Tra sogno e realtà (?)

di Magician Girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Di giorno in un modo... ***
Capitolo 3: *** Di giorno in un modo... (2) ***
Capitolo 4: *** ... Di notte in un altro ***
Capitolo 5: *** ... Di notte in un altro (2) ***
Capitolo 6: *** Quel 18 Dicembre ***
Capitolo 7: *** Come d'incanto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


- E’ il tuo turno, sul palco tra 5 minuti. -
Ed ero ancora lì, davanti allo specchio del mio cosiddetto “camerino” che mi stavo ancora dando un’ultima sistema al mio viso. Non era la prima volta che facevo una cosa del genere, ma ogni sera era sempre la stessa storia: si ha sempre la paura di essere scoperti, la paura che probabilmente se fossi stata beccata probabilmente non sarei stata più la stessa. Cosa sarebbe successo se ciò accadesse? Ma io invece non volevo che ciò accadesse, volevo vivermi questa esperienza fino in fondo, e anche se non sono in uno dei posti migliori di tutta la città, almeno un posto lo avevo trovato.
Ogni volta che salivo sopra quello che loro chiamano palco avevo la paura che ad ogni mio movimento la mia parrucca mi possa cadere, così da svelare la mia lunga chioma bionda, una chioma che mi arriva fino alla schiena, una chioma molto riconoscibile nella mia città, dato che ero l’unica che portava i capelli così lunghi.
- Sei ancora qui? Sei in ritardo! Sali sul palco se non vuoi che il capo ti licenzi! -
Meglio obbedire agli ordini della organizzatrice delle serate, ovvero a Samantha, nonché l’unica a sapere di questa mia doppia vita che mi sono creata.
Potevo ritenermi pronta per andare a dare spettacolo: parrucca color nero con la frangia che mi copre tutta la fronte, un finto piercing al naso, poiché nell’altra mia vita non mi è possibile averne uno; occhi ricoperti di nero tra ombretto e matita, e infine, ciliegina sulla torta, la mia maschera per coprire il mio viso. Questo attira di più gli ascolti, fare la misteriosa, non far vedere agli altri la mia identità, ma lo faccio anche perché una volta è capitato che nel locale vi erano entrate persone che io conoscevo bene, e per non essere scoperta mi era venuta la geniale idea di mettermi una maschera ogni volta che mi dovevo esibire davanti al mio pubblico. Da quel giorno il mio capo trovò l’idea della maschera una idea geniale, diceva che questo avrebbe riempito il locale e che lui sarebbe diventato ricco – certo, come se il suo pensiero non fosse fissato solo ai soldi. –
 
Eccomi qui, sul palco, davanti a tutti che stavano aspettando che io cominciassi a cantare, a dare sfogo al mio talento. No, non canto canzoni scritte da me, ma canti canzoni del mio gruppo preferito “Evanescence” e oggi avevo in mente di cantare un pezzo intitolato “End of the dream”.
 
Se non lo avete capito mi chiamo Raf, e questa è la mia vita. Ma per favore, la sera non chiamatemi così, ma chiamatemi Dark Lady, o per gli “amici” Amy.



Salve a tutte/i, nuova scrittrice è venuta qui a dare sfogo al suo amore per la scrittura. Mi sono ispirata alla storia di Raf e Sulfus, ma questa sarà una storia completamente diversa. No non saranno degli Angel e Devil, saranno due terreni, ma non voglio dirvi altro altrimenti vi toglierei la voglia di leggere la mia storia :D
Vi dico solo che non si saranno solamente i nostri protagonisti con i loro amici, ma come avete notato ci saranno anche personaggi inventati.
Bene, spero che questo mio racconto vi piaccia!

 

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Capitolo 2
*** Di giorno in un modo... ***


1 dicembre 2010, ore 07:00
 

La sveglia non faceva che suonare in continuazione, con quel suo suono fastidioso, avrei avuto voglia di prenderla e lanciarla contro il muro pur di farla smettere. Le forze per farlo mi mancavano, poiché la sera prima mi ero ritirata a casa alle due di notte, visto che ho dovuto fare gli straordinari al locale, il che mi capitata così poche volte che doveva capitare proprio ieri sera. Più sfortunata di così non potevo esserlo. Perché sfortunata? Semplice, oggi avrei dovuto sottopormi ad un compito in classe, ma non un semplice compito. Ci sarebbe stata la verifica di matematica, probabilmente quella decisiva, quella che mi avrebbe nominato la migliore in tutta la scuola e se avessi preso un ottimo voto, la borsa di studio sarebbe stata mia e non mi dovevo preoccupare di nessun rivale, poiché le uniche rivali che avevo erano le altre ragazze di altre classi con cui non avevo nessun tipo di rapporto oltre a quello di rivalità, di sfida, di avversarie.
Il problema adesso non erano le mie avversarie, ma il problema più grande era che non avevo la forza di alzarmi da letto per scendere giù e andare a fare la solita colazione, o in casi eccezionali, scendere giù al bar e farmela per conto mio con i soldi che avevo guadagnato la scorsa sera, cosa che non avevo nessuna intenzione di fare.
La sveglia continuava a suonare, il sonno mi era passato a causa di quel brutto suono, e poi riuscì a sentire i passi svelti di mia madre che aveva notato che non ero ancora scesa in cucina, e preoccupata come sicuramente sarà, salì su fino ad aprire la porta. E nel vedermi ancora nel letto con gli occhi rivolti verso la mia finestra ancora chiusa dalla serranda e dalla tenda, fece quello che ogni adolescente non desidera che gli fosse fatto: aprire di colpo la finestra facendo penetrare i raggi del sole dentro la stanza che fino ad un secondo fa era buia.
Raf, è ora di alzarti, o farai tardi a scuola.” Disse lei, mentre stava aprendo la finestra. Il mio primo istinto fu di mettermi sotto le coperte poiché la luce del sole a prima mattina mi dava un gran fastidio. Forse sotto gli occhi di un adulto poteva essere un segno di protesta per non andare a scuola, ma il mio non era nessun segno di protesta, semplicemente quella mattina ero a pezzi, avevo la testa che mi scoppiava, la voce rauca per aver cantato troppo, e poi avevo anche quel maledetto compito in classe a cui non potevo assolutamente mancare. Del resto non ho mai saltato un compito in classe, e se lo avessi fatto oggi, mi sarei rovinata la mia reputazione da migliore della scuola, cosa che non avrei mai rinunciato.
D’accordo mamma, mi alzo.” Dissi, e dopo aver contato fino a tre, alzai velocemente il busto in precedenza steso sul letto, per poi massaggiarmi violentemente gli occhi, e poi questa poteva essere la mia unica occasione per far tacere la mia simpatica e adorabile sveglia, che mi era stata regalata da mia nonna al mio dodicesimo compleanno. Le sue parole nel momento in cui mi consegnò il regalo furono “con questa sveglia è sicuro che ti sveglierai ogni mattina e andrai in orario a scuola”, e devo dire che la mia cara nonnina ci aveva azzeccato in pieno.
Senza che vi stia a dire che cosa ho fatto in bagno, passo subito col dirvi che prima che uscissi di casa, c’era stata una piccola discussione con mia madre, che poi succede ogni mattina. La causa della discussione era il lavoro che avevo scelto di fare. Purtroppo nemmeno lei sa del mio piccolo segreto, sa solamente che mi ero proposta come cameriera per dei piccoli lavoretti, non troppo difficili per una ragazza di sedici anni.
Probabilmente vi starete chiedendo il motivo per cui vado a lavoro. Semplice, voglio essere autonoma, da quando è morto mio padre non è più la stessa cosa a casa mia. Mia madre cambiava ogni giorni il suo lavoro, poiché l’unica cosa che lei sa fare è la parrucchiera. Il giorno del funerale di mio padre, sulla sua tomba, avevo giurato che avrei dato una mano a mia madre, ma mantenere stabile la mia casa, prima che la banca ce la portasse via.
Ecco il motivo per cui non ho nessuna intenzione di rinunciare al mio lavoro, e poi ho anche la scuola da pagarmi, visto che quando mio padre era ancora in vita mi iscrisse alla Golden School.
Purtroppo la scuola era abbastanza lontana da casa mia. La mia casa si trovava nella periferia della città, quelli che gli altri definiscono i “bassi fondi” oppure “ghetto”, quindi per raggiungere i cancelli della scuola dovevo prendere un tram che ogni mattina mi lasciava sempre davanti alla scuola. Non mi vergognavo di questo, dato che molti altri studenti si facevano accompagnare con i loro macchinoni assieme al loro autista. Quelli io li definisco i classi figli di papà viziati sin da quando sono nati. Certo ogni volta che mettevo il piede fuori dalla mia “vettura” qualche occhiataccia la ricevevo sempre, ma ormai dopo tre anni ci avevo fatto l’abitudine, che ormai anche loro si erano stancati di dirmi ogni mattina “poveraccia”.
E come ogni mattina, arrivavo davanti alla scuola alle 07.50, ero sempre in anticipo di dieci minuti, e quei minuti di libertà li passavo in pace a ripassarmi qualche materia importante, in questo caso si trattava della matematica.
Certe volte vi erano anche altri studenti che arrivavano in anticipo, però passavano quei minuti al bar della scuola, chiacchierando e facendo una bella colazione abbondante, quella che se non fosse stato per la verifica che si sarebbe tenuta oggi, avrei fatto anch’io.
Eccoti finalmente! Ti abbiamo aspettata per andare a fare colazione” Giusto, non ho parlato di loro. Questa era la voce di Uriè, la mia prima migliore amica sin da quando avevano il pannolino.
Butta via quel libro! Tanto lo sanno tutti che avrai tu quella borsa di studio!” Questa invece era la voce di Miki, conosciuta solo l’anno scorso, dato che si era trasferita qui dalla sua vecchia scuola.
Che brutte occhiaie! Hai fatto le ore piccole stanotte?” E questa era Dolce, sempre attenta all’aspetto estetico, non solo suo come avete ben notato…
Se ancora non lo avete capito, ci tengo a questo compito, e voglio che sia perfetto! Non voglio che uno stupido senza cervello mi passi avanti.”. Quando parlo di stupido senza cervello loro capiscono subito di chi sto parlando.
Oh andiamo, non avrai paura di lui spero? E’ solamente un bullo. Non è niente in confronto a te!” Probabilmente Uriè aveva ragione... Aspettate, non vi ho detto di chi stiamo parlando. Oh eccolo sta per fare il suo ingresso dentro la scuola. Prima che si faccia avanti lui, ve lo presento io: il mio “rivale” senza cervello si chiama Sulfus, il più popolare, ricco, raccomandato, della scuola. Non sembra, ma a quanto pare anche lui aveva intenzione di ottenere la borsa di studio, ma io non glielo avrei permesso. Il premio sarebbe stato mio, con l’esito del voto che avrei avuto con questo compito!
DOLCE! SMETTILA!” Miki stava rimproverando Dolce che nell’aver visto il ragazzo scendere dalla sua macchina, aveva cominciato a sognare ad occhi aperti. Oltre ad essere popolare era il desiderio di ogni ragazza che si trovava in questa scuola. Non so come, ma tutte dicevano che lui aveva un suo fascino, forse era la sua aria da misterioso e da ribelle che accendeva i cuori delle ragazze. Peccato però per le ragazze che questo ribelle misterioso era già occupato con un’altra ragazza, non della mia classe, ma di un’altra sezione. Come si chiama? A quanto ho capito si chiama Misty, che sarebbe la migliore amica di Kabalè e di Cabiria. Però in questo c’è una storia contorta, a quanto pare il caro Don Giovanni tradiva la sua ragazza con Kabalè… Ma sinceramente questo non mi interessava più di tanto, sono solamente i pettegolezzi liceali, in fondo sono sempre esistiti.
Oh andiamo, come potete non dire che è così… è così…”
“Misterioso, bel look, ribelle, bello, affascinante…”
“Anche tu lo pensi Uriè?”
“No, ho solo ripetuto gli aggettivi che gli dai ogni volta che lo vedi”
Una piccola risata ci voleva proprio, però i gusti son gusti, se a Dolce piace Sulfus che male c’era? Doveva solamente aspettare che lui si lasciasse con la sua attuale ragazza e anche con la sua amante. Anche se Uriè le dirà in continuazione che non è il ragazzo adatto a lei, a lei da una parte entra e dall’altra esce, cioè che non l’ascolta mai.
Su andiamo, sta per suonare la campanella, ho un compito da svolgere. E non voglio fare tardi per colpa della bava di Dolce”
“Bava?! DOVE DOVE?!”
E così, entrammo in classe. E dopo aver preso i nostri posti, era arrivato il momento di fare il compito. Spero solo che tutto sarebbe andato bene. Ci tenevo a quella borsa di studio, e non sarebbe stato un pallone gonfiato e rovinare tutto.



