti a noi e scese come una furia dalla macchina.
Si sistemò il vestito, i capelli e sbruffò.
“Ok, tu sei una stronza e tu sei peggio di lei” “Alice, prendi fiato e rilassati. Non stai lavorando e fai respirare pure quel poveretto” disse Brian, prima di tornare a baciarmi.

Tornati alla festa, tutti si chiedevano dove fossimo andati, ma tanto lo avrebbero saputo subito, grazie ad Alice. Cominciammo a divertirci anche noi, fra alcolici e strane tartine.
La giornata passò allegra e spensierata, fino a quando Federica, Erica e Mattia presero il microfono.
Dopo la quadriglia (e provate voi a spiegare come si fa la quadriglia ad una massa di Californiani) comandata da Erica in italiano e Federica in inglese, la bionda fece un passo avanti e diede un colpetto sul microfono, per vedere se funzionava “Mh mh, scusate. Ecco. Saaaalve. Non so come si usi in America, ma dalle nostre parti, al matrimonio di fanno dei.. giochi. Allora chi dei due comincia?” “Precedenza alla sposa!” urlò Synyster da un tavolo. “Cass, ma che cavaliere tuo marito!” commentò Federica. Intanto Mattia, Jake e Blake avevano sistemato cinque sedie in mezzo alla pista da ballo.
“Allora, oltre allo sposo ci servono altri quattro cavalieri. Alice, benda la sposa”. La ragazza annuì e mi venne vicino con una fascia bianca e spessa. “Ma proprio al mio matrimonio dobbiamo giocare a mosca cieca?” esclamai e cominciarono tutti a ridere.
“Allora Cass, ti ricordi il matrimonio di zia?” disse Mattia “Certo che me lo ricordo. Ah, ho capito” Avrebbero fatto sedere cinque persone, fra cui Brian e avrei dovuto riconoscerlo toccando cose tipo naso o orecchio (guardate con che cazzo di gente sto, per fare una stronzata del genere).
“Ok, allora per te è facile. Dovrai riconosce Brian dal naso” sorrisi. Brian era più che famoso per il suo naso perfetto, non sarebbe stato difficile. Beh, poteva andarmi peggio.
“Allora pronti? Cominciamo!” Alice con una presa ferrea che male si addiceva alle sue manine delicate e alle dita lunghe e affusolate, mi faceva da guida e portò la mia mano sulla prima persona. No, decisamente no. “Nah, questo è Zacky” rise e capii che avevo ragione. “Si, è Vengeance. Procediamo”
Secondo. Ma stiamo scherzando? “Come avete convinto mio padre a fare questa cosa?” dissi in italiano e sentii uno strano verso divertito, solito di mio padre “Dai, avanti”
Terzo. Il naso non lo riconoscevo, ma non era Brian. “Scusa eh, ma chi diavoli sei?” lo sentii sorridere e sentii una fossetta che conoscevo bene “Ma ci avete messo pure Shadows? Il prossimo è Johnny, vero?” Matt rise e capii di averlo riconosciuto.
Quarto “Erica?” cominciò a ridere e capii che era lei.
“E quindi il quinto…. No. Blake alzati, dov’è tuo fratello?” “Qua” e, quella che avevo creduto essere Alice, mi baciò. Era stato lui a condurmi per tutto il tempo. “Sei un cretino” dissi contro le sue labbra, senza separarmi.

Brian P.O.V.
“Ok, adesso tocca a te, Bri” Alice mi bendò e aspettai che si sedessero. “Ok, Brian a te toccherà riconoscerla dall’orecchio sinistro” Dall’orecchio? Allora… i piercing di Cass a sinistra: aveva l’industrial che non levava mai se non per pulire il buco e altri tre buchi più sotto e poi aveva il padiglione auricolare strano, come frastagliato che nemmeno lei sapeva da cosa dipendesse. Ok, ce la potevo fare.
Quella che doveva essere Alice mi guidò verso la prima persona. Un buco sotto e uno al centro del padiglione auricolare. “Tuck, decisamente non sei mia moglie” cominciò a ridere e andai avanti.
Secondo. “Matt, riconoscerei il suo plug a girella tra miliardi”
Terzo. Boh, ma non era lei.
Quarto. Industrial, tre buchi sotto, padiglione frastagliato. “Ed ecco qui la nana italiana” “Sicuro?” disse Alice dietro di me. “Vuoi vedere quanto sono sicuro?” mi chinai e la baciai. Si, era decisamente lei.
Mi tolse la benda. Quella che non avevo riconosciuto era Ronnie e dall’altro lato c’era Lucia.

Finiti quei giochi cretini, (dopo quello ce ne erano stati un altro paio) arrivò il fatidico momento del ballo.
“Stearway to Heaven?” disse Cass sorpresa, mentre le prendevo la mano e la portavo al centro della pista.
“Si, l’ho chiesta io” “Bravo” disse mentre si faceva guidare da me.
“Come mai?” scrollai le spalle “So che ti piace, è la prima canzone che ho imparato a suonare con la chitarra e mi ricordo di quando la suonasti al piano, appena tornata in California. Per intenderci quando venisti a rimontarmi” sorrise dolcemente. Sembrava sul punto di squagliarsi e mi piaceva.
“Te lo ricordi” “Diciamo che di quel periodo ricordo poche cose e una di queste sei tu” Dopo il primo ballo lento, Cass fu rapita da Ronnie e io chiesi a mia suocera di venire a ballare con me (si, sono un ruffiano).
“Ragazzi! Tutti fuori!” urlò Tuck dopo un po’.
Come al matrimonio di Matt (e al mio), finimmo in piscina. Cass si tolse scarpe e velo e si buttò a palla di cannone, con tutto il vestito che dava l’impressione di pesare un’accidenti.
Poco dopo mi buttai pure io (distrutto un’altro smoking) e dopo di me parecchi invitati. Cass si aggrappava fra me e Ronnie “Questo maledetto coso è peggio di una zavorra” e ci fecero altre foto, Alice che continuava a dirigere il poveraccio, anche se si era buttata in piscina.
Eravamo tutti a schizzarci, quando Matt e Val si sedettero sul bordo della piscina.
“Ragazzi un attimo di attenzione! Abbiamo un’annunciò importante da fare!” urlò lui con tutta la potenza di cui era capace e un po’ di più.
“Visto che è una giornata per festeggiare, vi diamo un motivo in più per essere felici” cominciò lui, poi guardò la moglie “Sono incinta!” “Di due gemelli!” li tirammo in acqua e io, Zacky e Tuck, provammo ad affogare il cantante, mentre Cass e le altre parlavano con Valary.
“Complimenti! Due!” disse Tuck, buttando una mano di mezzo alle gambe di Matt per una “strizzatina affettuosa”, ma il californiano riuscì a liberarsi dalla presa e salvare i sui suoi gioielli di famiglia.
Andammo a cambiarci (Cass mise un vestito bianco che arrivava fino al ginocchio, dall’aria molto più comoda e leggera) e io misi la camicia e il pantalone che avevo portato di ricambio (per evenienza) e andammo vicino ad un tavolo a cui continuavano a fare brindisi con lo champagne e lo buttavano giù diritto. C’erano parecchi italiani, ma anche Blake, Will, Matt (Shadows), Tuck e Jake.
Matt si alzò “Adesso provo io, ok nonno?” disse rivolto al Predatore che rideva soddisfatto. Cazzo, solo con me faceva lo scorbutico?
Il mio cantante alzò il bicchiere “Caricate!” in italiano, si schiarì la voce e con tutta la potenza di cui era capace (e sono abbastanza sicuro che voi sappiate di cos’è capace quell’uomo) parlò in italiano “Per Cass e Brian! Ipe ipe!” e gli altri rispondevano “Fuoco!” sempre in italiano “Ipe ipe!” “Fuoco!” “Ipe ipe!” “Fuoco!” e svuotavano.
“Cass, ma che fanno?” chiesi divertito “Niente, è un brindisi” mi liquidò lapidaria, prima di prendere un bicchiere e unirsi a loro. Dopo un po’ “guidai” pure io un paio di brindisi.
Gli italiani sapevano come fare casino e stronzate ai matrimoni, anche se dicevano cose senza senso…

Blake P.O.V.
“Fuoco!” non sapevo nemmeno cosa significasse, ma continuavo ad urlarlo ed era divertente. Il nonno, seduto vicino a me, sembrava divertirsi parecchio a vedere degli americani che arrancavano provando a parlare una lingua troppo complicata.
Buttai giù l’ennesimo bicchiere e mi voltai verso Will, alquanto andato, che rideva e teneva la testa buttata indietro. Ok, questa volta avrei fatto io il maturo e non mi sarei ubriacato. Non volevo che la mia dolce metà rischiasse la vita per qualche mio bicchiere di troppo.
Alla fine si, ce l’avevo fatta a mettermi con qualcuno e sentirmi davvero amato.
Il famoso ippopotamo ubriaco più bello di tutto il globo (Ashley) era finito fra le mie braccia e ci era rimasto per un anno e mezzo, poi era finita.
Ero riuscito a farle vedere che non ero solo uno stronzo quando era stato Ortiz a comportarsi da coglione con lei e io l’avevo difesa e portata via da quel cazzone.
E così, dopo le lacrime, un chilo di M&M’s e una maratona di X-men, eravamo diventati amici, poi scopamici e poi avevamo aperto gli occhi e ci eravamo resi conto di amarci (forse io già da un po’, ma come dice sempre Cass, Sssshh! Dettagli).
Beh, molto romantico, vero? Soprattutto il periodo scopamici, quinta essenza dell’amor cortese: mi ero ritrovato con graffi (e lividi) ovunque.
Poi (per la gioia del mio corpo martoriato) aveva cominciato ad essere molto più tranquilla e dopo ogni volta non ne uscivo come da un incontro di Wrestling.
Dopo esserci lasciati (per problemi di distanza la nostra storia si era semplicemente sfaldata), mi ero ritrovato di nuovo solo e abbandonato. Fra l’altro il tour era finito e mi ero ritrovato solo, a casa, in mezzo ad una miriade di coppiette. Bella merda.
Poi un giorno, mi chiamò Will dicendomi che sarebbe passato a fare un saluto e mi resi conto di quanto il mio tour manager dagli occhi verde foglia mi fosse mancato, troppo in effetti.
Mi ero ritrovato completamente spaesato.
Io? con Will? Mi sembrava assurdo! Se in tutta la mai vita c’era una cosa di cui non avessi mai dubitato, era il mio orientamento sessuale e tutto ad un tratto mi ritrovavo attratto dal mio aitante tour manager dai corti e disordinati boccoli corvini e la pelle olivastra, i muscoli perfetti e il sorriso da pubblicità del dentifricio.
Era stato tutto molto strano, ci eravamo ritrovati completamente ubriachi ad urlarci quello che provavamo l’uno per l’altro senza un minimo di gentilezza e romanticismo a quel punto mi aveva baciato e il dopo diventa vietato ai minori.
Da allora era stato solo a salire, verso l’apice del vero amore (si, sono da diabete ma, ribadisco, sssshh! Dettagli).
Mi voltai a guardarlo e si era completamente addormentato. Lo presi delicatamente per una spalla e lo scossi leggermente “Will, ehi…” “Mmhh, ho sonno, andiamo a casa tua” sorrisi e gli diedi un bacio “Va bene” me lo caricai su una spalla (accidenti se pesava!) e andai a salutare mio fratello.
“Gli hai messo qualcosa nel bicchiere, così te lo scopi?” disse lui, mentre beveva. Era stato uno di quelli che ci era rimasto più di cazzo quando aveva scoperto che ero diventato bisessuale.
Mi aveva sempre visto come la sua copia esatta di qualche anno di meno e con quella novità lo avevo “mandato in crisi”.
Dopo di ché, fratelli come prima.
“Non ne ho bisogno, io” “Ti sei dimenticato con chi stai parlando? Nemmeno io ho bisogno di questi mezzucci” “No, ma sei un pedofilo” “Tua sorella…” “Guarda che Mackenna è pure tua sorella” sorrise e si voltò, per tornare ai brindisi in lingua straniera.
Will mugugnò e disse una cosa del tipo “Tranquillo amore, sei meglio tu…” e tornò in coma profondo. Sorrisi. Meno male che c’era lui a ricordarmelo.
Lo misi in macchina e continuava a sussurrare il mio nome e a sorridere, come un bambino. Gli diedi un bacio e, cosa assurda, rispose. “Mm.. smettila di fumare drum…” “Torno alle Marlboro, ok?” “Si, meglio” aprì appena gli occhi e mi sorrise “Blake, ti amo” “Anche io Will”.
Si, meno male che avevo lui a ricordarmi anche questo.