Ecco qui il primo capitolo.. probabilmente con questo capitolo vi ho lasciato un po sulle spine, ma è questo che rende interessante un racconto no? Ora sapete chi è Raf e da dove viene, nel prossimo capitolo mi baserò principalmente sulla questione della borsa di studio, che forse avrete già intuito chi la vincerà, ma lo saprete solamente nel prossimo capitolo. Come avrete notato, il capitolo non è completo. Ho deciso di dividere in due parti ogni capitolo, principalmente perchè forse stancherà leggere una cosa troppo lunga, ma anche perchè mi piace mettere curiosità alla gente. Bene, è tutto.
Bye :**

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Capitolo 3
*** Di giorno in un modo... (2) ***


1 dicembre 2010, ore 11:30
 
Era passata un’ora da quando avevo finito il mio test di matematica. Come al solito ero stata la mia a consegnare e tutto era andato per il verso giusto. Fortunatamente mi sono ricordata tutto quanto, infatti, non appena mi sedetti al mio posto, la preoccupazione svanì e quando il professore distribuì i compiti a ognuno di noi, non potei che sorridere. Tutto quello che stava lo sapevo, sapevo ogni risposta ed ero certa che quella borsa di studio sarebbe stata mia al 100%.
Adesso era ora di ricreazione, io per tutto questo tempo ero rimasta sul terrazzo della scuola, ad aspettare che almeno una delle mie amiche mi avvisasse che era uscita dall’aula. Ma questo non accadde, però uscirono dall’aula non appena suonò la campanella, dovevano pur sempre fare merenda, dato che a causa mia avevano saltato la colazione.
Come al solito, la ricreazione la passavamo tutte e quattro insieme al bar della scuola, precisamente nel giardino. Probabilmente se qualcuno verrebbe a visitare questa scuola la prima cosa che gli rimarrà impressa è proprio il nostro bar.
E come al solito, tutte avevamo portato qualcosa da mangiare, fregandocene della linea e quant’altro, tranne Dolce. Ogni volta portava un frutto diverso, o addirittura una insalata. Certo, piace anche a me l’insalata, ma non la mangerei mai alle undici e mezza del mattino, mi verrebbe solamente il volta stomaco solo al pensiero.
Ma ormai ci eravamo abituate alle stranezze della ragazza, dopo tre anni qualsiasi cosa che Dolce faceva per noi era del tutto normale.
Io invece portavo i soliti soldi e mi compravo qualcosa al bar, ma dato che oggi Uriè e Miki decisero di cambiare allora seguì loro nel prendere una colazione per tre. Certo nemmeno questo era un buon orario per una colazione, ma tutto sommato una bella tazza di caffè mi ci voleva proprio dopo la serata che avevo passato ieri, e a quanto pare a qualcuno questo piccolo particolare non era sfuggito.
Raf, ma che hai fatto ieri sera?” Se devo essere sincera una domanda del genere da Uriè me l’aspettavo. Probabilmente me lo chiedeva non solo perché era preoccupata, ma anche perché era anche curiosa di sapere la mia risposta.
No con questo non intendo dire che lei è una pettegola, le piace sapere le cose, come se fosse una giornalista. In effetti lei ci starebbe bene nei panni di una giornalista, chissà magari poi gli avrei consigliato di far parte del giornalino della scuola, ma in questo momento non stiamo parlando di lei, ma di me e io dovevo ancora rispondere alla sua domanda.
Niente di speciale…” La mia risposta aveva fatto scattare un allarme nella mente di Uriè, come se avesse già capito che io stessi mentendo. Ora capite perché la considero come la mia prima migliore amica? Mi dispiace dirlo, ma lei mi conosce di più rispetto alle altre.
Non puoi mentirmi, so già la verità, ma voglio sentirtela dire. Su, avanti. Rispondi.”
“D’accordo, d’accordo. Ieri ho fatto tardi a lavoro. Contenta adesso?” Ed ecco che lei comincerà con la sua solita predica: sei ancora giovane per fare questo tipo di lavoro, questo lavoro di uccide, questo lavoro ti trascura la scuola, il che non è assolutamente vero; e poi tante altre prediche che per il momento non me ne veniva nemmeno una in mente.
Lavori ancora lì? E’ inutile che parlo, so già che farai di testa tua, ma per favore, dacci un taglio.” Probabilmente aveva ragione, ma non ci potevo fare niente. Anche se era un lavoro abbastanza pesante, a me piaceva, e sarebbe stato difficile convincermi a farmi licenziare.
L’argomento Raf-lavoro era stato chiuso e riprendemmo a mangiare a parlare d’altro, tranne di me e del compito di oggi. Si, anche se era andato bene per me non ne volevo lo stesso parlare. Vantarmi troppo portava iella e io non volevo ritrovarmi brutte sorprese tra qualche giorno.
Buone notizie ragazze!” Oh, ecco un’altra persona che non vi ho ancora presentato. Questo ragazzo che ci ha appena rivolto la parola era Riley, probabilmente starete pensando che quello sia un nome da femmina, ma è anche da uomo.
Sarebbe?” Chiese curiosa questa volta Miki.
I risultati di tutte le prove della scuola saranno detti domani, e sempre domani ci sarà la premiazione.” Già domani? Credevo che i professori avessero desiderato un po di tempo per riflettere su questo tipo di decisione, o forse, probabilmente avevano già in mente chi fosse colui o colei che si sarebbe meritato quella borsa di studio. Ecco che già entro nel panico, per la paura di non vincerla, anche se al 90% credevo che l’avrei vinta io.
Tranquilla, la vincerai tu, ne sono sicura.” Mi rassicurò Miki. Si dovevo stare tranquilla, ma non sapevo che l’avrei vinta io oppure no, ma sarei stata tranquilla lo stesso.
Il suono della campanella interruppe il nostro discorso per avvisarci che era arrivato il momento di riprendere le lezioni e che tra qualche ora potevamo uscire dalla scuola e tornare alle nostre case, e io non vedevo l’ora di tornare a casa.
 