Brian P.O.V.
La festa finì e tornarono chi a casa, chi in albergo. Noi avevamo prenotato una stanza della villa per la prima notte di nozze e la mattina saremmo partiti per la luna di miele.
Cass si era chiusa in bagno e io stavo fumando, in attesa che uscisse. Finii di fumare, mi sbottonai la camicia e mi stesi sul letto, a torso nudo.
Poco dopo la porta si aprì e Cass aveva addosso un completino di lingerie tutto pizzi e merletti, del tutto bianco, con tanto di reggicalze e calze a rete (sempre bianche).
Feci una faccia compiaciuta, provando a mascherare lo shock-eccitazione iniziale.
“Però… complimenti” venne verso il letto e poggiò un piede sul materasso.
“Mica sai come si sgancia sto coso?” come smontare l’atmosfera: Cassandra Haner (perchè adesso era una Haner) era una maestra. Sorrisi malizioso “Posso sempre provare” rispose al mio sorriso “Divertiti, perché io non ci riesco” gattonai sul letto fino a dov’era lei e strinsi una mano sulla sua coscia, mentre la baciavo.
Mi separai appena da lei e la guardai negli occhi “Hai tolto di Diamond Theeth?” “Non voglio farti male” sorrise molto, ma molto maliziosamente. Armeggiai un po’ col reggicalze e poi riuscii a sbottonarlo.
“Ma che bravo. Vedo che sei pratico” scrollai le spalle e staccai anche l’altro “Che ci vuoi fare, ci sono abituato” “Sai come si toglie pure questo?” disse indicando il corpetto che univa la parte di sopra con quella di sotto. La tirai sul letto e s’inginocchio davanti a me. La misi le mani in vita e controllai “No, questo no, ma di solito ci sono dei bottoni nascosti da qualche parte” mi spinse sul letto e si sedette sopra di me.
“Ma come è istruito il mio maritino su certe cose, eh?” Si chinò a baciarmi e intanto armeggiava con il mio pantalone. Lo aprì e lo tolse di mezzo, tirandosi dietro anche i boxer. Cominciò a baciarmi sul collo, mentre una sua mano scendeva sul mio inguine e più giù a massaggiare il mio membro. Cominciò a scendere con le labbra, si divertì a torturare un mio capezzolo e poi continuò a scendere fino all’inguine e sostituì la mano con la bocca. “Cass… oh.. porc.. ah” Sorrisi estremamente soddisfatto e anche alquanto sorpreso, mentre affondavo le mani nelle lenzuola e godevo di quel suo tocco.
Però, mica male la vita matrimoniale.  



Ooooooh *-*
Son carini, daaai ;D
Beh, non mi viene molto da dire, quasi niente in effetti v.v
Tranne che voglio un fottuto maggiolone giallo e un Synyster Gates con …. 8 anni in meno >.<
Beh, non mi resta che ringraziare il mio angioletto _diable_ e i suoi scritti sublimi con disegni osceni fatti con Paint
Dai, me la lasciate una recensioncina piccina piccò? Magari anche per dirmi: “Sti due hanno cagato il cazzo quasi quanto te!”
Lo so che ci siete, non fate i cattivi e.e
Dal prossimo capitolo, finiscono i Flash Back e la storia riprende dal “Prologo”
Baci baci :3
The Cactus Incident



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Capitolo 4
*** Chapter 1 ***


Cass Brian chapter4

Cass P.O.V.

“Andiamo riprenditi! Sono io quella incinta, non tu!” roteò gli occhi nelle orbite e poi mi guardò spaesato. “Che… perché mi stai sopra?” “Sei svenuto” “Perché?” “Sono incinta” “Ah…” chiuse gli occhi e poggiò di nuovo la testa per terra. Sospirai, prima di dargli l’ennesimo ceffone.

“Ehi non sono svenuto di nuovo!” Mi alzai e gli offrii una mano per aiutarlo. Rimanemmo un po’ a guardarci, mentre mi mangiavo le unghie.

“Allora? che si fa?” chiesi io. Sospirò “Che si fa… io ormai ho 34 anni” “Io 27….” “Forse è giunto il momento, no?” disse terrorizzato e incerto “Non voglio interrompere la mia carriera!” mi si avvicinò e mi posò una mano su una guancia.

“Cass… credo che un anno di pausa potresti anche prendertelo. Poi ricominci” “Potrei…?” Sospirai e cominciai a camminare avanti e dietro, contando.

“Ok, dovrei essere incinta di più o meno due mesi… credo di poter continuare a lavorare fino al.. sesto?” guardò il soffitto, pensando. Meno male che me ne ero accorta durante quella breve vacanza per il Ringraziamento, altrimenti avrei dovuto dirglielo per telefono. 

“Si, credo di si” “Bene, fra quattro mesi io torno definitivamente a casa, chiamo mia madre e viene qua” Cominciò ad armeggiare col cellulare.

“Potresti guardarmi in faccia? Scusa, ma sarei un tantino terrorizzata” “Sto chiedendo a Larry di mandarmi il calendario del tour via mail” “Perché?” “Pensi che ti molli qui da sola col pancione e con tua madre che se deve andare in ospedale o deve chiamare un’ambulanza non sa dove andare a parare?” “Sinceramente lo credevo fino a due minuti fa…” fece una smorfia “Grazie, eh” “Scusa se dubito del tuo istinto paterno!” pensò un po’.

“In verità anche io, ma nella vita bisogna essere pronti a tutto, no?” sospirai e lo abbracciai. “Sono contenta di averti sposato” “Meno male….” Mi strinse e mi cullò un po’ fra le sue braccia. “Bravo, esercitati…” sorrise. “Lo diciamo agli altri?” “Per ora no… andiamo a fare una visita decente. Potrebbe anche essere un falso allarme….” “Sul serio?” scrollai le spalle “Non so… è la prima volta che mi capita” “A chi lo dici…”

 

Brian P.O.V.                                          

Padre. Diventato. Io. Sarei.

Io. Diventato. Sarei. Padre.

Io. Sarei. Diventato. Padre.

“Si, è molto chiaro” continuava a dire la ginecologa, mentre passava uno strano affare sulla pancia della mia ragazza (pardon, mia moglie), che prima aveva ricoperto di uno strano gel blu che sembrava dentifricio per bambini. Anche Cass sembrava alquanto terrorizzata, lei voleva un figlio quanto me: poco.

“Signori Haner, tanti auguri! Quella pallina è vostro figlio!”  aveva esordito all’inizio la tizia.

Io, padre. Oh Cristo, povero bimbo. Io che la cosa più piccola e delicata che avevo tenuto in braccio era stata Pinkly da cucciola (che era grande più o meno quanto un topo).

Io avrei avuto un figlio dalla donna che amavo. Io, un figlio! Io che non riesco ad occuparmi decentemente nemmeno di me stesso! Chiaro perché sono svenuto? Io! Un figlio! Matt poteva fare il padre, non io!

Io sono ancora un adolescente (dentro)! Voi affidereste un bambino ad un adolescente fuori di testa e alcolizzato? Io no! E stiamo parlando del mio bambino! Quella pallina nell’utero di Cass per metà aveva il mio DNA!

 

Camminavamo in silenzio, persi nei nostri pensieri, ma alla fine il punto era lo stesso: il bambino.

Quando arrivammo alla macchina Cass mi guardò.

“Bri, ci ho pensato… forse non siamo ancora pronti… sarebbe meglio abortire” Dire che sembrava dispiaciuta è un eufemismo. I grandi occhi scuri erano lucidi di lacrime.

Sgranai gli occhi allucinato. Avevo difficoltà ad accettarlo, ma non lo avrei mai levato di mezzo.

“Cass io…. no” aggrottò le sopracciglia “No?” “No! Io… non voglio uccidere mio… figlio” possibile che stessi sul serio dicendo quelle cose? Eppure mentre le dicevo sentivo da qualche parte che erano vere…

Cass mi abbracciò e affondò il viso nel mio torace cominciando a singhiozzare, incurante dei pedoni che ci guardavano mentre eravamo in piena scena da film sul marciapiede.

“Ehi… che c’è? Tu non lo vuoi?” scrollò la testa “E allora? In un modo o nell’altro verrà su, no? Ha troppi zii e zie per venire poi così male!” “N-non è questo il punto…” “E allora perchè piangi?” “Perché sei un fottuto bastardo che mi ha messo in questo casino e che ti amo di più ad ogni cazzo di frase che dici” l’abbracciai e le diedi un bacio sui capelli che finalmente erano tornati ad un taglio normale e del suo colore (lunghi fino a non toccare le spalle, le punte erano quasi biondo ramato e via via sfumava fino alla radice, dov’era castano chiaro), dopo anni a sfidare la gravità.

In quel momento era così piccola e fragile…. Non ci ero molto abituato.

“Beh, mi sembrava che tu fossi più che consenziente...” la sentii sorridere “Sei un cretino…” “Eh lo so. Andiamo a casa?” le alzai il viso. Annuì e mi sorrise “Si, andiamo”.

 

“A me piace Joe” “Mm.. si, non è male” disse stiracchiandosi e poggiando una mano sul mio ginocchio. Avevamo cenato e adesso stavamo sul divano, io steso sul divano e lei poggiata del tutto a me, come se fossi una poltrona umana. Chissà perché non avevamo fatto altro che parlare del bambino per tutto il tempo.