Ore 13:30
 
La giornata di oggi si conclude con filosofia, precisamente con il caro Platone, non che fosse il mio filosofo preferito, ma tutto sommato aveva il suo fascino, non estetico ovviamente.
All’uscita speravo tanto di trovare mia madre in auto, dato che mi aveva promesso che oggi saremo andate a mangiare fuori, ma ricevetti una bella sorpresa: mia madre non si trovava all’uscita.
Cercai di chiamarla, ma niente non mi rispondeva, cercai di ricordarmi cosa mi aveva detto oggi, oltre alla solita ramanzina del lavoro, ma ancora niente. Me lo sarei ricordata se oggi avrebbe avuto una riunione di lavoro.
Aspettai qualche minuto, ma allo stesso tempo continuai a chiamarla e finalmente si degnò di rispondere.
Scusa tesoro, Jeremy non si è sentito bene, l’ho dovuto portare dal suo medico e sono ancora lì, rimandiamo a domani”. La solita storia, trovava sempre una scusa per evitare i pranzi di famiglia. Non davo la colpa al mio fratellino, ma almeno poteva avvisarmi molto prima. Ma fa niente, mi toccava tornare a casa a piedi, visto che il prossimo bus era alle cinque del pomeriggio, e io a quell’ora dovevo andare a lavoro come cameriera. Se non ve l’ho detto io il pomeriggio faccio la cameriera, e la sera canto, quindi doppio lavoro, paga minima, ma fa niente.
Ero già abbastanza lontana dalla scuola, non mi andava di chiedere un passaggio alle mie amiche, e poi camminare mi avrebbe fatto bene.
Però questa passeggiata si concluse subito, a causa di una macchina che si accostò nella mia direzione, e credo che potete già immaginare di chi si trattasse.
Ehi rivale, dove stai andando?” Avrei tanto voluto rispondergli in un certo modo, ma mi controllai.
A casa, e dove se no?”
“Ah non lo so, voi del ghetto siete pieni di sorprese.” Voi del ghetto.. ma sentitelo..
Ad ogni modo, oggi mi sento particolarmente gentile, quindi ti accompagno io a casa”
“Tu gentile? Pff.. e sentiamo non è che la tua ragazza si arrabbierà?”
“Misty? Non importa, allora vieni o no?” Ora non sapevo proprio che fare, da un lato non ci volevo andare, perchè non volevo avere niente a che fare con lui e anche perché non volevo che lui vedesse dove io abito; ma dall’altro avrei voluto accettare, perché casa mia era abbastanza lontana e a piedi ci sarei arrivata tra un ora quindi…
D’accordo, ma non credere che le cose tra me e te non siano più le stesse.”
“Vedremo..” E poi partimmo. Avevo fatto la scelta giusta? Non importa, mi sono guadagnata un ora in più della giornata.
Per tutto il tragitto non parlammo, anche perché di che cosa dovevamo parlare? A scuola non capitava mai che avessimo un dialogo in privato, figuriamoci adesso che siamo soli.
Accosta a destra, siamo arrivati.” Non appena glielo dissi, Sulfus rimase stupito? Disgustato? Non lo sapevo, ma sicuramente era la prima volta che lui veniva da queste parti, lo si leggeva dagli occhi.
Tu abiti qui? Mi dispiace per te.”
“E a me dispiace per te, ti lascio libera immaginazione sulla mia frase.” Dissi io, mentre prendevo la mia borsa e uscivo dalla macchina. Su Raf, hai dimenticato le buone maniere? Sarà pur antipatico, ma ti ha accompagnato fino a casa.
Anche se non te lo meriti, grazie per il passaggio.”
“Di nulla.” E dopo questo, mi voltai e mi incamminai verso la porta d’ingresso di casa mia, ma il suo fischio mi fece sobbalzare e mi voltai per vedere che cos’altro voleva.
Dimenticavo, che vinca il migliore.” Si certo… il migliore. E dopo questo sentì il rumore del motore della macchina andare via il più veloce possibile.
Non solo è antipatico e maleducato, ma è anche strano, molto strano…


E così finisce il primo capitolo, probabilmente vi aspettavate che postassi già i risultati della prova e il vincitore della borsa di studio, ma voglio ancora tenervi sulle spine. Però non odiatemi per questo xD
Bye :**

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Capitolo 4
*** ... Di notte in un altro ***


2 dicembre 2010, ore 09.00
 
Stanotte non aveva chiuso occhio, non tanto per il lavoro ma per il fatto di ciò che oggi sarebbe successo. Ieri sera a lavoro avevo chiesto di anticipare la mia esibizione dato che il giorno dopo sarei dovuta andare ad un evento importante a scuola, ma in realtà, il capo sa tutt’altra cosa, che poi è vera ma che in questo momento non riguardava me. Avevo detto che avevo mio fratello piccolo a casa malato e che mia madre era andata a lavoro e non poteva tenerlo con se, quindi toccava a me fargli da balia. Il capo si era intenerito e mi diede il permesso di anticipare la mia esibizione così da poter tornare a casa entro le undici.
Ma la scusa non era servita a niente. Anche se ero andata a letto presto non chiusi per niente occhio, anzi mi facevo un sacco di problemi. E se non ci fossi riuscita? E se invece di diventare una grande dottoressa, specializzata in chirurgia, avrei dovuto passare il resto della mia vita a cantare fino a quando non fossi andata in pensione in quel locale?
No, non era questa la mia prospettiva di vita, anche se non avrei vinto quella borsa di studio, dovevo farmi coraggio e sperare che ce ne fosse stata un’altra e un’altra ancora, fino a quando non mi fossi diplomata.
Adesso ero assieme alle mie amiche, oggi dato che non ci sarebbe stata nessuna lezione, ci fu dato il permesso di entrare un’ora dopo l’orario scolastico, poiché si sarebbe tenuta un’assemblea d’istituto straordinaria solo per premiare il vincitore della borsa di studio.
Io non facevo altro che tremare, avevo paura, e non solo, in me vi era un miscuglio tra tante emozioni: paura, ansia, sicurezza, divertimento, depressione… insomma i lunatici in confronto a me non era dei veri lunatici.
Dai Raf, andrà tutto bene, smettila di battere i denti!” Continuava a ripetermi Uriè sin da quando avevo messo piede dentro la scuola, e quando dico dentro la scuola, intendo dal giardino della scuola.
Anche se me lo avesse detto un milione di volte io non ci riuscivo. Purtroppo non ero una ragazza che riusciva a controllare le proprie emozioni e purtroppo ero una ragazza che invece che apparire indifferente a questo genere di cose, facevo tutt’altro, mostravo il mio comportamento così, ai due venti.
Smettila! Mi stai facendo venire il nervoso, mi danno fastidio i tuoi denti!” Dolce invece era quella che si poteva ritenere una ragazza senza peli sulla lingua, che diceva tutto senza nemmeno pensarci due volte. Forse aveva ragione, in fondo stava cominciando a dare fastidio anche a me il mio battere dei denti. Così cercai di tranquillizzarmi e piano piano i miei denti stavano smettendo di battare.
Siamo arrivate. Allora vogliamo entrare, oppure pensi ancora di non farcela?” E con questo Miki che mi stava cercando di dire? Che ero una fifona? No, io non sono una fifona, sono grande e vaccinata e posso affrontare queste cose. Così feci vedere il mio lato da dura e da menefreghista, e con coraggio spalancai le porte dell’aula magna e notai che quasi mezza scuola era già seduta al proprio posto pronti per ascoltare questa assemblea straordinaria. Avrei giurato che ci fossero stati molti assenti, ma invece fino ad adesso quasi tutta la scuola era presente. Cos’è tutti quanti sono ansiosi di vedere come andrà a finire la sfida tra i più bravi della scuola? Oppure la sfida tra me e Sulfus? A proposito, non è ancora arrivato. Chissà magari si è ritirato sapendo già che avrebbe perso. No, stavo scherzando, non sono poi così orgogliosa e egoista, semplicemente cerco di pensare positivo e non negativo, come mi avevano consigliato le mie amiche.
Prendemmo posto in fila centrale, non volevo essere messa in risalto e il centro mi sembrava il posto perfetto per queste occasioni, soprattutto quando ci sono anche io come protagonista di questo evento.
Oh, dai! Andrà tutto per il verso giusto, sta tranquilla.”
“E’ più facile a dirsi che a farsi, Uriè.” Purtroppo era così, per quanto mi sforzassi a essere tranquilla, come se oggi fosse un giorno come tutti gli altri, non ci riuscivo. Si, prima ci stavo provando, ed è già tanto se ho smesso di battere i denti, non volevo essere presa a parole pesanti per il mio fastidioso rumore, ma per il resto non era passato niente.
Oh, è arrivato! Credevo non venisse più.” Naturalmente, la prima a vedere che fosse arrivato fu proprio Dolce. Vi ho già detto che lei ha una cotta per lui? Mi pare di si, ma non è proprio una cotta al 100%, a lei piace lui solo perché è popolare, e basta.
Passò accanto alla nostra fila, i nostri sguardi, da sfida, si incrociarono, ma lui invece di evitarmi mi fece un occhiolino. Mi vennero i brividi a quel gesto, che cavolo gli era preso? Cos’è, siccome stiamo in competizione voleva fare l’amichetto con me? Beh si sbagliava di grosso!
Prova, prova… Bene. Buon giorno a tutti voi, studenti della Golden School. Sapete già quale sarà l’argomento di oggi.” Cavolo, è cominciata l’assemblea! Ma era presto! Perché andavano tutti così di fretta!
Molti si sono candidati per vincere la borsa di studio, per chi non lo sapesse in palio ci sono 1.500 euro.”
“Wow, sono tanti!” Disse Miki, per me si, erano davvero tanti, quasi mezz’anno a cantare al locale.
Senza perdere tempo, è arrivato il momento di scoprire chi ha vinto questa borsa di studio, inutile elencarvi i candidati, credo che li sappiate già.” COSA?! Vuole già annunciare il vincitore? Ma io non ero pronta, sono ancora in tempo per andare via da qui. Però, qualcosa me lo impediva e io sapevo cos’era: la curiosità.
Bene, nell’aver avuto la media del 10 in tutte le materie obbligatorie della scuola, si aggiudica la borsa di studio…” Porca miseria, sto per svenire!
Il signor Sulfus! Congratulazioni!”
“NON E’ POSSIBILE!”
“VENDUTO!” Cominciò a urlare Miki e facendo versi contro di lui.
Miki, smettila!”
“Ma è la verità”
“Ho detto basta” Il preside, dopo aver consegnato l’assegno al vincitore, sciolse l’assemblea e tutti quanti gli studenti se ne andarono via dalla scuola a divertirsi, o fare altre cose. Mentre io, da vera avversaria, andai a congratularmi col vincitore, che a quanto pare era rimasto da solo, alla ricerca dei suoi amici e della sua ragazza.
Congratulazioni.”
“Grazie, senti… se vuoi…” Ma non completò la frase che mi partì la suoneria del cellulare, accidenti, avevo dimenticato di mettere la vibrazione e lui sentì che come suoneria avevo il mio gruppo preferito, Evanescence, e rimase come sconvolto-sorpreso. Mi scusai con lui e mi allontanai un po per rispondere. Era Samantha.
Amy, devi venire subito!”
“Il capo di mattina? Che è successo?”
“Ci sono delle ragazze che hanno prenotato il locale per tutta la serata, pare che devono festeggiare qualcosa per un ragazzo, chissà forse un compleanno.”
“Forse, quindi, che vuoi?”
“Hanno chiesto la tua presenza! Vogliono Dark Lady come regalo per il ragazzo.”
“REGALO PER COSA?! Non sono in vendita per nessuno!”
“Macchè, regalo nel senso che devi cantare per tutta la serata. Vieni per le 5, che rendiamo presentabile il locale, ok?”
“D’accordo, a stasera.” Non ho mai sentito Samantha così eccitata nell’aver saputo che tutto il locale era stato prenotato per tutta la sera. Poco male, per fortuna il giorno dopo era sabato e non si andava a scuola.
Mi voltai per vedere che cosa mi volesse dire Sulfus, ma era scomparso. Avevo parlato così tanto da farlo andare via? Fa niente, ho di meglio da fare. Cioè andare a casa, preparare il programma di stasera e poi aiutare Samantha nei preparativi… Che serata faticosa che mi aspettava…

Un po in ritardo, ma alla fine sono riuscita a postare xD purtroppo è la vita, Raf non ha vinto, ma il nostro caro amico Sulfus, ma naturalmente la storia non finisce così. Per Raf, cioè scusate per Amy ci sarà una serata davvero faticosa ma anche piena di sorprese.. di chi sarà mai questa festa a sorpresa?
Bye :**

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Capitolo 5
*** ... Di notte in un altro (2) ***


La notizia sull’assegnazione della borsa di studio mi deluse molto, si vedeva fino a che punto possa arrivare una persona pur di portare avanti degli accordi. Erano queste le voci che giravano nei corridoi della scuola. C’è chi diceva che Sulfus e Misty furono scoperti in bagno mentre stavano scopando e quindi il padre ha ricattato il preside per far si che il figlio non finisse nei guai o peggio espulso dalla scuola, altri invece dicevano che proprio il candidato alla borsa di studio abbia promesso al preside chissà cosa per la scuola in cambio della vincita.
Se devo essere sincera, da una parte ero d’accordo con queste voci, ci credevo, conoscendo il tipo di ragazzo di cui si sta parlando, ma dall’altro non ne ero tanto convinta, poiché sono una tipa che non crede se non ha prove oppure non ha visto nulla.
Dopo la premiazione non vi era nessuna lezione, ci fu permesso di uscire dalla scuola alle undici esatte, purtroppo da quelle parti il pullman non passava per poi portarmi a casa, e mia madre non poteva nemmeno venirmi a prendere, anche perché Jeremy è a casa con la febbre e non aveva nessuno che lo tenesse a bada per cinque minuti. Cosa fare allora?
L’unica soluzione era tornarmene a piedi, e poi una passeggiata non mi avrebbe fatto male. Proprio nel momento in cui stavo per incamminarmi verso la strada di casa, mi squillò una seconda volta il mio telefono, ma stavolta avevo messo la vibrazione, tanto per sicurezza. E anche stavolta si trattava di Samantha, cos’altro voleva adesso?!
Raf! Tranquilla sono sola, dobbiamo anticipare l’incontro... vieni ora!” Due sono le cose: o Samantha mi stava prendendo per i fondelli, oppure la cosa stava diventando troppo seria.
Stai scherzando, vero?Non ho i miei vestiti e nemmeno la parrucca, ora non posso!” Purtroppo era la verità, se non fosse per il fatto che non avevo il necessario per presentarmi al locale sarei andata a dare una mano a Samantha.
Ci ho già pensato io, ti ricordi? Ne abbiamo altri di sicurezza nel tuo camerino!” Come ho fatto a dimenticarmene? Lo studio mi stava uccidendo, non avevo più memoria delle cose che mi riguardavano.
D’accordo, arrivo subito, ci vediamo dalla porta secondaria.” E dopo esserci accordate l’incontro chiusi la chiamata e cominciai a correre verso il locale. Se qualcuno mi avrebbe visto? Non sarebbe mai accaduto.
In dieci minuti di corsa ero arrivata dalla porta secondaria del locale, che si trovava in un vicolo dove non vi andava nessuno. E in altri cinque secondi mi preparai per presentarmi davanti alle dirette interessate sotto il nome e identità di Amy.
Quando mi ritrovai davanti chi stesse organizzando tutto questo mi pentì di non aver indossato la mia maschera, Samantha me l’aveva proibito e poi quella la potevo indossare solamente quando ero sul palco. Chi c’era dietro tutto questo? Naturalmente Kabalè e Cabiria, le tre donne che fanno parte del gruppo di amici di Sulfus, ora capisco il motivo di questa festa.
La loro idea era di mettere su uno spettacolo, non come quelli che facevo io di solito, ma ben diversi: mi chiedevano di esibirmi in modo… esagerato?
Io non ballo in modo seducente e canto quel genere di musica, non mi chiamo Dark Lady per niente!” Oh sì, mi ero infuriata tanto, ma il padrone del locale non mi diede ragione, per lui il cliente ha sempre ragione quando questo deve uscire un botto di soldi.
 