“Una cosa è sicura: non Brian” dissi convinto “Perché? Il tuo nome non è male…” “Ce ne sono abbastanza di Brian Haner famosi. Ti pare? E poi come lo chiamiamo? Junior Junior? Farà il chitarrista pure lui, sarebbe tremendo” “Chi ti dice che suonerà la chitarra?” “Andiamo, mio figlio. Con la voce che ho, ce lo vedi a fare il cantante?” “Bri, non è solo tuo figlio…”  disse alzando il viso e guardandomi facendo una finta faccia scocciata.

“Ok, allora potrebbe fare anche il cantante. Comunque Brian no” “Brian no” ripeté lei.

“E se è una femmina?” esordii io, dopo un po’ “Sai che dalle mie parti si usa mettere i nomi dei nonni?” “Sul serio?” “Si, io mi chiamo come la mia nonna paterna, mio fratello come quello paterno e Angela come la nonna materna” “Che cara signora che è tua nonna. Beh allora, Lucia, Susan. Mia madre si gaserebbe parecchio se la chiamassimo Susan” “Mi piace Susan Haner. Suona bene, ti pare?” “Si… non è male” “Mmm. Susan Lee Haner. È figo” “Si che è figo” “Così sistemiamo tutte e due le nonne in un colpo” “Quindi il Lee è per Lucia?” “Vuoi chiamarla Susanna Lucia Haner?” calcò il suo accento italiano (e del sud) in maniera spaventosa “Mmm… si, Susan Lee mi piace” le diedi un bacio sulla tempia e con un dito alzai la maglietta, scoprendo il suo ventre e prendendo a fare dei disegni immaginari.

“Ahaha! Mi fai il solletico!” sorrisi e poggiai tutta la mano “Scusa…” “Bri… come faremo quando saremo tutti e due in tour?” disse preoccupata. Sospirai “Non ne ho la più pallida idea, ma un modo sempre lo troveremo, no?” “Speriamo vada tutto bene…” disse malinconica. La feci voltare verso di me.

“Ehi, perché qualcosa dovrebbe andare storto?” “Bri non facciamo un lavoro ce ci permette di crescere decentemente dei figli” “Non mi sembra che siamo le prime due rock star a mettere su famiglia, no?” “A parte che di solito, la rock star è una e poi…. Non lo so, Bri… mi sembra tutto così complicato…” “Ehi, non ti agitare. Male che va la terremo un periodo a testa” aggrottò le sopracciglia e sorrise “La terremo?” disse mettendo una strana enfasi nella prima parola “Si..” lo avevo fatto senza rendermene conto, mi era venuto spontaneo.

“Perché hai usato il femminile?” “Voglio una femmina” dissi sorridendo.

“Perché?” “Voglio fare il geloso e voglio farmi coccolare. Si sa no, le femmine sono più legate al padre” si girò e prese a baciarmi dolcemente.

“Perché? Io non ti coccolo abbastanza?” “Certo, ma voglio terrorizzare qualche coglione che mi porterà a casa dicendo “Papy, questo è il mio ragazzo” sarà divertente, ti pare?” “Spero che questo coglione abbia un sacco di tatuaggi e i capelli neri” prese a mordicchiarmi le labbra.

“Blake? Mio fratello non è un pedofilo e poi mi sembra una cosa parecchio incestuosa!” sorrise della mia battuta.

“Beh, avrebbe gli stessi gusti della madre, non trovi?” feci una smorfia, mentre continuava a baciarmi.

“Non è molto divertente” dissi riferendomi alla vecchia cotta di Cass per mio fratello “Invece si” scese sul mento e arrivò fino al pomo d’Adamo col quale si divertiva sempre a giocare. Ingoiai a vuoto e la sentii sorridere, mentre lo rincorreva con le labbra.

Sapeva perfettamente di farmi impazzire quando lo faceva, ma si divertiva a torturarmi.

“Cass…” “Mh mh?” “Sm…smettila” “Perché? Non mi sembra ti dia fastidio…” disse facendo scendere una mano lungo il mio torace. Oh Cristo. Sinceramente mi faceva strano pensare che voleva avermi dentro di lei, quando dentro c’era già… qualcuno.

Fermai la sua mano prima che non si desse a pratiche troppo audaci.

“Cass dai…” alzò la testa e mi guardò. Aveva il solito sguardo di quando aveva voglia.

“Da quando fai la donnina mestruata? Adesso dimmi che hai mal di testa e ti sputo in faccia” Certo che detto da una donna…. “Cass non posso farlo” abbassò un attimo lo sguardo e si fermò sul mio pacco.

“Non dirmi che ti si è rotto” “Ma che si è rotto! La tua testa si è rotta! Funziona tutto benissimo!” la sua mano scivolò sulla mia coscia, carezzandone l’interno col pollice.

“Allora perchè no?” si passò la lingua sull’angolo delle labbra e prese a mordicchiarsi il labbro inferiore. Però lei giocava sporco! Sapeva come farmi dare di matto e ce la stava mettendo tutta.

“Cass sinceramente mi fa schifo” sgranò gli occhi e diventò estremamente seria.

“Haner… sei diventato gay da un giorno all’altro?” “Che? No!” Tirò un sospirò di sollievo.

“Mi hai fatto venire un infarto! Mi vedevo già ad accompagnare mio figlio a casa di suo padre e del suo ‘compagno’” disse mimando le virgolette attorno all’ultima parola.

“Ma che hai capito! Non posso… mi fa strano pensare che mentre lo facciamo c’è la pallina che guarda” “Ma come fa a guardare? Non ha ancora gli occhi, Haner” “Lo so… ma qualcosa la sentirà pure stando là dentro, no?” Dissi grattandomi la testa, imbarazzato.

“Ok le dimensioni del tuo affare, ma non pensare di avere una sonda, eh” sorrisi un secondo, ma provai a tornare serio. Non si poteva ragionare con lei quando faceva così. “Non stiamo a commentare il mio affare…” mi mise due dita sulle labbra.

“Syn. Calmati, ho capito” sospirai e lasciai andare le spalle. Tornammo nella stessa posizione di prima.

“Quindi non faremo più sesso fino a quando non avrò tirato fuori Haner Junior e non mi sarò ripresa…” “Ripresa?” “Bri, secondo te dopo aver partorito avrò voglia di dartela? Dovranno passare almeno un paio di mesi… se non di più…”

Quindi sarei dovuto andare avanti a seghe per tipo un anno?!?! Eh no.

“Mmm.. a quanti mesi ti crescerà il pancione?” “Mmm.. penso attorno ai quattro” “Ne mancano due, giusto?” “Si, perché?” “Dobbiamo avvantaggiarci” mi avvicinai a lei e mi agganciò le gambe in vita, prima di baciarmi con foga e spingere il mio viso verso il suo seno.

“Andiamo di là, il divano è scomodo” sussurrai contro la sua pelle “Non sarebbe la prima volta…” strusciava lentamente il bacino contro il mio.

“Si, ma adesso devo stare attento alle mie principesse” “Pedofilo” “Ammettilo che ti piace….” Dissi scherzando, mentre mi alzavo e mettevo tutte e due le mani sul suo sedere. La sentii sorridere, mentre infilava una mano nei miei pantaloni.

 

Arrivare alla camera da letto così non fu esattamente facile, ma ci riuscimmo (sparpagliando qualche indumento in giro per la casa).

Mi sedetti sul letto, con lei sopra mezza nuda. Mi diede una spinta e finii lungo disteso sul nostro letto.

Prese a baciarmi il torace e a torturarmi i capezzoli, mentre i jeans cominciavano ad andare stretti.

Ribaltai la situazione e la sentii sospirare, mentre le mie labbra passavano dalla clavicola ad un seno e una mano s’infilava nei suoi pantaloni.

Mi aprì la fibbia della cintura, il bottone e abbassò la zip. Feci per sfilarli e mi aiutò, tirandosi dietro pure i boxer. Con le labbra scesi sul ventre e rimasi a giocare col sul ombellico e affondò le mani nei miei capelli. Lentamente scesi più giù e la sentii quasi gemere. Aprii il bottone con i denti e le sfilai i pantaloni, tirandomi dietro anche gli slip.

Tornai sopra a baciarle le labbra, una mano rimasta sulla coscia e l’altra sul seno.

Ribaltò la situazione e prese a baciarmi e a strusciare il bacino contro il mio con più foga di prima. Una sua mano scese a massaggiare il mio membro ed ebbi un mezzo fremito.

“Bri.. ti voglio” sorrisi quasi. Mi piaceva quando a quel punto sentiva il bisogno fisico di avermi dentro di sé.

Sorrisi e feci per tuffare una mano nel cassetto del comodino, quando mi fermò.

“Non credo serva più” disse sorridendo. “In effetti…” e tornai a baciarla.

 

“Perché sei convinto che sia femmina?” scrollai le spalle. “Non sono convinto. Io voglio una femmina” avevamo finito di fare l’amore già da un po’ ed ero abbastanza convinto che fosse stata la volta migliore in assoluto. Sarà stata l’assenza del preservativo, l’euforia del diventare genitori… avevamo raggiunto l’apice insieme. Mi sarebbe rimasto un bel ricordo (insieme ai graffi sulla schiena) della mia prima volta dopo la grande notizia, l’unica cosa che mi avesse mai fatto svenire.

Ero straiato nel letto, con Cass sopra, le mani sul mio torace e il mento su di esse. Si metteva quasi sempre così dopo aver fatto l’amore. Mi guardava e tracciava disegni immaginari sul mio torace, oppure ricalcava la scritta FOREVER, ma quello era più raro….

“Poi se è maschio mi va benissimo lo stesso. Sarà il mio minimè” “Non vuoi chiamarlo Brian, ma vuoi plasmarlo a tua immagine e somiglianza?” “Naturale! Lo chiamiamo Slash?” “Non pensarci nemmeno” “Tanto sarò io ad andare all’anagrafe, di certo non tu… potrei anche chiamarlo Banana” “A quel punto ti cambierò i connotati e rimarrai talmente sfregiato che provando a fare il test di paternità, uscirebbe negativo” le sorrisi. “Mi piacciono le frasi dolci che mi sussurri dopo aver fatto l’amore…” dissi sbatacchiando le ciglia e usando una delle mie tanti vocine cretine. Scrollò le spalle.

“Potrei dirti un sacco di cose stucchevoli, ma a parte che non sono il tipo, mi verrebbe da ridere, rovinerei il magico momento oppure potrei addormentarmi o non trovare niente di sdolcinato da dirti” “Ma se le canzoni più zuccherose dell’Academy le scrivi tu” “Io scrivo la musica, i testi della roba zuccherosa sono opera di Blake” rimasi sconvolto “Sul serio? Non lo sapevo….” “Eh si. Scrive della roba da diabete delle volte” “Meno male che ci sei tu a fargli l’insulina” dissi scompigliandole i capelli.