22.30 – serata al locale.
Ormai era tutto pronto, e io di certo non mi potevo tirare indietro. A pomeriggio non tornai per niente a casa, poiché provai per la serata di oggi. Avevo accetto, ma a una condizione: solamente un ballo e una canzone, poi sarei tornata sotto le vesti di una cameriera. Seconda cosa, mi fu proibito di indossare la maschera ma Samantha mi comprò delle lenti a contatto color nocciola, così nessuno poteva vedere il mio azzurro cielo. La serata andò tutto per il meglio, era tutto tranquillo, nessuno dei loro amici aveva distrutto o causato problemi, non credevo che della gente come loro fossero così tranquilli. Ma altro a loro c’era anche mezza scuola, tranne le mie amiche, per fortuna avevano altri programmi per oggi.
Tra un quarto d’ora Sulfus avrebbe ricevuto il suo regalo, quale? Io naturalmente, o meglio un’esibizione al quanto particolare da Amy e non da Raf, non confondiamo le cose.
Amy, tocca a te, le due ragazze reclamano il regalo” Ecco che entrai nel panico, non era la stessa cosa stasera, oggi sarebbe stato diverso, l’esibizione era diversa e io non mi trovavo a mio agio nel farlo. Ma se mi fossi rifiutata il capo mi licenzierà, quindi non avevo altra scelta che salire su quel palco.
Dopo che Kabalè e Cabiria mi presentarono io mi posizionai dietro un muro di carta bianca che rifletteva la mia ombra, mi sembrava tanto da Moulin Rouge. La musica partì e io rimasi immobile, fino a quando non cominciai a cantare le prime note della canzone e feci il mio ingresso oltrepassando quel muro di carta. Impressione del pubblico? Cioè impressione da parte del genere maschile? Urla di piacere, e fischi positivi, ma dai?
D’accordo Raf, ricordati i passi: ondeggiare il corpo da sinistra a destra con le mani sui fianchi, e come dice Samantha in modo sensuale; mano destra appoggiata al fianco destro con movimento dei fianchi verso sinistra veloce per poi mettermi di profilo e percorrere con un braccio il profilo del corpo fino ai capelli. Ed ecco che partirono altri fischi ed urla, beh, un po mi piaceva la cosa, ma quello che mi incuriosiva di più era il festeggiato. Non esprimeva niente, ma che la cosa piaceva lo si leggeva nei suoi occhi.
Poi: giro su se stessa, di nuovo di profilo, ondeggiare e muovere il bacino scendendo giù; risalire su lentamente con “il sedere a 90” – citazione di Samantha per farmi ricordare questo passo, dato che alle prove me ne scordavo sempre. – Stacchetto verso destra, ovvero la direzione dove era seduto lui, sorridi e lancia occhiate, sorridi e lancia occhiate. E ora arrivava la parte che, non so nemmeno io come spiegarla, sarei dovuta scendere dal palco prendere Sulfus e… beh ballare con lui. Kabalè e Cabiria me l’avrebbero pagata cara. Così feci, scesi dal palco e andai nella sua direzione, le due organizzatrici cominciarono a ridere divertite della cosa e spinsero il ragazzo verso di me. Si, era al quanto imbarazzante, ma devo ricordare che non era Raf a fare queste cose, ma Amy. Mi misi di spalle a lui e dopo aver messo una mano intorno al suo collo cominciai ad ondeggiare col mio busto e bacino contro il suo corpo. Partirono altri fischi e urla. All’inizio lui non fece nulla, poi però si lasciò andare, appoggiò le sua mani sui miei fianchi e fece il mio stesso movimento, ora si che mi sentivo a disagio. La cosa non durò molto perché poi mi staccai e lo spinsi con forza al suo posto e io me ne tornai sul palco e ripresi il mio balletto. Notai che Misty stava parlando a Sulfus, aggressiva per quello che era accaduto, ma lui non la stava ascoltando, i suoi occhi erano puntati su di me, sul suo regalo.
Alla fine, me ne andai con un piccolo stacchetto nel retroscena. Finalmente  era tutto finito, non desideravo altro.
Mi andai a chiudere nel mio camerino, mi vergognavo di me stessa di quello che avevo appena fatto, che cavolo mi era saltato in mente? Perché avevo accettato? Ero sul punto di togliermi la parrucca e andare via, ma qualcuno bussò alla mia porta, era Samantha.
Amy, c’è qualcuno che ti vuole vedere.” E con il movimento delle labbra mi disse che era Sulfus. Fantastico, e adesso che vuole?


Salve a tutte/i, lo so, manco da molto tempo, ma quest'anno ho fatto gli esami di maturità e ho trascurato un po la FF. Ma ora sono tornata e aggiornerò la storia per far felici voi lettori della mia storia.
Per quanto riguarda il balletto di Raf, mi sono ispirata a quello del video di Beyonce "naughty girl" (per chi lo vuole vedere http://www.youtube.com/watch?v=RZuJ_OHBN78&ob=av2e)
Beh, spero vi piaccia questo capitolo, alla prossima :**

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Capitolo 6
*** Quel 18 Dicembre ***


Avevo voglia di nascondermi, farmi una bella doccia così da cancellare tutto quello che il mio corpo oggi ha fatto, qualsiasi tipo di movimento, di contatto, tutto quanto. Avevo voglia di levarmi questa parrucca perchè mi creava prurito poichè l'avevo fissava bene a causa di questo balletto, altrimenti l'avrei persa sicuramente e addio Amy. Avevo voglia di struccarmi e togliermi queste lenti a contatto che mi pizzicavano dentro e sentivo le lacrime di dolore scendere senza il mio volere, come quando si è appena svegliati e l'occhio non fa altro che lacrimare fino a quando smetti di strofinarlo e smette da solo di lacrimare. In quel momento desideravo tornare Raf, e abbandonare per un po Amy. Forse è stata una brutta idea fare quella esibizione, forse non avrei dovuto accettare, purtroppo non ho avuto altra scelta. Dovevo farlo per il bene della mia famiglia: mia madre non faceva un buon lavoro e il suo lavoro non le dava uno stipedio per tre persone e in più Jeremy è un bambino che si ammala facilmente dato che non abbiamo abbastanza soldi per pagare tutti i vaccini per le malattie di questo mondo. Fortunatamente io fui vaccinata in tutto, quando papà era ancora in vita. Jeremy adesso si era preso il morbillo e io e la mamma potevamo stargli accanto in qualunque momento, senza temere che ci mischiasse la malattia.
Questa è l'unica ragione per cui ho accettato di fare questa cosa stasera, solamente per la mia famiglia. Domani sarebbe stato tutto diverso, sarei tornata ad essere la Amy che cantava le canzoni della sua cantante preferita, sarebbe tornata ad indossare vestiti scuri e sarebbe tornata a rimettere quel trucco gotico con quel suo finto percing sul labbro che le dava l'aria di una ragazza trasgressiva, di cui è meglio star lontani.
Ma in quel momento non potevo fare altro che scacciare via la serata di oggi dalla mia mente, quel balletto, il momento in cui ho ballato con Sulfus, insomma, tutto quanto. Forse sarebbe stato molto più semplice se lui non fosse qui in questo momento, sulla soglia del mio camerino, che mi fissava, anzi fissava l'interno. Il suo sguardo esprimeva disgusto, come se questo fosse più uno sgabuzzino che un camerino, ma non siamo mica a Hollywood o chissà dove, non sono mica una celebrità io?! Mi accontentavo di tutto, tranne che di questa situazione.
"Cosa c'è?" Domandai io al ragazzo che ancora non era entrato dentro e credo che non lo avrebbe mai fatto. Il suo sguardo dal guardare la stanza passò a me, pronto a rispondere alla mia domanda. Stavolta però il suo sguardo era diverso da quello che assunse mentre ballavo e cantavo, non era più catturato da me, era tornato il Sulfus indifferente e che guarda tutte le ragazze allo stesso mondo, anche con Misty la sua ragazza.
"Volevo solo ringraziati per la serata e per aver accettato di essere il mio regalo." A quelle parole mi venne subito un brivido dietro la schiena, non di piacere ma di vergogna. Io cercavo di dimenticare quello che era accaduto, e lui cosa fa, mi dice grazie?
"Ho fatto solo il mio lavoro." Risposi io indifferente e voltando il mio guardo allo specchio, ma non lo fissavo, non fissavo la mia figura che si rifletteva dentro, più che altro il mio sguardo fissava il vuoto. Si, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia. Non c'era più Amy adesso, c'era Raf, quella Raf innocente, vergognosa che non farebbe mai una cosa del genere, che oggi ha fatto. Purtroppo stasera non era Amy che ballava. Non riuscivo a pensare che in quel momento fossi Amy, era più forte di me.
"Beh però in giro dicono che questo non è il tuo genere, vero?" In giro? Sono per caso diventata una celebrità? Poco male, la mia fama ormai era andata dopo questa esibizione. Anzi, credo che il pubblico, soprattutto quello maschile, ne avrebbe voluto ancora di più di queste esibizioni, e io non potevo obiettare, altrimenti sarei stata licenziata.
"Esatto, ma oggi è stata una eccezione, da domani si torna alla normalità." Stavolta volsi il mio sguardo verso di lui. Non avevo notato che aveva chiuso la porta alle sue spalle. Credevo che non avesse il coraggio di entrare in un luogo come questo, un luogo non idoneo a lui.
"Allora verrò qualche sera, voglio conoscere la vera Dark Lady di cui tutti parlano." Perchè solo io non sento queste voci? In fondo sono io Dark Lady, e allora perchè io, Raf, studentessa non ho mai sentito queste voci che giravano in città? Oh già, probabilmente nel posto dove abito, il ghetto, non si è a conoscenza di questa Dark Lady.
"Allora.. io vado. E grazie ancora, mi sono divertito.." E dopo questo, aprì la porta e senza nemmeno voltarsi per lanciare un'ultima occhiata o un ultimo saluto alla sottoscritta chiuse la porta e i suoi passi cominciarono ad allontanarsi, fino a svanire.
Finalmente ero sola.

18 dicembre - pomeriggio

Erano passate diverse settimane da quella sera. Le cose non erano cambiate. Non riuscivo a togliermi quell'immagine dalla mia mente, pensavo in continuazione alla figuraccia che avevo fatto quella sera. So perfettamente che nessuno sapevo che dietro a tutto questo ci fossi io, ma è più forte di me, non riesco a non pensare che non facessi io certe cose e non una seconda identità che io stessa avevo creato.
Le giornate e le serata passavano in fretta, la mattina a scuola, ormai le lezioni non erano più pesanti poichè non vi era nessuna gara per la borsa di studio, quindi i professori ci andavano piano con noi studenti e i compiti erano diminuiti e anche la tipologia delle verifiche in classe. Era così che funzionava in quella scuola: solamente quando c'è qualcosa in palio i professori cominciavano ad essere severi, davano compiti difficili e anche verifiche abbastanza difficili, per questo alla borsa di studio solamente un millessimo della scuola si candidava, tra cui io.
Peccato che però stavolta non fui io a vincerla. Ma ormai questa cosa mi era passata, adesso era un'altra cosa che mi doveva passare, ma non accadeva.
Ora che ci penso, le vacanze di natale si stavano avvicinando e anche la festa. Dovevo prendere qualcosa per mio fratello che finalmente stava guarendo dal morbillo. Ma anche a mia madre, l'unica donna che si meritava veramente di ricevere un regalo. Ma sarei andata un altro giorno a fare compere, magari assieme alle mie amiche, così avrei avuto qualche consiglio da parte loro. Adesso però volevo andare da un'altra parte, dalla persona che ho amato, l'unica persona che ho amato veramente.
Mi misi addosso il giubbotto e uscì di casa. La mamma aveva preso qualche giorno di ferie per stare accanto a Jeremy, di certo non si sarebbe curato da solo, è solamente un bambino. Mi incamminai fino ad abbandonare la via di casa mia, e anche la zona in cui abito, per poi finire in città. Il mio obiettivo però non era quello, ma un altro: il cimitero. Ora vi domanderete perchè, è semplice: mio padre.
L'unico modo per sfogarmi e togliermi questi pensieri dalla mia mente è parlarne con lui. Lo facevo spesso e ogni volta mi sentivo bene. Anche se lui non era accanto a me io sentivo la sua presenza, sentivo lui che mi confortava e cercava di darmi qualche consiglio. Sembra strano ma quando ti manca veramente una persona, è una cosa normale ma anche bellissima.
Entrai dentro e mi diressi verso la tomba di mio padre. Lì c'era sempre un cuscino di fronte alla sua tomba, poichè mi stavo sempre ore a parlare con lui e sedersi per terra era abbastanza scomodo e anche duro. Quando arrivai salutai mio padre accarezzando la sua foto: è così sorridente che sembrava felice anche in un altro mondo, chissà dove. Mi sedetti di fronte a lui e feci un grosso respiro. Avevo controllato che non ci fosse nessuno, per paura che qualcuno mi potesse sentire, ma parlare davanti a un monumento funebre qui era normale, tutti quanti lo facevano.
"Ciao Papà, ne sono successe di tutti colori dall'ultima volta che sono venuta. Non ho vinto la borsa di studio che ti avevo promesso, e ti chiedo scusa, ho fallito un'altra volta." Cominciai a raccontare. Poi parlai anche di Jeremy che aveva preso il morbillo, della mamma che non guadagnava molto al lavoro e che nemmeno io guadagnavo tanto, ma mi sacrificavo pur di portare qualcosa in più a casa. E parlai anche di Sulfus, il ragazzo che aveva vinto al posto mio, di quanto lui fosse fortunato ad avere una famiglia con abbastanza soldi da costruire una loro città col loro nome. E poi anche quello che successe qualche settimana fa alla festa per la vincita della borsa di studio. Inutile dire che anche se la figura di mio padre non era di fronte a me, mi vergognavo lo stesso a raccontare quello che successe. Ma c'era un lato positivo in tutto questo. Finalmente mi sentivo bene, mi ero sfogata, mi ero tolta questo peso, e adesso mi sentivo meglio.
Ma di andare a casa non se ne parlava nemmeno, mi sentivo a mio agio qui, il che è molto strano dato che mi trovavo in un cimitero, ma con mio padre mi sono sempre trovata bene.
"Chi è quell'uomo?" Mi voltai di scatto per lo spavento a causa di quella voce. Spalancai gli occhi quando vidi che alle mie spalle vi era Sulfus. Era dappertutto, c'era per caso un luogo che lui non conoscesse?
"Tu che ci fai qui? Comunque, è mio padre..." Confessai. In fondo assomigliavo molto a lui, e poi c'era anche il mio cognome sul monumento, come ha fatto a non leggerlo?
"Non sapevo che tuo padre... insomma, capito?" Oh mio caro ragazzo, c'erano così tante di quelle cose che tu non sei a conoscenza sul mio conto..
"Tranquillo. Tu invece?" Chiesi curiosa al ragazzo. Aveva per caso un parente stretto da trovare?
"Sono qui per mio fratello, oggi è il suo anniversario." Momento, momento, momento. Sulfus aveva un fratello? Io credevo che fosse figlio unico, viziato e presuntuoso. Ora si che capisco il motivo per cui ha questo atteggiamento nei confronti di tutti quanti.
"Non sapevo che avessi un fratello, mi dispiace.." Tra tutte le persone che probabilmente credevo che non avrei mai incotrato qui dentro, beh lui era al primo posto nella lista, oltre ai suoi amici, ovvio.
"Senti, questo posto mi mette agitazione, che ne dici di andare al bar di fronte?" Rimasi un po scioccata dalla richiesta che mi aveva fatto, però da un lato sarebbe stata una buona idea, ma dall'altro non volevo lasciare così presto mio padre. Ma decisi di accettare, così salutai mio padre e insieme a Sulfus mi incamminai verso quel bar che si trovava proprio di fronte al cimitero, un posto strano dove aprire una attività del genere.
Faceva abbastanza freddo e ordinai una cioccolata calda, lo stesso anche lui, stavo scoprendo molte cose su di lui, cose che non avrei mai immaginato che a lui piacessero.
"Com'è venuto a mancare tuo padre?" Mi chiese lui fissandomi. Sinceramente non mi sarei mai aspettata una domanda del genere da parte sua, ma se devo essere sincera anche io ero curiosa di come è venuto a mancare suo fratello, se fosse più grande o più piccolo di lui, se andavano d'accordo oppure litigavano ogni giorno, se era come ora è Sulfus oppure è l'esatto contrario.
"Incidente stradale, stava tornando a casa dal lavoro e un camion l'ha travolto.. è successo un anno fa." Abbassai lo sguardo, putanto verso la cioccolata che si trovava all'interno della mia tazza, ricoperta di scaglia di cioccolata e di nocciola, la prima preferita. La sua risposta fu solamente un mi dispiace, del resto cos'altro avrebbe potuto dire? Di certo consolarmi non era ne una buona soluzione e nemmeno il momento, ormai era passato un anno da quando è accaduto.
"Tu fratello invece?" Stavolta toccava a me sapere qualcosa su un membro della sua famiglia, non potevo mica parlare solamente io.
"Aveva un tumore al cervello, aveva solamente undici anni. Nessuno si era accorto che lo aveva e non ce la fatta." Quindi era il suo fratellino. Non riuscì a dire nulla, ma si poteva benissimo capire quanto mi dispiaceva per lui e per la sua famiglia. Se fosse accaduto a Jeremy... non oso nemmeno immaginarlo. Già il fatto che abbia preso il morbillo mi ha spaventata molto.
Ci fu un attimo di silenzio, silenzio che può fu rotto dalla vibrazione del mio cellullare, appoggiato sul tavolino del bar. Era mia madre, feci un sospiro di sollievo, avevo paura che fosse Samantha.
Il momento di pace terminò: mia madre fu chiamata da una cliente e non poteva certo rifiutare, dato che si trattava di una donna che doveva sposarsi, e quindi avrebbe raccolto un po di soldi, e quindi toccava a me badare e prendermi cura di mio fratello.
"Devo andare, ho mio fratello da tenere a bada, grazie per la cioccolata e per tutto." Dissi al ragazzo per poi iniziare ad incamminarmi verso casa. Ma mi fermai non appena mi chiamò.
"Posso portati io, è abbastanza lontano da qui no? E poi, se vuoi posso darti una mano con tuo fratello.." Le mie orecchie non riuscirono a credere a quello che avevano appena sentito: lui dare una mano a me? Per quale motivo? Cercai di fargli cambiare idea, ma forse un motivo per cui mi aveva proposto questa cosa c'era: suo fratello minore. Così, senza replicare un'altra volta accettai e ci avviammo verso casa mia, spero solamente che mamma abbia messo ordine...
"Ehm, hai già avuto il morbillo, vero?"