“Si Basta un “Torna con i piedi sulla terra, cazzone! E occhio che ti si è alzata la bandiera!” a smontare i suoi momenti poetici ad alto contenuto calorico” cominciai a ridere.

“Devo scrivere qualche canzone con te…” “Mm.. la vedo difficile” “Perché?” “Finiremmo per scannarci su chi deve avere ragione” “Con Blake come fai?” ci pensò un po’ prima di rispondere.

“Quando l’imput è generale, o di Matt, collaboriamo, quando l’idea è mia lui a stento si scrive l’assolo. Una volta gliel’ho scritto io…” “E spiegami, come hai fatto? Non mi pare tu abbia le sue stesse capacità tecniche” “Facile, a rallentatore. Poi è stato lui a mettere il turbo, sparando a raffica le note. Io non ne sono capace e non m’interessa” si spostò e poggiò la testa sulla mia spalla, con gli occhi chiusi. Mi sistemai un po’ meglio. Era bello parlare di lavoro con lei: la pesavamo in maniera del tutto differente. Forse avremmo sul serio rischiato di scannarci per scrivere insieme un pezzo.

“Non t’interessa migliorare?” “Ehi, io sono mezza Jazz,che mi frega di sparare trecento note al secondo. A me ne basterebbero di meno messe nei punti giusti, ma Blake è un fissato egocentrico, allora lo lascio fare” “Anche io sparo note a raffica…” “Si, ma tu non sei il mio chitarrista, quindi a lavoro puoi fare quello che vuoi…” sbadigliò “Meglio addormentarsi,và. Notte Bri Bri” sorrisi. Solo quando non era al 100% delle sue capacità, mi chiamava così. “Notte Cassandra” chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal suo respiro regolare e tranquillo.

 

Ok, non ho voglia nemmeno di rimetterlo a posto :3
Perdonate la mia scarsissima voglia, aggiorno in ritardo e non voglio nemmeno dargli una sistemata, ma che ci volete faaare :3
Fra l’altro il chap è anche cortissimo .__.”
Beh, il prossimo sarà più lungo v.v
Siiiiiiiiiiicuro!
Si ringrazia _diable_ (sappi che aggiorno per te c.c <3 ) e JD che legge in anteprima :3
Alla prooossima! :D
The Cactus Incident (più svogliata che mai)

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Capitolo 5
*** Chapter 2 ***


Bri cass chapter 5

Brian P.O.V.

“Ehm…. Ragazzi: abbiamo un annuncio importante da fare”  dissi alzandomi da tavola e facendo un cenno con la testa a mia moglie. Eravamo tutti a casa di Matt per il Ringraziamento. E quando dico tutti, dico tutti: Michelle col nuovo ragazzo (che fra l’altro non era quello che avevo beccato nel nostro letto, ma un’altro) compresi.

Eravamo al momento del dolce (torta di zucca, che Cass detestava) quando mi ero alzato in piedi. “Tirati su pure tu” bisbigliai a mia moglie. Si guardò un attimo attorno e mi raggiunse.

“Allora, visto che ci siete tutti non dovremo metterci a chiamare uno per uno” “La bolletta ringrazia” aggiunse Cass e cominciarono tutti a ridere. Le lanciai una mezza occhiataccia, mentre ridevo pure io.

“Seri, è un momento importante, non fate i cazzoni!” mi lamentai io e tornarono tutti all’ordine “Allora è un momento molto importante e…” “Bri, stringi…” bofonchiò lei “Vuoi dirlo tu?” dissi voltandomi verso di lei “Ok, sono incinta” disse tranquilla.

Ci furono tipo quattro secondi di silenzio totale e di occhi che ci fissavano.

Poi partirono i gridolini, le risate, gli applausi e i commenti. Buona parte delle ragazze si buttò su Cass. Val fu più delicata (visto che era incinta di sei mesi) e Michelle non smosse il culo dalla sedia.

Vee venne ad abbracciarmi tutto sorridente “Tu! Ahahaha! Non posso crederci!” “Ci credo a stento io!” “Beh, tanti auguri Haner” disse Matt mentre mi stritolava “Brian tanti auguri” disse Johnny, e venni stretto in un Sevenfold Sandwich, prima che Blake non mi si buttasse addosso, affondandomi un pugno in testa. Mi liberai e gli feci subire lo stesso trattamento. Dopo di ché mi abbracciò “Ahaha! Non ci posso credere! Voglio proprio vedere adesso che combini” “Che voglio combinare? Dopo questo sono poche le cose che mi restano da combinare, ti pare?” “Direi di si, bro”

Dopo il Sevenfold Sandwich, ci fu l’Academy Sandwich, poi i roadies e poi mi lasciarono respirare. A quel punto vennero a complimentarsi anche Michelle e il tizio (che per me non aveva un nome).

“Tanti auguri, Brian” “Grazie, Michelle” il mio avvocato era stato semplicemente spettacolare: era riuscito a farmi cavar fuori il meno possibile (che poi me li aveva tolti tutti lui i soldi risparmiati). Ma non era una  questione economica, era diventata una questione di orgoglio: piuttosto che dare qualcosa di decente a lei, avrei dato tutti i miei soldi in beneficenza.

Provò a parlare anche il tizio, ma appena si avvicinò mi voltai alla ricerca di Cass che era stata sommersa dalle ragazze e che continuavano a farle domande e ridere.

“Che c’è di così divertente?” “Niente, le ho detto che quando l’hai saputo sei svenuto” Ecco, bella figura di merda. Le incasinai i capelli e le diedi un bacio sulla testa “Non raccontarle troppo, lasciale la sorpresa di quando accadrà a loro” mi beccai un dito medio da Federica e le feci una smorfia.

Tornai dai ragazzi a cui era venuta la brillante idea di festeggiare con dei sigari cubani e che adesso stavano fumando in giardino. Dopo aver ricevuto il mio, mi misi un po’ a parlare con loro e mi venne in mente una cosa: ancora non l’avevamo detto ai miei genitori.

Merda.

 

Cass P.O.V.

“Mamma, avevi presente che sarebbe arrivato quando meno me lo sarei aspettato? Ecco, è arrivato” “Che?!” disse scandalizzata, quindi aveva capito.

“Sono incinta” “Oddio! Brian lo sa?” “Brian lo sa da una settimana” “E quando volevi dirmelo?” “Volevamo accertarcene e poi oggi siamo stati a pranzo da Matt” “Quale?” “Il cantante” “Se vabbè, quale? Il rasato o quello sorridente?” Perché Shadows non sorride? A me sembrava sorridesse parecchio con quelle fossette da bimbo….

“Il rasato” “Perché?” “Mà, ma te ne frega che so incinta o vuoi sapè che mi so mangiata a pranzo?” “Era per sapere! Di quante settimane?” “Otto” “Ma è sicuro?” “Ti spedisco l’ecografia? La ginecologa era più che sicura”

Dall’altro lato della cucina, Bri era a telefono con la sua di madre che aveva saputo la notizia da Blake e che adesso gli stava facendo una lavata di testa perchè non gliel’avevamo detto prima. Potevo sentire le urla di Susan fin da dov’ero io.

“Beh, allora come farai?” “Continuerò a lavorare fino al sesto mese e poi stavo pensando che saresti potuta venire qui…” “Mmm, si mi sembra giusto, ma la madre di Brian?” “Gli sta facendo una strigliata perché non l’abbiamo avvertita prima: lo ha saputo da Blake” “Io non ho nessun Blake che mi avverta” “Per questo ti ho chiamato” “Che gentile” disse sarcastica “Figurati” “Può venire anche Angela?” “Mmm... si, la casa è grande. Non ci sono problemi” “Ok, quindi… tanti auguri! Falli anche a Brian, visto che per me provare sarebbe inutile” “Aspetta” mi voltai verso Brian.

“Bri! Facciamo a cambio?” annuì tutto sorridente per la grazia ricevuta e mi venne vicino, dandomi il telefono e prendendo il mio. “Mamma vedi di non parlare troppo difficile: frasi brevi e semplici” “Ok, ciao tesoro!” “Ciao mà” a quel punto Brian mi mimò un grazie con le labbra e non so cosa si disse con mia madre, ma io cominciai a parlare con Susan, notevolmente più calma di quando parlava con il figlio. 

 

Stavamo partendo per una sola settimana. Tre concerti, qualche Meet & Greet, due apparizioni in TV, qualche intervista (quelle spuntano sempre come i funghi) e poi a casa per le vacanze di Natale, finalmente.

Settimana un tantino intensa, ma poi ci aspettava la tranquillità fino alla Befana.

I regali li avevo comprati già quasi tutti, mancavano solo ad Angela e mio padre. Il resto tutto ok. Tanto sapevo che quel Natale avrei ricevuto un sacco di cose, ma niente per me, ne ero certa: c’erano troppe ragazze per non ricevere un guardaroba completamente dedicato al pargolo in arrivo.

Caricai la mia valigia sul tour bus e mi posizionai comoda su un divano, quando mi chiamò mia madre.

“Dimmi” “Questo Natale venite da noi allora?” “Eh?” “Si, ne ho parlato con Brian” Che stronza “Mamma, tu hai parlato, Brian avrà detto “Si cettamente” una volta di più e tu hai capito di poter approfittare dell’ignoranza di mio marito” “Amore, come mi conosci” “Vorrei vedere, ho il tuo stesso cervello… comunque non lo so” “No, non era una vera e propria domanda: voi venite, punto” “Avremmo una vita, lo sai? E poi anche Brian ha dei genitori” “Infatti vengono pure loro” “Cosa?!?!?!?” “Si, ne ho già parlato con Susan : questo Natale vengono in vacanza in Italia” Oh merda…

“Dici sul serio?” “Si, staremo tutti insieme a Cortina. Non è bello?” “Bellissimo! Da quando sei diventata così amica di Susan?” “Dal tuo matrimonio, Tweety, non abbiamo smesso di sentirci da allora!” “O-ok, parlo con Brian e ti faccio sapere, ok?” “Amore, abbiamo prenotato da luglio: se prova a dire di no, ci peserà Susan a convincerlo”

 

Brian P.O.V.

Ero sul divano del tourbus a tirare in aria noccioline e prenderle con la bocca al volo, quando cominciò a squillarmi il cellulare. Cass.

“Già ti manco?” feci con un tono basso e languido, aspettandomi un trattamento dello stesso tipo che però non arrivò.

“Che cazzo hai detto a mia madre?” “Cosa? Niente!” “Beh, il tuo niente ci ha procurato tutte le vacanze a Cortina con i miei e i tuoi genitori” sgranai gli occhi.

“Cosa?!” “Eh si. Mia madre ti ha fregato” “Possiamo sempre dire di no, giusto?” “Sbagliato! Perché ricordati che c’è anche Susan. Possiamo scontentare due suocere in un colpo solo?” “Direi di no…” “Ecco. Compra uno di quei giubbotti imbottiti, doposci e altra roba da neve: ci siamo giocati le vacanze” “Perché? Non sarà poi così male, io, tu, la neve…” “Ah, vengono anche nonna e nonno” “Ok, ci siamo giocati le vacanze” “Decisamente, amore, decisamente”.

 

“Allora, preso tutto?” “Sembra di si. Gli sci li prendiamo in affitto direttamente lì?” “E’ inutile comprarli: non credo vedremo la neve ad Huntington, ti pare?” “Ehi, qualche volta a nevicato!” difendere sempre la patria, in qualsiasi caso, soprattutto se si ha a che fare con degli italiani.

“In trent’anni” “Si, sarebbero inutili. Però io ho lo snowboard” dissi orgoglioso mentre mettevo la custodia nel bagagliaio della macchina “Dove lo hai preso?” “Vecchie vacanze sulla neve” sorrise e mise dentro la sua valigia.

“Ok, c’è tutto, andiamo?” “Si, andiamo”.

Il ventitrè dicembre, c’infilammo in un aereo, diretti a Cortina. Avevo visto le foto su internet, era un bel posto, l’esatto opposto di Huntington, ma bello.

 

Arrivati finalmente a Cortina, dove semplicemente si moriva di freddo, dopo un viaggio estenuante con pure un paio di cambi di aereo, trovammo tutti i nostri genitori, Mattia, Angela, Mckenna e i suoi nonni. Ma bene!

L’albergo era bello, tutto rivestito di legno e col tetto superspiovente, estremamente pittoresco.

In reception ci diedero la chiave e andammo nella nostra stanza. A differenza di quanto avevo fatto credere a Cass sapevo tutto della vacanza (ma niente dei nonni) e infatti avevo fatto prenotare una suite matrimoniale.

“Però… bello” disse mentre mollava le valigie per terra per andare in esplorazione della camera. Si, Lucia aveva scelto un bell’albergo.

Presi anche le valigie di Cass e andai in camera da letto per mollarle lì. Qua trovai Cass sprofondata nel letto, la faccia nel cuscino.

“Che combini?” “Sono stanca e questo letto mi piace” mi sedetti “Si, è comodo” sbruffò e si sedette sul letto. “Ma è un hotel….” “Perspicace…” “Bri, noi passiamo tutto l’anno in albergo, almeno a Natale volevo stare a casa mia. Per questo non volevo venire” la abbracciai “Dai, ci divertiremo” “No, tu ti divertirai, io dovrò star attenta a non affaticarmi troppo e a non bere alcolici” sorrisi e le diedi un bacio in testa.

“Dai, ci sono io che ti faccio compagnia, ok? Non me ne starò tutto il tempo a fare snowboard” “Però voglio provare a sciare…” “Abbiamo una settimana, puoi fare quello che vuoi” “Adesso ho fame” “Pure io…” “Faccio una doccia e poi andiamo a cenare…” Si alzò e prese delle cose dalla valigia. Poi si voltò verso di me. “Che c’è? Non ti vuoi lavare?” chiese con un sorriso malizioso. Risposi nello stesso modo e mi alzai anche io. Cristo, quanto ti amo.

 

Un’ora dopo, tutti puliti, stavamo scendendo nella hall (che aveva il camino, un sacco di poltrone e divani e ti facevano pure la cioccolata calda) e io avevo addosso un magione bianco e collo alto.

Non credo di aver mai messo, in tutta la mia vita, un coso del genere. Non ero mai stato in posti che ne richiedessero l’utilizzo, e quando c’ero stato, ancora non mi vestivo da persona che porta un maglione anonimo e morbido. Peccato che sarebbe rimasto a marcire nel mio armadio (di certo non mi sarei fatto un concerto con addosso quel coso). Cass ne aveva addosso uno molto simile, lungo e con sotto dei leggins neri.

Qui trovammo tutti, fra cui il Predatore che si faceva il solito solitario con quelle carte che mi aveva spiegato Cass essere definite Napoletane. Bah, mai sentite.

Dopo esserci riuniti andammo tutti a cenare.

Credo di non aver mai mangiato così bene in vita mia. Oh meglio, mangio così solo quando sto in Italia. Cristo, perché Cass non cucina così?

Finito d’ingozzarmi come un maiale, ci fermammo un po’ nella hall, stavamo seduti su un’enorme e comodissima poltrona, davanti al camino accesso.

“Dai, questo posto non è così male..” bofonchiò dopo un po’ Cass. “Non è così male? A me piace” si sistemò meglio fra le mia braccia e poggiò il viso sulla mia spalla. Una volta tornati dovevamo assolutamente comprare una poltrona come quella da piazzare davanti al camino.

“Mi piace il tuo maglione… ci stai bene” “Grazie” mi abbracciò e chiuse gli occhi, continuando a bofonchiare cose insensate e sconnesse. Era distrutta. Sorrisi e spostai una ciocca di capelli che sembrava infastidirla, in risposta sorrise e poi rilassò di nuovo i muscoli del viso.

La presi in braccio e aprì a stento gli occhi, per poi chiuderli di nuovo dopo aver constatato che ero io.

“Buona notte” dissi agli altri che erano rimasti lì a parlare. Che poi mio padre e il Predatore avevano parlato tutta la serata. Chissà come cazzo avevano fatto.

Arrivati in camera le tolsi le scarpe e il maglione e la misi sotto le coperte. Mi spogliai, andai in bagno e quando tornai era nella stessa e identica posizione di prima, unica differenza che russava leggermente. Strano, non aveva mai russato, nemmeno ai tempi del liceo. Bah.

Mi stesi vicino a lei e senza aprire gli occhi mi abbracciò “Bri…” sorrisi fra me e le diedi un bacio leggero, la abbracciai e sprofonda nel sonno. 

 

Cass P.O.V.

“Ok, sei pronta?” chiese Bri convinto, da dietro una mascherina col vetro arancione “Più o meno…” Com’è che tutt’a un tratto soffrivo di vertigini? Eppure non era poi così ripida…

“Allora dai! È facile. Mettiti in posizione” mi sistemai come mi aveva spiegato  “Ok, con le bacchette datti la spinta, io sto giù che ti aspetto, ok?” “O-ok….” Mi guardò e mi sorrise. Saltò e si voltò verso me con tutto quell’affare che aveva allacciato ai piedi (più comunemente chiamato snowboard).

“Lo facciamo insieme?” propose “Forse è meglio” “Dai, non avrai paura? Che fine ha fatto tutto il tuo coraggio?” Eh no. Sul mio coraggio non si discute. “Ok, Haner. Al mio tre” mi sistemai “Tre!” e mi buttai giù sulla pista.

Però, era divertente! Evitai un paio di signore parecchio lente e arrivai alla fine e a quel punto mi resi conto di una cosa di fondamentale importanza: Brian non mi aveva insegnato a frenare! Oh merda.

Continuai diritta e finii addosso a un ragazzo che, con uno spettacolare effetto domino, ne mandò giù altri tre.

Mi spostai da addosso al ragazzo, andando col sedere sul ghiaccio.

“Scusami!” disse qualcosa di strano in una lingua che non conoscevo e allora gli parlai in inglese “Scusa, non riuscivo a frenare” continuò a dire qualcosa di strano e di alquanto divertito “Se vabbè… ciao!” andai per provare ad alzarmi, ma fui travolta da Brian e tirai pure una testata sul suo snowboard che adesso portava sotto braccio.

“Grazie eh” mi afferrò per una mano e mi tirò sopra, ma appena in piedi sentii una fitta atroce e la mia caviglia cedette. Merda, lo sapevo che avrei fatto quella fine. Brian mi prese prima che andassi a terra.

“Cazzo la caviglia!” “Aspetta. Ce la fai a reggerti su un piede? Ehi tu, amico!” e fischiò in direzione del presumibile tedesco. “Parli inglese?” “Poco” “Bene, tu adesso mi aiuti, ok?” scandì parola per parola. Il ragazzo annuì. Gli fece un fischiò e gli fece segno di reggermi, mentre lui mi toglieva gli sci.

“Ok, amico. Tu porta questi, io porto lei” gli piazzò in mano sci, bacchette e snowboard e mi prese in braccio. Il ragazzo fu seguito da uno di quelli che avevo fatto cadere che mi resi conto essere femmina e avere dei lunghi capelli biondi.

Meno male che eravamo alla stazione sciistica dell’albergo, altrimenti sarebbe stato molto più complicato. Il ragazzo ci aiutò fino alla hall, qui, quando ci togliemmo cappelli e mascherine ci riconobbe.

“Ehi! Tu sei Synyster Gates!” “Eh si, amico” “E tu sei Shaddy Obscure!” perché nessuno si ricorda mai la C? Shaddy C. Obscure! Non è difficile “Capitan Ovvio...” mugugnai. Poi alzai la testa e sorrisi.

“Eh si” tirò fuori la macchina fotografica e si fece autografare la fattura di un parrucchiere che aveva in tasca, mentre alla ragazza firmammo una spalla.

Brian li salutò e ringraziò dell’aiuto, per poi tornare a parlare col tizio della reception che mi stava soccorrendo “Chiamiamo subito il medico”.

Il dottore arrivò dopo un quarto d’ora e per mia immensa fortuna non mi ero rotta la caviglia, solo che dovevo stare in assoluto riposo e portare una fasciatura. Fra l’altro, l’hotel affittava le stampelle. Rimasi sconcertata: era una cosa così frequente da poterci addirittura guadagnare qualcosa?

Così, mi ero rovinata le vacanze. Ma che bello! Avrei passato sei giorni in una camera d’albergo, il sogno di una vita.

Brian mi aiutò ad arrivare in camera e dopo essermi cambiata tornai nella hall.

“Torni a sciare?” “No, vado a comprarti le bende” “Bri, tu non parli abbastanza italiano per poter comprare qualcosa” “No, ma questa è una località turistica e io parlo inglese. Quindi se non conoscono l’inglese sono loro a far schifo” mi diede un bacio leggero “Torno subito” e se ne andò, così rimasi sulla poltrona sulla quale mi ero addormentata la sera prima, a fissare il televisore.

Dopo un po’ di un film natalizio del cavolo, con dei ragazzini bloccati in un aeroporto, afferrai il mio cellulare e mandai un messaggio a JD e uno ad Alice, per avvertire della bella notizia e dell’essermi completamente rovinata tutte le vacanze, perché il dottore aveva detto che dovevo starmene buona e calma fino al cinque del nuovo anno.

Stavo fissando il televisore, quando sentii una mano su una spalla. Mi voltai di scatto e trovai mio nonno.

Si sedette sul puff sul quale tenevo il piede, vicino alla mia gamba.

“Che è successo?” “Mi so sfasciata” “Sulla neve?” “Si, prima discesa e bam! Tu? Perché stai qua?” si guardò un po’ attorno, le mani congiunte, con gli avambracci poggiati sulle cosce. Scrollò le spalle e mi rispose.