Buon pomeriggio :D eccovi un nuovo capitolo. Diciamo che non è successo niente di particolare, solamente un momento di "depressione" tra i due protagonisti.
Beh, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima :**

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Capitolo 7
*** Come d'incanto ***


Wow è da tanto che non aggiorno la storia, e questo mi ricorda che vi devo chiedere scusa, ma non trovavo un modo per andare avanti, alla fine qualcosa mi è venuta in mente u___u boh quando dormo mi vengono certe idee!
Volevo ringraziare ancora una volta tutte coloro che hanno continuare a recensire la storia. Non solo, volevo ringraziare di cuore chi l'ha messa tra le preferite: AngelBlue, Ayame_Dragon, baka_love (quest'ultima la voglio ringraziare per avermi messa come autrice preferita *_______*), CobaltRedQueen e moon queen.. Inoltre voglio anche ringraziare coloro che hanno messo la mia storia in "storie da ricordare": CobaltRedQueen (di nuovo u__U) e lady marion
A giusto, anche chi la segue (oltre ad alcune già citate): ChibiRoby, LariArtist, rafxsulfusxsempre.
Inoltre, se qualcuna è fan dell'anime Mew Mew, ho iniziato una nuova FF, con raiting rosso quindi non tutti potranno leggerla .-. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1167406&i=1
E infine, ho scritto una nuova FF sempre su RafxSulfus, dimenticata da tutti .___. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1161215&i=1
Ok, ho finito. Iniziamo con il nuovo capitolo!


Ancora non riuscivo a credere a quello che stava per succedere: Sulfus avrebbe passato il resto della giornata a casa mia, e per fare cosa poi? Dar retta a mio fratello. Se devo essere sincera una mossa del genere da parte sua non me la sarei mai aspettata, anzi credevo che mi avrebbe riempita di soprannomi o di insulti come la baby sitter o altro. Ok, questo non è un vero e proprio insulto, ma io non ci so fare, non ho mai provato a insultare qualcuno, non ne avevo motivo! Anzi, delle volte mi veniva voglia di riempire a parolare colui che adesso si stava rivelando l'altra faccia della stessa moneta. Che forse si comporta così perchè non ci sono i suoi amichetti intorno a lui? A proposito di amichetti, e Misty? Che fine aveva fatto? Era strano che non avesse fatto una telefonata al suo ragazzo, se io fossi al suo posto mi sarei preoccupata, e anche tanto. In fondo oggi Sulfus doveva passare la giornata in memoria del suo piccolo fratellino.
Ecco che una piccola scintilla si accese nella mia testa. Ora è tutto chiaro, ora avevo capito il motivo per cui Sulfus mi aveva chiesto di darmi una mano con mio fratello: credeva che passando del tempo con mio fratello era come se lo passasse con suo fratello.
Sorrisi a quel pensiero, non avrei mai immaginato un ragazzo freddo e indifferente con tutti quanti aprire il cuore e intenerirsi davanti a una piccola creatura - no un momento, mio fratello è peggio di una piccola creatura. - In quel momento eravamo nella sua macchina, e solo ora mi ero resa conto che lui mi stesse fissando. Non mi avrà mica vista sorridere?
"Che hai da sorridere?" Ecco, lo sapevo. Mi ha vista. E adesso che mi invento? Di certo non posso dirgli quello che stavo pensando. Sapevo già il tipo di reazione che avrebbe avuto: si sarebbe arrabbiato, accostato, e fatta scendere per poi andare a piedi da sola al freddo e al gelo fino a casa. Così scossi la testa e feci finta di niente. Lui non ne era molto convinto ma non fece altre domande, così tornò a guardare la strada, non voleva mica che finissimo nel fare un incidente.
Con la macchina non ci volle molto ad arrivare nel quartiere dove vivo. Stavolta però Sulfus non assunse una faccia disgustata, forse ormai si era abituato a quel luogo, in fondo non era la prima volta che mi accompagnava a casa. Si era la seconda volta. E non so perchè speravo che non ce ne fossero altre.
"Puoi parcheggiare davanti al garage." Ormai quel garage non lo apriva nessuno. Si, quel garage lo si poteva considerare come il "covo segreto" di mio padre quando aveva dei giorni liberi dal lavoro. Mi ricordo quando si rinchiudeva lì dentro e cominciava ad aggiustare tutto quello che si ritrovava tra le mani. Non per questo lui era un architetto, la casa l'aveva costruita lui, disegnata e tutto quanto. Ecco perchè pareva abbastanza diversa dalle altre al suo intorno. Solamente la nostra casa in questo quartiere è da due piani, le altre invece avevano le camere che bastano per mantenere su una famiglia. No, non ero egoista, in fondo io non ero ancora nata quando papà aveva deciso di costruire qui la nostra casa. Ma la cosa che mi domando, e che mi sono sempre domandata, è: perchè proprio qui? C'erano tanti luoghi dove costruire una casa, perchè qui?
Scossi il capo, quando sentì il rumore del motore dell'auto che si spense. Realizzai che eravamo arrivati a destinazione. Cominciai ad agitarmi. Non ne avevo nessun motivo, ma era la prima volta che portavo qualcuno a casa, no, mi sbaglio, è la prima volta che porto qualcuno come Sulfus in casa mia.
Con lo sguardo, mi fece capire che era arrivato il momento di entrare dentro, così scendemmo dall'auto e ci ritrovammo davanti alla porta di casa. Frugai nella borsa in cerca delle chiavi di casa, ma non ce ne fu bisogno. La porta fu aperta da mio fratello. Era in pigiama, un pigiama bianco con superman disegnato da tutte le parti, era il suo eroe preferito. Era uguale a me, aveva i capelli tranne per i capelli: i suoi erano biondo cenere, mentre i miei erano veramente biondi. Gli occhi invece erano uguali, tutte e due azzurri. Se fosse stato della mia stessa età o almeno un po più grande si poteva dire che eravamo due gemelli.
"Ciao Jeremy.. ti presento un.." Un cosa? Amico? Conoscente? "Mio compagno di classe, Sulfus. E' venuto qui per, conoscerti." Jeremy cominciò a studiare bene il ragazzo accanto a me, dalla testa ai piedi. A lui bastò notare quella particolare stella rossa che aveva su un occhio per sorridere e far entrare il nostro ospite. Bene, test superato. Jeremy provava molta simpatia nei confronti di Sulfus.
Quando chiusi la porta e mi voltai per vedere la casa, beh... rimasi paralizzata. C'erano giocattoli di mio fratello ovunque. Stavo per scoppiare dalla rabbia ma..
"Tranquilla, dopo ti aiuto a mettere a posto". Non ci potevo ancora credere, l'aveva detto veramente.