“Nonna e Angela so andate a fare spese, io so rimasto qua” “Ah capisco” mi guardò con fare interrogativo, solito di lui “Che fine ha fatto il coglione?” “Nò, sarebbe mio marito” “Si, ma rimane un coglione” alzai gli occhi al cielo “E’ andato a comprare le bende per la mia caviglia”

Fece una lunga pausa, prima di ricominciare a parlare.

“Vabbè, se devo dire la verità,  è coglione, però si vede che ti vuole bene” “Meno male…” dissi ridendo e lui rise con me. Brian (o gli altri) si lamentava tanto di quanto fosse pauroso, ma a me non metteva paura. Sarà che lo ricordo sempre così, fin da quando ero piccola, ma non mi aveva fatto mai paura. Quello era mio nonno, come potevo averne paura?

Rimanemmo un po’ a parlare, niente di ché e poi se ne andò sulla veranda, perchè doveva fumare e io tornai a fissare il televisore. Mi posai una mano sulla pancia, coperta dal maglione. “Eh piccolo, mai più. Lo sci non fa per noi”

Stavo fissando ancora il televisore, chiedendomi che fine avesse fatto Brian e desiderando una chitarra da poter suonare, quando mi suonò il cellulare.

“Si?” “Che diamine hai combinato?” “Ciao Blake, che piacere sentirti! Si, il bambino sta benissimo!” “Ok, rispondi” voltai gli occhi al cielo “Niente, sono caduta sulla neve. A te chi lo ha detto?” “Matt. Tu l’hai detto a JD, giusto?” “Si, era per farvelo sapere” “E’ grave?” “No, è una stronzata, solo che sto a posto fino alla fine delle vacanze” “Il bimbo?” “Sta meglio di me” “Ok, questo è l’importante” sentii qualcuno parlare in sottofondo “Cass, ti saluta tutta la VU e guarisci presto” “Non farci prendere spaventi, nana!” quello era Jake “Mi raccomando! Adesso se nasce stupido come il padre ce la prenderemo con te e non con lui!” Rob.

Risi e poi sentii altri commenti, come quelli di Alice o Matt. Dopo un po’ Blake dovette salutarmi e chiusi la chiamata, tornando a fissare il televisore e desiderando con tutta me stessa la mia Bessie.

Una decina di minuti dopo arrivò Brian e rimasi completamente sconcertata. Si tolse il cappello e gli occhiali da sole (i suoi soliti, non quelle strane mascherine arancioni con l’elastico, da snowboard), mentre camminava verso di me si aprì il cappotto e mi piazzò sulle gambe una custodia rigida con un fiocco rosso spaventoso. “Dove diamine hai trovato una chitarra?” “In un negozio di musica” disse tranquillo, come se la cosa più ovvia del mondo (e in effetti lo era, ma sssshh! Dettagli).

“Credo ti piacerà, ma vedi che te ne pare. Visto che devi passare una settimana qua dentro e le parole crociate non mi sembrano nel tuo stile, ti ho comprato qualcosa per tenerti occupata. Vado ad appendere il cappotto. Apri tranquilla, non esplode” disse divertito, mentre ancora fissavo la custodia.

Feci scattare l’apertura e tirai fuori un’acustica mancina semplicemente spettacolare.

Era una Ovation Adams 1681 KK- model (si ringrazia il cartellino per l’informazione), il corpo e la paletta erano azzurrino- violaceo, mentre la tastiera doveva essere d’ebano a giudicare dal colore. C’erano aerografati anche dei fiocchi di neve. C’era già un plettro (bianco con un fiocco di neve blu, dello spessore che uso sempre io) incastrato fra le corde, sul primo tasto.

Provai a vedere se era accordata. Perfetta. Cominciai a sfiorare le corde lasciando correre le mani, senza pensarci e finii a suonare Steaway To Heaven. Brian venne a sedersi sul bracciolo della poltrona. “Allora? ti piace?” “E’ bellissima, Bri. Grazie!” lo abbracciai e gli lasciai un bacio leggero.

“Volevo prenderti un’elettrica, ma poi ho pensato che ci avrebbero cacciato dall’hotel. In più quelle che avevano non mi piacevano o non mi sembravano adatte a te. Questa  mi ha colpito in modo particolare e in più era l’ultima mancina che avevano di questo modello” lo ascoltai mentre continuavo a suonare.

Come faceva a sorprendermi sempre o sapere quello che volevo, non me l’ero mai spiegato. Forse perché ragionava con quel pezzo di mente che non era mai cresciuto e diventato adulto, e proprio per questo ti sorprendeva come facevano a volte i bambini.

“Mi sorprende che non abbia comprato anche tu una chitarra” “Ne ho troppe, non sappiamo più dove metterle. Fra un po’ le piazzeremo pure in cucina” risi di quella che in effetti era la verità.

“E poi non voglio farti sfigurare al mio confronto” “Eh si…. Una povera chitarrista ritmica non può competere col grande Synyster Gates” “Puoi dirlo forte” “Tu ricordati che sono Shaddy C. Obscure e che volere e potere” “Si, ma sono meglio io” sbruffai e alzai gli occhi al cielo, mentre facevo l’assolo di Afterlife.

“Hai toppato” disse beffardo “Non è vero. Si chiama cover, la rifaccio come dico io” “No, hai toppato” “Ok, ho toppato. Contento?” mi diede uno dei suoi soliti baci e le mie mani di fermarono, una si posò sul suo viso e l’altra rimase a mantenere la chitarra.

“Sono molto più che contento” soffiò sulle mie labbra, prima di separarsi e sedersi davanti al camino, guardandomi suonare. Lo faceva spesso, l’importante era che stesse fermo e zitto perché altrimenti mi distraevo.

Bello, suono davanti a diecimila persone urlanti e va tutto bene, ci sono un solo paio di occhioni nocciola che mi fissano e vado nel pallone. Forse temevo un suo giudizio, in effetti era stato lui il mio ultimo insegnate di chitarra ed era anche grazie a lui se suonavo così.

Ero nel pieno di un’improvvisata parecchio Jazz, quando sbruffò. Alzai la testa e lo incenerii con lo sguardo, lui sorrise beffardo.

“La prossima volta che suoni a letto, la chitarra vola fuori dalla finestra” lo minacciai e lui in risposta sorrise e si sedette sul puff sul quale prima c’era la mia gamba.

“E’ che mi sono ricordato di quando tu e Blake provavate a casa mia, nel salotto” “Eri l’unico che ci metteva a disposizione un posto per suonare. A casa mia c’era il vecchio cane depresso di mia zia, Illy (di Ilarius. SI, mia zia ha un cattivo senso dell’umorismo) che prendeva vita solo quando suonava Blake e cominciava ad abbaiare come un dannato. A casa di Blake, Susan urlava esasperata e tu invece eri l’unica anima di buon cuore che ci permetteva di fare tutto il casino che volevano” scrollò le spalle “Mi ricordavate quando eravamo io e Zacky a essere alla ricerca di un posto tranquillo per provare, fuori dal garage di Matt. Tanto se avevo da scrivere me ne andavo nello studio insonorizzato ed ero a posto”

Feci scorrere la mani sulla chitarra e cominciai a suonare una canzone a lui ben nota.

“La conosci?” “Mmm… forse si, non ne sono sicuro”

 

Brian P.O.V.

E così, dopo l’introduzione, finii a cantare Nightmare. Non credevo sarebbe mai successo, ma eccomi, con la mia voce per niente adatta a imitare il mio cantante. Cristo che merda, però ci stavamo divertendo entrambi.

Cass mi sorrideva, mezza nascosta da un berretto nero che faceva vedere solo le punte dei suoi capelli.

Faceva il coro sulla tonalità che di solito facevo io. Cazzo, mi resi conto di non ricordare nemmeno tutte le parole, facendo ridere Cass di gusto, mentre continuava a suonare.

“Ridi, dammi una chitarra e ti faccio piangere” m’incenerì con lo sguardo, prima di sorridere e di baciarmi in modo non proprio adatto al pubblico.

“Dai, continuiamo. Mi sto divertendo” e attaccò con Unhonly Confessions “Vuoi farmi morire, vero?” “Eh si, voglio vederti stremato e al limite delle forze”  mi spinsi in avanti, baciandola e intrecciando la mia lingua con la sua. Le mani che continuavano a muoversi sulla chitarra andarono rallentando fino a fermarsi del tutto. Separai appena le labbra dalle sue e poggiai la fronte contro la mia.

Feci scivolare una mano sulla sua coscia e lei emise un sospiro che andò a condensarsi sulle mie labbra.

“Se vuoi vedermi al limite delle forze io avrei da proporre un’altra attività” le sorrisi malizioso, prima di tracciare il contorno delle sue labbra con la punta della lingua  e andammo a rintanarci nella nostra camera.

 

La mia voglia di sistemare i capitoli scema sempre di più .______.”
Andiamo, ve ce li vedete quei due a Cortina? :DDDDD Deeeeh
Cass è una sfigata, ma questo si era già capito e io sono taaaanto cattiva v.v
Si ringrazia la santissima _diable_
Ringraziatela che se non fosse per lei col piffero che avrei continuato ad aggiornare! c.c
Alla prooossima! V.v
The Cactus Incident

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Capitolo 6
*** Chapter 3 ***


Cass Bri chapter 6

Cass P.O.V.

Le vacanze le passammo così, fra live davanti al camino e con i fan che sbucavano come i funghi per gustarsi quel concerto gratis e insolito. Un tizio prestò anche la sua chitarra a Brian e finimmo a suonare tutti e due e non solo canzoni dei nostri gruppi, ma un po’ di tutto. Spesso facevamo scegliere ai ragazzi che ci si riunivano attorno. Era una bella cosa, nuova sia per loro che per noi e spesso ci fermavamo a parlare con loro, soprattutto io. Era come un Meet & Greet di una settimana, ma più divertente perché dopo poco si abituavano e non svenivano né urlavano più (soprattutto le ragazze alla vista di MIO marito).

Parlavamo un po’ di tutto, facevano un sacco di video e foto. Era bello dimostrargli che non siamo una copertina di Kerrang! con le gambe, ma delle persone normali. Grazie a loro, tutto il mondo seppe che quella della mia gravidanza non era solo una voce, ma la verità.

“E’ maschio o femmina?” chiese una ragazza con i capelli carota, Francesca. Scrollai le spalle “E’ ancora presto e poi abbiamo deciso che non lo vogliamo sapere” “Hai deciso, precisiamo. Io spero ancora nella pupa da coccolare” commentò Synyster che fino al secondo prima stava parlando con alcuni ragazzi.

Alzai gli occhi al cielo e sorrisi “O pupa o minimé, deciditi” “Mmmm… tutt’e due” “Prega in aramaico, appeso a testa in giù dalla Tour Eiffeil e con un Boa Constictor al collo e poi parliamo di un eventuale secondo genito” fece una faccia simil cucciolosa, con tanto di labbro inferiore che arrivava al pavimento. “E daaaai” “Vediamo come va con questo…” sorrise e tornò a parlare con i ragazzi.

Fu bello, ma tornare in America, con Brian che aveva messo su quattro chili in una settimana, fu una benedizione.

Per prima cosa, dopo esserci fermati a casa, ci mettemmo a consegnare i regali a tutti (in ritardo).

La parte più divertente fu fermarsi a casa Sanders: ormai mancava poco alla nascita dei gemelli ed erano tutti in agitazione, soprattutto Matt. La più tranquilla (e scocciata) era Valary: aveva sempre addosso Matt, Michelle e la loro madre. Sembrava non vedesse l’ora di tirarli fuori, non sapendo che, una volta partorito, si sarebbero accaniti ancora di più, ma sui poveri pargoli.

Io qualcosa di bambini la sapevo, quando era nata mia sorella ero abbastanza grande e una cosa che ricordo bene era l’assurda affluenza di persone. Non si respirava nemmeno un attimo, tutti a casa a fare gli auguri, la casa invasa da regali di tutti i tipi.

I ragazzi, infatti, sarebbero partiti per gli ultimi concerti solo a febbraio, in modo da dare a Matt la possibilità di fare almeno un po’ il papà. Val, comunque, avrebbe dovuto partorire verso metà gennaio, ma essendo l’ultimo periodo non si poteva mai sapere. Notai, infatti, il borsone messo nell’ingresso per un’eventuale cosa a sorpresa.

 

 

“Chiamami ok?” disse Brian mentre mi baciava per l’ennesima volta. Non aveva mai fatto tutte queste smancerie prima di partire per un tour “Bri, in tour ti ho sempre chiamato minimo una volta al giorno” “Quindi adesso almeno tre: ricordati che vali per due e qualcosa di più” sorrisi “Se continui a sparare ste zuccherate, ti mollo” “Ok, però tu chiamami e mandami le ecografie per posta o per messaggio. Voglio vedere come cresce il fagiolo” “Come lo hai chiamato?” chiesi sconcertata alzando un sopracciglio  “Fagiolo! Visto che per ora non sappiamo come chiamarlo e ancora non è un bimbo, lo chiamiamo fagiolo, no?” disse tutto esaltato.

“Bro se non la smetti, lo farai nascere col diabete!” disse Blake mentre mi passava affianco e caricava le mie valigie sul tourbus “Ma stà zitto Haner!” gli urlò Haner.

“Adesso vai da Matt, sembra aver bisogno di un supporto morale” “Aaaahhh!! Non è mai stato così brutto non partire per un tour. Adesso che faccio a casa da solo?” “Devo capire che fino a poco tempo fa non te ne fregava un cazzo di me, eh?” dissi ridendo.

Mi fece una smorfia e mi prese sotto il mento, prima di darmi un altro bacio molto più appassionato. Intrecciò la lingua con la mia e sembrava non volersi separare. Lo lasciai fare e dopo non so quanto si separò.

“Ok, vado. Altrimenti non parti più” “Muoviti. Come farà Matt senza il fedele compagno Synyster Gates?” “Cazzi suoi, vengo con te” gli tirai un calcio sul sedere e sobbalzò “Ehi stai calma! Non puoi agitarti nelle tue condizioni” disse massaggiandosi la parte lesa.

“Sono incinta, non malata e adesso fila!” fece una faccia da cane bastonato e sembrò avviarsi. Poi si voltò e mi rubò un ultimo bacio, prima di andare via correndo e sghignazzando come una iena della Disney. Sorrisi guardandolo, mentre correva via e andai dentro, pronta per partire alla volta della seconda parte del tour, da vivere con molta più attenzione della prima.

 

Brian P.O.V.

Andate. Tutte e due. Mi avevano mollato entrambe. Che poi (per adesso) erano indivisibili questa è un’altra storia, ma adesso loro erano partite e mi avevano mollato a casa da solo. Certo che è davvero una merda aspettare che la propria metà torni dal tour.

Da quando ero così mammone? Quando eravamo partiti per l’altra parte del tour non avevo mica fatto tutte queste storie…. Il fatto di accingermi a diventare padre non mi faceva molto bene.

Oddio, padre… ancora non lo credevo possibile e mancavano ancora sei mesi prima che il fagiolo venisse fuori.

Ancora o solo?

Solo sei mesi e la mia vita sarebbe cambiata (ancora una volta) del tutto. Oh Cristo. Vabbè adesso mi aspettava un mese di fancazzismo e poi tre mesi di tour che di certo mi avrebbero tenuto occupato (per non dire che mia avrebbero ucciso). Beh, questo sarebbe stato un anno da ricordare fra svenimenti vari e nascite.

Cazzo, stavamo invecchiando. Cominciavamo a mettere su famiglia! E a me sembrava il giorno prima quando mi chiamò Jimmy per dirmi “Brutta testa di cazzo! Ho un progetto davvero interessante per le mani che potrebbe interessarti. Quando torni fra i comuni mortali non laureati ad Huntington?”

Il progetto migliore che potesse capitarmi, in assoluto, sotto un nome assurdo trovato da un mancino con gli occhi verdazzurro, con a capo un energumeno tatuato e con le fossette, con la strabiliante mente di un batterista quattrocchi che aveva messo le dita nella presa della corrente e con un bassista iniziale che era un cornuto, ma che poi è stato sostituito da un nano dotato di cresta che subiva tutti i nostri scherzi tremendi.

Qualcun altro li avrebbe mandati a fanculo, ma conoscevo Jimmy e se era lui a dire che era interessante, doveva esserlo sul serio.

Non mi pentirò mai di aver preso quel treno solo per sapere cosa aveva in mente, dire si e tornarmene ad Hollywood, fra Zacky che mi bestemmiava dietro e Matt che mi aveva accolto con un sorriso.

Quei quattro coglioni tatuati sono diventati la mia famiglia nel preciso istante in cui ho detto si a Jimmy e no a passare una vita a fare il chitarrista da studio.

Andiamo, mi ci vedete a fare il chitarrista da studio? Ma sai che merda? Solo, in uno studio. Forse non mi sarei nemmeno tatuato come ho fatto e non mi sarei manco truccato. Che ti trucchi a fare o ti spari i capelli se nessuno ti vede? Tu stai là, componi sotto commissione, e non ti rompe le palle nessuno, ma te le frantumi da solo.

Naaah, quella vita non faceva per me. Nemmeno mio padre ci era resistito a fare solo quello, figurarsi io.

La prospettiva di girarsi l’America su un furgoncino parecchio fatiscente, insieme ad un’altra decina di persone (perché non contenti ci portavamo dietro pure i seguaci, eh) rubando da mangiare e suonando in posti orrendi su palchi minuscoli, con la gente che ti si buttava addosso e Matt che minacciava di buttarti giù da un secondo all’altro era decisamente meglio. Molto più emozionante che stare a casa.

Altro che tourbus, avevamo patito la fame durante il primo tour e non guadagnavamo un cazzo.

Poi finalmente le cose cominciarono ad andare meglio e ingranammo la via del successo.

Su questa via, in una delle tante fermate ad Huntington, ci avevo trovato una nana italiana, mancina, con gli occhiali e le lentiggini che avevo provato ad affogare e che per tutta risposta mi aveva a stento mandato a fanculo. Non sapeva chi eravamo (all’epoca, 2003, come darle torto), e in pochi si sarebbero fidati di gente combinata come noi, ma lei si. Tanto da arrivare a essere considerata alla stregua di quella massa di junior rompipalle.

E poi boh, me ne ero innamorato e non me ne capacitavo nemmeno io. Avevo una ragazza che era una sventola (anche se troia) e preferivo quella nana skater alquanto maschiaccio che poi era diventata una bellissima ragazza, ma che dentro era sempre la scapestrata a cui avevo insegnato a suonare decentemente.

All’epoca mi piaceva il fatto che non provasse a sembrare più grande, come invece facevano tutte le altre e si truccava perchè le piaceva farlo e non per dimostrare qualcosa a qualcuno.

Forse perché già sembrava più grande dei suoi sedici anni (almeno fisicamente) e provare ad invecchiarsi sarebbe stato come volerne dimostrare trenta (un po’ come me: ero “invecchiato” attorno ai 18 anni e poi ero rimasto uguale per i 10 anni successivi).

Spesso sembrava una drogata, ma diceva che si divertiva a passare per emarginata dalla società. Camminava sempre a testa alta e a passo sicuro, guardando davanti, non si voltava mai. Forse aveva paura, ma faceva in modo da non farlo pesare addosso agli altri e anzi, aiutava gli altri a non averne e ad affrontarla insieme a lei, anche nelle situazioni più orribili che erano capitate.

La stessa ragazza che aveva avuto più palle di tutti e che era riuscita a farmi riprendere dallo stato comatoso in cui ero finito dopo la morte di Jimmy e che poi, mi ha raccontato in seguito, era scoppiata a piangere come una disperata appena entrata nella macchina di Matt.

A quel punto avevo capito non solo di essere innamorato di lei, ma di dipendere da quella pazzoide tutto pepe che si era fatta tutto l’Oceano Atlantico per delle persone che aveva conosciuto tre anni prima.

Perché Cass lo ha detto più volte negli anni: “Sono tornata per via di Jimmy, ma non per lui. Non so resuscitare i morti, a lui di certo non sarei stata di aiuto. L’ho fatto per tutti voi, sperando che in qualche modo, vedendo tornare il gioccattolino di tanti anni fa, vi scappasse un sorriso”.

A me più che un sorriso era scappata una crisi di nervi con tanto di sfogo davvero imbarazzante, ma nessuno poteva dire niente sul mio stato.

Non ricordo molto del periodo fra la notizia della morte di Jimmy e l’arrivo di Cass, è tutto parecchio confuso. Ricordo che ogni giorno Matt mi si sedeva davanti, affiancato da Johnny e Zacky e parlavano, parlavano, parlavano e io non ascoltavo mai nemmeno una parola. Potevano parlare di Jimmy come della spesa, io non sentivo niente.

Ricordo Michelle che mi trascinava da una stanza all’altra e i tremendi incubi notturni in cui vedevo strane figure che prendevano Jimmy e i ragazzi che mi rinfacciavano di non averlo salvato. Logicamente io non c’entravo niente con la sua morte, ma la mia mente faceva questi orrendi scherzi.

Poi mi ritrovai la faccia di Cass a un palmo dalla mia chi diceva qualcosa, ma non sentivo nemmeno quello.

Dopo avermi trascinato in giro per il mio ex salotto, mi aveva afferrato per la maglietta e aveva ringhiato in faccia “Cristo Bri, pensi davvero che Jimmy avrebbe voluto vederti così?”

Nessuno aveva avuto il coraggio di dirlo, forse per la paura di farmi sprofondare ancora di più o non so.

So solo che se avesse detto un’altra frase o non mi avesse ringhiato a muso duro addosso in quel modo, adesso non sarei qui, ma in un centro psichiatrico con una camicia di forza o addirittura sotto terra. 