Per tutta la giornata, Sulfus aveva giocato con mio fratello: si era divertito tanto. I segni del morbillo su Jeremy erano completamente svaniti, ma non era del tutto guarito. Per tutto il giorno avevano giocato al gioco preferito di Jeremy, quel gioco che faceva con mio padre: Superman contro il cattivo. Potete immaginare quali fossero i ruoli. Vinceva sempre Jeremy, ma Sulfus si vendicava prendendolo si braccio e facendoli fare diverse acrobazie. Papà si comportava allo stesso modo, era come se Sulfus oggi fosse.... mio padre. Scossi il capo, non può essere che un ragazzo un anno più grande di me potesse raffigurare mio padre. Alla fine, Jeremy sbadigliò, era arrivato il momento di portarlo a letto.
"Oh beh, entro in azione io adesso." Presi in braccio mio fratello e andai di sopra, sentivo che anche Sulfus mi seguì, ma quando arrivammo in camera di Jeremy, lui rimase sulla soglia della camera. Io adagiai mio fratello nel suo letto: era a forma di macchina da corsa, sempre idea di mio padre. Per far dormire Jeremy dovevo eseguire il rito che io gli avevo promesso di fare ogni qual volta lui avesse sonno. Presi il carion che si trovava sul comodino accanto al letto e lo caricai, poi partì una piccola melodia, e cominciai ad accarezzare la guancia di mio fratello.
"At the little one, little one, little one he
my baby is sleepy, blessed be He
blessed be.
Source flowing clear and sound
nightingale singing in the jungle crying
is silent as the cradle swings
the little one, little one he."

E così finì tutto. Jeremy in pochi secondi si addormetò. Era sempre stato facile addormentare mio fratello. C'era un piccolo particolare che non avevo preso in considerazione. Avevo cantato per farlo addormentare, e qui dietro di me, c'era colui che ha sentito in prima persone la voce di Amy. Ero nei guai.
"Hai una... bella voce..." Mi disse solamente questo. Che forse non si fosse accorto di nulla? La cosa non mi convinceva affatto, ma meglio stare al suo gioco, sempre se questo fosse veramente un giorno. Risposi con un sorriso che lui mi ricambiò. Ad essere sincera non l'avevo mai visto sorridere, era un.. bel sorriso. Ne rimasi colpita, così colpita che abbassai lo sguardo per non fargli notare il piccolo rossore che mi si creò sulle mie guance. Riuscivo a controllarmi, per fortuna.
"Grazie per oggi... Jeremy si è divertito molto.. gli farà piacere che tu.. ecco beh.." Volevo dire che a Jeremy avrebbe fatto piacere un suo ritorno qui, ma non volevo che con questa frase lui capisse che avrebbe fatto piacere anche me. Stavo conoscendo un Sulfus completamente diverso da quello che ho conosciuto a scuola. Ero per caso la prima persona a conoscere questo suo lato tenero? In cuor mio speravo di si.
"Certo, se a lui fa piacere si.. o fa piacere a te?" Quando mi fece quella domanda mi guardò in uno strano modo, come se volesse che rispondessi con una risposta positiva. Che gli dovevo dire? Certo, la sua compagnia mi piaceva, ma... qualcosa mi diceva che forse era meglio tenermi per me questa cosa. Risposi con un sorriso. Lui ricambiò un'altra volta. Aveva capito.
Bastò un sorriso per fargli capire che quando voleva Jeremy, e anche io, eravamo qui che l'aspettavamo. Avevo trovato un nuovo amico?
Scendemmo giù nel salone, dovevo fare una telefonata a Samantha per dirgli che oggi non sarei andata a lavoro. Mia madre sarebbe tornata a casa domani mattina presto, un matrimonio era pur sempre un matrimonio, dato che la cosidetta sposa decise di sposarsi di sera, quindi fino a domani avevo casa libera e.. un fratello a cui badare. Ma non potevo di certo chiamarla con Sulfus davanti.
"Ehm, puoi aspettare qui? Dovrei andare... siediti pure!" Anche se non era vero che dovevo andare in bagno, la parte della ragazza che aveva un bisogno da sfogare dovevo farla. Mi chiusi a chiave e composi il numero. Non ci volle molto che Samantha rispose. Mi disse che mi stava per chiamare anche lei per dire che il proprietario aveva avuto la febbre e che per un po di giorni il locale sarebbe stato chiuso, ma delle volte io e lei dovevamo andare a dare una pulita. Feci un sospiro di sollievo. Giorni di libertà. In parte però. Per continuare la falsa tirai lo sciacquone e scesi giù. Sulfus si era seduto sul divano, come gli avevo detto io. Da quando mi dava retta?
"Ehi angioletto, c'è qualcosa da mangiare per caso?" Cavolo, come passa il tempo, avevo anche io un po di fame. Corsi in cucina per vedere un po cosa ci fosse. Mamma mi aveva lasciato qualcosa per fortuna. Era una pizza. Che strana merenda. O cena, visto che erano quasi le sette di sera.
"Ti va una pizza?" Sulfus annuì, e si voltò a guardarmi. Cos'è, non aveva mai visto una pizza già pronta che doveva essere solo riscaldata? Il problema adesso erano le bibite. Tornai in salotto, lì si trovava un piccolo frigo bar, sempre a opera di mio padre. Si confondeva con il resto dell'arredamento perchè era coperto da un lenzuolo color marrone antico. Mi calai un attimo per vedere che cosa ci fosse. Non feci in tempo che subito partì un commentino.
"Bel panorama..." Mi alzai di scatto, ero diventata rosso pomodoro. Senza pensarci due volte, lanciai un cuscino in faccia a Sulfus prendendolo in pieno. Il momento di ragazzo tenero era terminato. Funzionava solamente con Jeremy. Lo fulminai con lo sguardo e lui iniziò a ridere, l'aveva fatto apposta, non c'erano altre spiegazioni. Presi due birre, non c'era altro lì dentro e le appoggiai sul tavolino che si trovava proprio di fronte al divano il simpaticone era seduto, quando il fornò suonò. La pizza era pronta.
"C'era solo questa. Quella ai peperoni l'ha mangiata mio fratello." Non che fosse la mia preferita, odiavo quella pizza. Ma.. mi toccava dividere la pizza con Sulfus. Che mi succedeva? Perchè facevo la gentile tutta d'un tratto?
Cominciammo a mangiare in silenzio. Insomma, cosa dovevamo dire? Certo io delle domande ne avevo da fare: che fine aveva fatto Misty? L'aveva lasciato? E i suoi amici perchè non lo chiamavano? Non ci capivo più niente.
Alla fine rimase solamente una fetta, nessuno dei due si accorse che quella era l'ultima, e nemmeno che finimmo con toccarci le mani. Sobbalzai al suo contatto: aveva la mano fredda. Non mi aveva detto che avesse freddo, avrei alzato la temperatura della casa. Sentivo un brivido percorrere lungo la schiena. Iniziò a fissarmi, ma non disse nulla. Fu quando vidi che si stesse avvicinando che il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e sentivo un forte calore crescere dentro di me. Che mi stava succedendo?
Accadde tutto in fretta. Sentì una leggera pressione sulle mie labbra. Mi stava baciando. Che dovevo fare? Non ci pensai due volte che ricambiai il bacio. Sulfus mi cinse un braccio intorno alla vita e con l'altra mano infilò le sue dita tra i miei capelli e piano piano mi fece stendere sul divano. Non ci capivo niente, la mia testa non era  più connessa, era come se mi trovassi in un altro mondo, dove eravamo solamente io e lui e.. il divano.
Sentì che la sua lingua cercava di entrare e di entrare in contatto con la mia. Io ormai non ragionavo più col cervello, non ci riuscivo. Gli diedi il permesso e le nostre lingue cominciarono una loro danza. Avevo le braccia intrecciate al suo collo, tra cui una mano accarezza i suoi capelli ribelli. Sulfus cominciò a studiare il mio corpo, baciando il mio collo, involontariamente presi ad ansimare e vi partirono diversi brividi, ma erano dei brividi di piacere. Sulfus poi spostò la sua mano da dietro il mio collo piano piano andò a finire sotto la mia maglietta. Non ero lucida, lo stavo lasciando fare. Una parte di me voleva che lo fermarsi, ma l'altra invece voleva che lui continuasse. Con un dito cominciò a studiare i contorni del mio reggiseno. Stava per sfilarmi la maglietta quando emerse un pianto. Un pianto? Chi stava piangendo?
"JEREMY!" Tempismo perfetto fratellino. Con lo sguardo chiesi scusa a Sulfus e corsi subito al piano di sopra. Jeremy stava piangendo, probabilmente aveva avuto un brutto sogno. lo presi in braccio e ricominciai a cantare la ninna nanna di prima. Passarono cinque minuti, e finalmente Jeremy si calmò e si addormentò di nuovo. Lo posai delicatamente nel suo letto e lo coprì. Diedi un leggero biacio sulla sua fronte e tornai giù. Ma accade qualcosa di inaspettato: Sulfus stava indossando la sua giacca.
"Devo andare, cena di famiglia per.. mio fratello". Volsi lo sguardo verso l'orologio appeso, erano le dieci di sera. Era passato così tanto tempo? Capì la situazione e lo accompagnai alla porta.
"Allora.. ci vediamo a scuola.."
"Si..."
E si dileguò.
Chiusi la porta e mi ci appoggiai con le spalle, scivolando per terra. Finì seduta a terra, ancora non credevo a quello che era appena successo. E ora, cosa sarebbe successo?

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