 
Fermai la macchina davanti alla casa di Matt.
Era sempre stato quello in punto di partenza di tutti i nostri tour. Si trasferiva? Cambiavamo casa davanti alla quale fermarci, ma era sempre e comunque la casa di Matt. Spesso quel ragazzone tutto muscoli era l’unico a conservare un minimo di cervello in parecchie situazioni. Ciò non toglie che spesso staccava pure lui il cervello e a quel punto, con tutti e cinque senza guinzaglio era la fine per chiunque c’incappasse davanti.
“Buongiorno!” Mi accolse Zacky tutto pimpante “Giorno, come mai non hai accompagnato tuo fratello?”

“Ti sembra che ha ancora bisogno di essere accompagnato? E poi c’era Fede, mi fido più di lei che di lui” “Matt ha il doppio del tuo cervello, Zacky” s’intromise Matt sbucando dalla porta di casa.
“Giorno Gates” “Giorno Matt” “Ciao Brian!” “Val!” abbracciai la quasi mamma Shadows e feci una carezzina al pancione. Chissà se a Cass sarebbe diventata così enorme. Beh, a Val erano due… Con i geni dei gemelli da tutti e due i genitori non c’era stata via di scampo (Matt era l’unico della sua famiglia a non avere un gemello, ma nel suo DNA c’era scritto).
“Allora? Questa volta non ci seguirai in tour?” “Prendi per culo? Dove voglio andare in queste condizioni?” “Beh, di pratica da mamma ne hai fatta pure parecchia” sorrise. In tour si era sempre comportata come se fosse nostra madre ed era abituata a tenere a bada quattro bambini e mezzo (Matt faceva finta di fare il bravo, quindi valeva metà), figurarsi due se le davano problemi.
“Beh, vedremo…” disse carezzandosi il pancione. Per un secondo ebbi il flash di Cass uguale a lei, mentre carezzava e lanciava sguardi adoranti al fagiolo che somigliava sempre di più ad un’anguria. Scossi la testa e l’immagine sparì.

 

Cass P.O.V.

Eravamo in Italia. Milano, Alcatraz e ci stavamo dando dentro di brutto. Quando parlavo in italiano in fan andavano in visibilio, soprattutto perchè facevo battute su Blake che lui non capiva.
Come al solito chiudemmo il concerto con la cover di Afterlife e stavamo tirando plettri e quant’altro, quando andai da uno dei nostri Roady, Mark, e mi feci dare un cartellone che avevamo preparato prima. C’era scritto a lettere cubitali “CASA”, il nostro stemma disegnato a mano da me e l’avevamo autografato tutti. Tornai sul palco, la chitarra ancora appesa davanti e mi posizionai davanti al palco, mostrando il cartellone e venendo sommersa da un bagno di flash e di urla. Feci un inchino e tirai il cartellone rigido a mo di frisbee sulla folla.
Dopo un paio di ore a firmare autografi e fare foto come sempre, tornammo nel nostro tourbus, non avevamo nemmeno il tempo di fermarci un po’ perchè dovevamo partire alla volta di Parigi. 
Andai in “camera mia” e dopo una doccia accessi il cellulare trovando una miriade di chiamate perse di Alice, Zacky, Jasmine e Brian (soprattutto di Brian).
Stavo per chiamarlo, ma lui fu più veloce di me.

“Ehi che succede?” “Val ha tirato fuori i gemelli!” “Wow! Sul serio? Ma non mancava tipo una settimana?” “Ha anticipato. Sai, non credo siano cose con una scadenza precisa” “In effetti… allora? Come sono?” “Spelacchiati e urlanti, ma sono bellissimi. Ah! Piccola novità: non sono due maschi come si pensava, ma un maschio e una femmina! Owen Leopold Sanders e Ororo Marie Sanders” “Leopold?” “Si, sai com’è Matt, un po’ di agitazione e non ragiona più… comunque appena mi fanno avvicinare decentemente gli scatto una foto e te la mando. Sono stupendi!” aveva la voce quasi sognante.
“Ehi, tutto ok?” “Si è solo che…dovresti vedere Matt, è al settimo cielo e noi con lui” “Ma? Perchè c’è un ma” “Non proprio…. E’ solo che sono curioso di vedere il nostro di pargolo spelacchiato ed urlante” “Ho troppi capelli perchè nasca spelacchiato” “Non mi sembra che Matt e Val soffrano di calvizia…” sbruffai “Oh, Haner! Da quando sei così puntiglioso?” ero abbastanza sicura che avesse scrollato le spalle.

“Da quando tu spari stronzate… comunque, com’è andato il concerto? Sei a Milano, giusto?” “Si Milano ed è andato magnificamente! Non c’è niente da fare, i fan italiani sono i migliori” “Io ribatterei mandando in campo di giapponesi” “I giapponesi saltano, ma sono troppo ordinati e poi non cantano come cantano gli italiani” “Non è che sei un tantino di parte?” “Chi? Io? Noooooo!” rise di gusto e poi sentii qualcuno che lo chiamava “Adesso scusami, ma devo andare. Forse riesco a scattare una foto ai primi eredi sevenfold, se ti arriva un mms o un’e-mail significa che ce l’ho fatta. Ciao!” “Ciao Bri e fai il bravo” “Da quando ho bisogno delle raccomandazioni?” “Dal 7 luglio 1981” “Cazzo, sembra una data così lontana…” “Perchè lo è” sbruffò “Ci risentiamo, stronza” “Bye bye vecchiaccio” 

 
Brian P.O.V.

Ok, adesso ero davvero terrorizzato. Quando Matt era uscito dalla sala operatoria, con uno strano camice verde sporco di sangue e con un colorito verdognolo, ero sbiancato anche io. Se Matt, che era quello con lo stomaco più tosto nel gruppo, era ridotto così, figurarsi a me cosa sarebbe potuto succedere.
I bambini inizialmente li vedemmo solo da lontano, mentre erano al nido. Avevano quattro capelli a testa ed erano biondissimi, quasi bianchi. Erano delle cosine minuscole, un po’ piccolini essendo dei gemelli, ma perfettamente in salute.
Stavamo davanti al vetro ad osservarli, abbracciai Matt che adesso sorrideva tranquillo, osservando anche lui i bambini.
“Complimenti, sono stupendi” “Si, sono bellissimi” si separò e continuò a guardare “Tu sarai il prossimo?” “Così sembra…” “Emozionato?” “Non vedo l’ora e sono completamente terrorizzato al pensiero di ritrovarmi in braccio un cosino minuscolo che sarebbe mio figlio” “Cass ti ha mandato l’ecografia?” “Si, ma per adesso si vede ben poco…” tirai fuori la “foto” dalla tasca di dietro dei jeans, per mostrarla a Matt.
“Vedi? Sembra quasi una lucertola” “Vabbè, poi migliora” disse Matt divertito mentre osservava il mio primogenito rettile. Perché mi sembrava carino anche così, in bianco e nero, con la coda?

Osservai ancora un po’ la foto e poi la rimisi in tasca.
“Sarai un ottimo padre, vedrai” dissi battendogli un colpo su una spalla “Anche tu” “Merda stiamo sul serio invecchiando” dissi quasi afflitto e lui rise di gusto “Si, decisamente”
Guardavamo tutti e due nel nido, lui scrutando attentamente i suoi figli e io osservando un po’ tutti i bambini, magari beccandone uno/una con i capelli neri, o comunque scuri e provando ad immaginarmi quello/a che sarebbe stato/a il mio/la mia.

 
“Ehi ragazzi, hanno detto che adesso possiamo vederli” disse Zacky. Dovevano essere passate più di tre ore dal parto e adesso li avrebbero portati alla madre, quindi potevamo vederli.
Quando arrivarono le infermiere con i due bimbi e videro tutte quelle persone fecero delle facce scocciate e consegnarono Ororo a Val “Chi è il padre?” “Ehm… è andato in bagno” dissi io, incerto e l’infermiera mi sorrise “Vuole tenerlo lei fin quando non arriva?” tanto prima o poi sarebbe dovuto succedere, no?
“Ehm… o-ok” con una delicatezza che non credevo di avere, presi in braccio quello scricciolo di Sanders, che mi fissava con i suoi occhioni verdi e la bocca stretta in una “o” . Era davvero dolcissimo.
Subito mi vennero attorno Zacky e Johnny, scrutandolo attentamente.
“Ehi, ciao Owen” dissi incerto, sorridendo. Il bambino strinse il labbro e scoppiò a piangere con un urlo acuto e perforante. Il mio morale andò a terra.
Michelle, che fino a quel momento stava vicino alla sorella che allattava incurante di tre uomini etero e sposati nella stessa stanza, mi venne vicino e lo prese in braccio.
Guardai afflitto il bimbo, che appena giunto fra le braccia della zia si era calmato. Ma perché i bambini facevo tutti così con me? Mi sentivo in colpa, ma io non avevo fatto niente. Gli avevo solo sorriso e detto tre parole….

 
Cass P.O.V.

“Jeasus Christ!” “Oh, mi è arrivato un messaggio” esclamai tranquilla, togliendo il cell dalla tasca. La mia suoneria era Jimmy che urlava “Jeasus Christ”, presa dal DVD “All Excess”, mentre inseguiva le papere, davvero stupenda.
Era un’mms dei due piccoli “Ragazzi! Brian mi ha mandato una foto di Ororo e Owen!” mi vennero tutti vicino, osservando il mio cellulare. Sotto c’era un messaggio di Brian.
–Date il benvenuto alla terza generazione! Eccovi Ororo e Owen. Parlo al plurale perchè tanto so che state tutti addosso a Cass a guardare la foto (non soffocatela, anche lei cova un pargolo del genere).
Sappiate che ho terrorizzato Owen e spero di non averlo traumatizzato: l’ho preso in braccio ed ha cominciato a piangere T_T è stato orribile. Cass, spero solo che nostro figlio sia meno debole di cuore.
Ti amo.
Ps: Blake leva le mani dal pancione di mia moglie-.

 

Ssssssssssalveeee! :D
Chiedo venia, sono una persona orrrrrribile che si dimentica di aggiornare v.v
Beh, che volete che vi dica……. Niente, non vi dico un bel niente T.T
Maaaaaa voi lo sapete che Valary è incinta? ‘-‘ per davvero? Woooow *o*
Che cosa carina! :3
Bella de casa! V.v
Beh, giusto per fare la sborona, questo disegno l’ho fatto io:
https://p.twimg.com/AqNNfYUCEAAswT5.jpg:large
ditelo che è strabico, lo so ç_ç se non si dovesse capire, è Matt Sanders e.e
Ultima cosa: Lay ti amo (perdonami dolcezza <3) _diable_ sei una persona stupenda :’) davvero.
Vedete di recensire, belve feroci e.e vi sguinzaglio contro le squadrette, eh!
Adieux =3
The Cactus Incindent

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